Quella fu anche la prima volta in cui un Black finì a Grifondoro. E, allora, Sirius seppe che sarebbe stato per sempre.





Note:
Questa è la prima storia a capitoli che scrivo, e mi ci è voluto davvero un bel po' di coraggio per imbarcarmi in questa impresa. Non avendo esperienza, non so in quanto tempo pubblicare, quindi accetterò consigli (se ci saranno!).
Un problema non indifferente è stato scegliere il rating; come scritto nell'introduzione, l'arancione e gli avvertimenti servono a segnalare atti di crudeltà verso un minore che cominceranno a palesarsi tra un paio di capitoli. Non so se fosse necessario usare un rating tanto alto, o se io debba alzarlo ancora, quindi accetto consigli anche per questo. Grazie di essere passati!

In tutto ciò, James era già diventato il nuovo punto fermo della sua vita.
 

Note:
Salve! Avendo il capitolo già pronto, pubblico presto. Ringrazio coloro che hanno letto, recensito e che seguono la storia; non sapete quanto sia importante vedere che piace!
In questi primi due capitoli vediamo il primo ed il secondo giorno ad Hogwarts, ma voglio specificare che non sarà sempre così; comprendendo tutti e sette gli anni di scuola ed anche il periodo della Guerra vera e propria, ci saranno salti temporali anche di mesi tra i vari capitoli, così come in alcuni casi eventi che si svolgono in una stessa giornata potranno protrarsi per più capitoli.
Ecco, ho finito!
Grazie ancora a tutti voi!
 

Note:
salve! So che in teoria avrei dovuto aggiornare domani, ma una delle più fedeli lettrici mi ha fatto notare che il capitolo di ieri era piuttosto statico, quindi ho deciso di farvi un "regalino" per farmi perdonare! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, per quanto mi riguarda è uno di quelli che maggiormente mi è piaciuto scrivere... A questo punto non mi resta che augurarvi buona notte, ci vediamo tra due giorni come di consueto!
 

E alla fine le lacrime caddero dagli occhi di entrambi mentre si abbracciavano. James lo strinse forte e lo tenne lì, con la testa contro il suo petto, e Sirius sentiva le lacrime silenziose del ragazzo che gli bagnavano i capelli e il collo anche se quello non si lasciò scappare nemmeno un singhiozzo; Sirius pianse per il dolore che aveva provato, per le angherie che aveva subito, per la gioia di essere finalmente libero e per la rabbia e il senso di colpa che lo corrodeva per non essere riuscito a salvare Regulus. Si aggrappò alle spalle del suo migliore amico e per una volta non si vergognò di essere così indifeso, di aver lasciato crollare ogni sua barriera, perché c’era James a tenere insieme i suoi pezzi e allora sarebbe andato tutto bene. Le lacrime smisero di cadere e i sussulti del suo petto si placarono quando capì che non gli sarebbero più servite, con James al suo fianco. Si liberò, guardò negli occhi l’altro e verificò che la sua voce avesse un tono accettabile prima di parlare.
-James?-
-Si?-
-Fine momento imbarazzante, ok? Non vorrei che la mia reputazione venisse danneggiata…-
L’amico gli tirò uno scappellotto sulla nuca e scoppiò a ridere, accompagnandolo nella sua stanza.

Note:
salve! Scusatemi per la prolungata assenza, per farmi perdonare oggi ho postato due capitoli, il precedente e questo. Sono vicini sia temporalmente che per contenuto, quindi mi sembrava giusto leggerli insieme. Detto questo, alla prossima!
 

Prima, aveva pensato di essersi lasciato i suoi demoni alle spalle.

Il giorno dopo il suo arrivo, Sirius si svegliò tra morbide lenzuola rosso scuro; se ci fosse stato un baldacchino sopra la sua testa, avrebbe pensato di essere a scuola. Invece, la struttura del letto era ampia e in legno di noce, opaca e lineare. Quella, si rese conto con un sussulto, era “la sua stanza”.
Era leggermente più piccola di quella di James, ma doveva essere molto luminosa, visto che nonostante le tende fossero tirate i pochi raggi di sole che riuscivano a trapassarle gli permettevano comunque di distinguere ogni particolare; le pareti erano di un caldo color crema e a Sirius quasi venne un colpo quando, appena sveglio, le vide ricoperte di bandiere Grifondoro, poster di motociclette e foto dei Malandrini. Era certo che la sera prima non ci fosse nulla di tutto ciò, quindi doveva essere opera di James. Sul comò trovò posata la sua scopa da corsa, che conservava come una reliquia, e il suo baule era ai piedi del letto, tornato a dimensioni normali. Non vedendo i suoi abiti da nessuna parte, il ragazzo immaginò che Dorea li avesse fatti lavare e avesse trovato il bagaglio nella tasca della veste.
Si sentiva riposato come se avesse dormito per giorni interi, così si affrettò a scendere dal letto e aprire le tende rosse come le lenzuola per fare entrare luce ed aria fresca. Si perse per un attimo ad osservare il paesaggio, le colline che si succedevano fino all’orizzonte, i boschetti verdi, qualche casa sparsa nella vallata sulla sinistra. Il cielo era azzurro e limpido e la serenità lo travolse.
Si affettò a lavarsi nel bagno privato della stanza, di cui riprendeva le stesse tonalità di crema e rosso, poi si infilò una veste e uscì nel corridoio. Non sapeva esattamente che ora fosse non avendo l’orologio, ma il sole era già alto nel cielo e non si preoccupò di evitare di far rumore per paura di svegliare gli altri abitanti della casa. Scese la scalinata bianca e si ritrovò nel largo ingresso; aveva parecchia fame, ma non sapeva dove fosse la cucina, così si diresse verso la sala da pranzo in cui avevano cenato la sera prima nella speranza di trovarci qualcuno.
-Sirius, caro! Ben alzato!-
Dorea gli rivolse un caldo sorriso. Era seduta al tavolo, sorseggiava una tazza di tè mentre leggeva alcune pergamene fitte di scritte.
-Su, siediti, starai morendo di fame, non mangi nulla da quindici ore! Milly!-
L’elfo comparve all’istante.
-La Padrona ha chiamato Milly, Signora?-
-Si, Milly. Sirius si è svegliato, potresti portargli la colazione?-
-Certo Signora! Il Signorino Sirius desidera qualcosa di particolare?-
-Porta un po’ di tutto, Milly, ha bisogno di mangiare. In più ormai è mezzogiorno, quindi credo che sarà una specie di pranzo…- concluse, facendo l’occhiolino al ragazzo.
-Milly arriva subito, Signora!-
L’elfo scomparve e Sirius si sentì in imbarazzo.
-Non sapevo fosse così tardi, mi dispiace di non essermi alzato prima…-
-Sciocchezze, caro! Avevi proprio bisogno di una bella dormita! A proposito, come ti senti?-
Sirius fece un gran sorriso mentre l’elfo compariva di nuovo portando uova, pancetta, salsicce, porridge, pane tostato, marmellata di arance, tè, caffè, latte e succo di zucca. Gli venne l’acquolina in bocca.
-Grazie, Milly, mi dispiace di averti fatto fare gli straordinari-
Gli occhi dell’elfo si riempirono di lacrime.
-Oh, il Signorino Sirius è così buono e beneducato!-
Dorea sorrise, indulgente.
-Non dubito che perderà presto l’educazione di troppo, Milly; ho incaricato James di farlo diventare un imperfetto ed irriverente ragazzo di quindici anni!-
L’elfo fece un inchino e scomparve e Sirius scoppiò in una breve risata, prima di riempirsi il piatto e comportarsi da perfetto ospite.
-Ho dormito benissimo, quel letto è fantastico. Questa casa è davvero bella e arredata con molto buon gusto, Dorea, complimenti-
Lei si produsse in una risatina sommessa e i suoi occhi luccicarono.
-Ti è piaciuta la sorpresa che ti ha fatto James? Si è svegliato alle otto, questa mattina, perché voleva assolutamente decorarti la camera; ha detto qualcosa come “voglio che si senta a casa”-
-Confesso di essere stato un po’ spaesato, quando ho aperto gli occhi, ma non ho avuto nessuna difficoltà ad immaginare chi fosse l’artefice delle modifiche. Vuoi del tè, Dorea?-
-Oh, grazie Sirius, penso proprio di si!-
Mentre Sirius le riempiva galantemente la tazza, la donna mise definitivamente da parte le carte e le fece Evanescere. Colse l’occhiata curiosa del ragazzo e si affrettò a chiarire.
-Sono documenti del lavoro; oggi mi sono presa una giornata libera, Charlus era già di riposo e volevo godermi tutti i miei uomini!-
Sirius arrossì. “Merda! Questa storia sta diventando imbarazzante! Devia il discorso, subito!”
-Di… Di cosa ti occupi, Dorea? So che Charlus è un Auror, ma James non mi ha mai detto…-
Lei sorrise di nuovo prima di parlare; sembrava non facesse altro tutto il giorno. “Ma sono tutti così, in questa famiglia?”
-James ritiene che l’impiego di suo padre sia molto più elettrizzante del mio, temo. Ho studiato Magisprudenza, quindi lavoro all’Ufficio Applicazione della Legge Magica, come Charlus, ma non sono un Auror; mi occupo della parte noiosa delle questione, sai, processi e cose simili. Niente di lontanamente avventuroso, sono pur sempre una Serpeverde-
Sirius fece un mezzo sorriso, non troppo a suo agio con la questione “Black” e “Casa di appartenenza a Hogwarts”.
-Ultimamente il nostro lavoro si è un po’ intensificato, credo tu capisca benissimo il motivo, per cui non siamo più tenuti soltanto a rivedere gli incartamenti processuali ed occuparci di linee di difesa o di accusa. Svolgiamo anche la parte burocratica delle indagini, in modo che gli Auror siano liberi di concentrarsi sulle missioni sul campo. Non che questa cosa mi piaccia particolarmente; non si dovrebbe mischiare l’apparato giudiziario con quello strettamente legato alle indagini, si rischia di fare un bel po’ di casini: anche senza considerare la parte etica della questione, qualcuno potrebbe lasciare intendere che la giustizia non sia più imparziale e che gli Auror abbiano campo libero per fare ciò che vogliono. Ma il Ministro Minchum e il mio Capo, Crouch, non sembrano pensarla come me, dicono che bisogna combattere col pugno di ferro e sfruttare tutte le risorse disponibili, quindi tant’è. Per fartela breve, siamo così sovraccarichi di casi e scartoffie che sono costretta a portarmi il lavoro a casa anche nei giorni di ferie!-

