Piume di Ippogrifo e foglie di malva

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Torta alla vaniglia – qualche mese prima ***
Capitolo 3: *** Domeniche alla Tana – qualche giorno prima ***
Capitolo 4: *** Nostalgia in viaggio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Sono sempre state piume di Ippogrifo? 

Hermione sta cercando disperatamente di smorzare la noia dell’attesa. Avrebbe voluto passare quell’ultimo giorno di libertà in Biblioteca così da imparare a memoria la disposizione dei libri sugli scaffali. Poi, se fosse avanzato dell’altro tempo, avrebbe preso la via verso il grande salone con la fontana, due svolte a destra e tre a sinistra e sarebbe arrivata nelle cucine per fare quattro chiacchiere con gli elfi. 

Invece è in piedi davanti alla porta della sala dei trofei che aspetta. Se c’è una cosa in cui è peggiorata drasticamente nel tempo, è la pazienza. Ed è per questo che, quando Fred la raggiunge, la scopre con il naso a due centimetri dalla carta da parati. 

“Trovato qualcosa di interessante?” 

Hermione si ridesta, fa un paio di passi per allontanarsi dal muro e osserva il mago: se ne sta con una mano appoggiata al corrimano di pietra e ha un largo sorriso stampato sul volto. Come fa a essere sempre di buon umore? Riesce a sorridere anche quando sono stati convocati nell’ufficio del Preside. Non che lei sia tesa, non ne ha motivo: sa che è solo una formalità. Le piacerebbe però arrivare in orario per le formalità. “Sono sempre state piume di Ippogrifo?” gli domanda ad alta voce, passando l’indice sul disegno della carta. “Per tutti questi anni ho dato per scontato che fossero foglie di malva.” 

“Mh.” Fred si gratta il collo e le si fa vicino. Le suole dei suoi stivaletti sul pavimento riempiono il corridoio di un rumore nuovo. “Per quanto possa essere incredibile, credo che tu abbia frequentato quest’ala del castello molto più di me” le dice, ma non è ancora la sua risposta definitiva, perché Hermione lo guarda scrutare la decorazione con attenzione. Sono divisi da appena qualche centimetro e le narici della strega si riempiono del profumo di erba tagliata e di schiuma da barba. 

“Non ne ho idea.” Conclude Fred, facendosi più dritto. “Però è interessante.” 

“Sei in ritardo.” 

“Lo so, mi sono perso.” 

Hermione prende un respiro a pieni polmoni. “Come hai fatto a perderti?”

Fred non fa in tempo ad ascoltare tutta la domanda, che lei ha già preso a camminare lungo il corridoio. La segue spedito – ha imparato a prendere la sua velocità –, “Te l’ho detto, non ho mai girato molto in questa zona del castello. Non penso sia poi così furbo mettersi a vendere prodotti illegali a due passi dall’ufficio del Preside.” 

Hermione si gira a guardarlo – è stupita di non doversi impegnare tanto per trovare il suo volto, perché le è quasi a fianco – e alza un sopracciglio, sorpresa. “Illegali?” 

Lui scuote le spalle. “Mi sono accorto che dai troppa importanza agli aggettivi che scelgo di usare.” 

“Se li scegli di usare è perché vuoi che gli dia importanza.” Prende la strada verso sinistra, imboccando le scale a chiocciola. “Normalmente le conversazioni funzionano così.” 

Da quando Hermione è diventata esperta anche in quello? Fred appoggia le dita al corrimano e, mentre sta cercando qualcosa da dirle, focalizza la sua attenzione sui riccioli che le ricadono sulla schiena: ha l’impressione che siano molto più elastici del solito. “Hai fatto qualcosa ai capelli?” 

Hermione si ferma a tre scalini di distanza. “Normalmente le conversazioni presumono anche un botta risposta con un nesso logico.” 

Era da un po’ che non si guardavano da quella prospettiva, perché è Fred quello alto tra i due: è una sensazione strana, piacevole. Infila la mano libera nella tasca dei pantaloni a scacchi e sorride. “Perché vuoi sempre avere ragione?” 

“Perché non vuoi mai darmi ragione? O, se me la dai, perché deve sempre essere così di corsa e di sfuggita?” Hermione alza un sopracciglio e incrocia le braccia al petto. 

Fred si mette a ridere e scrolla il capo: è incredibile come lei sia in grado di tenergli testa. Fa scivolare le mani sul legno, lentamente, come lentamente sale gli ultimi scalini che li separano. “Ho detto che penso sia stupido vendere prodotti illegali a due passi dall’ufficio del Preside, . Ma continuo a credere che non sia stupido vendere prodotti che qualcuno ha deciso essere illegali.” 

Hermione si mordicchia il labbro inferiore, sembra rifletterci su per qualche secondo. Deve riempire la mente con qualcosa che non sia il pensiero delle dita di Fred sul corrimano o il rumore dei tacchetti sugli scalini. “La prendo comunque come una vittoria.” Sentenzia, prima di tornare a salire. 

Fred alza gli occhi al cielo, ma le è subito a fianco. “Cos’hai fatto ai capelli?” 

“Ho usato una pozione arricciante, dovrebbe renderli più definiti del solito” dice pratica, spostando una ciocca dietro l’orecchio. “Volevo che fossero un po’ in ordine per, beh, lo sai… il nuovo anno.” 

Il gemello annuisce, per quanto si chieda cosa ci sia di male nei capelli che ha asciugato al sole quell’estate alla Tana o che tira su in una crocchia la mattina quando fa colazione. “Sei in ansia?” Gli piacerebbe riempire il silenzio con qualcosa tipo ‘Hermione, vai benissimo così come sei’, ma aspetta troppo e ha la sensazione di essersi mangiato il momento giusto.

Le sopracciglia di Hermione si corrugano e lei sospira. “Sai quanto è importante la prima impressione? Lo so che sono preparata, ma non posso passare un intero anno qui sapendo che…” Sta pensando che ha passato tre settimane a leggere sull’argomento, dopo aver trovato dei saldi estremamente convenienti in una libreria babbana di Londra, e sta pensando che uno dei modi in cui aveva deciso che non ci avrebbe pensato sarebbe stato andare in Biblioteca e poi dagli elfi. Forse è per quello che non si accorge che sono finite le scale. 

Fred la prende per un braccio e l’aiuta a scansare la statua del corridoio. “Cerchiamo almeno di arrivare al momento della prima impressione, che dici, Hermione?” Le appoggia una mano sulla spalla e la scorta fino al Gargoyle. 

Zuccotto di zucca” dice lei, chiudendo le palpebre e focalizzandosi sul rumore delle scale di pietra che appaiono a fianco grazie alle parole magiche. “Sono in ansia” confessa, aprendo gli occhi.  

Fred sorride ed è lui a prendere l’iniziativa di procedere verso l’ufficio del Preside. “Andiamo in Biblioteca dopo che abbiamo finito qui?” Le allunga la mano. 

“Fred, tu odi andare in andare in Biblioteca.” Le manca il coraggio di dire di sì.

Il gemello la lascia andare quando arrivano davanti alla porta di legno, si prende un momento per pulire la manica della camicia che è andata a sbattere nella salita contro il muro di pietra. “Lo so, ma non pensi che dovrei almeno provarci visto che sono…” 

Non riesce a finire la frase, perché il viso della Preside McGranitt è comparso sulla soglia dell’ufficio. “Professoressa Granger, Professor Weasley, vi stavo aspettando. Entrate pure.” 

Ugh!” Hermione nasconde il viso sotto il palmo della mano. 

Fred fa schioccare la lingua contro il palato. “Speravo che questa cosa ti fosse passata, è da due mesi che reagisci così ogni volta che qualcuno ti ricorda che sono un professore.” 

Ti prego smettila.” 

“Non è per niente professionale da parte tua” le sussurra all’orecchio, abbassando il capo per entrare meglio nella stanza. Parlando di prime impressioni, non crede che farebbe una bella figura se si presentasse in aula con un bernoccolo sulla fronte. 

“Mi devo solo abituare.” 

Minerva si è accomodata alla scrivania e da sotto i suoi occhialini sta squadrando i due: passa lo sguardo prima su uno e poi sull'altro e, per quanto si sforzi, non riesce a nascondere il sorriso che fa capolino sul suo volto. Le sembra di essere tornata al giorno in cui Albus Silente aveva deciso di proclamare Caposcuola James Potter e Lily Evans. 

“Sono mesi che cerchi di abituarti.” Fred Weasley sta ridendo, una fossetta si è fatta spazio sulla sua guancia sinistra. Minerva si è certamente chiesta se quella fosse la soluzione più giusta, se l’è chiesto quando ha preso in mano il pomello dei Tiri Vispi Weasley, se l’è chiesto quando la porta le si è chiusa alle spalle, se l’è chiesto nel suo letto, se lo chiede ora. Ogni volta che se lo chiede, non riesce a pensare a nessun altro adatto a prendere in mano la cattedra di Pozioni per un solo anno.

Hermione lancia a Fred uno sguardo di fuoco e poi si gira verso la cattedra. “Professoressa McGranitt, voleva vederci?” 

 


Piccola nota: in questa stanza siamo tutti consapevoli [e per questa, intendo il mio salotto dove ci sono solo io] che le piume di Ippogrifo e le foglie di malva non sono assolutamente simili. Oltre che essere una piccola licenza che mi sono crudelmente presa, è anche un gioco di trama che svelerò più avanti. Pls, non odiatemi. 

