A World of Darkness

di C_Totoro
(/viewuser.php?uid=617306)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Ma perche?"
“Perché cosa?”
“Perché a Bellatrix viene sempre condonato tutto? Qualsiasi errore lei faccia… qualsiasi cosa dica…”
Antonin e Rabastan si scambiarono un’occhiata ma non risposero, forse perché, tutto sommato, una risposta non l’avevano.
Il Signore Oscuro era rientrato alla base, come ogni anno, per il Voldemort Day. Da quando avevano vinto la Seconda Guerra Magica, il Signore Oscuro era diventato più elusivo che mai: per alcuni anni era rimasto alla guida sia dell’esercito di Mangiamorte sia del Minisero; poi, ormai da diverso tempo, aveva preso a viaggiare e rientrava a Londra solo occasionalmente, senza mai neanche fermarsi a lungo. Eppure, il suo potere, la sua influenza, non cessavano mai di farsi sentire: il suo nome era tabù, nessuno poteva più pronunciarlo e, intorno alla sua figura, si erano formate leggende orrorifiche.
“È sempre stato così, Delphi” rispose Rabastan dopo un attimo di silenzio in cui però aveva sentito lo sguardo penetrante della ragazza su di lui.
È sempre stato così, ed era una realtà di fatto. Ma perché?
Una volta pensava fosse perché Bellatrix era la sua luogotenente, il suo braccio destro, l’unica di cui si fidava… ma ora, ora che quel posto era stato preso in parte da Delphini, Rabastan non capiva come fosse possibile che a Bellatrix fosse riservato un trattamento tanto speciale. Più speciale di quello che riservava alla sua stessa figlia. Eppure, non avrebbe mai detto che il Signore Oscuro amasse Bellatrix. Quasi si mise a ridacchiare ad alta voce a quel pensiero stolto. No, l’amore non c’entrava nulla, era chiaro che per Lord Voldemort, l’unica persona importante, non fosse altro che sé stesso.
“Va bene. Ma perché?” insisté Delphini incrociando le braccia sul petto e facendo scattare i suoi occhi da Rabastan ad Antonin.
Delphini aveva appena vent’anni; eppure, Rabastan sapeva come la ragazza avesse un potere sconfinato. Superiore al suo, superiore a quello di Bella ma diecimila passi indietro rispetto a Lord Voldemort.
“Ti consiglio di chiederlo al Signore Oscuro” le rispose Tony sistemando le mappe sulla scrivania. Nonostante Potter fosse ormai morto da anni, c’erano ancora diversi avamposti della Resistenza. Poca roba, tutto sommato. La verità era che, molti maghi, si stavano rendendo conto come la vita sotto il regime di Voldemort fosse in realtà più semplice. Per chi era Purosangue e rispettava le leggi, ovviamente.
“Si indispone sempre quando faccio domande di questo tipo” mugugnò Delphini “Perché non gli vado mai bene? Cosa devo fare per… per ricevere un po’ di…” s’interruppe, non voleva suonare come una mocciosa capricciosa ma le parole le uscirono di bocca prima che potesse trattenerle “Cos’ha Bellatrix in più di me?”
“Il fatto che se lo scopa?” propose Rabastan con un ghigno e un sopracciglio alzato.
“Grazie, zio” borbottò Delphi “Quello non voglio farlo. A parte tutto…” abbassò la voce guardandosi intorno con fare ansioso “… rimane mio… padre
“Meno male” commentò Antonin “Perché ti assicuro che tua madre ti metterebbe le mani addosso”
“Vorrei proprio che ci provasse!” sibilò risentita Delphini infuocandosi subito “Sono più potente di lei, non ci metterei nulla a rimetterla al suo posto”
Antonin e Rabastan, ancora una volta, si lanciarono un’occhiata. Era sempre faticoso avere a che fare con Delphini: era un loro superiore – seconda solo a Voldemort – ma d’altra parte era anche una ragazza, la ragazza che avevano aiutato a crescere, ed era difficile bilanciare la loro sudditanza con il darle consigli, soprattutto quando si trattava di consigli personali.
“Non è che Bellatrix sia così scarsa” borbottò Rabastan.
“In confronto a voi due, è un portento” l’arroganza trasudava da ogni parola e Rabastan si morse la lingua per impedirsi di commentare: Delphi sapeva essere spietata almeno quanto il padre e sadica quanto la madre. Un perfetto connubio dei due, non c’era che dire.
“Ti avevo detto di venire qua a prendere le mappe, non di metterti a fare comunella con questi due cretini” la voce imperiosa di Bellatrix li colse tutti di sorpresa.
Delphini si volse come una furia verso l’ingresso, appoggiata allo stipite della porta c’era sua madre, Bellatrix. Non riusciva mai a guardarla in faccia, si sentiva sempre in difetto, come se a lei mancasse qualcosa per competere con lei.
“Non c’è fretta per le mappe, Bella” rispose Delphini con sufficienza e alzando il mento in un gesto di arroganza che era tipico proprio di Bellatrix “Il Signore Oscuro ha detto che ne vuole parlare questa sera a cena…”
“Ma io voglio vederle ora!”
“Potevi venire a prendertele da sola, allora”
Gli occhi di Bellatrix lampeggiarono “Ti credi furba, Delphi? Ti credi migliore di me?”
“Non lo credo. Lo sono… e lo sa anche il Signore Oscuro, altrimenti per quale motivo credi abbia messo me al comando del suo esercito? Ti sei fatta spodestare da una ventenne…”
Bellatrix tirò fuori la bacchetta con un ringhio ma Antonin le si parò davanti.
“Dai, Bella, lascia stare” la esortò Antonin.
“Lascia stare? Lascia stare? La senti come è arrogante? Come se lei si potesse permettere di parlarmi a questo modo! Devo rimetterla in riga”
Delphini si mise a ridere “E dovresti farlo tu? Tu, Bella?” scosse la testa “Non credo proprio. Lo sai anche tu che c’è solo una persona superiore a me…”
Delphini era cresciuta sapendo di essere speciale, superiore alla media: il suo potere magico era stato incontenibile sin da bambina. Aveva pochi ricordi della sua infanzia ma ricordava bene come il Signore Oscuro fosse molto più presente. Per lo meno, fisicamente. Non era mai stato una figura paterna nel senso stretto del termine: niente contatto fisico (l’aveva anche mai solo sfiorata?), niente supporto morale, niente… chiacchiere. Ma la magia, quella, gliel’aveva insegnata sin da subito. Ricordava bene come passasse i suoi pomeriggi, da bambina, a stare inginocchiata per terra mentre il Signore Oscuro faceva incantesimi, pozioni, maledizioni… poi era andata a Hogwarts e aveva smesso di incontrarlo; difficilmente, durante le vacanze, lui si palesava. Non aveva mai capito cosa fosse successo, come mai d’improvviso avesse deciso di andarsene. Si era sempre sentita un po’ abbandonata, Delphi, da Voldemort: sembrava non fare mai abbastanza, qualsiasi risultato lei raggiungesse non era mai niente di speciale.
Lui l’aveva fatto prima di lei.
Lui aveva inventato quell’incantesimo.
Lui era più potente.
A lei non dispensava lodi, in compenso, però, non ne risparmiava a Bellatrix.
Bella era più sveglia.
Bella lo capiva.
Bella lo adorava.
Se con Voldemort Delphi aveva sempre avuto un rapporto piuttosto distaccato (con Delphi che provava a rincorrere il Signore Oscuro nella speranza di essere alla sua altezza); con Bellatrix c’era stato un rapporto altalenante. Delphi ricordava come da bambina avesse provato a cercare conforto tra le braccia della madre – guai a chiamarla a quel modo, però, perché non c’era cosa che detestasse di più – ma ben presto aveva imparato come, quando si trattava del Signore Oscuro, Bellatrix perdeva ogni interesse per lei: non l’avrebbe mai aiutata a conquistarsi la considerazione di Voldemort. Delphini doveva ammettere che, in generale, Bellatrix era sempre stata “dalla sua parte”: da bambina non aveva mai avuto particolare interesse per lei ma, come aveva imparato a parlare, a ragionare, a fare magie, si era subito riavvicinata. Era stata Bellatrix a introdurla alla guerra, al Cerchio dei Mangiamorte, a metterla in guardia da tutti quegli uomini porci che la guardavano come un pezzo di carne nonostante fosse la figlia di Lord Voldemort. Era stata una guida preziosa, insostituibile, ben più presente del Signore Oscuro… eppure, più Delphi cresceva, più male sopportava Bellatrix: perché lei continuava a essere la favorita dell’Oscuro Signore? Cosa aveva di speciale? Perché Voldemort preferiva una strega di seconda categoria a lei, la sua stessa figlia? L’unica che, magicamente, era solo un passo indietro a lui e non dieci.
Cosa le mancava?
Delphini sapeva di non poter contare su sua madre, sul suo supporto, quando si trattava del Signore Oscuro: erano in strenua competizione ogni giorno e, sebbene Delphi sapesse che sulla carta era superiore a Bellatrix, di fatto Voldemort metteva sempre in chiaro la sua personale preferenza. Quella spettava, immancabilmente, a Bellatrix.
“Vedi di fare meno l’arrogante, ragazzina, che posso metterti a posto anche io!”
Delphini rise di nuovo “Zio Tony, lasciala andare, vediamo cosa sa fare… se è ancora in grado di combattere… dopo tutti questi anni
Ancora in…
“Smettetela” s’intromise Rabastan mettendosi tra le due “Lo sapete che il Signore Oscuro male sopporta che i suoi Mangiamorte litighino tra di loro, specialmente voi due alle quali, è evidente, tiene in modo particolare”
A lei, tiene in modo particolare” specificò Delphi, frustrata, quasi con le lacrime agli occhi. Detestava farsi vedere debole ma, allo stesso tempo, con Antonin e Rabastan si sentiva al sicuro. Loro la capivano, mentre Bellatrix, invece, cercava solo di primeggiare su di lei come meglio poteva ben sapendo di avere dalla sua parte una relazione più stretta con il Signore Oscuro: non c’era mai stato paragone.
“Ti do una notizia, bambina mia, a me consente di chiamarlo Daddy
Salazar, Bella!” sbottò Rabastan strabuzzando gli occhi e voltandosi per guardare l’amica in faccia “Certo che sei proprio stronza”
Delphi lanciò un urlo e mise di nuovo mano alla bacchetta.
“Si può sapere cosa sta succedendo qui dentro?”
Il sibilo, seppur basso, di Lord Voldemort li fece paralizzare. Era tornato da poco da uno dei suoi innumerevoli viaggi, stava via mesi – Delphi presumeva per sperimentare nuove magie – e poi rientrava per un breve periodo, giusto per assicurarsi che i suoi sottoposti stessero seguendo le sue direttive e per farsi vedere dalla Comunità Magica. Delphini percepiva come, chiaramente, a Voldemort non importasse nulla della politica, dei Purosangue, Mezzosangue, Sanguesporco: erano uno strumento che gli era servito per raggiungere degli obiettivi ma, ora che quegli obiettivi erano stati raggiunti, sembrava esserne disinteressato. Ciò che più gli premeva era continuare a spingersi oltre i limiti della magia.
In uno dei rari momenti in cui si era confidato con lei e Bellatrix, avevano scoperto che in passato aveva suddiviso l’anima in diverse parti – creando degli artefatti oscuri, gli Horcrux – ma, dato che Potter durante la Seconda Guerra Magica era riuscito a distruggerne molti, si era ritrovato, ancora una volta, a dover trovare metodi per fare sua l’immortalità. Era stato a quel punto che Delphini aveva scoperto di essere parte di uno di quegli esperimenti e, in quel preciso momento, qualcosa dentro di lei si era spezzato al pensiero di essere solo un esperimento. Una parte di lei, forse, lo aveva sempre saputo e poi, quel fatto, non la rendeva forse unica, speciale, insostituibile… preziosa? Non le era chiaro cosa il Signore Oscuro avesse fatto, si era anzi guardato bene dal dirglielo ma per Delphi non aveva neanche troppa importanza sapere in quale modo le loro due vite fossero collegate: le bastava lo fossero.
Chissà perché, poi, vuole essere immortale, si era sempre chiesta Delphini. Il Signore Oscuro non le sembrava un uomo che amava la vita, anzi. Più passavano gli anni più le sembrava sofferente, quasi in agonia. Il suo aspetto era lo stesso, forse solo più magro, magicamente sembrava rafforzarsi sempre di più… ma perché questa ossessione per l’immortalità se tanto della sua vita non se ne faceva nulla? Passava la maggior parte del tempo lontano, in solitudine e, anche con Bellatrix, con la quale aveva un rapporto stretto, condivideva ben poche settimane all’anno.  
Voldemort fece qualche passo all’interno della stanza e Delphini si buttò in ginocchio seguita da Rabastan e Antonin; Bellatrix, invece, rimase in piedi. Delphini alzò il capo e fissò gli occhi sulla figura della madre. In quei momenti la detestava più che mai. E detestava anche lui più che mai: non si sforzava neanche di nascondere la sua netta preferenza nei confronti di Bellatrix. Delphi, in passato, aveva provato a imitare la madre e a rimanere in piedi: il dolore che era seguito perché Voldemort l’aveva costretta in ginocchio faccia a terra non lo avrebbe mai dimenticato.
“Dunque? Quando pongo una domanda esigo una risposta”
Era come se nella stanza fosse comparso un Dissennatore. Antonin e Rabastan quasi tremavano sotto lo sguardo terribile di Lord Voldemort, Delphini anche, nonostante tutto, non poteva esimersi dal provare un timore reverenziale: aveva sempre un’aura oscura intorno a sé, quasi mistica, sovrannaturale.  A persone poco attente Voldemort sarebbe potuto sembrare un uomo spietato e privo di logica ma Delphini sapeva bene come, invece, fosse calcolatore: difficilmente avrebbe alzato bacchetta per uccidere o torturare se non per un motivo ben preciso.
Delphi fece un sospirò, cercò di racimolare tutto il coraggio che aveva in corpo e poi spostò la sua attenzione sul padre fissandolo dritto in quegli spietati occhi rossi. Abbassò tutte le difese che aveva – tanto ben sapeva che Voldemort, se voleva leggerle la mente, avrebbe impiegato meno di un secondo a spezzare tutte la sua guardia di Occlumanzia – e gli diede libero accesso alla sua mente.
“Ti do una notizia, bambina mia, a me consente di chiamarlo Daddy
Delphini insisté particolarmente su quel punto, voleva una sua reazione, voleva vederlo inviperito nei confronti di Bellatrix, infuriato per la mancanza di rispetto. Avrebbe voluto assistere a una tortura di Bellatrix da parte del Signore Oscuro. Invece, lo vide incurvare le labbra in un sorriso divertito e spostare la sua attenzione sull’altra.
“Bella”
E ti pareva.
“Non rendere pubblici i nostri kink, non tutti apprezzano”
“Perdonatemi, Padrone, non accadrà più” rispose Bellatrix abbassando il capo in segno di sudditanza ma con un sorrisetto furbo a incurvargli le labbra “Ma quella piccola maleducata ha messo in dubbio…”
“Portale rispetto” la interruppe Voldemort, annoiato “È lei a essere a capo del mio esercito, dovete collaborare. Bella, lo sai che è a Delphini che devi fare riferimento quando io non ci sono…”
“Mio Signore…” iniziò a lamentarsi Bellatrix ma venne interrotta da Delphi “Padrone” disse alzandosi in piedi “Permettetemi di punirla”
Voldemort alzò un sopracciglio “Punirla?”
“Voi come vi comportereste con un vostro sottoposto che vi manca di rispetto?”
Voldemort la studiò in silenzio per diversi istanti, inclinando il capo di lato e soppesandola “No” decretò infine “Bellatrix non è una tua sottoposta. Bellatrix è mia, appartiene a me” per qualche motivo che Delphi non riuscì a intuire sembrava furibondo “Come ti ho già detto in passato, non devi permetterti di alzare la bacchetta su di lei, Delphini”
“Perché no?” insisté Delphi. Non poteva fare a meno di notare come Bellatrix fosse sempre Bella ma lei rimaneva Delphini, non l’aveva mai – mai – chiamata con un nomignolo. Solo Bellatrix aveva quel privilegio.
“Te l’ho appena detto perché e sai quanto poco mi piaccia ripetermi: Bellatrix appartiene a me
“O forse, il vero motivo, è che non la credete in grado di sopportare la mia magia?” poi aggiunse nel tentativo di risultare più educata “Padrone?”
Voldemort ridacchiò e i suoi occhi scintillarono di rosso “Bellatrix ha sopportato la mia magia, cosa vuoi che sia la tua, a confronto?” scosse la testa “No. Bellatrix è l’unica di cui io mi fidi. Mi serve qui, vigile, attenta…”
Il cuore di Delphi mancò un battito. Abbassò il capo perché non voleva che Voldemort vedesse la sua espressione affranta.
Bellatrix è l’unica di cui io mi fidi.
Stava continuando a parlare ma Delphini non lo stava più ascoltando.
Perché?
Perché?
Perché?
Non riusciva a trovare risposte.
“Capito, Delphini?”
Delphini annuì. No, non aveva capito ma sapeva fosse inutile chiedere “Certo, mio Signore, come dite voi”
“Bella, vieni”
Le venne la nausea, poteva immaginarsi l’espressione di Bellatrix, vittoriosa, come sempre consapevole di avere una posizione speciale nel cuore del Signore Oscuro…
Nel cuore, rise tra sé e sé Delphi per la scelta di quell’espressione.
Il Signore Oscuro non aveva un cuore.
Non aveva più nemmeno l’anima… ma per Bellatrix, per Bellatrix sembrava avere ancora entrambi.
“Non prendertela, Delphi” le disse Rabastan mettendole una mano sulla spalla.
“Non toccarmi, Lestrange” sbottò Delphi scrollandoselo di dosso. Ebbe l’impulso di cruciarlo e sfogare così la propria frustrazione. Poi scosse il capo e si allontanò a passo di marcia dagli altri due Mangiamorte.
 
