Una tranquilla gita sociale in montagna

di paiton
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partiamo bene! ***
Capitolo 2: *** Altri inconvenienti inaspettati ***



Capitolo 1
*** Partiamo bene! ***


In una calda giornata di metà Luglio vogliamo partire assieme ai colleghi per raggiungere Cima Capi, una montagna che si trova nella zona Nord del Lago di Garda. L'idea iniziale è quella di raggiungere la vetta per una via Ferrata, ridiscendere sulla sinistra del monte, fermarci a prendere una birretta al bivacco, amministrato da un simpatico anziano, per poi ridiscendere canticchiando gioiosamente fino alla vettura.
 
Nathaniel è un simpatico ragazzo di origini rumene, amico di amici, che si è unito al gruppo. Arriva quasi in orario e dice di aver chiesto in prestito le scarpe da montagna di suo padre. Poi dichiara di non essere riuscito a comprare l'attrezzatura di sicurezza (necessaria per legge: sono imbraghi, funi e moschettoni a cui è legata la tua vita) però ha trovato delle corde da tapparella nel cantiere in cui lavora, sono molto resistenti e riescono a sostenere un bel po' di chili. Vuole legarsele ai fianchi con un nodo di fortuna.
Gli dico che gli altri due vanno ad Arco per noleggiare l'attrezzatura e la possono prendere anche per lui.
Gli ultimi si presentano in ritardo di venti minuti.
 
"Hei Ciao Buongiorno" E ci salutiamo con baci e strette di mano da rapper
 
“Ho preso delle bacchette da Nordic Walking” e Jody me le mette in mano… le provo a terra e mi rendo conto che hanno una piccola molla rimbalzante.
 
“Sono professionali, devono essere costate un pochino di soldi.”
 
"Si, sono semiprofessionali! Possiamo fermarci al bar, solo un secondo, per prendere un caffè?"
 
"Va bene dai, ritardo per ritardo!”
 
Ci fermiamo e scelgo una bella pizzetta con tanta mozzarella da mangiare durante il viaggio.
Tra andare in bagno e fare colazione partiamo con quasi tre quarti d’ora di ritardo; per strada troviamo solo un breve rallentamento solo che ho paura perché i parcheggi sono pochi e ho letto che la maggior parte sono assegnati ai residenti. La fidanzata scrive agli altri di prendere l’attrezzatura mentre noi fermiamo due parcheggi.
Arrivano al posteggio all’incirca verso le undici e venti, io contavo di essere già sul percorso di avvicinamento alle nove e tre quarti ma fa lo stesso, fortunatamente non fa caldissimo.
 
Appena si posteggiano vado a chiedere se hanno trovato tutto l’occorrente, loro mi rassicurano e mi comunicano che possiamo stare in giro anche oltre l’orario di chiusura del negozio, possono portare il materiale noleggiato anche alla pizzeria che sta’ di fronte.
 
Noto uno zaino con le rotelle appoggiato alla ruota dell’autovettura: “vieni con quello?”
 
“Si, è il più capiente che avevo a casa.”
 
“Ma ha le rotelle che sbattono sui reni e una stecca di ferro che picchia sulla spina dorsale. È un modello come quelli che utilizzano i ragazzi delle medie per non sovraccaricare la schiena…”
 
“Ce la faccio senza problema, vedrai”
 
“Jodi fidati, dobbiamo camminare un bel po', poi in ferrata devi stare concentrato, non puoi farti distrarre dal fastidio e dal dolore.”
 
Le abbiamo pensate tutte: potevamo lasciare lo zaino in macchina e trasferire il contenuto negli altri zaini, abbiamo provato a togliere le rotelle ma comunque restavano due pezzi di plastica sporgenti che avrebbero prodotto ancora più dolore… alla fine si è tenuto lo zaino così com’è e l’ha presa come una sfida personale. Tira fuori le sue bacchette da Nordic Walking e partiamo sul sentiero.
Dopo nemmeno quindici metri di camminata, vedo una suola sul terreno; faccio altri cinque passi, la seconda suola. La afferro e la osservo, si gretola solo a guardarla, come la mollica di pane quando si secca.
 
