La scelta della bacchetta

di Farkas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La bacchetta dell'ossessione ***
Capitolo 2: *** La bacchetta della lealtà ***
Capitolo 3: *** Due bacchette per due gemelli ***
Capitolo 4: *** La bacchetta di chi vede ***
Capitolo 5: *** La bacchetta della rivoluzionaria ***
Capitolo 6: *** La bacchetta dell'avido ***
Capitolo 7: *** La bacchetta dell’incorruttibile ***
Capitolo 8: *** Tre bacchette per tre campioni ***
Capitolo 9: *** La bacchetta del più dotato ***
Capitolo 10: *** Una bacchetta fuori dal comune ***
Capitolo 11: *** Una vecchia bacchetta ***
Capitolo 12: *** Una bacchetta feroce ***
Capitolo 13: *** La bacchetta dell'imprevedibile ***
Capitolo 14: *** La bacchetta dell'insicuro ***
Capitolo 15: *** Reazioni diverse ***
Capitolo 16: *** Due bacchette per due guerrieri ***
Capitolo 17: *** Una bacchetta inflessibile ***
Capitolo 18: *** La bacchetta del giusto ***
Capitolo 19: *** Una bacchetta ingannevole ***
Capitolo 20: *** La bacchetta dell'autocontrollo ***
Capitolo 21: *** La bacchetta dell'audace ***
Capitolo 22: *** La bacchetta dell'impetuoso ***
Capitolo 23: *** La bacchetta del sincero ***



Capitolo 1
*** La bacchetta dell'ossessione ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 1: La bacchetta dell’ossessione

 
 
Gerard Olivander era l’erede di una tradizione plurimillenaria. Gli Olivander producevano bacchette fin dal 382 a.c. e ogni Olivander aveva aggiunto qualcosa al lavoro dei suoi predecessori.  E adesso toccava a lui. Era l’ultimo della sua stirpe, ma era certo che presto sua moglie gli avrebbe dato dei figli in grado di portare avanti la nobile arte della creazione di bacchette. Per lui ciò era più importante di quanto potesse esserlo per il più esaltato Purosangue. La sua era un’arte che bisognava tramandare.
E poi era un lavoro esaltante la ricerca del legname, delle anime da inserirvi, la soddisfazione di quando una bacchetta veniva finalmente completata e la gioia di vederla trovare il giusto partner… non vedeva l’ora di insegnare a qualcuno ad apprezzare queste cose, come suo padre l’aveva insegnato a lui.
Spesso si divertiva a immaginare i grandi del passato da bambini quando erano entrati in quello stesso negozio per acquistare l’oggetto con cui avrebbero compiuto le loro grandi imprese. A volte si erano rivelate imprese nefaste, certo, ma pur sempre grandi. E chissà quali e quanti dei clienti a cui lui aveva creato e venduto la bacchetta, l’avrebbero usata per scrivere il proprio nome nella storia.
Un cliente fuori dal comune, sarebbe arrivato
una mattina di fine ottobre, quando ormai l’agitazione nel suo negozio era definitivamente scemata e la calma piatta avrebbe regnato fino alla successiva estate. Era sempre così: da settembre a giugno, i negozi di bacchette ricevevano pochissimi clienti in genere bisognosi di riparazioni o manutenzione. Solo di tanto in tanto arrivava qualche neo-undicenne che non voleva aspettare per avere la sua bacchetta, ed era riuscito a convincere i genitori a comprargliela subito.
Fu così che quel dieci ottobre fece il suo ingresso nella storica bottega un ragazzino biondo, dagli occhi color verde pallido venati da sfumature dorate.
Olivander notò gli abiti raffiniti e anche il fatto che fosse venuto da solo.
-Sono venuto per comprare una bacchetta- sentenziò col tono di chi fa un’affermazione incontrovertibile, piuttosto che una richiesta d'acquisto.
-Naturalmente! Il tempo di prendere le misure e cominceremo a cercare quella più adatta a lei -.
Il metro cominciò a girare attorno al cliente che non fece una piega.
-Vorrei una bacchetta di Sambuco o di Tasso*- proclamò una volta che l’oggetto incantato ebbe raccolto tutti i dati necessari.
-Be’, non ho problemi a farvene provare qualcuna, ma è la bacchetta a scegliere il mago- fu la risposta di Olivander. Curioso che quel ragazzo volesse una bacchetta di sambuco, quel legno aveva una pessima fama.
Recuperate quattro scatole l’uomo tornò di fronte all’impassibile cliente e gli porse la prima.
-Sambuco e corda del cuore di drago. Undici pollici, flessibile-.
Immediatamente il ragazzo gliela strappò di mano, per poi prendere ad agitarla in aria, senza però che accadesse nulla.
-Evidentemente non è lei. Tasso e crine di unicorno, undici pollici, rigida- annunciò porgendo un’altra bacchetta al giovane mago.
-Unicorno? Ho letto qualcosa, non credo che sia il mio elemento*- commentò l’altro.-Preferirei una bacchetta con nucleo di drago-.
Il signor Olivander s’impose di mantenere la calma: - Ti assicuro figliolo che una bacchetta che contiene al suo interno crini di unicorno, non ha nulla da invidiare a una che ha come nucleo la corda del cuore di un drago… a patto che chi che la impugna non abbia nulla da invidiare a colui che impugna l’altra in termini di abilità-.
Gli occhi verde pallido del ragazzino si strinsero con rabbia e Olivander capì che la sua frecciatina aveva colto nel segno.

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Tywin Lannister con rabbia crescente provò altre bacchette, riuscendo a produrre qualche fenomeno magico di lieve entità con alcune di esse, ma nessuna era adatta: aveva letto che la bacchetta giusta avrebbe dovuto dargli una sensazione particolare e che c’erano bacchette che prediligevano maghi potenti, ciò che lui voleva diventare.
Suo padre aveva portato vergogna al nome dei Lannister e lui avrebbe rimediato. Tytos, un Purosangue che aveva solo maghi tra gli antenati, era un patetico cagnolino del Ministero che adulava vergognosamente quella sporca Sanguemarcio che grazie a chissà quali dubbie imprese compiute anni prima, era assisa sulla poltrona di Ministro. E la Sanguemarcio assieme allo sporco traditore del suo sangue che l’aveva preceduta avevano abolito le leggi a favore dei Purosangue, osando metterli in tutto e per tutto sullo stesso piano dei Mezzibabbani e dei Nati Babbani.
Suo padre, quell’essere inutile, che si lasciava irridere da tutti, che rabbrividiva solo al sentir parlare della giusta crociata del Signore Oscuro che permetteva a Mezzosangue e Sanguemarcio di frequentare impunemente casa loro solo perché ben ammanicati… ah, ma ci avrebbe pensato lui a rimettere le cose a posto. Prima avrebbe reso la sua famiglia, la più importante tra quelle Purosangue e poi sarebbe diventato Ministro ristabilendo l’ordine naturale. E una bacchetta potente sarebbe stata utile al suo scopo.
Normalmente Olivander sarebbe stato contento di mettere alla prova tanti suoi lavori, ma il ragazzino sembrava sempre più irritato, soprattutto perché aveva scartato il sambuco e il tasso dopo una dozzina di tentativi infruttuosi ignorando le sue proteste.
Tywin era sempre più irritato. Fortuna che suo padre che aveva detto di volerlo accompagnare, aveva poi preferito andare altrove, presumibilmente da una di quelle puttane che gli piaceva frequentare. Più il fatto che dalla morte della moglie Tytos Lannister avesse preso a frequentare le prostitute a far inorridire Tywin era che non si facesse alcuno scrupolo ad andare a letto con delle Babbane.
Ormai al trentaquattresimo tentativo, il giovane Lannister cominciava a pensare che quell’Olivander fosse solo un ciarlatano quando avverti una sensazione di calore, proveniente dalla bacchetta che aveva in mano. Cosa rara per lui agì d’istinto e decise di lanciare un incantesimo.
-Engorgio! – tuonò puntando la bacchetta contro la scatola che l’aveva contenuta fino a poco prima, che in un attimo assunse le dimensioni adatte a contenere un paio di scarpe.
-Ci abbiamo messo un po’ più del solito, ma alla fine l’abbiamo trovata: carpino e corda del cuore di drago, undici pollici, estremamente rigida-.
-Visto? Come avevo detto io il nucleo della mia bacchetta è di drago. Avremmo risparmiato un sacco di tempo se lei mi avesse dato retta- fece in tono altero Tywin.
“Mi auguro che prima o poi lo incontri davvero un drago, ragazzino spocchioso!” pensò irato il fabbricante, prima di realizzare che quella bacchetta possedeva le stesse caratteristiche di quella del suo formidabile genitore. Dopo aver chiesto quanto gli dovesse, il ragazzino pagò e se ne andò senza nemmeno salutare.
Gerard Olivander lo fissò andarsene meditabondo. Suo padre gli aveva ripetuto fino alla nausea che le bacchette di carpino sceglievano come compagno solo chi avesse un’unica grande passione, un sogno quasi sempre destinata a realizzarsi. Tuttavia era certo di aver fatto bene a non dirlo a quell’undicenne arrogante . L’ultima cosa di cui aveva bisogno era aumentare il suo ego.
Malgrado ciò una sottile inquietudine si era impadronita di Olivander. Mentre metteva i soldi nel registratore di cassa, l’uomo poteva solo sperare che il sogno di quel ragazzino, fosse qualcosa di buono per il mondo… sempre che fosse un sogno e non un’ossessione.
 
 
 
 
 
  • Il legno gioca un ruolo importante nel definire la potenza della bacchetta: per esempio le bacchette di tasso o di sambuco saranno sempre molto potenti a prescindere dal nucleo.
 
 
  • Le bacchette di unicorno, sono quelle con il nucleo meno potente e meno adatte alle Arti Oscure. Tywin lo immagino ossessionato dal potere e dal prestigio fin dalla più tenera età, ecco perché non vuole una bacchetta di unicorno. Ovviamente col tempo anche le bacchette di unicorno possono essere convertite al Lato Oscuro, per esempio quella di Malfoy e quella di Raptor, erano entrambe di unicorno.
 
  • Il nucleo di drago è sia quello più potente, che quello più facile da convertire alle Arti Oscure, anche se non tende naturalmente verso di esse. Basti dire che sia la bacchetta di Bellatrix Lestrange, che quella di Minerva McGranitt avevano al loro interno corda del cuore di drago.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
E dopo tre one-shot Hogwarts AU decido di aggiungere una raccolta alla mia serie.
Ho a lungo tentennato se usare l’Olivander dei libri o un suo discendente, ma poi mi sono detto che se nei miei AU sono cambiati gli insegnati di Hogwarts, dovevano essere cambiati anche i negozianti di Diagon Alley. 
Tywin in tutta la sua vita ha sempre avuto il chiodo fisso di ottenere potere e rispetto, ergo una bacchetta di carpino mi è parsa la più adatta a lui, dato che queste bacchette possono scegliere anche chi è fissato con qualcosa. Nella serie le bacchette di Olivander e Krum erano fatte di questo legno e mi è parso interessante dare qualcosa in comune a un personaggio negativo e a due positivi, anche perché rimarcava la differenza tra sogno e ossessione.
Non ho molto altro da dire, se non grazie per aver letto fin qui. Ci vediamo nelle recensioni!
Se c’è un personaggio di cui vi piacerebbe scoprire la bacchetta ditemelo nelle recensioni e cercherò di accontentarvi prima possibile.

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Capitolo 2
*** La bacchetta della lealtà ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 2: La bacchetta della lealtà

 
 
Il calendario appeso alla parete del negozio dava la data del due giugno. Ormai era arrivato il momento delle giornate piene di clienti, per Olivander, forse un po’ stressanti per lui, ma ottime per la cassa del negozio. Quando gli altri riposavano, lui lavorava di più e viceversa una piccola ironia che spesso gli facevano notare.
Quella lunga giornata in cui aveva venduto parecchie bacchette era arrivata quasi al termine, quando Gerard udì il campanello del negozio e capì che quel giorno un’altra delle sue creazioni sarebbe andata incontro al suo destino.
Il suo cliente era un ragazzino pallido e magro dai corti capelli castani e occhi del medesimo colore. La cosa che più colpiva del suo aspetto erano gli abiti Babbani vecchi e laceri che indossava. In tutta la sua vita, Gerard Olivander non ne aveva mai visti dall’aspetto così miserevole. Erano abiti tirati fuori dai cassoni per i senzatetto, da cui Davos Seaworth si era servito fino all’ultimo cambio di stagione, quando nel vicolo in cui dormiva nella speranza di ottenere un po’ di frescura si era palesato quell’uomo che gli aveva detto di essere un mago come lui. E il fatto che mentre lo diceva, avesse trasformato uno dei topi che giravano lì attorno in una tazza, aveva fatto sì che Davos non avesse creduto di trovarsi di fronte all’ennesimo barbone fuori di cervello.
Dopo che aveva accettato la sua offerta, l’uomo gli aveva dato da mangiare e aveva anche fatto in modo che finisse in un buon orfanotrofio. E poi lo aveva portato in quell’assurda via piena di negozi magici, dicendogli che mentre si occupava di certe cose sue, lui poteva prendere la bacchetta.
-Buonasera. Vorrei comprare una bacchetta, ho ricevuto la lettera e a settembre devo cominciare la scuola-.
Un Nato Babbano” si disse Olivander. Probabilmente proveniente da un ambiente povero e parecchio spaventato come deduceva dalla sua aria spaesata e confusa. Decise di essere particolarmente gentile: - Ma certo! È venuto nel posto giusto, signore. Mi dia solo il tempo di prenderle le misure e poi le cercherò una bacchetta compatibile. Vede è la bacchetta a scegliere il mago, non viceversa-.
Davos sgranò tant’occhi, quando il metro prese a girargli attorno da solo. Ottenuti i dati necessari Gerard prese alcune bacchette.
-Provi questa: carpino, corda del cuore di drago, undici pollici e mezzo. Rigida-.
Davos la agitò timoroso e un attimo dopo con un violento “crack” la sedia di Olivander esplose, e il castano scaraventò via la bacchetta, terrorizzato. In condizioni normali Gerard lo avrebbe rimproverato, ma poteva comprendere che quel ragazzino non sapendo nulla di magia si fosse spaventato e quindi decise di essere più indulgente.
-Evidentemente quella non andava bene. Tenga provi questa: castagno, crine di unicorno, dodici pollici, rigida-.
L'undicenne mosse appena la bacchetta, adoperando la massima cautela, ma con suo grande sollievo non accadde nulla.
-Neanche questa, eh? Salice, crine di unicorno, dodici pollici, piacevolmente flessibile-.
Anche stavolta non accadde nulla.
-No? Vista la reazione violenta della prima bacchetta, pensavo che l’elemento migliore fosse l’unicorno, ma forse è meglio ritentare col drago… mmm… veda questa: ciliegio, corda del cuore di drago, tredici pollici, rigida-.
Il giovane Seaworth la agitò un paio di volte, ma non riuscì a produrre alcun fenomeno magico. Dopo il primo disastroso tentativo, era stato abbastanza sollevato di non aver più fatto scoppiare nulla, ma quando non riuscì a far funzionare neanche le tre bacchette successive, cominciò a provare una vaga inquietudine. E se la lettera gli fosse stata consegnata per sbaglio? Se avesse perso l’opportunità di andare in quella scuola e il posto all’orfanotrofio?
L'uomo gli aveva offerto un tetto sulla testa e pasti garantiti e lui non voleva perderli. -Non ti preoccupare ragazzo: se hai ricevuto la lettera, vuol dire che hai tutte le carte in regola per frequentare Hogwarts. Ho avuto clienti ben più difficili di te e tutti loro hanno trovato ciò di cui avevano bisogno - fece Olivander intuendo i timori del ragazzino.- Per te potrebbe essere questa: frassino, piuma di fenice dodici pollici. Sorprendentemente flessibile-.
Vagamente rincuorato, Davos afferrò la bacchetta e la agitò, ma quella produsse solo un fil di fumo. Olivander, però, ne parve rallegrato. –Ci siamo quasi! Si penso di avere un’idea- annunciò prima di correre a prendere un’altra scatola.
-Cedro, piuma di fenice, undici pollici e mezzo. Estremamente rigida-.
Il castano non molto speranzoso si prestò a quel nuovo esperimento e con sua sorpresa avvertì una piacevole sensazione di freschezza diffondersi sulla mano sudata. D’istinto puntò la bacchetta contro l’orologio a cipolla di Olivander posato sul bancone e un attimo dopo l’oggetto si sollevò in aria.
-Visto che l’abbiamo trovata? Senza neppure metterci molto dopotutto. Alcuni hanno impugnato decine di bacchette, prima di trovarne quella giusta-.
-Davvero? -.
-Certo. E le dirò di più: le bacchette di fenice sono quelle più esigenti in fatto di proprietari e quelle in grado di adattarsi alla più ampia gamma di incantesimi-.
-Oh… ed è sicuro che una bacchetta così speciale, spetti a me? Io non so niente di magia-.
-Ragazzo, ogni bacchetta è speciale quanto chi la impugna. Ognuna di esse è composta da tanti elementi che la caratterizzano, proprio come le persone e come le persone nessuna di esse è intrinsecamente superiore o inferiore. E nessuno si aspetta che tu conosca la magia, altrimenti che ti ci manderemmo a fare a scuola? -.
-In effetti- concesse Davos con un sorriso. - Quanto le devo? -.
-Sette galeoni… le monete d’oro- chiarì dopo aver visto l’espressione confusa del suo cliente che dopo aver pagato e ringraziato ancora uscì con un passo decisamente più baldanzoso rispetto a quando era entrato.
Olivander era felice di aver dato un po’ di fiducia extra a quel probabile figlio di Babbani; di certo quel ragazzo sarebbe stato un amico leale e devoto*, quindi avrebbe trovato molti altri pronti a incoraggiarlo… ma questo non voleva dire che non potesse essere lui il primo a farlo.
 
 
 
  • Chi viene scelta da una bacchetta di cedro ha forza di carattere e lealtà fuori dal comune e non è facile da imbrogliare. In più quando qualcuno abbia fatto del male a un suo caro il proprietario del cedro può essere terribile.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
È stata dura trovare una bacchetta per Davos. Sono stato indeciso tra salice e cedro perché alcune delle caratteristiche del nostro Seaworth si sposavano bene anche col salice. Alla fine però la lealtà assoluta di Davos verso Stannis e la sua capacità di leggere le persone, mi hanno fatto optare per il cedro. La piuma di fenice invece è il nucleo che si adatta alla maggior gamma di magie e quindi mi è parsa adatta a stare dentro la bacchetta di uno come Davos, passato da contrabbandiere a Primo Cavaliere.
Certo anche Davos può sbagliare, ma se è per questo pure Lumacorno possedeva una bacchetta di cedro e Riddle lo ha comunque fregato.
Ditemi nelle recensioni se c’è un personaggio di cui vorreste scoprire la bacchetta. Hasta la vista!
 

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Capitolo 3
*** Due bacchette per due gemelli ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 3: Due bacchette per due gemelli

 
Gerard emise un sospiro di sollievo, quando il getto di aria fresca che sgorgava dalla punta della sua bacchetta gli raggiunse il viso. Era una fortuna che in Inghilterra di solito non facesse molto caldo neppure in estate*, ma quell’anno già da metà luglio la temperatura era diventata un po’ troppo elevata per i suoi gusti. Peccato che a Parigi, non fosse poi molto diversa dato che a settembre si sarebbe dovuto recare lì per presenziare al matrimonio di Margot Acajor*.
Sarebbe stato piacevole fare un po’ di vacanza: amava il suo lavoro, ma era un po’ seccante aprire il negozio quando c’era sempre qualcuno degli esercizi commerciali vicini chiuso per ferie. D’altra parte era l’estate il momento in cui vendeva di più, quindi…
A strapparlo dalle sue elucubrazioni ci pensò l’ingresso in negozio di tre persone, un uomo e due bambini quasi identici. Si capiva che erano un maschietto e una femminuccia solo per il vestitino e i capelli lunghi della bambina. La somiglianza tra i loro lineamenti era incredibile.
Olivander aveva visto di persona l’uomo una sola volta*, ma lo riconobbe immediatamente: Tywin Lannister, membro del Wizengamot e direttore dall'ufficio delle Relazioni con i Folletti.
Carpino e corda del cuore di drago, undici pollici, estremamente rigida” ricordò Gerard.
-Buona giornata. Cosa desiderate? - domandò.
-Comprare delle bacchette ovviamente. Quale altro motivo ci sarebbe per venire qui? I miei figli stanno per andare a Hogwarts- rispose l’uomo in tono seccato, facendo constatare al fabbricante che le sue maniere non erano migliorate nel corso degli anni.
“Due bacchette vogliono dire quattordici galeoni. Pensa solo a questo” si disse Gerard. Non che fosse un uomo particolarmente avido, ma fabbricare e vendere bacchette non era certo un mestiere con cui ci si arricchiva, considerato che la maggior parte dei maghi e delle streghe ne usava una sola per tutta la vita, ergo i fabbricanti dovevano tenersi caro ogni cliente.
Con un sospiro Olivander annotò le misure prese dal metro (il gemello maschio a differenza della sorella aveva mostrato un minimo di sorpresa quando l’oggetto aveva preso a volargli intorno), per poi prelevare qualche bacchetta dagli scaffali.
I fratelli potevano avere bacchette simili fra loro, ma non era una regola fissa e la cosa non cambiava per i gemelli, quindi prese un assortimento di bacchette abbastanza diverse tra loro.
-Prima le signore- fece porgendo una bacchetta alla bambina. – Frassino e corda del cuore di drago, undici pollici, rigida-.
Non accadde nulla, quindi Cersei la passò al fratello, ma anche lui non riuscì a cavarne nulla.
Olivander si disse che il ragazzo poteva anche tentare con le bacchette che avevano rifiutato la gemella, le misure erano abbastanza simili, sebbene quella fosse solo una minima parte di ciò che serviva a trovare la bacchetta ai clienti e non sollevò obiezioni su quel comportamento.
-Tenti con questa: pero, piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, flessibile- fece l’uomo porgendo un’altra bacchetta alla bambina. Non appena Cersei la agitò, la manica destra del suo bel vestito verde smeraldo prese fuoco.
-Aguamenti!- urlò immediatamente Tywin e un attimo dopo un getto d’acqua, ebbe ragione delle fiamme. – Cos’è successo?! Esigo una spiegazione! -.
-Sono desolato, ma evidentemente quella bacchetta non era adatta a sua figlia… certo un rifiuto così violento è strano*- mormorò Olivander.
-Papà non possiamo andare da un’altra parte? - domandò la bionda.
-No, Cersei, qui vendono le bacchette migliori- dichiarò stizzito l’uomo. - Se sei una vera Lannister, non puoi farti fermare da un piccolo incidente. Credi che io sia arrivato dove sono ora cercando di evitare ogni difficoltà? -.
-No, papà- mormorò la bionda abbassando il capo. - Però…
-Nessun “però”. Tu comprerai la tua bacchetta qui, e se ti succedesse qualcosa me ne occuperò di nuovo io-.
A Gerard parve di comprendere che quella frase fosse diretta anche a lui, ma capendo la preoccupazione di un padre si disse che non era il caso di arrabbiarsi: - Si calmi signorina, incidenti come quello che le è appena accaduto sono rari. Ecco qui: ebano, undici pollici, flessibile. Ancora fenice-.
La piccola Lannister agitò guardinga la bacchetta, ma non accadde nulla. E lo stesso successe quando la prese in mano il fratello.
Arrivati all’undicesimo tentativo a vuoto, Olivander ebbe un’ispirazione e corse di nuovo tra gli scaffali, per poi tornare in mano con una scatolina decisamente più piccola della maggior parte di quelle presenti nel negozio declamando: - Noce, otto pollici, corda del cuore di drago, rigida-.
-Perché dovrei avere una bacchetta così corta?! Non sono mica una nana come Tyrion!- protestò Cersei, non appena ebbe visto quale prodotto le stava proponendo Gerard.
Quest’ultimo fu sul punto di chiedere chi fosse Tyrion, ma lo sguardo di disgusto comparso negli occhi del signor Lannister al solo sentire quel nome lo fece desistere immediatamente.
-Cersei prova la bacchetta- si limitò a dire il padre a denti stretti. Non urlò, ma qualcosa nel suo tono dovette convincere la figlia a smettere di fare i capricci, tanto che quasi inciampò nella fretta di prendere in mano la bacchetta, che immediatamente sparò in aria delle scintille verdi.
Olivander fece una smorfia. Se la bacchetta era tanto corta, quasi sicuramente era perché mancava qualcosa nell’animo di quella Cersei. Poteva solo augurarsi che non fosse nulla di fondamentale per il suo sviluppo personale, anche se dopotutto quello non era certo un suo problema.
-Bene, l’hai trovata. Ora possiamo cercare con un po’ più di impegno la mia bacchetta? - chiese il ragazzino.
-Certo giovanotto- concesse Olivander.- Anzi, mi spiace averti fatto attendere, ma ho preferito fare una cosa per volta-.
-Non ti lamentare, Jaime- disse subito Tywin.- Nella vita bisogna saper aspettare. Solo i bambini vogliono tutto subito e tu non lo sei più. Stai per andare a Hogwarts, è tempo che cominci a comportarti in modo maturo se non vuoi gettare vergogna su di te e sul nome della nostra famiglia- intervenne Tywin in tono duro.
-Certo, papà. Hai ragione- rispose subito il ragazzino.
La pazienza di Jaime in effetti venne messa a dura prova, dato che per quante bacchette prendesse in mano, non ce ne fu una che paresse adatta. Tywin non era rimasto compiaciuto quando una bacchetta di salice e drago* non si era rivelata compatibile con suo figlio.
-Scusi non potrei provare una bacchetta come quella di Cersei? - azzardò Jaime dopo il quindicesimo tentativo andato a vuoto.
-Non esistono bacchette come quella di tua sorella. Ogni bacchetta è unica, perché non esistono due animali o due alberi perfettamente uguali-.
-D’accordo, posso almeno provare una bacchetta che abbia lo stesso tipo di legno e di nucleo? - chiese Jaime roteando gli occhi.
“L’educazione proprio non è di famiglia, eh?” pensò stizzito Olivander, ma dopotutto era una richiesta tutto sommato modesta e tutt’altro che inaudita. Un sacco di clienti chiedevano di provare una bacchetta simile a quella dei genitori o dei fratelli, ma ben di rado ne venivano scelti. E difatti nessuna bacchetta di noce e drago volle Jaime Lannister come compagno.
-Non capisco cosa c’è che non va? -.
-Niente. Semplicemente tu non sei tua sorella, per quanto possiate assomigliarvi-.
-Ancora nulla? - chiese Tywin dopo un altro quarto d’ora .
-A volte ci vuole tempo. Se non erro, lei ha provato ben trentaquattro bacchette, prima di trovare la sua, ma dopo averla acquistata non è mai tornato a lamentarsene- rispose piccato il fabbricante. In verità aveva capito da un pezzo che il drago non fosse l’elemento adatto al suo cliente, ma non riusciva a capire se il ragazzo fosse adatto a una bacchetta di unicorno o di fenice.
-Trentaquattro?! Addirittura? - fece stupito Jaime.
-Figliolo, tu sei arrivato alla trentesima- fece notare Olivander. -Ecco qua: Biancospino e crine di unicorno. Dieci pollici esatti. Sufficientemente elastica-.
Jaime non era molto fiducioso, ma non appena prese in mano lo strumento quello emise un sibilo, per poi sparare una raffica di scintille. A differenza di quelle di Cersei, quelle prodotte da Jaime erano scarlatte.
-Unicorno? -ripeté Tywin.
-Sì: unicorno. Come forse ricorderà, le ho già detto che se il mago che usa una bacchetta del genere è capace, non dovrà temere nulla da chi impugna una bacchetta di fenice o di drago. Comunque il biancospino crea sempre una bacchetta potente, adatta alle maledizioni come alla magia curativa, che dev’essere usata solo da maghi di comprovato talento, dato che gli incantesimi di queste bacchette possono ritorcersi contro chi li lancia-.
Jaime afferrò la scatola con gli occhi che brillavano. Anche Tywin parve soddisfatto e pagato il dovuto si diresse verso l’uscita seguito dai figli. Jaime era contento di avere finalmente la sua bacchetta, ma non riusciva a liberarsi di un interrogativo: “Non capisco perché io e Cersei abbiamo bacchette così diverse. Non sarò lei, ma ci somigliamo tantissimo, eppure le nostre bacchette non hanno nulla in comune. Mah.”
Gli spiaceva anche che visto che quella bacchetta poteva essere pericolosa, non avrebbe potuto farla provare a Tyrion. Era sicuro che crescendo avrebbe smaniato per possederne una. Cersei invece pensava solo che era soddisfatta di avere una bacchetta di drago come aveva sperato papà, anche se non era elegante come avrebbe voluto lei nel design.
Curiosamene i pensieri di Olivander erano quelli più prosaici: “Alé. Quattordici galeoni di più in cassa e certo non si può dire che non me li sono guadagnati”.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • In Inghilterra in genere le temperature massime si aggirano intorno ai 21° e a Parigi a settembre è più o meno lo stesso.
 
