Ritorno all'Excalibur Hotel

di luvsam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non era la prima volta che i Winchester mettevano piede all’Excalibur Hotel a Las Vegas, ma Sam proprio non ricordava di esserci stato prima nonostante il fatto che Dean avesse provato nelle ultime tre ore a riportargli alla mente la precedente permanenza, avvenuta quando aveva più o meno sei anni.
Guardando la struttura dell’albergo anni’90 attraverso il parabrezza dell’Impala, il giovane cacciatore pensò che probabilmente ai suoi tempi era stato un albergo da prima pagina, ma ora era piuttosto anonimo e decadente rispetto alle mega-costruzioni scintillanti che lo circondavano. Era chiaro che era datato e, a dire il vero ,trovava anche molto kitch l’imitazione di un castello delle principesse Disney, che campeggiava su Las Vegas Boulevard South, ma aveva tenuto per sé le sue perplessità di andare in Nevada, soprattutto perché aveva notato quanto invece Dean fosse su di giri davanti alla prospettiva di poter accettare un lavoro nella patria dei casinò e del divertimento sfrenato.
Erano da settimane sulle tracce di John, ma, nonostante i loro sforzi, non erano riusciti a beccarlo e andare avanti e indietro non era stato particolarmente divertente. Non era più abituato a passare tante ore su quattro ruote e se da un lato il rumore dell’Impala era confortante, dall’altra lo irritava e gli faceva sentire la nostalgia del silenzio della biblioteca dell’università. Non che non avesse accettato con sollievo l’idea di andare via dalla California con Dean perché non avrebbe mai potuto restare a Stanford senza Jess, circondato dagli sguardi di pietà di quanti lo conoscevano, o di semplici curiosi, ma non aveva messo in conto che sarebbe stato così difficile ritrovarsi faccia a faccia con John.
Sam si era domandato più di una volta durante le frequenti notti insonni se il loro padre lo stesse evitando...
Era certo infatti che non gli aveva perdonato il voltafaccia e che il tempo nel loro caso non aveva messo le cose a posto perché John Winchester difficilmente tornava sui suoi passi quando prendeva una decisione. Non mercanteggiava con gli sconosciuti e tantomeno con i suoi figli da quando ne aveva memoria. Era brutale quando metteva le carte in tavola, chiaro, diretto e spietato, e tutto ciò che offriva al suo antagonista era un “bere, o affogare”. Era sempre stato così e fino a circa i dodici anni era stato un continuo ingoiare il rospo, poi gli ordini gli erano andati sempre più stretti e alla fine le loro strade si erano separate in malo modo.
All’inizio della permanenza a Stanford era stato spinto dall’adrenalina pura della conquistata libertà, ma poi non aveva potuto impedirsi di sentire la mancanza anche dell’uomo che lo aveva cacciato dalla loro famiglia. La sentiva allora e la sentiva ogni secondo di più da quando Jessica era morta perché, per quanto Dean fosse stato fantastico nel sostenerlo, non poteva pretendere che capisse fino in fondo il suo dolore.
Suo fratello non aveva mai avuto una relazione degna di questo nome e il massimo dell’impegno per lui era stato farsi trovare ancora tra le lenzuola all’alba dalla donna portata a letto la sera precedente. Con Jess invece era stata una cosa molto seria...Avevano già parlato di un futuro insieme e sognato ad occhi aperti la loro casa in un quartiere tranquillo, magari in una piccola città. Avevano scherzato sul numero dei piccoli Winchester da mettere al mondo e sul lavoro da avvocato di successo di Sam. Avevano progettato le loro vacanze al mare e le feste in famiglia e in alcuni momenti per lui era stata dura non cedere alla malinconia perché sapeva che non avrebbe condiviso la sua felicità con Dean e John, ma si era imposto di non lasciarsi rubare il futuro.
Il passato era andato e a quello non c’era rimedio, ma il resto era ancora a portata di mano, o almeno lo era stato fino a pochi mesi prima quando la sua vita si era di nuovo fermata. Tutto in fumo in pochi istanti e aveva disperatamente bisogno di chiedere a suo padre se con il tempo si tornava a respirare, se in qualche modo il dolore si affievoliva, se sarebbe mai riuscito a sentire meno il vuoto lasciato da Jessica.
Voleva che gli desse queste risposte, ma aveva anche tante domande sull’attacco, sul demone e sul fatto che non poteva essere una coincidenza che Mary e la sua ragazza fossero morte allo stesso modo. Voleva che John Winchester si ricordasse di avere due figli e lo facesse sentire al sicuro anche se adesso era un metro e novanta e non aveva più tre anni. Per il momento però nessuno dei suoi desideri era stato appagato e tutto quello che aveva fra le mani era un cellulare che non suonava mai, perché, le poche volte che si era palesato, lo aveva fatto contattando Dean e non aveva mai chiesto di lui.
Sapeva che cosa gli era successo? Sapeva che aveva di nuovo rischiato di morire tra le fiamme?
Aveva così tante domande senza risposta...
All’improvviso uno spintone e la voce beffarda di Dean lo catapultarono sul pianeta terra.
“Dai, principessa, dobbiamo entrare e di certo non ti porterò in braccio”

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Dean avanzò verso la  reception con passo sicuro e Sam lo seguì guardandosi intorno.
Nonostante avesse visto tempi migliori, l'interno dell'albergo era piuttosto curato e sicuramente fuori dal loro budget attuale. Poche ore prima erano dovuti praticamente fuggire dal 66 motel perché il proprietario aveva mangiato la foglia e aveva concluso che Frankie Harmon e suo fratello Gregory non esistevano, così come le loro carte di credito. Sam lo aveva capito nell’attimo in cui lo aveva inchiodato con lo sguardo quando aveva chiesto di pagare una notte extra e tornato in camera, aveva detto a Dean che dovevano sloggiare e alla svelta.
Suo fratello non l'aveva presa bene perché era ancora piuttosto ammaccato dopo lo scontro con il mostro di turno, ma, nonostante questo, avevano impacchettato le loro cose e se n’erano andati.
Sam si era anche offerto di guidare per farlo riposare un po', ma il tentativo era stato smorzato sul nascere perché, testuali parole, solo in caso di morte imminente, gli avrebbe consegnato le chiavi di Baby.
Erano ripartiti e le carte di credito erano state fatte a pezzi e disperse in tre bidoni dei rifiuti differenti.
Le imprecazioni di Dean avevano avuto vita più lunga , poi si era placato e mentre attraversavano il confine con l’Arizona, era arrivata la telefonata  di Brad Stevenson.
Quando il cellulare del maggiore dei Winchester aveva squillato, Sam si era sporto velocemente in avanti e lo aveva sottratto alla presa del fratello. Era stufo di non riuscire a parlare con suo padre e se era lui, questa volta doveva intercettarlo. Aveva risposto prima che Dean riuscisse a reclamare quello che era suo ed era rimasto deluso non riconoscendo la voce dall'altra parte del filo. Aveva taciuto per qualche secondo, poi aveva teso il telefono al legittimo proprietario, che aveva accostato per ascoltare meglio. Aveva scambiato qualche frase con lo sconosciuto, poi gli aveva assicurato che avrebbe risolto il problema e aveva riagganciato. In un altro momento l'indole curiosa di Sam avrebbe fatto la sua entrata in scena e avrebbe chiesto informazioni sul nuovo caso, ma era troppo amareggiato. Era rimasto in silenzio miglio dopo miglio e stranamente Dean lo aveva lasciato in pace. Aveva capito che cosa frullava nella testa del suo fratellino e non avendo validi argomenti per giustificare suo padre, aveva preferito tacere.
Erano così arrivati all'Excalibur e dopo aver raggiunto la reception, Dean attirò l'attenzione di una signorina in tailleur con una generosa scampanellata e chiese di vedere il direttore. Nel frattempo Sam si tenne volutamente qualche passo indietro e si mise ad osservare l'impiegata, che, piuttosto seccata dall'irruenza del cliente, alzò il telefono e annunciò l’arrivo dei Winchester. Dopo pochi secondi alla reception arrivò  un uomo sulla quarantina, che li invitò a seguirli e li condusse lungo un corridoio fino ad una porta bianca. I tre entrarono in un ufficio e i due fratelli furono fatti accomodare su delle sedie davanti ad una scrivania.
Adesso che lo aveva di fronte a sé, Sam osservò meglio lo sconosciuto e concluse dall'abito di ordinanza che doveva essere il direttore. Era abbastanza alto e in forma, ma quei particolari non gli fornivano nessun indizio sul perché si trovavano nella residenza estiva di Cinderella. Si concentrò così sull'ufficio e notò sulla parete alle spalle della scrivania una pergamena di laurea e alcune foto di famiglia. Il loro ospite era evidentemente sposato e da quello che vedeva, le cose dovevano andargli piuttosto bene.
Possibile che solo la sua vita era un macello completo?
Era del tutto immerso nei suoi pensieri quando il direttore dell’Excalibur iniziò a parlare e a quel punto si costrinse ad ascoltare sotto lo sguardo preoccupato di Dean.
“Possiamo darci del tu?”
“Certo, Brad"
“Perfetto, sarà tutto più semplice”
L'uomo guardò i due cacciatori, poi sorrise e disse:
”Dean e Sam Winchester, non ci vediamo da un bel po’ ed immagino che non vi ricordiate di me”
“Vagamente”- rispose il maggiore dei fratelli.
“Certo, all’epoca eravate piccoli e vostro padre non vi coinvolgeva nei suoi affari. È evidente che le cose sono cambiate visto che siete qui al posto suo, giusto? Mi ha detto che potevo rivolgermi a voi, ma non vi nascondo  che mi avrebbe fatto piacere rivederlo. La mia famiglia deve tutto a John Winchester, l’Excalibur ha potuto aprire solo grazie al suo intervento"
“Che vuol dire che mio padre le ha detto di chiamarci? Quando ha parlato con lui?”
Improvvisamente Sam sembrò ridestarsi e fissò il suo interlocutore.
“L'ho chiamato ieri e mi ha detto che era impegnato con un altro caso, ma…”
Il giovane sussultò a quell'affermazione: un perfetto sconosciuto aveva alzato il telefono e suo padre aveva risposto immediatamente? Aveva quindi ragione? Non voleva parlare solo con lui?
Si irrigidì e passò all'attacco:
“Impegnato a fare cosa? Le ha detto dov’è?”
“Sammy"-ammonì Dean notando l'espressione interdetta di Brad.
“Ho toccato qualche brutto tasto?”
“No, tranquillo, un piccolo equivoco familiare, ma parliamo del caso"- rispose il cacciatore più anziano stringendo con forza una coscia del più giovane.
“Okay, Dean, come vuoi. Hai detto che ti ricordi qualcosa dell’Excalibur e di me"
“L’albergo era ancora in costruzione, giusto?”
“Giusto"
“Quando arrivammo, il cantiere era fermo e pregai papà di farmi provare uno dei caschetti gialli, ma mi fulminò e mi disse che non avrei messo nemmeno il naso fuori dall’Impala  prima che avesse capito che cosa stava succedendo"
“La tua faccia era tutta un programma, eri incazzatissimo. Pensai che tuo padre fosse molto severo e che volevo girargli alla larga, poi lo rivalutai quando accettò come pagamento per il lavoro svolto una settimana di soggiorno gratis e ci permise di fare scorribande”
“La piscina"
“Sì, ci andavi matto, mentre Sam la detestava ed era piuttosto diffidente. Vedo che questo tratto del carattere è rimasto”
“Niente di personale, Brad, il ragazzone non ha dormito molto. Comunque, interrompiamo la cavalcata nei ricordi e pensiamo al tuo problema “
“Giusto, siete qui per questo. Posso considerarvi miei ospiti?”
“A noi va benissimo”
“Perfetto! Mi sono permesso di farvi preparare delle stanze, speravo che avreste accettato. Andate a darvi una rinfrescata, è stato un lungo viaggio. Le stanze sono al secondo piano, zona defilata come piace ai Winchester”
Dean sorrise e rispose:
“Che memoria”
“Ho stampato in testa il vostro soggiorno e le richieste bizzarre di John. Avete bisogno di sale?”
“Siamo a posto così”
“Sempre pronti a fronteggiare qualsiasi situazione, eh?”
“È nel nostro DNA”
“Nel vostro caso non è un'esagerazione, John vi ha addestrati sin da piccoli e si vede. Devo ammettere che ho una profonda ammirazione per vostro padre, da ragazzino mi sembrava figo come Batman. Credo che il mio, che Dio lo abbia in gloria, ne sia stato anche un po’ geloso, sapete? L'ho capito con il tempo, ma volete mettere un cacciatore di mostri contro un direttore di un albergo? Non c'era partita"
“Almeno il direttore d’albergo la sera tornava a casa"
“Sammy"
Stavolta il richiamo fu più severo e il giovane incrociò lo sguardo torvo del fratello. Si rese conto di aver parlato troppo e si ritirò di buon ordine.
“Brad, ti ringrazio per aver pensato a due stanze, ma preferiamo condividere”
“Anche questo non è cambiato, siete rimasti molto uniti"
Il direttore si alzò dalla sua poltrona  ed offrì a Dean una chiave.
“Non appena vi sarete rimessi in sesto, parleremo del motivo per il quale vi ho chiamati”
“Una piccola anteprima?”
“Sicuro che non vogliate…”
“Prima il dovere, Brad"
“Come volete. Dunque i lavori per costruire l'Excalibur sono iniziati nel 1988, ma , come vi accennavo poco fa, sin da subito si sono registrati degli intoppi. Prima una diatriba con le autorità per vincoli urbanistici, poi una serie di incidenti, che hanno coinvolto le squadre di operai”
“Che genere di incidenti?”
“Attrezzi spariti e poco altro fino a Ramon Cruz”
“Che cosa gli è successo? “
“Cadde da un ponteggio e si infortunò gravemente, al punto di non poter più riprendere il suo posto. Mio padre fu costretto a licenziarlo e ad assumere un altro operaio, ma quello fu solo l’inizio. Improvvisamente le tubature saltavano, le scale crollavano e tra il personale cominciarono a girare voci su una maledizione. Qualcuno arrivò a licenziarsi, ma la maggioranza rimase perché avevano tutti famiglia e in tanti erano immigrati dal Messico, che non potevano restare senza lavoro. Presero però, diciamo così, le loro precauzioni e alzarono qua e là nel cantiere altarini per tenere tranquilli los muertos.  
Mio padre li lasciò fare, non poteva permettersi  altri ritardi, e sperò che gli  operai si fossero calmati, ma non andò così. Tutto liscio per qualche settimana, poi qualcuno giurò di aver visto una niña in lacrime aggirarsi tra i piani dell'albergo. I lavori si bloccarono di nuovo e fu allora che entrò in scena vostro padre.
Era chiaro che stava succedendo qualcosa di strano e visto che la mia famiglia conosce da sempre quella di Missouri, mia madre la chiamò e fu lei a consigliarci John Winchester.
Tutto il resto è storia e per darvi la versione breve, allontanò lo spirito di questa bambina, che per qualche motivo era rimasta intrappolata nella zona di costruzione dell’hotel, e tutti tirarono un sospiro di sollievo.
I lavori terminarono e quando l’albergo aprì, foste graditissimi ospiti della nostra famiglia”
“ Chi era questa bambina?”
“Non ne so molto in realtà, ma, curiosando tra le cose del mio vecchio quando è deceduto, ho trovato qualcosa di interessante. Credo che siano le ricerche dell’epoca di vostro padre, ma ho preferito non toccare nulla per non fare casini”
“E’ un ottimo punto di partenza, grazie”
“Secondo voi Helena è tornata?”
“Il fantasma si chiamava così?”
“Sì”
“Beh, in genere non succede che uno spirito bandito rientri in scena, ma abbiamo imparato che non c’è nulla di scontato nel nostro lavoro”
“Quindi potrebbe essere qualcun altro?”
“Non ci hai ancora detto perché ci hai chiamati, altre tubature scoppiate?”
“No, stavolta è qualcosa di diverso, qualcosa di grosso, tanto che abbiamo chiuso il decimo piano”
“Perché?”
“I clienti e poi il personale ci hanno segnalato temperature basse, cali di tensione e una settimana fa un nostro ospite è scomparso”
“Non potrebbe essersene semplicemente andato?”
“Lasciandosi dietro tutte le sue cose e centomila dollari vinti al casino?”
“Porca puttana”
“Appunto”
“Effettivamente è strano, ma questo non vuol dire dietro qualcosa di soprannaturale”
“Se fosse solo questo no, ma le telecamere del piano hanno ripreso qualcosa e…Non vi voglio condizionare, preferisco che guardiate voi”
Il trillo del cercapersone interruppe la conversazione e Brad sospirò.
“Mi sembrava strano che non mi avessero ancora chiamato! Voi rimanete pure, fate come se questo ufficio fosse il vostro. Ci vediamo a pranzo, okay?”
“D’accordo”
Non appena Brad uscì, Dean si girò verso il fratello e chiese:
“Che diavolo ti è preso? Non discutiamo di affari di famiglia davanti ad estranei”
“Estranei? Mi è sembrato che ci fosse una grande sintonia tra di voi”
“Non sviare il discorso, sai bene che cosa voglio dire”
“Guardiamo questo video, è meglio”
“Sammy”
“E’ Sam”
Il giovane si mise alla scrivania e fece partire il filmato.
“Oh, porca puttana”

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Dean non aveva proferito parola da quando avevano lasciato l’ufficio di Brad ed era alquanto strano perché, se c’era una cosa che non era nelle corde nel maggiore dei fratelli Winchester, era tenere la bocca chiusa. C’erano state poche volte in cui le parole non gli erano uscite come un fiume in piena e quella più impressa nella memoria di Sam, era la sera in cui aveva lasciato la sua famiglia per andare a Stanford. In quella particolare occasione ci aveva pensato John a farsi sentire fino all’altro capo degli Stati Uniti, ma quella era stata una reazione ampiamente messa in conto, mentre il silenzio di Dean era stato l’equivalente di un pugno nello stomaco. Tra quelle quattro mura c’era stato un gelo nell’aria senza precedenti ed era stato destabilizzante perché il fuggitivo si sarebbe aspettato un coro di minacce seguito da preghiere e invece non c’era stato un fiato dalla persona che da sempre contava di più al mondo per lui, né una parola, né una mano che aveva provato a trattenerlo mentre stava salendo sull’autobus per la California.
Erano successe tante cose da allora, eppure il silenzio di suo fratello aveva su Sam lo stesso effetto destabilizzante, era come se gli mancasse il terreno sotto i piedi, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nell’universo.
Lo aveva seguito fino all’Impala a prendere i loro borsoni, in ascensore, lungo un corridoio e fin dentro la loro stanza, senza mai togliergli gli occhi di dosso, ma non aveva osato iniziare una conversazione perché quella era una delle tante cose mai dette, ma scolpite nella pietra, tra i due fratelli: se Dean aveva bisogno di stare in silenzio e concentrato sui suoi pensieri, allora così sarebbe stato. Era un’abitudine che il minore dei fratelli Winchester aveva interiorizzato sin da piccolo, solo che allora si intrufolava sulle sue ginocchia, gli appoggiava la testa sul petto, gli cingeva la vita con le braccia e restava lì fin quando il fratellone non tornava operativo.
Dopo tanti anni sarebbe stato alquanto inopportuno e logisticamente difficile attuare quel comportamento, così Sam si accontentò di abbandonare il suo borsone su uno dei due letti gemelli e di sedersi in attesa degli eventi. Non fece commenti quando lo vide uscire dalla stanza e non chiese nulla nemmeno quando lo vide tornare con lo stesso sguardo serio. Restò senza aprire bocca anche quando iniziò ad andare avanti e indietro aggrottando di tanto in tanto le sopracciglia e sorseggiando una birra requisita a tempo di record dal minibar, poi Dean si avvicinò al suo borsone, aprì la cerniera ed eccolo lì il segnale dell’inizio delle operazioni: il diario di papà prese posto sul tavolo.
