La Rinascita del Chaos

di Miraha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO: La principessa Astrale ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO I: Risveglio ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO II: La profezia ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO III: Il risveglio della prima stella ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO IV: Il burattino dell’Oscurità ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO V: Una rosa tra le stelle ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO VI: Notte di stelle e disperazione ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO VII: Tregua per un nemico comune ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO VIII: La sfida dei Galaxy Master ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO IX: Quando le stelle si spengono ***



Capitolo 1
*** PROLOGO: La principessa Astrale ***


PROLOGO: La principessa Astrale.
 

Quando credi che tutto sia ormai giunto al termine
 trovi un nuovo motivo che ti spinge a continuare a vivere.
 - Alito -
 
Dalla scomparsa di Don Thousand era passato solo un anno: quando i sette imperatori Bariani erano tornati sulla Terra grazie al Codice Numeron, avevano deciso di tentare di ricostruire le loro nuove identità iscrivendosi a scuola; ovviamente tra loro non tutti erano così entusiasti di quella nuova vita come Vector, il quale era riuscito a trovare il modo di tornare nel mondo di origine per cercare qualcosa in quel mondo ormai vuoto.
Tra le vette più alte del mondo Bariano, quelle che non erano cadute a causa degli scontri che erano stati provocati dagli umani contro la divinità caduta, proveniva una strana luce inadatta a quel mondo rossastro dato i suoi toni decisamente più chiari e luminosi: in quel luogo, in una torre circondata da strani rami spinosi dai quali sbocciavano innumerevoli rose comuni, vi era il posto in cui il Bariano dalla pelle grigiastra era solito rifugiarsi, quasi fosse a lui caro o sacro.
Un posto dove le sue colpe legate a Don Thousand forse potevano essere espiate: quel posto nel quale per secoli egli aveva nascosto agli occhi degli altri qualcosa a lui caro; eppure in quel fatidico giorno non si accorse di essere seguito da Alito che, sotto consiglio di Nash, non aveva esitato a comprendere che cosa turbasse l’animo del compagno imperatore tanto da mostrarsi addirittura fin troppo buono, diverso nei confronti di tutti loro e, in particolar modo, di Gilag che era solito invece torturare e insultare.
 
- Se solo tu potessi risvegliarti, volevo solo proteggerti ma alla fine sono solo riuscito a negarti la libertà che lottando abbiamo ottenuto. Sono uno sciocco, ho sbagliato tutto… ma se ti avessi persa non me lo sarei mai perdonato. – affermò Vector portando una mano contro una stele di cristallo ove sembrava esserci rinchiusa una ragazza, un essere umano. Alito spalancò gli occhi riconoscendo la giovane a cui il compagno stava parlando: per tutto quel tempo Vector si era davvero preoccupato di tenerla al sicuro? Ma soprattutto il suo corpo sembrava intatto come quello di un tempo, quasi quel cristallo avesse fermato in lei lo scorrere del tempo.
La loro compagna speciale o meglio, la persona che aveva salvato loro la vita in passato, ora era lì che riposava beata.
 
- Per tutto questo tempo tu l’hai tenuta al sicuro, incredibile. – disse il Bariano dal corpo scarlatto mentre si avvicinava curioso alla stele, prima di posarci sopra la mano e, quasi con dolcezza, cercare di accarezzare il volto di quella fanciulla. Vector non poté non notare lo sguardo dell’imperatore addolcirsi ma allo stesso tempo allietarsi, quasi fosse a lui grato di averla salvata. – Sono passati più di 700 anni… credevo fosse stata uccisa da Don Thousand. –
 
- No… - rispose Vector stringendo a pugno la mano sulla stele di cristallo. – Io ho provato a salvarla, prima che quel dannato… –
 
- Ti manca? – chiese Alito osservando il compagno.
 
- Lei era l’unica cosa luminosa che era rimasta in questo cupo mondo al nostro risveglio, ma ogni volta che cerco di rompere il sigillo che io stesso ho imposto lei sembra rifiutarsi. – Affermò lui voltando lo sguardo verso il rosso – Sembra quasi un corpo vuoto, come se avesse perso la sua anima. E poi… hai visto cos’ha tra le mani? –
 
Alito pose di nuovo lo sguardo sulla giovane: aveva dei lunghi capelli dorati e la pelle di un tono quasi pallido messo in risalto dalla lunga veste dai toni bianchi che indossava e che liscia le cadeva lungo il corpo; sembrava dormire beata, inconscia di tutto ciò che era successo ai suoi compagni ma qualcosa era insolita, anormale come se fosse apparsa all’improvviso, spalancando appena le sue mani.
 
- Quello è un numero. – Affermò Alito allarmandosi. – Che cosa significa, sei stato tu…? No, quelli sono caratteri astrali ma credevo che Astral avesse riacquisito ogni suo ricordo… e allora perché? -
 
- Vedo che abbiamo avuto la medesima intuizione, Alito. – rispose il giovane al suo fianco – Il tempo dei numeri, di Astral è finito. Eppure, perché quel numero si trova lì? È comparso da poco tempo te lo posso giurare. Vengo tutti i... –
 
Vector parve imbarazzato al punto da abbassare lo sguardo mentre il compagno ridacchiava compiaciuto: nell’ultimo anno il ragazzo si era molto avvicinato a Merag ma a quanto pare per lei era disposto perfino ad imbarazzarsi. Per lei, che era stata fondamentale per molto tempo.
 
- N-non riesco a risvegliarla, ecco. -
 
- Credo che a questo punto sia tempo di vuotare il sacco non credi? Durbe pensava fosse vuota e che tu, per qualche motivo, ti rifugiassi qui per pensare ai tuoi piani loschi ma… Ero già venuto. L’avevo già vista e non posso darti torto. -
 
- Voglio solo che abbia un’altra possibilità. – pronunciò il grigio osservando la stele – Ho dovuto rimuoverla dai miei ricordi tutto il tempo in cui Don Thousand è rimasto dentro di me. Non gli avrei mai permesso di sfiorarla con un dito. –
 
- Certo che hai un animo nobile, Vector. – disse l’altro, poi scoppiò a ridere. – Accidenti fa così strano dirti queste cose… ma ti devo un favore. Alpha-Lirae è importante per me e lo sai. -
 
- Vuoi dire Vega. –
 
- Già… avevo dimenticato che tutti insieme avevamo deciso di chiamarla in quel modo, in quanto solo tu conoscevi il suo vero nome. – Alito osservò la ragazza per un’ultima volta, poi aprì un varco alle loro spalle. – Andiamo, gli altri ci aspettano ed oggi inizia un nuovo anno scolastico purtroppo per te. –
 
- Forse… a lei andrebbe bene se iniziassi a comportarmi davvero come un umano. Infondo lo ha fatto per noi un sacco di volte. –
 
Alito non poté che accennare un sorriso a quelle parole ed annuì con convinzione nei confronti del suo compagno: parlandone con gli altri, rivelando loro che la compagna e consigliera che avevano perduto era ancora lì, al sicuro nel mondo Bariano forse avrebbero potuto riportarla indietro; forse in quel modo Vector si sarebbe convinto quanto il mondo umano non fosse poi così male; forse anche lui avrebbe trovato quella pace che tanto stava cercando.
 
- Per ora, lasciamo che riposi tranquilla. Qui è al sicuro... –
 
[…]
 
Il mondo Astrale dalla sconfitta di Don Thousand era tornato ad essere il solito posto tranquillo: ormai Astral aveva preso in custodia il suo compito di guardiano delle carte numero e, nonostante la nostalgia provata verso il mondo umano, aveva deciso di mostrarsi pronto e determinato a nuovi importanti incarichi che gli venivano quotidianamente assegnati da Elphias.
Al suo fianco, spesso e volentieri aveva una compagna speciale che già aveva contribuito alla protezione del loro mondo quando lui era in fase di recupero della sua forza: la giovane Astrale dai lunghi capelli rame e gli occhi scarlatti era la “figlia” della divinità che controllava la creazione e l’equilibrio delle dimensioni oltre che dio degli Astrali; insomma sembrava in tutto e per tutto una principessa, se non fosse che spesso e volentieri si comportava come una comune abitante astrale, una sacerdotessa, e portava aiuto ai più piccoli e ai più deboli.
In quel periodo di pace tra le dimensioni, avevano iniziato a riscontrare una serie di cambiamenti nel loro mondo: in particolar modo le voci che la foresta maledetta fosse apparsa dopo più di settecento anni e la sparizione della divinità Astrale turbarono l’animo del giovane Astral tanto da chiederle di poterle parlare, da soli davanti al lago della memoria, uno dei posti a lei preferiti.
 
- Avevi bisogno di parlarmi, Astral? –
 
- Mi dispiace averti disturbata. – rispose il ragazzo dalla pelle cerulea fissando la giovane vestita di un abito bianco. – Ma vedi, ho notizie di Mirach. –
 
- Dici davvero? – la giovane si mostrò entusiasta ma osservando il volto del ragazzo farsi serio mentre le porgeva qualcosa di piccolo che custodiva nella mano lo smorzò immediatamente. – …una carta? –
 
- Abbiamo trovato il motivo delle sparizioni. È legato ad una leggenda, è legato a tuo fratello. –
 
La giovane Astrale spalancò gli occhi sentendo nominare il fratello che lei considerava morto per le mani dell’entità Bariana, uno dei motivi che li avevano spinti a combatterli: gli osservò le mani, una carta dai caratteri dorati che riconducevano ad un nome in lingua astrale; la figura raffigurata però fu uno dei motivi per cui Astral vide la ragazza indietreggiare, portando le mani sul capo.
 
- Mi ha personalmente chiesto di dirti questo: tuo fratello con molta probabilità ha un residuo dell’anima di Don Thousand, l’astrale caduto. Tu, essendo legata agli umani che ti hanno accolta prima della nostra battaglia e della comparsa dei numeri sei la più adatta, se non l’unica a poter assumere una forma totalmente umana seppur il tuo corpo è disperso…–
 
Si fermò di colpo, quasi omettendo di proposito qualcosa: quando era partita per tornare a casa, dopo la battaglia finale, aveva promesso ai due umani che l’avevano costudita come una figlia che un giorno avrebbe spiegato tutto… che Elphias ed Ena ne fossero a conoscenza?
 
- Per ora non abbiamo molto da rivelarti, purtroppo vorrei assicurarmi che l’apparizione della foresta maledetta non abbia influenzato anche le dimensioni a noi circostanti. –
 
- E tu? Cioè il tuo amico, Yuma… potresti rivederlo e… -
 
- Devo restare qui… e poi credo che tu desideri tanto tornare ad avere quella vita di sempre no? I tuoi genitori adottivi sono sempre ad Heartland il che significa che potresti iniziare da capo…–
 
La giovane Astrale cercò di sorridergli, anche se confusa: iniziare un’altra volta a comportarsi da umana non era un problema, ma era certa che non fosse solo questione delle sue capacità, Heartland era il posto in cui si trovavano gli umani che li avevano aiutati nel salvaguardare il loro mondo, Heartland era la città in cui i Bariani…
Già… ecco cosa volevano fare.
 
- Loro non hanno ricordi di me… come credi che mi crederanno? –
 
 
- Un anno prima: Arco dei Numeri Mitiriani -
 
Le uniche notizie che Ena ed Elphias le avevano dato riguardavano Astral e l’invasione dei Bariani nel mondo degli umani per contrastare lo stesso compagno nel suo intento di recuperare le carte numero. La giovane principessa Astrale, dopo essersi trasformatasi in un essere umano tramite un ciondolo di Astralite che ne regolava i suoi poteri, aveva preso a camminare tranquilla per le strade di Heartland City cercando qualunque informazione che potesse portarla da Astral e da Yuma, un umano a quanto pare “speciale” per il primo.
Le poche informazioni però non la stavano portando da nessuna parte e stanca cercò subito un prato nelle vicinanze per disfarsi per dei secondi di quell’identità e godersi la luce del sole: non sapeva che il fato avrebbe dato da lì a poco avrebbe segnato l’inizio della sua stessa esistenza in quel mondo; uno stridio di ruote e una voce che urlava interruppero il silenzio, una mano adulta la afferrò tirandola via dalla strada e stringendola nelle braccia, portandola al sicuro.
 
- Ehi… stai bene? – la voce di un uomo e le sue mani le accarezzarono il capo, poi spalancò gli occhi quando la ragazza alzò lo sguardo e si allontanò appena con un inchino. – Ori…hime? –
 
- Sì sto bene… - affermò la ragazza dai capelli ramati fissando la persona davanti a lei: occhi azzurri e capelli corti di un castano appena dorato, doveva essere un umano adulto, circa della medesima età di Kazuma Tsukumo; il suo sguardo attrasse la ragazza, pareva aver visto un fantasma o una persona che decisamente non vedeva da tempo, eppure quel nome che aveva fatto alla giovane principessa ricordava le leggende degli esseri umani che Mirai le aveva più volte raccontato, doveva riferirsi alla principessa della leggenda del Tanabata o forse Orihime era il nome di una ragazza che le somigliava? – Scusi, chi è Orihime?
 
L’uomo sorpreso si scusò immediatamente e solo allora la voce di una donna si fece viva e presente poco dietro di loro: lo aveva chiamato tesoro e gli aveva appena chiesto se stessimo entrambi bene; doveva esserci un forte legame tra loro, ne era certa, aveva imparato molte cose sugli esseri umani in più e più occasioni. La ragazza Astrale li osservò mentre lui sorrideva alla donna:
- Guardala, sembra proprio la nostra Orihime… -
 
- Oh… in effetti sembreresti proprio la sua sorella gemella. – rispose la donna porgendole la mano. – Come ti chiami signorina? –
 
La giovane portò una mano sul mento: era complicato spiegare ad entrambi che aveva un nome particolare, non di certo umano, ma soprattutto non era un essere umano; forse era proprio per quello che la stava fermando dal parlargli ancora, da rivelare il suo nome: eppure la mano della donna si posò all’improvviso sul suo volto, i suoi occhi, rossi come quelli della ragazza la guardarono trasmettendole dolcezza. Alpha-Lirae non si era accorta di nulla, ma il suo viso si era colorato d’azzurro e i disegni che ella aveva sul volto erano riapparsi, mostrando ai due la sua identità, quasi l’Astralite avesse reagito a quei due uomini o forse era stata un’altra causa, superiore a tutti loro, a mostrare ai due uomini il vero.
 
- Non avere paura, non ci preoccupa il fatto che tu non sia un essere umano. Ma vieni, parliamone in un posto sicuro. –
 
[…]
 
La giovane apprese una volta a casa dei suoi due umani la verità che si celava dietro al nome Orihime: dalle foto la ragazza umana era davvero identica a lei che non si stupì che i due l’avessero scambiata per la loro figlia; apprese che la ragazzina era morta da quasi un anno per un incidente che l’aveva costretta a restare in coma per tempo, prima di lasciarsi andare; che era una bravissima atleta ad alti livelli e che, nonostante spesso fosse impegnata con le gare, la ragazzina aveva frequentato la scuola di Heartland, la stessa scuola dove doveva studiare l’umano a cui era stato affidato Astral per il recupero delle carte numero.
L’Astrale si confidò con loro, parlò della sua ricerca nei confronti di un particolare umano che entrambi identificarono come il giovane primo classificato al Campionato Mondiale di Duelli; parlò loro della sua identità e che stava cercando di salvaguardare il benessere degli esseri umani: non sembravano affatto spaventati anzi, sembravano comprendere, anzi la appoggiarono fin tanto da chiederle qualcosa di particolare.
Se avesse dovuto compiere quella strana missione sarebbe potuta restare con loro, adottare il nome di Orihime e potergli restare accanto; chiese se non fosse qualcosa di squallido nei confronti della memoria della figlia ma loro le spiegarono uno degli ultimi desideri della loro bambina prima di cadere in quel lungo e fatale sonno.
 
- Non credevo fosse questo il motivo per cui Orihime è... –
 
- Non hanno mai saputo a scuola che lei fosse venuta a mancare. – disse l’uomo. – Abbiamo usato la scusa che era impegnata con le sue attività internazionali, non abbiamo mai accettato che lei potesse lasciarci da un giorno all’altro. Ecco, il sogno di Orihime era di correre e frequentare scuola come una comune ragazza ed è per questo che ti abbiamo fatto questa domanda. –
 
-Sapete, nel mio mondo esiste una connessione tra tutti gli esseri viventi e le stelle. Probabilmente lei vi sta osservando come stella in questo momento. – Disse – se è questo che desiderate va bene. Proverò ad entrare in contatto con lei, in qualche modo, così potrà essere rassicurata. –
 
I due sorrisero: la giovane Astrale era strana, si riferiva alle persone come stelle e parlava tanto di una battaglia, di una guerra e di quanto desiderava salvare tutti; nonostante non potessero a pieno comprenderla però, furono lieti di dare anche a lei un posto dove stare.
 
[…]
 
Aveva iniziato a frequentare la scuola di Heartland, aveva ripreso le attività che Orihime aveva lasciato da quando era “andata via per gli impegni sportivi”.
I suoi compagni si erano mostrati molto disponibili a farle recuperare tutto ciò che aveva perso durante il suo periodo all’estero, aveva trovato particolarmente interessante una ragazza che, alla giovane astrale, ricordava una vecchia amica.
 
- Allora, che ne dici Orihime, ti piacerebbe venire insieme a me e il fratellone e i suoi amici a mangiare sulla tettoia della scuola? – La giovane dai capelli blu mostrò alla compagna una coppia di bento, quasi si fosse già preparata ad un simile approccio nei suoi confronti: – Non temere, Shark non è poi così male, quando vuole almeno... e sicuramente ci saranno due nostri amici, uno è strano per carità, ma niente di grave. –
 
- Certo Rio, tranquilla ho visto di peggio. Hai presente il capitano del club di calcio? Beh, ha provato ad approcciarmi. – la giovane si era adattata a quel mondo che sembrava quasi essersi scordata di non essere davvero Orihime; sistemò la sua divisa scolastica e si alzò prima di dirigersi con la blu fin sopra alla tettoia. – Comunque, tuo fratello mi sembra solo molto protettivo. –
 
- Tu dici? È un brontolone, da quando sono tornata a scuola non fa altro che preoccuparsi come fossi una bambina. –
 
Raggiunta la tettoia Orihime spalancò all’improvviso gli occhi: non avrebbe mai immaginato che il fratello maggiore di Rio fosse niente poco di meno amico di Yuma ma la cosa che la sorprese fu lo sguardo di Astral che subito parve interessato a lei. Cercò di non guardarlo quando all’improvviso il ragazzo dai capelli corti sul violaceo, il fratello gemello della blu, alzò una mano in cenno di saluto:
 
- Oh, ragazzi lei è Orihime Sakuraki una nostra compagna di classe. –
 
- Aspetta, aspetta. – intervenne la ragazza dai capelli verde scuro che era seduta vicino ad Astral e al compagno umano, puntandole il dito. – Sei la campionessa internazionale della nostra scuola? –
 
In quel momento l’astrale sentì per la prima volta un profondo imbarazzo: - Sì, sono io… -
 
- Io sono Yuma, Yuma Tsukumo! – esclamò il ragazzo accanto alla ragazza all’apparenza più piccola di lei, Astral si soffermò nuovamente a guardarla prima di sorridere ed esclamare qualcosa che tutti gli altri riuscirono a sentire: - Bella quella collana, molto particolare.... –
 
Orihime vide uno degli occhi dell’essere chiudersi in fretta in un occhiolino mentre tutti ora la osservavano e Yuma ripeteva ciò che aveva detto, forse per non insospettirla.
 
“Tutti loro riescono a sentirlo… ma sono comuni umani. Di conseguenza, deve aver creato un legame molto particolare con tutti loro…” suppose la ragazza prima di rispondere: - È un regalo di mio padre. –
 
- Credi che potremo mai vedere una tua esibizione? – la ragazza dai capelli verdi la osservava in modo entusiasta, sembrava quasi adorare la ragazzina di cui aveva preso l’identità.
 
- Certo! – esclamò lei con un sorriso: Orihime doveva essere molto famosa tra gli studenti di quella scuola e ringraziava il signor Sakuraki per averle spiegato ogni cosa riguardo lo sport che la ragazzina aveva da sempre praticato; per lei fu molto semplice ambientarsi, riprendere gli allenamenti, sorprendere i coach che avevano seguito la ragazza. Si sentiva ora osservata da Astral che sicuramente aveva già compreso la sua identità e che la pietra di quella collana fosse Astralite, in fondo era una troppo particolare da confonderla da una comune acquamarina. – Se ne hai voglia, puoi venire dopo le lezioni, sicuramente ti faranno restare. Anzi se lo desiderate, potete restare tutti. -
 
[…]
 
Il tempo passava in fretta e la giovane principessa Astrale ebbe finalmente modo di parlare con Astral approfittando del caos creato dalla voce di Yuma durante un duello di allenamento tra Rio e suo fratello: ascoltò riguardo ai famigerati Bariani, dei numeri mitiriani che stavano cercando e le chiese, sempre in lingua astrale, di fare attenzione in quanto la divinità Don Thousand non avrebbe esitato a ferirla tramite uno dei nemici se avesse scoperto la sua presenza in quel mondo; le chiese se aveva mai avuto occasione di duellare in quel mondo, se i suoi genitori erano a conoscenza del suo segreto e le risposte di Orihime lo rassicurarono.
Mentre tornava a casa dopo una serata di intenso allenamento, fuori dalla palestra incrociò lo sguardo di un ragazzino dai capelli arancioni che subito si dileguò: mentre il suo cuore sussultava la giovane si mosse in fretta pur di poter prendere l’ultimo pullman che si fermava vicino a scuola; eppure, ad ogni passo, si sentiva sempre più seguita da qualcosa o da qualcuno che però non si faceva vedere. Prese a muoversi più velocemente e cambiò strada per tornare a casa a piedi: nel crepuscolo però la figura che la seguiva sembrava quasi sparire tra le ombre e alla fine arrendendosi, non poté che tornare a casa; eppure, le sensazioni di essere seguita proseguirono per una serie di giorni e poi, all’improvviso, l’inseguitore sparì.
 
[…]
 
Nel mondo Bariano, Alito aveva osservato do strano comportamento di Vector che da giorni continuava a muoversi costantemente verso il mondo umano, come interessato da qualcosa di così particolare da concedergli l’ebbrezza di restare in quel corpo che odiava terribilmente; fu però una mattina in particolare che mentre Alito si stava preparando per un importante, vitale questione che da lì a poco lo avrebbe coinvolto, che il Bariano dalla pelle grigiastra e due ali nere rivolse lui una strana domanda riguardante la torre posta nell’angolo più remoto di Barian. Sembrava che gli premesse così tanto che la torre non fosse stata sfiorata da nessuno, quasi contenesse un profondo segreto che nemmeno Vector stesso – o meglio Don Thousand al suo interno – che parlando in modo criptico per non farsi capire, fece scaturire nel Bariano dalla pelle rossastra una fragorosa risata.
 
- Vector, certo che è ancora lì, come può spostarsi una torre? Magia? Mi dici invece cosa ti prende? –  Alito fece però caso al turbamento che traspariva dagli occhi di Vector: nel luogo nominato vi era una loro cara, vecchia amica che il grigio aveva imprigionato “per salvarla da un pericolo” che non gli aveva mai rivelato in una stele di cristallo circa settecento anni prima. – Oh ehi, sei diventato muto?
 
- Vieni con me. – si limitò a dire prima di aprire un portale ed invitare il compagno a seguirlo: Alito conosceva quel posto, forse dei luoghi umani era il suo preferito in quanto gli era stato mostrato quanto fosse utile per gareggiare, dimostrare la propria forza e meritarsi le adulazioni delle ragazze.
In quella palestra silenziosa, si sentiva soltanto una musica molto dolce e al centro, una ragazza danzava con estrema grazia come fosse una Dea.
 
- Ehi, non ti sarai mica innamorato! – sussurrò il ragazzo dai capelli castani fissando la fanciulla.
 
- Sh, guardala bene tonto. – pronunciò Vector indicandola, restando ai suoi occhi nascosti mentre continuava a danzare: vedendo il collega spalancare gli occhi all’improvviso non poté che accennare un sorriso: - Allora non mi sbagliavo... –
 
- Non può, non può essere lei Vector, sai bene che… - eppure per un attimo anche lui aveva avuto la stessa sensazione del grigio.
- Chi c’è… - la giovane si fermò all’improvviso guardandosi attorno con visibilmente aria spaesata; fu allora che Vector si nascose, quasi desiderasse sparire, lasciando però Alito scoperto. – Ehi… ti ho visto, vieni fuori... -
 
Il castano uscì allo scoperto e osservò la ragazza spalancare gli occhi all’improvviso: dei profondi occhi rossi racchiusi su un viso pallido, sudato ma circondato da due ciuffi ramati appena arricciati; aveva la divisa della seconda classe, di un verde chiaro e bianco attillata da contornare le sue forme sottili ma sinuose in modo quasi perfetto. Alito arrossì di botto e deviò lo sguardo, maledicendo il suo compagno ma allo stesso tempo provando una sensazione strana, quasi piacevole.
 
- Scusa, ma gli allenamenti sono al momento chiusi al pubblico dopo l’orario scolastico. – al suo sorriso, Alito portò una mano alla testa, quasi per grattarsela. – Però se volevi parlarmi, ecco non te lo vieto di certo. –
 
- Scusa, non volevo interromperti… - pronunciò imbarazzato - … però… posso sapere il tuo nome? –
 
- Certo. Il mio nome è Orihime, Orihime Sakuraki. – pronunciò chiaramente lei porgendogli la mano. – Posso sapere il tuo?
 
- Il mio nome è... – andando ad afferrarle la mano, Alito percepì una strana scossa che lo costrinse a chiudere gli occhi per un’istante: la mano della ragazza era così calda e morbida, eppure una volta riaperti gli occhi gli si spalancarono di colpo quando quella ragazza era improvvisamente ai suoi occhi apparsa come... un Astrale? Eppure, al battito successivo, tutto tornò normale. No, si stava sbagliando, lei sembrava un essere umano.
 
- Ma tu sei... - Orihime tirò indietro di colpo la mano sentendo la scossa provenire dalle mani del ragazzo: la sua forma, la sua forma umana era sparita e aveva assunto la sua forma Bariana, quasi l’Astralite della fanciulla avesse reagito di riflesso; Alito si guardò e agitò le mani rosse cercando di calmarla: - cosa...
 
- Tranquilla, non è mia intenzione farti del male. – pronunciò, pentendosi di aver seguito Vector ancora una volta. – Non preoccuparti, Orihime. –
 
Portando una mano al petto la ragazza abbassò lo sguardo, lui era un Bariano ma allo stesso tempo somigliava ad una persona a lei speciale, com’era possibile, com’era possibile tutto quello? Doveva essere una coincidenza, non potevano averla...
 
- Il mio nome è Alito. Ed ora ti chiedo scusa, devo andare... ma ti prego, non dire a nessuno di avermi visto. – Aprì un portale alle sue spalle e dando un’ultima occhiata alla giovane umana i suoi occhi parvero addolcirsi, ricolmi di nostalgia. – Confido, che manterrai questo piccolo segreto… Orihime… -

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Capitolo 2
*** CAPITOLO I: Risveglio ***


CAPITOLO I: Risveglio.

 

Come un lampo improvviso fu il tempo a fermarsi
 ma il mio cuore, dopo secoli riprese quasi a battere.
- Vector –

 
Le nubi erano sempre più cupe, si riunivano solo in un punto, come se stesse per scatenarsi l’apocalisse; Ryoga poté notarlo dallo sguardo della sorella minore che all’improvviso sembrò offuscarsi come se, ugualmente a situazioni passate, qualcosa stesse per abbattersi prepotentemente su di loro.
Essere a lezione finalmente senza nemici da battere, finalmente consapevoli delle loro vere identità, non aveva lasciato che il giovane leader non si preoccupasse delle strane sensazioni che in quei giorni, esattamente dal primo giorno del nuovo anno scolastico, ogni tanto pervadevano sia la mente della gemella che la sua. Un cambiamento nel vento era palese ma allo stesso tempo incomprensibile, specie dopo un anno dalla battaglia contro Don Thousand: nessun umano ricordava cos’era successo a parte quelli coinvolti con Yuma Tsukumo e, su certi versi, a lui non dispiaceva affatto. Eppure, c’era qualcosa di strano che continuava a tormentarlo, quasi avesse dimenticato qualcosa che aveva scoperto… come se fosse stata cancellata all’improvviso.
 
- Ryoga, ehi Ryoga ti stanno chiamando! – sussurrò la sorella minore mentre non esitava a tirargli un leggero calcio dietro la sedia per smuoverlo. – Ryoga!
 
- Kamishiro Ryoga. – Il professore a qualche passo da lui e con forza fece per battere il librone che aveva tra le mani sul banco del ragazzo, quasi a richiamarlo ma di colpo un brivido risalì nel corpo del giovane leader Bariano; all’improvviso l’uomo si fermò ma con esso, dopo un forte rimbombo sembrò che tutti attorno a loro si fossero fermati.
 
- Ryoga… ho una strana sensazione, più forte delle solite… - riferì la sorella all’improvviso portando una mano sulla testa, entrando in una fase di trance che la portò a parlare poi in un modo strano: eppure, quando il ragazzo dai capelli violacei si voltò di colpo spalancò gli occhi.
 
 
Al di fuori della scuola o meglio, sul tetto della stessa Vector osservava il cielo: aveva saltato per l’ennesima volta le lezioni ma erano giorni che qualcosa lo turbava: dal ritorno alla normalità in seguito alla fine della guerra che aveva lui stesso iniziato contro il mondo Astrale, era andato poche volte nel mondo Bariano in seguito ad un patto instaurato con gli altri imperatori; ma quella mattina aveva osato trasgredire la promessa perché qualcosa lo aveva turbato e, a quanto pare non si sbagliava. Dal cielo promettente pioggia ecco che come un lampo qualcosa piombò sulla terra, creando una luce così intensa da scuotere anche il suo imperscrutabile animo: a luce diradata i suoi occhi si spalancarono all’improvviso mentre dalle sue tasche un calore intenso iniziò a propagarsi e, sulla sua mano, apparse un numero che da tempo ormai non veniva più richiamato.
 
- Masquerade? Cosa vuoi dirmi? – chiese guardando la mano prima di osservare nel cielo una specie di deltaplano che conosceva bene. – Lui qui, non è una coincidenza, non sarà... –
 
Senza esitare il ragazzo aprì un varco e l’oltrepassò: se Kaito era lì, quello che aveva visto doveva essere d’importante interesse; ma se una distorsione lo aveva particolarmente interessato fino a giungere in quel punto significava guai in vista. Era vero, il cielo non aveva convinto nemmeno lui, ma da lì ad una cosa che smuovesse persino il maestro di Occhi Galattici gli era stata, fino a quel momento, impensabile. Fu giunto davanti alla maestosa figura di luce e oscurità, dalle grandi ali che ricordavano lo spazio profondo e le galassie che un brivido tra terrore e incredulità lo scosse, poi sentendosi osservare dallo stesso drago Vector alzò le mani quasi in segno di resa e solo allora si rese conto di cosa il drago nascondesse sotto l’ala.
 
- Non è possibile, tu sei diventato un… – Il giovane dai capelli arancioni fece un passo ma il drago ruggì prima di alzare l’ala per coprire all’improvviso il giovane Bariano. – Cosa…?
 
- Galaxy-Eyes Photon Dragon, Attacca! – la voce di Kaito rimbombò nell’aria; cosa diavolo aveva in mente quel dannato umano, pensò subito Vector, ma prima che potesse agire sentì una voce femminile ma familiare provenire dall’esterno:
 
- No, fermo! – Occhi Galattici si fermò all’improvviso, come attratto dalla voce; fu in quel momento, mentre Mizar, Ryoga e Rio raggiungevano il centro della piazzetta, che il secondo drago aprì le ali per liberare Vector e gli occhi di quest’ultimo, insieme alle sue labbra, rimasero spalancati all’improvviso.
 