Sirius non era abituato ad ottenere spiegazioni o risposte così esaustive alle sue domande; quando gli poneva un quesito sugli affari di cui discutevano a tavola, i suoi genitori si limitavano a dirgli che erano questioni da adulti in cui non doveva ficcare il naso fin quando non gli fosse stato espressamente chiesto di farlo. Si limitò quindi ad annuire, restando attento alle parole della donna, e a continuare a portarsi alla bocca le sue uova strapazzate. Stava per chiedere dove fosse James, ma la donna lo precedette.
-James è a Diagon Alley con Charlus, a fare qualche acquisto; dovrebbero rientrare a momenti. Li ho mandati a recuperare qualche vestito per te, Sirius. Ieri ho fatto lavare i tuoi abiti e mi sono permessa di sistemare le tue cose nel tuo armadio; ho notato che hai solo vesti da mago, e qui in giro vivono dei Babbani. Probabilmente ieri non te ne sei reso conto, ma James indossa abiti da Babbani quando è in casa, per stare più comodo e non destare sospetti quando esce a fare un giro in paese. Non sarà facile abituarsi, ma se potessi fare lo sforzo di usarli anche tu sarebbe molto più semplice; vedrai che alla fine troverai molto comodi i pantaloni!- concluse, facendogli l’occhiolino.
Sirius sapeva cos’erano i pantaloni, li avevano tutti e tre i suoi amici, ma non ne aveva mai indossato un paio prima, se non quelli larghi e comodi del pigiama e quelle specie di braghe che facevano parte della divisa da Quidditch; volare su una scopa a quindici metri d’altezza portando sotto la veste solo le mutande poteva causare spiacevoli incidenti. Gli sembrò strano doversi abituare a vestirsi da Babbano, ma ripensò ai ragazzi delle sue riviste che cavalcavano le moto con le gambe strette dal tessuto aderente e improvvisamente gli venne una gran voglia di provarli.
-Non vedo l’ora di mettermene un paio, grazie per il pensiero! Ma, aspetta… Avete preso i miei Galeoni dal baule?-
La donna assunse un cipiglio fiero e oltraggiato che fece sobbalzare Sirius; era davvero troppo simile a Walburga con quell’espressione in viso.
-Non crederai davvero che ti lasceremmo spendere il tuo denaro, vero, Sirius? Siamo noi ad occuparci di te!-
-Ma… Ma mi avete preso in casa, e mi date da mangiare… Non vi lascerò pagare anche per il resto delle mie necessità!-
La donna si accigliò ancor di più.
-Si che ce lo lascerai fare, Sirius! Non ho nessuna intenzione di farti spendere i tuoi soldi per ciò che ti occorre per la scuola e cose simili! Stamattina ho mandato un gufo ad Albus e l’ho informato della novità e che da ora in poi ci occuperemo noi della tua retta. Riceverai, come James, una paghetta mensile e di qualunque cosa tu abbia bisogno potrai chiedere a noi-
Sirius era basito e si sentiva anche un po’ arrabbiato. Già era difficile abituarsi a dover contare su qualcuno per vivere, ma l’idea che i genitori di James lo mantenessero era davvero troppo da digerire. Non voleva carità, da nessuno.
-Mi dispiace, Dorea, ma non posso accettarlo. Siete molto gentili, ma non posso proprio. Al ritorno a scuola parlerò io stesso col Preside, gli chiederò di concedermi una specie di “prestito studentesco” che salderò quando comincerò a guadagnare seriamente una volta finita la scuola. Nel frattempo potrei trovarmi un lavoro estivo e cavarmela con quello per un po’-
Lo sguardo di Dorea si addolcì un po’.

-No, Sirius. Non farai nulla di tutto ciò. Ti godrai l’estate dormendo, mangiando e divertendoti con i tuoi amici. Non ho alcuna intenzione di lasciarti contrarre un debito a quindici anni quando a noi non costa nulla occuparcene, anzi ne siamo felici. È questo che fanno i genitori, Sirius, si occupano dei propri figli-
-Ma io non sono vostro figlio! Non sono James!-
Era saltato in piedi, mentre la rabbia prendeva il sopravvento. Si vergognò di quello scatto improvviso; non poteva proprio permettersi di comportarsi male con loro visto quanto stavano facendo per lui.
Anche la donna si alzò, ma lentamente e col volto trasfigurato dalla dolcezza.
-Tu sei parte di questa famiglia, Sirius. Io e Charlus l’abbiamo saputo fin dal ritorno di Jamie per le vacanze tra il primo e il secondo anno. Ha detto che aveva trovato due grandi amici e il fratello che aveva sempre desiderato e noi siamo stati così felici e così riconoscenti che finalmente avesse qualcuno su cui poter contare, visto che non siamo stati in grado di avere altri figli, che abbiamo cominciato ad amarti anche solo tramite i suoi racconti. Quando ho detto a James che ti avremmo accolto se fossi voluto scappare ti credevo già parte della famiglia, perché James ti considera come tale. Il fatto che tu sia qui da meno di ventiquattro ore non significa che io non ti voglia già bene come un figlio e che non ti sia immensamente grata per ciò che rappresenti per Jamie. Perciò, permettici di comportarci come il nostro cuore ci suggerisce. Io e Charlus saremmo felicissimi di provvedere a te, se ce lo lascerai fare. Ma ti avverto, lui sarà molto meno diplomatico di me; conoscendo James, dovresti avere un’idea della sua irruenza in fatto di sentimenti-

Sirius abbassò lo sguardo, colpito; dentro di lui lottavano il senso di colpa, la confusione, la mortificazione e la gratitudine.
-Io… Ecco, mi dispiace di aver alzato la voce… E di essere saltato su in quel modo… È solo che non mi piace che mi venga fatta la carità… Non volevo sembrare ingrato, ma…-
Una mano si posò sulla sua spalla e lo stesso buon odore della sera precedente lo avvolse, curandolo come un balsamo. Rialzò gli occhi e si specchiò in quelli castani e calorosi della Signora Potter.
-Non è carità, Sirius. È affetto. Va bene lasciare che qualcuno si prenda cura di te, ok?-
Lui, incapace di parlare, annuì semplicemente.
Il silenzio imbarazzato si diffuse per appena qualche secondo prima che il rumore della porta d’ingresso che si apriva risvegliasse i due.
-Siamo tornati!- urlò Charlus comparendo sulla soglia. James era accanto a lui, le braccia cariche di pacchetti. Il loro ingresso fece sparire la tensione di poco prima.
-Charlus! Non gridare così, e se Sirius fosse stato ancora a letto?-
Il marito si avvicinò a Dorea e le posò un leggero bacio sulle labbra, per poi battere una pacca sulla spalla di Sirius.
-Ma tesoro! Sirius non vedeva proprio l’ora di fare un bel giro in giardino per vedere il campetto di Quidditch dietro al boschetto, vero ragazzo?-
Sirius strabuzzò gli occhi.
-Avete un campo da Quidditch? Certo che vorrei vederlo!-
James scoppiò a ridere.
-È inutile che ci provi, mamma, non riuscirai mai a farla a papà!-
-Ma Sirius, tesoro, stavi ancora facendo colazione!-
-Ho mangiato tantissimo, Dorea, dubito perfino che potrei sollevarmi da terra con la scopa in questo momento!-
La sua battuta fece ridere tutti.
-Allora, Sir, che ne dici se ti faccio fare il giro della casa prima? Così impari a muoverti da solo. E poi devo farti vedere gli acquisti! Ho preso tutto di una taglia più grande alla mia, visto che sei alto quanto un pioppo!-
Sirius fece un ghigno storto.
-Questa che sento è forse invidia, James?-
-Io? Invidioso di te? Ma non dire scemenze! Come se un paio di centimetri in più potessero mai bastare a renderti più bello di me!-
-Jamie, caro, non mi serve essere più alto visto che sono comunque più bello di te!-
-Nei tuoi sogni, forse! Non basta avere il faccino di porcellana, serve carattere!-
-E tu avresti più carattere di me, il ribelle Grifondoro che ha sconfitto il suo destino?-
-Io sono il migliore giocatore di Quidditch della scuola, Sirius! Andiamo, non c’è storia!-
-Intanto, a me nessuno ha mai negato un appuntamento!-
James si imporporò e Sirius rise; quello era da sempre un nervo scoperto.
-Prova a invitarla tu, la Evans, e vedi che ti dice! Cioè, non che tu debba invitare proprio la Evans, visto che non puoi farlo, ma provaci con una altrettanto difficile! Non ti hanno mai rifiutato perché tu, a differenza di me, ti accontenti di quelle che ti sbavano dietro, mentre io punto in alto!-
-E ricadi in basso non appena quella smorfiosa ti dà un bel due di picche!-
Due risate allegre esplosero attorno ai due ragazzi; erano così presi dal loro piccolo battibecco divertente che si erano dimenticati di dove si trovassero, abituati com’erano a vivere insieme solo a scuola, e non si erano resi conto nemmeno che Dorea e Charlus se ne stavano, abbracciati e felici, a guardarli.
-Oh, sai, Dorea, ora capisco proprio perché questi due siano tanto amici! Non ho mai sentito nessuno riuscire a tenere testa così a James! Sembrano fatti con lo stesso stampino!-
La donna sorrise ai due che smisero subito di rimbrottarsi a vicenda; Sirius era imbarazzato per quello che aveva detto Charlus, ma anche James pareva piuttosto nervoso, probabilmente perché aveva inavvertitamente rivelato un po’ troppo di sé. Conoscendo il ragazzo come lo conosceva, e avendo intuito quanto somigliasse al padre, quasi certamente ora Charlus sarebbe giunto ad una nuova rivelazione…
-Ehi! Ma stavate parlando di una ragazza, non è vero? Evans è una ragazza? È quella che ti piace, James?-
Gli occhi di Charlus brillarono d’eccitazione mentre guardava il figlio e Dorea alzò gli occhi al cielo.
-Charlus, tesoro, lascia in pace Jamie!-
-Ma come! Non sei curiosa di sapere chi è che ha rapito il cuore di tuo figlio?- fece il marito, indignato, mentre passava un braccio sulle spalle del suddetto ragazzo, il quale versava in uno stato di profonda prostrazione.
-Papà! Nessuno mi ha “rapito il cuore”! Non dirlo mai più!-
In tutto ciò, Sirius se la rideva come mai in vita sua.
-Ma James! Sono tuo padre, ho il diritto di sapere! Se non parlerai tu lo farà Sirius, vero ragazzo?-
Detto questo, avvolse col braccio libero il nuovo arrivato, che ancora sghignazzava.
-Non c’è assolutamente nulla da dire! Sirius, non ti azzardare a dire una parola di più, mi sono spiegato?- cercò di minacciarlo l’altro, furente; “certo, come se avessi mai avuto paura di te!”
-Sai, Charlus, dopotutto potresti accompagnare me e James a vedere la casa, così nel frattempo ti racconto di questa graziosa quanto spocchiosa ragazza! È una Grifondoro, ovviamente, del nostro anno; molto dotata, sul serio, forse studia un po’ troppo ma, dopotutto, se lei si diverte così pazienza! Ha degli spettacolari capelli rossi come le fiamme che brillano nei suoi occhi verdi quando James le dice anche solo “Buongiono” e…-
-SIRIUS BLACK! NON OSARE AGGIUNGERE UNA PAROLA O RACCONTO LORO DI SALLY MARSHALL!-
-Non minacciare Sirius, caro! Sarò felice di ascoltare anche la storia di questa Sally, ma prima, figliolo, raccontami di Evans… Sembra un tipetto interessante, eh?-
-È quello che dico sempre anch’io a James, Charlus. Dunque, dov’eravamo?-
Fu così che i quattro si inoltrarono nei corridoi della casa, con Charlus che teneva ancora le braccia sulle spalle dei due ragazzi mentre Dorea sghignazzava e li seguiva da vicino, sicuramente nel tentativo di ascoltare tutto quello che veniva fuori dalla bocca di Sirius, il quale doveva fare a gara con James a chi urlava di più per farsi sentire dall’uomo che rideva, felice.
Mentre raccontava di quella volta in cui James gli aveva descritto minuziosamente il modo in cui il naso di lei era impercettibilmente storto verso sinistra, Sirius pensò che quello fosse il giorno più bello della sua vita e credette di essere riuscito a chiudere col passato, una volta per tutte, grazie a quelle persone che sapevano tanto di Casa.

Prima, aveva creduto che mai l’avrebbe abbandonato.

Quella fu realmente l’estate più bella della sua vita; non che avesse grandi avversari con cui competere, ma Sirius sospettava che lo sarebbe stata anche se nelle precedenti i suoi genitori lo avessero trattato come un principe in casa sua.
Ben presto il ragazzo si adattò ai nuovi ritmi e al fatto di vivere con delle persone che si preoccupavano per lui; accettò senza remore tutto quello che i Signori Potter gli offrivano, poiché si stava ormai abituando all’affetto tremendamente sincero che dimostravano nei suoi confronti e cominciava persino a ricambiarlo. Questo, più di tutto, lo convinse che Dorea aveva ragione nel dire che quella fosse la sua famiglia: grazie a loro, non solo non soffriva più per i suoi genitori, ma era riuscito a risvegliare quella parte di se stesso che Orion aveva reso arida ed insensibile quando gli aveva insegnato a non provare né mostrare sentimenti. Fino a quel momento aveva provato affetto solo per Regulus, il cui ricordo doleva costantemente come una piaga maledetta, Andromeda e i Malandrini; da quando viveva in quella casa aveva compreso che il calore che lo avvolgeva quando Charlus lo chiamava “figliolo” e Dorea gli rivolgeva uno sguardo carico di dolcezza aveva un nome, ed era amore. Certo, non sarebbe mai stato capace di dirgli “vi voglio bene”, ma sperava che dai suoi gesti loro potessero capire comunque.

