Pensieri e ricordi

di Sumyaas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore che merito - Robin ***
Capitolo 2: *** Bugie - Eddie, Steve ***



Capitolo 1
*** L'amore che merito - Robin ***


Le ruote sfrecciano sulla strada sterrata, una coltre di fumo si innalza al mio passaggio, lo scricchiolio dei sassi e il vento forte tra i capelli, mi accompagnano in questo mio percorso serale.

Il cielo sta finalmente trasformandosi, il rosso acceso e l’arancione si mescolano, creando una danza sopra alla mia testa, sono avvolta da diverse sfumature, la campagna di Hawkins mi permette di godere di questa splendida visione, intorno a me un campo di girasoli, per un istante posso quasi fingere di trovarmi in una cittadina Olandese, lontana da questa città che ormai conosco come le mie tasche.

Questi campi sconfinati mi ricordano la mia infanzia, quando io e mio padre giocavamo tra i fiori in Oregon, intorno a noi la natura in tutto il suo splendore, a pochi passi da noi Lost Lake, con le sue acque cristalline e la freschezza delle sue onde, facevamo spesso il bagno nelle notti d’estate più calde, quando mia madre ancora sorrideva, serena e placida, amante dei viaggi e delle scoperte, giravamo tutto il paese, lasciandoci sorprendere dalle infinite possibilità della terra, senza mai guardarci indietro.

I miei genitori hanno sempre viaggiato tanto, fin da ragazzini hanno capito che il loro posto era il mondo, senza limiti né confini, sul loro furgoncino hanno visto tramonti che io posso solo immaginare. Se una cosa i miei genitori hanno saputo fare bene nel corso della loro vita, è stato amarsi, un amore così folle che difficilmente penso di poter replicare in futuro, un amore così nasce poche volte, è raro come gli splendidi paesaggi che da bambina visitavo, non rendendomi conto di quanto speciali e unici fossero quei momenti, che ora rimpiango.

Raggiungo casa di Dustin, svoltando nel viale poco distante, percorro la solita strada, come ogni giorno, essendo casa mia al limite della città, ho sempre la possibilità di fare l’intero tour del vicinato. Sono così stanca di vivere così.

Pensandoci, rimpiango parecchie cose nella mia breve vita, nonostante io abbia solo 17 anni, ho sempre vissuto nella mia ombra, cercando di annullare il più possibile la mia presenza, al lavoro e anche a scuola, negare la mia esistenza a più persone possibili per sopravvivere, ho sempre pensato fosse perfetto così, se nessuno mi nota non possono ferirmi o infastidirmi, ma quando torno a casa, in serate come questa, mi chiedo, cosa sto lasciando al mondo? Sono come uno spettro che fluttua nell’aria, nulla mi appartiene e niente mi turba, ma può essere chiamata vita?

Una voce distante chiama il mio nome, da lontano vedo la figura di una signora anziana, ha le mani alzate e mi saluta irrequieta.
Mi avvicino, vedendo ora più chiaramente la signora Reid, con il suo nuovo taglio di capelli, mi sorride, sul ciglio della strada.

“Tesoro, sono appena tornata dal negozio, devo giusto portare dentro le borse”

“Le do una mano” la signora Reid è un’amica di mia madre, lavoravano insieme negli anni settanta, quando i miei genitori si stabilirono in Indiana, è una signora gracile, quasi ho paura di poterla ferire solo sfiorandola.

“Lo sa che non dovrebbe fare sforzi da sola, poteva aspettare che tornassi da scuola, avrei fatto io come sempre” la guardo, per nulla contenta della sua testardaggine, mentre lei mi ringrazia.

“Tu avrai le tue cose da fare, non voglio sempre disturbarti, sei troppo gentile con me”

In realtà, non faccio mai nulla, passo il pomeriggio ad ascoltare musica e sognare l’Europa, ma questo può anche non saperlo.

“La saluto, mi aspettano a casa” prendo la mia bicicletta, sollevandola dal terreno, cominciando a pedalare.

Non penso che Hawkins sia necessariamente una brutta cittadina, ha molti spazi aperti e negozi da tutte le parti, però manca di spirito, come tutte le città più piccole è completamente lasciata a se stessa, non a caso è stato così semplice per quei megalomani Russi, si sono infiltrati senza intralci, nessuno fa resistenza perché nessuno sa mai niente di noi, persino chi vive qui da sempre in realtà non conosce nulla di questa città.

Scorgo finalmente casa mia, nonostante io sia ancora piuttosto lontana, pedalo più in fretta, sfrecciando tra i gradini malmessi e le auto. Ovviamente solo mia madre poteva scegliere di vivere così lontana da tutto, non che mi dispiaccia, nessuno disturba e c’è poco chiasso, ma a volte vivere così distante dalle persone mi fa sentire ancora più sola, ancora più lontana dal mondo che desidero e sembra quasi di vivere all’interno di un’immensa bolla, che mi separa dal resto della civiltà, impedendomi di sfuggirle, costretta a ripetere, giorno dopo giorno, la stessa straziante routine.

