GHOSTS /how can I move on/

di Eevaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In trappola ***
Capitolo 2: *** Fantasmi ***
Capitolo 3: *** Il miglior figlio di puttana ***
Capitolo 4: *** Origini ***
Capitolo 5: *** Salto ***
Capitolo 6: *** Sadala ***
Capitolo 7: *** Conversazioni ***
Capitolo 8: *** Grandi responsabilità ***
Capitolo 9: *** Un classico ***
Capitolo 10: *** Ineluttabile ***
Capitolo 11: *** La missione finale ***
Capitolo 12: *** Gioco sporco ***
Capitolo 13: *** Andare avanti ***
Capitolo 14: *** Casa ***



Capitolo 1
*** In trappola ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/





 
PROLOGO

 
Nero spazio.
Lo si chiama nero, ma non è un colore.
Solo buio, il nulla più assoluto. Ma per comodità per te è nero spazio. Lo riconosci così.
Non riesci a distinguere quando apri o chiudi gli occhi. Ci sei immerso.
Come sia possibile, non lo comprendi. Allunghi le mani di fronte a te, c'è solo aria ad avvolgerti le dita.
Non sei nello spazio, lo reputi impossibile. Respingi il panico e provi a percepire il pavimento – terreno, seduta, non sai dirlo – sotto di te, dietro la schiena. Il silenzio è assordante, ma senti dei respiri.
Ti domandi se sei tu ad annaspare, o se ci sia qualcun altro oltre a te.
Ignori il dolore alla testa, la sensazione di averla immersa in una boccia per pesci, poi provi ad alzarti. Tremi. Sei debole. Non è da te essere così debole, non a te che sei il Principe di tutti i Saiyan.
Tenti di ricordare.
Eri con Kakaroth su una navicella, eravate diretti nel sistema galattico 579, su un pianeta lontano di nome Tōmok. Jaco vi aveva detto che c'era bisogno di voi, che Freezer era tornato alla conquista di mondi lontani. Stavate viaggiando. Stava andando tutto bene – mal di spazio a parte.
Ti sforzi di ricordare meglio.
Una, due, tre, quattro astronavi che affiancano la vostra. Una luce verdognola. Poi nero spazio.
Lo realizzi: siete stati rapiti.

«Kakaroth!» provi a chiamarlo, ma la tua voce è roca, la tua gola troppo arida. Da quanto stavi dormendo?
Nessuno risponde.
«KAKAROTH!»
Nell'urlare senti qualcosa solleticarti il pomo d'Adamo. Porti le mani al collo.
Una collana? Con i polpastrelli scorri su una superficie piatta e fredda. Un collare.
Il panico torna da te, ti abbraccia, ti sussurra nell'orecchio che non hai alcun potere. Provi ad aumentare il Ki, non funziona. Provi a rompere il collare, non ne hai le forze. Inibitore di potenziale, ipotizzi.
Riesci ad alzarti a fatica, ti aggrappi alla parete per poter stare in piedi.
«Kak-»

Bianco. Niente più nero spazio.
La luce si fa accecante, si accende d'improvviso. I tuoi occhi bruciano, fanno fatica a sostenerla, ma tra il ventaglio di ciglia nere riesci finalmente a scorgere bianco ospedaliero sul soffitto, sul pavimento. Sei in ospedale? Non essere sciocco, pensi. In nessun ospedale ti metterebbero un collare inibitore di potenziale.
Finalmente i tuoi occhi non sfarfallano più. C'è un vetro di fronte a te, ti mostra una stanza grande e circolare. Vuota. Dalla parte opposta della stanza ci sono altre celle, come la tua. C'è un energumeno calvo, per terra, prono. Indossa la divisa dell'Esercito di Freezer.
Ringhi. Avresti dovuto saperlo che c'entrasse lui, in tutto questo.
E poi scorgi un ammasso arancione, informe. Non lo vedi bene, ma lo riconosceresti tra mille.
«KAKAROTH!»
Ti avvicini al vetro e ci batti sopra con le mani, ma il suono è ovattato. Kakaroth non ti sente. È svenuto, ma sei certo che non ti sentirebbe nemmeno se fosse sveglio.
Sferri un pugno al vetro, ma è rinforzato. Il suono rimbomba. Rimbomba... troppo?
Non sei più solo tu che stai prendendo a pugni il vetro. Ma, scrutandoti intorno alla ricerca della fonte di quel suono, capisci che non può essere altro che un incubo.
Un incubo dal quale non vedi l'ora di svegliarti.
Perché lì accanto alla tua cella, con le mani premute contro il vetro accanto e gli occhi neri fissi nei tuoi, c'è una persona che non dovrebbe esistere. Non più.
C'è Radish.



 
CAPITOLO 1
In trappola


 
Radish ti guarda e ti senti stretto, chiuso in una morsa di domande a cui non tenti nemmeno di dare una risposta.
Il bagno di assurdo in cui ti trovi è gelido, ma inizi a sudare. Ti avvicini e lui non distoglie lo sguardo, occhi sgranati e bocca spalancata, entrambe le mani ancora premute contro al vetro.
Vi dividono solo battiti di ciglia e una lastra trasparente, ma tu lo sai che la vostra distanza è più densa, percorribile attraverso venti e più anni di silenzio. E sensi di colpa.
Osservi le sue labbra disegnare il tuo nome, non riesci a udire nulla ma ricordi alla perfezione il tono graffiato della sua voce, la cadenza irriverente di come lo pronunciava. Ti sembra di sentirlo attraverso echi di quei vent'anni in cui è stato sotto terra e non l'hai mai riportato in vita.
Ironico che Kakaroth ti abbia domandato il perché, ti abbia chiesto di lui proprio pochi giorni fa, sull'astronave. Ti sei rifiutato di rispondere, così come ti rifiuti di rispondere agli occhi che ti stanno guardando interrogativi.
"Cosa sta succedendo? Dove siamo?" leggi il suo labiale e lo comprendi, ma a stento senti un basso rimbombo, come se ti trovassi sott'acqua.
Non sapresti nemmeno cosa dire. Rimani in silenzio a fissarlo per qualche secondo, poi ti si accende una nuova luce nel lobo frontale e colleghi. Ti volti di scatto, l'energumeno calvo steso a terra acquista anch'egli un nome: Nappa.

Percorri la sua figura, l'immagine di lui che esplode per mano tua ti stringe le budella, ma un movimento scomposto ti distrae. Alla tua destra c'è un'altra persona a terra, pelle scura e capelli arruffati, una pelliccia verde acido attorno alla vita. Riconosci Broly e quando apre gli occhi lui riconosce te. La tua stessa confusione impressa sul volto, ma ancor più terrore quando si accorge del collare inibitore. Lui ne aveva avuto uno, in passato.
"Cosa ci faccio qui?" grida, tu non lo senti, ma percepisci la sua frustrazione mentre prova a togliersi il collare, quando estrae un coltello da caccia dallo stivale e prova a forzarlo invano.
«Ne so quanto te!» dici, sai che non può sentirti.
Non riesci a reprimere l'impulso di voltarti di nuovo verso Radish. Sta fissando oltre la cella di Nappa, sta fissando Kakaroth a occhi stretti, poi si volta di nuovo verso di te.
"Vegeta," pronuncia di nuovo il tuo nome e tu lo senti senza udirlo, "cosa stracazzo sta succedendo qui?"
«NON LO SO!» urli e allarghi le braccia, però ti sorge un dubbio. Ti avvicini di nuovo e scandisci lentamente. «Cosa stavi facendo prima di arrivare qui?»
"Io... stavo morendo? Il Namecciano mi ha ucciso! Ricordo tutto... buio? Nient'altro" alza le spalle, è un gesto che riconosci. "Tu e Nappa dov'eravate?"

Un brivido cammina lungo la tua colonna vertebrale, ma lo ignori. È chiaro che Radish non ricordi null'altro. La memoria dell'esperienza all'Inferno viene cancellata, probabilmente lui pensa che sia passato poco tempo, è convinto che tu e Nappa foste ancora a zonzo per le galassie, magari che foste addirittura in rotta verso la Terra per riportarlo in vita. E invece sono passati più di vent'anni. Il brivido torna a camminare e scuoti la testa.
Capisci che qualcuno deve averlo riportato in vita proprio lì, dove vi trovate. Lo stesso vale per Nappa. Il perché ti è oscuro ma, quando torni a fissarlo, il suo sguardo è più stretto, ancor più confuso di prima. Ti sembra di balzare nel passato, all'ultima notte in cui vi siete guardati sotto le stelle e gli hai dato il permesso di partire. Quando lo hai sminuito, insultato, quando gli hai mentito. Sai bene che lui ricorda, e tu sai bene quanto quella bugia ti abbia corroso senza accorgertene.*
Ti scruta, ti osserva. Non comprende, ma intuisce. Lui è sempre stato scaltro e, anche se i Saiyan non invecchiano in modo vistoso nei primi ottant'anni di vita, sai bene quanto il tuo sguardo sia cambiato, quanto i tuoi tratti si siano rilassati, addolciti. Sai di avere delle nuove cicatrici. E sai anche che Radish ti conosce – ti conosceva, all'epoca – più di chiunque altro.
E nonostante il suo sia solo un sussurro, quasi ti sembra di sentirlo chiaramente.
"Sei... diverso?"

Ti si blocca il respiro, anneghi in te stesso e nei tuoi sensi di colpa quando stringi le labbra e ti rifiuti di lasciare andare qualsiasi risposta. Sei diverso, e sai bene quanto. Quanto tu sia cambiato, quante cose siano cambiate in vent'anni, mentre lui è uguale a quando eravate due mercenari, due ragazzini schiavi che tirano avanti insieme in una giungla di galassia. A quando eravate piccoli e lui ti ha dichiarato un'eterna fedeltà che tu hai calpestato.
Anche se non lo hai ucciso tu, è come se l'avessi fatto. Così come hai fatto con Nappa, che ancora non capisci come farai a guardare in faccia quando si desterà dal suo riposo.
Quasi ti dimentichi della situazione in cui sei immerso, quasi ti scordi di essere stato rapito, in trappola. Quasi ti scordi di essere nei guai, perché la tua coscienza ha delle bizzarre priorità.
Nella tua testa c'è ancora nero spazio ma il bianco ti rende cieco quando abbassi lo sguardo sui tuoi stivali. Proprio quando speri che una voragine si apra per divorarti, il tuo desiderio si esaudisce in modo errato. Il pavimento inizia a tremare.
Uno scossone intenso da farti traballare, da far quasi cadere Radish e costringere Broly ad aggrapparsi alla parete. Nappa rotola lungo la sua cella e si sveglia di soprassalto, spaventato. Ti costringi a non guardarlo e finalmente vedi la massa arancione muoversi, provare ad alzarsi con poca agilità, un occhio chiuso e uno aperto, con lo sguardo da stoccafisso che lo caratterizza di primo mattino. Eppure sono gli unici occhi che sei sollevato di vedere in quel momento, gli unici occhi che sai che non ti guardano più con odio o terrore, oramai da tempo.
Quasi provi pena per te stesso per il pensiero di volerti svegliare da quell'incubo e trovare solo lo sguardo da stoccafisso di Kakaroth, sull'astronave. Invece sei lì e con te ci sono anche due fantasmi del passato e - con tutto il rispetto per Broly - uno scimmione mezzo troglodita.
Eppure rimpiangi di avere intorno solo loro quattro, quando al centro della stanza la voragine che avrebbe dovuto divorarti si apre sul serio. E ne esce con parecchia ovvietà l'unico che avrebbe mai potuto trascinarvi in un guaio simile. Con uno spregevole ohohoh molto famigliare.

«Buongiorno, scimmioni. Ben svegliati!»
Lo senti chiaro e limpido dall'unico altoparlante bianco incastrato nel soffitto, quindi rimpiangi anche il non udire niente se non bassi borbottii.
Freezer. Non avevi alcun dubbio che fosse lui l'artefice di quella trappola, non te ne sorprendi, ma ancora ti domandi a cosa serva tenervi imprigionati come topi. Passa i suoi occhi su tutti voi come una carezza al vetriolo, tiene le braccia aperte mentre levita a qualche centimetro dall'apertura sul pavimento. Lo sguardo di Radish è sconvolto, mentre Nappa si tiene ancorato con le mani alla parete per non svenire. Palese che non l'abbiano mai visto nella sua forma completa.
Vedi Kakaroth aggrottare le sopracciglia e incrociare le braccia al petto, ma il suo sguardo è quasi di rimprovero, più che di vera e propria paura.
«Ancora?! Accidenti, hai la testa proprio dura! Sbaglio o ci eravamo ripromessi di non attaccarci più?» dice con uno sbuffo, e tu lo senti senza fatica. Probabilmente i collegamenti audio sono stati aperti.
Freezer ridacchia. «E sbaglio o non abbiamo firmato nessun patto di non aggressione? Si suol dire verba volant, no?»
«Verbal che?» risponde Kakaroth, e speri che un accidente ti stronchi all'istante.
Cacci indietro la testa e decidi che ne hai abbastanza. «Freezer, dicci cosa vuoi da noi e facciamola finita».
Vedi sia Nappa che Radish impallidire a cotanta irriverenza, al mancato aggettivo onorifico, al non essere inginocchiato a terra nel parlare al fu più potente essere nella Galassia. Una volta.

«Ma cosa cazzo...?!» soffia Radish rivolto a te, allibito. Senti la sua voce – davvero – per la prima volta dopo vent'anni, ma Kakaroth interviene prima che tu possa trattenere il respiro abbastanza a lungo da farti girare la testa.
«Radish? Ma sei proprio tu? E tu sei Nappa, vero?» cinguetta, innocente, come se fossero lì per una riunione di famiglia. Perdi il conto delle volte in cui hai desiderato avere la sua faccia di bronzo e il suo ottimismo. «Ah, Broly, urca, ci sei anche tu!»
«Broly?! Quel Broly che Re Vegeta ha fatto esiliare da bambino?» grugnisce Nappa, e anche la sua voce ti riempie i polmoni di ricordi troppo lontani.
«Non vorrei ripetermi... ma cosa cazzo?!» ripete Radish con un verso stridulo.
Le mani di Freezer si uniscono in un sonoro applauso di compiacimento. «Ohohoh, che fantastica rimpatriata. Vegeta, sei contento di rivedere i tuoi vecchi amici dopo tutti questi anni?»
Il tuo desiderio di morire lì cresce esponenzialmente, e non per la provocazione di Freezer, ma per la consapevolezza che vedi arrampicarsi sul volto dei tuoi vecchi compagni di squadra.
«... anni?» soffia Radish. Non hai cuore di sostenere lo sguardo incredulo, e nemmeno di guardare in faccia Nappa quando ti parla per la prima volta - l'ultima volta che l'ha fatto è stato per urlare mentre lo uccidevi.
«Vegeta, cosa sta succedendo?»
Ti piacerebbe saperlo, ma non lo sai. Anche se sei abituato da quando sei nato al fatto che Freezer voglia umiliarti, farti del male, infastidirti e soggiogarti, non riesci a comprendere come riportare in vita la tua vecchia famiglia – perché di quello sai che si tratta – possa dare giovamento a quel bastardo.

«Percepisco della confusione. Ma lasciate che vi spieghi, permettete?» dice lui. Sembra così divertito che ti viene la nausea, riflesso di un ricordo sul pianeta Kanassa in cui eravate tutti e tre al suo cospetto a farvi umiliare insieme. Pensi a quanto possa essere schifoso il destino a farti ritrovare nella stessa situazione dopo più di vent'anni.
Rimanete tutti e cinque in un silenzio assenso senza alcuna scelta.
«Ho viaggiato molto dall'ultima volta che ci siamo visti, sulla Terra. Ah, Broly, non ti ho ancora fatto le condoglianze per tuo padre» dice Freezer, divertito, e Broly ringhia e stringe i pugni. «Mio malgrado ho capito che non sarei riuscito a sconfiggervi, ancora. Ho cercato disperatamente di allenarmi con tutte le mie forze, ma voi scimmioni avete sempre questo... maledetto genoma che vi permette di raggiungere forme divine» la sua voce si indurisce quando dice ciò, e tu la percepisci: invidia. In un'altra situazione avresti goduto, ma sei troppo impegnato a osservare Nappa e Radish non capire un accidente. «L'onnisciente Zuno mi ha detto che solo i Saiyan e poche altre specie oramai non più in vita possono raggiungere lo stadio di Dio. Potete immaginare la mia frustrazione? Oh, sì. Ho dovuto assolutamente cercare una soluzione. Ci sono voluti più di tre baci a quel maledetto pervertito per giungere a un giusto compromesso. Tutto ciò che avevo bisogno era di prendere in prestito un po' del vostro DNA e, guarda guarda, mi è bastato davvero poco per mandare delle cimici sulla Terra a prenderlo. Certo, ho dovuto contaminare il mio sangue con quello di voi scimmioni, ma in fondo è per una giusta causa, no? Sono giunto qui su Tōmok, un pianeta di scienziati molto lontano ai confini con l'Universo Sei, che hanno saputo aiutarmi in cambio di... beh, in cambio di risparmiare loro la vita». Freezer ridacchia, ma poi torna serio. «E ora nel mio codice genetico c'è il cromosoma per poter giungere alla forma divina».

Non puoi credere alle tue orecchie. L'assurdità di quel piano riporta la tua coscienza ad avere priorità meno bizzarre, quando comprendi della pericolosità di quella mossa e anche i possibili perché di quella trappola.
«... sono rimasto fermo a DNA» borbotta Kakaroth, e non ti sorprende. «Ma ancora non capisco... ok, sei in grado di trasformarti in un Dio, buon per te. Ma perché ci hai radunati tutti qui?»
La risposta è piuttosto semplice, tu lo sai. Oramai sei già stato in grado di fare due più due. Tuttavia ti manca il passaggio del perché scomodarsi a tirare fuori dall'Inferno le vecchie conoscenze.
«Come, Goku? Non ti ricordi come si fa a trasformarsi in Dio per la prima volta? Serve avere la potenza di sei Saiyan. L'unica postilla per me, che non sono un vero Saiyan e non possiedo tutte le vostre orribili caratteristiche, è che non sarebbe bastato per me avere altri cinque Saiyan compresi i vostri luridi figli mezzosangue. Mi servivano cinque Saiyan purissimi per potermi trasformare e, beh... ho trovato molto comodo riportare in vita i primi due che mi sono venuti in mente e che non sono mai riuscito a uccidere di persona, sebbene ne avessi avuto sempre il desiderio. Ma comunque uno scimmione vale l'altro, no?»
L'ultimo tassello che completa il puzzle fa un rumore assordante nella tua testa, ma Freezer continua.
«Mi sono fatto costruire questo marchingegno e quei meravigliosi collari che sono collegati all'impianto che ho proprio qui,» rivela e si tocca una piastrina nel collo, «per sottrarvi tutta l'energia di cui ho bisogno. Oh, tranquilli, non sentirete male, non dovrete fare il minimo sforzo. Anche se forse alla fine vi sentirete un pochino stanchi, ma non temete: vi spedirò a dormire in un batter d'occhio... per sempre» conclude, e la sua risata maligna rimbomba nelle cinque celle che saranno ben presto le vostre tombe.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.

 
 
Continua...

Riferimenti:
-La storia è ambientata circa un anno dopo il Torneo del Potere e lo scontro con Broly. Per chi ha letto il manga, questo andrà a sostituire le saghe di Moro e Granolah.
-Per completezza e per comprendere meglio tutti gli Easter Egg di questa storia, consiglio di leggere anche il mio prequel di DBZ, "Mercenari". Sebbene sia anche parte di un'altra saga (quella di "Across the Universe"), può essere benissimo letta come prequel a questa, in quanto nell'ultimo capitolo c'è un flashforward con Goku e Vegeta che viaggiano proprio verso Tōmok. 
-Sempre in "Mercenari", potrete trovare il riferimento all'ultimo dialogo avvenuto tra Radish e Vegeta di cui parlo qui *. 
-Il pianeta Tōmok non esiste nella saga canonica.
-L'onniscente Zuno è un personaggio canonico di Dragon Ball Super, che promette di svelare una grande verità del cosmo se riceve dei baci da persone che gli piacciono (forse nel canon faceva riferimento solo alle donne, ma tant'è).
-Canonicamente è stato detto che è difficile resuscitare persone morte troppo tempo prima del quale il corpo è sparito. Per quanto riguarda questa storia, Freezer potrebbe aver espresso tre desideri di Polunga: uno per ripristinare i corpi di Radish e Nappa, uno per trasportarli su Tōmok, e uno per resuscitarli. E, beh, anche se fosse poco canonica come cosa, mi serviva ai fini della trama quindi fottesega xD chiedo scusa ai più fedeli al canon.
-La storia è narrata tutta in seconda persona (dal POV di Vegeta) e per me è la prima volta, un grande esperimento. Ho preso ispirazione alle meravigliose storie di Aislinn aka MissAdler, che ringrazio di cuore anche per avermi incoraggiata a scrivere questa storia oramai parecchi mesi fa.
-Tutta la questione del DNA Saiyan per raggiungere la forma divina è qualcosa di inventato da me (a parte che per raggiungere il SSGod la prima volta ci sia stato davvero bisogno di cinque Saiyan). Potrebbe essere improbabile? Sì. Toyotaro ha scritto cose più improbabili? Sì. Mi è servito per fini di trama? Sì. Fottesega? Sì. O, beh, almeno a me non importa. Poi ovviamente valutate voi xD
-Il titolo della storia è ispirato alla canzone omonima dei Muse con Elisa. 

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente dallo spazio!
Sono tornata! Vi sono mancata? Come sarebbe a dire "no"? Oh, andiamo, a me è mancato tantissimo tornare qui!
Avevo completamente perso l'ispirazione e anche adesso non è che io stia brillando, nella scrittura. Ci ho messo da settembre fino a oggi per completare questa long - che sarà lunga più o meno 13 o 14 capitoli, poi vedrò come suddividerli.
Spero davvero di poter tornare ispirata come un tempo, ma la vedo dura. Va beh, nel frattempo inizio a pubblicare questa, poi si vedrà :)
Voi come state? Spero davvero che questo primo capitolo vi abbia intrigatə!
Come sempre aggiornerò ogni domenica, salvo imprevisti! A presto e grazie ancora! Vi abbraccio tuttə!
Eevaa Grace

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Capitolo 2
*** Fantasmi ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 2
Fantasmi




Ti ricordi il dolore, la pena, l'angoscia. La prima volta che quegli occhietti rossi ti hanno squadrato, quando lui si passava la lingua sulle labbra e bramava di sottometterti, di schiavizzarti, di distruggere la tua razza, di distruggere anche la tua dignità.
Ricordi la prima volta che ti ha picchiato, calpestato. Eri solo un bambino.
Ricordi quando hai scoperto la verità sulla fine della tua gente, ricordi quando ti ha umiliato davanti ai tuoi sottoposti. Ricordi quando ti ha ucciso con freddezza, ricordi quando tuo figlio dal futuro si è preso la vendetta al posto tuo. Ricordi la soddisfazione nel vederlo morire una, due volte.
Ricordi la rabbia che hai provato quando sei stato costretto a collaborare con lui. Nonostante tutto sei cresciuto, sei giunto a patti con te stesso, hai imparato a convivere con il fatto che lui sarebbe stato ancora in un angolo dell'universo, seppur lontano da te.
Hai commesso un errore, te ne rendi conto proprio adesso. Avresti dovuto rispedirlo all'Inferno quando ne hai avuto la possibilità, non più per vendetta, non più per orgoglio, ma perché tu sapevi benissimo quanto potesse essere pericoloso.
Avresti dovuto insistere, ignorare l'ingenuità di Kakaroth e fare quello che andava fatto. Quindi, automaticamente, ti convinci che in questa situazione ci siate finiti per colpa tua. Una tua responsabilità.
Diventa colpa tua se state per morire e Freezer agirà indisturbato nell'universo con il vostro potere. Diventa colpa tua se ben presto lui andrà sulla Terra e distruggerà le vostre famiglie.
Tutta colpa tua.

«Freezer, sei davvero disonesto! Non credevo ti saresti abbassato a tanto pur di superarci!» la voce di Kakaroth è meno gioviale, il suo sguardo più duro. La sua ingenuità ti colpisce ancora una volta, ma sai che è quello il motivo per cui sei vivo anche tu.
«Il fine giustifica sempre i mezzi, mio caro scimmione. Dovresti saperlo» sibila Freezer.
A te non sorprende nulla di quanto enunciato nel suo piano: Freezer è sempre stato il maestro del doppio gioco, delle mosse sporche, dei sotterfugi.
La voce di Radish incalza prima che tu possa lasciare andare il disprezzo che giace tra le tue labbra.
«Io non riesco a capire. Forme divine? Potere di un Dio? Figli mezzosangue? Vegeta, cosa cazzo è successo? Quanti anni sono passati?»
Gli rivolgi uno sguardo stanco, ma Nappa interviene. «E perché tu e Kakaroth sembrate alleati? Eravamo arrivati sulla Terra per ucciderlo! Siete riusciti a sconfiggere Freezer e superarlo?»
Hai troppe cose da spiegare e troppo poco tempo per farlo.
«Basta, basta così» sibila Freezer. «Sto iniziando ad annoiarmi con tutte queste domande, potrete chiarire i vostri dubbi una volta giunti tutti insieme all'Inferno. CHE LA PROCEDURA ABBIA INIZIO!» batte le mani e preme un pulsante di un piccolo telecomando che tiene tra le dita.
E quasi vuoi ringraziarlo per porre fine in fretta alle tue sofferenze, anche se ti riprometti che se mai uscirete tutti vivi da lì dovrai importi di parlare, di rispondere alle loro legittime domande.
Ma dubiti che accadrà, non quando il collare che ti stringe il collo diventa incandescente. Le tue mani formicolano, le dita dei piedi diventano insensibili in pochi secondi e, mentre ti guardi intorno e vedi gli altri Saiyan boccheggiare, Freezer inizia a levitare e illuminarsi di una strana luce rossastra. Il potere divino.
«FREEZER, FERMA QUESTA FOLLIA!» urla Kakaroth, mentre tenta invano di strapparsi via il collare.
«Oh, temo sia troppo tardi! Altrimenti l'avrei fatto, se mi avessi chiesto per favore» ride Freezer, meschino, bugiardo come al solito.

Vedi Radish cadere sulle ginocchia, seguito da Nappa. Le loro energie sono inferiori alle vostre. Li vedi indebolirsi, impallidire, senti i loro rantolii e credi possano morire da un momento all'altro. Di nuovo.
Per colpa tua, ancora una volta.
«SEI UN BASTARDO!» gridi, il disprezzo cola via dalle tue labbra digrignate, mentre il disprezzo per te stesso ti stringe lo stomaco e le budella.
Detesti i tuoi errori, detesti che sia troppo tardi per rimediare. È sempre stato così. Sempre troppo tardi per cancellare i tuoi sbagli, così tardi che hai imparato a convivere persino con i tuoi omicidi.
Cadi anche tu sulle ginocchia, le tue energie non si sono del tutto consumate ma la voglia di lottare si è corrosa. Col freddo delle piastrelle sotto i palmi ti volti e osservi Nappa e Radish, oramai privi di forze.
Radish ti restituisce uno sguardo liquido, comprendi ogni sfaccettatura del suo dolore, perché per lui la lotta contro Freezer non si è mai conclusa. Freezer è il vostro incubo da quando eravate due mocciosi senza casa. Radish non ha mai sentito sotto la lingua il sapore della vittoria, di un tempo di pace.
Pensi che morirà di nuovo e non avrà mai respirato l'aria leggera sotto un cielo terso, non si sarà mai sentito libero come ti hanno fatto sentire sulla Terra. Ed è colpa tua.
L'energia ti scorre via dalle vene, scaccia l'adrenalina, le tue palpebre sono pesanti, i colori si mischiano e oro, bianco, arancione, viola e nero sono una nube che galleggia.
Vorresti chiudere gli occhi e dormire, ma la voce di Kakaroth ti percuote.
«BROLY, ASPETTA! NON FARLO!»

Broly?
Il non comprendere ti sveglia, è una secchiata d'acqua in faccia.
Gli occhi di Freezer dardeggiano. «NO, NO, NO!» ruggisce, fa per scattare, ma poi qualcosa lo frena.
Ti volti di scatto, vorresti non averlo fatto. Una sensazione di nausea ti annichilisce quando diventi spettatore di uno spettacolo per il quale non avresti mai pagato il biglietto.
Broly è lì, inginocchiato a terra, gli occhi vuoti. Il pavimento non è più bianco e lucido, la sua pelliccia verde è macchiata del colore del sangue, così come le sue mani. Il pugnale da caccia che teneva nascosto nello stivale ora è conficcato nel suo sterno, dritto al cuore.
«No!» provi a urlare, ma le parole ti si incastrano, si inceppano in un conato di vomito quando lo vedi crollare faccia a terra, senza vita.
Capisci che si è sacrificato pur di mandare in fumo il perfido piano di Freezer, che si è ucciso pur di non fargli raggiungere la forma divina.
«MALEDETTO SCIMMIONE! CHE TU POSSA MARCIRE ALL'INFERNO!»
Freezer urla altre ingiurie, ma le tue orecchie fischiano, i tuoi occhi sfarfallano. Il rosso del sangue di Broly ti culla, la terra trema e sai che sverrai.


 


 
«Vegeta!»
«Vegeta! Svegliati!»
Detesti essere svegliato, ma come padre ci sei abituato. “Vai tu?” ti domandava sempre Bulma quando Bra era ancora in fasce. E allora ti alzavi controvoglia, perché sapevi che eri l'unico in grado di calmarla. Alla fine ringraziavi il cielo, perché i tuoi sogni sono sempre fatti di consistenze vischiose, di odori acri, di occhi supplicanti, di grida e mani in preghiera. Invece tra i capelli di tua figlia annusavi solo borotalco e shampoo alla pesca, percepivi fiducia, stima, orgoglio.
E allora ti svegliavi ogni notte con svogliatezza ma tornavi a letto che già non avevi più voglia di riaddormentarti e tornare nell'oblio.
Tuttavia oramai è un anno che Bra non si sveglia più di notte, e la voce che senti non è quella di Bulma.
«Vegeta!»

Ti desti di scatto, apri gli occhi e l'immagine non ti lascia possibilità di scampo: non si è trattato di un incubo. Sei ancora lì, in quella prigione tutta bianca, mentre il rosso del sangue di Broly ha oramai ricoperto tutta la sua cella.
Nella tua vita hai visto così tanto sangue che non ti impressiona quasi più, ma non puoi fare a meno di voltarti, di costringerti a guardare altrove.
Ti senti uno schifo, le tue forze ancora traballano, il tuo Ki soppresso a causa del collare, il senso di colpa che galoppa sulla spina dorsale e la dignità oramai masticata e sputacchiata in un angolo. Non avresti voluto svenire, non davanti a Kakaroth, Nappa e Radish. Ti stanno guardando con preoccupazione, anch'essi pallidi e all'apparenza con poca energia.
Ti guardi attorno, il buco al centro della stanza è chiuso, di Freezer non c'è più nemmeno l'ombra. Stenti a comprendere come possiate essere tutti ancora vivi, ma il macigno sul petto è un inequivocabile sintomo di essere ancora in questo mondo.
Ti alzi troppo in fretta. «Dov'è?» riesci a domandare, appena i puntini luminosi nei tuoi occhi scompaiono.
«Dopo che Broly...» persino Kakaroth - l'ingenuo idiota che non si perde mai d'animo - fatica a spiegare quello che ha fatto Broly per voi. «Beh, Freezer è impazzito e se ne è andato. Era fuori di sé» conclude.
Non fatichi a immaginarlo, ma è compito di Nappa darti un riassunto più accurato di quello che è accaduto.
«Testualmente: “vi ucciderò tutti, ma prima di farlo vi lascerò ammirare un po' il bello spettacolo che ha deciso di mettere in piedi il vostro amichetto e, quando tornerò, riprenderemo da dove abbiamo iniziato”».
Ringhi e ti pizzichi il ponte del naso con le dita. «Pezzo di merda».

«Pensi stia andando a resuscitare Broly?» domanda Kakaroth.
«Dubito». Anche se ti riprometti di riportarlo in vita il prima possibile. «Le Sfere sulla Terra non sono attive, su Namek deve avere già utilizzato i tre desideri per riportare gli spiriti di Radish e Nappa in questo mondo e poi resuscitarli. No. Starà sicuramente andando alla ricerca di un altro Saiyan».
Nappa corruccia lo sguardo. «Un altro Saiyan? Tuo fratello Tarble?»
«In effetti, perché non ha rapito anche lui?» chiede Kakaroth, ma non fai in tempo a rispondergli.
Lo fa Radish per te.
«Perché Vegeta ha tenuto nascosta la sua esistenza a Freezer».
Lo fa Radish perché lui sa tante cose del tuo passato, sa perché l'hai fatto, ricorda quando hai scoperto dove si trovasse Tarble e sa anche perché hai deciso di tenerlo nascosto a Freezer. Sa tutto.
Vi guardate per qualche istante, tu sai cosa ci sia dietro. Ricordi la missione su Xandar e la più grande menzogna che hai detto, e sai che Radish la sta ricordando proprio in questo momento.
«Esatto» rispondi con reticenza. «E dubito che Freezer avrebbe resuscitato entrambi voi se fosse venuto a conoscenza di Tarble».
«Non mi pare ci siano altri Saiyan puri in vita. O almeno, non era così al tempo in cui sono morto» fa spallucce Nappa.
No, non ce ne erano altri, Broly e Paragas a parte. Ma Freezer sa perfettamente dove trovare un Saiyan, se ne vuole trovare uno.
«Non qui. Ma... sono pronto a scommettere che quel figlio di puttana stia andando nell'Universo Sei a prenderne uno» sibili, e percepisci le mani prudere dalla rabbia. Pensi a Cabba, non vuoi che quel bastardo gli torca anche un singolo capello. Ripensi anche alla promessa che gli hai fatto di andare sul pianeta Sadala, a quanto tu abbia desiderato farlo, a quanto vorresti aver mantenuto prima la tua parola.
«Universo che?!» domanda però Nappa. Ti rendi conto di quante cose ancora non sappia, di quante cose entrambi non abbiano idea, di quanti cambiamenti ci siano stati.

Lo scruti e sai che lui non è cambiato. Stessi baffetti che tu e Radish avete preso per il culo per una vita, stessa testa lucida, stessi occhi intimidatori che vogliono celare una sensibilità proibita alla tua razza. Tu lo conosci: Nappa è sempre stato un bastardo come lo eravate tutti voi, ma un bastardo protettivo nei tuoi confronti e quelli di Radish. Un padre che rivedeva in voi il figlio che aveva perso nell'esplosione di Vegeta-Sei. Non ve ne aveva mai parlato, ma tu sai che sotto quegli strati di orrenda pellaccia ruvida e brusche maniere si nasconde il dolore.
Kakaroth si gratta la nuca e ridacchia. «Ahh, storia lunga!»
Non capisci proprio come possa trovare la forza di ridacchiare quando nella cella accanto c'è un cadavere, ma hai ben notato come entrambi stiate accuratamente evitando di volgere il vostro sguardo proprio lì. Nappa e Radish, invece, sono abituati a visioni ben peggiori. Quelle a cui eri abituato anche tu e ora non ti sono più indifferenti. Ringrazi il cielo per questo.
E, a proposito di Radish... «Oh, sì, storia lunga, lo immagino. Ma non mi pare che qui manchi il tempo, no? Che ne dite di renderci un po' partecipi di quello che è successo? Tipo, che ne so, Vegeta...» pronuncia il tuo nome con un pericoloso cinismo, e sai già dove vuole andare a parare. «Partiamo dal fatto che sono stato morto per Kaioh sa quanti anni e non mi hai resuscitato prima? Ah, già, che stupido... quasi dimenticavo quale fosse la tua considerazione di me» dice, braccia conserte e occhi ben puntellati nei tuoi.
Quel che non pensavi era che avrebbe tirato fuori il discorso con così tanta sfacciataggine ma, come dimenticare, lui non si è mai fatto problemi a non trattarti coi guanti, come invece facevano tutti gli altri. Anche se ti dava fastidio, anche se a volte era insopportabile, Radish era l'unico a sbatterti la verità in faccia senza peli sulla lingua. Solo... ricordavi fosse più devoto a te. Ma puoi davvero biasimarlo? Tu non hai avuto alcun rispetto per lui, puoi davvero pretendere che lui lo porti ancora per te?
«Radish...» soffi, esausto. Come non hai le forze per affrontare questo argomento, non hai nemmeno le forze di affrontare anche quello successivo. Forse il più cocente.
«E perché non mi spieghi un po' del perché mi hai ammazzato? Non pensavo saresti mai arrivato a tanto, Vegeta!» domanda Nappa, con un po' più di timore, con molta più pacatezza di Radish, che invece si volta di nuovo con tanto d'occhi.
«LUI HA FATTO COSA?»
Sapevi che si sarebbe scatenato l'Inferno e quasi avresti preferito essere laggiù a bruciare, piuttosto che tenere a bada i fantasmi dei Natali passati. Il fantasma del Natale presente, però, decide di intromettersi nella faccenda.

«Ragazzi, ragazzi... calmi! È stato tanto tempo fa, ora Vegeta è un bravo ragazzo, non è più quella persona!» trilla Kakaroth, nel tentativo di acquietare gli animi. Senza alcun successo.
Radish lo fulmina con lo sguardo. «Si dà il caso che quella persona sia l'unico Vegeta che conosco! E di quanto tempo fa stiamo parlando, esattamente?»
Sai che Kakaroth è un disastro con la matematica, e quasi vorresti avere campo libero per strappargli via le mani che sta usando per contare quanti anni siano passati da quando Radish è giunto sulla Terra.
«Uhm... quindici, sedici anni?» risponde infatti, in errore.
«Ventuno» lo correggi. Ventidue, dall'ultima volta che tu e Radish vi siete parlati. Quando hai accordato il permesso per farlo partire e gli hai detto che lui non contava niente nella tua squadra, che non aveva meritato nulla, che non aveva avuto il diritto di sapere quale fosse stata la verità sulla fine dei Saiyan perché era inutile, debole e non serviva a niente.
Quando gli hai detto tutto il contrario di ciò che pensavi.
«Ventuno» ripete Radish, allibito, mentre Nappa stringe i pugni ma si sforza di non sfoderare la sua ira. «Ok, è uno scherzo».
«Nessuno scherzo! Certo, non è stato semplice avere a che fare con lui all'inizio. Anzi!» spiega Kakaroth, e sai che è un eufemismo. «Però poi è diventato dei nostri, abbiamo sconfitto Freezer, siamo diventati Super Saiyan e ha accettato di rimanere con noi sulla Terra! Ha avuto una piccola ricaduta, ma poi è tutto passato, siamo diventati persino amici, anche se fa fatica ad ammetterlo perché è un gran testone! Eheh! Pensate che ha persino sposato la mia migliore amica ed è un bravissimo padre di due figli!»
Delicato come un tirannosauro. A dire il vero avevi sperato dall'inizio che qualcuno facesse un resoconto al posto tuo - magari però non così goffo e indelicato.
E, mentre stai solo cercando un modo di scomparire inghiottito dal pavimento – o stai pregando affinché Kakaroth si strozzi con la sua stessa lingua - gli altri due urlano all'unisono uno scioccato «CHE COSA?!»
«Kakaroth, santi gli Dei del cielo...» sibili e nascondi la faccia tra le mani.
«No, questo è davvero, davvero troppo» sbotta Radish, poi si avvicina al vetro e ti fronteggia, col volto contratto da una smorfia che non ricordavi gli appartenesse. Non quando eravate giovani, almeno. L'avevi visto in quello stato solo nell'ultimo periodo, quando aveva scoperto la tua omissione sulla fine dei Saiyan. «Ma non dovrei nemmeno sorprendermi, dato ciò che mi hai detto l'ultima volta. Ah, forse non lo ricordi, del resto è passata una vita».
Vorresti abbassare lo sguardo ma non lo fai, lo sostieni pur sapendo di essere nel torto. Come facevi sempre in passato.

«Urca, non ti facevo uno che se la prende così, Radish» interviene Kakaroth, stupito, mentre si gratta la nuca come ogni volta che è in imbarazzo.
Il viso di Radish si irrigidisce ancora. «Forse perché non mi conosci affatto?» Si volta a malapena per sputare del veleno nei confronti di suo fratello. «Al contrario di qualcun altro, qui, che mi conosceva bene. Ma è ovvio che io non conoscevo lui» conclude e torna su di te. Vi fronteggiate, un ricordo ti riporta su un attracco portuale lontano quando vi siete urlati in faccia ubriachi e poi avete dormito sotto la pioggia.
La rabbia ti sormonta di nuovo, in modo ingiustificato, ma pensi che se nella vostra ultima conversazione ti ha creduto – quando gli hai detto tutto il contrario di ciò che pensavi – è perché forse non era vero che sapesse tutto di te.
«No, esatto, forse non mi conoscevi così bene» sibili. Ingiusto, perché sai che quello che non conosceva di te era perché non gli avevi mai permesso di scoprirlo. Radish non smette di fissarti, e pensi che potresti perdere contro di lui in quella gara di sguardi. Tu hai molti più segreti, tu hai molta più oscurità da celare, molti più scheletri nell'armadio.
Una fortuna che Nappa riesca a interrompervi prima che tu possa cedere. Come quando eravate bambini vi riporta alla calma, alla riflessione. Nappa ti ha cresciuto – ha cresciuto entrambi – e troppo spesso ti sei rifiutato di riconoscerlo.
«Ok, ragazzi, possiamo discuterne in un momento più adatto? Quello tra poco torna e ci rispedisce all'Inferno».
Kakaroth annuisce. «Ben detto. Anche se non è esattamente una passeggiata andare in un altro universo. Abbiamo un po' di tempo a nostro favore».
«Meglio. Non perdiamolo in chiacchiere, allora. Elaboriamo un piano».
Vedere concordi quei due ha così tanto del bizzarro che ti torna il mal di testa, ma sai che avete problematiche maggiori da affrontare. Ti siedi a gambe incrociate – avendo cura di non dare le spalle al cadavere di Broly, ma nemmeno di fronteggiarlo – e poi sbuffi. Il bianco che ti sormonta è solo tela per pensieri distruttivi.

«Siamo imprigionati qui dentro, senza poteri, senza possibilità di uscire. L'unico piano che mi viene in mente è pregare di morire prima che torni e sperare che qualcuno ci riporti in vita, sulla Terra».
E quando lo dici sai già che è un amo troppo succulento a cui abboccare. Radish esplode infatti in una risata amara.
«Hah! Ironico!» sbotta.
«Radish, che cazzo!» sbotti anche tu e quasi percepisci il Ki ritornare, tanto è intensa la bramosia di lanciargli un Final Flash.
«Non ricominciate, per favore!» Kakaroth ribalta la testa all'indietro con un verso infantile di disappunto, ma Radish compie ampie falcate e punta il dito sul vetro nella sua direzione.
«Taci, fratello, perché volendo ne ho anche per te!»
«Tu?! Ma se sei arrivato sulla Terra per uccidermi!» pigola Kakaroth, esterrefatto.
«Ucciderti? Non dire cazzate! Io volevo portati via con me per farti unire alla nostra squadra, allenarci, diventare forti e uccidere Freezer!»
«Me l'hai venduta molto peggio di così, e lo sai bene!» Non puoi dare torto a Kakaroth. I modi dei Saiyan non sono mai stati troppo diplomatici, e in quel periodo sai che Radish non avesse né la forza né lo spirito di essere accondiscendente. «Poi al mio rifiuto hai rapito mio figlio e mi hai minacciato. Avresti potuto chiedermelo con gentilezza!»
Alla parola gentilezza Radish sferra un pugno al vetro, facendolo rimbombare. Hai conosciuto Radish in periodi migliori, quando non perdeva la calma, quando rideva, quando festeggiava le vittorie con il peggior superalcolico di tutte le galassie, quando baldanzoso rincorreva le fanciulle negli attracchi portuali, quando scommetteva e barava a Sabaq per potare profitto alla squadra.
E più ci pensi più ti senti soffocare, perché sai che sei tu che l'hai reso più meschino. Sai che sei tu ad averlo cambiato.
«Gentilezza? Sai dove te la puoi infilare la gentilezza? Ti do un suggerimento, se vuoi!»

«ADESSO BASTA! SMETTETELA DI COMPORTARVI COME DEI BAMBINI, TUTTI E TRE!» tuona Nappa, e il silenzio torna a pesare in quella bianca prigione. In passato alle sue sfuriate non perdevi tempo a rimetterlo al suo posto, a ricordargli che tu fossi il Principe dei Saiyan e lui solo un tuo servo. E lui si mangiava la lingua e annuiva, anche se avrebbe voluto staccarti la testa dal collo. A te e a Radish, che eravate le peggior specie di cuccioli di Saiyan.
Invece adesso taci e basta, perché non ne puoi più. Sei saturo, non sai quanto ancora puoi resistere a sentirti recriminare sbagli che sai di avere commesso, non ne puoi più di stare imprigionato lì dentro come un topo di fogna, non ne puoi più di Freezer e i suoi giochi. Quindi ti ammutolisci e guardi gli altri fare lo stesso. Osservate Nappa camminare nervoso nei suoi tre metri di cella, le mani tremanti e una vena che gli pulsa sulla tempia. I suoi stivali scricchiolano sul pavimento, i suoi passi sono pesanti.
«Non serve a niente rinfacciarci gli errori del passato, ora. Prendiamoci del tempo per riflettere, e magari proporre delle idee che non contemplino l'harakiri. Per quanto la mossa di Broly sia stata utile per guadagnare tempo, adesso mi sembra un dispendio di vite inutile» gracchia, esasperato, e infine ferma il suo vagare. «Avete qualche proposta?»
Tutti e tre lo fissate senza aprire la bocca, senza idee, senza nemmeno l'intenzione di provarci.
Kakaroth nega con la testa e fissa il soffitto, mentre Radish, dopo qualche secondo, si incammina verso il muro bianco dietro di lui e ci si siede contro. Mani intrecciate dietro la nuca, testa bassa e gomiti alle ginocchia. In silenzio, senza parlare.
E tu fai di tutto per non guardarlo, per non urlargli contro di smetterla. Non vuoi guardare Radish per mille motivi, non vuoi guardare Nappa perché sai che ha ragione, non vuoi guardare Kakaroth perché potrebbe solo farti incazzare di più, e non vuoi guardare Broly immerso nel suo stesso sangue.
Quindi non fai niente, fissi il vuoto davanti a te e con la coda dell'occhio vedi Nappa appoggiarsi con la fronte al vetro.
«L'harakiri non mi sembra più nemmeno così una pessima prospettiva» sbuffa.
Quasi pensi lo stesso. Un vero peccato non avere un coltello nascosto nello stivale. 


 
 
Continua...