James si stava dimostrando una persona meravigliosa, come sempre; Sirius aveva temuto che si sarebbe ingelosito, che l’avrebbe accusato di portargli via l’affetto dei suoi genitori e di intromettersi nella loro vita. Dopotutto, era pur sempre un egocentrico figlio unico. Invece, non solo non se la prese per la confidenza che si era creata tra lui e i suoi genitori, ma addirittura incoraggiò la nascita di complicità tra loro. La domenica mandò lui a portare la tazza di cioccolata serale a Charlus nel suo studio (compito che James si era arrogato da quando aveva cominciato a camminare da solo per passare qualche minuto col suo eroe) e, quando Dorea decise di preparare il pranzo personalmente, Sirius fu inviato ad evitare che la donna facesse esplodere la cucina (inutile, il sangue Black doveva avere qualche potere particolare nel rendere inadatti a compiere azioni manuali in prima persona, perché erano entrambi negati nelle faccende domestiche). Si diede dello stupido per aver avuto quei dubbi quando vide James sorridere intenerito mentre Charlus gli scompigliava i capelli per l’ennesima volta: James lo voleva lì, più di ogni altra cosa, e si stava impegnando perché Sirius facesse davvero parte della routine della casa e dei cuori dei suoi genitori. Voleva che prendesse in parte il suo posto, che si sentisse figlio e fratello in quel nuovo mondo che era Casa Potter. Sirius dubitava che avrebbe mai conosciuto un’altra persona buona quanto lui; non escludeva nessuno, James, anzi, allargava il suo cuore per fare entrare tutti coloro che amava e faceva in modo di creare legami forti tra quelli che erano tanto fortunati da ricevere il suo affetto.

Avevano scritto a Remus e Peter della fuga di Sirius e questi si erano precipitati in casa Potter via Metropolvere appena ricevuti i messaggi. Remus
era preoccupatissimo e abbracciò Sirius appena lo vide, talmente forte che a lui mancò l’aria; Peter si limitò ad un sorriso enorme tra un’unghia smangiucchiata e l’altra. Il ragazzo aveva deciso di non raccontare nel dettaglio cosa fosse accaduto al ritorno da Hogwarts e stranamente James non lo forzò a spiattellare tutto. I due Malandrini si trattennero a cena e poi furono riaccompagnati a casa dal Signor Potter per precauzione, ma solo dopo aver promesso di tornare a trovarli.

Dopo un paio di settimane dall’arrivo di Sirius, Charlus bussò alla porta della sua stanza e si sedette alla poltrona della scrivania, mentre lui si accomodava sul letto, guardandolo attentamente.
-Mi dispiace riportare a galla certe cose, Sir, ma ritengo che tu sia sufficientemente grande ed intelligente perché non ti venga nascosto nulla. Inoltre, le scelte finali sono tue, io non ho nessun diritto di decidere le cose per te-
-Hai molti più diritti tu nei miei riguardi, Charlus, di coloro che mi hanno dato alla luce. Se qualcuno dovesse mai prendere decisioni al posto mio vorrei che quel qualcuno foste tu, Dorea e James-
Negli occhi dell’uomo passò una strana luce, ma Sirius decise che fosse meglio non indagare.
-Questo mi fa commuovere, figliolo. Ti ringrazio per la fiducia che riponi in noi-
-Sono io a dovervi ringraziare, per tutto ciò che state facendo per me. Se avessi potuto scegliere in che famiglia nascere, avrei voluto voi per genitori e James come fratello-
Non sapeva come avesse fatto a dire quelle cose; certo, era la verità ed era da quando aveva messo piede lì dentro che aveva pensato quelle cose, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe riuscito ad ammetterle ad alta voce con nessuno. Evidentemente i Potter lo stavano proprio cambiando, oppure voleva semplicemente sdebitarsi in qualche modo.
-Ciò che importa non è il sangue, Sirius, ma il cuore; non ciò che nasci, ma cosa scegli di diventare. Per quanto ci riguarda, questa è la tua famiglia da quando ti ho portato dentro questa casa-
Sirius sorrise.
-È lo stesso anche per me-
Sul volto di Charlus si aprì lo stesso, enorme sorriso che animava quello di James.
-Perfetto, allora togliamoci di torno le questioni spiacevoli e andiamo a cena. Ora, Sirius, in questi giorni Dorea ha tenuto d’occhio le denunce di scomparsa, ma non c’è stata nessuna segnalazione della tua fuga; questo farebbe pensare che il tuo piano abbia funzionato, poiché è trascorso un ragionevole lasso di tempo da quando sei scappato e ormai la decisione di non agire dei tuoi genitori dovrebbe essere certa. Tuttavia, non mi sentirei tranquillo nel non prendere nessuna precauzione e lasciarmi cullare da questo senso di sicurezza. Ho preferito evitare di farti esaminare da un Medimago perché nel caso di molestie su minore il Guaritore sarebbe stato obbligato a segnalare il tutto al Ministero immediatamente, facendo automaticamente scattare la denuncia contro i tuoi genitori. Immaginavo che tu non avessi intenzione di venir meno alla parola data e che non ti facesse piacere essere sottoposto a tutto ciò che un processo in piena regola avrebbe comportato, compresi ulteriori esami del tuo corpo e dei tuoi ricordi ed estenuanti interrogatori; senza contare che, come tu stesso temi, dubito fortemente che i tuoi genitori verrebbero riconosciuti colpevoli. Ma questo non è il solo modo di tutelarci che abbiamo. Se per te va bene, vorrei prelevare i tuoi ricordi su quanto ti è accaduto negli anni e inviarne una copia ai tuoi genitori, insieme ad una lettera scritta da me in cui li avverto che sei qui e che abbiamo le armi per contrastare ogni loro mossa nel caso tornassero all’attacco. Un’altra copia dei tuoi ricordi sarà affidata ad un notaio esterno alla famiglia e posta sotto Sigillo Magico, ma dovrai accettare che sia lui ad estrarli personalmente, altrimenti la legge non li considererà validi come prova. Vedi, per reati gravi come l’uso di Maledizioni Senza Perdono, soprattutto su un minore, non esiste prescrizione; potresti decidere di trascinarli in tribunale anche fra vent’anni e niente potrebbe ostacolarti. Scriverò tutto questo nella lettera per i tuoi genitori e proporrò loro una specie di patto: se loro ti ripudieranno ufficialmente impegnandosi a non agire contro di te, noi accetteremo di prenderti in affido e diventare legalmente tuoi tutori, giurando di non rivelare cosa ti hanno fatto. Nel momento in cui una delle parti dovesse violare l’accordo, questo decadrebbe di ogni valenza legale con tutte le dovute conseguenze-
Sirius era leggermente intontito.
-Ripudiarmi?-
Charlus prese un respiro profondo.
-Capisco che non sia una scelta facile, Sirius, perché verrebbe definitivamente reciso ogni legame con la tua famiglia; potremmo anche optare per un semplice “patto di non belligeranza”, accordandoci solo sulla seconda parte della questione, ma mi sentirei meno al sicuro; se loro continuassero ad essere legalmente i tuoi tutori, finché non sarai maggiorenne sarebbero chiamati ad occuparsi di te nel momento in cui tu fossi ferito o incosciente, oppure potrebbero concederti in matrimonio senza il tuo consenso. Addirittura, e qui ti faccio l’esempio più estremo, sarebbero liberi di dichiararti pazzo e di farti internare. I ricordi e le confessioni dei malati di mente non vengono accettati come prove. La nostra parola sarebbe messa in discussione, perché potrebbero affermare che tu ci abbia ingannati trascinandoti nella tua follia, e sono sicuro che non avrebbero alcuna difficoltà a corrompere un Guaritore che sostenga la loro tesi. Non te lo chiederei se non lo ritenessi necessario e comunque possiamo cercare un’altra soluzione se tu dovessi rifiutarti, ma non ti nego di essere più che convinto che questo sia il modo migliore per renderli innocui, almeno legalmente-
-Ed è… Realmente possibile ripudiare il proprio figlio?-
L’uomo fece un ghigno che sarebbe stato bene sulla faccia di un Malandrino.
-Si, lo è. È una legge molto antica, ormai quasi nessuno ne ricorda nemmeno l’esistenza, che serve a tutelare la discendenza dei Purosangue. Quando, ad esempio, in una famiglia particolarmente attenta alla questione “purezza” nasce un figlio Magonò, questa permette di estrometterlo dalla linea di successione. Secondo la Legge Magica alla morte di un genitore l’eredità deve essere obbligatoriamente suddivisa equamente tra gli eredi in vita, non importa che siano minorenni o maggiorenni, e ciò impediva di eliminare dal testamento figli che non condividessero le idee dei genitori, o che non avessero poteri magici, o che sposassero Babbani o Nati Babbani. Questa postilla sull’esclusione dalla discendenza ha risolto il problema. Non sai quanto mi piacerebbe usare una delle armi che hanno creato per i propri scopi contro loro stessi!-
Charlus sorrise, con una luce birichina negli occhi, ma poi riprese subito il tono serio.
-Ovviamente, come ho già detto, lo faremo solo se tu accetterai; non ho nessuna intenzione di obbligarti, dopotutto sei giovane e sarebbe giusto avere qualche ripensamento. Non è una scelta facile tagliare i ponti con la propria famiglia a quindici anni, lo capisco, quindi…-
-Quella non è la mia famiglia. Con loro ho già chiuso, una firma su una pergamena che renda ufficiale la cosa può farmi solo bene. Mi dispiace solo che voi dobbiate esporvi ancora di più in questa battaglia in cui vi ho trascinati. Vorrei che ci fosse un altro modo, uno che non vi mettesse in pericolo; sono io a non essere tranquillo, sapendo che dirai loro che mi sono rifugiato qui. Loro sono pericolosi, potrebbero farvi del male-
-Sirius, andrà tutto bene. Non devi preoccuparti per noi, riusciremo a difenderci, te lo prometto. Per una volta, lascia agire gli adulti-
Il ragazzo rifletté un attimo, poi prese un respiro.
-Continuo a non essere convinto che non correrete pericoli, ma so che posso fidarmi di te e se tu pensi che questo sia il piano migliore, allora va bene. Vorrà dire che aggiungerò anche questa alla lista di cose per cui dovrò ringraziarvi fino alla fine dei miei giorni-
Sirius aveva parlato con calma, come se avesse ponderato attentamente la questione, e in realtà l’aveva fatto. Non riusciva a trovare falle in quel piano perfetto, era strutturato ad arte. La finezza di ritorcergli contro la loro dedizione al mantenimento dello status di sangue per schernirli e sconfiggerli definitivamente era un colpo da maestro. Charlus doveva essere davvero un ottimo Auror, se ne intendeva di strategie tanto da poter lottare ad armi pari contro Orion, il subdolo re dell’arguzia.
L’unica cosa che un po’ lo impensieriva era il fatto che così avrebbe scisso ogni legame con Regulus e, per quanto razionalmente si ripetesse che aveva fatto tutto il possibile per salvare suo fratello, il senso di colpa non riusciva proprio ad abbandonarlo totalmente. Mentre pensava ai membri della sua famiglia una lampadina si illuminò nella sua testa.
-Andromeda! È quello che hanno fatto con mia cugina Andromeda quando ha sposato Ted Tonks, vero? -
-Esattamente, Sirius. Devo dedurre che acconsenti? Non vuoi nemmeno pensarci su una notte?-
Lui ghignò come aveva fatto prima Charlus.
-E prolungare ancora l’agonia di appartenere a quella famiglia?-