*
 
“Padrone…” Bellatrix osservò Voldemort da sotto le sue palpebre pesanti. Era contenta di essere sola con lui, contenta che fosse di nuovo lì con lei ma non avrebbe sopportato di vederlo allontanare di nuovo.
“Ho bisogno di voi, mio Signore”
“Non dire assurdità” la riprese Voldemort con disinteresse continuando a sfogliare un libro di Arti Oscure.
“Padrone, per me non ha alcun senso…” Bella s’interruppe si inumidì le labbra. Poteva osare tanto? Eppure, non riusciva più davvero a tenerselo dentro, ad accettare supinamente ogni sua decisione “Non ha senso per me rimanere qui”
Voldemort strinse gli spietati occhi rossi e, finalmente, spostò l’attenzione sulla strega “Come?”
Bellatrix si sentì rimpicciolire sotto il suo sguardo terribile. La voleva intimidire e, come sempre, ci riusciva in modo impeccabile. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto perché quelle parole se le stava tenendo dentro da fin troppo tempo.
Mesi, anzi, anni.
Da quando aveva deciso di lasciare Delphini al comando dell’esercito e lei lì, da supporto… che senso aveva? Perché? Quella vita da aristocratica annoiata che sempre l’aveva nauseata, ora la stava vivendo. Di ribelli ce n’erano pochi e, a ogni modo, non era lei a occuparsene. Perché non poteva viaggiare con lui e vivere di magia come avevano sempre sognato di fare?
“Mio Signore, io senza di voi… senza di voi cosa rimango a fare qua?”
Voldemort fece schioccare la lingua sui denti “Cosa rimani a fare qua?” sibilò irritato “Sei la mia luogotenente, Bellatrix. Questo rimani a fare qua”
Bella si mosse insofferente “C’è Delphi…” s’interruppe “Padrone, io voglio seguire voi, voglio praticare la magia insieme a voi, voglio…”
“Tu devi volere ciò che voglio io, Bella” la interruppe Voldemort, implacabile “Smettila con i tuoi soliti sentimentalismi: sono inutili”
Bellatrix abbassò lo sguardo e si morse le labbra poi però si riscosse: stava vivendo anni di incubo, anni in cui la sua vita sembrava essere messa in pausa. Lei viveva per servire Lord Voldemort, non per stare indietro a supportare una stupida ragazzina…
“Mio Signore, vi ricordate anni addietro, quando… quando… quando mi avete insegnato le Arti Oscure? Quando abbiamo viaggiato insieme… posso esservi di aiuto, Padrone. Come allora”
“Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno” rispose Voldemort inflessibile “Al contrario di Delphini che è ancora piccola, immatura…
“Rimanete voi, allora, mio Signore se non la credete all’altezza”
“E mettere in stallo così i miei esperimenti?”
Bellatrix si avvicinò al suo Signore. Ogni volta che lo vedeva era sempre più emaciato, pallido… la sua energia vitale sembrava venire meno. C’era qualcosa di strano in lui che non riusciva a inquadrare. Perché si ostinava a spingere il suo fisico e la sua magia sempre in là? Sempre più avanti?
“Quali esperimenti state compiendo, mio Signore?” chiese Bella esitante “Sembrate sempre più provato”
“Stai insinuando io sia debole?”
“NO!” Bella scosse il capo con forza “No, Padrone, non mi permetterei mai!”
“Ti permetteresti, invece” rispose Voldemort “Non c’è nulla che non ti permetteresti di dirmi” s’interruppe “E io, ogni volta, ti concedo di parlare, di esprimere la tua opinione, di andare contro i miei ordini diretti. Non ti punisco mai”
Bellatrix rimase in silenzio. Avrebbe voluto ribattere che la puniva sempre, di continuo, forse in modo meno plateale di come faceva con altri ma la sofferenza che le dava era mille volte superiore.
La sola idea di aver partorito, di essersi prestata a fare un figlio, per lei era stata una punizione.
“Ti voglio qui, Bellatrix” le disse Voldemort alzandosi in piedi e avvicinandosi a Bellatrix fino a sfiorarla “Quante volte dovrò ripeterti che sei l’unica di cui io mi fidi?”
 
