In viaggio con te... ma per me

di Ella1412
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

IN VIAGGIO CON TE... MA PER ME

 



PROLOGO

 
«Senti un po’ Fronte Spaziosa, come farai ora che partirai in viaggio con Sasuke?»
Sakura alzò gli occhi verdi sull’amica bionda, poggiata al muro vicino allo specchio. Le aveva chiesto di accompagnarla per comprare le ultime cose prima dell’imminente viaggio. Erano già passate a comprare dei recipienti per i medicinali di emergenza, dei sandali e due tute nuove per il viaggio. In quel momento erano alla ricerca del “mantello perfetto”, dato che quello scuro della rosa – secondo il parere non richiesto della Yamanaka – non andava affatto bene perché c’era già una persona cupa nella coppia e non era di certo la sua amica dalla fronte ampia.
Sakura indossava un mantello chiaro, color crema, con una riga rosso scuro alla base. Ovviamente a sceglierlo era stata la bionda perché quella particolare riga richiamava il solito completino rosso che Sakura indossava in missione.
In realtà la rosa non vedeva tutta questa necessità dei richiami di colore, secondo lei il suo mantello scuro era perfetto.
«Cosa intendi, Ino-pig?» chiese l’amica mentre si sistemava addosso il mantello. La sua figura era quasi totalmente nascosta sotto la stoffa chiara, spiccava la testolina rosa e in basso i piedi che sfoggiavano dei sandali color verde militare.
«Tu sei abituata alla vita da villaggio, hai tutto! Hai comprato casa, hai una clinica avviata e i tuoi bambini hanno bisogno di te. Sei sicura che partire sia la scelta giusta?»
Le parole di Ino non erano dette in tono duro o urlate e forse era proprio questo tono tranquillo a spaventarla.
«Sasuke–kun mi ha detto che sarei partita con lui questa volta e poi la clinica è-» iniziò a rispondere la giovane donna.
«Smettila di vivere in sua funzione. Ragiona con la testa e non con i sentimenti. Cresci Sakura. Hai delle responsabilità in questo villaggio, lui ne ha altre.»
Sakura abbassò lo sguardo. Era così determinata a partire da non aver valutato i suoi doveri lì al villaggio.
«Credo che questa sera tu debba pensare seriamente a cosa devi fare, Sakura.» le disse la bionda mettendole una mano sui capelli rosati.
Sakura sapeva che Ino parlava in quel modo perché le voleva un gran bene, aveva perso di vista ciò che era. Avrebbe dovuto assolutamente mettere un punto a quella situazione.
«Ti va di accompagnarmi a casa?» le chiese alzando gli occhi verdi in quelli celesti di lei.
Ino rispose con un gesto del capo, sorridendole confortante.
 
 
 
Le due avevano chiamato a casa di Sakura anche Hinata per fare una sorta di serata tra donne. La rosa era davvero in crisi, sarebbe dovuta partire? A che pro? Sasuke era migliorato, era vero, però le avrebbe potuto dare quello che lei cercava?
«Sakura, che ne pensi di mettere su carta i tuoi problemi? Innanzitutto pensiamo alla clinica.» Hinata aveva iniziato a dividere il foglio in due. Su una colonna aveva scritto la prospettiva di vita a Konoha senza seguire Sasuke nel suo ennesimo viaggio, nella seconda, invece, cosa avrebbe fatto se lo avesse seguito.
Senza grande sorpresa delle tre, ovviamente, era la prima colonna a fioccare di impegni e doveri.
«Se resto qui posso far crescere la mia clinica, se parto con lui potrei farla conoscere anche fuori Konoha. Se resto qui posso andare in missione e tornare a casa a sistemarmi e rilassarmi, se invece parto dormirei nei boschi e faticherei giorno dopo giorno.» ragionò a voce alta la rosa.
«Però potresti dormire anche negli hotel.» suggerì Ino, Hinata annuì. Invero a entrambe allettava l’idea di fare un viaggio con i rispettivi uomini. Però le loro erano relazioni totalmente diverse.
«Se resto qui posso coltivare le mie amicizie e incrementare ancora il mio lavoro, potrei trovare l’uomo della mia vita… e se non lo trovassi? E se fosse davvero Sasuke – kun l’uomo per me?» gli occhi verdi erano prossimi al pianto. Le amiche la strinsero in un abbraccio.
«Ascolta Sakura, quando questa mattina ti ho detto di ragionare non intendevo dire che sono contraria a questo viaggio. Prova a partire con la consapevolezza che non sei dipendente da lui ma che sei cresciuta e sei consapevole di ciò che stai cercando. Sii la Sakura forte che sei al villaggio, non farti mettere i piedi in testa da quello scorbutico di un Uchiha!» esordì Ino con il sorriso. Sakura le fu grata e strinse le due nell’abbraccio che si era creato.
 
 
***
 
 
Sasuke si era ritrovato alle porte del villaggio con gli esponenti maschili del suo vecchio team – maestro incluso – a parlare del viaggio. Non era – in realtà – una missione, era nato come viaggio di chiarimento, però questo il team non lo sapeva. La verità era che Sasuke non aveva la più pallida idea di che cosa significasse avvicinarsi a una persona. Era così abituato ad allontanarle che non sapeva davvero da dove iniziare. Non aveva nemmeno più le basi per costruire un dialogo decente.
Sakura doveva ancora arrivare e lui aveva timore che non si presentasse per partire. Eppure quando le aveva accennato che sarebbe partito le aveva detto anche l’orario. In più lei era stata felicissima di sapere che sarebbe finalmente andata con lui. Perché avesse il permesso di andarci, però, lei non lo sapeva. Sasuke aveva passato i due anni del suo precedente viaggio a redimersi e a pensare ai suoi legami. Lei non riusciva a inserirla nel gruppo degli amici dove stavano anche Naruto, Shikamaru e gli altri. O meglio, lui ci aveva provato a inserirla lì, però si era accorto fin da subito come quel  ruolo le stesse molto stretto.
Ovviamente di tutti i suoi pensieri non ne lasciava trapelare uno sul suo volto e anzi si mostrava disinteressato anche al discorso dell’usuratonkachi.
«Sakura – chan!» urlò il dobe alzando la mano in alto e iniziando a muoverla come se fosse una bandiera. Sasuke lo guardò accigliato, portando poi lo sguardo sulla figura femminile che si stava avvicinando a loro.
 
La rosa arrivò alle porte del villaggio sorridente, salutando con entusiasmo i tre uomini di fronte a lei. Aveva fatto tardi senza un reale motivo, in realtà. Prima di scendere aveva incontrato Ino – e Sai – che le aveva portato quel mantello color crema che alla fine lei non aveva comprato e si era commossa. Le aveva ripromesso che avrebbe agito con la testa, cercando di comprendere cosa volesse fare della sua vita a partire da quel viaggio. Se per Sasuke sarebbe stato solo un altro dei suoi innumerevoli viaggi, per lei sarebbe stato un viaggio di chiarimento. Doveva dare forma a quell’amore malato che provava per l’ex nukenin. Hinata l’aveva salutata la sera prima, la mora aveva deciso di lasciare la mattina al team, quindi si era fatta da parte e avrebbe aspettato Naruto da Ichiraku per un ramen.
«Sono pronta per partire, Sasuke – kun!» esordì la rosa con un ampio sorriso. Se doveva essere sé stessa lo sarebbe stata fin da subito. La Sakura piagnucolona e tutto rossori e balbetti era sparita. Ora era una splendida kunoichi, fiera e abile.
 