Buonsalve!
È arrivato il momento di farmi coraggio e dare vita a questo nuovo progetto. Era da qualche tempo che questa storia mi frullava in testa e con l'esate e qualche ora in più di libertà, mi sono decisa a metterla giù. Credo di avere una specie di ossessione per Fred che fa qualsiasi lavoro tranne il suo, poverino. In fondo, sono esattamente come Molly. Scherzo. Giuro, scherzo. 
Piume di Ipprogrifo e foglie di malva è un progetto che mi sta riempiendo le giornate e mi sta facendo divertire: immagino che questo sia il bello delle cose che ci piace fare. Ancora una volta, chiedo a Fred e Hermione di portami con loro, di farmi vedere cosa c'è dietro le loro maschere, di farmi sbagliare e di farmi battere il cuore.
Ho già pronto qualche capitolo, ho già la forza di alcuni angoli e lati, spero che presto saranno tutti messi su carta. Mi sono anche accorta, e con questo concludo, che lanciarmi è uno dei pochi modi che mi spronano a continuare: voglio dire addio a questo blocco dello scrittore maledetto. 
Vi ringrazio per essere arrivati qui per vedere l'inizio di un balzo. Grazie per chi ha letto il prologo, spero che vi abbia incuriosito. 
Un abbraccio, 
Sia 

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Capitolo 2
*** Torta alla vaniglia – qualche mese prima ***


Torta alla vaniglia

Qualche mese prima

2003

 

La spazzola magica, si è reso conto Lee dopo un’attenta osservazione, fa cinque giri del piatto che sta lavando e poi si immerge nel lavandino. Il mago addenta un altro pezzo di carota, mentre la stoviglia pulita vola magicamente sopra il lavello, dove inizia a gocciolare. Molly è passata per la cucina cinque minuti prima ed è esattamente dallo stesso tempo che la spazzola non si placa. Quanti merlino di piatti vengono usati in quella casa? 

“Ho preso un tè con Minerva questa mattina.” Hermione sta cercando di decorare la torta per la cena di stasera con scarsi risultati. A nulla è servito cercare di convincerla di farlo con la magia, ché per quanto profondamente utile sia, si rivela essere a volte poco personale. Vuole che quella torta abbia un tocco speciale, che dica ‘guarda, sono unica nel mio genere e mi ha fatto Hermione’. Non che ci possano essere grandi dubbi a riguardo.  

Lee manda giù il boccone di carota e ne prende un altro, intento a osservare la spazzola che fa giù e su instancabilmente. La stanza profuma ancora della cena preparata da Molly, ma l’odore dello stufato sta lasciando posto a quello dolciastro del pan di spagna e della crema alla vaniglia. 

“Minerva?” Ginny ha i gomiti appoggiati al bancone della cucina. Sta cercando di capire quanto possa darle fastidio un dolce del tutto asimmetrico. “Che voleva di bello?” 

Quella mattina la Tana si era svuotata in fretta: Ron, Harry e Arthur erano andati al Ministero e Ginny era scesa in campo per l’allenamento con la sua nuova squadra. A Molly non era sembrato poi strano che anche Hermione si fosse vestita con il suo nuovo cappello a punta e fosse uscita per fare due passi a Diagon Alley. 

La strega si mordicchia la lingua, forse per concentrarsi meglio o per non pensare al dolore della posizione, e ci impiega qualche secondo per rispondere. “Mi ha chiesto di tornare a insegnare anche l’anno prossimo.” 

Ginevra sorride, si fa un po’ più dritta. Decide anche che può sopravvivere alla vista di quel dolce, e che non può essere poi così difficile cercare di convincere un’altra dozzina di persone. “Vuol dire che le sei piaciuta.” 

Hermione appoggia la sacca al bancone e si toglie la crema dalla guancia con un movimento del pollice, “Nonostante…” 

“Non è colpa tua se gli studenti rischiano di far scoppiare mezza scuola.” Lee abbandona il suo passatempo e si intromette nella conversazione, sistemandosi meglio sullo sgabello di legno.

“O se scambiano l’ora di Trasfigurazione con quella di Difesa contro le Arti Oscure.” 

Hermione pensa però che avrebbe almeno dovuto prevedere quegli incidenti. Si stringe nelle spalle, senza sapere cosa dire, mentre Ginny solleva la torta con un veloce movimento della bacchetta e la nasconde in frigorifero – sono stati Harry e Hermione a consigliare l’acquisto dell’elettrodomestico babbano mesi prima. “Meglio che mamma non la veda fino a che non sarà servita nei piatti, dammi retta.” 

Nonostante l’improvviso malumore si mette a ridere, massaggiandosi la spalla dolorante. “Ti avevo detto di usare la magia per decorare, non sei più così giovane da poterti permettere i lavori manuali.” Jordan alza l’angolo della bocca e spinge indietro di qualche centimetro lo sgabello a fianco al suo, invitandola ad accomodarsi. 

Hermione ha venticinque anni e non si sente vecchia. Si è sentita stanca per qualche tempo: il piano di tornare a Hogwarts per l’ultimo anno, seguito dall'apprendistato al Ministero, l’ha risucchiata in una vita che doveva essere vissuta senza pause o freni. Non riusciva a starci dietro. “Seriamente, volete essere maledetti da mia madre?” 

“Tua madre è molto più giovane di Hermione.” 

“Quanto dite che mi resta?” La strega si appoggia alla spalla di Lee, “Mi piacerebbe finire di leggere il mio libro prima di andare all’altro mondo.” 

“Due ore? Se trovi un complice che tenga Molly lontano dalla cucina abbastanza a lungo.” 

“Io proverei a ingraziarmi Victoire, ultimamente mamma ha attenzioni solo per lei.” Le suggerisce Ginny, stringendo il fiocco della sua bandana color senape. 

Hermione guarda Jordan dal basso, “A Molly piaci, perché non la distrai tu?” 

“Grazie per avermi considerato, in fondo sono solo sua figlia.” 

Lee sorride maliziosamente – un’influenza dei gemelli, sicuramente –, “Perché tra poco arriva George e se devo distrarre sua madre ho davvero poco tempo per godermi…” 

“Stai parlando di mio fratello, ti prego.” 

Hermione chiude gli occhi e prende un sospiro. Si figura Minerva che sorride e che le dice che era ovvio che la volesse a scuola a tempo indeterminato. È uscita dalla caffetteria con il mondo un po’ più dritto. Tornerà a Hogwarts come Professoressa di Trasfigurazione. Tornerà a Hogwarts, la sua seconda casa dopo la Tana e dopo la casa che non è casa da quando i suoi genitori si sono costruiti una nuova vita in Australia. Un pensiero che non smette di farle male, ma che viene lenito dall’andirivieni della dimora dei Weasley. 

Piccoli movimenti della spalla di Lee la costringono ad aprire gli occhi. “Che c’è?” 

“Siamo estremamente fieri di te, Hermione.” Ginny le si è fatta vicina e ora la stringe forte. “O meglio, estremamente fieri di lei, Professoressa Granger.” È ufficiale che l’aria della stanza sia diventata dolciastra, che sappia tutto un po’ più di zucchero e vaniglia. 

Un rumore sordo costringe i tre a girarsi verso l’entrata sul giardino. Ron sta bussando con la nocca contro lo stipite della porta, “Cosa festeggiamo di bello?” Chiede, mentre si fa più piccolo per far passare Harry in cucina. L’orologio appeso alla parete segna ora che due altre lancette sono tornate a casa. 

“La cattedra di Hermione a Hogwarts.” 

Il più piccolo dei Weasley allunga il capo in avanti e socchiude le palpebre. “Questa cosa è già successa l’anno scorso.” 

“Lee.” Il Prescelto dà un veloce bacio sulla guancia alla sua ragazza e si sporge sul bancone. “Tu e George state insieme o state ancora facendo finta di non sapere che siete completamente innamorati l’uno dell’altro come degli idioti?” 

Jordan annuisce e serra le labbra. “Molto divertente, Potter.” 

Hermione ride. “Minerva mi ha detto che le piacerebbe avermi nello staff a tempo indeterminato.” 

Il corpo di Ron si rilassa – che per un attimo abbia creduto davvero di essere tornato indietro di un anno? – e un sorriso fa capolino tra le lentiggini. “È una notizia meravigliosa.” Si era affezionato all’idea di averla al Ministero, in modo che lui, Harry e Hermione potessero essere ancora vicini. Gli piaceva andare a lavoro e, tra una missione e l’altra, avere degli attimi per sentirsi ancora come a scuola. Per qualche mese ha creduto potesse essere ancora possibile: e se a Hermione insegnare non fosse piaciuto? Ma più lettere arrivavano da Hogwarts, più era chiaro che non ci fosse modo di portarla via da quelle mura. 

Professoressa Granger.” 

Auror Potter.” 

Hermione si è alzata dal suo sgabello e ha trovato riparo tra le braccia di Harry. Un tenero odore di casa le riempie le narici e le fa pensare a quanto sia stato duro vivere il castello senza i suoi più cari amici al fianco. Fa parte del crescere, lo sa. L’Hermione che abbraccia Harry adesso è una Hermione in divenire. 

Nel marasma, Lee si accorge che i piatti sporchi sono finiti e che la spazzola è volata a gocciolare anche lei. Molly entra in cucina a passo svelto, si sta asciugando la mano sinistra nel grembiule ricamato con gli stessi fiori che spuntano nel prato della Tana in primavera, mentre la destra tiene impugnata la bacchetta. “Che bello vedervi già a casa.” Arriccia il naso in direzione di Ron. “Qualcuno ha sete?” 

“No mamma il frigorifero no…” Ginny si lancia in avanti per fermarla, ma è troppo tardi. 

“Quello è il dolce per la cena di stasera?”

