The Saint Katrine

di ClaudiaSwan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** I Cullen ***
Capitolo 3: *** Shopping ***
Capitolo 4: *** Edward e Bella ***
Capitolo 5: *** Movimento di liberazione vampira ***
Capitolo 6: *** Ninì posso....? ***
Capitolo 7: *** Catastrofe! ***
Capitolo 8: *** corse e rose per Ninì ***
Capitolo 9: *** I can't keep my eyes off of you ***
Capitolo 10: *** La persona sbagliata ***
Capitolo 11: *** Omicidio ***
Capitolo 12: *** Congetture ***
Capitolo 13: *** Inviti e pittura ***
Capitolo 14: *** Il ballo ***
Capitolo 15: *** Spogliatoio ***
Capitolo 16: *** Miracolosamente salva ***
Capitolo 17: *** Colazione con i Cullen ***
Capitolo 18: *** Cos'hai visto Angy? ***
Capitolo 19: *** Filo ***



Capitolo 1
*** primo giorno di scuola ***


primo giorno di scuola Città nuova, scuola nuova, compagni nuovi, divisa nuova…tutto nuovo, tranne il primo giorno di scuola. Cambio spesso città per colpa di mia madre che è un’anima persa proprio. Come le gira la testa fa. Io ancora non riesco a capire perché ogni volta che lasciava un uomo o lui lasciava lei, dovessimo proprio trasferirci. Terribile. Stavamo poco insieme e non avevamo proprio argomenti in comune a parte “la giornata”.
Comunque, per tornare a me, oggi è il primo giorno di scuola ed è tutto uguale. Cioè proprio proprio uguale no. Si da il caso che la mia cara mammina abbia avuto la grande, grandiosissima idea di giocare al superenalotto e azzeccare la sestina vincente. Dato che i numeri li avevo sognati io, aveva deciso di dare a me la metà dei 145.700.000 di Euro che avevamo vinto e finalmente mi aveva lasciato libera di andarmene per la mia strada.
E io,diciottenne in fuga, decisi di…comprarmi un appartamento tutto mio, arredarmelo a piacimento in una cittadina americana poco distante da Seattle, rifarmi il guardaroba eeeeee iscrivermi in una scuola superiore privata. Certo, la scelta della cittadina non era stata casuale, perché una condizione, l’unica per la verità, che era stata imposta da mia madre era stata quella di trasferirmi nella stessa città di papà. Forks. Il fatto di non condividere le stesse mura era una benedizione.
Che scema! Non mi sono presentata! Mi chiamo Nihal e per favore non ridete. È un nome strano, lo so. Ma che posso farci se mia madre è una patita di libri fantasy? Nihal è un mezz’elfo, ultimo della sua razza che non si da pace per il destino del suo popolo e per questo intende diventare un cavaliere dei draghi per poterlo vendicare. Sembrerà strano ma ho molto in comune con il personaggio di questo libro, a parte il fatto che i miei capelli sono neri e non blu e i miei occhi sono verdi e non viola. Il non sentirsi mai a casa in qualsiasi posto si possa andare, il non avere una vera famiglia…(perché diciamocelo, la mia non è una famiglia!), l’esser cresciuti praticamente da soli. Sono certa che dal mio modo di parlare vi siete fatti di me l’idea di una stronzetta superficiale, ma vi assicuro che non è così. se ho comprato una casa per me è stato per trovare un po’ di stabilità. Certo che viaggiare con mia madre è stato a tratti divertente ma sicuramente stressante e alienante. Non avevo mai potuto legare davvero con nessuno perché non sapevo mai quando avrei lasciato la mia nuova scuola. Avevo un numero impressionante di amici su facebook ma nulla che andasse oltre la semplice conoscenza. Solo un’amica vera, conosciuta durante il mio soggiorno più breve in assoluto: due settimane per conoscere Lele, cioè Leonor, per me Lele e basta.
L’unica cosa buona dell’aver girato così tanto è stato l’aver imparato a parlare un sacco di lingue.
Nata in Inghilterra, tre anni passati in Francia, uno in Spagna, otto mesi in Portogallo, quattro anni in Svezia, sei in Italia e ora a tempo indefinito in America, spero.
Per la terza volta, e ora giuro che continuo, sono nella mia nuova scuola, durante il mio primo giorno di scuola, appoggiata alla mia macchina nuova (una splendida Mercedes Benz Ocean Drive grigio metallizzata, per scappare via da Forks quando si fa troppo stretta e c’è bisogno di una boccata di vera città a Seattle), con la mia divisa nuova.
L’edificio è splendido. Sembra uno di quei vecchi castelli scozzesi che si vedono nei film. Per il giardino davanti all’edificio in pietra camminano, corrono e schiamazzano centinaia di ragazzi e ragazze in divisa uguale alla mia, cioè una camicia bianca, gonna/pantalone neri, cravatta nera e golf blu notte. Le scarpe erano a libera scelta.
Vi chiederete a questo punto perché io dica che è tutto uguale. Beh, perché…scuola privata o no… la routine era sempre la stessa e cioè...io ero la nuova, quindi gli sguardi erano per me e tutti i commenti fatti a mezza voce pure.
In passato questo mi aveva parecchio aiutata. Tutti corrono a presentarsi, a cercare di fare amicizia e capire se io sia una di quelle tipe sfigate (da non degnare di curiosità se non per il primo giorno) o se io possa essere una che entrerà a far parte del gruppo delle più popolari della scuola. Quindi tutto ciò era utile per stringere i tempi (dato che non sapevo quanto tempo sarei rimasta, non potevo permettermi di tirarla  per le lunghe a meno che non volessi diventare un’anima solitaria).
Oggi però la cosa iniziava quasi ad innervosirmi. Volevo stare per un po’ nello stesso posto e prendermi il tempo di capire da sola quali erano le persone con cui stare e quelle da evitare.
Mentre mi dirigevo a passo svelto per i corridoi in cerca della segreteria notai quanti ragazzi e ragazze ci fossero in quella scuola. Forks era una città piccola, anzi…città è dire troppo dato che ha a malapena un supermercato, una farmacia e una pompa di benzina. Forse il fatto che la Saint Katrine High school fosse una prestigiosa scuola privata attirava studenti anche da altre parti, magari dalle cittadine vicine. Bene, mi sarei sentita meno chiusa e con più scelta a disposizione.
Trovai finalmente la segreteria e trovai seduta dietro al bancone una donna di mezza età, con capelli di un rosso-arancione decisamente innaturale e una catenina di perline colorate legate alle stecche degli occhiali. Una cosa c’era da dire sulle segretarie con le perline come catenelle per gli occhiali: era più il tempo che passavano a sistemarsi le unghie che non a fare il proprio dovere. E questa non era da meno.
“salve, sono Nihal Granger e sono nuova…” dissi esitante, interrompendo la manicure della mattina. Quella manco alza lo sguardo e mi allunga in punta di polpastrello (guai se il suo smalto fucsia di fosse rovinato!) la tabella degli orari e il familiare modulo da far firmare ai prof per riportarlo a fine giornata.
Con un “grazie” detto sotto forma di rimprovero, mi allontanai.
Trovare l’aula di spagnolo fu un’impresa. Mi sembrava di aggirarmi per Hogwarts e poco ci mancava che non fossi convinta di vedermi schizzare qualcuno a bordo di una scopa mentre cercavo l’aula sotto i portici che davano sul cortile interno. Trovai, con molta fatica, e girando e rigirando la cartina della scuola in novanta angolazioni diverse (quel posto era un labirinto) quella che mi sembrava essere l’aula di spagnolo. Spinsi la pesante porta di legno e…sbagliato. Ero finita nei bagni, come non detto. Dalla mancanza di orinatoi a vista, doveva trattarsi del bagno delle ragazze. Feci per girare sui tacchi e andarmene quando sentii una voce maschile, che decisamente non doveva esserci.
“ per favore, vestiti” diceva
“non fare lo scemo, Edward!”
“ho detto vestiti”
“e io invece non ne ho la minima intenzione”.
La voce della ragazza era calda e sensuale. Quella di lui fredda e controllata. Io non avrei dovuto essere li.
“Edward, dai…”
“Bella, hai detto che dovevi parlarmi e stai facendo tutt’altro”
“è questo il mio modo di parlarti”
Ok. Avevo beccato la zoccola della scuola che si stava per sbattere il suo ragazzo. Chiusi la porta e tornai alla mia ricerca. Vagando per corridoi, scale e giardini trovai la benedetta aula. Prima avevo messo la cartina al contrario ed ero andata esattamente dall’altra parte dell’edificio.
Entrai nell’aula e la prof mi accolse con un “hola” amichevole. Mi disse in spagnolo di accomodarmi al mio posto e, una volta che mi sedetti di fianco a un ragazzo biondo che sembrava in preda ad un attacco di panico tanto stringeva la mani attorno al bordo del tavolo ed era pallido, mi chiese se avessi già fatto spagnolo. Tanto per mettere le cose in chiaro le risposi “claro profesora. Lo aprendì en Espana pero algunas palabras la olvidè porquè son anos que no vuelvo”
“fuiste solo en Espana?”
“No, tambien algunos meses en Argentina”
E con questo fu abbastanza certa che le sue lezioni non mi sarebbero servite a molto. Tuttavia tentai di non farlo pesare alla poveretta e la seguii ugualmente fingendomi interessata mentre lei stava ripassando le indicazioni stradali con gli altri. Il ragazzo di fianco a me non si rilassò neanche mezzo secondo e quando mi presentai, lui rispose con un “Jasper Cullen” appena udibile. Doveva essere un vampiro. Ok, ora non allarmatevi. Siamo nel 2050 e ormai i vampiri sono una realtà che noi umani abbiamo imparato ad affrontare e gestire, una rara realtà, ma sempre realtà era.
Doveva essere decisamente un vampiro. Non ne avevo paura perché ormai avevano imparato a convivere con gli umani grazie al sangue sintetico inventato da un francese pazzoide ma geniale. Cioè inventato…un attimo. Costui aveva rubato l’idea a una scrittrice che aveva inventato la storia del sangue sintetico per permettere ai protagonisti del suo romanzo di vivere in tempi attuali allo scoperto tra la gente. quindi..diciamo che l’avevano inventato metà per uno.
Comunque sia, ora i vampiri vivevano tra noi, ma non erano molto socievoli e gli umani difficilmente scambiavano con loro più di qualche parola.
Guardai l’orario per sapere dove andare la mia prossima lezione e vidi che era poco più avanti di dove mi trovavo in quel momento. Storia vampira 1. wow! Beh dovevo aspettarmelo. Questa era una delle poche scuole miste (nel senso vampiri e umani) del paese.
Camminavo tutta tranquilla e serena per i fatti miei quando girando l’angolo andai a sbattere con un muro. Cioè non un muro, ma chiunque fosse ci assomigliava molto.
“ehi! Sta attenta a dove vai!” disse la voce profonda proveniente dal ragazzone moro contro cui ero andata a sbattere. Ok non ragazzo. Vampiro. Un armadio vampiro.
“scusami è che stavo guardando la cartina. Dovevo essere certa di andare dalla parte giusta” dissi risistemandomi la gonna e pulendola dalla polvere.
“ah ma allora sei tu la nuova!” disse il morettone dagli occhi dorati.
“shhh! Non dirlo troppo ad alta voce per piacere! Già è imbarazzante così!”
“che c’è di male scusa?”
“non voglio che tutti mi stiano addosso perché sono ‘la nuova’”
“ok. Ma non serve. Tutti sanno già chi sei”
“fantastico”
“comunque ‘nuova’, io sono Emmett Cullen, quarterback della squadra di football del Saint Katrine.”
“Nihal Granger”. La sua presa era forte ma sapevo che si tratteneva altrimenti mi avrebbe stritolato la mano.
“Emmett! Dai muoviti santo cielo, non ho voglia di farmi traduzioni in più per colpa del tuo ritardo!” disse una voce maschile alle spalle di Emmett.
La voce prese anche un volto quando il suo proprietario affiancò l’amico. Era il ragazzo… no, ancora una volta vampiro, più bello che io avessi mai visto e, diciamocelo, ne avevo visti di vampiri e tanti anche, tutti belli per natura, ma lui… lui.. ahhhh era un sogno. Occhi caldi, dorati, capelli ramati tutti spettinati, alto, fisico atletico, gambe perfette, mani perfette, naso perfetto, capelli perfetti…tutto perfetto!
“ah tu sei la nuova” disse sorridendomi. Mi dimenticai di respirare.
“shhh! Fratello, non dirlo ad alta voce! Vuole restare in anonimato” mi prese in giro Emmett.
“ahh…ho capito” disse l’angelo, sempre guardandomi fissa e sorridendo. “comunque piacere nuova in incognito, io sono Edward Cullen”. Edward…che bel nome! aspe…aspe, aspe, aspe… forse era l’Edward dei bagni! Oddio…che figura. Rossa di vergogna biascicai un “Nihal”, ma tanto lui poteva sentirmi lo stesso.
Una porta alle mie spalle si aprii e lo spostamento d’aria mi portò davanti al viso un ciuffo di capelli.
Accadde tutto in fretta. Gli occhi di Edward divennero neri e quasi mi balzò addosso. Emmett mi scansò e io caddi per terra (per la seconda volta nel giro di 5 minuti) mentre lui tratteneva il fratello che si dibatteva come un dannato non perdendomi d’occhio un istante. Dal nulla comparve il biondo che stava seduto di fianco a me a spagnolo. Non so cosa fece, so solo che guardò Edward e questo subito si calmò.
“finalmente fai qualcosa di utile Jaz” disse Emmett allentando la morsa con cui aveva circondato il fratello.
“zitto. Questa qui mi ha fatto passare un’ora infernale. Ho dovuto esercitare il mio potere su me stesso!”
“e così sei la cantante di tutti e due, piccola Nihal?” disse Emmett ridendo come un matto.
“oddio…scusatemi” dissi annotando mentalmente di cercare un posto dove seppellirmi.
Chiarimento: essere la cantante di un vampiro significa che il tuo sangue canta per lui, che lo attrae più del sangue di qualsiasi altro umano, che lo fa letteralmente impazzire.
“non scusarti” disse il biondo gioviale “non sei la mia cantante. Io sono allergico al sangue sintetico e quindi…bevo solo quello animale e per me resistere al sangue umano è difficilissimo. Per questo quello vicino a me era l’unico posto libero”
Ok. Ora ero decisamente imbarazzata. Edward continuava a guardarmi fisso e Emmett non la finiva più di ridere.
“vieni…emm come hai detto che ti chiami? Nihal giusto? Ti porto a lezione” disse Jasper spingendomi via dai suoi due fratelli. Mi lasciai spingere lontano da quegli occhi neri che restavano comunque il più bel paio d’occhi del mondo…anche se erano così neri perché il loro proprietario aveva appena cercato di uccidermi.


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Capitolo 2
*** I Cullen ***


i cullen Entrai con Jasper nell’aula di Sociologia vampira e lui si sistemò nel banco alla mia destra. Alla mia sinistra si sistemò un’altra vampira (insomma, i vampiri in circolazione erano pochi ma io sembravo incontrare solo loro!), piccolina, dalla faccia simpatica e corti capelli neri tutti sistemati in un disordine studiato. Portava delle graziose ballerine di vernice rossa, segno che voleva distinguersi in qualche modo. Salutò Jasper con un bacio veloce e poi gli chiese “è la nuova?”
“se lo sai già a che serve che ti risponda?” disse lui sedendosi e spingendo la sedia indietro per sistemarsi con le gambe sul banco  le braccia incrociate dietro la testa.
“conferme” rispose lei posando una borsa gigantesca sul suo banco. “piacere io sono Alice Cullen, sono la moglie di Jasper”.
Ok. Forse prima di continuare è appena il caso che io vi spieghi qualcosina sui vampiri. Non che ne sapessi poi chissà quanto, ma le basi…si.
Sono anime solitarie, vivono soli, massimo in coppia e sono nomadi per natura. Ogni tanto si alleano e formano un clan, ma è praticamente sempre solo per necessità come quando si trovano a dover difendere il territorio o a combattere un nemico comune. Questi Cullen (erano già quattro) erano un clan ed era evidente che vivevano come fratelli, pur avendo dei legami matrimoniali, certamente non sanguigni, tra di loro. Fine della spiegazione. Per questo non mi sorpresi di sentire la parola “moglie” in bocca ad Alice.
“piacere, Nihal” risposi goffa.
“il piacere è tutto mio”
“e dire che hai appena fatto in tempo a conoscerla, Aly. Tuo fratello stava per bersela” disse Jasper ridacchiando.
“quale dei due? L’orso o lo stronzetto?”
“il secondo”
Come si faceva a definire Edward l’angelo uno stronzetto? Non che lo conoscessi…ma il soprannome faceva a pugni con la sua immagine!
Alice si accorse della mia faccia perplessa e mi chiarì “lo chiamo ‘lo stronzetto’ perché è un po’, come dire…usiamo un termine fine…donnaiolo, ecco. Vampire o umane non fa differenza, si fa qualunque cosa abbia due gambe e sia di sesso femminile. Ma fin qui tutto bene se almeno si comportasse in modo decente! Lui è il classico bello e dannato…e stronzo. Mi spiego?”
Wow. Perfetto. Insomma il classico tipo da guardare e non toccare se si vuole vivere in pace con se stesse. Jasper annuiva con un mezzo sorriso, secondo me indeciso tra il condividere la contrarietà della moglie e l’essere orgoglioso del fratello.
“ad ogni modo…è un buono, in fondo. Solo che non si da pena di mostrarlo” continuò Alice più tenera.
Ad un certo punto la porta della classe si aprì di nuovo ed entrò una vampira alta e avvenente, che si muoveva con movenze feline. Capelli castani mossi e sciolti, occhi rossi e dei sandali dorati tacco dodici. Lo so che noto sempre le scarpe, ma capite. In un posto dove siamo vestiti tutti uguali e le scarpe sono l’unico modo per distinguersi a parte mettere un nastro nei capelli … beh saltano all’occhio! Di fianco a lei camminava un’umana che tentava in qualche modo di emularla, per altro inciampando rovinosamente nei suoi stessi piedi.
La vampirona, che sempre per distinguersi un altro pò si era legata la camicia sopra l’ombelico e il maglioncino in vita, con tanto di arrotolamento della gonna per renderla a vita bassa, si avvicinò e con una voce mielosa, e evidentemente falsa si rivolse ad Alice e Jasper “Alice! Jasper…ciao”
Alice si irrigidì e distolse lo sguardo da lei, mentre Jasper non disse nulla ma aveva scoperto i denti…brutto segno. Dopo qualche secondo che lui la guardava in cagnesco e lei gli faceva i suoi occhi da cerbiatta, Jasper, freddo, disse: “Nihal questa è Bella. Bella, Nihal”.
Ecco altra figuraccia per me. Lei non mi degnò di mezzo sguardo, come se fossi l’essere più insignificante della terra e in un certo senso ne fui grata perché averla beccata mentre tentava di sbattersi Edward in bagno mi aveva fatta diventare rossa come un peperone.
“che vuoi Bella? Non è la tua lezione questa, o sbaglio?” continuò Jasper.
“voglio sapere dov’è tuo fratello” rispose come se la cosa fosse ovvia.
“se non lo sai tu”
“se lo sapessi non te lo chiederei. Magari Alicetta, tesoro. Me lo diresti tu per favore? Sai sempre ogni cosa…” disse sedendosi per metà sul suo banco.
“Bella, evapora. Magari sotto forma di vapore puoi diffonderti nell’aria, entrare in ogni stanza dell’intero edificio e scoprire da sola dove si trova Edward. Certo che se qualcuno di imbottigliasse e ti rovesciasse in qualche scarico, in questo caso, sarebbe cosa gradita” rispose ‘Alicetta’ acida. Grande! Quasi mi strozzai per trattenere le risate a quella rispostaccia ma Bella se ne accorse.
“ti fa ridere?” disse stizzita.
“mah…vedi tu…”dissi io non trattenendo più le risate.
“non ti conviene avermi contro Nina. Ti ritroveresti con due canini puntati alla giugulare in meno di tre secondi”
“mi chiamo Nihal” risposi sostenendo il suo sguardo e mettendoci dentro tutta la cattiveria di cui ero capace.
In quel momento esatto entrò il professore e la stronza si rimise sulla faccia la sua espressione da Bambi. “miss Cullen, questa non è la sua ora o sbaglio? E lo stesso vale per lei miss Stanley”
“non si sbaglia signore. Stavamo giusto andando nella nostra aula dopo aver accompagnato la nuova arrivata che si era persa”. Falsa come Giuda.
Ma come l’aveva chiamata il prof? Miss Cullen? Anche lei? Possibile che fosse un’omonima? No… dopo che se ne fu andata, guardai Alice e Jasper come a chiedere se fosse una loro sorella anche lei, ma entrambi guardavano fissi davanti a loro con le mascelle serrate.
La lezione fu interessante (il prof stava spiegando il bon ton dei vampiri nell’anno 1000), ma non riuscii a godermela appieno per colpa di ‘Miss Cullen’. Doveva essere successo qualcosa tra loro, magari qualche screzio, perché mi sembrava più che impossibile che Jasper e Alice le parlassero con tanto astio se faceva parte del loro clan.
Jasper e Alice mi accompagnarono alla lezione successiva (applicazione matematica pratica 2) e passai tutto il tempo a subire gli sguardi curiosi dei miei compagni e a prendere noiosissimi appunti. Quando mai nella mia vita avrei dovuto calcolare con esattezza quanti metri cubi di cemento avrei dovuto impiegare per costruire un ponte avendo a disposizione solo tre tonnellate di acciaio?
La quarta ora invece mi rilassò non poco. Arte. Potevo mettermi li seduta al mio cavalletto e dipingere quello che mi pareva.
Non pensai a quello che stavo disegnando. Muovevo il carboncino sulla tela come mi suggeriva il mio istinto.
“sei molto brava, complimenti!” disse una voce alle mie spalle.
“come? Oh, grazie!”
“scusa, non mi sono presentata. Tu sei Nihal vero? Angela, piacere”. Finalmente un’umana! Cioè un’umana sana di mente, perché il cagnolino che girava attorno a Bella non poteva definirsi tale.
“si, esatto. Piacere Angela”
“dicevo…sei molto brava. Seguivi qualche corso particolare nella tua vecchia scuola?”
“no…sono un’autodidatta”
“Cullen ti ha segnato eh?”
“come?”
“Edward…l’hai già conosciuto vero?”
“si, ma…”
“l’hai disegnato uguale uguale”
Ma che stava dicendo? Guardai la mia tela e…caspita! Aveva ragione! Un ritratto preciso preciso di Edward mi guardava sorridente dallo sfondo ocra del mio cavalletto.
“fa lo stesso effetto a tutte, non sentirti imbarazzata” disse lei rassicurandomi. Ma quello che non capivo io era come fosse possibile che io avessi disegnato lui quando nemmeno lo stavo pensando.
“allora…ti trovi bene a Forks?” disse lei riprendendo a far scivolare il suo carboncino.
“si…ci ero già stata. Mio padre, vive qui”
“ah, ho capito. Quindi vivi da lui ora”
“no. ho una casa tutta mia ma devo ancora finire di mettere tutto a posto”
“non stai nel campus?”
Feci cenno di no con la testa mentre con un pennello preparavo del colore. Dovevo coprire quegli occhi prima che qualcun altro se ne accorgesse.
Feci appena in tempo a dare qualche pennellata qua e la e iniziare a dare qualche forma concreta che la campanella suonò.
“vieni con me a mensa Nihal?”
La seguii. Una calca di studenti si diresse verso un edificio al centro di un cortile interno e supposi fosse la mensa. Mi misi in coda al buffett delle insalate per poi afferrare una bottiglietta d’acqua dal frigo gigante di fianco a quelli che contenevano il sangue sintetico. Guardai un attimo quelle bottigliette rosse. Avevano addirittura i gusti! A positivo, B negativo, Rh negativo… e per di più non tutte della stessa marca!
Seguii Angela e presi posto ad un tavolo. Come mi guardai attorno, 20 teste si girarono imbarazzate dall’altra parte. Un ragazzo biondo si sedette di fianco a me.
“giuro che Strogonof lo uccido!” disse bevendo un sorso da una lattina di Cola.
“è un vampiro. Moriresti prima tu” rispose Angela con la bocca piena. “Mike, lei è Nihal”
Strinsi la mano a Mike e iniziai a infilzare qualche foglia qua e la.
Ascoltai le loro chiacchiere e risposi alle loro domande quando una vampira biondissima e bellissima si sedette di fianco ad Angela.
“Angi ti prego… dimmi che vieni con me oggi”
“Rose non posso!”
“sei l’unica umana di cui mi fido!”
“sono l’unica umana donna che vi da retta Rosalie”
E in quel momento capii perché. Guardandomi attorno vidi come da un lato della sala stessero gli umani e dall’altro i vampiri. Era facile riconoscere i vampiri. Portamento, bellezza, pallore, colore degli occhi erano le caratteristiche principali che saltavano agli occhi immediatamente.
Angela mi guardò e disse “ok una delle due umane. Rosalie Cullen, lei è Nihal”
Ma quanti Cullen c’erano? Strinsi la mano alla vampira e lei mi sorrise.
“allora chiederò a te, Nihal. Vieni con me oggi?”
“emm…dove?”
Ma non lo scoprii mai. Perché in quel momento esatto arrivarono il resto dei Cullen già conosciuti, Edward compreso.
Si sedettero e Emmett mise una bottiglietta rossa al centro del tavolo.
“ok questa è l’unica che c’è. Chi la vuole?” ma ce n’era un frigo pieno!
“A positivo, non mi piace. Io passo” disse Alice prendendo posto.
“sono a dieta” disse Rosalie.
“Ed ne ha più bisogno” disse Jasper
“Ed?”
“Emmy, prendila tu. Ti si legge in faccia che stai morendo di sete. Io basta che non respiro”
Mike sbuffò.
“ti fa ridere Newton?” lo ribeccò Edward con voce tagliente.
“per niente… è che ce n’è un frigo pieno” rispose addentando un panino.
“invece no”
“si…” azzardai io.
Edward mi guardò e sorrise “no, splendore. Questa è l’unica bottiglietta di sangue sintetico oggi”
“Ed ha un nome. è molto bella, ma ha un nome. Sii educato” disse Rosalie dandogli un calcio sotto al tavolo. Jasper e Mike si erano messi a giocare a battaglia navale su un foglio mentre Emmett osservava e ogni tanto buttava giù qualche sorso di quel liquido rosso. Si erano evidentemente tolti da una conversazione che per loro stava diventando troppo noiosa.
“quello che mister gentilezza e fascino vuole dire, Nihal, è che questa è l’unica casa produttrice che fa vero sangue sintetico. In quel frigo non c’è una bottiglietta che non abbia almeno ¼ di sangue vero rubato dalle banche del sangue. Ma nessuno lo dice perché per tutti noi bere il sangue sintetico è come per voi bere coca cola annacquata e vivere solo di quello è una vera tristezza… e avere un po’ di sangue vero mischiato a questa…cosa…lo rende più accettabile come gusto” rispose gentile Rosalie.
Feci un cenno di assenso e ripresi a mangiare.
“Rose…oggi pomeriggio allora sei libera?” chiese Alice alla sorella.
“solo se vengono anche Angela e Nihal”
“ma perché non vuoi mai venire a far shopping da sola con me?” piagnucolò Alice.
“perché tu scegli le cose anche per me. Se c’è un diversivo almeno ti puoi concentrare su di loro e io posso scegliere le cose come voglio, sorellina e chiedere il loro parere, che non è il tuo gusto personale” rispose la bionda facendomi l’occhiolino.
Alla fine della storia finii per accettare. Tanto non avevo di meglio da fare e comunque dovevo andare in giro per comprare qualcosa per la mia casa. Per ora aveva solo i vestiti nella valigia, il materasso buttato per terra e un fornetto da campeggio. Ma ero arrivata solo ieri!
Per tutto il tempo Edward non disse una parola e non respirò affatto.
Quando finii mi alzai con il vassoio e salutai i Cullen per andare in palestra. Due ore di ginnastica e poi avrei avuto giusto il tempo di andare a casa a cambiarmi per poi uscire con Rosalie e Alice.
Misi i pantaloncini blu e la canotta bianca con lo scudo araldico della scuola stampato sopra e mi legai i capelli.
Quando entrai in palestra notai che era grossa il quadruplo di una palestra normale e anche qui, il motivo divenne ovvio. Vampiri (pochi) da un lato e umani (troppi) dall’altro. Tutti eravamo ulteriormente suddivisi tra maschi e femmine. Praticamente eravamo 4 classi in palestra.
Dopo che la professoressa mi presentò per l’ennesima volta alla classe scelse la trave come esercizio per noi ragazze e una partita a pallacanestro per i baldi giovani. Oggi doveva mettere i voti e perciò aveva bisogno di tenerli impegnati senza che lei dovesse stare li a tenerli buoni.
“Abbott” chiamò la prof e una ragazza un po’ cicciottella dai capelli rossi si fece avanti e salì sulla trave con una certa difficoltà. Osservai il suo esercizio stentato e capii cosa avrei dovuto fare io.
“Cassiel”
“Davids”
“Fletcher”
“Granger”. Mi alzai e andai alla trave alta. Avevo fatto quell’esercizio milioni  di volte e se volevo un bel voto valeva la pena di tentare quella alta e degnare di uno sguardo di malcelata sufficienza a quella bassa. Salii svelta e feci la camminata a punte tese senza mani di equilibrio fino al centro. Due balzi sul posto, due con incrocio, arabesque con la gamba destra, chassè, arabesque gamba sinistra, salto più alto con sforbiciata, ruota di una gamba grande in equilibrio e salto a terra. Olè! Esercizio completato.
Tornai al mio posto e raccolsi i cinque che le altre ragazze mi tendevano. Non c’era invidia tra le umane. Eravamo tutte troppo occupate a non sentirci insignificanti di fronte all’avvenenza delle vampire che stavano facendo lotta dall’altra parte della palestra. Quando la lezione finii mi diressi chiacchierando con le altre verso gli spogliatoi, una voce mi fermò. “ehi Ninì!” era Edward. Ma i vampiri sudano? A quanto pare si. Comunque dicevo, Edward versione capelli tutti bagnati dal sudore e fiatone mi stava venendo incontro.
“come prego?”
“Ninì…non ti piace come soprannome?”
“in genere non me ne danno. Il mio nome non è accorciabile senza sembrare il soprannome di una bambinetta” risposi sarcastica.
“per me è carino. Comunque volevo scusarmi per prima…in corridoio”. Si passò una mano tra i capelli e io restai di nuovo senza fiato. Quant’era bello? tutto sudato, le labbra rosee schiuse era un vero e proprio sogno a occhi aperti.
“tranquillo. È tutto ok”
Feci per andarmene prima di svenire ai suoi piedi ma lui mi fu subito dietro. Sentii il suo fiato sul collo e mi salirono dei piccoli brividi lungo la schiena. E sono sicura fossero di piacere.
“carina quella cosa che hai fatto con la gamba prima, me la fai rivedere?”
Che faceva ci provava? E qui il mio cervello si divise a metà. Una parte era li li per sciogliersi e accettare l’avance. L’altra stava per rispondergli a tono, memore del soprannome che gli aveva affibbiato la sorella. E vinse la seconda parte.
“ne ho fatte tante di cose con le gambe Cullen”
“ehi tesoro, come mai così acida?”
“seguo consigli Cullen”. Capì al volo che qualcuno doveva avermi detto della sua fama.
“ti preferivo innocente e riservata Granger” disse con un sorrisino malizioso e divertito stampato in faccia.
“ a si? Spiacente di deluderti”
“ comunque se vuoi io sono sempre disponibile a fare da spettatore ai tuoi esercizi, a patto che tu metta sempre questa maglietta”
Non capendo mi guardai il petto e vidi che con gli esercizi la scollatura era scesa a mostrare un centimetro per lato del mio reggiseno di pizzo grigio. Avvampai di vergogna e tirai su la maglietta.
“oh no, Granger! Non lo sai che la tua scollatura dovrebbe essere patrimonio dell’umanità come la cappella Sistina? Non puoi coprirla!”
A quel punto mi arrabbiai sul serio e me ne andai lasciando li da solo.
“ ci vediamo dopo Ninì!”
Per tutta risposta gli feci il dito medio e me ne andai negli spogliatoi. Aveva ragione Alice a chiamarlo stronzetto!

recensioni:
Dindy80: grazie!!! sono contenta che ti sia piaciuto il primo capitolo e spero di non deluderti in seguito! chiedo scusa per il primo capitolo e so quanto sia odioso leggere in quel formato! ma è la prima volta che pubblico qualcosa e non sapevo come usare il programma per scrivere in maniera più decente :P
grazie per avermi aggiunto alle seguite!

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Capitolo 3
*** Shopping ***


shopping recensioni:
inizio con il ringraziare le ragazze che hanno recensito il mio racconto e le invito a farmi qualsiasi osservazione vogliano! è vero che scrivo perchè mi piace ma mi piace anche che li miei lettori si divertano e mi massacrino se faccio fare ai loro personaggi qualcosa che non va! :D quindi miraccomando! se scrivo castronerie ditemene pure di tutti i colori!

Elys: sono contenta che ti piaccia come ho scritto la storia e ti assicuro che c'è un motivo se Edward e Bella sono così. Il loro carattere è la conseguenza di un qualcosa che c'è stato prima. hai visto infatti che la storia qui è ambientata nel 2050 (angela, mike e jessica li ho ripresi per comodità) quindi dopo  twilight!
Edward un pò strafottente è stata una mia debolezza, lo ammetto! :) mi piace vedere cosa non combina per convincere Nihal a stare con lui! e poi andava fatto spazio al nuovo personaggio!

_cucciola95:  semplicemente grazieeeeeeee! non ti preoccupare per gli aggiornamenti, saranno piuttosto veloci, a meno che io non abbia un improvviso calo di ispirazione. per me le lezioni iniziano a fine settembre e perciò ho un sacco di tempo libero. forse il quarto capitolo arriverà già stasera!

un bacio a tutte e godetevi il nuovo capitolo!
 
 
Mi vestii alla svelta lanciando la divisa sul materasso senza nemmeno ripiegarla. Infilai un paio di jeans bianchi, una camicetta bianca, cintura sottile di Gucci marrone e ballerine bianche e beige di Guess. Adoravo questa parte della mia nuova vita: i vestiti!
Mi stavo ancora finendo di sistemare la faccia quando suonarono al campanello.
“si?”
“ehi Ninì, siamo noi!”
“salite pure”
Ma anche loro con sto soprannome ora?  Come ovvio che fosse, nemmeno il tempo di agganciare il citofono che stavano già scampanellando a tutto spiano alla porta.
Aprii e subito si fiondarono dentro. “ Ninì sei pronta?” disse Rosalie togliendosi gli occhiali da sole.
Mi sfuggì una smorfia al sentire il nomignolo e lei se ne accorse. “scusa colpa di Ed. Ormai ti chiama sempre così”
“come sarebbe ormai? Che ha da dire? Mi ha conosciuta solo oggi!” dissi stupita.
“ci ha raccontato di come l’hai mandato a quel paese” disse Alice iniziando a guardarsi attorno.
“ e vi ha raccontato anche della battuta sulla mia scollatura?”
“no, questo particolare l’ha tralasciato. Ma Ny…qui non c’è niente!” disse Alice un’ottava di voce in più.
Mi strinsi nelle spalle e feci un sorrisetto a mo di scuse. “sono arrivata ieri”
“quindi…oggi… possiamo…. Vero?”. Ed ecco che Alice si fece ancora più piccolina e mostrò gli occhioni stile gatto di Shrek.
“dille di no o ti rovinerà la casa” mi sussurrò Rosalie all’orecchio.
“ma a cosa dovrei dire no?”
“ti sta per chiedere se ti può aiutare ad arredarla, ma attenta. Per lei aiutare significa che ti chiederà solo di che colore vuoi le lenzuola in modo che lei possa poi coordinarci tutto quanto attorno”
Afferrai il concetto di Rosalie e infatti Alice era già li intenta a prendere misure e aprire porte, saltellando a dritta e a manca peggio di una cavalletta.
Anche se aveva detto quel che aveva detto Rosalie la guardava con affetto e mentre attendeva che la sorella finisse le sue misurazioni immaginarie ma accuratissime disse “complimenti comunque. È proprio una bella casa” e io non potei fare altro che annuire e guardare con altrettanta meraviglia il mio superattico dalla pareti bianche e il salone immenso. Era un’unica grande zona living, dalle pareti candide e le porte finestre che prendevano un’intera parete e uscivano sul terrazzo. Le uniche porte erano quella del bagno, della lavanderia e di una stanzetta. La camera da letto consisteva in un soppalco ricavato dal soffitto troppo alto che comunque non ricopriva tutti i metri quadri della casa.
“Ny ti prego dimmi di si, dimmi di si!” disse un’Alice implorante ai miei piedi, tornata dallo studio del terrrazzo.
“ a quale domanda?”
“posso aiutarti a renderla una casa?”
Guardai Rose che di rimando sospirò e guardò il soffitto, ma poi si aprii in un sorriso.
“va bene, ma a patto che anche Rose e io possiamo dire la nostra”
“andata! Ah, Ny…di che colore vuoi le lenzuola?”
 
Ed ecco che passammo tutto il pomeriggio in un mobilificio. Appena scese da casa mia, Alice aveva chiamato a raccolta i maschi Cullen per venire a darci una mano con trasporto e montaggio mobili.
La mia carta di credito non faceva altro che strisciare avanti e indietro (meno male che un po’ di soldi li avevo investiti per continuare a farli aumentare altrimenti se ne sarebbero andati via tutti in quel pomeriggio!) e io stessa non facevo altro che andare avanti e indietro trascinata da un lato prima da Rosalie, poi da Alice, poi di nuovo Rosalie e poi Alice e poi Alice ancora e ancora. Che stress. Però era anche stato uno dei pomeriggi più divertenti della mia vita.
Le due pazze avevano stressato il direttore del negozio affinchè la consegna fosse immediata e quando ci riuscirono, arrivarono persino a lamentarsi del fatto che “questi umani facchini” sono troppo lenti.
Mentre salirono di sopra io mi preoccupai di andare al supermercato a comprare qualcosa da mangiare per me e alcune cassette di Blola (cos’era un misto tra Blood e Cola?) gusti misti per loro.
“Emm, rimettiti quella maglia! Non fare scene che non stai sudando!” sentii Rosalie strillare mentre aprivo il portone con una spinta.
“ma Ed e Jasper l’hanno tolta! Ti da fastidio vedere un vampiro nudo?” rispose lui mugugnando.
“loro stanno montando un armadio intero, mentre tu stai solo srotolando un tappeto!”.
“Jaz!!!! L’armadio va in quella stanza. Se no perché si chiamerebbe cabina armadio?” gridò Alice dal balcone del soppalco.
“Ed piano così me lo tiro sul piede!” disse Jasper lasciando andare qualcosa con un tonfo.
“e tu allora solleva anziché trascinare!” rispose l’altro.
“ragazzi!!” gridai io per sopraffare quella baraonda. Si fermarono
e finalmente  si girarono. “sete?” dissi mostrando le cassette per terra alle mie spalle.
Emmett si avvicinò con aria teatrale alle cassette, prese una bottiglia la sollevò e tenne in bilico su una mano. “e fu così che Nihal, leggiadra come un angelo, salì all’appartamento e con grande generosità distribuì… SANGUE!”
E tutti scoppiammo a ridere. “grande, grosso e coglione” disse Edward dando una spallata al fratello e prendendogli dalla mano la bottiglia di B negativo.
“sempre meglio di piccoletto, secco e in bianco!” rispose l’orso riprendendosi la bottiglia.
“in bianco? Quando mai sono andato in bianco io?”
“fammici pensare…oggi, alle 15.02 di questo pomeriggio Ed”
“quello non è andare in bianco Emmy”
Ma Emmett si stava riferendo a me forse?
“no? cos’è?”
“è…essere momentaneamente respinti per cedere alle avance in un posto più carino rispetto a una squallida palestra” rispose saccente Edward guardandomi malizioso. Quindi stavano parlando di me. Prese una lunga sorsata dalla bottiglietta che aveva appena aperto e un rivoletto rosso gli scivolò dalla bocca. Se pensate che è sangue (sintetico certo ma il concetto è sempre lo stesso) lo trovereste macabro, ma il modo in cui si passò la  lingua sul labbro per raccoglierlo era terribilmente sexy. Prima che si accorgesse dei miei occhi a pesce lesso, mi voltai e me ne andai a scaldare le mie fettuccine pronte sul fornetto da campeggio.
I lavori di montaggio mobili andavano avanti spediti ma io non assistetti per vedere la loro fine. Mi addormentai seduta su un secchiello di vernice esausta e sfinita.
 