Il giovane si sedette e iniziò a sfogliarlo con attenzione suscitando una certa sorpresa in Sam. Non c’era pagina che suo fratello non conoscesse di quella biografia sui mostri ed invece dedicò alle singole pagine un’attenzione snervante, come se non avesse mai letto quelle righe in vita sua.
Sam attese ancora e la sua pazienza fu premiata quando il fratello chiese:
“Partiamo dal video?”
“Okay”
“Li hai riconosciuti, vero?”
“Sì, certo”
“Dunque, decimo piano, e un uomo, il nostro Lucky Man, cammina scortato da una schiera di demoni. Arrivano alla porta della stanza 134, qualcuno apre, le luci iniziano a tremare e il tizio viene risucchiato all’interno”
“Esatto e da allora nessuno lo ha più visto”
“Chi c’era, secondo te, dietro quella porta e perché Theo ha seguito i demoni senza batter ciglio?”
“Chi è Theo?”
“L’uomo scomparso”
“Come sai il suo nome?”
“Mentre tu eri qui a farti le treccine, ho fatto un po' di domande in giro”
“Divertente. Comunque, forse non sapeva che erano demoni e che stava cadendo in una trappola, oppure lo sapeva benissimo ed è un coglione”
“Di certo non capiremo che fine ha fatto restando qui”
“No, ma, prima di muoverci, direi di prepararci un po' meglio”
“Che cosa suggerisci, Sherlock?”
“Magari potremmo saperne di più su Theo”
“Mi sembra giusto”
Sam scosse la testa e andò a recuperare il suo portatile prima di tornare al tavolo.
“Qual è il suo nome completo?”
“Theo Walkins”
“Okay”
Il cacciatore digitò il nome sulla tastiera e dopo aver gironzolato per un po' in rete, disse:
“Dunque Theo Walkins è un agente immobiliare, sposato con un figlio, e abita a Camden, Maine. E’ arrivato in città per una convention aziendale e alloggiava al….”
“Aveva una stanza in un altro albergo? La storia diventa piccante”
 “Dean”
“Scommetto che qui alloggiava la sua amichetta e che…”
“Puoi ritornare a ragionare con il cervello superiore?”
“Mr fedeltà, dovresti svegliarti un po'. Sai, in giro ci sono tante signorine disponibili, che gradirebbero molto mettere le loro mani su…”
Dean si bloccò e si morse la lingua davanti all’espressione ferita del fratello.
“Scusa, Sammy, non volevo”
“Lo so”
“No, davvero, a volte parlo senza…”
“Sì, fa niente”
Il ragazzo si schiarì la voce con il chiaro intento di non cedere al ricordo di Jessica e cercò di tornare al caso.
“Secondo la testimonianza di un amico, sono andati a giocare al casinò il sei sera e Theo ha perso parecchio. Sono tornati in albergo e lui era davvero depresso perché non sapeva che cosa raccontare alla moglie. La mattina dopo ha detto ai colleghi che doveva rimediare al casino che aveva fatto e non è risalito sul pullman aziendale per tornare nel Maine”
“Secondo Brad è scomparso dall’Excalibur una settimana fa, quindi tra il sette mattina e il tredici ha cambiato hotel, ha vinto al casinò ed è sparito dopo aver fatto una passeggiata con dei demoni”
“In quest’altro articolo c’è scritto che la moglie ne ha denunciato la scomparsa dopo aver tentato invano di contattarlo, per questo la  polizia è arrivata qui. Gli sbirri hanno visto i filmati delle telecamere interne e hanno concluso che si tratta di un sequestro a scopo estorsivo. Mi domando come non si siano accorti dei demoni”
“Fratellino, non hanno il nostro occhio allenato”
“Ma Brad si è ricordato di noi e di quello che facciamo e ci ha chiamato”
“Proprio così”
“Avrebbe dovuto chiudere l’albergo, questo posto è pericoloso”
“E che cosa avrebbe dovuto raccontare? Non si tira giù la saracinesca per una persona scomparsa”
“Questo è vero, ma…”
 “Altre notizie su Mr Genio?”- chiese Dean sporgendosi verso il monitor.
“Dammi un po' di tempo e vedrò di trovarle. Vai a farti una doccia nel frattempo, così eviti di starmi con il fiato sul collo”
“Lavori meglio quando sei sotto pressione”
“Dean, per favore”
“Okay, okay, andrò a fare qualche tuffo in piscina in nome dei vecchi tempi”
“Sei incredibile, lo sai? C’è stata una riunione di condominio tra demoni qualche piano sopra le nostre teste e tu pensi alla piscina?”
“Non sai goderti la vita, Sammy, e comunque, giusto perché tu lo sappia, di sopra non c’è nulla”
“Quando diavolo ci sei stato?”
“Sempre mentre ti facevi le treccine”
“Piantala, Dean. Non mi hai rivolto la parola da quando siamo usciti dall’ufficio di Brad e ho pensato che
volessi un po' di spazio quando mi hai mollato qui”
“Effettivamente non ti volevo tra i piedi”
“Per quale motivo?”
“Perché sei poco concentrato e non ti volevo sul campo”
“Non sono poco concentrato”
“Ah, no? E che cos’erano allora il sequestro non autorizzato del mio cellulare e la scenata nell’ufficio di Brad? Stai pensando a papà e al suo silenzio e…”
“Il suo silenzio con me”
“Sammy”
“Quando abbiamo lasciato Palo Alto, pensavo che fosse nei guai, ma adesso credo che stia benissimo e che…”
“E cosa?”
“Gli hai parlato, vero?”
“Non esattamente”
“Ma continua a mandarti coordinate e io sono stufo di sentirmi come il cane di Pavlov”
“Possibile che torniamo sempre al punto di partenza con te e papà che vi scontrate?”
“Non ci stiamo scontrando visto che non si è nemmeno scomodato a fare una chiamata per sapere come sto”
“Sammy, avrà le sue buone ragioni per comportarsi come sta facendo”
“Quali, a parte che mi odia per aver mollato la caccia?”
“Non sai di che cosa parli, non ti ha mai odiato”
“Queste sono cazzate e lo sai. Non mi ha mai cercato in quattro anni e adesso…Dovrebbe essere qui per me, dovrebbe comportarsi da padre”
“Senti, puoi pensare quello che vuoi di lui, tranne che ti odi perché ha sofferto quando te ne sei andato, io ho sofferto”
I due fratelli si guardarono negli occhi, poi Sam abbassò lo sguardo e mormorò:
“Non volevo ferirti, Dean, ma non ce la facevo più”
“Lo so e per questo non ti ho chiesto di tornare. Ascolta, Sam, ci sono tante questioni irrisolte nella nostra famiglia, è vero, ma in questo momento abbiamo un caso e ho bisogno di sapere che sei con me al 100%, devo essere sicuro che mi guardi le spalle”
“Questo lo farò sempre e lo sai”
“Sì, ma, quando si tratta di te e di papà, il banco salta”
“Io non vorrei, ma lui…”
“Facciamo un patto, vuoi? Risolviamo questo caso e poi ci concentriamo solo su papà. Niente più coordinate, ci mettiamo sulle sue tracce e lo staniamo”
“Anche se ti ordina di…”
“Ti prometto che gli daremo la caccia e in un modo, o in un altro i Winchester torneranno insieme”
Sam sorrise timidamente e Dean capì di averla spuntata ancora una volta.
"Abbiamo un piano?"
"Abbiamo un piano"
"Okay, allora ti lascio alle tue ricerche, ci rivediamo tra un pò"
“Ehi”
“Sì?”
“Come farai il bagno in piscina se non hai un costume?”
“Sei privo di iniziative, amico, devo proprio darti qualche ripetizione privata su come sfruttare il fascino dei Winchester”
Dean lasciò la stanza e Sam si mise al lavoro. Iniziò a spulciare tutti gli articoli che menzionavano il presunto rapimento e non riuscì ad aggiungere nessun pezzo al puzzle, così tornò a interessarsi della vita di Theo Walkins, ma anche lì nulla attirò la sua attenzione. Non era che un normalissimo impiegato di provincia, tutto casa e lavoro. Nessun precedente, nemmeno una multa per divieto di sosta, insomma un signor nessuno, che non avrebbe dovuto attirare l’attenzione dei demoni, anche perché in una delle interviste, che aveva rintracciato in rete, era stato dipinto come un buon cristiano da un certo padre Ross.
Sam batté nervosamente un piede a terra e iniziò a mordicchiare il tappo della penna. Non riusciva a trovare il bandolo della matassa e ad un certo punto la stanchezza iniziò a presentare il conto. Pensò di mettersi più comodo , così prese il pc e andò a sistemarsi su uno dei due letti. Si appoggiò con le spalle alla testiera ripromettendosi di restare sveglio, ma gli occhi iniziarono a bruciargli e dopo aver resistito per un po', decise di concedersi un piccolo break. Mise da parte il laptop e si stese dicendosi che avrebbe riposato solo per qualche minuto, ma gli ci volle molto meno per scivolare in uno dei soliti sonni agitati con Jessica, che gli chiedeva aiuto. Iniziò ad agitarsi e quando Dean, tornando dalla piscina, gli appoggiò una mano sulla spalla per calmarlo, balzò in mezzo al letto. Lo fissò confuso, poi abbassò lo sguardo e tentò di regolarizzare il respiro.
“Stai bene?”


 
 

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Confusione, brividi, vista annebbiata, pareti che gli andavano addosso…
Sam conosceva fin troppo bene quelle sensazioni, non era la prima volta che le provava da quando Jessica era morta mesi prima e tirò un profondo respiro tentando di riprendere il controllo. Il suo corpo però non ne voleva sapere di collaborare, anzi sembrava remargli decisamente contro, e strinse forte i pugni per impedire alle lacrime di venir fuori e cedere alla disperazione.
Aveva sognato Jess, ancora, ne era certo, e l'eco delle urla della sua ragazza gli stava facendo scoppiare la testa. In realtà era cosciente che non era stato investito da un vero e proprio ricordo, perché la poveretta non aveva emesso un fiato quando l’aveva vista sul soffitto della loro casa, ma nella sua anima sconvolta albergava la certezza che avesse gridato in cerca di aiuto, quando era stata aggredita da un figlio di puttana rimasto senza nome.
Aveva pensato a lui mentre scivolava lungo la parete? Aveva invocato il suo nome mentre le si squarciava il ventre?
Il pensiero di non esserci stato per difenderla era qualcosa con la quale non riusciva a venire a patti e giorno dopo giorno si era tormentato, chiedendosi che cosa stesse facendo mentre l'amore della sua vita moriva.
Era impegnato a fare due chiacchiere con Dean?  Stava ancora sorseggiando quella maledetta birra che il fratello lo aveva convinto a bere in nome dei vecchi tempi?
Quando gli aveva proposto di fermarsi, aveva tentato di rifiutare, ma Dean era Dean e lo aveva canzonato invitandolo a scappare fin quando il guinzaglio era ancora abbastanza largo per concedersi qualche colpo di testa. Aveva capitolato dinanzi alle sue insistenze, ma la verità era che lui non voleva scappare, voleva solo tornare da Jess e buttarsi la caccia alla Donna in bianco alle spalle.
Certo, era stato felice di passare di nuovo del tempo con suo fratello, gli era mancato davvero tanto negli ultimi quattro anni, ma la caccia no, quello era il passato e voleva rimetterlo fuori dalla porta, anche se stavano tornando a Palo Alto dopo aver fatto un buco nell’acqua. Non aveva smesso di essere in pensiero per John, perché, nonostante tutto quello che era successo tra di loro, lo amava e in cuor suo aveva mantenuto accesa la speranza che un giorno avrebbero potuto sistemare le cose, ma il suo posto non era più sui sedili dell'Impala. La sua vita era a Stanford tra libri e notti insonni prima degli esami, era lì che voleva tornare, eppure aveva acconsentito a quel momento tra uomini.
Se non lo avesse fatto, se la voglia di vivere ancora Dean non lo avesse bloccato, avrebbe potuto salvare Jess?
Il senso di colpa, per essersene andato, e il rimorso, per essersi attardato sulla strada del ritorno, gli avevano provocato quasi da subito degli attacchi di panico, che aveva taciuto a suo fratello, non voleva che diventasse ancora più protettivo. Era riuscito a nascondere le crisi per settimane, a volte anche ricorrendo ad ansiolitici, ma adesso la diga era crollata.
Fece ancora uno sforzo per riprendere il controllo, ma l’aria non sembrava mai riempirgli a sufficienza i polmoni e quel senso di oppressione sul petto era terribile.  Sentiva il cuore andargli a mille e rivoli di sudore percorrergli la schiena, e in un altro momento avrebbe cercato disperatamente il flacone con le pillole, ma stavolta non era solo. Seduto accanto a lui c’era il suo punto di riferimento numero uno e si aggrappò alla voce di Dean, che gli diceva che andava tutto bene e continuava a stringergli un braccio in segno di sostegno.
Si chiese da quanto fosse lì e in che condizioni lo avesse trovato tornando in stanza. Conoscendolo, aveva immediatamente reagito ed era evidente che doveva averci messo un po’ per svegliarlo, perché la sua maglietta era stropicciata come se fosse stata strattonata a lungo.
Ancora quella voce, stavolta più urgente che in precedenza.
“Sammy, se non mi non rispondi ora, trascino il tuo culo in ospedale”
L’idea di finire sotto le mani del medico di turno scosse Sam, che si impose di dare un cenno di vita, e mormorò:
“Niente ospedale, sto bene”
“Col cazzo che me la bevo, sei paonazzo e stavi urlando quando sono entrato nella stanza”
“Mi dispiace, io..”
“Ancora Jessica, vero?”
“Dean”
“Niente stronzate, non sono né sordo né cieco”
“Che cosa vuoi che ti dica?”
“Qualsiasi cosa, vorrei che abbattessi il muro che hai alzato e mi dessi la possibilità di aiutarti”
Sam si passò una mano sul viso e rispose:
“E’ stato solo un incubo, non farne un dramma, anzi fammi alzare, devo andare in bagno”
Dean non si mosse e a quel punto il giovane si divincolò dalla presa e scese dall’altra parte del letto. Si avviò verso la porta dei servizi cercando di mettere un po' di spazio fra lui e il fratello e stava quasi per sentirsi in salvo quando sentì dire alle sue spalle.
“Se stai battendo in ritirata per imbottirti di pillole, cambia programma, sono in un cesso dell’ultima stazione di servizio in cui ci siamo fermati”
Sam si voltò furioso e urlò:
“Hai frugato tra le mie cose?”
“Sì, Sam, ho violato la tua privacy, fammi causa”
“Non dovevi, non ne avevi il diritto”
“Sì che ne avevo il diritto, sono tuo fratello maggiore e non ti voglio dipendente da quella merda”
“Non sono dipendente da niente”
“Davvero? Dal flacone ne mancavano parecchie e ho trovato le prescrizioni”
“Cazzo, Dean”
“Cosa, Sam? Credi che non sappia che ti incolpi della morte di Jessica?”
“Non sono affari tuoi e non parlare di lei”
“Non l’ho fatto in tutti questi mesi sperando che riuscissi a gestirla da solo, ma non è così e quando ho capito che cosa stavi facendo…”
“E come diavolo avresti fatto? Sono stato attento, non ho mai lasciato niente in giro”
“A Gresham hai passato una notte di merda e quando il giorno dopo eri praticamente uno zombie, ho pensato che fosse la mancanza di sonno. Mentre stavamo viaggiando verso l’Idaho, però, ti sei addormentato e ti è scivolato il flacone della tasca della giacca. All’inizio non avevo capito, poi, quando l’ho raccolto, mi è venuto un colpo e alla prima occasione ho svuotato il tuo borsone. Vorrei dirti che mi dispiace di averlo fatto, ma non è così”
“Sei un bastardo”
“No, sono tuo fratello e mi stai spaventando a morte. So che non posso nemmeno immaginare che cosa stai provando, ma una volta venivi da me quando eri nei guai, una volta non mi avresti nascosto una cosa così importante. Perché lo hai fatto? Perché non ti sei confidato con me?”
La distanza tra i due fratelli si era ridotta a zero e ora Dean stava urlando in faccia a Sam tutta la sua frustrazione, scuotendolo violentemente.
“Rispondimi”
“Non lo so”
“Smettila di mentire. Perché, Sammy? Le prendevi già all’università?”
“No, che ti viene in mente?”
“E, allora, perché?”
“Non mi fanno sentire il dolore”
Il maggiore dei Winchester guardò con tenerezza il fratello e rispose:
“Lo allontanano solo per un po', ma non è quella la soluzione”
“Lo so, però in certi momenti è l’unico modo per tirare avanti”
“E io che ci sto fare? Non hai bisogno di quelle pillole, sono qui”
“E’ complicato”
“Spiegamelo”
“Non è facile dire a chi si ama che si sta male”
“Non mi devi proteggere, quello è il mio lavoro, non il tuo”
“Quando eravamo piccoli”
“No, sarai la mia spina nel fianco per sempre”
“Dean”
“Basta pillole, Sammy, giuramelo. Se non riesci a dormire, mi svegli, se andare a caccia in questo momento è troppo, ci prendiamo una pausa. Farò qualsiasi cosa, ma fermati ora che sei ancora in tempo”
“Okay, te lo giuro”
“Sul serio?”
“Sì, ma sono ancora incazzato perché hai frugato fra le mie cose”
“Tranquillo, le tue riviste porno sono al sicuro e anche i sex toys, pervertito”
Sam sorrise all’uscita di Dean e al suo discutibile senso dello humor e tentò a sua volta di stemperare la tensione.
“Mi fai andare in bagno adesso?”
“Certo, non vorrei che la tua vescica geriatrica ti facesse qualche scherzo”
“Sono più giovane di te, non dimenticarlo”
“Tu sei nato vecchio, gigante”
Il giovane sorrise ancora, poi andò in bagno e quando rientrò nella stanza, guardò con riconoscenza suo fratello, che nel frattempo stava curiosando nella cronologia del pc stravaccato sul suo letto.
“Hai trovato qualcosa di interessante?”
“No, questo tizio era di una noia mortale”
“Disse mr Perfettino”
“Non stavamo parlando di me, piantala”
“Okay, non ti scaldare!”
“Pensavo che forse stiamo sbagliando l’approccio al caso”
“Che vuoi dire?”
“Ripartiamo dall’inizio, vuoi?”
“Spara, cervellone”
Sam si sedette accanto a suo fratello e dopo una breve pausa cominciò a ripercorrere i fatti, improvvisando uno schema sul block notes di cortesia dell’albergo. Annotò date, spostamenti e fatti e rileggendo i suoi appunti, le cose non gli sembrarono più chiare.
Sapevano che un signor nessuno aveva prima avuto una sfiga tremenda e poi una fortuna sfacciata, il tutto intervallato da un probabile patto con un demone. Quello che però non quadrava era la tempistica: nessuna persona sana di mente avrebbe fatto un accordo sapendo che sarebbe morto pochi giorni dopo, non avrebbe avuto senso. Per quanto ne sapevano, i patti con i demoni avevano sì una durata soggettiva, ma mai così breve. A conferma della loro ipotesi i due fratelli chiesero aiuto al diario del padre e giusto per essere ancora più convinti, fecero una telefonata a Bobby esponendogli al situazione.
“Beh, ragazzi, effettivamente è strano. Chi venderebbe la propria anima così a cuor leggero?”