 

 

La campanella del negozio suona una volta di troppo quella mattina – ci sono giorni no anche per chi ama il proprio lavoro. Fred cerca George tra gli scaffali nella speranza di incrociare il suo sguardo e di convincerlo ad andare dal cliente, ma dopo qualche secondo di attesa prende un respiro e abbandona la scatola di filtri d’amore a terra: li conterà più tardi. 

Si passa una mano fra i capelli rossastri e si schiarisce la gola. “Buongio… Professoressa McGranitt!” Ci sono giorni no, giorni sì e anche giorni completamente inaspettati. “Che sorpresa vederla qui.” 

Minerva accenna un sorriso sulle labbra sottili e alza un sopracciglio. “Weasley, quanto tempo.” 

“È che non ci viene mai a trovare.” Fred appoggia le mani al bancone di legno e tamburella con le dita. Sorride, mentre se la ricorda a tifare la squadra di Grifondoro dagli spalti a fianco a Lee: quell’immagine di lei si abbina bene all’atmosfera dei Tiri Vispi Weasley.

“Temo di avere molto poco tempo libero ultimamente.” Minerva si guarda intorno: scruta con attenzione la sezione dei fuochi artificiali – uno dei cavalli di battaglia del negozio – per poi focalizzarsi meglio su quella delle pozioni e dei filtri d’amore. “Che posto interessante.” 

“Vuole fare un giro?” 

La Professoressa inclina il capo e metà del volto sparisce sotto il suo cappello a punta verdastro. Sta per dire qualcosa, quando dalle scale spunta la faccia di George. “A cosa dobbiamo l’onore?” 

A tante cose, per la verità. Prima fra tutte, bisognerebbe ringraziare l’attuale Professore di Pozioni che, senza nessun preavviso, le ha chiesto un anno di permesso per studiare come erborista in un emporio babbano. Stringe le labbra e torna a guardare in volto il gemello dietro al bancone: perché no? “Sono qui per affari.” 

George scende gli scalini e raggiunge Fred, che si sta passando la lingua sul labbro superiore. “Che genere di affari?” 

L’espressione sul volto di Minerva si addolcisce. “Ho sentito dire in giro che state pensando di espandere la vostra attività a Hogsmeade.” Rimane sorprendentemente vaga, come se non l’avesse saputo proprio da uno dei due gemelli qualche mese prima dopo averlo incontrato durante una passeggiata fuori Hogwarts. 

Fred infatti adesso sorride e annuisce. “Ci piacerebbe, sì.” 

“Ma abbiamo bisogno di tempo per capire se sia una mossa intelligente.” George incrocia le braccia al petto. Sono anni che lui e il gemello sognano di aprire una nuova sede a Hogsmade, dove si sono innamorati della magia e degli scherzi. L’idea è finita sul tavolo del loro appartamento una notte di quella primavera. Per un po’ è rimasta lì, stretta fra due bottiglie di birra fresche e piano piano si è fatta largo nel resto del salotto. Così Fred un giorno si è preso la mattina libera e si è smaterializzato a Hogsmade per fare un giro.

Minerva si schiarisce la voce. “Una decina di mesi potrebbero bastare?”

Oh. “Mi sembra di capire che non è qui per comprare nessuno dei nostri prodotti.” Fred si fa più dritto e alza un sopracciglio verso l’alto. 

“Sono qui per comprare un pozionista, Weasley.”

 

 

I gemelli sono gli ultimi ad arrivare alla Tana quel venerdì sera, per quanto abbiano chiuso il negozio molto prima del solito. Si sono rifugiati in magazzino per decidere, senza poi tanta difficoltà, la sorte delle loro vite per il prossimo anno. Non capita tutti i giorni che Minerva McGranitt finisca nel tuo ufficio, offrendo una cattedra di Hogwarts. 

“Professore di pozioni.” George stenta ancora a crederci, crede meno alla domanda che alla risposta affermativa che le hanno dato. “Professore di pozioni.” 

Fred se ne sta zitto, seduto allo sgabello con i denti appoggiati al pollice della mano sinistra. Dopo il suo incontro con Minerva a Hogsmade si sarebbe immaginato di ricevere una visita della madre per dirgli di non fare cavolate – Molly negli anni si è addolcita, ma non così tanto come vorrebbero. O si sarebbe aspettato che la voce cominciasse a circolare per le strade magiche. Invece niente, vuoto per mesi – abbastanza per dimenticare l’accaduto – e poi… 

“Professore di pozioni.” George questa volta non riesce a rimanere serio e scoppia a ridere. 

Gli angoli della bocca di Fred si inarcano in un sorriso divertito, “Vuoi andare tu?” 

“No.” Non potrebbe sopportare di vivere quasi dieci mesi lontano da Lee. Si sente egoista, sa cosa Hogwarts voglia dire per Fred, ma non riesce a immaginarsi dietro una cattedra a elemosinare punti per una risposta corretta. E nemmeno si immagina guardare per un’ora gli studenti che girano il mestolo con la bacchetta. “Ma posso farlo.” 

Fred non lo trova egoista e nemmeno ci rimane male. Sa che deve venire a patti con il suo incidente a Hogwarts, è da un po’ che pensa di tornare solo per controllare che non ci sia niente di male tra quelle mura. “A me andrebbe.” 

George alza il capo e lo guarda: l’idea di Fred con il mantello e la cravatta al collo non gli dispiace, gli suona persino romantica. “Sei sicuro?” Non parlano mai del giorno in cui Fred ha quasi rischiato di morire. Non parlano delle settimane di riabilitazione dopo l’incidente. C’è un mondo di cose più belle su cui possono discutere quando sono soli. 

“Sicuro.” 

“Nel caso ti stancassi, puoi sempre mandarmi un gufo e facciamo cambio a metà anno.” 

“Ottima idea, d’altronde non credo che qualcuno presti così tanta attenzione alle mie orecchie.” 

George si alza dalla sedia e chiude la porta del magazzino con un movimento di bacchetta. Sta ridendo. “Siamo in ritardo, questa volta mamma ci uccide sul serio.” 

Così arrivano alla Tana per ultimi, lo sguardo imbronciato di Molly li accoglie in cucina. Però non gli uccide, si scioglie quando i gemelli la stringono in un abbraccio stretto e caldo. 

“Cos’è quella cosa?” George ha la guancia appoggiata al capo della madre e lo sguardo fisso sulla torta lasciata sul bancone. 

“Il dolce di stasera, l’ha fatto Hermione.” Ginny è appoggiata allo stipite della porta, tiene tra le mani una brocca d’acqua vuota. “Siete in ritardo.” 

Ah. Fred si morde il labbro superiore per evitare di scoppiare a ridere: non poteva essere che lei, che, ogni volta che viene da loro e si offre di aiutare a cucinare, crea cicloni e tempeste. Ha sempre pensato che Hermione fosse pericolosa con una bacchetta in mano, ma è niente in confronto a quando ha un mestolo di legno. “Non saremmo noi se non fossimo in ritardo.” 

“Possiamo finalmente mangiare?” Ron è seduto tra Arthur e Lavanda e, quando li vede apparire, il suo broncio si trasforma in un’espressione speranzosa. Bill, seduto davanti a lui, alza gli occhi al cielo: nemmeno la piccola Vic sa essere tanto dipendente dal cibo. 

Con un movimento della bacchetta, Molly fa apparire i piatti ricolmi di pietanze. “Possiamo finalmente mangiare.” 

“Ti ho tenuto il posto, vieni.” Lee chiama George con un movimento della mano.

Fred si accoda e finisce tra il gemello e Hermione. “Anche tu mi stavi tenendo il posto?” Le chiede, sistemandosi meglio sotto la tavola. Profuma di vaniglia – più della stanza e forse più della torta stessa. 

“No.” La strega sorride, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La sua mano sinistra sta giocando con il calice di vino che ha sul tavolo. “Ma non mi dispiace averti come vicino.”

“Ho visto il dolce, complimenti. Non tutti sarebbero stati in grado di fare una cosa così.” Fred ora sa una cosa che Hermione non sa: adora quando riesce a essere avanti di un passo. Fred sa che il prossimo anno tornerà con lei a Hogwarts e che si faranno compagnia per mesi. 

“Così come?” La strega porta il bicchiere alle labbra, manda un giù un sorso del vino che Charlie ha spedito dalla Romania, è pungente in gola. 

Solo così.” Alza le spalle, allungandosi per recuperare delle frittelle di zucchina. “Vuoi?” 

Hermione annuisce, avvicinandogli il piatto. “Mi sono impegnata molto per quel dolce.” 

“Si vede… ahi! Guarda che ero serio.” 

“Mh.” 

Fred le restituisce il piatto e le regala l’ennesimo sorriso, nonostante la pacca appena ricevuta sulla spalla. Quasi dieci mesi da vivere con Hermione al castello; ne hanno già vissuti così tanti insieme tra quelle mura, ma questa volta è diverso: per prima cosa, questa volta non si stanno antipatici a pelle come i primi anni. Somigliano – e sono straordinariamente migliorati – a quei due che sono diventati amici negli ultimi tempi prima che lui lasciasse la scuola. 

La guarda addentare un pezzo di frittella, mentre Harry e Ron stanno intrattenendo una fitta conversazione su come il Ministero stia tentando di rimodernare gli uffici del terzo piano. “Credo si siano stancati delle piastrelle nere.” 

“O si sono stancati di essere il posto più lugubre del Mondo Magico… non li biasimo.” Bill sta pulendo le labbra della piccola Victoire. 

“La Gringott potrebbe aggiudicarsi il podio adesso, attento.” 

Lee, che poco si interessa del colore dei muri del Ministero e delle grotte scavate sotto la banca più sicura del mondo – al riguardo, tre maghi lì seduti potrebbero dire il contrario –, appoggia il mento al palmo della mano, rivolgendosi ai gemelli. “Che vi ha trattenuti così tanto?” 