*
 
Delphi entrò come una furia nelle sue stanze, sbatté la porta alle spalle e prese a misurare la stanza a grandi passi. Aveva voglia di distruggere tutto, non era giusto che lei dovesse sottostare a quel trattamento, neanche fosse una misera galoppina Sanguesporco.  
Lei era Delphini Riddle, era la figlia perché la trattava come se fosse una spina nel fianco? Cosa aveva in meno di Bellatrix? Perché si fidava solo di lei? Davvero era solo perché andavano a letto insieme? Ma non aveva senso, sapeva bene quanto il Signore Oscuro fosse un uomo che sapeva dominare i propri istinti. Non avrebbe mai favorito qualcuno solo perché ci andava a letto insieme…
“Delphi?”
Delphini si volse verso il letto, era stata così presa dai suoi pensieri da non essersi resa conto della ragazza che stava lì sdraiata.
“Tutto a posto?”
Delphini annuì e si avvicinò a lei. La osservò attenta per qualche secondo incrociando le braccia. Il Signore Oscuro l’avrebbe rimproverata aspramente se solo avesse saputo che non si era accorta del fatto che qualcuno era nella sua stanza e si era lasciata cogliere di sorpresa.
“Cosa ci fai qui?”
“Ti stavo aspettando” rispose la ragazza con un mezzo sorriso “Speravo saremmo potute stare un po’ insieme”
Delphini alzò un sopracciglio “Un po’ insieme, eh?”
“Un po’ insieme” ripeté l’altra “Ma forse non sei dell’umore adatto”
“Al contrario, Rhaysa, al contrario… sono dell’umore adattissimo”
Delphi sogghignò e si sdraiò accanto a Rhaysa. Era da qualche mese che avevano iniziato quella sorta di relazione e a Delphi dava più soddisfazione di quanto avesse mai potuto pensare. Rhaysa era più piccola di lei di un paio di anni ed era la figlia di Rodolphus Lestrange. Inizialmente, era stato strano considerando il trascorso dei loro genitori eppure, cresciute insieme, la verità era che quella conclusione sembrava quasi essere stata scritta nel loro destino.
“Ho sentito dire che è tornato” sussurrò Rhaysa voltandosi di lato verso Delphi “È vero? Lo hai visto?”
Delphini fece una smorfia. Odiava quando le persone parlavano in modo così esaltato del Signore Oscuro, quasi fosse una rock star. Non si rendevano conto di quanto fosse spaventoso, terrificante stare in sua presenza. Era qualcosa di impossibile anche solo da spiegare. Le persone pensavano a lui come a un mago potente che incuteva timore, tralasciando quanto fosse complicato avere a che fare con lui a un livello più personale e umano. Mezza parola sbagliata poteva costare la vita. Delphi si chiedeva come Bellatrix potesse vivere così con lui, nell’ansia perpetua di deluderlo e farlo irritare.
Ma tanto lui la perdona sempre…
Cosa doveva esserci stato tra quei due? Nessuno le aveva mai davvero spiegato come Bellatrix Lestrange fosse riuscita a sedurre Lord Voldemort. Quando ancora era sposata, per giunta. Con tutta la differenza d’età che c’era… e il fatto che lui era… be’, Lord Voldemort…
“Sì” annuì Delphi “È tornato… l’ho visto… e, come al solito, è stata Bellatrix a prendersi le sue attenzioni”
Rhaysa ridacchiò “Sempre con queste daddy issues…
Delphi s’impermalì “Anche tu avresti le daddy issues se avessi un… un… insomma se fossi tu al posto mio!” chiuse gli occhi affranta e inviperita “Sto cercando di fare del mio meglio qui… ma Bella, invece, senza fare nulla riceve sempre tutto da lui. Lei è l’unica di cui lui si fidi!
“Si conoscono da tanti anni” commentò Rhaysa “Bellatrix è la sua luogotenente da una vita, cosa ti aspetti?”
“Io sono la figlia! Se non si fida di me, perché mi ha messo a capo del suo esercito?”
Rhaysa sospirò. Non importava quanti anni passassero, si tornava sempre lì, a quella domanda a cui solo una persona poteva dare risposta “Io credo si fidi di te, in una certa misura… ma solo con Bellatrix si… si fa vedere per quello che è”
Delphini chiuse gli occhi.
“Poi, lo sai quello che fanno…”
A Delphi spuntò un sorrisetto malizioso sulle labbra e spalancò gli occhi; era il momento adatto per iniziare a giocare un po’…
“No, che cos’è che fanno?”
Rhaysa abbassò lo sguardo arrossendo.
Rodolphus si era risposato con una strega brasiliana qualche anno dopo la fine della guerra e, da quell’unione, era nata Rhaysa. Delphi ricordava quanto fosse stata gelosa di lei, perché sì, Lord Voldemort era il suo padre di sangue, ma Rodolphus era stato l’uomo che la prendeva in braccio e le raccontava le storie prima di farla addormentare. In qualche modo, era stato come il padre che non aveva avuto, la figura di riferimento. Perché né Bellatrix né Voldemort si erano curati di lei più di tanto nei primi anni di vita. Era stata crescita dai suoi zii, Rod, Rab, Tony… anche Narcissa. Delphi era quindi particolarmente attaccata a Rodolphus e, rivederne i tratti in Rhaysa, era qualcosa di contemporaneamente eccitante e peccaminoso.
Quel rossore sulle gote di Rhaysa l’accendeva sempre; Delphi adorava metterla in difficoltà a quel modo, faceva anzi parte del ruolo che aveva nella relazione.
Da bambina, per puro caso, si era ritrovata ad assistere a un momento privato di Voldemort e Bellatrix e, sin da quando li aveva visti intrattenersi in un determinato modo – molto particolare – aveva avuto difficoltà a rapportarsi sentimentalmente con le persone. Aveva sempre e solo ricercato quello. Voleva vedere qualcuno inginocchiato davanti a sé con lo sguardo adorante che aveva Bellatrix nei confronti di Lord Voldemort. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato: qualcuno che fosse sottomesso, adorante… innamorato. E Rhaysa era così, sottomessa, adorante… innamorata. Aveva temuto che Bellatrix non sarebbe stata entusiasta nel saperla in una relazione con un’altra donna, invece, non gliene sarebbe potuto importare di meno.
“Ma proprio la figlia di Rod dovevi sceglierti?” era stato il suo unico commento, sembrava essere più delusa dal fatto che la sua compagna fosse una Lestrange che altro. D’altro canto, Rodolphus non l’aveva presa benissimo. Si era sentito come tradito e, da una parte, Delphi riusciva a comprenderlo. Lei e Rhaysa erano cresciute insieme ma non erano mai davvero riuscite a vedersi come sorelle, c’era sempre stato qualcosa di più, una sorta di attrazione che nulla aveva a che vedere con un rapporto di amicizia. A ogni modo, era stata Bellatrix a rimettere al proprio posto Rodolphus “Delphi è la figlia del Signore Oscuro! Dovresti essere onorato…
Rodolphus aveva sbuffato “Come dovevo essere onorato del fatto che si scopava te mentre eravamo sposati?”
Da allora, era passato qualche mese. Tutti sapevano di Delphini e Rhaysa… tutti tranne Lord Voldemort.
Delphini si mise a cavalcioni su Rhaysa, intrappolando le braccia della ragazza con le sue cosce.
“Quindi? Che cos’è che fanno in privato?”
“Dimmelo tu, Delphi… sei tu che li hai visti insieme…”
Delphi ridacchiò e si chinò sulle labbra dell’altra ragazza per baciarla.
Rhaysa aveva le labbra piene e Delphi adorava sentirle schiudere sotto le proprie. La baciò dolcemente per alcuni attimi poi, all’improvviso, affondò i denti in quelle labbra carnose.
“È questo che il Signore Oscuro fa a Bellatrix?” soffiò Rhaysa contro la bocca di Delphi.
“Questo… e altro” rispose Delphini afferrando le mani di Rhaysa e portandogliele sopra la testa, senza neanche utilizzare la bacchetta, delle corde comparvero e si andarono a stringere intorno ai suoi polsi.
“Eccitante” commentò Rhaysa “Così sono in tuo potere, Delphi”
Delphini fece scorrere le sue dita sulle braccia di Rhaysa. Vide il suo Marchio Nero – diverso da quello che invece aveva lei – e poi scese fino a raggiungere il seno mentre con la bocca le baciava il collo.
“Però Bellatrix non si rivolge con così tanta impertinenza a lui…”
“Bellatrix è molto impertinente con lui” rispose Rhaysa tentando di rimanere focalizzata sulla conversazione perché le attenzioni di Delphi le stavano facendo girare la testa.
Delphini le tirò un morso e Rhaysa inarcò la schiena eccitata.
“Vero. Ma poi lui la punisce… vuoi essere punita?”
Rhaysa si mosse sotto di lei, non sapeva cosa l’avrebbe aspettata “Forse, Delphi, però non so…”
Mia Signora… dovresti iniziare a chiamarmi così…”
Rhaysa ridacchiò “Dai, Delphi…”
Delphini le tirò un pizzicotto “Fa parte del gioco!”
“Ok… mia Signora…”
Delphini sentì dei brividi scenderle lungo la schiena.
 
*
 
Il Voldemort Day era la celebrazione più importante dell’anno, anche più importante dei numerosi sabbath che erano ritornati a essere obbligatori. Delphini si osservò attentamente allo specchio. Aveva la tunica da Mangiamorte e, per l’occasione, aveva raccolto i capelli argentei sulla nuca. Le persone continuavano a dirle di assomigliare molto a entrambi i suoi genitori ma lei non riusciva a scorgere in sé stessa nulla che rimandasse a Lord Voldemort. Forse, ciò che intendevano gli altri era che avesse tratti di Tom Riddle… Dolohov le aveva mostrato una vecchia foto scolastica in cui compariva il giovane Tom Riddle e Delphi aveva pensato a quanto la magia potesse cambiare l’aspetto di una persona perché, in Lord Voldemort, non era rimasto nulla – nulla – di Tom Riddle.
Delphi si tirò su la manica della veste e guardò per alcuni istanti il proprio Marchio Nero. Il teschio era il viso di Voldemort e il serpente che usciva dalla bocca andava a formare un “V”: era lo stesso simbolo che capeggiava sulle bandiere per le celebrazioni del Voldemort Day e Delphi era l’unica ad avere sul proprio corpo quel Marchio e ne era molto fiera. Forse un po’ era speciale e il Signore Oscuro aveva difficoltà ad ammetterlo. D’altra parte, non era simile con Bellatrix?
“Pronta?” le chiese Rhaysa comparendo alle sue spalle.
Delphini le fece un rigido cenno del capo. Sarebbero andati a Hogwarts, Voldemort avrebbe mostrato tutto il suo potere magico e poi ci sarebbe stata la cena, quella riservata solo ai Mangiamorte più intimi. Delphini aveva deciso avrebbe annunciato la sua relazione con Rhaysa in quella circostanza, sebbene non fosse del tutto sicura di come il Signore Oscuro avrebbe potuto prenderla.
“Sicura di volerlo fare davanti a tutti?” disse Rhaysa come leggendole nella mente “È vero che ha altro a cui pensare ma forse sarebbe meglio farlo in privato… sebbene tutti ormai sappiano di noi, quindi non fa molta differenza”
“Forse” rispose Delphi “Mi preoccupa di più Bella”
“Lei ci ha già dato la sua benedizione”
“Sai bene quanto sia infida… se sente di potermi affossare utilizzando questa carta, lo farà”
Uscirono dalla stanza e raggiunsero gli altri Mangiamorte pronti alla partenza per Hogwarts. C’era un concitato chiacchiericcio che serpeggiava tra tutti i Mangiamorte, quando però comparve Delphi le persone abbassarono il volume della voce e Delphini raddrizzò la schiena soddisfatta. Non era stato facile per lei raggiungere quel livello di sudditanza da parte dei Mangiamorte. Tanti di loro, più anziani, con più esperienza, l’avevano continuata a vedere come una ragazzina per lungo tempo, quando però si erano ritrovati di fronte al suo potere magico, non avevano avuto altra scelta se non abbassare il capo e sottomettersi a lei e ora erano tutti in suo potere.
“Miei cari amici, miei fedeli Mangiamorte” il sibilo di Lord Voldemort fece sussultare tutte le persone presenti che parvero gelarsi sul posto.
Delphini vedeva sempre la differenza: con lei abbassavano la testa, con Lord Voldemort si buttavano in ginocchio tremanti.
Quando lui arrivava l’atmosfera cambiava.
Pura magia. Era semplicemente pura magia.
Delphini si inginocchiò come tutti gli altri e le bruciava sempre doversi comportare come una normale Mangiamorte, soprattutto considerando che Bellatrix lo seguiva a qualche centimetro di distanza. Era lì, alla sua destra, ritta in piedi.
“Un altro anno è passato, un altro anno in cui il nostro mondo perfetto per il quale abbiamo duramente lavorato è stato costruito, vissuto, implementato” Voldemort aprì le braccia “Vissuto. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza di voi, ognuno di voi è pietra fondamentale di questo nuovo mondo”
Voldemort fece cenno a Delphini di alzarsi in piedi e lei balzò subito su, il cuore che batteva all’impazzata “Delphini in particolare è stata un’ottima luogotenente grazie alla quale siamo riusciti a scovare alcuni degli ultimi avamposti della Resistenza. Oggi questi dissidenti verranno giustiziati”
Delphi fece un inchino mentre gli altri Mangiamorte applaudivano entusiasti. Gettò un’occhiata verso Bellatrix, voleva vederne la reazione, lei era stata ignorata, messa da parte, per una volta ma, come lo sguardo di Delphi si soffermò sul viso della madre, vide come i suoi occhi fossero spenti e le guance umide. Non c’erano dubbi: Bellatrix aveva pianto e Delphi si domandò per quale motivo avesse discusso con il Signore Oscuro. Non aveva dubbi su cosa avesse potuto farla piangere: solo un litigio con il suo amato Padrone poteva ridurla in lacrime, null’altro per lei aveva la stessa importanza.
“Tenetevi pronti, perché tra pochi minuti ci smaterializzeremo a Hogwarts”
Voldemort si mosse verso il gruppo di Mangiamorte più anziani, quella che poteva essere definita la vecchia guardia, e Delphini si avvicinò a Bellatrix che, contrariamente al solito, rimaneva indietro e non lo seguiva come una fedele cagnolina.
“Bella, stai bene?”
“Fatti gli affari tuoi, mocciosa”
Delphini alzò un sopracciglio poi si strinse nelle spalle e fece per seguire Voldemort ma Bellatrix la bloccò “Se ne vuole andare di nuovo”
“Cosa ti aspettavi?” domandò Delphini, sinceramente incuriosita “Sono anni che si comporta così”
“Mi aspettavo che, questa volta, mi portasse con sé”
“Ma se sei l’unica di cui lui si fidi” sibilò Delphini avvelenata. Bellatrix aveva quel privilegio e osava anche lamentarsi?
“Non me ne faccio nulla della sua fiducia se tanto poi… poi mi lascia indietro”
Per la prima volta, Delphini osservò attentamente la madre. Bellatrix sembrava distrutta; l’idea di dover rimanere indietro senza il Signore Oscuro sembrava devastarla.
“Io non posso vivere senza di lui ma, chiaramente, lui può fare a meno di me”
Delphini rimase in silenzio. Non sapeva cosa dirle né cosa fare. Bellatrix non era solita aprirsi a quel modo, non con lei, per lo meno. Si rese conto come non avesse mai capito nulla del rapporto di Bellatrix e il Signore Oscuro. Per Delphini, il fatto che Voldemort si fidasse di Bella e la volesse lì, costantemente a sorvegliare tutto, era un onore che andava oltre ogni immaginazione ma per Bellatrix le cose non funzionavano allo stesso modo: Bella voleva stare con Lord Voldemort. Non voleva rimanere indietro a governare, a guidare i Mangiamorte… voleva stare con lui. Sembrava non desiderare altro che quello: la vicinanza col suo Signore.
Delphi deglutì poi fece una mossa, come per avvicinarsi a lei e abbracciarla ma proprio in quel momento le varie passaporte che li avrebbero trasportati a Hogwarts iniziarono ad attivarsi. Bella si asciugò il viso, alzò il mento e agguantò la prima che riuscì a trovare.
 
