Il ritorno di Lunch

di genbufan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano passati due mesi dall’avventura nel castello di Tao Bai Bai, in cui le giovani Sesame e Marion avevano avuto una prima, durissima esperienza sul campo, e tutti insieme avevano liberato il pianeta da una brutta minaccia.

Rimaneva ancora una cosa da fare però. Tenshinhan stava giusto pensando a questo, quella mattina, quando gli arrivò una videochiamata dal suo amico di vecchia data Crilin.

<< Ehila, vecchio mio! >> lo salutò una volta visto quel volto così familiare.

<< Ciao, Ten! Come vanno le cose nella tua scuola? >> gli chiese innanzitutto Crilin, per cortesia professionale.

Lui rise << Ottimamente! Sai, credo che anche il giovane Xiong Shu si stia convincendo a passare completamente dalla nostra parte. Ci sarà molto utile al prossimo torneo Tenkaichi! >>

I due amici si erano ovviamente già parlati, una volta risolta l’emergenza Tao Bai Bai, anche di quell’opportunità del prossimo futuro: più in là sarebbero stati leali avversari, per la prima volta come maestri anziché come atleti, sul ring più importante del pianeta Terra.

Crilin lo osservò con amichevole sfida, poi passò alla parte più seria della conversazione: << Come avevamo detto, ho chiesto ai miei contatti nella polizia di aggiornarmi, qualora avessero avuto notizie di questo mago “N”. >>

Avendo verificato di avere tutta l’attenzione del Maestro della Gru, proseguì: << Il suo nome intero è NTony, ovviamente un nome d’arte. E’ molto sfuggente, per quanto famoso nel mondo criminale, e la polizia tenta inutilmente da anni di catturarlo. Nessuno conosce il suo aspetto. >>

<< Non è tanto un mago dotato di poteri innati, si tratta più di un abile collezionista di oggetti magici molto potenti, che sa come utilizzare per i suoi scopi criminali. >>

<< Già. Come con Tao Bai Bai. >> intervenne Ten.

<< Proprio così. Fondamentalmente ruba questi oggetti, quando non riesce a ottenerli comprandoli da altri criminali oppure facendo razzie all’interno di siti archeologici. Ed ecco la nostra opportunità. >>

Tenshinhan era tutto orecchie.

<< Sappiamo per certo che martedì prossimo ci sarà una rapina al Museo Archeologico della Città dell’Est, dove in questo momento è esposta un’ampia collezione sulla civiltà M.>>

<< Capisco. Una ghiotta occasione per quel tizio. >>

<< Conosco alcune persone nella polizia dell’Est. Vuoi che ti raccomandi per una collaborazione? >>

<< Certo che sì, Crilin, ti ringrazio! Di’ loro che posso fare questa cosa anche gratuitamente! È per il bene della Terra. >>

<< Ottimo! E vuoi una mano? >>

<< No, ti ringrazio. Credo di potere gestire questa faccenda da solo. >> 

<< Va bene, allora ti metterò in contatto con il capitano Peabody. Arriva dall’Ovest, abbiamo lavorato insieme quando ero in polizia. Sono sicuro che acconsentirà. Ma mi raccomando, amico, sii prudente! Se ti serve qualunque cosa… >>

<< Grazie di tutto, Crilin. Non preoccuparti. Comunque, se dovessero venire fuori dei veri nemici, saprò chiedere aiuto ai miei compagni e a te. >>

<< OK. Fammi sapere, Ten. Ciao, a presto. >>

 

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Quella sera, Tenshinhan e le forze del capitano Peabody stavano presidiando l’entrata principale del prestigioso Museo Archeologico, un grande palazzo lì presente da quasi duecento anni, con tutta l’attenzione dovuta a una così grande minaccia per quegli importanti beni culturali.

Il Maestro della Gru e il capitano stavano in piedi dietro una delle volanti di guardia. Di fronte a loro, un po’ sparpagliate, altre cinque volanti pronte all’azione. Il supporto aereo robotico garantiva la visuale anche degli altri possibili punti di accesso, per ogni evenienza.

Il capitano era un uomo di mezza età, un po’ sovrappeso, ma che comunque pareva avere il temperamento duro del poliziotto che ne ha viste tante.

<< Non sa quanto sono sollevato nell’averla qui, Maestro! Quel maledetto del mago NTony si serve dei peggiori rapinatori e mercenari in circolazione, gente davvero pericolosa. Non si era mai fatto vedere da queste parti, ma gli altri dipartimenti mi hanno aggiornato a dovere. >>

<< Capisco. >> annuì Tenshinhan.