  • Gli Acajor sono una famiglia di fabbricanti di bacchette francesi. In Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald è possiile vedere il loro negozio in Place Cachée.
 
  • Tywin compra la sua bacchetta nel primo capitolo di questa storia.
 
  • Le bacchette di pero danno il meglio di sé nelle mani dei cordiali, dei generosi e dei saggi e mai nessuna di esse ha scelto un mago o una strega oscuri. Ovviamente nelle mani di una come Cersei, perfida, avida e ambiziosa la bacchetta si è ribellata.
 
  • Le bacchette di salice sono ottime per la magia avanzata e non verbale, quindi molto richieste, ma non si sposano bene con l’arroganza, motivo per cui questo legno non è adatto a Jaime.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Doppia vendita per questo capitolo. Olivander se l’è proprio guadagnato il giro turistico per il matrimonio della collega. Non so se i vari fabbricanti di bacchette si tengano in contatto tra loro, ma si può dedurre che Olivander e Gregorovitch confrontassero le loro teorie, quindi il suo erede potrebbe essere amico dei colleghi francesi.
La bacchetta di Cersei è ispirata a quelle di Dolores Umbrdige e Bellatrix Lestrange: ha il nucleo di drago che posseggono entrambe, la lunghezza di quella della Umbrdige e lo stesso legno di quella di Bellatrix, dato che sono i personaggi di Harry Potter più simili a lei secondo me. La bacchetta di Jaime invece è modellata su quella di Draco Malfoy, dato che sono i due si somigliano parecchio a mio parere; certo, Jaime io l’ho messo in Grifondoro, ma leoni e serpenti sono molto più simili di quanto non sembri… e poi ha moltissime analogie con Draco: sono entrambi ricchi e arroganti… e soprattutto sono lievemente diversi da alcuni loro parenti. Né Draco né Jaime sono in lizza per la santità (sappiamo tutti che tra i Lannister il buono è Tyrion), ma Jaime non è come Tywin e Cersei e Draco non è come Bellatrix o Lucius. Alla fine della guerra, Draco aveva completamente perso i suoi pregiudizi basati sulla purezza di sangue a differenza del padre e non è mai stato un assassino a sangue freddo come sua zia.
Ringrazio qui Eideard_madadhallaidh88 e fenris recensori dello scorso capitolo e tutti coloro che stanno leggendo queste righe.
Spero abbiate passato una buona Pasqua. A presto!

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Capitolo 4
*** La bacchetta di chi vede ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 4: La bacchetta di chi vede

 
 
Se c’era un difetto che Gerard Olivander era sicurissimo di non possedere quello era la presunzione. Era giustamente orgoglioso di essere l’erede di una tradizione plurimillenaria, e quando finalmente le bacchette fabbricate da lui avevano raggiunto il livello di quelle uscite dalle mani di suo padre, si era sentito estremamente fiero di sé, ma mai si sarebbe sognato di negare di avere colleghi competenti in grado di produrre merce di ottima qualità.
I fabbricanti di bacchette non erano molti (per fortuna: già così non guadagnavano tanto, se avessero cominciato a farsi troppa concorrenza avrebbero dovuto trovarsi un secondo lavoro per tirare avanti) e in genere si accontentavano di vendere nel loro paese, dove avevano una solida reputazione, in molti casi vecchia di secoli. Per questo quando un mago o una strega stranieri decidevano di affrontare un viaggio fino alla sua bottega solo per comprare una bacchetta di produzione Olivander, Gerard si sentiva pieno di gioia e orgoglio.
Un caso del genere avvenne una mattina di settembre. Il periodo delle grandi vendite era finito da pochi giorni ed era arrivato il momento di dedicarsi alla produzione di bacchette e alla cura del negozio. Olivander si stava per l’appunto dicendo che era sempre strano doversi riabituare alla tranquillità che regnava nel suo negozio da settembre a maggio, dopo il via vai di clienti che si era visto da giugno ad agosto, quando la porta si aprì e ne entrò una ragazzina pallida e alta, con indosso una lunga veste rossa, che portava sciolti dei lunghi capelli color rame. Avanzò in modo aggraziato fino al bancone e affermò con voce melodiosa di voler comprare una bacchetta.
Più che dalla bellezza di quella voce, Olivander era rimasto colpito dal suo accento. Di certo l’inglese non era la prima lingua della sua cliente, anche se lo parlava molto bene. In più perfino gli occhi della sua cliente erano scarlatti e non appena il metro cominciò a girare attorno alla loro proprietaria, si piantarono su di esso con un’attenzione che aveva qualcosa d’inquietante.
La piccola era abbastanza alta per la sua età e prometteva di crescere ancora parecchio, quindi Gerard decise di prendere qualche bacchetta un po’ più lunga del normale. Certo l’altezza centrava solo in minima parte, ma ogni tanto capitava che una bacchetta lunga finisse in mano a una persona alta, sebbene in genere prediligessero padroni dalla grande personalità o dotate di uno stile magico ampio e drammatico … ma in fondo dato che in genere non conoscevano personalmente i clienti, i fabbricanti dovevano andare per tentativi, quindi bisognava tenere a mente anche i particolari fisici.
-Sarò subito da lei signorina. Mi dia solo il tempo di decidere quali bacchette sottoporle-.
-Faccia pure con comodo. Lei è l’esperto e io mi affido a lei per trovare la mia compagna-.
La buona educazione della rossa era ammirevole, ma c’era un che di innaturale nel vedere tanta compostezza in una ragazzina.
Visto che era così matura, meglio prendere anche qualche bacchetta di faggio* si disse Gerard.
-Ecco cominci con questa: quercia rossa e corda del cuore di drago, sedici pollici, flessibile-.
La ragazzina la prese saldamente in pugno, senza fare domande sull’eccessiva lunghezza e ordinò: - Colovaria!-. Un attimo dopo il calamaio era diventato scarlatto.
-Non è lei- dichiarò subito la sua cliente. - Non mi sono sentita… completa. Ho letto che trovare la bacchetta giusta, dovrebbe dare una sensazione del genere-.
-Giusto. Allora provi questa: faggio, crine di unicorno, quindici pollici, sorprendentemente rigida-.
-Lumos. No, nemmeno questa va bene- fece la ragazza scuotendo il capo. L’incantesimo era riuscito perfettamente, ma le era sembrato più difficile di quanto avrebbe dovuto.
-Tentiamo con questa: noce, piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, sorprendentemente flessibile-.
Ancora una volta la ragazzina, anziché limitarsi ad agitarla usò un vero e proprio incantesimo, facendo correre le scatole dei prodotti già testati sul bancone, ma nemmeno quella bacchetta era quella giusta.
-Strano, il noce di solito va bene per le persone intelligenti- fece sorpreso Gerard. Ormai era chiaro che quella ragazzina fosse già un’abile strega e che qualunque scuola avesse frequentato, di certo sarebbe stata fra le studentesse migliori, quindi il negoziante decise di orientarsi su legni che richiedessero intelligenza e potere.
La rossa prese in mano bacchette di ontano, sambuco, tasso e olmo, riuscendo a produrre semplici incantesimi con tutte loro, ma nessuna si rivelò adatta.
Tuttavia a Gerard faceva piacere. Trovare la bacchetta adatta dopo numerosi tentativi falliti era sempre una bella sfida e sarebbe stata una grande soddisfazione trovarne una per una strega dotata come quella. Quasi gli dispiaceva per il collega che era stato privato di quell’esperienza.
- Non si preoccupi, ho avuto clienti ben più difficili di lei signorina… signorina? -.
-Melisandre. Scusi, ha provato a guardare nel secondo scaffale? -.
- Nel secondo scaffale? No, per il momento no, perché me lo ha chiesto? -.
La rossa scrollò le spalle: - Non saprei. È stata una cosa che mi è venuta in mente all’improvviso. Provi a controllare nella parte in alto del secondo scaffale-.
-Mmm… be’ vediamo- sentenziò l’uomo avvinandosi allo scaffale sopracitato.
Mentre osservava le bacchette il suo sguardo si posò su una scatola che giaceva lì da parecchio tempo. Quella bacchetta era fatta con un legno raro, possibile che…?
L’uomo tornò dalla straniera aprendo con delicatezza una scatola, al cui interno riposava una bacchetta molto bella, il cui manico era finamente intagliato.
-Provi questa: tiglio argentato, piuma di fenice, quattordici pollici e mezzo, estremamente rigida-.
Le dita di Melisandre si chiusero saldamente intorno al legno, mentre lei sussurrava una formula. Un attimo dopo una manciata di fiammelle danzava sulla punta della bacchetta.
-L’abbiamo trovata alla fine-.
In genere Olivander non approvava che si usassero incantesimi legati al fuoco nella sua bottega, ma prima che potesse dire qualcosa, la giovane strega fece sparire le fiammelle con un cenno della bacchetta.
-Devi sapere che le bacchette di tiglio, funzionano al meglio per i Veggenti e per i Legilimens, quindi c’è la possibilità che tu sia dotata in questi misteriosi rami della magia… tuttavia potresti semplicemente aver sentito la chiamata della tua bacchetta, quindi non dare per scontato di avere le abilità di cui ti ho parlato o di non doverti sforzare per riuscire a padroneggiarle-.
-Era già nelle mie intenzioni studiare la Divinazione e la Legilimanzia, ma la ringrazio del consiglio. Quanto le devo? -.
Dopo aver pagato ed essere uscita dal negozio, Melisandre sorrise. Malgrado la distanza percorsa per arrivare a quella bottega, il suo viaggio cominciava davvero solo in quel momento, il momento in cui si realizzava la sua prima visione: lei che usciva con una bacchetta dal negozio di Olivander.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Il padrone di una bacchetta di faggio, se giovane sarà saggio oltre i suoi anni.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed eccoci a Melisandre. Lei che per davvero è una maga, non poteva mancare in questa raccolta.
Melisandre mi sembra anche la veggente più potente della serie o almeno è quella che ha più fiducia nella veggenza, motivo per cui le ho dato una bacchetta di tiglio. Per il nucleo ero indeciso tra drago e fenice, dato che entrambe le creature hanno a che fare col fuoco, ma poi mi sono detto che Melisandre è senza dubbio una persona fuori dal comune e che dato che si cura molto più della sua religione che del mondo fisico, una bacchetta di fenice fosse più adatta.
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo queste righe e in particolar modo Enny1990, Eideard_madadhallaidh88, e fenris che hanno recensito lo scorso capitolo, Strega1981 che ha messo la storia tra le seguite e di nuovo Eideard_madadhallaidh88 che ha messo la fic tra le preferite.
Spero di vedervi tutti nelle recensioni.

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Capitolo 5
*** La bacchetta della rivoluzionaria ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 5: La bacchetta della rivoluzionaria

 
Olivander aveva rispetto per i pozionisti, ma quando sentiva qualcuno dire che non c’era poi tanta differenza tra preparare una pozione e creare una bacchetta, si sentiva denigrato pur sapendo che la gente diceva così a causa della totale ignoranza delle regole che determinavano e rendevano unica la sua arte.
Una pozione per complicata che sia è comunque qualcosa i cui effetti saranno inevitabilmente determinati dagli ingredienti che la compongono e all’ordine e al modo in cui sono stati trattati per diventarne parte. Anche in caso di preparazione errata, gli errori e i loro effetti saranno determinabili sempre grazie ai suddetti criteri.       Inoltre, mentre due pozioni preparate correttamente avranno sempre lo stesso effetto, non esisteranno mai due bacchette del tutto identiche, proprio come non ci saranno mai due alberi o due creature magiche del tutto identiche. E anche nel raro caso che due bacchette siano composte da legno preso dallo stesso albero, nucleo prelevato dalla medesima creatura e abbiano la stessa lunghezza, comunque diverranno sempre più diverse a seconda delle esperienze che condivideranno con i rispettivi proprietari.
Un’altra differenza tra l’arte delle bacchette e quella delle pozioni, è che nella prima non ci sono ricette da seguire. Certamente ci sono legni che in generale legano meglio con determinati nuclei che con altri, ma questi riferimenti possono fare al massimo da linee guida, data la diversità di piante e creature. E in certi casi combinazioni insolite danno risultati sorprendenti, difficilmente replicabili.
A riscuoterlo da quelle riflessioni (nate per l’entusiastico articolo con cui la Gazzetta del Profeta annunciava la vittoria di Hogwarts al torneo pozionistico fra scuole) ci pensò l’aprirsi della porta del negozio. Gerard alzò lo sguardo e vide entrare una ragazzina pallida, i cui lunghi capelli argentei erano legati in una treccia. Anche gli occhi grandi e profondi possedevano un colore insolito, un bellissimo viola. Benché fossero ancora acerbi, traspariva una grande bellezza da quei lineamenti.
-Buongiorno, sono qui per acquistare la mia bacchetta- annunciò la ragazzina.
-Certo- rispose Gerard. - In effetti mi chiedevo quando sarebbe venuta nel mio negozio signorina Targaryen-.
La piccola non sembrò sorpresa dal fatto che Olivander sapesse chi fosse anche se non si erano mai incontrati prima.
-Questi occhi e questi capelli, sono inconfondibili- commentò.
-Vero, vero. Ricordo bene quando i suoi fratelli sono venuti a comprare le loro bacchette. Clienti difficili. Anche se so che i parenti possono avere bacchette molto diverse fra loro, ammetto che fui molto sorpreso quando Rhaegar si rivelò compatibile con una bacchetta di fenice, la vostra famiglia mostra da sempre una spiccata affinità con le bacchette di drago… sono stati pochissimi i Targaryen scelti da una bacchetta con un altro elemento… -.
La ragazzina annuì, per poi far girare lo sguardo tra le bacchette presenti nel negozio. Ce n’erano centinaia e presto una sarebbe stata sua.
-Mmm… bene bene… si armi di pazienza signorina Targaryen, potrebbe volerci un po’- annunciò Olivander dopo aver preso le misure.
-D’accordo, ma io mi chiamo Daenerys, non signorina Targaryen-.
-Be’ è meglio che si abitui. Per i prossimi sette anni gli insegnanti la chiameranno così- fece notare Olivander mentre andava a prendere le prime bacchette da sottoporre alla cliente. Ovviamente prese prodotti che avessero tutti i tipi di anime. Ogni individuo era differente proprio come le bacchette e solo perché la maggior parte dei membri della famiglia Targaryen si era rivelata compatibile col drago non voleva dire che lo fosse anche Daenerys.
-Ecco qui: ciliegio, crine di unicorno, undici pollici e tre quarti, rigida-.
Dany la afferrò con entusiasmo e la agitò, ma poco dopo Gerard gliela strappò di mano.
-No, no, proprio non ci siamo. Tenti con questa: pero, piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, flessibile-.
Daenerys fece girare la bacchetta in aria, riuscendo solo a produrre un debole squittio e un fil di fumo a malapena visibile.
-Mi sa di no. Tasso, crine di unicorno, quattordici pollici, piacevolmente flessibile- proclamò il fabbricante porgendole un’altra bacchetta.
La bionda afferrò la bacchetta e un attimo dopo la scatola di una di quelle che aveva già provato venne scaraventata contro la parete a tutta velocità.
-Sono desolata- mormorò Dany.
-Non si preoccupi, gli incidenti capitano- fece il fabbricante, mentre si accertava che il contenuto della scatola non avesse subito danni.
Le otto bacchette successive non diedero risultati migliori, cosa che minò il buonumore di Dany. Aveva sperato di fare un giro per Diagon Alley approfittando della bella giornata, ma cominciava a temere che avrebbe passato tutto il pomeriggio in quel negozio scuro. Per carità, ci teneva ad avere la bacchetta, ma le dispiaceva non potersi godere di più di un giorno fuori casa. Da quando Rhaegar se n’era andato all’estero per lavorare coi draghi, lei era rimasta bloccata con suo padre e Viserys e sinceramente non le piaceva affatto la loro compagnia. Viserys sembrava avercela sempre con lei, visto che la loro madre era morta dandola alla luce e suo padre stava sempre a farneticare della purezza di sangue e di come Tywin Lannister lo mettesse in ombra al Ministero. Da casa sua ormai rifuggiva come da una prigione, non le pareva vero che entro pochi mesi sarebbe andata a Hogwarts.
-Né l’unicorno, né la fenice fanno al caso nostro. Qui ci vuole il drago! - sentenziò Gerard dopo una trentina di tentativi andati a vuoto. - Pare che lei rispetterà la tradizione di famiglia, Daenerys-.
La cosa intristì leggermente la ragazza. Le sarebbe piaciuto avere una bacchetta come quella di Rhaegar .
Fu solo dopo il cinquantesimo tentativo che anche Olivander cominciò a parere incuriosito. Le aveva fatto provare bacchette di ogni tipo, lunghe e corte e su sua richiesta anche altre non di drago, ma nessuna era andata bene. Per fortuna esclusa una fiammata, non aveva generato nessun fenomeno magico pericoloso. Olivander sottoponeva alla sua cliente una bacchetta dopo l’altra, sempre più esaltato. In quella giovane strega doveva esserci qualcosa di speciale, che richiedeva una bacchetta particolare.
-Non potrebbe esserci qualcosa che non va? - mormorò la bionda. - Forse ho sbagliato qualcosa quando abbiamo preso le misure…-.
-Le assicuro che non c’è nulla che non vada e che lei uscirà da questo negozio con la sua bacchetta- dichiarò Gerard in tono deciso. – Suo fratello Rhaeghar ci ha messo ancora più tempo di lei, ma alla fine ha trovato la sua compagna. La troverà anche lei. Abbiamo già tentato con la maggior parte dei legni più rari, ma ce ne sono ancora un paio da testare... nel frattempo provi questa: acacia, dodici pollici e un quarto, corda del cuore di drago-.
La piccola Targaryen la provò senza tanta fiducia e non accadde nulla.
-No, no, non è lei. Eppure ci siamo quasi… mi chiedo se… mmm… aspetti un attimo- annunciò Gerard prima di allontanarsi. Poco dopo tornò reggendo una scatola tra le mani.
-Tenti con quelle che ho già preso, e se non vanno bene testeremo questa-.
Dany eseguì, ma riuscì solo a produrre qualche goccia d’acqua e un paio di scintille.  
-Ecco qui. Pioppo tremulo e corda del cuore di drago, tredici pollici e mezzo, flessibile. Perfetta per gli incantesimi- annunciò Olivander aprendo la scatola.
Agli occhi della strega si rivelò una splendida bacchetta bianca, che pareva realizzata in avorio piuttosto che in legno dal manico finemente lavorato, decorata con un rilievo che ricordava una coda di drago. Il colore le ricordava un po’ quello dei suoi capelli o il manto del suo unicorno domestico.
Appena Daenerys la prese in mano, avvertì un calore improvviso e d’istinto, usò la bacchetta per tracciare un triangolo nell’aria. Un attimo dopo una sagoma argentea di tale forma brillò di fronte ai due.
-Perfetto! Che le avevo detto? Bisognava solo avere pazienza. Però devo ammettere che è strano... una cosa davvero strana...- commentò Gerard. Mentre Dany preparava i galeoni il fabbricante rimise la bacchetta nella scatola continuando a borbottare: -Ma che strano... davvero strano-.
-Scusi- fece Daenerys. - Ma che cosa c'è di strano? -.
Olivander piantò i suoi occhi grigi in quelli viola della ragazza: - Deve sapere che il drago la cui corda del cuore fa da nucleo alla sua bacchetta, ha fornito materiale sufficiente per creare tre bacchette, signorina Targaryen. Tre. Ed è molto strano che questa bacchetta abbia scelto lei adesso, visto che una delle sue gemelle ha trovato il suo proprietario non più di un quarto d’ora prima che lei arrivasse in negozio. Mi sorprenderei molto se non vi foste incrociati per strada. In tanti anni che faccio questo mestiere non mi era mai capitato un caso del genere-.
-E la terza bacchetta? - chiese curiosa la neo-undicenne.
-Quella è stata venduta da circa sedici anni a un mago di comprovato talento, di cui per ora sarebbe inutile rivelarle il nome. Direi che ci si possa aspettare molto da lei Daenerys: deve sapere che le bacchette di pioppo tremulo generalmente scelgono padroni forti e determinati, più propensi ad accettare nuove missioni nella loro vita. La sua è una bacchetta per rivoluzionari, dotata dell’anima che concede più potere in assoluto-.
-Me ne mostrerò degna signor Olivander- rispose la ragazza, prendendo la scatola con grande delicatezza.
Mentre guardava la ragazza e la bacchetta uscire dal suo negozio, Gerard si disse che molto probabilmente erano dirette verso qualcosa di speciale. E che forse le sorelle di quella bacchetta e i loro compagni avrebbero fatto parte del viaggio.
Il signor Olivander aveva ragione. Ma questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Si accettano scommesse! Secondo voi chi possiede le bacchette gemelle di quella di Dany?
Ovviamente la bacchetta di Daenerys non poteva che avere la corda del cuore di drago come nucleo. Finora non è stato rivelato nessun possessore di una bacchetta di pioppo tremulo, ma anche se è solo una mia supposizione, ritengo probabile che la prima bacchetta di Grindelwald fosse fatta di tale legno.
Prima di decidermi su questo legno ci ho messo parecchio, ergo anche Olivander doveva penare per trovare la bacchetta di Dany.
Faccio un saluto particolare a Strega1981 che ha recensito tutti i capitoli di questa storia e che nell’ultima recensione mi aveva chiesto della bacchetta di Daenerys. Lei e qualcun altro erano curiosi di vedere anche quella di Tyrion, ma dato che i Lannister, hanno già avuto la parte del leone nei capitoli di questa storia, vorrei aspettare un po’ per mettere in scena il buono della famiglia.
Ringrazio qui anche gli altri recensori dello scorso capitolo Eideard_madadhallaidh88, e fenris, di nuovo Strega1981 che ha messo la storia tra le seguite, di nuovo Eideard_madadhallaidh88 e Yami no Yoake che hanno messo l’hanno messa nelle preferite.
Spero di vedervi tutti nelle recensioni!

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Capitolo 6
*** La bacchetta dell'avido ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 6: La bacchetta dell’avido

 
 
Il sedici marzo, quando mancavano ancora mesi all’arrivo delle orde di undicenni che venivano in cerca della loro bacchetta, Olivander si vide entrare in negozio un ragazzino alto, e magro con i capelli nerissimi, con indosso abiti Babbani, chiaramente vecchi e usurati.
Vedendolo entrare da solo, Olivander suppose che fosse un Nato Babbano la cui famiglia non se l’era sentita di andare a Diagon Alley, anche se l’aria sicura di sé del moro stonava un po’ con quella supposizione. Di solito i maghi nati dai non-magici, avevano un’aria timorosa durante i loro primi contatti col mondo magico.
 
-Salve. Mi hanno detto che dovevo venire qui per prendere la bacchetta- esordì il ragazzino.
-Le hanno dato un’informazione esatta. Il tempo di prendere le misure e cominceremo a cercarla-.
-Cercarla? Qui ce n’è un’infinita! Non posso prenderne una e basta? - fece sorpreso il ragazzino, rafforzando le supposizioni di Olivander.
-Oh, no, assolutamente no. È la bacchetta a scegliere il mago che la userà-.
-Quindi sta dicendo che tutte queste bacchette, possono funzionare ciascuna solo per una persona? - chiese sempre più stupito il moro.
-Non proprio. Vede, un mago che si rispetti è in grado di incanalare i propri poteri in quasi tutti gli strumenti, tuttavia, non si ottengono mai risultati buoni come quelli che si hanno con una bacchetta che abbia scelto chi la usa-.
“Salvo la logica dei duelli” aggiunse tra sé e sé il negoziante, ma quella era una questione complessa e non voleva confondere il ragazzo con discorsi che non poteva ancora capire.
Bronn in effetti non capiva come un pezzo di legno, sia pure magico, potesse decidere da sé chi dovesse possederlo, ma dopo una breve riflessione si disse che se era così era così e che non gli restava che aspettare di essere scelto.
-Ah, ok- disse. - Allora faccia pure quello che deve-.
Bronn non aveva mai creduto al topino dei denti, a Babbo Natale e a tutte quelle stupidaggini. Eppure, era innegabile che attorno a lui succedessero sempre cose strane. Come quella volta quando suo padre stava per picchiarlo per l’ennesima volta e di colpo la sua camicia aveva preso fuoco. O come quando aveva una fame da lupo e stava osservando con invidia la scatola di ciambelle da cui stava mangiando con esasperante lentezza Barbara Morse e quella di colpo era decollata per atterrargli in mano (malgrado lo sbalordimento se l’era stretta al petto ed era corso via prima che Barbara si accorgesse di qualcosa). E non avrebbe mai potuto scordare quella volta in cui un autobus stava per investirlo e lui cercando di correre via si era ritrovato sul tetto del suddetto veicolo.
E la cosa più strana era stato quando alla porta della bicocca in cui vivevano lui e i suoi genitori era arrivato l’uomo che gli aveva rivelato che era un mago e gli aveva detto di volerlo far andare a una scuola di magia.
Lui inizialmente non ci aveva creduto, ma non appena quello gli aveva rattoppato i buchi nei pantaloni con un colpo di bacchetta, si era convinto e aveva accettato.
-Bene provi questa: biancospino e piuma di fenice, undici pollici e tre quarti, estremamente rigida- fece Olivander facendo uscire il suo cliente dalle memorie.
-La agiti- suggerì poi il fabbricante, dato che Bron dopo aver preso in mano la bacchetta si era limitato a fissarla con aria confusa.
Il ragazzo eseguì, ma non accadde niente.
-Tenti con quest’altra: biancospino e corda del cuore di drago, tredici pollici e tre quarti, sorprendentemente rigida-.
Stavolta, Bronn agitò la bacchetta appena l’ebbe in mano, ma i risultati furono i medesimi.
-No? Niente biancospino allora… mmm… provi con questa: crine di unicorno, legno di cedro, dodici pollici, rigida-.
Bronn la agitò e la bacchetta emise una sorta di debole squittio. Un attimo dopo parve afflosciarsi nella sua mano e la scatola da cui era stata tirata fuori si diresse a tutta velocità contro il naso di Bronn*.
-Ahi! - imprecò quest’ultimo.
-Non è quella giusta, non se ne parla nemmeno- borbottò Olivander recuperando la bacchetta. - Sono desolato, ma le assicuro che incidenti del genere sono rari…-.
-Va bene, va bene, continui a cercare- fece il ragazzino massaggiandosi il naso.
-Mi dica lei avrebbe qualche preferenza? Forse vorrebbe provare una bacchetta simile a quella di uno dei suoi genitori? – domandò Gerard.
-I miei genitori non sono maghi- rispose asciutto Bronn.
-Capisco-. In realtà la domanda era stata posta più che altro per accertarsi di avere davvero a che fare con un Nato Babbano. Un undicenne che nulla sapeva della magia, che però pareva così tranquillo e padrone di sé certo non era una cosa comune, ma ciò implicava un grande autocontrollo e questo lo avrebbe aiutato nella scelta dei prodotti da testare.
-Nocciolo, piuma di fenice, otto pollici e mezzo, flessibile- annunciò poco dopo Olivander.
Bronn non fece domande sulla scarsa lunghezza della bacchetta e dopo averla presa in mano, la agitò senza che avvenisse nulla. Gerard dopo altri tre tentativi andati a vuoto, fu costretto ad ammettere che nemmeno quel legno si adattava a quel Nato Babbano.
-Curioso, di solito il nocciolo si adatta bene a chi può gestire i suoi sentimenti- commentò Olivander. Bisognava ammettere che il moro non era male come cliente: dopo il primo scusabile momento di confusione, non aveva fatto domande, né si era lamentato per il tempo che ci stava mettendo nel trovare una bacchetta compatibile, provandole tutte senza battere ciglio. Anche l’incidente di prima non sembrava averlo scosso più di tanto. Forse bisognava orientarsi sui legni più adatti alle persone realiste e concentrate sui loro obiettivi.
Fu il diciassettesimo tentativo quello fortunato. La bacchetta era di castagno e corda del cuore di drago, rigida, della misura di dodici pollici e un quarto.
Non appena Bronn la afferrò, sentì una forte sensazione di calore, come quella che provava le poche volte che a casa si poteva accendere il riscaldamento e metteva le mani sul termosifone. Fece un movimento circolare con la bacchetta e produsse alcuni anelli di fumo dorati.
-Mi sa che è questa-.
-Sì, direi proprio di sì. Sono sette monete d’oro-.
-Lo so che si chiamano galeoni. È la prima cosa che ho imparato- rispose l’altro con un sorriso.
-Bravo è una cosa importante- commentò Olivander, mentre metteva la bacchetta nella scatola. Considerato il particolare nucleo di quella bacchetta di castagno*, non si stupiva affatto che quel Nato Babbano avesse già familiarità con il loro sistema monetario, né si sarebbe stupito se si fosse concentrato solo sul guadagnare il più possibile una volta diplomato, senza preoccuparsi minimamente della fonte di provenienza di quei soldi o del modo in cui li avrebbe ottenuti. Certo, il ragazzo avrebbe potuto arricchirsi in modo onesto e lui aveva sempre pensato che nessuno avesse il destino scritto nella propria bacchetta… ma come suo padre lui era convinto che a differenza di molti altri detti sulle bacchette, ci fosse del vero nel detto che recitava che i proprietari di bacchette in castagno, tendessero a sognare parecchio ad occhi aperti*. E i sogni di ricchezza possono essere tra i più pericolosi.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Come ricorderete forse ricorderete dal capitolo su Davos il cedro vuole padroni che posseggono una lealtà fuori dal comune. Ovviamente una bacchetta del genere si è sentita male in mano a un individuo che bada solo al proprio tornaconto come Bronn e ha reagito.
 