La partenza era stata più lunga del previsto sia per il ritardo di Sakura, sia per il pianto improvviso del dobe. Kakashi, ad avviso dell’ex nukenin, non si era nemmeno impegnato per farlo smettere il prima possibile. Solo le parole della rosata avevano avuto il potere di calmarlo, non avrebbe mai pensato che la frase “c’è Hinata che ti sta aspettando da Ichiraku” potesse avere un effetto così repentino. Naruto infatti aveva tirato su con il naso e le lacrime erano sparite quasi del tutto.
Sasuke storse il naso impercettibilmente. Lei non era mai stata indifferente a quella Testa Quadra, però il biondo aveva ormai accantonato la sua cotta per la compagna di team.
Sakura, dal canto suo, era contenta di partire. Certo, non tanto quanto prima della serata tra donne, però era comunque contenta di riuscire a fare quel viaggio tanto atteso. Il suo obiettivo era capire in primis sé stessa, poi quel ragazzo tutto nero e atrocità che si stava avviando senza aspettarla.
Sakura alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente per poi farsi un sorriso sconsolato. Certe abitudini sono dure a morire, eh?
 
Sakura continuava a salutare i due camminando all’indietro. Sasuke, invece, continuava a guardare avanti a sé.
«Allora Sas’ke–kun» iniziò il primo discorso la rosata, guardandolo con occhi sorridenti «Qual è la nostra meta?». Il mantello color crema era fissato allo zaino, lasciando così scoperto il fisico atletico della kunoichi. Il completo rosso spiccava sullo sfondo verdeggiante, quel verde che però era presente anche negli occhi attenti a tutto ciò che la circondava. Infondo per lei era tutto nuovo, aveva viaggiato solo per portare a termine le missioni, non aveva mai fatto gite di piacere.
«Andiamo a nord.» rispose secco lui. Ovviamente non un accenno di sorriso o un’occhiata di sfuggita. Però la rosa rispose con un cenno del capo, sorridente e fiduciosa.
 
Infondo le aveva risposto.
 
Lasciò che il moro la precedesse, lei più che camminare stava tranquillamente passeggiando. Non le importava che lui stesse mettendo distanza tra loro, l’avrebbe aspettata.
Infondo, come le ricordava fin troppo spesso la Yamanaka, lei lo aveva aspettato per molti più anni. E poi doveva ricordarsi di considerarlo allo stesso livello degli altri, non come lo strafigo dell’ultimo degli Uchiha.
 
 
Era difficilissimo.
 
 
«Ci accampiamo qui?» chiese Sakura, reprimendo uno sbadiglio.
Sasuke accese un fuoco per permettere una notte tranquilla e annuì. Sakura era stremata, non che avesse fatto chissà cosa, però era piena di informazioni nuove. Non sapeva che vicino al suo villaggio ci potessero essere posti tanto incantevoli.
Si sentiva soddisfatta del suo primo giorno di viaggio, anche per come si era comportata con Sasuke.










Angolino Ella!

Eccoci qui con il prologo di una nuova che tanto nuova non è dato che è sul pc da novembre 2021 SasuSaku!
Questo prologo è un po' una base di ciò che succederà nei prossimi capitoli. Si tratta del viaggio che affrotano insieme, ovviamente molto inventato, ma chissà se non piace ciò che immagino XD
Spero di pubblicare con una certa regolarità ma non garantisco per niente, purtroppo mi conosco...
Un po' mi discosterò dalla storia vera e vi dico già che il viaggio finisce con il concepimento, quindi credo che la storia avrà un cambiamento di rating oppure uno spin off dove verrà raccontato il fattaccio +18 :P
Grazie a tutti per aver letto questo prologo, spero sia un sassolino che ho lanciato che vi possa interessare! 
E ora, all'alba dell'01:19 e con ben 3°C io mi dirigo nel mio letto a passare una nottata al caldo. Si spera...
A presto con il prossimo capitolo!
Ella1412 <3  

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1


Sakura era in viaggio da circa una settimana. Sasuke non era un grande interlocutore, non lo era mai stato, però era sempre stata Sakura la parte chiacchierona del team – senza contare Naruto, ovviamente.
Il percorso era ancora molto tranquillo, il bosco era sempre più fitto ma nel caso li avessero mai attaccati i due non avrebbero avuto problemi a difendersi.
 
Un rumore di ramo spezzato. Sasuke si fermò, Sakura portò immediatamente il chakra nel pugno chiuso. I due ventenni si scambiarono uno sguardo d’intesa e subito dopo Sakura diede un pugno al suolo. Ci vollero pochi secondi e il terreno fu scosso da una forza impressionante, facendo tremare tutto ciò che ci fosse sopra. Dagli alberi caddero tre o quattro uomini che vennero immediatamente toccati dal chidori di Sasuke che viaggiava tra le profonde crepe del suolo. Non erano ferite mortali, però bastò per far perdere loro i sensi.
Sakura andò a controllare il loro stato di salute, Sasuke – invece – che fossero semplici briganti.
Appurate le due cose partirono di nuovo. Lo scontro era durato pochi secondi.
 
Quella sera Sakura era più carica. Si era abituata al modus operandi di Sasuke e si era adattata di conseguenza. Era molto fiera di come stesse andando il viaggio, in più era capace di capirlo con uno sguardo.
«Domani andremo a Suna?» chiese Sakura mentre gli porgeva il piatto caldo. Sasuke strinse le labbra. Il percorso fino a Suna comprendeva il dover scalare una montagna abbastanza ripida.
Sakura studiò la sua espressione e subito parlò: «Starò al tuo passo, Sas’ke–kun». Il sorriso che nacque subito dopo era sincero, carico di energia. Le gote rosate accentuavano gli occhi verdissimi che continuavano a guardarlo con affetto.
 
Sasuke allora annuì, scoprendosi senza armi per combattere quei sorridenti occhi verdi.
 
 
La mattina dopo Sakura era ancora carica. Quando Sasuke era tornato al campo l’aveva trovata con  lo zaino pronto.
Era consuetudine che di primo mattino Sasuke si allontanasse dal loro campo per lasciare il tempo alla rosa di sistemarsi e lavarsi con calma. Anche se ultimamente tornava quando la kunoichi stava mettendo sul fornelletto l’acqua per il tè.
 
Questo suo avvicinamento la rendeva molto fiduciosa. Se prima arrivava quando era tutto pronto per lasciare il posto e ripartire, ora si avvicinava di più a ciò che per Sakura era definibile rapporto amichevole tra i due. La rosata si sentiva come se avesse superato un primo grande scoglio e, quasi ci sperava ma non voleva illudersi, le sembrava che anche lui avesse mosso un timido e piccolissimo passo verso di lei.
 
Sakura prese la tazza di Sasuke quando l’acqua era ormai calda e ci mise gli aromi preferiti del moro, senza zucchero, e gliela porse con un sorriso. Velocemente mise abbondante zucchero nel suo tè ancora sul fuoco, lei lo beveva più caldo rispetto al ragazzo, e il calore aiutava lo zucchero a sciogliersi più velocemente.
Una volta spento il fuoco Sakura si sistemò con la schiena contro lo zaino e sorseggiò il suo tè. Vide che Sasuke l’aveva aspettata per bere la sua tazza e internamente ne fu molto contenta.
«Che percorso seguiremo oggi?» disse lei, non riuscendo a contenere l’ennesimo sorriso.
Il moro buttò giù un sorso del suo tè, aprendo gli occhi solo per indicare con lo sguardo un percorso che conosceva.
«Pensavo di proseguire verso quel monte.» la rosa percorse con lo sguardo l’intera figura del monte, cercando di capire quanto potesse essere faticoso o quanti giorni avrebbe richiesto quel passaggio.
«Dovremmo impiegare circa una settimana per arrivare in cima.» si premurò di dire il ragazzo, alzandosi e sciacquando la propria tazza.
Sakura si alzò di conseguenza, continuando a guardare quel monte. Sasuke le prese la tazza dalle mani, lavandola e ridandogliela.
Quando si girò verso la rosa, vide gli occhi verdi – brillanti? – fissarlo con una punta di confusione.
Dopo pochi secondi la vide scuotere leggermente la testa, sorridendo e ringraziandolo. Poi la vide girarsi per posare la tazza e sistemarsi lo zaino sulle spalle.
 
Erano in cammino da circa due o tre ore, potè ipotizzare la kunoichi guardando la posizione del sole. Non si erano mai fermati se non per raccogliere piante mediche.
Sasuke era sempre di poche parole ma a lei andava bene così, le piaceva viaggiare in quel modo e conoscere il vero mondo che la circondava.
 