- Oohi, Vector! – Urlò Rio raggiungendo il ragazzo di corsa e quando si avvicinò sembrò sorpresa di vedere l’altra ragazza, che credeva fosse immobile come tutti gli altri esser invece lì, di fronte a lei quasi fosse sfuggita all’alterazione del tempo; Vector guardò bene la ragazza e poi la collega Bariana, come sconvolto da quella situazione: il drago di Kaito si era fermato ad un suo comando come fosse stato il ragazzo stesso ad ordinarglielo; ma era stata quella ragazza, quella che lui aveva già visto e  seguito mille e mille volte nel corso dell’anno prima e di cui non aveva, a quanto pare, compreso le sue capacità. – Va tutto… Orihime? Tu… tu qui? -
 
- Mirach, su ora calmati… sei ferito? Sei piombato giù dal cielo all’improvviso, sembri addirittura sconvolto. Tranquillo, ora ci sono io con te. –
 
La ragazza dai lunghi capelli dorati non sembrò agli occhi degli imperatori affatto impaurita da quella strana creatura che non somigliava affatto ad un ologramma dovuto ad un duello; i quattro restarono in silenzio, sembrava che Orihime conoscesse quel drago anzi, che si conoscessero da sempre; esso infatti andò a posare il muso sulla sua mano e, con stupore dei ragazzi che la circondavano, una voce provenne poi dal suo ruggito:
 
- E dunque era così che volevi rivelarti a loro, Alpha – Lirae? Sai bene che il blocco del tempo del numero 107 non funziona su di te così come su coloro legati a ciò che è accaduto con Don Thousand e… ai Bariani. –
 
- Aspetta, cosa? – Mizar sembrò agitarsi quando vide sul petto del drago dalle ali e gli occhi simili a galassie impresso un numero: alzò lo sguardo notando come Kaito fosse sparito, probabilmente stava per raggiungerli o, vedendo che la distorsione sembrava essersi placata al solo gesto della ragazza, aveva reputato che fosse compito dei Bariani guardare di cosa si trattasse, o forse ancora era letteralmente sconvolto da fuggire. Poi continuò quasi balbettando: – Tu sei... Lei è...
 
- Dannazione lo sapevo! -  Vector sembrava quasi entusiasta di quella scoperta, si avvicinò e prendendo le mani della ragazza non resistette e la portò a sé. – Sei una stupida... Sei sempre stata qui ed io credevo che con la sconfitta di Don Thousand… Allora il Cristallo era un’illusio... –
 
- Ti sbagli Vector... – questa volta, fu Alito ad intervenire. – Ciao Orihime, alla fine ti sei decisa a mostrarti per ciò che sei. Credevo lo avessi scordato, di me… e di te stessa. –
 
- In che senso? –
 
- Non è il mio vero corpo e… sapevo di Alito… – confessò la giovane mentre gli occhi di tutti furono improvvisamente puntati su di lei. – Ma è una lunga storia e purtroppo il tempo riprenderà a scorrere non appena Mirach sparirà. –
 
- Per tutto questo tempo, ero sicura tu fossi speciale. C’era qualcosa di strano, non ti sei mai lamentata dello strano comportamento di Yuma e sembravi l’unica a ricordare cosa fosse accaduto, ma allo stesso tempo non sorprenderti di Durbe o gli altri apparsi a scuola all’improvviso – affermò Ryoga, poi guardò i due compagni – Ad ogni modo, credo che tu ci debba delle spiegazioni… –
 
- Certo, vi racconterò tutto… Credo sia giunta l’ora di dirvi tutto… –
 
Mentre tutti si allontanavano, Vector rimase ad osservare il drago per porgere poi la mano verso di lui e sfiorarlo; nella sua mente riaffiorò qualcosa che lo costrinse a piegarsi a terra dolorante ma, poco prima che il drago sparisse lo sentì parlare:
 
“Ora è il tuo turno di proteggerla… Il settimo giorno del settimo mese, Vector… ricorda la profezia… So che nel profondo del tuo cuore la ricordi ancora…”
 
- Aspetta! Lei! E quel numero nella torre?  Se quello non è il suo corpo allora…! – Non fece in tempo a finire la frase che il tempo aveva già ripreso a scorrere: aprì davanti a sé un portale e lo attraverso, aveva bisogno di una risposta e in qualche modo, anche infrangendo la promessa che avevano fatto tra imperatori, sarebbe tornato a vedere se la giovane che lui conosceva riposava ancora nella stele e quindi, Orihime o meglio quella che doveva essere Alpha – Lirae, stava dicendo loro la verità.
 
[…]
 
- Sei incredibile, sei riuscita a non farci notare che sapevi tutto fino ad oggi! – esclamò Rio negli spogliatoi si rivolse alla giovane mentre entrambe si cambiavano per la lezione di ginnastica. – Ma Alito ha detto che lo sapeva, l’hai… –
 
- Vector ha provato a seguirmi più e più volte… e una di queste ha portato con sé Alito che non ha esitato a venir fuori quando li ho scoperti e… provare a fare amicizia. Nemmeno io sapevo di voi, o meglio non sapevo che foste proprio voi… lo supponevo dalle vostre somiglianze, ma nient’altro… –
 
 
Un anno prima
 
L’interesse che la giovane astrale aveva iniziato a provare nei confronti di Ryoga e Rio iniziò a manifestarsi quando, parlando durante la pausa pranzo, il primo provò a fare una domanda particolare nei confronti della giovane compagna che, da quanto ricordava dalle voci altrui, era anche una capacissima duellante: la reazione di lei fu abbastanza sorpresa e, quasi in modo imbarazzato e per la prima volta incapace di conoscere quella passione nascosta della sua alter ego si confessò con imbarazzo.
 
- Oddio… dubito di essere brava, sicuramente sono più portata nella ginnastica. – vide Ryoga sorriderle e mentre addentava un polipetto fatto con dei wurstel tese la mano verso di lei. – Uhm? –
 
- Se hai bisogno di consigli puoi chiedere a me, lo sai. –
 
- Ehi! – intervenne Rio ridendo – Com’è che sei così affettuoso con lei? Non è che ti piace? Guarda che a mio parere sarebbe capace di batterti ad occhi chiusi! –
 
- Beh, di sicuro sarebbe capace di battere te, sorellina. E poi… che cavolo di domande… – ribatté il ragazzo sentendo la giovane ridere improvvisamente sembrando palesemente a disagio: i due gemelli si guardarono, era la prima volta che riuscivano a sentirla ridere così di gusto, quasi le avessero ricordato qualcuno, come dei vecchi amici. – Ehi, perché ridi? –
 
La giovane principessa astrale scosse la testa quasi non volesse parlarne: eppure, osservando quei due negli occhi in modo attento riusciva a sentire qualcosa di più profondo che d’istinto la portava a restargli accanto; quei due ricordavano esattamente due persone importanti per lei che erano vissute secoli prima di quel tempo e, che lei sapesse, erano sparite, nonostante le loro stelle brillassero luminose nel cielo notturno.
 
- Mi ricordate due vecchi… – si fermò: era giusto azzardare una frase del genere? Eppure, se Astral si fidava di loro tanto da mostrarsi e farsi sentire, voleva dire che in qualche modo non potevano mai essere nemici degli astrali. – … due miei vecchi amici, anche loro erano fratello e sorella. –
 
- In effetti una volta ti è sfuggito un nome diverso per chiamarmi… Avevi detto… Merag, giusto? –
 
- Esatto… lei era… la mia migliore amica. –
-----
 
A quel tempo, i due non potevano sapere che la giovane parlasse proprio di loro e quella volta sembrò quasi cadere nel dimenticatoio... o meno fino all’istante in cui Rio stessa ricordò le parole dette dall’amica.
 
- Ora ricordo… anche io in seguito avevo sospettato che tu fossi collegata in qualche modo a noi, Astral ti fissava e sorrideva come se ti conoscesse da tempo ogni volta che eravamo insieme e più volte sembravi interessata al nostro stato interiore, ma era così illogico che lo avevo addirittura messo da parte. Tu… una Bariana o un’Astrale, eri troppo innocente per appartenere ad un mondo diverso da questo, o almeno credevo... -
 
- Io sono un’Astrale, Rio. – ammise cambiando il suo aspetto completamente, lasciando che il corpo si tingesse d’azzurro e i lunghi capelli ramati toccassero terra. – O almeno… è questa la forma che Mirach mi ha dato in origine... il mio corpo, lui ha detto che solo Vector sa dov’è. Sempre se lo ricorda ancora. –
 
- A proposito di Vector... – la giovane dai capelli blu, stupita da quell’aspetto balbettò a nominarlo, quasi cosciente che qualcosa avrebbe potuto turbare l’animo della giovane più di quanto lei lo fosse in quel momento: aveva ritrovato la sua migliore amica ed era un’Astrale, qualcosa di così inconcepibile per un’Imperatrice Bariana ma allo stesso tempo capace di riappacificare il suo animo, quasi temesse che anche lei avesse subito lo stesso male e sofferenza che lei e gli altri avevano subito in passato a causa di Don Thousand. – Ecco Alpha – Lirae, ahem, Orihime… -
 
- Si, lo so, voi due state insieme, vero? – la giovane riassunse forma umana. – Ne sono felice, davvero... il destino può davvero essere cambiato se lo si vuole... –
 
[…]
 
Vector aveva preso ad osservare la carta che il drago aveva lasciato tra le sue mani prima di sparire: dei caratteri argentei in Bariano riportavano il suo vero nome, nonostante Orihime o meglio, Vega, si fosse riferita a lui col nome di Mirach; sfiorando le lettere prese ad osservare la giovane nella bara di cristallo prima di portare una mano sulla stessa, all’altezza del viso di lei quasi per accarezzarla. Non ricordava che Don Thousand, quando era nel suo corpo, avesse parlato mai di un ottavo numero Bariano over 100, ma soprattutto perché 109? Possibile che ci fosse qualcun altro ancora da incontrare? Era difficile da immaginare, forse gli altri non lo avrebbero mai capito fino in fondo ma, nei meandri del suo cuore, Vector sperava che fosse una persona che aveva perso da molto, molto tempo. Qualcuno importante quanto la giovane davanti a sé o forse addirittura più importante.
Ma ciò era impossibile e mai si sarebbe perdonato se quel dio dannato avesse giocato anche con la sua vita, oltre che con quella di Vega; ma ora, cosa poteva fare? Come poteva dire agli altri che la giovane che possedeva un numero probabilmente era andata incontro al loro stesso destino? E perché proprio in quell’istante, quando sperava di poter risvegliare la sua più fidata compagna senza timore, un numero era comparso tra le sue mani?
 
“Dimmi la verità... tu... tu sei il suo corpo umano vero? Tu non puoi essere... no, non puoi essere una Bariana.” Pensò tra sé cercando di scorgere il nome di quella carta, Drago... Destino... ma niente, il resto era poco chiaro a causa del bagliore che la stessa carta emanava nel cristallo. Una cosa era certa: avrebbe dovuto portare Vega in quel posto, solo così avrebbe potuto davvero svegliarsi. “Vega... non mi perdonerei mai se anche tu hai dovuto subire tutto questo ed io... io non me ne sono mai reso conto...”
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO II: La profezia ***


CAPITOLO II: La profezia.

 

Avevo promesso di proteggerla a qualunque costo:
eppure, quando ella perì tra le mie braccia,
fu l’oscurità ad avvolgermi, non la sua calda luce.
- Vector –

 
Finite le lezioni Orihime si avviò coi gemelli Kamishiro verso l’uscita della scuola ma appena varcò la porta, Vector piombò giù all’improvviso e, quasi con fare possessivo, afferrò la mano della giovane dai capelli ramati e la allontanò da entrambi mentre dell’imbarazzo sorgeva sulle sue guance: per tutto il tempo delle lezioni egli si era soffermato a studiare il numero che nel mondo Bariano sembrava quasi impedirgli di svegliarla e forse, era giunto il tempo che anche lui a suo modo le confidasse il suo più oscuro segreto.
 
- Vieni con me. – si limitò senza lasciare il tempo né ai gemelli né alla giovane di reagire; stringeva la mano della ragazza con delicatezza ma allo stesso tempo ella poteva percepire un leggero tremore provenire dal compagno dai capelli arancioni. – Vega, ascolta io... –
 
La giovane sorrise: erano secoli che nessuno la chiamava con quel nome; nome che Vector stesso aveva scelto per lei e che al momento della sua rinascita le era stato assegnato senza alcun timore; quel nome che la sua stella protettrice, l’alfa della costellazione della Lira, possedeva fin da tempi remoti.
 
- Non preoccuparti, immaginavo ci fosse un motivo per stalkerarmi... – ridacchiò, quasi a voler smorzare la tensione che chiaramente percepiva provenire dal corpo del ragazzo. – I ragazzi hanno detto che avremmo parlato alla villa dei Kamishiro, verrai anche tu vero? –
 
- Per quanto riguarda... – si fermò di colpo ascoltando quella domanda: forse non era ancora tempo, era giusto che tutti comprendessero perché si trovasse lì e perché quel drago aveva risposto alla sua voce. Eppure, aveva paura che qualcosa o qualcuno avesse costretto la ragazza a vivere nel mondo umano. Forse era il suo ennesimo sbaglio… no, lei avrebbe spiegato tutto. - …Lascia stare. Si, giusto... andiamo. –
 
[…]
 
- L’oscurità si sta diffondendo come una macchia d’olio nell’orizzonte. Mirach, signore della creazione aveva ragione; qualcosa o qualcuno si sta lentamente risvegliando. –
 
Guardando l’orizzonte, verso una foresta lontana e fitta di alberi all’apparenza alti, sottili e dai toni azzurri, Eliphas si rivolse con tono preoccupato ad Ena e Astral i quali, avvicinatosi alla grande balconata che dava sulla cittadina astrale, non poterono che guardarsi e quasi con far complice, porgere all’essere dai lunghi capelli rame una risposta:
 
- Il contatto tra la divinità e la giovane principessa è stata compiuta Elphias. – Ena fece un sorriso mentre Astral stringeva un pugno, quasi inerme dinanzi a quel problema. – Presto sarà capace di mostrarsi agli imperatori Bariani... Seppur inconsapevole del suo passato... –
 
- La profezia... Ena, sei sicura che lei ricordi la profezia? – chiese Astral – Il nostro mondo è in pericolo certo, ma anche quello degli umani... Se è chi pensiamo che sia l’artefice della profezia, se è davvero riuscito a rinascere... –
 
Eliphas guardò entrambi gli Astrali con far serio ma allo stesso tempo anche il suo sguardo traspariva preoccupazione, seppur leggera. La ragazza, il suo destino e colui che era stato rinchiuso oltre quella foresta. Se la divinità Don Thousand era stata davvero sconfitta, perché la foresta si stava lentamente tingendo di nero? In quel luogo sotto una maledizione, giaceva colui capace di regnare incontrastato sui mondi, il possessore del tempo e dello spazio. Se Don Thousand… no, non poteva essere che lui avesse fatto tutto quello sotto ai loro occhi: - Astral, il motivo per cui ho chiesto a te di restare è semplice. Da oggi... tu prenderai il mio posto. –
 
Ena spalancò gli occhi e di scatto afferrò la mano di Eliphas: - Non vorrai... –
 
- Confido in voi, nella giovane figlia di Mirach e… già, sulle sue capacità di convincere i Bariani a salvare il mondo. Sapete entrambi che punterà a loro quanto a noi. – Rispose l’Astrale accarezzando Ena con dolcezza: - Andrò nella foresta, ho bisogno di accertarmi che lui dorma ancora ma… se non dovessi... –
 
- Non dirlo nemmeno per scherzo Eliphas, tu tornerai. – disse Astral con toni sicuri – Ma fino a quel momento farò in modo che Vega, è inutile nascondere ormai il suo nome, recuperi lentamente i suoi ricordi e con essi comprenda il suo destino.
 
[…]
 
Orihime osservava con attenzione il giovane dai capelli color del tramonto mentre la accompagnava verso ciò che lui stesso aveva definito “Nuovo quartier generale dei Bariani”. Vector non era affatto cambiato, sembrava entusiasta di poterla aver vicino senza paura di ferirla in alcun modo; lei aveva saputo da Astral di come i sette imperatori avessero deciso di trasferirsi, tutti assieme, nella vecchia villa della famiglia Kamishiro alla fine della battaglia. Con un sorriso però preferì lasciar parlare il suo caro amico che, prima di giungere a casa era passato con lei in un negozio a prendere delle componenti importanti e, successivamente, a casa di Orihime stessa per prendere un cambio: i genitori di lei erano fuori e di sicuro Rio avrebbe chiesto all’amica di restare per la notte, se non per tutta la durata del viaggio dei due umani a cui si era affidata con amore e fiducia.
 
La villa si mostrava sempre imponente ma restaurata dalla trascuratezza che l’ultima volta, passeggiando con Rio stessa, aveva osservato e di cui avevano approfonditamente parlato fino a proporre al padre adottivo di dare ai giovani una mano e portarla all’antico splendore. Quel bellissimo giardino si espandeva, ora col suo verde rigoglioso, attorno alle mura di marroni della casa di forma ottagonale delimitato in ogni lato da imponenti torri con vetrate colorate; al centro, vi era un rosone floreale che risplendeva, nonostante il sole iniziasse a calare, illuminando quello che probabilmente doveva delimitare il primo piano dell’abitazione. Quando i due si avvicinarono, la giovane riuscì a notare le due statue che sopra a ugual colonne ioniche, tinte di bianco che contornavano l’imponente portone color legno antico ed appena entrati i suoi occhi si spalancarono dalla bellezza: vi erano rifiniture eleganti e antiche sui mobili color mogano che attorniavano la sala e quegli gli intagli particolari che si mostravano anche lungo le due enormi scalinate che si mostravano dinanzi a lei; quando suo padre le aveva detto che sembrava un castello non sbagliava ed ora comprendeva il perché non fosse che il posto migliore per tutti loro.
 
- Oh, alla buon’ora ragazzi! – Esclamò Durbe scendendo le scale mentre riponeva dei libri, mentre Rio, scendendo con un salto si lanciava di colpo verso la sua amica di sempre, quasi felice come una bambina che da molto tempo non vedeva la sua migliore amica. Vector si allontanò di qualche passo, osservandole con un sorrisetto cordiale tanto che Ryoga, arrivandogli alle spalle scoppiò a ridere.
 
- Scusate, dovevo terminare l’allenamento e Vector doveva proprio passare a prendere qualcosa. Ha detto “se tardiamo è colpa di Alito, ricordalo.” – La ragazza dai capelli dorati sorrise quando notò proprio il castano raggiungerli – Avevi bisogno di pezzi di ricambio? –
 
- Beh... capirai. – del rossore si manifestò sulle guance del pugile indomito che, portando le mani sul capo e afferrando in fretta la borsetta fece che scappare in una delle stanze del piano terra. Rio le prese le mani e la trascinò con sé facendola girare più volte su sé stessa, proprio come una ragazzina felice; la voce di Ryoga fermò quel gesto quasi infantile della sorella di colpo: era vero, la giovane aveva da raccontare a tutti loro quello che aveva promesso.
 
- Vado a prendere qualcosa da sgranocchiare e dei cuscini! – Affermò Durbe che venne subito seguito da Rio lasciando la giovane assieme al Leader e a Vector, mentre anche Mizar rientrava in casa con una strana custodia, forse uno strumento musicale, dietro la schiena.
 
- Ti ringrazio Nash, ecco... per ospitarmi e... –
 
- Te lo devo, ricorda ti devo davvero molto per quello che hai fatto a me e mia sorella in passato. – pronunciò il Leader dai capelli violacei mentre la fece accomodare: - Ecco, è davvero una sorpresa che proprio tu sia... –
 
- Sono stata mandata da Eliphas e Astral qui, mi è stato chiesto espressamente di trovarvi e... –
 
- Tranquilla, dopo ci racconterai tutto. Per lo più tu eri a conoscenza di noi? Cioè di me e Rio... – la vide scuotere la testa imbarazzata appena, in realtà non aveva compreso quell’estrema somiglianza nonostante i loro forti poteri simili agli astrali; probabilmente era stato Eliphas stesso a scegliere di non farglielo intuire fino al momento giusto forse, per proteggerla. – Capisco... Ora ho una domanda per te. Tu sei una bar... –
 
- No. – rispose nell’immediato Vector, quasi tremando all’idea che quella giovane avesse incontrato il loro medesimo destino. – Don Thousand non era a conoscenza della sua presenza nella torre rosata. –
- Aspetta, hai detto torre rosata?  Hai rinchiuso Vega... – Ryoga sembrava quasi agitato da quella frase, aveva sentito in passato che in quella torre riposasse un drago dalle ali simili a rami spinosi e petali bianchi, erano stati Iris e gli altri abitanti, anzi luci, del regno Bariano prima che lui perdesse la memoria; eppure, non credeva che in realtà in quel posto riposasse proprio chi li aveva protetti molti secoli prima. – VECTOR! –
 
- La mia anima, si ne ero a conoscenza... o meglio ne sono venuta a conoscenza in un modo particolare... – mentre stava per continuare Alito scendendo le scale, andando ad avvicinarsi insieme a Mizar mentre anche gli ultimi due tornavano con cuscini e cibarie.
 
- Quella volta in cui mi hai sfiorato la mano immagino. Già, Vector era turbato di questa ragazza che somigliava ad Alpha-Lirae, la sacerdotessa che tutti noi abbiamo incontrato nelle nostre vite da umani; così mi sono avvicinato a te, per provare a fare amicizia e allo stesso tempo dimostrare che si sbagliava, che la nostra sacerdotessa riposava in quella stele... –
 
- Eri a conoscenza anche tu? – La voce di Ryoga sembrò diventare severa per una seconda volta, tanto che Rio fu costretto a tranquillizzarlo, sussurrando che anche lei una volta aveva seguito i due ragazzi di nascosto, poco prima della battaglia contro la divinità Don Thousand. – Ragazzi, non avete pensato che Don Thousand avrebbe potuto scoprirvi? –
 
- A proposito di Don Thousand... – Orihime provò a placare gli spiriti agitati dei ragazzi portandosi in mezzo a mani alte con un sorriso: - Ecco, ho qualcosa da dirvi. Qualcosa di importante. –
 
- Bene, allora è tempo di sederci tutti! – Col giusto tempismo di Rio, Alito spinse i compagni a sedere sui cuscini prima di afferrare la mano di Orihime e lentamente accompagnarla a sedersi al suo fianco: Vector osservò il compagno imperatore quasi con gelosia prima che Rio, con far gentile gli afferrasse la mano a sua volta fissandolo con un sorriso, quasi avesse compreso qualcosa che l’arancione non aveva ancora intuito. All’appello mancava solo Gilag e la giovane non poté non notarlo, eppure fu Durbe stesso a rispondere prima che ponesse ella domanda:
 
- Da quando c’è calma in questo mondo va spesso in un bar e ci resta ore ed ore. Sembri si esibisca spesso una ragazza. So che probabilmente speravi che ci fosse ma... –
 
- Non importa, glielo diremo appena sarà a casa, lui è sempre stato sulle sue. – rispose Orihime stringendo la mano di Alito appena, quasi per cercarne conforto. – Innanzitutto, come avrete capito sono un’Astrale. Eliphas mi ha fatta rinascere dopo avervi salvati. Ecco, il motivo per cui sono qui riguarda in parte il Mondo Astrale. È una richiesta che potrete anche rifiutare ovviamente ma Eliphas crede che mio fratello... –
 
- La profezia del settimo giorno. – Vector la interruppe. – Vega, tuo fratello intendi Altair giusto? –
 
- Come fai a... –
 
- Aspetta, stai parlando del primo Maestro dei Draghi? – Intervenne Mizar di colpo ad occhi spalancati, quasi incredulo del nome che Vector aveva fatto: lui conosceva piuttosto bene quella storia, in fondo era stato proprio durante la battaglia con Kaito per stabilire chi fosse il Galaxy-Master che il drago che era apparso. – Alpha-Li... ahem, Vega o Orihime come vuoi che... –
 
- Va bene Vega, siamo tra noi giusto? E poi mi mancava questo nome. – affermò facendo apparire avanti a tutti mediante la piccola gemma di Astralite che aveva tolto dal collo ed ora fluttuava nella stanza il mondo Astrale, meravigliosamente azzurro e poi una macchia nera e violacea ai limiti di una foresta: - Si, Altair originariamente era stato scelto per dominare i tre draghi galattici, molti e molti secoli prima che le vostre stelle nascessero in cielo. Ognuno di noi ha una stella che li protegge a limite tra il cielo e la dimensione Astrale: quelle che voi vedete nel cielo, raccolte in costellazioni, in realtà è ogni essere vivente, con un suo nome ed un suo destino. Ecco perché si dice che le stelle siano infinite, proprio come ogni nuova vita in ogni mondo. –
 
Allargando una mano l’immagine si spostò sulla foresta oscura:
 
- Da prima della vostra battaglia contro la divinità Don Thousand, il mondo Astrale stava subendo sparizioni, ma finché la divinità non è stata sconfitta non siamo riusciti ad individuarne la causa. Si narra che oltre la foresta ai confini del mondo che separa la nostra dimensione da quella Bariana, vi sia un tempio maledetto, il luogo di riposo del primo Astrale. Mio fratello Altair è sparito molti secoli fa e inizio a sospettare che sia caduto nelle mani di Don Thousand... ho paura che... –
 
- Credi che Don Thousand si sia impossessato della sua anima? Ma è sparito Vega, lo abbiamo sconfitto. – intervenne Alito cercando di confortarla.
 
- Sciocchezze. – Vector si stava maledicendo: lui conosceva bene quella storia ed ora che Vega aveva puntualizzato la situazione gli era tutto chiaro. - Dannazione, me l’ha fatta… ora si spiega perché tu... –
 
- Vector... – Rio preoccupata dal fatto che all’improvviso il giovane stesse tremando, provò a calmarlo. – Non è colpa tua. Tu non potevi saperlo, Vega è qui, sta bene. –
 
- Il settimo giorno del settimo mese... – affermò a tono basso. – Mirach mi ha ricordato questa frase. L’avevo sentita da Don Thousand... –
 
- Il settimo... è luglio. – parlò Durbe - Qualunque cosa significa, Vector devi provare a ricordare bene. –
 
Una figura Astrale dai capelli biondi legati in una coda apparve tra loro: la giovane Orihime scattò in avanti all’improvviso facendo lo stesso nome che l’arancione aveva detto poco prima: il ragazzo, che sul petto aveva inciso un numero, il 109, sorrise e posò sulla chioma della ragazza una mano.
 
- Tu sei… la divinità Astrale. – Affermò Durbe mentre Mizar lo fissava con gli occhi spalancati: aveva ben chiaro chi fosse quell’uomo, le visioni durante il duello, il dialogo avuto dopo la sconfitta di Kaito; quel ragazzo che gli aveva chiesto di proteggere l’equilibrio col potere del Maestro dei Draghi Galattici era quindi un dio?  - Ditemi, cosa significa quello che ha detto Vector? –
 
Mirach li osservò, fece apparire otto carte luminose avanti a loro prima di rendersi conto che qualcuno mancava ancora all’appello; sorrise alla sua protetta e rispose alle domande del biondo:
 
- Ho bisogno del vostro aiuto. Prima della battaglia finale speravo fosse qualcosa di momentaneo ma... ecco, una minaccia si abbatterà sul nostro e sul vostro mondo, molto presto. Vorrei che fino ad allora voi foste pronti a tutto; Don Thousand beh... non posso darvi la certezza che ci sia ancora il suo zampino ma le sparizioni nel mondo Astrale sono aumentate e anche Eliphas, il nostro comandante supremo è sparito. –
 
A quelle parole Orihime intervenne:
 
- Perché non mi avete chiamata! Perché non mi avete detto che...! –
 
- Vige una profezia sul tuo destino Vega, ecco perché non ho voluto che facessi ritorno. Qui nel mondo umano sei al sicuro e finché non recupererai la tua vera essenza e i tuoi ricordi devo sperare che le cose non peggiorino. – Guardando Ryoga l’Astrale si inchinò lasciando gli imperatori di stucco. -  Vi prego, ho bisogno che la proteggiate. Ve lo chiedo in ginocchio, miei imperatori. Vega è tutto ciò che un dio come me ha al mondo. –
 
- Mirach, tu sei diventato... – Vector guardando la giovane astrale correre via portò la mano al cuore. – Mirach, perché sei diventato un numero. Tu lo sai vero? Tu sai tutto... –
 
L’uomo astrale lo osservò con fare serio, mentre Alito corse per raggiungere la giovane su occhiata di Rio. Egli sorrise loro: - É giunto il tempo Vector... mi dispiace ma è inevitabile. Ti prego, proteggila come io farò da suo buon custode... Fino a quel tempo, avrai tempo di ricordare perché proprio il settimo mese. –
 
- Una tregua per una buona causa. – affermò Ryoga porgendo la mano a Mirach – Siamo con te, te lo prometto, proteggeremo Vega a qualsiasi costo. Ognuno di noi ha un enorme debito con lei. –
 
Mentre il maestoso dio Astrale spariva dinnanzi agli occhi dei cinque imperatori, il cielo si riempiva di luminose stelle.
Orihime si era seduta sull’erba e stringeva il petto contro le ginocchia: inizialmente le fu impossibile percepire i passi di Alito ma quando giunse dietro di lei, inginocchiandosi e di colpo cingerla in un abbraccio, alla giovane fu impossibile non arrossire; il giovane dai capelli castani la osservava preoccupato, come se cercasse in qualche modo di leggere nella sua mente, quando la vide sorridere e indicare l’erba accanto a lei e non potette non sedersi indicando il cielo con un sorriso.
 
- Vediamo se lo ricordo ancora… centrale, posta più in alto: costellazione del Cane Maggiore... –
 
La ragazza dai capelli dorati lo osservò attenta, quasi chiedendosi cosa stesse combinando.
 
- Sirio, stella alfa, poi saliamo con Mirzam... scendiamo e ci spostiamo appena per trovare Adhara e torniamo indietro per Wezen e Aludra… e se non sbaglio beh... – si sentì la mano della giovane afferrarlo, spostandogli il dito.
 
- C’è la stella binaria di Furud, a destra di Adhara, la zeta Canis Majoris… Insieme al Cane Minore e a Betelgeuse di Orione formano il triangolo invernale. –
 
- Te lo ricordi? Sei stata tu ad insegnarmelo, Vega. – affermò con fare dolce togliendole i ciuffi che cadevano avanti ai suoi occhi. – Mi hai insegnato un sacco di cose... ricordi, i nomi dell’Orsa Maggiore, la costellazione del Leone e... –
 
- Alito... – La ragazza provò a cercare nel cielo che si stava sempre più imbrunendo qualche altra stella prima di sentirsi osservata particolarmente e, involontariamente, arrossire. – Sai, ho dimenticato molte cose... è per questo che sono scappata prima. Ho paura che Mirach voglia far di tutto per proteggermi da qualcosa che non capisco. –
 
- Mirach, costellazione del Drago, centrale rispetto alla Lira e all’Orsa Maggiore...  Sai, credo che Mirach voglia solo il tuo bene, infondo sei importante per lui... –
 
- Lui è diventato un numero per me... Quasi sapesse che il male è pronto a ferirmi, volevo solo vivere una vita umana al vostro, al tuo fianco ma... ho paura... –
 
Il castano si alzò e alzandola con lui andò a stringerle le mani e, osservando con i suoi occhi color dell’erba quegli occhi meravigliosamente simili a rubini, accennò un sorriso: non gli importava cosa il destino avrebbe riservato loro ma, ad ogni costo, lui non le avrebbe permesso di morire; Vega forse non ricordava il passato poiché probabilmente le era stato cancellato da qualcuno o qualcosa di proposito per non farla interferire; ma non per questo sarebbe rimasta sola. Non per questo lui l’avrebbe lasciata morire ancora tra le sue braccia.
 
- Ho aspettato quasi più di un millennio per rivederti... una condanna impossibile per un umano, terribile per un Bariano. Ma ti giuro che ritroveremo le tue memorie e sono certo di aver già una risposta, ma devi fidarti di me...-

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Capitolo 4
*** CAPITOLO III: Il risveglio della prima stella ***


CAPITOLO III: Il risveglio della prima stella.