<< Certo, in altri frangenti non avrei fatto intervenire del personale esterno così facilmente, ma dalla sua fama e soprattutto avendo avuto la rassicurazione di un uomo come Crilin, premiato come miglior poliziotto di tutto l’Ovest per dieci anni, non ho certo potuto rifiutare! >> aggiunse sorridendo, nonostante fosse visibilmente teso, anche a giudicare dal fatto che stesse sudando, nonostante quella serata autunnale fosse decisamente fresca.

Tenshinhan rise e si grattò la testa, imbarazzato << La ringrazio per la fiducia, capitano! >> 

Poi ragionò su quanto doveva essersi fatto strada Crilin nelle forze dell’ordine, per essere famoso da una parte all’altra del mondo: dentro di sé non poté che complimentarsi con il suo vecchio amico.

<< E mi dica, che lei sappia questo mago NTony da quanto è attivo? Sa, ho già avuto a che fare con i risultati dei suoi sporchi traffici di recente. >> chiese, per proseguire la conversazione e spezzare un po’ della tensione, e della noia, di quell’attesa.

Peabody sembrava grato di quella conversazione: persino Tenshinhan dovette chiedersi di che mezzi disponesse quel criminale, per preoccupare così tanto la polizia di una grande metropoli, ben attrezzata e abituata ad affrontare eventi di ogni tipo.

<< Che noi sappiamo potrebbe essere in attività da almeno cinque o sei anni, se non di più. Non è mai stato catturato, nemmeno visto in faccia. Tuttavia, sembra che di recente la sua attività si sia molto intensificata. >>

<< Vedrà che ce la faremo a sconfiggerlo, capitano.  >> lo incoraggiò il maestro della Gru.

<< Già, e pensavo… >> stava proseguendo il capitano, quando si sentì un’esplosione che fece crollare un finestrone sul lato destro del museo. << Sono arrivati! Tutti all’erta! >> scattò il poliziotto.

Persino Tenshinhan era stato colto di sorpresa, si chiese come mai. Poi vide i criminali: si trovavano su una camionetta militare, dotata di un cannoncino sul tetto che aveva causato il danno strutturale al museo, da cui scesero con grande efficienza sette esseri dalla forma decisamente  strana. Guardandoli bene, si accorse che si trattava di robot. Ecco perché non era riuscito a percepire nulla. Tuttavia con loro c’era un’ottava figura, con un passamontagna, sicuramente umana… Sembrava una donna. 

Mentre i poliziotti iniziavano ad aprire inutilmente il fuoco contro la camionetta, che sembrava immune ai danni causati dalle loro armi, Ten sentì la voce della donna: << Bwahaha! Fate pure, ragazzi! Ci fate il solletico! >>

Lui trasalì: quella voce! Non poteva confonderla con nessun’altra.

Tenshinhan non la sentiva da… Quanto, vent’anni? Quella voce così rude, e che sapeva diventare a suo modo dolce quando voleva… 

Lunch.

L’abile artista marziale non sapeva che fare. Davvero non avrebbe voluto che la donna che aveva significato così tanto per lui, e forse lo significava ancora, finisse in prigione, sebbene non sembrasse che le forze dell’ordine potessero riuscire a catturarla senza il suo aiuto. 

La sua abilità come rapinatrice gli era purtroppo nota, per quanto avesse da tantissimo tempo abbandonato quella “carriera”. E in più quei robot sembravano davvero modelli all’avanguardia, degni di un esercito.

Cercando di passare all’azione, per non rimanere prigioniero di quei problemi senza soluzione, si avvicinò con rapidità alla finestra crollata. I poliziotti gli chiesero di stare attento, ma lui ribadì che le armi non gli facevano alcuna paura.

Quando si affacciò sulla sala del museo, vide che i robot stavano velocemente, ed efficientemente, rubando tutti gli oggetti esposti. Avevano infatti una forma particolare, a grandi linee simile a quella di insetti, con quattro sottili zampe motrici, suddivise in tre segmenti, disposte a X, che sorreggevano una struttura abbastanza tozza, più due zampe prensili ai lati, molto utili in quel momento per sgraffignare i preziosi reperti, che stavano stipando all’interno dei vani presenti nella loro tozza corportatura.

Non appena lo intercettarono con i loro sistemi, tre dei sette robot imbracciarono, con uno scatto fulmineo, dei mitragliatori laser e lo bersagliarono. Il Maestro della Gru non era preoccupato da questo genere di attacchi: con un rapido balzo verso l’alto, evitò le traiettorie dei laser, poi saltò sopra uno dei robot che lo stavano attaccando e da lì distrusse con due sfere di energia, lanciate con precisione, gli altri due. Subito dopo, con un rapido pugno verso il basso distrusse anche il robot su cui era sormontato.