“La professoressa McGranitt.” George si bea del silenzio che si viene a posare sulla tavola, interrotto solo dal rumore delle forchette e dei coltelli che tintinnano. 

“Minerva, Minerva McGranitt?” Molly si schiarisce la gola e scrolla il viso. 

“È passata ai Tiri Vispi” dice l’altro, guardando in direzione dei genitori che sono seduti a qualche metro da lui. Questo gli permette di godersi anche le espressioni dei fratelli e degli amici. Suo rammarico si perde quella di Hermione, che gli è seduta alle spalle. 

“Per?” È lei però che fa la domanda e a Fred pesa poco spostare l'attenzione sulla strega. 

Ancora qualche secondo e saranno di nuovo in equilibrio. “Per offrirmi la cattedra di Pozioni.” Il viso di Hermione comincia ad assomigliare alla decorazione sulla torta: è indecifrabile, divertente e un po’ preoccupante.  

“E tu hai accettato?” Hermione pensa che ci sono vantaggi e svantaggi sia nel sì che nel no. Eppure, mentre Fred sorride e George si lecca le labbra entusiasta, sente una fitta al cuore che le fa male. Tornare a Hogwarts con… con… 

“Ho accettato.” 

Tornare a Hogwarts con Fred. Sentire i loro passi che si sovrappongono gli uni agli altri, sedersi davanti al fuoco a parlare, rimanere in piedi fino a tardi, litigare sul finire i compiti e poi, poi… Però questa volta Fred non avrà indosso nessuna divisa, lei non indosserà nessuna divisa.

Ugh!” Un brivido le percorre la schiena e non riesce a trattenersi. Fred come professore? Fred che per i corridoi non la smetteva di correre, Fred che in Sala Comune smerciava prodotti illegali a prezzi illegali, Fred che la notte prendeva a farsi lunghe camminate senza preoccuparsi del coprifuoco. 

La risposta del gemello, che non si è perso l'espressione contrariata di Hermione, viene silenziata da Ron e dalla sua risata. “Aspettate che Percy lo venga a sapere, mi spiace così tanto che stasera non sia potuto a venire.”  

Hermione si morde il labbro. Odia che il suo primo istinto non sia stato pensare al Fred del negozio di scherzi che rimane ore in magazzino a lavorare con le pozioni o il Fred che ogni volta che c’è qualcosa che non capisce – non è che può sempre sapere tutto, lei – le si mette a fianco e glielo spiega. 

“Sono così fiera di te, Freddie caro.” 

“Farai un ottimo lavoro, ne sono sicuro, figliolo.” 

 

Fred alza l’angolo della bocca, “Ugh?” Sono in salotto, Ron è collassato sulla poltrona e Ginny e Harry stanno sfogliando una rivista di Quidditch, mentre il gemello sta aspettando George e Lee persi da qualche parte per la Tana. Si approfitta della calma per avvicinarsi a Hermione. 

“Speravo non l’avessi sentito.” Si stringe nelle spalle, muovendo la bacchetta per piegare i tovaglioli ricamati.

“Credo che l’abbia sentito anche mia zia Muriel, e lei è praticamente sorda.” Fred ride, grattandosi il collo. “E non era nemmeno qui con noi.”  

“Temo di dovermi abituare.” Hermione dondola sulla suola delle scarpe e incrocia le mani dietro la schiena. “Ma, se è d’aiuto, non mi dispiace l’idea di averti con me a scuola.” 

“No?” 

“Non tirare troppo la corda, Weasley.” 

“Granger.” Fred picchietta sullo schienale della sedia, tiene stretti gli ultimi secondi che hanno da soli perché sente Molly parlare con George e Lee nell’atrio. 

Hermione sorride, chissà perché la diverte essere chiamata per cognome da lui.“Mh?” 

“Il dolce era buono.” 

 

Eccomi qui! 
Trovo elettrizzante arrivare in questo angolo autrice, per un mucchio di ragioni. Perché ne approfitto, prima di tutto, per ringraziare chi ha letto il prologo e ne è stato entusiasta: grazie per chi ha lasciato un commento e grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate 

Un'altra ragione è che mi sono finalmente decisa a pubblicare il primo capitolo, segno inequivocabile che sono andata un po' avanti con la storia. Mentre vi scrivo tengo con me il piccolo quadernino rosso su cui ci sono appunti e cancellature e idee e il mio cuore pieno di gioia: tornare a scrivere è sempre meraviglioso. 
Chiudo ringraziando ancora tutti quanti del supporto, è meraviglioso. 
Sia 

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Capitolo 3
*** Domeniche alla Tana – qualche giorno prima ***


Domeniche alla Tana

Qualche giorno prima

 

I capelli di Hermione sono raggi di sole sul letto. Lei è sdraiata a pancia in su, ha gli occhi chiusi e la gamba destra appoggiata a terra: con tutti i vestiti sul lenzuolo, non ha spazio per mettersi comoda. Un filo d’aria la raggiunge dalla finestra aperta. 

Non sa quando ha smesso di essere meticolosa, non sa nemmeno quando ha perso tutto il suo ordine. Per strada di sicuro, ma siccome non se n’è accorta in tempo adesso non è che può tornare indietro a raccoglierlo. Per questo ha accettato, una decina di minuti prima, di lasciare le cose come stavano finché il senso di colpa non fosse venuto a morsicarle i pensieri. 

Che se ne stia tutto sottosopra, che per un attimo lei non debba fare quello che gli altri si aspettino. La stanza è un caos: ci sono libri sul pavimento, un paio di tazze vuote sulla scrivania ricolma di pergamene, la Puffola Pigmea di Ginny che gira intorno alle pile di tomi che deve smistare prima di tornare a Hogwarts. L’armadio, fermo ma allo stesso tempo scricchiolante, è aperto e mezzo svuotato. Hermione allarga le braccia e alza il capo per controllare la situazione. 

Davvero non c’era nessuno con lei che si accorgesse che l’era caduto l’ordine dalla tasca? Nessuno a dirle ‘Hermione, ma non hai visto? Tiralo su prima che scoppi il finimondo.” Sente che sta esagerando: in fondo, il mondo si è capovolto prima, durante e anche dopo la guerra. Essere disordinata – permettersi di essere disordinata, in verità – non è grave. Guarda con la coda dell’occhio la montagna di libri che non ci sta sul comodino e che gli è finita accanto: li ha comprati in una libreria babbana, in uno di quei rari momenti in cui si vuole sentire l’Hermione prima di scoprire la magia. 

Chissà se li porterà con sé a scuola: ha davvero bisogno di qualcuno che le dica come essere? Qualcuno che le dica come fare? Si tira su e appoggia le piante dei piedi a terra, al contatto con le increspature del pavimento di legno un brivido le percorre le gambe e poi si placa nel momento in cui la pelle si abitua alla sensazione. 

Lancia lo sguardo al calendario appeso al muro – è quello che Harry ha portato a casa dal Ministero, dona poco alla stanza in quanto colore – e sbuffa: due giorni per finire di preparare tutto, bagagli e spirito. Tornare a Hogwarts non ha mai smesso di elettrizzarla, ma sente che l’entusiasmo è andato calando dopo la guerra. La scuola è diversa, pare che abbia perso qualcosa per la strada. Che non ci fosse nessuno nemmeno per lei? Nessuno che, tra un incantesimo e l’altro, tirasse un occhio agli angoli e agli anfratti per verificare che andasse tutto bene?

Hermione qualcosa l’ha ripescato su, durante il suo ultimo anno da studente e poi da professoressa, l’ha appoggiato agli scaffali, sui mobili antichi dei grandi saloni, ha raddrizzato qualche quadro e… non è davvero bastato. Un pensiero sciocco si insinua nella sua mente, flebile. Ha poca forza anche perché Hermione ha passato gli ultimi mesi a zittirlo. È probabile che si sia ostinata poco, perché la scuola le suona più dritta con Fred per i corridoi. 

Professore di Pozioni. Per qualche tempo l’idea le è stata così stretta da non riuscire a processarla. Come poteva essere che uno come lui, che un giorno prende la scopa e vola via e non finisce gli studi, possa essere abbastanza qualificato da insegnare a Hogwarts? S’è addolcita solo quando Ginny l’ha trascinata di forza al negozio di scherzi, dove ha trovato qualcosa che probabilmente ha trovato anche Minerva. L’aria non sapeva solo di polvere da sparo, l’affumicato si faceva meno intenso vicino ai filtri e alle pozioni. Professore di Pozioni

A giorni dalla partenza è un concetto più reale, ma di certo non meno strambo. Fred ha passato gli ultimi mesi a scherzare a tavola – le siede regolarmente a fianco –, a inventare prodotti per il negozio, a offrirle tazze di tè quando passa a trovare la famiglia alla Tana al di fuori dai pranzi e dalle cene. Si è mai ritagliato del tempo per leggere il programma che deve insegnare? Ha fatto una lista di libri per gli studenti?

Qualcuno le bussa alla porta, già socchiusa. “Sì?” 

Il viso sorridente del gemello – ha due orecchie ed è Fred – si affaccia dal corridoio. La strega cerca di ricordare il motivo per cui proprio lui sia lì, socchiude le palpebre e fa mente locale. Il calendario, quello brutto del Ministero, le viene in soccorso e le dice che è l’ultima domenica alla Tana. “Sembra che sia scoppiata una bomba.” 

“Non voglio sentire ramanzine da te.” 

“Sono molto ordinato.” È vero, c’è una cura maniacale nel loro magazzino. Hermione storce il naso e chiude gli occhi. Sente che Fred spalanca e poi richiude la porta e il materasso che si abbassa quando lui le si siede accanto. “Tra poco è pronto.” 