Il giorno dopo, quando rientrarono dal lavoro nel pomeriggio, Charlus e Dorea non erano soli; con loro c’era un uomo alto e sorridente che si affrettò a salutare giocosamente James e a stringere la mano di Sirius.
-Sono Daniel McKinnon, un collega di Dorea; conosco Charlus da quando ne ho memoria, le nostre famiglie sono sempre state molto amiche e quindi mi è capitata la stessa disgrazia che affligge anche te, ragazzo: essere il migliore amico di un Potter-
Lo disse con un grosso sorriso e Charlus gli tirò una manata sulla nuca.
-È un onore ricoprire questo ruolo, Daniel, non mettere strane idee in testa al ragazzo!-
Sirius sorrise, mentre James prendeva la parola.
-Dan, come stanno David, Marlene e Jonny? Non vedo i primi due dalla fine della scuola, e il piccolo da Natale!-
Sirius non colse la risposta del nuovo arrivato, perso nei pensieri che quei nomi avevano scatenato in lui: conosceva David e Marlene, entrambi Corvonero e più grandi di loro rispettivamente di uno e due anni, perché James glieli aveva presentati appena arrivati a scuola. Nelle foto che il ragazzo aveva in camera c’erano anche quei due e in alcune più recenti compariva un bambino piccolo. Ora che ci pensava, Marlene aveva gli stessi capelli castani e del padre e i lineamenti del viso altrettanto marcati; la rendevano molto particolare, insieme ai suoi grandi occhi blu, poiché erano più adatti ad un ragazzo. Non avevano avuto molte occasioni di parlare, visto che appartenevano a Case diverse, lei era più grande ed era un tipo poco frivolo, quindi non la conosceva affatto bene e anche James passava poco tempo in sua compagnia. David, invece, giocava nella squadra dei Corvonero come Portiere ed aveva gli stessi occhi castani del padre; con lui aveva avuto più occasioni di scambiare qualche parola perché spesso si fermava a chiacchierare con James. Erano stati molto amici da bambini; poi era arrivata Hogwarts, David era dovuto partire un anno prima e i due avevano finito per allontanarsi, ma non perdevano occasione per passare del tempo insieme. Per essere totalmente onesti, Sirius era stato parecchio geloso del rapporto tra i due i primi tempi nella scuola. 
-… E John la scorsa settimana ha fatto la sua prima magia, colorando di rosso i capelli del fratello che gli stava mettendo paura con una delle sue storie sui Mollicci sotto al letto!-
Tutti scoppiarono a ridere e Sirius si unì a loro, contagiato dall’evidente felicità nella voce del padre orgoglioso.
-Bene, mi piacerebbe dire che sono qui solo per fare quattro chiacchiere disinteressate, ma in realtà non è così; Sirius, Charlus e Dorea mi hanno parlato della situazione e sono d’accordo con loro nel dire che questa sia la migliore possibilità che abbiamo perché tu sia al sicuro. Essendo io un notaio riconosciuto dal Ministero, posso raccogliere i tuoi ricordi e autenticarli col Sigillo, per poi conservarli; se per te va bene, possiamo eseguire la procedura anche adesso-
Dopo un breve attimo di smarrimento, Sirius annuì, deciso, riacquistando tutta la sua gelida compostezza. Non voleva sembrare debole, già il fatto che qualcuno dovesse vedere quelle immagini lo faceva sentire più miserabile e inutile di quanto avesse mai pensato di risultare. Sentì l’occhiata apprensiva di James su di sé, ma non si voltò a guardarlo. Doveva apparire impassibile.
-Bene. Charlus, possiamo usare il tuo studio?-
-Ovviamente, è a vostra disposizione. Sirius, ti posso assicurare che non è una procedura dolorosa, ma dovrai ripensare a quei momenti e comprendo che non sia semplice. Se vuoi essere lasciato solo con Daniel, non c’è problema; se invece tu volessi qualcuno accanto, non devi far altro che chiedere-
Sirius deglutì. “Forte e impassibile”, si impose.
-Preferirei che ci lasciaste soli, grazie. Estrarremo entrambe le copie?-
-Sarà sufficiente che tu ti concentri su tutti i ricordi che sono connessi alla… ehm… “questione”… una volta sola. Mi dispiace chiederti questo, ragazzo, ma…-
-Non è un problema, Signor McKinnon, davvero. Possiamo salire di sopra?-
Charlus annuì e fece strada fino al grande studio adiacente alla biblioteca; un’elegante e massiccia scrivania di legno scuro, col piano ricoperto di pelle verde, si trovava al centro della stanza. Addossate alle pareti librerie dello stesso legname alte fino al soffitto erano piene di libri ed incartamenti, mentre nell’angolo sotto la finestra due poltrone rivestite con la medesima pelle verde della scrivania si fronteggiavano accanto ad un tavolino da caffè.
-Vi lascio soli- disse il padrone di casa, stringendo forte la spalla di Sirius prima di lasciare la stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Fu meno peggio di ciò che si aspettava; in realtà, il Signor McKinnon non dovette visionare nulla, si limitò a puntargli la bacchetta alla testa ed estrarre i fili argentei dei suoi ricordi, due copie per ognuno, che depose in due boccette distinte. Se ne stavano in piedi nel mezzo della stanza, le fiale di vetro poggiate sulla scrivania e la bacchetta che correva da esse alla tempia del ragazzo, e Sirius ripercorse con la memoria ogni passaggio in cui ricordava di essere stato maltrattato. La cosa durò parecchio, ma nessuno dei due emise un fiato. Dopo un po’ gli sembrò che l’uomo volesse prendere la parola, ma non ci riuscisse; nei suoi occhi c’era una strana luce, come dolore. Forse non si aspettava che ci fossero così tanti ricordi da documentare. Sirius fu tentato di chiudere gli occhi per lasciare fuori la pietà dell’uomo, ma si costrinse a tenerli fissi nei suoi; doveva mostrarsi forte come roccia, come se tutto quello non l’avesse scalfito.
Quando arrivò alla porta di casa che sbatteva dietro di lui mentre si allontanava, Sirius aprì gli occhi e fece un cenno col capo. L’uomo prelevò le ultime copie e le ripose nelle boccette, prima di provvedere a chiuderle con un tappo di sughero ed eseguire su ognuna un complicato gesto con la bacchetta, sibilando parole sconosciute. Le fiale si illuminarono di una luce azzurrina e, quando questa si dissolse, il tappo era avvolto da quella che sembrava ceralacca blu.
-Perfetto, Sirius, abbiamo finito. Charlus ha insistito di voler scrivere la lettera di suo pugno, credo non voglia che si sappia che le memorie sono in mano mia per ulteriore precauzione, ma sono sicuro che vorrà risolvere la questione nel più breve tempo possibile, quindi è probabile che il gufo parta stasera stessa-
-Per me non c’è alcun problema, Signore. La ringrazio per quello che sta facendo-
-Non devi farlo, Sirius, e puoi chiamarmi per nome, o mi farai sentire vecchio! Raggiungiamo gli altri?-
Sirius aprì la porta e fece uscire l’uomo per primo, poi lo seguì. I tre Potter erano in salotto, chiacchieravano debolmente; appena li videro balzarono in piedi.
-Bene, abbiamo fatto. Questa è per te, Charlus, l’altra la terrò io-
Charlus gli strinse la mano dopo aver afferrato la boccetta che gli porgeva.
-Ti ringrazio molto, Dan. Ti fermi a cena con noi?-
-No, ti ringrazio, mi aspettano a casa, ma dovremmo organizzare una rimpatriata. Ne parlerò con Margareth, che ne dici Dorea?-
-Sarebbe splendido, Dan. Non ci vediamo da secoli-
James si fece avanti e fissò l’uomo negli occhi.
-Grazie davvero, Daniel. Sarò in debito con te per questa storia-
Lui gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla.
-E da quando ad un figlioccio è concesso avere debiti col proprio padrino? Lo faccio con piacere, James, fidati. Arrivederci, Sirius-
-È stato un piacere conoscerla… ehm… Conoscerti-
L’uomo sghignazzò, poi si avviò verso la porta accompagnato dalla padrona di casa. Sirius lo guardò uscire e rimase a fissare l’uscio vuoto.
-Va tutto bene, Sir?-
Era stato James a parlare, dopo avergli posato una mano sulla spalla. Lui si voltò e gli sorrise, tranquillo, così l’altro parve rilassarsi un po’.
-È tutto ok, James. È stato molto più semplice di quanto immaginassi-
Anche Charlus gli sorrise.
-Sono fiero di te, figliolo; ora, vorrei spedire quella lettera, prima di cena-
 -Charlus, posso parlarti un attimo, prima?-
Sirius ci aveva riflettuto, rivivendo i suoi ricordi. Sapeva che probabilmente sarebbe stato inutile, ma doveva fare almeno un tentativo.
-Certo. Vieni, sediamoci-
James rimase in piedi, quasi incerto se restare o andarsene. L’amico gli rivolse un ghigno.
-Ehi, che fai lì impalato? Vieni qui!-
Il ragazzo, riacquistata la sua baldanza, si accomodò lì accanto.
-Allora, sentite. Lo so che ne abbiamo già parlato, ma questa è una storia seria e io voglio ripetervelo. I miei, come ben sapete, non sono proprio degli angioletti; probabilmente ora stanno architettando qualche piano diabolico per riportarmi a casa e io non vorrei che ci andaste di mezzo voi. Mia cugina, suo marito e suo cognato sono Mangiamorte. Già considerate le carriere tua e di Dorea, Charlus, siete costantemente in pericolo, ammettere di avermi accolto e umiliare i Black non farà che aggravare la situazione. Perciò vi chiedo di considerare ancora una volta la questione prima di spedire quella lettera e fare un passo così importante. Pensa a James. State rischiando anche lui, Charlus-
James sembrava oltraggiato; stava per sbottare qualche impropero, quando Charlus, col sorriso sulle labbra, parlò.
-Se penso a James mi viene in mente soltanto che non mi perdonerebbe mai se non facessi tutto ciò che è in mio potere per difenderti. Ciò mi spingerebbe ad agire, anche se non volessi farlo. Ma io voglio farlo, Sirius, perché non lascerei nessuno nella tua condizione, figurarsi se ci lascerei te! Dorea chiederebbe il divorzio dopo avermi squartato se mi tirassi indietro e io non riuscirei più a vivere con me stesso perché sarei un codardo e avrei perso la possibilità di conoscerti. Hai detto bene, io sono un Auror, io e Dorea e James viviamo già nell’occhio del ciclone. Non mi spaventa avere un’altra motivazione nella sentenza di morte che mi attende in quanto Traditore e dichiarato oppositore di Voldemort. Quando ti abbiamo accolto qui, Sirius, sapevamo a cosa andavamo incontro e questo non ci ha impedito di farlo. Ormai sei dentro questa  famiglia e i Potter non si abbandonano mai, mettitelo in testa-
L’espressione di James mutò repentinamente e da furioso che era divenne felice come una pasqua; Sirius passò un paio di volte lo sguardo dal padre al figlio, poi prese un sospiro e annuì.

-Ci ha riprovato, eh?- fece la voce allegra di Dorea, mentre la donna si avvicinava a loro.
-Sempre detto io che è un testone, questo qui!-
James gli posò un braccio sulle spalle e lo tirò verso di sé, mentre gli sfregava l’altro pugno tra i capelli.
-Ehi! James, mollami subito!-
-Perché, che fai altrimenti?-
-Racconto ai tuoi di quella volta in cui hai fatto alzare la veste di Evans alla fine di Storia della Magia, al terzo anno!-
-JAMES POTTER! NON È COSÌ CHE TI HO EDUCATO!-
La voce di Dorea gli avrebbe quasi messo paura, se non fosse stato troppo impegnato a rotolarsi dal ridere insieme a Charlus. James lo scrutava, furioso e imbronciato, mentre cercava di fare gli occhi da cerbiatto a sua madre; quella tecnica gli era tornata parecchio utile a scuola per schivare punizioni, ma evidentemente Dorea, come la McGrannit, era immune.
-Charlus! Come puoi non rimproverare tuo figlio?!-
L’uomo, con uno sforzo sovrumano, smise di ridere e si asciugò le lacrime che cadevano dietro gli occhiali.
-Dorea, cara, l’ho appena detto a Sirius che i Potter non si abbandonano mai! Non vorrai mica che dia il cattivo esempio ai ragazzi!-
Alla fine scoppiò a ridere anche lei, mentre Milly annunciava che la cena era in tavola e i quattro si avviavano felici in sala da pranzo.
“Già, mai”
 

Prima, pensava che il domani sarebbe sempre stato migliore.