La mattina dopo mi svegliai troppo comoda rispetto a come mi ero addormentata. Mi girai e venni avvolta da due braccia fredde. Di scatto aprii gli occhi. Ero in un lettone enorme, con coperte vaporose bianche e delle tende bianche e trasparenti mi impedivano di vedere oltre i bordi del letto. Quanto alle braccia, mi girai per vedere di chi fossero e trovai lui con un sorriso angelico stampato sul suo viso perfetto che sembrava raccogliere bellezza e luminosità da ogni dove.
“Edward…ti dispiacerebbe lasciarmi?”
“oh tesoro, no! è questo il ringraziamento per aver passato la notte intera a montare la nostra alcova? Questo letto diventa sprecato se ti lascio andare”disse con voce calda e ammaliante al mio orecchio.
“Ed, mollami!”
“come vuoi Ninì, ma sappi che non approvo”
Riuscii a mettermi a sedere e lo osservai in tutta la sua bellezza. Jeans bianchi, camicia bianca sbottonata, scalzo… in mezzo alle mie coperte vaporose sembrava un modello. Mi sfuggì un sospiro di beatitudine mentre lo guardavo e lui se ne accorse.
“ma allora un po’ ti piaccio!”
“quanto può piacere un gatto che ti si struscia contro appena svegli. Non farti illusioni”risposi acida cercando di alzarmi. Lui mi ricostrinse a letto e me lo trovai sdraiato addosso, le labbra pericolosamente vicino alle mie.
“ma io non sono un gatto”
“ma com’è che riesci a starmi così vicino se sono la tua cantante?” dissi cercando di cambiare discorso e girando il viso dall’altra parte rispetto al suo.
“è tutta una questione di controllo, splendore. Ieri ero stato colto impreparato” disse cercando di baciarmi.
“visto che sei così bravo con la faccenda del controllo, perché non fai un po’ di pratica adesso e mi lasci andare a preparare per scuola?” e stavolta riuscii ad alzarmi.
“ A) sarebbe un peccato lasciarti vestire” rispose ammiccante. Mi guardai e mi trovai in intimo. Rossa di vergogna tirai il lenzuolo e me lo avvolsi per coprirmi. Tentai di recuperare un po’ di dignità facendo la spavalda come se mi capitasse tutti i giorni di stare svestita davanti al vampiro più bello del mondo. “e quale sarebbe il motivo B?”
“il fatto che è sabato, tesoro. Non è colpa mia se tu decidi di iniziare la settimana scolastica di venerdì”
Non ci avevo fatto caso. Ero ancora abituata all’Italia che avevo appena lasciato, dove a scuola si andava anche di sabato mattina.
“Eddy!!!!!!!!!!!!!! So che è sveglia! Lasciala scendere a fare colazione!” urlò Alice di sotto.
Mi sporsi dalla ringhiera del soppalco e guardai meravigliata il piano di sotto. La sala era un tripudio di divani, cuscini, tappeti e fiori. La grande libreria era già montata ma ancora vuota (dovevo assolutamente riempirla al più presto!) e le tende bianche leggere svolazzavano per il venticello che entrava dalle finestre aperte. Anche il terrazzo era tutto fiori e sdraio. Per quanto ne dicesse Rosalie, Alice era stata bravissima! Mi voltai a guardare bene anche la mia camera da letto e ammirai, cercando di escludere mentalmente il vampiro sdraiato sopra, il grande letto a baldacchino con le tende di voile e garza bianche appese. Era tutto troppo fantastico!
Cercai una maglietta da qualche parte per scendere di sotto, ma senza risultato.
“è inutile che cerchi. Rosalie ha portato la tua roba nella cabina armadio di sotto” disse Edward alzandosi e sbottonandosi la camicia. Si spogliò e me la porse. “tieni”
La indossai cercando di non fargli vedere nulla e lasciai cadere il lenzuolo. La camicia era larga e mi arrivava a mezza coscia. Non copriva molto, però era meglio di niente.
“uff” sbuffò il vampiro iniziando a scendere le scale.
“che c’è?”
“smetti di pensare che quella camicia non ti copra abbastanza e scendi, piagnucolona!”
Ma io lo avevo solo pensato!
“si lo so che lo hai solo pensato ma io leggo nel pensiero. Forza muoviti prima che Alice mi impali per aver rallentato la sua tabella di marcia” disse alzando un po’ la voce già di sotto.
Scesi confusa e mi trovai davanti Alice con padella in mano destra e caffettiera in mano sinistra.
“ehi pigrona! Dormito bene?” disse allegra versando il caffè nella tazza posata sul bellissimo tavolo di vetro al centro della cucina.
“divinamente. Aly, ma come avete fatto a finire?”
“velocità, precisione, forza, logica…cose da vampiri. Ora sbrigati!”
“come mai tutta sta fretta?” dissi infilzando le uova.
“dobbiamo andare a fare shopping stamattina”
Ancora? ma è sabato! Stare un po’ tranquilli a poltrire no? Edward si soffocò con un sorso di sangue sintetico preso dal frigo, trattenendo una risata.
“ridi, ridi Ed. Tanto tu vieni con noi! Dobbiamo riempire la cabina armadio!”disse Alice togliendomi il piatto ancora pieno da sotto la forchetta già pronta per prendere un altro boccone. Rassegnata lasciai perdere e andai in bagno a lavarmi. Li sentivo parlottare tra loro da dietro la porta, ma era un brusio indistinto.
Mi vestii in fretta e presi le chiavi della macchina. Scendemmo ai garage e li c’era la mia Mercedes in attesa di farsi una bella corsetta.
“dammi le chiavi” disse Edward andando allo sportello del guidatore.
“ma neanche per sogno!”
“dai Ninì! È imbarazzante per un uomo stare al posto del passeggero!”
“è un peccato che una donna debba rinunciare a guidare questa meraviglia per lasciare che l’ego di un uomo si gonfi. Spostati!” dissi scavalcando la portiera della mia decappottabile e sedendomi alla guida con lui ancora fuori. “se fai il bravo al ritorno di faccio guidare” dissi ancora e gli feci una linguaccia.
Sbuffò e balzò sul sedile accanto al mio.
Andammo a Seattle e ci perdemmo per le vie piene di negozi. Era un sogno poter entrare e svaligiare ogni negozio! Alice sceglieva, provava, mi chiudeva in camerino, scartava. Edward cercava qualcosa per sé, ma anche nel suo caso Alice andava a metterci il becco. Era una bomba a orologeria quella vampirella, ma era tanto cara. Si vedeva che era molto legata alla sua famiglia. Veramente erano tutti molto uniti e un po’ li invidiai. Anche a me sarebbe piaciuto avere una famiglia così.
Per quanto riguarda Edward…beh. Dovevo stare attenta a cosa pensavo in sua presenza. Guardarlo scherzare con la sorella e prenderla in giro teneramente mi sconvolgeva completamente. Era un angelo, ma si trasformava in un vampiro odioso quando si metteva con le sue spacconate. Il fatto che fosse uno sciupafemmine mi faceva essere molto diffidente nei suoi confronti, diffidenza che diventava presto acidità.
Stavo guardando un vestitino corto color panna quando arrivò Alice alle mie spalle. “è carino! Dovresti provarlo!”  disse allegra mettendomi tra le braccia una pila di roba.
“perché fai questo Alice?” le chiesi. Insomma…mi conoscevano si e no da un giorno e tutti si erano prodigati per diventare subito amici miei. E non era normale il fatto che dei vampiri dessero tanta importanza a degli umani. In genere per la maggior parte di loro eravamo solo delle pompe di benzina: servivamo solo a contenere il sangue per poi nutrirli e le cose non erano cambiate molto su questo punto anche quando uscirono completamente allo scoperto.
“perché non dovrei?”
“è strano non trovi?”
“No. Sai una cosa Nihal?”
“cosa?”
“magari in altre occasioni ci avrei messo di più ad avvicinarmi a te, ma il fatto che ieri sei stata così carina da sederti tranquilla al tavolo con noi e soprattutto a non prendere Angela e Mike per matti perché se la fanno con dei vampiri…beh, sono contenta che a te faccia piacere stare con noi, perché io ti ho vista arrivare e mi sarebbe dispiaciuto se non fossimo state amiche”
“tu…mi hai vista cosa?”
“ti ho vista arrivare. Se Ed legge nel pensiero, sappi che io vedo il futuro. E Jaz riesce a controllare le emozioni”. Parlava come se stesse raccontando fatti ovvi e per nulla strani. Cioè sapevo che i vampiri potevano avere delle doti particolari, ma erano rari.
“Emm e Rose…” chiesi provandomi un vestito e facendomi aiutare con la zip.
“loro rompono e basta”
Mi guardai allo specchio e quel vestito era veramente molto carino. Mentre riflettevo su quello che mi aveva appena rivelato Alice mi venne in mente una cosa.
“Aly…anche Bella ha delle doti particolari? È una Cullen no?”
Lei mi guardò in maniera strana e disse “il vestito ti sta bene, ti aspetto fuori”.
Tradotto: non ne parliamo. Ma è certo che fosse una Cullen, o almeno…lo era stata. Mi guardai ancora un po’ allo specchio prima di decidere a togliere il vestito.
“posso?”. Il viso di Edward fece capolino da dietro la tenda.
“sei già entrato. Cosa mi chiedi a fare il permesso?” ero ancora assorta nei miei pensieri per badare al fatto che Edward era entrato nel camerino.
“ti dona…ma io proverei questo” sussurrò al mio orecchio mettendomi tra le mani un bustino di pizzo nero.
“Edward che stai facendo?” dissi quando iniziò a vagare con le labbra sulla curva del mio collo.
“opera di convincimento”
Ero stanca di respingerlo sempre, ma non volevo farmi illusioni con lui. Sarei stata una delle tante. Appena ottenuto da me quello che voleva, se ne sarebbe dimenticato e sarebbe passato ad altre prede.
“non sono seducibile”
“non resisterai a lungo comunque”
“scommetti?”
“oh si! Ti do tempo due minuti”
“Edward, cosa penserebbe Bella se sapesse che sei qui con me in questo momento?”. Vidi i suoi occhi dallo specchio e si fecero neri. Il suo viso si indurì e si allontanò bruscamente da me.
“tu cosa ne sai di Isabella?”
“niente. Vi ho solo sentiti in bagno ieri. Mi ero persa e sono entrata per sbaglio…”
“non sono affari tuoi. Ti aspetto fuori”
Quella reazione mi turbò. Bella non era un argomento gradito. Ma perché se era una Cullen? Mi rivestii in fretta e pagai il vestito. Edward e Alice mi aspettavano fuori dal negozio carichi di buste e scatole. Ci dirigemmo in silenzio alla macchina e lasciai che Edward si mettesse alla guida senza discutere. Sempre in silenzio arrivammo a casa e Alice mi aiutò a sistemare la roba nella cabina armadio mentre Edward si guardava il football in salone. Parlottammo banalmente del più e del meno senza toccare l’argomento Bella fino a quando non si fece tardi e se ne andarono lasciandomi da sola.


Abbigliamento:  Edward il primo giorno: http://www.polyvore.com/edward_capitolo/set?id=11756618
Nihal il primo giorno: http://www.polyvore.com/nihal_capitolo_prima_parte/set?id=11756737
Nihal e Edward per lo shopping del secondo day: http://www.polyvore.com/shop_parte/set?id=11756964
Alice e Rosalie: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11757503

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Capitolo 4
*** Edward e Bella ***


Bella e Edward come vedete la voglia di scrivere in questi giorni è incontenibile! vado avanti a due capitoli al giorno! vi volevo avvisare prima di leggere di non uccidermi. Ripeto: è tutto funzionale alla storia. Insomma...capisco il mito di Edward e Bella, e dell'amore eterno... la loro non potrebbe essere che la coppia più bella del mondo. ma qui siamo in un sito di fanfiction in cui ognuno può inventarsi la storia che vuole e mischiare le carte in tavola...quindi non linciatemi  se la piega che prende la storia non segue l'andazzo dei libri della Meyer. ho pensato di sconvolgere le cose perchè ultimamente il tenere sempre la stessa storia alla fin fine annoia. Voglio regalarvi un qualcosa di diverso, in cui non possiate dare per scontata la fine.
spero vi piaccia lo stesso!


recensioni:
elenina_cucciola95: grazie per aver recensito e sono stracontenta di averti incuriosito ( lo scopo è proprio questo!). so che sembra che Edward spesso non legga i pensieri di Nihal ma è una cosa voluta. d'altra parte questa non è un'epov. c'è solo il punto di vista di Ninì...quindi lui potrebbe far finta di niente la maggior parte delle volte (non dimenticare che qui Ed è uno pò stronzo!) perchè vuole Nihal e basta.... e poi...non ho ancora ben rivelato come funziona il potere di Edward... regola numero uno per leggere questo racconto è non dare tutto per scontato come nel libro della Meyer! spero comunque ti piaccia lo stesso.


Un raggio di sole mi colpì in pieno viso. “sveglia, dormigliona! È mezzogiorno!”
Aprii gli occhi a fatica. La sera prima non riuscivo a prendere sonno e passai la nottata a leggere guerra e pace (il libro più noioso della storia del mondo!) nella speranza di addormentarmi.
Quella che avete sentito era la voce allegra di Rosalie che si è appena seduta sul bordo del mio letto portandomi caffè Sturbucks e una brioche come colazione.
“Rose…che ci fai qui?” chiesi sbadigliando.
“nulla…sono scappata dal bordello a casa mia. Emmett e Jasper ieri si sono  messi a giocare alla Wii ma siccome Emmett è stato stracciato ha pensato  di suonargliene un po’ a Jasper. Morale della favola, hanno distrutto mezza casa. E ora sono tutti li a sistemare, gridarsi addosso e imprecare. Quindi sono scappata per un pomeriggio in tranquillità”
“capito…” sospirai prendendo una sorsata di caffè.
Chiacchierammo del più e del meno per un po’. Ma a me l’argomento Bella premeva parecchio. Mi avevano incuriosito troppo le reazioni di Alice e Edward del giorno prima. Cercai di prendere l’argomento alla larga.
“Rosalie…Edward…sta con qualcuna?” dissi come se le stessi chiedendo se c’era dell’acqua gassata in frigo.
“non che io sappia. È un’ape che vola di fiore in fiore, come si dice.” Rispose usando con massima attenzione il pennellino dello smalto bianco. “come mai questa domanda? Ti piace?”
“nooo!!!!” esclamai, saltando sul divano e rovinando il perfetto french che stava facendo alle mie unghie.
“eddaiiii! Si vede sai? Arrossisci, lo eviti, sorridi da sola…”
“e se invece cercassi solo di tenermi lontano dalle grinfie della sua ragazza?”
“quale ragazza?”
“Bella…”
Rosalie si irrigidì ma non si scompose. “Bella dici?”
“già…fa Cullen di cognome, no? e poi li ho sentiti l’altro giorno in bagno. Jasper le ha ringhiato contro a lezione di sociologia e Edward e Alice si sono arrabbiati molto quando l’ho nominata”. Chissà poi perché mi fregava così tanto di lei. Rosalie sospirò e dopo qualche minuto di silenzio disse: “non mi sorprende che abbiano reagito così”
“ma è vostra sorella?”
“lo è stata, tanti anni fa”
Non le chiesi altro attendendo che parlasse da sola. Se magari l’avessi forzata avrebbe reagito come i suoi fratelli e non ci avrei cavato un ragno dal buco. Non si fece attendere molto comunque. “sai…Edward non è sempre stato così. Spaccone e stronzo, intendo.”
“no? sembra che la sua tecnica sia frutto di anni di allenamento!” mi lasciai scappare con uno sbuffo. Lei rise ma senza gioia.
“si è così, anche se è difficile crederlo. Stava con Bella tanti anni fa. Cioè…tanti per te”
Chissà come mai, lo sapevo! Me lo sentivo!
“ma come faceva a stare con lei? Cioè… è antipatica oltre ogni dire!” dissi ricordando il nostro primo incontro.
“nemmeno lei era così com’è adesso. Per questo i miei fratelli ce l’hanno a morte con lei”
“ e tu no?”
“no…io ce l’ho sempre avuta con lei ma per motivi diversi dai loro, quindi non ci ho mai particolarmente legato.” Si mise a giocherellare con una ciocca di capelli pensierosa.
“cos’è successo?” mi azzardai a chiedere. Lei mi sorrise senza allegria e si tolse le scarpe. Incrociò le gambe e mi tese un plaid.
“ora ti sembrerà che dirò la più grande cavolata della storia ma hai mai letto i romanzi della Meyer?” iniziò mentre mi copriva.
“si! Sono i miei preferiti!”
“raccontano la verità dei fatti, almeno…fino ad un certo punto”. E questo cosa voleva dire?? Era una storia vera? Noooo! Non era possibile! I protagonisti si chiamavano Rosemberg e non Cullen!
“scusa…credo di non aver capito bene”
“ti ricordi vero il vampiro Andrew e l’umana Natalie, vero? La storia di come lui si fosse innamorato di lei nonostante fosse la sua cantante, di come l’avesse lasciata per proteggerla ma poi sono tornati insieme ecc ecc… no?”
“quindi voi Cullen, sareste i Rosemberg? Quei Rosemberg?”. Aveva ragione a dire che quella era una storia assurda!!
“si, siamo noi. E quella era la storia di Edward e Bella. Come penso ti sia chiaro, è stata ritoccata nel finale”
“e cos’è successo?” chiesi ormai più che curiosa. Tante volte dopo aver letto dei libri fantasticavo sul come sarebbe stato se fosse andata diversamente. Che poi il mio remake si concludesse con l’eroe che sceglieva me…beh! Sarei stata una masochista a fantasticare su qualcuno che almeno nei sogni non poteva essere mio! E Andrew…beh…avevo passato notti e notti a sognare di lui!
“beh…l’ultimo libro è pura invenzione, sai? Non si sono mai sposati o almeno…era tutto pronto ma…i Volturi, come loro solito, hanno deciso di rovinare tutto. Bella ha un potere troppo particolare per loro, molto più interessante di quello di Alice e Edward, ma sai già qual è”
“è uno scudo”
“infatti. Quello che non sai è come ci si trasformi veramente in vampiri”
“ma non basta mordere?”
“si, ma per completare la trasformazione il sangue preso va restituito. Quindi dopo il morso, l’umano che sta per trasformarsi deve bere il sangue del suo trasformatore. Bastano poche gocce, ma deve berle, altrimenti in pochi giorni morirà”. Cosa?? Non riuscivo proprio a capire dove finiva la realtà e iniziasse la fantasia in quei libri. Quando la Meyer aveva iniziato a cambiare il corso della storia?
“non riesco a seguirti, Rose…cosa centrano Bella e Edward con tutto questo, cioè. Bella era incinta…”
“non sei attenta. Ho detto che non sono mai riusciti ad arrivare al matrimonio. I Volturi si sono presentati al matrimonio perché Edward doveva mordere Bella subito dopo la cerimonia. Questi erano i patti.”
“e quindi cos’è andato storto?”
“come ti ho detto Bella ha un potere particolare, già potente quando era solo un’umana. E quando avviene la trasformazione lo scambio del sangue ha una conseguenza. Vedi… noi vampiri scambiamo il sangue solo in casi limite, perché stabilisce un legame particolare tra i donatori. Non ci si scambia solo il sangue ma anche…una parte di se stessi. Tornando a Bella, il suo potere faceva molta gola ad Aro. E diciamo che convinse Bella a non salire all’altare. Me lo ricordo ancora perfettamente.
Ero con Alice in camera a sistemare il velo di Bella. Era quasi ora di iniziare la cerimonia e stavano aspettando tutti. A un tratto Aro comparve sulla porta e ci chiese di uscire. Non potevamo dire di no, anche se l’idea di lasciare Bella li da sola con lui non ci faceva piacere. Non so cosa sia successo la dentro, sta di fatto che Bella uscì da quella stanza e andò dritta da Edward tutta infuriata. Blaterava di qualcosa circa il fatto che Aro le aveva detto che lui non voleva realmente trasformarla, perché avrebbe preferito ucciderla piuttosto che dannarla…era una storia che non si reggeva in piedi, è chiaro… e non so cosa possa aver detto di così terribile Bella per convincere Edward a cedere e lasciarla andare via senza dire nulla. Comunque…Bella sapeva di noi vampiri e non poteva vivere. Ancora non eravamo usciti allo scoperto e quelle erano le alternative. Morire o diventare una dannata. Lei scelse la seconda, solo che a morderla fu Aro. Parte dei poteri di Bella si sono riversati in Aro e viceversa. Funziona così quando a scambiarsi il sangue sono due vampiri con dei talenti. Oltre al sangue e parte di te stesso passa anche un po’ del tuo talento”
Caspita che storia. Pensare a Natalie, cioè Bella che si scambia il sangue con Aro…e Edward…senza rendermene conto mi passai una mano sugli occhi e la trovai bagnata. Mi stava venendo da piangere. Forse forse era meglio non sapere come erano andate veramente le cose. Il mito dell’amore eterno era crollato nel giro dei pochi minuti in cui Rose raccontava.
“e poi cos’è successo?”. Ormai tanto valeva finire.
“Edward se n’è andato vagabondando per un po’, fino a quando i vampiri non hanno deciso di uscire allo scoperto grazie alle leggi che ci tutelano. Tuttavia, come ovvio che fosse, ce ne sono altre che, invece, ci vincolano.”
“in che senso?”
“non siamo più liberi di vagabondare. Dobbiamo essere registrati. Gli umani devono sempre sapere dove siamo. Per questo noi siamo bloccati al liceo. Devono sempre sapere dove siamo residenti. E in più, fino a quando non prenderemo un titolo di studio riconosciuto dagli umani, non possiamo fare carriere degne di tale nome. Edward ha due lauree in medicina, ma per gli umani non contano”
“che legge assurda!”
“neanche poi tanto, Ny. Se ci pensi, come fate a sapere che le sue due lauree sono vere? Andavamo avanti a documenti falsi per mantenere le apparenze”.
E già, anche questo era vero. Rosalie rise della mia espressione facciale. Com’era possibile che mi fosse sfuggita l’ovvietà?
“ e Bella è qui per lo stesso motivo?”
“esattamente”
“ok..Rose tutta questa storia l’ho capita… ma perché Bella è così? se il libro è fedele era una vera eroina!”. Insomma Nat..Bella era Bella. Doveva per forza stare con Edward! È la legge naturale delle cose che lo dice! Romeo-Giulietta, Paride-Elena, Chip-Chop, Fiona-Shrek, Edward-Bella! Collegamento logico nonché immediato!
“il libro è fedelissimo su questo punto. Ma dimentichi che Bella ora è legata ad Aro, e passare quarant’anni nella guardia dei Volturi ti cambia la vita. è diventata la copia di Aro. Per questo gli altri non la sopportano. Non riescono ad accettare che si sia consegnata a lui.”
“e Aro è uno dal sesso facile?”
“purtroppo si…per questo Bella è quella che è. Senza scrupoli, possessiva come lui. Arrogante e strafottente”
“e Edward?”
“ripicche. Ha iniziato lei e lui si è vendicato. Sono andati avanti a ripicche e lui ha deciso di non trattenersi più. Trattenersi poi è un eufemismo. Diciamo solo che ha cambiato diversivo: se prima di Bella leggeva e suonava, ora legge, suona e scopa.”
Però che tristezza. Scopro che il personaggio di Andrew/Edward esiste davvero, che è sul serio l’essere più bello mai concepito sulla faccia della terra, che per di più mi assedia e io… mi sento come se ci fosse qualcosa di sbagliato. Lui non doveva essere così.
“ma è possibile che Bella torni quella di prima?” chiesi speranzosa che tutto tornasse a posto, che ci fosse il lieto fine.
“è raro che accada e ci deve essere un risveglio da parte sua. Edward lo sta ancora aspettando. Per questo spesso e volentieri cede alle sue grinfie.” Cioè la incontra nei bagni e al posto di parlare come dovevano recuperano la luna di miele perduta?
“ho un’ultima domanda”
“dimmi”
“se Bella e Edward non si sono sposati… come mai lei ha il vostro cognome?”
“Bella è entrata a far parte della nostra famiglia molto prima del matrimonio, Nihal. I nostri genitori, che nella realtà si chiamano Carlisle ed Esme e non Edgard e Linda, la considerano ancora come se fosse figlia loro e sperano, come Edward, che lei rinsavisca. Ma tanto è inutile. Anche se dovesse succedere…Aro e Bella saranno sempre legati. Lui saprà sempre dove si trova e lei lo stesso. Non sarà mai libera davvero.”
Restai in silenzio, persa nei miei pensieri. Ora capivo Edward e mi dispiaceva per lui…volevo poter fare qualcosa, ma cosa??



abbigliamento Rosalie e Nihal:  
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Capitolo 5
*** Movimento di liberazione vampira ***


movimento di liberazione vampira recensioni:
mikkicullen:  sono contentissima che ti piaccia il racconto!!!  lo so che la storia di Bella e Edward qui è un  pò triste ma...potrebbe anche non esser più così fra un pò di capitoli. :P dici che vi ho scioccato abbastanza cambiando xosì il finale della mitica zia Mey???

Elys: Aro è il vampiro più odioso di tutti! il più viscido in assoluto. a me nemmeno il conte dracula della saga dei diari della famiglia Dracula mi è stato così sulle palle, davvero!
per quanto riguarda il finale Bella Edwardo...Bhooooooooooo!!!!! ancora mi deve venire l'illuminazione :D

sunrise92: davvero Ed ti ha ispirato Malfoy? ah ah ah  non ci avevo pensato sai??  hp mi sta dandouna mano per i nomi a volte ma se stai attenta vedi che in questa storia c'è un miscuglio senza fine di tanti libri diversi! chissà se ne conosci alcuni... mi hanno ispirata anche marked, finchè cala il buio, i diari della famiflia Dracula...i diari del vampiro...il dardo e la rosa...e boh..nn li conto nemmeno più!




La storia di Bella e Edward non mi aveva fatto chiudere occhio tutta la notte. Mi giravo e rigiravo nel letto, incredula e dispiaciuta. Non era possibile. È come scoprire che Romeo non si è veramente ucciso per seguire Giulietta ma si è fatto un sonnellino per farle credere di essere morto. Il tutto per poi svegliarsi, far finta di nulla e tornare da Rosalina! Triste e impossibile!
Arrivai a scuola la mattina seguente con profonde occhiaie e passai la prima ora di inglese a dormicchiare sul banco. Ma era un incubo continuo.
Le ore passarono in fretta e arrivò l’ora del pranzo. Arrivai a mensa e presi un cappuccino. Visto che avevo dormito fino a quel momento era appena il caso di far colazione.
“Nihal che hai? Dormito male?” chiese Angela emergendo da dietro un libro.
“per niente proprio”
“caspita…vuoi un correttore per quelle occhiaie?”
“lascia perdere. Un’equipe intera di estetisti non potrebbe migliorare la situazione. Gli altri?”
“Mike non è venuto oggi e gli altri…bhoooo. O no, aspe…Rosy sta arrivando”
E Rosalie arrivò. Prima di sedersi mi sussurrò all’orecchio “ti prego non dire agli altri quello che ti ho detto ieri. È una storia che non ci tengono a raccontare”
Annuii in risposta e Rosalie continuò sempre sussurrando “cerca anche di non pensarci, altrimenti Edward potrebbe accorgersene. Se qualcosa non va mettiti a cantare mentalmente”
Finalmente si sedette e Angela sembrò non aver fatto caso alla nostra conversazione.
“salve donne! Bella giornata oggi per essere lunedì, vero?” disse Emmett arrivando tutto contento e baldanzoso.
“è sempre un bel lunedì se arrivando al tavolo c’è una bella bruna dagli occhi verdi, pazzamente innamorata di me ad attendermi. Ciao tesoro, passata una buona domenica?” e detto ciò, Edward si chinò a baciarmi la guancia, pericolosamente vicino alle labbra. La tristezza mi assalì di nuovo. Non è così che doveva andare!
“cosa tesoro?” chiese Edward sedendosi di fianco a me. Mi aveva letto nel pensiero, accidenti!
“nulla…sono solo stanca. Non ho dormito stanotte”
“dillo che pensavi troppo a me”
“non immagini quanto”. Per fortuna scambiò la mia risposta per sarcasmo, perché la prese sul ridere.
“sempre gentile, il mio amore. Ma si può sapere perché mi odi tanto?”. Si stappò una bottiglietta di 0 negativo e attese una risposta. E mo? Che potevo dirgli? Ti odio perché sei praticamente un gigolò? Perché non avresti dovuto rassegnarti per Bella? Perché dovevi combattere per lei? Perché almeno dovevi rimanere il principe azzurro che eri? Ma mi trattenni dal pensarle quelle cose e risposi: “perché mi stressi Cullen. È inutile che ci provi tanto io non cederò mai”
“ne dubito”
“sei troppo sicuro di te stesso”
“mai abbastanza e comunque ho ragione: cederai presto”
“ho detto di no”
“e cosa ti fa essere così certa?”. Oddio. E mo? Cosa dovevo rispondergli? Pensa pensa pensa pensa pensa!
“il fatto che…che… sono lesbica. Ecco. Non mi attrai minimamente” mentii. E fu veramente un’impresa perché resistere a quelle pozze dorate che erano i suoi occhi…era davvero uno sforzo titanico!
“balle” rise lui.
“no no è vero!”
“allora non ti dispiace se io accetto un invito, vero?” disse alzando un sopracciglio e accennando con il capo in direzione di una vampira dai capelli corti e biondi che lo stava fissando con uno sguardo tutt’altro che casto.
“oh si che mi dispiace… ma per lei…sai avevo intenzione di farmela io, ma… te la cedo”. Volevo sprofondare. Ma da dove mi era uscita?
“se è così. Senti, dopo ti va una sigaretta tra uomini?” scherzò tirandomi una gomitata giocosa per poi alzarsi.
“certo, come no” sbuffai. Sapevo che non se l’era bevuta, ma almeno avevo allontanato il problema “avance Edward” per il resto del pranzo.
“ci vediamo dopo a biologia Granger. Ti terrò un posto accanto a me così ci scambieremo consigli sui calendari del prossimo anno” e con questo si congedò. Non aveva proprio più nulla del principe azzurro di cui avevo letto.
“sei lesbica? Ma una cazzata più credibile non te la potevi inventare?” disse Emmett che fino a quel momento aveva trattenuto le risate.
“hai qualche idea migliore genio?” e con questo presi una sorsata del mio cappuccino ormai freddo.
“ potevi sempre dirgli che sei un trans. Li si che sarebbe scappato” e scoppiò a ridere della sua stessa battuta.
Va beh lasciamo perdere. Poco dopo arrivarono anche Alice e Jasper e si misero a raccontare della zuffa cui avevano assistito in cortile. L’ora di biologia si avvicinava pericolosamente. Troppo in fretta. Dovevo scrollarmi di dosso Edward. Ora che sapevo la verità ero ancora più convinta del fatto che la mia fosse la scelta più giusta.
Come una condannata a morte che sale le scale del patibolo mi diressi a biologia e come promesso l’angelo tentatore era li seduto a tenermi il posto.
Mi sedetti rassegnata e pregai affinchè questa storia non fosse troppo difficile da reggere.
Mi guardava di sottecchi ridendosela sotto i baffi, mentre io tentavo in tutti i modi di ignorarlo. Sciolsi i capelli e li usai per separare i suoi occhi dal mio viso.
“sei incredibile sai?” disse ad un certo punto portandomi i capelli dietro l’orecchio.
“e perché scusa?”
“perché ti sforzi di resistermi, piccola Ninì? Sono consenziente, sai?”
“ma io no!”
“non ti mordo mica”
“non si sa mai”
In quel momento il professor Banner entrò in aula e con fare svogliato si mise distribuire vetrini su cui poi faceva cadere una goccia di sangue sintetico. Ci voleva spiegare la sua composizione e con quale procedimento veniva ottenuto.
Iniziò a spiegare e io mi disposi a prendere appunti. Ad un tratto una mano gelida mi si posò sulla coscia. Mi girai di scatto a guardare Edward ma lui se ne stava li a scrivere sul suo quaderno con un sorriso largo fino alle orecchie.
“Ed ma che…?”
“shhh”
E la mano scivolò all’interno coscia. Lentamente saliva in punta di dita e… oddio mi stava facendo perdere ogni minimo granello di lucidità! In quel momento stava guadagnando punti nel convincermi a buttare tutti i miei buoni propositi nella pattumiera. Salì ancora di più nell’interno coscia. Le cose erano tre: 1) stavo in silenzio aspettando che finisse, fingendo che la cosa non mi importasse (nascondere il rossore sarebbe stato un grosso problema); 2) mi mettevo a gridare come una dannata, facendolo sospendere (non ero così crudele); 3) gli tiravo un bel calcio da sotto il tavolo o gli infilzavo la mano con la matita.
L’opzione tre era poco praticabile perché….oddio, mi stava facendo uscire fuori di testa…cioè no…insomma mi sarei fatta male io.
La uno…la uno.. la considerai un po’. Ero sempre un’adolescente con un sacco di ormoni inutilizzati! Salì ancora… il mio autocontrollo stava andando a farsi un giro…
Ancora un po’ più su…no era decisamente arrivato al polo sud…ancora più su e… “professor Banner? Potrei uscire un attimo?” dissi alzandomi di scatto e senza fiato.
“ha qualche problema signorina Granger?”
“ho bisogno di prendere aria, non mi sento bene…”
“Ho capito. Signor Cullen, si assicuri che la Granger passi dall’infermeria prima di cadere svenuta in corridoio” . Maledetto professore impiccione!
Uscii forse troppo in fretta dall’aula per una che si sentiva poco bene, ma forse non fu un male. Magari il prof e i miei compagni avevano pensato che stessi correndo in bagno a vomitare.
Edward mi fu subito dietro e come si chiuse la porta alle spalle scoppiò a ridere.
“Ninì! Ma basta così poco per farti andare su di giri?”
“certo che no, cosa vai dicendo? Sono abituata sai? Tutti i giorni c’è qualcuno che mi mette le mani tra le cosce!” gli risposi infuriata.
“a me sembrava ti piacesse”
“ammesso e non concesso che fosse così, Cullen, cosa non ti è chiaro della parola NO?”
“eddai quante storie per due carezze. Volevo solo darti un incentivo per farti capire cosa ti stavi perdendo”. Si allentò il nodo della cravatta e slacciò il primo bottone della camicia. Stavo per rispondergli per le rime ma poi il mio sguardo cadde sul suo collo. Era la prima volta che facevo caso al morso. Due puntini leggermente più scuri che potevano tranquillamente essere scambiati per nei. Non tutti li avevano sul collo. I punti dove poter mordere in modo che il sangue uscisse copioso erano più d’uno…
Lui se ne accorse, o forse lo lesse nella mia mente e si avvicinò aprendo ancora un po’ la camicia.
“ mai visto il morso prima?”
“no…” risposi imbarazzata distogliendo lo sguardo. Ora vi chiederete perché imbarazzata e ve lo spiego subito. Questa è un’altra delle poche cose sui vampiri che sapevo per sentito dire, ma ero quasi certa che fosse la verità. Come stavo dicendo i punti dove il sangue scorre copioso nel corpo umano sono molti: collo, polsi, l’interno dei gomiti, caviglie, retro delle ginocchia…inguine…Comunque, si dice che i morsi sul collo e quelli sull’inguine siano quelli che seguono a una notte di passione, mentre gli altri…sono la normalità.
“oh si è stata la notte più bella della mia vita quando me l’ha fatto. Lei era alta, bionda e brava da matti sotto le lenzuola” disse Edward avvicinandosi e mostrandomi il collo. Io distolsi lo sguardo per pudore ma lui scoppiò a ridere. “dai! Sto scherzando! È stato mio padre a farmelo. Andava di fretta e il collo era il primo punto libero dove mordere. Stavo morendo di spagnola e non aveva il tempo di aprirmi i polsini della camicia”
Lo lasciai perdere alzando gli occhi al cielo. Iniziai a incamminarmi a passo spedito verso i bagni. Avevo bisogno di bagnarmi il viso immediatamente.
“dai Ninì, scherzavo!”
“Ed, per me la storia della bionda poteva anche essere vera, sai che me frega?”. Il problema era che io non riuscivo formulare un pensiero con una qualche logica, ancora sconvolta dalla sua gita sulle mie gambe.
Spalancai la porta del bagno delle ragazze e… e… attaccai a urlare. La scena che mi si parò davanti era disgustosa.
Un corpo senza vita con un paletto infilato nel petto tutto insanguinato e gli occhi rovesciati all’indietro. In un secondo sentii tutte le porte delle aule sul corridoio spalancarsi e schiamazzi arrivare da ogni dove. Presto affacciati alla porta del bagno c’erano una cinquantina di studenti.
Un professore si fece largo a fatica e si chinò sul cadavere. “qualcuno chiami la polizia!” sentii dire come un’eco lontana al professore. Due mani gelide mi allontanarono dalla vista del corpo e mi trascinarono lontano dal bagno. Le stesse mani presero a scuotermi con forza “Nihal! Nihal! Nihal!!!”. Con fatica misi a fuoco il volto di Edward.
“ oh Edward…” singhiozzai gettandomi tra le sue braccia.
“sta tranquilla, va tutto bene” mi sussurrava stringendomi a sé e accarezzandomi i capelli.
“tutto bene un accidenti! È morto!” singhiozzai inzuppandogli la camicia.
“ti dico di no”
“ma che vai dicendo Edward! Aveva un paletto infilato nel petto santo cielo!” gridai allontanandomi da lui.
“ma saprò o no come muore un vampiro?!” mi gridò lui di rimando.
“ ma di che parli?”
“ vieni”. Mi trascinò per il corridoio e mi fece sedere sotto un albero del cortile centrale. Si allontanò qualche secondo e tornò con del tè fumante in un bicchiere di plastica.
“bevi” ordinò e io obbedii mesta.
Quando fu certo che ebbi finito il mio tè disse. “ non darti pena per Steven, non è morto”
“ma…”
“niente ma. Ora ascolta bene quello che ti dico, ma vedi di tenertelo per te e non dirlo mai a nessuno. Giura!” disse sedendosi di fronte a me.
“giuro”. Si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in giro e poi iniziò.
“i vampiri non muoiono infilzati da un paletto come pensate voi umani”
“ma era li steso…aveva del sangue…”
“certo che c’era sangue! Se tu ti tagli non esce sangue? Comunque è tutta una messa in scena”
“cosa? Ma di che vai parlando, Edward?”
“del fatto che Steven è vivo! Sta aspettando che tutti voi umani vi decidiate a credere che sia morto, che noi vampiri piangiamo la sua scomparsa e che lo seppelliscano. Poi la notte spunterà fuori da sottoterra come una margheritina a primavera e sarà libero di andarsene dove vorrà libero dai vincoli di registrazione imposti dalla legge!” disse in tono pratico, manco mi avesse appena spiegato la storia della riproduzione dei fiori.
“ ma scusa…se non morite con i paletti…”
“non ti dirò come muoiono i vampiri, Ninì, preserva la tua innocenza. E poi è un segreto che ci teniamo stretto stretto. Se mai voi umani lo veniste a sapere sarebbero guai seri per tutti. Il movimento di liberazione vampira sarebbe sciolto, condannato e sterminato e i la maggior parte dei vampiri non vogliono questo”. Si sdraiò sul prato e allargò le braccia. Il prato era ancora umido di pioggia ma era normale. A Forks o pioveva o era nuvolo. Variabile e sereno erano due parole estranee ai metereologi del posto.
“ il movimento di che?”. Un secondo prima parlavamo di paletti e cadaveri e ora di politica?
“di liberazione vampira. È un piccolo movimento che si sta diffondendo in Canada. Alcuni vampiri qui a scuola li appoggiano e di tanto in tanto mettono in scena queste macabre scenette per i loro scopi”. Aveva un tono di voce annoiato. Beh, annoiato o no almeno poteva ringraziarmi per avergli fatto saltare la lezione!
“grazie”. Il fatto che mi leggesse nel pensiero era un problema.
“ti ci abituerai” . Si come no.
“presto non ci farai più caso”
“ma la smetti di rispondere ai miei pensieri??”
“scusa. È solo per irritarti un po’…sei così carina quando ti arrabbi”. Sul suo viso d’angelo si aprì un mezzo sorrisetto e io mi permisi di sciogliermi un attimino.
“lo saresti ancora di più se fossi rossa per un altro motivo…” proseguì lanciandomi un’occhiata maliziosa. Lasciai perdere. Non si dice che l’urlo più forte di protesta è il silenzio?
In compenso mi venne in mente un’altra domanda.
“hai detto scopi… ce ne sono altri a parte farvi uscire dalle regole imposte dagli umani”
“non ci arrivi?”
“ho appena scoperto dell’esistenza di questo movimento e per di più ho appena creduto di aver assistito al ritrovamento di un cadavere. Concedimi un po’ di lentezza nel collegare le cose!”
“va bene…come non detto. Noi vampiri siamo pochi rispetto a voi umani e siamo una minoranza. Al congresso abbiamo un solo rappresentante e nemmeno così ascoltato. Non ci ammazziamo tra noi senza motivo. Queste scenette servono anche a far credere a voi umani che alcuni di voi ci danno la caccia, mentre noi non facciamo nulla per turbare la pacifica convivenza. Così facendo dovremmo ottenere più ascolto e qualche libertà in più. Fine”
Sti vampiri cominciavano a darmi sui nervi! Ma un po’ meno complicati no?
Edward rise di questo mio pensiero. Si alzò e disse “dai Ninì…andiamocene a casa, tanto qua ormai non abbiamo più niente da fare”.