Riferimenti:
-Nella serie canonica non mi pare che Broly avesse un coltello ma, abitando su Vampa e cacciando animali per sopravvivere, mi sembra plausibile che ne utilizzi uno per sfilacciare la carne. Nel capitolo precedente Broly ha provato a forzare il collare con quel coltello. Una vera fortuna (sì, ok, non per la vita di Broly) che Freezer e i suoi scagnozzi non si fossero accorti che lo teneva nello stivale, no? XD 
-Tarble è un personaggio presente in un OAV non canonico, ma poi nel film DBS Broly è stato reso canon seppur non l'abbiano mostrato né abbiano detto nulla di lui. Tutta la questione del fatto che Freezer non sappia di lui, infatti, l'ho inventata io nella storia "Mercenari" - che vi consiglio sempre di leggere per capire tutti i riferimenti

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Buongiorno, gente!
Secondo capitolo, già un morto xD penso sia un record, questo. LOL. Vogliatemi bene: alla fine è stato un sacrificio fortuito, perché altrimenti sarebbero morti tutti e cinque. Broly best personaggio ever.
Cosa dite di questo primo confronto tra i nostri Saiyan? Radish ha il dente avvelenato - e come dargli torto! Per chi ha letto Mercenari (o anche Across the Universe)... vi aspettavate un simile comportamento da parte sua? Anche Goku non sta in silenzio a sentirsele cantare. Nappa, invece, sembra quello più portato a voler collaborare - per il momento. 
Riusciranno a tirare fuori un piano decente per scappare di lì? E riusciranno ad avere un confronto civile?
La situazione per il momento è tesa. 
Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto.
Un abbraccio e a domenica prossima!
Grace

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Capitolo 3
*** Il miglior figlio di puttana ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 3
Il miglior figlio di puttana




«Perché non mi hai detto niente? Di Freezer, che ha distrutto lui il nostro pianeta. Lo sapevi da nove anni».
«Da quando in qua sei tu che devi essere a conoscenza dei dettagli, Radish? Se non te l'ho detto vuol dire che non mi fregava assolutamente niente di quello che pensavi a riguardo. Come non me ne frega ora».
«Solo... si trattava del nostro pianeta. Pensavo che mi fossi meritato di sapere la verità».
«Ora ti metterai a frignare come il debole che sei? Smettila di perdere tempo e vattene sulla Terra».
«Agli ordini, Maestà».



Annaspi per emergere dal lago oscuro di ricordi e riapri gli occhi. Non stavi dormendo, non riusciresti mai a dormire in una situazione simile. Ma, ogni volta che provi a concentrarti su altro, ritagli di vite precedenti ti svolazzano davanti. Allunghi le dita per scacciarli, per appallottolarli e gettarli via. Non ci riesci mai.
Con troppe immagini incastrate tra le ciglia ti guardi intorno: la situazione non è cambiata. Siete lì da un tempo che non sai definire – più di dieci ore, sicuramente – e Nappa continua a percorrere distanze chilometriche nella sua cella, Kakaroth si gratta la testa e sospira, Radish è sempre piegato su se stesso con le mani nei capelli e Broly è sempre troppo morto per poterlo guardare a lungo. La sua pelle scura è sempre più pallida, le labbra incolori, le dita bluastre. Il sangue sta iniziando a seccarsi e ti maledici perché non si sarebbe mai meritato nulla di tutto ciò. Dovresti esserci tu al suo posto. Se solo avessi avuto i poteri – o una qualsiasi arma – l'avresti fatto.
Ti sei già sacrificato una volta, non avresti avuto problemi a farlo di nuovo.
Tutto, pur di fermare l'avanzata di Freezer.
Tutto, pur di proteggere chi ami.
Tutto, pur di non tornare all'impero di terrore che ti ha soggiogato per anni.
Ma sei impotente, senza alcuna possibilità, chiuso in gabbia. Vorresti salvare tutti e non puoi salvare nessuno, nemmeno tentarci.
Cedi alla frustrazione e ringhi ma, quando chiudi gli occhi per ritrovare la concentrazione, altri ricordi ti sferzano in faccia.


«Qualunque cosa, la mia devozione verso di te rimarrà la stessa. Sei il maggiore esponente di ciò che resta di noi. Re o Principe, ti rispetterò e combatterò per te fino alla morte.
Promessa solenne, Maestà: diventeremo grandi. E fortissimi. Diventeremo i migliori... cioè, tu il migliore, io dopo di te, ovvio. E lo sconfiggeremo, uccideremo quel bastardo nel peggiore dei modi. Ci prenderemo quello che ci spetta. Ti prenderai un esercito, un trono o un impero, quello che è. Io mi prenderò un saaacco di soldi e con quei soldi un saaacco di astronavi. Ok? Ci stai?»


Radish e il suo entusiasmo ti pungolavano. E, per quanto dicessi che ti infastidiva, la verità era che ti teneva a galla in un mare di merda.
Ti teneva vivo, ti teneva concentrato. Rendeva il vostro schiavismo meno opprimente con il suo perpetuo parlare, blaterare del nulla, di progetti, di sogni, di stronzate. A volte tu e Nappa volevate buttarlo giù a calci dall'astronave, pur di non sentire più la sua voce petulante.
Solo troppo tardi – giusto di recente - ti sei accorto che il mal di spazio che ti tormenta da anni in astronave è il troppo silenzio che lui si è lasciato dietro.
Sospiri e senti la gola che gratta, chiusa, contratta. Alzi lo sguardo e lui è ancora lì, mani dietro la testa, lo sguardo basso. Nessun entusiasmo, nessuna parlantina insopportabile.
Ma poi... poi lo guardi meglio. I suoi occhi sono... concentrati?
Il cuore ti balza in gola quando ti ricordi che lui fosse il figlio di puttana migliore della galassia. Il più scaltro, il più bastardo di tutti.
I tuoi muscoli scattano in modo impercettibile ma lui lo nota, alza di poco lo sguardo e ti fissa, nessun altro se ne accorge.
Basta un secondo, e lui sa già che tu hai capito. Al contrario di venti anni fa, tu hai imparato a manifestare soddisfazione. I tuoi occhi si illuminano e il tuo labbro si solleva appena quando provi a sorridere. Lui non se lo aspetta, vedi il suo volto cambiare. Apre la bocca, ma non dice nulla.
Annuisci e Radish stringe le labbra, poi torna a fare il figlio di puttana.
L'unico figlio di puttana che sai che potrebbe tirarvi fuori da qui.
Non puoi dire nulla, ovvio. Questo posto pullula di telecamere anche se non le puoi vedere, quindi dovete agire in fretta, senza fare intendere le vostre intenzioni. Quindi aspetti, aspetti, aspetti. Ogni tanto lo osservi concentrato, con la lingua tra i denti e gli occhi fissi davanti a sé.
Nappa cammina, Kakaroth sospira, tu attendi e fai finta di niente.
Sei impaziente, il tuo piede inizia a ballare, tamburelli con le dita sul pavimento e ti ricordi che quando lo fai Bulma ti rimprovera. Tenti di non farlo, non ci riesci.
Fino a quando Radish finalmente si alza. E quando lui lo fa, lo fai anche tu. Gli altri sembrano incuriositi dal suo ghigno, ma tu hai occhi solo per quello che lui tiene tra le dita. Impercettibile, troppo piccolo per essere visto dalle telecamere.
«Beh, cosa c'è da ridere tanto? Hai pensato a un piano?» gli domanda Nappa, che oramai sembra aver perso tutte le speranze - insieme alla voglia di avere a che fare con tutti voi.
«No» replica Radish con fermezza, poi ghigna di nuovo. «Perché per vostra fortuna utilizzo meno tempo per pensare e più tempo per... agire» si porta entrambe le mani al collare e lo sradica senza troppa difficoltà, dato il lucchetto oramai aperto.

Nappa sobbalza, Kakaroth strabuzza gli occhi. «Ma come cavolo...?!»
Sorridi quando Radish mostra tra le dita un piccolo ferretto che poi incastra di nuovo alla banda rossa – quella che tiene legata al braccio. Quel mentecatto ha sempre avuto i capelli troppo lunghi, nei pianeti afosi ha sempre avuto il bisogno di legarli. Forcine, fermagli, elastici che lo facevano sembrare ridicolo. Gli stessi fermagli che ricordi ha usato in una vecchia missione di basso profilo, quando con maestria ha scassinato un caveau con chiavi d'accesso a programmi segreti. Non avevi mai capito come avesse fatto, e di sicuro non tenti di capire ora come sia riuscito a forzare un collare con la serratura dietro il collo, senza guardare, senza tentare di farsi scoprire. Ma è Radish. Inutile farsi troppe domande.
Lui apre e chiude i palmi, rinvigorito di nuova forza, nuova energia. Quando eravate giovani non hai mai percepito il suo Ki, non avevi ancora imparato a farlo. Ora che lo senti per la prima volta, ti sembra famigliare.
Senza perdere tempo Radish allunga una mano verso di te e capisci le sue intenzioni, indietreggi e lo lasci fare. Un raggio bluastro si infrange contro il vetro, ci vuole qualche secondo ma riesce ad aprire un varco. Poi fa lo stesso contro la cella di Nappa e corre da lui.
Lo osservi mettergli le mani al collo e forzare il collare: senza l'inibitore di potenziale è piuttosto semplice aprirlo senza doverlo scassinare. Con un tintinnio il collare cade al suolo, spezzato in due.
Nappa si tasta il collo, riesci a percepire anche la sua energia. È diversa da quella di Radish, ma puoi riconoscerla. Di sicuro è più forte.
Li osservi guardarsi negli occhi e scorgi in Nappa qualcosa che un tempo avresti chiamato debolezza, ma che ora riesci a comprendere.
«Moccioso, non dovrei dirlo, ma mi mancavano le tue idee» grugnisce. Sai che gli è mancato lui, non solo le sue idee. Sai che quando Radish è morto Nappa ha provato dolore, ma ha fatto di tutto per nascondertelo per non risultare debole, per non essere giudicato. Sai che lui voleva resuscitarlo e tu non gliel'hai permesso perché eri troppo, troppo orgoglioso, troppo assetato di sangue, troppo anestetizzato.
Ti rifiutavi di cedere ai sentimenti e odiavi che gli altri lo facessero ma, ora che vedi l'ombra di un sorriso sul volto di entrambi, capisci quanto tu sia sempre stato stupido.
«Libera Kakaroth, io penso a Vegeta. Facciamo in fretta» gli dice Radish, con una pacca sulla spalla.

Sussulti quando pronuncia il tuo nome e poi cammina verso di te. L'istinto è di indietreggiare, non ne capisci il motivo. Non hai paura di lui, ma hai paura del suo giudizio. Pianti tuoi piedi a terra e ti costringi a rimanere immobile, persino quando lui si avvicina e oramai ce l'hai davanti.
Riconosci il suo odore ed è forte, perché ha ancora la coda, a differenza tua. Riconosci le sue lentiggini da terza classe e riconosci quella sensazione schifosa di sentirti troppo basso in confronto a lui, che ti costringe ad alzare il collo per poterlo fissare.
D'improvviso sei di nuovo su quel pianeta ghiacciato, quando vi siete guardati un'ultima volta. Anche lui è lì. Lo capisci perché stringe i pugni e non mantiene fede al suo proposito di voler fare in fretta. Senti il tintinnio del collare di Kakaroth a terra, ma lo ignori.
Rimani fisso su Radish, che ti guarda come se volesse strangolarti e tu lo guardi come se non avesse il diritto di volerlo fare. Invece ce l'ha.
«Che c'è, mi vuoi colpire?» lo provochi, senti il suo Ki traballare. Ringrazi il cielo che lui non sappia percepire il tuo.
«Non sono così codardo da farlo quando non puoi reagire» mormora e finalmente agisce. Ti mette le mani al collo e il tuo istinto è di cacciargliele: non gli hai mai permesso di toccarti. Ora però sai che è necessario e provi a ignorare le dita ruvide sulla tua giugulare, quando esercita trazione. Con uno scricchiolio il collare si spezza e non domini il tuo istinto, gli afferri entrambi i polsi appena capisci che il tuo Ki è tornato, li stringi e ringhi, prima che lui possa colpirti sul serio. Anche se non ti farebbe alcun male al suo livello, e lui lo sa. Si avvicina, ti soffia in faccia e arriccia il naso. «E non sono nemmeno così sciocco da farlo quando invece puoi reagire».
Gli spaccheresti la faccia. In passato lo avresti fatto o almeno lo avresti minacciato, di fronte a tanta insolenza. Invece gli domandi sincerità.
«Ma lo faresti, vero? Vorresti».
«Sì, vorrei. Ma non cambierebbe niente» ammette infatti. Non ha paura di te, non ne ha mai avuta anche quando avrebbe dovuto averne.
«No, non cambierebbe» replichi, tra voi c'è un palmo e ventun anni di silenzio.
Quasi lo vorresti tu, che ti colpisse. Quasi vorresti che lui fosse abbastanza forte da tenerti testa e prendersi la sua vendetta, che questo bastasse per sfogare tutta la sua rabbia. Invece sai che non potrà mai prendersi vendetta fisica alcuna su di te, e continuerà a guardarti come se tu fossi il peggiore degli stronzi. E lo sei stato.

A ricordarvi che non siete solo voi due, però, un acuto allarme inizia a suonare. Siete stati scoperti, non vi è dato sapere da chi. Probabilmente Freezer ha piazzato delle guardie.
«Ehm, scusate, potete ringhiarvi in faccia più tardi?» interviene Kakaroth, allarmato, e con un gesto secco molli la presa sui polsi di Radish.
Gli altri sono lì accanto a voi e non li avevi nemmeno visti. Le tue priorità tornano socialmente accettabili e comprendi che dovete andarvene di lì il prima possibile. Lanci un'occhiata a Kakaroth e lui comprende al volo; si porta le dita in fronte e chiude gli occhi, ignora gli sguardi straniti degli altri due.
«Kakaroth, puoi sentire qualcuno?» gli domandi, quando lo vedi corrugare le sopracciglia per lo sforzo.
«No, accidenti! Sono tutti troppo lontani» si arrende e fende l'aria con un pugno a vuoto. «E Freezer deve già aver oltrepassato la soglia dell'Universo Sei. Non posso percepirlo oltre il confine».
Come prevedibile, quel dannato pianeta Tōmok è troppo lontano dal vostro sistema solare, e i vostri orologi e telefoni sono stati sequestrati al momento della cattura. Se solo riusciste a contattare Bulma, potreste chiederle di mandare Whis da voi per fare più in fretta, ma non potete aspettare. Prima ve ne andate da questo schifo di posto, meglio è.
«Dannazione, dobbiamo trovare un'astronave, varcare anche noi la soglia e fermarlo» ruggisci.
«E in che altro modo pensavate di spostarvi, scusate?» domanda Radish.
«Teletrasporto» rispondete tu e Kakaroth, all'unisono, senza troppa enfasi. Giusto per aggiungere una nuova dicitura alla lista delle cose di cui lui e Nappa non sono a conoscenza.
Radish apre la bocca e scuote la testa. «Ok, devo davvero smetterla di fare domande. Andiamo fuori dalle palle!»
E, detto ciò, insieme aprite un varco fino al centro della stanza. Nappa apre il palmo e forza un Ki-blast nel pavimento e, come prevedibile, da dove se ne è andato Freezer si apre un passaggio buio.
Prima di potertici addentrare, però, non puoi fare a meno di notare che lo sguardo di Kakaroth è diretto altrove. A Broly.
Deglutisci. In un'altra occasione avreste portato via il suo cadavere e l'avreste seppellito in attesa delle Sfere del Drago. Ma non potete farlo, e sai che a Kakaroth fa più male che a te.
È un idiota, ma è un idiota che ci tiene a queste cose. Lo ha fatto anche con te, quando ancora non eri nessuno per lui se non un assassino.
«Lo riporteremo in vita presto» mormori, ma tanto sai che Radish e Nappa ti hanno sentito. Il loro sguardo si indurisce, non controbattono, ti osservano e basta.
«Sì...» risponde Kakaroth, ma non ti guarda. Gli metti una mano sulla spalla e lo esorti a farlo. I tempi di repulsione e riluttanza nei suoi confronti sono belli che andati.
«Ok?» gli domandi. Lui sospira, poi si convince. Ti sorride in modo forzato, ma lo fa per ringraziarti. Sai che gli passerà presto.
«Ok. Andiamo».
Ti costringi a ignorare lo sguardo stupefatto di Radish, quando ti vede comportarti come uno che una volta avresti definito debole, quando scopre che sei in grado di essere un amico. Ciò che per lui non sei mai stato, ma ciò che lui è stato per te.



Vi lasciate scivolare in volo nel cunicolo, l'allarme rimbomba, luci rosse si mescolano in fondo al tunnel. Tu e Kakaroth vi lanciate un'occhiata, perché voi li sentite. Sono più di cinquanta, e stanno aspettando solo voi. Arrestate la vostra corsa e frenate gli altri due.
«State qua» ordini perentorio, sai già che le reazioni non saranno compiaciute.
«Ma-»
«Fidati, Nappa. Se non volete tornare già all'Inferno, state qua».
Radish e Nappa ti guardano in cagnesco, ma poi annuiscono. Sarebbe da sciocchi farli combattere contro nemici che negli anni si sono potenziati, mentre loro sono rimasti indietro. Seppur vero che i soldati di Freezer sono spesso delle mezze cartucce, hai prima bisogno di testare il livello di quei due, prima di metterli sul campo.
Lanci un segnale a Kakaroth e insieme precipitate giù in fondo al cunicolo, una grossa stanza scura e circolare si apre di fronte a voi e, tra le luci rosse al neon, i soldati dell'esercito vi attendono con i blaster spiegati.
«FERMI DOVE SIETE!» qualcuno urla. Ignorate l'avvertimento e vi fiondate nella folla.
Ci vuole così poco, per voi, sconfiggere tutti quei soldati. Non puoi fare a meno di ricordare quando eri piccolo, quando eri bambino e temevi di essere sconfitto da loro. È tutto così lontano che non ti sembra nemmeno la tua vita, ma lo è stata. Eri sotto un impero di terrore e sei sopravvissuto abbastanza a lungo da esercitare tu terrore all'impero.
E sai che in qualche modo è anche merito di Kakaroth, ma non lo vuoi ammettere. Ti limiti a combattere al suo fianco, ora che avete imparato a farlo. Ora che vi supportate e vicenda e non vi mettete più i bastoni tra le ruote, ci impiegate meno di due minuti a fare piazza pulita.
«Via libera!» dice Kakaroth e, quando Nappa e Radish levitano fino al centro della stanza, osservano la scena con sbigottimento.
Non lasciate loro tempo di riflettere e cercate l'uscita, ma non avete la più pallida idea di dove vi troviate. Non ci sono finestre, in quel luogo, non sapete nemmeno se siete sotto terra o su un alto grattacielo. Niente di niente. Ogni tanto qualche scienziato – nativo – compare all'orizzonte e alza le mani in segno di resa, sintomo che oltre a un gran cervellone non posseggono alcuna capacità combattiva.
Percorrete cunicoli in lungo e in largo, ogni tanto qualche plotone di soldati salta fuori per arrestarvi, ma non rappresentano un problema. Ogni colpo e ogni combattimento è però motivo di stupore per gli altri due.
Ti senti come un criceto in un esperimento scientifico e il tuo desiderio di far saltare in aria tutto cresce esponenzialmente a ogni piano senza uscita. Ma, proprio quando stai per fare fuoco e fiamme, una porta grigio perla si apre di fronte a voi.


 


Rimani senza fiato nel vedere la lunga distesa di asfalto a ridosso di un lago di magma, e ti domandi quale pazzo scriteriato possa avere costruito un attracco portuale in un posto così inospitale. Quando uscite di corsa, ti rendi conto che foste in una torre alta fino a nuvole arancioni cariche di elettricità. La schiera di astronavi parcheggiate sulle piattaforme è lunghissima e non si vede la fine, mentre altre sono già in volo a presidiare i cieli di Tōmok.
Vi attaccano da destra, da sinistra, dall'alto mentre correte alla ricerca di un mezzo di trasporto decente. Spari attacchi alla rinfusa sperando di colpire qualcuno, ma il risultato è solo un gran polverone nel quale venite accerchiati. Senza pensarci nemmeno, Kakaroth si trasforma in Super Saiyan e fa balzare tutti lontano, polvere compresa.
Lo maledici, lo vorresti strozzare con le tue stesse mani, ma cerchi di mantenere una calma che non ti appartiene, perché avete problemi più grandi.
«Kaioh santissimo, Kakaroth!» lo ammonisci e gli gesticoli in faccia, nevrotico.
«Cosa? Che ho fatto?!» cinguetta, innocente. Si accorge troppo tardi che Radish e Nappa sono diventati dello stesso colore del latte, nel vedere quella trasformazione. E quindi lo scemo inizia a ridacchiare e sproloquiare, noncurante di un altro plotone nemico in avvicinamento sulla lingua d'asfalto. «Ah! Uh, oops, ragazzi. Ecco, sì... niente leggende, questo è il Super Saiyan! Cosa vecchia e superata oramai, ce ne sono di livelli più alti! God, Blue, Evolution, Ultra Istinto, chissà poi! Non temete: potrete raggiungerlo anche voi con l'allenamento! La vera domanda è... Nappa, tu che non hai i capelli, saranno i baffi a diventare biondi?»
«ARGH!» ringhi e lo prendi per un orecchio per trascinarlo altrove, fino a quella che sai potrebbe essere uno dei modelli più veloce di astronave attualmente in commercio.
«Che ho detto di male?!»
«Stai» atterri tre soldati con un colpo solo «zitto».
Lo lanci sulla piattaforma di ingresso e rimani indietro per far salire Radish e Nappa che, ancora troppo allibiti, hanno smesso di prestare attenzione ai colpi di blaster che giungono da lontano. Metti fine a un altro plotone con un Final Flash e doni un po' di tempo alla squadra, poi salite di corsa fino alla sala comandi.
L'astronave è grande, la cabina di pilotaggio vi ospita tutti e quattro, anche se due di voi sono grandi e grossi. Pochi pulsanti, solo un grande schermo piatto che sovrasta il sedile del guidatore e il volante.
Non ti soffermi tanto su quel nuovo tipo di tecnologie, sei inevitabilmente attratto dall'espressione dipinta sul volto di Radish - che ti ricorda tanto quelle di Goten e Trunks quando li hai portati per la prima volta al Luna Park.

«Urcaaa, ma questo modello lo sai guidare, Vegeta?» domanda Kakaroth.
«Potrei, ma...» ti mordi la lingua, ti penti di aver fatto scivolare un implicito che sai che potrebbe dare via a un'insopportabile pantomima, eppure... eppure sai che Radish muore dalla voglia di provare un nuovo modello di astronave. È sempre stato appassionato e, non fatichi ad ammetterlo, è sempre stato un buon pilota. Spericolato, certo, ma un buon pilota.
Ancora una volta Radish ti guarda e tra le ciglia ha due occhi indecifrabili.
«Non so se prenderla come un'ammissione della mia superiorità in quanto a pilota, o un tentativo di tregua, oppure u-»
«Potresti solo...?» lo interrompi. È un invito a sedersi e portare tutti via da qui. Vorresti strozzare anche lui, pur di farlo smettere di fissarti in quel modo. L'imbarazzo che provi non è paragonabile a null'altro, nemmeno al giorno in cui hai ammesso a te stesso che Kakaroth è un tuo amico.
Per fortuna Radish molla la presa al tuo stomaco, alza gli occhi al cielo e con fare spocchioso si scrocchia le dita. Fuori dall'astronave, nel frattempo, si odono esplosioni. Forse qualcuno sta tentando di attaccarvi dal cielo.
«Ok, ok. Ci penso io! Reggetevi!» annuncia, poi balza sul sedile del guidatore e in quattro e quattr'otto riesce a mettere in moto quest'affare. Nonostante nessuno gli abbia insegnato come, se la cava con la nuova tecnologia come se la stesse usando da sempre. Perché, come dimenticare, è il miglior figlio di puttana del cosmo anche nell'uso dell'informatica.
L'astronave si solleva a gran velocità, plana verso l'atmosfera con una manovra tutt'altro che in sicurezza. Non avete nemmeno fatto in tempo a sedervi e allacciarvi le cinture.
«WHAAAH!» urla Kakaroth. Lo afferri per la collottola prima che si ribalti all'indietro. A differenza del fratello, sai che non gradisce viaggiare in astronave. Più per noia che per paura, ma c'è anche da dire che non ha mai viaggiato sotto la guida spericolata di Radish.
E infatti lo vedi diventare verde, quando due grosse astronavi vi vengono incontro e Radish non fa assolutamente nulla per evitarle. O almeno così sembra.
«Vira, vira, per tutti i Kaioh!» grida Nappa, affrancato con le unghie a un comparto superiore.
Radish attiva la manovra all'ultimo e passa in mezzo alle astronavi in posizione verticale. Rischiate di ribaltarvi, dai vani portaoggetti cadono attrezzi non identificati. Quando tornate in asse, Radish ridacchia. «Ehi, ho tutto sotto controllo!»
«Non mi era mancata la tua guida, moccioso!» borbotta Nappa, mentre prova a rimettersi in piedi.
«Suvvia, ho portato il tuo grosso culo in salvo tante di quelle volte che-»
«C'È UN CACCIA!» urli e punti il dito, ma non fai in tempo a dirlo che i blaster dell'astronave lo disintegrano in mille coriandoli.
«C'era» puntualizza Radish. «Ripeto: è tutto sotto controllo».
Un colpo alla coda dell'astronave vi fa traballare.
«Radish!» ringhia Nappa a denti stretti.
«Non è colpa mia se ci sparano!» Un altro colpo vi fa perdere l'equilibrio, e Radish accelera verso l'atmosfera. «MERDA, MERDA!» Il rombo di motore è assordante, le virate ti mettono il voltastomaco e pensi che potresti vomitare ancor prima che lo faccia Kakaroth, che oramai è bianco come la prigione in cui vi siete svegliati. «Tenetevi forte, tento un salto iperspaziale!» annuncia Radish.
Sai che farlo all'interno dell'atmosfera di un pianeta è rischioso, ma lo fa comunque. O così o niente, del resto.
L'astronave schizza in avanti, dal muso puoi scorgere delle scintille dell'impatto, poi d'improvviso un vortice vi avvolge e la gravità ti sospinge all'indietro.
Tu, Kakaroth e Nappa vi ritrovate tutti e tre a terra, sul fondo della cabina di pilotaggio, uno addosso all'altro. E tu ovviamente sei quello sul quale gli altri sono spiaccicati.
Fatichi a respirare e te li scrolli di dosso con un grugnito, ma siete talmente stremati da non riuscire nemmeno ad alzarvi. Mentre Radish, beh... lui si volta verso di voi fresco come una rosa, con un gran sorriso stampato in faccia. E finalmente lo riconosci: il ragazzino che vi scorrazzava in giro per le galassie.

«Beh... è andata bene, no?» domanda.
Dal comparto portaoggetti superiore cade uno stivale dritto sulla testa pelata di Nappa.
Ignori la voglia di lasciarti morire lì per terra e ti alzi. «Dove siamo?» Ti avvicini allo schermo e Radish apre subito la mappa interstellare.
«Mmh. Secondo i miei calcoli, il confine dell'universo conosciuto è proprio qui. Circa quindici ore di viaggio, ma dobbiamo fermarci a fare carburante... qui?» ipotizza, e punta la rotta verso un attracco portuale sconosciuto. «Ma come diavolo si fa ad attraversare il confine? Chi ha provato ad avvicinarsi alla membrana di fine mappa è rimasto incenerito».
Ed era quello il motivo per il quale nessuno era mai riuscito ad andare oltre i confini universali conosciuti e tutti credevano che l'universo fosse uno solo. Ma quello era prima del Torneo del Potere.
«I Dodici Universi sono una scoperta umana degli ultimi anni, prima solo gli Dei potevano muoversi tra le membrane. Le nuove astronavi invece sono state progettate apposta per il salto infrauniversale. E questo modello è il più recente, immatricolato anno 781, quindi possiamo farcela» spieghi e ti chini in avanti per aprire la funzionalità vicina al salto nell'iperspazio. «Eccolo qui».
Una schermata si apre sulla mappa dei Dodici Universi e sulla nuova modalità di navigazione, che attualmente risulta però non disponibile. Siete ancora troppo lontani dalla membrana per poter oltrepassare il confine.
Radish osserva la mappa a bocca aperta. «Che... grandissima... figata!»
Nei suoi occhi scorgi l'entusiasmo di quel bambino di nove anni al quale era appena stato dato il permesso di guidare. Trattieni un sorrisetto, perché la tua coscienza frena bruscamente.
«Ad ogni modo, dobbiamo contattare subito la Terra, così Bulma potrà mandare Whis da noi e risolvere la faccenda in modo più veloce. Prima raggiungiamo Freezer, meglio è».
L’astronave di Freezer è immensa, i serbatoi del salto iperspaziale fin troppi. Il fatto che abbia già oltrepassato la barriera tra gli universi rende quasi impossibile riuscire a raggiungerlo in tempi brevi, con l’astronave che avete.
«Non so di chi tu stia parlando, ma... sono spiacente. A quanto pare gli attacchi subiti in fase di decollo hanno danneggiato l'antenna radio. E anche il sistema idrico di scorta, ma dettagli» annuncia Radish, esaminando l'origine di due grossi simboli rossi apparsi sul pannello di controllo.
Imprechi con la lingua tra i denti. Ovvio che, tra tutto, gli attacchi nemici abbiano danneggiato proprio ciò che vi avrebbe portati a risolvere la faccenda al più presto. E invece no. Sarai costretto ad affrontare i tuoi fantasmi per chissà quante ore, ancora. Nella speranza che sull'attracco portuale ci sia anche un meccanico con dei buoni pezzi di ricambio.

Nappa si avvicina a voi. «Un momento, mi state dicendo che stiamo andando a prendere Freezer? E come diavolo abbiamo intenzione di sconfiggerlo?» domanda, perplesso.
Kakaroth, che finalmente sembra aver assunto un colorito più umano, riesce ad alzarsi da terra e caracollare nella vostra direzione. Si lascia cadere sul sedile e temi davvero che prima o poi possa vomitare anche il pranzo di domenica scorsa. «Beh, non ha raggiunto il potere divino, quindi anche se si è allenato negli ultimi anni sicuramente possiamo farcela. Mal che vada possiamo fonderci in Gogeta, no?»
«Fondervi in che?» domandano Nappa e Radish.
Getti indietro la testa e ti arrendi. «KAKAROTH, PER L'AMOR DEL CAZZO!»
«Ok, ok...» gesticola Radish, per mantenere la calma. «Facciamo pace col cervello e ammettiamo che tutto questo non abbia senso. Ma abbiamo cinque ore prima di giungere all'attracco per i rifornimenti. Direi che è il caso che ci raccontiate una bella storia».
Ha fin troppo senso. Così tanto senso che sarebbe vano ogni tuo tentativo di fuga, a quel punto. E sarebbe stupido lasciare a Kakaroth l'intero resoconto di ventun anni, perché sai che sarebbe a dir poco approssimativo – grande eufemismo.
Il momento della verità è giunto, e tu non sei affatto pronto ad affrontare il giudizio. Ma è tuo dovere donare una totale sincerità che hai sempre negato loro - che erano tutto ciò che rimaneva del tuo popolo. È tempo di rendere onore a tua madre e dimostrarti un sovrano degno di fiducia, come lei avrebbe voluto.
«Bene. Mettetevi comodi, allora. Mi chiedo solo se possano bastare, cinque ore».

 



 
Continua...

Riferimenti:
-I due ricordi in corsivo sono entrambi presi e copiati paro paro da Mercenari.
-Guidare bene e di scassinare abilmente sono dei miei headcanon per Radish, presenti sia in "Across the unvierse" che in "Mercenari". Così come il fatto che Vegeta si appelli a lui come "il miglior figlio di puttana del cosmo". 
-Il pianeta Tomok è ispirato al pianeta Mustafar di Star Wars - come si può vedere nella foto di metà capitolo.
-Non ricordo se ci fossero modalità precise di viaggiare tra gli universi (a parte con gli Dei) ma, contando che prima di DBS non si sapeva nulla, ho deciso di architettare la storia del salto infra-universale e le astronavi in grado di passare attraverso le membrane. 
-La meravigliosa fanart di fine capitolo è stata disegnata per me dal bravissimo Giosuè Graci.

 
ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
I nostri eroi e anti-eroi ce l'hanno fatta a fuggire da Tomok. Ovviamente ci sono state delle conseguenze (oh toh, che caso, proprio al sistema di comunicazione, così che debbano cavarsela da soli senza aiuti divini, LOL). E ora... tutti alla ricerca di Nemo- ehm, di Freezer. Che comunque non è il problema numero uno in questo momento, per Vegeta.
Nappa e Radish capiranno le sue scelte di questi ventun'anni? Sapranno perdonarlo? E Goku e Radish riusciranno a trovare punti in comune per costruire un legame di fratellanza? 
Spero che la storia vi piaccia e che siate curiosi per quello che accadrà.
Prima di salutarvi voglio ringraziare di cuore Giosuè, come sempre, per avermi dedicato il suo tempo per dare colore ai miei personaggi tanto amati. Ti abbraccio forte!
A domenica prossima!
Grace

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Capitolo 4
*** Origini ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 4
Origini



Ti guardano. I loro occhi hanno cambiato espressione un centinaio di volte, durante le scorse tre ore.
Hai scorto ammirazione, sgomento, rabbia, compiacimento, tristezza, malinconia, tensione, paura, confusione, invidia, coraggio, stupore.
Tre ore per raccontare ventun anni di storia, tre ore in cui la fortuna è stata avere Kakaroth accanto che - nonostante i suoi sbadigli - è intervenuto più e più volte per riequilibrare le prospettive. Per raccontare delle tue ricadute al lato oscuro - e l'ha fatto con molta più leggerezza di quanto avresti fatto tu.
"Sei sempre troppo severo con te stesso" ha detto più volte. Lo sei, anche se mascheri tutto sotto una facciata. Sono finiti i tempi in cui ti reputavi il migliore. Hai perso la corona oramai troppi anni fa, e ora il tuo giudizio di te stesso vacilla sempre più verso l'odio per quello che sei stato. Combattimento a parte, s'intende. Delle tue capacità combattive sei sempre tanto fiero.
Nappa e Radish hanno ascoltato tutto con attenzione, i “cosa?!” e i “ma che cazzo!?” a intervallare i vostri racconti.
E ora stanno lì, in silenzio, a guardarti come se fossi un alieno - e lo sei - o un estraneo - e oramai per loro sei. Qualcuno che non conoscono, come se il Vegeta del quale si ricordavano fosse morto. Vorresti dirgli di ringraziare il cielo, di ballare sul cadavere di quello che eri.
Invece loro ti guardano, stanno in silenzio, sostano alla parola fine, a quel punto tutto nero in quello spazio tutto bianco in cui vi siete ritrovati a collidere di nuovo, per la prima volta dopo ventun anni.
Sai che si sono accorti di non essere più le due persone che ti conoscono meglio, ma le due persone che ti conoscono meno. Stanno lì, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, mentre l'astronave ronza e vi riempie la testa.
Vorresti scappare, ma ti senti incollato al sedile, intrappolato, pesante seppur svuotato.
Ora sanno tutto, e sono senza parole.

«Dubbi? Domande?» interviene Kakaroth, forse imbarazzato dal troppo silenzio.
«Di dubbi ne dovrei avrei a palate, sulla veridicità di tutto questo» dice Nappa. Radish invece è silente, continua a guardarti.
«Credo di avere bisogno di dormirci sopra» dice infine. Tutti e tre lo guardate alzarsi e sparire dietro le porte della cabina di pilotaggio.
E tu sai che non dormirà davvero. Nemmeno tu lo farai.


 


L'aria ti sferza in faccia, i granelli di sabbia pungono come schegge di vetro. Avevi sperato di approdare su un attracco portuale meno inospitale, ma è tutto ciò che si vedrà nell'arco delle prossime ore. Mos Eisley. L'ultimo grande porto dell'Universo Sette.
Lo hai riconosciuto: c'eri già stato. C'eravate già stati insieme, durante una missione di ricognizione. Avevi nove anni, e quel posto è rimasto uguale: una landa deserta di schiavisti e prostitute, meccanici incompetenti, poche risorse e nessun pezzo di ricambio per astronavi. Niente di appetibile da mettere sotto i denti, solo della brodaglia di pane raffermo e acqua che sa di ruggine. Meglio che niente, dato l'allenamento a cui vi state sottoponendo.
Avete scelto di allenarvi a coppie per almeno un paio d’ore, per testare l'effettivo livello combattivo di Radish e Nappa. Ancora ti pesa sulla gola quel sospiro di sollievo, quando Kakaroth ti ha tolto dall'inghippo e ha scelto di allenarsi con suo fratello. Non che con Nappa tu non abbia conti in sospeso, ma combattere faccia a faccia con Radish sarebbe stato persino peggio, se possibile.

E quindi siete lì, a sollevare sabbia e polvere da quel deserto, a fendere l'aria rarefatta con pugni, calci, attacchi ben calibrati. Nappa ti guarda con espressione arcigna mentre tenta di attaccarti e non ci riesce. È debole rispetto a te, non riuscirebbe a torcerti un capello. Il suo Ki è frammentato, disordinato, i suoi metodi d'attacco approssimativi proprio come li ricordavi, poco aggraziati. Mentre con una rondata schivi un altro attacco riesci a calcolare le sue mosse successive.
Grugnisce, ci riprova, è sempre stato testardo. E, a dirla tutta, lo ricordavi molto più scarso. Sei pronto a scommettere che con pochi mesi di allenamento intensivo possa raggiungere il livello del Super Saiyan, ma ti ritrovi a pensare che forse non sarà disposto a sottoporsi ai tuoi allenamenti. Ti domandi cosa accadrà, una volta finita la vostra missione. Cosa ne sarà di loro? Cosa faranno?
I tuoi occhi sferzano su Radish, in lontananza, percepisci l'amaro sulle papille gustative. Lo guardi combattere contro Kakaroth, caparbio. Il suo stile di combattimento è esattamente come lo ricordavi: molto più elegante di Nappa, molto più scaltro seppur più debole. Ma in questo combattimento percepisci rabbia, dolore, il suo volto non è impertinente, non è beffardo. I suoi occhi sono iniettati di un odio che non gli appartiene, e sai che la colpa ricade su di te almeno tanto quanto ricade su Freezer. Anche se in questo momento se la sta prendendo con Kakaroth.
Un dolore sordo allo zigomo ti fa rinsavire. Nappa ti ha colpito con un pugno, fai tre passi indietro. Ti sei distratto. Lo guardi e lui non sorride, non gongola per averti colpito, sa che ci è riuscito solo perché avevi la testa altrove. Ti guarda come se capisse cosa ti ronza in testa, ti domandi se riesca davvero a farlo, come quando eri un bambino piccolo, ti mancava casa e lui ti proponeva di allenarti per farti distrarre. Quando fingeva di non vedere i tuoi occhi lucidi di rabbia e rancore – perché sapeva che non gli avresti perdonato parole di conforto – e solo ti proponeva di lottare.
«Beh? Continuiamo o no?» dice infatti.
Stringi le labbra a quella conferma. Nappa sembra stupido ma ti capisce, anche se non sa che in questo momento tu gli perdoneresti invece qualsiasi parola di conforto, perché sei cambiato e tutto quello che vuoi è che ti dicano “ok, basta col rancore, capiamo perché hai fatto tutto questo”, ma sai che non è possibile. Non ti perdoneranno mai.
«Devi imparare a percepire i Ki senza lo Scouter» tagli corto, prima che le paranoie ti lambiscano un'altra volta.
Nappa arriccia il naso aquilino.
«E come si fa?»
Ricordi che per te non è stato facile, perché nessuno te l'ha spiegato. Ricordi frustrazione di non saper fare qualcosa che Kakaroth riusciva a fare con naturalezza. Ma alla fine ce l'hai fatta da solo, non hai avuto alcun maestro. E poi sei riuscito a spiegarlo, a insegnarlo anche a Trunks.
«Chiudi gli occhi, concentrati e prova a percepire i miei movimenti, visualizzami nella tua mente» suggerisci.
Ci prova, ci riprova. I rumori della battaglia poco lontana lo distraggono, distraggono anche te. Ringhi e maledici Kakaroth che, al posto di insegnare a suo fratello qualcosa di utile, si sta concentrando sul dannato Kaioken.
Nappa non ti percepisce, ma lo vedi sussultare e dischiudere gli occhi a ogni cambio d'aria, a ogni esplosione proveniente dall'altra battaglia.
«Ho detto occhi chiusi!»
«Fosse facile!» ringhia.
Sai perché lo fa, perché fatica a mettersi in posizione di svantaggio visivo. Sai che è un riflesso incondizionato, perché non può fidarsi di te. L'ultima volta l'hai ammazzato.
Provi a muoverti più piano, calibrare meglio la forza così che possa percepirti, ma una forte detonazione distrae entrambi.

Senti gridare Kakaroth dalla lontananza, mentre para gli attacchi di suo fratello. Radish urla di rabbia, di rancore, ha gli occhi iniettati di sangue. Ringrazi il cielo che Kakaroth sia troppo forte per lui, o l'avrebbe già disintegrato.
«Radish, con calma!» lo rimprovera. Ma Radish è una furia, prova a sferrare un altro pugno che nemmeno va a segno.
«Taci, pezzo di merda!»
Sgrani gli occhi, e comprendi che il tuo allenamento con Nappa è giunto al capolinea.
«Ma si può sapere cosa ti prende?» Kakaroth afferra un braccio a Radish, ma questo si divincola, paonazzo.
«Cosa mi prende? COSA MI PRENDE?» strilla, al limite della sopportazione. Lo hai visto così poche altre volte, ed era a causa tua. «Io ti detesto, Kakaroth! Non voglio che mi insegni nulla!»
Quasi ti si sembra di udire te stesso, la tua frustrazione dei tempi andati.
«Radish, frena, voglio solo aiutarti!»
Kakaroth para i suoi colpi con facilità, ma nei suoi occhi puoi vedere la paura, lo sgomento. Tu lo sai che ha pensato spesso al suo defunto fratello, si è posto spesso delle domande. Sai che anche se ogni tanto è un idiota, sotto sotto ha una sensibilità tutta sua.
«Avresti dovuto aiutarmi quando te l'ho chiesto tanto tempo fa!» urla Radish, sferrandogli un altro lampo di luce. «Ti ho chiamato fratello, una volta, e tu hai persino negato l'esistenza dei Saiyan. Mamma e papà ti hanno salvato dall'esplosione e tu hai negato tutto!»
Vedi Kakaroth impallidire, inciampare sui suoi stessi piedi per indietreggiare. Sai che non è pronto ad affrontare quello che Radish ha da dirgli. Non ha gli strumenti per farlo. Non ha mai voluto parlarne nemmeno con te.
«Salvato? Mi hai detto che sono stato mandato sulla Terra per distruggerla!» esala Kakaroth, ma Radish attacca ancora. Sai che ha bisogno di sfogarsi, di esplodere, per poter ritrovare la calma. Stavolta però ti domandi se riuscirà mai a calmarsi davvero.
«Ti ho spiegato ciò che facevano di solito i Saiyan, ma con te è stato diverso. Nostra madre ti ha spedito lì solo e unicamente per salvarti dall’imminente esplosione! E mentre io sono rimasto in giro a fare il mercenario, schiavizzato, torturato, tu eri in bambagia a goderti la quiete di un pianeta fertile! Dal primo secondo in cui sono arrivato mi hai guardato come se fossi una minaccia! Hai insultato la tua razza, sei partito prevenuto senza neanche provare a comprendere quanto la mia vita sia stata un Inferno. E quando ti ho chiesto di aiutarmi, unirti a noi e sconfiggere Freezer, tu mi hai ucciso!»
Nappa stringe i pugni accanto a te, al ricordo dei tempi in cui eravate Mercenari. Lui e Radish non hanno mai smesso di esserlo.

All'ennesimo spintone, Kakaroth reagisce e lo spintona a sua volta. È adirato anche lui, ed è una rarità da vedere. «Avresti dovuto dirmi le cose come stavano, al posto di venderti come il peggiore dei cattivi, rapire mio figlio e minacciarmi!» ringhia, sulla difensiva.
Tu e Nappa li guardate urlarsi in faccia, ma non osate neanche tentare di intervenire. Sai che solo loro possono spegnere quel fuoco divampante.
«Ci ho tentato, nemmeno mi hai ascoltato!»
«Bel tentativo quello di spaventare tutti i miei amici! Ti avrei aiutato, te l'ho già detto, se solo avessi perso un po' di tempo per spiegarmi le cose con le giuste maniere!» urla Kakaroth, mentre Radish prova ad attaccarlo ancora. Solleva la sabbia, i granelli si appiccicano addosso ai loro volti sudati.
«Erano le uniche maniere che conoscevo, razza di coglione! Ma evidentemente non ne valevo la pena, eh?» sibila, disgustato.
Ti irrigidisci, Kakaroth fa lo stesso. È un nervo scoperto, sai che Radish andrà a toccare proprio quello.
«Questo non è vero!» si difende Kakaroth.
Radish fa un cenno verso di te.
«Hai salvato lui. Perché non hai salvato anche me?»
Per uno con il cuore grande come Kakaroth, sapere di non poter salvare qualcuno è sempre stato motivo di sconforto, di frustrazione. Senti la sua energia diminuire, lo vedi arrendersi, smettere di difendersi.
«Radish...» sussurra solo.
«Mi hai lasciato marcire sotto terra e ti sei preso tutto» conclude lui, ma è esausto, gli sferra l'ultimo pugno e cade con le ginocchia sulla sabbia. Si arriccia, parla a testa bassa. «Non solo ti sei preso la vendetta contro Freezer, una vita piena di agi, il potere leggendario del Super Saiyan... ma anche il merito di ottenere l'amicizia e la fiducia di chi non conoscevi nemmeno!»
Questa volta sei tu a sussultare. Parla di te. Lo hai letto nei suoi occhi poche ore fa, durante il vostro riassunto, quanto gli desse fastidio sentirti dire che tu e Kakaroth siete amici, quando lui ha provato per anni a esserlo e tu non gli hai dato nemmeno un'occasione.
E, chissà come, anche Kakaroth sembra averlo capito. Ti scocca un'occhiata addolorata, breve, quanto basta per farti ingoiare acido, poi si inginocchia di fronte a suo fratello.
«Radish, mi dispiace!» Non lo hai mai sentito pronunciare queste parole.
«'Fanculo...» borbotta Radish, senza convinzione, esausto, con la faccia tra le mani.
Kakaroth si siede sui talloni, il suo volto è tagliato da un'espressione colpevole, seria. Sembra che dell'idiota non abbia più niente, e anche se oramai lo conosci ti stupisce sempre.
«Ho sbagliato, mi dispiace. Davvero, davvero tanto. Soprattutto ho sbagliato a insultare i Saiyan, ho capito troppo tardi quanto orgoglio, quanta sofferenza c'era dietro a questa storia. Io... urca, non sono mai stato tanto bravo in queste cose, a leggere tra le righe. Ci ho messo un po' persino ad accettare di essere un Saiyan. Non so nemmeno niente dei nostri genitori, ho sempre avuto paura a chiedere. C'è sempre stato qualcosa che mi frenava... sono stato un po' vigliacco, e ti chiedo scusa. Io nemmeno sapevo che loro mi avessero salvato».

Avverti i piedi sprofondare nella sabbia, vorresti essere inghiottito lì, perché sai che è troppo per tutti, troppo peso emotivo per degli alieni come voi, che le emozioni le avete sempre tenute nascoste in un cassetto buio. Quando vedi Kakaroth stringersi nelle spalle, con lo spettro dei suoi genitori che aleggia intorno a lui, ti penti di non avergli mai raccontato niente di loro, di non averlo costretto ad ascoltare. Dirgli quel poco che sapevi, quello che Radish ti aveva raccontato.
Perché, se lo avessi fatto prima, sarebbe stato Kakaroth stesso a prendere le sfere e resuscitare suo fratello, a volergli dare una nuova opportunità.
Quindi anche questo nuovo peso si aggiunge alla tua coscienza. La colpa ricade di nuovo su di te, per tutto quello che avresti potuto fare e non hai fatto.
Radish non alza lo sguardo dalle sue mani, ma anche da lontano percepisci il suo Ki tornare in equilibrio.
«C'è... nel mio vecchio Scouter c'era una registrazione... di nostra madre» riferisce, lugubre. Te lo ricordi ancora come se fosse ieri, quel messaggio. «Pochi istanti prima dell'esplosione. Lei diceva che nostro padre aveva avuto un presentimento, e allora ti aveva spedito via, lontano. Era felice che noi due non fossimo lì, che potessimo vivere. Poi la comunicazione si è interrotta, perché sono morti tutti. Tutti quanti».
La famiglia di Radish e Kakaroth era diversa dalle altre. Erano più buoni rispetto alla media.
Kakaroth serra la mandibola e stringe le labbra, quell'espressione ti uccide e al contempo ti fortifica. Lo rende più umano di quanto avessi creduto.
«Come si chiamavano?» domanda, e Radish finalmente alza lo sguardo. Sembra sorpreso, ma più tranquillo, ti senti in pace di conseguenza. Si guardano negli occhi, vedi la loro connessione, una scia luminosa sottile, impercettibile. Quasi la puoi vedere ripararsi, annodarsi laddove si era spezzata. Famiglia.
Glielo auguri, speri per entrambi che il loro legame possa fortificarsi.
«Gine... e Bardack».
Il sussurro di Radish si perde nel vento, ma Kakaroth lo afferra. Lo fa suo. Ora ha di nuovo delle origini, uno scopo per combattere davvero Freezer, per stare dalla vostra parte. Come avrebbe dovuto essere sin dal principio.
Insieme fate un balzo a ventun anni fa e atterrate in piedi.
Kakaroth distende una mano verso Radish e gli afferra la spalla, la stringe.
«Faremo in modo che avranno giustizia. Questa volta Freezer non la passerà liscia. Lo sconfiggeremo una volta per tutte. E lo faremo insieme... fratello».