Sakura chiuse gli occhi a una brezza di vento, sembrava un abbraccio della natura che l’accoglieva in quei nuovi posti.
Un fruscio.
Sakura si voltò dietro di sé, dando un pugno impregnato di chakra all’aria avanti a sé. In questo modo aveva creato una forte folata improvvisa. A seguire il vento vide anche le scosse elettriche del chidori di Sasuke risalire sugli alberi che lei stessa aveva puntato.
«Questa zona è ricca di predoni?» chiese la rosa, controllando che la scossa data dalla tecnica di Sasuke non avesse creato danni agli uomini caduti dai rami.
«Questa è una parte del bosco poco controllata, dobbiamo tenere gli occhi bene aperti.» spiegò lui, affiancando la rosata.
«Sasuke-kun, qual è la missione che devi compiere con questo viaggio?» le parole della ragazza viaggiarono leggere fino al moro. Di sicuro aver avuto due attacchi in poco tempo l’aveva messa in allerta, quindi era normale che il suo ragionamento l’avesse portata a quella conclusione.
L’ex nukenin le diede le spalle, annunciando che le missioni sarebbero arrivate man mano che il viaggio proseguiva e che per il momento non ce n’erano.
Sakura scrollò le spalle, non pronunciando altre domande.
Aveva già tutte le risposte di cui aveva bisogno.
 
 
«Allora se non abbiamo ancora delle missioni, perché non andiamo a visitare tutte le terre dei ninja? Le mie missioni non mi hanno mai permesso di studiare o anche solo di ammirare il luogo.»
Sasuke ascoltò la richiesta della compagna, infondo il loro viaggio era anche quello: riscoprire il mondo e anche – solo da parte sua – le relazioni.
«Vorrei iniziare da qui.» disse lei, sorridente. In mano aveva una mappa delle terre dei ninja e stava puntando un luogo in particolare «Vorrei rivedere posti che ho attraversato di corsa, vedere le cascate e anche il mare!». Sasuke si affacciò sulla mappa e constatò che non ci fossero problemi a fare dei giri, in fondo quello non era un viaggio di lavoro. Annuì alla rosa, emettendo perfino un verso a labbra chiuse per chiarire che fosse un sì su tutta la linea. Quindi la vide avviarsi nella direzione giusta, non aspettandolo. Sasuke allora iniziò a camminare e la studiava da dietro. Sakura era diventata una presenza gradevole e interessante, non soffocante come quella di Naruto, né enigmatica come quella di Kakashi.
Il mantello chiaro svolazzava leggero attaccato allo zaino pieno di medicazioni, Sasuke sentì la rosa canticchiare una melodia del villaggio. La stessa canzone che cantava Mikoto quando lui giocava in cucina in attesa di Itachi.
Un sorriso debole gli piegò le labbra e il moro se le sfiorò con le dita, incredulo che un ricordo del genere potesse suscitargli una reazione diversa dalla malinconia.
«È il primo sorriso.»
Sasuke alzò lo sguardo sorpreso, gli occhi verdi di Sakura lo scrutavano senza giudizio. Era sollevata di riuscire a vedere quel lato di lui dopo tanti anni. Lui abbassò lo sguardo, ricercando il controllo delle sue emozioni, mentre Sakura era già tornata a camminare verso il monte. La melodia era tornata leggera alle loro orecchie, riportando Sasuke a quei giorni che credeva di aver dimenticato.
 
 
***
«E così questo è quello che è successo quella sera da Ichiraku.» finì di raccontare Sakura. Quella volta Naruto doveva pagare il pegno di una scommessa persa con Shikamaru e ha dovuto dire al proprietario del locale che il suo ramen stava peggiorando.
Sasuke aveva ascoltato senza interrompere mai, ogni tanto sorrideva leggero all’immaginarsi l’usuratonkachi a dire quelle parole all’uomo che lo ha sfamato da bambino.
Si trovavano ai piedi della montagna che avrebbero iniziato a scalare il giorno dopo, non era ripida ma sicuramente era molto alta.
«Cerchiamo un posto per accamparci e riposare? Ormai questa zona non dovrebbe avere briganti e non vedo nessuna fessura nella montagna per fermarci.» chiese la rosa guardandosi intorno. Il moro annuì, quindi lì si separarono, Sasuke cercò la legna da accatastare per il fuoco mentre lei andò al fiume per darsi una sciacquata.
 
Nonostante fossero distanti l’uno dall’altra percepivano il chakra reciprocamente e in qualche modo ne erano confortati. Sakura, immersa nel fiume, si sentiva tranquilla e ottimista nei confronti di quel rapporto atipico; Sasuke invece si stava rendendo conto di aver perso molto più di quello che avrebbe mai potuto immaginare anche solo una settimana prima. Non conosceva molti aneddoti, né delle date particolari di ciò che accadeva nel villaggio, in più non sapeva quasi niente di quella ninja dai capelli rosa che lo stava accompagnando.
Eppure, si può provare affetto per una persona che si conosce a malapena?





Angolino Ella!
Eccoci qui con il primo capitolo! 
Allora, che dire? Non succede molto in questo capitolo, piano piano c'è un'evoluzione! Io spero che il testo vi sia piaciuto, è da un po' che lavoro a questa storia e spero di rendere i personaggi più IC possibile!
Grazie ai tre recensori del prologo, vi adoro!
Grazi grazie grazie.
Ci sentiamo prossimamente!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2



 
Sakura era tornata all’accampamento allegra ma terribilmente infreddolita. Fortunatamente il moro aveva già provveduto ad accendere il fuoco per la cena e la notte, accatastata vicino a un albero si poteva vedere un bel mucchio di legna secca.
«Che fuoco caldo! Che legna è?» chiese la rosa con le mani vicino alle fiamme. Con gli occhi smeraldini stava seguendo i movimenti di quei colori caldi.
«Quercia.» fu la risposta di lui.
Sakura corrugò la fronte. Quello non era il tono di voce a cui si era abituata nei giorni passati. Fece correre lo sguardo sulla figura dell’ex nukenin e si scontrò con un’espressione indecifrabile.
«C’è qualche problema, Sasuke – kun?» chiese la rosa sinceramente interessata a scoprire altri lati di quell’uomo freddo e distaccato.
Lui negò ma non cambiò espressione, non poteva dirle che voleva sapere di più su di lei. Era curioso ma non era minimamente pensabile l’idea di dirlo.
Sakura tornò a guardare il fuoco, poco dopo si organizzò per preparare della carne. Lo sguardo del moro divenne più accigliato e sembrava la stesse studiando a fondo, con un’insistenza che prima non le aveva mai mostrato.
 
Il corpo di lei era sinuoso e lei era attenta a tutto ciò che la circondava. I capelli rosa erano cresciuti e in quel momento le arrivavano alle scapole; le mani pallide erano morbide e ben curate, anche quando si sistemava i capelli che le davano fastidio sembrava essere estremamente aggraziata. Le labbra piene e rosate si stendevano spesso in un sorriso quando incrociavano il suo sguardo e lo stesso sorriso raggiungeva gli occhi smeraldini che in quel momento erano tornati a guardarlo interrogativi.
«Se non la smetti di fissarmi butto per terra la tua cena.» disse in modo scherzoso ridacchiando. Sapevano entrambi che non ne sarebbe mai stata capace e questo fece tornare in sé il moro che si avvicinò per prendere il suo pasto… solo per precauzione.
 
***
 
«Ti manca il villaggio?»
Sasuke sospirò a quella domanda. Erano nei loro sacchi a pelo, vicino al fuoco, e Sakura continuava a rigirarsi nel proprio.
«Vuoi tornare indietro?» non sapeva perché ma in qualche modo quella domanda fece male a entrambi. Era circa un mese che stavano portando avanti quel viaggio e non era successo nulla tra di loro.
Sakura si girò verso la sagoma del moro con un nodo in gola.
«Vuoi che ci torni?»
 