 
 
 
 
  • Il legno di castagno muta carattere a seconda del nucleo a cui si abbina, e prende molte sfumature dalla personalità di chi lo possiede. Una bacchetta di castagno e drago trova la sua anima gemella in chi è innamorato del lusso e dei beni materiali e non si fa molti scrupoli su come ottenerli e quindi era la più adatta a Bronn. La bacchetta di Peter Minus è costituita da questi materiali.
 
  • Un vecchio detto dei maghi recita: “Il sorbo sparla, il castagno sogna, testardo è il frassino, il nocciolo si lagna”. A differenza di altri detti sulle bacchette, Olivander ritiene che in questo ci sia del vero.
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed ora tocca a Bronn prendere la bacchetta. Mi è piaciuto scrivere di lui nel mondo di Harry Potter e spero di farlo ancora. Gli ho dato una bacchetta come quella di Peter Minus perché malgrado abbia di certo più coraggio, Bronn è comunque pronto a cambiare bandiera se così gli conviene. Per ironia ho voluto dare alla sua bacchetta la stessa lunghezza di quella dell’ultima vittima di Minus, Cedric.
Suppongo che i Nati Babbani vadano a comprare l’occorrente per il primo anno di scuola, non appena ricevano la lettera. Perlomeno se toccasse a me fare da reclutatore e dovessi accompagnarli ce li porterei subito al posto di fare due viaggi. 
Comunque Bronn non si è lamentato perché possiede un grande senso pratico. Immagino che volendo lo strumento che poteva cambiare la sua vita si sia affidato a chi poteva procuraglielo senza fare troppe domande.
Uno potrebbe pensare che la bacchetta per chi ama il denaro, sia più adatta a Ditocorto, ma francamente io ritengo che Ditocorto, veda il denaro come uno strumento utilissimo, ma che per l’appunto per lui è uno strumento e non il fine delle sue azioni.
Ringrazio qui Strega1981, Eideard_madadhallaidh88 e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, di nuovo Strega1981 che ha messo la storia nelle seguite, Yami no Yoake e ancora Eideard_madadhallaidh88 che la preferiscono.
Se volete vedere un personaggio in particolare prendere la bacchetta, chiedetemelo nelle recensioni. Spero di vedere lì tutti i sopracitati e anche tutti voi che state leggendo queste righe.

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Capitolo 7
*** La bacchetta dell’incorruttibile ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 7: La bacchetta dell’incorruttibile


Certe volte i mesi estivi erano così frenetici, che il signor Olivander arrivava a rimpiangere la quiete che regnava nel suo negozio per il resto dell’anno, malgrado fosse proprio quello il periodo in cui faceva più affari. Avere a che fare con orde di ragazzini, può essere stancante, tanto che spesso Olivander si chiedeva come facessero a reggerli gli insegnanti. Tuttavia quel nove giugno avrebbe cominciato la giornata con un ragazzino decisamente educato.
Gerard aveva appena aperto bottega, quando entrò un undicenne dal viso allungato, occhi grigio scuro, e capelli castani che gli arrivavano fino al collo. Era accompagnato da un uomo con un aspetto simile, chiaramente suo padre.
-Buongiorno- fecero educatamente i due chinando il capo.
-Buongiorno a lei signor Stark. Immagino che questo sia un altro dei suoi figli-.
-Sì. Comincerò Hogwarts quest’anno e vorrei comprare una bacchetta- rispose il ragazzino.
Gerard rimaneva sempre stupito da quanto potessero essere diversi fra loro i fratelli e le sorelle e quindi anche le bacchette che li sceglievano. Brandon Stark quando venuto alla ricerca della sua compagna era entrato nel negozio di corsa, e si era messo a commentare incredulo il numero delle bacchette presenti in negozio. Se lui era stato fin troppo entusiasta, suo fratello aveva una compostezza esagerata.
Dopo aver preso le misure, il fabbricante cominciò a girare fra gli scaffali, mentre i due Stark attendevano pazientemente il suo ritorno.
Malgrado non sembrasse Ned era emozionato: Robert aveva comprato la bacchetta il giorno stesso del suo undicesimo compleanno e da allora non smetteva di mostrarla a tutti. Quando gli aveva detto che suo padre non gliel’avrebbe comprata prima di giugno, l’amico si era come afflosciato dalla delusione, dicendogli che non vedeva l’ora di fare pratica con lui, così qualche volta Brandon gli aveva prestato la sua, ma suo padre gli aveva detto che usare la bacchetta che lo avesse scelto sarebbe stato completamente diverso.
-Noce nero, corda di cuore di drago, nove pollici e tre quarti, flessibile- annunciò il fabbricante quando ebbe selezionato i primi prodotti da testare.
Eddard afferrò la bacchetta e la agitò, ma non accadde niente.
-Non si preoccupi: quasi nessuno la trova al primo tentativo. Tenti con questa: cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici, rigida-.
Eddard la agitò, facendo sobbalzare la sedia dietro al bancone.
-No, ma c’eravamo quasi- commentò Gerard riprendendo la bacchetta. - Provi con questa: pioppo tremulo, corda del cuore di drago, tredici pollici e mezzo, flessibile-.
Anche quella fece cilecca. 
-No, non ci siamo proprio. Tenga: corniolo, piuma di fenice, undici pollici e un quarto flessibile-.
La bacchetta parve afflosciarsi nelle mani dell’undicenne e non produsse alcun fenomeno magico.
-Invece di avvicinarci ci allontaniamo. Frassino e crine di unicorno. Undici pollici e tre quarti, rigida-borbottò il fabbricante porgendo al castano un altro dei suoi prodotti.
L’unica cosa che Eddard Stark riuscì a cavare da quella bacchetta fu un asfittico fil di fumo, ma Olivander ne parve soddisfatto. 
-Sicomoro e crine di unicorno. Dodici pollici, sorprendentemente flessibile- annunciò.
-Dai Ned, prova qualcuno degli incantesimi che ti ho insegnato- lo incoraggiò il padre che fino a quel momento era stato in silenzio. Le bacchette di sicomoro sceglievano i fortunati dopotutto. Sarebbe stato bello se suo figlio ne avesse avuta una.
-Reducio!- ordinò Ned facendo rimpicciolire la scatola della bacchetta. Malgrado ciò, Olivander gliela tolse di mano borbottando: -No? Eppure mi pareva…-.
-A me sembrava funzionasse bene! - fece sorpreso Ned.
-Bene, ma non ottimamente. Però direi che ormai possiamo dare quasi per certo che il nucleo più adatto a lei sia l’unicorno-. 
Dopo altri quattro tentativo infruttuosi con drago e fenice, il fabbricante portò al cliente solo bacchette di unicorno e con tutte il giovane Stark riuscì a produrre qualche fenomeno magico di lieve entità.
-Sì, senza dubbio l’elemento giusto è l’unicorno. E i legni che sembrano più compatibili sono proprio quelli che si legano meglio ad esso… mi chiedo se...mmm… sì vale la pena di tentare- borbottò Olivander dopo qualche minuto, per poi allontanarsi e tornare con altre quattro scatole.
-Sono abbastanza certo che una di queste sia quella giusta. Cominci da questa: cipresso, quattordici pollici e un quarto, flessibile, crine di unicorno-.
Eddard la agitò, ma produsse solo uno sbuffo di fumo marrone. 
-Niente cipresso quindi. Provi questa: faggio, crine di unicorno, undici pollici e mezzo, sorprendentemente flessibile-.
Stavolta lo sbuffo di fumo fu rosso, ma a parte quello non accadde nulla. Ned cominciava a preoccuparsi, ma Olivander pareva emozionato. 
-Sarebbe davvero un gran giorno se vendessi una di quelle- mormorò rivolto più a sé stesso che al giovane Stark, prima di porgere a quest’ultimo una bacchetta di cedro, che si rivelò inadatta.
Olivander afferrò l’ultima scatola con delicatezza.
-Scusi, che succede se neanche quella andrà bene? – non riuscì a non chiedere Eddard-.
-Ricominceremo a cercare tra i legni con cui hai mostrato una certa affinità, vale a dire quelli che cercano qualità morali elevate. Lei dovrebbe essere molto orgoglioso di questo giovanotto signor Stark. Le assicuro che è raro che un individuo mostri tanta affinità con le bacchette che vogliono padroni dal cuore puro, sia pure quando è ancora così giovane-.
Ned arrossì, mentre suo padre sorrideva compiaciuto: - Be’ spero che ciò dipenda in minima parte anche dal modo in cui ho educato Eddard. Comunque apprezzo le sue parole signor Olivander. E io sono sempre fiero dei miei figli-.
-Provi questa Eddard: dieci pollici e un quarto, legno di pioppo, crine di unicorno, estremamente rigida. Una combinazione alquanto rara- lo incoraggiò il fabbricante.
Esitante Ned prese in mano la bacchetta e la usò per tracciare un cerchio in aria. Immediatamente dall’estremità dello strumento cominciarono a cadere soffici fiocchi di neve ed Eddard Stark avvertì una meravigliosa sensazione di completezza. Ora capiva cosa avesse voluto dire suo padre. Sentiva che con quello strumento avrebbe potuto fare meglio che con qualunque altro.
-È questa la mia bacchetta- annunciò. 
-Lo è- confermò Olivander. – E lei dovrebbe essere orgoglioso di possederla. Purtroppo pochi possono vantarsi di essere stati scelti dal pioppo, uno dei legni che più tiene ad essere impugnato da chi possiede un animo puro-.
Poco dopo Rickard Stark pagò e lui e suo figlio se ne andarono. A rendere felice il fabbricante non era tanto l’affare concluso, ma l’aver piazzato una bacchetta di pioppo e unicorno. Due elementi che si combinavano benissimo, ma che venivano uniti raramente. Il pioppo creava bacchette forti, resistenti e dal potere costante, che preferivano streghe e maghi dalla moralità cristallina, motivo per cui spesso le bacchette di pioppo attendevano anni, prima di trovare un padrone degno. Considerato che l’unicorno era il nucleo meno adatto alle Arti Oscure, Gerard avrebbe potuto scommettere che il giovane Stark sarebbe diventato un uomo onesto e onorevole come pochi. 
-Eddard Stark- borbottò Gerard quando i suoi clienti non furono più in vista. - Mi sa che tu non sarai mai uno di quelli che smaniano per ottenere l’attenzione, ma che un giorno la gente conoscerà il tuo nome comunque-.
Gerard Olivander aveva ragione. Ma questa è un’altra storia e sarà meglio raccontarla un’altra volta.



 

ANGOLO DELL’AUTORE


Dopo sei capitoli, finalmente ne dedico uno a una bacchetta di unicorno. Finora l’unica bacchetta con tale anima venduta nella raccolta era stata quella di Jaime nel terzo capitolo insieme a quella di Cersei che è di drago, quindi è la prima volta che una bacchetta di unicorno ha un capitolo dedicato a lei.
“Se cerchi l'integrità morale, guarda prima tra i pioppi” era una delle massime di Gerbold Olivander e quindi quale bacchetta migliore per l’integerrimo Eddard Stark? Date le qualità che cerca è raro trovare qualcuno con la bacchetta di pioppo, su Wizarding World è il legno più raro (ovviamente qui parlo di pioppo comune. Il pioppo tremulo di cui è fatta la bacchetta di Daenerys è una sottospecie che ha proprietà differenti nell’arte delle bacchette e che cerca padroni con qualità diverse). 
Due dei più abili ministri della magia britannici Eldritch Diggory ed Evangeline Orpington possedevano bacchette di pioppo, ma non si sa quale fosse il nucleo. 
Sappiate che il prossimo sarà un capitolo un po’ particolare, dove troveremo non una, non due, ma ben tre bacchette e di certo vi sorprenderà vedere quali saranno i loro compagni.
Grazie per essere arrivati fin qui e a presto.

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Capitolo 8
*** Tre bacchette per tre campioni ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 8: Tre bacchette per tre campioni

 
Il dodici settembre Olivander approfittava della mattinata fiacca per mettere un po’ d’ordine in negozio, quando un elegante allocco bruno entrò dalla finestra, recando con sé una lettera con il sigillo della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Per un attimo Gerard era ritornato con la mente al mattino di tanti anni fa in cui aveva ricevuto la sua lettera di accettazione e incuriosito aveva aperto il nuovo messaggio che scritto nella grafia fine ed elegante di Aemon Targaryen (non era mutata nemmeno ora che cieco, scriveva i propri messaggi con la magia) recitava:
“Egregio signor Olivander. È mio piacere informarla che quest’anno Hogwarts avrà l’onore di ospitare il Torneo Tremaghi, nuovamente reinsediato. Conoscendo la sua grande competenza in materia, le chiedo con la presente di eseguire dietro compenso la Pesa delle Bacchette, cerimonia in cui bisognerà controllare che le bacchette dei Campioni delle tre scuole siano perfettamente funzionanti. La prego di mandarmi la sua risposta entro il 1 ottobre.
Cordialmente
Aemon Targaryen
Preside”.
Di certo era un incarico prestigioso e che oltretutto gli avrebbe fatto guadagnare qualche soldo extra nel periodo morto dell’anno. In più poter osservare bacchette prodotte da altri era sempre interessante.
Gerard afferro carta e penna e buttò giù una risposta in cui accettava l’incarico.
 
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Tornare ad Hogwarts fu strano. Erano anni che non ci metteva più piede, eppure era proprio a quel castello erano legati tanti suoi bei ricordi. A pensarci bene era possibile che ci fossero più bacchette create da lui in quella scuola di quante non ce ne fossero nel suo negozio. Un pensiero strano. Gerard rimase a chiacchierare col Preside Aemon, fino al momento della cerimonia.
-Vi presento il signor Olivander- disse Aemon Tagaryen agli stranieri quando li ebbero raggiunti in un’aula al terzo piano. –È un noto fabbricante di bacchette e pertanto la persona più adatta a controllare che le vostre siano in buone condizioni prima del Torneo-.
Olivander fece girare lo sguardo sui campioni, riconoscendo quello a cui aveva venduto la bacchetta sette anni prima
-Be’ andiamo in ordine alfabetico, quindi prima lei mademoiselle Everdeen-.
La campionessa di Beauxbatons, Katniss Everdeen era una ragazza magra, non molto alta, dai lunghi capelli neri lisci, raccolti in una treccia, pelle olivastra e occhi azzurri tendenti al grigio che gli si avvicinò cautamente porgendogli la bacchetta.
-Ah, sì, questa è opera di uno degli Acajor*. Di Margot, direi. Sì, piuma di fenice, dodici pollici esatti, legno di prugnolo, flessibile. In condizioni perfette. Fai regolarmente la manutenzione? -.
-Sì- rispose Katinss.- Mio padre mi ha sempre detto che è importantissimo avere cura della propria bacchetta-.
-E ha ragione- fece Gerard. Il viso della francese parve adombrarsi per un momento, ma non disse nulla dopo che Olivander ebbe trasformato una sedia in un uccello, si riprese la bacchetta, e se tornò vicino alla sua preside una donna alta con una stravagante parrucca arancione.
-Ora tocca a lei signor Herondale-.
Il campione di Durmstrang era di bell’aspetto: snello e muscoloso aveva i capelli biondi ricci, ciglia lunghe e occhi color ambra che sembravano dorati alla luce.
-Hmmm… questa è una creazione di Gregorovich, o mi sbaglio? Sì, sì lo stile di Anton è inconfondibile. È uno dei migliori fabbricanti di bacchette, anche se alcuni materiali da lui usati non mi convincono … mmm… proprio come questo. Agrifoglio, tredici pollici, rigida e come nucleo ha … -.
-Il crine della coda di un Thestral- completò Jace.
-Sì, la solita fissazione dei Gregorovich*… non ho idea del perché in quella famiglia amino tanto usare un nucleo così instabile… sinceramente io preferisco non adoperarlo malgrado la sua potenza… comunque non posso negare che la bacchetta non sembri avere problemi-.
Gerard conosceva Anton Gregorovich. Nipote del celebre Mykew aveva ereditato il negozio dopo la morte del nonno. Per quanto fosse più giovane di lui l’abilità non gli mancava. A quanto ne sapeva Mykew aveva istruito il nipote per prendere il suo posto fin da quando era bambino e proprio come il nonno si era incaponito nell’adoperare quel nucleo così instabile e difficile da lavorare. Qualche volta gli aveva chiesto perché, ma non aveva mai ricevuto una risposta diretta, così si era fatto l’idea che fosse solo emulazione. Anton idolatrava suo nonno che a suo dire aveva realizzato le bacchette migliori della storia.
Borbottando il fabbricante praticò un paio di incantesimi di levitazione e rese la bacchetta a Jace.
-E infine… il signor Snow- annunciò Gerard mentre il ragazzo gli si avvicinava e gli porgeva la bacchetta.
-Ah, questa è una delle mie. Ricordo benissimo! – esclamò euforico Gerard Olivander.
Anche Jon ricordava. Ricordava quel giorno di sette anni prima in cui suo padre l’aveva portato a compare la bacchetta…
 
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Era tutta la mattina che Gerard cercava di leggere La Gazzetta del Profeta, ma il viavai di clienti gliel’aveva impedito. Non che si lamentasse: era molto più gratificante accoppiare le sue creazioni a maghi e streghe che leggere le notizie. E difatti era appena a metà della quarta pagina, quando il trillò del campanello annunciò l’ingresso di un uomo col viso lungo, lunghi capelli castani e una barba ben curata. Dietro di lui c’era un ragazzino magro con lineamenti incredibilmente simili a quelli dell’uomo e occhi del medesimo grigio scurissimo.
-Eddard Stark! Pioppo, dieci pollici e un quarto, crine di unicorno, estremamente rigida*- fu il saluto di Gerard.
-Esattamente. Siamo venuti per la bacchetta di mio figlio Jon-.
-Benissimo! Allora prendiamo le misure! – annunciò l’uomo tirando fuori il metro.
Jon non riuscì a non essere grato che il signor Olivander non avesse fatto domande sul perché non fosse venuto con Catelyn e Robb pochi giorni prima. Suo padre si era azzardato a proporlo, la sera in cui lui e Robb avevano ricevuto le lettere, ma dopo aver visto l’espressione della moglie dopo che aveva pronunciato la frase “Domani o dopodomani dovrete andare a Diagon Alley”, Eddard Stark aveva subito capito che non era il caso, così finito di mangiare, aveva trattenuto Jon con una scusa e gli aveva detto che appena possibile si sarebbe preso un altro giorno di ferie dal Ministero, per accompagnare anche lui a prendere tutto il necessario. Sapere che si era preso un altro giorno di ferie per accompagnare Jon, non aveva di certo compiaciuto Catelyn, ma Eddard non l’avrebbe fatto se lei avesse permesso al ragazzo di andare con loro. Non gli pareva il caso di mandare un undicenne da solo a fare tutti quegli acquisti in un periodo in cui Diagon Alley era così affollata… e poi suo padre lo aveva accompagnato quando era andato a prendere la bacchetta. Si sentiva in obbligo di fare lo stesso per i suoi figli.
Jon voleva bene ai suoi fratelli e a suo padre, ma l’idea che a Hogwarts sarebbe stato lontano da Catelyn Tully, lo aveva talmente elettrizzato che aveva cominciato a contare i giorni che lo separavano dalla partenza per la scuola fin dalla mattina successiva all’arrivo della lettera. Finalmente sarebbe andato in un luogo dove nessuno lo avrebbe trattato come un intruso. Al castello non sarebbe stato un figlio illegittimo. Sarebbe stato solo un nuovo studente, proprio come tutti gli altri, proprio come Robb.
-Ecco qui: ebano, crine di unicorno, dieci pollici e mezzo, rigida- annunciò Olivander porgendogli una bacchetta interrompendo le sue riflessioni. Jon la agitò, facendone uscire un paio di scintille bianche.
-No, direi non va bene. Provi con questa: ciliegio e piuma di fenice, dodici pollici, mediamente flessibile-.
Jon la provò, ma non accadde niente.
-Pioppo tremulo e corda del cuore di drago, tredici pollici e mezzo, flessibile. Non per vantarmi, ma è una bacchetta straordinaria-.
Anche suo padre aveva la bacchetta di pioppo, ma quella che gli proponeva Olivander aveva un aspetto completamente diverso. A pensarci bene però il fabbricante aveva detto “pioppo tremulo”, quindi l’albero doveva essere diverso. Jon la agitò e ne uscì un filo di fumo bianco.
-No, neanche questa. Be’ poco male. Eccone una di frassino e crine di unicorno, nove pollici, rigida-.
Anche quella non andò bene.
-Un cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a pennello- commentò allegro Olivander dopo una ventina di tentativi andati a vuoto.
Jon impugnò una decina di altre bacchette, ma nessuna di esse andò bene. Come suo padre aveva mostrato una certa affinità con le bacchette che cercavano qualità morali elevate, ma a differenza di come era avvenuto per Ned, Gerard non pensava che l’unicorno fosse il nucleo più adatto a quel giovane mago. Gli pareva più compatibile col drago, anche se non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
-Provi con questa: alloro, piuma di fenice, dodici pollici e un quarto, flessibile-.
Jon la prese in mano poco convinto e infatti quando la agitò non accadde nulla.
-Mmm… forse questa: melo, crine di unicorno, undici pollici, sorprendentemente rigida-.
Anche con quella non ci furono risultati. Una bacchetta di prugnolo e drago, invece, produsse qualche scintilla.
-Sì, sembra proprio che l’elemento giusto sia il drago- sentenziò soddisfatto Olivander.
Tutte le bacchette proposte al ragazzo da quel momento in poi furono di drago e con tutte, Jon riuscì a produrre qualcosa, ma nessuna di loro era quella giusta.
-Ho visto di rado un’affinità così forte con il drago- commentò Gerard porgendo un’altra bacchetta al cliente. Purtroppo neanche quella si rivelò adatta.
-Quindi niente pioppo… mmm… forse… ma sì, perché no? Tenga questa: cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida-.
Quando Jon afferrò lo strumento che Olivander gli porgeva, percepì un improvviso calore. Senza che lui facesse nulla, la bacchetta prese a brillare di una calda luce dorata che per un istante illuminò a giorno il negozio.
-Perfetto! Eccezionale, oserei dire! È un vero onore per me venderle questa bacchetta! – esultò Gerard.
-Addirittura? E perché? - domandò sorpreso Jon.
Olivander sorrise orgoglioso: - Perché il legno di cipresso è associato alla nobiltà d’animo. Uno dei miei antenati Geraint Olivander, era convinto che chiunque venisse scelto da una bacchetta composta da tale legno, fosse destinato a morire in circostanze eroiche. E in effetti io posso citare almeno un possessore di bacchetta di cipresso caduto con onore che lei di sicuro conosce: Remus Lupin, il primo lupo mannaro insignito dell’ordine di Merlino-.
Jon era estasiato: Remus Lupin era da sempre uno dei suoi miti. Ned invece era decisamente meno euforico. Il signor Olivander dovette accorgersene perché si affrettò ad aggiungere: - Certo, per fortuna, ora viviamo in tempi meno sanguinari, da tempo non si assiste all’ascesa di un Signore Oscuro, quindi coloro che possiedono una bacchetta di cipresso ben difficilmente dovranno sacrificare la vita, ma senza dubbio lo farebbero, se necessario, perché questa è una bacchetta che cerca il coraggio e l’audacia-.
-E allora sono io quello che dovrebbe sentirsi onorato. È un onore che una bacchetta così eccezionale abbia voluto me come padrone- rispose Jon. Quella bacchetta era la prova che anche se bastardo, lui valeva qualcosa.
Sorpreso dalla maturità del ragazzino, il fabbricante volle aggiungere dell’altro: - Ricorda sempre che anche se è la bacchetta a scegliere il mago, è il mago a decidere come usarla. Il nostro futuro, dipende solo da noi, non dobbiamo cercarlo nelle qualità della nostra bacchetta-.
-Sagge parole- convenne Eddard Stark.
-Non tema inutilmente per suo figlio signor Stark, anzi si senta fiero di avergli tramandato i suoi valori- aggiunse Gerard mentre prendeva i soldi.
 
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- Cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida. Perfetta come il giorno in cui ha visto la luce- commentò Gerard agitando la bacchetta e facendone uscire un fiotto d’acqua.
Poco dopo i campioni posarono per le foto che sarebbero state pubblicate sulla Gazzetta del Profeta. Mentre guardava Olivander sussurrò: -Buona fortuna per il torneo. A entrambi-.
 
 
 
 
 
 
  • Famiglia di fabbricanti di bacchette francesi. Il loro negozio è visibile in Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald.
 
 
 
  • La Bacchetta di Sambuco ha come nucleo un pelo di Thestral. Avendola studiata Gregorovich lo avrà identificato e avrà cominciato a usarlo come anima dei suoi prodotti. Naturalmente avrà tenuto l’informazione per sé. Il pelo di Thestral dà vita a una bacchetta che accetta solo un padrone che sappia affrontare la morte (un altro dei motivi per cui la Bacchetta di Sambuco si opponeva a Voldemort. Un thanatofobico come lui era del tutto inadatto a una bacchetta con un nucleo del genere).
 
 
  • Vedi scorso capitolo.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Katniss Everdeen e Jace Herondale, sono personaggi di Hunger Games e Shadowhunters. Chi mi segue da qualche anno ricorderà che il mio primo Hogwarts AU in questa sezione trattava del Ballo del Ceppo e che già all’epoca li avevo usati come campioni di Beauxbatons e Durmstrang e ho deciso di riciclare quest’idea. D'altronde la Pesa delle Bacchette era un ottimo modo per dare originalità al capitolo.
Già che siamo in argomento di autocitazioni, il titolo del capitolo viene da una mia raccolta simile a questa, dedicata alle bacchette di Fleur, Krum e Cedric nella sezione di Harry Potter. Se vi va dateci un’occhiata.
Davvero una felice coincidenza che uno Stark, (bastardo o meno, Jon è uno Stark, a mio parere il più degno erede della famiglia) fosse compatibile con una bacchetta che avesse qualcosa in comune con quella di Lupin. E quello non poteva che essere Jon che non si è mai preoccupato di rischiare la vita, ed è sempre stato pronto a sacrificarsi per fare la cosa giusta e quindi il legno di cipresso è perfetto per lui. Il nucleo di drago, poi è un riferimento al fatto che possieda un’arma in Acciaio di Valyria, dato che è il nucleo più potente in assoluto e alle sue origini c’è il drago come probabilmente per l’Acciaio di Valyria. Jon d’altronde lo vedo più combattivo di Lupin, quindi più adatto a una bacchetta di drago che di unicorno a mio parere.
Il prugnolo è il legno adatto a un guerriero e quindi a Katniss (diciamoci la verità, nella rivoluzione ci si è trovata per caso quindi non va bene il pioppo tremulo), mentre l’agrifoglio si adatta a bene a chi debba affrontare una ricerca spirituale, quindi mi pareva adatto a Jace che mi sembra anche tipo da accettare la propria mortalità. Parlerò più diffusamente di questi legni in futuro.
 
Ringrazio tutti quelli che seguono/preferiscono questa storia e fenris, Eideard_madadhallaidh88 e Strega1981 che hanno recensito lo scorso capitolo.

