Vivere in eterno

di KurryKaira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, vecchia abitudine ***
Capitolo 2: *** Tanto quanto quel cielo ***
Capitolo 3: *** Un ti amo di ritardo ***
Capitolo 4: *** Crescere ***



Capitolo 1
*** Ciao, vecchia abitudine ***


Chi l'avrebbe detto che si sarebbero rincontrati proprio a Biancavilla? La ricordavano benissimo la città natale di quel vecchio, tanto amato, nemico.
Le strade quel giorno erano particolarmente affollate, le auto rumorose, e le persone tra i marciapiedi a volte si urtavano per sbaglio coi loro bustoni della spesa, chiedendo poi umilmente scusa. Anche loro si urtarono, fu lei per essere più precisi, coi suoi bustoni di carta stretti al petto contenenti un po' di frutta e vasetti di cibo già pronto. Ma lei non chiese scusa, nervosa spronò l'altro a fare più attenzione, per poi zittirsi nel rendersi conto che gli abiti della persona contro cui aveva sbattuto erano molto diversi dai suoi. Aveva un jeans stretto alla moda e una magliettina sgargiante molto pregiata, era vestito casual ma quello che indossava doveva costare una barca di soldi. Deglutì lei, guardando sé stessa, vecchi pantaloncini ricavati da un jeans lungo, un toppino giallognolo e una giacchetta rosa che non ricordava nemmeno dove l'avesse arraffata, e la sua busta poi, cose da discount. Portò la mano ai capelli, forse la cosa che più amava di sé stessa e quel giorno erano in disordine anche quelli, legati velocemente con una matita e tutti scompigliati sul viso; nel tentativo di fare bella figura tentò di sfilarsi la matita e lasciarli volare via leggeri e morbidi sul viso ma il suo movimento venne interrotto dalla voce dell'uomo che non si era nemmeno degnata di guardare in faccia.
- Musashi?- Disse lui con una voce così meravigliata e piena d'affetto, sembrava cercasse di mantenere un groppo in gola, allora lei lo guardò. La busta cadde, e con essa i pomodori che fecero salsa. Lui rise di gusto chinandosi a raccoglierne il contenuto.
- Che fai?- Gli tirò uno schiaffetto sulla mano continuando a raccogliere lei:- Ti sporcherai tutto.-
- Che importa? Fatti aiutare!-
- Non vorrei ripagarti quella roba di lusso che indossi- con una punta di invidia non nascosta.
Lui la aiutò a sollevare il sacchetto ririempito, che ancora scolava sugo e la guardò severo. Lei si lasciò guardare e graffiò nervosa quel sacchetto con le sue lunghe unghie rosse, lo aprì appena nei lati.
- Mi hai riconosciuta subito eh?- Disse ripoggiando la spesa al petto, finendo di sporcarsi, e raggiungendo, seguita piano dal ragazzo, una panchina dove rilassarsi e poggiare quella roba umidiccia su qualcosa che non fosse il suo corpo.
- Non avrei dovuto?- Ridacchiò ancora lui timido non riuscendo però a toglierle mai gli occhi di dosso. Lei si sedette, lui rimase in piedi.
- Non lo so, a quanto pare ho un viso che si vede spesso qui a Kanto.-
- Lo avete solo tu e mia moglie- sempre sorridente portò le mani in tasca inarcando le spalle mentre la parola "moglie" pronunciata da quelle labbra faceva ancora ribollire entrambi.
Lei inspirò, e assumendo un'espressione molto più dolce lo invitò a sedersi dopo aver pulito la panchina con un tovagliolo.
- Sei felice, Kojiro?- Gli chiese col cuore in mano e lui alzò le spalle evitando la domanda.
- Beh, te ne vai in giro tutto solo facendoti sporcare di salsa da una sconosciuta. O tua moglie è diventata più tollerante o sei scappato di nuovo. In ogni caso spero che entrambe le cose ti rendano un pelino più felice di com'eri in passato.-
- Di com'ero in passato con lei- specificò:- certo. Però purtroppo è la prima, Rumika è più tollerante già da qualche anno.-
La donna ridacchiò:- Il purtroppo doveva essere riferito alla seconda ipotesi, non alla prima- diede lui un pugnetto affettuoso tra i capelli.
- Una sconosciuta- ripeté lui guardando il cielo, era azzurro chiaro contornato da qualche nuvola bianca tipo Mareep, lei lo guardò non togliendosi di dosso quel sorriso:- E' quello che sono ormai.-
- Diamine- lui ora guardò le ginocchia:- la sconosciuta che più amo al mondo.-
Lei non rispose, sbatté appena i suoi occhioni azzurri e diede lui due colpetti sulla mano senza però avere il coraggio di stringerla.
Dopo pochi secondi di silenzio l'uomo mai cresciuto la guardò con occhi lucidi, per poi, ingoiando ancora una volta saliva, continuare:- Nyasu? Lo vedi più?-
- Ogni tanto. E' a Sinnoh al momento, taglia spaghetti.-
- Ahahah, lui è felice di sicuro allora!-
Gli occhi di lei si riempirono di gioia pensando all'ex compagno:- Sì. Quando vado a trovarlo parla molto spesso di te! Ti vuole un sacco di bene!-
- Beh- sfiatò lui come a sottolineare l'ovvio. - E tu invece?- Le chiese:- Tu sei felice?-
Lei nervosa guardò il suo sacchetto talmente bagnato che ormai si era completamente aperto:- Ti sembro felice?-
- Come va la tua vita senza il Team Rocket?-
- Non come la tua Kojiro- sottolineò anch'essa l'ovvio. Lui le sfiorò delicatamente la guancia per costringerla a guardarlo, lei sussultò.
- Te l'ho sempre detto che t'avrei aiutata ma tu non mi hai mai chiesto aiuto.-
- Non elemosino. Soprattutto non da te.-
- Mi odi ancora vero?-
- Come poche persone al mondo sanno odiare- sorrise forzatamente con sarcasmo togliendosi la mano di lui di dosso. Odiava anche dover sussultare ogni volta che lui la guardasse o toccasse appena, ricordava bene quanto questo un tempo fosse abitudine invece. Le sembrava di essere tornata agli inizi, quando si erano da poco diplomati all'accademia Team Rocket, anche all'epoca era il finimondo nel suo petto ogni volta che per sbaglio si sfioravano. Non riuscì a trattenere un sorriso ripensando alla prima volta che dovettero condividere insieme un letto.

- Oh, sarebbe questa catapecchia la casa che abbiamo affittato per questa notte?!- Sbuffò lei isterica, all'epoca era molto più nervosa, a rifletterci forse erano stati proprio i suoi compagni ad addolcirla col tempo.
- Beh...- cercò di migliore l'umore il ragazzo dagli occhi smeraldo:- vedi il lato positivo.-
- Cioè?- Lo incenerì con lo sguardo ma lui rimase sorridente e le rispose:- Dobbiamo starci solo una notte!-
Il gatto rise di gusto salendo sull'unico letto presente nella stanza. - Che fai?!- Gridò lei al pokémon:- C'è un solo letto! Ed è chiaro che sia mio!-
Nyasu:- E perché mai?!- Rispose scontroso:- Giochiamocelo a Golem, Ditto, Scyther. Ci stai Kojiro?!-
Kojiro:- Passo. Dormirò per terra- la sua dolcezza però meritò un colpo dietro la nuca. Era una mela lanciata dalla donna, subito dopo la raccolse lei, sgranocchiandola:- Sei patetico. Smettila di fare il buon samaritano e gioca anche tu. Non darmela sempre vinta!-
- Non te la do vinta!- Si innervosì:- E' che preferisco non intromettermi in questa stupidaggine. Per me la soluzione è ovvia!-
Musashi e Nyasu si guardarono stizziti, lei continuò:- ah sì, signorino, sentiamo!-
Lui distolse lo sguardo imbarazzato:- Lascia stare, mi daresti del pazzo.-
Nyasu:- Forse allora non è così ovvia!- Si mise in posizione pronto a giocare, Musashi lo ignorò continuando a stuzzicare il ragazzo pretendendo risposta:- Ci hai dato praticamente degli stupidi. Facci capire almeno il perché!-
Lui, che era sì dolce ma non ci metteva comunque molto a scoppiare come un Voltorb:- Il letto è grande!- Disse indicandolo:- Ci staremmo tranquillamente in tre!-
Nyasu lo guardò:- Mi sembra piccolo per tre persone.-
Kojiro e Musashi urlarono:- Ma tu sei un pokémon!-
Nyasu:- Ah già.-
Kojiro alzò le spalle:- Ma figurati. Sei femmina, la cosa ti farebbe andare fuori di testa, quindi per evitare litigi, dormo per terra. Voi due almeno dovreste dormire insieme.-
Musashi:- Vuoi evitare litigi ma ci dai degli stupidi e in più fai anche del sessismo, logico.-
Lui la guardò sbuffando:- Dimostrami che non ho ragione- sembrava volesse veramente attaccare briga in effetti, era sempre stato strano Kojiro.
Musashi si alterò:- Adesso non posso più! Se ti dicessi che va bene dormire insieme avresti comunque ragione tu perché dimostreresti che in quel letto ci stiamo tranquillamente in tre. Se ti dicessi di no avresti ragione tu perché "la femmina ha detto di no"!-
Kojiro puntualizzò continuando a fare il saccente:- No, con la seconda avrei ragione io. Con la prima avremmo ragione entrambi, stando in tre nel letto dimostrerei di avere ragione io, ma tu dimostreresti che io ho fatto dell'inutile sessismo.-
Quando si ritrovarono tutti e tre in quel letto Nyasu e Musashi si accorsero che forse Kojiro era più furbo di quanto pensassero.
E lei si accorse anche, solo in quel momento, che erano molto vicini e nello stesso letto. Lo guardò appena con la punta dell'occhio, era alla sua destra e il gatto era tra di loro, accovacciato felice un po' tra le braccia di uno un po' tra le braccia dell'altra.
Lui notò lo sguardo di lei:- Che c'è?- Le chiese ora a voce bassa con tono dolce. - Niente- rispose lei. - Sei imbarazzata?- - Tu lo sei?-
Si guardarono ma lui sembrava più tranquillo di lei, e questo lei lo odiava! Era cosciente di avere una cotta per lui, già dall'accademia, lei che con gli altri compagni era sempre stata così fredda! Che cosa mai le aveva fatto questo ragazzo?! Rischiava di far tornare in lei la voglia di innamorarsi ancora, come in passato! Però tutte le volte che le era capitato di innamorarsi aveva poi sofferto tantissimo. Però, sorrise guardandolo, ricordò anche quanto fosse bello l'amore.
- Perché sorridi?- Fece il finto tonto lui ma le parlava sempre con dolcezza, aveva una bella voce, pensò, per poi riflettere che tutto di quel ragazzo fosse bello. Strinse i pugni, odiava andare in brodo di giuggiole per un tipo che sembrava invece completamente indifferente a lei. Le sarebbe piaciuto pensare che la tattica del letto fosse stata fatta apposta da parte di lui per avere modo di dormire insieme, ma a guardarlo non sembrava affatto. Mentre pensava e pensava a mille cose colorando le guance dello stesso colore dei capelli sfiorò inconsciamente con l'indice il dorso della mano di lui che si limitò a guardarla sembrando sempre così indifferente alla cosa. Lo odiava! E lo amava da impazzire.
Lui invece stava semplicemente morendo dentro. Gli anni di ricca diplomazia lo avevano abituato a mostrarsi spesso calmo e razionale (per quella che secondo Kojiro era la razionalità almeno) ma la verità è che sì, voleva condividere il letto con lei dalla prima volta che l'aveva vista sulla terrazza di quell'accademia. Sorrideva soddisfatto di essere riuscito nel suo intento nonostante lei, ingenua, non si accorgesse del suo respiro affannoso che cercava di trattenersi, soprattutto quando lei gli sfiorò la mano. - Perché sorridi?- Le ripeté non avendo ricevuto risposta, con la voce visibilmente più eccitata, che lei, ingenua, non percepì. - Non è vero che sorrido.-
- Lo stai facendo, ti vedo.-
- Sarà una reazione nervosa.-
- Ti innervosisce la situazione? Perché ti imbarazza, quindi torniamo all'origine del discorso.-
- Non sono né nervosa né imbarazzata!- Disse però alzando la voce per poi rannicchiarsi dal lato opposto del letto scaraventandogli addosso il pokémon che continuava beatamente a dormire. Lui si tolse qualche pelo bianco e marroncino dalla bocca per poi sbuffare sconfitto, aveva sperato in qualcosa di diverso, ma anche vederle le spalle non era male come inizio, si addormentò col sorriso sperando di fare bei sogni.
Col passare dei giorni e delle settimane poi quegli incontri divennero sempre più frequenti, il dito che sfiorava una mano divenne un braccio attorno a un altro braccio, il broncio imbarazzato divenne una timida risata, e l'eccitazione riusciva a nascondersi sempre meno. Incontrarono la loro più grande ossessione, un maledetto topino giallo, che li portò più volte ad abbracciarsi per proteggersi a vicenda. Quegli abbracci, spesso dettati dalla paura, però naturalizzarono quelli dettati dall'affetto. E alla fine si ritrovarono spesso, nello stesso letto, a dormire abbracciati con qualche cicatrice sulle braccia ma un sorriso sincero sul volto. 
Peccato per quel maledetto orgoglio. Lui non perdeva occasione di poterla toccare sempre un po' di più, nei limiti dai lei consentiti (limiti di cui non si era mai parlato apertamente, chiaro) e sperava che prima o poi di limiti non ce ne sarebbero stati più. Agli inizi pensava che stava andando forte, senza accorgersi però che il caratteraccio non lo aveva solo lei; Kojiro sapeva essere più cattivo di Musashi e ogni volta che ne aveva l'occasione, soprattutto dopo che i suoi due compagni conobbero la sua terribile promessa sposa, non tentennava nel dire quanto amasse la libertà e quanto odiasse le relazioni. E di conseguenza, più passava il tempo, più la sensazione di "amore per Kojiro" nel cuore di Musashi veniva coperta da un geloraggio, geloraggio che col tempo, dopo frecciatine e litigi, divenne un attacco bora. Non era mai svanito probabilmente, quell'amore, ma tutto quel ghiaccio gli impediva di farsi sentire. Non importa, le piaceva abbracciarlo, la faceva sentire sicura, avrebbe trovato l'amore altrove. E in effetti lo cercò altrove tante e tante volte, senza rendersi conto di quanto lui ne fosse geloso, perché lo aveva sopravvalutato quella prima sera pensando che fosse più furbo; non lo era affatto. Andava in giro dicendo di non volere una relazione, ma poi pretendeva che lei aspettasse e rispettasse i suoi capricci, dannandosi pensando a quanto fosse partita bene la storia tra di loro e di quanto invece fosse sfumata nel nulla. E così sì, col passare dei giorni e delle settimane i loro incontri divennero sempre più frequenti, ma col passare dei mesi e degli anni quell'incontri frequenti divennero abitudine, e quante cose poi l'abitudine aveva lasciato morire. 