“Qualche suggerimento?”
“Lasciatemi fare qualche ricerca, vi richiamo appena possibile”
“Bobby?”
“Sì, Sam?”
“Hai sentito papà?”
“No,vi avrei avvertito, so che lo state cercando”
“Grazie lo stesso”
“Ragazzo, stai bene? Hai una strana voce”
“Tranquillo, ci penso io a lui”
L’intervento a gamba tesa di Dean fu quanto mai provvidenziale per evitare un altro crollo del più giovane dei Winchester, ma Bobby era un esperto delle cose dette ma non dette. Dietro quelle poche parole c’era un messaggio poco rassicurante e un’implicita richiesta del maggiore dei figli di John a tenersi pronto ad accoglierli all’improvviso. Sospirò e si chiese perché mai quella testa di legno fosse sparita e non si fosse precipitato a confortare i suoi figli, perché stavano entrambi male, anche se per motivi diversi.
“Bene, allora ci sentiamo presto, ragazzi. Tenete gli occhi aperti in quell’hotel, a pelle questa storia non mi ispira nulla di buono”
“Staremo attenti e grazie”
“Di nulla”
Il proprietario del Singer Salvage si lasciò andare sulla sedia dello studio e pensò di aver bisogno di una birra. Si alzò e andò in cucina. Aprì il frigo e tirò fuori una bottiglia, che andò a sorseggiare in veranda ripensando al tono di Sam. Non aveva voluto forzargli la mano, ma sapeva per certo che le cose non andavano bene. Aveva parlato spesso con Dean in quei mesi e gli aveva proposto più volte di prendersi una pausa per permettere a suo fratello di elaborare il lutto, ma l’Impala non aveva fatto capolino nel suo cortile e alla fine non aveva più insistito. Questo non significava che aveva smesso di preoccuparsi, anzi più di una volta si era sfogato con la segreteria di John, chiamandolo bastardo, perché trovava inaccettabile che stesse riversando tutto il peso del mondo sulle spalle di suo figlio maggiore. Gli aveva anche dato del vigliacco una volta sperando che l’insulto lo avrebbe tirato fuori dal nascondiglio, ma niente, solo silenzio radio interrotto qua e là da coordinate mandate ai suoi figli.
“Che cazzo ti passa per la testa, Winchester? Spero per te che tu abbia davvero un ottimo motivo per non ricongiungerti con i tuoi ragazzi perché non hanno mai avuto tanto bisogno di te come in questo momento”
Dopo aver finito la birra, Bobby rientrò in casa e disse:
“Okay, Excalibur Hotel, vediamo che cosa nascondi”

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Dean stava cominciando a diventare irrequieto…
Era la terza volta che prendeva gli appunti di Sam, li rileggeva e poi li rimetteva sul tavolo con stizza perché per tutta la mattinata non avevano fatto nessun passo in avanti, e suo fratello sapeva che ben presto sarebbe esploso. Non era proprio nelle sue corde mettersi tranquillo a fare ricerche, non lo era mai stato, e anche John aveva imparato a non imporgliele più di tanto. Preferiva mandarlo on the road a fare qualsiasi cosa, anche provviste, pur di non tenerlo ancorato ad un tavolo e questo aveva fatto sì che tutto quel lato del lavoro ricadesse sulle spalle di Sam. Notoriamente era lui la componente intellettuale del gruppo, ma questo non voleva dire che, essere costretto a leggere cose non di suo interesse, non alzasse il livello di frustrazione del più giovane. A volte i due fratelli avevano anche litigato per le gerarchie, ma non l’aveva mai spuntata perché i ruoli erano ben definiti nella squadriglia di John Winchester e c’era poco da contrattare.
Sam cercò di ignorare il leone in gabbia , ma Dean stava davvero cominciando a dargli fastidio, soprattutto perché l’andirivieni era accompagnato dal rumore ripetitivo dello scatto di una penna. Si impose di isolarsi come quando era a Stanford e qualcuno nei corridoi non aveva proprio voglia di andare a dormire, ma alla fine non ne poté più e gliela strappò dalle mani.
“Ehi”
“Adesso basta, piantala”
“Che ho fatto?”
“ Mi ha trapanato il cervello negli ultimi venti minuti, ecco che cosa hai fatto”
“Il solito melodrammatico”
“Ascolta, sono frustrato quanto te perché, da quando siamo arrivati, non abbiamo fatto passi avanti, ma non puoi torturare le mie orecchie un secondo di più”
Dean sospirò e commentò:
“D’accordo, Samantha, niente più accompagnamento musicale”
“Grazie”
“Bastava chiedere comunque”
“Te l’ho chiesto, ma ti sei fermato giusto dieci secondi”
“Tanto non sei arrivato a niente, o sbaglio?”
“No, ancora no, ma non è che sei molto di aiuto andando avanti e indietro”
Il trillo del cellulare fermò il vivace scambio e Dean rispose inserendo il vivavoce:
“Bobby, dimmi che hai qualche novità”
“Niente di rilevante in realtà, questo tizio era davvero uno stinco di santo. L’unica cosa di stravagante della sua vita è che Theo Walkins non è il suo vero nome, è stato adottato da piccolo da una famiglia di Camden”
“Adottato?”
“Sì. Il suo vero nome è Carlos Muñoz ed è nato a Tepito”
“E questo dovrebbe interessarci perché…”
“Dean”- lo ammonì Sam.
“Non sono in vena di pettegolezzi da soap”
“Sei sceso dal letto con il piede sbagliato, ragazzo?”
“No, Bobby, sono sempre di buonumore quando ci sono demoni nei paraggi”
“Anche spiritoso! Comunque non lo so a che diavolo ti possa servire sapere che il tizio era adottato e di origini messicane, l’ho trovato e te l’ho detto”
“Dean è un pò su di giri, scusalo, apprezziamo molto il tuo aiuto”
“Di nulla, Sam, potete sempre contare su di me”
“Lo sappiamo”
“Figliolo?”
“Sì?”
“Non voglio entrare nelle tue cose, ma volevo dirti che la porta di casa mia è sempre aperta se hai voglia di prenderti una pausa”
Sam si morse nervosamente un labbro e replicò:
“Grazie”
“Non voglio i tuoi grazie, voglio che ti prendi cura di te, mi sono spiegato?”
“Lo farò”
“Sarà meglio per te. Ci sentiamo, idioti”
“Ciao, Bobby”
Sam riagganciò e volutamente evitò lo sguardo di suo fratello, che lo stava scansionando con insistenza da quando il loro amico lo aveva messo all’angolo. Apprezzava il fatto che il loro padre in seconda si preoccupasse di lui, soprattutto quando quello ufficiale era latitante, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che nessuno lo spingesse a fare i conti con la morte di Jessica. E sapeva anche che mettere la polvere sotto il tappeto non sarebbe servito a nulla, eppure era tutto quello che era in grado di sostenere in quel momento, così si aggrappò all’oggi e annotò il nome datogli dal suo amico cacciatore. Rilesse i suoi appunti e all’inizio dovette dare ragione a Dean perché l’informazione non sembrava aggiungere niente a quello che sapevano, poi iniziò a chiedersi se ci fosse una qualche relazione tra la storia personale dello scomparso e l’Excalibur Hotel. Si ricordò che l’albergo era stato costruito da operai messicani e qualche spia iniziò ad accendersi. Notoriamente lo stato più grande dell’America centrale era un concentrato di credenze legate all’occulto e fece appello ai suoi ricordi per aprire uno dei famosi cassetti della memoria
. Durante il primo anno all’università, prima di conoscere Jess, aveva condiviso la stanza con Miguel e onestamente la cosa non avrebbe potuto dispiacergli di più, non per il ragazzo in sé, perché era anche simpatico e soprattutto tranquillo, ma perché era molto legato alle sue tradizioni. Questo lo aveva costretto a sentirlo parlare con disinvoltura tanto della chiesa cattolica, quanto del culto legato alla  Nuestra Senora della Santa Muerte. Per un po' lo aveva lasciato fare per quieto vivere e si era fatto una cultura sulla Flaquita, ma ad un certo punto i racconti legati alla vita nei barrios e al rito del primo martedì del mese lo avevano riportato troppo vicino al mondo da cui era scappato. Aveva così subito messo in chiaro che non ne voleva sapere di certe cose e per fortuna il suo coinquilino non se l’era presa a male. Il caso poi ci aveva messo lo zampino e aveva potuto rilassarsi: Miguel aveva conosciuto Celeste, gli aveva lasciato la stanza poche settimane dopo e le cose si erano rimesse a posto da sole.
“Ehi, Wikinerd, ti farai venire le rughe se continuerai a rimuginare in quel modo”
Sam tornò alla realtà e chiese:
“Che hai detto?”
“Sei andato su un altro pianeta”
“Scusa, stavo pensando a quello che ci ha detto Bobby. Forse non c’entra nulla, ma…”
“Ma cosa?”
”Non lo so, è solo una coincidenza, credo”
“Vorresti condividere?”
“Brad ha detto che, quando siamo venuti qui la prima volta, l’albergo era in costruzione e che molti operai erano messicani, proprio come l’uomo sparito”
“E allora?Las Vegas è piena di messicani, non mi sembra una gran cosa”
“Vero, ma ci ha anche raccontato che , prima dell’intervento di papà, avevano costruito degli altarini, attirando di fatto l’attenzione del sovrannaturale su questo posto. Non ti sembra almeno curioso che anni dopo Theo Walkins, alias Carlos Muñoz, sia venuto proprio in questo albergo ed abbia incontrato dei demoni?”
“Mi stai dicendo che qualcosa è rimasto qui dopo la Winchester & co.? Lo vedo improbabile, Helena è stata certamente bandita! Papà non lascia mai un posto se non ha la matematica certezza che sia pulito, sai come è fatto”
“Lo so, ma dicevamo prima che non è così insolito che qualche eco resti nonostante tutto, o magari gli operai hanno voluto sentirsi sicuri al 100% e dopo la nostra partenza hanno passato la cera”
“Non lo so, Sammy, è tirato per i capelli, ma ti voglio seguire nel ragionamento. Ammettiamo che il ragazzone sia venuto all’Excalibur di proposito, come faceva a sapere che cosa è successo qui tanti anni fa? Non è cresciuto in Messico e per quello che ne sappiamo non c’è nemmeno mai stato”
“Dobbiamo parlare con la famiglia e saperne di più del suo passato. La famiglia americana potrebbe averlo preso con sé quando era grandicello, oppure potrebbero avergli detto delle sue origini e lui ha fatto un tuffo nel passato ”
“Che cosa suggerisci?”
“Dobbiamo separarci: tu vai dalla moglie e io resto a…”
“Non se ne parla”
“Vuoi fare il contrario?”
“No, voglio dire che non ci separiamo”
“Lo abbiamo già fatto, che problema hai?”
“Stavolta è diverso”
Sam ci mise un po' per capire, poi unì i puntini e capì che cosa suo fratello voleva intendere. Avrebbe voluto ribattere che non doveva fargli da babysitter per tutta la vita, ma la verità era che, nonostante la facciata, aveva un disperato bisogno di potersi girare nel letto la notte e vederselo accanto. Si passò una mano sul viso e sospirò alla ricerca di un argomento che fosse in grado di ribaltare la sentenza, ma la sua mente non riusciva a formulare nulla di davvero convincente, così pensò di buttarla sull’onestà.
“Senti, apprezzo il fatto che tu voglia tenermi d’occhio, ma posso stare qualche giorno da solo”
“Non lo metto in dubbio, ma non ci separiamo lo stesso e questo è definitivo”
“Non parlare come papà”
“Se è l’unico modo per farti ragionare, urlerò anche come lui. Non ho intenzione di lasciarti da solo, non dopo quell’attacco di panico e aver scoperto che prendi pillole”
“Ti ho già detto che non lo farò più”
“Meglio per te, ma questo non mi fa cambiare idea. E’ inutile che insisti, sei una mia responsabilità, senza contare che non è necessario andare fino in Maine per parlare con la famiglia. Li chiameremo al telefono e concentreremo le ricerche di Theo qui”
“Dean”
“Ho detto che non tratto su questa cosa, quindi andiamo avanti”
“Che cosa vuoi fare?”-chiese rassegnato il minore dei Winchester.
“Usciamo e andiamo a fare qualche domanda al casinò, in fondo è scomparso dopo aver vinto al tavolo verde. Vatti a cambiare e togliti quello sguardo truce dalla faccia”
Sam scosse la testa, chiuse il pc rassegnato e si alzò chiedendo:
“Ci mettiamo in ghingheri?”
Fu così che gli agenti Spencer e Fielding si presentarono allo Stardust Casinò e all’ingresso chiesero di incontrare il direttore mostrando i distintivi. Un uomo piuttosto piazzato li osservò, poi li invitò a seguirli all’interno della struttura.
La prima cosa che Sam notò fu l’aspetto kitch dell’ingresso alla prima sala, un arco preceduto da due enormi statue dalle sembianze femminili, che dovevano ricordare nelle intenzioni dell’autore delle schiave del mondo classico. Indossavano una cortissima tunica che lasciava un seno scoperto e reggevano con entrambe le mani una lunga asta, alla cui fine c’era un largo ventaglio di piume. Il color oro era praticamente ovunque, così come orribili piante in plastica, e entrando nella prima sala del casino, il buongusto scappò ancora più lontano. La stanza aveva dimensioni importanti e conteneva una quantità enorme di slot machine. Davanti ad ogni macchinetta c’era uno sgabello e nonostante fosse abbastanza presto, erano perlopiù occupati da giocatori con espressioni contrastanti. C’era chi aveva la classica postura di chi è convinto di aver in tasca un futuro di successo, ma anche chi aveva già preso qualche calcione nelle parti basse dalla dea bendata e nonostante questo continuava a buttare giù monetine.
I tre si mossero su uno spesso strato di moquette rossa e attraversarono altre due sale, che ospitavano tavoli per il blackjack e la roulette fino ad un ascensore, che li portò al secondo piano. Avanzarono fino ad una porta in radica di noce, poi la guardia si fermò e bussò. Attese che qualcuno gli desse l’okay per entrare, poi si fece da parte e lasciò passare i Winchester. I due cacciatori si scambiarono una veloce occhiata, poi si mossero verso l’interno di un ufficio molto elegante. Un uomo brizzolato si presentò come William Bruder, direttore dello Stardust, e chiese con finta cortesia a che cosa dovesse la visita.
“Stiamo indagando sulla scomparsa di Theo Walkins”
“Ah, il nostro fortunato cliente”
“Non tanto fortunato visto che è sparito poche ore dopo aver vinto una grossa cifra in questo casinò”
“L’ho saputo, ma non vedo che cosa c’entri lo Stardust”
“Sicuramente nulla-intervenne Sam con tono rassicurante- ed è per questo che contiamo sulla sua collaborazione”
“Che cosa posso fare esattamente per voi, agenti?”
“Vorremmo visionare i filmati delle sere in cui Theo Walkins è stato qui”
“Non vedo il mandato”
“Contavamo di velocizzare un po' le indagini, c’è una famiglia in preda alla preoccupazione nel Maine”
“Non credo proprio che si possa fare, sapete, devo tutelare la privacy dei miei clienti”
“Lo capiamo benissimo, ma, se ci farà dare un’occhiata amichevole a quei video, ci leveremo in fretta dai piedi, in caso contrario ci piazzeremo qui e curioseremo in giro. Sono sicuro che in questo posto sono rispettate tutte le regole, ma magari vi è sfuggito qualcosa e sarebbe un peccato farvi chiudere per un po'. Ho notato che gli affari vi vanno bene, giusto?”- fece Dean con tono di sfida.
Il direttore si irrigidì e il sorrisetto scomparve dalla sua faccia.
“Ecco, io…”
“Non abbiamo tempo da perdere, signor Bruner”
“D’accordo, vi farò avere quei filmati”
L’uomo alzò bandiera bianca e fece accomodare i Winchester nella sala della sicurezza.
“Non sei stato un po' troppo Al Pacino lì dentro?”-chiese Sam una volta rimasti soli.
“Hai molto da imparare, fratellino. Il manichino doveva essere preso a calci in culo, i tuoi modi da damerino non ci avrebbero portato a niente”
“I miei modi da damerino si chiamano buona educazione, però devo ammettere che hai fatto bene a strapazzarlo un po'”
“Grazie per l’approvazione, ma ora diamoci da fare: meno tempo restiamo, meno rischiamo di essere scoperti”
“Giusto e per questo sono venuto attrezzato”
Sam tirò fuori da una tasca una pen-drive, la inserì nella porta usb del pc davanti a lui e iniziò a salvare i files.
Quaranta minuti dopo il motore dell’Impala ruggì e i cacciatori ritornarono all’Excalibur Hotel.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Gli occhi gli bruciavano e si sentiva davvero al limite, ma mancavano ancora un bel po' di ore alla fine dei filmati presi allo Stardust e cercò di non cedere alla tentazione di chiudere gli occhi.
Dean era crollato molte ore prima, ma Sam non voleva imitarlo, almeno non prima di aver visionato l’intero contenuto dei file scaricati sulla pen-drive perché non riusciva a togliersi dalla testa la promessa di suo fratello sul mollare tutto e andare a braccare il padre.
Se avesse potuto decidere lui, avrebbe mandato a farsi fottere in quel momento Theo Walkins, Brad e tutto l’Excalibur Hotel perché sentiva di star sottraendo tempo al suo vero obiettivo. Aveva bisogno di risposte alle mille domande che gli affollavano il cervello da settimane e dopo averci pensato a lungo, aveva concluso che John ne sapesse più di quanto gli avesse mai detto ed era arrivata l’ora che vuotasse il sacco. Voleva che lo guardasse negli occhi e gli confessasse che era maledetto, o qualsiasi altra cosa gli passasse per il cervello, tutto sarebbe stato meglio del gioco del silenzio, a cui lo aveva costretto negli ultimi quattro anni. Voleva di nuovo incrociare il suo sguardo, ma allo stesso tempo aveva davvero paura di essere di nuovo scacciato. In fondo se avesse voluto perdonarlo, lo avrebbe già fatto e quale migliore occasione di ricomporre la famiglia, o in alternativa, di sbattergli in faccia che aveva sbagliato alla grande andandosene a Stanford, della morte di Jessica?
Sam si passò una mano sul viso odiando il fatto di sentirsi sempre come un fottuto adolescente quando pensava a suo padre e si diede dell’idiota, perché, nonostante tutte le sue intenzioni bellicose, sapeva che gli sarebbe andato il cuore a mille quando lo avrebbe rivisto. Questo però non sarebbe mai successo se non avessero ritrovato vivo, o molto più probabilmente morto, Theo Walkins, così provò a riconcentrarsi, ma il suo fisico provato dalla mancanza di sonno gli rispose di nuovo picche. Pensò che muoversi avrebbe aiutato e decise di sgranchirsi le gambe. Si alzò facendo attenzione a non svegliare Dean con il rumore della sedia e desiderò ardentemente un caffè. Solo in quel momento guardò l’orologio e si rese conto di aver passato la notte davanti allo schermo.
Cazzo, aveva fatto praticamente l’alba...
Fece qualche passo avanti e indietro nella stanza, poi pensò di aggrapparsi al fresco del mattino per svegliarsi. Aprì la porta scorrevole del balcone, poi le fece fare il percorso all’incontrario e si avvicinò alla ringhiera. Vi appoggiò le mani sopra e inspirò profondamente prima di guardare davanti a sé alla ricerca della concentrazione perduta. Non poté fare a meno di sorridere quando la sua attenzione cadde sulla piscina immaginando Dean all’opera, poi ritornò triste perché lo scenario gli ricordò la vacanza che lui e Jess avevano fatto in occasione del loro primo anno insieme. Era stato solo un weekend, ma Sam non si era mai sentito tanto bene con se stesso in vita sua, soprattutto dopo una notte passata a fare l’amore sulla spiaggia. All’inizio gli era sembrata una follia e aveva temuto che sarebbero finiti dentro per atti osceni in luogo pubblico, ma tutto il creato era stato loro complice e si era perso tra le braccia di Jess.
