The Saint Katrine di ClaudiaSwan (/viewuser.php?uid=72682)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** I Cullen ***
Capitolo 3: *** Shopping ***
Capitolo 4: *** Edward e Bella ***
Capitolo 5: *** Movimento di liberazione vampira ***
Capitolo 6: *** Ninì posso....? ***
Capitolo 7: *** Catastrofe! ***
Capitolo 8: *** corse e rose per Ninì ***
Capitolo 9: *** I can't keep my eyes off of you ***
Capitolo 10: *** La persona sbagliata ***
Capitolo 11: *** Omicidio ***
Capitolo 12: *** Congetture ***
Capitolo 13: *** Inviti e pittura ***
Capitolo 14: *** Il ballo ***
Capitolo 15: *** Spogliatoio ***
Capitolo 16: *** Miracolosamente salva ***
Capitolo 17: *** Colazione con i Cullen ***
Capitolo 18: *** Cos'hai visto Angy? ***
Capitolo 19: *** Filo ***
Capitolo 1 *** primo giorno di scuola ***
primo giorno di scuola
Città nuova, scuola nuova, compagni nuovi, divisa
nuova…tutto nuovo, tranne il primo giorno di scuola. Cambio spesso città per
colpa di mia madre che è un’anima persa proprio. Come le gira la testa fa. Io
ancora non riesco a capire perché ogni volta che lasciava un uomo o lui
lasciava lei, dovessimo proprio trasferirci. Terribile. Stavamo poco insieme e
non avevamo proprio argomenti in comune a parte “la giornata”.
Comunque, per tornare a me, oggi è il primo giorno di scuola
ed è tutto uguale. Cioè proprio proprio uguale no. Si da il caso che la mia
cara mammina abbia avuto la grande, grandiosissima idea di giocare al
superenalotto e azzeccare la sestina vincente. Dato che i numeri li avevo
sognati io, aveva deciso di dare a me la metà dei 145.700.000 di Euro che
avevamo vinto e finalmente mi aveva lasciato libera di andarmene per la mia
strada.
E io,diciottenne in fuga, decisi di…comprarmi un
appartamento tutto mio, arredarmelo a piacimento in una cittadina americana
poco distante da Seattle, rifarmi il guardaroba eeeeee iscrivermi in una scuola
superiore privata. Certo, la scelta della cittadina non era stata casuale,
perché una condizione, l’unica per la verità, che era stata imposta da mia
madre era stata quella di trasferirmi nella stessa città di papà. Forks. Il
fatto di non condividere le stesse mura era una benedizione.
Che scema! Non mi sono presentata! Mi chiamo Nihal e per
favore non ridete. È un nome strano, lo so. Ma che posso farci se mia madre è
una patita di libri fantasy? Nihal è un mezz’elfo, ultimo della sua razza che
non si da pace per il destino del suo popolo e per questo intende diventare un
cavaliere dei draghi per poterlo vendicare. Sembrerà strano ma ho molto in
comune con il personaggio di questo libro, a parte il fatto che i miei capelli
sono neri e non blu e i miei occhi sono verdi e non viola. Il non sentirsi mai
a casa in qualsiasi posto si possa andare, il non avere una vera
famiglia…(perché diciamocelo, la mia non è una famiglia!), l’esser cresciuti
praticamente da soli. Sono certa che dal mio modo di parlare vi siete fatti di
me l’idea di una stronzetta superficiale, ma vi assicuro che non è così. se ho
comprato una casa per me è stato per trovare un po’ di stabilità. Certo che
viaggiare con mia madre è stato a tratti divertente ma sicuramente stressante e
alienante. Non avevo mai potuto legare davvero con nessuno perché non sapevo
mai quando avrei lasciato la mia nuova scuola. Avevo un numero impressionante
di amici su facebook ma nulla che andasse oltre la semplice conoscenza. Solo
un’amica vera, conosciuta durante il mio soggiorno più breve in assoluto: due
settimane per conoscere Lele, cioè Leonor, per me Lele e basta.
L’unica cosa buona dell’aver girato così tanto è stato
l’aver imparato a parlare un sacco di lingue.
Nata in Inghilterra, tre anni passati in Francia, uno in
Spagna, otto mesi in Portogallo, quattro anni in Svezia, sei in Italia e ora a
tempo indefinito in America, spero.
Per la terza volta, e ora giuro che continuo, sono nella mia
nuova scuola, durante il mio primo giorno di scuola, appoggiata alla mia
macchina nuova (una splendida Mercedes Benz Ocean Drive grigio metallizzata,
per scappare via da Forks quando si fa troppo stretta e c’è bisogno di una
boccata di vera città a Seattle), con la mia divisa nuova.
L’edificio è splendido. Sembra uno di quei vecchi castelli
scozzesi che si vedono nei film. Per il giardino davanti all’edificio in pietra
camminano, corrono e schiamazzano centinaia di ragazzi e ragazze in divisa
uguale alla mia, cioè una camicia bianca, gonna/pantalone neri, cravatta nera e
golf blu notte. Le scarpe erano a libera scelta.
Vi chiederete a questo punto perché io dica che è tutto
uguale. Beh, perché…scuola privata o no… la routine era sempre la stessa e
cioè...io ero la nuova, quindi gli sguardi erano per me e tutti i commenti
fatti a mezza voce pure.
In passato questo mi aveva parecchio aiutata. Tutti corrono
a presentarsi, a cercare di fare amicizia e capire se io sia una di quelle tipe
sfigate (da non degnare di curiosità se non per il primo giorno) o se io possa
essere una che entrerà a far parte del gruppo delle più popolari della scuola.
Quindi tutto ciò era utile per stringere i tempi (dato che non sapevo quanto
tempo sarei rimasta, non potevo permettermi di tirarla per le lunghe a meno che non volessi
diventare un’anima solitaria).
Oggi però la cosa iniziava quasi ad innervosirmi. Volevo
stare per un po’ nello stesso posto e prendermi il tempo di capire da sola
quali erano le persone con cui stare e quelle da evitare.
Mentre mi dirigevo a passo svelto per i corridoi in cerca
della segreteria notai quanti ragazzi e ragazze ci fossero in quella scuola.
Forks era una città piccola, anzi…città è dire troppo dato che ha a malapena un
supermercato, una farmacia e una pompa di benzina. Forse il fatto che la Saint
Katrine High school fosse una prestigiosa scuola privata attirava studenti
anche da altre parti, magari dalle cittadine vicine. Bene, mi sarei sentita
meno chiusa e con più scelta a disposizione.
Trovai finalmente la segreteria e trovai seduta dietro al
bancone una donna di mezza età, con capelli di un rosso-arancione decisamente
innaturale e una catenina di perline colorate legate alle stecche degli
occhiali. Una cosa c’era da dire sulle segretarie con le perline come catenelle
per gli occhiali: era più il tempo che passavano a sistemarsi le unghie che non
a fare il proprio dovere. E questa non era da meno.
“salve, sono Nihal Granger e sono nuova…” dissi esitante,
interrompendo la manicure della mattina. Quella manco alza lo sguardo e mi
allunga in punta di polpastrello (guai se il suo smalto fucsia di fosse
rovinato!) la tabella degli orari e il familiare modulo da far firmare ai prof
per riportarlo a fine giornata.
Con un “grazie” detto sotto forma di rimprovero, mi
allontanai.
Trovare l’aula di spagnolo fu un’impresa. Mi sembrava di
aggirarmi per Hogwarts e poco ci mancava che non fossi convinta di vedermi
schizzare qualcuno a bordo di una scopa mentre cercavo l’aula sotto i portici
che davano sul cortile interno. Trovai, con molta fatica, e girando e rigirando
la cartina della scuola in novanta angolazioni diverse (quel posto era un
labirinto) quella che mi sembrava essere l’aula di spagnolo. Spinsi la pesante
porta di legno e…sbagliato. Ero finita nei bagni, come non detto. Dalla
mancanza di orinatoi a vista, doveva trattarsi del bagno delle ragazze. Feci
per girare sui tacchi e andarmene quando sentii una voce maschile, che
decisamente non doveva esserci.
“ per favore, vestiti” diceva
“non fare lo scemo, Edward!”
“ho detto vestiti”
“e io invece non ne ho la minima intenzione”.
La voce della ragazza era calda e sensuale. Quella di lui
fredda e controllata. Io non avrei dovuto essere li.
“Edward, dai…”
“Bella, hai detto che dovevi parlarmi e stai facendo
tutt’altro”
“è questo il mio modo di parlarti”
Ok. Avevo beccato la zoccola della scuola che si stava per
sbattere il suo ragazzo. Chiusi la porta e tornai alla mia ricerca. Vagando per
corridoi, scale e giardini trovai la benedetta aula. Prima avevo messo la
cartina al contrario ed ero andata esattamente dall’altra parte dell’edificio.
Entrai nell’aula e la prof mi accolse con un “hola”
amichevole. Mi disse in spagnolo di accomodarmi al mio posto e, una volta che
mi sedetti di fianco a un ragazzo biondo che sembrava in preda ad un attacco di
panico tanto stringeva la mani attorno al bordo del tavolo ed era pallido, mi
chiese se avessi già fatto spagnolo. Tanto per mettere le cose in chiaro le
risposi “claro profesora. Lo aprendì en Espana pero algunas palabras la olvidè
porquè son anos que no vuelvo”
“fuiste solo en Espana?”
“No, tambien algunos meses en Argentina”
E con questo fu abbastanza certa che le sue lezioni non mi
sarebbero servite a molto. Tuttavia tentai di non farlo pesare alla poveretta e
la seguii ugualmente fingendomi interessata mentre lei stava ripassando le
indicazioni stradali con gli altri. Il ragazzo di fianco a me non si rilassò
neanche mezzo secondo e quando mi presentai, lui rispose con un “Jasper Cullen”
appena udibile. Doveva essere un vampiro. Ok, ora non allarmatevi. Siamo nel
2050 e ormai i vampiri sono una realtà che noi umani abbiamo imparato ad
affrontare e gestire, una rara realtà, ma sempre realtà era.
Doveva essere decisamente un vampiro. Non ne avevo paura
perché ormai avevano imparato a convivere con gli umani grazie al sangue
sintetico inventato da un francese pazzoide ma geniale. Cioè inventato…un
attimo. Costui aveva rubato l’idea a una scrittrice che aveva inventato la
storia del sangue sintetico per permettere ai protagonisti del suo romanzo di
vivere in tempi attuali allo scoperto tra la gente. quindi..diciamo che
l’avevano inventato metà per uno.
Comunque sia, ora i vampiri vivevano tra noi, ma non erano
molto socievoli e gli umani difficilmente scambiavano con loro più di qualche
parola.
Guardai l’orario per sapere dove andare la mia prossima
lezione e vidi che era poco più avanti di dove mi trovavo in quel momento.
Storia vampira 1. wow! Beh dovevo aspettarmelo. Questa era una delle poche
scuole miste (nel senso vampiri e umani) del paese.
Camminavo tutta tranquilla e serena per i fatti miei quando
girando l’angolo andai a sbattere con un muro. Cioè non un muro, ma chiunque
fosse ci assomigliava molto.
“ehi! Sta attenta a dove vai!” disse la voce profonda
proveniente dal ragazzone moro contro cui ero andata a sbattere. Ok non
ragazzo. Vampiro. Un armadio vampiro.
“scusami è che stavo guardando la cartina. Dovevo essere
certa di andare dalla parte giusta” dissi risistemandomi la gonna e pulendola
dalla polvere.
“ah ma allora sei tu la nuova!” disse il morettone dagli
occhi dorati.
“shhh! Non dirlo troppo ad alta voce per piacere! Già è
imbarazzante così!”
“che c’è di male scusa?”
“non voglio che tutti mi stiano addosso perché sono ‘la
nuova’”
“ok. Ma non serve. Tutti sanno già chi sei”
“fantastico”
“comunque ‘nuova’, io sono Emmett Cullen, quarterback della
squadra di football del Saint Katrine.”
“Nihal Granger”. La sua presa era forte ma sapevo che si
tratteneva altrimenti mi avrebbe stritolato la mano.
“Emmett! Dai muoviti santo cielo, non ho voglia di farmi
traduzioni in più per colpa del tuo ritardo!” disse una voce maschile alle
spalle di Emmett.
La voce prese anche un volto quando il suo proprietario
affiancò l’amico. Era il ragazzo… no, ancora una volta vampiro, più bello che
io avessi mai visto e, diciamocelo, ne avevo visti di vampiri e tanti anche,
tutti belli per natura, ma lui… lui.. ahhhh era un sogno. Occhi caldi, dorati,
capelli ramati tutti spettinati, alto, fisico atletico, gambe perfette, mani
perfette, naso perfetto, capelli perfetti…tutto perfetto!
“ah tu sei la nuova” disse sorridendomi. Mi dimenticai di
respirare.
“shhh! Fratello, non dirlo ad alta voce! Vuole restare in
anonimato” mi prese in giro Emmett.
“ahh…ho capito” disse l’angelo, sempre guardandomi fissa e
sorridendo. “comunque piacere nuova in incognito, io sono Edward Cullen”.
Edward…che bel nome! aspe…aspe, aspe, aspe… forse era l’Edward dei bagni!
Oddio…che figura. Rossa di vergogna biascicai un “Nihal”, ma tanto lui poteva
sentirmi lo stesso.
Una porta alle mie spalle si aprii e lo spostamento d’aria
mi portò davanti al viso un ciuffo di capelli.
Accadde tutto in fretta. Gli occhi di Edward divennero neri
e quasi mi balzò addosso. Emmett mi scansò e io caddi per terra (per la seconda
volta nel giro di 5 minuti) mentre lui tratteneva il fratello che si dibatteva
come un dannato non perdendomi d’occhio un istante. Dal nulla comparve il
biondo che stava seduto di fianco a me a spagnolo. Non so cosa fece, so solo
che guardò Edward e questo subito si calmò.
“finalmente fai qualcosa di utile Jaz” disse Emmett
allentando la morsa con cui aveva circondato il fratello.
“zitto. Questa qui mi ha fatto passare un’ora infernale. Ho
dovuto esercitare il mio potere su me stesso!”
“e così sei la cantante di tutti e due, piccola Nihal?”
disse Emmett ridendo come un matto.
“oddio…scusatemi” dissi annotando mentalmente di cercare un
posto dove seppellirmi.
Chiarimento: essere la cantante di un vampiro significa che
il tuo sangue canta per lui, che lo attrae più del sangue di qualsiasi altro
umano, che lo fa letteralmente impazzire.
“non scusarti” disse il biondo gioviale “non sei la mia
cantante. Io sono allergico al sangue sintetico e quindi…bevo solo quello
animale e per me resistere al sangue umano è difficilissimo. Per questo quello
vicino a me era l’unico posto libero”
Ok. Ora ero decisamente imbarazzata. Edward continuava a
guardarmi fisso e Emmett non la finiva più di ridere.
“vieni…emm come hai detto che ti chiami? Nihal giusto? Ti
porto a lezione” disse Jasper spingendomi via dai suoi due fratelli. Mi lasciai
spingere lontano da quegli occhi neri che restavano comunque il più bel paio
d’occhi del mondo…anche se erano così neri perché il loro proprietario aveva
appena cercato di uccidermi.
le divise del Saint Katrine. http://www.polyvore.com/divise_saint_katrine/set?id=11746099
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Capitolo 2 *** I Cullen ***
i cullen
Entrai con Jasper nell’aula di Sociologia vampira e lui si
sistemò nel banco alla mia destra. Alla mia sinistra si sistemò un’altra
vampira (insomma, i vampiri in circolazione erano pochi ma io sembravo
incontrare solo loro!), piccolina, dalla faccia simpatica e corti capelli neri
tutti sistemati in un disordine studiato. Portava delle graziose ballerine di
vernice rossa, segno che voleva distinguersi in qualche modo. Salutò Jasper con
un bacio veloce e poi gli chiese “è la nuova?”
“se lo sai già a che serve che ti risponda?” disse lui
sedendosi e spingendo la sedia indietro per sistemarsi con le gambe sul
banco le braccia incrociate dietro la
testa.
“conferme” rispose lei posando una borsa gigantesca sul suo
banco. “piacere io sono Alice Cullen, sono la moglie di Jasper”.
Ok. Forse prima di continuare è appena il caso che io vi
spieghi qualcosina sui vampiri. Non che ne sapessi poi chissà quanto, ma le
basi…si.
Sono anime solitarie, vivono soli, massimo in coppia e sono
nomadi per natura. Ogni tanto si alleano e formano un clan, ma è praticamente
sempre solo per necessità come quando si trovano a dover difendere il
territorio o a combattere un nemico comune. Questi Cullen (erano già quattro)
erano un clan ed era evidente che vivevano come fratelli, pur avendo dei legami
matrimoniali, certamente non sanguigni, tra di loro. Fine della spiegazione.
Per questo non mi sorpresi di sentire la parola “moglie” in bocca ad Alice.
“piacere, Nihal” risposi goffa.
“il piacere è tutto mio”
“e dire che hai appena fatto in tempo a conoscerla, Aly. Tuo
fratello stava per bersela” disse Jasper ridacchiando.
“quale dei due? L’orso o lo stronzetto?”
“il secondo”
Come si faceva a definire Edward l’angelo uno stronzetto?
Non che lo conoscessi…ma il soprannome faceva a pugni con la sua immagine!
Alice si accorse della mia faccia perplessa e mi chiarì “lo
chiamo ‘lo stronzetto’ perché è un po’, come dire…usiamo un termine
fine…donnaiolo, ecco. Vampire o umane non fa differenza, si fa qualunque cosa
abbia due gambe e sia di sesso femminile. Ma fin qui tutto bene se almeno si
comportasse in modo decente! Lui è il classico bello e dannato…e stronzo. Mi
spiego?”
Wow. Perfetto. Insomma il classico tipo da guardare e non
toccare se si vuole vivere in pace con se stesse. Jasper annuiva con un mezzo
sorriso, secondo me indeciso tra il condividere la contrarietà della moglie e l’essere
orgoglioso del fratello.
“ad ogni modo…è un buono, in fondo. Solo che non si da pena
di mostrarlo” continuò Alice più tenera.
Ad un certo punto la porta della classe si aprì di nuovo ed
entrò una vampira alta e avvenente, che si muoveva con movenze feline. Capelli
castani mossi e sciolti, occhi rossi e dei sandali dorati tacco dodici. Lo so
che noto sempre le scarpe, ma capite. In un posto dove siamo vestiti tutti uguali
e le scarpe sono l’unico modo per distinguersi a parte mettere un nastro nei
capelli … beh saltano all’occhio! Di fianco a lei camminava un’umana che
tentava in qualche modo di emularla, per altro inciampando rovinosamente nei
suoi stessi piedi.
La vampirona, che sempre per distinguersi un altro pò si era
legata la camicia sopra l’ombelico e il maglioncino in vita, con tanto di
arrotolamento della gonna per renderla a vita bassa, si avvicinò e con una voce
mielosa, e evidentemente falsa si rivolse ad Alice e Jasper “Alice!
Jasper…ciao”
Alice si irrigidì e distolse lo sguardo da lei, mentre
Jasper non disse nulla ma aveva scoperto i denti…brutto segno. Dopo qualche
secondo che lui la guardava in cagnesco e lei gli faceva i suoi occhi da
cerbiatta, Jasper, freddo, disse: “Nihal questa è Bella. Bella, Nihal”.
Ecco altra figuraccia per me. Lei non mi degnò di mezzo
sguardo, come se fossi l’essere più insignificante della terra e in un certo
senso ne fui grata perché averla beccata mentre tentava di sbattersi Edward in
bagno mi aveva fatta diventare rossa come un peperone.
“che vuoi Bella? Non è la tua lezione questa, o sbaglio?”
continuò Jasper.
“voglio sapere dov’è tuo fratello” rispose come se la cosa
fosse ovvia.
“se non lo sai tu”
“se lo sapessi non te lo chiederei. Magari Alicetta, tesoro.
Me lo diresti tu per favore? Sai sempre ogni cosa…” disse sedendosi per metà
sul suo banco.
“Bella, evapora. Magari sotto forma di vapore puoi
diffonderti nell’aria, entrare in ogni stanza dell’intero edificio e scoprire
da sola dove si trova Edward. Certo che se qualcuno di imbottigliasse e ti
rovesciasse in qualche scarico, in questo caso, sarebbe cosa gradita” rispose
‘Alicetta’ acida. Grande! Quasi mi strozzai per trattenere le risate a quella
rispostaccia ma Bella se ne accorse.
“ti fa ridere?” disse stizzita.
“mah…vedi tu…”dissi io non trattenendo più le risate.
“non ti conviene avermi contro Nina. Ti ritroveresti con due
canini puntati alla giugulare in meno di tre secondi”
“mi chiamo Nihal” risposi sostenendo il suo sguardo e
mettendoci dentro tutta la cattiveria di cui ero capace.
In quel momento esatto entrò il professore e la stronza si
rimise sulla faccia la sua espressione da Bambi. “miss Cullen, questa non è la
sua ora o sbaglio? E lo stesso vale per lei miss Stanley”
“non si sbaglia signore. Stavamo giusto andando nella nostra
aula dopo aver accompagnato la nuova arrivata che si era persa”. Falsa come
Giuda.
Ma come l’aveva chiamata il prof? Miss Cullen? Anche lei?
Possibile che fosse un’omonima? No… dopo che se ne fu andata, guardai Alice e
Jasper come a chiedere se fosse una loro sorella anche lei, ma entrambi
guardavano fissi davanti a loro con le mascelle serrate.
La lezione fu interessante (il prof stava spiegando il bon
ton dei vampiri nell’anno 1000), ma non riuscii a godermela appieno per colpa
di ‘Miss Cullen’. Doveva essere successo qualcosa tra loro, magari qualche
screzio, perché mi sembrava più che impossibile che Jasper e Alice le
parlassero con tanto astio se faceva parte del loro clan.
Jasper e Alice mi accompagnarono alla lezione successiva
(applicazione matematica pratica 2) e passai tutto il tempo a subire gli
sguardi curiosi dei miei compagni e a prendere noiosissimi appunti. Quando mai
nella mia vita avrei dovuto calcolare con esattezza quanti metri cubi di
cemento avrei dovuto impiegare per costruire un ponte avendo a disposizione
solo tre tonnellate di acciaio?
La quarta ora invece mi rilassò non poco. Arte. Potevo
mettermi li seduta al mio cavalletto e dipingere quello che mi pareva.
Non pensai a quello che stavo disegnando. Muovevo il
carboncino sulla tela come mi suggeriva il mio istinto.
“sei molto brava, complimenti!” disse una voce alle mie
spalle.
“come? Oh, grazie!”
“scusa, non mi sono presentata. Tu sei Nihal vero? Angela,
piacere”. Finalmente un’umana! Cioè un’umana sana di mente, perché il cagnolino
che girava attorno a Bella non poteva definirsi tale.
“si, esatto. Piacere Angela”
“dicevo…sei molto brava. Seguivi qualche corso particolare
nella tua vecchia scuola?”
“no…sono un’autodidatta”
“Cullen ti ha segnato eh?”
“come?”
“Edward…l’hai già conosciuto vero?”
“si, ma…”
“l’hai disegnato uguale uguale”
Ma che stava dicendo? Guardai la mia tela e…caspita! Aveva
ragione! Un ritratto preciso preciso di Edward mi guardava sorridente dallo
sfondo ocra del mio cavalletto.
“fa lo stesso effetto a tutte, non sentirti imbarazzata”
disse lei rassicurandomi. Ma quello che non capivo io era come fosse possibile
che io avessi disegnato lui quando nemmeno lo stavo pensando.
“allora…ti trovi bene a Forks?” disse lei riprendendo a far
scivolare il suo carboncino.
“si…ci ero già stata. Mio padre, vive qui”
“ah, ho capito. Quindi vivi da lui ora”
“no. ho una casa tutta mia ma devo ancora finire di mettere
tutto a posto”
“non stai nel campus?”
Feci cenno di no con la testa mentre con un pennello
preparavo del colore. Dovevo coprire quegli occhi prima che qualcun altro se ne
accorgesse.
Feci appena in tempo a dare qualche pennellata qua e la e
iniziare a dare qualche forma concreta che la campanella suonò.
“vieni con me a mensa Nihal?”
La seguii. Una calca di studenti si diresse verso un
edificio al centro di un cortile interno e supposi fosse la mensa. Mi misi in
coda al buffett delle insalate per poi afferrare una bottiglietta d’acqua dal
frigo gigante di fianco a quelli che contenevano il sangue sintetico. Guardai
un attimo quelle bottigliette rosse. Avevano addirittura i gusti! A positivo, B
negativo, Rh negativo… e per di più non tutte della stessa marca!
Seguii Angela e presi posto ad un tavolo. Come mi guardai
attorno, 20 teste si girarono imbarazzate dall’altra parte. Un ragazzo biondo
si sedette di fianco a me.
“giuro che Strogonof lo uccido!” disse bevendo un sorso da
una lattina di Cola.
“è un vampiro. Moriresti prima tu” rispose Angela con la bocca
piena. “Mike, lei è Nihal”
Strinsi la mano a Mike e iniziai a infilzare qualche foglia
qua e la.
Ascoltai le loro chiacchiere e risposi alle loro domande
quando una vampira biondissima e bellissima si sedette di fianco ad Angela.
“Angi ti prego… dimmi che vieni con me oggi”
“Rose non posso!”
“sei l’unica umana di cui mi fido!”
“sono l’unica umana donna che vi da retta Rosalie”
E in quel momento capii perché. Guardandomi attorno vidi
come da un lato della sala stessero gli umani e dall’altro i vampiri. Era
facile riconoscere i vampiri. Portamento, bellezza, pallore, colore degli occhi
erano le caratteristiche principali che saltavano agli occhi immediatamente.
Angela mi guardò e disse “ok una delle due umane. Rosalie
Cullen, lei è Nihal”
Ma quanti Cullen c’erano? Strinsi la mano alla vampira e lei
mi sorrise.
“allora chiederò a te, Nihal. Vieni con me oggi?”
“emm…dove?”
Ma non lo scoprii mai. Perché in quel momento esatto
arrivarono il resto dei Cullen già conosciuti, Edward compreso.
Si sedettero e Emmett mise una bottiglietta rossa al centro
del tavolo.
“ok questa è l’unica che c’è. Chi la vuole?” ma ce n’era un
frigo pieno!
“A positivo, non mi piace. Io passo” disse Alice prendendo
posto.
“sono a dieta” disse Rosalie.
“Ed ne ha più bisogno” disse Jasper
“Ed?”
“Emmy, prendila tu. Ti si legge in faccia che stai morendo
di sete. Io basta che non respiro”
Mike sbuffò.
“ti fa ridere Newton?” lo ribeccò Edward con voce tagliente.
“per niente… è che ce n’è un frigo pieno” rispose addentando
un panino.
“invece no”
“si…” azzardai io.
Edward mi guardò e sorrise “no, splendore. Questa è l’unica
bottiglietta di sangue sintetico oggi”
“Ed ha un nome. è molto bella, ma ha un nome. Sii educato”
disse Rosalie dandogli un calcio sotto al tavolo. Jasper e Mike si erano messi
a giocare a battaglia navale su un foglio mentre Emmett osservava e ogni tanto
buttava giù qualche sorso di quel liquido rosso. Si erano evidentemente tolti
da una conversazione che per loro stava diventando troppo noiosa.
“quello che mister gentilezza e fascino vuole dire, Nihal, è
che questa è l’unica casa produttrice che fa vero sangue sintetico. In quel
frigo non c’è una bottiglietta che non abbia almeno ¼ di sangue vero rubato
dalle banche del sangue. Ma nessuno lo dice perché per tutti noi bere il sangue
sintetico è come per voi bere coca cola annacquata e vivere solo di quello è
una vera tristezza… e avere un po’ di sangue vero mischiato a questa…cosa…lo
rende più accettabile come gusto” rispose gentile Rosalie.
Feci un cenno di assenso e ripresi a mangiare.
“Rose…oggi pomeriggio allora sei libera?” chiese Alice alla
sorella.
“solo se vengono anche Angela e Nihal”
“ma perché non vuoi mai venire a far shopping da sola con
me?” piagnucolò Alice.
“perché tu scegli le cose anche per me. Se c’è un diversivo
almeno ti puoi concentrare su di loro e io posso scegliere le cose come voglio,
sorellina e chiedere il loro parere, che non è il tuo gusto personale” rispose
la bionda facendomi l’occhiolino.
Alla fine della storia finii per accettare. Tanto non avevo
di meglio da fare e comunque dovevo andare in giro per comprare qualcosa per la
mia casa. Per ora aveva solo i vestiti nella valigia, il materasso buttato per
terra e un fornetto da campeggio. Ma ero arrivata solo ieri!
Per tutto il tempo Edward non disse una parola e non respirò
affatto.
Quando finii mi alzai con il vassoio e salutai i Cullen per
andare in palestra. Due ore di ginnastica e poi avrei avuto giusto il tempo di
andare a casa a cambiarmi per poi uscire con Rosalie e Alice.
Misi i pantaloncini blu e la canotta bianca con lo scudo
araldico della scuola stampato sopra e mi legai i capelli.
Quando entrai in palestra notai che era grossa il quadruplo
di una palestra normale e anche qui, il motivo divenne ovvio. Vampiri (pochi)
da un lato e umani (troppi) dall’altro. Tutti eravamo ulteriormente suddivisi
tra maschi e femmine. Praticamente eravamo 4 classi in palestra.
Dopo che la professoressa mi presentò per l’ennesima volta
alla classe scelse la trave come esercizio per noi ragazze e una partita a
pallacanestro per i baldi giovani. Oggi doveva mettere i voti e perciò aveva
bisogno di tenerli impegnati senza che lei dovesse stare li a tenerli buoni.
“Abbott” chiamò la prof e una ragazza un po’ cicciottella
dai capelli rossi si fece avanti e salì sulla trave con una certa difficoltà.
Osservai il suo esercizio stentato e capii cosa avrei dovuto fare io.
“Cassiel”
“Davids”
“Fletcher”
“Granger”. Mi alzai e andai alla trave alta. Avevo fatto
quell’esercizio milioni di volte e se
volevo un bel voto valeva la pena di tentare quella alta e degnare di uno
sguardo di malcelata sufficienza a quella bassa. Salii svelta e feci la
camminata a punte tese senza mani di equilibrio fino al centro. Due balzi sul
posto, due con incrocio, arabesque con la gamba destra, chassè, arabesque gamba
sinistra, salto più alto con sforbiciata, ruota di una gamba grande in
equilibrio e salto a terra. Olè! Esercizio completato.
Tornai al mio posto e raccolsi i cinque che le altre ragazze
mi tendevano. Non c’era invidia tra le umane. Eravamo tutte troppo occupate a
non sentirci insignificanti di fronte all’avvenenza delle vampire che stavano
facendo lotta dall’altra parte della palestra. Quando la lezione finii mi
diressi chiacchierando con le altre verso gli spogliatoi, una voce mi fermò.
“ehi Ninì!” era Edward. Ma i vampiri sudano? A quanto pare si. Comunque dicevo,
Edward versione capelli tutti bagnati dal sudore e fiatone mi stava venendo
incontro.
“come prego?”
“Ninì…non ti piace come soprannome?”
“in genere non me ne danno. Il mio nome non è accorciabile
senza sembrare il soprannome di una bambinetta” risposi sarcastica.
“per me è carino. Comunque volevo scusarmi per prima…in
corridoio”. Si passò una mano tra i capelli e io restai di nuovo senza fiato.
Quant’era bello? tutto sudato, le labbra rosee schiuse era un vero e proprio
sogno a occhi aperti.
“tranquillo. È tutto ok”
Feci per andarmene prima di svenire ai suoi piedi ma lui mi
fu subito dietro. Sentii il suo fiato sul collo e mi salirono dei piccoli
brividi lungo la schiena. E sono sicura fossero di piacere.
“carina quella cosa che hai fatto con la gamba prima, me la
fai rivedere?”
Che faceva ci provava? E qui il mio cervello si divise a
metà. Una parte era li li per sciogliersi e accettare l’avance. L’altra stava
per rispondergli a tono, memore del soprannome che gli aveva affibbiato la
sorella. E vinse la seconda parte.
“ne ho fatte tante di cose con le gambe Cullen”
“ehi tesoro, come mai così acida?”
“seguo consigli Cullen”. Capì al volo che qualcuno doveva
avermi detto della sua fama.
“ti preferivo innocente e riservata Granger” disse con un
sorrisino malizioso e divertito stampato in faccia.
“ a si? Spiacente di deluderti”
“ comunque se vuoi io sono sempre disponibile a fare da
spettatore ai tuoi esercizi, a patto che tu metta sempre questa maglietta”
Non capendo mi guardai il petto e vidi che con gli esercizi
la scollatura era scesa a mostrare un centimetro per lato del mio reggiseno di
pizzo grigio. Avvampai di vergogna e tirai su la maglietta.
“oh no, Granger! Non lo sai che la tua scollatura dovrebbe
essere patrimonio dell’umanità come la cappella Sistina? Non puoi coprirla!”
A quel punto mi arrabbiai sul serio e me ne andai lasciando
li da solo.
“ ci vediamo dopo Ninì!”
Per tutta risposta gli feci il dito medio e me ne andai
negli spogliatoi. Aveva ragione Alice a chiamarlo stronzetto!
recensioni:
Dindy80: grazie!!! sono contenta che ti sia piaciuto il primo
capitolo e spero di non deluderti in seguito! chiedo scusa per il primo capitolo
e so quanto sia odioso leggere in quel formato! ma è la prima volta che pubblico
qualcosa e non sapevo come usare il programma per scrivere in maniera più
decente :P
grazie per avermi aggiunto alle seguite!
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Capitolo 3 *** Shopping ***
shopping
recensioni:
inizio
con il ringraziare le ragazze che hanno recensito il mio racconto e le
invito a farmi qualsiasi osservazione vogliano! è vero che
scrivo perchè mi piace ma mi piace anche che li miei lettori si
divertano e mi massacrino se faccio fare ai loro personaggi qualcosa
che non va! :D quindi miraccomando! se scrivo castronerie ditemene pure
di tutti i colori!
Elys:
sono contenta che ti piaccia come ho scritto la storia e ti assicuro
che c'è un motivo se Edward e Bella sono così. Il loro
carattere è la conseguenza di un qualcosa che c'è stato
prima. hai visto infatti che la storia qui è ambientata nel 2050
(angela, mike e jessica li ho ripresi per comodità) quindi dopo
twilight!
Edward
un pò strafottente è stata una mia debolezza, lo ammetto!
:) mi piace vedere cosa non combina per convincere Nihal a stare con
lui! e poi andava fatto spazio al nuovo personaggio!
_cucciola95:
semplicemente grazieeeeeeee! non ti preoccupare per gli
aggiornamenti, saranno piuttosto veloci, a meno che io non abbia un
improvviso calo di ispirazione. per me le lezioni iniziano a fine
settembre e perciò ho un sacco di tempo libero. forse il quarto
capitolo arriverà già stasera!
un bacio a tutte e godetevi il nuovo capitolo!
Mi vestii alla svelta lanciando la divisa sul materasso
senza nemmeno ripiegarla. Infilai un paio di jeans bianchi, una camicetta
bianca, cintura sottile di Gucci marrone e ballerine bianche e beige di Guess.
Adoravo questa parte della mia nuova vita: i vestiti!
Mi stavo ancora finendo di sistemare la faccia quando
suonarono al campanello.
“si?”
“ehi Ninì, siamo noi!”
“salite pure”
Ma anche loro con sto soprannome ora? Come ovvio che fosse, nemmeno il tempo di
agganciare il citofono che stavano già scampanellando a tutto spiano alla
porta.
Aprii e subito si fiondarono dentro. “ Ninì sei pronta?”
disse Rosalie togliendosi gli occhiali da sole.
Mi sfuggì una smorfia al sentire il nomignolo e lei se ne
accorse. “scusa colpa di Ed. Ormai ti chiama sempre così”
“come sarebbe ormai? Che ha da dire? Mi ha conosciuta solo
oggi!” dissi stupita.
“ci ha raccontato di come l’hai mandato a quel paese” disse
Alice iniziando a guardarsi attorno.
“ e vi ha raccontato anche della battuta sulla mia
scollatura?”
“no, questo particolare l’ha tralasciato. Ma Ny…qui non c’è
niente!” disse Alice un’ottava di voce in più.
Mi strinsi nelle spalle e feci un sorrisetto a mo di scuse.
“sono arrivata ieri”
“quindi…oggi… possiamo…. Vero?”. Ed ecco che Alice si fece
ancora più piccolina e mostrò gli occhioni stile gatto di Shrek.
“dille di no o ti rovinerà la casa” mi sussurrò Rosalie
all’orecchio.
“ma a cosa dovrei dire no?”
“ti sta per chiedere se ti può aiutare ad arredarla, ma
attenta. Per lei aiutare significa che ti chiederà solo di che colore vuoi le
lenzuola in modo che lei possa poi coordinarci tutto quanto attorno”
Afferrai il concetto di Rosalie e infatti Alice era già li
intenta a prendere misure e aprire porte, saltellando a dritta e a manca peggio
di una cavalletta.
Anche se aveva detto quel che aveva detto Rosalie la
guardava con affetto e mentre attendeva che la sorella finisse le sue
misurazioni immaginarie ma accuratissime disse “complimenti comunque. È proprio
una bella casa” e io non potei fare altro che annuire e guardare con
altrettanta meraviglia il mio superattico dalla pareti bianche e il salone
immenso. Era un’unica grande zona living, dalle pareti candide e le porte
finestre che prendevano un’intera parete e uscivano sul terrazzo. Le uniche
porte erano quella del bagno, della lavanderia e di una stanzetta. La camera da
letto consisteva in un soppalco ricavato dal soffitto troppo alto che comunque
non ricopriva tutti i metri quadri della casa.
“Ny ti prego dimmi di si, dimmi di si!” disse un’Alice
implorante ai miei piedi, tornata dallo studio del terrrazzo.
“ a quale domanda?”
“posso aiutarti a renderla una casa?”
Guardai Rose che di rimando sospirò e guardò il soffitto, ma
poi si aprii in un sorriso.
“va bene, ma a patto che anche Rose e io possiamo dire la
nostra”
“andata! Ah, Ny…di che colore vuoi le lenzuola?”
Ed ecco che passammo tutto il pomeriggio in un mobilificio.
Appena scese da casa mia, Alice aveva chiamato a raccolta i maschi Cullen per
venire a darci una mano con trasporto e montaggio mobili.
La mia carta di credito non faceva altro che strisciare
avanti e indietro (meno male che un po’ di soldi li avevo investiti per
continuare a farli aumentare altrimenti se ne sarebbero andati via tutti in
quel pomeriggio!) e io stessa non facevo altro che andare avanti e indietro
trascinata da un lato prima da Rosalie, poi da Alice, poi di nuovo Rosalie e
poi Alice e poi Alice ancora e ancora. Che stress. Però era anche stato uno dei
pomeriggi più divertenti della mia vita.
Le due pazze avevano stressato il direttore del negozio
affinchè la consegna fosse immediata e quando ci riuscirono, arrivarono persino
a lamentarsi del fatto che “questi umani facchini” sono troppo lenti.
Mentre salirono di sopra io mi preoccupai di andare al
supermercato a comprare qualcosa da mangiare per me e alcune cassette di Blola
(cos’era un misto tra Blood e Cola?) gusti misti per loro.
“Emm, rimettiti quella maglia! Non fare scene che non stai
sudando!” sentii Rosalie strillare mentre aprivo il portone con una spinta.
“ma Ed e Jasper l’hanno tolta! Ti da fastidio vedere un
vampiro nudo?” rispose lui mugugnando.
“loro stanno montando un armadio intero, mentre tu stai solo
srotolando un tappeto!”.
“Jaz!!!! L’armadio va in quella stanza. Se no perché si
chiamerebbe cabina armadio?” gridò Alice dal balcone del soppalco.
“Ed piano così me lo tiro sul piede!” disse Jasper lasciando
andare qualcosa con un tonfo.
“e tu allora solleva anziché trascinare!” rispose l’altro.
“ragazzi!!” gridai io per sopraffare quella baraonda. Si
fermarono e finalmente si girarono. “sete?” dissi mostrando le cassette per
terra alle mie spalle.