- Che hai da fare?- La riportò alla realtà.
- Portare a casa la spesa.-
- Hai qualcuno che ti aspetta a casa?-
- Il frigo- rispose cinica lei facendolo ridere di gusto. Ogni volta che gli occhi lucidi e felici di lui incrociavano quelli di lei sentiva un pezzo di quel ghiaccio sprofondare e questo la spaventava. 
- Se non hai impegni, visto che è il fine settimana, andiamo a trovare Nyasu?-
- Eh?! Quando?-
- Adesso! Prendiamo il primo treno!-
- Con quali soldi? Non guadagno tanto, sai?-
Kojiro alzò gli occhi al cielo, parlava con un multimiliardario. Le prese il polso e la costrinse a seguirla:- Dai, è stato un rintoccasana rivederti. Sarebbe bellissimo rivedere anche Nyasu!-
- Sei fuori di testa?!- Gli urlava non riuscendo al solito a ribellarsi, lui sapeva essere più testardo di lei. La busta della spesa rimase su quella panchina ad aspettarla.
Erano già nel treno quando lei gli chiese, scocciata:- Scusa, ma la tua signora? Sicuro sia cambiata così tanto da lasciarti in libera uscita con l'amante?-
Lui la guardò, sempre con quei maledetti occhi, voleva rispondere a tono, con qualche battuta ma la parola "amante" gli frantumò lo stomaco, quasi gli venne da vomitare nervoso e la sua espressione non trattenne il fastidio.
- Oh, guarda un po'. Avevo dimenticato la tua repulsione nei miei confronti- disse cinica ma quel piccolo pezzo di ghiaccio sciolto si riformò all'istante.
- Quale repulsione?- Chiese lui sincero, visto che il voltastomaco non era assolutamente dovuto al disgusto ma tutto il contrario. La parola "amante" lo fece solo viaggiare con la fantasia, ricordandogli quanto la avesse tanto desiderata in passato, in tutti i sensi, e quanto poi aveva avuto? A parte quel giorno, quel giorno era stampato a fuoco nella sua memoria e nel suo petto. Ridacchiò pensando che forse era stampato a fuoco anche nei suoi pantaloni.
- Lo chiedi a me? Tu hai la faccia schifata. Scusa se è così terribile per te l'idea che io sia la tua amante.-
- Sei seria? Io non faccio che ripensare a quel giorno.-
Lei si colorò dello stesso colore della salsa rimasta su quella panchina di Biancavilla (salsa che adesso veniva beatamente leccata da un Pikachu che però s'aspettava un sapore più dolce e con sguardo contrariato guardò il padrone dagli scompigliati capelli neri che gli incitò di muoversi e di non leccare buste lasciate da sconosciuti, il Pikachu saltò sul cappello dell'allenatore e felici continuarono il loro viaggio).
Era cresciuta, in tanti sensi, lei ma ancora non riusciva a riconoscere il respiro affannato e gli occhi lucidi dell'altro. Imbarazzata guardò fuori la finestra fissando il paesaggio che veloce correva via, o meglio correvano via loro:- Spero che questo tu non lo dica anche a tua moglie.-
Kojiro sbuffò:- Sai che importa.-
Musashi lo guardò:- Non la ami? Non la ami nemmeno adesso?-
- Non l'amerò mai- rispose serio guardando avanti a sé, erano soli in quella cabina.
- E' triste questo- disse col cuore in mano, sfiorandogli la spalla:- eppure hai detto che è cambiata.-
- Non è cambiata, è un po' meno assillante. Comunque non sarà mai la donna che avrei voluto al fianco.-
Musashi si innervosì e lui ridacchiò:- Non per il suo aspetto fisico.-
- Non mi compri così. Sono molto meglio io di lei!-
- Lo penso anche io. In tutti i sensi.-
Musashi sorrise orgogliosa ma poi continuò- E' comunque triste, visto che è con lei che sei sposato. Speravo tu fossi felice.-
Kojiro non rispose, alzò le spalle, sorrise e disse:- Sono con la mia famiglia- lei non proseguì e lui concluse:- ed è per questo forse che tu mi odi.-

Facevano ancora parte del Team Rocket quando il padre e la madre di Kojiro, in viaggio di piacere a Kalos, lo incontrarono. Appena i loro sguardi si incrociarono, Kojiro, coraggiosamente, si nascose dietro Musashi usando Nyasu per coprirsi il volto, nella speranza che i genitori non lo riconoscessero.
- Oh quanto sei sciocco Kojiro, sei stato nel mio ventre 9 mesi, ti riconoscerei ovunque!-
- Non pensavamo di incontrarti qui, che piacevole sorpresa!-
Musashi e Nyasu ridacchiarono, lei si scostò arresa e Nyasu si liberò graffiando il ricco rampollo dritto in faccia.
- Giacché ci siamo ritrovati lascia che ti parli- disse il padre e il ragazzo rifiutandosi categoricamente tentò di fuggire, i suoi stessi compagni lo bloccarono.
Kojiro:- Lasciatemi andare!!- Disse loro arrabbiato.
Musashi lo minacciò:- Ascolta quello che ha da dirti! Magari vuole darti un po' di paghetta!- Sghignazzò.
- Dubito- sputò il ragazzo:- Penso voglia darmi il patrimonio in cambio del mio essere celibe.-
- Vai a parlagli- lo spintonò tra le braccia del padre tirando lui un ceffone sulla nuca.


" Chissà" pensò Musashi rimanendo in silenzio in quel vagone " se non fosse stato per la mia solita impulsività forse tu adesso saresti ancora con me e Nyasu", strinse i pugni alle ginocchia nude "pensare poi che la prima volta che scoprii di quella folle della tua promessa sposa feci lo stesso errore. Eppure ai tempi, ancora un po' speravo in un noi" lo guardò appena, timida " come abbiamo fatto a ridurci così?"

E così, per colpa di Musashi, Kojiro si ritrovò a parlare con il padre, seduti su una panca di una piccola parrocchia abbandonata mentre la madre rimase all'esterno coi due compagni malviventi.
- Che vuoi dirmi papà?- Non aveva mai il coraggio di guardarlo in faccia.
- Lo sai che voglio dirti. Io e tua madre non ci saremo per sempre.-
- State morendo?!- Chiese nel panico, poi ricordò lo stesso scherzo che lo ingannò ( e nemmeno tanto) la prima volta:- Non sarà di nuovo uno scherzo?!-
- Non stiamo morendo- diede anche lui un colpetto, elegante, sulla nuca:- Dicevo solo l'ovvio, non ci saremo per sempre, né noi, né tu.-
- Quindi?- Sbuffò.
- Ti abbiamo lasciato giocare abbastanza, ma dove vuoi andare così?- Indicò lui la R sul suo petto. Stettero un po' di tempo lì dentro a parlare, tanto che all'esterno l'imbarazzo era palpabile.
- E così fate parte del Team Rocket.-
- Mmm... sssì, noo?- Balbettavano i due cercando, scambiandosi sguardi, di capire cosa Kojiro avrebbe preferito che dicessero.
- Spero almeno stiate facendo bella figura lì dentro.-
- O questo assolutamente no- rispose sincero il pokémon e Musashi guardò altrove.
- Ah bene- disse la donna aprendo un ombrello per pararsi dal sole. - Volete venire qui sotto anche voi?- Propose con gentilezza ma i due di tutta risposta si allontanarono da lei ancora un po' e Kojiro uscì da quella parrocchia con lo sguardo basso.
- Allora, amore mio?- Chiese la madre.
- Lasciate almeno che parli con i miei compagni- rispose lui serio come non lo avevano mai visto, e il cuore di Musashi e Nyasu ebbe un battito in meno.


