Prima stagione: Inizio.

di Alex Ally
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco. ***
Capitolo 2: *** Fulmine. ***
Capitolo 3: *** Misako ***
Capitolo 4: *** Amicizia ***
Capitolo 5: *** Incontri. ***
Capitolo 6: *** Appuntamento ***
Capitolo 7: *** Creazione di legami ***
Capitolo 8: *** Il negozio di thè ***
Capitolo 9: *** Realizzazioni ***
Capitolo 10: *** Quattro Armi ***
Capitolo 11: *** La famiglia Montgomery ***
Capitolo 12: *** Separazioni e nuovi arrivi. ***



Capitolo 1
*** Fuoco. ***


Capitolo uno: Fuoco.

Il sole non era ancora sorto completamente nel cielo, ma già padre e figlio erano svegli a lavorare.
Iniziavano a lavorare cosi presto sopratutto perchè questo era l'unico modo per per scaldare la casa in cui vivveno in particolare durente i giorni autunali come questo. Conoscevano molti trucchi per tenere la casa al caldo durante le stagioni freddi o anche per riuscire a razionare il cibo in modo che tutti potessero avere almeno qualcosa nel piatto, ma era dura quando anche lavorando in fucina tutto il giorno il guadagno era sempre il minimo indispensabille per andare avanti e questo nonostante il fatto che gli attacchi delle Serpentine e dei pirati diventavano sempre più frequenti.
Mentre forgiava il metallo Ray senti il suo stomaco iniziare a brontollare, aveva una fame che quasi non ci vedeva più, ma sapeva di non aver abbastanza cibo in casa per permettessi di fare colazione avrebbe dovutto tenere duro fino all'ora di pranzo e accontentarsi della sua porzione.
Se oggi n'è lui n'è suo padre fossero riuscitti a vendere qualcosa si sarebbero ritrovati in grosse difficoltà visto che stavano finendo il loro ultimo sacchetto di riso.
Bisognava che facessero scorte per l'arrivo dell'inverno e non solo per quanto riguardava il cibo, ma anche per altri beni primari di cui avevano estremamente bisogno.
Con un sospiro Ray si tiro su le maniche piene di toppe e si rimesse al lavoro, oggi avrebbe provato a vendere le sue armi da un'altra parte magari nella nuova capitale che stava venendo costruita: Ninjago City.

Ancora una volta una nuova porta che gli veniva sbattuta in faccia, sembrava che anche qui nessuno fosse interessato alle sue creazioni senza contare che essendo in una città la sua condizione sembrava ancora più ovvia dle solito.
La gente lo guardava vestito con stracci rattoppati e poteva sentire i sussuri che lo chiamavano “vagabondo” o “stracione” o anche “pezzo di rifiuti”.
Poteva essere nato e cresciutto nella povertà, ma ciò non lo rendeva un cattivo fabbro perchè la gente non l'ho capiva?
Ma aveva bisogno di riuscire a vendere qualcosa quel giorno, non era sicuro che lui e suo padre sarebbero riuscito ad andare avanti per un'altro inverno senza scorte, già l'hanno scorso erano costretti a saltare i pasti a volte per giorni interi in modo da non finire il cibo a dispozisione.
Poteva solo sperare che almeno suo padre riuscisse a concludere qualcosa.

Tornando a casa quella sera né Ray né suo padre proferirono parola a testimonianza del fatto che nessuno dei due era riuscito a guadagnare abbastanza soldi, ciò che avevano bastava appena per un sachetto di riso però questo non risolveva tutti i loro problemmi dovevano trovare uan soluzione e anche alla svelta.
Forse Ray avrebbe potutto propore al padre di sporstarsi in una nuova città dove nessuno gli conosceva e dove forse non sarebbero stati giudicati dalla loro povertà, ma infondo il ragazzo sapeva che era solo un sogno che non si sarebbe mai avveratto perchè il mondo non era giusto e sarebbero sempre stati visti come dei poveracci che non valevano nulla.
Ma nel profondo Ray sperava che la situazione cambiasse, che un giorno sarebbe arrivato quel cambiamento che avrebbe finalmente fatto uscire la sua famiglia dalle inumerevogli difficoltà in cui si trovavano.
Voleva finalmente godersi la vita senza avere sempre la preoccupazione di cosa mangiare o di non aver abbastnaza carbone o vestiti.
Gli serviva solo qualcuno o un qualcosa che gli desse la possibilità di dimostrare quanto valesse come persona senza giudicarlo a causa della sua condizione.
Solo quello e sapeva che n'è sarebbe stato all'altezza.

Qualche giorno dopo Ray scopri i suoi poteri elementari.

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Capitolo 2
*** Fulmine. ***


Capitolo due: Fulmine.

In lontananza si sentiva il rombo dei tuoni avvicinarsi segnale del fatto che doveva fare in fretta altrimenti qualcuno sarebbe riuscito trovarla.
Mise i suoi ultimi vestiti nel borsone prima di lanciare un'ultima occhiatta alla stanza in cui aveva dormito per tutta la sua vita, le foto, i suoi disegni... i suoi sogni. Si stava lasciando tutto alle spalle e anche se le spezzava il cuore non aveva alternative non dopo ciò che aveva fatto.
Non aveva il coraggio di guardargli di nuovo in faccia, forse era una codarda, ma stava faccendo tutto questo per il loro bene, per evitare di far di nuovo loro del male.
In punta di piedi scesse le scale scricchiolanti e usci di casa, si fece forza in modo da non guardarsi indietro perchè se l'avesse fatto sapeva che non sarebbe riuscita ad andare fino infondo.
“Addio.” penso mentre si metteva a correre proprio in quel momento un fulmine sguarccio il cielo segnando l'inizio della tempesta.

Completamente fradica Libby si mise a sedere sotto un albero in modo da ripararsi dalla pioggia battente, non sapeva ancora per quanto tempo avrebbe camminato cosi senza una meta e doveva ammettere che forse poteva pianificare meglio la sua fuga invece di scappare subito d'impulso.
“Libby, ma quando imparerai.” si rimprovero tirando fuori dalla borsa uno dei panini che si era portata dietro. Dopo aver finito di mangiare si chiese se i suoi genitori si fossero già accorti della sua assenza, probabilmente stavano ancora a dormire, ma appena si fossero svegliatti avrebbero di sicuro datto di matto per la sua assenza e di sicuro l'avrebbero cercata. Ma Libby aveva tutte le intenzioni di non farsi trovare, era troppo pericolosa per poter star vicino alla sua famiglia non avrebbe sopportato l'idea di ferirla di nuovo.
Ancora non capiva cosa fosse successo, come aveva fatto.
Quelle scariche eletriche che aveva creato, ma che non era riuscita a controllare erano un mistero. I suoi né sapevano quanto lei, ma avevano comunque cercato di rassicurarla sul fatto che non aveva fatto niente di male e che avrebbero trovato una soluzione.
Libby la soluzione l'aveva trovata da sola: scappare il più lontano possibille dove non avrebbe potutto ferire nessuno.