 
Avevo promesso a me stessa che, in qualunque caso
non avrei mai esitato a proteggerlo, seppure il suo cuore
fosse ormai solo tenebra.
Vega
 
Era appena sorta l’alba su Heartland City.
Erano riusciti a passar la serata in modo tranquillo in quanto sembrava che Alito avesse fatto miracoli con l’animo della giovane Astrale tanto che aveva iniziato a ridere spensierata quando Vector tentò di imitare buffamente Gilag che, appena tornato a casa, era rimasto decisamente sconvolto dalla presenza di quella familiare fanciulla; Rio aveva offerto alla giovane la stanza accanto a Alito dopo aver denotato come quei due sembrassero a tutti gli effetti una coppia di innamorati, creando scompiglio e gelosia nel povero Vector in quanto era cosciente di esser capace di realizzare qualcosa di romantico senza dover passare per la giovane Orihime. Avevano deciso che, per il bene delle loro identità, avrebbero usato il vero nome della stessa, Vega, solo quando si sarebbero trovati soli o in casa, in modo da non destare sospetti; quest’idea, principalmente di Mizar era più che preventiva nei confronti dei dubbi che Mirach aveva lasciato loro sull’entità dall’aspetto simile a quello della giovane che aveva avuto contatti con Don Thousand per poi misteriosamente essere la prima vittima delle sparizioni dallo stesso mondo Astrale: Vector aveva rivelato ai ragazzi, grazie al momento di strana intesa ed intimità di Alito e Vega che, molto probabilmente si trattava del fratello perduto di quest’ultima e che da quel momento in avanti, avrebbe cercato di indurre l’Astrale a cercare contatto con il suo più tremendo segreto, venendo a pieno appoggiato dal castano, quando lontano dalla giovane, glielo aveva riferito.
Così, mentre tutti ancora sembravano riposare, la giovane Vega ne aveva approfittato per preparare una sanissima colazione e, mentre stava per terminare la tavolata si scontrò con Alito che in fretta afferrò la teiera prima che potesse in qualche modo, scottarsi.
 
- Alito… Buon giorno. Siamo mattinieri vedo! – Affermò Vega sorridendogli: indossava un candido vestito bianco a manica lunga, forse pesante per il periodo primaverile, che scendeva lungo sulle gambe ma che per la giovane risultava leggero da non sentir caldo; il ragazzo invece era già in divisa scolastica e aveva preso in mano, dopo aver posato la teiera, un piccolo pacchetto violaceo tanto da attirare l’attenzione di lei. – Oh… un dono per qualche conquista? –
 
Il ragazzo arrossì. In realtà, aveva approfittato della nottata per lavorare ad un regalo per lei ed in effetti poteva ringraziare solo e soltanto Vector che si era impegnato a cercare dei ricambi: scosse la testa e lo porse a lei mentre gli occhi si alzavano verso il bianco soffitto a volta della sala da pranzo; la giovane abbassò lo sguardo e con fare decisamente sorpreso non esitò a posare le mani su esso fissandolo con aria imbarazzata, nonostante fosse abituata a ricevere piccoli doni dai ragazzi che la guardavano gareggiare a scuola.
 
- In realtà è per la stella più luminosa che abbia mai conosciuto. – la fanciulla ridacchiò divertita, sembrava che il castano stesse scherzando ma, vedendolo assumere un’aria più seria smise poco dopo, restando ad osservarlo. – Eh sì, certo che mi riferivo a te testona… pensavo ti tirasse un po’ su di morale beh, dopo ieri sera. –
 
- Sono stata meglio in realtà da quando ti si avvicinato a me. Credevo ti fossi dimenticato... –
 
- Ehi, sei tu quella che non ha alcune memorie del passato. Ma vedrai, le ritroveremo... insieme... – portando una mano sulla guancia, il giovane imperatore del Pugile Indomito le si avvicinò lento ma prima che potesse anche solo sfiorarle il naso, una voce alta e allegra piombò in stanza, interrompendolo e causando nei due un profondo imbarazzo. Vega si voltò di colpo e tirò su la mano quando si sentì bruciare appena dalla latta della teiera, Alito di conseguenza spalancò gli occhi e avvicinandosi a lei osservò una cicatrice scorrere dall’attaccatura del dito anulare fino alla base del suo polso, scendendo fino alla vena ulnare: sorpreso, le tirò su la mano e con fare accusatorio si rivolse a Vector: - Insomma, la smetti di urlare razza di scemo? Vega, ti sei fatta male…? –
 
Fu in quel momento che Alito osservò gli occhi di Vector puntare quella stessa mano e, quasi avvolti dal terrore, abbassarsi poi di colpo come fosse pentito di aver provocato un guaio o semplicemente conoscesse la natura di quella ferita.
 
- Tranquillo sto bene, non ha bruciato tantissimo. Ormai sono inerme, questa mano ha passato momenti peggiori. – Affermò la ragazza accennando un sorriso, prima di rivolgersi sorridente al compagno pel di carota che provò a scuotere la testa, a dirgli in modo celato non pensare a ciò che era successo o almeno non in quel momento particolare. - Buon giorno, principe Vector. –
 
- Quando imparerai a non chiamarmi principe? – chiese lui rubando un biscotto bollente dalla vaschetta in vetro, prima di gemere come una ragazzina per il fatto che, giustamente, fossero bollenti, appena usciti dal forno. – Hm, accidenti Vega, scottano! –
 
- Almeno impari ad attendere gli altri, mangia-biscotti di un principino. – la ragazza scoppiò a ridere divertita mentre quasi per tranquillizzare il castano cercava di farlo accomodare. – Alito, tieni d’occhio questo mangia-biscotti a tradimento? –
 
- Signorsì signora! – esclamò il compagno scoppiando a ridere a sua volta quando vide Vector imbronciarsi; la ragazza passò un biscotto più freddo sorridendo come una bambina: aveva notato gli occhi di entrambi e prima o poi avrebbe dovuto spiegare anche quella cicatrice di cui non si erano mai accorti prima.
 
Tutti gli altri arrivarono poco dopo, attirati dai vari profumi che arrivavano dalla cucina e man mano si unirono alla tavolata con un sorriso: Ryoga si avvicinò alla ragazza e toccandole le spalle parlò alla giovane Astrale che, pur avendo a quanto pare aver perso molti ricordi, ricordava bene come viziare i suoi amici, i ragazzi per cui aveva dato la vita.
 
- Non credi che anche tu meriti di essere viziata, principessa? – le fece cenno di sedersi – Non siamo più ai vecchi tempi in cui dovevi portarci la colazione in stanza. –
 
- Ma voi siete... –
 
- Eh no, non dirlo. – Rio intervenne e prese la mano dell’amica sorridendole mentre anche Gilag li raggiungeva e, dopo aver rubato qualche biscotto, bofonchiò verso Alito chi fosse la giovane causando una risata quasi isterica di Vector che non esitò nemmeno per un secondo a chiamarlo idiota.
 
- Vega non cambierà mai. – affermò il carota mangiando l’ennesimo biscotto. – Non vedevi l’ora di essere con noi per tornare ai vecchi tempi eh? –
 
- Non proprio, l’ho sempre fatto in quest’ultimo anno. Mi piace e poi è rilassante... –
 
 - Ora mangia insieme a noi che tra poco si corre e devi mettere ancora la divisa. – esclamò l’altra ragazza con un sorriso. – Ah, oltretutto credo che prima o poi Vector ci darai delle spiegazioni migliori vero? Sulla... torre rosata. –
 
- Hm! Ho già detto quanto è buono questo biscotto? – urlò il ragazzo alzandosi di colpo – Ma mi sono ricordato che devo proprio fare una cosa! -
 
Vedendolo correre via il resto dei presenti non poté non ridere: anche Vector non era affatto cambiato, ma forse la presenza dell’Astrale lo avrebbe decisamente influenzato in futuro, chissà se in modo positivo, per una buona volta. Quando tutti ebbero finito di far colazione andare a scuola fu più che inevitabile: durante il viaggio Alito era rimasto al fianco della compagna dai capelli dorati, dato che stranamente Vector non si era fatto più vivo dopo la scenata e, pur sentendo gli occhi dei gemelli Bariani su di loro, non esitò ad afferrarle delicatamente la mano e stringergliela come per rassicurarla; sentiva la ragazza decisamente agitata forse per via dell’assenza del ragazzo dai capelli arancione stessa, forse perché come lui, all’improvviso aveva avuto una spiacevole sensazione.
Fu quando giunsero davanti all’ingresso scolastico e le stava lasciando la mano per non creare gossip inutili su Orihime che lei di colpo spalancò gli occhi e gli si butto tra le braccia portando una mano alla testa  per poi urlare con tutta la forza che aveva in corpo, quasi qualcosa la stesse infastidendo: vide sulla sua guancia apparire il numero 109 e subito dopo esso stesso scurirsi di colpo sui toni violacei; osservandola, Alito notò come il suo viso assunse in parte i toni azzurri e d’istinto le portò un braccio davanti alla guancia mentre tutti, in modo inevitabile presero a fissarli tra cui Yuma, Kotori e i loro amici. Rio osservò per un secondo il gemello e portando una mano sulla testa sussurrò qualcosa che aveva a che fare con l’oscurità come ai tempi in cui Don Thousand riusciva a giocare con le loro menti o peggio, con i loro sensi da bariani.
 
- Alito, portala a casa… - preoccupato di quella scena, il leader Bariano pensò subito che qualcosa stesse accadendo nel mondo astrale a cui lei era profondamente legata ma, poco dopo, percepì proprio come la sorella una sensazione di oscurità molto vicina a loro, quasi gli fosse in qualche modo passata accanto come un alito di vento: alzando lo sguardo però, non riuscì a vedere altro che compagni di ogni età e qualche docente; sarebbe stato sciocco per un possibile nemico dalle sembianze differenti mostrarsi tra gli umani, aveva velocemente pensato prima di notare il numero violaceo sulla guancia della ragazza. Possibile che ella non controllasse il suo Drago? No, il giorno prima era stata capace senza che esso le comparisse sul viso... cosa stava accadendo?
 
- No, io resto qui… - sussurrò lei mentre si stringeva forte ad Alito. – Nash, Alito, io ho una orrenda sensazione... –
 
- Ragazzi! – Yuma corse verso di loro mentre Flip e Caswel osservavano la “coppia” con fare curioso. – Non immaginerete mai chi è arrivato ed è qui con me in questo moment... –
 
- Alito, dovete assolutamente allontanarvi dagli occhi degli umani. – Astral apparve accanto alla giovane mandando all’aria l’annuncio trionfale che Yuma voleva fargli, tanto che lo stesso ci rimase male quando l’Astrale volò dal suo amico Bariano con aria decisamente preoccupata. Cosa succedeva da rovinare in quel modo quel bellissimo momento?
 
- È successo qualcosa? - Kotori riconoscendo la ragazza tra le braccia del castano sembrò sorpresa al punto da chiedere a Rio spiegazioni.  
 
- Immagino che tu non sappiate nulla dalla tua reazione. – proferì Ryoga. – Non mi sorprende che Yuma non abbia lasciato parlare Astral per il tuo entusiasmo nel vederlo.
 
- Cioè, quella ragazza era Sakuraki. – affermò Kotori – non sapevo che lei e Alito... –
 
- E se ti dicessi che è più complicato di ciò che crediate? – disse Rio porgendo poi un sorriso quasi imbarazzato ai ragazzi – Abbiamo giusto dieci minuti. Forse è bene che siate coscienti di cosa accade, in passato siete stati fondamentali… per noi, in certi versi... –
 
[…]
 
 Vector era davanti a quella bellissima stele simile al ghiaccio. La ragazza rinchiusa dormiva tranquilla ed era quasi inevitabile non fissarla e sorridere mentre restando con le sue sembianze umane nel cupo mondo Bariano, portava una mano all’altezza di quelle giunte di lei e sospirava: la cicatrice sulla sua mano, così evidente su quella pelle così pallida, era il suo errore più grande; qualcosa che non era ancora riuscito a perdonarsi, qualcosa che aveva segnato la loro vita.
Le voci provenienti dalle piccole luci rosse che fluttuavano circondandolo, i loro vecchi compagni delle loro vite precedenti che lei aveva salvato in quel modo, comunicarono al pel di carota che un intruso era presente in quella dimensione e sussurravano a lui di scappare.
 
- Scordatevelo, non la lascio sola. – quando le voci parlarono ancora nella sua mente, il ragazzo scosse la testa e assunse la forma Bariana, portandosi avanti alla stele, con in mano la sua fedele carta numero. – Fatti vedere! –
 
Una risata femminile si riempì il silenzio seguente all’improvviso e gli occhi di Vector si spalancarono quando, come una cantilena, ella pronunciò varie volte il suo nome: quella voce era qualcuno, che non sentiva da parecchio tempo; qualcuno, che credeva di essere addirittura morto; qualcuno, che non si aspettava sentire ridere in quel modo distorto.
 
- E così... è qui che la nascondete! – la voce si fece intensa e all’improvviso la figura sfiorò l’ala del grigio, costringendolo a voltarsi, ma anche se all’inizio non vide nessuno, fu nel riflesso della stele che ella si mostrò a Vector: lunghi capelli color tramonto, occhi violacei; un viso che gli somigliava molto nonostante fosse più adulto e tinto degli stessi colori del numero 96, la nemesi di Astral. Lei era lì, l’ultima persona che lui avrebbe mai immaginato di vedere. La donna sorrise in modo inquietante mentre come una nebbia fitta si materializzava alle sue spalle, costringendolo a voltarsi ancora: un abito lungo e viola con degli inserti argentati le segnavano il corpo che era simile a quello di un Astrale corrotto, ma aveva una mano filiforme, quasi le sue unghie finissero ad artiglio. – Sei stato bravo a nasconderla addirittura a noi, ma è arrivato il momento di chiudere il conto in sospeso con quella dannata che ti ha portato via da me. Vieni a me mio mostro, attacca questa maledetta strega, distruggi mio fratello se necessario! –
 
[…]
 
“Vega… Vector è in pericolo!”
 
Orihime si alzò di colpo dalla sedia e fu inevitabile attrarre l’attenzione dei compagni e del docente che stava spiegando di fronte a loro, Rio le volse subito lo sguardo con fare interrogativo ma osservò come lo sguardo della giovane fosse sbarrato, quasi si trovasse in uno stato di semi incoscienza:
 
- Si signorina Sakuraki? Vuole intervenire? –
 
- In realtà professore… - Ryoga si alzò in modo inaspettato mentre lanciava un’occhiata alla sorella che si alzò a sua volta. – Credo che Orihime si sia appena ricordata che abbiamo dimenticato di dirle una cosa importante, vero Rio? –
 
L’uomo pose lo sguardo su entrambi mentre si avvicinava ai tre con fare tutt’altro che compiaciuto:
 
- Oh sì, insieme a mio fratello e Sakuraki il preside ci aveva convocati urgentemente, sa per il progetto della nostra classe di quest’anno. Come rappresentanti di classe e io come consigliera d’Istituto dovevamo spostarci a quest’ora e... –
 
Il docente sospirò, possibile che non lo avvertivano mai quando tre dei suoi studenti migliori dovevano abbandonare le aule? Rio afferrò la mano della compagna che, quasi tornando in sé cominciò a tossire, portando una mano avanti alle labbra e notò quanto come, nonostante la ragazza avesse coperto la cicatrice davanti ai suoi occhi, questa sembrava essere riapparsa di colpo e diventare più scura. Qualunque cosa stesse accadendo alla loro compagna, non era più frutto di coincidenza, l’oscurità che aveva percepito in quell’istante si era manifestata ancora, in modo decisamente più intenso e temeva che qualcosa stesse per colpirli.
 
“Dalla terra emergi forte con le tue zampe,
spiega le ali al vento e squarcia le acque,
che le tue fauci nere divorino questo insulso mondo

e la prima stella dell’Aquila risorga infine, portando il buio più profondo.”
 
Un’improvvisa voce sembrò attrarre l’attenzione di tutti: possibile qualcuno stesse scherzando con l’amplificatore del vicepreside? No, quello solitamente era Vector a farlo pur di farsi mettere in punizione e saltare le lezioni, ma la voce era di una ragazza e sembrava una filastrocca, non qualcosa di stupido o inventato al momento; la conseguenza di questa strana interruzione fu uno scoppio di fragorose risate tra i compagni e l’aria piuttosto adirata del docente che iniziò a chiedere di far silenzio: chiunque stesse giocando in quel malo modo, questa volta non se la sarebbe affatto cavata con una sola punizione.
 
- Agisci ora, io te lo comando... – Rio sentì la voce di Orihime e provò a scuoterla, credendo che fosse ancora in uno stato di trance, ma di colpo furono le risate a fermarsi e la stessa ragazza la guardò, quasi tornata in sé. – Dobbiamo andare... –
 
Ma prima che potessero fare domande ulteriori, Durbe e gli altri si mostrarono davanti alla porta:
- Una forte distorsione dal mondo Bariano… e non ci crederete ma Vector è rimasto lì. Ho provato ad aprire un varco ma... –
 
La ramata fece alcuni passi allontanandosi da Rio e Ryoga, portò una delle mani al petto e mentre gli occhi le si chiudevano quasi a concentrarsi, l’altra la portò avanti a loro e di colpo un varco si aprì avanti. Mentre per Alito fu impossibile non ridacchiare per quel momento per Durbe quasi imbarazzante, la giovane avanzò:
 
- Restate qui. Non è un posto sicuro in questo momento, lei è me che vuole. – affermò Orihime voltandosi per qualche secondo verso di loro: Alito scattò e le afferrò il braccio ma quando la toccò, come per il loro primo incontro, egli notò che metà del viso e l’intero braccio sinistro di lei cambiare e improvvisamente assumere un colorito lillà ma allo stesso tempo, forse per la vicinanza al portale, anche egli assunse le sue vere sembianze.
Ma non fece nessuno degli altri ragazzi fece in tempo a parlare che il portale li risucchiò, lasciandoli apparire nel mondo Bariano.
 
L’urlo della donna si fece forte mentre il fiato rovente del mostro ombra alle sue spalle stava per colpire inesorabilmente Vector, quasi per non lasciargli scampo.
 
- Dai a quella stele il colpo di grazia! -

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Capitolo 5
*** CAPITOLO IV: Il burattino dell’Oscurità ***


CAPITOLO IV: Il burattino dell’Oscurità.

 

Divenni davvero cosciente di quanto il mondo fosse in pericolo
nel momento in cui vidi gli occhi di mia sorella spegnersi
e lei diventare tutt’uno con l’oscurità di quel dannato drago.
Vector

 
Delle ali nere e viola avvolsero il Bariano dalla pelle grigiastra, portandosi tra lui e la stele di cristallo e facendo ad entrambi scudo mentre il fiato dell’ombra evocata dall’Astrale corrotta si abbatteva sulle stesse, senza però ferirle.
Vector notò su una di esse un numero lampeggiare di un rosso cremisi e i suoi occhi, inevitabilmente, si spalancarono mentre voltandosi potè notare la giovane nella stele ancora addormentata come l’aveva vista per secoli. Eppure, una voce attirò la sua attenzione all’improvviso e di seguito la risata della donna che lo aveva attaccato che provò a schernire l’altra rivelando al ragazzo, ancora al sicuro tra le ali del drago, il suo nome.
 
- Bene bene, noto che la sacerdotessa da strapazzo si è degnata finalmente di mostrarsi. Ciao Vega, ti ricordi di me? -
 
- Yuki… lascia andare Vector! – la ragazza strinse la mano a pugno per poi dare un’occhiata veloce ad Alito, quasi per intimarlo a lasciarla andare; ma lo sguardo di quest’ultimo, che aveva assunto l’aspetto Bariano sembrava tutt’altro che preoccupato quanto tra il terrore e la sorpresa. – Tu non dovresti essere qui… Tu eri... –
 
- Perché solo a voi dovrebbero essere concesse le possibilità? L’oscurità è così piacevole, specie quando la tua assassina... –
 
- Yuki smettila Alpha-Lirae non è…! – il grigio le urlò contro con voce tremante ma anch’egli, quando le ali del drago si ritrassero, pose lo sguardo sulla compagna e ne rimase quasi congelato. - … Vega? –
 
- Credevi davvero di averla protetta? Sciocco. Sei stato tu stesso a farle questo! Oh… non te lo ricordi? Bene, ti rinfrescherò la memoria! – esclamò Yuki mentre gli occhi violacei si spensero in un nero simile alla sua stessa pelle e alle sue spalle un’ombra enorme prendeva le sembianze di un drago dalle fattezze nebbiose e gli occhi sottili dal color rosso sangue – Dalle tenebre risorgi al mio comando e riduci in cenere il mio nemico. Io ti evoco numero 108, Umbral-Eyes Galaxy Dragon! –
 
- No, ferma! – urlò la ramata mentre si avvicinava a Vector e portando avanti a lui il braccio sinistro, quasi a volerlo proteggere: in quel momento il cristallo alle loro spalle emanò una luce potente e la figura rinchiusa dentro sembrò sparire assieme alla carta mentre la giovane Vega assunse il colorito lillà sull’intero viso e corpo e con esso anche i suoi abiti scolastici cambiarono, diventando un lungo vestito violaceo attillato che si apriva in una gonna; fu in quel momento che, rendendosi lei stessa conto di quel cambiamento, portò la mano destra sul suo petto chiudendo gli occhi e, mentre i lunghissimi capelli dorati sembrarono espandersi quasi a farle da ali, una luce le comparse sul dorso della mano destra prima che il suo tono, serio e diverso da quello che sia Vector che Alito riconoscevano nella giovane Orihime, risuonò nel mondo Bariano: - Creatura maestosa dagli occhi di mille galassie, creatore dei mondi, del cielo e delle stelle mostrati a noi e dissolvi con la tua luce le tenebre profonde… -
 
“Sciocca piccola Alpha-Lirae… ”
 
Gli occhi scarlatti di Vega si spalancarono interrompendo l’evocazione: quella voce era più che familiare e a quanto pare non era l’unica ad averlo riconosciuto. Vector afferrò il braccio della compagna e la tirò a sé mentre alle sue spalle, come pronto a combattere, appariva il suo numero bariano, il suo fedele Masquerade: fu allora che Alito, comprendendo la situazione tutt’altro che una rimpatriata, lasciò che sul suo braccio apparisse il duel disk, pronto a difendere entrambi.
 
“Che accoglienza poco calorosa, e pensare che non siamo così diversi. Credevo ti avrebbe fatto piacere rivederla, Vector…cosa c’è non sei contento che la tua sorellina...”
 
- Sta zitto! – esclamò nervoso, quasi conoscesse bene quel tono di voce e lo detestasse più di qualunque altra cosa. – Tu dovresti essere morto! –
 
- Dovresti ringraziarmi, infondo è grazie a me se hai ritrovato la tua... – al drago che stava dietro la figura della giovane Astrale corrotta sembrarono brillare gli occhi e per un secondo, assumere la forma di una figura simil umana, ancora avvolta nell’ombra.
 
- Taci, Altair! – il grigio osservò Vega fare un passo avanti alzando una mano contro di lui. – Smettila di ingannare la gente. Io lo so cosa hai fatto... –
 
- Ne sei sicura? Eppure, non è di certo colpa mia se sei una Bariana. Non è vero... Vector? –
 
Il Bariano non rispose.
 
- Lasciala andare, basta con questi giochi da bambino. – Affermò ancora la Bariana. – Sappiamo entrambi che lei è... –
 
- Sciocchezze, io non lo sono… Umbral-Eyes…! – il tono dell’Astrale corrotta, decisamente alterato richiamò a sé il drago che si lanciò contro i tre con il suo fiato rovente: di colpo il drago che aveva dapprima protetto Vector riapparse sopra Vega e con una spazzata travolse il nemico e la ragazza che fu costretta a sparire mentre la risata della figura che la principessa astrale aveva identificato come Altair risuonò in modo inquietante, quasi in qualche modo quello a cui l’aveva spinta fosse tutto nei suoi piani.
 
Vega barcollò appena mentre sul dorso della sua mano destra dei numeri splendevano ancora di rosso, poi crollò in ginocchio, tornando ad essere un’umana, quasi tutto quello che era successo non le fosse davvero parte di lei e chiudere di colpo gli occhi, perdendo i sensi.
 
[…]
 
- E così alla fine anche lui ha fatto la sua comparsa. – Mirach osservava Astral ed Ena con un’aria del tutto che soddisfatta: aveva sentito la voce di Vega raggiungerlo ma fermarsi di colpo e al contempo d’aura dell’Astrale perduto, suo figlio e fratello della sua protetta, tornare a mostrarsi in modo potente e distruttivo, tanto che un’altra parte del mondo Astrale aveva subito delle conseguenze disastrose. Senza Eliphas però non riusciva a comprendere cosa fosse poi giusto fare.
Forse intromettere il destino di Vega a quello dei Bariani era stato un errore… forse...
 
- Tu lo sapevi? – Astral mosse il suo sguardo eterocromo alla divinità. – Anche Alpha-Lirae... –
 
- Astral, posso chiederti di andare nel mondo umano? Avverti il tuo amico, gli umani del pericolo. In questa battaglia non possiamo chiedere aiuto solo agli imperatori. Non ora che... –
 
- Non ti ho mai visto così preoccupato. – ammise Astral – È la prima volta che anche tu vedi Alpha-Lirae, no, Vega... nella sua forma bariana? –
 
- Speravo che quelle dannate mani non l’avessero mai toccata... Ma a quanto pare abbiamo... ho sbagliato tutto. –
 
[…]
 
- Il cristallo è ancora intatto, lei sta bene. – sussurrò Vector per poi abbassarsi verso Vega, mentre anche le sue sembianze tornavano ad essere umane. – Non è possibile che lei... –
 
- Tu ne eri cosciente Vector? Quella ragazza ti ha dato la colpa, possibile che tra i tuoi ricordi... – Alito portò la mano contro il cristallo e in quel momento la carta sembrò pulsare, come ad attrarlo. – Ha provato a proteggerci, due volte… quelle ali, quel drago. Possibile che sia questa carta? –
 
- Non diciamolo agli altri. – affermò Vector prendendola in braccio: il viso della giovane era contorto dal dolore quasi stesse combattendo una battaglia dentro sé. – Nash non me lo perdonerebbe. –
 
- Ma hai detto che non è tua la colpa, giusto? – chiese il rosso portando lo sguardo verso la compagna. – Perché dovrebbe non perdonarti qualcosa che non hai fatto. Perché non l’hai fatto. –
 
- Non lo so più. – confessò Vector. – Lei è una Bariana, non... non dovrebbe esserlo. Sai che significa? –
 
Alito portò la mano sulla spalla del ragazzo pel di carota: - Credevi di essere tu l’ingannatore? E invece, a quanto pare, non siamo stati gli unici ad essere ingannati. Vector, l’unico modo è parlarne con gli altri se la tua intenzione è quella di proteggerla. Vega non ha i suoi ricordi, ricordalo. –
 
- In realtà... i suoi ricordi giacciono in quella stele. O meglio, ciò che sono riuscito a salvare del suo passato prima che Don Thousand prendesse il controllo delle mie, di memorie e mi costringesse ad “uccidere” Merag e Nash e poi... – forse sua sorella aveva ragione, era sua la colpa di tutto quello che era successo alla compagna. – Andiamo a casa, qui non è al sicuro.
 
Sentire per la prima volta Vector definire casa l’abitazione dei “gemelli Kamishiro” fu abbastanza strano per le orecchie del guardiano di Pugile Indomito; aperto e attraversato il portale si ritrovarono nella vecchia villa e una volta posata la giovane su un divano, Alito poté osservare Vector diventare stranamente premuroso nei confronti della ragazza: prima si procurò una coperta, poi si sedette al suo fianco, accarezzandole la folta chioma dorata come fosse una bambina piccola; in effetti si era sempre chiesto quale legame profondo lo legasse a lei quanto il suo passato fosse importante per il rapporto che lui stesso aveva con Alpha-Lirae; a quanto aveva compreso era stato lui a darle il nome Vega, quindi a nominare la stella della Lira, per la prima volta. Eppure, il passato di Vector era posteriore al suo e a quello degli altri, allora come mai...
 
- Vector mi sorge una domanda. – Pronunciò il ragazzo avvicinandosi a lui. – Tu e Vega, beh... il tuo rapporto con lei...
 
L’arancione comprese dove egli volesse arrivare dallo sguardo che Alito gli pose incontro: sembrava curioso ma allo stesso tempo geloso: - Vega era la sacerdotessa del mio regno, la mia migliore amica... e il nostro rapporto all’epoca era quasi di sangue, sua madre e la mia erano sorelle. Yuki è sempre stata gelosa di lei, ma non immaginavo al punto da provare così tanto odio da essere… rinata come Astrale. –
 
- Sai, credo che Vega prima stesse per dire qualcosa che la riguardasse, ma lei le ha urlato contro quasi… quasi volesse nascondere la verità. Non credi che se tua sorella fosse stata davvero un’Astrale, Vega non ti avrebbe rassicurato? Eri il suo migliore amico nel vostro tempo, lo hai detto tu. –
 
- Credi che lei sia... – osservò la ragazza dai capelli dorati – ... come ho potuto pensare che mi stesse nascondendo qualcosa? –
 
- E tu, glielo stai nascondendo? Vector, è rinata come una Bariana... e sembravi turbato. Sai cosa le è successo? – 
 
- La Torre Rosata fu il luogo in cui la rincontrai quando rinascemmo da Bariani. All’epoca, non era nei miei piani fare del male agli altri, non ero sotto l’influenza del 104 controllato da Don Thousand: era ancora nelle sue vesti da spirito e mi venne incontro parlando di una profezia e che avrebbe fatto di tutto per salvarmi. Ma io non volevo che rischiasse ancora la sua vita per me e quindi... –
 
- La imprigionasti in quel cristallo. Ma qualcosa deve essere andato storto... Possibile che... –
 
- E se fosse stato Don Thousand a farmelo credere? In questo modo avrebbe potuto ferirla e farmi credere di averla lasciata incolume dal nostro orrendo destino. –
 
- In questo modo si spiegherebbe tutto. Il numero 109, la scelta di Mirach che da divinità ha scelto di seguirla. Temeva che il suo incubo, vederla nelle mani della divinità Don Thousand si avverasse? –
 
“Noto con piacere che ci sei arrivato, Alito.”
 
- Ma allora perché non ci hai lasciato scoprire tutto ciò prima? -  Alito sembrò rivolgersi al cielo quando sentì nelle sue orecchie la voce del drago. – Se Vega fosse rimasta con noi fin dall’inizio magari nemmeno la nostra guerra, il codice Numeron e tutto il resto... –
 
“Cosa avrebbe fatto secondo te Alpha-Lirae sapendo che le persona a cui ha dato la vita erano i suoi nemici? Fidati, quando lo ha compreso è riuscita persino ad ostacolare Yuma con i suoi poteri incontrollati… dovevo accorgermi allora che quei rami di rosa...”
 
- Quali rami di rosa? –
 
“Alito… devi tornare nel mondo Bariano prima che lei si svegli. C’è bisogno che io ti mostri una cosa... credo sia l’unica via che conosco, per sconfiggere quell’essere prima che la profezia si avveri. In caso contrario i nostri mondi cadranno nell’oscurità.”
 
- Alito? – quasi incuriosito dalle sue parole senza senso il pel di carota alzò il suo sguardo violaceo, prima di sentire le mani della ramata sfiorarlo e mugolare, quasi per chiedere attenzione: qualunque cosa stesse brontolando il castano, a quanto pare doveva riguardare la giovane dato che l’incanto dei rami rosati era una magia che aveva già visto fare dalla stessa ragazza molti secoli prima.  Sentendo le mani di lei stringersi, tornò a fissarla constatando che forse, a breve, si sarebbe svegliata.
 
- Resta qui Vector... Ho bisogno di comprendere una cosa importante. Tornerò presto ma avverti gli altri di cosa è successo come più preferisci... E… ti prego, restale vicino fino al mio ritorno. -

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Capitolo 6
*** CAPITOLO V: Una rosa tra le stelle ***


CAPITOLO V: Una rosa tra le stelle.

 

Quando sei legato fortemente a qualcuno non riusciresti
mai a fargli del male, nemmeno diventasse il male in persona:
 quando vidi Vega usare quella carta, capii quanto fosse disperato
il suo tentativo di riportare Alito a casa.
Vector

 
Sotto indicazione di Mirach, Alito si era diretto senza indugiare nuovamente nel mondo Bariano e quando scovò la divinità nella sua forma umana avanti alla stele di cristallo, il giovane accelerò il passo e lo raggiunse osservando sia lui che la fanciulla addormentata; Mirach sembrava perplesso, anzi quasi affranto e il castano percepì la forza vitale della fanciulla diventare presente sempre di più, quasi la stessa Vega ora ne fosse intrappolata.
 