- Io non ti odio per quello- rispose dopo un po' la donna in quel treno.
- Ho lasciato il Team Rocket!- Esplose lui:- Ho lasciato voi, e tutte quelle promesse!- Prese le mani tra le sue, sfiorandole involontariamente le cosce, ancora una volta lei sussultò. Com'era strano, a volte il tempo sembra girare al contrario, l'abitudine si era di nuovo trasformata in imbarazzo.
- Credimi, non ti odio per quello. Lasciare il Team Rocket ha fatto bene a tutti noi! Abbiamo molto più successo ora.-
- Ah sì?- Rispose lui guardandola dalla testa ai piedi, non sembrava una donna di successo, lei tirò lui un ceffone ben assestato.
- E perché mi odi?- Chiese allora lui dolorante.
- Io non ti odio- cambiò allora lei frase, nella speranza di non dover più affrontare il discorso. - Anzi, sai cosa odio?-
- Dimmi.-
- L'avermi invitata al tuo matrimonio.-
Kojiro sorrise:- Pensa un po', di tutta questa storia invece, quella è l'unica cosa che rifarei.-
Lei lo guardò con le guance rosse portando le braccia conserte e stringendo le gambe.
Kojiro:- Il giorno più bello della mia vita, se non fosse che mi sposavo.-
Musashi:- Spero il tuo fosse volutamente sarcasmo.-
Poi però lasciò scivolare il viso sulla spalla di lui, il viaggio per Sinnoh era lungo, era meglio mettersi comodi. L'imbarazzo era tanto, eppure un tempo lo avrebbe fatto con tutta tranquillità; lui la lasciò così, le strinse la mano fino a quando lei, come una bambina, non si addormentò quasi sul petto di lui. " Arceus, maledizione!" Pensò alla giusta divinità visto che erano diretti verso Sinnoh " perché sei ancora così bella?!" Ora che lei dormiva poteva lasciarsi andare in quel pianto che aveva trattenuto per tutto il tempo, cercava solo di limitare i singhiozzi per evitare che la svegliassero. Strinse la sua mano ancora più forte e lasciò il viso nascondersi nei capelli di lei, bagnandoli appena di lacrime.
Ore dopo, il controllore, svegliò entrambi, erano arrivati a Sinnoh. 

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Capitolo 2
*** Tanto quanto quel cielo ***


- Uff- sbuffò lei notando la maglia sporca di pomodoro, non solo era vestita quasi di stracci, era anche così trasandata.
- Stiamo solo andando a trovare Nyasu, non andiamo a una cerimonia!-
- Sì, ma guarda come sei vestito tu!- Gli fece notare quanto insieme stonassero. E questo fece male a entrambi. In tutti quegli anni insieme loro erano stati sempre perfettamente abbinati, come se fossero sempre una cosa sola. Kojiro le sorrise:- E va bene- le disse indicando una boutique:- non saranno come i negozi di Kalos ma ci sarà qualcosa alla moda anche qui!-
- E' un negozio molto caro, e io non rubo più- lo disse quasi con rammarico. - E io sono molto ricco. Andiamo, scegli quello che vuoi, è un regalo- prese la donna sottobraccio che non facendoselo ripetere saltellò felice verso il negozio:- Rumika ti permette davvero tutto questo?-
Kojiro offeso rispose:- Non ho bisogno del suo permesso per spendere un po' di soldi, sono io a indossare i pantaloni- e Musashi rise tanto quanto non aveva mai riso, lui avrebbe voluto offendersi ma doveva ammetterlo, non era credibile.
Musashi sembrava ancora una volta una bambina felice in quel negozio, sfogliava tutti gli abiti, le maglie o le gonne che le piacevano e senza pensarci le aggiungeva al conto del vecchio amico che con rammarico portava le sue buste:- Avevo detto una cosa sola! Scegli cosa indossare adesso!- Sapeva già comunque che le avrebbe comprato ogni cosa. Lo avrebbe fatto volentieri quando in tasca avevano pochi spiccioli, figurarsi adesso. Avesse potuto le avrebbe comprato la luna. Sapeva essere pesante e insopportabile, anche adesso che criticava l'alta moda dicendo che rendeva giustizia solo addosso a lei, ma era cosciente di quanto il suo sorriso lo rendesse felice. Provò di nuovo la sensazione di un pugno allo stomaco ricordando che queste giornate con lei non erano più la sua vita ma solo una fortuita parentesi. La sera del giorno dopo sarebbe dovuto tornare a dormire accanto alla moglie che detestava, e accanto a Musashi non avrebbe dormito mai più. Le labbra assunsero uno smorfia e gli occhi si bagnarono ancora, e lei lo notò.
- Non ti piace questo vestito?- Pensò stupida, come se il problema fosse quello. Il vestito era semplice ma pregiato, abbinato a quello di Kojiro come lei voleva. Era chiaro, sgargiante con un tessuto a fiori, la gonna ampia che lasciava intravedere molto di quelle gambe perfette e delle bretelline che lasciavano poco spazio all'immaginazione. Più che il solco del seno lui si soffermò a guardare le spalle delicate della donna, notando ancora qualche leggera cicatrice lasciata dai tempi andati, ne aveva anche lui in effetti. Sorrise ripensando alla prima notte in cui dormirono insieme e lei gli diede le spalle, moriva dalla voglia di toccarle quel giorno, e anche oggi provava una sensazione simile.
- Allora, ti piace o no?-
- Sì. E' molto carino!-
- Bene! Allora prenderò anche un cappello di paglia abbinato!- Prese un largo cappello bianco slegandosi i capelli che morbidi si pettinarono quasi da soli per poi nascondersi sotto quel cappello.
Lui le si avvicino coi bustoni in mano:- Possiamo andare adesso?- Le sorrise sfiorando quasi con la sua la fronte di lei, che titubando felice assecondò.
Lo vide pagare, salutare la commessa con modi educati e gentili e poi voltarsi verso di lei:- Andiamo ad affittare una camera dove lasciare questa roba.-
Se solo bora non tenesse ancora il suo "amore per Kojiro" in quella lastra di ghiaccio, pensò... pensò "meglio così, o maledetto Arceus, quanto starei soffrendo". Raccontando a sé stessa ancora quella bugia che si era raccontata in tutto questo tempo senza di lui, la bugia che a lei andava bene così, la bugia che non aveva passato notti insonni nella speranza che lui aprisse la porta della camera che lei e Nyasu dividevano da quando lui era andato via, la bugia che non aveva mai pianto per lui, notte dopo notte, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana fino a quando, mese dopo mese, la vita diventava un po' meno dura da pensare che sarebbe stato possibile viverla anche senza di lui. Strinse i pugni e quasi le tornò una lacrima. Questa giornata doveva finire alla svelta, pensò adesso.
 - Che programmi avete tu e la tua consorte, se posso chiedere- disse riportando alla triste realtà i fatti mentre lui girava la chiave della camera nella serratura.
Non rispose subito lui, distratto dal letto matrimoniale in quella stanza. Ci poggiò sopra le buste, ingoiando un boccone amaro all'idea che su quel letto non ci sarebbe stato altro da fare.
- Che programmi? Che intendi?-
- Quel giorno farneticasti, il giorno che ci hai abbandonato.-
- Non vi ho abbandonato- precisò con voce roca.

- Sentiamo! Stai parlando coi tuoi compagni, come volevi!- Le disse lei nervosa quando furono lontani dai genitori di lui.
Anche Nyasu era nervoso:- Non ti sarai fatto convincere?!-
- N... non ha torto, pensandoci.-
- Oh no...- disse lei.
- Non stiamo facendo molto per il Team Rocket. Lo so che non era quello che avevo promesso ma non passerà molto che Sakaki ci licenzierà, o peggio.-
- Peggio tipo non essere il suo pokémon preferito??-
Lei quasi urlò:- E tu a casa hai un futuro, certo!-
- Non quello che volevo!- Puntualizzò lui:- Ma papà ha detto che saranno più clementi, che hanno capito, sia loro che Rumika e mi assilleranno di meno e...-
- E tu ci credi?- Chiese il gatto deluso. - Sono comunque la mia famiglia. E io da un po' di tempo non riesco a vedere un futuro nel Team Rocket...-
I compagni strinsero i pugni, lui guardò la ragazza:- Io non riesco a vedere un futuro- le disse come se parlasse solo a lei o meglio come se parlasse al ragazzino che in passato si era perdutamente innamorato della sua bellissima, coraggiosa, capricciosa e fragile compagna. Parlava a quel ragazzino che in passato ci aveva sperato tantissimo ma che adesso:- non vedo un futuro, per noi- e i compagni rimasero in silenzio con un peso sul cuore grande come non lo avevano mai avuto. - So che lo pensi anche tu- le disse Kojiro sfiorandole la mano che lei nervosa tirò indietro. Quante volte, in effetti, anche lei avrebbe voluto lasciare il Team Rocket, negarlo era ipocrita.
- Non parlare solo con lei!- Gli urlò il pokémon tra le lacrime:- Non dimenticate che esisto anche io!- Quel giorno Nyasu scappò via, e lo lasciarono andare, sfogarsi gli avrebbe solo fatto bene e loro lo amavano tantissimo.
Rimasero a parlare da soli.
- Io non vi abbandono. Ho parlato anche di questo con papà, vi aiuterò economicamente.-
- Ah sì?- Disse priva di emozioni:- Uaoh.-
- Non prendermi in giro! Era quello che volevi! Volevi anche che mi sposassi apposta!-
- Sì bene, ora non sono più felice!-
- Chi ti capisce è bravo!- Sbuffò lui e continuò:- Seriamente, sarò a capo della famiglia, dovrò anche continuare la stirpe insomma, sarà così opprimente per uno libero come me! Cerca di starmi accanto e capirmi!- Nascose il volto tra le ginocchia.
- Avrai Growlithe e Chimecho con te- le disse lei poggiando lui una mano sulla spalla e in effetti questo lo consolò, ma poi si soffermò a guardarla:- Io voglio anche voi.-
- Tu vuoi un po' troppe cose- posò la fronte su quella di lui, delicatamente, gli sorrise e a lui venne da piangere.