“Hei Nathaniel! Che età hai detto che avevano le tue scarpe? Tre secoli? Erano del tuo bisnonno?”
“Cosa?” Lui si guarda attorno stranito
 
“Ma non ti sei accorto di aver perso le suole!?” prorompo esterrefatto
 
“Devono essersi scollate, sono un po’ vecchie”
 
“Eggià, adesso ti tocca usare le uniche scarpe che hai…”
 
“Sono delle Converse con suola piatta.”
 
“Stiamo attenti nei passaggi difficili e ce la dovresti fare, non è una ferrata a coefficiente tecnicamente elevato. Attento a non scivolare sui sassi piatti.”
 
Ritorniamo alla vettura in modo che Nathaniel si metta le sue All Star nere con la stellina e partiamo con un elemento che indossa lo zaino sbagliato e un altro con un paio di scarpe lisce, speriamo che il signore ce la mandi buona e non faccia scendere pioggia dal cielo.
 
Dopo continue lamentele da parte di Jodi per il dolore alla schiena Elena, la sua compagna, decide di sacrificare il reggiseno del suo costume da bagno per attutire il fastidio delle rotelle, che continuano a picchiare sui reni: lo lega ben stretto attorno allo zaino usando l’imbottitura per fare spessore.
 
È quasi l’una di pomeriggio, il Sole si erge alto nel cielo e la temperatura sta aumentando nonostante ci stiamo alzando di quota, la tecnica del costume da bagno sta funzionando, ha salvato la situazione. Mentre siamo seduti sopra di una piatta e grande roccia, per bere un sorso d’acqua, Jodi si accorge di un fatto alquanto esilarante per me: “Nooo! ho dimenticato l’acqua in macchina!” afferma disperato
 
“Non preoccuparti, sono abituata a bere poco. Razioniamo le mie riserve fino al bivacco” Lo rassicura di nuovo Elena
 
Effettivamente fa un bel caldo afoso e avevo sottolineato, il giorno prima, l’importanza di partire con riserve di liquidi. Jodi continua a cercare all’interno dello zaino con fare ansioso e con espressione incredula:
“Sono partito senza riempire la borraccia, accidenti!” la apre e ci guarda dentro, alzandola verso l’alto, mentre l’ultima gocciolina cade a terra
 
“Ma Jodi, dobbiamo ancora arrivare alla ferrata e già ne hai combinate due!” lo canzona Nathaniel
 
“Stai zitto tu che sei in Converse! Ho lasciato mezzo litro in macchina e non mi sono fermato a riempire la borraccia alla fontanella!”
 
Continuiamo il sentiero finché, finalmente, raggiungiamo l’attacco della ferrata; ci mettiamo gli imbraghi, controllo che tutti si siano allacciati correttamente i dispositivi di sicurezza e guardo che i nodi siano intrecciati correttamente. I primi metri della via sono sempre i più difficili in modo da permettere alle persone che non ce la fanno di ridiscendere. Se ci si trova in difficoltà in mezzo al percorso risulterà poi impossibile ritornare indietro.
Il mio gruppo di destreggia abbastanza bene nella scalata che ora presenta pareti verticali; la fatica, il caldo e la sete si percepiscono molto meno quando entra in circolo l’adrenalina. Sembra quasi di non far fatica nell’ascesa.
Ci fermiamo un paio di minuti per riposarci. Jodi sta energicamente cercando dentro allo zaino: “Mi è caduta la bacchetta”

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Capitolo 2
*** Altri inconvenienti inaspettati ***


“L’avrai lasciata all’inizio della Ferrata, dove abbiamo messo gli imbraghi.” Dice Nathaniel
 
“Accidenti… erano nuove”
 
