Il calore di un miracolo ~

di HikariRin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ Slavina ***
Capitolo 2: *** ~ Scagliagelo ***
Capitolo 3: *** ~ Vortighiaccio ***
Capitolo 4: *** ~ Polneve ***
Capitolo 5: *** ~ Freddura ***



Capitolo 1
*** ~ Slavina ***


Il calore di un miracolo ~

1 ~ Slavina

 

La notte di Paldea era magica quella sera.

Gli piaceva sgattaiolare lungo la ringhiera, oltre l'arena, scendere lungo la strada tracciata dalla neve e osservare le rocce ghiacciate che guidavano gli allenatori quando la luna splendeva alta e fiera.

La montagna era fredda, inflessibile e severa; l’aria gelida gli riempiva le narici, e l'amava. Ma quando il cielo della regione si riempiva di stelle di mille colori diversi, e la montagna si colorava di quella meraviglia, rimaneva estasiato. Sebbene quel gigante ghiacciato gli avesse portato via tutto ciò che nella vita aveva costruito, continuava ad ammirarlo e a prenderlo come modello.

Da troppo tempo niente riusciva a scaldare la sua indole glaciale; era convinto di essere stato scelto dall’esistenza come uno dei pochi che avrebbe potuto capire cos’era davvero la sofferenza, e in poco tempo in seguito alla tragedia anche lui era diventato come la montagna: freddo, inflessibile e severo. Un brivido gli scosse le spalle.

Gli ordini erano di essere severi, dopotutto.

Ma era anche consapevole del fatto che la luna era infiammata dal sole. Che qualcuno un giorno arrivasse da lui e infiammasse il suo animo allo stesso modo era divenuto quasi un desiderio cosciente. Voleva rialzarsi, voleva riprendersi, voleva trovare un tesoro che fosse soltanto suo, che non poteva essere quello precedente.

Mentre il manto celeste lo sovrastava e Paldea si riempiva delle tenebre, poteva udire qualcuno poco lontano. A un tratto s’accorse che qualcosa aveva urtato uno dei suoi stivali. Abbassò lo sguardo, trovando accanto a sé una PokéBall che aveva rotolato fino a lui tracciando un solco sulla neve, e un Pokémon che sorridendogli ansimava e abbaiava, quasi volesse giocare.

“Mabosstiff, hai trovato qualcuno?”

Sollevò gli occhi. Un ragazzo sorrideva al suo compagno, mentre sistemava la tovaglia di un tavolo da picnic. Aveva un occhio coperto da un ciuffo di capelli, ma poteva comunque scorgere dietro ad essi un animo sincero.

Si chinò a raccogliere la PokéBall, e mentre il Pokémon lo seguiva saltando e abbaiando si avvicinò a lui; nel frattempo l’ombra lo abbandonava, e la luna piena illuminava la parte superiore del suo volto.

“Mi correggo, hai trovato un capopalestra!” esclamò il ragazzo esterrefatto.

“Cosa ci fai da solo sulla montagna a quest’ora di notte?” gli domandò, porgendogli la PokéBall.

Il ragazzo incrociò il suo sguardo, incuriosito, mentre afferrava la sfera dalle sue mani.

“Non sono solo; c’è Mabosstiff con me!”

Il Pokémon si mise a saltare sulle gambe del suo allenatore abbaiando e saltellando, dando dei colpetti alla sua mano col muso perché lanciasse di nuovo il suo giocattolo preferito, e lui non poté ignorarlo. Si chinò per lodarlo e accarezzarlo sulla testa, per poi lanciare nuovamente la sfera verso le colonne di ghiaccio che si ergevano verso il cielo. Il Pokémon partì a tutta velocità per recuperarla, facendo un gran baccano.

“Piuttosto, potrei farti la stessa domanda. Non dovresti stare in palestra?”

“Il mio orario di lavoro è terminato da un pezzo. Ogni tanto esco a sgranchire le gambe. Dicono mi faccia bene camminare.”

Il ragazzo continuava ad osservarlo come se si trovasse di fronte ad una strana creatura. In tutto quel tempo, la sua espressione non era cambiata per nulla; doveva averlo spaventato. Tuttavia, dopo qualche secondo d’incertezza, sul suo volto era già tornato il sorriso.

“Capisco. In effetti è proprio bello, qui.”

“È anche pericoloso. Dovresti raggiungere Neveria e alloggiare in hotel.”

“Anche tu alloggi a Neveria?”

“A volte, quando non mi fermo in palestra.”

Si avvicinò al bordo della strada dove finiva la neve, osservando le luci di Leudapoli in lontananza. A volte invidiava coloro che vivevano lì; avevano sicuramente di cui distrarsi, a differenza di lui che aveva solo sogni infranti, lotte noiose e giornate del tutto simili le une alle altre. Il ragazzo lo raggiunse, rimanendogli accanto.

“In verità ero venuto qui per sfidare te.”

“Puoi prenotarti per domani.”

“Dicono che il freddo tempri lo spirito. Io e i miei Pokémon non siamo mai stati in montagna; può essere una prova interessante per misurare la nostra forza.”

“Non hai nemmeno una tenda.”

“Ho Mabosstiff. Con lui posso andare ovunque. Il suo pelo è molto caldo.”

Gli sorrise di nuovo, e cominciava a irritarlo.

“Ti piace davvero il tuo Pokémon.”

“È stato il mio primo Pokémon, mi venne regalato dai miei genitori quando ero molto piccolo. Da allora, siamo sempre stati insieme.”

Mabosstiff tornò indietro reggendo tra i denti la PokéBall; il ragazzo lo lodò nuovamente, e il Pokémon decise di fermarsi accanto a lui ammirando ciò che del panorama si vedeva con quella luce fioca, sbadigliando di tanto in tanto e scodinzolando.

“Non è sempre stato così pieno di energie, però. Dopo qualche tempo che stava con me si era ammalato gravemente, ma ora si è ripreso e abbiamo ripreso il nostro viaggio.”

“Per quale motivo affronti le palestre?”

Portò una mano a scoprire il volto, incontrando ancora una volta gli occhi increduli del giovane. Il suo aspetto spesso faceva quell’effetto, ma ciò che doveva averlo stupito maggiormente doveva essere la sua espressione impassibile. Niente poteva toccarlo o scalfire la sua corazza, ciò nonostante andava fiero del fatto di sapersi ancora mostrare curioso del mondo altrui.

“Per testare le mie abilità. Vorrei impratichirmi sempre di più nella cucina, ma mi sono reso conto che non posso farlo senza viaggiare in lungo e in largo, incontrare tante persone e capire come potrei rendere felice ciascuna di esse con uno dei miei piatti. Se nel frattempo riuscissi anche a diventare più forte, acquisterei fiducia in me stesso e farei contenti anche i miei Pokémon. Voglio che siano fieri di me.”

Mentre gli svelava del suo sogno, aveva stampato in volto il sorriso più autentico. Era innamorato della vita, traspariva da ogni parola e da ogni suo gesto. Eppure, sentiva che per arrivare a quel punto aveva dovuto affrontare l’austerità dell’esistenza.

“È uno di quei sogni che si concretizzano solo nel momento in cui si tocca il fondo.”

“È proprio vero.” rise il suo interlocutore. “Ho letteralmente toccato il fondo.”

Rimasero in silenzio per un po’. La metropoli che li salutava dall’orizzonte doveva essere sicuramente chiassosa e affollata in quel momento, ma la montagna attutiva ogni suono, ogni rumore. La neve cominciava a cadere a piccoli fiocchi; subito Mabosstiff andò a ripararsi sotto il tavolo da picnic, e il ragazzo scosso dai brividi di freddo incrociò le braccia. Il suo volto era scuro, sommesso.

“Avevo perso ogni speranza. Pian piano la vita mi stava portando via tutto quello che avevo, e avevo sempre avuto poco.”

Lasciò nuovamente che la sciarpa gli coprisse il volto, allentando la presa. Gli pareva di sentire se stesso, ed era se possibile ancora più incuriosito da lui.

“Ma poi ho conosciuto una persona.”

Il volto del suo interlocutore tornò ad illuminarsi nuovamente, e tornava a guardare orgogliosamente lontano.

“Mi ha accompagnato e sconfitto; mi è stata accanto nei momenti più importanti, e mi ha fatto rendere conto che avevo ancora tanta strada da fare, che dovunque fossi andato non sarei mai stato solo.”

“Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“Perché voglio arrivare a te.”

Preoccupandosi per il suo Pokémon, il ragazzo andò a recuperare la PokéBall poco lontano e lo fece tornare al suo interno. Si mise poi a ritirare le stoviglie dal tavolo, e quasi senza pensarci lui si mosse per aiutarlo. Mentre come ultima cosa piegava la tovaglia, s’accorse che l’altro lo guardava.