Sasuke non rispose, si girò anche lui verso la rosa trovandola a fissarlo. I suoi occhi erano leggermente illuminati dalle poche fiamme ancora presenti, sembravano speranzosi e in cerca di un appiglio o di una motivazione che le dimostrasse il perché lei fosse partita.
Negò con il volto, tacendo ma facendo in modo che lei potesse vedere la risposta.
Sakura sorrise e finalmente si addormentò.
 
Quella notte lui la passò principalmente insonne. Non si sarebbe mai sognato di risponderle a voce, eppure era come se il corpo gli si fosse mosso da solo. Continuò a guardare il profilo addormentato della donna per quello che a lui sembrarono ore; i capelli sembravano quasi aranciati alla luce delle fiamme flebili e il naso era leggermente arrossato dall’umidità della notte. Le labbra erano chiuse e sembravano dannatamente morbide.
Il moro si morse le proprie, portando lo sguardo al firmamento. Tra le stelle ne vide una cadente e si accigliò, sembrava che qualcuno le stesse prendendo in giro. Sbuffando si mise a dormire.
 
 
***
 
Sasuke si svegliò con l’odore di tè e con il leggero tepore del sole sul viso. Aprì lentamente gli occhi e vide Sakura in pigiama intenta a preparare la colazione per entrambi.
«Buongiorno Sasuke – kun! – disse la rosa non appena lo vide sveglio. I capelli legati in una cipolla disordinata e il pigiama verde chiaro le davano un che di materno ai suoi occhi. – Ho preparato il tè, ti va?»
Il moro annuì e uscì completamente dal suo sacco a pelo.
«Oggi quindi scaliamo la montagna! Non vedo l’ora, è la prima volta che lo faccio solo perché mi va e non per una missione!»
Sakura sembrava molto entusiasta del programma di quel giorno, addirittura gli sembrava che tremasse dall’emozione.
Ci misero molto poco a prepararsi e partire. Il sentiero non era difficile come sembrava e in più la rosa era in ottima forma, tanto che gli raccontò alcuni aneddoti che la riguardavano proprio degli anni che lui non era presente al villaggio. Fu così che venne a conoscenza delle avances fatte da Lee, del lungo ed estenuante periodo di addestramento sotto le ali di Lady Tsunade e del perché ci si fosse sottoposta.
«Perché volevo stare al vostro passo.» era stata la conclusione logica del discorso di Sakura alla tacita domanda del moro. Perché lei ci aveva fatto caso – ma forse lui no – che Sasuke cambiava espressione in base al suo sentimento. Quando gli ha raccontato di quella volta in cui Lee le regalò un mazzo di fiori aveva corrugato la fronte, poi le aveva lanciato uno sguardo interrogativo mentre parlava del suo addestramento e sembrava molto più interessato di quando invece gli raccontava degli altri.
 
 
«Attenta.» la mano del moro si protese verso la rosata, erano quasi in cima e Sakura aveva delle difficoltà a scalare l’ultimo pezzo. Gli sguardi si incontrarono e si parlarono, lei sorrise e gli afferrò la mano con forza.
Era il primo contatto dopo un mese di viaggio.
 
«Grazie.» disse lei una volta alla stessa altezza. Le mani che ancora si tenevano si stavano dando calore e quasi sembrava che non volessero staccarsi. Sakura guardò poi il panorama, sorridendo e spostando lo sguardo incredulo su tutto ciò che vedeva. Sasuke conosceva già il paesaggio ma fu catturato da quell’espressione meravigliata della ninja medico.
«Sasuke – kun è meraviglioso!» disse lei allegra, stringendo la mano del moro e sorridendogli. Per poco non si lanciò in un abbraccio ma si trattenne tornando a concentrarsi sulla vista.
 
Una brezza improvvisa li colpì e Sakura si chiuse immediatamente il mantello fino alla bocca. Sasuke intravide con le sua abilità un ostello in un villaggio vicino.
«Oggi dormiamo al coperto.» non era un ordine, lui voleva seriamente un confronto con la rosa che lo capì al volo, sorridente come sempre.
«Certo! Qui su fa molto più freddo!»
Sasuke aspettò che lo seguisse per iniziare a camminare nella direzione giusta.
 
 
***
La stanza che avevano occupato era color crema, le pareti di riso creavano due zone e c’era un bagno con una grande vasca. I due ninja preparono due futon per la notte e poi si organizzarono per la cena. Mentra Sasuke era uscito a occuparsi del cibo, Sakura si era rintanata in bagno per un meritatissimo bagno caldo. Era da un po’ che si poteva lavare solo con l’acqua gelida del fiume ed era contenta di rilassarsi in una vasca proprio come a casa sua.
 
Non ci mise troppo, il tempo di avvolgersi in un accappatoio bianco e di uscire nella zona con i futon. Aveva dimenticato nello zaino la biancheria e non ne voleva sapere di rimettersi addosso quella usata! Sperò con tutta sé stessa che il suo compagno di viaggio fosse ancora in giro per il piccolo villaggio a fare rifornimento di viveri e sospirò quando non lo vide.
Il tempo di arrivare fino allo zaino e di cercare le sue cose che sentì la porta scorrere e – con non poco terrore – percepì il chakra potente di Sasuke.
Il moro era sull’uscio con in mano le buste con la spesa e gli occhi, sempre così impassibili, erano sbarrati e fissi sulla sua silhouette. Sakura era accucciata su sé stessa, l’accappatoio le copriva dal seno a sopra la metà coscia e sul collo correvano le gocce d’acqua dai capelli. In mano aveva l’intimo pulito, di un bianco candido e pieni di pizzi e merletti perché sì, era una ninja forte e potente, ma era pur sempre una donna!
«Mi asciugo e ti lascio subito il bagno!» quasi gridò la rosa mentre correva in bagno.
Sasuke non ebbe il tempo di dire nulla, seguì stralunato la figura minuta della rosa entrare e chiudersi in quella stanza senza avere il tempo di porsi nemmeno una domanda ma – neanche se ne era accorto – lo sharingan si era attivato.
 
 
***
 
Sakura uscì dal bagno e trovò il compagno seduto al tavolino, era già tutto apparecchiato, intento a lucidare la sua katana. Da quello che sapeva era una specie di rito per lui e lo aiutava ad acquetarsi.
Lei intanto si era vestita con il pigiama verde chiaro ed era pronta. Faceva leggermente freddo in quell’ostello ma decise di non prestarci attenzione e si mise a tavola con il moro.
 
Come al solito la situazione era tranquilla, Sasuke annuiva ai suoi discorsi e mangiava con calma. Sakura sentiva ancora un po’ di freddo e iniziò a provare a riscaldarsi le braccia con le mani. Sasuke allora finalmente la guardò ma lo sguardo gli si bloccò prima degli occhi verdi, le labbra che continuava a muovere attirarono la sua attenzione e il moro perse quasi del tutto il filo del discorso.
«Sasuke – kun, tutto bene?» 
 
«Vado in bagno.» disse all’improvviso, alzandosi.
Sakura annuì e mentre il moro si rintanava nella stanza, lei mise a posto tutto e si mise a scrivere sul proprio diario.
Sasuke le era sembrato strano. Abbassò lo sguardo a controllare che non si fosse sporcata con il brodo di pesce ed era tutto al solito posto, quindi scrollò le spalle e continuò a scrivere i suoi pensieri riguardo il viaggio.
 
 
***
 
 
I loro futon, per questione di spazio, erano vicini. Lei si era messa vicino alla finestra che affacciava sul cortile interno illuminato, lui invece vicino alla porta. Si era svegliata in piena notte per un colpo di freddo e aveva trovato il viso di Sasuke – addormentato – vicino al proprio. Ebbe un tuffo al cuore. Il braccio del moro le copriva il fianco e sembrava che la stesse tenendo vicino a sé, le gambe erano incrociate e il suo respiro caldo le solleticava il collo.
Lo guardò con occhi languidi, pieni d’amore e speranza. Sasuke aveva le ciglia lunghe e il naso sottile, era la prima volta che li vedeva da così vicino.
Sorrise in uno sbuffo e si accucciò meglio in quell’abbraccio inaspettato.
Un bacio sul suo collo diafano scappò al suo autocontrollo.
Tornò a guardare quel viso rilassato dal sonno e i suoi occhi si scontrarono con due occhi socchiusi.
«Mh…» sussurrò il moro, stringendo la presa sul fianco.
 