Quando lei si era addormentata, aveva passato un po' di tempo ad accarezzarle i capelli e quei momenti di puro appagamento gli erano sembrati un risarcimento danni per tutto quello che aveva vissuto sulla strada. Niente più sangue, mostri ed esorcismi, solo amore, pace e sicurezza grazie ad una ragazza dai lunghi capelli biondi, che aveva avuto la faccia tosta di abbordarlo durante una lezione di diritto.
Sam l’aveva amata dall’esatto istante in cui lei gli si era parata davanti e gli aveva chiesto di essere partner nel lavoro appena assegnato. Solo uno sguardo e aveva capito di aver incontrato l’amore della sua vita.
Il ricordo di Jess gli fece male al cuore e il giovane Winchester mandò giù un grosso groppo. Non voleva piangere ancora la sua morte, le lacrime non gli bastavano più, voleva vendicarla, e per questo aveva bisogno di John. Tirò un profondo respiro e si disse di riprendere il controllo delle sue emozioni.
L’aria fresca del mattino non stava avendo l’effetto sperato, aveva decisamente bisogno di una dose extra strong di caffeina, ma era troppo presto per potersi rifugiare nella sala colazione dell’hotel, quindi l’unica alternativa era quella di uscire e cercare un diner aperto. Non ne aveva notati intorno all’Excalibur e la prospettiva di perdere tempo nel rintracciarne uno gli fece rivalutare l’idea di lasciare la stanza. Optò in una vigorosa sciacquata di faccia e fece per rientrare, ma, non appena si voltò, si trovò la strada sbarrata da suo fratello, che lo fissava in boxer e maglietta bianca.
“Ehi”
“Dimmi che non è come sembra e che, se sei vestito come ieri sera, è semplicemente perché non hai vestiti puliti”
“Dean”
“Non puoi non aver chiuso occhio, cazzo”
“Non avevo sonno e…”
“Sì, certo, i tuoi occhi spiritati dicono proprio questo”
“Non iniziare con le paternali-rispose Sam rientrando in stanza tallonato dal fratello.
“E tu non osare nemmeno avvicinarti a quel portatile, o lo faccio volare dal balcone”
“Sto bene e mi manca poco per finire le registrazioni. Ho segnato sul blocco quando Theo compare e…”
“Basta”
La forte stretta di Dean su entrambi gli avambracci fecero tacere Sam, che rimase colpito dalla severità dello sguardo e dal tono di suo fratello maggiore. Era ovvio che quella singola parola non si riferiva solo al momento presente, era l’ordine perentorio di concedersi una pausa in linea generale.
“Dean, lasciami”
“Sì, lo so che odi essere trattenuto, ma è proprio quello che invece ho intenzione di fare perché, se sei incapace di fermarti da solo, allora dovrò costringerti a farlo. Non puoi continuare così, ti stai uccidendo”
I due ragazzi si fissarono in silenzio e Sam per un attimo vacillò. Sapeva di star costringendo il suo corpo a stress continui e anche che la sua salute ne stava risentendo, ma nulla doveva rallentarlo.
“Ti ho detto che sto bene, lasciami”
“Non stai bene proprio per niente! Ma ti guardi davvero allo specchio? Hai un aspetto di merda”
“Grazie tante”
“Sam, sono preoccupato per te!”
“Non ne hai motivo”
“Ah, no?”
“Okay, non ho dormito, ma mi manca davvero poco, non ha senso che mi fermi adesso”
“Uno, non è vero che manca poco, e due, la minaccia era vera, lancio il pc in piscina. Ora, tu te ne vai a nanna, e non intendo che ti butti così come stai sul letto. Voglio che ti spogli e che ti rilassi sul serio, mentre io guardo il resto delle registrazioni”
Sam sbuffò sapendo che non l’avrebbe spuntata, così batté in ritirata e acconsentì a stendersi non prima però di aver chiesto al fratello di chiamarlo non appena avesse finito, cosa che ovviamente Dean non fece. Una volta visionato infatti l’ultimo fotogramma, spense il pc e girò lo sguardo sul fratello finalmente addormentato. Sapeva che quel sonno non avrebbe risolto i problemi, ma si augurava che almeno un po' del pallore sarebbe scomparso e si chiese che cosa avrebbe potuto fare per rimetterlo in piedi. Cancellare il dolore per la morte di Jessica non era purtroppo tra le opzioni, ma doveva trovare il modo per proteggere suo fratello minore da se stesso.
Verso le tredici Sam riaprì gli occhi e non si meravigliò più di tanto quando trovò Dean seduto accanto a lui.
“Sai che comincia a diventare inquietante il fatto che mi fissi mentre dormo?”
“Devo ammettere che non sei un grande spettacolo, ma che vuoi fare? Deformazione professionale”
Il giovane Winchester sorrise e chiese:
“Hai trovato qualcosa di interessante?”
“Forse, ma non ne parleremo prima di aver mangiato, sto morendo di fame”
“Perché? Che ore sono?”
“Quasi l’una, principessa”
“L’una? Perché non mi hai chiamato prima? Devi aver finito da un bel po'”
“Perché avevi bisogno di dormire e da quello che ho visto, non penso che abbiamo molte speranze di ritrovare l’idiota vivo”
Sam si alzò in mezzo al letto incuriosito dall’affermazione del fratello e chiese:
“E che cos’è che hai visto esattamente?”
“Penso di aver capito come il nostro Theo è stato agganciato, ma prima pranziamo. Ho già ordinato, aspettavo solo che ti svegliassi”
“Servizio in camera?”
“Tranquillo, Brad ha deciso di trattarci con i guanti, è tutto pagato”
“ E tu hai pensato bene di approfittarne subito”
“Quando credi che ci ricapiterà, sapientone? Sono per il carpe diem, lo sai”
“Carpe diem? Sono impressionato”
“Fanculo, Sam”
Il minore dei Winchester sorrise di nuovo e nei seguenti quaranta minuti si sforzò di mangiare quello che era arrivato in camera per non incorrere in una nuova ramanzina. Mandò giù della carne e fece del suo meglio per aggiungere anche delle patate, poi mise giù la forchetta e dichiarò con quel gesto di aver finito. Attese pazientemente che anche Dean terminasse di pranzare, poi tornò alla carica.
“Mi dici adesso che cosa hai visto?”
“Guarda tu stesso”
Il maggiore dei Winchester prese il pc, lo appoggiò sul tavolo e portò le immagini al punto desiderato.
Sam si concentrò sullo schermo e vide Theo Walkins seduto ad un tavolo intento a giocare a poker. Davanti a sé aveva una discreta pila di fish  e nella prima parte del filmato sembrava decisamente felice di come gli stavano andando le cose, poi la ruota della fortuna aveva invertito il giro e il mucchio di soldi virtuali si era via via assottigliato. Anche l’espressione dell’uomo era cambiata e alla fine della serata era disperato. Aveva perso tutto e si era allontanato dal tavolo a capo chino.
“Sapevamo già che aveva sperperato tutto il suo denaro”
“Sì, ma il giorno dopo è tornato e questo è quello che è successo”
Sam tornò a guardare le immagini e vide Theo questa volta davanti ad una slot machine. Stessi frenetici tentativi di recuperare quanto perso la sera precedente e stessa inesorabile caduta verso il fallimento, poi una figura femminile attirò l’attenzione del cacciatore. Una ragazza in tubino aderente nero con una generosa scollatura era entrata nel campo delle telecamere interne e all’inizio si era solo appoggiata alla slot fingendo disinteresse per il giocatore in disgrazia, poi piano piano si era avvicinata sempre di più e aveva attaccato bottone al punto che i due avevano iniziato a parlare.
“All’inizio ho pensato che fosse una in cerca di un pollo da spennare, ma non si è allontanata quando Theo ha cominciato a perdere, anzi proprio allora è diventata più insistente nell’attirare la sua attenzione. Hanno parlato qui, poi al bar e dopo parecchi drink sono andati via insieme. Il bello viene ora, fai attenzione”
Nelle immagini la coppia si avviava verso l’uscita e arrivata all’esterno del casinò, attendeva un taxi. Proprio allora la donna aveva girato il volto verso le telecamere che sorvegliavano l’ingresso dello Stardust e il colore degli occhi non lasciava nessun dubbio: la misteriosa brunetta era un demone.
“Porca puttana”
“Da qui in poi ripiombiamo nel buio”
“Che vuoi dire?”
“Theo è tornato allo Stardust solo dopo 48 ore”
“Quindi in questo lasso di tempo ha stretto il patto”
“Sicuramente”
“C’è qualcosa che non capisco però: se Theo era così una persona perbene, per quale motivo si è fatto abbindolare da una così?”
“Sammy, ma l’hai vista? Era uno schianto”
“Per i tuoi canoni sicuramente, per i miei un po' meno, senza contare che era un demone”
“Ma lui non lo sapeva e depresso com’era, avrà cercato di consolarsi in qualche modo. Immagino che abbia trovato qualcosa di suo gusto sotto il tubino nero ”
Sam scosse la testa e disse:
“Cerca di restare serio, per favore”
“Okay, okay. Mentre dormivi, ho chiamato la reception e mi hanno detto che Theo si è registrato l’11 mattina. Ha preso una stanza al decimo piano e non era solo”
“La tipa lo ha seguito dopo che ha vinto?”
“Sì. E’ rimasto qui con lei poco meno di 48 ore, ma non c’era nel filmato che ci ha mostrato Brad”
“Dobbiamo trovarla”
“Più facile a dirsi che a farsi, potrebbe già aver abbandonato il suo tramite ed essersela filata”
“Vorrei dare anche io un’occhiata al decimo piano”
“Non ti fidi?”
“Non ho detto questo, ma vorrei vedere con i miei occhi la stanza di Theo e la 134”
“Okay, Sherlock, andiamo”
I due fratelli uscirono dalla stanza e presero l’ascensore. Salirono al piano interdetto al pubblico utilizzando la chiave di Brad senza accorgersi che qualcuno prima li aveva seguiti fino a destinazione, poi aveva mandato un messaggio:
“Tutto secondo i piani, mi ritiro”

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Percorrendo il corridoio del decimo piano accanto a suo fratello, Sam pensò che gli ricordava quello dell'albergo di Shining e in automatico la cantilena “redrum" gli risuonò nel cervello. Non era ancora nato quando uno dei capolavori di Stephen King era stato portato sul grande schermo, ma, essendo un classico, lo aveva visto a dodici anni ad una festa di un suo compagno di classe. Non gli era sembrato vero di essere stato invitato, non era un tipo popolare come Dean, ma la sua gioia si era spenta lungo la strada per il motel perché mai e poi mai avrebbe avuto il permesso da John di passare la notte fuori con i suoi compagni.
Era rientrato con il morale sotto i tacchi, poi, una volta arrivato nella stanza, aveva notato i classici preparativi prima della partenza per una caccia e una piccola speranza aveva cominciato ad accendersi perché suo padre non lo portava spesso sul campo. Al massimo lo aveva confinato nell’Impala, mentre  cacciava insieme a suo fratello maggiore, o, se aveva avuto il permesso di seguirli, aveva potuto solo tenere la torcia mentre procedevano nel salare e bruciare il cadavere di turno.
Quella volta, invece di protestare per il fatto di essere lasciato di nuovo indietro, era rimasto in attesa della decisione di suo padre e quando l’uomo gli aveva detto che quella caccia era troppo pericolosa per lui, il pensiero era volato in automatico alla serata con i suoi compagni di classe. Aveva ascoltato diligentemente tutte le consegne, poi, non appena l’Impala era partita, aveva esultato per l’inattesa fortuna. Si era preparato, aveva aspettato con trepidazione l’ora dell’appuntamento, poi all’ora x era uscito al settimo cielo, contravvenendo agli ordini di John di non lasciare la stanza del motel durante la sua assenza. Era consapevole che non avrebbe dovuto, ma rischiare letteralmente il culo per essere dentro a qualcosa non lo aveva fatto esitare. Era andato a casa di Frankie e con altri compagni di classe si era barricato in stanza per vedere il film, mentre sua madre era intenta a sfornare biscotti. Ufficialmente avrebbero dovuto guardare i Goonies, ma il padrone di casa aveva sottratto la cassetta di Shining al fratello maggiore e a scuola non avevano fatto altro che parlare della serata horror.
Alla vista delle gemelle, aveva provato come gli altri un genuino terrore, ma non lo aveva dato a vedere e aveva continuato a godersi una serata da ragazzo normale.
Le cose erano però andate fuori controllo quando Alicia aveva iniziato a strillare per i corridoi inondati di sangue e la mamma single di Frankie aveva fatto irruzione cogliendoli sul fatto.
La serata si era conclusa lì e approfittando di un attimo di distrazione della donna, Sam era riuscito a battere in ritirata senza essere stato costretto come gli altri ad attendere l'arrivo dei genitori. Aveva tirato un sospiro di sollievo quando la porta della stanza del motel era scattata alle sue spalle, ma, passata l'euforia iniziale per non essere stato sgamato, aveva iniziato a sentirsi inquieto.
L'immagine del viso trasfigurato di Jack Nicholson lo aveva tenuto sveglio praticamente tutta la notte e quando papà era tornato la sera dopo, aveva avuto seri problemi ad assistere ai rattoppi post caccia di casa Winchester. Aveva lottato contro il suo stomaco e aveva vinto, ma il  pallore e gli occhi segnati non erano sfuggiti a detective Dean, che lo aveva poi costretto a confessare perché non voleva più dormire al buio. Suo fratello lo aveva rimproverato per aver rischiato così tanto per un pigiama party e lo aveva punito per procura, minacciandolo di spifferare tutto a John, ma gli aveva lo stesso coperto le spalle.
Sam sorrise al ricordo e rivolse a Dean uno sguardo riconoscente attirando l’attenzione di suo fratello, che nel frattempo lo aveva preceduto davanti alla porta della stanza 134.
Potevano urlarsi contro di tutto e anche non parlarsi come era accaduto mentre era a Stanford, ma Dean non lo avrebbe mai abbandonato. Il suo petto sarebbe stato sempre sulla linea di tiro di qualsiasi cosa, umana e non, che avesse provato a colpirlo e questa consapevolezza a volte lo aveva fatto sentire in seria difficoltà. Certo, si sarebbe fatto uccidere per suo fratello maggiore, ma, contrariamente a lui, non aveva annullato se stesso, aveva preso un borsone ed era andato via quando la misura era diventata colma.
A parti invertite,  ne era certo, Dean non lo avrebbe fatto, non aveva mai smontato dal servizio di guardia per motivi personali. L'unica pausa era stata quella legata a Sonny e anche in quel caso le cose erano andate a puttane solo perché aveva cercato di provvedere ai suoi bisogni. Allora era troppo piccolo per capire perché improvvisamente l'Impala aveva un passeggero in meno e si era fatto bastare le patetiche scuse di papà. Quelle settimane erano state una boccata d'aria per Dean, lo aveva capito con il tempo, eppure aveva rinunciato di nuovo alla sua vita non appena lo  aveva intravisto da dietro una tenda.
“Ehi, che ti prende?”
La voce di Dean lo riportò al presente e solo allora si rese conto di essere rimasto imballato in mezzo al corridoio.
“Niente, stavo solo pensando"
“Posso avere la tua attenzione, o passo più tardi?"
“Ci sono, scusa"
“Okay. Vuoi entrare?”- chiese Dean indicando la porta.
“Ovviamente”
“Prima le signore”
“Coglione”
Sam appoggiò la mano sul pomello e lo fece ruotare. Non appena la porta si aprì, il giovane fu investito da un odore nauseabondo e istintivamente voltò il viso. Ruotando la testa, incrociò lo sguardo divertito di suo fratello e capì che lo aveva mandato avanti di proposito. Gli diede una manata in pieno petto e chiese:
“ Perché diavolo non mi hai avvertito?”
“ E rovinarti la sorpresa? Non potevo farti in torto del genere”
“A volte penso che tu abbia sul serio qualche problema mentale”
“I fratelli maggiori spaccano"- rispose l'altro mimando un’esultanza degna di un touchdown -Visto che non ti sei fidato del mio giudizio, ho pensato di farti vivere l’esperienza della perlustrazione a tutto tondo"
Sam sospirò e rassegnato alla contorta logica di suo fratello, entrò nella stanza. Ad una prima occhiata non aveva nulla fuori dall'ordinario, anzi somigliava in maniera inquietante alla loro. Si guardò intorno, poi chiese:
“ Da dove diavolo arriva questa puzza?”
“In realtà non si capisce. Brad ha fatto pulire la stanza diverse volte da quando Theo è scomparso, ma l'eau de batard torna puntualmente”
“Sembra che ci abbiano seppellito qualcuno”
“Ma non è così, nessun cadavere, o traccia di esso”
“I poliziotti non si sono fatti qualche domanda?”
“Brad mi ha raccontato che hanno fatto a gara ad allontanarsi da qui”
“Sempre mentre mi facevo le treccine"
“Non è colpa mia se porti i capelli come Barbie"
“La smetti di dire stronzate e rispondi alla mia domanda?”
“No, hanno solo fatto dei rilievi veloci e se ne sono andati”
Dopo aver fatto una rapida ricognizione, i due cacciatori lasciarono la stanza 134 e si trasferirono nella 142.
Sam la perlustrò palmo a palmo, poi la sua attenzione fu attirata da un foglio appallottolato in un angolo. Si accovacciò, poi si sporse in avanti infilando il braccio tra la scrivania e il muro e dopo qualche ulteriore tentativo, riuscì ad afferrare il pezzo di carta. Lo tirò fuori, si rimise in posizione eretta, poi stirò la pagina stropicciata con le mani.
“Non avevi detto che non c’era niente nelle stanze?”
“Merda, non l’avevo visto. Che roba è?”
“Bendita santa muerte, patrona de las almas necesitadas, te ruego y suplico que me devuelvas la dicha de la buena fortuna, siento que me ha abandonado y la necesito para volver a emprender mis sueños. No, non ci credo”- esclamò Sam
“Non dirmi che capisci che cosa c’è scritto”
“Dammi un attimo il mio spagnolo è un pò arrugginito"
“E da quando parli lo spagnolo?”
“Sono stato a Palo Alto negli ultimi quattro anni, ricordi?”
“È questo che cosa c'entra?”
“Palo Alto è stata fondata da un esploratore spagnolo, tutti lì masticano un po’ la lingua. Dove ora c’è la città c'erano i ranchos e..”
“Non ti ho chiesto una lezione  di storia, ma solo come conosci lo spagnolo “
“ L'ho studiato per un esame al secondo anno”
“E come altrimenti? Per un attimo ho pensato che qualche bella señorita ti avesse fatto alzare gli occhi dai libri, ma sei senza speranza, non hai proprio preso da me”
“Mi vado benissimo così, grazie”
“Essere un secchione ti soddisfa? Ti accontenti di poco”
“Beh, nel frattempo il secchione sa che cos’è questa e tu no”
“Non piangere, Samantha, non volevo urtare la tua sensibilità”
“Sei proprio uno spasso, Dean, lo sai? Comunque, questa è una preghiera alla Flaquita, una supplica  per riavere la fortuna dalla propria parte"
“E guarda caso Theo aveva proprio bisogno di un colpo di fortuna”
“Qualcosa non mi quadra però”
“Spara"
“Che cosa c'entrano i demoni con la Flaquita?”