“È il tuo turno. Perché fai il capopalestra?”

“Perché non ho altro.”

Strinse nelle mani la tovaglia, e solo dopo qualche secondo si accorse delle dita doloranti che il freddo aveva indolenzito. O probabilmente aveva solo stretto troppo.

Aveva risposto impulsivamente ad una domanda alla quale non voleva rispondere.

“Non è vero. Sei convinto di non avere altro.” Il ragazzo afferrò la tovaglia e la ripose con cura nello zaino, mentre lui si trovò infastidito dal fatto che senza sforzo gli avesse letto dentro. Aggrottò lo sguardo.

“Grusha, lo snowboarder in testa alle classifiche di Paldea. La tua abilità era sulla bocca di tutti. Non volermene, era il periodo in cui ero costretto dai miei a rimanere in casa da solo e a guardare la TV per passare il tempo. Si parlò per mesi del tuo infortunio, e in seguito ad esso non hai più sciato.”

“Si chiama ritirarsi.”

“Si chiama rinunciare.”

Mise le mani in tasca e stolse lo sguardo, visibilmente irritato. Era arrivato dal nulla, e pretendeva che lui cambiasse la sua visione delle cose. Stare da solo non gli aveva insegnato a chiudere la bocca. Aveva un forte impulso di rispondergli a tono, ma si trattenne; si rendeva conto che il suo ruolo di guida gl’imponeva di non cedere alle provocazioni di chi intendeva compatirlo.

La neve cadeva ormai copiosa, e convogliando il suo risentimento dentro a un sospiro nebulizzato dalla temperatura polare, decise che sarebbe tornato indietro.

Senza degnarlo di uno sguardo, si volse verso il sentiero innevato, e poteva avvertire ancora il suo ardimento dietro le spalle.

Cosa voleva saperne lui, pensava. Cosa voleva saperne di quanto tempo aveva speso per riprendersi, di quanto aveva sognato di poter tornare sulla neve.

Si fermò poco prima d’imboccare il sentiero, i pugni stretti nelle tasche del giaccone, e inveì contro di lui senza voltarsi.

“Se vuoi sfidarmi, iscriviti nel registro. Ma sappi che non ti farò alcuno sconto.”

 

“Tranquillo, non ne voglio.” disse il ragazzo in modo sommesso, ma la sua voce si perse nel candore della bianchezza che avvolgeva il monte, e il capopalestra non poté sentirlo.

Pepe raccolse il suo zaino, lo strinse con entrambe le mani e s’incamminò verso Neveria, facendosi guidare dallo Smart Rotom. La montagna era davvero un luogo ostile, ma non aveva alcuna intenzione di arrendersi, non dopo aver fatto tanta strada.

Lo aveva addolorato sentirlo così affranto, ma era convinto di poterlo ancora smuovere con una lotta infuocata. Era proprio come glielo avevano descritto, cinico e apatico.

Ma aveva imparato che nessuno merita solo batoste dalla vita, che c’è sempre qualcuno con cui dividere l’esistenza, che a volte per ritrovare se stessi si ha necessità di confrontarsi con l’ardore di qualcun altro.

Quando lo avrebbe incontrato di nuovo, gli avrebbe trasmesso il medesimo slancio per la vita che aveva ritrovato grazie a quella persona; il calore del miracolo che aveva vissuto nel suo breve viaggio con lei.

 

Note dell’autrice:

Ciao a tutti, ben ritrovati su una delle mie storie :3!! Questa sarebbe dovuta essere una oneshot, ma io voglio regalarvi una lotta, quindi ho deciso di prendermi del tempo per renderla al meglio e che ciò che avrei voluto esprimere alla fine finirà dritto nel capitolo successivo.

Pepe è uno dei personaggi che ho imparato ad amare durante i miei viaggi a Paldea, mentre di Grusha mi ha sempre affascinata che cerchi di fare autoironia, ma che gli riesca proprio male, e che in verità sia solo rotto e distrutto finché l’incontro con il giocatore non lo ricompone. E ciò nonostante, trovo che non siamo riusciti a ricomporlo del tutto, che ci sia ancora una parte di lui ancorata al passato, che la montagna non sgelerà con una sola lotta.

Da qui, l’idea per questa storia.

Spero continuerete a seguirla anche nel secondo capitolo, non so ancora se saranno due o tre. Dipenderà dal protrarsi della lotta, immagino. A presto :3!!

 

 

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Capitolo 2
*** ~ Scagliagelo ***


Il calore di un miracolo ~

2 ~ Scagliagelo

 

La notte era trascorsa senza che riuscisse a dormire. Il sole filtrava timidamente dai vetri delle finestre, e si fermò ad osservare la distesa biancastra che diventava sempre più chiara, fino a risultare brillante.

Nessuna traccia del giovane nel registro degli sfidanti, probabilmente aveva rinunciato. Normale. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, sebbene dovesse ammettere che l’incontro con quell'allenatore era riuscito a scaldarlo, certo non come si aspettava.

Forse era vivere in montagna a congelare ciò che rimaneva della sua emotività. Persino chi lo raggiungeva per sfidarlo gli ricordava il passato.

Ma in quale altro luogo sarebbe potuto andare, con i suoi Pokémon di tipo ghiaccio? Amava le alture, le discese mozzafiato, la velocità, il freddo e il sole che picchiava sulla neve, colpendolo in volto con furia impetuosa.

Fece per uscire, quando in lontananza scorse una figura intenta a risalire la montagna, ove si ergevano le stallatiti di ghiaccio. Erano l’allenatore della notte precedente e il suo Pokémon.

Impietrito, non sapeva se a causa del suo zelo e della sua perseveranza o del fatto che non avesse ancora terminato di tormentarlo, lo seguì con lo sguardo fin quando il ragazzo entrò in palestra, incrociando il suo sguardo con evidente atteggiamento di sfida.

“Buongiorno.”

~


“Benvenuto alla palestra della Sierra Napada!”, lo accolse l’assistente, ignaro di quanto precedentemente accaduto, mentre tutto ciò che lui stesso riuscì a restituirgli fu un’occhiata sdegnata e ben poco accomodante.

“Immagino tu sia qui per la sfida in palestra; lascia che inserisca il tuo nome nel registro degli sfidanti… Ti chiami Pepe, giusto?”

Il ragazzo annuì, porgendo il tesserino di riconoscimento.

“E così il tuo nome è Pepe. Quale ironia.” commentò il capopalestra, mentre con passo spedito usciva dall’edificio, dirigendosi poi verso il Centro Pokémon poco distante.

Il ragazzo lo seguì con lo sguardo per un po’, per poi concentrarsi nuovamente sull’assistente, il quale gli presentò la prova della palestra e comunicò all’addetto all’esame del suo imminente arrivo. Dopo qualche minuto aveva già raggiunto il capopalestra, al quale si avvicinò incalzante e deciso, rivolgendogli un ghigno divertito.

“Lo slalom sulla neve. Quale ironia.”

Doveva essere proprio così. Qualcuno o qualcosa lo aveva mandato per fargli passare un brutto quarto d’ora.

“Ti stupirò.” proseguì Pepe, sgranchendo le braccia e dirigendosi verso il punto di partenza.

“Oh, non ne dubito.”

Pensò Grusha alzando gli occhi al cielo, mentre andava a posizionarsi nel punto più alto dal quale avrebbe potuto seguire l’intera discesa.

~

Il ragazzo si posizionò sulla griglia di partenza. Di fronte a lui, un percorso scavato nella neve proseguiva per buona parte del pendio montano, costellato di paletti che il suo Pokémon accompagnatore avrebbe dovuto oltrepassare con precisione. Al via dell’addetto alla prova della palestra, diede una spinta al suo Cloyster e si aggrappò alle punte che aveva sul dorso per cominciare la discesa.

Quella notte il giovane aveva raggiunto Neveria, superando la tempesta di neve. Era grato che la scuola rendesse strumenti tanto avanzati tecnologicamente a libera fruizione di tutti gli allenatori, lo Smart Rotom lo aveva proprio salvato. Aveva raggiunto un’area di ristoro, si era scrollato la neve di dosso e dopo aver fatto accendere un fuoco al suo Scovillain si era messo a ripassare gli appunti in vista della sua imminente sfida.

Accanto a lui, Mabosstiff aveva riposato tutta la notte cercando di scaldarlo come poteva, fin quando anche il suo allenatore, dopo aver deciso una strategia, era crollato dal sonno.