In quel momento capì di avere ottenuto l’attenzione di tutta la truppa di rapinatori. Se non avesse saputo chi era la persona che la comandava, si sarebbe sentito compiaciuto. Intuì che anche lei si era decisamente accorta che era il suo ex amato ad avere messo loro i bastoni tra le ruote.

Tenshinhan non se la sentiva di attaccarla direttamente, anzi, in realtà non aveva la più pallida idea di come comportarsi in quel momento, per cui decise di concentrarsi sulla distruzione dei robot: perlomeno sarebbe stato utile a sventare la rapina!

Ne rimanevano quattro, che sarebbero stati avversari insormontabili per le forze dell’ordine della città, ma per lui erano nemici di poco conto: ancora prima che imbracciassero i loro pesanti fucili mitragliatori, avendo ormai capito suppergiù la loro struttura, distrusse i loro centri operativi con quattro rapide onde Dodonpa, tecnica ideale per colpire con precisione.

Nel frattempo, Lunch non aveva mosso un dito, né si era tolta la maschera, e di quest’ultima cosa lui le era davvero grato. 

Era arrivato finalmente il momento di affrontarla, ma comprensibilmente esitò.

La donna parve risvegliarsi da quel suo momentaneo torpore, o indecisione, e imbracciò la mitragliatrice che portava sulla schiena, sparandogli una pesante raffica di colpi.

Tenshinhan si maledì silenziosamente: niente di peggio di affrontare qualcuno che ti conosce a fondo, e sa bene come metterti in difficoltà. Dovette evitare con rapidi spostamenti quei proiettili, dopodiché si accorse che lei era scappata da un’uscita posteriore.

Non era solito cercare di individuare le aure di persone che non erano combattenti marziali, oppure nemici del pianeta Terra, ma tutto sommato avrebbe potuto farlo anche con Lunch. E avrebbe potuto facilmente raggiungerla… 

Ma Tenshinhan decise che aveva fatto già molto, sventando completamente quel crimine. Più in là avrebbe elaborato quanto appena successo, cercando di venire a patti con i rimorsi di coscienza…

<< Maestro! >> sentì dire al capitano Peabody.

Si voltò, cercando di mascherare con la migliore interpretazione di un sorriso soddisfatto il turbinio di emozioni dentro di sé.

I poliziotti stavano entrando con cautela nel museo << Che meraviglia! Ha fermato il furto di beni antichi per un valore di almeno un miliardo di Zeny! >> si complimentò il capitano.

<< E ha distrutto tutti questi robot malefici! Ecco perché le altre squadre non sono riuscite nemmeno ad avvicinarsi alle scene del crimine. Maledizione, noi della polizia non abbiamo i mezzi per competere con quel tizio…>> 

<< E’ stato davvero bravissimo! Qualcuno è riuscito a scappare? >> gli chiese quindi.

Mentre il capitano parlava, Tenshinhan aveva osservato con attenzione la sala, capendo che tutte le telecamere di sicurezza erano state disattivate. Dovette ringraziare dentro di sé le abilità criminali di Lunch…

Si sentì un forte peso dentro, mentre rispondeva << No, capitano. A quanto pare si trattava di una squadra formata solo da robot. Non ne è scappato nessuno. >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Tenshinhan trascorse quella notte in un albergo della città, dopo una cena offerta dal capitano. 

Aveva mangiato lo stretto indispensabile, per pura educazione, non sentendo molta fame in quel momento, e aveva giusto bevuto un boccale di birra anche se avrebbe voluto affogare un po’ di più le sue pene nell’alcool. Tuttavia, era bene non diventare eccessivamente sincero con i poliziotti, in quel momento.

Guardò la sveglia a fianco al suo letto: era circa l’una meno un quarto, ma lui non riusciva minimamente a prendere sonno. 

Sentì un rumore alla finestra che lo fece scattare sull’attenti.

<< E adesso che succede? >> commentò sottovoce, nel vuoto della stanza.

Aprì la finestra, rendendosi conto che c’era un minuscolo sassolino avvolto in un foglio di carta. Che strana persona era diventata Lunch! Eseguiva rapine in cui utilizzava  modernissimi robot e poi mandava messaggi in quel modo così antico…

Ansioso, aprì il messaggio, che recitava così:

Ciao, tigre. 

E’ stato bellissimo rivederti dopo tanto tempo…

Ti ringrazio per avermi lasciata andare, ma voglio comunque assicurarti che non sarei mai tornata su questa strada, dopo tanto tempo, se avessi avuto scelta. 