“Magari sono amici e hanno organizzato un pigiama  party"
“Piantala di scherzare, Dean!”
“Okay, okay, non ti incazzare. Che cosa pensi che sia successo?”
“Non lo so, ma mi sembra chiaro che il Messico stia tornando troppo spesso in questa storia"
“Credo che a questo punto sia il caso di fare quattro chiacchiere con la moglie di Theo"
I due Winchester lasciarono la stanza e mentre rifacevano al contrario il corridoio, Sam si mise a riflettere su ciò che sapevano. C’era qualcosa che continuava ad infastidirlo nel ricordo del filmato con i demoni e pensò che voleva rivederlo.
“Dean"
“Sì?” – rispose distrattamente il giovane premendo il tasto del loro piano sulla pulsantiera.
“Promettimi che ci andrai piano con la signora Walkins”
“Sono famoso per il mio tatto con le donne"
“Appunto per questo mi sto raccomandando”
I Winchester tornarono in stanza e Dean si mise a cercare il numero della moglie dello scomparso. Una volta trovatolo tra le carte sparpagliate su tavolo accanto al pc, prese il telefono e chiamò casa Walkins.
Si identificò come il detective Murray e dopo alcune frasi di circostanza, chiese alla donna se conosceva il passato del marito. Lei rispose affermativamente e raccontò che circa cinque anni prima Theo aveva scoperto di essere stato adottato. La madre aveva dovuto dirgli la verità per un problema medico e all’inizio la situazione in famiglia era stata tesa. Aver saputo di essere nato nel quartiere più malfamato di Città del Messico, aveva scosso l’uomo, ma, dopo un iniziale e comprensibile disorientamento, aveva voluto andare alla ricerca della sua famiglia biologica. Aveva un po’ faticato a rintracciare i suoi parenti, poi marito e moglie erano partiti per il Messico e vi erano rimasti per qualche settimana.
La signora Walkins aggiunse che, se da un lato il viaggio era stato sotto certi aspetti una vacanza, dall'altro l’aveva catapultata in un mondo completamente nuovo. Era rimasta molto impressionata dal quartiere di Tepis e dalla sua venerazione per la Nina bianca. Lei era irlandese e fervente cattolica, quindi non aveva facilmente digerito la figura di questa santa dalle idee progressiste. Non aveva in particolare accettato che fosse considerata la santa per eccellenza dai narcos e che assomigliasse più ad un essere oscuro che ad uno celeste.
Anche Theo era rimasto colpito dal suo luogo di origine, ma più che altro per lui era stato fondamentale rimettere a posto i pezzi del puzzle del suo passato.
“Ha detto che siete entrati in contatto con la Santa Muerte”-commentò Dean.
“Sono una persona tollerante,detective, ma onestamente non condivido per nulla questo culto”
“E suo marito che cosa ne pensava?”
“All’inizio niente di particolare, poi ha cominciato ad interessarsi sempre di più della cultura messicana ed ha voltato le spalle alla nostra chiesa. Alcuni suoi parenti messicani gli hanno anche mandato delle statuette inquietanti, ma io mi sono rifiutata di farle entrare in casa. Le ha messe in garage e lì devono restare”
“Capisco”
“Perdoni la franchezza, ma questo che cosa c’entra con la scomparsa di mio marito?”
“E’ la prassi, signora, si indaga sempre sul passato delle vittime per capire se qualcuno…”
“Mio marito è una brava persona”
“Non lo sto mettendo in dubbio, ma dobbiamo considerare tutte le ipotesi”
“Sì, mi scusi, ma questa storia mi sembra un incubo da cui non riesco a svegliarmi. Mio figlio mi chiede dov’è il padre e io non so che cosa dirgli”
“Lo comprendo e le assicuro che faremo di tutto per trovarlo”
“Grazie, detective”
“Di nulla e grazie a lei per la collaborazione”
Dean riagganciò e al termine della chiamata i due fratelli erano sempre più convinti che Theo avesse invocato la Santa Muerte
“Faccio un'ipotesi: Theo ha perso e le ha chiesto aiuto prima di tornare al casinò. Ha vinto, poi lei lo ha fatto fuori”- disse il maggiore dei fratelli Winchester.
“Bel tentativo-rispose l’altro-ma uno, non si spiega ancora la presenza dei demoni e due, la Santa Muerte non si vendica di chi aiuta, o meglio non lo fa se la tua fede è sincera. Qualcosa ci sfugge, ne sono sicuro"

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Capitolo 8
*** capitolo 7 ***


Da quando i Winchester lo avevano chiamato per chiedergli notizie di Theo Walkins, Bobby non riusciva a togliersi dalla testa il rave party dei demoni all’Excalibur e si sentiva inquieto. Aveva cercato di concentrarsi su altro per tutto il giorno e si era dedicato al lavoro arretrato. Si era recato nell’officina e aveva messo le mani nel cofano dell’auto della signorina Peacock, che aveva già reclamato la sua Betsy un paio di volte.
L’ex insegnante di matematica della scuola elementare di Sioux Falls poteva sembrare all’apparenza un’innocua vecchietta, ma aveva il potere di farlo sentire uno scolaretto ogni volta che la incrociava. La cosa buffa era che non era mai stato un suo alunno, eppure lo sguardo severo attraverso gli occhialini tondi in tartaruga gli metteva i brividi. Aveva per questo fatto il cambio dell’olio a Betsy, sistemato la marmitta e dato una controllata alle candele, poi era tornato in casa sorridendo ancora per il nome dato alla Chevrolet.
Come si poteva chiamare una macchina come una persona e trattarla come tale?
Evidentemente Dean non era l’unico svitato sulla faccia della Terra, anche se doveva ammettere che Baby era davvero uno splendore e che il figlio maggiore di John la trattava come una regina dal giorno in cui il padre gliel’aveva regalata.
Il pensiero lo aveva riportato all’Excalibur e mettendosi a tavola, aveva impiegato molto più tempo del solito per mangiare il chilli riscaldato. Ne aveva mandato giù un paio di cucchiaiate, poi aveva abbassato il piatto sul pavimento per farlo finire a Rumsfield. Il suo amico a quattro zampe, fedele al suo appetito incontrollabile, si era precipitato verso l’inaspettato regalo e aveva iniziato a banchettare allegramente.
Dal canto suo Bobby si era alzato e aveva cercato distrazione accendendo la tv, ma gira che ti rigira il pensiero era andato sempre lì e aveva continuato a farsi la stessa domanda: come mai John aveva spedito a Las Vegas i suoi ragazzi e non si era precipitato sul posto visto che notoriamente non lasciava mai riparare ad altri un suo potenziale errore?
Certo, gli altri erano i suoi figli, ma doveva avere per forza qualcosa di grosso in pentola per non essere tornato di persona sul luogo del delitto e questa certezza preoccupava molto Bobby.
Non vedeva, o sentiva il padre dei ragazzi da un bel po', da quando cioè avevano litigato l’ultima volta nei corridoi di un ospedale di Sacramento. Quella volta Dean se l’era cavata con una generosa fasciatura ad un braccio e qualche punto in fronte, ma Bobby era andato su tutte le furie perché aveva chiesto espressamente a John di non coinvolgere il ragazzo in quella caccia. Sapeva che sarebbe stato un azzardo metterlo in prima linea, ma lui lo aveva ignorato concedendogli solo di lasciare Sammy nelle retrovie.
A bocce ferme il cacciatore più anziano aveva alzato la voce e l’ex marine lo aveva seguito a ruota, raccogliendo la sfida, e forse sarebbero arrivati alle mani se un vigilantes non li avesse minacciati di buttarli fuori all’istante e di chiamare la polizia. Da allora era scoppiata una guerra fredda e l’Impala non aveva più varcato il cancello del Singer Salvage nonostante le suppliche di Sam, che voleva rivedere lo zio Bobby e Rumsfield almeno a Natale.
Tra i cacciatori tutti sapevano che i due erano ai ferri e la maggior parte di loro condivideva l’antipatia verso John e il suo caratteraccio, ma allo stesso tempo Bobby non poteva negare di essere molto legato a quella macchina da guerra. Anche lui aveva vissuto la sua fase di ossessione quando era morta Karen e poteva capire la sua disperazione. Sapeva che il dolore può spingerti a fare cose assurde agli occhi dei più e lo giustificava per questo, ma quello che non gli aveva e non gli avrebbe mai perdonato era il modo in cui aveva coinvolto i suoi figli nella sua sete di vendetta.
Bobby guardò la fiamma scoppiettare nel camino e in un attimo rivide il viso estasiato di Sam, che da piccolo era capace di rimanere in contemplazione per ore, ovviamente sotto la costante guardia di suo fratello maggiore. Pensò al più giovane dei Winchester e si chiese come stesse davvero il ragazzo.
Al telefono aveva detto che se la stava cavando bene, ma, se lo conosceva almeno un po', sapeva che stava solo seppellendo i suoi veri sentimenti e aveva paura che, prima o poi, l’onda di piena del dolore lo avrebbe travolto. Il pensiero gli fece stringere lo stomaco e l’unica consolazione era che Dean sarebbe stato al suo fianco e avrebbe fatto di tutto per impedirgli di annegare.
E a proposito di Dean…Aveva molto apprezzato il fatto che il giovane lo avesse richiamato dopo il loro scontro verbale e che gli avesse chiesto scusa per il suo atteggiamento da stronzo.
Si era giustificato dicendo che era sotto pressione e che la sua boccaccia aveva straparlato solo perché era in pensiero per Sam. Lo aveva anche aggiornato su tutto quello che sapevano di Theo Walkins, dal suo viaggio al suo interesse per la Santa Muerte.
Sentirla menzionare aveva fatto drizzare le orecchie a Bobby, c’erano tante storie sulla flaquita, ma non aveva avuto il tempo di condividere la sua inquietudine con Dean perché il ragazzo gli aveva detto che voleva tornare dal fratello.
Il meccanico si sfilò il berretto dalla testa e si grattò nervosamente la nuca prima di rimetterlo. Voleva che i ragazzi parcheggiassero per un po' il culo al Singer Salvage, aveva bisogno di tenere d’occhio Sam di persona, ma quei due erano degni figli del loro padre, non avrebbero lasciato un lavoro a metà, quindi, se voleva velocizzare un po' il tutto, avrebbe dovuto fare la sua parte. Si disse che doveva dar loro una mano sul caso di Theo e delle sue amicizie pericolose e si chiese dove avrebbe potuto trovare maggiori particolari sulla vita di questo signor nessuno. Aveva bisogno di andare più a fondo e se veramente vuoi conoscere tutto di una persona, devi scavare nelle sue attività on line, ma per farlo doveva chiedere aiuto ad uno dei suoi contatti. Era un cacciatore molto in gamba, uno dei migliori sulla piazza, ma era della vecchia scuola e le attività da hacker non erano proprio nelle sue corde. Si avvicinò al telefono e compose il numero della Road House, doveva parlare con Ash. Attese che la sequenza degli squilli concordati finisse, riagganciò, poi richiamò subito dopo e dall’altra parte del filo riconobbe subito la voce impastata del più geniale figlio di puttana che avesse mai conosciuto.
“Sei su questo pianeta, ragazzo?”
“Bobby Singer, a che devo l’onore?”
“Devi fare una ricerca per me usando la massima descrizione”
“Sono nato discreto”
“Sì, come no! Comunque non ho tempo da perdere, quindi devi dirmi ora se puoi fare questo lavoro per me, oppure no”
“Solito compenso?”
“Anche qualcosa in più se fai in fretta”
“Sembra che qualcuno ti stia mordendo il sedere, Singer”
“E’ sì?”
“Certo”
“Devi cercarmi tutto quello che puoi su un certo Theo Walkins”
“Cosa vuoi sapere di questo tizio?”
“Qualsiasi cosa, anche quanti peli aveva nel naso”
“Immagine raccapricciante, ma farò il possibile”
“So già che è scomparso all’Excalibur Hotel di Las Vegas e che è stato adottato, mi serve che tu dia una sbirciatina dal buco della serratura, se capisci che cosa intendo”
“Mi faccio sentire appena possibile”
Fedele alla sua promessa, Ash richiamò il Singer Salvage e dopo aver fatto spazientire il cacciatore per la valanga di parole usate per autocelebrarsi, iniziò a fare rapporto sul contenuto del pc dell’uomo.
“Nella memoria del suo computer non c’era nulla di particolarmente interessante, la maggior parte delle cartelle era roba di lavoro, conti di casa…”
“Come se la passava finanziariamente?”
“Beh, per usare un eufemismo non navigava nell’oro”
“Debiti?”
“Qualcuno”
“Cosa faceva on line?”
“Niente siti porno”
“Sarebbero stati in ogni caso fatti suoi, ma non era questo che volevo sapere. Ha mai fatto ricerche sui demoni?”
“No, niente”
“Ash, ci sono notizie su fatti strani accaduti nella zona dell’Excalibur Hotel di Las Vegas?”
“Fatti strani in generale, o il vostro genere di fatti strani?”
“Sai cosa intendo”
“Da quando?”
“A partire dall’inizio del mese ad oggi”
“Fammi controllare”
L’hacker fece una breve pausa, poi riferì che la zona dell’hotel era stata interessata più volte in quelle settimane da guasti elettrici e che si erano anche registrate migrazioni fuori stagione di stormi di uccelli.
“Okay, grazie, riferirò ai Winchester”
“John sta indagando su questo tipo?”
“No, ha mandato i suoi ragazzi a farlo, sto cercando di dargli una mano”
“I ragazzi? Al plurale? Sapevo che Sam era a Stanford”
“Beh, ha lasciato”
“Non ci posso credere, è troppo in gamba per mollare l’università. Cos’è successo? John gli ha rimesso il guinzaglio?”
“John non c’entra nulla, ma la vita privata di Sam non è argomento di conversazione! Troverai i soldi sul tuo conto entro oggi e ti beccherai anche un extra se intercetti Winchester senior”
“Stai scherzando, vero?”
“Per niente, ho una gran voglia di prenderlo a calci in culo”
“Sai bene che John Winchester è più invisibile di un fantasma, lo trovi solo se lui lo vuole”
“Lo so, ma tu resta in guardia ed eventualmente fammi sapere”
“Ricevuto, capo”
Bobby riagganciò e si disse che quella storia puzzava peggio di una stalla piena di sterco. Non era uno che si impressionava facilmente, ma l’accoppiata demoni-Santa Muerte era piuttosto inquietante.
Pensò di richiamare i ragazzi e proporsi come supporto, ma qualcosa gli diceva che Dean non avrebbe gradito interferenze. Niente di personale, ma il maggiore dei figli di John era sempre stato estremamente protettivo nei confronti del fratello e di rimando l’ex nanerottolo non aveva mai fatto un passo di troppo. Non che gli venisse detto di non andare oltre un certo limite, Sam sapeva che Dean lo voleva al massimo ad una certa distanza e tranne che per qualche colpo di testa all’inseguimento di un pallone, la consegna silenziosa era sempre stata rispettata, anche quando trascorrevano un po' di tempo al Singer Salvage.
Dean era il custode di Sam e Sam ricambiava con un’ammirazione sconfinata per il fratello maggiore, al punto che John era diventato quasi di troppo nel loro rapporto. Non avrebbe dovuto essere così, ma nella famiglia Winchester i ruoli si erano capovolti, sovrapposti, sgretolati, nonostante di fondo ci fossero amore e lealtà.
Bobby fece ancora su e giù per il salotto e guardando il caos che imperava nella stanza si disse che prima, o poi avrebbe dovuto tirar su tutto quello che aveva abbandonato sul pavimento.
Quando c’era Karen, casa Singer era perfetta e aveva retto ancora quando i ragazzi erano piccoli perché non si sarebbe mai perdonato se si fossero fatti male per la sua sciatteria, poi i due Winchester erano diventati due uomini e con loro era cresciuta anche la sua non voglia di rimettere in ordine.
Prese di nuovo il telefono, compose il numero di John e ancora una volta gli rispose la segreteria telefonica. Scosse la testa e riagganciò.
“Dove ti sei cacciato, Winchester?”  
A qualche stato di distanza gli altri due membri della famiglia stavano discutendo sul da farsi.
“Dobbiamo uscire da questa situazione di stallo, comincio ad irritarmi”- sbottò Dean.
“Che cosa proponi?”
“Stasera vado al casinò, la biondina potrebbe tornare a caccia”
“E vuoi fare da esca?”
“Hai un’idea migliore?”
“No, ma…”
“Bene, allora Stardust aspettami”
“Perché parli al singolare? Non ti lascio andare da solo”
“Non ho detto questo, ma, se lei entra in scena, tu non intervieni”
“Sei impazzito?”
“Neanche un po': se Theo Walkins è ancora vivo, dobbiamo riportarlo a casa, quindi devo fami portare dove hanno portato lui. Ci seguirai a distanza e poi faremo il culo a quei demoni”
“E’ un piano di merda”
Dean sorrise e rispose:
“E’ per questo che mi piace”

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Mentre percorrevano la Strip, Sam non poté fare a meno di pensare che il piano di Dean era un non piano e che, se il loro padre fosse stato lì, lo avrebbe preso a calci in culo. Purtroppo però, dopo aver mandato le coordinate, John si era eclissato come al solito e quindi avrebbe dovuto provare da solo a far cambiare idea a suo fratello, prima che i 5 km della strada più famosa di Las Vegas terminassero.
Dean era sovraeccitato, lo era sempre quando si trattava di toccare con mano i miti americani, e proverbiale era rimasto lo stop lungo la Route 66 qualche anno prima.
John aveva tentato in quell’occasione di resistere alle suppliche del figlio maggiore, era convinto che fosse una perdita di tempo fermarsi a Glenrio, ma il suo primogenito aveva insistito per visitare quello che rimaneva del Longhorn, First stop in Nevada, Last stop in Texas. Visto che il ragazzino dall’aria furba raramente chiedeva qualcosa per sé, lo aveva accontentato e aveva cambiato itinerario. Si erano fermati davanti all’edificio diroccato di quello che una volta era un locale di successo e giusto per essere tranquillo, aveva fatto una rapida ricognizione prima di permettere ai suoi ragazzi di scendere dall’Impala. Una volta concesso il nullaosta , aveva ascoltato la storia del posto dal maggiore dei suoi figli e aveva sorriso davanti alla faccia scioccata di Sam, che per una volta era stato cacciato dal trono di sapientone del clan Winchester.
Dean aveva spiegato che Glenrio era diventata famosa perché coloro che volevano andare in un bar negli anni ‘70 dovevano spostarsi dal Texas al New Mexico, visto che nella contea di Deaf Smith era vietato servire alcolici. Aveva portato padre e fratello ad ammirare da vicino la Pontiac di Roxanne Travis e non aveva resistito alla tentazione di entrare nell’auto, nonostante fosse in cattive condizioni. Aveva raccontato anche il motivo della presenza dell’auto in quel posto in particolare e John aveva pensato a tutte le volte in cui aveva dovuto ascoltare dagli insegnanti che il suo ragazzo era patologicamente svogliato. Non che dubitasse dell’intelligenza di suo figlio maggiore, aveva sempre saputo che dietro l’aria strafottente c’era un cervello pensante, ma quella sosta gli aveva dato la certezza di avere ragione.
Sam sorrise al ricordo e si voltò a guardare il fratello, che stava canticchiando Danger degli AC/DC tenendo gli occhi sulla strada. La intonava sempre quando stavano per affrontare l’essere sovrannaturale di turno e il cacciatore più giovane la riteneva una scelta piuttosto ironica.
Pensò di nuovo a come intavolare il discorso per convincere Dean a desistere, ma ogni inizio gli sembrava debole e facilmente smontabile.