Il gufo che portava la risposta dei Black arrivò soltanto la sera dopo; Orion aveva acconsentito, proponendo date e orari in cui poteva rendersi libero per l’incontro e chiedendo che venisse comunicato il luogo. Charlus rimandò immediatamente indietro il gufo con la conferma dell’appuntamento per la mattina successiva al Ministero, nell’Ufficio Anagrafe, dove si sarebbe trovato anche il notaio per redigere l’atto che avrebbe sancito l’impegno reciproco.
L’unica richiesta di Orion fu che suo figlio fosse presente. Dorea tentò di insistere perché il ragazzo restasse a casa, ma il marito lo lasciò libero di scegliere e lui decise di partecipare; non avrebbe lasciato Charlus solo con suo padre, nemmeno in un ufficio pubblico. James tentò di infiltrarsi, ma sua madre glielo proibì categoricamente e a nulla valsero le sue suppliche.

Fu così che la mattina dopo Milly lo svegliò alle otto e Sirius scese in sala da pranzo dieci minuti dopo, perfetto nella sua veste blu scuro; era la prima volta che indossava di nuovo abiti da mago da quando gli avevano procurato i vestiti Babbani e sinceramente non sapeva dire con quali si trovasse meglio. I pantaloni erano comodissimi e le camicie molto fresche,  ma era tutto così aderente che si sentiva leggermente costretto.
Charlus era già seduto a tavola e pareva rilassato; lo salutò col consueto sorriso gentile e gli versò il caffè, una passione che aveva scoperto da quando viveva coi Potter, poiché in casa Black si sorseggiava solo del classico ed aristocratico tè, niente brodaglie innovative e tante grazie.
Il ragazzo non era troppo agitato, solo leggermente inquieto, il che visto cosa lo aspettava per quella giornata era già un miracolo. Dorea entrò in sala poco dopo, mentre lui era impegnato a mordere un toast con marmellata di more, e passandogli accanto gli carezzò leggermente i capelli perfetti, così diversi da quelli del figlio.
-Sei sicuro di voler andare, Sirius?-
-Si, Dorea, ne sono sicuro. James dorme ancora?-
-Oh, lo spero proprio, altrimenti ricomincerà a tentare di spuntarla come suo solito!- disse Charlus, prima di scoppiare a ridere, -Sir, se hai finito sarebbe meglio che noi andassimo, così riesco a fare un salto in ufficio per avvisare Alastor di non contare su di me questa mattina. Preferisci la Metropolvere all’ingresso per il pubblico, immagino-
-Oh si, non sono più abituato a svegliarmi tanto presto, farei qualsiasi cosa per camminare il meno possibile- rispose il giovane, alzandosi; fece un leggero inchino col capo in segno di saluto verso Dorea, che scoppiò a ridere. L’aveva fatto volutamente, per farle sparire quell’espressione tesa; la donna rideva sempre quando lui rispolverava qualcuna delle sue mosse da vecchio Lord.
-Non capisco perché tu non abbia voluto che venissi anch’io, Charlus-
Lui sospirò.
-Ne abbiamo già parlato. Non serve che ci andiamo tutti, non avrebbe alcun senso. Credo sia meglio che tu stia qui a verificare che James non scappi per raggiungerci-
-Può occuparsi Milly di James! Io li conosco, quella era la mia famiglia e…-
-È questo il punto, Dorea; non ho intenzione di consentire che tu li incontri di nuovo. Ne approfitterebbero per ferirti e hanno già fatto abbastanza-
Sirius non aveva mai visto Charlus così duro, risoluto e deciso se non quando gli aveva giurato che l’avrebbe protetto, la sera del suo arrivo. Emanava un’aura di forza e determinazione impressionante.
-Ma permetti a Sirius di venire con te! Con lui non hanno già fatto abbastanza?-
Ecco, la tenacia James doveva averla presa dalla madre.
-Lui deve chiudere definitivamente con loro, ha bisogno di esserci. Ti prego, cara, ascoltami-
La donna si arrese e abbracciò il marito, poi fece una nuova carezza al ragazzo.
-Tornate presto a casa-
Sirius le sorrise, poi afferrò una manciata di polvere dal vaso che Charlus gli porgeva ed entrò nel camino, acceso per l’occasione, gettando la polvere tra le fiamme e pronunciando la destinazione.
Arrivò nell’Atrium e aspettò che giungesse anche Charlus; Sirius era già stato al Ministero con suo padre, ma si sentì comunque a disagio ad attraversarlo mentre Charlus salutava colleghi e conoscenti che guardavano curiosi il suo accompagnatore. Salirono sull’ascensore e raggiunsero il secondo livello, dove si trovava il Quartier Generale degli Auror. Charlus lo guidò tra i cubicoli lanciando sorrisi qua e là, finché non raggiunsero l’unico ufficio dotato di pareti e porta, sulla quale batté le nocche. Una voce brusca invitò ad entrare.
-Charlus. Come mai qui? E chi mi hai portato?-
Sirius si chiuse la porta alle spalle e si voltò a fronteggiare l’uomo che aveva parlato. Aveva il viso solcato da profonde cicatrici, i capelli rossicci avevano qualche striatura grigia e gli occhi erano piccoli e scuri. Aveva l’aspetto di un guerriero e Sirius provò un moto istintivo di stima nei suoi confronti.
-Alastor, lui è Sirius Black, un grande amico di James; Sirius, lui è Alastor Moody, il capo degli Auror e, quindi, il mio- disse Charlus con un ghigno. Sirius tese una mano verso l’uomo e quello la strinse nella sua, nodosa e forte.
-Mi sembrava che non fosse il tuo, Charlus, capelli troppo ordinati. Posso sapere cosa vi porta nel mio ufficio?-
-Tecnicamente, sta per diventare “mio”, come dici tu; il ragazzo è figlio di Orion e Walburga Black ed è scappato di casa qualche tempo fa. Sono riuscito a raggiungere un accordo con loro, lo disconosceranno stamattina e io ne chiederò l’affido. Quindi, ho risposto anche alla tua domanda. Puoi fare a meno di me finché non sistemerò questa faccenda?-
Moody squadrò Sirius dalla testa ai piedi, come se lo stesse esaminando; all’improvviso, la stima che il ragazzo aveva provato venne sostituita nuovamente dal disagio.
-Sei sicuro che non ti stai mettendo in casa una spia, Charlus?-
Sirius si indignò e il suo viso dovette mostrare tutto il suo disappunto, perché Charlus gli strinse il braccio.
-Questo ragazzo ha tutta la mia fiducia, Alastor. Possiamo andare, adesso?-
L’altro sbuffò.
-Come se davvero ti aspettassi il permesso, fai sempre ciò che vuoi!-
Charlus ghignò e aprì la porta; Sirius si affrettò ad uscire, ancora offeso.
-Non prendertela con Moody, sta diventando paranoico con gli anni, ma è il massimo in questo lavoro, sul serio. Sarà meglio muoversi, ora-
Sirius lo seguì nei meandri del Ministero, finché si ritrovarono davanti ad un ufficio con la porta chiusa. Erano in perfetto orario, l’appuntamento era per le nove e trenta e mancavano dieci minuti, ma ovviamente Orion era già li, perfetto nel suo abito verde bottiglia; coi capelli ordinatamente pettinati all’indietro e gli occhi azzurri fissi sul pomello d’argento cesellato del suo bastone da passeggio, se ne stava seduto composto con una rigidità quasi surreale. Sirius non si era aspettato che fosse solo: aveva immaginato che avrebbe impedito a sua madre di presentarsi per evitare scenate in pubblico, ma era sicuro che ci sarebbe stato almeno Cygnus.
Quando l’uomo si accorse di non essere più solo sollevò lo sguardo e lo puntò sul figlio, alzandosi in piedi. Lo guardò con insistenza e Sirius non si sottrasse, fissandolo di rimando, ma nessuno dei due mostrò il benché minimo sentimento; solo un attimo prima che Orion spostasse gli occhi su Charlus il ragazzo vide in mezzo a quell’azzurro uno screzio di rabbia, o forse delusione.
-Orion-
-Potter-
Mai si udì un saluto più freddo di quello; Charlus, come quasi cinque anni prima, non riuscì a nascondere il disprezzo bene quanto il suo avversario.
-Spero che la questione si risolva in fretta; ho degli altri affari da sbrigare.
“Forte e impassibile, niente debolezze”.
Charlus non fu altrettanto bravo a contenersi.
-Sono felice di sentirti annoverare il ripudio di uno dei tuoi due figli tra gli scambi commerciali della giornata-
-Io ho un solo figlio. Non c’è posto per i Traditori tra i Black, ma vedo che amate supportarvi tra voi rinnegati-
Sirius si morse le labbra per non rispondere, poi si ricordò che non doveva più trattenersi. Stava per esplodere, quando la porta si aprì.
-Bene, siete tutti presenti. Potete entrare-
Charlus fece passare Sirius prima di entrare e chiudersi la porta alle spalle; gli strinse un braccio mentre si accomodavano su alcune sedie di fronte alla scrivania. Sirius si stupì dell’assenza del Signor McKinnon: aveva dato per scontato che il notaio incaricato fosse lui, ma evidentemente Charlus ne aveva scelto un altro per proteggere l’anonimato di chi conservava i suoi ricordi.
-Allora, il notaio ha già stilato tutti i documenti necessari; Signor Black, il primo a firmare dev’essere lei-
Orion lesse velocemente le pergamene, poi prese la penna d’oca e firmò in calce con uno svolazzo.
-Signor Potter, deve siglare in fondo alla pergamena-
Charlus lesse il documento con attenzione, poi firmò anche lui.
Il notaio, che aveva porto loro i documenti quando l’ufficiale d’anagrafe aveva chiamato i rispettivi nomi, impresse uno strano movimento alla bacchetta e sotto alle firme dei due uomini comparve un sigillo verde. Orion parve stupito e occhieggiò Charlus per un attimo, il quale sorrise sotto i baffi, divertito. L’uomo doveva aver capito che il notaio non era lo stesso.
-Perfetto; per quanto riguarda la parte strettamente giuridica, la questione è sistemata. Da ora in poi, Signor Black- e qui si rivolse a Sirius, -Si consideri sotto la tutela dei signori Potter e estromesso dalla famiglia Black-
Sirius ghignò osservando suo padre fremere leggermente.
-La ringrazio, Signore, per avermi comunicato questo lieto evento-
Charlus quasi rise, Orion si irrigidì e Sirius fu certo che stesse per rimproverarlo, prima che si ricordasse di ciò che aveva appena firmato.
-Ora vi lascio il mio ufficio il tempo necessario per chiudere la questione; con permesso- salutò l’impiegato, lasciando la stanza. Fu il notaio a prendere la parola.
-Se siete d’accordo, leggerei il documento prima che voi firmiate-
I due uomini acconsentirono e lui srotolò una terza pergamena, che prese a declamare.
-“Io, Orion A. Black, nel pieno delle mie facoltà mentali ed alla presenza di un Testimone Certificato, dichiaro di rinunciare a tutti i diritti e gli obblighi nei confronti di Sirius O. Black derivanti dall’esserne genitore biologico, in seguito all’esclusione dello stesso dalla linea di successione della famiglia Black, come sancito dal Comma 254 della Legge per l’Eredità Magica. Dichiaro, inoltre, di impegnarmi a non agire in alcun modo che possa nuocergli direttamente o indirettamente, pena la perdita di validità di questo atto.”
“Io, Charlus M. Potter, nel pieno delle mie facoltà mentali ed alla presenza di un Testimone Certificato, dichiaro di accettare sotto mia tutela e patrocinio a tempo indeterminato il minore Sirius O. Black, conscio di obblighi e diritti che da questo derivano, secondo quanto sancito dalla Legge n° 132 sull’affido di minori. Dichiaro, inoltre, di impegnarmi a non diffondere alcuna informazione legata alle motivazioni della richiesta del suddetto affido che possa danneggiare la famiglia Black, pena la perdita di validità di questo atto.”
Siete consci che una volta firmato e posto il sigillo magico il patto che vi lega includerà anche tutte le informazioni che non sono espressamente scritte nell’atto, ma sottointese? Non esistono scappatoie in contratti magici come questo, nessun avvocato ne troverà-
I due uomini annuirono; il notaio, un tipo basso e con strani capelli a ciuffi vaporosi, porse la penna prima ad Orion e poi a Charlus. Entrambi firmarono, l’uomo impresse con la bacchetta lo stesso movimento elaborato di prima e ancora una volta apparve il sigillo smeraldino.
-Abbiamo finito?- chiese Orion, nascondendo malamente la sua irritazione. Il notaio annuì e lui si alzò in piedi per uscire prima degli altri, ma Sirius lo seguì fuori mentre Charlus stringeva la mano all’unico uomo rimasto nel piccolo ufficio.
-Perché mi hai voluto qui?-
Orion si girò lentamente e lo guardò negli occhi.
-Volevo che vedessi con i tuoi occhi quello che hai causato con la tua stupidità; hai perso tutto. La tua famiglia, il tuo futuro, e per cosa? Per vivere con dei Traditori e fingerti come loro? Quando ti accorgerai dei tuoi errori e vorrai tornare indietro non ci sarà perdono per te. Questa pagliacciata serve almeno a dimostrare ufficialmente una cosa, cioè che tu non fai più parte della mia famiglia da quando sei fuggito come un ladro. Tua madre ha sofferto molto per il tuo tradimento, ma ormai ha compreso. È stata lei a bruciare il tuo nome sull’Arazzo, sai?-
Sirius scoppiò a ridere.
-E questo cosa dovrebbe significare? Stai cercando di farmi sentire in colpa o pentito? Io non sono mai stato tanto felice in vita mia! Se sputare sopra al vostro amato sangue e alle vostre stupide convinzioni di superiorità significa essere Traditori, allora sarò orgoglioso di essere chiamato così. E ti sbagli, Orion: non sono io a non fare parte della tua famiglia, siete voi a non essere più la mia! La decisione è stata mia, quando ho lasciato quella casa dopo aver giurato di non essere vostro figlio. E anche se il mondo non lo saprà, non importa, perché io lo so chi ha scelto, chi si è imposto quella sera, e lo sai anche tu. E non te lo dimenticherai fino alla fine dei tuoi giorni: io vi ho sconfitti-
Detto ciò, voltò le spalle all’uomo e si accorse che Charlus era dietro di lui. Si guardarono per un attimo e l’espressione impostata di Sirius scomparve per cedere il posto ad un lieve sorriso. Anche Charlus sorrise, prima di mettergli un braccio sulle spalle e rivolgersi ad Orion.
-Ho fatto tutto questo solo per proteggere Sirius; ciò non significa che non ti odierò fino al mio ultimo respiro per ciò che gli hai causato e sappi che se avessi potuto ti avrei sbattuto ad Azkaban personalmente. Addio, Black. Vieni, Sir, torniamo a casa-
I due voltarono le spalle all’uomo che se ne stava congelato in mezzo al corridoio e si allontanarono, senza fretta, ridendo sottovoce. Sirius si chiese per un attimo cosa dovesse provare suo padre, ma scacciò subito il pensiero. Ora voleva godersi la sua nuova vita, e magari una seconda colazione insieme a James mentre gli raccontava cos’era accaduto.

