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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Quegli occhi troppo blu... *** Capitolo 2: *** ... come quelli dei neonati *** Capitolo 3: *** L'uomo con la divisa da giardiniere *** Capitolo 4: *** La Cerimonia - Parte I ***
Era una bellissima giornata di tarda primavera del
1912 in una bella città rurale del New England. Gli alberi di pesco, con i loro
ampi fogliami, erano oramai sfiorenti e le api e le farfalle avevano
abbandonato deluse i regali bouquet naturali alla ricerca di amori più terreni
e frugali. Ma mai avrebbero potuto immaginare che fuggire dall'amore per i
fiori morenti, li avrebbe accompagnati ad una vita più lunga e a qualcosa di
ancora più prezioso che stava nascendo: i frutti che avrebbero nutrito l'anima e
il cuore dei cittadini di quella comunità. Ma forse dovremmo discendere dai
rami nodosi dei peschi e guardare cosa essi stanno adombrando, un piccolo ed
elegante caffè di città, dove la nostra storia inizia. Il cielo era terso e il
sole, brillante ma non ancora rovente, colpiva le fronde della passeggiata del
centro commerciale della città, dove boutique, locasi chic e club di lusso
incorniciavano una pavimentazione in granito riccamente decorata dove,
accostati ai bordi, spiccavano dei vasi di pietra ricolmi di fiori che
invitavano api e farfalle a suggerne i delicati nettari. Lungo le mura di
alcuni edifici era possibile vedere gruppi di uomini, di donne e più raramente
gruppi misti intenti ad affiggere diversi manifesti politici: altri, un po'
vecchi e rovinati erano già stati affissi sui pali della luce o sui muri
spogli; spiccavano i più disparati argomenti, ma quelli più comuni erano
manifesti femministi per il diritto al voto, manifesti contro le politiche
espansionistiche degli Stati Uniti e la segregazione razziale che tra le tante
cose separava le attività commerciali dei neri e degli immigrati non bianchi,
tenuti segregati in zone oltre lo sguardo dei passanti. Era invero un periodo
ricco di conflitti e di grandi discussioni sui temi sociali e geopolitici che
lì, nella terra dei liberi così come in Europa avrebbero cambiato per sempre il
mondo.
Ma
c'era chi in tutto questo non trovava un grande coinvolgimento, e si trattava
di una ragazza appena ventitreenne di nome Mary Delgarno, seduta ad un elegante
caffè e intenta a sorseggiare una tazza di tè mentre osservava distrattamente i
passanti. Era una giovane donna, dai lunghi capelli corvini raccolti in uno
chignon dal quale cadevano dei boccoli, mentre dei ciuffi ondulati in stile
Marcel ne incorniciavano il volto. Mary aveva un viso spigoloso, ma che
nell'insieme risultava affascinante e armonioso. Caratterialmente potremmo
descriverla come una ragazza di buona famiglia, cordiale ma riservata, come ci
si dovrebbe aspettare alle signorine per bene di quell'epoca. Sedeva composta,
mentre i sui occhi lanciavano sguardi timidi sulle coppiette per bene che
camminavano lungo la bella passeggiata alberata e ogni tanto si lasciava
fuggire un vibrante sospiro
-
Guardali, tutti felici e contenti, senza alcun pensiero nella testa se non
l'amore che fiorisce, tranne me, sembrerebbe - disse fra se e se.
-
Mary, io sono qui se hai bisogno - una voce limpida e un po' nasale riportò
Mary alla realtà dalla quale si era allontanata, così tanto che aveva ignorato
la presenza di Lorelay, la sua amica di infanzia, che era proprio lì davanti a
lei. Una biondina minuta con un delicato vestito bianco con una fantasia
floreale, che la guardava con un sorriso un po' divertito e costernato.
-
Oh Lorelay, sono in età da marito e non ho conosciuto nessuno che non fosse
quell'acciuga di Thaddeus Fitzroy III con quei capelli schiacciati in testa
così tanto da farli sembrare disegnati. Per non parlare poi che si fa il bagno
nella colonia oh Signore, si sente da un miglio di distanza. Tremendo.
-
Mary! Non essere così crudele con il povero Thaddeus, lo sai che gli piaci! Ti
ricordi com'è stato carino alla festa di compleanno del defunto Dominique? - la
incalzò Lorelay.
Mary
la guardò un po' sottecchi inclinando la testa con un espressione esasperata -
alla festa di compleanno di Dominique, io sono stata assediata da Thaddeus,
dove costui ha iniziato a bersagliarmi con una raffica di domande, tra le quali
alcune decisamente impertinenti e senza connessione alcuna l'una con l'altra,
per poi finirmi con un discorso sugli indici di crescita della Federal Reserve.
E le occhiate che ti mandavo sorridente erano chiaramente richieste di
soccorso!
-
Oh mi dispiace Mary di non aver capito, però si dice che metterà le mani sulla
sontuosa eredità paterna, dovrebbe possedere diverse terre nell'entroterra
europeo!
-
Ma io non voglio cose o terre, voglio incontrare l'amore quello così
all'improvviso, inaspettato, come quello dei miei libri!
C'era
qualcosa di un po' bimbesco e capriccioso nel suo tono, Lorelay la guardava
sognare ad occhi aperti - Mary sei proprio un incorreggibile sognatrice!
Lei
sospirò di nuovo mentre tornava alla realtà, una realtà che le stava di anno in
anno sempre più stretta e il peso del tempo si iniziava a far sentire, poiché
se non si fosse accontentata, avrebbe ben presto superato l'età per maritare e
sarebbe diventata una zitella, che sarebbe ingrigita nella solitudine, additata
da tutti e derisa e di certo Mary non voleva questo! Mary voleva poter essere
come tutte le altre e godere della bella società senza sentire la gente
spettegolarle alle spalle.
-
Saranno circa le due e anche se il sole è ancora alto avevo promesso a mio
padre che avrei approfittato della nostra uscita per andare a fare alcune
compere, sai vorrei tornare prima del tramonto.. - disse Mary riponendo la
tazzina di porcellana sul vassoio con delicate fantasie floreali
-
Accidenti sono già le due! - Esclamò Lorelay. - Avevo promesso a mia madre che
l'avrei aiutata a fare i preparativi per la cena di oggi! Allora io scappo
Mary! Noi ci rivediamo domani alla messa!
Mary
fece in tempo a farle appena un saluto accennato che Lorelay era già scomparsa
oltre l'angolo. Sospirò un po' divertita dal comportamento della sua amica e si
avviò al negozio di alimentari per fare alcune commissioni, che furono
abbastanza rapide ed uscì dal negozio con due piccoli cestelli avviandosi verso
il parco centrale dal quale sarebbe poi giunta a casa.
Lungo
il viale che tagliava il parco comunale erano stati piantanti dei rovi di more
e purtroppo Mary passò troppo vicino uno di questi, finendo impigliata con la
gonna del bel tailleur da passeggio turchese che le aveva confezionato il padre
per il suo ventitreesimo compleanno
-
Oh povera me! - se si fosse mossa anche solo per posare i cestelli, l'abito si
sarebbe rovinato e di certo Mary non avrebbe voluto addolorare il padre con una
tale delusione. Cercò un modo di disincagliarsi, ma non avrebbe potuto fare
nulla senza fare un disastro. Si guardò intorno e ovviamente nessuno era lì per
poterla aiutare
-
Ho entrambe le mani occupate accidenti! - esclamò sommessamente Mary mentre
guardava alle sue spalle il vestito incagliato cercando di pensare ad una
soluzione e nel fare, finì per pungersi - ahi, ci mancava, no? -
-
Signorina siete in difficoltà, posso permettermi di aiutarvi?
