Il Paese dei Balocchi

di Ciuffettina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Quando arriva la cavalleria?» ***
Capitolo 2: *** «Agli incontri fortunati!» ***
Capitolo 3: *** «Ma è orribile!» ***
Capitolo 4: *** «Per uno che vince, gli altri perdono» ***
Capitolo 5: *** «Piantala!» ***
Capitolo 6: *** «Ma non è una ragazza seria!» ***
Capitolo 7: *** «Ma non si può!» ***
Capitolo 8: *** «Meno parole e più fatti!» ***



Capitolo 1
*** «Quando arriva la cavalleria?» ***


«Rouge. Il signore ha vinto. Di nuovo».
«Come tutti quelli che hanno puntato sul rosso» replicò Balthazar con un sorriso e ritirando la sua vincita.
Era a Consonno solo da pochi mesi ma ormai tutti lo conoscevano come “Mister Fortuna” e i croupier avevano cominciato a guardarlo male quando si avvicinava ai vari tavoli che fosse quello dei dadi o della roulette.
Consonno, frazione del comune di Olginate, era stata ribattezzata “il Paese dei Balocchi” e anche “la Las Vegas brianzola”.
Balthazar ridacchiò nel ripensare a com’era finita con quella originale: accompagnato forzatamente all’uscita come “personae non gratae(1). Divertente davvero: là, coi suoi poteri, aveva vinto ai dadi, alla roulette e alle slot machine ma era stato sbattuto fuori, con l’ingiunzione di non farsi più vedere, perché accusato dell’unica cosa che non aveva fatto: aver contato le carte a Black Jack(2). Ridicolo!
Lui non contava le carte (almeno non intenzionalmente), semplicemente gli veniva istintivo come gli umani, guardando un dado, sapevano automaticamente che numeri erano nascosti e su che lato si trovavano(3). Tanto ci sarebbe tornato fra 20 anni e chi si sarebbe più ricordato di lui?
Forse doveva andarsene da Consonno prima che lo buttassero fuori anche da lì. “Ancora una settimana” decise, “e poi ritorno a Parigi. Comunque non possono accusarmi di niente. Chi mai crederebbe che uno ha il potere di far girare dei dadi e una roulette non truccati a proprio piacimento?
Si diresse verso il bar per farsi un drink. Era felice di poter sentire i sapori, a differenza degli altri angeli semplici, altrimenti sarebbe stato abbastanza difficile integrarsi tra gli umani visto la loro propensione a discutere di quasi ogni argomento davanti a quelli che loro chiamavano “pranzi d’affari”; anche senza quella capacità avrebbe potuto comunque ingurgitare le vivande ma non sarebbe stato altrettanto piacevole visto che ogni cosa avrebbe saputo di atomi.
Ovviamente non aveva svelato ai suoi fratelli il suo “superpotere” anche perché, sicuramente, sarebbe intervenuto “il Grande Principe”(4), in tutta la sua arcangelica Grazia, a toglierglielo con la motivazione: «Se nostro Padre ha deciso che voi angeli non possiate sentire i sapori, non vedo perché tu possa farlo». Uno schiocco di dita e addio escargots! Per non parlare della ramanzina che si sarebbe beccato Gabriel “colpevole” di avergli fatto quel dono(5).
Balthazar non faceva parte della sua legione eppure l’arcangelo aveva sempre trovato del tempo per passare nell’Armeria del Paradiso per mangiare con lui qualche nuovo cibo che aveva appena scoperto e per raccontargli degli aneddoti divertenti sugli umani, in più aveva permesso a Castiel di andarlo a trovare quando volesse, alleviandogli così quelle lunghe ore di tedio assoluto… quanti bei momenti! Poi Gabriel era scappato dal Paradiso e, da allora, le cose non avevano fatto altro che peggiorare…
Era appena entrato nel locale, quando si bloccò vedendo un uomo biondo in giacchetta militare e jeans, seduto a un tavolo intento a mangiare una grossa fetta di torta alla panna con sopra le fragole; il tramite era cambiato (come il suo, del resto) ma avrebbe riconosciuto quella Grazia scoppiettante come fuochi d’artificio fra mille: Gabriel.
Quasi ipnotizzato Balthazar si recò a quel tavolo. «Posso sedermi qui?» domandò con un sorriso.
Non si aspettava certo di vederlo fare i salti di gioia ma neppure che la sua prima reazione fosse di fissarlo con rabbia, sforzandosi poi di fargli un sorriso stiracchiato.
«Mi hai trovato. Bravo!» gli disse applaudendolo ironicamente, poi lanciò delle rapide occhiate in giro. «Beh, quando arriva la cavalleria?»
Ma che gli ho fatto?” «Cavalleria?» domandò Balthazar stupito, poi capì. «Niente cavalleria» abbassò la voce e scandì: «Non sono qui per riportarti indietro. Sono scappato anch’io dal Paradiso. De-fi-ni-ti-va-men-te».
L’arcangelo lo studiò per qualche secondo per capire se gli stava mentendo oppure no, poi gli accennò che poteva sedersi. «Così sei entrato anche tu nel programma protezione testimoni». Fischiò leggermente. «Hai fegato, Balthy! Se Michi ti ritrova, ti confina in quel buco per l’eternità».
«Non penso proprio che mi stia cercando» replicò Balthazar a bassa voce e sedendosi. «Spero che mi creda morto».
Gabriel spalancò gli occhi sorpreso. «Wow! Questa è una storia che voglio proprio sentire ma non qui, troppe orecchie umane. Vuoi ordinare qualcosa?» Fece un cenno alla cameriera di avvicinarsi. «Per lui una fetta di torta Paradiso, per me invece un’altra fetta di questa torta».
 
  1. Persona non gradita
  2. Non so come si possa “contare le carte” ma in diversi telefilm ho visto che i personaggi accusati di fare questo venivano allontanati dal tavolo da gioco col divieto assoluto di tornare in quel Casinò. Al momento mi vengono in mente solo “Rain Man” e una puntata di “Lucifer”.
  3. Quando guardiamo un dado, vediamo solo tre facce, quindi sappiamo immediatamente quali numeri sono nascosti alla nostra vista. Ricordo, inoltre, che la somma delle facce opposte dei dadi dà sempre 7 quindi la faccia opposta di 1 è 6, quella di 2 è 5 e così via.
  4. Ovviamente Balthazar sta pensando a Michael
  5. Vedere il racconto “Armi e Fichi”

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Capitolo 2
*** «Agli incontri fortunati!» ***


Mi sono riguardata “Il terzo uomo” (la prima puntata in cui compare Balthazar 06x03) e dalle frasi che scambia con Castiel sembra che abbia lasciato il Paradiso subito dopo la mancata Apocalisse. Purtroppo questa storia è ambientata nel 1966, perciò che fare? Cancellarla e riscriverla da capo, eliminando il personaggio di Balth? Impensabile. Ambientarla dopo la sventata Apocalisse? Impossibile. L’unica soluzione è stata fingere che Balth sia scappato molto prima dal Paradiso. Perdonatemi!
 