Quando apri gli occhi notò che la pioggia si era fermata e che il sole brillava alto nel cielo, evidentemente si era addormentata senza nemmeno accorgersene. Si alzo e torno a camminare alla ricerca di un posto dove cambiarsi almeno i vestiti che indossava visto che era fradica fino all'osso.
Dopo almeno un'altra ora di cammino trovo ciò di cui aveva bisogno, una piccola locanda dalla qualle si alzava anche un buon profummo di cibo, per fortuna Libby era si stata molto impulsiva nella sua decisione, ma si era anche portata dietro quasi tutti i suoi risparmi quindi almeno per qual giorno non avrebbe di nuovo dormitto all'aperto.
Si diede una sistemata come meglio potè, probabilmente sembrava una barabona dopo la notte che aveva passato, ma in ogni caso si fece coraggio ed entro nella locanda.
L'interno era abbastanza umile e ricordava a Libby la sua casa, cosa che le fece stringere il cuore.
Scaccio quei pensieri e andò alla reception, lì dietro al bancone c'era una donna anziana che sembrava uan di quelle nonne uscite dalle favole.
«Buongiorno sei qui per l'annuncio?» chiese la donna guardandola.
«Annuncio?» domando Libby non capendo.
«Si, per lavorare qui.» continuo la donna. «La paga non è molto alta, ma posso offrirti vito e alloggio.»
Libby sgranno gli occhi, se avesse accetato di lavorare qui allora avrebbe avuto un posto dove stare ed era anche abbastanza lontano da casa sua per evitare che i suoi genitori la trovassero.
Non poteva credere alla fortuna che aveva avuto.
«Si, sono qui per il lavoro.» disse Libby sorridendo.
«Bene cara allora se mi dici il tuo nome puoi anche iniziare subito.» continuo la donna.
«Il mio nome è Libber, ma tutti mi chiamano Libby.» rispose lei mettendosi una ciocca castana dietro l'orecchio.

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Capitolo 3
*** Misako ***


Capitolo tre: Misako.

Come al solito si era svegliatto alle prime luci dell'alba per meditare, non che gli piacesse farlo ma questo era uno dei metodi migliori per controllare il veleno che aveva in corpo.
«Buongiorno, fratello.» disse Wu entrando nella stanza, in mano aveva come al solito il bastone del padre e Garmadon non capiva ancora il motivo per cui se l'ho tenesse sempre appresso. Se fosse dipesso da lui tutte la cose di suo padre sarebbero finite nell'angolo più remoto e buio del monastero in modo da non avercele sempre sotto gli occhi, ma ovviamente Wu non era d'accordo con lui.
«Buongiorno, Wu.» rispose Garmadon alzandosi e stiracchiandosi, la meditazione lo aiutava con il veleno però a volte lo intorpidiva rimanere fermo troppo a lungo.
«La colazione è pronta pensavo che oggi potremmo farla nel cortile.» propose il fratello minore e Garmadon annui, visto che molto presto sarebbe arrivato l'inverno usufrurire di una delle poche possibilità che rimanevano per farlo quest'anno era una buona idea e poi il cortile del monastero in autunno era sempre uno spetacolo incredibille.
Mentre i due fratelli mangiavano e bevevano il loro thè, perchè Wu si rifiutava cattegoricamente di servire un pasto fatto da lui senza tale bevanda, sentirono bussare alla porta del monastero.
Si scambiarono uno sguardo chiedendosi chi potesse essere, in pochi si spingevano fin lassù.
Garmadon si alzo e andò ad aprire, ma quando incrocio lo sguardo con chi aveva bussato senti il respiro mozzargli in gola e il proprio cuore perdere un batitto.
Una giovane donna si trovava di fronte a lui con lunghi capelli castani legati in una treccia e spledenti occhi verdi come due smeraldi.
Era... era veramente bellissima nonostante tutti i suoi anni alle spalle Gardmadon fu certo di non essere mai stato cosi incantato davanti ad una ragazza.
«Buongiorno, mi chiamo Misako.» si presento lei. «Vengo da Ninjago City ed ecco... vorrei se possibille visitare il vostro monastero.»
A sentire ciò Garmadon si ridesto dal suo breve momento di smarimento e recupero anche la capacità di parola.
«Perchè?» chiese senza mezzi termini e con tono leggermente sprezzante.
Una cosa su cui lui e suo fratello sarebbero sempre andati d'accordo, a parte al loro antipatia reciproca per Yukio, era l'avversione verso i curiosi sopratutto se venivano da uno dei villaggi vicini.
«Sto... sto cercando di diventare una storica e mi hanno detto che questo monastero è molto antico perciò ho pensato...» inizio Misako. «Ovviamente so che è casa vostra perciò se non mi volete tra i piedi me n'è vado.»
Garmadon stava per dire che inefetti poteva benissimo tornassene da dove era venuta, ma Wu lo raggiunse sulla soglia e mettendogli una mano sulla spalla parlo al posto su.
«Nessun disturbo anzi se vuoi potremmo anche farti fare un giro.» disse Wu ricevendo uno sguardo di gioia da Misako e uno mortale dal fratello.
Da quando Wu si permetteva di invitare qualcuno a casa loro senza il suo consenso?
Purtroppo la risposta non tardo ad arrivare perchè mentre accompagnavano Misako in giro per il monastero Garmadon non potè fare a meno di notare il modo in cui Wu la stava guardando. Anche lui era stato rapito dalla bellezza della giovane. Garamdon sospiro infondo non sembrava avere cattive intenzioni perciò poteva sopportare il fatto che fosse qui inoltre dal modo in cui parlava pareva anche simpatica.
Si, non c'era niente di male ad averle aperto le porte di casa.

Quando Misako torno a casa quella sera fece attenzione a non fare troppo rumore mentre passava dalla finestra della sua stanza, se suo padre si fosse svegliatto non osava immaginare cosa le avrebbe detto per essere uscita di nuovo senza permesso.
Ma d'altronde lei cosa poteva fare se il permesso per uscire non c'è l'aveva mai?
In ogni caso difficilmente si era reso conto che non c'era, per lui importava solo che Misako finisse le faccende di casa e una volta fatto quello era come se fosse invissibille.
Un po' le dispiaceva aver mentito ai due fratelli, sembravano bravi ragazzi, ma era meglio se non avessero avuto le informazioni per trovarla.
Nascosse i suoi appunti sotto al letto assieme a tutti i suoi libri e poi si preparo per andare a cucinare la cena come se niente fosse.

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Capitolo 4
*** Amicizia ***


Capitolo quattro: Amicizia.