*
 
Delphini si ricordava quando aveva frequentato Hogwarts e l’emozione di assistere al Voldemort Day. Ora era lì e ne era protagonista, non più mera spettatrice. A Hogwarts era stata trattata praticamente come una regina, gli altri studenti si piegavano a lei e al suo volere e, anche i professori, non la mettevano mai in punizione, a stento le avevano levato qualche punto. Sorrise nel vedere l’adorato castello, in realtà, scappare dalla propria casa e da Bellatrix era stata una sensazione magnifica. Respirò l’aria frizzante della Scozia a pieni polmoni, le celebrazioni del Voldemort Day segnavano la fine delle lezioni. Erano tutti riuniti vicino al Lago Nero, Mangiamorte da un lato, su un palco, i docenti e gli studenti seduti di fronte. Delphini prese posto accanto a Bellatrix, loro due erano subito dietro a Voldemort mentre gli altri Mangiamorte erano schierati qualche passo più indietro ancora.
“Un altro anno è passato” la voce sibilante di Lord Voldemort rimbombava ovunque, quasi come se uscisse da dentro di loro. Era inquietante perché, anche tappandosi le orecchie, si era sicuri che la si sarebbe continuata a sentire.
“I volti davanti a me cambiano e sono sicuro che, a breve, non ci sarà più bisogno di dimostrazioni così… cruente” le narici di Voldemort vibrarono mentre un ghigno sadico gli deformò ancora di più i tratti del viso “Io sarò ancora qui, anche tra mille anni, sarò sempre qui…”
Fece un gesto con la mano e i Ghermidori trascinarono sul palco, davanti a tutti, un gruppo di ribelli.
“Sempre meno persone provano a opporsi a me… d’altra parte, ormai è chiaro non abbia senso. Lord Voldemort è pura magia e il mondo che abbiamo costruito insieme e del quale stiamo godendo sta iniziando a dare i propri frutti: i Babbani saranno presto completamente sottomessi a noi e non dovremo più nasconderci”
Uno scroscio di applausi si levò, prima dai Mangiamorte, poi dal corpo insegnanti e, infine, dagli studenti.
Voldemort alzò una pallida mano bianca e subito la quiete tornò a regnare.
“Adesso vi dimostro ciò che accade a coloro che continuano a ostinarsi e voler provare a contrastarmi. Lord Voldemort è pura magia e, in quanto tale, non può essere sconfitto…” il sibilo continuò ad aleggiare nell’aria anche dopo che la bocca di Voldemort smise di muoversi “Sarà Delphini, quest’anno, a darne dimostrazione”
Delphi alzò lo sguardo sul Signore Oscuro, sorpresa. Quel compito di solito spettava a Bellatrix. Delphi si fece avanti, nella testa solo domande: possibile che i suoi genitori avessero litigato a tal punto? Le sembrava esagerato, senza senso. A ogni modo, non aveva importanza perché Delphini era tutta la vita che non aspettava altro che quello: poter far vedere a tutti di cosa fosse capace e non solo ai Mangiamorte. Sorrise vedendo come quei sudici inetti, che valevano meno degli animali, stessero tremando consapevoli di ciò che a breve li avrebbe attesi. Delphi sapeva che la Cruciatus era una specialità della madre che, anzi, era quasi più in gamba di Voldemort stesso quando si trattava di torturare, ma Delphi avrebbe dimostrato come lei fosse una perfetta commistione dei due. Si avvicinò al primo di quei ribelli lo osservò dall’alto verso il basso per diversi istanti, poi sogghignò. Aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad apprendere le Arti Oscure, a cercare di spingersi oltre i limiti come aveva fatto il Signore Oscuro. Come lui, era un’abile Legilimens e sapeva come lui amasse sfibrare i propri avversari, prima di tutto, nell’anima. Delphini fece un profondo respiro cercando di racimolare tutta la concentrazione che aveva.
Crucio!” lo mormorò appena ma la maledizione che ne uscì era potente. L’uomo prese a contorcersi ai suoi piedi in preda a spasmi e Delphini ridacchiò. Bella le aveva sempre ripetuto come godere del dolore fosse conditio sine qua non per una buona Cruciatus. Ma Delphi sapeva spingersi oltre, s’insinuò nella mente dell’avversario – ormai praticamente un verme che si contorceva ai suoi piedi – e spinse la Cruciatus all’interno della sua mente. Il corpo era scosso da tremiti, la mente sconvolta e, in pochi secondi, l’uomo ai suoi piedi passò da essere un verme a essere una semplice larva. Boccheggiava senza emettere suoni, lo sguardo vuoto, perso.
“Notevole” sibilò Voldemort avvicinandosi a lei e inclinando la testa di lato “Bellatrix e i suoi compagni Mangiamorte per raggiungere questo risultato suoi Paciock, anni or sono, ci hanno impiegato ore… tu, in pochi secondi… davvero notevole…
Delphini arrossì compiaciuta. Il Signore Oscuro non si prodigava mai in lodi. Non con lei, per lo meno. Si sentì il cuore riscaldato da qualcosa che non sapeva identificare e, quando alzò lo sguardo sulla folla, vide le persone guardarla con timore reverenziale.
“Adesso ti mostro cosa significa la vera potenza, ragazzina” il sibilo di Voldemort, questa volta, era stato molto basso. Delphi volse gli occhi su di lui e fece un passo indietro per lasciargli spazio di agire.
Voldemort si rimboccò le maniche della veste, alzò le mani al cielo e chiuse gli occhi. Per alcuni attimi non accadde nulla poi senza preavviso alcuno, i ribelli caddero in terra, morti. Non c’era stato nessuno sventolio di bacchetta, nessun lampo di luce verde, nessun Avada Kedavra… com’era possibile? Com’era successo? Come poteva aver ucciso senza usare la magia…? O forse era un altro tipo di magia? qualcosa a tutti loro sconosciuto?
Il silenzio era assordante, faceva quasi male ai timpani, Delphini fissò la folla di persone davanti a lei e nelle loro pupille non c’era più timore reverenziale indirizzato a lei ma solo terrore. Puro e semplice terrore, null’altro. Come si poteva contrastare quel tipo di potenza? Come si poteva contrastare un uomo che poteva uccidere senza gesto alcuno? Senza magia, senza parole…
 
Delphini represse un brivido mentre si smaterializzava di nuovo alla loro base.
“Hai visto?” chiese non appena fu da sola con Rhaysa.
“Sei stata formidabile, Delphi, il tuo potere…”
“Lascia perdere quello che ho fatto io! Hai visto cosa ha fatto il Signore Oscuro?”
Rhaysa si morse le labbra e scrollò le spalle come per volersi liberare di una cattiva sensazione “Ho visto, ho visto… come credi… tu hai capito come ha fatto?”
“No” rispose Delphi con tono piatto e una punta d’invidia. Come faceva a essere così potente? “Non ho la minima idea di come sia riuscito a ucciderli così, senza tirare fuori la bacchetta!” fece una pausa “Ma, per Morgana, darei qualsiasi cosa pur di saperlo”
“Non… non hai paura?” domandò Rhaysa, cauta. Quando si trattava dei genitori, era necessario essere il più prudente possibile con Delphini.
“Di cosa?”
“Che lui possa… possa… non so…” Rhaysa lasciò la frase in sospeso e agitò una mano in modo vago come se si aspettasse che la compagna potesse interpretare per lei.
“Che possa ucciderci?” incalzò Delphi con un sopracciglio incurvato “Perché dovrebbe?” se c’era una cosa che le aveva insegnato Bellatrix è che, sì, il Signore Oscuro era spietato ma difficilmente sprovveduto: se non minacciato non uccideva. Inoltre, Bella le aveva ripetuto fino allo sfinimento come lei fosse portata alla tortura mentre il Signore Oscuro no: le Cruciatus non gli davano piacere, aveva altri modi per sconvolgere le persone e torturarle.
“Bella dice che il Signore Oscuro non uccide senza motivo” aggiunse Delphi alzando le spalle e liberandosi del mantello; voleva prepararsi per la cena.
“Tu sei sicura di volergli dire di noi, stasera, davanti a tutti… dopo quello che ha fatto?”
Delphini scoppiò a ridere “Credi possa ucciderci perché scopiamo insieme?”
Rhaysa si prese gli avambracci come a volersi dare un abbraccio di conforto da sola “Beh, è un uomo imprevedibile”
“E credi ucciderebbe il suo stesso sangue per una scemenza del genere?”
“Magari non te… ma me?”
Delphini scosse la testa, sempre ridacchiando “Quello che dici non ha senso, non lo farebbe mai”
Rhaysa la osservò incredula per qualche istante “Come fai a esserne certa?”
“Non si è impensierito quando Dolohov ha iniziato la relazione con Travers”
“Dolohov non è suo figlio”
Delphini diede le spalle a Rhaysa, all’improvviso adirata “Proprio non capisci, vero?” sentì Rhaysa avvicinarsi a lei prenderla per i fianchi e stringerla ma Delphi non se ne faceva nulla di quella stretta, non era di lei che avrebbe avuto bisogno “Proprio non lo capisci che io per lui valgo meno di Dolohov? Non sono nulla se non uno strumento per la sua magia, la sua immortalità…” le veniva da piangere. Nonostante tutto, non riusciva a essere completamente anestetizzata all’indifferenza dei suoi genitori. Non aveva mai pronunciato la parola mamma, figurarsi papà… nonostante i suoi genitori fossero lì, presenti… sapeva che entrambi i suoi genitori non avevano avuto infanzie propriamente felici. Sapeva di come Bellatrix, per quanto vissuta in un ambiente ricco e sfarzoso, era cresciuta con la consapevolezza di non poter vivere la sua vita come avrebbe voluto… non finché Voldemort era arrivato a “salvarla”. O per lo meno, Bellatrix così aveva sempre interpretato l’arrivo del Signore Oscuro: un salvataggio da una vita piatta che nulla aveva fare con le proprie ambizioni.
E Voldemort… Tom Riddle… Delphi non sapeva poi molto se non i sussurri che i Mangiamorte si tramandavano di generazione in generazione e qualcosa che Bellatrix le aveva detto per pietà, per non lasciarla brancolare nel buio quando anche dei ribelli sapevano più di lei.
Era cresciuto in un orfanotrofio babbano, disprezzato, odiato e torturato. Da lì era stato forgiato Lord Voldemort, nato dalle viscere di Tom Riddle, come un serpente che, fatta la muta, si libera della pelle vecchia…
 