Ero così stanca di cambiare continuamente personalità, molto stanca. Stanca di questa vita. Un anno fa, sperando di trovare una soluzione una volta per tutte, mi sono rivolta a un mago che prometteva di curarmi, cioè di fare sparire per sempre quella orribile e sdolcinata finta Lunch e rendermi finalmente me al 100%.

Lui, che ovviamente era NTony, in effetti ha fatto ciò che gli ho chiesto, ma il suo sortilegio aveva un effetto collaterale… Non posso disobbedire ai suoi ordini, altrimenti soffro le pene dell’Inferno! Quel bast**** mi ha in pugno!

Solo tu puoi salvarmi, Ten! Ti lascio le coordinate del covo di NTony.

XXXXXX

Tua, Lunch.

Tenshinhan non sapeva proprio come interpretare quel messaggio. Sapeva che la forma criminale di Lunch non era solita dire tutta la verità, ma quelle parole gli sembravano sincere, per quanto possibile. Inoltre, per ciò che aveva imparato di lei, Lunch poteva anche essere tornata a rubare per vivere, ma mai e poi mai avrebbe accettato di ubbidire a qualcun altro nel farlo.

Controllò, sul mini computer che si era portato dietro, l’ubicazione delle coordinate sul foglietto. Si trattava di un punto all’interno della foresta che circondava un lato della Città dell’Ovest, evidentemente un rifugio temporaneo.

<< E va bene… >> si disse, poi iniziò a prepararsi.

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Lunch doveva sforzarsi di non dire ciò che realmente pensava ogni volta che interagiva con il suo nuovo “capo” NTony, o per meglio dire il suo schiavista.

<< Come hai potuto fallire? E per di più abbiamo perso ben sette preziosi robot! >> stava strepitando l’alieno.

NTony indossava un elegante completo gessato tipico degli uomini d’affari terrestri, stile che evidentemente apprezzava anche lui, ma il fisico aveva ben poco di terrestre: pelle violacea, testa completamente glabra, orecchie leggermente più lunghe di quelle umane e a punta e quattro occhi di forma sottile.

La sua forza fisica era decisamente trascurabile, così come la sua abilità con le armi: normalmente la donna avrebbe dato subito una lezione a quel tipo per molto meno, ma non poteva. L’incantesimo in cui era imprigionata le causava dolori lancinanti anche solo se gli rivolgeva una brutta parola, figurarsi provare ad attaccarlo. 

Sentiva che era tutta colpa sua: lei si era rivolta, disperata, a quel famigerato criminale, che aveva approfittato di quel suo momento di debolezza. 

Certo, perlomeno l’effetto c’era stato, lei non cambiava più aspetto e personalità ad ogni starnuto, era finalmente davvero se stessa… Ma a che prezzo.

Dovette ingoiare il rospo: << Scusami, capo. Non succederà di nuovo. >> Dentro di sé pensò a quanto sarebbe stato bello appenderlo a testa in giù ad uno di quegli alti alberi lì intorno, e divertirsi un po’...

Lui grugnì qualcosa, poi si ritirò nel suo ufficio.

Lunch sperava con tutta se stessa che l’uomo con cui aveva condiviso così tanto, anni prima, avesse recepito il messaggio. Non ne poteva davvero più di quella vita, le sembrava durasse da un’eternità ma era da meno di un anno. 

Andò a sedersi sulla misera branda che le era stata riservata, per quanto di certo non avesse intenzione di dormire, in quel covo che fondamentalmente era un semplice magazzino in lamiera, niente di più. 

La fisionomia di NTony, del resto, gli permetteva di non sentire i disagi tipicamente umani, quindi gli importava decisamente poco dei comfort di quei rifugi temporanei, che puntualmente venivano abbandonati se non completamente distrutti. Lei comunque immaginava che, nel luogo da cui proveniva, lui avesse invece una magnifica villa, o qualunque cosa usassero sul suo pianeta, con tutti i comfort che la sua specie amava avere.

La mattina successiva, dopo avere sbrigato le sue faccende, fatte le sue chiamate ai clienti in giro per il pianeta, quel mago da strapazzo avrebbe azionato il suo dispositivo di trasferimento e sarebbe tornato da dove veniva, per poi ripresentarsi al momento del bisogno. Il tempo era quindi molto poco e l’occasione andava presa.

Mentre era immersa in quei pensieri gravi, uno dei robot lì presenti emise un suono simile al verso di un uccello, che come ormai sapeva era da considerarsi un segnale di allarme. Lunch dentro di sé ringraziò ogni entità possibile, anzi avrebbe iniziato a piangere se avesse potuto, ma quello era il momento anche per lei di entrare in azione, per quanto possibile.