 
Quando la cameriera si fu allontanata, Gabriel disse: «Cavoli, Balthy! Mi hai fatto prendere un colpo! Per un attimo ho pensato che ti fossi messo a fare Eliot Ness(1): “Ehi amico, la fuga è finita, tieni le ali dove posso vederle e seguimi senza fare scherzi”».
Balth si mise a ridere per il suo tono da “sbirro” poi disse: «No, no, preferisco fare il giocatore d’azzardo. Comunque sarebbe stato un bel ribaltamento dei ruoli, di solito eri tu che facevi il cacciatore di taglie con me».
«Già… bei tempi!»
«Non ho mai capito perché lo facessi… non eri il mio superiore».
«Proprio perché non lo ero» rispose Gabriel, appoggiandosi allo schienale della sedia e ammiccando.
«Non capisco…» replicò Balthazar perplesso.
«Ecco le vostre torte». La cameriera era tornata con le ordinazioni e i due angeli interruppero la loro conversazione.
«Assaggia, non può non piacerti, è stata fatta lievitare con Pane Angeli» lo invitò Gabriel, prendendo la forchetta e cominciando a gustare la sua torta alla panna.
Balthazar pensò all’ironia della situazione: un angelo che mangiava una Torta Paradiso lievitata con Pane Angeli. Da rotolare dalle risate! E se la situazione fosse diventata ancora più assurda? Fece un cenno alla cameriera di avvicinarsi.
«Volete ordinare altro?»
«Certo! Ci porti due cocktail Paradise».
«Non è nella nostra lista…»
«Ah ma prepararlo è semplicissimo! Prenda nota: 3,5 cl di gin, 2 cl di brandy all’albicocca e 1,5 cl di succo all’arancia fresco. Dovete riempire una coppetta da cocktail con del ghiaccio per raffreddarla poi riempite di ghiaccio uno shaker, eliminate l’acqua in eccesso, poi aggiungetevi il gin, il brandy e il succo d’arancia e agitate bene. Filtrate il contenuto dello shaker nella coppetta da cocktail svuotata del ghiaccio. Mi raccomando: si serve senza cannuccia. Per favore» aggiunse sorridendole affascinante, «ci terrei davvero tanto a farlo provare al mio amico».
«Vedo quello che posso fare». Dopo aver scritto freneticamente tutte le istruzioni, la cameriera si allontanò verso il bar e si mise a parlottare col barman.
«E quand’è che saresti diventato un esperto di drink?» domandò Gabriel.
«Da quando mi sono traferito in Francia e ho dovuto guadagnarmi da vivere». Vedendo l’espressione scettica dell’arcangelo, aggiunse: «Ho anche lavorato onestamente, sai?»
«E quanto è durata?» domandò Gabriel con l’aria di non crederci affatto.
«Ma che ne so? Non sono stato lì a guardare l’orologio» rispose strizzandogli l’occhio. «Comunque non hai risposto alla mia domanda sul perché mi pedinavi».
«Oh già…» L’arcangelo smise di mangiare, depose la posata, intrecciò le dita sotto il mento e lo fissò. «Se tu fossi stato un mio sottoposto, non mi sarebbe importato se tu fossi sceso sulla Terra a tuo piacimento, purché non trascurassi il tuo eventuale protetto, ma il tuo superiore era Michael, il quale, come ben sai, era molto meno tollerante di me(2)».
Balthazar rimase spiazzato: sapeva che Gabriel era molto legato ai suoi sottoposti ma non immaginava che s’interessasse anche di quelli che non facevano parte della sua schiera (a differenza degli altri due arcangeli ai quali non importava un fico secco), perciò aveva sempre supposto che l’arcangelo passasse dall’Armeria solo per fare due chiacchiere con qualcuno che poteva, come lui, gustare il cibo, che quando lui evadeva dal Paradiso per andare a divertirsi, l’arcangelo lo seguisse per divertirsi anche lui o che passasse di lì per caso ma non aveva mai immaginato che lo pedinasse per proteggerlo. «L’ho sempre pensato che ero nello schieramento sbagliato, se avessi potuto scegliere…» gli disse, sorridendogli con affetto.
«Stai insinuando che nostro Padre abbia commesso un errore?» lo interruppe l’arcangelo raddrizzandosi di scatto. «Ti rendi conto che stai bestemmiando
Eh già! Era stato il loro Paparino a decidere il collocamento di ogni singolo angelo, alla faccia del tanto decantato Libero Arbitrio.
«È vecchia, Gabriel, non ci casco più» gli disse Balthazar per nulla impressionato.
L’arcangelo continuò a fissarlo severamente per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. «Uffa! Ma così non c’è gusto! Meglio tornare alle nostre torte, come ti sembra la tua?»
«Buona davvero…» disse Balthazar. «Torta Paradiso, lievitata con Pane Angeli eh?» domandò poi divertito. «Chissà che cosa direbbe Castiel… qualcosa tipo: “Non capisco perché si chiami Pane Angeli, noi angeli non facciamo il pane e nemmeno lo mangiamo”».
«Già… un vero peccato, non trovi?» considerò Gabriel. «Pensa che bello se invece che pugnali angelici avessimo avuto stampi per torte». Scrollò la testa al pensiero di tutti quei dolci che avrebbero potuto esistere e rallegrargli il palato.
«Ecco i vostri drink». La cameriera era tornata.
«Bene! A che cosa brindiamo?»
«Agli incontri fortunati» rispose Balthazar.
 
  1. Famoso poliziotto che incastrò Al Capone, oltre che in Spn, potreste averlo visto anche ne “Gli intoccabili” con Kevin Costner, Sean Connery e Andy García.
  2. Devo ringraziare Abby da Edoras e le sue storie per avermi ispirato questa idea.

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Capitolo 3
*** «Ma è orribile!» ***


Ho riscritto decine di volte questo capitolo e ancora non sono pienamente soddisfatta. Forse un "occhio esterno" riesce a capire che cosa c'è che non va. Buona lettura!