Un'altra porta gli fu sbatutta in faccia.
Ray sospiro se si continuava cosi non avrebbero superato l'inverno indenni già lo scorso aveva rischiatto di perdere suo padre, sperava ancora di poter vendere qualcosa e che il suo talento fosse riconosciutto finalmente da qualcuno. Ma per tutti un topo di strada era e topo di strada rimaneva.
A volte si chiedeva cosa sarebbe successo se qalcuno avesse visto i suoi poteri... chissà se l'avrebbero ancora guardato dall'alto in basso o avrebbero finalmente riconosciutto almeno la sua essistenza?
Probabilmente la risposta più logica era che l'avrebbero allontanato ancora di più dalla loro vita agiatta e confortevole dove non c'era spazio per persone come lui. Infondo era per questo che suo padre... scosse la testa non gli piaceva pensarci e anzi ciò lo rendeva solo più determinato a vendere ciò che creava cosi non sarebbe stato costretto a rifarlo.
«Davvero un'ottima faturra.» disse una voce.
Voltandosi Ray vide davanti a sé un giovane, difficile dire se suo coetaneo o più giovane di lui, con i capelli biondi cenere e gli occhi nocciola.
Stava esaminando una delle armi che gli era caduta e incredibille a dirsi, ma quel complimento era proprio rivolto a lui.
«Grazie.» disse Ray. «L'ho forgiatta io.»
«Allora hai talento.» continuo l'altro restiturendogli l'arma. «Io sono Wu, tu invece?»
«Mi chiamo Ray, piacere di conoscerti.» rispose Ray stringendogli la mano.
Non poteva fare a meno di sorridere non era abittuato ad essere trattato in maniera tanto gentile da qualcuno che non fosse suo padre.
«Non è faticoso portare tutte quelle armi a mano?» chiese Wu. «Se vuoi posso darti una mano?»
«Perchè dovrestri farlo?» chiese Ray cauto, un conto era la gentilezza, un altro era quando le persone si approfitavano di te cosa che a Ray era già successa varie volte in passato.
La gente a causa della sua condizione lo considerava facile da ingananre e anche se non gli piaceva ammetterlo Ray doveva ammettere che il più delle volte avevano ragione.
«Il solo fatto che voglio farlo non è un motivo sufficiente?» rispose Wu e Ray si chiese perchè quella frase gli sembrava qualcosa uscito da un biscotto della fortuna, ma allo stesso tempo capì che era sincero nell'offrirgli il suo aiuto e senza giudicarlo.
Questo fece solo allargare ulteriomente il sorisso di Ray.
Con l'aiuto di Wu Ray fece nuovamente un giro di diverse case e grazie solo alla presenza dell'altro riusci a vendere quasi tutto. Con quel guadagno lui e la sua famiglia sarebbero riusciti ad andare avanti per un bel po'.
«Grazie mille per l'aiuto.» disse Ray alla fine. «Non sai quanto sia difficile venir giudicati per il tuo background...»
«Invece lo so bene...» mormoro Wu cosi basso che quasi Ray non senti.
«Non... non ti ho mai visto qui a Ninjago City, ti sei appena trasferitto?» chiese Ray cambiando argomento.
«No, io stavo cercando una persona che mi ha detto di vivvere qui, ma non l'ho trovata.» rispose Wu. «Però penso di aver trovato lo stesso un nuovo amicio.»
«Credo di poter dire lo stesso.» disse Ray.
Ray si offrì di cercare assieme a Wu la persona che stava cercando, ma anche con i loro sforzi combianti non trovarono questa “Misako” però Ray lo consolo dicendogli che la città era ancora all'inizio della sua costruzione e che molte persone che vivevano in cui in realtà non aveva ancora una vera e propria casa fissa.
Nei giorni che seguirono con l'aiuto di Wu Ray riusci a ribaltare la sua intera situazione, l'amico lo aiutava a trovare clienti più vicini alla sua piccola casa oltre che nella capitale in crescità.
Condivisse con Wu anche il segreto dei suoi poteri e l'amico l'aveva guardato meravigliatto un misto tra sorpressa e una strana consapevolezza, ma Wu era cosi. Ray non capiva perchè a volte sembrava possedere una saggezza che non si adicceva alla sua età e i suoi sembravano molto più vecchi di lui mentre altre volte agiva, parlava e si comportava come l'età che dimostrava.
Era tutto cosi strano, ma lui di recente aveva scoperto di poter creare da solo il fuoco anche se in piccola quantità perciò non era il caso di farsi troppe domande.
Grazie agli affarri che miglioravano suo padre aveva smesso di chiedergli di... bè ormai non aveva più importanza si erano lasciati entrmabi alle spalle ciò che Ray aveva fatto guidato dalla disperazione del momento.
Finalmente sembrava che la sua vita stesse girando nella giusta direzione.

La prima neve era caduta solo da poche settimane, ma nonostante ciò ricopriva già la croce di legno che aveva piantato dietro casa. Suo padre era morto e lui era rimasto solo.
Ray non sapeva come fare, ma per sua fortuna Wu era venuto ad aiutarlo rimase con lui alcuni giorni per aiutarlo e a volte Ray incontro anche Garmadon il fratello maggiore di Wu, ma a causa del dolore di Ray e della reticenza dall'altro ad apirsi Ray non scambio mai più di due parole con lui.
Ad un certo punto decise di sistemare le poche cose che il padre gli aveva lasciato quando la trovo.
Era una piccola scatolla con su scritto il suo nome quando la apri trovo una lettera e un sacchetto pieno di monete.
“Caro Ray, prima di tutto mi scuso per averti costretto ad usare i tuoi poteri per azioni che non volevi compiere, spero che saprai perdonarmi e che con queste sarai in grado di ricominciare una vita altrove quando me n'è sarò andato.”
Ray scoppio a pinagere.
Qualche tempo dopo Wu l'aiuto a trasferirsi in un villaggio abitato prevalentemente da artigiani: Ignacia dove costrui la sua fucina. Wu torno a casa sua, ma i due si promissero di aiutarsi sempre in caso di bisogno.
Adesso Ray doveva solo scegliere un nome per la sua nuova attività.

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Capitolo 5
*** Incontri. ***


Capitolo cinque: Incontri.

Si guardava le mani dove le scintille erano ancora presenti, ma poi alzo lo sguardo e i suoi occhi che tremavano per la paura si allargarono quando osservo meglio ciò che le stava di fronte ciò che aveva fatto.
Suo padre per terra ferito al braccio e alla gamba destra con brucciatture enormi che solo lei e quello strano fulmine che aveva creato potevano aver fatto. Sua madre cerco di aiutare il marito ad alzarsi, ma ogni minimo movimento lo faceva urlare di dolore.
Ed era tutta colpa di Libby.


Si sveglio di soprasalto con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto.
“Era solo un'incubo, calmati.” penso Libby mentre si alzava dal letto per prepararsi ad una nuova giornata di lavoro. Oggi molti clienti sarebbero partiti  perciò c'erano le stanza da rististemare per accogliere i nuovi ospiti che sarebbero arrivati senza contare servite la colazione e pulire le altre aree della locanda.
Era un lavoro duro, ma permetteva a Libby di avere un posto dove stare senza rischiare che i suoi genitori o qualche altro vecchio conoscente potesse trovarla e riportarla a casa.
Per ulteriore sicurezza aveva anche cambiato acconciatura, si era tagliatta i capelli e se gli era anche tinti. Per quanto amasse i suoi boccoli castano-rossici sapeva che la rendevano fin troppo riconoscibille perciò adesso sfoggiava un taglio corto di un biondo brillante forse troppo brillante.
Il che era anche abbastanza strano visto che all'inizio voleva tingersegli di nero, ma poi chissà quanto aveva incassianto il tutto per avere il risultato che aveva adesso. In ogni caso non aveva importanza.
Con mani tremanti prese l'uniforme che aveva nell'armadio e se la mise, non aveva tempo per pensare ad un incubo o per meglio dire ad un ricordo che continuava a perseguitarla. Tanto ormai quella non era più la sua vita.

All'incirca verso pranzo Libby ebbe finito di rassettare tutte le stanze tornate libere, l'inverno stava per finire perciò molti dei viaggiattori che accoglievano se n'erano andati per tornare a casa o continuare ad esplorare Ninjago.
Rimettendo gli attrezzi delle pulizie nell'armadio delle scope scese al secondo piano per aiutare a servire ai tavoli prima però passo dalla sua camera per darsi una veloce sistemata, visto che sembrava una pazza a causa della fatica non avrebbe fatto buona impressione a servire il cibo in quello stato.
«Libby eccoti, hai finito di fare le faccende?» chiese la signora Gordon ovvero la proprietaria della locanda, a Libby ricordava una specie di nonna non solo perchè l'aveva accolta, ma perchè l'aiutava anche quando si trovava in difficoltà.
Nei primi tempi quando gli incubi erano più frequenti e lei si svegliava nel cuore della notte urlanto la signora Gordon veniva sempre a consolarla portandole una cioccolata calda e dei biscotti.
Libby non avrebbe mai potutto esprimere a parole la gratitudine che aveva per lei e pensare che di solito le parole non le mancavano mai.
«Si, le stanze sono pronte ad accogliere i nuovi ospiti.» rispose Libby predendo in mano dei piatti strapieni di cibo e iniziando ad avviarsi ai tavoli.
«Prima che tu vada devo dirti una cosa.» disse la signora Gordon. «Oggi mio nipote arriverà qui e si fermerà per qualche tempo.»
«Suo nipote?» domando Libby sorpressa, non sapeva che la signora Gordon avesse un nipote.
«Si, si chiama Cliff e l'ho sistemato nell'area con le stanza del personale perciò si gentile con lui quando arriva.» continuo la signora.
Libby annui e torno al lavoro chiedendosi che tipo sarebbe stato questo Cliff.
Il ragazzo in questione arrivo verso sera, aveva i capelli e gli occhi scuri e Libby non poteva negare che emanava un particolare carisma da cui era anche abbastanza attratta.