Emmett si avvicinò con aria teatrale alle cassette, prese
una bottiglia la sollevò e tenne in bilico su una mano. “e fu così che Nihal,
leggiadra come un angelo, salì all’appartamento e con grande generosità
distribuì… SANGUE!”
E tutti scoppiammo a ridere. “grande, grosso e coglione”
disse Edward dando una spallata al fratello e prendendogli dalla mano la
bottiglia di B negativo.
“sempre meglio di piccoletto, secco e in bianco!” rispose
l’orso riprendendosi la bottiglia.
“in bianco? Quando mai sono andato in bianco io?”
“fammici pensare…oggi, alle 15.02 di questo pomeriggio Ed”
“quello non è andare in bianco Emmy”
Ma Emmett si stava riferendo a me forse?
“no? cos’è?”
“è…essere momentaneamente respinti per cedere alle avance in
un posto più carino rispetto a una squallida palestra” rispose saccente Edward
guardandomi malizioso. Quindi stavano parlando di me. Prese una lunga sorsata dalla
bottiglietta che aveva appena aperto e un rivoletto rosso gli scivolò dalla
bocca. Se pensate che è sangue (sintetico certo ma il concetto è sempre lo
stesso) lo trovereste macabro, ma il modo in cui si passò la lingua sul labbro per raccoglierlo era
terribilmente sexy. Prima che si accorgesse dei miei occhi a pesce lesso, mi
voltai e me ne andai a scaldare le mie fettuccine pronte sul fornetto da
campeggio.
I lavori di montaggio mobili andavano avanti spediti ma io
non assistetti per vedere la loro fine. Mi addormentai seduta su un secchiello
di vernice esausta e sfinita.
La mattina dopo mi svegliai troppo comoda rispetto a come mi
ero addormentata. Mi girai e venni avvolta da due braccia fredde. Di scatto
aprii gli occhi. Ero in un lettone enorme, con coperte vaporose bianche e delle
tende bianche e trasparenti mi impedivano di vedere oltre i bordi del letto.
Quanto alle braccia, mi girai per vedere di chi fossero e trovai lui con un
sorriso angelico stampato sul suo viso perfetto che sembrava raccogliere
bellezza e luminosità da ogni dove.
“Edward…ti dispiacerebbe lasciarmi?”
“oh tesoro, no! è questo il ringraziamento per aver passato
la notte intera a montare la nostra alcova? Questo letto diventa sprecato se ti
lascio andare”disse con voce calda e ammaliante al mio orecchio.
“Ed, mollami!”
“come vuoi Ninì, ma sappi che non approvo”
Riuscii a mettermi a sedere e lo osservai in tutta la sua
bellezza. Jeans bianchi, camicia bianca sbottonata, scalzo… in mezzo alle mie
coperte vaporose sembrava un modello. Mi sfuggì un sospiro di beatitudine
mentre lo guardavo e lui se ne accorse.
“ma allora un po’ ti piaccio!”
“quanto può piacere un gatto che ti si struscia contro
appena svegli. Non farti illusioni”risposi acida cercando di alzarmi. Lui mi
ricostrinse a letto e me lo trovai sdraiato addosso, le labbra pericolosamente
vicino alle mie.
“ma io non sono un gatto”
“ma com’è che riesci a starmi così vicino se sono la tua
cantante?” dissi cercando di cambiare discorso e girando il viso dall’altra
parte rispetto al suo.
“è tutta una questione di controllo, splendore. Ieri ero
stato colto impreparato” disse cercando di baciarmi.
“visto che sei così bravo con la faccenda del controllo,
perché non fai un po’ di pratica adesso e mi lasci andare a preparare per
scuola?” e stavolta riuscii ad alzarmi.
“ A) sarebbe un peccato lasciarti vestire” rispose
ammiccante. Mi guardai e mi trovai in intimo. Rossa di vergogna tirai il
lenzuolo e me lo avvolsi per coprirmi. Tentai di recuperare un po’ di dignità
facendo la spavalda come se mi capitasse tutti i giorni di stare svestita
davanti al vampiro più bello del mondo. “e quale sarebbe il motivo B?”
“il fatto che è sabato, tesoro. Non è colpa mia se tu decidi
di iniziare la settimana scolastica di venerdì”
Non ci avevo fatto caso. Ero ancora abituata all’Italia che
avevo appena lasciato, dove a scuola si andava anche di sabato mattina.
“Eddy!!!!!!!!!!!!!! So che è sveglia! Lasciala scendere a
fare colazione!” urlò Alice di sotto.
Mi sporsi dalla ringhiera del soppalco e guardai
meravigliata il piano di sotto. La sala era un tripudio di divani, cuscini,
tappeti e fiori. La grande libreria era già montata ma ancora vuota (dovevo
assolutamente riempirla al più presto!) e le tende bianche leggere svolazzavano
per il venticello che entrava dalle finestre aperte. Anche il terrazzo era
tutto fiori e sdraio. Per quanto ne dicesse Rosalie, Alice era stata
bravissima! Mi voltai a guardare bene anche la mia camera da letto e ammirai,
cercando di escludere mentalmente il vampiro sdraiato sopra, il grande letto a
baldacchino con le tende di voile e garza bianche appese. Era tutto troppo
fantastico!
Cercai una maglietta da qualche parte per scendere di sotto,
ma senza risultato.
“è inutile che cerchi. Rosalie ha portato la tua roba nella
cabina armadio di sotto” disse Edward alzandosi e sbottonandosi la camicia. Si
spogliò e me la porse. “tieni”
La indossai cercando di non fargli vedere nulla e lasciai
cadere il lenzuolo. La camicia era larga e mi arrivava a mezza coscia. Non
copriva molto, però era meglio di niente.
“uff” sbuffò il vampiro iniziando a scendere le scale.
“che c’è?”
“smetti di pensare che quella camicia non ti copra
abbastanza e scendi, piagnucolona!”
Ma io lo avevo solo pensato!
“si lo so che lo hai solo pensato ma io leggo nel pensiero.
Forza muoviti prima che Alice mi impali per aver rallentato la sua tabella di
marcia” disse alzando un po’ la voce già di sotto.
Scesi confusa e mi trovai davanti Alice con padella in mano
destra e caffettiera in mano sinistra.
“ehi pigrona! Dormito bene?” disse allegra versando il caffè
nella tazza posata sul bellissimo tavolo di vetro al centro della cucina.
“divinamente. Aly, ma come avete fatto a finire?”
“velocità, precisione, forza, logica…cose da vampiri. Ora sbrigati!”
“come mai tutta sta fretta?” dissi infilzando le uova.
“dobbiamo andare a fare shopping stamattina”
Ancora? ma è sabato! Stare un po’ tranquilli a poltrire no?
Edward si soffocò con un sorso di sangue sintetico preso dal frigo, trattenendo
una risata.
“ridi, ridi Ed. Tanto tu vieni con noi! Dobbiamo riempire la
cabina armadio!”disse Alice togliendomi il piatto ancora pieno da sotto la
forchetta già pronta per prendere un altro boccone. Rassegnata lasciai perdere
e andai in bagno a lavarmi. Li sentivo parlottare tra loro da dietro la porta,
ma era un brusio indistinto.
Mi vestii in fretta e presi le chiavi della macchina.
Scendemmo ai garage e li c’era la mia Mercedes in attesa di farsi una bella
corsetta.
“dammi le chiavi” disse Edward andando allo sportello del
guidatore.
“ma neanche per sogno!”
“dai Ninì! È imbarazzante per un uomo stare al posto del
passeggero!”
“è un peccato che una donna debba rinunciare a guidare
questa meraviglia per lasciare che l’ego di un uomo si gonfi. Spostati!” dissi
scavalcando la portiera della mia decappottabile e sedendomi alla guida con lui
ancora fuori. “se fai il bravo al ritorno di faccio guidare” dissi ancora e gli
feci una linguaccia.
Sbuffò e balzò sul sedile accanto al mio.
Andammo a Seattle e ci perdemmo per le vie piene di negozi.
Era un sogno poter entrare e svaligiare ogni negozio! Alice sceglieva, provava,
mi chiudeva in camerino, scartava. Edward cercava qualcosa per sé, ma anche nel
suo caso Alice andava a metterci il becco. Era una bomba a orologeria quella
vampirella, ma era tanto cara. Si vedeva che era molto legata alla sua
famiglia. Veramente erano tutti molto uniti e un po’ li invidiai. Anche a me
sarebbe piaciuto avere una famiglia così.
Per quanto riguarda Edward…beh. Dovevo stare attenta a cosa
pensavo in sua presenza. Guardarlo scherzare con la sorella e prenderla in giro
teneramente mi sconvolgeva completamente. Era un angelo, ma si trasformava in
un vampiro odioso quando si metteva con le sue spacconate. Il fatto che fosse
uno sciupafemmine mi faceva essere molto diffidente nei suoi confronti,
diffidenza che diventava presto acidità.
Stavo guardando un vestitino corto color panna quando arrivò
Alice alle mie spalle. “è carino! Dovresti provarlo!” disse allegra mettendomi tra le braccia una pila
di roba.
“perché fai questo Alice?” le chiesi. Insomma…mi conoscevano
si e no da un giorno e tutti si erano prodigati per diventare subito amici
miei. E non era normale il fatto che dei vampiri dessero tanta importanza a
degli umani. In genere per la maggior parte di loro eravamo solo delle pompe di
benzina: servivamo solo a contenere il sangue per poi nutrirli e le cose non
erano cambiate molto su questo punto anche quando uscirono completamente allo
scoperto.
“perché non dovrei?”
“è strano non trovi?”
“No. Sai una cosa Nihal?”
“cosa?”
“magari in altre occasioni ci avrei messo di più ad
avvicinarmi a te, ma il fatto che ieri sei stata così carina da sederti
tranquilla al tavolo con noi e soprattutto a non prendere Angela e Mike per
matti perché se la fanno con dei vampiri…beh, sono contenta che a te faccia
piacere stare con noi, perché io ti ho vista arrivare e mi sarebbe dispiaciuto
se non fossimo state amiche”
“tu…mi hai vista cosa?”
“ti ho vista arrivare. Se Ed legge nel pensiero, sappi che
io vedo il futuro. E Jaz riesce a controllare le emozioni”. Parlava come se
stesse raccontando fatti ovvi e per nulla strani. Cioè sapevo che i vampiri
potevano avere delle doti particolari, ma erano rari.
“Emm e Rose…” chiesi provandomi un vestito e facendomi aiutare
con la zip.
“loro rompono e basta”
Mi guardai allo specchio e quel vestito era veramente molto
carino. Mentre riflettevo su quello che mi aveva appena rivelato Alice mi venne
in mente una cosa.
“Aly…anche Bella ha delle doti particolari? È una Cullen no?”
Lei mi guardò in maniera strana e disse “il vestito ti sta
bene, ti aspetto fuori”.
Tradotto: non ne parliamo. Ma è certo che fosse una Cullen,
o almeno…lo era stata. Mi guardai ancora un po’ allo specchio prima di decidere
a togliere il vestito.
“posso?”. Il viso di Edward fece capolino da dietro la
tenda.
“sei già entrato. Cosa mi chiedi a fare il permesso?” ero
ancora assorta nei miei pensieri per badare al fatto che Edward era entrato nel
camerino.
“ti dona…ma io proverei questo” sussurrò al mio orecchio
mettendomi tra le mani un bustino di pizzo nero.
“Edward che stai facendo?” dissi quando iniziò a vagare con
le labbra sulla curva del mio collo.
“opera di convincimento”
Ero stanca di respingerlo sempre, ma non volevo farmi
illusioni con lui. Sarei stata una delle tante. Appena ottenuto da me quello
che voleva, se ne sarebbe dimenticato e sarebbe passato ad altre prede.
“non sono seducibile”
“non resisterai a lungo comunque”
“scommetti?”
“oh si! Ti do tempo due minuti”
“Edward, cosa penserebbe Bella se sapesse che sei qui con me
in questo momento?”. Vidi i suoi occhi dallo specchio e si fecero neri. Il suo
viso si indurì e si allontanò bruscamente da me.
“tu cosa ne sai di Isabella?”
“niente. Vi ho solo sentiti in bagno ieri. Mi ero persa e
sono entrata per sbaglio…”
“non sono affari tuoi. Ti aspetto fuori”
Quella reazione mi turbò. Bella non era un argomento
gradito. Ma perché se era una Cullen? Mi rivestii in fretta e pagai il vestito.
Edward e Alice mi aspettavano fuori dal negozio carichi di buste e scatole. Ci
dirigemmo in silenzio alla macchina e lasciai che Edward si mettesse alla guida
senza discutere. Sempre in silenzio arrivammo a casa e Alice mi aiutò a
sistemare la roba nella cabina armadio mentre Edward si guardava il football in
salone. Parlottammo banalmente del più e del meno senza toccare l’argomento
Bella fino a quando non si fece tardi e se ne andarono lasciandomi da sola.
Abbigliamento: Edward il primo giorno: http://www.polyvore.com/edward_capitolo/set?id=11756618
Nihal il primo giorno: http://www.polyvore.com/nihal_capitolo_prima_parte/set?id=11756737
Nihal e Edward per lo shopping del secondo day: http://www.polyvore.com/shop_parte/set?id=11756964
Alice e Rosalie: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11757503
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Capitolo 4 *** Edward e Bella ***
Bella e Edward
come
vedete la voglia di scrivere in questi giorni è incontenibile!
vado avanti a due capitoli al giorno! vi volevo avvisare prima di
leggere di non uccidermi. Ripeto: è tutto funzionale alla
storia. Insomma...capisco il mito di Edward e Bella, e dell'amore
eterno... la loro non potrebbe essere che la coppia più bella
del mondo. ma qui siamo in un sito di fanfiction in cui ognuno
può inventarsi la storia che vuole e mischiare le carte in
tavola...quindi non linciatemi se la piega che prende la storia
non segue l'andazzo dei libri della Meyer. ho pensato di sconvolgere le
cose perchè ultimamente il tenere sempre la stessa storia alla
fin fine annoia. Voglio regalarvi un qualcosa di diverso, in cui non
possiate dare per scontata la fine.
spero vi piaccia lo stesso!
recensioni:
elenina_cucciola95:
grazie per aver recensito e sono stracontenta di averti incuriosito (
lo scopo è proprio questo!). so che sembra che Edward spesso non
legga i pensieri di Nihal ma è una cosa voluta. d'altra parte
questa non è un'epov. c'è solo il punto di vista di
Ninì...quindi lui potrebbe far finta di niente la maggior parte
delle volte (non dimenticare che qui Ed è uno pò
stronzo!) perchè vuole Nihal e basta.... e poi...non ho ancora
ben rivelato come funziona il potere di Edward... regola numero uno per
leggere questo racconto è non dare tutto per scontato come nel
libro della Meyer! spero comunque ti piaccia lo stesso.
Un raggio di sole mi colpì in pieno viso. “sveglia,
dormigliona! È mezzogiorno!”
Aprii gli occhi a fatica. La sera prima non riuscivo a
prendere sonno e passai la nottata a leggere guerra e pace (il libro più noioso
della storia del mondo!) nella speranza di addormentarmi.
Quella che avete sentito era la voce allegra di Rosalie che
si è appena seduta sul bordo del mio letto portandomi caffè Sturbucks e una
brioche come colazione.
“Rose…che ci fai qui?” chiesi sbadigliando.
“nulla…sono scappata dal bordello a casa mia. Emmett e
Jasper ieri si sono messi a giocare alla
Wii ma siccome Emmett è stato stracciato ha pensato di suonargliene un po’ a Jasper. Morale della
favola, hanno distrutto mezza casa. E ora sono tutti li a sistemare, gridarsi
addosso e imprecare. Quindi sono scappata per un pomeriggio in tranquillità”
“capito…” sospirai prendendo una sorsata di caffè.
Chiacchierammo del più e del meno per un po’. Ma a me
l’argomento Bella premeva parecchio. Mi avevano incuriosito troppo le reazioni
di Alice e Edward del giorno prima. Cercai di prendere l’argomento alla larga.
“Rosalie…Edward…sta con qualcuna?” dissi come se le stessi
chiedendo se c’era dell’acqua gassata in frigo.
“non che io sappia. È un’ape che vola di fiore in fiore,
come si dice.” Rispose usando con massima attenzione il pennellino dello smalto
bianco. “come mai questa domanda? Ti piace?”
“nooo!!!!” esclamai, saltando sul divano e rovinando il
perfetto french che stava facendo alle mie unghie.
“eddaiiii! Si vede sai? Arrossisci, lo eviti, sorridi da
sola…”
“e se invece cercassi solo di tenermi lontano dalle grinfie
della sua ragazza?”
“quale ragazza?”
“Bella…”
Rosalie si irrigidì ma non si scompose. “Bella dici?”
“già…fa Cullen di cognome, no? e poi li ho sentiti l’altro
giorno in bagno. Jasper le ha ringhiato contro a lezione di sociologia e Edward
e Alice si sono arrabbiati molto quando l’ho nominata”. Chissà poi perché mi
fregava così tanto di lei. Rosalie sospirò e dopo qualche minuto di silenzio
disse: “non mi sorprende che abbiano reagito così”
“ma è vostra sorella?”
“lo è stata, tanti anni fa”
Non le chiesi altro attendendo che parlasse da sola. Se
magari l’avessi forzata avrebbe reagito come i suoi fratelli e non ci avrei
cavato un ragno dal buco. Non si fece attendere molto comunque. “sai…Edward non
è sempre stato così. Spaccone e stronzo, intendo.”
“no? sembra che la sua tecnica sia frutto di anni di
allenamento!” mi lasciai scappare con uno sbuffo. Lei rise ma senza gioia.
“si è così, anche se è difficile crederlo. Stava con Bella tanti
anni fa. Cioè…tanti per te”
Chissà come mai, lo sapevo! Me lo sentivo!
“ma come faceva a stare con lei? Cioè… è antipatica oltre
ogni dire!” dissi ricordando il nostro primo incontro.
“nemmeno lei era così com’è adesso. Per questo i miei
fratelli ce l’hanno a morte con lei”
“ e tu no?”
“no…io ce l’ho sempre avuta con lei ma per motivi diversi
dai loro, quindi non ci ho mai particolarmente legato.” Si mise a giocherellare
con una ciocca di capelli pensierosa.
“cos’è successo?” mi azzardai a chiedere. Lei mi sorrise
senza allegria e si tolse le scarpe. Incrociò le gambe e mi tese un plaid.
“ora ti sembrerà che dirò la più grande cavolata della
storia ma hai mai letto i romanzi della Meyer?” iniziò mentre mi copriva.
“si! Sono i miei preferiti!”
“raccontano la verità dei fatti, almeno…fino ad un certo
punto”. E questo cosa voleva dire?? Era una storia vera? Noooo! Non era
possibile! I protagonisti si chiamavano Rosemberg e non Cullen!
“scusa…credo di non aver capito bene”
“ti ricordi vero il vampiro Andrew e l’umana Natalie, vero?
La storia di come lui si fosse innamorato di lei nonostante fosse la sua
cantante, di come l’avesse lasciata per proteggerla ma poi sono tornati insieme
ecc ecc… no?”
“quindi voi Cullen, sareste i Rosemberg? Quei Rosemberg?”.
Aveva ragione a dire che quella era una storia assurda!!
“si, siamo noi. E quella era la storia di Edward e Bella.
Come penso ti sia chiaro, è stata ritoccata nel finale”
“e cos’è successo?” chiesi ormai più che curiosa. Tante
volte dopo aver letto dei libri fantasticavo sul come sarebbe stato se fosse
andata diversamente. Che poi il mio remake si concludesse con l’eroe che
sceglieva me…beh! Sarei stata una masochista a fantasticare su qualcuno che
almeno nei sogni non poteva essere mio! E Andrew…beh…avevo passato notti e
notti a sognare di lui!
“beh…l’ultimo libro è pura invenzione, sai? Non si sono mai
sposati o almeno…era tutto pronto ma…i Volturi, come loro solito, hanno deciso
di rovinare tutto. Bella ha un potere troppo particolare per loro, molto più
interessante di quello di Alice e Edward, ma sai già qual è”
“è uno scudo”
“infatti. Quello che non sai è come ci si trasformi
veramente in vampiri”
“ma non basta mordere?”
“si, ma per completare la trasformazione il sangue preso va
restituito. Quindi dopo il morso, l’umano che sta per trasformarsi deve bere il
sangue del suo trasformatore. Bastano poche gocce, ma deve berle, altrimenti in
pochi giorni morirà”. Cosa?? Non riuscivo proprio a capire dove finiva la
realtà e iniziasse la fantasia in quei libri. Quando la Meyer aveva iniziato a
cambiare il corso della storia?
“non riesco a seguirti, Rose…cosa centrano Bella e Edward
con tutto questo, cioè. Bella era incinta…”
“non sei attenta. Ho detto che non sono mai riusciti ad
arrivare al matrimonio. I Volturi si sono presentati al matrimonio perché
Edward doveva mordere Bella subito dopo la cerimonia. Questi erano i patti.”
“e quindi cos’è andato storto?”
“come ti ho detto Bella ha un potere particolare, già potente quando era solo
un’umana. E quando avviene la trasformazione lo scambio del sangue ha una
conseguenza. Vedi… noi vampiri scambiamo il sangue solo in casi limite, perché
stabilisce un legame particolare tra i donatori. Non ci si scambia solo il
sangue ma anche…una parte di se stessi. Tornando a Bella, il suo potere faceva
molta gola ad Aro. E diciamo che convinse Bella a non salire all’altare. Me lo
ricordo ancora perfettamente.
Ero con Alice in camera a sistemare il velo di Bella. Era
quasi ora di iniziare la cerimonia e stavano aspettando tutti. A un tratto Aro
comparve sulla porta e ci chiese di uscire. Non potevamo dire di no, anche se
l’idea di lasciare Bella li da sola con lui non ci faceva piacere. Non so cosa
sia successo la dentro, sta di fatto che Bella uscì da quella stanza e andò
dritta da Edward tutta infuriata. Blaterava di qualcosa circa il fatto che Aro
le aveva detto che lui non voleva realmente trasformarla, perché avrebbe
preferito ucciderla piuttosto che dannarla…era una storia che non si reggeva in
piedi, è chiaro… e non so cosa possa aver detto di così terribile Bella per
convincere Edward a cedere e lasciarla andare via senza dire nulla.
Comunque…Bella sapeva di noi vampiri e non poteva vivere. Ancora non eravamo
usciti allo scoperto e quelle erano le alternative. Morire o diventare una
dannata. Lei scelse la seconda, solo che a morderla fu Aro. Parte dei poteri di
Bella si sono riversati in Aro e viceversa. Funziona così quando a scambiarsi
il sangue sono due vampiri con dei talenti. Oltre al sangue e parte di te
stesso passa anche un po’ del tuo talento”
Caspita che storia. Pensare a Natalie, cioè Bella che si
scambia il sangue con Aro…e Edward…senza rendermene conto mi passai una mano
sugli occhi e la trovai bagnata. Mi stava venendo da piangere. Forse forse era
meglio non sapere come erano andate veramente le cose. Il mito dell’amore
eterno era crollato nel giro dei pochi minuti in cui Rose raccontava.
“e poi cos’è successo?”. Ormai tanto valeva finire.
“Edward se n’è andato vagabondando per un po’, fino a quando
i vampiri non hanno deciso di uscire allo scoperto grazie alle leggi che ci
tutelano. Tuttavia, come ovvio che fosse, ce ne sono altre che, invece, ci
vincolano.”
“in che senso?”
“non siamo più liberi di vagabondare. Dobbiamo essere registrati.
Gli umani devono sempre sapere dove siamo. Per questo noi siamo bloccati al
liceo. Devono sempre sapere dove siamo residenti. E in più, fino a quando non
prenderemo un titolo di studio riconosciuto dagli umani, non possiamo fare
carriere degne di tale nome. Edward ha due lauree in medicina, ma per gli umani
non contano”
“che legge assurda!”
“neanche poi tanto, Ny. Se ci pensi, come fate a sapere che
le sue due lauree sono vere? Andavamo avanti a documenti falsi per mantenere le
apparenze”.
E già, anche questo era vero. Rosalie rise della mia
espressione facciale. Com’era possibile che mi fosse sfuggita l’ovvietà?
“ e Bella è qui per lo stesso motivo?”
“esattamente”
“ok..Rose tutta questa storia l’ho capita… ma perché Bella è
così? se il libro è fedele era una vera eroina!”. Insomma Nat..Bella era Bella.
Doveva per forza stare con Edward! È la legge naturale delle cose che lo dice!
Romeo-Giulietta, Paride-Elena, Chip-Chop, Fiona-Shrek, Edward-Bella!
Collegamento logico nonché immediato!
“il libro è fedelissimo su questo punto. Ma dimentichi che
Bella ora è legata ad Aro, e passare quarant’anni nella guardia dei Volturi ti
cambia la vita. è diventata la copia di Aro. Per questo gli altri non la
sopportano. Non riescono ad accettare che si sia consegnata a lui.”
“e Aro è uno dal sesso facile?”
“purtroppo si…per questo Bella è quella che è. Senza
scrupoli, possessiva come lui. Arrogante e strafottente”
“e Edward?”
“ripicche. Ha iniziato lei e lui si è vendicato. Sono andati
avanti a ripicche e lui ha deciso di non trattenersi più. Trattenersi poi è un
eufemismo. Diciamo solo che ha cambiato diversivo: se prima di Bella leggeva e
suonava, ora legge, suona e scopa.”
Però che tristezza. Scopro che il personaggio di
Andrew/Edward esiste davvero, che è sul serio l’essere più bello mai concepito
sulla faccia della terra, che per di più mi assedia e io… mi sento come se ci
fosse qualcosa di sbagliato. Lui non doveva essere così.
“ma è possibile che Bella torni quella di prima?” chiesi
speranzosa che tutto tornasse a posto, che ci fosse il lieto fine.
“è raro che accada e ci deve essere un risveglio da parte
sua. Edward lo sta ancora aspettando. Per questo spesso e volentieri cede alle
sue grinfie.” Cioè la incontra nei bagni e al posto di parlare come dovevano
recuperano la luna di miele perduta?
“ho un’ultima domanda”
“dimmi”
“se Bella e Edward non si sono sposati… come mai lei ha il
vostro cognome?”
“Bella è entrata a far parte della nostra famiglia molto
prima del matrimonio, Nihal. I nostri genitori, che nella realtà si chiamano
Carlisle ed Esme e non Edgard e Linda, la considerano ancora come se fosse
figlia loro e sperano, come Edward, che lei rinsavisca. Ma tanto è inutile.
Anche se dovesse succedere…Aro e Bella saranno sempre legati. Lui saprà sempre
dove si trova e lei lo stesso. Non sarà mai libera davvero.”
Restai in silenzio, persa nei miei pensieri. Ora capivo
Edward e mi dispiaceva per lui…volevo poter fare qualcosa, ma cosa??
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Capitolo 5 *** Movimento di liberazione vampira ***
movimento di liberazione vampira
recensioni:
mikkicullen:
sono contentissima che ti piaccia il racconto!!! lo so che
la storia di Bella e Edward qui è un pò triste
ma...potrebbe anche non esser più così fra un pò
di capitoli. :P dici che vi ho scioccato abbastanza cambiando
xosì il finale della mitica zia Mey???
Elys:
Aro è il vampiro più odioso di tutti! il più
viscido in assoluto. a me nemmeno il conte dracula della saga dei diari
della famiglia Dracula mi è stato così sulle palle,
davvero!
per quanto riguarda il finale Bella Edwardo...Bhooooooooooo!!!!! ancora mi deve venire l'illuminazione :D
sunrise92:
davvero Ed ti ha ispirato Malfoy? ah ah ah non ci avevo pensato
sai?? hp mi sta dandouna mano per i nomi a volte ma se stai
attenta vedi che in questa storia c'è un miscuglio senza fine di
tanti libri diversi! chissà se ne conosci alcuni... mi hanno
ispirata anche marked, finchè cala il buio, i diari della
famiflia Dracula...i diari del vampiro...il dardo e la rosa...e boh..nn
li conto nemmeno più!
La storia di Bella e Edward non mi aveva fatto chiudere
occhio tutta la notte. Mi giravo e rigiravo nel letto, incredula e dispiaciuta.
Non era possibile. È come scoprire che Romeo non si è veramente ucciso per
seguire Giulietta ma si è fatto un sonnellino per farle credere di essere
morto. Il tutto per poi svegliarsi, far finta di nulla e tornare da Rosalina!
Triste e impossibile!
Arrivai a scuola la mattina seguente con profonde occhiaie e
passai la prima ora di inglese a dormicchiare sul banco. Ma era un incubo
continuo.
Le ore passarono in fretta e arrivò l’ora del pranzo.
Arrivai a mensa e presi un cappuccino. Visto che avevo dormito fino a quel
momento era appena il caso di far colazione.
“Nihal che hai? Dormito male?” chiese Angela emergendo da
dietro un libro.
“per niente proprio”
“caspita…vuoi un correttore per quelle occhiaie?”
“lascia perdere. Un’equipe intera di estetisti non potrebbe
migliorare la situazione. Gli altri?”
“Mike non è venuto oggi e gli altri…bhoooo. O no, aspe…Rosy
sta arrivando”
E Rosalie arrivò. Prima di sedersi mi sussurrò all’orecchio
“ti prego non dire agli altri quello che ti ho detto ieri. È una storia che non
ci tengono a raccontare”
Annuii in risposta e Rosalie continuò sempre sussurrando
“cerca anche di non pensarci, altrimenti Edward potrebbe accorgersene. Se
qualcosa non va mettiti a cantare mentalmente”
Finalmente si sedette e Angela sembrò non aver fatto caso
alla nostra conversazione.
“salve donne! Bella giornata oggi per essere lunedì, vero?”
disse Emmett arrivando tutto contento e baldanzoso.
“è sempre un bel lunedì se arrivando al tavolo c’è una bella
bruna dagli occhi verdi, pazzamente innamorata di me ad attendermi. Ciao
tesoro, passata una buona domenica?” e detto ciò, Edward si chinò a baciarmi la
guancia, pericolosamente vicino alle labbra. La tristezza mi assalì di nuovo. Non
è così che doveva andare!
“cosa tesoro?” chiese Edward sedendosi di fianco a me. Mi
aveva letto nel pensiero, accidenti!
“nulla…sono solo stanca. Non ho dormito stanotte”
“dillo che pensavi troppo a me”
“non immagini quanto”. Per fortuna scambiò la mia risposta
per sarcasmo, perché la prese sul ridere.
“sempre gentile, il mio amore. Ma si può sapere perché mi
odi tanto?”. Si stappò una bottiglietta di 0 negativo e attese una risposta. E
mo? Che potevo dirgli? Ti odio perché sei praticamente un gigolò? Perché non
avresti dovuto rassegnarti per Bella? Perché dovevi combattere per lei? Perché
almeno dovevi rimanere il principe azzurro che eri? Ma mi trattenni dal
pensarle quelle cose e risposi: “perché mi stressi Cullen. È inutile che ci
provi tanto io non cederò mai”
“ne dubito”
“sei troppo sicuro di te stesso”
“mai abbastanza e comunque ho ragione: cederai presto”
“ho detto di no”
“e cosa ti fa essere così certa?”. Oddio. E mo? Cosa dovevo
rispondergli? Pensa pensa pensa pensa pensa!
“il fatto che…che… sono lesbica. Ecco. Non mi attrai
minimamente” mentii. E fu veramente un’impresa perché resistere a quelle pozze
dorate che erano i suoi occhi…era davvero uno sforzo titanico!
“balle” rise lui.
“no no è vero!”
“allora non ti dispiace se io accetto un invito, vero?”
disse alzando un sopracciglio e accennando con il capo in direzione di una
vampira dai capelli corti e biondi che lo stava fissando con uno sguardo
tutt’altro che casto.
“oh si che mi dispiace… ma per lei…sai avevo intenzione di
farmela io, ma… te la cedo”. Volevo sprofondare. Ma da dove mi era uscita?
“se è così. Senti, dopo ti va una sigaretta tra uomini?”
scherzò tirandomi una gomitata giocosa per poi alzarsi.
“certo, come no” sbuffai. Sapevo che non se l’era bevuta, ma
almeno avevo allontanato il problema “avance Edward” per il resto del pranzo.
“ci vediamo dopo a biologia Granger. Ti terrò un posto
accanto a me così ci scambieremo consigli sui calendari del prossimo anno” e
con questo si congedò. Non aveva proprio più nulla del principe azzurro di cui
avevo letto.
“sei lesbica? Ma una cazzata più credibile non te la potevi
inventare?” disse Emmett che fino a quel momento aveva trattenuto le risate.
“hai qualche idea migliore genio?” e con questo presi una
sorsata del mio cappuccino ormai freddo.
“ potevi sempre dirgli che sei un trans. Li si che sarebbe
scappato” e scoppiò a ridere della sua stessa battuta.
Va beh lasciamo perdere. Poco dopo arrivarono anche Alice e
Jasper e si misero a raccontare della zuffa cui avevano assistito in cortile.
L’ora di biologia si avvicinava pericolosamente. Troppo in fretta. Dovevo
scrollarmi di dosso Edward. Ora che sapevo la verità ero ancora più convinta
del fatto che la mia fosse la scelta più giusta.
Come una condannata a morte che sale le scale del patibolo
mi diressi a biologia e come promesso l’angelo tentatore era li seduto a
tenermi il posto.
Mi sedetti rassegnata e pregai affinchè questa storia non
fosse troppo difficile da reggere.
Mi guardava di sottecchi ridendosela sotto i baffi, mentre
io tentavo in tutti i modi di ignorarlo. Sciolsi i capelli e li usai per
separare i suoi occhi dal mio viso.
“sei incredibile sai?” disse ad un certo punto portandomi i
capelli dietro l’orecchio.
“e perché scusa?”
“perché ti sforzi di resistermi, piccola Ninì? Sono
consenziente, sai?”
“ma io no!”
“non ti mordo mica”
“non si sa mai”
In quel momento il professor Banner entrò in aula e con fare
svogliato si mise distribuire vetrini su cui poi faceva cadere una goccia di
sangue sintetico. Ci voleva spiegare la sua composizione e con quale
procedimento veniva ottenuto.
Iniziò a spiegare e io mi disposi a prendere appunti. Ad un
tratto una mano gelida mi si posò sulla coscia. Mi girai di scatto a guardare
Edward ma lui se ne stava li a scrivere sul suo quaderno con un sorriso largo
fino alle orecchie.
“Ed ma che…?”
“shhh”
E la mano scivolò all’interno coscia. Lentamente saliva in
punta di dita e… oddio mi stava facendo perdere ogni minimo granello di
lucidità! In quel momento stava guadagnando punti nel convincermi a buttare
tutti i miei buoni propositi nella pattumiera. Salì ancora di più nell’interno
coscia. Le cose erano tre: 1) stavo in silenzio aspettando che finisse,
fingendo che la cosa non mi importasse (nascondere il rossore sarebbe stato un
grosso problema); 2) mi mettevo a gridare come una dannata, facendolo
sospendere (non ero così crudele); 3) gli tiravo un bel calcio da sotto il
tavolo o gli infilzavo la mano con la matita.
L’opzione tre era poco praticabile perché….oddio, mi stava
facendo uscire fuori di testa…cioè no…insomma mi sarei fatta male io.
La uno…la uno.. la considerai un po’. Ero sempre
un’adolescente con un sacco di ormoni inutilizzati! Salì ancora… il mio
autocontrollo stava andando a farsi un giro…
Ancora un po’ più su…no era decisamente arrivato al polo
sud…ancora più su e… “professor Banner? Potrei uscire un attimo?” dissi
alzandomi di scatto e senza fiato.
“ha qualche problema signorina Granger?”
“ho bisogno di prendere aria, non mi sento bene…”
“Ho capito. Signor Cullen, si assicuri che la Granger passi
dall’infermeria prima di cadere svenuta in corridoio” . Maledetto professore
impiccione!
Uscii forse troppo in fretta dall’aula per una che si
sentiva poco bene, ma forse non fu un male. Magari il prof e i miei compagni
avevano pensato che stessi correndo in bagno a vomitare.
Edward mi fu subito dietro e come si chiuse la porta alle
spalle scoppiò a ridere.
“Ninì! Ma basta così poco per farti andare su di giri?”
“certo che no, cosa vai dicendo? Sono abituata sai? Tutti i
giorni c’è qualcuno che mi mette le mani tra le cosce!” gli risposi infuriata.
“a me sembrava ti piacesse”
“ammesso e non concesso che fosse così, Cullen, cosa non ti
è chiaro della parola NO?”
“eddai quante storie per due carezze. Volevo solo darti un
incentivo per farti capire cosa ti stavi perdendo”. Si allentò il nodo della
cravatta e slacciò il primo bottone della camicia. Stavo per rispondergli per
le rime ma poi il mio sguardo cadde sul suo collo. Era la prima volta che
facevo caso al morso. Due puntini leggermente più scuri che potevano
tranquillamente essere scambiati per nei. Non tutti li avevano sul collo. I
punti dove poter mordere in modo che il sangue uscisse copioso erano più d’uno…
Lui se ne accorse, o forse lo lesse nella mia mente e si
avvicinò aprendo ancora un po’ la camicia.
“ mai visto il morso prima?”
“no…” risposi imbarazzata distogliendo lo sguardo. Ora vi
chiederete perché imbarazzata e ve lo spiego subito. Questa è un’altra delle
poche cose sui vampiri che sapevo per sentito dire, ma ero quasi certa che
fosse la verità. Come stavo dicendo i punti dove il sangue scorre copioso nel
corpo umano sono molti: collo, polsi, l’interno dei gomiti, caviglie, retro
delle ginocchia…inguine…Comunque, si dice che i morsi sul collo e quelli
sull’inguine siano quelli che seguono a una notte di passione, mentre gli
altri…sono la normalità.
“oh si è stata la notte più bella della mia vita quando me
l’ha fatto. Lei era alta, bionda e brava da matti sotto le lenzuola” disse
Edward avvicinandosi e mostrandomi il collo. Io distolsi lo sguardo per pudore
ma lui scoppiò a ridere. “dai! Sto scherzando! È stato mio padre a farmelo.
Andava di fretta e il collo era il primo punto libero dove mordere. Stavo
morendo di spagnola e non aveva il tempo di aprirmi i polsini della camicia”
Lo lasciai perdere alzando gli occhi al cielo. Iniziai a
incamminarmi a passo spedito verso i bagni. Avevo bisogno di bagnarmi il viso
immediatamente.
“dai Ninì, scherzavo!”
“Ed, per me la storia della bionda poteva anche essere vera,
sai che me frega?”. Il problema era che io non riuscivo formulare un pensiero
con una qualche logica, ancora sconvolta dalla sua gita sulle mie gambe.
Spalancai la porta del bagno delle ragazze e… e… attaccai a
urlare. La scena che mi si parò davanti era disgustosa.
Un corpo senza vita con un paletto infilato nel petto tutto
insanguinato e gli occhi rovesciati all’indietro. In un secondo sentii tutte le
porte delle aule sul corridoio spalancarsi e schiamazzi arrivare da ogni dove.
Presto affacciati alla porta del bagno c’erano una cinquantina di studenti.
Un professore si fece largo a fatica e si chinò sul
cadavere. “qualcuno chiami la polizia!” sentii dire come un’eco lontana al
professore. Due mani gelide mi allontanarono dalla vista del corpo e mi
trascinarono lontano dal bagno. Le stesse mani presero a scuotermi con forza
“Nihal! Nihal! Nihal!!!”. Con fatica misi a fuoco il volto di Edward.
“ oh Edward…” singhiozzai gettandomi tra le sue braccia.
“sta tranquilla, va tutto bene” mi sussurrava stringendomi a
sé e accarezzandomi i capelli.
“tutto bene un accidenti! È morto!” singhiozzai
inzuppandogli la camicia.
“ti dico di no”
“ma che vai dicendo Edward! Aveva un paletto infilato nel
petto santo cielo!” gridai allontanandomi da lui.
“ma saprò o no come muore un vampiro?!” mi gridò lui di
rimando.
“ ma di che parli?”
“ vieni”. Mi trascinò per il corridoio e mi fece sedere
sotto un albero del cortile centrale. Si allontanò qualche secondo e tornò con
del tè fumante in un bicchiere di plastica.
“bevi” ordinò e io obbedii mesta.