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Capitolo 6
*** Ninì posso....? ***


Ninì posso....? ciao a tutte!!! volevo ringraziare per i 4 preferiti e le 5 seguite! sinceramente non me le aspettavo dato che è la prima volta che pubblico le mie fanfiction e non avevo minimante idea se il mio modo di scrivere piacesse o meno.  GRAZIEEEEE!!!
detto questo, ho il piacere di farvi sapere che questo capitolo è per i fan della coppia Ninì-Edward. Quelle che ancora sostengono la Bella-Eward spero non mi odino troppo. recensite, recensite, recensite! i vostri commenti sono sempre bene accetti e i vostri consigli su come far procedere la storia sono più che preziosi!
baci e morsetti a tutte!


recensioni:
Dindy80: ho fatto prima che potevo! sono davvero felice del fatto che questa ff continui a piacerti e ti interessi e dato che approvi la coppia Ninì- Ed.... bè... forse questo capitolo ti piacerà. :)

Elys: beh...avevo avvisato che qui Ed non era proprio il principe azzurro o almeno... non subito!  magari dopo questo capitolo inierà a piacerti di più. Se vuoi un consiglio non ancorarti  al romanzo della Meyer per leggere questa ff. ho sconvolto praticamente ogni cosa e voglio rendere il finale il più imprevedibile possibile. se sai già che alla fine Edward e Bella torneranno insieme, si sposeranno e avrenno Renesmee che gusto c'è a leggere?  spero che tu comunque continui a leggere e mi dia consigli sul come far proseguire la storia.

sunrise92:  visto che scaltri??? ma non giudicare così in fretta gli umani... magari potresti cambiare idea su di loro :P spero di poter mantenere la velocità nel postare perchè in questi ultimi giorni di vacanza sono incontenibile!

fracullen: sono contenta che tu condivida il mio bisogno di novità nelle ff su twilight! incuriosire è il mio compito!

elenina_cucciola95: eccoti accontentata sul procedere della storia di Ninì! chissà magari questo chappy risponde a metà della tua domanda :P

parlato un pò con voi e risposto alle recensioni... non vi trattengo oltre. BUONA LETTURA!


Quando disse la parola “casa” pensavo si stesse riferendo a casa mia, non sua! che poi definire casa quel palazzo magnifico che sembrava più una reggia che una villa in campagna…beh…
Comunque è li che mi portò. Arrivati al garage venne ad aprirmi la portiera e mi ritrovai in un…autosalone. Di fianco alla Volvo era parcheggiata una fantastica Ferrari 612 Scaglietti sessantesimo anniversario, e dietro questa una Aston Martin Vanquish nera lucidissima. Dietro ancora una Jeep mastodontica e dall’altro lato del garage, una Porches giallo canarino, di fianco una Mercedes SLS AMG grigio metallizzato e accanto a questa una splendida Jaguar XS.
Le conoscevo tutte quante. Uno dei tanti fidanzati di mamma era stato un patito di macchinoni di lusso e in quel periodo a casa mia c’erano solo riviste di Quattro Ruote.
“le conosci tutte?” chiese Edward incredulo.
“si ma… purtroppo mai guidate…” sospirai. Adoravo guidare. Passare gli ultimi anni in Italia e attendere i diciotto anni per prendere la patente era stata un’attesa lunga ed estenuante. Appena ottenuto quel cartoncino rosa la mia felicità era salita alle stelle e quando per la prima volta mi misi al volante della mia Mercedes quasi piangevo dalla felicità.
“scegline una” disse Edward abbracciandomi da dietro mentre sfioravo il cofano anteriore della Ferrari. Cooooooosa?????
“hai capito bene Ninì…scegline una”
“qual è la tua?”
“perché vuoi la mia? Devi sentire il mio profumo negli interni?”
“no. Voglio un permesso autorizzato del proprietario in caso di accidentale distruzione del veicolo”
“ e pensi che io te lo possa dare?”
“mi hai chiesto di scegliere una macchina…quindi ne hai di fiducia!”
“so che sai guidare. Comunque…è la Vanquish”
Guardai quella bellezza nera e mi trovai ad accarezzarne la carrozzeria lucida. “prendi” disse Edward lanciandomi le chiavi.
“Ed… pensavo scherzassi… io non posso. Dai guida tu”
“non scherzare e mettiti al volante”. Esitante arrivai a posare una mano sulla maniglia. La portiera si spalancò e ne emerse Edward mezzo sdraiato sul sedile del conducente. “entri o no? muoviti, altrimenti troverò un altro modo per farti passare il pomeriggio ancora più piacevole di questo”. Afferrai il concetto e mi infilai nell’abitacolo. I sedili di pelle erano comodissimi, il cruscotto liscio e dalle linee eleganti…
“hai intenzione di inserire la chiave prima o poi?”
“zitto. Mi puoi lasciare un secondo per venerare questa meraviglia?”. Ma alla fine obbedii. Avvicinai il sedile e girai la chiave. Le fusa del motore erano un rumore piacevole, preludio  al balzo di quella pantera che sarebbe uscita fuori dal motore non appena avrei schiacciato l’acceleratore. Poi partii. Uscii dal garage e Edward si distese comodo senza scarpe con le gambe lunghe sul cruscotto.
“dove vado?” gli chiesi dopo aver visto che aveva chiuso gli occhi.
“prendi la statale 5 e segui fino alla fine. Non sono tanti chilometri da qui e…corri quanto ti pare…non ci sono autovelox”.
Licenza di correre evvai! Non me lo feci ripetere due volte e sguinzagliai i cavalli di quel mostro dell’ingegneria automobilistica per le strade lunghe e dritte della statale. Abbassai i finestrini e mi godetti il vento nei capelli. Ogni tanto guardavo Edward che, sempre con gli occhi chiusi, non la smetteva più di sorridere.
Nel giro di quindici minuti arrivai al fondo della statale e li Edward, senza lasciarmi il tempo di esprimere il pensiero ad alta voce, mi diede un altro paio di indicazioni. Mi fece parcheggiare in uno spiazzo sterrato. Alla velocità della luce scese dall’auto e venne ad aprirmi la portiera.
“allora tesoro?”
“ è stato INCREDIBILE!!”. Ero senza fiato dall’emozione e le gambe quasi non mi reggevano più. Mi appoggiai alla carrozzeria per riprendermi e poi mi decisi “Ed…come mai siamo venuti proprio qui?”
“sorpresa”. E detto questo aprì il cofano della macchina per tirarne fuori un lenzuolo e due asciugamani. Ci buttò dentro la cravatta della sua divisa e richiuse il portellone. Iniziò ad avvicinarsi guardandomi come se si stesse preparando a farmi un agguato ed è quello che alla fin fine fece. Prese una piccola rincorsa e manco fosse uno sfondalinee mi caricò di peso sulla sua spalla attaccando a correre a non so quante miglia all’ora.
“Edward Cullen mettimi giù!” gridai cercando di tenermi la gonna incollata al sedere per evitare che l’aria mostrasse i miei slip.
“cadere per terra correndo a questa velocità? Ti rovineresti il tuo bel visino, Ninì”
Continuò ancora a correre per due minuti circa e finalmente mi mise giù. Mi guardai attorno e vidi uno spiazzo non molto grande tra gli alberi. Guardando in su non si riusciva a vedere neanche il cielo tanto le fronde degli alberi erano fitte. Sembrava quasi una spiaggetta, dato che si trattava si e no di cinque metri liberi di prato prima della riva di un fiume. Mi venne immediatamente in mente la scena della radura descritta dalla Meyer ma mi affrettai a cancellare quel pensiero prima che Edward lo leggesse. Cercai di convincermi che quella non poteva essere la radura e presi un respiro profondo.
Intanto Edward stese per terra il lenzuolo e iniziò a svestirsi.
“che stai facendo?” gli chiesi, sfilando le ballerine per salire sul lenzuolo a sedermi.
“non faccio certo il bagno vestito” rispose lui con una mezza risata. Si sfilò la camicia e…che visione! Un corpo perfetto, con addominali scolpiti ma non esagerati, spalle larghe e petto ampio…quei peletti così carini che circondavano il contorno dell’ombelico…mi dimenticai una volta di più di respirare. Da vanitoso com’era, Edward si beò del mio stupore e continuò a svestirsi tenendo gli occhi fissi su di me. Quando però passò un dito tra l’elastico dei boxer neri per sfilarli, distolsi lo sguardo si mise a ridere. “quanto sei pudica! D’accordo li tengo!” e detto questo sempre ridendo andò al fiume e vi si immerse. Persino guardarlo da dietro era un rischio per il cuore. Mi sdraiai sul lenzuolo per riprendere fiato. Era possibile che esistesse al mondo tanta bellezza? Come si faceva a dire che i vampiri erano una razza contro natura? Come potevano delle creature tanto belle essere un abominio?
“me lo chiedo anch’io”. Aprii gli occhi e in piedi di fianco a me stava un Edward tutto gocciolante con le mani sui fianchi.
“già finito il bagno?”
“non c’è gusto da solo…entra con me” . Ma nemmeno per sogno! È gelida!
“ma se non hai nemmeno sentito se è davvero fredda!”. È acqua di fiume, genio! È sempre fredda!
“vuoi che ti ci butti dentro di peso e vestita?”. Preferirei di no, grazie.
“allora ti svesto io”. Ti stacco le mani se ci provi!
“ difficile che tu ci riesca. Vuoi che me ne vada e mi porti via la macchina?”. Ma che sei matto?
“allora muoviti”. Uff…
“Edward potresti lasciarmi il tempo di rispondere a voce? Mi infastidiscono queste invasioni nella mia testa” dissi stizzita alzandomi. E va bene! Era solo un bagno no? non aveva mai ucciso nessuno un bagno nel fiume!
Edward si mise in attesa, aspettando che io iniziassi a svestirmi. “ti volteresti per cortesia?”
“ti ho già vista in intimo l’altra mattina”
“ti prego…dai ti raggiungo in acqua”
“non posso lasciarti entrare da sola. Scivoleresti sulle pietre e ti romperesti l’osso del collo”. Ma aveva una scusa per tutto? Comunque sia mi fece contenta e si girò. Mi svestii in fretta e restai in intimo (http://www.verycool.it/wp-content/uploads/2006/12/intimissimi-lingerie.jpg).
Appoggiai le mani sulle sue spalle e lo seguii in punta di piedi in acqua. Se non fossi stata aggrappata alle sue spalle sarei scivolata sul serio, ma l’acqua non era poi così fredda come pensavo. Quando l’acqua ci arrivò alla vita ci immergemmo. Le sue mani scivolarono attorno alla mia vita e li si fermarono.
“non c’è più bisogno che mi tieni sai?” dissi un po’ imbarazzata.
“dici?” rispose alzando un sopracciglio sarcastico. Mi lasciò andare e la corrente mi allontanò bagnandomi completamente i capelli. Edward rise e mi ritirò a sé.
“si forse è meglio che mi tieni” dissi sputando acqua e stringendomi a lui. Mi guardò con i suoi occhi dorati, i nostri visi erano vicinissimi e i nostri nasi si sfiorarono. In quel momento dimenticai il mondo. C’era solo lui e i suoi occhi fissi su di me, il suo petto incollato al mio e le sue mani sulla mia schiena. Mi sorrise e il mio cuore prese a battere a mille. Se il mio petto non fosse stato incollato al suo, il cuore sarebbe schizzato via dalla sua sede. Fece finta di lasciarmi andare e mi strinse di nuovo a sé.
“vuoi provare una cosa?” mi sussurrò all’orecchio.
“cosa?”
Spostò le sue mani dai miei fianchi alla mia schiena e mi fece girare. “stacca i piedi da terra e lasciati andare”. Sicura che mi stesse tenendo feci come mi aveva detto e… fu la cosa più rilassante e piacevole del mondo. L’acqua scorreva veloce sotto il mio corpo, accarezzandomi fresca e facendomi quasi il solletico. “piacevole vero?” disse la faccia di Edward al contrario sopra la mia.
“è stupendo….”.
Il suo viso era vicinissimo al mio, il suo fiato accarezzava le mie guance…le gocce che scendevano dai suoi capelli finivano sul mio petto che ormai non riusciva più a contenere il battito del mio cuore.
Si avvicinò ancora. Ero pronta al bacio. Volevo il bacio. Desideravo quelle labbra come l’aria.
Ma il suo bacio si posò sul mio mento. “non voglio forzarti, Ninì” sussurrò guardandomi con tenerezza.
Misi i piedi per terra e mi misi di fronte a lui. Cosa c’era ora che non andava? L’ho praticamente lasciato vincere e lui si allontana?
Mi sorrise e teneramente mi accarezzò una guancia. “usciamo?” disse.
A malincuore lo seguii. Mi lasciai avvolgere dall’asciugamano e sfregare la schiena. Non riuscivo a capire il perché della sua reazione e ancor meno della mia. Mi ero concessa di desiderarlo e non doveva succedere. Ma lui…non gli piacevo più? Non mi desiderava più? In intimo non mi ero rivelata di suo gradimento? Cos’era successo? Perché si era fermato??
“ Ninì” sussurrò al mio orecchio abbracciandomi.
“si?”
“non pensare che io non ti desideri più, per favore. Non potresti essere più lontano dalla verità di così. Ti desidero ancora e ai limiti della sopportazione ma…non voglio forzarti. Non voglio che tu ceda perché io ti metto in situazioni senza altra via d’uscita. Era una vita che non mi sentivo come mi hai fatto sentire tu come in quest’ultima mezz’ora e… non volevo rovinare tutto. Voglio… non so, Ninì. Mi stai prendendo e…voglio…” . Mi fece voltare per guardarmi negli occhi. Mi scostò un ciuffo bagnato dalla fronte e continuò. “Ninì…posso corteggiarti?”.
Quella era proprio l’ultima cosa che mi immaginavo mi potesse mai chiedere.
Risposi con un sorriso. Non riuscivo ad articolare nemmeno un pensiero. Erano un sacco le emozioni che si agitavano dentro di me in quel momento. Felicità, euforia, desiderio, soddisfazione, piacere, imbarazzo, confusione, insicurezza…nessuna prevaleva sull’altra.
Sempre avvolti negli asciugamani tornammo alla macchina, vestiti in mano. Lui non la smetteva di sorridere e guidando sulla strada del ritorno tenne stretta la mia mano sotto la sua sulla leva del cambio. Esausta per il poco sonno della notte precedente, lo shock del vampiro morto per finta e tutte quelle emozioni fantastiche al fiume… mi addormentai coccolata dalle fusa di quel motore e dalle carezze sul viso dell’angelo seduto di fianco a me.

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Capitolo 7
*** Catastrofe! ***


Catastrofe! Saaaaaalve. eccomi di nuovo qui... so che sono proprio incontenibile maaaaa non ho resistito a postare anche questo Chappy! vi chiedo scusa se qui lo stile è leggermente diverso, magari più veloce e fatto più di battute rispetto alle descrizioni, ma è perchè ho tentato di rendere anche con il ritmo oltre che con le parole l'andazzo del contenuto di questo capitoletto. spero vi piaccia e vi diverta.

recensioni:

mikkicullen: è così ti ho convertita al MEGLIO CAMBIARE? evvaiiiiiii!!!!! come cambia Rosalie in questo nuovo chappy allora ti sconvolgerà rispetto alla Meyer!

sunrise92:  lo soooo... :( dovrei tenermi qualche capitolo per i periodi di magra e darvene a piccole dosi ma...non ci riesco! ho bisogno di sentire il vostro parere! e poi...in realtà lo faccio anche per voi. assatatanata di libri come sono, io vado avanti a leggere senza fermarmi per ore intere e se leggo fan fiction molto spesso le scelgo con già un bel numero di capitoli già postati perchè sono sempre troppo impaziente di vedere come continuano! sono un caso clinico, lo so ...mi sto facendo curare ma senza risultati visibili.

fracullen: naaaa tranquilla...non è rinsavito. ha smesso di anadre con tutte, ma non di fare lo spaccone! ne dirà ancora di cavolate prima di tornare a fare il vampiro serio!

dindy80:  dindy che dire? nemmeno a me è mai capitato che si tirassero indietro per chiedermi il permesso per corteggiarmi... e non sai quanto tempo sono stata li  ferma davanti alla tastiera pensando: la bacia, non la bacia, la bacia, non la bacia....poi ho scelto questo compromesso per due motivi. il primo è che volevo tirare la loro storia un pokino per le lunghe, non volevo che lei cedesse al fascino vampiro subito subito. il secondo è che io non sono mai stata corteggiata, quindi mi piacerebbe provare a vivere quest'esperienza tramite Ninì :)
cmq Nihal è il nome della protagonista di uno dei miei fantasy preferiti, per questo ho scelto questo nome. si intitola le cronache del mondo emerso.

elenina_cucciola95:  bah per ora è indeciso diciamo...dato che questa non è un' epov...cercherò di far capire cosa prova :) spero di farcela, perchè spaccone com'è diventato magari ce ne va un pò prima che si sbottoni!

grazie a tutte le ragazze che recensiscono! commentate solo da tre giorni ma già vi adoro!!!!



Da vero cavaliere, Edward mi accompagnò a casa e si assicurò che io mangiassi (diceva di sentire i brontolii del mio stomaco già dalla lezione di biologia, figuriamoci!). Se ne andò quando vide che la mia testa iniziava a ciondolare pericolosamente dal sonno, non prima di avermi messo a letto e rimboccato le coperte.
Ma quando se ne andò fui improvvisamente più che sveglia. Mi girai e rigirai tra le coperte preda di dubbi e pensieri. Avevo dato il permesso a Edward di corteggiarmi! E non ne avevo il diritto perché lui non poteva essere mio. Era di Bella. A pensarci bene Bella non l’avevo nemmeno vista quel giorno a scuola…comunque…mi ero ripromessa di far qualcosa per Edward mentre mi trovo a vedere che è lui che fa qualcosa per me. Non sapevo cosa fare!
Non che mi sentissi un rimpiazzo ma… insomma erano una coppia storica! Lui non poteva stare che con lei e lei con lui. Mi sentivo fuori posto.
Mi sentivo…
Driiiiiiiiiiin. Ma chi cavolo poteva suonare il campanello a quell’ora? Scesi svogliatamente dal letto e mi trascinai fino alla porta.
“ho visto che non riuscivi a dormire e ho pensato di venire in tuo soccorso!” disse la vocetta di Alice appena spalancai la porta.
“non sono riuscita a trattenerla, Ny. Scusami” disse Rosalie entrando dietro la sorella.
Improvvisamente mi resi conto che forse era proprio il caso che quelle due fossero li. Mi dovevano salvare dalla mia autofustigazione per aver ceduto. Parlare con loro mi avrebbe fatto sentire meglio. Avrebbero detto che la mia era una pessima idea e che avrebbero parlato loro con il loro fratellino, dicendogli che quando gli ho fatto capire che aveva il permesso di corteggiarmi ero stata presa da un improvviso attacco di pazzia dovuto a una qualcosa che avevo bevuto assieme al cappuccino dell’una.
Mi abbandonai sul divano e mi tirai addosso un plaid fin sotto il mento. Rosalie si sedette dall’altro capo del divano e Alice prese posto su un gigantesco cuscino per terra.
“si può sapere cosa ti affligge?” chiese Alice impaziente.
“tuo fratello”
“rompe ancora? dobbiamo dirgli di lasciarti stare? Legarlo? Drogarlo e massacrarlo di botte? Tagliargli le mani o magari qualcosa più a sud? cosa?”
Tirai un sospiro. Mi nascosi completamente sotto la coperta e cacciai fuori l’amara realtà.
“gli ho dato il permesso di corteggiarmi”
“cooooooooooooooosa???” chiesero all’unisono le due sorelle.
“è una catastrofe, lo so!” . Grazie ragazze. Aiutatemi a convincermi che questa è una pessima idea e salvate la storia d’amore per eccellenza. Pensateci voi perché io ho miseramente fallito.
 “ma è la notizia più grandiosa degli ultimi quarant’anni Nihal!” disse Rosalie entusiasta battendo le mani.
“sei riuscita a far mettere la testa a posto a quel gigolò con le zanne!” continuò Alice tutta contenta. E con questo tanti saluti all’appoggio morale di cui avevo bisogno.
“ma siete diventate matte voi due? È una tragedia questa!”. Ma non capivano proprio queste due??? Se io lasciavo che Edward mi corteggiasse, io con la fantasia che mi ritrovavo e una capacità altissima di farmi illusioni mi sarei sicuramente lasciata andare alle mie fantasie mentali, che dopo tanti sogni forse potevano realizzarsi. Almeno in parte. E sarebbe stato SBAGLIATO!
“ma Ny che stai….” Iniziò Rosalie ma poi mi guardò intensamente e sgranò gli occhi “oh no, Ny… no…no, no, no, no, no… non pensare nemmeno quello che stai pensando”
“perché che sta pensando?” chiese Alice non capendo di cosa io e sua sorella stessimo parlando. Io sprofondai nel divano e tornai a coprirmi la testa con la coperta. Non volevo vedere la faccia di Alice mentre Rosalie le rivelava di avermi raccontato l’intera storia.
“emmm…vedi Aly…l’altro giorno… per caso, naturalmente…ma tranquilla, non…” la prese alla larga Rosalie.
“taglia corto Rosy” disse Alice secca.
“le ho raccontato del libro di mamma”.
“ah”
Cheeeeeeeeeeee????????
E questa storia da dove veniva fuori? Il libro di mamma? Ma non l’aveva scritta Stephenie Meyer la storia??? Emersi da sotto le coperte e guardai le due stupita. Rosalie non sapeva più chi guardare. In effetti facevamo un po’ ridere: due sceme con la bocca aperta ad attendere spiegazioni per motivi diversi dalla stessa persona.
“ ok allora, procediamo con ordine. Aly, ho dovuto dirglielo! Tu e Ed me l’avevate fatta entrare in paranoia questa qui! Tanto valeva che sapesse la verità, che poi quello che c’è da nascondere di una storia conosciuta da mezzo mondo me lo devi proprio spiegare” disse Rosalie a macchinetta. Quando vide che la bocca della sorella si era richiusa allora si girò verso di me e riprese a parlare in fretta: “Ny… Stephenie Meyer è nostra madre. Esme Stephenie Meyer Cullen. Ti ho detto che come Ed e papà non si era rassegnata al fatto che Bella fosse diventata una stronza viscida odiosa (da notare che lo disse come se fosse una parola sola) , così ha pensato che riscrivendo la loro storia avrebbe potuto farle tornare la memoria su quello che erano stati lei e Edward. Ma il lavaggio del cervello che le ha fatto Aro deve essere stato fatto a 90° perché quella deficiente quando ha letto i libri si è messa a ridere e non si è ricordata un accidenti”. Quando si fermò io non riuscì a chiudere la bocca come Alice.
“tutto chiaro?” mi chiese Rosalie preoccupata.
“mi sa che l’hai mandata in sovraccarico di informazioni Rosy”
“ma che dici…aspetta. Mo si riprende”
“no no guarda che è caduta in catalessi”
“senti Aly, fa una cosa…in frigo c’è una caraffa d’acqua. Valla a prendere e rovesciagliela in testa…magari si riprende”
“ e rovinargli i bei boccoli che le sono venuti, ma tu sei fuori di testa”
“va beh allora gliela spruzziamo in faccia l’acqua…”
“ smettetela voi due!” sbuffai quando finii di assorbire la notizia.
“scusa Ny… è solo che quando ti ho raccontato l’intera storia ti sei scioccata di meno!” rispose Rosalie sistemandosi di nuovo comoda sul divano.
“comunque Rose, perché non me lo hai detto che glielo avevi detto” riprese Alice.
“ma perché se tu non le hai raccontato niente quando te lo aveva chiesto ho pensato poteste darti fastidio il fatto che io lo avessi fatto”.
Mentre loro battibeccavano sul chi dovesse dire cosa, come lo dovesse dire ecc… io ritornai nel mio stato di autofustigazione.
Ma cosa mi era saltato in mente? Oltretutto anche i genitori di Ed desideravano che il loro figliolo tornasse con Bella. Che centravo io in tutto questo? Quella era la peggiore situazione in cui mi potevo andare a cacciare! Cioè la madre aveva addirittura scritto un libro che dopo più di vent’anni dalla pubblicazione continuava a vendere ancora milioni di copie in tutto il mondo, che era entrato a far parte dei classici da leggere per le lezioni di letteratura vampira e tutto per aiutare Bella a ricordare. Ma perché non c’è mai un fulmine a colpirmi quando serviva? O un terremoto di ottavo grado non spaccava la terra evitandomi il lavoro di scavarmi una fossa da sola? Perché i meteoriti cascano sempre troppo lontani quando qualcuno ha bisogno di una catastrofe naturale???
Perché…
“Ny! Sei ancora tra noi?”
“certo…ma non per molto ancora” mugugnai da sotto la coperta.
“si può sapere cos’è che ti sconvolge tanto di sta storia di Edward da non farti dormire? È stato con Bella, si è vero. E allora? È stato quarant’anni fa” disse Alice tirandomi via la coperta con la forza. Mi sentii persa. Per un attimo pensai a come si doveva sentire Linus quando gli strappavano via la sua copertina azzurra.
“l’ha detto Rosie che solo per noi umani quarant’anni sono tanti. Ti prego, Aly…aiutami a scegliere la frase da farmi incidere sulla lapide. Come ultimo desiderio voglio essere seppellita sotto un ciliegio, è tutto quello che chiedo” piagnucolai.
“ma che c’è di così catastrofico, per l’amor di dio?”
“Aly, certo che per essere una che legge il futuro a volte sei davvero scema” sbuffò Rosalie.
“illuminami genio” rispose il folletto socchiudendo minacciosamente gli occhi.
“si, manco fossi l’enel. Svegliaaaa!!!! Ha paura del confronto con Isabella! E così pensa che sia stato un errore permettere a Ed di corteggiarla. Che poi… corteggiare… voglio vedere mo quello li cosa si inventa. Dico, ai tempi di Bella era molto carino anche se diciamolo…non l’ha corteggiata per niente. Lei è caduta come una pera cotta già dopo la loro prima lezione insieme, dico…meno corteggiata di così…il tutto per la serie ‘una botta, una tacca’ per il nostro fratellino.
Secondo me ora il suo corteggiamento equivale all’evitare di scoparsi il maggior numero della popolazione femminile presente sul pianeta per riservare i suoi servigi alla qui presente fanciulla”. Tutto questo Rosalie lo disse tutto d’un fiato.
“Beh… è già un inizio. No… meno male che i vampiri non si ammalano altrimenti la sifilide sarebbe stata sua, specie dopo la Stanley” rispose Alice pensierosa. Poi forse, e dico forse, le due si accorsero di me. Alice si aprì in un largo sorriso e saltò sul divano ad abbracciarmi.
“e dai Ny! È una cosa bellissima! Senti lo so che mio fratello si è deciso in pochissimi giorni, quattro per lui sono già tanti. Ma lui è così. O bianco o nero. Se gli interessi gli interessi e non c’è verso di fargli cambiare idea. Se così non fosse stato, dopo quella volta che hai respinto la sua avance in palestra ti avrebbe lasciato perdere e ti avrebbe messo una croce sopra…quindi, forza e coraggio!”
“ho capito Aly…ma tu non capisci! Non è solo come ha detto Rose, né solo quello che hai detto tu…io non so se sono innamorata di lui…io…”. Ehhh si… c’era anche questo piccolo problema. Si ero innamorata dell’Andrew/Edward dei miei sogni, ma se l’Edward vero fosse risultato diverso? Se avesse distrutto tutte le mie fantasie su di lui rivelandosi troppo cambiato col tempo? Se non mi fosse piaciuto (non fisicamente, perché in quel senso mi piaceva sin troppo!)?
“tesoro mio…senti. Innanzitutto CAL.MA.TI! calmati! Ha chiesto se poteva CORTEGGIARTI, mi segui? Corteggiarti. Non sposarti o fidanzarti. Corteggiarti. Cioè conoscerti in maniera seria per vedere se la cosa possa funzionare, se magari c’è qualcosa di più oltre alla semplice attrazione fisica tra voi. Ci sei? Fammi un cenno o un qualcosa per dimostrare che hai capito quello che ti sto dicendo”. Ma Rosalie credeva di star parlando con una bambina di sei anni? Comunque sia le feci il cenno con la testa e lei continuò.
“se non ti piace o lui si accorge di non provare nulla di serio…non ti devi preoccupare.”
“lo so, ma Rosalie…siamo seri…più che seri, REALISTI. Io e Edward? Ma fammi il piacere!”
“TU e Edward e allora?? Che c’è di così terribile?”
“Rose hai presente ‘l’urlo’ di Munch?”. Dovevo andare sul pratico se volevo farle capire dove stava la catastrofe.
“si….”
“Ecco. Ora mettilo di fianco al David di Michelangelo!”. Chissà se ora aveva capito.
“e allora? Perfetti! Come le M&M’s…Michelangelo&Munch’s!” si intromise Alice dando manforte alla sorella. Scoppiammo tutte e tre a ridere a quella battutaccia. Io proprio non riuscivo a riprendermi. Quando finalmente mi fermai, Rosalie si unì ad Alice nell’abbracciarmi.
“dai Ninì…andrà tutto bene vedrai”
“vostra madre mi odierà, ne sono certa” mugugnai rendendomi conto di questo piccolo particolare, tra le altre cose.
“senti Ny… ti spiego quest’ultima cosa e poi ti pregherei di smetterla nell’arrampicarti sugli specchi con le scuse. E prima è il confronto con Bella, poi che non sai se sei innamorata di lui, poi la storia delle M&M’s…non so qualcos’altro? è un problema che tu come altezza gli arrivi sotto il mento? Esistono i tacchi a risolvere il problema. Non ti piacciono gli occhi dorati? No perché se è così gli diciamo di smetterla di andare a caccia di puma una volta ogni due settimane e a furia di bere solo sangue sintetico vedrai che tornano rossi! Nihal, guardami e ascoltami”. Si staccò quel tanto da permettermi di guardarla negli occhi. “Esme sarà più che felice di vedere che tu sei entrata nella vita di suo figlio. Te l’ho spiegato che è difficilissimo se non proprio impossibile che Bella si ricordi di ciò che è stato, intesi? Abbiamo…hanno fatto il possibile tutti quanti perché ciò accadesse. Hanno aspettato anche troppo ma non è servito a nulla. Quindi non farti paranoie su cose che non stanno né in cielo né in terra, per favore. E per piacere…pensa un po’ a quello che vorresti per te stessa senza stare a preoccuparti di cosa farebbe o non farebbe piacere a noi.” Finito il discorsone mi strinse di nuovo a sé e Alice strinse entrambe.
“ohhhhh che bello! finalmente una sorella con un po’ di sale in zucca, che non inciampa nei suoi piedi, articola un discorso e, non speravo in tanta fortuna, le piace venire in giro per negozi con noi!” disse Alice stringendo la presa.
“dimentichi la cosa più importante Aly” disse Rosalie.
“quale?”
“a me non sta sulle palle!”
“e già. Dico, Ny…ma che vuoi di più? Guarda che per andare a genio a Miss Biondona tutta curve ce ne vuole!”
Risi di quello scambio di battute e mi rilassai. Mi sentivo bene. Ben voluta, accettata…in famiglia…non cantiamo vittoria troppo presto, ma quelle due erano riuscite a dissipare le mie insicurezze. Non so cos’avrei fatto se non ci fossero state loro!

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Capitolo 8
*** corse e rose per Ninì ***


corse e rose Ciao a Tutte!!!!!!!!
spero di non darvi un dispiacere con questa notizia, ma forse domani non riuscirò a postare...cioè c'è un 50% di probabilità che io non ci riesca. motivo: dipende da quando arrivo a casa dato che sono in viaggio tutto il giorno. Cmq mi sa che devo ritoccare un pokino la piccola trama di introduzione, perchè quello che ho detto si verificherà  tra qualche capitolo ancora e finalmente capirete del perchè ho parlato di disordini e misteri al Saint Katrine. un attimo di pazienza quindi.
cmq volevo ringraziare le 350 persone che leggono anche senza commentare perchè comunque vedere che il loro numero aumenta mi riempie di gioia. E le fedelissime??? siete fantastiche e vi adoro! vi sto scioccando non poco e spero non arrivi il giorno in cui mi manderete a quel paese perchè ne avete abbastanza dei miei stravolgimenti.
avvertimento per questo chappy: per le fan di Bella qui mi odieranno tanto ma ripeto C'E' UN PERCHE'. E' TUTTO FUNZIONALE ALLA FF.

recensioni:

mikkicullen:  quella di Esme mi è venuta proprio così...ho pensato che dimostrando a Ninì come fosse stato tentato l'impossibile senza risultati , lei potesse convincersi che si potesse cambiare pagina senza rimpianti per non aver tentato a salvare la storia di Edward e Bella. per l'aggiornamento don't worry. stasera c'è solo questo chappy e domani non so se riuscirò a postare, ma è un problema temporaneo perchè sono in viaggio di ritorno verso casa.

sunrise92: visto che matte Rose e Alice? Rose sta diventando la mia preferita in questa storia. mi dispiaceva farle fare sempre la parte della cattiva

dindy80: secondo te qual'è il limite a cui farli arrivare per poi rompere l'attesa?? io pensavo a un altra giornata da situazione bacio....

e ora...chappy!



