Mary deve morire

di Rannek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quegli occhi troppo blu... ***
Capitolo 2: *** ... come quelli dei neonati ***
Capitolo 3: *** L'uomo con la divisa da giardiniere ***
Capitolo 4: *** La Cerimonia - Parte I ***



Capitolo 1
*** Quegli occhi troppo blu... ***


Capitolo 1: Quegli occhi troppo blu...

 

Era una bellissima giornata di tarda primavera del 1912 in una bella città rurale del New England. Gli alberi di pesco, con i loro ampi fogliami, erano oramai sfiorenti e le api e le farfalle avevano abbandonato deluse i regali bouquet naturali alla ricerca di amori più terreni e frugali. Ma mai avrebbero potuto immaginare che fuggire dall'amore per i fiori morenti, li avrebbe accompagnati ad una vita più lunga e a qualcosa di ancora più prezioso che stava nascendo: i frutti che avrebbero nutrito l'anima e il cuore dei cittadini di quella comunità. Ma forse dovremmo discendere dai rami nodosi dei peschi e guardare cosa essi stanno adombrando, un piccolo ed elegante caffè di città, dove la nostra storia inizia. Il cielo era terso e il sole, brillante ma non ancora rovente, colpiva le fronde della passeggiata del centro commerciale della città, dove boutique, locasi chic e club di lusso incorniciavano una pavimentazione in granito riccamente decorata dove, accostati ai bordi, spiccavano dei vasi di pietra ricolmi di fiori che invitavano api e farfalle a suggerne i delicati nettari. Lungo le mura di alcuni edifici era possibile vedere gruppi di uomini, di donne e più raramente gruppi misti intenti ad affiggere diversi manifesti politici: altri, un po' vecchi e rovinati erano già stati affissi sui pali della luce o sui muri spogli; spiccavano i più disparati argomenti, ma quelli più comuni erano manifesti femministi per il diritto al voto, manifesti contro le politiche espansionistiche degli Stati Uniti e la segregazione razziale che tra le tante cose separava le attività commerciali dei neri e degli immigrati non bianchi, tenuti segregati in zone oltre lo sguardo dei passanti. Era invero un periodo ricco di conflitti e di grandi discussioni sui temi sociali e geopolitici che lì, nella terra dei liberi così come in Europa avrebbero cambiato per sempre il mondo.

Ma c'era chi in tutto questo non trovava un grande coinvolgimento, e si trattava di una ragazza appena ventitreenne di nome Mary Delgarno, seduta ad un elegante caffè e intenta a sorseggiare una tazza di tè mentre osservava distrattamente i passanti. Era una giovane donna, dai lunghi capelli corvini raccolti in uno chignon dal quale cadevano dei boccoli, mentre dei ciuffi ondulati in stile Marcel ne incorniciavano il volto. Mary aveva un viso spigoloso, ma che nell'insieme risultava affascinante e armonioso. Caratterialmente potremmo descriverla come una ragazza di buona famiglia, cordiale ma riservata, come ci si dovrebbe aspettare alle signorine per bene di quell'epoca. Sedeva composta, mentre i sui occhi lanciavano sguardi timidi sulle coppiette per bene che camminavano lungo la bella passeggiata alberata e ogni tanto si lasciava fuggire un vibrante sospiro

- Guardali, tutti felici e contenti, senza alcun pensiero nella testa se non l'amore che fiorisce, tranne me, sembrerebbe - disse fra se e se.

- Mary, io sono qui se hai bisogno - una voce limpida e un po' nasale riportò Mary alla realtà dalla quale si era allontanata, così tanto che aveva ignorato la presenza di Lorelay, la sua amica di infanzia, che era proprio lì davanti a lei. Una biondina minuta con un delicato vestito bianco con una fantasia floreale, che la guardava con un sorriso un po' divertito e costernato.

- Oh Lorelay, sono in età da marito e non ho conosciuto nessuno che non fosse quell'acciuga di Thaddeus Fitzroy III con quei capelli schiacciati in testa così tanto da farli sembrare disegnati. Per non parlare poi che si fa il bagno nella colonia oh Signore, si sente da un miglio di distanza. Tremendo.

- Mary! Non essere così crudele con il povero Thaddeus, lo sai che gli piaci! Ti ricordi com'è stato carino alla festa di compleanno del defunto Dominique? - la incalzò Lorelay.

Mary la guardò un po' sottecchi inclinando la testa con un espressione esasperata - alla festa di compleanno di Dominique, io sono stata assediata da Thaddeus, dove costui ha iniziato a bersagliarmi con una raffica di domande, tra le quali alcune decisamente impertinenti e senza connessione alcuna l'una con l'altra, per poi finirmi con un discorso sugli indici di crescita della Federal Reserve. E le occhiate che ti mandavo sorridente erano chiaramente richieste di soccorso!

- Oh mi dispiace Mary di non aver capito, però si dice che metterà le mani sulla sontuosa eredità paterna, dovrebbe possedere diverse terre nell'entroterra europeo!

- Ma io non voglio cose o terre, voglio incontrare l'amore quello così all'improvviso, inaspettato, come quello dei miei libri!

C'era qualcosa di un po' bimbesco e capriccioso nel suo tono, Lorelay la guardava sognare ad occhi aperti - Mary sei proprio un incorreggibile sognatrice!

Lei sospirò di nuovo mentre tornava alla realtà, una realtà che le stava di anno in anno sempre più stretta e il peso del tempo si iniziava a far sentire, poiché se non si fosse accontentata, avrebbe ben presto superato l'età per maritare e sarebbe diventata una zitella, che sarebbe ingrigita nella solitudine, additata da tutti e derisa e di certo Mary non voleva questo! Mary voleva poter essere come tutte le altre e godere della bella società senza sentire la gente spettegolarle alle spalle.

- Saranno circa le due e anche se il sole è ancora alto avevo promesso a mio padre che avrei approfittato della nostra uscita per andare a fare alcune compere, sai vorrei tornare prima del tramonto.. - disse Mary riponendo la tazzina di porcellana sul vassoio con delicate fantasie floreali

- Accidenti sono già le due! - Esclamò Lorelay. - Avevo promesso a mia madre che l'avrei aiutata a fare i preparativi per la cena di oggi! Allora io scappo Mary! Noi ci rivediamo domani alla messa!

Mary fece in tempo a farle appena un saluto accennato che Lorelay era già scomparsa oltre l'angolo. Sospirò un po' divertita dal comportamento della sua amica e si avviò al negozio di alimentari per fare alcune commissioni, che furono abbastanza rapide ed uscì dal negozio con due piccoli cestelli avviandosi verso il parco centrale dal quale sarebbe poi giunta a casa.

Lungo il viale che tagliava il parco comunale erano stati piantanti dei rovi di more e purtroppo Mary passò troppo vicino uno di questi, finendo impigliata con la gonna del bel tailleur da passeggio turchese che le aveva confezionato il padre per il suo ventitreesimo compleanno

- Oh povera me! - se si fosse mossa anche solo per posare i cestelli, l'abito si sarebbe rovinato e di certo Mary non avrebbe voluto addolorare il padre con una tale delusione. Cercò un modo di disincagliarsi, ma non avrebbe potuto fare nulla senza fare un disastro. Si guardò intorno e ovviamente nessuno era lì per poterla aiutare

- Ho entrambe le mani occupate accidenti! - esclamò sommessamente Mary mentre guardava alle sue spalle il vestito incagliato cercando di pensare ad una soluzione e nel fare, finì per pungersi - ahi, ci mancava, no? -

- Signorina siete in difficoltà, posso permettermi di aiutarvi?

