Monster Prom

di DarkDemon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Regolamento ***
Capitolo 2: *** Selezione - 31 Agosto ***
Capitolo 3: *** 1 Settembre ***
Capitolo 4: *** 10 Settembre ***



Capitolo 1
*** Prologo e Regolamento ***



 

  Chi fosse passato di sotto in quel momento avrebbe di certo pensato che la ragazzina al balcone del terzo piano fosse probabilmente sotto sequestro, imbronciata com’era a guardare il panorama, seduta su una sedia di vimini ma scomodamente allungata per poter poggiare i gomiti sulla balaustra. I piedi, che facevano capolino tra le sbarre di metallo, si muovevano pigramente al ritmo di una musica non del tutto udibile, minacciando di far cadere le infradito fuxia di sotto ad ogni secondo.
  
Venus, d’altro canto era imbronciata per tutt’altro motivo, per l’esatto opposto, si sarebbe potuto dire. La fine dell’estate era per lei un tedio insormontabile, che ogni anno la portava a lamentele su lamentele che esasperavano chiunque le stesse accanto. La prospettiva, poi, di dieci mesi nell’uggiosa Irlanda la demoralizzavano ulteriormente. In quel momento stava cercando di imprimersi nelle retine l’azzurro del Mediterraneo, e assorbire quanta più vitamina D potesse, nella speranza che questa la potesse supportare nei mesi a venire.
  
«Venus tesoro, tutto pronto per la partenza?» La chiamò una voce da dentro casa, facendole alzare gli occhi castani al cielo.
 
«Certo, signora madre!» Fu l’eloquente risposta della ragazza, che probabilmente venne udita più dal circondario che non dalla diretta interessata che, per l’appunto, spalancò la porta finestra, riponendo la domanda con un tono questa volta più seccato.
  
«Sì! Me lo chiedi ogni giorno da una settimana, ho tutto!» Insistette la giovane alzandosi e precedendola in camera. Con un sorriso tanto cordiale quanto falso le indicò i due bauli accanto alla porta, per poi iniziare ad aprire tutte le ante e cassetti dell’armadio, rivelandoli pressochè vuoti.
  
«Puoi fare anche meno la simpatica, sai?» La riprese la madre, sedendosi pesantemente sul letto ancora sfatto. «Considerando che lo scorso anno sei riuscita a dimenticare una valigia.» Aggiunse, alzando un sopracciglio
  
«Quelli sono dettagli! Solo perché mi stavi mettendo fretta, e me ne sono accorta prima di arrivare in aeroporto, quindi dov’è il problema.» Si giustificò Venus, balzando sulla scrivania dondolando le gambe.
  
Ogni anno la stessa storia si ripeteva in un teatrino perfetto, l’apprensione della madre e l’eccessiva frivolezza della figlia che si scontravano in un battibecco che non celava risentimento da nessuna della due parti. Il rapporto tra le due era, invece, estremamente stretto, e probabilmente proprio per questo erano in grado di discutere a quel modo, quasi più simili a sorelle che non a madre e figlia.

♢♢♢♢

  Quando uscirono di casa il sole non era ancora sorto, eppure erano comunque in ritardo, anche se questa volta con tutte le valige e documenti di sorta. Questa volta la colpa era stata di Aliah, che aveva “riordinato” il bagno, facendo sparire i due elastici che Venus aveva tenuto fuori dalla valigia. Diverse urla e rovistamenti vari dopo, questi erano stati ritrovati infilati nel manico di una spazzola; alla partenza Venus aveva solo una treccia fatta.
  
Arrotolata sul sedile del passeggero, la diciassettenne sbuffava come un toro mentre cercava di intrecciare il resto della sua chioma senza lanciarne le ciocche in faccia ad una già irritata signora madre. 
  
«Ma io dico, accettano studenti da tutta Europa e oltre, e nemmeno hanno un sistema di passaporte fatto come si deve.» Sbuffò sovrappensiero Aliah, imboccando l’autostrada per Il Cairo. 
  
«Te l’ho detto mamma, aspettano che me ne vada, vedrai che l’anno prossimo lo annunceranno in piena fierezza ed orgoglio.» Completata la parte attaccata alla testa, Venus potè finalmente poggiare la schiena con sospiro di sollievo; aveva ancora almeno un metro di capelli da intrecciare, ma quanto meno ora era comoda.
  
«Capisco che è una scuola recente e l’organizzazione deve ancora assestarsi, ma mi sembrano giunti ad un punto dove qualche passaporta non dovrebbe consistere in un problema così grave.» Continuò la madre sovrappensiero. «Quanti anni sono..?»
  
«Venti, o trenta... comunque una cifra tonda, lo scorso anno speculavamo circa se avrebbero fatto festeggiamenti.» Non era affatto sicura di quanto si trattasse, sapeva solo che era aperto un giro di scommesse tra alcuni studenti. Lei era troppo tirchia per parteciparvi, ma aveva silenziosamente puntato sul ballo, le sembrava quanto meno più realistico che un “faremo un mega gemellaggio con Hogwarts!”, come se la loro scuola non esistesse specificatamente per dividerli dai maghi “normali”.
  
«Oh sarebbe fantastico, no tesoro? Sarà un anno eccitante, ne sono sicura.» Sorrise la madre, il suo solito buon umore già tornato una volta imboccata l’autostrada e pigiato il pedale dell'acceleratore.
  
«Ah, sarà meglio per loro, vorrei non dover pensare costantemente solo agli esami»

♢♢♢♢

  Esistono domande in questo mondo che non sono fatte per essere poste. Quesiti silenziosi destinati alla quiete delle proprie menti. I più coraggiosi vi riflettono e provano a rispondervi con la propria fantasia, i più saggi semplicemente le ignorano.
  Questo gli studenti della  Scuola Internazionale di Magia per Giovani Ibridi lo sanno bene, probabilmente meglio di chiunque altro.
  Regola numero uno del bravo SIMGIno: mai e poi mai chiedere come si è stati concepiti.



 

♢♢♢♢

Venus al-Hakim
BronzeFang | 17 | Mezza-Sfinge | Primadonna - Marina
Certe volte la soluzione è che non c'è soluzione,
a meno che non sia tu a cambiare le cose.


♢♢♢♢


 

A.A.

Cosa siamo noi?
Studenti universitari!
E cosa vogliamo?
Laurearci!
E quindi..?
PROCRASTINIAMO.