C’erano circa una decina di robot in quel covo: i due di guardia all’ingresso erano già stati messi fuori uso, dopodiché Tenshinhan entrò dalla porta principale, bersagliando con precise sfere di energia spirituale i restanti. 

“Bene così!” pensò la donna: sapeva molto bene che quei robot non erano il problema principale, anche lei avrebbe potuto distruggerli facilmente, per quanto non così facilmente come il potente guerriero, se solo non fosse stata sotto controllo da parte del mago. 

Uscì allo scoperto, non capendo che reazione questo avrebbe causato in Tenshinhan, visto che sembrava molto concentrato nella battaglia.

Nel momento in cui gli ultimi due robot cadevano al suolo inutilizzabili, gli disse, cercando di non urlare troppo: << Devi distruggere il suo bastone da mago e soprattutto la gemma che contiene! E’ da lì che arrivano i suoi poteri, e che mi controlla! >>

Fu l’unica cosa che le fu concesso di dire, perché subito dopo dovette accovacciarsi in preda a fitte atroci. << Che cosa stai architettando, piccola traditrice? >> le ringhiò contro NTony, uscito di corsa dal suo ufficio con il suo bastone in quella orrenda mano dalle dita adunche. Era effettivamente un bastone da mago che stonava, per l’aspetto antico, con la tecnologia dei robot: un semplice ramo di legno terrestre, con sulla sommità una grande gemma rossa legata in modo rudimentale con delle fibre robuste.

Valutate le informazioni ottenute e visto che, arrivati a quel punto, non era più necessario mantenere il silenzio, Tenshinhan gridò: << Per te è finita, mago! >>

Come era bello, pensò Lunch, con quella sua divisa da arti marziali: aveva messo quella completa per le grandi occasioni, con il simbolo della gru ricamato su un grande drappo di tessuto tipico della divisa orientale classica. Era ancora più bello di quando l'aveva conosciuto…

NTony contemplò con sprezzo lo spettacolo dei robot andati distrutti. << Non so chi tu sia, né mi interessa. Sappi che mi hai unicamente causato un danno economico, da cui però rientrerò molto in fretta. Non pensare di potere fare altro, piccola scimmia troppo sviluppata. >> ribatté all’uomo che aveva invaso il suo covo, con tono piatto.

Poi agitò il bastone, dicendo: << Vieni, Nuvola Nera! >>

Subito una nube scurissima si materializzò all’altezza del soffitto del magazzino, occupandolo per intero, il che era notevole considerando che aveva delle dimensioni di circa dieci metri per lato.

Quella “Nuvola Nera” era una parente malvagia della Nuvola d’oro, Kinton, la nuvola che aveva l’abitudine di trasportare con grande velocità ed efficienza le sole persone dal cuore puro. La Nuvola Nera, nel momento in cui la loro famiglia si era formata, millenni prima, aveva invece scelto di appoggiare le persone dal cuore oscuro, aiutandole nei loro propositi di conquista di ricchezze e potere.

Il Maestro della Gru si mise in posizione di allerta, cercando di capire cosa dovesse aspettarsi: l’alieno fece un ghigno, agitando ulteriormente il bastone.

Un fulmine scattò dalla nube verso Tenshinhan, e lo avrebbe sicuramente incenerito se lui non fosse scattato ad una velocità inimmaginabile per un normale essere umano, causando un certo disappunto nel mago che di certo non se lo aspettava.

<< E va bene! >> agitò nuovamente il bastone, e si scatenò una tempesta di fulmini, ciascuno dei quali veniva evitato con grande destrezza dall’artista marziale. NTony osservava preoccupato, capendo che avrebbe dovuto incrementare ulteriormente la forza di attacco, per cui agitò ulteriormente il bastone. 

Lunch sentì una forte pressione. 

<< Ti piace questo? Ora tutta la stanza ha una gravità di venti volte quella terrestre… Di certo voi poveri umani non ci siete abituati, hm? >>

<< Mi spiace, dovrai fare di più! >> lo derise Tenshinhan, che continuava ad avvicinarsi di un metro per volta, pur rallentato dalla tempesta che gli impediva di procedere in linea retta.

La  mente diabolica di NTony, spinta dalla preoccupazione e dal nervosismo, si mise a ragionare molto più rapidamente del solito. In quel momento notò il modo in cui Lunch guardava Tenshinhan, e il modo in cui lui ogni tanto sbirciava nella sua direzione. Lunch lo sentì bisbigliare: << Ma come ho fatto a non accorgermene prima… >>

La indicò col bastone, e lei in quel momento si rassegnò: del resto, anche morire sarebbe stata una forma di liberazione. Si era divertita molto nella sua vita, non era andata sprecata.