Quando fu certo che ebbi finito il mio tè disse. “ non darti
pena per Steven, non è morto”
“ma…”
“niente ma. Ora ascolta bene quello che ti dico, ma vedi di
tenertelo per te e non dirlo mai a nessuno. Giura!” disse sedendosi di fronte a
me.
“giuro”. Si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse
nessuno in giro e poi iniziò.
“i vampiri non muoiono infilzati da un paletto come pensate
voi umani”
“ma era li steso…aveva del sangue…”
“certo che c’era sangue! Se tu ti tagli non esce sangue?
Comunque è tutta una messa in scena”
“cosa? Ma di che vai parlando, Edward?”
“del fatto che Steven è vivo! Sta aspettando che tutti voi
umani vi decidiate a credere che sia morto, che noi vampiri piangiamo la sua
scomparsa e che lo seppelliscano. Poi la notte spunterà fuori da sottoterra
come una margheritina a primavera e sarà libero di andarsene dove vorrà libero
dai vincoli di registrazione imposti dalla legge!” disse in tono pratico, manco
mi avesse appena spiegato la storia della riproduzione dei fiori.
“ ma scusa…se non morite con i paletti…”
“non ti dirò come muoiono i vampiri, Ninì, preserva la tua
innocenza. E poi è un segreto che ci teniamo stretto stretto. Se mai voi umani
lo veniste a sapere sarebbero guai seri per tutti. Il movimento di liberazione
vampira sarebbe sciolto, condannato e sterminato e i la maggior parte dei
vampiri non vogliono questo”. Si sdraiò sul prato e allargò le braccia. Il
prato era ancora umido di pioggia ma era normale. A Forks o pioveva o era
nuvolo. Variabile e sereno erano due parole estranee ai metereologi del posto.
“ il movimento di che?”. Un secondo prima parlavamo di
paletti e cadaveri e ora di politica?
“di liberazione vampira. È un piccolo movimento che si sta
diffondendo in Canada. Alcuni vampiri qui a scuola li appoggiano e di tanto in
tanto mettono in scena queste macabre scenette per i loro scopi”. Aveva un tono
di voce annoiato. Beh, annoiato o no almeno poteva ringraziarmi per avergli
fatto saltare la lezione!
“grazie”. Il fatto che mi leggesse nel pensiero era un
problema.
“ti ci abituerai” . Si come no.
“presto non ci farai più caso”
“ma la smetti di rispondere ai miei pensieri??”
“scusa. È solo per irritarti un po’…sei così carina quando
ti arrabbi”. Sul suo viso d’angelo si aprì un mezzo sorrisetto e io mi permisi
di sciogliermi un attimino.
“lo saresti ancora di più se fossi rossa per un altro
motivo…” proseguì lanciandomi un’occhiata maliziosa. Lasciai perdere. Non si
dice che l’urlo più forte di protesta è il silenzio?
In compenso mi venne in mente un’altra domanda.
“hai detto scopi… ce ne sono altri a parte farvi uscire
dalle regole imposte dagli umani”
“non ci arrivi?”
“ho appena scoperto dell’esistenza di questo movimento e per
di più ho appena creduto di aver assistito al ritrovamento di un cadavere.
Concedimi un po’ di lentezza nel collegare le cose!”
“va bene…come non detto. Noi vampiri siamo pochi rispetto a
voi umani e siamo una minoranza. Al congresso abbiamo un solo rappresentante e
nemmeno così ascoltato. Non ci ammazziamo tra noi senza motivo. Queste scenette
servono anche a far credere a voi umani che alcuni di voi ci danno la caccia,
mentre noi non facciamo nulla per turbare la pacifica convivenza. Così facendo
dovremmo ottenere più ascolto e qualche libertà in più. Fine”
Sti vampiri cominciavano a darmi sui nervi! Ma un po’ meno
complicati no?
Edward rise di questo mio pensiero. Si alzò e disse “dai
Ninì…andiamocene a casa, tanto qua ormai non abbiamo più niente da fare”.
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Capitolo 6 *** Ninì posso....? ***
Ninì posso....?
ciao
a tutte!!! volevo ringraziare per i 4 preferiti e le 5 seguite!
sinceramente non me le aspettavo dato che è la prima volta che
pubblico le mie fanfiction e non avevo minimante idea se il mio modo di
scrivere piacesse o meno. GRAZIEEEEE!!!
detto questo, ho il piacere di
farvi sapere che questo capitolo è per i fan della coppia
Ninì-Edward. Quelle che ancora sostengono la Bella-Eward spero
non mi odino troppo. recensite, recensite, recensite! i vostri commenti
sono sempre bene accetti e i vostri consigli su come far procedere la
storia sono più che preziosi!
baci e morsetti a tutte!
recensioni:
Dindy80: ho fatto prima
che potevo! sono davvero felice del fatto che questa ff continui a
piacerti e ti interessi e dato che approvi la coppia Ninì-
Ed.... bè... forse questo capitolo ti piacerà. :)
Elys: beh...avevo avvisato
che qui Ed non era proprio il principe azzurro o almeno... non subito!
magari dopo questo capitolo inierà a piacerti di
più. Se vuoi un consiglio non ancorarti al romanzo della
Meyer per leggere questa ff. ho sconvolto praticamente ogni cosa e
voglio rendere il finale il più imprevedibile possibile. se sai
già che alla fine Edward e Bella torneranno insieme, si
sposeranno e avrenno Renesmee che gusto c'è a leggere?
spero che tu comunque continui a leggere e mi dia consigli sul
come far proseguire la storia.
sunrise92: visto che
scaltri??? ma non giudicare così in fretta gli umani... magari
potresti cambiare idea su di loro :P spero di poter mantenere la
velocità nel postare perchè in questi ultimi giorni di
vacanza sono incontenibile!
fracullen: sono contenta
che tu condivida il mio bisogno di novità nelle ff su twilight!
incuriosire è il mio compito!
elenina_cucciola95: eccoti
accontentata sul procedere della storia di Ninì! chissà
magari questo chappy risponde a metà della tua domanda :P
parlato un pò con voi e risposto alle recensioni... non vi trattengo oltre. BUONA LETTURA!
Quando disse la parola “casa” pensavo si stesse riferendo a
casa mia, non sua! che poi definire casa quel palazzo magnifico che sembrava
più una reggia che una villa in campagna…beh…
Comunque è li che mi portò. Arrivati al garage venne ad
aprirmi la portiera e mi ritrovai in un…autosalone. Di fianco alla Volvo era
parcheggiata una fantastica Ferrari 612 Scaglietti sessantesimo anniversario, e
dietro questa una Aston Martin Vanquish nera lucidissima. Dietro ancora una
Jeep mastodontica e dall’altro lato del garage, una Porches giallo canarino, di
fianco una Mercedes SLS AMG grigio metallizzato e accanto a questa una
splendida Jaguar XS.
Le conoscevo tutte quante. Uno dei tanti fidanzati di mamma
era stato un patito di macchinoni di lusso e in quel periodo a casa mia c’erano
solo riviste di Quattro Ruote.
“le conosci tutte?” chiese Edward incredulo.
“si ma… purtroppo mai guidate…” sospirai. Adoravo guidare.
Passare gli ultimi anni in Italia e attendere i diciotto anni per prendere la
patente era stata un’attesa lunga ed estenuante. Appena ottenuto quel
cartoncino rosa la mia felicità era salita alle stelle e quando per la prima
volta mi misi al volante della mia Mercedes quasi piangevo dalla felicità.
“scegline una” disse Edward abbracciandomi da dietro mentre
sfioravo il cofano anteriore della Ferrari. Cooooooosa?????
“hai capito bene Ninì…scegline una”
“qual è la tua?”
“perché vuoi la mia? Devi sentire il mio profumo negli
interni?”
“no. Voglio un permesso autorizzato del proprietario in caso
di accidentale distruzione del veicolo”
“ e pensi che io te lo possa dare?”
“mi hai chiesto di scegliere una macchina…quindi ne hai di
fiducia!”
“so che sai guidare. Comunque…è la Vanquish”
Guardai quella bellezza nera e mi trovai ad accarezzarne la
carrozzeria lucida. “prendi” disse Edward lanciandomi le chiavi.
“Ed… pensavo scherzassi… io non posso. Dai guida tu”
“non scherzare e mettiti al volante”. Esitante arrivai a
posare una mano sulla maniglia. La portiera si spalancò e ne emerse Edward
mezzo sdraiato sul sedile del conducente. “entri o no? muoviti, altrimenti
troverò un altro modo per farti passare il pomeriggio ancora più piacevole di
questo”. Afferrai il concetto e mi infilai nell’abitacolo. I sedili di pelle
erano comodissimi, il cruscotto liscio e dalle linee eleganti…
“hai intenzione di inserire la chiave prima o poi?”
“zitto. Mi puoi lasciare un secondo per venerare questa
meraviglia?”. Ma alla fine obbedii. Avvicinai il sedile e girai la chiave. Le
fusa del motore erano un rumore piacevole, preludio al balzo di quella pantera che sarebbe uscita
fuori dal motore non appena avrei schiacciato l’acceleratore. Poi partii. Uscii
dal garage e Edward si distese comodo senza scarpe con le gambe lunghe sul
cruscotto.
“dove vado?” gli chiesi dopo aver visto che aveva chiuso gli
occhi.
“prendi la statale 5 e segui fino alla fine. Non sono tanti
chilometri da qui e…corri quanto ti pare…non ci sono autovelox”.
Licenza di correre evvai! Non me lo feci ripetere due volte
e sguinzagliai i cavalli di quel mostro dell’ingegneria automobilistica per le
strade lunghe e dritte della statale. Abbassai i finestrini e mi godetti il
vento nei capelli. Ogni tanto guardavo Edward che, sempre con gli occhi chiusi,
non la smetteva più di sorridere.
Nel giro di quindici minuti arrivai al fondo della statale e
li Edward, senza lasciarmi il tempo di esprimere il pensiero ad alta voce, mi
diede un altro paio di indicazioni. Mi fece parcheggiare in uno spiazzo
sterrato. Alla velocità della luce scese dall’auto e venne ad aprirmi la
portiera.
“allora tesoro?”
“ è stato INCREDIBILE!!”. Ero senza fiato dall’emozione e le
gambe quasi non mi reggevano più. Mi appoggiai alla carrozzeria per riprendermi
e poi mi decisi “Ed…come mai siamo venuti proprio qui?”
“sorpresa”. E detto questo aprì il cofano della macchina per
tirarne fuori un lenzuolo e due asciugamani. Ci buttò dentro la cravatta della
sua divisa e richiuse il portellone. Iniziò ad avvicinarsi guardandomi come se
si stesse preparando a farmi un agguato ed è quello che alla fin fine fece.
Prese una piccola rincorsa e manco fosse uno sfondalinee mi caricò di peso
sulla sua spalla attaccando a correre a non so quante miglia all’ora.
“Edward Cullen mettimi giù!” gridai cercando di tenermi la
gonna incollata al sedere per evitare che l’aria mostrasse i miei slip.
“cadere per terra correndo a questa velocità? Ti rovineresti
il tuo bel visino, Ninì”
Continuò ancora a correre per due minuti circa e finalmente
mi mise giù. Mi guardai attorno e vidi uno spiazzo non molto grande tra gli
alberi. Guardando in su non si riusciva a vedere neanche il cielo tanto le
fronde degli alberi erano fitte. Sembrava quasi una spiaggetta, dato che si
trattava si e no di cinque metri liberi di prato prima della riva di un fiume.
Mi venne immediatamente in mente la scena della radura descritta dalla Meyer ma
mi affrettai a cancellare quel pensiero prima che Edward lo leggesse. Cercai di
convincermi che quella non poteva essere la radura e presi un respiro
profondo.
Intanto Edward stese per terra il lenzuolo e iniziò a
svestirsi.
“che stai facendo?” gli chiesi, sfilando le ballerine per
salire sul lenzuolo a sedermi.
“non faccio certo il bagno vestito” rispose lui con una
mezza risata. Si sfilò la camicia e…che visione! Un corpo perfetto, con
addominali scolpiti ma non esagerati, spalle larghe e petto ampio…quei peletti
così carini che circondavano il contorno dell’ombelico…mi dimenticai una volta
di più di respirare. Da vanitoso com’era, Edward si beò del mio stupore e
continuò a svestirsi tenendo gli occhi fissi su di me. Quando però passò un
dito tra l’elastico dei boxer neri per sfilarli, distolsi lo sguardo si mise a
ridere. “quanto sei pudica! D’accordo li tengo!” e detto questo sempre ridendo
andò al fiume e vi si immerse. Persino guardarlo da dietro era un rischio per
il cuore. Mi sdraiai sul lenzuolo per riprendere fiato. Era possibile che
esistesse al mondo tanta bellezza? Come si faceva a dire che i vampiri erano
una razza contro natura? Come potevano delle creature tanto belle essere un
abominio?
“me lo chiedo anch’io”. Aprii gli occhi e in piedi di fianco
a me stava un Edward tutto gocciolante con le mani sui fianchi.
“già finito il bagno?”
“non c’è gusto da solo…entra con me” . Ma nemmeno per sogno!
È gelida!
“ma se non hai nemmeno sentito se è davvero fredda!”. È
acqua di fiume, genio! È sempre fredda!
“vuoi che ti ci butti dentro di peso e vestita?”. Preferirei
di no, grazie.
“allora ti svesto io”. Ti stacco le mani se ci provi!
“ difficile che tu ci riesca. Vuoi che me ne vada e mi porti
via la macchina?”. Ma che sei matto?
“allora muoviti”. Uff…
“Edward potresti lasciarmi il tempo di rispondere a voce? Mi
infastidiscono queste invasioni nella mia testa” dissi stizzita alzandomi. E va
bene! Era solo un bagno no? non aveva mai ucciso nessuno un bagno nel fiume!
Edward si mise in attesa, aspettando che io iniziassi a
svestirmi. “ti volteresti per cortesia?”
“ti ho già vista in intimo l’altra mattina”
“ti prego…dai ti raggiungo in acqua”
“non posso lasciarti entrare da sola. Scivoleresti sulle
pietre e ti romperesti l’osso del collo”. Ma aveva una scusa per tutto?
Comunque sia mi fece contenta e si girò. Mi svestii in fretta e restai in
intimo (http://www.verycool.it/wp-content/uploads/2006/12/intimissimi-lingerie.jpg).
Appoggiai le mani sulle sue spalle e lo seguii in punta di
piedi in acqua. Se non fossi stata aggrappata alle sue spalle sarei scivolata
sul serio, ma l’acqua non era poi così fredda come pensavo. Quando l’acqua ci
arrivò alla vita ci immergemmo. Le sue mani scivolarono attorno alla mia vita e
li si fermarono.
“non c’è più bisogno che mi tieni sai?” dissi un po’
imbarazzata.
“dici?” rispose alzando un sopracciglio sarcastico. Mi
lasciò andare e la corrente mi allontanò bagnandomi completamente i capelli.
Edward rise e mi ritirò a sé.
“si forse è meglio che mi tieni” dissi sputando acqua e
stringendomi a lui. Mi guardò con i suoi occhi dorati, i nostri visi erano
vicinissimi e i nostri nasi si sfiorarono. In quel momento dimenticai il mondo.
C’era solo lui e i suoi occhi fissi su di me, il suo petto incollato al mio e
le sue mani sulla mia schiena. Mi sorrise e il mio cuore prese a battere a
mille. Se il mio petto non fosse stato incollato al suo, il cuore sarebbe
schizzato via dalla sua sede. Fece finta di lasciarmi andare e mi strinse di
nuovo a sé.
“vuoi provare una cosa?” mi sussurrò all’orecchio.
“cosa?”
Spostò le sue mani dai miei fianchi alla mia schiena e mi
fece girare. “stacca i piedi da terra e lasciati andare”. Sicura che mi stesse
tenendo feci come mi aveva detto e… fu la cosa più rilassante e piacevole del
mondo. L’acqua scorreva veloce sotto il mio corpo, accarezzandomi fresca e
facendomi quasi il solletico. “piacevole vero?” disse la faccia di Edward al
contrario sopra la mia.
“è stupendo….”.
Il suo viso era vicinissimo al mio, il suo fiato accarezzava
le mie guance…le gocce che scendevano dai suoi capelli finivano sul mio petto
che ormai non riusciva più a contenere il battito del mio cuore.
Si avvicinò ancora. Ero pronta al bacio. Volevo il bacio.
Desideravo quelle labbra come l’aria.
Ma il suo bacio si posò sul mio mento. “non voglio forzarti,
Ninì” sussurrò guardandomi con tenerezza.
Misi i piedi per terra e mi misi di fronte a lui. Cosa c’era
ora che non andava? L’ho praticamente lasciato vincere e lui si allontana?
Mi sorrise e teneramente mi accarezzò una guancia.
“usciamo?” disse.
A malincuore lo seguii. Mi lasciai avvolgere
dall’asciugamano e sfregare la schiena. Non riuscivo a capire il perché della
sua reazione e ancor meno della mia. Mi ero concessa di desiderarlo e non
doveva succedere. Ma lui…non gli piacevo più? Non mi desiderava più? In intimo
non mi ero rivelata di suo gradimento? Cos’era successo? Perché si era
fermato??
“ Ninì” sussurrò al mio orecchio abbracciandomi.
“si?”
“non pensare che io non ti desideri più, per favore. Non
potresti essere più lontano dalla verità di così. Ti desidero ancora e ai
limiti della sopportazione ma…non voglio forzarti. Non voglio che tu ceda
perché io ti metto in situazioni senza altra via d’uscita. Era una vita che non
mi sentivo come mi hai fatto sentire tu come in quest’ultima mezz’ora e… non
volevo rovinare tutto. Voglio… non so, Ninì. Mi stai prendendo e…voglio…” . Mi
fece voltare per guardarmi negli occhi. Mi scostò un ciuffo bagnato dalla
fronte e continuò. “Ninì…posso corteggiarti?”.
Quella era proprio l’ultima cosa che mi immaginavo mi
potesse mai chiedere.
Risposi con un sorriso. Non riuscivo ad articolare nemmeno
un pensiero. Erano un sacco le emozioni che si agitavano dentro di me in quel
momento. Felicità, euforia, desiderio, soddisfazione, piacere, imbarazzo, confusione,
insicurezza…nessuna prevaleva sull’altra.
Sempre avvolti negli asciugamani tornammo alla macchina,
vestiti in mano. Lui non la smetteva di sorridere e guidando sulla strada del
ritorno tenne stretta la mia mano sotto la sua sulla leva del cambio. Esausta
per il poco sonno della notte precedente, lo shock del vampiro morto per finta
e tutte quelle emozioni fantastiche al fiume… mi addormentai coccolata dalle
fusa di quel motore e dalle carezze sul viso dell’angelo seduto di fianco a me.
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Capitolo 7 *** Catastrofe! ***
Catastrofe!
Saaaaaalve.
eccomi di nuovo qui... so che sono proprio incontenibile maaaaa non ho
resistito a postare anche questo Chappy! vi chiedo scusa se qui lo
stile è leggermente diverso, magari più veloce e fatto
più di battute rispetto alle descrizioni, ma è
perchè ho tentato di rendere anche con il ritmo oltre che con le
parole l'andazzo del contenuto di questo capitoletto. spero vi piaccia
e vi diverta.
recensioni:
mikkicullen:
è così ti ho convertita al MEGLIO CAMBIARE?
evvaiiiiiii!!!!! come cambia Rosalie in questo nuovo chappy allora ti
sconvolgerà rispetto alla Meyer!
sunrise92:
lo soooo... :( dovrei tenermi qualche capitolo per i periodi di
magra e darvene a piccole dosi ma...non ci riesco! ho bisogno di
sentire il vostro parere! e poi...in realtà lo faccio anche per
voi. assatatanata di libri come sono, io vado avanti a leggere senza
fermarmi per ore intere e se leggo fan fiction molto spesso le scelgo
con già un bel numero di capitoli già postati
perchè sono sempre troppo impaziente di vedere come continuano!
sono un caso clinico, lo so ...mi sto facendo curare ma senza risultati
visibili.
fracullen:
naaaa tranquilla...non è rinsavito. ha smesso di anadre con
tutte, ma non di fare lo spaccone! ne dirà ancora di cavolate
prima di tornare a fare il vampiro serio!
dindy80:
dindy che dire? nemmeno a me è mai capitato che si
tirassero indietro per chiedermi il permesso per corteggiarmi... e non
sai quanto tempo sono stata li ferma davanti alla tastiera
pensando: la bacia, non la bacia, la bacia, non la bacia....poi ho
scelto questo compromesso per due motivi. il primo è che volevo
tirare la loro storia un pokino per le lunghe, non volevo che lei
cedesse al fascino vampiro subito subito. il secondo è che io
non sono mai stata corteggiata, quindi mi piacerebbe provare a vivere
quest'esperienza tramite Ninì :)
cmq
Nihal è il nome della protagonista di uno dei miei fantasy
preferiti, per questo ho scelto questo nome. si intitola le cronache
del mondo emerso.
elenina_cucciola95:
bah per ora è indeciso diciamo...dato che questa non
è un' epov...cercherò di far capire cosa prova :) spero
di farcela, perchè spaccone com'è diventato magari ce ne
va un pò prima che si sbottoni!
grazie a tutte le ragazze che recensiscono! commentate solo da tre giorni ma già vi adoro!!!!
Da vero cavaliere, Edward mi accompagnò a casa e si assicurò
che io mangiassi (diceva di sentire i brontolii del mio stomaco già dalla
lezione di biologia, figuriamoci!). Se ne andò quando vide che la mia testa
iniziava a ciondolare pericolosamente dal sonno, non prima di avermi messo a
letto e rimboccato le coperte.
Ma quando se ne andò fui improvvisamente più che sveglia. Mi
girai e rigirai tra le coperte preda di dubbi e pensieri. Avevo dato il
permesso a Edward di corteggiarmi! E non ne avevo il diritto perché lui non
poteva essere mio. Era di Bella. A pensarci bene Bella non l’avevo nemmeno
vista quel giorno a scuola…comunque…mi ero ripromessa di far qualcosa per
Edward mentre mi trovo a vedere che è lui che fa qualcosa per me. Non sapevo
cosa fare!
Non che mi sentissi un rimpiazzo ma… insomma erano una
coppia storica! Lui non poteva stare che con lei e lei con lui. Mi sentivo
fuori posto.
Mi sentivo…
Driiiiiiiiiiin. Ma chi cavolo poteva suonare il campanello a
quell’ora? Scesi svogliatamente dal letto e mi trascinai fino alla porta.
“ho visto che non riuscivi a dormire e ho pensato di venire
in tuo soccorso!” disse la vocetta di Alice appena spalancai la porta.
“non sono riuscita a trattenerla, Ny. Scusami” disse Rosalie
entrando dietro la sorella.
Improvvisamente mi resi conto che forse era proprio il caso
che quelle due fossero li. Mi dovevano salvare dalla mia autofustigazione per
aver ceduto. Parlare con loro mi avrebbe fatto sentire meglio. Avrebbero detto
che la mia era una pessima idea e che avrebbero parlato loro con il loro
fratellino, dicendogli che quando gli ho fatto capire che aveva il permesso di
corteggiarmi ero stata presa da un improvviso attacco di pazzia dovuto a una
qualcosa che avevo bevuto assieme al cappuccino dell’una.
Mi abbandonai sul divano e mi tirai addosso un plaid fin
sotto il mento. Rosalie si sedette dall’altro capo del divano e Alice prese
posto su un gigantesco cuscino per terra.
“si può sapere cosa ti affligge?” chiese Alice impaziente.
“tuo fratello”
“rompe ancora? dobbiamo dirgli di lasciarti stare? Legarlo? Drogarlo
e massacrarlo di botte? Tagliargli le mani o magari qualcosa più a sud? cosa?”
Tirai un sospiro. Mi nascosi completamente sotto la coperta
e cacciai fuori l’amara realtà.
“gli ho dato il permesso di corteggiarmi”
“cooooooooooooooosa???” chiesero all’unisono le due sorelle.
“è una catastrofe, lo so!” . Grazie ragazze. Aiutatemi a
convincermi che questa è una pessima idea e salvate la storia d’amore per
eccellenza. Pensateci voi perché io ho miseramente fallito.
“ma è la notizia più
grandiosa degli ultimi quarant’anni Nihal!” disse Rosalie entusiasta battendo
le mani.
“sei riuscita a far mettere la testa a posto a quel gigolò
con le zanne!” continuò Alice tutta contenta. E con questo tanti saluti
all’appoggio morale di cui avevo bisogno.
“ma siete diventate matte voi due? È una tragedia questa!”.
Ma non capivano proprio queste due??? Se io lasciavo che Edward mi corteggiasse,
io con la fantasia che mi ritrovavo e una capacità altissima di farmi illusioni
mi sarei sicuramente lasciata andare alle mie fantasie mentali, che dopo tanti
sogni forse potevano realizzarsi. Almeno in parte. E sarebbe stato SBAGLIATO!
“ma Ny che stai….” Iniziò Rosalie ma poi mi guardò
intensamente e sgranò gli occhi “oh no, Ny… no…no, no, no, no, no… non pensare
nemmeno quello che stai pensando”
“perché che sta pensando?” chiese Alice non capendo di cosa
io e sua sorella stessimo parlando. Io sprofondai nel divano e tornai a
coprirmi la testa con la coperta. Non volevo vedere la faccia di Alice mentre
Rosalie le rivelava di avermi raccontato l’intera storia.
“emmm…vedi Aly…l’altro giorno… per caso, naturalmente…ma
tranquilla, non…” la prese alla larga Rosalie.
“taglia corto Rosy” disse Alice secca.
“le ho raccontato del libro di mamma”.
“ah”
Cheeeeeeeeeeee????????
E questa storia da dove veniva fuori? Il libro di mamma? Ma
non l’aveva scritta Stephenie Meyer la storia??? Emersi da sotto le coperte e
guardai le due stupita. Rosalie non sapeva più chi guardare. In effetti
facevamo un po’ ridere: due sceme con la bocca aperta ad attendere spiegazioni
per motivi diversi dalla stessa persona.
“ ok allora, procediamo con ordine. Aly, ho dovuto
dirglielo! Tu e Ed me l’avevate fatta entrare in paranoia questa qui! Tanto
valeva che sapesse la verità, che poi quello che c’è da nascondere di una
storia conosciuta da mezzo mondo me lo devi proprio spiegare” disse Rosalie a
macchinetta. Quando vide che la bocca della sorella si era richiusa allora si
girò verso di me e riprese a parlare in fretta: “Ny… Stephenie Meyer è nostra
madre. Esme Stephenie Meyer Cullen. Ti ho detto che come Ed e papà non si era
rassegnata al fatto che Bella fosse diventata una stronza viscida odiosa (da
notare che lo disse come se fosse una parola sola) , così ha pensato che
riscrivendo la loro storia avrebbe potuto farle tornare la memoria su quello
che erano stati lei e Edward. Ma il lavaggio del cervello che le ha fatto Aro
deve essere stato fatto a 90° perché quella deficiente quando ha letto i libri
si è messa a ridere e non si è ricordata un accidenti”. Quando si fermò io non
riuscì a chiudere la bocca come Alice.
“tutto chiaro?” mi chiese Rosalie preoccupata.
“mi sa che l’hai mandata in sovraccarico di informazioni
Rosy”
“ma che dici…aspetta. Mo si riprende”
“no no guarda che è caduta in catalessi”
“senti Aly, fa una cosa…in frigo c’è una caraffa d’acqua.
Valla a prendere e rovesciagliela in testa…magari si riprende”
“ e rovinargli i bei boccoli che le sono venuti, ma tu sei
fuori di testa”
“va beh allora gliela spruzziamo in faccia l’acqua…”
“ smettetela voi due!” sbuffai quando finii di assorbire la
notizia.
“scusa Ny… è solo che quando ti ho raccontato l’intera
storia ti sei scioccata di meno!” rispose Rosalie sistemandosi di nuovo comoda
sul divano.
“comunque Rose, perché non me lo hai detto che glielo avevi
detto” riprese Alice.
“ma perché se tu non le hai raccontato niente quando te lo
aveva chiesto ho pensato poteste darti fastidio il fatto che io lo avessi
fatto”.
Mentre loro battibeccavano sul chi dovesse dire cosa, come
lo dovesse dire ecc… io ritornai nel mio stato di autofustigazione.
Ma cosa mi era saltato in mente? Oltretutto anche i genitori
di Ed desideravano che il loro figliolo tornasse con Bella. Che centravo io in
tutto questo? Quella era la peggiore situazione in cui mi potevo andare a
cacciare! Cioè la madre aveva addirittura scritto un libro che dopo più di
vent’anni dalla pubblicazione continuava a vendere ancora milioni di copie in
tutto il mondo, che era entrato a far parte dei classici da leggere per le
lezioni di letteratura vampira e tutto per aiutare Bella a ricordare. Ma perché
non c’è mai un fulmine a colpirmi quando serviva? O un terremoto di ottavo
grado non spaccava la terra evitandomi il lavoro di scavarmi una fossa da sola?
Perché i meteoriti cascano sempre troppo lontani quando qualcuno ha bisogno di
una catastrofe naturale???
Perché…
“Ny! Sei ancora tra noi?”
“certo…ma non per molto ancora” mugugnai da sotto la
coperta.
“si può sapere cos’è che ti sconvolge tanto di sta storia di
Edward da non farti dormire? È stato con Bella, si è vero. E allora? È stato quarant’anni
fa” disse Alice tirandomi via la coperta con la forza. Mi sentii persa. Per un
attimo pensai a come si doveva sentire Linus quando gli strappavano via la sua
copertina azzurra.
“l’ha detto Rosie che solo per noi umani quarant’anni sono
tanti. Ti prego, Aly…aiutami a scegliere la frase da farmi incidere sulla
lapide. Come ultimo desiderio voglio essere seppellita sotto un ciliegio, è
tutto quello che chiedo” piagnucolai.
“ma che c’è di così catastrofico, per l’amor di dio?”
“Aly, certo che per essere una che legge il futuro a volte
sei davvero scema” sbuffò Rosalie.
“illuminami genio” rispose il folletto socchiudendo
minacciosamente gli occhi.
“si, manco fossi l’enel. Svegliaaaa!!!! Ha paura del
confronto con Isabella! E così pensa che sia stato un errore permettere a Ed di
corteggiarla. Che poi… corteggiare… voglio vedere mo quello li cosa si inventa.
Dico, ai tempi di Bella era molto carino anche se diciamolo…non l’ha
corteggiata per niente. Lei è caduta come una pera cotta già dopo la loro prima
lezione insieme, dico…meno corteggiata di così…il tutto per la serie ‘una
botta, una tacca’ per il nostro fratellino.
Secondo me ora il suo corteggiamento equivale all’evitare di
scoparsi il maggior numero della popolazione femminile presente sul pianeta per
riservare i suoi servigi alla qui presente fanciulla”. Tutto questo Rosalie lo
disse tutto d’un fiato.
“Beh… è già un inizio. No… meno male che i vampiri non si
ammalano altrimenti la sifilide sarebbe stata sua, specie dopo la Stanley”
rispose Alice pensierosa. Poi forse, e dico forse, le due si accorsero di me.
Alice si aprì in un largo sorriso e saltò sul divano ad abbracciarmi.
“e dai Ny! È una cosa bellissima! Senti lo so che mio
fratello si è deciso in pochissimi giorni, quattro per lui sono già tanti. Ma
lui è così. O bianco o nero. Se gli interessi gli interessi e non c’è verso di
fargli cambiare idea. Se così non fosse stato, dopo quella volta che hai
respinto la sua avance in palestra ti avrebbe lasciato perdere e ti avrebbe
messo una croce sopra…quindi, forza e coraggio!”
“ho capito Aly…ma tu non capisci! Non è solo come ha detto
Rose, né solo quello che hai detto tu…io non so se sono innamorata di lui…io…”.
Ehhh si… c’era anche questo piccolo problema. Si ero innamorata
dell’Andrew/Edward dei miei sogni, ma se l’Edward vero fosse risultato diverso?
Se avesse distrutto tutte le mie fantasie su di lui rivelandosi troppo cambiato
col tempo? Se non mi fosse piaciuto (non fisicamente, perché in quel senso mi
piaceva sin troppo!)?
“tesoro mio…senti. Innanzitutto CAL.MA.TI! calmati! Ha
chiesto se poteva CORTEGGIARTI, mi segui? Corteggiarti. Non sposarti o
fidanzarti. Corteggiarti. Cioè conoscerti in maniera seria per vedere se la
cosa possa funzionare, se magari c’è qualcosa di più oltre alla semplice attrazione
fisica tra voi. Ci sei? Fammi un cenno o un qualcosa per dimostrare che hai
capito quello che ti sto dicendo”. Ma Rosalie credeva di star parlando con una
bambina di sei anni? Comunque sia le feci il cenno con la testa e lei continuò.
“se non ti piace o lui si accorge di non provare nulla di
serio…non ti devi preoccupare.”
“lo so, ma Rosalie…siamo seri…più che seri, REALISTI. Io e
Edward? Ma fammi il piacere!”
“TU e Edward e allora?? Che c’è di così terribile?”
“Rose hai presente ‘l’urlo’ di Munch?”. Dovevo andare sul
pratico se volevo farle capire dove stava la catastrofe.
“si….”
“Ecco. Ora mettilo di fianco al David di Michelangelo!”.
Chissà se ora aveva capito.
“e allora? Perfetti! Come le
M&M’s…Michelangelo&Munch’s!” si intromise Alice dando manforte alla
sorella. Scoppiammo tutte e tre a ridere a quella battutaccia. Io proprio non
riuscivo a riprendermi. Quando finalmente mi fermai, Rosalie si unì ad Alice
nell’abbracciarmi.
“dai Ninì…andrà tutto bene vedrai”
“vostra madre mi odierà, ne sono certa” mugugnai rendendomi
conto di questo piccolo particolare, tra le altre cose.
“senti Ny… ti spiego quest’ultima cosa e poi ti pregherei di
smetterla nell’arrampicarti sugli specchi con le scuse. E prima è il confronto
con Bella, poi che non sai se sei innamorata di lui, poi la storia delle
M&M’s…non so qualcos’altro? è un problema che tu come altezza gli arrivi
sotto il mento? Esistono i tacchi a risolvere il problema. Non ti piacciono gli
occhi dorati? No perché se è così gli diciamo di smetterla di andare a caccia
di puma una volta ogni due settimane e a furia di bere solo sangue sintetico
vedrai che tornano rossi! Nihal, guardami e ascoltami”. Si staccò quel tanto da
permettermi di guardarla negli occhi. “Esme sarà più che felice di vedere che
tu sei entrata nella vita di suo figlio. Te l’ho spiegato che è difficilissimo
se non proprio impossibile che Bella si ricordi di ciò che è stato, intesi?
Abbiamo…hanno fatto il possibile tutti quanti perché ciò accadesse. Hanno
aspettato anche troppo ma non è servito a nulla. Quindi non farti paranoie su
cose che non stanno né in cielo né in terra, per favore. E per piacere…pensa un
po’ a quello che vorresti per te stessa senza stare a preoccuparti di cosa
farebbe o non farebbe piacere a noi.” Finito il discorsone mi strinse di nuovo
a sé e Alice strinse entrambe.
“ohhhhh che bello! finalmente una sorella con un po’ di sale
in zucca, che non inciampa nei suoi piedi, articola un discorso e, non speravo
in tanta fortuna, le piace venire in giro per negozi con noi!” disse Alice
stringendo la presa.
“dimentichi la cosa più importante Aly” disse Rosalie.
“quale?”
“a me non sta sulle palle!”
“e già. Dico, Ny…ma che vuoi di più? Guarda che per andare a
genio a Miss Biondona tutta curve ce ne vuole!”
Risi di quello scambio di battute e mi rilassai. Mi sentivo
bene. Ben voluta, accettata…in famiglia…non cantiamo vittoria troppo presto, ma
quelle due erano riuscite a dissipare le mie insicurezze. Non so cos’avrei
fatto se non ci fossero state loro!
abbigliamento: http://www.polyvore.com/catastrofe/set?id=11757153
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Capitolo 8 *** corse e rose per Ninì ***
corse e rose
Ciao a Tutte!!!!!!!!
spero di non darvi un dispiacere
con questa notizia, ma forse domani non riuscirò a
postare...cioè c'è un 50% di probabilità che io
non ci riesca. motivo: dipende da quando arrivo a casa dato che sono in
viaggio tutto il giorno. Cmq mi sa che devo ritoccare un pokino la
piccola trama di introduzione, perchè quello che ho detto si
verificherà tra qualche capitolo ancora e finalmente
capirete del perchè ho parlato di disordini e misteri al Saint
Katrine. un attimo di pazienza quindi.
cmq volevo ringraziare le 350
persone che leggono anche senza commentare perchè comunque
vedere che il loro numero aumenta mi riempie di gioia. E le
fedelissime??? siete fantastiche e vi adoro! vi sto scioccando non poco
e spero non arrivi il giorno in cui mi manderete a quel paese
perchè ne avete abbastanza dei miei stravolgimenti.
avvertimento per questo chappy:
per le fan di Bella qui mi odieranno tanto ma ripeto C'E' UN PERCHE'.
E' TUTTO FUNZIONALE ALLA FF.
recensioni:
mikkicullen: quella di
Esme mi è venuta proprio così...ho pensato che
dimostrando a Ninì come fosse stato tentato l'impossibile senza
risultati , lei potesse convincersi che si potesse cambiare pagina
senza rimpianti per non aver tentato a salvare la storia di Edward e
Bella. per l'aggiornamento don't worry. stasera c'è solo questo
chappy e domani non so se riuscirò a postare, ma è un
problema temporaneo perchè sono in viaggio di ritorno verso casa.
sunrise92: visto che matte Rose
e Alice? Rose sta diventando la mia preferita in questa storia. mi
dispiaceva farle fare sempre la parte della cattiva
dindy80: secondo te
qual'è il limite a cui farli arrivare per poi rompere l'attesa??
io pensavo a un altra giornata da situazione bacio....
e ora...chappy!
Un bel respiro. Un altro. Un altro ancora…e…no. Non ce la
potevo proprio fare. Decisamente no. Mi alzai e andai alla ricerca disperata di
un buscopan. Avevo un mal di pancia da ansia che mi stava torturando le
viscere. Mi sentivo come se quella mattina mi dovessi preparare per
l’appuntamento più importante della mia vita e non sapessi cosa mettermi per
fare almeno una figura decente.
Il che era un pensiero alquanto stupido se pensate che
dovevo mettere volente o nolente la divisa! Va beh…guardiamo le scarpe. Mi infilai
nella cabina armadio e iniziai ad aprire tutti i cassetti della scarpiera. Mi
allontanai per avere una visione globale della mia situazione scarpe. All Star
gialle: direi di no. Sandali neri tacco 8 con cinturino alla caviglia di raso:
belle e abbinabili ma per la scuola direi che proprio…Zeppe col tacco di
sughero nere di raso: passabili ma direi che sembrerei più vestita da sera che
altro. Ballerine….si ma quali? Guardai l’ora e dovevo ancora vestirmi,
pettinarmi e nel frattempo buttare giù qualcosa da mangiare. Afferrai un paio
di ballerine scamosciate blu notte con il taglio a mocassino (http://i19.ebayimg.com/03/i/001/3b/4c/f2f9_1.JPG).
Potevano anche essere banali ma almeno non facevano a pugni con il golf della
divisa. Andai al frigo e presi il cartone del latte. Non avevo tempo di
sedermi, prendere tazze…mi servii direttamente dal cartone. Mi lavai e mi
dedicai alla vestizione. Problema numero due della giornata: i capelli. Ho dei bei
capelli neri e lunghi a più di mezza schiena, tutti boccolosi e con la riga di
lato della frangia scalata. Ma come mai oggi mi sembravano tanto orribili?
Oggi, proprio oggi dico!!!! Legati sembravo una deficiente perché tutti i
cornetti della scalatura non ne volevano capire di stare dentro l’elastico.
Tirati su con lo spillone nemmeno, erano troppo puliti e si scioglievano.
Codini…che idea raccapricciante per quella mattina. Sciolti…ma mi aveva già
visto tutti i giorni così…rassegnata a esser solo passabile quella mattina, li
fermai in una mezzacoda con un fermaglio. Per fortuna almeno la faccia aveva
deciso di collaborare e passai solo un po’ di burro cacao. Labbra un po’ lucide
ma non troppo. Non mi andava di truccarmi troppo.