“Sei venuto a mettermi fretta?” 

Fred sorride, appoggia i gomiti alle cosce e incrocia le mani. “Sono venuto a chiedere rifugio.” Al piano terra, Molly sta intrattenendo una conversazione fitta con Fleur, Ginny e Lavanda sull’importanza del punto croce e sul miglior incantesimo per muovere i ferri. Ha scansato il pericolo per un soffio. 

Arthur è impegnato con Vic, ha fermato chiunque passasse per la sua strada per far vedere come sorride la bimba quando lui fa diventare il suo cappello tre volte più grande del normale. E poi ci sono Bill e Charlie e Ron e Harry e George e Lee che si sono fatti spazio fuori in giardino e stanno lanciando gnomi sulle colline. Non è che Fred non ami lanciare gnomi sulle colline, è ancora lui che detiene il record per il miglior tiro mai eseguito; è solo che da quando è arrivato non ha avuto un secondo per respirare. Sta venendo a patti col fatto che ha chiuso il negozio quella mattina e che è l’ultima volta che lo chiuderà per qualche mese. 

Hermione non gli risponde, ma si appoggia alla sua spalla. È abbastanza per dirgli, in un silenzio tutto loro, che è libero di rimanere lì con lei. 

L’amicizia tra Fred e Hermione nasce l’ultimo anno di lui a scuola. Lei è appena diventata prefetto, ha le labbra sporche di “scrivo a tua madre se non la smetti” e di punti sottratti. Le labbra di Fred sono solo sorrisi, sorrisi mentre lascia volantini in giro, sorrisi in Sala Comune dove vende Merendine Marinare, sorrisi di notte nei corridoi. L’amicizia di Fred e Hermione è talmente controcorrente, che nemmeno loro se ne rendono conto subito. 

Succede che un giorno Fred riesce a farla ridere e il suono di quella risata è abbastanza forte da annebbiare tutti i difetti che vedono l’uno nell’altro. Fred dirà poi che non era tanto una questione di antipatia, ma di visione delle cose da una prospettiva diversa. Hermione gli darà ragione. 

La fa ridere a un mese esatto dall’inizio della scuola, quando lui ha già preso almeno tre punizioni e lei l’ha scovato fuori dal dormitorio di notte abbastanza volte da volerlo schiantare. Il primo ottobre del 1995, il mondo si fa sottosopra. Concorderanno poi che si è semplicemente messo dritto. 

“Mi aiuti a scegliere che libri portare?” 

 

 

George prende un sorso di Burrobirra. È seduto su una delle sedie di legno del giardino e sta guardando Charlie decidere quale gnomo prendere per i piedi. “Sono molto più veloci di quanto ricordassi.” 

“Sono molto più lenti di un drago.” Ironizza Bill, tirando indietro la manica della sua camicia a quadretti. Il vento gli smuove le ciocche di capelli che sono scappate dalla coda. 

Charlie sbuffa e incrocia le braccia al petto. “Sono molto più piccoli, però.” Gli sfuggono come saponette bagnate. Non lancia gnomi oltre il giardino da quasi un anno e nota con rammarico di aver perso il suo tocco magico. 

“Charls, ammetti che fai pena e lascia il turno.”  Ron è piegato a terra, per ammazzare la noia sta strappando fili d’erba con la mano.  

“È solo arrugginito, dategli tempo.” Harry è l’unico che sembra stare dalla parte di Charlie, forse perché tra tutti quelli che sono lì, è sempre stato il più scarso. Persino Lee, che detiene il record per essere stato morso di più, è migliore di lui. George sostiene che sia bravo per vendetta, non per altro.

Ron sorride e alza gli occhi verso il suo migliore amico. “Harry, sta cercando di prendere uno gnomo da cinque minuti.” 

Sono piccoli!” 

Bill tenta in tutti i modi di reprimere una risata. 

È in quel momento che uno gnomo sceglie di mettere fuori la testa da una buca e avvicinarsi ai cespugli di more. “Charlie Weasley si lancia all’inseguimento dello gnomo, scarta Bill che è proprio in mezzo alle…” 

“Lee!” 

“... pluffe, salta il cespuglio di ortensie per miracolo… sta guadagnando terreno! Estrae la bacchetta per schiantarlo e… perso di nuovo!” 

Ron a quel punto prende la decisione di sedersi a terra. Jordan, che ha da poco appoggiato le mani alle spalle di George, si abbassa per sussurrargli qualcosa all’orecchio. 

 “Non capisco, ero bravo in questo gioco.” Harry e Bill gli si avvicinano nel disperato tentativo di tirargli su il morale. 

“Si sono fatti più furbi, non è colpa tua.” 

Percy perde la disfatta di Charlie per una manciata di secondi. È arrivato esattamente puntuale, non un minuto in più e né un minuto di meno. “Siete tutti qui!” Quasi tutti, sottolineerebbero George e Lee dopo aver finito di confabulare. Quando Molly, ancora concentrata sul cucito, ha detto a Percy di provare a guardare in giardino, non sapeva che Fred se ne stesse al piano di sopra con Hermione a scegliere quali libri lasciare a casa.  

L’invito per un pranzo di famiglia alla Tana – quando mai capita di avere Charlie nei paraggi? – è arrivato quattro giorni prima, un mercoledì mattina di lavoro al Ministero. Percy ha aperto la busta con un coltellino, ha scorso le poche righe che la madre ha messo giù e ha segnato la data sul calendario. Ancora non riesce a pensare che sia l’ultima domenica insieme, prima della partenza di Hermione e Fred per Hogwarts: si deve ancora abituare all’idea. 

Charlie lo abbraccia, il malumore sembra essere passato in fretta. “Audrey?” 

“È dentro con mamma e temo che non vedrà mai la luce del sole.” A differenza che con Fleur, tra Molly e Audrey è stato amore a prima vista, probabilmente perché la prima ritiene ancora che la cognata sia una delle ragioni per cui Percy è tornato a casa. 

George sorride, le mani di Lee si sono unite davanti al suo petto. “Il piano è mangiare fuori, quindi forse ha una possibilità.” 

Bill ferma una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Remota, ma è comunque una possibilità.” Sa cosa vuol dire avere una moglie incinta alla Tana: è probabile che Percy non avrà modo di parlarle in privato per almeno due ore. 

Harry si accomoda a fianco a Ron, schiarirà la chiazza verde di erba con un incantesimo prima di mettersi a tavola. “Si sta bene qui.” Commenta, mentre un filo d’aria gli rinfresca il viso.

“Mi dimentico sempre di quanto sia rilassante.” Ron lancia uno sguardo ai suoi tre fratelli maggiori: non li vedeva insieme dalle vacanze natalizie. Una strana sensazione gli prende lo stomaco, è dolce-amara. 

Harry sta guardando verso le colline, con gli occhi leggermente socchiusi a causa della luce intensa del sole. Sta studiando ogni particolare del paesaggio, così da ricordarselo quando Grimmauld Place sarà pronta per viverci. La casa di Sirius è rimasta fissa nel tempo per qualche anno, finché Hermione non l’ha spinto a darle una seconda possibilità. Ci andrà ad abitare con Ginny, giusto il tempo di rifinire gli ultimi dettagli. 

“Dovremmo metterci qui più spesso dopo il lavoro.” 

A Ron scappa una risata dalle labbra. “Aiuterebbe molto con lo stress.” 

Dietro di loro, George si spinge a lasciare un bacio sulla guancia di Lee e poi viene in piedi. “Il prossimo lancio è mio.” 

“Gnomi?” Percy si informa, abbandonando la conversazione sulle ultime regolamentazioni introdotte dal Ministero. 

“Vuoi giocare anche tu?” Bill gli passa un braccio intorno spalle e lo tira a sé. “Potresti non essere il più scarso questa volta, Charlie non è nemmeno riuscito a stordirne uno.” 

Sono piccoli e veloci!” 

 

 

Forse la stanza di Hermione è insonorizzata, perché non si è accorta né dell’arrivo dei gemelli – non prima che Fred la cercasse in camera, per lo meno –, né di quello di Percy e Audrey. Per questo, quando scende in salotto, rimane disorientata dal numero di persone che riempiono il piano terra della Tana. 

“Quanto tempo siamo rimasti su?” 

Fred tira un occhio all’orologio appeso alla parete – tutte le lancette sono voltate verso casa. “Un quarto d’ora, circa.” Così poco

“Hermione, guarda, a Victoire piace quando allargo il cappello.” 

Ancoa!”

Fred la vede avvicinarsi al padre seduto sulla poltrona vicino alla finestra e decide di tagliare da solo verso la cucina e poi nel giardino. Sarà ancora in tempo per un lancio? Trova Harry e Ron seduti nell’erba, stanno ridendo. George ha appena stordito uno gnomo, lo prende per la gamba e lo fa girare un paio di volte. Charlie, Percy e Bill, nell’attesa, hanno preso a parlare di creature magiche. 

“Credevamo ti fossi perso.” Jordan lo intercetta, è seduto sulla sedia di legno vicino al tavolo. 

“Ero con Hermione.” Nel grattarsi l’avambraccio, perde completamente l’espressione che si dipinge sul volto di Lee. Lee crede, come George crede, che siano fatti l’uno per l’altro e che sia incredibile che dopo anni di amicizia non abbiano ancora combinato niente. Incredibile come, lui e George, ci siano arrivati prima. 

“Che faceva di bello?” 

Fred scrolla le spalle, rimane in piedi a guardare il gemello prendere la mira per evitare l’albero di limoni. “I bagagli.” 

“Quando pensi di farli tu?” 

Sorride, “Non vedi l’ora che me ne vada, vero?” 