Il fulmine cadde verso di lei, e come previsto Tenshinhan non trovò sistemi migliori per salvarla, se non saltare e subire lo scarico di quell’energia al posto suo.

<< No! >> urlò lei.

Lui rovinò al suolo, tossendo per la scossa che si era preso. Il suo vestito si era ridotto a brandelli in vari punti.

<< Interessante! Avevo sottovalutato la vostra specie… Mi offrite di continuo nuovi modi per divertirmi! >> gridò il mago << E adess… >>

Non fece in tempo a concludere la frase, che venne sbalzato all’indietro da un’ondata di energia. Tenshinhan si era inginocchiato, aveva rapidamente lanciato quel colpo veloce ma molto preciso dal palmo della mano destra, tesa in verticale davanti a sé.

Il guerriero si avvicinò rapidamente e, come aveva consigliato Lunch, raccolse subito il bastone prima che il mago potesse reagire, sbattendolo violentemente al suolo e distruggendo la preziosa gemma alla sua sommità.

La gravità tornò normale all’istante e la Nuvola Nera evaporò subito. 

NTony evidentemente aveva capito di essere stato sconfitto, dato che si mise a ridacchiare nervosamente: << Ah ah ah, ovviamente scherzavo prima… >> 

Lunch si alzò di scatto, finalmente libera dai dolori e dall’impedimento della gravità, e partì all’attacco del suo oppressore.

Si meravigliò di essere riuscita a limitarsi a un solo un pugno su quel suo volto orrendo, senza lasciarsi andare ancora di più. Poi lo prese per il bavero della camicia e gli urlò contro: << Dammi il vero antidoto, forza! So che l’effetto del tuo incantesimo su di me non durerà più, ora che il bastone è distrutto… >>

Tenshinhan non capì subito cosa intendesse: << Di cosa stai parlando? Non sei libera adesso? >>

Il mago riacquistò la sua espressione malvagia: << Oh, giusto, forse tu non lo sai… La nostra Lunch vuole davvero superare il problema della sua doppia personalità, con tutto il suo animo! E’ ciò che vuole da anni… Non lo sapevi? Strano, mi sembrava che ci tenessi a lei. >> lo derise, avendo capito di colpire nel vivo.

Tenshinhan assunse un’espressione decisamente colpevole. Evidentemente non si era davvero reso conto di quanto Lunch avesse sofferto nella sua vita: dall’esterno era quasi divertente vederla trasformarsi, quando questo non la portava a rapinare banche o rapire persone quantomeno. Eppure era così: più la donna maturava, più ciascuna delle sue due personalità soffriva e sentiva il bisogno di diventare finalmente l’unica, senza più quei momenti di buio.

<< Va bene, va bene! >> troncò, dato che Lunch stava per dargli un secondo pugno << Portatemi nel mio studio, preparerò il vero antidoto. >>

<< Vorrà dire che questo sarà il mio regalo per te, e in cambio non mi consegnerete alla Pattuglia Galattica, hm? Sparirò dal vostro pianeta e non mi farò più vedere. >>

<< Siamo d’accordo. >> gli rispose la donna.

<< Ma… Lunch! >> intervenne Tenshinhan, che non trovava per nulla prudente quella promessa.

Non era cambiato molto, la donna lo conosceva bene: non riusciva a godersi fino in fondo la bellezza dell’improvvisazione e del cogliere il momento, aveva paura di perdere il controllo. Allo stesso tempo, non aveva mai saputo dirle di no e cercava sempre il meglio per lei.

L’ufficio di NTony non era altro che la stanza usata in precedenza come presidio del magazzino, con una semplice scrivania e una sedia, e alcuni scaffali metallici.

Una volta che furono entrati, l’alieno si guardò intorno, poi iniziò a frugare in quegli scaffali, che pur apparendo vuoti alla vista in realtà sembravano ricolmi di oggetti, che comparivano solo quando lui li toccava, evidentemente grazie a un incantesimo illusorio di qualche tipo. Prese un vecchio libro impolverato, e alcune botticine contenenti strani liquidi fluorescenti.

<< Lunch, sei davvero sicura di poterti fidare di lui? >> le chiese ancora una volta il guerriero, mentre osservava il criminale.

<< Lo conosco bene, sai? Vedi, la sua specie è particolare, non mente mai. E’ una delle caratteristiche che lo ha fatto apprezzare nel mondo criminale, tutti lavorano tranquillamente con qualcuno che mantiene la propria parola. Normalmente. >>

<< Tuttavia, hanno la facoltà di omettere dettagli importanti. >> aggiunse.

<< Ma allora…>> obiettò Ten.