Mary si girò sorpresa per guardare il suo soccorritore e il suo cuore perse un colpo quasi sussultando. Ecco che davanti ai suoi occhi apparve un bellissimo giovane, slanciato, dal fisico da pugile e degli occhi troppo blu "da dove è sbucato fuori, no c'era nessuno qui" pensò. Vestiva una blusa blu scuro a tre pezzi, stretta così da delineare la sua corporatura scolpita e reggeva sul suo petto una bombetta, così lasciando una ciocca dei suoi capelli biondo cenere, tenuti ordinatamente all'indietro, cadere su quel volto a diamante così simmetrico. Mentre la guardava, in attesa di una risposta che tardava ad arrivare, abbozzò un lieve sorriso e si chinò leggermente su di lei dalla sua statuaria presenza

- Io - Mary faticava a trovare le parole - si, come vedete sono impigliata - disse con un filo di voce mentre manteneva il contatto visivo con il giovane uomo. Il suo cuore stava battendo sempre più velocemente e quel bustino che le stringeva il petto di certo non la aiutava a respirare meglio o a calmarsi "era il caldo? O la paura di rovinare il vestito?" si chiedeva, ma non era né l'uno, né l'altro, perché Mary si stava ingannando semplicemente per la paura e l'emozione.

- Non vi muovete o il vostro bel vestito si rovinerà - rispose il giovane con tono fermo ma gentile, e prontamente si mosse verso il cespuglio di rovi come se dovesse andarla a salvare dalle fauci di qualche bestia feroce; si inginocchiò sulla ghiaia e iniziò ad armeggiare con la parte della gonna che era rimasta impigliata nel cespuglio, facendo molta attenzione a non rovinarla. Nel mentre, facendo attenzione a non farsi notare, iniziò ad indagare ogni centimetro del suo corpo "certo che è veramente alto" pensò quando lo vide inginocchiarsi, sarà stato alto minimo 6 piedi se non di più e ora che era chinato poteva ammirare la larghezza delle sue spalle; Mary si lasciò andare a pensieri zuccherini mentre pensava cosa avrebbe provato ad essere sollevata da quella forti braccia e non poté non indugiare nel pensiero di immaginarlo mentre loro...

- Ecco qui, il vostro vestito è salvo.

Mary riemerse violentemente dal suo sogno ad occhi aperti, sussultando come se stesse per inciampare da una ripida scalinata, ma lui parve non farci caso "che si fosse accorto che lo stavo guardando? Magari con aria immorale e peccaminosa? Sarebbe stato vergognoso" e arrossì, imbarazzata.

Mary si ricordava di questo ragazzo, lo aveva visto in diverse occasioni, poiché aveva un volto molto familiare "deve essere il Norrington Jr.!" pensò Mary. Ricordava quel bel giovane, una meta ambita da molte signorine di ricca famiglia, lo aveva visto frequentemente a teatro e in alcuni gala organizzati dal defunto Generale Dominique Castellano e di sfuggita al suo funerale, mentre faceva privatamente le condoglianze alla Signora Castellano. E' pur vero che di lì a tre anni, da quando il padre si era ammalato di una strana e debilitante polmonite, lo aveva visto sempre più di rado. Certo che a vederlo ora, sembrava diverso, inizialmente non lo aveva davvero mai notato con particolare attenzione, ma sembrava decisamente più bello di come se lo ricordava, se fosse davvero lui.

Mary riemerse dai suoi ricordi e il giovane uomo parve frenarsi prima di riprendere a parlare, sembrava essersi reso conto che qualche cosa l'avesse turbata e le sorrise teneramente.

- spero non vi siate punta - disse, posando i cestelli che portava con lei sulla panchina lì vicino e prendendo le sue mani nelle sue per controllare che non ci fossero tagli. Quando le afferrò le mani, Mary percepì qualcosa che non aveva mai provato fino ad ora, sentì come un fiume correre dalle sue braccia al suo petto, "che sensazione particolare" pensò soffermandosi su come stesse reagendo il suo corpo "e che mani così strane" continuò, al tatto erano lisce eppure parevano dure, non come le mani di un uomo dedito al lavoro dei campi, gonfie e scurite dal costante lavoro con la terra e con gli attrezzi agricoli, ma sembravano come fossero fatte di cuoio. Interruppe il suo flusso di pensieri e si sentì sciocca a fare tutte quelle elucubrazioni, era ovvio che non fosse un contadino, bastava guardarlo per rendersene conto, aveva un viso pulito, un taglio di capelli elegante e molto curato e il colorito del suo volto non era di certo quello di qualcuno dedito a passare ore e ore sotto il sole rovente. Mary si sentì stordita, forse dall'avvenenza di questo misterioso giovane, prima noto, ora sconosciuto, mosso da galanteria così apertamente genuina verso di lei, una cosa che nessun uomo aveva fatto prima d'ora con quei modi così cavallereschi. Per la prima volta nella sua vita si sentì davvero una donna ed era sicura che da quel momento in poi tutti in città lo avrebbero notato e glielo avrebbero riconosciuto, ma più indugiava in quel tipo di pensieri più si rendeva conto che degli altri e delle loro opinioni non le importava nulla, tutto diventava grigio e privo di valore quando il suo sguardo incrociava quello del giovane uomo. Essendo quasi certa che si trattasse di Norrington Jr. un ricco ereditiero, la sua mente iniziò di nuovo viaggiare furiosamente immaginandosi un sontuoso matrimonio, una vita felice e spensierata, viaggi in Europa o nelle terre esotiche del Sud America, come i Caraibi di cui aveva visto qualche bellezza solo nei quadri, nei suoi libri o di cui aveva solo sentito parlare.

Mary tornò a guardare le sue mani in quelle di lui mentre con i polpastrelli indagava delicatamente alla ricerca di tagli, risultando però inopportuno. Lei ritrasse le mani e quel fiume che scorreva si interruppe di colpo, ma non quella strana magia di quel momento così particolare. Cercò di controllare l'accendersi del rossore sul suo volto e si rese conto di star tremando lievemente, certamente, doveva essere perché non era abituata a quel tipo di attenzioni, cercò quindi di ricomporsi nel migliore dei modi mantenendo quel ritegno che ci si aspetta da una signorina per bene e, quando finalmente ritrovò la compostezza, ritrasse le mani su di sé e fece per guardarlo con un espressione che, nella sua immaginazione, evocasse austerità

- Vi ringrazio del vostro aiuto, come vedete non sono ferita, ora scusate ma temo proprio di dover tornare a casa - disse cono tono grave e sistematasi la gonna per evitare che si gualcisse, fece dunque per andarsene

- Lasciate che vi accompagni ve ne prego - la fermò lui. Il suo tono era tagliente eppure suonava così caldo e pastoso, come il canto di uno di quegli uccelli esotici descritti nei suoi libri sulle bestie che popolano le grandi lande selvagge.