Mary
si girò sorpresa per guardare il suo soccorritore e il suo cuore perse un colpo
quasi sussultando. Ecco che davanti ai suoi occhi apparve un bellissimo
giovane, slanciato, dal fisico da pugile e degli occhi troppo blu "da dove
è sbucato fuori, no c'era nessuno qui" pensò. Vestiva una blusa blu scuro
a tre pezzi, stretta così da delineare la sua corporatura scolpita e reggeva
sul suo petto una bombetta, così lasciando una ciocca dei suoi capelli biondo
cenere, tenuti ordinatamente all'indietro, cadere su quel volto a diamante così
simmetrico. Mentre la guardava, in attesa di una risposta che tardava ad
arrivare, abbozzò un lieve sorriso e si chinò leggermente su di lei dalla sua
statuaria presenza
-
Io - Mary faticava a trovare le parole - si, come vedete sono impigliata -
disse con un filo di voce mentre manteneva il contatto visivo con il giovane
uomo. Il suo cuore stava battendo sempre più velocemente e quel bustino che le
stringeva il petto di certo non la aiutava a respirare meglio o a calmarsi
"era il caldo? O la paura di rovinare il vestito?" si chiedeva, ma non
era né l'uno, né l'altro, perché Mary si stava ingannando semplicemente per la
paura e l'emozione.
-
Non vi muovete o il vostro bel vestito si rovinerà - rispose il giovane con
tono fermo ma gentile, e prontamente si mosse verso il cespuglio di rovi come
se dovesse andarla a salvare dalle fauci di qualche bestia feroce; si
inginocchiò sulla ghiaia e iniziò ad armeggiare con la parte della gonna che
era rimasta impigliata nel cespuglio, facendo molta attenzione a non rovinarla.
Nel mentre, facendo attenzione a non farsi notare, iniziò ad indagare ogni
centimetro del suo corpo "certo che è veramente alto" pensò quando lo
vide inginocchiarsi, sarà stato alto minimo 6 piedi se non di più e ora che era
chinato poteva ammirare la larghezza delle sue spalle; Mary si lasciò andare a
pensieri zuccherini mentre pensava cosa avrebbe provato ad essere sollevata da
quella forti braccia e non poté non indugiare nel pensiero di immaginarlo
mentre loro...
-
Ecco qui, il vostro vestito è salvo.
Mary
riemerse violentemente dal suo sogno ad occhi aperti, sussultando come se
stesse per inciampare da una ripida scalinata, ma lui parve non farci caso
"che si fosse accorto che lo stavo guardando? Magari con aria immorale e
peccaminosa? Sarebbe stato vergognoso" e arrossì, imbarazzata.
Mary
si ricordava di questo ragazzo, lo aveva visto in diverse occasioni, poiché
aveva un volto molto familiare "deve essere il Norrington Jr.!" pensò
Mary. Ricordava quel bel giovane, una meta ambita da molte signorine di ricca
famiglia, lo aveva visto frequentemente a teatro e in alcuni gala organizzati
dal defunto Generale Dominique Castellano e di sfuggita al suo funerale, mentre
faceva privatamente le condoglianze alla Signora Castellano. E' pur vero che di
lì a tre anni, da quando il padre si era ammalato di una strana e debilitante
polmonite, lo aveva visto sempre più di rado. Certo che a vederlo ora, sembrava
diverso, inizialmente non lo aveva davvero mai notato con particolare
attenzione, ma sembrava decisamente più bello di come se lo ricordava, se fosse
davvero lui.
Mary
riemerse dai suoi ricordi e il giovane uomo parve frenarsi prima di riprendere
a parlare, sembrava essersi reso conto che qualche cosa l'avesse turbata e le
sorrise teneramente.
-
spero non vi siate punta - disse, posando i cestelli che portava con lei sulla
panchina lì vicino e prendendo le sue mani nelle sue per controllare che non ci
fossero tagli. Quando le afferrò le mani, Mary percepì qualcosa che non aveva
mai provato fino ad ora, sentì come un fiume correre dalle sue braccia al suo
petto, "che sensazione particolare" pensò soffermandosi su come
stesse reagendo il suo corpo "e che mani così strane" continuò, al
tatto erano lisce eppure parevano dure, non come le mani di un uomo dedito al
lavoro dei campi, gonfie e scurite dal costante lavoro con la terra e con gli
attrezzi agricoli, ma sembravano come fossero fatte di cuoio. Interruppe il suo
flusso di pensieri e si sentì sciocca a fare tutte quelle elucubrazioni, era
ovvio che non fosse un contadino, bastava guardarlo per rendersene conto, aveva
un viso pulito, un taglio di capelli elegante e molto curato e il colorito del
suo volto non era di certo quello di qualcuno dedito a passare ore e ore sotto
il sole rovente. Mary si sentì stordita, forse dall'avvenenza di questo misterioso
giovane, prima noto, ora sconosciuto, mosso da galanteria così apertamente
genuina verso di lei, una cosa che nessun uomo aveva fatto prima d'ora con quei
modi così cavallereschi. Per la prima volta nella sua vita si sentì davvero una
donna ed era sicura che da quel momento in poi tutti in città lo avrebbero
notato e glielo avrebbero riconosciuto, ma più indugiava in quel tipo di
pensieri più si rendeva conto che degli altri e delle loro opinioni non le
importava nulla, tutto diventava grigio e privo di valore quando il suo sguardo
incrociava quello del giovane uomo. Essendo quasi certa che si trattasse di
Norrington Jr. un ricco ereditiero, la sua mente iniziò di nuovo viaggiare
furiosamente immaginandosi un sontuoso matrimonio, una vita felice e
spensierata, viaggi in Europa o nelle terre esotiche del Sud America, come i
Caraibi di cui aveva visto qualche bellezza solo nei quadri, nei suoi libri o
di cui aveva solo sentito parlare.
Mary
tornò a guardare le sue mani in quelle di lui mentre con i polpastrelli
indagava delicatamente alla ricerca di tagli, risultando però inopportuno. Lei
ritrasse le mani e quel fiume che scorreva si interruppe di colpo, ma non
quella strana magia di quel momento così particolare. Cercò di controllare
l'accendersi del rossore sul suo volto e si rese conto di star tremando
lievemente, certamente, doveva essere perché non era abituata a quel tipo di
attenzioni, cercò quindi di ricomporsi nel migliore dei modi mantenendo quel
ritegno che ci si aspetta da una signorina per bene e, quando finalmente
ritrovò la compostezza, ritrasse le mani su di sé e fece per guardarlo con un
espressione che, nella sua immaginazione, evocasse austerità
-
Vi ringrazio del vostro aiuto, come vedete non sono ferita, ora scusate ma temo
proprio di dover tornare a casa - disse cono tono grave e sistematasi la gonna
per evitare che si gualcisse, fece dunque per andarsene
-
Lasciate che vi accompagni ve ne prego - la fermò lui. Il suo tono era
tagliente eppure suonava così caldo e pastoso, come il canto di uno di quegli
uccelli esotici descritti nei suoi libri sulle bestie che popolano le grandi
lande selvagge.
-
Vi ringrazio mio buon signore per la vostra gentilezza e la vostra offerta, ma
devo declinare. Sapete sono di fretta e devo tornare a casa e poi mio padre,
cosa direbbe se tornassi accompagnata ad uno sconosciuto? - annunciò Mary con
tono rigido e formale, con un po' indecoroso e malcelato piacere nell'aver
ricevuto quella gentile offerta, ma in fin dei conti lui era uno sconosciuto e
dare confidenza a degli uomini conosciuti per strada poteva essere malvisto.