Tirai un sospiro e mi decisi a prendere le chiavi della
macchina dal cestello vicino alla porta. Scesi al garage e salii in macchina.
Girai la chiave e uscii. Appena varcato il cancello del garage ecco spuntare il
muso di una Ferrari. Grigia. Ferrari grigia…Ferrari grigia 612…sessantesimo
anniversario…oddio. Era sulla Ferrari. Edward…Ferrari…come suonavano bene
insieme quei due nomi…
Lui stava con il braccio appoggiato al finestrino aperto e
smanettava con l’autoradio. Si accorse di me…spero non anche del fatto che il
cuore aveva iniziato a correre all’impazzata e che per sopportare lo stress
stessi stringendo convulsamente lo sterzo. Era splendido oltre ogni dire. I
suoi capelli appositamente disordinati ad arte lasciavano cadere qualche ciuffo
qua e la che accarezzava le lenti di un paio di Ray Ban a goccia. Lo so che è
una montatura di occhiali che hanno praticamente tutti anche in versione
tarocca, ma su di lui…beh…su di lui anche dei fondi di bottiglia con la
montatura in corno sarebbero stati benissimo.
“buongiorno splendore. Dormito bene?”. Il suo sorriso
smagliante mi provocò non pochi problemi nella ricerca della formulazione di
una frase di senso compiuto.
“emm…uhhh…si, grazie…”. Mi trattenni da un ‘e tu?’ dato che
lui non dormiva mai!
“no no…chiedimelo pure, tesoro. Ho dormito anche io. Meno di
te ma ho dormito anche io”. Cioè dormivano? I vampiri dormono?
“solo se vogliamo, tesoro. È come respirare, possiamo farne
a meno”. Ah…
“senti…hai intenzione di partire, prima o poi?”
“scusa?”
“dico…hai la macchina accesa…schiaccia sto pedale!” .
Quant’era bello quando rideva! Ma che ci faceva qui a quest’ora davanti al mio
garage?
“e tu che ci fai qui?”
“sono venuto per scortarti. So quanto ti piace guidare la
tua macchina, che è una signora macchina. E chi sono io per impedirtelo? Però
ci tenevo a venirti a prendere”. E come rifiutare? Potevo mai spedirlo a casa
dicendo ‘ci vediamo direttamente a scuola’? No. Quindi… presi i miei occhiali
da sole di Dior e schiacciai il pedale.
Dovete sapere che guidare con Edward alle spalle è altamente
sconsigliato. Impossibile staccare gli occhi dal retrovisore e non ammirare
cotanto ben di dio per cui si rischia di perdere d’occhio la strada. Meno male
che per arrivare a scuola bisognava prendere la statale che era tutta libera,
perché diciamocelo, chi è che finisce a Forks a parte la sottoscritta? I
forestieri arrivano se va bene una volta ogni quindici anni in media…le statali
sono proprio poco usate.
Dopo aver dato un’occhiatina alla strada tornai a guardare
il retrovisore e Edward…non c’era più. Ma dove cavolo era finito?
“ehi! Sono qui!”. Si era affiancato e io manco me n’ero
accorta. “ti va una corsettina? Oggi sei un po’ lentuccia. Cos’è hai ancora
sonno??”. Ma sentitelo mister ‘voglio andare di fretta perché la mia macchina
corre più della tua’. Beh, bello mio, puoi avere anche 9000 cavalli nel motore
(che tra parentesi è impossibile che siano così tanti) ma i limiti di velocità
sono uguali per tutti!
“a chi arriva prima?” lo sfidai. Tanto aveva già vinto solo
per la macchina, ma anche la mia correva se volevo!
“ci sto! Tira su la cappotta, non vorrei ti impolverassi
stando dietro” e con questo tirò su il suo finestrino e diede un’accelerata.
Correva, eccome se correva. Riuscivo a malapena a starci dietro, ma davvero
pensava di potersi fare tutto il viaggio sulla corsia opposta? Ehhhhhh no! i
camioncini del latte esistono anche in questo sperduto angolo di mondo e per
non andarci addosso dovette rallentare, spostarsi e aspettare che io passassi
avanti. E li non lo lasciai più passare, insomma… non voleva mica rovinare la
splendida carrozzeria di quella bestia che si trovava sotto il suo magnifico
sedere no?
Riuscì ad affiancarsi di nuovo solo quando ormai eravamo al
parcheggio. Mi affrettai a scendere, approfittando dei millesimi di secondo di
vantaggio e alzai le mani al cielo prendendolo in giro. “prima!!”
“non vale! Sei stata salvata dal camioncino del latte!”.
Uscii dalla macchina e la chiuse con il telecomandino. Perché lui con la divisa
sembrava uscito da un depliant di Prada e io al massimo da uno della Combipel?
“non è colpa mia se tu corri in corsie riservate ad altri”
ribattei chiudendo la mia macchina e prendendo la borsa.
“e secondo te come potevamo fare una corsa su una strada a
due corsie sole?”mi chiese saccente. Si avvicinò e arrivò talmente vicino che
dovetti rovesciare la testa indietro per guardarlo negli occhi e replicare.
“semplice! ti rassegnavi alla mia abilità nel guidare e
accettavi la sconfitta. Semplice, chiaro, logico!”
“ a si? Allora lascia che ti dia il tuo premio, tesoro”. Con
un braccio mi circondò la vita e con l’altro si mise il mio attorno al collo,
costringendomi ad alzarmi sulla punta dei piedi. Ammiccante abbassò la testa e
depose un tenero e lungo bacio sul collo. Di riflesso mi strinsi a lui che
stava risalendo lungo il collo per arrivare e proseguire sul mio mento. Puro,
semplice, incontaminato piacere mi attraversò come una scarica elettrica.
Possibile che questo essere meraviglioso riuscisse ad entrarmi dentro così nel
profondo con cose così semplici? Già una carezza mi mandava in tilt, questi
bacetti così dolci mi toglievano il respiro, un bacio mi avrebbe mandata dritta
dritta in paradiso. Lo sentivo ridacchiare dei miei pensieri mentre continuava
il suo viaggio lungo le mie guance. C’eravamo. Era arrivato il momento. Mi
stava per baciare. Il cuore stava battendo all’impazzata, il fiato si era fatto
corto, il petto mi sia alzava e riabbassava aritmicamente, le mie guance erano
rosse e calde come una fornace. C’eravamo. Mi stava per baciare. Spostai
leggermente il viso in direzione della sua bocca, chiusi gli occhi, pronta a
sentire quel contatto tanto desiderato che…che non arrivò…come sarebbe non
arrivò? Perché non arrivava?
Aprii gli occhi e trovai il suo viso a pochi centimetri dal
mio. Sorridente. Sollevò gli occhiali a cerchietto sopra la testa e continuò a
fissarmi divertito.
“piano, Ninì…ancora un po’ e prendi fuoco”
Alzai i miei occhiali da sole per guardarlo dritto negli
occhi scocciata. Lui scoppiò a ridere e io mi divincolai stizzita dalla sua
presa.
“sei uno stronzo!” gli dissi tagliente iniziando a
incamminarmi lungo il viale per entrare a scuola.
“oh, dai Ninì! Dopo quello che ho appena fatto per te?”
“è per quello che sei uno stronzo!”
“ma io l’ho fatto per te, tesoro. Non sei mica una fenice
che rinasce dalle sue ceneri! Ti ho salvata da una morte per autocombustione.”
“resti lo stesso uno stronzo”
Allungò il passo e mi sorpassò, per poi inginocchiarsi a
terra e tendere le mani verso di me.
“Mia dolce donzella, chiedo venia per averla salvata da una
morte certa che io stesso ho concorso a procurare. Potrà mai perdonarmi per non
aver resistito al candore della sua calda pelle profumata?”
Scoppiai a ridere. E lui anche, ma non si alzò. Ci stavano
guardando tutti. “Ed ci stanno guardando tutti. Alzati, dai” dissi a bassa voce
cercando di aggirarlo per proseguire per la mia strada.
“non mi muovo di qui fino a quando non avrò ottenuto il
vostro perdono, milady. Non posso sopravvivere pensando di avervi offesa”. Che
attore consumato. Lo guardai beandomi di tanta bellezza (anche con gli occhiali
da sole sulla testa).
“l’unica offesa che mi stai davvero arrecando, Ed, è il fare
tutte queste scene in pubblico. Ti perdono, ti perdono. Ora andiamo!” mi
vergognavo come pochi. Insomma…Edward era il ragazzo più bello e più desiderato
della scuola. Certo tutte lo avevano avuto, o quasi, almeno per due minuti, ma
ho come l’impressione che non abbia mai riservato un comportamento simile a
nessun’altra di loro. Già sentivo le punte delle lance che mi avevano lanciato
con lo sguardo dietro la schiena.
Lui tirò un sospiro sollevato e si alzò. Mi passò un braccio
attorno alle spalle e mi baciò i capelli teneramente. Ora dalle lance erano
passate ai bazooka direttamente.
“ mi farai uccidere lo sai?” chiesi lasciandomi stringere
dal David che mi camminava a fianco.
“ colpa tua se loro non sono minimamente interessanti?”
Eravamo quasi vicini all’ingresso quando appoggiata ad un
muretto notai Bella. Mi trafisse letteralmente da parte a parte con lo sguardo
e Edward tolse la mano dalla mia spalla per infilarla nella sua tasca. Quel
gesto mi portò di nuovo con i piedi per terra. I Cullen potevano anche essersi
rassegnati, ma lui…ma che stavo facendo? Era stata una pessima, pessima idea
quella di aver dato ascolto a Rosalie e Alice.
“ci vediamo a pranzo, tesoro” disse distante mille miglia…
“certo” sussurrai più a me stessa che a lui, che si era già
allontanato verso la sua classe. Stavo per andare nella mia, quando venni
tirata dentro una classe vuota e buia alla mia destra. La voce la riconobbi
subito. “non farti illusioni, piccolo e insignificante ammasso di cellule
umanoidi. Non sarà mai tuo sul serio”. Bella aveva appena detto le parole più
vere di questo mondo. E facevano un male cane. È però incredibile quanto uno
possa diventare lucido nei momenti più impensati. “forse Bella, ma sei tu che
resterai comunque legata per sempre ad Aro! Nemmeno lui sarà mai tuo”
“come se io fossi qui per lui. Quanto sei sciocca Ninì. È
così che ti chiama vero? Ninì, ma che dolce”. La sua voce era mielosa e
viscida. Mi faceva male al cuore pensare a cos’era diventata. Mi accarezzò la
guancia. Era dietro le mie spalle e non potevo vederla ma sapevo cosa stava
facendo. Anche lei come Aro poteva leggere tutti i pensieri mai concepiti
nell’arco di tutta la mia vita tramite quel piccolo contatto. Sopportai quella
violazione della mia privacy in silenzio, anche se non potevo pensare a una
tortura più terribile di quella a cui mi stava sottoponendo.
“teneri…siete andati al fiume. Goditi questi momenti finchè
puoi, Ninì. Non immagini nemmeno quanto le tue richieste siano facili da
esaudire”. Detto questo, se ne andò. Come? Cos’è che aveva detto alla fine? Di
quali richieste parlava?
Non avevo tempo per pensarci. La viscida mi stava facendo
fare tardi! Corsi per il corridoio ed entrai nell’aula di sociologia proprio
mentre il prof stava per chiudere la porta. Andai svelta al mio banco tra Alice
e Jasper. Feci per appoggiare la borsa sul tavolo ma era già occupato. Una
rosellina bianca era posata sopra una piccola busta in carta pergamena. Mi
sedetti e lessi il bigliettino.
Questa rosa sei tu. è bianca e pura, come te.
È piccola e indifesa. Se la stringo troppo muore, se non la colgo
non sarà mai mia, ma se l’accarezzo si colora dolcemente di rosso.
Lascia che ti possa colorare tutti i giorni, rosellina mia.
Passa una buona giornata
Ed.
Istintivamente mi portai una mano al cuore. Quelle poche
righe le aveva scritte per me. Per me. Non per Bella, per me! Alice e Rosalie
avevano ragione, dovevo dargli una possibilità. Era normale che reagisse così
poco prima davanti a lei, ma aveva bisogno di tempo. E ne avevo bisogno anche
io. non avevo mai avuto rapporti seri con nessuno, non mi ero mai sentita
desiderata e corteggiata. Cambiavo città troppo in fretta perché io iniziassi
anche solo a infatuarmi di qualcuno. Volevo godermi ogni singolo momento e
forse il fatto che non mi avesse baciata nel parcheggio era un bene. Volevo
arrivare a sognare quelle labbra anche ad occhi aperti, a non poterne fare a
meno, a rischiare la pazzia se non potevo averle. Volevo sentire! Tutto. Volevo
tutto. E Bella non mi avrebbe portato via nulla di tutto ciò. Non potevo
permetterlo.
Attesi con impazienza l’ora del pranzo. Non vedevo l’ora di
rivederlo, di sentire il suo contatto freddo. Per non rovinare la rosellina,
Alice me la appuntò tra i capelli e stava giusto dicendo quanto mi stesse bene
sistemata così quando varcammo la soglia della mensa. Mi sedetti al nostro
tavolo ad aspettare che la coda al buffet si smaltisse un po’ e sprofondai
sognante sul tavolo.
“siamo già a questo punto?” disse Emmett sedendosi e facendo
tremare la panca su cui ero seduta con la sua mole. “quale punto?”. La mia voce
proveniva da un altro pianeta. Quel biglietto mi aveva fatto vivere sulle
nuvole per tutta la mattina. “allora è verooooo!!!” disse Angela con un
gridolino.
“purtroppo si. Edward Mieloso Cullen è tornato. Chiamatelo
pure EMC, come le crociere!” le rispose Emmett con tono tragico.
“zitto Emm. Tu non riusciresti a scrivere nulla di simile
nemmeno se lo dovessi solo copiare da internet” disse Rosalie tirando uno
scappellotto a suo marito quando si sedette.
“ma come mai voi sapete del biglietto?” chiesi cadendo dalla
mia nuvola di beatitudine.
“Alice” dissero tutti e tre in coro. Alice fece finta di
niente e continuò a bere dalla cannuccia il suo B negativo. Ma se la rideva
sotto i baffi. “e ora che hai da ridere tu?” le chiese Rosalie.
“ora vedi” rispose questa. In quel momento Edward varcò la
soglia della mensa e attraversò il corridoio di tavoli che separava la zona
vampira da quella umana. Si giravano sempre tutti quando passava lui, certo. Ma
oggi avevano un motivo in più. Edward aveva fatto sparire la divisa per
rimpiazzarla con un paio di jeans scoloriti talmente bassi da lasciar vedere
l’elastico del suo boxer nero Ck e una maglietta a maniche lunghe blu notte,
tirata su fino ai gomiti per lasciar vedere un polsino di cuoio sul polso
destro. Sotto il braccio portava una scatola bianca e in mano teneva due
fogliettini gialli. Era troppo troppo bello!
Quando arrivò si chinò a darmi un bacio sui capelli e mi
prese per mano invitandomi ad alzarmi. Poi posò la scatola davanti a me.
“apri” disse sorridendo. Imbarazzata e conscia di avere
(purtroppo) tutti gli occhi addosso obbedii. Dentro, immerso da soffice velina
turchese c’era un fantastico vestito di lino bianco. Sul fondo anche un paio di
sandaletti bassi con le fasce di raso sempre bianche.
“ora tu vai in bagno, ti cambi e vieni via con me” sussurrò
al mio orecchio accarezzandomi le braccia.
“Ed, non possiamo! Abbiamo lezione!”
E lui in tutta risposta mi sventolò sotto il naso i due
foglietti gialli che aveva in mano. Erano i permessi della segreteria per poter
uscire prima. Chissà che aveva detto per procurarseli. “certo che se vuoi
possiamo sempre stracciarli e andare a seguirci quel graziosissimo corso che è
applicazione matematica pratica. Se insisti tanto…”
“no!…dammi sta scatola che corro a cambiarmi”
“bravo il mio tesoro. Lascia le chiavi della tua macchina ad
Alice. Te la porteranno lei e Rosy a casa”
“come avevi detto Rose? Che avrebbe solo smesso di scoparsi
chiunque??” disse Alice tutta allegra.
“no no…è come ho detto io: EMC!” intervenne Emmett.
“non troppa fiducia in vostro fratello, per carità voi eh??”
disse Edward chinandosi a darmi ancora un bacio sul collo prima di trascinarmi
fuori dalla mensa.
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Capitolo 9 *** I can't keep my eyes off of you ***
I can't keep my eyes off of you
ce
l'ho fatta!!! sono riuscita a postare questa sera conto ogni
previsione! tuttavia in questi giorni la mia velocità
sarà dimezzata causa disfamento dei bagagli e sistemazioni
varie. ma non vi abbandono tranquille! ho troppo idee per lasciar
perdere!
vi
ringrazio tanto perchè il numero delle preferite e delle seguite
è in continuo aumento! spero che questo capitolo vi piaccia
anche perchè l'ho scritto in treno con una signora antipatica
che voleva attaccare bottone ogni cinque minuti. in condizioni non
proprio ottimali per una scrittrice.
novità
per la mia storia: al fondo posterò un sito in cui si
potrà vedere anche l'abbigliamento dei personaggi (l'ho scoperto
da poco e se riesco vedrò di inserire il link anche per i
capitoli precedenti!)
recensioni:
sunrise92:
diciamo un Edward romantico ma non serio come nel libro. comunque se ti
è piaciuto nel chap precedente...non ti anticipo nulla. :)
dindy80:
anche per me il corteggiamento è la parte forse più bella
di una storia d'amore e puoi star certa che lo descriverò a
dovere. A me con il mio ragazzo è capitata una cosa alla Edward
e Bella, vale a dire corteggiamento zero. conosciuti, piaciuti, messi
inseme. fine. quindi ci tengo a viviere tutto questo con Ninì.
fracullen:
dai che mi commuovo!!! e dire che leggendo le altre ff mi sento
praticamente una nullitàù nella scrittura e cme idee.
sono felice di sentire che per te è il contrario!! mi hai appena
regalato altra carica per scrivere ancora!
mikkicullen:
io ridevo da sola quando l'ho scritto! tra EMC e M&M's...non
so...devo farmi vedere perchè ste cavolate me le sto sognando la
notte
elenina_cucciola95:
impaziente eh?? ha un senso quella frase ma non posso dirti quale. ma
tranquilla, non significa quello che pensi tu.
e ora buona lettura!!!
“Ninì esci”
“no”
“esci o ti vengo a prendere. Me ne sbatto se è il bagno
delle signore”
“Ed…ti prego. Non posso tenere la divisa?”
“No. Ma che ha che non va questo vestito? Alice mi ha detto
la taglia esatta, non posso averlo preso troppo stretto”
“è troppo scollato!”
“uhhhhhh!! Allora entro, fammi un po’ vedere!”
“no!”
Era un vestito bellissimo. Lino bianco, lungo fino ai piedi,
scollo a v e bretelline sottili. Ed erano proprio loro il problema. Erano
troppo lunghe. E di conseguenza lo scollo era troppo profondo. Per il resto…era
un sogno!
“Nihal conto fino a tre. Uno…due…”
“oh va bene esco!”. Uscii tenendomi una mano sulla
scollatura a tenere il vestito su.
“dove sta il problema?” disse lui osservandomi critico e poi
soddisfatto.
“le bretelle….sono troppo lunghe”
“fa vedere”
“la mano non la tolgo”
“donna di poca fede! Dico girati e fammi vedere cosa si può
fare. Non permetterò a due bretelle di rovinarmi il pomeriggio”
Mi girai. Le sue dita fresche mi scostarono i capelli e li
posarono delicatamente da un lato. Lo sentii armeggiare qualche secondo con le
mie bretelle e disse “e fu così che le spalline magicamente si accorciarono”.Mi
prese per mano e ne baciò il dorso.
“ma come hai fatto?”
“magia”
“si come no”
“c’erano le guide, Ninì”
“ah”. E va beh che voleva? Non faceva altro che sconvolgermi
dalla mattina alla sera e io dovevo stare attenta alle guide di un vestito? Ma
il mio corpo non era menefreghista quanto la mia mente e decise che era il caso
che le mie guance arrossissero. Traditrici!
Camminammo in fretta per i corridoi silenziosi della scuola,
impazienti di uscire da quelle quattro mura. Arrivammo quasi di corsa al
portone d’ingresso. Il cielo, stamattina nuvoloso, si era aperto e il sole era
caldo in modo anomalo per trattarsi del sole di Forks. Solo per Forks, perché
il resto del mondo era ancora in costume (tranne che ai poli e in Russia,
ovviamente). Erano i primi di settembre e per gli standard forksiani questo era
un vero e proprio mese delle piogge. Forse anche il cielo aveva deciso di darmi
una mano quel giorno, mostrandomi quanto fosse necessario che io mi rilassassi
e godessi il mio momento. Si, il MIO momento. Quando mai era successo nei miei
18 anni di vita che il ragazzo più carino della scuola, quello su cui avevo
passato giornate intere a fantasticare mi rapisse dalle lezioni per passare il
pomeriggio da solo con me chissà dove? Mai.
E quanto avevo invidiato le altre ragazze quando
sparlottavano a mensa di quanto fosse fantastico Kyle, di dove le avesse
portate Jason, di cosa avesse detto Peter o di come le avesse guardate mister
Vattelapesca!…ogni volta io mi limitavo ad annuire, mostrare disgusto o
entusiasmo a seconda del caso e dire
qualche frase di circostanza, come il classico ‘sono contenta per te’. Ero
diventata il genio indiscusso del ‘sono contenta per te’. Lo dicevo talmente
tante volte che ormai avevo perfezionato la mia tecnica nel sembrare il più
sincera possibile, anche se ormai, nella mia testa la frase continuava con ‘
sono contenta per te, ma perché a me non
capita mai niente di simile?’. E se il ragazzo oggetto della mia falsa
contentezza mi piaceva, il continuo della mia frase mentale assumeva dei
contorni dal film horror nei confronti della gallinella che se lo stava
facendo.
Ma stavolta stava capitando a me! e non con l’umano
passabile della classe o il ragazzo carino e single della compagnia di amici.
Con Andrew Rosemberg!...cioè Edward Cullen! Quell’Andrew Edward! Quello per cui
io e la mia amica Lele avevamo passato nottate intere nella sua piccola
cameretta a Lisbona a sospirare e fantasticare. Quello per cui migliaia di
altre ragazze al mondo avevano fatto come noi.
Che dire? Ne è valsa la pena aspettare, no? Ohhh si… perché
vederlo sorridere, stringermi la mano e accompagnarmi alla sua Ferrari per una
minifuga dalla lezione di matematica…oddio!!!!
Mentre nella mia testa stavo facendo danzette tribali di
felicità ed esultanza per tutta quell’insperata fortuna, una risata fragorosa
di Edward mi ricordò che la mia testa aveva uno spettatore. Doh!
“se vuoi farle davvero ste danzette new age, qui c’è un
sacco di spazio” disse sarcastico scaraventando le nostre divise in quello
spazietto angusto che doveva essere il
cofano della macchina. Ok. Bello e coglione. Aveva ragione Emmett. Ma
lui non si rendeva proprio conto??? Ignorai la battuta e mi accinsi a salire
sulla macchina, cioè a sdraiarmi su quei sedili, che erano talmente bassi che
se non fosse stato per quei venti centimetri tra la macchina e l’asfalto, sarei
stata certa di essermi seduta per terra.
“aspetta…”sussurrò. Mi circondò da dietro con le sue braccia
fredde e perfette chiudendo il cerchio con una striscia di stoffa nera, che poi
mi accorsi essere la sua cravatta. La posò sui miei occhi e la legò dietro la
testa. “non vorrei mai rovinarti la sorpresa”. Ok, mi correggo: bello, coglione
ma troppo romanticooooo!!! Non potei fare a meno di sorridere, mentre mi
aiutava a salire e sistemava il mio vestito che, troppo lungo, era rimasto per
un pezzo fuori dalla macchina. Sentii la sua portiera sbattere e
improvvisamente della musica si diffuse per l’abitacolo. Ora vi chiederete che
ci faccia mai un cd di canzoni di cartoni animati in una Ferrari. E me lo chiesi
anche io. Evidentemente anche nonostante la cravatta sugli occhi il mio
alzamento scettico di sopracciglia era ben visibile perché lui scoppiò a
ridere. “daiiiii! I cavalieri dello zodiaco prima versione è un classico quanto
ufo robot! Non riesco a canticchiare quelle scemate romantiche alla Dawson
Creek in macchina. Meglio i cartoni”. A tentoni trovai quello che supposi
essere il tastino per mandare avanti le tracce del cd, anche se mi aspettavo
che in una Ferrari l’autoradio si mandasse avanti con la forza del pensiero,
come minimo!
Una musichetta dolce si diffuse nell’abitacolo e…aveva
Cristina D’Avena! Scoppiai a ridere e non ce la facevo proprio a fermarmi.
“pi…pi…piccoli…ahahahah! Ed! hai piccoli problemi di cuore in macchina??”
“non farti illusioni! L’ho messa per te. Ho fatto l’mp3 ieri
sera e ho pensato di mettere qualcosa che potessi conoscere anche tu” sbuffò.
Si si, come no. Cercando di pensare a come dovesse essere il
panorama fuori dal finestrino che non potevo vedere, abbassai lentamente il
volume dell’autoradio e….
“ perché dei giorni tu
sei distante più che mai, poi mi prendi per mano e ancora te ne vai…”
“ah!”
“cosa? Che c’è? ti senti male?”
“stai cantando!”
“non è vero”
“stai cantando!”
“ho detto di no!”
“ti ho beccato. Ed, stai cantando piccoli problemi di cuore”
“va bene, mi piace quel cartone, e allora???”
“sinceramente pensavo fossi più il tipo da Rossana che da piccoli problemi di cuore”
“e tu più da Puffi
che da Holly e Benji”
Continuammo a battibeccare e prenderci in giro su questo
andazzo fino a quando la macchina non si fermò.
“ora posso togliere la benda?” chiesi impaziente di vedere
dove mi avesse portata.
“No, in compenso devi aggiungere un pezzo”
Mi mise nelle orecchie due auricolari. “nemmeno i rumori
posso sentire?”
“e rovinare la sorpresa capendo subito dove ti ho portata?
Ma nemmeno per sogno”. Si divertiva un sacco. Lo sentivo dal tono della sua
voce rilassata, sarcastica, contenta e canzonatoria. Non avevo paura che mi
portasse in un bunker e mi ci chiudesse dentro. Mi fidavo di lui. Che poi
insomma…bunker, Edward…Bunker…impossibilità di uscire, Edward…andava più che
bene!
“reggi sto coso anziché pensare ai bunker. Anche se devo
ammettere che l’idea mi piace”sussurrò al mio orecchio. Mi diede un bacio sulla
fronte e mi mise tra le mani quello che dallo spessore e dalla grandezza
supposi essere un I’pod. Mi tirò fuori dall’abitacolo e mi tenne in braccio
mentre chiudeva la macchina. Alzò il volume delle mie cuffie (stavolta aveva
avuto il buon senso di mettermi gli Swithfoot, il mio gruppo preferito) e
attaccò a correre. Cioè capii che era così da tutta l’aria che mi arrivava
addosso.
Io ero persa nelle parole della canzone ‘I dare you to move’
quando iniziai a notare dei cambiamenti nell’andatura. Aveva ripreso a
camminare. Privata di vista e udito mi affidai all’olfatto. Respirai a fondo e
sentii… il suo profumo. Stronzo fino alla fine. Mi aveva stretto ancora di più
a se perché nemmeno dagli odori indovinassi dove mi aveva portata. Ci doveva
tenere proprio a questa sorpresa. Mi rassegnai a sentire la musica, non vedere
niente e odorare il suo fantastico profumo che secondo me era peggio delle
sigarette per quanto mi stava dando assuefazione. Era dolce, fresco… Non sapeva
dei classici profumi da uomo, né di dopobarba, ma nemmeno dell’odore del
detersivo usato per lavare la sua roba. Sapeva di cioccolato, di nocciole
tostate, di mare, di sole, di vento, di… tutto. Il suo profumo era un miscuglio
di tutti i profumi che più adoravo al mondo. Come se il suo fosse un profumo
creato apposta per me, che io non potevo che trovare irresistibile.
Di punto in bianco sentii il vuoto sotto di me e
improvvisamente mi ritrovai seduta a cavalcioni su qualcosa…che si
muoveva…oddio e mo?
Feci per allungare le mani, per cercare di capire dove mi
avesse lasciata ma me le afferrò sedendosi alla stessa maniera dietro di me.
“tesoro, non avere fretta ancora qualche secondo e ti libero, ok?” sussurrò al
mio orecchio togliendomi una cuffietta e
poi l’altra.
“cosa senti?”
Mi concentrai e sentii…scroscii…vento…risacche…
“quindi…?”
“mare”
“esatto… e ora sei seduta dove?”
“un muretto?”
“acqua”
“un quod?”
“oceano”
“uno di quei giochi per bambini su cui ci si dondola?”
“non oceano, te ti sei proprio persa nel triangolo delle Bermuda!”
“dai Ed…dimmelo…” mugugnai.
Per tutta risposta mi prese una mano e la appoggiò su una
superficie calda e ispida. Con la sua di mano mosse la mia ad accarezzare
questa superficie che si mosse…e nitrì.
“Ed non dirmelo”
“cosa splendore?”
“sono per caso seduta su un cavallo?”
“non desideravi il principe azzurro? Che principe sarei
senza il mio destriero?” sussurrò al mio orecchio. Fece scivolare la benda dai
miei occhi e meraviglia! Una spiaggia lunghissima e deserta si stendeva davanti
ai miei occhi. Il mare leggermente agitato, mi spruzzava il viso con gli
schizzi delle sue onde. Il cavallo su
cui eravamo seduti era un magnifico stallone nero, impaziente di muoversi. E
poi c’era Edward. Il suo petto ampio accoglieva comodo le mie spalle e potevo
vedere i suoi avambracci poggiati sul mio ventre, risplendere di mille diamanti
alla luce del sole. Decisamente non poteva esistere creatura al mondo più bella
di lui. Se già solo gli avambracci luccicosi erano uno spettacolo…il resto…
“sei pronta?”
“per cosa?”. Cos’altro poteva avere in mente oltre alla
meraviglia che mi aveva già regalato?
“per questo no?”. Lanciò indietro i talloni e il cavallo
partì al galoppo. E fu…splendido. Semplicemente splendido. Il mare, la sabbia,
gli spruzzi, Edward… Il caldo, l’odore salmastro della spiaggia…Edward, Edward,
Edward. Di quando in quando mi voltavo a guardare il suo splendido viso e lui
mi sorrideva e mi stringeva di più a sé per quanto potevano permetterglielo le
briglie del cavallo. Per farmi ridere ogni tanto entrava un po’ di più in
acqua, il cavallo non gradiva e si allontanava girando su se stesso.
Dopo non so quante ore di cavalcata, Edward si fermò e puntò
l’indice sull’acqua. “guarda”
L’acqua cominciava a tingersi di arancione. Il sole stava
calando. Ma possibile che fosse già così tardi? Quante ore di viaggio avevamo
fatto? ma vi pare che mi devo chiedere che ore sono se mi trovo su un cavallo
al mare con Edward???
“infatti, non te lo chiedere splendore. Ora ascolta” disse
con voce calda armeggiando con i fili delle cuffie dell’I’pod. Mi scostò i
capelli con mani delicate e appoggiò una cuffietta sul mio orecchio. Poi partì.
Conoscevo quella canzone. Era la mia preferita in assoluto. You&me dei
Lifehouse. Edward lasciò perdere le briglie per stringermi forte a sé e
appoggiare il suo mento sulla mia spalla. Mi sentivo in pace con il mondo,
felice come non lo ero mai stata prima. Non potevo chiedere di più dalla mia
vita in quel momento. Avevo tanta voglia di ridere per la felicità e allo
stesso tempo di piangere, perché quando quel momento sarebbe finito…non ci
volevo nemmeno pensare.
“non finisce qua, tesoro. Non aver paura che finisca.”
Annuii cercando di credere alle sue parole, convincendomi
del fatto che fossero vere. E intrecciai le mie dita alle sue, come a
trattenerlo con me e non lasciarlo andare via mai più. Il contrasto tra le mie
dita e le sue mi fece chiedere ancora una volta come fosse possibile che avesse
scelto me. Con il sole del tramonto i bagliori che emanava la sua pelle avevano
dei colori più caldi e ancora più straordinariamente meravigliosi. Non riuscivo
a descrivere niente se non come meraviglioso in lui. Tutto di lui era
meraviglioso. Lui era meraviglioso.
Nelle mie orecchie risuonava il ritornello della canzone,
che Edward provvedeva a canticchiare accarezzandomi la schiena. Quando finì
spense il lettore e continuò a canticchiarmela nell’orecchio. Non potevo fare a
meno di sorridere.
“ è vero, sai?”
“cosa Edward?”
“che non riesco a staccare gli occhi da te”
SPERO VI SIA PIACIUTO!
COME PROMESSO, QUESTO E' L'ABBIGLIAMENTO : http://www.polyvore.com/nin%C3%AC_edward/set?id=11708175
E QUESTA E' LA MUSICA CHE NINI' E EDWARD ASCOLTANO GUARDANDO IL TRAMONTO CON TANTO DI TESTO
http://www.youtube.com/watch?v=fHWr6ZeIikk
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Capitolo 10 *** La persona sbagliata ***
la persona sbagliata
salve,
salve salve. Vi prego non uccidetemi. mi sa che ho rovinato un momento
paradisiaco...ma spero mi perdonerete quando leggerete come
evolverà la storia. questo capitoletto è un pò
più corto del solito ma ho pensato fosse più saggio
tagliarlo così per questioni di simmetria con gli altri.
recensioni:
dindy80:
consoliamoci Dindy... è per questo che scriviamo no? per
vivere emozioni che vorremmo vivere ma che la vita vera non ci regala.
ma se ti sposi tra pochi giorni... beh :) abbi fiducia. magari anche il
tio principe ti regalerà momenti del genere :) . sono veramente
contenta di averti fatto emozionare con questo capitolo e sappi che se
ho scritto così questo è stato anche per seguire il tuo
consiglio: il tiriamola per le lunghe su cui abbiamo concordato.
mikkicullen:
Bella, Bella, Bella...non direttamente ma... purtroppo le scatole
deve romperle in qualche modo. se no non sarebbe la Bella di questa ff!
Non riesco a staccare gli occhi da te. Non riesco a staccare
gli occhi da te. Non riesco a staccare gli occhi da te. Non riesco a staccare
gli occhi da te…
“forse…dovevo tenermelo per me” disse la sua voce reale.
“no!” mi scappò forse un po’ troppo ad alta voce dalla
bocca. “…non…sono felice che tu me l’abbia detto. È solo che…” cercai di
continuare, imbarazzata, ma le parole vennero meno.
“che cosa?”. Si era avvicinato. Aveva preso il mio mento con
un dito voltando il mio viso verso il suo. Affogai in quegli occhi dorati. Così
profondi, così caldi…così…tristi. Mi avevano letteralmente incatenata. Per
quanti sforzi facessi non potevo riemergere e non volevo assolutamente farlo.
“nessuno mi aveva mai detto una cosa simile…” confessai. Ma
non bastava. Guardare nei suoi occhi era come guardare in uno specchio. La
cornice era lui, che non raccontava mai nulla di sé, che si teneva ai margini,
godendo dell’ammirazione che la gente provava nei suoi confronti vedendo quanto
fosse bello e avvenente, e intelligente…ammirando solo la sua cornice. E lo
specchio che invece conteneva non faceva altro che rimandarmi indietro la mia
immagine deviando la sua. Non si può mentire a se stessi e quindi, ipnotizzata
dai suoi occhi continuai senza fiato “…e credo che potrei impazzire se tu me lo
dicessi un’altra volta. Ma forse sono già sull’orlo della pazzia perché…se non
lo fossi, non ti direi mai che non mi dispiace affatto se mi guardi, perché
sono io che in realtà non riesco a staccare i miei occhi da te. E non ti direi
mai che ho imparato il tuo viso talmente a memoria che riesco a vederlo
chiaramente anche nei miei sogni ad occhi aperti. Più di ogni altra cosa, non
ti direi mai che se non sei vicino a me il battito del mio cuore si spegne e mi
manca il respiro. Non te lo direi mai, non lo direi mai a nessuno…soprattutto a
te…quindi…quindi…”
Non arrivai al quindi. La sua mano si tuffò nei miei capelli
e l’altra mi spinse contro il suo petto. Forte. Come se in questo modo potessi
mai entrare a far parte integrante di lui.
In quel momento, in quel secondo esatto capii tante cose.
Capii quanto mi mancasse quando non c’era, quanto fossi gelosa della sua storia
passata, quanto fossi triste con lui nel vedere tristezza sul fondo dei suoi
occhi caldi. Quanto mi sembrasse di non esistere se lui non mi sorrideva,
quanto mi sembrasse di non respirare quando mi sfiorava… quanto mi sembrasse
che il mondo non esistesse se non c’era lui. La mia vita fino a quel momento mi
aveva portato in posti strani, mi aveva fatto diventare figlia del mondo senza
mai potermi legare a nessuno, senza mai VOLERE legarmi a qualcuno. Forse tutto
questo girare, tutto questo vagabondare senza piangere per ciò che lasciavo
perché tanto non lo avevo mai avuto, era servito a portarmi a quel momento. A
capire che se mai me ne fossi andata da quella città, da quella casa, da quelle
braccia…sarei tornata a non sentirmi parte di niente, a non essere nessuno. Forse…contro
ogni logica, ogni buonsenso, ogni giusto e sbagliato io…io mi stavo innamorando
di quel vampiro. Io mi stavo innamorando. Sul serio. E faceva male al cuore.
Molto molto male.
Arrivò il terribile momento in cui quelle braccia si
sciolsero. E sentii come se un pezzo si fosse staccato da me. Poi aprii gli
occhi e lo vidi sorridere. E tutto tornò a posto, tutto tornò bello. Non c’era
bisogno di dire nulla.
Cavalcammo insieme ancora. Fino a quando non arrivammo a un
piccolo accampamento. Non mi stupivo più di niente quando era lui a fare le
cose. Già mi meravigliavo tutti i giorni della sua esistenza. Scese dal cavallo
con destrezza e aiutò me a scendere. Poi iniziò a sfilarsi maglietta e scarpe
“torno subito” disse lasciando la sua maglietta tra le mie mani.
Corse fino alla riva e si gettò tra i flutti marini per poi
emergerne pochi minuti dopo con un pesce gigantesco tra le mani.
“ho pensato di prepararti la cena. Ti piace l’orata, vero?”.
In meno di due minuti quel pesce era già pulito e messo a grigliare su un
allegro fuocherello.
“non dici più nulla” disse tutto a un tratto guardandomi.
“sinceramente…mi mancano le parole” ammisi circondandomi le
ginocchia in un abbraccio.
Cosa potevo dire? Quali parole potevo usare per descrivere
anche solo in termini generali quelli che avevo dentro? Con quali parole avrei
tradotto quello che lui già leggeva nella mia mente?
“non voglio leggerti nel pensiero, Ninì…voglio sentire la
tua voce”. Mi avvolse in una coperta e mi fece appoggiare con la schiena contro
il suo petto stringendomi a sé. In quello stato semi cosciente di ipnosi avevo
confessato qualcosa che non gli avrei mai detto nemmeno sotto tortura ed ora
cos’altro potevo dire? Sai Ed, mentre mi stringevi mi è venuto in mente che
forse mi sto innamorando di te, ma non ne sono sicura al cento per cento quindi
se ti va di aspettare ancora un po’…ah e poi ci sarebbe anche quel piccolo
dettaglio della tua ex che mi mangia notti di sonno. Si penso di averti detto
tutto. Ma potevo mai???
“per favore…è già imbarazzante così” dissi invece cercando
di ricordarmi le parole della marsigliese da cantare a mente perché lui non
sentisse i miei pensieri. Ero a forte rischio sgamo in quel momento.
“talmente tanto da non parlarmi più per tutta la sera?”
sbuffò lui. Si era reso conto del mio tentativo maldestro di disturbargli la
linea di ricezione col mio cervello. Ma che voleva? Almeno avevo una pronuncia
passabile!
“perché devo essere
sempre io a parlare? raccontami tu qualcosa” provai a dire, cercando di
deviare, una volta tanto, il discorso su di lui.