- Vi ringrazio mio buon signore per la vostra gentilezza e la vostra offerta, ma devo declinare. Sapete sono di fretta e devo tornare a casa e poi mio padre, cosa direbbe se tornassi accompagnata ad uno sconosciuto? - annunciò Mary con tono rigido e formale, con un po' indecoroso e malcelato piacere nell'aver ricevuto quella gentile offerta, ma in fin dei conti lui era uno sconosciuto e dare confidenza a degli uomini conosciuti per strada poteva essere malvisto. Dunque, ancora una volta fece per andarsene, questa volta con un'andatura più decisa come se stesse testando se l'uomo fosse davvero interessato a lei o se tutta la scena precedente fosse stata una semplice cortesia di circostanza

- Insisto! - disse il giovane uomo ostruendole il cammino facendo un solo passo in avanti - vi prometto che vi porterò a casa sana e salva e poi non mi vedrete più, se vorrete.

Al solo sentirlo dire che non lo avrebbe più rivisto, sentì un gelo dentro di sé tanto forte da farle perdere il fiato. Finse di riflettere per un attimo e abbozzò un sorriso felice che però represse quasi subito

- Sta bene, vi permetto di accompagnarmi, ma devo farvi presente che sono una donna di buoni costumi, quindi non cercate di fare cose strane o inizierò ad urlare! - disse con tono imperativo e un po' vezzoso

- Ve lo prometto! - sorrise abbozzando una risata e mettendo teneramente la coppola sul cuore e alzando buffamente la mano sinistra a mo di giuramento

Mary si rabbonì a quel gesto così volutamente goffo che sembrava stonare così tanto con la sua figura

- Allora a chi devo porgere il mio ringraziamento?

- Adam, Adam Norrington, figlio di Salvador Norrington il proprietario della magione oltre la collina. Potrei chiedere chi ho avuto il piacere di soccorrere e ora di riaccompagnare?

"Lo sapevo!" pensò Mary e lasciò cadere la maschera di austerità porgendogli la mano - mi chiamo Mary Delgarno, figlia del sarto Johnatan Delgarno - lui afferrò la sua mano e le rispose con un galante baciamano al quale Mary sorrise a pieno volto e lui contraccambiò.

- Delgarno? - disse sorpreso e poi con un cenno della mano mostrò il proprio abito - questa blusa mi è stata fatta su misura proprio alla sartoria di vostro padre!

- Ah! Quindi conoscete mio padre - domandò vivacemente sorpresa Mary

- Non proprio personalmente, ho avuto solo dei fugaci scambi di parole, mio padre lo conosce sicuramente di più dato che molti dei suoi abiti sono stati confezionati proprio alla sartoria di vostro padre. L'ho rivisto di recente anche se ho avuto solo a che fare solo con una delle sue assistenti, ma era solo quando la sarta prendeva le misure delle spalle, chiedendomi di mio padre.

Mary sentì per un attimo un brivido di gelosia dell'assistente, ma che controllò e represse subito dandosi un contegno

- Vi farò da cavaliere fino a casa Miss Mary, posso permettermi? - e le porse il braccio

Mary sorrise - potete Mr. Norrington.

- Adam andrà benissimo.

La stradina sterrata che portava dal parco centrale a casa Delgarno, era dentro la città ma non era molto distante, ci sarebbero voluti solo una decina di minuti a piedi e quindi per questo, sotto suggerimento di Adam, fecero una piccola deviazione verso una zona meno edificata e più in aperta campagna. Mary era sicura che nessuno li avesse visti allontanarsi insieme verso i campi, ma non le importava in quel momento cosa avrebbe avuto da ridire la gente, perché ora lei, proprio lei, figlia di un sarto, stava camminava sottobraccio con un uomo affascinante che la faceva ridere, la faceva sentire importante e che non la trattava come una bambina, ma come una la donna che era e che finalmente cominciava a sentirsi. Adam non sembrava affatto come tutti gli altri che le parlavano o le rispondevano con accondiscendenza mascherata da cortesia, Adam era diverso, Adam era perfetto, Adam doveva essere l'uomo perfetto.
Questa bella città del New England aveva dei paesaggi suggestivi che le ricordavano un po' la bellezza dei tipici paesaggi Inglesi a cui si era stata abituata da bambina: le collinette erbose e ampi campi fioriti che si accostavano a dei piccoli boschetti che offrivano riparo dal sole e dalla caldura delle afose giornate estive, dove immaginò di invitarlo a fare un pic-nic uno di quei giorni, ma non prima che l'avesse invitata a cena!

Fecero una lunga deviazione che disegnava un arco che usciva dal centro abitato verso le zone più rurali e boschive e si concludeva con il rientro all'interno della città in una zona un po' più di periferia, dove era ubicata la casa di Mary e questo permise loro di conoscersi un po' meglio.

- Quindi avete vissuto in Europa? E dove ditemi? - le chiese Mary afferrandogli il braccio

Lui le sorrise divertito da quel comportamento - Ho vissuto la mia infanzia a Bruxelles in Belgio per pi trasferirmi a Montpellier in Francia per quasi tutta l'adolescenza. Mi sono trasferito negli Stati Uniti dove ho studiato Scienze Agrarie alla Columbia University.

- Wow! Che vita avventurosa Adam e avete vissuto anche in Francia ! Come vorrei andarci un giorno!

- Vi consiglio di andarci, è decisamente diversa dall'Europa o dal New England - disse con tono assertivo - Però alla fine sono dovuto tornare anche per volontà di mio padre che voleva che studiassi agraria perché ci teneva particolarmente, anche se ho sempre preferito la letteratura e la pittura.

- Anche io! Amo la letteratura! Emily Dickinson mi ha fatto innamorare del New England con le sue atmosfere fantastiche e Melville con il suo romanzo Moby Dick che mi ha fatto sempre desiderare di salpare... Beh senza affondare se fosse possibile.

Lui rise di gusto a quella genuina e involontaria battuta - Vedo che siete un'accanita lettrice, potrei permettermi di consigliarvi dei titoli da leggere?

Le arricciò leggermente le labbra e gli sorrise

- Certamente! Leggerò sicuramente quello che mi consiglierete.

 

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Capitolo 2
*** ... come quelli dei neonati ***


Capitolo 2: ...come quelli dei neonati

 

Erano circa le quattro del pomeriggio e incamminatisi verso la strada di casa di lei, percorsero un tratto di marciapiede lungo il quale si estendeva la pavimentazione stradale in macadam, e giunsero davanti ad un muretto cinto da un colorito roseto in fiore oltre il quale, al di là di un grazioso viale alberato, si ergeva una villa sontuosa circondata da un ampio terreno. Era una villa urbana con uno stile architettonico inconfondibile, chi progettò la casa doveva essere un cultore di architettura moderna italiana. Giunti davanti al grande cancello d'ingresso in ferro battuto arricchito di ornamenti argentati, si inoltrava una vialetto in pietra ornamentale, arricchito da disegni raffinati ed eleganti delimitato dal resto del giardino con dei bordi in granito intagliato, che davano quel tocco di eleganza ad un posto già di suo, degno di un dipinto. Gli alberi di magnolia e acero che adombravano il vialetto d'ingresso, si interrompevano dopo una decina di metri lasciando che la la pietra del viale si aprisse circondando una bellissima fontana in marmo situata ad almeno dieci metri dall'uscio di casa. Solo entrando e percorrendo il viale principale era possibile ammirare delle ampie aiuole ordinate a ventaglio intorno alla villa ove si potevano scorgere una moltitudine di fiori di colori diversi che due giardinieri, uno afroamericano e un sudamericano, erano intenti a curare.

- Eccoci, siamo arrivati questa è la mia casa - disse Mary indicando la villa oltre l'ampio cancello.

- È davvero un posto di buon gusto Miss Mary, dovete aver avuto un'infanzia assai spensierata

- Mh... - Mary indugiò un attimo e storse la bocca in una smorfia pensierosa

- Vi chiedo scusa - disse Adam con tono accorato - ho forse detto qualcosa di sbagliato?