Molto bene, io non dovrei essere qui, forse nemmeno voi, ma lo siamo quindi tanto vale divertirsi.
Questa storia è un'idea stupida, fomentata dalla creatività pre-ciclo, voglia di fare e nostalgia per le interattive. Non so quanti di voi abbiano mangiato la foglia, ma prendiamo pesantemente spunto dal gioco Monster Prom, mia grande distrazione dell’ultima settimana. La trama è molto semplice: una scuola di mostri, a fine anno c’è un prom, il primo prom. Fin-
Sarà una storia estremamente low effort, sia per voi che per me, senza nessuna grossa trama, molto slice-of-life e corale, solo per vedere dei ragazzini fare caciara. Lo scopo principale è divertirsi, sia io nello scrivere che spero voi nel leggere. 
Siete tutti invitati a seguirmi su ebe.efp e a contattarmi lì se vi è più comodo, è probabile che a storia iniziata pubblicherò qualcosa a riguardo/sondaggi.
N.B. Il rating è arancione perchè sono ragazzini ormonati, ma dw che le cose super esplicite non le so fare manco volendo. Verranno comunque trattati vari temi, ci saranno festicciole segrete e in generale il vibe di partenza è quello del gioco: unapologetic e assolutamente politically incorrect. Non arriveremo a certi picchi, ma nemmeno 100% vanilla. Poi magari non accadrà nulla, ma io metto le mani avanti, anche solo per l’uso di linguaggio scurrile.

Ambientazione
Ci troviamo alla Scuola di Magia Internazionale per Giovani Ibridi. Un nome orribile che tutti odiano. Di cosa si tratta? Una scuola gemella ad Hogwarts, recentemente istituita in Irlanda, per ospitare tutti quei maghi che hanno origini mostruose/maghi vampirizzati/lupi mannari/maledictus che nelle normali scuole di magia si sentono fuori posto. Alla SIMGI vengono offerti spazi adeguati ad ogni esigenza, corsi per controllare i propri poteri e antidoti per quelle occasioni dove la forza di volontà non è abbastanza.
Ho tenuto il world building al minimo, quindi pensate a un'organizzazione come quella di Hogwarts. A Dublino è stata aperta una strada magica, Funky Road, con una locanda per accogliere chi come Venus non potrebbe sopportare l’intero viaggio in una giornata, il Calderone Incantato. (si vede che mi sono divertita a fare sta cagata??)
Le quattro casate sono le seguenti, pur non essendo esattamente copie, sono equiparabili alle quattro case di Hogwarts come qui riportato:

  • Silver Feather: Corvoneso
  • Golden Scale: Tassorosso
  • Bronze Fang: Grifondoro
  • ​Platinum Horn: Serpeverde

Regolamento
Pur essendo una storia leggera un paio di regole vanno comunque inserite, per il vostro e il mio quieto vivere.

Accetto personaggi dal quarto al settimo anno.

  • Potete mandarmi un massimo di 3 oc a testa, ma differenziati e non legati tra di loro.
  • Vi chiedo di prenotarvi tramite recensione, principalmente per comodità mia nel controllare le proposte e per far vedere agli altri cosa è stato già proposto.
  • Le schede andranno mandate entro il 17 settembre per messaggio privato con oggetto: “SCHEDA - Nome”
  • Sarà possibile iscriversi anche in seguito ai primi capitoli, sarebbe carino sapere in via privata se la cosa vi interessa ma al momento non potete, giusto per regolarmi con i numeri.
  • Non serve recensirmi con papiri ogni volta, anche perché so che gli aggiornamenti non saranno regolarissimi, ma nemmeno sparire nell’etere. Non è detto vi elimini il personaggio, perchè non ha senso che io metta in difficoltà me stessa; seguirò la politica del silenzio assenso: darò per scontato che tutto quello che faccio va bene, e mi muoverò di conseguenza, se sarà out of character avreste dovuto fermarmi prima.
  • Avendo la storia toni leggeri vi chiedo di astenervi da tematiche particolarmente complesse e pesanti. Un po’ di angst piace a tutti, ma il suicida con ocd che è stato obbligato ad uccidere i genitori… a bit too much.
  • I personaggi sono tutti Maghi/Streghe con origini mostruose, può essere da parte di un genitore o un nonno. Accetto anche maghi con condizioni, come vampiri, lupi mannari o maledictus.
  • Parliamo di personaggi mezzi mostri e per questo accetterò caratteristiche più peculiari, ma con cognizione. Per mia comodità e preferenza vi dico già no ai full-on furry (sorry not sorry), ma ad esempio un paio di orecchie okay. Della serie: occhi viola okay. Occhi viola, capelli verdi, un corno in testa, la capacità di parlare con i serpenti e di mutare in un gerbillo… no. Grazie.
  • Allo stesso modo, contestualizzatemi le caratteristiche: ha le orecchie da cane? Gira con le cuffie perché sente tutto nove volte più forte. Ha la coda: deve tagliare tutti i vestiti. Ad esempio Venus ha i canini e per questo parla male. Non pensiate che un mezzo mostro non abbia difficoltà, non leggo nemmeno il resto della scheda altrimenti.
  • Di seguito trovate la lista dei mostri che accetto, è indicativa e sentitevi liberi di proporre qualcosa a cui magari non ho pensato! I requisiti sono che la creatura sia senziente (e di conseguenza consenziente nell’opera di procreazione), almeno in parte umana/in grado di cambiare forma e viva (ad esempio: le kitsune sono spiriti di volpi morte, hence non in grado di procreare). 
  • La scuola è aperta a tutta l’Europa e vicini: se mi viene da Kazakistan okay, dal Giappone o dall’Australia preferirei di no.
  • No a poteri super mega paxxerelli. Anzi, non scervellatevi nemmeno per trovarne. Possono avere un paio di cose, ma sempre con cognizione e buonsenso.
  • Certe razze sono più rare di altre, sarebbe carino avere un cast quanto più vario quindi vi consiglio di buttare un occhio alle recensioni. Poi se ci sono tre lupi mannari ha più senso e lo accetto rispetto che tre mezzi-centauri.

Lista dei mostrini!

  • Banshee: Generalmente hanno colori chiari, ma potrebbero aver ereditato tratti dal genitore mago. Al 99% donne (accetto ragazzi solo se di terza generazione (nonna Banshee) o trans.)
  • Veela: Sono affascinanti. Sì sono belli ma la parola chiave è fascino. Principalmente donne.
  • Vampiro: sono obbligatoriamente leve nuove, gente vampirizzata da poco, possono avere massimo 19/20 anni solo se ad esempio non han potuto frequentare la scuola prima e ora stanno recuperando, ma a quest’età saranno sicuramente all’ultimo anno (also, non pensate di poter romansare i quattordicenni con un ventenne.). Possono essere ex studenti di Hogwarts. Solo Vampiri e Lupi Mannari e Maledictus non sono “meticci”.
  • Lupo Mannaro: anche qui, ragazzi che erano mortali e sono stati trasformati (nel mondo di HP non è una condizione genetica). Possono essere ex studenti di Hogwarts. Solo Vampiri e Lupi Mannari e Maledictus non sono “meticci”.
  • Maledictus: Solo donne, eccezion fatta per personaggi trans. Sono ancora giovani e per questo non hanno ancora/hanno appena iniziato a mutare forma. Affette da una maledizione di sangue, che si tramanda anche come gene recessivo, mutano in un animale, solitamente che le rappresenta in qualche modo. Inizialmente a loro piacimento, ma invecchiando si troveranno sempre meno in grado di tornare indietro, finendo per rimanere per sempre animali. Vita attorno ai 200-300 anni. Solo Vampiri e Lupi Mannari e Maledictus non sono “meticci”.
  • Maride: Sirene e tritoni
  • Megera: Streghe solitamente bruttine e selvagge con quattro dita, grande affinità per la natura.
  • Sfinge: Argute e intelligenti. Hanno il viso di donna ma il corpo di leone, quindi sono solo “padri” (biologicamente parlando). Aliah la raging bisexual di cui avevamo bisogno.
  • Kelpie: Per quanto la loro forma normale sia quella di un cavallo acquatico, sono in grado di cambiare forma ed è così che procreano.
  • Centauro
  • Folletto
  • ​Giganti