- Vega è rinchiusa li dentro vero? – pronunciò avvicinandosi – Mirach, cosa dovevi mostrarmi? –
 
- La verità. – rispose la divinità sfiorando la stele e facendo reagire per un attimo la carta che la ragazza stringeva nelle mani. – O meglio, parte dei ricordi di Vega, la sua identità... –
 
La voce del drago era sempre più cupa e interrotta da quasi dei singhiozzi: che la divinità Astrale stesse piangendo? Eppure, dai suoi occhi non si intravedeva alcuna lacrima, ma la mano del drago si alzò davanti a lui e fissandolo aspettò che il castano la afferrasse prima di proiettare nella sua mente delle immagini del passato.
 
Un lungo prato pieno di fiori, probabilmente dei giardini interni ad una corte, poiché contornati a lunghe mura e colonne bianche e al centro un piccolo lago con una bambina con i piedi nell’acqua che osservava, quasi in preghiera, la statua di una figura femminile alata. La voce di un bambino interruppe il silenzio e la fece voltare alzando e ondeggiando il braccio, per poi chiamarlo; fu in quel momento che gli occhi di Alito si spalancarono: i nomi di quei bambini, ma soprattutto la piccola, vestita con un abito bianco e dai capelli lunghi color rame era…
 
- Vega, Vega guarda, ne ho trovato un altro! – il ragazzino dai capelli arancioni portò alla bambina un uccellino dall’ala insanguinata tanto che la bambina quasi sussultò. – Secondo te puoi curarlo? –
 
Gli occhi di Alito si fermarono sulla bambina: i suoi splendidi occhi rossi e quel visino pallido...
 
“Dimmi Mirach, sono i ricordi di Vega?” chiese mentre la divinità sorrideva al suo fianco, quasi fossero stati proiettati nei ricordi della ragazza. “Vector ha detto che le ha dato il nome...”
 
“Esatto… in realtà lei…” la bambina aveva sprigionato una magia curativa e l’ala dell’esserino si mosse per poi tornare in sesto e volare sulla testa di Vector. “… lei era una persona importante per il giovane principe Vector.”
 
Davanti agli occhi del rosso il tempo sembrava scorrere sempre più velocemente: se quelli erano i ricordi che legavano Vega e Vector ora comprendeva le premure del ragazzo; la ragazza gli rimaneva accanto, lo faceva studiare, lo curava se ferito, eppure era sempre lì a pregare qualcosa o qualcuno; forse, in quei ricordi Vega era cosciente di ciò che era, esattamente come nel suo passato, sapeva che sarebbe tornata nel mondo oltre il cielo e pregava per Vector, per evitare che fosse in qualche modo preso. Forse lei era conscia di ciò che sarebbe accaduto?
Vedendola praticamente crescere avanti ai suoi occhi, Alito poté notare come sembrasse sempre più la giovane fanciulla che tutti conoscevano… ma all’improvviso un urlo interruppe quelle immagini stupende e tranquille proiettandoli nella distruzione.
 
- No, state fermo! – la voce disperata della ragazza raggiunse le sue orecchie e ben presto davanti ai suoi occhi si proiettò una scena di sangue: la donna dai capelli azzurri a terra in una pozza di sangue, chi era? – Non toccherete il principe Vector! –
 
Alito osservò l’uomo avanti alla fanciulla e il compagno e la proiezione gli rivelò il suo vero volto: “Don Thousand!”
 
- È colpa di quella strega che tua madre è morta. Vector, uccidila. – la voce cupa di quello che doveva essere il padre di Vector, traviata dal tono della vecchia divinità Bariana fece rabbrividire Alito che provò a correre ma dei rami di rosa spuntarono dal terreno abbracciandolo in una morsa dolorosa, quasi la stessa ragazza volesse impedirgli di raggiungerlo.
 
“Vega…” cercò di muoversi ma i rovi si strinsero a lui fin quasi a squarciargli le vesti.
 
- Lei… lei... – Vector sembrava scosso, guardava l’amica di una vita che sporca di sangue e con i capelli tagliati piangeva. – No… lei non lo farebbe. –
 
- UCCIDILA! –
 
- No! – Urlò il ragazzo guardandola negli occhi, mentre nelle sue mani stringeva una lama, quasi pronto a colpire il finto padre nonostante gli tremassero le mani: - Mai… Io la... –
 
- E allora sarai tu a morire! – L’uomo si fiondò contro il ragazzo ma quando provò a colpirlo dei rami di rosa si alzarono e lo trafissero al petto: Vega era tra lui e il padre con la mano trafitta dalla lama del giovane principe che lo fissava in lacrime; l’uomo fissò invece Vector – Te…l’ho detto... lei è una strega lo è sempre stata, come sua madre… come tua madre... –
 
- VEGA! – l’arancione notò solo allora la ferita sulla mano della fanciulla ma ciò che lo spaventò di più fu la spada che le trapassava la schiena, uscendo sul petto e lasciando che i suoi abiti candidi di bianco si tingessero si rosso lentamente. Eppure, lei sorrideva, lei sembrava felice di vederlo vivo. - VEGA, PERCHÉ MI HAI…! –
 
La mano della ragazza raggiunse il volto dell’amico e di colpo mutò dissolvendosi in petali di rosa: al suo posto l’ombra di qualcosa di enorme prese il suo posto e nella testa di Alito una voce divenne insistente, chiamandolo; nel medesimo tempo il ragazzo percepì tutto attorno a se sparire e tornare alla torre rosata, ma la fanciulla dormiente era sparita, il cristallo era distrutto e avanti a sé apparve una carta che si illuminò entrando nel suo deck e...
- Alito! Alito! – Vega era lì? Il ragazzo si voltò e la vide correre verso di lui insieme a Vector: una sensazione di rabbia sembrò entrare e stringergli il cuore, una rabbia verso il grigio e verso di lei che sembrava incendiargli la mente. – Perché sei venuto qui solo... Che è successo…? –
 
- Il cristallo, cosa hai fatto, Alito… - Vector osservò il compagno: possibile che fosse stato lui a distruggerlo? E dov’era Alpha-Lirae, o meglio lo spirito di Vega? – ALITO! –
 
- TACI ASSASSINO. –
 
- Cosa stai dicendo? – Chiese Vega guardando lui e poi Vector, non comprendendo cosa stava succedendo, poi si avvicinò e gli sfiorò il viso. – Alito... mi hai fatto spaventare, andiamo a casa. –
 
Il ragazzo la spinse indietro mentre dei rami spinosi si alzavano dietro di lui quasi a formargli un paio di ali e con essi un’ombra maestosa.
 
- CAZZO STAI FACENDO, IDIOTA! – Esclamò Vector afferrando Vega per riportarla in piedi lentamente.
 
“Ora basta, Alito fermati.”
 
- Mirach, cosa succede? – il grigio osservò la ragazza che parlava al vento, probabilmente il drago sapeva qualcosa. – Perché quei rami… non sono io a... -
 
“Vega i ricordi di quella stele erano... Cosa… la tua mano!”
 
Vega si avvicinò ancora e provò a toccare ancora il suo compagno, senza paura, mentre i suoi vestiti diventavano quelli della guardiana nella stele: - Sono qui... Va tutto bene... –
 
- Non va affatto bene… e tu spostati! – gli occhi di Alito si spensero all’improvviso e sul dorso della mano apparve un numero rosso scarlatto a due cifre.  – Lui ti ha uccisa, Vega. Altro che proteggerti, ti ha solo fatto del male! –
 
- Questo non è vero! – la ragazza guardò l’amico alle sue spalle e all’improvviso si piegò in ginocchio. – Alito... ti prego… -
 
“Vendicati… lui l’ha uccisa. Ha ucciso la donna che ami e l’ha resa esattamente come te.”

- Io non so cosa tu abbia, ma è incredibilmente stupido che ti faccia possedere da un numero! – Esclamò Vector abbassandosi verso la ragazza. – Quanto prendertela con lei. Credi davvero che quel numero ti stia dicendo la verità? Apri gli occhi, idiota. Vega è qui avanti a noi… lo spirito di quel cristallo era la sua... -
 
- Anima Umana. Complimenti Vector, sei riuscito a farla toccare da Don Thousand e poi? Da chi altri? –  disse lui.
 
- Non è vero, io non sono una… -
 
- Tu taci! – urlò contro Vega alzando un vento di petali di rose.
 
- E quindi mi odi? – lo schernì Vector quasi per irritarlo apposta, portandosi avanti a Vega, pronto a duellare se necessario. – Dimmi… cosa provi per Vega tanto da farle del male e intimare che io sia un assassino? Tu sei un debole, Alito. –
 
- ORA BASTA! - Vega si rialzò e fissando entrambi in lacrime scostò Vector urlando, mentre la luce riempì il suo corpo assunse un colorito lillà, gli occhi rossi e i lunghissimi capelli rame, facendo spalancare gli occhi di entrambi all’improvviso mentre sul suo braccio apparve un duel disk fatto da petali di rosa rossa e stralicci di spine. – RIDAMMI QUELLA CARTA, ADESSO. –
 
- Puoi scordartelo. –
 
- Allora... – la sua voce tremò appena mentre si avvicinò nuovamente, decisa ad afferrargli il braccio – Me la riprenderò con la forza. Non sei in te, non voglio che ti faccia del male, non ancora. Non so cosa tu abbia visto ma... –
 
- Tu… vuoi combattere? Ma fammi il piacere, Alpha-Lirae! – la schernì il rosso. – Non ne hai il coraggio! –
 
- Se è per riportare la persona a cui tengo indietro e liberarti da quel numero non esiterò. –
 
- Allora combatti. –
 
- Vega, no! – Interruppe Vector, conscio che la ragazza non sapeva duellare, o almeno era quello che aveva detto loro; eppure, la Bariana scosse la testa e gli fece cenno di stare indietro. I sentimenti che lei provava per Alito, possibile che stessero improvvisamente emergendo dandole la forza di combatterlo? Però lei era inesperta rispetto al compagno, o almeno gli aveva detto che non aveva mai duellato. Possibile stesse mentendo per proteggerli? Possibile fosse conscia che quello che la sé nella stele avrebbe potuto possederla al punto da nascondere le sue capacità? Portandole la mano sulla spalla le sussurrò qualcosa, per poi affermare un semplice: – Sta attenta. -
 
- Se necessario sarò pronta anche a perdere pur di riportarti a casa. – Disse lei fissando il rosso che si allontanò attivando il duel disk, prima di fissarla con un ghigno malvagio.
 
- Lascio a te l'onore di iniziare questo duello, Alpha-Lirae. –
 
La giovane dai capelli dorati pescò ed osservando per dei secondi le sue carte posizionò un mostro e una carta coperta, passando la mano: non conoscendo i poteri del numero che stava possedendo Alito non poteva rischiare alcuna mossa falsa o non sarebbe riuscita a spezzare l’incanto; allo stesso tempo era pensierosa, Astral le aveva parlato delle lotte contro i mitiriani e solo nel caso di Nash e Merag aveva letteralmente visto un mostro possedere uno di loro. Chissà perché Alito aveva ceduto così facilmente allora, era davvero così forte il numero 59?
 
- Non vincerai mai se giocherai in difesa. Cosa c’è hai già paura di perdere? – la schernì il ragazzo osservando lo sguardo scarlatto spalancarsi e le sue labbra rosee contorcersi, quasi mosse dal risentimento, poi pescò e osservò la carta mentre un ghigno sollevato appariva sul suo volto. – Evoco sul terreno Pugile Indomito Casco [1000/1800]: grazie al suo potere speciale, posso mandare al cimitero un Pugile Indomito a mia scelta e questa ricade su Pugile Indomito Allenatore. Termino il turno con due carte coperte. –
 
Vector osservò la ragazza per qualche secondo chiedendosi se fosse ben cosciente di cosa stesse facendo: non era andato mai ad indagare su di lei, nemmeno ai tempi di Don Thousand perché non si sarebbe mai aspettato che fosse anche capace di duellare oltre che a muoversi leggiadra a ritmo di musica: dalla sua quel duello poteva essere un nuovo modo di comprendere le capacità della compagna, ma anche quanto sarebbe riuscita a spingersi oltre ai suoi poteri di evocazione dei draghi in carne e ossa.
 
- Pesco! Scopro la carta che avevo celato… Ebbene Alito, saluta il mio Vendicatore Stellare [1600/1900]! Se possiedo una carta con nome Stellare sul terreno posso evocare specialmente dalla mia mano Incantatore Stellare di Lira [2300/1600] e per effetto questo mostro trasforma il livello di Vendicatore Stellare nel suo stesso livello, ovvero sette. – la ragazza prese un respiro profondo e chiuse gli occhi mentre dall’extra deck una tiepida luce violacea si espandeva - Ora sovrappongo i miei due mostri di livello 7, EVOCAZIONE XYZ! Creatura maestosa dagli occhi di mille galassie, creatore dei mondi, del cielo e delle stelle mostrati a noi e dissolvi con la tua luce le tenebre profonde: Io ti invoco! Numero 109: Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon! [3000/2500] –
 
- Oh finalmente Mirach... non temere, ti sconfiggerò presto! – disse sicuro di sé il ragazzo stringendo il pugno.
 
“Scordatelo, il mio compito è proteggerla... anche da te se ti metterai ancora contro di lei.”
 
- Per ogni mostro con nome Stellare usato come materiale, Galaxy-Eyes guadagna 200 punti di attacco e ora... [3000 » 3400] – la ragazza si fermò di colpo aprendo avanti a sé la mano, mentre il suo aspetto tornava ad essere umano e i suoi occhi diventavano improvvisamente lucidi. – Io... io termino il turno. –
 
Vector sospirò, quasi non comprendendo il perché avesse esitato: possibile che avesse paura di far del male ad Alito? E poi era tornata umana, quasi la sua essenza fosse instabile, forse Vega non era davvero una Bariana e quello che avevano visto era un’illusione. Forse Don Thousand non l’aveva toccata davvero. Forse... Scosse il capo e guardò il maestoso drago dagli occhi di mille galassie che sembrava quasi preoccupato per la sua protetta.
 
- Cosa c’è, hai paura di attaccare? Pesco dal deck! Chiamo sul campo Pugile Indomito Mascelladivetro [2000/0], uso i miei due mostri per costruire la rete di sovrapposizione: EVOCAZIONE XYZ, appari dinanzi a noi, Pugile Indomito Giogo di Piombo! [2200/2000] –
 
“Vega resta calma, la tua paura riesco chiaramente a percepirlo e sono certo che anche Numero 59...”
 
- NON HO PAURA! – urlò la giovane stringendo la mano libera a pugno: il drago aveva perfettamente ragione, sentiva la paura opprimerle il petto.
 
Alito fece un ghigno: - Dovresti averne invece, ma per ora sono abbastanza soddisfatto e termino il mio turno. –
 
- Ora... pesco! – osservò attentamente la carta e spalancò gli occhi.
 
- Fallo, Vega non esitare! – incitò Vector e osservando la mano della compagna tremare le strinse le spalle in modo saldo e le sorrideva dolcemente, quasi per cercare di darle coraggio. – Non aver paura, Alito starà bene quando lo batterai e Mirach… Mirach non si farà del male. –
 
- Alito... – Vega osservò il castano e portando le mani su quelle di Vector singhiozzò. - È colpa mia se è così… -
 
- Forza Alpha-Lirae, attaccami! – esclamò il castano provocandola e il ruggito del Numero 109 sovrastò subito la sua voce, quasi a dargli ragione ed incitare Vega a colpirlo senza esitazione: era l’unico modo che aveva per assicurarsi che il ragazzo tornasse se stesso e lei doveva comprendere, seppur fosse davvero molto difficile, che era tutto a fin della salvaguardia di Alito.
 
- Galaxy-Eyes Star of Creation, attacca il suo Pugile Indomito Giogo di Piombo! –
 
- Quando un mostro Pugile Indomito sta per essere distrutto, posso staccare un materiale XYZ dal mio Giogo di Piombo e quando succede, guadagna 800 punti di attacco! [2200» 3000] –
 
[Alito: 8000»» 6800]
 
Vega lo osservò e sospirò quando vide che l’attacco non gli aveva causato nessun danno fisico: sembrava che la sua magia fosse placata, forse era per via del suo aspetto umano, forse per la giovane se stessa della stele che riposava in lei. Ad ogni modo, quando terminò il turno riuscì a notare come il suo drago la stesse osservando attenta, come col timore che qualcosa potesse andare storto.
 
- Andrà tutto bene Mirach, io credo in te. –
 
- Commovente… Pesco! – il ragazzo fece un sorriso. – Finalmente il gioco diventa interessante: Evoco Pugile Indomito Grandi Bende [1100/1400] e attivo l’effetto di questo mostro, che mi consente di scegliere un mostro dal cimitero e portare tutti i miei pugili al medesimo livello di quel mostro... E ovviamente lo porto al livello quattro! Dopo di chè attivo la carta Spiriti Pugilistici Indomiti che mi permette di evocare dal cimitero un mostro Pugile Indomito, a condizione che la mia carta finisca dal deck al cimitero. Ci siamo! –
 
- …Sta attenta! – urlò di istinto Vector mentre il ruggito minaccioso del numero 109 vibrava nell’aria: la giovane dai capelli ramati osservò prima il compagno che aveva urlato per poi tornare sul suo drago e sull’avversario; gli occhi di Alito si illuminarono di rosso e con essi il numero sul palmo della sua mano prese a splendere forte. Sapevano cosa significava, stava per...
 
- Sovrappongo Pugile Indomito Grandi Bende e Pugile Indomito Allenatore per creare la rete di sovrapposizione! Drago nato dai meandri della terra, reggente delle forze passate e future, spiega le tue ali al cielo e mostrati a noi nella tua maestosità, poni ora con un solo sguardo il nuovo destino di questo duello. EVOCAZIONE XYZ! Numero 59: Drago Rosa del Destino [2700/2400]! -
 
La ragazza indietreggiò terrorizzata dalla visione del mostro che squarciando la terra sembrò spuntare e sbocciare come una bellissima rosa bianca per poi mostrarsi nelle sue forme di drago dal corpo nero e spinoso, con le scaglie che sembravano piccole foglioline nere e le ali che scheletriche alla base e spinose come rovi di rose, si aprivano in due enormi petali bianchi, dall’aspetto venoso così come il capo che pareva avere un petalo come cresta; quando le quattro enormi zampe toccarono terra il suo forte ruggito squarciò il silenzio, mentre una tenue aura violacea lo avvolgeva e sull’ala destra appariva di un viola vivo il numero 59. L’altro drago mosse d’istinto il capo verso la propria custode e vedendola impaurita, cercò un nuovo contatto con lei chiedendole di reagire; Alito invece iniziò a ridere, quasi godendo di quella viva paura che avvolgeva la ragazza.
 
- Attivo l’effetto di Rosa del Destino. Staccando un materiale XYZ posso far perdere la bellezza di 2700 punti di attacco al tuo caro Numero 109! [3400» 700] – vide gli occhi della ragazza spalancarsi e ghignò divertito. - Non pensavo di metterti in difficoltà facilmente! Ora Drago Rosa del Destino, attacca Galaxy-Eyes Star of Creation e non indugiare, fallo a pezzi! -
 
- Attivo l’effetto di Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon! Uno un’unità sovrapposta per permettergli di annullare la battaglia! – la ragazza fece un occhiolino mentre Vector sospirava, quasi non si aspettasse una reazione di quel genere – Ops. Sai, credo che dovrai rimandare i tuoi piani di distruzione! –
 
- Ti sei salvata dall’attacco di Rosa del Destino, ma rimane ancora Giogo di Piombo. Attaccalo ancora! –
 
La ragazza alzò la mano attivando la trappola che aveva lasciato da parte: - Attivo la mia trappola Inganno Stellare che annulla e distrugge il tuo mostro! –
 
Vector la guardò quasi con disprezzo, gesticolando come se la stesse insultando per non aver agito prima in quel modo per difendersi.
 
- Attivo l'effetto di Giogo di Piombo! Invece di distruggerlo stacco un materiale XYZ, aumentando così il suo attacco! [3000» 3800] Poi attivo l'effetto di Pugile Indomito Mascelladivetro, il materiale che ho appena staccato: quando finisce al cimitero, posso aggiungere un mostro Pugile Indomito dal mio cimitero alla mano. Scelgo Pugile Indomito Velo! –
 
Vega lo scrutò attentamente ed assieme a lui il suo drago. Nonostante fosse pienamente cosciente delle sue intenzioni lei sapeva bene quanto fosse forte anche senza Numero 59: era rimasta ad osservare la battaglia da lontano quella volta; eppure, il giovane “gladiatore” non aveva smesso di sorprenderla nemmeno alla sua sconfitta; si era davvero battuto con onore quella volta e non stava esitando nemmeno in quel momento. Doveva concentrarsi, mostrargli che anche lei era diventata forte. - Potrai attaccarmi quante volte vuoi non m’importa...io ti sconfiggerò lo stesso! –
 
- L’unico vantaggio che possiedi in quest’istante è la quantità di Life Points, non vedo come tu possa minimamente sconfiggermi, forse nei tuoi sogni! Osserva il tuo drago, possiede solo 700 punti mentre i miei mostri sono rispettivamente di 2700 e 3800. Sei già nel tuo punto di non ritorno! –
 
- Taci! – urlò mentre i suoi occhi scrutavano il ragazzo: era solo colpa sua se Alito era posseduto, colpa sua se si stava comportando in quel modo. No, non era sua la colpa ma di Numero 59 che lo aveva soggiogato. – Pesco! Ehi, Alito dimmi... conosci questa carta? –
 
- Alza-Rango-Magico Forza di Barian... non credevo fossi disposta ad usarla sul tuo Drago! Sei così disperata pur di battermi? –
 
 - SMETTILA DI PRENDERLA IN GIRO! – Urlò irritato Vector, conscio che se Vega temeva di far attaccare il suo adorato compagno, era ancor più terrorizzata dal fargli usare il potere Bariano: e come darle torto, in fondo quel potere aveva colpito anche lei per un suo errore quando credeva di averla salvata da quel destino incomodo. Rosa del Destino… possibile che quel nome allora si riferisse a ciò che era successo allora?
 
“Candido e bianco come i petali di quella rosa che aveva nei capelli quando lei...” Vector chiuse gli occhi mentre vedeva la ragazza annuire: che il Drago le avesse parlato? In fondo si era sentito solo un forte ruggito.
 
“Io sono pronto. Sta tranquilla, andrà tutto bene.”
 
- Attivo Alza-Rango-Magico Forza di Barian e come sai bene, ora sorgerà il nuovo drago che porterà alla tua sconfitta! Dio della luce e del buio, creatore dell'universo e delle costellazioni; appari e risplendi tra le tenebre del male e riporta l'equilibrio nei mondi. EVOCAZIONE CHAOS XYZ, rispondi alla mia chiamata e mostrati a noi signore dei draghi: Numero C-109: Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon! [4500/3000]
 
- Finalmente ti mostri per ciò che sei realmente, eh Mirach? – affermò Alito mentre la luce attorno al drago si dissolveva mostrando le sue vere fattezze: la pelle di scaglie di un blu quasi nero, le ali, la pancia e i suoi occhi che splendevano come mille galassie; in modo elegante, maestoso, la Divinità Astrale posò le sue zampe sul terreno e le ali si aprirono in difesa della sua protetta e custode mentre un secondo ruggito, sonoro e infiammato si volse verso 59, quasi a dichiarargli guerra.
 
- Ora attivo la carta magia Velo della Luce! In questo modo Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon sarà immune alle tue carte trappola. Ora Mirach, attacca Numero 59 Drago Rosa del Destino! –
 
- Attivo la mia trappola Barriera XYZ! Con questa carta, i mostri XYZ nei prossimi due turni non possono essere distrutti in battaglia! – il forte vento generato dalle ali di Caos 109 lo spinse indietro facendolo quasi volare a terra, ma il ragazzo rapidamente cercò di pararsi puntando la mano a terra. – Non… distruggerai... il mio mostro! –
 
[Alito: 6800»5000]
 
- Sarò forse stata una stupida a credere che tutto sarebbe andato bene... Ma non importa nemmeno tu sfiorerai Mirach! –
 
- Questo è tutto da vedere! Non mi farò battere da te! – esclamò Alito con aria tutt’altro che amichevole.
 
- Credi davvero che io te lo permetterò? – lo guardò seriamente – Posiziono una carta e termino il turno. –
 
- Ti sei dimenticata un piccolo dettaglio, Numero 59 ha ancora un materiale a disposizione! Pesco! Uh? – osservò la carta – Dovrei...? No! Devo batterla senza questa carta. – la aggiunse alle altre cinque della mano.
 
- Attivo l'effetto di Rosa del Destino e il tuo mostro perde 2700 Punti! – il drago dagli occhi galattici guardò la ragazza per degli istanti mentre lei sembrava fissare la carta coperta attentamente, il castano continuò: - Pugile Indomito Giogo di Piombo, attacca Mirach! –
 
- Svelo la mia trappola Ripresa Stellare, mandando una carta al cimitero evito la distruzione di Mirach ma subisco comunque il danno. Ma non importa perché l'effetto dura fino alla fine del tuo turno, rimanderemo i conti al prossimo! –
 
[Vega: 8000» 6000]
 
- Non credere che sia finita qui, anche Rosa del Destino vuole divertirsi con Mirach! Attaccalo!! -
 
- Attivo l'effetto del mostro che ho mandato poco fa al cimitero, come vedi non sono stupida ma soprattutto Fantasma Stellare fa un bel gioco! Se in campo ho un mostro con nome "Stellare" i suoi punti di attacco vengono addizionati a quelli del mostro in campo e lui ne aveva 900... Se i calcoli son esatti siamo pari! -
 
- Dunque, questo attacco è inutile anche adesso. Termino il turno rinforzandomi con due carte coperte. - rispose Alito in modo serioso.
 
- Pesco! – la giovane si bloccò di nuovo per dei secondi, prendendo un respiro  profondo - uso l'unità sovrapposta di Numero 109 per evocare specialmente un mostro dalla mia mano o dal cimitero! Vediamo... Preferisci finir bruciato o gradisci una cottura lenta nei prossimi turni? Evoco specialmente Potenziatore Stellare, [2300/1400] e lo potenzio all'istante con Spada Stellare [2300»3300] ma dato che ho aperto le danze attivo il suo potere speciale: Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon guadagna 200 punti di attacco moltiplicati per il suo rango. [4500»6100] Su Alito, compito di matematica. –
 
- S-seimila e cento punti?! –
 
- Già... Purtroppo non ho finito...  Prima di far sgranchire le ali al mio drago devo eliminare quelle. – indicò le carte mentre il voltò della ragazza si tingeva per metà di un lilla ed i capelli si allungavano ancora aprendosi a delta, mentre un numero le spuntò vivido sulla guancia: Mirach la stava aiutando, probabilmente per garantirle il pieno controllo di sé stesso. - E sai come si fa? –
 
Alito assunse un'aria spaventata, come se la giovane fosse riuscita davvero a mettergli i bastoni tra le ruote: - No…non la mia carta coperta! –
 
- Per ultimo attivo Turbine stellare che spazza via le tue carte coperte!  Ora, Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon… attacca Pugile Indomito!»
 
- Maledizione! – esclamò il castano indietreggiando.
 
[Alito: 5000» 2700]
 
- Potenziatore Stellare, attacca Numero 59: Drago Rosa del Destino! –
 
- NOOOO! IL MIO DRAGO! - esclamò assistendo impotente alla distruzione di Drago Rosa del Destino.
 
[Alito: 2700» 2100]
 
Un vento più forte di prima quasi guidato dal risentimento della ragazza nei confronti di quel mostro scaraventò a terra il ragazzo dai capelli castani: sulla sua mano, lentamente, il numero 59 sparì. Evidentemente, Alito non aveva la forza di rialzarsi, nonostante avesse ancora dei Life Points.
 
- Alito! - La ragazza si mosse ma il suo drago alzò un’ala per impedirle di muoversi ulteriormente, quasi cercasse ancora di proteggerla, poi si abbassò col muso verso il ragazzo, porgendogli una domanda:
 
“Alito stai bene?”
 
- S-sì...ma perché sono a terra? – Alito si rialzò lentamente anche se affaticato dal colpo: le gambe sembravano tremare, come se avesse improvvisamente esagerato ad allenarsi; si guardò attorno, guardò poi la ragazza e il drago – quello era davvero il numero della ragazza? – e vide i mostri dalla sua parte oltre ad esso: stavano… Eppure, prima che potesse dire qualcosa, vide Vega dirigersi in fretta verso di lui ma cedere sulle sue gambe mentre Vector, veloce, la afferrava per impedirle di cadere: cosa stava succedendo, perché contro Vega?
 
- In realtà… - confessò la giovane osservandolo con lo sguardo sollevato – …perché ti ho lanciato un mostro di 3300 punti contro e Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon. –
 
- Un mostro di 3300 punti? A-aspetta, stiamo seriamente duellando? –
 
- Buon giorno, principessina! Ti sei fatto dominare dal Numero 59 come un idiota. – esclamò Vector che abbracciava con quasi fare protettivo e fraterno la ragazza che tremava, come se anche lei avesse esaurito quasi le forze – ad ogni modo, Numero 109... –
 
- Mirach, lui ne ha… 6100. – puntualizzò Vega con un sorriso flebile ma felice di rivedere il suo compagno finalmente in sé.
 
Il castano scrutò il terreno, poi il cimitero notando il Numero 59 in cima ad esso: la ragazza si era davvero battuta per lui? E com’era riuscito quel numero a possederlo? - Credo di aver capito. Togliendo il 59 dal terreno tu mi hai liberato dal suo controllo. Ma soprattutto, ho il terreno vuoto e tu hai due mostri di cui uno di 6100 punti. Non avevo dubbi sulle tue capacità e per quanto sono sorpreso, mi hai anche dimostrato di saper combattere e difenderti bene a quanto pare. Brava. –
 
- In realtà tu mi hai messa parecchio in difficoltà... Non sono così brava come credi. –
 
“Per l’esattezza sei una testona. Te l’ho detto che non mi faccio del male ma sai Alito, lei si ostina a proteggermi. Non voleva attaccarti o evocarmi per paura di ferirci.”
 
- Ma il fatto che sei ancora sul terreno vuol dire che non sono riuscito a distruggerti e che quindi Vega ti ha protetto perfettamente, contro le sue aspettative. - affermò Alito fissando il drago che riassunse le sue forme normali mentre il duello si interrompeva.
 
“Già...” il drago toccò la testa della ragazza col muso per confortarla, mentre si sentiva osservare dalla stessa con aria decisamente stanca “…è tutta colpa mia, dovevo parlarvene.”
 
- No, Vector ha ragione. – Alito si sollevò rimettendosi in piedi. - Sono stato stupido a perdere il controllo. –
 
- L'importante è che tu stia bene ora. – rispose Vega che dopo esser stata lasciata dal compagno gli andò incontro porgendogli una carezza, ignara che il suo viso lentamente perdeva i toni Bariani che aveva assunto: il castano chiuse gli occhi lasciandola fare, ignorando il suo viso per metà Bariano, quasi non volesse chiederle altro e desiderasse solo lasciarla tranquilla. Il duello era finito e avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per le spiegazioni.
L’importante era in quel momento che lei stesse bene, al sicuro. E che la ragazza nella stele lo fosse a sua volta, dentro di lei.
 
- Sto bene, sono forte ricordi? – affermò sorridendole mentre afferrandole e stringendole la mano, quasi per rassicurarla definitivamente, apriva un varco e lanciava un’occhiata a Vector. – Sai, mi è venuta voglia di vedere le stelle. Io e te, da soli, nel giardino... come ai vecchi tempi. Cosa ne dici? -

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Capitolo 7
*** CAPITOLO VI: Notte di stelle e disperazione ***


CAPITOLO VI: Notte di stelle e disperazione
 

Non importa quante volte rinascerò, continuerò a cercarla,
 affinché io che possa incrociare ancora il suo sguardo.
In questo gioco mosso dagli dèi,
 nessuno potrà privarmi dell’amore che ho per lei.
Ancient Alito.

 
 
Il viaggio di ritorno fu rapido ma allo stesso tempo per i tre sembrò quasi eterno: gli occhi di Alito non smettevano di guardare la fanciulla dai capelli dorati che camminava davanti a lui e Vector col viso alto, quasi per osservare le prime stelle del cielo che, lente, stavano iniziando a sorgere; l’arancione invece sembrava incupito da ciò che era successo tanto che non aveva affatto proferito parola da quando lui era finalmente tornato alla normalità. Numero 59 era il mitiriano della giovane sacerdotessa ed ora, la fanciulla della stele, sembrava essersi riunita con la ragazza che aveva di fronte lasciandole assumere la forma Bariana quella forma che, a quanto pare, Vector sperava in non incrociare mai sul suo volto.
 