Non è tanto quello, lo sanno entrambi. Fred non ha ancora aperto l’armadio e nemmeno ha trasfigurato una borsa in una grossa valigia da viaggio. Non è l’idea di essere Professore che gli sta stretta, non è nemmeno l’idea di andarsene. È solo che non è bello pensare che per qualche mese non sentirà la campanella del negozio, o non vedrà la faccia di un cliente emozionato di comprare fuochi artificiali o, ancora, non verrà inondato dall’odore del laboratorio. E poi c’è Hogwarts, dove non mette piede da quando ha rischiato di morire. 

“Li faccio domani.” Aggiunge poi, mentre le voci di Bill e Charlie sovrastano le sue parole: George ha fatto un tiro eccezionale. 

Fred fa schifo a parlare dei suoi sentimenti, lo sanno tutti lì in famiglia. Fred fa schifo a scrivere lettere – per quanto sia molto migliorato. Fa schifo a dire al mondo come va e come non va. Chiedere asilo politico a Hermione è stato il massimo che è riuscito a fare. 

“Il prossimo lancio è mio!” Ron si alza in fretta, sfrega i palmi per pulirli dalla terra e dai fili d’erba che gli sono rimasti attaccati alle mani. 

“Temo che continuerete dopo pranzo, mamma vuole apparecchiare.” Ginny fa capolino dalla porta della cucina: se è completamente esaurita dal discorso sul punto croce, non lo dà a vedere. “Sempre che non vogliate fare una partita a Quidditch…” 

“Io ci sto.” Fred alza la mano e scocca un’occhiata al gemello per assicurarsi di essere in squadra insieme. 

“Hai solo paura che il tuo record venga battuto.”  

“Ron, quanti anni hai?” Ginny incrocia le braccia al petto e alza un sopracciglio. 

“Ventitré.” 

Ventitré.”  

Bill si passa una mano sul volto e Percy sospira. Charlie, tra i fratelli maggiori, è quello che si prende il tempo per farsi una sonora risata. 

“Vado ad aiutare Molly.” Si offre Lee, alzandosi dalla sedia. Dopo qualche passo si ferma e si volta verso Fred, “Se volessi, se avessi bisogno di una mano con i bagagli, fammi sapere.” Sa che l’unico motivo per cui Fred ha accettato la cattedra è per il negozio a Hogsmeade. Eppure non riesce a non pensare che ci sia una porta aperta da qualche parte nel castello del suo animo. 

Il gemello tira le labbra in una linea, poi annuisce. 

La prima cosa che Lee fa quando torna in casa è trovare un modo per confessare a Hermione che Fred non ha ancora fatto i bagagli. Perché Hermione, che sa benissimo quanto Fred faccia schifo a parlare di sentimenti, è anche l’unica che a volte riesce a tirargli fuori qualche parola in più oltre a George. Davvero Fred non riesce ad accorgersi quando sia diverso con lei? Davvero Hermione non si rende conto di tutta la fiducia che Fred le ha messo in mano? 

“Mi hanno detto una cosa curiosa.” 

Fred si sta mordicchiando l’unghia del pollice quando lei gli siede accanto. “Chi ha detto che ti stavo tenendo il posto?” 

Hermione inclina il capo e alza un sopracciglio. Sono di nuovo nella parte della tavolata più lontana dai signori Weasley, in un angolino tutto loro. Hanno provato a spostarli più in centro, in fondo quel pranzo è per celebrare il loro nuovo anno a Hogwarts, ma Fred si è defilato sul lato in fretta e furia. 

“Cosa ti hanno detto?” 

“Che non hai ancora fatto i bagagli.” 

Si sono dati appuntamento tra due giorni a Diagon Alley, per prendere insieme l’espresso per Hogwarts prima dell’inizio delle lezioni. Fred si è lasciato convincere dall’entusiasmo di Hermione: quante volte capita di vivere una scuola senza studenti?

Sorride, doveva aspettarselo. “Domani li faccio.”  

Gli occhi di lei si colorano di sarcasmo e un piccolo ghigno fa capolino sul suo volto. Sceglie il silenzio però, sceglie la semplicità delle cose che si dicono senza parlare.

Uno sbuffo divertito scappa dalle labbra di Fred. “Te lo giuro, li faccio.” 

“Non credo che li farai.”

“Li farò e sai perché?” 

Un rumore lì vicino, di una sedia spostata d’improvviso che striscia contro il cemento, non è abbastanza per attirare la loro attenzione. Allo stesso modo, la magia che fa apparire in mezzo a loro un cestino di pane sfornato quella mattina presto, non li disturba affatto. 

“Perché?” 

“Perché oggi mi hai offerto un rifugio.” Non riesce a spiegare che vederla scegliere i libri da portarsi dietro, accovacciata a terra con una ciocca di capelli a coprirle una parte del volto, è stato abbastanza per convincerlo a fare anche i suoi, di bagagli. Non sa spiegare come sia possibile che l’idea di fare i bagagli per andare in un posto – quel posto – con lei, faccia meno paura. Ma anche così, è abbastanza per dire che Hermione fa del bene a Fred. 

 



Eccomi qui, con un ritardo straordinario. Mi scuso per i tempi biblici con cui aggiorno questa long: smorzato un primo entusiasmo, trovare le parole giuste è difficile.
Avrei davvero voluto che questa storia fosse una minilong, ma dopo tre capitoli ho capito che non sarebbe stato possibile: sì, siamo ancora alla Tana (mi mancava muovere i Weasley, così mi sono messa nella situazione più scomoda possibile). Prometto però che partiranno per Hogwarts molto presto e Fred prenderà il mantello da Professore. my sweet baby boy, non vedo l'ora di vederlo in azione. 

Rubo queste righe, come sempre, per ringraziarvi del supporto e dell'amore che date a loro due. Grazie di cuore, 
Sia 

 

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Capitolo 4
*** Nostalgia in viaggio ***


Nostalgia in viaggio

Verso Hogwarts

 

“Quindi questo treno si muove anche se non ci sono studenti.” George sta concentrando la sua attenzione sulla chiusura esterna del finestrino, una manovra difensiva per nascondere agli altri gli occhi lucidi. Lee tiene le mani ben fisse nelle tasche dei pantaloni – non può fare prediche, quando anche lui si sente un baratro dentro.

Fred gli dà ragione con un cenno del capo. Tiene stretto tra le dita il manico della valigia – come promesso a Hermione, l’ha fatta il giorno dopo il pranzo alla Tana. È servito che Jordan passasse per il corridoio ogni tanto, che si appoggiasse allo stipite della porta e che consigliasse un po’ per gioco quale cravatta fosse meglio per non sembrare un Professore serio. 

“Non lo sapevo.” Continua George. 

“Sì che lo sapevi.” Fred sorride, oscilla il borsone avanti e indietro. È patetico, hanno avuto una vita intera per prepararsi a quel momento: una vita intera per imparare a vivere uno senza l’altro, una vita intera a essere gemelli, ma anche persone diverse. Eppure, con il rumore meccanico del treno nelle orecchie, sembra tutto così innaturale e forzato. Manda in confusione. Non è facile alzarsi un giorno dal letto, prendere la porta di casa con un pezzo di anima dimenticato sul tavolo della cucina. Che cosa si prova a starle così lontano? 

“È che tu fai schifo nei rapporti a distanza.” 

Lee annuisce, dà ragione al fidanzato. “Scriveremo a Hermione per chiedere di te.” 

In qualche modo si sopravvive, questo è certo. Ed è anche certo che George verrà a trovarlo, che Fred scapperà da scuola dalla porta principale senza rischiare di essere messo in punizione – ha presto scoperto che ci sono dei nuovi vantaggi, a stare dall’altra parte della cattedra. 

“Potreste anche darmi il beneficio del dubbio.” 

George si stringe nelle spalle e poi scoppia a ridere. “Prometti che…” 

La valigia di Fred smette di oscillare, di stare a mezz’aria e di avere la maniglia stretta tra le dita del gemello; adesso lì dentro ci sta una parte della giacca di George. Jordan fa due passi indietro, sente che deve essere un abbraccio senza intrusi. Lancia lo sguardo a Ginny e Harry, ancora fermi in coda al chiosco dei dolciumi. Ron e Hermione, invece, stanno leggendo i primi titoli dei giornali. Hanno tutti avuto la discrezione di fingersi impegnati per non disturbare. 

George e Fred hanno rimandato il saluto fino all’ultimo momento libero: non in negozio, non in appartamento, non davanti alla porta chiusa, non sul marciapiede. Sono crollati davanti all’espresso per Hogwarts, che deve avere un affetto nostalgico. Hermione sa che il treno ha un effetto nostalgico: anni prima, l’idea di salire in uno scompartimento senza Harry e Ron, l’ha mandata fuori di testa. S’è sentita esattamente come a undici anni con i genitori a salutarla dalla banchina. 

“Hanno avvistato una nuova colonia di Avvincini in Africa, hai visto?” Ron sta toccando con la nocca dell'indice la carta di un giornale di dubbia credibilità. “È abbastanza eccezionale se pensi che sono abituati agli ambienti freddi.” 

Hermione lo sta ascoltando solo per metà, è più concentrata a fare finta di non guardare in direzione dei gemelli, ancora abbracciati. “Si adattano bene.” 

“C’è uno sbalzo termico di almeno quaranta gradi tra il giorno e la notte.”

“Da quando sei un appassionato di Creature Magiche?” Hermione si è alzata presto quella mattina, ha controllato che ci fosse tutto nelle sue valigie – e se Vic, ancora ospite dei nonni per qualche notte, avesse deciso di dirottare la sua magia incontrollabile contro i bagagli? – ed è rimasta a sorseggiare una tazza di tè caldo in cucina. Lì ha studiato l’inclinazione della luce, il colore dei vetri, il silenzio di una Tana ancora assopita. 