“In Ferrata non si può tornare indietro. Rischiamo di far cadere sassi in testa alle persone.” Affermo io “Se c’è qualcun altro, partito dopo di noi, la vedrà e la porterà con sé” Lo rassicuro perché la sua condizione non è delle migliori, con la sete, il caldo, la fatica e il dolore alla schiena dovuto allo zaino inadatto, uniti all’acqua da razionare, il suo morale sta iniziando ad abbassarsi.
“Era solo una bacchetta dai… puoi sempre usare un bastone”
Nordic S.R.L.: “Vorrebbe denigrare le nostre bacchette certificate e brevettate??”
Nathaniel : “Ma no io veramente non volevo”
Nordic S.R.L.: “Veda di pensare meglio prima di parlare… equiparare le nostre strumentazioni tecnologiche che migliorano il comfort delle persone durante le camminate del fine settimana!”
“Va bene chiedo perdono! Non lo farò più” si scusa Nathaniel
Nordic S.R.L. :“Parla lei che va in escursione con le Converse poi… ma pensa te Oh!”
Converse S.R.L.: “Avete dei problemi con le nostre calzature? Potete cambiare modello se avete ancora lo scontrino e se sono passati meno di sette giorni lavorativi dall’acquisto.”
Nordic S.R.L. : “Possiamo anche affermarlo apertamente, le Converse non sono certamente scarpe da utilizzare in montagna”
Converse S.R.L.: “A no? Potete mostrarci gli studi che avete svolto a riguardo?”
Nordic S.R.L.: “Ma noi veramente non abbiamo fatto nessuno studio dettagliato a riguardo…”
Converse S.R.L.: “Allora state diffamando il nostro marchio registrato senza avere solide basi scientifiche?! Stiamo già digitando il numero telefonico per chiamare i nostri legali…”
“Ragazze e ragazzi muoviamoci che siamo già in ritardo, suvvia. Lasciamo risolvere alle aziende i loro problemi.” Ricordo loro “Avanziamo nella scalata” le lamentele continuano facendo riferimento anche al costo delle bacchette.
Quando ci fermiamo per la seconda volta a bere, il morale di Jodi è davvero a terra, oggi gli sono andate tutte male, una sfiga dopo l’altra; tuttavia sentiamo arrivare delle persone: una famigliola è salita dietro di noi.
Papà: “Salve!”
Io: “Ciao! Avete per caso trovato una bacchetta?”
Papà: “Si! Ce l’ha mia figlia, sta arrivando.”
Jodi: “Grazie molte! È la mia!”
Papà: “Prego”
Il morale del nostro compagno torna alla normalità anche se la ragazzina voleva tenersi la bacchetta per sé e l’aveva già infilata nello zaino.
 
Ormai sono le due del pomeriggio, fa un caldo bestia e siamo quasi alla vetta. Dalla nostra postazione panoramica riusciamo a scorgere la maestosità delle prime dolomiti a Nord e anche la vetta del Monte Baldo, sopra Malcesine. Il Lago di Garda si può osservare quasi per intero fino all’orizzonte e verso Riva del Garda è costellato di tantissimi triangolini bianchi, una moltitudine di barchette, qualche windsurf e un paio di vele da kitesurf.

La Bellissima cittadina di Torbole è facilmente riconoscibile dal fiume Sarca che ivi si immette con foce a estuario creando un conflitto di colori. Il cielo è blu, sempre più blu, nel blu dipinto di blu, neanche una piccola nuvoletta a ripararci dal Sole. Più lontano si vede il Castello di Arco e sotto tutta la Città, capitale italiana degli arrampicatori. Ad Arco tutti arrampicano: puoi trovare buone corde in vendita anche in farmacia, al bar hanno i moschettoni e via dicendo. Girando il mondo non ho visto niente di più spettacolare delle Alpi, una concentrazione altissima di paesaggi mozzafiato, percorsi storici risalenti alle prime due guerre mondiali e monumenti storici in ogni dove.