- Si può sapere cosa vi prende? Siete così silenziosi, voi due. – affermò di colpo Vega voltandosi con un sorriso. – Sapete, oggi è la notte perfetta per vedere lo sciame delle Leonidi: niente Luna, niente nuvole... un cielo perfetto. –
 
Alito osservò per un istante la ragazza arrossendo violentemente quando lei, fermandosi, lo osservò attenta gonfiando le guance: perché era così maledettamente carina?
 
- Alito... mi hai promesso di vedere le stelle, cosa ne pensi? –
 
Lo sciame delle Leonidi, lui aveva già sentito nominare di quel particolar evento astrologico in passato: molto e molto tempo prima era stata proprio la giovane sacerdotessa Alpha-Lirae a insegnargli i nomi delle stelle, ma anche a riconoscere le varie piogge meteoriche durante l’anno e vederla lì sorridente nonostante il duro duello che avevano affrontato, vederla piena di vita da affrontare una serata insieme lo faceva sentire più tranquillo, conscio che dopo quella brutta avventura finalmente avrebbero potuto riposarsi. Il ragazzo dai capelli arancioni afferrò la mano della ramata e di colpo l’altra andò sul suo capo accarezzandoglielo piano, quasi a confortarla.
 
- Credo che nel dubbio vi lascerò trascorrere la serata da soli. Sapete, fare il terzo incomodo in una coppietta come voi mi fa venire il voltastomaco. –
 
- V-Vector! Noi… noi non siamo... – Sentendo quel tono di voce quasi geloso, Vega spostò il capo ed arrossì, comprendendo che le vere intenzioni del pel di carota era di lasciarla sola con lui affinché riuscissero a parlare finalmente con nessun timore: - Guarda che potresti venire con Rio e guardarle anche tu con noi! –
 
- Lo sai che le cose sdolcinate non fanno per me. – rispose, separando la mano dal capo prima di portare la mano della ragazza verso quella del castano: - E poi ha più senso così.
 
Il Bariano aveva ben compreso che la persona di cui la piccola Alpha-Lirae era sempre stata innamorata era il bel Gladiatore al loro fianco, così come era conscio di quanto Alito ricambiasse a suo modo i sentimenti per lei: in fondo, senza esitare ne fare domande, un anno prima non aveva esitato ad avvicinarsi alla bella Orihime pur di scoprire se la sua identità e quella della giovane sacerdotessa rinchiusa nel cristallo coincidevano; sapeva quanto nel cuore di Alito non era mai scomparso il sentimento che provava per lei poiché, per primo, dalla scomparsa di Don Thousand, aveva provato a riavvicinarsi ad Orihime stessa seppur con paura che lei non ricordasse affatto, come tutto il resto dell’umanità in fondo, della sua esistenza e di quella rivelazione causale che li aveva spinti ad avvicinarsi tanto da diventare amici. Vector era conscio di quanto ora, Vega avesse bisogno di lui più di chiunque altro e per quanto fosse preoccupato era giusto restare in disparte: alla fine, quando la ragazza avrebbe davvero compreso che il Dio Bariano aveva stravolto anche la sua vita e i suoi ricordi, probabilmente avrebbe avuto bisogno di qualcuno con cui sfogarsi e Alito, più di chiunque altro, era l’unico capace di farlo. Così, quando il castano afferrò la mano della compagna Vector si allontanò dirigendosi verso l’ingresso di casa anche se, per un solo istante, il suo sguardo si soffermò ad osservarla, mentre portava una mano al cuore, stringendola lentamente:
 
“Sei al sicuro tra le sue braccia, non temere, farò di tutto pur di vederti finalmente sorridere.” Alzando gli occhi al cielo osservò prima la stella di Lira di cui la giovane portava il nome e poi spostò lo sguardo verso la costellazione dell’Orsa Maggiore lasciando che per un’istante i suoi occhi si spalancassero: perché aveva una strana sensazione al solo osservarla? Venne però interrotto dall’abbraccio di Rio che, a voce bassa gli suggerì di rientrare e che si era preoccupata per la loro assenza: - Stanno bene, non preoccuparti.  Sì, andiamo. –
 
 
Quanto tempo era che lui e Vega non restavano davvero soli? Vector li aveva stupidamente definiti una coppia e lei sembrava essersi di colpo agitata per dissuaderlo: cos’erano, davvero? I suoi ricordi forse erano così offuscati da averle fatto davvero dimenticare tutto? E se per la sua amata sacerdotessa lui non fosse più lo stesso? Eppure, lei non aveva esitarlo a salvarlo dalle grinfie del numero mitiriano: perché allora sentiva un alone di gelosia avvolgergli il petto al solo pensiero che anche Vector potesse aver provato un tempo qualcosa per lei?
Alito guardò la sua mano quasi per comprendere se quei pensieri erano ancora opera del numero 59 ma quando sentì la stretta della ramata farsi più forte il suo cuore perse un battito: come poteva anche solo immaginare che Vega avesse scordato tutto?
Quand’era l’ultima volta che erano a tutti gli effetti rimasti soli?
Se ben ci pensava, forse era trascorso proprio un anno dal giorno in cui timidamente Orihime gli aveva proposto un gelato al bar del centro di Heartland e, senza esitazione, aveva accettato l’invito di quella ragazza che in silenzio manteneva il suo segreto...
 
Un anno prima
Il tempo della battaglia finale stava per sopraggiungere.
Da ritrovare erano rimasti solo e soltanto di due Imperatori Bariani mancanti, eppure nella mente di Alito non smetteva di esserci l’invito per quel pomeriggio fatto dalla ragazza che aveva iniziato a frequentare da quanto ella aveva scoperto il suo segreto. Orihime sembrava essere “diversa” dalle altre e, anche se dedita ai suoi allenamenti, non aveva esitato a voler ritagliare del tempo per lui; così, mentre Durbe e Mizar sembravano discutere sulle prossime mosse, Alito si allontanò aprendo un varco in direzione del mondo umano.
 
- Hai visto? Alla fine, ho mantenuto la promessa. No, così non va bene…-
 
Assunte le sue sembianze umane sistemò il colletto della sua camicia rossa e avanti al vetro di un negozio provò a sistemare i capelli con cura: cosa stava facendo, perché si sentiva così strano?
 
- Orihime io... –
 
Perché il viso di quella ragazza era così simile a quello della ragazza che aveva amato nel suo passato da umano? Perché sentiva qualcosa provenire da quel cuore che non doveva provare altro che odio verso gli umani?
 
- Accidenti, non posso presentarmi a mani vuote... –
 
Era la prima volta che, a tutti gli effetti, si sentiva a disagio nel voler uscire con un’amica. Amica.
Orihime poteva essere davvero considerata una sua amica nonostante il suo vero io?
Chissà cos’era che le piaceva, in fondo la conosceva a malapena e anzi, forse non la conosceva proprio: sospirando iniziò a camminare guardandosi attorno, cercando di immaginare cosa sarebbe potuto piacere ad una ragazza.
 
- Di certo non un mazzo di rose. Abbiamo capito che alle ragazze dà chiaramente l’impressione che tu ci stia letteralmente provando con loro... –
 
Eppure, Lei le amava.
Camminava tranquillo ed intanto osservava i negozi al lato quando di colpo i suoi occhi si soffermarono su una vetrina in particolare: tra gli oggetti riposti c’era un bracciale che aveva attirato la sua attenzione, se avesse fatto in fretta magari non avrebbe nemmeno fatto tardi; quel bracciale sembrava fine ma allo stesso tempo era certo che ad una ragazza con fare così gentili sarebbe piaciuto eccome. Come non poteva piacerle?
Dopo aver fatto la sua spesa, riprese a correre, sperando di non incontrare nessuno tra gli amici di Yuma per la strada, dato che nell’osservare la ragazza agli inizi li aveva intravisti spesso con lei, o si sarebbero certamente fatti delle domande dato che la ragazza sembrava frequentare assiduamente i fratelli Kamishiro, specie essendo compagni di classe. Ma perché si stava lasciando sopraffare quelle domande? Lei non era mica...
 
- Alpha-Lirae… -
 
Pronunciò a voce bassa stringendo il pacchetto tra le dita; non si accorse che alle sue spalle era improvvisamente comparsa la ragazza che doveva raggiungere da lì a poco.
 
- Uh? Stai pensando alle stelle? In effetti, questa sera il cielo dovrebbe essere davvero limpido e oltretutto è una notte di luna nuova, Lo sapevi? – Le guance di Orihime erano arrossate a malapena: perché aveva improvvisamente nominato quello che era da sempre stato il suo nome? Lo osservò sussultare e mise una mano avanti alle labbra, lasciandosi scappare una risatina: - Scusa, non credevo di spaventarti così tanto. –
 
Alito si voltò a guardarla e improvvisamente arrossì: differentemente dalle altre volte aveva i capelli sciolti, lunghi fin oltre la schiena ed indossava un vestitino rosso, diverso dalla divisa scolastica o dalla tuta che - lei aveva spiegato – venisse usata nello sport che praticava per praticità; era dannatamente bella, quasi angelica agli occhi del Bariano e con quei capelli sciolti lei era davvero identica alla sua Alpha-Lirae. Imbarazzato le porse il pacchettino:
 
- Per… me? Grazie, Alito… uhm, allora, andiamo a prendere il gelato che ti ho promesso? Mi hanno detto che dobbiamo assolutamente provare quello di una nuova gelateria e beh, con te credo sia il momento ideale per farlo... -
 
 


- Ehi Alito ti ricordi il bracciale che mi hai regalato? Finalmente sono riuscita a metterlo ed è stato lui a darmi la forza di combatterti... Volevo che non fosse assolutamente la nostra ultima uscita, quella di un anno fa. -
 
Alito la osservò attentamente mentre si sedeva sull’erba e, senza pensarci due volte, fece lo stesso, restando ad osservarla mentre parlava del braccialetto per poi posarle la mano sul capo con fare delicato: la giovane aveva avuto paura per lui ma al tempo stesso non aveva esitato a combatterlo, a mettersi in gioco, a battere il numero che era legato a lei come mitiriano e che aveva provato a possedere la persona a cui lei era maggiormente legata, non aveva esitato a rischiare di perdere un duello, o di ferire il suo drago. Vega era forte più di quanto ella stessa pensava e sentirle dire che era stato quel braccialetto a dargli la forza lo fece sorridere:
 
- Le rose bianche sono sempre state le tue preferite. Quella volta avevo pensato che Orihime ti somigliasse tanto ed era impossibile che non apprezzasse quei fiori così delicati – sentì Vega portare la testa sulla sua spalla e la sua mano sinistra andare a stringere la destra di lui – Da un lato mi sembrava impossibile che non fossi tu... –
 
- Ma allo stesso tempo avevi paura che io lo fossi, perché sarei stata in pericolo se lui lo avesse scoperto, vero? –
 
- Eri in quella stele di cristallo, al sicuro, dormiente in quella gabbia di rose rosse che si erano formate attorno alla torre. – la mano passò tra i suoi capelli andandole a sfiorare il viso mentre sorrideva – Nonostante ti volessi ardentemente al mio fianco, nonostante non riuscissi ad allontanare Orihime dalla mia mente, tanto quanto dai miei pensieri che non trovavano logica a quel sentimento di protezione nei confronti di una semplice umana… il mio cuore, o meglio ciò speravo di avere dato che sembrava esserci stato negato, era felice di sapere che eri al sicuro lontana dalle mani di Don Thousand… –
 
- Però quella carta... – gli occhi rossi di Vega andarono a cercare lo sguardo color smeraldo di Alito mentre la mano si stringeva sempre di più come impaurita: quel maestoso drago e il suo destino, in che modo erano collegati? – Se il 59 è sempre stato parte dei ricordi di Astral, perché allora è qui con noi in questo momento? –
 
Alito aveva un’idea sulla motivazione di quel suo dubbio ma – probabilmente per non farlo pesare alla compagna – alzò lo sguardo al cielo e sorridendo mosse il dito in alto: il cielo ormai tinto dei colori notturni lasciava intravedere loro le miriadi di stelle e, tra esse, una stella cadente.
 
- Una stella cadente... – pronunciò la ragazza. – Sta iniziando... -
 
- Non so il motivo, ma quella carta ti ha riportata da me. Non importa in questo momento come e perché lei sia spuntata tra le tue mani, sei qui… sei con me, di nuovo ad osservare il cielo proprio come quella volta. – affermò lasciandole la mano, andando a stringerla a sé con delicatezza. – Ma questa volta non ti lascerò andare... Non più... –
 
 
Spartan City – circa 1000 anni prima –
 
Risate di gioia sembravano provenire dalla grande piazza principale; nella cittadina si era svolta una grande festa in onore del passaggio d’età del giovane principe regnante e se nella mattinata vi era stato dell’intrattenimento con gli animali, in quel pomeriggio lo spazio era lasciato ai gladiatori e alle lotte tradizionali della città. Il sole stava ormai lasciando spazio alle prime stelle nel cielo, una giovane dai lunghi capelli dorati racchiusi in una treccia che partendo da un orecchio le formava una coroncina in testa fino a scivolare lungo il fianco destro, giungendo con le sue punte alla vita dai profondi occhi rossi e un candido abito bianco che cadeva sulle forme longilinee a sottolineare la sua magrezza, stava camminando con tra le mani una cesta di tessuti dalle fatture preziose quando, raggiungendo il punto in cui le risate si facevano più intense, osservò la divertente scena che ne dava la causa: un giovane uomo dai capelli castani e dal corpo muscoloso stava facendo dondolare i bambini più piccoli che quasi si sfidavano a chi riusciva a resistere e dondolarsi più velocemente usando le braccia dell’uomo come base della loro altalena:
 
- Oh guarda Alito, c’è Lirae! – esclamando uno dei bambini non immaginando che lo sguardo del castano si voltasse di colpo verso di lei e le sue braccia barcollassero per un secondo, lasciando quel pizzico di brio che fece ridere i bambini. - È venuta anche oggi! –
 
- E anche oggi vi vedo giocare invece di dedicarvi ai vostri studi… Oh Dei, che pazienza ma oggi passi, è un giorno di festa. –
 
I bambini saltarono giù dalle braccia del gladiatore che si era abbassato un attimo per aiutarli, la giovane sorrise al più grande con dolcezza e mentre i piccoli li osservavano attentamente, lui mosse una mano sul capo, quasi per giustificare il loro comportamento: - Colpa mia, Lirae. –
 
- Oggi tutto è concesso giusto? Ciò che m’importa è che non ti infastidiscano o il capo sacerdote se la prenderebbe prima con loro e poi con me. –  osservò una delle bambine che era rimasta a guardare toccare la gamba del castano con insistenza. – Uh? Cosa ti prende ora, Diana? –
 
Alito si voltò verso la bambina e accarezzandole il capo prese qualcosa che nascondeva dietro la schiena, poi la osservò: - Chiudi gli occhi. –
 
- Non mi prenderai mica in braccio! – la ragazza arrossì violentemente, ma chiuse gli occhi quasi per non dargli torto: sentì una mano di lui sfiorarle i capelli e qualcosa pesarle appena di più sul capo. – Alito…? –
 
- Che dite bambini, ora non sembra una principessa? – chiese mentre i piccoli rispondevano in coro di sì. – Con questo vestito, questi boccioli di rosa bianca ti stanno benissimo, principessa... –
 
- A- Alito… -
 
- Bambini, portereste le stoffe che ha procurato alla sartoria? Dite pure che sono stato io a prendere con me Lirae, vorrei un nuovo abito e lei è la migliore anche in questo, lo si sa. – quando fece un occhiolino i bambini annuirono e presa la cesta della ragazza si allontanarono gioiosi, lasciandoli soli: il giovane gladiatore porse la mano verso di lei e guardandola con i suoi occhi smeraldo continuò. – Vieni con me, questa sera non avrai altro a cui pensare se non a te stessa. Tranquilla, ho avvertito io che non saresti tornata a palazzo, lui non ha obiettato, anzi...
 
Tenendole stretta in modo saldo la mano, il giovane gladiatore si era allontanato dal centro della Urbe, dirigendosi nei prati che andavano a circondarla ed in particolare nei pressi delle vicinanze di un piccolo vecchio tempio, una volta dedito ad Artemide, contornato da un fiumiciattolo e alti alberi che sembravano quasi nasconderlo agli occhi dei più curiosi: ai suoi piedi, quasi tutto fosse stato più che pianificato, vi era una lunga stola color sabbia con diverse leccornie in grandi ceste; la ragazza non poté rimanere che meravigliata da quella che a tutti gli effetti sembrava una premura posta nei suoi confronti del giovane tanto che, quando si fermarono, gli afferrò l’altra mano e stringendola non poté che sorridergli.
 
- E da quando ad un umile serva è concesso tutto ciò? Hai organizzato solo tutto questo? Alito, è meraviglioso... –
 
Il Gladiatore mosse il capo e con un sussurro si avvicinò al viso di lei: - Sei tu che sei meravigliosa... Mi avevi promesso che mi avresti insegnato le ultime costellazioni e che avremmo visto insieme le stelle. –
 
- Già è vero... che sciocca io... – il volto della fanciulla era diventato rosse come le bacche che erano poste in una delle ceste: - Perdonami, ultimamente sono così presa dal lavoro in sartoria e dalle cerimonie che... –
 
- È proprio per questo motivo che desidero che per questa sera tu sia la mia principessa. Esser sempre all'opera per soddisfare gli altri è dura, mai nessuno rende te felice…–
 
Quando la giovane si accomodò sulla stola, Alito la raggiunse e se all’iniziò sembrò quasi
impacciato dal potersi relazionare – per una volta senza nessuno dei bambini, o degli adulti nei dintorni – con lei, poi si lasciò andare porgendole delle bacche e dell’uva che la ragazza accettò volentieri: era a tutti gli effetti la primissima volta che riuscivano a stare tranquilli e spensierati, la prima volta in cui lei sembrava finalmente sé stessa e non una lavoratrice, la prima volta in cui riusciva ad osservarla così bene e riusciva a sentire persino il suo respiro. Sentì Lirae avvicinarsi alla sua spalla e per un’istante le sue mani stringersi al suo possente braccio:
 
- Lirae... qualcosa non va? –
 
La ragazza scosse la testa e restò in silenzio.
 
- Sai... – disse il ragazzo all’improvviso guardando il cielo: lo sciame sulle stelle della costellazione di Leo avrebbero dato ben presto spettacolo, quello di cui la ragazza gli aveva tanto parlato – Il cielo stellato è qualcosa di meraviglioso… ma se tra tutte le stelle di cui mi hai insegnato il nome dovessi mai sceglierne una… -
 
Si sentì lo sguardo scarlatto posarsi addosso lentamente, mentre il peso del corpo della giovane allontanarsi dalla sua spalla nonostante le mani di lei continuare a stringersi al suo braccio; Alito spostò la mano sul viso della ragazza e mentre le scostava i pochi ciuffi rame che parevano cadere distratti sul suo viso, socchiuse gli occhi: - Sceglierei te, sei tu la stella più luminosa di questa Urbe… concedimi di guardare insieme le stelle, ogni notte, te ne prego… –
 
 

Mentre le stelle cadenti iniziavano a solcare il cielo illuminandolo, finalmente anche se in silenzio i due sembravano in una situazione di pace: Vega riposava tranquilla sul petto del castano che la stringeva a sé con delicatezza mentre a guance arrossate sembrava raccontarle di quanto avesse davvero atteso quel momento, il momento in cui, senza più esitare, avesse finalmente potuto abbracciare ancora la sua amata sacerdotessa; Nash e gli altri intanto avevano da discutere con qualcuno di molto importante dato che Mirach, il drago della giovane Vega, era all’improvviso apparso avanti agli imperatori Bariani in forma umanoide, o meglio, nella sua forma Astrale.
 
- Ciò che mi preme a maggior modo è che voi la proteggiate. – pronunciò Mirach mentre si accingeva con gli altri ad uscire nei pressi del giardino: era stato molto semplice per lui spiegare ai ragazzi la situazione che riguardava il passato perduto di Vega, così come era stato semplice spiegar loro perché la ragazza non avesse mai mostrato la sua vera identità ai sette imperatori; Vector si era subito spinto a chiedergli come mai però, durante il duello della giovane ed Alit, la prima avesse assunto...
 
- Cosa? Vega è una Bariana? – Rio sembrava scossa dalle loro parole, era strano dato che ella stessa lo aveva negato, mostrandosi a lei con le sue fattezze Astrali. – Vector lei non può...
 
- Vector ha ragione. Non so il motivo esatto, ma il suo numero mitiriano ne è la prova. – pronunciò Mirach. – La profezia che Vector conosce è stata tramandata da noi Astrali fin dai tempi antichi, ciò che lega Vega a quella profezia e ciò che l’ha resa Bariana… probabilmente è la medesima cosa. Anzi... –
 
- Lui! -  Vector strinse la mano a pugno e nonostante Rio cercasse di calmarlo era chiaro il suo disagio. – Mirach come hai potuto farle questo. –
 
- Mi dispiace Vector, non è colpa mia... – pronunciò osservando i presenti continuando ad incamminarsi verso i due ragazzi nel giardino.
 
- Guardate, sono così carini... – Affermò Rio che sembrava allietata di come la sua amica, almeno per il momento, sembrasse al sicuro nelle braccia della persona più preziosa per lei: avvicinatasi ad Alito si abbassò posando sulla ragazza una coperta che voleva usare per terra ma che reputava più utile sulla compagna dato che il fresco iniziava a sentirsi. – Mirach, hai detto che dovevi darci qualcosa di utile, ma... –
 
- Oh vero, venite tutti e sei vicino ad Alito, in questo modo non disturberemo Vega. –
 
- Guarda… che sono sveglia... – mugugnò la ragazza tirando su il capo. – Ciao, Mirach… EHHHH? –
 
- Ben svegliata principessa. – Alito sorrise e la strinse appena più a sé, sistemandole la coperta. – Sembra tu abbia visto un fantasma. –
 
- Cosa ci fai tu qui. –
 
- Credevo fossi felice dal vedermi, testona. Ho qualcosa per te da parte di Ena... – porse lei una carta, poi guardò gli imperatori. – e per voi… ragazzi, ma Gilag? –
 
- Oh, lascialo perdere lui, sarà ancora a vedere la Idol di cui è segretamente innamorato. – affermò Vector afferrando la carta che gli venne data dall’Astrale: - Alza-Rango Magico… aspetta ma questa... –
 
- Non è una carta Bariana, lo hai notato? – sorrise – Vega, potresti dirmi il nome della tua? –
 
- Alza-Rango Magico forza di… - spalancò gli occhi e Alito sentendola tremare per un secondo d’istinto lesse il nome della sua carta, oltre a quella ragazza. – Forza di Vega. -
 
- Alito...? - - Di base sono delle Alza-Rango ma… -
 
- Mirach cosa sta a significare? Perché c’è il nome della mia... – Mizar scosse il capo mentre anche gli altri leggevano il nome della propria carta: anche se di base erano tutte uguali, ognuna di loro aveva un nome allo stesso tempo diverso: ognuna delle stelle segnate su quelle carte erano diverse, ognuna di loro aveva il nome che corrispondeva ad uno dei sette imperatori Bariani.
 
- Stella... Sì, esatto. – sorrise – Il potere di queste carte è intriso del potere delle stelle da cui voi siete nati. –
 
- Ogni stella è una persona, che nel cielo vive, splende e prima o poi finisce per spegnersi. Quando ero un essere umano, una persona a me cara mi raccontò una storia che parlava del potere delle stelle: diceva che per una profezia, il settimo giorno del settimo mese se il destino fosse stato dalla parte di colei che dominava i tre dei sacri, il mondo intero sarebbe potuto cambiare. – Vector sorrise – Vega, quella persona era tua madre, mia zia, per la precisione, nel mio passato. –
 
- Mi stai dicendo che Altair e queste carte… -
 
- Che queste carte potrebbero giovare alla vostra missione. – Mirach guardò tutti loro. – Vedete, sarebbe giusto raccontarvi la storia fin dall’inizio ma non è ancora giunto il momento. Altair potrebbe apparire davanti all’improvviso e voi dovete sapere. Queste carte evolvono i vostri numeri over 100 in una nuova forma, i Dark Chaos: prima che voi lo chiediate, sono numeri di luce, numeri la cui energia proviene dalle vostre stelle, numeri che uniscono il potere Bariano a quello Astrale. Gli unici in grado di sconfigger... –
 
Un urlo soffocato interruppe l’Astrale, Alito si sentì abbracciare forte dalla ragazza, il suo fiato diventare più intenso, quasi in preda al panico: immediatamente cercò di posare una mano sul suo capo, quasi per tranquillizzarla ma una sensazione lo fece rabbrividire di colpo. Quando Vega alzò lo sguardo verso di lui, notò delle lacrime solcarle il volto quasi stesse soffrendo fortemente di un qualcosa che stava accadendo.
Un luminoso lampo poi squarciò il cielo, attirando l’attenzione dei ragazzi e il “merda” pronunciato da Vector, spostò lo sguardo dapprima verso di lui, poi verso il cielo ove lui stava guardando con gli occhi sbarrati: tra le stelle più luminose in cielo vi erano quelle della Lira, dell’Aquila e dell’Orsa Maggiore, ma in quest’ultima qualcosa che non andava.
 
- Mirach, non dirmi che le stelle sono collegate alla nostra anima perché… -
 
- Ho sentito… ho sentito Gilag urlare. – Pronunciò la ramata stringendosi forte al petto di Alito – Mirach… Mirach non dirmi che... –
 
- Se le stelle dell’Orsa Maggiore si spegneranno, Altair guadagnerà un potere capace di dominare le dimensioni. La rivalità che si cela in quella profezia, il destino che cela quella profezia è collegata ad ognuno di voi. Vi ho chiesto di proteggere Vega ad ogni costo perché ne va anche del vostro destino e del suo destino. Se le stelle dell’Orsa si spegneranno prima del settimo giorno del settimo mese... Vega... –
 
- La stella di Vega si maccherà di oscurità, imprigionandola nell’oblio profondo, costringendola a rinascere ancora e ancora come finora ha fatto per proteggerci… - pronunciò Durbe all’improvviso. – ...per salvarci da Don Thousand, ma questo significa che... –
 
Quando osservarono il cielo notarono come Megrez sembrava di colpo essersi spenta: secondo la storia, la teoria di cui Vector aveva parlato questo significava che... –
 
- Le stelle dell’Orsa Maggiore sono sei… - Pronunciò Vega tremando – mentre Altair, la stella alpha dell’Aquila... –
 
- STUPIDO, STUPIDO GILAG! – urlò al cielo Alito stringendo la ragazza forte. La stella della costellazione dell’Aquila brillava di luce e un alone oscuro sembrava nascere all’interno del suo cuore, la luce però era più intensa del solito, tanto che pareva pulsare di vita: era quello il destino che aspettava loro se non avessero fermato la profezia? Come avrebbero potuto aiutare Vega se non conoscevano dove fosse suo fratello? Se non avevano notizie nemmeno da Eliphas? Forse, era corretto iniziare dal mondo Bariano. Forse, una volta scongiurata la sua presenza lì, sarebbero riusciti a chiarire le intenzioni di quel nuovo nemico: il tempo era l’unico loro vero nemico per il momento, il tempo che avrebbero messo per imparare quell’evocazione, per cercare il nemico, per assicurarsi che nessuno cadesse prima del tempo. Alito lo sapeva, restare accanto a Vega, la chiave per risolvere la profezia che sembrava essersi abbattuta sulle tre dimensioni, era la sola strada giusta che al momento era sicuro di dover intraprendere.
Fatto stava che per i sette imperatori la lotta era già iniziata… e loro stavano già perdendo.
 
 
 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO VII: Tregua per un nemico comune ***


Capitolo VII: Tregua per un nemico comune
 

Quando Yuma effettivamente mi chiese se fossi l’artefice
 di quel gioco di rose nel mondo astrale,
sia Vector che Alito mi guardarono ridacchiando,
 quasi non immaginassero una me capace di compiere
un simile gesto per ostacolare qualcuno. A quel tempo, credo di aver
 dato il meglio di me per proteggere la terra che avevo sempre considerato mia.
Vega
Mentre i ragazzi prendevano coscienza di ciò che poteva essere accaduto, Alito scattò verso la porta inseguito da Vega che, invano, cercava di chiedergli di fermarsi: la ragazza sapeva quanto in fondo i due avevano un forte legame, gliene aveva parlato molto tempo prima, quando era solo Orihime per tutti, descrivendo quel suo “migliore amico” come buffo, ingenuo e spesso stupido, ma dal cuore nobile e pieno d’orgoglio; la ragazza sapeva che quello scatto, quel voler in qualche modo raggiungere l’amico non era altro che il desiderio profondo del cuore del castano di non veder iniziata quella che sarebbe stata una lunga e tumultuosa guerra contro Altair:
- Ti prego, ti prego fermati! – vedendolo correre più in fretta che riusciva senza una direzione precisa aumentò il ritmo e all’improvviso, aprendo un varco si piantò di fronte a lui, lasciando che sbattesse contro di lei prima di stringerlo in un abbraccio che gli fece spalancare gli occhi dalla sorpresa: - Ti prego…ascoltami. Non puoi andare di certo a sconfiggere ora Altair, non sappiamo nemmeno quale sia la sua forma attuale, Gilag, lui non si sarebbe mai fatto sconfiggere senza combattere e forse è proprio per proteggerci che lui… -
La ragazza stava tremando, stringendo forte a sé la camicia rossa del ragazzo quasi per impedirgli di riprendere il cammino: sul suo volto cadevano velocemente lacrime che le rigavano il viso pallido, appena arrossato sulle gote mentre i suoi occhi rossi e lucidi per via della tristezza che in modo chiaro stava lasciando trasparire fissavano quelli verdi del castano che d’istinto si abbassarono mentre la mano destra si muoveva verso il viso di lei per toglierle con un dito le lacrime; Vega era così incredibilmente umana, nonostante ora fossero consci che non lo fosse, così capace di placare col suo solo sguardo un animo irrequieto. Alito la strinse a sé, in effetti non aveva più immaginato cosa significasse per lei perdere un compagno che aveva salvato in passato perché accecato dall’ira di un gesto avventato e senza senso come quello di Gilag: ma in effetti che colpa ne aveva? Magari era stato proprio Altair a coglierlo alla sprovvista e senza le carte donate loro da Mirach non aveva avuto la benché minima possibilità di farcela. Forse, proseguire era sciocco, altamente sciocco e la ramata aveva ragione: ma se avevano la possibilità di ritrovarlo perché dovevano esitare?

- Il suo D-pad umano, probabilmente conoscendolo lo aveva appresso, specie se aveva intenzione di andare davvero dalla Idol. Vega io... – il castano sorrise e le accarezzò il viso poggiando il suo capo a quello della ragazza. – Grazie per avermi fermato. -

- Non voglio… Non voglio perderti. –

Vega stava provando a sorridergli tra le lacrime tanto che quando ci fece caso, il castano avvampò: nonostante le lacrime e la sofferenza che provava in quel momento sembrava sempre così maledettamente dolce, tanto che la sua voce spezzata dal pianto suonò come una supplica irresistibile ai suoi occhi, tanto da accarezzarla ancora per calmarla e lentamente avvicinarsi al suo viso, alle sue labbra.

- Ora basta piangere, ci sono io a proteggerti. Piangere non ti si addice affatto... – sussurrò piano sentendo un singhiozzo mentre sfiorando il naso della ragazza col suo cercò di annullare le distanze. – Principessa. -

Mentre gli occhi di Vega si spalancavano comprendendo il desiderio di lui, le mani si strinsero lente sulla camicia e socchiudendo poi quei occhi color rubino che Alito stava osservando con attenzione, si sporse verso le labbra del ragazzo, quasi a concedergli quell’assurdo e tanto atteso desiderio; eppure, prima che i due potessero unirsi ecco che Vector li raggiunse col fiatone – quasi avesse scordato di poter creare un varco o, per una volta, ascoltando le richieste di Durbe – urlando a gran voce:

- Potevate aspettarci, dannazione! – Osservò la ragazza scattare indietro e Alito spostare il capo verso di lui con un’espressione tutt’altro che lieta, mentre la mano della ragazza si allontanava da lui per concentrarsi su qualcos’altro, come se nulla fosse accaduto. – Perché cavolo... Oh, ho interrotto qualcosa? –

- Vector! – Alito sembrava parecchio imbronciato e se avesse potuto lo avrebbe di certo incendiato con lo sguardo: era il solito guastafeste, appariva sempre nei momenti più delicati; eppure, Alito era finalmente certo che lei non si fosse minimamente scordata dei loro sentimenti, se per dei secondi un leggero dubbio gli aveva pervaso la mente. – Sei il solito…! –

- Vicino al vecchio molo. Rilevo i dati del D-pad di Gilag vicino al vecchio molo. Alito, avevi ragione. -  pronunciò Vega interrompendoli.
Rio aveva raggiunto la compagna quando aveva iniziato a parlare e curiosa le si mise al fianco, notando il suo imbarazzo e sorridendole e sussurrandole uno scusa, quasi se fosse stata sua la colpa di averli interrotti; la ramata scosse la testa e le indicò il punto preciso, come se avesse davvero lavorato un sacco a cercare il segnale.