Cavolo, non era andato a Stanford per diventare avvocato? Non avrebbe dovuto saper metter giù un’arringa per dimostrargli l’assurdità del suo piano?
Inspirò rumorosamente come faceva da bambino per attirare l’attenzione di suo fratello quando voleva qualcosa, ma stavolta non ottenne il risultato sperato, e si chiese se Dean non lo stesse ignorando di proposito. Guardò di nuovo attraverso il finestrino e la sua attenzione fu attirata da un cartello, che annunciava l’uscita per Winchester. Aveva poco più di tre anni quando l’avevano incrociata la prima volta, mentre tornavano da Carson City, ed aveva spalancato gli occhi quando suo fratello maggiore gli aveva letto il nome della città, che stavano attraversando. Nella sua innocenza aveva pensato che fosse tutta sua e aveva chiesto al padre se era il re del posto. L’abitacolo dell’Impala si era riempito di risate e si era offeso a morte per la reazione di John e di Dean. Aveva messo il broncio e si era rifiutato di parlare ai due fin quando un milk-shake al cioccolato non aveva fatto la magia e aveva accettato con dispiacere la spiegazione sul non essere i proprietari di Winchester.
“Stai pensando alla città di papà?”-chiese di punto in bianco Dean sorridendo.
Sam si voltò verso il fratello e rispose:
“ Come diavolo fai a saperlo?”
“Sei un libro aperto, Sammy boy, so tutto di te”
“Questo è quello che credi tu”
“Hai qualcosa da confessare, figliolo? Padre Dean e qui per assolverti da ogni peccato”
“Ma sta’ zitto”
“Quante volte hai avuto pensieri impuri?”
“La pianti di scherzare? Non è proprio il momento”
“Rilassati, è tutto sotto controllo”
“Cosa sarebbe esattamente sotto controllo? Non sappiamo nulla di concreto, non…”
“Ti verranno le rughe, principessa, ti preoccupi troppo. Vedrai che la biondina mi noterà e scoprirò che cosa è successo a Theo ”
“Ci sono troppe falle  nel tuo cosiddetto piano. Tanto per cominciare, non capisco perché debba fare tu la parte del giocatore incallito, per non parlare del fatto che il demone potrebbe aver cambiato tramite e non apparire più come la ragazza del video”
“Davvero non capisci? Ti facevo molto più intelligente !Non sei credibile come maniaco del poker e in secondo luogo sono il più bello, quindi il demone mi abborderà di sicuro”
“Dean, sono serio, ho una brutta sensazione”
“Ti preoccupi troppo, Samantha” 
“E tu non ti preoccupi per niente”
Dean fece il giro dell’isolato e si fermò sul retro del casinò. Spense il motore e studiò il suo aspetto nello specchietto retrovisore, poi si abbassò verso il vano portaoggetti e lo apri stendendosi provocatoriamente sulle gambe di Sam. Iniziò a rovistare nel cassetto, sorridendo per il fastidio evidente del fratello minore, e dopo una manciata di secondi trovò quello che stava cercando. Si tirò su e gli mostrò due tesserini:
“Martin Penton, o Phil Mundord?”
“Dean, ascoltami, ti prego, non puoi fare lo zuccherino per un demone senza copertura “
“Ti ripeto che sei rimasto indietro, college boy, quattro anni sono tanti nel bagaglio di un cacciatore”
“Mi stai rinfacciando anche tu che sono andato via?”
“Non ti sto rinfacciando nulla, sto solo dicendo che sono un cacciatore molto più esperto di quello che puoi ricordare, quindi adesso lascia che Phil entri in scena. Ma prima,  svuota le tasche, ho bisogno di contanti”
Sam tirò fuori i suoi magri averi e tentò ancora di fermare il fratello lanciandogli una profonda occhiata.
Dean però lo ignorò, infilò soldi e il documento falso nel portafogli e mise la mano sulla maniglia dello sportello. Stava per abbassarla, per uscire dall’abitacolo, quando sentì una pressione all’altezza del bicipite e si voltò.
“Lasciami andare, Sammy”
“Vengo con te, mi fingo un altro cliente”
“Non se ne parla! Se qualcuno ci ha notato prima, troverebbe molto strano che entrambi siamo schiavi del gioco. Resta qui, poi, se avrò fortuna e il demone mi abborderà, ci seguirai e vedremo…”
“E chi ti dice che uscirete da qui, Dean? Non posso sorvegliare tutti i varchi”
“ Ovviamente la spingerò a farlo”
“E se non si lasciasse spingere? È troppo azzardato”
“Sei stato una valanga di no dall’inizio di questa storia, hai un piano migliore?”
Sam si morse un labbro colto alla sprovvista dalla domanda e Dean sorrise per il punto segnato.
“Appunto, quindi si fa a modo mio”
“Ma…”
Il resto delle parole rimase a mezz’aria perché il giovane scese dall’auto e si avviò verso l’ingresso del casinò. Si diresse con passo sicuro verso la cassa e con piacere notò che non c’era una fila eccessiva. Si mise in coda dietro un ometto di circa un metro e sessantacinque, jeans e camicia a quadri, che teneva bloccata la mano sinistra in tasca. Evidentemente proteggeva il suo gruzzoletto e Dean scosse la testa già immaginando il destino dello sfigato. Dopo qualche minuto di attesa arrivò allo sportello e dopo aver incassato le sue fiches, si avviò verso i tavoli ostentando il malloppo. Aveva dovuto ricorrere al poker innumerevoli volte nella sua giovane vita per racimolare dei soldi e aveva imparato che, mostrare la mercanzia, era un usato garantito, faceva immaginare ai potenziali avversari che stava arrivando un pollo da spennare. Il let motiv era sempre lo stesso: fai vedere i soldi, fa finta di perdere e poi colpisci basso, colpisci duro. Nei bar di mezza America aveva sempre funzionato e questo espediente aveva dato spesso da mangiare alla famiglia Winchester.
Dean si ritrovò a pensare a quante volte aveva rischiato una sonora lezione da bande di motociclisti incazzati e a come aveva dovuto inventare di tutto, quando Sam era piccolo, per non fargli capire da dove arrivavano i soldi per i suoi amati Lucky Charms. Non aveva mai voluto caricarlo prima del tempo del peso del vivere sulla strada, aveva voluto che fosse il più a lungo possibile un bambino felice, al sicuro dalla merda del  mondo .
Solo quando arrivavano alla canna del gas, ricorreva al gioco d’azzardo perché non era mai contento di doversi infilare in un bar e barare, non tanto per il fatto di fare qualcosa di disonesto in sé, quanto per la paura di non tornare da Sammy. Tutte le volte che aveva fatto scattare la serratura della porta della stanza di turno, aveva dovuto far affidamento a tutto il suo self-control per impedire al suo cervello di restituirgli immagini di un fratellino, che si risvegliava da solo, e di che cosa gli sarebbe potuto accadere in sua assenza. Per questo ad un certo punto gli aveva ficcato nel cranio il decalogo” cosa faccio se mi sveglio e Dean non c’è “ e aveva dovuto essere molto duro perché little boy all’inizio si era rifiutato anche solo di immaginare una simile possibilità. Il piccoletto aveva in un certo senso metabolizzato l’assenza quasi costante di John, ma l’idea di restare senza il fratello maggiore aveva scatenato un vero e proprio attacco di panico. Lacrime, braccia strette intorno alla vita e una serie interminabile di non mi lasciare, che Dean non avrebbe mai dimenticato, ma aveva fatto la voce grossa e lo aveva obbligato a memorizzare il piano. Gli aveva fatto imparare il numero di Bobby e gli aveva ripetuto fino allo sfinimento che non avrebbe dovuto aprire la porta a nessuno. Lo aveva tartassato, pur sapendo che lo stava traumatizzando, ma meglio un ragazzino traumatizzato che un ragazzino nelle mani di qualche pedofilo.
“Gioca,signore?”
La voce del croupier riportò Dean alla realtà e concentrò lo sguardo davanti a sé.
“Certo”-rispose accomodandosi su uno sgabello in pelle nera. Mise le fiches sul tavolo e osservò gli altri giocatori, due uomini e una donna dal classico aspetto di turisti alla ricerca di emozioni forti. All’inizio, fedele al piano, Dean si impegnò nel gioco riuscendo ad accumulare un discreto bottino, poi entrò in scena Dean, lo sfigato, e un po’ alla volta perse tutti i suoi soldi. Mentre lo faceva, tenne gli occhi aperti cercando di individuare il demone, ma nessuna figura sospetta si avvicinò al tavolo.
Il cacciatore ad un certo punto sbuffò infastidito perché già immaginava la versione te l’avevo detto di Sam Winchester e si chiese se fosse il caso di battere in ritirata. Si sentì abbastanza frustrato e la vocina dell’orgoglio gli disse di dare fondo ai suoi ultimi averi e rivincere quanto perso, in fondo dovevano pur mangiare, poi una domanda si affacciò nel suo cervello: e se nel bel mezzo della sua performance il demone si fosse fatto avanti? Non lo avrebbe di certo trovato interessante se le loro supposizioni sulla scomparsa di Theo Walkins erano giuste. Non sapendo bene cosa fare, decise di ascoltare per il momento il suo corpo e fare un pit stop in bagno. Si alzò e attraversò la sala osservando i giocatori presenti. Erano tutti drammaticamente soli e Dean scaricò parte della rabbia dando una manata alla porta della toilet, che sbatte’ più del dovuto contro la parete.
“Signore, sa che qualsiasi danno alle proprietà del casinò le sarà addebitato, vero?”
Il cacciatore imprecò interiormente notando all’interno del bagno un vigilante e si chiese se quello fosse il suo giorno fortunato.
“Mi scusi, non volevo”
“Immagino di no, ma, sa, devo fare il mio lavoro”
Dean annuì, poi si avviò verso un orinatorio aspettandosi che il vigilante si levasse dai piedi. Quando però si voltò verso il lavandino per lavare le mani, lo trovò ancora all'interno del bagno e i suoi sensi da cacciatore cominciarono a vibrare.
“È rimasto a controllare che non smonti qualche rubinetto?”- chiese con un sorriso tirato.
“No, sto solo tirando qualche minuto in più sulla pausa”
“Lavoro pesante?”
“In realtà non è male e sicuramente è meno rischioso del suo, agente Fielding”
Dean non si scompose e rispose con un sorrisetto:
“Beccato”
"Come mai sta usando un nome falso? Non è contro il regolamento?"
"Non sono qui in veste ufficiale,lei mi capisce"
“Il suo collega sa che ha un problema con il gioco d'azzardo?”
"No e le sarei molto grato se la cosa rimanesse tra noi"
"Certo, non si preoccupi. E dov'è l'altro agente?"
“In albergo a cercare di capire che fine ha fatto Theo Walkins”
“Per me è a divertirsi con la bionda, era un vero schianto”
“Li ha visti andare via?”
“Solo un cieco non l’avrebbe notata e io modestamente ho occhio”
Il vigilante sbattè in modo plateale le palpebre e subito dopo Dean sbiancò.
“Oh, merda”
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Sam guardò per l'ennesima volta l’orologio e scosse la testa. Erano già passate tre ore da quando Dean era entrato allo Stardust e da allora l'ingresso del casinò era stato abbastanza tranquillo.
Aveva visto ogni tanto qualche giocatore sparire dietro le porte girevoli, ma di fatto non c’era stato nessun segnale che qualcosa di demoniaco si stesse aggirando da quelle parti.
A complicare la situazione, quel giorno c’era anche un caldo anomalo per la stagione e più volte aveva avuto la tentazione di fare una capatina al diner di fronte a lui, ma poi si era accontentato dell’acqua dal sapore decisamente stantio di una bottiglietta trovata sotto il sedile.
Sapeva che la fretta non è mai una buona consigliera quando si va a caccia, lo aveva imparato a sue spese durante un appostamento con papà in un bosco del Montana, ma restare in panchina per tutto quel tempo stava iniziando ad innervosirlo. Recuperò il cellulare dal cruscotto e per l’ennesima volta trovò il display desolatamente vuoto. Ovviamente non si aspettava un resoconto dettagliato, Dean non poteva farsi buttare fuori, ma almeno un messaggio avrebbe potuto inviarglielo, no? Almeno un “sto bene”, niente di più, prima del tempo limite.
Aveva acconsentito controvoglia alla disposizione del fratello di non entrare a cercarlo prima che fossero passate quattro ore, ma altri sessanta minuti ostaggio dell’Impala gli sembrarono davvero troppi.
Sam sospirò, poi si stiracchiò sul sedile per scaricare un pò la tensione, ma, data la sua stazza, urtò il vano portaoggetti con un ginocchio. Il colpo lo fece spalancare e il giovane si sporse per chiuderlo, poi un po’ per noia, un po’ per curiosità, iniziò a rovistare al suo interno. Non intercettò niente di particolarmente interessante: scatola di preservativi, tesserini delle varie agenzie governative rigorosamente fasulli, poi ad un certo punto tirò indietro la mano dopo aver toccato qualcosa di appiccicoso.
“ Ma che diavolo…”
Si sporse di più per vedere meglio e sul fondo del vano notò un involucro giallo molto familiare, al cui interno campeggiavano tracce evidenti di cioccolato.
Sam sorrise, suo fratello poteva atteggiarsi a macho, ma le M&M’s erano la sua kriptonite sin da bambino. Gli era capitato anche di farne indigestione nel corso degli anni, ma poi era tornato puntualmente a sgranocchiarle al posto di guida.
Il cacciatore tirò fuori il sacchetto vuoto e lo appoggiò sul cruscotto ripromettendosi di buttarlo, poi rivolse di nuovo lo sguardo all’ingresso. C'era qualcosa che non andava, se lo sentiva, ma temeva la reazione di Dean se si fosse presentato come il settimo cavalleggeri senza che ce ne fosse bisogno.
Pensò di accendere la radio, ma non gli andava di ascoltare nulla, e occupare il telefono era fuori discussione perché Dean avrebbe potuto chiamare. Chiuse gli occhi e sentì improvvisamente di essere molto stanco.
Dormiva male da quando Jess era morta, anzi si poteva dire che non lo faceva quasi per nulla, soprattutto nei motel. Non lo aveva confessato a suo fratello, ma il soffitto delle stanze lo opprimeva, continuava a rivedere la morte della sua ragazza, così spesso e volentieri preferiva alzarsi e uscire all’aperto. L’unico posto in cui si lasciava andare era l’Impala, forse perché si sentiva al sicuro, o più razionalmente perché era esausto, e forse anche in quel momento la stanchezza avrebbe vinto il braccio di ferro con la sua volontà se un rumore sul finestrino non lo avesse riportato in modalità cacciatore. Guardò attraverso il vetro e vide dall'altra parte del vetro una guardia giurata, che gli fece segno di tirarlo giù.
Sam lo fece non prima di aver appoggiato la mano sulla pistola e con finto distacco chiese:
“Posso aiutarla?”
“Veramente può aiutare il suo collega, agente, credo che gli serva una mano per tornare alla base. Mi aveva detto che era rimasto in albergo, ma ho riconosciuto subito l’auto e ho pensato di venirla a chiamare”
Com’è che lo aveva chiamato? Agente?
L’uomo lo aveva forse notato durante la precedente visita allo Stardust? Non si ricordava di lui, eppure normalmente…
Aspetta, che cosa aveva detto? Il suo collega ha bisogno di aiuto?
Dean…
Il cacciatore deglutì e chiese:
“Ha alzato troppo il gomito?”
“Direi di sì, abbiamo dovuto allontanarlo dal tavolo. Se non si trattasse di un agente, lo avrei sbattuto fuori a calci in culo, ma immagino che sia meglio che nessuno sappia dell’incidente. E’ talmente sbronzo che non si regge in piedi”
“La ringrazio, vengo a recuperarlo. Sapevo che si sarebbe precipitato qui non appena ha lasciato la stanza, per questo l’ho pedinato”- commentò Sam uscendo dall’Impala e iniziando a seguire l’uomo in uniforme.
“Sa del suo problema?”
“Sì, ma è il mio collega da sempre, non posso tradirlo e denunciarlo. Mi aveva promesso di aver smesso, ma temevo molto questo caso, proprio perché si trattava di venire a Las Vegas”
“Rientriamo da una porta laterale”
“Grazie per la discrezione”
“Di nulla, tra colleghi ci si da una mano”
Sam sorrise, ma, non appena l’uomo si voltò per usare le sue chiavi, la sua espressione cambiò e iniziò a valutare la situazione: ipotesi A, Dean si era davvero calato troppo nel personaggio e doveva solo recuperarlo, ipotesi B, Dean non si era ubriacato e quell’uomo gli stava raccontando un mondo di balle per portarlo all’interno del casinò.
«Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo.»
Caro, vecchio Murphy, quella era la regola numero uno dei Winchester, quindi Sam si preparò a difendersi da un eventuale attacco.
“Dov’è il mio collega?”-chiese mentre continuava a seguire la guardia.
“L’ho lasciato seduto sul pavimento del bagno di servizio”
Il secondo campanello d’allarme cominciò a suonare perché, per quanto alzasse il gomito, Dean non crollava mai in quel modo e soprattutto non in così poco tempo. Quella storia diventava sempre più fastidiosa e Sam sentì il cuore andargli più forte.
“Siamo arrivati”
L’uomo si fermò sull’uscio della porta tenendolo aperto per farlo entrare e il giovane avrebbe dovuto essere prudente e non voltargli le spalle, ma, quando vide suo fratello a terra privo di sensi, abbandonò ogni prudenza. Si avvicinò a lui velocemente per valutare le sue condizioni e si accovacciò per sentirgli il battito. Il tempo di allungare la mano e sentì dire:
“Avevo detto che era crollato e adesso, caro il mio Sam Winchester, lo seguirai nel mondo dei sogni”
Un colpo secco alla nuca e si ritrovò a sua volta sulle mattonelle del pavimento. Capì subito che stava perdendo i sensi, ma, prima di soccombere, la voce parlò ancora:
“Vi avrei tagliato la gola, ma abbiamo altri ordini”
Da quel momento a quando il ragazzo si ritrovò legato saldamente ad una sedia passò circa un’ora e come ogni volta che aveva perso i sensi in modo non naturale, Sam ci mise un po' per tornare cosciente. Non ricordava molto all’inizio, poi l’immagine di Dean a terra lo travolse e sbarrò gli occhi. Fu nell’attimo in cui , per puro istinto, cercò di mettersi in piedi che capì di essere bloccato e si guardò intorno alla ricerca di suo fratello. Non lo vide e in pratica non vide proprio nulla perché la stanza era totalmente al buio.
Non era un bambino e razionalmente non avrebbe dovuto averne paura, ma era una situazione che lo agitava sempre molto. Suo padre ci aveva provato con le buone e anche con le cattive ad insegnargli a gestire le sue paure, eppure eccolo lì, con il cuore in gola, alla ricerca di un minimo spiraglio di luce.
Sentì la voce di John attraversargli il cervello e cercò di riprendere il controllo del suo respiro accelerato, ma, se la porta non si fosse improvvisamente aperta squarciando le tenebre, non sarebbe finita bene.
“Il nostro ospite è sveglio, bentornato tra noi”
Sam riconobbe subito la voce dell’agente ed ebbe la conferma che si erano fatti fottere come due principianti.
“Dov’è mio fratello? Che cosa gli hai fatto?”-urlò mentre combatteva contro la corda che gli teneva stretti i polsi.
“Ah, finalmente Sam Winchester ha deciso di smettere di dire le bugie”
“Dov’è Dean?”
“Tranquillo, non gli è successo niente, ancora”
“Che vuoi dire e che cosa vuoi da noi?”
“Quante domande, ragazzino! Non ti hanno insegnato la buona educazione?”