“cosa vuoi sapere?”. Si era irrigidito. Lo sentivo. Il suo
abbraccio non era più caloroso come all’inizio e la sua voce tradiva la
tensione.
“bah…qualunque cosa tu voglia dirmi”. Ovviamente c’era un
argomento di cui volevo fosse lui a parlarmi, ma…meglio restare sul generico.
“non posso dirti molto di me. Non c’è molto da raccontare”
rispose evasivo, alzandosi per controllare il mio pesce, che tra parentesi
dall’odore sembrava una delizia.
E chiamalo poco. Ci hanno riempito tre libri con la tua
storia, alla faccia del ‘non c’è molto da raccontare’!
“come scusa?”
“eh?”
“tu…hai pensato…”
Cazzoooooooooooo! Ore e ore a centellinare ogni minimo
pensiero e mi fregavo da sola. Se saltavo con un masso appeso alle caviglie giù
da una scogliera avrei fatto meno danni, mannaggia a me! nel dubbio cominciai
di nuovo a cantare la marsigliese mentalmente. Ma a quanto pare non fu una
mossa intelligente.
“Smettila”. Iniziava ad alterarsi. Si alzò e iniziò a
spazzolarsi i jeans con le mani. Brutto. Bruttissimo segno.
“di fare che?” chiesi innocente, col risultato di farlo
arrabbiare ancora di più.
“di bloccarmi la tua mente! Tanto lo so che lo sai, ok? Lo
so!”. Ah…e io che pensavo di…
“di cosa? Di cosa Nihal? O pensi una cosa o pensi l’altra.
La tua mente non lavora su due livelli differenti sai?”
“e con questo cosa vuoi dire? Che se cerco di tenere un po’
di privacy per me a te da fastidio? Ti dispiace se ti disturbo la ricezione?”
A quel punto iniziavo ad alterarmi anche io. Era chiaro che
sapeva che io sapevo. E allora? Ormai quello che era fatto era fatto e non
poteva cambiare la situazione. Perché prendersela con me?
“mi innervosisce sapere che mi nascondi qualcosa”
“a io sono quella che ti nascondo le cose? Ma un po’ di
autoanalisi, no? anche volendo è evidente che non ti posso nascondere nulla, ma
come mai tutto quest’interessamento per la mia testa? Non sembrava che ti desse
fastidio la cosa un tempo!”. Non ci credo. L’avevo detto. Avevo ammesso di
sapere. E il risultato fu che i suoi occhi si fecero più neri di un mare in
tempesta, le sue mascelle si contrassero e …credo di aver visto fare la stessa
cosa ai suoi addominali. Non era arrabbiato. Era proprio incazzato nero.
“non l’hai detto sul serio”
“si che l’ho detto”. Mi alzai anche io per cercare di
mettermi in qualche modo alla sua altezza.
“no…non l’hai detto”
“si invece…”. C’era una bufera in arrivo, era più che
evidente che stava cercando le parole per sfogarsi a dovere e magari farmi
diventare la sua cena se fossi riuscita a portarlo al punto di non ritorno.
“hai idea di quanto…” iniziò. Io dovevo avere idea di cosa?
Il passato era quello che era e non si poteva cambiare, soprattutto non ero io
a poterlo fare. Forse era lui quello che doveva accorgersi di un paio di
cosette.
“no, Edward. TU! tu hai una vaga idea di quanto io mi senta
fuori posto in tutta questa storia?”. Dato che eravamo in vena di confessioni,
tanto valeva iniziare.
“a saresti tu quella che si sente fuori posto? Proprio tu
parli. Per cosa mai si può sentire fuori posto una come te Nihal? Tu arrivi,
entri nella mia vita col tuo sangue così irresistibile per me e io ho
l’impressione di rivivere tutto d’accapo, ma con la persona sbagliata!”. Con la
persona sbagliata. Cioè io. quelle quattro parole furono la frase che mi fece
più male in assoluto in tutta la mia vita. anche lui pensava che non fossi
giusta per lui e io lo sapevo. E avevo lasciato la mia mente libera di
illudersi. Ma come avevo potuto permettermi di illudermi? Sapevo che sarebbe
andata così, dall’inizio.
“una come me?”
“tu prendi, te ne vai, cambi città, arrivi qui. Non hai
legami con nessuno, l’ho letto nella tua mente sai? Io so ogni cosa di te. Ogni
cosa. Non ti fai problemi a partire e cambiare. Lo fai e basta. Ma io non ci
riesco e resto qui. Con lei che di tanto in tanto si fa viva e con me stesso
che non riesco a resistergli. E io mi detesto perché so che quando si avvicina
a me, mi sfiora e si lega a me…io so che cerca contatto fisico per leggermi
dentro e non perché mi ami ancora. Ma io sono talmente idiota da cedere alle
sue grazie perché dovevano essere mie, perché mi illudo che in uno di quei
momenti lei si ricordi di tutto e torni quella di prima. E tu… tu hai iniziato
a farmi disgustare di me stesso per questi cedimenti. Tu stai scatenando
qualcosa Nihal che non so se voglio davvero!”.
Aveva gesticolato, camminato avanti e indietro tutto il
tempo nervoso, gridato e io…io mi sentivo gelata dentro. Mi sentivo…anestetizzata,
fuori dal mondo, in un incubo. Ma le parole che aveva detto… sapevo che erano
reali. E facevano male. Non so come ma riuscii a trovare la forza per
congedarmi. “ non c’è molto da dire, Edward. Tu non vuoi me. Tu resti ancorato
a lei…e io…sono di troppo.”
Mi avvicinai al cavallo, sciolsi le briglie e salii. Volevo
scappare via. Volevo non tornare più in quel posto. Volevo scappare e piangere
da sola per i fatti miei. Avevo perso tutto proprio quando avevo iniziato ad
accarezzare l’idea che potesse essere mio.
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Capitolo 11 *** Omicidio ***
omicidio
il
momento è arrivato. Ora inizierete a capire il senso della trama
che ho postato come presentazione della storia. Spero che il racconto
continui a piacervi anche se i litigi amorosi e le passioni non saranno
più il tema principale della storia, almeno non il solo.
Per quanto riguarda la novità del sito sull'abbigliamento, ho
iniziato ad aggiungere alla fine di ogni capitolo vecchio il link. Se
vi interessa dare un'occhiata...
recensioni:
questa volta
faccio uno strappo all'abitudine e rispondo a tutte quante insieme,
dato che tre di voi su quattro hanno allagato casa leggendo il cahppy
precedente. Lo so è triste e vi dirò: ero lì
lì per on farla finire così...insomma...c'era una
situazione bacio che non era proprio male, ma poi mi è venuto in
mente uno sviluppo ulteriore della storia che mal si conciliava con
ciò che stavo per scrivere. per dirla proprio tutta, mentre
disfavo la valigia guardavo vecchie puntate di Gray's anatomy e mi
è venuta l'ispirazione.
sono però contentissima di aver regalato a Sunrise92 il suo capitolo preferito!
un bacione a tutte e buona lettura!
Volevo scappare. Andare via il prima possibile. Come aprii
il portone di casa mi fiondai nella cabina armadio a riempire la valigia.
Buttavo cose a caso dentro direttamente con tutti gli appendini. Volevo
scappare. Volevo correre via e non rivederlo mai più. Da qualche parte nella
borsa il mio cellulare squillava ma io lo ignorai. Prendevo l’impossibile per
cacciarlo dentro ogni borsa che mi capitava a tiro. Me ne dovevo andare il più
in fretta possibile da Forks. Potevo andarmene a New York, non ci ero ancora
mai stata. Oppure perché non in Messico? Ma chi se ne fregava? Potevo andare
all’aeroporto e li avrei scelto un volo a caso. Qualunque posto era meglio di
quel buco di città.
Corsi in bagno a riempire il beauty da viaggio. Scaraventai
dentro in un colpo solo qualsiasi cosa stesse sopra la mensola. Creme,
elastici, pettini, spazzolino e dentifricio. Buttai tutto dentro.
Dovevo andarmene il più in fretta possibile! Tirai il
trolley fino alla porta d’ingresso e cercai nel cestino le chiavi della
macchina. Poi l’immagine di una ragazza vestita di bianco con i capelli tutti
arruffati e la faccia sconvolta mi guardò da uno specchio li vicino. Aveva la
mascella contratta dalla rabbia e il suo petto si alzava e si abbassava
aritmicamente. Una mano sul trolley e una sulla maniglia della porta. Oddio.
Ero diventata come mia madre!
Stavo facendo esattamente quello che lei faceva da anni e
che io avevo sempre odiato. Scappava. Cioè io stavo scappando. Stavo andando
via dall’unico posto in cui mi sentivo a casa per un ragazzo.
Quanto ero patetica? Quanto ero stupida? Come se uscendo da
quella porta per non tornarci mai più lui potesse restare chiuso li dentro.
Come se scappando io me lo buttassi alle spalle definitivamente.
Scivolai per terra e mi concessi di piangere. Una volta
avevo sentito in un film che non bisognava piangere. Che quando si era
arrabbiati era concessa una lacrima, una sola. E doveva essere importante,
altrimenti non ne sarebbe valsa la pena. In genere era una regola che mi
imponevo per farmi forza quando mia madre decideva di cambiare posto proprio
quando io iniziavo ad ambientarmi, quando magari iniziavo a legarmi al posto.
Ma quelle singole lacrime non furono mai tanto importanti come quelle di quella
sera, anche se me ne concessi molte più di una sola.
Piansi tutta la sera. Mentre cercavo di tirarmi su con un
bagno caldo (non funzionò), poi con una vaschetta da mezzo chilo di gelato alla
vaniglia (nemmeno questo funzionò), mentre rimettevo a posto tutta la roba che
avevo cacciato in quel trolley (li piansi proprio ancora più forte), mentre mi
infilavo il pigiama (li toccai le note più alte della disperazione).
Stupida, deficiente, idiota, ingenua, patetica, penosa,
illusa, scema che non ero altra. Ma non potevo farmi abbattere così per
qualcosa che non era nemmeno mai iniziato sul serio. Non potevo permettermelo.
Avevo superato situazioni ben peggiori (non mi chiedete quali siano perché in
quel momento non me ne veniva in mente manco una) e ne ero venuta fuori
splendidamente. Certo, forse questa era un tantino più mentalmente devastante
ma…insomma potevo superarla. Avevo 18 anni, vivevo da sola, ero libera e
autosufficiente. Non più una bambina piagnona. Dovevo farmi coraggio e andare
avanti come se questo piccolo insignificante (si fa per dire) incidente di
percorso non si fosse mai verificato. L’indomani sarei andata a scuola, l’avrei
visto e l’avrei bellamente ignorato. Avrei camminato a testa alta per i
corridoi perchè non ero io quella ancora sentimentalmente impegnata. Non ero io
quella che ci provava con un ragazzo avendone in mente tutto un altro. Ce
l’avrei fatta…dovevo assolutamente convincermene e, tanto per farlo meglio, mi dissi
ad alta voce davanti allo specchio “Nihal. Ok. Forse hai creduto di esserti
innamorata di un vampiro stronzo ed egocentrico, ma non è assolutamente
possibile perché lo conosci solo da quattro giorni. È troppo poco per
innamorarsi sul serio di una persona, no? e poi, cos’ha detto Rose? Che
corteggiare significava provare a conoscere, e dopo che l’hai conosciuto puoi
affermare senza ombra di dubbio che è un bastardo. Indi per cui, smettila di
piangere e domani fagli vedere che quello che hai detto oggi è stato solo
frutto di un momento di debolezza. Andrai a scuola e te ne sbatterai altamente
di lui? Intesi? Intesi!”
Mi nascosi dietro la prima porta che mi capitò a tiro. Era
con Emmett e stava ridendo di qualcosa. Lui. Stava. Ridendo. Ma che caz… ops
scusate la finezza. Che cacchio c’aveva da ridere dopo ieri sera? Non volevo vederlo
ed era per questo motivo che mi stavo nascondendo. Si lo so. Mi ero fatta un
gran bel discorso davanti allo specchio ma insomma, cercate di capire. Ero
mentalmente distrutta, anzi no. Mentalmente devastata. Secondo voi quanto
potevo essere lucida in quel momento? Sorvoliamo sulla risposta che è meglio.
“non serve a niente tanto. Ti ha vista, sai?”. Saltai come
una molla. “ti ho spaventata?”
“no Alice, figurati. Ti stavo giusto aspettando per
chiederti se volevi farmi compagnia mentre mi nascondevo da tuo fratello” le
risposi controllando ancora il corridoio. Si, era passato.
“tanto ti sente” disse Alice annoiata. Come se non lo
sapessi. Era quel suo cavolo di ‘dono’ che aveva rovinato tutto ieri sera!
“non essere troppo severa con lui” disse Alice appoggiandomi
una mano sulla spalla, mentre io ero ancora li che sbirciavo.
“spero tu stia scherzando Aly” risposi acida continuando ad
assicurarmi che lui non fosse nel raggio di 500 metri.
“affatto. Dovresti cercare di capirlo un po’”. Quello era
veramente troppo. Io dovevo capire, io dovevo accettare, io dovevo farmi da
parte, io , io e io…sempre io!
“a me non va di capirlo. L’ho capito fin troppe volte. Dato
che lui è mister onniscienza, l’oracolo della verità, custode e sbircione dei
pensieri altrui, poteva benissimo prestare attenzione a tutte le volte che lo
scansavo pensando al fatto che lui tenesse ancora a Bella. Ma lui? No! se n’è
andato avanti con i suoi comodi e io fessa che ci sono cascata pure! E poi che
ha fatto? scarica la colpa su di me, come se fosse tutta colpa mia, perché
giustamente io sapevo già che gli avrei rovinato l’esistenza venendo ad abitare
qui! Lui ha avuto l’idea del corteggiamento, lui si è fatto avanti e lui si è
tirato indietro. E poi l’hai visto? Se la ride e se la gode come se nulla fosse
successo. Quindi no, Alice, non mi va di capirlo!”
Stava per ribattere quando l’eco di un urlo raggiunse e
nostre orecchie. Corremmo a perdifiato per il corridoio per vedere cosa stesse
succedendo. A metà del corridoio del secondo piano dell’ala destra un
capannello di curiosi si stringeva e cercava di guardare verso quella che
supposi essere la scena del delitto.
“un'altra finta vittima del movimento?” bisbigliai ad Alice.
“non lo so…non tengo d’occhio il futuro di tutta sta gente.
Dovrei andare a vedere”
Ci infilammo nel capannello di curiosi e sbirciammo la
scena. Uguale a quella precedente. Corpo a terra, insanguinato, paletto nel
petto, occhi rovesciati indietro. Ma questa volta era una ragazza dai capelli
rossi, un po’ cicciottella. Con qualche altra spinta riuscimmo ad arrivare in
prima fila.
Era la ragazza che faceva ginnastica con me! quella che era
stata chiamata per prima per l’esercizio alla trave! Il nome mi sfuggiva, ma
era un’umana! Un’umana!
Stavo già per andare nel panico più totale quando notai con
sollievo due forellini sul suo polso destro. In quei giorni doveva aver subito
la trasformazione quindi era salva. Stava portando avanti la messinscena del
movimento.
“non è una vampira” sussurrò Alice, portandosi una mano alla
gola.
“lo è da poco Alice. L’altro giorno ha fatto lezione con me
di ginnastica ma…qualcuno deve averla morsa. Guardale i polsi” risposi a voce
quasi inudibile.
“non è una vampira” ripetè Alice a voce un po’ più alta, ma
nessuno la sentì.
“Alice, Nihal…andate via di qua. Subito”. Edward alle nostre
spalle (ma da dov’era arrivato?) ci tirò lontano dal corpo e ci spinse con
forza per la schiena fino al cortile esterno centrale. Li buttò lo zaino a
terra e si sedette con le mani nei capelli. Alice lo imitò, con più grazia, ma
alquanto scossa anche lei.
“avete visto anche voi?” disse Jasper arrivando di corsa.
“purtroppo si” rispose Alice lasciandosi abbracciare da suo
marito.
Un attimo dopo arrivarono anche Emmett e Rosalie, sconvolti
almeno quanto gli altri tre Cullen.
Ma si può sapere che gli prendeva? Quella ragazza avrebbe
aspettato che la seppellissero per mettere fine a quella scenetta. Sarebbe
stata bene. L’aveva detto Edward che succedeva così. Dove stava il problema?
“il problema, Nihal è che si tratta di un’umana!” disse
Edward inferocito.
“ma che scemenze dici Edward? Non l’hai visto il morso sul
polso? È stata trasformata! Ok, da poco, ma era una di voi!” gli risposi acida
per contrastare il suo tono.
“aveva il morso sul polso? Allora è tutto ok…” si intromise
Emmett sedendosi a terra assieme a noi altri.
“secondo te io mi preoccuperei così tanto per un vampiro che
muore dalla voglia di vedere come sarebbe se fosse realmente morto? Per provare
l’ebbrezza di un funerale, Emmett? Che magari ha già dato disposizioni sulla
cerimonia? Ma ti sembro scemo?” gli gridò in faccia Edward.
“Edward, calmati. Prendertela con Emmett non risolve il
problema” intervenne Jasper. Sentii il suo potere attraversarmi e invadermi
come se fosse acqua fresca. La sensazione di essere un recipiente in cui viene
versata tanta, tanta acqua, era stranamente piacevole. Vidi le facce degli
altri distendersi sotto l’effetto della sua influenza. Non c’è che dire. Potere
molto utile quando si è ai limiti di uno scontro.
“scusa Emm…è solo che è tutto oggi che sento cose strane ma
non riconosco di chi siano le voci nella mia testa, o quelle che riconosco non
dicono nulla di importante. Qualcuno qua dentro sapeva di cosa sarebbe successo
oggi. È terribilmente frustrante poter sentire ma non riuscire a capirci
niente” si scusò Edward. Sentiva cose…quindi la faccenda doveva essere
piuttosto seria. Ero più che certa che in genere ignorasse le voci che sentiva
nella sua testa, insomma…io avrei fatto così. ma se queste lo avevano colpito…
“ma..ha il morso. Ha il morso, vero Aly?” chiese Rosalie
alla sorella.
“si ma non ha bevuto. E dubito che anche se lo avesse fatto
sarebbe sopravvissuta” rispose Alice con un sospiro. Tutti quanti tranne Edward
la guardammo senza capire. Lui prese un lungo respiro e poi parlò,
appoggiandosi fiaccamente al tronco dell’albero dietro di lui.
“Alice, l’ha vista ieri mattina in classe. Non c’erano dubbi
che fosse umana”
“dici che qualcuno l’ha uccisa?” chiese Jasper.
“come fai a sapere che non ha bevuto?” aggiunse Emmett.
Edward si rialzò di scatto con la schiena dal tronco, la sua
fronte era solcata da profonde rughe di preoccupazione. “tu non hai mai visto
qualcuno trasformarsi vero Emmett?”. Attese una risposta che non arrivò.
“il tuo corpo diventa…come se fosse trasparente. Vedi ogni
singolo effetto della trasformazione. In particolare le vene. È come se fossero
piene di fluorescina. Mi spiego?”
“si ma non capisco dove vuoi arrivare” gli rispose il
fratello.
“se lei avesse bevuto, anche solo una goccia, anche per sbaglio,
dopo il morso…si sarebbero viste le vene diventare come argentate, segno che il
congelamento era in corso. E si sarebbero viste per giorni” s’intromise Alice.
“e non sappiamo se durante la trasformazione il corpo possa
venire ucciso, ma ci importa poco a questo punto…no? niente vene, niente
risposta…” continuò Rosalie al posto della sorella.
“già... se la sono bevuta e basta. Penseranno sia una
vampira e chiuderanno il caso. Gli umani se ne fregano dei vampiri, ricordate?
Per loro è giusto che andiamo nel posto dove dovremmo essere già da molto
tempo. Sotto terra. Uno in meno di cui preoccuparsi.” concluse Edward.
Tutta questa storia era incredibile. Molto più che
incredibile. Era incredibile e terribile. Era come lasciare ai vampiri licenza
di uccidere. Come aveva detto Rosalie, gli umani non sanno come ci si trasforma
in vampiro. Secondo noi basta un morso e quando vieni morso…per gli umani
smetti di vivere, ma non nel senso letterale del termine. Nel senso che per
loro diventare un vampiro è la peggiore delle sfortune che possano mai
accadere. Anche se vivi per l’eternità, per il resto degli umani è come se
fossi morto. I vampiri sono un abominio della natura, un errore colossale.
Essere bloccati a metà strada tra la vita e la morte è la peggiore delle
disgrazie. Un genitore preferirebbe che il proprio figlio si bucasse piuttosto
che vederlo diventare un vampiro. Stupidi esseri umani. I genitori di questa
ragazza non sarebbero stati da meno, ne ero certa. Avrebbero accolto questo
omicidio come una benedizione divina. Qualcuno aveva provveduto a salvare la
loro bambina dalla dannazione eterna. L’avrebbero seppellita e tutto sarebbe
stato messo a tacere. Essere morsi…era un’onta che la famiglia difficilmente
riusciva a cancellare. E poco importava che chi veniva morso se la fosse andata
a cercare o meno. Era la vergogna della famiglia. Funzionava così nel mondo
degli umani.
Ma mi rifiutavo di credere che il caso sarebbe stato chiuso
così in fretta. Insomma…i vampiri vivevano tra noi allo scoperto, avevano
diritto al voto, all’assistenza sanitaria (che poi non la usassero è un’altra
storia) perché non ad un’indagine e un processo se venivano uccisi?
“ma l’autopsia…” azzardai a suggerire.
“cosa credi che rivelerebbe? Che è senza sangue! Del resto è
quello che voi umani pensate di noi” rispose Edward con il tono di chi parlasse
con un interlocutore che non fosse in grado di afferrare l’ovvietà.
“ma qualcuno deve sapere che non è così”
“a parte te? fammici pensare, no! non abbiamo bisogno né di
medici né di autopsie. I vampiri non si ammalano. I vampiri non si tradiscono.
Siamo molto gelosi dei nostri segreti”
“ ma un’umana è stata uccisa! Bisogna che la cosa venga a
galla…bisogna…andare alla polizia”
“quando la smetterai di vivere nel mondo delle favole, Nihal?
Quando metterai i piedi per terra? Quando capirai che il mondo non è una bella
storia? Che non esistono… principesse e cavalieri. L’oscuro si, però. E
l’oscuro ha delle regole, Nihal, che non puoi infrangere. Noi vampiri ce la
caviamo da soli. Noi vampiri, non ci rivolgiamo alla polizia. Noi vampiri..”.
Non resistetti. Dovevo assolutamente interromperlo. Gli umani non erano l’unica
parte a rendere difficoltosa la pacifica convivenza con i nuovi arrivati.
“voi vampiri siete solo degli egoisti! I vostri segreti, la
vostra razza, la vostra libertà…le vostre regole…tenetevele pure ma non potete
permettere che le vostre stupide regole e i vostri stupidi codici d’onore o
quello che sono rovinino il resto del mondo. Voi vi sentite gli oppressi, i non
accettati, i discriminati, ma la verità è solo che vi sentite superiori! Come
se noi fossimo solo un passatempo! Quindi non sorprendetevi tanto se noi comuni
mortali vi guardiamo con diffidenza, sospetto e menefreghismo! Siamo un
passatempo Edward, uno stupido gioco per voi.”
“ora basta voi due! Non è questo il momento per ribeccarvi
su faccende vostre. Dobbiamo pensare a cosa fare” ci interruppe Alice. I toni
si erano fatti molto alti e le frasi che ci eravamo lanciati addosso
beh…avevano dei riferimenti che non si potevano classificare come puramente
casuali.
“semplice. Lasciamo le cose come stanno. Che possiamo fare?”
sospirò Emmett.
“fermare il movimento, ad esempio?”propose Jasper.
“e chi te lo dice che sono stati i salvatori?” sottolineò
Edward.
“i salvatori?” chiesi a mezza voce a Rosalie che era seduta
di fianco a me.
“è così che si chiamano tra loro quelli che appartengono al
movimento” bisbigliò in risposta.
“ modus operandi?” azzardò Emmett.
“o certo, e ora mi dirai anche che questi assassini hanno
una conformazione del cranio particolare, mister criminologo Emmett Lombroso.
Vuoi il tuo nome o ti devo chiamare Cesare?” lo canzonò con acido sarcasmo
Edward. Ma che aveva quel giorno? Si era alzato male dal letto per prendere
tutti a pesci in faccia così? mi rifiutavo di credere che fosse così nervoso
per ieri sera. Ci manca che lui si incasina la vita da solo e se la prenda con
gli altri, cosa che, peraltro, ha dimostrato di saper fare molto bene.
“tu hai qualche idea migliore, Poirot?” ribattè Emm.
Edward sospirò e si appoggiò di nuovo al tronco con gli
occhi chiusi“no…mi sa che è proprio da li che dobbiamo cominciare a cercare”
come
promesso, questo è l'abbigliamento di Nihal. cioè..quello
che aveva mentre piangeva come una disperata vagando per la casa
http://www.polyvore.com/nihal_capitolo_11/set?id=11738035
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Capitolo 12 *** Congetture ***
Congetture
Non
ho resistito a postare anche questo capitolo stasera. volevo tenermelo
per domani... ma siccome il prossimo è già in via di
scrittura ho deciso di postarlo per tenervi incatenate ancora un
pò al pc :P .Come vi avevo preannunciato, iniziamo finalmente ad
entrare nel vivo della storia! molto probabilmente dai primi capitoli
avrete pensato che cosa centrasse la trama postata con i capitoli
scritti, ma spero che ora il tutto possa risultare più chiaro.
Io non ho mai letto libri gialli e vi avviso già che l'unico
libro che ho letto in cui c'erano assassini e aggressori pericolosi
è stato Harry potter e la camera dei segreti. dove voglio
arrivare? che se avete qualsiasi idea su come possa proseguire la
storia si accettano suggerimenti! più sono meglio è
perchè...insomma vorrei continuare in un modo decente e non
dovermi ridurre a dire che l'assassino è il maggiordomo per la
disperazione!
qualsiasi idea vi venga in mente quindi... ditemela!
per quanto riguarda le
recensioni, anche stavolta rispondo in blocco a Mikki, Sunrise e Dindy,
che meravigliose come sempre continuano a recensire e commentare la mia
storia. In effetti Nihal sembra sulla buona strada per diventare una
calamita per gli incidenti al pari di Bella! che dire? speriamo che si
ripigli! contente del mistero?? guardate un pò le congetture qui
sotto. Per voi qual'è quella giusta??
“Qualcuno ha un piano?” chiese Alice. Ci guardammo tutti in
silenzio ma a quanto pare nessuno aveva idee. Io potevo apportare ben poco
aiuto anche sul piano della fantasia. Leggevo una sacco di romanzi rosa e
fantasy, ma i gialli proprio non ne avevo aperto mai nemmeno mezzo. Quindi,
oltre al fatto che parlando di vampiri io potessi aiutare ben poco, ero quasi
totalmente inutile anche su questo fronte.
“Emm…no” disse Rosalie
“Procediamo con ordine. Cosa sappiamo del MLV?”. Alice
sembrava stanca. Era evidente che stesse provando a usare il suo potere per
vedere qualcosa, ma non sapendo nel futuro di chi dovesse cercare ogni suo
tentativo andava a vuoto.
“A gli cambiamo anche il nome ora?”. Emmett…tutti i dettagli
più stupidi li trova lui.
“Cretino. Gli steroidi che non prendi ti stanno dando alla
testa? È per abbreviare!” lo ribeccò Alice dandogli uno schiaffetto sulla
testa.
Altro minuto di silenzio e riflessione. Nessuno sapeva
proprio cosa pensare e io meno di tutti. Alice lo chiese un’altra volta.
“Qualcuno sa qualcosa di loro? Qualcosa di fondamentale…ad
esempio chi sia a capo della setta?”
“No. Io a mala pena so chi ne fa parte.” disse Jasper.
“È
già qualcosa. Nomi?”. Jaz ci pensò su qualche
secondo e
poi scosse la testa “Beh…c’è Kate,
c’è Benjamin…Zafrina… ma non è che
siano
proprio dei pesci grossi”
“Zafrina? Sul serio?” domandò Rosalie stupita.
“Si ma non è una delle più accanite. È li giusto perché
aspetta che venga il suo turno di essere liberata, niente di che…” le rispose
Jasper facendo spallucce.
“mmm…quindi questo è già un elemento da tenere presente:
alcuni di loro fanno parte della setta solo per questioni di comodo”. Alice prese
un notes dalla sua borsa e iniziò a scrivere. Per quanto ne sapessi i vampiri
avevano una memoria praticamente senza confini, ma probabilmente anche a loro
serviva scrivere per mettere ordine nei propri pensieri.
“Edward, possibile che tu non possa dire nulla di più?”
disse Rosalie accarezzando l’avambraccio del fratello.
“Il fatto che legga nelle menti non significa che io conosca i fatti di tutti.
A volte non li ascolto nemmeno. E poi il movimento non aveva mai dato problemi
fin’ora e non li ho mai tenuti d’occhio sul serio” rispose questo con un mezzo
sorriso.
Eravamo proprio alla deriva. Senza un punto di partenza. Uno
vero. Il fatto che una ragazza venisse uccisa in un modo già visto… bah…non
sapevamo cosa pensare. E l’unica cosa che potevo fare io era ascoltarli e
cercare di capirci qualcosa. Di certo imparavo più cose da loro che non dal
corso di sociologia vampira.
“Dite che possa centrare davvero l’MLV in questa storia?
Insomma…tutti noi sappiamo quale sia il loro unico scopo. Magari è solo
qualcuno che ha voluto agire come loro per distogliere l’attenzione da altre
piste. Magari non è stato nemmeno un vampiro a uccidere quella ragazza” disse
Jasper pensieroso arrotolandosi un filo d’erba attorno al dito.
“Magari un umano” azzardò Emmett.
“Prontooo? Gli umani non uccidono altri umani a quella si
creda sia la maniera vampira! Che senso avrebbe? Hai visto il morso sul polso?
L’assassino vuole che si creda che lei sia una vampira.” Intervenni io. Loro
potevano essere anche gli esperti in materia di codici di comportamento
vampiri, ma l’umana del gruppo ero io. Spettava a me mostrare l’ovvietà che a
loro sfuggiva o ignoravano. Umani che uccidono altri umani alla maniera
vampira: ridicolo!
“E anche la possibilità che fosse una specie di vendetta per
qualcosa è da escludere. Chi poteva mai avere conti con la Abbott?” sospirò
Emmett lasciandosi cadere sdraiato a terra con le mani dietro la testa.
“Che gentiluomo Emmett. Era una ragazza un po’ solitaria,
ok. Nessuno la considerava molto, ma che ne puoi sapere tu?” lo ribeccò
Rosalie. Sempre i soliti gli uomini! Solo perché una ragazza non è proprio la
quint’essenza della bellezza, della magrezza e della popolarità e subito
significa che non ha vita privata.
“Io la penso come Emmy. Non dava motivo a nessuno di
prendersela con lei. È già tanto se qua dentro ci si ricorda vagamente di lei
solo perché sta sull’annuario della scuola. Dico , più ignorata di così.”
ammise Jasper lasciando perdere il filo d’erba per iniziare a torturarsi i
capelli.
“Comunque io continuo a dire che potrebbe essere stato anche
un umano. Due fori sono facili da fare, basta prendere una spilla da balia. Non
è che ci va tanto” ridabì Emmett.
“Quante puntate della Signora in Giallo hai visto?” lo prese
in giro Rosalie.
“Abbastanza da dire qualcosa di sensato, una volta tanto. Chiunque
potrebbe aver fatto quei fori. Bisogna vedere se abbia ancora sangue nelle
vene” intervenne Edward a difesa del fratello che stava per ribattere. Forse
faceva bene Alice a scriversi ogni cosa. Edward diceva vampiro, Emmett umano.
Io dicevo vampiro ma c’era una cosa che non mi tornava. Se fosse stata
dissanguata, non era possibile che ci fosse tutto quel sangue sul corpo della
Abbott. Ma il sangue c’era.
“Ma aveva sangue dappertutto. Era in una pozza di sangue. Se
l’avessero dissanguata…insomma non dovrebbe essercene no?” mi azzardai a
chiedere.
“In genere il movimento usa il sangue sintetico per le sue
messe in scena. Non sprechiamo così il nostro sangue. E anche il paletto…è
tutto un trucco” mi spiegò Edward. Non aveva capito la domanda.
“Si, ma perché usano sangue? Insomma…gli umani pensano che
siate senza sangue.”
“Secondo gli umani quello a uscire è il sangue che il
vampiro beve dalle vittime. Non sangue suo. Che poi è un pensiero davvero
idiota. Se fosse come dicono potrebbero anche piantarne mille di paletti nel
nostro cuore ma non uscirebbe sangue. Dovrebbero colpire allo stomaco. Immagino
lo usino per fare più scena e dare agli umani quello che vogliono”
“con molta probabilità quello sul corpo della ragazza è
sangue sintetico. Nessun vampiro sprecherebbe mai così del sangue fresco.
Cioè…nessun vampiro tranne noi” proseguì Alice.
Questa frase mi fece venire in mente un’altra possibilità,
ma non sapevo se fosse corretta. Magari stavo dicendo la più grande cavolata
della mia vita.
“Nihal, se pensi qualcosa dillo ad alta voce. Non riesco a
farti da interprete se pensi in maniera così frammentaria”.
Perfetto. Ora ero Nihal. Non Ninì, non splendore, tesoro e
dolcezza. Nihal. Sei lunatico forte ragazzo mio! Mi riservò un’occhiataccia
omicida (tanto per restare in tema) ma non gli diedi la soddisfazione di
pensare che io avessi inviato quel pensiero apposta, e gli risposi per le rime
a quel che aveva detto prima di entrare abusivamente e indesideratamente nella
mia testa.
“non ti disturbare. Hai già letto abbastanza nella mia
testa. Parlo da sola”
“allora fallo”. Lunatico e acido.
“uff…probabilmente sto dicendo una cavolata di dimensioni
cosmiche ma secondo me scoprire se è stata dissanguata non ci porta molto
avanti. Cioè…se trovate un modo per verificarlo…magari potrebbe addirittura
confermare quello che penso”
“vai al dunque. Qua ogni teoria è possibile”. E irritante.
“ma ti stai zitto e la lasci parlare?” intervenne Rosalie
esasperata.
“grazie Rosalie. Mi chiedo quando tuo fratello diventerà
meno cafone, probabilmente mai. Comunque quello che voglio dire è che potrebbe
anche trattarsi di un incidente no?”
“senza offesa Nihal, ma mi sembra un po’ impossibile che un
paletto ti caschi accidentalmente sul petto e te lo trafigga”. E stronzo!
“poi ho io la mente che lavora su un livello solo. A me sa
che il tuo è rimasto al piano terra. Dico che può essere che uno di voi vampiri
non abbia resistito alla sete, che magari la ragazza avesse un odore
particolare, che fosse la sua cantante insomma. È illegale mordere gli umani
senza il loro consenso, e probabilmente il colpevole per mascherare la sua
debolezza ha inscenato un assassinio simile a quello del MLV, per coprirsi le
spalle, no? insomma…il paletto potrebbe essere servito a dimostrare che era una
vampira”. Ma chi era Jessica Fletcher in confronto a me? Certo la mia era solo
una teoria, ma suonava bene! Lo so che non dovrei essere tanto…ilare. Sembrerò
poco rispettosa del fatto che una ragazza è stata assassinata nel corridoio a
pochi metri da me. Ma avere un’idea plausibile su cosa potesse essere successo
mi faceva sentire d’aiuto, come se potessi anche io azzardare qualche ipotesi
che potesse avere un qualche fondo di possibilità. Stavo iniziando a capire
come funzionava quel mondo così diverso da come ce lo insegnavano e questo mi
faceva sentire meno impotente.
“ma i genitori di questa ragazza… l’hanno vista stamattina.
Non se ne staranno zitti e buoni” disse Jasper per farmi notare il piccolo
particolare che secondo lui non avevo considerato. Ma la nuova signora in
giallo, che sarei io, aveva una risposta anche a questo.
“si ma come avete detto voi, secondo noi umani basta un
morso per trasformarci. Metti il caso che la ragazza fosse stata morsa a scuola.
E se subito dopo fosse stata uccisa da qualcuno che ha tentato di dissanguare
lei stessa? Mi sembra di aver capito che voi vampiri appena trasformati non
siete proprio dei cuccioli da compagnia, giusto? Avete sete e dubito che
scegliereste una bottiglia di Blola al posto di carne fresca in quei momenti.
Un umano potrebbe averla picchettata per legittima difesa. Anche questo è
consentito dalla legge lo sapete. Siete stati voi vampiri a volere che fosse
così, anche se non morite in questo modo”. Forse Rosalie avrebbe dovuto
chiedere a me quanti episodi della Signora avessi visto, ma la risposta sarebbe
stata ‘manco uno’.
“già…dovevamo fare i fighi accettando di essere puniti se ci
beviamo qualcuno. Che stronzata pensare che così voi umani vi sareste fidati di
noi” disse con sarcasmo Jasper.
“Esatto. Infatti la maggior parte degli umani ha un paletto
sempre dietro in caso di necessità”dissi scioccandoli tutti. Pensavano che gli
umani non andassero in giro armati forse? Che poi il picchetto non servisse a
nulla…va beh, avete capito il concetto.
“ma davvero? Non lo sapevo”
“è così, te lo posso assicurare Jaz. I genitori della
ragazza potrebbero immaginare sia andata così. Non è una cosa poi tanto
improbabile, in fondo. E così il vero assassino, cioè il vampiro senza midollo né
controllo sarebbe salvo. Igenitori della
ragazza non possono dire nulla e comunque non lo faranno. Per la maggior parte
di noi, meno di voi ci sono in circolazione meglio è.”
“e il presunto ragazzo che la Abbott si sarebbe dovuta bere?”.
Edward ma non eri tu l’esperto so tutto io di qualsiasi argomento esistente al
mondo perché ‘solo io possiedo la verità
delle cose, dato che passo tutto il mio tempo a non farmi mai i cazzi miei’?
“posso dire di esser io la malcapitata vittima della
vampira. O chiunque altro può farlo, tanto non ci succederebbe nulla. E
poi…dubito che i genitori cercheranno chi ha impalettato la figlia dannata e,
comunque sia, il superstite potrebbe essere troppo spaventato per venire fuori”
“potrebbe anche essere” disse Emmett.
“potrebbe…ma quello che ho sentito oggi…” concesse lo
stronzo. Ormai lo chiamavo così. Mai nome fu più appropriato. Mi guardò
malissimo, ma io gli risposi mentalmente: non sono io la prima ad averti
trovato questo grazioso nomignolo, ricordatelo!
“che hai sentito?” chiese Alice. Lui mi lanciò un’altra
occhiataccia e poi tornò a parlare al gruppo.
“sapete che le menti dei vampiri le sento con maggiore
chiarezza e stavano parlando di un altro omicidio, non ho capito se finto o
meno… penso finto…forse ha ragione Nihal. Possiamo vedere se il morso è
veramente il marchio di un vampiro e se è dissanguata… ma scene del genere…di
vampiri dico, beh…sappiamo tutti che non sono nuove in questa scuola. Non ci
porta a niente scoprirlo”
“quindi stai dicendo che ho ragione?”chiesi non credendo
alle mie orecchie.
“sto dicendo che potresti aver ragione. È un caso isolato e
se resta tale, potrebbe essere anche come dici tu” rispose lui piccato. Cioè ho
ragione. La mia euforia per la mia piccola vittoria personale cessò in fretta.
Se veramente era come dicevo io, non c’era niente per cui essere felici. Quella
faccenda era la dimostrazione di quanto fosse impossibile che umani e vampiri
potessero vivere e prosperare tranquillamente fianco a fianco. I vampiri non si
accontentavano di sangue sintetico e il fatto che se lo bevessero mischiato a
sangue vero era una dimostrazione del fatto che non sarebbero mai cambiati.
Almeno…pensando ai Cullen…la maggior parte di loro non sarebbe mai cambiata.
Dopo qualche altro scambio di opinioni, convenimmo sul fatto
che la mia poteva essere la teoria più plausibile e ci alzammo per tornare in
classe, ma come volevasi dimostrare, dato il macabro avvenimento tutti i
ragazzi erano stati rimandati a casa o nelle rispettive stanze in caso abitassero
nel campus. Ma mai possibile che da ero arrivata in quella scuola non riuscissi
a fare più una giornata completa di lezione?