Dunque, ancora una volta fece per andarsene, questa volta con un'andatura più
decisa come se stesse testando se l'uomo fosse davvero interessato a lei o se
tutta la scena precedente fosse stata una semplice cortesia di circostanza
-
Insisto! - disse il giovane uomo ostruendole il cammino facendo un solo passo
in avanti - vi prometto che vi porterò a casa sana e salva e poi non mi vedrete
più, se vorrete.
Al
solo sentirlo dire che non lo avrebbe più rivisto, sentì un gelo dentro di sé
tanto forte da farle perdere il fiato. Finse di riflettere per un attimo e
abbozzò un sorriso felice che però represse quasi subito
-
Sta bene, vi permetto di accompagnarmi, ma devo farvi presente che sono una
donna di buoni costumi, quindi non cercate di fare cose strane o inizierò ad
urlare! - disse con tono imperativo e un po' vezzoso
-
Ve lo prometto! - sorrise abbozzando una risata e mettendo teneramente la
coppola sul cuore e alzando buffamente la mano sinistra a mo di giuramento
Mary
si rabbonì a quel gesto così volutamente goffo che sembrava stonare così tanto
con la sua figura
-
Allora a chi devo porgere il mio ringraziamento?
-
Adam, Adam Norrington, figlio di Salvador Norrington il proprietario della
magione oltre la collina. Potrei chiedere chi ho avuto il piacere di soccorrere
e ora di riaccompagnare?
"Lo
sapevo!" pensò Mary e lasciò cadere la maschera di austerità porgendogli
la mano - mi chiamo Mary Delgarno, figlia del sarto Johnatan Delgarno - lui
afferrò la sua mano e le rispose con un galante baciamano al quale Mary sorrise
a pieno volto e lui contraccambiò.
-
Delgarno? - disse sorpreso e poi con un cenno della mano mostrò il proprio
abito - questa blusa mi è stata fatta su misura proprio alla sartoria di vostro
padre!
-
Ah! Quindi conoscete mio padre - domandò vivacemente sorpresa Mary
-
Non proprio personalmente, ho avuto solo dei fugaci scambi di parole, mio padre
lo conosce sicuramente di più dato che molti dei suoi abiti sono stati
confezionati proprio alla sartoria di vostro padre. L'ho rivisto di recente
anche se ho avuto solo a che fare solo con una delle sue assistenti, ma era
solo quando la sarta prendeva le misure delle spalle, chiedendomi di mio padre.
Mary
sentì per un attimo un brivido di gelosia dell'assistente, ma che controllò e
represse subito dandosi un contegno
-
Vi farò da cavaliere fino a casa Miss Mary, posso permettermi? - e le porse il
braccio
Mary sorrise - potete Mr. Norrington.
-
Adam andrà benissimo.
La
stradina sterrata che portava dal parco centrale a casa Delgarno, era dentro la
città ma non era molto distante, ci sarebbero voluti solo una decina di minuti
a piedi e quindi per questo, sotto suggerimento di Adam, fecero una piccola
deviazione verso una zona meno edificata e più in aperta campagna. Mary era
sicura che nessuno li avesse visti allontanarsi insieme verso i campi, ma non
le importava in quel momento cosa avrebbe avuto da ridire la gente, perché ora
lei, proprio lei, figlia di un sarto, stava camminava sottobraccio con un uomo
affascinante che la faceva ridere, la faceva sentire importante e che non la
trattava come una bambina, ma come una la donna che era e che finalmente
cominciava a sentirsi. Adam non sembrava affatto come tutti gli altri che le
parlavano o le rispondevano con accondiscendenza mascherata da cortesia, Adam
era diverso, Adam era perfetto, Adam doveva essere l'uomo perfetto.
Questa bella città del New England aveva dei paesaggi suggestivi che le
ricordavano un po' la bellezza dei tipici paesaggi Inglesi a cui si era stata
abituata da bambina: le collinette erbose e ampi campi fioriti che si
accostavano a dei piccoli boschetti che offrivano riparo dal sole e dalla
caldura delle afose giornate estive, dove immaginò di invitarlo a fare un
pic-nic uno di quei giorni, ma non prima che l'avesse invitata a cena!
Fecero
una lunga deviazione che disegnava un arco che usciva dal centro abitato verso
le zone più rurali e boschive e si concludeva con il rientro all'interno della
città in una zona un po' più di periferia, dove era ubicata la casa di Mary e
questo permise loro di conoscersi un po' meglio.
-
Quindi avete vissuto in Europa? E dove ditemi? - le chiese Mary afferrandogli
il braccio
Lui
le sorrise divertito da quel comportamento - Ho vissuto la mia infanzia a
Bruxelles in Belgio per pi trasferirmi a Montpellier in Francia per quasi tutta
l'adolescenza. Mi sono trasferito negli Stati Uniti dove ho studiato Scienze
Agrarie alla Columbia University.
-
Wow! Che vita avventurosa Adam e avete vissuto anche in Francia ! Come vorrei
andarci un giorno!
-
Vi consiglio di andarci, è decisamente diversa dall'Europa o dal New England - disse
con tono assertivo - Però alla fine sono dovuto tornare anche per volontà di
mio padre che voleva che studiassi agraria perché ci teneva particolarmente,
anche se ho sempre preferito la letteratura e la pittura.
-
Anche io! Amo la letteratura! Emily Dickinson mi ha fatto innamorare del New
England con le sue atmosfere fantastiche e Melville con il suo romanzo Moby
Dick che mi ha fatto sempre desiderare di salpare... Beh senza affondare se
fosse possibile.
Lui
rise di gusto a quella genuina e involontaria battuta - Vedo che siete
un'accanita lettrice, potrei permettermi di consigliarvi dei titoli da leggere?
Le
arricciò leggermente le labbra e gli sorrise
-
Certamente! Leggerò sicuramente quello che mi consiglierete.
Erano circa le quattro del pomeriggio e incamminatisi verso la
strada di casa di lei, percorsero un tratto di marciapiede lungo il quale si
estendeva la pavimentazione stradale in macadam, e giunsero davanti ad un
muretto cinto da un colorito roseto in fiore oltre il quale, al di là di un
grazioso viale alberato, si ergeva una villa sontuosa circondata da un ampio
terreno. Era una villa urbana con uno stile architettonico inconfondibile, chi
progettò la casa doveva essere un cultore di architettura moderna italiana.
Giunti davanti al grande cancello d'ingresso in ferro battuto arricchito di
ornamenti argentati, si inoltrava una vialetto in pietra ornamentale,
arricchito da disegni raffinati ed eleganti delimitato dal resto del giardino
con dei bordi in granito intagliato, che davano quel tocco di eleganza ad un
posto già di suo, degno di un dipinto. Gli alberi di magnolia e acero che
adombravano il vialetto d'ingresso, si interrompevano dopo una decina di metri
lasciando che la la pietra del viale si aprisse circondando una bellissima
fontana in marmo situata ad almeno dieci metri dall'uscio di casa. Solo
entrando e percorrendo il viale principale era possibile ammirare delle ampie
aiuole ordinate a ventaglio intorno alla villa ove si potevano scorgere una moltitudine
di fiori di colori diversi che due giardinieri, uno afroamericano e un
sudamericano, erano intenti a curare.
- Eccoci, siamo arrivati questa è la mia casa - disse Mary
indicando la villa oltre l'ampio cancello.
