~ Dead End

di HikariRin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Glimpse in Time ***
Capitolo 2: *** A Link between Spaces ***
Capitolo 3: *** The Galaxy Above ***



Capitolo 1
*** A Glimpse in Time ***


~ Dead End

1.       A Glimpse in Time

 

Una nuova era sorgeva su Hisui.

Il Pokémon regale dei Ghiacci Candidi, Avalugg, era finalmente stato placato. La convinzione del Team Galassia, e dunque di rimando quella dei Team Diamante e Perla, era che finalmente si sarebbe tornati a respirare un'aria di pace e tranquillità, e che finalmente la regione sarebbe potuta ripartire più forte di prima, forse priva della benedizione della divinità come credevano alcuni, ma forte del legame tra i Pokémon e le persone.

Altri, come il Reggente del Team Diamante, erano invece convinti del fatto che il Sommo Sinnoh non avesse niente a che fare con le prove cui l’umanità veniva sottoposta di continuo, e che i Pokémon Regali andassero liberati delle loro sofferenze. Probabilmente la responsabilità stessa del peso di cotali prove era da imputare all’essere umano stesso, alla sua incapacità di accettare il progresso e di protendersi verso il futuro.

Così, a colmare la vacuità della loro condizione erano giunte delle persone da un altro mondo, uno in cui le straordinarie creature che le accompagnavano non avevano bisogno di essere colpite dalla calamità per dimostrare il proprio potere, e con esso erano disposti ad aiutare gli esseri umani per costruire un mondo migliore.

La reggente del Team Perla, una ragazzina introversa quanto inesperta, si perse ad osservare il sole che tramontava sulla catena montuosa che circondava l’Arena dell’Iceberg. Lo squarcio spaziotemporale sul Monte Corona pareva essersi ridotto con la scomparsa dell’ultimo barlume di collera della divinità, e questo la rincuorava. Era sollevata dai risultati raggiunti dall’incontro tra due visioni così diverse del mondo. Si rendeva conto che le cose stavano pian piano cambiando, ma dentro di sé non riusciva ancora a perdonare coloro che credevano in una divinità differente dalla propria. Il suo cuore era combattuto tra la necessità di portare i due team alla collaborazione per il bene della loro terra e l’urgenza di scoprire quale verità celassero gli ultimi avvenimenti di cui gli abitanti di Hisui erano stati protagonisti, e quale fosse la vera natura del tanto temuto Sommo Sinnoh.

Damon, il reggente del Team Diamante, aveva proposto di tornare insieme dal direttore del Team Galassia per informarlo dell’ultima vittoria della sua squadra di ricerca, ed una volta salutato il suo Maestro Otis, non senza alcuna riserva, Perula lo aveva seguito verso il campo base.

Le loro conversazioni erano sempre state animate, ma questa volta il reggente l’aveva quasi lodata per il modo in cui aveva saputo gestire la situazione, e il clima era molto più disteso. Non che lui meritasse le medesime lodi, comunque. Ciò che avevano fatto era insito nel loro ruolo, né più, ne meno. Inoltre chi davvero aveva risolto la situazione non era stato nessuno di loro.

Mentre il sole timidamente lasciava il posto alle ombre, che s’allargavano sempre di più eccetto per lo squarcio luminoso nel cielo, i due proseguivano senza quasi proferire parola. La discesa verso la valle veniva resa più complicata dalla notte incombente e dalla presenza di creature selvatiche anche molto potenti, ma fortunatamente i due erano avvezzi alle lotte insieme ai propri Pokémon compagni, ed alternandosi negli scontri per risparmiare le forze erano riusciti a raggiungere la Distesa Polare. Mancava poco al campo base, sarebbe bastato proseguire verso sud e superare la vallata che li separava dalla sponda opposta, ma una fortuita quanto inaspettata tormenta li costrinse a cercare un riparo temporaneo in una caverna di ghiaccio.

Perula conosceva bene quei luoghi e sapeva che le tormente di neve erano, se non la norma, piuttosto frequenti. Su consiglio della ragazza, i due si adagiarono sulla parete di ghiaccio adiacente all’apertura nel terreno, in modo da non essere esposti alla corrente, e lì avrebbero atteso che la bufera si fosse calmata; allora avrebbero suonato il flauto per chiamare il Pokémon del quale il Team Diamante aveva la benedizione in quel luogo, per farsi portare finalmente al luogo dell’incontro con il Team Galassia.

Il ragazzo l’aveva seguita senza esitazione. Sapeva che lei aveva più dimestichezza con i ghiacci di quanta lui ne avesse maturata per una vita intera. Eccetto che per le questioni ordinarie, non aveva però saputo iniziare alcuna conversazione. La ragazza sedeva accanto a lui piegata su se stessa, abbracciando le ginocchia, e di tanto in tanto veniva colta da un brivido. La temperatura si stava facendo sempre più bassa. Non era stato saggio voler tornare immediatamente da soli.

Resosi conto del fatto che se non avesse fatto qualcosa l’avrebbe probabilmente avuta sulla coscienza, il ragazzo pensò bene di coprirla con la sua giacca senza che lei lo avesse chiesto, rimanendo esposto al gelo del ghiaccio che gli lambiva braccia e spalle.

La ragazza si era stretta nell’indumento di lui senza dire niente, sebbene interiormente fosse preoccupata del fatto che lui si sarebbe probabilmente ammalato.

Era sempre stato così tra loro. Apertamente erano avversari, tacitamente entrambi sapevano di avere sempre un motivo per ringraziare di trovarsi insieme. Nessuno di loro avrebbe potuto portare il proprio fardello da solo.

Il ragazzo si volse ad osservare l’interno della caverna, che si dipanava in diversi cunicoli nei quali i Pokémon di tipo Spettro trascorrevano la notte indisturbati. Se non ci fosse stata lei con il suo Flareon, probabilmente lui non sarebbe riuscito ad arrivare così lontano. Se non ci fosse stato lui con il suo Umbreon, lei sarebbe probabilmente rimasta preda degli spettri. Ancora una volta doveva ammettere che non era stato male fare gioco di squadra.