E fu esattamente così che andò; quando arrivarono a casa, James era tornato dalla sua corsa mattutina per il parco della casa e si stava sedendo a tavola per la colazione. Si bloccò, insieme a sua madre, quando i due fecero il loro ingresso.
-Allora?- chiese ansiosa la donna. Charlus gli tese i duplicati dei documenti che aveva firmato e una terza pergamena che Sirius non aveva visto.
-È andato tutto bene, come previsto; adesso è ufficiale, Sirius: fai parte della famiglia Potter-
Il sorriso di James andava da un orecchio all’altro; corse ad abbracciare suo padre, e Sirius si ritrovò ad osservare quella scena reputandola piuttosto imbarazzante, visto che quel ragazzo aveva quindici anni suonati. Sembrava un bambino a cui finalmente i genitori avessero comprato un cucciolo, dopo molte suppliche. Charlus scoppiò a ridere e gli batté una pacca sulla schiena.
-Ehi, James, devo fare più spesso queste cose se poi mi abbracci così!-
Il figlio si staccò e lo guardò dritto negli occhi, l’aria stranamente seria.
-Grazie, papà. Sei davvero un grand’uomo-
Il padre gli scompigliò i capelli, ma Sirius era certo di aver visto un lampo di commozione passare nei suoi occhi. Dorea si avvicinò a Sirius e lo abbracciò, il che contribuì a rendere il momento ancor più zuccheroso.
-Bene! Chi vuole una fetta di torta alla melassa? L’ha preparata Milly, giuro!-
James, Charlus e Sirius risero alla battuta di Dorea, ma si spostarono tutti in sala da pranzo. Charlus e Sirius raccontarono tutto nei dettagli, poi l’uomo si scusò perché era ora che tornasse in ufficio.
-Dorea, tu rimani a casa?-
-No, caro, ti raggiungo subito; non posso proprio assentarmi più di mezza giornata. Ragazzi, ci vediamo a cena. Milly si occuperà di voi mentre siamo via-
La donna posò un bacio sulla testa di ognuno dei ragazzi, poi si affrettò a seguire il marito dentro al fuoco del camino.
Rimasti soli, James guardò Sirius in modo strano.
-Allora… Ehm… Com’è stato rivederlo?-
Sirius era quasi divertito dal suo tentativo di usare un tatto che, volente o nolente, non avrebbe mai posseduto.
-Intendi Orion? Beh, mi sono tolto le ultime soddisfazioni con lui-
-Quindi non… Non ti sei pentito, dopo che l’hai visto?-
In quel momento, Sirius capì quanto fosse importante per James avere una risposta seria e definitiva.
-No, James, e se mi conosco almeno un po’ posso assicurarti che non me ne pentirò mai. Mi avete dato la possibilità di cominciare d’accapo e io ho tutta l’intenzione di coglierla. Non potrei essere più felice di così, sul serio-
Il sorriso che si era dissipato dal volto dell’amico rifiorì tanto rapidamente da far girare la testa a Sirius.
-Nemmeno se diciamo a Rem e Pete di raggiungerci e passiamo la giornata insieme?-
Sirius sorrise a sua volta.
-Oh, allora al meglio non c’è proprio fine, James!-

 

Prima, aveva pensato che l’amore fosse davvero una cosa strana.

Conclusa definitivamente la questione Black, l’estate cominciò a diventare sempre più caotica e divertente; i ragazzi giocavano a Quidditch, andavano a prendere un gelato in paese (e a rimorchiare le commesse), mangiavano fino a scoppiare e progettavano scherzi per il nuovo anno scolastico.  Molto spesso Remus e Peter li raggiungevano via camino e trascorrevano la giornata insieme, proprio come quando erano ancora ad Hogwarts, a ridere e farsi gavettoni in giardino per contrastare il caldo, anche se ogni tanto Rem li costringeva a fare i compiti.

Avevano deciso di non proseguire i tentativi di Trasfigurazione durante le vacanze per non mettere a rischio l’intero progetto; nessuno in casa Potter era Animago tra i maggiorenni e, pur non sapendo se la Traccia rilevasse la trasformazione in Animagus, preferirono rimandare di qualche mese gli ultimi sforzi. Remus si era detto più che d’accordo e lo stesso era stato per Peter, che da solo non riusciva comunque a combinare granché. Mentre Sirius e James un pomeriggio se ne stavano mollemente abbandonati sotto una quercia in giardino, con una brocca di succo di zucca ghiacciato accanto e i piedi nudi solleticati dall’erba, il silenzio rilassante venne interrotto dal logorroico ed irritante ragazzo riccioluto.
-Sai, Sir, stavo pensando una cosa…-
L’interpellato aprì pigramente l’occhio sinistro per lanciargli quello che doveva essere uno sguardo seccato.
-Ma davvero, James? E dimmi, cosa ti sta affliggendo?-
Quello lo guardò quasi offeso, ma si capiva che aveva voglia di comunicare la sua illuminazione improvvisa e che non avrebbe rinunciato.
-Il fatto che... Rem… Non potrà contagiarci se ci morde non significa che non ci farà del male; hai visto come ritorna dalle sue… “Serate storte”… Potrebbe graffiarci, o cose simili-
Sirius dovette ammettere almeno a se stesso di non averci affatto riflettuto.
-E cosa suggerisci? Non credo tu voglia tirarti indietro-
James si alzò a sedere, indignato.
-Certo che non ci tiriamo indietro! Abbiamo promesso che l’avremmo aiutato!-
-E allora qual era la tua idea?-
Quello riacquistò un po’ di calma prima di ricominciare a parlare.
-Beh, insomma, non potremo mica andare in Infermeria a farci medicare; Madama Chips sa di Rem e riconoscerebbe immediatamente i segni come quelli di Lupo Mannaro. Però, potremmo imparare a curarci da soli. Nella Biblioteca c’è un intero reparto sulla Medimagia. Così, visto che non possiamo fare progressi con la Trasfigurazione, almeno facciamo qualcosa di utile. So che ti avevo promesso che questa sarebbe stata un’estate fantastica e che passarla sui libri non è il massimo, ma potremmo farlo nei tempi morti…-
Sirius scattò seduto e lo guardò con un gran sorriso.
-Sei un genio, James! Così appena impareremo a trasformarci potremo seguire Rem senza ulteriori perdite di tempo! Non avevo affatto pensato a questa cosa!-
Anche James sorrise, prima di alzarsi in piedi e trascinarsi Sirius dietro, fino alla Biblioteca adiacente allo studio di Charlus. Era una stanza enorme, col soffitto molto alto e una delle pareti interamente coperta da tre ordini di finestre alte e sottili che si affacciavano sul retro della casa. Le scaffalature arrivavano fino a dove le pareti si congiungevano col soffitto leggermente a volta e un corridoio di legno correva a mezza altezza tutto intorno alla stanza; qui arrivavano le numerose scale che dal pavimento permettevano di raggiungere gli scaffali e da qui partivano altre scale che davano l’accesso alle mensole poste più in alto. In realtà, nel tour che gli avevano fatto fare il giorno dopo essere arrivato in Casa Potter, Charlus gli aveva spiegato che la Biblioteca occupava due piani: originariamente era solo una stanza normale, ma col tempo le generazioni Potter avevano accumulato molti volumi, così era stato abbattuto magicamente il solaio divisorio tra la camera a piano terra e quella che si trovava esattamente al di sopra, al primo piano, permettendo di ampliare la Biblioteca.
A Sirius, che non era esattamente un drogato di libri come Remus, quella stanza era piaciuta subito. Se immaginava un posto in cui potersi rilassare era proprio lì, tra tomi secolari che avevano attraversato il tempo e lo spazio, seduto su una delle morbide poltroncine grigio polvere, a guardare fuori da quelle finestre strette che davano ognuna un punto di vista diverso sul prato curato all’esterno, come se ciascuna si aprisse su un mondo differente eppure parallelo a quello delle sue gemelle.