Dopo aver bevuto il cocktail e aver concordato che era molto meglio del Paradiso, i due angeli decisero di uscire all’aperto e si sedettero su una panchina che era accanto a una grande fontana che emetteva scenografici getti d’acqua proprio di fronte al centro commerciale che in mezzo aveva una torre, detta “Minareto” per la somiglianza con quella presente in quasi tutte le moschee.
Gabriel tirò fuori da una tasca un sacchetto di plastica che conteneva degli orsetti gommosi che sembravano fatti d’oro e ne offrì uno a Balthazar.
«Che cosa sono?» domandò l’angelo prendendone uno e schiacciandolo fra le dita.
«Ma come? Sei qui sulla Terra da… quanto? E ancora non li conosci?» ribatté Gabriel, facendo una faccia scandalizzata. «Haribo è la bontà che si gusta a ogni età» canticchiò. «Credo che tu abbia ancora molte cose da scoprire».
«Preferisco il cibo da gourmet».
«Uh, come siamo diventati sofisticati, io invece continuo a preferire i dolci» disse Gabriel, ingoiando tre orsetti di gomma in un colpo solo.
«Sai che se tu fossi venuto una settimana dopo, non ci saremmo incontrati?»
«Come mai?»
«I croupier sono allergici a quelli baciati dalla dea bendata. Sinceramente non capisco perché, non è colpa mia se ho la fortuna di essere un angelo» replicò Balthazar, cercando, invano, di avere un’espressione innocente. «Perciò avevo pensato di cambiare aria».
«Lo sai, vero, che esiste una cura contro la loro allergia?» disse Gabriel.
«Perdere? È una parola che sul mio vocabolario non esiste» ribatté l’angelo col suo tono da sbruffone che Gabriel ricordava tanto bene.
«Vabbeh… Dai, raccontami della tua fuga da Alcatraz».
Balthazar sospirò poi rispose: «Dopo un po’ che te n’eri andato, Michael e Raphael hanno cominciato a contendersi la guida del Paradiso. Magari si fossero limitati a una bella scazzottata fra loro per risolvere la questione, no, hanno deciso di coinvolgere tutti noi angeli, trascinandoci in una guerra fratricida tra le due fazioni».
«Una guerra? Ma è orribile!» domandò Gabriel sconvolto.
«Già… l’unica scelta che abbiamo avuto è stata quella di schierarci o di qua o di là». Balthazar chiuse gli occhi e rabbrividì come se avesse ancora davanti agli occhi quell’orrore poi raccontò che a un certo punto della battaglia si era ritrovato solo con intorno tanti di quei corpi a terra che non si capiva più dove finivano le ali bruciate di uno e cominciavano quelle dell’altro così gli era venuta un’idea: aveva spedito l’anima del suo tramite in Paradiso e ne era uscito, lasciando il suo corpo in mezzo agli altri. «Ed eccomi qui!» concluse, cercando di ritrovare un tono leggero.
Me lo sentivo che quei due avrebbero fatto qualcosa di stupido…” pensò Gabriel abbassando la testa. «Non avrei dovuto andarmene… Mi dispiace…»
«Ehi, non è stata colpa tua» disse Balthazar, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Gabriel, sconvolto, lo strinse a sé. «Vi hanno obbligato a uccidere i vostri stessi fratelli… Avrei potuto essere la Svizzera del Paradiso(1)… Avrei potuto tentare di farli ragionare… Avrei potuto…» s’interruppe, sopraffatto dal dolore.
Preso alla sprovvista Balthazar ricambiò l’abbraccio in silenzio, battendogli goffamente una mano sulla schiena. Non sapeva bene che cosa fare: gli Angeli non erano stati creati per provare emozioni, perciò non sapevano nemmeno come gestire quelle degli altri, tanto più quelle di un arcangelo che, in teoria, avrebbe dovuto essere freddo come il ghiaccio. Dopo qualche minuto gli disse: «O forse saresti finito come la Prussia(2). Che cosa avresti potuto fare contro quelle due teste calde? Piuttosto nostro Padre… Perché non ha dato loro una bella sculacciata e non li ha spediti in camera loro senza cena?»
«No… nostro Padre aveva abbandonato il… il Paradiso pri… prima che… che io sca… scappassi» farfugliò Gabriel.
«Ma bene! Nostro Padre ci abbandona, lasciandoci nei casini e tu ti senti colpevole per quello che hanno combinato Michael e Raphael? Se sei colpevole tu, lo siamo anche noi angeli… Eravamo in migliaia, avremmo dovuto mandarli al diavolo e ignorare le loro pretese… ma purtroppo il vizio di obbedire anche agli ordini più insensati senza ragionare ha prevalso».
Nonostante le parole di Balthazar, Gabriel si sentiva comunque colpevole. “I miei fratellini costretti a combattere fra loro…” pensò. “Castiel, Samandriel, Adriel… Avrei dovuto restare e cercare di proteggerli invece di scappare come un vigliacco perché non sopportavo più gli eterni litigi fra Michi e Raphi…” Stava quasi per chiedere a Balthazar chi fosse caduto in quella stramaledetta guerra ma poi decise che era meglio non sapere: quando ripensava al Paradiso voleva immaginare tutti i suoi fratelli ancora vivi, non stesi a terra con le ali bruciate… Si riscosse e si staccò da Balthazar, asciugandosi gli occhi.
«Ti senti meglio, Gabriel?»
«Insomma…» l’arcangelo sorrise malinconicamente. «Chissà che cosa direbbero Michael e Raphael se mi vedessero in questo momento».
«Di sicuro qualcosa tipo “Gli arcangeli non frignano come femminucce umane” ma sai che cosa ti dico? Chi se ne frega della loro opinione! Per noi sottoposti sarebbe stato meglio se loro avessero somigliato di più a te. Di certo tu non te ne saresti uscito con ‘sta stronzata del “voglio governare l’universo” ma con qualcosa tipo “voglio farvi sentire i sapori come gli umani”».
Di solito era Gabriel che incoraggiava e spronava i suoi sottoposti ma qui la situazione si era decisamente ribaltata, inoltre Balthazar gli stava parlando schiettamente senza le solite remore o piaggerie che invece infarcivano le frasi degli altri quando dovevano interagire con lui, fu anche piacevolmente sorpreso dal fatto che l’angelo gli aveva posato una mano sulla spalla, spontaneamente, per cercare di confortarlo: quando erano ancora in Paradiso, Balthazar (come tutti gli altri angeli) non si sarebbe mai arrischiato a toccarlo; per quanto Gabriel cercasse di essere amichevole con tutti c’era sempre stato il suo rango a dividerlo dagli altri ma finalmente, lontano da quel clima anaffettivo e militaresco, lui e Balthy erano diventati quello che avrebbero dovuto essere da sempre: non un arcangelo e un subalterno ma due fratelli. «Adesso che sei sulla terra, come stai?» gli chiese.
«Alla grande!» rispose Balthazar. «Giro per il mondo, specialmente dove ci sono i casinò, e…»
Gabriel scosse la testa. «La tua Grazia. Sai che gli angeli semplici tagliati fuori dal Paradiso perdono i loro poteri poco alla volta. I tuoi a che punto sono? Forse potrei…»
«Non devi preoccuparti per me». Da sotto la camicia tirò fuori una catenina metallica cui era attaccato un ciondolo a forma di puntale che sembrava fatto di cristallo.
«La pietra di Matusalemme(3)!» disse Gabriel fissando quel manufatto in quarzo ialino(4). «Dona lunga vita agli umani e mantiene intatti i poteri di un angelo caduto(5)» recitò a memoria.
«Come vedi, me la cavo. E tu? Che cosa hai fatto in questi secoli?»
«Ho scoperto la mia vera vocazione: mi diverto a punire gli umani che se lo meritano. Che cosa sai di Consonno?»
 