- Dove hai imparato? – le chiese l’azzurra, guardando Vega smanettare senza problemi su quel pad.

- Mio padre, o meglio mio padre “umano”, lavora per il signor Tenjo, il padre di Kaito. Per avvicinarmi al mondo umano mi ha insegnato due cosette, in realtà è abbastanza facile. – sentì Vector e Alito avvicinarsi, osservarla e mentre il secondo le sfiorava la spalla il primo si portò avanti, quasi curioso dei suoi gesti mentre il resto degli altri arrivava dietro di loro. – Alla fine, ho imparato un sacco di cose vivendo in tutti i vostri passati e anche se il mio è un enorme buco nero, ho pensato che vivere qui imparando ad essere un’umana avrebbe placato questa voragine: ecco qui, zona ovest del molo, proprio dietro al teatro; è qui che è stato rilevato l’ultimo segnale del D-Pad di Gilag, oltretutto il tempo di connessione è stato dieci minuti e ventidue secondi. –

- È stato battuto in dieci minuti? -  chiese Durbe guardando i dati estrapolati dalla ragazza.

- Accidenti è più brava di te. – Aggiunse Mizar guardando il grigio ridacchiando appena. – Non ci sono i dati dell’avversario, o stupidamente delle riprese video in zona? –

- Non saprei, possiamo provarci ma dobbiamo avvicinarci. Cosa dite? Passeggiata di ricognizione? – Vega sorrise osservando il gruppo come se si fosse ripresa da quel momento di disagio: il petto sembrava ancora battere all’impazzata eppure si era calmata, anzi aveva scelto di farlo. Non poteva permetterselo, non ora, di cedere ai propri desideri.

- Da ora tutti voi, limitate l’uso dei vostri poteri Bariani. – disse Durbe portando una mano al mento – E nella dubbia eventualità che lui possa ascoltarci Vega, Vector usate i vostri nomi umani… Mirach ha detto che con molta probabilità Altair ricordi sia i vostri nomi, sia il vostro aspetto antico: potrebbe essere una fortuita coincidenza che somigliate a chi cerca ma meno sospetti ha, meglio è. –

- L’ideale sarebbe cambiare aspetto ma ci è impossibile. – l’arancione mise la mano sul mento – Ma potrei sforzarmi di essere sempre Shingetsu. –

- Per quanto sia un cognome che trasuda falsità da tutti i pori. – aggiunse Alito osservando la ragazza che ridacchiò per un’istante prima di stringergli di colpo la mano e provare a tirarlo: - Quello che hai detto non ha tutti sarebbe sbagliato ma... oh? -

- In realtà ce l’ho un’idea, ma ora andiamo, abbiamo delle tracce da trovare. –
 
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- Oh! Da quanto tempo Orihime. – Vector conosceva benissimo quella voce: il primo umano di cui aveva preso possesso, il migliore avrebbe detto per la facilità con cui lo aveva posseduto e giocato con la sua mente, col suo cuore, con i suoi figli; la compagna aveva detto delle sue capacità dovute al padre umano ma allora come faceva Faker a conoscerla? Quel quanto tempo significava che lui l’aveva già incontrata? Possibile che fosse successo dopo la sua scomparsa dal corpo dello scienziato? – Sai, Kaito mi ha detto di quel bel drago nella distorsione e ho subito pensato che fosse opera tua, volevo contattarti per delle distorsioni di circa una mezz’ora fa ma beh, sei stata veloce.  –

- Kaito è lì con voi dottor Faker? – la principessa Astrale sembrava decisamente seriosa ma la voce dell’ex cacciatore di numeri che rispondeva al posto del padre la fece sorridere: - Volevo chiedervi l’autorizzazione alle immagini del molo, dalla mia posizione attuale. -

- Ti sorprenderà, principessina ma proprio in quel punto... -

- Lo so, una distorsione spazio-temporale vero? -  disse la giovane – Kaito, abbiamo perso Gilag, l’ultimo segnale del suo d-pad risulta essere qui. Confidavo in te per cercare risposte. –

- Non dovrei avere interesse per i Bar... – la voce di Haruto lo interruppe chiedendogli di farlo, gli altri guardarono Vega che con la mano destra fece segno che avrebbe spiegato dopo perché il ragazzino sembrava volerlo convincere in ogni modo. – Accidenti… e va bene Haruto, ma solo perché stranamente lei ti sta simpatica. –

- Grazie Haruto. Grazie, Kaito. - 

- Siete sicuri di voler vedere le telecamere? Orihime, Alito soprattutto voi due. – affermò Ryoga chiaramente preoccupato per la reazione possibile e giustificabile dei suoi compagni: Alito era il miglior amico di Gilag da sempre, lei invece era legata sentimentalmente ad ognuno di loro in modo differente; forse era più giusto evitare di vedere il momento in cui Gilag...

- Eccole qui… ragazzi però non c’è un’ottima notizia. – disse Kaito di colpo – credo che la distorsione abbia danneggiato... –

- Si vede quella faccia di merda? –

- VECTOR! – esclamarono tutti gli imperatori insieme, Kaito li osservò dallo schermo come meglio poteva.

- Gilag è da solo, ad un certo punto sembra parlare con qualcuno ma il video è disturbato da qualcosa. Accidenti e quello che cos’è? –

- Cosa cos’è? – si agitò Alito. – Kaito, dicci cosa stai vedendo! –

- Oh beh, ve lo invio nell’immediato. Ragazzi, credo che farò una ricerca su questa cosa, voglio vedere se è un caso o tutte le telecamere si sono alterate nel medesimo istante. Se volete, sapete dove trovarmi. –

Quando il video sparì, la ragazza dai capelli dorati aprì il video inviatole: attimi di silenzio seguirono il gruppo dei sette che osservava inerme tracce di quella battaglia; la cosa sorprendente era l’identità del duellante sfidante, che seppur mostrandolo di spalle giungeva fin dal ragazzone prima di alterare la visuale e mostrare un’enorme ombra avvolgerlo, poi avvolgere Gilag che cadeva sfinito dopo lunghi attimi di silenzio e video distorto assente.

- Ha detto dimmi dov’è Vector o cosa? – disse Rio. – Sembrava una voce maschile, molto profonda. Voi due riuscite a riconoscerla? È lui? –

La ragazza Astrale era in silenzio, tra le mani aveva qualcosa che stava improvvisamente stringendo forte, Alito si mostrò preoccupato per lei e cercò il suo sguardo, un indizio che potesse assicurargli che stesse davvero bene; anche il ragazzo dai capelli arancioni sembrava in silenzio ma allo stesso tempo confuso dalla strana voce distorta e diversamente da lei non era decisamente certo di aver sentito qualcosa d’insolito, o meglio, di familiare: - Va tutto bene? –

- Ho bisogno di chiedervi un favore. – disse aprendo le mani: come per magia una collana che pareva quasi un cristallo di neve ma di un tono azzurro come il cielo che allo stesso tempo pareva emanare luce si divise in sei piccole collane composte ognuna da un pezzo di quel cristallo. – indossatele e… fidatevi di me. –

- Sembra… Acquamarina ma sento un grande potere positivo venire da esse. – Affermò Rio prendendola per prima: guardò l’amica che le sorrideva come se avesse compreso bene che fosse già riuscita chiaramente a distinguere i poteri da cui quella collana era nata ma poi guardando gli altri si rivolse alla compagna e sorridendo continuò il suo discorso.

- È un modulatore di energia, giusto Vega? – ribatté Durbe osservando sia Vector che Mizar esitare per un attimo nell’indossarla. – Hai intenzione di far sparire le nostre entità bariane? –

- Ho intenzione di portarvi al sicuro ed assopirle ma ora… chiudete gli occhi. –
[...]

Quando i sei aprirono gli occhi, un mondo tinto di azzurro li stava circondando. Nell’immediato la luce colpì i loro occhi e poi i suoni riempirono le loro orecchie, il lieve rumore dell’acqua che scorreva lento vicini a loro sembrò destarli da un breve ed intenso attimo di sonno: avanti a loro, una ragazza dai lunghi capelli dorati ma con la pelle azzurra e un lungo abito bianco stava loro sorridendo a mani giunte e muoveva lo sguardo, dei profondi occhi scarlatti a destra e sinistra quasi per osservarli tutti con aria divertita.

- Cosa c’è qualcosa non va? – disse loro prima di vedere il ragazzo dai capelli castani avvicinarsi, sorriderle e balbettare il suo nome. – Si, sono io... Sono solo nella mia forma astrale completa come potete vedere e beh... –

- Accidenti... Alito sei azzurrino e pieno di luce! – affermò Vector prima di osservarsi attorno e denotare quanto non fosse il solo. – Oh beh siete tutti luminosi e azzurrini. –

- Vector, anche tu lo sei. – Affermò Ryoga portando una mano avanti alla bocca. – Non hai ancora capito cos’è successo? –

Il ragazzo dai capelli arancioni provò a specchiarsi nel piccolo fiumiciattolo che avevano avanti a loro: - Oh accidenti, ci manca solo che inizi ad essere puro e gioioso ed inizi a canticchiare come un uccellino! –

La giovane principessa Astrale scoppiò a ridere divertita: era certa che i suoi compagni si sarebbero visti in modo insolito nelle vesti astrali ma non immaginava che Vector esagerasse a tal punto: sentiva gli occhi di Alito puntati su di se ma nel contempo era conscia che i ragazzi si sarebbero sentiti sempre più a disagio in quelle condizioni; non poteva lasciare che i loro poteri Bariani allarmassero gli animi degli abitanti del mondo astrale ma nemmeno che i ragazzi si sentissero a pieno disagio, alzando le mani verso di loro per dei secondi chiuse nuovamente gli occhi invocando una preghiera in lingua astrale; l’aspetto dei ragazzi tornò ad essere umano ma dei loro caratteri bariani sembrava non esserci traccia, come se stessero dormendo da qualche parte, al sicuro.

- Grazie, Vega... – affermò Durbe intuendo probabilmente ciò che la ragazza aveva detto: gli occhi dei restanti furono puntati su di lui e portandosi avanti all'Astrale e facendole un inchino parlò: - La traduzione della preghiera è un’invocazione al Dio della Creazione, la divinità Astrale. Come sua discendente, ha chiesto al dio di liberarci dai vincoli di guerra che cingevano i nostri mondi: non avendo un posto sicuro, ha chiesto di poterci ospitare qui, nelle nostre vesti normali e con i poteri in sigillo grazie a questa Astralite solo per l’eventualità che Altair possa trovarsi in questo mondo lasciando quindi i nostri corpi inalterati ma, agli occhi degli Astrali sembreremo delle entità pure in vesti simili alle loro in modo da confonderli e non creare problemi nell’eventualità che qualcuno tradisca il popolo astrale. –

- Quindi ci stai dicendo che… - Vector osservò il colorito dei compagni assumere l’aspetto umano ma con le loro antiche e pure vesti: forse quello era un ottimo patto per restare in quel mondo privo di rancore.

- Potete considerare il mio mondo, il loro mondo anzi… come casa. – disse mentre stringeva la mano ad Alito che con le vesti da gladiatore sembrava averla riportata indietro nel tempo, in quei giorni in cui si sentiva davvero in vita. – Venite, voglio mostrarvi la città principale prima di incontrare gli altri. –

Quando iniziarono ad incamminarsi, gli occhi dei sei imperatori vennero immediatamente attratti da quel mondo così tranquillo, ordinato e silenzioso: tra candidi cespugli dai toni blu e piccoli ruscelli giunsero all’ingresso della cittadina dove, di colpo, vennero circondati da numerosi bambini che cercarono le attenzioni della loro compagna Astrale, come se mancasse da tantissimo tempo e avesse lasciato qualcosa in sospeso. Alito osservò la ragazza dai capelli dorati sorridere loro e alzando una mano lasciò formare un rampicante di rose prive di spine ma pieno di boccioli chiusi che emanava  una piacevole energia positiva.

- Siete tornata Alpha-Lirae! – disse una bambina con in mano una coroncina di fiori. – Ci siete mancata davvero tanto lo sapete? –

L’astrale prese la coroncina di fiori e avvicinandosi a Rio gliela pose tra i capelli: - Bambini, da oggi loro saranno i nostri ospiti ogni qualvolta ne avranno bisogno. Sono i miei più cari amici quindi vi prego, siate gentili con loro. –

- Ma tu sei come il guerriero della storia di Alpha-Lirae! – disse un’altra bambina indicando Alito per poi saltellare fino a Vector e sorridere entusiasta. – E tu invece sembri il principe delle Terre del Fuoco! Quello della storia dell’ultima volta! –

- Ehi voi, da quando ricordate esattamente le storie che vi racconto? – Durbe e Mizar ridacchiarono sentendo la voce dell’Astrale diventare improvvisamente impacciata, quasi bambinesca: doveva essere in profondo disagio anche se sentire da quei bambini che lei tramandasse le loro storie – probabilmente per far comprendere loro quanto non fossero malvagi – non dispiaceva loro affatto, anzi li allietava.

- Oh, sono curioso adesso... – Vector sorrise e si avvicinò ai bambini che non sembravano affatto spaventati, anzi sembravano compiaciuti nel vederlo interagire con loro tranquillamente. – Cosa vi racconta questa bella principessa Astrale? –

- Alpha-Lirae dice sempre che gli eroi delle sue storie erano coraggiosi imperatori... e che hanno salvato il nostro mondo. -  Disse un bambino molto piccolo dai capelli bianchi. – E che se fossimo stati in pericolo ci avrebbero protetto anche loro. –

Vector osservò la ragazza dai capelli rame che arrossendo stava cercando di allontanarsi appena come riuscisse a prevedere e avesse paura della domanda che l’arancio stava per porre loro: - E voi siete in grado di proteggerla? –

- Io voglio diventare forte come il principe che sembrava tanto triste ma era molto coraggioso, così potrò difendere tutti dai cattivi! – rispose il bimbo. – E proteggerla! -

- Io voglio essere come il cavaliere dal cavallo alato, mi piacerebbe tanto solcare i cieli con un amico come il suo. – disse una delle bambine facendo sorridere Durbe. – Oppure come il Re a cui era suo amico... –

- Caspiterina, per essere piccolini siete pieni di sogni eh? – Disse Rio abbassandosi mentre osservava Nash e Durbe diventare improvvisamente paonazzi, quasi non si aspettassero quelle affermazioni su di loro, quasi non si aspettassero di venir considerati degli eroi. – Su venite con me, mettetevi tutti in cerchio. Ora io e i miei compagni vi racconteremo nuove storie, siete contenti? -

L’Astrale ringraziò che Rio era riuscita ad intervenire in modo tale da calmare gli animi entusiasti dei bambini che finalmente sembrarono calmarsi e mettendosi in cerchio si apprestavano ad ascoltare; Alito aveva preso una delle bambine, che fino a quel momento era stata in silenzio ad osservare Vega, in braccio lasciando andare  gli altri da Rio e gli altri; la osservò attentamente e le toccò il nasino con fare curioso: aveva i capelli azzurro chiaro e gli occhi verde a destra e azzurro a sinistra e la sua reazione lo fece sorridere; di fatti, la bimba sorrise e stringendosi forte prese a ridacchiare: - E tu? A te quale storia piace? –

- Mh…? io vorrei essere come Alpha-Lirae... – si confessò. – Tu sei davvero il combattente che lei ha tanto ama... –

- Sirian... –  la rimproverò Vega quando ci fece caso, mentre con le guance arrossate nonostante il colorito bluastro stava curando uno dei bambini che sembrava essersi tagliato; di certo era troppo lontana da sentire chiaramente cosa gli avesse risposto, eppure aveva riconosciuto l’ultima parola e non aveva potuto che cercare di dissuaderla in tutti i modi, come se si vergognasse tremendamente di ammettere i suoi sentimenti con gli altri vicino. – Scusa Alito, lei non parla mai ma quando lo fa sono danni... –

- Oh, non preoccuparti… Mh sì, piccola Sirian, sono io il Gladiatore della storia che ti ha raccontato... – notò gli occhietti della bambina spalancarsi entusiasti, Alito poteva immaginare cosa significava per quei piccoli incontrare i loro eroi preferiti: - Alpha-Lirae beh... lei... –

- Ti piace davvero tanto? -  chiese la bambina sorridendogli; lui la posò per terra e le mise la mano tra i capelli mentre fissando l’Astrale dai capelli dorati si accinse a risponderle.

- Sì... lei mi piace davvero tanto. Più di qualsiasi altra cosa in questo mondo. – Vega sembrava prendersi cura della sua famiglia proprio come aveva fatto molti secoli prima con i bambini della Urbe da cui proveniva; se ben ci pensava lei non era affatto cambiata, nonostante lo scorrere del tempo. Nel mentre né Rio, che con le sue storie era riuscita a creare il pieno silenzio lasciando che l’attenzione dei bambini si focalizzasse sulle scenette che insieme agli altri stavano creando, né gli altri, si accorsero come qualcuno si stesse loro avvicinando ed osservando con sorpresa quella strana ma piacevole situazione: Astrali e Bariani che sembravano convivere senza paure o limiti. Quello che stava accadendo sembrava un bellissimo sogno agli occhi della Divinità Astrale.

- Mirach... – Vega alzò lo sguardo per prima in sua direzione, era tornata a curare le piante della grande piazza con i suoi poteri mentre con un occhio osservava Alito prendersi cura della piccola Sirian e cercare di rispondere a tutte le domande che conosceva; era felice che si trovassero bene, che stesse finalmente non pensando a ciò che era accaduto al suo migliore amico. Si rendeva conto di come avesse fatto bene ad allontanarli anche se momentaneamente dal mondo umano e dalla realtà che li aveva improvvisamente travolti ed in effetti, anche lei si sentiva meglio. – Scusa, dovevo avvisarti del nostro arrivo, dimentico che attualmente tu non puoi... –

- Hai fatto ciò che reputavi corretto, piccola. – La Divinità Astrale le mise la mano tra i capelli scompigliandoglieli con piacere: vedere quella gioia, quell’equilibrio sembrava ristorare addirittura lo stesso mondo. – A quanto pare, ai bambini non dispiace la loro compagnia, Merag sta raccontando loro di Yuma e delle sue buffe avventure lo sai? Ma è incredibile, non credevo che questo giorno sarebbe poi infine giunto... Astrali e Bariani insieme in un perfetto equilibrio... –

- Lasciar interagire loro e i bambini mi è sembrato il modo più corretto di fargli comprendere di aver speranza, di credere fortemente in loro stessi e nelle loro capacità. Alito soprattutto sembrava abbattuto, fortemente abbattuto dopo ciò che è successo. –

- Vega a proposito di questo... credimi, sono in dubbio se dirvi tutto ciò che potrebbe riguardare questa battaglia. Avrei voluto lasciarvi fuori, non farvi combattere ma vi conosco e...– disse l’entità Astrale notando che Alito gli stava sorridendo – … se voglio davvero proteggerli, è giusto che siano a conoscenza totalmente di ciò che è stato profetizzato. Che voi lo sappiate… mi dispiace per non averti detto del Numero, della carta e so quanto sia difficile per te ma... –

- Dimmi la verità, tu conosci il luogo di riposo dei miei ricordi? Sapevi che io ero rinata come… -

- No. Non lo sapevo, come non so purtroppo il resto della profezia, era un ricordo che mi è stato rimosso da qualcosa… Qualcuno. – disse l’Astrale portando la mano sulla testa. – Inoltre, le tracce di Elphias sono completamente sparite, Vega come se fosse stato completamente cancellato, assorbito da qualcosa. Astral è l’attuale reggente del mondo Astrale ma se reputerai necessario coinvolgere anche gli umani... –

- Non è troppo pericoloso? –

- Anche loro sono in pericolo. Ecco perché vi ho dato i poteri delle vostre stelle, i Dark Chaos. –

- …A proposito di ciò, reputi sia necessario che anche io impari ad usare i Dark Chaos, giusto? Ma per farlo sei cosciente che dovrei provare un sentimento nuovamente un sentimento di odio, rancore affinché tu possa evolverti in un numero Chaos… -

- Ne sono cosciente. Come sono cosciente che Don Thousand abbia toccato il tuo cuore, sei una Bariana anche se per metà, tu puoi evocare i numeri Chaos se solo lo desideri. La Foresta Maledetta sta lentamente crescendo per via del potere di Altair e se ingloberà il mondo Astrale la stessa sorte spetterà poi al mondo Bariano e a quello Umano: tutte le stelle si spegneranno, una alla volta, Vega. - pronunciò con far duro e triste – …ed ho paura per te. Ho paura che tu possa vedere ancora la disperazione... –

- Non succederà Mirach, noi glielo impediremo. – notò Vector posare una mano sulla spalla della figura Astrale con un sorriso: - Altair non sfiorerà né il vostro mondo né il nostro, lascia fare a noi. E poi te lo devo, hai protetto la persona più importante che ho avuto a fianco nel mio cammino passato. E non solo io, credo che per tutti noi lei sia importante a nostro modo, perciò non esitare a spiegarci, a illustrare le tue idee o i tuoi timori. –

- Vector ha ragione, Mirach. – intervenne il capo degli imperatori sorpreso di quel modo di fare del compagno, anche se poteva immaginare il motivo: la ragazza che avevano di fronte. – È incredibile come lui sia diventato improvvisamente protettivo nei vostri confronti, ma siamo qui è per lei, per ricambiare il favore che ha fatto secoli fa e per il nostro futuro: non ci tireremo indietro a combattere nemmeno per il mondo Astrale se è ciò che chiedi. Sappiamo cosa significa perdere un compagno, in fondo anche noi non vogliamo perderne altri. –

- R-ryoga… - accennò un sorriso che venne ricambiato dal ragazzo con gentilezza: era vero ciò che aveva detto, le doveva molto, specie nei confronti di sua sorella.

- Bene... – affermò l’Astrale, contento di quelle risposte e mentre si allontanava voltò lo sguardo verso la ragazza dai capelli d’oro – Tra mezz’ora nel salone principale del tempio... vi aspetteremo lì... –


Quando il gruppo di sette raggiunse la sala cerulea e diamanta guidati dalla giovane principessa Astrale che sembrava quasi entusiasta dello “strano evento”, era la prima volta che si mostrava come guida e quel tempio era letteralmente la sua casa, il posto che i ragazzi nei loro passati magari avevano solo immaginato: Rio picchiettò il braccio di Alito che restando indietro la fissava con un sorriso, chiaramente felice che finalmente non stesse più pensando a ciò che era accaduto; Vector invece come Durbe si osservava attorno lasciando trasparire quasi la sua curiosità dato che, quel mondo, lo aveva solo immaginato. Una volta nel salone principale, i sette poterono scrutare Mirach con una figura esile e femminile al fianco ed una terza, un Astrale che gli Imperatori Bariani conoscevano fin troppo bene: all’improvviso, quest’ultimo sorrise loro prima di fare un cenno di mano, come ad invitarli ad avvicinarsi ma sentirsi un peso improvviso sul collo e dover stringere lentamente la presa.

- Ehi principessa, sembra quasi che tu non mi veda da anni. – sorridendo le portò una mano sul capo, come se fosse per lei un fratello maggiore, poi osservò i sei e simulò un inchino di rispetto – Quindi le stelle dicevano il vero... siete in sette. Come vedi Vega anche noi… –

- Eliphas. Si, lo so. Per quanto riguarda invece la nostra posizione ecco… - spostandosi in modo che potessero tutti assieme formare un simil cerchio cercò di spiegare, quasi trasmettere ciò che sentiva. - …è stato strano, in un solo istante, improvviso, inaspettato, ho sentito quasi le mie forze venir meno, quasi azzerarsi. -

- Per questo credo di doverti una spiegazione, anzi, dovrei darla a tutti voi. – intervenne Ena, mentre delle sedie apparivano assieme ad un grande tavolo rotondo: la donna Astrale fece cenno di sedersi a tutti – Come reggente, Eliphas possedeva l’ultimo sigillo. Sparendo, la Foresta Maledetta ha completamente rilasciato i suoi poteri e sta cominciando ad ingrandirsi con una velocità fuori dalla norma verso il mondo Astrale: temiamo che Altair si sia destato in piene forze proprio in quel momento. Non credo che tu ne sia conscia, ma parte del potere di tuo fratello era stato in parte sigillato là dentro, quando si ribellò al Dio Astrale prima della creazione di voi Bariani da parte di Don Thousand. Ma senza Eliphas… -

- Purtroppo, con la sua stella si spenta, esattamente come quella di Gilag, il sigillo sui suoi poteri è andato in frantumi ed ora tutti noi siamo in pericolo. È per questo che abbiamo bisogno di voi... – sussurrò Astral portando le mani al petto mentre guardava avanti a sé coloro che erano stati i suoi nemici per tanto tempo; era strano dover chiedere ancora aiuto a loro ma lui stesso si sarebbe messo in gioco pur di riportare la pace nelle dimensioni: - Io tornerò da Yuma domani mattina per informare gli umani, metterli in guardia su ciò che è successo credo sia giusto e... –

- No. – Vega battè le mani al tavolo e si mise ad osservarli tutti, uno per uno. – Questa è la mia battaglia. –

- La nostra. – disse Vector portando una mano su quella della ragazza. – Prima o poi ti entrerà in quella testolina. È la nostra battaglia… se desideri lasciare indietro gli umani lo faremo ma… -

- Potrai fermare loro ma dubito che riuscirai a fermare me. Io sono con voi. –

Quella voce Mizar avrebbe potuto riconoscerla ovunque ma fu il sorriso di Astral a dar supporto alle sue memorie seppur l’avevano ascoltato persin qualche ora prima: quando la voce raggiunse difatti la tavolata, un giovane umano dai capelli biondi a punta contornati da dei ciuffi verdi in un costume nero andò ad incrociare le braccia ed un sorrisetto quasi compiaciuto dalle espressioni degli imperatori Bariani chiaramente sorprese della sua presenza in quel mondo; la ragazza dai capelli dorati intanto spostò lo sguardo a lato vedendo una delle ragazze astrali del tempio che lo aveva accolto farle un sorriso colpevole, poi Vega spostò nuovamente verso di lui lo sguardo, ridacchiando al punto che il ragazzo alzò un sopracciglio.

- Che cosa c’è? –

- Non mi aspettavo che lo avresti mai detto davvero, Kaito. – disse lei – Credevo che beh… non ti fossi più... –

- Sono in debito con te, solo questo. – agli occhi della ragazza sembrò decisamente imbarazzato, ma stava cercando palesemente di nasconderlo. - È il minimo che possa fare e poi, vi serve il vero Galaxy Master qui per allenarti non credi? –

Mizar sembrò quasi irritarsi da quella frase al suo solito ma Vega scoppiò a ridere fragorosamente alzandosi e mettendosi tra i due quasi per evitare di scatenare il finimondo: - Oh andiamo, credi davvero di riuscirmi a battere? –

- Deduco che Mirach mi abbia fatto chiamare da quella ragazza per un motivo ben preciso. Vuole che ti alleni con il tuo nuovo numero e dato che anche Mizar dovrà padroneggiarlo… -

- Ammettilo, in realtà ti piace prenderle. – affermò Vector di colpo – Credimi Vega è più di un bel faccino... Fa paura tanto quanto Rio se ci si mette. –

- Chi è che farebbe paura? – la ragazza dai capelli blu alzò un sopracciglio per mostrarsi quasi irritata dalla frase del compagno mentre Astral e gli altri tossivano, come se temessero che la sua ira potesse abbattersi davvero su tutti o forse solo su di lui?

Vega guardò Mirach, poi fece apparire la carta over 100 nelle mani: per contrastare l’avanzata di Altair ognuno di loro doveva migliorarsi, crescere, lei compresa; per quanto le sembrasse difficile era suo compito e destino proteggere i mondi a cui era stata legata. Ma non era sola. Questa volta non era più sola contro il più grande potere oscuro che i mondi potevano solo temere.

- Vuoi davvero sfidarmi dunque? -

- Ho un’idea migliore in realtà. – Mizar si alzò e portando una mano sulla testa di Vega osservò il suo eterno rivale. – Ci sfiderai. –
Vector li guardò per dei secondi e quando cercò di intromettersi notò la ragazza sorridere quasi soddisfatta: era davvero sicura di riuscire a tener testa a quei due insieme?

- Ad una condizione: dovrete collaborare contro di me. – affermò lei lasciando quel ghigno soddisfatto sul suo viso: presi singolarmente quei due erano decisamente forti ma insieme? Secondo le antiche leggende il primo Galaxy Master infondo domava entrambi i draghi ed essi erano in armonia, ma quanto Kaito e Mizar potevano entrare in sintonia? Sarebbe stata una prova interessante e difficile anche per loro, non solo per lei. Vide i due osservarsi per qualche secondo mentre una luce luminosa, dorata appariva al fianco di Astral assumendo le forme di un vecchio dai lunghi capelli bianchi raccolti in una treccia.

- Se non vi dispiace però vorrei essere io a valutare esternamente la vostra sfida. – sia Kaito che Mizar spalancarono appena gli occhi – Sempre se i vostri draghi me lo concedono. –

I due presero le carte dal porta deck mentre la figura che aveva accompagnato Kaito si avvicinò a loro e fece cenno di seguirli mentre, osservando la ragazza Astrale e il vecchio drago, annuiva e sorrideva.

- Credo che Fotonico sia più che d’accordo per questa scelta, Jinlon. – Affermò Vega per poi fissare Mizar – e conoscendo Tachionico invece, non si tirerebbe mai indietro.

- Bene bene… - Jinlon osservò poi la ragazza che si era avvicinata – Mirach non sarà contrario, infondo è stato lui a chiedermelo ordunque, Amira, potresti accompagnarci nel giardino esterno?

- Si, signore. Vi prego di seguirmi– Kaito osservò l’Astrale fare un inchino e poi indicargli la strada e avviarsi con i tre ragazzi e il vecchio.

- Per quanto riguarda voi altri, ho fatto predisporre alcune sale di allenamento o di studio. – disse Astral – Oh Alito, i bambini sicuramente vorranno mostrarti qualcosa e credo che ti stiano aspettando. Fate come se foste a casa, per qualunque cosa mi troverete qui...

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Capitolo 9
*** CAPITOLO VIII: La sfida dei Galaxy Master ***


CAPITOLO VIII: La sfida dei Galaxy Master


 
Mentre raggiungevano il giardino esterno per l’allenamento, Kaito osservava con molta attenzione la ragazza Astrale che camminava assieme a Vega ridendo in modo melodioso tanto che Jinlon si avvicinò a lui e gli picchiettò il braccio.

- È davvero una bella fanciulla, vero ragazzo? – aveva sussurrato con un leggero ghigno sul viso. – E i suoi occhi sono un vero spettacolo. –

- N-non capisco di cosa tu stia parlando. – riferì Kaito deviando lo sguardo. – Stavo solo… pensando.

- Ti conviene fare molta attenzione a ciò che i tuoi occhi vedono di questo mondo. – sussurrò ancora il vecchio vedendo poi le due ragazze fermarsi: varie colonne si innalzavano verso il cielo come a delimitare un’arena ben specifica e dei rampicanti andavano a decorare le stesse con dei piccoli fiori luminosi mentre un pavimento d’erba dai toni azzurri sfiorava candidamente i loro piedi; Mizar osservò il cielo per qualche secondo, poi la ragazza dai capelli dorati e spostandosi verso uno degli angoli cercò di indirizzare verso di sé Kaito che sembrava quasi spaesato da qualcosa o forse stava solo ascoltando il consiglio del vecchio drago.