- Oh no Mr Norr.. Adam, assolutamente. Non c'è nulla di cui dovete scusarvi. - Mary cambiò discorso - Mi ha fatto molto piacere che abbiate insistito ad accompagnarmi a casa e vi ringrazio ancora per avermi soccorso così che non rovinassi il mio vestito.

- Sappiate che è stato bello passeggiare con voi Miss Mary, magari se vorrete potremmo incontrarci ancora, ovviamente con il permesso di vostro padre.

Lo sguardo di lei si accese a questa proposta - Certamente! Mi farebbe molto piacere, allora ve ne prego venite vi accompagno!

- Miss Mary - Adam resistette al suo tentativo di trascinarlo

- Potrebbe non essere buona creanza presentarmi senza invito.

- Oh, mio padre è una persona molto comprensiva, sono sicura che capirà - rispose Mary con nonchalance.

Mary aprì il cancello e molto allegramente invitò Adam ad entrare

- Faremo meglio a non stare sottobraccio come abbiamo fatto prima di venire qui, mio padre è un po' all'antica e non vedrebbe di buon occhio un comportamento del genere da parte mia

- Non c'è neanche bisogno di chiedere Miss Mary, non vi metterei mai in difficoltà.

Dunque elaborato questo piano, si avviarono lungo il vialetto in pietra, sotto le fronde che riparavano dal sole e superata la fontana giunsero ad una piccola scalinata che antecedeva l'uscio di casa, ma poco prima che potessero giungere alla porta questa si aprì rivelando un uomo sulla cinquantina

- Mary - disse l'uomo con sollievo - eccoti qui finalmente, ma dove eri finita e... ma voi siete il giovane Mr. Norrington? - disse riferendosi ad Adam, con un fare molto sorpreso.

- Oh buon pomeriggio papà, si lui è...

- Esattamente signore - la interruppe Adam facendole un rapido occhiolino, che probabilmente il padre non colse e si apprestò a porgergli la mano in cenno di saluto. Mr. Delgarno apparve sorpreso e rispose con una stretta vigorosa

- Vi chiedo scusa se mi sono presentato alla vostra dimora senza invito alcuno, ma non l'avrei fatto senza un valido motivo.

Mr. Delgarno li guardò con un principio di cipiglio, nei primi del 1900 un uomo che si presentasse senza invito a casa di una ragazza, per giunta tornando con lei, avrebbe potuto mettere in seria discussione la reputazione di un'intera famiglia, ma dato che apparentemente Mr. Delgarno conosceva il padre di Adam, parve rabbonirsi, e attese per vedere come sarebbe evoluta quell'inaspettata conversazione.

- Quali sono queste circostanze per le quali vi stavate accompagnando a mia figlia? - Mr. Delgarno stava squadrando Adam, il cipiglio se n'era andato eppure aveva serrato gli occhi lasciando spazio ad un'espressione inquisitoria, come un avvocato che stia per ascoltare le parole di un imputato

- Oh, perdonatemi, ho insistito io per accompagnarla dopo averle prestato soccorso al parco e...

- Soccorso? - Disse allarmato Mr. Delgarno - cosa è successo?

- Oh nulla di grave Mr. Delgarno, non temete. Stavo andando in città e ho visto vostra figlia nel parco del centro con il vestito impigliato tra i rovi e mi sono proposto di aiutarla, sarebbe stato un peccato se le si fosse rovinato - terminò guardando Mary con un sorriso che lei contraccambiò.

- Capisco, beh vi ringrazio di aver prestato soccorso a mia figlia - il tono fu molto privo di colore

- Piacere mio Signore, è stata davvero una situazione fortuita, ero sceso in città a prendere delle medicine per mio padre - Adam cambiò discorso con gran naturalezza e con tono smaliziato e gentile, ma non parve infastidire il padre di Mary che però trovava inconsueti i modi di Adam; non c'era ne scortesia ne traspariva alcuna arroganza o tentativi di omettere dettagli, eppure c'era di qualcosa di misterioso e diverso nei suoi modi, da come lo ricordava.

- Vorreste rimanere a cena? E' possibile papà? - Mary invase la conversazione tra i due uomini di malagrazia cogliendo di sorpresa entrambi

- Oh, non mi permetterei mai di arrecarvi disturbo senza un invito - disse Adam rivolgendosi rispettosamente a Mr. Delgarno e poi a Mary il cui volto entusiasta venne arrestato da un sguardo di supplica verso il padre.

Mr. Delgarno si passò la mano sul mento ben rasato come se stesse prendendo una decisione importante, mentre Mary lo guardava in trepidante attesa

- Sta sera non sarebbe possibile mi dispiace - disse di getto Mr. Delgarno. Sul volto di Mary si dipinse un'espressione di rammarico e delusione, poi continuò - ho già degli ospiti per la cena di questa sera. Mary entra e vai di sopra, io e il signor Norrington dobbiamo parlare - disse Mr. Delgarno con un tono deciso distogliendo per un attimo gli occhi da Adam per guardare sua figlia.

Lei si era già prefigurata la cena e un invito ad un bel ristorante di lusso dove avrebbe potuto conoscere Adam più approfonditamente e in un luogo pubblico, ma purtroppo il destino o suo padre avevano altri programmi.

Mary non sapendo che fare si congedò rapidamente dando la buona notte al padre e lanciando un'occhiata rammaricata verso Adam che le rispose con un sorriso cortese accennando un inchino con il cappello.

Mr. Delgarno attese che Mary sparisse oltre la scalinata e si assicurò di sentire la porta della sua camera chiudersi, poi si girò verso Adam

- Apprezzo molto il gesto Adam e vi ringrazio, ma ho notato gli sguardi che lanciate a Mary

- Oh, vi prego non fraintendetemi Mr. Delgarno, ho solo pensato che dato l'orario e che il sole si apprestava a calare, ho pensato di riaccompagnare Mary a casa sua in tutta sicurezza. - rispose Adam con grande naturalezza, ma Mr. Delgarno a quel punto parve molto seccato da quel comportamento informale che chiaramente non riusciva a decifrare

- Mary? Abbiamo raggiunto questi livelli di confidenza Mr. Norrington che già la chiamate per nome?

Adam non si scompose e rimase eretto nella sua statuaria presenza, superata da Mr. Delgarno solo perché egli si trovava in cima alla piccola scalinata mentre il giovane uomo era alla sua base, un chiaro elemento di dominanza da parte del padre di Mary che però non sembrava intimorirlo affatto

- Spero che i miei modi non vi abbiano offeso, vi giuro che non era nelle mie intenzioni. Girò il capo guardando un attimo a terra per poi proseguire - devo confessarvi però che nel tragitto che abbiamo fatto insieme per arrivare alla vostra casa abbiamo parlato e ho notato in Mar... - si interruppe per un attimo per correggere modi che avrebbero potuto suonare di nuovo inopportuno - ...in vostra figlia, una persona di grande intelletto e maturità per la sua età e devo ammettere che mi ha molto colpito.

Mr. Delgarno che fino a quel momento non aveva staccato gli occhi da quelli di lui, abbassò lo sguardo, divenendo pensieroso e parve rilassarsi, si portò la mano sul mento accarezzandosi il labbro superiore con l'indice, poi lo guardò

- Dato che conosco Mr. Norrington di persona voglio presumere che siate armato di buone intenzioni e vorrei invitarvi al ricevimento che terrò lunedì prossimo per presentare la mia collezione estiva. Vostro padre era solito venire ai miei ricevimenti prima che il suo malanno lo colpisse

- Certamente Signore, ne sarei lieto e accetto il vostro invito con piacere - rispose lui.