L'inverno passo lasciando spazio alla primavera, tra i tavoli della locanda si sentivano sempre più spesso dicerire riguardanti la situazione non proprio amichevole che si stava creando tra loro e le Serpentine, ma Libby non ci prestava mai troppo attenzione liquidandole come chiacchiere di paese senza fondamento.
Al contrario prestava sempre attenzione a ciò che le diceva Cliff, era un ragazzo simpatico che sognava di diventare un'attore. Tra i due stava nascendo un certo filling tanto che ad un certo punto Cliff invito Libby per un appuntamento.
La ragazza accetto subito senza nemmeno dargli il tempo di finire la frase.

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Capitolo 6
*** Appuntamento ***


Capitolo sei: Appuntamento.

Libby continuava a guardarsi allo specchio nervossa, voleva che tutto andasse bene e la paura di mettersi il vestito sbagliatto o dire qualcosa di sbagliatto o fare uno sbaglio non la lasciava in pace.
O peggio e se quei strani fulmini fossero toranti se avesse fatto del male a Cliff o a un'altra persona presente al festival?
Il festival di primavera, secondo ciò che le aveva detto la signora Gordon, era uno dei pochi motivi per cui la quella città era famosa venivano in molti a vederlo sopratutto le coppie perciò il fatto che Cliff l'aveva invitata ad andarci con lui aveva senso e la lusingava anche molto.
Sentendo l'orologio battere forte Libby si accorse di essere in ritardo e usci di corsa dalla stanza eccitata per la giornata che si preannunciava.

Mano nella mano Libby e Cliff passegiavano per il festival godendosi le bancharelle e gli alberi in fiore, era tutto cosi bello che Libby si dimentico completamente di tutti i suoi dubbi.
«Posso sapere perchè ti tingi i capelli?» chiese Cliff sorridendole.
«Ehh! Come l'hai capito?» domando Libby sorpressa.
«Non è tanto difficile da capire.» ridacchio Cliff indicando la sua testa dal colore totalmente e palesemente innaturale.
«Volevo... volevo solo un cambiamento tutto qui.» disse Libby sospirando.
Una mezza verità era meglio di niente, no?
«D'accordo e dimmi perchè stai lavorando nella locanda di mia nonna?» chiese ancora Cliff. «Cioè una ragazza carina come te potrebbe ambire a qualcosa di meglio.»
«Mi serviva un posto dove stare.» rispose Libby arrosendo per il complimento. «Tu piuttosto perchè vuoi fare l'attore?»
«Quando era piccolo non riuscivo a capire ciò che volevo fare della mia vita.» inizio Cliff con sguardo assorto. «Poi però ho visto un film e ho trovato incredibilli le cose fatte dai personaggi sembrava che potessero fare tutto e allora mi sono detto che volevo anch'io fare tutto e allo stesso tempo far sorridere le persone come quel film aveva fatto con me. Adesso come attore potrò essere tutto ciò che voglio senza rinnunciare a niente.»
«Questo... questo è veramente stupendo!» strillo Libby cosi forte che molte persone si voltarono verso di loro, ma la ragazza non ci fece caso.
Cliff la guardo sorridendo poi però senti come una scossa che lo costrinse a staccare la mano da quella di Libby. Non capiva cosa fosse successo, ma intravide delle piccole scintille azzurre sulla mano della ragazza e si chiese cosa fossero, ma alla fine si disse che se le stava solo immaginando.
I due continuarono a chiacchierare fino a tardi quando fu il momento di tornare alla locanda Libby si scontro con qualcuno, si volto per vedere quello che pareva un ragazzo con corti capelli scarlatti e una felpa larga che sembrava di qualche taglia troppo grande con il capuccio calato sul viso nascodendolo in parte passarle accanto senza prestarle particolare attenzione.
Bè infondo con tutta la gente al festival poteva capitare di scontarsi con qualcuno perciò decise di non pensarci troppo e di godersi il ritorno alla locanda al fianco di Cliff.
Alla fine prima che ognugno tornasse nella propria stanza Cliff si allungo per darle un veloce bacio.
«In ogni caso secondo me il biondo ti dona.» le disse quando si allontano da lei dopo il gesto.
Libby fece un gridolino eccitata e una volta sola chiuse la porta della sua stanza e si getto sul letto sorridendo come non faceva da tempo.
In quel momento molte delle lampadine presenti nella locanda scoppiarono senza motivo apparente, ma Libby era talmente presa dalla sua gioia sfrenata che non se n'è accorse.
Dopo quel giorno però Libby fu ben felice di tenersi i capelli biondi che ha Cliff piacevano cosi tanto.

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Capitolo 7
*** Creazione di legami ***


Capitolo sette: Creazione di legami.