  1. Qualsiasi cosa succeda, la Svizzera rimane sempre neutrale, ciò non significa che non sappia difendersi in caso di aggressione esterna.
  2. Stato che è stato smembrato tra Polonia, Russia e Germania.
  3. Inutile che vi scervelliate: la “pietra di Matusalemme” non compare in alcuna delle puntate di Supernatural e non è nemmeno citata nella Bibbia. Compare però in una puntata di Highlander (la serie tv con Adrian Paul e Peter Wingfield 💖) in cui si diceva che aveva il potere di donare luuunga vita agli umani (vi ricordo che Matusalemme è vissuto per 969 anni) nonché l’invulnerabilità agli immortali.
  4. Quarzo ialino o cristallo di rocca, gli antichi greci credevano che fosse in realtà il ghiaccio pietrificato dagli dei in modo che non potesse più sciogliersi. Sin dai tempi antichi, è stato utilizzato per pratiche terapeutiche e rituali religiosi.
  5. Qui potete capire perché ho inserito questo manufatto. Man mano che Supernatural proseguiva mi davano fastidio alcune incongruenze che emergevano: nella 5° serie dicevano che un angelo tagliato fuori dal Paradiso perdeva i suoi poteri (forse per giustificare il fatto che Castiel non sempre poteva aiutare Sam e Dean) ma nella 6° compare Balthazar e più avanti Metatron, semplici angeli come Castiel, scappati dal Paradiso eppure coi loro poteri belli intatti, perché? Ovviamente nel caso di Balth urgeva una spiegazione in linea col serial 😉

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Capitolo 4
*** «Per uno che vince, gli altri perdono» ***


«Che cosa sai di Consonno?» domandò l’arcangelo.
«Non molto» ammise Balthazar, pescando un orsetto gommoso dal pacchetto che Gabriel continuava a porgergli e lo infilò in bocca. “Non male ma vuoi mettere coi vol-au-vent?” Inghiottì e proseguì: «So solo che è sorto tre anni fa(1), che qui il cielo è più azzurro, che è sempre festa e che è il paese più piccolo ma più bello del mondo» concluse recitando gli slogan che l’avevano convinto a trasferirsi lì, seppur temporaneamente.
«Stai parlando di Consonno com’è adesso» replicò Gabriel, con aria seria, poi indicò col braccio. «Guarda quella collina. Che cosa noti?»
Balthazar guardò nella direzione indicata ma, per quanto sforzasse la vista, non vedeva niente che somigliasse, anche solo lontanamente, a una collina. «Quale collina?» domando perplesso.
«Appunto! Urge rapido ripasso di storia alla Bignami(2). Consonno risale al XIII secolo, anzi risaliva, ed era di proprietà delle famiglie Anghileri e Verga. Nel 1962, arriva ‘sto conte Amen(3) che l’ha acquistato da loro facendo credere che l’avrebbe trasformato in un centro agrituristico portando lavoro agli abitanti, per lo più contadini, dando loro la possibilità di vendere direttamente i propri prodotti, invece aveva deciso di trasformare Consonno in una città-casinò».
«Non dirmi che sei contro i casinò».
«Ma scherzi? Sei mai stato a Montecarlo? Io sì! Ogni tanto ci vado per spassarmela con le pornostar, dovresti venire anche tu… Ma sto divagando… Allora questo novello Nimrod, per costruire il suo Paese dei Balocchi, ha mandato le ruspe a distruggere tutti gli edifici e le abitazioni, a volte con le persone ancora dentro che hanno dovuto scappare in fretta e furia coi loro animali e ha persino fatto spianare una collina, sradicando tutti gli alberi, perché gli rovinava il paesaggio(4)… le uniche costruzioni che non ha potuto distruggere, perché protette dalle Belle Arti, sono state la chiesa e il camposanto… ma è solo una questione di tempo. Ha pure avuto la faccia tosta di dichiarare che non è stato poi un gran danno perché il paese si stava già spopolando ma, vedi, quelle 60 persone volevano restare nelle loro case ed è per questo che ho deciso di colpire questo bastardo nei suoi affetti più cari».
L’ultima frase era stata pronunciata in modo così determinato che Balthazar pensò che l’ex Messaggero di Dio volesse punire questo conte con qualche piaga di biblica memoria (tipo uccisione del primogenito), non che gliene importasse qualcosa ma l’avrebbe stupito tantissimo perché Gabriel, a differenza degli altri due, non era mai stato un arcangelo violento.
«Il portafoglio, mio caro Balthy, il portafoglio» chiarì l’arcangelo, intuendo i suoi pensieri.
«Ah beh…» si rilassò l’angelo, «a quello ci sto già pensando io, continuando a vincere».
«Naaa… per uno che vince sempre, ci sono altre decine che perdono e lo ingrassano. Non gli stai causando un gran danno».
«Intendi far vincere tutti?» gli domandò Balthazar con aria scettica.
«Non sarebbe impossibile… basterebbe truccare tutte le slot machine oppure ispirare tutti a puntare lo stesso numero alla roulette… per un arcangelo sarebbe un gioco da ragazzi… però oltre al casinò c’è anche il ristorante, la balera con tanto di cantanti famosi che vengono a esibirsi, il luna park, il giardino zoologico e tante altre attrazioni acchiappasoldi…»
«Devo rimettermi a scrivere sui muri?(5) Così si spaventano e scappano tutti».
Gabriel ridacchiò: «Scherzi? Al contrario! Arriverebbero frotte di giornalisti e migliaia di curiosi… già m’immagino i titoli “Mano senza corpo scrive sui muri”… poi non sono sicuro che la tua scrittura sia migliorata col passare dei secoli… però la tua idea di far scappare tutti non è malaccio…»
«Molto gentile! La mia scrittura non è brutta!» replicò Balthazar offeso e imbronciandosi.
«È un dato di fatto, Balthy. Hai mai provato a cercare nelle varie versioni della Bibbia ciò che avevi scritto al pranzo di Baldassarre? Non ci sono due edizioni che riportino la stessa frase. Beh, qualcosa mi verrà in mente…»
«Qualche malattia altamente contagiosa?»
«Ma no, poveracci! Non sono mica Uriel in gita di piacere a Gerusalemme!(6)» Dopo qualche minuto Gabriel disse: «Sai? Non so ancora come punirò il conte Amen ma credo di aver trovato una cura all’allergia dei tuoi amici croupier».
«Te lo ripeto, non ho alcuna intenzione di perdere, a meno che tu non mi tolga i poteri, sai che così mangio e sto in albergo praticamente gratis?»
«Ma, come hai detto tu, non durerà a lungo. Pensavo piuttosto a fare un esperimento sociale e antropologico…»
«Esperimento so…?» stava chiedendo Balthazar quando Gabriel, fissandolo furbescamente, schioccò le dita.
All’improvviso l’angelo si sentì strano, che cosa gli stava succedendo?
 
  1. Siamo nel 1966
  2. Celebre collana di libri molto amata dagli studenti per i suoi riassunti di storia, letteratura, geografia…
  3. Soprannome appioppato a questo conte perché, qualsiasi cosa decidesse, la faceva costruire in un “amen” (batter d’occhio)
  4. Vero!
  5. Riferimento a quello che combinarono Balthazar e Gabriel al pranzo di Baldassarre
  6. Nel Secondo Libro di Samuele, la Bibbia racconta che Dio, incavolato contro re Davide, mandò un suo angelo a “purificare” la città di Gerusalemme con la peste.