 
Sakura guardò incredula il moro. La mano le stava ancora circondando il fianco, il fiato caldo ancora le stava scaldando il collo e gli occhi di Sasuke si stavano facendo man mano sempre più lucidi. Non sembrava uno sguardo arrabbiato come si sarebbe aspettata, le sembrava confuso. Vide i suoi occhi, uno nero e l’altro violaceo, scrutarle bene il viso – che avrebbe giurato essere bordeaux – e sbarrarli all’improvviso.
 
«Scusa.» sbiascicò l’ex nukenin scostandosi un po’ dal corpo della rosa.
«Di nulla…» sussurrò lei. Sentiva le loro gambe scivolare tra loro e allontanarsi.
Il futon era terribilmente freddo.
Sakura avrebbe giurato di aver visto l’espressione imbarazzata di Sasuke, la stessa che faceva quando erano genin e Naruto lo metteva in imbarazzo.
Sasuke tornò nel suo lato di futon, il corpo aveva perso il calore che provava nello stringerne un altro a sé. Si portò la mano al petto, provando a mantenere un minimo di quella sensazione e arrossì, non si era mai sentito così tanto in imbarazzo come in quel momento.




Angolino Ella
Ben trovati lettori e lettrici!
Come state? Ecco qui un altro capitolo!
Spero tanto che vi piaccia, l'ho cambiato e ricambiato innumerevoli volte per non cadere nei soliti cliché e rendere la storia troppo frivola per i caratteri di Sasuke e di Sakura ^^"
Ad ogni modo eccoci qui, stanno maturando e crescendo in questo viaggio! Speriamo bene XD

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 




Sasuke si svegliò da solo nel futon. Si guardò intorno e vide di essere vicino alla finestra. La stanza era vuota ma dal bagno si sentiva la stessa melodia che canticchiava Sakura qualche giorno prima, poi la vide uscire e sorridergli.
«Se ti piace così tanto questo angolo di letto la prossima volta lascio dormire te alla mia sinistra.» gli disse ridacchiando.
Sasuke si strofinò i capelli e sbuffò, non sapeva se rimproverarla per averlo preso in giro o passarci sopra. D’altronde quella mattina si sentiva a casa, non era come le altre volte al campo. Era riuscito a riposare dopo tanto tempo e Sakura, in qualche modo, gli trasmetteva serenità.
«Ieri ho visto qualche negozietto sulla via dell’ostello, che ne dici se oggi ci dedichiamo a fare i turisti?» chiese la rosa una volta arrivata al tavolino nell’altra stanza.
Sasuke annuì, a lui non importava il posto.
 
***
 
«Benvenuti.» ad accoglierli nel locale era una donna sulla quarantina, leggermente in carne e con i capelli castani raccolti in una crocchia disordinata.
«Un tavolo per due, per favore.» chiese Sakura con gentilezza. Presero posto e ordinarono da mangiare.
«Sasuke – kun, non puoi mangiare sempre pomodori e onigiri. – il ninja la guardò accigliato – Scusi signora, vorremmo della carne, grazie!»
Sbuffò all’ordinazione fatta dalla rosa, non era un bambino e poteva benissimo scegliere da solo cosa mangiare.
Fece per parlare ma per la prima volta lo sguardo di Sakura gli stava intimando di non farlo, lo aveva visto quando prima si era comprato due pomodorini dal fruttivendolo.
Sbuffò e spostò lo sguardo fuori la finestra.
«Scusatemi…» disse una voce femminile richiamando la loro attenzione.
«Mh?» Sakura si girò verso di lei sorridente.
«Ecco, ho notato gli stemmi sulle vostre schiene. Lei è la ninja medico Haruno Sakura?»
«Oh sì, sono io. Come posso aiutarti?» rispose cortese.
«Non ho bisogno di niente, solo una foto!»
La ragazza era bionda con gli occhi verdi, non sembrava avere più di dodici anni.
«Certo, nessun problema!» Sakura si alzò dal tavolo per mettersi in posa dietro di lei. Una volta scattata, Sakura fu trattenuta debolmente e si mise ad ascoltare cosa avesse ancora da dirle la ragazzina.
«I miei genitori mi hanno detto che il suo accompagnatore è un nukenin. Per favore Sakura – san, stia attenta co lui.»
 
Sakura sbiancò, strinse i pugni e si rimise seduta al tavolo proprio di fianco al moro che si era irriggidito al discorso. Era certa che Sasuke avesse sentito tutto, quella ragazza non si era preoccupata di abbassare la voce.
«Non c’è da preoccuparsi, io amo quest’uomo e ha già espiato ogni sua colpa. – con la mano sinistra si toccò il cuore e la destra corse a toccare la coscia di Sasuke – È stato giudicato innocente e ora si sta impegnando ad aiutare i villaggi più bisognosi di aiuto nonostante sia un valido – se non eccellente – contributo anche tra i ninja di Konoha. Di che altre prove avete bisogno per accettarlo come un ninja valido e fedele al volere della Foglia?»
Nel locale calò il silenzio. La giovane, evidentemente in imbarazzo, si scusò e tornò al suo tavolo.
La mano poggiata sulla coscia di Sasuke si strinse leggermente, lui si era girato a guardarla ma lei fissava il tavolo avanti a sé. Sapere cosa doveva affrontare il moro ogni volta che attraversasse un villaggio l’aveva momentaneamente privata della sua solita allegria.
 
***
 
Dopo il pranzo Sakura volle fare ritorno nella stanza. Sasuke non aveva fatto storie e l’aveva assecondata.
«Come fai a sopportarlo?» chiese con voce bassa.
Sasuke non rispose, aspettò che continuasse e che si sfogasse. L’incontro al locale doveva averla scossa più del dovuto.
«Abitudine.» rispose dopo il lungo silenzio di Sakura.
La vide tremare ed era certo che non fosse per il freddo. Le sua guance erano arrossate, così come il suo naso piccolo. Le labbra erano strette in una morsa per evitare alle lacrime di uscire da quegli smeraldi che aveva, però erano già lucidi e prossimi al pianto.
«Beh, se è questo il trattamento non passeremo più per nessun villaggio.» disse risoluta, gli occhi verdi erano decisi e non ammettevano repliche.
«Più andiamo a nord e più ce ne sarà bisogno. Non è un problema passare per i villaggi.» rispose lui con tono calmo. Per Sasuke era davvero così, non si poteva imporre ai villaggi di dimenticare il suo passato nonostante tutto l’impegno per cambiare in meglio e per rendersi utile. Lo sapeva e andava bene così, infondo lui non aveva nessuna famiglia a cui dar conto e stare da solo rendeva quel presente meno pesante.
«Per te potrà pure non essere un problema ma non per me. Questa gente ha una visione ridotta e non sta accettando il presente e-»
«Ho già detto che non è un problema.» la voce di Sasuke era dura, non ammetteva repliche.
Gli occhi di Sakura, già lucidi, iniziarono a piangere.
Sasuke non sapeva ancora come gestire questa situazione…
 