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Capitolo 9
*** La bacchetta del più dotato ***


La scelta della bacchetta

Capitolo 9: La bacchetta del più dotato

 
La mattina di quel ventidue giugno quando trillò il campanello per un istante Olivander non vide nessuno, poi notò una figurina dai capelli biondi, molto bassa che dirigersi verso il bancone. Per un attimo il mago pensò che si trattasse di un bambino che voleva curiosare nel negozio, ma quando il biondo gli arrivò abbastanza vicino da permettergli di guardandolo in faccia, rilevò che i suoi lineamenti sgraziati erano molto più maturi di quanto non facesse supporre la sua altezza.
Gerard si chiese se il ragazzo avesse sangue di folletto o di elfo domestico, ma non riconobbe nessuno dei tratti tipici delle due specie nel suo cliente a parte la scarsa altezza.
-Buongiorno. A settembre devo cominciare la scuola, quindi ho necessità di acquistare una bacchetta- fece il ragazzo.
Gerard annuì e quando il metro cominciò a girare intorno al suo cliente, sparì nel retrobottega. Normalmente sarebbe rimasto a guardare, ma temeva che la scarsa altezza del ragazzino fosse qualcosa di cui si vergognava e che non gli avrebbe fatto piacere essere guardato mentre veniva misurato quel suo particolare fisico. In fondo era certissimo che il metro funzionasse bene e che avrebbe rilevato tutti i dati necessari.
-Provi questa: tiglio, piuma di fenice, quattordici pollici, rigida- annunciò il fabbricante dopo aver selezionato una prima quantità di bacchette da testare.
-Lumos!- ordinò il ragazzo producendo un perfetto incantesimo accendi-bacchetta. Malgrado ciò Olivander scosse il capo e dichiarò: -No, non è lei. Provi con questa: pioppo tremulo, tredici pollici e mezzo, corda del cuore di drago, flessibile. Non per vantarmi, ma è una bacchetta eccezionale-.
-Descendo!- fece Tyrion facendo levitare giù dallo scaffale la scatola di un’altra bacchetta, per poi scuotere il capo.
-Mio fratello mi ha detto che quando avrei trovato la mia bacchetta, avrei sentito qualcosa.  Ma con questa per quanto sono certo sia di buona qualità, non ho provato nulla-.
-Allora tenti con quella che ha fatto scendere: cipresso, undici pollici, estremamente rigida. Ancora drago-.
Il giovane nano raddoppiò le dimensioni del calamaio presente sul bancone, ma anche quella bacchetta lo lasciò insoddisfatto. E così anche le ventitré successive, malgrado fosse riuscito a produrre semplici incantesimi con tutte loro.
Olivander in breve rimase colpito dalle capacità del suo cliente. Certo, non era strano che i bambini nati in famiglie di maghi fossero già capaci di compiere qualche magia, ma quel ragazzino praticava gli incantesimi con una naturalezza sorprendente per un undicenne che adoperava bacchette non sue.
Sì, quel giorno avrebbe piazzato un prodotto di qualità eccelsa, ne era certo. Un mago del genere non poteva che avere una bacchetta straordinaria.
-Non posso aver sbagliato qualcosa io? In fondo sono riuscito a fare magie con tutte le bacchette… forse avevo già quella giusta in mano e non l’ho capito? - domandò preoccupato il biondo dopo che il tentativo numero trenta (in cui aveva trasformato uno zellino in un coltello da burro) non gli ebbe procurato alcuna sensazione particolare.
-Oh, no, è assolutamente impossibile signore- lo tranquillizzò subito Olivander.- Deve sapere che qualunque mago mediamente dotato è capace di eseguire incantesimi con quasi ogni bacchetta, quindi è ovvio che un mago eccezionalmente dotato come pare essere lei, riesca a far funzionare anche bacchette che non lo hanno scelto. Ma solo con la sua bacchetta, lei otterrà i risultati che merita il suo talento e non tema: la riconoscerà di certo quando la impugnerà. Pertanto ricominciamo la ricerca signor…? -.
-Tyrion. Tyrion Lannister-.
Olivander sussultò. Aveva sentito dire che la moglie di Lannister era morta dandogli un figlio nano. Dunque il ragazzo oltre che un mago, era anche un umano Purosangue. Una cosa da tenere in considerazione… be’ a meno di non voler prendere per vere le voci che dicevano che un folletto per vendicarsi di uno sgarbo ricevuto avesse sedotto la moglie di Tywin.
-Tenti con questa: noce, crine di unicorno, rigida, undici pollici e un quarto-.
Noce. Anche la bacchetta di Cersei era di noce. Tyrion pregò con tutto il cuore che non fosse quella giusta, mentre trasformava in blu il rosso dei suoi vestiti. Poteva sopportare non avere il biancospino come Jaime, ma non voleva una bacchetta fatta dello stesso legno di quelle di suo padre o sua sorella. Sapeva che era una cosa stupida, ma comunque non voleva bacchette come le loro. Non era nemmeno sicuro di volerne una di drago, sebbene fosse il nucleo più potente e i draghi lo affascinassero sin da bambino.
-Niente noce quindi- commentò Olivander dopo che Tyrion ebbe provato una mezza dozzina di bacchette di quel tipo. –Strano. Forse è il legno che si adatta meglio alle persone intelligenti-.
Il giovane nano sospirò di sollievo.
-Senta già che siamo in argomento, mi spiega come fa una bacchetta a capire di aver trovato il proprio compagno? -.
-Come di preciso non lo sa nessuno- spiegò Gerard lieto di poter parlare un po’ del suo lavoro. Non capitavano spesso clienti tanto curiosi. - I nuclei delle bacchette sono detti anche anime e infatti le bacchette posseggono una propria personalità che nasce in base alla lunghezza, al tipo di legno, di nucleo e al grado di flessibilità. E quando percepiscono qualcuno di adatto a loro lo scelgono-.
-Insomma, sono oggetti talmente intrisi di magia da possedere pensieri e sentimenti sia pure diversi dai nostri o almeno qualcosa di simile a pensieri e sentimenti- concluse Tyrion.
-Più o meno sì- fece ammirato Gerard. –Se le interessa sarò lieto di darle altre informazioni dopo che avremo trovato la sua bacchetta. Tenti questa: sambuco, quindici pollici e tre quarti, corda di cuore di drago, flessibile-.
Tyrion la afferrò dubbioso e fece fare qualche capriola al calamaio di Olivander. Niente di che.
-Quercia inglese, piuma di fenice, sedici pollici, rigida-.
Si crede spiritoso a farmi provare bacchette così lunghe?” pensò stizzito Tyrion. “Però Cersei che è alta ne ha una corta…”.
Tuttavia nessuna bacchetta extralarge si rivelò adatta a lui, tanto che Tyrion cominciò seriamente a preoccuparsi. E se nessuna bacchetta lo avesse scelto? Il fabbricante avrebbe accettato di vendergliene una presa a caso? Suo padre di sicuro gli avrebbe detto che era così fallato da non meritare neppure la bacchetta e Cersei lo avrebbe preso in giro senza pietà. E se avesse provato da un altro artigiano? Ma dove trovarne uno? Avrebbe dovuto prendere in considerazione la possibilità e documentarsi.
-Non si preoccupi: lei ci sta mettendo molto più tempo del normale, è vero, ma troveremo la sua compagna- lo tranquillizzò Gerard come se gli avesse letto nel pensiero. A dirla tutta era elettrizzato. A differenza dei parenti, quel ragazzo si comportava in modo educato e se normalmente lo intrigava trovare la bacchetta a un cliente difficile, era ancora più esaltante cercarla per un mago così dotato.
-Ontano e crine di unicorno, otto pollici e mezzo, rigida-.
Un altro perfetto incantesimo accendi-bacchetta, ma non eseguito con la bacchetta giusta.
-No? Bene, bene allora ciliegio, corda del cuore di drago, otto pollici, flessibile-.
Anche quella non si rivelò adatta.
-Bene qui ci vogliono le misure standard. Finalmente abbiamo ristretto un po’ il campo- fece soddisfatto Olivander. Aveva temuto che nel ragazzo, malgrado il potere e l’intelligenza, potesse mancare qualcosa come a sua sorella, ma per fortuna non era così. Sarebbe stato un vero peccato che a tanta capacità magica, non si accompagnassero anche altre qualità.
-Tenti con questa: legno di ontano, corda di cuore di drago, tredici pollici, sorprendentemente flessibile. Potente e in cerca di un compagno degno- fece Gerard sorridendo.
In tutta onestà Tyrion era certissimo che sarebbe stato l’ennesimo fiasco. Aveva provato già almeno una settantina di bacchette, perché quella giusta avrebbe dovuto essere proprio quella? Non appena la prese in mano però cambiò idea: avvertì un calore improvviso estendersi dalle dita a tutto il braccio, alzò la bacchetta sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille blu si sprigionò dall'estremità, illuminando tutto il negozio.
Non ce ne sarebbe stato bisogno, ma Tyrion puntò comunque la bacchetta contro la scatola della urlando: - Reducio! -.
Un attimo dopo l’oggetto assunse le dimensioni di un accendino.
-È lei! È sicuramente lei! Mi dica che proprietà ha? Quali caratteristiche possiede la mia bacchetta? -.
-Non sa quanto mi fa piacere sentire questa domanda! Pochi clienti si mostrano tanto interessati ed è un peccato, perché in genere, la bacchetta accompagna il mago tutta la vita, e bisognerebbe conoscerla il più possibile. L’ontano è un legno curioso, perché malgrado sia uno dei più duri il suo proprietario ideale è disponibile, premuroso e molto simpatico. In più le farà piacere sapere che le bacchette di ontano sono le migliori, per gli incantesimi non verbali, e pertanto pare che siano adatte solo ai maghi e alle streghe più competenti-.
Tyrion sorrise soddisfatto, ma Olivander non aveva finito: - A causa delle qualità dell’ontano, ogni nucleo da buoni risultati accoppiato ad esso e la corda del cuore di drago, è il nucleo da cui sorgono le bacchette più potenti. Con uno strumento del genere e il tuo talento, se ti applichi otterrai grandi risultati con questa bacchetta-.
-Mi dica a quale razza di drago apparteneva la corda del cuore che ha fornito il nucleo per la mia bacchetta? Ciò ha qualche rilevanza? I draghi sono le uniche creature le cui parti del corpo vengono usate come anime per le bacchette, di cui esistono razze diverse… -.
Sarebbe stata una lunga discussione capì l’artigiano. Lunga e stimolante.
Tyrion se ne andò un’ora dopo aver comprato la bacchetta. Chissà perché non un solo cliente venne a disturbarli per tutto quel tempo.
Olivander era certo che quel giorno una delle sue creazioni avesse trovato un compagno eccezionale e che insieme avrebbero fatto cose straordinarie… e molto probabilmente buone. Essere stato scelto da una bacchetta di ontano, implicava che il ragazzo fosse molto diverso dai suoi parenti e Gerard sperò rimanesse così.
Le speranze del fabbricante non sarebbero andate deluse. Ma questa storia è già stata raccontata in parte altrove e sarà raccontata meglio in futuro.
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
E siamo arrivati a Tyrion. Uno intelligente come lui, non poteva che avere una bacchetta di qualità. L’ontano è un legno che guadagna qualcosa qualunque sia il suo nucleo: se ha unicorno, vedrà migliorare le sue qualità già elevate per la magia difensiva, mentre col drago otterrà una grande potenza e si adatterà bene anche a quella offensiva diventando un’arma eccellente. Poi visto che le bacchette di fenice sono le più eclettiche, accoppiate con un legno adatto ai più dotati, non possono che dare ottimi risultati.
La bacchetta di Raptor era fatta di ontano e malgrado i commenti sprezzanti di Piton e Voldemort, Raptor era un mago potente (è pur sempre riuscito ad arrivare fino alla pietra e poteva praticare la magia sia non verbale, che senza bacchetta una cosa di cui erano capaci in pochissimi tra cui Silente e Grindelwald, perciò…).
Ci sono altri legni che vogliono maghi dotati e intelligenti, ma ho scelto l’ontano perché mi pareva più adatto alla personalità di Tyrion. Lui ha un cuore grande e probabilmente non cercherebbe di nasconderlo se fosse nato in una famiglia migliore.
Per un po’ sono stato indeciso se dare a Tyrion una bacchetta di drago o di fenice, ma mi sono risolto per la prima opzione perché l’intelligenza di Tyrion è simile a quelle di Hermione e della McGranitt: è un’intelligenza pratica che si applica sul risolvere problemi tangibili e che crede solo a cose provate, quindi mi è sembrato meglio dare al Lannister buono una bacchetta di drago come quelle delle due sopracitate.
Olivander sarà pure nel periodo in cui lavora di più, io però sto per andarmene in vacanza, quindi gli aggiornamenti saranno fermi fino a settembre. Ringrazio tutti quelli che leggono/seguono/recensiscono/preferiscono e spero di ricevere commenti da tutti voi!

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Capitolo 10
*** Una bacchetta fuori dal comune ***


La scelta della bacchetta

Capitolo 10: Una bacchetta fuori dal comune

 
La mattina del due marzo Olivander aveva appena deciso che nel pomeriggio si sarebbe recato alla riserva di draghi della Romania per integrare le sue scorte di corda del cuore di drago, quando sentì trillare il campanello e fece il suo ingresso nel negozio un ragazzo pallido e bello, con i capelli neri. La cosa che colpiva di più nel suo aspetto erano gli occhi, di due colori diversi. Quello sinistro era nero come la notte senza stelle che brillava di malizia, quello destro era azzurro come il cielo estivo.
-Buongiorno. Cosa posso fare per lei? -.
-Oggi compio undici anni e ho deciso di regalarmi la bacchetta -.
-In tal caso auguri. Prima di cominciare a sottoporle i miei prodotti, però sarà necessario prenderle le misure-.
-Benissimo- rispose tranquillamente il ragazzo facendo vagare i suoi occhi bicromatici per il negozio, contemplando interessato le scatole di bacchette.
-Crede ci vorrà molto tempo? - s’informò quando il metro ebbe finito di girargli attorno.
-Impossibile dirlo. Ogni cliente è un caso a sé-rispose il fabbricante.
-Immagino che lei abbia servito molti maghi e streghe famosi nella sua carriera-.
-Qualcuno- rispose Olivander.- Ma all’epoca erano tutti ragazzini alle prime armi come lei, signor…?-.
-Euron. Euron Greyjoy-.
Olivander fece una piccola smorfia. La famiglia Greyjoy era una delle famiglie Purosangue più conosciute e girava voce che gran parte della ricchezza derivasse da crimini particolarmente efferati. Certo Euron sembrava molto più tranquillo ed educato rispetto agli altri Greyjoy che avevano comprato la bacchetta da lui…
-Provi questa- sentenziò l’uomo dopo aver raccolto una prima selezione di bacchette da sottoporre al cliente. - Tasso, crine di unicorno, undici pollici e mezzo, rigida. Nobile e potente-.
Euron afferrò la bacchetta e fece levitare la piuma sul bancone, ma scosse il capo quasi in sincrono con Gerard.
-Non è lei. Non ho sentito niente di particolare- rispose restituendo la bacchetta al fabbricante.
-Già. Tenti con questa: acacia, piuma di fenice, dodici pollici e un quarto, rigida-.
Euron afferrò la bacchetta e produsse qualche scintilla verde, ma anche quella non si rivelò adatta.
La terza bacchetta di noce e drago venne adoperata per un perfetto incantesimo di levitazione, ma comunque non era destinata ad essere la compagna del giovane Greyjoy. Stesso dicasi per le tredici bacchette successive, malgrado il ragazzo fosse riuscito a produrre semplici incantesimi con tutte loro.
-Non c’è modo di restringere un po’ il campo? - borbottò spazientito il giovane Greyjoy posando una bacchetta di canna e fenice.
-Ci sono maghi e streghe che mostrano affinità con particolari legni o con un elemento… ma è sempre più difficile accorgersi se vi sono affinità tali, quando si ha a che fare un cliente dotato come lei, in grado di far funzionare quasi tutte le bacchette- sentenziò Gerard. - Le ho proposto per questo prodotti adatti a individui potenti e dotati di grande intelligenza-.
-E dalle prove che abbiamo fatto non ha ricavato alcun dato che possa aiutarla a trovare la mia bacchetta? -.
-Ritengo che tu abbia una certa affinità con la fenice, cosa che di cui dovresti rallegrarti-.
-E perché mai? - domandò inquisitorio Euron.
-Perché le bacchette di fenice hanno potenzialità straordinarie. Non dico che siano intrinsecamente superiori a quelle di unicorno e drago, me ne guardo bene, ma le bacchette di fenice sono le più adattabili, le più difficili da realizzare e le più selettive in fatto di proprietari, tanto che se per esempio in un giorno vendo dieci bacchette solo due o tre sono di fenice-.
A quella spiegazione gli occhi bicolore di Euron scintillarono.
-Affascinante- mormorò. –Davvero affascinante-. Da quel momento in poi il ragazzo fu ben contento di provare solo bacchette la cui anima era quella del mitico uccello. Prese in mano bacchette di ontano, acacia, pioppo tremulo, tasso, e sambuco. Tutti legni che volevano qualità particolari. E con quella scrematura con suo immenso stupore Olivander rilevò che tra tutti i legni che cercavano il potere, il ragazzo mostrava affinità proprio con il più raro di tutti.
-Ancora nulla- imprecò Euron poggiando una bacchetta di salice e fenice. Malgrado non vedesse l’ora di avere la bacchetta, cominciava a non poterne più. Forse era il caso di tornare un altro giorno, invece di sprecare il compleanno in quel negozio polveroso.
-Il legno e il nucleo ormai sono certo di averli capiti- mormorò il fabbricante, senza accorgersi dell’aria seccata del cliente. - Che sia la lunghezza? Ma di più o di meno del solito? Mi chiedo se… perché no, provare non costa nulla-.
-Di che parla? - chiese incuriosito il giovane, ma tutto preso dai suoi ragionamenti il fabbricante non lo sentì nemmeno e si diresse verso uno degli scaffali più lontani dal bancone.
-Tutto bene? - chiese Euron dopo qualche minuto.
-Sì, sì, l’avevo solo imboscata più di quanto ricordassi- ansimò l’uomo tornando dal moro con in mano una scatola decisamente più lunga del normale.
-Sambuco e piuma di fenice, quindici pollici, mediamente flessibile- annunciò Olivander porgendo la bacchetta all’altro mago. - E anche se la prego di credere che non voglio vantarmi, le assicuro che è una bacchetta superba-.
Euron non fece domande sulla lunghezza della bacchetta, e non appena la prese in mano gli mancò il fiato. Un’indescrivibile sensazione di potere lo travolse e la bacchetta prese a brillare di una luce color rosso sangue. Sorridendo, puntò la bacchetta verso la piuma che aveva fatto levitare quando aveva testato il primo prodotto e la rese nera come quella di un corvo
-Mia- annunciò soddisfatto aumentando la presa sulla bacchetta.
-Indubbiamente. E sappi che è una bacchetta di tutto rispetto ragazzo: una sciocca diceria dice che le bacchette di sambuco portano sfortuna, ma in realtà se molti fabbricanti non amano usare questo legno è perché crea le bacchette più difficili da maneggiare anche se sono enormemente potenti. Il legno e il nucleo più selettivi in fatto di padroni insieme… da te ci si possono aspettare grandi cose-.
-Oh, questo io l’ho sempre saputo signor Olivander. Ma una conferma fa piacere- rispose sorridendo l’undicenne mentre gli porgeva i sette galeoni. – Suppongo che anche la lunghezza della mia bacchetta contribuisca alla sua eccezionalità. Non credo di averne mai viste così lunghe-.
-Corretto- ammise l’uomo sorpreso dalla perspicacia del suo cliente. - In effetti sono rare bacchette di quella misura. Non posso averne la certezza, ma considerate le sue altre caratteristiche direi che il fatto che la bacchetta sia così lunga sia sintomo del fatto che tu possiedi una grande personalità-.
Il sorriso del ragazzino si allargò ancora di più, e Olivander si sentì in dovere di aggiungere: - Ricorda sempre che il valore di una bacchetta è commisurato a quello di chi la impugna. Non pensare che il semplice fatto di possedere quella bacchetta ti garantisca il successo. Anzi se non te ne mostrerai degno, potrebbe smettere di esserti fedele-.
-Grazie dell’informazione, ma non si preoccupi: non sono tipo da adagiarsi sugli allori e le assicuro che ho tutta l’intenzione di sfruttare al massimo le mie potenzialità e quelle della bacchetta – rispose il giovane Greyjoy.
Uscendo dal negozio il sorriso di Euron si fece ancora più largo. Ora che aveva la sua bacchetta di certo le magie gli sarebbero riuscite meglio… moriva dalla voglia di tornare ai suoi esperimenti con le maledizioni.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Le vacanze ormai sono agli sgoccioli e mentre presto Olivander potrà godere di giornate tranquille, noi dovremo riprendere a sgobbare. Ed eccoci a Euron Greyjoy… sinceramente l’unico membro della famiglia che trovi intrigante. Per il decimo capitolo volevo una bacchetta d’eccezione che avesse un padrone d’eccezione.
Era un pezzo che non piazzavo una bacchetta di fenice: l’ultima era stata quella di Melisandre nel capitolo 4, ma sono certo che fosse il nucleo più adatto a Euron.
Sulle preferenze delle bacchette di sambuco sappiamo davvero poco, ma quel poco basta a spiegare perché sono rare: il sambuco crea sempre una bacchetta molto potente che non accetta di rimanere con qualcuno che non sia il migliore fra coloro che ha intorno. Solo una persona molto insolita trova la sua perfetta corrispondenza nel sambuco e Euron Greyjoy risponde perfettamente a questi requisiti. Sarebbe stato adatto anche ad altre bacchette, ma direi che se c’è qualcuno che merita il sambuco è lui: imprevedibile, manipolatore, astuto, scaltro, spietato… insomma è il cattivo perfetto. Uno così non lo si incontra tutti i giorni (per fortuna).
Ironicamente, malgrado sia il legno più raro di tutti il sambuco è quello con più padroni noti data l’esistenza di quella particolare bacchetta che tutti noi ben conosciamo.  La lunghezza è superiore alla media, perché le bacchette lunghe cercano padroni dalla grande personalità che posseggono uno stile di magia ampio e drammatico. Euron in quanto leader carismatico in grado di fare grandi gesti teatrali possiede questi requisiti.
Ci tengo a fare un ringraziamento speciale a Yami no Yoake che in attesa del mio ritorno ha recensito tutti i capitoli della storia. Grazie anche agli altri recensori dello scorso capitolo vale a dire fenris e Strega1981 e a coloro che seguono/preferiscono la storia.
Grazie anche a voi lettori silenziosi, spero sempre che usciate dall’anonimato. Alla prossima vendita!

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Capitolo 11
*** Una vecchia bacchetta ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 11: Una vecchia bacchetta

 
Quel giorno di fine settembre come era logico il negozio non aveva ricevuto un singolo visitatore, e quindi Gerard l’aveva passato quasi tutto nel retrobottega occupandosi della fabbricazione, (comunque avrebbe udito l’arrivo di eventuali clienti).
Quando alla fine la stanchezza aveva avuto la meglio aveva interrotto il lavoro e si era seduto dietro al bancone a leggere la Gazzetta del Profeta, deciso a trattenersi in negozio un'altra mezz’ora, più per scrupolo che per altro, quando la porta si aprì e facendo entrare una persona decisamente famosa.
-Signor Selmy? Che ci fa qui? - fece sorpreso Gerard riconoscendo subito il grande Auror per averlo visto cento volte sui giornali.
Per tutta risposta l’uomo gli porse una bacchetta danneggiata: sul legno c’era un brutto squarcio da cui era possibile vedere il crine di unicorno all’interno, e mancava parte del manico. Gerard la prese in mano con la delicatezza che avrebbe adoperato con un uccellino ferito.
-Frassino, crine di unicorno, undici pollici, lievemente flessibile. Una delle ultime prodotte da mio padre- mormorò.
-Poche ore fa un sospettato ha resistito all’arresto… e questo è stato l’effetto di una fattura che mi ha lanciato contro. Sono venuto da lei non appena ne ho avuto la possibilità- spiegò Barristan. -La può riparare? -.
-Sì- rispose Gerard e Barristan sentì la tensione abbandonarlo. - Il danno è abbastanza grave, ma non irreparabile. Però, dovrà attendere domani: adesso sono troppo stanco, rischierei di peggiorare le cose… ripassi verso quest’ora e dovrebbe trovarla pronta-.
-Meno male- sospirò l’anziano Auror.- Allora verrò domani-.
 
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Il mattino dopo Gerard si svegliò con in mente solo quella bacchetta così malridotta. Dopo una veloce colazione, si materializzò in negozio, prese i suoi strumenti e si mise al lavoro.
Innanzitutto doveva controllare che il nucleo non fosse stato danneggiato: con estrema delicatezza lo estrasse adoperando un paio di pinzette (un Incantesimo di Appello avrebbe potuto rimuovere il crine troppa violenza, meglio essere più delicato possibile).
Fortunatamente il nucleo era in perfette condizioni. Uno dei difetti delle bacchette di unicorno era che se maneggiate male il crine poteva danneggiarsi, ma date le condizioni di quello era chiaro che Barristan avesse trattato la sua bacchetta con la massima cura.
Adesso era necessario esaminare il legno per trovare eventuali danni interni, poi sarebbe passato alla riparazione. Non avrebbe permesso che il lavoro di suo padre venisse distrutto se poteva evitarlo.
 
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Barristan si era limitato a svolgere il lavoro d’ufficio quel giorno (non che non potesse usare la magia senza bacchetta, ma c’erano comunque le pratiche risalenti all’indagine terminata il giorno prima da sbrigare, quindi tanto valeva farlo dopo. Per il lavoro sul campo era sempre meglio avere gli strumenti adatti se possibile).
La giornata passò lentamente. L’anziano Selmy sapeva che era un comportamento un po’ sciocco, ma era preoccupato per la sua bacchetta: dopo cinquant’anni che la adoperava vi si era affezionato e non gli sarebbe piaciuto doverla sostituire. Sperava solo che Gerard Olivander fosse abile quanto lo era stato suo padre, e dato che tutti i maghi britannici continuavano a comprare le loro bacchette in quel negozio doveva essere così. Se lo era ripetuto per ore e ore.
La fine della giornata lavorativa fu un sollievo: salutò rapidamente i colleghi Jaime e Brienne intenti nei loro soliti bisticci e si diresse verso l’ascensore. Una volta che fu arrivato al Paiolo Magico tramite la Metropolvere si diresse verso il varco per entrare a Diagon Alley, mentre la sua mente viaggiava verso quel giorno di tanti anni prima in cui aveva trovato la sua bacchetta.
 
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Garrick Olivander era soddisfatto: Gerard ormai aveva imparato quasi tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno per sostituirlo. Certo, gli mancava ancora un po’ di esperienza, ma quella avrebbe potuto ottenerla solo col tempo.
Fece girare lo sguardo sul negozio. Presto sarebbe toccato al figlio occuparsene, ma avrebbe continuato con il lavoro fino a che avesse potuto. Fabbricare bacchette era la sua passione in fondo.
Ci pensò l’apertura della porta a riscuotere l’anziano mago da quei ragionamenti.
-Buongiorno. Sto per iniziare la scuola e mi serva la bacchetta- fece un ragazzino biondo con gli occhi blu.
-Certo, signor Selmy- rispose il fabbricante. - Mi dica è eccitato di andare a Hogwarts?-.
-Oh, sì aspetto questo momento da tutta la vita-.
Prese le misure Garrick gli porse una bacchetta: - Prugnolo, crine di unicorno, dodici pollici, rigida-.
Barristan la prese in mano e subito quella emise un fil di fumo bianco.
-No, ma non eravamo troppo lontani. Quercia rossa, piuma di fenice, quattordici pollici, flessibile-.
Dalla punta della bacchetta sprizzarono un paio di scintille rosse.
-No. Tenti con questa: sempre quercia rossa e sempre flessibile, ma undici pollici e un quarto e crine di unicorno-.
Stavolta le scintille furono di più.
Dopo un’altra dozzina di tentativi il signor Olivander sembrava ragionevolmente certo che Barristan fosse adatto all’unicorno.
-Sono abbastanza certo che quella giusta sia una di queste quattro. Cominci da questa: dodici pollici e un quarto, crine di unicorno, legno di melo, rigida-.
Barristan la agitò, ma non accadde nulla.
-No, eh? Provi con quest’altra faggio, tredici pollici e mezzo, corda del cuore di drago, flessibile-.
La bacchetta emise qualche asfittica fiammella.
-Come pensavo qui è meglio l’unicorno. Provi con questa: quattordici pollici e tre quarti, cedro, crine di unicorno, malleabile all’allenamento-.
Con quello strumento il giovane Selmy produsse sbuffo di fumo giallo che non soddisfò né lui, né il fabbricante.
-Quindi è l’ultima quella giusta? - chiese Barristan riponendo la bacchetta di cedro sul bancone.
-Forse, figliolo. O forse no. Ma ti assicuro che se non fosse quella la bacchetta per te la troverò comunque. Nessun cliente è mai uscito insoddisfatto dal mio negozio e certo non chiuderò la mia carriera con un’onta del genere. Ma non fasciamoci la testa prima di essercela rotta: frassino e crine di unicorno, undici pollici esatti, mediamente rigida- annunciò Olivander porgendo la bacchetta al ragazzo.
Il giovane Selmy la strinse in pugno e sentì una sensazione di energia attraversarlo da capo a piedi. Agitò la bacchetta e ne uscì un raggio di luce verde brillante, che colpì la pianta sul bancone, facendola fiorire.
-Be’ direi che l’abbiamo trovata- fece Garrick sorridendo.
 