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Capitolo 5
*** «Piantala!» ***


Istintivamente si guardò le braccia e il petto e vide che, invece del suo solito smoking, stava indossando un abito di chiffon azzurro con dei riflessi perlacei, talmente stretto che, se fosse stato un umano, avrebbe avuto difficoltà a respirare e le maniche corte a sbuffo da cui spuntavano degli arti sottili e, inequivocabilmente femminili. Ai piedi calzava un paio di eleganti scarpine da sera, in raso, della medesima tinta dell’abito. «Che cosa mi hai fatto? Che cosa diavolo mi hai fatto?» strillò istericamente.
«Secondo te?» rispose l’arcangelo sollevando le sopracciglia in quel suo modo tipico e scoccandogli uno sguardo malizioso.
«No, Gabriel, no! Se avessi voluto essere una donna, avrei cercato un tramite femminile. Sai benissimo quanto sia difficile trovare un contenitore idoneo e tu me l’hai rovinato
«Che esagerazione! Ro-vi-na-to! Anzi mi sembra di avertelo parecchio migliorato». Lo fissò attentamente. «Parola mia, se non sapessi che sei tu, ti farei una corte spietata».
«Te lo dico una volta sola: fammi tornare subito com’ero prima!»
«Lo sai che quando ti arrabbi diventi ancora più carino?» gli disse Gabriel dandogli un buffetto sul naso.
«FOTTITI!» ruggì Balthazar, diede uno schiaffo alla sua mano per allontanarla da sé, si alzò di scatto dalla panchina e si allontanò velocemente, inseguito dalla risata dell’arcangelo.
Quanto mai mi sono seduto al suo tavolo!” pensò furioso.
Era stato talmente felice di vederlo che si era totalmente dimenticato del lato più sgradevole del suo carattere: la sua propensione per gli scherzi idioti.
Eh sì che alcuni di essi erano diventati leggendari: Michael con la guaina della spada piena di pece; Raphael convocato con urgenza sulla Terra solo per chiedergli di ripristinare la verginità a una meretrice; Metatron coi suoi appunti talmente scombinati per cui alla fine non si capiva più quante coppie per ogni specie di animale Noè aveva portato sull’Arca…(1)
Mi vien voglia di distruggere il suo stupido tramite col Sale di Lot e poi vediamo se avrà ancora voglia di ridere!” pensò sadicamente. Non essendo abituato a camminare coi tacchi alti, inciampò e sarebbe caduto se un braccio non l’avesse sostenuto.
«Deve stare attenta, signorina, questo terreno è accidentato» gli disse l’arcangelo con aria galante, sovrastandolo con la sua statura.
Ma bene! Non solo Gabriel gli aveva rovinato il tramite, ma l’aveva anche reso più basso di lui. «Accidentato un corno! Se avessi avuto le mie solite scarpe non avrei rischiato di cadere. Ti sei divertito abbastanza? Ora fammi riavere il mio tramite» replicò Balthazar, strappandosi alla sua presa.
«Ma come?» domandò l’arcangelo con aria stupita. «Avevi detto che mi avresti chiesto di farti tornare com’eri prima una sola volta, invece me l’hai domandato di nuovo, non sei di parola…» Scrollò la testa con aria melodrammatica. Parve riflettere un attimo, poi gli domandò: «Vuoi riavere il tuo smoking e il tramite giusto da metterci dentro?»
«È un’ora che te lo ripeto!» strillò Balthazar esasperato.
«D’accordo ma devi fare come dico io…»
L’angelo, pur rivolendo disperatamente il suo contenitore, esitò: chissà Gabriel che cosa gli avrebbe imposto, d’altronde era così seccante dover trovare un altro umano giusto e convincerlo a farlo entrare… i demoni erano decisamente più fortunati! L’idea di restare così com’era non lo sfiorò neppure… «Va bene» sospirò, «Che cosa devo fare?»
«Torna a quei tavoli, punta forte e vinci più che puoi! Ho una mia teoria, secondo cui i croupier guarderebbero con maggior simpatia una bella signorina che li sbanca che non un uomo e vorrei sperimentarla».
«E non puoi trasformarti tu per verificare la tua ipotesi?»
«Ma io devo rimanere un osservatore esterno, altrimenti che esperimento sarebbe? E poi non sarebbe altrettanto divertente!»
«Sei… sei un essere impossibile!»
«Anch’io ti voglio bene! Va a farti bella, dolcezza, e vediamoci fra 10 minuti al casinò» gli disse l’arcangelo, mollandogli una pacca sul sedere.
«PIANTALA!» Per fortuna i suoi poteri angelici erano rimasti intatti, quindi si materializzò nella propria camera e, come prima cosa, si tolse le scarpe, scaraventandole in un angolo della stanza. “Maledetti tacchi alti!” Si guardò allo specchio con curiosità.
Beh doveva ammettere che, tutto sommato, Gabriel aveva fatto un buon lavoro: il suo nuovo aspetto era quello di una ragazza minuta, con un viso a forma di cuore, gli occhi azzurri ben distanziati, due deliziose fossette che si formavano ogni volta che sorrideva, una cascata di capelli ramati che gli si arricciavano intorno al viso e la pietra di Matusalemme che spiccava tra due seni, piccoli ma sodi; il vero problema era l’abito: era talmente scollato che, persino a lui, sembrava troppo audace.
Sì, contenitore grazioso, ma voglio essere io a rimorchiare quando decido di farlo, non essere rimorchiato”. Aprì l’armadio per cercare qualcosa di meno appariscente… era pieno di 50 sfumature di azzurro in chiffon, tutti scollati. Sbattere l’anta e imprecare fu un tutt’uno. «Dannazione!»

Quando entrò nella sala giochi, si rese subito conto che un bel tramite (e un bel vestito) attira inevitabilmente l’attenzione. Gli altri uomini che, durante i giorni precedenti, l’avevano a malapena guardato, ora lo osservavano talmente intensamente che Balthazar, per un attimo, temette che il vestito fosse diventato trasparente, poi gli si affollarono intorno, dicendogli un sacco di sciocchezze per mettersi in mostra e cercare di attirare la sua attenzione, impedendogli, di fatto, di avvicinarsi ai tavoli per scommettere. “Ma porca miseria! Devo indossare uno scafandro per essere lasciato in pace?” Vide dall’altra parte della sala Gabriel che lo fissava ridacchiando. “Ti stai divertendo? Beh che l’esperimento abbia inizio!