La tua visuale traballa, strizzi gli occhi per ricacciare dentro le emozioni che vogliono uscire. Bulma te lo ha detto troppe volte che dovresti andare da uno strizzacervelli per gestire meglio quello che provi, ma stai procrastinando da tempo immemore. E quindi, quando vedi Radish circondare Kakaroth con un abbraccio stritolante, distogli lo sguardo e ti fossilizzi su due lune lontane. Ne sei felice, ma la dimostrazione che dai è compostezza, braccia incrociate al petto, cipiglio duro.
Sia mai far vedere al mondo che il tuo cuore batte come quello di chiunque altro. Hai concesso questo privilegio a poche persone, ti senti troppo esposto per farlo ora. Troppo vulnerabile per metterti di fronte a Nappa e Radish e chiedere scusa, dire loro quanto ti dispiaccia, fare ciò che ha fatto Kakaroth: un passo indietro.
Non sei pronto. Fuggi anche stavolta.


 


Sono trascorse altre tre ore, due salti interspaziali, tre pacchetti di cibo liofilizzato. Siete vicini alla membrana tra gli universi, ma è ancora troppo presto per avviare il salto. Tutto quello che vorresti è un bicchiere di sakè molto forte, ma tutto ciò che siete riusciti a comprare su quell'attracco è un liquore che sa di olio di motore. Per riuscire a dormire pochi minuti lo hai bevuto lo stesso e ora - oltre a un gran mal di testa - avverti la spiacevole sensazione di avere un ratto in bocca.
Ma, mentre Radish e Kakaroth sembrano ingranare lentamente verso qualcosa che può definirsi fratellanza, tu non hai aperto bocca per tutto il tempo. Il tuo silenzio non è pesato. In fin dei conti ti era già ben nota l'inclinazione di entrambi i fratelli di poter dialogare anche con i tronchi degli alberi, ma non ti saresti aspettato che Kakaroth potesse attaccare bottone anche con Nappa che, per quanto più socievole di te, non è mai stato uno di troppe parole.
E, se da una parte sei contento che finalmente quell'idiota abbia aperto le porte per conoscere meglio le sue origini, sei così egocentrico da chiederti cosa ci sia di così sbagliato in te, e del perché non sei mai riuscito a convincere Kakaroth a parlare dei Saiyan. Poi ti rendi conto che non sei proprio la persona più indicata per fare grandi discorsi, nemmeno la più accogliente.
Avete parlato spesso del niente, ogni tanto vi siete avvicinati all'argomento ma, ogni volta che si sfioravano corde troppo tese, Kakaroth cambiava soggetto del discorso. E tu non hai mai insistito.
Evidente che ci volesse Radish. O semplicemente che venisse a conoscenza di non essere stato abbandonato dalla sua famiglia, ma essere stato salvato.
Ma è quando ripercorrono alcuni dettagli di Vegeta-Sei che ti trovi in bilico se voler ascoltare o tapparti le orecchie. Quei ricordi fanno male e fanno bene. Ci sono odori della tua vecchia casa che ancora percepisci, i suoni, i sapori del cibo tipico, la voce di tua madre, i libri che sfogliavi seduto sul cornicione del palazzo. La vista dalla torre più alta, il lago azzurro e le lunghe distese di foreste lontane. Poi invece ci sono le cose che non hai mai vissuto, quelle che Radish raccontava e tu non comprendevi. La vita di terza classe, i cialtroni che vendevano pezzi di ricambio contraffatti, la folla nei bassifondi, le bische clandestine, le feste sotto i portici la sera, le bettole fumose. Un tempo le disdegnavi, oggi pagheresti oro per poter trascorrere ancora un giorno sul tuo pianeta e guardarlo con occhi diversi, senza corona.
Lo sguardo di Kakaroth è luminoso mentre Radish racconta, ridacchia quando Nappa aggiunge dettagli della vita da adulti, e ogni tanto ti guarda. Vorrebbe che tu partecipassi a quella conversazione, ma te ne stai in un angolo, un po' perché porteresti un contributo troppo austero, un po' perché sai che non saresti il benvenuto. Sono ore che Radish ti dà le spalle, non si è mai voltato. Lo fa solo quando, con un groppo in gola grosso come un asteroide, ti alzi per tornartene in zona cuccette a riposare. A far finta di dormire, a fare il sordo che non vuole sentire.
Lui ti guarda e si ammutolisce, indurisce lo sguardo, tu distogli il tuo. Esci dalla cabina di pilotaggio e valuti l'idea di bere ancora l'olio di motore per poterti tranquillizzare.

Apri con un pulsante il vano della tua cuccetta e ti ci siedi sopra, con le gambe a penzoloni. Il materasso è scomodo, ma hai dormito in posti peggiori. Sbuffi aria calda tra le mani e ti senti sull'orlo di voler piangere, ma la porta automatica si apre. Cacci indietro ancora tutto, deglutisci e speri solo che sia Kakaroth. Quasi ridi di te stesso, per una speranza tanto sciocca. Di solito avresti sperato il contrario, soprattutto perché un Kakaroth in astronave è mille volte più rompicoglioni di un Kakaroth a terra.
Invece è Nappa. Beh, almeno non è Radish.
Cammina ingobbito, è troppo alto per il vano delle cuccette, poi si siede in quella di fronte alla tua. Deve incurvarsi per non sbattere la testa su quella sopra, ma continua a guardarti. Incrocia le mani sulle ginocchia e sospira. La consapevolezza che non sia venuto qui per dormire ti ha già colto dal primo sguardo che ti ha riservato.
E ora ti fissa al buio con aria seria, occupa metà area con la sua mole, ma la occupa tutta con la presenza. Quando parla, non credevi avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
«Non posso certo chiederti di combattere, ora».
Comprendi quello che vuole dire. Capisci che è lì per parlare, non più per distrarti come quando eri solo un moccioso. Ora anche lui sa che sei cambiato, e che non lo metteresti più a morire nell'inceneritore di rifiuti alla richiesta di un dialogo.
Glielo devi. Sapevi che sarebbe giunto il momento di affrontare il discorso, quindi non scappi, rimani in silenzio. Accogli la sua richiesta solo con un sospiro. Ti fissi le scarpe in attesa di una recriminazione, ma le sue parole ti sorprendono.
«Ti perdonerà» dice.
Alzi lo sguardo di scatto. Non è venuto per parlare di se stesso. Ma per parlare di te. Di Radish. Apri la bocca ma non esce suono, lui non ti dà il tempo di replicare.
«Lo ha sempre fatto».
Non ne sei convinto, anche se apprezzi il tentativo. Tuttavia eri preparato ad altro, quindi non riesci a frenare la tua lingua.
«E tu?» domandi. Ti penti subito di averglielo chiesto.
Lui sembra sorpreso, ma poi stringe le spalle.
«Penso che... beh, penso che se tu non fossi stato quello che sei stato, saremmo morti in quattro giorni. Ci serviva il tuo cinismo, ci serviva la tua freddezza, la tua spietatezza. E penso che se io e Radish fossimo venuti a conoscenza prima di quello che ha fatto Freezer a noi Saiyan, sarebbe stato un suicidio. Se ci fossimo lasciati pervadere dai sentimenti non saremmo durati niente, in quella giungla. Quello che mi dispiace è che tu abbia dovuto portare un peso così grande da solo. Un peso che ti ha portato alla follia, una rabbia incontenibile».
La lama affilata delle grandi verità ti si conficca nell'addome, ti viene da vomitare, ma porti entrambe le mani sulla bocca e ti costringi a ricacciare dentro ogni sentimento. Insieme a quella voglia di gridare, di strapparti i capelli e fare ammenda per i tuoi peccati. Perché sai di essere uno stronzo, e non meriti alcuna attenuante.
«Tutto questo non giustifica quello che ho fatto a te» riesci però a dire. Ringrazi il cielo che il buio di quella stanza avvolga e celi i tuoi timori.
«No, non lo fa» sospira Nappa, poi distende lo sguardo affilato. «Ma sai... ho sempre visto le cose dal punto di vista pratico. Per te sono trascorsi ventun anni da quello scatto di rabbia che ti ha portato a uccidermi, ma per me è come se fosse ieri. Non mi cambia quanto tempo sia passato, io riparto da lì. Ma riparto da un mondo diverso, riparto con dei compagni di viaggio cresciuti, forti, dei Saiyan fieri. Mi va anche bene. Me lo faccio andare volentieri».
L'aria che ti ribolle nei polmoni evapora, ti senti svuotato, ti raffreddi. C'è qualcosa in quelle parole che ti culla, che ti cambia prospettiva e ti sorprende. Della leggerezza che non ti appartiene, ma sai che appartiene a lui. E un po' ti placa, raddolcisce il tuo palato. Togli le mani dal viso e ti siedi più composto. Quasi non ti sembra vero che non ti porti rancore, ancora non capisci se riesce a farlo perché è profondo quanto una pozzanghera, o semplicemente per quieto vivere.
«Beh, è una maniera piuttosto semplicistica di vedere le cose...» mormori, ma lui non sembra offendersi.
Al contrario, storce la bocca in un orribile sorriso sghembo che ha qualcosa di amaro e rassicurante al contempo.
«È una maniera per dire che un padre troverà sempre il modo di perdonare gli errori di un figlio».

Ti distrugge così, con una frase sola, poi ti lascia un altro sorriso e se ne va di nuovo. Ti lascia solo, e non ti sei mai sentito così piccolo. Ma ti senti anche leggero, svuotato.
Nappa ha preso un peso dalle tue spalle e se l'è caricato addosso, senza fatica. La sua debolezza fisica sembra svanire, di fronte a questo. Ti sembra all'improvviso il più forte degli uomini, come la prima volta che l'hai visto, che avevi due anni, e avevi quasi paura di lui.
Hai sempre negato a te stesso la presenza di Nappa come una figura paterna, ma sai che lo è stato. Hai passato molto più tempo con lui che con tuo padre, ti ha cresciuto lui. Ora non riesci più a negarlo, ti concedi di pensarlo, di prendere il suo perdono e tenertelo stretto addosso anche se non te lo meriti.
E, finalmente, ti concedi anche di lasciare sgorgare tutte le emozioni che ti sei tenuto dentro.




 
Continua...

Riferimenti:
-L'attracco portuale di Mos Eisley è chiaramente preso da Star Wars.
-In Dragon Ball Z Radish faceva riferimento alle opere di conquista dei Saiyan, del fatto che sui pianeti di esseri inferiori mandassero dei cuccioli per annientare tutti. Poi, però, in Dragon Ball Super Broly viene smentita questa cosa e si vede che Goku è stato mandato sulla Terra per essere salvato, non per conquistare il pianeta. Sicuramente è una retcon gigante, ma ora con il ritorno di Radish dovevo inventarmi qualcosa per renderla credibile.
-La registrazione nello Scouter di Radish non è canonica, ma potete trovarla come al solito in "Mercenari".
-Se invece volete saperne di più sulla mia versione del pianeta Vegeta, potete andare a leggere la mia storia "HAKAI".

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Che si dice? Quello che avete letto è - probabilmente - uno dei miei capitoli preferiti di tutta la storia. Riconciliazioni familiari, cose così... mi viene l'occhio lucido solo a correggere. 
Soprattutto per Nappa che, a quanto pare, sta piacendo davvero a tante persone! Ne sono felice, perché questo Radish di cui scrivo è ispirato anche ad altri che ho potuto leggere in altre storie non mie, mentre Nappa... beh, lo sto riscrivendo di sana pianta. Quindi sono un po' fiera di questo bel patatone. Daaai quant'è dolce?!
E finalmente anche Goku ha interiorizzato un po' di orgoglio Saiyan, forse per la prima volta in modo genuino, e non solo per i pochi racconti fatti da Vegeta che... beh, non è che sia un grande oratore. E Goku non è mai stato un grande ascoltatore, ecco :D ci voleva proprio la presenza del fratello.
Che dire... vi è piaciuto questo capitolo di riconciliazioni? Ehm, sì, lo so, mancano ancora Vegeta e Radish da far riconciliare... ehm. Sì. Ne passerà ancora.

IMPORTANTE: settimana prossima non riuscirò ad aggiornare perché sarò via. Tornerò su questi schermi domenica 11! 

Un abbraccio collettivo <3
Grace

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Capitolo 5
*** Salto ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 5
Salto




Quando ti svegli, hai ancora un gran mal di testa e gli occhi rossi dal pianto. Ti specchi e rivedi in te stesso il ragazzino sofferente di molti anni fa, imprigionato nel corpo di un uomo che si porta dietro strascichi di sensi di colpa, omicidi ed efferatezze. Alla tua età dovresti avere il volto solcato da qualche ruga, la pelle meno elastica, i capelli più radi. Invece sei lo stesso di sempre, con qualche cicatrice in più. Ti passi il dito su un segno sotto al sopracciglio, te lo sei guadagnato al Torneo del Potere. Ne hai altre decine sulla schiena, souvenir di battaglie feroci.
Ti sciacqui il viso con acqua gelida – anche perché l'acqua calda su quest'astronave sembra funzionare a ore alterne – e ti costringi a ritornare nel mondo dei vivi.
Quando esci dal cabinato, maledici tutte le costellazioni quando vedi Kakaroth lì, appoggiato alla paratia, in attesa di poter utilizzare il bagno.
«Ehilà, Vegeta! Ti sei svegliato?» trilla, gioviale.
Vorresti sferrargli un pugno sul naso, ma ti limiti a grugnire.
«Mh».
Lui ti guarda e inclina la testa di lato.
«Tutto ok? Non hai un bell'aspetto».
«Vaffanculo, Kakaroth» sbotti. Lo sai anche da solo di essere un cadavere che deambula.
«E dai! Sono solo preoccupato!» si lagna. Ha ragione, tuttavia dovrebbe essere più che abituato al tuo malumore mattutino. Anche se forse non è nemmeno mattina.
Sospiri e provi a rassicurarlo. «Sto bene». Il tuo tono è tutt'altro che rassicurante, infatti lui scuote la testa e non ti crede.
«Seh».
Malgrado tutto – e malgrado la tentazione di tirargli un pugno in faccia e andartene – rimani lì. Perché preferisci mille volte le stronzate di Kakaroth e il suo sguardo indagatore, piuttosto che andare in cabina di pilotaggio e affrontare la presenza scomoda di suo fratello. Hai già fatto pace col cervello che il tuo rapporto con Kakaroth sia l'evoluzione fisiologica più sana del rapporto che avevi con Radish. Più o meno. E più o meno sana.
Tuttavia non ne vuoi parlare. Inclini la testa all'indietro e sbuffi.
«Kakaroth, potresti solo...?»
«Ok, ok, non ne vuoi parlare. Ti lascio in pace» coglie al volo e ti regala una risata asinina. Vorresti prendergli una mano e supplicarlo di teletrasportarvi altrove, lontano da lì, trovare un modo di tornare a casa e dimenticare tutta questa storia. Ma avete delle responsabilità, quindi ti senti solo grato che ci sia anche lui, con voi, ad alleggerire il clima con la sua faccia da idiota e quella risata da imbecille.
«Ti ringrazio» sospiri, e non è solo perché ha detto di volerti lasciare in pace.
Lui ti guarda come uno stoccafisso, perché non è abituato a tale assertività. Si gratta la testa e sgrana gli occhi. «Urca... questa mi è proprio nuova!»
«Vaffanculo» sbotti ancora, ringhiandogli in faccia.
Lui ridacchia e ti sferra un pugno sulla spalla, poi si infila nel cabinato del bagno. «Così ti riconosco!»




Entrare in cabina di pilotaggio è un concerto di buongiorno mugugnati e sbadigli. Ti avvicini alla mappa quanto basta per controllare la rotta, e scopri che tra meno di trenta minuti potrete procedere con il salto infrauniversale. Radish è così impaziente che fa ballare la gamba a ritmo forsennato, Nappa è mezzo addormentato ricurvo sul sedile, ma ti sgancia un'occhiata che suggella tacite promesse di complicità, che apprezzi. Ti siedi dall'altra parte e attendi per minuti interi.
Quando Radish si dà la spinta per ruotare il sedile verso di te, quasi ti va di traverso la saliva.
«Devo solo impostare il salto? Fa tutto in automatico?» chiede, pragmatico.
Bella domanda. Non hai mai varcato la membrana con un'astronave. È sempre stato Whis a trasportavi negli altri Universi.
«Da quello che so, sì» ti limiti a rispondere.
Lui ti fissa e fa spallucce. «Bene... moriremo tutti!»
Quasi lo speri, poi pensi a occhi blu, capelli lilla, due codini color acquamarina. Loro ti stanno aspettando a casa, e daresti qualsiasi cosa per tornarci vivo. Per poter godere la quiete di un letto caldo, le mani di tua moglie che ti accarezzano la testa. Senti nostalgia persino di tutti quei pupazzi che Bra vuole tenere sul letto, che ti solleticano le braccia mentre leggi le storie per farla addormentare. Non lo avresti mai detto, ma senti la mancanza delle urla di Trunks e Goten che si sfidano ai videogiochi fino a tardi, disturbando il tuo sonno regale. Ti mancano anche se ti fanno incazzare e devi minacciarli di allenamenti forzati se non la smettono di chiudersi in camera. Speri che Bulma stia facendo le tue veci nel fargli tenere la porta aperta, durante i loro pigiama-party.
E, a tal proposito, ti ricordi che ancora devi fare un bel discorsetto a Kakaroth su che tipo di rapporto hanno i vostri figli – perché è l'unico che non se ne è ancora accorto, ovviamente, ci è arrivata persino Bra che ha due anni - e non vedi davvero l'ora di vederlo colare a terra dall'imbarazzo.
Rimandi a data da destinarsi e ti desti, quando arriva la notifica dall'astronave che è possibile compiere un salto infrauniversale.

La tensione aumenta, vi sporgete tutti verso i comandi e guardate Radish armeggiare con il touchscreen. Appare un pannello con tutti i potenziali rischi, ripercussioni, catastrofi che potrebbero accadere, ma vi fermate al punto tre. Meglio non continuare a leggere, o potreste cambiare idea.
Sei sicuro di voler procedere con il salto infrauniversale in direzione Universo Sei?” annuncia il computer di bordo.
«Siamo sicuri?» ripete Radish, voltandosi verso di voi.
«Abbiamo scelta?» rimbecca Nappa.
Radish sospira e porta una mano sopra al pannello. «Se sopravviviamo, vi offro un Rokk».
Forse sarebbe meglio morire piuttosto che ingerire quello schifo.
«Cos'è un Rokk?» domanda Kakaroth.
«Meglio che rimani nell'ignoranza» tagli corto. Sia Nappa che Radish ridacchiano, e ti senti rinvigorito. Parlare del più e del meno era quello che ci voleva, per tutti. Anche se siete in punto di probabile morte.
«Reggetevi» annuncia Radish e, prima di poterci ripensare, avvia la procedura per il salto.
In men che non si dica l'astronave si circonda di una luce bluastra. Ti senti catapultato all'indietro schiacciato sul sedile, un vuoto d'aria ti comprime lo stomaco, come se qualcuno ti stesse risucchiando a partire dall'ombelico.
Davanti a voi appare un tunnel, un caleidoscopio di colori, così tanti che ad alcuni non sai nemmeno dare un nome. L'astronave trema, Radish lotta per tenerla dritta, ma iniziate a vorticare come la punta di un trapano. I colori si intensificano fino a diventare di un bianco ottico. Ti fanno male gli occhi, le orecchie ti si tappano e quasi non respiri per la troppa pressione. Anche se volessi, non potresti urlare.
Poi, d'improvviso, nero spazio.
Ti senti sobbalzato in avanti e ringrazi il cielo di avere allacciato la cintura. L'astronave continua a vorticare su se stessa, ma Radish riesce piano a piano a controllarla. Vi riportate in asse in pochi secondi e, quando finalmente sfrecciate con moto normale attraverso l'universo, Radish inizia a esultare come un bambino. Con lo stesso entusiasmo di quando, a sette anni, aveva provato per la prima volta a guidare in un salto iperspaziale. Te lo ricordi ancora.
«Cazzo, è il giorno più bello della mia vita!» urla. Ed è la stessa cosa che aveva detto quel giorno lontano.
Kakaroth si slaccia la cintura con un movimento scomposto e arranca fino al vano dei rifiuti. «Credo che darò di stomaco» mugugna, con una mano sulla bocca.
Fa in tempo a malapena ad aprire il contenitore e ci vomita dentro.
Nappa si ritrae, disgustato. «Mi domando come avrebbe fatto, questo qui, a sopravvivere nello spazio».
Radish esplode in una risata cretina. «Che stomaco da principessa!»
Kakaroth sputa e si asciuga le lacrime con il polsino.
«Se solo non guidassi come un teppista!» ringhia e tossisce di nuovo.
«Cosa ti aspettavi? Di bere latte e biscotti durante un salto nella membrana?»
«E poi fai queste scenate anche quando guido io» intervieni.
«... uffa» si lagna e ti regala un'occhiata supplichevole. Ti rifiuti di aiutarlo ad alzarsi e attendi che strisci fino al suo sedile. Come compagno di viaggio in astronave, Kakaroth è sempre stato un vero disastro.

«E così questo è il famoso universo parallelo al nostro» mormora poi Radish, sporgendosi oltre la cupola, affascinato.
Nappa aggrotta la fronte. «Non ho capito una cosa... ci sono dei nostri doppelganger, qui?»
«Grazie al cielo, no» borbotti. Uno come te basta e avanza in tutti e dodici gli universi. «L'universo è nato come l'esatto gemello del nostro, ma poi sono bastati dei piccoli avvenimenti differenti per portarlo in una direzione diversa. I Saiyan, ad esempio, sono un popolo pacifico. C'è una sottospecie di Freezer, qui, si chiama Frost... ed è un imbecille».
I volti di Nappa e Radish si increspano in espressioni schifate. In effetti anche tu quando hai saputo della natura pacifica dei Saiyan sei rimasto stranito ma, beh... se solo avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, tenteresti di fare lo stesso nel vostro universo, ora come ora.
«Ma almeno il Rokk ce l'hanno?» domanda poi Radish.
Getti la testa all'indietro e sbuffi. «Non mi sono mai posto il problema».
«Ma cos'è questo Rokk!?» domanda Kakaroth, ma Radish lo ignora.
«Questo vizio di tralasciare i dettagli importanti...»
Tu invece ignori entrambi. Non hai alcuna intenzione di aprire una discussione sul peggior superalcolico di tutte le galassie dell'Universo Sette, né di incassare la frecciatina sui dettagli importanti. Perché sai che lo era, una frecciatina.
«A proposito di cose davvero importanti, Kakaroth, riesci ad avvertire Freezer?»
L'idiota chiude gli occhi e cerca il Ki del vostro obiettivo. «Sì, forte e chiaro. Ci teletrasportiamo?»
«E infuriare una battaglia su un’astronave? Che diamine hai, manie di suicidio?» borbotta Nappa e, per quanto tu abbia una gran voglia di andare a prendere quel bastardo a calci nel sedere, non ha torto.
Ti pizzichi la radice del naso e fai fronte a tutta la buona volontà per non agire d'impulso. «Già. L'astronave andrebbe distrutta in men che non si dica e lui nello spazio può sopravvivere, noi no. Tecnicamente potremmo salvarci teletrasportandoci via, se trovassimo qualche Ki conosciuto, ma sarebbe comunque uno spreco di tempo inutile».
«Quindi che si fa?» chiede Kakaroth, ancora con le dita appoggiate sulla fronte.
In tutta onestà, non sei nemmeno certo che possiate battere Freezer così agilmente. Non vi scontrate da più di un anno e non hai idea di quanto si sia allenato. Sicuramente dovreste ricorrere a Gogeta – e già ti prudono le mani, per questo – e i vostri due nuovi compagni di viaggio potrebbero solo darvi una mano a tener buoni i soldati dell'Esercito.
Avete bisogno di un terreno adeguato al combattimento e, se possibile, anche dell'aiuto di chi potrebbe tener testa a Freezer con voi. E tu hai già in mente chi potrebbe combattere al vostro fianco.
Alzi un pugno e lo stringi. «Si va su Sadala. E lo si aspetta lì».


 


Avete dovuto attendere tre ore di viaggio perché Kakaroth finalmente riuscisse a percepire, seppur lontano, il Ki di Cabba. Lo avverti anche tu, e percepisci una sensazione di ansia mista orgoglio nelle viscere. Malgrado la freddezza che millanti, quel ragazzino ti ha rubato un pezzo di cuore, ed è finito dritto dritto nella lista di quelle persone che vorresti proteggere da ogni male, quelle persone a cui dedichi sorrisi sghembi e pensieri costanti. Una tua responsabilità.
Gli avevi promesso che saresti andato a trovarlo, a visitare il pianeta Sadala, e un po' ti vergogni di mantenere quella promessa solo in un'occasione tanto spiacevole. Avresti voluto andarci prima, perché sei sempre stato curioso di apprendere di più sui Saiyan dell'Universo Sei, sul loro mondo, di quello che avreste potuto essere anche voi se il tuo avo Re Vegeta I non avesse scatenato quella guerra civile.
Ma sei curioso ancora di più, ora, perché sai che ci sono altre due persone che condividono quella curiosità con te. Altre due persone che hanno vissuto abbastanza su Vegeta-Sei per ricordarselo e fare confronti. Kakaroth era davvero troppo piccolo per ricordare e, soprattutto, la sua memoria vacilla a causa di quella botta in testa che, oltre all'amnesia, sicuramente lo ha reso più scemo di quanto già avrebbe potuto essere.
Quindi siete lì, tutti radunati attorno allo scemo, le vostre mani aggrappate alla sua casacca arancione, pronti per fare un nuovo salto. Mentre vi rammenta di tenervi ben saldi, Radish ti lancia un'occhiata indecifrabile. Nonostante l'imbarazzo di stare spalla contro spalla, ciò che ti permetti di pensare prima di saltare è che sei felice di condividere un'altra avventura insieme a lui.


Non ti è mai piaciuta la sensazione di vuoto d'aria del teletrasporto e, a giudicare da come Nappa e Radish barcollano, potrebbe essere un mal comune.
«Vomiti per un salto iperspaziale, e per questo niente?» brontola infatti Radish, più pallido del consueto. Kakaroth si gratta la testa e ride, ma tu sei troppo impegnato a guardarti intorno, per concordare. Cerchi un paio d'occhi e li trovi nella penombra di una cucina disordinata, puoi scorgere spavento e sollievo insieme quando trovano i tuoi, in mezzo a tanti altri che non conosce. Li vedi traboccare di gioia, l'entusiasmo che ricordavi che arde ancora come l'ultima volta che vi siete salutati.
«SENSEI!» urla. Nella foga di raggiungerti fa cadere una pentola e due barattoli di spezie. Si inchina così profondamente che quasi inciampa nei suoi stessi piedi, e non sai con quale forza trattieni una mezza risata.
«Sensei?!» ripete Radish. Non sai se sia più allibito dall'appellativo o dal fatto che anche qui si usi il dialetto antico Saiyan.
«È venuto davvero, alla fine! Ne sono così onorato! Oh, se l'avessi saputo prima avrei messo un po' in ordine, avrei organizzato qualcosa, avrei annunciato al Re il suo arrivo» blatera senza sosta e intanto tenta di impilare dei piatti sporchi nel lavello, di nascondere delle pentole dentro un'antina che straborda. «Però sto preparando dello gyūniku! Non è molto, ma per voi potrebbe bastare. Ah, signor Goku, che piacere rivedere anche lei! Uhm... ma voi, ehm, non mi sembra di conoscervi, non c'eravate al torneo, vero?»
«Ma chi è questa radio?» brontola Nappa nel tuo orecchio, mentre Cabba ancora tenta di raddrizzare dei quadri impolverati alle pareti e ne fa crollare uno.
«Rilassati, Cabba. Non siamo persone che si formalizzano!» ridacchia Kakaroth. «Loro sono Nappa e mio fratello Radish, due vecchi amici di Vegeta».
Ti strozzi con la tua stessa lingua per la parola amici usata a sproposito – o forse fin troppo a proposito.
«Signor Goku, non sapevo avesse un fratello! Non eravate gli unici Saiyan rimasti?» domanda Cabba, con gli occhioni spalancati di sorpresa. In effetti al tempo del Torneo del Potere pensavate di essere rimasti solo voi due – e avete scelto di omettere anche l'esistenza di tuo fratello Tarble da tutta l'equazione - ma poi avete scoperto di Broly – e il solo pensiero del suo cadavere ancora là, su Tōmok, ti fa stringere le viscere.
Avete troppo da dirvi, troppo da raccontarvi, e ringrazi il cielo che il tempo non stringa e che Freezer non sappia usare il teletrasporto.
Ora devi solo trovare le parole giuste.
«Storia lunga, Cabba. Siediti, dobbiamo parlare».


Mentre ripercorri le tappe di questo ultimo anno, non puoi fare a meno di guardarti intorno, posare lo sguardo sui più piccoli dettagli di quella che è una normalissima casa Saiyan di periferia. Le pareti scrostate, il pavimento ricoperto da un sottile strato di sabbia desertica, il profumo di spezie e di cibo saporito. Un lavandino che gocciola, delle vecchie fotografie appese alle pareti, sopra un mobile in ferro antico ci sono delle candele e il ritratto di una vecchia signora Saiyan, probabilmente la nonna di Cabba. Sai che era morta prima del torneo, sai che vive da solo, che lavora nella capitale come guardia anche se è giovanissimo, che guadagna poco ma si impegna tanto. Sai che si meriterebbe di più.
Vi ha versato lo stufato in quattro ciotole di legno – e ha rinunciato alla sua porzione per poterne dare di più a te. A nulla sono valsi i tuoi tentativi di rifiutare. È sorprendentemente buono e, anche se c'è una nota pepata differente rispetto a quello del tuo pianeta natale, assaggiare il gyūniku ti solletica il palato e ti catapulta indietro nel tempo. E sai che come te anche Nappa e Radish non vedono l'ora di assaggiare quel ryokucha – una specie di tè - che sta bollendo sul fuoco. Ti domandi se qui esistano tutte le ricette tradizionali Saiyan del vostro universo, se ce ne siano delle nuove, delle varianti. Ti domandi quale sia il sistema politico del pianeta, come siano i loro abiti tradizionali, ti domandi troppe cose, ma ora sei tu che devi dare risposte. La tua testa è già là fuori, alla scoperta di un mondo che avrebbe potuto essere anche il tuo, ma fai del tuo meglio per non risultare impaziente, per non fremere.
«Caspita! Quel Freezer è proprio un vile! Pensavo che dopo avervi aiutato al Torneo del Potere vi avrebbe lasciati in pace!» Cabba gonfia le guance e si tortura le mani.
«Quel che pensavamo anche noi ma... mai fidarsi di uno come Freezer» sibili. Lanci un'occhiataccia a Kakaroth e lui la coglie al volo. Fino a pochi giorni fa avrebbe avuto l'audacia di sbuffare e ti avrebbe detto di non esagerare, ma ora capisce e, anzi, sembra quasi vergognarsi delle sue pessime decisioni. «A tal proposito, dov'è Frost? Lo state tenendo d'occhio?»
«Non sta dando problemi ma... beh, cavolo, penso che sia il caso di stare attenti anche a lui. E se si stessero alleando di nuovo?»
«Dopo l'ultima volta, non penso. Freezer ha tradito anche lui, durante il torneo» fa spallucce Kakaroth, ma Cabba sembra preoccupato.
«Voi dite che è il caso di contattare Hit, per batterlo?»
Ti accigli. Non avete bisogno di un sicario per uccidere Freezer. Questa è la vostra battaglia, di tutti voi Saiyan. Di qualsiasi universo. «Ehi, ragazzino, pensi che non siamo abbastanza forti?» grugnisci.
Cabba squittisce e si alza in piedi, quasi sbatte la fronte contro il tavolo a furia di inchinarsi.
«N-no, no no! Chiedo perdono, sensei
Ti viene ancora da ridacchiare, ma non puoi perdere di credibilità di fronte a lui e ti trattieni. Lo fa Kakaroth per te.
«Sicuro però bisogna arrivare preparati alla battaglia. Il potere di Kale unito a quello di Caulifla sicuramente potrà esserci utile» spiega Kakaroth, poi si rivolge agli altri due. «Uh, e magari potreste imparare anche voi la Fusione, per unire le vostre forze combattive».
Nappa si strozza con lo stufato, mentre Radish lo risputa tutto nel piatto con disgusto e iniziano a inveire.
«Non ci pensare neanche!» «Preferirei tornare all'Inferno!» «Puah!» «Mi viene il vomito!»
E viene il vomito anche a te, al pensiero di un Nappish. Inserisci l'immagine nella lista delle dieci cose più disturbanti di tutti i tempi, poi scuoti la testa e scacci i brividi altrove.

«Dobbiamo elaborare un piano, trovare un luogo per attirarlo così che i civili non vengano coinvolti, mettere al corrente le autorità della minaccia».
«Quanto tempo abbiamo?» chiede Cabba, ignorando le lamentele di Kakaroth e i versi di disapprovazione degli altri due buzzurri seduti a tavola.
Ti concentri, chiudi gli occhi. Il disgusto verso Nappish torna al secondo posto, quando avverti il Ki di quel bastardo, attraverso le pieghe dello spazio.
«È ancora lontano, non saprei dire quanto».
Radish la smette di inveire e torna serio, si pizzica il mento e tu sai che fa così per macinare calcoli matematici complessi. È sempre stato bravo in quelle cose, anche se a volte utilizzava il suo talento per attività effimere come barare a Sabaq e portare via a Nappa tutti i suoi averi.
«Contando che era circa dieci ore avanti a noi, che la nostra rotta per Sadala distava tredici giorni e mezzo di viaggio, ma la sua astronave era sicuramente più veloce, e con più serbatoi per i salti iperspaziali... facendo due calcoli approssimativi... sarà qui tra cinque giorni. Per la precisione potrebbero essere quattro giorni e ventidue ore».
Kakaroth rimane stupito e non fa niente per nasconderlo. Tu oramai sei abituato alle abilità di Radish, eppure ti stupisce sempre lo stesso – ma lo nascondi troppo bene.
Cabba, invece, salta di nuovo in piedi e inizia a trotterellare in giro per la stanza. «Dobbiamo andare nella capitale! Devo organizzare subito un incontro con Re Sadala VII! È sempre così impegnato, spero che mi riceva già nelle prossime ore! Nel frattempo, dirò a Kale e Caulifla di mostrarvi la città! E devo trovarvi un posto dove dormire. Vi ospiterei qui ma... beh, lo spazio è poco, e sicuramente non sarebbe di vostro gradimento questo posto vecchio e logoro. Ah, accidenti, devo anche dare una pulita, qu-»
«Non ti preoccupare. Abbiamo dormito tutti in posti peggiori» lo interrompi prima che ti faccia venire il mal di testa, anche se apprezzi quella premura.
Anche se ora sei abituato alle comodità della Capsule Corporation, non hai certo dimenticato le notti all'addiaccio su pianeti ai confini del culo intergalattico. Non avresti problemi a dormire in un sacco a pelo in quella casa ma, al contempo, non vorresti nemmeno disturbare.
«Già, piccoletto, io dormo anche sui sassi» ridacchia Radish, gioviale. E sai che è così. Non dimenticherai mai le volte in cui l'hai trovato spalmato a russare persino in mezzo ai rovi.
«Il problema poi è svegliarlo» interviene Nappa. Ricordi bene anche quello.
Soprattutto perché anche con Kakaroth ogni tanto devi utilizzare i Ki-Blast per tirarlo fuori dal mondo dei sogni.
«Un vizio di famiglia...» sibili, sgomitando l'idiota accanto a te. Lui ride, tu grugnisci, Nappa sbuffa, Radish alza gli occhi al cielo.
Cabba vi fissa come se foste lo spettacolo più tragicomico di tutti gli universi – e lo siete. Sorride così tanto da socchiudere gli occhi, poi si inchina di nuovo.
«Sono così onorato di avervi qui! Grazie, sensei, per essersi preoccupato per la mia sorte – per la sorte di noi Saiyan - ancora una volta» balbetta, ma percepisci l'entusiasmo. Ti colpisce in mezzo alle costole, a sinistra.
«Hmpfh...» sbuffi per nascondere quella ghiera di emozioni a te proibite. Non cambierai mai, ma lui ti apprezza così. È un altro di quei pazzi che sanno perdonarti, che sanno riconoscere quello che celi sotto gli strati di orgoglio.
E lo vedi, Radish, con la coda dell'occhio. Vedi che si stupisce di quelle parole, vedi che ancora non è abituato ad avere a che fare con la gente che ti ringrazia per esserti comportato come un essere umano decente. Ti dispiace. Perché vorresti averlo fatto anche con lui, invece sei stato uno stronzo e quindi Radish non è più uno di quei pazzi che sanno perdonarti.
Devi prenderne atto. Deglutisci e torni a colui che invece ora di chiama “maestro”.
«Dovere, Cabba» borbotti, mentre vorresti dirgli che faresti di tutto per lui, per loro. Per i Saiyan di ogni universo. Perché, in fondo in fondo, non hai mai smesso di sentirti Principe. Non più sovrano, non più tiranno, ma colui che darebbe la vita per il bene del proprio popolo.
Cabba si inchina di nuovo. «Bene! Ora andiamo, abbiamo tante cose da fare!» Rovescia la zuccheriera sul tavolo, e questa volta ti lasci scappare un sorrisetto.



 
Continua...

Riferimenti:
-Ho inserito un (non troppo) velato riferimento alla ship GotenxTrunks. Ovviamente non è canonica, ma io la adoro. Non ho messo avvertimenti su coppie yaoi perché faccio solo piccoli riferimenti, spero non dia fastidio a nessuno.
-Ed è tornato un'altra volta il mio amato Rokk: una bevanda superalcolica che, a detta di Vegeta, ha sembianze e consistenze del Vetril. L'ho inventato io e ne parlo in tutte le mie storie, ma giuro che prima o poi lo ricreerò e vi scriverò la ricetta.
-Come in ogni mia storia, la lingua Saiyan è per me assonante con quella giapponese. Quindi ogni termine simil-giapponese che troverete, è lingua Saiyan. (Esempio: Sensei: maestro). Anche alcuni nomi di pietanze tipiche sono ispirate a quelle giapponesi. Gyūniku: stufato. Ryokucha: tè verde. 
-La caratterizzazione di Cabba è un po' enfatizzata e l'ho reso un po' ispirato a Peter Parker. Forse è un po' OOC, ma mi piaceva tanto renderlo in questo modo.
-Anche la storia di Cabba (orfano, solo, che lavora a palazzo) me la sono un po' inventata, visto che non si è potuto osservarne il background.

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Sorvoliamo sui saluti e passiamo direttamente a parlare di quanto sarebbe meraviglioso un Nappish? XD
Scherzi a parte, sono super felice di essere tornata qui *_* scusate se ho saltato la pubblicazione, ma è davvero un periodaccio a livello di impegni. Ho scelto proprio il momento migliore per pubblicare eh!
Finalmente i nostri eroi sono giunti sul pianeta Sadala. Siete curiosi di fare il tour? E di conoscere il Re? Quanto mi piace la Saiyan Culture, oramai lo sapete :D
Grazie di vero cuore per aver letto e per chi mi dedica sempre un momentino per lasciare un parere!
Un abbraccio,
Grace

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Capitolo 6
*** Sadala ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 6
Sadala



 
 
L'aria è tiepida, profuma di erbe aromatiche. Se sulla Terra dicono che non ci siano più le mezze stagioni, sul pianeta Sadala dicono sia primavera tutto l'anno. Chissà se era così sul pianeta Sadala dell'Universo Sette. Vegeta-Sei (ex pianeta Plant) aveva solo due stagioni.
Cammini col naso all'insù, ti guardi intorno, il vociare della gente nelle strade e nelle piazze ti abbraccia. A differenza di Vegeta-Sei, le metropoli sono tante - cinque, sparse su tutto il globo. La più grande, Ichi, è industrializzata, moderna. Ti ricorda Capitale, la città centrale di Vegeta-Sei, ma l'architettura è più spigolosa, dai colori del ferro e del bronzo, è attraversata da un grande fiume ed è ornata ovunque di piante verdi e profumate. Sono sui balconi, sui tetti, sulle finestre, per le strade, e danno un nonsoché di quello stile eco-friendly che ultimamente va di moda nelle grandi città terrestri.
Nella zona desertica dove abita Cabba, invece, hai potuto respirare più povertà. Non al pari di una baraccopoli terrestre, ma esattamente come i bassifondi di Capitale.
I Saiyan dell'Universo Sei non sono tutti i combattenti, i lavori sono diversificati, vivono d'industria, agricoltura e allevamento come sulla Terra. E, esattamente come sulla Terra, in alcune zone la criminalità è alle stelle, ed è a questo che servono i combattenti – che sono visti perlopiù come gli eroi dei fumetti che legge tuo figlio, sempre in lotta contro il crimine.
Le guardie vestono una divisa uguale a quella di Cabba, gli anziani portano vestiti tradizionali come mantelli e lunghe gonne in cuoio, ma la maggior parte delle persone segue una moda varia, dai colori sgargianti e tessuti leggeri.
Come ti aveva già anticipato Cabba, questi Saiyan sono molto diversi da voi. Più minuti - hai visto raramente uomini e donne di prestanza fisica, in giro per la metropoli - e più gentili. Sono tutti in grado però di spostarsi in volo. Le merci vengono trasportate tramite navicelle di piccole, medie e grandi dimensioni. Non ci sono infrastrutture o macchine, ma solo piattaforme per astronavi su qualche tetto e nei sobborghi. Come su Vegeta-Sei. Ti è impossibile non fare paragoni, specialmente quando senti odori che profumano d'infanzia, o ascolti qualche vecchietto parlare nella lingua antica - anche se qualche parola è leggermente diversa da come la ricordavi.
Le nuvole violette nascondo tre soli vicini, che illuminano le strade e ti scaldano le braccia. C'è musica, in giro. I giovani ragazzi sembrano danzare, mentre si rincorrono per i vicoli con delle grosse sacche pesanti. Non ci sono le accademie di lotta, ma come sulla Terra esistono le scuole. Nei mercati osservi verdura e frutta che conosci, accanto ad alimenti che invece non hai mai visto prima.

Ti sembra di passeggiare in un ricordo sbiadito, inesatto, modificato.
Un'illusione marcata, che ti costringe a cercare punti cardinali intorno a te. Quando ti volti ti sembra di vedere un bambino dai capelli lunghi correre tra i vicoli insieme a tutti gli altri, per scappare da un ragazzone con i baffi che lo rimprovera per aver fatto troppo baccano in accademia.
Sbatti le palpebre. Loro sono lì. Ma sono più grandi, il bambino è cresciuto, il ragazzone è diventato un omone con gli stessi orribili baffi, ma senza i capelli. Ti guardano di rimando, e acchiappi al volo i loro pensieri, che sono come i tuoi. Si perdono anche loro con lo sguardo tra le punte dei grattacieli tagliati dalle nuvole, mentre Kakaroth blatera e bisticcia con Caulifla – che in questo momento vi sta illustrando con poca voglia e tanta noncuranza gli angoli più particolari della città.
Sei incredulo che Radish non abbia ancora perso tempo a fare lo stupido né con lei né con Kale, ma forse lo sta facendo solo perché – come te – non ha ancora capito se quelle due stiano insieme oppure no. Non osi nemmeno chiederlo a Kakaroth, in primis perché non te ne può fregare di meno, e in secondo luogo perché non lo capirebbe nemmeno con un disegno.
Radish era quello baldanzoso, quello che ci provava con tutte le persone che incontrava, quello che piaceva alla gente. Tu eri quello che non si lasciava sfiorare neanche con un dito e, se raramente ti infilavi in qualche bordello da ubriaco, uccidevi le persone con cui andavi a letto dopo l'amplesso. Quasi sempre. Perché eri un bastardo di prima categoria, mentre Radish era semplicemente un ragazzo stupido in cerca di qualcuno che gli regalasse gesti gentili e una notte in un letto caldo.
E ti sembra ancora più strano che, dopo due ore di vagabondaggio in quella città e dintorni, non abbia ancora sfracellato l'anima per andare in qualche bettola a bere qualcosa di schifoso.

«E là in fondo questa discesa c'è la grande piazza del palazzo reale, oltre che il parlamento della regione di Ichi». La voce annoiata di Caulifla ti strappa via dai rovi acuminati che sono i tuoi ricordi, ma ci impieghi qualche istante per comprendere.
«Parlamento?» domandi.
«Il Re Sadala VII è il sovrano vigente di tutto il pianeta, ma le cinque grandi regioni sono tutte presidiate dai parlamenti. Cinque presidenti in totale» spiega Kale.
Ti sorprende. Tuo padre e tutti i tuoi avi non avrebbero mai accettato di condividere il potere con altre persone, e forse è anche per questo che si è andata a creare la guerra civile che ha distrutto il pianeta Sadala e ha costretto i Saiyan a migrare su Plant.
«Vige una monarchia parlamentare, quindi?» si intromette Nappa, incuriosito.
«Più o meno. L'ultima parola spetta sempre al Re. Ma per la maggior parte delle cose delega le decisioni ai presidenti. Eccoci, ci siamo!» annuncia Caulifla, mentre attraversate sotto il ponte di un grattacielo alto con un buco al centro.
D'innanzi a voi si apre una lunga strada in discesa e, in fondo, una piazza immensa piena di alberi. Il palazzo reale è enorme, quasi più moderno rispetto al resto della città, ed è talmente grande che potrebbe esserci persino un'altra città lì dentro. È squadrato, sembra composto da tanti cubi disposti in ordine casuale uno sopra l'altro, ed è completamente differente da quello in cui vivevi su Vegeta-Sei.
«Questa struttura è stata costruita di recente, a malapena dieci anni fa, per poter ospitare anche la sede del parlamento. Il vecchio palazzo è diventato un museo, ed è situato a qualche isolato dalla piazza principale» illustra Kale, mentre camminate veloci lungo la discesa. Ci sono degli artisti di strada che suonano canzoni folkloristiche, alcuni pittori che fanno ritratti ai bambini. C'è un'atmosfera placida, a tratti quasi rilassante, che ti fa sentire accolto.
«Bene, direi che abbiamo finito di farvi da guide turistiche». Caulifla invece è tutto meno che accogliente, ma apprezzi il lato scontroso del suo carattere. «Chiamateci quando avete novità, noi intanto andiamo ad allenarci in vista dell'arrivo di quei figli di puttana. Mata ne!»
«Yo! Mata ne!» saluta cordiale Kakaroth – con l'unica parola in lingua Saiyan che abbia mai imparato a pronunciare bene - mentre gli altri riservano alle due ragazze solo un cenno del mento.
«Forte, quella Caulifla» si esprime poi Nappa.
Kakaroth mostra un sorriso entusiasta. «Eccome! Davvero, una bravissima combattente» cinguetta, e tu gli lanci un'occhiata divertita. «E anche Kale!» aggiunge, ammonendoti. Sicuro ricorda quando gli hai fatto notare che durante il Torneo si fosse soffermato un po' troppo palesemente sul fondoschiena di quell'affascinante signorina.