L’agente si abbassò a livello di Sam e gli mostrò i suoi occhi scuri.
“Fottuto demone”
Il cacciatore gli diede una forte testata e lo mandò al tappeto. Dopo i primi momenti di incredulità, l’essere tornò in piedi e gli avrebbe di certo ricambiato la gentilezza se non fosse stato fermato da un’altra voce.
“Stai calmo, è una merce rara”
Nella stanza entrò un altro uomo, che Sam non riconobbe, ma non ci voleva di certo un genio per capire che il numero dei demoni era salito a due. Era più grosso dell’altro e indossava un completo bianco, che lo rendeva simile al direttore di Fantasy Island. Lo fissò, poi il nuovo arrivato scoppiò in una risata fragorosa.
“Di che cazzo stai parlando?”
“Ti facevo più intelligente, Winchester, ancora non hai capito come stanno le cose?”
“Illuminami”
“Vi volevamo qui, te e quello spaccone di tuo fratello”
“Perché? E che cosa c’entra Theo Walkins?”
“Quell’ameba? Praticamente niente, ma ci serviva uno specchietto per le allodole”
“Non capisco…la Santa Muerte, la donna al casinò”
“Tutta scena! Siamo stati bravi, no?”
“Lo avete ucciso?”
“Diciamo che ha visto giorni migliori, ma non è lui il tuo problema adesso. Qualcuno è molto, molto ansioso di vederti”
L’uomo corpulento aggirò la sedia di Sam, poi afferrò la spalliera e la lasciò con sole due gambe sul pavimento.
Non era un peso piuma, eppure il demone iniziò a trascinarlo come se fosse un fuscello verso l’esterno della stanza e anche se la situazione non prometteva nulla di buono, il cacciatore volle trovare comunque il lato positivo: uscendo di lì avrebbe avuto più chances di trovare Dean.
Lo scomodo trasporto fu scortato dalla guardia, o meglio dal demone che lo possedeva, ed istintivamente Sam provò pena per lui, ma adesso aveva altre priorità. Si guardò intorno e concluse che probabilmente non erano più allo Stardust.
“Dove siamo e dov’è Dean?”
“Adesso mi hai stancato, parli troppo! Non dobbiamo rovinarti, ma nessuno ci ha chiesto di non farti chiudere la bocca”
Il demone n. 2 si fermò, poi, senza nemmeno abbassare la sedia sul pavimento, mise un braccio intorno al collo del cacciatore e gli fece perdere di nuovo conoscenza.
“Pensi che il capo si incazzerà?”
“Ma no, in fondo la missione è compiuta, due Winchester al prezzo di uno. Devo ammettere che il piano ha funzionato, non avevo dato molto credito a quell’umano”
“A volte sono utili e in fondo non gli conveniva mentire, o il capo non gli avrebbe fatto quel piccolo favore”
“Pensi davvero che lo scioglierà dal patto? Non è mai successo nella storia e non credo che voglia creare un precedente”
“Andrà all’inferno allora?”
“Lui e Dean Winchester, mentre questo qui…Lui è tutta un’altra storia! Andiamo adesso, al capo non piace aspettare, lo sai”
La testa di Sam ciondolò in avanti e i due ripresero la marcia.
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Il risveglio di Dean non fu migliore di quello di suo fratello, ma questo il giovane non poteva saperlo.
Nell’esatto istante in cui tornò lucido, avvertì un dolore sordo alla nuca, classico indizio di un imminente mal di testa da Guiness dei primati, ma non riusciva a ricordare molto. Doveva aver preso una bella botta, ma non vedeva doppio, non aveva vomitato, quindi poteva concludere che nel complesso non c’era da preoccuparsi.
In una manciata di secondi però il ricordo del vigilante con gli occhi neri lo raggiunse ed esclamò:
“Figlio di puttana”
Era caduto in trappola e ,cosa peggiore, non aveva la possibilità di mettere in guardia Sam per una serie di ragioni: la prima era che non poteva sapere da quanto tempo aveva avuto un incontro ravvicinato con il pavimento del bagno del casinò e ,di conseguenza, poteva già essere successo l’irreparabile; la seconda era che non aveva idea di dove fosse, visto che era bendato; la terza era che non poteva muoversi perché era legato e chiunque lo aveva fatto, si era concentrato molto sullo stringere forte le corde.
Era nella merda fino al collo, ma era un Winchester, quindi doveva mantenere la calma e studiare le sue opzioni. Non potendo utilizzare la vista, si affidò agli altri suoi sensi e si mise in ascolto. All’inizio non intercettò nulla di particolare, poi la sua attenzione fu attirata da un rumore metallico piuttosto ripetitivo. Si disse che lo aveva già sentito prima e dopo qualche secondo realizzò che si trattava del suono di un cestello in rotazione. Doveva essere in una lavanderia, o vicino ad essa, e curiosamente gli venne in mente un’immagine del suo fratellino. Aveva sempre trovato interessanti i loro vestiti sbatacchiati dietro un oblò e Dean e John avevano spesso sorriso davanti al potere che una lavatrice a gettoni aveva sul piccoletto. Non avevano mai capito perché, ma Sammy era sempre felice quando si trattava di fare un pit stop urgente per mancanza di indumenti puliti. Era l’addetto ad inserire le monetine e con l’aiuto di papà a premere i pulsanti giusti, poi si faceva mettere giù. Si sedeva sul pavimento, incrociava le gambe e restava in contemplazione per tutto il ciclo di lavaggio. Una volta John aveva anche scherzato in macchina dicendo che avrebbe smontato una lavatrice e l’avrebbe caricata sull’Impala per tenere buona la peste durante i loro lunghi viaggi.
John…
Dean avrebbe avuto proprio bisogno del suo supporto per tirarsi fuori dai guai, ma la cavalleria non era prevista, quindi doveva pensare da solo a qualcosa e doveva farlo in fretta.
Le sue buone intenzioni furono frustrate da uno stridio fastidioso, prima in lontananza, poi sempre più vicino accompagnato da delle voci maschili. Uno dei due era quel figlio di puttana che lo aveva messo al tappeto, ne era sicuro, e con rabbia strattonò le corde ,desiderando ardentemente restituirgli il favore, poi si gelò quando gli sentì dire.
“Non appena avremo scaricato questo qui, dobbiamo farlo sapere al capo”
Sam? Stavano parlando di suo fratello?
Dean lo avrebbe chiamato se non fosse stato anche imbavagliato e il cuore iniziò ad andargli a mille.
Sperò che i due stronzi portassero la loro preda dove era lui, ma non fu accontentato perché passarono oltre ,continuando a parlare tra di loro. Non aveva sentito nessun’altra voce quando erano stati a tiro, solo il rumore di un trascinamento di un qualcosa di pesante, quindi Sam poteva essere prigioniero, ma anche a piede libero. Era un cinquanta e cinquanta, ma, data la loro proverbiale fortuna, l’ipotesi b era la meno probabile.
Cercò comunque di dare credito a suo fratello e si volle aggrappare all’idea che i demoni avessero catturato qualcun altro. Per quanto ne sapesse, poteva essere Theo, o un altro pollo come lui, giusto?
Dean tornò in ascolto, ma adesso l’unico rumore udibile era di nuovo solo quello dei cestelli in rotazione. Diede un altro strattone alle corde, ma i suoi sforzi non furono premiati perché rimase saldamente ancorato alla sedia. Sbuffò indispettito dall'apparente mancanza di prospettive, poi le voci dei demoni tornarono e stavolta non lo superarono, anzi si avvicinarono sempre di più e con sua grande sorpresa gli furono tolti la benda e il bavaglio.
“Come procede il soggiorno, signor Winchester, è tutto di suo gradimento?”
Dean fissò torvo il demone in divisa, poi rispose:
“La mamma mi ha insegnato che non si parla con gli sconosciuti”
“Hai ragione, non ci siamo presentati. Io sono Abrahel e il mio amico è Ishtar. Siamo demoni di secondo livello, ma la cattura dei famosi Winchester ci farà guadagnare un sacco di punti”
“Immagino chi altro ci sia nella top ten degli stronzi! Comunque il servizio fa veramente schifo, neanche un aperitivo di benvenuto “
“Riferirò in direzione, il nostro amico non sarà contento della recensione negativa”
“E questo che diavolo dovrebbe significare?”
“Il cervello piccolo è una dote di famiglia, a quanto vedo, anche tuo fratello è piuttosto lento ad afferrare le cose”
“Sam? Sammy è qui?”
“Sì, Sammy, è qui”
“Uno, non chiamarlo Sammy, e due, se gli avete fatto del male, vi strapperò le budella e ve le farò ingoiare”
Il demone rise e rispose:
“Uno, non sei in condizione di minacciare nessuno, e due, nessuno ha torto un capello al tuo prezioso fratellino, almeno per il momento”
“Dov’è Sam?”
“Lo abbiamo fatto accomodare nella suite accanto, trasporto offerto dalla casa”
Abrahel si stiracchiò e si sfilò la cravatta.
“Non capirò mai perché, voi umani, amiate farvi strangolare da questi affari”
“Non divagare, bastardo, voglio sapere di mio fratello”
“Ti ho detto che devi stare tranquillo, il capo lo vuole tutto intero”
“È la seconda volta che dici questa cosa! Chi è il tuo capo e perché è così interessato a Sam?”
“Non conosciamo tutti i particolari, ma Sam Winchester è molto quotato ai piani alti. Se lo chiedi a me, non mi sembra così interessante, ma, come si dice, ubi maior…”
Dean sentì lo stomaco stringersi, ma cercò di non far trasparire l’ansia che lo stava attanagliando.
“Effettivamente il più figo sono io, il tuo capo deve aver preso una cantonata”
“Non penso proprio, siete da sempre dei sorvegliati speciali e il giovane Sam è senza dubbio l’obiettivo n.1. Tu e tuo padre siete in gamba, ma non potete competere, lui è un’altra storia”
“Sembrate dei nostri fan e se mi slegate, vi farò l’autografo a calci in culo”
Ishtar rise sguaiatamente e commentò:
“Il nostro amico ci aveva detto che sei un tipo con la battuta sempre pronta”
“Di chi stai parlando?”
“Stai calmo, Winchester, è in programma una bella riunione di famiglia e capirete tutto. Peccato che paparino sia fuori dal radar, ci sarebbe piaciuto averlo tra noi. Certo che è buffo, vi ha mandato qui per risolvere un caso di scomparsa e presto o tardi si ritroverà a dover cercare i suoi amati figli, ma, quando si metterà sulle vostre tracce, sarà troppo tardi”
Abrahel e Ishtar si guardarono complici, poi si avviarono verso l’uscita della stanza.
“Torniamo a prenderti presto, promesso, ma adesso dobbiamo occuparci del fratellino”
“Non lo toccate, figli di puttana”
I due risero ancora, poi lasciarono da solo il cacciatore senza ridurlo di nuovo al silenzio e alla cecità.
La dimenticanza poteva essere stata solo temporanea, così Dean si mise a scansionare con attenzione l’ambiente circostante. Guardandosi intorno ebbe la conferma di trovarsi in un locale in cui c'erano delle lavatrici di dimensioni piuttosto consistenti, che occupavano tutta la parete di fronte a lui. Erano lontane, ma non tanto da non riuscire a distinguere ai loro piedi dei sacchi con della biancheria. All’inizio non ci fece caso, poi il cacciatore rimase molto sorpreso quando riconobbe lo stemma dell'Excalibur Hotel su ognuno di essi. Per quanto la sua testa potesse essere confusa per il colpo ricevuto, era sicuro che lui e Sam avevano lasciato ore prima l'albergo del loro amico, non aveva alcun senso.
Era tutto molto strano: per quale motivo i demoni li avevano riportati all’Excalibur quando avrebbero potuto trattenerli all’interno del casinò, o in qualsiasi altro posto della città?
Dean cominciò ad avere il sospetto che ci fosse qualcosa di grosso che gli stava sfuggendo, soprattutto ripensando a quanto detto dai due riguardo un figlio di puttana, che li aveva aiutati. Ad un certo punto fu preso da un atroce dubbio e spalancò i occhi davanti all'ipotesi che Brad fosse in qualche modo coinvolto.
In fondo lui aveva contattato il loro padre, lui li aveva messi sulle tracce di Theo Walkins facendogli vedere quel video.
Il respiro si fece più corto perché i puntini sembravano unirsi velocemente, poi il cacciatore fece appello al suo autocontrollo e cercò di non saltare a conclusioni affrettate. C'erano troppe domande alle quali non aveva il tempo di dare una risposta, la sua priorità attuale era quella di ritrovare Sam.
Tornò ad analizzare la situazione e pensò al coltellino nascosto dietro l’etichetta dei suoi jeans. Era stata un’idea di suo fratello e se gli avesse fornito una via di fuga, si sarebbe ricordato di offrirgli da bere. Iniziò ad allungarsi, con grande piacere della sua spalla trattenuta, verso sinistra, ma i suoi ripetuti tentativi si conclusero però con un nulla di fatto e Dean urlò per la frustrazione.
Come diavolo avrebbe potuto salvare Sam se non era in grado di salvare se stesso?
Stava quasi per rassegnarsi ad aspettare un’occasione per reagire, ma una voce, che avrebbe riconosciuto in mezzo ad un tornado, gli diede una scossa pazzesca di adrenalina.
Sam era cosciente e anche se non distingueva esattamente le parole, lo sentì insultare pesantemente Pinco Panco e Panco Pinco. Se aveva la forza di farlo, voleva dire che tutto sommato era in buone condizioni e la constatazione in parte lo tranquillizzò. Tentò ancora di raggiungere il coltellino, ma l’ennesimo tentativo fu interrotto dall’entrata in scena di Ishtar.
“Ehi,Winchester, il fratellino è ritornato nel mondo dei viventi e credo che voglia vederti”
Il demone si avvicinò al prigioniero ad una distanza di circa tre piedi, stese il braccio in avanti e cominciò a trascinarlo come se fosse un cane trattenuto da un guinzaglio invisibile.
La situazione era abbastanza ridicola e nel momento in cui Dean sarebbe ritornato padrone dei suoi arti , gli avrebbe fatto pagare caro un simile trattamento, ma si concentrò sull’unico aspetto importante in quel momento: stava per rivedere Sam.
Pochi secondi dopo si ritrovò in uno stanzone simile alla precedente e cercò con lo sguardo suo fratello. Lo individuò ancorato alla parete di fronte a lui e in un attimo si fecero reciprocamente rapporto.  Si dissero che, tutto sommato, stavano bene, ma allo stesso tempo che erano nella merda fino al collo, e la loro conversazione silenziosa sarebbe proseguita se Abrahel non si fosse intromesso.
“Ma come? Niente saluti? Pensavo che vi sareste sciolti in una valle di lacrime”
“Fottiti”-ribatté Dean
“La mamma ti avrà anche insegnato a non parlare con gli sconosciuti, ma di certo non si è sprecata a darti un’educazione”
“Non parlare di mia madre”
“Ne ho abbastanza della tua arroganza, sai?”
Abrahel andò di filato da Sam e gli assestò un duro colpo nel costato.
Il cacciatore si piegò in due gemendo e subito dopo Dean cominciò ad urlare contro l'aggressore di suo fratello.

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Capitolo 12
*** capitolo 11 ***


Sam sapeva che suo fratello aveva il dono di far perdere la pazienza ad un santo, ma, mentre tentava disperatamente di riprendere fiato dopo aver ricevuto una serie interminabile di colpi, pensò che una volta tanto avrebbe potuto tenere la bocca chiusa. Il demone lo aveva attaccato con violenza e se avesse dovuto tirare ad indovinare, avrebbe scommesso che la sua performance gli era costata almeno un paio di costole incrinate, se non rotte. Il lato sinistro gli faceva un male cane, ma la cosa che lo spaventava di più era quello che non riusciva ad ipotizzare. Per quanto ne sapeva, poteva avere da un’emorragia interna perché il sapore ramato in gola era inconfondibile, però non era del tutto lucido e cercò solo di riprendere a respirare in modo normale. Fu tra un’ispirazione a bocca aperta e l’altra che, oltre il dolore, sentì le imprecazioni di suo fratello e il suo tono concitato gli diede la conferma che era messo male.
Voleva dirgli che stava bene, anche se era una balla colossale, ma non riusciva nemmeno a sollevare il capo. Non si accorse, dato il suo stato, che i due demoni erano usciti dalla stanza e, se non fosse stata la voce di suo fratello a chiamarlo, avrebbe probabilmente perso conoscenza.
“Sammy”
Il giovane cercò di rispondergli in qualche modo e con grande sforzo alzò il mento dal petto.
“Ehi, ehi, Sammy. Bravo, guardami, occhi su di me”
Il giovane sussultò perché molte volte quelle stesse parole erano uscite dalla bocca di suo padre, ma il suo tono era sempre stato più perentorio. Molte volte gli era sembrato fin troppo duro, eppure con il tempo, nei lunghi mesi a Stanford, aveva scoperto di avergli perdonato tante cose e se avesse avuto la possibilità di rivederlo, glielo avrebbe detto.
“Sammy, parlami”
“Dean”
“Come stai?”
“Alla grande, a parte che ho qualche costola intera di meno”
“Quel figlio di puttana ti ha colpito come se fossi un sacco da box, ma, dammi ancora qualche minuto e gliela farò pagare”
Sam sorrise e replicò:
“Con la forza del pensiero?”
“No, genio: se quegli stronzi non tornano per un po’, penso di riuscire a liberarmi grazie a te”
“Che diavolo dici? Non vedi che sono ammanettato?”
“Ma come, ti dimentichi dei regali che mi fai?”- chiese Dean continuando ad agitarsi sulla sedia nel tentativo di recuperare il coltello.
Sam non rispose e il maggiore dei Winchester lo vide accasciarsi di nuovo.
“Ehi, non fare scherzi, guardami”
Il giovane rimase immobile e la paura che suo fratello avesse molto più di qualche problema alle costole diede a Dean una poderosa scarica di adrenalina. Riuscì a raggiungere il coltello e ne fece scattare verso l’esterno la lama. Lo ruotò tra le mani pregando che non gli cadesse e subito dopo iniziò a strofinarlo sui nodi tenendo gli occhi su Sam che era palesemente privo di conoscenza. Era già a buon punto quando Ishtar e Abrahel rientrarono insieme ad una terza figura. Era evidente che non era prigioniero dei demoni e quando lo riconobbe, il cacciatore sentì montare la furia.
“Brad, figlio di puttana”
Il direttore dell’Excalibur non lo guardò nemmeno e Dean rincarò la dose.
“Brutto bastardo, hai le palle di guardarmi in faccia e di dirmi a che gioco stai giocando?”
“Brad, non essere timido, saluta il tuo ospite”-fece Abrahel deridendolo, ma neanche dietro quella sollecitazione l’uomo aprì bocca.
“Non ti sapevo timido, ma, visto che ho un gran cuore, aggiornerò io il grande Dean Winchester. Devi sapere-fece Ishtar-che il tuo amico Brad ha un vizietto e si è messo in un mare di guai. Era disperato e ad un certo punto ha toccato proprio il fondo. Stava per spararsi, sai, aveva già la canna della pistola in bocca quando un nostro reclutatore lo ha intercettato. Una chiacchiera tira l’altra e per darti la versione breve, alla fine ha stretto un patto, uno di quelli canonici, poi ai piani bassi hanno fatto una scoperta. Aveva qualcosa di molto più interessante della sua anima da offrirci, poteva consegnarci i famosi Winchester”
“Ci hai venduti per salvarti il culo?”- urlò Dean.