 
***
 
Sakura non aveva parlato molto per il resto del pomeriggio, dopo il pianto era uscita fuori dalla finestra e aveva urlato il suo “shannaro” per sfogarsi. Poi era tornata in camera per sciacquarsi il viso e per rilassarsi aveva preso un libro di medicina che aveva con sé e aveva iniziato a leggere uno dei capitoli che a Sasuke sembrava tra i più difficili dell’indice.
«Come ci organizziamo per la cena?» chiese Sakura chiudendo il libro. Alla fine lo aveva letto quasi tutto e il cielo stava imbrunendo.
«Possiamo andare a cena nel ristorante al piano di sotto.» rispose Sasuke mentre lucidava la sua katana.
La rosa alzò lo sguardo sul compagno di viaggio che la stava già studiando, non arrossì perché era ancora scossa dal fatto successo a pranzo, però comunque vedere come lui le stesse dietro e cercasse a modo suo di aiutarla la fece sentire in colpa.
«Va bene, mi preparo.»
Si chiuse in bagno per prepararsi un minimo, lasciando Sasuke nel silenzio. Vederla indispettita, in qualche modo, lo turbava. Però le voci su di lui sarebbero sempre girate e non sarebbero mai state positive. Era un po’ come una maledizione per lui, prima aveva perso la famiglia, poi il fratello che credeva un pazzo traditore – che si è nella realtà rivelato il vero eroe dell’intera storia – e infine tutto il suo essere un ottimo ninja veniva messo costantemente in discussione dalle sue azioni fatte nel suo periodo buio. Sakura era quel raggio di sole che, Sasuke non sa bene come o perché, è riuscita a guidare la mano di Naruto, quell’unico amico che sarebbe riuscito a riportarlo sulla retta via.
Inoltre lo amava.
Anche su questo Sasuke era molto scettico non perché non credesse nel suo sentimento, però era un ex nukenin e spesso l’amore è confuso con la compassione, lui non ne aveva per nulla bisogno. Si compativa abbastanza già da solo.
Spesso si chiedeva che senso avesse per lui continuare a vivere, a fare del bene per redimersi, a prodigarsi per difendere quel villaggio che aveva portato alla morte del suo clan, della sua famiglia e di tutti i suoi sogni. Strinse la katana, quei pensieri gli facevano visita quasi ogni notte, ogni volta che per sbaglio sentiva i genitori nei vari villaggi mettere in guardia da lui i proprio bambini.
Se avesse avuto lui dei bambini li avrebbe messi in guardia da qualcuno con il suo stesso trascorso? A conti fatti, agli occhi di un genitore tutti i suoi moventi non sono scusabili, né tantomeno giustificabili. Per un genitore cresciuto in un contesto come quello della Foglia – ma anche un qualsiasi altro contesto dove il genitore vuole il meglio per il proprio bambino – i tipi come lui sono i reietti, quelli da tenere lontani.
Forse è per questo, pensa Sasuke, che Naruto lo ha preso così tanto a cuore. Lui si vedeva simile all’Uchiha. Non che in realtà ci fossero molte differenze, per un motivo o per un altro entrambi in quella società non se la spassavano granché. Però forse avrebbe preferito portare lui Kurama dentro di sé, se fosse stato possibile uno scambio di vite probabilmente non ci avrebbe pensato due volte. Avrebbe dato tutto per riavere con sé almeno suo fratello e la sua famiglia. Era anche vero che l’eroe biondo aveva perso i genitori il giorno della sua nascita, o almeno così dicevano i vecchi del villaggio.
 
 
«Sasuke?» chiese Sakura.
Quando era arrivata avanti a lui?
«Tutto bene?» la vide avvicinare lentamente una mano sul suo volto, forse era ancora scosso dai pensieri che lo avevano completamente estraniato dalla realtà e si scosse per evitare di farsi toccare.
«Mh.»
«Sasuke, – Sakura abbassò la mano per poi stringerla attorno all’unico polso del moro per usare l’altra per toccargli uno zigomo e asciugarglielo – Non puoi non rispondermi se quando torno in camera ti trovo in lacrime e con lo sguardo perso nel vuoto.» la voce della rosa, generalmente molto dolce e apprensiva sia a lavoro sia con lui, era diventata dura, il ninja quasi stentava a credere che quella frase fosse uscita dalle labbra carnose della rosa.
Forse boccheggiò, non sapeva nemmeno lui come si fosse ritrovato in quella situazione ma i capelli rosati gli solleticavano il mento e il naso, improvvisamente era stretto da due braccia esili che gli impedivano qualsiasi movimento. Eppure non era soffocante come aveva sempre pensato, le lacrime continuavano a uscire – dannate – dagli occhi diversi e il corpo minuto di Sakura iniziò a singhiozzare debolmente.
«Vederti così mi fa male.» era un sussurro, una frase sospesa e detta a mezza bocca che gli arrivò dritta al cervello scatenando così i singhiozzi anche in lui.
Non aveva mai pianto in pubblico da dopo lo sterminio del suo clan, credeva che non potesse nemmeno più provare emozioni più forti di quando ha portato a termine la vita di Itachi, la persona che più amava e che più lo amava.
Quella testolina rosa, testarda come – se non più di lui –, lo stava cambiando semplicemente standogli accanto. Se non fosse stato in quella stanza con lei non avrebbe mai fatto viaggiare la sua fantasia fino a pensare addirittura a un suo figlio, preoccupandosi delle sue compagnie e della spirale di odio che lo investirebbe solo per il suo cognome.
Sasuke alzò la mano per circondare la vita della rosa e stringerla a sé, affondò il volto in quei capelli profumati e si lasciò andare a un pianto liberatorio.
 
 
 
***
 
«Grazie per la cena.» Sakura e Sasuke si erano fatti portare la cena in camera, il moro non aveva più parlato e la rosa non voleva forzarlo. Sapeva che quell’episodio sarebbe stato un taboo finché lei non avesse forzato la mano ma costringerlo a parlare dopo poco tempo dal suo sfogo le sembrava un piano che faceva acqua sotto ogni punto di vista.
Avevano poi messo a posto ed entrambi si erano messi di nuovo vicino al tavolino, uno a lucidare la katana con la schiena poggiata al muro e l’altra a scrivere.
In qualche modo – non sapeva come, né cosa le desse quella sensazione – Sasuke le sembrava leggermente più presente dopo quel momento molto intimo. Continuava a non parlare ma era più gentile con i gesti, non si scostava dopo dieci secondi se lei lo toccava – li aveva contato dopo i contatti per dargli le ciotole con il pasto e la colazione – o non la guardava stranito se diceva qualcosa fuori posto.
Gli occhi di Sakura si potevano anche soffermare più tempo in quelli bicolore del moro senza che uno dei due distogliesse lo sguardo. Non avevano mai potuto sperimentarlo prima, però entrambi parlavano molto con gli sguardi. I messaggi della rosa erano spesso chiari, quasi cristallini. Gli occhi del moro, invece, parlavano una lingua che Sakura faceva fatica a capire.
Però in quel momento – dove erano uno di fronte all’altra con le proprie cose in mano –  la rosa poggiò la testa sulla spalla del moro. Gli sguardi ancora intrecciati, lei era leggermente tesa a causa della mossa atipica, lui stinse i denti.
«Ti do fastidio?»
Lui non rispose, quindi Sakura si accigliò e si spinse ancora più vicino a lui, poggiando anche una spalla sul torace del compagno.
«Ti do fastidio?» chiese di nuovo, sussurrando; Sasuke rilassò la mascella.
Lui non rispose di nuovo ma spostò il braccio sano a sorreggerle la schiena. La katana era poggiata sulle sue gambe con la pezza dimenticata a terra.
«No.» rispose fissando quel paio d’occhi pieni di speranza e forza che subito dopo la sua sillaba sorrisero.
«Bene. Allora resto così.» disse lei abbassando lo sguardo e portandosi il diario sulle gambe. Sentiva il petto esploderle per l’emozione, aveva letto negli occhi di Sasuke e non aveva visto nessuna emozione negativa che li aveva animati quel pomeriggio. Sembrava che le tenebre che gli avvolgevano il cuore si stessero molto lentamente dissipando.
«Mh.» gemette lui poggiando la guancia sulla testolina rosa e chiudendo gli occhi.
Comunicare con quella ninja medico era davvero estenuante, anche se non lo disturbava come quello stupido villaggio.