Delphini avrebbe fatto volentieri a meno di presentarsi a quell’insulsa cena ma sapeva bene di avere degli obblighi. Si fece quindi coraggio e si sedette alla sinistra del Signore Oscuro e di fronte a Bellatrix mentre Rhaysa prendeva posto dall’altro lato della tavolata, vicino a suo padre Rodolphus e a sua madre. In realtà era una cena riservata a pochi, alla famiglia, per così dire. Lo sguardo di Delphi si soffermò sul viso di sua madre. Ancora una volta, notò come avesse gli occhi rossi e le guance umide di pianto. Aggrottò le sopracciglia confusa, non capiva che cosa potesse renderla così sofferente. Guardò di sottecchi il Signore Oscuro ma la sua espressione era impassibile come al solito. Possibile che vedere Bella soffrire per lui non significasse nulla?
“Seduti a questo tavolo sono presenti i miei più fedeli Mangiamorte, la mia vera famiglia, quella che io mi sono scelto per me tanti anni addietro”
Ogni anno faceva lo stesso discorso e Delphini si domandava se l’avesse imparato a memoria o se, invece, si dimenticasse di ciò che diceva e solo per puro caso lo ripetesse uguale: era evidente che a lui non gliene importasse nulla di nessuno di loro. Delphi era convinta non si sarebbe accorto dell’assenza della metà delle persone sedute a quella tavola.
“… ed è per questo che sono grato a voi del vostro sacrificio per la Causa…”
Voldemort continuò a parlare per qualche minuto e Delphi si accorse di come tutti i presenti lo stessero ascoltando con rapita attenzione, come al solito, tranne lei e… Bellatrix. Delphi inclinò il capo di lato, sempre più confusa, perché Bella non la smetteva mai di pendere dalle labbra del suo Signore. Era quantomai bizzarro vedere come non lo stesse considerando…
“Dev’essere proprio per questo che mi lasciate indietro, a marcire, come se altro non fossi che un inutile Ghermidore” commentò Bellatrix interrompendo il discorso di Voldemort. Aveva parlato a denti stretti ma abbastanza forte da farsi sentire da tutti.
Delphini decise che era impazzita, null’altro poteva giustificare un comportamento di quel tipo.
Voldemort socchiuse gli occhi con lentezza e gli angoli della bocca si alzarono in un freddo sorriso prima che la sua attenzione si spostasse su Bellatrix.
“Chiuderai mai quella bocca?” le sibilò irato “Avessi voluto i tuoi sciocchi commenti li avrei richiesti”
“No, non chiuderò la bocca” rispose Bellatrix incrociando le braccia “Non resterò un minuto di più qui, da sola, senza di voi”
Voldemort chiuse gli occhi e fece qualche respiro profondo, Delphini intuì che stava cercando di rilassarsi, sentiva la sua magia fluire in modo quasi incontrollato e si domandò se Bella avesse capito il pericolo che stava correndo nello sfidare Lord Voldemort così, davanti a tutti.
“Ne parliamo dopo” le disse infine “Ma sappi che non cambierò idea”
Bellatrix emise un gemito strozzato, come una bestia ferita e che è in punto di morte. Scese uno spiacevole silenzio e Delphini si disse che era suo dovere dire qualcosa dato che i genitori sembravano non rendersi conto del disagio che avevano creato. Prima che potesse aprire bocca, Dolohov esclamò alzando il calice “A voi, mio Signore! Alla vostra salute!”
“Al Signore Oscuro!” gridarono tutti gli altri commensali alzando il calice in alto per brindare alla salute di Voldemort, grati che qualcuno avesse messo fine a quel silenzio opprimente.
Quelle cene non erano mai particolarmente gioiose: Voldemort passava di solito il suo tempo a interrogare i suoi Mangiamorte sulle novità, qualche chiacchiera più mondana poteva uscire ma, tendenzialmente, non era una cena di piacere. Quella sera, però, era tutto più silenzioso e lugubre che mai: Voldemort fissava il piatto in silenzio, senza toccare il cibo come se, solo guardandolo, potesse cibarsi. Bellatrix affondava il coltello nella carne con talmente tanta violenza che Delphi si chiese se la donna avesse capito che l’animale era già morto e cotto e lei dovesse solo mangiarlo e non ucciderlo. Gli altri commensali provarono più volte a mettere fine a quel supplizio ma le parole cadevano nel vuoto perché non erano colte da Voldemort. Delphi si disse che quella poteva essere una buona occasione per parlare con il Signore Oscuro di Rhaysa: era evidente che fosse preso da altro e probabilmente non avrebbe prestato la minima attenzione alle sue parole. Stava già per aprire la bocca per fare la sua confessione quando un sibilo le bloccò le parole in gola.
Certo che sei testardo…
Delphi alzò un sopracciglio e si guardò intorno… avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, era Nagini…
Io? Quella testarda è lei
Il commento di Voldemort la fece impietrire. Possibile si fossero dimenticati che lei poteva comprenderli?
Non capisco perché non la vuoi portare con te, non ha tutti i torti: potrebbe esserti utile. È una strega capace, devota…
È ancora troppo umana, preda di inutili passioni che mi distrarrebbero da ciò che davvero conta: la Magia e l’Immortalità
Eppure, vuoi renderla immortale come te
È l’unica di cui io mi fidi, non posso fare a meno di lei
Non puoi fare a meno di lei ma te ne privi costantemente
Non è forse questo sinonimo della mia forza? Rimarrebbe agghiacciata come tutti se sapesse…
Non prendermi in giro, condividiamo troppo… ti vedo dentro… non è questo il motivo per cui non la vuoi portare con te
Vedi molto male se pensi ci sia altro
L’altro lo vedo chiaramente: sai perfettamente che con lei accanto anche tu diventi più umano, preda delle tue passioni, e per questo non la vuoi più con te
 Nagini tacque per qualche secondo.
Prova, puoi sempre cacciarla se pensi non sia all’altezza
Ci fu una pausa da tutti quei sibili e schiocchi, Delphini era lentamente scivolata sulla sedia, ormai quasi solo la fronte compariva dal tavolo. Avrebbe voluto smaterializzarsi lontano perché prima o poi il Signore Oscuro si sarebbe ricordato che lei sapeva il Serpentese esattamente come lui. Una parte di lei era ferita dal fatto che lui se ne fosse dimenticato, quasi neanche la considerasse sua Erede, sangue del suo sangue.
Ci penserò. Mi infastidisce la sua arroganza: pensa davvero di potermi sfidare di fronte a tutti? Le ho dato troppo e non sono in grado di riprendermelo e quella strega lo sa benissimo. Glielo leggo a caratteri cubitali nella testa.
A Delphini scivolò la forchetta di mano che tintinnò nel piatto. Gli occhi rossi di Voldemort si posarono su di lei e Delphi subito si sentì morire come se stesse guardando un Basilisco. Per un attimo lesse allarme in fondo a tutto quel rosso, poi gli occhi di Voldemort si strinsero, implacabili.
Mi ero dimenticato tu… si passò la lingua sulle labbra sottili, tu potessi parlarlo
Delphi si strinse nelle spalle, Non importa, mio Signore, la mia devozione per voi mi blocca la lingua
La paura, vorrai direi
Voldemort sogghignò.
Prova a dire una sola parola di quanto hai sentito a chiunque e ti strapperò la lingua e la darò in pasto a Nagini
Non c’è bisogno di minacciarmi, mio Signore…
C’è sempre bisogno
Come dite voi, Padrone
Giuramelo
Mio Signore…
Non mi piace ripetermi
Vi giuro non ne farò parola con nessuno, sospirò Delphini
Soprattutto con Bellatrix
Soprattutto con Bellatrix, ripeté Delphi scoccando un’occhiata alla donna seduta di fronte a lei. Come il suo sguardo incrociò quello di Bella rimpianse di averlo fatto. Aveva il coltello in mano e sembrava avere tutta l’intenzione di saltarle addosso e tagliarle la gola.
“State parlando di me?”
“Non sei al centro del mondo, Bella” le sibilò Voldemort senza tuttavia staccare gli occhi da Delphini che aveva provato a raddrizzare la schiena e a riprendere a mangiare come nulla fosse.
“Non capisco il Serpentese, forse, ma capisco quando si parla di me”
“Stai diventando paranoica” commentò Voldemort “E le tue lamentele sconclusionate stanno iniziando a irritarmi oltre che ad annoiarmi”
“Uccidetemi, allora” rispose Bellatrix alzandosi in piedi di scatto. Delphi lanciò uno sguardo supplichevole sull’altra metà del tavolo, colse l’attenzione di Antonin che però alzò le spalle come se volesse dirle che no, lui non si sarebbe messo in mezzo a quella situazione.
Delphi sapeva molto bene lo zio non avesse tutti i torti: ciò che era concesso a Bellatrix non era concesso a nessuno di loro. Il Signore Oscuro aveva ucciso per molto meno.
“Siediti e smettila con queste scemenze”
“Non sono scemenze!” e a questo punto, Bellatrix sembrava disperata “Perché non lo capite? Io sono fatta per la magia tanto quanto voi! Voglio riprendere i nostri rituali di Arti Oscure! Non voglio passare la mia vita qua a fare da badante a una ragazzina arrogante che neanche ho mai voluto!”
In passato, quelle parole avrebbero colpito il cuore di Delphini come mille frecce ma, dopo tutti quegli anni, le accoglieva come nulla fosse: Bella le aveva sempre detto di non averla mai voluta e ogni suo gesto era sempre stata una testimonianza evidente della veridicità di quelle parole.
“Rimaneteci voi, dato che l’avete voluta tanto” e, così dicendo, si alzò e se ne andò.
Delphini rimase paralizzata dal terrore, si era aspettata che Voldemort si alzasse e andasse a prenderla, la torturasse, facesse qualcosa… qualsiasi cosa… invece rimase seduto, fermo e immobile, impassibile.
Eppure… Delphini corrugò le sopracciglia, Tiene a lei… Nagini ne è così convinta…
“Cosa hai fatto a Bella per rendermela così irritabile?”
Ci mise qualche secondo Delphi per rendersi conto che il Signore Oscuro stesse parlando con lei.
“Io?” domandò punta sul vivo “Io non le ho fatto nulla se non l’essere nata” scelse con cura le sue parole perché voleva accusare lui dei malumori di Bellatrix senza però essere troppo esplicita a riguardo. Non voleva tuttavia prendersi colpe che non le appartenevano: l’unico da avere tanta influenza su Bellatrix era solo ed esclusivamente Lord Voldemort.
Giusto” sogghignò Voldemort addentò un pezzo di carne e masticò con lentezza “Hai qualcosa da dirmi?” le chiese senza tuttavia degnarla di tante attenzioni “Sento un tumulto nella tua testa: o lo fai tacere con l’Occlumanzia oppure dimmi le sciocchezze che ti assillano e vuoi condividere, dopo aver sentito quelle di Bella, posso ben tollerare, per una volta, anche le tue”
Delphini batté le palpebre e sospirò. Non era facile avere a che fare con Lord Voldemort e non lo conosceva abbastanza bene da poterne interpretare tutti gli umori come Bellatrix ma quello era facile: per quanto fosse di cattivo umore, voleva qualcosa con cui distrarsi senza tuttavia dare a quello tante attenzioni. La condizione ideale per parlargli di Rhaysa.
“Ho una compagna” disse semplicemente “Rhaysa Lestrange, figlia di Rodolphus” Delphi deglutì “Spero voi possiate compiacervene, mio Signore”
Delphini trattenne il respiro perché Voldemort non dava segno di averla sentita, poi lui scoppiò in una risata. Non capitava spesso di sentirlo ridere e quel suono le fece rizzare i capelli sulla testa.
“Oh, Rodolphus, mi spiace. A quanto pare non sei in grado di tenerti strette le donne della famiglia…” continuò a sogghignare divertito e Delphini rimase perplessa: quello sarebbe stato davvero il suo unico commento?
Sì, ragazzina, cosa vuoi che me ne importi di chi sta tra le tue cosce? Solo, non fidarti di nessuno, mai. Non abbassare mai la guardia: i traditori sono ovunque
Delphini rimase un attimo stordita dal passaggio al Serpentese.
Voi però vi fidate di Bellatrix ribatté Delphi con un coraggio che non le apparteneva. Non le era mai capitato di discutere gli ordini del Signore Oscuro.
Io non mi fido di nessuno rispose Voldemort. Poi si alzò e lasciò la tavolata senza aggiungere altro. Delphini non capiva per quale motivo le avesse mentito quando l’evidenza era davanti a tutti e lui, per di più, la ripeteva strenuamente a tutti: si fidava di Bellatrix.