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-Buonasera, sono venuto a ritirare la mia bacchetta. È pronta? – chiese l’uomo una volta arrivato in negozio.
-Certo. Eccola qui- fece Gerard porgendo all’anziano Auror una bacchetta perfettamente restaurata. Barristan la agitò e una scia di anelli di fumo d’argento attraversò la stanza. Poco dopo la accese e la spense, e infine trasfigurò un incarto vuoto di Gomme Bolle Bollenti in una spiga di grano.
-Meno male funziona bene. Mi sarebbe dispiaciuto molto doverla cambiare-.
-Mi pare giusto. Le bacchette di frassino si attaccano sempre al loro unico vero padrone e non dovrebbero mai finire in mano a qualcun’altro, perché perderebbero potere e abilità, cosa ancora più vera se come la sua hanno un nucleo di unicorno. Logico che una bacchetta tanto fedele abbia scelto un mago in grado di mostrarle altrettanta fedeltà- rispose Gerard, lieto di aver fatto sì che mago e bacchetta potessero continuare a stare insieme e di aver rimesso a nuovo una delle ultime creazioni di suo padre. Certo, per i suoi affari sarebbe stato più proficuo convincere Barristan a comprare una bacchetta nuova… ma nessun vero fabbricante si sarebbe abbassato a tanto per qualche Galeone. Quando una bacchetta sceglie chi la dovrà impugnare, si crea un legame indissolubile che nessuno dovrebbe mai cercare di spezzare.
-Quanto le devo? -.
-Facciamo quattro galeoni-.
Nel vedere il passo baldanzoso dell’Auror mentre usciva, Olivander sorrise. La forza di un legame si vede da quanto rimane saldo negli anni.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Barristan era adatto a diversi legni, ma alla fine il frassino mi è parso il più adatto a lui. Il proprietario ideale di una bacchetta di frassino sarà di certo coraggioso e potrà essere testardo, ma non sarà mai arrogante. Barristan è uno dei più grandi eroi dei sette regni, ma non se ne vanta affatto, anzi è un uomo umile sempre pronto a mettersi in discussione e a chiedersi se ha commesso errori, cosa che non fanno molti buoni.
Charlie Weasley e Cedric Diggory potevano vantare il possesso di bacchette di frassino e così i gemelli Colbi e Fischer Frey.
No, non sono personaggi di Martin che non conoscete, ma del mobile game “Scopri la Magia” ancora inedito in Italia. Non so se il cognome ha voluto essere un omaggio a Game of Thrones, ma considerato che l’attore che ha interpretato Walder Frey è lo stesso che ha interpretato Argus Gazza, potrebbe essere.
Be’ direi che non ho null’altro da dire. Ci vediamo nelle recensioni!

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Capitolo 12
*** Una bacchetta feroce ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 12: Una bacchetta feroce

 
 
                               
 
 
 
Il Gregorovitch Zauberstäbe* era una piccola bottega che si trovava nello stesso edificio che faceva da casa al proprietario. Un negozio tra tanti situato in una strada scura, che non sarebbe sembrato un granché a nessun osservatore occasionale, ma era il più grande tesoro di Anton Gregorovich.
Dopo la morte di suo nonno Mykew, finita la guerra Anton era ritornato e aveva riaperto il negozio, deciso a non permettere che l’eredità del più grande fabbricante di bacchette del mondo andasse perduta.
Molti avevano pensato che fosse troppo giovane, o che volesse solo approfittare della fama di suo nonno per ottenere guadagni facili. Poi quelli che avevano comprato le sue bacchette avevano fatto capire che erano prodotti di qualità e in breve Gregorovitch era tornato ed essere un nome pronunciato con rispetto. Tutti coloro che si accingevano a cominciare la loro istruzione a Durmstrang venivano a comprare la bacchetta da lui e i suoi colleghi sapevano di avere a che fare con un grande esperto della loro professione.
A questo pensava durante la mattina piovosa di quel nove febbraio, Anton Gregorovitch congratulandosi con sé stesso per la reputazione che era riuscito a costruirsi, mentre si chiedeva se dovesse confrontarsi con Gerard Olivander sugli esperimenti compiuti di recente sul legno di sambuco, quando la porta del negozio venne spalancata con tanta violenza da sbattere contro la parente, causando così un baccano assordante.
La responsabile era una ragazzina bassa e magra, con la faccia tonda, un naso schiacciato e una chioma folta e arruffata di capelli rossi.
-Ehi, piano! Vuoi spaccarmi la porta? - chiese il fabbricante.
-No, voglio comprare una bacchetta! - rispose Ygritte col tono di chi fa un annuncio sensazionale.
-Come quasi tutti quelli che entrano qui- rispose asciutto Anton tirando fuori il metro. Non appena la rossa se lo vide girare attorno, cominciò a scimmiottarne i movimenti, mandando in confusione lo strumento di misurazione.
-Stai ferma o ci vorrà più tempo per trovarti le misure- la rimproverò Greogorovitch.
Ripreso in mano il metro il fabbricante lo studiò con aria critica.
-Mi sa che qui avrò un bel daffare- borbottò, prima di prendere una scatola dallo scaffale più vicino al bancone.
-Corda del cuore di drago, cipresso, ventisette centimetri e novantaquattro*, rigida- annunciò porgendo la bacchetta a Ygritte.
Euforica la ragazzina la agitò, facendone uscire alcune scintille dorate, ma il fabbricante gliela strappò di mano quasi subito.
-No, no, no. Funzionante, ma non funzionale-.
-Perché? A me pareva andasse bene! - si lagnò la piccola.
-Magari andava bene, ma non come sarebbe dovuta andare. È la bacchetta a scegliere il mago o la strega e la reazione di quella al suo tocco è stata buona, ma non ottimale- spiegò Anton per poi porgergliene un’altra sempre di cipresso, ma con nucleo di capelli di Veela e lunga solo venticinque centimetri e maggiormente flessibile. Anche con quella la rossa riuscì a sprigionare qualche scintilla, ma nulla di che.
-Pioppo tremulo, trentaquattro centimetri e ventinove millimetri. Ancora drago. Una bacchetta superba-.
La ragazza la agitò, ma non ottenne nulla.
-Mmm… potrebbe non essere il drago l’elemento più giusto, ma ci vogliono altre prove. Prugnolo, trentacinque centimetri e cinquantasei millimetri, crine di Thestral, rigida-.
-Thestral? Ma non sono quei cosi che si vedono solo dopo aver visto schiattare qualcuno? - chiese sorpresa la ragazza.
-Proprio quelli. E io sono l’unico a usare il loro crine per le mie bacchette- annunciò orgoglioso Anton.
Ygritte agitò la bacchetta e produsse qualche fiocco di neve, ma anche quella bacchetta non si rivelò adatta.
-Quindi o il drago, o il Thestral? - mormorò il fabbricante incuriosito. – In tal caso tanto vale fare un tentativo-.
Ygritte non fece nemmeno in tempo a chiedere cosa intendesse che quello era già sparito nel retro della bottega, da cui tornò poco dopo con in mano una scatola decisamente lunga.
-Sambuco, crine di Thestral, trentotto centimetri e un millimetro, flessibile- annunciò porgendo alla rossa una bacchetta che a differenza delle altre che aveva provato era finemente intagliata e attraversata da strani bozzi.
-Ma è enorme! - fece stupita Ygritte. Purtroppo neanche quella si rivelò adatta a lei. Anton tuttavia non ne parve troppo deluso.
-Un po’ me lo aspettavo, ma valeva la pena provare- sospirò, riprendendo il prodotto.
-Io mi sto stufando, non si potrebbe sveltire un po’ il procedimento? - sbuffò la sua cliente.
-Temo di no. E sappi che ci sono stati clienti che hanno provato decine di bacchette-.
-Urgh!- gemette la piccola. Va bene che fuori diluviava, ma l’idea di passare chissà quanto tempo a provare bacchette non pareva affatto divertente. Si concentrò sulla prospettiva di usare la bacchetta per fare scherzi ai suoi amici, ma forse avrebbe dovuto chiedere a qualcuno di accompagnarla. Almeno avrebbe potuto scambiare quattro chiacchiere tra un tentativo e l’altro.
Anton la strappò a quelle riflessioni, porgendole una bacchetta di vite e Thestral. Ygritte non ebbe bisogno che fosse il signor Gregorovitch a dirle che non era adatta a lei: il fatto che quando l’aveva impugnata le avesse mutato i capelli in piume, l’aveva reso abbastanza chiaro. Stesso dicasi per quella di salice e drago che le fece spuntare un paio di spettacolari baffi a manubrio.
Anton non riuscì a non ridacchiare davanti a quegli spettacoli. Si potrebbe pensare che quando le bacchette rifiutino i maghi e le streghe che le provano sia frustrante per il fabbricante che sta cercando di vendere, ma in realtà i rifiuti delle bacchette possono essere piuttosto divertenti. Anche quella ragazzina aveva riso degli incidenti di percorso, ma malgrado ciò nessuna bacchetta di corniolo l’aveva voluta.
-Coraggio, coraggio, non demoralizzarti. Sono abbastanza sicuro che questa sia quella giusta-.
-Certo d’altronde il quarantanovesimo tentativo è sempre quello buono- brontolò la rossa, mentre il fabbricante apriva la scatola.
-Tasso, trenta centimetri e quarantotto, crine di Thestral, rigida- annunciò fieramente Anton. -Molto difficile da domare e molto potente-.
Ygritte afferrò la bacchetta e capì subito di aver trovato quella giusta: si adattava perfettamente alla sua mano e quando la agitò stavolta non ci furono incidenti, ma solo una marea di scintille rosse, molte di più di quelle che fosse riuscita a produrre con le altre bacchette.
-Che ti avevo detto? Ci è voluto un po’, ma l’abbiamo trovata e bacchette così non ne vendo tutti i giorni-.
-In che senso? - chiese curiosa Ygritte.
-Devi sapere che il tasso è uno dei legni da bacchetta più rari e le bacchette fatte con esso sono sempre molto potenti e non scelgono mai un padrone timido o mediocre. E il nucleo di questa bacchetta è il crine di Thestral a sua volta non comune e portatore di un grande potere-.
-Insomma è una bacchetta fantastica! - esultò la rossa.
-Ogni bacchetta ha qualcosa che la rende fantastica- la corresse Gregorovitch.- E tirarne fuori il meglio è compito che spetta solo a chi lei si è affidata scegliendolo come compagno-.
-Be’ sono felice che tu mi abbia scelto Bacchetta! Vedrai che insieme ne combineremo delle belle! – commentò Ygritte sotto lo sguardo divertito del fabbricante.
Tutti dicevano che nel Gregorovitch Zauberstäbe si vendevano bacchette di ottima qualità, ma pochi ricordavano che in tutte le botteghe come quella, si vendeva anche un’emozione irripetibile.
 
 
 
 
 
 
 
 

  • Vuol dire “Bacchette Gregorovitch” in tedesco.

  • Gregorivitch lavora in un’area dell’Europa in cui si usa il sistema metrico, quindi la lunghezza delle bacchette verrà espressa in centimetri nei capitoli dedicati a lui. La bacchetta di Ygritte sarebbe di dodici pollici comunque.

 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed eccomi qui! Immagino che l’inizio vi abbia un po’ spiazzato, ma fin da quando ho cominciato questa storia ho pensato che sarebbe stato meglio non mandare tutti i personaggi a comprare la bacchetta dallo stesso fabbricante e quindi alcuni si serviranno da Anton Gregorovitch (che era stato citato qualche capitolo fa).
È stato abbastanza difficile trovare la bacchetta per Ygritte, ma poi ho optato per il tasso dato che direi che la nostra bruta abbia parecchio in comune con Ginny a sua volta proprietaria di una bacchetta di tasso (sì Voldemort e l’anima gemella di Harry avevano la bacchetta fatta dello stesso legno).
Il tasso brama padroni feroci e determinati qualità che di certo possono appartenere ai malvagi, ma anche a chi è uno strenuo difensore del prossimo. Ygritte infatti le possedeva e lottava per il bene del suo popolo. Il suo accettare con serenità la morte, mi ha portato a darle il Thestral come nucleo sebbene anche il drago avrebbe potuto essere compatibile. Sono lieto di essere riuscito a far uscire il capitolo ad Halloween giorno in cui venne segnato il destino del più famoso portatore di una bacchetta di tasso.
Un saluto particolare a fenris che mi ha recensito lo scorso capitolo e a Yami no Yoake che si chiedeva se avremmo visto altri fabbricanti.
Che ne pensate di questo cambio di bottega? Ditemelo nelle recensioni.

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Capitolo 13
*** La bacchetta dell'imprevedibile ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 13: La bacchetta dell’imprevedibile

 
 
Ci sono momenti in cui il lavoro del fabbricante di bacchette può essere molto noioso. Se tra settembre e maggio si ha più di un cliente al mese è tanto, quindi se non si sta producendo, può essere davvero deprimente stare in negozio senza poter scambiare quattro parole con nessuno.
Per questo Margot Acajor era tanto felice di condividere la direzione del negozio con suo fratello Jean. Nei mesi di magra potevano alternarsi dietro al bancone o stare in negozio insieme se non avevano nulla da fare.
Un’altra cosa che Margot amava del suo negozio era la sua posizione centrale in Plaché Cachee*. Dato che il “Baguettes Magiques de Jean e Margot Acajor” si trovava in mezzo a negozi abbastanza frequentati, non era impossibile che qualche amico di passaggio entrasse a fare un saluto. Fortuna che il suo avo che aveva tirato su il negozio nel 1612, non aveva scelto di metterlo in una zona periferica del quartiere magico in cui lo aveva aperto, come invece avevano fatto gli avi di Gregorovitch e Olivander.
Quella mattina di fine novembre però, pioveva a dirotto e Jean era andato alla Riserva di draghi della Romania a procurarsi le corde del cuore di drago*, quindi Margot stava tutta sola in negozio ad annoiarsi dato che non aveva nemmeno qualcosa da leggere che la aiutasse a passare il tempo.
Stava giusto pensando che quel pomeriggio avrebbe dovuto fare un salto in biblioteca, quando la porta si aprì lasciando entrare un ragazzino vestito con laceri abiti Nomagicques che disse in tono educato: -Buongiorno. Sono venuto a comprare una bacchetta. A settembre devo cominciare la scuola, ho qui la lettera- aggiunse porgendogliela.
Non appena mise piede nel negozio si udì un “Psss”, ma venne coperto dal rumore di un tuono.
Un Nato-Nomagicque” si disse la donna. Si capiva non solo dai vestiti, ma anche da quella formalità esagerata. Di certo pensava di dover dimostrare la sua appartenenza al mondo magico o qualcosa del genere.
-Non ho bisogno di leggere la tua lettera, solo di prenderti le misure- disse, mentre batteva le mani per richiamare il metro.
-Le misure? Ma la bacchetta sarà pronta per il primo settembre? -.
Margot scoppiò a ridere: - È un secolo o giù di lì che non si fabbricano più bacchette su misura, salvo casi molto particolari! No, no, tu prenderai una delle bacchette presenti in negozio, le misure mi servono a restringere il campo sui prodotti da testare-.
-Testare? - ripeté perplesso l’undicenne.
-Certo. È la bacchetta a scegliere il mago, non viceversa-.
-Che cosa?!- fece allibito Varys. Di tutte le assurdità sentite da quando quella donna era venuta all’orfanotrofio in cui era sempre vissuto per dirgli che era un mago e che avrebbe dovuto frequentare una scuola di magia, quella rientrava di sicuro nella top ten.
-Cioè… dovrò superare qualche prova per mostrarmi degno della bacchetta? -.
-No, no non preoccuparti. Semplicemente dovrai prenderle e agitarle e fidati riconoscerai quella giusta-.
-Ma come? Io… io non so niente di magia! -.
-Certe cose non richiedono conoscenza, ma istinto-.
Varys fece una smorfia. Affidarsi all’istinto non era esattamente nel suo stile… in genere per sfuggire ai bulli dell’orfanotrofio ne studiava le caratteristiche, li spiava e cercava di metterli l’uno contro l’altro. No, affidarsi all’istinto non era da lui.
Tuttavia quando la donna gli porse una bacchetta di noce, capello di Veela, rigida, della lunghezza di trentaquattro centimetri e tre quarti la agitò come gli era stato detto, producendo qualche scintilla viola.
-Vuol dire che è quella giusta? -.
-Credo proprio di no- rispose Margot. - Forse lo è questa: ventuno centimetri, rigida, corda del cuore di drago, frassino-.
Varys la afferrò e la agitò come aveva fatto con quella di prima, ma stavolta non accadde proprio nulla.
-No? Proviamo con noce nero, capello di Veela, flessibile, trentadue centimetri, allora! - sentenziò Margot. Il suono della sua voce coprì degli strani scoppiettii.
Il Nato-Nomagicque fece in modo che la bacchetta producesse un po’ di vento, ma nient’altro.
-No, nemmeno questa. Mmm… forse, è questa: olmo, corda del cuore di drago, trentotto centimetri, rigida-.
Varys afferrò la bacchetta dubbioso e difatti quando la agitò non accadde un bel niente.
-Scusi, ma cos’è questo sibilo? – domandò poi.
-Quale? Io non sento nulla- chiese Margot tutta indaffarata a scartabellare tra le scatole a forma di prisma che contenevano le creazioni sue e di suo fratello. Finora non avevano provato la fenice, quindi prese tre scatole viola (il colore delle confezioni dei prodotti Acajor, variava in base al nucleo delle bacchette un vezzo femminile voluto da sua nonna). Margot non aveva fretta di trovare la bacchetta di quel giovane mago, la sua presenza almeno era una distrazione gradita, ma ci teneva a far bene il suo lavoro. Che diamine, Acajor era un marchio di qualità dal 1612 quando si parlava di bacchette!
Un paio delle bacchette di fenice produssero qualche goccia di profumo in mano al Nato-Nomgicques, e una di Veela gli colorò di rosa shocking i capelli (guarda caso lo stesso colore dell’orribile vestito che aveva indossato Albracca Labrosse, al ricevimento della settimana precedente nella tenuta dei Bienvenue), ma nessuna di esse si rivelò quella giusta.
-Be’, immagino che ci metteremo un po’, ma non ti preoccupare ho avuto clienti decisamente più…-.
SBAM!
Negoziante e cliente si voltarono di scatto a quel rumore e assistettero a un fenomeno quantomeno curioso: una scatola viola saltava su è giù dallo scaffale su cui era stata riposta, emettendo sbuffi di vapore turchese e sibilando come un fuoco d’artificio.
-Incredibile! Siamo testimoni di un evento rarissimo! - mormorò la donna afferrando la scatola per poi aprirla di fronte a uno stupefatto Varys. La bacchetta al suo interno parve voler scivolare direttamente nelle sue dita, ma Margot la trattenne un istante per esaminarla.
-Vite, piuma di fenice, trentatré centimetri e 2 millimetri, molto flessibile e alquanto sensibile. Sì, sì un attimo! Fatti almeno presentare! – sbuffò poi.
-Cosa? -.
-Non tu, la bacchetta! È molto impaziente, brama il tuo tocco da quando sei entrato nel negozio- dichiarò porgendogliela.
Varys prese in mano lo strumento con aria circospetta, ma un attimo dopo si sentì travolgere da una meravigliosa sensazione di completezza e seppe che quella era la sua bacchetta. Non fece indagini, non raccolse informazioni. Semplicemente lo seppe, come si sa per istinto che il fuoco brucia e l’acqua bagna. Disegnò un cerchio con la bacchetta e da essa sbucarono fuori dei petali di lillà.
-È perfetta- annunciò. – Non so come, ma lo so. Mi potrebbe spiegare perché saltava in quel modo, prima? -.
-Per attirare la nostra attenzione. Le bacchette di vite sono le più sensibili, quando si tratta di trovare un proprietario. Molto probabilmente la tua ha capito che saresti stato un compango adatto, non appena sei entrato nella mia bottega, e ha cominciato a fare segnali, ma noi non ce ne siamo accorti subito-.
-Ma come ha fatto la bacchetta a capire che io ero adatto a lei? Come possono degli oggetti scegliere i loro padroni? -.
-Le bacchette non sono oggetti qualunque caro mio, sono speciali perfino per gli standard degli oggetti magici. Fidati, lo capirai anche tu, quando avrai acquisito abbastanza familiarità con il nostro mondo. Sono strumenti semi senzienti con una loro personalità, che scelgono come padrone qualcuno che si sposi bene con le loro caratteristiche. Be’ eccetto le bacchette di ontano. Quelle sembrano volere padroni complementari, non equivalenti…-.
-E cosa vogliono le bacchette di vite come la mia? -.
-Maghi e streghe che perseguono uno scopo più alto, che hanno un intuito fuori dal comune e che stupiscono spesso chi crede di conoscerli bene. Persone dotate di una profondità nascosta, insomma. Sono fra le bacchette meno comuni e la tua possiede anche il nucleo più raro di tutti. Direi che se ti ci metti farai strada ragazzo-.
-Me lo auguro davvero signora. Quanto le devo? -.
Jean si mangerà le mani, quando scoprirà cosa si è perso” si disse divertita Margot, mentre metteva i soldi in cassa. Poco dopo la porta si fu richiusa e lei fu di nuovo sola nella pregiata bottega risalente al 1612, ricordando una volta di più perché amava tanto il suo lavoro.
 
 
 
 
 
  • Quartiere magico di Parigi, visto nel secondo Animali Fantastici.
  • I draghi sono diffusi in tutto il mondo, quindi credo che le corde del cuore di drago vengano usate un po’ dappertutto, ma anche che i fabbricanti debbano comprarle dalle riserve. Non penso proprio sia facile aprire il torace di un drago.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

Avrei voluto far uscire il capitolo ieri il giorno del mio compleanno, ma fra una cosa e l’altra non ci sono riuscito. Ultimamente ho poco tempo per EFP.
Non è stato facile trovare una bacchetta adatta al Ragno Tessitore. Alla fine però ho optato per la vite, dato che questo legno si adatta bene agli imprevedibili e Varys creduto da tutti l’emblema dell’egoismo e del menefreghismo, in realtà è spinto da motivazioni molto umanitarie: ricorda cosa vuol dire essere niente e cerca di proteggere la gente comune come può. La bacchetta di Hermione era fatta di vite e lei si è dimostrata un’appassionata difensora degli Elfi Domestici.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui, che hanno recensito lo scorso capitolo e che seguono/preferiscono questa storia.
A presto!

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Capitolo 14
*** La bacchetta dell'insicuro ***


La scelta della bacchetta

Capitolo 14: La bacchetta dell’insicuro

 
 
In un assolato pomeriggio di fine giugno, Gerard aveva appena ultimato una bacchetta di agrifoglio e unicorno, quando udì aprirsi la porta del negozio e corse dietro al bancone, giusto in tempo per veder entrare un ragazzino ciccione, dai capelli scuri che mormorò timidamente: -Buongiorno. Vorrei comprare una bacchetta se è possibile-.
Il mantello verde e la lunga veste in tinta da mago, riccamente rendeva ovvio che il ragazzo non fosse essere un Nato Babbano, ma Gerard nel vedere la sua espressione ansiosa, capì che comunque si sentisse a disagio per qualche motivo.
Sorrise incoraggiante e disse: - Ma certo che è possibile, anzi per me sarà un piacere trovarle lo strumento più adeguato, signor…? -.
-Tarly. Samwell Tarly-.
Sentendo quel cognome Gerard capì perché il ragazzo fosse venuto solo. Randyll Tarly aveva la fama di essere un uomo duro e inflessibile, certo non il padre che si prende un giorno libero dal lavoro per accompagnare il figlio a prendere ciò che serve per Hogwarts.
Prese le misure Gerard prelevò una prima selezione di bacchette.
- Abete*, crine di unicorno, quattordici pollici, rigida-.
Sam la impugnò timoroso, rimanendo poi a guardarla, senza far niente.
-Suvvia, la agiti! - lo spronò Olivander.
Il ragazzino arrossì e fece un movimento circolare con la bacchetta. Un attimo dopo si udì uno schioccò e ci fu un lampo di luce bianca e Sam Tarly si ritrovò con un grosso porro sul naso.
-Per la barba di Merlino! No, davvero non va bene! - fece Olivander, curando il cliente con un colpo di bacchetta.
-Tenti questa: cipresso, corda di cuore di drago,undici pollici. Estremamente rigida. Non amo autoincesarmi, ma le assicuro che è una bacchetta eccezionale-.
Sam non dubitava della qualità della bacchetta, ma era certo che se davvero era eccezionale, non avrebbe mai voluto lui come padrone. Era un codardo che non valeva nulla, come sempre gli ripeteva suo padre. Agitò debolmente la bacchetta e con suo sollievo non accadde nulla.
-Ebano, undici pollici, piuma di fenice, flessibile. Anche questa è una bacchetta di cui ho motivo di andare particolarmente orgoglioso-.
Ma perché mi fa provare bacchette di cui è così fiero? Come mai crede siano adatte a me?” si chiese perplesso il giovane Tarly, mentre provava la bacchetta. Anche con quella non riuscì a fare nulla.
-Frassino, crine di unicorno, quattordici pollici, rigida-.
Stavolta agitando la bacchetta Sam produsse un paio di scintille bianche. Dopo avergli fatto provare un’altra dozzina di bacchette, Olivander parve cominciare ad avere le idee più chiare.
-Be’ malgrado il primo tentativo non sia andato tanto bene direi che l’elemento giusto per lei è l’unicorno- sentenziò il fabbricante dopo che una bacchetta di ontano e unicorno si era rivelata inadatta.
-Un po’ me lo aspettavo- sospirò Sam. Non che avesse qualcosa contro gli unicorni, ma quella mattina suo padre gli aveva detto “Un codardo come te, non potrà avere che una bacchetta di unicorno. Sono le più deboli” -.
-Guardi che l’unicorno è un ottimo nucleo- osservò Gerard scrutando con occhio severo il cliente.
-Lo so, lo so. È il nucleo meno soggetto a causare incidenti e che crea le bacchette più fedeli… solo… mio padre è convinto che le bacchette di unicorno siano deboli-.
-Bene, è mia opinione di rinomato artigiano, che una bacchetta di unicorno se usata bene, non abbia nulla di meno di una di fenice o di drago e potrei citare dozzine di individui passati alla storia le cui bacchette erano di unicorno. La sua potrebbe essere questa: noce e crine di unicorno, undici pollici e mezzo, mediamente rigida-.
Fu un altro fiasco.
-Senta, non avrebbe qualche bacchetta più… più… modesta? -.
-In che senso modesta? –.
-Adatta a qualcuno che … che… che non è un granché, ecco. Io non sono mai stato bravo in nulla…-.
-E come sapeva delle qualità delle bacchette di unicorno? -.
-Ho letto un libro che ne parlava. Io leggo sempre, ma questo non è certo un merito-.
Olivander inarcò un sopracciglio: - Insomma lei vorrebbe una bacchetta scarsa, perché si ritiene un incompetente, dico bene? E scusi se non si è ancora messo alla prova a Hogwarts, come può sapere di esserlo? -.
-Me lo hanno sempre detto tutti-.
-Non vuol dire che avessero ragione. Provi a fare un vero incantesimo con questa: larice, crine di unicorno, quattordici pollici e un quarto, rigida-.
Pur non capendo il perché di quella richiesta, Sam afferrò la bacchetta e disse: -Lumos- accendendone l’estremità.
-Direi che l’incantesimo ha funzionato, no? -.
-Vuol dire che è questa la mia bacchetta? - chiese perplesso Sam. D’accordo che non aveva grandi aspettative, ma si era aspettato di sentire qualcosa di più nel trovare lo strumento più adatto a lui.
-No, non lo è- rispose il negoziante. - Ma devi sapere che qualunque mago mediamente dotato è in grado di incanalare il suo potere in quasi tutti gli strumenti, come tu hai appena fatto, quindi non ti serve una bacchetta debole, ma solo un po’ di fiducia… e comunque io non vendo bacchetta scadenti-.
Sam rimase ammutolito e quasi non sentì le caratteristiche della bacchetta successiva. Olivander credeva che lui valesse qualcosa? Sam non aveva mai avuto amici, tutti i figli dei conoscenti di suo padre lo avevano disprezzato come faceva Randyll, e lui aveva pensato che a Hogwarts sarebbe stato lo stesso, anche se almeno sarebbe stato lontano da suo padre.
Eppure… eppure il famoso fabbricante, sembrava certo che lui avesse delle qualità. Forse, avrebbe incontrato qualcun altro che l’avrebbe pensata così una volta al castello? Forse… avrebbe potuto avere degli amici? Magari a scuola avrebbe dimostrato di non essere un buono a nulla.
Sam era tutto preso da queste riflessioni e dalla tenue speranza che provava quando Gerard gli porse una bacchetta declamando: -Salice, crine di unicorno, quattordici pollici, mediamente flessibile. Una bella bacchetta per un lavoro d’incanto-.
Non appena la prese in mano il giovane Tarly sentì una strana sensazione di completezza e decise di usare di nuovo l’incantesimo accendi-bacchetta. Ci riuscì di nuovo e stavolta la luce, fu molto più brillante. Per la prima volta Samwell Tarly avvertì la sensazione di aver fatto qualcosa di giusto.
-Complimenti! Il salice è un legno raro, sa? Possiede poteri curativi ed è molto adatto sia agli incantesimi più complessi che alla magia non verbale, per questo è molto richiesto-.
Sam rimase a bocca aperta. Una bacchetta rara e adatta a magie tanto complesse aveva scelto lui come padrone?
-Ed io… io sono il padrone di una bacchetta del genere?!- fece esterrefatto Sam.
-Pare di sì. E dato che certo non la sanno lunga quanto la sua bacchetta, coloro che l’hanno denigrata un giorno dovranno ricredersi- rispose deciso Gerard. -Nella mia famiglia c’è un detto: chi più lontano deve andare, con il salice più in fretta ci potrà arrivare. Potrei citare dozzine di grandi maghi e streghe compagni di bacchette di salice, ma forse ne basta uno: Ron Weasley-.
-Ron Weasley aveva una bacchetta come la mia? - ripeté incredulo Sam.
-Tutte le bacchette sono diverse, proprio come le persone, ma quella di Ron Weasley e la sua condividono sia i materiali che la lunghezza- rispose sorridendo Gerard.
Il giovane Tarly sorrise a sua volta e pagò, lasciando la bottega con un passo più baldanzoso di quello con cui ci era entrato. Aveva una bacchetta come quella di un eroe. Roba da non credere!
Olivander era lieto di aver risollevato l’umore del suo cliente. In fondo chi faceva acquisti nel suo negozio, diveniva compagno di vita un oggetto semisenziente da lui fabbricato… ci teneva che i compagni delle sue creazioni, fossero felici in quei primi momenti passati insieme.
 