- Parlavi di continuare la stirpe- ridacchiò lei.
- Quindi?-
- State mettendo su famiglia? Diventerò zia?- Lo guardò prendendolo in giro sedendosi su quel soffice letto mentre lui ancora aggiustava quelle buste. 
Lei continuò:- Oh, hai di nuovo fatto quella faccia di disgusto. Ma a te piacciono le donne?-
- Lo sai benissimo!- Le urlò contro imbarazzato:- Questa volta era veramente di disgusto, non mi piace Rumika!-
- E' tua moglie rincretinito! Da un po' ormai, lo hai capito o no?! Inizio a provare dispiacere per quella poveretta!-
Notò solo adesso lei che il respiro di lui cambiò, diventando più pesante.
- Che è successo?- Gli chiese toccandogli il braccio, lui si scostò e un altro geloraggio la colpì.
Si limitava a guardarla con sguardo severo senza dire nulla.
- Si può sapere che ti è preso?!-
Si sedette su quel letto anche lui, accanto alla ragazza.
- Lei parla davvero di famiglia- disse cupo.
- Come è ovvio che sia.-
- Sì.-
- Lo avete fatto?- Chiese lei senza ritegno anche se temeva la risposta e rossa si coprì il viso.
Lui sbuffò ancora:- Ti immagini che madre sarebbe? Insomma...- si alzò iniziando a camminare su e giù per la stanza sfogandosi con quella "sconosciuta":- già io non credo che sarei il migliore dei padri. Ma poi lei...- quasi urlò:- Non prendiamoci in giro se quel bambino prende da me non sarà felice mai nella vita!-
Musashi sospirò, quel ragazzo non faceva che ripetere quanto fosse infelice, non lo faceva tanto quando erano una squadra. - Comunque non hai risposto.-
- Non ricordo la domanda- rispose nervoso ma sincero.
- Lo avete fatto?- Ripeté e lui imbarazzato assecondò appena alzando le spalle. E lei pianse all'istante perdendo tutto il suo sangue freddo e frantumando tutte le bugie che si era ripetuta. Lui la raggiunse chinandosi di fronte a lei che ancora se ne stava seduta con volto nascosto tra i capelli che dal cappello erano scesi giù. Le prese il viso tra le mani:- Perché piangi??-
- Perché tu dovevi essere mio!- E tutto quel ghiaccio si frantumò all'istante lasciando quel cuore libero di esprimersi e quelle schegge trasformarsi in lacrime calde.
Anni e anni per costruirlo tra geloraggi e bore e adesso era sciolto, completamente, in un momento a caso della loro vita. Che stupida che doveva sembrare mentre non riusciva a fermare i singhiozzi. Ma lui continuava a guardarla con quei maledetti occhi!
- Perché hai quegli occhi?!- Gli urlò contro.
- Quali occhi??- Non la capiva mentre cercava di aiutarla con le ginocchia su quel freddo pavimento di Sinnoh.
- Non ci avevo mai dato peso quando vivevamo insieme, ma guardali!- Si alzò quasi scavalcandolo e adesso era lei ad andare avanti e dietro per la stanza.
- Non posso guardare i miei stessi occhi senza uno specchio! Che hanno?!- Cercò di raggiungere lo specchio che era in camera. Si guardò:- Mi devo preoccupare?!- Non vedeva nulla.
- Sì- ma rispose lei ammutolendolo:- Perché sembrano innamorati- singhiozzò e lui si voltò verso di lei rimanendo in quel agghiacciante silenzio, e forse entrambi ripensarono a quel giorno.

La sala del ricevimento era gigantesca, un classico per la famiglia di Kojiro e le manie di Rumika. Gli invitati erano tanti, tutta gente estremamente ricca e a modo, come la sposa voleva. Lo sposo si era limitato a invitare soltanto i propri genitori, i nonni a lui tanto cari, qualche suo pokémon come il suo fidato Growlithe e i suoi due ex compagni di viaggio. Questi ultimi se ne stavano, sentendosi completamente fuori luogo, seduti vicini accanto al tavolo del buffet ma stranamente non avevano mangiato poi tanto, il disagio pesava anche sui loro stomaci. Il gattone indossava uno smoking blu con un grande papillon rosso che richiamava il colore dell'abito di lei, un rosso acceso, tanto che dava nell'occhio, soprattutto perché a indossare quell'abito aderente e sensuale era una donna bellissima, i capelli raccolti poi lasciavano vedere bene il collo, le spalle e il seno. Molti notarono che assomigliava molto alla sposa, pensarono infatti fosse sua sorella ma Rumika indignata più di Musashi negava la cosa, disprezzando la pezzente; nonostante questo molti degli invitati sì annuivano rispettando le pessime parole della sposa ma non riuscivano a togliere gli occhi di dosso alla "pezzente". A farsi attendere a quel ricevimento era proprio lo sposo, che evidentemente faticava a uscire dalla sua stanza, si era convito a sposarsi, ma non si era convinto del tutto. I nonni gli stettero vicino, nemmeno loro erano convinti di questo matrimonio, a loro interessava la felicità del nipote e il nipote a quel matrimonio non sembrava felice. - E quella ragazza?- Le chiese la nonna. - Quale ragazza?- 
Il nonno si intromise:- La tua segretaria!-
Kojiro ridacchiò:- Ah Musashi. Lo avete capito che non era la mia segretaria davvero, no?-
I nonni annuirono sorridendo. - Ma tu la amavi, o no?- Continuò la nonna e Kojiro non rispose, si limitò a guardarsi allo specchio sistemandosi la giacca e la cravatta blu dello smoking su quel pantalone bianco; i nonni però, in quel riflesso, notarono solo gli occhi di lui.
- Devo andare, o la mia promessa sposa mi ucciderà.-
- Ha promesso di essere più clemente no?- Consolò il nonno e Kojiro rise:- Sì, certo. Infatti non è ancora venuta a disturbare, ma non approfittiamo troppo della sua clemenza, non voglio farla scoppiare- poi aggiunse a voce bassa e fin troppo serio:- o finirò per scoppiare anche io- fece un respiro profondo e uscì dalla stanza pronto a raggiungere la futura moglie.
La vide, al centro della sala, con quell'abito bianco e pomposo quasi accecava, brillava di diamanti pregiati. Il velo lungo era rivolto ai capelli boccolosi e le lasciava il viso pulito e appena truccato scoperto. Era bella, si volle consolare, molto bella. La sposa lo notò, gli occhi assunsero un'espressione più che accigliata, aveva fatto tardi! Ma anche lei fece un respiro profondo e cercando di essere calma lo raggiunse e lo salutò con un inchino che lui non ricambiò.
- Cerco di essere carina, ma tu dovresti fare altrettato amore- il cinismo sull'ultimo sostantivo non era poco e allora lui, alzando gli occhi al cielo, ricambiò l'inchino.
- Perché tutto questo sfarzo? Non possiamo sposarci e basta?- La donna gli scoppiò a ridere in faccia:- Senti piuttosto- aggiunse poi trattenendo a stento la rabbia:- il tuo gatto peluche ha aperto il buffet senza permesso, dovresti educare la tua immondizia- si allontanò per andare a salutare altri dei suoi precisi e perfetti invitati lasciando l'ex delinquente con un broncio. Kojiro si guardò attorno cercando il gatto peluche, uno dei pochi in quel posto che poteva risollevargli l'umore. Lo vide, mangiava in effetti, anche se meno di quanto si aspettasse, sorrise lasciandolo fare e poi notò la donna seduta accanto a lui, non mangiava ma beveva piano un sorso di analcolico da un elegante flute. Si soffermò a guardarla forse più del dovuto, prima di avvicinarsi a loro. Maledizione, gli occhi gli si bagnarono ancora, perché la trovava ancora più bella della sposa?! Trattenne le lacrime, doveva diventare più adulto, e abbracciandosi di coraggio come era solita fare la sua ex compagna li raggiunse.
- Ciao- disse con dolcezza e loro alzarono lo sguardo ammirandolo.
- Ciao- gli risposero un po' straniti. Il ragazzo si sedette accanto al pokémon, anche perché non aveva alternativa.
- Come va?- Gli chiese il gatto. - Come deve andare- rispose lui alzando le spalle e la donna sbuffò:- Sei noioso!- Addentò adesso anche lei un bignè salato sporcandosi appena la punta delle labbra e alzandosi, con fare da maschiaccio, si posizionò di fronte allo sposo:- Vuoi prendere in mano la situazione o no?!-
- Che intendi?- Le chiese lui contrariato rimanendo seduto. - Quel cotton fioc è tua moglie!- La indicò distante mentre volteggiava tra un invitato e l'altro:- Dovresti passare la giornata con lei, non qui con l'aria di un carcerato!-
- Farmi carcerare non sarebbe stata male come ipotesi- sentenziò lui:- Che vuoi che faccia?! Non ho mai detto che questa situazione mi rende felice! Ho solo accettato i miei obblighi e quella che purtroppo è la mia vita!-
- Quella che purtroppo è la mia vita!- Ripeté lei a pappagallo prendendolo in giro, poi con rabbia alzò la sua gamba come a tirargli un calcio, il tacco finì tra le cosce di lui minacciandolo non poco:- Alzati e fai l'uomo!-
Nyasu, continuando a mangiare:- Questo- indicò il tacco minaccioso tra le gambe di Kojiro:- è per ricordarti che la tua vita fino ad adesso era peggio che con Rumika- era chiaramente ironico, forse.
Musashi fulminò il pokémon con il solo sguardo e togliendo la gamba dalla sedia tornò a parlare con Kojiro:- Purtroppo la tua vita- ripeté adesso con tono pacato guardandosi intorno:- Sfarzo e cibo in abbondanza, e mi duole dirlo- guardò il cotton fioc:- anche una bella moglie. Vorrei io la tua orribile vita- sfiatò triste.
Kojiro non le rispose, non era d'accordo. Musashi non aveva la minima idea di cosa significasse privarsi della libertà.
- Anzi, forse dovrei guardarmi attorno. Qui è pieno di uomini ricchi, ce ne sarà qualcuno di bell'aspetto disposto a sopportarmi.-
- Sì- disse Kojiro cupo:- Io- concluse con una battuta scontata e lei con un finto sorriso fece finta di non dargli corda.


- Sono gli occhi con cui ti ho sempre guardata- rispose alle parole di lei, in quella piccola stanza d'albergo.
- E' vero- disse lei con la voce che ancora le tremava:- Ma io lo noto solo ora- si sedette di nuovo sul letto asciugandosi altre lacrime con le mani a pugno, come farebbe una bambina.
- Inizio a pensare- sempre lei tra un singhiozzo e l'altro:- che quella volta per te sia stata importante e non solo un capriccio.-
- Un capriccio?- Quasi si irritò ma la voce era per lo più sorpresa e le si sedette accanto portando una mano consolatoria sulla coscia di lei:- Tu hai pensato che fosse un capriccio?!-
- Che dovevo pensare?!- Gli urlò:- Stavi sposando un'altra!-
- Un'altra che odio con tutto me stesso!- Urlò anche lui a ribadire un concetto che pensava ormai fosse più che ovvio:- Lo sa anche lei che la odio! Sembra che l'unica a non capirlo sia tu!-
- Ma che razza di vita hai accettato?!- Continuavano a urlarsi contro.
- E' per questo che sono sempre triste!!-
- Sei noioso!!- Ripeté proprio come allora tirandogli anche sta volta un calcio, ma vista la diversa posizione colpì la sua caviglia, facendogli un po' male. - Gh- sentenziò lui:- Non sei cambiata affatto!-
- Almeno non mi guardi più con quegli occhi!- Sbuffò timida guardando altrove e chiudendosi quasi la faccia tra i due pugni.
- Ti guarderò sempre con quegli occhi- però continuava lui:- Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.-
E lei tornò a soffermarsi su quegli smeraldi. - Lo pensi davvero?-
- Sì, ovvio- fu lui sta volta a distogliere lo sguardo.
- Più di Chimecho? O Mime. Jr?- Si mangiava le parole ancora con quei pugni sulle guance.
Lui rise e chi tace acconsente pensò lei. - Anche più dei tuoi tappi di bottiglia?-
- Ora stai esagerando.-
E lei lo spintonò con un ceffone sulla spalla non trattenendo una risatina:- Quanto sei stupido.-
Data la spinta lui si lasciò scivolare su quel materasso, facendo rovesciare un po' i contenuti delle buste.
E lei soffermandosi su quella scena arrossì ripensando non più alla prima volta che avevano condiviso un letto, ma all'ultima volta che lo avevano fatto.