“C’è scritto nell’articolo.” Ron arrossisce sulle guance e si gratta il collo. “Stavo solo leggendo.” 

Hermione sorride, sente che la fitta al cuore è tornata a darle fastidio. “È ancora più incredibile se pensi che gli Avvincini sono creature acquatiche e che il 40% del territorio africano è un deserto.” Ironicamente, è molto più folle pensare agli Avvicini nel deserto che a Fred come professore a Hogwarts. Non era facile trovare qualcosa che fosse peggio. 

“Questo non c’è scritto.” 

“Lo so, l’ho letto in un libro tempo fa.” Hermione sorride e stringe la mano intorno all’avambraccio di Ron per allontanarlo dall’edicola. Se ne va senza comprare niente: le piacerebbe ricevere un premio per queste piccole vittorie personali. 

“Non mi sarei aspettato niente di diverso.” 

George e Fred sono in piedi l’uno accanto all’altro e, a giudicare dalla mantella di Lee tutta stropicciata, anche lui ha ricevuto un abbraccio di addio – arrivederci, più che altro. “Non c’erano Api Frizzole.” Ginny nasconde il malcontento in un largo sbadiglio – tra gli allenamenti sul campo e quelli a Grimmauld Place per il trasloco, ha davvero poco tempo per riposarsi. “La mia giornata è rovinata.” 

“Tuo fratello va a vivere via di casa per dieci mesi e sei triste per le Api Frizzole?” 

“Non vivi più a casa da anni.” 

Fred sorride, alza le spalle. “Dettagli.” Si accorge, mentre Ginny ricambia la smorfia divertita, che sua sorella ha improvvisamente smesso di crescere. Hermione gli direbbe che è la magia nostalgica del treno, rende vivide le cose che si sono sempre date per scontate. Lee si piega a rubargli la valigia per metterla sul carrello che sta passando lì accanto e Fred si avvicina a stringere la sorella tra le braccia. Un pungente odore di arancio gli riempie le narici, Ginny si alza sulle punte dei piedi e incrocia le braccia dietro al suo collo. 

Un secondo fischio del treno le intima che non hanno tempo per lunghi convenevoli, così si inclina indietro e arriccia il naso. 

“Dovremmo andare.” Il capo di Hermione sta indicando la porta del vagone, aperta per metà. “Sempre che tu non voglia farci inseguire il treno in corsa.” 

Molly quella mattina è rimasta a casa, s’è presa il tempo di salutarli entrambi il giorno prima. Si è intrufolata nella stanza di Hermione e poi si è smaterializzata nel magazzino dei gemelli. Nel dire a Fred che gli vuole bene e che lo rispetta e che è fiera di lui, non tanto per la cattedra, ma per il semplice fatto di essere suo figlio, è riuscita persino a trattenersi dal dirgli di incantare una scopa per dare una pulita al parquet. Lo farò sapere a George tra qualche ora. 

“Sto a posto così, grazie.” Fred tira la maniglia della porta e apre anche la metà che era rimasta chiusa. “Non fate nulla che non farei.” 

Sali.” I riccioli di Hermione gli sono subito dietro e gli impongono di fare gli scalini in fretta. 

Non gli piace l’idea, così si ferma sul secondo gradino di metallo e si gira a guardarla. È più vicina del previsto, per poco non finisce per sbattergli contro il petto e Fred contempla per un secondo il pensiero che forse arrestarsi sia stato un errore. Ma poi, al diavolo, perché lei alza un sopracciglio accigliata e il gemello non riesce a fermare l’impulso di sporgersi in avanti, tenendosi in equilibrio con il corrimano. “Una volta che siamo su, è fatta.” 

“Lo so.” 

“Non c’è modo di tornare indietro.” 

“Lo so.” Oh, quante volte ci ha pensato Hermione. Cosa credono tutti? Che lei sia rimasta in cucina solo per guardare l’alba? A nessuno è venuto in mente che ci fosse il pensiero costante di una Sala Comune silenziosa piena solo di Fred e Hermione?

“Quindi salgo?” Le chiede e un sorriso malandrino fa capolino sul suo volto. 

Oh, per la Miseria

Hermione immagina già Ginny che tira la manica di Harry, Ron che alza gli occhi al cielo e George con le braccia incrociate. Chissà Lee? Avrebbe voglia di girarsi per guardare in che posa è messo, per sapere che cosa c’ha scritto in volto, ma è difficile allontanare lo sguardo dagli occhi ambrati del gemello. “Una volta che sono su io, è fatta.” 

Fred non si scompone. “Lo so.” 

“Quindi salgo?” 

Ci mette un po’ a rispondere. Forse sta cercando di silenziare qualcosa dentro, o sta tentando di trovare altre parole in altre lingue. 

Hermione rimane ferma ad aspettare, sposta lo sguardo sulla pelle liscia del collo del gemello e sui due nei vicino alla mascella. Poi lui si mette a ridere, torna dritto e posa il piede sul terzo gradino. “Vieni su.” 

Lee fa schioccare le labbra, ma il rumore viene attenuato dalle porte che si chiudono e dall’ennesimo fischio – questa volta è davvero quello della partenza. “O non tornano vivi, o finalmente si mettono insieme.”

 

 

Prendere l’Espresso per Hogwarts non è un obbligo, come professori avrebbero potuto scegliere di smaterializzarsi a Hogsmade – o in qualche città vicino alla scuola. È stato Fred a proporre di viaggiare con il treno: passa sempre, se c’è qualcuno ai binari da tirare su. Hermione ha acconsentito senza fare storie: se già era emozionata all’idea di vivere il castello mezzo vuoto, è tornata bambina al pensiero di avere l’Espresso tutto per loro. 

Le dita di Hermione scaldano il finestrino, che finisce per appannarsi. Ci si è appoggiata per guardare meglio gli amici rimasti sul binario, ora sempre più piccoli. Fred è a qualche centimetro di distanza, ha sollevato le tende con una mano e con l'altra sta salutando i fratelli, Lee e Harry.

“Destra o sinistra?” Le chiede, quando ormai il treno ha lasciato la stazione.

“Che differenza fa?” La strega incrocia le braccia dietro la schiena e tamburella le dita delle mani contro il muro di legno del corridoio.

“Se andiamo a destra, arriviamo a Hogwarts ben dieci secondi prima.” Fred si adagia al finestrino, inclina il collo per guardare la città farsi lontana. “Dipende se vuoi stare in punta o meno.” Fred è un tipo da sinistra, per la precisione è il tipo che sale direttamente sull’ultimo vagone. Hermione lo sa, perché nel suo giro di perlustrazione del treno, appena diventata prefetto, l’ha trovato in fondo insieme a George e Lee. Non ha osato chiedere cosa stessero tramando e si è limitata a sequestrare la sua prima Merendina Marinara.

“Dieci secondi?” 

Il gemello si stringe nelle spalle, torna a guardare Hermione. “Ho portato avanti svariate ricerche personali nel corso della mia carriera scolastica.” 

Le labbra di lei si stringono in una linea. Intorno a loro il paesaggio è già mutato, sono apparsi i primi campi verdi, le prime strade di campagna. “Quali altre ricerche hai fatto?” 

Fred sorride. “Gli scompartimenti più comodi e silenziosi sono verso la punta, informazione che oggi risulta completamente ininfluente. La migliore visuale è in coda, basta prendere la porta che dà sul balconcino. E, se fossi affamata, ci converrebbe andare in testa, dove parte il carrello dei dolci.” 

Hermione si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Non credo di aver mai visto la migliore visuale del treno.” 

“Non ti ci ho mai portato?” Fred appare confuso, tende a dimenticare che c’è un prima e un dopo nella loro amicizia. Tende a dimenticare che l’ultimo treno che hanno preso insieme, è anche il primo in cui lei ha avuto la spilla da prefetto al petto. “Giusto.” 

Hermione trova che Fred sia buffo, quasi impacciato. Sembra davvero che siano tornati indietro di anni, con il rumore delle rotaie a silenziare qualche parola, così da costringerli a farsi ancora più vicini. “A sinistra hai detto?” Gli chiede, prima di darsi una spinta con le mani. È sicura che il gemello si sia accorto dell’espressione divertita che le si è dipinta in volto.

“Non prenderti gioco dei miei problemi di memoria.” 

La magia di questo treno è la nostalgia. Può essere la nostalgia di casa, nostalgia di una persona, di un'abitudine. Hermione le ha provate tutte, Fred le ha sentite dentro come una tempesta da quando è arrivato in stazione: niente Tana, niente negozio, niente George, niente Lee. Eppure la nostalgia che hanno dentro, a falcare quel corridoio stretto di un treno quasi vuoto, è quella di non essere più studenti. Hanno nostalgia di un tempo che non hanno mai vissuto, il che dimostra che la magia può essere anche furba e complicata. 

“È stato inaspettato, non sapevo come reagire.” Hermione si ferma davanti alla porta di ferro che mette in comunicazione due vagoni. “Non ti ci ho mai portato? Come se a Fred Weasley potesse venire in mente di portare Hermione Granger a vedere la migliore visuale del treno.” Afferra la maniglia, ma non riesce a spostare l’uscita nemmeno di un centimetro. 

“Ti sto portando a vedere la migliore visuale del treno.” Fred si incastra nell’unico spazio d’azione che trova, “Dai a me” le dice, aprendole la strada con una spinta del braccio. Nell’avvicinarsi, la sua mano struscia contro la manica di Hermione.