Aveva di nuovo completato il percorso ad ostacoli facendo un nuovo record, ma ancora non gli bastava. O per meglio dire non gli bastava più, tutto ciò che lui e Wu avevano appresso dal padre... sapeva tutto eppure voleva di più, voleva essere più potente, più forte.
Il male che aveva nelle vene gli brucciava ogni volta che aveva questi pensiri spingendolo a cercare dei nuovi insegnamenti che l'avrebbero reso imbattibille. Anche se questo voleva dire abbandonare la sua casa d'infanzia un giorno sarebbe partito e non avrebbe rimesso piede al monastero finchè non avesse raggiunto il suo obbiettivo.
Essere il migliore in modo da poter schiacchiare i suoi aversari sotto i piedi.
Mentre pensava tutto questo i suoi occhi passarono come al solito dal marrone al rosso cremisi.
Un forte botto lo ridesto dai suoi pensieri, si volto per vedere che a fare quel casino era Misako con dei libri tra le braccia, erano decisamente troppi visto la difficoltà della donna di camminare con loro senza fargli cadere come era appena successo.
Garmadon fece un respiro profondo mentre i suoi occhi tornavano al loro colore naturale e andò ad aiutarla.
«Scusa, non volevo disturbarti.» inizio Misako. «Solo... volevo restituire a Wu i libri che mi ha prestato tutto qui.»
«Mio fratello non è qui al momento, ma puoi riportargli nella biblioteca.» disse Garmadon. «Gli dirò che sei passata.»
Misako annui e fece qualche passo in avanti solo per far cadere di nuovo i libri che aveva in mano. Garmadon sbuffo capendo che avrebbe dovutto aiutarla altrimenti avvrebbe continuato cosi per molto e lui questo non l'ho voleva.
Mentre si dirigevano verso la biblioteca Garmadon noto come alcuni libri e pergamente avessero delle traccie di terra su di loro, gli sembro strano visto che di solito Misako sfogliava i libri quasi con fin troppo reverenza come se fossero state le cose più preziose al mondo e chissà magari per lei era proprio cosi.
Quindi perchè sembrava che questi fossero rimasti in un luogo sporco per un po'?
Garmadon scosse la testa, non era un suo problemma.
Vide Misako rimettere i libri apposto per poi prenderne altri e iniziare subito a leggergli.
«Non essistono biblioteche a Ninjago City?» chiese Garamadon d'improvisso.
«La... stanno ancora costruendo.» rispose Misako, ma dal tono non sembrava molto convinta.
Garmadon incarno le sopraciglia pensieroso, Wu gli aveva raccontato delle volte in cui l'aveva cercata nella nuova capitale senza però trovarla e Garmadon stava iniziando a pensare che ci fosse qualcosa sotto, ma perchè qualcuno avrebbe dovutto mentire su dove vivveva?
Nel pensare a ciò il suo sguardo si soffermo su Misako e sul modo in cui gli occhi della donna mostravano sia gioia che tristezza mentre leggevano una pergamena che Garmadon sapeva essere una delle testimonianze di viaggio del padre. Garmadon conosceva bene quello sguardo, lo sguardo di chi voleva disperatamente qualcosa e fosse allo stesso tempo ben consapevole di non poterla avere.
«Pensi che un giorno anche tu scriverari un diario dei tuoi viaggi?» domando Garmadon.
«Non credo che farò mai dei viaggi.» rispose Misako con la tristezza chaira e limpida negli occhi. «Però è bello sognare che un giorno magari farò una grande scoperta storica mentre espoloro Ninjago... ma realisticamente perchè proprio io dovrei riuscirci? Non c'è molto che non sia già stato documentato.»
«Posso dirti per esperienza che c'è ancora molto a Ninjago che non è stato scoperto o esplorato.» disse Garmadon. «E visto che studi tanto la storia dovresti credere di più nel tuo sogno.»
«Non è il fatto che ci creda poco il problemma...»borbotto Misako sottovoce per poi scuottere la testa e tornare ad un volume normale. «Nel senso, studiare e facile, ma esplorare e vivvere delle vere avventure non penso di essere il tipo di persona adatta a quella vita.»
«Non lo saprai mai se non ci provi.» dichiaro Garmadon e mentre diceva ciò gli venne un'idea.
In teoria il padre gli aveva detto di non farlo però allo stesso tempo non era che Garmadon gli stesse dissubidendo tecnicamente gli sembrava di rispettare ancora la raccomandazione del genitore. C'erano molti punto ciecchi in ciò che aveva detto a lui e a Wu quella volta.
E poi di sicuro Misako non era Aspheera.
Affero saldamente il polso di Misako e la trascino nel cortile.
«Se non pensi di essere quel tipo di persona allora diventalo.» disse Garmadon.
«E come pensi che potrei riuscirci?» domando Misako con voce che le tramava.
Avrebbe tanto voluto essere quel tipo di persona, in grado di andare dove voleva e di poter prendere le proprie decisioni sul futuro, ma non lo era. E non sarebbe bastata qualche bella parola a cambiare le cose.
«Tu oggi imparerai lo Spinjiztu.» disse Garmadon con voce risoluta.
Misako lo guardo incredulla per poi scoppiare a ridere. Non pensava davvero che sarebbe riuscita in tale impressa, giusto?
Lei che imparava una delle più antiche e complicate abilità di arti marziali della storia.
«Sei serio?» chiese Misako vedendo che l'espressione di Garmadon non cambiava anzi diventava sempre più decisa ogni secondo che passava.
«Se vuoi che le cose si avverino devi fare tu il primo passo per renderle possibilli.» rispose lui. «Imparando lo Spinjiztu potrai diffenderti e di sicuro ti darà più fiduccia in te stessa.»
Misako non sapeva cosa dire, di certo non si era mai vista come la persona che Garmadon la stava incoraggiando a diventare, ma... cosa le costava provarci?

Il sole era tramontato da un pezzo quando finalmente Garmadon le permisse di lasciare il monastero, tutto il giorno ad allenarsi e Misako aveva imapatato solo le basi però era anche vero che non si aspettava di poter diventare un'esperta dall'oggi al domani.
«Sei sicura di non voler rimanere qui a dormire?» le chiese Garmadon mentre stava per iniziare la discessa. «Ci sono molte stanze libere e Wu sarebbe sicuramente d'accordo.»
«No, non voglio ususfrurire troppo della vostra ospitalità.» rispose Misako anche se il vero motivo era che non voleva spiegare ai suoi perchè era stata via tutta la notte, sarebbero già stati arrabbiatti con lei per aver fatto cosi tardi.
«Come vuoi ricordati però di esercitarti qualche volta altrimenti in futuri gli allenamneti saranno molto più duri per il tuo fisico.» disse Garmadon e Misako ridacchio.
«Saresti senza dubbio un grande Sensei.» disse Misako per poi dargli un bacio sulla guancia e andarsene.
Garmadon non disse niente rimanendo lì a guardala andare via scioccato dal gesto però sul suo viso era presente un sorisso.

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Capitolo 8
*** Il negozio di thè ***


Capitolo otto: Il negozio di Thè.

Mystake aveva appena finito di riordinare gli scaffali che senti la porta aprirsi, non dovette nemmeno voltarsi verso l'ingresso per capire chi era entrato. Come sospettava un giovane Wu si sedette al bancone e le sorisse, era molto simille al padre salvo che quest'ultimo aveva i capelli di un biondo più chiaro rispetto al figlio.
Mentre lo serviva Mystake si chiese come stava quella ragazza che aveva indirizzato dai fratelli per delle ricerche storiche come le aveva chiamate lei. Scrollo le spalle pensando che infondo non erano affarri suoi anche se in tutta Jamankay giravano varie voci sulla famiglia Montgomery.
In tutti i suoi lunghi anni di vita aveva imparato che le voci possono essere false tanto quanto possono essere vere perciò Mystake cercava di ternersene fuori ed era proprio per questo che decise di non fare mai domande in proposito nonostante le innumerevoli visite di Wu.
D'altraparte nemmeno lui aveva nominato l'argomento.
«Come sta tuo fratello?» chiese Mystake. «Avete avuto problemmi con il veleno ultimamente?»
«Non lo so.» rispose Wu abbasando lo sguardo. «Sempre più spesso i suoi occhi si illuminano di rosso... a volte ho paura di non riconoscere più mio fratello.» Mystake non disse niente, sapeva della situazione delicata dei due fratelli essendo lei una vecchia amica di famiglia e se tra i suoi tanti thè n'è avesse avuto uno che curasse Garmadon l'avrebbe usato senza pensarci due volte.
«In ogni caso sento che tuo fratello non è la tua unica preoccupazione al momento.» disse Mystake e vedendo Wu sospire capi di averci presso.
«Ho molti pensieri nella testa ultimamente.» confesso Wu.
«Su gli eventi recenti. Le Serpentine stanno diventando sempre più aggressive e io non so se dovrei far qualcosa o lasciare che la acque si calmino da sole... e poi c'è Ray, mi chiedo se sia giusto non dirgli da dove vengono i suoi poteri, ma se poi mi chiedesse come faccio a saperlo se... se ciò che sono realmente lo allontanasse?»
«Come è capitato a Yukio?» chiese Mystake facendo una lieve smorfia.
«Si.» confermo Wu abbasando lo sguardo. «E non sono le uniche cose che mi tormentano c'è... nella mie visioni di fumo gli ho visti: due occhi verdi.»
«E cosa ci sarebbe di cosi preoccupante in...» Inizio Mystake per poi capire cosa intendeva veramente il giovane Wu.
Non dei normali occhi verdi, ma gli occhi del maestro dell'energia colui che eredittariera i poteri del Primo Maestro di Spinjiztu.
«Secondo te è possibille che stia per palesarsi?» domando Wu.
«Difficile da dire, tuo padre ha avuto spesso molte visioni del genere e cosi che ha datto il via alla profezia del suo successore.» rispose Mystake. «Per quanto n'è sappiamo quella visione potrebbe averarsi domani stesso o tra altri cento anni.»
Wu abbasso il capo in segno di tristezza.
«L'impazienza di anticipare il destino porta solo guai giovane Wu.» lo avverti Mystake, ma la donna non poteva dire che il ragazzo l'avesse veramente ascoltata o compressa. Cercava solo di aiutare il figlio di un vecchio amico, ma sapeva che non tutti i suoi sforzi avrebbero generato un risultato.
«Grazie per avermi ascoltato Mystake.» disse Wu alzandosi dal bancone prima di andarsene.
Mystake annui per poi tornare al suo lavoro mentre sentiva la porta chiudersi alle sue spalle penco che gestire un negozio di thè era molto più difficile che guidare in battaglia un'esercito di Oni.