_______________________________________________________________________________
Questa è la prima volta che utilizzo il personaggio di Delphini adulto e questa storia è nata dopo aver visto lo spettacolo a teatro di The Cursed Child (bellissimo, per altro). Dovrebbe esserci solo un altro capitolo. 
Come sempre, se vi va, vi aspetto nella pagina delle recensioni. Grazie a tutti, 
Clo

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Bellatrix cercò di reprimere un gemito ma le sensazioni che provava erano troppo potenti per poter essere contenute. Le sembrava essere passata una vita intera da quando aveva fatto sesso con il Signore Oscuro a quel modo. Avrebbe voluto negarsi, combattere con lui, fargli capire che non poteva essere né comprata né rabbonita ma anelava a quell’intimità da mesi, da troppo tempo per poter resistere anche solo un istante di più. Ma poi perché avrebbe dovuto resistere? Perché avrebbe dovuto contenersi quando tutta la sua vita ruotava intorno a quell’uomo da quando aveva vent’anni?
Oh, mio Signore!” mormorò in preda al piacere, alzando di più il bacino per potergli permettere di affondare con più prepotenza in lei “Padrone!” allacciò le sue gambe sulla vita di lui. Era diverso, più magro e smunto, di come lo ricordava ma la sua prestanza non veniva meno. Anzi, erano anni che non la prendeva con tanta passione e Bella si chiese distrattamente se sfidarlo, ogni tanto, non fosse una mossa saggia per il loro rapporto. Un morso sul collo le annebbiò la vista e quando lui uscì completamente da lei per poi riprenderla con una spinta violenta, il suo cervello smise di fare pensieri coerenti, troppo concentrata a godersi l’orgasmo. Le sensazioni che le regalava, anche dopo tutti quegli anni, erano sempre al di sopra, al di sopra di qualsiasi altra cosa avesse mai sperimentato. Cercò di regolarizzare il respiro mentre sentiva anche il Signore Oscuro raggiungere il culmine e poi lasciarsi ricadere prono sul letto.
Rimasero sdraiati in silenzio, uno accanto all’altro, per una manciata di minuti. Bella cercava di rimanere calma e osservare il suo Padrone solo con la coda dell’occhio perché sapeva quanto lo disturbasse farsi vedere nei momenti dopo l’orgasmo e, infatti, poco dopo Voldemort si alzò senza dire una parola. Bellatrix non si era mai davvero abituata a essere lasciata indietro, da sola, dopo essersi uniti così a fondo ma aveva imparato a rimanere zitta, a farsene una ragione, a mettere da parte i propri bisogni per dare più respiro a quelli di lui.
“Mio Signore?” lo chiamò Bellatrix piano, quasi titubante, perché sapeva lo avrebbe indisposto ma non poteva tenerselo dentro quella volta: doveva fare uscire i suoi dubbi, i suoi pensieri.
“Cosa c’è, Bella?”
“È un sì? Posso venire con voi?” a quel punto, Bellatrix lo stava implorando. Non sapeva più cos’altro fare. Aveva provato a ragionarci, l’aveva persino minacciato di uccidersi e ora non le rimaneva che pregarlo di portarla con lui “Vi sto scongiurando, mio Signore se… se…” s’interruppe sapeva bene che la scelta delle seguenti parole era vitale “Lo so che io non sono nulla per voi. Ma vi prego, rendetemi quest’onore” si era messa in ginocchio sul letto e lo guardava fisso negli occhi.
Non sono nulla per voi.
Quella frase le creava un dolore sordo nel petto.
Non sono nulla per voi.
E lui mai la correggeva, nulla, dopo tutti quegli anni era nulla.
Voldemort rimase in silenzio. La fissò a lungo e Bella sentì la sua presenza nella testa.
“E sia” disse Voldemort dandole le spalle “Verrai con me” fece una pausa, espanse con più prepotenza la sua mente verso Bellatrix e la sentì rallegrarsi come una ragazzina sciocca. Anzi, come la ragazzina sciocca che era, nonostante l’età ormai avanzata. Per qualche motivo, quella felicità non lo indispose quanto avrebbe dovuto ma non poteva farsi vedere… debole… lui non aveva bisogno di nessuno.
“Ma, Bella, se Delphini non si dimostra all’altezza ti riterrò direttamente responsabile di qualsiasi problema, verrai punita e rispedita qui”
“Oh Padrone!” la voce di Bella era intrisa di lacrime, Voldemort aveva sempre detestato la gente che piangeva e piagnucolava, gli ricordava troppo l’orfanotrofio, nonostante fossero passati innumerevoli anni, non riusciva a scrollarsi di dosso quella connessione. Eppure, per Bellatrix faceva un’eccezione.
Come sempre.
Lei era la sua eccezione.
Sempre.
Per sempre.
“Non vi deluderà, è una ragazzina sveglia, tutto sommato”
Tutto sommato…” ripeté Voldemort sovrappensiero. Indugiò per qualche istante poi andò in bagno, senza più degnare di alcuna attenzione Bellatrix che, invece, rimase a crogiolarsi tra le lenzuola mentre una gioia selvaggia si impossessava di lei. Sarebbe andata via col suo Padrone, proprio come ai vecchi tempi, non doveva più rimanere indietro ad addestrare quella sciocca bimbetta e a occuparsi degli altri Mangiamorte. No, avrebbe ripreso la destra del suo Padrone e lo avrebbe aiutato con gli incantesimi oscuri, rituali talmente proibiti che avrebbero fatto impallidire chiunque ma non lei, no… non lei. Si alzò e s’infilò la vestaglia passeggiando per la sua stanza esaltata senza essere in grado di fermarsi. Era esagitata, agitò la bacchetta e preparò velocemente un fagotto con alcune cose che avrebbe voluto portare con sé: sapeva che a Voldemort piaceva viaggiare ed essere leggeri, senza cianfrusaglie, era qualcosa che avrebbe di certo apprezzato. Si sarebbe messa a saltare e a cantare per la gioia ma sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe adirato e non avrebbe fatto nulla che avrebbe potuto mettere in discussione la sua partenza.
Fu un tonfo sordo a distrarla dalle sue celebrazioni interiori, si volse verso il bagno dal quale era arrivato il suono “Mio Signore?” chiamò titubante avvicinandosi alla porta “Vi serve qualcosa?” allungò l’orecchio per sentire la risposta ma invece ci fu solo un prolungato silenzio. Bellatrix aggrottò le sopracciglia combattuta: aprire la porta per controllare che tutto fosse a posto e rischiare di adirarlo o ignorare il fatto? D’altra parte, cosa sarebbe potuto succedere? Era in bagno
Rimase ancora qualche secondo dietro alla porta, poi alzò le spalle e stava per allontanarsi quando un basso gemito la paralizzò nel punto in cui era.
“Padrone? Vi sentite bene?” chiese di nuovo, questa volta con più urgenza nella voce.
La risposta fu il silenzio.
Bellatrix si torse le mani, impotente.
Meglio rischiare di adirarlo e una punizione piuttosto che ignorarlo… e se stesse poco bene?
La sua testa neanche riusciva a immaginarsi uno scenario in cui il suo Padrone potesse stare male, non aveva senso.
Era immortale, forte, potente.
Il migliore.
E tuttavia quel silenzio…
Forzò la porta con la magia ed entrò sbattendo la porta, il suo sguardò vagò allarmato per il bagno ma non vide nessuno e il suo primo pensiero fu che il rumore sentito fosse dovuto alla smaterializzazione, che lui se ne fosse andato lasciandola indietro... ma poi, poi lo vide.
Disteso a terra… solo che non era lui…
Bellatrix sgranò gli occhi mentre una mano gelida si impossessava del suo cuore e lo stritolava in una furiosa stretta.
Urlò forte.
Urlò disperata.
Urlò così forte da graffiarsi la gola.
Poi si gettò a terra ferendosi le ginocchia, lo strinse tra le braccia e urlò di nuovo, incredula.
 