Scheda
Nome: 
*Soprannome:
Razza: 
Età: 
Data di nascita: (no anno)
Anno: (dal quinto al settimo)
Casata: 
Aspetto: (siate abbastanza eloquienti: voce, segni particolari, forma del viso, corporatura, pelle…)
Stile:
Reference: (può essere qualsiasi cosa: un vostro disegnino, un picrew, un'immagine trovata in giro, un prestavolto ecc…)
Carattere: (approfondito per amor di dio, non una caterva di aggettivi, cercate di mettere già qui le basi su cosa gli piace, cosa odia, come si comporta con le persone, quando è triste arrabbiato ecc. Poi approfondite dopo)
Famiglia e rapporto con essa: (in particolare con la parte mostruosa.)
Storia: (giusto gli eventi salienti, non voglio libri. Serve principalmente a vampiri e licantropi.)
Come vive la condizione da mostro/mezzo mostro:
Interessi/Hobby:
Piace/Non piace:
Paure:
Bacchetta: (cercate di seguire la descrizione dei legni, la trovate facilmente su google. Sentitevi liberi di inventarvi anche nuclei nuovi, soprattutto se non viene dal Regno Unito. Spiegatemeli però, devono avere senso!)
Materie preferite & Rendimento scolastico:
Club e/o Ruoli: (prendete come riferimento Hogwarts, ma sentitevi liberi di proporre cose nuove. Vi dico per certo che c’è un club di nuoto)
Orientamento romantico e disponibilità:
Prom: (Cosa ne pensa? Vuole partecipare? Specificate se vuole andarci con un partner? un amico? o più persone perchè poli?)
Con chi potrebbe andare d’accordo o meno:
Frase:
Canzone:
*Altro:

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Capitolo 2
*** Selezione - 31 Agosto ***


 

  Il trentuno agosto il Calderone Incantato diventava facilmente uno dei luoghi più affollati di Dublino. Ad essere sorprendente non era tanto la quantità di gente quanto la loro varietà. Studenti provenienti da tutta Europa pronti ad imbarcarsi l’indomani sulla Freccia di Éire, il treno incantato che avrebbe attraversato l’Irlanda, portandoli a Dunmore Head, e alla Scuola Internazionale di Magia per Giovani Ibridi, pronti ad iniziare un nuovo anno.
  Il chiasso nella Hall della locanda era, come sempre, eccessivo, ricco di studenti che si salutavano dopo la pausa estiva, o spaurite matricole, che guardavano quel connubio di mezzi mostri così mal assortito. In un angolo un piccolo ragazzino in sedia a rotelle cercava disperatamente di farsi strada verso il front desk, mentre un capannello di ragazze si confrontava sui materiali necessari per il nuovo anno, per assicurarsi di non star scordando nulla.
  
Seduto ad uno dei numerosi tavolini, tuttavia, c'era un ragazzo dai ricci scuri, seduto tranquillo e con il volto fin troppo sereno per una persona immersa in un caos del genere. Nonostante lo sguardo verde fosse perso davanti a sé, le orecchie caprine sulla sua testa si muovevano invece attente, reattive agli svariati suoni che le raggiungevano. Picchiettava distrattamente un ritmo sul bicchiere vuoto, che accompagnasse una delle numerose melodie che la sua mente era riuscita ad evincere da quel caos. Ad Aaren il chiasso non aveva mai recato particolare fastidio, proprio perché era in grado di trovare pattern e suoni armonici anche nel più grande dei casini. La sua mente era alla costante ricerca di una melodia nascosta o un ritmo segreto, un filo d’argento che legava ogni suono, facendo del rumore una nota e del caos una musica. Sbrigliava i suoni come le mani abili di una sarta erano in grado di trovare senza fatica il bandolo di una scomposta matassa.
  
Immerso com’era nel suo ascolto non aveva neppure notato la figura che gli si era parata davanti, un sorriso divertito dipinto sul volto, che lo stava chiamando ormai già da diversi secondi. Con un piccolo sbuffo prese uno dei tovaglioli abbandonati sul tavolino, lo accartocciò velocemente per poi lanciarlo in faccia al poverino che, sussultando, riprese finalmente coscienza dello spazio in cui si trovava.
  
Dopo qualche secondo di spaurita confusione, Aaren riuscì finalmente a mettere a fuoco la figura davanti a sé, le lunghe trecce bionde e le mani sui fianchi, in attesa.
  
«Venus!» Esclamò saltando in piedi e allargando le braccia, in attesa di un abbraccio che la coetanea non esitò nemmeno un secondo ad elargire. I due ragazzi condividevano non solo la stessa età, ma anche il medesimo dormitorio, e nel corso degli anni avevano avuto modo di costruire un rapporto saldo e stretto.
  
Quando sciolsero finalmente l’abbraccio Aaren scostò la sedia di fronte a sé, invitandola a sedersi con lui.
  
«Quando sei arrivata?» Domandò, dando una sistemata al tavolo che ancora recava i resti della sua colazione.
  
«Ieri sera, non era nei piani ma sono collassata sul letto ancora vestita e non sono riuscita nemmeno a mangiare.» Lamentò la ragazza, seguendo con gli occhi dorati ciò che l’amico stava facendo. «Per fortuna che le cucine sono sempre aperte, perché mi sono svegliata alle quattro con una fame atroce.» Continuò con un sospiro.
  
«Immagino! Io sono arrivato due giorni fa, dovevo comprare ancora un sacco di libri.» Si lamentò il ragazzo, grattandosi il naso.
  
«Sono cresciute un sacco!» L’esclamazione di Venus lo colse di sorpresa, non capendo esattamente a cosa si riferisse, non fino a che la ragazza allungò la mano per carezzargli le corna ai lati della testa. Star dietro ai repentini cambi di argomento della compagna risultava certe volte complesso, ma dopo sei anni Aaren riteneva di averci fatto abbastanza il callo. 
  