In quello stesso momento davanti al negozio una figura con corti capelli scarlatti e con addosso una larga felpa con capuccio stava fissando l'ingresso sorridendo.

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Capitolo 9
*** Realizzazioni ***


Capitolo nove: Realizzazioni.

Un vortice argentato sfrecciava per il cortile del monastero prima di fermarsi e rivellare una giovane Misako che veniva guardata con orgoglio da entrambi i fratelli.
All'inizio quando aveva scoperto che Garmadon stava dando lezioni a Misako non era stato molto contento, il padre aveva detto che lo Spinjiztu non si poteva insegnare alla leggera e dopo tutta la faccenda di Aspheera aveva detto che solo le persone più degne potevano apprenderlo... ma la rabbia gli passo quando vide i beneficci che questa situazione portava.
Prima di tutto gli permetteva di passare più tempo con Misako e in secondo luogo, il che era anche la cosa che più importava, facceva in modo che Garmadon rimanesse al monastero.
Sapeva che il fratello voleva cercare nuovi insegnamenti altrove e Wu... bè se doveva essere sincero non voleva che Garmadon lo lasciasse anche se il veleno diventava sempre più forte senza suo fratello sarebbe rimasto da solo. E lui non voleva rimanere solo.
«C'è l'ho fatta!» esulto Misako. «Ci sono davvero riuscita ed è tutto merito vostro!»
Sia Garmadon che Wu vennero colti alla sprovista quando Misako gli abbraccio e incosapevolmente entrambi i fratelli arrossirono a quel contato.
«Non abbiamo fatto niente di speciale.» disse Garmadon allontanandosi dall'abbraccio per poi tornassene dentro al monastero.
«Sai Wu a volte non capisco se a tuo fratello sto simaptica o no.» disse Misako con aria delusa. «Certe volte è gentile, ma altre... sembra quasi un'altra persona.»
«Tu gli piaci non preoccuparti.» la rassicuro Wu. «Se si comporta cosi è solo colpa del veleno...»
«Veleno?! Qualle veleno!?» chiese Misako strillando e con un tono decisamente preoccupato.
Wu si morse il labbro, sapeva di aver detto troppo, a Garmadon non piaceva che la sua “condizione” fosse di dominio pubblico perchè non voleva la pietà degli altri. Ma ormai il danno era fatto e non poteva più tornare indietro.
«Quando eravamo bambini mio fratello è stato morso dal Great Devouer è un...» inizio Wu.
«Il serpente gigante adorato dalle Serpentine, il qualle si dice possa infettare le persone con il male attraverso il suo veleno?» fini Misako per lui e Wu la guardo sorpresso. Aveva veramente studiato molto.
«Aspetta.» disse Misako con aria confussa. «Del Great Devour persino le stesse Serpentine n'è hanno perso traccia molti secoli fa come può Garmadon essere stato morso da lei?»
«Sai che questo è il monastero del Primo Maestro di Spinjiztu?» chiese Wu e Misako annui. «Io e Garmadon siamo i suoi figli.»
Misako lo guardò sbarlodittà, sapeva dell'esistenza dei figli di colui che creò Ninjago però di certo Wu e Garmadon non somigliavano agli esseri semi-mitici che aveva immaginato, gli stessi che Mystake le aveva descritto come in parte Oni e Drago facendole altresì promettere di non dirlo in giro, pensava che fossero solo dei costudi del monastero e invece...
«Tu e Garmadon quindi...» disse lei con lo sguardo fisso nel vuoto e Wu si preparo a sentirsi dare del mostro a causa della sua lunga vita e delle sue strane origini.
Esattamente come aveva fatto Yukio.
Wu rabbrividi al ricordo c'era voluta tutta la sua forza per riuscire a calmare Garmadon dopo quella discussione, per poco il monastero e l'intera montagna su cui si ergevano stavano per venire distrutte.
«È stupendo!» esclamo Misako sorpredendolo. «Wow. Davvero i figli del Primo Maestro di Spinjiztu qui davanti a me... penso di essere l'aspirante storica più fortunata del mondo.»
Wu sorisse, l'aveva accetato nonostante la sua stirpe e tutto ciò che questo comportava.
Mentre Misako continuava a fargli domande sempre più approfonditte sul padre e su come fosse stata Ninjago in passato durante i suoi anni di formazione Wu poteva sentire il cuore battere a mille come a voler confermare ciò che già sapeva.
Era innamorato di Misako.

Garmadon era sdraiato in camera sua a fissare il soffito cercando di togliersi dalla testa il viso sorridente di Misako.
Perchè non riusciva a togliersela dalla testa?
In quei mesi in cui l'aveva aiutata ad imparare lo Spinjiztu si erano avvicinati e lui aveva scoperto molte cose su Misako cosi come lei aveva imparato molte cose su di lui.
Pensare a lei gli faceva sentire un calore nel petto, ma non capiva cosa fosse tutto questo.
Eppure allo stesso tempo lo faceva stare bene quasi come se non avesse più il male nelle vene, ma fosse una persona normale con la capacità di scegliere il proprio destino.
Era... era...
In quel momento lo capì il motivo per cui si sentiva in questo modo ed ebbe paura.
Paura perchè si ricordava il dolore negli occhi di suo padre anche se era ancora solo un bambino quel giorno di tanti secoli prima eppure come lo sapeva, sapeva cosa stava succedendo.
Era innamorato di Misako.

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Capitolo 10
*** Quattro Armi ***


Capitolo dieci: Quattro Armi.