 
 
 
  • Le bacchette di abete sono adatte a proprietari determinato e occasionalmente intimidatori, motivo per cui tale legno non ha gradito il tocco di Sam.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Per cominciare: buone feste! Manca ancora un po’, ma non penso che la storia avrà un altro aggiornamento prima di Natale, quindi vi faccio subito gli auguri!
Il salice sarà pure un legno raro, ma nella serie ci sono ben quattro personaggi che hanno una bacchetta fatta con esso: Lily Evans, Ron Weasley, Scorpius Malfoy e Penelope Fawley.
Trovo che ci siano molti paralleli tra Sam e Ron, anche se il primo è di certo più maturo e intelligente; c’erano altri legni adatti a Sam, ma alla fine mi sono detto che il salice era il più indicato.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui, coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e coloro che preferiscono/seguono la storia. Spero di ritrovarvi tutti nelle recensioni!

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Capitolo 15
*** Reazioni diverse ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 15: Reazioni diverse

 
 
La gente pensava di rado ai fabbricanti di bacchette. Tutt’al più qualche volta guardando la propria ricordava il giorno in cui l’aveva acquistata e se si incontrava qualche straniero o si andava all’estero, poteva capitare di chiedersi quale nome fosse un marchio di qualità negli altri paesi quando riguardo a varie cose tra cui le bacchette, ma di certo pochi si interrogavano sui rapporti tra gli artigiani. E certo nessuno s’immaginava che i luoghi in cui questi ultimi si incontrassero più di frequente fossero le riserve di draghi.
Ciò non derivava da un particolare amore di chi praticasse quel difficile mestiere per quei poco amichevoli lucertoloni, ma dal fatto che essendo i draghi diffusi in tutto il pianeta, l’uso delle corde dei loro cuori come nucleo fosse quasi globale*. E dato che per procurarsele, era necessario visitare le riserve e selezionare il materiale migliore non era affatto raro che gli esperti di quella nobile arte si incrociassero mentre facevano scorta.
E quindi in quel giorno di metà gennaio, non appena si fu Materializzato in una riserva, Gerard Olivander non si stupì affatto di trovarci Anton Gregorovitch intento a contrattare sul prezzo del materiale.
Nel vederlo il collega gli fece un rapido cenno di saluto per poi tornare a studiare i campioni. Un altro dragologo lo vide e corse a prendergli altre corde affinché le esaminasse.
Terminati gli acquisti i due fabbricanti decisero di scambiare qualche parola, mentre si sgranchivano un po’ le gambe.
Anton si stava lagnando di quanti clienti gli facesse perdere Durmstrang non ammettendo Nati Babbani, quando notò l’espressione del collega scurirsi improvvisamente.
-Tutto bene? -.
-Sì, sì … è che vedere quell’albero, mi ha fatto venire in mente una bacchetta fatta con il suo legno, finita in mano a una strega che ha fatto una brutta fine…- sospirò l’inglese.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Quel giorno di fine luglio, Gerard stava contando gli incassi dell’ultima settimana, quando la porta si aprì, ed in negozio entrarono una bambina pallida e dai capelli ramati e occhi azzurri, accompagnata da un uomo alto e robusto dai capelli castani. Gerard riconobbe subito Hoster Tully, rispettato membro del Wizengamot e direttore dell’Ufficio
-Buongiorno egregio Olivander. Per mia figlia è arrivato il momento di acquistare una bacchetta- fu il saluto di Hoster Tully.
-D’accordo, mi dia solo il tempo di prendere le misure. Sei eccitata per l’inizio della scuola? -.
-Sì, anche se penso che mio fratello e mia sorella mi mancheranno. È tutta la vita che aspetto di andare a Hogwarts, ma sarà un po’ strano stare senza di loro o il nostro amico Petyr-.
-Be’ a Hogwarts ti farai senza dubbio molti nuovi amici. Vedrai che ti sentirai a casa- rispose gentilmente il fabbricante, mentre il metro girava attorno alla sua cliente che lo fissava tranquilla. In effetti chi cresceva in una famiglia di maghi era abituato a cose ben più mirabolanti di un oggetto che si muove da solo.
Hoster Tully guardò la figlia e si complimentò con sé stesso per il suo comportamento sempre impeccabile. Un genitore non dovrebbe avere un figlio preferito, ma la sua piccola Cat era la sua. Amava Edmure e Lysa con tutto il cuore, ma sentiva una speciale affinità con Catelyn. Per questo anche se era stato felicissimo quando aveva compiuto la prima magia accidentale (fatto levitare un piatto di pesce che stava per essere servito a tavola) e quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts, temeva il primo settembre, quando sarebbe salita su quel treno e volata via da lui per i successivi sette anni.
E sarebbe stato peggio quando gli altri suoi figli l’avrebbero raggiunta…
-Perfetto- dichiarò il padrone della bottega dopo aver visto i dati rilevati. - Cominciamo con questa: cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida. Uno dei miei lavori migliori… e modestamente parlando è tutto dire! -.
Cat tracciò un cerchio in aria con la bacchetta, ma non accadde nulla.
-Temo non si quella giusta- fece posandola sul bancone.
-Lo credo anch’io, ma non si preoccupi. Non capita quasi mai di trovarla subito. Provi questa: faggio, dodici pollici, crine di unicorno, flessibile-.
Catelyn afferrò la bacchetta e la agitò. Un attimo dopo quella sibilò ed emise un lampo di luce bianco e la rossa si ritrovò completamente ricoperta di neve, diventando molto simile a uno di quei pupazzi che i bambini facevano d’inverno.
-Per la barba di Merlino! - fece incredulo Gerard, mentre il pupazzo di neve si metteva a saltellare furiosamente.
Hoster Tully corse in soccorso della figlia, proprio mentre Gerard alzava la bacchetta. I due liberarono la piccola pochi attimi dopo.
-Mi dispiace, incidenti come questi sono rari, ma capitano- fece imbarazzato Olivander*.
-Oh, lo so, lo so- rispose il signor Tully. -Cat, piccola stai bene? Te la senti di provare un’altra bacchetta? -.
-Io… io credo di sì…- balbettò la piccola Tully.
-Acacia, piuma di fenice, undici pollici e tre quarti- disse il negoziante. - Non ti preoccupare: se ci saranno altri problemi io e tuo padre interverremo di nuovo-.
Catelyn parve rincuorata da quelle parole e ritentò, ma la terza bacchetta non produsse nulla. E lo stesso accadde con la quarta, la quinta, e la sesta.
-Ciliegio e corda di cuore di drago, quattordici pollici, mediamente rigida- dichiarò Olivander.
-Tesoro, perché non provi qualcuno degli incantesimi che ti abbiamo insegnato io e zio Brynden?- propose il signor Tully che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
Non appena la bambina ebbe pronunciato la formula, dalla punta della bacchetta cominciarono ad emergere bolle di sapone, ma subito la piccola Tully scosse il capo.
-Mi hai detto che sarebbe stato diverso con la mia bacchetta, rispetto a quando uso la tua o quella dello zio, ma con questa è stato tutto uguale. Non è va bene. Cioè, non va bene per me, sono sicura che funziona benissimo signor Olivander, proprio come tutte le altre, ma…-.
-… Ma non è giusta per te- rispose sorridendo l’artigiano. – Ma non preoccuparti, sono certo che presto incontrerai la tua compagna-.
La previsione di Gerard si avverò poco dopo, quando ormai Catelyn era arrivato al quattordicesimo tentativo.
La ragazzina impugnò saldamente la bacchetta, e mentre la agitava un piacevole calore sembrò propagarsi attraverso le sue dita e un attimo dopo dalla punta della bacchetta venne sprigionato un getto d’acqua, che colpì in pieno Hoster Tully.
-Scusa, papà! - urlò subito la rossa. L’uomo però non se la prese, anzi sorrise felice.
-Che dice Olivander? L’abbiamo trovata? -.
-Assolutamente sì! Cedro, crine di unicorno, dodici pollici e un quarto, sorprendentemente flessibile – annunciò allegramente Gerard.
-La mia bacchetta è di unicorno? Che bello, mi piacciono moltissimo! - esclamò tutta contenta Catelyn mentre suo padre si avvicinava alla cassa per pagare.
 
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-Era una bambina così dolce e allegra… e dopo aver perso il marito e il figlio in quella maledetta guerra è diventata così crudele e spietata che molti hanno preso a chiamarla “Lady Stonehart”. Come sai quando si fa del male a un suo caro, il portatore di una bacchetta di cedro può diventare terribile, ma in questo caso quella donna ha superato ogni limite. È arrivata ad ammazzare tutti coloro che potevano avere un legame con le persone che avevano causato la sua tragedia. La cosa ironica è che un altro dei miei clienti con la bacchetta di cedro, Davos Seaworth ha perso a sua volta dei figli nel conflitto ed è diventato uno dei più grandi eroi della resistenza, senza mai perdere la sua umanità-.
-Indubbiamente una brutta storia, ma non ci vedo nulla di strano. Ogni fabbricante sa che è la bacchetta a scegliere chi deve impugnarla, ma chiunque sa che a prescindere dalle caratteristiche di una bacchetta, è il mago o la strega che la possiede a decidere che farne. Potrei citare una dozzina di miei clienti che avevano bacchette simili a quelle di persone irreprensibili, ma che poi sono diventati carogne della peggior specie -.
-Sì lo so… solo che è stata una brutta storia. E mi è spiaciuto vedere una brava persona perdersi-.
Anton sbuffò: -Se ti va di andare a mangiare qualcosa ti parlerò di quando vendetti la bacchetta a Valentine Morgestern il peggior flagello che l’Europa dell’Est abbia conosciuto dai tempi di Grindelwald, che sembrava il mago più insospettabile di tutti i tempi-.
-E immagino mi racconterai anche delle bacchette di coloro che lo hanno fermato- fece Gerard con un sorriso.
-Una l’hai anche ispezionata. Era quella del campione di Durmstrang, Jace Herondale. Non crederai mai alla sua storia con Morgestern…-.
 
 
 
 
 
 
 
 
  • I fabbricanti prelevano i nuclei dagli animali che vivono nei loro paesi. Dato che i draghi sono diffusi in tutto il mondo, immagino che le bacchette di drago si trovino un po’ dappertutto, e visto quale elemento si preleva da loro e la loro natura, direi che i fabbricanti devono per forza procurarsi la corda di cuore di drago dalle riserve.
  • Le bacchette di faggio non apprezzano le persone con mentalità ristrette e intolleranti e tutto sommato Catelyn possiede questi difetti, ecco perché è stata respinta.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ed eccoci a Catelyn, un personaggio che devo ammettere non riscuote le mie simpatie (come osa maltrattare Jon e Tyrion!), ma di cui riconosco il coraggio. In più va detto che è un personaggio originale essendo una donna che non è né una maga, né una guerriera, ma che vive comunque vicende interessanti in una saga fantasy.
La sua bacchetta è dello stesso legno di quella di Davos, amche se il nucleo è diverso. Nessun altro mi pareva adatto a Catelyn e fin dall’inizio sapevo che ci sarebbe stato qualche doppione all’interno della storia, così ho citato la differenza tra lei e Davos, che pur avendo vissuto esperienze simili a quelle di Catelyn ha reagito meglio anche nell’originale (oddio è vero che non è morto e resuscitato, ma Beric non è diventato credule e spietato come Catelyn, anche se gli è successo più volte).
Spero che recensirete numerosi. A presto!

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Capitolo 16
*** Due bacchette per due guerrieri ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 16: Due bacchette per due guerrieri

 
La mattina del quattordici gennaio Gerard era arrivato in negozio da nemmeno dieci minuti, quando la porta venne aperta con tanta foga da traballare sui cardini.
“Accidenti qui abbiamo un cliente impaziente!” si disse Olivander un attimo prima che un ragazzino moro, e dai grandi occhi azzurri entrasse nella bottega. Era così alto che il fabbricante si chiese cosa volesse, prima che annunciasse a gran voce di essere venuto a comprare la sua bacchetta.
“Quindi ha undici anni?! Gliene davo tredici come minimo” si disse stupito l’uomo prima di prendere il metro. Tuttavia i lineamenti del ragazzo gli erano familiari, e in un lampo rammentò quando aveva venduto le bacchette ai suoi genitori.
-Stia fermo un momento signor Baratheon- annunciò, mentre il ragazzo cercava di muoversi a ritmo con il metro, forse credendo di aiutarlo.
-Visto che sono alto, pensavo potesse aver bisogno di aiuto- replicò Robert.
-Non si preoccupi: il mio metro ha misurato persone di tutte le taglie … bene, bene… mmm… aspetti un secondo signor Baratheon-.
Qualche minuto dopo essersi allontanato, Olivander tornò con in mano una mezza dozzina di scatole.
-Iniziamo da questa: ciliegio, crine di unicorno, undici pollici e tre quarti, rigida-.
Il fabbricante aveva appena finito di declamare le caratteristiche della bacchetta, quando il suo cliente gliela strappò di mano e la agitò con furia. Non accadde assolutamente nulla.
-Uffa! - sbottò il ragazzino.
-Non si preoccupi, la prima non è quasi mai quella giusta… ehi aspetti! -.
L’esclamazione derivò dal fatto che Robert dopo aver appoggiato la bacchetta sul bancone, aveva afferrato e aperto un’altra scatola di testa sua.
-Pioppo tremulo e corda del cuore di drago, tredici pollici e mezzo, flessibile. Perfetta per gli incantesimi- commentò seccato Olivander, mentre il giovane Baratheon mulinava la bacchetta per aria. L’unica cosa che ne uscì furono un paio di scintille.
-Non va bene, eh? - commentò deluso Robert.
-Non credo, no. E per favore lasci fare a me- fece l’adulto, prima di porgere al moro un’altra bacchetta: - Cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida-.
Il risultato fu un asfittico fil di fumo nero, stesso colore di cui stava diventando l’umore del ragazzo.
-Non si abbatta, certe persone ne impugnano decine prima di trovare la loro- lo rincuorò Gerard.
“Sarà, ma io preferirei trovarla subito!” pensò stizzito il fratello maggiore di Stannis.
Dopo altri sette tentativi falliti, il moro cominciò a sentirsi scoraggiato.
Moriva dalla voglia di avere la bacchetta, ed era riuscito a convincere suo padre a farlo andare a Diagon Alley il giorno stesso in cui compiva undici anni, invece di aspettare l’estate, però aveva creduto che avrebbe capito subito quale era lo strumento adatto a lui, invece non c’era stata nessuna differenza. Ognuna di quelli che aveva preso in mano, avrebbe potuto benissimo essere un altro di quelli presenti in negozio e per lui non avrebbe fatto alcuna differenza.
-Coraggio tenti con questa: legno di ontano, corda di cuore di drago, tredici pollici, sorprendentemente flessibile. Molto potente, adatta solo a un grande mago-.
Smanioso Robert afferrò la bacchetta, ma tutto ciò che ne uscì quando la agitò fu qualche pelo nero.
-Ne devo provare un’altra- sospirò Robert.
Una dozzina di tentativi falliti dopo si stava davvero spazientendo. Perché doveva essere la bacchetta a scegliere lui e non viceversa? Olivander si allontanò per prendere altre bacchette e Robert decise che tanto valeva provarne qualcuna scelta da lui. Prese una scatola a caso e ne tirò fuori una bacchetta decisamente corta. Non appena la agitò, l’inchiostro del calamaio poggiato sul bancone gli schizzò sulla faccia di Robert, facendo sembrare che gli fosse cresciuta una notevole barba nera.
-Proprio non riusciamo a essere pazienti eh? - commentò Olivander di ritorno. - Quella è di castagno e drago, dodici pollici e un quarto, rigida. Chiaramente inadatta. Lasci fare a me. So che può essere frustrante, ma non otterrà nulla pescando a caso-.
-Il drago. Qui ci vuole il drago- mugolò Olivander, dopo che i due ebbero scartato una bacchetta di ebano e fenice. - E misure non standard… mmm… si… si forse una di quelle due… aspetti un attimo e non tocchi niente! -.
Robert decise di obbedire e un dopo pochi minuti Olivander portò con sé due scatole una molto lunga e una molto corta.
-Cominciamo da questa: noce, otto pollici, corda del cuore di drago, rigida-.
-Come mai è così corta? -.
-Per ora limitiamoci a vedere se va bene- rispose gentilmente il fabbricante.
Appena il giovane ebbe agitato quella bacchetta una dozzina di scatole si scagliarono contro di lui come proiettili. Il neo-undicenne riuscì a scansarle solo tuffandosi di lato.
-Per la barba di Merlino! No, questa proprio non va bene! -.
Un attimo dopo porse a Robert che si era appena alzato un’altra bacchetta, molto più lunga della precedente, anzi più lunga di tutte quelle che lui avesse mai visto.
-Prugnolo, corda del cuore di drago, sedici pollici, rigida. La bacchetta più adatta a un guerriero! -.
-Questa invece è lunghissima! - fece stupito il moro prendendola in mano. La agitò rischiando di ficcarla in un occhio al proprietario del negozio che si scansò appena in tempo, per evitare il getto d’acqua che ne uscì.
-È questa la mia bacchetta! - esultò Robert.
-Già. Abbiano dovuto provarne trentasette, ma alla fine gliel’ho trovata-.
Il giovane Baratheon se la fece ruotare in mano, poi chiese: -Scusi, ma è così lunga perché io sono molto alto? -.
-Be’ un po’ l’altezza centra sempre, ma la lunghezza della bacchetta è determinata da molti altri fattori. Credo che se questa l’ha voluta come padrone, sia perché lei ha una grande personalità-.
Robert sorrise, pagò e afferrò la scatola non appena fu incartata. Non vedeva l’ora di farla vedere a Ned! Sperava solo che l’amico si sbrigasse a prendere la sua.
 
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Anton Gregorovitch era ormai nel pieno della sua giornata lavorativa quando si vide entrare in negozio un ragazzo dalla pelle color rame, con capelli neri e occhi dello stesso colore, alto e muscoloso per la sua età.
-Sono venuto per comprare la mia bacchetta- sentenziò quello in tono deciso.
-Stia fermo mentre prendo le misure- si limitò a dire Anton, mentre batteva le mani per far avvicinare il metro al cliente.
-Mmm… ci potrebbe volere del tempo- borbottò dopo aver visto i dati.
-Sambuco, crine di Thestral, flessibile trentuno centimetri e settantacinque -.
Drogo agitò la bacchetta senza che accadesse nulla.
-No. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso. Provi questa: tasso, trenta centimetri e quarantotto, crine di Thestral, rigida-.
Drogo la puntò contro il metro che poco prima gli aveva preso le misure e lo ingrandì, ma scosse il capo e riconsegnò la bacchetta.
-Non va bene-.
-No-convenne Gregorovitch.- Forse, quella giusta è questa: frassino, piuma di fenice, trentotto centimetri e un millimetro-.
Drogo ne cavò un paio di scintille, ma sia lui che il fabbricante capirono che anche quella bacchetta non andava bene. E nemmeno una di canna e fenice si rivelò adatta. Le quattro bacchette successive invece furono di drago e anche se da esse non ne uscirono che scintille, Gregorovitch parve piuttosto soddisfatto.
-Ritengo sia meglio concentrarsi col drago. Lei sembra avere una certa affinità per quel nucleo, signor Drogo-.
-Come fa a sapere chi sono?
-Ho venduto la bacchetta anche a suo padre Bharbo. La somiglianza è evidente- rispose Anton.
-Prugnolo, trentaquattro centimetri e ventinove, corda del cuore di drago, rigida. Uno strumento semplicemente eccelso per i duelli-.
Non appena la prese in pugno Drogo, capì di aver trovato la sua bacchetta; la puntò verso l’alto e la scatola che l’aveva contenuta fece una rapida ascesa, fermandosi all’altezza degli occhi del ragazzo.
-La prendo- si limitò a dire quest’ultimo, senza neppure guardare le monete, mentre le poggiava sul bancone.
Anton fissò il giovane e capì che aveva compreso la solennità del momento e per non sciuparla, non gli disse che in realtà era stata la bacchetta a prendere lui. Lo avrebbe capito da solo col tempo.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ultimamente pare proprio che sia fissato con bacchette simili, eh? In verità quelle di Robert e Drogo mentre le elaboravo mi sono venute fuori così uguali, che ho pensato che non valesse la pena di dedicare loro due capitoli separati.
Le loro bacchette sono costituite dagli stessi elementi, anche se di lunghezza diversa. Daenerys non sottoscriverebbe, ma io credo che i due si somiglino molto. Il prugnolo è perfetto per i guerrieri e Drogo e Robert sono per l’appunto dei guerrieri. Dei grandissimi guerrieri.
Dato che in Bulgaria si usano i centimetri la misura della bacchetta di Drogo è espressa in essi, comunque sarebbe di tredici pollici e mezzo. Quella di Robert è più lunga perché lui è un grande leader che ama lo sfarzo e i gesti teatrali direi, mentre Drogo anche se è a sua volta un leader forte non è uno che perda tempo con la teatralità per quanto mi riguarda a parte con l’esecuzione di Viserys, che però se l’è proprio cercata.
Grazie per aver letto fino a qui e alla prossima.

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Capitolo 17
*** Una bacchetta inflessibile ***


 

La scelta della bacchetta

 

Capitolo 17: Una bacchetta inflessibile

 
 
Il periodo delle grosse vendite oltre che per i guadagni e per la soddisfazione e la gioia che gli dava vedere tante sue creazioni trovare il mago o la strega giusti, era piacevole anche perché permetteva di avere un po’ di compagnia. Il lavoro di fabbricante di bacchette comportava una certa solitudine tra la ricerca dei materiali, il tempo passato a creare le bacchette e i lunghi mesi in cui venivano pochi clienti. In effetti Gerard stava pensando di prendersi un animale domestico, magari un Kneazle. Anton diceva sempre che il suo Thestral era molto di compagnia.
A strappare l’uomo da quelle riflessioni ci pensò il tintinnio del campanello. Il cliente era un ragazzino alto, con le spalle larghe, i capelli neri e gli occhi azzurri. Quando gli fu arrivato di fronte Gerard notò le guance scavate e le labbra sottili, ma soprattutto l’espressione seria certo non tipica delle persone di quell’età.
-Buongiorno. Ho necessità di acquistare una bacchetta- dichiarò il ragazzo in tono grave.
-Certamente signor Baratheon. Suo fratello ha preso la sua circa un anno fa, ricordo benissimo: prugnolo, corda del cuore di drago, sedici pollici, rigida. Davvero una bella bacchetta quella-.
Stannis digrignò i denti. Robert, sempre Robert. Perfino i negozianti dovevano paragonarlo a lui? Qualunque cosa lui facesse, Robert l'aveva fatta prima e meglio ed era certo che sarebbe stato così anche a Hogwarts.
Avrebbe tanto voluto infischiarsene come faceva Renly, che d’altronde era ancora troppo piccolo per capire cosa significava essere gli eredi di una grande famiglia Purosangue, ma non ci riusciva.
Mentre il metro gli prendeva le misure, sperò di avere una bacchetta migliore di quella di Robert. Lunga com’era non era raro che causasse qualche incidente ficcandola dove non doveva… magari la sua non avrebbe avuto quel difetto, anche se malgrado la lunghezza a quanto pareva faceva bene il suo lavoro: Robert per quanto avesse fatto mandare a casa un bel po’ di gufi, aveva ottimi voti e a scuola era molto popolare.
Gerard notò che il ragazzo non aveva fatto una piega nel vedere il metro che gli girava attorno: da chi era cresciuto in una famiglia di maghi un po’ se lo aspettava, ma l’intensità con cui fissava le scatole era più che semplice impazienza… sembrava sperare in qualcosa di particolare… che volesse una bacchetta come quella del fratello?
-Ecco qui: ebano e piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, flessibile. Una delle mie creazioni migliori-.
Stannis impugnò la bacchetta e la agitò, ma non accadde nulla.
-No? Be’ provi questa: cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida-.
Lo strumento emise un paio di scintille, ma né Stannis, né Gerard ne furono soddisfatti.
-Corniolo, piuma di fenice, dodici pollici e tre quarti, molto flessibile-.
Non appena Stannis prese in mano la bacchetta quella emise un sibilo ben poco rassicurate, poi girò nella sua mano e lo colpì sulla fronte, procurandogli un dolorosissimo foruncolo fuxia.
-Per Priscilla e tutti gli altri fondatori! Un rifiuto simile è proprio inconsueto*! – strillò Gerard, mentre curava il cliente con un colpo di bacchetta. -Mi spiace per l’inconveniente, ma…-.
-L’incidente non è attribuibile a nessuno. Continuiamo la ricerca della mia bacchetta- tagliò corto Stannis.
Gerard gli procurò altre bacchette, ma nessuna era quella giusta.
Se Robert Baratheon era stato fin troppo entusiasta quel ragazzino aveva una compostezza innaturale in una persona di quell’età. Aveva preso in mano almeno una dozzina di bacchette, senza cambiare minimamente espressione. Ciò aveva portato Gerard a provare qualche bacchetta di faggio*, ma nessuna di esse si rivelò adatta al giovane Bartheon. 
-Abete, nove pollici, crine di unicorno, assolutamente inflessibile- dichiarò il fabbricante, porgendo al suo cliente il trentaduesimo prodotto da testare.
Il ragazzo la prese in mano e per prima volta da quando era entrato in negozio, sorrise. E ciò fece capire a Olivander che finalmente aveva incontrato la sua compagna: la sensazione che da trovare la propria bacchetta, travolge anche l’individuo più compassato.
-La tua bacchetta è perfetta per la Trasfigurazione, inoltre ti farà piacere sapere che quella di abete è detta la bacchetta del sopravvissuto, perché pare che chi la possiede scampi almeno a un pericolo mortale durante la sua vita-.
Stannis si sentì soddisfatto: se quella di Robert era perfetta per il duello, la sua si prestava benissimo a un ramo della magia non meno importante. Per la prima volta si sentì alla pari del fratello maggiore… ma poi si ricordò che lui aveva una bacchetta in drago, l’elemento più potente, mentre a lui era toccato quello più debole… però era anche vero che gli avevano detto spesso, che le bacchette erano potenti quanto coloro che le usavano.
-Una bacchetta di unicorno può batterne una con un altro nucleo? - chiese sforzandosi di mantenere un tono casuale.
-Naturalmente signore. La cosa più importante è sempre come viene usata la bacchetta- rispose in tono gentile Gerard, mentre incartava l’acquisto del suo cliente.
Stannis porse i sette Galeoni al fabbricante e salutò. Era già sulla soglia, quando venne richiamato.
-Un’ultima cosa signor Baratheon. Tutte le bacchette sono diverse, proprio come le persone. Tutte hanno le proprie caratteristiche e nessuna è più importante di un’altra. Non ha senso paragonare il prugnolo all’abete: entrambi hanno ottime qualità e sta solo al padrone sfruttarle bene, proprio come deve fare con le proprie. Capisce? -.
-Capisco- rispose Stannis prima di uscire.
Mentre si avviava verso casa ricordò la sensazione che aveva provato stringendo la bacchetta, l’impressione di poter fare tutto. Forse, a Hogwarts non sarebbe stato solo il fratellino di Robert. Forse, si sarebbe ritagliato uno spazio per sé grazie a quella bacchetta di abete, della misura di nove pollici, con nucleo di crine di unicorno, assolutamente inflessibile.
 
 
  • Il corniolo tiene particolarmente ad avere un padrone che possa fornirgli eccitazione e divertimento, quindi logicamente Stannis era del tutto inadatto a una bacchetta di tale legno.
  • Il possessore di una bacchetta di faggio, se giovane è saggio oltre i suoi anni.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Stannis è un personaggio che mi piace molto, quindi mi fa piacere scrivere su di lui.
La versione magica di Robert la immagino un po’ come James Potter: uno studente dotato, ma combinaguai e Stannis che vive alla sua ombra, mostrandosi un mago capace e affidabile, ma comunque mai popolare o amato come il fratello, simile a Piton.
Anche la bacchetta della professoressa McGranitt è fatta di abete: le bacchette di questo legno richiedono resistenza e determinazione ai loro proprietari, che spesso sono concentrati, decisi e occasionalmente, intimidatori. Non c’era legno più adatto a Stannis e dato che quelle di unicorno tendono ad essere le bacchette più cocciute ho pensato che fosse il nucleo più adatto al secondo dei fratelli Baratheon.
Grazie per aver letto e a presto.