Vedendolo assorto, la ragazza si strinse nelle spalle e si avvicinò a lui per irradiarlo almeno del suo calore riflesso. Damon si volse al contatto della propria giacca sulla pelle, e per l’ennesima volta quella sera ringraziò Perula per il suo aiuto. Di rimando, lei stolse lo sguardo.

La disinvoltura di lui continuava a spiazzarla. Non capiva come potesse essere così tranquillo in mezzo a una crisi, ma non poteva che essere grata al Sommo Sinnoh di averla circondata di persone che avevano saputo cosa fare in quella circostanza.

“Cosa pensi che fosse tutto questo?” domandò d’un tratto, interrompendo il silenzio.

“Non saprei. Non c’è modo di saperlo. Penso comunque che abbiamo scansato un fosso.” rispose lui a bassa voce, cercando di non attirare l’attenzione dei Pokémon a poca distanza da loro. Perula teneva lo sguardo rivolto verso il ghiaccio, gli occhi stretti nel risentimento.

“Il Sommo Sinnoh era davvero in collera? Se sì, perché? È tornato a mostrare la sua grandezza perché tutti tornino ad adorarlo sulla via della rettitudine?”

“Cos’avremmo fatto di sbagliato?”

“Forse non è soddisfatto di come lo adoriamo. Forse qualcuno di noi non lo adora nel modo corretto. Forse non ci aiutiamo abbastanza.”

“Forse è solo un dio irrazionale.”

“Non è possibile. Gli unici esseri irrazionali che vedo siamo noi.”

“Perula, apri gli occhi. Quello squarcio dimostra che anche le leggi del tempo e dello spazio possono essere irrazionali. Forse il nostro Sommo Sinnoh non è perfetto come crediamo.”

“Forse siamo noi a non essere perfetti, eppure ci comportiamo come se lo fossimo. E nonostante tutte le prove continuiamo a non accettare la sua vera natura.”

“Importa davvero qualcosa?”

La ragazza trasalì, divisa tra il dubbio e l’amara consapevolezza. Il ragazzo la osservava di sbieco, apertamente disinteressato.

“Che lui ci fosse o meno, abbiamo sempre vissuto al meglio che potevamo. Abbiamo speso tutte le nostre energie nel far fiorire questa regione. Lo abbiamo fatto in nome di una divinità o del semplice istinto di sopravvivenza? Chi può dirlo. La nostra cecità ci ha comunque divisi. Tempo, spazio. Non conta niente. Di fronte a una calamità di queste proporzioni siamo tutti uguali.”

“Non posso credere a quello che mi stai dicendo. Tu non credi nel Sommo Sinnoh? Per quale ragione abbiamo portato avanti questa divisione fino ad ora?”

“Perché gli esseri umani sono egoisti. Si fregiano di una benedizione che non hanno.”

Perula scosse il capo, incredula e interdetta. Sapeva che qualcosa stava cambiando, ma il confronto che stava avendo con lui cambiava completamente la sua visione delle cose. Non capiva se lui avesse recitato un ruolo fino a quel momento, se non fosse lui la persona egoista di cui aveva parlato o se si fosse semplicemente divertito a prevaricare su di lei. Le balenò per la mente anche il pensiero che lui potesse aver ragione sul fatto che la rivalità tra i team Diamante e Perla non fosse l’unico motivo per cui non erano mai andati d’accordo.

“Se pensi che il mio unico scopo sia sempre stato fare la guerra al tuo team, ti sbagli di grosso.”

Aggiunse lui, lasciandosi andare in un sospiro liberatorio. La ragazza si strinse su se stessa, stizzita e profondamente delusa.

“Se non credi in ciò che ti è stato tramandato, se non sei convinto di ciò che dovresti tramandare, perché hai voluto essere reggente?”

"Non ho voluto proprio niente. Mi sono ritrovato ad essere reggente, come te.” rispose lui in modo quasi impulsivo, provocato dalle parole di lei. “E se devo dirla tutta, penso che nessun altro debba farlo. Il cambiamento deve arrivare da noi. I nostri antenati sono in conflitto da generazioni, io non conosco nemmeno la ragione delle nostre divergenze. Ti sei mai fermata a chiederti se stessi agendo nel giusto? Tu, Perula, in che cosa credi? Quanti Sommi Sinnoh esistono? Esiste un Sommo Sinnoh? Io non l'ho mai visto né sentito. Il fatto che ne esistano uno, due o nessuno dovrebbe essere motivo di separazione tra le genti? Quanto stiamo effettivamente seguendo quanto ci è stato tramandato?"

"Io credo che un Sommo Sinnoh esista. Immagina i nostri antenati inventarsi di un Pokémon che ha stabilito le leggi dello spazio e del tempo; sarebbe fuori da ogni logica. Non so chi abbia ragione, non so se una ragione esista. Però sono concorde sul fatto che le cose debbano cambiare, e che questa condizione potrebbe essere fonte di crescita per entrambi i nostri clan. Ampliare i nostri orizzonti e vedere più in là del tempo presente dovrebbero essere le nostre priorità; altrimenti non avrebbe senso adorare il Sommo Sinnoh. Penso anche che sia lecito porsi delle domande; siamo solo esseri umani, in un mondo che ci è ancora ampiamente sconosciuto.”

Lo sguardo della ragazza si era gradualmente disteso mentre in un impeto di coraggio e sicurezza diceva finalmente la propria. In un clima di conflitto, animosità e sfiducia, era un bene che lui e lei si ponessero determinate domande.

La giacca di lui era diventata insolitamente calda al suo interno. Lui, la sua nemesi da sempre, l’aveva appena aiutata a capire che l’opinione di chi aveva preteso di insegnarle la propria verità non doveva necessariamente coincidere con quella che lei avrebbe dovuto insegnare a chi le sarebbe succeduto. Arrossì lievemente al pensiero che, se il loro fosse stato un rapporto aperto e sincero, avrebbe dovuto ringraziarlo ancora.

Improvvisamente dall’esterno non si udiva più alcun rumore. La tormenta era cessata. Lui si alzò prima di lei, e per la prima volta Perula si soffermò sulle sue spalle larghe e sulle cicatrici che aveva sulle braccia, che l’assenza del suo abito metteva in risalto. Arrossì lievemente alla presa di coscienza di aver visto qualcosa che forse lui aveva sempre voluto nascondere.