Finalmente dopo mesi di preparattivi era finalmente giunta l'estate e sopratutto il giorno dell'inaugurazzione della nuova fucina di Ray... alla qualle mancava ancora il nome, ma per il resto tutto era pronto per questo nuovo capitolo della sua vita.
Finora la sua permanenza a Ignacia era stata paicevole, con i suoi primi lavoretti non ufficiale si era già fatto un nome tra gli altri artigiani e i coltivatori di riso che vivevano lì, ben presto sperava che anche persone di altri villaggi e città venissero da lui sembrava essersi lasciato dietro tutte le diffiicoltà del suo passato.
Finalmente la gente lo vedeva come un fabbro abile senza più giudicarlo per il suo passato... e se una parte precissa di quel passato non fosse mai venuto a gala n'è sarebbe stato ben felice.
«Buongiorno Ray.» disse Wu entrando nel negozio e dando un'occhiatta in giro. «Vedo che ti sei sistemato bene.»
«Si e per questo devo anche ringraziare te e tuo fratello.» disse Ray. «Quando era nel mio periodo peggiore mi avete aiutato ad uscirne e per questo non potro mai ripagarvi abbastanza.»
Wu abbasso lo sguardo per una frazione di secondo cosa che non sfuggi a Ray però subito dopo Wu rialzo lo sguardo come se niente fosse, ma si poteva leggere una traccia di dubbio nei suoi occhi.
«Ti sei mai chiesto da dove arrivano i tuoi poteri?» domando Wu. «Perchè riesci a creare e a controllare il fuoco a tuo piacimento?»
Ray lo guardo sorpresso, Wu sapeva che Ray si era fatto queste domande più volte senza però mai trovare le risposte perciò perchè all'improvisso tirava di nuovo fuori tutto questo... che sapesse qualcosa che non gli aveva mai detto?
«Tu sai qualcosa?» chiese Ray e Wu si limito ad annuire.
«Come ben sai Ninjago è stata creata dal Primo Maestro di Spinjiztu grazie alle quattro armi d'oro.» inizio Wu. «Ognugna di loro rappresentava un elemento della creazione, ma oltre a quei quattro c'è n'erano molti altri che sono passati di generazione in generazione attraverso la linea dei maestri elementari ovvero i discendenti della prime guardie... di mio padre.»
Ray sgrano gli occhi Wu era il figlio del creatore di Ninjago?
In realtà ora che ci pensava meglio questo spiegava molte cose a cui prima non riusciva a dare un senso su l'amico. Però ancora non capiva cosa c'entrasse lui in tutto questo... a meno che...?
«Perciò io ho questi poteri perchè sono un maestro elementare?» chiese Ray e Wu annui di nuovo. «Ma... ma mio padre non aveva i miei stessi poteri.»
«E tua madre?» chiese Wu.
«Non ho mai conosciutto mia madre.» confesso Ray. «Però mio padre mi ha sempre detto che si era innamorato di lei perchè aveva il fuoco dentro.»
«Allora forse gli hai ereditati da lei... e mi spiace anch'io ho perso mia madre da piccolo.» confesso Wu. «Lei non era... non era come mio padre o come me e mio fratello.»
«C'è... c'è altro che dovrei sapere su questi “poteri elementari”?» chiese Ray cambiando argomento.
«Gli elementi della creazione sono terra, fulmine, ghiacchio e... fuoco.» continuo Wu e se già prima Ray faceva fatica a credere a ciò stava sentendo adesso n'è era completamente scioccato.
Lui che fino a qualche tempo prima faceva una vita di stenti ed era solo un fabbro come molti altri era il detentore di uno degli elementi della creazione?
No, tutta quella storia sembrava cosi importante e lui in tutto questo non c'entrava niente, ma non poteva negare di avere il potere del fuoco.
«Volevo dirtello prima, ma... bè puoi immaginare che non in molti prendono bene il fatto che io abbia svariati secoli alle spalle.» disse Wu. «O che non sia completamente umano.»
Fu il turno di Ray di annuire, infondo il motivo per cui non aveva rivelato subito i suoi poteri era perchè aveva paura di cosa avrebbe pensato la gente nel vederlo fare una cosa cosi strana.
Ray si passo una mano sul viso per calmarsi alla fine dopo un lungo silenzio parlo.
«Allora pensi che “Quattro Armi” possa essere un buon nome per il negozio?» chiese infine Ray.
Wu scoppio a ridere e ben presto anche Ray si unì alla risata.
Anche con le nuove informazioni Ray non cambio le sue opinioni su se stesso o su Wu e l'unica cosa certa che niente avrebbe cambiatto era il fatto che i due amici si sarebbero sempre aiutati a vicenda senza pensarci due volte.
Ciò nonostante Ray non aveva il coraggio di confessare a Wu il come prima di incontrarlo aveva usato i suoi poteri per rubare.

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Capitolo 11
*** La famiglia Montgomery ***


Capitolo undici: La famiglia Montgomery.

La luna era alta nel cielo, ma nonostante l'ora tarda Garmadon non riusciva a dormire cercava di ignorare i sussuri che sentiva e sapeva provenivano dal veleno, ma la verità era che non voleva farlo.
Aveva viaggiato per Ninjago assieme a Wu, aveva vissuto in quel monastero per gran parte della sua vita perchè non poteva trovare il coraggio di andarsene. Wu non era un bambino poteva benissimo cavarsela da solo e poi lui voleva provare ad appliare le sue abilità, che male c'era se voleva andarsene e cercare un sensei che gli insengasse qualcosa di diverso dalle lezione che aveva avuto dal padre?
E mentre il veleno lo spingeva a farlo, prendere le sue cose e uscire da quella porta senza pensarci due volte, un'altra aprte di lui, quella che nonostante tutto voleva ancora bene al fratello minore, anche contando quanto fosse patetico, gli diceva che non era giusto abbandonare Wu per un motivo cosi egoistico.
“Ma non lo starei abbandonando... una volta finito l'addestramento tornerei.” pensava Garmadon, ma in un modo o nell'altro finiva sempre per rimanere fermo dov'era.
Sospiro evidentemente era più simille al padre di quanto pensasse o volesse ammettere.

«Oggi Misako non vienne?» domando Garmadon al fratello cercando di fingere un tono indiferente.
«Penso di no.» rispose Wu scuottendo la testa deluso.
Era quasi una settimana che Misako non si faceva vedere né per consultare i libri antichi del monastero e nemmeno per qualche altra lezione sullo Spinjiztu. Sembrava essersi volatilizzata nel nulla e per di più visto che non conoscevano il suo indirizzo non piteva andarla a cercare.
“Ci conosciamo da più di un anno eppure non sappiamo dove abita.” penso Garmadon con un leggero cipiglio in volto.
Alla fine si stanco di tutto questo e usci per andarla a cercare, aveva paura che le fosse successo qualcosa e che perciò avesse bisogno d'aiuto ovviamente Wu lo segui annimanto dalle stesse preoccupazione, e ignaro al fratello minore dagli stessi sentimenti.

Mentre camminava per le strade di Jamanakai Garmadon si chiedeva se la sua fosse stata una buona idea dopotutto, aveva pensato che visto il fatto che non riusciva a trovare al casa dove presumibilmente Misako abitava a Ninjago City poteva chiedere in giro se qualcuno l'avesse vista in giro e dare loro qualche indizio più concretto. Jamanakai era il vilaggio più vicino al monastero perciò era molto probabille che ad un certo punto fosse passata da qui per andare da loro.
Scosse la testa ormai era qui mentre Wu ormai era già arrivato alla nuova capitale perciò tanto valeva andare avanti con il suo piano.
Chiese ad aclune persone se avessero mai visto Misako e alla fine trovo un anziano signore che gli riferì che la descrizione che faceva corrispondeva alla figlia dei Montgomery.
Garmadon lo guardo sospettoso o si trattava di una coincidenza oppure Misako aveva mentito sul luogo in cui vivveva, ma perchè l'avrebbe fatto?
Si fece dare l'indirizzo e si precipitò lì anche se le ultime parole del signore non lo faceva stare molto tranquillo.
«Sono una famiglia particolare... fossi in te non mi lascierei coinvolgere troppo.»
Bè quello che non sapeva era che anche Garmadon veniva da una famiglia “particolare” ed era determinato ad andare a fondo di questa storia.
Si ritrovo davanti ad una casa a due piani dall'aspetto elegante e con un giardino ben curato, tutto da fuori sembrava stranamente troppo perfetto. Garmadon si avvio per bussare alla porta d'ingresso quando con la coda dell'occhio notò qualcosa, sul lato della casa c'era una finestra chiusa in netto contrasto con le altre tutte aperte per far entrare l'aria fresca.
Incuriosito da questa differenza che stonava cosi tanto decise di arrampicarsi su un albero vicino per vedere meglio, la visuale interne era coperta dalle tende, ma busso comuque al vetro sperando che ci fosse qualcuno in quella stanza.
Non sarebbe stata una buona prima impressione, ma in quel momento non gli importava. Le tende si spostarono e Garmadon vide davanti a sé due occhi verdi motlo famigliari, con espressione preoccupata Misako apri la finestra.
«Che ci fai qui?» chiese lei.
«Potrei farti la stessa domanda.» ribatte Garmadon. «Sbaglio o avevi detto di vivere a Ninjago City?»
«Va bene ho mentito, mi spiace, ma adesso vattene prima che i miei ti vedano.» supplico lei.
«Perchè non possono vedermi?» chiese Garmadon accigliato e sentendo il veleno che iniziava a ribollirgli nelle vene.
«Perchè se ti vedono mi punirano!» disse Misako sull'orlo delle lacrime.
«Sei una donna adulta!» grido Garmadon che non capiva il motivo di tanta paura.
«A loro non importa!» strillo Misako. «Non ho il permesso di uscire, di leggere o studiare! Vogliono solo che rimanga a casa a fare le faccende!»
Garmadon la guardo con occhi sbaratti sorpresso da queste rivelazioni, era quasi come se Misako fosse in prigione e adesso capiva perchè aveva mentito non voleva che lui o Wu la trovassero.
«Se i tuoi ti trattano cosi allora perchè rimani?» domando Garmadon.
«Sono i miei genitori... che altro posso fare?» disse Misako sospirando.
«Reagire!» disse Garmadon. «Vuoi passare tutta la tua vita cosi?!»
«No, certo che no!» rispose Misako. «Però... pensi davvero che sarei in grado di cambiare le cose?»
Garmadon non rispose subito, si allungo sul ramo per poi afferare la mano di Misako e stringerla tra la sua.
«Io so che né sei in grado.» disse. «Diventa quel tipo di persona Misako.»
In quel momento prima che Misako avesse la possibilità di rispondere la porta della sua stanza di apri sbattendo contro la parette. Sulla soglia un uomo e una donna molto arrabbiatti gli stavano fissando con l'aria di due che erano pronti ad aggredergli da un momento all'altro.
Garmadon vide quanto fosse spaventata Misako e cosi senza pensarci due volte la tiro verso di sé fuori dalla finestra per poi scendere dall'albero e iniziare a correre.
Alla fine arrivarono ai piedi del monastero e solo in quel momento Garmadon penso di aver comesso un erorre.
Si volto verso Misako vedendo come quest'ultima avesse il viso rigato di lacrime.
«Mi dispiace io...» inizio lui, ma fu interrotto da Misako che lo abbraccio di colpo.
«Grazie.» gli disse Misako stringendolo più forte a sé. «Grazie.»
Garmadon ricambio l'abbraccio capendo che era ciò di cui Misako aveva bisogno in quel momento.
Il suo non era stato un erorre, l'aveva appena salvata e adesso finalmente poteva vivvere la propria vita come voleva lei.