- È davvero un posto di buon gusto Miss Mary, dovete aver avuto
un'infanzia assai spensierata
- Mh... - Mary indugiò un attimo e storse la bocca in una smorfia
pensierosa
- Vi chiedo scusa - disse Adam con tono accorato - ho forse detto
qualcosa di sbagliato?
- Oh no Mr Norr.. Adam, assolutamente. Non c'è nulla di cui dovete
scusarvi. - Mary cambiò discorso - Mi ha fatto molto piacere che abbiate
insistito ad accompagnarmi a casa e vi ringrazio ancora per avermi soccorso
così che non rovinassi il mio vestito.
- Sappiate che è stato bello passeggiare con voi Miss Mary, magari
se vorrete potremmo incontrarci ancora, ovviamente con il permesso di vostro
padre.
Lo sguardo di lei si accese a questa proposta - Certamente! Mi
farebbe molto piacere, allora ve ne prego venite vi accompagno!
- Miss Mary - Adam resistette al suo tentativo di trascinarlo
- Potrebbe non essere buona creanza presentarmi senza invito.
- Oh, mio padre è una persona molto comprensiva, sono sicura che
capirà - rispose Mary con nonchalance.
Mary aprì il cancello e molto allegramente invitò Adam ad entrare
- Faremo meglio a non stare sottobraccio come abbiamo fatto prima
di venire qui, mio padre è un po' all'antica e non vedrebbe di buon occhio un
comportamento del genere da parte mia
- Non c'è neanche bisogno di chiedere Miss Mary, non vi metterei
mai in difficoltà.
Dunque elaborato questo piano, si avviarono lungo il vialetto in
pietra, sotto le fronde che riparavano dal sole e superata la fontana giunsero
ad una piccola scalinata che antecedeva l'uscio di casa, ma poco prima che
potessero giungere alla porta questa si aprì rivelando un uomo sulla
cinquantina
- Mary - disse l'uomo con sollievo - eccoti qui finalmente, ma
dove eri finita e... ma voi siete il giovane Mr. Norrington? - disse riferendosi
ad Adam, con un fare molto sorpreso.
- Oh buon pomeriggio papà, si lui è...
- Esattamente signore - la interruppe Adam facendole un rapido
occhiolino, che probabilmente il padre non colse e si apprestò a porgergli la
mano in cenno di saluto. Mr. Delgarno apparve sorpreso e rispose con una
stretta vigorosa
- Vi chiedo scusa se mi sono presentato alla vostra dimora senza
invito alcuno, ma non l'avrei fatto senza un valido motivo.
Mr. Delgarno li guardò con un principio di cipiglio, nei primi del
1900 un uomo che si presentasse senza invito a casa di una ragazza, per giunta
tornando con lei, avrebbe potuto mettere in seria discussione la reputazione di
un'intera famiglia, ma dato che apparentemente Mr. Delgarno conosceva il padre
di Adam, parve rabbonirsi, e attese per vedere come sarebbe evoluta
quell'inaspettata conversazione.
- Quali sono queste circostanze per le quali vi stavate
accompagnando a mia figlia? - Mr. Delgarno stava squadrando Adam, il cipiglio
se n'era andato eppure aveva serrato gli occhi lasciando spazio ad
un'espressione inquisitoria, come un avvocato che stia per ascoltare le parole
di un imputato
- Oh, perdonatemi, ho insistito io per accompagnarla dopo averle
prestato soccorso al parco e...
- Soccorso? - Disse allarmato Mr. Delgarno - cosa è successo?
- Oh nulla di grave Mr. Delgarno, non temete. Stavo andando in
città e ho visto vostra figlia nel parco del centro con il vestito impigliato
tra i rovi e mi sono proposto di aiutarla, sarebbe stato un peccato se le si
fosse rovinato - terminò guardando Mary con un sorriso che lei contraccambiò.
- Capisco, beh vi ringrazio di aver prestato soccorso a mia figlia
- il tono fu molto privo di colore
- Piacere mio Signore, è stata davvero una situazione fortuita,
ero sceso in città a prendere delle medicine per mio padre - Adam cambiò
discorso con gran naturalezza e con tono smaliziato e gentile, ma non parve
infastidire il padre di Mary che però trovava inconsueti i modi di Adam; non
c'era ne scortesia ne traspariva alcuna arroganza o tentativi di omettere
dettagli, eppure c'era di qualcosa di misterioso e diverso nei suoi modi, da
come lo ricordava.
- Vorreste rimanere a cena? E' possibile papà? - Mary invase la
conversazione tra i due uomini di malagrazia cogliendo di sorpresa entrambi
- Oh, non mi permetterei mai di arrecarvi disturbo senza un invito
- disse Adam rivolgendosi rispettosamente a Mr. Delgarno e poi a Mary il cui
volto entusiasta venne arrestato da un sguardo di supplica verso il padre.
Mr. Delgarno si passò la mano sul mento ben rasato come se stesse
prendendo una decisione importante, mentre Mary lo guardava in trepidante
attesa
- Sta sera non sarebbe possibile mi dispiace - disse di getto Mr.
Delgarno. Sul volto di Mary si dipinse un'espressione di rammarico e delusione,
poi continuò - ho già degli ospiti per la cena di questa sera. Mary entra e vai
di sopra, io e il signor Norrington dobbiamo parlare - disse Mr. Delgarno con
un tono deciso distogliendo per un attimo gli occhi da Adam per guardare sua
figlia.
Lei si era già prefigurata la cena e un invito ad un bel
ristorante di lusso dove avrebbe potuto conoscere Adam più approfonditamente e
in un luogo pubblico, ma purtroppo il destino o suo padre avevano altri
programmi.
Mary non sapendo che fare si congedò rapidamente dando la buona
notte al padre e lanciando un'occhiata rammaricata verso Adam che le rispose
con un sorriso cortese accennando un inchino con il cappello.
Mr. Delgarno attese che Mary sparisse oltre la scalinata e si
assicurò di sentire la porta della sua camera chiudersi, poi si girò verso Adam
- Apprezzo molto il gesto Adam e vi ringrazio, ma ho notato gli
sguardi che lanciate a Mary
- Oh, vi prego non fraintendetemi Mr. Delgarno, ho solo pensato
che dato l'orario e che il sole si apprestava a calare, ho pensato di
riaccompagnare Mary a casa sua in tutta sicurezza. - rispose Adam con grande
naturalezza, ma Mr. Delgarno a quel punto parve molto seccato da quel
comportamento informale che chiaramente non riusciva a decifrare
- Mary? Abbiamo raggiunto questi livelli di confidenza Mr.
Norrington che già la chiamate per nome?
Adam non si scompose e rimase eretto nella sua statuaria presenza,
superata da Mr. Delgarno solo perché egli si trovava in cima alla piccola
scalinata mentre il giovane uomo era alla sua base, un chiaro elemento di
dominanza da parte del padre di Mary che però non sembrava intimorirlo affatto
- Spero che i miei modi non vi abbiano offeso, vi giuro che non
era nelle mie intenzioni. Girò il capo guardando un attimo a terra per poi
proseguire - devo confessarvi però che nel tragitto che abbiamo fatto insieme
per arrivare alla vostra casa abbiamo parlato e ho notato in Mar... - si
interruppe per un attimo per correggere modi che avrebbero potuto suonare di
nuovo inopportuno - ...in vostra figlia, una persona di grande intelletto e
maturità per la sua età e devo ammettere che mi ha molto colpito.