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Capitolo 18
*** La bacchetta del giusto ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 18: La bacchetta del giusto

 
 
L’estate finalmente era arrivata. Era giunto il periodo delle grosse vendite. Ora che sua nuora era incinta era proprio il momento necessario per cercare di mettere su un po’ di soldi. Gerard era euforico all’idea di diventare nonno… finalmente ci sarebbe stato un altro erede a cui affidare quasi venti secoli di tradizione.
Non che credesse che nel sangue ci fosse qualcosa di impossibile da replicare, anche se quella fabbricante giapponese Rumiko Takahashi a volte glielo faceva pensare… era una Nata Babbana che aveva idee talmente bislacche sulle bacchette, da far apparire normali le balzane teorie che apparivano sul Cavillo. Di recente aveva cominciato a usare le corna degli oni, come nucleo, roba da non credere! Eppure i maghi giapponesi stravedevano per le sue creazioni, tanto che l’avevano soprannominata “La principessa delle bacchette”.
“Devo ammettere che qualche volta anch’io ho pensato di provare a usare nuclei su cui mio padre non aveva fatto esperimenti… devo ammettere che mi piacerebbe provare a usare un corno di basilisco… si dice che la bacchetta di Salazar Serpeverde avesse proprio quel nucleo, ma non voglio nemmeno pensare in che giri dovrei mettermi per procurarmene uno o quanto mi costerebbe”.
Eppure in certi momenti provava una certa frustrazione… poteva dirsi un fabbricante completo se non faceva altro che imitare la tecnica di suo padre? Certo, Garrick Olivander era stato una leggenda tra i fabbricanti di bacchette, ma lui voleva essere solo una sua copia conforme?
A riscuoterlo da quei pensieri ci pensò l’arrivo di clienti. Un uomo e una donna che accompagnavano un ragazzino dalla corporatura tozza, occhi azzurri e folti capelli rosso-castano.
-Eddard Stark! Dieci pollici e un quarto, legno di pioppo, crine di unicorno, estremamente rigida! Una bacchetta magnifica! - fece a mo’ di saluto riconoscendo il direttore dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. - Oh, buongiorno anche a lei signora Stark. Cedro, crine di unicorno, dodici pollici e un quarto, sorprendentemente flessibile. Una bella bacchetta anche quella-.
-Come fa a ricordarselo? Sono passati anni! - fece incredula Catelyn. - Comunque siamo qui per la bacchetta di mio figlio Robb- aggiunse, spingendo delicatamente il ragazzino intento ad ammirare le numerose scatole presenti nel negozio. Presto una di loro sarebbe stata sua.
Malgrado l’emozione, Robb non riuscì a non pensare a Jon e non trovò giusto che non fosse venuto con lui. Certo, suo padre di sicuro lo avrebbe portato a comprare la bacchetta nei prossimi giorni, ma trovava comunque ingiusto che dovesse aspettare ancora.
Capiva le motivazioni di sua madre, però non era mica colpa di Jon se aveva un’altra mamma… gli avrebbe fatto provare la bacchetta una volta tornato a casa quella sera.
Dopo pochi altri convenevoli, Robb venne misurato e cominciò a provare le bacchette.
-Cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida. Non voglio vantarmi, ma le assicuro che è una bacchetta eccezionale! - annunciò fieramente Gerard, porgendo lo strumento al giovane Stark. Quest’ultimo lo fece girare e produsse qualche scintilla dorata.
-No, ma c’eravamo quasi… provi con questa: alloro, piuma di fenice, dodici pollici e un quarto, flessibile-.
Robb tentò, ma non accadde niente.
-Non si preoccupi, i suoi genitori ci hanno messo di più. Tasso, crine di unicorno, quattordici pollici, piacevolmente flessibile-
Robb impugnò saldamente la bacchetta e tentò un incantesimo di levitazione. Gli venne abbastanza bene, ma capì subito che non era quella la bacchetta giusta. Olivander gli chiese di fare lo stesso con una bacchetta di ebano e fenice. Neanche quella si rivelò adatta, ma il fabbricante parve soddisfatto.
Dopo un'altra dozzina di tentativi commentò: -Credo che lei abbia ereditato l’affinità di suo padre con l’unicorno. Per sicurezza faremo qualche altra prova, ma penso proprio che il crine di unicorno sia il nucleo più adatto-.
Gerard era decisamente felice che il figlio avesse ereditato il carattere del padre. Eddard Stark si era rivelato un ottimo Auror come l’amico Robert Baratheon, e i suoi interventi ai processi e il modo umano in cui si era sempre comportato con i sospetti, gli avevano procurato un seggio nel Wizengamot malgrado la giovane età.
In seguito era diventato uno dei rappresentati della Gran Bretagna alla Confederazione Internazionale dei Maghi e ciò gli aveva fatto acquisire una tale reputazione all’estero, che era stato semplicemente naturale spostarlo all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale e appena si era liberato il posto di dirigente era stato altrettanto naturale affidarlo a lui. La saggezza e la benevolenza mostrate da Eddard Stark gli avevano fatto guadagnare grande rispetto nella comunità magica.
Se suo figlio fosse stato come lui, di certo sarebbe stato un bene per l’intera comunità.
Peccato che a differenza di suo padre non fosse stato scelto da una bacchetta di pioppo.
-Dai Robb, non prendertela. Anche io ci misi un po’ a trovarla e finii anche imprigionata nella neve- rispose sorridendo Catelyn ricordando quel giorno di tanti anni fa*. Era meraviglioso poter accompagnare lì suo figlio come suo padre aveva accompagnato lei. E soprattutto il bastardo non c’era.
Ma anche lui aveva ereditato la magia da Ned, anche a lui era arrivata la lettera… e anche lui sarebbe andato in quel negozio entro qualche giorno. Catelyn non riuscì a non guastarsi la gioia del momento a quel pensiero. A voler essere franchi Jon aveva cominciato a fare magie accidentali, molto prima di Robb. Molto prima di tutti i figli che lei aveva dato a Ned… no, non avrebbe rovinato quel momento pensando a Jon. Una volta che l’avessero spedito a Hogwarts non l’avrebbe più dovuto vedere e anche se Robb se ne sarebbe andato con lui, avrebbe potuto godersi tutti gli altri suoi figli senza più averlo tra i piedi per la maggior parte del tempo.
Alla quindicesima bacchetta, Robb cominciava a preoccuparsi. Una volta zio Benjen aveva detto loro che la bacchetta di suo padre era composta da una combinazione di elementi rarissima e Robb aveva sognato di averne una simile, ma suo padre in seguito gli aveva detto che il valore di una bacchetta è lo stesso di chi la impugna. Quindi se fosse stato scelto da una bacchetta comune, avrebbe voluto dire che non era all’altezza di suo padre? Che non era degno di ereditare il ruolo di capofamiglia degli Stark?
Lui era il fratello maggiore, quindi doveva proteggere Sansa, Arya, Bran e il fratellino neonato Rickon. Jon aveva la sua stessa età, quindi non contava, ma se a lui fosse toccata una bacchetta migliore? Dopotutto quando avevano cinque anni era riuscito a sparare scintille di energia multicolori dalle mani, che assomigliavano a fuochi d'artificio, mentre lui non aveva fatto nessuna magia, fino ai sette anni. Se Jon era il migliore, sarebbe spettata a lui una bacchetta rara, sarebbe stato giusto così.
-Castagno, crine di unicorno, dodici pollici e un quarto, rigida- annunciò Gerard, porgendo la bacchetta al giovane Stark.
Robb la prese in mano e dimenticò ogni paura. Una meravigliosa sensazione di completezza lo invase, la sensazione unica e speciale che ogni mago prova quando incontra la sua bacchetta. La agitò e produsse un filo di luce grigio-argenteo, che brillò per un istante, per poi disgregarsi nel nulla.
-Perfetto! - commentò allegramente Gerard. - Non c’è che dire figliolo: te la sei battuta alla pari con tuo padre, una cosa di cui dovresti essere orgoglioso-.
-Che vuol dire? - chiese ansiosamente Robb.
Olivander sorrise: - Devi sapere che il legno di castagno muta carattere a seconda del nucleo a cui si abbina, e prende molte sfumature dalla personalità di chi lo possiede. Quando gli viene abbinato l’unicorno, il castagno vuole un padrone che abbia un gran senso della giustizia, che se ne occupi in tutte le sue forme… non a caso tre capi consecutivi del Wizengamot, hanno posseduto questa particolare combinazione-.
Ned sorrise, chiedendosi se suo padre si fosse sentito così, quando lui era stato scelto dalla sua bacchetta. Era molto fiero di Robb, e anche di sé stesso, perché voleva dire che come genitore era stato all’altezza di suo padre.
Anche Catelyn era fiera di Robb: si era dimostrato un degno erede non solo della famiglia Stark, ma soprattutto del suo Ned.
La famiglia uscì sorridendo dalla bottega, mentre Robb stringeva a sé la scatola della bacchetta come faceva quand’era piccolo col suo lupacchiotto di peluche. Non avrebbe cambiato quella bacchetta con nessun’altra… però l’avrebbe comunque fatta provare a Jon.
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Il castagno lo aveva già avuto Bronn, ma abbinato alla corda di cuore di drago e una bacchetta composta da tali elementi, si sposa alla perfezione con chi è innamorato del lusso e dei beni materiali e non si fa tanti scrupoli su come ottenerli, mentre come avete visto la combinazione toccata a Robb è adatta a chi ha ideali decisamente più elevati del riempirsi il portafoglio (intendiamoci non c’è nulla di male a volersi arricchire, finché lo si vuole fare onestamente).
Dedico il capitolo al mio amico fenris che da un po’ è l’unico a recensire la storia… immagino che alla lunga il tema possa un po’ stancare, ma io non intendo fermarmi fino a che tutti i personaggi di cui conosciamo abbastanza la psicologia non avranno ricevuto la loro bacchetta! A presto e statemi bene!

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Capitolo 19
*** Una bacchetta ingannevole ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 19: una bacchetta ingannevole

 
Petyr era contento di cominciare Hogwarts, ma avrebbe tanto voluto andare a prendere il necessario a Diagon Alley con Catelyn. Purtroppo suo padre volendola accompagnare di persona, si era preso un giorno di ferie dal Ministero senza avvertirla per farle una sorpresa e così le sue speranze si erano dissolte come neve al sole.
Cat si era scusata il giorno successivo e gli aveva mostrato la sua splendida bacchetta di unicorno e cedro. Mentre lui e suo padre si dirigevano verso la celeberrima bottega il giovane Baelish non riuscì a non immaginare quanto sarebbe stato bello se la rossa fosse venuta con loro. Ma purtroppo per quel pomeriggio aveva altri programmi e poi sarebbe stato noioso per lei tornare da Olivander, senza aver bisogno di nulla.
Gerard stava facendo tornare le scatole al proprio posto dopo l’ultima vendita, quando sentì la porta del negozio aprirsi. Sorrise e accolse i clienti, lieto di poter aggiungere un’altra vendita alla giornata.
-Potrei provare l’unicorno? Credo sia il mio elemento. Magari accoppiato col cedro- azzardò Petyr dopo i saluti di rito.
-Vedremo figliolo, vedremo. È sempre la bacchetta a scegliere il mago, mai viceversa-.
Questo lo sapeva benissimo, ma desiderava con tutto il cuore una bacchetta come quella di Cat. Magari così avrebbe compreso che erano anime gemelle.
-D’accordo, ma almeno posso fare qualche tentativo con qualcuna di quelle no? - chiese determinato.
-Certo. Prima però le misure-.
-Ecco qui: noce nero, crine di unicorno, dodici pollici e mezzo, rigida. Prova con questa, mentre ne cerco qualcuna di cedro-.
Petyr sospirò e obbedì. Dalla bacchetta uscirono alcune scintille, ma fu evidente che non era quella giusta e lui ne fu sollevato.
-Ecco a lei: cedro, crine di unicorno undici pollici e tre quarti, rigida-.
Molto più entusiasta il giovane Baelish afferrò lo strumento e lo fece girare. Per tutta risposta la bacchetta sibilò minacciosamente per poi rilasciare una violentissima onda d’urto che scaraventò Petyr fuori dal negozio.
-Ma cos’è successo?!- urlò incredulo il padre del ragazzino, mentre correva a soccorrere il figlio.
-Che la bacchetta si è ribellata … certo un rifiuto tanto violento non è normale*… temo proprio che quella combinazione non sia adatta a te-.
Petyr volle comunque provare qualche altra bacchetta di quel tipo, ma anche se non si arrivò ancora a incidenti del genere, cedro e unicorno misero perfettamente in chiaro di non voler avere nulla a che fare con lui: una bacchetta gli provocò una terribile congiuntivite, un’altra gli fece cadere sei denti, e un’altra ancora gli incollò la lingua al palato. Alla fine il giovane Baelish fu ben contento di provare altre combinazioni.
-Ontano, corda di cuore di drago, tredici pollici, sorprendentemente flessibile. Una delle mie opere migliori! -.
Quelle parole fecero sì che Petyr desiderasse ardentemente essere scelto da quella bacchetta, ma ciò non avvenne. In effetti non appena la prese in mano, avvertì una sensazione di pesantezza e la rimise immediatamente nella scatola.
-Credo non vada bene. Me ne dia un’altra-.
-Provala almeno- azzardò il fabbricante.
-Preferirei evitare altri incidenti. Per favore me ne dia un’altra- insistette.
Olivander fissò il suo cliente indeciso sul da farsi, ma il padre s’inserì: -Petyr, provala. Il signor Olivander è un professionista, sa quello che fa. E se fosse proprio quella la tua bacchetta? Ha detto che è una delle sue opere migliori! Non vorrai lasciartela sfuggire-.
Petyr sospirò e tentò un semplice incantesimo accendi-bacchetta… ma lo strumento anziché accendere la propria estremità, si liberò dalla presa del giovane mago e gli assestò una violenta botta sul naso, per poi prendere a fare capriole in aria, centrandolo in testa alla fine di ogni giro.
-No, no, assolutamente no! - dichiarò Olivander, cercando di far tornare la bacchetta nella sua scatola. Ci vollero cinque minuti buoni.
-Giuro non vi capirò mai voi di ontano- sbuffò il fabbricante mentre riponeva la bacchetta. - Siete incredibilmente testarde, eppure novanta volte su cento non scegliete un soggetto premuroso e disponibile-.
Petyr era sempre più nervoso. Ormai si era rassegnato al fatto che non avrebbe avuto una bacchetta come quella di Cat, ma sperava almeno di averne una particolare, una che avesse una qualche qualità che potesse impressionare la giovane Tully. Aveva sentito di bacchette capaci di trovare l’acqua, e di altre che emettevano lampi di luce quando qualcuno cercava di rubarle.
Quando ne parlò ad Olivander, lui accettò di fargli provare bacchette costituite da quei legni, ma gli spiegò anche che il valore di ogni bacchetta dipendeva da quello del mago che la impugnava. Anche con quelle il giovane Baelish fece fiasco.
-Lei è sicuro che troverò una bacchetta? - chiese seccato il neo-undicenne riponendo quella di agrifoglio e unicorno che non l’aveva voluto.
-Tranquillo figliolo. È vero, ti stai rivelando un cliente difficile, ma non sei il primo, né sarai l’ultimo che ci mette tempo a trovare lo strumento più adatto-.
Stanco di agitare le bacchette a caso, Petyr tentò qualche semplice incantesimo, ma ogni volta Gerard scuoteva il capo e gli toglieva la bacchetta di mano.
Quella storia di dover essere scelto, cominciava a dare sui nervi al giovane Baelish. Se non poteva averla come quella di Cat, voleva una bacchetta bella, rara, potente… e invece cominciava a credere che sarebbe stato scelto da una bacchetta qualunque. Perché non poteva mai fare qualcosa per stupire Catelyn? La sua prima magia era stata semplicemente far cambiare colore a un cappello, mentre lei aveva fatto sbocciare dei bellissimi fiori in pieno inverno.
Lui non apparteneva a una dinastia Purosangue come lei, ma aveva pensato che se si fosse rivelato un mago potente, avrebbe potuto impressionarla e magari affascinarla. Doveva diventare importante o Hoster Tully non gli avrebbe mai concesso la mano di Cat, quando l’avesse convinta a ricambiare il suo amore. In fondo il signor Tully a Hogwarts aveva fatto amicizia con suo padre, anche se era il figlio di due Nati Babbani… non era un suprematista Purosangue… doveva solo diventare importante e magari lui stesso avrebbe convinto Catelyn a sposarlo.
Petyr ce la mise proprio tutta in quell’incantesimo di levitazione, praticato con una bacchetta di tasso… sarebbe stato di certo un buon primo passo per le sue speranze*
-Mi chiedo se… ma sì, perché no… ecco qui: acacia, piuma di fenice nove pollici e tre quarti, flessibile-.
“Be’ almeno la lunghezza è la stessa” si disse Petyr. “E la fenice è il nucleo più raro…”.
Già… ma perché, proprio quella bacchetta avrebbe dovuto essere la sua? Ne aveva provate già ventidue, facendo altrettanti buchi nell’acqua.
Non appena sfiorò la bacchetta queste considerazioni scomparvero dalla notevole mente del giovane Baelish. La bacchetta comprese di aver finalmente trovato colui che cercava e una pioggia di scintille verde-argento fu il modo in cui lo manifestò. E Petyr subito dopo ritentò l’incantesimo di levitazione e capì che quella bacchetta faceva tutta la differenza del mondo.
-È mia- si limitò a dire, con un tono che non ammetteva repliche.
-Assolutamente sì! Sai figliolo, dovresti essere molto orgoglioso di essere stato scelto da questa bacchetta: le bacchette di acacia in genere si rifiutano di funzionare per chiunque tranne il loro proprietario, e scelgono solo i più dotati. Sono così esigenti che ne realizzo davvero poche. Non sono inferiori a nessun’altra bacchetta per potenza e scelgono solo chi è dotato di abbastanza sottigliezza da sfruttarla al meglio. Combinata con la fenice che è il nucleo più selettivo, direi che dobbiamo aspettarci grandi cose da te giovanotto! -.
Il padre di Petyr fece un largo sorriso ad udire quella frase. Il fatto che provenisse da un mago competente come Olivander, voleva dire tutto. Strinse la mano del fabbricante e gli consegnò i sette Galeoni, fantasticando su come Petyr avrebbe portato lustro al nome dei Baelish.
Petyr sorrise. Sentiva di avere una vera possibilità di realizzare i suoi sogni, finalmente.
 
 
 
 
 
 
  • Le bacchette di cedro cercano una lealtà fuori dal comune nei loro padroni. Naturalmente in mano a un individuo sleale come Ditocorto la bacchetta si è ribellata. La seconda bacchetta dalla reazione violenta invece è quella che poi sceglierà Tyrion come padrone.
 
 
  • Le bacchette di tasso non vogliono mai un padrone timido o mediocre e coloro che vengono scelti da esse occasionalmente diverrano famosi, motivo per cui Petyr ne voleva una (tanto per dire la bacchetta di Voldemort era fatta di tasso).  
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Non amo Ditocorto, ma non si può negare la sua intelligenza e proprio perché l’acacia cerca sottigliezza, ho creduto che fosse il legno più adatto a lui. Baelish è uno che cerca di risolvere i suoi problemi con la scaltrezza, ed il suo essere eclettico mi ha portato a scegliere la fenice come nucleo per la sua bacchetta. Spero di aver interpretato bene la psicologia di Ditocorto.
Gerard è arrivato al momento in cui lavora di più, ma presto io me ne andrò in vacanza, quindi la storia rimarrà in pausa fino a settembre. Auguro a tutti buone vacanze!

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Capitolo 20
*** La bacchetta dell'autocontrollo ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 20: la bacchetta dell’autocontrollo

 
 
Quel giorno di metà luglio, Gerard aveva piazzato ben diciannove bacchette, un risultato elevato anche per l’estate. Si stava giusto chiedendo se avrebbe fatto cifra tonda, quando la porta si aprì, e nella storica bottega entrarono per la terza volta in vita loro una donna dai lunghi capelli rossi e un uomo dal viso austero e allungato, stavolta in compagnia di una ragazzina con gli zigomi alti, profondi occhi azzurri, e folti capelli ramati molto somigliante alla donna.
-Signori Stark che piacere! - fece allegramente Gerard andando loro incontro. - Dieci pollici e un quarto, legno di pioppo, crine di unicorno, estremamente rigida per lei Eddard, mentre invece a lei ne toccò una di cedro, unicorno, dodici pollici e un quarto, sorprendentemente flessibile*. Davvero due splendide bacchette! -.
-Che memoria…- fece Catelyn.- Comunque siamo venuti qui per nostra figlia Sansa-.
La ragazzina fece un passo in avanti e tese cordialmente la mano: - È un piacere conoscerla signor Olivander. Sono certa che mi fornirà una bacchetta degna della sua fama-.
Quanta formalità!” si disse divertito Gerard, ma poteva capitare che i rampolli Purosangue, si esprimessero in quel modo, soprattutto alla presenza dei genitori.
In realtà Sansa era emozionatissima: quello era il primo vero passo nel suo cammino di strega e si sarebbe mostrata degna della sua antichissima famiglia Purosangue. Robb si era già mostrato un ottimo studente a Hogwarts e stesso dicasi per Jon, malgrado fosse un figlio illegittimo (e si vociferava che sua madre fosse una Babbana). Le loro bacchette erano dignitosissimi esempi dei valori della loro famiglia e lei non avrebbe potuto essere da meno.
Rimase perfettamente ferma, mentre il metro le girava attorno per trovare le misura dell’oggetto che le sarebbe stato compagno per tutta la vita.
-Ebano, piuma di fenice, dieci pollici e tre quarti, sorprendentemente flessibile. Una bacchetta magnifica- fece Gerard senza nascondere l’entusiasmo.
La bacchetta aveva un che di asimmetrico nella lunghezza che non si addiceva proprio al gusto di Sansa, ma era anche di un bel nero lucido e aveva un’aria sottile che le dava una certa eleganza. La ragazza la impugnò e con gesto aggraziato tracciò un cerchio per aria. Per tutta risposta i suoi bei capelli rossi, mutarono nella criniera di un cavallo.
Sansa cacciò un urlo e immediatamente il signor Olivander, rimise le cose a posto con un Reparifarge ben piazzato.
-Può capitare con l’ebano, è uno dei legni migliori per la Trasfigurazione e questa bacchetta ha anche un nucleo di fenice… comunque credo proprio che non vada bene. Non temere cara, è difficile che si ripeta un incidente del genere-.
Sansa annuì imbarazzata. Che reazione infantile la sua! Certo, si era spaventata, ma forse non avrebbe dovuto urlare… una Corvonero non avrebbe pensato a come sciogliere la Trasfigurazione e lei ambiva a essere membro di quella Casa. Era popolata da persone sagge, intelligenti… già si vedeva circondata da intellettuali di classe*.
-Tenti con questa: noce, piuma di fenice, nove pollici-.
Timorosa la rossa agitò la bacchetta, ma produsse solo poche scintille grigie.
-No, no, non ci siamo proprio. Forse è meglio questa: larice, corda del cuore di drago, undici pollici esatti, rigida-.
Sansa non era mai stata granché appassionata di draghi, (a differenza di Arya che ne era affascinata, li trovava solo bestiacce spaventose), ma si disse che una bacchetta di drago sarebbe stata dignitosa quanto una di fenice o di unicorno. La agitò, ma non accadde assolutamente nulla.
-Tenta con questa: olmo, crine di unicorno, undici pollici, rigida-.
La bacchetta era finemente intagliata e Sansa sapeva che le bacchette di olmo erano molto sofisticate, e capaci di magia altamente avanzata nelle mani giuste. La ragazzina desiderò ardentemente che quella fosse la sua bacchetta e stringendola in pungo, decise di tentare un incantesimo.
-Lumos!- disse con decisione e la punta della bacchetta si illuminò.
-Ha visto? Direi che va bene questa- fece soddisfatta, ma Gerard scosse il capo. Ne aveva visti di clienti che ammaliati dalla fama di un legno, tentavano di prendere una bacchetta inadatta e quindi fece il solito discorso trito e ritrito: - Non va bene invece. Vedi, cara qualunque strega mediamente dotata è capace di eseguire incantesimi ordinari con quasi qualunque bacchetta. Ma solo una è la sua bacchetta e questa non è la tua-.
Sansa sospirò. Avrebbe voluto insistere, ma l’espressione del fabbricante le fece capire che non era possibile barare.
-Non ti preoccupare Sansa. Forse ci vorrà un po’ di tempo, ma troverai la tua bacchetta, come abbiamo fatto io, tua madre e i tuoi fratelli- intervenne Ned.
Catelyn avrebbe preferito di gran lunga che il marito dicesse “fratello”, ma si concentrò sul rassicurare la figlia a sua volta: - È vero, pensa che io rimase imprigionata nella neve, mentre cercavo la mia! Il signor Olivander ti troverà la bacchetta, abbia fiducia in lui-.
Dopo un’altra dozzina di tentativi andati a vuoto, Sansa cominciava a spazientirsi, ma una dama dell’elitè Purosangue doveva sapersi mostrare paziente e quindi non disse nulla. Nel vedere la compostezza della ragazza, Olivander aveva tentato col faggio, adatto alle persone mature, ma quel legno non si era rivelato adatto, ma era riuscito a restringere un po’ il campo.
-Unicorno. Sì direi che anche per te ci vuole l’unicorno, come per tuo fratello *e i tuoi genitori- bofonchiò il fabbricante, dopo che Sansa non ebbe prodotto nulla con una bacchetta di faggio e drago.
-Ho sempre voluto un unicorno. Sono così belli…- sospirò Sansa.
Gerard trattenne a stento una risata. Gli unicorni erano creature bellissime ed eleganti, ma anche non necessariamente benevole come ci si aspettava. Certo, non erano aggressivi, ma in genere dopo che lui li spennava non era affatto raro che tentassero di rifilargli una bella cornata.
Catelyn sorrise trionfante. Unicorno anche per Sansa, quindi. Molto bene. Il bastardo era l’unico a non avere la bacchetta di unicorno, bensì di drago*, a simboleggiare che non era un vero Stark. Il fatto che il drago fosse il nucleo più potente era un dettaglio trascurabile per la rossa.
Gerard si rese presto conto che la sua intuizione era giusta: anche se il miglioramento non era vistoso come con suo padre e suo fratello, la giovane Stark si mostrava decisamente più in sintonia con le bacchette di unicorno, che con quelle di drago e fenice. E quindi si tuffò verso il terzo scaffale a destra, capendo che il prodotto che avrebbe piazzato era lì.
-Nocciolo, crine di unicorno, dodici pollici e mezzo, flessibile- annunciò portando a Sansa la bacchetta numero ventidue.
La ragazzina la prese in mano e sentì una sensazione di forza e di benessere dentro di lei. Agitò la bacchetta e produsse uno scroscio d’acqua che centrò in pieno Catelyn.
-Oddio, mi dispiace mamma!-.
-Fantastico, fantastico! Non preoccuparti Sansa, non è successo nulla di grave- rispose la donna, mentre il marito la asciugava con un colpo di bacchetta.
-Ti rendi conto? Hai prodotto un vero incantesimo! Un’evocazione perlopiù, una cosa molto difficile! -.
-Be’ le bacchette di nocciolo hanno sempre una curiosa affinità con l’acqua: sono le uniche col potere di rilevare l'acqua sotterranea ed emettono sbuffi di fumo argentati a forma di lacrima se passano sopra sorgenti e pozzi nascosti- rivelò Olivander.
Sinceramente quella di trovare l’acqua non le sembrava una capacità tanto utile, per cui Sansa dimenticando per un istante la compostezza chiese: - E non fanno nient’altro di particolare? -.
-Oh, sì. Sono tra le bacchette più sensibili e spesso riflettono lo stato emotivo del proprietario, tanto che altri rischiano reazioni inconsulte se le prendono in mano dopo che il legittimo padrone ha perso la pazienza o ha subito una delusione. Ma soprattutto le bacchette di nocciolo sono capaci di magie eccezionali magie nelle mani di persone abili e sono tra le più devote ai loro proprietari, tanto che spesso smettono di funzionare alla loro morte, soprattutto se sono anche di unicorno come la tua-.
Sansa si rigirò la bacchetta tra le mani ammirata. Dunque ce l’aveva fatta, si era rivelata una vera Stark! Possedeva una bacchetta in grado di compiere atti incredibili, se ben usata… e che le era indissolubilmente legata ormai.
Sorridendo rese la bacchetta al fabbricante, mentre i suoi genitori pagavano.
Nel vedere i tre lasciare il suo negozio Gerard rammentò un’altra caratteristica delle bacchette di nocciolo che non aveva pensato fosse il caso di menzionare: funzionavano meglio per un chi era in grado di comprendere e gestire i propri sentimenti. Quella ragazzina doveva essersi autoconvinta che in quanto membro di una famiglia importante doveva essere all’altezza e comportarsi già come un’adulta. Sperava che a Hogwarts ricordasse di essere una ragazzina e che cominciasse a comportarsi con meno perbenismo e più spontaneità, o in futuro avrebbe potuto rammaricarsene. Era tipico dei proprietari del nocciolo* essere un po’ lamentosi.
 