Un bel respiro. Un altro. Un altro ancora…e…no. Non ce la potevo proprio fare. Decisamente no. Mi alzai e andai alla ricerca disperata di un buscopan. Avevo un mal di pancia da ansia che mi stava torturando le viscere. Mi sentivo come se quella mattina mi dovessi preparare per l’appuntamento più importante della mia vita e non sapessi cosa mettermi per fare almeno una figura decente.
Il che era un pensiero alquanto stupido se pensate che dovevo mettere volente o nolente la divisa! Va beh…guardiamo le scarpe. Mi infilai nella cabina armadio e iniziai ad aprire tutti i cassetti della scarpiera. Mi allontanai per avere una visione globale della mia situazione scarpe. All Star gialle: direi di no. Sandali neri tacco 8 con cinturino alla caviglia di raso: belle e abbinabili ma per la scuola direi che proprio…Zeppe col tacco di sughero nere di raso: passabili ma direi che sembrerei più vestita da sera che altro. Ballerine….si ma quali? Guardai l’ora e dovevo ancora vestirmi, pettinarmi e nel frattempo buttare giù qualcosa da mangiare. Afferrai un paio di ballerine scamosciate blu notte con il taglio a mocassino (http://i19.ebayimg.com/03/i/001/3b/4c/f2f9_1.JPG). Potevano anche essere banali ma almeno non facevano a pugni con il golf della divisa. Andai al frigo e presi il cartone del latte. Non avevo tempo di sedermi, prendere tazze…mi servii direttamente dal cartone. Mi lavai e mi dedicai alla vestizione. Problema numero due della giornata: i capelli. Ho dei bei capelli neri e lunghi a più di mezza schiena, tutti boccolosi e con la riga di lato della frangia scalata. Ma come mai oggi mi sembravano tanto orribili? Oggi, proprio oggi dico!!!! Legati sembravo una deficiente perché tutti i cornetti della scalatura non ne volevano capire di stare dentro l’elastico. Tirati su con lo spillone nemmeno, erano troppo puliti e si scioglievano. Codini…che idea raccapricciante per quella mattina. Sciolti…ma mi aveva già visto tutti i giorni così…rassegnata a esser solo passabile quella mattina, li fermai in una mezzacoda con un fermaglio. Per fortuna almeno la faccia aveva deciso di collaborare e passai solo un po’ di burro cacao. Labbra un po’ lucide ma non troppo. Non mi andava di truccarmi troppo.
Tirai un sospiro e mi decisi a prendere le chiavi della macchina dal cestello vicino alla porta. Scesi al garage e salii in macchina. Girai la chiave e uscii. Appena varcato il cancello del garage ecco spuntare il muso di una Ferrari. Grigia. Ferrari grigia…Ferrari grigia 612…sessantesimo anniversario…oddio. Era sulla Ferrari. Edward…Ferrari…come suonavano bene insieme quei due nomi…
Lui stava con il braccio appoggiato al finestrino aperto e smanettava con l’autoradio. Si accorse di me…spero non anche del fatto che il cuore aveva iniziato a correre all’impazzata e che per sopportare lo stress stessi stringendo convulsamente lo sterzo. Era splendido oltre ogni dire. I suoi capelli appositamente disordinati ad arte lasciavano cadere qualche ciuffo qua e la che accarezzava le lenti di un paio di Ray Ban a goccia. Lo so che è una montatura di occhiali che hanno praticamente tutti anche in versione tarocca, ma su di lui…beh…su di lui anche dei fondi di bottiglia con la montatura in corno sarebbero stati benissimo.
“buongiorno splendore. Dormito bene?”. Il suo sorriso smagliante mi provocò non pochi problemi nella ricerca della formulazione di una frase di senso compiuto.
“emm…uhhh…si, grazie…”. Mi trattenni da un ‘e tu?’ dato che lui non dormiva mai!
“no no…chiedimelo pure, tesoro. Ho dormito anche io. Meno di te ma ho dormito anche io”. Cioè dormivano? I vampiri dormono?
“solo se vogliamo, tesoro. È come respirare, possiamo farne a meno”. Ah…
“senti…hai intenzione di partire, prima o poi?”
“scusa?”
“dico…hai la macchina accesa…schiaccia sto pedale!” . Quant’era bello quando rideva! Ma che ci faceva qui a quest’ora davanti al mio garage?
“e tu che ci fai qui?”
“sono venuto per scortarti. So quanto ti piace guidare la tua macchina, che è una signora macchina. E chi sono io per impedirtelo? Però ci tenevo a venirti a prendere”. E come rifiutare? Potevo mai spedirlo a casa dicendo ‘ci vediamo direttamente a scuola’? No. Quindi… presi i miei occhiali da sole di Dior e schiacciai il pedale.
Dovete sapere che guidare con Edward alle spalle è altamente sconsigliato. Impossibile staccare gli occhi dal retrovisore e non ammirare cotanto ben di dio per cui si rischia di perdere d’occhio la strada. Meno male che per arrivare a scuola bisognava prendere la statale che era tutta libera, perché diciamocelo, chi è che finisce a Forks a parte la sottoscritta? I forestieri arrivano se va bene una volta ogni quindici anni in media…le statali sono proprio poco usate.
Dopo aver dato un’occhiatina alla strada tornai a guardare il retrovisore e Edward…non c’era più. Ma dove cavolo era finito?
“ehi! Sono qui!”. Si era affiancato e io manco me n’ero accorta. “ti va una corsettina? Oggi sei un po’ lentuccia. Cos’è hai ancora sonno??”. Ma sentitelo mister ‘voglio andare di fretta perché la mia macchina corre più della tua’. Beh, bello mio, puoi avere anche 9000 cavalli nel motore (che tra parentesi è impossibile che siano così tanti) ma i limiti di velocità sono uguali per tutti!
“a chi arriva prima?” lo sfidai. Tanto aveva già vinto solo per la macchina, ma anche la mia correva se volevo!
“ci sto! Tira su la cappotta, non vorrei ti impolverassi stando dietro” e con questo tirò su il suo finestrino e diede un’accelerata. Correva, eccome se correva. Riuscivo a malapena a starci dietro, ma davvero pensava di potersi fare tutto il viaggio sulla corsia opposta? Ehhhhhh no! i camioncini del latte esistono anche in questo sperduto angolo di mondo e per non andarci addosso dovette rallentare, spostarsi e aspettare che io passassi avanti. E li non lo lasciai più passare, insomma… non voleva mica rovinare la splendida carrozzeria di quella bestia che si trovava sotto il suo magnifico sedere no?
Riuscì ad affiancarsi di nuovo solo quando ormai eravamo al parcheggio. Mi affrettai a scendere, approfittando dei millesimi di secondo di vantaggio e alzai le mani al cielo prendendolo in giro. “prima!!”
“non vale! Sei stata salvata dal camioncino del latte!”. Uscii dalla macchina e la chiuse con il telecomandino. Perché lui con la divisa sembrava uscito da un depliant di Prada e io al massimo da uno della Combipel?
“non è colpa mia se tu corri in corsie riservate ad altri” ribattei chiudendo la mia macchina e prendendo la borsa.
“e secondo te come potevamo fare una corsa su una strada a due corsie sole?”mi chiese saccente. Si avvicinò e arrivò talmente vicino che dovetti rovesciare la testa indietro per guardarlo negli occhi e replicare.
“semplice! ti rassegnavi alla mia abilità nel guidare e accettavi la sconfitta. Semplice, chiaro, logico!”
“ a si? Allora lascia che ti dia il tuo premio, tesoro”. Con un braccio mi circondò la vita e con l’altro si mise il mio attorno al collo, costringendomi ad alzarmi sulla punta dei piedi. Ammiccante abbassò la testa e depose un tenero e lungo bacio sul collo. Di riflesso mi strinsi a lui che stava risalendo lungo il collo per arrivare e proseguire sul mio mento. Puro, semplice, incontaminato piacere mi attraversò come una scarica elettrica. Possibile che questo essere meraviglioso riuscisse ad entrarmi dentro così nel profondo con cose così semplici? Già una carezza mi mandava in tilt, questi bacetti così dolci mi toglievano il respiro, un bacio mi avrebbe mandata dritta dritta in paradiso. Lo sentivo ridacchiare dei miei pensieri mentre continuava il suo viaggio lungo le mie guance. C’eravamo. Era arrivato il momento. Mi stava per baciare. Il cuore stava battendo all’impazzata, il fiato si era fatto corto, il petto mi sia alzava e riabbassava aritmicamente, le mie guance erano rosse e calde come una fornace. C’eravamo. Mi stava per baciare. Spostai leggermente il viso in direzione della sua bocca, chiusi gli occhi, pronta a sentire quel contatto tanto desiderato che…che non arrivò…come sarebbe non arrivò? Perché non arrivava?
Aprii gli occhi e trovai il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sorridente. Sollevò gli occhiali a cerchietto sopra la testa e continuò a fissarmi divertito.
“piano, Ninì…ancora un po’ e prendi fuoco”
Alzai i miei occhiali da sole per guardarlo dritto negli occhi scocciata. Lui scoppiò a ridere e io mi divincolai stizzita dalla sua presa.
“sei uno stronzo!” gli dissi tagliente iniziando a incamminarmi lungo il viale per entrare a scuola.
“oh, dai Ninì! Dopo quello che ho appena fatto per te?”
“è per quello che sei uno stronzo!”
“ma io l’ho fatto per te, tesoro. Non sei mica una fenice che rinasce dalle sue ceneri! Ti ho salvata da una morte per autocombustione.”
“resti lo stesso uno stronzo”
Allungò il passo e mi sorpassò, per poi inginocchiarsi a terra e tendere le mani verso di me.
“Mia dolce donzella, chiedo venia per averla salvata da una morte certa che io stesso ho concorso a procurare. Potrà mai perdonarmi per non aver resistito al candore della sua calda pelle profumata?”
Scoppiai a ridere. E lui anche, ma non si alzò. Ci stavano guardando tutti. “Ed ci stanno guardando tutti. Alzati, dai” dissi a bassa voce cercando di aggirarlo per proseguire per la mia strada.
“non mi muovo di qui fino a quando non avrò ottenuto il vostro perdono, milady. Non posso sopravvivere pensando di avervi offesa”. Che attore consumato. Lo guardai beandomi di tanta bellezza (anche con gli occhiali da sole sulla testa).
“l’unica offesa che mi stai davvero arrecando, Ed, è il fare tutte queste scene in pubblico. Ti perdono, ti perdono. Ora andiamo!” mi vergognavo come pochi. Insomma…Edward era il ragazzo più bello e più desiderato della scuola. Certo tutte lo avevano avuto, o quasi, almeno per due minuti, ma ho come l’impressione che non abbia mai riservato un comportamento simile a nessun’altra di loro. Già sentivo le punte delle lance che mi avevano lanciato con lo sguardo dietro la schiena.
Lui tirò un sospiro sollevato e si alzò. Mi passò un braccio attorno alle spalle e mi baciò i capelli teneramente. Ora dalle lance erano passate ai bazooka direttamente.
“ mi farai uccidere lo sai?” chiesi lasciandomi stringere dal David che mi camminava a fianco.
“ colpa tua se loro non sono minimamente interessanti?”
Eravamo quasi vicini all’ingresso quando appoggiata ad un muretto notai Bella. Mi trafisse letteralmente da parte a parte con lo sguardo e Edward tolse la mano dalla mia spalla per infilarla nella sua tasca. Quel gesto mi portò di nuovo con i piedi per terra. I Cullen potevano anche essersi rassegnati, ma lui…ma che stavo facendo? Era stata una pessima, pessima idea quella di aver dato ascolto a Rosalie e Alice.
“ci vediamo a pranzo, tesoro” disse distante mille miglia…
“certo” sussurrai più a me stessa che a lui, che si era già allontanato verso la sua classe. Stavo per andare nella mia, quando venni tirata dentro una classe vuota e buia alla mia destra. La voce la riconobbi subito. “non farti illusioni, piccolo e insignificante ammasso di cellule umanoidi. Non sarà mai tuo sul serio”. Bella aveva appena detto le parole più vere di questo mondo. E facevano un male cane. È però incredibile quanto uno possa diventare lucido nei momenti più impensati. “forse Bella, ma sei tu che resterai comunque legata per sempre ad Aro! Nemmeno lui sarà mai tuo”
“come se io fossi qui per lui. Quanto sei sciocca Ninì. È così che ti chiama vero? Ninì, ma che dolce”. La sua voce era mielosa e viscida. Mi faceva male al cuore pensare a cos’era diventata. Mi accarezzò la guancia. Era dietro le mie spalle e non potevo vederla ma sapevo cosa stava facendo. Anche lei come Aro poteva leggere tutti i pensieri mai concepiti nell’arco di tutta la mia vita tramite quel piccolo contatto. Sopportai quella violazione della mia privacy in silenzio, anche se non potevo pensare a una tortura più terribile di quella a cui mi stava sottoponendo.
“teneri…siete andati al fiume. Goditi questi momenti finchè puoi, Ninì. Non immagini nemmeno quanto le tue richieste siano facili da esaudire”. Detto questo, se ne andò. Come? Cos’è che aveva detto alla fine? Di quali richieste parlava?
Non avevo tempo per pensarci. La viscida mi stava facendo fare tardi! Corsi per il corridoio ed entrai nell’aula di sociologia proprio mentre il prof stava per chiudere la porta. Andai svelta al mio banco tra Alice e Jasper. Feci per appoggiare la borsa sul tavolo ma era già occupato. Una rosellina bianca era posata sopra una piccola busta in carta pergamena. Mi sedetti e lessi il bigliettino.
 
Questa rosa sei tu. è bianca e pura, come te.
È piccola e indifesa. Se la stringo troppo muore, se non la colgo
non sarà mai mia, ma se l’accarezzo si colora dolcemente di rosso.
Lascia che ti possa colorare tutti i giorni, rosellina mia.
Passa una buona giornata
Ed.
 
Istintivamente mi portai una mano al cuore. Quelle poche righe le aveva scritte per me. Per me. Non per Bella, per me! Alice e Rosalie avevano ragione, dovevo dargli una possibilità. Era normale che reagisse così poco prima davanti a lei, ma aveva bisogno di tempo. E ne avevo bisogno anche io. non avevo mai avuto rapporti seri con nessuno, non mi ero mai sentita desiderata e corteggiata. Cambiavo città troppo in fretta perché io iniziassi anche solo a infatuarmi di qualcuno. Volevo godermi ogni singolo momento e forse il fatto che non mi avesse baciata nel parcheggio era un bene. Volevo arrivare a sognare quelle labbra anche ad occhi aperti, a non poterne fare a meno, a rischiare la pazzia se non potevo averle. Volevo sentire! Tutto. Volevo tutto. E Bella non mi avrebbe portato via nulla di tutto ciò. Non potevo permetterlo.
 
Attesi con impazienza l’ora del pranzo. Non vedevo l’ora di rivederlo, di sentire il suo contatto freddo. Per non rovinare la rosellina, Alice me la appuntò tra i capelli e stava giusto dicendo quanto mi stesse bene sistemata così quando varcammo la soglia della mensa. Mi sedetti al nostro tavolo ad aspettare che la coda al buffet si smaltisse un po’ e sprofondai sognante sul tavolo.
“siamo già a questo punto?” disse Emmett sedendosi e facendo tremare la panca su cui ero seduta con la sua mole. “quale punto?”. La mia voce proveniva da un altro pianeta. Quel biglietto mi aveva fatto vivere sulle nuvole per tutta la mattina. “allora è verooooo!!!” disse Angela con un gridolino.
“purtroppo si. Edward Mieloso Cullen è tornato. Chiamatelo pure EMC, come le crociere!” le rispose Emmett con tono tragico.
“zitto Emm. Tu non riusciresti a scrivere nulla di simile nemmeno se lo dovessi solo copiare da internet” disse Rosalie tirando uno scappellotto a suo marito quando si sedette.
“ma come mai voi sapete del biglietto?” chiesi cadendo dalla mia nuvola di beatitudine.
“Alice” dissero tutti e tre in coro. Alice fece finta di niente e continuò a bere dalla cannuccia il suo B negativo. Ma se la rideva sotto i baffi. “e ora che hai da ridere tu?” le chiese Rosalie.
“ora vedi” rispose questa. In quel momento Edward varcò la soglia della mensa e attraversò il corridoio di tavoli che separava la zona vampira da quella umana. Si giravano sempre tutti quando passava lui, certo. Ma oggi avevano un motivo in più. Edward aveva fatto sparire la divisa per rimpiazzarla con un paio di jeans scoloriti talmente bassi da lasciar vedere l’elastico del suo boxer nero Ck e una maglietta a maniche lunghe blu notte, tirata su fino ai gomiti per lasciar vedere un polsino di cuoio sul polso destro. Sotto il braccio portava una scatola bianca e in mano teneva due fogliettini gialli. Era troppo troppo bello!
Quando arrivò si chinò a darmi un bacio sui capelli e mi prese per mano invitandomi ad alzarmi. Poi posò la scatola davanti a me.
“apri” disse sorridendo. Imbarazzata e conscia di avere (purtroppo) tutti gli occhi addosso obbedii. Dentro, immerso da soffice velina turchese c’era un fantastico vestito di lino bianco. Sul fondo anche un paio di sandaletti bassi con le fasce di raso sempre bianche.
“ora tu vai in bagno, ti cambi e vieni via con me” sussurrò al mio orecchio accarezzandomi le braccia.
“Ed, non possiamo! Abbiamo lezione!”
E lui in tutta risposta mi sventolò sotto il naso i due foglietti gialli che aveva in mano. Erano i permessi della segreteria per poter uscire prima. Chissà che aveva detto per procurarseli. “certo che se vuoi possiamo sempre stracciarli e andare a seguirci quel graziosissimo corso che è applicazione matematica pratica. Se insisti tanto…”
“no!…dammi sta scatola che corro a cambiarmi”
“bravo il mio tesoro. Lascia le chiavi della tua macchina ad Alice. Te la porteranno lei e Rosy a casa”
“come avevi detto Rose? Che avrebbe solo smesso di scoparsi chiunque??” disse Alice tutta allegra.
“no no…è come ho detto io: EMC!” intervenne Emmett.
“non troppa fiducia in vostro fratello, per carità voi eh??” disse Edward chinandosi a darmi ancora un bacio sul collo prima di trascinarmi fuori dalla mensa.

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Capitolo 9
*** I can't keep my eyes off of you ***


I can't keep my eyes off of you ce l'ho fatta!!! sono riuscita a postare questa sera conto ogni previsione! tuttavia in questi giorni la mia velocità sarà dimezzata causa disfamento dei bagagli e sistemazioni varie. ma non vi abbandono tranquille! ho troppo idee per lasciar perdere!
vi ringrazio tanto perchè il numero delle preferite e delle seguite è in continuo aumento! spero che questo capitolo vi piaccia anche perchè l'ho scritto in treno con una signora antipatica che voleva attaccare bottone ogni cinque minuti. in condizioni non proprio ottimali per una scrittrice.
novità per la mia storia: al fondo posterò un sito in cui si potrà vedere anche l'abbigliamento dei personaggi (l'ho scoperto da poco e se riesco vedrò di inserire il link anche per i capitoli precedenti!)

recensioni:


sunrise92: diciamo un Edward romantico ma non serio come nel libro. comunque se ti è piaciuto nel chap precedente...non ti anticipo nulla. :)

dindy80: anche per me il corteggiamento è la parte forse più bella di una storia d'amore e puoi star certa che lo descriverò a dovere. A me con il mio ragazzo è capitata una cosa alla Edward e Bella, vale a dire corteggiamento zero. conosciuti, piaciuti, messi inseme. fine. quindi ci tengo a viviere tutto questo con Ninì.

fracullen: dai che mi commuovo!!!  e dire che leggendo le altre ff mi sento praticamente una nullitàù nella scrittura e cme idee. sono felice di sentire che per te è il contrario!! mi hai appena regalato altra carica per scrivere ancora!

mikkicullen: io ridevo da sola quando l'ho scritto! tra EMC e M&M's...non so...devo farmi vedere perchè ste cavolate me le sto sognando la notte

elenina_cucciola95: impaziente eh?? ha un senso quella frase ma non posso dirti quale. ma tranquilla, non significa quello che pensi tu.

e ora buona lettura!!!



“Ninì esci”

“no”
“esci o ti vengo a prendere. Me ne sbatto se è il bagno delle signore”
“Ed…ti prego. Non posso tenere la divisa?”
“No. Ma che ha che non va questo vestito? Alice mi ha detto la taglia esatta, non posso averlo preso troppo stretto”
“è troppo scollato!”
“uhhhhhh!! Allora entro, fammi un po’ vedere!”
“no!”
Era un vestito bellissimo. Lino bianco, lungo fino ai piedi, scollo a v e bretelline sottili. Ed erano proprio loro il problema. Erano troppo lunghe. E di conseguenza lo scollo era troppo profondo. Per il resto…era un sogno!
“Nihal conto fino a tre. Uno…due…”
“oh va bene esco!”. Uscii tenendomi una mano sulla scollatura a tenere il vestito su.
“dove sta il problema?” disse lui osservandomi critico e poi soddisfatto.
“le bretelle….sono troppo lunghe”
“fa vedere”
“la mano non la tolgo”
“donna di poca fede! Dico girati e fammi vedere cosa si può fare. Non permetterò a due bretelle di rovinarmi il pomeriggio”
Mi girai. Le sue dita fresche mi scostarono i capelli e li posarono delicatamente da un lato. Lo sentii armeggiare qualche secondo con le mie bretelle e disse “e fu così che le spalline magicamente si accorciarono”.Mi prese per mano e ne baciò il dorso.
“ma come hai fatto?”
“magia”
“si come no”
“c’erano le guide, Ninì”
“ah”. E va beh che voleva? Non faceva altro che sconvolgermi dalla mattina alla sera e io dovevo stare attenta alle guide di un vestito? Ma il mio corpo non era menefreghista quanto la mia mente e decise che era il caso che le mie guance arrossissero. Traditrici!
Camminammo in fretta per i corridoi silenziosi della scuola, impazienti di uscire da quelle quattro mura. Arrivammo quasi di corsa al portone d’ingresso. Il cielo, stamattina nuvoloso, si era aperto e il sole era caldo in modo anomalo per trattarsi del sole di Forks. Solo per Forks, perché il resto del mondo era ancora in costume (tranne che ai poli e in Russia, ovviamente). Erano i primi di settembre e per gli standard forksiani questo era un vero e proprio mese delle piogge. Forse anche il cielo aveva deciso di darmi una mano quel giorno, mostrandomi quanto fosse necessario che io mi rilassassi e godessi il mio momento. Si, il MIO momento. Quando mai era successo nei miei 18 anni di vita che il ragazzo più carino della scuola, quello su cui avevo passato giornate intere a fantasticare mi rapisse dalle lezioni per passare il pomeriggio da solo con me chissà dove? Mai.
E quanto avevo invidiato le altre ragazze quando sparlottavano a mensa di quanto fosse fantastico Kyle, di dove le avesse portate Jason, di cosa avesse detto Peter o di come le avesse guardate mister Vattelapesca!…ogni volta io mi limitavo ad annuire, mostrare disgusto o entusiasmo a seconda del caso  e dire qualche frase di circostanza, come il classico ‘sono contenta per te’. Ero diventata il genio indiscusso del ‘sono contenta per te’. Lo dicevo talmente tante volte che ormai avevo perfezionato la mia tecnica nel sembrare il più sincera possibile, anche se ormai, nella mia testa la frase continuava con ‘ sono contenta per te, ma perché a me non capita mai niente di simile?’. E se il ragazzo oggetto della mia falsa contentezza mi piaceva, il continuo della mia frase mentale assumeva dei contorni dal film horror nei confronti della gallinella che se lo stava facendo.
Ma stavolta stava capitando a me! e non con l’umano passabile della classe o il ragazzo carino e single della compagnia di amici. Con Andrew Rosemberg!...cioè Edward Cullen! Quell’Andrew Edward! Quello per cui io e la mia amica Lele avevamo passato nottate intere nella sua piccola cameretta a Lisbona a sospirare e fantasticare. Quello per cui migliaia di altre ragazze al mondo avevano fatto come noi.
Che dire? Ne è valsa la pena aspettare, no? Ohhh si… perché vederlo sorridere, stringermi la mano e accompagnarmi alla sua Ferrari per una minifuga dalla lezione di matematica…oddio!!!!
Mentre nella mia testa stavo facendo danzette tribali di felicità ed esultanza per tutta quell’insperata fortuna, una risata fragorosa di Edward mi ricordò che la mia testa aveva uno spettatore. Doh!
“se vuoi farle davvero ste danzette new age, qui c’è un sacco di spazio” disse sarcastico scaraventando le nostre divise in quello spazietto angusto che doveva essere il  cofano della macchina. Ok. Bello e coglione. Aveva ragione Emmett. Ma lui non si rendeva proprio conto??? Ignorai la battuta e mi accinsi a salire sulla macchina, cioè a sdraiarmi su quei sedili, che erano talmente bassi che se non fosse stato per quei venti centimetri tra la macchina e l’asfalto, sarei stata certa di essermi seduta per terra.
“aspetta…”sussurrò. Mi circondò da dietro con le sue braccia fredde e perfette chiudendo il cerchio con una striscia di stoffa nera, che poi mi accorsi essere la sua cravatta. La posò sui miei occhi e la legò dietro la testa. “non vorrei mai rovinarti la sorpresa”. Ok, mi correggo: bello, coglione ma troppo romanticooooo!!! Non potei fare a meno di sorridere, mentre mi aiutava a salire e sistemava il mio vestito che, troppo lungo, era rimasto per un pezzo fuori dalla macchina. Sentii la sua portiera sbattere e improvvisamente della musica si diffuse per l’abitacolo. Ora vi chiederete che ci faccia mai un cd di canzoni di cartoni animati in una Ferrari. E me lo chiesi anche io. Evidentemente anche nonostante la cravatta sugli occhi il mio alzamento scettico di sopracciglia era ben visibile perché lui scoppiò a ridere. “daiiiii! I cavalieri dello zodiaco prima versione è un classico quanto ufo robot! Non riesco a canticchiare quelle scemate romantiche alla Dawson Creek in macchina. Meglio i cartoni”. A tentoni trovai quello che supposi essere il tastino per mandare avanti le tracce del cd, anche se mi aspettavo che in una Ferrari l’autoradio si mandasse avanti con la forza del pensiero, come minimo!
Una musichetta dolce si diffuse nell’abitacolo e…aveva Cristina D’Avena! Scoppiai a ridere e non ce la facevo proprio a fermarmi. “pi…pi…piccoli…ahahahah! Ed! hai piccoli problemi di cuore in macchina??”
“non farti illusioni! L’ho messa per te. Ho fatto l’mp3 ieri sera e ho pensato di mettere qualcosa che potessi conoscere anche tu” sbuffò.
Si si, come no. Cercando di pensare a come dovesse essere il panorama fuori dal finestrino che non potevo vedere, abbassai lentamente il volume dell’autoradio e….
perché dei giorni tu sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai…”
“ah!”                                                                                                         
“cosa? Che c’è? ti senti male?”
“stai cantando!”
“non è vero”
“stai cantando!”
“ho detto di no!”
“ti ho beccato. Ed, stai cantando piccoli problemi di cuore”
“va bene, mi piace quel cartone, e allora???”
“sinceramente pensavo fossi più il tipo da Rossana che da piccoli problemi di cuore
“e tu più da Puffi che da Holly e Benji
Continuammo a battibeccare e prenderci in giro su questo andazzo fino a quando la macchina non si fermò.
“ora posso togliere la benda?” chiesi impaziente di vedere dove mi avesse portata.
“No, in compenso devi aggiungere un pezzo”
Mi mise nelle orecchie due auricolari. “nemmeno i rumori posso sentire?”
“e rovinare la sorpresa capendo subito dove ti ho portata? Ma nemmeno per sogno”. Si divertiva un sacco. Lo sentivo dal tono della sua voce rilassata, sarcastica, contenta e canzonatoria. Non avevo paura che mi portasse in un bunker e mi ci chiudesse dentro. Mi fidavo di lui. Che poi insomma…bunker, Edward…Bunker…impossibilità di uscire, Edward…andava più che bene!
“reggi sto coso anziché pensare ai bunker. Anche se devo ammettere che l’idea mi piace”sussurrò al mio orecchio. Mi diede un bacio sulla fronte e mi mise tra le mani quello che dallo spessore e dalla grandezza supposi essere un I’pod. Mi tirò fuori dall’abitacolo e mi tenne in braccio mentre chiudeva la macchina. Alzò il volume delle mie cuffie (stavolta aveva avuto il buon senso di mettermi gli Swithfoot, il mio gruppo preferito) e attaccò a correre. Cioè capii che era così da tutta l’aria che mi arrivava addosso.
Io ero persa nelle parole della canzone ‘I dare you to move’ quando iniziai a notare dei cambiamenti nell’andatura. Aveva ripreso a camminare. Privata di vista e udito mi affidai all’olfatto. Respirai a fondo e sentii… il suo profumo. Stronzo fino alla fine. Mi aveva stretto ancora di più a se perché nemmeno dagli odori indovinassi dove mi aveva portata. Ci doveva tenere proprio a questa sorpresa. Mi rassegnai a sentire la musica, non vedere niente e odorare il suo fantastico profumo che secondo me era peggio delle sigarette per quanto mi stava dando assuefazione. Era dolce, fresco… Non sapeva dei classici profumi da uomo, né di dopobarba, ma nemmeno dell’odore del detersivo usato per lavare la sua roba. Sapeva di cioccolato, di nocciole tostate, di mare, di sole, di vento, di… tutto. Il suo profumo era un miscuglio di tutti i profumi che più adoravo al mondo. Come se il suo fosse un profumo creato apposta per me, che io non potevo che trovare irresistibile.
Di punto in bianco sentii il vuoto sotto di me e improvvisamente mi ritrovai seduta a cavalcioni su qualcosa…che si muoveva…oddio e mo?
Feci per allungare le mani, per cercare di capire dove mi avesse lasciata ma me le afferrò sedendosi alla stessa maniera dietro di me. “tesoro, non avere fretta ancora qualche secondo e ti libero, ok?” sussurrò al mio orecchio togliendomi  una cuffietta e poi l’altra.
“cosa senti?”
Mi concentrai e sentii…scroscii…vento…risacche…
“quindi…?”
“mare”
“esatto… e ora sei seduta dove?”
“un muretto?”
“acqua”
“un quod?”
“oceano”
“uno di quei giochi per bambini su cui ci si dondola?”
“non oceano, te ti sei proprio persa nel triangolo delle Bermuda!”
“dai Ed…dimmelo…” mugugnai.
Per tutta risposta mi prese una mano e la appoggiò su una superficie calda e ispida. Con la sua di mano mosse la mia ad accarezzare questa superficie che si mosse…e nitrì.
“Ed non dirmelo”
“cosa splendore?”
“sono per caso seduta su un cavallo?”
“non desideravi il principe azzurro? Che principe sarei senza il mio destriero?” sussurrò al mio orecchio. Fece scivolare la benda dai miei occhi e meraviglia! Una spiaggia lunghissima e deserta si stendeva davanti ai miei occhi. Il mare leggermente agitato, mi spruzzava il viso con gli schizzi delle sue onde. Il cavallo  su cui eravamo seduti era un magnifico stallone nero, impaziente di muoversi. E poi c’era Edward. Il suo petto ampio accoglieva comodo le mie spalle e potevo vedere i suoi avambracci poggiati sul mio ventre, risplendere di mille diamanti alla luce del sole. Decisamente non poteva esistere creatura al mondo più bella di lui. Se già solo gli avambracci luccicosi erano uno spettacolo…il resto…
“sei pronta?”
“per cosa?”. Cos’altro poteva avere in mente oltre alla meraviglia che mi aveva già regalato?
“per questo no?”. Lanciò indietro i talloni e il cavallo partì al galoppo. E fu…splendido. Semplicemente splendido. Il mare, la sabbia, gli spruzzi, Edward… Il caldo, l’odore salmastro della spiaggia…Edward, Edward, Edward. Di quando in quando mi voltavo a guardare il suo splendido viso e lui mi sorrideva e mi stringeva di più a sé per quanto potevano permetterglielo le briglie del cavallo. Per farmi ridere ogni tanto entrava un po’ di più in acqua, il cavallo non gradiva e si allontanava girando su se stesso.
Dopo non so quante ore di cavalcata, Edward si fermò e puntò l’indice sull’acqua. “guarda”
L’acqua cominciava a tingersi di arancione. Il sole stava calando. Ma possibile che fosse già così tardi? Quante ore di viaggio avevamo fatto? ma vi pare che mi devo chiedere che ore sono se mi trovo su un cavallo al mare con Edward???
“infatti, non te lo chiedere splendore. Ora ascolta” disse con voce calda armeggiando con i fili delle cuffie dell’I’pod. Mi scostò i capelli con mani delicate e appoggiò una cuffietta sul mio orecchio. Poi partì. Conoscevo quella canzone. Era la mia preferita in assoluto. You&me dei Lifehouse. Edward lasciò perdere le briglie per stringermi forte a sé e appoggiare il suo mento sulla mia spalla. Mi sentivo in pace con il mondo, felice come non lo ero mai stata prima. Non potevo chiedere di più dalla mia vita in quel momento. Avevo tanta voglia di ridere per la felicità e allo stesso tempo di piangere, perché quando quel momento sarebbe finito…non ci volevo nemmeno pensare.
“non finisce qua, tesoro. Non aver paura che finisca.”
Annuii cercando di credere alle sue parole, convincendomi del fatto che fossero vere. E intrecciai le mie dita alle sue, come a trattenerlo con me e non lasciarlo andare via mai più. Il contrasto tra le mie dita e le sue mi fece chiedere ancora una volta come fosse possibile che avesse scelto me. Con il sole del tramonto i bagliori che emanava la sua pelle avevano dei colori più caldi e ancora più straordinariamente meravigliosi. Non riuscivo a descrivere niente se non come meraviglioso in lui. Tutto di lui era meraviglioso. Lui era meraviglioso.
Nelle mie orecchie risuonava il ritornello della canzone, che Edward provvedeva a canticchiare accarezzandomi la schiena. Quando finì spense il lettore e continuò a canticchiarmela nell’orecchio. Non potevo fare a meno di sorridere.
“ è vero, sai?”
“cosa Edward?”
“che non riesco a staccare gli occhi da te”


SPERO VI SIA PIACIUTO!
COME PROMESSO, QUESTO E' L'ABBIGLIAMENTO :  http://www.polyvore.com/nin%C3%AC_edward/set?id=11708175

E QUESTA E' LA MUSICA CHE NINI' E EDWARD ASCOLTANO GUARDANDO IL TRAMONTO CON TANTO DI TESTO
http://www.youtube.com/watch?v=fHWr6ZeIikk



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Capitolo 10
*** La persona sbagliata ***


la persona sbagliata salve, salve salve. Vi prego non uccidetemi. mi sa che ho rovinato un momento paradisiaco...ma spero mi perdonerete quando leggerete come evolverà la storia. questo capitoletto è un pò più corto del solito ma ho pensato fosse più saggio tagliarlo così per questioni di simmetria con gli altri.

recensioni:

dindy80:  consoliamoci Dindy... è per questo che scriviamo no? per vivere emozioni che vorremmo vivere ma che la vita vera non ci regala. ma se ti sposi tra pochi giorni... beh :) abbi fiducia. magari anche il tio principe ti regalerà momenti del genere :) . sono veramente contenta di averti fatto emozionare con questo capitolo e sappi che se ho scritto così questo è stato anche per seguire il tuo consiglio: il tiriamola per le lunghe su cui abbiamo concordato.

mikkicullen:  Bella, Bella, Bella...non direttamente ma... purtroppo le scatole deve romperle in qualche modo. se no non sarebbe la Bella di questa ff!


Non riesco a staccare gli occhi da te. Non riesco a staccare gli occhi da te. Non riesco a staccare gli occhi da te. Non riesco a staccare gli occhi da te…
“forse…dovevo tenermelo per me” disse la sua voce reale.
“no!” mi scappò forse un po’ troppo ad alta voce dalla bocca. “…non…sono felice che tu me l’abbia detto. È solo che…” cercai di continuare, imbarazzata, ma le parole vennero meno.
“che cosa?”. Si era avvicinato. Aveva preso il mio mento con un dito voltando il mio viso verso il suo. Affogai in quegli occhi dorati. Così profondi, così caldi…così…tristi. Mi avevano letteralmente incatenata. Per quanti sforzi facessi non potevo riemergere e non volevo assolutamente farlo.
“nessuno mi aveva mai detto una cosa simile…” confessai. Ma non bastava. Guardare nei suoi occhi era come guardare in uno specchio. La cornice era lui, che non raccontava mai nulla di sé, che si teneva ai margini, godendo dell’ammirazione che la gente provava nei suoi confronti vedendo quanto fosse bello e avvenente, e intelligente…ammirando solo la sua cornice. E lo specchio che invece conteneva non faceva altro che rimandarmi indietro la mia immagine deviando la sua. Non si può mentire a se stessi e quindi, ipnotizzata dai suoi occhi continuai senza fiato “…e credo che potrei impazzire se tu me lo dicessi un’altra volta. Ma forse sono già sull’orlo della pazzia perché…se non lo fossi, non ti direi mai che non mi dispiace affatto se mi guardi, perché sono io che in realtà non riesco a staccare i miei occhi da te. E non ti direi mai che ho imparato il tuo viso talmente a memoria che riesco a vederlo chiaramente anche nei miei sogni ad occhi aperti. Più di ogni altra cosa, non ti direi mai che se non sei vicino a me il battito del mio cuore si spegne e mi manca il respiro. Non te lo direi mai, non lo direi mai a nessuno…soprattutto a te…quindi…quindi…”
Non arrivai al quindi. La sua mano si tuffò nei miei capelli e l’altra mi spinse contro il suo petto. Forte. Come se in questo modo potessi mai entrare a far parte integrante di lui.
In quel momento, in quel secondo esatto capii tante cose. Capii quanto mi mancasse quando non c’era, quanto fossi gelosa della sua storia passata, quanto fossi triste con lui nel vedere tristezza sul fondo dei suoi occhi caldi. Quanto mi sembrasse di non esistere se lui non mi sorrideva, quanto mi sembrasse di non respirare quando mi sfiorava… quanto mi sembrasse che il mondo non esistesse se non c’era lui. La mia vita fino a quel momento mi aveva portato in posti strani, mi aveva fatto diventare figlia del mondo senza mai potermi legare a nessuno, senza mai VOLERE legarmi a qualcuno. Forse tutto questo girare, tutto questo vagabondare senza piangere per ciò che lasciavo perché tanto non lo avevo mai avuto, era servito a portarmi a quel momento. A capire che se mai me ne fossi andata da quella città, da quella casa, da quelle braccia…sarei tornata a non sentirmi parte di niente, a non essere nessuno. Forse…contro ogni logica, ogni buonsenso, ogni giusto e sbagliato io…io mi stavo innamorando di quel vampiro. Io mi stavo innamorando. Sul serio. E faceva male al cuore. Molto molto male.
Arrivò il terribile momento in cui quelle braccia si sciolsero. E sentii come se un pezzo si fosse staccato da me. Poi aprii gli occhi e lo vidi sorridere. E tutto tornò a posto, tutto tornò bello. Non c’era bisogno di dire nulla.
Cavalcammo insieme ancora. Fino a quando non arrivammo a un piccolo accampamento. Non mi stupivo più di niente quando era lui a fare le cose. Già mi meravigliavo tutti i giorni della sua esistenza. Scese dal cavallo con destrezza e aiutò me a scendere. Poi iniziò a sfilarsi maglietta e scarpe “torno subito” disse lasciando la sua maglietta tra le mie mani.
Corse fino alla riva e si gettò tra i flutti marini per poi emergerne pochi minuti dopo con un pesce gigantesco tra le mani.
“ho pensato di prepararti la cena. Ti piace l’orata, vero?”. In meno di due minuti quel pesce era già pulito e messo a grigliare su un allegro fuocherello.
“non dici più nulla” disse tutto a un tratto guardandomi.
“sinceramente…mi mancano le parole” ammisi circondandomi le ginocchia in un abbraccio.
Cosa potevo dire? Quali parole potevo usare per descrivere anche solo in termini generali quelli che avevo dentro? Con quali parole avrei tradotto quello che lui già leggeva nella mia mente?
“non voglio leggerti nel pensiero, Ninì…voglio sentire la tua voce”. Mi avvolse in una coperta e mi fece appoggiare con la schiena contro il suo petto stringendomi a sé. In quello stato semi cosciente di ipnosi avevo confessato qualcosa che non gli avrei mai detto nemmeno sotto tortura ed ora cos’altro potevo dire? Sai Ed, mentre mi stringevi mi è venuto in mente che forse mi sto innamorando di te, ma non ne sono sicura al cento per cento quindi se ti va di aspettare ancora un po’…ah e poi ci sarebbe anche quel piccolo dettaglio della tua ex che mi mangia notti di sonno. Si penso di averti detto tutto. Ma potevo mai???
“per favore…è già imbarazzante così” dissi invece cercando di ricordarmi le parole della marsigliese da cantare a mente perché lui non sentisse i miei pensieri. Ero a forte rischio sgamo in quel momento.
“talmente tanto da non parlarmi più per tutta la sera?” sbuffò lui. Si era reso conto del mio tentativo maldestro di disturbargli la linea di ricezione col mio cervello. Ma che voleva? Almeno avevo una pronuncia passabile!
“perché devo  essere sempre io a parlare? raccontami tu qualcosa” provai a dire, cercando di deviare, una volta tanto, il discorso su di lui.
“cosa vuoi sapere?”. Si era irrigidito. Lo sentivo. Il suo abbraccio non era più caloroso come all’inizio e la sua voce tradiva la tensione.
“bah…qualunque cosa tu voglia dirmi”. Ovviamente c’era un argomento di cui volevo fosse lui a parlarmi, ma…meglio restare sul generico.
“non posso dirti molto di me. Non c’è molto da raccontare” rispose evasivo, alzandosi per controllare il mio pesce, che tra parentesi dall’odore sembrava una delizia.
E chiamalo poco. Ci hanno riempito tre libri con la tua storia, alla faccia del ‘non c’è molto da raccontare’!
“come scusa?”
“eh?”
“tu…hai pensato…”
Cazzoooooooooooo! Ore e ore a centellinare ogni minimo pensiero e mi fregavo da sola. Se saltavo con un masso appeso alle caviglie giù da una scogliera avrei fatto meno danni, mannaggia a me! nel dubbio cominciai di nuovo a cantare la marsigliese mentalmente. Ma a quanto pare non fu una mossa intelligente.
“Smettila”. Iniziava ad alterarsi. Si alzò e iniziò a spazzolarsi i jeans con le mani. Brutto. Bruttissimo segno.
“di fare che?” chiesi innocente, col risultato di farlo arrabbiare ancora di più.
“di bloccarmi la tua mente! Tanto lo so che lo sai, ok? Lo so!”. Ah…e io che pensavo di…
“di cosa? Di cosa Nihal? O pensi una cosa o pensi l’altra. La tua mente non lavora su due livelli differenti sai?”
“e con questo cosa vuoi dire? Che se cerco di tenere un po’ di privacy per me a te da fastidio? Ti dispiace se ti disturbo la ricezione?”
A quel punto iniziavo ad alterarmi anche io. Era chiaro che sapeva che io sapevo. E allora? Ormai quello che era fatto era fatto e non poteva cambiare la situazione. Perché prendersela con me?
“mi innervosisce sapere che mi nascondi qualcosa”
“a io sono quella che ti nascondo le cose? Ma un po’ di autoanalisi, no? anche volendo è evidente che non ti posso nascondere nulla, ma come mai tutto quest’interessamento per la mia testa? Non sembrava che ti desse fastidio la cosa un tempo!”. Non ci credo. L’avevo detto. Avevo ammesso di sapere. E il risultato fu che i suoi occhi si fecero più neri di un mare in tempesta, le sue mascelle si contrassero e …credo di aver visto fare la stessa cosa ai suoi addominali. Non era arrabbiato. Era proprio incazzato nero.
“non l’hai detto sul serio”
“si che l’ho detto”. Mi alzai anche io per cercare di mettermi in qualche modo alla sua altezza.
“no…non l’hai detto”
“si invece…”. C’era una bufera in arrivo, era più che evidente che stava cercando le parole per sfogarsi a dovere e magari farmi diventare la sua cena se fossi riuscita a portarlo al punto di non ritorno.
“hai idea di quanto…” iniziò. Io dovevo avere idea di cosa? Il passato era quello che era e non si poteva cambiare, soprattutto non ero io a poterlo fare. Forse era lui quello che doveva accorgersi di un paio di cosette.
“no, Edward. TU! tu hai una vaga idea di quanto io mi senta fuori posto in tutta questa storia?”. Dato che eravamo in vena di confessioni, tanto valeva iniziare.
“a saresti tu quella che si sente fuori posto? Proprio tu parli. Per cosa mai si può sentire fuori posto una come te Nihal? Tu arrivi, entri nella mia vita col tuo sangue così irresistibile per me e io ho l’impressione di rivivere tutto d’accapo, ma con la persona sbagliata!”. Con la persona sbagliata. Cioè io. quelle quattro parole furono la frase che mi fece più male in assoluto in tutta la mia vita. anche lui pensava che non fossi giusta per lui e io lo sapevo. E avevo lasciato la mia mente libera di illudersi. Ma come avevo potuto permettermi di illudermi? Sapevo che sarebbe andata così, dall’inizio.
“una come me?”
“tu prendi, te ne vai, cambi città, arrivi qui. Non hai legami con nessuno, l’ho letto nella tua mente sai? Io so ogni cosa di te. Ogni cosa. Non ti fai problemi a partire e cambiare. Lo fai e basta. Ma io non ci riesco e resto qui. Con lei che di tanto in tanto si fa viva e con me stesso che non riesco a resistergli. E io mi detesto perché so che quando si avvicina a me, mi sfiora e si lega a me…io so che cerca contatto fisico per leggermi dentro e non perché mi ami ancora. Ma io sono talmente idiota da cedere alle sue grazie perché dovevano essere mie, perché mi illudo che in uno di quei momenti lei si ricordi di tutto e torni quella di prima. E tu… tu hai iniziato a farmi disgustare di me stesso per questi cedimenti. Tu stai scatenando qualcosa Nihal che non so se voglio davvero!”.
Aveva gesticolato, camminato avanti e indietro tutto il tempo nervoso, gridato e io…io mi sentivo gelata dentro. Mi sentivo…anestetizzata, fuori dal mondo, in un incubo. Ma le parole che aveva detto… sapevo che erano reali. E facevano male. Non so come ma riuscii a trovare la forza per congedarmi. “ non c’è molto da dire, Edward. Tu non vuoi me. Tu resti ancorato a lei…e io…sono di troppo.”
Mi avvicinai al cavallo, sciolsi le briglie e salii. Volevo scappare via. Volevo non tornare più in quel posto. Volevo scappare e piangere da sola per i fatti miei. Avevo perso tutto proprio quando avevo iniziato ad accarezzare l’idea che potesse essere mio.