Damon si volse verso di lei, e vedendola in imbarazzo, ancora stretta nel suo abito, non poté ignorare il pensiero che fosse addirittura carina. Sorrise in un buffo divertito, e si protese verso di lei per recuperare il flauto da una delle tasche della sua giacca. La ragazza sussultò appena, quando lui si avvicinò tanto da assottigliare il proprio spazio personale.

“Se cominciassimo a cambiare le cose tra noi due, pensi che gli altri ci sosterrebbero?” le chiese sommessamente, quasi sussurrandole nell’orecchio mentre si allontanava da lei. La ragazza sgranò gli occhi, trovandosi in un limbo tra il rossore e lo stupore.

“In che senso?” chiese, ma non fece in tempo a finire la frase che intuì l’intento di lui. Fece appena in tempo a coprirsi il viso con una mano, prima che lui potesse avvicinarsi oltre la sua soglia di tolleranza. Il ragazzo si fermò, trovandosi spiazzato.

“Cosa pensavi di fare?!”

“Sposta la mano.” le disse lui con una certa risolutezza, manifestamente stizzito.

“NO! Voi del Team Diamante siete tutti uguali! Pensate sempre che tutto vi sia dovuto.”

Damon si appoggiò al muro con un braccio, bloccandole ogni via di fuga verso l’esterno. Il disappunto si leggeva chiaro nei suoi occhi, ma lei non aveva alcuna intenzione di confrontarsi con esso, nonostante continuasse a incastrarvi lo sguardo.

“Credevo di conoscerti meglio di così. Avrei dovuto ricordare che tu metti sempre gli altri prima di te stessa.”

Perula lasciò cadere la giacca di lui, sfidandolo apertamente. Gli prese il flauto dalle mani, e lo aggirò passando dall’altra parte.

“Non hai capito nulla, Damon.” rispose, prima di suonare il flauto al suo posto.

“All’infuori di una profonda avversione, io per te non ho niente.”

 

Note dell’autrice:

Benvenuti o bentornati su una delle mie storie :3 stavolta siamo su Leggende Pokémon: Arceus.

Questa storia dovrebbe avere due capitoli, ma potrebbero diventare tre in base a come deciderò di organizzare il resto della stesura.

Damon e Perula sono due binari paralleli che vorrei tanto s’incontrassero, il gioco li presenta come due personaggi complementari e la storia evolve in parallelo sia che si scelga uno, sia che si scelga l’altro.

Mi sto dedicando solo adesso a questo gioco, mi mancano davvero poche cose – Scarlatto e Violetto hanno avuto la priorità - e devo combattere con la mia irrazionalità ogni volta che questi due personaggi compaiono sullo schermo. La razionalità fa davvero fatica a comprendere le reali dinamiche che intercorrono tra di loro, che sono anche quelle che vorrei che in questa sede emergessero.

M’impegnerò per portarvi presto il secondo capitolo. Nel frattempo vi ringrazio di cuore di avermi letta :3

HikariRin

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Capitolo 2
*** A Link between Spaces ***


~ Dead End

2. A Link between Spaces

 

Braviary giunse piuttosto velocemente, e i due vennero trasportati nuovamente sulla vallata. Tra loro cadde ancora una volta il silenzio. Lei era troppo risentita del fatto che lui avesse osato supporre il suo giudizio di lui, e lui era risentito del fatto che lei lo avesse rifiutato dopo aver infarinato il suo discorso di tante belle parole.

Erano tornati a non capirsi; bastava così poco per accendere un fuoco.

“Dovrei essere io quello offeso.” disse lui, notando che lei stesse accelerando di proposito per lasciarlo indietro.

“Perché mai?” rispose lei. “Il tuo ego è troppo grande per accettare che non piaci agli altri come piaci a te stesso?”

Il ragazzo sbuffò seccato. Camminava con le mani unite all’interno della tasca del giaccone per scaldarsi il più possibile, ma niente avrebbe potuto riparare il suo orgoglio raggelato. Non era certo quello il motivo, ma poiché i due non riuscivano mai ad avere un confronto esente da giudizi e recriminazioni, lei non poteva saperlo. Certo, Perula non aveva tutti i torti a riguardo del suo ego, ma in quell’occasione non aveva pensato davvero ad altro che ad un modo per accelerare la transizione del rapporto tra le due fazioni verso una risoluzione definitiva.

La ragazza tentò di ricomporsi. Proseguire da soli non avrebbe giovato a nessuno dei due, né a tutti coloro che contavano sulla loro resilienza e lungimiranza. Si lasciò andare in un sospiro spazientito, per poi attendere che lui la raggiungesse, e una volta che le fu accanto tornò a rivolgere lo sguardo alla sponda opposta del versante montuoso che si avvicinava sempre più, dietro al quale, nascosto da qualche arbusto innevato, avrebbero trovato il campo base della squadra di ricerca.

“Sono stata addestrata fin da piccola solo per poter prendere le redini del Team Perla. I sentimenti non trovano spazio nel proposito di guidare la mia gente. Non mi sono mai abbandonata a questo tipo di pensieri, e ancora oggi considero l’amore un sentimento inutile.”

Aveva tentato di spiegarsi raccogliendo tutta la pacatezza che riusciva a trovare ancora in sé.

Lui aveva sospirato impazientemente in risposta alle sue parole, ma non sembrava scosso o sorpreso da ciò che aveva detto.

“Io non ho mai parlato di sentimenti.” rispose, mentre portava il flauto alla bocca e con un suono poco aggraziato chiedeva nuovamente l’aiuto del re alato.

Perula lo osservava sbigottita; non poteva crederci. Strinse i pugni, mentre un lieve rossore colorava le sue guance e si faceva ancor più irritare dalla noncuranza di lui.

“Cosa significa?!”

“Ho provato a baciarti perché ti trovo carina, niente di più.”

“Continuo a non capire.”

La ragazza si strinse nelle spalle, tenendo lo sguardo fisso sulla neve.

Il ragazzo allora mosse qualche passo verso di lei, e quando le fu di fronte si chinò leggermente perché potesse parlarle intimamente.

“Io penso che tu conosca troppe cose solo per sentito dire, Perula. Non hai mai provato qualcosa solo perché ti andava di farlo?”