Lei si fa piccola, ma anche appiattendosi contro il muro non ha modo di evitare di danzare nel suo profumo di erba tagliata. “Non sto parlando di questo Fred.” Sguscia via appena le è possibile, nel passaggio che le si palesa davanti. 

Il gemello alza gli occhi al cielo e, invece di fissare lo sguardo sui ricci della strega – scoprirebbe così che sono molto più elastici del solito –, sceglie di spostarlo sul paesaggio appena trova una finestra. La magia di questo treno, complicata e furba, è che li sta facendo affrontare cose che non affrontano. Cose che Fred ha deciso di dimenticare e cose che Hermione cerca continuamente di cacciare giù. “Allora parliamo di quella Hermione, che sicuramente avrebbe accettato di vedere la miglior visuale del treno.” 

Lei sorride e, mentre avanza, tocca con gli indici i sedili foderati in pelle del vagone. “No, non l’avrebbe fatto.” Gli concede la vittoria, si gira un secondo solo per osservare l’espressione compiaciuta del gemello. Chissà se ci fossero andati, se quell’ultima volta Fred si fosse alzato dal suo posto per trascinarla via: chi dei due si sarebbe buttato per primo, poi? Il pensiero la fa ridere e le riempie il cuore di una nostalgia pura. Quante cose possono cambiare nel giro di qualche settimana. 

Camminano per due minuti nel silenzio del treno che procede spedito sulle rotaie, negli acciacchi e negli scricchiolii della carrozza appena deve virare leggermente verso sinistra o destra. Hermione si ferma solo davanti all’ultima porta di ferro, sulla quale cerca poi di spostare tutto il suo peso. La finestra incastrata nel metallo le offre la vista di una città ormai piccola. Con un’ultima spinta riesce a spalancarla e il vento fa ballare un po’ ovunque le sue ciocche di capelli; ringrazia il cielo di non essersi messa un cappello, le sarebbe già volato via. 

Fred si alza il colletto della giacca e la segue fuori. È esattamente come se lo ricordava: se è venuto a Hogwarts per ritrovare solo cose belle, allora è sulla buona strada. 

Hermione appoggia le mani alla palizzata e prende un lungo respiro, “È davvero bello.” 

Il gemello le si mette accanto, appoggia gli avambracci al metallo dipinto di color petrolio. “Lo so.” Si gode l’aria tiepida di fine estate e strizza gli occhi per vedere meglio i contorni del panorama che è tutto attorno. 

Fred negli anni è cambiato, sarebbe impossibile negare il contrario. Non è un cambiamento che è capitato tutto d’improvviso e non è stato a causa dell’incidente. È iniziato il suo ultimo anno, quando ha deciso di prendersi carico di un negozio di scherzi con il fratello: ad avere un’attività tua, diventi adulto tutto d’un colpo. “Sento che me lo chiederai prima o poi, quindi ti dico che l’ho letto il programma e che ho inviato a Minerva in tempo i titoli dei libri che ho deciso di adottare.”

Hermione si mordicchia il labbro superiore, “Io non…” 

“Sai, sono sorpreso che tu non non mi abbia minimamente assillato.” Fred sta sorridendo, la fossetta si perde tra le lentiggini. Ha aspettato per giorni che la strega lo stressasse con le date da rispettare, con il programma, con le pozioni, gli ingredienti. È incredibile che non sia mai venuta a bussare alla porta dell’appartamento a notte fonda solo per assicurarsi che stesse andando tutto bene.

“Posso?” 

Fred annuisce, sposta lo sguardo su di lei e si gode l’espressione accigliata della strega. 

“Mi sono trattenuta molto in queste settimane per evitare di… romperti le pluffe e trovo oltremodo oltraggioso essere accusata di un crimine che ho solo pensato di compiere tre volte.” Hermione ricambia lo sguardo e non riesce a non mettersi a ridere quando lui scuote il capo. 

“Va bene, ritiro tutto.”Alza gli occhi a studiar la forma delle nuvole. 

Hermione non lo imita, resta invece a guardarlo con la bocca ancora sporcata della risata.

 

 

La bacchetta di Fred è lunga undici pollici, è abbastanza flessibile ed è fatta di pino. Dicono che il pino sia il legno delle bacchette destinate a un mago dalla lunga vita: sarà per quello che non è morto il due maggio del 1998? Se la rigira tra le mani per la terza volta, prima di sbuffare e farla cadere di lato sul sedile. “Mi sto annoiando.” 

Impegnare la sua mente con qualcosa che non fosse il pensiero di Hogwarts così vicino gli è sembrato semplice. Semplice se l’aria fresca ti sferza il viso e la nuvola sopra la tua testa assomiglia vagamente alla forma di drago. Semplice se Hermione ride di fianco a te e rende tutto meno pesante. Però adesso, fermo su quei sedili, si sente troppo esposto ai ricordi e al tempo che passa e tutto della sua bacchetta gli fa pensare che è quasi morto. 

Hermione, da dietro il suo libro, sta sorridendo: il silenzio è durato ben quindici minuti. “Sto leggendo.” 

Il gemello si sporge in avanti, appoggia i gomiti alle ginocchia. “Non erano questi i patti.” 

Lei si limita ad abbassare impercettibilmente il romanzo, il tanto per guardarlo in viso. “Quali patti?” 

“Io e te che veniamo prima a Hogwarts, insieme.” L’indice del gemello picchietta contro la quarta di copertina. “Invece tu stai andando a Hogwarts e io sto andando a Hogwarts.” 

“Hai appena detto la stessa cosa due volte.” Però Hermione cede, appoggia il romanzo alla borsa mezza aperta: se il treno facesse una frenata brusca, precipiterebbe nel vuoto assoluto in cui ha nascosto metà dei suoi bagagli. 

Fred la guarda in volto, è più tranquillo ora che non è da solo con i suoi pensieri. Ha contemplato l’idea di dirlo almeno a lei, di farle sapere che tornare a Hogwarts gli calza addosso, ma che c’è una cucitura in quell’abito che continua a grattargli la pelle e a farlo sentire… scomodo. Solo che George ha ragione, lui fa schifo a comunicare e non ha modo di trovare le parole giuste. 

Hermione gli sorride: qualcosa in quel silenzio deve averlo capito. Solo qualcosa però, perché non sa ancora dove sia questo rattoppo fastidioso. “Ci sono dodici insegnanti oltre a noi a scuola, te ne ricordi almeno uno?”  

Fred inclina il capo nella sua direzione e sorride. La guarda scendere ad appoggiare i gomiti alle ginocchia con un ghigno sul volto, ora sono alla stessa altezza. “Mi stai mettendo alla prova?”

La strega rimane in silenzio, ma annuisce. Le dita delle sue mani cominciano a sfiorarsi le une con le altre. “Ti stavi annoiando, no?” 

Gli angoli della bocca di Fred si alzano in un sorriso e i suoi occhi si fissano sulla borsa di Hermione davanti a lui. “C’è Sinistra alla cattedra di Astronomia, una carriera straordinariamente lunga che credo sia dovuta al fatto che se qualcuno provasse a portargliela via, verrebbe ripetutamente vessato da un telescopio stregato.” 

“Non credo lo farebbe.” Hermione scuote il capo. 

“Dici che la violenza non è nel suo personaggio?” Fred fa aderire la schiena al sedile e la guarda di sbieco. 

“Dico che se volesse potrebbe farti cadere in testa una pioggia di meteore.” Lei sorride. “Il telescopio sarebbe troppo poco.” 

Il gemello ride, si concede qualche secondo per studiarla: una ciocca le è scappata dai capelli che ha raccolto prima sul balcone per evitare che se ne andassero a spasso senza freno. Ora quel ricciolo è lì che pende e le solletica la pelle del collo; gli piacerebbe allungare una mano e incastrarlo nel mollettone che tiene insieme tutta la pettinatura. 

“Cosa c’è?” Hermione inclina il volto, un raggio di sole le illumina una delle due iridi color nocciola e le fa diventare l’occhio tutto ambrato. Il treno sotto di loro scricchiola. 

Fred socchiude le labbra, sposta lo sguardo. “Non riesco a ricordare se Filius è ancora professore di Incantesimi.” E tante altre cose, ma di nuovo le ricaccia giù. Sa essere spregevole, la nostalgia. 

Lei annuisce, allunga le braccia in avanti per stiracchiarsi. “E c’è Neville che insegna Erbologia, Ruf che fa addormentare gli studenti a Storia della Magia e Rolanda Bumb, che credo tu conosca molto meglio di me.” 

“Abbiamo avuto modo di incontrarci qua e là, sì.” Si ricorda ancora di quando la Professoressa Bumb gli ha fatto i complimenti per il suo destreggiarsi con la scopa. Deve aver detto a lui e a George che la bravura era di famiglia, perché Bill e Charlie erano stati degli alunni provetti. “È ancora fissato con le guerre tra goblin e maghi?”  

“Ruf? Non penso abbia mai superato quella fase… guarda, siamo sopra al fiume.” Hermione si avvicina al finestrino e lascia che la vista si perda sull’acqua sotto al ponte. Fred appoggia il mento alla spalla di lei. 

“Ci siamo.”

“Ci siamo.” 

 

Ecco, sì, salve. 
Torno su questi lidi con del ritardo. Io e scrivere long non andiamo molto d'accordo, perché ho sempre un sacco di idee e sempre pochissimo tempo per metterle giù. 
Ma (!) siamo quasi a Hogwarts! Ci abbiamo messo solo un prologo e due capitoli [nella mia mente, le cose erano molto molto più pratiche e stringate]
Vi ringrazio sempre per il supporto e le belle parole: spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Vi mando un caldo abbraccio – sta cominciando a venire freddino, vero? – e vi auguro una buona giornata. 
Sia 

 

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