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Capitolo 11
*** Omicidio ***


omicidio il momento è arrivato. Ora inizierete a capire il senso della trama che ho postato come presentazione della storia. Spero che il racconto continui a piacervi anche se i litigi amorosi e le passioni non saranno più il tema principale della storia,  almeno non il solo.
Per quanto riguarda la novità del sito sull'abbigliamento, ho iniziato ad aggiungere alla fine di ogni capitolo vecchio il link. Se vi interessa dare un'occhiata...

recensioni:

questa volta faccio uno strappo all'abitudine e rispondo a tutte quante insieme, dato che tre di voi su quattro hanno allagato casa leggendo il cahppy precedente. Lo so è triste e vi dirò: ero lì lì per on farla finire così...insomma...c'era una situazione bacio che non era proprio male, ma poi mi è venuto in mente uno sviluppo ulteriore della storia che mal si conciliava con ciò che stavo per scrivere. per dirla proprio tutta, mentre disfavo la valigia guardavo vecchie puntate di Gray's anatomy e mi è venuta l'ispirazione.
sono però contentissima di aver regalato a Sunrise92 il suo capitolo preferito!
un bacione a tutte e buona lettura!


Volevo scappare. Andare via il prima possibile. Come aprii il portone di casa mi fiondai nella cabina armadio a riempire la valigia. Buttavo cose a caso dentro direttamente con tutti gli appendini. Volevo scappare. Volevo correre via e non rivederlo mai più. Da qualche parte nella borsa il mio cellulare squillava ma io lo ignorai. Prendevo l’impossibile per cacciarlo dentro ogni borsa che mi capitava a tiro. Me ne dovevo andare il più in fretta possibile da Forks. Potevo andarmene a New York, non ci ero ancora mai stata. Oppure perché non in Messico? Ma chi se ne fregava? Potevo andare all’aeroporto e li avrei scelto un volo a caso. Qualunque posto era meglio di quel buco di città.
Corsi in bagno a riempire il beauty da viaggio. Scaraventai dentro in un colpo solo qualsiasi cosa stesse sopra la mensola. Creme, elastici, pettini, spazzolino e dentifricio. Buttai tutto dentro.
Dovevo andarmene il più in fretta possibile! Tirai il trolley fino alla porta d’ingresso e cercai nel cestino le chiavi della macchina. Poi l’immagine di una ragazza vestita di bianco con i capelli tutti arruffati e la faccia sconvolta mi guardò da uno specchio li vicino. Aveva la mascella contratta dalla rabbia e il suo petto si alzava e si abbassava aritmicamente. Una mano sul trolley e una sulla maniglia della porta. Oddio. Ero diventata come mia madre!
Stavo facendo esattamente quello che lei faceva da anni e che io avevo sempre odiato. Scappava. Cioè io stavo scappando. Stavo andando via dall’unico posto in cui mi sentivo a casa per un ragazzo.
Quanto ero patetica? Quanto ero stupida? Come se uscendo da quella porta per non tornarci mai più lui potesse restare chiuso li dentro. Come se scappando io me lo buttassi alle spalle definitivamente.
Scivolai per terra e mi concessi di piangere. Una volta avevo sentito in un film che non bisognava piangere. Che quando si era arrabbiati era concessa una lacrima, una sola. E doveva essere importante, altrimenti non ne sarebbe valsa la pena. In genere era una regola che mi imponevo per farmi forza quando mia madre decideva di cambiare posto proprio quando io iniziavo ad ambientarmi, quando magari iniziavo a legarmi al posto. Ma quelle singole lacrime non furono mai tanto importanti come quelle di quella sera, anche se me ne concessi molte più di una sola.
Piansi tutta la sera. Mentre cercavo di tirarmi su con un bagno caldo (non funzionò), poi con una vaschetta da mezzo chilo di gelato alla vaniglia (nemmeno questo funzionò), mentre rimettevo a posto tutta la roba che avevo cacciato in quel trolley (li piansi proprio ancora più forte), mentre mi infilavo il pigiama (li toccai le note più alte della disperazione).
Stupida, deficiente, idiota, ingenua, patetica, penosa, illusa, scema che non ero altra. Ma non potevo farmi abbattere così per qualcosa che non era nemmeno mai iniziato sul serio. Non potevo permettermelo. Avevo superato situazioni ben peggiori (non mi chiedete quali siano perché in quel momento non me ne veniva in mente manco una) e ne ero venuta fuori splendidamente. Certo, forse questa era un tantino più mentalmente devastante ma…insomma potevo superarla. Avevo 18 anni, vivevo da sola, ero libera e autosufficiente. Non più una bambina piagnona. Dovevo farmi coraggio e andare avanti come se questo piccolo insignificante (si fa per dire) incidente di percorso non si fosse mai verificato. L’indomani sarei andata a scuola, l’avrei visto e l’avrei bellamente ignorato. Avrei camminato a testa alta per i corridoi perchè non ero io quella ancora sentimentalmente impegnata. Non ero io quella che ci provava con un ragazzo avendone in mente tutto un altro. Ce l’avrei fatta…dovevo assolutamente convincermene e, tanto per farlo meglio, mi dissi ad alta voce davanti allo specchio “Nihal. Ok. Forse hai creduto di esserti innamorata di un vampiro stronzo ed egocentrico, ma non è assolutamente possibile perché lo conosci solo da quattro giorni. È troppo poco per innamorarsi sul serio di una persona, no? e poi, cos’ha detto Rose? Che corteggiare significava provare a conoscere, e dopo che l’hai conosciuto puoi affermare senza ombra di dubbio che è un bastardo. Indi per cui, smettila di piangere e domani fagli vedere che quello che hai detto oggi è stato solo frutto di un momento di debolezza. Andrai a scuola e te ne sbatterai altamente di lui? Intesi? Intesi!”
 
Mi nascosi dietro la prima porta che mi capitò a tiro. Era con Emmett e stava ridendo di qualcosa. Lui. Stava. Ridendo. Ma che caz… ops scusate la finezza. Che cacchio c’aveva da ridere dopo ieri sera? Non volevo vederlo ed era per questo motivo che mi stavo nascondendo. Si lo so. Mi ero fatta un gran bel discorso davanti allo specchio ma insomma, cercate di capire. Ero mentalmente distrutta, anzi no. Mentalmente devastata. Secondo voi quanto potevo essere lucida in quel momento? Sorvoliamo sulla risposta che è meglio.
“non serve a niente tanto. Ti ha vista, sai?”. Saltai come una molla. “ti ho spaventata?”
“no Alice, figurati. Ti stavo giusto aspettando per chiederti se volevi farmi compagnia mentre mi nascondevo da tuo fratello” le risposi controllando ancora il corridoio. Si, era passato.
“tanto ti sente” disse Alice annoiata. Come se non lo sapessi. Era quel suo cavolo di ‘dono’ che aveva rovinato tutto ieri sera!
“non essere troppo severa con lui” disse Alice appoggiandomi una mano sulla spalla, mentre io ero ancora li che sbirciavo.
“spero tu stia scherzando Aly” risposi acida continuando ad assicurarmi che lui non fosse nel raggio di 500 metri.
“affatto. Dovresti cercare di capirlo un po’”. Quello era veramente troppo. Io dovevo capire, io dovevo accettare, io dovevo farmi da parte, io , io e io…sempre io!
“a me non va di capirlo. L’ho capito fin troppe volte. Dato che lui è mister onniscienza, l’oracolo della verità, custode e sbircione dei pensieri altrui, poteva benissimo prestare attenzione a tutte le volte che lo scansavo pensando al fatto che lui tenesse ancora a Bella. Ma lui? No! se n’è andato avanti con i suoi comodi e io fessa che ci sono cascata pure! E poi che ha fatto? scarica la colpa su di me, come se fosse tutta colpa mia, perché giustamente io sapevo già che gli avrei rovinato l’esistenza venendo ad abitare qui! Lui ha avuto l’idea del corteggiamento, lui si è fatto avanti e lui si è tirato indietro. E poi l’hai visto? Se la ride e se la gode come se nulla fosse successo. Quindi no, Alice, non mi va di capirlo!”
Stava per ribattere quando l’eco di un urlo raggiunse e nostre orecchie. Corremmo a perdifiato per il corridoio per vedere cosa stesse succedendo. A metà del corridoio del secondo piano dell’ala destra un capannello di curiosi si stringeva e cercava di guardare verso quella che supposi essere la scena del delitto.
“un'altra finta vittima del movimento?” bisbigliai ad Alice.
“non lo so…non tengo d’occhio il futuro di tutta sta gente. Dovrei andare a vedere”
Ci infilammo nel capannello di curiosi e sbirciammo la scena. Uguale a quella precedente. Corpo a terra, insanguinato, paletto nel petto, occhi rovesciati indietro. Ma questa volta era una ragazza dai capelli rossi, un po’ cicciottella. Con qualche altra spinta riuscimmo ad arrivare in prima fila.
Era la ragazza che faceva ginnastica con me! quella che era stata chiamata per prima per l’esercizio alla trave! Il nome mi sfuggiva, ma era un’umana! Un’umana!
Stavo già per andare nel panico più totale quando notai con sollievo due forellini sul suo polso destro. In quei giorni doveva aver subito la trasformazione quindi era salva. Stava portando avanti la messinscena del movimento.
“non è una vampira” sussurrò Alice, portandosi una mano alla gola.
“lo è da poco Alice. L’altro giorno ha fatto lezione con me di ginnastica ma…qualcuno deve averla morsa. Guardale i polsi” risposi a voce quasi inudibile.
“non è una vampira” ripetè Alice a voce un po’ più alta, ma nessuno la sentì.
“Alice, Nihal…andate via di qua. Subito”. Edward alle nostre spalle (ma da dov’era arrivato?) ci tirò lontano dal corpo e ci spinse con forza per la schiena fino al cortile esterno centrale. Li buttò lo zaino a terra e si sedette con le mani nei capelli. Alice lo imitò, con più grazia, ma alquanto scossa anche lei.
“avete visto anche voi?” disse Jasper arrivando di corsa.
“purtroppo si” rispose Alice lasciandosi abbracciare da suo marito.
Un attimo dopo arrivarono anche Emmett e Rosalie, sconvolti almeno quanto gli altri tre Cullen.
Ma si può sapere che gli prendeva? Quella ragazza avrebbe aspettato che la seppellissero per mettere fine a quella scenetta. Sarebbe stata bene. L’aveva detto Edward che succedeva così. Dove stava il problema?
“il problema, Nihal è che si tratta di un’umana!” disse Edward inferocito.
“ma che scemenze dici Edward? Non l’hai visto il morso sul polso? È stata trasformata! Ok, da poco, ma era una di voi!” gli risposi acida per contrastare il suo tono.
“aveva il morso sul polso? Allora è tutto ok…” si intromise Emmett sedendosi a terra assieme a noi altri.
“secondo te io mi preoccuperei così tanto per un vampiro che muore dalla voglia di vedere come sarebbe se fosse realmente morto? Per provare l’ebbrezza di un funerale, Emmett? Che magari ha già dato disposizioni sulla cerimonia? Ma ti sembro scemo?” gli gridò in faccia Edward.
“Edward, calmati. Prendertela con Emmett non risolve il problema” intervenne Jasper. Sentii il suo potere attraversarmi e invadermi come se fosse acqua fresca. La sensazione di essere un recipiente in cui viene versata tanta, tanta acqua, era stranamente piacevole. Vidi le facce degli altri distendersi sotto l’effetto della sua influenza. Non c’è che dire. Potere molto utile quando si è ai limiti di uno scontro.
“scusa Emm…è solo che è tutto oggi che sento cose strane ma non riconosco di chi siano le voci nella mia testa, o quelle che riconosco non dicono nulla di importante. Qualcuno qua dentro sapeva di cosa sarebbe successo oggi. È terribilmente frustrante poter sentire ma non riuscire a capirci niente” si scusò Edward. Sentiva cose…quindi la faccenda doveva essere piuttosto seria. Ero più che certa che in genere ignorasse le voci che sentiva nella sua testa, insomma…io avrei fatto così. ma se queste lo avevano colpito…
“ma..ha il morso. Ha il morso, vero Aly?” chiese Rosalie alla sorella.
“si ma non ha bevuto. E dubito che anche se lo avesse fatto sarebbe sopravvissuta” rispose Alice con un sospiro. Tutti quanti tranne Edward la guardammo senza capire. Lui prese un lungo respiro e poi parlò, appoggiandosi fiaccamente al tronco dell’albero dietro di lui.
“Alice, l’ha vista ieri mattina in classe. Non c’erano dubbi che fosse umana”
“dici che qualcuno l’ha uccisa?” chiese Jasper.
“come fai a sapere che non ha bevuto?” aggiunse Emmett.
Edward si rialzò di scatto con la schiena dal tronco, la sua fronte era solcata da profonde rughe di preoccupazione. “tu non hai mai visto qualcuno trasformarsi vero Emmett?”. Attese una risposta che non arrivò.
“il tuo corpo diventa…come se fosse trasparente. Vedi ogni singolo effetto della trasformazione. In particolare le vene. È come se fossero piene di fluorescina. Mi spiego?”
“si ma non capisco dove vuoi arrivare” gli rispose il fratello.
“se lei avesse bevuto, anche solo una goccia, anche per sbaglio, dopo il morso…si sarebbero viste le vene diventare come argentate, segno che il congelamento era in corso. E si sarebbero viste per giorni” s’intromise Alice.
“e non sappiamo se durante la trasformazione il corpo possa venire ucciso, ma ci importa poco a questo punto…no? niente vene, niente risposta…” continuò Rosalie al posto della sorella.
“già... se la sono bevuta e basta. Penseranno sia una vampira e chiuderanno il caso. Gli umani se ne fregano dei vampiri, ricordate? Per loro è giusto che andiamo nel posto dove dovremmo essere già da molto tempo. Sotto terra. Uno in meno di cui preoccuparsi.” concluse Edward.
Tutta questa storia era incredibile. Molto più che incredibile. Era incredibile e terribile. Era come lasciare ai vampiri licenza di uccidere. Come aveva detto Rosalie, gli umani non sanno come ci si trasforma in vampiro. Secondo noi basta un morso e quando vieni morso…per gli umani smetti di vivere, ma non nel senso letterale del termine. Nel senso che per loro diventare un vampiro è la peggiore delle sfortune che possano mai accadere. Anche se vivi per l’eternità, per il resto degli umani è come se fossi morto. I vampiri sono un abominio della natura, un errore colossale. Essere bloccati a metà strada tra la vita e la morte è la peggiore delle disgrazie. Un genitore preferirebbe che il proprio figlio si bucasse piuttosto che vederlo diventare un vampiro. Stupidi esseri umani. I genitori di questa ragazza non sarebbero stati da meno, ne ero certa. Avrebbero accolto questo omicidio come una benedizione divina. Qualcuno aveva provveduto a salvare la loro bambina dalla dannazione eterna. L’avrebbero seppellita e tutto sarebbe stato messo a tacere. Essere morsi…era un’onta che la famiglia difficilmente riusciva a cancellare. E poco importava che chi veniva morso se la fosse andata a cercare o meno. Era la vergogna della famiglia. Funzionava così nel mondo degli umani.
Ma mi rifiutavo di credere che il caso sarebbe stato chiuso così in fretta. Insomma…i vampiri vivevano tra noi allo scoperto, avevano diritto al voto, all’assistenza sanitaria (che poi non la usassero è un’altra storia) perché non ad un’indagine e un processo se venivano uccisi?
“ma l’autopsia…” azzardai a suggerire.
“cosa credi che rivelerebbe? Che è senza sangue! Del resto è quello che voi umani pensate di noi” rispose Edward con il tono di chi parlasse con un interlocutore che non fosse in grado di afferrare l’ovvietà.
“ma qualcuno deve sapere che non è così”
“a parte te? fammici pensare, no! non abbiamo bisogno né di medici né di autopsie. I vampiri non si ammalano. I vampiri non si tradiscono. Siamo molto gelosi dei nostri segreti”
“ ma un’umana è stata uccisa! Bisogna che la cosa venga a galla…bisogna…andare alla polizia”
“quando la smetterai di vivere nel mondo delle favole, Nihal? Quando metterai i piedi per terra? Quando capirai che il mondo non è una bella storia? Che non esistono… principesse e cavalieri. L’oscuro si, però. E l’oscuro ha delle regole, Nihal, che non puoi infrangere. Noi vampiri ce la caviamo da soli. Noi vampiri, non ci rivolgiamo alla polizia. Noi vampiri..”. Non resistetti. Dovevo assolutamente interromperlo. Gli umani non erano l’unica parte a rendere difficoltosa la pacifica convivenza con i nuovi arrivati.
“voi vampiri siete solo degli egoisti! I vostri segreti, la vostra razza, la vostra libertà…le vostre regole…tenetevele pure ma non potete permettere che le vostre stupide regole e i vostri stupidi codici d’onore o quello che sono rovinino il resto del mondo. Voi vi sentite gli oppressi, i non accettati, i discriminati, ma la verità è solo che vi sentite superiori! Come se noi fossimo solo un passatempo! Quindi non sorprendetevi tanto se noi comuni mortali vi guardiamo con diffidenza, sospetto e menefreghismo! Siamo un passatempo Edward, uno stupido gioco per voi.”
“ora basta voi due! Non è questo il momento per ribeccarvi su faccende vostre. Dobbiamo pensare a cosa fare” ci interruppe Alice. I toni si erano fatti molto alti e le frasi che ci eravamo lanciati addosso beh…avevano dei riferimenti che non si potevano classificare come puramente casuali.
“semplice. Lasciamo le cose come stanno. Che possiamo fare?” sospirò Emmett.
“fermare il movimento, ad esempio?”propose Jasper.
“e chi te lo dice che sono stati i salvatori?” sottolineò Edward.
“i salvatori?” chiesi a mezza voce a Rosalie che era seduta di fianco a me.
“è così che si chiamano tra loro quelli che appartengono al movimento” bisbigliò in risposta.
“ modus operandi?” azzardò Emmett.
“o certo, e ora mi dirai anche che questi assassini hanno una conformazione del cranio particolare, mister criminologo Emmett Lombroso. Vuoi il tuo nome o ti devo chiamare Cesare?” lo canzonò con acido sarcasmo Edward. Ma che aveva quel giorno? Si era alzato male dal letto per prendere tutti a pesci in faccia così? mi rifiutavo di credere che fosse così nervoso per ieri sera. Ci manca che lui si incasina la vita da solo e se la prenda con gli altri, cosa che, peraltro, ha dimostrato di saper fare molto bene.
“tu hai qualche idea migliore, Poirot?” ribattè Emm.
Edward sospirò e si appoggiò di nuovo al tronco con gli occhi chiusi“no…mi sa che è proprio da li che dobbiamo cominciare a cercare”




come promesso, questo è l'abbigliamento di Nihal. cioè..quello che aveva mentre piangeva come una disperata vagando per la casa
http://www.polyvore.com/nihal_capitolo_11/set?id=11738035

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Capitolo 12
*** Congetture ***


Congetture

Non ho resistito a postare anche questo capitolo stasera. volevo tenermelo per domani... ma siccome il prossimo è già in via di scrittura ho deciso di postarlo per tenervi incatenate ancora un pò al pc :P .Come vi avevo preannunciato, iniziamo finalmente ad entrare nel vivo della storia! molto probabilmente dai primi capitoli avrete pensato che cosa centrasse la trama postata con i capitoli scritti, ma spero che ora il tutto possa risultare più chiaro. Io non ho mai letto libri gialli e vi avviso già che l'unico libro che ho letto in cui c'erano assassini e aggressori pericolosi è stato Harry potter e la camera dei segreti. dove voglio arrivare? che se avete qualsiasi idea su come possa proseguire la storia si accettano suggerimenti! più sono meglio è perchè...insomma vorrei continuare in un modo decente e non dovermi ridurre a dire che l'assassino è il maggiordomo per la disperazione!

qualsiasi idea vi venga in mente quindi... ditemela!

per quanto riguarda le recensioni, anche stavolta rispondo in blocco a Mikki, Sunrise e Dindy, che meravigliose come sempre continuano a recensire e commentare la mia storia. In effetti Nihal sembra sulla buona strada per diventare una calamita per gli incidenti al pari di Bella! che dire? speriamo che si ripigli! contente del mistero?? guardate un pò le congetture qui sotto. Per voi qual'è quella giusta??




“Qualcuno ha un piano?” chiese Alice. Ci guardammo tutti in silenzio ma a quanto pare nessuno aveva idee. Io potevo apportare ben poco aiuto anche sul piano della fantasia. Leggevo una sacco di romanzi rosa e fantasy, ma i gialli proprio non ne avevo aperto mai nemmeno mezzo. Quindi, oltre al fatto che parlando di vampiri io potessi aiutare ben poco, ero quasi totalmente inutile anche su questo fronte.
“Emm…no” disse Rosalie
“Procediamo con ordine. Cosa sappiamo del MLV?”. Alice sembrava stanca. Era evidente che stesse provando a usare il suo potere per vedere qualcosa, ma non sapendo nel futuro di chi dovesse cercare ogni suo tentativo andava a vuoto.
“A gli cambiamo anche il nome ora?”. Emmett…tutti i dettagli più stupidi li trova lui.
“Cretino. Gli steroidi che non prendi ti stanno dando alla testa? È per abbreviare!” lo ribeccò Alice dandogli uno schiaffetto sulla testa.
Altro minuto di silenzio e riflessione. Nessuno sapeva proprio cosa pensare e io meno di tutti. Alice lo chiese un’altra volta.
“Qualcuno sa qualcosa di loro? Qualcosa di fondamentale…ad esempio chi sia a capo della setta?”
“No. Io a mala pena so chi ne fa parte.” disse Jasper.
“È già qualcosa. Nomi?”. Jaz ci pensò su qualche secondo e poi scosse la testa “Beh…c’è Kate, c’è Benjamin…Zafrina… ma non è che siano proprio dei pesci grossi”
“Zafrina? Sul serio?” domandò Rosalie stupita.
“Si ma non è una delle più accanite. È li giusto perché aspetta che venga il suo turno di essere liberata, niente di che…” le rispose Jasper facendo spallucce.
“mmm…quindi questo è già un elemento da tenere presente: alcuni di loro fanno parte della setta solo per questioni di comodo”. Alice prese un notes dalla sua borsa e iniziò a scrivere. Per quanto ne sapessi i vampiri avevano una memoria praticamente senza confini, ma probabilmente anche a loro serviva scrivere per mettere ordine nei propri pensieri.
“Edward, possibile che tu non possa dire nulla di più?” disse Rosalie accarezzando l’avambraccio del fratello.
“Il fatto che legga nelle menti non significa che io conosca i fatti di tutti. A volte non li ascolto nemmeno. E poi il movimento non aveva mai dato problemi fin’ora e non li ho mai tenuti d’occhio sul serio” rispose questo con un mezzo sorriso.
Eravamo proprio alla deriva. Senza un punto di partenza. Uno vero. Il fatto che una ragazza venisse uccisa in un modo già visto… bah…non sapevamo cosa pensare. E l’unica cosa che potevo fare io era ascoltarli e cercare di capirci qualcosa. Di certo imparavo più cose da loro che non dal corso di sociologia vampira.
“Dite che possa centrare davvero l’MLV in questa storia? Insomma…tutti noi sappiamo quale sia il loro unico scopo. Magari è solo qualcuno che ha voluto agire come loro per distogliere l’attenzione da altre piste. Magari non è stato nemmeno un vampiro a uccidere quella ragazza” disse Jasper pensieroso arrotolandosi un filo d’erba attorno al dito.
“Magari un umano” azzardò Emmett.
“Prontooo? Gli umani non uccidono altri umani a quella si creda sia la maniera vampira! Che senso avrebbe? Hai visto il morso sul polso? L’assassino vuole che si creda che lei sia una vampira.” Intervenni io. Loro potevano essere anche gli esperti in materia di codici di comportamento vampiri, ma l’umana del gruppo ero io. Spettava a me mostrare l’ovvietà che a loro sfuggiva o ignoravano. Umani che uccidono altri umani alla maniera vampira: ridicolo!
“E anche la possibilità che fosse una specie di vendetta per qualcosa è da escludere. Chi poteva mai avere conti con la Abbott?” sospirò Emmett lasciandosi cadere sdraiato a terra con le mani dietro la testa.
“Che gentiluomo Emmett. Era una ragazza un po’ solitaria, ok. Nessuno la considerava molto, ma che ne puoi sapere tu?” lo ribeccò Rosalie. Sempre i soliti gli uomini! Solo perché una ragazza non è proprio la quint’essenza della bellezza, della magrezza e della popolarità e subito significa che non ha vita privata.
“Io la penso come Emmy. Non dava motivo a nessuno di prendersela con lei. È già tanto se qua dentro ci si ricorda vagamente di lei solo perché sta sull’annuario della scuola. Dico , più ignorata di così.” ammise Jasper lasciando perdere il filo d’erba per iniziare a torturarsi i capelli.
“Comunque io continuo a dire che potrebbe essere stato anche un umano. Due fori sono facili da fare, basta prendere una spilla da balia. Non è che ci va tanto” ridabì Emmett.
“Quante puntate della Signora in Giallo hai visto?” lo prese in giro Rosalie.
“Abbastanza da dire qualcosa di sensato, una volta tanto. Chiunque potrebbe aver fatto quei fori. Bisogna vedere se abbia ancora sangue nelle vene” intervenne Edward a difesa del fratello che stava per ribattere. Forse faceva bene Alice a scriversi ogni cosa. Edward diceva vampiro, Emmett umano. Io dicevo vampiro ma c’era una cosa che non mi tornava. Se fosse stata dissanguata, non era possibile che ci fosse tutto quel sangue sul corpo della Abbott. Ma il sangue c’era.
“Ma aveva sangue dappertutto. Era in una pozza di sangue. Se l’avessero dissanguata…insomma non dovrebbe essercene no?” mi azzardai a chiedere.
“In genere il movimento usa il sangue sintetico per le sue messe in scena. Non sprechiamo così il nostro sangue. E anche il paletto…è tutto un trucco” mi spiegò Edward. Non aveva capito la domanda.
“Si, ma perché usano sangue? Insomma…gli umani pensano che siate senza sangue.”
“Secondo gli umani quello a uscire è il sangue che il vampiro beve dalle vittime. Non sangue suo. Che poi è un pensiero davvero idiota. Se fosse come dicono potrebbero anche piantarne mille di paletti nel nostro cuore ma non uscirebbe sangue. Dovrebbero colpire allo stomaco. Immagino lo usino per fare più scena e dare agli umani quello che vogliono”
“con molta probabilità quello sul corpo della ragazza è sangue sintetico. Nessun vampiro sprecherebbe mai così del sangue fresco. Cioè…nessun vampiro tranne noi” proseguì Alice.
Questa frase mi fece venire in mente un’altra possibilità, ma non sapevo se fosse corretta. Magari stavo dicendo la più grande cavolata della mia vita.
“Nihal, se pensi qualcosa dillo ad alta voce. Non riesco a farti da interprete se pensi in maniera così frammentaria”.
Perfetto. Ora ero Nihal. Non Ninì, non splendore, tesoro e dolcezza. Nihal. Sei lunatico forte ragazzo mio! Mi riservò un’occhiataccia omicida (tanto per restare in tema) ma non gli diedi la soddisfazione di pensare che io avessi inviato quel pensiero apposta, e gli risposi per le rime a quel che aveva detto prima di entrare abusivamente e indesideratamente nella mia testa.
“non ti disturbare. Hai già letto abbastanza nella mia testa. Parlo da sola”
“allora fallo”. Lunatico e acido.
“uff…probabilmente sto dicendo una cavolata di dimensioni cosmiche ma secondo me scoprire se è stata dissanguata non ci porta molto avanti. Cioè…se trovate un modo per verificarlo…magari potrebbe addirittura confermare quello che penso”
“vai al dunque. Qua ogni teoria è possibile”. E irritante.
“ma ti stai zitto e la lasci parlare?” intervenne Rosalie esasperata.
“grazie Rosalie. Mi chiedo quando tuo fratello diventerà meno cafone, probabilmente mai. Comunque quello che voglio dire è che potrebbe anche trattarsi di un incidente no?”
“senza offesa Nihal, ma mi sembra un po’ impossibile che un paletto ti caschi accidentalmente sul petto e te lo trafigga”. E stronzo!
“poi ho io la mente che lavora su un livello solo. A me sa che il tuo è rimasto al piano terra. Dico che può essere che uno di voi vampiri non abbia resistito alla sete, che magari la ragazza avesse un odore particolare, che fosse la sua cantante insomma. È illegale mordere gli umani senza il loro consenso, e probabilmente il colpevole per mascherare la sua debolezza ha inscenato un assassinio simile a quello del MLV, per coprirsi le spalle, no? insomma…il paletto potrebbe essere servito a dimostrare che era una vampira”. Ma chi era Jessica Fletcher in confronto a me? Certo la mia era solo una teoria, ma suonava bene! Lo so che non dovrei essere tanto…ilare. Sembrerò poco rispettosa del fatto che una ragazza è stata assassinata nel corridoio a pochi metri da me. Ma avere un’idea plausibile su cosa potesse essere successo mi faceva sentire d’aiuto, come se potessi anche io azzardare qualche ipotesi che potesse avere un qualche fondo di possibilità. Stavo iniziando a capire come funzionava quel mondo così diverso da come ce lo insegnavano e questo mi faceva sentire meno impotente.
“ma i genitori di questa ragazza… l’hanno vista stamattina. Non se ne staranno zitti e buoni” disse Jasper per farmi notare il piccolo particolare che secondo lui non avevo considerato. Ma la nuova signora in giallo, che sarei io, aveva una risposta anche a questo.
“si ma come avete detto voi, secondo noi umani basta un morso per trasformarci. Metti il caso che la ragazza fosse stata morsa a scuola. E se subito dopo fosse stata uccisa da qualcuno che ha tentato di dissanguare lei stessa? Mi sembra di aver capito che voi vampiri appena trasformati non siete proprio dei cuccioli da compagnia, giusto? Avete sete e dubito che scegliereste una bottiglia di Blola al posto di carne fresca in quei momenti. Un umano potrebbe averla picchettata per legittima difesa. Anche questo è consentito dalla legge lo sapete. Siete stati voi vampiri a volere che fosse così, anche se non morite in questo modo”. Forse Rosalie avrebbe dovuto chiedere a me quanti episodi della Signora avessi visto, ma la risposta sarebbe stata ‘manco uno’.
“già…dovevamo fare i fighi accettando di essere puniti se ci beviamo qualcuno. Che stronzata pensare che così voi umani vi sareste fidati di noi” disse con sarcasmo Jasper.
“Esatto. Infatti la maggior parte degli umani ha un paletto sempre dietro in caso di necessità”dissi scioccandoli tutti. Pensavano che gli umani non andassero in giro armati forse? Che poi il picchetto non servisse a nulla…va beh, avete capito il concetto.
“ma davvero? Non lo sapevo”
“è così, te lo posso assicurare Jaz. I genitori della ragazza potrebbero immaginare sia andata così. Non è una cosa poi tanto improbabile, in fondo. E così il vero assassino, cioè il vampiro senza midollo né controllo sarebbe salvo.  Igenitori della ragazza non possono dire nulla e comunque non lo faranno. Per la maggior parte di noi, meno di voi ci sono in circolazione meglio è.”
“e il presunto ragazzo che la Abbott si sarebbe dovuta bere?”. Edward ma non eri tu l’esperto so tutto io di qualsiasi argomento esistente al mondo perché ‘solo io possiedo la verità delle cose, dato che passo tutto il mio tempo a non farmi mai i cazzi miei’?
“posso dire di esser io la malcapitata vittima della vampira. O chiunque altro può farlo, tanto non ci succederebbe nulla. E poi…dubito che i genitori cercheranno chi ha impalettato la figlia dannata e, comunque sia, il superstite potrebbe essere troppo spaventato per venire fuori”
“potrebbe anche essere” disse Emmett.
“potrebbe…ma quello che ho sentito oggi…” concesse lo stronzo. Ormai lo chiamavo così. Mai nome fu più appropriato. Mi guardò malissimo, ma io gli risposi mentalmente: non sono io la prima ad averti trovato questo grazioso nomignolo, ricordatelo!
“che hai sentito?” chiese Alice. Lui mi lanciò un’altra occhiataccia e poi tornò a parlare al gruppo.
“sapete che le menti dei vampiri le sento con maggiore chiarezza e stavano parlando di un altro omicidio, non ho capito se finto o meno… penso finto…forse ha ragione Nihal. Possiamo vedere se il morso è veramente il marchio di un vampiro e se è dissanguata… ma scene del genere…di vampiri dico, beh…sappiamo tutti che non sono nuove in questa scuola. Non ci porta a niente scoprirlo”
“quindi stai dicendo che ho ragione?”chiesi non credendo alle mie orecchie.
“sto dicendo che potresti aver ragione. È un caso isolato e se resta tale, potrebbe essere anche come dici tu” rispose lui piccato. Cioè ho ragione. La mia euforia per la mia piccola vittoria personale cessò in fretta. Se veramente era come dicevo io, non c’era niente per cui essere felici. Quella faccenda era la dimostrazione di quanto fosse impossibile che umani e vampiri potessero vivere e prosperare tranquillamente fianco a fianco. I vampiri non si accontentavano di sangue sintetico e il fatto che se lo bevessero mischiato a sangue vero era una dimostrazione del fatto che non sarebbero mai cambiati. Almeno…pensando ai Cullen…la maggior parte di loro non sarebbe mai cambiata.
Dopo qualche altro scambio di opinioni, convenimmo sul fatto che la mia poteva essere la teoria più plausibile e ci alzammo per tornare in classe, ma come volevasi dimostrare, dato il macabro avvenimento tutti i ragazzi erano stati rimandati a casa o nelle rispettive stanze in caso abitassero nel campus. Ma mai possibile che da ero arrivata in quella scuola non riuscissi a fare più una giornata completa di lezione?