*
 
“È andata bene” commentò Rhaysa finita la cena, liberandosi i capelli scuri dall’intricata acconciatura “Neanche si è premurato di conoscermi”
“Te l’avevo detto che non gli interessava” ribatté Delphini e non riuscì a reprimere una nota di amarezza nella voce. Nonostante tutto un po’ aveva sperato nell’interesse di suo padre – che strana parola, anche solo nella sua testa non aveva senso – per la propria compagna. Ma lui era Lord Voldemort e, a parte prendere in giro Rodolphus, non aveva fatto altro.
Troppo concentrato sulla sua Bella.
Delphi represse un suono di stizza. Perché Bellatrix poteva permettersi qualsiasi cosa e non essere mai punita?
Punisce anche me, solo in maniera diversa, già si immaginava le proteste di Bella…
“Non fare quella faccia, Delphi” borbottò Rhaysa “Meglio così”
“Già, meglio così” ripeté Delphini sedendosi sul letto ma non era convinta, non era per nulla convinta fosse meglio così.
“Che cosa ti ha detto?”
“Chi?”
“Il Signore Oscuro… quando ti ha parlato in Serpentese”
Delphini arrossì e riportò la sua attenzione su Rhaysa, non voleva mentire ma, allo stesso, non poteva dire la verità.
“Non… non stava parlando con me. Non all’inizio. Stava parlando con Nagini”
“Sì… ma anche con te, no?”
“Si era… dimenticato… io potessi parlare il Serpentese come lui”
Rhaysa sgranò gli occhi incredula “Dimenticato? Ma come è possibile?”
Delphini sbottò in una risata tetra, priva di gioia “Te l’ho detto o no che lui non mi considera?” strinse i pugni sulle ginocchia “Sa pensare solo a Bellatrix… e alla magia… null’altro gli interessa. Nulla davvero” si costrinse a non usare un tono lamentoso, ormai era maggiorenne, non poteva continuare a vivere con quel senso di inadeguatezza dovuto al suo rapporto con i genitori.
“Sei la sua erede”
“No” Delphini scosse il capo “Sono uno strumento e niente più. Qualcosa di utile, forse anche indispensabile, ma che comunque non genera il suo interesse” sospirò e ripensò alla cerimonia del Voldemort Day. Era bastato poco affinché le persone, inizialmente intimorite dal suo potere, spostassero tutta la loro attenzione e tutta la loro sudditanza al Signore Oscuro.
“Chissà come ha fatto a uccidere a quel modo”
“Arti Oscure” commentò Rhaysa.
“Chissà se me lo insegnerà mai… mi piacerebbe ricevere gli stessi sguardi che riceve lui… ancora meglio, mi piacerebbe avere la sua considerazione. Che lui mi considerasse… ma sì, che mi considerasse come considera Bella…”
“Non credi che la consideri solo per il sesso?” chiese titubante Rhaysa.
Delphi scosse la testa e un sorrisetto spuntò sulle sue labbra “Che stupidaggini. Credi davvero che il Signore Oscuro sia un uomo dai bassi istinti?”
“No… però tu sei più potente di Bellatrix!” ribatté Rhaysa.
Glielo ripetevano tutti di continuo.
Tu sei sua figlia.
Sei la sua erede.
Sei più forte di Bellatrix, più potente.
Tutte verità.
E non lo vedete? Avrebbe voluto ribattere Delphini, Non lo vedete come nonostante tutto ciò la sua preferenza vada sempre, inesorabilmente, verso Bella?
“Più potente in teoria, forse… ma non credo di aver mai dimostrato al Signore Oscuro la mia inflessibile e indissolubile fedeltà” Delphini sospirò e allungò le gambe “Forse è questo. Forse è questo che mi manca”
“Difficile dare dimostrazioni a un uomo che non è mai qui”
“Questo non ha fermato Bella” Delphi inspirò bruscamente “Forse dovrei essere io a pregarlo di andare con lui… Bellatrix rimarrebbe qua, come lui vuole, e io potrei imparare le Arti Oscure da lui e dimostrargli quanto gli sono leale…”
“Bellatrix ti ucciderebbe nell’esatto momento in cui ti sentisse suggerire una cosa del genere”
“Non se sottolineassi come dopo questo periodo lei potrebbe andarsene con lui… pensaci: ha senso”
“Tua madre non è sensata”
Non chiamarla così” sibilò risentita Delphi come se Rhaysa avesse appena pronunciato un insulto indicibile.
“Perdonami… mia Signora” le mormorò Rhaysa all’orecchio prima di prendere a baciarle il collo. Delphi si lasciò stringere, accarezzare e toccare… voleva perdersi in quel tocco, lasciarsi andare, smettere di pensare. Proprio quando Rhaysa era inginocchiata tra le sue gambe un urlo disperato squarciò la notte.
Delphini sgranò gli occhi e balzò in piedi riabbassando la veste nera, seguita da Rhaysa. Si guardarono negli occhi in silenzio, entrambe con la bacchetta pronta.
“Cos’è stato?” domandò Rhaysa tendendo le orecchie.
Un nuovo urlo angosciato arrivò a loro facendole rabbrividire.
“Bellatrix” borbottò Delphini con tono preoccupato per poi lanciarsi fuori dalla sua camera come una furia verso le stanze di Bellatrix. Rhaysa le correva dietro e quando erano ormai in procinto di raggiungere gli appartamenti di Bella vennero raggiunte da Rabastan, Antonin e Rodolphus, tutti e tre con le bacchette sguainate. Si fissarono con sguardo preoccupato, poi Delphi spinse la porta della stanza di Bella, la bacchetta alta sul petto pronta a colpire in qualsiasi istante.
Non era possibile che qualcuno della Resistenza si fosse infiltrato lì, non aveva il minimo senso. Eppure, cos’altro avrebbe potuto fare urlare a quel modo Bella?
Qualcosa… qualcosa legato al Signore Oscuro. Ma quella era una possibilità ancora più folle della prima.
Lo sguardo di Delphi volò sul letto sfatto e le sue narici vennero invase dall’odore del sesso. Arricciò il naso mentre corrugava le sopracciglia, incredula che, dopo la scenata che aveva fatto a cena, Bella fosse riuscita nell’intento di andare a letto con il Signore Oscuro. Non capiva le dinamiche di quel rapporto, non capiva perché il Signore Oscuro con Bella fosse così diverso, tanto… permissivo… ma non l’amava. No, quello no, quello era palese non ci fosse…
Venne distratta da dei singhiozzi sommessi e, con passo veloce e deciso, si diresse verso il bagno.
Padrone… mio Signore!
Delphini sentiva il suo cuore battere come un tamburo nel petto. Come poteva essere Bellatrix così disperata? Solo la morte del Signore Oscuro poteva ridurla in uno stato tanto pietoso ma sapeva bene che nulla poteva uccidere Lord Voldemort. Aveva ancora degli Horcrux… e c’era lei stessa, Delphini, che era legata a lui da incantesimi di sangue sconosciuti. Ma quei singhiozzi disperati… Bella non era una che piangeva spesso, lo faceva solo per motivazioni legate a Lord Voldemort. Per tutto il resto era inflessibile e incorruttibile.
Delphi deglutì.
Quando fece capolino nel bagno ciò che vide la lasciò inorridita, la bocca socchiusa, il suo cervello incapace di processare ciò che aveva davanti.
Non lasciatemi, mio Signore, vi prego, ho bisogno di voi
Delphi era impietrita, sentì gli altri spingersi all’interno del bagno e Rhaysa trattenne il respiro, anche lei inorridita.
Non posso immaginarmi un mondo senza di voi
Bellatrix era inginocchiata sul pavimento, aveva una vestaglia leggera che lasciava ben poco all’immaginazione, il collo e le braccia ricoperti di lividi di morsi e, tra le braccia, uno scheletro. Delphi non avrebbe saputo come altro definirlo. La pelle era tirata, fino a scomparire, le orbite erano vuote ma quella… cosa… era viva, sotto la veste la gabbia toracica continuava ad alzarsi e abbassarsi. Delphini non riusciva a staccarne lo sguardo. Era… era… ma non poteva essere lui…
“Cos’è successo, Bella?” chiese Rodolphus superando Delphini che era pietrificata sull’ingresso. La voce di Rod era calma, calda; s’inginocchiò accanto all’ex moglie e le mise le mani sulle spalle. Delphi non capiva, non capiva come Rod potesse… dopo tutto quello che gli aveva fatto subire!
NON LASCIARMI!
“Cos’è successo al Signore Oscuro?” la voce di Rod aveva una certa urgenza, scosse Bella come per farle capire che doveva rispondere a lui e non lasciarsi andare.
“Io… io non lo so, Rod… ma oh ti prego fa qualcosa!
A Delphini veniva da vomitare e si domandò come Rodolphus potesse rimanere calmo di fronte a quella visione. Oltre al raccapriccio di per sé, quella era la sua ex moglie e tra le braccia aveva il suo amante. Erano passati tanti anni ed era stato anche come un padre per lei… ma come poteva… e come poteva Bellatrix chiedere proprio a Rodolphus di fare qualcosa! Che cosa, poi? Che cosa avevano combinato quei due? A quali rituali si erano dati?
Sento ancora il battito del suo cuore!
“Il Signore Oscuro è immortale” disse Antonin facendosi avanti a sua volta. Anche Tony era calmo, il suo viso una maschera di freddezza. Guardava la scena con fare analitico come se trovare la soluzione fosse solo una questione di prassi “Lo dovresti sapere meglio di chiunque altro, Bella”
Come potevano rimanere così indifferenti davanti a quella… quel… Delphini si portò una mano alla bocca poi, senza riuscire a trattenersi, corse verso il lavandino e vomitò la cena. Rhaysa, che era rimasta fuori dalla stanza, a quanto pare troppo inorridita per entrare, provò a calmarla e a consolarla da lontano.
Tutto quel chiasso parve riscuotere Bellatrix.
Tu!” sibilò Bella stringendosi con più forza al petto lo scheletro di Lord Voldemort “Tu, vieni qui!”
“Cosa vuoi farle orribile megera?” sbottò Rhaysa, entrò di corsa nella stanza e si mise di fronte alla compagna. Bellatrix rifilò un’occhiataccia alla strega più giovane “Rodolphus occupati di tua figlia, altrimenti ci penso io a modo mio” fece una pausa “E voi due, portatemi qui la mia, di figlia”
Delphini sentì il sangue gelarsi nelle vene: cosa stava accadendo? Bella non l’aveva mai definita “sua figlia”, se ne guardava proprio bene di utilizzare certe espressioni. Per lei, l’unica cosa importante era sempre e solo stata il Signore Oscuro.
Antonin e Rabastan si fecero avanti afferrando Delphini per i gomiti. Avrebbe potuto contrastarli, era magicamente più forte di entrambi ma se Bella si fosse unita a loro non avrebbe comunque avuto via di fuga. E in più, Rodolphus non sembrava intenzionato a stare dalla loro parte. Per tutti loro, sembrava esserci una sola e unica priorità: Lord Voldemort.
I due Mangiamorte fecero inginocchiare Delphini proprio accanto a Bellatrix.
“Il Signore Oscuro mi ha dato delle istruzioni, in passato…”
Delphini deglutì. Ecco, cosa mancava a lei che Bella aveva: la conoscenza. La conoscenza dei piani del Signore Oscuro.
Loro si parlavano.
Lui mi dice tutto!
Quante volte gliel’aveva detto Bella?
“Non credo avesse previsto una situazione del genere… ma dovrebbe funzionare… sì… dovrebbe funzionare” Bella stava parlando più a sé stessa che non ad altri,
“DELPHI!”
Il grido di Rhaysa fece alzare la testa a Delphini.
“Falla stare zitta, Rod. E vedi di impartirle le priorità: il Signore Oscuro viene prima di tutto”
“Il Signore Oscuro viene prima di tutto” ripeté Delphi riabbassando la testa, i suoi capelli le coprirono il viso. Era sempre stato questo quindi il suo Destino? Sacrificarsi così per Lord Voldemort?
Non capiva, a lei non lo aveva mai spiegato…
Bellatrix le afferrò il polso con forza. Le fece aprire il palmo della mano e poi con un gesto fluido la tagliò proprio al centro. Un grido muto lasciò la bocca di Delphi. Si aspettava di essere uccisa con un Avada Kedavra per chissà quale rito, non si aspettava un coltello… il sangue prese a gocciolare sullo scheletro di Lord Voldemort e come le gocce imporporarono il bianco dello scheletro la voce di Bella iniziò a intonare una litania.
Delphini era confusa, non aveva mai sentito nulla del genere, non sapeva neanche che certi riti esistessero.
Quanto sono ignorante? Si chiese e, con una fitta al cuore, si rese conto che era proprio così che Voldemort l’aveva voluta: ignorante. Mentre a Bellatrix… oh, a Bellatrix aveva rivelato di tutto e di più, ogni segreto, ogni rituale…
Più la litania continuava, più l’energia vitale di Delphini veniva meno ma, si rese conto, il corpo di Voldemort si stava irrobustendo di nuovo. Era come se la propria vitalità andasse a potenziare quella di lui…
Il risultato fu che, dopo interminabili minuti, Delphi si ritrovò carponi sul pavimento del bagno, il fiato corto… e come se fosse invecchiata di anni.
“Padrone?!” esclamò Bellatrix.
Delphi batté le palpebre per cercare di non fare andare il sudore negli occhi, si sentiva spossata.
Mio Signore
Era Bellatrix e si rivolgeva come a un amante.
“Basta così”
La voce fredda di Lord Voldemort fece rabbrividire Delphini che deglutì e si costrinse a guardare il corpo riverso a terra. Non c’era più quell’orribile e raccapricciante scheletro, era tornato a essere il Signore Oscuro. Era forse più pallido del solito ma nel complesso era senz’altro in forma. Per di più, il potere magico che scaturiva dal suo corpo era più forte che mai. Delphi si spostò i capelli dal viso e si asciugò il sudore. Il cuore batteva all’impazzata.
“Vi sentite bene, Padrone?”
Delphini guardò Bellatrix di sottecchi, sempre più incredula da quell’atteggiamento di… intimità.
“Benissimo” sibilò Voldemort “E non avevo bisogno del tuo aiuto”
Delphini si morse la lingua ne avrebbe avute di cose da dire ma si guardò bene dal farlo.
“Lasciatemi”
Rodolphus e Rabastan aiutarono Delphini a rimettersi in piedi mentre Antonin sospingeva Rhaysa fuori dalla porta, intimandole di chiudere il becco.
“Anche tu, Bella”
“Oh no, Padrone!”
Delphini lanciò un’occhiata da sopra le spalle verso Bellatrix.
“Mio Signore… io…”
Fuori!
 