“Se questo significa scendere a compromessi con me stessa, preferisco rimanere dove sono.” rispose lei in modo deciso; nei suoi occhi v'era quella espressione avversativa che lui conosceva bene, e per questo motivo non aveva voluto incontrarla ancora una volta.

“Dovresti fare più esperienza di ciò che ti circonda.” sentenziò lui ponendo una mano sulla testa di lei e lasciandosi andare ad una lieve carezza, prima di allontanarsi per accogliere il re amico degli umani.

Braviary giunse a trasportare entrambi dall’altra parte, portando prima il suo reggente e poi la sua accompagnatrice. Lei faceva fatica a reggersi sulla sbarra, tanto era scossa da quella nuova rivelazione.

Mentiva a se stessa, continuamente. Tante volte aveva sognato di sottrarsi all’addestramento per andare a giocare con i bambini del campo. Tante volte aveva sognato di correre con Glaceon per la distesa innevata, e tante volte aveva immaginato di avere degli amici e come sarebbe stata la sua vita se non fosse dovuta essere la reggente, ma una ragazza normale.

Mentiva a se stessa, e lei lo sapeva bene. Ciò nonostante, riteneva di essere più meritevole di lui perché non riusciva a concepire come lui riuscisse a pensare a se stesso prima che ad adempiere al suo dovere. Se non avesse avuto quel ruolo, se non avesse dovuto rispondere a chi in lei riponeva tutta la sua fiducia pur ritenendola giovane e inesperta, sarebbe riuscita a rifiutarlo comunque?

La ragazza atterrò accanto a lui, chinandosi in segno di ringraziamento di fronte al Pokémon che tornò definitivamente sul tempio, ove lo attendeva il suo capitano dai capelli intrecciati.

Finalmente si riusciva ad intravedere il campo base. La ragazza accelerò tosto per sottrarsi all’ultimo confronto con lui.

“Non hai alcun diritto di ritenere che dovrei vivere determinate esperienze proprio con te. E comunque, per quanto mi riguarda, tu non sei stato affatto carino.”

Gli disse prima di correre verso l’area di ristoro, salutando il professore ed informandolo degli ultimi avvenimenti. Il ragazzo rimase indietro, a domandarsi se davvero non avesse sbagliato completamente il giudizio su di lei.

Se davvero lei non lo avrebbe nemmeno degnato di uno sguardo, per quanto lui potesse impegnarsi.

I due comunicarono a Soruan l’esito della missione. Il direttore del Team Galassia si mostrò soddisfatto dell'esito e invitò tutti loro a riposarsi in vista dei cambiamenti che all’indomani la regione avrebbe dovuto affrontare. Damon e Perula seguirono il suo consiglio, promettendosi nel cuore che per un lungo periodo di tempo avrebbero evitato di vedersi. Niente di più affrettato, perché il giorno dopo Hisui si svegliò con il cielo dipinto della distorsione spaziotemporale di cui era stata vittima per volere di un potere più grande, che le persone comuni attribuivano alla divinità.

Soruan convocò immediatamente i due reggenti, che dovettero assistere impotenti all’espulsione del membro più promettente del Team Galassia dal Villaggio Giubilo. Entrambi si guardarono, turbati e interdetti, ed entrambi dimenticarono in un attimo quanto successo il giorno prima. Entrambi credevano in quella persona, ed entrambi costretti dalle circostante dovevano credere quanto mai prima nel Sommo Sinnoh. Insieme decisero di darsi da fare per riportare il sole a Hisui, pur tenendosi a debita distanza dal villaggio e lontani dagli occhi di Soruan, per evitare di complicare ulteriormente le cose.

Appreso che il mondo sarebbe potuto essere tenuto insieme dalla Catena Rossa, un oggetto forgiato dai tre Pokémon dei laghi, entrambi riposero totale fiducia l’uno nell’altra, stabilendo che uno di loro avrebbe accompagnato la persona prescelta per quel compito ai tre laghi e l’altro sarebbe tornato al villaggio a controllare le mosse del Team Galassia. Per quanto potessero essere in contrasto tra loro, entrambi sapevano che nessuno dei due avrebbe mollato la presa in un momento tanto delicato. Il conflitto tra le loro genti pareva già essere un avvenimento lontano.

La Catena Rossa venne forgiata, Soruan venne raggiunto e fermato e la forza della persona caduta dallo squarcio del cielo era stata ancora una volta manifesta, così tanto da riuscire a placare il Sommo Sinnoh. O meglio, uno dei Sommi Sinnoh.

Essendosi ricreduto sulle reali intenzioni della persona venuta da un altro mondo e da un’epoca differente, e nonostante la Catena Rossa si fosse spezzata, il direttore del Team Galassia si scusò, promettendole nuovamente tutto l’aiuto di cui poteva essere capace. Grazie alla voce del Sommo Sinnoh che era stato liberato dalla sua collera, riferita dai reggenti, il professore riuscì a intuire brillantemente una soluzione per la cattura di quello rimanente.

Damon e Perula si trovarono nuovamente a dover tranquillizzare le due fazioni e a chiedere aiuto più che mai ai loro capitani. I membri del Team Diamante e quelli del Team Perla continuavano a cozzare tra loro, e quello era il momento in cui entrambi capirono di dover smettere di considerare l’altro sbagliato e di dover dare l’esempio.

Entrambi i Pokémon erano reali, entrambe le leggende erano veritiere, e probabilmente era stato solo lo scorrere del tempo ad offuscare la memoria di uno dei due, o forse era stata la separazione sempre più netta tra le genti che vivevano in luoghi diversi a impedire che i reggenti precedenti che avevano sentito le loro voci potessero incontrarsi e discorrerne.

Il tempio dei Memordei però continuava a tramandare l’adorazione di due Pokémon, ed entrambi i giovani si rimproveravano di non averci creduto abbastanza, di non essere stati sufficientemente attenti e di aver basato la propria avversione per il clan avversario sulla propria presunzione e sui racconti tramandati da altri.

Quando anche il secondo Sommo Sinnoh venne placato grazie all’aiuto dei capitani delle differenti fazioni, il sole tornò a splendere sulla regione. Lo squarcio sulla vetta del Monte Corona era finalmente scomparso, ed entrambi i reggenti osservarono con sollievo il risultato a cui la loro collaborazione aveva portato. Entrambi sorrisero l’uno all’altra dimenticando il rancore che aveva oscurato il loro discernimento, e si fecero convincere da Soruan ad organizzare una festa coinvolgendo le loro genti, che il direttore volle ribattezzare Festa dell’Armonia.