Pensate mai che ogni giorno della vostra vita sia uguale a quello successivo? Faccio cose diverse, ma tutto rimane sempre uguale, cerco di cambiare ma finisco sempre per compiere gli stessi passi, percorrendo le medesime strade, incrociando le solite persone, sentendomi persa e priva di tutto, niente emozioni, aspirazioni o desideri.

Che poi in realtà un obiettivo lo avrei anche, ma sembra talmente distante da risultare irraggiungibile, come un ricordo del passato, sai che è esistito, ma ricordi solo qualche frammento sfuocato, non riuscendo a mettere a fuoco i dettagli più importanti e finisce sul fondo della mente, vuole risalire ma non ne ha il coraggio. 

A casa trovo mia madre, seduta sul divano come al solito, fuma una canna mentre ascolta la stessa cassetta di sempre.

Mi saluta, continuando a canticchiare tra un tiro e l’altro, non prestando ulteriore attenzione al mio ritorno. 

Salgo in camera, chiudendo a chiave la porta, accendo la radio e mi stendo sul letto, le gambe alzate verso il soffitto, Cyndi Lauper in sottofondo, immagino di essere altrove, mi trovo su una gondola a Venezia, indosso un vestito lungo dai colori sgargianti, in mano ho uno splendido ventaglio, decorato finemente in ogni suo dettaglio, intorno a me gli splendidi canali Veneziani. Non sono sola sulla gondola, un signore dall’aria affabile mi guida tra le meravigliose vie, tutte da esplorare, mentre la voce di Cindy risuona in sottofondo, cullandomi, quasi mi immagino a ballare, incurante dello sguardo dei turisti.

La canzone cambia, mi trovo ora a Strasburgo, tra le suggestive abitazioni Francesi, cammino per la strada, mangiando delizie , visitando musei e chiese, arricchendo la mia vita di cultura e novità, immersa nella vita, finalmente vivendone una anch’io. 

Un giorno sarà il mio turno, mi lascerò alle spalle questo posto, costruirò il mio futuro, lontano da qui, sarò chi voglio essere, senza paure e risentimenti.
Non sarò più un fantasma, non mi nasconderò dentro una bolla, farò le mie scelte e finalmente vivrò.

Chissà, magari in Europa non saranno come qui, potrei addirittura illudermi di potermi innamorare un giorno e di essere ricambiata. Suona stupido, anche solo pensarlo, stringere la mano della donna che amo, senza paura di essere derisa o diffamata, insultata e percossa, potrò davvero amare, un giorno?

Mi chiedo se ci sia spazio per me, so che il mondo è grande, ma ci sarà posto per una come me?

Il mio obiettivo potrebbe essere questo, trovare un luogo dove l’amore è illimitato, dove potrò finalmente cessare di nascondermi, dove sentirmi parte di qualcosa, una concretezza che nella mia vita non ho mai sperimentato. Passo il mio tempo a celare la mia persona, convinta forse che un giorno svanirà, se tenuta sufficientemente a bada, ma per ora non ha ancora funzionato.

E dentro di me so che non funzionerà e in tutta onestà non vorrei mai che lo facesse, io amo le donne, non come Steve, non nello stesso modo almeno. Io le apprezzo e le ammiro, sarà che come donna non mi è concesso altro, ma forse altro non necessito, mi basta vederle avere successo, sorridere, mescolarsi tra i colori autunnali e realizzarsi, ne annoto i dettagli e le desidero sottovoce. Io amo le donne, l’ho sempre saputo, anche se non mi è permesso corteggiare o baciarle sotto la pioggia, io continuo ad amarle.

E mai crederò che il mio amore possa valere meno di quello di un uomo, nonostante a volte io pensi ancora a quanto sarebbe facile stare con Steve, piuttosto che con qualsiasi altra donna, so che non posso cambiare il mio cuore e preferisco essere insultata e disprezzata piuttosto che negare a me stessa la felicità.

E tra musica e pensieri, in un qualsiasi pomeriggio, uno dei tanti che sono destinata a sopportare nella mia bolla, mi immagino vivere, in solitudine o in compagnia, senza più dover nascondere l’amore immenso che posso donare, alla natura e alle donne, due meraviglie che nonostante io senta spesso distanti, mi scaldano il cuore e lo rendono immortale.

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Capitolo 2
*** Bugie - Eddie, Steve ***


Il mio caravan è silenzioso, non c’è mai stata una gran differenza tra festività, compleanni o una giornata qualunque, io e mio zio siamo sempre stati soli.