Adam salutò e fece per andarsene, ma Mr. Delgarno rimase fermo sull'uscio di casa con lo sguardo ancora concentrato su di lui

- Ancora una cosa

- Si? - Adam si fermò e si girò verso Mr. Delgarno

- Porgente i miei ossequi a vostro padre.

- Non mancherò.

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Mary tornando nella sua stanza delusa da quella risposta pensò "perché papà sembra essersi indisposto così tanto? Mi ha solo accompagnata, forse non avrei dovuto accettare quell'invito". Avrebbe voluto passare più tempo con il bel Mr. Norrington, ma sembrava che suo padre non volesse "spero non gli stia dicendo nulla per farlo desistere dall'incontrarmi ancora, è di buona famiglia, certamente papà sarebbe contento di un possibile fidanzamento". Di solito era felice di stare nella sua grande camera da letto fra i suoi svaghi intellettuali, tra i suoi libri, a scrivere e dipingere o a giocare a Klondike, ma ora quella stanza le sembrava grigia e noiosa, poiché non c'erano quegli occhi lì per lei e si chiese se lo avrebbe mai rivisto. Sentiva delle voci provenire da di sotto, ma non sembrava che i toni fossero bruschi, pareva trattarsi di una semplice conversazione "chissà di cosa staranno discutendo mio padre e Adam adesso" pensò Mary sbirciando dalla finestra della sua stanza che dava direttamente sul piccolo cortile antistante la casa. Era preoccupata, non aveva mai visto suo padre assumere quell'atteggiamento inquisitorio con qualcuno, nemmeno con lei e solitamente si trattava di un uomo di buone maniere, cortese e accogliente. Dalla finestra chiusa, non riusciva a vedere cosa stesse accadendo di sotto dato che la visuale era impedita dal davanzale esterno in marmo e a malapena poteva intrasentire la conversazione tra i due uomini. Chiaramente riconubbe la voce calda, affascinante e al contempo tagliente di Adam, predominare la discussione dove "sta dimostrando che non vuole mettere a rischio la reputazione del nome della mia famiglia" pensava Mary, mentre quella di suo padre sembrava porre solamente delle domande serrate. Avrebbe voluto aprire la finestra per riuscire a sentire meglio, ma lo scorrere del legno l'avrebbe sicuramente tradita e non ci avrebbe fatto una bella figura oltre che interrompere la discussione, magari facendo un danno irreparabile. La conversazione dove Adam, chiaramente stava cercando di mettere in chiaro di essere un uomo di buona reputazione avrebbe potuto essere compromessa da un suo gesto inconsulto. Il suo cuore batteva velocemente come se fosse in trepidante attesa, un'attesa snervante che non riusciva a tollerare; doveva sapere che lo avrebbe rivisto, voleva rivederlo e lo avrebbe rivisto! Era innegabile oramai fuggire dalla realtà: Mary si era innamorata di un uomo affascinante che l'era venuta a soccorrere per evitarle di rovinarsi il vestito, un uomo affascinante e culturalmente preparato, appassionato di letteratura e arte! La camminata oltre il parco e quell'accenno di conversazioni li aveva certamente avvicinati molto e tutto ciò non poteva essere frutto del caso, doveva conoscerlo più a fondo, a qualunque costo. Aveva preso una decisione, qualunque fosse stato il risultato di quella conversazione, avrebbe fatto di tutto per convincere il padre a permetterle di rivederlo, ne era sicura!

Quella la notte Mary andò a dormire con la mente leggera, si coricò pensando distrattamente a quell'insolito pomeriggio e mentre il suo corpo si addormentava, lo sentiva quasi muoversi di sua volontà e sentiva, muoversi curiosa, un'onda invisibile salirle lungo le braccia e giungendo prima alle spalle, solleticandole, poi al petto, scendendo giù come acqua tiepida fino al ventre, per poi soffermarsi come una delicata e piacevole carezza sul fondo della schiena. Sensazioni comparse per poi essere dimenticate, come è solito accadere quando ci si appresta a raggiungere quello stato fra il sonno e la veglia che ci accompagna lentamente al sonno, ingannando i sensi. I sogni di Mary di quella notte furono diversi da ogni altro che avesse mai fatto e sentiva sensazioni mai provate: una piana ora di sabbia, ora di acqua che si ramificava dentro la sua pancia, sentiva come delle scosse muoversi danzanti come fiamme, ora come rami, e che salivano verso l'alto prendendo la forma di fulmini "calore" pensava Mary, "amore?" continuava involontariamente, mentre la sua mente scendeva in piani inesplorati. Non poteva sapere se quello che stesse provando fosse amore, non lo sapeva, non si era mai innamorata di nessuno prima di allora e non riusciva a dare un nome a quello che vedeva o che sentiva. La notte la mente ci parla e molto spesso ci dice quello che il giorno ha nascosto. Sensazioni proibite, sensazioni fuggevoli. Rami. Piccoli rami, rami che crescono. Rami che crescono e diventano una sagoma poco definita. La mente di Mary indugiava in quelle visioni, ma non le respingeva. "Cresce", pensava lei nel buio della notte mentre nel velo che separa gli occhi dalla realtà lampi di luce si susseguivano in danze colorate, linee, contorni indefiniti che prendevano forma "Adam" pensava lei, "il suo volto" e ancora "quegli occhi così blu, come quelli dei neonati".

 

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Capitolo 3
*** L'uomo con la divisa da giardiniere ***


Capitolo 3: L'uomo con la divisa da giardiniere

 

Durante la messa di Domenica, ad un occhio attento sarebbe capitato di vedere tra le stuole di fedeli, Mary, la quale appariva distratta da qualcosa. Se normalmente cantava le lodi del Signore come tutti i suoi confratelli, quel giorno la sua mente era distante e a più ripetizioni il padre dovette farle cenno di alzarsi e sedersi, la gente faceva caso a queste cose e mostrarsi distratti durante la messa o disinteressati avrebbe dato prova di maleducazione e quindi minori possibilità di trovare marito. Mary però non si curava di quegli aspetti così secondari e mondani perché, seppur conscia di non vederlo lì, cercava Adam con lo sguardo, rispondendo automaticamente al padre quando le faceva notare quando alzarsi e quando sedersi. Il silenzio si fece assordante, e sentì come se tutti la stessero guardando poi sentì la voce di un uomo adulto chiamarla fra i denti, quasi con tono allarmato

- Mary! Mary, Siediti!

Si voltò di scatto e a chiamarla era suo padre, seduto come tutti, tranne lei che tutti stavano osservando chi con sorpresa, chi più contrariato, chi divertito,

- Mary siediti subito - sibilò di nuovo il padre e lei ubbidì istantaneamente arrossendo, gettandosi sulla panca come un ciocco.

Il prete scosse la testa rassegnato e continuò la predica. A cerimonia conclusa, tutti uscirono dalla chiesa non prima di essersi fatti il segno della croce da bravi cristiani e tra sospiri di sollievo, uno sguardo e una risatina in direzione di Mary, tutti si dispersero. Mary e suo padre si stavano dirigendo a casa e lui aspettò di essere lontano dalla calca e dalle lingue biforcute prima di rivolgersi a sua figlia. Camminarono in silenzio, Mary assorta nei suoi pensieri e Mr. Delgarno preoccupato per il comportamento strano mantenuto a messa da sua figlia, non era di certo un ingenuo, sapeva bene il motivo di quel comportamento distratto e non gli piaceva affatto.