«Oh, queste…» Si strinse nelle spalle, allungando una mano per tastarle a sua volta. «immagino di sì!» A lui non parevano particolarmente diverse da come le aveva lasciate tre mesi prima, ma evidentemente il cambiamento era sufficiente perché l’amica lo notasse, aveva sempre avuto un grande spirito di osservazione, nonostante amasse impiegarlo per le cose più futili.
  «Dunque, secondo te cosa faranno?» Un’altro cambio di argomento, un’altro pensiero che aveva chiuso con decisione la nuova discussione che nemmeno aveva fatto in tempo a partire prima che Venus la bloccasse, un nuovo improvviso filo di pensieri ad attraversarle la mente.
  
«Eh?» Fu l’assente risposta del ragazzo, che questa volta non era riuscito ad evincere di cosa la compagna stesse parlando, non un consiglio leggibile nello sguardo chiaro che la ragazza aveva posato pigramente su di lui, il viso poggiato alla mano.
  
«Per l'anniversario, hai preso parte alle scommesse?» Chiese. Era piuttosto sicuro che glielo avesse chiesto anche all termine dell’anno precedente, ma Venus non era famosa per ricordarsi le cose, o meglio, era una botte di ferro quando si trattava di cose che la interessavano, altrimenti le informazioni le entravano da un orecchio per poi uscire dall’altro, non importava che le “informazioni inutili” fossero il tuo compleanno o la data di consegna di un compito importante.
  
«Oh, non lo so, ma spero una festa o simile. » scrollò le spalle. Non poteva negare di non averci pensato, durante quell’estate. Suo nonno era un satiro, lo spirito delle feste gli scorreva nel sangue, era il suo elemento naturale, e non poteva che sperare che venisse organizzato qualcosa di anche solo lontanamente simile. «Se non lo fanno loro lo farò io.» Aggiunse, strizzando l’occhio alla compagna.
  
Venus si aprì in un ghigno che prometteva nulla di buono, mettendo in mostra i quattro affilati canini, che di certo non aiutavano a rendere l’espressione meno inquietante. «Hai già idee?» Domandò allungandosi sul tavolo.
  
«Solo un paio, ma è l’ultimo anno, e ce ne andremo con il botto.» Aaren si avvicinò a sua volta, in modo da poter parlare a bassa voce con la compagna. Erano entrambi ben consapevoli che quella tattica aveva un'efficacia relativa in un luogo del genere, dove ben più di una persona avevano un udito maggiore del normale, loro due per primi, ma dove sarebbe stato altrimenti il brivido delle feste clandestine se non si trattavano come tali?
  
«Ci tengo a ricordare che Elke ha compiuto i diciotto anni e ha un bellissimo documento che non vede l’ora di mostrare ad ogni droghiere.» 
  
«E perchè toglierle questo piacere, io mi chiedo!»

 

♢♢♢♢

 

  Adalie Vogel, conosciuta ai più come Elke, entro quasi come evocata in quell’istante nel salone. Levò gli occhiali da sole con un gesto secco, infilandoli nella camicia e ravviandosi i capelli con l’altra mano. Fece vagare appena lo sguardo sui presenti, come a controllare che tutti quanti si fossero accorti della sua entrata teatrale, cosa che, in realtà, non era avvenuta. I presenti erano senz’altro troppo impegnati con i fatti propri per notare l’entrata della giovane vampira. 
  
Con uno sbuffo e una scrollata di spalle, arresasi al fatto che nessuno avesse notato la sua presenza, se non il povero ragazzino del terzo anno che dietro di lei cercava di superarla per poter entrare a sua volta, la ragazza si spostò di lato, scandagliando la stanza alla ricerca di un volto amico. Riconobbe molti volti ma non fece in tempo a decidere chi fosse più degno della sua presenza che una ragazza dalla pelle scura le si parò davanti, fermandola.
  
«Buongiorno Elke!» Esclamò la nuova arrivata, che si rivelò essere Maelys, una coetanea di Bronze Fang. 
  
«Mae!» Con un sorriso le tirò in un abbraccio, schioccandole due baci sulle guance, in un gesto che l’altra si trovò a ricambiare con un sorriso.
  
Le due ragazze si erano conosciute l’anno precedente, che in realtà si era trattato del primo anno per la neo-vampirizzata Elke, al club di teatro. La mora era rimasta a dir poco deliziata nel sapere che quel club fosse già presente e vi si era inserita a gamba tesa, proclamandosi, non senza un pelo di arroganza, la sua stella più brillante. Maelys, al tempo vice del club, l’aveva lasciata fare con un sorrisetto divertito, consapevole che la parte più amministrativa e di vera gestione del club sarebbe, con ogni probabilità, ricaduto comunque su di lei. 
  
«Come hai passato l’estate?» Domandò la maggiore, prendendola sotto braccio e trascinandola con decisione al tavolo vuoto più vicino, rubando lungo il tragitto uno dei foglietti del menù dal bancone della gastronomia.
  
«Non molto, tranne ad inizio aprile!» Scrollò le spalle Maelys «Sono andata quattro giorni a Palermo per seguire mia madre, aveva una tappa là!» Sorride. La madre di Maelys lavorava in una compagnia teatrale magica e non era raro che la ragazza la seguisse in giro.
  
«Davvero?! Noi ci siamo passate a fine agosto, era l’unica tappa del tour!» Anche Elke aveva l’abitudine di girare in giro per il mondo durante l’estate, seguendo alcuni membri del suo clan, parte a loro volta di una troupe teatrale.
  
La sorpresa delle due ragazze nello scoprire le loro origini simili era ciò che le aveva fatte legare da subito, felici di aver trovato qualcuno con cui potersi confrontare. Nei loro cuori avevano iniziato già a programmare una tournée in collaborazione tra la compagnia francese di Maelys e quella tedesca di Elke.
  
«Bellissima non è vero? Ho sfruttato l’occasione per  girarmela un po’, oltre a mangiare una quantità di gelato decisamente eccessiva…» Ridacchiò Maelys, giochicchiando distrattamente con una delle innumerevoli treccine bionde che le ricadevano sulle spalle.
  
«Ti credo…» Fu la risposta un po’ mesta di Elke. Nonostante fossero passati quasi due anni dalla vampirizzazione non si era ancora abituata a come il cibo avesse perso il suo sapore. Fortunatamente non del tutto, ma era come aver sempre il naso tappato e tutti i gusti erano ovattati e deboli. Questo di certo non l’aveva fermata da mangiarsi una media di due gelati al giorno, anche per sopperire al caldo torrido, ma avrebbe voluto poterseli gustare quanto Maelys.
  
«Dunque, pensavo, è il nostro ultimo anno, no?» Esclamò la maggiore, cambiando di colpo argomento e riprendendosi dalla vaga tristezza che di appena pochi secondi prima. «E quindi dobbiamo andarcene con il botto. Ho stampato questi!» Sbatté sul tavolo un foglietto rosa fluo un po’ stropicciato, un'espressione trionfante sul volto.
  