Armonia, arrise Damon. Si chiedeva in che modo avrebbe potuto far sì che diventasse il loro avvenire, dopo quanto accaduto nel suo fugace incontro tra le fragilità di lui e di lei.

Prima di scendere dalla vetta Soruan volle discorrere ancora una volta con loro, e li trattenne entrambi mentre la squadra di ricerca si dirigeva a valle.

“Avete sentito entrambi la voce dei sommi Palkia e Dialga, non è così?”

Entrambi risposero affermativamente. Soruan incrociò le braccia al petto, pensieroso.

“Il fatto che tra tutti abbiano scelto proprio voi dimostra che hanno osservato per secoli questa terra, che sanno chi siete e che rispettano il vostro ruolo di reggenti. I vostri antenati hanno svolto un ottimo lavoro, e così avete fatto voi.”

Il direttore si congratulò con loro, ricevendo un sommesso ringraziamento da parte dei due. La ragazza si fermò ad osservare con ammirazione il giovane che aveva creduto per una vita non idoneo al ruolo che ricopriva; per la prima volta si sentiva orgogliosa di aver potuto lavorare al suo fianco. Il suo sguardo tramutò però presto in delusione verso se stessa; sapeva che la valutazione che stava esprimendo in quel momento era anch’essa dettata da un modo di pensare che avrebbe dovuto abbandonare, reso più autorevole dalla scelta di un dio leggendario. Ciò nonostante per un attimo gli aveva sorriso e lui lo aveva notato, facendole abbassare immediatamente lo sguardo come se si sentisse in difetto.

Soruan si volse poi verso le rovine, stringendo gli occhi nella malinconia alla vista della devastazione che le sue gesta sconsiderate avevano contribuito a causare.

“Secondo voi dovremmo ricostruire il Tempio di Sinnoh?”

“No.” rispose Damon, senza esitazione. Perula alzò nuovamente lo sguardo, interessata. “Ritengo sia meglio che rimanga così. Una simile calamità va ricordata, dovremmo inserirla negli annali perché i futuri abitanti di Hisui non dimentichino come è successo alla nostra gente.”

“Sono d’accordo con Damon.” Il ragazzo la guardò sorpreso. Per quanto ricordasse era la prima volta che lei prendeva apertamente le sue parti. “Le rovine del tempio devono servire come monito, affinché le persone di tutti i luoghi che verranno qui sappiano e una tragedia simile non si ripeta più.”

“E sia.” disse Soruan, annuendo alle parole dei giovani. “Se pensate che in questo modo sarà più semplice tramandare ai posteri ciò che è accaduto qui, imiterò il comportamento dei leggendari Dialga e Palkia e mi fiderò di voi.”

I due ringraziarono nuovamente il direttore per la fiducia accordatagli, ed eludendo gli occhi vigili di quest’ultimo lei gli sorrise di nuovo, con una complicità che lui non aveva mai scorto nei suoi occhi prima di allora. Forse la nuova era di Hisui era più vicina di quanto avesse sempre creduto.

“Torniamo al Villaggio Giubilo ora. Abbiamo una festa da organizzare.” Concluse Soruan, dirigendosi a grandi passi verso la caverna. La ragazza gli corse dietro, impaziente di congratularsi con i suoi capitani e coinvolgerli in questa nuova iniziativa, mentre Damon lanciò un’ultima occhiata all'altare in pezzi prima di proseguire.

Dentro di sé ringraziava il Sommo Sinnoh, che dunque non era né Palkia né Dialga, che le cose si fossero finalmente sistemate, e pregava che tutti potessero trovare se stessi e trascorrere liberamente le proprie esistenze, senza limiti imposti dal tempo o dal luogo in cui si sarebbero trovati a farlo.

Emise un sospiro divertito al pensiero di aver pregato anche per la parte di lei. Il suo sorriso era stato per lui come una benedizione, sebbene non servisse più forzare le cose, quindi ragionò che per una volta dovesse essere autentico.

Portò una mano a sorreggere la fronte, mentre si soffermava a rivedere le proprie motivazioni e interiormente cominciava ad accalorarsi un poco, sentendosi anche alquanto irrequieto.

Non era poi così diverso da lei.

Anche lui aveva mentito al suo ego, pretendendo di voler soltanto risolvere le cose accelerando i tempi. La verità era che la risolutezza di lei era la cosa che più lo interessava, e il fatto che lei continuasse a sfuggirgli lo aveva soltanto acceso ancora di più.

 

Note dell’autrice:

Eccoci in questo secondo capitolo!

La chicca di oggi è che a quanto pare Damon ha fatto una gran fatica ad imparare a suonare il flauto; questo particolare è ripreso dalla miniserie La Neve di Hisui.

Ripercorrere la storia del gioco senza includere il sesso del protagonista è stato faticoso. Il prossimo capitolo sarà completamente originale – seguirà quello che nel gioco viene detto, ma sarà un po’ più libero – e in esso la storia troverà anche una conclusione.

I mondi dei due reggenti si stanno pian piano intrecciando. Sono curiosa di sapere quale sarà la reazione dei lettori al mio finale.

Vi ringrazio di aver letto anche questo capitolo, e vi rimando quindi al prossimo. :3

XHikariRinx

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Capitolo 3
*** The Galaxy Above ***


~ Dead End

3. Union of Galaxies

 

Tutto era pronto per la Festa dell'Armonia, e il Villaggio Giubilo veniva inondato da persone provenienti da ogni luogo di Hisui. Il sole splendeva alto nel cielo, qualunque evento avverso sembrava essere finalmente cessato. I Pokémon giocavano tranquilli nell'erba e facevano amicizia con le persone, i negozi si preparavano ad accogliere i visitatori e i membri della squadra di ricerca allestivano uno stand per presentare ai membri dei Team Diamante e Perla il progresso delle loro invenzioni, insieme all’enciclopedia sui Pokémon – ancora incompleta ma giunta alle ultime battute – sulla quale Laven aveva messo la firma e di cui era orgoglioso.