“Il succo della storia è questo, ma voglio raccontarti tutti i particolari. Inizialmente puntavamo a tuo padre, pensavamo di attirarlo qui e poi costringerlo a chiamarvi. John però ci ha reso le cose molto più semplici spedendo direttamente voi due , meglio di una consegna a domicilio con corriere espresso”
“Quindi non c’è nessun Theo Walkins?”
“C’era, c’era, avevamo bisogno di una storia convincente per attirare l’attenzione di tuo padre, così ci siamo serviti di lui e di Brad ed eccovi qua”
“Vi siete dati molto da fare per averci qui”
“Ti ho già spiegato che tu sei un danno collaterale, il vero obiettivo è Sam”
“Che cosa volete da lui?”
Ishtar e Abrahel si guardarono, poi inaspettatamente si misero inginocchio e abbassarono il capo tirando giù anche Brad. I tre avevano un’aria molto sottomessa e Dean li fissò sbalordito. All’inizio non comprese il repentino cambio di atteggiamento, poi vide entrare un uomo vestito con un completo scuro. Era alto quasi quanto Sam e si avvicinò ai tre con ampie falcate. Li squadrò dall’alto in basso, poi appoggiò una mano sulla testa di Abrahel e questi prese fuoco all'istante.
“Mi era sembrato di aver detto che nessuno doveva toccare Sam Winchester, o sbaglio?”
“Baal, mio signore, io non l’ho nemmeno sfiorato”-rispose Ishtar.
“Lo so ed è per questo che sei ancora vivo, ma non abusare della mia benevolenza”
“Non lo farò, non la deluderò “
“Sarà meglio per te perché il mio amato fratello è molto sensibile sull’argomento Sam Winchester e non è consigliabile interferire nei suoi piani”.
Il nuovo arrivato si voltò e si avvicinò al cacciatore più giovane, che era ancora incosciente. Allungò una mano e gli tirò su la testa.
“ Sam Winchester”
“Togligli le tue luride zampe di dosso”-urlò Dean.
Baal si girò verso di lui e sorrise beffardo.
“Mi ero dimenticato che ci fossi anche tu, il fedele scudiero. Lo hai cresciuto sano e forte, ti siamo riconoscenti per questo”
“Di che cazzo state parlando tutti? Che sta succedendo?”
“Davvero non ci arrivi? Eppure ti vanti di essere un grande cacciatore! Possibile che tu non abbia associato la morte di tua madre a quella di Jessica Moore? Due belle bionde sul soffitto, fuoco, e come comun denominatore il tuo fratellino. Non ti sembra che sia strana come coincidenza?”
Dean deglutì e ripensò al post “il mondo di mio fratello è sprofondato nella merda” a Palo Alto, mentre cercava di frenarne la disperazione. Aveva passato ore a combattere contro le sue lacrime e gli attacchi di panico, il tutto condito da più di una puntata in bagno a vomitare anche l’anima. Quando Sam alla fine si era arreso alla stanchezza nel primo pomeriggio, si era sistemato accanto a lui e aveva tentato di chiamare suo padre, ma ovviamente lui non aveva risposto. Si era messo così a riflettere su quello che era successo e non aveva potuto far finta di niente. La morte della ragazza era la fotocopia di quella della loro madre e sicuramente anche Sam ci aveva pensato. Non ne avevano mai parlato apertamente, ma Dean conosceva quel ragazzo come le sue tasche e sapeva che sguazzava da quella notte nel senso di colpa.
“Ti ho fatto una domanda, Winchester”
“Sì, ci ho pensato, ma non significa niente”
“O significa tutto? Forse il piccolo Sammy non è così puro come pensi, forse è più oscuro di quello che sembra ed è per questo papà Winchester non riesce a stargli vicino”
“Mio padre ama Sam”
“E come mai in quattro anni non ha mai cercato di riportarlo indietro?”
“Sam è un adulto e papà ha capito che non poteva fermarlo”
“Le tue difese d’ufficio sono commoventi, forse dovevi studiare tu per diventare avvocato. Tuo padre lo ha odiato dal momento in cui la sua amata Mary è morta e penso che non abbia aspettato altro che toglierselo dalle balle. Secondo me lo avrebbe scaricato anche prima, ma tu non glielo avresti perdonato, così, per tenere te, ha tenuto anche lui”
“Sono un cumulo di stronzate! Mio padre mi ha ripetuto per tutta la vita che dovevo prendermi cura di Sam, me lo ha messo tra le braccia mentre la nostra casa andava a fuoco”
“Sei divertente, lo sai? Ad ogni modo il passato non ha più importanza e i tempi sono quasi maturi”
“Maturi per cosa?”
“Per il nostro ritorno in grande stile, peccato che tu non sarai presente, né tu, né il nostro caro direttore”
Brad alzò la testa e disse:
“Avevamo un patto, io dovevo consegnarveli e sarei stato salvo”
“Ma io non ho intenzione di torcerti un capello, è una questione di affari. Chi vuoi che stringerebbe mai più un patto con un demone, se si venisse a sapere che non li rispettiamo? Hai fatto tutto da solo!”
“Ma Tryxsea mi aveva assicurato che…”
“Mentre ti rotolavi tra le lenzuola con lei? Voi umani credereste a qualsiasi cosa mentre vi state accoppiando! Lo hai fatto tu e lo ha fatto quell’altro mentecatto di Theo. Siete così prevedibili, così limitati”
Dean sorrise capendo che entrambi i figli di puttana si erano fatti fottere da una succube e la realizzazione lo portò a pensare di nuovo a suo padre. John gli aveva parlato di quella particolare categoria di demoni e si era preso uno scapaccione quando aveva commentato che avrebbe voluto tanto conoscere una pornostar demoniaca. Aveva capito solo dopo la spiegazione dell'uomo che, per quanto le loro performance sessuali potessero apparire allettanti, avevano il solo scopo di prosciugare un uomo del suo seme e portarlo alla morte, o comunque di infettargli l’anima.
“La mia preferita sta venendo a prenderti, è arrivato il tuo momento. Almeno morirai contento, no?”
Dopo nemmeno trenta secondi una bellissima donna fece la sua comparsa nella stanza e si avvicinò sinuosa a Brad.
Dean la riconobbe come la sventola che aveva abbordato Theo e osservò compiaciuto la scena della succube, che si avvinghiava al direttore dell’Excalibur.
“Ti sono mancata? Che cosa puoi darmi ancora?”- fece lei toccandolo in modo provocante.
“Niente, lasciami in pace”-rispose Brad, che evidentemente adesso riusciva a vedere il vero volto del mostro.
“Mi offendi, tesoro. Non hai più voglia di fare ginnastica con me? Magari di nuovo nel tuo ufficio. Tu, io, la tua spaziosa scrivania... Lo faremo finché vuoi, non smetterò fino alla fine”
“Tryxsea-intervenne Baal- divertiti, poi butta via con discrezione la spazzatura, non voglio che qualche altro umano curioso venga a fare domande”
“Sarà fatto”
Il mostro trascinò con sé Brad, che si voltò a guardare Dean implorando per il suo aiuto, ma il cacciatore non raccolse la supplica, aveva ben altro a cui pensare. Voleva liberarsi, ma soprattutto voleva risposte su Sam e sul progetto che lo riguardava.
Era spaventato dal fatto che suo fratello fosse ancora privo di sensi, ma allo stesso tempo era grato perché non stava ascoltando le parole del demone.
Non appena i due amanti uscirono, Baal tornò a focalizzare la sua attenzione su Dean.
“Dove eravamo rimasti?”
“Il vostro grande ritorno con il coinvolgimento di Sam”
“Ho spifferato fin troppo, va bene così “
“Dimmi che cosa volete da Sam”
“Per il momento faccio fuori te, poi lo porto a casa. Di’ ciao ciao al fratellino, è l’ultima volta che vi vedete”
Non appena Baal pronunciò queste parole, si sentì un forte tonfo e di seguito delle urla femminili.
“Che diavolo succede? Ishtar, vai a vedere”-ordinò Baal.
Il demone uscì e dopo poco ancora rumori di lotta, una pausa di silenzio, poi Dean sentì delle parole, che gli fecero tirare un sospiro di sollievo.
Exorcizamus te, omnis immundus spiritus, omnis satanica potestas…

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Per un tempo che Dean non avrebbe saputo quantificare, nella stanza era scoppiato letteralmente il putiferio perché,  dopo essere stato colto alla sprovvista, Baal aveva reagito ed era passato al contrattacco. Era volato di tutto, c'erano state urla e minacce terrificanti, e il cacciatore aveva visto sfrecciare sopra la sua testa ogni genere di oggetti. Aveva tentato di proteggersi voltando il viso, poi aveva realizzato che in quel modo avrebbe perso d’occhio suo fratello ed era tornato a guardare davanti a sé.  Aveva trattenuto il fiato quando aveva assistito più volte a degli schianti poco lontani dal suo volto e ad un certo punto si era domandato come Sam potesse rimanere incosciente in mezzo a quell’inferno.
La risposta che si era dato non gli era stata di conforto perché,  se il fratello non rinveniva, poteva significare solo che era più ferito di quanto avesse valutato pochi minuti prima e che merda si stava aggiungendo a merda.
Aveva anche notato che, nonostante il caos, la voce non aveva esitato un attimo e aveva pensato che chiunque stesse bandendo il demone, aveva un sangue freddo eccezionale.  Aveva recitato quasi fino in fondo l’esorcismo e Baal era crollato sulle ginocchia,  quindi uno a zero per la cavalleria, eppure qualcosa non andava. Si era accorto infatti che c'era qualcosa di diverso in quell’invocazione dalla versione standard, qualche variazione sul tema qua e là, che sarebbe sfuggita ai non esperti, ma non a un Winchester.
Non avrebbe mai potuto dimenticare suo padre e le sue pressioni su di lui e su suo fratello, affinché ripetessero tutte le parole in un latino talmente perfetto che avrebbero fatto invidia a Cicerone in persona e la voce si era presa più di una licenza poetica. Non aveva pronunciato correttamente tutto il rituale e giusto  per aggiungere stranezza a stranezza,  all'improvviso nella stanza faceva molto freddo.
Guardò di nuovo verso suo fratello e fece un altro tentativo di raggiungere il coltello, poi si bloccò quando i neon illuminarono una figura terrificante: era la Santa Muerte.
Dean spalancò gli occhi e la fissò mentre avanzava verso Baal nella sua lunga veste nera con una falce, la cui asta strideva sul pavimento.
Il teschio che faceva capolino sotto il cappuccio era di un bianco abbagliante e aveva un ghigno che faceva gelare il sangue. Il suo scheletro era avvolto in una frusciante stoffa nera e trasportava con disinvoltura grandi quantità di gioielli.
La flaca a metà strada si fermò e si voltò verso Dean. Fece un piccolo cenno con il capo e il cacciatore fu libero.
Il giovane si mise subito in piedi e senza pensarci due volte corse verso Sam. Gli sollevò la testa alla ricerca di qualche segno di coscienza e non trovandone, passò a cercarne il polso.
“Non temere, cacciatore, è vivo, ma non so se lo resterà a lungo ”
L’essere fece un altro breve cenno e Dean si trovò a raccogliere il corpo molle di suo fratello. Lo accompagnò a terra e lo distese sulla schiena. Non gli importava di Baal, o di essere in presenza della Santa Muerte, il suo unico pensiero in quel momento erano le condizioni di Sam. Era messo davvero male, ma lividi e bernoccoli non erano la sua principale preoccupazione. Sollevò con attenzione la maglietta di Sam e si sentì crollare il mondo addosso quando si ritrovò davanti al suo addome tumefatto. Il tronco di suo fratello era un’omogenea macchia scura e Dean ebbe paura che in quel momento ci fosse una violenta emorragia in corso. Doveva portarlo in ospedale, ma spostarlo poteva essere molto rischioso, e istintivamente cercò il suo cellulare, solo per scoprire che i figli di puttana glielo avevano tolto.
“Merda”
“Posso guarirlo se vuoi, ma dobbiamo fare in fretta”
Dean si voltò verso la flaquita e chiese:
“Perché ci stai aiutando? Non siamo tuoi fedeli”
“Ma Theo lo era e nessuno deve osare toccare i miei devoti. Mi ha pregato in punto di morte e sono qui per esigere vendetta da questo verme. So che siete qui perché volevate aiutare Theo e liberarvi è il mio modo per pareggiare i conti”
Dean guardò sospettoso la flaquita e disse:
“Hai detto che dobbiamo fare in fretta”
“È ferito gravemente, ma non posso aiutarlo se non chiedi la mia protezione”
“Qual è il prezzo?”
“Ti ho già detto che non voglio nulla in cambio, tranne che non cercherai di fermarmi quando prenderò la mia vendetta”
Forse Dean avrebbe ragionato un pò di più sulla proposta della Santa, sapeva che fare patti con esseri soprannaturali era sempre una fregatura, poi Sam tossì e un rivolo di sangue fece capolino tra le sue labbra. A quel punto tutta la prudenza andò a farsi benedire e il cacciatore esclamò allarmato:
“Va bene, salvalo”
“Devi pregarmi”
“Ti prego, okay, salva mio fratello”
La Santa Muerte rise e disse:
“Sono abituata a preghiere più articolate, ma questa volta chiuderò un occhio”
La figura spettrale si avvicinò ai due  cacciatori, poi tese la punta della falce verso il petto di Sam.
“Che diavolo stai facendo?”
“Vuoi che lo salvi, o no? Sta per annegare nel suo sangue”
Dean sussultò perché proprio in quell’istante suo fratello cominciò a emettere degli inconfondibili rumori e si forzò a rimanere immobile, mentre la flaquita iniziava a mormorare qualcosa di incomprensibile. Andò avanti per qualche minuto, poi tacque e si mosse in direzione di Baal.
Non appena si allontanò, il cacciatore attirò a sé Sam e si guardò intorno alla ricerca di un riparo. Lo individuò in un largo bancone sul quale riposavano indumenti piegati e in attesa di essere riportati nelle stanze dell’hotel. Non era il massimo, ma gli avrebbe offerto un minimo di protezione se per la stanza avessero ricominciato a volare cose.
Certo, aveva un conto in sospeso con Baal, ma era più importante portare Sam lontano dai due contendenti, così mise le mani sotto le sue ascelle e iniziò a tirare. Lo trascinò per qualche metro, contento per una volta dell’eccessiva magrezza di suo fratello, e in breve i due si ritrovarono dietro al bancone.
Dean stese Sam e gli controllò il polso. Era un po’ accelerato, ma non in maniera esagerata, così continuò il triage. Iniziò dal petto e notò che il colore scuro stava lasciando il campo ad uno più normale. Tastò delicatamente le costole di Sam e anche lì gli sembrò tutto in ordine. Lo coprì di nuovo e prese ad ispezionare il viso. Prese un fazzoletto e con estrema cura pulì il sangue dalle labbra, poi gli sollevò in maniera alternata le palpebre, per osservare la dimensione degli occhi. Anche quella gli sembrò regolare, ma Sam continuava a rimanere incosciente, apparentemente senza motivo.
“Andiamo, non farti prendere a calci in culo”-disse Dean senza troppa convinzione.
Appoggiò il palmo della mano sulla fronte di suo fratello e la trovò relativamente fresca.
“Se non vuoi che usi il termometro in modo creativo non appena ci schiantiamo in qualche motel , ti conviene aprire gli occhi in questo momento”.
Anche quella sollecitazione rimase inascoltata e Dean si chinò su Sam.
“Va bene, principessa, hai vinto tu, schiaccia un pisolino, mentre, come solito, provo a salvarti il culo”.
Tornò a scansionare il corpo inerme di suo fratello, ma la sua ispezione fu interrotta da un urlo di Baal e non resistè alla tentazione di dare un’occhiata a quanto stava accadendo dall’altra parte della barricata. Si mise sulle ginocchia e si affacciò rendendo visibile solo una minima parte del suo capo.
“Cacciatore, vieni a goderti lo spettacolo, non devi temere nulla da me e poi credo che tu voglia delle risposte”
Dean si alzò in piedi e rimase fermo sul posto, indeciso sul da farsi. Non voleva lasciare Sam , ma allo stesso tempo nella sua mente continuavano a risuonare le parole del demone.
“Non preoccuparti, anche tuo fratello è al sicuro, non gli succederà nulla. L’ho guarito, ma è ancora lontano dalla coscienza, e credo che questo sia un bene viste le domande che vuoi fare a questa feccia”
Il cacciatore respirò profondamente, la Santa Muerte aveva ragione, ma, se da un lato voleva sapere, dall’altro era terrorizzato da quanto avrebbe potuto scoprire.
Sicuramente Baal aveva mentito, papà li aveva addestrati a non credere a quanto vomitavano perché il 99% delle volte erano stronzate, ma se quell’1% fosse stato…
No, no, no.
Neanche in altre cento vite ci sarebbe stato qualcosa di sbagliato in suo fratello, lui era a posto e se papà non lo aveva cercato era solo perché era un mulo orgoglioso.
Dean strinse forte i pugni fissando Baal, poi avanzò e solo allora notò che la Santa Muerte si era seduta. Tecnicamente non era appoggiata a nulla, eppure la sua postura la faceva apparire come una regina in trono. Teneva saldamente nella mano destra la falce e nella sinistra apparve una clessidra.
“Questo è il tempo che ti concedo, cacciatore, poi gli strapperò il cuore e lo darò in pasto ai lupi”
“Ucciderai il suo tramite così, non puoi farlo”
“Posso farlo e lo sai, ma voglio essere misericordiosa, gli darò una morte veloce”
“Prima lo stavi bandendo, potremmo…”
“L’anima del tramite è corrotta, non puoi salvarlo e comunque hai cose più importanti a cui pensare. La sabbia scorre in fretta, non perderei tempo se fossi in te”
Dean fissò la clessidra, annuì e chiese:
“Puoi costringerlo a dirmi la verità?”
“Vuoi davvero ascoltarla?”
“Si tratta di mio fratello, devo sapere”
“Come vuoi”
Da quel momento in poi Baal fu un fiume in piena e rispose senza peli sulla lingua alle domande di Dean,  che iniziò a sprofondare nella disperazione. Sapeva che il demone era sotto l’influsso potente della Santa Muerte, ma allo stesso tempo si rifiutava di credere che quello che gli stava raccontando fosse vero.
Continuò a chiedere con sempre maggiore insistenza, poi arrivò alla domanda regina:
“Perché Sam?”
Ma Baal non rispose, si irrigidì spalancando gli occhi e crollò a terra. Subito dopo un fumo nero uscì dalla bocca del tramite e la Santa Muerte lo infilzò con la falce sotto gli occhi increduli di Dean.
Le pareti dell’Excalibur tremarono e subito dopo la flaquita si rimise in piedi.
“Giustizia è fatta, cacciatore”-disse prima di voltargli le spalle e sparire mentre avanzava verso l’uscita.
Solo a quel punto il giovane si scosse e notò il suo cellulare in una tasca della giacca di Baal. Lo prese per chiamare i soccorsi, poi si fermò perché non sapeva bene per che cosa chiedere aiuto.
Scivolò con  le spalle lungo il bancone e tornò a fissare Sam, che giaceva ancora incosciente. Strinse forte il telefono fra le mani e si chiese che cosa dovesse fare. Restò immobile per qualche minuto, poi lo aprì e selezionò il numero di suo padre. Come da copione partì la segreteria, ma Dean fu incapace di fermarsi e incise su nastro tutta la sua disperazione. Alla fine piangeva al punto da non riuscire a parlare e interruppe la chiamata implorando John di aiutarlo a salvare suo fratello.
Quello che non poteva sapere era che dall’altra parte un altro Winchester stava versando lacrime e mormorò tra le pareti silenziose di un motel in Iowa:
“E’ quello che sto cercando di fare, Dean”

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