 
 
 
 
 
  • Per le bacchette degli altri Stark, rimando ai capitoli 7, 8, 15 e 18 di questa storia.
  • Immagino sia la visione generale dei Corvonero, anche se ospitano pure persone un po’ strambe, tipo i Lovegood.
  • Un vecchio detto dei maghi recita: “Il sorbo sparla, il castagno sogna, testardo è il frassino, il nocciolo si lagna”. A differenza di altri detti sulle bacchette, Olivander ritiene che in questo ci sia del vero.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Sì sono un po’ in ritardo, ma non avevo ispirazione e ho avuto poco tempo per EFP ultimamente. Per il ventesimo capitolo ci tenevo a usare una bacchetta un po’ particolare, quindi ho deciso di usare Sansa uno dei personaggi principali al posto di quello precedentemente scelto per cui sinceramente avevo poche idee. Questo è stato uno dei pochi casi in cui la combinazione mi è venuta all’istante (per la cronaca è la stessa della professoressa Cooman).
Non amo e non odio Sansa e nell’improbabile ipotesi che prima o poi esca il sesto libro, credo che dovrebbe avere un qualche sviluppo interessante essendo l’unico personaggio POV a trovarsi nella Valle e quindi destinata ad avere una storyline slegata da quella degli altri protagonisti. In ogni modo anche prima che fosse costretta a esserlo, si mostrava una persona controllata perlopiù, anche se di tanto in tanto si concede qualche scenata… a furia di tenersi tutto dentro, prima o poi si scoppia.
Ci si vede nelle recensioni!

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Capitolo 21
*** La bacchetta dell'audace ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 21: la bacchetta dell’audace

 
Il secondo dei molti clienti che entrò nella bottega di Olivander quel mattino di fine agosto era un ragazzino magro e bello, con i capelli neri e un viso magro che esibiva un sorriso arrogante.
-Sono venuto per una bacchetta! - annunciò orgogliosamente una volta raggiunto il bancone.
“Ma va’” pensò Olivander. Che altro motivo avrebbe avuto un undicenne di entrare nella sua bottega? In ogni modo restituì il sorriso al ragazzino e cominciò a prendere le misure. Il metro girò stranamente a lungo attorno alle mani e ai piedi del cliente.
Il suo viso aveva i tratti dei Greyjoy. Una famiglia Purosangue molto antica, ma di dubbia reputazione. Tuttavia suo zio Euron aveva ottenuto una splendida bacchetta… sebbene pareva che non l’avesse sfruttata per fini tanto nobili. * Chissà se sarebbe stato tanto esaltante accoppiare quel ragazzino con una delle sue creazioni. Da un pezzo aveva imparato che i membri della stessa famiglia potevano avere bacchette e destini molto diversi.
Decise di iniziare con una bacchetta di cui andava particolarmente fiero: - Cipresso, corda del cuore di drago, undici pollici. Estremamente rigida-.
I draghi erano bestie potenti. Theon si disse che gli sarebbe piaciuto possedere una bacchetta di drago. Tutti a magnificare suo zio Euron e sua sorella Asha, ma lui non era da meno e gliel’avrebbe fatta vedere. Un giorno Theon Greyjoy sarebbe stato un nome che i maghi avrebbero pronunciato con rispetto e timore.
Prese in mano la bacchetta e vi sferzò l’aria. Quella emise un sibilo minaccioso e d’istinto Theon la girò e prese a esaminarla come per capire dove fosse il trucco. Fu così, che venne investito in pieno dal fumo verdastro che si sprigionò dalla punta della bacchetta. L’esalazione non era pericolosa, ma aveva un odore talmente nauseabondo che ci mancò poco che Theon non svenisse per la puzza.
-Per la barba di Merlino! No, davvero! - fece Olivander. Tentò di riprendere la bacchetta, ma il suo cliente era stato talmente impregnato dal fetore, che mentre gli si avvicinava gli sfuggì un gemito di disgusto. Prese la sua di bacchetta e investì il giovane Greyjoy con una corrente d’aria. Ciò diminuì un po’ il tanfo, ma di certo Theon avrebbe avuto bisogno di un buon bagno appena rincasato.
Tossendo il ragazzo sbatté in malo modo la bacchetta sul bancone.
-Me ne dia un’altra, accidenti! Dio mio che puzza! -.
-Un po’ più di garbo, per favore! Non è una zappa! - rispose stizzito Olivander.- Nella mia carriera ne ho viste di reazioni di rifiuto, ma poche bislacche come questa-.
-Be’ io non ho fatto nulla di sbagliato, forse c’è qualcosa che non va nella bacchetta- protestò piccato Theon.
Gerard si disse che un po’ di educazione in più non avrebbe guastato, ma preferì soprassedere anche per poter usare la bocca per respirare e tener tappato il naso.
-Tenti con questa: alloro, piuma di fenice, nove pollici e un quarto, insolitamente rigida. Uno strumento eccezionale! -.
Tanto bastò perché Theon desiderasse ardentemente quella bacchetta, ma essa espresse esattamente la stessa impressione della “collega” che Olivander stava riponendo nella scatola. Sibilò e cominciò a gocciolare inchiostro nero che finì con precisione millimetrica sulle scarpe nuove di Theon.
-Accidenti! - imprecò il suddetto.
-D’accordo, d’accordo neanche questa va bene- commentò Gerard facendo sparire le macchie con un incantesimo (per la puzza non c’era molto da fare). - Provi quest’altra: pino, crine di unicorno, undici pollici e tre quarti, flessibile. Perfetta per la magia non verbale-.
Decisamente più guardingo (e pensando che Olivander non meritasse la sua fama), Theon prese la bacchetta e la agitò. Stavolta non accadde nulla, un netto miglioramento.
Anche le otto bacchette successive, non diedero risultati.
Theon cominciava a stufarsi.
-Dica è sicuro di avere una bacchetta per me? -.
-Direi che è presto per cominciare a preoccuparsene, ci sono clienti che ne provano decine prima di trovare quella giusta. Qui non stai provando vestiti, ma cercando un oggetto semisenziente che instauri con te un rapporto di reciproca dipendenza-.
-E lei non può restringere un po’ il campo? -.
-Caro mio, lo faccio a ogni bacchetta che provi. Ti assicuro che so fare molto bene il mio mestiere-.
Theon tacque, ma cominciava a seccarsi. Sperava in una bacchetta bella e potente, come quella di zio Euron, anche se era un po’ lunga, ma fino a quel momento era riuscito solo a rendersi ridicolo.
Gerard non era nuovo ai clienti impazienti, ma il ragazzo sembrava essersi calmato. D’altronde anche se non lo avesse fatto non c’era nulla che potesse costringere una bacchetta a scegliere qualcuno come padrone. Certo, non conoscendo i suoi clienti, lui non poteva far altro che misurare le loro caratteristiche fisiche, ma esse erano solo una parte di ciò che componeva la compatibilità con la bacchetta e proprio dalle prove fallite, si orientava sui legni e sui nuclei da proporre. Non andava mai completamente a caso, anche se nel suo mestiere anche quello metteva lo zampino.
-Sicomoro, crine di unicorno, undici pollici e mezzo, sorprendentemente rigida-.
Theon afferrò la bacchetta e la agitò, producendo un poco incoraggiante filo di fumo.
-Facciamo progressi, finalmente. Prova questa: biancospino, unidici pollici e un quarto, piuma di fenice, flessibile-.
Dalla bacchetta uscì qualche goccia d’acqua.
-Sicomoro, dodici pollici, corda del cuore di drago, flessibile-.
Un altro fil di fumo, stavolta un po’ più corposo.
-Ci siamo quasi con la lunghezza e direi che il nucleo giusto è il drago, la flessibilità invece è chiara. Mmm… sì direi che forse… potremmo provare… questa! - dichiarò estraendo una scatola dallo scaffale dietro il bancone: -Abete rosso, undici pollici e tre quarti, corda del cuore di drago, flessibile-.
Poco convinto che il ventesimo tentativo sarebbe stato quello buono, il piccolo Greyjoy prese la bacchetta e il respiro gli si mozzò, mentre facendola girare, faceva alzare in aria l’orologio di Olivander.
Gerard fece un gran sorriso: tutti rimangano senza parole quando trovano la bacchetta. Non si può spiegare a parole la completezza che da unirsi al più magico degli oggetti.
-Il drago mi piace… ma l’abete rosso… è un legno speciale? -.
-È necessaria una particolare destrezza per lavorare con l'abete rosso, cosa che sanno anche i fabbricanti più inesperti. Queste sono bacchette che richiedono una mano ferma, perché spesso vogliono dire la loro sulla magia che devono fare... se però trova il suo compagno come ha appena fatto questa divengono aiutanti superbi, intensamente fedeli e in grado di lanciare incantesimi di grande effetto-.
Gli occhi di Theon brillarono a quella descrizione.
-Quindi non è una bacchetta qualunque! - fece molto soddisfatto.
Pur non volendo deluderlo Gerard si sentì in dovere di precisare: - Nessuna bacchetta è intrinsecamente migliore di un’altra se fabbricata bene, tutto dipende da come la si usa-.
Il ragazzo fece una smorfia, ma prima che potesse aggiungere altro entrarono altri due clienti, quindi pagò e uscì. Avrebbe mostrato a tutti che lui non era un mago qualunque. Non oggi, non domani, ma lo avrebbe provato. E quella bacchetta lo avrebbe aiutato nell’impresa.
 
 
  • Euron compra la sua bacchetta nel capitolo 10 di questa storia.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Theon Greyjoy è praticamente il Peter Minus del Trono di Spade, ma malgrado ciò i loro caratteri sono abbastanza diversi da farmi decidere di dare loro bacchette diverse. E ammetto che trovare la bacchetta per lui non sia stato facile, ma l’abete rosso cerca un padrone audace e dotato di senso dell’umorismo, doti che Theon possiede e che ha recuperato malgrado il calvario subito a causa di Ramsay.
Theon non è proprio un villain dato che pur avendo compiuto atti esecrabili è arrivato a provarne un sincero rimorso (altra cosa che lo differenzia da Minus), cosa che Jaime non ha fatto, malgrado anche lui si stia ravvedendo a modo suo.
Come ho detto nelle note del capitolo dieci Euron è l’unico membro della famiglia Greyjoy che trovi accattivante, ma nell’improbabile caso che prima o poi The winds of winter venga pubblicato i capitoli di Theon e Asha saranno per me tra i più interessanti visto che ci mostreranno la situazione dell’esercito di Stannis. E ammetto che l’arco narrativo di Theon in “La danza dei draghi” sia interessante.
A proposito Martin ha parlato col suo editore inglese del sesto libro. Potrebbe voler dire qualcosa, mai io ormai non mi aspetto più nulla.
Se vi interessasse scoprire la bacchetta di un personaggio in particolare, ditemelo nelle recensioni e vedrò di accontentarvi.
Buon anno nuovo a tutti!

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Capitolo 22
*** La bacchetta dell'impetuoso ***


La scelta della bacchetta

Capitolo 22: la bacchetta dell’impetuoso

 
Quel giorno di fine marzo, Gerard rilevò di essere rimasto a corto di legname. Fortunatamente ormai le temperature si erano alzate abbastanza da rendere più agevole la ricerca. Avrebbe dedicato il pomeriggio al rifornimento, tanto quello era un periodo morto e i clienti erano pochi.
Certo, era una bella scocciatura che in estate, quando le giornate erano più lunghe e si sarebbe potuta fare buona scorta di legname e nuclei, il negozio fosse preso d’assalto dai clienti. Margot e Jean non avevano questi problemi essendo in due, ma bisognava dire che essere l’unico proprietario del negozio, implicava anche non dover dividere gli utili con nessuno (non che Gerard fosse particolarmente avido, ma il suo per quanto fosse un mestiere rispettato, non era molto remunerativo, dato che di rado la gente ha bisogno di comprare più di una bacchetta nel corso della vita). Malgrado ci fossero prodotti che rimanevano in negozio anche decenni, era sempre necessario crearne di nuovi, in modo da dare più scelta ai clienti… comprare una bacchetta non è come prendere un paio di scarpe, dato che la fisicità è solo uno dei fattori che vanno a comporre la compatibilità tra la bacchetta e il suo padrone, quindi non possono mai esserci troppe bacchette nella bottega di un fabbricante che si rispetti.
In quel momento, come a voler dimostrare che anche nei periodi morti arrivano clienti, la porta del negozio si aprì e ne entrarono un uomo bello e di corporatura robusta dai capelli castani e ricci e la barba triangolare e un ragazzino a sua volta di bell’aspetto con una matassa di boccolosi riccioli castani e degli occhi dello stesso colore che sprizzavano vivacità.
-Signor Tyrrell, è sempre un piacere vederla- fece gioviale Olivander uscendo da dietro il bancone per accogliere gli illustri clienti. -Immagino che sia qui per la bacchetta di suo figlio! -.
-Proprio così! - rispose fiero Mace.-Il mio Loras comincia Hogwarts quest’anno, e pretendo per lui la bacchetta migliore del negozio!-.
-Dovrebbe sapere che ogni bacchetta vale quanto chi la impugna- ricordò bonariamente Olivander. Malgrado i suoi modi pomposi, Mace Tyrell era molto più gradevole di altri clienti, ma di fronte a certi argomenti, Gerard non poteva stare zitto.
-Certo, ed è proprio per questo che a Loras toccherà la bacchetta migliore! Chissà, potrebbe essere di ontano il legno dei più dotati, di acero in onore ai suoi talenti nascosti, o anche in tasso e dargli potere di vita e di morte! - fece eccitato Mace.
“E perché non di vite erede dei segreti dei druidi, o di olmo in quanto segno di nobiltà innata, oppure di quercia inglese il legno della bacchetta di Merlino” pensò stizzito Gerard.
I clienti che pensavano di meritare o che i loro figli meritassero, bacchette particolari erano i peggiori. Certo, alcuni legni dotavano la bacchetta di qualche abilità extra ed altri prediligevano particolare talenti… ma ben di rado qualcuno si ritrovava con una bacchetta simile a quella che auspicava di possedere.
Loras faceva saettare lo sguardo da una scatola all’altra, mentre il metro gli prendeva le misure.
-Posso provare una bacchetta di drago? Credo sia il mio elemento! - disse non appena le misurazioni furono terminate.
-Non c’è problema figliolo, ma prima prova questa: prugnolo, crine di unicorno quindici pollici, rigida-.
Entusiasta, Loras afferrò la bacchetta e la fece girare. Willas e Garlan gli prestavano volentieri le loro bacchette, ma gli avevano spiegato che con la sua avrebbe di sicuro fatto meglio e lui e Maergary avevano spesso fantasticato sul giorno in cui avrebbero posseduto una bacchetta tutta loro. Peccato che sua sorella dovesse aspettare ancora, ma era felice che il suo momento fosse arrivato.
-Expelliarmus!- ordinò Loras e un piccolo fiotto di luce rossa, investì una scatola facendola aprire e cadere per terra una bacchetta.
-Figliolo per favore, prova un incantesimo diverso! - lo redarguì Olivander, mentre correva a raccogliere la bacchetta.
-Scusi… è il primo che mi è venuto in mente… sa ho chiesto ai miei fratelli di insegnarmi a duellare e…- fece mortificato Loras.
-… E si è rivelato un portento! - intervenì sorridente Mace.-Di sicuro diventerà un campione da grande. Comunque se la bacchetta è stata danneggiata, sarò lieto di risarcirla…-.
-Non si preoccupi per fortuna non è successo… comunque potresti provare questa: quercia rossa, piuma di fenice, undici pollici e mezzo, mediamente flessibile. Per i duelli è ottima! -.
Con gli occhi che gli scintillavano, Loras la afferrò e la fece girare. Non accadde nulla e quindi tentò l’incantesimo accendi-bacchetta. Funzionò, ma lo fece ancora più debolmente di quelle di Willas e Garlan. Non era sua quella bacchetta.
-No, eh? Be’ provi con questa: ebano, piuma di fenice, dieci pollici esatti, molto flessibile. Anche questa è molto indicata per la magia marziale-.
Attratto dal bel colore nero della bacchetta Loras desiderò ardentemente averla, ma anche quella non si rivelò adatta a lui.
-Non preoccuparti figliolo, è normale metterci tempo, vero signor Olivander?-.
-Verissimo. Magari quella giusta è questa: vite, corda del cuore di drago, dodici pollici e un quarto, insolitamente rigida-.
-Va bene per i duelli? - chiese.
-Non meno di tutte le altre-.
-E di quelle di prima? -.
-È indiscutibilmente vero che alcune bacchette sono più adatte a certi tipi di magia di altre, ma se il proprietario si mette d’impegno, possono fare anche meglio di quelle più adatte a qui tipi di magia. La bacchetta per quanto fondamentale è uno strumento. Ciò che conta è chi la usa e come la usa-.
-E tu userai ogni bacchetta al meglio- s’inserì Mace.
Rincuorato Loras continuò a provare le bacchette, ricevendo ogni volta incoraggiamenti dal padre che si premuniva di rincuorarlo ad ogni bacchetta scartata.
I genitori fanatici erano un altro alto sgradevole del suo lavoro, ma ormai ci si era abituato. Almeno Mace Tyrrell non se la prendeva con lui, come altri di quel tipo. C’era chi pensava che non scegliesse le bacchette adatte, quando i propri rampolli ne impugnavano decine inutilmente.
-Agrifoglio, corda del cuore di drago, dodici pollici e mezzo, flessibile- annunciò Gerard porgendo a Loras la quattordicesima bacchetta.
Il castano la afferrò, avvertendo un calore improvviso alle dita. Di colpo Loras Tyrrell seppe che quella era la bacchetta giusta, come si sa che il fuoco brucia e l’acqua bagna. La agitò e la usò per colpire la scatola, ordinando: –Wingardium Leviosa!-.
Mace gridò d'entusiasmo e batté le mani, mentre Olivander esclamò: - Be’ direi che ci siamo, no? -.
La gioia del padre del ragazzino non era dovuta solo al perfetto incantesimo di levitazione appena visto: -Agrifoglio Loras ti rendi conto?! Lo stesso legno della bacchetta di Harry Potter! - esultò Mace.- Bravissimo! Non potevo aspettarmi di meglio da te! -.
-Ed è anche di drago come la volevo! – fece festante Loras.
“Caro mio non tutti i padroni di bacchette di agrifoglio hanno salvato il mondo”, pensò Gerard, ma non volle dirlo. Perché guastare l’entusiasmo a un ragazzino che scopre di avere qualcosa in comune con un eroe? Loras poteva anche essere dotato per il duello, ma ad Hogwarts avrebbe imparato che non tutto sarebbe stato facile come credeva… ma c’era tempo. Aveva ancora un’estate di sogni davanti a lui, non c’era motivo di portargliela via.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
L’agrifoglio si adatta bene a chi abbia bisogno di superare la tendenza alla rabbia e all’impulsività, quindi nessuno è più compatibile con questo legno di Loras Tyrrell.
Originariamente qui volevo parlare di Sandor Clegane, ma recensendo lo scorso capitolo J95Stark mi ha chiesto di Loras e Renly e ho deciso di accontentarlo. Devo ammettere che Loras mi lascia abbastanza indifferente come personaggio, ma sono curioso di vedere come si svilupperà la sua storia (se mai continuerà, s’intende. Martin a tutto pensa, meno che a Winds of Winter).
Alla prossima!

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Capitolo 23
*** La bacchetta del sincero ***


La scelta della bacchetta

 

Capitolo 23: la bacchetta del sincero

 
La filiale di Hogsmeade di Olivader era da sempre un negozio più piccolo della controparte a Diagon Alley.
L’idea di aprirla era stata geniale, dato che Hogwarts era il posto dove era più probabile che ci fossero bacchette danneggiate e per gli studenti bisognosi di sostituzioni e riparazioni era molto più pratico andare a Hogmseade che a Diagon Alley. Era una prassi comune che i giovani Olivander gestissero la filiale prima di ereditare il negozio principale o che se ne occupassero gli anziani prossimi al pensionamento. Se poi mancavano giovani o anziani, il negozio veniva affidato a qualche apprendista reclutato al di fuori della famiglia che si era rivelato abbastanza capace.
Gerard stesso l’aveva gestito nei suoi primi tempi da fabbricante e aveva ancora amici al villaggio. Quel giorno si era recato lì per il compleanno di uno di essi e si era ritrovato a pensare a quando aveva deviato dalla strada tracciata da suo padre… e sì che a lui faceva piacere che passasse tempo con Anton Gregorovitch.
 
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Era stato sorprendente trovare Anton che girava per Hogsmeade. Il collega aveva deciso di prendersi una vacanza e aveva voluto togliersi lo sfizio di vedere Hogwarts e aveva deciso di venire a fargli un saluto, così lui lo aveva invitato a cena ai Tre Manici di Scopa.
-Non hai idea della folla che ho avuto in negozio quest’estate. Finalmente il Gregorovitch Zauberstäbe ha riottenuto la fama di un tempo- sentenziò soddisfatto Anton, prima di buttare giù un generoso sorso di idromele barricato.
-Mi fa piacere. Ho visto i tuoi lavori e devo dire che meritano-.
-In più già che sono qui voglio dare un’occhiata alla mandria di Thestral di Hogwarts… magari posso recuperare qualche crine da loro-. Notando lo sguardo scettico di Gerard il bulgaro aggiunse: -Hai ragione: è un nucleo instabile, ma anche potente. Anche la corda di cuore di drago dopotutto è incline agli incidenti, no? -.
Quella era una verità incontestabile, ma comunque Gerard non capiva perché Anton si fosse incaponito nel realizzare tante bacchette con un nucleo del genere…
 
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Gerard si sentiva come se stesse facendo qualcosa di indecente appoggiando quei crini di Thestral sul suo banco di lavoro, ma Anton era riuscito a incuriosirlo, magnificando la potenza delle bacchette con quel nucleo. E così si era aggirato nella Foresta Proibita, fino a trovare uno di quei particolarissimi cavalli alati e ad impadronirsi del suo crine. Suo padre non avrebbe approvato, lo sapeva, ma ormai era adulto e il suo lavoro non era più affare di suo padre.
Ci vollero numerosi esperimenti e fallimenti, ma alla fine ci riuscì: noce nero, dodici pollici, flessibile, crine di Thestral. Una bella bacchetta, nessun dubbio, e non destinata a prendere polvere in uno scaffale. No, l’avrebbe sottoposta ai clienti come tutte le altre.
 
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Erano passati anni e ormai Gerard dirigeva la sede principale del negozio e la bacchetta di Thestral l’aveva seguito a Diagon Alley. Tanti anni senza trovare un padrone non erano poi una cosa strana, ma Gerard a volte si chiedeva ancora se quella bacchetta avrebbe mai trovato un proprietario.
Di colpo sentì la porta aprirsi e una figura enorme, si introdusse nella celeberrima bottega.
Il volto liscio lo qualificava come undicenne, ma era alto almeno il doppio di lui, con le spalle larghissime, e piedi e mani enormi. Ma ad attirare l’attenzione non era solo quello: metà della faccia era ricoperta da orribili cicatrici di ustione. La carne nera e liscia lasciava intravedere un accenno di osso sulla mascella. Le cicatrici si estendevano fino alla gola e unita al naso adunco e agli occhi grigi e sospettosi dava un’aria decisamente inquietante al suo cliente un palese Mezzogigante.
-Devo comprare una bacchetta. Ho qui la lettera- fece il ragazzo con voce bassa.
Sforzandosi di non guardargli la faccia, il fabbricante annuì e richiamò il metro con un fischio. Ottenute le inusuali misure, cominciò a prelevare i primi prodotti da testare. Gerard non aveva pregiudizi contro gli ibridi, ma doveva ammettere che qualche domanda sui loro genitori veniva da farsela, almeno in quanto a ibridi di quel tipo. Era più che naturale che un umano volesse accoppiarsi con una Veela, era comprensibile perché potesse volerlo fare con un Vampiro, ma come si potesse avere pulsioni del genere nei confronti di Giganti, Elfi Domestici e Folletti… be’ ognuno era libero di fare ciò che voleva, con chi voleva se l’altra parte era consenziente, certo, ma comunque…
Qualche anno prima aveva venduto la bacchetta anche a un altro Mezzogigante. Gli era rimasto impresso perché malgrado le dimensioni gliene era toccata una di appena otto pollici, prugnolo e corda del cuore di drago, che quasi spariva in quella manona. Si trattava del fratello maggiore del suo attuale cliente, ma ovviamente lui non poteva saperlo.
-Problemi? - chiese il suo cliente dopo qualche minuto.
-Naturalmente no signor Clegane! Gliela troverò come ho fatto con suo fratello, qui ci sono bacchette per tutti! -.
Sandor si limitò a sbuffare. Non voleva parlare di Gregor. Non era contento di dover andare ad Hogwarts con lui dovendolo avere vicino per tre anni, dopo quattro in cui gli era stato lontano la maggior parte del tempo. Poteva solo sperare di finire in un altro dormitorio, ma comunque.
-Eccomi qua! - annunciò Gerard di ritorno. - Melo e corda di cuore di drago, quindici pollici e tre quarti! -.
Sì aveva cominciato con una bacchetta molto lunga, perché il fisico aveva comunque la sua parte di importanza, ma non era detto che anche a lui non sarebbe toccata una bacchetta corta come quella di suo fratello.
Sandor la soppesò diffidente: - Non mi piacciono i draghi. O le fenici. Potrei averla di unicorno? -.
-Comincia a provare questa, poi vedremo. È la bacchetta a scegliere il mago, mai viceversa- sentenziò deciso Gerard.
Il Mezzogigante agitò appena la bacchetta e non produsse fenomeni magici.
Un’espressione di sincero sollievo si dipinse sul volto del ragazzo, con sorpresa di Olivander.
-No, eh? Tenta questa: prugnolo, piuma di fenice undici pollici e tre quarti-.
Sandor afferrò la bacchetta e quella produsse uno sbuffò di fumo.
-Ah, no? - fece sorpreso Gerard. - Mmm… be’ questa è di unicorno come la volevi tu, fatta di frassino, lunga nove pollici e mezzo-.
Sandor la afferrò con molto più entusiasmo e la fece girare, ma non successe nulla. Una ventina di bacchette dopo non si era ancora arrivati a nulla.
Pur con riluttanza, il ragazzo aveva provato altre bacchette di drago e fenice, ma quando non lo avevano scelto si era sentito quasi sollevato. Draghi e fenici avevano troppo a che fare con il fuoco. E lui odiava il fuoco da quando Gregor gli aveva puntato contro la bacchetta e... stop. Non voleva ricordarlo. Gli dava già abbastanza incubi, era inutile ripensarci da sveglio. Un giorno si sarebbe vendicato e lì avrebbe ottenuto la bacchetta necessaria a farlo. E se fosse stata di drago o di fenice… be’ se ne sarebbe fatto una ragione.
In quel momento un istinto che non avrebbe mai saputo riconoscere lo spinse a voltarsi verso lo scaffale più vicino a lui, verso una scatola, che sembrò attirarlo irresistibilmente, malgrado non avesse nulla di diverso dalle altre.
-Posso provare quella? - chiese indicandola.
-Quella?!- fece sorpreso Gerard riconoscendo la scatola. - Be’… sì. Sì credo di sì-.
Erano mesi che non la provava più nessuno quella bacchetta, ma se quel ragazzo ne avesse sentito la chiamata… non sarebbe stato strano per un proprietario di una bacchetta fatta di quel legno.
-Noce nero, dodici pollici, flessibile, crine di Thestral- annunciò porgendo la bacchetta a Sandor.
-Cos’è un Thestral?- chiese lui sospettoso.
-Una razza di cavallo alato. Questa è l’unica bacchetta di Thestral che abbia mai realizzato-.
Sandor non disse altro e la afferrò. Non appena gli arrivò in mano il Mezzogigante capì che era quella giusta. La agitò e ne uscì uno scroscio d’acqua.
-Mia- disse soltanto.
-Talmente sua che ne ha sentito la chiamata da solo, ma non mi sorprende troppo dato le qualità di questa bacchetta. Devi sapere che il noce nero desidera sempre padroni con un buon istinto e ottime intuizioni… bacchette come la tua se abbinate a un proprietario sincero e consapevole di sé stesso, sono quelle che danno i risultati più impressionanti, specialmente con gli incantesimi-.
A sentire quelle parole Sandor Clegane fece una cosa che non faceva spesso. Sorrise.
Mentre il Mezzogigante usciva, Olivander si disse che era stato un curioso caso del destino che una bacchetta tanto particolare, avesse trovato un padrone a sua volta diverso dalla massa. Era certo che avrebbe sentito parlare di quei due. E presto.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace per la lunga attesa, ma fra la poca ispirazione, il poco tempo per scrivere e qualche problema di salute non sono riuscito proprio ad aggiornare prima.
Era molto che volevo scrivere di Sandor Clegan e per lui avevo pensato a una bacchetta di unicorno, ma poi mi sono detto che il Thestral era il nucleo migliore per il nostro Clegane e ho deciso di far fare a Gerard un piccolo esperimento.
Il Mastino è molte cose, ma non è affatto uno stupido o un bugiardo, anzi la sua brutale onestà è uno dei suoi tratti più intriganti e di sicuro la morte non lo spaventa. Spero che abbiate gradito il capitolo. Ci vediamo nelle recensioni!

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