La cerimonia si era conclusa e la luna si era alzata in cielo già da un po'.
La sposa, una volta firmate le carte, si era limitata a sorridergli e a ricordargli che la cerimonia non era finita, il buffet della cena aspettava gli invitati in un altro luogo.
E quel luogo era sfarzoso tanto quanto l'altro, e a Rumika poco sembrava interessare la felicità di Kojiro; aveva vinto lei, questo era ciò che contava.
Tanto era l'interesse per il marito che nemmeno ci diede peso quando, dopo aver finito le foto e le riprese, il taglio della torta, le bomboniere, lui sparì per andare probabilmente a piangere chissà dove lontano da occhi indiscreti. E infatti se ne stava lungo uno dei corridoi che dava alle camere dell'albergo a 5 stelle dove erano ospitati, era al secondo piano, e bevendo un po' di spumante guardava il cielo da una della grandi finestre in pietra. L'abito era ora un po' sgualcito, la cravatta smontata lasciata cadere ai lati del colletto. Il vento era caldo e piano muoveva le tende pregiate e un poco anche i suoi capelli. Guardava quel cielo. Era una così bella serata, si chiedeva perché.
- Ehi, marito- una voce estremamente delicata, tanto che appena la riconobbe. Si voltò, sembrava un sogno, c'era solo lei in quel lungo corridoio. I capelli ancora ordinati lasciavano che un ciuffo le cadesse sul volto, le braccia incrociate in una posa timida tenevano delicatamente la borsetta nera.
- Ciao- disse lui con un groppo in gola, salutandola ancora una volta in quella giornata così terribile dove lei, al momento, sembrava l'unico squarcio di luce.
Lei sorrise col cuore in mano e gli si avvicinò:- Nyasu mangia ancora, all'inizio era un po' timido ma adesso si è completamente lasciato andare!- Rise di gusto, con gli occhi appena appena lucidi. "Arceus, Dio, chiunque sia la divinità" pensò " perché sei così bella?!" non riuscendo a trattenere più quelle maledette lacrime che piano gli sgorgarono sul volto fermo.
- Piangi??- Disse lei ancora sorpresa:- Kojiro, basta- allungò le braccia come a volerlo abbracciare:- E' finita- anche la sua voce tremò, e appena anche le sue labbra mentre gli occhi ora erano lucidi a tutti gli effetti:- Abbiamo perso.-
Si avvicinò per dargli l'ultimo abbraccio, ma lui lasciò perdere quelle braccia e andò oltre, baciandola.
La baciò, perché gli sembrava giusto rendere giustizia a quel cielo e quella luna.
Portò le mani sulle guance di lei staccandosi appena dalle sue labbra e si limitò a guardare quegli occhi zaffiro e quelle gote rosse per qualche secondo, e la baciò di nuovo perché pensò che al mondo solo lei era bella tanto quanto quel cielo.

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Capitolo 3
*** Un ti amo di ritardo ***


Quante volte aveva risognato quella notte Kojiro. Ogni volta che per sbaglio, durante la notte, sfiorava il braccio della moglie e si accorgeva che non era Musashi.
Il matrimonio aveva portato forzate effusioni, ma fortunatamente (forse per entrambi) erano rare. Rumika sapeva bene che Kojiro non la amasse ma non sembrava importarle particolarmente e probabilmente il sentimento era ricambiato; la ricca donna pensava spesso che non sarebbe stata stupida tanto quanto la sua povera sosia, non si sarebbe innamorata di qualcuno che mai nella vita l'avrebbe ricambiata, ma il loro era chiaramente un matrimonio di interessi e a lei andava bene così. Kojiro invece si chiedeva altrettanto spesso se la sua sposa sapesse di quella notte nell'albergo del loro ricevimento. Musashi non scherzava quando in treno si diede l'appellativo di amante, perché Kojiro e Rumika si erano ufficialmente sposati da poche ore la notte che successe.
La notte così bella che non poteva essere sprecata così. Lasciò quelle labbra rosse solo per riprendere fiato mentre le lacrime sgorgavano da entrambi.
- Kojiro- approfittò della libertà per chiedere spiegazioni:- Che intenzioni hai? Che significa?-
- Non lasciarmi così, ti prego- disse lui non riuscendo più a sostenere il suo sguardo e chinando la testa si lasciò coprire dai capelli violetti:- non mi basta un tuo abbraccio come addio. Ti prego non lasciarmi così- stringendosi a lei tra i singhiozzi e lei piano posò una mano sulla sua schiena e l'altra scivolò sulla maniglia di una di quelle porte tutte uguali aprendola. Respirava piano mentre indietreggiando entrava nella camera guardando con occhi fermi quelli di lui che al contrario erano così fragili.
- Hai paura?- Le chiese lui scostandole il ciuffo di capelli mentre stesi vicini, su quel letto dalle coperte di seta, si scambiavano gli ultimi sguardi che li erano concessi.
- No- disse lei coraggiosa per poi correggersi subito in una risatina soffocata:- Un po'. Questa mi sembra la cosa più cattiva che ho fatto in vita mia.-
Lui sorrise:- A me sembra l'unica cosa giusta invece.-
" Arceus, Dio, chiunque sia la divinità" pensò "perché non è già successo anni fa?"
Pensò ancora una volta a quanto quella maledetta abitudine avesse rovinato ogni cosa, a quanto avesse preso il più bello dei rapporti, i timidi colpi al cuore, i beautifly nello stomaco, le carezze spontanee, piacevoli imbarazzi, e li avesse trasformati nella più passiva delle emozioni: la noia. Pensò anche, che più che l'abitudine, era stata la paura di non essere ricambiati a trasformare così tanto il loro rapporto, tanto da far autoconvincere entrambi che loro, mai nella vita, avessero potuto avere un futuro insieme.
Era stato così facile invece. " Stupido, stupido me" pensò non trattenendo ancora una volta le lacrime mentre baciava finalmente ogni singolo centimetro di quella pelle che avrebbe da lì a poco dovuto abbandonare, riprovando timidi colpi al cuore, beautifly nello stomaco, carezze spontanee e piacevoli imbarazzi. E sapeva che lei, di solito così sicura di sé, mentre si nascondeva impacciata il viso tra le mani, provava lo stesso. " Perché non ti ho baciata prima?! Stupido, stupido me" e, dopo essersi assicurato che anche a lei andasse bene, non volle commettere più lo stesso errore e quella notte si prese dal suo corpo e dal suo cuore tutto quello che in quegli anni aveva desiderato. Fino a trasformare quel "ti prego non lasciarmi così" in un soffocato:- Ti prego non lasciarmi- piangendo tra il collo e la spalla di lei, abbandonando il corpo stanco addosso a quello delicato e perfetto della donna più bella del mondo, bella fuori e questo lo sapevano tutti e soprattutto bella dentro, e questo lo sapevano in troppo pochi; e lui era tra quelli, si sentii fortunato... e felice.
- Sei tu che hai lasciato me- rispose però la donna non trattenendo più un groppo in gola e le labbra tremanti. Si scostò delicata da lui, si alzò piano riprendendosi timidamente i vestiti e lo guardò ancora lì in quel letto sfatto.
- Mi odi?- Chiese lui cercando di trattenere la disperazione.
- Come poche persone al mondo sanno odiare- gli sorrise rivestendosi:- Però è stato un bellissimo addio, grazie. Me lo dovevi- lo baciò e raggiunse la porta. "Me lo dovevi" lo pensava davvero, nonostante tutto il ghiaccio che ancora ricopriva il suo cuore. "Tu dovevi essere mio" lo pensava spesso in realtà, anche se lo negava anche a sé stessa. Osservò ancora una volta quegli occhi smeraldo che mai avevano smesso di guardarla innamorati ma all'epoca era troppo ingenua per saperli leggere. Aprì la porta:- Penso che anche Nyasu pretenda un addio.-
- Non questo mi auguro- disse lui ridendo e alzandosi. - Cretino- rispose lei ricambiando la risata con voce soffocata:- Ora scusa- disse lei scappando via lungo il corridoio per evitare che lui la vedesse disperarsi, lei era la forte e lui il codardo, voleva che lui non lo dimenticasse! Ma faceva troppo male, faceva troppo male anche per lei, dovergli dire addio. Soprattutto adesso che, nonostante il ghiaccio, aveva capito perfettamente quanto fosse innamorata di lui! E che non avrebbe permesso mai a nessun'altro uomo di farle quello che le aveva fatto Kojiro quella notte, perché era stato bellissimo, ma poteva essere bellissimo solo con lui, e di questo era certa.
" Arceus, Dio, chiunque sia la divinità" piangeva a dirotto correndo lungo la sfarzosità di quel posto " perché mi hai fatto incontrare un uomo così?!" Perché aveva realizzato adesso più che mai che nessun uomo al mondo valeva quanto Kojiro. " E perché poi me l'hai portato via?!" Stanca si lasciò cadere lungo una colonna, nascondendo il viso alle ginocchia non riuscendo più a fermare quel pianto. Pianse fino a quando il suo fidato e morbido compagno la trovò. - Musashi- disse triste:- Ci sono io con te- le disse senza chiedere spiegazioni, poggiando la zampa sul ginocchio della ragazza, che senza alzare lo sguardo si limitò a posare la mano su quella zampa stringendola forte.
E Kojiro quella stessa notte li salutò con la speranza di rivederli un giorno ma loro da quel giorno non si fecero più sentire.