Finito di scattare tutte le foto da mettere sui social la coppia di miei amici decide di non mangiare per evitare di soffrire ancora di più la sete così iniziamo a scendere verso il bivacco. Rientriamo nel bosco e incoraggio Jodi che continua a imprecare e a lamentarsi.
“Dai che manca poco! In tre quarti d’ora ci siamo!”
“Avevi detto così anche un’ora fa”
“Ancora un paio di curve e vedremo la casetta”
In realtà la mia memoria riguardo al percorso era stata molto ottimistica e abbiamo camminato per più di un’ora e mezza. Nathaniel e le ragazze sono andate avanti mentre io continuavo a controllare Jodi che stava cadendo in preda al panico, alla fame, alla sete e alla fatica, imprecava contro i santi, contro le ferrate e anche contro il caldo. Finalmente vedo il cartello “Bivacco”.
“Hei Jodi! Ce l’hai fatta, siamo arrivati! Ecco il cartello” e lo indico appoggiandoci sopra la mano.
Facendo qualche passo in avanti incrocio lo sguardo della mia fidanzata e capisco istantaneamente che non c’è nessuno al rifugio. Lei ed Elena hanno girato attorno alla casetta per cercare qualche fonte d’acqua. Jodi si butta sulla panchina e afferma: “Io non ce la faccio più, morirò qui. Non riesco neanche a camminare in queste condizioni. Non ho mai avuto così tanta sete in vita mia”
Io entro nel bivacco e cerco in tutti i cassetti e in tutti gli scomparti per sperare almeno in mezzo litro d’acqua.
Ci ritroviamo tutti seduti al tavolo senza speranze, parla Fabi: “Ho trovato un solo rubinetto funzionante, ma è acqua non potabile”
Jodi: “Accidenti a me che non ho riempito la borraccia e me la sono portata dietro vuota”
Io: “Volete che quassù arrivi acqua inquinata? Secondo me hanno messo quel cartello così chi sosta è obbligato a comprare l’acqua dall’oste!”
Jodi: “Io bevo qualsiasi cosa in queste condizioni, anche l’acqua dell’abbeveratoio delle vacche”
Io: “Ti vado a riempire la borraccia Jodi, io mi bevo mezzo litro… al massimo mi verrà la dissenteria lungo il cammino di ritorno”
Riempiamo tutte le bottiglie che abbiamo e Jodi, in meno di un quarto d’ora, si scola due litri d’acqua.
“Se questa fonte è davvero inquinata Jodi sarà il primo a star male, è lui che si immolerà del ruolo del canarino da miniera.”
Finiamo di mangiare il nostro pranzo al sacco, ci riposiamo e facciamo due chiacchere poi ripartiamo canticchiando gioiosamente su un tracciato totalmente in discesa:
“Veniamo giù dai montiiiii
Tra boschi e prati in fior!....”
Rientriamo nel paesetto di Biacesa da cui eravamo partiti e scendiamo fino al parcheggio.
Mi tasto tutte le tasche ma non sento le chiavi.
Svuoto tutto lo zaino e anche la fidanzata fa la stessa cosa.
Niente chiavi.
Forse le ho lasciate al bivacco visto che il portafoglio mi stava scomodo, devo averlo dimenticato… ho appoggiato tutti gli oggetti che avevo addosso sul tavolo o sulla panchina, possibile che nessuno se ne sia accorto?
Lascio tutto ciò che mi appesantisce alla macchina, mi scuso con tutti e parto di corsa alla ricerca delle chiavi per aprire la macchina, senza non si torna a casina…
 
Nota per il lettore: Non saprete mai se le chiavi verranno trovate oppure no, e se ci è venuta la caghetta oppure no; vi informo solamente che a scendere dalla montagna avevamo impiegato circa un’ora e sono dovuto risalire e discendere prima che facesse buio. Se vi interessa partecipare ad escursioni come quella descritta contattatemi in privato, sarò ben lieto di portarvi in ferrata ma rispettate le tabelle e gli orari di marcia, ciao! A presto!
PS: Orsi, lupi, camosci e altri abitanti delle montagne non sono pericolosi, solo la vipera potrebbe arrecare danno, non tanto per il morso in sé e per il veleno ma per il fatto che vi rallenterebbe molto sul percorso. 

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