Non sapeva se sarebbe riuscito a sconfiggerlo, si diceva che Grusha fosse il più forte tra i capipalestra e che la sua indolenza lo portasse ad essere inclemente nei confronti degli sfidanti.

Ma aveva stretto i pugni per darsi coraggio; dopotutto, aveva affrontato una tempesta, più un’altra emotiva. Se non fosse riuscito al primo tentativo, avrebbe sempre potuto ritentare.

Il percorso scorreva veloce di fronte a lui, curvare in groppa al suo Pokémon era pericoloso e al contempo eccitante. L’aria gelida gli riempiva le narici e la neve gli si posava sul viso, facendogli avvertire il rigore della cima montana. Sentiva il guscio di Cloyster vibrare sulla neve che apriva loro la strada al passaggio, una sensazione di libertà mai provata prima. Si sentiva quasi più potente dell'intero rilievo; sciare era impressionantemente divertente, entusiasmante, ma anche da brividi. E Grusha aveva perso quell’opportunità.

Il percorso si concluse in fretta; lo avevano chiuso nel tempo stabilito. Il ragazzo ringraziò il suo Pokémon e lo fece tornare nella sua sfera, fece uscire Mabosstiff e guidati dal suo fiuto cominciarono la lenta ma inesorabile risalita. Sull'uscio della palestra lo attendeva il suo sfidante a braccia incrociate, e corrucciato in viso.

“Ieri non lasciavi trasparire alcuna emozione; dovrei essere contento del fatto che mi odi?” sorrise Pepe, dirigendosi verso l’arena. Afferrò il parapetto che delimitava il terreno di lotta con entrambe le mani, osservando in lontananza il cratere che sovrastava la regione. Grusha lo seguì andandogli dietro e fermandosi poco distante.

“Lo slalom sulla neve… è eccezionale.”

Il sole splendente, ora attorniato da qualche nuvola dal candido biancore, faceva ancora brillare il mare, le tane dei Pokémon teracristallizzati e la neve tutt’intorno. Il ragazzo sentiva lo sguardo di ghiaccio del capopalestra alle proprie spalle, ma si sentiva insolitamente sincero e non avrebbe potuto non dirgli la verità.

“Devo ammetterlo, sei davvero bravo a trasmettere le tue passioni.”

“Non sei andato male, oltretutto.”

“Mi dispiace; sono stato indelicato.”

Si volse indietro, trovando il capopalestra con occhi increduli. Adesso era certo di avere la sua completa attenzione; stolse immediatamente lo sguardo. Ammettere di aver sbagliato era sempre rimasto imbarazzante per lui, anche dopo essersi reso conto che aveva sbagliato una vita intera.

“Non dev’essere stato facile.”

“È stata una decisione difficile.”

Il capopalestra osservava l’edificio accanto a loro quasi con rancore, stringendosi nelle spalle.

“Quando volevano affidarmi la palestra, ho accettato a cuor leggero perché pensavo mi avrebbe distratto e che sarei comunque rimasto a contatto con la montagna. Ma sono stato uno snowboarder professionista, e le persone mi ricorderanno sempre per quello che ero. Suppongo di dovermi impegnare al massimo anche nelle lotte per far sì che mi riconoscano per ciò che sono adesso.”

“Ma le lotte ti piacciono, no? Voglio dire, che importa se ti è stato tolto qualcosa d’importante? Puoi sempre trovare qualcos’altro. Non reagire significa dare al tempo l’opportunità di toglierti anche tutto il resto.”

Grusha rimase immobile per qualche momento, dopo di che lo superò, fermandosi nella sua metà del campo.

Sopra di loro cominciavano ad addensarsi delle nuvole cariche di neve, e non appena vide sparire il sole il capopalestra alzò gli occhi, respirando l’aria che si era fatta più pesante, forse in vista di una nuova tormenta.

“Pare che anche la montagna voglia aiutarmi a trasmetterti la mia nuova passione. Sei ancora sicuro di volermi sfidare?”

“Sicurissimo.”

Per un attimo, gli parve di vedere un velo di nostalgia sul volto di Grusha; come se si fosse fermato a ricordare.

Dietro alla ringhiera, avendo saputo dell’occorrenza di un incontro in palestra, avevano cominciato ad addensarsi diversi tifosi. Pepe rivolse loro una veloce occhiata, per poi tornare sullo sfidante che nel frattempo aveva già estratto la prima PokéBall dalla cintura.

“Il tempo cambia rapidamente man mano che si sale, e qui siamo quasi in cima. Potrebbe diventare pericoloso. Attualmente, è sicuramente più favorevole ai miei Pokémon. Ti attende un’implacabile gelata.”

Il ragazzo estrasse a sua volta una sfera e premette il pulsante al centro, pronto a lanciare in campo la sua prima scelta.

Nondimeno, il tuo ardimento è stato capace di incuriosirmi. Mostrami se il tuo sogno è più forte del mio.”

 

Note dell’autrice:

Bentornati in questo secondo capitolo :3!! Siamo finalmente giunti alla lotta! Quale emozione, quale trepidazione!!

Grusha diventa improvvisamente sincero quando viene provocato, o forse nel tempo ha sepolto sotto una corazza di ghiaccio ogni sua emozione, per cui ogni qualvolta qualcuno s’infiamma accanto a lui è portato ad alleggerire il suo fardello.

Pepe invece ha la consapevolezza di chi ha perso cose anche importanti, ma ha la consapevolezza che senza rialzarsi non si potrà rimediare a nulla, e anzi ci si renderà sempre più inermi, rendendo più semplice lasciar andare altrettante cose importanti che potrebbero pararcisi di fronte.

Sono due visioni della vita a confronto molto interessanti. Ne sarebbe dovuto risultare un confronto leggermente più cupo, ma man mano che scrivevo sentivo che Pepe non avrebbe potuto infierire più di così. Non avrebbe avuto senso, né Grusha l’avrebbe meritato.

Per scrivere questo capitolo e quello successivo ho dovuto fare qualche ricerca, e sono assai contenta di essere riuscita ad inserire uno sprazzo di gioco reale nel momento in cui la risposta di Pepe alla domanda di Grusha è la stessa che poco tempo prima gli aveva dato il player (noi). Si vede che sono amici, eh? XD

Voglio scrivere una lotta che sia più accurata possibile, quindi chiedo in anticipo di perdonare un mio eventuale ritardo.

Ringrazio tutti voi di aver letto e vi do quindi appuntamento al prossimo capitolo, che dovrebbe essere l’ultimo! :3

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Capitolo 3
*** ~ Vortighiaccio ***


Il calore di un miracolo ~

3 ~ Vortighiaccio

 

Gli sfidanti mandarono in campo i loro Pokémon contemporaneamente. Dalla sfera del capopalestra Grusha si materializzò Frosmoth, mentre dal lato di Pepe Cloyster fece la sua comparsa.

“Conosci le regole, no? Lo sfidante può sostituire il suo Pokémon quando lo desidera, al capopalestra questo non è permesso.” disse Grusha portando un guanto ad abbassare la sciarpa, tentando di superare il sibilo del vento che gradualmente soffiava sempre più forte. “La prima mossa allo sfidante.”

La neve investiva il terreno di lotta, rendendo la nitidezza di qualche momento prima un ricordo lontano.

“Fossi stato in te avrei annullato la sfida.” proseguì Grusha, mentre i lembi della sua sciarpa venivano agitati dal vento e il suo Pokémon si librava leggero nell’aria, danzando tra i fiocchi di neve, abituato com’era a tali condizioni atmosferiche.

“Mai!” Pepe strinse gli occhi; la tempesta di neve era un evento che certamente non aveva previsto, ma nemmeno Grusha doveva esserci più tanto abituato se tutti i suoi sfidanti si tiravano indietro. La sua scelta era ricaduta su Cloyster perché, essendo di tipo ghiaccio, non avrebbe subito danni dalla neve e si sarebbe mosso con disinvoltura. Almeno, così credeva.

“Cloyster, usa Schermoluce!”

Il Pokémon si attivò immediatamente, costruendo intorno all’area una barriera semi-invisibile volta a proteggerla dai danni da attacchi speciali come quelli lanciati da Frosmoth. Grusha lasciò andare la sciarpa, ricomponendosi e osservando la barriera con attitudine glaciale.

Ventoincoda.”

Frosmoth obbedì, accelerando con un rapido sbattere delle ali i propri movimenti e quelli della sua squadra.

Scacciabruma.

Immediatamente la falena di ghiaccio si mosse di nuovo, forte com’era della velocità appena acquisita, rimuovendo la barriera che Cloyster aveva innalzato.

“Cloyster, vai con Idrobreccia!”