- Perché non mi avete più cercato?- Chiese Kojiro guardando il soffitto steso ancora su quel letto.
- Non l'hai fatto nemmeno tu- puntualizzò l'amica togliendosi del tutto il cappello e poggiandolo sulle buste.
- Non era facile per me! Siete spariti, voi sapete dove abito invece!-
- Ah sì? In quale delle tue tante ville? a Kanto? Hoen? Sinnoh? Dove??-
- Ahah- lui terminò il discorso:- Sei felice di avermi rivisto? Pensi che Nyasu possa esserlo? Perché sai? Non mi sono posto molto il dubbio. Io sono felice e non mi interessa il vostro parere.-
- Ti ricordavo più sensibile- si alzò lei dal letto prendendolo ancora in giro.
- Ricordavi male- scherzò e lei sorrise sincera:- Nyasu sarà molto felice di vederti! Ha solo voluto fare un po' il paladino del sesso debole. Sarò sincera Kojiro- distolse lo sguardo:- Ho pianto tanto la notte del tuo matrimonio e lui mi ha vista. Credo non ti abbia perdonato le mie lacrime.-
- Ho due domande- si alzò dal letto anche lui avvicinandosi a lei.
- Dimmi.-
- La prima e più importante è... il sesso debole? Tu saresti il sesso debole?!-
A confermare la sua ipotesi lei gli tirò un pugno dritto sul naso e chiese nervosa:- La seconda?!-
- Hai pianto per quello che era successo tra di noi?? Non ti era piaciuto?!- Seriamente preoccupato.
- Sciocco- disse arrossendo e voltandosi:- Ho pianto proprio perché mi era piaciuto ma tu non eri mio marito! Pensavo di essere stata chiara prima!-
Lui l'abbracciò rimanendole alle spalle. - Io ti amo- le disse semplicemente soffocando le labbra tra i suoi capelli. - Non ho mai smesso un secondo di amarti, sei un chiodo fisso. Ti prego di credermi.-
Lei non sapeva che dire, strinse i pugni.
- E, lo so che è pretendere troppo, che è la tua vita e devi viverla al meglio ma, io in cuor mio spero che tu non abbia avuto altre relazioni perché a titolo informativo... ne morirei.-
- Tsz- rispose unicamente lei, che sapeva bene di non aver avuto relazioni, non perché i corteggiatori le mancassero e nemmeno perché lei non cedesse alle loro lusinghe ma perché ogni volta, come un monito, le tornavano alla mente gli stessi pensieri di quella sera "nessun uomo al mondo valeva quanto Kojiro". - So che significa morire- si limitò a dirgli sperando di ferirlo col dubbio e ci riuscì perfettamente.
- Andiamo dove lavora Nyasu, a quest'ora dovrebbe essere lì. Poi, vista l'ora tarda che si è fatta torneremo qui per riposare e poi torneremo a Kanto. E tu tornerai alla tua vita e io alla mia- strinse ancora le mani e lo stesse fece lui rimanendo in silenzio. - Ah- aggiunse ancora lei come se tornasse a quella prima volta che insieme condivisero un letto, come a rimediare a uno dei suoi primi grandi errori:- e avevi ragione solo tu, sai?- Lui la guardò non capendo e lei continuò:- Sono una femmina. Io dormirò nel letto e tu sul pavimento.-
Kojiro capì l'antifona ma, dopo un primo momento di rammarico, puntualizzò:- Ma c'è un divano in camera questa volta! Almeno sul divano!-
Lei ridacchiò uscendo dalla stanza per poi essere seguita dall'ex compagno.
Lei era la forte, lui il codardo, e quindi continuò sicura per la sua strada mentre il ragazzo in silenzio la seguiva. Come se quel "ti amo" non l'avesse scossa nel profondo. 
Cercò in tutti i modi di ripensare a tutte le cattiverie che Kojiro le aveva fatto nel tentativo che geloraggio e bora la facessero tornare in sé. Ma non ci riusciva. Le aveva detto "ti amo", all'improvviso, in una non particolarmente bella camera d'albergo, in una giornata qualsiasi, dopo tanto tempo che non si vedevano e con una fede al dito dove su non c'era scritto il suo nome. Eppure le occasioni di rivelarle i suoi sentimenti in passato erano state tante! Lo maledì. Le aveva sprecato un "ti amo", il "ti amo" più importante della sua vita a essere più precisi e questa era forse la più grande della cattiverie che le avesse fatto! E allora perché cavolo, strinse ancora i pugni più forte che poteva, perché cavolo non riusciva a ricreare quel ghiaccio?! Poi cambiò improvvisamente direzione di pensiero. Si fermò lungo quelle strade di Sinnoh, lui quasi le sbatté addosso, si voltò a guardarlo rimanendo in silenzio. Il vento le muoveva i capelli e ricordò di aver lasciato il cappello in camera, che scema! Ma non era questo il punto della situazione. Il punto era... perché non lo ricambiava? Perché non gli diceva " ehi, stupido di un Kojiro. Ti amo anche io!"
- Devi dirmi qualcosa?- Chiese lui insicuro.
Lei aprì piano quelle labbra morbide che lui moriva dalla voglia di baciare ancora ma alla fine non emise nessun suono. Indossava una fede non sua, ribadirono i suoi pensieri, ecco perché. Perché lei sognava il grande amore, e il grande amore è una moglie, non un amante, pensava banalmente. Ma se nessun uomo al mondo era Kojiro chi sarebbe stato il suo grande amore?
Era destinata a morire sola? Come sua madre? Pensò rattristendosi visibilmente.
- Che c'è??- Si preoccupò lui sfiorandole il viso con la mano sinistra e lei si scostò nervosa:- Non toccarmi più con quell'anello al dito!-
Lui si guardò la mano un po' scosso, e senza pensarci troppo si tolse l'anello e lo gettò via lungo la strada, un'auto lo colpì facendolo rotolare via.
- Ma sei pazzo?!- Gli urlò lei sconvolta.
- Ora posso toccarti?-
Lo guardò coi suoi occhioni azzurri un po' stordita, sbattendo le ciglia lunghe più volte.
- Allora?- Le allungò quella stessa mano ora priva di legami. Lei la strinse e in silenzio raggiunsero il chiosco dove lavorava Nyasu, stringendosi la mano come due adolescenti fidanzati da pochi giorni. 
La luce dei lampioni illuminava le ciotole di ramen dei clienti, sembrava così saporito e a loro veniva fame! - Buonasera!- Dissero entrando come se fossero due normali clienti. Ma lo chef urlò di gioia:- Kojiro!!- Mollò tutto ai colleghi e gli si lanciò addosso sporcando leggermente gli abiti pregiati di lui. Gli riempiva il volto di affettuose leccate facendolo ridere imbarazzato:- Nyasu, ora calmati!-
- Ci sono anche io eh- disse ironica la donna.
- Mi hai portato Kojiro!!- Rispose felice:- A te ti vedo sempre!-
- Non è vero che mi vedi sempre- rispose scontrosa.
- Avete fatto pace??- Chiese felice facendoli accomodare e dando loro due pasti caldi chiaramente offerti.
- Non abbiamo mai litigato- rispose lei non con troppa convinzione.
- Ci siamo incontrati per caso a Biancavilla e... eccoci qui!- Rispose lui con la verità.
- Siete venuti da Kanto apposta per me??-
- Certo sciocchino!- Dissero entrambi ticchettando la sua moneta, infastidito scosse la testa e poi sornione e felice si sedette in mezzo a loro.
Quel gatto aveva tante cose da chiedergli:- Non eri sposato?-
- Lo sono ancora, purtroppo.-
- Non è cambiato nulla- spiegò lei in fretta:- sua moglie sarà sulle sue tracce sicuramente.-
- Può essere- alzò le spalle lui.
- Non riesci proprio a volerle bene?- Chiese un po' triste per le sorti dell'amico e Kojiro guardò Musashi.
- Smettila!- Disse allora lei nervosa.
- Di fare cosa?- Ingenuo.
- Di cercare risposte da me! Smettila di flirtare o cos'è tutto quello che stai facendo!-
Nyasu si intromise:- Oh... c'è qualcosa tra di voi?!-
- Me lo chiedo anche io!- Rispose lei nervosa.
Nyasu scocciato:- Avreste dovuto chiedervelo anni fa. Io lo dicevo che c'era qualcosa tra di voi già all'epoca! Ma eravate così stupidi! Vi siete improvvisamente svegliati?! Adesso?!-
Kojiro:- No, no, che? No.-
Musashi, Nyasu:- Non hai detto niente.-
Il pokèmon si innervosì togliendo loro le ciotole:- Se siete venuti a trovarmi solo per starvene voi due a inciuciare per conto vostro mentre io sono il Litwick come al solito siete pregati di andarvene!- Faceva l'offeso.
- No no!- Cercarono di farsi perdonare riprendendosi l'ottimo cibo.
Musashi dopo aver mangiato di gusto il boccone:- Non è vero che inciuciavamo...-
Nyasu, sempre in mezzo a loro, a braccia conserte:- Lo facevate. Spesso.-
Musashi guardò Kojiro:- Non è vero- in attesa di sue rispose e lui in effetti le rispose:- Un po' è vero, inciuciavamo- dando ragione al gatto.
Lei imbarazzata guardò altrove:- Forse inciuciavi tu! Io no di certo!- I due maschi ridacchiarono lasciandola vincere.
Aspettarono, seduti a un tavolo, la chiusura del locale per godersi Nyasu al meglio. Le luci dell'insegna si spensero e la saracinesca cadde giù.
- Ragazzi- disse loro una volta fuori dal posto di lavoro:- Ho appena chiesto le mie ferie. Ne avevo arretrate da un po' perché mi piace lavorare qui. Vorrei riaccompagnarvi a Kanto, se per voi non è un problema!-
I ragazzi commossi lo abbracciarono insieme, com'erano soliti fare in passato. Era tarda notte ormai e tornavano all'albergo con il cuore momentaneamente leggero, come se il loro tempo come squadra affiatata non fosse mai terminato. Come se potessero vivere in eterno, loro tre, come il trio più famoso e amato del Team Rocket. Sorrisero guardando la luna che piena sembrava ricambiare, dimenticando per quei pochi minuti, che tutto ha un'inizio e una fine.
- Un letto solo eh- disse il gatto.
- Sì- disse la ragazza:- Puoi dormire con me sul letto Nyasu.-
- E Kojiro?-
- Kojiro è sposato- disse unicamente lei stendendosi sul letto insieme al micione che felice le faceva la pasta sul petto (come ogni tanto, raramente, era solito fare in passato) scaturendo l'invidia del ragazzo che invece era steso sul divano e si godeva la scena. Il pokémon fu il primo ad addormentarsi stretto tra le braccia della donna. Lei aveva gli occhi chiusi ma Kojiro sapeva bene che era sveglia e parlando a voce bassa, nel buio di quella stanza, le chiese:- Cosa posso fare per farmi perdonare da te?-
Lei continuava a fare finta di dormire perché anche se era la coraggiosa aveva una fifa matta di affrontare questo argomento.
- Io non pretendo che tu sia innamorata di me. Ma almeno tornare all'amicizia che c'era un tempo... perché no? La mia famiglia vi aveva già dato all'epoca il permesso di restarmi vicino. E' l'unico motivo per cui ho accettato tutto. L'idea di non perdervi era tutto per me. Perché non possiamo tornare noi? Io, te e Nyasu nello stesso letto? Perché? Mi merito almeno una spiegazione.-
E lei finalmente gli rispose ma rimanendo con gli occhi chiusi, con la stessa voce pacata che aveva lui, come a non rovinare il silenzio e la felicità di Nyasu:- Perché io sono innamorata di te, Kojiro.-
Una morsa al cuore di lui.
- E tu sei sposato con una donna che non sono io. Per questo non possiamo più dormire nello stesso letto.-
- E quella volta?- Si alterò leggermente rimanendo però al suo posto:- Ero sposato anche quando abbiamo fatto l'amore!-
- Hai ragione- lei invece rimaneva pacata:- E' stato un errore infatti.-
Lui si alzò di scatto e la raggiunse costringendola ad aprire istintivamente gli occhi. Rimase ai lati del letto ma si chinò sfiorandole i capelli tra il delicato e l'irruento:- Non puoi dirlo. Non puoi chiamare errore l'unico pensiero che mi fa addormentare sereno da troppo tempo ormai!-
Lei si limitò a sorridergli:- Pensaci tutte le volte che vuoi, ma sai bene anche tu che quello non era buon senso.-
Lui posò la faccia sullo stesso cuscino di lei, rimanendo però con le gambe fuori dal letto:- Nulla di quello che facciamo noi è buon senso- era dolce adesso:- Ma ci amiamo, dovrebbe contare solo questo- le accarezzò ancora il volto.
- A me non basta Kojiro. Ora ti prego, non farmi piangere di nuovo davanti a Nyasu- concluse con un nodo alla gola mentre il felino con i suoi occhi fini e celesti fissava cupo quelli della sua amata compagna. " Non lasciarla mai" pensò il ragazzo accarezzando lui la testa con affetto per poi tornare su quel divano nella speranza di prendere sonno.
La mattina dopo, chi più chi meno assonnato, armati di bustoni ricchi di vestiti, presero quel treno che li avrebbe riportati a Kanto. Sta volta nel loro vagone c'erano altre due persone, una di questi era una ragazza che conoscevano bene! Aveva con sé un cestino di prelibatezze; era cresciuta un po' da quando tentavano di acciuffare anche a lei qualche pokémon, chissà cosa faceva a Sinnoh? Forse qualche gara? E chissà perché andava a Kanto?
- Cosa c'è di interessante a Kanto per lei?- Bisbigliò indispettita la donna nascosta dal bianco cappello sui capelli ordinati.
Nyasu:- Vero, non c'è granché per una performer!-
Kojiro sorrise trovando gli amici veramente ingenui:- Una cosa interessante per lei c'è eccome a Kanto!-
Musashi:- Sei odioso quando fai il saputello. Parla chiaro!-
Kojiro:- Siete voi stupidi- guardò la ragazzina che a sua volta guardava innamorata fuori dal finestrino del treno leggermente aperto, i capelli caramello leggermente più lunghi le sfioravano leggeri il viso delicato.
Musashi sospirò:- Il moccioso?-
Kojiro:- Sta andando chiaramente da Satoshi. Guarda i suoi occhi!-
Musashi ora guardò quelli verdi dell'amico:- Già, maledetti occhi innamorati.-
Nyasu rovinò il momento:- E' carino che date per scontato che dopo tanto tempo sia ancora innamorata di lui- non aveva torto però, era da parecchio che non la vedevano.
Musashi tirò a Kojiro uno spintone gelosa:- Ora la stai guardando un po' troppo però!-
Kojiro ridacchiò distogliendo lo sguardo. Serena però, l'eterna innamorata compagna di viaggio di Satoshi, si accorse che quei tre confabulavano troppo.
- Scusate, qualcosa non va?- Chiese tra l'educato e l'indispettito, visto che i tre la fissavano da un po'.
L'ex Team Rocket si limitò a ridere imbarazzato. La ragazza allora li scrutò:- Ci conosciamo?-
L'altro signore del vagone leggeva un giornale, ma il chiasso lo infastidiva non poco, fu lui però, prima di Serena, a notare che quel Nyasu parlasse. E allora alla ragazza fu tutto chiaro:- Siete il Team Rocket!!-