Maelys lo prese con un sopracciglio inarcato, dopo una veloce lettura si rivelò essere un volantino promozionale del club di teatro, scritto con ritagli di giornale in quello che, probabilmente, doveva essere un tentativo artistico della compagna, che risultava però in qualcosa più simile ad una lettera minatoria che altro. «E li hai distribuiti in giro?» Chiese, un filo di apprensione nella voce che suo malgrado non fu del tutto in grado di mascherare, per fortuna Elke non era il tipo da prendersela per queste cose, o forse nemmeno le notava.
  
«Esatto! Non possiamo rischiare che chiudano il club per mancanza di membri, la nostra eredità deve proseguire anche il nostro diploma!» Annuì con decisione, prendendole dalle mani il volantino e osservandolo con fierezza. «Anche se non sarà di certo più lo stesso senza la mia presenza.» Aggiunse, affranta.
  
«Beh, non siamo messi troppo male, in realtà. Siamo tra i club più grandi della scuola.» Le fece gentilmente notare la compagna, fortunatamente molto più tranquilla e assennata.
  
«Certo, ma è pieno di vecchi, di matricole ne abbiamo poche, quindi domani alle nove welcome day per le matricole, nell’aula vuota del terzo piano! Ho già scritto tutto, vedi?» E con fierezza le mostrò di nuovo il volantino, indicandole il fondo dove una grossa scritta invitava tutti a presentarsi.
  
«Ho visto, ma Elke, tesoro, domani alle nove le matricole stanno esplorando le loro nuove sale comuni, non credo avranno tempo di venire da noi! Per non parlare che saremo tutti quanti stremati dal viaggio…» Parlare con la ragazza era sempre una questione un po’ delicata, non perché particolarmente irascibile, ma perché tendeva a procedere come un treno una volta che si era fissata su qualcosa. Certo Maelys non era da meno, ma riteneva le proprie idee, generalmente, un filo più… assennate. «Possiamo fare dopodomani, vedilo come un investimento, sacrifichi un giorno per avere però la possibilità di avere più studenti.» Cercò di spiegare, guardandola con attesa, sperando capisse.
  
Dopo alcuni secondi in cui fissò il volantino con lo sguardo corrucciato, Elke finalmente sospirò «Va bene, ma vai dirlo a tutti quanti».
  
Onestamente a Mealys andava bene così, tanto era certa che a quella riunione non si sarebbe presentato proprio nessuno.

 

♢♢♢♢

 

  Aster rilesse la lista di libri che teneva tra le mani e guardò il cestino che portava al braccio, assicurandosi un’ultima volta di avere tutto quanto. Anche quell’anno, come gli scorsi, accanto a “Storia della Magia” due grandi stanghe diagonali segnavano che non sarebbe stato necessario acquistare alcun libro, e se fino ad allora Aster aveva accettato la cosa, quell’anno avrebbe dovuto sostenere i M.A.G.O. e un supporto non gli sarebbe affatto dispiaciuto.
  
Mancavano due persone davanti a lui per la cassa quando con uno sbuffo decise che si sarebbe concesso quell’investimento, girò i tacchi e si diresse verso la sezione di Storia della Magia.
  
L’angolo in fondo a destra della libreria era come sempre vuoto e impolverato poiché erano molte poche le persone che vi si addentravano per puro interesse personale. Fu per questo motivo che quando Aster vi trovò qualcuno non poté fare a meno che esprimere il proprio stupore alzando le sopracciglia. Avvicinandosi poté riconoscere Theodore, un coetaneo Golden Scale. Erano entrambi molto bravi in erbologia e avevano avuto modo di chiacchierare più d'una volta trovandosi in serra per studiare.
  
«Ciao Teddy.» Lo salutò gentilmente. Nonostante il tono di voce morbido e gli si fosse affiancato piano, il biondo sussultò appena, sorpreso. Il ragazzo aveva la tendenza a perdersi molto tra le nuvole e se certe volte bisognava chiamarlo più volte per attirare la sua attenzione, altre un semplice saluto lo faceva spaventare come una cannonata.
  
«Oh, Aster!» Rispose una volta che riuscì a riconoscere il nuovo arrivato come una faccia conosciuta. Era estremamente timido e spesso faticava nelle situazioni sociali, e per questo vedere qualcuno che conosceva gli alleggerì un peso significativo dal petto. 
  
«Passata bene l’estate?» Theodore tendeva a parlare con la voce ridotta ad un sussurro, temeva infatti la potenza che derivava dal sangue banshee che gli scorreva nelle vene.
  
«Molto bene, grazie. Ti sei alzato ancora!» Gli rivolse un sorriso cordiale, tinto appena di una punta di divertimento. Theodore era sempre stato il ragazzino alto delle classi, ma quell’estate doveva aver certamente superato il metro e ottanta, il che faceva un po’ ridere, considerato il suo carattere chiuso e timido.
  
«Dici? Me lo hanno già detto in tre…» Quasi a confermare l’ironia notata dal compagno, Theodore parve chiudersi su se stesso, incurvando le spalle come a cercare di apparire più piccolo.
  
«Pensavo di acquistare un libro per storia della magia, così per avere un supporto su cui studiare, senza dover fare i turni in biblioteca.» Aster decise che cambiare argomento sarebbe probabilmente stata l’idea migliore a quel punto, non volendo mettere il poverino ancora più a disagio di quanto già non fosse
  
«E’ una buona idea… ma tanto il professor Elkadi vuole che studiamo sugli appunti, no?» Una punta di interesse gli accese la voce, ancora bassa ma più vivace di quanto non fosse stata dall’inizio di quella conversazione.
  
«Lo so, certo, ma non può far male sapere qualcosa in più, no?» Scrollò le spalle, allungando la mano verso un grosso volume la cui spina recitava a grandi caratteri dorati: ‘Storia della Magia’ di Bathilda Bagshot; era piuttosto certo che i suoi compagni ad Hogwarts usassero quel libro.
  
«Certo, ma se le cose in più sono stronzate è abbastanza inutile!» Esclamò una voce brillante alle loro spalle, facendoli girare di colpo.
  
Theodore rischiò quel giorno un secondo infarto.
  
Alle loro spalle Mèabh, compagna di casa e coetanea di Aster, li osservava critica, le braccia conserte, i lunghi ricci rossi legati in una bassa coda che le scivolava su una spalla.
   
«Fatti un favore e non spendere soldi in quello!» Elaborò, avvicinandosi ai due ragazzi a passo svelto, prendendo il libro da un Aster piuttosto sorpreso e rimettendolo al suo posto.
  
«Non so il resto, ma la parte del piccolo popolo fa davvero pena.» Mèabh era in parte Fae e si era spesso fatta raccontare molto della storia del piccolo popolo da parte delle creature della sua coorte. Inutile dire che era rimasta scioccata nello scoprire che buona parte che i libri di testo dicevano era inesatta o incompleta. Una mancanza che non riusciva ad accettare a cuor leggero.
  