La giovane dai capelli rame, intanto, si era allontanata dal centro del piazzale e sorridendo a quella che sembrava una vecchissima amica tirò le mani in alto verso il cielo, quasi stiracchiandosi e poi lasciandole cadere fece un sorriso: - Non ti dispiace se iniziamo ora, vero, Mira?

- Per niente... – fece un sorriso a sua volta e avvicinandosi a Kaito la ragazza dai capelli blu gli tese la mano destra dove, tra le dita, possedeva una carta; quando alzò lo sguardo verso di lei, guardandola negli occhi per un istante le labbra del giovane umano si schiusero senza parlare, come se il sorriso innocente che lei gli aveva mostrato in quell’istante l’avesse messo a tacere. O forse era davvero opera del monito che Jinlon gli aveva lasciato poco prima?

 - Sono certa che lei ti proteggerà più di quanto tu creda. Io credo in te... Bene, in bocca al lupo a tutti. –

La ragazza sparì poi dalla sua vista e quando Kaito posò gli occhi sulla carta subito ne cercò un’altra dal deck come se qualcosa non gli tornasse, poi mise la carta nel deck e tacendo, andò verso il Bariano.

- Qualcosa non va, Kaito? – disse Mizar vedendolo ancora semi smarrito, aveva notato Jinlon e Vega osservarsi, scambiare un sorriso prima che la ragazza Astrale sparisse, ma non aveva compreso cosa stesse in realtà accadendo.

- Sono pronto. Prima le signore. – disse soltanto prima di guardare la Bariana avanti a lui, la ragazza di cui si era ciecamente fidato suo fratello e farle un cenno con la mano. – Ma non te la farò facile, per niente. –

- Oh… ma non lo voglio, non voglio che vi facciate alcuno scrupolo. – rispose Vega con un ghigno mentre sul suo braccio appariva un duel disk fatto di petali azzurri e bianchi - forse rispecchiavano il suo animo Astrale di quel momento? – e restando sorridente prendeva le carte tra le dita. – Diamo inizio alle danze ma non troppo in modo fragoroso: posiziono due carte coperte e vi passo la mano. Mi raccomando, non andate a piangere invano quando vi avrò battuti!

[Vega: 8000 LP – Mizar: 4000 LP – Kaito 4000 LP]

- Solo due carte coperte? Ci dici di non andar piangere e poi posi solo due carte coperte? Pesco! - guardò le sue carte e sorrise: - Chiamo subito sul terreno Drago Eliosfera [LV: 4 / ATK: 0]. Fossi in te non sottovaluterei questo mostro, perché se è l'unico sul mio terreno tu non puoi attaccare! –

- Hai davvero intenzione di lasciare quel misero draghetto?? Oppure speri che qualcuno ti aiuti? – la giovane guardò Kaito che sembrava decisamente rilassato.

- Ricorda che la calma è la virtù dei forti. – rispose alla provocazione della compagna guardando poi l’eterno rivale: - Ma sono certo Kaito sa cosa fare, io fossi in te non resterei così positiva. –

- Mi dispiace, collega... – affermò con un occhiolino, Jinlong e Vega sorrisero, come fieri che andassero finalmente d’accordo: - Pesco, attivo la carta magia Santuario Fotonico, che mi permette di creare sul mio terreno due segna mostro Fotonico con 2000 punti di attacco. – Afferrando la sua carta prediletta la osservò per qualche istante: percepiva una strana sensazione provenire da lui, che gli stesse chiedendo di evocarlo senza indugiare? - Li offro subito come tributo per chiamare l'unico e inimitabile Galaxy-Eyes Photon Dragon! [LV: 8 / ATK: 3000]

Quando l’evocazione venne effettuata, il drago si mostrò avanti a loro ad ali spalancate e splendenti più del solito e col muso sembrò fare una riverenza ai tre possessori di Occhi Galattici.

- Va mio possente drago e attacca Vega! – indicò l’umano a mano aperta, sentendo ruggire il suo drago e lanciarsi verso la giovane che però sorrise con fare divertito.

- Ritira il passo, Photon Dragon! – urlò la giovane alzando una mano al cielo, svelando la sua trappola: Mizar a sua volta fece un sorriso e notò come anche Kaito non era affatto sorpreso di quella reazione. - Attivo la mia trappola, Sussurro del drago, mandando una carta mostro dalla mia mano al cimitero posso porre fine alla battaglia. –

- Posiziono due carte coperte e termino il turno. Non che avessi dubbi, ma ero certo che mi avresti fermato ed è decisamente divertente. Fotonico, riposati pure per ora. –

- Bene...pesco! Evoco Cercatore Stellare [LV: 4 / ATK: 1500]; se ho un mostro stellare nel mio terreno posso aggiungere alla mano una carta, poi evoco specialmente Incantatore stellare di Lira [LV: 7 / ATK: 2300] e ne attivo il suo effetto speciale donando al suo compagno Cercatore il medesimo livello. Dopo di che.. - fissò la carta e sorrise: - Sovrappongo i miei due mostri di livello 7. EVOCAZIONE XYZ! Mostrati a noi, Numero 109: Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon! [RK: 7 / ATK: 3000 / OVA: 2] -

La figura maestosa del drago Stellare si mostrò avanti ai due opponenti e col suo ruggito richiamò anche Fotonico che a sua volta rispose: Jinlon osservava i tre ragazzi soddisfatto di essere li in quel preciso istante a godere di uno spettacolo così raro; Astral e gli altri sentirono i due ruggiti e ad Alito non poté sorgere un sorriso quando comprese che la ragazza aveva evocato senza problemi il suo compagno dagli occhi galattici.

- Per ogni mostro stellare come unità lui... –

- Esatto Mizar, guadagna 200 punti di attacco! Ma prima di iniziare a giocare… non credi manchi ancora qualcuno? - [3000 ->3400 ATK]

Il Bariano dai capelli biondi sorrise divertito: già all’appello mancava soltanto il suo Tachionico ma non avrebbe tardato ad arrivare, alla sua pescata infatti sul viso gli si disegnò un altro sorriso, questa volta appena più cattivo: - Arriverà presto vedrai, ma prima pesco.  Attivo la carta magia Carta del Re Dragone, in questo modo sacrificando ciò che ho sul terreno ho la possibilità pescare una nuova carta, dato che controlli un mostro con più di 2000 punti di attacco posso evocare specialmente Drago Limite Schwarzchild [LV: 8 / ATK: 2000] -

Fece un altro sorriso: - E aspetta, non ho ancora finito! Se controlli un mostro XYZ posso evocare specialmente Radius il Drago Mezza Luna [LV: 4 --> 8 / ATK: 1400] come se fosse un mostro di livello 8! Ora mi unisco al divertimento, sovrappongo i miei 2 mostri di livello 8, EVOCAZIONE XYZ vieni avanti, Numero 107: Galaxy-Eyes Tachion Dragon! [RK: 8 / ATK: 3000 / OVA: 2] –

Quando il terzo dei draghi si manifestò loro, gli altri due reagirono in un ruggito che risuonò all’unisono e se Jinlon era soddisfatto, Vega sembrava invece finalmente sorridere: quei tre insieme reggevano tempo, spazio e la vita stessa e in tre mani differenti di certo erano la prova di un equilibrio perfetto.

- Ora che ci siamo presentati, possiamo dare inizio alla vera battaglia. Attivo la magia Scudo Drago e la equipaggio al mio fedele compagno. Ora Galaxy-Eyes Tachion Dragon, attacca il 109 di Vega e non pensare sia finita, perché attivo il suo effetto annullando quelli altrui e riportando i loro punti di attacco all’origine! [N°109: ATK: 3400 → 3000] Credo che tu debba impegnarti di più, lo sai? –

Vega osservò il compagno Bariano e portò lo sguardo su Mirach che sparì di colpo dal danno inflitto, poi sulle sue carte: Kaito e Mizar non erano di certo da sottovalutare ed erano solo all’inizio; il loro compito era spingerla oltre i suoi limiti e provare ad evocare quel numero Chaos, il numero che era stato donato a lei dalla sua stella. Vide i suoi due avversari scambiarsi un’occhiata d’intesa e per un’istante, nonostante il duello stesse improvvisamente per cambiare livello di gioco, non poté che esserne felice: quei due senza volerlo stavano collaborando per lei, per aiutarla a migliorarsi, ad evocare ciò che avrebbe potuto salvare i mondi.

- Tocca a me! Evoco Cerbero Fotonico [LV: 3 / ATK: 1300] che in questo turno impedisce l'attivazione delle carte trappola fino a che è sul terreno. Photon Dragon, attacca direttamente! –

Il drago caricò l’attacco ma per qualche secondo sembrò esitare, come se temesse che in qualche modo i suoi colpi in quella realtà potessero infliggergli un danno reale: Vega lo osservò e gli fece un cenno col capo, come se avesse compreso cosa stesse provando – come se fosse davvero conscio quanto Mirach della pericolosità dei suoi attacchi – e poi colpì eseguendo l’ordine del suo proprietario; la ragazza indietreggiò di colpo.
 
[Vega: LP 8000 -> 5000]
 
- Ed ora vai anche tu Cerbero Fotonico, concludi il turno attaccandola ancora! –
 
[Vega: LP 5000 -> 3700]

- Accidenti che noia, e tu saresti il nuovo Galaxy Master? – la ragazza stava sorridendo quasi in modo fastidioso agli occhi dell’umano, mentre il Bariano accanto a lui sembrava quasi curioso di quelle parole. – Bene, attivo Richiamo Stellare per riportare il mio fedele drago al mio fianco! Ed ora… -
Una folata di vento inondò il campo, il profumo dei fiori si espanse di conseguenza attorno a loro: la giovane principessa Astrale voltò la carta che aveva in mano con un aria quasi soddisfatta, mentre i due si preparavano a quella che sarebbe stata la prima volta in cui avrebbero visto il suo potere: - Attivo Alza-Rango Magico forza di Barian: Dio della luce e del buio, creatore dell'universo e delle costellazioni; appari, risplendi tra le tenebre del male e riporta l'equilibrio nei mondi. EVOCAZIONE CHAOS XYZ, mostrati e illumina la strada di chi ti invoca: Numero C-109: Neo Galaxy-Eyes Star of Creation Dragon! [RK: 8 / ATK: 4500 / OVA: 1] –

- Eccolo qui… - disse Kaito osservando l’immenso drago Chaos volgere lo sguardo verso il suo: - Non temere, so come agire. –

- Attivo la carta magia Manto Stellare e la equipaggio a numero C-109 [ATK: 4500 --> 4800] per aumentare i suoi punti d’attacco. Neo Galaxy-Eyes ora attacca il suo Photon Dragon! –

- Attivo Simulazione della Battaglia, in questo modo dimezzo i punti di attacco dei nostri draghi! –
 
C109 [ATK: 4800 --> 2400], Photon Dragon [ATK: 3000 --> 1500]

- Inoltre in questo modo è vero che subisco danno ma il mio drago non verrà distrutto! – disse indietreggiando a sua volta, il danno sembrava a tutti gli effetti reale
KAITO [LP: 4000 --> 3100]
 
- Termino il turno. – disse la giovane, il suo tono sembrava quasi sollevato ma... perché? Mentre Kaito se lo chiedeva i due draghi Galattici tornarono ai loro punti d’attacco originale: era il turno di Mizar e con buona probabilità conosceva la prossima mossa, veloce e letale.

- Pesco e mi dispiace, sacerdotessa… ma è tempo che i giochi si facciano seri: attivo dalla mia mano Alza-Rango Magico forza di Barian per evolvere e portare nuova forza al mio drago! Appari e mostrati nella tua furia distruttiva, Numero C-107: Neo Galaxy-Eyes Tachion Dragon! [RK: 9 / ATK: 4500 / OVA: 2] ma non credere che resterà qui buono! Attivo subito il suo effetto e poi non mi fermo ancora… attivo Onda d’urto Galattica, scelgo il mio drago e mando al cimitero una carta di tipo “Galattico” dal deck al cimitero… - Mentre i punti d’attacco di C109 calavano di 300 punti il sorriso del ragazzo si faceva sempre più vivo sul suo viso. – Neo Galaxy-Eyes Tachion Dragon non esitare ed attacca numero C-109 avanti a te con tutta la sua potenza! [ATK: 4500 --> 6000]

VEGA [LP: 3700 --> 2200]
 
La ragazza questa volta portò le mani avanti al viso, il colpo del drago sembrava quasi volerla spazzare via ed il vento attorno a loro diventò così intenso che quasi suonò melodioso all’entrata del tempio, gli altri al suo interno compresero subito di cosa potesse trattarsi e di colpo videro Alito lasciare i bambini e muoversi versò i tre ragazzi, come se qualcosa lo stesse turbando.

- Che succede Vega, ti senti in difficoltà ora? – ironizzò Mizar con un ghigno. – Sicuro di non volerti ritirare? –

- Questo mai! – urlò la ragazza portando una mano sul braccio sinistro, Kaito fece un sorriso: determinata nelle difficoltà, decisamente come la ricordava durante quel piccolo scontro un anno prima.

- Dato che Mizar ha finito, attivo Lancia Fotonica e sacrificando Cerbero Fotonico posso evocare Cesare Fotonico [LV: 8 / ATK: 2000], ma attenta, potresti vedere doppio! Col suo potere speciale un altro Cesare Fotonico si aggiunge alla mia mano. Ora sovrappongo i miei due Cesare Fotonico e il mio Galaxy-Eyes per evocare nel suo splendore Neo Galaxy-Eyes Photon Dragon! [RK: 8 / ATK: 4500 / OVA: 3]

Il drago si mostrò ad ali aperte e con un ruggito sembrò chiamare il suo compagno: la giovane sembrava aver compreso le intenzioni di Kaito e non sembrava affatto turbata di quello che stava succedendo; continuava a perdere Life Points ma non si arrendeva, come se stesse aspettando qualcosa e quel comportamento sembrava quasi cominciare ad infastidire i suoi avversari. Kaito non esitò ad attivare l’effetto di Neo Photon e poi osservandola disse:

- Prima o poi smetterai di essere così sorridente! Neo Galaxy-Eyes Photon Dragon, attaccala... – la ragazza stava sorridendo in un modo quasi inquieto e quando guardò il suo terreno notò la trappola che aveva attivato per salvarsi, evocando a sé una carta mostro a proteggerla. Un attacco a vuoto, che stesse finalmente reagendo? – Posiziono una carta coperta e ti passo la mano.

- Attivo la carta magia Abilità Stellare per evocare specialmente Vendicatore Stellare in posizione di difesa! [LV: 4 / DEF:1900] e… e termino il turno. – doveva restare calma, era conscia di non essere chiaramente all’altezza dei due, o meglio non ancora però se tutto fosse andato secondo la sua idea, probabilmente ci sarebbe riuscita al prossimo turno. Doveva solo... resistere.

- Sei pronta vero? – Mizar girò tra le dita l’Alza-Rango donatagli da Mirach: - Uso Alzo-Rango Magico Forza di Mizar per evolvere il mio Tachion Dragon in un mostro di livello superiore. Dio custode del tempo, rispondi alla chiamata del tuo imperatore e con le tue zanne feroci squarcia il male che ci avvolge e fa che non giunga la nostra ora: EVOCAZIONE DARKCHAOS, sorgi Numero DC-107: Galaxy-Eyes Time’s God Dragon! [RK: 10 / ATK: 5000 / OVA: 2] Attivo subito il primo dei suoi effetti, per ogni carta sul terreno i tuoi Life Points scendono di 100 punti! –
VEGA [LP: 2200 --> 1500]

Vega non sembrò fare una piega nonostante i punti d’attacco continuassero a scendere, sembrava concentrata ma i suoi occhi sembravano fissare il numero Dark Chaos in modo curioso e entusiasta; allo stesso modo anche gli occhi di Kaito rimasero ad osservare il drago dagli occhi galattici finché non sentì il compagno di duello continuare la sua mossa:

- E per movimentare la scena uso un’unità sovrapposta di DC-107 per dargli la possibilità di attaccare tutti i tuoi mostri sul terreno. Va e distruggi il suo Vendicatore Stellare! –

- Attivo l’effetto della mia carta per evocare un mostro di “Stellare”. Vieni avanti Vendicatore Stellare! –

- Sei testarda! – disse il Bariano fissando la giovane negli occhi scarlatti: - DC-107 attaccala di nuovo e insegnale come avanti a noi e alla nostra potenza dovrebbe solo prostrarsi! –

- Prostrarmi eh? Prima o poi finirai le tue speranze! – nonostante l’attacco la ragazza attivò nuovamente l’effetto del Vendicatore, lasciando che il terzo apparisse sul terreno.

- Ora basta! -  Mizar la attaccò ancora col suo DC-107 nonostante sentisse gradualmente le forze venir meno e questa volta la giovane evocò Velo Stellare che lui andò a distruggere nuovamente quasi irritato da quella mossa assolutamente furba. – Finalmente hai finito di giocare, termino e lascio il finale a Kaito. –

L’umano la vide sorridere ancora, come se tutto fosse già stato pianificato: guardò il suo drago e non esitò nemmeno per un secondo: - Vai Neo Photon, attacca Vega direttamente! –

Il mostro si sollevò preparandosi all’attacco e quando andò a scagliare la sua sfera distruttiva osservò la ragazza alzare un braccio: un’enorme fenice fatta di luce iniziò a roteare attorno al drago galattico che iniziò a perdere punti [ATK: 4500 --> 1000] mentre lei andava a bandire le carte che aveva nel cimitero pur di salvarsi ancora.
VEGA [LP: 1500 --> 500]

- Non potrai restare ancora in difesa! Non è così che combatte un vero Galaxy Master! – urlò Mizar notando la ragazza iniziare a ridere di lui mentre il drago di Kaito tornava ai suoi punti d’attacco originale. – Vega! –

- Mai sottovalutare il tuo avversario Mizar, è un errore che un Galaxy Master non dovrebbe commettere. – affermò Jinlon notando Vega concentrarsi e la sua aura espandersi sempre di più, il vento divenne forte, quasi insopportabile e per un istante il viso astrale si tinse di lillà: la ragazza sembrava aver perfezionato ogni suo tentativo di difesa alla perfezione, quasi conoscesse esattamente le reazioni dei due ed ora era davvero pronta a scatenare i suoi poteri. Agli occhi di Vector e gli altri, che nel salone avevano preso ad osservare il duello, non sembrava più la innocente sacerdotessa che avevano incontrato nei loro passati; Alito invece aveva finalmente raggiunto i tre duellanti ma rimase indietro ad osservarla, quasi temesse che il suo intervento l’avrebbe ulteriormente distratta.

- Attivo l’effetto di Abilità Stellare nel mio cimitero, bandendola posso richiamare un mostro “Stellare” dal mio cimitero... Torna tra noi mio fedele drago! – Mentre C-109 tornava sul campo nel suo splendore il colorito della ragazza diventò per metà del suo tono Bariano: mentre gli altri la osservavano sorpresi però, la ragazza continuò la sua mossa. – Era tutto calcolato, volevo vedere se siete degni di loro e non me ne pento affatto, ma ora... Attivo ora Alza-Rango Magico forza di Vega! –

“Finalmente...” pensò Mizar guardandola mentre le sue fattezze Astrali sembravano barcollare come instabili: chissà, forse per via della sua origine era normale che accadesse; il suo drago e quello di Kaito ruggirono però all’unisono, che fosse un avvertimento?

- Dio creatore dei cieli, spalanca le tue ali luminose e dà nuova vita a questo mondo, rispondi al mio richiamo e mostrati nella tua somma potenza. EVOCAZIONE DARKCHAOS, illumina la mia vittoria Numero DC-109: Galaxy-Eyes Creation’s God Dragon! [RK: 9 / ATK: 5000 / OVA: 1] –

- E così finalmente ti fai vedere... – disse Mizar mentre il cielo Astrale per un attimo parve spegnersi; un bagliore poi lo illuminò nuovamente a giorno e con un vento che per la sua intensità stava per sradicare addirittura le colonne del giardino, un ruggito potente tagliò il silenzio, poi un bagliore. Due enormi zampe, una silhouette quasi traslucida; fu così che apparve avanti a tutti maestosamente il nuovo numero della ragazza Astrale, di un blu tendente al nero della notte, gli occhi di mille galassie e quelle ali che sembravano esser state create dal cielo notturno, con stelle, galassie e persino pianeti. – DC-109... no, tu sei il dio creatore delle dimensioni, Mirach, nella sua vera forma. –

Gli altri due draghi ruggirono ancora, come per salutare la nuova entità giunta tra loro; Kaito pareva meravigliato ma non solo lui, sia Mizar che Jinlon, ma anche i ragazzi che dall’interno stavano assistendo alla scena ne sembrarono estasiati: quella era la vera forza di Vega, dunque?

“Vega!”

La voce di Mirach giunse alle orecchie di Alito che spostò rapidamente lo sguardo verso la ragazza che sembrava essere in bilico tra la sua forma Astrale e quella Bariana.

“La tua forza non è in equilibrio, come se... no non posso!”

La voce del drago giunse nuovamente al giovane imperatore mentre la ragazza sembrava voler pronunciare qualcosa, ma la sua voce sembrava non venire fuori come se il vento glielo impedisse: per un secondo il meraviglioso drago sembrò scuotere le sue ali, come se fosse pronto ad attaccare, poi delle rose rosse sorte da dei rovi avvolsero il braccio della ragazza fino a giungere alla sua gola; Numero 59 sembrò pulsare nella sua tasca.

- Che cosa succede? – Kaito osservò il compagno di duello.

- DC-109... – sussurrò Vega prima di urlare di dolore portando la mano libera al collo come per liberarsi dalla sua stessa presa – Attac... –

“Ti prego bambina, fermati!”

- Presto, richiamate i vostri draghi, interrompete il duello! – Urlò Jinlon che riassumendo la sua forma naturale si mostrò avanti ai tre draghi mentre cercava di placare la situazione: prima che potesse riuscirci un battito d’ali del Dark Chaos lo sbalzò contro i due avversari; anche Kaito e Mizar finirono a terra a causa del vento e lo stesso cercò di sradicare i rovi per ferire anche la giovane. Alito non perse un attimo e, correndo dalla ragazza, la abbracciò di colpo, stringendola tra gli stessi rovi pieni di rose che le stavano impedendo di farsi del male mentre il Numero 59 gli appariva sulla guancia.

- Torna in te, sono qui... Guardami, sono qui. – sussurrò alla ragazza quando fissandola notò i suoi occhi assumere il medesimo colore del proprio drago e il suo viso ancora segnato da tratti Astrali e Bariani assieme, come se la stessa ragazza in tutti i modi stesse cercando di lottare all’interno del suo cuore: forse, il potere del Dark Chaos era troppo potente per lei che non aveva avuto ancora completamente indietro i suoi ricordi oppure forse erano proprio i suoi ricordi il problema; se l’ipotesi di Vector era corretta, anche il cuore di Vega e i suoi ricordi erano stati manomessi: dunque, seppur apparso lei non poteva controllare il numero nato dalla vera essenza della loro rinascita come Bariani trasformata in senso di protezione verso il loro mondo; ciò aveva più che senso, non era ancora pienamente sé stessa.

- Mizar! – l’occhiata di Kaito al compagno di duello fu veloce, lo aveva visto barcollare per un’istante come se stesse perdendo le forze prima di cadere per l’incredibile forza del numero Dark Chaos della ragazza: possibile che evocare quei numeri consumasse la loro energia vitale?
Il maestoso Dio della Creazione ruggì e in un bagliore il segno sul suo petto sparì, riassumendo la sua forma originale, poi, le sue fattezze Astrali; Kaito e Mizar si rialzarono aiutando Jinlon, anch’egli in sembianze umane e osservando l’altro lato del campo notarono i rovi di rose lentamente ritirarsi, sparire e Alito posare i piedi a terra mentre vestito come il sé del passato baciava la ragazza dai lunghi capelli color rame che cadevano fino a terra e la veste di un bianco candido.

- Stupida, sei tu che mi hai davvero fatto preoccupare questa volta... – Alito notò gli occhi di Vega tornare scarlatti e la fanciulla porgergli un sorriso. – Non farlo mai più, non siete ancora pronti per tutto questo, né tu, né Mirach. Come potresti provare qualcosa di così impuro, infondo? –

- Ho sentito un’altra stella lentamente spegnersi e dentro di me si è accesa una scintilla. Un grido di aiuto. – sussurrò lei stringendo la mano al ragazzo. – Ho avuto paura che... -

- Nessuno di noi, non preoccuparti. – Il ragazzo le mise una mano sul capo continuando a sorriderle anche se, all’interno di se stesso cominciava a preoccuparsi: Vega aveva percepito una stella spegnersi e nonostante non fosse nessuno di loro aveva innescato un senso di rabbia interiore capace di liberare quel maestoso drago. Possibile che la scomparsa di una persona fosse opera di Altair stesso? Possibile che in qualche modo la sua ricerca non si concentrasse solo su di loro? Era possibile che anche gli umani entrati in contatto con Astral potessero trovarsi in pericolo?

“Mi sembri turbato, Alito.”

La voce di Mirach risuonò nella sua testa: da quando riusciva a percepirlo in modo così chiaro? Credeva che solo Vega riuscisse a parlare con lui nella sua forma originale eppure non era la prima volta, quello lo ricordava. Aveva già parlato con lui... ma quando?

“Molto tempo fa. Alito, c’è stata una fortissima distorsione nel mondo degli umani... Vega non è riuscita a controllarmi perché qualcosa mi stava richiamando altrove.”

- Altrove? – vide gli occhi di Vega posarsi su di lui con aria quasi curiosa, anche se palesemente debole e stanca: che avesse compreso che non stesse solo pensando a voce alta? – Ad ogni modo, per quanto riguarda voi due...! –

- Io fossi in voi inizierei a scappare... e di corsa. – la voce di Vector apparve alle spalle dei due Galaxy Master che, dopo essersi rialzati, venivano curati dalla stessa ragazza Astrale che era scomparsa durante il duello. – Ci siete andati giù piuttosto pesanti. Sì, molto. –

 - Non è colpa loro. – affermò lei. – Sono io che non sono ancora... –

La ragazza si fermò di colpo portando le mani al petto mentre i suoi occhi si spalancarono per un istante prima di cadere a peso morto tra le braccia di Alito che tornò ad afferrarla, portandola questa volta tra le braccia. C’era qualcosa che lo turbava sia nelle parole della ragazza che in quelle del drago: possibile che in qualche modo Altair potesse controllare entrambi a suo piacimento? In fretta il castano aprì un varco verso casa, aveva solo da farla riposare lontana da tutto e tutti. Sapeva dove sarebbe stata al sicuro nel mondo degli umani.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO IX: Quando le stelle si spengono ***


CAPITOLO IX: Quando le stelle si spengono
 

Vega dice sempre che Orihime non ci ha mai lasciati davvero,
che la sua stella protegge me e mia moglie ogni giorno.
Credo che sia stata lei stessa a mandare Vega da noi
 e seppur non umana, il suo sorriso, le sue emozioni,
mi fanno sentire come quando la mia bambina
era ancora qui con noi. Perché lei è ancora con noi...
...seppur in una forma differente.
Ryusei Sakuraki

 
Quale posto poteva essere più tranquillo e sicuro se non la residenza dei signori Sakuraki? Non era stato da loro molte volte, forse solo quella sera – l’unica volta con cui era uscito con lei prima di dover combattere contro il mondo Astrale – ma ricordava molto bene i volti dei genitori adottivi della ragazza e sapendo ora che erano a conoscenza di ogni cosa – Bariani, Astrali, dimensioni e distorsioni – non aveva esitato a portare la giovane ancora addormentata nella sua forma Astrale a casa sua, al sicuro, lontana da tutti. Quando si aprì la porta, avendo nettamente deciso di non materializzarsi nella casa, la signora Sakuraki sembrò subito apprestarsi a farlo entrare, come già consapevole della situazione e con gentilezza lo accompagnò lentamente nella camera da letto della ragazza:

- Deve essersi affaticata molto, immagino. – disse la donna dai capelli legati alti sul capo e gli occhi azzurro cielo. – Quando Orihime si allenava con Kaito e i ragazzi del signor Faker sai, anche lei spesso finiva nelle braccia di Kaito o Christopher allo stesso modo. -

- Le ricorda molto sua figlia vero? Vega mi ha raccontato come l’avete accettata tra voi senza alcun problema. – osservandosi attorno notò la stanza della compagna molto fine, con diverse foto – sicuramente dell’altra Orihime considerando l’età bambinesca – e un letto a baldacchino dalle lenzuola cerulee, dall’aria leggera, simile alle nuvole. Lento, la posò sul letto e di colpo la ragazza riassunse le sue sembianze umane, come se si sentisse lei stessa al sicuro.

- Ryusei dice che Orihime stessa ha mandato Vega da noi. – la donna le mise una coperta addosso e le accarezzò dolcemente i capelli. – Come se non volesse lasciarci soli. Sono grato di averla al mio fianco, credimi che se non fosse che conosco le vostre vere origini per me sarebbe proprio la mia bambina: Vega è molto sulle sue spesso ma ha una gentilezza incredibile. Sai, prima di venire ogni mattino da voi cerca di prepararci la colazione, così ho messo una sveglia per svegliarmi prima di lei e non farla faticare. –

- Accidenti... – Alito scosse la testa. – Certo che non è proprio cambiata. –

- Ascolta Alito. – la donna si portò verso la toeletta a specchio e delicatamente afferrò un porta deck e una specie di diario all’apparenza molto vecchio. – Posso chiederti un favore personale? Mio marito mi ha raccontato di cosa ecco... –

- Stia tranquilla, la proteggerò anche al costo della mia vita. – portò una mano al petto, sorridendo con fierezza eppure, la signora sembrava molto turbata: che fosse accaduto qualcosa di strano?

- Vorrei... vorrei che lei rimanesse con voi. – porse le due cose verso di lui. – Lui potrebbe trovarla qui. Io e mio marito siamo già stati inseguiti da qualcuno oggi. –

Alito osservò la donna incupire di colpo lo sguardo mentre sembrava accarezzare quel porta deck con cura: quel gesto, quella premura, che fosse... no, Vega aveva parlato di una scintilla che si accendeva, di una stella spegnersi: ma come avrebbe potuto giungere fino a loro? Era una stupida coincidenza, giusto? Stava solo pensando l’impossibile.

- Dov’è suo marito? –

- Lui è... – lo stesso sguardo di Vega, già, come non credere che lei e la loro bambina umana si somigliavano se anche la donna stessa aveva un atteggiamento simile? – Alito, devi portarla via. –

- Dov’è suo marito. Vi prego, ditemi dove... –

- In ospedale, è intervenuto per proteggere un ragazzino, uno del gruppo di Tsukumo, bassino, capelli azzurri da un uomo molto alto e un enorme drago fatto d’ombra...  Il ragazzo è in uno stato comatoso, come se il drago gli avesse risucchiato le energie vitali, lui è rimasto gravemente ferito, come se le ferite inferte da quel drago fossero reali. Un guasto al sistema di realtà aumentata mi hanno detto, ma io credo che non sia una coincidenza. – confessò la donna. – Capisci perché ho paura che lo stesso uomo possa ferirla? –

- Se Altair sta provando ad attaccare gli esseri umani è più grave del previsto. – la sua mano si strinse a pugno ed osservò Vega riposare. – Posso chiederle un bicchiere d’acqua? Voglio dirle che è successo mentre eravamo via... ma è bene che lei riposi, ora. Ne ha davvero bisogno. –

[...]

- Ti vedo perplesso, Durbe. – con un passo lento dopo l’altro la giovane Bariana dai capelli blu andò ad affiancare il compagno di sempre che sembrava sfogliare dei libri con le fattezze molto antiche che Mirach gli aveva affidato prima di tornare dal mondo astrale; quando andò ad osservarli, i caratteri le sembrarono per qualche secondo illeggibili ma poi, come capaci di auto tradursi, mutarono in lettere note e più semplici da comprendere: le pagine che Durbe stava osservando sembravano raccontare una storia. – Hai bisogno di una mano? –

- Effettivamente tra i due sei tu quella più affine alle fiabe. – il ragazzo portò lo sguardo appena su di lei mentre le mani si muovevano ad afferrare un altro libro. – Mirach mi ha chiesto di studiare questi due libri in particolare, uno tratta dei poteri legati alle stelle e deduco che il motivo sia legato ai numeri DarkChaos che ci ha affidati. Il secondo... –

La mano di Durbe andò ad indicare l’illustrazione, poi il testo, lasciandole poi vicino un foglietto con la calligrafia tondeggiante e fine, esattamente come per quel libro che sembrava essere stato scritto a mano; notò gli occhi di Rio spalancarsi di colpo e sorrise, che avesse capito il collegamento?