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Capitolo 13
*** Inviti e pittura ***


Lavori in corso Chiedo venia per il mio ritardo girls, ma questa è stata una giornata intensa. Ho finito ora di rivedere il capitolo! ma ora non perdo tempo e lo posto immediatamente sperando sia abbastanza bello da farmi perdonare l'attesa.
il mistero si infittisce, ma ho pensato di lasciarlo da parte un altro pò per far spazio a Ninì. Scusate il titolo ma non me ne veniva in mente nessun'altro!
Grazie mille a tutte le ragazze che hanno messo la mia storia tra i preferiti/seguiti e anche a quelle che la leggono senza averlo fatto.
un bacione a tutte e buona lettura!

I giorni passavano senza avvenimenti di sorta. Come previsto, dell’omicidio di Christina Abbott (scoprì il suo nome il giorno dopo) nessuno parlò più. La famiglia fece un funerale ristretto in fretta e furia, senza perdere tempo, desiderosi di seppellire quella storia assieme alla figlia.
Nessuno ne parlava, né umani (e questo lo sapevamo io, Angela e Mike) né vampiri (e questo lo sapevano i Cullen). Come se niente fosse successo.
Edward continuava a scandagliare le menti di tutti gli studenti ed era sempre più nervoso ed esaurito. Alice dava almeno un’occhiata ogni mezz’ora al futuro dei vampiri di cui aveva parlato Jasper ma non perdeva la sua vena positiva nel dire che, dato che continuava a non trovare nulla, doveva essersi davvero trattato di un incidente. Ovviamente in queste sue ‘ricerche’ aveva trovato altri nomi preziosi di appartenenti al movimento (un certo Mallory, una tale Smith, la vampira che sedeva al fianco di Angela ad arte Cassidy e altri ancora).
Per quanto riguardava noi altri, tenevamo gli occhi aperti. Non avevamo raccontato nulla ad Angela e Mike nello specifico di quello che stavamo combinando. Io ormai c’ero dentro, ma magari loro potevano esserci più utili da ‘ignoranti’. Erano a scuola da più tempo di me, conoscevano più gente e magari avrebbero scoperto più cose senza farsi notare. Credo pensassero che stessimo diventando un po’ matti tutti quanti dato le domande da terzo grado falsamente indifferenti con cui li tartassavamo di continuo.
A parte questo…il patetico era entrato a far parte della mia esistenza. Si perché avevo trovato un modo tutto mio per torturarmi molto pericoloso: il masochismo. Nei miei momenti di solitudine avevo preso il vizio di mettermi sul letto con l’Ipod nelle orecchie e rivivere tutti i bei momenti passati con Edward. Ok, la lista non era poi così lunga, ma fatto stava che puntualmente, quando spegnevo il lettore, mi sentivo come se mi fosse passato sopra un tir. Nella realtà, con Edward le cose andavano di male in peggio. Quando eravamo da soli nella stessa stanza era l’imbarazzo più totale, quando eravamo in compagnia era un continuo mandarci frecciatine. Persino il contatto fisico era diventato un problema: ci bastava sfiorarci accidentalmente per ritrarci in fretta imbarazzati. Quando non c’era, poi, non potevo fare a meno di pensarlo e sospirare nel frattempo. Perché era andato tutto a rotoli? Perché il mio sogno mi veniva strappato via così violentemente dalle mani, e ogni giorno dovevo assistere allo spettacolino di Edward che abbassava lo sguardo e si chiudeva in un silenzio impenetrabile quando incrociavamo lei per i corridoi? Come poteva mai pensare ancora a una che lo ignorava con tanta cattiveria? E dire che io ogni volta che pensavo queste cose mi sentivo in colpa nei confronti di Bella. Mi sentivo in colpa a giudicarla male perché non era colpa sua se era diventata così, non l’aveva scelto lei. Tutti i giorni vedevo quanto fosse diversa dalla Bella che era stata: subdola, viscida…e non potevo far altro che provare pena per lei. Ma potevo mai sentirmi in colpa per quella che mi aveva portato via il mio sogno? In modo inconsapevole, certo… ma l’aveva fatto!
Comunque sia, mi lasciò perdere. Non mi minacciò più, non cercò più il contatto con me. Non ne aveva più motivo, giusto? Per la verità, iniziai a vederla sempre meno a scuola, evidentemente troppo presa dai suoi impegni. Far parte del corpo di guardia dei Volturi non sembrava cosa da poco, o almeno pensavo fosse così.
Passavo i miei pomeriggi tra libri e uscite con Alice, Rosalie e Angela. Qualche volta uscivamo tutti quanti assieme a fare un giro a Port Angeles, o quando il desiderio di evadere da Forks era troppo grande, arrivavamo addirittura fino a Seattle. Ogni volta Alice insisteva perché io andassi in macchina con Edward ma dirle che era tutto inutile perché le cose non miglioravano non serviva a nulla. Continuava a fare in modo di chiuderci tutti e due nell’abitacolo due posti della Vanquish e se la squagliava prima che uno di noi potesse protestare. Costretti in quello spazio ristretto, stavamo tutti e due in silenzio, oppure scambiavamo qualche frase di circostanza (hai freddo? Accendo il clima? Posso cambiare stazione radio? Abbasso un po’ il volume, ti spiace? Notato nulla di strano in giro?). Solo una volta mentre armeggiavo con i tasti dell’autoradio, lui alzò la mano per sfiorare la mia. Quando mi girai sorpresa a guardarlo mi sorrise. Mi fece appoggiare la mano sulla leva del cambio e la strinse sotto la sua per tutto il tragitto. Restammo in silenzio tutto il tempo. Non pensai nulla. Cercavo di fare attenzione alle parole delle canzoni. Con lui pensare era come parlare. Meglio non farlo se volevo godermi in pace quel momento. Non riesco ancora a decidermi su che significato dare a quel gesto perché dal giorno dopo tornò ad essere schivo e irritabile come sempre,  ma con una variante in più. Mi fissava sempre. Di continuo. Se mi alzavo i suoi occhi si alzavano con me, se me ne andavo me li sentivo puntati dietro la schiena, se lo beccavo lui li distoglieva.
Non sapevo nemmeno cosa provare, se dovessi essere contenta del fatto che era tornato a guardarmi con interesse o se esserne irritata perché così facendo alimentava l’illusione che le cose tra noi sarebbero potute riprendere da dove le avevamo lasciate. Da lui non ricevevo alcun aiuto in questo senso. Spesso e volentieri non riuscivo a non pensare a queste cose mentre c’era lui nei paraggi, ma lui si tratteneva dal commentare i miei pensieri, rassicurarmi o dirmi qualsiasi cosa. Mi guardava per un po’ con un’espressione talmente criptica che solo Dan Brown sarebbe riuscito a interpretarla. Una cosa era comunque assolutamente chiara nella mia mente: mi piaceva ancora. Ero totalmente, incondizionatamente, irragionevolmente innamorata di lui e allo stesso tempo non potevo fare a meno di odiarlo per avermi portato a riconoscere questo sentimento. L’unica soluzione era metterlo sotto chiave e considerarlo un capitolo chiuso. Era l’unica cosa da fare se volevo ancora avere una sottospecie di vita e di tranquillità mentale. E soprattutto un cuore intero e funzionante.
Questa era la mia vita a Forks nelle settimane successive all’incidente della Abbott. Iniziava anche a fare più freddo e a piovere. Era troppo bello per essere vero che il caldo indugiasse così tanto a tornarsene ai tropici. Con le ragazze organizzammo un giro di shopping a Seattle per adeguare il nostro armadio alle temperature e se Alice mi avesse fatto comprare anche solo una canottiera in più, la mia cabina armadio sarebbe esplosa. Per lei l’arrivo delle nuove stagioni era sempre una festa, una delle tante scuse per rivoluzionare gli armadi. Se non il suo quello della sorella o dei fratelli, o in questo caso il mio. Era incontenibile. E lo fu ancora di più la mattina in cui ci portò la notizia più fantastica del mese, a suo dire.
Quel giorno eravamo seduti tutti al nostro solito tavolo, tutti uno più svogliato e annoiato dell’altro. Non avevo nemmeno la forza di battibeccare con Edward perché si stava scolando troppi Blola (se n’era già bevuti cinque nel giro di mezz’ora). Ci stavo per fare un pensierino quando un’Alice tutta saltellante entrò dalle porte a vetro della mensa agitando un foglio.
“ ci sarà anche quest’anno! Ci sarà, ci sarà, ci sarà!!!”
“Alicetta, tesoro…abbassa la voce, per piacere, ti abbiamo sentito” disse Jasper cercando di placare la moglie con il suo potere, ma non doveva metterci troppo impegno perché quel folletto senza freni continuava a saltellare contenta.
“ci sarà anche quest’anno e quest’anno potremmo partecipare anche noi!”
“Alice calmati. Di che stai parlando?” sbadigliò Rosalie togliendo di mano la bottiglietta di Bloda Rh negativo dalla mano del fratello per prenderne un sorso.
“ma del ballo!!!”
“uff, quel ballo…già” sbuffò Emmett alzando gli occhi al cielo.
“quale ballo?” chiesi io, rediviva dal torpore in cui stavo crollando. La notizia mise sull’attenti, anche Mike e Angela che, sonnacchiosi anche loro, stavano guardando le stampe di alcune foto che avevamo fatto durante la nostra ultima uscita.
“uff. Vi devo sempre spiegare tutto io. Allora, gente di scarso interesse su come va il mondo, ogni anno la scuola organizza un ballo. Un ballo vero! Di quelli da abito lungo e valzer. Lo fanno per incentivare i genitori ad iscrivere i figli al Saint Katrine e a convincere i finanziatori che la nostra scuola è un buon investimento. Per questo dico che possiamo andarci! Noi dell’ultimo anno dobbiamo far vedere il risultato dell’insegnamento che si riceve qui e poi… beh ci sono anche i direttori dei college più prestigiosi di tutta l’America. Diciamocelo chiaro, gli unici che possono permettersi le loro rette qua nella penisola di Olimpya siamo noi del Saint Katrine. Ed è per questo che ci sarà un sacco di gente importante e tutto sarà fatto in grande stile. Anche perché, indovinate chi è entrata a far parte del comitato di organizzazione? Lasciate perdere, la sottoscritta! Quindi tutto sarà perfetto, ma mi aspetto che voi mi diate tutti una mano”. Aveva spiegato tutto talmente in fretta che avevo fatto fatica a starle dietro.
“quando sarebbe?” domandò Emmett rassegnato. Tutti quanti sapevamo che quando Alice si metteva in testa una cosa era meglio dirle subito di si, tanto a contraddirla si sarebbe sprecato solo tempo e fiato.
“tra due giorni”
“come sarebbe tra due giorni? Come puoi preparare tutto in così poco tempo? È un’impresa impossibile!” esclamò Rosalie. Secondo me stava più che altro pensando a dove avrebbe trovato il vestito adatto in due giorni che non a come avrebbe fatto Alice a preparare tutto.
“Non mi chiedere perché l’abbiano anticipato perché non lo so. Forse la scuola è a corto di soldi e vuole anticipare i tempi” rispose Alice facendo spallucce.
“io non ti aiuto, scordatelo. Ho gli allenamenti” disse Emmett alzandosi dal tavolo. Di fianco alla sorella più piccola sembravano l’articolo il. Il gigante e la farfalla.
“peccato Emmy, vorrà dire che ti sorbirai anche le lezioni”
“come?”
“Ho detto al preside che c’era poco tempo e per cui gli ho chiesto se il mio team di aiutanti potesse essere esonerato con me dalle lezioni. Ma tu hai detto che sei impegnato…”
“no, no, no! Ci sono. Sai Aly, so che ti stupirò…non sembra ma…io adoro sistemare vasi e fare composizioni floreali. È il mio passatempo preferito! Sarei proprio bravo”
 
Fu così che iniziò la nostra carriera da imbianchini e decoratori. Si perché quando Alice era stata accompagnata dal preside a quella che sarebbe stata la sala del ricevimento, lei si era messa in testa che le pareti rosso carminio non erano adatte allo stile del SUO ballo. Di quello che dicevano gli altri membri del comitato di organizzazione se n’era sbattuta altamente e aveva preso il comando. La frase più corretta per descrivere quello che fece sarebbe ‘instaurò una dittatura’, ma trattandosi di Alice…insomma sembrava impossibile che una cosina così piccola potesse dettar legge e far rigare dritto (e coordinato) un gruppo di più di cinquanta persone.
Avevo avuto giusto il tempo di andare a casa a cambiarmi, prima che mi afferrasse per un polso, mi trascinasse davanti a una parete infinita e mi mettesse un rullo in mano. Ci voleva far tinteggiare tutto color crema.
Dopo più di due ore che passavo quell’arnese sulla parete, iniziai a maledirla in tutte le lingue che conoscevo perché iniziavo ad avere troppo male alle braccia.
“ne deduco che non ti piace tinteggiare”. Edward, tutto macchiato di vernice, mi stava sorridendo. Era il primo vero sorriso rilassato che mi riservava da quel giorno sulla spiaggia. Avrei dovuto mantenere il mio cipiglio e mostrarmi alterata ma inutile dire che cipiglio e arrabbiatura davanti ai suoi occhi dorati se ne erano andati a spasso.
“non quando devo andare così di corsa” risposi neutra continuando a passare il rullo con energia, cercando di pensare a mantenere l’equilibrio il piedi sulla scala, per non fargli capire il tornado di ormoni che mi aveva appena scatenato. Era splendido. Letteralmente splendido. Sexy da pazzi. Già solo guardarlo mi stava creando degli scompensi ormonali non indifferenti, che si tradussero in una vampata di calore improvvisa. Quella maglietta nera metteva in evidenza il suo petto ampio e scolpito. Le mezze maniche lasciavano scoperti quei bicipiti non troppo gonfi ma definiti ad arte che erano una gioia per gli occhi. E si lo ammetto: quando pensai non mi guardasse scesi molto più giù con lo sguardo per ammirare anche il suo splendido sedere. Riuscì talmente a mandarmi in tilt quella vista che girandomi per far finta di nulla e riprendere a tinteggiare, mi voltai verso il vuoto anziché verso il muro e caddi. Stavo aspettando la botta tremenda sul sedere ma questa non arrivò. In compenso fui avvolta da due braccia fredde e il mio viso andò a sbattere contro una maglietta nera. Cazzo.
“se tu fossi realmente impegnata a tinteggiare anziché guardarmi il sedere, Ninì, io non dovrei starti dietro per salvarti quando cadi dalle scale” sussurrò con una voce talmente sexy che dovrebbe essere dichiarata illegale al mio orecchio.
“se tu non te ne andassi in giro con dei jeans che lo mettono in risalto non dovresti salvarmi. È il minimo che puoi fare dopo avermi distratta” gli risposi acida, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“in realtà non sarebbe mio dovere dato che il tuo di sedere mi ha distratto dal mio dovere per primo” bisbigliò ancora e non mollando la presa.
“ti è di tanto disturbo far scendere me e il mio sedere allora?”. Non che non mi piacesse quel contatto, ma il suo cambiamento di umore era stato così repentino che non riuscivo ad adeguarmici subito. Cioè l’avrei anche fatto, e infatti il mio cuore, traditore, si era già messo a fare le capriole, specie quando mi aveva chiamata di nuovo ‘Ninì’. Ma psichiatra di me stessa, mi ero messa da sola in cura e non potevo rischiare una ricaduta proprio quando mi ero imposta di farmi passare la cotta/innamoramento/fissazione per lui.
“a dir la verità si. Ma se insisti” disse rimettendomi giù e scostandomi i capelli dal viso. “Sei tutta sporca di vernice. E molto carina” continuò sorridendomi dolce. Qualcuno mi raccolga in qualche modo perché temo di essermi sciolta. Non potei proprio evitare di arrossire e nemmeno di darmela a gambe prendendo il mio bravo secchio e continuare a pitturare una zona poco distante ancora rossa.
Lui mi seguì con il suo di secchio. Dho! Il mio autocontrollo e la mia autopsicoanalisi se ne sarebbero andate a quel paese se mi avesse rivolto la parola in modo gentile un’altra volta. 
“allora…già scelto con chi andrai al ballo?”. Ciao ciao autocontrollo, è stato un piacere conoscerti.
“no”. Le richieste non erano mancate, ma nemmeno li conoscevo i tizi che me lo avevano chiesto per cui avevo rifiutato. Però avevo una mezza idea di accettare l’invito di Mike. Credevo l’avrebbe chiesto ad Angela ma lei aveva accettato l’invito di un certo Ben e lui sembrava esserci rimasto un po’ male. Per cui potevamo andarci insieme come amici. Solo lui, sola io… tanto valeva farci un balletto assieme.
“A me sembra il contrario” disse Edward piccato.
“L’ho deciso ora” risposi altrettanto piccata.
“Potevi almeno aspettare che te lo chiedessi io”
“Perché avevi intenzione di farlo?”
“Ero giusto venuto a chiedertelo ma tu hai mentalmente accettato la proposta del piccolo Newton!”
“ Ti da fastidio? Non dovrebbe dato che tu hai in testa una ragazza che non sono io. Chiedilo a lei di venirci.”
“E’ a Volterra. Non ci sarà al ballo”
“A bravo, Edward. Ti manca la dama e ti rivolgi al ripiego.”
“Sai che non è quello che volevo dire”
“No. Non lo so.”
“Si che lo sai.”
“No. E comunque sia io e Mike andiamo al ballo come amici”
“Si come no. Hai idea di quante volte è stato lui a guardarti il sedere e di quante volte al giorno ci pensi?”
“No e non me ne frega. Se lui non ci viene come amico, sono io che invece accetto da amica il suo invito”
“ Complimenti a te. Mi rimpiazzi in fretta e dire che, per ironia, io invece mi sono trattenuto”
“ Mi spiace se la mia presenza ha rovinato il tuo vecchio piano di scopate Edward. Ma non disperare. Troverai qualcuna da portare al ballo che magari ti regalerà anche un dolce di fine serata”
“Poi sono io lo stronzo”
Dio solo sa quanto mi costava dire quello che stavo per dire ma dovevo assolutamente proteggere la mia salute mentale e più di ogni altra cosa il mio cuore. Se ci fossi ricaduta e avessi sbagliato di nuovo nel farlo si sarebbe ridotto in pezzi talmente piccoli che sarebbe stato impossibile rimetterli insieme. Prendendo un bel respiro per farmi coraggio, mi misi su la miglior faccia indifferente del mio repertorio e dissi. “Edward, siamo seri. Io e te al ballo insieme? Non sarebbe una buona idea. Tu hai in testa Bella e io non posso cambiare questa realtà. Non posso dirti ‘hai visto com’è andata a finire l’altra volta’ perché nulla è iniziato sul serio, ma sai benissimo che ci ho pensato a lungo in questi ultimi giorni. E io non voglio iniziare di nuovo da capo per poi crollare di nuovo. Per cui, ti prego. Se mi vuoi bene anche solo un poco, lasciami stare. Andrò al ballo con Mike. Se vuoi…possiamo restare amici, ma non so nemmeno se sia questa la cosa giusta da fare.”
Il mio cuore stava andando in pezzi lo stesso. Avevo troncato ogni minima possibilità di averlo, ma forse quel dolorino momentaneo al petto era il prezzo giusto da pagare per poter restare fedele a me stessa e non soffrire ancora di più. Cercai di pensare con intensità solo alle mie parole mentre le pronunciavo, per fargli capire che non avrei avuto ripensamenti. Che avevo deciso una volta per tutte.
“Come vuoi Nihal, ti lascerò stare” disse freddo dopo qualche minuto “vado a continuare il mio pezzo di muro”.
Non potevo permettermi di pensare a quanta voglia avessi di piangere in quel momento, l’avrebbe sentito. Per cui, cercando di essere ferma e irremovibile su quello che avevo appena detto, andai da Mike per dirgli, col cuore a pezzi, che accettavo il suo invito.

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Capitolo 14
*** Il ballo ***


il ballo come dice Dindy, sti due a litigare ci danno dentro! maaaa spero che questo capitolo possa piacervi quanto è piaciuto a me scriverlo. non vedevo l'ora di farlo! i capitoli precedenti li ho scritti tutti non vendo l'ora di arrivare a questo. E visto che mi piace così tanto, lo dedico alle mie commentatrici di fiducia! un bacione a tutte e buona lettura!

ps spero di riuscire a postare presto il prossimo chapter. ultimamente ho un pò di cose da fare e non so se riuscirò a postare tutti i giorni, cercherò di farlo. voi continuate pure a controllare e io vedrò di non farvi attendere troppo.

Edward non mi rivolgeva più la parola. Solo sguardi. Intensi. Brucianti. Se quello era il suo modo di lasciarmi stare, non era molto bravo nel farlo. A sera tarda, molto tarda, finimmo di imbiancare la sala e Alice ci lasciò liberi di andare a casa con la gentile concessione di cinque ore di sonno prima della ripresa dei lavori forzati. Il giorno dopo i ragazzi furono impegnati a montare tavoli, portare sedie e sistemare luci, mentre noi ragazze avevamo il compito di creare composizioni floreali e centrotavola da disseminare ovunque. Il telefono che era attaccato da ore all’orecchio di Alice, aveva iniziato a emanare fumi sospetti e lasciò questo mondo alle 16.09 del pomeriggio con uno scoppio durante un’importante chiamata al servizio di catering. Anche quel giorno finimmo a tarda sera. La mattina dopo non ci restava che stendere tovaglie, apparecchiare tavoli e sistemare decorazioni e cavi e cavetti vari di luci e attrezzistica per i musicisti. Uno sclero.
Le mie occhiaie reclamavano pietà a gran voce ed evidentemente le loro grida erano talmente assordanti che Alice non le sopportò più e mi concesse di andare via prima per dormire un po’ prima di prepararmi per la grande serata. Non me lo feci ripetere due volte. Quando sfiorai il cuscino mi chiesi se, dopo tanta sofferenza, fossi finalmente in paradiso. Ma la sveglia del telefono suonò troppo presto e ne dedussi che semmai avevo approfittato di un misero soggiorno nel limbo. Quando mi decisi a togliermi le lenzuola di dosso, notai che sulla sedia di fronte al mio letto c’era un gigantesco pacco rosso con un fiocco bianco. Mi alzai per andare a sbirciarne il contenuto e dentro c’era esattamente quello di cui avevo bisogno. Un vestito. Ringraziai mentalmente Alice e Rosalie per averci pensato e mi trascinai fino al bagno dove avrebbe avuto inizio l’opera di restauro pre-ballo. Era la prima volta che andavo ad un ballo vero e proprio, di quelli da abito lungo e valzer, come lo chiamava Alice. A giudicare dal mio vestito doveva essere davvero una cosa seria perché non era affatto un abito lungo fino ai piedi e basta, ma uno di quelli con tanto vaporoso tulle sotto a tenere la gonna molto ampia.
Non ero capace di fare chissà quali pettinature elaborate, almeno non su me stessa, così decisi di lasciare i capelli sciolti ma mi impegnai comunque per renderli presentabili facendoli belli boccolosi con il ferro apposta e appuntandoli in modo che non dessero fastidio con delle forcine. Non mi dispiaceva lasciarli giù, anche se la prima immagine che ebbi di me stessa quando vidi il vestito fu quella di una bella acconciatura alta. Con i capelli sciolti, però, ero più simile a me stessa e potevo anche riuscire a dare l’impressione di una che, nonostante il tenore dell’abito, non se la tirasse poi così tanto.
Mi truccai leggermente e indossai la collana e il bracciale che erano stati messi nel pacco. Poi mi accinsi a scegliere la biancheria intima da mettere sotto quella meraviglia di taffetà rossa senza spalline che era il mio abito. Quando mi passò per le mani il bustino nero di pizzo ebbi una fitta al cuore. Mi venne in mente quella mattina in cui Edward entrò nel mio camerino mentre stavo provando un vestito e me lo aveva messo tra le mani. Non dovevo stare li a pensarci troppo. Mike sarebbe arrivato di li a poco. Cacciai il bustino sul fondo del cassetto assieme al ricordo e ne presi uno rosso scuro di raso con la brasiliana abbinata. Qualche minuto dopo ero pronta per uscire e Mike citofonò per dirmi che era arrivato. Dopo un’ultima breve controllata allo specchio mi decisi ad uscire dalla porta di casa.
Mike, elegantissimo in smoking con giacca bianca, mi stava aspettando appoggiato alla sua macchina con una rosa bianca in mano.
“non sapevo di che colore fosse il tuo vestito e ho puntato sul neutro” disse porgendomi la rosa.
“grazie Mike, è splendida” risposi accettandola.
“avrei voluto portarti uno di quei braccialetti con i fiori sopra ma non sapevo se erano indicati per questo tipo di ballo”. Era imbarazzatissimo.
“non ti preoccupare Mike. Questa rosa va benissimo.” cercai di farlo sentire meno a disagio.
“aspetta, ho un’idea. Così non dovrai tenerla tutta la sera in mano”. Entrò nell’abitacolo della sua Alfa Romeo Spider  e ne uscì immediatamente con  un aggeggio in mano che poi si rivelò essere un coltellino. Mi prese la rosa di mano e ne tagliò via foglie e gambo. Poi si avvicinò e individuò una delle mille forcine che avevo usato per dare un aspetto ordinato ai miei boccoli, per appuntarci la rosa. Anche questo piccolo gesto svegliò un ricordo. Più doloroso di quello del bustino. L’ultima volta in cui avevo portato fiori nei capelli, una rosa bianca per giunta, era stato il giorno della spiaggia. Mentre ero troppo occupata a impormi di non pensarci per non entrare in paranoia proprio quella sera, Mike aiutò me e il mio ingombrante vestito a salire sulla sua sportiva italiana.
Non gli fui di molta compagnia durante il viaggio, occupata com’ero a mantenere i miei nervi saldi dopo quel breve viaggio indietro nel tempo.
Troppo presto arrivammo al castello. Cioè alla scuola, ma con tutte quelle luci a illuminare il gigantesco maniero che era il Saint Katrine, sembrava di essere invitati al ballo del principe azzurro della favola di Cenerentola. Solo che la mia carrozza era una macchina e aveva dei cavalli come dire…meramente figurativi. Niente topolini e il mio cavaliere era seduto di fianco a me. Inoltre non c’era una meravigliosa e chiara luna a rendere ancora più bello il già suggestivo scenario, ma pesanti e grigi nuvoloni carichi di pioggia in pieno stile Forks, per la serie, quando si organizzano eventi bisogna sempre riservare un piccolo spazio al localismo. Più locale della pioggia a Forks non c’era nulla.
Lasciate le chiavi al parcheggiatore, Mike mi diede il braccio e insieme ci avviammo verso la sala da ballo cui si accedeva da un pesante portone a due battenti dal giardino interno del comprensorio destro. Alice era stata una vera maga! Si perché trasformare i corridoi di una scuola in confortevoli e rassicuranti corridoi illuminati da torce che emettevano una calda luce dorata era una vera e propria opera di bacchetta.
Entrammo nel salone e dall’alto della scalinata che scendeva di una quindicina di gradini ammirammo lo splendore che Alice con il nostro aiuto aveva creato. Lampade, fiori, gente…era un sogno. Dame in abito lungo, alcune bello largo come il mio, altre con veli che scendevano lisci, danzavano leggiadre accompagnate dai loro cavalieri, tutti in smoking chi bianco chi nero, a eccezione di poche divise ufficiali che dovevano appartenere all’esercito. Non trattenni un fischio di approvazione e Mike ne rise.
Scendemmo le scale alla ricerca degli altri e trovammo un Emmett che non faceva altro che infilarsi l’indice tra il collo e il colletto della camicia che evidentemente lo soffocava troppo. Rosalie, dal canto suo, splendida in un lungo abito di raso verde bottiglia che sembrava dipinto su di lei, tentava di tenerlo buono come poteva. Accanto a lei Alice e Jasper reggevano flute colmi di sangue sintetico e si guardavano attorno, controllando la situazione. Anche il folletto era splendida, fasciata dal suo abito pervinca dal corpetto lavorato, e anche Jasper in smoking faceva la sua bella figura.
“Alice, non so come ringraziarti per il vestito. Non avevo proprio idea di cosa mettere” dissi avvicinandomi al tavolo delle bevande per prendere un bicchiere di vino bianco.
“ma io non ti ho preso nessun vestito”
“allora sarà stata Rosalie”
“…no…è stata tutto il tempo con me. I nostri vestiti li avevamo già presi tempo fa aspettando l’occasione per metterli…”. Alice non era stata. Rosalie nemmeno. Andando per esclusione…
“Edward ha scelto bene. Il rosso ti dona molto, Ny” disse Alice accarezzando il taffetà della mia gonna. Lo ripeto. Bel modo di tenere le distanze. Evitai di mostrare che dentro di me ribollivo di rabbia e mi allontanai.
Il preside decise che era il mio turno di essere presentata, e come faceva uno per volta con tutti gli studenti, mi accompagnò a conoscere i presidi dei vari college presenti alla festa. Darmouth, Siracuse, Yale, Harvard…e a tutti elencava le doti di ciascuno di noi (probabilmente aveva passato gli ultimi giorni a studiarsi le nostre schede e le nostre pagelle, anche perché, stranamente, quelli con dei voti appena sufficienti non li accompagnava da Darmouth, Yale and company). Poi fu il turno di alcuni finanziatori e genitori di futuri alunni. Come se in quella scuola bon ton, portamento e danza fossero delle materie di corso, sottolineò anche quel lato delle nostre qualità, che vennero prontamente testate da un ufficiale cadetto della marina (evidentemente carico di soldi pur essendo così giovane) che mi invitò per un ballo. Non me la cavai male. Per fortuna avere un padre da cui venivo spedita almeno una volta l’anno era servito a qualcosa. Le poche volte che lo vedevo insisteva nel dire che dovevamo far le prove del ballo per quando mi sarei sposata, sempre che avesse avuto poi davvero il tempo di accompagnarmi all’altare, dato che in un mese di vita a Forks ancora non mi aveva degnata di una telefonata. Mentre mi facevo portare dal mio cavaliere notai Edward tra i ballerini in pista, che concedeva un giro di valzer a una signora di mezza età che dalla faccia che aveva era molto dispiaciuta di non poter toccare altro che la mano e la spalla del gran pezzo di figo in smoking che era il suo cavaliere. Passatemi l’espressione colorita, ma Edward era davvero l’ottava meraviglia del mondo quella sera. Comunque, l’unica regola che ci era stata fermamente imposta per quella sera era essere carini e gentili con gli ospiti. Per cui non mi stupii vedendo la meraviglia danzare con la signora arrapata (domando di nuovo scusa ma dava davvero l’impressione di essere in astinenza da sesso da una vita. Che poi …sentite da che pulpito! Una vita intera di astinenza per la sottoscritta. Sigh).
Feci per tornare a guardare il mio cavaliere, ma gli occhi di Edward mi bloccarono. Accesi, tormentati, neri. Mi seguiva con lo sguardo e non mi lasciava mai, pur non facendo nulla per accorciare i metri che ci separavano. Provai a inviargli un pensiero. Edward, così non mi aiuti. Lasciami in pace.
Ma non recepì il messaggio, anche se seppi che era arrivato a destinazione dal sorrisetto che mi lanciò.
Terminato il mio primo giro di danze, fui rapita da Emmett e poi da Jasper per altri due giri ancora. quando pensavo di potermi sedere un attimo, ecco che arrivava un nuovo cavaliera a chiedermi un ballo. Tra un ospite e qualche compagno di corso e l’altro, riuscì a danzare anche con il mio accompagnatore, che poverino, non sembrava si stesse godendo molto la festa.
Gli occhi fiammeggianti di Edward mi erano sempre puntati addosso. Potevo sentire sulla mia pelle quale parte di me stesse osservando. Mi stava mangiando con gli occhi (cosa che Rosalie e Angela non mancarono di farmi notare appena poterono).
Mi stava mettendo in soggezione. I suoi sguardi infuocati erano delle bombe lanciate direttamente contro il muro della mia autodifesa mentale e quello che era peggio è che lui lo sapeva bene. Non guardava mai la sua dama, la persona che gli veniva presentata o il cameriere che gli offriva un calice di sangue sintetico. Solo me. Sempre me. Perché si ostinava a dover essere parte della mia vita, quando era chiaro che, a causa della sua situazione, non potevamo che essere amici, e dopo quello che c’era stato forse nemmeno quello? Perché infieriva pur avendo letto nella mia mente quanto avevo sofferto e soffrivo ancora per quello che era successo? Perché era tanto egoista?
Cercai di ignorarlo il più possibile ma era chiaro che l’essere ignorato non rientrava nei suoi progetti e me lo dimostrò quando mi chiese un ballo davanti a un manipolo di finanziatori. Lo fece in maniera tanto gentile e cavalleresca che questi mi sfidarono con lo sguardo a rifiutarglielo.
Dovetti concederglielo. Per forza. A malincuore. Mi misi il cuore in pace e dissi addio a tutti quei pensieri che nella mia testa portavano il titolo di “Edward capitolo chiuso”. Erano stati davvero dei buoni propositi i miei. Guardando, però, la sua faccia da furbo (un sorriso sghembo fantastico e un’alzatina appena accennata di sopracciglio sinistro) mi imposi di lottare con le unghie e con i denti prima di arrivare ad alzare bandiera bianca nei suoi confronti.
Una musica leggera, delicata e romantica partì dalle note del pianista. Fantastico. Pure lui si metteva contro di me! Dall’occhiolino che Edward gli lanciò quando passammo vicino al palchetto del piano, capii che la scelta della musica non era stata casuale. E non ci vidi più. Mollai Edward al centro della pista e corsi fuori dalla sala. Ero arrivata al capolinea della sopportazione. Cosa pensava? Che bastasse una canzone a farmi cedere?
Volevo correre il più lontano possibile da li, andare dove nessuno mi avrebbe trovata. Seguii le scale dei corridoi che portavano in alto. Magari sul tetto avrei trovato un po’ di pace. Corsi a perdifiato cercando di mettere più distanza possibile tra me e lui e arrivai sul tanto agognato tetto.
Pioveva forte, a gocce pesanti, ma non ci badai. Forse la pioggia era giusto quello che mi serviva in quel momento. Avrebbe lavato via più in fretta le mie lacrime di rabbia che si erano trattenute dallo scendere prima per arrivare in un posto dove avrebbero potuto farlo indisturbate.
Mi sentivo una marionetta, un gioco che lui pretendeva di poter prendere e lasciare come voleva, indipendentemente da quello che volessi io. Ero arrabbiata con me stessa perché nonostante tutto l’attrazione e il sentimento che provavo cedevano ai suoi segnali.
“Ninì…”. Non ebbi bisogno di voltarmi per capire che mi aveva seguita.
“cosa vuoi da me, Edward?”dissi cercando di tenere un tono controllato, anche se tenere a bada quel cavallo imbizzarrito che si dibatteva a tutta forza nel mio petto dalla rabbia era un'impresa. Mi mancava l’aria, mi sentivo soffocare, come se stessi camminando in un corridoio le cui parenti non facevano altro che stringersi addosso a me.
Non ottenni alcuna risposta, eccetto quella che potevano darmi il rumore dei suoi passi che si facevano sempre più vicini. Presi coraggio e mi voltai. Non so per dirgli cosa. Avevo preso ad agire come un automa, come se la mia mente e il mio corpo fossero stati scollegati. Senza rendermene realmente conto mi trovai davanti al volto di un Edward tutto gocciolante di pioggia che continuava a guardarmi come aveva fatto tutta la sera. E glielo dissi.
“io ce la sto mettendo tutta per tentare di dimenticare quel poco che c’è stato. Ma non posso farlo se tu mi guardi in quel modo. Io ci sto provando ad andare per la mia strada, ad essere felice. Davvero felice. Ma non ci riesco, perché tu continui a fissarmi e a seguirmi con gli occhi qualunque cosa io faccia. Smettila di guardarmi così!”. La voce che mi era uscita dalla bocca era un sibilo alterato che lo lasciò interdetto per qualche secondo. Strinse i pugni e usando il mio stesso identico tono disse.
“Credi forse che non sia quello che vorrei anch’io, Nihal? Lo credi sul serio? Credi che non preferirei guardare Bella come guardo te? Io non riesco a pensare, non riesco a respirare, non riesco a fare niente se tu sei nel raggio di un chilometro da me. Pensi che io stia bene? Pensi che io riesca ancora a guardarmi allo specchio come se nulla fosse dopo che sto praticamente tradendo la mia fidanzata? Perché io la considero quasi come una fidanzata dato che ha ancora il mio anello. E non parlo di tradimento fisico. E nonostante lei sia diventata quella che sia diventata io vorrei poterla guardare ancora nel modo in cui guardo te, ma non ci riesco. Non ci riesco, perché lei non mi faceva uscire fuori di testa standomi vicino per qualche motivo diverso dal suo sangue. Lei non mi faceva ribollire il mio di sangue se solo anche mio fratello la sfiorava, lei non mi faceva morire ogni volta che guardavo le sue labbra schiudersi. Non mi faceva desiderare di essere le sue dita quando si sfiorava i capelli, né i suoi vestiti quando scivolavano sul suo corpo. Lei non mi faceva desiderare di poter essere l’aria stessa che la circondava per poterle stare sempre accanto Lei non era…non è TE”.
Successe tutto troppo in fretta. L’elettricità che ci stava attraversando era diventata palpabile. L’attrazione che mi portava verso di lui, verso quelle labbra umide di pioggia, verso quegli occhi neri di rabbia fu irresistibile. Il bisogno di toccarlo e di sentirlo era una vera e propria necessità fisica. E lasciai che tutto accadesse.
Ci lanciammo uno nelle braccia dell’altro. Le sue dita trovarono la strada tra i miei capelli per raggiungere il collo e mi tirarono con impeto verso il suo viso. E arrivò. Violento, passionale, desiderato, agognato, dolce e tormentato…il bacio  che aspettavo. Fu la cosa più eccitante di tutta la mia vita. Baciare Edward. Nel momento esatto in cui le nostre labbra si toccarono mi sentii completa, mi sentii a casa, come se le sue labbra fossero state create per baciare le mie, i suoi occhi solo per guardare me, le sue braccia per stringermi.
Sussurrava il mio nome a fior di labbra, e io non potevo fare a meno dire il suo, come se mi dovessi convincermi che fosse realmente lui.
“Ti amo, Nihal Granger. Per quanto ti possa sembrare assurdo, io ti amo” disse col fiato corto guardandomi dritta negli occhi. Può un cuore esplodere di gioia e, allo stesso tempo, continuare a battere come un tamburo? Il mio lo fece.
“ io è da un mese che aspetto di dirtelo” dissi riprendendo a baciare quelle labbra morbide e semplicemente irresistibili.
Venne tutto da sé, non potemmo farne a meno. Il desiderio che spingeva le nostre labbra, le nostre lingue a danzare insieme, divenne troppo pressante per poter essere saziato da dei semplici baci, seppur carichi di tutta la passione che sia possibile immaginare. Fu semplice sfilare la sua giacca e far sparire il cravattino. Le mie mani conoscevano già quella strada pur non avendola mai percorsa in vita loro. Con nessuno. Le sue trovarono abili la cerniera nascosta del mio vestito, che per presto si ritrovò ai miei piedi a farci da coperta in mezzo a tutta quell’acqua.
Con delicatezza mi stese sul mio vestito fradicio e mi sorrise rassicurante. Era così bello. L’acqua gli scendeva giù dalle ampie spalle e rimbalzava sul mio petto per poi scivolare giù dal mio corpo. Mi sorpresi di come non evaporasse tutta quell’acqua a contatto con il mio corpo bollente. Il suo invece era meravigliosamente fresco e sodo e perfetto e magnifico e…sexy… le sue mani mi sfioravano lente, delicate, ma allo stesso tempo sicure e audaci. Mi stringeva a sé come se dovessi scomparire da un momento all’altro. Mi accarezzò, mi baciò, mi fece toccare punte di piacere che non pensavo nemmeno fossero raggiungibili. E poi…poi fu amore. Sentirlo dentro di me, con me, con le nostre mani che si cercavano, si stringevano e si lasciavano…le parole appena sussurrate all’orecchio…le carezze, i gemiti che venivano raccolti a fior di labbra per non andar persi… Ci muovevamo assieme, sospiravamo assieme. Eravamo una cosa sola. Anche volendo non avrei saputo dire dove finissi io e iniziasse lui. Fu tutto perfetto. E fu la notte più bella della mia vita.