- Davvero non ho parole, che ti è preso oggi? - il tono di Mr. Delgarno era più preoccupato che contrariato, Mary sembrava distratta - non sarà mica per quell'uomo, vero?

Mary si sentì colta nel vivo - Eh? No, no ci mancherebbe, è che sono solo un po' stanca!

Quella risposta non lo convinse e si limitò a risponderle, questa volta con un po' contrariato

- Ho invitato al ricevimento di domani anche il giovane Norrington, volevo che lo sapessi.

Il volto di Mary si illuminò ma suo padre continuò prima che potesse ringraziarlo

- L'ho fatto per un motivo pratico Mary, conosco suo padre di persona, ma con lui non ho avuto davvero modo questo nuovo Adam e domani capirai meglio che persona sia e se sia il caso che vi frequentiate. Per quanto onorevole sia stato il gesto di aiutarti e riaccompagnarti, si è comunque presentato a casa da solo con te e senza invito e gira voce che che per un tratto di strada ti ha tenuto sotto braccio.

C'era stato qualcosa nel tono di suo padre, come se si trattasse di una sentenza già emanata, Mary sentì il sangue gelarsi nelle sue vene tanto da fermarsi mentre camminavano sul marciapiede alberato che portava verso casa, si stava pentendo di essersi lasciata così andare, ma se si fosse data la colpa da sola allora suo padre avrebbe pensato che fosse immatura e ne avrebbe alimentato la convinzione che non fosse pronta per un fidanzamento o per contrarre matrimonio, se invece avesse detto che lui le aveva offerto il braccio allora ecco che sarebbe sembrato che si volesse solo approfittare di lei, quando lei sapeva che non essere vero. Pareva che non ci fosse una soluzione facile a quella perniciosa situazione.

- Io - faticava a trovare le parole - non ho visto malizia o impudicizia in quel gesto, ecco - disse seccamente.

"Brava, complimenti, ora sembri una ingenua sempliciotta", pensò rimproverandosi. Sapeva di star facendo l'avvocato del diavolo, consapevole del rischio che correva e stava attivamente evitando di guardare suo padre negli occhi per evitare di tradirsi.

- Mary, io non voglio che per tua distrazione rovini la tua reputazione o quella della nostra famiglia - disse il padre con tono duro - l'entusiasmo nei confronti di quest'uomo non è ciò che mi aspetto da te, vorrei vederti più morigerata. Sei una donna oramai e voglio essere sicuro che tu faccia il tuo ingresso in società e che faccia scelte adatte alla tua età.

Il tono di Mr. Delgarno si era fatto più duro, ma fece una pausa come se volesse in un certo qual modo moderarsi, poi riprese cercando di riprendere la conversazione con un tono meno irrequieto

- La famiglia Norrington è sempre stata un buon nome da queste parti, ma devi sapere che la malattia di Norrington Senior lo ha chiuso su se stesso e lo ha portato ad isolarsi trascinando anche suo figlio. Capirai bene che queste non sono buone premesse e alla gente piace parlare. Voglio che al ricevimento di domani tu ti accorga di questi dettagli.

Mary sentì l'ansia montare e il cuore batterle più rapidamente mentre un brivido gelido le bloccava lo stomaco "vuole convincermi che non sia adatto a me? Perché mai?", ma annuì senza aggiungere una sola parola. Era atipico, suo padre non era un uomo apertamente severo eppure nel suo tono sentiva una strana tensione nei confronti di Adam; certo che quel tono non ammetteva replica e data la situazione delicata non avrebbe voluto in nessun modo generare un pericoloso alterco che avrebbe potuto risultare in un decadimento dell'invito posto ad Adam e una proibizione a rivederlo, "come se servisse" pensava Mary arricciando le labbra. La conversazione si chiuse senza che venisse aggiunta un'altra parola da entrambi e continuarono in silenzio a camminare lungo il marciapiede che portava davanti al grande cancello in ferro battuto. Rientrando lungo il viale ad accoglierli non ci furono i due giardinieri che avevano il giorno libero ed erano probabilmente ancora a messa nel quartiere per immigrati più a sud e ad aprire loro la porta ci fu la governante, una donna minuta di origini polacche

- Ben tornato Mr. Delgarno, Mary - li accolse reverenziale la governante - il pranzo verrà servito a breve, accomodatevi prego - e con un cenno della mano li invitò a seguirla

- Grazie Mrs. Nowak - rispose con un sorriso cordiale Mr. Delgarno.

Mrs. Nowak fece strada al padrone di casa e a sua figlia verso la sala da pranzo dall'ampio ingresso, oltre il quale si poteva vedere una larga scalinata portava alle camere da letto al piano di sopra. Svoltarono alla destra della scalinata e passarono oltre un elegante salotto arredato con una raffinata Art Nouveau, proseguirono dunque oltre un ampio arco a tutto sesto decorato da motivi floreali, contornato da piccole colonnine in bassorilievo affrescate e giunsero alla sala da pranzo dove un lungo tavolo attendeva il padrone e sua figlia per il pranzo domenicale.

Non si trattò di un pranzo particolarmente loquace, ad eccezione della preghiera iniziale, Mary non mangiò molto, il cibo non la attraeva più di tanto e si era assorta nei suoi pensieri. Suo padre, che non era uno stolto, aveva notato il silenzio e la mancanza di appetito di sua figlia capendo bene anche le motivazioni, ma non disse nulla a riguardo e si limitò a indicare il piatto con un cenno della testa

- Non hai mangiato molto

- Oh, è che non ho fame...

- Che c'è, hai mangiato troppa ostia? - le disse in tono canzonatorio e Mrs. Novak parve avere un sussulto

- Eh? - Mary trattenne una risata, ma poi tornò composta - no è che avrei davvero bisogno di riposare un po'. La messa è stata molto lunga oggi e quella chiesa è buia, inoltre avevo chiesto a Lorelay di farmi un po' di compagnia ed andare a passeggio, sai vorrei esserle di compagnia senza addormentarmi mentre passeggiamo.

Uno dei domestici strozzò una risata mascherandola da tosse, ma Mr. Delgarno soppresse la sua con maggiore accortezza, tradendo un sorriso in tralice

- Hai gli stessi modi informali che aveva tua madre - c'era della nostalgia nel suo tono.

- Mi manca molto - rispose Mary seccamente

Ci fu un silenzio di pochi secondi, ma parve durare molto più a lungo, poi Mr. Delgarno spezzò quel costernato silenzio

- Manca a tutti in questa casa. Beh, vai a riposarti ora, ti mando a chiamare quando Lorelay è qui.

 

--

 

- Davvero ti ha accompagnata a casa? Ma non è buon costume per un uomo presentarsi così all'improvviso a casa di una donna senza invito e soprattutto in sua compagnia! - Lorelay era rimasta di stucco dalla storia che Mary le aveva raccontato e a malapena teneva ancora in mano il biscotto che stava morsicando mentre passeggiavano lungo un prezioso viale alberato in uno dei bei parchi della città.