Non c'è nulla di male, Kakaroth. Guardare è lecito, anche se sei sposato”.
“Ma io non ho guardato proprio niente, era il Genio che la guardava!”

E io sono Biancanave”.
Guarda che si chiama BiancanEve”.
“Sì, guarda che devi andare a fare in culo, Kakaroth”.



«Radish? Ci sei? C'è qualche problema?» La voce di Nappa ti desta dai ricordi, e torni al punto di partenza.
Per uno come Radish, in effetti, è strano non fare commenti inappropriati. Ed è strano mentre si guarda intorno, spaesato, silenzioso, mentre di solito riempirebbe i silenzi di mille stronzate.
«Se c'è qualche problema?» grugnisce retorico. «Ma avete visto? Nessuno sta bevendo! Su Vegeta-Sei a quest'ora del pomeriggio erano tutti già con un Rokk in mano».
E ora lo riconosci. Sta dicendo ciò solo per alleviare e alleviarsi il senso di smarrimento di trovarsi in un posto così simile e così diverso da quello che ricordate, ma ci sta provando a suo modo. Come un cretino. Quasi provi sollievo e non riesci a trattenerti. Ridacchi sotto i baffi, sei costretto a tapparti la bocca con una mano e fingere qualche colpo di tosse pur di celarlo.
«E se fossero astemi?» rincara la dose Radish, dopo i sonori sbuffi degli altri due.
«Non esistono dei Saiyan astemi» grugnisce Nappa.
«Io lo sono!» trilla Kakaroth, con un'alzata di spalle. In effetti lui beve solo Saké, non regge niente di niente. Ricordi la volta che l'hai dovuto portare in spalla a farlo vomitare e poi dormire, dopo una festa alla Capsule Corporation.
Radish spalanca gli occhi e si esibisce in un verso disumano di disappunto. «Tu non sei mio fratello!» urla, puntandogli un dito contro. «E comunque... intanto che aspettiamo Chiappa, potremmo andare a infilarci in qualche bettola e vedere cosa offre questa brutta copia del nostro pianeta».
«Guarda che si chiama Cabba» puntualizza Kakaroth, e Radish sbuffa.
«Sì, guarda che devi andare a fare in culo, non-fratello».

Ti strozzi con la saliva. Realizzi che, nonostante siano passati tanti anni – almeno per te – ancora si vede che tu e Radish siete cresciuti insieme. Le dinamiche riaffiorano, i ricordi ti lambiscono, ti abbracciano ma pungono come una barba troppo ruvida, ma che profuma di infanzia, tempi lontani. Nottate sotto le stelle a bisticciare, a sfidarvi, a trascinare un bagaglio sempre più grosso di traumi dietro di voi. Lo ignoravate, andavate avanti, bisticciavate, vi sfidavate, così via via per anni e anni, lui stupido, tu bastardo, fino alla fine. Perché lo sai che in mezzo a tutta la merda che avete vissuto ci sono stati giorni di sole, e in questo momento desideri che anche lui se li ricordi.
«Mi sembra di avere visto una taverna orrenda poco lontano da qui» dici, forse non è neanche vero, ma in questo momento saresti disposto a berti pure uno schifo di Rokk. Tutto per un giorno di sole.
Radish si volta verso di te e si mette le mani sui fianchi. Temi che nemmeno abbia voglia di darti ascolto, invece si esibisce in un verso di compiacimento.
«Ah, finalmente qualcuno mi dà soddisfazioni. Andiamo!»
In fin dei conti è sempre bastato così poco.


 
 


Non avete trovato del Rokk – e hai ringraziato il cielo, per questo – ma avete scoperto l'esistenza di una bevanda molto simile ma solo un poco meno schifosa. Si chiama Nigai, ha un colore rosso scuro, e dona la splendida sensazione di avere un mazzo di ortiche in bocca. Ovviamente Radish ne è andato subito matto.
Avete scoperto che i Saiyan dell'Universo Sei non sono astemi, ma bevono in quantità moderata proprio come i terrestri. Hai raggiunto la consapevolezza su che Vegeta-Sei ci fosse una tendenza all'alcolismo, forse per poter dimenticare di sottostare a un regime che sottostava a un impero.
Il vostro aperitivo – e hai dovuto spiegare a Nappa e Radish cosa significasse questo termine occidentalizzato terrestre – è perdurato per troppe ore. Come pronosticabile, Kakaroth è riuscito a dare sfoggio di quanto poco regge l'alcol.
Mentre stai in silenzio ad ascoltare gli altri ridacchiare, guardi fuori dalla finestra impolverata e scorgi i soli allineati che si immergono tra le cime dei palazzi. Kakaroth parla, parla, parla, Radish fa lo stesso. Loro si somigliano più di quanto tu abbia sempre pensato e, nelle loro diversità, vanno persino d'accordo. Ridono allo stesso modo, si entusiasmano allo stesso modo, sono idioti allo stesso modo. Similitudini che ti sei sempre rifiutato di vedere – il loro modo di grattarsi la nuca quando s'imbarazzano, o come pronunciano l'esclamazione “ehi!”, come chiudono gli occhi quando sorridono – e l'hai fatto solo per non ricordare. Ti sei aggrappato alle differenze, per non ricordare.
Kakaroth non è scaltro, non è intelligente allo stesso modo, non è così profondo – o almeno lo cela bene - non è impertinente e nemmeno pazzo tanto quanto Radish. Ciò ti è bastato per far finta che Radish non fosse mai esistito, per non fare paragoni, per costringerti a dimenticare i giorni di sole, per ingoiare il tuo senso di colpa e proseguire per la tua strada.
Ma ora che sono entrambi davanti a te, li vedi e sono proprio fratelli, anche se Kakaroth non ama l'alcol e non sa nemmeno cosa sia un bordello.

«Starete mai un secondo zitti? Mi state facendo salire l'emicrania» li rimprovera Nappa. Da un lato concordi, dall'altro ringrazi di non dover nuotare in un silenzio imbarazzante.
Radish sorseggia il suo terzo Nigai con impertinenza. «Oh, andiamo, sono stato zitto per ventun anni!»
Ogni cosa ti riporta inevitabilmente lì, nel tuo antro di colpe impolverate, anche se in questo momento Radish sembra riderci dentro.
«Non ricordo nulla dell'Inferno, ma sono certo che anche lì blateravi senza sosta» grugnisce Nappa, e cazzo se ha ragione! Vorresti sorriderne, invece ti bagni la bocca con il distillato di ortiche.
«Si vede che anche lì avevo cose intelligenti da di-»
«Eccovi qua!» la voce squillante di Cabba spezza il discorso, mentre lo vedete giungere di corsa fino al vostro tavolo. Si inchina di nuovo al tuo cospetto, vorresti davvero dirgli che non è il caso, ma lui attacca subito la pantomima. «Sono riuscito subito ad avere un'udienza privata con il Re, e ha detto che avrebbe davvero il piacere di invitarvi a una cena privata a palazzo per confrontarsi con voi in merito alla questione della minaccia di Freezer. È inoltre molto curioso di conoscerla, sensei, in quanto Re dei Saiyan superstiti dell'Universo Sette».
Schiudi le labbra per specificare che tu non sei un re, ma Nappa anticipa un problema meno serio ma più immediato.
«Fantastico, come cazzo ci presentiamo a corte con questo imbecille ubriaco!?» grugnisce. Kakaroth incrocia le braccia. «Non sono ubriaco!» sbuffa indignato, e nell'alzarsi quasi casca in avanti sul tavolo. Chiudi gli occhi e preghi le divinità che tutto questo sia solo un incubo, ma quando li riapri Kakaroth è ancora lì che sta cercando di tenersi dritto e non ci riesce.
«Quanto tempo abbiamo?» domandi a Cabba.
«Vi aspetta tra un'ora».
«Ok, abbiamo un'ora per uccidere questo demente».



 
 


Avete saggiamente deciso che infilarlo sotto una doccia fredda e dargli da bere dell'acqua potesse essere una soluzione più proficua che spedirlo nell'Aldilà – e ti sei domandato quante altre volte ancora dovrai sopportare lo strazio di fare da babysitter a Kakaroth.
Nel frattempo quella buona anima di Cabba vi ha procurato delle uniformi pulite, visto che avevate addosso quei vestiti sgualciti da giorni e stavate iniziando a puzzare di morte. Uniformi delle guardie Saiyan come quella di Cabba, anche se non siete affatto delle guardie.
Quando giungete all'ingresso del palazzo, ti sembra di entrare in un grandissimo centro commerciale. Non troppo sfarzoso ma moderno, ecologico, colmo di gente che viene e che va, persone vestite eleganti, ma anche addetti ai lavori, guardie in abiti tipici, qualche visitatore.
Ti senti piccolo tra queste mura altissime, ma continui a camminare col naso all'insù e nella testa nuove domande che si sgomitano. Cavalchi l'onda della curiosità e ti fai spiegare cosa ci sia dietro a tutte queste porte, ma smetti di ascoltare quando lo vedi, alla fine del lungo corridoio, in cima a una scalinata. Lo riconosci subito. Non perché è circondato da tre guardie e perché porta un lungo mantello blu elettrico sopra una veste nera elegantissima, ma per i suoi capelli. Nei libri di storia che hai studiato su Vegeta-Sei, la stirpe estinta dei Sadala era rappresentata in diversi ritratti, e tutti erano contraddistinti da lunghi capelli neri a forma di S raccolti in una coda bassa.
Evidente che anche in questo universo la genetica sia comune, e immediatamente ti domandi se ci siano dei Vegeta da qualche parte.
Di tutti quelli che sono al tuo fianco, lui guarda solo te. Ha due occhi grandi e il naso aquilino, e porta un orribile pizzetto sul mento che sulla Terra è passato di moda da vent'anni. Ti accorgi solo avvicinandosi che, sul pettorale sinistro della sua uniforme, c'è una spilla blu di cui ricordi bene il simbolo: un sole con all'interno una S rovesciata. Lo stemma dei Sadala.

Quando giungete al suo cospetto, il Re sembra serio, imperscrutabile. Quando Cabba si inginocchia a testa bassa di fronte a lui, ti ricordi che in questo universo tu non sei un Principe, non conti niente.
Ti inchini, percepisci qualcosa scricchiolare dentro di te, ma lo seppellisci dal momento in cui senti il verso strozzato di Kakaroth, vicino a te. Probabilmente perché Nappa gli ha appena tirato un calcio negli stinchi per farlo inginocchiare. Il rispetto, quel deficiente, non lo porta nemmeno per le divinità.
Ma, di tutta sorpresa, Re Sadala compie un gesto che mai ti saresti aspettato – e che tuo padre non avrebbe azzardato nemmeno se gli avessero tagliato le gambe: anch'egli si inchina. Al tuo cospetto. Sei in bilico tra il comprendere il perché di quella cortesia e non vederne invece il motivo. Nulla ti è dovuto, lì.
Le guardie al suo fianco sussultano, si piegano a te in modo scomposto, come se non se lo aspettassero nemmeno loro.
Poi Re Sadala si alza e ammorbidisce i tratti spigolosi del volto. Quando parla, la sua voce è fanciullesca, gentile, differente da come te la saresti aspettata.
«Benvenuto, Re Vegeta, Re dei Saiyan dell'Universo Sette. Alzatevi, non siete tenuto a inchinarvi a me».
Le sue parole ti carezzano l'orgoglio, ma tu sai che non è affatto giusto.
«Vi ringrazio, Altezza, ma non sono un Re. Non sono mai diventato Re del mio popolo» spieghi, calpesti dentro di te i cocci di qualcosa che si è rotto più di quarant'anni fa. «Il mio popolo, come ben saprete, non esiste più».
Re Sadala corruga lo sguardo e lo posa su Kakaroth, Nappa e Radish, ancora inginocchiati alle tue spalle.
«Vedo dietro di voi almeno tre Saiyan. Non sono anch'essi considerabili popolo?» chiede, ma non c'è accusa nelle sue parole, né fastidio. I suoi occhi sono gentili, persino le sue movenze sono galanti. Ripensi a tuo padre, pensi che sia ironico che in questo universo ci sia al potere una persona in perfetta contrapposizione a lui.
In merito a quanto ti ha chiesto, ti senti in combutta con te stesso. Sì, puoi considerarli senza dubbio il tuo popolo – loro come tutti i vostri figli – ma solo perché ti senti responsabile della loro incolumità. Vuoi e desideri che stiano bene, che non siano in pericolo.
«Non mi sento più nella posizione di considerarmi superiore a loro» riveli a denti stretti, è una confessione difficile. Con la coda dell'occhio vedi Radish sussultare.
«Noi Re non siamo superiori, o almeno nemmeno io mi sento tale» dice Sadala. Sembra molto sincero e in pace con se stesso. «Ma leader, forse? Condottieri? Responsabili?»

Apri la bocca, ma Kakaroth si alza in piedi senza permesso e ti affianca con un gran sorriso.
«Principe Vegeta. Principe. Non è così che ti piace definirti?» cinguetta, e non capisci se sia ancora ubriaco o meno. Non ti ha mai chiamato “Principe” in vita sua – se non per provocarti durante i vostri longaroni - e se iniziasse a farlo ora ti sentiresti solo in imbarazzo.
Balbetti qualcosa che vorrebbe apparire come un “stai zitto, idiota” ma ti esce solo un mugugno.
«Principe... interessante!» interviene di nuovo Sadala, genuinamente incuriosito.
«Una definizione oramai più per me stesso, piuttosto che per gli altri» specifichi subito. «Posso essere considerato forse leader, in alcune occasioni, ma… “responsabile” mi sembra il termine più calzante» concordi, e vedi Radish sussultare di nuovo. Anche Nappa sembra sorpreso dalle tue parole. Kakaroth invece continua a sorridere, perché oramai ti conosce fin troppo bene, sa che anche quando vuoi fare il gradasso in realtà è solo per intimidire i nemici o gli avversari in battaglia. «Ma se proprio vogliamo trovare appellativi formali, sì, preferirei “Principe” rispetto a “Re”».
Un automatismo ti porta a incrociare lo sguardo di Radish. Non sembra più sorpreso, capisci da come ricambia l'occhiata che anche lui ricorda. La ricorda come se fosse ieri, la notte dopo l'esplosione.


«Quindi... non abbiamo più una casa» sussurra Radish, mentre guardate il cielo troppo buio e senza stelle di quell'attracco portuale. Il vostro pianeta è esploso da poche ore.
«Non mi importa» menti. «Te l'ho detto: l'unico motivo per cui mi dispiaccio è che non avrò mai l'occasione di diventare re». Sei bravo a mentire.

«Ci sono ancora dei Saiyan in giro, tuo padre è morto, il Re sei tu».
Ti senti tutto tranne che re. Non hai più un popolo vero da governare, non hai più un castello, non avrai una stirpe. Non avrai una cerimonia di incoronazione, non avrai una folla ad attenderti al ritorno dalle tue missioni.

«No. Rimarrò per sempre Principe» ti impunti, anche se la tua voce trema. Te lo prometti.
«Qualunque cosa, la nostra devozione verso di te rimarrà la stessa. Sei il maggiore esponente di ciò che resta di noi. Re o Principe, ti rispetterò e combatterò per te fino alla morte».


Gli echi di quella conversazione ti scuotono dentro, ti annichiliscono. Avevate sei anni e avevate appena perso tutto. Eravate solo dei bambini, non conoscevate nulla dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevate che dietro l'angolo vi attendesse un destino da schiavi, mercenari. Sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, dolore, corse solo andata. Tu e Radish eravate solo dei bambini, ma è da quella notte che avete imparato a crescere in fretta.
Te lo ricordi come se fosse ieri, e anche lui. Dentro il vostro sguardo c'è l'intero universo, tutta l'ironia di trovarvi di nuovo insieme, dopo tutti quegli anni, su un pianeta specchio della vostra casa. Quella casa che avete rimpianto insieme in silenzio, per tutta la vostra vita.
«Siete umile, Principe Vegeta. Chiedo perdono se il mio pregiudizio verso la vostra dinastia mi ha portato a credere il contrario».
Re Sadala ti riporta sull'attenti. Distogli lo sguardo da Radish e ti senti come strappato a metà.
«Non avete niente da chiedere perdono, Sire. Non sono mai stato troppo umile, specialmente in passato. E... beh, la mia stirpe non aveva proprio nulla di umile» confessi.
“Umiltà” non è proprio la prima definizione che ti viene in mente, se dovessi descriverti a un colloquio di lavoro. Non che tu abbia mai dovuto affrontare un colloquio, sulla Terra. Sai solo come funziona per sentito dire.
«Mi piacerebbe parlare di questo» incalza Sadala, e anche tu sei molto curioso di saperne di più sulla storia di quel pianeta, le analogie le differenze che intercorrono nel vostro sistema, sulla dinastia Sadala e la dinastia Vegeta. «Che ne direste di seguirmi? Il banchetto è pronto».
Annuisci con formalità, poi insieme vi avviate oltre una porta ad arco in fondo al corridoio.



 
 


Impieghi il tempo dell'antipasto per inquadrare definitivamente Sadala VII come un brav'uomo. Ha carisma, una buona parlantina, sembra essere rispettato ma non temuto. Sa di quel che parla, è intelligente, ponderato, raffinato. Comprendi dalle sue parole quanto il suo sistema politico di monarchia parlamentare funzioni a livello tecnico, ma è consapevole di alcune falle sul livello sociale. Quando vi narra dei suoi obiettivi futuri per risolverle, cogli persino il suo sincero rammarico.
I suoi modi di fare cortesi e modesti vi accolgono come un abbraccio molto stretto, e non puoi fare a meno di realizzare quanto invece tuo padre fosse tiranno in confronto, quanto avreste avuto da imparare dai Saiyan dell'Universo Sei. Ma sai che Re Vegeta III non avrebbe mai accettato un sistema del genere e, se il pianeta fosse rimasto intatto, sai anche che saresti cresciuto sotto la pessima influenza di tuo padre. Saresti stato un Re addirittura peggiore di lui.
Quando Sadala vi racconta della grande guerra civile, lo fa senza giudizio. Narra i fatti come lo farebbe uno storico, lo ammiri per questo. Soprattutto quando parla della dinastia dei Vegeta, sembra farlo con estremo rispetto – un rispetto che non sarebbe affatto dovuto – e anche un pizzico di dispiacere. Cogli del rammarico, specialmente quando parla dei vani tentativi dei suoi avi di collaborare con la dinastia Vegeta.
E, mentre sgomiti Kakaroth per invitarlo ad avere più contegno mentre si strafoga di pietanze saporite, apprendi anche che la dinastia Vegeta si è estinta oramai da parecchie decadi. La tua speranza di vederne uno si infrange, anche se Re Sadala ammette che probabilmente qualche nipote di qualche figlio illegittimo potrebbe essere ancora in circolazione - magari in città minori - ma sicuramente ignaro delle sue origini o sotto mentite spoglie per non dare nell'occhio.
Quando lascia spazio a te per parlare della vostra storia, più volte l'imbarazzo ti morde le caviglie, specialmente quando racconti delle efferatezze da voi compiute in passato. Lui sembra cogliere il tuo disagio, ma non ti giudica. Giudica invece Freezer, ed è proprio su quest'argomento che lo vedi cambiare atteggiamento.
Si infervora, riconosci l'indole Saiyan, si mostra combattivo e pronto a mettere a disposizione tutte le sue risorse belliche per far fronte alla nuova minaccia. Cogli il suo orgoglio, la vena combattiva tipica della vostra razza, gli porti rispetto. Nonostante la sua estrema gentilezza e l'indole poco incline alla violenza, comprende cosa voglia dire combattere, prepararsi a un'imminente battaglia.

«Siamo venuti qui per proteggervi, nom-nom, sei sicuro di volere mettere a rischio queste persone?» domanda Kakaroth, mentre mastica l'ultima fetta di torta e sputacchia briciole sul tavolo. Anche se vorresti vederlo strozzarsi per la sua maleducazione, non puoi che concordare.
«Grazie per la sua preoccupazione, Son Goku» risponde Re Sadala, sempre fin troppo educato. «So che in pochi su questo pianeta possono eguagliare la vostra forza combattiva, ma sarà utile mettere a disposizione tutte le risorse. Siamo di indole pacifica, ma questo non significa che non possiamo lottare per difenderci. Stileremo un piano dettagliato domani in mattinata, ho convocato anche i cinque parlamentari. Adesso non è il caso di tediarvi oltre, oramai è notte e sicuramente sarete stanchi».
Solo quando dice ciò, ti rendi conto di essere esausto. Non dormi sonni tranquilli da giorni, oramai, e dubiti anche che potrai cadere sereno tra le braccia di Morfeo, stanotte, anche se sei pieno come un uovo di ottimo cibo e vino pregiato. Sei grato che almeno Radish e Nappa si siano dati un contegno col bere e che, al contrario di Kakaroth, siano in grado di tenere un certo decoro di fronte a importanti personalità.
Tuttavia, dopo aver ringraziato il Re per la cena squisita, questi richiama la vostra attenzione mentre vi accingete a uscire dalla grande sala dei ricevimenti.
«Mi sono dimenticato di informarvi che mi sono preso la libertà di prepararvi delle stanze qui, a palazzo, negli alloggi dedicati agli ospiti, sicché possiate usufruire anche di tutti i nostri servizi. Basterà chiedere al nostro personale».
Freni il tuo celere camminare e ti volti con tanto d'occhi. «Sire, non è il cas-»
«Sì che lo è» ti interrompe, più serio, mentre vieni travolto da Cabba che ti si attacca all'avambraccio con insistenza.
«Sensei, è considerata maleducazione, qui, rifiutare un invito del Re!» ti sussurra nell'orecchio, con gesti plateali di avvertimento. Kakaroth nel frattempo ti si attacca all'altro braccio e hai la tentazione di Ki-blastare entrambi nell'orbita planetaria.
«In effetti, Vegeta, Cabba ha ragione. E poi t'immagini che ricca colazione ci sarà?!» mormora entusiasta, ma Nappa lo afferra per un orecchio e te lo stacca di dosso.
«Ma sei citrullo o cosa?!»
Non lo ringrazierai mai abbastanza per questo.
Vorresti sotterrarti per il teatrino tragicomico, ma Re Sadala sembra avere anche un ottimo senso dell'umorismo e tanta pazienza. Quasi non ti sembra vero che un Re dei Saiyan possa avere questa personalità.
«Allora vi ringrazio, Altezza» dici, con il lieve inchino del capo.
Qualcosa ti dice che questo soggiorno sul pianeta Sadala sarà più piacevole del previsto e, date le premesse, è un vero miracolo.



 
 


Gli alloggi sono prevedibilmente comodi, dotati di ogni comfort – sauna e vasca riscaldata compresa – oltre che di privacy. Il fatto di avere una stanza privata e di non dover sentire il russare di Kakaroth per la prima volta dopo settimane è la pace dei sensi.
Il letto è enorme, fin troppo morbido, le lenzuola profumano di fresco, di agrumi che non riesci e definire. Le grandi vetrate donano una vista splendida sulla città buia.
Eppure, nonostante la doccia calda, il coma post prandiale e i fumi del vino, fatichi a pendere sonno. Le tue palpebre sono pesanti, ti scoppia la testa, ma sei così stanco da non dormire. Dai la colpa al caldo, ma quando fai scorrere una delle grandi vetrate per accedere al balcone, ti accorgi che la temperatura esterna non è così differente da quella della stanza. Respiri aria pulita, ti appoggi alla balaustra e passi le dita su una delle piante a foglia larga, ci giochicchi, ti maledici per non riuscire a frenare i tuoi pensieri neanche quando tutto il resto della città dorme.
Tutto il resto della città... tranne qualcuno. Ti accorgi di un flebile Ki appena sopra di te a cui non avevi fatto caso, troppo impegnato a rimuginare sulla tua perenne insonnia, quindi ti volti di scatto.
Lo vedi lì, appollaiato sul tetto spiovente, alla ricerca di una Luna che qui non esiste, alla ricerca di costellazioni che brillano solo nei vostri ricordi più remoti.
Quando incrocia il tuo sguardo, ti sembra quasi di poterle rivedere di nuovo.



 
Continua...

Riferimenti:
-Tutte le descrizioni del pianeta Sadala (geografia, architettura, sistema politico, geologia) sono tutte inventate. Stessa cosa per quanto riguarda la dinastia Sadala e la simbologia legata. La guerra civile di cui parlo, invece, è canonica. 
-Quando parlo di "Capitale" e del pianeta Vegeta, faccio riferimento a tutto ciò che ho scritto nella mia storia "HAKAI". Anche qui quasi niente di canonico.
-Il trafiletto in corsivo di Radish e Vegeta da piccoli è preso sia dall'inizio di "Mercenari", sia da un ricordo presente in "Across the universe".

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ehilà, gente!
Benvenuti sul pianeta Sadala! Che dite, vi piace? Ci andreste in vacanze? :D per quanto riguarda il Re, invece, vi aspettavate un tipo del genere o avreste immaginato qualcuno di più cattivo?
Beh, ora dal finale si capisce che qualcuno qui sta per avere un bel confronto con qualcun altro, finalmente. Porterà a qualcosa di buono, o a creare ancora più distanza?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :) 
Un abbraccio,
Grace

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Capitolo 7
*** Conversazioni ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 7
Conversazioni




 
«Promessa solenne, Maestà: diventeremo grandi. E fortissimi. Diventeremo i migliori... cioè, tu il migliore, io dopo di te, ovvio. E lo sconfiggeremo, uccideremo quel bastardo nel peggiore dei modi. Ci prenderemo quello che ci spetta. Ti prenderai un esercito, un trono o un impero, quello che è. Io mi prenderò un saaacco di soldi e con quei soldi un saaacco di astronavi. Ok? Ci stai?»


Echi di vecchi ricordi ti rimbalzano nel cranio, incessanti, imperterriti. Anche ora che siete lì, a pochi metri di distanza, e potreste lasciare che quegli echi si fermino. Metterli al loro posto, costruirne di nuovi.
Radish siede a gambe a penzoloni sul parapetto della sua stanza – adiacente alla tua – e ti ricorda che le notti erano sempre vostre. Sotto le stelle, su pianeti lontani, attorno a un falò. A volte Radish parlava del niente, a volte stavate zitti e sapevate in che direzione andassero i vostri pensieri. Ma non ne avevate mai parlato, non fino alla notte in cui lui è partito in direzione della Terra.
Non avevate mai parlato del vostro pianeta dalla notte in cui era esploso, non avevate mai ricordato a parole la vostra casa.
«Non dormi?» ti domanda, quando oramai sono trascorsi troppi secondi, troppi echi.
Ti appoggi con un fianco alla ringhiera in vetro del balcone. «Lo sai che soffro d'insonnia».
Lui ti restituisce uno sguardo consapevole, non troppo stupito. Molte cose sono cambiate e cambieranno, ma di sicuro non la tua tendenza a non dormire. Lancia un'occhiata al parapetto su cui è appollaiato e scrolla le spalle.
«Puoi sederti».
«Lo so che posso» incalzi, mentre vorresti morderti la lingua. Non sai nemmeno se vuoi sederti: questa conversazione è ciò che di più temi e ciò che di più brami, al contempo.
Radish scuote la testa e sbuffa, poi torna a guardare le stelle. «In queste risposte non sei cambiato».
«Oh, invece sì» controbatti, mentre con un balzo lo raggiungi sul tetto. Lo fissi dall'alto in basso a braccia conserte. «Una volta avrei detto “non c'è bisogno che tu me lo dica, stronzo, io mi siedo dove mi pare”».
Radish soffoca una risata sincera. «Dannatamente nel personaggio».

E allora ti siedi. Pochi palmi di mano di distanza, quanto basta per non essere in traiettoria di un suo gancio destro. Non che la cosa ti spaventi, ma non hai voglia di iniziare una rissa a quell'ora di notte, nel palazzo reale di un pianeta che vi ospita.
Una brezza piacevole ti solleva i peli sulle braccia, ti solletica, ti ricorda la primavera terrestre che tanto ami – perché ti ha sempre rimandato alla stagione di Fuyu inoltrata, su Vegeta-Sei. Ti passi la lingua sui denti e ti scivola via un pensiero.
«È strano essere qui».
Non sei mai stato uno che inizia le conversazioni, non sai nemmeno quando questa cosa sia cambiata. Forse solo ora che ti rendi conto che dovrai cambiare di nuovo. Dopo una vita mutevole, in continuo divenire, devi sforzarti e cambiare ancora. È l'unico modo per poter combattere contro i tuoi fantasmi e sperare di uscirne non intero, ma almeno vivo.
Radish ti scocca un'occhiata sfuggevole, poi annuisce.
«In qualche modo me lo ricorda... Vegeta-Sei. In altri è fin troppo diverso. Non che io non apprezzi un Re non tiranno, ma mi fa strano non dover temere le ire funeste di tuo padre».
L'ironia vi raccoglie da terra, vi scuote, vi costringe a sorriderne.
«Era un vero bastardo» ammetti. Radish non era l'unico a dover sfuggire alle ire del Re, quando eravate bambini. Solo che tu te la cavavi sempre, perché davi la colpa agli altri. «Lo ero anche io» aggiungi, poi ti ricordi di un dettaglio fondamentale. «Lo sono ancora».
Il sorrisetto sul volto di Radish si placa, non dissente e non concorda. Torna ad ammirare il panorama buio, eppure i suoi occhi brillano. Solo quando pensi che il silenzio vi abbia soffocato, lui parla ancora. E quello che ha da dire ti stupisce.

«Ti ricordi i campi di kabu dietro la foresta?» domanda.
Fai un balzo indietro nel tempo e ti si sblocca un ricordo, sulla lingua percepisci un sapore che avevi dimenticato, il rumore croccante del vostro masticare nascosti tra gli alberi, sui rami più alti, mentre i Soli calavano oltre la collina di Capitale.
«Mi ricordo» mormori. Tutto è nitido come se fosse appena accaduto, invece avevate quattro e cinque anni. «Di kabu potevo averne quante ne volevo, a palazzo, ma non erano buone come quelle che rubavi al vecchio contadino oltre la città».
Radish ridacchia e si appoggia con le mani dietro di sé, guardandoti sbieco. «Se ben rimembro... anche tu le rubavi!»
«Ma poi davo la colpa a te, perché non potevo mica perdere la faccia. Un principe non ruba» puntualizzi, e lui fa finta di indignarsi.
«Passavo giorni intere nelle segrete, per questo!»
Non trattieni un sorriso nel pensare a quante volte Radish sia finito nelle segrete del palazzo. A volte le guardie lo liberavano prima perché non smetteva un secondo di blaterare.
«Ti facevo recapitare del cibo» ti giustifichi.
«Ah, che magnanimo!»
«Avrei potuto lasciarti senza».
«Grazie, Maestà» ride e finge un mezzo inchino col capo, ma immediatamente diventate seri.
Radish non ti chiamava mai con appellativi onorifici, se non per sfotterti. Mai, tranne l'ultima volta che vi siete visti. Quando gli hai riversato addosso odio e frustrazione, quando gli hai detto che non valeva niente, che non ti importava nulla di lui, quando gli hai detto di andare a morire e lui l'ha fatto. E non l'hai mai più riportato indietro.
Lo sai che anche lui ci sta pensando, lo percepisci, lo leggi tra lo sfarfallare delle sue ciglia quando corruccia lo sguardo.
«Mi dirai mai perché?» domanda infatti, e ti senti cadere a pezzi.
«Non mi stai chiedendo perché ti facevo recapitare del cibo, vero?»
Lo sguardo che ti scocca è eloquente. «No».

Ti gratti il collo, perché senti come se qualcuno ti stesse strozzando, invece è solo una goccia di sudore che ti sta percorrendo la giugulare. È giunto il momento dei perché e delle spiegazioni, ma la verità è che non ne hai. Hai troppo da giustificare e non hai nessuna buona scusa da dare. Perché gli hai detto tutte quelle cose? Perché hai tenuto nascosto a lui e Nappa la verità sulla fine dei Saiyan per anni? Perché non lo hai mai resuscitato?
Non sai da dove iniziare, apri e chiudi la bocca come un pesce fuori d'acqua, soffochi nel tuo arrancare. Ma, proprio quando sei convinto di cacciare fuori qualche pensiero disordinato, Radish scuote la testa e ti anticipa.
«Anzi, lascia stare, non so se lo voglio sapere».
«Radish-»
«Quando parlavo o ti chiedevo qualcosa... mi minacciavi subito di morte o non mi ascoltavi. Ora quasi sei persino pronto a rispondermi, in qualche modo. Dovrebbe essere più facile dialogare, con questa nuova versione di te».
Quello che ti dice non ti stupisce nemmeno troppo: per lui ora sei uno sconosciuto, in fin dei conti.
«Dovrebbe. Ma non lo è, vero?» chiedi, non sai con che forza di spirito non hai ancora distolto lo sguardo.
«No, non lo è» conferma e si stringe nelle spalle. «Sarà che non ci sono abituato».
«O sarà che sotto sotto sei ancora troppo incazzato» sputi fuori.
Non riesci a capire se ha paura della risposta che potresti dargli, se sei diventato troppo imprevedibile per lui, o se semplicemente non accetterebbe nessuna spiegazione a prescindere.
«Mi biasimi?» domanda, dopo qualche secondo di esitazione.
Boccheggi, ma lo nascondi fin troppo bene.
«No». Come potresti, del resto?
Radish continua a fissarti, non capisci se le tue risposte lo stupiscono o lo fanno incazzare ancora di più, ma rimane in silenzio. Capisci però che le tue chance di dargli delle spiegazioni sono oramai esaurite, questa notte.
O forse sei solo tu che ti convinci che lui non ne voglia, ti fa più comodo non dire nulla e far finta di niente, e non hai il coraggio di fermarlo quando si alza in piedi sul tetto e ti sgancia un sorriso di circostanza.
«Buonanotte, Vegeta» mormora, prima di balzare giù sul balcone per rientrare nelle sue stanze.
Qualcosa dentro di te grida “fermalo” ma, esattamente come più di vent'anni fa, non ti ascolti e lo lasci andare.
«Buonanotte» sussurri e ti dai del codardo.
Non dormirai neanche stanotte. Ti domandi se riuscirai mai a dormire di nuovo.


 


Il mal di testa che ti pervade è solo il ghiaccio in superficie del cocktail di sensazioni spiacevoli che provi. Ti dai da solo del bugiardo quando provi a convincerti che la tua scarsa capacità di concentrazione sia dovuta solo alla mancanza di sonno, oppure al troppo vino trangugiato ieri sera.
La verità è che ti sormontano troppi problemi e la lista delle cose a cui pensare è lunga come quella di una spesa per la cena di capodanno – e lo sai perché Bulma una volta ti ci ha mandato, a fare la spesa per la festa. A proposito di Bulma, ti domandi come stia, se si sia accorta di qualcosa. Non vi sentite così spesso, durante le tue missioni in giro per lo spazio, quindi è probabile che non si sia fatta troppe domande sul fatto che siano almeno cinque giorni che non ti fai vivo. E, data l’impossibilità a comunicare via radio tra diversi universi, chissà per quanto tempo ancora non riuscirai a darle notizie. Già però ti immagini la faccia che farà quando vi vedrà tornare a casa con due Saiyan in più. Che poi… torneranno con voi a casa?
Le tue priorità continuano a essere bizzarre mentre ti accorgi di pensare a un futuro troppo prossimo, quando l'immediatezza è già talmente incerta da metterlo in discussione. La domanda giusta è infatti: tornerete mai a casa vivi?

Ti massaggi le tempie e ti costringi a distogliere lo sguardo da Nappa e Radish di fronte a te, per riportarlo sui nuovi avventori di quella grande tavolata delle discussioni. Tre donne, un uomo e una persona dal genere non definito. Sono i cinque presidenti delle regioni del pianeta Sadala, giunti a palazzo per stipulare un piano di battaglia che fatica a prendere forma.
Una delle donne – Negi, la più giovane, dal bell'aspetto ma con un carattere tutto tranne che accomodante – insiste a voler mettere a disposizione tutte le forze della sua città per far fronte al problema. L'uomo – Daikon, anch'egli di bell'aspetto seppur più anziano, ma con un carattere migliore – insiste invece per voler proteggere la popolazione e far combattere solo voi. Le altre due donne – Azami e Jaga, una anziana e corpulenta, l'altra di mezza età con un'eleganza fuori dal comune – sembrano volubili e cambiano idea ogni più o meno valida argomentazione. Il quinto individuo, Oribu, sembra invece annoiarsi almeno quanto te, ma sotto sotto puoi scorgere la sua preoccupazione. Sembra la persona più giovane lì dentro, e ha l'aspetto di qualcuno che sulla Terra potrebbe fare tutto tranne che stare a presidio di una regione. Forse perché sulla Terra sono ancora troppo retrogradi verso chi ha tanti tatuaggi e piercing, oltre a chi non si identifica nei due generi binari.
«L'unico luogo sicuro per questa battaglia sarebbe il deserto oltre il capoluogo Shi» insiste la presidente Negi.
«No, l'unico luogo sicuro sarebbe non su questo pianeta!» controbatte il presidente Daikon.
«Ma siccome la battaglia non la possiamo spostare...»
Quel dibattito perdura però da più di quaranta minuti - in cui il Re ha ben deciso di non interferire per lasciare esporre tutti – e non riesci a vederne una fine. Ti è piuttosto chiaro però il motivo per il quale ogni regione abbia uno statuto a parte.
«Potremmo mandare i più forti a combattere su un pianeta deserto!»
«Ma lo volete capire sì o no che il problema non è la battaglia? State litigando da mezz'ora per niente!» esplode Radish, esasperato. Ti toglie le parole di bocca. Probabilmente le toglie anche a Oribu.
La presidente dagli abiti eleganti, invece, sembra indispettirsi di quel modo di fare poco consono a una riunione altolocata. «Modera i termini, straniero» sibila, ma Re Sadala alza una mano.
«Si fermi, Jaga. Non ci sono stranieri, qui» rimprovera, paziente. Ancora non comprendi come possa essere così calmo dopo tutto questo cianciare senza capo né coda.
La presidente Jaga si spalma contro la sedia e allarga le braccia, fingendosi accomodante nei confronti di Radish. Le viene proprio male. «Quale sarebbe il problema, allora?»
«Il problema,» inizia lui, come se stesse spiegando qualcosa a un menomato mentale, «è che l'obiettivo di Freezer è appropriarsi di cinque Saiyan purosangue per poterli portare nel suo macchinario della morte. Anche se riuscissimo a combatterlo – e lo facessimo dall'altra parte della galassia - alcuni dei suoi scagnozzi potrebbero rapire qualsiasi membro della popolazione per portarlo via. E Freezer, che sa sopravvivere nello spazio, potrebbe scappare a gambe levate una volta ottenuti i suoi ostaggi».

In effetti non ci avevi del tutto pensato. Non ci aveva pensato nessuno, a quanto pare. Vi siete soffermati fino adesso su come proteggere la popolazione da un'ipotetica battaglia, senza contare che la battaglia potrebbe essere solo un diversivo.
Ti ricordi che uno dei motivi per il quale i piani li facevate elaborare a Radish era proprio questo: non mancava mai di strategia e furbizia. Nemmeno tu peccavi di strategia, ma hai sempre avuto quella dannata tendenza a esplodere al primo imprevisto. Nappa, invece, aveva il vizio di risolvere le cose solo con la forza.
Il silenzio che cade nella sala delle riunioni è tagliente, ora che questo nuovo problema si è aggiunto alla lista degli innumerevoli.
«Beh, Kakaroth potrebbe percepire se alcuni Ki di Saiyan si allontanano dal pianeta. Potrebbe teletrasportarsi da loro e riportarli indietro» propone Nappa.
«E chi sarebbe questo Kakaroth?» incalza Daikon.
«Sono io... ehm, ho due nomi, uno Saiyan e uno terrestre» spiega il deficiente che non ha ancora imparato a presentarsi ai Saiyan con il suo nome Saiyan. «E comunque no, se gli ostaggi venissero tramortiti, non potrei percepirli».
Ti sei sempre chiesto se ci sia un modo di apportare degli aggiornamenti al potere del teletrasporto. Ad esempio percepire da più lontano, teletrasportarsi senza il bisogno di conoscere i Ki, o in luoghi senza persone. Forse dovrai proporre a Kakaroth di farsi un'altra vacanza su Yardrath, prima o poi.
«Date retta a me: da questo momento in poi vietate l'attracco sul pianeta a qualsiasi nave, anche mercantile. Avvisate i Saiyan in trasferta di nascondersi e non rivelare a nessuno la loro posizione. Chiudete le frontiere, qui. Dobbiamo essere sicuri che nessun Saiyan esca da questa palla di fango». Radish rincara la dose con l'insolenza di cui è sempre stato dotato e, anche se puoi intravedere le vene sul collo di qualche presidente occludersi, il tuo sguardo ricade subito sul Re.
«Una proposta saggia, soldato Radish» concorda Sadala, ma la presidente Negi non sembra essere così d'accordo.
«Sire, dal punto di vista economic-»
«Sarà per pochi giorni. Possiamo affrontare delle piccole perdite in economia estera, se questo serve a far fronte a una catastrofe multi-universale».
«E durante la battaglia, invece, come faremo a capire se qualcuno sta portando via dei civili?» interviene Oribu, che al contrario degli altri presidenti sembra porre delle domande più intelligenti.
«C'è bisogno di una flotta aerospaziale pronta ad atterrare qualsiasi movimento sospetto» risponde Radish, e ogni volta che parla sembra far traboccare il vaso d'indignazione dei presidenti.
Daikon strabuzza gli occhi e inorridisce. «Vorrebbe dire uccidere anche gli ostaggi».
«A quello possiamo porre rimedio una volta sconfitto Freezer. Ci sono le Sfere del Drago» decidi finalmente di intervenire, ma subito la presidente Jaga ti scocca un'occhiata disgustata.
«Una soluzione davvero macabra, oltre che poco etica...»
«Idee migliori?» grugnisce Nappa, dandoti man forte.
Neanche a te piace l'idea di sacrificare i civili, ma è anche vero che se Freezer dovesse ottenere un infinito potere non esisterebbero più civili da nessuna parte. Se tornasse l'impero del terrore, sareste tutti fottuti.

Fortunatamente Re Sadala sembra comprendere le tue ragioni. «Abbiamo quattro giorni per pensarci, ma al momento mi sembra l'idea più ragionevole. Dobbiamo disporre una flotta e un capitano per coordinarla».
Radish allarga di nuovo le braccia ed esibisce un sorriso furbesco. «Posso occuparmene io».
«Tu?» soffia Jaga, in una risatina di scherno. «Perché mai?»
«È il miglior pilota dei dodici universi, probabilmente». Il pensiero ti sfugge via troppo veloce dalle labbra, forse a causa del fatto che stai iniziando al mal sopportare quattro presidenti su cinque, forse perché quella è una verità troppo grande per essere trattenuta. Quando lo dici Radish strabuzza gli occhi, perché non ti sei mai sognato di fargli un complimento, soprattutto pubblicamente. Distogli lo sguardo perché sai che non riusciresti a sostenerlo, che arrossiresti come un deficiente, e non vuoi perdere la faccia davanti a tutta quella gente.
«E sia! Soldato Radish, la incarico di radunare e istruire chiunque sappia guidare un'astronave» ordina Re Sadala.
Finalmente Radish ti leva lo sguardo di dosso. Ti senti più leggero, la gola di nuovo libera per poter parlare.
«Le città verranno presidiate dai combattenti più forti, ma dobbiamo radunare i civili, e quelli delle campagne dovranno nascondersi bene. Per quanto riguarda la battaglia, io e Kakaroth attireremo Freezer il più lontano possibile dai centri abitati. E lo batteremo» spieghi. Percepisci Kakaroth fremere accanto a te, forse fin troppo entusiasta per questa battaglia. È così ogni volta, ma sai che dietro questa guerra c'è dietro di più. Una promessa fatta a suo fratello, l'onore che per la prima volta arde dentro di lui. Il ricordo dei suoi genitori. Lo capisci, quando vi guardate siete sulla stessa lunghezza d'onda. Siete alla pari, non solo a livello combattivo.
Forse la vostra sicurezza dona altrettanta sicurezza agli altri, perché i presidenti sembrano più convinti. Re Sadala, soprattutto, sorride di vigore.
«Attiveremo lo stato di emergenza sicché più gente possibile si rifugi nei sotterranei. Ognuno di voi torni nel proprio capoluogo e informi la popolazione» dispone, poi si alza e tutti gli altri lo emulano. «Ci raduneremo di nuovo domattina per aggiornarci. Sciolgo la seduta».
Finalmente capisci quando Trunks ti dice che il momento più bello della sua mattinata è sempre quando suona la campanella.



 


Il via vai di quel pomeriggio è l'emblema dell'irrequietezza. Avete talmente tante cose da fare che quasi non rivolgi la parola a nessuno dei tuoi compagni e, al contrario, spendi tutto il resto della giornata ad aiutare, a informare, a spiegare, oltre che ad ascoltare tramite radar auricolare gli aggiornamenti in diretta. Di conseguenza senti anche le lamentele di Radish su quanto poco siano attrezzati i Saiyan dell'Universo Sei nel settore aeronautico. Nappa, che nella logistica è stato piazzato nella protezione della capitale Ichi, si lamenta invece di quanta poca gente sappia combattere anche solo per difendersi.
Ancora non avete razionalizzato il fatto che il pianeta Sadala sia molto più simile alla Terra che a Vegeta-Sei, su questo fronte. Seppur vero che tutti gli abitanti possiedano un grosso potenziale, in pochissimi sanno anche solo come sferrare un Ki-Blast.
E così, dopo aver trascorso tutto il pomeriggio a trattenere bestemmie tra i denti, tu e Kakaroth vi volete così male che decidete di trattenerne delle altre, per tentare di insegnare ai due scimmioni come percepire i Ki senza Scouter - visto che i primi tentativi sono andati a vuoto.
In un batter di ciglia è già il tramonto, i raggi dorati penetrano nella selva che vi ripara dal vento. Nuvole lontane preannunciano un temporale, lo ignorate, combattete tutti e quattro insieme nel silenzio. Quando Nappa riesce a muovere due calci a occhi chiusi in direzione giusta, Kakaroth è così stremato che dà forfait. Non sai se lo stiano facendo appositamente, ma i bastardi si allontanano per sedersi su un tronco e ti lasciano da solo ad affrontare Radish. Che sta migliorando, per inciso, ma ancora non riesce a parare gli attacchi a occhi chiusi. Potresti dare forfait anche tu, ma non sei così codardo da andartene nel bel mezzo di uno scontro. Con più rabbia di quanta ne serva gli sferri un calcio negli stinchi, e lui non lo para. Soffoca un verso di dolore e balza indietro, quasi va a sbattere contro il tronco di un albero. Vorresti intimargli di concentrarsi, ma sai che lo farebbe innervosire. Aspetti che inspiri ed espiri, poi ti fiondi di nuovo nella sua direzione. Para un tuo calcio, ma non riesce a evitare del tutto il pugno nel fianco. Impreca sottovoce, anche se sta migliorando sai che vorrebbe farlo più in fretta. Ti attacca e lo fa nella direzione giusta, pari il suo colpo e gliene sferri uno nuovo, finalmente lo para con sicurezza.
Ridacchia, ma non apre gli occhi.