Il Pokémon conchiglia si mosse immediatamente verso l’avversario, preparando un potente getto d’acqua che lo colpì direttamente, ma senza causare troppi danni; subito la falena riprese a danzare leggiadra, e le gocce d’acqua che scivolavano sulle sue ali divenivano immediatamente polvere di neve luccicante che si disperdeva in un vortice armonioso.

“Frosmoth è protetto dalla sua abilità, Polvoscudo. Finché tenterai di ridurre la sua forza difensiva con i tuoi attacchi, non riuscirai a scalfirlo.”

Il giovane sfidante aggrottò le ciglia. Pareva che qualunque strategia da lui pensata non potesse niente contro il suo avversario e la tempesta di neve.

Era decisamente a corto d’idee.

“Va bene. Se non riusciremo a indebolirlo, andremo di forza bruta. Cloyster, prova con Cadutamassi!”

Il ragazzo poté vedere Grusha ordinare qualcosa al suo Pokémon, ma il fragore della tempesta gli impedì di sentire cosa. Cloyster convogliò tutta la sua energia nel produrre delle grosse rocce da lanciare addosso all’opponente, che ancora protetto da Ventoincoda riuscì però ad evitarli uno per uno, creando una spirale con la sua danza aggraziata e avvicinandosi sempre di più a lui. Quando si trovò abbastanza vicino, iniziò a sbattere prepotentemente le ali, fino a produrre un vortice di grandine che colpì Cloyster ripetutamente e furiosamente. Era un potente attacco Bora, infallibile nelle tempeste di neve.

“Cloyster, sfrutta il fatto che sia vicino a te! Ancora Cadutamassi!”

Questa volta l’attacco di Cloyster riuscì a colpire la falena di ghiaccio, piegando una delle sue ali e facendole perdere quota. Il Pokémon proseguì quindi nel suo attacco, fino a che l’avversario non si trovò a terra.

Ronzio!” Gridò Grusha, e Frosmoth subito cominciò a produrre un suono vibrante e fastidioso muovendo le ali, immobilizzando Cloyster finché, aumentando l’intensità del proprio attacco, non lo portò a perdere conoscenza. Il primo Pokémon dello sfidante era esausto.

Le persone che si erano radunate intorno al terreno di lotta cominciavano a infervorarsi, e Pepe accennò un sorriso rassegnato allorché udì la maggior parte dei ragazzini tifare per il Pokémon di Grusha.

“Accidenti, sei un osso duro.”

Sentenziò, mentre faceva tornare Cloyster nella sua PokéBall. Grusha rispose facendo spallucce, con il suo imperturbabile sguardo di ghiaccio.

“Se non lo fossi, non sarei considerato il più forte tra i capipalestra.”

Lo sfidante estrasse una seconda PokéBall dalla cintura, portandola ad altezza del suo viso.

“Eppure giurerei di averti visto in difficoltà, poco fa. Cerchi ancora di mantenere la facciata?”

“Cosa pensi che sia una lotta ufficiale?”

Gli occhi azzurri del detentore della medaglia, resi più opachi dal grigiore della tempesta, congelarono quelli dello sfidante con fare agghiacciante.

“Come pensi di doverla affrontare?”

La seconda PokéBall di Pepe si aprì rivelando Garganacl, un possente Pokémon di tipo Roccia fatto di piccoli blocchi di pietra, disposti a formare una figura antropomorfa. Il suo allenatore rivolse all’avversario un determinato e irriverente sguardo di sfida.

“Per te questo può essere un gioco, o un divertimento. Ma per me, è lavoro. Frosmoth, regalaci ancora un vortice di grandine. Usa Bora!”

Schiacciacorpo!”

Garganacl partì alla volta di Frosmoth, il quale dandosi lo slancio con le ali riuscì a riprendere il volo; troppo tardi per non venire investito dall’attacco del gigante di pietra, il quale lo afferrò poi per la coda con una delle sue mani.

Pietrataglio!”

Il Pokémon dalle ali argentee venne investito pienamente da una possente roccia affilata fuoriuscente dal terreno, atterrando privo di conoscenza di fronte al proprio allenatore. Grusha trasalì; non era stato minimamente in grado di reagire.

“Non essere intransigente; il lavoro non esclude affatto il divertimento.”

Il pubblico intorno a loro era rimasto estasiato dalle ultime gesta dello sfidante, e si cominciava a udire qualche brusio che dava Grusha per spacciato. Pepe sfregò il naso in segno di vittoria; il pericolo Scacciabruma era stato sventato, finalmente avrebbe potuto procedere con la sua strategia. Doveva solo sperare che Garganacl non si facesse rallentare troppo dalla grandine e non ne subisse troppi danni.

Grusha chiuse gli occhi, sospirando. La montagna giocava ancora a suo favore. Le sorti di quella lotta potevano ancora essere ribaltate. Non v’era alcuna superiorità nell’atteggiamento di quel ragazzo, solo un sincero e acceso vigore.

La sua seconda sfera rivelò Beartic, il Pokémon Glaciale, protetto dall'abilità Mantelneve e perciò più sfuggevole agli attacchi durante le nevicate. Ma questo Pepe lo sapeva; doveva solo assicurarsi di causargli del danno indiretto.

“Garganacl, usa Levitoroccia!”

L’attacco del gigante di pietra creò intorno all’avversario una trappola di rocce sospese, che lo immobilizzarono impedendogli il movimento.

“Beartic,Terremoto!” gridò Grusha, allorché il suo Pokémon si ricompose e concentrò il suo ardore in uno schianto rovinoso contro il terreno, che fece vibrare l’intera arena fino a costringere a terra il Pokémon Salgemma.

“Ora attaccalo con Acquagetto!”

“Garganacl, Pietrataglio!”

Il Pokémon del capipalestra si preparò a lanciarsi in un potente attacco acquatico contro l’avversario, evitando abilmente la roccia aguzza che fuoriuscì dal terreno per volere del titano. Acquagetto andò a segno, trascinando il Pokémon di Pepe contro il parapetto.

Scagliagelo!”

Il ragazzo non ebbe neppure il tempo di realizzare cosa fosse successo al suo Pokémon; Beartic mandò subito a segno l’attacco successivo, colpendolo ripetutamente con numerose stallatiti di ghiaccio che lo lasciarono inerme. Anche il secondo Pokémon dello sfidante era stato messo fuori combattimento.

Beartic batté i pugni sul petto in segno di possanza ed esultanza, mentre lo sfidante richiamava il suo Pokémon.

La tempesta si faceva sempre più imperiosa, e su consiglio di Grusha gli spettatori andarono a rifugiarsi all’interno dell’edificio. Tuttavia, nonostante avesse iniziato a sudare freddo, il ragazzo non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Come terza risorsa mandò avanti Toedscruel, un Pokémon medusa di tipo Erba / Terra.

“Il tuo Pokémon è nettamente in svantaggio.” sentenziò Grusha, ancora con tono inflessibile, mani raccolte all’interno delle tasche del giaccone e un’incrollabile sicurezza di sé.

“Non esserne così sicuro.”

Pepe strinse i pugni; avrebbe messo tutto se stesso in quella lotta. Gli avrebbe dimostrato che solo avendo pieno discernimento delle proprie debolezze è possibile conoscere la propria forza e superare se stessi.

Lo doveva a se stesso, lo doveva ai suoi amici, lo doveva perfino a quel dinosauro che aveva tanto odiato.

“Toedscruel, usa Spora!”

Toedscruel si preparò a lanciare il suo attacco convogliando tutte le sue energie in un punto preciso del suo corpo, ma Beartic non aveva alcuna intenzione di attendere e si lanciò contro l’avversario con un energico Gelopugno, che andò a segno causandogli seri danni, ma liberò al contempo la polvere soporifera che la medusa stava preparando, facendolo cadere addormentato. Grusha trasalì, consapevole che quella circostanza sarebbe stata fatale al suo Pokémon.

“Adesso usa Fangobomba!”

Uno dei tentacoli del Pokémon non ebbe alcuna difficoltà a colpire il suo avversario, che giaceva accanto a lui completamente indifeso; il veleno penetrava rapidamente nel suo corpo, rendendo il suo colorito violaceo.

Grusha digrignò i denti, incapace di reagire; non poteva ritirarlo dalla lotta, e il fragore della tempesta avrebbe attutito qualunque grido avesse lanciato per svegliarlo. Poteva solo rimanere a guardare, mentre Toedscruel lo finiva colpendolo ripetutamente con i suoi tentacoli; Vigorcolpo non gli lasciò scampo, e in pochi attimi decretò la sua sconfitta.