Lunch gli rivolse un sorriso triste << Non mi importa più di nulla. Non ne posso più di vivere così, mi basta che finisca una volta per tutte. Costi quel che costi. Tanto non può più controllarmi, di questo sono sicura. >>

Nel frattempo l’alieno, che all’apparenza non stava ascoltando, mescolò gli ingredienti all’interno di una tazza che aveva appoggiato sulla scrivania. Concluso questo processo, impose una mano sopra al composto così ottenuto, dicendo alcune parole in una lingua a loro incomprensibile. 

<< Ecco, è pronta. >> disse << Avrà effetto da domani, con il sole di mezzogiorno. >>

Tenshinhan e Lunch si guardarono. C’era una grande tensione nell’aria.

<< Te lo chiedo ancora una volta, Lunch. Sei davvero sicura…? No! >>

Lei prese subito la tazza e bevve il contenuto tutto di un sorso, nonostante le proteste del combattente, che dovette allargare le braccia e sospirare per l’ansia.

<< … Come ti senti? >> chiese alla fine.

Lei rimase pensierosa per qualche secondo, poi lo guardò in volto: << Nulla di che… Mi sento uguale a prima. >> gli rispose.

Tenshinhan sospirò: << Bene. Adesso puoi rivelarci cosa ci hai tenuto nascosto? >> chiese rivolgendosi al mago alieno, il quale ridacchiò.

<< Ho mantenuto la parola. La tua amica molto speciale è guarita, ora la sua personalità è una, unica e indivisibile… >>

<< … Non questa personalità però! Tornerà ad essere la Lunch di prima, quella che non rappresenta un pericolo per i miei affari! Quella debole e ingenua… >>

Lunch aveva il volto contratto.

<< La persona che vedi è morta per sempre! Mi sono preso quest’ultima soddisfazione… E’ come averla uccisa! >> concluse, ridendo sguaiatamente. Venne interrotto solo da una pedata sulla schiena della ex rapinatrice.

<< Lunch… >> disse solo il guerriero, con profonda empatia nello sguardo.

<< Non importa, tesoro! Mi aspettavo anche qualcosa del genere, lo avevo messo in conto. L’importante è che sia finita. >> lo rassicurò lei, con un tono di voce dolce.

Tenshinhan decise di prendersi almeno un’ultima soddisfazione: << Bene, mago! Giocheremo al tuo stesso gioco. Non ti consegneremo alla Pattuglia Galattica, ma alla polizia locale. Anche loro sapranno come gestirti, ora che non hai più oggetti magici da usare… >>

Il mago NTony era rimasto a terra, ma volle lanciare un’ulteriore minaccia. << E sia. Ma sappiate che tornerò, le prigioni terrestri non sono abbastanza robuste per trattenermi… >>

*********************************************************************************************************

La polizia locale ci mise circa mezz’ora per arrivare in quel luogo sperduto: Tenshinhan li aveva chiamati usando il telefono fisso trovato nell’ufficio di NTony, facendo il nome del capitano Peabody per ottenere la loro attenzione.

Il combattente e Lunch non erano presenti al loro arrivo, fecero loro trovare il mago legato e impacchettato a dovere e osservarono la scena da fuori, nascosti dietro una finestra.

<< Lo hai “assicurato alla giustizia”, eh, tigre? >> lo prese in giro lei.

<< Già. >> rispose Tenshinhan, sospirando.

<< Quanto alla sua “complice umana”, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Da domani sparirà dalla vista di tutti… >> lo rassicurò Lunch, guardandolo con affetto e sorridendo tristemente.

Passarono alcuni minuti di silenzio, mentre la polizia finalmente lasciava il posto con l’arrestato.

Lei osservò l’uomo al suo fianco: << Non mi importa di nulla, Ten. Ma dimmi: vorresti trascorrere con me queste mie ultime ore? >>

Tenshinhan osservò nuovamente quella donna che aveva tanto amato, e che aveva scoperto di amare ancora, con quel volto ancora così bello, circondato dalla lunga criniera bionda, con qualche capello bianco che ne accresceva il fascino. 

Non chiedeva altro che trascorrere con lei ogni singolo minuto che restava disponibile.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Era un pomeriggio di metà autunno.

Anche quel giorno, Sesame si stava allenando con dedizione, in vista del torneo Tenkaichi dell’anno dopo, ripetendo alcuni movimenti base all’interno della palestra della Scuola della Gru, resi più difficoltosi da fasce pesanti che portava sia alle gambe che alle braccia per ordine dei suoi maestri.

Era da sola in quel momento, gli altri allievi avevano fatto lezione la mattina presto, e ora erano al lavoro, mentre suo padre Chaoz aveva accompagnato sua madre, Maria Shen, in un tour di due giorni, per seguirne la sicurezza.