«Inoltre quest’anno studieremo le tre Guerre Fatate del novecento, rischi che ti dicano che le Fae della nuova scozia abbiano vinto il conflitto!» La ragazza fece scorrere gli occhi verdi sulla libreria, e quando finalmente individuò la sua preda spiccò un piccolo balzo, riuscendo a fluttuare poco più su di dove sarebbe dovuta arrivare, afferrando un libro dalla copertina verde sull’ultimo ripiano.
  
«Ecco qui, ‘Storia delle Fate, per davvero’ di Órfhlaith Bláthbeag. E’ uscito pochi anni fa. Questo è molto più accurato, Órfhlaith c’era quando si sono tenute le ultime guerre! Mi chiedo perchè ci abbiano messo così tanto a fare un libro del genere.»
  
Theodore, assolutamente pietrificato dal carattere estroverso ed espansivo dell’altra, non aveva cuore di dirle che erano alla ricerca di qualcosa che coprisse l’intero programma di storia magica, e non solo una virgola di esso.
  
«Grazie Mèabh, ma non credo di avere sei galeoni da spendere su tre mesi di programma. Sembra molto interessante però, spero lo abbiano già in biblioteca.» Declinò gentilmente Aster, continuando però a rigirarsi il libro tra le mani. «A questo punto penso andrò avanti con gli appunti come ho sempre fatto.» Sospirò, allungandosi sulle punte per riporre il libro, non riusciva ad arrivarci di appena qualche centimetro e prima che potesse chiedere qualcosa Theodore glielo prese gentilmente di mano con un sorriso riponendolo al posto suo.
  
«Bene, io andrò alla cassa, sono in giro da stamattina e ho una fame atroce. Se volete aggregarvi siete i benvenuti!» Lanciò un ultimo sguardo al cestino, per assicurarsi di avere tutto, per poi rivolgere la sua attenzione ai compagni, in attesa di una risposta.
  
«Mi va bene solo se mangiamo fuori. Al Calderone hanno fatto i broccoli e l’intero ristorante puzza di cadavere.» Storse il naso Mèabh, strappando una risata ad entrambe i ragazzi.
  
«Io devo ricontrollare un attimo la lista per assicurarmi di non starmi dimenticando nulla come l’anno scorso, ma mi aggregherei volentieri.» Theodore era tornato a chiudersi a riccio, preso dall’imbarazzo, ma non poteva rischiare nuovamente di presentarsi a scuola con metà del materiale.
  
«Nessun problema, Dory, da qui la lista, ti aiutiamo noi!» Rise Mèabh.

 

♢♢♢♢

 

  Faceva caldo, decisamente troppo per Seth che seduto al bar all’angolo di Funky Road beveva il proprio caffè ghiacciato, nel vano tentativo di alleviare il suo disagio. C’erano quindici gradi e addirittura il sole, decisamente troppo per il suo gracile fisico, abituato alle fredde temperature abissali. Erano anni che viveva in forma umana e che non tornava nelle profondità dell’atlantico dove era nato, eppure non si era ancora del tutto abituato. L’unica cosa positiva di quella situazione era che il sudore aiutava a tenerlo un minimo idratato, assieme agli eccessivi strati di crema che lo ricoprivano.
  
A pochi metri da lui, invece, dentro al bar Jelena era assolutamente deliziata dal clima di quella giornata. Ordinò con gioia un gelato a due gusti e un tè ghiacciato, pronta a gustarseli al sole, del tutto intenzionata a godersi i rari raggi, prima che la solita pioggia Irlandese li raggiungesse.   
  
«Seth, giusto? Posso sedermi qui, non ti disturbo!»
  
Il ragazzo, strizzò gli occhi, violacei dietro le lenti scure, nel tentativo di mettere a fuoco la figura davanti a lui, controluce. Riuscì a riconoscere una ragazza della sua casa, non era sicuro di saperne il nome, ma era sicuro di averla già vista, doveva essere un anno più piccola. Guardò prima lei, poi la sedia dall’altra parte del tavolino, facendo poi vagare lo sguardo attorno a sé, capendo che tutti i tavoli erano pieni di gruppetti di studenti.
  
Scrollò le spalle, facendole segno di sedersi pure.
  
«Grazie!» Jelena appoggiò il bicchiere e il gelato sul tavolino, prendendo poi la sedia per spostarla al sole, sedendosi con aria soddisfatta. Quando si allungò per recuperare il gelato incrociò lo sguardo del ragazzo, che la stava guardando con un’espressione comicamente tra lo sconvolto e il disgustato.
  
«Tu stai lì, prendo io la vitamina D per te.» Rise la minore, prendendo una gioiosa cucchiaiata dalla sua coppetta.
  
Seth ridacchiò appena, scuotendo la testa, non potendo ringraziarla a parole si limitò ad alzare la mano, mostrandole il pollice in su. La voce di Seth non era infatti fatta per attraversare l’aria, in cui risultava come un sibilo o fastidiosi suoni acuti. Ma piuttosto per la maggior densità dell’acqua, rendendolo quindi relegato praticamente al mutismo.
  
«Non preoccuparti, ho riapplicato la crema solare dieci minuti fa!» Lo rassicurò ulteriormente. Se c’era qualcosa a cui Jelena non poteva rinunciare era la propria cura personale. Oltre a lunghe e meticolose routine di skincare al mattino e alla sera, applicava religiosamente la crema solare ogni due ore.
  
Seth si indicò il petto, scrivendo poi con l’alfabeto muto il proprio nome, prima di puntare con decisione il dito verso di lei, in una chiara richiesta di sapere il suo nome.
  
«Jelena, sei venuto un paio di volte al club di teatro, no?» Domandò, ma in effetti non erano state così tante e non lo biasimava per non ricordarsi il suo nome, che era abbastanza particolare. «Puoi ricordare “Ile”, se ti è più facile.» Sorrise.
  
Seth ancora una volta alzò il pollice, levandosi gli occhiali in modo da rendere le sue espressioni più facilmente leggibili. Quando li sistemò tra i capelli bianchi ne approfittò per passarsi una mano sulla fronte e asciugarsi un po' di sudore, non nascondendo nemmeno troppo il suo disgusto nel farlo.
  
«Dovresti venire più spesso, sai? Un bel faccino come il tuo piacerebbe un sacco sul palco.» Lo prese in giro, rubando un sorso dal proprio tea ghiacciato. In realtà Jelena non era davvero parte intefrante del club di teatro, ma il suo club di cucito lavorava spesso in collaborazione con esso, e lo scorso anno Elke li aveva praticamente inglobati.
  
Il ragazzo, in tutta risposta sogghignò appena facendole l’occhiolino, in un gesto che la colse un poco di sorpresa, prima di sospirare come se nulla fosse stato ed indicarsi la gola alzando poi le spalle.
  
«Oh, vero. Beh ci sono tante cose che potresti fare, penso che siamo ancora a corto di un tecnico luci. Dovresti chiedere ad Elke, conosci Elke no?»
  