 

  1. Nel capitolo 6 della Genesi, Dio ordina a Noè: «Introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina» nel capitolo 7 invece afferma: «Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che sono impuri un paio, il maschio e la sua femmina»

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Capitolo 6
*** «Ma non è una ragazza seria!» ***


«Lei è incantevole! Assolutamente incantevole!» gli disse il più anziano degli avventori che continuavano a stargli troppo intorno.
Balthazar li scansò tutti e raggiunse le slot machine.
L’anziano gli andò dietro e, mentre la “ragazza” svuotava una macchinetta dopo l’altra, le declamò un gran numero di cose lusinghiere. «Ma anche troppi uomini devono averglielo già detto» concluse quasi senza fiato.
«Fino a mezz’ora fa, no» replicò Balthazar, cupo, lo scansò, stufo marcio di quelle chiacchiere insulse, e cercò di raggiungere i tavoli da gioco.
«Com’è possibile?» replicò stupito un altro avventore, andandogli dietro.
«Lo chieda a quel tipo biondo laggiù» avrebbe voluto rispondere. “Ma non hanno mai visto una donna in vita loro?
Il tipo biondo in questione decise che era giunto il momento di andare a “salvarlo”. «Tesoro!» esclamò Gabriel avvicinandoglisi, stringendolo a sé e baciandolo su una tempia. «Questo vestito ti sta d’incanto!»
«Piantala!» sibilò Balthazar. «O ti friggo le ali nell’olio santo».
Gabriel ridacchiò e lo mollò. Lo divertiva immensamente essere trattato “alla pari” dal suo fratellino.
Accertato che la “signorina” aveva un accompagnatore, tutti i suoi “spasimanti” si dileguarono all’istante.
Finalmente!” sospirò l’angelo e si avvicinò alla roulette per puntare tutto sul 6 che, ovviamente, uscì.
«Si dice che una bella donna vince sempre quando gioca per la prima volta. È una tradizione» osservò il croupier sorridendo.
Solo la prima volta? State a vedere!” Vedendo che Gabriel continuava a fissarlo in maniera sorniona, gli venne però il dubbio che prima o poi l’arcangelo avrebbe dispiegato i suoi poteri per farlo perdere e non restituirgli più il suo aspetto. «Punto tutto sul 3» disse esitante.
Anche questo numero uscì.
Balthazar ritirò la vincita con un bel sorriso e si avvicinò al tavolo del poker.
«Venga vicino a me, signorina e mi faccia da Lucky Lady(1)… sempre che il suo fidanzato sia d’accordo» disse uno seduto al tavolo.
«Non è il mio fidanzato!» scattò Balthazar.
«I soliti bisticci da piccioncini, adesso è arrabbiata con me ma più tardi saprò come farmi perdonare» si scusò Gabriel, con aria sbarazzina, divertendosi a stuzzicare il suo fratellino coi suoi doppi sensi.
«Dopo quello che mi hai fatto mi sembra il minimo essere arrabbiati, inoltre non sono qui per fare il cornetto portafortuna di chicchessia, sono qui per giocare!» replicò Balthazar e si sedette con decisione.
L’avventore più anziano (lo stesso che aveva tentato di rimbambirlo a suon di chiacchiere) lo guardò perplesso. «Ma signorina… qui giochiamo a poker, non a canasta».
«E allora?»
«Beh… il poker è un gioco da uomini» si giustificò l’uomo.
«Un gioco da uomini???» si stupì Baltazhar. «Si reggono le carte con le mani mica con…»
«Non c’è alcuna regola che vieti alle donne di giocare a poker» intervenne prontamente il mazziere, intuendo che la frase stava per concludersi con una volgarità.
Finalmente Balthazar poté cominciare a giocare e pian piano fece fuori gli altri giocatori, a cominciare da quello che avrebbe voluto escluderlo per colpa di uno stupido contenitore.
L’anziano, assai contrariato, si avvicino a Gabriel. «Se non ho capito male, quella sarebbe la sua fidanzata» gli disse, indicando Balthazar.
«Carina, eh?» replicò l’arcangelo.
«So che non sono affari miei ma non intende sposarla, vero?»
«Se sa che non sono affari suoi, perché me lo chiede?» domandò con l’aria da ingenuo (alla Castiel, insomma).
«Eh, come siete suscettibili voi giovani!» rispose l’anziano impermalito.
«Sono meno giovane di quello che sembro» replicò Gabriel.
«Eh ma io ho vissuto ben due guerre mondiali, mentre tu, forse, potresti aver intravvisto solo la seconda. Credimi, l’esperienza e la saggezza si acquistano solo con l’età».
Io solcavo i cieli, quando i tuoi antenati abitavano ancora nelle caverne e cercavano vermi da mangiare e vieni a insegnare a me come funziona il mondo???” Curioso di scoprire come un umano che aveva appena 3/4 di secolo potesse saperne più di un arcangelo plurimillenario, lo invitò a “illuminarlo”.
Incoraggiato, l’anziano si lanciò in un panegirico su come avrebbero dovuto essere le donne da sposare, il cui succo era “che la piasa, che la tasa e che la staga in casa”. «Una volta era così ma ora…» sospirò. «Non so davvero che cosa pretendano queste ragazze(2)… Insomma, per una donna non dovrebbe esserci aspirazione più grande che sposarsi e avere figli. Ora sei giovane e pensi solo a divertirti ma un domani vorrai farti una famiglia tua e quella ragazza non è proprio adatta per essere una buona moglie e una brava madre».
L’idea di mettere al mondo dei discendenti, dei nephilim, gli fece involontariamente accapponare le piume delle ali. «Non posso avere figli» mormorò l’arcangelo.
«Tutti i giovani dicono che non sono pronti per avere figli ma quando nascono…»
«Non ho detto che non li voglio, ho detto che non ne posso avere! Capisce qual è la differenza?» lo interruppe Gabriel, quasi strillando. Cercò di calmarsi: quell’umano non poteva sapere che una delle regoline di Papà prevedesse che i nephilim dovessero essere uccisi, appena si scopriva la loro esistenza, era anche vero che Elvis aveva abbandonato l’edificio(3) ma, di sicuro, Michael e Raphael avrebbero portato avanti quella “simpatica” tradizione.
«Oh… un vero peccato… i figli danno un senso all’esistenza…» Lo fissò con compassione. «Mi dispiace che non potrai mai provare la gioia di sentirti chiamare papà… Io ho tre figli: Gualtiero, Stella e Antonio e…»
«Quindi sua moglie è a casa, com’è giusto che sia, esatto?» domandò Gabriel, volendo troncare l’argomento figli e premendogli un’altra cosa che gli era venuta in mente in quel momento.
«Sì, è a casa coi due nipotini più piccoli, in tutto sono sette, il primo si chiama Giuseppe come me ed è figlio di Gualtiero, come pure Maria… poi chi viene? Giovanna o Daniele?»
«Mentre lei, invece, è qui a divertirsi… Ho visto che era fra quelli che faceva il filo a Balthy, nonostante fosse evidente che non fosse minimamente interessata alle sue chiacchiere e nonostante lei abbia giurato davanti a testimoni di rimanere fedele a sua moglie».
«Ah… è così che si chiama? Strano nome… Non sapevo che fosse la tua fidanzata… comunque non sei mai stato nelle case chiuse(4)? Andare con quelle ragazze non era considerato un adulterio e, visto com’è vestita, ho pensato che fosse una di quelle».
«Quindi Balthy non va bene come moglie ma va benissimo per una botta e via, anche se era palese che è qui solo per giocare d’azzardo?» domandò Gabriel con un tono pericolosamente gentile.
L’anziano si strinse nelle spalle. «Non userei dei termini così volgari comunque lo sai come funziona, no? C’è la donna con cui fare certe cose e poi c’è quella da rispettare e sposare. Inoltre lo sanno tutti che quando le donne dicono “no” in realtà intendono “sì”, poi basta solo vedere com’è vestita… mi dispiace dirtelo, perché magari ne sarai innamorato ma la tua amica non è una ragazza virtuosa. Poi hai sentito com’è sboccata? Una donna perbene non dovrebbe vestirsi in quella maniera, usare certe espressioni o giocare a poker. Ai miei tempi queste cose non succedevano» concluse sospirando.
E tutto solo perché Balthy ti ha dato il due di picche, in ogni senso” pensò Gabriel ma si limitò a dire: «Quindi, fino a qualche anno fa, la condizione delle donne qui in Italia era la stessa degli angeli in Paradiso».
«Che bel paragone poetico!» s’illuminò l’anziano.
«Non era un complimento» replicò l’arcangelo alzandosi per andare a recuperare il suo fratellino che, ovviamente, aveva fatto saltare il banco.