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Capitolo 4
*** Crescere ***


Il trio la zittì immediatamente, era inutile urlare il nome di quell'organizzazione ai quattro venti!
- Non più! Non lo siamo più!- Disse il ragazzo.
- Puoi metterti tranquilla ragazzina!- Tornarono composti a sedere.
- Eravamo il Team Rocket!- Disse con una punta di malinconia il micione.
Serena li guardò un po' insicura:- Non mi prendete in giro?-
Musashi:- Chiedilo pure a Satoshi appena lo vedi. Ti dirà che non gli diamo più fastidio da un po'!-
Serena imbarazzata:- Chi vi dice che stia andando da lui??-
Kojiro ridacchiò prendendo in giro anche lei.
Serena poi sorrise, bellissima:- Mi fa piacere!-
- Cosa?-
- Che avete lasciato quella banda di delinquenti! Insomma... se fate i bravi ragazzi...- offrì loro un macaron da quel cestino:- ...non siete così male!-
Accettarono quel dono senza pensarci due volte, nemmeno ringraziarono, e lo mangiarono in un sol boccone.
- Ecco, magari un po' maleducati. Ma non così male- ridacchiò per poi offrirlo anche al signore accanto che un po' scorbutico evitò.
Il viaggio era lungo e l'imbarazzo tra i quattro a poco a poco diminuì e la noia portava domande indiscrete:- Che fate nella vita?-
Musashi:- Ah, siamo diventati amici adesso?-
Nyasu orgoglioso però rispose:- Lavoro in un chiosco di Ramen a Sinnoh! Dovresti passarci ogni tanto! Sono bravissimo!-
Kojiro e Musashi confermarono.
- E voi due?-
Musashi sospirò:- Io mi ammazzo di fatica come al solito, lavori sparsi, ancora niente di serio purtroppo. Il signorino qui...- lo indicò col pollice:- ...non è più signorino in effetti. E' sposato e vive da ricco con la sua signora.-
- Oh...- un attimo turbata:- Ricco?- Chiese.
- Sì, ricco lo sono sempre stato.-
- Davvero?! E perché mai...?-
Nyasu:- Non farti domande con Kojiro. E' un tipo strano, sai?-
Kojiro:- Non sono strano!-
Musashi:- Sei molto strano.-
Serena ora cambiò discorso:- Quindi voi due...- indicando gli esseri umani:- ...non state insieme?-
Arrossirono guardando altrove.
Musashi:- Perché mai avremmo dovuto?!-
Serena ridacchiò:- Scusate. Lo davo un po' per scontato. Quasi pensavo che foste già una coppia- guardò di nuovo fuori dal finestrino:- Dovevo ammettere, all'epoca, che c'era molto più affiatamento tra voi due che tra me e Satoshi. Quasi vi invidiavo ogni tanto- tornò a guardarli un po' timida:- però... vedendo come è andata a finire forse eravamo più affiatati io e Satoshi!- Non voleva essere cattiva ma questa frase li uccise, nel profondo.
- Non hai la fede però- notò lei.
- L'ho buttata via ieri. Sarà finita in un tombino di Sinnoh- rispose sincero zittendo ufficialmente la ragazza; Kojiro era strano, avevano ragione gli altri due. 
Pochi minuti dopo, quando ormai nel vagone regnava il silenzio e il tizio col giornale ne era più che felice, la donna lasciò scivolare la testa sulla spalla di lui. Il cappello un po' lo innervosiva ma la situazione no, sfiorò lei la mano. Lei bisbigliò con lo sguardo perso in chissà quali vecchi ricordi:- Eravamo affiatati io e te. Ha ragione.-
- Sì. Affiatati e molto stupidi- confermò il ragazzo con un'espressione sconfitta.

Molto stupidi, o comunque ingenui, aveva ragione. Non riuscivano a non pensare, col senno di poi, a tutte le volte che avrebbero potuto diventare ufficialmente un "noi" ma che per timidezza o orgoglio, o sempre per la famosa abitudine, si erano lasciati andare.
Tutte quelle giornate che erano tranquilli, perché nessuno li aveva fatti volare via alla velocità della luce, e magari avevano anche potuto gustarsi un buon pasto sotto le stelle. Le sere così, succedeva spesso, che dormissero insieme senza bisogno di giocare a Golem, Ditto, Scyther. Nyasu finiva sempre con l'addormentarsi prima e loro lo scalciavano via ai piedi del letto, che tanto aveva il sonno pesante, per giocare insieme come due adolescenti. Botte e spintoni che tra una risata e l'altra diventavano carezze, abbracci e baci sparsi. Ma quel bacio sulle labbra non arrivava mai, perché quello stava a significare qualcosa di più. Così stupidi da non rendersi conto che tutto ciò che facevano era già qualcosa di più. Ma quante volte si ritrovavano fronte contro fronte, respirando piano, e quante volte erano tentati di farlo, ma la paura di perdere quello che già avevano li frenava ogni volta.
E tutte quelle giornate che invece, pieni di cicatrici, volavano via ancora scossi da quel teneramente maledetto Pikachu. E allora si urlavano contro dandosi colpe reciproche ma poi si curavano le ferite a vicenda e alla fine della giornata si abbracciavano dicendo "la prossima volta andrà meglio" e anche quei giorni, a volte, la voglia di dirsi altro era tanta.
E quando uno dei due prendeva una sbandata per qualcun altro, una lama nel petto avrebbe fatto meno male. E allora la voglia di raggiungersi, prendersi a schiaffi e gridarsi un "ti amo! Ci sono io! Quanto ci vuole a capirlo?!" ma non lo facevano mai. Se ne stavano in silenzio per poi sorridere e allungare l'uno la mano all'altra e dire semplicemente "bentornato in squadra!"