Mr. Delgarno che fino a quel momento non aveva staccato gli occhi
da quelli di lui, abbassò lo sguardo, divenendo pensieroso e parve rilassarsi,
si portò la mano sul mento accarezzandosi il labbro superiore con l'indice, poi
lo guardò
- Dato che conosco Mr. Norrington di persona voglio presumere che
siate armato di buone intenzioni e vorrei invitarvi al ricevimento che terrò
lunedì prossimo per presentare la mia collezione estiva. Vostro padre era
solito venire ai miei ricevimenti prima che il suo malanno lo colpisse
- Certamente Signore, ne sarei lieto e accetto il vostro invito
con piacere - rispose lui.
Adam salutò e fece per andarsene, ma Mr. Delgarno rimase fermo
sull'uscio di casa con lo sguardo ancora concentrato su di lui
- Ancora una cosa
- Si? - Adam si fermò e si girò verso Mr. Delgarno
- Porgente i miei ossequi a vostro padre.
- Non mancherò.
--
Mary tornando nella sua stanza delusa da quella risposta pensò
"perché papà sembra essersi indisposto così tanto? Mi ha solo
accompagnata, forse non avrei dovuto accettare quell'invito". Avrebbe
voluto passare più tempo con il bel Mr. Norrington, ma sembrava che suo padre
non volesse "spero non gli stia dicendo nulla per farlo desistere
dall'incontrarmi ancora, è di buona famiglia, certamente papà sarebbe contento
di un possibile fidanzamento". Di solito era felice di stare nella sua
grande camera da letto fra i suoi svaghi intellettuali, tra i suoi libri, a
scrivere e dipingere o a giocare a Klondike, ma ora quella stanza le sembrava
grigia e noiosa, poiché non c'erano quegli occhi lì per lei e si chiese se lo
avrebbe mai rivisto. Sentiva delle voci provenire da di sotto, ma non sembrava
che i toni fossero bruschi, pareva trattarsi di una semplice conversazione
"chissà di cosa staranno discutendo mio padre e Adam adesso" pensò
Mary sbirciando dalla finestra della sua stanza che dava direttamente sul
piccolo cortile antistante la casa. Era preoccupata, non aveva mai visto suo
padre assumere quell'atteggiamento inquisitorio con qualcuno, nemmeno con lei e
solitamente si trattava di un uomo di buone maniere, cortese e accogliente.
Dalla finestra chiusa, non riusciva a vedere cosa stesse accadendo di sotto
dato che la visuale era impedita dal davanzale esterno in marmo e a malapena
poteva intrasentire la conversazione tra i due uomini. Chiaramente riconubbe la
voce calda, affascinante e al contempo tagliente di Adam, predominare la
discussione dove "sta dimostrando che non vuole mettere a rischio la
reputazione del nome della mia famiglia" pensava Mary, mentre quella di
suo padre sembrava porre solamente delle domande serrate. Avrebbe voluto aprire
la finestra per riuscire a sentire meglio, ma lo scorrere del legno l'avrebbe
sicuramente tradita e non ci avrebbe fatto una bella figura oltre che
interrompere la discussione, magari facendo un danno irreparabile. La
conversazione dove Adam, chiaramente stava cercando di mettere in chiaro di
essere un uomo di buona reputazione avrebbe potuto essere compromessa da un suo
gesto inconsulto. Il suo cuore batteva velocemente come se fosse in trepidante
attesa, un'attesa snervante che non riusciva a tollerare; doveva sapere che lo
avrebbe rivisto, voleva rivederlo e lo avrebbe rivisto! Era innegabile oramai
fuggire dalla realtà: Mary si era innamorata di un uomo affascinante che l'era
venuta a soccorrere per evitarle di rovinarsi il vestito, un uomo affascinante
e culturalmente preparato, appassionato di letteratura e arte! La camminata
oltre il parco e quell'accenno di conversazioni li aveva certamente avvicinati
molto e tutto ciò non poteva essere frutto del caso, doveva conoscerlo più a
fondo, a qualunque costo. Aveva preso una decisione, qualunque fosse stato il
risultato di quella conversazione, avrebbe fatto di tutto per convincere il
padre a permetterle di rivederlo, ne era sicura!
Quella la notte Mary andò a dormire con la mente leggera, si
coricò pensando distrattamente a quell'insolito pomeriggio e mentre il suo
corpo si addormentava, lo sentiva quasi muoversi di sua volontà e sentiva,
muoversi curiosa, un'onda invisibile salirle lungo le braccia e giungendo prima
alle spalle, solleticandole, poi al petto, scendendo giù come acqua tiepida
fino al ventre, per poi soffermarsi come una delicata e piacevole carezza sul
fondo della schiena. Sensazioni comparse per poi essere dimenticate, come è
solito accadere quando ci si appresta a raggiungere quello stato fra il sonno e
la veglia che ci accompagna lentamente al sonno, ingannando i sensi. I sogni di
Mary di quella notte furono diversi da ogni altro che avesse mai fatto e
sentiva sensazioni mai provate: una piana ora di sabbia, ora di acqua che si
ramificava dentro la sua pancia, sentiva come delle scosse muoversi danzanti
come fiamme, ora come rami, e che salivano verso l'alto prendendo la forma di
fulmini "calore" pensava Mary, "amore?" continuava
involontariamente, mentre la sua mente scendeva in piani inesplorati. Non
poteva sapere se quello che stesse provando fosse amore, non lo sapeva, non si
era mai innamorata di nessuno prima di allora e non riusciva a dare un nome a
quello che vedeva o che sentiva. La notte la mente ci parla e molto spesso ci
dice quello che il giorno ha nascosto. Sensazioni proibite, sensazioni
fuggevoli. Rami. Piccoli rami, rami che crescono. Rami che crescono e diventano
una sagoma poco definita. La mente di Mary indugiava in quelle visioni, ma non
le respingeva. "Cresce", pensava lei nel buio della notte mentre nel
velo che separa gli occhi dalla realtà lampi di luce si susseguivano in danze
colorate, linee, contorni indefiniti che prendevano forma "Adam"
pensava lei, "il suo volto" e ancora "quegli occhi così blu,
come quelli dei neonati".
Capitolo 3 *** L'uomo con la divisa da giardiniere ***
Capitolo 3: L'uomo con la divisa da giardiniere
Durante la messa di Domenica, ad un occhio attento sarebbe
capitato di vedere tra le stuole di fedeli, Mary, la quale appariva distratta
da qualcosa. Se normalmente cantava le lodi del Signore come tutti i suoi
confratelli, quel giorno la sua mente era distante e a più ripetizioni il padre
dovette farle cenno di alzarsi e sedersi, la gente faceva caso a queste cose e
mostrarsi distratti durante la messa o disinteressati avrebbe dato prova di
maleducazione e quindi minori possibilità di trovare marito. Mary però non si
curava di quegli aspetti così secondari e mondani perché, seppur conscia di non
vederlo lì, cercava Adam con lo sguardo, rispondendo automaticamente al padre
quando le faceva notare quando alzarsi e quando sedersi. Il silenzio si fece
assordante, e sentì come se tutti la stessero guardando poi sentì la voce di un
uomo adulto chiamarla fra i denti, quasi con tono allarmato
- Mary! Mary, Siediti!
Si voltò di scatto e a chiamarla era suo padre, seduto come tutti,
tranne lei che tutti stavano osservando chi con sorpresa, chi più contrariato,
chi divertito,
- Mary siediti subito - sibilò di nuovo il padre e lei ubbidì
istantaneamente arrossendo, gettandosi sulla panca come un ciocco.