*****
  1. Ragazza portafortuna.
  2. Vi ricordo che negli Anni 60 cominciavano le prime rivendicazioni giovanili e femministe.
  3. Modo di dire dell’epoca che prese il via alla fine di un concerto di Elvis nel 1956, in questo caso Elvis sarebbe Dio che ha lasciato il Paradiso.
  4. Modo carino per dire “bordelli”, in Italia chiusero nel 1958.

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Capitolo 7
*** «Ma non si può!» ***


Nonostante Gabriel avesse fatto credere a tutti che fosse la sua fidanzata, ci fu comunque qualche screanzato che ci provò con Balthazar.
Per fortuna la forza di un angelo non dipende dal suo tramite ma dalla sua Grazia perciò, anche se Balthazar sembrava una minuta fanciulla indifesa, si tolse di dosso quelle manacce inopportune, semplicemente con due dita, stritolando loro i polsi e dispensando lividi e fratture col sorriso sulle labbra.
«Vieni subito in camera tua» disse seccato Gabriel a Balthazar, mentre stava ancora raccogliendo le sue vincite al tavolo da gioco. L’arcangelo non riusciva a trattenere la sua rabbia. Si sentiva profondamente offeso dalle parole dell’anziano, che sembrava ignorare completamente il fatto che le donne hanno diritto di fare le proprie scelte e di vivere la propria vita come desiderano. Era vero che lui spesso e volentieri se la spassava con le pornostar ma era una cosa del tutto diversa! Avevano scelto loro di fare quel mestiere e meritavano rispetto come tutti gli esseri umani. Presumere che una fosse una “poco di buono” solo per il vestito che indossava o che tutte le donne dovessero aspirare al matrimonio, alla maternità e a relegarsi in casa era davvero assurdo!
Balthazar, nel vederlo così turbato, si affrettò a seguirlo (per quanto glielo concedevano i tacchi alti), seguito dagli ululati e dalle risatine allusive degli altri giocatori. «Gabriel, c’è qualcosa che non va?» gli chiese non appena furono entrati in camera.
«Mi ha fatto incavolare uno dei tuoi pretendenti. Un bel mix di ottusità e ipocrisia allo stato puro».
«Ah beh!» replicò Balthazar sollevato. «Se è per questo a me hanno fatto incavolare tutti quanti. Ma che hanno in testa questi umani? Sempre ad allungare le mani! Beh, ho fatto quello che volevi, ora fammi tornare com’ero prima».
«Prima rispondi a questa domanda: come ti hanno trattato i croupier, mentre li sbancavi?»
«Disgustosamente gentili, sembrava quasi che stessi facendo loro un favore» rispose Balthazar. «Esperimento riuscito, ok? Ora ridammi il mio aspetto!»
«Ne sei proprio sicuro?»
«Sì-ì! Quante volte devo ripetertelo?»
D’accordo!» rispose Gabriel ridacchiando. Schioccò le dita e comparve una sfera di luce azzurrina che cominciò a schizzare di qua e di là per la stanza.
«GABRIEEEL!!!» strillò Balthazar con un suono che solo l’arcangelo poteva comprendere e svolazzandogli intorno alla testa. «La pianti con questi scherzi scemi?»
«Ma me l’hai chiesto tu di ridarti il tuo aspetto ed è esattamente quello che ho fatto» rispose Gabriel con aria innocente.
«Non far finta di non capire! Sai benissimo che cosa intendo!» protestò la sfera di luce.
«Allora devi essere più specifico! Ti ricordi Abramo e Sara? Avevano domandato a nostro Padre di concedere loro un figlio ma, siccome non avevano specificato quando doveva mandarglielo, nostro Padre gliel’ha accordato quando ormai erano centenari».
«Smettila con le tue reminiscenze! Ridammi subito il mio tramite!»
«Eccolo, eccolo» disse Gabriel, schioccando le dita e facendo riapparire Balthazar come voleva. «Non mi ricordavo che fossi così noioso!»
Balthazar si tastò per controllare che fosse tutto a posto (dopo che Gabriel aveva fatto spuntare una coda alla regina Vashti non si poteva mai sapere…) «Mi stai facendo pentire di non essere partito subito e di essere venuto al tuo tavolo, anzi sono già pentito!»
«Non è vero!» replicò l’arcangelo.
«E invece sì!»
«Non ci credo!»
«Credici!»
«Allora perché resti qui a litigare invece di volare via?» domandò Gabriel, mimando con le mani un paio di ali.
Già… perché non se ne andava? La verità era che, scherzi idioti a parte, gli piaceva la compagnia di Gabriel. Era sulla Terra da secoli, ma non aveva mai legato con nessuno, non si era mai fatto dei veri amici… Solo con l’arcangelo poteva smettere di recitare ed essere veramente sé stesso. «Sono solo curioso di sapere come punirai questo conte Amen… però se mi fai un altro scherzo, lo faccio sul serio!»
«Ok, ok…» replicò Gabriel, alzando le mani. «Niente più scherzi… o, almeno, non a te».
 