Subito dopo, la grandine causò ingenti danni anche al Pokémon Auricularia, che cadde esausto dopo aver resistito al violento Gelopugno di Beartic.

Al capopalestra restavano due Pokémon, allo sfidante ne rimanevano tre. Grusha si lasciò sfuggire un mugugno infastidito. Il ragazzo aveva coraggio, dentro di lui rimaneva sempre viva la fiamma della speranza.

Il suo stile di lotta pressante ma pensato gli suggeriva che non avesse mentito dicendo di aver toccato il fondo, ma che rialzandosi in seguito a un tracollo emotivo avesse sviluppato un autentico desiderio di migliorarsi progressivamente, di portarsi proprio lì dove aveva capito di voler andare.

Lo riportava con la mente a qualche anno prima, quando lui stesso si allenava costantemente con l’obiettivo di migliorare il proprio tempo, a quando il suo lavoro era anche un divertimento e ciò che più gli piaceva fare nella vita. Quando non avvertiva alcun peso dal dover mantenere un risultato, ma amava talmente tanto le acrobazie sulla tavola da sottostimare il pericolo dell’ostilità della montagna e le conseguenze di una caduta.

All’improvviso venne colto da un brivido.
 

Quel ragazzo stava lentamente, ma inesorabilmente arrivando a lui.

 

 

Note dell’autrice:

Ciao a tutti, bentornati sul terzo capitolo della mia storia. Sarebbe dovuto essere l’ultimo, ma giunta alla metà dello scontro mi sono resa conto che era già lungo almeno quanto i due capitoli precedenti, quindi ho deciso di dividerlo ulteriormente e di concludere la storia con il quarto capitolo. È destinata a non finire mai, la montagna deve sicuramente essermi ostile (ride).

Apparentemente i primi tre Pokémon di Grusha hanno solo tre attacchi programmati nel gioco reale, quindi mi sono presa la libertà di aggiungerne un quarto sia per Frosmoth (Scacciabruma) sia per Beartic (Gelopugno).

Le cose si fanno difficili per Grusha, diviso tra il dover ammettere che avendo sempre paragonato il suo sport favorito alle lotte Pokémon anche quelle dovrebbero divertirlo e il rigore di dover essere un inflessibile lavoratore, per dimostrarsi all’altezza e non perdere il titolo.

Pepe stupisce persino me. Però trovo il suo perseverare davvero ammirevole.

La seconda metà dello scontro sarà ovviamente anche quella più esilarante. Spero vogliate seguire anche l'ultim… quello che spero sarà l’ultimo capitolo.

Ringrazio ancora tutti voi per la lettura e vi esorto a lasciarmi le vostre impressioni qualora ve la sentiste :3!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** ~ Polneve ***


Il calore di un miracolo ~

4 ~ Polneve

 

Fu una folata di vento più forte delle altre a riportarlo alla realtà; era stato come se l’aria fosse stata tagliata. Il suo avversario, PokéBall alla mano, era già pronto per passare alla fase successiva. La neve vorticava incessante intorno a loro, come se anche la montagna volesse vedere ultimato quell’incontro.

Il capopalestra portò un braccio a protezione del viso; la visibilità era sempre più ridotta, persino l’edificio che sovrastava l’arena si perdeva dietro al turbine di ghiaccio e neve.

“Sicuro di voler continuare? La tempesta non sembra voler cessare.”

“Stai ancora cercando di scoraggiarmi?” rispose lo sfidante, sorridendo come per schernirlo.

“Non si tratta di questo; tempeste del genere in montagna sono molto pericolose. Potrebbe causare una valanga.”

“Dev’essere un segno.”

Sospirò. Non voleva proprio saperne di cedere.

“Il monte ti sta dicendo di smettere di temerlo, e a me di tirare fuori le mie vere capacità nelle situazioni peggiori.”

Grusha scosse la testa; era davvero incredibile. Ma se il suo avversario era capace di divertirsi mentre il mondo fremeva perché crollasse, anche lui avrebbe potuto ascoltare la voce della montagna, allentare la tensione e lasciarsi andare.

“Se non andrai via di qui illeso, non dire che non ti avevo avvisato.” concluse il capopalestra, mentre mandava in campo il suo terzo Pokémon. La sfera si aprì rivelando Cetitan, il Pokémon Balenoterra, che entrò in campo emettendo un verso sordo e poderoso. Il Pokémon venne immediatamente colpito dalle rocce che Garganacl aveva lasciato sopra il terreno di lotta, che non riuscirono però a scalfire la sua robusta corazza, causando solo lievi danni.

Anche Pepe lanciò la sua PokéBall, dalla quale uscì Scovillain, il Pokémon Habanero.

“Un Pokémon di tipo Fuoco. E va bene, Cetitan. Vediamo come possiamo divertirci. Cominciamo con Geloscheggia!”

Il possente Pokémon attaccò per primo, creando una serie di schegge appuntite che scagliò a gran velocità verso il Pokémon avversario; ma Pepe non si fece trovare impreparato.

“Scovillain, usa Fuocobomba e sciogli quelle schegge!” il Pokémon eseguì, lanciando di fronte a sé una colonna di fuoco che fu sufficiente a sciogliere il ghiaccio prodotto dal gigante ghiacciato.

Grusha emise un sospiro soddisfatto.

Idrobreccia!”

Cetitan si preparò ad avventarsi sul Pokémon a due teste ricoperto di fragorosi getti d’acqua, ma Pepe osservava con cura i suoi movimenti.

“Scovillain, ascoltami; dobbiamo evitarlo. Al mio via, usa una delle due teste per aggrapparti alla ringhiera e lanciarti verso l’alto.” Le due teste del Pokémon annuirono, ma subito dopo si misero a litigare per quale delle due avrebbe dato lo slancio. Pepe le richiamò all'attenzione, indicando la balenottera di terra che nel frattempo aveva iniziato a correre a grandi passi verso di loro.

“Ora!”

La testa di tipo Erba saltò verso il parapetto, aggrappandovisi con un morso e nel contempo usando la rete come un tappeto elastico; il Pokémon superò Cetitan in volo, e la testa di fuoco si mostrò pronto ad attaccarlo.

Fuocobomba!”

L’attacco andò a segno; Cetitan riuscì a fermarsi poco prima di andare a sbattere, ma venne investito in pieno dal fuoco. Non riportò seri danni, ma venne scottato, e si accasciò sulla neve con fare sofferente.

Il capopalestra arrise a ciò che lo sfidante aveva appena fatto. Sfruttare il terreno di lotta in quelle condizioni era stata una mossa geniale. In più, la montagna pareva proprio volerlo favorire. Avrebbe dovuto tirare fuori tutte le sue risorse per sperare di batterlo. Forse quella circostanza fortuita era davvero un segno per entrambi.

“Cetitan, puoi continuare?”

Il Pokémon rispose al suo allenatore, rialzandosi ed emettendo nuovamente il suo verso in segno di sfida. Le due teste di Scovillain risposero a tono galvanizzando anche Pepe, che scoppiò in una risata.

Vortighiaccio!”

Cetitan iniziò a ruotare velocemente su se stesso, rotolando poi verso l’avversario. Scovillain tentò di schivarlo aggrappandosi ancora una volta alla ringhiera, ma Cetitan aumentò vertiginosamente la propria velocità, mandando a segno il suo attacco e costringendolo a terra. La testa di tipo Erba subito usò Energipalla per darsi uno slancio e riuscire a rialzarsi. Cetitan si trovava ora di fronte a lui, nella metà del campo opposta a quella del proprio allenatore.

“Scovillain, vai di Cozzata Zen!”

Corposcontro!”

I due Pokémon misero tutta l’energia che gli rimaneva in un poderoso attacco; Cetitan investì il Pokémon Habanero con la sua corazza titanica causando seri danni, che si aggiunsero a quelli delle piccole schegge di ghiaccio che di tanto in tanto fuoriuscivano dal vortice creato dalla tempesta di neve. Scovillain riuscì comunque a mettere a segno il proprio attacco, ma colpendo con meno intensità; il suo avversario rimase in piedi seppur vacillando, mentre lui stesso si accasciava sul terreno ormai esausto.

Pepe lo ritirò immediatamente dalla lotta. Il suo apporto in campo era stato provvidenziale. Cetitan si mostrava alquanto provato mentre barcollando tornava di fronte al suo allenatore; la scottatura gli avrebbe causato danni permanenti. Doveva solo insistere, ancora solo qualche attacco.

“Sei in gamba, devo ammetterlo. Ma non abbastanza per battermi.”

L’espressione sorridente del capopalestra catturò Pepe per un attimo, lasciandolo di stucco. Accidenti, allora anche lui alle volte sapeva essere umano.