Il prete scosse la testa rassegnato e continuò la predica. A
cerimonia conclusa, tutti uscirono dalla chiesa non prima di essersi fatti il
segno della croce da bravi cristiani e tra sospiri di sollievo, uno sguardo e
una risatina in direzione di Mary, tutti si dispersero. Mary e suo padre si
stavano dirigendo a casa e lui aspettò di essere lontano dalla calca e dalle
lingue biforcute prima di rivolgersi a sua figlia. Camminarono in silenzio,
Mary assorta nei suoi pensieri e Mr. Delgarno preoccupato per il comportamento
strano mantenuto a messa da sua figlia, non era di certo un ingenuo, sapeva
bene il motivo di quel comportamento distratto e non gli piaceva affatto.
- Davvero non ho parole, che ti è preso oggi? - il tono di Mr.
Delgarno era più preoccupato che contrariato, Mary sembrava distratta - non
sarà mica per quell'uomo, vero?
Mary si sentì colta nel vivo - Eh? No, no ci mancherebbe, è che
sono solo un po' stanca!
Quella risposta non lo convinse e si limitò a risponderle, questa
volta con un po' contrariato
- Ho invitato al ricevimento di domani anche il giovane
Norrington, volevo che lo sapessi.
Il volto di Mary si illuminò ma suo padre continuò prima che
potesse ringraziarlo
- L'ho fatto per un motivo pratico Mary, conosco suo padre di
persona, ma con lui non ho avuto davvero modo questo nuovo Adam e domani
capirai meglio che persona sia e se sia il caso che vi frequentiate. Per quanto
onorevole sia stato il gesto di aiutarti e riaccompagnarti, si è comunque
presentato a casa da solo con te e senza invito e gira voce che che per un
tratto di strada ti ha tenuto sotto braccio.
C'era stato qualcosa nel tono di suo padre, come se si trattasse
di una sentenza già emanata, Mary sentì il sangue gelarsi nelle sue vene tanto
da fermarsi mentre camminavano sul marciapiede alberato che portava verso casa,
si stava pentendo di essersi lasciata così andare, ma se si fosse data la colpa
da sola allora suo padre avrebbe pensato che fosse immatura e ne avrebbe
alimentato la convinzione che non fosse pronta per un fidanzamento o per
contrarre matrimonio, se invece avesse detto che lui le aveva offerto il
braccio allora ecco che sarebbe sembrato che si volesse solo approfittare di
lei, quando lei sapeva che non essere vero. Pareva che non ci fosse una
soluzione facile a quella perniciosa situazione.
- Io - faticava a trovare le parole - non ho visto malizia o
impudicizia in quel gesto, ecco - disse seccamente.
"Brava, complimenti, ora sembri una ingenua
sempliciotta", pensò rimproverandosi. Sapeva di star facendo l'avvocato
del diavolo, consapevole del rischio che correva e stava attivamente evitando
di guardare suo padre negli occhi per evitare di tradirsi.
- Mary, io non voglio che per tua distrazione rovini la tua
reputazione o quella della nostra famiglia - disse il padre con tono duro -
l'entusiasmo nei confronti di quest'uomo non è ciò che mi aspetto da te, vorrei
vederti più morigerata. Sei una donna oramai e voglio essere sicuro che tu
faccia il tuo ingresso in società e che faccia scelte adatte alla tua età.
Il tono di Mr. Delgarno si era fatto più duro, ma fece una pausa
come se volesse in un certo qual modo moderarsi, poi riprese cercando di
riprendere la conversazione con un tono meno irrequieto
- La famiglia Norrington è sempre stata un buon nome da queste
parti, ma devi sapere che la malattia di Norrington Senior lo ha chiuso su se
stesso e lo ha portato ad isolarsi trascinando anche suo figlio. Capirai bene
che queste non sono buone premesse e alla gente piace parlare. Voglio che al
ricevimento di domani tu ti accorga di questi dettagli.
Mary sentì l'ansia montare e il cuore batterle più rapidamente
mentre un brivido gelido le bloccava lo stomaco "vuole convincermi che non
sia adatto a me? Perché mai?", ma annuì senza aggiungere una sola parola.
Era atipico, suo padre non era un uomo apertamente severo eppure nel suo tono
sentiva una strana tensione nei confronti di Adam; certo che quel tono non
ammetteva replica e data la situazione delicata non avrebbe voluto in nessun
modo generare un pericoloso alterco che avrebbe potuto risultare in un
decadimento dell'invito posto ad Adam e una proibizione a rivederlo, "come
se servisse" pensava Mary arricciando le labbra. La conversazione si
chiuse senza che venisse aggiunta un'altra parola da entrambi e continuarono in
silenzio a camminare lungo il marciapiede che portava davanti al grande
cancello in ferro battuto. Rientrando lungo il viale ad accoglierli non ci
furono i due giardinieri che avevano il giorno libero ed erano probabilmente
ancora a messa nel quartiere per immigrati più a sud e ad aprire loro la porta
ci fu la governante, una donna minuta di origini polacche
- Ben tornato Mr. Delgarno, Mary - li accolse reverenziale la
governante - il pranzo verrà servito a breve, accomodatevi prego - e con un
cenno della mano li invitò a seguirla
- Grazie Mrs. Nowak - rispose con un sorriso cordiale Mr.
Delgarno.
Mrs. Nowak fece strada al padrone di casa e a sua figlia verso la
sala da pranzo dall'ampio ingresso, oltre il quale si poteva vedere una larga
scalinata portava alle camere da letto al piano di sopra. Svoltarono alla
destra della scalinata e passarono oltre un elegante salotto arredato con una
raffinata Art Nouveau, proseguirono dunque oltre un ampio arco a tutto sesto
decorato da motivi floreali, contornato da piccole colonnine in bassorilievo
affrescate e giunsero alla sala da pranzo dove un lungo tavolo attendeva il
padrone e sua figlia per il pranzo domenicale.
Non si trattò di un pranzo particolarmente loquace, ad eccezione
della preghiera iniziale, Mary non mangiò molto, il cibo non la attraeva più di
tanto e si era assorta nei suoi pensieri. Suo padre, che non era uno stolto,
aveva notato il silenzio e la mancanza di appetito di sua figlia capendo bene
anche le motivazioni, ma non disse nulla a riguardo e si limitò a indicare il
piatto con un cenno della testa
- Non hai mangiato molto
- Oh, è che non ho fame...
- Che c'è, hai mangiato troppa ostia? - le disse in tono
canzonatorio e Mrs. Novak parve avere un sussulto
- Eh? - Mary trattenne una risata, ma poi tornò composta - no è
che avrei davvero bisogno di riposare un po'. La messa è stata molto lunga oggi
e quella chiesa è buia, inoltre avevo chiesto a Lorelay di farmi un po' di
compagnia ed andare a passeggio, sai vorrei esserle di compagnia senza
addormentarmi mentre passeggiamo.
Uno dei domestici strozzò una risata mascherandola da tosse, ma
Mr. Delgarno soppresse la sua con maggiore accortezza, tradendo un sorriso in
tralice
- Hai gli stessi modi informali che aveva tua madre - c'era della
nostalgia nel suo tono.
- Mi manca molto - rispose Mary seccamente
Ci fu un silenzio di pochi secondi, ma parve durare molto più a
lungo, poi Mr. Delgarno spezzò quel costernato silenzio
- Manca a tutti in questa casa. Beh, vai a riposarti ora, ti mando
a chiamare quando Lorelay è qui.