- Lo so, ma è successo tutto così in fretta - Mary si interruppe facendo un sospiro, c'era qualcosa di onirico nel suo tono e quasi distratto - il bellissimo giovane Norrington è conosciuto perché suo padre è conosciuto, ma non ho mai avuto l'occasione di parlargli direttamente, non lo avevo mai notato prima nonostante l'avessi visto diverse volte - il suo flusso di pensiero si bloccò bruscamente, come se stesse cercando un ricordo specifico, poi riprese come se nulla fosse accaduto, lì per lì sorprendendo Lorelay -  eppure c'è qualcosa di diverso in lui come se fosse - Mary si interruppe un attimo di nuovo - non saprei dire.

- Però Mary io vorrei che stessi attenta, perché l'hai visto una volta sola, e lo so che può sembrare una persona affascinante, poi sappiamo tutti che la famiglia Norrington è una buon nome, però ecco, voglio che tu stia attenta - disse Loreley con tono accorato.

Mary guardò la sua amica, apprezzando la sua preoccupazione, ma dentro di sé sapeva che non c'era nulla di cui preoccuparsi e sapeva che a breve molte cose sarebbero cambiate nella sua vita.

- Ti ringrazio Loreley per la tua preoccupazione, ma sono sicura che tutto andrà bene. Davvero, me lo sento.

Loreley inclinò leggermente la testa da un lato e inarcando un po' le spalle guardando la sua amica, e Mary sapeva perfettamente che Loreley stava per attaccare con una delle sue solite raccomandazioni

- Io non voglio fare la strega portatrice di sventura Mary cara, ma lo hai conosciuto due giorni fa e non sai davvero chi sia. - Fece una rapida pausa come per cercare le parole - Lo conosci a malapena e non vorrei che tu ti facessi una idea sbagliata su qualcuno che non conosci, non vorrei che ti facessi del male o che lui te ne facesse. Non potrei mai perdonarglielo e lo sai quanto ti voglio bene e non ti dico niente per cattiveria. Mary io penso che tu ti sia infatuata di Adam ed è una cosa buona, è sempre bello innamorarsi e io lo so, però ricordati che le relazioni non si costruiscono sull'amore a prima vista, perché quello esiste nei racconti. Le relazioni hanno bisogno di essere costruite nel tempo, ma questo tu lo sai bene.

Mary se ne stava a braccia conserte limitandosi ad annuire, era palesemente da un'altra parte, ma stava sicuramente ascoltando ciò che Lorelay le stesse dicendo

- Quindi lo vedrai questa sera? - continuò lei - Sicuramente tuo padre vuole conoscerlo più da vicino, per capire che persona sia ed aiuterà anche te, sentire come parla, come si muove e cosa pensa. Ricorda che I rapporti si creano con le abitudini.

- Secondo me si preoccupa in maniera eccessiva. Sono adulta e sono capace di discernere la malizia.

Lorelay sbuffò - Santa pazienza, in fin dei conti sei la sua unica figlia e l'ultimo membro della sua famiglia, è normale che voglia sapere chi sia.

- Oh Loreley, le tue paternali. - Sospirò esasperata - va bene starò attenta.

Mary sentiva, ma non ascoltava, conosceva molto bene Loreley e il suo spiccato uso del buon senso. Questa, non era stata diversa. Sin da quando sua madre se n'era andata a causa del tifo, le è sempre stata molto vicino, quasi quanto una sorella maggiore nonostante abbia due anni in meno di lei, alle volte prendendosi anche tutte le responsabilità che non avrebbe dovuto e di questo Mary le era davvero grata.

Due anni e mezzo prima Loreley si era innamorata di un bell'avvocato che veniva dal Nord Dakota, tale Sigmund Johansson, ricco, affascinante e intelligente, un uomo sicuramente da sposare di cui anche Mary un po' si era invaghita. Lorealay e il suo promesso sposo erano ufficialmente fidanzati in casa e di lì a poco ci sarebbe stato un matrimonio di cui Mary era molto felice. Sembrava che tutto andasse a gonfie vele, c'erano le premesse per un futuro idilliaco per Lorelay dove non le sarebbe più mancato nulla eppure, purtroppo, la realtà si rivelò non essere come l'aveva sperata. Lorelay a suo tempo raccontò che il suo promesso sposo si dimostrò essere una persona inaffidabile, un alcolista violento, ma soprattutto depravato. Il matrimonio venne annullato dopo una lite rovinosa tra Sigmund e i genitori di Lorelay e da allora non ne volle più sapere di matrimoni, ma sopratutto non voleva che la sua amica finisse nel mezzo di una situazione analoga. Mary le stette vicino più di chiunque altro, perché ben si ricordava quanto Loreley le fosse stata vicino quando sua madre morì.

Mary lasciò cadere la conversazione e durante il resto della giornata non avevano più parlato di Adam o di matrimoni o di qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto mettere la sua amica a disagio e una volta terminato di prendere il loro tè se ne andarono a fare una passeggiata che le portò lungo il viale interno del parco dove Mary per la prima volta aveva conosciuto Adam. Nonostante ormai parlassero del più e del meno, passeggiando adombrate dal lungo viale alberato nel mezzo del parco, Mary indugiava in quel posto dove aveva conosciuto l'uomo che lei reputava essere quello dei suoi sogni e su cui aveva fantasticato tutta l'adolescenza e si perdeva in un vago vaneggio muto pensando alle lunghe passeggiate che un giorno avrebbero potuto fare insieme. Pensò, in un senso religioso di andare anche a fare visita, nel frattempo che si incamminavano, al piccolo roveto, dove le si era incastrato il vestito; ma con sua grande delusione quando arrivò, il roveto non era più lì, dovevano averli rimossi tutti poiché evidentemente avevano causato problemi non soltanto lei ma anche altre persone. Tra le varie persone che con una lenta falcata temporeggiavano nell'ombrosa passeggiata, probabilmente per ritardare quanto più possibile l'inevitabile passaggio sotto il sole estivo, spiccava una signora, vestita con una camicia in giorgette blue con il pizzo al collo e una lunga gonna di faille dello stesso colore, un vestito datato che però si intonava ad una donna avviata sull'orlo della sessantina, la quale stava passeggiando mano nella mano con un bambino. Mary la intrasentì ringraziare fra se e se il sindaco che avessero rimossi tutti i roveti, sembra che qualcuno si fosse lamentato che dei bambini si fossero fatti male o di altre signore in cui il vestito era rimasto impigliato; ora al loro posto c'erano dei piccoli cespugli di biancospino. Sicuramente i rovi non avrebbero causato più alcun problema, però un po' le dispiaceva perché voleva ringraziarli che l'avevano trattenuta per abbastanza tempo per conoscere Adam "Cosa diavolo stai pensando Mary? Ma sei impazzita? Ora vuoi parlare con le piante?" Pensava Fra se e se in quel momento in cui realizzò che voleva andare a ringraziare una pianta una cosa assolutamente priva di senso

- Mary ma mi stai ascoltando? - Le chiese Loreley mentre passeggiavano lungo il vialetto

- Devo parlare con le piante - disse spontaneamente, come dando voce ad una meteora che avrebbe dovuto rimanere senza voce nella sua testa, mentre Lorelay si fermò con la bocca semi aperta e un'espressione confusa

- Mary? Tutto bene?

-Eh? Ah sì! No. Scusa no, hai ragione, non stavo ascoltando stavo pensando che - si interruppe un po' imbarazzata - lascia stare è solo una sciocchezza

- Santo cielo Mary stai veramente con la testa tra le nuvole, sei proprio cotta!