Angolino Ella
Beh, che dire. 
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Ho provato a seguire i pensieri dei personaggi, una volta passato lo blocco dello scrittore in realtà le vicende sono successe da sole. La mia parte preferita è la fine dei pensieri di Sasuke - quello scemo adorabile - che neanche si accorge di star piangendo e trova in Sakura una roccia a cui aggrapparsi.
Grazie a tutti voi che avete recensito (scusate se spesso non rispondo, ho una mente molto bacata lol), messo la storia tra i preferiti e anche solo a voi che avete letto. Spero che vi piaccia leggere di questi duo scemini tanto quanto piaccia a me scriverci!
Grazie, grazie e ancora grazie!
Allora niente, ci sentiamo al prossimo capitolo <3

Gabriella

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
 

Anche quella notte, dopo gli avvenimenti del giorno prima, li aveva visti dormire abbracciati. Questa volta, però, il primo a svegliarsi fu Sasuke. Si ritrovò il moncherino a sorreggere la testolina rosa della compagna e la mano poggiata sul fianco ben definito. Si immobilizzò nell’esatto istante in cui si accorse del troppo contatto. Quasi si pentiva di averle mostrato quel suo lato così debole…
Non era abituato a stare così vicino a una persona – una donna, per altro! – ma sembrava quasi che fosse il suo corpo a volerla così vicino. Da che si ricordava, quando erano tutti e tre genin, non si muoveva così tanto la notte ma quella mano – sì, proprio l’unica che gli era rimasta! – era poggiata docilmente su quel fianco morbido e caldo.
Forse soffriva di qualche disturbo tra mente e corpo, altrimenti non se lo spiegava.
Era pure vero che gli unici rapporti umani li aveva avuti con la madre e con il fratello…
Sakura mosse le gambe e solo allora il moro si accorse di quanto in realtà le fosse attaccato.
Già. Lei era di spalle ed era lui il depravato che aveva legato le gambe alle sue, oltre ad aver poggiato il braccio su di lei.
Ecco, mancava solo maniaco alla lista di graziosi nomignoli che gli avevano affibbiato nel corso degli anni.
 
Decise di staccarsi dal caldo corpo della rosa per andare a bere un bicchiere d’acqua, avrebbe volentieri lucidato la sua katana se non fosse stato che il giorno prima lo avesse fatto due volte e poteva rovinarla. Mentre tornava nel suo futon lanciò uno sguardo al cielo chiaro, stava albeggiando. Recentemente riusciva a dormire meglio, forse perché la consapevolezza di essere con qualcuno di fidato lo tranquillizzava inspiegabilmente. Quella kunoichi lo stava destabilizzando più del dovuto, e su questo ci avrebbe messo l’unica mano sul fuoco.
Tornò a stendersi, stando ben attento a non toccare per nessun motivo al mondo la rosa al suo fianco.
 
Quando era in viaggio da solo, in genere, sentiva l’odore dell’erba bagnata, il profumo della Haruno – invece – era molto delicato, femminile, piacevole e gli aveva invaso le narici con gentilezza. Se poi nei viaggi in solitaria sentiva o il rumore della pioggia o il cinguettio degli uccelli, in quel momento era il respiro regolare di Sakura a fare da padrone nella mente di Sasuke.
Com’era possibile che il solo suo pensiero fosse così totalizzante?
Come era passato dal volerla uccidere in nome di quei legami che voleva spezzare al pensarla indispensabile?
Perché non riusciva a immaginarsi quel viaggio senza la sua presenza?
 
Decise di darle le spalle, non prima di averla osservata a lungo. Richiuse gli occhi e si addormentò sereno.
 
 
Sakura si svegliò verso le sette di mattina. Il torace di Sasuke era sotto la sua mano e i suoi occhi, una volta aperti, si scontrarono con la schiena del moro. Dopo aver battuto gli occhi due volte decise di alzarsi e di preparare la colazione. Voleva andarsene da quel villaggio, ne avrebbe però dovuto parlare a un Sasuke sveglio e vigile, non a quel bellissimo giovane uomo che si era appena spostato nel futon. La pelle diafana era arrossata dove prima era poggiata sul cuscino, le labbra invece erano schiuse in un modo che Sakura avrebbe definito ammaliante. Però purtroppo Sakura non disponeva di un giudizio oggettivo e a dimostrazione di ciò era proprio il fatto che lei fosse lì con l’uomo che in passato ha provato a ucciderla…
Il tè era pronto ma Sasuke non si era ancora svegliato, piuttosto insolito da parte sua.
La rosa decise di chiamarlo dolcemente, senza usare l’onorifico, per non avvicinarsi al suo bel corpo dopo il troppo contatto della sera prima.
 
L’ex nukenin aprì gli occhi lentamente. Avanti a lui c’era una cascata di capelli rosa confetto, distanti dal suo volto ma comunque abbastanza vicini da invadergli le narici con il suo profumo.
«La colazione è pronta.» disse lei indicando il tavolino imbandito.
Sul suo volto c’era sempre un sorriso dolce.
«Mh.» rispose lui – forse mezzo assonnato e non ancora vigile – mentre si alzava con gli occhi sereni.
 
 
***
 
Dopo aver mangiato con calma ed essersi vestiti, Sakura espresse la sua decisione di lasciare quel villaggio. Non sapeva bene che reazione potesse avere dal moro, però lei non si trovava bene immersa nell’ottusità delle persone. Era vero che Sasuke era indifendibile, però era altrettanto vero che quell’uomo era il risultato degli eventi.
Naruto le aveva raccontato la storia di Itachi spiegandole il motivo dello sterminio del clan Uchiha e la rosa non aveva potuto far altro che immedesimarsi in Sasuke.
Cosa avrebbe fatto lei se le persone a lei più care fossero state vittime di qualcuno del clan, a maggior ragione un parente stretto, una persona di cui tutti si fidano? Forse avrebbe reagito come Sasuke, forse avrebbe cercato aiuto all’interno del villaggio, però era anche vero che non sapeva a chi rivolgersi. In fondo i loro caratteri eri molto diversi.
Però lei lo conosceva “bene” dall’accademia, non sapeva assolutamente che tipo di bambino potesse essere il moro.
 
Sakura sbuffò.
L’ex nukenin portò su di lei uno sguardo scettico. Vedere Sakura così diversa era una cosa nuova per lui.
La teneva d’occhio da quando aveva iniziato a vagare per la stanza immersa in chissà quali pensieri fino a quando non si era fermata alla finestra a fissare un punto indefinito del panorama avanti a lei.
Lo sguardo verde di lei era cambiato circa tre volte, secondo l’attenta analisi che aveva fatto. Era sicuro che volesse andargli a chiedere qualcosa, infatti aveva visto una certa agitazione, poi aveva iniziato a camminare con uno sguardo turbato e meditabondo, dopo ancora si era fermata e i lineamenti del suo volto si erano rilassati, come se stesse pensando a cose lontane.
Mise la katana nel suo fodero.
 
«A cosa stai pensando?» Sakura sobbalzò. Era sempre un battito mancato quando iniziava lui un discorso.
La rosa sorrise e si avvicinò al ragazzo tutto musi lunghi e sguardi agghiaccianti, si mise a sedere vicino a lui e poggiò il viso tra le mani.
«Al passato, alle possibilità, a un futuro diverso.» disse sincera non lasciando mai lo sguardo del moro. Lo vide arcuare debolmente le sopracciglia, come a immaginarsi qualcosa.
«Leggimi la mente. – propose allora la rosa – guardami dentro.»
Vide gli occhi neri sbarrarsi per una frazione di secondo, come se non si fosse mai aspettato una richiesta del genere dal prossimo, però lo sguardo verde di Sakura era rassicurante e prospettava bei pensieri.
Gli stava proponendo una scappatoia?
 
 
I pensieri di Sakura erano caldi. Di un caldo avvolgente, come quando ci si sdraia sotto al sole dopo essere stati in acqua.
Ed erano anche ricchi di volti sorridenti, tra cui il suo. Era un sorriso mesto, quasi impercettibile. Però riusciva a notare i muscoli del viso distesi e un lampo di serenità negli occhi diversi.
Sakura lo vedeva in quel modo? Con un sorriso tra Naruto e Kakashi, come quando era ancora un genin.
Nel trio non c’era Sakura, in nessun pensiero.
 