“Non cantare vittoria, non è ancora finita.”

Il ragazzo stava terminando le risorse, ma era deciso ad andare fino in fondo. Il quinto Pokémon della sua squadra a lasciare le sue impronte sulla neve fu Greedent, il Pokémon Guancegonfie. Cetitan lo salutò con un verso di sfida, ma quando lo scoiattolo si rese conto del mulinello dietro di sé e di quale gigantesco Pokémon avrebbe dovuto affrontare trasalì, e il suo primo impulso fu quello di scavare un buco nella neve, nascondendosi al suo interno.

“Coraggio Greedent, tira fuori il tuo orgoglio. Puoi farcela.” Il Pokémon fece sbucare la testa fuori dal suo nascondiglio.

“Questa lotta è molto importante per me.”

Cogliendo la sincerità del suo allenatore il piccolo Pokémon si fece coraggio, e saltò fuori dal pertugio pronto allo scontro.

“Così ti voglio, andiamo!”

“Possiamo proseguire?”

Chiese Grusha schiarendo la voce, quasi sconcertato dal patetico spettacolo al quale era stato costretto; anche il suo Pokémon mostrava la medesima espressione.

“Certo, noi non ci tiriamo mai indietro!”

Con rinnovata fiducia in se stesso Greedent supportò quanto detto dal suo allenatore, alzando i pugni e sfidando apertamente il gigante che aveva di fronte.

Il piano di Pepe prevedeva che il suo Pokémon non si avvicinasse troppo a quello avversario; il suo corpicino gracile e debole sarebbe stato compresso senza rimedio anche da un solo attacco diretto.

“Andiamo Greedent, usa Semitraglia!”

Vortighiaccio.”

Il piccolo Pokémon attaccò immediatamente, buttando fuori dalle guance gonfie alcuni piccoli semi veloci e incisivi. Cetitan si protesse dietro al vortice di ghiaccio da lui stesso creato, deviando la traiettoria dell’attacco avversario e avvicinandosi pericolosamente a lui.

Terremoto!” Greedent eseguì, facendo vibrare il terreno e riuscendo a far perdere l’equilibrio al Pokémon di Grusha deviandone la traiettoria; il colosso andò a sbattere sul parapetto, trovandosi disorientato. “E adesso Psicozanna!”

Il piccolo Pokémon prese la rincorsa e si avventò sull’altro con tutta la sua potenza, riuscendo a colpirlo mentre ancora riprendeva coscienza di sé. Stavolta i danni furono insostenibili per la balena di terra, che cadde di peso sulla neve, sfinito.

Anche il terzo Pokémon del capopalestra era stato messo fuori combattimento.

Grusha iniziava a sudare freddo. Gli rimaneva un solo Pokémon, il suo asso nella manica, che avrebbe potuto ribaltare la situazione a suo favore se fosse riuscito a sfruttarlo appieno. Era un Pokémon avvezzo alla nebbia e alle cime innevate. La tempesta avrebbe potuto favorirlo.

Greedent tornava esultante di fronte a Pepe, che saltando e gioendo con lui gli prometteva le bacche più buone che avesse mai mangiato a fine battaglia.

“Interessante. Mi costringi a dare tutto me stesso. Sono pochi gli sfidanti come te.”

Il capopalestra estrasse dalla cintura la sua ultima PokéBall. La tensione era alta.

“Non che giungano in tanti fin qui, s’intende. Ultimamente però l’accademia sta sfornando dei veri talenti.”

“Lo prendo come un complimento.” sorrise Pepe, portando entrambe le braccia dietro la testa e dondolandosi fiero.

“Siete tutti diretti verso i vostri obiettivi. Niente può sbarrarvi la strada.” Il capopalestra teneva lo sguardo sulla neve, fermo e deciso. “Quasi vi invidio.”

Grusha portò la sfera di fronte al viso e lasciò che si aprisse, liberando il suo ultimo Pokémon; dal punto più interno del vortice si udì un maestoso canto, e all’interno della palestra tutti seppero che il custode della montagna aveva fatto la sua comparsa. Altaria, il Pokémon Canterino.

Levitoroccia ebbe immediatamente effetto anche su di lui facendogli perdere quota, ma il Pokémon riuscì comunque ad atterrare in modo aggraziato di fronte al suo allenatore.

“Hai commesso un errore sfidando il mio orgoglio.” proseguì Grusha, mentre Greedent osservava incantato il suo Pokémon. “Proprio perché sei così forte, voglio sconfiggerti in maniera tanto umiliante da non vederti più.”

Pepe aggrottò le ciglia. Quel Pokémon di tipo Drago / Volante sarebbe stato un osso duro per i suoi. Doveva assolutamente trovare il modo di portarlo a terra. Il fatto che fosse un Pokémon abituato a vivere ad alta quota non era affatto rassicurante, e il suo aspetto nebbioso gli avrebbe permesso di confondersi facilmente con l’ambiente.

E l’ultimo commento di Grusha era stato talmente sincero da metterlo a disagio.

“Provaci, ma prevedo che resterai deluso.” disse cercando di darsi un tono, mentre anche Greedent si dava due schiaffetti sul viso per ricomporsi. Lo scoiattolo era nuovamente pronto alla lotta, e questa volta fu lui a incoraggiare il suo allenatore, che gli sorrise di rimando e cominciò a studiare attentamente i movimenti di Altaria.

“È giunto il momento di congelare l’esito di questo incontro.” sentenziò Grusha, mandando avanti il suo Pokémon. “Tifone!”

Semitraglia!”

Greedent fu il primo ad attaccare, muovendosi velocemente verso Altaria e tentando di colpirlo con i suoi piccoli semi, ma il Pokémon nebbioso li evitò abilmente librandosi in volo, fino ad arrivare abbastanza in alto da causare un turbine ventoso che investì in pieno lo scoiattolo, che ne rimase confuso. Greedent iniziò a barcollare sul posto, mentre Altaria volava in circolo sopra di lui. Le sue ali e il suo corpo candido si fondevano con la luce fioca che arrivava dal cielo, e con la neve che cadeva inesorabile.

“Finiscilo. Dragopulsar!”

Una potente onda d’urto investì il piccolo Pokémon, che impacciato com’era non poté evitarla. Quando la nebbia si dipanò rivelò la sua sagoma riversa sul suolo, inabile a proseguire. Il drago piumato si posò nella propria metà del campo, pago della vittoria.

“Grazie, Greedent. Avrai le tue bacche, come promesso.” disse Pepe, riportandolo nella sua sfera. Non c’era molto che potesse fare contro Altaria, se non cercare in tutti i modi di impedirgli di volare. Ma come sarebbe stato possibile con il suo ultimo Pokémon? Perché potesse colpirlo, avrebbe dovuto studiare un modo per avvicinarsi il più possibile e coglierlo di sorpresa.

“Avanti, bello. Sei la mia ultima speranza.”

Disse sommessamente alla sfera, per poi lanciarla con impeto sul terreno di lotta, lasciando che rivelasse il suo fido compagno. Mabostiff atterrò sulla neve con un potente ululato, facendo capire a Grusha di avere intenzione di dare tutto se stesso.

Il capopalestra si strinse nelle spalle.

“Questo Pokémon è davvero ben allenato; e sembra anche stimarti molto.”

Mabostiff continuava a ringhiare agguerrito, e Pepe dietro a lui stringeva i pugni. Avevano il medesimo spirito combattivo.

“Dicono che i Pokémon di tipo ghiaccio siano freddi, ma in realtà sono solo molto selettivi con le persone a cui si legano.”

Pepe strinse gli occhi. Per quanto potesse sforzarsi, non capiva cosa volesse dirgli.

“Osservando il rapporto tra voi, percepisco quanto io e te siamo simili.”

Il capopalestra alzò un braccio verso il cielo, e avendo compreso le intenzioni del proprio allenatore il Pokémon uccello s’alzò nuovamente in volo; Mabostiff lo seguì attentamente con lo sguardo mentre con movimenti eleganti seguiva il percorso del vento, preparandosi ad attaccarlo, e si mise sull’attenti abbaiando e fremendo con smania di cominciare lo scontro.

“Scusa, non volevo risultare impersonale. Intendo dire che anch’io lego con i Pokémon perché ho poca fiducia nelle persone.”

“Ti sbagli, Grusha.”

Il ragazzo aveva cambiato sguardo.

Ora era il suo passato a tornare prepotentemente. Aveva abbassato lo sguardo, e soppresso ancora una volta il magone che gravava sulle sue spalle e lo faceva soffrire. Non glielo avrebbe permesso. Qualunque gioco stesse giocando, non avrebbe funzionato.