I capitani delle diverse fazioni arrivarono solo verso sera, abbandonando non senza riserve le rispettive posizioni, ma lasciando ai Pokémon regali il compito di vegliare sulla regione in loro assenza; i reggenti, aventi consapevolezza del fatto che i Pokémon leggendari e il Sommo Sinnoh avessero concesso loro la propria benedizione, avevano raccomandato loro di fidarsi dei Pokémon, e così avevano fatto, preparandosi a fare serata e divertirsi come mai prima.

Soruan osservava compiaciuto l’operato di tutti gli abitanti del villaggio. Riusciva a vedere un futuro radioso per quella regione, ma sapeva c’era ancora tanto da fare. Più che con altri si era raccomandato con Rampei di riempire il ristorante di mochi di patate, che avrebbero dovuto saziare e convincere gli abitanti sparsi per la regione a tornare al Villaggio di tanto in tanto e a formare un unico popolo, unito.

Si respirava un clima davvero allegro, tutti erano entusiasti, e quando finalmente la festa cominciò il villaggio era gremito di persone che discorrevano tra loro e Pokémon loro compagni che lottavano nell’arena o scorrazzavano ovunque contenti.

Il direttore e i reggenti venivano spesso avvicinati da persone di altre fazioni, alle quali rendevano onore come agli appartenenti alle proprie, e lo stand del Team Galassia lavorava a pieno regime; le Pokéball catturavano davvero tutti, con sempre crescente soddisfazione del professore e dei suoi assistenti.

Il profumo della cucina del ristorante si diffondeva per le strade, l’ebbrezza dovuta agli alcolici inebriava soprattutto i più anziani e l’odore dello iodio utilizzato dallo studio fotografico permeava l’aria all’intorno.

Mentre il cielo si colorava di arancione in attesa della notte, le lanterne cominciavano ad accendersi. Interessato al loro funzionamento, accanto alla porta del villaggio che dava verso il mare, Damon era intendo ad ascoltare la dettagliata spiegazione degli addetti all’illuminazione. Pensava che qualora non fosse stato un procedimento troppo oneroso si sarebbero potute implementare in altre zone della regione; il Team Galassia era davvero avanti.

Accanto a lui c’era Melio, che trovandosi davvero poco attratto dal discorso lampade aveva deciso di raggiungere gli altri capitani, i quali a poca distanza interloquivano tra loro. Guaran e Sinen avevano scelto quella serata per presentare agli altri la propria relazione; il loro sguardo disteso e la loro intesa perfetta si erano guadagnati il plauso degli altri, e udendo sprazzi di quel discorso, mentre finalmente libero dalla morbosità del suo amico Damon decideva di uscire dal villaggio per fare due passi, non poteva che trovarsi contento.

Al di fuori del borgo si respirava una certa quiete, perciò il reggente decise di proseguire verso la spiaggia. Quando raggiunse un piccolo gruppo di Bidoof che giocavano tra loro nell’erba e si fermò a guardarli divertito, sentì in lontananza il suono armonioso di un flauto. La melodia non era la stessa che lui stesso aveva cercato di apprendere per una vita intera senza risultati, ma una a lui sconosciuta. Chiuse gli occhi per un attimo, facendosi guidare dalle note. Conosceva solo una persona in grado di suonare così bene.

Avvicinatosi alla spiaggia intravide la sua figura di spalle, mentre il sole tramontava all’orizzonte. Intenta a suonare il flauto, non si era accorta della sua presenza. Le code del suo vestito si muovevano leggiadramente al passaggio della leggera brezza che arrivava dal mare, i suoi movimenti aggraziati accompagnavano con delicatezza lo strumento che teneva tra le mani. Tutto di lei gli faceva avvertire interiormente qualche battito in più.

Rimase a qualche passo da lei, ad osservarla assorto, finché Perula non vide Glaceon sollevare il muso e voltarsi nella sua direzione, e si rese conto di non essere sola. Smise di suonare volgendosi a sua volta, e quando lo vide un leggero sorriso non senza una nota d’imbarazzo riempì il suo volto.

“Scusa se vi ho lasciati da soli; sono venuta fin qui per trovare un po’ di quiete. Non sono abituata a stare in mezzo a tante persone.”

“Io sì, ma ogni tanto è bene trovare un posto in cui fermarsi a pensare.” rispose lui rimanendo accanto a lei.

La ragazza si accasciò sulla sabbia, tenendo le ginocchia sollevate e abbracciandosi nelle spalle.

“Suppongo che da ora in avanti non saremo più così indispensabili.”.

Poco distanti da loro, Leafeon e Glaceon correvano insieme sulla sabbia e strusciavano i musi l’uno all’altro come due ottimi amici.

“Il nostro ruolo non sarà più lo stesso; le persone saranno sempre più autonome e i Pokémon saranno con loro. Hai già deciso cosa vorrai fare da ora in avanti?” chiese, con lo sguardo sulle prime stelle che s’intravedevano nel cielo della sera.

“Non ci ho ancora pensato, ma credo che le cose non cambieranno comunque da un giorno all’altro.”

Perula annuì, accompagnando il gesto con un cenno vocale.

Poi si sollevò di nuovo avvicinandosi all’acqua, e con lo sguardo desideroso di arrivare il più lontano possibile portò una mano sul petto.

“Io ho deciso che lascerò Hisui.”

Di tanto in tanto solo il verso dei Bidoof rompeva il silenzio.

Damon aveva cercato in se stesso una risposta che volesse darle davvero, ma non l’aveva trovata.

Lei continuò, alzando una mano verso il cielo quasi a volerne afferrare la conoscenza.

“Voglio ampliare i miei orizzonti, e non potrò mai farlo rimanendo sempre nello stesso posto; voglio viaggiare, conoscere persone e Pokémon, tornare qui e riferire a tutti ciò che avrò imparato.”

Il ragazzo incrociò le braccia al petto. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto sentire in quella circostanza, e si trovava combattuto tra la consapevolezza di voler continuare ad averla intorno e la ragionevolezza che gli suggeriva che avrebbe dovuto incoraggiarla.

“Dove andrai?”

Riuscì soltanto a chiedere, osservando l’acqua incresparsi e riversarsi debolmente sulla riva.

“Non lo so ancora.”