 

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Ore 12:30

Si dirigono verso la piazza del Comune accompagnati da Norrington Jr., attendono per alcuni minuti e poi entrano nel Comune, non so se stiano andando nello studio del sindaco.

Ore 14:30

Escono dal Comune, si dirigono verso il centro. Norrington Jr. torna indietro e si appresta a soccorrere una ragazza rimasta impigliata con la gonna in un cespuglio di rovi. Conversano, lei sembra essere infastidita, Ma sembra cambiare atteggiamento poco dopo il contatto, forse è rimasta punta da uno dei rovi. Dopo poco si allontanano. Li seguo.

Ore 15:30

Fanno un lungo giro, lei ride, lui anche (di riflesso?), parlano del più e del meno, camminano soli facendo un giro ampio, continuo a seguirli.

Ore 16:30

Si apprestano ad arrivare a quella che presumo sia la casa della ragazza, il nome sulla targa antistante il cancello recita "Villa Delgarno"

Ore 16:32

Norrington Jr. sembra parlare con, presumo, Salvador Delgarno, il padrone di casa. Hanno un contatto. Continuano a parlare, ma non comprendo la conversazione, sono troppo lontani.

Ore 16:53
Arrivano ai convenevoli, si salutano. Norrington Jr. si gira verso il proprietario di Villa Delgarno, probabilmente per rispondergli e si appresta ad andarsene a passo sostenuto.

Ore 16:55

Norrington Jr. esce dal cancello della villa e rimane fermo qualche istante per poi proseguire verso sinistra tornando a piedi oltre la collina, sempre a passo sostenuto. Non lo seguo ulteriormente.

Questo era quanto c'era scritto sul suo taccuino. Aveva fatto le sue ricerche su tutte le persone ricche e avvenenti della città, El Senior Delgarno era un uomo con una attività avviata, particolarmente proficua, con dei proventi molto stabili, ma gli sembrava strano che avessero interesse per una persona molto conosciuta in una così grande città, si lasciò scappare una risata strozzata e iniziò a sospettare che si fosse effettivamente sbagliato. "Non ho trovato nessuno, e non se ne vede si sente traccia, bravi, bravi" ma se la sua intuizione fosse stata corretta?

"E io che volevo farmi assumere come giardiniere qui dai Delgarno per stare più vicino a casa dei Norrington, stupida ragazzina svenevole" sbuffò mentre diede un calcio ad un sassolino sul marciapiede su cui l'ombra pomeridiana si andava via via stagliando "ma è possibile che si presenti più e più volte a casa loro, bene ma mica troppo", continuava mentre scendeva giù per la strada di lieve pendenza.

"L'ambizione è sempre stata il loro forte" diceva pensieroso fra se e se il giovane uomo, che dopo aver raccolto gli strumenti da giardiniere, se ne andava verso la periferia in zone dove la sua pelle olivastra, forse un po' troppo vistosa per il centro popolato principalmente da bianchi, si sarebbe meglio confusa con le altre sfumature della terra, che così raramente colorava i quartieri centrali dopo le ore lavorative e durante le festività.

Ancora con indosso la divisa da giardiniere, si girò dal lato opposto della casa dei Delgarno, per poi proseguire verso il centro, alla stazione del Tram dove, nel vagone riservato agli immigrati, si sarebbe recato verso sud, alla periferia.

Il tram era affollato e rumoroso, come ogni giorno tra l'altro, La gente era stretta e accalcata su se stessa e le risate dei bambini, il vociare eccessivo degli adulti e l'odore del sudore, si mescolavano insieme; erano i suoni e gli odori della giornata che volgeva al termine quanto precursore di quello che sarebbe stato il giorno dopo, ma all'uomo con la divisa da giardiniere questo non importava, come se fosse una cosa esterna dalla sua sfera di interesse. Guardava distrattamente fuori dal finestrino ed erano lì, uno appresso all'altro, i caffè eleganti, gli alimentari, le lavanderie a gettone, le sale da biliardo, i bar, i bei palazzi in stile liberty tirati a lucido, sinonimo del benessere del centro di quella crescente città che diventava sempre meno rurale e sempre più industriale e cosmopolita. Nel tragitto, tra le varie stazioni, le villette a schiera con i bei giardini che si potevano intravedere da lontano, e i palazzi con i balconi adornati da vasi di fiori che impreziosivano le piazze di colori e profumi, la gente per bene che camminava allegramente, lasciavano gradualmente spazio ad un panorama urbano meno tirato a lucido e più reale: le strade diventavano mano a mano più dissestate, le case di periferia erano più malmesse, per chi chiaramente poteva permettersi una casa di proprietà, anche la fauna urbana cambiava, sguardi più vigili, più tesi. Ma quella tensione non era nello sguardo dell'uomo con la divisa da giardiniere, la sua mente era molto più lontana, concentrata su altro.

Scese dopo una decina stazioni, e si mosse verso una zona principalmente abitata da ispanici: messicani, spagnoli, cubani e portoricani. Se ne andò in un locale particolarmente affollato, che da quando era arrivato in America frequentava in maniera piuttosto assidua: l'Alforja Casera. Era un locale particolarmente affollato e c'era un gran vociare da far venire il mal di testa, eppure quel luogo era vivace, diversamente dalla quotidianità fuori da quelle quattro mura, fatta di privazioni e polverose monocromie mentali. Non solo c'era molta vitalità, ma la musica popolare e le canzoni, si impastavano con quegli odori che difficilmente si sarebbero sentiti così intensamente da altre parti: oltre i banconi, dove da una piccola finestrella si potevano vedere i cuochi apparire e scomparire nel mentre che si muovevano rapidamente nelle cucine, si potevano udire lo sfrigolare del cibo in preparazione nelle padelle in cui l'odore dell'olio si mischiava con quello dei fagioli riccamente speziati, dove dominanti erano il cumino, la paprika, il coriandolo e la noce moscata; l'impasto di odori, colori e suoni avrebbe fatto sentire chiunque a casa. Lui però non pareva partecipare attivamente a questa meritata tregua dopo una lunga giornata di lavoro e pare che non fosse un uomo di molte parole, una persona che sarebbe passata piuttosto inosservata: un'uniforme da lavoratore, un aspetto poco curato, una folta capigliatura bruna e una barba folta e trasandata. Ordinò il solito, si sedette aspettò che gli arrivassero cibo e la birra, che vagamente ricordava una caña, e nel frattempo si scorse le dita sugli occhi incorniciati da profonde occhiaie infossate che gli davano un aspetto piuttosto lugubre.
Consumò il pasto piuttosto in fretta, ma non freneticamente, ma piuttosto come uno che fosse stato seriamente affamato da giorni troppo lunghi. Finito di mangiare, aprì il suo taccuino e dedicò diverso tempo a passarsi la matita consunta avanti e indietro sulla tempia mentre ne sfogliava le pagine.

 

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Capitolo 4
*** La Cerimonia - Parte I ***


La Cerimonia – Parte I

 

- Notizie dalla città, ho controllato oggi e sembra che si stia avvicinando ai Delgarno. Non so cosa abbia in mente..

- Potrebbe essere un problema per i nostri obiettivi. Questa seccatura potrebbe mettere a repentaglio i nostri piani e le nostre stesse vite.

- Sono sicuro che non ci sia stata alcuna fuga di informazioni.

- Allora potremmo cercare di sbarazzarcene direttamente?

- No, avvicinarsi a un tale anatema significherebbe renderci di nuovo vulnerabili!

-Quindi deve morire?

- Si, deve morire.

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