- È stata lei a scriverlo. E quella sono io... –

- Mirach ha detto che potrebbe essere la chiave per farle ritrovare i suoi completi ricordi, ma era impaurito che cadesse nelle mani errate. È un libro magico, basato sui ricordi della stessa Vega riguardanti noi, ma le sue pagine sembrano aggiornarsi anche in base a chi lo tiene tra le mani, mostrandone i più profondi desideri o un ricordo intenso che lo ha segnato. – il grigio portò una mano agli occhiali e andò a pulirne le lenti. – Vorrei che tu trovassi la sua storia, qualora ce ne fossero tracce, al momento non sono andato oltre, ma sei la persona più adatta a farlo, sia per i tuoi poteri sia per il tuo legame con lei, decisamente più intenso rispetto al mio. -

- E se chiedessimo ad Alito? – la ragazza sembrò addolcire lo sguardo all’idea di coinvolgere il castano: Vector le aveva detto come il compagno era riuscito a placare l’animo della ragazza durante quel duello di allenamento e seppur sembrava geloso non riusciva a smettere di sorridere nel parlarne. – O a Vector, loro due hanno un legame molto speciale con lei, sicuramente molto più intenso del mio. –

- Alito è via con lei, Vector potrebbe essere un buon inizio, ma non ne sono sicuro. –

- Pensavo che magari dei residui inconsci dei suo passato controllato da Don Thousand potrebbe... –

- Farci capire se in qualche modo ne è coinvolto? Però mi sembra quasi che tu voglia esitare allo stesso tempo, come se avessi... oh. Rio, non sei gelosa del loro legame, vero? – la vide scuotere la testa. – Sicura?

- Non potrei essere mai gelosa del loro passato assieme... E questo libro potrebbe farmi sapere tutto no? Ah, non chiedermi come abbia fatto a innamorarmi di quell’idiota! –

- Ehi, chi sarebbe l’idiota? – Vector apparve alle sue spalle ed osservò il libro che la ragazza aveva nel mentre preso tra le mani, prima di osservarla attentamente e notare del rossore sulle sue guance e sorriderle beffardo. – Spero tu stia parlando di tuo fratello, principessina oppure io potrei... –

- AAAH, smettila! Pensa a Vega ok? Pensa solo e soltanto intensamente a lei. – la ragazza dai capelli blu gli lasciò il libro tra le mani e a guance gonfie, dall’aria del tutto imbarazzata, prese a fissare il libro che andò a sfogliarsi automaticamente come avevano immaginato: perché gli aveva chiesto di pensare all’amica, ora?

- Sei strana, principessina. – Vector aveva compreso che c’era qualcosa che la innervosiva parecchio, ma soprattutto che quel qualcosa riguardava lui e Vega: anche la ramata però aveva notato quel particolare tanto da chiedergli esplicitamente di non parlare più del loro passato avanti a Rio, nonostante non ci fosse nulla di sbagliato e, a tutti gli effetti, era una delle poche cose che Vega era certa di conoscere. Rio era gelosa del loro rapporto perché semplicemente ora a tutti gli effetti erano “una coppia” e considerava Vega una rivale o perché aveva paura che lei venisse semplicemente lasciata in disparte? Ma infondo, il cuore dell’amica apparteneva ad un’altra persona ed ormai ne era certo. Doveva... farle capire che aveva accettato quel cambiamento? Possibile che la temibile “Principessa dei Ghiacci” avesse paura di quella innocente sacerdotessa? Eppure, Vega era sempre stata una sorella per lui, la sua migliore amica e nient’altro. Anche quella volta, nel suo passato, l’aveva rifiutato... solo che Rio non lo sapeva.
Il libro andò a manifestare delle immagini, come se avesse compreso i suoi pensieri ma sembrarono focalizzarsi sulla stessa Rio, anzi, sulla sua forma Bariana; la ragazza però sembrò agitarsi ed afferrandogli le mani andò a ripetergli di pensare all’altra ragazza.

- Come accidenti devo dirtelo che non voglio farlo! Sei sempre stata tu quella maledetta che ha preso il mio... – Rio aveva gli occhi spalancati, quasi inebetita sia dal rossore che aveva avvolto le guance di Vector che dalla frase che Durbe aveva sussurrato di sottofondo vedendo chiaramente nel libro nient’altro che quei due, insieme. - ...insomma, smettila. Vega non è assolutamente importante se sei tu la persona con cui si deve confrontare. –

- E quindi riflette anche i sentimenti, buono a sapersi... Vector sei sempre un’ottima cavia. – sussurrò Durbe prendendo il libro dalle mani del ragazzo dai capelli arancione, quasi per sgattaiolare via e lasciarli soli: era la cosa giusta da fare, infondo quante volte quei due erano riusciti ad essere a tutti gli effetti sinceri l’uno l’altra? Forse era la seconda. Avrebbe chiesto a Vega stessa di provarci, oppure si sarebbe inventato qualcosa: magari se avesse iniziato con chiederle di Altair avrebbero almeno avuto un volto chiaro da cercare o... evitare.
 
[...]
 
Quando Vega si svegliò Alito e “sua” madre stavano ancora parlando tranquillamente nel salone e anzi, il ragazzo prese a chiederle e ad ascoltare anche i racconti dell’adulta sulla “vera” Orihime, come se in qualche modo cercasse qualcosa che potesse creare un sovversivo qualora la compagna avesse bisogno di un’ulteriore copertura: considerando il loro legame o quello di Vector con la stessa giovane, potevano usare le conoscenze che riguardavano la giovane umana a loro vantaggio, alla fine, quando si era accennato ad un mantenere le loro fittizie identità entrambi non avevano esitato a proporre alternative, anzi Vega per un secondo sembrava aver quasi trovato la soluzione, ma non gli aveva poi detto più nulla.

- Ora capisco perché non ha mai smesso di parlare di te e del tuo coraggio. – disse la donna all’improvviso mentre Alito mangiava un biscotto che la donna le aveva offerto. – Sono felice che tu le voglia così bene, Orihime sembrava sempre sola e sulle sue e lei non era da meno ma quella volta che è tornata con un regalo da parte tua sembrava un’altra persona, come se di colpo quel gesto avesse scatenato in lei qualcosa di positivo. So che i suoi ricordi sono ancora nell’oblio, ma sono certa che in realtà non le importi poi così tanto del suo passato perché non è più sola: anche per questo motivo voglio che continui la sua avventura con voi. È tempo che ci si abitui al fatto che Orihime, non sia più qui e che Vega potrebbe presto lasciare questo nido. –

- Perché...  dovrei? -  Lo sguardo di entrambi si alzò verso la porta e Alito osservò la donna che mise di colpo le mani sulle labbra mentre lo sguardo le si addolciva e delle lacrime iniziavano ad apparire come se per un secondo non avesse visto altro che la sua bambina.

- I tuoi capelli... – sussurrò la donna ancora sorpresa – Vega, che cosa... –

- Mh, no... Non Vega, mamma. – la ramata sorrise e mise le mani dietro alla testa. – Orihime, mi chiamo Orihime Sakuraki. E i capelli beh... dalla tua reazione mi sembra che le somigli più di quanto io immagini. –

- Ma hai tagliato i tuoi bellissimi capelli... –

- L’ho fatto perché voglio proteggere tutti quanti, Vega non deve esistere... non finché non sarete tutti al sicuro. – Avvicinandosi socchiuse appena gli occhi scarlatti e si sedette tra loro porgendo un sorriso alla donna. – Tu e papà mi avete accolta come fossi la vostra bambina no? Beh, voglio... essere la vostra bambina per sempre. Oltretutto, dov’è... –

 - Non arrabbiarti ma... – Alito le afferrò la mano con fermezza vedendola spalancare gli occhi solo a quelle parole, e come se potesse leggerle nel pensiero continuò: - Non è colpa tua, non potevamo aspettarci che qualcuno degli umani venisse preso di mira da lui. –

- Qualcuno degli umani? Vuoi dire che Ryusei... – 

- Sta tranquilla piccola, lui sta bene. – sussurrò la donna portandole la mano sul capo. – E questo non significa che non ti voglio più qui o che non voglio che tu sia lei... –

- Vuoi proteggermi? Ma dovrei essere io a... –

- Lo so. È per questo che io e “tuo padre” andremo via per un po’ una volta dimesso dall’ospedale, in realtà per lavoro, per aiutare anche voi in questa battaglia, ma anche per non farti preoccupare per noi. – la donna sorrise. – Hai un compagno che darebbe la vita per te. Chi meglio di lui può proteggerti? Vega, l’importante è che tu non perda mai te stessa, anche se mai sarai costretta ad affrontare sola il tuo peggior incubo. Sei la persona più fantastica che abbia mai incontrato e sono fiera di considerarti mia figlia, nonostante tu non lo sia e beh, questo lo sappiamo entrambe. Non smettere mai di fidarti in ciò in cui credi ok? –

- Altair non vi ha fatto male vero? Non state... – il castano notò le lacrime scendere dal viso della ragazza ma non si azzardò a parlare, forse era meglio lasciare che fosse la donna a spiegarle tutto.

- Sciocchina, non stiamo scappando. Ma è tempo che tu torna a vivere con i tuoi amici, come avevi detto quella volta, come avevi sognato... non credi? Quando avrai, avrete bisogno di due umani adulti beh... sai come contattarci. Su, su. Ora andate, sta calando la notte e non vorrei mai che gli altri si preoccupino per voi. – avvicinandosi la aiutò a mettersi in piedi e Alito fece lo stesso, poi le baciò la fronte come una madre con la propria bambina e porse la sua mano al castano, annuendo come per chiedergli di andare. – Ti voglio bene, fate attenzione. –

Alito rimase ad osservare la ragazza in silenzio per tutto il tragitto e nello stesso silenzio continuò a stringerle teneramente la mano; per quanto cercasse di sembrare distaccata però, Vega inconsciamente continuava a tremare, come se quello stato di colpa le stringesse il cuore: se non fosse entrata mai in contatto con Ryusei sarebbe ugualmente finito in ospedale per aiutare uno dei ragazzi? E se Altair avesse in qualche modo percepito il loro legame e lo avesse spinto di proposito a correre in aiuto? Magari, Altair avesse già scoperto la sua identità e stava puntando alla sua famiglia per indebolirla?

- Ehi, Vega... –

La voce del castano interruppe i suoi pensieri così come i suoi passi: percepì la mano calda del possessore del Pugile Indomito sfiorargli la guancia bagnata dalle lacrime e i suoi occhi smeraldo fissarla con un sorriso.

- Andrà tutto bene, te lo prometto. Nessuno gli farà del male, io e i miei pugni saremo pronti a proteggerli e proteggerti. È una promessa, vinceremo questa battaglia e tutto tornerà come prima...-
 
[...]
 
Buio, poi una forte luce.
Avanti a lui, tre immensi draghi di luce, dagli occhi color galassia.
Avanti a lui, un giovane dai capelli dorati lunghi fino alla schiena e raccolti in una stretta coda in un nastro rosso che fissa un corpo forse esanime, a terra. Il suo viso sembra insanguinato, tra le mani invece stringe un pugnale d’argento e d’oro, anch’esso macchiato da un sangue scarlatto.
 
“Cosa ho fatto...”

La voce di quel ragazzo sembrava risuonare nella sua mente come un monito mentre i tre draghi ruggivano, forse di rabbia, forse di disperazione.
 
“Sono davvero stato io?”

Seppur la luce era così intensa che nemmeno la sua ombra veniva proiettata, Kaito poté notare alla destra di quel giovane un ombra più grande e ai polsi del ragazzo dei fili neri, come se quell’ombra in qualche modo fosse il suo burattinaio.
 
“Io l’ho davvero... uccisa?”

Gli occhi della figura sembrarono spalancarsi di terrore all’improvviso.
 
“Cosa posso fare... cosa posso fare per riaverla indietro?”

 
I tre draghi ruggirono ancora più forte e all’improvviso tre luci separatesi dai loro corpi andarono a infondersi nella figura a terra.

“I destini intrecciati come rovi di rosa potranno sciogliersi se il settimo giorno del settimo mese la profezia verrà compiuta: quando la sua stella sarà debole, ella troverà la vera forza ma fino a quel momento, sette volte per sette diverse vite ella andrà a battersi affinché le tenebre non condannino altri cuori. Per il Maestro traditore sarà la solitudine la sua condanna, affinché un giorno il suo cuore impuro dalla vera luce possa venir curato.”

 
Gli occhi di Kaito si aprirono di colpo e subito portò una mano al petto, ansimando come se spaventato o sconvolto: stava riposando durante le sue ricerche ma quel sogno, quel sogno continuava a ripetersi e diventava sempre più chiaro come se qualcosa, o qualcuno volesse mandargli un messaggio. Ma cosa? Di colpo sentì un calore, poi tra il suo deck si sparse una luce intensa tanto che comprendendo di cosa si trattasse, si rivolse ad esso come ad un buon amico.

- Che cosa succede Occhi Galattici? – tese le dita verso la carta, ma prima che potesse afferrarla una sensazione lo fece reagire d’istinto, facendolo voltare con il duel disk pronto per ogni evenienza. – H-Haruto? –

Ma Haruto non era affatto solo e in parte, le sue sensazioni non erano poi così errate: una ragazza dai capelli blu, un vestito nero molto lungo ed ampio che risaltava la sua pelle chiarissima, quasi bianca e i suoi occhi. Un momento ma i suoi occhi...

“...E i suoi occhi sono un vero spettacolo.” La voce di Jinlon gli riaffiorò di colpo nella mente.

- Ecco qui, ora posso lasciarvi soli, vero? – Haruto sembrava incuriosito parecchio dalla giovane e dal rossore che per un istante aveva riempito le guance di suo fratello maggiore poteva solo immaginare che lui la conoscesse piuttosto bene. Amira annuì mettendogli una mano sul capo e quando il ragazzino scappò ridacchiando, la ragazza tornò a guardare Kaito.

- Sei lui... vero? –  Kaito sussurrò con aria seria indicando la carta lasciando che lei gli sorridesse come risposta. – I tuoi occhi, non sono occhi umani e anche Mirach, se non sbaglio... -

- Sei perspicace, sono onorata di essere la tua compagna. – sussurrò lei. – Ma deduco che tu sia sconvolto da ciò, beh... in realtà io e te siamo legati ancor più di quanto immagini, solo che non puoi ricordarlo, dopo quella volta. –

- Quella volta? –

- C’è un motivo per cui sono stata destinata a te. Quando la mia stella si spense, la tua si riaccese in modo vivido. Ma... non è questo di cui voglio parlarti, insomma... –

- Come... – il ragazzo scosse la testa – Di cosa vuoi parlarmi? –

- Ho bisogno del tuo aiuto: la profezia, ciò che hai sentito nel tuo sogno, sembra esser stata modificata ma non so se sia opera di Don Thousand o di Altair stesso. Al medesimo modo, anche la storia che narra la nostra origine sembra avere delle ombre... non so se mi spiego. È come se noi Draghi fossimo una chiave fondamentale per andare a fondo di questa storia. La chiave per scoprire la verità su Altair e il modo per sconfiggerlo. –

- Immagino che tu voglia che io indaghi a riguardo, ma senza coinvolgere i Bariani, immagino. – vedendola annuire Kaito fece un sorriso. – Beh, anche io voglio scoprire cosa c’è sotto tutto questo quindi non preoccuparti, ti aiuterò. Infondo, sono il tuo Maestro, giusto? –

- Non lo fai solo per me in realtà, c’è qualcosa che ti spinge a combattere di nobile e profondo. Ti conosco ed è per questo che sono fiera di essere il tuo drago. Ti dirò tutto ciò che so, Maestro. –
 
[...]
Quella notte, Alito non chiuse occhio: continuava a pensare al perché Vega non fosse riuscita a richiamare il suo Dark Chaos e come avesse quasi perso il controllo di se stessa; allo stesso tempo, osservava il libro che Durbe gli aveva affidato chiedendosi perché sia lui che Vector avessero insistito così tanto affinché provasse a pensare alla ragazza. Perché pensare a Vega? Era davvero così chiaro a tutti il fatto che provasse qualcosa per lei anche in quella vita?

- Pensare a Vega... eh? – il ragazzo aprì le pagine del libro aiutandosi col segnalibro che gli avevano lasciato. – Riempire le pagine rimaste bianche, ma con che cosa? Possibile che io sappia qualcosa che lei non sa? Oh... accidenti... –

Buttandosi con la schiena sul materasso sfilò dal porta deck il numero della ragazza, Drago Rosa del Destino, osservandolo con attenzione: lentamente, come indotto da qualcosa poi crollò in un sonno profondo.

 
La mattina dopo il castano si svegliò stranamente per ultimo e raggiunse gli altri con la cravatta storta e la camicia appena aperta: si sentiva ancora tremendamente assonnato come se non avesse chiuso affatto occhio eppure, ricordava di aver sognato qualcosa di piacevole, anche se si sentiva fisicamente ancora addormentato. Quando insieme agli altri uscirono di casa - Mizar sembrava non esserci, possibile che saltasse le lezioni? – il ragazzo sembrò restare in silenzio mentre Durbe e Rio sembravano discutere con Vector di come per l’ennesima volta aveva finito i biscotti prima che tutti finissero di fare colazione.

- Sei sicuro di star bene? – La voce della ragazza dai capelli ramati lo distrasse dai suoi pensieri mentre indicava appena rossa in viso la sua camicia. – Non vorrai arrivare in classe così. –

- Mh... – scosse la testa abbottonando i punti mancanti della camicia– Come ti senti tu, invece? –

- Guarda che sei tu quello che sembra stranamente stanco stamani, aspetta... – si sporse verso di lui sistemandogli la cravatta. – Ecco, fatto. –

- Accidenti, sembrate davvero due piccionc... – mentre Rio dava una gomitata a Vector il gruppo osservò all’entrata di scuola Yuma e gli altri fargli un cenno di saluto ma soprattutto, accanto a Yuma c’era la solita figura che lo aveva sempre accompagnato, finalmente tornato nel mondo degli umani probabilmente per un lungo periodo.

- Indovinate chi ha deciso di tornare definitivamente per qualche mese...? – Yuma sembrava così entusiasta del ritorno dell’amico che sembrava addirittura più sveglio e invogliato ad andare a scuola del solito tanto da notare subito qualcosa di insolito e puntare il dito. – Ehi, da quando voi due vi tenete per mano? –
Rio separò immediatamente la mano dall’arancione che invece cercò di afferrargliela nuovamente, stringendola mentre con lo sguardo sembrava rimproverarla.

- Dovresti imparare ad essere più delicato, Yuma! – affermò Kotori di colpo per poi notare Alito e la compagna vicina guardarsi complici e sorridere. – Oh, hai tagliato i capelli, Orihime? –

- S-si, in realtà... – i suoi occhi si spalancarono di colpo e voltò la testa di lato: aveva una strana sensazione, ma cos’era? Quando tornò a guardare gli altri notò anche Vector guardarla come se avesse avuto la medesima sensazione.

- Tutto bene...?  - sussurrò Alito notando quella reazione prima di rivolgersi alla ragazza dai capelli verdi, quasi per dare una risposta e sviare la situazione – Oh, sono stato io a tagliarle i capelli o meglio rifinirglieli, lo sai? –

- Ci sta davvero bene... Oh, lo avete visto anche voi. – Kotori sembrava aver notato gli sguardi dei due ragazzi ma non immaginava che la loro reazione potesse riferirsi a ciò che stava per dire. – Sembra che per un periodo sostituirà la professoressa di scienze, sapete, per maternità. Si chiama Altair Hiroshi, ha circa venticinque anni, incredibile vero? Dicono che sia un... ragazzi? –

Kotori notò gli occhi di Vega e Vector spalancarsi di colpo mentre sia Alito che Rio sembrarono preoccuparsi al punto da muoversi nel medesimo modo e stringere le loro mani come per riportarli nella realtà; Alito sentì la ragazza dai capelli rame sussurrare che non poteva essere e che doveva calmarsi.

- Non può essere lui Orihime, sta tranquilla. Non potrebbe, è come me e numero 96 infondo. Non ha le tue capacità. – cercò di rassicurarla Astral volandole accanto. – So che in questo momento sei scossa, ma sono certo che... –

- Aspetta... voi due vi conoscete? Credevo che Orihime non potesse vederti! – affermò Yuma di colpo mentre tutti fecero cenno di abbassare la voce.

- Caspita, non ci sei ancora arrivato eh?  Pensavo che avessi almeno ascoltato, l’altra volta. Sei proprio un tonto. – affermò Shark ridacchiando divertito. – Lei è il tuo incubo peggiore, Yuma. –

- S-Shark! – la ragazza balbettò appena arrossendo: effettivamente ribadire al ragazzo che era stata lei, nelle sue forme Astrali, ad ostacolarlo con i cespugli di rose doveva essere soddisfacente per il capo degli imperatori al punto da puntualizzarlo il più possibile. – Accidenti, credevo avessi capito che sono... beh... –

Astral prontamente andò a sussurrargli cosa la giovane avesse fatto in passato e cosa fosse in realtà all’orecchio, rivelando un urlo sorpreso del ragazzino con cui era abituato a lottare: tutti scoppiarono a ridere e Shark tornò a ribadire quanto il ragazzo fosse tonto da non averlo compreso prima, poi la campanella suonò e i ragazzi si separarono nelle rispettive classi.


- Il mio nome è Altair Hiroshi e sarò il vostro professore di scienze per il resto dell’anno scolastico. –

Se le ragazze della classe sembravano aver occhi sognanti per quel giovane professore, gli occhi di Vega erano invece così cupi e seri che probabilmente avrebbe potuto impietrire anche uno stesso gorgone; Rio la osservava con attenzione, voleva provare a calmare l’animo dell’amica ma allo stesso tempo anche le sue sensazioni sembravano far brutti scherzi con la sua mente. Shark invece sembrava piuttosto calmo, se davvero ci fosse stata una mera possibilità che quell’uomo fosse davvero il loro nemico, di certo, non si sarebbe tirato indietro: Alito aveva raccontato quella mattina cos’era successo al padre adottivo della giovane Astrale e aveva ascoltato la descrizione piuttosto frammentaria datagli dalla madre della stessa; di certo quell’Altair era un giovane piuttosto alto ma non sembrava emanare qualcosa di negativo, anzi, sembrava piuttosto pacato. Forse fin troppo.

- Vediamo voglio porre delle domande a qualcuno di voi. – Ed ecco che tutta l’ala femminile della classe sembrò ancor più interessata, quasi sperasse di venir chiamata e potersi avvicinare a lui. – Tu signorina, mi diresti il tuo nome? –

Molte delle compagne si voltarono verso la ramata, sussurrando frasi impercettibili alle sue orecchie, probabilmente commenti che la riguardavano o che riguardavano quella “fortuna” di essere chiamata; Vega però sembrava tutt’altro che contenta, aveva una strana sensazione ma di certo non poteva rifiutarsi o si sarebbe maggiormente insospettito, qualora fosse stato suo fratello per davvero e avesse sospettato di lei. Così si alzò e scambiandosi uno sguardo con la migliore amica cercò di calmarsi e prendere un respiro.

- Orihime Sakuraki, signore. – il suo tono sembrò più freddo del solito tanto che Shark portò una mano sulla sua schiena, quasi per farle capire che doveva restare calma o tutti avrebbero fatto caso a quel cambiamento.

- Orihime eh? Proprio come la divinità femminile della festa delle stelle. – Il giovane uomo si portò una mano al mento e sorrise. – Che coincidenza, io e te abbiamo dei nomi che fanno riferimento alla medesima festività. –

-  Il Tanabata intendete vero? – Rio osservò la compagna quasi sorridendole: farle delle domande sulle stelle molto probabilmente era la via più semplice per tranquillizzarla, lei lo sapeva bene. – Il vostro nome sarebbe facilmente paragonabile con il pastore dei piani celesti, Hikoboshi. –

- Oh, vedo che sei molto informata. – l’uomo si avvicinò alla loro fila, mentre gli occhi delle compagne inevitabilmente lo seguirono. – E il tuo nome invece, a quale stella fa riferimento nella leggenda? –

La ragazza osservò gli occhi scarlatti del giovane per dei secondi: - La stella Vega della costellazione della Lira. –

- Bravissima, complimenti. – l’uomo sorrise – Credo che sia tu la ragazza brava in astronomia di cui la professoressa menzionava nelle sue schede, hai detto Sakuraki, giusto? –  

- Esattamente. –

- Posso chiederti allora se verresti alla lavagna? Vorrei che tu mi identificassi una costellazione a mia scelta, in quanto ho notato che a tutti voi manca ancora un voto in questo semestre e mi sembri in grado di rispondere. –

Quando le porse la mano in modo gentile per aiutarla, Vega portò lo sguardo ancora su di lui: capelli biondi, corti ma ordinati ed uno sguardo scarlatto come il suo, intenso ma privo di oscurità o di sensazioni negative; forse Astral aveva ragione, forse era lei paranoica solo perché non lo conosceva, Altair aveva i capelli lunghi e il suo sguardo era molto sottile, che trasmetteva timore nei suoi confronti. Lo osservò disegnare accuratamente la costellazione e nell’immediato la giovane la riconobbe: lineare, simile ad un omino stilizzato, se solo si fosse posta la giusta attenzione; facile al punto anche Vector con più attenzione avrebbe saputo rispondere correttamente.

- Secondo voi? – il professore si rivolse verso alcune ragazze che parlottavano, forse ipotizzavano qualcosa o magari erano solo distratte: il silenzio si mostro nella classe, mentre Rio sorrideva; Vega aveva preso in mano il pennarello e senza alcun timore aveva già ordinato con le rispettive lettere greche le stelle mentre l’uomo la osservava soddisfatto. – Non male.  Quindi sai cos’è. –

- Costellazione di Andromeda, per l’esattezza. –

- E sai dirmi per caso alcuni nomi di questa costellazione? – vedendola annuire voltò lo sguardo verso la classe.

- Alpheratz, o Sirrah, la stella alfa, che è connessa alla costellazione di Pegaso; Mirach, la beta chiamata anche il busto; la gamma, Almach e Sadiradra, Delta Andromedae. Direi che sono le principali, nonostante ve ne siano altre, doppie e multiple per la precisione... è una costellazione... particolare. –

La classe sembrò sorpresa della facilità di dialogo della ramata, solitamente silenziosa e sulle sue durante la lezione; Rio invece sembrava soddisfatta, era letteralmente il suo campo e conoscendo la ragazza in quel modo aveva finito per rilassarsi. Eppure, una strana sensazione si espanse all’improvviso, proprio mentre l’uomo parlava:

- Mirach, sai qual è la sua particolarità? Mi mette curiosità la tua bravura, dovresti essere tu ad insegnare al mio fianco se sei così brava allo stesso modo con tutte le altre costellazioni. –

- Mirach? – perché proprio Mirach? Già, la particolarità della stella era che... aspetta. Perché si era soffermato proprio su essa? La mano di Vega iniziò a tremare, come se di colpo avesse timore a parlare; eppure, quella domanda le aveva fatto venire in mente una cosa. – La gemella fantasma... –

- Immaginavo non mi avresti deluso. – rispose lui per poi soffermare lo sguardo su di lei. – Signorina Sakuraki, sta bene? –

Vega di colpo era diventata pallida e aveva stretto forte la mano sinistra: - S-si... posso andare in bagno, per favore? –

Rio e Shark non capendo cosa le stesse succedendo andarono a scambiarsi uno sguardo d’intesa e quando il professore acconsentì a quella richiesta, Rio si preoccupò di avvisare Vector e Alito tramite il D-pad scolastico: qualunque cosa fosse, era meglio che escludessero che si trattasse di Altair; in fondo, la mano di Vega aveva cominciato a brillare stava brillando, ma nessuno, a parte loro, sembrava essersene accorto.
 
[...]

Il cielo era avvolto da tetre nuvole che all’improvviso avvolsero la scuola come in preda alle più temibili delle tempeste: delle scosse elettriche giunsero a terra, mentre un drago totalmente nero prendeva forma avanti al povero malcapitato: a passo lento, una giovane dai capelli arancioni legati in una coda lunga in una divisa scolastica dai toni bianchi e rosa camminava avanti al drago stesso mentre al braccio portava uno strano duel disk, simile ad un ala di pipistrello – o forse era di un drago? – ma non Flip non fu abbastanza veloce da poter dire qualcosa, l’aveva sfidato a duello con aria così dolce, quasi con gli occhi di un’innamorata e perché ora si trovava a terra? Cos’era quel mostro e perché aveva un numero sull’ala?

- A-astral... Yuma... – sussurrò il ragazzo prima di perdere i sensi.

- Questi umani... così sciocchi e patetici. – la ragazza continuò ad avvicinarsi, era riuscita a batterlo in soli tre turni, illudendolo di non saper duellare per poi evocare il suo asso nella manica. – Amore, affetto... che sentimenti inutili. Chissà se quella sciocca l’ha notato, certo, Altair poteva anche evitare di possedere un umano col suo medesimo nome ma ehi, chi sono io per dirgli cosa fare. Per ora... –

Mentre osservava e giocava con il suo piede contro il petto del ragazzino, percepì qualcosa e di colpo balzò all’indietro con maestria: una sfera di luce... poteva essere solo qualcuno.

- Bene bene, vedo che uno dei miei pesciolini hanno abboccato. – sghignazzò divertita. – O meglio, più che pesciolini direi... topolini. In fondo come meglio definire un falso Galaxy Master? –

- Belle parole da un burattino. – Mentre il numero 107 ruggiva nell’aria, Mizar fissava Yuki con disprezzo: era la sorella di Vector ma c’era qualcosa che lo infastidiva, il numero avanti a lei, quel “Galaxy-Eyes” non era come i loro, anzi sembrava quasi essere davvero di troppo, come una brutta copia; in tutto e per tutto un numero falso. Forse, l’obiettivo di Altair...
Ma certo, lei era il burattino di Altair, un burattino perfetto capace di puntare al cuore di Vector che seppur sadico, infame, sleale e brutale era in parte un umano, ora e come ogni umano possedeva dei sentimenti, specie per qualcuno che aveva visto nascere e crescere. Altair stava puntando agli affetti di quei due per sviarli ed impaurirli e non sarebbe stato sciocco se per scovare Vega avesse usato persino Vector stesso come tramite.
Ma se Yuki era lì, ciò voleva dire che molto probabilmente Altair era conscio della loro identità. O meglio, conscio di quella di Vector e loro... ma Vega? Lei avrebbe avuto speranze ora che sembrava addirittura aver tagliato i capelli?

- Sembra che tu voglia proteggere qualcosa qui dentro. Io lo so che lei è qui, in questo mondo, ma sai, non mi piace affatto dire proprio tutto tutto ad Altair... al contrario di ciò che pensi e dici, io non sono un burattino. Ah già, lo dici tu alla piccola e dolce Vega che prima che giunga quel giorno spegnerò ogni stella esistente in questo cielo? – fece un sorrisetto vedendo Vector alla finestra. – Potrei iniziare dal mio fratellone, cosa ne dici? –

Il drago spostò il volto verso la finestra e quando Mizar voltò il capo nella medesima direzione notò sì Vector, ma anche altre due figure.
No, non gli avrebbe permesso di scoprire tutto. Non ora.

 - Mio fedele 107, sai cosa fare! – Un bagliore andò contro la ragazzina: l’avrebbe ferita? Poco gli importava: aveva usato degli attacchi reali contro quell’umano e poi se il suo ragionamento era corretto, lei non era un’umana.

 - Hahahaha! Davvero? Sei così divertente...! Chissà come sarebbe se tu sfidassi Altair... in fondo è lì, nella Foresta Maledetta. Sarebbe davvero un duello da non perdere! -

Detto ciò, la ragazzina sparì così come il drago oscuro: i cieli si schiarirono e Mizar si avvicinò al ragazzino portando una mano al suo collo: battiti lenti, molto lenti ma non riusciva a percepire la sua energia vitale. Così come aveva detto Alito, anche quell’umano aveva “perso” la sua stella; Tachion Dragon iniziò a pulsare nella sua mano, come se stesse parlando, come se gli stesse chiedendo di combattere: l’unico che poteva condurlo fin lì però, oltre a Vega era... già, l’unico era proprio Kaito.

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