*
 
Delphini era seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera e le gambe allungate. Di fronte a lei, Bellatrix continuava a camminare avanti e indietro come una belva chiusa in gabbia. Non era mai stata nella sua camera e Delphi non capiva per quale motivo avesse dovuto iniziare proprio quella sera. Non poteva andare da Rabastan come spesso faceva? Perché proprio con lei, quando, era evidente lei non sapeva come consolarla e cosa dirle?
“Mi aveva detto sarei potuta andare con lui”
Delphini sospirò. Lo stava ripetendo ininterrottamente ormai da almeno un’ora. Si domandò come cavolo facessero suo zio Rabastan e suo zio Antonin a sopportarla quando si lagnava a quel modo. Cosa voleva sentirsi dire?
“Non posso pensare che… che…”
“Lo conosci meglio di me, Bella” disse infine Delphini, stufa di quella litania “Lo sai che non gli piace farsi vedere… vulnerabile
“L’Oscuro Signore non è vulnerabile!”
Delphi si strinse nelle spalle. Non capiva il panico di Bellatrix: era ovvio che il Signore Oscuro li avrebbe sbattuti tutti fuori non appena si fosse ripreso. Era così che funzionava con lui: ti faceva avvicinare e poi ti richiudeva la porta in faccia. Per altro, in una situazione così delicata come quella… Delphi ripensò a quello scheletro che respirava e, di nuovo, le salì la nausea. Era stata una visione raccapricciante che mai avrebbe potuto dimenticarsi.
Bellatrix emise un gemito disperato e si mise le mani tra i capelli. Nel petto di Delphi si alzò uno sprazzo di gioia: finalmente Bella capiva cosa volesse dire essere una qualunque, essere tratta in modo normale dal Signore Oscuro, proprio come accadeva a tutti loro. E no, non era piacevole.
“Devo andare da lui”
“Non puoi lasciarlo in pace?”
“Ha bisogno di me”
“Non ha bisogno di nessuno”
“Che cosa ne vuoi sapere tu, insulsa ragazzina?”
Delphini si morse le labbra “Come vuoi. Vai. Poi non venire a piangere da me quando verrai sbattuta di nuovo fuori”
“Nessuno verrà sbattuto da nessuna parte”
Il basso sibilo fece accapponare la pelle di Delphi che balzò dal letto per lasciarsi cadere in ginocchio di fronte al Signore Oscuro. Non lo aveva nemmeno sentito entrare, non si era smaterializzato… come faceva a comparire così dal nulla?
Padrone!
Delphini non aveva mai sentito Bellatrix parlare a Voldemort con tanta… passione? Intimità? Urgenza? Cosa le stava prendendo? Aveva sempre cercato di mantenere una certa dignità – almeno in presenza di altri – ma in quei giorni sembrava come impazzita.
“Bella”
Delphi alzò lo sguardo in tempo per vedere Bellatrix afferrare il bavero della veste di Voldemort e portarselo addosso per baciarlo. Delphini distolse prontamente lo sguardo come se quello a cui stava assistendo fosse qualcosa di imbarazzante e una visione che a lei doveva essere interdetta. Non era la prima volta che li vedeva baciarsi, la differenza era che l’ultima volta che li aveva visti era solo una bambina ficcanaso che spiava i genitori… Ora invece erano lì, incuranti di lei, a… Delphi serrò gli occhi e avrebbe anche voluto portarsi le mani sulle orecchie per non sentire…
“Non fare la sciocca sentimentale”
Delphi scosse la testa e rimase in silenzio, stomacata da quello che stava succedendo tra quei due.
“Basta così, Bella” il sibilo di Voldemort era pericolosamente scocciato.
Delphi lo sentì camminare e spostarsi per la stanza “Delphini, in piedi”
Delphi eseguì prontamente ma rimase a testa bassa: non aveva voglia di guardarlo negli occhi, non aveva voglia di vedere l’espressione affranta di Bellatrix che lo guardava adorante come se non potesse esistere niente di più speciale.
“Ho preso una decisione” Voldemort lo disse con fare casuale ma Delphini intuì che era qualcosa d’importante “Tu, ragazzina, verrai via con me e Bella” lo annunciò con indifferenza, come se fosse normale amministrazione per Delphini stare con loro due. Ma, a quelle parole, Delphi sentì il suo cuore mancare un battito mentre le mani iniziavano a sudarle. Lei andare con loro due? Alzò lo sguardo sul Signore Oscuro che manteneva un’espressione imperturbabile. In passato avrebbe dato qualsiasi cosa per passare del tempo con i suoi genitori ma ora… ora…
“In che senso?” chiese confusa, smarrita. L’avevano sempre esclusa, sempre, costantemente, solo da bambina, prima degli undici anni, il Signore Oscuro aveva passato del tempo con lei, in seguito era scomparso dalla sua vita e Bellatrix… be’, Bellatrix non era mai stata un grande supporto… non aveva nessun ricordo di loro tre insieme come… come una famiglia. Era Rodolphus a essere stato sempre presente per lei, Rabastan… Antonin… e ora… ora volevano che lei lasciasse tutto e tutti e andasse in giro con loro due?  
“Nel senso che prendi le cose che pensi che ti possano servire e verrai via con noi… per qualche mese”
Mesi? Pensò agghiacciata Delphi. Sapeva bene quello fosse un grande onore e lei stessa aveva pensato di implorare il Signore Oscuro di portarla con sé, insegnarle le Arti Oscure… ma… anche con Bellatrix…
“Padrone…”
Bellatrix non era per nulla contenta di quella novità: non voleva quella sciocca ragazzina tra i piedi.
“Non vi basto?”
“Non è questo il punto, Bella” rispose Voldemort e la sua voce era venata di stizza “Devi smetterla di mettermi in discussione, hai capito? Io sono il tuo Signore e Padrone, tu devi chiudere quella maledettissima bocca ed eseguire quello che ordino!”
Delphi si morse l’interno della guancia per impedirsi di sorridere. Finalmente, finalmente, la stava riprendendo per qualcosa.
“Partiremo domani, Delphini. Fatti trovare pronta. All’alba” Voldemort fece per uscire “Bella, vieni con me, noi due non abbiamo ancora finito”
Bellatrix scoccò un’occhiata velenosa a Delphi che le fece una linguaccia non appena la madre le diede le spalle.
Bella si affrettò a seguire il suo Padrone.
“Mio Signore” lo chiamò non appena raggiunsero di nuovo gli alloggi di Bellatrix “Vi prego… perché…”
“Calmati” Voldemort si volse e incrociò le braccia. Non si era mai davvero fidato a fondo di nessuno e, anche dopo tutti quegli anni, faceva fatica a pensare a Bellatrix come a una… alleata. Ma era evidente lo fosse ed era evidente che volesse delle spiegazioni in merito. In tanti avevano pensato che Delphini avrebbe scalzato Bellatrix che, anzi, il motivo per il quale lui volesse un erede era proprio per liberarsi di lei, in seguito, quando sarebbe diventata troppo vecchia. La verità era ben diversa: mai si sarebbe mai liberato di Bellatrix perché nessuno mai avrebbe potuto rimpiazzarla e, anzi, l’idea di perderla – che Bellatrix potesse morire – era per lui insopportabile quasi quanto il pensiero della sua stessa morte. Nessuno lo conosceva come lei, nessuno gli era mai stato vicino come lei. A nessuno era mai importato di lui come importava a lei. Non si fidava di nessuno ma, se avesse dovuto scegliere qualcuno di cui fidarsi, beh, quel qualcuno sarebbe stato sicuramente Bellatrix. Faceva fatica ad ammetterlo, anche solo a pensarlo, ma Bella per lui era una compagna.
La sua strega.
Osservò Bellatrix a lungo poi le diede le spalle “È necessario che Delphini venga con noi. Abbiamo sbagliato tutto con lei” la sua voce era un sibilo basso, irritato. L’idea che lui, proprio lui, potesse aver sbagliato lo faceva uscire di testa. Eppure, era stato evidente poco prima, quando l’unica a essersi disperata per lui era stata Bellatrix. Gli altri tre Mangiamorte di vecchia data avevano eseguito senza battere ciglio come a loro si conveniva, dei perfetti soldati dediti al loro Padrone… ma le altre due? Delphini era stata una delusione.
Debole.
Non c’erano altre parole per descrivere la sua reazione.
E la figlia di Lestrange?
Non fosse che a Rodolphus aveva già portato via Bella, le avrebbe ucciso la figlia senza pensarci due volte: come aveva osato quella ragazzina non prodigarsi per lui e anzi quasi ostacolare la sua ripresa? Era al limite del tradimento.
Bellatrix fece per aprire bocca e ribattere ma Voldemort fu più veloce “Non ti sei accorta come lei e l’altra ragazzina non si siano prodigate per me? Non ti sei accorta come sono unite? Cosa hai fatto in tutti questi anni con lei? Perché per le nuove leve non sono l’amato Padrone?
“Mio Signore…”
No, Bellatrix. Per i miei Mangiamorte devo esistere io e solo io. Io sono il Signore e Padrone e che quella Lestrange e Delphini possano avere altre priorità… non è contemplato” fece una pausa.
Bellatrix avrebbe voluto ribattere che lui non c’era stato. Era inevitabile che i nuovi Mangiamorte nei confronti di Lord Voldemort provassero solo paura e rispetto… non avevano legame alcuno con lui. Delphini, poi, Bella lo sapeva bene, provava un grande senso di inadeguatezza ma, quello, si sarebbe ben guardata dal farglielo presente.
Come poteva pretendere che i nuovi Mangiamorte fossero uguali a loro, a loro che con lui avevano combattuto, a loro che per lui erano stati ad Azkaban! I nuovi Mangiamorte non avevano assaporato la guerra, non sapevano cosa significasse combattere… non avevano passato serate seduti a un tavolo in presenza dell’Oscuro Signore per sviluppare un piano d’attacco. Era ovvio non… non capissero. E se il Signore Oscuro non si fidava di chi aveva passato anni ad Azkaban per lui, come poteva fidarsi di seguaci con cui non aveva mai parlato? Bellatrix avrebbe voluto spiegargli, spiegargli che la situazione era dovuta alla sua assenza prolungata, che lui doveva saperlo meglio di chiunque altro come si instaura la sudditanza… si mosse insofferente perché la verità lei la sapeva da anni: a lui non importava. Non importava del nuovo mondo che avevano creato, non gli importava dei Mangiamorte, non gli importava di Delphi… il suo unico interesse era la magia. La magia e l’immortalità che ne derivava.
“Delphini starà con noi per sei mesi. Verrà addestrata e, soprattutto, manipolata. Può scoparsi la figlia di Rodolphus, non m’interessa, ma il suo pensiero e la sua fedeltà devono essere per me
Bellatrix storse il naso. Non le piaceva l’idea di passare sei mesi con Delphini… soprattutto, non voleva condividere il Signore Oscuro con la figlia. Era una minaccia… una minaccia vera e propria perché se lei si fosse dimostrata altrettanto fedele, leale… a Bella mancò il respiro. Delphini era più potente di lei. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era così. Se anche… se fosse diventata anche degna di fiducia…
“Pensate che sei mesi possano essere sufficienti?”
Voldemort si volse verso di lei e le sorrise freddamente “Più che sufficienti. Basterà darle quel che basta per farla sentire importante, speciale, insostituibile e poi…”
Bella sentì un forte dolore al petto a quelle parole, come se qualcuno le avesse tirato una stilettata al cuore.
“È quello che avete fatto con me?”
“Non dire sciocchezze, Bella” rispose stancamente Voldemort “Continui a paragonarti agli altri quando è evidente tu sia diversa” s’interruppe incapace di proseguire. Non voleva darle di più. Non poteva e non voleva. Perché nonostante tutto nessuno – nessuno – gli dava la certezza lei ci sarebbe sempre stata. Fiducia, sì, forse, fino a un certo punto…
“Non puoi aspettarti nulla di più di questo da me. Dovresti saperlo” fece schioccare la lingua sui denti poi aggiunse velenoso “Se non ti basta è un problema tuo”
“Non è vero che non mi basta, Padrone” rispose Bella “Ma qual è la differenza? Non avete forse usato la stessa… la stessa tecnica con me?”
“No” Voldemort l’afferrò per i fianchi per portarla più vicino “Non ti rispedirò a casa dopo sei mesi, a te. Ti ho ben detto di sì, verrai con me. In modo permanente. Non ti basta?”
Bellatrix si mosse insofferente. Una parte di lei sapeva che il Signore Oscuro la stava manipolando perché chiaramente sì, anche a lei aveva sempre dato quel che bastava per farla sentire importante ma l’altra parte… poteva davvero ignorare tutto il resto? A lei riservava un trattamento speciale, era evidente.
“Mio Signore… quello che è successo prima…”
“Non voglio parlarne”
Bellatrix si scostò da lui e incrociò le braccia, testarda “Padrone…”
“Le Arti Oscure richiedono un prezzo, lo sai bene”
“E il prezzo è la vita?”
“Non essere sciocca: sono immortale”
Bellatrix esitò. Era un argomento privato e molto delicato, sapeva che il Signore Oscuro lo affrontava mal volentieri. Anzi, non lo affrontava affatto ma Bella sentiva di dover sapere, sapere a che cosa aveva assistito. Non avrebbe mai più voluto vederlo in quelle condizioni, in quelle condizioni che erano troppo simili alla morte e, se lui moriva, lei non aveva più senso di esistere. Come avrebbe potuto quando tutta la sua esistenza ruotava intorno a quell’uomo?
“Quanti Horcrux…”
Non ti riguarda” gli occhi di Voldemort si strinsero “E non devi pronunciare quella parola!”
“È solo per capire…”
“Non ha a che fare con gli Horcrux” la bloccò lui, implacabile “È un altro esperimento, qualcosa di diverso… qualcosa che ha a che fare con rituali antichi, di scambi magici con creature sovrannaturali che mi ergono pari alla Morte… io sono diventato la Morte, Bella. E nessuno può uccidere la Morte”
Bellatrix rimase in silenzio, angosciata perché ormai del suo Padrone quasi non c’era più traccia, era come l’ombra di sé stesso. Eppure, il suo amore per lui, quello, non sarebbe cambiato mai.

____________________________________________________________________________________________________
Ciao a tutti!
Allora perdonatemi uno per il ritardo con cui ho aggiornato... e in secondo luogo perché avevo detto che questa storia sarebbe stata di due capitoli e invece alla fine saranno tre (proverò a stare dentro ai tre, perché di più non ha senso ma io sono prolissaaaa XD)

Ok, niente. Per ora è tutto. Se vi va, vi aspetto nella pagina delle recensioni ;) 
A presto, 
Clo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4058894