Mi ha cresciuto, accolto nonostante le difficoltà e grazie a lui ho un letto in cui dormire e coperte calde la notte, non viviamo nel lusso ma ce la siamo sempre cavata, contando le mie continue bravate e lo scarso rendimento scolastico, ne ha sopportate tante.

Mi accendo una sigaretta, sedendomi su una vecchia sedia arrugginita, guardando verso lo scarno bosco che circonda il vicinato, dove qualche scoiattolo di tanto in tanto corre in cerca di provviste, i pochi uccellini cinguettano in sottofondo.

Dei passi interrompono la quiete, i riconoscibili scarponcini di Steve risuonano sul terreno, esce dalla roulotte, per un secondo il vociare all’interno raggiunge la desolazione che mi opprime, spegnendosi quando la porta viene chiusa.

Siamo sempre stati io e mio zio, ma adesso è un po’ diverso.

“Sei qui, pensavo che gli stronzetti ti avessero fatto scappare con le loro urla, è più gradevole un democane attaccato ai coglioni”.

Mi raggiunge, sedendosi sulla poca erba presente, le gambe vicine al torso e le mani sulle ginocchia, alza il viso verso il cielo.

Steve è un tipo in gamba, se mi avessero detto qualche anno fa che saremmo diventati amici penso mi sarei fatto una grossa risata, è sempre stato un coglione, viziato e avvantaggiato rispetto a tutti, non ha alzato un dito finché il padre, finite le superiori, non lo ha obbligato a trovarsi un lavoro, il poverino raccontava in giro di essere sfruttato dal padre, io lavoro da quando ho 12 anni e non mi sono mai lamentato.
 Non che sarebbe cambiato qualcosa, se lo avessi fatto.

Persone come me parlano, alzano la voce e gridano al mondo le loro frustrazioni, ma non c’è nessuno ad ascoltare. Steve invece appartiene ad una categoria diversa, anche se dice stronzate, tutti lo assecondano, vestiti nuovi, auto costose, case al mare, in montagna e magari anche al lago, poco importa se si veste da completo idiota, con delle polo orrende e dei jeans talmente pregiati da poterci pagare la mia intera retta scolastica, lui ha sempre tutto ciò che desidera. O quasi, il denaro a volte ha i suoi limiti. 

Eddie però rimane senza un soldo.

“Assurdo ieri, eh? Quei dannati pipistrelli mi hanno quasi fatto il culo, ci mancava anche questa”

Annuisco, il fumo della sigaretta mi galleggia davanti, disperdendosi lentamente nell’aria.

Si schiarisce la voce, con la coda dell’occhio lo noto mentre si volta nella mia direzione, dopo una breve pausa la sua voce riempie nuovamente il silenzio.

“Comunque, volevo ringraziarti, sai per le parole che mi hai detto ieri, ne avevo bisogno”

Sospiro, personalmente non ho disprezzato la giornata precedente, sicuramente saltare in acqua e combattere quei maledetti mostri non è stato il miglior passatempo, ma vedere con i miei occhi quello che Hawkins nasconde, ammetto di non aver provato così tanta adrenalina da molto tempo.

Mi sono sentito come quando rubavo i panini ai distributori, mio padre pensava alla benzina, mentre io mi intrufolavo all’interno dei negozi, mettendomi in tasca quello che riuscivo a trovare. Diceva spesso che i ricchi rubano da sempre ai poveri e noi non facevamo altro che restituirgli il favore. In realtà era solo un ubriacone che non ha mai avuto voglia di sporcarsi le mani lavorando onestamente.
Dovevo pur guadagnarmi da vivere in qualche modo, assecondandolo, anche se sono sempre rimasto per lui un figlio buono a nulla.

Eddie non vale niente.

“Non c’è bisogno di ringraziarmi, le hai sbavato dietro per tutto il tempo, giuro di averti visto scodinzolare a un certo punto” 

Raccapricciante, Steve era completamente accecato da Nancy, la sua ex ragazza che al momento vantava una relazione a distanza con Jonathan, uno strambo dell’ultimo anno.    Non pensavo potesse cadere più in basso di così, ma ora si è messo in testa di riconquistarla, dice cose imbarazzanti e non fa altro che baciare la terra su cui cammina, ma non me la sono sentita di infrangere i suoi sogni, alla fine se fossi al suo posto, chissà, magari farei la stessa cosa. Forse, un po’, mi dispiace.