Abbigliamento Alice e Rosalie: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11758200
Nihal: http://www.polyvore.com/nihal_al_ballo/set?id=11738470
Edward: http://www.polyvore.com/edward_ballo/set?id=11739359

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Capitolo 15
*** Spogliatoio ***


spogliatoio Dopo il capitolo precedente scrivere questo è stata una vera impresa! non avevo idea di come procedere senza rovinare la magia della notte sul tetto. Spero di aver fatto un buon lavoro. Voglio dare il benvenuto a  Kikka e Eynis per essere entrate a far parte delle mie commentatrici e spero che continueranno a recensire la mia storia.
ringrazio :

per aver messo la mia storia tra i preferiti e anche:
1 - devo 
2 - dindy80 
3 - fata93 
4 - huli 
5 - kate_21 
6 - KiarinaCullen 
7 - meli_black 
8 - nixy 
9 - Saphiras 
10 - Sugar818 
11 - sunrise92 
12 - Tatydanza 
13 - valemyni 
14 - zsusy93 
15 - ___lauretta___

per averla messa tra le seguite.

recensioni:
kikka: ti ringrazio molto per i complimenti e sono contenta di essere riuscita a catturare la tua intenzione nonostante manchi la coppia Edward Bella. ma chissà potrei sempre cambiare idea.

Eynis: se scrivi di Nihal avrai letto le cronache del mondo emerso. è uno dei miei libri preferiti! adoro Nihal e ti dirò che sono stata indecisa tra chiamare il nuovo personaggio Nihal o Sheireen, ma poi ho pensato che consacrata al dio della guerra non sarebbe stato un nome poi così adatto a Ninì. Sono strafelice del fatto che anche se non è la nostra Nihal, ti piaccia lo stesso.

mikki: non ti preoccupare per il chap precedente :) sono contenta che comunque ti sia piaciuto. eeee che dire?? ma cosa ho scritto mai perchè il capitolo della spiaggia possa aver fatto tanto successo? :P ti dirò, anche io sono indecisa su quale tra questi due capitoli della mia creatura mi piaccia di più

sunrise: anche io voglio un ballo cosììììììììììì!!!!!! ti giuro che mentre scrivevo mi dicevo: ma perchè sta storia non è vera? perchè non sono veramente io Ninì? perchè? perchè? perchè? sarebbe un sogno :) secondo capitolo? anche tu  quello della spiaggia? ma tu e Mikki andate a braccetto allora!! :)

dindy: mannaggia a te! sei tu che poi fai commuovere me :) se quel capitolo è da strawow allora consideralo dedicato in particolare a te, insieme a questo che sto per postare, come regalo di nozze. ti sposi tra poco, vero?

senza ulteriori indugi  e sommergendovi di baci e di morsetti, vi auguro buona lettura :)




Se in quel momento fosse arrivato da me un genio della lampada a dirmi che per via della crisi mi poteva concedere solo un desiderio, a occhi chiusi avrei espresso quello di poter rendere quel momento infinito. Le mani fresche di Edward mi accarezzavano leggere le gambe per poi tirarne su una e risistemarsela sul fianco. Per forse le cinquantesima volta quella sera, ma mi piaceva talmente tanto quando lo faceva che presi a sciogliere il contatto di proposito di tanto in tanto. Sciolsi quel contatto ancora una volta.
“come siamo dispettose” disse sfiorando le mie labbra con le sue. Ma mi accontentò e per l’ennesima volta si risistemò la mia gamba sul fianco. I suoi occhi erano tornati di quel caldo color oro che tanto amavo.
La pioggia continuava a scivolarci addosso a gocce sempre più grosse, ma non riusciva a spegnere la nostra voglia di stare li a scambiarci coccole e baci.
Finimmo per fare l’amore un’altra volta, sempre li, sdraiati sul mio vestito, con il temporale sulle nostre teste e questa volta fu ancora più dolce, più bello, più intenso. Non mi sarei mai stancata di fare l’amore con Edward. Anzi, non mi sarei mai stancata di Edward, punto. Sapere che anche lui mi amava aveva fatto si che lasciassi libero il mio sentimento che si andò a sistemare in ogni angolo di me, in ogni anfratto più nascosto rendendomi completa.
Dopo quello che a me parve comunque troppo poco tempo, lui si stacco da me per coprirmi, un po’ inutilmente, con la sua giacca zuppa d’acqua. Si stese al mio fianco reggendosi su un gomito, e prese ad accarezzarmi i capelli. Non potevo far altro di bearmi di quel sorriso, di quegli occhi caldi e sentirmi la ragazza più fortunata dell’intero universo galassie comprese.
“sarai stanca…” mi disse premuroso, proteggendomi gli occhi dalla pioggia con una mano.
“sinceramente…non ho una buona percezione del mio fisico, in questo momento” sussurrai. Lui sorrise ma non sapeva quanto ci fosse di vero in quello che avevo appena detto. Aver fatto l’amore con lui era stato come rinascere. Scoprii di avere delle braccia solo dopo che lui le aveva sfiorate, una gamba destra, solo dopo che lui l’aveva presa per stringersela addosso, un ventre solo dopo che lui lo aveva disseminato di baci. Tutto rinasceva sotto il suo tocco e quando la scia passava, la mia pelle già iniziava ad entrare in crisi d’astinenza per la mancanza di quel tocco.
“amore…santo cielo sono imperdonabile” disse alzandosi di scatto. Nudo, con tutta la pioggia che gli scivolava addosso lungo quel corpo di una bellezza straziante, mi mandò talmente tanto in estasi che mi dimenticai di respirare.
“ti prenderai un accidente se non ti metti subito qualcosa di asciutto addosso.” Disse dopo aver preso me e il vestito insieme in braccio. Mi depose momentaneamente sotto la tettoia che copriva la porta da cui eravamo entrati per recuperare i suoi abiti e vestirsi. Raccolse anche quello che restava del mio intimo e se lo infilò in tasca, dopo avermi sorriso col suo sorriso sghembo che mi mandò letteralmente in tilt.
Non riuscivo a dire una parola. La mia goffaggine umana avrebbe sicuramente rovinato quel momento paradisiaco.
Mi avvolse con quell’ammasso di stoffa rossa gocciolante e mi portò al coperto.
Attaccò a correre per i corridoi deserti della scuola e si fermò di fronte alle due porte.
“hai…come non detto” e si fiondò nello spogliatoio dei ragazzi.
Mi depositò su una panca blu e si mise ad armeggiare con il lucchetto di un armadietto. Ne tirò fuori un asciugamano grande e due flaconi. Iniziò a spogliarsi sorridendomi ogni volta che faceva scomparire un pezzo. La mia mente era ancora troppo ubriaca per via dei suoi baci e delle sue carezze per capire cosa stesse facendo. Quando fu completamente nudo (quel poco che rimaneva della mia sanità mentale se ne andò per non tornare mai più) mi fece alzare e lasciando il mio vestito sul pavimento mi accompagnò alle docce. Ci infilammo in una cabina e aprì l’acqua calda a manetta.
“devo pur scaldarti in qualche modo” disse con un sorriso prima di baciarmi e spingermi sotto il getto. Solo quando l’acqua calda mi scivolò addosso mi resi conto di quanto freddo avessi e godetti di quel calore pur tenendomi stretta a quel corpo ghiacciato di cui non potevo più fare a meno.
Con tenerezza e con molti baci di mezzo ci insaponammo a vicenda e quando lui iniziò a massaggiarmi i capelli con lo shampoo pensai che se fossi morta quella sera sarei morta felice.
La doccia mi aveva fatto bene. Avevo forse salvato qualche neurone che aveva deciso di rimettersi al lavoro per formulare qualche pensiero.
“bentornata, amore” disse con un sorriso strofinandosi i capelli con un asciugamano. Avevo formulato un pensiero. Mi stavo preoccupando del fatto che potesse esserci qualcuno li con noi.
“tranquilla. Lo sentirei” disse prendendo a tamponare i miei di capelli. Era così dolce, così tenero, così premuroso. Non c’era più traccia in lui di Stronzedward.
“certo tesoro. Mica potevo scoprirmi così subito, saresti entrata prima in stato catatonico rovinando la tua giovane esistenza” disse sghignazzando.
“ehi!” lo ribeccai io afferrando la battuta sul mio stato semicosciente del momento. Gli tirai un pugnetto simbolico sul petto, tanto non potevo fargli male nemmeno fossi stata Hulk, quindi…
“finalmente sei tornata! Fatto buon viaggio?” scherzò abbracciandomi da dietro e tirandomi a sé. Iniziò a baciarmi il collo e le spalle e subito mi sfuggì qualche mugolio. “stiamo ripartendo?” chiesi sperando che la risposta fosse si.
“amore, non preferiresti un bel letto al posto delle panche? Il tuo l’avevo montato con tanto impegno…” borbottò tra un bacio e l’altro.
“tetti…pavimenti…panche…letti…non mi formalizzo” dissi ormai partita per la tangente sopraffatta da tutte quelle provocazioni.
“lo so amore. Dai, ti porto a casa. Poi vedremo…se non mi crolli addormentata in braccio…”. Improvvisamente la voglia di rivedere il portone di casa mia divenne impellente e cercai il mio vestito, ma non era altro che una macchia indistinta rossa e bagnata sul pavimento. Feci per prenderlo ma Edward mi fermò. “aspe, ti do qualcosa di asciutto. Meno male che Alice pensa a stipare i nostri armadietti di vestiti puliti. Dice che noi uomini Cullen siamo troppo rozzi per pensare a mettere un bel po’ di roba pulita in questi cosi.”
Sbirciando da dietro il fianco di Edward vidi che dentro a quell’armadietto blu c’era un vero e proprio guardaroba sportivo. Con tanto di roba appesa e cesto con intimo pulito appoggiato sul pianale. Edward prese due paia di boxer, due paia di pantaloni di tuta, una maglietta, una canotta e una felpa. Poi prese ancora un paio di calzini e un paio di Nike.
Mentre era ancora in piedi si infilò svelto i boxer neri e lasciò cadere l’asciugamano. Mise anche pantaloni neri e calzini e poi si sedette di fianco a me per infilarsi le scarpe. Io presi da sotto il pantalone la canotta bianca che aveva tirato fuori e feci per infilarla quando la sua mano mi fermò.
“posso farlo io?” chiese con il suo sorriso sghembo a cui sapeva che non avrei resistito. Lo sapeva da quella sera quando mi ero azzardata a pensare quanto fosse dannatamente attraente quando lo faceva.
“perché? Va beh che mi hai fatto evaporare parecchi neuroni…ma so ancora come ci si veste” dissi mettendo su un finto broncio alterato.
“semplicemente mi piacerebbe farlo. Posso?” disse con occhi da Bambi chinandosi sul pavimento davanti alle mie gambe.
“se insisti” feci spallucce, ma dentro gongolavo di quelle attenzioni come una quattordicenne alle prese con la sua prima cotta.
“insisto” . Prese l’altro paio di boxer neri e li fece passare per le caviglie. Quando arrivò alla curva del ginocchio, prese a disseminare la mia coscia sinistra di baci delicati cui seguiva il fruscio della microfibra del suo intimo. Arrivato al limite dell’asciugamano mi guardò e gli scappò una risata.
“mi sto facendo violenza da solo così. Non posso nemmeno guardare la tua faccia beata senza chiedermi se ce la farò ad arrivare al tuo letto senza prenderti prima.”
“sei tu che hai insistito per vestirmi. Se sei così masochista non è colpa mia” risposi baciandolo e guidando le sue mani fino a che non sistemò l’elastico del suo boxer sui miei fianchi.
Poi prese la canotta bianca e l’accompagnò giù seguendo con le dita il profilo del mio corpo. Gettò la testa indietro e la scosse come a cacciare un pensiero che lo stava ossessionando. Prese un respiro e disse “non avevo mai fatto il procedimento inverso. Vestire una ragazza, dico. Deve essere la notte delle prime volte questa”.
“beh a parte il fatto che vesti una ragazza anziché svestirla, direi che la prima volta è solo mia. O l’avevi già fatto sotto la pioggia sul tetto della scuola?”. Mannaggia a te Nihal e alla tua boccaccia sarcastica. Perché non ti stai zitta? Ma lui non se la prese, anzi mi sorrise, mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio “questa è stata la prima volta che facevo l’amore, la prima volta che l’ho fatto su un tetto, la prima volta che l’ho fatto sotto la pioggia, la prima volta in cui ho lavato i capelli a una ragazza e la prima in cui l’ho vestita.”. Mi sorpresi nel sentire ‘la prima volta in cui ho fatto l’amore’. Credevo che con Bella…
“con Bella non l’ho mai fatto…ho fatto sesso, non amore”
“ma…”
“Ninì, l’amore si fa in due. Lei non ama me…non più. Non so nemmeno se ami ancora. E quindi non poteva far l’amore con me. Ok, non era proprio solo sesso, ma non puoi dire che abbia fatto l’amore”.
È dolce. Non si arrabbia mentre mi rassicura, non se la prende se io nonostante tutto mi sento non abbastanza per lui. Mi stringe e mi spiega. Stronzedward se n’è andato.
“e…” chissà se è stato come sognava? Chissà se anche lui ha provato le stesse cose che ho provato io? chissà se anche lui sentiva come se ti si strappasse il cuore dal petto ogni volta che ci separavamo un po’?...
“tutto, Ninì”
“come?”
“ho sentito tutto. Tutto quello che hai sentito tu. Ed è stato bellissimo, momenti che darei qualsiasi cosa per riviverli all’infinito. E non avere paura che io possa mai fare un confronto tra voi. Tu sei tu. E io ti voglio così. Voglio te”
Prese il mio viso tra le sue mani e lo avvicinò al suo. “io ti amo Ninì. Perché ti è così difficile credermi?”
“perché…non lo so…io…mi sembra tutto troppo bello per essere vero. Non mi sembra vero che tu possa ricambiarmi. Sono talmente felice che ho paura di svegliarmi e scoprire che è stato tutto un sogno bellissimo, ma solo un sogno”. Piangevo. Il perché non lo so, ma lo feci. Avvicinò le labbra alla mia guancia e raccolse con le labbra la mia lacrima.
“allora, amore mio, farò in modo che tu non ti possa svegliare mai. Voglio tenerti con me dentro questo sogno il più a lungo possibile”. Mi baciò. E le sue parole presero senso. E glielo dissi anche io: “ti amo”.
Ripeté quelle due semplici parole così importanti sulle mie labbra e li mi sentii al massimo della felicità. Le sue mani ripresero ad accarezzare i miei fianchi, ad accarezzarli sotto la sua canotta poi improvvisamente si staccò e scosse di nuovo la testa. “ok ora ti porto a casa prima che io abbia bisogno di una doccia fredda per calmarmi”. Scoppiai a ridere e mi infilai la felpa che mi porgeva. Lui  finì di vestire se stesso con una maglietta nera e appena si girò…aveva il logo di Batman su tutto il petto.
“Batman?” dissi con un’alzatina di sopracciglia scettica allacciandomi i sandali alle caviglie. Non proprio le calzature adatte per il mio abbigliamento sportivo ma che ci potevo fare?
“non ti sembro l’uomo pipistrello io?”
“bah…solo che mi fa ridere che proprio un vampiro la indossi”
“credi a quella leggenda che dice che noi ci trasformiamo in pipistrelli?”
“non è così?”
“no! oddio…alcuni lo sanno fare, ma rientra nelle categoria dei doni. Chi sposta le cose, chi si diverte a incasinare gli elementi, chi legge nel futuro…chi legge nel pensiero e chi si trasforma in pipistrello e non solo” rispose cacciando quello che restava dei nostri vestiti da ballo in un grosso borsone da palestra della Puma grigio scuro.
“beh fa strano lo stesso vederti con quella maglietta” dissi alzandomi e prendendolo per mano per andare verso il parcheggio a recuperare la macchina.
“allora arriviamo presto a casa, così la puoi togliere…” sussurrò mordicchiandomi leggero il collo.
Risi per il solletico e lui continuò a stuzzicarmi continuando a camminare.
Girammo l’angolo del corridoio e arrivammo all’ingresso. Il portone era spalancato e quel poco di luce che entrava da quella porta nonostante il cielo scuro mi fece vedere ciò che non avrei mai voluto vedere. Gridai. Forte. Angela.



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Capitolo 16
*** Miracolosamente salva ***


miracolosamente salva allooooooora. Questo capitolo è per la mia Tata, la mia sorellina e sopportatrice ufficiale da più di sette mesi, che finalmente ha iniziato a leggere la mia storia. questo capitolo è stato scritto un pò in fretta ma spero vi piaccia lo stesso e che sconvolga ancora una volta i piani che vi eravate fatti in testa.

recensioni:

mikki: addirittura nella top ten??? ma così mi fai commuovere!!!! :) non essere dispiaciuta per Angela....leggi

dindy:  è stato un piacere dedicare questi due ultimi capitoli romantici alla quasi neo sposina delle mie lettrici! per Angela...anche tu...leggi (sempre per la serie qua non c'è niente di scontato)

poisonblood:  sono contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo e che tu abbia iniziato a recensirmi :) eeee parlando di inquietante...beh...inizierà a farla da padrone in questa ff da questo capitolo.

un bacione e tanti morsetti a tutte! buona lettura!



“Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhh…Angelaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Una figura nera reggeva Angela svenuta tra le braccia ed era chinata sul suo collo. Edward fece per lanciarsi sul suo aggressore ma afferrò solo il suo mantello perché questo scappò e sparì nella notte. Una cosa sola poteva voler dire se era riuscito a scappare a Edward: vampiro.
Vidi tutto a rallentatore. Edward che scattava, l’aggressore che lo guardava e dopo un ghigno malefico spariva…il suo mento con un rivolo di sangue scuro…Angela che cadeva.
Angela cadde a terra. Le mie orecchie percepiscono il tonfo ma non riesco a muovermi. Ero paralizzata, gelata da quello spettacolo agghiacciante. Immaginarsi un vampiro che ti morde è una cosa, ma vederlo davvero…
“Nihal!” gridò Edward scuotendomi dal mio stato di trance. Corsi vicino a lui e ad Angela.
“l’ha morsa. Ne stava anche bevendo il sangue ma l’abbiamo interrotto.” disse Edward reggendo la testa di Angela e voltandola per esaminare il collo.
“l’ha morsa? Quindi se non beve…” dissi io prendendo la mano di Angela per rabbrividire sentendo che stava diventando sempre più fredda. Sembrava stesse dormendo. I boccoli della sua pettinatura elegante le ricadevano scomposti sul viso, il suo vestito argentato  era macchiato sul davanti da alcune colature di sangue. E attesi quella parola, preparandomi all’impatto che avrebbe avuto su di me.
“muore…” disse Edward. I suoi occhi si erano fatti più scuri e vedevo il suo pomo d’adamo andare su e giù più volte a deglutire il suo stesso veleno. C’era sangue, vero sangue e lui aveva sete.  “forse riesco a rallentare l’avvelenamento, ma le devo succhiare via parte del veleno e poi dobbiamo portarla subito da mio padre” disse con la voce roca per lo sforzo di trattenersi dal bere il sangue della nostra amica.
“allora fallo!” gli grido sentendo che il battito del polso di Angela rallenta ogni secondo che passa. Edward mi guardò, deglutì un’altra volta e poi mi disse.
“beh…devo morderla anche io sul collo”
“e allora? Che stai aspettando?” gridai ancora già in preda alle lacrime.
“è…è come se la baciassi…”. Oh. Ooohhh. Il morso sul collo…il morso della passione…quello degli amanti…dei compagni di vita.
“ma che cazzo se ne frega, Ed! sta morendo! Baciala, mordila fa quello che vuoi ma salvala!” dissi ancora. Quello non era un bacio da vampiro, era una missione di salvataggio! Doveva morderla.
“ok…” sussurrò. Prese un profondo respiro e fece per chinarsi sul collo di Angela “senti…amore, ti prego…ti puoi voltare?”. Ma gli sembra questo il momento per formalizzarsi?? Comunque lo accontentai e mi voltai dall’altra parte. Passò circa un minuto e iniziai a sentire dei ringhi gutturali. Mi girai per vederlo con gli occhi spaventati nel vuoto, tutto tremante, che stringeva convulsamente il corpo di Angela.
“Edward! Edward! Mollala!” tentai di tirarlo via, ma non ci riuscii. “Edward, guardami. Guardami!”
Vidi i suoi occhi neri che si fissano nei miei. “Edward…lasciala. La stai uccidendo, lasciala. Il sangue è pulito ora. Dobbiamo portarla da tuo padre” cercai di convincerlo. Ma non funzionò. Allora mi venne in mente un’altra idea, forse un po’ rischiosa, ma che altro potevo fare? Mi tolsi una delle forcine dai capelli e ne staccai il tappino protettivo. Poi tentai di incidermi un po’ di pelle sulla mano e con un po’ di pressione ci riuscii. Strizzai la ferita per far uscire un po’ di sangue e gli misi la mia mano sotto al naso. Funzionò. Mollò la presa di Angela e seguì con gli occhi la mia mano, che subito misi in tasca.
“grazie Ninì” disse col fiatone riprendendosi.
“di nulla. Ora muoviamoci” risposi alzandomi in piedi. Lui mi imitò portandosi dietro Angela. uscimmo a passo svelto dal portone principale e camminando inciampai in qualcosa.
“Edward, guarda!” dissi prendendo il mio fattore caduta. Un paletto. Pulito.
“prendilo e andiamocene. Prendimi le chiavi della macchina, Ninì. Sono nella tasca dei miei pantaloni” disse continuando a camminare. Mi rimisi in piedi e presi le chiavi dalla sua tasca. Arrivammo alla Vanquish e si mise dalla parte del passeggero.
“Ninì, amore, sai dov’è l’ospedale, vero? Vedi di arrivarci in massimo quindici minuti. Ha bisogno urgente di una trasfusione!” disse sedendosi.
Corsi come una dannata. Avrò preso almeno due multe sicure, passando a 180 all’ora davanti ai vigili sulla statale.
“su , su Angela…dai…” diceva Edward schiaffeggiandole il viso con dei colpetti.
“che fai?”
“è semicosciente. E deve rimanere tale” disse lui agitato continuando a scuotere la nostra amica per evitare che si addormentasse.
Fui molto veloce, anche per i miei standard normali di guida che erano già alti. Ma quei dieci minuti di corsa folle furono i più lunghi della mia vita. Avevo la vita della mia amica sotto i piedi nel vero senso del termine: più schiacciavo quel benedetto acceleratore, più lei avrebbe avuto possibilità di salvarsi. Me ne fregai di semafori e autovelox, sperando almeno di non travolgere nessuno.
Scaricai Edward davanti alle porte automatiche del pronto soccorso e mollai la macchina nel parcheggio.
Quando entrai nell’ingresso del pronto soccorso, di Edward e di Angela non c’era traccia. Andai al bancone delle informazioni.
“salve, dovrebbe appena essere passato Edward Cullen di qua, il figlio del primario. Sa dirmi dov’è andato?” chiesi alla signora di mezza età seduta al bancone che stava sfogliando una rivista.
“ha portato una ragazza da suo padre. Lei è parente?” mi chiese con tono annoiato, sempre sfogliando la rivista.
“nnno, ma…”
“allora aspetti qui in sala d’attesa”
“no, lei non capisce. Quella che stava portando è una mia amica e lui è il mio rrr…insomma non sono affari suoi! Ora mi dica dov’è!”
“il protocollo è il protocollo, cara. Non l’ho fatto io quindi non serve che lei urli con me. Si sieda e attenda che il suo rrrrr esca.”. Questa qui stava proprio cercando la morte con la sua strafottenza. Ma che quel giornale se lo ingoiasse!
“sa una cosa signora? Si fotta!” dissi con occhi minacciosi prima di scattare oltre il banco informazioni e correre verso quella che mi sembrava la sala delle medicazioni. Avrebbe messo già cinque minuti buoni ad alzarsi da quella sedia quella scorbutica, non ce l’avrebbe fatta a starmi dietro. Corsi per il corridoio fino a quando non intravidi in una sala un ciuffo di capelli ramati molto familiari. Entrai in scivolata nella sala e mi catapultai vicino ad Angela.
“come sta?” chiesi ad Edward felice di notare che le guance di Angy fossero già più rosee.
“bene. Le stiamo facendo una trasfusione” rispose lui cingendomi la vita. Quel plurale mi ricordò che non eravamo soli e infatti Edward mi presentò Apollo in persona.
“Nihal, ti presento mio padre, Carlisle. Papà, lei è la mia Nihal” disse Edward presentandomi al signore in camice bianco, bello come il sole che mi stava tendendo la mano. La strinsi e sul viso del vampiro si aprì un grande e splendente sorriso.
“finalmente Nihal. Mi chiedevo quando ti avrei conosciuta. Le mie figlie non fanno altro che parlare di te” disse gioviale. Ma nella famiglia di Edward erano tutti degli strafighi? Calmati Nihal, è suo padre. Si dice bell’uomo, non strafigo!
Edward scoppiò a ridere e io non potei far altro che arrossire violentemente.
A salvarmi dall’imbarazzo di spiegare al dottor Cullen per cosa suo figlio stesse ridendo, ci pensò la signora del banco informazioni, che con il fiatone grosso si appoggiò ai lati della porta con tanto di gambe divaricate, pronta per lo sprint finale verso il letto. Dai signora che ce la fai! Ti ho fatto alzare il culo da quella sedia e fare un po’ di movimento, dovresti essermi grata!
“Dott…Dott…dottore, mi scusi. Non sono riuscita a fermarla” disse quando finalmente ci raggiunse, piegata in due per lo sforzo.
“non si preoccupi Carola. È la ragazza di mio figlio” disse lui dandole un colpetto sulle spalle come a dire ‘hai fatto del tuo meglio. Apprezzo lo sforzo’. Lei tentò di ricomporsi e disse “ahhhh! Ecco cosa intendeva la signorina dicendo che suo figlio era il suo rrrrr”. Lo ripeto. Ste segretarie con le catenelle di perline appese agli occhiali sono delle grandi zitelle rompipalle. Io le avevo detto di andarsene a quel paese, ma lei no! deve restare in questo ospedale ad appestare l’aria con quell’orribile profumo dolciastro.
Edward rise di nuovo, più forte ancora. Non so se per il mio commento mentale alla segretaria o per la mia difficoltà a legare a lui le due paroline “mio ragazzo”. Potevo dirle vero?
Quando se ne fu andata, tornammo tutti e tre seri, in effetti non era quello né il luogo né il momento adatto per ridere. Angela non era stata solo morsa, salvata e trasfusa. Aveva rischiato di essere impalettata.
“hai detto che avete trovato un paletto, figliolo?” chiese il dottor Cullen pensieroso.
“si, pa. L’ha trovato Nihal. Ci è inciampata sopra mentre stavamo portando Angela in macchina” rispose Edward prendendomi il paletto dalla tasca per porgerlo al padre.
“quindi l’altro non è stato un incidente come avevate pensato voi” sussurrò questo più a se stesso che non a noi mentre si rigirava per le mani quella che sarebbe stata l’arma del delitto.
“a quanto pare no”.
“vi dirò una cosa ragazzi. Questa non è la prima umana che arriva qui in queste condizioni. Oltre a questa vostra amica e a quella ragazza, la Abbott…altri studenti del Saint Katrine e altri umani mi sono stati portati impalettati” disse guardandoci preoccupato dopo essersi infilato il paletto nella tasca del camice.
“quindi è qualcosa di più vasto, di un serial killer che agisce tra le mura di una scuola” disse Edward.
“temo proprio di si”
“può centrare il movimento di liberazione vampira?”
“può essere. Stanno sorgendo altri movimenti in tutto il mondo, Edward. Non è una cosa da poco questa. Qui c’è qualcosa di politico sotto.”
“di politico? In una scuola?” intervenni io.
“l’unica cosa che so, ragazzi, è che le vittime sono le più disparate” sospirò il dottore, regolando la flebo di Angela.
“e tu sai chi sono? Hai dei nomi in archivio…qualcosa”. Non sentii la risposta. Ero troppo occupata a pensare a un altro particolare.
“scusi signor Cullen. Ha detto ‘altri studenti del Saint Katrine’, prima?” chiesi.
“chiamami pure Carlisle, Nihal. Si, ho detto proprio questo”
“perché noi non ne sapevamo nulla, Ed?”. C’erano stati altri omicidi nella nostra scuola, e nessuno ne sapeva nulla. Una cosa ben strana. So che per gli umani, i vampiri non sono degni di troppa considerazione poiché sono dei morti che camminano, ma di li a non fregarsene della morte di persone che di li a cinque minuti erano umani e subito dopo presunti vampiri, il passo era bello grosso.
“Non lo so. E ora che ci penso io non ho sentito pensieri al riguardo.”
“ma il preside dovrebbe sapere…”
“sapere non vuol dire che debba dirlo anche a voi. Probabilmente sta cercando di risolvere la questione prima che diventi un caso nazionale” intervenne Carlisle. Anche quella che aveva espresso poteva essere una possibilità valida. Il rischio nelle scuole quando capitano ‘incidenti’ di questo tipo, soprattutto se ripetuti, è la chiusura. Far finta di nulla…
“forse”.
Restammo in silenzio tutti e tre guardando Angela, che era stata svestita del suo abito da ballo e vestita con una camicia da notte in dotazione dell’ospedale. Guardai il suo collo. Il vampiro la stava tenendo da davanti, non da dietro, non doveva essergli arrivato alle spalle. E i suoi capelli erano tutti disfatti dall’acconciatura originale, quindi doveva aver reagito in qualche modo.
“dite che Angela sappia chi sia stato a morderla?” chiesi.
“in ogni caso dovreste aspettare che si svegli. Deve riposare. E dovresti farlo anche tu Nihal. Edward, portala a casa.” sospirò Carlisle.
“ok. Tu vieni?”gli chiese Edward.
“arrivo tra qualche oretta. Prima voglio assicurarmi di finire con la trasfusione e che vada tutto bene. Inoltre terrò gli occhi aperti”
“va bene. Allora porto Nihal”
“Edward, non lasciarla sola. Portala a casa nostra. Il fatto che sia umana e che ha visto potrebbe metterla in pericolo”
“è quello che avevo pensato”
“buonanotte Nihal, cerca di dormire” disse suo padre rivolgendosi a me e stringendomi in un abbraccio rassicurante. Un abbraccio da padre. Non ne avevo mai avuto uno prima. Mi ritrovai inconsapevolmente a stringerlo anche io e a balbettare “buonanotte Dott…Carlisle” prima di staccarmi dal suo camice.
 
Entrammo nel garage di casa Cullen che aveva tutte le luci spente eccetto quelle del piano terra. Entrammo da una porta interna e sbucammo nella cucina. Inutile dire che era talmente bella che sembrava uscita da un catalogo. Il piano terra della casa sembrava fatta solo di vetro. Su praticamente tutti i lati della casa c’erano vetrate, eccetto che per pochi metri sparsi qua e la che dovevano essere i muri portanti.
“oh Edward, siete arrivati finalmente” disse una donna dai capelli lunghi fino alle spalle color caramello con il viso a cuore. Era splendida. Pelle chiara, occhi caldi e l’espressione di mamma preoccupata sul viso. L’espressione di una vera mamma preoccupata. Rimasi in disparte mentre Edward l’abbracciava e la rassicurava ma lei subito venne ad abbracciare anche me forte e preoccupata. Come se mi conoscesse da una vita. Anche li non potei fare a meno di stringerla a mia volta. “ oh tesoro! Stai bene? Vieni, ti preparo una cioccolata calda”
“Ninì, questa è mia madre Esme” disse lui con un sorriso abbracciandomi.
“piacere…Nihal, giusto? Posso chiamarti anche io Ninì, vero?”
“…certo…” risposi arrossendo e sedendomi sullo sgabello alto dell’isola su cui Edward mi stava spingendo. Non ci potevo credere. Avevo Stephenie Meyer davanti! E sembrava essere la mamma più…mamma del mondo.
In un amen avevo già una tazza di cioccolata calda con panna fumante davanti e un vassoietto pieno pieno di gocciole di fianco. Mia madre era già tanto se si ricordava di prendere le bustine solubili.
Presi a sorseggiare la cioccolata imbarazzata, come sempre quando mi trovavo a mangiare davanti a dei vampiri. Lei fece per prendere una bottiglietta di Blola dal frigo per suo figlio ma Edward la fermò “mamma credo di aver già bevuto abbastanza per stasera”
“sciocchezze. Tuo padre mi ha raccontato tutto e dopo una serata come questa avete tutti e due bisogno di mettere qualcosa nello stomaco e di una sana dormita. Si, anche tu Edward. Dormire un po’ di più non ti farebbe male. Quante volte lo fai? Una al mese?” rispose Esme mettendo la bottiglietta aperta nel microonde. E cosa poteva fare Ed se non sedersi accanto a me e farsi piazzare davanti la bottiglietta? Nulla. La mamma è sempre la mamma.
“sai che non ho bisogno di dormire, ma” mugugnò bevendo un sorso.
“lo so ma non ti fa male. Quindi stasera fallo o ti verrò a controllare. Se ti troverò sveglio ti ipnotizzerò e ti metterò a letto con la forza” disse lei appoggiandosi con i gomiti sul bancone e guardando il figlio con tenerezza.
“sei micidiale”
“sono solo tua mamma”. Gli scompigliò i capelli e gli sorrise.
“una mamma micidiale” sottolineò lui rimettendosi a posto i capelli.
Finimmo il nostro spuntino notturno e quando Esme fece sparire nella lavastoviglie la mia tazza disse: “vi conviene andare a dormire voi due, prima che tornino gli altri, altrimenti non avrete più pace. Ninì, ti ho preparato un pigiama di sopra in camera tua. Domani Edward ti accompagnerà a prendere le tue cose. Voglio che tu resti qui fino a quando questa storia non sarà finita.”
“Esme..non voglio disturbare…”
“ma non dire sciocchezze, bambina. Sei della famiglia ora” disse circondandomi affettuosamente le spalle con un braccio. Famiglia…una cosa che mi era sempre mancata…le sorrisi e accettai l’invito.
Mi lasciai accompagnare in quella che sarebbe diventata la mia camera per i prossimi giorni e sul letto a baldacchino in ferro battuto trovai un pigiama piegato e delle pantofole. La luce del bagno della camera era già accesa e Edward andò ad aprirmi l’acqua della doccia per aspettare che diventasse calda.
Esme mi diede la buonanotte e minacciò un’altra volta suo figlio di mettersi a dormire, pena l’ipnosi.
Mi feci una doccia bollente, l’ennesima, che aiutò a far scivolare via tutta la paura e l’adrenalina di quelle ultime ore, lasciandomi incredibilmente stanca. Infilai la biancheria e il pigiama che Esme mi aveva preparato e mi misi a letto. Edward spuntò dalla porta aperta.
“sono nella stanza a fianco, se hai bisogno di qualsiasi cosa” disse facendo bella mostra di sé anche in pigiama.
“Edward…puoi…puoi dormire con me stanotte? Non voglio restare da sola” balbettai.
“speravo che me lo chiedessi” disse sorridendo e venendo a infilarsi sotto le coperte assieme a me.
Ci sistemammo comodi e lui ebbe cura che il piumino mi coprisse bene. Rifiutò di infilarsi anche sotto al lenzuolo per evitare di farmi prendere troppo freddo per via della sua temperatura corporea, ma mi consentì comunque di addormentarmi appoggiando la schiena al suo petto e di farmi stringere dalle sue braccia.
“notte Edward” sussurrai già più di qua che di là nel mondo dei sogni.
“notte amore mio”



anche stavolta, l'abbigliamento. questi sono i pigiami di Ed e Ninì: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11862243

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Capitolo 17
*** Colazione con i Cullen ***


Cullen's breakfast buona sera a tutte :)  chiedo scusa per il ritardo nel post ma ho voluto prendermi un giorno di pausa per riflettere bene su come far procedere la storia. Questo è un capitoletto corto (2 paginette e mezza di word) , di passaggio, perchè dovevo riempire una giornata vuota in cui altrimenti non avrei saputo cosa far fare ai nostri personaggi. Spero vi piaccia lo stesso e che troviate interessante la colazione tra vampiri :)
Ne approfitto per dire che i capitoli d'ora in poi verranno postati con un pò più di lentezza per il fatto che non ho resistito a postare un'altra ff che avevo già scritto ma che ha comunque bisogno di revisioni prima di essere pubblicata. Per coloro a cui interessa leggerla il titolo è "quando tutto accade".


recensioni:

Mikki:  quella di aver paura di far ingelosire Ninì non so da dove mi sia venuta :). Per un attimo avevo addirittura pensato che fosse fuori luogo, però poi ho pensato come il morso potesse essere qualcosa di veramente intimo per i vampiri, soprattutto in determinati punti :) e ovviamente li mi è venuto un flash per come far proseguire la storia :)
sono strafelice del fatto che tu mi abbia seguito anche nell'altra ff per la serie, la tua sopportazione non ha proprio limiti :)  farò in modo di farti appassionare anche a quella come credo di averlo fatto con questa. un bacione e tanti morsetti!