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Capitolo 13 *** Inviti e pittura ***
Lavori in corso
Chiedo
venia per il mio ritardo girls, ma questa è stata una giornata
intensa. Ho finito ora di rivedere il capitolo! ma ora non perdo tempo
e lo posto immediatamente sperando sia abbastanza bello da farmi
perdonare l'attesa.
il
mistero si infittisce, ma ho pensato di lasciarlo da parte un altro
pò per far spazio a Ninì. Scusate il titolo ma non me ne
veniva in mente nessun'altro!
Grazie
mille a tutte le ragazze che hanno messo la mia storia tra i
preferiti/seguiti e anche a quelle che la leggono senza averlo fatto.
un bacione a tutte e buona lettura!
I giorni passavano senza avvenimenti di sorta. Come previsto,
dell’omicidio di Christina Abbott (scoprì il suo nome il giorno dopo) nessuno
parlò più. La famiglia fece un funerale ristretto in fretta e furia, senza
perdere tempo, desiderosi di seppellire quella storia assieme alla figlia.
Nessuno ne parlava, né umani (e questo lo sapevamo io,
Angela e Mike) né vampiri (e questo lo sapevano i Cullen). Come se niente fosse
successo.
Edward continuava a scandagliare le menti di tutti gli
studenti ed era sempre più nervoso ed esaurito. Alice dava almeno un’occhiata
ogni mezz’ora al futuro dei vampiri di cui aveva parlato Jasper ma non perdeva
la sua vena positiva nel dire che, dato che continuava a non trovare nulla,
doveva essersi davvero trattato di un incidente. Ovviamente in queste sue
‘ricerche’ aveva trovato altri nomi preziosi di appartenenti al movimento (un
certo Mallory, una tale Smith, la vampira che sedeva al fianco di Angela ad
arte Cassidy e altri ancora).
Per quanto riguardava noi altri, tenevamo gli occhi aperti.
Non avevamo raccontato nulla ad Angela e Mike nello specifico di quello che
stavamo combinando. Io ormai c’ero dentro, ma magari loro potevano esserci più
utili da ‘ignoranti’. Erano a scuola da più tempo di me, conoscevano più gente
e magari avrebbero scoperto più cose senza farsi notare. Credo pensassero che
stessimo diventando un po’ matti tutti quanti dato le domande da terzo grado
falsamente indifferenti con cui li tartassavamo di continuo.
A parte questo…il patetico era entrato a far parte della mia
esistenza. Si perché avevo trovato un modo tutto mio per torturarmi molto
pericoloso: il masochismo. Nei miei momenti di solitudine avevo preso il vizio
di mettermi sul letto con l’Ipod nelle orecchie e rivivere tutti i bei momenti
passati con Edward. Ok, la lista non era poi così lunga, ma fatto stava che
puntualmente, quando spegnevo il lettore, mi sentivo come se mi fosse passato
sopra un tir. Nella realtà, con Edward le cose andavano di male in peggio.
Quando eravamo da soli nella stessa stanza era l’imbarazzo più totale, quando
eravamo in compagnia era un continuo mandarci frecciatine. Persino il contatto
fisico era diventato un problema: ci bastava sfiorarci accidentalmente per
ritrarci in fretta imbarazzati. Quando non c’era, poi, non potevo fare a meno
di pensarlo e sospirare nel frattempo. Perché era andato tutto a rotoli? Perché
il mio sogno mi veniva strappato via così violentemente dalle mani, e ogni
giorno dovevo assistere allo spettacolino di Edward che abbassava lo sguardo e
si chiudeva in un silenzio impenetrabile quando incrociavamo lei per i
corridoi? Come poteva mai pensare ancora a una che lo ignorava con tanta
cattiveria? E dire che io ogni volta che pensavo queste cose mi sentivo in
colpa nei confronti di Bella. Mi sentivo in colpa a giudicarla male perché non
era colpa sua se era diventata così, non l’aveva scelto lei. Tutti i giorni
vedevo quanto fosse diversa dalla Bella che era stata: subdola, viscida…e non
potevo far altro che provare pena per lei. Ma potevo mai sentirmi in colpa per
quella che mi aveva portato via il mio sogno? In modo inconsapevole, certo… ma
l’aveva fatto!
Comunque sia, mi lasciò perdere. Non mi minacciò più, non
cercò più il contatto con me. Non ne aveva più motivo, giusto? Per la verità,
iniziai a vederla sempre meno a scuola, evidentemente troppo presa dai suoi
impegni. Far parte del corpo di guardia dei Volturi non sembrava cosa da poco,
o almeno pensavo fosse così.
Passavo i miei pomeriggi tra libri e uscite con Alice,
Rosalie e Angela. Qualche volta uscivamo tutti quanti assieme a fare un giro a
Port Angeles, o quando il desiderio di evadere da Forks era troppo grande,
arrivavamo addirittura fino a Seattle. Ogni volta Alice insisteva perché io
andassi in macchina con Edward ma dirle che era tutto inutile perché le cose
non miglioravano non serviva a nulla. Continuava a fare in modo di chiuderci
tutti e due nell’abitacolo due posti della Vanquish e se la squagliava prima
che uno di noi potesse protestare. Costretti in quello spazio ristretto, stavamo
tutti e due in silenzio, oppure scambiavamo qualche frase di circostanza (hai
freddo? Accendo il clima? Posso cambiare stazione radio? Abbasso un po’ il
volume, ti spiace? Notato nulla di strano in giro?). Solo una volta mentre
armeggiavo con i tasti dell’autoradio, lui alzò la mano per sfiorare la mia.
Quando mi girai sorpresa a guardarlo mi sorrise. Mi fece appoggiare la mano
sulla leva del cambio e la strinse sotto la sua per tutto il tragitto. Restammo
in silenzio tutto il tempo. Non pensai nulla. Cercavo di fare attenzione alle
parole delle canzoni. Con lui pensare era come parlare. Meglio non farlo se
volevo godermi in pace quel momento. Non riesco ancora a decidermi su che
significato dare a quel gesto perché dal giorno dopo tornò ad essere schivo e
irritabile come sempre, ma con una
variante in più. Mi fissava sempre. Di continuo. Se mi alzavo i suoi occhi si
alzavano con me, se me ne andavo me li sentivo puntati dietro la schiena, se lo
beccavo lui li distoglieva.
Non sapevo nemmeno cosa provare, se dovessi essere contenta
del fatto che era tornato a guardarmi con interesse o se esserne irritata
perché così facendo alimentava l’illusione che le cose tra noi sarebbero potute
riprendere da dove le avevamo lasciate. Da lui non ricevevo alcun aiuto in
questo senso. Spesso e volentieri non riuscivo a non pensare a queste cose
mentre c’era lui nei paraggi, ma lui si tratteneva dal commentare i miei
pensieri, rassicurarmi o dirmi qualsiasi cosa. Mi guardava per un po’ con
un’espressione talmente criptica che solo Dan Brown sarebbe riuscito a
interpretarla. Una cosa era comunque assolutamente chiara nella mia mente: mi
piaceva ancora. Ero totalmente, incondizionatamente, irragionevolmente
innamorata di lui e allo stesso tempo non potevo fare a meno di odiarlo per
avermi portato a riconoscere questo sentimento. L’unica soluzione era metterlo
sotto chiave e considerarlo un capitolo chiuso. Era l’unica cosa da fare se
volevo ancora avere una sottospecie di vita e di tranquillità mentale. E
soprattutto un cuore intero e funzionante.
Questa era la mia vita a Forks nelle settimane successive
all’incidente della Abbott. Iniziava anche a fare più freddo e a piovere. Era
troppo bello per essere vero che il caldo indugiasse così tanto a tornarsene ai
tropici. Con le ragazze organizzammo un giro di shopping a Seattle per adeguare
il nostro armadio alle temperature e se Alice mi avesse fatto comprare anche
solo una canottiera in più, la mia cabina armadio sarebbe esplosa. Per lei
l’arrivo delle nuove stagioni era sempre una festa, una delle tante scuse per
rivoluzionare gli armadi. Se non il suo quello della sorella o dei fratelli, o
in questo caso il mio. Era incontenibile. E lo fu ancora di più la mattina in
cui ci portò la notizia più fantastica del mese, a suo dire.
Quel giorno eravamo seduti tutti al nostro solito tavolo,
tutti uno più svogliato e annoiato dell’altro. Non avevo nemmeno la forza di
battibeccare con Edward perché si stava scolando troppi Blola (se n’era già
bevuti cinque nel giro di mezz’ora). Ci stavo per fare un pensierino quando
un’Alice tutta saltellante entrò dalle porte a vetro della mensa agitando un
foglio.
“ ci sarà anche quest’anno! Ci sarà, ci sarà, ci sarà!!!”
“Alicetta, tesoro…abbassa la voce, per piacere, ti abbiamo
sentito” disse Jasper cercando di placare la moglie con il suo potere, ma non
doveva metterci troppo impegno perché quel folletto senza freni continuava a
saltellare contenta.
“ci sarà anche quest’anno e quest’anno potremmo partecipare
anche noi!”
“Alice calmati. Di che stai parlando?” sbadigliò Rosalie
togliendo di mano la bottiglietta di Bloda Rh negativo dalla mano del fratello
per prenderne un sorso.
“ma del ballo!!!”
“uff, quel ballo…già” sbuffò Emmett alzando gli occhi al
cielo.
“quale ballo?” chiesi io, rediviva dal torpore in cui stavo
crollando. La notizia mise sull’attenti, anche Mike e Angela che, sonnacchiosi
anche loro, stavano guardando le stampe di alcune foto che avevamo fatto
durante la nostra ultima uscita.
“uff. Vi devo sempre spiegare tutto io. Allora, gente di
scarso interesse su come va il mondo, ogni anno la scuola organizza un ballo.
Un ballo vero! Di quelli da abito lungo e valzer. Lo fanno per incentivare i
genitori ad iscrivere i figli al Saint Katrine e a convincere i finanziatori
che la nostra scuola è un buon investimento. Per questo dico che possiamo
andarci! Noi dell’ultimo anno dobbiamo far vedere il risultato dell’insegnamento
che si riceve qui e poi… beh ci sono anche i direttori dei college più
prestigiosi di tutta l’America. Diciamocelo chiaro, gli unici che possono
permettersi le loro rette qua nella penisola di Olimpya siamo noi del Saint
Katrine. Ed è per questo che ci sarà un sacco di gente importante e tutto sarà
fatto in grande stile. Anche perché, indovinate chi è entrata a far parte del
comitato di organizzazione? Lasciate perdere, la sottoscritta! Quindi tutto
sarà perfetto, ma mi aspetto che voi mi diate tutti una mano”. Aveva spiegato
tutto talmente in fretta che avevo fatto fatica a starle dietro.
“quando sarebbe?” domandò Emmett rassegnato. Tutti quanti
sapevamo che quando Alice si metteva in testa una cosa era meglio dirle subito
di si, tanto a contraddirla si sarebbe sprecato solo tempo e fiato.
“tra due giorni”
“come sarebbe tra due giorni? Come puoi preparare tutto in
così poco tempo? È un’impresa impossibile!” esclamò Rosalie. Secondo me stava
più che altro pensando a dove avrebbe trovato il vestito adatto in due giorni
che non a come avrebbe fatto Alice a preparare tutto.
“Non mi chiedere perché l’abbiano anticipato perché non lo
so. Forse la scuola è a corto di soldi e vuole anticipare i tempi” rispose
Alice facendo spallucce.
“io non ti aiuto, scordatelo. Ho gli allenamenti” disse
Emmett alzandosi dal tavolo. Di fianco alla sorella più piccola sembravano
l’articolo il. Il gigante e la farfalla.
“peccato Emmy, vorrà dire che ti sorbirai anche le lezioni”
“come?”
“Ho detto al preside che c’era poco tempo e per cui gli ho
chiesto se il mio team di aiutanti potesse essere esonerato con me dalle
lezioni. Ma tu hai detto che sei impegnato…”
“no, no, no! Ci sono. Sai Aly, so che ti stupirò…non sembra
ma…io adoro sistemare vasi e fare composizioni floreali. È il mio passatempo
preferito! Sarei proprio bravo”
Fu così che iniziò la nostra carriera da imbianchini e
decoratori. Si perché quando Alice era stata accompagnata dal preside a quella
che sarebbe stata la sala del ricevimento, lei si era messa in testa che le
pareti rosso carminio non erano adatte allo stile del SUO ballo. Di quello che
dicevano gli altri membri del comitato di organizzazione se n’era sbattuta
altamente e aveva preso il comando. La frase più corretta per descrivere quello
che fece sarebbe ‘instaurò una dittatura’, ma trattandosi di Alice…insomma
sembrava impossibile che una cosina così piccola potesse dettar legge e far
rigare dritto (e coordinato) un gruppo di più di cinquanta persone.
Avevo avuto giusto il tempo di andare a casa a cambiarmi,
prima che mi afferrasse per un polso, mi trascinasse davanti a una parete
infinita e mi mettesse un rullo in mano. Ci voleva far tinteggiare tutto color
crema.
Dopo più di due ore che passavo quell’arnese sulla parete,
iniziai a maledirla in tutte le lingue che conoscevo perché iniziavo ad avere
troppo male alle braccia.
“ne deduco che non ti piace tinteggiare”. Edward, tutto
macchiato di vernice, mi stava sorridendo. Era il primo vero sorriso rilassato
che mi riservava da quel giorno sulla spiaggia. Avrei dovuto mantenere il mio
cipiglio e mostrarmi alterata ma inutile dire che cipiglio e arrabbiatura
davanti ai suoi occhi dorati se ne erano andati a spasso.
“non quando devo andare così di corsa” risposi neutra
continuando a passare il rullo con energia, cercando di pensare a mantenere
l’equilibrio il piedi sulla scala, per non fargli capire il tornado di ormoni
che mi aveva appena scatenato. Era splendido. Letteralmente splendido. Sexy da
pazzi. Già solo guardarlo mi stava creando degli scompensi ormonali non
indifferenti, che si tradussero in una vampata di calore improvvisa. Quella
maglietta nera metteva in evidenza il suo petto ampio e scolpito. Le mezze
maniche lasciavano scoperti quei bicipiti non troppo gonfi ma definiti ad arte
che erano una gioia per gli occhi. E si lo ammetto: quando pensai non mi
guardasse scesi molto più giù con lo sguardo per ammirare anche il suo
splendido sedere. Riuscì talmente a mandarmi in tilt quella vista che girandomi
per far finta di nulla e riprendere a tinteggiare, mi voltai verso il vuoto
anziché verso il muro e caddi. Stavo aspettando la botta tremenda sul sedere ma
questa non arrivò. In compenso fui avvolta da due braccia fredde e il mio viso
andò a sbattere contro una maglietta nera. Cazzo.
“se tu fossi realmente impegnata a tinteggiare anziché
guardarmi il sedere, Ninì, io non dovrei starti dietro per salvarti quando cadi
dalle scale” sussurrò con una voce talmente sexy che dovrebbe essere dichiarata
illegale al mio orecchio.
“se tu non te ne andassi in giro con dei jeans che lo
mettono in risalto non dovresti salvarmi. È il minimo che puoi fare dopo avermi
distratta” gli risposi acida, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“in realtà non sarebbe mio dovere dato che il tuo di sedere
mi ha distratto dal mio dovere per primo” bisbigliò ancora e non mollando la
presa.
“ti è di tanto disturbo far scendere me e il mio sedere
allora?”. Non che non mi piacesse quel contatto, ma il suo cambiamento di umore
era stato così repentino che non riuscivo ad adeguarmici subito. Cioè l’avrei
anche fatto, e infatti il mio cuore, traditore, si era già messo a fare le
capriole, specie quando mi aveva chiamata di nuovo ‘Ninì’. Ma psichiatra di me
stessa, mi ero messa da sola in cura e non potevo rischiare una ricaduta
proprio quando mi ero imposta di farmi passare la
cotta/innamoramento/fissazione per lui.
“a dir la verità si. Ma se insisti” disse rimettendomi giù e
scostandomi i capelli dal viso. “Sei tutta sporca di vernice. E molto carina”
continuò sorridendomi dolce. Qualcuno mi raccolga in qualche modo perché temo
di essermi sciolta. Non potei proprio evitare di arrossire e nemmeno di darmela
a gambe prendendo il mio bravo secchio e continuare a pitturare una zona poco
distante ancora rossa.
Lui mi seguì con il suo di secchio. Dho! Il mio
autocontrollo e la mia autopsicoanalisi se ne sarebbero andate a quel paese se
mi avesse rivolto la parola in modo gentile un’altra volta.
“allora…già scelto con chi andrai al ballo?”. Ciao ciao
autocontrollo, è stato un piacere conoscerti.
“no”. Le richieste non erano mancate, ma nemmeno li
conoscevo i tizi che me lo avevano chiesto per cui avevo rifiutato. Però avevo
una mezza idea di accettare l’invito di Mike. Credevo l’avrebbe chiesto ad
Angela ma lei aveva accettato l’invito di un certo Ben e lui sembrava esserci
rimasto un po’ male. Per cui potevamo andarci insieme come amici. Solo lui,
sola io… tanto valeva farci un balletto assieme.
“A me sembra il contrario” disse Edward piccato.
“L’ho deciso ora” risposi altrettanto piccata.
“Potevi almeno aspettare che te lo chiedessi io”
“Perché avevi intenzione di farlo?”
“Ero giusto venuto a chiedertelo ma tu hai mentalmente
accettato la proposta del piccolo Newton!”
“ Ti da fastidio? Non dovrebbe dato che tu hai in testa una
ragazza che non sono io. Chiedilo a lei di venirci.”
“E’ a Volterra. Non ci sarà al ballo”
“A bravo, Edward. Ti manca la dama e ti rivolgi al ripiego.”
“Sai che non è quello che volevo dire”
“No. Non lo so.”
“Si che lo sai.”
“No. E comunque sia io e Mike andiamo al ballo come amici”
“Si come no. Hai idea di quante volte è stato lui a
guardarti il sedere e di quante volte al giorno ci pensi?”
“No e non me ne frega. Se lui non ci viene come amico, sono
io che invece accetto da amica il suo invito”
“ Complimenti a te. Mi rimpiazzi in fretta e dire che, per
ironia, io invece mi sono trattenuto”
“ Mi spiace se la mia presenza ha rovinato il tuo vecchio
piano di scopate Edward. Ma non disperare. Troverai qualcuna da portare al
ballo che magari ti regalerà anche un dolce di fine serata”
“Poi sono io lo stronzo”
Dio solo sa quanto mi costava dire quello che stavo per dire
ma dovevo assolutamente proteggere la mia salute mentale e più di ogni altra
cosa il mio cuore. Se ci fossi ricaduta e avessi sbagliato di nuovo nel farlo
si sarebbe ridotto in pezzi talmente piccoli che sarebbe stato impossibile
rimetterli insieme. Prendendo un bel respiro per farmi coraggio, mi misi su la
miglior faccia indifferente del mio repertorio e dissi. “Edward, siamo seri. Io
e te al ballo insieme? Non sarebbe una buona idea. Tu hai in testa Bella e io
non posso cambiare questa realtà. Non posso dirti ‘hai visto com’è andata a
finire l’altra volta’ perché nulla è iniziato sul serio, ma sai benissimo che
ci ho pensato a lungo in questi ultimi giorni. E io non voglio iniziare di
nuovo da capo per poi crollare di nuovo. Per cui, ti prego. Se mi vuoi bene
anche solo un poco, lasciami stare. Andrò al ballo con Mike. Se vuoi…possiamo
restare amici, ma non so nemmeno se sia questa la cosa giusta da fare.”
Il mio cuore stava andando in pezzi lo stesso. Avevo
troncato ogni minima possibilità di averlo, ma forse quel dolorino momentaneo
al petto era il prezzo giusto da pagare per poter restare fedele a me stessa e
non soffrire ancora di più. Cercai di pensare con intensità solo alle mie
parole mentre le pronunciavo, per fargli capire che non avrei avuto
ripensamenti. Che avevo deciso una volta per tutte.
“Come vuoi Nihal, ti lascerò stare” disse freddo dopo
qualche minuto “vado a continuare il mio pezzo di muro”.
Non potevo permettermi di pensare a quanta voglia avessi di
piangere in quel momento, l’avrebbe sentito. Per cui, cercando di essere ferma
e irremovibile su quello che avevo appena detto, andai da Mike per dirgli, col
cuore a pezzi, che accettavo il suo invito.
abbigliamento Edward e Nihal: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11792186
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Capitolo 14 *** Il ballo ***
il ballo
come dice
Dindy, sti due a litigare ci danno dentro! maaaa spero che questo
capitolo possa piacervi quanto è piaciuto a me scriverlo. non
vedevo l'ora di farlo! i capitoli precedenti li ho scritti tutti non
vendo l'ora di arrivare a questo. E visto che mi piace così
tanto, lo dedico alle mie commentatrici di fiducia! un bacione a tutte
e buona lettura!
ps spero di riuscire a postare presto il prossimo chapter. ultimamente
ho un pò di cose da fare e non so se riuscirò a postare
tutti i giorni, cercherò di farlo. voi continuate pure a
controllare e io vedrò di non farvi attendere troppo.
Edward non mi rivolgeva più la parola. Solo sguardi.
Intensi. Brucianti. Se quello era il suo modo di lasciarmi stare, non era molto
bravo nel farlo. A sera tarda, molto tarda, finimmo di imbiancare la sala e
Alice ci lasciò liberi di andare a casa con la gentile concessione di cinque
ore di sonno prima della ripresa dei lavori forzati. Il giorno dopo i ragazzi
furono impegnati a montare tavoli, portare sedie e sistemare luci, mentre noi
ragazze avevamo il compito di creare composizioni floreali e centrotavola da
disseminare ovunque. Il telefono che era attaccato da ore all’orecchio di Alice,
aveva iniziato a emanare fumi sospetti e lasciò questo mondo alle 16.09 del
pomeriggio con uno scoppio durante un’importante chiamata al servizio di catering.
Anche quel giorno finimmo a tarda sera. La mattina dopo non ci restava che
stendere tovaglie, apparecchiare tavoli e sistemare decorazioni e cavi e
cavetti vari di luci e attrezzistica per i musicisti. Uno sclero.
Le mie occhiaie reclamavano pietà a gran voce ed
evidentemente le loro grida erano talmente assordanti che Alice non le sopportò
più e mi concesse di andare via prima per dormire un po’ prima di prepararmi
per la grande serata. Non me lo feci ripetere due volte. Quando sfiorai il
cuscino mi chiesi se, dopo tanta sofferenza, fossi finalmente in paradiso. Ma
la sveglia del telefono suonò troppo presto e ne dedussi che semmai avevo
approfittato di un misero soggiorno nel limbo. Quando mi decisi a togliermi le
lenzuola di dosso, notai che sulla sedia di fronte al mio letto c’era un
gigantesco pacco rosso con un fiocco bianco. Mi alzai per andare a sbirciarne
il contenuto e dentro c’era esattamente quello di cui avevo bisogno. Un
vestito. Ringraziai mentalmente Alice e Rosalie per averci pensato e mi
trascinai fino al bagno dove avrebbe avuto inizio l’opera di restauro
pre-ballo. Era la prima volta che andavo ad un ballo vero e proprio, di quelli
da abito lungo e valzer, come lo chiamava Alice. A giudicare dal mio vestito
doveva essere davvero una cosa seria perché non era affatto un abito lungo fino
ai piedi e basta, ma uno di quelli con tanto vaporoso tulle sotto a tenere la
gonna molto ampia.
Non ero capace di fare chissà quali pettinature elaborate,
almeno non su me stessa, così decisi di lasciare i capelli sciolti ma mi
impegnai comunque per renderli presentabili facendoli belli boccolosi con il
ferro apposta e appuntandoli in modo che non dessero fastidio con delle forcine.
Non mi dispiaceva lasciarli giù, anche se la prima immagine che ebbi di me
stessa quando vidi il vestito fu quella di una bella acconciatura alta. Con i
capelli sciolti, però, ero più simile a me stessa e potevo anche riuscire a
dare l’impressione di una che, nonostante il tenore dell’abito, non se la
tirasse poi così tanto.
Mi truccai leggermente e indossai la collana e il bracciale
che erano stati messi nel pacco. Poi mi accinsi a scegliere la biancheria
intima da mettere sotto quella meraviglia di taffetà rossa senza spalline che
era il mio abito. Quando mi passò per le mani il bustino nero di pizzo ebbi una
fitta al cuore. Mi venne in mente quella mattina in cui Edward entrò nel mio
camerino mentre stavo provando un vestito e me lo aveva messo tra le mani. Non
dovevo stare li a pensarci troppo. Mike sarebbe arrivato di li a poco. Cacciai
il bustino sul fondo del cassetto assieme al ricordo e ne presi uno rosso scuro
di raso con la brasiliana abbinata. Qualche minuto dopo ero pronta per uscire e
Mike citofonò per dirmi che era arrivato. Dopo un’ultima breve controllata allo
specchio mi decisi ad uscire dalla porta di casa.
Mike, elegantissimo in smoking con giacca bianca, mi stava
aspettando appoggiato alla sua macchina con una rosa bianca in mano.
“non sapevo di che colore fosse il tuo vestito e ho puntato
sul neutro” disse porgendomi la rosa.
“grazie Mike, è splendida” risposi accettandola.
“avrei voluto portarti uno di quei braccialetti con i fiori
sopra ma non sapevo se erano indicati per questo tipo di ballo”. Era
imbarazzatissimo.
“non ti preoccupare Mike. Questa rosa va benissimo.” cercai
di farlo sentire meno a disagio.
“aspetta, ho un’idea. Così non dovrai tenerla tutta la sera
in mano”. Entrò nell’abitacolo della sua Alfa Romeo Spider e ne uscì immediatamente con un aggeggio in mano che poi si rivelò essere
un coltellino. Mi prese la rosa di mano e ne tagliò via foglie e gambo. Poi si
avvicinò e individuò una delle mille forcine che avevo usato per dare un
aspetto ordinato ai miei boccoli, per appuntarci la rosa. Anche questo piccolo
gesto svegliò un ricordo. Più doloroso di quello del bustino. L’ultima volta in
cui avevo portato fiori nei capelli, una rosa bianca per giunta, era stato il
giorno della spiaggia. Mentre ero troppo occupata a impormi di non pensarci per
non entrare in paranoia proprio quella sera, Mike aiutò me e il mio ingombrante
vestito a salire sulla sua sportiva italiana.
Non gli fui di molta compagnia durante il viaggio, occupata
com’ero a mantenere i miei nervi saldi dopo quel breve viaggio indietro nel
tempo.
Troppo presto arrivammo al castello. Cioè alla scuola, ma
con tutte quelle luci a illuminare il gigantesco maniero che era il Saint
Katrine, sembrava di essere invitati al ballo del principe azzurro della favola
di Cenerentola. Solo che la mia carrozza era una macchina e aveva dei cavalli
come dire…meramente figurativi. Niente topolini e il mio cavaliere era seduto
di fianco a me. Inoltre non c’era una meravigliosa e chiara luna a rendere
ancora più bello il già suggestivo scenario, ma pesanti e grigi nuvoloni
carichi di pioggia in pieno stile Forks, per la serie, quando si organizzano
eventi bisogna sempre riservare un piccolo spazio al localismo. Più locale
della pioggia a Forks non c’era nulla.
Lasciate le chiavi al parcheggiatore, Mike mi diede il
braccio e insieme ci avviammo verso la sala da ballo cui si accedeva da un
pesante portone a due battenti dal giardino interno del comprensorio destro. Alice
era stata una vera maga! Si perché trasformare i corridoi di una scuola in
confortevoli e rassicuranti corridoi illuminati da torce che emettevano una
calda luce dorata era una vera e propria opera di bacchetta.
Entrammo nel salone e dall’alto della scalinata che scendeva
di una quindicina di gradini ammirammo lo splendore che Alice con il nostro
aiuto aveva creato. Lampade, fiori, gente…era un sogno. Dame in abito lungo,
alcune bello largo come il mio, altre con veli che scendevano lisci, danzavano
leggiadre accompagnate dai loro cavalieri, tutti in smoking chi bianco chi
nero, a eccezione di poche divise ufficiali che dovevano appartenere
all’esercito. Non trattenni un fischio di approvazione e Mike ne rise.
Scendemmo le scale alla ricerca degli altri e trovammo un
Emmett che non faceva altro che infilarsi l’indice tra il collo e il colletto
della camicia che evidentemente lo soffocava troppo. Rosalie, dal canto suo,
splendida in un lungo abito di raso verde bottiglia che sembrava dipinto su di
lei, tentava di tenerlo buono come poteva. Accanto a lei Alice e Jasper
reggevano flute colmi di sangue sintetico e si guardavano attorno, controllando
la situazione. Anche il folletto era splendida, fasciata dal suo abito pervinca
dal corpetto lavorato, e anche Jasper in smoking faceva la sua bella figura.
“Alice, non so come ringraziarti per il vestito. Non avevo
proprio idea di cosa mettere” dissi avvicinandomi al tavolo delle bevande per
prendere un bicchiere di vino bianco.
“ma io non ti ho preso nessun vestito”
“allora sarà stata Rosalie”
“…no…è stata tutto il tempo con me. I nostri vestiti li
avevamo già presi tempo fa aspettando l’occasione per metterli…”. Alice non era
stata. Rosalie nemmeno. Andando per esclusione…
“Edward ha scelto bene. Il rosso ti dona molto, Ny” disse
Alice accarezzando il taffetà della mia gonna. Lo ripeto. Bel modo di tenere le
distanze. Evitai di mostrare che dentro di me ribollivo di rabbia e mi
allontanai.
Il preside decise che era il mio turno di essere presentata,
e come faceva uno per volta con tutti gli studenti, mi accompagnò a conoscere i
presidi dei vari college presenti alla festa. Darmouth, Siracuse, Yale, Harvard…e
a tutti elencava le doti di ciascuno di noi (probabilmente aveva passato gli
ultimi giorni a studiarsi le nostre schede e le nostre pagelle, anche perché,
stranamente, quelli con dei voti appena sufficienti non li accompagnava da
Darmouth, Yale and company). Poi fu il turno di alcuni finanziatori e genitori
di futuri alunni. Come se in quella scuola bon ton, portamento e danza fossero
delle materie di corso, sottolineò anche quel lato delle nostre qualità, che
vennero prontamente testate da un ufficiale cadetto della marina (evidentemente
carico di soldi pur essendo così giovane) che mi invitò per un ballo. Non me la
cavai male. Per fortuna avere un padre da cui venivo spedita almeno una volta
l’anno era servito a qualcosa. Le poche volte che lo vedevo insisteva nel dire
che dovevamo far le prove del ballo per quando mi sarei sposata, sempre che
avesse avuto poi davvero il tempo di accompagnarmi all’altare, dato che in un
mese di vita a Forks ancora non mi aveva degnata di una telefonata. Mentre mi facevo
portare dal mio cavaliere notai Edward tra i ballerini in pista, che concedeva
un giro di valzer a una signora di mezza età che dalla faccia che aveva era
molto dispiaciuta di non poter toccare altro che la mano e la spalla del gran
pezzo di figo in smoking che era il suo cavaliere. Passatemi l’espressione
colorita, ma Edward era davvero l’ottava meraviglia del mondo quella sera.
Comunque, l’unica regola che ci era stata fermamente imposta per quella sera
era essere carini e gentili con gli ospiti. Per cui non mi stupii vedendo la
meraviglia danzare con la signora arrapata (domando di nuovo scusa ma dava
davvero l’impressione di essere in astinenza da sesso da una vita. Che poi
…sentite da che pulpito! Una vita intera di astinenza per la sottoscritta. Sigh).
Feci per tornare a guardare il mio cavaliere, ma gli occhi
di Edward mi bloccarono. Accesi, tormentati, neri. Mi seguiva con lo sguardo e
non mi lasciava mai, pur non facendo nulla per accorciare i metri che ci
separavano. Provai a inviargli un pensiero. Edward,
così non mi aiuti. Lasciami in pace.
Ma non recepì il messaggio, anche se seppi che era arrivato
a destinazione dal sorrisetto che mi lanciò.
Terminato il mio primo giro di danze, fui rapita da Emmett e
poi da Jasper per altri due giri ancora. quando pensavo di potermi sedere un
attimo, ecco che arrivava un nuovo cavaliera a chiedermi un ballo. Tra un
ospite e qualche compagno di corso e l’altro, riuscì a danzare anche con il mio
accompagnatore, che poverino, non sembrava si stesse godendo molto la festa.
Gli occhi fiammeggianti di Edward mi erano sempre puntati
addosso. Potevo sentire sulla mia pelle quale parte di me stesse osservando. Mi
stava mangiando con gli occhi (cosa che Rosalie e Angela non mancarono di farmi
notare appena poterono).
Mi stava mettendo in soggezione. I suoi sguardi infuocati
erano delle bombe lanciate direttamente contro il muro della mia autodifesa
mentale e quello che era peggio è che lui lo sapeva bene. Non guardava mai la
sua dama, la persona che gli veniva presentata o il cameriere che gli offriva
un calice di sangue sintetico. Solo me. Sempre me. Perché si ostinava a dover
essere parte della mia vita, quando era chiaro che, a causa della sua
situazione, non potevamo che essere amici, e dopo quello che c’era stato forse
nemmeno quello? Perché infieriva pur avendo letto nella mia mente quanto avevo
sofferto e soffrivo ancora per quello che era successo? Perché era tanto
egoista?
Cercai di ignorarlo il più possibile ma era chiaro che
l’essere ignorato non rientrava nei suoi progetti e me lo dimostrò quando mi
chiese un ballo davanti a un manipolo di finanziatori. Lo fece in maniera tanto
gentile e cavalleresca che questi mi sfidarono con lo sguardo a rifiutarglielo.
Dovetti concederglielo. Per forza. A malincuore. Mi misi il
cuore in pace e dissi addio a tutti quei pensieri che nella mia testa portavano
il titolo di “Edward capitolo chiuso”. Erano stati davvero dei buoni propositi
i miei. Guardando, però, la sua faccia da furbo (un sorriso sghembo fantastico
e un’alzatina appena accennata di sopracciglio sinistro) mi imposi di lottare
con le unghie e con i denti prima di arrivare ad alzare bandiera bianca nei
suoi confronti.
Una musica leggera, delicata e romantica partì dalle note
del pianista. Fantastico. Pure lui si metteva contro di me! Dall’occhiolino che
Edward gli lanciò quando passammo vicino al palchetto del piano, capii che la
scelta della musica non era stata casuale. E non ci vidi più. Mollai Edward al
centro della pista e corsi fuori dalla sala. Ero arrivata al capolinea della
sopportazione. Cosa pensava? Che bastasse una canzone a farmi cedere?
Volevo correre il più lontano possibile da li, andare dove
nessuno mi avrebbe trovata. Seguii le scale dei corridoi che portavano in alto.
Magari sul tetto avrei trovato un po’ di pace. Corsi a perdifiato cercando di
mettere più distanza possibile tra me e lui e arrivai sul tanto agognato tetto.
Pioveva forte, a gocce pesanti, ma non ci badai. Forse la
pioggia era giusto quello che mi serviva in quel momento. Avrebbe lavato via
più in fretta le mie lacrime di rabbia che si erano trattenute dallo scendere
prima per arrivare in un posto dove avrebbero potuto farlo indisturbate.
Mi sentivo una marionetta, un gioco che lui pretendeva di
poter prendere e lasciare come voleva, indipendentemente da quello che volessi
io. Ero arrabbiata con me stessa perché nonostante tutto l’attrazione e il
sentimento che provavo cedevano ai suoi segnali.
“Ninì…”. Non ebbi bisogno di voltarmi per capire che mi
aveva seguita.
“cosa vuoi da me, Edward?”dissi cercando di tenere un tono
controllato, anche se tenere a bada quel cavallo imbizzarrito che si dibatteva
a tutta forza nel mio petto dalla rabbia era un'impresa. Mi mancava l’aria, mi sentivo
soffocare, come se stessi camminando in un corridoio le cui parenti non
facevano altro che stringersi addosso a me.
Non ottenni alcuna risposta, eccetto quella che potevano
darmi il rumore dei suoi passi che si facevano sempre più vicini. Presi
coraggio e mi voltai. Non so per dirgli cosa. Avevo preso ad agire come un automa,
come se la mia mente e il mio corpo fossero stati scollegati. Senza rendermene
realmente conto mi trovai davanti al volto di un Edward tutto gocciolante di
pioggia che continuava a guardarmi come aveva fatto tutta la sera. E glielo
dissi.
“io ce la sto mettendo tutta per tentare di dimenticare quel
poco che c’è stato. Ma non posso farlo se tu mi guardi in quel modo. Io ci sto
provando ad andare per la mia strada, ad essere felice. Davvero felice. Ma non
ci riesco, perché tu continui a fissarmi e a seguirmi con gli occhi qualunque
cosa io faccia. Smettila di guardarmi così!”. La voce che mi era uscita dalla
bocca era un sibilo alterato che lo lasciò interdetto per qualche secondo.
Strinse i pugni e usando il mio stesso identico tono disse.
“Credi forse che non sia quello che vorrei anch’io, Nihal?
Lo credi sul serio? Credi che non preferirei guardare Bella come guardo te? Io
non riesco a pensare, non riesco a respirare, non riesco a fare niente se tu
sei nel raggio di un chilometro da me. Pensi che io stia bene? Pensi che io
riesca ancora a guardarmi allo specchio come se nulla fosse dopo che sto
praticamente tradendo la mia fidanzata? Perché io la considero quasi come una
fidanzata dato che ha ancora il mio anello. E non parlo di tradimento fisico. E
nonostante lei sia diventata quella che sia diventata io vorrei poterla
guardare ancora nel modo in cui guardo te, ma non ci riesco. Non ci riesco,
perché lei non mi faceva uscire fuori di testa standomi vicino per qualche
motivo diverso dal suo sangue. Lei non mi faceva ribollire il mio di sangue se
solo anche mio fratello la sfiorava, lei non mi faceva morire ogni volta che
guardavo le sue labbra schiudersi. Non mi faceva desiderare di essere le sue
dita quando si sfiorava i capelli, né i suoi vestiti quando scivolavano sul suo
corpo. Lei non mi faceva desiderare di poter essere l’aria stessa che la
circondava per poterle stare sempre accanto Lei non era…non è TE”.
Successe tutto troppo in fretta. L’elettricità che ci stava
attraversando era diventata palpabile. L’attrazione che mi portava verso di
lui, verso quelle labbra umide di pioggia, verso quegli occhi neri di rabbia fu
irresistibile. Il bisogno di toccarlo e di sentirlo era una vera e propria
necessità fisica. E lasciai che tutto accadesse.
Ci lanciammo uno nelle braccia dell’altro. Le sue dita
trovarono la strada tra i miei capelli per raggiungere il collo e mi tirarono
con impeto verso il suo viso. E arrivò. Violento, passionale, desiderato,
agognato, dolce e tormentato…il bacio
che aspettavo. Fu la cosa più eccitante di tutta la mia vita. Baciare
Edward. Nel momento esatto in cui le nostre labbra si toccarono mi sentii
completa, mi sentii a casa, come se le sue labbra fossero state create per
baciare le mie, i suoi occhi solo per guardare me, le sue braccia per
stringermi.
Sussurrava il mio nome a fior di labbra, e io non potevo
fare a meno dire il suo, come se mi dovessi convincermi che fosse realmente
lui.
“Ti amo, Nihal Granger. Per quanto ti possa sembrare assurdo,
io ti amo” disse col fiato corto guardandomi dritta negli occhi. Può un cuore
esplodere di gioia e, allo stesso tempo, continuare a battere come un tamburo?
Il mio lo fece.
“ io è da un mese che aspetto di dirtelo” dissi riprendendo
a baciare quelle labbra morbide e semplicemente irresistibili.
Venne tutto da sé, non potemmo farne a meno. Il desiderio
che spingeva le nostre labbra, le nostre lingue a danzare insieme, divenne
troppo pressante per poter essere saziato da dei semplici baci, seppur carichi
di tutta la passione che sia possibile immaginare. Fu semplice sfilare la sua
giacca e far sparire il cravattino. Le mie mani conoscevano già quella strada
pur non avendola mai percorsa in vita loro. Con nessuno. Le sue trovarono abili
la cerniera nascosta del mio vestito, che per presto si ritrovò ai miei piedi a
farci da coperta in mezzo a tutta quell’acqua.