«Miglior pilota, eh?» sussurra piano.
Quasi ti strozzi con la saliva. Non capisci se lo fa per distrarti in battaglia, o solo perché vuole gongolare e provocarti come un bastardo.
«Taci» sibili. Gli sferri un altro pugno all'altezza dello stomaco, lui l'afferra con due mani.
«Dei dodici universi» rincara la dose, mentre un tuono rimbomba in lontananza. Sapevi che te l'avrebbe fatta pagare.
Ti disarcioni e lo colpisci con una ginocchiata sulla coscia, e quasi riesce a pararla. «Se non la smetti ti strappo la lingua».
«Ahhh, meno male, ogni tanto ti riconosco ancora» sussurra, sembra appagato, un sorriso beffardo gli squarcia il volto. Digrigni i denti e cogli la provocazione, approfitti di quel momento e gli tendi un attacco a sorpresa che va in porto. Lo spingi contro un grosso tronco d'albero, questo crolla e ci atterrate sopra entrambi. Tieni fermo Radish con la suola di uno stivale sul petto e ti avvicini per ghignargli in faccia, anche se non ti può vedere.
«Cos'hai, la tendenza al sadismo? Ti piace essere maltrattato?» ironizzi e arricci il naso quando lui scoppia a ridere tra qualche colpo di tosse. C'è odore di tempesta, di sottobosco e muschio.
«Nah, sai... a letto sono un dominatore, tesoro!» risponde per le righe, e stupido tu che gli dai il La per queste cazzate.
Sbuffi aria calda dalle narici e ti sollevi con disgusto, poco lontano Kakaroth e Nappa soffocano una risata per quello che hanno appena udito.
«Se volevi farmi venire il vomito, ci sei riuscito» borbotti, togliendogli finalmente il piede dal petto per farlo respirare. «Lezione finita».
Radish apre gli occhi ma continua a ridacchiare. Si solleva, tra i suoi capelli oscillano pezzi di corteccia e qualche foglia rinsecchita.
«Stomaco delicato, il Principino».
Non lo degni di una risposta verbale ma di spalle esibisci un dito medio, poi inizi a camminare verso gli altri due idioti. Hai vinto il duello – come pronosticabile – ma con lui perderai sempre, a parole. È sempre stato inutile minacciarlo di amputargli la lingua, anche quando avresti potuto farlo veramente senza remore. Radish ti ha sempre tenuto testa, ed è il motivo numero uno per il quale ti ha sempre mandato ai matti. Eppure è uno dei due unici uomini nell'universo che può vantarsi di essere sopravvissuto dopo averti provocato nel tuo periodo peggiore. Lui e quell'idiota di suo fratello. Sarà un caso.



«Voi due mi fate davvero impressione» ti confessa Kakaroth, mentre vi incamminate nel sottobosco per poter tornare a Ichi. Si riferisce a te e Radish, ma non riesci a comprendere il significato di “impressione”. Gli lanci un'occhiata interrogativa e lui rallenta il passo, lasciando che gli altri si allontanino mentre borbottano qualcosa che poco vi interessa. «Avete uno strano modo di interagire. Si vede che siete cresciuti insieme. Eravate sempre così?»
«Sì. Ma io ero molto più cattivo» rispondi, mentre camminate spalla a spalla, tu con le mani in tasca, lui che si gratta la nuca e sorride con le fossette sulle guance.
«Quello che non capisco è perché non mi hai mai parlato di lui, di quello che avevate» mormora stretto nelle spalle. La sua non è un'accusa, solo genuina curiosità.
Una curiosità che vorresti si tenesse.
«Kakaroth-» sbuffi.
«ANDATE AVANTI, VI RAGGIUNGIAMO A CENA!» urla agli altri due, che nel frattempo si sono fermati per aspettarvi. Li vedete guardarsi strano e fare spallucce, per poi librarsi in volo e sparire tra le foglie cullate dal vento.
Quando Kakaroth ritorna con lo sguardo su di te, capisci che questa conversazione non sarà piacevole e non ti farà bene. E senti anche che sei stufo di avere conversazioni che non concludono niente e che minano le tue innumerevoli insicurezze. Anzi, sei stufo proprio di avere conversazioni.
Aspetta che i Ki degli altri siano molto lontani, poi rimbecca. «E non capisco davvero perché non lo hai mai riportato in vita. Entrambi, sia lui che Nappa. Cioè non dico subito, ma dopo, quando sei diventato buono...»
Non puoi credere che te lo stia chiedendo davvero. Speravi che almeno lui ti risparmiasse un'accusa simile. Anche se, conoscendolo, neanche questa è un'accusa. Sei tu che la prendi come tale.
«Ti ci metti anche tu?!» ringhi, paonazzo.
Lui alza gli occhi al cielo e vorresti prenderlo a pugni.
«Ahhh, perché devi sempre chiuderti in questo modo?»
Allarghi le braccia con eloquenza mentre lo fronteggi. «Perché cazzo ne so, Kakaroth. Mi conosci, no?»

Pling. Pling. Una goccia, due gocce tamburellano sulle foglie. In pochi secondi diventano decine, poi centinaia. Prima ne sentite solo il rumore, poi la pioggia si fa fitta, penetra nel sottobosco e vi colpisce la pelle sudata.
Quando Kakaroth torna a parlare, ti stupisce. «Era perché pensavi non ti avrebbero mai perdonato? O era una punizione per te stesso?»
Apri la bocca due volte prima che ti esca una sillaba. «... che?»
Lui si gratta di nuovo la nuca e abbassa lo sguardo, sembra in imbarazzo. Rare volte lo hai visto così, ed è sempre quando deve togliersi di dosso la maschera da imbecille e provare a parlare seriamente. Perché purtroppo – o per fortuna – sai che ne è capace ma non si impegna quasi mai.
«Lo fai sempre. Anche adesso lo fai. Stai evitando di parlare chiaro con Radish perché pensi di non meritare perdono».
Ti irrigidisci così tanto che ti si gonfiano le vene del collo. Vorresti urlargli che non è vero, ma sai che sarebbe una bugia. In parte, almeno, perché è anche Radish che non ti sta dando la possibilità di chiarire. E questa è un'altra bugia. Cadi di nuovo nel circolo delle bugie che ti piace raccontarti e nel quale rimani sempre invischiato.
Quello che esterni è una minaccia strozzata. «Chiudi il becco!»
I suoi occhi grandi tornano a fissarti, ti offre l'opportunità di uscire dal circolo con una mano tesa, ma non l'afferri, perché è quando qualcuno tenta di scoprirti che tu tiri fuori le unghie.
«Amico, sei sempre severo con te stesso. Dovresti davvero provare a perdonarti tu per primo».
Ed è qui che perdi il controllo. Ti infiammi, esplodi, inizi a graffiare. Lo afferri per il bavero e te lo tiri contro, quasi gli sferri una testata.
«Come cazzo... posso perdonarmi?» vorresti urlare, eppure non riesci. Il tuo tono è quasi spaventato, stanco, seppur furioso. «Lo sai chi ero. Sai quello che ho fatto. Sai tutto di me. Sai quali sono i miei incubi... Kakaroth» gli soffi in faccia, malgrado la tua rabbia lui non è spaventato. Anche lui non ha mai avuto paura di te. «Sai cosa mi tormenta, sai che sforzo ho dovuto fare per accettare il tuo... aiuto. Accettare di poter vivere con voi, diventare padre, un marito. Sai quante volte ho pensato di scappare via, allontanarmi, perché penso di non meritarmi niente» deglutisci e piano piano ammorbidisci la presa su di lui, che invece non si muove e ti ascolta e basta. «Tu sai tutto, anche se non te l'ho mai detto, e chissà come l'hai capito anche con quella testa bacata che ti ritrovi. E allora... se lo sai, come puoi pretendere che io mi perdoni?»

Il flusso di coscienza che ti esce è quanto di più sincero tu abbia partorito, qualcosa che a te stesso non avresti mai ammesso, ma sei riuscito a consegnare tra le mani di qualcun altro. Una confessione di quanto tu sia ancora troppo incasinato, nonostante tutto.
Kakaroth ti guarda e aspetta con pazienza che molli la presa. Sai che se si fosse trattato di qualcun altro avrebbe allungato le mani in un abbraccio ma, proprio siccome sa tutto di te, sa anche che se lo facesse tu lo Ki-blasteresti altrove. Quindi ti poggia solo una mano sulla spalla e la stringe. E già così è un contatto che detesti, ma che riesci a sopportare.
La pioggia ti sta appiattendo i capelli sulla fronte, i ciuffi ti fanno assomigliare a quel bambino spaventato che eri una vita fa. Li detesti, li pettini indietro con un gesto scomposto della mano, ma tanto sai che cadranno ancora.
«Se persino le divinità sono state pronte a perdonarti... è perché te lo meriti. E ok, so che rivedere le tue vecchie conoscenze ti ha riportato indietro di tanti anni e ti senti confuso, ma non confondere il te di prima con il te di adesso. Non sei più quel ragazzino, e non tornerai ad esserlo solo perché il tuo passato ora sembra più vicino».
Continui a fissarlo mentre prende tra le mani le tue insicurezze e le modella a suo piacimento, le analizza meglio di quello che riesci a fare tu, perché ci sei troppo dentro.
«Evidentemente sei meno scemo del previsto. Peccato che continui ad essere sordo» sbuffi, ancora sulla difensiva. Mentre provi a dargli le spalle e incrociare le braccia, lui blatera ancora.
«Andiamo, amico, sei una bella persona adesso! Cioè... un po' stronzo, a volte, ma-»
«COSA?!» lo interrompi, urlando. Ti volti di scatto e quasi gli occhi ti escono dalle orbite. E no, non perché ha osato insultarti, ma per come lo ha fatto. «Dio, la presenza di tuo fratello ti fa male! Guarda un po' che boccaccia che ti è venuta!» Vorresti celare un'espressione divertita, ma non ci riesci. Lui ride con te e si schiaffa una mano in faccia.
«Urca, Chichi mi ammazzerà...»
«E io l'aiuterò volentieri a occultare il cadavere!»
Ti concedi di ridacchiare ancora un poco – pochissimo – e poi vi incamminate verso l'uscita del bosco, di nuovo spalla contro spalla.

«Pensaci, a quello che ti ho detto. Una volta tanto che provo a dire cose intelligenti, ascoltale. Prova a darti una possibilità. Meriti più di quello che pensi» conclude, con un sorriso tirato.
Non concordi con quello che dice, ma ne sei comunque grato, perché sai che lui lo pensa sul serio. Te lo dice perché ci tiene a te, e ancora non capisci il perché.
«Pfff...» sbuffi e fingi indifferenza, ma ti esce male e lo fai ridere. Odi dover ammettere che senza di lui avresti già dato di matto, in tutta questa storia.
Si sporge verso di te e fa finta di suggerirti una risposta nell'orecchio. «Si dice “grazie”!»
Lo spingi via con una manata e lui te la restituisce mentre vi alzate in volo sotto la pioggia scrosciante.
«Grazie,» scandisci con un ghigno, «stronzo».


 
Continua...

Riferimenti:
-Il ricordo di inizio capitolo è preso - indovinate un po' - da "Mercenari". 
-"Kabu" tradotto dal giapponese è una specie di rapa dolce.
-Le cinque regioni del pianeta Sadala prendono nome dai primi cinque numeri in giapponese: Ichi, Ni, San, Shi, Go
-I nomi dei presidenti sono, come per qualsiasi nome Saiyan, presi da ortaggi e erbe aromartiche. 

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Buongiorno, gente dallo spazio! 
Come andiamo? Io continuo a desiderare le ferie più di ogni cosa al mondo. Che periodo!
Beh, scommetto che anche Vegeta desidera andare in ferie. Da solo. Su un'isola deserta ai confini dell'universo, piuttosto che affrontare tutto questo xD
Il chiarimento tra lui e Radish ancora non è avvenuto, ma stanno muovendo dei piccoli passi l'uno verso l'altro. Beh... poi c'è Goku che sta dando una piccola spinta.
Vi avevo promesso bromance? Bromance come se piovesse, qui.
E dei cinque presidenti cosa mi dite? Ho fatto abbastanza per renderli quasi tutti odiosi? XD
A prestissimo con il prossimo capitolo... che sarà bello tosto. Preparatevi!
Un abbraccio,
Grace

PS: vi sarete accorti che ho cambiato copertina. Negli ultimi tempi mi sono documentata su tutto il mondo delle AI ARTS e ho deciso che, per supportare chi crea arte, trovo che per me sia giusto non utilizzarle più. Ho cancellato la vecchia copertina della fanfiction che avevo realizzato in questo modo (incuriosita su come funzionasse, tempo fa avevo provato anche io per sperimentare) e chiedo scusa, ho sbagliato. Al suo posto, come copertina per GHOSTS, ora c'è la bellissima art che ho commissionato a Giosuè. 
 

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Capitolo 8
*** Grandi responsabilità ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 8
Grandi responsabilità



 
La notte successiva riesci finalmente a dormire, ma lo fai nel modo in cui sei consueto fare: male.
Incubi variopinti degni di un Oscar per l'horror, associazioni di idee senza senso e, soprattutto, dramma. Sogni che gli Dei del potere vi si rivoltano contro e distruggono tutto, sogni che tu e Kakaroth siete costretti a tornare indietro nel tempo, sogni che finite insieme su Vegeta-Sei sotto falsa identità. Tuo padre, tua madre. Radish che è solo un bambino, e Nappa che ha ancora i capelli.
Quando ti svegli sei più stanco di prima, e la nuova riunione col consiglio di Re Sadala prosciuga le ultime forze a te rimaste. C'è ancora tanto lavoro da fare, tante persone da informare, specialmente c'è da vedere se Freezer non saprà sorprendervi in negativo con qualche trucchetto del mestiere.
Mancano tre giorni al suo ipotetico arrivo, senti il suo Ki sempre più vicino, insieme al voltastomaco che ti procura.
Mentre girovaghi per le strade di Ichi, la gente ti guarda con aria terrorizzata, qualcuno pensa che sia colpa tua che stia accadendo tutto questo. Un po' lo è. Non lo sopporti, quindi a metà giornata pensi bene di prendere quel concentrato di energia e buon umore di Cabba e portartelo in giro per il pianeta a cercare un posto adatto per la battaglia.
Alla fine, devi ammettere che quello che diceva la presidente Negi era il vero: il luogo più adatto sembra essere il deserto nella regione di Shi. Lunghe distese di sabbia rosa pastello che terminano su un mare mosso e freddo, la spuma delle onde sembra panna montata. Un panorama che toglie il fiato, nonché posto perfetto per sedersi a ricaricare le energie e gustarsi un panino con carne di buta che avete rubato dal buffet della colazione.
Affondi le dita dei piedi nella sabbia rosa mentre accartocci il sacchetto del sandwich e lo metti in tasca. Il vento ti sferza in faccia e ti scompiglia i capelli, porta i tuoi pensieri lontano, oltremare, oltre il cielo. Guardi in alto e sai che sopra le nuvole e l'atmosfera c'è una flotta di astronavi in esercitazione che non riesci a scorgere.

Stai evitando di parlare chiaro con Radish perché pensi di non meritare perdono”.

Le parole che ti ha detto Kakaroth ieri sono ancora pesanti, quindi scuoti la testa e lasci che il vento si porti via anche quelle. Ritorni con lo sguardo sul ragazzino seduto accanto a te, e ammetti che il tuo piano di circondarti di buon umore non sta funzionando. Cabba oggi non blatera, non straparla, non saltella qua e là combinando pasticci e portandoti allo stremo. Se ne sta lì zitto zitto, con mezzo panino ancora tra le mani e lo sguardo che carezza le increspature del mare.
Decidi che, se non vuoi concentrarti sui tuoi problemi, spostare l'attenzione sugli altri potrebbe essere una buona idea. Giusto perché fatichi ancora ad ammettere che ti preoccupi davvero, per gli altri. Ogni tanto.
«Pianeta Sadala chiama Cabba!» schiocchi le dita vicino al suo volto e lui scatta come una molla. Il panino gli salta due o tre volte tra le mani, non riesce ad afferrarlo e casca tra granelli di sabbia.
Si volta verso di te e da seduto si inginocchia con le mani unite in preghiera. «Chiedo scusa, sensei! Ero distratto!»
Fai roteare gli occhi e ti domandi quando la smetterà di comportarsi con te con questo eccessivo rispetto.
«Sta' un po' buono» borbotti e lo costringi a sedersi di nuovo composto. «Cos'è che ti preoccupa? La battaglia?»
Cabba scuote la testa con vigore e gesticola, come sempre.
«No. No, davvero. Anzi, combattere mi piace, sono anche quasi contento di poterle mostrare tutti i miei miglioramenti. No, no, non ho paura della battaglia! In fin dei conti ho già affrontato un Torneo... ma... beh, a dire il vero... non è che sono preoccupato per me eh, sensei, lo giuro».
Ti ricorda tuo figlio mentre tergiversa, quando vuole nasconderti qualcosa. Un brutto voto in filosofia, ad esempio, o quando combina qualche guaio insieme al suo inseparabile compagno di merende. O quando tenta di giustificarsi sul perché chiudono a chiave la porta, e tu non sei nato ieri.
«Sputa il rospo, Cabba, e smettila di cianciare» sbuffi.
Lui abbassa il volto e arrossisce. «È solo che stavolta... è diverso» ammette, un po' ti preoccupa perché sembra fin troppo serio. Tuttavia, dopo qualche secondo di esitazione, esibisce un sorrisetto e due occhi furbi nascosti dietro il ciuffo. «Perché stavolta ho una persona da proteggere».

Bingo. Ecco cosa diamine c'era dietro. Ti viene da sorridere, ma alzi solo le sopracciglia fingendo disinteresse.
«Ah sì?»
Ovviamente lui attacca la pantomima di entusiasmo. In fin dei conti eri qui per questo, no?
«Sì! Ecco, cioè non è nulla di serio, eh, ci stiamo solo vedendo, ma io... ahhh! Sensei, vorrei davvero che la vedesse... è bellissima! Ma che dico, è stupenda! Dolce, gentile, intelligente, ironica, ha due occhi così trasparenti e... ahhh, sensei, credo di essermi innamorato!» cinguetta e si butta indietro. Solleva una nuvoletta di sabbia rosa e, per tutte le stelle, quasi puoi giurare che sia a forma di cuore. Potresti vomitare o scoppiare a ridere seduta stante, ma poi Cabba torna un poco più serio. «Non voglio che le accada niente di male, vorrei riuscire a proteggerla e il solo pensiero che potrebbe accaderle qualcosa mi fa tremare dalla rabbia! E poi.... beh, vorrei sopravvivere, quello sì, perché vorrei chiederle di diventare a tutti gli effetti la mia ragazza! Quindi non vorrei deluderla, vorrei riuscire a combattere e vincere, per questo. È solo questo che mi preoccupa» ammette infine. Ti accigli, puoi comprenderlo. Ultimamente durante le grandi battaglie il tuo unico pensiero è vincere per far sì che i tuoi figli, Bulma e le persone che ami sopravvivano.
Di solito non dai consigli a nessuno, né sei bravo a rincuorare, a conversare. Ma se lui ti chiama “maestro” c'è un motivo: si fida ti te, del tuo parere, dei tuoi consigli. Non ne conosci il motivo, ma non vuoi deludere le sue aspettative.
«Sai, Cabba... ho capito davvero troppo tardi che combattere e cercare di migliorare per vendetta non mi stava portando da nessuna parte» riveli. Stai imparando a essere sincero con gli altri, e questo di conseguenza comporta anche essere sincero con te stesso. Tirare fuori qualcosa che non riesci a comunicarti. «Sai quando ho iniziato ad avere dei risultati? A ottenere dei veri miglioramenti? Quando ho iniziato a combattere non solo per me stesso, ma per proteggere gli altri. Quindi, sì, ragazzo... penso che con questo spirito riuscirai senza dubbio a farti valere. Non la deluderai. E tutti insieme riusciremo a proteggere lei e tutto questo pianeta».

Lui ti guarda con quegli occhioni spalancati, dedicandoti un'attenzione esclusiva, come se gli stessi dispensando le più grandi verità del cosmo. Invece sei solo un vecchio – si fa per dire – incompetente emotivo che predica bene e razzola male. Quasi sempre.
«Sensei, è sempre così saggio! Vorrei davvero essere come lei!» trilla, rinvigorito. L'unica cosa di cui sei felice è di avergli regalato un po' di serenità.
«Non ti conviene...» borbotti. Non augureresti nemmeno al tuo peggior nemico di essere come te.
Cabba scuote la testa e si sgranchisce le nocche, soddisfatto. Monta un'aria sognante e tu sai che sta pensando a lei. «Se dovesse andare tutto bene, ci terrei tanto a presentargliela!» dice infatti.
Ha gli occhi innamorati e invidi quella spensieratezza. Non pensi di aver mai avuto quegli occhi, perché anche quando hai amato hai voluto celarlo nel peggiore dei modi.
Lo invidi. Sei tu che vorresti essere come lui, ma non glielo dici.
Annuisci e ti alzi: è ora di tornare in città.

 
 

 

Gli allenamenti per sopprimere il Ki vanno sorprendentemente bene. Nappa e Radish stanno iniziando ad apprendere l'arte e non puoi fare a meno di domandarti quando entrambi riusciranno a trasformarsi in Super Saiyan. Perché lo faranno, di questo ne sei certo. Il loro livello combattivo è già piuttosto alto, quello che gli serve è solo la spinta giusta.
Dal tuo canto, ti sei rassegnato a non poter accedere al livello dell'Ultra Istinto. Al contrario di prima, te ne frega anche poco. Hai raggiunto la consapevolezza che tu e Kakaroth siete su due strade diverse e, anche se il vostro livello combattivo sarà sempre simile, tu accederai ad altri tipi di trasformazioni. L'Ultra Istinto è per i puri di cuore, gli Angeli, e tu non lo sei. Sei pronto a scommettere che la tua prossima trasformazione sarà più vicina alla Distruzione: Lord Beerus ti sta allenando apposta per questo. Non hai fretta, però. I tuoi problemi ora sono altri.

«Il padre del Re è morto di una grave malattia, non di certo in combattimento. Si è sempre tenuto lontano dalle guerre. Il popolo ha sempre apprezzato questo spirito pacifista. I Saiyan non entrano in un conflitto dalla grande guerra civile contro i Vegeta, non sono preparati al combattimento. Mi domando cosa verrà narrato nei libri di storia, di Re Sadala VII e noi parlamentari, se dovessero esserci dei morti in questa battaglia...» dichiara Oribu, mentre passeggiate fianco a fianco sulle mura del grande palazzo. Il cielo è terso, spruzzato di stelle luminose.
Quando ti ha invitato a passeggiare insieme dopo cena, sapevi già che avreste parlato di questo. Anche durante l'incontro mattutino ha mostrato preoccupazione. Ne hanno mostrata tutti. Si può dire tutto dei presidenti, ma non che non ci tengano al bene del loro popolo.
«Faremo in modo che non ce ne siano» mormori, ma non prometti niente. Sai che, anche se siete più forti, Freezer è più subdolo. «E, da quello che mormora la gente, nessuno ve ne sta facendo una colpa. Siamo noi al centro delle ire del popolo, perché è dal nostro universo che viene il pericolo».
Comunque andrà questa battaglia, dubiti che sarete ancora troppo i benvenuti su Sadala. C'è addirittura chi dice che portiate iella. Da questo punto di vista, questi Saiyan non sono molto diversi dai terrestri – che, oramai lo sai bene, si comporterebbero allo stesso modo.
«Non penso sia colpa vostra» dichiara Oribu, continuando a camminare lungo la balconata del palazzo. Con le mani inanellate accarezza le piante rampicanti sul muro, le foglie frusciano e i fiori emanano un profumo dolciastro.
«Io penso di sì» sei costretto ad ammettere. «Avremmo dovuto uccidere Freezer dopo il Torneo del Potere, quando ne abbiamo avuto occasione».
Certo, non avresti mai pensato che si sarebbe spinto fino a tanto – fino a rompere le scatole persino in universi non suoi. Non è colpa tua che Freezer è un bastardo, ma è colpa tua perché non lo hai frenato quando ne hai avuta la vera occasione. Colpa tutta tua quella di non aver convinto Kakaroth che lasciarlo in vita non fosse una grandiosa idea.
«Lei è molto umile, Principe Vegeta».
Tutt'altro. Sei egocentrico. Così egocentrico che pensi che tutto quello che accade nell'universo dipenda da te, ti direbbe Radish.
Arricci il naso. Una volta hai visto un film con tuo figlio – e non era nemmeno malaccio – in cui a un supereroe vestito da cretino veniva detto “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Fin troppo vero!

«No, non sono umile, ma sono purtroppo consapevole delle mie responsabilità. Tuttavia con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Non mi può importare niente che la popolazione di Sadala ci veda come dei portatori di guai. Siamo qui per risolvere un problema intergalattico, non di certo per farci acclamare» dichiari.
Di farti acclamare non te ne è mai importato un gran che. Sai bene che il ruolo del supereroe in calzamaglia non fa per te, anche se il tuo fine ultimo è quello di salvare le persone, proprio come Spiderboy o come diavolo si chiama quel tizio che piace tanto a Trunks.
Ti torna in mente la conversazione con Cabba. A cosa serve tutto il potere che hai, se non a proteggere la gente - e, soprattutto, chi ami?
Oribu ferma il suo cammino e incrocia le braccia, i suoi occhi scuri luccicano come il firmamento, o forse sono tutti quei brillanti che si appiccica sugli occhi e tra i capelli raccolti. Veste con una tunica brillante color blu notte e delle scarpe col tacco rosa indiano, stesso colore delle unghie smaltate e le grosse perle sulle orecchie, oltre alla pietra incastonata sul piercing sotto il labbro inferiore. Sulla Terra ai presidenti e alle presidenti non è concesso essere così appariscenti. Decoro, lo chiamano. A te non fa né caldo né freddo e ti sembra una grandissima stronzata. Hai smesso di giudicare le persone in base all'abito oramai da parecchio tempo.
«Pragmatico al punto giusto» ti dice, indossa un sorriso affabile e si appoggia con un braccio al muro, proprio di fronte a te. «Apprezzo molto il suo modo di fare». Non sei bravo a ricevere complimenti, non sai nemmeno ringraziare. E, quando Oribu capta il rossore sulle tue guance, fraintende le tue intenzioni. «Le andrebbe di passare dalle mie stanze per un drink?»

Deglutisci e fai un passo indietro, nel più completo imbarazzo. In passato hai sempre evitato certe situazioni come la peste e, se proprio avevi bisogno di compagnia, pagavi. E uccidevi la suddetta compagnia il giorno dopo – ma a questo non vuoi ripensare.
Bulma è stata l'unica a cui hai concesso di più, e ce ne è voluto di tempo per accettare di provare dei sentimenti! A tal proposito, se lei sapesse che sei andato a cacciarti in una simile situazione, ti farebbe vedere i crisantemi dal basso. Così dice sempre lei. Non sai nemmeno cosa siano i crisantemi.
L'immagine di Bulma con gli occhi indiavolati e un coltello affilato in mano ti costringe a prendere la situazione per le redini.
«Eh-ehm» balbetti, ti senti così ridicolo da volerti buttare di sotto. «Sono sposato – ehm, legato. Ho una compagna sul mio pianeta» farfugli. Oribu spalanca gli occhi e arrossisce a sua volta, poi ridacchia.
«Le chiedo scusa, Principe Vegeta» dice, con una squisita calma. Affabile, è certamente una descrizione perfetta. Non neghi che sia una persona affascinante, ma sei del tutto fedele a tua moglie. «Allora le auguro una buonanotte!» conclude e, voltando i tacchi, ti lancia un'ultima occhiatina e se ne va. Scopri che il profumo dolciastro non era affatto dei fiori.
«S-sì» blateri, non riesci nemmeno ad augurare lo stesso. E ti maledici.


Ti appoggi al muro con la testa all'indietro, le foglie rampicanti ti solleticano la nuca. Maledici te stesso, il cosmo, Freezer e per ultimo anche Kakaroth. Perché nella lista delle tue maledizioni lui c'è sempre, anche quando non ha fatto niente. C'è sempre un buon motivo per maledire Kakaroth.
«Bella figura!»
Zompi in aria per lo spavento, anche se sai che non c'è nulla da temere. Nella lista delle tue maledizioni, ora c'è una persona in più. Quella che balza giù dal tetto proprio davanti a te, con la faccia da cazzo più sorniona in repertorio.
«'Fanculo! Che diavolo ci facevi lì?» gli ringhi in faccia, ma Radish ti ignora e si siede sul muretto del balcone, spalle alla città e gambe a penzoloni davanti a te.
«Ero fuori dalla mia stanza, ma poi ho sentito delle chiacchiere interessanti e sono venuto qui. E se non mi hai sentito vuol dire che gli allenamenti per il Ki funzionano, visto che ho provato a nasconderlo» gongola, con le braccia intrecciate dietro il collo.
«Mh. Giusto» osservi. In effetti non avevi percepito proprio nessuno. Sapevi che ce l'avrebbe fatta prima di Nappa: Radish è sempre stato il più svelto ad apprendere.
«Beh, comunque non hai perso il tuo fascino, nonostante la veneranda età» ti sfotte. Nonostante il velato insulto sull'età – sembri davvero così vecchio? - non te la prendi così tanto. Se gli è tornata la voglia di sfotterti, forse le cose stanno iniziando a funzionare. Non te ne illudi ma cavalchi l'onda.
«Se non erro, eri tu quello che aveva fascino – e ci mandava nei guai a causa di esso».
Hai innumerevoli aneddoti a riguardo, ancora freschi nella mente. Il più memorabile rimarrà sempre uno, ed è proprio quello che tira fuori Radish dal cilindro.
«Con la Principessa Kyoka è stato solo un incidente, e lo sai!» puntualizza e alza un dito, come se non aveste già discusso mille volte di questa cosa.
Sbuffi. Sì, un incidente che vi ha quasi mandati sul lastrico, se non diretti all'Inferno. Decidi saggiamente di soprassedere, o ti troveresti costretto a chiamare Nappa e tenere l'ennesimo comizio su questa storia, su “quali sarebbero tutte queste buone ragioni per non uccidere questo idiota? E tu, idiota, perché non ti sai tenere l'uccello nei pantaloni?”

Torni invece ad affrontare la crisi di mezza età. «E comunque... diavolo, sembro così vecchio?» grugnisci e incroci le braccia al petto. Sai di non esserlo: i Saiyan iniziano a mostrare i primissimi segni del tempo intorno ai cento anni di vita. Sei ben lontano da quel traguardo. Ti domandi però se sei davvero cambiato oppure no, perché la prima cosa che ti ha detto Radish quando ti ha visto attraverso il vetro è stata: “Sei... diverso?
«Naah!» scaccia l'aria con una mano. «Sei bene o male lo stesso. Un po' più muscoloso, certo, meno ragazzino...» si interrompe e diventa più serio. Ti scruta con un cipiglio duro, le ombre della notte lo fanno sembrare più spaventoso, anche se non lo è. «Sono i tuoi occhi a essere cambiati». E te lo dice piantandoti i suoi addosso, senza vergogna, senza esitazione.
Ti mordi l'interno della guancia, mentre un insetto simile a una coccinella terrestre ti si inerpica su una spalla. Ti conosci a memoria, sai che ciò che vedi ogni mattina di fronte allo specchio è un uomo diverso, nei tuoi occhi c'è meno smania ma un peso maggiore, ogni tanto c'è soddisfazione, gioia, non c'è più terrore, non c'è più timore, ma c'è rimorso – sempre, sempre, sempre.
«Me lo ha detto indirettamente anche Kakaroth, una volta. Dopo che ho tentato di tornare quello di prima, se non peggio» ammetti, ti perdi oltre la balconata, sulle lanterne fioche di finestre lontane. Ogni volta che ne parli, ti brucia la fronte come se quella M ci fosse ancora, marchiata con l'inchiostro invisibile. «Mi ha detto che i miei occhi gli facevano di nuovo paura, come prima, come la prima volta che sono arrivato sulla Terra». Eri ancora così giovane, ma così spietato, così incazzato. Radish era morto da poco più di un anno, e non avevi rielaborato un bel niente. Eri convinto che non te ne fregasse nulla, invece te ne fregava. Non sapendolo gestire, però, hai incanalato tutto ancora in rabbia – come se già non ne avessi avuta a sufficienza. «Facevo paura?» chiedi infine. Una domanda così stupida!
«Facevi paura a tutti» risponde e stringe le spalle. «Non a me. Non ho mai avuto paura di te». QQQuesto lo sapevi già, ma quello che dice dopo ti fa seccare la lingua contro il palato. «Neanche quella notte».
L'ultima notte. Quando l'hai preso a pugni, quando l'hai umiliato, quando gli hai dato del debole, quando gli hai ordinato di andare a recuperare suo fratello e ucciderlo se avesse opposto resistenza... e quando per ultima cosa ti ha posto una domanda a cui hai risposto nel peggiore dei modi. Distruggendo tutto.
Tuttavia, al contrario di ciò che pensavi, i cocci rotti che credevi persi sono ancora lì, tra le tue mani. Quello che hai distrutto e non hai mai pensato di poter riparare. Ora puoi provare. Tanto mal che vada è già rotto, no? Non puoi fare peggio di così.

"Stai evitando di parlare chiaro con Radish perché pensi di non meritare perdono. Prova a darti una possibilità. Meriti più di quello che pensi".

Le parole che ti ha detto ieri sera Kakaroth ti rimbombano tra le pareti del cranio. E, che Zeno ti fulmini, per una buona volta nella vita decidi di ascoltarlo.
«E cosa hai pensato, quella notte? Cosa hai pensato quando ti ho mandato via dicendo che non mi importava niente di te, di voi?» Domande che ti escono spontanee e sai che non vorresti sentire la risposta, perché ti fa paura, ma prima o poi la devi affrontare. «Quando ti ho detto quelle cattiverie? Quando ti ho detto che non valeva la pena dirti di Freezer, perché non contavi nulla? Cosa hai pensato?»
Te ne penti immediatamente dopo. Speri di venire fagocitato dal muro alle tue spalle, dalle piante rampicanti, invece rimani lì, a pochi piedi da lui che ti squadra come se non si aspettasse niente di simile. Non se l'aspettava lui così come non te l'aspettavi tu, che il momento di questo discorso sarebbe giunto. Si arpiona al balcone con le dita, le vedi diventare bianche per quanto stringe. Il marmo scricchiola, si crepa. Sa di non potersi sottrarre a questo, e lo sai anche tu. Non c'è più spazio per la fuga. Dovete confrontarvi. Devi affrontarlo, devi darti una possibilità.
E, ringrazi il cielo, cede anche lui.
«In realtà all'epoca non ti avevo creduto. Ero certo che stessi mentendo, come facevi sempre» ridacchia in modo terribilmente amaro, perché – come dimenticare – lui captava le stronzate che dicevi a te stesso e agli altri anche a mille metri di distanza. «Poi... poi beh, qualche giorno fa mi sono svegliato dopo ventun anni... e allora ho capito che forse non stavi mentendo. Che davvero per te non valevo niente. E questo mi ha fatto più male che sentirmi dire quelle parole».

Ti colpisce dritto alla bocca dello stomaco. Un dolore così intenso, parole che ti prendono la pelle e te la lacerano, ti si conficcano sotto le costole, sotto la tua dura corazza che ora sembra una lamina di carta di riso.
La sincerità con cui ha detto ciò ti scuote da dentro, soprattutto perché come sempre Radish non distoglie lo sguardo nemmeno quando è vulnerabile, non ha paura di mostrarsi nudo. I cocci di ciò che hai distrutto sono tra le tue mani, la paura che il danno sia irreparabile ti annichilisce.
Ma dentro di te hai una verità incandescente, brucia, e l'unico modo per non morire tra le fiamme di quell'Inferno personale è passarla a lui. Spogliarti di tutte le maschere che hai indossato, anche le più ridicole, anche le più palesi, mostrarti per ciò che sei e per ciò che eri.
«Radish, io... mentivo...»
Lo ammetti con una voce che non sembra nemmeno tua. Hai qualcosa incastrato in gola, una lama d'acciaio appena sotto il pomo d'Adamo.
Lui ti fissa con due occhi come specchi e non c'è più città, non ci sono più lanterne, piante rampicanti, stelle. C'è un buio che vi lambisce, le vostre voci attutite.
«Mentivi...» mormora, non sa nemmeno lui se l'hai detto davvero o no. Non lo sai neanche tu, ma decidi che è il momento.
Ti strappi quella lama dalla gola e le parole escono tutte insieme, una cascata d'acqua bollente.


«Sì. Anche se può risultare difficile crederlo, ma sì. Ho mentito a te, ho mentito a Nappa, ho mentito soprattutto a me stesso. Sempre». Prendi fiato e ti bruciano i polmoni, ma continui. «Posso raccontarti mille stronzate, Radish. Le stesse che mi racconto io per giustificarmi. Ad esempio che sono stato cresciuto da un padre insensibile, che a tre anni mi hanno fatto uccidere un bambino della mia stessa età solo per farmi smettere di provare empatia, che ho perso tutto quando avevo sei anni, che sono stato sotto schiavitù, che ho voluto portare il peso di una scomoda verità tutta per me per potermi caricare meglio di sete di vendetta. Che poi è il motivo per cui non vi ho detto niente di Freezer: non perché pensavo che non foste degni, ma perché pensavo che la rabbia mi avrebbe arricchito. Ma tutto questo non mi giustifica. Non lo fa». Prendi tutte le lame che hai sempre tenuto conficcate nelle costole, le strappi via una ad una e le fai cadere in mezzo a voi. Perché bruciano, non puoi più tenerle addosso. «Tu hai passato la stessa merda e non... non eri come me. La verità è che tutto il male che ho fatto l'ho fatto perché ero una persona orribile. Una persona tremenda, meschina. Una persona che mi vergogno di essere stato. E mi pento ogni giorno, ogni singolo giorno». Altre lame per terra, tintinnano, un frastuono insopportabile. Ti aspetti di vedere Radish tapparsi le orecchie e gridare di smetterla, invece è immobile, ascolta la tua verità come se fosse il canto di una sirena perché, si sa, il canto delle sirene conduce alla dannazione eterna.
«Io non so cosa abbiano visto in me tuo fratello, mia moglie, le persone che ora chiamo "amici". Io non so come abbiano fatto a vedere oltre lo schifo che ero... forse è più facile vedere del buono quando cresci nella bontà. Lo vedi anche dove non c'è. Lo hanno visto persino in una persona orrenda come me. In un mostro che non sapeva cosa fosse l'amicizia, l'amore, la fratellanza. Perché ogni volta che provavo dei sentimenti li reprimevo. Ho detto bugie, ho mentito. Sì, per tutti i motivi che ho elencato, ma in primis perché ero una persona orribile e non ero capace di fare altro se non distruggere, di fare male anche a chi non se lo meritava, anche alle uniche due persone in tutto il cosmo di cui veramente mi importava». Strappi via anche dei pezzi di te stesso che non sapevi ci fossero. Che nemmeno tu sapevi esistessero. «E quando ho capito tutto questo... era troppo tardi. Troppo tardi per rimediare, troppo tardi per resuscitarvi e andare incontro alle mie responsabilità. Sono stato un codardo. Non sto cercando di giustificarmi per tutto quello che ho fatto, ma... se c'è una cosa che posso dirti con certezza, è che io mentivo. Non pensavo nulla di ciò che ti ho detto quella notte».


L'ultima lama cade, si spezza, il frastuono cessa, le luci della città piano a piano riaffiorano. La notte è di nuovo silenziosa. Tutte le tue ferite bruciano, tutte le cicatrici tirano, anche le più vecchie. Hai le dita intorpidite, la pelle imperlata di sudore freddo. Le guance, soprattutto. Senti una goccia scorrere fino al mento, ti infastidisce. Ma, solo quando vedi la stessa goccia staccarsi dalle ciglia di Radish, ti rendi conto che è calda, brucia, non è sudore.
Senti l'impulso di scappare, ma i tuoi piedi sono incollati alla lastra di marmo grigio di quel balcone, mentre la tua testa è inaspettatamente così leggera da poter fluttuare oltre le nuvole. Come se fossi ubriaco.
Ti senti nudo. Non ti sei mai spogliato così tanto, così tutto insieme. Con nessuno, nemmeno da solo di fronte allo specchio. Fa male e fa bene al contempo. Perché, una volta tanto nella vita, sei riuscito a essere sincero. E quasi non ti sembra più importante se quello che hai detto non riuscirà a riparare ciò che hai danneggiato.
Non ti aspetti nemmeno che Radish risponda a tutto quel flusso di coscienza, eppure... eppure lo fa. Non sai per quanto tempo state lì a fissarvi l'un l'altro prima che lui parli, la lacrima che gli rigava il viso oramai si è persa altrove, anche le tue guance sono asciutte, ma alla fine lo fa. Parla. E ti sembra di udire la sua voce per la prima volta.
«Beh... a dirla tutta, anche io lo avevo visto... il buono che c'era in te...»
Di questo, malgrado tutto, non riesci a dubitarne. Perché lui, esattamente come suo fratello, ha sempre avuto il cuore al posto giusto, e un sorriso da scemo che sta tentando di nascondere ma non riesce. Un'espressione genuina, la stessa che ti rivolgeva quando stavate soli sotto le stelle di Vegeta-Sei e parlavate di come sareste diventati da grandi. Un re e una guardia reale devota.
Senti che vorresti piangere di nuovo, stavolta con cognizione di causa, ma ti imponi di non farlo. Hai già dato troppo spettacolo per i tuoi gusti. Non lo abbraccerai, non ne sei nemmeno capace, non sei il tipo di persona adatta a questo.
Eppure c'è ancora una cosa che sai che devi fare, che vuoi fare – qualcosa che hai fatto di rado – ed è chiedere scusa. Anche se non dovesse portare a niente, lo vuoi fare lo stesso.
«... Radish... mi...»


Ciò che hai imparato, però, è che non sempre le cose vanno per il verso giusto. Anche quando ti impegni con tutto te stesso per farle funzionare.
Perché anche stavolta accade l'impensabile, l'imprevedibile.
Il terrore torna a bussarvi alla porta di casa. Con due giorni e mezzo di anticipo.


 
Continua...

Riferimenti:
-Alzi la mano chi ha notato la citazione della mia storia "HAKAI" a inizio capitolo, quando descrivo gli incubi di Vegeta. 
-Ovviamente "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" è una citazione di Spiderman. Mi piace mettere riferimenti alla cultura pop anche se nel mondo di Dragon Ball in teoria non esiste Marvel alcuna :D
-Per quanto riguarda la trasformazione in Super Saiyan di Radish e Nappa, mi risulta facile credere che con allenamenti intensivi possano raggiungerlo facilmente, visto che erano più o meno forti come Goku a inizio DBZ e poi Goku si trasforma nella saga successiva. Poi, andiamo, oramai i Super Saiyan saltano fuori come funghi. 
-Oribu è una persona non-binary, come avevo già specificato, quindi non ho mai utilizzato appositamente "lei" o "lui". Spero che il dialogo sia stato lo stesso scorrevole. In inglese riesce meglio :/ 
-L'incidente con la principessa Kyoka (il quale nome è preso da uno dei miei personaggi preferiti di My Hero Academia) è citato nella mia storia "Across the universe".

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Boooom, baby!
Lo sentite questo "ohohoh" che riecheggia troppo vicino? E mica poteva andare tutto come previsto, altrimenti sarebbe stato troppo facile!
Ma non focalizziamoci sul disastro imminente, quanto piuttosto su FINALMENTE il momento di confronto tra Vegeta e Radish. Finalmente Vegeta si è sbottonato - e chi shippa questi due non capisca male xD - e Radish sembra essersi sbottonato a sua volta. Accetterà le sue scuse? Riusciranno a porre le basi per ricostruire il loro rapporto, da ora?
Ci sarà tempo? Ehmehm... oopsy-doopsy. La battaglia è imminente. Vegeta ha da proteggere tutti quanti. Compreso Cabba e la sua nuova fidanzatina.
Questa settimana ho pubblicato con un giorno d'anticipo, mentre settimana prossima potrei pubblicare un giorno in ritardo, perché sarò via per il week-end per un matrimonio.
A prestissimo e grazie come sempre a chi legge!
Grace

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Capitolo 9
*** Un classico ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 9
Un classico



 
È come un piccolo scoppio. Una piccola bolla di sapone che esplode. Solo questione di un frammento di secondo, lo senti forte e chiaro, poi si nasconde.
Sparisce, azzera il suo Ki. Ci impieghi poco a capire, ti si frantuma il cuore in mille pezzi.
Avresti dovuto prevederlo. Non sai come, ma avresti dovuto stare più attento. Se solo... se solo fossi stato più previdente, se solo avessi ascoltato quello che ti ha detto Cabba, il primo giorno che siete arrivati. Se solo avessi esplorato tutte le possibilità...
«K-Kakaroth!» ti lasci sfuggire.
Radish continua a fissarti, ha gli occhi spalancati. Non comprende. E come potrebbe? Un attimo prima gli stavi per dire quanto ti dispiacesse, l'attimo dopo... l'attimo dopo è stato tardi.
Non per voi, pensi. È una consapevolezza di un istante, ma che ti riporta sul piano della realtà. Afferri Radish per la maglia nera della sua armatura e lo tiri verso di te. È troppo esposto, lì.
«Azzera il tuo Ki» disponi, poi in un respiro fai lo stesso.
Radish, sbatacchiato con prepotenza giù dalla ringhiera, ti guarda come se fossi impazzito. «Ma cosa...?»
«Zitto. Con me!» sibili e, accertandoti che lui ci riesca, gli afferri una mano brutalmente e lo trascini fino a un portone vicino. Vi ci infilate dentro di soppiatto, il più possibile al riparo – anche se non esiste un posto sicuro, ora come ora – poi lo spingi dentro un pertugio, mettendolo con le spalle al muro.
«Vegeta, ma che cazzo?!» urla sottovoce, a due centimetri dal tuo naso. Il suo alito sa del dolce dentifricio che va di moda su questo pianeta.
«Chiudi il becco e stammi a sentire!» gli intimi, e nel buio i suoi occhi diventano due fessure.
«Cosa diavolo è successo? Cosa c'entra Kakaroth?» domanda infine. Sembra spaesato.
Oltre a non esserci tempo per le spiegazioni, non puoi dirgli nulla. Non perché pensi che non capirebbe, o che non lo meriti, solo... stavolta vuoi proteggerlo. Perché sai che ha la testa dura come il marmo e non ti ascolterebbe, altrimenti.

«Ti spiegherò tutto a tempo debito. Ora però tieni il Ki abbassato, prendi Nappa e scappate con la prima astronave che trovi. Chiaro?» sussurri.
«Che cosa?!» strepita Radish, ingobbito per poterti guardare dritto in faccia. È sempre stato troppo alto, rispetto a te, anche quando eravate piccoli.
«Fa' quello che ti dico! C'è qualcuno, qui...» deglutisci e ti guardi alle spalle. Non puoi più permetterti di abbassare la guardia. «Qualcuno che è forse troppo anche per me. Non avete possibilità! Tenetevi lontani».
«Ma-»
«Niente ma!» rimbecchi, spazientito. Non hai molto tempo. Non sai nemmeno se è il tempo, il tuo più serio problema.
«Perché diavolo non mi dici cosa sta succedendo? Se è troppo anche per te, forse dovremmo combattere tutti insieme» ringhia. Non sai se la sua è preoccupazione o semplicemente testardaggine, ma sei costretto a ignorarlo.
«Gli altri sanno con chi stiamo per combattere». Sarà necessario tirare fuori ogni risorsa, per far fronte a questo. Ma Radish e Nappa no. Loro sarebbero un sacrificio inutile.
«Ma perch-»
«Perché, maledetto stronzo, non voglio vederti morire di nuovo» concludi, forse a voce troppo alta. Forse avresti dovuto tenertelo persino per te, ma tanto oramai gli hai detto tutto. Ti sei mostrato per tutto quello che sei, non hai più niente da perdere. Ti guardi di nuovo alle spalle, di soppiatto, poi torni con gli occhi su di lui. Finalmente si è ammutolito, il suo sguardo ancora diverso. «Ora vai. Teniamoci in contatto con i radar» asserisci, e ringrazi il cielo che su Sadala vi abbiano fornito di orologi con comunicatori. «Non alzare il tuo Ki prima di essere sparito oltre l'orbita, ok? Né tu né Nappa! Intesi?»
Radish sbuffa. «Ok. Ok, va bene, cazzo. Vado, ma questa storia non mi convince!» sbotta.
Lasci la presa su di lui, ma quando lo senti scivolare via lo afferri di nuovo per il polso, un gesto meccanico. Ti sei dimenticato di impartirgli l'ordine più importante. Quello che avresti dovuto dirgli ventun anni fa.
«Resta vivo» scandisci, serio. «E proteggi il bestione».
Lui si morde il labbro, alla fine si lascia scappare quel sorriso strafottente. «Farò del mio meglio».
Lo speri bene.
Quando lo lasci andare e lo vedi sgattaiolare via furtivo, crolli contro la parete umida. Sei già esausto per un milione di motivi, ed è solo l'inizio.