--
- Davvero ti ha accompagnata a casa? Ma non è buon costume per un
uomo presentarsi così all'improvviso a casa di una donna senza invito e
soprattutto in sua compagnia! - Lorelay era rimasta di stucco dalla storia che
Mary le aveva raccontato e a malapena teneva ancora in mano il biscotto che
stava morsicando mentre passeggiavano lungo un prezioso viale alberato in uno
dei bei parchi della città.
- Lo so, ma è successo tutto così in fretta - Mary si interruppe
facendo un sospiro, c'era qualcosa di onirico nel suo tono e quasi distratto -
il bellissimo giovane Norrington è conosciuto perché suo padre è conosciuto, ma
non ho mai avuto l'occasione di parlargli direttamente, non lo avevo mai notato
prima nonostante l'avessi visto diverse volte - il suo flusso di pensiero si
bloccò bruscamente, come se stesse cercando un ricordo specifico, poi riprese
come se nulla fosse accaduto, lì per lì sorprendendo Lorelay - eppure c'è
qualcosa di diverso in lui come se fosse - Mary si interruppe un attimo di
nuovo - non saprei dire.
- Però Mary io vorrei che stessi attenta, perché l'hai visto una
volta sola, e lo so che può sembrare una persona affascinante, poi sappiamo
tutti che la famiglia Norrington è una buon nome, però ecco, voglio che tu stia
attenta - disse Loreley con tono accorato.
Mary guardò la sua amica, apprezzando la sua preoccupazione, ma
dentro di sé sapeva che non c'era nulla di cui preoccuparsi e sapeva che a
breve molte cose sarebbero cambiate nella sua vita.
- Ti ringrazio Loreley per la tua preoccupazione, ma sono sicura
che tutto andrà bene. Davvero, me lo sento.
Loreley inclinò leggermente la testa da un lato e inarcando un po'
le spalle guardando la sua amica, e Mary sapeva perfettamente che Loreley stava
per attaccare con una delle sue solite raccomandazioni
- Io non voglio fare la strega portatrice di sventura Mary cara,
ma lo hai conosciuto due giorni fa e non sai davvero chi sia. - Fece una rapida
pausa come per cercare le parole - Lo conosci a malapena e non vorrei che tu ti
facessi una idea sbagliata su qualcuno che non conosci, non vorrei che ti
facessi del male o che lui te ne facesse. Non potrei mai perdonarglielo e lo
sai quanto ti voglio bene e non ti dico niente per cattiveria. Mary io penso
che tu ti sia infatuata di Adam ed è una cosa buona, è sempre bello innamorarsi
e io lo so, però ricordati che le relazioni non si costruiscono sull'amore a
prima vista, perché quello esiste nei racconti. Le relazioni hanno bisogno di
essere costruite nel tempo, ma questo tu lo sai bene.
Mary se ne stava a braccia conserte limitandosi ad annuire, era
palesemente da un'altra parte, ma stava sicuramente ascoltando ciò che Lorelay le stesse
dicendo
- Quindi lo vedrai questa sera? - continuò lei - Sicuramente tuo
padre vuole conoscerlo più da vicino, per capire che persona sia ed aiuterà
anche te, sentire come parla, come si muove e cosa pensa. Ricorda che I
rapporti si creano con le abitudini.
- Secondo me si preoccupa in maniera eccessiva. Sono adulta e sono
capace di discernere la malizia.
Lorelay sbuffò - Santa pazienza, in fin dei conti sei la sua unica
figlia e l'ultimo membro della sua famiglia, è normale che voglia sapere chi
sia.
- Oh Loreley, le tue paternali. - Sospirò esasperata - va bene
starò attenta.
Mary sentiva, ma non ascoltava, conosceva molto bene Loreley e il
suo spiccato uso del buon senso. Questa, non era stata diversa. Sin da quando
sua madre se n'era andata a causa del tifo, le è sempre stata molto vicino,
quasi quanto una sorella maggiore nonostante abbia due anni in meno di lei,
alle volte prendendosi anche tutte le responsabilità che non avrebbe dovuto e
di questo Mary le era davvero grata.
Due anni e mezzo prima Loreley si era innamorata di un
bell'avvocato che veniva dal Nord Dakota, tale Sigmund Johansson, ricco,
affascinante e intelligente, un uomo sicuramente da sposare di cui anche Mary
un po' si era invaghita. Lorealay e il suo promesso sposo erano ufficialmente
fidanzati in casa e di lì a poco ci sarebbe stato un matrimonio di cui Mary era
molto felice. Sembrava che tutto andasse a gonfie vele, c'erano le premesse per
un futuro idilliaco per Lorelay dove non le sarebbe più mancato nulla eppure,
purtroppo, la realtà si rivelò non essere come l'aveva sperata. Lorelay a suo
tempo raccontò che il suo promesso sposo si dimostrò essere una persona
inaffidabile, un alcolista violento, ma soprattutto depravato. Il matrimonio
venne annullato dopo una lite rovinosa tra Sigmund e i genitori di Lorelay e da
allora non ne volle più sapere di matrimoni, ma sopratutto non voleva che la
sua amica finisse nel mezzo di una situazione analoga. Mary le stette vicino
più di chiunque altro, perché ben si ricordava quanto Loreley le fosse stata
vicino quando sua madre morì.
Mary lasciò cadere la conversazione e durante il resto della
giornata non avevano più parlato di Adam o di matrimoni o di qualsiasi altra
cosa che avrebbe potuto mettere la sua amica a disagio e una volta terminato di
prendere il loro tè se ne andarono a fare una passeggiata che le portò lungo il
viale interno del parco dove Mary per la prima volta aveva conosciuto Adam.
Nonostante ormai parlassero del più e del meno, passeggiando adombrate dal
lungo viale alberato nel mezzo del parco, Mary indugiava in quel posto dove
aveva conosciuto l'uomo che lei reputava essere quello dei suoi sogni e su cui
aveva fantasticato tutta l'adolescenza e si perdeva in un vago vaneggio muto
pensando alle lunghe passeggiate che un giorno avrebbero potuto fare insieme.
Pensò, in un senso religioso di andare anche a fare visita, nel frattempo che
si incamminavano, al piccolo roveto, dove le si era incastrato il vestito; ma
con sua grande delusione quando arrivò, il roveto non era più lì, dovevano
averli rimossi tutti poiché evidentemente avevano causato problemi non soltanto
lei ma anche altre persone. Tra le varie persone che con una lenta falcata
temporeggiavano nell'ombrosa passeggiata, probabilmente per ritardare quanto
più possibile l'inevitabile passaggio sotto il sole estivo, spiccava una
signora, vestita con una camicia in giorgette blue con il pizzo al collo e una
lunga gonna di faille dello stesso colore, un vestito datato che però si
intonava ad una donna avviata sull'orlo della sessantina, la quale stava
passeggiando mano nella mano con un bambino. Mary la intrasentì ringraziare fra
se e se il sindaco che avessero rimossi tutti i roveti, sembra che qualcuno si
fosse lamentato che dei bambini si fossero fatti male o di altre signore in cui
il vestito era rimasto impigliato; ora al loro posto c'erano dei piccoli
cespugli di biancospino. Sicuramente i rovi non avrebbero causato più alcun
problema, però un po' le dispiaceva perché voleva ringraziarli che l'avevano
trattenuta per abbastanza tempo per conoscere Adam "Cosa diavolo stai
pensando Mary? Ma sei impazzita? Ora vuoi parlare con le piante?" Pensava
Fra se e se in quel momento in cui realizzò che voleva andare a ringraziare una
pianta una cosa assolutamente priva di senso
- Mary ma mi stai ascoltando? - Le chiese Loreley mentre
passeggiavano lungo il vialetto
- Devo parlare con le piante - disse spontaneamente, come dando
voce ad una meteora che avrebbe dovuto rimanere senza voce nella sua testa,
mentre Lorelay si fermò con la bocca semi aperta e un'espressione confusa
- Mary? Tutto bene?