- Quasi mi manca il Team Rocket- continuò lei.
- Non ti manca il Team Rocket- specificò lui:- Ti manchiamo noi.-
Nyasu allungò la mano sulla gamba di Kojiro così che il ragazzo potesse stringere entrambe le mani dei suoi compagni.
Serena non era riuscita a sentire le loro parole, ma si gustò la dolcissima scena. E il treno finalmente arrivò a Biancavilla.
La performar li salutò calorosamente per poi correre tra le braccia di Satoshi; era lì il moccioso, l'aspettava in stazione con quel suo Pikachu ciccione sulle spalle, chissà quanto doveva pesargli, pensarono. E mentre li osservavano felici, in quella stazione, tornò loro tutta la nostalgia per quel povero ma felice passato.
Si guardarono, ridacchiarono:- Noo- dissero poi incamminandosi fuori.
Ma mentivano a loro stessi, continuarono, curiosi a seguire la coppietta e quel Pikachu fino a quando in uno spiazzo di una villa della città natale del ragazzino vennero scoperti.
- Si può sapere chi ci sta seguendo?!- Urlò scontroso e la ragazza intuì:- Non sarà il Team Rocket?!-
- Il Team Rocket?! Non è possibile! E' un sacco di tempo che non mi danno più fastidio!-
- Sì lo so... erano nel treno con me.-
- Cosa?!- Piuttosto stranito, perché nessuno si spiegava bene. Ma in effetti Serena aveva ragione e loro apparvero all'improvviso in posa eseguendo il loro storico motto.
I ragazzini al solito li lasciarono fare fino alla fine per poi urlargli:- Volete di nuovo Pikachu?!-
Ma i tre ridevano di gusto. - E' stato bellissimo!- Diceva la ragazza. - Rifacciamolo!- Confermava il ragazzo. - Proprio così!- Concluse il pokémon e allora tutti e tre ripeterono il motto da capo in quello che sembrava un loop infinito.
- Ma che ca...- si limitò a dire Satoshi guardando prima il suo Pikachu e poi Serena mentre quei tre pazzi continuavano a espletare con orgoglio.
Decise poi, nervoso, di alzare le spalle e andare semplicemente via da lì, senza nemmeno preoccuparsi se Serena lo seguisse o meno. - Ehi!- Gli urlò infatti la ragazza quando lo vide andare via. - Aspetta aspetta aspetta!!- Gli dissero anche gli altri tre.
Satoshi scoppiò:- Si può sapere che volete?! Siete anche più strani di prima! Perché non rubate Pikachu e basta?!- Ora anche Pikachu lo guardò contrariato ma capiva che il motto ripetuto in loop era anche una punizione peggiore di un furto subito.
- Non rubiamo più!- Dissero loro.
Satoshi allora se la prese quasi con Serena:- Visto? Che ti avevo detto?!-
Serena:- Ma te la prendi con me?? Non ho mai negato la cosa!-
Satoshi:- Allora che volete?!- Urlò ai tre.
- Spediscici via alla velocità della luce!- Chiesero in una totale nostalgia del passato, Serena incredula volle intromettersi:- Ma perché?- Non concluse in tempo la domanda che il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e ordinando a Pikachu un attacco dei più potenti li fece volare via all'istante senza se e senza ma, e anche un po' senza cuore.
Serena:- ...sei anche soddisfatto?...-
Satoshi, che in effetti era più che soddisfatto:- Me l'hanno chiesto loro.-
Ma l'ex Team Rocket volava via felice, la donna si teneva con una mano il cappello e con l'altra la gonna anche se i loro vestiti erano ormai sgualciti dal Fulmine del topo. Atterrarono in mezzo a dei cespugli non troppo distanti da lì continuando a ridere come tre scemi.
Nyasu:- Ragazzi, ne è valsa la pena tornare a Kanto con voi! Ahah!-
Kojiro:- Ahahah!- Guardò i suoi vestiti:- Rumika mi ucciderà! Ahah!-
Musashi:- Per i vestiti? Non per la fede buttata via? Ahahah!- L'euforia non si placava. Poi, proprio come succedeva in passato, Kojiro prese tra le sue mani il volto di Musashi che, proprio come allora, come una bambolina sbatté gli occhioni timidi:- Che c'è? Ho qualcosa sul naso?- Chiese con la solita ingenuità.
- Ti prego, scappiamo via insieme- disse però lui e le risate di tutti si placarono.
La donna sfiorò piano le mani di lui che ancora le accarezzavano il viso. - Non possiamo farlo... verranno a cercarti, proprio come allora.-
Kojiro:- Ho buttato la fede. Se mi trova mi uccide.-
Musashi ora nervosa:- A questo dovevi pensarci ieri!-
Nyasu si intromise al solito innervosito dal loro inciuciare:- Sono compreso anche io nel pacchetto fuga o è una fuga romantica?-
Kojiro lo guardò:- Sei compreso se vuoi!-
Musashi scostandosi da entrambi:- Nessuno scappa da nessuna parte! Avete perso il Lampent della ragione?!-
Kojiro, il lunatico, ora si alterò:- Ma qual è il tuo problema? I problemi sarebbero solo miei! Ho deciso di scappare quando ero solo un bambino, perché non dovrei farlo adesso che sono un adulto?!-
Musashi sentenziò:- Perché questi capricci hanno senso solo se sei un bambino, ecco perché!-
Kojiro:- Hai detto che mi ami! E io ti amo! All'epoca pensavo di non avere più una ragione per rimanere con voi, ma adesso cambia tutto!-
Nyasu:- Ah grazie, consolatorio.-
Kojiro:- Non fraintendetemi- si lasciò scivolare stanco sedendosi nell'erba:- Anche all'epoca avrei passato la vita con voi ma il Team Rocket non andava bene e pensavo anche che staccarmi un po' da te non sarebbe stata una cattiva idea...- riferito alla donna che strinse i pugni.
Nyasu:- A discapito di me?-
- Sì- disse il ragazzo:- Scusa Nyasu ma anche a discapito di te. Ero arrivato a un punto che mi sentivo in trappola. Mi sentivo in trappola a casa ma anche nel Team Rocket e alla fine ho scelto solo ciò che non mi avrebbe mandato in carcere.-
Il gatto arrabbiato:- Ti sentivi in trappola con noi?-
- Non mi sentivo in trappola con voi, non è quello che ho detto!-
- Ti sentivi in trappola con me- specificò la donna ancora in piedi davanti a lui che non rispose subito. - Solo perché non potevo averti- ammise poi sconfitto e lei distolse lo sguardo. Kojiro si alzò di nuovo avvicinandosi irruentemente:- Ma adesso è diverso! E' tutto diverso da quella notte! Sarei scappato via da voi di nuovo all'istante la notte stessa del matrimonio ma siete stai voi a scappare via da me!- Le prese il polso:- Non vi lascerò andare via di nuovo, non ho perso il Lampent della ragione, anzi l'ho ritrovato!-
Musashi e Nyasu non riuscirono a trattenere gli occhi lucidi. 
- Il problema è solo tuo hai detto...- disse la ragazza debole:- ma non è così! Anche io quella notte sarei scappata con te, anche alla faccia di questo qui!- Indicando il pokémon indispettito:- Ouh, ma adesso state esagerando eh- lo accarezzarono per farsi perdonare.
- Ma tu eri sposato quella notte e io sognavo il grande amore. Kojiro, dovevo essere la sposa, non l'amante- con delicatezza scosse la mano per farsi lasciare il polso e mise a posto un ciuffo dei capelli di lui portandolo dietro l'orecchio:- Smettila di scappare e sii coraggioso almeno una volta nella tua vita.-
Gli occhi zaffiro si mescolarono in quelli smeraldo. - Affronta la tua famiglia e dì loro la verità. Divorzia da tua moglie anche a costo di perdere ogni centesimo e poi solo allora potrai scappare con noi. Ovunque tu voglia. Io sarò qui ad aspettarti, non importa quanto ci vorrà. E tu Nyasu?- Guardò l'amico che tra le lacrime annuì.
Kojiro non riuscì a proferir parola, si asciugò le lacrime all'istante nella speranza di sembrare coraggioso, non accorgendosi che tremava proprio come un bambino.
- Chiaramente, se riesci a tornare non povero è tutto più gradito- smontò lei e lui ridendo annuì.
- Puoi promettermelo?- Chiese col cuore in mano prendendolo adesso lei per il polso.
- Promettertelo?- Chiese lui con voce sottile:- Come la promessa non così mantenuta all'Accademia?-
- Quella promessa l'hai mantenuta eccome Kojiro- com'era bella e sicura di sé, pensò infondendosi un po' del suo coraggio. - Te lo prometto- voleva baciarla ma lei lo bloccò con delicatezza:- Non sarò più l'amante di nessuno.-
Lui sorrise:- Aspettami allora.-
- Ti aspetto- e anche la forte si asciugò le lacrime cercando di nasconderle.
- Sì ma non farti attendere tanto che le ferie non sono così lunghe, quindi devi riportarmi a Sinnoh.-
Il ragazzo rise di gusto:- Va bene, va bene. Chissà, magari prendiamo casa lì, che dici?-
- Non lo so, ai ville anche lì. La speranza è sempre quella che torni da noi ricco.-
- Chiedi troppo- sbuffò il ragazzo per poi salutarli con la promessa e non solo la speranza di rivederli presto.
Tornando in quella sfarzosa casa ripensò a tutte le volte che il Team Rocket si era sciolto per poi tornare sui suoi passi perché solo su quei passi sapevano essere felici. E forse questa era solo un'altra di quelle tante volte.

Era sempre così, un litigio:- Non farti più vedere!- - Sto meglio senza di te!- e poi un abbraccio:- Sei tornato finalmente!- - Non scappare più.-

Sperava solo che questa volta fosse l'ultima. Non sarebbe più scappato, e questa era una promessa, una di quelle che sapeva mantenere.
Deglutì davanti a quel gigantesco portone. Strinse i pugni, doveva diventare un uomo adulto a tutti gli effetti perché non sapeva che padre sarebbe diventato ma era sicuro che avrebbe amato tanto suo figlio e il più grande regalo che poteva fargli era una madre come Musashi. Era sicuro che lei sarebbe stata una madre meravigliosa, severa certamente ma con la capacità di risolvere ogni problema e di rialzarsi dopo ogni dramma, e già se la immaginava, dopo un'intera giornata di urla rimboccargli le coperte, baciarlo e rassicurargli che il giorno dopo sarebbe andato tutto meglio. Ma sapeva anche che una madre così forte aveva bisogno di un po' di carburante per riuscire a ricominciare al massimo ed era cosciente di essere lui ciò di cui Musashi aveva bisogno, lo era sempre stato. Perché lui era tutto per lei e sapeva amarlo come poche persone al mondo sanno amare.
Strinse i pugni e spalancò quel maledetto portone. Un guaito però, prima di oltrepassare quelle mura, lo riportò alla realtà. Si voltò e il suo amato Growlithe era lì. Abbracciandolo e salutandolo ritrovò il lato positivo di essere rimasto sempre un po' bambino:- Te lo chiedo di nuovo. Prenditi cura della mia famiglia.-
Il cagnolino fedele sorrise leccandolo. - E mi raccomando, sarà dura, ma se puoi...- si voltò e lei era lì ad attenderlo:- ...prenditi un po' cura anche di Rumika.-
Giorni dopo, Kojiro ricevette una lettera da parte della moglie. Non la aprì subito, decise di raggiungere Musashi e Nyasu dove si erano promessi di rincontrarsi.
Credevano in lui, ma vederlo arrivare e bussare alla porta della casa dove Musashi momentaneamente abitava non li trattenne dal mostrare la loro gioia con piccoli urletti.
- Ve lo avevo promesso- mostrò poi loro una lettera.
- Cos'è?- Chiese Musashi.
- E' di Rumika.-
- Aprila, su!-
Era una lettera di divorzio, in verità Kojiro fu sorpreso che la moglie avesse accettato così in fretta quella richiesta dopo essere stata anni a cercare di convincerlo per portarlo all'altare ma la lettera si concludeva così " perché anche io ho una dignità e il bisogno di essere felice e amata", e capirono solo in quel momento che tutta questa storia, in fondo, faceva soffrire anche quella donna che credevano senza cuore; un cuore forse, alla fine, lo hanno tutti.
Conservarono quella lettera a cui presto Kojiro avrebbe dato risposta recandosi in comune e poi partirono per Sinnoh, le ferie di Nyasu erano terminate.
Lasciarono il pokémon riposare pigro rotolandosi su tutti i sedili liberi del vagone mentre i due ragazzi, ormai adulti, rimasero in piedi, nel corridoio del treno a guardare il paesaggio scorrere via come il tempo.
- Vorrei solo che tu sia felice- disse lui con voce pacata con la fronte poggiata sul vetro e gli occhi persi.
- Hai sempre fatto di tutto per cercare di rendermi tale- ammise lei prendendogli la mano. - Scusa, sono stata difficile.-
- Sei stata molto difficile.-
- Sappi solo che se al mondo esiste una persona più complicata di me, quello sei tu.-
- Io?!-
- Vinci tu a mani basse- continuava lei.
- Non è vero!-
Musashi allora si affacciò al vagone:- Nyasu, chi è più complicato tra me e Kojiro?-
Il gatto nel sonno rispose:- Kojiro, senza ombra di dubbio. Nya.-
Il ragazzo dovette accettare la sconfitta risbattendo la fronte contro il vetro mentre la donna se la rideva.
Tra una risata e l'altra poggiò ancora una volta la testa, sta volta priva di cappello, sulla sua spalla e:- Ti amo- gli disse.
E lui la baciò perché adesso a trattenerli non c'era nulla. - Da adesso in poi voglio essere a tutti gli effetti il tuo sogno romantico.-
- Lo sei sempre stato, scemo- rispose dolce come solo lei, a volte, sapeva essere e rimasero in silenzio, stringendosi la mano, guardando il paesaggio scorrere via come il tempo che in eterno li avrebbe visti insieme fare la storia. 

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