“Non so quale inverno tu abbia vissuto, e non m’interessa.” Il ragazzo portò una mano di fronte al viso, chiudendola come se volesse spezzare la lastra di ghiaccio che il suo avversario gli aveva posto di fronte.  

“Ma preparati, perché io ti farò assaggiare la realtà più piccante che tu abbia mai conosciuto.”

 

Note dell’autrice:

Ripetiamo tutti insieme: questa sarebbe dovuta essere una Oneshot!

… Una storia in cinque capitoli che dovevano essere tre, ma ci stiamo sempre più allargando. Scrivo troppo. Fermatemi!!!

Questa volta avevo due possibili scelte: o avrei pubblicato un ultimo capitolo lunghissimo o avrei scelto ancora una volta di dividerlo in due parti :’(. Ho scelto la seconda, perché non volevo annoiarvi, e i capitoli lunghissimi sono per la maggiore ciò che più indispone alla lettura.

Ancora una volta mi sono presa la libertà di aggiungere Corposcontro a Cetitan, comunque. Siamo arrivati allo scontro finale: Altaria vs Mabosstiff. Sapevamo tutti come sarebbe andata a finire, eh?

Il prossimo capitolo è davvero l’ultimo. Lo giuro. Ci metto il timbro. A costo di farlo risultare un pochino più lungo. Abbiate pazienza e soprattutto abbiate fede.

Vi ringrazio davvero tanto di cuore per essere arrivati fin qui, lo so che è dura xD. Resto sempre in attesa dei vostri pareri, e ancora una volta vi do appuntamento ad un prossimo capitolo!
- ~ -

 

 

 

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Capitolo 5
*** ~ Freddura ***


Il calore di un miracolo ~

5 ~ Freddura

 

Il Pokémon dal piumaggio candido come la neve fluttuava nel cielo ove s'incontravano vento e nubi, mentre il mastino dal basso lo seguiva con lo sguardo, ringhiando.

Il capopalestra emise una lieve sbuffata interessata alle parole del giovane; era chiaro che dall’inizio cercasse solo un riscatto verso qualcuno o qualcosa, che tentasse in ogni modo di nascondere a se stesso la propria insicurezza, eppure le condizioni della lotta erano state alquanto favorevoli per lui.

Non lasciarsi abbattere dalle difficoltà e mostrarsi sempre allegro doveva essere il suo modo d’incoraggiarsi e di trascinare i suoi Pokémon nel suo entusiasmo.

“Sarà ancora più interessante mostrarti la potenza del ghiaccio.”

Sopra di lui Altaria emise un verso potente, e all'ordine del suo allenatore cominciò ad agitare le ali, creando ancora un Turbine di fronte al quale Mabostiff non poté reagire. Venne investito in pieno dal vento, ma si aggrappò al terreno e riuscì a resistere, scuotendo la testa per liberarsi della confusione.

Dragopulsar!”

Con un potente stridio il Pokémon nebbioso preparò il suo secondo attacco, scagliando dal becco un raggio di energia che evitò l’avversario ma giunse fino al vortice che ricopriva l’arena, perforandolo per un attimo e mostrando tutta la sua potenza.

L’attacco di Altaria non volle fermarsi e il mastino fu costretto a seguitare a correre e scansarsi, finché non fu troppo stanco per continuare e non trovò riparo dietro a un cumulo di neve.

Il giovane allenatore sudava freddo; il suo Pokémon era chiaramente in difficoltà contro un tipo Volante, ma pur sapendo ciò tentò di concentrarsi guardandosi intorno; Mabostiff era troppo pesante per saltare come Scovillain, e troppo grosso per nascondersi sotto la neve come Greedent.

D’un tratto ebbe un’intuizione; il suo compagno aveva già trovato da solo la soluzione. Sgranò gli occhi.

Dietro era la chiave.

Nel frattempo Altaria aveva sospeso il suo attacco. Seguitava a volare in circolo per recuperare le forze, tenendosi al contempo ben lontano dal suo avversario. Era il momento giusto per agire, avrebbe solo dovuto approfittare della sua fiacchezza; probabilmente non sarebbe sceso di quota tanto presto rischiando di farsi colpire. Inoltre, il sibilo del vento avrebbe attenuato il suono della sua voce, facendo sì che il capopalestra non potesse sentirlo.

“Mabosstiff, devi scavare nella neve e creare una trincea intorno a te che sia più alta possibile!”

Il Pokémon si volse verso il suo allenatore emettendo un latrato impaziente come se attendesse qualcosa, ma il ragazzo non si fece distrarre dal seguire con lo sguardo il Pokémon avversario.

“Non ancora, ho un piano. Fidati di me, ok?”

Mabostiff rispose abbaiando, e subito cominciò a scavare nella neve che s’era accumulata durante lo scontro, nascondendosi di volta in volta dietro di essa in modo che Altaria non potesse vederlo dalla sua posizione elevata.

Nel frattempo Grusha avvertiva il meteo cambiare nelle immediate vicinanze dell’arena; il vento diveniva sempre meno incisivo, e le nubi nel cielo avevano cominciato a diradarsi. La tempesta stava cessando. Compreso che Altaria non avrebbe più potuto confondersi con l’ambiente circostante, si rese urgente per lui portare la sfida al livello successivo.

Non appena comprese il piano di Pepe, ordinò al suo Pokémon di distruggere la parete di neve utilizzando Forza Lunare, al fine di rivelare la posizione di Mabostiff e porre immediatamente fine alla lotta con un attacco superefficace. Altaria eseguì l’ordine, ma Mabosstiff era veloce e sfruttava di volta in volta il breve lasso di tempo durante il quale l’attacco veniva caricato per saltare da un cumulo di neve all’altro, spossando in tal modo il Pokémon nebbioso che dopo pochi tentativi aveva già esaurito le forze. Il capopalestra comprese che non avrebbe potuto contare solo sul rapporto tra i tipi. Avrebbe dovuto far sì che il gelo divenisse incontrastabile.

“Un’altra pensata brillante.” Grusha estrasse da una delle tasche del suo giaccone la sua Terasfera. “Mi costringi a congelare ogni tua possibilità di vittoria.”

Sincronizzandosi perfettamente con le intenzioni del proprio allenatore, Altaria tornò di fronte a lui fluttuando a poca distanza dal suolo, per lasciarsi investire dell’energia della Teracristallizzazione.

“Raggeliamo ogni cosa, riportiamo la temperatura sotto zero. La nostra tormenta vi farà rabbrividire.”

Reagendo a contatto con l’aria, la Terasfera riempì l’atmosfera di migliaia di minuscoli cristalli che si radunarono sulla sommità del capo di Altaria in una gemma Teracrystal simile a un fiocco di neve. Con rinnovato ardore, Altaria mostrò tutto il suo spirito combattivo.

Pepe sorrise; non aspettava altro.

“Altaria, congela le pareti di neve con un Geloraggio!”

Il Pokémon concentrò la sua energia in una sfera che scagliò dal becco verso la barriera innalzata dal suo avversario, congelandola completamente. La potenza del raggio veniva accresciuta dal teratipo, portando la parete di ghiaccio a farsi ancora più elevata e imponente; Mabostiff rimaneva nascosto dietro di essa, in attesa.

“Mabosstiff, adesso corri! Fai in modo di farti seguire e gira intorno a lui schivando i suoi attacchi!”

Mabostiff uscì dal suo nascondiglio e cominciò a correre velocissimo da un cumulo di neve all’altro seguendo una traiettoria circolare, portando Altaria a tracciarne i movimenti con il fascio gelato che ancora emetteva e che ghiacciava qualunque cosa all’intorno. Quando il Pokémon si rese conto di non poter più seguire l’avversario e di rivedere se stesso specchiato nel ghiaccio in ogni direzione, rimase confuso per un attimo. I cristalli che ricoprivano le sue ali, creando ad ogni movimento una sottile polverina rilucente, si confondevano con i riflessi che la luce ora filtrante dalle nubi produceva sul ghiaccio, rendendogli impossibile vedere oltre l’ostacolo che lui stesso aveva creato.

Anche Grusha raggelò, non potendo intuire da quale direzione sarebbe partita la controffensiva.

“Altaria, non lasciarti raffreddare. Rompi il ghiaccio con Forza Lunare!”

Pepe non aveva alcuna intenzione di lasciare che il Pokémon riuscisse a mandare assegno quell’attacco.

“Adesso, Mabosstiff! Usa Carineria e rompi il ghiaccio!”