“Hey, non esagerare, non sono disperato, mi sento motivato… sai, era da parecchio che non passavo così tanto tempo con lei, devo approfittarne”

Già, approfittare dell’assenza del suo ragazzo, non lo dice ma sappiamo entrambi che di questo si tratta. Quando si misero insieme, la loro storia era sulla bocca di tutti, re Steve con Nancy Wheeler, la coppia più ammirata di Hawkins. Tutte stronzate.
Non ho mai sopportato i pettegolezzi, di me ne hanno raccontate di ogni a scuola, dandomi del drogato e del pervertito, sono girate parecchie voci su una mia presunta omosessualità, non che alle persone importasse davvero, ma è facile denigrare Munson il pazzo strafatto, la verità interessa a pochi. 
Comunque io non sono certo un pervertito. 

Anche i suoi amichetti, mettevano in giro certe voci, mi accusavano e ridevano di me, ma nel momento in cui nessuno guarda, nell’oscurità della scuola, quando i corridoi sono vuoti e non c’è possibilità di essere sorpresi, nessuno di loro mi è mai sembrato particolarmente disgustato. 
Ma alla fine, il frocio sono io.

Eddie è un folle.

“Lo immagino, fai del tuo meglio”.

Mi sorride, probabilmente apprezzando il mio ulteriore incoraggiamento, a volte sa essere proprio ingenuo.
“Ci sono quasi, me lo sento, sistemerò le cose una volta per tutte”.

Continua a sorridere, è proprio uno sciocco, ma alla fine per lui è sempre stato tutto così maledettamente facile, forse ogni tanto ha bisogno di crearsi dei problemi, per non annoiarsi o per motivare la sua vita, altrimenti non mi spiego questa sua ridicola ossessione.

Non che io sia qualcuno per giudicare, alla fine ho avuto anche io le mie esperienze, ma non hanno mai superato i bagni della scuola, tra cheerleaders e qualche giocatore sessualmente represso, ho fatto le mie cazzate. A volte è quasi divertente, sbattersi il ragazzo che assolutamente non è gay, guai a raccontare una simile bugia in giro e magari il giorno dopo andare con la fidanzata palesemente insoddisfatta. 
Hawkins è una comica.

Eddie però non si diverte.

“Sono contento per te, buona fortuna”

A dire il vero, non me ne frega proprio un cazzo. 

“Oh, la fortuna non mi serve, ormai è di nuovo mia”

Deglutisco, un sapore amaro in gola. Non sono il tipo fatto per una relazione, innamorarsi è un privilegio che non posso permettermi, però che fastidio.

Siamo amici, non so come sia possibile ma è successo, però che fastidio.

Mi infastidisce, il suo sorriso, lo sguardo deciso e quegli stupidi capelli lucidi.

Il suo maledettissimo caratteraccio, il suo essere premuroso, attento e con la risposta sempre pronta, sicuro di sé, si comporta come se avesse il mondo ai suoi piedi e forse è così.

Che fastidio.

Non è neppure così attraente, voglio dire, ci sono un sacco di ragazzi molto più interessanti di lui, alla fine è piuttosto anonimo, non ha senso dello stile e ha gusti musicali piuttosto insulsi, non si interessa ad altro se non alle gonne delle cheerleader e alla sua chioma impeccabile.

Sbuffo, passando le mani tra i capelli, i ricci mi si annodano tra le dita.

Eddie è un fottuto bugiardo.

Steve mi passa la mano dietro le spalle, stringendomi in un piccolo abbraccio.

“Grazie, sei un buon amico. Sono contento di averti rivalutato” mi sussurra all’orecchio, prima di allontanarsi, alzandosi da terra.

Io non mi muovo, lo sguardo fisso nel nulla, mentre il ricordo della sua pelle a contatto con la mia mi lascia uno spiacevole senso di perdita. 
Un brivido mi percorre la schiena, improvvisamente sento freddo.

Sono freddo.

Lo sento camminare, arriva alla porta del caravan e ci entra dentro, lasciandomi ancora una volta solo.

Eddie alla fine è sempre solo.

Il cielo si annuvola, qualche goccia di pioggia inizia a cadere dal cielo. Mi tocco il viso, è bagnato. 
Colpa della pioggia, mi dico.

Eddie è un fottuto bugiardo.

Rimango seduto, lasciando che le gocce aumentino, nel silenzio infernale, il rumore della pioggia è il mio unico contatto con la realtà.

Ancora una volta Eddie non ha parlato, ha fatto finta di niente, ha chiuso le emozioni dentro di sé e le ha soffocate, togliendo l’aria ad ogni parte di se stesso, lasciandolo boccheggiare sul fondo della disperazione.
Il cuore brucia, fa male, si contorce e lo lascia ansimante al suolo, il dolore che tanto gli ricorda casa lo avvolge, il terrore e l’angoscia lo tengono in ostaggio. 
Non ha via di scampo.

Eddie non ha paura, Eddie è coraggioso, Eddie è forte, Eddie merita l’amore.

Il cielo si fa più scuro, il mondo è spento, nulla si muove.

Eddie è un fottuto bugiardo.




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