Come poteva non conoscerla, era l’esatto motivo per cui l’anno precedente era stato trascinato alle riunioni di quel club; la ragazza, nonostante fosse stata trasferita da Hogwarts quell’anno, aveva iniziato un assidua campagna di reclutamento. Dopo una lezione in cui si erano trovati vicini di banco lo aveva allegramente, per suo enorme disgusto, preso sottobraccio e trascinato all’incontro del club. Non era stato così male, certo, ma non aveva mai voluto darle la soddisfazione di aver avuto ragione. Era stato trascinato ad altri incontri nell’arco dell’anno, ma non trovando per sé nulla da fare ne aveva saltato la maggior parte. Aveva tuttavia il sentore che quell’anno la ragazzina di fronte a lui avrebbe dato volentieri man forte ad Elke per trascinarvelo il quanto più possibile.

 

♢♢♢♢

 

  L’indomani il treno sarebbe partito e quell’anno Lilith non era alle prese con frettolosi acquisti all’ultimo minuto. Non tanto a causa della disorganizzazione, ma si perdeva talmente tanto, saltellando da un amico all’altro, che finiva per relegare gli acquisti più importanti all’ultimo secondo. 
  
Quell’anno, invece, era arrivata un poco prima degli altri e per questo aveva già comprato tutto. Nel sole del primo pomeriggio si trovava a vagare per Funky Road, decisamente soddisfatta da se stessa, godendosi le vetrine dei negozietti di ninnoli che, normalmente, avrebbe saltato in favore di quelli con i materiali scolastici.
  
A catturare la sua attenzione fu un piccolo negozietto dagli infissi color lavanda, numerosi cristalli e campane a vento decoravano la vetrina e un cartello in legno accanto alla porta leggeva : “Cristalli, erbe e rune, tutto per la fattucchiera moderna”.
  
Ad una promessa del genere Lilith non poté che imboccare la porta con decisione, facendo risuonare la campanella appesa alla porta. Al suo interno un piccolo ambiente profumato di incenso rivelava scaffali di cristalli di tutti i tipi, dietro la cassa una grande parete di cassettini in legno prometteva un assortimento di erbe invidiabili e un paio di bancarelle di bigiotteria avevano radunato attorno a sé più di una ragazza.
  
Dopo aver dato uno sguardo in giro si ritrovò anche lei ad osservare i piccoli gioielli, che ad una veloce occhiata rientravano di più nel suo budget attuale.
  
Accanto a lei una ragazza dai capelli castano chiara soppesava incerta due paia di orecchini, chiaramente indecisa tra quale acquistare.
  
Lilith, che aveva la fastidiosa abitudine di impicciarsi un poco negli affari altrui, sbirciò appena i gioielli che la ragazza teneva tra le dita sottili. Erano identici, piccoli cerchietti dorati con un ciondolo di pietra rozza, uno paio era di un tono tra il verde e il blu, l’altro di un soffice rosa. Allungandosi appena Lilith riuscì a leggere anche le targhette: fluorite e quarzo rosa.
  
«Io andrei con quelli a sinistra.» Decretò, senza nemmeno presentarsi, un finto tono di disinteresse a tingerle la voce.
  
«Uh? Questi dici?» La sconosciuta si era voltata di scatto -un poco sorpresa e nemmeno del tutto certa che parlasse con lei- sollevando gli orecchini blu. Al cenno di assenso di Lilith tornò ad osservare i due gioielli, indecisa.
  
«Questi sicuramente andrebbero con i miei occhi, ma questi sono di un tono di rosa così carino!» Lamentò. 
  
In effetti, ora che l’aveva effettivamente vista in viso, la ragazza aveva brillanti occhi azzurri, che spiccavano sul bel viso abbronzato.
  
«Solo un motivo in più allora! Quella è fluorite, aiuta con la concentrazione e lo studio.» Non si sarebbe definita un esperta, ma era decisamente entusiasta di tutto quello che riguardava la parte più stereotipata e babbana della magia.
  
«Oh cielo, mi sarebbe utile per i M.A.G.O. in effetti!» L’interesse della castana per la pietra, pur non avendo ancora posato l’altro paio. «Comunque sono Chloe!» Esclamò, realizzando che ancora non sapeva il nome della misteriosa consigliera, così come lei per prima non si era a sua volta presentata.
  
«Lilith, piacere!» Rispose, un ampio sorriso sul volto dai tratti marcati. La scuola non era grande, ovviamente si erano già viste, ma complice anche la differenza di età, non erano mai arrivate al punto di presentarsi.
  
«E il quarzo, invece?» Chiese, guardando con con curiosità le piccole pietre rosa.
  
«Aiuta a rilassare, contro l’insonnia e la depressione, o anche la fatica mentale… ma è anche chiamata la pietra dell’amore ed è legata alla femminilità e l’affetto.» Snocciolò con praticità, prendendo una collanina che portava un ciondolo con la medesima pietra. 
  
«Oh, non così male! Però con gli esami… penso andrò con quelle blu, grazie allora!» Sorrise, riponendo il paio scartato, felice di aver risolto il suo dubbio. «Tu volevi qualcosa?» Chiese con curiosità; questa volta fu lei ad allungarsi per vedere cosa Lilith stava guardando.
  
«Se trovavo qualcosa di carino!» Sollevò un piccolo anello con una pietra lattiginosa e perlescente. «Tipo questa pietra di luna! Inoltre aiuta con la divinazione e mi farebbe molto comodo!» Costava cinque galeoni, sperava di trovare qualcosa a meno, ma realisticamente sapeva che difficilmente avrebbe potuto mai trovare pietre vere a prezzi così bassi. 
  
Con una scrollata di spalle cercò la taglia giusta e quando la trovò si diresse verso la cassa.
  
«Sei stata veloce!» Constatò Chloe, trotterellandole dietro, un poco sorpresa da come la ragazza era scattata via, lasciandola non poco confusa alla bancarella.
  
«Oh? Sì beh, mi piaceva» Lilith era decisamente una persona impulsiva, e raramente si fermava davvero a riflettere sulle proprie azioni con così tanta attenzione. Ci aveva pensato velocemente e non c’erano veri rischi o lati negativi in quell’acquisto, quindi perchè temporeggiare tanto.
  
Uscirono assieme dal negozietto, dopo aver completato i propri acquisti, dirigendosi chiacchierando verso il Calderone Incantato per completare le proprie valige.
  L’indomani la sveglia sarebbe stata presto e nessuna delle due ragazze aveva intenzione di svegliarsi ancora prima per terminare i bagagli.




 

♢♢♢♢

Venus al-Hakim
BronzeFang | 17 | Mezza-Sfinge | Primadonna - Marina
Certe volte la soluzione è che non c'è soluzione,
a meno che non sia tu a cambiare le cose.