Poisonblood:  ebbrava la nostra Poison per aver intuito che potrebbero centrare i Volturi, come nelle migliori storie su twilight :) lo scopo però sei riuscita a intuirlo? ti ringrazio tantissimo per i complimenti sul mio modo di scrivere, mi hanno fatto un sacco piacere. non sai quante ff ho scritto solo per me ma che non ho il coraggio di pubblicare perchè ho paura di scrivere male. se vedo che queste due che sto pubblicando andranno a buon fine...magari pubblicherò anche le altre :)

Dindy:  eheheheheh ho pensato ci stesse bene in quel momento :) anche perchè in quel momento entrambi sentivano una forte attrazione fisica. se Ninì si è concessa così subito, nonostante fosse la prima volta per lei, è stato perchè era una cosa di cui non poteva proprio fare a meno. poi è tutta colpa di Gray's anatomy e dell'ultimo episodio della seconda serie che mi ha ispirata :) ho rivisto in quella situazione Ed e Ninì e quindi l'ho riscritta secondo le mie regole.

baci e morsetti a tutte e un bacione grosso grosso :)



Dormii sodo per tutta la notte. Non sognai nulla, non pensai a nulla, non mi mossi nemmeno nelle coperte come era mio solito, troppo stanca anche per fare quello. La giornata precedente era stata troppo piena per lasciarmi le forze per poter fare qualsiasi cosa. Mi addormentai praticamente sulla D di Edward tra quelle braccia fredde, ma allo stesso tempo, così calde per me. Quel respiro ritmico e fresco sul collo mi rassicurava. Quando iniziai a non sentirlo più sentii il sonno scivolare via. Ma il respiro venne subito sostituito da dei piccoli e piacevoli contatti freschi sul mio braccio, che poi si spostarono sul mio collo.
“buongiorno amore” disse una voce calda e avvolgente alle mie spalle. La mia voce. La voce del mio amore.
“puoi dirlo ad alta voce, Ninì?” disse Edward
“cosa?” biascicai ancora mezza addormentata.
“cosa sono io?”
“il mio amore”
“è più bello sentirselo dire così”. Mi strinse ancora di più a sé e mi voltai. E mi svegliai completamente. Vedere Edward, di prima mattina, con i capelli tutti scompigliati da una notte di sonno (non nel disordine studiato di sempre) e gli occhi sonnacchiosi ti faceva dubitare di non essere ancora nel mondo dei sogni. Come cavolo riusciva ad essere bello anche così?
“è il fascino del vampiro, suppongo”. Cos’è? gli si è svegliato l’ego narciso che c’è in lui?
“un po’. Diciamo che sono abbastanza consapevole dell’effetto che faccio”. Spaccone.
“naaa giusto un po’”. Che tristezza. Me e il mio vizio di dormire con la bocca aperta! avrò sicuramente il rivoletto all’angolo delle labbra,
“sei bellissima.” Che? “e non hai nessun rivoletto”. Grazie al cielo.
“se già ieri sera eri la ragazza più bella della festa, io dico che stamattina, così come sei in questo momento, sei la ragazza più bella dell’intero pianeta”. Non potei fare a meno di sorridere, anche se sapevo che stava esagerando.
Mi baciò. Che risveglio quella mattina!
Dopo una buona mezz’ora di coccole e baci ci decidemmo a scendere di sotto.
“dai, dai, dai , dai, dai…noooooooooooo!” gridava il vocione di Emmett dalla sala.
“sei una schiappa! Te l’avevo detto di non sfidarmi!” gli rispose Jasper.
“cambiamo gioco. Pes 50 ti va?”
“calcio. Ti batto anche li. Perché non prendi i cuccioli cerca amici Emm? Potresti fare l’orso”
“Aly!!!! Rimarrai vedova di qui a tre minuti, ce l’hai un vestito nero o devo aspettare che tu lo possa comprare prima di far fuori tuo marito?”
“non sprecare le forze Emm. Ho appena visto che uscirete in giardino, le suonerai di santa ragione al mio consorte, ma lo scontro si chiuderà con te che sguazzi nel fiume” rispose Alice annoiata da sopra a una rivista.
“grazie moglie per avermi fatto risparmiare forze che sarebbero andate perse!”
Non c’era nulla da dire. Casa Cullen di mattina era una vera gabbia di matti. “lascia stare. Oggi si sono trattenuti perché sapevano che stavi dormendo, altrimenti avrebbero quadruplicato i decibel delle loro urla” disse Edward accompagnandomi in cucina. Quando vi entrai notai che la tavola era imbandita di ogni ben di Dio. Frutta, cereali, latte, succhi di frutta, brioche, biscotti, frittelle…
“mamma! Non pretenderai che riesca a mangiarsi tutta questa roba?” disse Edward andando a dare il bacio del buongiorno a sua madre che stava riempiendo il mio piatto di frittelle, versandoci sopra una considerevole quantità di sciroppo d’acero.
“tutta no, ma deve mangiare. La colazione è il pasto più importante della giornata. O almeno, ai miei tempi era così! ora Ninì prendi posto e dacci dentro” e così Esme venne a prendermi dalla porta, dov’ero rimasta credendo che quella tavola fosse un miraggio, e mi fece sedere a tavola.
La ringraziai e iniziai a mangiare. Poco dopo Edward si sedette di fianco a me con in mano una ciotola bianca fumante.
“non ti annoia bere sempre sangue?” gli chiesi dopo un boccone gigante di frittelle.
“non sai quanto”
“veramente dovete bere solo quello?”
“seeee” rispose guardando un po’ schifato la sua tazza e prendendone un sorso.
“non ti manca tutto questo?”
“non sai quanto. Darei qualsiasi cosa per poter mangiare di nuovo un bel piatto di lasagne, ma se lo facessi, ora come ora…beh le sentirei solo viscide e disgustose. Però mi ricordo bene il loro sapore originale”
Guardai la mia tazza di caffè e le mie frittelle. Riuscite a immaginarvi una vita senza mangiare? Io sinceramente no. Senza i muffin al cioccolato, la pasta al ragù, la pizza… la nutellaaaaaaaa!!!!!
“veramente hanno fatto del cibo per vampiri sai?” disse Edward prendendo un’altra sorsata dalla sua tazza leggendo nei miei pensieri quanto mi mancavano già solo a sentire le sue parole le frittelle che avevo appena finito.
“a si?”
Guardai Esme che mi stava facendo il rabbocco del piatto con altra roba stavolta con brioche alla crema e lei rispose al post del figlio. “Si. Sono composti di sangue sintetico che nell’aspetto sono uguali in tutto e per tutto agli alimenti umani. Il sapore varia a seconda del gruppo sanguigno. Sono persino riusciti a cambiarne il colore.”
“ma a che serve mettersi ai fornelli per ore per fare un piatto di lasagne che saprà sempre di 0 negativo, con besciamella all’ Rh positivo e sugo di A e B positivo? Prendi delle bottigliette, mescolale assieme e fai prima. Tempo risparmiato” disse sarcastico Edward prendendo l’ultima sorsata rovesciando indietro la testa.
“ già. Ed hai finito? Mi serve la tua tazza. Le altre sono nella lavastoviglie” disse Rosalie alle mie spalle. Evidentemente si era appena alzata anche lei, pur essendo meravigliosa anche in pigiama.
Edward le porse la tazza alzando il braccio sopra la testa e Rosalie l’afferrò scompigliando giocosamente i capelli del fratello. Ci svuotò dentro una bottiglietta di Blola e la mise nel microonde. Quando la prese venne a sedersi a tavola con noi appoggiando le ginocchia al bordo del tavolo.
“novità su Angela?” chiese Edward portandosi le mani dietro la testa.
“papà ha chiamato stamattina per dirci che sta bene, che è fuori pericolo, ma che è meglio che se vogliamo andare a trovarla ci andiamo stasera perché ha bisogno di riposo” disse Alice raggiungendoci in cucina e andandosi a sedere sul bancone dell’isola.
“mmm…io e Ninì ieri sera pensavamo che è molto probabile che lei abbia visto il suo aggressore” disse Edward.
“ si ma non è uno di quelli dell’MLV. Te l’ho detto che ho scoperto i nomi di altri di loro partendo dai nomi che mi ha detto Jaz e li tengo tutti sotto controllo, ma non ho visto nulla di particolare nel loro futuro”
“inizi a fare cilecca sister?” disse Emmett entrando in cucina e rubando un sorso di sangue dalla tazza di Rose.
“sai che posso guardare solo il futuro delle persone che mi interessa guardare. Non vedo cose a caso” gli rispose Alice stizzita.
“non è uno dell’MLV?” chiese Jasper prendendo posto a tavola anche lui. Esme gli mise subito davanti una tazza fumante anche per lui e poi ne prese una per sé.
“sta storia inizia a scocciarmi. Ogni volta che ci viene in mente qualcosa ecco che salta l’elemento che ci smonta la congettura” sbuffò Edward dondolandosi sulla sedia.
“dovevi fare il detective Eddy. Come medico non è che ti rendi molto utile” disse Emmett tirandogli un pugno giocoso.
“ papà ha detto che anche altre persone fuori dalla scuola sono state aggredite. Potremmo prendere i nomi dal suo archivio e fare qualche ricerca su di loro” propose Rosalie.
“si, anche perché se non ci muoviamo noi, qua mi sa che nessuno scoprirà mai cosa succede. Anche qua papà ha ragione. C’è qualcosa di politico sotto, che travalica le mura di una scuola superiore” disse Edward.
Mi tuffai pensierosa nel mio cappuccino. Com’era possibile che si dovesse attivare una banda di liceali (certo sommando le nostre età sorpassavamo i 500 anni tutti insieme) per risolvere un problema del genere? Vampiri e le loro stupide regole, umani e i loro stupidi pregiudizi del cacchio.
“potremmo fare ricerche per scoprire chi sono le vittime, ok…ma poi? Cioè sono morte che aiuto possono darci?” chiesi.
“scoprendo chi sono potremmo anche fare un paio di congetture. Poni che siano una casalinga, un banchiere e un meccanico. Non hanno nulla in comune tra loro e la pista non ci porterebbe da nessuna parte. Ma se avessero anche solo una cosa in comune potrebbe servirci per vedere chi potrebbe essere il prossimo e capire cosa vuole l’assassino” mi rispose pratico Jasper.
Quindi dovevamo scoprire quali fossero gli obiettivi dell’assassino. Wow. Che cosa semplice semplice da fare.
“la prima cosa da fare è proteggere sia Nihal che Angela. Questo è certo. Ninì ha visto e Angela è sopravvissuta” disse Esme iniziando a sparecchiare.
“ e per il resto dobbiamo aspettare che Angela si svegli” aggiunse Alice aiutando la madre. Mi alzai anche io a dare una mano e in men che non si dica tutto era tornato a posto.
“aspettiamo stasera allora. Poi vedremo. Ora andiamo a prendere le tue cose, Ninì” disse Edward alzandosi.
“tutto a posto broth. Già fatto. Io e Jaz siamo andati stamattina a prendere tutto e a chiudere casa. Ho sistemato tutto nella cabina armadio della camera di Ny  la sua macchina è in garage.” mi precedette Alice prima che io potessi rispondere al fratello.
Senza nulla da fare per quella mattina, la passai a guardare alcuni siti di moda con Alice e Rosalie, giocare a scarabeo e guardare la tv, mentre i maschietti Cullen erano andati a caccia perché le loro scorte di sangue animale erano terminate. Tornarono verso sera con la jeep di Emmett carica di borse frigo stracolme di sacche di sangue con scritto l’animale di provenienza. Aiutai Esme a sistemarle nel frigo e poi andai a prepararmi. Era giunta l’ora di andare da Angela.

 

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Capitolo 18
*** Cos'hai visto Angy? ***


Cos'hai visto Angy? eeeeeeed eccomi qua con un nuovo capitolo anche oggi. mi sento molto il detective conan mentre scrivo questa storia :P specie perchè anche io devo ancora scoprire chi è l'assassino XD . Lo so, starete pensando: ma che razza di storia è questa se nemmeno l'autrice sa ancora come farla andare avanti, ma mi inventerò qualcosa tranquilli!
per chi volesse ricordo che sto postando un'altra storia nella sezione Twilight che si intitola "Quando tutto accade".


recensioni:

kikka:  bentornata! quella su Bella è l'unica cosa certa che so già di questa storia, cioè la fine. Per il resto devo ancora vedere :).Io in genere sono una romantica sentimentale irrecuperabile, ma che devo dire? sto leggendo ff su ff, e ho pensato che ci andasse qualcosa a parte la storia di Edward a tenere legati alla lettura, altrimenti tutto viene a noia. Peraltro sono contenta che tutto questo mistero mi stia riuscendo bene perchè non ho mai scritto nulla del genere.

bigia: lo so. è stata una mossa molto azzardata e ti assicuro che ne ho subito le conseguenze. ho dovuto riscrivere la trama introduttiva per avvisare che la Bella della mia storia, non sarebbe stata la solita Bella, ma un'antagonista. infatti  le letture del primo capitolo superano di molto le visite di quelle dei successivi, perchè, secondo me, non tutti gradiscono che la storia venga stravolta in maniera così radicale. non l'ho fatto perchè non credo nella magia dell'amore eterno tra Ed e Bella, ma semplicemente per scrivere qualcosa che fosse per la maggior parte frutto della mia fantasia, senza stare ad ancorarmi troppo alla storia di zia Mey. grazie mille per i complimenti e spero che continuerai a leggere e recensire.

mikki: finalmente scoprirete cos'ha visto Angela! impaziente??? :P spero che questo chap soddisfi la tua curiosità! e soprattutto che questa non sia la volta buona che mi mandi a quel paese!


BUONA LETTURA E TANTI MORSETTI A TUTTE!


Seduti pigiati tutti insieme nella jeep di Emmett, arrivammo all’ospedale.
“dite che si ricorderà qualcosa?” chiese Jasper, prendendo per mano Alice.
“mmm…se fosse stata ipnotizzata? Magari gli è stato imposto di dimenticare l’accaduto e non saprà dirci niente” disse Rosalie sistemandosi meglio il colletto del trench.
“tu ti prenderesti la briga di ipnotizzare una preda Rose? Una che quando avrai finito con lei non sarà in grado di raccontare un bel niente nemmeno con l’autopsia?” le rispose Edward sarcastico. Questa storia iniziava a mettermi i brividi. Iniziava a diventare davvero troppo per me. Sangue, paletti, autopsie, ipnosi… ancora un solo avvenimento o un  racconto macabro e mi sarebbero saltati i nervi.
Entrammo nell’ingresso dell’ospedale e la segretaria del banco informazioni non poté fare a meno di fulminarmi con lo sguardo. Vecchia strega…
Edward se la rise sotto i baffi ma non mi volle dire perché. Tuttavia rafforzò la presa attorno alla mia vita e mi invitò a procedere lungo il corridoio.
Prendemmo l’ascensore e salimmo al terzo piano. In guardiola trovammo il dottor Cullen intento a firmare alcuni fogli e dare istruzioni a un infermiere. “Ragazzi, vi aspettavo” disse notandoci. Congedò l’infermiere, mise a posto i fogli dietro al bancone della guardiola e ci invitò a seguirlo verso la stanza di Angela. La porta era aperta e dentro c’era Angela che stava cenando e parlando con Mike.
“allora Angela, come ci sentiamo? Meglio?” chiese Carlisle prendendo la cartella dai piedi del suo letto.
“le trasfusioni fanno venire sempre tutta questa fame, dottore?” chiese lei dopo un’enorme cucchiaiata di budino al cioccolato.
“No. Quindi direi che è un buon segno il fatto che tu abbia appetito”. Posò la cartellina al suo posto e andò a controllare i macchinari. “il fatto che tu sia in forze, Angela, mi rende anche meno restio a farti ricevere visite. Qua c’è un po’ di gente che vorrebbe parlare con te”. Ci fece cenno di entrare e nel momento stesso in cui varcammo la soglia, il viso di Angela si illuminò.
“Ragazzi! Ci siete tutti!” gridò lei lasciando perdere il vasetto del budino per farsi abbracciare da Alice e da Rosalie.
“Che pensavi che ti avremmo lasciata qui tutta sola? Ciao Mike” disse Emmett avvicinandosi per scompigliarle affettuosamente i capelli.
“Ciao…” rispose Mike tenendosi un po’ in disparte dal quadretto che si era creato attorno ad Angela. La sera prima l’avevo praticamente abbandonato subito dopo essere arrivati alla festa, quindi il minimo che potevo fare era scusarmi con lui.
“Mike mi spiace per ieri sera, sono sparita e…”
“Non importa. Il preside mi ha presentato al direttore della Siracuse e abbiamo passato tutto il tempo a parlare di una possibilità di entrare nella loro squadra di baseball con una borsa di studio…” rispose lui gentile e con un largo sorriso stampato in faccia, sfogando però tutto l’imbarazzo per il fatto che si trovava al centro dell’attenzione sulle tasche dei suoi jeans.
“Oh Mike sono contenta per te.” dissi con sincerità.
“Ho chiamato a casa tua per sapere se eri tornata e se andava tutto bene ma non c’eri…”
“Non abito più a casa mia, Mike. Abiterò dai Cullen per un po’….”. Stavolta fui io preda dell’imbarazzo anche se era del tutto fuori luogo dato che tra me e Mike non c’era mai stato nulla né ci sarà mai nulla.
“Forse è il caso che ne parliamo anche con lui. Un altro paio d’orecchie in più non fa mai male.” disse Alice sedendosi sul bordo del letto di Angela.
“Scusate, mi sto perdendo. Perché abiti dai Cullen? E di cos’è che dovete parlarmi?” chiese Mike disorientato.
“Mike… Angela…c’è un motivo se siamo tutti qui in questa stanza. Oltre che per assicurarci della tua salute, Angela, noi avremmo bisogno del tuo aiuto. Del vostro aiuto” disse Carlisle con aria professionale.
Così Rosalie, Alice, Edward e Carlisle si alternarono nel raccontare gli avvenimenti dell’ultimo mese: dell’MLV, dell’inutilità dei paletti (tenendo comunque nascosto come muoiono davvero i vampiri), della Abbott, degli altri studenti, delle altre persone, delle nostre intuizioni…praticamente tutto.
Io me ne restai in disparte, appoggiata alla parete, riascoltando da capo l’intera storia, sperando nel fatto che l’ascoltare di nuovo tutto quanto da capo mi avrebbe aiutato a vedere elementi che fossero passati inosservati. Ma niente. Non trovai nulla.
Secondo i Cullen io dovevo essere protetta perché avevo visto. Ma cosa? Un mento con un rivoletto di sangue e stop. Solo quando Edward era rimasto con il mantello in mano avevo visto dei capelli lunghi, chiusi in una coda correre via. Ma non potevo esserne sicura, insomma…era stata una frazione di secondo prima che l’aggressore si volatilizzasse. Eppure il ghigno che mi aveva rivolto, perché era rivolto a me quel ghigno malefico, la diceva lunga. Magari sarei stata veramente io la prossima, perché quel ghigno a me altrimenti? Poteva farlo a Edward dato che lo stava per acciuffare. No, a me. A quel pensiero mi salì un brivido lungo la schiena. Un brivido di terrore puro. Ma la cosa che più mi spaventò, non fu il fatto di temere per la mia vita. La mia mente malata, anziché rispondere al terrore con il terrore, gli rispondeva con una risata in faccia. Perché quello di cui avevo più paura non era il rischio che correvo di trovarmi sotto i denti di un vampiro per poi finire a terra con un paletto nel petto. No, niente di tutto questo. Avevo paura di trovarmi sotto i denti di un vampiro che non fossero quelli di Edward, in una stretta glaciale che non fosse la sua.
Vedermi al posto di Angela tra le braccia di quella figura scura mi riempiva di ribrezzo. Mi spaventai a quel pensiero perché presi finalmente coscienza del fatto che tutto, tutta la mia vita girava intorno a lui. Senza che me ne accorgessi avevo fatto di lui il centro esatto della mia esistenza, e il fatto di temere più per il fatto che non fosse lui a mordermi, piuttosto che per la mia vita, ne era una prova decisiva. Mi stavo annullando per lui. Ero davvero disposta a perdere me stessa per Edward? Lo guardai mentre mi fissava leggendo i miei pensieri, serio, scuro. Il mio cuore prese a pompare sangue a velocità supersonica, ma non per il fatto che lui avesse letto tutto ciò che mi passava per la testa. Perché lui mi stava guardando. Perché già solo il ricordo delle sue mani su di me la sera prima era riuscito a svegliare le scie bollenti che avevano tracciato sulla mia pelle. Perché lui mi aveva detto di amarmi. E allora si…si…avrei rinunciato anche a me stessa per lui. Mi sarei dannata per lui. Avrei lottato con le unghie e con i denti se mai fosse toccato realmente a me di essere aggredita per poter essere ancora accarezzata da quelle mani, guardata da quegli occhi e forse, un giorno, morsa da quei denti bianchissimi celati da quelle labbra rosee.
“non ci credo…” disse la voce di Angela portandomi di nuovo alla realtà.
Si teneva una mano sulla gola e respirava a fatica. Tastava il cerotto che aveva sul collo, prova della verità delle nostre parole.
“purtroppo è tutto vero Angy…” disse Alice accarezzandole i capelli. Ci fu un attimo di silenzio, soprattutto per dare il tempo ad Angela e a Mike di assorbire le notizie.
“quello che vorremmo sapere da te Angy…è se hai visto chi ti ha aggredito” chiese Carlisle prendendo anche lui posto sul bordo del letto.
“io…io…non ricordo…” balbettò lei guardandoci smarrita.
“Angela, guardami” disse Edward, poggiando con gentilezza le mani sulle sue spalle. Gli occhi di Angela si fecero più vacui, assenti…la stava ipnotizzando. Non avrebbe dovuto sconvolgermi più di tanto, insomma…sapevo che i vampiri erano in grado di farlo. Ma vedere con i propri occhi è sempre tutta un’altra cosa.
“Angela, eri al ballo ti ricordi? Ieri sera…eri al ballo. Poi cos’è successo?” chiese Edward con una voce calda, rassicurante e ipnotica. “cerca di ricordare Angy, è importante”.
La voce di Angela prese a uscire in piccoli sussurri dalle sue labbra.
“io…ero alla festa…avevo bevuto un po’ e non mi sentivo tanto bene…sono uscita per andare in bagno a rinfrescarmi un po’ il viso…poi al ritorno, passando dall’ingresso ho visto che pioveva, mi sono affacciata per prendere un po’ d’aria fuori dal portone…”
“ e poi cos’è successo?”
“io non…”
“coraggio Angy, ricorda. So che puoi farcela…che è successo dopo?”
Angela prese a tremare violentemente, le sue labbra si fecero blu e i suoi occhi, pur vitrei si spalancarono e cacciò un urlo. Riprese coscienza di sé e urlò ancora più forte. Poi si aggrappò a Edward, che la strinse a se e prese a lisciarle i capelli rassicurante, mentre lei stringeva i pugni sulla stoffa della sua maglietta scossa dai singhiozzi.
“shhh…va tutto bene, Angy. Va tutto bene…” le sussurrava tentando di calmarla.
“che cosa le hai fatto Cullen?” gridò Mike.
“nulla di grave, Newton, si è solo spaventata. Lo saresti anche tu se avessi visto ciò che ha visto lei” gli rispose lui tagliente.
“dovevi proprio frugarle la mente?”
“è stato necessario. Se non vuoi che altra gente muoia, Newton, capirai che è stato necessario”
“ragazzi ora è meglio se usciamo. Angela deve riposare” disse Carlisle, spezzando il litigio proprio quando Mike stava per ribattere.
Angela non ne voleva sapere di staccarsi da Edward tutta tremante. Carlisle iniettò nella sua flebo una dose di calmante e le mani della mia amica finalmente si rilassarono, lasciando la maglia ormai sgualcita di Edward. Mentre lei tornava distesa, tutti quanti abbandonammo la sua stanza e ci accomodammo nello studio di Carlisle. Quando finalmente la porta alle nostre spalle fu chiusa, tutti quanti ci girammo verso Edward, in attesa.
Lui si voltò verso la finestra e sospirò passandosi una mano tra i capelli, prima di sprofondare con la testa tra le mani sul divano.
“Ed, non tenerci sulle spine parla” disse Alice sedendosi sul bordo della scrivania di Carlisle.
“ha visto Bella.” rispose Edward con il fiato corto.
 “ l’ha vista o l’ha morsa?” chiese Jasper.
“questo non lo so. Ha visto Bella uscire da dietro una delle colonne dell’ingresso e poi solo occhi. Occhi rossi. Ha provato a difendersi quando ha sentito delle mani addosso, ma ovviamente non è servito”
“ non è stata Bella”intervenne Alice.
“come?” chiesi io.
“sapete che tengo d’occhio il suo futuro da quando…beh…da quarant’anni. E l’ho vista tornare indietro per presenziare alla festa per conto dei Volturi. Ma non è stata lei. Magari si è trovata li per caso.”
Di nuovo altro silenzio riflessivo. Mi sentivo di nuovo come il giorno in cui avevano fatto fuori la Abbott. Impotente. Inutile. Cieca.
“tu proprio non vedi nulla Alice?” chiese Rosalie speranzosa alla sorella.
“no…cerco, ricerco, e ricerco ancora. Ho provato a guardare nel futuro di ogni professore, di ogni alunno persino di ogni bidello della scuola, ma non c’è nulla. L’MLV ha programmato due finti omicidi per martedì e venerdì ma a parte questo nulla. Libereranno Zafrina venerdì…ma mercoledì capiterà a qualcuno che non conosco. Fine.”
“e tu Edward?” chiese Emmett.
“nemmeno io sento nulla. A parte il fatto che alcuni umani della scuola si stanno organizzando per una missione punitiva per far fuori qualche vampiro. Si vogliono vendicare per tutta la gente che secondo loro hanno morso in queste ultime settimane. Ovvio per loro, quegli amici erano diventati vampiri e meritavano di morire, ma non hanno tollerato il fatto che questi siano stati trasformati.”
“si faranno ammazzare” disse Jasper con un mezzo sorriso.
“No. Aiuteranno solo l’MLV. Li lasceranno fare” gli rispose Carlisle.
Io e Mike siamo rimasti tutto il tempo a sorreggere il muro, guardando i nostri piedi, non sapendo cosa dire né come renderci utili. Lui in più, sicuramente, stava tentando di dare un senso a tutto quello che aveva appena sentito, senza riuscirci. Non sembrava aver l’aria di uno che si sarebbe rassegnato a vedere la realtà per quella che era. Sembrava piuttosto pensieroso.
“quindi…nemmeno Angela ha saputo aiutarci.” disse Emmett sprofondando su una poltrona.
“siamo sempre al punto di partenza” aggiunse Jasper.
“questi sono i nomi che mi avevate chiesto ieri sera…con tutte le fotocopie dei rapporti medici che ho compilato io stesso” li interuppe Carlisle tirando fuori da un cassetto una cartellina gialla e lasciandola cadere sul tavolo.
“grazie, pa.” Disse Edward.
“e di che? Voglio vedere chiusa sta storia quanto voi.” Rispose facendo spallucce.“io ora devo tornare per il mio giro. Terrò gli occhi aperti ragazzi”
“ok…ci vediamo a casa…” fecero i ragazzi in coro.
Non aggiungemmo altro e uscimmo con lui dallo studio, diretti al parcheggio. L’unica conquista della serata: un plico di fogli avvolti in una cartellina gialla. Nomi o indizi, zero. Solo tante domande in più.



abbigliamento:

Rosalie e Alice:http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11939123
Emmett e Jasper: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11939221
Edward e Ninì: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11939319

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Capitolo 19
*** Filo ***


filo Lo so, lo so...mi sono fatta attendere non poco questa volta, ma avevo ispirazioni di altro genere , come potete vedere dagli altri due racconti che ho iniziato a postare e anche qualche piccolo problema passeggero di salute :P. certo che però qualche recensioncina in più su 175 letture potevate anche scrivermela... non vi sono mancata? :'(
senza farvi attendere oltre, rispondo alle recensioni e vi lascio al capitolo. buona lettura :)

recensioni.

sunrise92:  questo capitolo è fatto apposta per rispondere alle tue domande! :)  grazie per i complimenti  che mi  scrivi ogni volta :) mi fanno tanto tanto piacere :)

mikki: torno all'ovile dopo una settimana passata a fare la romanticona :) eeee ovviamente ci avete azzaccato su Bella e sui Volturi. ho cambiato la storia,è  vero, ma proprio non ce l'ho fatta a far diventare buoni i Volturi, proprio no :P

dindy: ehi sposina!!! manca poco eh :) non ti preoccupare! sto scrivendo altre cose nel frattempo e questa storia non sarà andata avanti di molto quando tornerai. spero con questo capitolo di averti chiarito un pò lei idee sull'evolversi della ff :)

bigia: eh si :) Bella centra e non centra :) la mia risposta è un ni :P  

Restammo giorni e giorni a studiare quei fogli. Quando eravamo a casa, eravamo tutti seduti attorno al tavolo della cucina a pensare e scambiarci informazioni. Quando eravamo a scuola, continuavamo ad avere la testa alle nostre macchinazioni. Quell’elenco di nomi era diventato un pensiero costante.
Angela era stata dimessa ed era stata obbligata da Carlisle ed Esme ad abbandonare la sua stanza al campus per vivere con noi a casa Cullen. Si era sistemata nell’ultima camera da letto vuota vicino alla mia. Da quando aveva saputo la verità, lei era quella che più si dava da fare nelle ricerche. Portava sempre fazzoletti colorati legati al collo per coprire i segni lasciati dal morso.
Questa era la nostra vita per le settimane seguenti al ballo: Tony Allen, Claire West, Lyra McCain, Robert Stackhouse, Jason Compton, Christina Abbott…la nostra vita girava attorno a questi e altri nomi.
“ragazzi, rassegnamoci. Non c’è un cazzo di filo logico in tutto questo. Sono una casalinga, un candidato del partito popolare, una studentessa leader del movimento studentesco “valore alle donne”, un bancario, un proprietario terriero e una studentessa e avanti così. Non hanno manco un cugino di 90° grado in comune” sbuffò Emmett con la fronte appoggiata al tavolo, dopo una serata passata a ripetere sempre le stesse cose.
“il fatto che tutti abbiano partecipato a manifestazioni contro il diritto di voto ai vampiri ci aiuta?” chiese Angela dando un morso a un muffin al cioccolato preparato da Esme. Per essere una che non mangia, cucinava veramente da Dio!
“ma vi pare che un vampiro li faccia fuori per così poco?” disse Jasper ironico.
“Beh, genio! A me sembra piuttosto valido come motivo. Magari il vampiro maniaco vuole dare una lezione a questi umani facendoli passare da morti per quello che non avrebbero mai voluto essere. È un bello scherzetto da fare contro degli stupidi e arroganti conservatori, non ti pare?” lo riprese Angela sporgendosi sul tavolo per tirare uno scappellotto a Jaz.
“molto carino, in effetti. Ma assolutamente irrealistico. E sai perché?” disse Jasper arrivandole a pochi centimetri dal naso.
“illuminami” gli rispose lei con gli occhi a fessura.
“ti ricordo che anche tu sei stata morsa e non mi risulta che tu sia una conservatrice bigotta” disse Jasper con l’espressione raggiante di chi ti sfida a negare l’innegabile. Infatti Angela si rimise seduta e incrociò le braccia al petto.
“quindi siamo al punto di partenza. Al non punto di partenza” sbuffò Rosalie.
Questo era quanto succedeva ogni sera. Ogni sera. Io mi tiravo fuori dalle congetture. Per lo più passavo il mio tempo ad ascoltare e ricordare particolari già detti che venivano dimenticati. È vero che ero stata spesso a Forks nella mia infanzia, ma il fatto di essere li in pianta stabile da solo tre mesi mi rendeva completamente inutile nel portare informazioni. Non conoscevo la storia di tutte le famiglie di Forks, ne potevo conoscerle dato che il fatto che io avessi legato subito con i Cullen appena arrivata a scuola mi era valsa l’esclusione da ogni gruppo umano e vampiro.
Secondo gli umani io, Mike e Angela eravamo quelli che loro amano definire con disprezzo vampirofili, cioè umani che volentieri si tagliano per spremere il proprio sangue per darlo da bere ai vampiri. Che cazzata colossale. I Cullen non bevono nemmeno il sangue dei donatori rubato e mischiato al sangue sintetico, figurati se berrebbero mai il sangue nostro.
A loro volta, i vampiri disprezzavano, in maniera più tenue e velata, i Cullen perché non disdegnavano la compagnia di noi umani e questo li rendeva dei deboli ai loro occhi.
Con la stessa carica di disprezzo che esprimevano nei nostri confronti, vampiri e umani si schifavano a vicenda a scuola. Dopo i recenti incidenti, di cui nessuno parlava ma tutti sapevano, si era addirittura creata la carreggiata di passaggio per i vampiri e una per gli umani. I vampiri camminavano sulla destra e gli umani tenevano la sinistra. Immaginatevi voi che casino quando bisognava camminare nei due sensi in un’unica carreggiata.
Stessa spartizione si era creata nelle aule e negli spogliatoi. Persino i cortili interni erano stati spartiti tacitamente tra “riservati ai vampiri” e “solo umani che non siano vampirofili”.
Non erano rare scene di pestaggi per i corridoi in cui l’umano, alla fine stremato, minacciava il vampiro con un paletto e questo, aprendo le braccia, scoppiava a ridere e lo invitava a impalettarlo.
In tutto questo caos io e Edward andavamo avanti. Io schernita e odiata perché non solo ero una vampirofila ma stavo addirittura insieme a un vampiro, lui deriso e biasimato perché non aveva abbastanza palle per usarmi per quella che ero, ossia un contenitore mobile di sangue fresco. Da quando stava con me, non era più un latin lover, ma l’ultimo degli sfigati, anche se dannatamente bello. Non davamo retta a nessuno, bastando solo a noi stessi. I momenti solo per noi erano diventati una rarità, è vero, troppo occupati a pensare a questa situazione, ma avevamo imparato a capirci e a godere dei pochi attimi prima che io mi addormentassi in cui eravamo solo noi, senza problemi al mondo.
Oddio, senza problemi. Bella stava diventando un problema bello grosso per me. Quando sapevamo che era a scuola e non da qualche parte per conto dei Volturi, dovevo camminare incollata a Jasper che si teneva pronto a calmare i suoi istinti da quando, pochi giorni dopo l’incidente di Angela, aveva iniziato a percepire in lei emozioni ostili e vendicative nei miei confronti. Era stata Alice a proporre questa soluzione, consapevole del fatto che su Edward, per quanto la cosa mi facesse male, non si potesse fare affidamento.
Era come un fantasma per me, uno di quei fantasmi che ti perseguitano continuamente. Non li vedi, a volte non li senti, ma sai che sono li, che aspettano il momento buono. Bella non era spesso a scuola, anzi. Non c’era praticamente mai, ma quelle poche volte che la incrociavo era in grado di farmi ghiacciare il sangue nelle vene. Non mi parlava, ma il modo in cui mi guardava riusciva a farmi sentire così piccola, e inutile, e assolutamente…non riesco nemmeno a descrivere come.
Di tanto in tanto qualche nuovo nome si aggiungeva alla nostra lista già infinita. E fu uno shock vero e proprio quando un giorno, durante l’ora di inglese, io e Alice venimmo chiamate fuori da Emmett.
“Emm, che c’è?” chiese Alice, appena ci fummo chiuse la porta alle spalle.
“papà ha chiamato dall’ospedale” disse con tono grave.
“chi è stavolta?” chiesi io con il groppo in gola.
“Mike”

 

Mike, Mike, Mike…quel Mike detto con quel tono proprio da Emmett mi rimbomberà per sempre nella testa. Per sempre. E vedere il suo corpo freddo su quel lettino d’acciaio nell’obitorio dell’ospedale è una cosa che ogni tanto mi sogno ancora la notte.
“ragazzi…Mike, aveva questo in tasca” ci disse Carlisle dandoci un piccolo registratore.
Edward lo prese, l’unico che avesse ancora la forza di muoversi. Non era mai andato molto d’accordo con Mike, ma non lo odiava, era comunque uno dei nostri.
Dopo aver guardato tutti, ebbe il coraggio di far partire il registratore. Le voci registrate rimbombavano nella sala delle celle frigorifere come voci dall’inferno. Cattive, fredde e minacciose.

 

- forse stiamo andando un po’ troppo di fretta

- stiamo andando troppo a rilento. Prima facciamo, prima saremo liberi e addio trucchetti con paletti e sangue sintetico.

- si ma se continuiamo con questo ritmo, gli umani sospetteranno qualcosa.

- ma cosa devono sospettare? Chiusi e ignoranti come sono non arriveranno mai a capire che non moriamo con degli stupidi spilloni di legno nel petto e che l’aglio non ci fa un baffo.

- si ma…

- si ma niente, James! Gli ordini di Bella sono stati chiari. Più che chiari. E se non facciamo come dice lei, credi che Lord Aro sarà clemente? Credi che ci dirà ‘bel lavoro ragazzi, avevamo proprio bisogno di segretezza”. Sveglia! Mancano pochissimi mesi alle elezioni e per quel giorno il lavoro deve essere finito.

- si ma…

- senti, se hai tanta voglia di essere torturato da Jane, dillo! Farò da solo e non dirò una parola in tuo favore.

- non voglio dire questo, Ronald, ma credo che dovremmo agire con più attenzione.

- Arold, Jenna e Giorgia stanno facendo un ottimo lavoro fuori di qui. E stanno agendo nell’intero paese! noi abbiamo a che fare con dei pivelli di una scuola e stai facendo tutte queste storie!

- dico solo di agire con più prudenza. Quei Cullen….

- lo so che stanno cercando informazioni. Bella ha sfiorato quella…umana, come si chiama, quella Nihal, nei corridoi, senza che lei se ne accorgesse… e mi ha detto che i Cullen sono a caccia, ma afferrano solo fumo. Forse è il caso di dare una lezione alla loro amichetta per fargli capire di farsi i cazzi loro.

- li faresti solo intestardire di più. I Cullen non sono un clan con cui scherzare.

- e perché no? si possono a stento definire vampiri.

- il loro capo, Carlisle, era uno dei Volturi una volta. Non so se sai di chi è il quarto trono accanto a quello di Caius. Beh indovina, è suo!

- ma non lo occupa

- ma Aro ti metterà al rogo prima che tu possa spiegare il tuo desiderio di vendetta.

- ma Bella mi difenderà, l’ha promesso.

- Cosa ti ha promesso?

- un posto nella guardia se porterò a termine la missione con successo.

- mente

- cazzate, sei geloso

- lei dice cazzate. Tutti quelli della guardia hanno dei doni. Tu non hai un bel niente.

- sarebbe un premio infatti

- comunque stiano le cose io dico di agire con prudenza.

- chi è il prossimo?

- dobbiamo finire la Weber, questo è certo. E poi io direi di continuare con Stone. Suo padre sta iniziando ad alzare troppo la cresta. È ora di metterlo a tacere.

- ehi!

- tu sei Newton vero? Piaciuta la conversazione?

- che ne diresti nel frattempo di dare un messaggino ai Cullen?

- si…chissà che sapore ha il tuo sangue, Newton.

…..

 

La conversazione si interruppe . Mike era riuscito a tenere nascosto il registratore per fortuna. Era morto, ma ci aveva dato una pista. Un certo Stone stava per essere ucciso. Sapere cosa stesse facendo suo padre da intralciare tanto i Volturi ci avrebbe dato il filo conduttore che cercavamo.
“non gli permetterò di sfiorarti nemmeno con un dito, ok?” mi sussurrò Edward all’orecchio  stringendomi forte a sé. “non permetterò mai più a Bella di toccarti, amore. Non glielo permetterò” continuava a sussurrare. Se ero ancora viva era solo per evitare di scatenare la lite tra Aro e Carlisle. Ma ancora una volta, non avevo paura per me. Non era saggio mettersi contro i Volturi e ostacolare i loro piani. Non ci pensavano due volte prima di farti fuori, era una cosa che leggendo i libri di Esme avevo imparato a prendere sul serio. E questa volta in gioco c’era la loro reputazione davanti al mondo intero, non una banale lotta tra clan. E i Cullen…i Cullen non avrebbero mai potuto vincere.

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