Sei riuscito a muoverti silenzioso nella notte, il Ki a zero ma il cuore a mille. Speri solo che il tuo avversario non abbia l'udito così sviluppato da percepire i battiti.
Hai avvisato Cabba tramite il radar, quindi non sei andato in panico quando hai sentito il suo Ki scomparire. Non sai quando riuscirà a raggiungerti, non sai se farà in tempo per aiutarti.
Sai anche che non dovresti andare dritto nella tana del lupo, tuttavia non puoi farne a meno. Non puoi evitarlo, perché devi guardare con i tuoi occhi se il tuo timore sia reale o meno.
Appoggi l'orecchio contro la porta chiusa, ma non puoi udire alcun suono all'interno della stanza. La apri piano, la maniglia scatta senza alcun rumore, nessun cigolio.
Non serve aguzzare lo sguardo. Il letto è di fronte all'ingresso, la luce delle stelle lo illumina a malapena.
Kakaroth è lì. Dorme.
O così sembrerebbe a chiunque non lo conosca. Tu lo conosci, e sai che se dormisse russerebbe come un facocero. Ti avvicini a passi lenti e ti lasci cadere sulle ginocchia, appena sotto il bordo del letto.
La tua mano trema di rabbia, ma riesci ad appoggiargliela sul petto. Nessun battito, nessun respiro.

«'Fanculo» ringhi, ti pizzicano gli occhi. Avevi giurato che sei mai fosse morto di nuovo, sarebbe stato solo per mano tua. «'Fanculo!» ripeti, furioso.
Come avevi previsto, non c'è una goccia di sangue. Mandi a fare in culo anche i tuoi buoni propositi e rilasci una grande scarica di Ki sul suo petto, fai un tentativo. Ne fai due. Non funziona. È troppo tardi. Kakaroth è morto, il suo cuore si è fermato. Non da solo, no di certo.
Nonostante la rabbia e il dispiacere, però, i tuoi sensi sono alti. Testardo sì, ma idiota mai. Lo senti arrivare come di prevedibile, uno spostamento d'aria. Agisci mezzo secondo prima di quel che faresti di solito, perché sai che è così che devi fare. È l'unico modo per riuscire a evitare il suo colpo.
Ti volti di scatto e colpisci il suo braccio con un calcio a mezz'aria. Era diretto al tuo collo, su un punto vitale. Maledetto stronzo. Balzi all'indietro e con una piroetta atterri di fianco alla finestra, dall'altra parte del letto.
Finalmente lo vedi, lo guardi negli occhi. C'è solo un letto tra voi e Kakaroth morto sopra esso. Vorresti urlare, vorresti attaccarlo e ucciderlo seduta stante, ma sai che è pericoloso. E sai anche che tutto quello che è accaduto non è un caso.
«Chi ti ha assunto per questo?» sputi la domanda come se fosse veleno.
L'assassino non cambia espressione, non trema, non si scompone. Anche se sai già la risposta, quando parla ti sale un conato di vomito.
«Lord Freezer» risponde.

Non che ne avessi dubbi, no. Sapevi che quel bastardo avrebbe giocato sporco in qualche modo, sapevi che avrebbe tirato fuori dal cilindro qualche splendida trovata. Tuttavia non avresti mai pensato a lui. Pensavi fosse migliore.
«Non ti facevo così corruttibile, Hit» sibili. Vuoi ignorare il cadavere di Kakaroth come hai provato a ignorare quello di Broly, nella prigione, ma ti viene più difficile. «Non pensavo lavorassi per simile feccia, non dopo il Torneo del Potere. Pensavo fossimo alleati. E invece hai ucciso Kakaroth per quanto? Quanti soldi valeva la sua vita, eh? STRONZO!» urli, paonazzo. Fatichi ancora a credere che stia succedendo davvero.
Hit rimane impassibile. Non che di solito abbia una varia gamma di espressioni facciali, ma il suo volto è talmente annoiato da farti salire la bile.
«Non lo sto facendo per soldi» dice.
Ti sorprende. Da quello che sai di lui, ucciderebbe chiunque per un buon prezzo. Però... però sai anche che lui non uccide mai alle spalle, eppure Kakaroth stava dormendo.
Cosa diavolo può avergli promesso Freezer in cambio, per fargli addirittura perdere di vista i suoi principi?
«Ah, no? E per cosa?» domandi. Non stai perseverando appositamente, ma sai che combatterlo da solo può essere pericoloso, quindi perdere tempo gioca solo a tuo favore.
«L'ho fatto perché Lord Freezer me l'ha ordinato, e io rispondo a ogni suo ordine» rivela, sempre impassibile.
Aggrotti le sopracciglia. E da quando in qua Hit, che nemmeno fa parte del vostro stesso universo, prende ordine da Freezer? Si sta forse confondendo con Frost? No, Hit non può essere così sciocco. Sai anche che non nutre particolari simpatie per Frost. Possibile che abbiano stipulato un'alleanza in cambio di qualcosa di grosso? Tutto questo non ha senso.
Ti viene il mal di testa, in aggiunta alla nausea di avere in mezzo a voi il cadavere di Kakaroth. Di cadaveri ne hai visti tanti, nella vita. Ci sei più che abituato. Ma Kakaroth è pur sempre Kakaroth.
Oltre al dispiacere, hai anche la consapevolezza che senza di lui battere Freezer sarà più difficile. Anche perché Freezer a quanto pare ha degli alleati molto forti – a gran sorpresa.
Ma a questo punto sei anche curioso. «E quali sarebbero i suoi prossimi ordini?» domandi, anche se una mezza idea ce l'hai. La conferma arriva veloce esattamente come il pugno che tenta di sferrarti.
«Ucciderti, Principe Vegeta» ti soffia in faccia, mentre pari il colpo.



Un classico. Sì, un grande classico, quasi un cliché, oseresti dire. Sei abituato alla gente che ti vuole far fuori: il primo – un semplice dissidente - ci aveva provato quando eri ancora nella pancia di tua madre.
Ci hai fatto così tanto il callo che la cosa non ti spaventa più. Certo, a volte desidereresti trascorrere un annetto della tua vita in totale tranquillità, ma non ci speri neanche più. Sei una calamita che attrae problemi – e ti fa molto ridere che Kakaroth pensi lo stesso di sé.
Insieme siete pericolosi, le vostre mogli ve lo dicono sempre. Non passano tre mesi senza che vi cacciate nei guai.
Vaghi con la mente al momento in cui dovrai dire a Chichi che quel bastardo è morto di nuovo, ma non hai intenzione di lasciarlo nell'Aldilà per sette anni, nossignore. Piuttosto prenderai a pugni Polunga pur di obbligarlo a riportare il suo culo indietro – e anche quello di Broly. Sempre che uscirai vivo da questa situazione.
A tal proposito, ringrazi il cielo che durante il Torneo del Potere tu abbia imparato come contrastare la sua tecnica del salto temporale – anche se con parecchie difficoltà – o altrimenti ti avrebbe già colpito in qualche punto vitale.
Certo, sembra essere diventato ancora più forte, ma almeno riesci a stare al suo passo. Purtroppo la concentrazione – quella che ti ci vuole per evitare di essere ammazzato in pochi istanti - non ti permette di contrattaccare in modo decente. Ti sferra un colpo alla gola, lo pari. Fai per restituirgliene uno, ma lui se ne è già andato.
Con un balzo ti lanci fuori dalla finestra del palazzo e lui ti segue, veloce come il vento. La notte perde il suo silenzio, le luci delle case attorno alla grande piazza del palazzo si accendono: qualcuno deve aver sentito il rumore dei vostri attacchi.
Vi squadrate da un capo all'altro dello slargo, poi vi scontrate al centro, appena sopra la fontana. Le gocce d'acqua ti inumidiscono la faccia, i vestiti, ma basta trasformarti in Super Saiyan per asciugarti. Una torcia nella notte scura.
Riesci a udire dalle finestre la gente che sussulta. Alcuni gridano, altri chiudono i serramenti in modo ermetico. Sulle balconate del palazzo scorgi i presidenti in vestaglia da notte e lì, alla finestra più alta della struttura cubica, anche il Re. Ti lancia un'occhiata terrorizzata, e ricordi subito di non essere su Vegeta-Sei.

I Saiyan non entrano in un conflitto dalla grande guerra civile contro i Vegeta, non sono preparati al combattimento”.

Dovete andarvene di lì, o rischia di scapparci il morto. Un altro.
Ti dai lo slancio dall'acqua della fontana e balzi in aria, con una scia dorata scatti veloce nel cielo buio. Una cometa.
Hit è veloce, sta al tuo passo, cerca di sferrarti qualche Ki-blast, ma ruoti nell'aria e lo eviti. Speri solo che nessuno di quegli attacchi vada a finire contro qualche edificio. Oltrepassi la città in fretta, ma una nuova cometa si unisce a te, il suo Ki torna a splendere.
«Sensei!»
In effetti non avrebbe più senso tenere il Ki sopito. Hai suggerito agli altri di farlo per non essere sentiti da Hit, ma ora sai bene qual è il suo obiettivo. Un po' ti fa stare meglio: Radish e Nappa al momento non sono in pericolo. Chi è in pericolo, però, è chi hai chiamato a combattere con te e, anche se sai che è un ottimo guerriero, ti penti di averlo coinvolto in questa storia.
«Sensei, ho cercato di fare prima possibile, di raggiungerla a piedi, stavo tenendo il Ki sopito e tutto, ma quando ho sentito che stavate lottando allora ho capito che-»
«Poche chiacchiere, Cabba. Sai come combatterlo, no?» lo interrompi, mentre insieme schivate un nuovo attacco che va a estinguersi in una collina verdeggiante. Non farete mai in tempo a raggiungere il deserto rosa di Shi, ma combattere nelle campagne è sempre meglio che farlo in centro città.
«Certo!» risponde Cabba, entusiasta, e dal nulla compaiono altre due scie luminose. «E, beh, ho chiamato anche i rinforzi!»
Caulifla e Kale compaiono nella notte – la prima in shorts e canottiera a pois, l'altra in mutande e una maglia grigia oversize, ai piedi due grosse ciabatte rosse con le orecchie pelose. Cabba diventa viola in faccia.
«Ma vi sembra il modo di presentarvi a combattere?» sbraiti loro contro.
«Oh, scusa, carino! Sai, il fustacchione qui non ci aveva mica avvisato che sarebbe giunto a trovarci!» controbatte Caulifla, mentre Kale si copre la faccia con improvviso pudore. «Uh, che vergogna! Ho dimenticato i pantaloni!»
Vuoi controbattere che Cabba ha avuto la decenza di mettersi in divisa, ma una sfera di energia vi costringe a dividervi. Ti concentri, nei dintorni non percepisci nessun Ki umano, nemmeno sopito, quindi decidi che quello è un posto adatto. Plani verso il basso, l'erba alta ti solletica le caviglie. Quelle divise da guardia reale sono comode, ma odi i polpacci scoperti. Mentre rimpiangi la tua battle-suit, Hit si piazza davanti a voi in posizione di attacco. Sempre con il volto impassibile, nonostante tre membri della sua stessa squadra al Torneo siano lì davanti a lui.

«Ma guarda, guarda un po'! Ma noi non eravamo amici?» borbotta infatti Caulifla, seccata, mentre si sgranchisce le braccia. Hit si lancia verso di te di nuovo, ignorandola.
Pari il suo colpo, ma quando gli altri tre cercando di scalfirlo lui li ignora - semplicemente devia i loro tentativi. Prova ad attaccarli solo quando si mettono in mezzo, quasi fossero solo un ostacolo tra te e lui, ma poi se si scansano continua a ignorarli.
«C'è qualcosa di strano» interviene Cabba, togliendoti le parole di bocca.
Certo, è vero che sei tu il suo obiettivo, ma addirittura ignorare gli altri avversari?
«Già, strano forte» commenta Caulifla, mentre prova a sferrargli un calcio a vuoto. Kale, defilata vicino a un cespuglio di fiori gialli, si guarda intorno. «E Freezer dove è?»
In effetti questa è una bella domanda. Non ti sei posto il problema, visto che non l'hai percepito sul pianeta. Apri la bocca per rispondere, ma Hit lo fa per te.
«Sta arrivando. Sarà qui a breve».
A breve? Il suo arrivo era previsto da qui a poco più di due giorni. Ti scansi e ti allontani giusto il tempo per concentrarti, e quel che senti ti mette in allarme.
Freezer non è più lontano. Troppo poco distante, rispetto a poche ore fa.
«Il suo Ki è vicino. Non dovrebbe esserlo» ti anticipa Cabba, ancora una volta.
Un calcio di Hit va a segno e ti ribalta all'indietro, ma per fortuna non ha colpito alcun punto vitale. Fai forza sui gomiti e, sollevando fili d'erba e terriccio, balzi di nuovo in piedi. È buio pesto, non ci sono lampioni, ma la luce dei Super Saiyan illumina tutta la collina.
Ti attacca di nuovo, stavolta riesci a pararlo. Quando i colpi di Cabba lo feriscono alla schiena, Hit si allontana e si posiziona su un ramo di un albero vicino.
C'è qualcosa che ti sfugge, in tutto questo. Perché da quando Hit è arrivato qui, Freezer ha iniziato ad avvicinarsi sempre più velocemente? E perché esegue i suoi ordini così alla cieca?
Un dubbio, un'immagine che ti scorre nella mente. La consapevolezza di desiderare ardentemente che così non sia. Ma non è tempo di nutrirsi di dubbi: decidi di approfittare della situazione per avere delle risposte.
«Da quanto tempo lavori per Freezer?» chiedi. E lui, come ha fatto finora, ti risponde senza alcuna esitazione. Con una scomoda verità che purtroppo avevi già previsto di toccare.
«Da un'ora».

Quel che non ti torna acquisisce un significato. Non ne hai la completa certezza, ma c'è chi può dartela.
Quando Hit attacca, fai capire agli altri tre di aver bisogno di qualche secondo. Si fiondano tutti insieme, parandosi di fronte a te per darti il tempo che ti serve. Azioni l'orologio radar, tramite esso anche le comunicazioni della ricetrasmittente.
«Radish. Sei sull'astronave?» domandi. E, con tuo enorme sollievo, la risposta arriva dopo pochi secondi.
«Sì, capo».
Ti viene da sorridere, nonostante la situazione tutt'altro che piacevole. Più di un ricordo riaffiora, tutte le volte che ti ha chiamato così, e tutte le volte che gli rispondevi male.“Principe. Principe, non capo, idiota!”
Questa volta non gli dici niente. Non c'è tempo per i teatrini: è giunto il momento di fugare ogni tuo dubbio.
«Bene. Mi serve sapere dove si trova il pianeta Namek dell'Universo Sei».

 

Continua...

Riferimenti:
-Durante il Torneo del Potere Vegeta alla fine si rivela più forte di Hit, ma mi sembra verosimile che Hit si sia allenato per migliorare la sua tecnica e quindi che possa mettere Vegeta in difficoltà.

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
... chiedo umilmente perdono.
Avevo avvisato che ci sarebbero stati dei morti tra i personaggi principali... e no, non era solo Broly.
Vi aspettavate che sarebbe toccato proprio a uno dei protagonisti? Povero Goku T_T e povero Vegeta, che ora si ritrova da solo ad affrontare tutto questo. Senza il suo bestie T_T
Ora però, oltre alla battaglia, c'è anche un bel mistero da risolvere: come cazzo ha fatto Freezer ad assoltare Hit? E cosa c'entra il pianeta Namek dell'Universo Sei?
Avanti con le teorie! :D
Grazie come sempre di cuore a chi mi sta seguendo!
Grace

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Capitolo 10
*** Ineluttabile ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 10
Ineluttabile





«Namek hai detto?» ripete Radish. «Dammi qualche secondo...»
Hit allarga le braccia e colpisce Caulifla e Kale in pieno volto, facendole ribaltare all'indietro. C'è solo Cabba a difenderti dalla sua carica, ma hai davvero bisogno di un po' di tempo per fare chiarezza. Solo Radish, in questo momento, può darti la risposta che cerchi. E te la fornisce su un piatto d'argento, celere come promesso.
«Pianeta Namek, eccolo qui. Era appena fuori dalla nostra rotta per giungere su Sadala, giusto a metà strada dall'Universo Sette. L'abbiamo saltato perché abbiamo usato il teletrasporto. Ma perché dovrebbe essere importante?»
Come ipotizzato. Esattamente come temevi.
Premi sull'orologio ed elargisci una risposta di certo non esaustiva, ma sicuro veritiera. «Perché Freezer è un figlio di puttana».
«Ora dimmi qualcosa che non so».
Il suo commento giunge subito dopo, ma sei costretto a ignorarlo: Hit è di nuovo alle tue calcagna. Devi il suo attacco, quando si infrange a terra un forte lampo illumina la collina.
«Freezer ha utilizzato le Sfere del Drago per controllarti, Hit» gli urli in faccia, prima che ti attacchi di nuovo. Eppure la notizia non sembra sconvolgerlo.
«Non so di cosa tu stia parlando» replica e ti si getta addosso. Evidente che lui non ne sia per nulla conscio.
Quando pari il suo primo attacco, il secondo ti fa indietreggiare. Alle vostre spalle Cabba e le ragazze tornano alla carica.
«Le Sfere del Drago? Quelle di Namek?» grida Caulifla, esterrefatta. «I Namecciani le fanno pagare a prezzi folli!»
Come dimenticare, I Namecciani dell'Universo Sei sono molto diversi da quelli del Sette. Hai avuto modo di conoscerli, durante il Torneo del Potere. Sono commercianti, approfittatori, di indole sono meno buoni. Non ti risulta difficile credere che in cambio di un buon gruzzoletto e la promessa di salvezza abbiano dato le Sfere in mano a un pazzo.
«Come se a Freezer mancassero i soldi!» grugnisci. Sferri all'avversario un pugno all'altezza dello stomaco, quando si piega in avanti lo prendi per le spalle e lo scuoti. «Hit, sei controllato! Cerca di ragionare con la tua testa!»

Il tuo secondo tentativo va a vuoto, esattamente come il primo. Quando Hit solleva il capo, ringhia tra i denti e la bava gli cola fino al mento.
«Sta' zitto e crepa!» grugnisce e ti sferra una testata sullo sterno. Ti fa male, molto più male di quello che ti saresti aspettato. Certo, sapevi che fosse forte, ma durante il Torneo eri sicuro di averlo superato.
Ti riprendi in pochi secondi e, sebbene sia per te una martellata all'orgoglio, ti trovi costretto a trasformarti in Super Saiyan God. Avresti evitato volentieri, di fronte a un avversario potenzialmente più debole di te.
Carichi e potenzi i tuoi muscoli, un'aura rossa ti avvolge, la calma ti pervade. I tuoi capelli si tingono di fuoco. Hit viene sbalzato via dalla detonazione, questo ti da tempo di respirare. E dà tempo a Cabba di entusiasmarsi, come al solito.
«Wooow, questa trasformazione mi è nuova, sensei! Fighissimo!»
Normalmente avresti gongolato senza darlo a vedere, ma tutto ciò ti riporta a una conversazione lontana. Con Kakaroth.


Vegeta, lo devo proprio ammettere: il rosso ti dona!”
Sicuro sta meglio che a te!”
“Eeeehi! Io ti ho fatto un complimento”.
“E io non te ne farò, Kakaroth”.

Sei molto maleducato. E comunque con il Super Saiyan Blue io sto da Dio. Eheh. L'hai capita?”


Scuoti la testa.
«Ho paura di capire quali altri desideri Freezer abbia espresso» cinguetta Kale, impaurita.
La calma che prima ti pervadeva ti scivola via dalle dita. «Quanti desideri si possono esprimere?»
«Tre. Ma, a quanto ne so, i desideri possono coinvolgere una persona sola alla volta».
Una persona alla volta. Ci impieghi qualche istante, ti passi quel concetto sulla lingua e tra le dita per comprendere, per fare due più due. In effetti controllare Hit ti è sembrato un desiderio stupido, fine a se stesso, in base a quelli che originariamente erano gli scopi di Freezer.
«Allora è per questo che non ha semplicemente desiderato di avere cinque Saiyan per sé» mormori. Ed è una fortuna che quelle dannate Sfere funzionino peggio delle vostre, o i giochi sarebbero già finiti. Però le domande che hai in testa non accennano a frenare, e in prima fila c’è il come potrebbe avere utilizzato gli altri desideri. Puoi solo ipotizzarlo e indagare.
Anche se non è facile fare delle congetture, con un assassino che tenta di porre fine alla tua vita con ogni movimento. Ruoti il busto per schivare una bolla di energia, poi balzi tra i tronchi degli alberi per trovare più copertura.
«Hit, come sei arrivato qui?» gli domandi, mentre ti insegue a perdifiato, con i tuoi alleati alle calcagna.
«Non lo so. E non deve interessarti!» risponde lui. Con facilità abbatte tre alberi per crearsi visuale, ma tu sei già scappato altrove. Non per codardia, certo. Se non avessi nulla di meglio da fare lo combatteresti col pieno delle tue forze, ma la situazione è particolare. Ti allontani quanto basta per non essere nel suo raggio d’azione e ti accovacci dietro un vecchio tronco caduto, con la schiena contro la corteccia. Chiudi gli occhi per qualche istante, mentre l’umidità ti rinfresca e il muschio ti solletica il collo.

«Radish. Abbiamo bloccato tutti gli accessi al pianeta, giusto? Risulta qualche atterraggio sospetto nelle ultime ore?» sussurri dentro il comunicatore, mentre azzeri il Ki. Cabba, Caulifla e Kale dovranno cavarsela da soli per qualche minuto.
«Negativo» ti risponde in tempi brevi. «Vegeta, ti decidi a dirmi cosa succede?»
Capisci che se Hit non è arrivato qui con una navicella, allora per forza di cose un desiderio l'ha utilizzato per portarlo qui. Sono già due. E il terzo?
Provi a contemplare una vasta gamma di scenari, tra cui ovviamente l’immortalità, l’aumento di potere, tutte cose che ti fanno salire il voltastomaco. Alle tue spalle i rumori della battaglia si fanno più lontani, oltre il piccolo bosco, segno che forse i ragazzi hanno capito la tua urgenza di prendere tempo. Speri solo che non accada loro nulla di male, perché altrimenti sarebbe solo colpa tua, come al solito.
Torni a concentrarti sui plausibili utilizzi delle Sfere, tanto che un dettaglio importante ti sfugge dalle dita. Ed è Radish a fartelo notare.

«Vegeta, una navicella è entrata nei radar, si muove in fretta. Temo sia Freezer».
Trattieni un conato di vomito in gola, quando ti accorgi che il suo Ki è vicino. Troppo vicino rispetto a poco fa. Il terzo desiderio potrebbe avere a che fare con il fatto che si sta avvicinando a velocità smodata, ma non da solo. Ha desiderato di essere spedito qui? Ma con lui c’è tutta la sua flotta. Com’è possibile, visto che i desideri possono coinvolgere una persona sola? Probabilmente allora ha desiderato che la sua astronave viaggi solo nell'iperspazio. Dev'essere così senz'altro, ma decidi che non te ne frega nulla, perché le tue priorità sono cambiate. Siete tutti in pericolo, più in pericolo di quanto già non foste.
«Tra quanto sarà qui?»
«Quindici minuti al massimo».
Trattieni un’imprecazione tra labbra, il conato di vomito di prima oramai è incastrato in gola. Non c’è niente che tu possa fare per proteggere tutte le persone di questo pianeta, oramai lo hai capito, ma prima che facciano del male a chi ami dovranno passare sul tuo cadavere. Radish e Nappa devono sopravvivere, stavolta. A tutti i costi.
«Nascondetevi, non cercate di attaccarla» ordini, perentorio.
«Ve-»
«Azzerate il Ki, trovate un posto dove non sia in rotta con la vostra astronave e-»
«VEGETA!»
«COSA!?» lo urli troppo forte, quasi hai paura che Hit possa averti sentito, ma la battaglia infuria troppo lontana da voi, oramai. Devi raggiungere i ragazzi prima possibile, prima che succeda qualcosa. Prima che Freezer arrivi.
Purtroppo, però, i ragazzi dovranno attendere. La domanda più scomoda salta fuori in un momento inappropriato.
«Perché mio fratello non sta combattendo?»
Il tono di Radish è tagliente, perché sa che gli stai nascondendo qualcosa. Non puoi sottrarti, non puoi negargli la verità, non stavolta. Lui non sarebbe così stupido da credere a una bugia, e non se la merita.
Appoggi la nuca al tronco dell’albero e guardi in alto, tra il buio del sottobosco e qualche stella che si intravede tra le foglie. Ti viene difficile prendere coraggio, non solo per le conseguenze che si rifletterebbero su Radish, ma perché è il primo momento in cui ti puoi concedere di realizzarlo tu stesso: lui non c’è più.
«... è morto».

E al diavolo che siete abituati alla morte e alle resurrezioni! Fa sempre male. Soprattutto se accade agli altri. In questo momento vorresti essere morto tu – non perché hai paura di quello che sta accadendo e non lo vuoi affrontare – ma perché Kakaroth non lo meritava. Radish non merita di soffrire la morte di suo fratello, ora che finalmente l’ha ritrovato.
«... cosa?» lo senti esalare, ma è poco più di un sussurro.
Ti aggrappi al terriccio, alle foglie oramai cadute.
«L'ha ucciso un assassino assoldato da Freezer. Vuole far fuori anche me. È troppo forte per voi, ma gli stiamo tenendo testa» spieghi, ma puoi immaginare bene cosa stia accadendo lassù, su quell’astronave. «Non fare niente, Radish. Per favore, non fare sciocchezze».
«Mi stai dicendo che mio fratello è morto!» ringhia, percepisci il suo Ki aumentare persino dalla distanza. È proprio lì, sopra di te, sopra le foglie, le nuvole, lì tra le stelle. Sembra quasi brillare, infiammarsi di tutta quella rabbia. Hai paura che possa farsi del male, che possa tornare sulla terra ferma e mettersi in pericolo. Non vuoi. Ne hai già perso uno, stanotte.
«Lo riporteremo in vita il prima possibile, e lo sai» tenti il tutto per tutto per rassicuralo. «Non farti prendere dal panico e continua a fare quello che ti dic-OUGH!»
Una sfera luminosa che non hai percepito ha sradicato alberi e arbusti, quasi ti colpisce, fai appena in tempo a rotolarti nel sottobosco per evitarla. Hit ti ha trovato. Kale, Cabba e Caulifla stanno bene, gli sono dietro, ma non sono riusciti a frenarlo.
«Cosa diamine sta succedendo?» senti Radish urlare, poi anche Nappa si unisce alla conversazione.
«Vegeta, non puoi combattere da solo contro Freezer e anche questo tizio!»
«Non sono solo!» ruggisci, mentre ti rialzi con un balzo e devi un altro colpo. «E cosa pensate che io sia, un debole?»

C’è qualcosa nel tuo orgoglio che ti porta sempre a pensare di non aver bisogno di aiuto, di non aver bisogno di Kakaroth al tuo fianco per combattere. Tutte cazzate. Fatichi ad ammetterlo, soprattutto devi rimanere fedele a te stesso per non destare sospetti, per rimanere il Principe dei Saiyan. Quello con la responsabilità di tutti sulle spalle.
Quindi sai che c’è solo una cosa da fare: mostrare chi sei. Farlo sentire anche oltre le nuvole, lì tra le stelle. Ti carichi, ti infiammi, ma è un fuoco che non brucia. Il tuo corpo si circonda di lingue azzurre, i capelli si tingono di un blu oltremare. Il tuo potere si irradia tutto intorno, scuote gli alberi, le foglie, scaccia le paure. Lotterai fino alla fine, come hai sempre fatto.
«Quali sono gli ordini?» La voce di Nappa è ferma, ma ci leggi qualcosa di simile all’orgoglio. E ti carica.
«Nappa, contatta il Re e fai disporre alla popolazione di mettersi al riparo. Radish, una volta che Freezer sarà attraccato, presta attenzione che nessuna navicella periferica si allontani. Se ne vedi una, abbattila» disponi.
C'è una frattura tra i suoni della battaglia, una spaccatura che ti circonda di silenzio, ti solletica e ti ricorda delle responsabilità che hai. Tu sei il sovrano dei Saiyan del Settimo Universo, e come tale – come diceva tua madre – ciò ti rende responsabile per l'incolumità di tutti. Il condottiero sei tu. No, non per il piacere dell'austerità, ma per portare il tuo popolo alla salvezza. Cascasse l'Universo, tu devi essere l'ultimo a cadere. Ed è in questa motivazione che ritrovi il senso di essere il Principe.
«Ricevuto».
«Agli ordini, Maestà».
Ma è con tre semplici parole che ritorni anche un essere umano, oltre che un Principe. L'ultima volta che Radish ti ha detto quelle parole, poi si è allontanato sotto la luce delle stelle di un pianeta ghiacciato. Non l'hai più rivisto per vent'anni.
Quelle tre parole ti danno il tormento, ma non puoi permettere che accada di nuovo. Non lo farai accadere.
«E non vi azzardate a morire». Ti scivola sulla lingua, e non te ne penti.




Più quel bastardo si avvicina, più i peli sulle tue braccia si rizzano. Un presentimento, un ricordo, cattive sensazioni che riaffiorano. Non devi lasciarti condizionare, lo sai, ma è difficile combattere al cento per cento quando sai che il tuo peggiore incubo d'infanzia sta per tornare.
Ti mordi la lingua e avverti il sapore del sangue, così facendo ti desti: hai un compito. È fondamentale eliminare il problema secondario prima di passare alla missione principale, perché sai che combattere contro due nemici forti quando sei da solo ti metterebbe in una posizione di svantaggio. Quindi al diavolo le accortezze, devi dare il tutto per tutto adesso, o rischierai di non poterlo più fare.
Cabba, Caulifla e Kale stanno combattendo poco distanti, Hit è una scia luminosa tra il buio delle colline. Ti infiammi di nuovo, i tuoi capelli blu sferzano sotto la tua furia. Prendi di mira il nemico, fai un respiro profondo e ti lanci.
Un proiettile, una lama affilata dritta all'obiettivo. Non ti sente neanche arrivare, già lo metti schiena a terra. Sotto le tue nocche i suoi zigomi scricchiolano, ecchimosi ricoprono il suo volto. Quando tenta di scappare, lo riprendi per la collottola e lo trascini di nuovo per terra. Lo sormonti, il tuo potere si intensifica e sai che è sbagliato provare di nuovo quelle sensazioni – la voglia di fare del male – ma è ciò che lo spirito Saiyan comporta. Sai che, quando ti lasci pervadere da questa forza, qualcosa ti riporta indietro a quando eri solo istinto.
Questa volta è necessario che tu lo faccia, ti lasci manovrare da una versione peggiore di te stesso. I peli ritti sulle tue braccia ti ricordano il perché devi essere pericoloso, quindi lo diventi. Diventi talmente una mina vagante che i tuoi alleati sono costretti a scansarsi. Il tuo potere scava solchi nel terreno, l'erba diventa secca, gli alberi si sradicano, e di Hit oramai rimane solo una carcassa quasi vuota. Manca poco.
Un colpo, solo uno. Sollevi la mano sopra di lui, la sfera di energia che tieni tra i polpastrelli è una falce pronta a mietere.

«Aspetta, sensei
Cabba è appena dietro di voi, con gli occhi socchiusi e un avambraccio sulla fronte nel tentativo di contrastare la tua forza spirituale.
Aspetta, ti ha detto. Perché mai dovresti farlo?
«Cosa deve aspettare?» Caulifla interviene al posto tuo e, camminando a fatica, ti raggiunge e ti incita. «Forza, uccidilo!»
«Potrebbe essere una vittima inutile. Se sconfiggessimo prima Freezer, la coercizione su di Hit cesserebbe» continua Cabba. È così, tu lo sai. Sulla carta ha ragione, ma è necessario seguire la ragione, anche stavolta?
Ti viene spontaneo pensare a cosa direbbe Kakaroth. Sarebbe d'accordo con Cabba, questo è indubbio. Ma sai anche che Kakaroth ha lasciato vivo anche Freezer, e non è stata una grande idea. Non puoi permetterti di mettere in pericolo altra gente per risparmiarne uno, seppur innocente. Ci saranno le Sfere del Drago, a riportarlo in vita.
«Perdonami». Non sai se lo stai dicendo a Kakaroth, Cabba, Hit, o a te stesso.
Anche se gli occhi di Hit sono vacui, non riesci comunque a sostenere il suo sguardo mentre lo uccidi. Nonostante tu sia un bastardo senza cuore.
I tuoi polpastrelli bruciano mentre prendi la rincorsa per lanciargli quella sfera e, mentre lo fai, preghi che Re Yammer non aggiunga anche questo alla lista dei peccati per i quali finirai all'Inferno.

Ma Re Yammer non potrà scrivere niente di tutto questo perché, proprio mentre stai per compiere la tua efferatezza, un fascio di luce viola ti colpisce al braccio e sbagli mira. La sfera si incassa nel terreno e solleva zolle di terra.
Impossibile non cogliere perché, a farci bene caso, la pelle d'oca ti solleva anche i peli sulla nuca. Deglutisci, ma è come se avessi un masso incastrato in gola.
L'esitazione ti costerà cara, lo capisci quando Hit riesce a sfuggirti dalle mani per allontanarsi. Lo lasci andare: non è più lui il nemico numero uno. Lo percepisci anche senza bisogno di guardare. eppure guardi lo stesso.
Una grossa navicella galleggia tra le stelle, ma il capitano ha abbandonato la nave molto prima di tutti gli altri.
Un fascio di luce viola si irradia nell'oscurità e, come un angelo della morte, Freezer sta scendendo verso di voi lento, ineluttabile, con le braccia aperte e un ghigno malevolo disegnato in volto.


«Buonasera, scimmioni».


Hai il vomito solo a guardarlo, e quando parla temi davvero che darai di stomaco. Per l'ennesima volta è lì, stagliato di fronte a te, quando il suo posto dovrebbe essere il girone peggiore dell'Inferno. Oh, ma lo rimanderai laggiù. Eccome se lo farai, non ci sarà nessuno a fermarti.
Ignori l'avviso di Nappa che ti comunica che Freezer è arrivato: te ne sei già oltremodo accorto.
Hit si rialza dietro di lui, si asciuga un rivolo di sangue dalla bocca e indossa di nuovo quello sguardo vuoto. Freezer non lo guarda nemmeno, sorride divertito, si scruta intorno compiaciuto dal terreno di battaglia completamente dissestato. Lui ama distruggere, è quello che brama di più: creare distruzione intorno a lui, far soffrire le persone e intanto arricchirsi.
Quindi sorride e si lecca le labbra un'altra volta, e lo fa in faccia a te. Vorresti aprire la bocca solo per vomitare – o vomitargli in faccia tutto il tuo disprezzo, ma qualcuno ti anticipa.
«Sei un bastardo, lurido, figlio di puttana!» sibila Caulifla. Concordi pienamente. E la puttana in questione è Re Cold.
Freezer riempie l'aria di risatine sguaiate. «Ma ho anche dei difetti...»
E quindi decidi che è il tuo turno di diventare sprezzante.
«Ah, dovresti vergognarti» ghigni. «Non solo hai architettato un piano in cui hai dovuto “insudiciare” il tuo buon sangue con quello Saiyan, ma hai anche dovuto assoldare un lacchè per sperare di batterci. Ridicolo!»
Non devi nemmeno umiliarlo, perché si è già umiliato abbastanza da solo, ma tanto sai che la sua dignità è ben sepolta in angoli remoti del cosmo. A lui non importa niente dell'orgoglio, della fierezza, ed è ciò che più lo rende così insulso ai tuoi occhi.
«In guerra è tutto lecito, si suol dire. Anche ricorrere a qualche piccolo desiderio extra. Avrei anche evitato alcuni mezzucci, ma quel Drago era così patetico a livello di desideri! Che universo di serie B!» blatera, con tanto di spallucce. «Oh, ma a proposito, penso però che il mio lacchè abbia svolto un ottimo lavoro. Sbaglio o manca qualcuno, qui?»

Trattieni sulla lingua una bestemmia e ti metti in posizione da combattimento. Non hai intenzione di sentirlo parlare un secondo di più, soprattutto se deve rimarcare il perché dell'assenza di Kakaroth. Lo dovresti uccidere solo per averlo disonorato.
«Ti farò sputare sangue, con o senza di lui» ringhi, furioso. «E, anzi, questa volta nessuno mi tratterrà dal farti tenere la testa ben staccata dal corpo».
Freezer ridacchia e si mette anch'egli in posizione di attacco.
«Voglio proprio vedere come te la caverai senza il tuo fidanzatino!»
Le fiamme blu tra i tuoi capelli incrementano. Puoi sorvolare tranquillamente sul patetico appellativo, ma non sorvolerai mai sull'affronto a te riservato. Anche se negli anni hai fatto pace con il fatto che tu e Kakaroth insieme siete invincibili, sei assolutamente certo che puoi benissimo affrontare battaglie anche da solo, anche se con più difficoltà. Non dubiti delle tue capacità, non l'hai mai fatto, e odi che la gente lo faccia al posto tuo. Tu esisti e resisti anche senza di lui, anche se preferiresti di gran lunga che fosse qui.
«Non sapevo che tu e il signor Goku foste fidanzati, ora capisco molte cose!» ridacchia però Caulifla, e non sai se lo fa per sfotterti o perché veramente non ha capito un bel niente.
«NON LO SIAMO! ARGH! POTREI VOMITARE!» sbraiti. Non ci saranno ulteriori preamboli, soprattutto se i preamboli sono volti a minarti così tanto nell'orgoglio. «Occupatevi di Hit. Ci penso io, a lui!»
Ti lanci verso l'obiettivo, con la lingua tra i denti che sanguina e macchia la tua dignità. Ti senti solo, ma ti senti forte. È giunta l'ora della resa dei conti, di completare la tua missione.
Il tuo obiettivo di vita.




 
 
Continua...

Riferimenti:
-Senza fare spoiler, chi segue il manga già lo sa, ci sono diversi tipi di Sfere del Drago nell'Universo, e non tutte hanno le stesse potenzialità. Non è mai stato detto niente sulle Sfere del Drago di Namek dell'Universo Sei, quindi mi sono presa la licenza di inventare a mio piacimento per fini di trama.
-Cabba ha visto il Super Saiyan God solo su Goku, mai su Vegeta. La prima volta in cui mostrano questa forma su di lui nell'anime, infatti, è durante il film Broly.

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Ohohohoh.
Lui è tornato! Beh, c'era da aspettarselo che sarebbe arrivato, più stronzo che mai.
Ha anche dato dei fidanzatini a Goku e Vegeta LOOOOL, li shippa pure lui, avete visto?! XD
Scherzi a parte... i desideri che ha usato Freezer erano finalizzati a giungere su Namek con mezza squadra già out of limits, poter prendere cinque Saiyan e scappare indietro. 
Fortunatamente Vegeta è ancora vivo, era sveglio e quindi Hit non ha potuto ucciderlo nel sonno. Quindi... beh, che la battaglia vera abbia inizio!
Radish e Nappa seguiranno gli ordini? Cabba, Kale e Caulifla riusciranno a sconfiggere Hit? E Vegeta finalmente ucciderà Freezer?
A presto!
Grace
 

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Capitolo 11
*** La missione finale ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
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CAPITOLO 11
La missione finale

 


 
È stata tutta una menzogna. Da sempre. Freezer aveva mentito, quel giorno: vi aveva attirati tutti sul pianeta per procedere al genocidio di massa.
Per tutti questi anni hai fatto lo schiavo di colui che ha distrutto il tuo regno.
La verità che hai ricercato per anni si rivela più scottante, più amara di quello che avresti mai pensato. Ma il peso che avverti nel petto è niente, nulla in confronto alla rabbia, al prurito che percepisci sulla punta delle dita. La voglia di uccidere, di distruggere, di disintegrare e spezzettare e far patire a chiunque la stessa sorte.
Vorresti urlare, radere al suolo questo pianeta e tutti quelli che incontrerai di qui alla rotta verso l'infinito, sporcarti le mani di sangue e leccartelo via con compiacimento. Vorresti ballare sui cadaveri di ogni soldato dell'Esercito e lasciare Freezer per ultimo, agonizzante, scorticarlo fino all'ultimo centimetro di pelle, fratturargli anche le ossa più piccole del suo corpo una ad una, lasciarlo agonizzante a farsi stuprare a turno da ogni figlio di puttana della galassia e ridere delle sue urla. E solo infine ucciderlo, quando sarà coperto solo da sangue e sperma e sputi e fango.
Questa sarà la tua nuova missione finale. Il tuo obiettivo di vita.
Inizi a contare i giorni in quest'attimo, il lasso di tempo che ti separa dal guardare quegli orribili occhietti rossi spegnersi.



Ripensi a quel giorno lontano e rabbrividisci. Avevi vent'anni, forse poco meno. Eri sul pianeta Xandar e avevi appena finito di hackerare il sistema di tracciamento nautico spaziale, e con ciò avevi scoperto la verità sulla fine del tuo pianeta.
Non ricordi di aver mai provato una rabbia simile a quella, in vita tua - e sei uno che si arrabbia in media tredici volte al giorno. È stato in quell'istante che la tua esistenza ha ricevuto l'ennesimo scossone, ed è stato quel giorno che hai perso ogni briciolo di umanità a te rimasta. Ti sei fatto carico di quel peso e lo hai fatto da solo, non l'hai detto a Nappa e Radish, perché volevi che quella rabbia ti sormontasse così tanto da temprarti di più e raggiungere l'obiettivo.
Un obiettivo che non hai mai raggiunto: la prima volta che Freezer è morto, l'ha ucciso tuo figlio. La seconda, sono state le mani di Kakaroth a ucciderlo. Poi qualcuno ha deciso al posto tuo e hai rispettato la scelta divina di lasciarlo in vita. Questa volta tocca a te, a te e nessun altro, e nessuno prenderà decisioni al posto tuo.
Sebbene il tuo desiderio di vendetta sadico e disfunzionale sia sfumato negli anni, senti che la missione finale è finalmente giunta al tuo cospetto e te la prenderai con la forza. Forse non lo lascerai agonizzante a farsi stuprare dai suoi soldati, non ti leccherai il sangue dalle dita, ma sicuro ti sentirai un uomo libero.
Tuttavia, quando le nocche affondano nel il suo zigomo, il suono ti sembra il più dolce di tutte le galassie. Il dolore che lui prova ti fa sorridere, dubiti della tua integrità morale un'altra volta. Questo fa di te davvero un pazzo sadico?


Freezer sfugge e torna, tenta di colpirti e ci riesce, ma non senti quasi dolore. È un gioco di tira e molla mentre vi inseguite, mentre fendete l'aria e la colorate di strisce luminose. Testa a testa, entrambi senza scollare gli occhi l'uno dall'altro. Tutto ti torna addosso, tutte le volte che ti ha colpito, umiliato, picchiato.

Tutte le volte che ti calpestava e rideva.

“Se non altro sei un tappeto comodo su cui camminare”.

Quando eri un bimbo di otto anni e ti ha quasi strozzato con quella coda viscida.

“Non sento. Stai dicendo qualcosa? Come? Ti manca l'aria? Non so proprio come aiutarti”.

Quando ha minacciato di lasciarti in prostituzione ai suoi soldati.

“Oh, non è di me che devi avere paura. Non fai per me. Io non mi sporcherei le mani con una scimmia. Ma loro...”

Quando insultava la tua razza e insudiciava il tuo lignaggio.

“Tuo padre era il Re delle scimmie, questo fa di te uno scimmiotto d'alto rango”.

Quando ti sottopagava.

“Ti tengo d'occhio, Piccolo Principe. A te e quel piccolo mentecatto che ti segue in giro dappertutto, così come al buzzurro che si prende cura di voi. Se ci tenete alla vostra incolumità... e alla vostra integrità fisica... niente più sceneggiate, niente ribellioni. Niente di niente”.

Quando ti faceva supplicare.

“Supplica, Principino, o faccio saltare in aria le loro teste”.


Per ogni ricordo che riaffiora, il tuo Ki aumenta. Colpisci più forte, le tue sfere di energia sono più pericolose. Anche lui però sembra tenerti testa. Se non altro, sono finiti i giorni in cui non potevi fare niente e ti facevi calpestare. Ora puoi combatterlo.
Un vero peccato che la vostra battaglia non sia solo vostra.
Con la coda dell'occhio, vedi decine di soldati che atterrano come meteore, piovono a catinelle. Le probabilità che alcuni di loro si disperdano in giro per il pianeta per rapire qualche Saiyan da portare via sono altissime, e speri solo che la flotta aerospaziale di Radish sia ben addestrata agli ordini.
Oltre a ciò, i tuoi alleati sono solo tre: non possono far fronte a tutta quella gente, con un sicario che, seppur ridotto male, è ancora in piedi. Ci sono troppi soldati, la città è troppo vicina. Fai di tutto per spingerti altrove, e gli altri tuoi alleati ti assecondano, ma non potrete mai raggiungere il deserto rosa di Shi.
Vorresti dedicare tutto te stesso alla lotta contro Freezer, ma devi pensare anche a loro, al vostro piano, e la distrazione sai che può solo nuocere. Qualche sfera di energia ti sfiora, la coda di quel viscido bastardo ti colpisce alle giunture.
Eppure, proprio quando pensi che servirà più di una mano, più di un miracolo per sostenere questa guerra, uno stormo di scie luminose appare in cielo. Ringrazi il giorno in cui hai imparato a riconoscere i Ki, o avresti pensato che fossero nuovi nemici.
Invece, ancora prima di vederli atterrare, sorridi: i rinforzi sono arrivati. Uno per uno atterrano sul crinale di un'alta collina e, a capitaneggiare la squadra, c'è Re Sadala. Sotto il suo mantello blu elettrico da sovrano non porta più la divisa elegante, ma un'armatura da battaglia nera e bianca, la stessa con cui vestono i presidenti dietro di lui. Non ci sono tutti e cinque, ovviamente, ma solo quelli che sanno combattere: Oribu, Jaga e Negi. Alle loro spalle, una cinquantina di guardie reali.
Lanci un'occhiata a Sadala, lui ricambia lo sguardo con la dignità di chi sa di non essere abbastanza, ma che farà comunque di tutto. La loro forza combattiva non è alta come quella di Cabba, Caulifla e Kale, ma sufficiente per battersi contro gli uomini di Freezer. Abbastanza per darti respiro e continuare nella tua missione. E a te va benissimo così.