Si misero subito al lavoro, cercando sia nei libri di Guarigione di base che in quelli specifici per le ferite Maledette o causate da Creature Oscure; quest’ultima categoria fu assegnata a James, Sirius non voleva avere nulla a che fare con qualcosa che avesse esplicitamente affermato che il loro amico fosse un mostro. Da quando avevano saputo di Remus, ogni volta che Sirius leggeva la parola “Licantropo” accanto alla definizione “Creatura Oscura” la sua bocca si storceva in un’espressione di rabbia e disgusto che in genere associava solo al sentir pronunciare la parola “Sanguesporco”. Remus, la persona più gentile e compassionevole della Terra, Oscuro? Era più facile che lui stesso commettesse un omicidio. Chi non capiva la realtà non era degno della sua attenzione, e che questi ostinati avversari fossero libri poco importava.
Ben presto cominciarono a prendere appunti sugli incantesimi più interessanti ed utili, così avrebbero potuto studiarli in camera o in giardino senza destare sospetti in casa; da quando c’era Sirius, infatti, James aveva smesso di passare il suo tempo libero in Biblioteca poiché la noia era stata bandita da Villa Potter, con gran soddisfazione di tutti i suoi abitanti. Avrebbero poi dovuto consegnare una copia delle ricerche a Peter, suggerì James, ed entrambi fecero una smorfia terrorizzata: Peter era una frana ad Incantesimi, in genere si limitava a far esplodere le cose.
-Non possiamo occuparcene solo noi due?- fece Sirius in tono supplicevole.
-Sir, a quanto abbiamo capito noi saremo gli animali più grandi, il che significa che rischiamo di ferirci più noi di un topo piccolo e sfuggente. Se stessimo troppo male tutti e due, chi ci curerebbe?-
-Ma… Ma James! Ci farà saltare in aria come coriandoli!-
James si passò una mano tra i capelli, sospirando.
-Lo faremo esercitare. Ogni volta che verrà qui. Dovremmo essere coperti dalla Traccia, questi dopotutto sono semplici Incantesimi. Dai, Sir! Sta riuscendo in una delle cose più complesse dell’intero scibile magico! Vuoi che non impari qualche Incantesimo di Guarigione dopo che…-
-“Dopo che” cosa, esattamente?-
I ragazzi gelarono; non si erano resi conto che fosse tanto tardi. Dorea e Charlus erano appena rientrati dal lavoro e li osservavano avanzando verso di loro, un’aria curiosa e sospettosa in viso. Sirius e James si affrettarono a chiudere i libri.
-Noi… Noi stavamo facendo un tema si Difesa- si inventò un convincente Sirius, che a mentire era sempre bravo.
-Davvero? Posso vedere cosa hai scritto, figliolo?-
Sirius consegnò la sua pergamena fitta di appunti a Charlus, che la scorse velocemente.
-Mmmmh… Come mai tanto interesse per la Guarigione?-
-È l’argomento da trattare; un saggio su tutti gli Incantesimi di Guarigione utili a contrastare tutto ciò che abbiamo studiato dal primo fino allo scorso anno. Sai com’è, col fatto che ogni volta cambiamo professore, l’ultimo si lamentava della scarsa continuità e sosteneva che sia inutile sapere affrontare Maledizioni e Creature Oscure se poi non si è in grado di curarsi da ciò che possono farci, perché si morirebbe comunque per le ferite riportate…-
Sirius guardò James, cercando di dissimulare la sopresa. Una balla colossale e credibile inventata sul momento, Sirius si appuntò mentalmente di fargli i complimenti.
-Beh, allora questo tipo doveva essere in gamba; spero che rimanga anche il prossimo anno, ma ne dubito. Cosa c’entrano Peter e la Traccia, comunque?-
-Nel compito è previsto saper eseguire gli Incantesimi, almeno i più semplici, ma noi non potremmo usare la magia fuori da scuola, quindi la prova pratica sarà una settimana dopo la consegna degli scritti. Il fatto è che Peter è una frana in Incantesimi, non ce la farà mai ad impararli in sette giorni, quindi stavamo pensando che magari potevamo aiutarlo in queste vacanze… Se non prende un G.U.F.O. in Difesa e Incantesimi, sapete, cosa potrà fare?-
Dorea parve addolcita dalla spiegazione di Sirius, ma negli occhi di Charlus era ancora accesa la miccia del dubbio.
-Se è per una buona causa, vi lasciamo usare le bacchette, ma solo dentro casa- disse la donna, dando un consenso di cui, in realtà, non importava a nessuno.
-Devo dedurre che non ci sia niente sotto tutta questa faccenda?- fece Charlus, una luce divertita nello sguardo.
-No, papà, davvero- si affrettò a rispondere James. Ecco, questo era un errore: mai rispondere a troppo velocemente, è praticamente un’ammissione di colpa. E il padre, quell’auto-accusa, la colse immediatamente.
-Quindi, quella parte che suonava come “sta riuscendo in una delle cose più complesse dell’intero scibile magico” come la devo intendere?-
-Ah, quella! Era una battuta, perché il piccolo Peter è nostro amico e noi siamo i più fighi della scuola, no?-
Sirius ghignò a James, che scoppiò a ridere grazie alle sue stesse parole. Dorea scosse la testa, sconsolata, e Charlus non parve troppo convinto, ma lasciò cadere l’argomento e non lo risollevò più.

Nei giorni successivi, fu chiaro che avevano avuto ragione: Peter avrebbe avuto bisogno di tutto il loro aiuto. Alcuni incanti erano talmente avanzati che ci misero giorni per imparare a padroneggiarli e Remus, stranamente, non fu di alcuna utilità.
-Penso di aver capito perché è così “alienato” in questi giorni; credo che finora non si sia reso conto di quanto ci stiamo impegnando nei nostri progetti, dopotutto sono anni che lavoriamo al P.P.P.P., è diventato quasi una costante. Questa storia di come curarci gli ha fatto capire che la questione sta diventando reale e ora non riesce a mettersi l’anima in pace, perché lui vuole che gli diamo una mano, ma la sua coscienza gli ripete che è sbagliato ed è spaccato in due-
Sirius alzò gli occhi dal pomodoro affettato che stava cercando di ricomporre sibilando una lenta litania, con pochi risultati.
-Mi spieghi come diamine fai a leggere così le persone?-
L’altro alzò le spalle e fece un fluido movimento con la bacchetta in direzione del suo peperone tagliato a rondelle; quello ritornò intero con un forte schiocco e i due ragazzi di scambiarono un sorrisetto trionfante.

Qualche sera dopo, a tavola, James lanciò uno sguardo complice a Sirius e poi prese la parola.
-Mamma, papà, io e Sirius dovremmo uscire stasera, dopo cena-
Sua madre alzò gli occhi dal piatto con aria inquisitoria mentre Charlus sogghignava.
-E dove dovreste andare?-
-Abbiamo un appuntamento a quattro con un paio di ragazze del villaggio- rispose James noncurante, continuando a tagliare il suo manzo.
-E chi sarebbero questa ragazze?- fece invece suo padre, senza riuscire a nascondere il divertimento.
-Anne e Lucy, la commesse della gelateria- gli rispose Sirius, rivolgendogli un sorrisino.
-Ma hanno almeno cinque anni più di voi!- Dorea era scandalizzata.
-Su, Dorea, non è nulla di che. Solo una serata tra amici, vero? Non puoi pretendere che se ne stiano sempre chiusi in questa casa con noi!-
-Ma Charlus! È pericoloso! Potrebbe succedere qualcosa proprio stasera e…-
-E i ragazzi avrebbero le bacchette con cui avvisarci. Non possiamo tenerli segregati in casa finché la guerra sarà finita, sii ragionevole. C’è stato un attacco nel Surrey, stamattina, dubito che scenderà di nuovo in campo nel giro di ventiquattro ore. E se ci facciamo assalire dalla paura e smettiamo di vivere normalmente facciamo solo il  gioco di Voldemort. Per quanto mi riguarda potete uscire, purché portiate con voi le bacchette e le usiate solo in caso di emergenza, non per far colpo. Siate responsabili e guadagnerete la mia fiducia. Tuttavia, vostra madre ha diritto di decidere quanto me, quindi se lei non acconsente mi dispiace, ma dovrete rimandare l’incontro con quelle giovani adorabili-
Dorea scrutò torva il marito.
-Perché devi sempre farmi fare la figura del genitore severo e retrogrado?-
Charlus le prese la mano e gliela baciò galantemente.
-Perché sono sempre stato io il progressista, e qualcuno dovrà pur tenermi a freno-
La donna sorrise, prima di rivolgersi ai ragazzi.
-Non fatemi pentire di aver detto di si. E dovete rientrare a mezzanotte, o verrò a cercarvi personalmente-
Fu così che quell’appuntamento a quattro con Anne e Lucy, le commesse della gelateria con circa cinque anni più di loro, si trasformò in una serata piuttosto significativa per i due quindicenni; Sirius, da quella esperienza, comprese ancora di più il fascino degli abiti Babbani perché, diciamocelo, sbottonare una camicia fa molta più scena che sfilarsi una veste dalla testa e rimanere in mutande.

In realtà, pochi giorni dopo realizzarono che quell’estate non sarebbe stata proprio soltanto divertimento; Sirius dovette veder partire Charlus per una missione di cui nessuno in casa sapeva nulla, nemmeno la data di rientro. Dorea e James erano abituati a vivere nell’ansia e nell’incertezza, per lui invece fu dura imparare a preoccuparsi per una persona cara costantemente in pericolo senza dare di matto o agitarsi troppo.
-Sir, calmati; se scavi un solco nel pavimento non tornerà prima, né comparirà magicamente un gufo-
-Ma come diavolo fai ad essere tanto tranquillo? È fuori da cinque giorni e non abbiamo avuto nemmeno un messaggio! Non sappiamo dove sia andato!-
James fece un sospiro.
-Amico, dovrai abituarti a queste situazioni; è sempre così, quando va in missione. So che non è piacevole, ma funziona così quando tuo padre fa l’Auror-
-E questo che dovrebbe significare? Che potrebbe tornare tra cinque minuti come tra una settimana e noi non sapremmo niente finché non rientrerà da quella porta, James?-
-Una volta, l’anno scorso, è rientrato dopo un mese. Allora stavo per impazzire anch’io che praticamente ci sono nato e cresciuto in questa situazione-
-Ma non è possibile! Cioè, tutti gli Auror fanno missioni del genere?-
-No, ovviamente no; ma papà è uno dei veterani, conosce bene il suo mestiere e gli vengono affidate le indagini più importanti. Quando, per esempio, devono scoprire se un sospettato è realmente coinvolto in qualcosa di grosso, Moody glielo mette alle calcagna, ordinandogli di ripresentarsi solo quando avrà trovato una prova schiacciante di colpevolezza o innocenza. È così che funziona e a noi non resta che farcelo andare bene, anche se non è piacevole-
Sirius pensò che no, non era affatto piacevole, anzi; tuttavia, si sedette sulla poltrona della camera di James, arrendendosi all’ineluttabilità della questione.
-Non preoccuparti troppo, Sirius, vedrai che tornerà tutto intero-
-È solo… Che è strano, James. Fino ad un mese e mezzo fa non sapevo nemmeno di che colore fosse casa tua, e ora sono qui a preoccuparmi per tuo padre-
L’altro sorrise, posandogli una mano sulla spalla.
-Questo è quello che si prova ad avere una famiglia che si ama, Sirius. Imparerai anche a convivere con il suo lavoro, vedrai-
All’improvviso, Sirius fu investito da una rivelazione.
-È questo che vuoi fare, vero? Vuoi diventare Auror anche tu?-
James aveva lo sguardo serio dei momenti importanti.
-Non lo so ancora. Fino a qualche tempo fa volevo diventare un giocatore professionista; prima di entrare in squadra, ovviamente, sognavo di seguire le orme di mio padre, poi mi sono reso conto di essere davvero bravo a volare e pensavo che, forse, avrei potuto avere una chance. Ma questa guerra, Sir… Non riesco più a pensare di impegnarmi in qualcosa di così… futile. Voglio essere utile-
Sirius soppesò quelle parole, ma in realtà non ebbe bisogno di molto tempo per rispondere all’amico.
-Io ci sarò, James-
L’altro gli sorrise, poi afferrò la scacchiera e prese a distribuire i pezzi.
-Bianchi o neri?-
Sirius scoppiò a ridere come un pazzo.