Il Pokémon di Pepe si diede uno slancio sfruttando l’impeto del suo attacco e trapassò una parte della parete ghiacciata, sorprendendo Altaria alle spalle; il Pokémon fu costretto a sospendere il proprio attacco e voltarsi indietro.

“Ora usa Rogodenti! Mira alle ali!”

Forte della sua rincorsa Mabosstiff si avventò sul Pokémon piumato, aggrappandosi ad una delle sue ali con denti infuocati e gettandolo sul lato opposto della parete di ghiaccio. Altaria emise un verso di dolore, tentennando a causa dei colpi ricevuti.

“È il momento, Mabosstiff!” gridò Pepe, preparando la sua Terasfera.

Rivolse a Grusha uno sguardo deciso mentre anche la sua sfera attivava il proprio potere, e al capopalestra parve quasi che invece d’incoraggiare se stesso volesse davvero incoraggiare entrambi.

“Qualunque tempesta è destinata a cessare. Dopo la pioggia arriva sempre il sole. Sei tu a scegliere ciò che vuoi vedere.”

L’energia del tipo Buio investì il suo Pokémon, che con rinnovata forza lanciò un vigoroso latrato.

“Mabosstiff, usa Sgranocchio!”

Il Pokémon si preparò a gettarsi su Altaria, ormai inerme e inabile a volare, e Grusha sussultava mentre il suo Pokémon veniva colpito da un attacco fatale, soccombendo allo sfidante e accasciandosi sul terreno.

L’energia della sua gemma Teracrystal si disperse all’intorno, mentre la luce del sole faceva capolino tra le nuvole ormai distanti tra loro, e tornava ad illuminare e rendere abbagliante il biancore che ricopriva la cima.

Era finita.

Anche Mabosstiff lasciò che la forza del Teracrystal lo abbandonasse, e corse verso Pepe abbaiando ed esultando. Il ragazzo  lo accolse con un gran sorriso ed un abbraccio, e il mastino volle mostrargli tutto il suo affetto con  qualche leccata di troppo sul viso, alle quali lui rise.

Grusha era rimasto immobile ad osservare la vetta del monte. Aveva sperato di poterne avere il supporto fino alla fine, e invece tronfio delle sue capacità era stato punito.

Tornò con lo sguardo sul suo Pokémon e si avvicinò a lui, accolto da un lieve lamento. Carezzandolo sul capo lo ringraziò per il lavoro svolto, esortandolo a riposare.

“Ma smettila, è tutto merito tuo!” diceva Pepe a Mabosstiff che seguitava a saltargli addosso dalla felicità, mentre i tifosi che avevano seguito lo scontro uscivano dalla palestra per conoscerne l’esito ed esaltare il vincitore, complimentandosi per il coraggio che aveva avuto di sostenere l’intero incontro in quelle condizioni e domandando a Grusha se tutti stessero bene. Il capopalestra rassicurò tutti i presenti onorando formalmente il suo ruolo, per poi tornare di fronte allo sfidante.

“Non teracristallizzare subito per non farti trovare è stato sagace. Confermo ciò che ho detto: ultimamente l’accademia sforna solo talenti.”

Anche Mabosstiff confermò con un grugno quanto detto da Grusha, mentre Pepe si alzava cercando di pulirsi il viso e darsi un contegno, rimuovendo la neve dai pantaloni.

“Credo che tu abbia ragione. Dovrei divertirmi di più e pensare meno a difendere il titolo.” continuò Grusha portando una mano a tirare giù la sciarpa, e porgendo l’altra a Pepe che la strinse soddisfatto.

Intorno a loro tutti applaudivano lo sfidante, che sorrise imbarazzato. “Grazie, mi sono divertito un sacco.”

“Eccoti la tua medaglia, e aggiungo anche un regalo per te.” Grusha tolse fuori da una delle tasche una medaglia e una Macchina Tecnica, e le porse a Pepe che procedette subito ad appuntare la prima sul giaccone e a conservare in una tasca la seconda.

“Oh, vedo che non sono l’ultimo.”

“No, ho lasciato per ultime la capopalestra di tipo Spettro e quella di tipo Psico; sono quelle più semplici da sconfiggere, per me.”

Mabostiff confermò anche questo, abbaiando per darsi delle arie.

“Intendi sfidare la Lega Pokémon?”

“Non saprei, ma se non tentassi non sarebbe un testare davvero le mie abilità. Quindi credo lo farò.”

“Non tornare da me quando sarà, ma fammi sapere se ci sei riuscito.”

Pepe scoppiò in una risata, e tirò fuori da una delle tasche dei pantaloni il suo Smart Rotom.

“Allora questa sarà la mia unica occasione di avere una prova di questa vittoria.”

Non appena Grusha lo vide svolazzare di fronte a loro lasciò andare la sciarpa, aggrottando le ciglia.

“Oh no. Anche tu vuoi una foto con me? Ma che ve ne fate?... Oh, immagino di dovermi arrendere.”

Pepe rise di nuovo di fronte al più forte dei capipalestra chiaramente in difficoltà, e una volta scattata la foto i due si salutarono definitivamente. Grusha si diresse al Centro Pokémon per rimettere in sesto la sua squadra mentre Pepe, dopo una breve sosta in palestra per comunicare all’addetto della Lega della sua vittoria, si diresse ancora una volta a Neveria.

“Secondo te siamo stati troppo severi con lui?”

Mabostiff emise un ringhio di risposta, mentre seguiva il passo del suo allenatore.

“È vero che anche lui è stato severo con noi, ma forse è solo perché ha toccato il fondo e non ha avuto nessuno vicino come invece è stato per me.” Pepe passò una mano tra i capelli, assorto in quelli che parevano essere pensieri negativi.

Il suo Pokémon emise un secondo ringhio rassegnato e attese per un attimo che il ragazzo gli passasse davanti, per poi dargli dei piccoli colpetti sulle gambe per spronarlo a camminare più velocemente, senza guardarsi indietro. Il ragazzo rise.

“Ho capito, ho capito!”


In seguito alla sua breve sosta Grusha rientrò in palestra e venne subito avvicinato dal suo assistente, che gli comunicò che lo sfidante aveva lasciato una busta per lui. Era di media grandezza, ma piuttosto leggera, e una volta aperta rivelò cinque panini e un biglietto.

‘Mangiali insieme ai tuoi Pokémon!

P.S. Non pensi che ciascuno di loro sia proprio adatto per tentare uno slalom sulla neve?’

Il sole di mezzogiorno era caldo e rallegrava i Pokémon della montagna, che uscirono dalle loro tane per godersi la giornata. L’unica nebbia presente nell’intero panorama di cui si poteva godere da quell’altezza era quella che ricopriva il cratere al centro della regione. La tempesta era ormai lontana, e pareva che la sua intenzione per il resto della giornata fosse di tormentare i lavoratori in miniera.

Seduto sulla neve di fronte al Centro Pokémon, Grusha richiamò i suoi Pokémon e distribuì un panino a ciascuno di loro; si riservò comunque il primo morso, per evitare loro una grossa delusione se non fossero stati all’altezza. In effetti quel ragazzo aveva detto di volersi impratichire nella cucina, ma poiché era stato da lui incalzato in ogni modo possibile, non riusciva a fidarsi del tutto.

“È piccante…” sentenziò, ma attirati dal profumo degli ingredienti i suoi Pokémon s’erano già avventati sugli altri, finendoli prima di lui, e soddisfatti parevano discorrere tra loro di quanto fossero buoni.

Certo che i suoi Pokémon erano perfetti per uno slalom sulla neve; i Pokémon di tipo ghiaccio erano tutti massicci e possenti. Qualora avesse mai superato il trauma dell’infortunio, avrebbe potuto sceglierne uno e tentare una discesa. Fece spallucce.

Il secondo morso era già meno piccante.

 

Note dell’autrice:

Siamo giunti alla fine di questa storia.

Grusha e Pepe hanno imparato qualcosa, io ho imparato qualcosa ripassando un po’ di competitivo e penso mi prenderò una pausa dalle fanfic per almeno una settimana.

In realtà ho già un’altra idea, ma voglio aspettare prima della stesura.

Ah, voglio i DLC! Voglio tornare a Paldea, e devo ancora fare un sacco di shiny hunting.

Ho un sacco di cose da fare, e invece perdo il mio tempo a scrivere fan fiction. Sono comunque contenta di aver concluso anche questo soggetto, mi ha rubato le notti e le giornate. Spero di avervi allietati almeno un po’ e regalato qualche momento piacevole. Fatemi sapere cosa vi ha lasciato la storia :3 io vi saluto, e vi do appuntamento alla prossima!

Mi piace un sacco scrivere di Pokémon, devo assolutamente rifarlo…

 

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