Con delicatezza mi stese sul mio vestito fradicio e mi
sorrise rassicurante. Era così bello. L’acqua gli scendeva giù dalle ampie
spalle e rimbalzava sul mio petto per poi scivolare giù dal mio corpo. Mi
sorpresi di come non evaporasse tutta quell’acqua a contatto con il mio corpo
bollente. Il suo invece era meravigliosamente fresco e sodo e perfetto e
magnifico e…sexy… le sue mani mi sfioravano lente, delicate, ma allo stesso
tempo sicure e audaci. Mi stringeva a sé come se dovessi scomparire da un
momento all’altro. Mi accarezzò, mi baciò, mi fece toccare punte di piacere che
non pensavo nemmeno fossero raggiungibili. E poi…poi fu amore. Sentirlo dentro
di me, con me, con le nostre mani che si cercavano, si stringevano e si
lasciavano…le parole appena sussurrate all’orecchio…le carezze, i gemiti che
venivano raccolti a fior di labbra per non andar persi… Ci muovevamo assieme,
sospiravamo assieme. Eravamo una cosa sola. Anche volendo non avrei saputo dire
dove finissi io e iniziasse lui. Fu tutto perfetto. E fu la notte più bella
della mia vita.
Abbigliamento Alice e Rosalie: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11758200
Nihal: http://www.polyvore.com/nihal_al_ballo/set?id=11738470
Edward: http://www.polyvore.com/edward_ballo/set?id=11739359
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Capitolo 15 *** Spogliatoio ***
spogliatoio
Dopo
il capitolo precedente scrivere questo è stata una vera impresa!
non avevo idea di come procedere senza rovinare la magia della notte
sul tetto. Spero di aver fatto un buon lavoro. Voglio dare il benvenuto
a Kikka e Eynis per essere entrate a far parte delle mie
commentatrici e spero che continueranno a recensire la mia storia.
ringrazio :
per aver messo la mia storia tra i preferiti e anche:
1 - devo
2 -
dindy80
3 -
fata93
4 -
huli
5 -
kate_21
6 -
KiarinaCullen
7 -
meli_black
8 -
nixy
9 -
Saphiras
10 -
Sugar818
11 -
sunrise92
12 -
Tatydanza
13 -
valemyni
14 -
zsusy93
15 -
___lauretta___
per averla messa tra le seguite.
recensioni:
kikka: ti ringrazio molto per i
complimenti e sono contenta di essere riuscita a catturare la tua
intenzione nonostante manchi la coppia Edward Bella. ma chissà
potrei sempre cambiare idea.
Eynis: se scrivi di Nihal avrai
letto le cronache del mondo emerso. è uno dei miei libri
preferiti! adoro Nihal e ti dirò che sono stata indecisa tra
chiamare il nuovo personaggio Nihal o Sheireen, ma poi ho pensato che
consacrata al dio della guerra non sarebbe stato un nome poi
così adatto a Ninì. Sono strafelice del fatto che anche
se non è la nostra Nihal, ti piaccia lo stesso.
mikki: non ti preoccupare per
il chap precedente :) sono contenta che comunque ti sia piaciuto. eeee
che dire?? ma cosa ho scritto mai perchè il capitolo della
spiaggia possa aver fatto tanto successo? :P ti dirò, anche io
sono indecisa su quale tra questi due capitoli della mia creatura mi
piaccia di più
sunrise: anche io voglio un
ballo
cosììììììììììì!!!!!!
ti giuro che mentre scrivevo mi dicevo: ma perchè sta storia non
è vera? perchè non sono veramente io Ninì?
perchè? perchè? perchè? sarebbe un sogno :)
secondo capitolo? anche tu quello della spiaggia? ma tu e Mikki
andate a braccetto allora!! :)
dindy: mannaggia a te! sei tu
che poi fai commuovere me :) se quel capitolo è da strawow
allora consideralo dedicato in particolare a te, insieme a questo che
sto per postare, come regalo di nozze. ti sposi tra poco, vero?
senza ulteriori indugi e sommergendovi di baci e di morsetti, vi auguro buona lettura :)
Se in quel momento fosse arrivato da me un genio della
lampada a dirmi che per via della crisi mi poteva concedere solo un desiderio,
a occhi chiusi avrei espresso quello di poter rendere quel momento infinito. Le
mani fresche di Edward mi accarezzavano leggere le gambe per poi tirarne su una
e risistemarsela sul fianco. Per forse le cinquantesima volta quella sera, ma
mi piaceva talmente tanto quando lo faceva che presi a sciogliere il contatto
di proposito di tanto in tanto. Sciolsi quel contatto ancora una volta.
“come siamo dispettose” disse sfiorando le mie labbra con le
sue. Ma mi accontentò e per l’ennesima volta si risistemò la mia gamba sul
fianco. I suoi occhi erano tornati di quel caldo color oro che tanto amavo.
La pioggia continuava a scivolarci addosso a gocce sempre
più grosse, ma non riusciva a spegnere la nostra voglia di stare li a
scambiarci coccole e baci.
Finimmo per fare l’amore un’altra volta, sempre li, sdraiati
sul mio vestito, con il temporale sulle nostre teste e questa volta fu ancora
più dolce, più bello, più intenso. Non mi sarei mai stancata di fare l’amore
con Edward. Anzi, non mi sarei mai stancata di Edward, punto. Sapere che anche
lui mi amava aveva fatto si che lasciassi libero il mio sentimento che si andò
a sistemare in ogni angolo di me, in ogni anfratto più nascosto rendendomi
completa.
Dopo quello che a me parve comunque troppo poco tempo, lui
si stacco da me per coprirmi, un po’ inutilmente, con la sua giacca zuppa d’acqua.
Si stese al mio fianco reggendosi su un gomito, e prese ad accarezzarmi i
capelli. Non potevo far altro di bearmi di quel sorriso, di quegli occhi caldi
e sentirmi la ragazza più fortunata dell’intero universo galassie comprese.
“sarai stanca…” mi disse premuroso, proteggendomi gli occhi
dalla pioggia con una mano.
“sinceramente…non ho una buona percezione del mio fisico, in
questo momento” sussurrai. Lui sorrise ma non sapeva quanto ci fosse di vero in
quello che avevo appena detto. Aver fatto l’amore con lui era stato come
rinascere. Scoprii di avere delle braccia solo dopo che lui le aveva sfiorate,
una gamba destra, solo dopo che lui l’aveva presa per stringersela addosso, un
ventre solo dopo che lui lo aveva disseminato di baci. Tutto rinasceva sotto il
suo tocco e quando la scia passava, la mia pelle già iniziava ad entrare in
crisi d’astinenza per la mancanza di quel tocco.
“amore…santo cielo sono imperdonabile” disse alzandosi di
scatto. Nudo, con tutta la pioggia che gli scivolava addosso lungo quel corpo
di una bellezza straziante, mi mandò talmente tanto in estasi che mi dimenticai
di respirare.
“ti prenderai un accidente se non ti metti subito qualcosa
di asciutto addosso.” Disse dopo aver preso me e il vestito insieme in braccio.
Mi depose momentaneamente sotto la tettoia che copriva la porta da cui eravamo
entrati per recuperare i suoi abiti e vestirsi. Raccolse anche quello che
restava del mio intimo e se lo infilò in tasca, dopo avermi sorriso col suo
sorriso sghembo che mi mandò letteralmente in tilt.
Non riuscivo a dire una parola. La mia goffaggine umana
avrebbe sicuramente rovinato quel momento paradisiaco.
Mi avvolse con quell’ammasso di stoffa rossa gocciolante e
mi portò al coperto.
Attaccò a correre per i corridoi deserti della scuola e si
fermò di fronte alle due porte.
“hai…come non detto” e si fiondò nello spogliatoio dei
ragazzi.
Mi depositò su una panca blu e si mise ad armeggiare con il
lucchetto di un armadietto. Ne tirò fuori un asciugamano grande e due flaconi.
Iniziò a spogliarsi sorridendomi ogni volta che faceva scomparire un pezzo. La
mia mente era ancora troppo ubriaca per via dei suoi baci e delle sue carezze
per capire cosa stesse facendo. Quando fu completamente nudo (quel poco che
rimaneva della mia sanità mentale se ne andò per non tornare mai più) mi fece
alzare e lasciando il mio vestito sul pavimento mi accompagnò alle docce. Ci
infilammo in una cabina e aprì l’acqua calda a manetta.
“devo pur scaldarti in qualche modo” disse con un sorriso
prima di baciarmi e spingermi sotto il getto. Solo quando l’acqua calda mi
scivolò addosso mi resi conto di quanto freddo avessi e godetti di quel calore
pur tenendomi stretta a quel corpo ghiacciato di cui non potevo più fare a
meno.
Con tenerezza e con molti baci di mezzo ci insaponammo a
vicenda e quando lui iniziò a massaggiarmi i capelli con lo shampoo pensai che
se fossi morta quella sera sarei morta felice.
La doccia mi aveva fatto bene. Avevo forse salvato qualche
neurone che aveva deciso di rimettersi al lavoro per formulare qualche
pensiero.
“bentornata, amore” disse con un sorriso strofinandosi i
capelli con un asciugamano. Avevo formulato un pensiero. Mi stavo preoccupando
del fatto che potesse esserci qualcuno li con noi.
“tranquilla. Lo sentirei” disse prendendo a tamponare i miei
di capelli. Era così dolce, così tenero, così premuroso. Non c’era più traccia
in lui di Stronzedward.
“certo tesoro. Mica potevo scoprirmi così subito, saresti
entrata prima in stato catatonico rovinando la tua giovane esistenza” disse
sghignazzando.
“ehi!” lo ribeccai io afferrando la battuta sul mio stato
semicosciente del momento. Gli tirai un pugnetto simbolico sul petto, tanto non
potevo fargli male nemmeno fossi stata Hulk, quindi…
“finalmente sei tornata! Fatto buon viaggio?” scherzò
abbracciandomi da dietro e tirandomi a sé. Iniziò a baciarmi il collo e le
spalle e subito mi sfuggì qualche mugolio. “stiamo ripartendo?” chiesi sperando
che la risposta fosse si.
“amore, non preferiresti un bel letto al posto delle panche?
Il tuo l’avevo montato con tanto impegno…” borbottò tra un bacio e l’altro.
“tetti…pavimenti…panche…letti…non mi formalizzo” dissi ormai
partita per la tangente sopraffatta da tutte quelle provocazioni.
“lo so amore. Dai, ti porto a casa. Poi vedremo…se non mi
crolli addormentata in braccio…”. Improvvisamente la voglia di rivedere il
portone di casa mia divenne impellente e cercai il mio vestito, ma non era
altro che una macchia indistinta rossa e bagnata sul pavimento. Feci per
prenderlo ma Edward mi fermò. “aspe, ti do qualcosa di asciutto. Meno male che
Alice pensa a stipare i nostri armadietti di vestiti puliti. Dice che noi
uomini Cullen siamo troppo rozzi per pensare a mettere un bel po’ di roba
pulita in questi cosi.”
Sbirciando da dietro il fianco di Edward vidi che dentro a
quell’armadietto blu c’era un vero e proprio guardaroba sportivo. Con tanto di
roba appesa e cesto con intimo pulito appoggiato sul pianale. Edward prese due
paia di boxer, due paia di pantaloni di tuta, una maglietta, una canotta e una
felpa. Poi prese ancora un paio di calzini e un paio di Nike.
Mentre era ancora in piedi si infilò svelto i boxer neri e
lasciò cadere l’asciugamano. Mise anche pantaloni neri e calzini e poi si
sedette di fianco a me per infilarsi le scarpe. Io presi da sotto il pantalone
la canotta bianca che aveva tirato fuori e feci per infilarla quando la sua
mano mi fermò.
“posso farlo io?” chiese con il suo sorriso sghembo a cui
sapeva che non avrei resistito. Lo sapeva da quella sera quando mi ero
azzardata a pensare quanto fosse dannatamente attraente quando lo faceva.
“perché? Va beh che mi hai fatto evaporare parecchi
neuroni…ma so ancora come ci si veste” dissi mettendo su un finto broncio
alterato.
“semplicemente mi piacerebbe farlo. Posso?” disse con occhi
da Bambi chinandosi sul pavimento davanti alle mie gambe.
“se insisti” feci spallucce, ma dentro gongolavo di quelle
attenzioni come una quattordicenne alle prese con la sua prima cotta.
“insisto” . Prese l’altro paio di boxer neri e li fece
passare per le caviglie. Quando arrivò alla curva del ginocchio, prese a
disseminare la mia coscia sinistra di baci delicati cui seguiva il fruscio
della microfibra del suo intimo. Arrivato al limite dell’asciugamano mi guardò
e gli scappò una risata.
“mi sto facendo violenza da solo così. Non posso nemmeno
guardare la tua faccia beata senza chiedermi se ce la farò ad arrivare al tuo
letto senza prenderti prima.”
“sei tu che hai insistito per vestirmi. Se sei così
masochista non è colpa mia” risposi baciandolo e guidando le sue mani fino a
che non sistemò l’elastico del suo boxer sui miei fianchi.
Poi prese la canotta bianca e l’accompagnò giù seguendo con
le dita il profilo del mio corpo. Gettò la testa indietro e la scosse come a
cacciare un pensiero che lo stava ossessionando. Prese un respiro e disse “non
avevo mai fatto il procedimento inverso. Vestire una ragazza, dico. Deve essere
la notte delle prime volte questa”.
“beh a parte il fatto che vesti una ragazza anziché
svestirla, direi che la prima volta è solo mia. O l’avevi già fatto sotto la
pioggia sul tetto della scuola?”. Mannaggia a te Nihal e alla tua boccaccia
sarcastica. Perché non ti stai zitta? Ma lui non se la prese, anzi mi sorrise, mi
abbracciò e mi sussurrò all’orecchio “questa è stata la prima volta che facevo
l’amore, la prima volta che l’ho fatto su un tetto, la prima volta che l’ho
fatto sotto la pioggia, la prima volta in cui ho lavato i capelli a una ragazza
e la prima in cui l’ho vestita.”. Mi sorpresi nel sentire ‘la prima volta in
cui ho fatto l’amore’. Credevo che con Bella…
“con Bella non l’ho mai fatto…ho fatto sesso, non amore”
“ma…”
“Ninì, l’amore si fa in due. Lei non ama me…non più. Non so
nemmeno se ami ancora. E quindi non poteva far l’amore con me. Ok, non era
proprio solo sesso, ma non puoi dire che abbia fatto l’amore”.
È dolce. Non si arrabbia mentre mi rassicura, non se la
prende se io nonostante tutto mi sento non abbastanza per lui. Mi stringe e mi
spiega. Stronzedward se n’è andato.
“e…” chissà se è stato come sognava? Chissà se anche lui ha
provato le stesse cose che ho provato io? chissà se anche lui sentiva come se
ti si strappasse il cuore dal petto ogni volta che ci separavamo un po’?...
“tutto, Ninì”
“come?”
“ho sentito tutto. Tutto quello che hai sentito tu. Ed è
stato bellissimo, momenti che darei qualsiasi cosa per riviverli all’infinito.
E non avere paura che io possa mai fare un confronto tra voi. Tu sei tu. E io
ti voglio così. Voglio te”
Prese il mio viso tra le sue mani e lo avvicinò al suo. “io
ti amo Ninì. Perché ti è così difficile credermi?”
“perché…non lo so…io…mi sembra tutto troppo bello per essere
vero. Non mi sembra vero che tu possa ricambiarmi. Sono talmente felice che ho
paura di svegliarmi e scoprire che è stato tutto un sogno bellissimo, ma solo
un sogno”. Piangevo. Il perché non lo so, ma lo feci. Avvicinò le labbra alla
mia guancia e raccolse con le labbra la mia lacrima.
“allora, amore mio, farò in modo che tu non ti possa
svegliare mai. Voglio tenerti con me dentro questo sogno il più a lungo
possibile”. Mi baciò. E le sue parole presero senso. E glielo dissi anche io:
“ti amo”.
Ripeté quelle due semplici parole così importanti sulle mie
labbra e li mi sentii al massimo della felicità. Le sue mani ripresero ad
accarezzare i miei fianchi, ad accarezzarli sotto la sua canotta poi
improvvisamente si staccò e scosse di nuovo la testa. “ok ora ti porto a casa
prima che io abbia bisogno di una doccia fredda per calmarmi”. Scoppiai a ridere
e mi infilai la felpa che mi porgeva. Lui
finì di vestire se stesso con una maglietta nera e appena si girò…aveva
il logo di Batman su tutto il petto.
“Batman?” dissi con un’alzatina di sopracciglia scettica
allacciandomi i sandali alle caviglie. Non proprio le calzature adatte per il
mio abbigliamento sportivo ma che ci potevo fare?
“non ti sembro l’uomo pipistrello io?”
“bah…solo che mi fa ridere che proprio un vampiro la
indossi”
“credi a quella leggenda che dice che noi ci trasformiamo in
pipistrelli?”
“non è così?”
“no! oddio…alcuni lo sanno fare, ma rientra nelle categoria
dei doni. Chi sposta le cose, chi si diverte a incasinare gli elementi, chi
legge nel futuro…chi legge nel pensiero e chi si trasforma in pipistrello e non
solo” rispose cacciando quello che restava dei nostri vestiti da ballo in un
grosso borsone da palestra della Puma grigio scuro.
“beh fa strano lo stesso vederti con quella maglietta” dissi
alzandomi e prendendolo per mano per andare verso il parcheggio a recuperare la
macchina.
“allora arriviamo presto a casa, così la puoi togliere…”
sussurrò mordicchiandomi leggero il collo.
Risi per il solletico e lui continuò a stuzzicarmi
continuando a camminare.
Girammo l’angolo del corridoio e arrivammo all’ingresso. Il
portone era spalancato e quel poco di luce che entrava da quella porta
nonostante il cielo scuro mi fece vedere ciò che non avrei mai voluto vedere.
Gridai. Forte. Angela.
questo è l'abbigliamento : http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11817194
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Capitolo 16 *** Miracolosamente salva ***
miracolosamente salva
allooooooora. Questo capitolo
è per la mia Tata, la mia sorellina e sopportatrice ufficiale da
più di sette mesi, che finalmente ha iniziato a leggere la mia
storia. questo capitolo è stato scritto un pò in fretta
ma spero vi piaccia lo stesso e che sconvolga ancora una volta i piani
che vi eravate fatti in testa.
recensioni:
mikki: addirittura nella top ten??? ma così mi fai commuovere!!!! :) non essere dispiaciuta per Angela....leggi
dindy:
è stato un piacere dedicare questi due ultimi capitoli
romantici alla quasi neo sposina delle mie lettrici! per Angela...anche
tu...leggi (sempre per la serie qua non c'è niente di scontato)
poisonblood:
sono contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo e che tu
abbia iniziato a recensirmi :) eeee parlando di
inquietante...beh...inizierà a farla da padrone in questa ff da
questo capitolo.
un bacione e tanti morsetti a tutte! buona lettura!
“Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhh…Angelaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Una figura nera reggeva Angela svenuta tra le braccia ed era
chinata sul suo collo. Edward fece per lanciarsi sul suo aggressore ma afferrò
solo il suo mantello perché questo scappò e sparì nella notte. Una cosa sola
poteva voler dire se era riuscito a scappare a Edward: vampiro.
Vidi tutto a rallentatore. Edward che scattava, l’aggressore
che lo guardava e dopo un ghigno malefico spariva…il suo mento con un rivolo di
sangue scuro…Angela che cadeva.
Angela cadde a terra. Le mie orecchie percepiscono il tonfo
ma non riesco a muovermi. Ero paralizzata, gelata da quello spettacolo
agghiacciante. Immaginarsi un vampiro che ti morde è una cosa, ma vederlo
davvero…
“Nihal!” gridò Edward scuotendomi dal mio stato di trance.
Corsi vicino a lui e ad Angela.
“l’ha morsa. Ne stava anche bevendo il sangue ma l’abbiamo
interrotto.” disse Edward reggendo la testa di Angela e voltandola per
esaminare il collo.
“l’ha morsa? Quindi se non beve…” dissi io prendendo la mano
di Angela per rabbrividire sentendo che stava diventando sempre più fredda.
Sembrava stesse dormendo. I boccoli della sua pettinatura elegante le
ricadevano scomposti sul viso, il suo vestito argentato era macchiato sul davanti da alcune colature
di sangue. E attesi quella parola, preparandomi all’impatto che avrebbe avuto
su di me.
“muore…” disse Edward. I suoi occhi si erano fatti più scuri
e vedevo il suo pomo d’adamo andare su e giù più volte a deglutire il suo
stesso veleno. C’era sangue, vero sangue e lui aveva sete. “forse riesco a rallentare l’avvelenamento, ma
le devo succhiare via parte del veleno e poi dobbiamo portarla subito da mio
padre” disse con la voce roca per lo sforzo di trattenersi dal bere il sangue
della nostra amica.
“allora fallo!” gli grido sentendo che il battito del polso
di Angela rallenta ogni secondo che passa. Edward mi guardò, deglutì un’altra
volta e poi mi disse.
“beh…devo morderla anche io sul collo”
“e allora? Che stai aspettando?” gridai ancora già in preda
alle lacrime.
“è…è come se la baciassi…”. Oh. Ooohhh. Il morso sul
collo…il morso della passione…quello degli amanti…dei compagni di vita.
“ma che cazzo se ne frega, Ed! sta morendo! Baciala, mordila
fa quello che vuoi ma salvala!” dissi ancora. Quello non era un bacio da
vampiro, era una missione di salvataggio! Doveva morderla.
“ok…” sussurrò. Prese un profondo respiro e fece per
chinarsi sul collo di Angela “senti…amore, ti prego…ti puoi voltare?”. Ma gli
sembra questo il momento per formalizzarsi?? Comunque lo accontentai e mi voltai
dall’altra parte. Passò circa un minuto e iniziai a sentire dei ringhi
gutturali. Mi girai per vederlo con gli occhi spaventati nel vuoto, tutto
tremante, che stringeva convulsamente il corpo di Angela.
“Edward! Edward! Mollala!” tentai di tirarlo via, ma non ci
riuscii. “Edward, guardami. Guardami!”
Vidi i suoi occhi neri che si fissano nei miei.
“Edward…lasciala. La stai uccidendo, lasciala. Il sangue è pulito ora. Dobbiamo
portarla da tuo padre” cercai di convincerlo. Ma non funzionò. Allora mi venne
in mente un’altra idea, forse un po’ rischiosa, ma che altro potevo fare? Mi
tolsi una delle forcine dai capelli e ne staccai il tappino protettivo. Poi
tentai di incidermi un po’ di pelle sulla mano e con un po’ di pressione ci
riuscii. Strizzai la ferita per far uscire un po’ di sangue e gli misi la mia
mano sotto al naso. Funzionò. Mollò la presa di Angela e seguì con gli occhi la
mia mano, che subito misi in tasca.
“grazie Ninì” disse col fiatone riprendendosi.
“di nulla. Ora muoviamoci” risposi alzandomi in piedi. Lui
mi imitò portandosi dietro Angela. uscimmo a passo svelto dal portone
principale e camminando inciampai in qualcosa.
“Edward, guarda!” dissi prendendo il mio fattore caduta. Un
paletto. Pulito.
“prendilo e andiamocene. Prendimi le chiavi della macchina,
Ninì. Sono nella tasca dei miei pantaloni” disse continuando a camminare. Mi
rimisi in piedi e presi le chiavi dalla sua tasca. Arrivammo alla Vanquish e si
mise dalla parte del passeggero.
“Ninì, amore, sai dov’è l’ospedale, vero? Vedi di arrivarci
in massimo quindici minuti. Ha bisogno urgente di una trasfusione!” disse
sedendosi.
Corsi come una dannata. Avrò preso almeno due multe sicure,
passando a 180 all’ora davanti ai vigili sulla statale.
“su , su Angela…dai…” diceva Edward schiaffeggiandole il
viso con dei colpetti.
“che fai?”
“è semicosciente. E deve rimanere tale” disse lui agitato
continuando a scuotere la nostra amica per evitare che si addormentasse.
Fui molto veloce, anche per i miei standard normali di guida
che erano già alti. Ma quei dieci minuti di corsa folle furono i più lunghi della
mia vita. Avevo la vita della mia amica sotto i piedi nel vero senso del
termine: più schiacciavo quel benedetto acceleratore, più lei avrebbe avuto
possibilità di salvarsi. Me ne fregai di semafori e autovelox, sperando almeno
di non travolgere nessuno.
Scaricai Edward davanti alle porte automatiche del pronto
soccorso e mollai la macchina nel parcheggio.
Quando entrai nell’ingresso del pronto soccorso, di Edward e
di Angela non c’era traccia. Andai al bancone delle informazioni.
“salve, dovrebbe appena essere passato Edward Cullen di qua,
il figlio del primario. Sa dirmi dov’è andato?” chiesi alla signora di mezza
età seduta al bancone che stava sfogliando una rivista.
“ha portato una ragazza da suo padre. Lei è parente?” mi
chiese con tono annoiato, sempre sfogliando la rivista.
“nnno, ma…”
“allora aspetti qui in sala d’attesa”
“no, lei non capisce. Quella che stava portando è una mia
amica e lui è il mio rrr…insomma non sono affari suoi! Ora mi dica dov’è!”
“il protocollo è il protocollo, cara. Non l’ho fatto io
quindi non serve che lei urli con me. Si sieda e attenda che il suo rrrrr
esca.”. Questa qui stava proprio cercando la morte con la sua strafottenza. Ma
che quel giornale se lo ingoiasse!
“sa una cosa signora? Si fotta!” dissi con occhi minacciosi
prima di scattare oltre il banco informazioni e correre verso quella che mi
sembrava la sala delle medicazioni. Avrebbe messo già cinque minuti buoni ad
alzarsi da quella sedia quella scorbutica, non ce l’avrebbe fatta a starmi
dietro. Corsi per il corridoio fino a quando non intravidi in una sala un
ciuffo di capelli ramati molto familiari. Entrai in scivolata nella sala e mi
catapultai vicino ad Angela.
“come sta?” chiesi ad Edward felice di notare che le guance
di Angy fossero già più rosee.
“bene. Le stiamo facendo una trasfusione” rispose lui
cingendomi la vita. Quel plurale mi ricordò che non eravamo soli e infatti
Edward mi presentò Apollo in persona.
“Nihal, ti presento mio padre, Carlisle. Papà, lei è la mia
Nihal” disse Edward presentandomi al signore in camice bianco, bello come il
sole che mi stava tendendo la mano. La strinsi e sul viso del vampiro si aprì
un grande e splendente sorriso.
“finalmente Nihal. Mi chiedevo quando ti avrei conosciuta.
Le mie figlie non fanno altro che parlare di te” disse gioviale. Ma nella
famiglia di Edward erano tutti degli strafighi? Calmati Nihal, è suo padre. Si
dice bell’uomo, non strafigo!
Edward scoppiò a ridere e io non potei far altro che
arrossire violentemente.
A salvarmi dall’imbarazzo di spiegare al dottor Cullen per
cosa suo figlio stesse ridendo, ci pensò la signora del banco informazioni, che
con il fiatone grosso si appoggiò ai lati della porta con tanto di gambe
divaricate, pronta per lo sprint finale verso il letto. Dai signora che ce la
fai! Ti ho fatto alzare il culo da quella sedia e fare un po’ di movimento,
dovresti essermi grata!
“Dott…Dott…dottore, mi scusi. Non sono riuscita a fermarla”
disse quando finalmente ci raggiunse, piegata in due per lo sforzo.
“non si preoccupi Carola. È la ragazza di mio figlio” disse
lui dandole un colpetto sulle spalle come a dire ‘hai fatto del tuo meglio. Apprezzo lo sforzo’. Lei tentò di
ricomporsi e disse “ahhhh! Ecco cosa intendeva la signorina dicendo che suo
figlio era il suo rrrrr”. Lo ripeto. Ste segretarie con le catenelle di perline
appese agli occhiali sono delle grandi zitelle rompipalle. Io le avevo detto di
andarsene a quel paese, ma lei no! deve restare in questo ospedale ad appestare
l’aria con quell’orribile profumo dolciastro.
Edward rise di nuovo, più forte ancora. Non so se per il mio
commento mentale alla segretaria o per la mia difficoltà a legare a lui le due
paroline “mio ragazzo”. Potevo dirle vero?
Quando se ne fu andata, tornammo tutti e tre seri, in
effetti non era quello né il luogo né il momento adatto per ridere. Angela non
era stata solo morsa, salvata e trasfusa. Aveva rischiato di essere
impalettata.
“hai detto che avete trovato un paletto, figliolo?” chiese
il dottor Cullen pensieroso.
“si, pa. L’ha trovato Nihal. Ci è inciampata sopra mentre
stavamo portando Angela in macchina” rispose Edward prendendomi il paletto
dalla tasca per porgerlo al padre.
“quindi l’altro non è stato un incidente come avevate
pensato voi” sussurrò questo più a se stesso che non a noi mentre si rigirava
per le mani quella che sarebbe stata l’arma del delitto.
“a quanto pare no”.
“vi dirò una cosa ragazzi. Questa non è la prima umana che
arriva qui in queste condizioni. Oltre a questa vostra amica e a quella
ragazza, la Abbott…altri studenti del Saint Katrine e altri umani mi sono stati
portati impalettati” disse guardandoci preoccupato dopo essersi infilato il
paletto nella tasca del camice.
“quindi è qualcosa di più vasto, di un serial killer che
agisce tra le mura di una scuola” disse Edward.
“temo proprio di si”
“può centrare il movimento di liberazione vampira?”
“può essere. Stanno sorgendo altri movimenti in tutto il
mondo, Edward. Non è una cosa da poco questa. Qui c’è qualcosa di politico
sotto.”
“di politico? In una scuola?” intervenni io.
“l’unica cosa che so, ragazzi, è che le vittime sono le più
disparate” sospirò il dottore, regolando la flebo di Angela.
“e tu sai chi sono? Hai dei nomi in archivio…qualcosa”. Non
sentii la risposta. Ero troppo occupata a pensare a un altro particolare.
“scusi signor Cullen. Ha detto ‘altri studenti del Saint
Katrine’, prima?” chiesi.
“chiamami pure Carlisle, Nihal. Si, ho detto proprio questo”
“perché noi non ne sapevamo nulla, Ed?”. C’erano stati altri
omicidi nella nostra scuola, e nessuno ne sapeva nulla. Una cosa ben strana. So
che per gli umani, i vampiri non sono degni di troppa considerazione poiché
sono dei morti che camminano, ma di li a non fregarsene della morte di persone
che di li a cinque minuti erano umani e subito dopo presunti vampiri, il passo
era bello grosso.
“Non lo so. E ora che ci penso io non ho sentito pensieri al
riguardo.”
“ma il preside dovrebbe sapere…”
“sapere non vuol dire che debba dirlo anche a voi.
Probabilmente sta cercando di risolvere la questione prima che diventi un caso nazionale”
intervenne Carlisle. Anche quella che aveva espresso poteva essere una
possibilità valida. Il rischio nelle scuole quando capitano ‘incidenti’ di
questo tipo, soprattutto se ripetuti, è la chiusura. Far finta di nulla…
“forse”.
Restammo in silenzio tutti e tre guardando Angela, che era
stata svestita del suo abito da ballo e vestita con una camicia da notte in
dotazione dell’ospedale. Guardai il suo collo. Il vampiro la stava tenendo da
davanti, non da dietro, non doveva essergli arrivato alle spalle. E i suoi
capelli erano tutti disfatti dall’acconciatura originale, quindi doveva aver
reagito in qualche modo.
“dite che Angela sappia chi sia stato a morderla?” chiesi.
“in ogni caso dovreste aspettare che si svegli. Deve
riposare. E dovresti farlo anche tu Nihal. Edward, portala a casa.” sospirò
Carlisle.
“ok. Tu vieni?”gli chiese Edward.
“arrivo tra qualche oretta. Prima voglio assicurarmi di
finire con la trasfusione e che vada tutto bene. Inoltre terrò gli occhi
aperti”
“va bene. Allora porto Nihal”
“Edward, non lasciarla sola. Portala a casa nostra. Il fatto
che sia umana e che ha visto potrebbe metterla in pericolo”
“è quello che avevo pensato”
“buonanotte Nihal, cerca di dormire” disse suo padre
rivolgendosi a me e stringendomi in un abbraccio rassicurante. Un abbraccio da
padre. Non ne avevo mai avuto uno prima. Mi ritrovai inconsapevolmente a
stringerlo anche io e a balbettare “buonanotte Dott…Carlisle” prima di
staccarmi dal suo camice.
Entrammo nel garage di casa Cullen che aveva tutte le luci
spente eccetto quelle del piano terra. Entrammo da una porta interna e sbucammo
nella cucina. Inutile dire che era talmente bella che sembrava uscita da un
catalogo. Il piano terra della casa sembrava fatta solo di vetro. Su
praticamente tutti i lati della casa c’erano vetrate, eccetto che per pochi
metri sparsi qua e la che dovevano essere i muri portanti.
“oh Edward, siete arrivati finalmente” disse una donna dai
capelli lunghi fino alle spalle color caramello con il viso a cuore. Era
splendida. Pelle chiara, occhi caldi e l’espressione di mamma preoccupata sul
viso. L’espressione di una vera mamma preoccupata. Rimasi in disparte mentre
Edward l’abbracciava e la rassicurava ma lei subito venne ad abbracciare anche
me forte e preoccupata. Come se mi conoscesse da una vita. Anche li non potei
fare a meno di stringerla a mia volta. “ oh tesoro! Stai bene? Vieni, ti
preparo una cioccolata calda”
“Ninì, questa è mia madre Esme” disse lui con un sorriso
abbracciandomi.
“piacere…Nihal, giusto? Posso chiamarti anche io Ninì,
vero?”
“…certo…” risposi arrossendo e sedendomi sullo sgabello alto
dell’isola su cui Edward mi stava spingendo. Non ci potevo credere. Avevo
Stephenie Meyer davanti! E sembrava essere la mamma più…mamma del mondo.
In un amen avevo già una tazza di cioccolata calda con panna
fumante davanti e un vassoietto pieno pieno di gocciole di fianco. Mia madre
era già tanto se si ricordava di prendere le bustine solubili.
Presi a sorseggiare la cioccolata imbarazzata, come sempre
quando mi trovavo a mangiare davanti a dei vampiri. Lei fece per prendere una
bottiglietta di Blola dal frigo per suo figlio ma Edward la fermò “mamma credo
di aver già bevuto abbastanza per stasera”
“sciocchezze. Tuo padre mi ha raccontato tutto e dopo una
serata come questa avete tutti e due bisogno di mettere qualcosa nello stomaco
e di una sana dormita. Si, anche tu Edward. Dormire un po’ di più non ti
farebbe male. Quante volte lo fai? Una al mese?” rispose Esme mettendo la
bottiglietta aperta nel microonde. E cosa poteva fare Ed se non sedersi accanto
a me e farsi piazzare davanti la bottiglietta? Nulla. La mamma è sempre la
mamma.
“sai che non ho bisogno di dormire, ma” mugugnò bevendo un
sorso.
“lo so ma non ti fa male. Quindi stasera fallo o ti verrò a
controllare. Se ti troverò sveglio ti ipnotizzerò e ti metterò a letto con la
forza” disse lei appoggiandosi con i gomiti sul bancone e guardando il figlio
con tenerezza.
“sei micidiale”
“sono solo tua mamma”. Gli scompigliò i capelli e gli
sorrise.
“una mamma micidiale” sottolineò lui rimettendosi a posto i
capelli.
Finimmo il nostro spuntino notturno e quando Esme fece
sparire nella lavastoviglie la mia tazza disse: “vi conviene andare a dormire
voi due, prima che tornino gli altri, altrimenti non avrete più pace. Ninì, ti
ho preparato un pigiama di sopra in camera tua. Domani Edward ti accompagnerà a
prendere le tue cose. Voglio che tu resti qui fino a quando questa storia non
sarà finita.”
“Esme..non voglio disturbare…”
“ma non dire sciocchezze, bambina. Sei della famiglia ora”
disse circondandomi affettuosamente le spalle con un braccio. Famiglia…una cosa
che mi era sempre mancata…le sorrisi e accettai l’invito.
Mi lasciai accompagnare in quella che sarebbe diventata la
mia camera per i prossimi giorni e sul letto a baldacchino in ferro battuto
trovai un pigiama piegato e delle pantofole. La luce del bagno della camera era
già accesa e Edward andò ad aprirmi l’acqua della doccia per aspettare che
diventasse calda.
Esme mi diede la buonanotte e minacciò un’altra volta suo
figlio di mettersi a dormire, pena l’ipnosi.
Mi feci una doccia bollente, l’ennesima, che aiutò a far
scivolare via tutta la paura e l’adrenalina di quelle ultime ore, lasciandomi
incredibilmente stanca. Infilai la biancheria e il pigiama che Esme mi aveva
preparato e mi misi a letto. Edward spuntò dalla porta aperta.
“sono nella stanza a fianco, se hai bisogno di qualsiasi
cosa” disse facendo bella mostra di sé anche in pigiama.
“Edward…puoi…puoi dormire con me stanotte? Non voglio
restare da sola” balbettai.
“speravo che me lo chiedessi” disse sorridendo e venendo a
infilarsi sotto le coperte assieme a me.
Ci sistemammo comodi e lui ebbe cura che il piumino mi
coprisse bene. Rifiutò di infilarsi anche sotto al lenzuolo per evitare di
farmi prendere troppo freddo per via della sua temperatura corporea, ma mi
consentì comunque di addormentarmi appoggiando la schiena al suo petto e di
farmi stringere dalle sue braccia.
“notte Edward” sussurrai già più di qua che di là nel mondo
dei sogni.
“notte amore mio”
anche stavolta, l'abbigliamento. questi sono i pigiami di Ed e Ninì: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11862243
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Capitolo 17 *** Colazione con i Cullen ***
Cullen's breakfast
buona
sera a tutte :) chiedo scusa per il ritardo nel post ma ho voluto
prendermi un giorno di pausa per riflettere bene su come far procedere
la storia. Questo è un capitoletto corto (2 paginette e mezza di
word) , di passaggio, perchè dovevo riempire una giornata vuota
in cui altrimenti non avrei saputo cosa far fare ai nostri personaggi.
Spero vi piaccia lo stesso e che troviate interessante la colazione tra
vampiri :)
Ne approfitto per
dire che i capitoli d'ora in poi verranno postati con un pò
più di lentezza per il fatto che non ho resistito a postare
un'altra ff che avevo già scritto ma che ha comunque bisogno di
revisioni prima di essere pubblicata. Per coloro a cui interessa
leggerla il titolo è "quando tutto accade".
recensioni:
Mikki:
quella di aver paura di far ingelosire Ninì non so da dove
mi sia venuta :). Per un attimo avevo addirittura pensato che fosse
fuori luogo, però poi ho pensato come il morso potesse essere
qualcosa di veramente intimo per i vampiri, soprattutto in determinati
punti :) e ovviamente li mi è venuto un flash per come far
proseguire la storia :)
sono strafelice del fatto che tu mi
abbia seguito anche nell'altra ff per la serie, la tua sopportazione
non ha proprio limiti :) farò in modo di farti
appassionare anche a quella come credo di averlo fatto con questa. un
bacione e tanti morsetti!
Poisonblood: ebbrava la
nostra Poison per aver intuito che potrebbero centrare i Volturi, come
nelle migliori storie su twilight :) lo scopo però sei riuscita
a intuirlo? ti ringrazio tantissimo per i complimenti sul mio modo di
scrivere, mi hanno fatto un sacco piacere. non sai quante ff ho scritto
solo per me ma che non ho il coraggio di pubblicare perchè ho
paura di scrivere male. se vedo che queste due che sto pubblicando
andranno a buon fine...magari pubblicherò anche le altre :)
Dindy: eheheheheh ho pensato
ci stesse bene in quel momento :) anche perchè in quel momento
entrambi sentivano una forte attrazione fisica. se Ninì si
è concessa così subito, nonostante fosse la prima volta
per lei, è stato perchè era una cosa di cui non poteva
proprio fare a meno. poi è tutta colpa di Gray's anatomy e
dell'ultimo episodio della seconda serie che mi ha ispirata :) ho
rivisto in quella situazione Ed e Ninì e quindi l'ho riscritta
secondo le mie regole.
baci e morsetti a tutte e un bacione grosso grosso :)
Dormii sodo per tutta la notte. Non sognai nulla, non pensai
a nulla, non mi mossi nemmeno nelle coperte come era mio solito, troppo stanca
anche per fare quello. La giornata precedente era stata troppo piena per
lasciarmi le forze per poter fare qualsiasi cosa. Mi addormentai praticamente
sulla D di Edward tra quelle braccia fredde, ma allo stesso tempo, così calde
per me. Quel respiro ritmico e fresco sul collo mi rassicurava. Quando iniziai
a non sentirlo più sentii il sonno scivolare via. Ma il respiro venne subito
sostituito da dei piccoli e piacevoli contatti freschi sul mio braccio, che poi
si spostarono sul mio collo.