Quanto al maestro Tenshinhan, sarebbe arrivato tra poco. 

Sesame era un po’ preoccupata per lui: era stato un po’ taciturno e triste nelle ultime settimane, dopo quella recente missione in esterna, di cui non voleva raccontare molto Questo certamente non influiva in alcun modo sulle sue capacità di insegnamento, che erano sempre le stesse, ma per la ragazza quell’uomo era anche una specie di zio a cui voleva molto bene.

Si stava concedendo una piccola pausa, asciugandosi dal sudore e bevendo un piccolo sorso di una bevanda alle erbe contenente sali minerali, fornitura della sua premurosa madre, quando qualcuno bussò alla porta.

<< E’ permesso? >> chiese in quel momento, con un tono di voce estremamente gentile e cortese, una donna che si era affacciata dal cortile.

<< Uh? S-Sì, prego! >> rispose lei, un po’ imbarazzata: non erano abituati a ricevere molte visite esterne nel dojo.

La visitatrice lasciò educatamente le scarpe all’ingresso, poi entrò nella palestra. Sesame notò anche, con piacere, che evitava con cura di calpestare il tatami, che serviva per combattimenti e allenamenti, come se avesse qualche rudimentale nozione di arti marziali. Era una donna che doveva forse avere qualche anno in più di sua madre, ma era ancora molto bella: un po’ più alta di lei, portava capelli corti, di un particolare colore blu e con un vistoso, ma affascinante, ciuffo bianco sul davanti, e aveva un fisico abbastanza tonico. Portava un paio di jeans aderenti e una camicia sportiva, dal tessuto spesso, con una giacca in finta pelle di capra e un foulard rosso al collo. Un abbigliamento forse leggermente più pesante di quello che un abitante locale avrebbe portato in quel periodo.

<< Sta facendo freddino, eh? >> aggiunse la visitatrice con cortesia << Io non mi sono ancora abituata a questo clima. E.. e… >> e starnutì.

<< Oh, santo cielo! Chiedo scusa! Spero di non essermi presa un raffreddore! >>

<< Stavo dicendo, sto avviando un banchetto ambulante di ravioli cinesi nel paese qui vicino. Gli affari sembrano andare bene, ma mi sono accorta che da queste parti ogni tanto si incontrano tipacci poco raccomandabili, vero? >>

Sesame non poté che confermare con una smorfia, mentre otteneva la conferma che la donna proveniva da un’altra zona del mondo.

<< Perciò mi stavo chiedendo: qui da voi, in palestra, sarebbe possibile frequentare delle lezioni di difesa personale, fatte per noi gente normale? Penso che sarebbero utili! Potrei chiudere il negozio prima, un paio di giorni alla settimana, e venire qui, insieme ad altre persone che sono interessate. A pagamento, sia chiaro. >>

<< Oh! Non saprei, possiamo parlarne con il maestro appena arriva. Però mi sembra una buona idea! >> le rispose Sesame. In effetti c’era anche l’aspetto economico: un’entrata aggiuntiva poteva solo fare comodo, così come una maggiore pubblicità.

<< Vero? Noi donne dobbiamo saperci difendere! >> disse la visitatrice con una battuta e facendole l’occhiolino.

Sesame sorrise. Era una persona un po’ troppo formale, ma molto amichevole. Trovava piacevole parlare con lei, ed era carino vedere delle facce nuove in quella località così fuorimano. 

Le sarebbe piaciuto vederla più spesso, pensò, e perché no, vedere alcuni abitanti locali frequentare la palestra anche al di fuori delle lezioni per gli specialisti di arti marziali, creando una piacevole vita di comunità.

Solo in quel momento la giovane artista marziale si accorse che il suo maestro, Tenshinhan, stava in piedi all’entrata del dojo. Si chiese da quanto tempo fosse lì, visto che non era riuscita ad avvertire la sua presenza. Doveva davvero migliorare quella sua capacità.

<< Oh, ecco il maestro! Maestro, le presento… Ehm, come ha detto che si chiama, signora? >> disse imbarazzata la ragazza.

Lei rise, coprendosi leggermente con la mano con una grazia un po’ di altri tempi << Oh, sono veramente imperdonabile! Scusatemi, il mio nome è… >>

<< Lunch. >> concluse per lei Tenshinhan.

<< Vi conoscete già? >> disse Sesame stupita, guardandoli entrambi con un sorriso di circostanza. 

Le piacque molto l’espressione del suo maestro in quel momento, così felice, come se avesse improvvisamente ritrovato la sua forza vitale. 

Effettivamente da loro il vento spirava freddo d’autunno, se persino lui aveva gli occhi leggermente lucidi.

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