Charlus tornò a casa un paio di giorni dopo, per cena; Dorea, che aveva finto tranquillità per tutto il periodo della sua assenza, lo abbracciò mentre un sommesso “Grazie a Merlino” raggiungeva le orecchie dei ragazzi, scattati in piedi con un sorriso enorme in volto. Quando si liberò con dolcezza dalla stretta della moglie, Charlus scompigliò i capelli di entrambi e poi si sedette, esausto, al suo posto in tavola.
Passarono tutta la serata insieme, a ridere dei suoi racconti sulla scuola, di come aveva conquistato Dorea, dei primi anni da Auror; nessuno si azzardò a chiedere della missione da cui era appena rientrato, sapendo che lui non avrebbe risposto, ma furono comunque felici di bere tè freddo in veranda ed ascoltare la sua voce anche solo per apprezzare la sua presenza.
Il giorno dopo arrivò la lettera da Hogwarts con la lista dei libri e per Sirius fu strano vedere scritto sotto al suo nome l’indirizzo di Villa Potter, eppure gli parve giusto in un certo senso. Tentarono di insistere per avere il permesso di andare a Diagon Alley da soli con Remus e Peter per gli acquisti scolastici, ma non ci fu verso; Charlus questa volta si schierò con Dorea, asserendo che avrebbe approfittato dei giorni di riposo che gli avevano concesso per accompagnare lui stesso i quattro.
Sirius non vedeva Diagon Alley da cinque anni, visto che aveva passato il resto delle vacanze in reclusione; era sempre stato mandato l’elfo ad acquistare libri e scorte per le pozioni. Fu appagante e divertente passare una giornata nella via magica per eccellenza insieme ai tre amici e Charlus, che rideva e scherzava con loro, nonostante la tensione per la guerra fosse palpabile. La via e i negozi erano ben diversi da come Sirius se li ricordava nella sua ultima visita: pochi si attardarono come loro di fronte alle vetrine, o pranzarono ad uno dei tavolini all’aperto della Gelateria Fortebraccio. I negozi erano tutti aperti, certo, ma la gente sbrigava in fretta le sue commissioni per poi fuggire velocemente.

Passarono i giorni e il rientro a scuola si faceva sempre più vicino, mentre il clima politico diventava sempre più teso. Voldemort aveva fatto diffondere un proclama con cui si era finalmente esposto in prima persona, rivendicando gli atti terroristici dei Mangiamorte ai suoi ordini e promettendo grandi onori a chi si sarebbe unito alla causa dell’eliminazione dei Nati Babbani e della sottomissione dei Babbani. Ogni mago aveva ricevuto uno di questi volantini e l’intero testo era stato stampato in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta. Il Ministro Minchum aveva rilasciato una dichiarazione in cui affermava che avrebbe agito col massimo della severità e senza alcuna pietà nei confronti di Voldemort e dei suoi seguaci e che prima dell’autunno sarebbero state prese delle contromisure per contrastare l’aumento esponenziale degli atti criminali.
L’autunno non era ancora arrivato, però, e ormai c’era almeno un attacco al giorno. Dorea e Charlus facevano turni massacranti in ufficio e l’uomo era così spesso fuori di casa che spesso non lo vedevano nemmeno a cena.
-Attaccano ogni giorno un paese diverso in una diversa contea, apparentemente senza alcuno schema; è impossibile stanziare Auror in ogni villaggio inglese e ogni volta che arriviamo sul posto sono già fuggiti. Stanno cercando di seminare il panico rendendosi inafferrabili anche ora che sono usciti allo scoperto definitivamente e il loro piano sta riuscendo alla perfezione- aveva detto Charlus una sera, appena ritornato dal Kent, dove era stata sterminata una famiglia Babbana quel pomeriggio. Era talmente esausto che si fece portare un vassoio con qualcosa di freddo direttamente in salone e consumò lì la sua cena, sprofondato nella sua poltrona preferita.

Il giorno dopo sarebbero tornati ad Hogwarts e per la prima volta Sirius non era totalmente in estasi; non si sentiva al sicuro sapendo di lasciare Charlus e Dorea soli, anche se sapeva che erano più che in grado di badare a loro stessi. Era strano, sentire lo stomaco stretto da quella morsa di ansia che James gli aveva detto si chiamasse “avere una famiglia che si ama”.
Si, amare era decisamente strano.

 

Note:
niente, solo per specificare che il disco dei Queen nominato nel capitolo è stato pubblicato il 21 novembre dei 1975 e Bohemian Rhapsody ne faceva ovviamente parte, quindi i tempi ci stanno perfettamente visto che qui siamo a marzo del '76. Ho scelto proprio questa canzone perchè il testo mi è parso particolarmente adatto al momento e in più i Queen mi sembrano perfetti per Sirius, insieme al rock in generale.
Dopo queste informazioni di servizio, grazie per aver letto anche questo capitolo! 

Note:
tecnicamente non è ancora il 23, ma manca solo un'ora e conto sul fatto che non siate troppo fiscali; domani ho un esame e avevo voglia di tirarmi su di morale, quindi sopportate di avermi tra i piedi con un po' d'anticipo! ;)
Grazie a tutti, tra parentesi, per aver letto un'altro  pezzetto di questa storia, e grazie a coloro che recensiscono.
Siete eccezionali, ragazzi!
 

Note:
iniziali, perchè giustificano il contenuto. Avete risposto numerosi all'appello che avevo lanciato lo scorso capitolo, e tutti mi avete consigliato di non modificare la storia per adeguarla alle nuove notizia sulla famiglia Potter; mi avete davvero sollevato il morale, perchè anch'io ritengo sia giusto continuare lungo la strada già intrapresa e non sconvolgere tutto. Spero che, anche se un po' meno canonica, la storia vi piaccia comunque!
 

Note:
salve! Bene, io avrei deciso per  un aggiornamento domenicale, per tirarci tutti su di morale in vista di una nuova settimana; dubito di riuscire a pubblicare più di un capitolo ogni sette giorni, ma in caso di cambiamenti avviserò.
Grazie a voi che leggete e recensite!

A chi lascia il suo parere ad ogni capitolo e riesce a farmi sorridere in ogni caso;
a chi mi ha dato suggerimenti per migliorarmi;
a chi c'era all'inizio, a chi è arrivato dopo e a chi ha scoperto la storia da poco;
ai lettori silenziosi come me;
Grazie
 

-E una volta che avrete finito di insegnarci ciò che avete imparato- intervenne Remus, con gli occhi sognanti, -Potremmo andare anche avanti da noi; fare ricerche in Biblioteca su altri incantesimi...-

Note:
a coloro che avevano recensito lo scorso capitolo (a proposito, GRAZIE davvero per non mancare nemmeno un appuntamento!) avevo promesso un aggiornamento infrasettimanale extra, quindi eccomi qui a mantenere la parola. E non c'entrano le minacce di pedinamenti e furto, no no ;)
Ora, devo però avvertirvi che questo finesettimana non potrò pubblicare perchè sarò fuori, quindi ci rivedremo lunedì al più tardi.
Sperando che il capitolo sia di vostro gradimento, buona lettura!

 

Note:
questo è il secondo capitolo pubblicato oggi; la scelta è dovuta al fatto che sono nati come unicum e successivamente divisi per la loro lunghezza.
consideratale un po' come una "seconda parte".
A voi, che ci siete sempre, grazie.
 

Note:
salve! Vi rubo qualche altro momento, giusto per qualche dettaglio tecnico.
Una delle più fidate lettrici mi ha ricordato che è stata pubblicata la data di nascita ufficiale di Sirius; ho indovinato il mese, a quanto pare, ma non il giorno. Mi sembrava comunque il caso di non modificare la data del suo compleanno in questa storia, perchè mi avrebbe procurato un bel po' di casini, ma ci tenevo a precisarlo.
Poi, i regali di Natale.
La serie di libri che i Malandrini regalano a Remus è un riferimento velato (o forse no) a quella che Sirius e Remus regalano a Harry ne "L'Ordine della Fenice", mentre gli Appleby Arrows sono citati ne "Il Quidditch attravero i secoli" come la squadra di una cittadina che si trova nei pressi di York. Ho reso Peter originario dello Yorkshire, qualche capitolo fa, quindi mi sembrava giusto che lui facesse il tifo per il team regionale, diciamo così, mantre James è tifoso del Puddlemore solo perchè mi stanno simpatici.
Il libro che viene regalato a James me lo sono inventato di sana pianta; Basil Horton e Randolph Keitch sono stati giocatori dei Falmouth Falcons, per poi fondare la Comet Trading Company e inventare l'Incantesimo frenante Keitch-Horton (la fonte rimane la Rowling). Ho supposto potessero essere dunque abbastanza importanti da rendere un libro un pezzo raro da collezione.
Per quel che riguarda la penna Prendiappunti, ho immaginato che quella di Rita Skeeter fosse stregata per  "edulcorare" le dichiarazioni degli intervistati, ma che ne esistano anche di classiche, che riportino dunque fedelmente ciò che viene detto.
Dopo tutta questa solfa, vi saluto. Alla prossimo, spero!
 

Note tecniche:
pubblicazione anticipata di qualche ora, perdonatemi.
Ovviamente le parti virgolettate sono le frasi dei Serpeverde; mancano intonazioni, pause e identificazione di chi parla perchè anche i Malandrini si limitano a leggerle, quindi non ci sono indicazioni su come siano state espresse.
"Snuffles" è il nome con cui Harry, Ron e Hermione si riferiscono a Sirius per mantenerne l'anonimato nella versione originale de "Il Calice di Fuoco", e il soprannome gli viene suggerito da Sirius stesso; è anche un cane famoso dei cartoni animati e il verbo significa "annusare". L'ho associato alla parola segugio e mi sembrava ci stesse bene visto l'uso a cui è deputata la Penna, ovvero "scovare" i piani dei Serpeverde come i cani scovano i tartufi.

Altre note:
Siamo arrivati al cinquantesimo capitolo e io mi sento abbastanza soddisfatta di questo percorso, almeno fino a qui. Quando ho cominciato ero titubante e avevo in mente un progetto molto meno esteso, ma poi mi sono lasciata prendere la mano.
Soprattutto, ho avuto il piacere e l'onore di catturare la vostra attenzione; posso sinceramente affermare che non avrei mai immaginato, quando ho cominciato la stesura di questa long, che avrei ottenuto risultati così appaganti.
Credo sia doveroso, dunque, ringraziare tutte le persone che hanno Preferito,Seguito e Ricordato questa storia durante questi quattro mesi, chi ha sprecato il suo tempo per lasciarmi una recensione e chi è presente ad ogni pubblicazione e con le sue parole mi dà spunti, suggermienti o semplicemente il suo sostegno.
Siete in tanti, vorrei nominarvi tutti ma non posso, per ovvi motivi; mi limito dunque a ringraziare chi mi ha dato fiducia all'inizio, chi mi ha dato suggerimenti per migliorare, chi è arrivato pian piano e non se n'è più andato, chi ha scovato la storia per caso e ha dimostrato di averla apprezzata con una quantità di recensioni piene di parole meravigliose, chi c'era e poi se n'è andato o segue semplicemente in silenzio, chi è diventato compagno di chiacchierate.
Spero davvero di continuare a meritarmi la vostra attezione.
 

Note:
per la serie "A volte ritornano", eccomi qui.
Non avete idea di quanto sia felice di tornare a pubblicare, anche perchè significa che la crisi è passata.
Devo dire di non aver mai creduto particolarmente nei segni, ma il fatto che fosse proprio questo particolare capitolo a dover essere postato una decina di giorni fa è quantomeno una gran bella coincidenza; fortunatamente, però, la mia situazione non è grave e drammatica come quella di Lily, anzi si è risolta piuttosto bene.
Venendo al dunque, e cioè al contenuto del capitolo, non è mia intenzione turbare nessuno o sminuire una patologia terribile come il cancro con quanto scritto; se ho involontariamente offeso o urtato la sensibilità di qualcuno dei lettori chiedo perdono.
RIngrazio tutti coloro che in questi giorni d'assenza mi hanno scritto e sostenuta; ho apprezzato davvero molto la vostra presenza e mi dispiace di non aver risposto, ma sono stati momenti frenetici.
Siccome si avvicina Natale e a Natale sono tutti più buoni, ma soprattutto siccome ho tanta voglia di scrivere, aggiornerò due vollte a settimana; il mercoledì e la domenica, se per voi va bene.
A presto, e grazie ancora per tutto!