Quella sera, Gabriel e Balthazar andarono a cena, entrambi in smoking e videro già seduto a uno dei tavoli quell’anziano che aveva denigrato Balthazar (dopo averci provato con “lei”, invano).
«Uh! Guarda chi c’è! Reggimi il gioco!» bisbigliò in fretta Gabriel a Balthazar, prendendogli la mano e intrecciandone le dita.
L’altro angelo intuì ciò che l’arcangelo aveva in mente ma era troppo tardi per tirarsi indietro.
Gabriel si avvicinò all’anziano con un sorriso smagliante. «Ehilà Giuseppe! Lo sai che i tuoi consigli assolutamente non richiesti mi hanno aperto gli occhi? Avevi assolutamente ragione! Balty non era proprio una ragazza seria e oggi l’ho mollata». Si voltò verso Balthazar: «Lo so, lo so che ha te piaceva taaanto ma il nostro amico Giuseppe ha ragione, con quel vestito scollacciato avrei dovuto capirlo subito che era una poco di buono!»
Come se quello straccio l’avessi scelto io!” pensò Balthazar immusonito.
Gabriel si voltò di nuovo verso l’anziano: «Caro Giuseppe, devo proprio ringraziarti e voglio che tu sia il primo a saperlo: Mister Fortuna ed io ci siamo appena messi insieme!» Afferrò Balthazar per i baveri della giacca e gli schioccò un bacio sulla bocca, facendolo diventare di mille colori, poi gli sorrise affettuosamente, facendogli una carezza sul viso. «Ci eravamo persi di vista da… quanto? Secoli? Ma ora… Giuseppe, possiamo sederci al tuo tavolo?»
Il signor Giuseppe, davanti a quel bacio, era rimasto senza parole ma riuscì a ritrovarle subito: «NO! Ma che è, uno scherzo?»
«No, nessuno scherzo, perché?» domandò Gabriel con aria (fintamente) confusa.
«Ma non potete! È un peccato! È contro i disegni di Dio! Maschio e femmina li creò e…»
«Tesoro, andiamo a un altro tavolo» disse Gabriel a Balthazar, schioccando le dita, «non so tu ma non sopporto questa puzza. Mi ricorda qualcosa… Ah sì, i sepolcri imbiancati!»

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Capitolo 8
*** «Meno parole e più fatti!» ***


Intuendo che il suo fratellino sarebbe esploso, Gabriel fermò il tempo.
«Perché diavolo mi hai baciato?» strillò infatti Balthazar. «Avevi detto niente più scherzi!»
«Avevo detto: “niente più scherzi a te”. Hai visto che faccia ha fatto quel Neanderthal? E non dirmi che non ti è piaciuto».
«Neanche un po’!»
«Allora perché hai usato la lingua?»
«Mi… mi è venuto istintivo… e comunque baci da schifo! Ti sei esercitato con dei manichini?» Quando era ancora in Paradiso, Balthazar non si sarebbe mai azzardato a rispondere a tono a un arcangelo, ma in quel momento era esasperato: aveva sperato di essere complice di Gabriel nei suoi scherzi o, almeno, spettatore neutrale, non vittima, invece, da quando si erano ritrovati, aveva subìto uno scherzo dietro l’altro: prima il cambiamento di sesso, poi l’essere buttato in pasto a quel branco di morti di figa, infine l’aveva baciato solo per far arrabbiare quell’omofobo… Si sentiva usato. Alla fin fine l’ex Messaggero di Dio non era poi così diverso dagli altri due arcangeli: loro facevano quello che volevano e gli altri zitti e muti a subire…
«Perché, tu sapresti fare di meglio?» gli chiese Gabriel con aria di sfida.
«Ovvio, sono stato per anni in Francia» rispose Balthazar con aria di sufficienza, «il tuo non era neanche lontanamente para…»
«Meno chiacchiere e più fatti, Balthy!» lo interruppe Gabriel, inarcando un sopracciglio. «Dimostrami quanto sei bravo!»
Balthazar lo guardò per un attimo, non riuscendo a credere alle proprie orecchie. «Vuoi la guerra, eh?» Lo afferrò, si abbassò un po’ e inclinò leggermente la testa per dimostrargli che cos’era un vero bacio (alla francese o no) ma… «🌩️🗡️☠️🤬✨! Mi hai colpito sul naso!» strillò tamponandoselo e mollando l’arcangelo. «Spero solo che tu non me l’abbia rotto!»
«Veramente sei tu che hai colpito me!» replicò Gabriel, premendosi a sua volta il proprio. «Perché non mi hai avvisato che dovevo inclinare la testa? Accidenti, che nasata!»
«Cosa? Vuoi dire che non l’hai fatto apposta? Sei sulla Terra da secoli e ancora non sai come si bacia???» Balthazar era talmente stupito che, per un attimo, dimenticò il proprio dolore.
«Senti, le pornostar sanno fare un sacco di cose divertenti ma non baciano, quindi non ho mai approfondito questa parte dell’umanità, ok?» replicò Gabriel un po’ a disagio.
Balthazar socchiuse gli occhi, scosse la testa e ridacchiò leggermente. «Non riesco a crederci… Beh, se vuoi integrarti con gli umani, dovrai imparare, non ti sembra?»
«E scommetto che tu conosci un bravo insegnante…» replicò l’arcangelo con aria maliziosa.
L’angelo si limitò a sorridergli, si chinò verso di lui, posò le labbra sulle sue, la propria lingua, lentamente, entrò nella bocca dell’arcangelo, cercò la sua lingua e cominciò con essa una danza sensuale fatta di carezze, di lasciarsi e riprendersi.
Wow!” pensò Gabriel, stordito. “Che cosa mi ero perso fino a ora!” e si strinse un po’ di più a Balthazar.
Quando si separarono, si guardarono negli occhi per un istante, entrambi sorpresi e forse un po’ confusi.
«Niente male, fratellino» sussurrò Gabriel, appena riebbe fiato per parlare. «Niente male davvero…»
«Questo è un bacio» si sentì in dovere di puntualizzare l’altro.
Mentre si baciavano, Gabriel doveva aver fatto ripartire il tempo perché Balthazar sentì il signor Giuseppe chiamare un cameriere chiedendogli di allontanare “quei due viziosi che disgustano le persone perbene e che potrebbero essere di scandalo per i bambini”.
Mollò l’arcangelo e si guardò in giro: i clienti avevano davvero delle espressioni disgustate ma non stavano fissando loro, annusavano l’aria.
«Ma che cos’è questa puzza?» bisbigliò Balthazar a Gabriel, guardandosi in giro. «È nauseante… sembra una fogna a cielo aperto».
L’arcangelo si limitò a sorridere e a indicargli il tavolo dell’anziano.
«Prima di tutto, qui non ci sono bambini» gli stava replicando il cameriere, in tono cortese ma fermo. «Secondo, è lei che si deve allontanare, il suo miasma sta disturbando gli altri clienti. Vada a farsi una doccia e torni soltanto quando avrà un odore più gradevole».
«È un’indecenza e io qui non ci tornerò mai più!» esclamò l’anziano, alzandosi da tavola, strappandosi il tovagliolo dal collo e sbattendolo nel piatto pieno di risotto al limone e scampi.
«Potrà consumare tutte le saponette e i bagnoschiuma del mondo» bisbigliò Gabriel a Balthazar, mentre si avviavano al loro tavolo, «ma, finché non cambia mentalità, non servirà a niente».
«Che cosa gli hai fatto?» gli domandò l’angelo divertito e sedendosi.
«Semplicemente ho fatto in modo che la sua puzza d’ipocrisia fosse manifesta a tutti» rispose, alzando un po’ le braccia e inclinando leggermente la testa. «Te l’ho detto che era un sepolcro imbiancato, ora il suo contenuto è percepibile da tutti… Che ne dici, ci baciamo ancora un po’, così scappano tutti quanti?»
«È più probabile che sbattano fuori noi due per atti osceni in luogo pubblico» replicò Balthazar a bassa voce. «Sarà meglio continuare le tue lezioni nella mia stanza».

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