 
Sasuke chiuse gli occhi, permettendo così alla ragazza di tornare alla realtà.
«Mh.»
«Sasuke.» la voce di Sakura era come una carezza, delicata e leggera. Gli occhi del moro, che stava tenendo chiusi, si allacciarono allo sguardo verde della rosa.
Sentì come un pugno nello stomaco. Lui che era sempre stato votato alla vendetta e – a modo suo – alla giustizia, non sapeva che aspettarsi da quello sguardo magnetico.
Per lui Sakura era sempre stata la compagna di team, la ragazza intelligente che li aiutava con la logica. Quando era diventata questo?
Quando era diventata una donna cosciente di sé? Capace di trovare il suo posto nonostante l’orrore della guerra che aveva dovuto vivere?
Quando?
E lui se ne accorgeva solo in quel momento. Solo quando si era seriamente fermato dalla sua corsa solitaria e si era guardato intorno. Era circondato dall’amore e lui aveva sempre cercato di lasciarselo alle spalle.
Gli occhi che lo stavano fissando gli stavano lanciando un messaggio ben preciso: agitazione.
Sasuke sospirò.
«Partiremo dopo pranzo.» a quelle parole il volto di Sakura si illuminò.
 
 
***
 
«Secondo me ci siamo persi.»
Sakura era davvero irritata.
«Sasuke, non possiamo perderci se non abbiamo nessuna destinazione.» nel dire queste parole – a detta del moro anche molto acide – lo fulminò con lo sguardo per essere certa che il messaggio arrivasse.
Dalle sue labbra strette sbuffò una risata divertita. Lui aveva avuto poche occasioni per vedere quel lato della rosa.
 
 
 
 
 
Avevano camminato per tutto il pomeriggio cercando di allontanarsi dal villaggio. Erano arrivati in una raduna quando il cielo ormai era calato e le sfumature andavano dal rosso intenso all’orizzonte al blu sopra le loro teste.
“A volte perdersi non è un male…” aveva pensato Sasuke, un mezzo sorriso gli piegava le labbra.
 
 
***
 
Sakura aveva visto un grande albero vicino alla raduna dove erano arrivati.
«Potremmo fermarci lì sopra, vorrei sapere cosa si vede e magari organizzarci per la partenza di domani, cercare delle fonti d’acqua, cose così.» aveva proposto la rosa indicando l’albero con un cenno del capo. Sasuke seguì lo sguardo annuendo, così in poco tempo si fermarono su un tronco abbastanza largo per permettere di sedercisi in piena comodità.
Il sole era tramontato e il cielo stava perdendo le sue sfumature rosse e gialle per dipingersi totalmente di blu. Qualche nuvola sostava all’orizzonte, però sulle loro teste troneggiava la luna e poco distante iniziavano a spuntare le varie stelle.
Sakura aveva ammirato il paesaggio, appuntandosi mentalmente che una fonte d’acqua si trovava a nord-ovest e che se continuavano in quella direzione forse sarebbero arrivati a un altro paesino. Non sapeva se fermarsi potesse essere una buona idea, quindi spostò lo sguardo al cielo.
 
 
 
 
Blu come le tenebre.
Quelle stesse tenebre che lo avevano accolto per anni, facendolo sentire protetto e voluto. Blu come la maglia che indossava da bambino, leggermente più chiara di quella del fratello.
Itachi.
Era da molto che il suo ricordo fosse tornato a essere positivo. Sasuke stava lentamente uscendo da quella spirale di odio, grazie a Naruto, Kakashi e anche a quella testolina rosa che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
Le stelle sopra la sua testa erano poco luminose rispetto alla luna piena che si ergeva all’orizzonte.
 
«La luna è bellissima questa sera, vero?*» Sakura aveva quasi sussurrato quella frase con lo sguardo sorridente rivolto al moro.
Sasuke portò lo sguardo dalla luna a lei, annuendo.
Gli occhi verdi della rosa sembravano più profondi, Sasuke si sentiva attratto proprio come se lo stessero richiamando.
Si accorse di essersi avvicinato quando Sakura aprì leggermente la bocca, a chiamarlo.
«Sasuke…?»
Si fermò.
Anzi, si congelò sul posto. Gli occhi che alla rosa sembravano annebbiati si sbarrarono immediatamente.
Sakura vide le orecchie del moro arrossarsi e arrossì anche lei, sentendo il cuore batterle furiosamente nel petto.
 
«A me va bene. – sussurrò lei quasi subito per paura che il ninja si spostasse – Mi va bene.» ripetè. Si aggrappò con una mano al mantello scuro del moro per provare a farli capire come si sentisse. Gli occhi verdi di Sakura sembravano quasi risplendere tanto che erano lucidi e quelli di Sasuke invece erano paurosi.
Lo voleva?
Voleva legarsi a una persona e correre il rischio di perdere anche lei?
La presa di Sakura si strinse e lo sguardo si fece più deciso. Tirò il mantello di Sasuke e lo fece avvicinare, facendo sfiorare le punte dei loro nasi.
«A me va bene – ripetè decisa per poi ammorbidire la voce – Non farmelo ripetere ancora…».
«Non è facile.»
Lei sorrise: «Penso di saperlo da qualche anno che stare al tuo fianco non è facile, ma stai parlando con la discepola di Lady Tsunade. Posso sempre prenderti a pugni quando voglio.».
Sasuke socchiuse gli occhi, divertito dalla rispostina a tono che aveva ricevuto dalla ninja medico.
«Anche se poi finirei con il curarti…» sbuffò allora lei avvicinando ancora un po’ i loro volti.
Sasuke sentiva il fiato di Sakura sulle labbra e ne era rapito.
 
Fu lei ad annullare le distanze e a poggiare le sue labbra su quelle di Sasuke vincendo tutte le sue retrosie.
Gli occhi del moro si chiusero, lasciandosi trasportare dalle emozioni che quella testolina rosa gli stava facendo provare.
 
 
Sakura si allontanò da lui poggiando le mani sul suo petto.
Era rossa in volto – Sasuke poteva vederlo nonostante la luce della luna la rendesse pallida – e si vergognava a morte per essere stata così sfacciata. Gli occhi verdi erano fissi all’orizzonte, in quel momento avrebbe voluto vedere tutto tranne il viso del moro.
Ci pensò lui a nascondere il suo volto posando le dita sulle labbra fredde. Nessuna donna si era mai spinta così oltre con lui e lui stesso non aveva mai guardato una donna in modo diverso.
Però Sakura…
Sakura era la stessa ragazzina che gli piaceva quando era al villaggio, la stessa che voleva uccidere in nome di quei legami che lo rendevano più debole. Sakura era diversa.
Ed era bella.
Sotto quella luce bianca sembrava di porcellana, delicata e fragile. Una fragilità che – lo sapeva grazie alle lettere di Naruto – aveva portato vari ninja a farsi avanti con lei. Ma lei aveva scelto lui, di nuovo.
Sbuffò una risata.
Sasuke si sentiva leggero, il cuore che tanto aveva dovuto sopportare in quel momento batteza impazzito.
Nessuna si era mai permessa di avvicinarsi tanto a lui tranne lei che quel bacio lo aveva preteso e alla fine lo aveva anche ottenuto.
Perché, ormai lo sapeva per certo, non poteva volere altre se non Sakura.







* è una frase che ultimamente ho visto spesso su IG, la dice un personaggio di Demon Slayer e significa "ti amo".



ANGOLO DI ELLA:
Lo so. Lo so... sono passati mesi.
Sono passati tanti mesi. Però ho aggiornato!
Ho sofferto un po' del blocco dello scrittore, però ora sembra che sia passato! Non so quando posterò la prossima volta, però ora come ora mi sento molto ispirata.
Il capitolo è lungo circa 5 pagine, se non 6, perché volevo compensare la mancanza di questi mesi...
Detto questo spero che vi piaccia!
Ah lo scrivo qui, non sono una di quelle che fa i capitoli per avvisare che non pubblicherò per un po'. Se ho qualche avviso lo scrivo nel mio angoletto senza rompere il susseguirsi dei capitoli!

Grazie mille per aver letto anche questa parte della storia, spero di non averli fatti troppo OOC ^^"

Gabriella <3

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