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Capitolo 12
*** Separazioni e nuovi arrivi. ***


Capitolo dodici: Separazioni e nuovi arrivi.

Mise le ultime cose nella borsa prima di gettare un'occhiatta che aveva usato fin da quando era piccolo.
Era il momento di andarsene e cercare nuove strade.
«Quindi hai deciso te n'è vai.» disse Wu guardando il fratello lasciare la soglia del monastero.
«Ho trovato un sensie che fa al caso mio.» rispose Garmadon. «Mi allenerò con lui... non so per quanto.»
«Non potrà mai insegnarti ciò che abbiamo appresso da nostro padre.» disse Wu e Garmadon penso che era proprio quello il punto.
Dopo la disavventura con i genitori di Misako, la ragazza era rimasta con loro al monastero per un po' per poi trasferirsi davvero a Ninjago City dove poteva frequentare una scuola che le avrebbe permesso di realizzare il suo sogno, scriveva spesso e Garmadon leggendo le sue lettere si era reso conto che anche lui doveva smetterla di farsi trattenere dal suo passato.
Veleno o no trovare una nuova strada sotto gli insegnamenti di qualcuno che non fose suo padre era quello che voleva.
«Se vuoi contatarmi ti ho già lasciato tutte le informazioni necessarie.» disse Garmadon.
«Non mi piace la reputazione del sensei che hai scelto, ma... mi mancherai fratello.» disse Wu.
Garmadon lo guardò un'ultima volta, ma non rispose limitandosi ad avviarsi nella discessa della gradianta incissa nella montagna.

Il monastero non era mai stato cosi silenzio come quel giorno e anche in quelli seguenti Wu continuava a trovare quel silenzio e quella solitudine incredibilmente assordanti.
Poi un giorno arrivò la svolta.
Aveva appena finito di preparare il pranzo, non ancora abituato al fatto di essere solo come al solito aveva finito con il preparare più cibo del dovutto cosi a malincuore decise di buttarlo.
Mentre si avvicinava ai bidoni senti dei rumori provennire da fuori le mura cosi apri la porta e vide dei ragazzini che correvano giù dalla scalinata, ma i rumori non erano finiti e voltandois n'è vide un altro che continuava a scavare nella spazzatura.
Gli si strinse il cuore a quella vista e cosi decise di dare a lui il cibo avvanzato.
Wu lo guardo mangiare voracemente ciò che c'era nel piatto per poi andarsene, lo stesso spettacolo si ripette nei giorni seguenti almeno finchè Wu non si decise a parlare con quel ragazzino.
«Chi sei?» chiese.
«Morro.» rispose il ragazzino.
«I tuoi non ti danno abbastanza da mangiare?» chiese ancora Wu e gli occhi grigio-verdi di Morro si incupirono.
«Io non ho genitori, vivo da solo per strada da quando ho memoria.» rispose Morro.
Wu fu sia sorpresso che rattristato nel sentire ciò, non poteva permettere ad un ragazzino come Morro di continuare a vivvere in quel modo, non era giusto.
«Senti Morro... ti piacerebbe vivvere qui con me?» chiese Wu sorridendogli e offrendogli una mano.
Morro lo guardo esitante, ma dopo un po' ricambio il sorisso e accetto la mano di Wu.

Quando arrivo a destinazione Garmadon fu contento che il monastero del maestro Chen non si trovasse su una montanga come il loro, almeno gli spostamenti sarebbero stati più facili.
In quel momento mentre stava per entrare vide qualcun'altro uscire, non vide bene la faccia perchè quella persona aveva in testa un capuccio, ma gli sembro di scorgerre delle ciocce di capelli scarlatti.
Di certo portava una felpa troppo grande per il fisico esile che aveva.
In ogni caso a Garmadon non importava chi fosse quella persona, in quel momento le sue priorità erano ben altre e poi quasi sicuramente era solo uno degli allievi del maestro Chen.
Parlando del diavolo ecco che proprio il maestro Chen lo stava aspettando sulla porta.
«Benvenuto Garmadon.» gli disse inchinandosi a lui un gesto che Garmadon ricambio. «È un vero onore per me poter insegnare al figlio del Primo Maestro di Spinjiztu.»
«Come fa a saperlo?» chiese Garmadon.
«Io so sempre tutto.» rispose Chen. «In ogni caso gradirei che tu non usasi tali insegnamenti qui da me... non voremmo di certo vantaggi sleali contro gli altri, vero?»
Garmadon non sapeva cosa rispondere, da un lato gli sembrava un divietto sensato dall'altro non riusciva a capire se il tono di Chen fosse serio o no.
In ogni caso adesso era lì e qualcosa di nuovo stava per iniziare.

A volte ricordava la paura e la diffidenza, altre volte no però in ogni caso era felice di essere riuscito a stabilirsi in quella foresta innevata era tutto cosi calmo e tranquillo che gli faceva dimenticare i suoi problemmi.
Fin da piccolo Julien era stato dotatto di grande intelligenza, ma proprio per questo alcune persone lo guardavano con diffidenza nonostante lui cercasse di usare le sue conoscenze per migliorare la vita delle persone.
Se la gente non si fidava di lui allora non poteva farci niente e cosi si dedico sempre più al suo lavoro arrivando persino a nascondersi qui dentro quest'albero finto che aveva costruito per diffendersi dalla diffidenza altrui e poter lavorare in pace.
Il suo sogno era di usare il suo genio e le sue invenzioni per facilitare la vita e rendere gli altri felici. Ma gli anni passavano e alla fine anche lui inizio a venir soprafatto dalla solitodine perciò decise di mettersi al lavoro per costruire qualcosa che aveva sempre deisderato: un figlio.
E di questo n'è era sicuro c'è l'avrebbe fatta.

Angolo dell'autrice: salve gente! Con questo capitolo finisce ufficialmente la prima stagione della storia ovvero quella ambientata prima della Guerra delle Serpentine, ma non vi preoccupate la seconda stagione arriverà... prima o poi. Intanto vorrei ringraziari chiunque abbia seguito questa prima parte di questo mio progetto, spero che per ora la mia storia vi sia piaciutta e a presto!

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