-Eh? Ah sì! No. Scusa no, hai ragione, non stavo ascoltando stavo
pensando che - si interruppe un po' imbarazzata - lascia stare è solo una
sciocchezza
- Santo cielo Mary stai veramente con la testa tra le nuvole, sei
proprio cotta!
--
Ore 12:30
Si dirigono
verso la piazza del Comune accompagnati da Norrington Jr., attendono per alcuni
minuti e poi entrano nel Comune, non so se stiano andando nello studio del
sindaco.
Ore 14:30
Escono dal
Comune, si dirigono verso il centro. Norrington Jr. torna indietro e si
appresta a soccorrere una ragazza rimasta impigliata con la gonna in un
cespuglio di rovi. Conversano, lei sembra essere infastidita, Ma sembra
cambiare atteggiamento poco dopo il contatto, forse è rimasta punta da uno dei
rovi. Dopo poco si allontanano. Li seguo.
Ore 15:30
Fanno un
lungo giro, lei ride, lui anche (di riflesso?), parlano del più e del meno,
camminano soli facendo un giro ampio, continuo a seguirli.
Ore 16:30
Si apprestano
ad arrivare a quella che presumo sia la casa della ragazza, il nome sulla targa
antistante il cancello recita "Villa Delgarno"
Ore 16:32
Norrington
Jr. sembra parlare con, presumo, Salvador Delgarno, il padrone di casa. Hanno
un contatto. Continuano a parlare, ma non comprendo la conversazione, sono
troppo lontani.
Ore 16:53 Arrivano ai
convenevoli, si salutano. Norrington Jr. si gira verso il proprietario di Villa
Delgarno, probabilmente per rispondergli e si appresta ad andarsene a passo sostenuto.
Ore 16:55
Norrington
Jr. esce dal cancello della villa e rimane fermo qualche istante per poi
proseguire verso sinistra tornando a piedi oltre la collina, sempre a passo
sostenuto. Non lo seguo ulteriormente.
Questo era quanto c'era scritto sul suo taccuino. Aveva fatto le
sue ricerche su tutte le persone ricche e avvenenti della città, El Senior
Delgarno era un uomo con una attività avviata, particolarmente proficua, con
dei proventi molto stabili, ma gli sembrava strano che avessero interesse per una
persona molto conosciuta in una così grande città, si lasciò scappare una
risata strozzata e iniziò a sospettare che si fosse effettivamente sbagliato.
"Non ho trovato nessuno, e non se ne vede si sente traccia, bravi,
bravi" ma se la sua intuizione fosse stata corretta?
"E io che volevo farmi assumere come giardiniere qui dai
Delgarno per stare più vicino a casa dei Norrington, stupida ragazzina
svenevole" sbuffò mentre diede un calcio ad un sassolino sul marciapiede
su cui l'ombra pomeridiana si andava via via stagliando "ma è possibile
che si presenti più e più volte a casa loro, bene ma mica troppo",
continuava mentre scendeva giù per la strada di lieve pendenza.
"L'ambizione è sempre stata il loro forte" diceva
pensieroso fra se e se il giovane uomo, che dopo aver raccolto gli strumenti da
giardiniere, se ne andava verso la periferia in zone dove la sua pelle
olivastra, forse un po' troppo vistosa per il centro popolato principalmente da
bianchi, si sarebbe meglio confusa con le altre sfumature della terra, che così
raramente colorava i quartieri centrali dopo le ore lavorative e durante le
festività.
Ancora con indosso la divisa da giardiniere, si girò dal lato
opposto della casa dei Delgarno, per poi proseguire verso il centro, alla
stazione del Tram dove, nel vagone riservato agli immigrati, si sarebbe recato
verso sud, alla periferia.
Il tram era affollato e rumoroso, come ogni giorno tra l'altro, La
gente era stretta e accalcata su se stessa e le risate dei bambini, il vociare
eccessivo degli adulti e l'odore del sudore, si mescolavano insieme; erano i
suoni e gli odori della giornata che volgeva al termine quanto precursore di
quello che sarebbe stato il giorno dopo, ma all'uomo con la divisa da giardiniere questo non
importava, come se fosse una cosa esterna dalla sua sfera di interesse.
Guardava distrattamente fuori dal finestrino ed erano lì, uno appresso
all'altro, i caffè eleganti, gli alimentari, le lavanderie a gettone, le sale
da biliardo, i bar, i bei palazzi in stile liberty tirati a lucido, sinonimo
del benessere del centro di quella crescente città che diventava sempre meno
rurale e sempre più industriale e cosmopolita. Nel tragitto, tra le varie
stazioni, le villette a schiera con i bei giardini che si potevano intravedere
da lontano, e i palazzi con i balconi adornati da vasi di fiori che
impreziosivano le piazze di colori e profumi, la gente per bene che camminava
allegramente, lasciavano gradualmente spazio ad un panorama urbano meno tirato
a lucido e più reale: le strade diventavano mano a mano più dissestate, le case
di periferia erano più malmesse, per chi chiaramente poteva permettersi una
casa di proprietà, anche la fauna urbana cambiava, sguardi più vigili, più
tesi. Ma quella tensione non era nello sguardo dell'uomo con la divisa da
giardiniere, la sua mente era molto più lontana, concentrata su altro.
Scese dopo una decina stazioni, e si mosse verso una zona
principalmente abitata da ispanici: messicani, spagnoli, cubani e portoricani.
Se ne andò in un locale particolarmente affollato, che da quando era arrivato
in America frequentava in maniera piuttosto assidua: l'Alforja
Casera. Era un locale particolarmente affollato e c'era un gran vociare da
far venire il mal di testa, eppure quel luogo era vivace, diversamente dalla
quotidianità fuori da quelle quattro mura, fatta di privazioni e polverose
monocromie mentali. Non solo c'era molta vitalità, ma la musica popolare e le
canzoni, si impastavano con quegli odori che difficilmente si sarebbero sentiti
così intensamente da altre parti: oltre i banconi, dove da una piccola
finestrella si potevano vedere i cuochi apparire e scomparire nel mentre che si
muovevano rapidamente nelle cucine, si potevano udire lo sfrigolare del cibo in
preparazione nelle padelle in cui l'odore dell'olio si mischiava con quello dei fagioli
riccamente speziati, dove dominanti erano il cumino, la paprika, il coriandolo
e la noce moscata; l'impasto di odori, colori e suoni avrebbe fatto sentire
chiunque a casa. Lui però non pareva partecipare attivamente a questa meritata
tregua dopo una lunga giornata di lavoro e pare che non fosse un uomo di molte
parole, una persona che sarebbe passata piuttosto inosservata: un'uniforme
da lavoratore, un aspetto poco curato, una folta capigliatura bruna e una barba
folta e trasandata. Ordinò il solito, si sedette aspettò che gli arrivassero
cibo e la birra, che vagamente ricordava una caña, e nel frattempo si scorse le
dita sugli occhi incorniciati da profonde occhiaie infossate che gli davano un
aspetto piuttosto lugubre.
Consumò il pasto piuttosto in fretta, ma non freneticamente, ma piuttosto come
uno che fosse stato seriamente affamato da giorni troppo lunghi. Finito di
mangiare, aprì il suo taccuino e dedicò diverso tempo a passarsi la matita
consunta avanti e indietro sulla tempia mentre ne sfogliava le pagine.