Annuisci in segno di ringraziamento, poi ti lanci di nuovo contro il nemico numero uno.
«Ohohoh, che bel circo. Hai ammaestrato altre scimmie?» ti provoca, non ti aspettavi altrimenti.
«Sta' zitto!» ringhi e attacchi ai punti vitali. Un calcio all'addome, un pugno a lato del collo. Lui si para e contrattacca, tu pari a tua volta.
Vi scontrate a mezz'aria mani nelle mani, a ringhiarvi in faccia. Ti fa schifo toccarlo, ti nausea sentire il suo respiro addosso. Preferisci di gran lunga attaccarlo da lontano, con le sfere di energia, ma sai che lui è troppo veloce e sarebbe uno spreco di forze. Devi prima sfinirlo.
Tra i suoni e le grida di battaglia, gli attacchi andati a vuoto, gli insulti e cattivi epiteti che riecheggiano su quelle colline, puntuali inizi a udire anche rombi di esplosioni nel cielo. Sollevi lo sguardo e ammiri un caleidoscopio di colori, punti luminosi lontani che si allargano e si disperdono, energia che si placa e si confonde con l'universo.
Sono le navicelle dell'Esercito di Freezer che vengono abbattute, una dopo l'altra, dalla flotta aerospaziale di Radish. Non hanno perso tempo, come prevedibile, a voler rapire i Saiyan e approfittare della battaglia in corso.
Stringi i pugni e ti domandi quanta gente innocente dovrà morire, per colpa di quel bastardo. Un bastardo che ha perso il sorriso strafottente – ed è l'unica nota positiva in tutto quel marasma.
«Che c'è, ti aspettavi di farla franca e portarti via della gente senza che ce ne accorgessimo?» ghigni.
Lo senti ribollire di rabbia, ed è musica per le tue orecchie. Eppure, come dimenticare, è l'essere più infido che tu conosca. Alza la mano al cielo di scatto, e dalle dita lascia disperdere cinque fasci di luce rossastra. Non fai in tempo a realizzarlo, non fai in tempo a frenarlo. I laser raggiungono il cielo e lo oltrepassano, altri Ki svaniscono. Per un attimo la paura ti blocca il fiato: il terrore che uno di questi abbia colpito l'ammiraglia di Radish. Tuttavia il suo Ki è ancora intatto, lassù da qualche parte, a differenza di altri.
A Freezer non importa niente di colpire anche i suoi: per distruggere la flotta, farebbe fuori anche la sua stirpe – che speri non esista.
Lo devi fermare costi quel che costi e, quando alza anche l'altra mano, tu sei più veloce. Gli blocchi il polso e lo costringi a colpirsi con i suoi stessi raggi.
«Non te lo permetterò!» gli soffi in faccia, ma lui ti respinge.
«Ah! Non ce la faranno mai a fermarli tutti. Cosa vuoi che facciano quattro astronavi striminzite contro il mio impero?»
Vero, siete in minoranza, ma tu lo sai: avete qualcosa che l'Esercito di Freezer si sogna. Ossia il miglior pilota di tutti gli universi, anche se non glielo dirai mai. Non per orgoglio, ma perché temi che Freezer possa sparare dritto in orbita e disintegrare a mani nude l'ammiraglia di Radish.
Non rispondi ma attacchi di nuovo, col tacco del tuo stivale dritto nelle sue costole. Lui prende la tua caviglia e la torce, ma utilizzi l'altra gamba per liberarti. Con l'energia del Super Saiyan Blue Evolution lo respingi lontano e gli scagli una sfera luminosa, poi ti fiondi di nuovo verso di lui e gli impedisci di spedirla in orbita. Devi stare attento ad ogni sua mossa, ma anche alle tue.
Le esplosioni e i Ki che si disperdono illuminano tutta la collina, ti viene facile osservare cosa succede nel campo di battaglia. Ed è per questo che lo vedi con estrema chiarezza: quello che non avresti voluto vedere.
Cabba che fa saettare lo sguardo verso l'alto, gli occhi spalancati e un grido di terrore sulle labbra.


«CHIVE!» urla.
Un nuovo Ki Saiyan si dissolve tra le stelle, e ti è troppo facile comprendere che si tratti della sua ragazza. Quella di cui ti aveva parlato mentre sgranocchiavate il pranzo seduti nel deserto.
Ti si chiude la gola al pensiero di come possa sentirsi, perché tu lo sai bene cosa significhi perdere la persona che ami. Al tempo non lo avevi ammesso, ma durante la battaglia contro Majin-Bu sapere che Bulma fosse morta ti ha annientato – anche se sapevi che l'avresti potuta riportare in vita, come in questo caso.
Sopravvivere a chi ami ti svuota, ed è dentro questo vuoto che Cabba galleggia e si perde. Perde di vista la ragione, la battaglia, persino il nemico con cui sta combattendo. Un nemico che invece non perde tempo, sa quello che fa e lo colpisce tra scapola e collo, lì dove sai che anche Kakaroth è stato colpito. Un punto vitale.
E, esattamente come lui si è distratto nel sentir morire una persona a cui teneva, anche tu ti perdi nel vuoto di vedere Cabba cadere faccia a terra. Il tuo cuore scricchiola, come quando hai sentito quello di Kakaroth smettere di battere.
«NO!» urli e ti lanci verso di lui ma, ovviamente, c'è qualcuno che non te lo lascerà mai fare.
Freezer ti si para davanti a braccia aperte e sogghigna. «Oh, no, non te ne vai da nessuna parte».
«E tu invece te ne vai a fare in culo!» ringhi e provi a oltrepassarlo con una spallata, ma lui ti afferra per un polpaccio e, dopo averti fatto roteare, ti sbatte a terra.
Senti l'aria mancarti nei polmoni quando lui ti sormonta e ti blocca le mani e i piedi al terreno. Nonostante tu sia in serio pericolo, tutto quello che riesci a pensare è che Cabba morirà entro pochi secondi, se nessuno fa qualcosa. Puoi udire le urla di Kale e Caulifla, mentre provano ad avvicinarsi a lui, ma Hit lotta per tenerle lontane.
«Ma guardati» ti soffia in faccia Freezer. Il suo alito sa di putrido. «Sei diventato disgustoso. Quasi ti preferivo quando eri una scimmietta impertinente che se ne fregava di tutti. Ora invece gli altri sono la tua debolezza, Principino».
Una frase che ti colpisce alla bocca dello stomaco, graffia il tuo orgoglio, il vecchio te stesso che scalpita per tornare in superficie per gridare che ha ragione, che è a causa dell'affetto e l'amore che sei riuscito a provare che ora sei debole, scoperto.
Tuttavia sai che Freezer vuole solo provocarti, è sempre stato quello il suo obiettivo, ha sempre saputo come farlo. Strizzi gli occhi e ti metti a tacere, rispedisci il vecchio te nell'angolo di inquietudine in fondo al petto. Ripensi alla conversazione con Cabba, in quel deserto rosa.

“Sai quando ho iniziato ad avere dei risultati? A ottenere dei veri miglioramenti? Quando ho iniziato a combattere non solo per me stesso, ma per proteggere gli altri”.

Non erano parole vuote. Lo pensavi e lo pensi tutt'ora, e non puoi deludere la persona a cui le hai dette solo perché una parte di te è ancora legata al dolore, al passato, alla coercizione che il male aveva su di te.
Quindi quando riapri gli occhi urli a pieni polmoni.
«KALE, CAULIFLA! ORA!»
Sei sicuro che loro comprendano, e lo fanno. Non c'è bisogno di alcuna spiegazione: loro agiscono. Caulifla si toglie il Potara dal lobo destro e lo indossa sul sinistro – opposto a quello di Kale – e una luce dorata le avvolge. Sapevi che li tenessero sempre a portata, dal Torneo del Potere, e sapevi che li avrebbero utilizzati in caso di difficoltà.
Quando Freezer capisce, approfitti della sua distrazione per sferragli un pugno in piena faccia. Riesci a divincolarti, a strisciare sul terreno umido e poi rialzarti. Quando Kefla appare, si lancia subito addosso al tuo aguzzino per tenerlo occupato. Sadala, Jaga, Oribu e Negi si scagliano a capofitto su Hit, invitandoti col solo sguardo ad agire. Sai di non avere molto tempo, sai che faranno fatica a stargli dietro, e che Kefla da sola non può tenere troppo testa a Freezer.
Scatti in direzione di Cabba e, dopo aver preso tra le braccia il suo corpo esanime, lo trascini più lontano possibile dal campo di battaglia.
Quando lo fai stendere con la schiena sull'erba umida e vedi che non respira, le immagini del Torneo del Potere tornano vivide nella tua mente, quando l'hai visto scomparire insieme al suo Universo. Il dolore che hai provato torna a premere sul tuo petto.

«Cabba... Cabba!» soffi, mentre provi a scaricare la tua energia sul suo torace.
Lui non si sveglia. Tenti una nuova scarica più forte, ma non dà cenni di vita. Temi che, come per Kakaroth, possa essere troppo tardi. Respingi un singhiozzo in gola e provi ancora, ancora, ancora.
Non puoi perdere anche lui.
«FORZA!» gracchi, mentre scarichi sul suo torace una quantità di energia al limite. Non puoi fare più di così, o lo trapasseresti. I suoi vestiti bruciano sotto le tue mani, ma lui non si sveglia. «Torna qui!» ti ritrovi a supplicare, arrendevole.
Quando provi per l'ultima volta, il tuo cuore quasi scoppia mentre Cabba si sveglia di soprassalto, annaspando. Il sollievo ti invade e ti culla, quando lui apre gli occhi benedici tutti i Kaioh.
«Se... sensei» soffia.
Come quando Trunks e Bra ti chiamano “papà” sembra il suono più lenitivo del mondo. Senti gli occhi pizzicare, ma ti sforzi di rimanere integro. La battaglia non è finita, e dietro di voi puoi percepire la fatica dei tuoi alleati.
Cabba fatica a mettersi seduto, lo aiuti. Rivolge uno sguardo amaro verso il cielo e si morde il labbro. Sai a cosa – a chi – sta pensando. A chi non percepisce più, in mezzo alle stelle.
«Guardami» ordini, gli poggi le mani sugli zigomi e lo forzi a restare su di te. La sua pelle è fredda e sudata. «A lei ci penseremo a battaglia finita, ok?» lo sproni perentorio, ma devi fare qualcosa per far sì che ti creda. Affinché lui si fidi di te. «Te lo prometto, Cabba. La riporteremo in vita, ma ora ci servi qui. Usa il tuo dolore in modo produttivo».
Senti i suoi denti scricchiolare sotto le mani, ma alla fine annuisce.
«S-sì».
Sai che la rabbia lo aiuterà a ritrovare le energie necessarie per andare avanti. Ti alzi e intercetti l'obiettivo, mentre le fiamme cerulee dei tuoi capelli tornano a divampare.
«Riprenditi, poi torna a lottare. Anche per lei».
Cabba ti rivolge uno sguardo duro, gonfio di dignità. Sei fiero di lui, anche se non glielo dirai. «Grazie, sensei».



C'è un campo magnetico attorno a te che ti spinge a correre veloce, sollevare fili d'erba, farli vorticare insieme alle gocce di umidità. Ti lasci avvolgere dall'adrenalina, la responsabilità che torna a schiacciarti e hai l'obbligo di contrastare. Hai perso Kakaroth, hai rischiato di perdere Cabba, le esplosioni in cielo ti ricordano ogni volta che una di quelle astronavi potrebbe essere quella di Radish e Nappa.
Le parole di Freezer ancora pesano: le persone che ami stanno cadendo e se cadranno sarà davvero la tua debolezza. Ma se farai in modo di salvarle, se riuscirai a farle rimanere in piedi, allora sì che saranno la tua forza.
Non sai se sia la cosa giusta da fare, se ancora una volta la tua fedina penale divina verrà macchiata, se la tua morale non è come quella di tutti gli altri. Te ne infischi e, pur di proteggere tutti loro, accetti di perdere te stesso un'altra volta.
Giochi sporco. In guerra e in amore tutto è valido, no?
Approfitti del caos, di Kefla che tiene testa a Freezer, di Sadala e gli altri che stanno combattendo e tenendo impegnato Hit. Quale momento migliore per colpire? Sei veloce, sei letale. Ti scagli nel bel mezzo della lotta e, come hai appreso nella battaglia contro Zamasu, espandi il tuo Ki a partire dal tuo polso.
Una lama di colore azzurro che nemmeno si sporca, di quel sangue. Una testa rotola sull'erba e, mentre quello che sei diventato vacilla, il vecchio te stesso nel tuo petto torna a sorridere.


Il corpo di Hit cade a terra con un tonfo, sangue viola zampilla dal suo collo. Non riesci a guardare la testa rotolata poco lontano, distogli lo sguardo e i sensi di colpa ti invadono.
Re Sadala ansima, si asciuga il sudore dalla fronte, e i presidenti cadono a terra sfiniti. Ancora pochi secondi e sarebbero stati sconfitti, di questo ne eri conscio, eppure uccidere un innocente oramai va contro alla tua nuova deontologia.
Serri la mandibola e tenti di scacciare quelle urla che ti dicono che sei un assassino – voci che ti risuonano come quelle di Bulma, Kakaroth, Trunks, Bra, Goten.
Invece il Re ti guarda e dalle sue labbra escono solo parole di ammirazione. «Grazie, Principe Vegeta».
Una dicotomia che ti spezza a metà, mentre la voce di Freezer squarcia quella landa desolata. Un grido stridulo di rabbia, mentre scaglia a terra la sua avversaria e si fionda addosso a te. Ti travolge con tutta la sua forza, ma tu riesci a rimanere in piedi. Gli afferri le spalle e le tue caviglie affondano nel terriccio.
Vorresti provocarlo, dirgli che ora che il suo lacchè è morto non è più nessuno, umiliarlo come lui ha fatto con te, ma non ti esce nulla. Cavalchi l'onda, squarci ancora di più la spaccatura dentro il tuo petto e fai affiorare il vecchio Vegeta, quello imperturbabile. Vi prendete a pugni e quasi vi fate sputare i denti a vicenda, ma tu non cedi. Ti illumini di più, le tue mani ardono, prudono.
Kefla si rialza con un ruggito e si unisce a te in quella lotta. È la vostra occasione: ora sul campo di battaglia c'è solo un grande nemico a cui far fronte, mentre Sadala e gli altri possono dedicarsi a quelli minori.
Potete farcela. Non ti sei sei mai sentito più forte di così, più avvantaggiato di così. Lo accerchiate, lei si mette dietro di lui e gli cinge le braccia attorno alle spalle, le gambe arrotolate intorno alla coda. Lo blocca, il nuovo te se ne infischia che vorresti fare tutto da solo: accetti l'aiuto e approfitti della situazione.
Scarichi pugni e calci sull'addome di quel bastardo, lo rendi il bersaglio di tutte le tue frustrazioni. Ogni colpo andato a segno è un tassello dei tuoi traumi che si infrange. Torna la vendetta che ti ha cresciuto, cullato come una madre imperativa. Le sorridi e ti lecchi le labbra, pregustandoti il momento in cui la tua missione di vita si compirà.

Sei così vicino da poterla toccare.
Freezer è impotente, bloccato, i tuoi pugni e le tue scariche di energia lo stanno riducendo all'osso. Non si muove più, si lascia scivolare, con l'addome sventrato, le braccia bruciate, il volto tumefatto. È svenuto, o almeno così sembra. Carichi l'ultima grande sfera di energia, la fai roteare nella tua mano, letale, pericolosa. Dentro ci sono tutte le tue lacrime, quelle che non hai mai mostrato a nessuno.
Ma è quando Kefla lo lascia andare per lasciarti dare il colpo di grazia che accade qualcosa che non avevi previsto.
Freezer è il Re delle scorrettezze, e avresti dovuto saperlo bene.
Quando tu e Kakaroth stavate viaggiando su quell'astronave verso il pianeta Tomok avevate qualcosa con voi, qualcosa che non avete più trovato mentre eravate in prigione. Siete stati derubati di tutti i vostri averi: palmari, schede identificative, soldi... e Senzu.

Accade tutto in fretta. Prima che tu possa scagliare la sfera, Freezer apre gli occhi ed estrae dal polsino un piccolo fagiolo verde, se lo porta alle labbra e lo mastica. Quando scagli l'attacco, è già troppo tardi.
Lui l'ha schivato, il suo addome non è più sventrato, il suo volto non è più tumefatto, e una nuova energia risiede dentro di lui. Un Ki ancora più soffocante, più forte, più brillante.
Fare due più due è troppo semplice, per te. Capire che questa potrebbe essere la fine è ancora più semplice.
In fin dei conti Freezer si è fatto impiantare dei geni Saiyan, no?
E tu sai bene cosa accade ai Saiyan quando riescono a guarire da ferite mortali.


 
Continua...
 
Riferimenti:
-Il primo paragrafo - e i ricordi di Vegeta - sono presi sempre da "Mercenari".
-Il nome della fidanzata di Cabba, Chive, è un palese riferimento al personaggio inventato da me nella storia "HAKAI". Alzi la mano a chi ha colto subito :)
-Il fatto che Caulifla e Kale tengano i Potara a disposizione ovviamente è a fini di trama, non so se realmente li abbiano tenuti davvero.

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
OPS, I DID IT AGAIN.
Beh... chi aveva pensato a questo piiiiiccolo dettaglio dei geni Saiyan che si è fatto impiantare Freezer? Non ci stavate più pensando, vero? LOL.
Sarebbe stato tutto troppo semplice - LOL, no, non è mai stato semplice un cazzo nelle mie storie. Invece Freezer adesso è guarito dalle ferite mortale, rise and shine ancora più forte di prima.
E ORA, come si suol dire, SON CAZZI. Di nuovo.
Povero Vegeta. 
Però avete visto, sono stata magnanima, ho risparmiato Cabba. Per ora. 
Chiedo scusa. Spero però che questo capitolo vi sia comunque piaciuto! L'ho pubblicato in anticipo perché semplicemente oggi non avevo un cavolo da fare. Che bello. E che strano poterlo dire.
Vi abbraccio,
Grace
 

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Capitolo 12
*** Gioco sporco ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 12
Gioco sporco



 
Non solo si è preso tutto, tutto quello che avevi. Si è preso anche parte del corredo genetico della tua razza, quando ha passato tutta la sua vita a disdegnarla. Incoerente, oltre che figlio di puttana.
Un figlio di puttana molto, molto luminoso. Il suo Ki si espande, brilla di luce dorata e lo percepisci come un vento malvagio contro le guance, solletica i tuoi capelli e ti fa venire i brividi.
L'uragano si abbatte sulle colline, sradica gli arbusti, sposta i corpi esanimi dei caduti. Con la coda dell'occhio vedi la testa di Hit rotolare lontano. Se non altro non sarai più costretto a guardarla.
Freezer ride, ride sempre più forte, a braccia aperte. Mentre tutto intorno a lui – persone, oggetti, natura - sembra allontanarsi, tu rimani ben piantato al terreno e lo guardi. Guardi il suo corpo tornare dorato, per poi acquisire nuove sfumature più scure. Passa dal cremisi, al nero, fino a diventare di un viola elettrico.

«Ohohoh! OHOHOHOH!»
Pensi che potresti vomitare quando lo senti ridere, acclamarsi.
«A quanto pare non mi servirà a niente la forma divina, quando basta solo avere un pizzico di corredo genetico di chi è portato a migliorare in modo repentino. Del resto ho sempre pensato che foste solo baciati dalla fortuna» enuncia, mentre si osserva le mani e le braccia.
La fortuna di cui lui parla è frutto di secoli di evoluzione, allenamenti, combattimenti, lotte all'ultimo sangue. Non glielo dici, tanto non ti ascolterebbe. È troppo impegnato a cullarsi nella bambagia nella sua nuova forma color ametista.
Cogli al volo l'occasione e tenti di attaccarlo, ma un campo magnetico ti ustiona e ti respinge, mentre nuove risate echeggiano nelle tue orecchie. Non lo vedi più di fronte a te, ci impieghi qualche istante per comprendere che ti ha sorpassato, veloce come una scheggia, ma non per colpirti.
Ti volti, e lo vedi con il pugno ben piantato in mezzo all'addome di Kefla che, presa alla sprovvista, si piega in avanti e vomita bile e sangue. Quando Freezer solleva un braccio e un'affilata aura violastra gli circonda il polso, fai a malapena in tempo ad agire. Ancora qualche secondo e le avrebbe tranciato in due il collo. Gli blocchi il braccio e Kefla cade al terreno, esanime. I due corpi si dividono e rotolano poco distanti, ma nessuna delle due riesce a rialzarsi.
«Non hai mai perso questo vizio di giocare in modo scorretto. Sono io il tuo avversario» gli ringhi in faccia, mentre si divincola dalla tua presa.
Un sorriso perverso gli allarga il volto. «Il gioco corretto è solo per chi vuole perdere» ti alita in faccia, poi balza all'indietro.
È questione di un secondo. Decine, centinaia di fasci di luce si espandono dal suo corpo, come lance appuntite, spuntoni di ametista che trafiggono chiunque si trovi nelle vicinanze. Tenti di evitarle, di contorcerti in modo da non farti colpire, ma una ti si conficca nella spalla. Vedi gente cadere intorno a te, nemici, amici. A Freezer non importa niente di nessuno e, proprio come dice, lui se ne infischia di giocare pulito.
Provi a creare una barriera per proteggere Caulifla e Kale che, ancora svenute al terreno, non hanno alcuna possibilità di difendersi. Le lance appuntite continuano a espandersi, sempre più lontane, sempre più in alto, sopra le nuvole.
Ed è lì sopra le nuvole che nuove meteore esplodono. Una, due, tre esplosioni. L'ultima, con un gran boato, si porta via due Ki. E con essi si porta via anche l'ultimo briciolo di lucidità che ti rimane. Qualcosa nel tuo petto si infrange, quasi pensi che una di quelle lance luminose abbia colpito anche te, e invece è solo un dolore vuoto, impalpabile. Una nuova ferita che non puoi tentare di tamponare, che nemmeno un Senzu potrebbe guarire. Proprio lì, vicino al buco nel petto che ti ha lasciato Kakaroth, due nuovi buchi si allargano, si strappano, ti dilaniano.
Nappa e Radish sono polvere di stelle, mentre il tuo cuore diventa cenere.


“Combatterò per te fino alla morte”.


Radish ha combattuto per te fino alla morte anche stavolta, come Nappa. Anche se stavolta avevi ordinato loro di non morire, è successo lo stesso.
Quando nuove lance di Ki ti colpiscono quasi non te ne accorgi, ma quella che ti si è conficcata nel polpaccio ti costringe in ginocchio. Non senti dolore, provi a rialzarti, ad avvicinarti. Barcolli, ma vai avanti lo stesso. Ringhi quando una nuova lancia ti colpisce al fianco, ma non ti fermi.
Non ti fermerai mai. Combatterai fino alla morte anche tu. Lo devi a tutti loro.
Sei vicino, le risate di Freezer ti riempiono le orecchie, ma il tuo grido copre anche quelle. Ti infiammi e respingi tutte le lance con il tuo Ki, poi attacchi. Lo colpisci in pieno volto, ma non lo scalfisci. Gli scarichi addosso tutta l'energia di cui disponi, ma lui non si scompone.
Sei debole, ti senti esausto, ma continui, continui, continui. I tuoi capelli tornano prima azzurro chiaro, poi rossi, poi biondi, infine di nuovo scuri, eppure continui a colpirlo, anche se non gli fai niente. Non te ne frega, l'importante è non arrendersi e coprire le sue risate con le tue urla, ma quando ti attorciglia la coda intorno al collo non riesci più nemmeno a urlare. Dimeni le braccia, ma sono vani tentativi di colpirlo che vanno a vuoto.
Vorresti essere sordo quando ti si avvicina all'orecchio e si passa la lingua sulle labbra.
«Così mi piaci, Principino» sussurra, ti viene un conato di vomito. «Ti terrei in vita solo per guardarti soffrire così ogni giorno».
«Fot... ti... ti» riesci a esalare a malapena, mentre la sua coda stringe sempre di più.
«Come dici? Non sento» canzona, ti afferra il volto con la mano e conficca le unghie nelle tue guance.
Hai fallito. Per l'ennesima volta ha avuto la meglio lui, e non è giusto. Non è rimasto quasi più nessuno in piedi, su quel campo di battaglia. Sadala è a terra, i Presidenti lo stanno difendendo da attacchi nemici. Altri Saiyan si stanno battendo, ma oramai sono rimasti in pochi.
Non ti senti pronto a galleggiare come anima dannata, ma non c'è altro che tu possa fare, ora. Speri che Bulma venga presto a conoscenza di quello che sta accadendo, sicché possa trovare il modo di riportare in vita tutti prima che Freezer li raggiunga sulla Terra. Sai bene che il prossimo obiettivo saranno i vostri figli. Non puoi sperare che Trunks, Gohan, Goten e i guerrieri Z riescano a sconfiggerlo, non così, non in questa forma.
Chiudi gli occhi e speri solo che nella prossima vita ci sarà spazio per la tua vendetta, per compiere la tua missione. Lo maledici un'ultima volta, mentre ti prepari a incassare la falce.


Si tratta di un battito d'ali impercettibile, un ronzio, uno strappo. Non sai se è la tua testa strappata dal corpo, ma se così fosse saresti già dall'altra parte. Infatti sei ancora qui, e lo senti: un Ki conosciuto che compare dal nulla, dal vuoto cosmico. Qualcuno che doveva essere polvere di stelle, e invece è ancora qui.
La presa di Freezer si allenta e tu caschi per terra, perché è la sua coda a non essere più attaccata al corpo, recisa alla base da un cerchio giallo che svolazza fino alla grande mano di un uomo, poco lontano sulla collina.
«Questo l'ho visto fare da un nanetto terrestre, qualche tempo fa» grugnisce Nappa, con un ghigno impertinente, poi con un balzo vola davanti a te. Vivo. Vivo e agguerrito. Ringrazi il cielo di avergli insegnato a nascondere il Ki, perché altrimenti non ce l'avrebbe mai fatta a colpire Freezer alle spalle in quel modo. Con il Cerchio Magico di Crilin, contro il quale aveva combattuto sulla Terra prima di morire. È sempre stato uno che impara in fretta le mosse degli altri, quel bastardo.
In un altro battito d'ali, un altro Ki appare dietro di te, e ringrazi il cielo. Due grandi mani ti tolgono ciò che rimane della coda di Freezer dal collo, ti afferrano e ti sollevano il busto.
«Sorpresa!» ghigna Radish. Il suo sorriso è il più strafottente delle quattro galassie. «Abbiamo imparato bene?»
Probabilmente appena hanno sentito che le cose si stavano mettendo male, quaggiù, hanno soppresso il loro Ki e sono tornati sulla terraferma di soppiatto. E, se nemmeno tu te ne sei accorto, allora hanno imparato davvero bene.
Tenti di alzarti, ma ti mancano le forze. Radish ti sorregge la schiena col ginocchio e con un braccio intorno alle spalle, e la tua dignità vola a farsi friggere - ma tanto tra poco sarete tutti morti, al diavolo la dignità.
«Ti avevo detto di non venire» lo ammonisci, nonostante tutto. Avresti preferito di gran lunga se avessero seguito il tuo ordine e fossero scappati via.
«Mi hai sempre detto tante bugie. Ora non so più interpretare quando menti e quando no» si giustifica, ridacchiando. Lo prenderesti a pugni in faccia, perché deve sempre avere l'ultima parola. Anche se sai che quello che ha detto è vero, questa volta è solo una giustificazione alla sua mancanza di senno.
«Questa è una scusa bella e buona» borbotti, e lui storce un altro sorriso.
«Lo so». Ti aiuta a metterti seduto, ma continua a sorreggerti mentre Nappa è in piedi di fronte a voi, davanti a Freezer. Come se potesse proteggervi, come se potesse davvero far qualcosa qualora lui decidesse di attaccare.
E lo farà, eccome se lo farà.
«Siamo spacciati, vero?» ti domanda Radish, consapevole.
«Già». Non hai più forze nemmeno per alzarti, figurarsi per provare a difenderti.
Radish ridacchia. «Bene. Stavolta andremo all'Inferno insieme, capo».
Se non altro, pensi, non sarai solo. Nappa e Radish ti faranno compagnia, anche se ti dispiacerà non rivedere più la faccia da imbecille di Kakaroth.

«Abbiamo finito con questo teatrino?» sibila Freezer, furioso, mentre si illumina di nuovo di luce viola.
Radish si alza e si para anch'egli di fronte a te, a braccia conserte. Odi che siano loro a doverti difendere – non solo perché non possono fisicamente farlo, ma perché dovrebbe essere il contrario. Il tuo orgoglio brucia.
«Bene bene bene. Prenderò non due, ma tre piccioni con una fava. Come mi ricorda i bei vecchi tempi, tutto questo!» ridacchia Freezer, sgranchendosi il collo.
«Anche la tua alitosi mi ricorda i bei vecchi tempi» replica Radish. Un tempo non si sarebbe mai sognato di rispondere in questo modo. Non a Freezer, almeno. A tutti gli altri sì.
Sono finiti i tempi in cui gli portavate rispetto e vi inginocchiavate al suo cospetto. Per te sono finiti da vent'anni, per loro... beh, i tempi della ribellione iniziano oggi.
Il volto di Freezer si arriccia, il Ki si espande, scariche elettriche lo avvolgono.
«Avrei dovuto uccidervi tutti e tre la notte dopo l'esplosione. A volte mi domando come mai io sia stato così magnanimo» dice. Il suo essere magnanimo è avervi costretto a una vita di schiavitù, ovvio. «Dite le vostre ultime preghiere».
«Hah! Pregherò forte di rivederci presto all'Inferno» incalza Nappa, poi si mette in posizione di combattimento insieme a Radish.
Non hanno speranze, ma sei fiero di loro. Anche di fronte alla morte certa, l'affrontano a testa alta. Forse tu hai fallito, ma sei orgoglioso di loro perché non lo hanno fatto. Il tuo orgoglio non dipende più solo da te stesso.


Quando Freezer si carica, speri solo che le lance di Ki vi colpiscano subito in posti vitali. Tuttavia, proprio mentre gli spuntoni color ametista iniziano a comparire, il cielo si dipinge degli stessi colori dell'arcobaleno. Un piccolo schioppo, e tutto si illumina. La notte diventa giorno per qualche istante, proprio lì, intorno a quella scia brillante. Sai bene a chi appartiene.
Vorresti gridare, ridere in faccia a Freezer, insultare lui e tutta la sua dinastia con gesti fuori dal rango sociale a cui appartieni, ma c'è un dettaglio che ti costringe a tacere.
Un Ki che non dovrebbe più esserci, eppure c'è. Strabuzzi gli occhi e, mentre l'arcobaleno vi raggiunge e illumina tutta la vallata, ammiri con i tuoi stessi occhi quella figura che pensavi di aver lasciato lontano, su un pianeta ai confini dell'Universo Sette.
Whis e Beerus atterrano lì, davanti a voi. E con loro c'è Broly.
«B-Broly?!» balbetti, mentre lui ti restituisce lo sguardo con quei grandi occhi gentili. Non sai come sia potuto tornare in vita, ma sei pronto a scommettere che ci sia sotto lo zampino di Whis.
«Ma cosa stracazzo-» Radish completa i tuoi pensieri, ma la voce tonante di Beerus fa rabbrividire tutti – i pochi rimasti – su quella collina.
«Avevamo un patto» ruggisce, avvicinandosi a Freezer. Questi indietreggia, spaventato come un pulcino bagnato. È luce per i tuoi occhi. «E tu non l'hai rispettato!»
Beerus lo afferra e gli ringhia in faccia, i suoi occhi gialli sono quanto di più minaccioso tu abbia mai visto. Dopo il Torneo del Potere, Whis e Beerus avevano concordato di riportarlo nel mondo dei vivi solo a patto che non sconvolgesse più la pace intergalattica. Un patto che non avrebbe dovuto infrangere. Non provi pietà per Freezer, ovviamente, ma non vorresti davvero essere nei suoi panni.
«No! No, la prego, signore, onnipotente Dio della Distruzione!» implora e casca con la schiena per terra, continuando a indietreggiare sui gomiti. Pensi che potresti morire felice, ora. «Prometto che-»
«HAI PROMESSO TROPPE COSE» tuona, poi allunga una mano verso di lui e tu sussulti. Una sfera di energia color amaranto appare nel suo palmo. «Haka-»


«NO!» urli, con le ultime energie a te rimaste, e tutti ti guardano come se avessi pronunciato un'atroce bestemmia. Persino Freezer strizza gli occhi e non comprende, mentre Beerus volge il suo sguardo più terrorizzante nei tuoi confronti. «Si fermi, per favore» dici e, inebriandoti delle ultime forze a te rimasti, ti issi in piedi e barcolli. Non sai come, ma trovi energia nascosta in fondo al tuo cuore. Non puoi. Semplicemente non puoi lasciarglielo fare. Questo compito non spetta a lui. «Voglio essere io» annunci infine. Whis si sporge verso di te e si gratta il mento. Non ti aspetti che lui e Beerus capiscano le tue motivazioni, ma sai che Radish e Nappa lo faranno. E, inaspettatamente, anche Broly. Più che capire, a dire il vero, ti sorprende con una richiesta che non ti aspettavi.
«E anche io» annuncia infatti, posizionandosi accanto a te. Vorresti replicare e dirgli di non intromettersi, ma poi espone ragioni che non sono sindacabili. «Non mi sono ancora vendicato per avermi usato. E, anche se non era una bella persona, voglio vendicare mio padre».
Come lui ha capito te, devi compiere uno sforzo e capire lui. Comprendi la sua sete di vendetta, inoltre pensi che combattere insieme a lui potrebbe darti il vantaggio che cerchi. Quello che ti avrebbe dato anche Kakaroth.
Acconsenti, ma con delle condizioni. «Basta che alla fine lo lasci a me».
Lui annuisce e si sgranchisce le nocche, e insieme volgete lo sguardo a Lord Beerus che, invece, continua a guardarvi con quegli occhi infernali.
«Ohi-ohi» cinguetta Whis, preoccupato.
Mentre Freezer tenta di indietreggiare di nuovo, Beerus gli schiaccia un piede e lo tiene ancorato al terreno senza alcuna fatica. Si gratta il mento, poi le orecchie, poi una guancia. Infine, con un sonoro sbuffo, i suoi occhi ritornano a palla e roteano con noncuranza.
«Argh. Che noiosi che siete!» borbotta, afferra Freezer per la caviglia e lo lancia di nuovo vicino a voi, poi plana sul ramo di un albero e si siede a braccia conserte. «Ma questa volta non fatelo scappare, per l'amor del cielo!»
Trattieni sulla lingua un “non mi chiamo Kakaroth”, prima di avvertire un tiepido tepore che parte a livello del cranio e ti avvolge come centinaia di braccia calde. Ti volti, il bastone di Whis è appena sopra la tua testa. Ti ha guarito da tutte le ferite.
Avverti una nuova energia, una forza che ti esplode nel petto, un nuovo livello di potere che non hai mai raggiunto. Sfuggire alla morte per l'ennesima volta ti ha donato ciò. Freezer avrà anche delle cellule Saiyan, ma tu sei un VERO Saiyan. Il Principe della tua specie.
«Pensavo che non poteste intromettervi negli affari umani» sussurri, mentre Whis si copre la bocca in una risatina giuliva.
«Ma lui ha disubbidito a una promessa divina».
In effetti ha senso. O forse questa è solo la giustificazione che si danno per potervi aiutare per l'ennesima volta - ma questo non lo direbbe mai di fronte a Lord Beerus. In fin dei conti anche Freezer ha giocato sporco, non vedi proprio perché tu non possa farlo, avendo persino il permesso degli Dei.
Annuisci e, tornando con lo sguardo su Radish e Nappa, tacitamente gli impartisci l'ordine di tenere a bada i soldati dell'Esercito che ancora stanno in piedi. Non perdono tempo e insieme volano ad aiutare i Presidenti. Sai che se la caveranno bene, non hai più paura.

Tu e Broly, invece, camminate a testa alta in direzione di quel viscido bastardo che ancora prova a indietreggiare sul terreno, come un verme. Prima che possiate dare inizio allo scontro, questi si carica di energia e si dà lo slancio per scappare in orbita. Forse lo è davvero, un verme, se anche di fronte a tutto ciò ha il coraggio di darsela a gambe.
Broly balza in aria e lo afferra per un polso, lo fa roteare e lo rispedisce dritto dritto al terreno. Ti lanci verso di lui, ma questi prova ancora a lanciare i fasci di energia viola tutti intorno a sé. Ma questa volta non sei a carenza di energie, questa volta non ti lascerai colpire. Ti trasformi in Super Saiyan Blue Evolution e il Ki attorno a te ti difende e avvolge anche Freezer. Le lance si spezzano, cadono a terra, la sua corazza viola si incrina. Broly, dall'alto, sferra un pugno a mani unite sulla sua testa.
Un'enorme voragine affossa il terreno, vi ritrovate a combattere tra radici e terriccio bagnato. Freezer prova di nuovo ad aumentare il suo potere, ma Broly lo sovrasta con un urlo spaventoso e gli scarica addosso tutta l'energia di cui dispone. I suoi capelli diventano verdi, gli occhi completamente lattiginosi. Sai che ha imparato a controllare la sua forma Berserk da tempo, oramai, ma devi ammettere che ancora ti lascia senza fiato.
«Woooow! Fighissimo!» senti urlare da poco distante. Ti volti, Cabba è lì, per fortuna di nuovo in piedi, che sorregge per le braccia Caulifla e Kale.
«Ehi, anche noi sappiamo farlo!» lo ammonisce quest'ultima, offesa.
«Sì, beh... vero, però guardate quanto è grosso quel tizio!»
«La prossima volta che ci trasformeremo te la faremo pagare!» ringhia Caulfla.
Sorridi sotto i baffi e parti di nuovo all'attacco.
«Vai così, sensei
Sbuffi. Non hai bisogno del tifo da stadio, ma devi ammettere che sei felice che Cabba stia meglio, che ti chiami ancora “maestro”, che non abbia perso il suo spirito.
Ti lanci in aria con un balzo e atterri con entrambi i piedi sul cranio di Freezer, lo schiacci come lui ha fatto con te troppe, troppe volte. Balzi un'altra volta e quando atterri ti dai lo slancio con una nuova sfera di energia. Piroetti, poi colpisci ancora, veloce quasi da non farti vedere a occhio nudo.
Freezer si riesce a divincolare dalla presa di Broly, ma tu lo attendi al varco. Unisci le mani e un raggio blu lo colpisce dritto sul moncone della coda. Lo senti urlare, il colore viola della sua pelle torna a essere dorato, poi bianco. Non importa di che diavolo di colore sia, sempre un viscido bastardo rimane.
Balza di nuovo in aria, ma Broly lo raggiunge e gli stritola il cranio tra le grandi mani. E, anche quando dei raggi laser partono dalla punta delle dita di Freezer, non riesce a scalfirlo, a liberarsi. Scaraventato contro una roccia appuntita che gli perfora un fianco, Freezer ulula di dolore, ma Broly non ha pietà. Gli sbatte la testa contro la roccia ripetutamente, fino a che il sangue non inizia a sgorgare dal suo cranio.
Poi, finalmente, Broly lo prende per il collo e lo solleva, infine ti guarda.
«Mi sono divertito abbastanza. Ora è tutto tuo» ruggisce, con la profonda voce della sua forma Berserk. Te lo lancia addosso, tu l'afferri al volo e lo sbatti di nuovo a terra.

La sua forza spirituale è al limite, lo avverti. Fremi, ancora non riesci a credere che stia davvero accadendo, che la resa dei conti sia finalmente giunta.
Vorresti urlargli contro tutto il male che ti ha fatto da quando sei nato fino ad ora, ma sai che gli daresti solo modo di goderne un'altra volta. Oramai fa già parte del passato, ed è giunto il momento di mettere un punto a quella vita che non ti apparteneva davvero.
Sollevi lo sguardo, Nappa e Radish ti stanno guardando dalla lontananza, c'è piazza pulita intorno a loro. Ce l'hanno fatta, sono solo lievemente feriti, ma hanno sconfitto tutti. I loro volti sono speranzosi, agitati.
Vuoi che ti vedano. Vuoi che ti guardino mentre tutto ciò che avete sempre sognato si avvera. Vuoi che quei lunghi discorsi di notte sotto le stelle si realizzino, quando tu e Radish parlavate di diventare grandi, di sconfiggerlo, di prendervi il suo impero, di costruire una nuova casa. Vuoi che Nappa finalmente trovi pace, che il figlio che aveva perso nell'esplosione di Vegeta-Sei sia vendicato. Vuoi vendicare Kakaroth. Vuoi che tua madre sia fiera di te.
Vuoi che tutti i Saiyan lo siano.
E così senti le loro energie, senti tra i palmi delle tue mani tutti i Ki di quelli che sono scomparsi a causa sua. Senti il tuo popolo che grida, ti incita, ti guida verso una nuova era. Un nuovo giorno per tutti voi.
«Ora hai finito per sempre, Freezer» mormori, a un palmo dal suo naso.
Lui ringhia, ti guarda con quegli occhietti rossi che non vedi l'ora che si spengano. «Che tu sia dannato!»
«Lo sono dal giorno in cui sono nato» rispondi, poi nella tua mano riesci per la prima volta a creare una sfera di luce color amaranto. Ci hai provato tanto, Beerus ti ha allenato a lungo per questo, ma non ci sei mai riuscito. Stavolta però hai trovato il modo, la giusta motivazione. Le grida di vittoria del tuo popolo. «Questo è per i Saiyan» annunci, poi apri il palmo di fronte alla sua testa.

 
«HAKAI».



 
Continua...
 
Riferimenti:
-La nuova forma viola di Freezer è inventata, non ha mai raggiunto questa forma nell'anime o nel manga. 
-Nappa che impara le mosse degli altri anche questa è tutta invenzione, mi serviva che sapesse utilizzare il Cerchio Magico di Crilin e questa è la spiegazione che mi sono data xD
-Seppur vero che spesso Beerus e Whis si dicano super partes, spesso hanno aiutato i nostri eroi nelle loro avventure. Quindi mi sembra lecito che, anche questa volta, abbiano scelto di dare una piccola mano. Verranno date più spiegazioni in merito nel prossimo capitolo, anche per quanto riguarda la questione di Broly. 
-Senza troppi spoiler al manga, è canonico che Vegeta si stia allenando per raggiungere il potere della distruzione. Già in altre mie storie ho fatto leva su questo (ad esempio, in "It takes a fool to remain sane").

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Hola, gente!
Sono in FERIEEEEE! Non ci posso credere, è un miracolo. Così com'è un miracolo anche il provvidenziale arrivo degli Dei, in questo capitolo xD
A Vegeta è stata data una grande mano, vero, ma ci tenevo che fosse lui personalmente a mettere la parola fine all'Impero di Freezer. E finalmente ci siamo - forse. 
Scommetto che vi siete presi un colpo, a metà capitolo, quando ho fatto credere che Radish e Nappa ci avessero lasciato xD chiedo scusa. Però tutto è bene ciò che finisce bene, no?
A dire il vero ancora qui non è finita, nossignore. Due capitoli al gran finale :)
In merito a ciò, vi avviso già che il tredicesimo capitolo uscirà lunedì prossimo (il 7), perché nel weekend sarò al mare ospite mia cara lettrice SweetLove. 
E poi pubblicherò l'ultimo capitolo domenica 13, giusto un giorno prima di partire per il Giappone :D manco a farlo apposta. 
A presto!
Grace
 


 

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Capitolo 13
*** Andare avanti ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 13
Andare avanti

 

 
 Ha una mano aperta verso il firmamento, come per acchiappare le stelle. La apre, la chiude, poi sbadiglia e la riporta dietro la testa.
«E poi vorrò costruirmi un'astronave. Tutta da solo, come dico io, non come quel cesso su cui viaggiamo. Ci pensi? Avere un posto tutto per me per costruirmi le navicelle!» Si volta su un fianco e ti guarda, ha gli occhi grandi che brillano e proprio non sai come diavolo faccia a essere sempre così entusiasta. «E tu, invece, cosa vorresti sul pianeta Neo-Vegeta?»
Sbuffi e ti giri a tua volta, per fronteggiarlo. «Vorrei un palazzo grandissimo, un esercito potente e, soprattutto, vorrei un grosso cartello con la tua faccia con scritto “Io non posso atterrare”».

«Oh, andiamo, sai che mi piace sovvertire le regole. Ci atterrerei lo stesso».
«E io ti farei giustiziare» sibili, con un ghigno impertinente.
«Sì, sì, ok» canzona. Odi che non ti prenda mai sul serio, ma oramai sai che non ci puoi fare niente. Radish si volta di nuovo verso il cosmo e lo accarezza di nuovo. Sogna, lo fa sempre, ogni volta che siete sdraiati attorno a un falò e faticate a prendere sonno, lui sogna a occhi aperti. Non sopporti la sua parlantina, ma devi ammettere che ti dona speranza. «Mmmh. E poi lo vorrei pieno di alberi, di animali da compagnia, mari, laghi, un bel clima, buon cibo, vecchi che raccontano storie, qualcuno che canta delle canzoni... e magari delle belle ragazze!»
«E una fetta di culo non la vuoi?» domandi, retorico. Che poi cosa vuoi che ne sappia lui di belle ragazze? Avete nove anni a malapena.
«È bello sognare in grande, no? Del resto quando sconfiggeremo Freezer diventeremo ricchi» Radish ridacchia, e tu ti incupisci. Lui usa il “quando”, mentre tu ancora fatichi a immaginarti il “se mai doveste farcela”.
«Parli sempre come se potesse accadere presto» grugnisci.
«Accadrà, Vegeta. Vedrai che accadrà! Lo sconfiggerai. Promessa solenne, ricordi?» trilla, così fiducioso, così sicuro di se stesso e di te. Lo detesti, per questo. Vorresti dirglielo, ma il vocione di Nappa ti anticipa.
«Radish, chiudi un po' quel becco. Lascia riposare il Principe, al posto di blaterare di cose impossibili. Domani dobbiamo partire per una nuova missione» lo ammonisce, come sempre. Ogni notte la stessa storia.
«Ok, ok, come siete noiosi. Vedrete che prima o poi mi darete ragione! Buonanotte!»


 


Ciò che ti rimane tra le mani, dopo aver pronunciato la parola della distruzione, è solo polvere sottile, impercettibile. Di Freezer non è rimasto più niente. Rimarrà solo ciò che ha rappresentato, fantasmi di un passato che non dimenticherai, ma lui non c'è più e non tornerà. Sei pronto finalmente ad andare avanti.
Mentre sei lì, con le ginocchia affossate nel fango e lo sguardo perso nel vuoto, quasi non ti sei accorto delle due persone che sono arrivate lì, vicino a te.
«È finita? Finita per davvero?» ansima Radish, incerto, con la voce che trema. Finalmente alzi lo sguardo e lo vedi. Ha negli stessi occhi la speranza che scorgevi in quelle notti sotto le stelle, quella per cui l'hai tanto detestato. Ma, in fin dei conti, devi ammettere che aveva ragione. Radish aveva ragione.
Sorridi e annuisci. L'impero del terrore è finito per sempre.
Sia lui che Nappa crollano vicino a te, in ginocchio.
Radish stringe le labbra, assapora la vittoria che aspettava da quando eravate dei bambini. Nappa guarda il cielo, sussurra un nome che non senti da molto tempo. Diive. Suo figlio. Ora ha avuto anche lui la sua vendetta.
Capisci solo ora che tutto questo è stato fisiologico, necessario. Tutto ha un senso. Il fatto che Freezer non sia mai definitivamente morto fino adesso, che l'abbia dovuto uccidere tu – distrutto, per sempre. E che Nappa e Radish siano con te oggi, come quando vi eravate promessi che sarebbe accaduto. Quando eravate solo voi tre.
Tutto ha un senso. Tutto ciò che è accaduto fin ora, la storia che avete vissuto – compresi questi ventun anni di limbo – ha finalmente una ragione di esistere.
«Ce l'hai fatta» sussurra Radish, inginocchiato di fronte a te, con gli occhi lucidi e uno strano sorriso in volto. Ha sempre avuto fiducia in te, nelle tue potenzialità, anche quando tu non l'avevi, anche quando mentivi e lo umiliavi. La verità è che senza di lui - e senza Nappa - non saresti sopravvissuto in quella giungla di galassia. E anche oggi non saresti sopravvissuto se loro non ti avessero salvato. Quindi no, non è solo merito tuo.
«Ce l'abbiamo fatta» specifichi. Senza di loro niente avrebbe avuto senso.
Broly, in piedi poco distante, vi guarda e sorride. Cabba, Kale e Caulifla si stanno azzuffando mentre gridano vittoria, Sadala, sorretto da Oribu, ti fissa con orgoglio e gratitudine. Beerus sbadiglia sul ramo di un albero, mentre Whis ridacchia giulivo come sempre.
E Kakaroth, beh... è il grande assente in questo attimo di vittoria, ma sai che anche lui sarebbe felice di condividere con voi questa gioia.
«Ma, ehi, dov'è quell'altro buono a nulla?» gracchia Beerus, balzando giù dall'albero.
A tal proposito.
Per un attimo ti incupisci, anche se sai che non sarà una morte definitiva. Anche Radish acciglia lo sguardo e si tortura le mani. Forse è giunto il momento di dare un po' di spiegazioni agli Dei.