Chiederle di non andare sarebbe suonata come una pretesa. E nemmeno poteva negare ciò che aveva sempre sostenuto, che il tempo di ciascuno è prezioso.

“Quando partirai?”

“Spero presto.”

La cresta delle onde e la sabbia sulla sponda brillavano ancora intorno a loro, rendendo ancora più nostalgico quello che suonava alle orecchie di lui come un addio.

Perula si volse incrociando le braccia dietro la schiena, celando la mestizia della sua espressione al sole che lasciava quasi del tutto l’orizzonte, e incontrando la malinconia negli occhi di lui.

“Vorresti venire con me?”

Damon non riuscì a sostenere il peso di quello sguardo.

In verità la sua richiesta lo aveva sorpreso e gli aveva fatto intendere che probabilmente anche lei sarebbe stata felice di averlo accanto, ma a quella domanda sapeva bene cosa rispondere.

“Non posso. Il Team Perla è formato per lo più da persone adulte e indipendenti, ma il Team Diamante ha ancora bisogno di me.”

Perula abbassò gli occhi, lasciandosi andare ad un lieve sospiro. In qualche modo se lo aspettava.

“Posso lasciare anche il Team Perla nelle tue mani allora, finché non si saranno sistemate le cose?”

“Certamente.”

La risposta di lui giunse repentina e sicura, e questo la tranquillizzò. Gli sorrise, in modo diverso da quanto aveva fatto sulla vetta; con una punta di amarezza.

Era convinta che anche da solo avrebbe svolto un ottimo lavoro e si sentiva rincuorata per la sua gente, ma per un attimo il pensiero di restare aveva sfiorato la sua mente, immediatamente dissolto dall’idea che se lo avesse fatto avrebbe tradito se stessa e il sogno che aveva finalmente consolidato.

“C’è qualcosa che possiamo fare insieme però, prima che tu vada.”

Disse lui, estraendo il suo flauto dalla tasca del giaccone. Quando lo vide la ragazza scoppiò in una risata. Il ragazzo lo puntò verso di lei, incontrando i suoi occhi con un’espressione alquanto decisa.

“Insegnami a suonare.”

Perula si avvicinò a lui, afferrando lo strumento e fermandoglisi accanto per potergli spiegare come doveva impugnarlo, dicendogli che aveva già capito quali fossero i suoi errori: anzitutto lo afferrava nel modo sbagliato, e in seconda istanza metteva troppa forza nel soffio.

Il ragazzo ascoltava attentamente le sue istruzioni mentre lei ripeteva i suoi movimenti sbagliati con il suo flauto personale, e dal bagnasciuga i loro Pokémon compagni poterono finalmente vedere per la prima volta i due scherzare insieme, ridere degli errori di lui e andare d’accordo.

Si guardarono l’un l’altro, pensando che dovesse essere il clima della festa ad avergli fatto dare di volta il cervello, e che quella sarebbe stata un’occasione che non si sarebbe mai ripetuta, ma sarebbe piaciuto ad entrambi che quella complicità durasse nel tempo.

D’un tratto i Pokémon all’intorno poterono finalmente udire un suono poco più che decente provenire dal flauto memordei di Damon. Le istruzioni della reggente avevano dato i loro frutti in poco tempo.

Il ragazzo sorrise nella sua contentezza, accompagnato dalla ragazza che nel congratularsi con lui saltando sulla sabbia inciampò in avanti, venendo prontamente recuperata da lui che avendo lasciato andare il suo flauto le aveva afferrato un braccio.

La ragazza si ricompose, e un leggero rossore le ricoprì le guance. Nell’incrociare il suo sguardo per ringraziarlo, notò che lui non le aveva ancora lasciato il polso.

Damon la guardava con gli stessi occhi della caverna di ghiaccio, senza staccarli dai suoi, e fu lei ad abbassarli per un attimo, sentendo il suo viso farsi sempre più caldo.

Il polso che lui ancora teneva saldo era più alto del suo viso, e lei notò che pian piano la distanza da quello di lui si stava assottigliando.

Il ragazzo si fermò a poca distanza da lei, timoroso che si sarebbe ritratta ancora una volta.

Per qualche secondo i loro sguardi s’incontrarono di nuovo, così come i loro sospiri, e lei decise che non si sarebbe sottratta. Chiuse gli occhi per prepararsi al contatto con le sue labbra, e sentì il ragazzo stringerle il polso prima di sfiorarla appena.

Rimase in attesa per qualche momento di qualcosa che però non accadde. Quando aprì gli occhi, trovò il ragazzo che osservava sbigottito la mano che lei aveva mosso istintivamente a spingerlo via, e capì che la testa era stata ancora una volta più veloce del cuore. Sgranò gli occhi, che in pochi secondi si riempirono di lacrime al pensiero che lei avrebbe voluto che qualcosa accadesse, ma non era stata capace di lasciare che accadesse. Il suo polso era ancora stretto nella mano di lui, che aveva abbassato lo sguardo sentendosi rifiutato ancora una volta, e lei sentiva un macigno nel petto a causa del senso di colpa.

Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire. In lei diveniva sempre più chiara la realtà che si era ripromessa, che il suo viaggio non sarebbe stato interrotto da alcuna distrazione, che non avrebbe lasciato niente indietro perché non sapeva quando sarebbe tornata, e non avrebbe mai potuto permettere  che il desiderio di rivederlo potesse farla vacillare fino al punto di farle pensare di mollare ogni proposito.

Non poteva innamorarsi di lui.

Strinse gli occhi nel tentativo di fermare la caduta delle lacrime, piegandosi su se stessa quasi in un inchino, sorretta solo da lui che non voleva lasciarla andare.

“Io… non penso sia una buona idea legarsi ora.”

Sentenziò, prima che la sua voce potesse essere rotta dai singhiozzi.

Damon allentò finalmente la presa.

“E quale dovrebbe essere il momento ideale?” chiese con voce sommessa, che mal celava la delusione che provava.

La ragazza portò entrambe le mani a coprirsi il viso. Lei non lo sapeva.

Non aveva una risposta; chiedergli di attendere il suo ritorno sarebbe stato sprecare il suo tempo prezioso, e nemmeno voleva farlo perché avrebbe sentito il peso della responsabilità di aver promesso.