“buongiorno amore” disse una voce calda e avvolgente alle
mie spalle. La mia voce. La voce del mio amore.
“puoi dirlo ad alta voce, Ninì?” disse Edward
“cosa?” biascicai ancora mezza addormentata.
“cosa sono io?”
“il mio amore”
“è più bello sentirselo dire così”. Mi strinse ancora di più
a sé e mi voltai. E mi svegliai completamente. Vedere Edward, di prima mattina,
con i capelli tutti scompigliati da una notte di sonno (non nel disordine
studiato di sempre) e gli occhi sonnacchiosi ti faceva dubitare di non essere
ancora nel mondo dei sogni. Come cavolo riusciva ad essere bello anche così?
“è il fascino del vampiro, suppongo”. Cos’è? gli si è
svegliato l’ego narciso che c’è in lui?
“un po’. Diciamo che sono abbastanza consapevole
dell’effetto che faccio”. Spaccone.
“naaa giusto un po’”. Che tristezza. Me e il mio vizio di
dormire con la bocca aperta! avrò sicuramente il rivoletto all’angolo delle
labbra,
“sei bellissima.” Che? “e non hai nessun rivoletto”. Grazie
al cielo.
“se già ieri sera eri la ragazza più bella della festa, io
dico che stamattina, così come sei in questo momento, sei la ragazza più bella
dell’intero pianeta”. Non potei fare a meno di sorridere, anche se sapevo che
stava esagerando.
Mi baciò. Che risveglio quella mattina!
Dopo una buona mezz’ora di coccole e baci ci decidemmo a
scendere di sotto.
“dai, dai, dai , dai, dai…noooooooooooo!” gridava il vocione
di Emmett dalla sala.
“sei una schiappa! Te l’avevo detto di non sfidarmi!” gli
rispose Jasper.
“cambiamo gioco. Pes 50 ti va?”
“calcio. Ti batto anche li. Perché non prendi i cuccioli
cerca amici Emm? Potresti fare l’orso”
“Aly!!!! Rimarrai vedova di qui a tre minuti, ce l’hai un
vestito nero o devo aspettare che tu lo possa comprare prima di far fuori tuo
marito?”
“non sprecare le forze Emm. Ho appena visto che uscirete in
giardino, le suonerai di santa ragione al mio consorte, ma lo scontro si
chiuderà con te che sguazzi nel fiume” rispose Alice annoiata da sopra a una
rivista.
“grazie moglie per avermi fatto risparmiare forze che
sarebbero andate perse!”
Non c’era nulla da dire. Casa Cullen di mattina era una vera
gabbia di matti. “lascia stare. Oggi si sono trattenuti perché sapevano che
stavi dormendo, altrimenti avrebbero quadruplicato i decibel delle loro urla”
disse Edward accompagnandomi in cucina. Quando vi entrai notai che la tavola
era imbandita di ogni ben di Dio. Frutta, cereali, latte, succhi di frutta, brioche,
biscotti, frittelle…
“mamma! Non pretenderai che riesca a mangiarsi tutta questa
roba?” disse Edward andando a dare il bacio del buongiorno a sua madre che
stava riempiendo il mio piatto di frittelle, versandoci sopra una considerevole
quantità di sciroppo d’acero.
“tutta no, ma deve mangiare. La colazione è il pasto più
importante della giornata. O almeno, ai miei tempi era così! ora Ninì prendi
posto e dacci dentro” e così Esme venne a prendermi dalla porta, dov’ero
rimasta credendo che quella tavola fosse un miraggio, e mi fece sedere a
tavola.
La ringraziai e iniziai a mangiare. Poco dopo Edward si
sedette di fianco a me con in mano una ciotola bianca fumante.
“non ti annoia bere sempre sangue?” gli chiesi dopo un
boccone gigante di frittelle.
“non sai quanto”
“veramente dovete bere solo quello?”
“seeee” rispose guardando un po’ schifato la sua tazza e
prendendone un sorso.
“non ti manca tutto questo?”
“non sai quanto. Darei qualsiasi cosa per poter mangiare di
nuovo un bel piatto di lasagne, ma se lo facessi, ora come ora…beh le sentirei
solo viscide e disgustose. Però mi ricordo bene il loro sapore originale”
Guardai la mia tazza di caffè e le mie frittelle. Riuscite a
immaginarvi una vita senza mangiare? Io sinceramente no. Senza i muffin al cioccolato,
la pasta al ragù, la pizza… la nutellaaaaaaaa!!!!!
“veramente hanno fatto del cibo per vampiri sai?” disse
Edward prendendo un’altra sorsata dalla sua tazza leggendo nei miei pensieri
quanto mi mancavano già solo a sentire le sue parole le frittelle che avevo
appena finito.
“a si?”
Guardai Esme che mi stava facendo il rabbocco del piatto con
altra roba stavolta con brioche alla crema e lei rispose al post del figlio.
“Si. Sono composti di sangue sintetico che nell’aspetto sono uguali in tutto e
per tutto agli alimenti umani. Il sapore varia a seconda del gruppo sanguigno.
Sono persino riusciti a cambiarne il colore.”
“ma a che serve mettersi ai fornelli per ore per fare un
piatto di lasagne che saprà sempre di 0 negativo, con besciamella all’ Rh positivo
e sugo di A e B positivo? Prendi delle bottigliette, mescolale assieme e fai
prima. Tempo risparmiato” disse sarcastico Edward prendendo l’ultima sorsata
rovesciando indietro la testa.
“ già. Ed hai finito? Mi serve la tua tazza. Le altre sono
nella lavastoviglie” disse Rosalie alle mie spalle. Evidentemente si era appena
alzata anche lei, pur essendo meravigliosa anche in pigiama.
Edward le porse la tazza alzando il braccio sopra la testa e
Rosalie l’afferrò scompigliando giocosamente i capelli del fratello. Ci svuotò
dentro una bottiglietta di Blola e la mise nel microonde. Quando la prese venne
a sedersi a tavola con noi appoggiando le ginocchia al bordo del tavolo.
“novità su Angela?” chiese Edward portandosi le mani dietro
la testa.
“papà ha chiamato stamattina per dirci che sta bene, che è
fuori pericolo, ma che è meglio che se vogliamo andare a trovarla ci andiamo
stasera perché ha bisogno di riposo” disse Alice raggiungendoci in cucina e
andandosi a sedere sul bancone dell’isola.
“mmm…io e Ninì ieri sera pensavamo che è molto probabile che
lei abbia visto il suo aggressore” disse Edward.
“ si ma non è uno di quelli dell’MLV. Te l’ho detto che ho
scoperto i nomi di altri di loro partendo dai nomi che mi ha detto Jaz e li
tengo tutti sotto controllo, ma non ho visto nulla di particolare nel loro
futuro”
“inizi a fare cilecca sister?” disse Emmett entrando in
cucina e rubando un sorso di sangue dalla tazza di Rose.
“sai che posso guardare solo il futuro delle persone che mi
interessa guardare. Non vedo cose a caso” gli rispose Alice stizzita.
“non è uno dell’MLV?” chiese Jasper prendendo posto a tavola
anche lui. Esme gli mise subito davanti una tazza fumante anche per lui e poi
ne prese una per sé.
“sta storia inizia a scocciarmi. Ogni volta che ci viene in
mente qualcosa ecco che salta l’elemento che ci smonta la congettura” sbuffò
Edward dondolandosi sulla sedia.
“dovevi fare il detective Eddy. Come medico non è che ti
rendi molto utile” disse Emmett tirandogli un pugno giocoso.
“ papà ha detto che anche altre persone fuori dalla scuola
sono state aggredite. Potremmo prendere i nomi dal suo archivio e fare qualche
ricerca su di loro” propose Rosalie.
“si, anche perché se non ci muoviamo noi, qua mi sa che
nessuno scoprirà mai cosa succede. Anche qua papà ha ragione. C’è qualcosa di
politico sotto, che travalica le mura di una scuola superiore” disse Edward.
Mi tuffai pensierosa nel mio cappuccino. Com’era possibile
che si dovesse attivare una banda di liceali (certo sommando le nostre età
sorpassavamo i 500 anni tutti insieme) per risolvere un problema del genere?
Vampiri e le loro stupide regole, umani e i loro stupidi pregiudizi del
cacchio.
“potremmo fare ricerche per scoprire chi sono le vittime,
ok…ma poi? Cioè sono morte che aiuto possono darci?” chiesi.
“scoprendo chi sono potremmo anche fare un paio di
congetture. Poni che siano una casalinga, un banchiere e un meccanico. Non
hanno nulla in comune tra loro e la pista non ci porterebbe da nessuna parte.
Ma se avessero anche solo una cosa in comune potrebbe servirci per vedere chi
potrebbe essere il prossimo e capire cosa vuole l’assassino” mi rispose pratico
Jasper.
Quindi dovevamo scoprire quali fossero gli obiettivi
dell’assassino. Wow. Che cosa semplice semplice da fare.
“la prima cosa da fare è proteggere sia Nihal che Angela.
Questo è certo. Ninì ha visto e Angela è sopravvissuta” disse Esme iniziando a
sparecchiare.
“ e per il resto dobbiamo aspettare che Angela si svegli”
aggiunse Alice aiutando la madre. Mi alzai anche io a dare una mano e in men
che non si dica tutto era tornato a posto.
“aspettiamo stasera allora. Poi vedremo. Ora andiamo a
prendere le tue cose, Ninì” disse Edward alzandosi.
“tutto a posto broth. Già fatto. Io e Jaz siamo andati
stamattina a prendere tutto e a chiudere casa. Ho sistemato tutto nella cabina
armadio della camera di Ny la sua
macchina è in garage.” mi precedette Alice prima che io potessi rispondere al
fratello.
Senza nulla da fare per quella mattina, la passai a guardare
alcuni siti di moda con Alice e Rosalie, giocare a scarabeo e guardare la tv,
mentre i maschietti Cullen erano andati a caccia perché le loro scorte di
sangue animale erano terminate. Tornarono verso sera con la jeep di Emmett
carica di borse frigo stracolme di sacche di sangue con scritto l’animale di
provenienza. Aiutai Esme a sistemarle nel frigo e poi andai a prepararmi. Era
giunta l’ora di andare da Angela.
L'abbigliamento: http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11918441
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Capitolo 18 *** Cos'hai visto Angy? ***
Cos'hai visto Angy?
eeeeeeed
eccomi qua con un nuovo capitolo anche oggi. mi sento molto il
detective conan mentre scrivo questa storia :P specie perchè
anche io devo ancora scoprire chi è l'assassino XD . Lo so,
starete pensando: ma che razza di storia è questa se nemmeno
l'autrice sa ancora come farla andare avanti, ma mi inventerò
qualcosa tranquilli!
per chi volesse ricordo che sto postando un'altra storia nella sezione Twilight che si intitola "Quando tutto accade".
recensioni:
kikka: bentornata!
quella su Bella è l'unica cosa certa che so già di questa
storia, cioè la fine. Per il resto devo ancora vedere :).Io in
genere sono una romantica sentimentale irrecuperabile, ma che devo
dire? sto leggendo ff su ff, e ho pensato che ci andasse qualcosa a
parte la storia di Edward a tenere legati alla lettura, altrimenti
tutto viene a noia. Peraltro sono contenta che tutto questo mistero mi
stia riuscendo bene perchè non ho mai scritto nulla del genere.
bigia: lo so. è stata
una mossa molto azzardata e ti assicuro che ne ho subito le
conseguenze. ho dovuto riscrivere la trama introduttiva per avvisare
che la Bella della mia storia, non sarebbe stata la solita Bella, ma
un'antagonista. infatti le letture del primo capitolo superano di
molto le visite di quelle dei successivi, perchè, secondo me,
non tutti gradiscono che la storia venga stravolta in maniera
così radicale. non l'ho fatto perchè non credo nella
magia dell'amore eterno tra Ed e Bella, ma semplicemente per scrivere
qualcosa che fosse per la maggior parte frutto della mia fantasia,
senza stare ad ancorarmi troppo alla storia di zia Mey. grazie mille
per i complimenti e spero che continuerai a leggere e recensire.
mikki: finalmente scoprirete
cos'ha visto Angela! impaziente??? :P spero che questo chap soddisfi la
tua curiosità! e soprattutto che questa non sia la volta buona
che mi mandi a quel paese!
BUONA LETTURA E TANTI MORSETTI A TUTTE!
Seduti pigiati tutti insieme nella jeep di Emmett, arrivammo
all’ospedale.
“dite che si ricorderà qualcosa?” chiese Jasper, prendendo
per mano Alice.
“mmm…se fosse stata ipnotizzata? Magari gli è stato imposto
di dimenticare l’accaduto e non saprà dirci niente” disse Rosalie sistemandosi
meglio il colletto del trench.
“tu ti prenderesti la briga di ipnotizzare una preda Rose?
Una che quando avrai finito con lei non sarà in grado di raccontare un bel
niente nemmeno con l’autopsia?” le rispose Edward sarcastico. Questa storia
iniziava a mettermi i brividi. Iniziava a diventare davvero troppo per me.
Sangue, paletti, autopsie, ipnosi… ancora un solo avvenimento o un racconto macabro e mi sarebbero saltati i
nervi.
Entrammo nell’ingresso dell’ospedale e la segretaria del
banco informazioni non poté fare a meno di fulminarmi con lo sguardo. Vecchia
strega…
Edward se la rise sotto i baffi ma non mi volle dire perché.
Tuttavia rafforzò la presa attorno alla mia vita e mi invitò a procedere lungo
il corridoio.
Prendemmo l’ascensore e salimmo al terzo piano. In guardiola
trovammo il dottor Cullen intento a firmare alcuni fogli e dare istruzioni a un
infermiere. “Ragazzi, vi aspettavo” disse notandoci. Congedò l’infermiere, mise
a posto i fogli dietro al bancone della guardiola e ci invitò a seguirlo verso
la stanza di Angela. La porta era aperta e dentro c’era Angela che stava
cenando e parlando con Mike.
“allora Angela, come ci sentiamo? Meglio?” chiese Carlisle
prendendo la cartella dai piedi del suo letto.
“le trasfusioni fanno venire sempre tutta questa fame,
dottore?” chiese lei dopo un’enorme cucchiaiata di budino al cioccolato.
“No. Quindi direi che è un buon segno il fatto che tu abbia
appetito”. Posò la cartellina al suo posto e andò a controllare i macchinari.
“il fatto che tu sia in forze, Angela, mi rende anche meno restio a farti
ricevere visite. Qua c’è un po’ di gente che vorrebbe parlare con te”. Ci fece
cenno di entrare e nel momento stesso in cui varcammo la soglia, il viso di
Angela si illuminò.
“Ragazzi! Ci siete tutti!” gridò lei lasciando perdere il
vasetto del budino per farsi abbracciare da Alice e da Rosalie.
“Che pensavi che ti avremmo lasciata qui tutta sola? Ciao
Mike” disse Emmett avvicinandosi per scompigliarle affettuosamente i capelli.
“Ciao…” rispose Mike tenendosi un po’ in disparte dal
quadretto che si era creato attorno ad Angela. La sera prima l’avevo
praticamente abbandonato subito dopo essere arrivati alla festa, quindi il
minimo che potevo fare era scusarmi con lui.
“Mike mi spiace per ieri sera, sono sparita e…”
“Non importa. Il preside mi ha presentato al direttore della
Siracuse e abbiamo passato tutto il tempo a parlare di una possibilità di
entrare nella loro squadra di baseball con una borsa di studio…” rispose lui
gentile e con un largo sorriso stampato in faccia, sfogando però tutto
l’imbarazzo per il fatto che si trovava al centro dell’attenzione sulle tasche
dei suoi jeans.
“Oh Mike sono contenta per te.” dissi con sincerità.
“Ho chiamato a casa tua per sapere se eri tornata e se
andava tutto bene ma non c’eri…”
“Non abito più a casa mia, Mike. Abiterò dai Cullen per un
po’….”. Stavolta fui io preda dell’imbarazzo anche se era del tutto fuori luogo
dato che tra me e Mike non c’era mai stato nulla né ci sarà mai nulla.
“Forse è il caso che ne parliamo anche con lui. Un altro
paio d’orecchie in più non fa mai male.” disse Alice sedendosi sul bordo del
letto di Angela.
“Scusate, mi sto perdendo. Perché abiti dai Cullen? E di
cos’è che dovete parlarmi?” chiese Mike disorientato.
“Mike… Angela…c’è un motivo se siamo tutti qui in questa
stanza. Oltre che per assicurarci della tua salute, Angela, noi avremmo bisogno
del tuo aiuto. Del vostro aiuto” disse Carlisle con aria professionale.
Così Rosalie, Alice, Edward e Carlisle si alternarono nel
raccontare gli avvenimenti dell’ultimo mese: dell’MLV, dell’inutilità dei
paletti (tenendo comunque nascosto come muoiono davvero i vampiri), della
Abbott, degli altri studenti, delle altre persone, delle nostre
intuizioni…praticamente tutto.
Io me ne restai in disparte, appoggiata alla parete,
riascoltando da capo l’intera storia, sperando nel fatto che l’ascoltare di
nuovo tutto quanto da capo mi avrebbe aiutato a vedere elementi che fossero
passati inosservati. Ma niente. Non trovai nulla.
Secondo i Cullen io dovevo essere protetta perché avevo
visto. Ma cosa? Un mento con un rivoletto di sangue e stop. Solo quando Edward
era rimasto con il mantello in mano avevo visto dei capelli lunghi, chiusi in
una coda correre via. Ma non potevo esserne sicura, insomma…era stata una
frazione di secondo prima che l’aggressore si volatilizzasse. Eppure il ghigno
che mi aveva rivolto, perché era rivolto a me quel ghigno malefico, la diceva
lunga. Magari sarei stata veramente io la prossima, perché quel ghigno a me
altrimenti? Poteva farlo a Edward dato che lo stava per acciuffare. No, a me. A
quel pensiero mi salì un brivido lungo la schiena. Un brivido di terrore puro.
Ma la cosa che più mi spaventò, non fu il fatto di temere per la mia vita. La
mia mente malata, anziché rispondere al terrore con il terrore, gli rispondeva
con una risata in faccia. Perché quello di cui avevo più paura non era il
rischio che correvo di trovarmi sotto i denti di un vampiro per poi finire a
terra con un paletto nel petto. No, niente di tutto questo. Avevo paura di
trovarmi sotto i denti di un vampiro che non fossero quelli di Edward, in una
stretta glaciale che non fosse la sua.
Vedermi al posto di Angela tra le braccia di quella figura
scura mi riempiva di ribrezzo. Mi spaventai a quel pensiero perché presi
finalmente coscienza del fatto che tutto, tutta la mia vita girava intorno a
lui. Senza che me ne accorgessi avevo fatto di lui il centro esatto della mia
esistenza, e il fatto di temere più per il fatto che non fosse lui a mordermi,
piuttosto che per la mia vita, ne era una prova decisiva. Mi stavo annullando
per lui. Ero davvero disposta a perdere me stessa per Edward? Lo guardai mentre
mi fissava leggendo i miei pensieri, serio, scuro. Il mio cuore prese a pompare
sangue a velocità supersonica, ma non per il fatto che lui avesse letto tutto
ciò che mi passava per la testa. Perché lui mi stava guardando. Perché già solo
il ricordo delle sue mani su di me la sera prima era riuscito a svegliare le
scie bollenti che avevano tracciato sulla mia pelle. Perché lui mi aveva detto
di amarmi. E allora si…si…avrei rinunciato anche a me stessa per lui. Mi sarei
dannata per lui. Avrei lottato con le unghie e con i denti se mai fosse toccato
realmente a me di essere aggredita per poter essere ancora accarezzata da
quelle mani, guardata da quegli occhi e forse, un giorno, morsa da quei denti
bianchissimi celati da quelle labbra rosee.
“non ci credo…” disse la voce di Angela portandomi di nuovo
alla realtà.
Si teneva una mano sulla gola e respirava a fatica. Tastava
il cerotto che aveva sul collo, prova della verità delle nostre parole.
“purtroppo è tutto vero Angy…” disse Alice accarezzandole i
capelli. Ci fu un attimo di silenzio, soprattutto per dare il tempo ad Angela e
a Mike di assorbire le notizie.
“quello che vorremmo sapere da te Angy…è se hai visto chi ti
ha aggredito” chiese Carlisle prendendo anche lui posto sul bordo del letto.
“io…io…non ricordo…” balbettò lei guardandoci smarrita.
“Angela, guardami” disse Edward, poggiando con gentilezza le
mani sulle sue spalle. Gli occhi di Angela si fecero più vacui, assenti…la
stava ipnotizzando. Non avrebbe dovuto sconvolgermi più di tanto,
insomma…sapevo che i vampiri erano in grado di farlo. Ma vedere con i propri
occhi è sempre tutta un’altra cosa.
“Angela, eri al ballo ti ricordi? Ieri sera…eri al ballo.
Poi cos’è successo?” chiese Edward con una voce calda, rassicurante e ipnotica.
“cerca di ricordare Angy, è importante”.
La voce di Angela prese a uscire in piccoli sussurri dalle
sue labbra.
“io…ero alla festa…avevo bevuto un po’ e non mi sentivo
tanto bene…sono uscita per andare in bagno a rinfrescarmi un po’ il viso…poi al
ritorno, passando dall’ingresso ho visto che pioveva, mi sono affacciata per
prendere un po’ d’aria fuori dal portone…”
“ e poi cos’è successo?”
“io non…”
“coraggio Angy, ricorda. So che puoi farcela…che è successo
dopo?”
Angela prese a tremare violentemente, le sue labbra si
fecero blu e i suoi occhi, pur vitrei si spalancarono e cacciò un urlo. Riprese
coscienza di sé e urlò ancora più forte. Poi si aggrappò a Edward, che la
strinse a se e prese a lisciarle i capelli rassicurante, mentre lei stringeva i
pugni sulla stoffa della sua maglietta scossa dai singhiozzi.
“shhh…va tutto bene, Angy. Va tutto bene…” le sussurrava
tentando di calmarla.
“che cosa le hai fatto Cullen?” gridò Mike.
“nulla di grave, Newton, si è solo spaventata. Lo saresti
anche tu se avessi visto ciò che ha visto lei” gli rispose lui tagliente.
“dovevi proprio frugarle la mente?”
“è stato necessario. Se non vuoi che altra gente muoia,
Newton, capirai che è stato necessario”
“ragazzi ora è meglio se usciamo. Angela deve riposare”
disse Carlisle, spezzando il litigio proprio quando Mike stava per ribattere.
Angela non ne voleva sapere di staccarsi da Edward tutta
tremante. Carlisle iniettò nella sua flebo una dose di calmante e le mani della
mia amica finalmente si rilassarono, lasciando la maglia ormai sgualcita di
Edward. Mentre lei tornava distesa, tutti quanti abbandonammo la sua stanza e
ci accomodammo nello studio di Carlisle. Quando finalmente la porta alle nostre
spalle fu chiusa, tutti quanti ci girammo verso Edward, in attesa.
Lui si voltò verso la finestra e sospirò passandosi una mano
tra i capelli, prima di sprofondare con la testa tra le mani sul divano.
“Ed, non tenerci sulle spine parla” disse Alice sedendosi
sul bordo della scrivania di Carlisle.
“ha visto Bella.” rispose Edward con il fiato corto.
“ l’ha vista o l’ha
morsa?” chiese Jasper.
“questo non lo so. Ha visto Bella uscire da dietro una delle
colonne dell’ingresso e poi solo occhi. Occhi rossi. Ha provato a difendersi
quando ha sentito delle mani addosso, ma ovviamente non è servito”
“ non è stata Bella”intervenne Alice.
“come?” chiesi io.
“sapete che tengo d’occhio il suo futuro da quando…beh…da
quarant’anni. E l’ho vista tornare indietro per presenziare alla festa per
conto dei Volturi. Ma non è stata lei. Magari si è trovata li per caso.”
Di nuovo altro silenzio riflessivo. Mi sentivo di nuovo come
il giorno in cui avevano fatto fuori la Abbott. Impotente. Inutile. Cieca.
“tu proprio non vedi nulla Alice?” chiese Rosalie speranzosa
alla sorella.
“no…cerco, ricerco, e ricerco ancora. Ho provato a guardare
nel futuro di ogni professore, di ogni alunno persino di ogni bidello della
scuola, ma non c’è nulla. L’MLV ha programmato due finti omicidi per martedì e
venerdì ma a parte questo nulla. Libereranno Zafrina venerdì…ma mercoledì
capiterà a qualcuno che non conosco. Fine.”
“e tu Edward?” chiese Emmett.
“nemmeno io sento nulla. A parte il fatto che alcuni umani
della scuola si stanno organizzando per una missione punitiva per far fuori
qualche vampiro. Si vogliono vendicare per tutta la gente che secondo loro
hanno morso in queste ultime settimane. Ovvio per loro, quegli amici erano
diventati vampiri e meritavano di morire, ma non hanno tollerato il fatto che
questi siano stati trasformati.”
“si faranno ammazzare” disse Jasper con un mezzo sorriso.
“No. Aiuteranno solo l’MLV. Li lasceranno fare” gli rispose
Carlisle.
Io e Mike siamo rimasti tutto il tempo a sorreggere il muro,
guardando i nostri piedi, non sapendo cosa dire né come renderci utili. Lui in
più, sicuramente, stava tentando di dare un senso a tutto quello che aveva
appena sentito, senza riuscirci. Non sembrava aver l’aria di uno che si sarebbe
rassegnato a vedere la realtà per quella che era. Sembrava piuttosto pensieroso.
“quindi…nemmeno Angela ha saputo aiutarci.” disse Emmett
sprofondando su una poltrona.
“siamo sempre al punto di partenza” aggiunse Jasper.
“questi sono i nomi che mi avevate chiesto ieri sera…con
tutte le fotocopie dei rapporti medici che ho compilato io stesso” li interuppe
Carlisle tirando fuori da un cassetto una cartellina gialla e lasciandola
cadere sul tavolo.
“grazie, pa.” Disse Edward.
“e di che? Voglio vedere chiusa sta storia quanto voi.”
Rispose facendo spallucce.“io ora devo tornare per il mio giro. Terrò gli occhi
aperti ragazzi”
“ok…ci vediamo a casa…” fecero i ragazzi in coro.
Non aggiungemmo altro e uscimmo con lui dallo studio,
diretti al parcheggio. L’unica conquista della serata: un plico di fogli
avvolti in una cartellina gialla. Nomi o indizi, zero. Solo tante domande in
più.
abbigliamento:
Rosalie e Alice:http://www.polyvore.com/senza_titolo/set?id=11939123
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Capitolo 19 *** Filo ***
filo
Lo
so, lo so...mi sono fatta attendere non poco questa volta, ma avevo
ispirazioni di altro genere , come potete vedere dagli altri due
racconti che ho iniziato a postare e anche qualche piccolo problema
passeggero di salute :P. certo che però qualche recensioncina in
più su 175 letture potevate anche scrivermela... non vi sono
mancata? :'(
senza farvi attendere oltre, rispondo alle recensioni e vi lascio al capitolo. buona lettura :)
recensioni.
sunrise92: questo
capitolo è fatto apposta per rispondere alle tue domande! :)
grazie per i complimenti che mi scrivi ogni volta :)
mi fanno tanto tanto piacere :)
mikki: torno all'ovile dopo una
settimana passata a fare la romanticona :) eeee ovviamente ci avete
azzaccato su Bella e sui Volturi. ho cambiato la storia,è
vero, ma proprio non ce l'ho fatta a far diventare buoni i
Volturi, proprio no :P
dindy: ehi sposina!!! manca
poco eh :) non ti preoccupare! sto scrivendo altre cose nel frattempo e
questa storia non sarà andata avanti di molto quando tornerai.
spero con questo capitolo di averti chiarito un pò lei idee
sull'evolversi della ff :)
bigia: eh si :) Bella centra e non centra :) la mia risposta è un ni :P
Restammo giorni e giorni a studiare quei fogli. Quando
eravamo a casa, eravamo tutti seduti attorno al tavolo della cucina a pensare e
scambiarci informazioni. Quando eravamo a scuola, continuavamo ad avere la
testa alle nostre macchinazioni. Quell’elenco di nomi era diventato un pensiero
costante.
Angela era stata dimessa ed era stata obbligata da Carlisle
ed Esme ad abbandonare la sua stanza al campus per vivere con noi a casa Cullen.
Si era sistemata nell’ultima camera da letto vuota vicino alla mia. Da quando
aveva saputo la verità, lei era quella che più si dava da fare nelle ricerche.
Portava sempre fazzoletti colorati legati al collo per coprire i segni lasciati
dal morso.
Questa era la nostra vita per le settimane seguenti al
ballo: Tony Allen, Claire West, Lyra McCain, Robert Stackhouse, Jason Compton,
Christina Abbott…la nostra vita girava attorno a questi e altri nomi.
“ragazzi, rassegnamoci. Non c’è un cazzo di filo logico in
tutto questo. Sono una casalinga, un candidato del partito popolare, una
studentessa leader del movimento studentesco “valore alle donne”, un bancario,
un proprietario terriero e una studentessa e avanti così. Non hanno manco un
cugino di 90° grado in comune” sbuffò Emmett con la fronte appoggiata al
tavolo, dopo una serata passata a ripetere sempre le stesse cose.
“il fatto che tutti abbiano partecipato a manifestazioni
contro il diritto di voto ai vampiri ci aiuta?” chiese Angela dando un morso a
un muffin al cioccolato preparato da Esme. Per essere una che non mangia,
cucinava veramente da Dio!
“ma vi pare che un vampiro li faccia fuori per così poco?”
disse Jasper ironico.
“Beh, genio! A me sembra piuttosto valido come motivo.
Magari il vampiro maniaco vuole dare una lezione a questi umani facendoli
passare da morti per quello che non avrebbero mai voluto essere. È un bello
scherzetto da fare contro degli stupidi e arroganti conservatori, non ti pare?”
lo riprese Angela sporgendosi sul tavolo per tirare uno scappellotto a Jaz.
“molto carino, in effetti. Ma assolutamente irrealistico. E
sai perché?” disse Jasper arrivandole a pochi centimetri dal naso.
“illuminami” gli rispose lei con gli occhi a fessura.
“ti ricordo che anche tu sei stata morsa e non mi risulta
che tu sia una conservatrice bigotta” disse Jasper con l’espressione raggiante
di chi ti sfida a negare l’innegabile. Infatti Angela si rimise seduta e
incrociò le braccia al petto.
“quindi siamo al punto di partenza. Al non punto di partenza” sbuffò Rosalie.
Questo era quanto succedeva ogni sera. Ogni sera. Io mi
tiravo fuori dalle congetture. Per lo più passavo il mio tempo ad ascoltare e
ricordare particolari già detti che venivano dimenticati. È vero che ero stata
spesso a Forks nella mia infanzia, ma il fatto di essere li in pianta stabile
da solo tre mesi mi rendeva completamente inutile nel portare informazioni. Non
conoscevo la storia di tutte le famiglie di Forks, ne potevo conoscerle dato
che il fatto che io avessi legato subito con i Cullen appena arrivata a scuola
mi era valsa l’esclusione da ogni gruppo umano e vampiro.
Secondo gli umani io, Mike e Angela eravamo quelli che loro
amano definire con disprezzo vampirofili,
cioè umani che volentieri si tagliano per spremere il proprio sangue per darlo da
bere ai vampiri. Che cazzata colossale. I Cullen non bevono nemmeno il sangue
dei donatori rubato e mischiato al sangue sintetico, figurati se berrebbero mai
il sangue nostro.
A loro volta, i vampiri disprezzavano, in maniera più tenue
e velata, i Cullen perché non disdegnavano la compagnia di noi umani e questo
li rendeva dei deboli ai loro occhi.
Con la stessa carica di disprezzo che esprimevano nei nostri
confronti, vampiri e umani si schifavano a vicenda a scuola. Dopo i recenti
incidenti, di cui nessuno parlava ma tutti sapevano, si era addirittura creata
la carreggiata di passaggio per i vampiri e una per gli umani. I vampiri
camminavano sulla destra e gli umani tenevano la sinistra. Immaginatevi voi che
casino quando bisognava camminare nei due sensi in un’unica carreggiata.
Stessa spartizione si era creata nelle aule e negli
spogliatoi. Persino i cortili interni erano stati spartiti tacitamente tra
“riservati ai vampiri” e “solo umani che non siano vampirofili”.
Non erano rare scene di pestaggi per i corridoi in cui
l’umano, alla fine stremato, minacciava il vampiro con un paletto e questo,
aprendo le braccia, scoppiava a ridere e lo invitava a impalettarlo.
In tutto questo caos io e Edward andavamo avanti. Io
schernita e odiata perché non solo ero una vampirofila ma stavo addirittura
insieme a un vampiro, lui deriso e biasimato perché non aveva abbastanza palle
per usarmi per quella che ero, ossia un contenitore mobile di sangue fresco. Da
quando stava con me, non era più un latin lover, ma l’ultimo degli sfigati,
anche se dannatamente bello. Non davamo retta a nessuno, bastando solo a noi
stessi. I momenti solo per noi erano diventati una rarità, è vero, troppo
occupati a pensare a questa situazione, ma avevamo imparato a capirci e a godere
dei pochi attimi prima che io mi addormentassi in cui eravamo solo noi, senza
problemi al mondo.
Oddio, senza problemi. Bella stava diventando un problema
bello grosso per me. Quando sapevamo che era a scuola e non da qualche parte
per conto dei Volturi, dovevo camminare incollata a Jasper che si teneva pronto
a calmare i suoi istinti da quando, pochi giorni dopo l’incidente di Angela,
aveva iniziato a percepire in lei emozioni ostili e vendicative nei miei
confronti. Era stata Alice a proporre questa soluzione, consapevole del fatto
che su Edward, per quanto la cosa mi facesse male, non si potesse fare
affidamento.
Era come un fantasma per me, uno di quei fantasmi che ti
perseguitano continuamente. Non li vedi, a volte non li senti, ma sai che sono
li, che aspettano il momento buono. Bella non era spesso a scuola, anzi. Non
c’era praticamente mai, ma quelle poche volte che la incrociavo era in grado di
farmi ghiacciare il sangue nelle vene. Non mi parlava, ma il modo in cui mi
guardava riusciva a farmi sentire così piccola, e inutile, e assolutamente…non
riesco nemmeno a descrivere come.
Di tanto in tanto qualche nuovo nome si aggiungeva alla
nostra lista già infinita. E fu uno shock vero e proprio quando un giorno,
durante l’ora di inglese, io e Alice venimmo chiamate fuori da Emmett.
“Emm, che c’è?” chiese Alice, appena ci fummo chiuse la
porta alle spalle.
“papà ha chiamato dall’ospedale” disse con tono grave.
“chi è stavolta?” chiesi io con il groppo in gola.
“Mike”
Mike, Mike, Mike…quel Mike detto con quel tono proprio da
Emmett mi rimbomberà per sempre nella testa. Per sempre. E vedere il suo corpo
freddo su quel lettino d’acciaio nell’obitorio dell’ospedale è una cosa che
ogni tanto mi sogno ancora la notte.
“ragazzi…Mike, aveva questo in tasca” ci disse Carlisle
dandoci un piccolo registratore.
Edward lo prese, l’unico che avesse ancora la forza di
muoversi. Non era mai andato molto d’accordo con Mike, ma non lo odiava, era
comunque uno dei nostri.
Dopo aver guardato tutti, ebbe il coraggio di far partire il
registratore. Le voci registrate rimbombavano nella sala delle celle
frigorifere come voci dall’inferno. Cattive, fredde e minacciose.
- forse stiamo andando un po’ troppo di fretta
- stiamo andando troppo a rilento. Prima facciamo, prima
saremo liberi e addio trucchetti con paletti e sangue sintetico.
- si ma se continuiamo con questo ritmo, gli umani
sospetteranno qualcosa.
- ma cosa devono sospettare? Chiusi e ignoranti come sono
non arriveranno mai a capire che non moriamo con degli stupidi spilloni di
legno nel petto e che l’aglio non ci fa un baffo.
- si ma…
- si ma niente, James! Gli ordini di Bella sono stati
chiari. Più che chiari. E se non facciamo come dice lei, credi che Lord Aro
sarà clemente? Credi che ci dirà ‘bel lavoro ragazzi, avevamo proprio bisogno
di segretezza”. Sveglia! Mancano pochissimi mesi alle elezioni e per quel
giorno il lavoro deve essere finito.
- si ma…
- senti, se hai tanta voglia di essere torturato da Jane,
dillo! Farò da solo e non dirò una parola in tuo favore.
- non voglio dire questo, Ronald, ma credo che dovremmo
agire con più attenzione.
- Arold, Jenna e Giorgia stanno facendo un ottimo lavoro
fuori di qui. E stanno agendo nell’intero paese! noi abbiamo a che fare con dei
pivelli di una scuola e stai facendo tutte queste storie!
- dico solo di agire con più prudenza. Quei Cullen….
- lo so che stanno cercando informazioni. Bella ha sfiorato
quella…umana, come si chiama, quella Nihal, nei corridoi, senza che lei se ne
accorgesse… e mi ha detto che i Cullen sono a caccia, ma afferrano solo fumo.
Forse è il caso di dare una lezione alla loro amichetta per fargli capire di
farsi i cazzi loro.
- li faresti solo intestardire di più. I Cullen non sono un
clan con cui scherzare.
- e perché no? si possono a stento definire vampiri.
- il loro capo, Carlisle, era uno dei Volturi una volta. Non
so se sai di chi è il quarto trono accanto a quello di Caius. Beh indovina, è
suo!
- ma non lo occupa
- ma Aro ti metterà al rogo prima che tu possa spiegare il
tuo desiderio di vendetta.
- ma Bella mi difenderà, l’ha promesso.
- Cosa ti ha promesso?
- un posto nella guardia se porterò a termine la missione
con successo.
- mente
- cazzate, sei geloso
- lei dice cazzate. Tutti quelli della guardia hanno dei
doni. Tu non hai un bel niente.
- sarebbe un premio infatti
- comunque stiano le cose io dico di agire con prudenza.
- chi è il prossimo?
- dobbiamo finire la Weber, questo è certo. E poi io direi
di continuare con Stone. Suo padre sta iniziando ad alzare troppo la cresta. È
ora di metterlo a tacere.
- ehi!
- tu sei Newton vero? Piaciuta la conversazione?
- che ne diresti nel frattempo di dare un messaggino ai
Cullen?
- si…chissà che sapore ha il tuo sangue, Newton.
…..
La conversazione si interruppe . Mike era riuscito a tenere
nascosto il registratore per fortuna. Era morto, ma ci aveva dato una pista. Un
certo Stone stava per essere ucciso. Sapere cosa stesse facendo suo padre da
intralciare tanto i Volturi ci avrebbe dato il filo conduttore che cercavamo.
“non gli permetterò di sfiorarti nemmeno con un dito, ok?”
mi sussurrò Edward all’orecchio
stringendomi forte a sé. “non permetterò mai più a Bella di toccarti,
amore. Non glielo permetterò” continuava a sussurrare. Se ero ancora viva era solo
per evitare di scatenare la lite tra Aro e Carlisle. Ma ancora una volta, non
avevo paura per me. Non era saggio mettersi contro i Volturi e ostacolare i
loro piani. Non ci pensavano due volte prima di farti fuori, era una cosa che
leggendo i libri di Esme avevo imparato a prendere sul serio. E questa volta in
gioco c’era la loro reputazione davanti al mondo intero, non una banale lotta
tra clan. E i Cullen…i Cullen non avrebbero mai potuto vincere.
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