In realtà, oltre quello che è accaduto su Sadala, di Hit e dei desideri di Freezer e della battaglia, non avete dovuto spiegare altro. Sapevano già tutto, o quasi. E il merito è stato ovviamente di Bulma.
«Allarmata per il fatto che non avesse vostre notizie da giorni, mi ha contattato per capire di più sulla questione, sul fatto che Jaco vi avesse mandato sul pianeta Tomok per indagare su movimenti sospetti galattici. Una volta arrivati lì, immaginate che sorpresa trovare il cadavere di Broly. Santo cielo, che odoraccio, era lì oramai da giorni! Beh, per comprendere quanto accaduto, ho fatto in modo di riportarlo in vita per farci raccontare tutto, o non vi avremmo trovati tanto in fretta. Ci ha spiegato di Freezer e del suo piano, quindi è stato facile fare due più due su dove potesse essere andato a cercare altri Saiyan. Ed ecco come siamo giunti su Sadala!» racconta Whis, cinguettando. Solo Zeno sa quanto il loro arrivo sia stato provvidenziale.
«Una gita fuori porta davvero noiosa. A proposito, andiamocene, prima che quello smidollato di Champa venga a sapere che siamo qui!» grugnisce Beerus, ma Whis non sembra dargli molta retta.
«Quindi, beh, noi abbiamo già interferito fin troppo con il nostro potere. Non possiamo fare nulla per il povero Goku, ma... se lo desiderate, possiamo concedervi l'utilizzo delle Sette Sfere del Super Drago. Per riportare in vita tutti i Saiyan che sono periti oggi per via delle azioni Freezer e il suo esercito. Sì, potremmo chiedergli una cosa simile» trilla Whis, e il cuore ti balza in gola. Possono davvero farlo?
«Non capisco perché dovremmo concederglielo!» borbotta Beerus, contrariato.
«Perché lasciare in vita Freezer è stata decisione nostra. Sbagliata» puntualizza l'Angelo e, ben conscio che servirà più che una semplice ragione di giustizia per convincerlo, tira fuori l'asso nella manica con una certa nonchalance. «E, beh, anche perché se dovessero tornare sulla Terra un'altra volta senza Son Goku, Bulma non ci inviterebbe alla sua festa di compleanno e non potremmo mangiare le prelibatezze terrestri».
Beerus sussulta e spalanca gli occhi fino a farseli diventare grandi come palline da tennis, poi balza in spalla all'Angelo e alza un pugno al cielo. «ANDIAMO SUBITO! VOLA, WHIS!»
«Ehi, un mo-»
In un battito d'ali, una scia del colore dell'arcobaleno appare a partire dai loro piedi. Spariscono senza nemmeno darti possibilità di parlare ma, in fin dei conti, sai che Whis utilizzerà questo desiderio al meglio delle sue possibilità. E, se dovessero dimenticare qualcosa, ci penserete voi con le Sfere di Polunga, tra qualche mese.

Nappa, con il naso adunco rivolto verso l'alto, osserva con curiosità la scia divina nel firmamento. «Ne ho vista di gente bizzarra, nella mia vita, ma quei due battono tutti».
«Questo vuol dire che riporteranno in vita Kakaroth?» chiede invece Radish.
«E... sensei, c'è possibilità che portino in vita anche Chive?» interviene Cabba, speranzoso.
Sei certo che sarà così e, a dirla tutta, non vedi l'ora di raccontare la battaglia a quell'imbecille di Kakaroth.
«Porteranno in vita tutti e... in base ai miei calcoli, dovrebbero impiegarci poco più di mezz'ora». Il Regno del Nulla non è lontano dalla membrana tra gli universi. Alla velocità di Whis, possono raggiungerlo in fretta. «Giusto il tempo di mettere un po' in ordine, qui».
Gli occhi di Cabba si spalancano, si illuminano, e pensi sia valsa la pena di tutto anche solo per questo. Ti maledici per essere diventato così sentimentale ma, se una volta gioivi del dolore degli altri, oggi ti sembra impossibile non farti contagiare dalla risata di Cabba, dall'entusiasmo di Radish, da come Nappa sbuffa quando lui alza troppo la voce.
E, anche se sei quello che ancora prova a trattenere i sorrisi, non ci riesci quasi mai.

Quando percepisci una mano sulla spalla, però, sai già che dovrai tornare a essere formale. Sadala è ferito a una gamba, zoppica, ma riesce a tenersi in piedi. Quando prova a inchinarsi, lo fermi con un gesto il più possibile pacato.
«Avete combattuto bene, Principe Vegeta. Grazie per averci condotti alla vittoria» dice, il suo tono di voce è morbido, gentile. Oribu, al suo fianco, ti sorride con il volto tagliato in due da una vistosa ferita che, però, non trovi scalfisca la sua bellezza.
«Anche voi. I vostri soldati hanno saputo rendere onore alla nostra specie» rispondi, sincero. Non ti saresti aspettato che sarebbero riusciti a tenere testa ai membri dell'Esercito di Freezer e, anche se molti sono morti in battaglia – due Presidenti compresi – ciò non toglie il loro valore. Hanno combattuto bene.
«Dovere» replica, poi si guarda intorno. «Non ritengo saggio portare i cadaveri dei nostri soldati in città, visto che tra poco verranno riportati in vita. Si creerebbe solo una gran confusione».
«Sono d'accordo. Diamo una ripulita, inceneriamo i membri dell'Esercito, poi al resto ci penseremo più tardi» disponi, e Sadala concorda.
Avete ancora del lavoro da fare, ma prima di tutto tocca a te ringraziare qualcuno. Ti volti verso Broly che, intimidito, sta cercando di stare alla larga dalle due casiniste Kale e Caulifla. Quasi pare sollevato di poter parlare con qualcuno che non urla e scalpita.
«Grazie, Broly. Per il tuo sacrificio su Tomok e per aver combattuto» borbotti, ma sei sincero. Non sei mai stato un granché bravo a fare complimenti, ma senza Broly sareste morti in quella prigione.
«È stato un onore, Principe Vegeta» mormora e prova a inchinarsi goffamente, Zeno solo sa quanto questa cosa ti possa mettere in imbarazzo.
«Non...» balbetti e arrossisci. «Non è davvero necessario che anche tu mi chiami così».
«Uhm. Allora... solo Vegeta?» riprova, confuso. Ti sembra sempre un po' un mezzo troglodita, ma tu sai quanto in realtà il suo cuore sia buono e profondo. Gli servirebbe solo... beh, vivere nella civiltà, per qualche tempo.
«Solo Vegeta».
Sono belli che andati i tempi in cui ti sentivi superiore a qualcuno. Per te stesso rimarrai sempre Principe, ma i tuoi alleati non devono chiamarti così. Non più.


 


Ripulire un campo di battaglia in piena notte non è esattamente semplice, ma per fortuna la luce del Super Saiyan vi aiuta nella ricerca dei corpi degli alleati, distinguendoli da quelli nemici.
Ti occupi della cremazione dei cadaveri dell'Esercito di Freezer e, nonostante hai passato l'intera adolescenza a fare cose del genere, il tuo agire non è più meccanico come un tempo. Probabilmente molti di questi soldati sono entrati nell'Esercito solo per soldi, per portare del cibo a casa, o magari sotto minaccia. Magari qualcuno li sta aspettando – figli, mogli, mariti, fratelli.
Prima di bruciare ogni cadavere, ti prendi la briga di prendere le loro schede identificative. Le consegnerai alla Pattuglia Galattica, alla prima occasione. Una volta non avresti usato tale accortezza.
Le operazioni di recupero procedono veloci e, quando la flotta aerospaziale torna a terra, Radish fa la conta dei danni alle astronavi aiutato da Nappa, mentre il Re e Oribu si occupano di tranquillizzare i cittadini tramite conferenze stampa mandate in onda in tutte e cinque le regioni.

Alle 2.51 del mattino - quarantaquattro minuti dopo la partenza di Whis e Beerus, come preventivato – il pianeta viene avvolto da una tiepida aura dorata. Fasci di luce abbaglianti si diramano a partire dal cielo e piovono sui corpi delle persone a terra. Il miracolo della resurrezione ti affascina sempre, anche dopo tanti anni che sei a conoscenza dei poteri delle sfere.
Quando le persone iniziano ad alzarsi, frastornate, non perdi tempo: lanci un'occhiata a Broly e insieme planate veloci verso la città. Senza bisogno di darvi appuntamento, Nappa e Radish volano anch'essi nella vostra direzione.
Quando vi ritrovate sul balcone della stanza di Kakaroth, ti rendi conto che anche il palazzo dovrà essere presto riparato: il combattimento con Hit ha causato non pochi danni. La finestra è completamente sfondata, i vetri sono sparsi in giro dappertutto nella stanza. Quando camminate lenti, scricchiolano sotto i vostri piedi.
Eppure, nonostante la confusione, il deficiente non si sveglia. Se non fosse per il fievole Ki che percepisci, potresti pensare che sia ancora morto. Invece d'un tratto si rigira tra le lenzuola, russando come un rinoceronte, tutto spaparanzato in modo così scomposto da farti venire la cervicale solo a guardarlo.
«Non ci posso credere» gracchia Nappa, costernato.
Questo dannato cretino non si è accorto di nulla! Si è fatto un giretto nell'Aldilà, voi avete combattuto fino a quasi perdere la vita, e lui non si è accorto di nulla. Tutto ciò è così tanto da Kakaroth che ti trovi sul filo del rasoio tra lo scoppiare a ridere e il volerlo rispedire dritto all'Altro Mondo ma, alla fine, opti per qualcosa di meno definitivo: un dolce risveglio.
Ti avvicini al letto e gli tiri uno sberlone in faccia.
«AHIAAAA!» ulula, sobbalzando sul materasso. Ti guarda con le lacrime agli occhi tenendosi la guancia e, nonostante tutto, ti senti sollevato di sentirlo lagnarsi ancora. «Urca, Vegeta, ma perché mi hai colpito? Stavo dormendo così be-yawwn» sbadiglia e si stiracchia, ma la sua attenzione viene subito catturata da un dettaglio per niente insignificante. «Ma! EHI! BROLY?! Ma cosa?!»
«Neanche si è accorto di essere morto, quest'imbecille!» grugnisce Nappa, mentre Radish scoppia in una fragorosa risata.
Kakaroth sgrana gli occhi, il segno delle tue cinque dita inizia a comparirgli sulla guancia sinistra. «Oh, diamine! Era tutto vero?! In effetti stavo camminando sul Serpentone, ma io credevo davvero fosse un sogno! Che mi sono perso?»


Spiegargli tutto a posteriori sembra quasi divertente – specialmente quando gonfia le guance come un imbecille, per l'invidia di non aver potuto lottare – ma viverlo è stato angosciante. Non glielo dirai mai, quanto ti ha fatto male vederlo inerme, morto in questo letto, e sapere che non avrebbe potuto combattere al tuo fianco. Non gli racconterai mai quanto avresti voluto che anche lui fosse con voi, quando hai messo la parola fine all'impero di Freezer. Tanto, conoscendolo, lo sa già. Ha imparato a conoscerti da tanto tempo, oramai.
«Urcaaa. Incredibile! Ma che disdetta, mi sono perso tutto il divertimento» commenta infine, dopo aver ascoltato la vostra (dis)avventura.
«Radish, dev'essere davvero genetica. Fatevi controllare» borbotta Nappa. Sei convinto che abbia ragione. Specialmente quando scoppiano a ridere insieme come deficienti, con la stessa risatina da asini.
Tutto è bene quel che finisce bene, pensi. Ora che quasi tutti i tasselli sono tornati al proprio posto, non vedi davvero l'ora di poterti fare una dormita come si deve. Sei a carenza di sonno da troppi giorni. Vero, hai ancora un discorso in sospeso con Radish, dovete capire cosa ne sarà di lui e Nappa, ora, ma potete tranquillamente rimandare tutto a domani. Ci sono decisioni che si devono prendere a mente lucida.
«Direi che adesso ho bisogno di non vedere le vostre brutte facce almeno per qualche ora» dici, e non è una bugia. «Andiamo a dormire, che domattina ci attende il banchetto di festeggiamento per la colazione».
«CIBO? AHHH! MA IO HO FAME ADESSO!» sbraita Kakaroth, poi balza in piedi sul materasso e si mette a saltare. «Morire e risorgere è davveeeero faticoso. Dai, ragazzi, andiamo a vedere se c'è già pronto qualcosa? Eh? Eh? E-»
Tutto è bene quel che finisce bene, pensi. Soprattutto se, come in questo caso, finisce con un nuovo segno delle tue cinque dita sull'altra guancia di Kakaroth.



 
Continua...

Riferimenti:
-Il figlio di Nappa si chiama davvero Diive. Da qualche parte in qualche opera non canonica ma ufficiale tipo GT, è saltato fuori.
-Quale scusa migliore per l'utilizzo delle Sfere del Super Drago, se non quella di metterla sul cibo?! XD sì, probabilmente le Sfere del Super Drago sono presidiate da Daishinkan-Sama, ma scommetto che Whis può benissimo chiederne l'utilizzo. Soprattutto per un motivo così importante XD dai, prendetela per buona, insomma! Anche Toyotaro l'avrebbe fatto.

ANGOLO DI GRACE:
TUTTO È BENE CIÒ CHE FINISCE BENE!
Visto? Oramai lo sapete, dovreste conoscermi. La maggior parte delle volte i miei drammi si risolvono, suvvia! :D
Anzi, direi che in questo caso non tutto il male viene per nuocere. Tutti quelli che erano vivi sono di nuovo vivi, e in più anche Nappa e Radish che erano morti ora sono tra noi.
Ma... un momento. Cosa decideranno di fare? Soprattutto... ricordate, prima della battaglia c'è stato un discorso lasciato incompleto, tra Vegeta e Radish. 
Non temete: tutte le domande irrisolte troveranno una risposta domenica prossima, con l'ultimo grande capitolo.

Prima di salutarvi, però, volevo annunciarvi che io e la mia cara qui presente su EFP SweetLove, dalla quale ero in vacanza, abbiamo ricreato il mio famosissimo/famigeratissimo cocktail di cui parlo in ogni mia storia: il Rokk.
A detta di Vegeta, la peggior sbobba di tutte le Galassie. Assolutamente vero, a giudicare da com'è venuto fuori. Proprio non capisco come Radish possa amarlo! 
Beh, se volete ricreare questa schifezza (combinata accazzodecane con gli ingredienti disponibili in un discount), ecco a voi la preziosissima ricetta:
-Un misurino di vodka (quella brutta, eh, non sprecate quella buona);
-Succo al mirtillo rigorosamente rosa per errore;
-Gatorade blu per rimediare all'errore;
-Acqua tonica per solleticare il palato e riuscire a ingerire più di un sorso di stammerda.


Se siete curios* di vedere com'è andata, ecco il video di me e SweetLove che ci cimentiamo nell'impresa:
https://vm.tiktok.com/ZGJg5Dpyx/



A presto!
Grace

 

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Capitolo 14
*** Casa ***


Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.




- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 14
Casa


Le lenzuola pulite ti avvolgono le gambe, profumano di olio essenziale, sono morbide. I toori cinguettano fuori dalla finestra aperta, mentre una piacevole brezza ti carezza la schiena nuda. Quando apri gli occhi, un raggio di sole ti colpisce sulla fronte.
Per la prima volta in più di quarant'anni di vita ti sembra di svegliarti in un mondo migliore. E, sempre per la prima volta in più di quarant'anni, hai dormito un sonno senza incubi.
Freezer è già stato morto a lungo, prima d'ora, ma questa volta è diverso. Forse perché sei stato tu a porre fine al suo impero, forse perché ci sono due persone in più che hanno sempre meritato di vederlo sparire, forse perché sei su un pianeta simile a quello su cui sei nato, tra la gente che è un poco più simile a te. Hai chiuso l'ultimo spiraglio sul tuo passato e, per quanto i tuoi vecchi fantasmi battano le mani contro il muro, non potranno più oltrepassarlo. Sai che gli incubi torneranno, sai che ti sveglierai ancora sentendo le urla delle persone che hai ucciso, ma la sensazione che hai è che saprai gestire meglio tutto quanto. Te stesso, le tue emozioni, la tua nuova vita.
Sei libero e pronto a ripartire da te.




Il banchetto per festeggiare la vittoria è talmente ricco da sembrare quello che sulla Terra chiamano “pranzo di Natale”. Versione Saiyan. Le porzioni abbondanti non ti hanno mai spaventato e, anzi, mangi così di gusto che a volte ti scordi che devi mantenere un atteggiamento ponderato, nella sala reale. Anche se in confronto a Radish e Kakaroth – che stanno mangiando dei noodles con tanto di risucchio – sembri sicuro un signore d'altri tempi.
Gusti tutto il cibo speziato che sa di vecchi ricordi, te lo godi fino all'ultimo morso. Adori il cibo Saiyan anche se, dopo tutte queste settimane lontano dalla Terra, daresti qualsiasi cosa per bere un buon caffè al posto che questo troppo dolce ryokucha.
Compensa l'amaro in bocca di non avvertire il Ki di Hit da nessuna parte, sintomo che gli Dei avrebbero dovuto ascoltarvi meglio prima di partire alla volta delle Sfere. Probabilmente hanno destinato il desiderio di resurrezione solo a voi Saiyan, e non a tutte le persone morte a causa di Freezer ieri notte. Quando tornerete sulla Terra, sarà il primo desiderio che chiederai a Shenron.
Quando Cabba ti si avvicina, indossa un sorriso così sornione che capisci l'antifona ancor prima di vedere chi stia camminando appena dietro di lui.
«Sensei! Spero abbia riposato bene» trilla, allegro.
«Grazie, Cabba» mormori, mentre una ragazza dai capelli corti rosso scuro spunta timidamente da dietro la sua spalla. «Mmh, lei dev'essere-»
«Chive» anticipa Cabba, prendendole la mano. Lei ha gli occhi che sorridono e il naso all'insù, le guance paffute e le gambe corte. Carina, semplice, con la faccia pulita. «E Chive, ti presento il Principe Vegeta, sovrano dei Saiyan dell'Universo Sette, nonché mio maestro».
Le porgi la mano e, tutto d'un tratto, la timidezza che avevi osservato si dissolve completamente e lascia spazio a un fiume in piena di parole.
«Molto lieta, Principe Vegeta. Cabba mi ha parlato di lei in continuazione e, dopo le peripezie di ieri, non faccio fatica a capire come mai. Grazie per averci condotto alla vittoria! Il piccolo incidente in astronave ne è valso la pena, in fondo: ho potuto vedere cosa c'è dall'altra parte, almeno per qualche minuto! Ma, ehi, tutto è bene quel che finisce bene, no? Sono felice che-»
Parlano allo stesso modo, con lo stesso entusiasmo e la stessa logorrea. Non osi immaginare la quantità di chiacchiere futili durante i loro appuntamenti.
Trattieni una risata nel naso e chini il capo per educazione. «È un piacere».
Gli occhi di Cabba si illuminano e, non appena Chive si distrae per blaterare con Caulifla e Kale, lui ti si avvicina di nuovo e ti sussurra all'orecchio. «Allora, che ne pensa?»
Beh, sicuramente sono fatti l'uno per l'altra. Sei sereno nel vedere Cabba così felice.
«Hai la mia approvazione» annuisci, e ti viene spontaneo pensare a tuo figlio. Chissà quando troverà il coraggio di presentarti Goten come la persona che lo rende così felice. Non esiterai a dare loro la tua approvazione, ma devi solo preparare Kakaroth – e magari istruirlo su come comportarsi - a quando verrà il giorno in cui quei due babbei usciranno allo scoperto.



Il banchetto viene interrotto dal discorso di ringraziamento di Re Sadala che, insieme ai cinque Presidenti e altre personalità importanti, vi ringrazia pubblicamente per aver salvato il loro pianeta e tutti gli Universi dalla minaccia di Freezer.
Alcuni dei vostri discorsi e piani degli scorsi giorni si sono rivelati futili, ma almeno siete arrivati preparati alla battaglia – seppur in anticipo. L'armata aerospaziale dei Saiyan dell'Universo Sei si è rivelata preparata, i soldati anche. Ma, quando gli fai notare che siete voi che ringraziate loro per avervi accolti e avervi aiutati, lui ti interrompe e ti dedica un applauso da parte di tutta la folla.
Tuttavia, mentre tu, Kakaroth, Broly, Nappa e Radish venite chiamati vicino al trono, per essere acclamati anche da coloro i quali avevano speso delle riserve nei vostri confronti, non riesci proprio a prenderti quell'applauso. Non sei mai stato adatto a farti plaudire come un eroe. Pensi di non esserne degno, la tua sindrome dell'impostore non ti consente di farti apprezzare in questo modo. Vorresti scappare da quel trono sopraelevato, sparire tra la folla e nasconderti.
«Guarda che lo so che pensi di non meritartelo» ti mormora Kakaroth nell'orecchio, al tuo fianco, mentre lo scrosciare degli applausi ti riempie le orecchie. Come dimenticare: lui ti conosce fin troppo bene.
«Taci» sibili, quando in realtà vorresti solo dirgli di continuare a blaterare e distrarti dall'isteria che sta per coglierti. Se non smettono di applaudire, pensi possa venirti un attacco di panico.
Senza che tu glielo chieda, allora Kakaroth blatera. Sempre perché ti conosce fin troppo bene. «Sappi che Goten mi ha detto che, nei fumetti, l'anti-eroe è il personaggio preferito di tutti».
«Ma sentilo...» sbuffi e arricci il naso. In effetti anche Trunks ne parla spesso, di quanto il classico eroe sia sopravvalutato, di quanto il cattivo che si redime sia di gran lunga più apprezzato, ma hai sempre pensato che lo dicesse per farti un piacere.
«Eheh, mica è colpa mia se ti sei scelto il ruolo che piace alla gente!» ti prende in giro e sgomita. Senza farti notare troppo dalla folla, gli restituisci la gomitata dritta in mezzo alle costole.
«Sì, 'fanculo» borbotti, ma è solo un “grazie” ben travestito. Il panico non ti sta più mordendo le caviglie, gli applausi scroscianti non ti stanno facendo più venire voglia di sparire.
Kakaroth ti regala una risata da somaro, ma anche uno sguardo che fa trasparire che siete oramai diventati più complici di quello che fate vedere a tutti gli altri. «Prego» dice infatti.
Nonostante tutto, ti scappa un sorrisetto. Forse è vero che non sarai mai un eroe, ma dovresti seriamente prendere in considerazione l'idea di non essere più un cattivo.



La sensazione di pancia piena accompagna quel sottofondo di chiacchiere di cui faresti volentieri a meno. I Saiyan dell'Universo Sei sono di indole chiacchierona, a volte quasi stucchevoli per la loro gentilezza, ed è per questo che passi il resto del banchetto con la schiena appiccicata a un muro, sorseggiando l'ennesimo ryokucha. E, mentre vedi Radish intrattenere persone a caso con parole a caso, ti ricordi che sarebbe capace di cianciare anche con gli alberi – e una volta l'ha fatto. Pensavi fosse ubriaco, invece poi l'albero ha iniziato a rispondergli. Diceva di chiamarsi Groot, o una cosa simile. Storia vecchia.
Ne avete tante di storie vecchie, da ricordare. Alcune non sei sicuro di volerle rivivere, altre invece vorresti averle vissute con uno spirito diverso nel cuore. I giorni di sole che avete vissuto in mezzo alla merda.
Quando la sala del banchetto inizia a svuotarsi, gli altri ti raggiungono.
«Certo che non c'è niente con cui festeggiare adeguatamente. Questo affare nemmeno si sente! Cosa non darei per un Rokk» si lagna Radish, tracannando l'ennesimo bicchiere di qualcosa che non sa di niente.
Nappa alza gli occhi al cielo e reprime un conato di vomito, e tu gli sei solidale. «Kaioh santissimo, Radish, sono le dieci del mattino!»
«Andiamo, è sempre l'ora del Rokk!»
Kakaroth si appoggia con la schiena al muro, accanto a te, poi si gratta la testa. «Prima o poi lo vorrò davvero provare, questo Rokk!»
«Cos'è un Rokk?» interviene Broly, e ne hai davvero abbastanza di questa storia.
«Potreste solo seguire il mio consiglio e rimanere nell'ignoranza?» sbuffi ma, mentre Kakaroth sta per insistere e tu stai per tirargli di nuovo uno schiaffo in piena faccia, Re Sadala si avvicina a voi, con le mani incrociate e un sorriso.
Vi inchinate tutti insieme, ma lui vi intima subito il riposo. I lunghi capelli neri ondeggiano con la brezza che entra dalla finestra, mentre il suo mantello svolazza dietro di lui.
«So che ora che tutta questa avventura è finita non vedete l'ora di tornare nel vostro universo, ma... dato che il vostro pianeta è esploso, saremmo lieti di ospitare qui la vostra colonia di Saiyan. Qualora lo desideraste, potreste sentirvi liberi di chiamare questo posto "casa"».

Alla parola “casa” senti le viscere contorcersi. Seppur vero che ciò che una volta hai chiamato “casa” non esiste più, tu sai bene che c'è un nuovo posto in cui sai di poter sempre tornare. E forse è stato il posto in cui ti sei sentito più a casa in tutto il cosmo. Ripensi a una grande tavola imbandita, le braccia di Bra intorno al collo, Bulma che ti porge un bicchiere di vino, Trunks che ridacchia con Goten di un video stupido sul telefono. Kakaroth che ti ruba l'ultimo yakitori, Gohan che intavola discorsi da secchione di cui non frega niente a nessuno a parte Videl, tua suocera che ti riempie il piatto di biscottini, l'odore di sigaretta sempre in bocca al dottor Brief, Piccolo che si tiene alla larga ma nel frattempo lascia che Pan giochi con le sue antenne. Mr Satan che ricorda a Majin Bu che deve stare a dieta, Crilin che si lagna di quanto persino sua figlia sia più alta di lui, oramai, ma tanto Diciotto lo ama così com'è. Dende e Jirobei che discutono della nuova fioritura di Senzu, il Genio con il sangue dal naso, mentre insieme a quel deficiente di Yamcha sfoglia un giornalino di dubbio gusto, Tensing e Riff che stanno in silenzio ma osservano divertiti la mandria di pazzi attorno al tavolo.
Casa. Tutto questo, non l'avresti mai detto, ma è ciò che ami chiamare “casa”. E per fortuna non sei tu a dover spezzare il silenzio imbarazzante che si è creato.
«Beh, posso parlare solo per me, ma... credo che i Saiyan dell'Universo Sette una casa ce l'abbiano. No?» spiega Kakaroth, rivolto principalmente a te. Ovvio, perché continua a essere lo stronzo che ti capisce. Annuisci, poi torni con lo sguardo sul Re.
«Vi ringraziamo infinitamente per questa opportunità, ma la Terra è la nostra nuova dimora e, come sapete, io e Kakaroth abbiamo famiglia, laggiù» spieghi ma, anche se qualcuno ti definisce ancora come un regnante, non spetta a te prendere decisioni per tutti. Anche se il tuo desiderio oramai l'hai ben interiorizzato. «Ovviamente, però, lascio libera decisione anche agli altri» concludi.
Ti viene così spontaneo guardare Radish, primo tra tutti, perché i vostri discorsi sull'ipotetico pianeta Neo-Vegeta hanno popolato le nottate trascorse sotto le stelle. Ha sempre desiderato un nuovo posto da poter chiamare “casa”, ma non puoi sceglierlo tu per lui, il posto dove stare. E nemmeno per Nappa.
«Beh, noi... uhhh...» mugugna quest'ultimo, mentre Radish avvampa fino alla punta delle orecchie.
«N-non... non ho pensato a...»
«Vi lascio ai vostri dibattiti» sorride il Re, gentile come ti saresti aspettato, nonostante l'invito rifiutato. «Sappiate che sarò lieto di ospitare chiunque lo vorrà. Anche solo per una gita molto fuori porta».
«Grazie, Sire» concludi e t'inchini. L'idea della gita fuori porta ti piace ben di più, anche se il tempo scarseggia sempre. Avevi promesso a Cabba di fargli presto visita più di un anno fa. Speri di poter mantenere la tua promessa in occasioni migliori, la prossima volta.

Quando Sadala si allontana, non credi di essere davvero preparato ad affrontare il discorso che seguirà, ad apprendere quali possano essere le loro decisioni sul da farsi. E per fortuna che c'è Kakaroth che, a differenza tua, non si vergogna di esprimere quello che vorrebbe.
«Radish, casa mia è anche casa tua, lo sai! Sarebbe bello che tu venissi da noi! Sei mio fratello, sono sicuro che saresti il benvenuto». Sorride persino con gli occhi e si gratta la testa ma Radish, al contrario, storce la bocca con sarcasmo.
«Ah, certo... mio nipote che ho rapito e ho tentato di uccidere sicuro mi vorrà accogliere!» risponde. Che poi non sembra un “non voglio venire” ma più un “non posso venire”. O forse sono solo paranoie tue.
«Uh, ha saputo perdonare di peggio, fidati» ridacchia Kakaroth, allora cogli la palla al balzo.
«Me, ad esempio» dici. Non è affatto una bugia: Gohan ti ha perdonato nonostante tutto, e ci ha messo relativamente poco. Già su Namek aveva deciso di potersi alleare con te, e al tempo eri ancora un grandissimo stronzo. «E le sue scarse doti genitoriali» aggiungi.
Kakaroth s'indispettisce. «Ehi!»
Non ha mai brillato come padre, questo lo sanno tutti. Non lo fa apposta, anzi, sei convinto voglia davvero bene ai suoi figli, ma spesso la sua ingenuità lo porta ad agire come se una famiglia non ce l'avesse.
«Comunque,» continui – tanto oramai non hai nulla da perdere, «non è esattamente di Gohan o Goten, che mi preoccuperei. È sua moglie che ti ammazzerebbe – e non scherzo. Ma... la Capsule Corporation è grande, o non ci mancano i soldi per prendere una casa in città a testa, se lo desiderate». Man mano che parli, trovi coraggio.
Nappa inizia a carezzarsi i baffi, pensieroso, poi porta le mani ai fianchi e sospira.
«Io penso che potrei accettare l'invito. Non ho più l'età per fare il mercenario in giro per il cosmo!» Ed è una scusa a fin di bene. Non è davvero così vecchio – come potrebbe invece sembrare. Allo stato attuale, dovrebbe avere pochi anni più di te. «La Terra sembra un bel posto in cui vivere. Dovrò farmi perdonare da qualcuno, ma...»
“Ma se ci sei riuscito tu!” vorrebbe dire, quando inizia a fissarti con quello sguardo eloquente. Come dargli torto! Ancora non hai capito come i terrestri abbiano potuto dimenticare le tue malefatte – e anche come Nappa abbia potuto perdonarti, dopo quello che gli hai fatto. Forse non lo capirai mai, ma sei segretamente felice che lui abbia accettato l'invito. Non glielo dirai mai, ovvio.

«I-io...» balbetta Radish. Qualcosa dentro di te gorgoglia. «Io non pensavo che un giorno avrei avuto l'occasione di trovare una nuova casa. Non ho una casa da quando avevo sei anni e... non lo so, mi sembra così strano! Da un lato è quello che ho sempre desiderato, dall'altro per me è passato così poco tempo... non ho avuto modo di metabolizzare. Non mi piaceva la vita da mercenario... ma lo spazio è stato la mia casa per tanto tempo».
Un discorso che ha senso – perché Radish è sempre stato più profondo di quello che dà a vedere - ma che mina la tua precaria emotività. Lo capisci. In fin dei conti anche tu quando hai avuto l'occasione di chiamare la Terra “casa”, ti ci sono voluti anni per accettarlo. Spesso partivi, ti allontanavi. L'hai fatto anche quando stava per nascere tuo figlio, perché non riuscivi a sopportare l'idea di abbandonare lo spazio, oltre quel lato di te che faceva schifo.
Lo spazio è stato davvero la vostra casa. Una casa che avete odiato, ma che vi ha anche forgiati, che vi ha regalato opportunità di crescita... e giorni di sole. Quindi non biasimi Radish per avere delle riluttanze nel fermarsi. Non pensi dipenda da te e dal fatto che non abbiate ancora davvero appianato i vostri vecchi diverbi – per una volta tanto nella vita, non ti senti al centro dei sensi di colpa. Quindi, nonostante tutto, pensi di comprenderlo più di quanto ti saresti aspettato.
«Credo sia una decisione difficile, anche se non mi dispiacerebbe» conclude.
«Beh, potresti provarci! E se poi non ti trovi bene, potrai partire per il cosmo e utilizzare la Terra come base sicura» trilla Kakaroth, senza perdersi d'animo. Come sempre, del resto. E pensi che sia una proposta sensata, in base a ciò che Radish ha espresso.

Tutto d'un tratto, però, ti viene in mente un vecchio discorso fatto sotto le stelle. Un suo desiderio, il primo grande obiettivo di quando eravate bambini. Perché non dargliene l'opportunità?
«Inoltre, visto che abbiamo dell'ottima tecnologia, potresti utilizzare la Terra come base per costruire delle astronavi...» azzardi.
Ed è proprio in quel momento che vedi gli occhi di Radish illuminarsi. Qualcosa in lui che scatta, che si trasforma. Ti guarda come se fosse un miracolo che tu ti sia ricordato di tutto ciò, che i vostri discorsi sotto le stelle non siano state solo parole vuote. Una piccola riprova che, nonostante i tuoi modi di fare orribili, lo ascoltavi. Non ti sei mai perso una parola di quello che diceva perché, anche se non lo hai mai ammesso, i suoi sogni ti hanno dato speranza nei momenti più bui, quando pensavi che non sareste mai diventati grandi.
Invece siete qui, vittoriosi, liberi... cresciuti.
«Non... non è una cattiva idea» mormora. «Se non è un problema... sarei curioso di vedere questa tecnologia! E nel frattempo potrei provare a fare lo zio, per un po'».
Vorresti azzannarti la lingua quando ti sfugge un sorriso che ti eri promesso di non mostrare. Per fortuna Kakaroth distrae tutti e, con un balzo, si attacca al braccio di Radish e lo sgomita.
«E, detto tra noi, le ragazze terrestri sono molto carine!» sussurra ammiccante.
«Ma sentilo!» esclami, esterrefatto. Ti sorprendi sempre, quando tira fuori questo lato volgare.
Il sorriso di Radish, naturalmente, si allarga. Lo riconosci. «Interessante! Mi hai convinto!»
«Ho un amico che è dentro in questi giri! Non è più di primo pelo, ma andreste d'accordo!» trilla Kakaroth.
Ti schiaffi una mano in faccia al sol pensiero di un'uscita mondana di Radish e il Genio delle Tartarughe. Potresti vomitare seduta stante, quindi sposti l'attenzione altrove.

«E tu, Broly? Tornerai su Vampa?» domandi.
Broly arrossisce e si stringe nelle spalle. «Cheelai mi starà aspettando lì, ma... uh, spesso mi ha detto che quel posto è una fogna» sussurra. Non che Cheelai abbia torto.
Tu e Kakaroth siete andati ad allenarvi da lui, qualche volta, e Vampa non è esattamente il posto più accogliente nella Galassia.
«Beh... sulla Terra c'è spazio anche per voi!» cinguetta Kakaroth. Si vede lontano un miglio che è felice: Broly gli è sempre stato a cuore.
«Allora... è giunto il momento di tornare a casa. Tutti insieme» decreti infine.
Sei felice anche tu, anche se lo capirebbe solo chi ti conosce. Quindi bene o male tutti quelli con cui stai parlando. Quando ti sorridono a loro volta non ti senti a tuo agio, quindi decidi di portare la conversazione da un lato più pragmatico.
«Chichi e Bulma ci ammazzeranno. Non ci facciamo sentire da un mese, e ci stiamo per presentare lì con una mandria di Saiyan di modeste dimensioni!»
Non dubiti del fatto che Bulma sarebbe felice di dare a Nappa, Radish e Broly un posto in cui stare, ma sai già che ti terrà il muso per giorni per non esserti mai fatto sentire.
Chichi, invece... beh, sei certo che sverrà un paio di volte nel vedere il brutto muso di Radish. E poi inizierà a lanciare tutta l'argenteria addosso a lui e quell'idiota di suo fratello. Non vedi l'ora.
«Zeno... hai ragione. Forse dovremmo davvero valutare l'idea di restare qui. Ho paura!» singhiozza Kakaroth, accasciandosi sulle gambe.
«Voi due con le donne proprio non ci sapete fare!» Radish sbuffa e scuote la testa, affranto. «Per prima cosa andiamo a comprare alle vostre signore un bel regalo per farvi perdonare».
«Un regalo?» pigola Kakaroth.
«E uno da parte nostra, già che ci siamo, giusto per non arrivare a chiedere ospitalità a mani vuote. Ci sarà un negozio in questo posto che vende dei souvenir!» blatera Radish, mentre circonda le spalle del fratello sotto un braccio e iniziano a camminare disquisendo di chissà quali massimi sistemi. Tipo quale superalcolico è meglio comprare.
Broly li segue, mentre Nappa ti aspetta. Annuisci e insieme vi incamminate verso l'uscita del palazzo.
La nuova casa di voi Saiyan vi attende.




EPILOGO


Nero spazio.
Lo si chiama nero, ma non è un colore.
Solo buio, il nulla più assoluto. Ma per comodità per te è nero spazio. Lo riconosci così.
Ti perdi con lo sguardo fuori dall'oblò dell'astronave perché, ovviamente, l'insonnia non ti abbandona mai. Soprattutto quando sei lì fuori, in mezzo a tutto quel nero, a ricordare tutto quello che sei stato e non sei più. Stavolta però è diverso: non c'è un incubo a tormentarti, non ci sono le voci delle vittime che hai mietuto. C'è una calma placida, un dolce lasciarti cullare dal ronzio di quell'astronave che avete preso in prestito su Sadala, almeno fino a quando non giungerete nell'Universo Sette abbastanza vicini ai Ki sulla Terra, per potervi teletrasportare. Se solo quegli idioti di Beerus e Whis vi avessero aspettato, al posto di andarsene a esaudire desideri inesatti, sareste già a casa.
Quello che ti tiene sveglio non è il solito mal di spazio, ma un conto in sospeso. Un discorso lasciato a metà.
Sei il Re dei discorsi in sospeso, ma ti devi rassegnare al fatto che stavolta non potrai tenerti in testa la corona, ora che ti manca così poco a mettere un punto e a capo a tutto ciò che è successo. Hai ancora delle scuse sulla punta della lingua, e stavolta non te le terrai lì, non le masticherai fino a ingoiarle di nuovo, non ti peseranno sullo stomaco.
Quindi ti alzi ed esci dalla tua cuccetta, oltrepassi scalzo il corridoio, il freddo ti solletica le piante piedi. Ignori i brividi lungo le braccia e, stanotte, sarai tu a fare un passo in avanti.
Bussi alla porta della cuccetta di Radish, non devi aspettare molto prima che si apra. Ti accoglie con uno sguardo sorpreso, ma ben vispo. Mentre il mondo dentro l'astronave dorme, anche lui era sveglio.
«Non riesci a dormire neanche stanotte?» ti domanda.
«Neanche tu» rispondi, e lui si stringe nelle spalle, colto sul fatto.
Fa un passo indietro e ti lascia entrare, poi pigia il pulsante per la chiusura della porta. Quando si siede sulla brandina, esiti qualche istante prima di raggiungerlo. Quando lo fai, rimanete in silenzio a fissare il vuoto, nel piccolo fascio di luce che emana quella luce di cortesia.
Tu ti torturi una pellicina, lui fa ballare le gambe con le punte dei piedi. Percepisci tutta la vostra incapacità comunicativa. Avresti preferito concludere questo discorso la notte scorsa, lì sulle mura del palazzo, quando già eri completamente svestito di ogni freno, quando oramai non avevi nulla da perdere. Tornare su quei passi, toglierti di nuovo la maschera è difficile. Ma lo devi fare per lui.
Glielo devi. Quindi prendi un grosso respiro e togli l'ultimo peso che ti rimaneva addosso.

«Mi... mi dispiace, Radish. Per tutto. Tutto quello che ho fatto, ma soprattutto quello che non ho fatto» ammetti, ma non lo guardi in faccia. Ti fissi le ginocchia e lo senti trattenere il fiato. «Non voglio il tuo perdono: troppa gente mi ha perdonato quando non era il caso e quando non lo meritavo. Voglio solo dirtelo. Dirti che mi dispiace. E che sono lieto che tu stia tornando a casa con noi, ma... se non vorrai avere a che fare troppo con me, lo capirò» concludi. Non pensavi che ce l'avresti mai fatta. Sei sempre stato convinto che Radish e Nappa sarebbero rimasti per sempre gli ennesimi irrisolti della tua vita, e invece qualcosa di buono, tutta questa storia, l'ha fatto: ti ha dato la possibilità che non avresti mai pensato di avere. A prescindere da quello che lui ti risponderà.
Quando l'hai rivisto per la prima volta dopo ventun anni, in quella prigione, non avresti mai pensato che saresti potuto andare avanti fino a questo punto. Quando ti ha detto “sei diverso” non pensavi che avresti potuto dimostrarglielo. Hai pensato che saresti potuto rimanere bloccato, lì, sotto il peso dei fantasmi del tuo passato. E invece ci sei riuscito. Colpa di Freezer, ma anche merito. Gliene devi dare atto.
Radish sospira e si raggomitola in avanti, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. «C'è solo un grande problema in tutto questo».
Sollevi un sopracciglio e, finalmente, trovi le forze di guardarlo in faccia. «Un problema?» domandi.
Lui è serio, si fissa i piedi. «Ti ho giurato eterna fedeltà quando avevo sette anni e... non c'è niente che tenga contro la promessa di un guerriero. Quindi, beh... questo comporta anche saper perdonare i tuoi errori» mormora, poi ti guarda a sua volta. Sorride in modo pacato, poi i suoi occhi si illuminano al buio.
Sotto le costole il tuo cuore martella forte, quando aggiungi mentalmente Radish alla lista dei pazzi che ti hanno perdonato senza che ce ne fosse motivo. Continui a non capire perché lo facciano, ma sei così grato a tutto questo che vorresti piangere. Non lo fai. Non ora, almeno. Non vuoi dare spettacolo un'altra volta.
Continui a fissarlo stralunato e lui ridacchia. «E, detto tra noi, non vedo l'ora di vedere quanto ancora sapremo fare incazzare Nappa. Ha già perso tutti i capelli a causa nostra, staremo a vedere se perderà pure i baffi».
Ti chini in avanti e ridacchi a tua volta. «Che non sarebbe un male».
«Vero!? Forse dovremmo tagliarglieli nel sonno» propone, carezzandosi il mento. «Rischierei di farmi ammazzare da lui solo per questo!»
Continui a ridere e non ti nascondi. Tanto, pensi, lui ti conosce abbastanza. «Sei sempre stato mezzo matto».
«Oh, lo so» si vanta. «Com'è che mi chiamavi? Il peggior figlio di puttana del cosmo?»
Nei suoi occhi giocosi c'è qualcosa che ti spinge alla serenità. Il profumo di infanzia, di casa, di fratellanza. Tutti i fantasmi si sono dissolti. Puoi finalmente andare avanti.
Tra il nero dello spazio, c'è di nuovo luce tra di voi.
«Il migliore, a dire il vero».




/FINE/


...



/?/




Ti manca l'aria. Questo spazio è troppo stretto, pensi, ma non sai dove ti trovi. Senti il peso di qualcuno sulle gambe, un vociare incessante. Fai fatica ad aprire gli occhi, come se ti fossi appena risvegliata da un sonno profondo. In effetti, quanto hai dormito? Non sai darti una risposta.
Quando metti a fuoco, realizzi di essere sdraiata sul terreno caldo di un pianeta che non conosci. C'è tanta gente attorno a te, qualcuno conosciuto, qualcuno sconosciuto. Ti alzi e ti guardi intorno, alla ricerca dell'unica persona che vorresti vedere in mezzo a tutto questo marasma. Non lo trovi.
Ti viene mal di testa quando ti sforzi di ricordare cosa sia successo. L'ultima cosa che ricordi è una bolla di energia immensa, il dolore al petto nel realizzare che stessi per perdere tutto e tutti.
Annaspi. Dovresti essere morta, è impossibile che tu sia sopravvissuta. Ti guardi le mani, poi le braccia, non ci sono segni né cicatrici. Non hai niente con te, se non i vestiti che indossavi. Pur sforzandoti, non riesci a capire. Ma poi finalmente lo vedi, poco distante, mentre ricerca anch'egli qualcuno in mezzo alla folla.
Il sollievo che ti invade è quasi analgesico. Ci penserai più tardi a dare una riposta a tutte le tue domande. Ti sbracci e lo chiami.
Quando ti vede, la sua coda si srotola dalla vita.




Riferimenti:
-L'albero Groot che parlava con un Radish ubriaco è chiaramente una citazione ai Guardiani della Galassia.

ANGOLO DI GRACE:
ZAN ZAN ZAAAAAN!
Cos'è questo finale? COSA DIAVOLO È?! Chi come dove perché quando?
Eeee, non è dato saperlo. Mi piaceva l'idea di dare il finale aperto, perché ho in mente un piccolo sequel di questa storia che chissà quando avrò tempo/voglia/ispirazione di scrivere.
Lo lasciò lì, così, a fermentare nella mia testa. Nel frattempo potete anche fare congetture :D
Venendo a quest'ultimo capitolo... vi è piaciuto?
Radish e Vegeta hanno fatto pace, Nappa si trasferirà in pianta stabile sulla Terra - e anche Broly, Goku ha dimostrato a Vegeta di essere un buon amico e di conoscerlo bene, i Saiyan del Sesto Universo sono grati ai nostri eroi, Cabba ha ritorvato la sua fidanzata... alla fine tutto è tornato al suo posto. Il migliore dei finali, posso azzardare. Quasi non mi riconosco xD

Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta.
Grazie di cuore a tutt* per averla letta, e un grazie speciale a chi mi ha lasciato anche dei preziosissimi pareri :)

Non ho in programma altre pubblicazioni (ho sempre la Drarry nascosta nel pc, ma ancora non è conclusa), ma spero di darvi presto mie notizie.
Nel frattempo, se volete seguire le mie peripezie del viaggio in Giappone che sto per fare, seguitemi su IG e su Tik Tok ( @_grace_cos ).
Partirò domattina all'alba e sono emozionatissima!

A presto!
Grace

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