Perciò non disse niente, rimanendo nascosta dietro alla propria inadeguatezza, fino a quando lui portò una mano sulla fronte sbuffando in modo seccato.

“Mi trovi d’accordo.” concluse con voce quasi impercettibile, prima di voltarsi indietro e tornare a grandi passi verso la via per cui era venuto.

Un breve mugugno accompagnò il tentativo disperato della ragazza di non piangere, e riuscì quasi nel suo intento, mentre sentiva i suoi passi allontanarsi sempre di più.

Mentre Damon tornava indietro insieme al suo Leafeon scorse sul ciglio della strada uno dei suoi capitani che si stava dirigendo verso la spiaggia e che non appena lo vide tentò di fermarlo per dirgli qualcosa, ma capendo subito che non era il momento giusto s'ammutò repentinamente.

Riza guardò verso la spiaggia, e scorse la ragazza ancora rannicchiata su se stessa, affiancata dal suo Glaceon che poggiandosi sulle sue ginocchia tentava di consolarla. Si avvicinò a lei rimanendo comunque a distanza, fin quando Perula non si accorse della sua presenza.

“È un po’ brusco a volte, ma lo fa solo con le persone a cui tiene.”

La ragazza passò una mano sotto agli occhi, tornando com’era abituata immediatamente a sorridere, sebbene il capitano avrebbe giurato di essere stata testimone di un paio di lacrime.

“Lo so.” le disse con voce flebile, facendosi forza e sollevandosi.

“Mi chiamo Riza, faccio parte del Team Diamante. Ti andrebbe di scambiare quattro chiacchiere?”

Alleggerita dalla presenza del capitano accompagnato da Munchlax, Perula tornò insieme a lei verso il villaggio, mentre le raccontava di quanto accaduto.

Principalmente, si soffermò sulla sua volontà di viaggiare e sulla delusione palpabile sul volto di lui.

Riza sorrise appena al pensiero che Damon era davvero cambiato.

“Secondo me dovresti andare, se è quello che vuoi davvero. Gli passerà. Se si è detto d’accordo, significa che lo è veramente.”

“Non lo ha detto perché costretto o perché non vuole forzarmi?”

Perula portò una mano sulle labbra in atteggiamento pensieroso, ma Riza scosse la testa e la rassicurò appoggiandovi la propria.

“Se lo conosco bene ha pensato al meglio per te, e ha capito che tu hai fatto lo stesso nei suoi confronti. Il meglio che puoi fare ora è vivere la tua avventura senza riserve.”

La reggente del Team Perla si lasciò sfuggire un sorriso sincero nei confronti del capitano del Team Diamante, e a coglierla nella sua fragilità arrivò immediatamente Guaran, apostrofandola con uno sguardo torvo e dicendole di cercarla da diverso tempo.

Perula si scusò a lungo con lei, e inchinandosi salutò Riza, la quale si mise di nuovo in cerca di Damon. Quello che aveva fatto gli rendeva onore - pensò mentre lo scorgeva in lontananza intento a parlare con il direttore del Team Galassia. Ora però sarebbe toccato a tutti loro come capitani alleviare il suo malessere. Sospirava al solo pensiero. Se lo conosceva bene quanto pretendeva di conoscerlo, non avrebbe ascoltato nessuno; in questo era proprio come Melio.

Mentre gli si avvicinava con l’intento di richiamare la sua attenzione, fu costretta a desistere nuovamente; di fronte a lei la reggente del Team Perla, avvicinatasi ai due, salutò Soruan con un inchino e poi non senza imbarazzo si rivolse a Damon, tenendo tra le mani un flauto che il reggente raccolse ringraziandola con un cenno del capo, mantenendo il suo stoicismo come aveva fatto fino al giorno prima. Sorrise.

“Non riuscite proprio ad andare d’accordo voi due, eh?” ingiunse Soruan incrociando le braccia, mentre Perula e Damon voltavano lo sguardo in direzione opposta.

Perula si allontanò immediatamente dal gruppo, salutando Riza che aveva scorto dietro al giaccone di lui, al che Damon si voltò a sua volta accorgendosi di lei e intuendo che avesse già saputo qualcosa.

Il reggente s’accomiatò da Soruan per poi accompagnarsi con il suo capitano, e mentre lei lo incalzava chiedendogli in che modo avesse perso il suo flauto lui aveva già smesso di ascoltarla. I suoi pensieri andavano a Sinnoh, al quale faceva voto di attendere il ritorno di lei qualora lui l’avesse accompagnata lungo il suo viaggio in terre lontane.

Lei invece, mentre si riuniva ai suoi capitani per comunicare loro la sua decisione e che quando se ne sarebbe andata per qualunque cosa avrebbero potuto rivolgersi a Damon e Soruan, aveva deciso in cuor suo che nell’incertezza di ciò che sarebbe successo da quel momento in avanti lo avrebbe liberato senza pretendere nulla.

Tra lui e la sua libertà, avrebbe scelto la sua libertà. Tra l’armonia tra i due clan e se stessa, avrebbe per la prima volta preferito se stessa. E credeva di averlo conosciuto bene abbastanza da sapere che lui non avrebbe mai potuto rimproverarglielo.

 

Note dell’autrice:

Sono uscita distrutta da questa storia. È stato davvero difficile. Questo finale è stato cambiato più e più volte, pensato più e più volte, e avrei potuto inserire tante cose ma alla fine ho deciso che non ci sarebbe stato niente.

Quella che avete letto per me è la relazione tra questi due personaggi: un “dead end”, un vicolo cieco.

Due binari paralleli che per quanto vorrebbero incontrarsi trovano la cosa alquanto difficile, e due persone che per quanto potrebbero interessarsi l’una all’altra troverebbero davvero difficile innamorarsi. Il Sommo Sinnoh però può tutto, dicono. Chissà.

Ho preferito non aggiungere niente al gioco originale, e vado abbastanza fiera della mia scelta, comunque. Vi ho rubato anche troppo tempo con questo capitolo, quindi direi di salutarvi qui.

Grazie a tutti voi per aver letto la mia storia :3 spero che la prossima arrivi il più tardi possibile e non mi distrugga come questa. Perché devo essere così poco fangirl?! Accidenti!

çwç

xHikariRinx

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