♢♢♢♢

Aaren Pan Cèol Rossini
BronzeFang | 17 | Un-quarto-Satiro | Fairytale - Alexander Rybak
Credo nella Musica come certe persone credono nelle favole.


♢♢♢♢

Adalie Vogel
SilverFeather | 18 | Vampiro | Circus - Britney Spears
I'm not a hothead, I'm Mediterranean!
We get excited, we have lot of coffee!

♢♢♢♢

Maelys Angelie Beckett
BronzeFang | 17 | Mezza-Kelpie | International Smile - Katie Perry
La vita è un pezzo di teatro:
ciò che conta non è che duri a lungo, ma che sia recitato bene.


♢♢♢♢

Aster Lotus Blackthorn
PlatinumHorn | 17 | Un-quarto-Veela | Softcore - The Neighborhood
Flowers need time to blossom and so do you.


♢♢♢♢

Theodore Ellison Kirkland
GoldenScale | 17 | Un-quarto-Banshee | Experience - Ludovico Einaudi
Fi parlo da quaggiù, dal fondo della mia inadeguatezza,
chiedendomi se sarò mai all’altezza
.

♢♢♢♢

Mèabh Saoirse Walsh
PlatinumHorn | 17 | Mezza-Fae | Wide Awake - Katy Perry
I'm just here to establish an alibi.


♢♢♢♢

Seth Elderwood
PlatinumHorn | 17 | Mezzo-Maride | Sweet Tooth - Scott Helman
One who is ignorant of water's treasures fails also to comprehend its horrors.

♢♢♢♢


Jelena Calypso Ivanov
PlatinumHorn | 16 | Mezza-Megera | Feel it still - Portugal. The Man
I’m no sweet dreams, but I’m a hell of a night.

♢♢♢♢

Lilith Jezebel Coven
SilverFeather | 16 | Mezza-Megera | Season of the witch - Lana del Rey
Be thay w(b)itch.


♢♢♢♢

Chloe Loyd-Renaud
BronzeFang | 17 | Mezza-Naiade | Shape of you - Ed Sheeran
There is a charm about the forbidden that makes it unspeakably desirable.

♢♢♢♢
 

 

A.A.

E' passato decisamente troppo tempo ma eccomi qui, ben un mese e un giorno dopo, con la selezione. 
Il motivo per cui vi ho fatto attendere è abbastanza chiaro: volevo darvi da subito un piccolo capitoletto, una cosa insulsa e semplice, ma giusto per darvi un po' di più che una lista di nomi.
Ho poi realizzato ad inizio settimana che vi stavo tenendo sulle spine da un mese quando io ho stupidamente dato per scontato chi fosse stato preso e chi no (questo non per motivi validi ma perchè mia madre non si è palesemente impegnata nel farmi e ne sono uscita scema come una pigna).
Quindi beh, ecco i nostri vincitori.
Ringrazio tutti quelli che han deciso di partecipare o chi ci ha anche provato o ha deciso di leggere in silenzio, perchè tra una cosa e l'altra la storia ha più di quattrocento visualizzazioni e un ringraziamento generale è necessario.
Sono veramente felice del cast che si è formato: gli oc si incastrano alla perfezione il 99% delle volte, abbiamo una buona gamma di caratteri e sopratutto personalità frizzantine che speravo tanto di ricevere per rendere la storia il quanto più caotica possibile.
Certe volte mi è sembrato proprio vi siate messi d'accordo, se è stato così bene, se non lo è stato vi faccio i complimenti.
Mi scuso anche con tutte le povere vittinme che ho molestato in privato per ricucire un po' le sbavature dei vostri oc, dovute la stra grande maggioranza alla mia mancanza di indicazioni, sorry again everyone. Spero quanto meno ne sia valsa la pena alla fine :3
Come vedete questo capitolo è proprio un introduzione, un accenno che aiutasse me ad iniziare a delineare i personaggi e voi ainiziare ad inquadrarli meglio. La storia da qui in poi sarà molto più... episodica, con personaggi che appariranno non necessariamente ogni capitolo (ovviamente in rotazione si cercherà di dare spazio a tutti); come detto una cosa molto low effort, quindi avere un idea più chiara del cast renderà sicuramente la lettura più comprensibile. Non tutti gli oc appaiono e brillano come dovrebbero, ma hanno già idee per siparietti e scene in futuro, quindi non preoccupatevi (è una minaccia? forse).
Concludo dicendo che il mio cervellino è già al lavoro nel creare coppiette o trii, che siano per il prom o no; mamma mia è come giocare con le Barbie, mi diverto un mondo.
Ma i personaggi sono vostri, quindi ecco la prima domanda! Non serve rispondiate subito, avete a disposizione un due tre capitoli in cui potrete farvi un idea migliore dei personaggi.

Il vostro personaggio ha/potrebbe sviluppare una crush? Per chi?

Cosa intendo per crush? Qualcuno che a primo impatto, su nessuna base solida attrae l'attenzione del vostro oc. Questo mi aiuterà (oltre a creare del drama che non guasta mai) a farmi un idea di quella che potrebbe essere un vostro desiderio o idea a cui magari non avevo pensato! Ma è anche un sentimento non particolarmente serio, passeggero. Vedetelo come un suggeriemnto che mi state dando, che non necessariamente diventerà parte della versione finale o sarà la coppia definitiva. Come vedete non ho inserito gli orientamenti sessuali poichè una crush è tale indipendentemente che sia ricambiata o no!
Non importa che Eduardo sia gay, è carino e gentile e questo basta a far battere il cuore alla nostra Ginevra.
Nelle prossime settimane su instagram metterò delle storie in evidenza per ogni personaggio con le reference che avete scelto, così potete anche vederli in faccia!
Spero non sia troppo complesso, sono una frana a spiegare le cose.

Vi lascio infine in realtà con un ultimo pezzettino interattivo: i club. Ne sono stati proposti un sacco di davvero carini, ve li lascio di seguito in caso pensiate il vostro oc possa farne parte. Nota: se è già parte di due club e gioca a quiddich forse lo spazio per un'altro non ce l'ha, considerate che hanno già tutti delle attività extra in base alla razza! Se aggiungete qualcosa comunicatemelo e specificate se ne era già parte o entra quest'anno! (questo mi servirebbe saperlo al più presto poichè influenzerebbe molto le conoscenze dei vostri oc).

 
Nuoto Cucina Palestra/box Teatro
Duellanti  Divinazione  Astronomia Giornalino scolastico
 Erbologia   Scacchi Cucito e lavoro a maglia/uncinetto Musica 

Detto questo io direi che vi lascio, penso di avervi tediato già a sufficienza.
Come sempre, ogni piccolo parere è il ben venuto!

Peace out

Ebe


 

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Capitolo 3
*** 1 Settembre ***


 

La stazione di Connolly, alle nove della mattina, stava appena iniziando a svuotarsi di quella folla assonnata e letargica ma frenetica tipica dei lavoratori che si recavano a lavoro. Chi correva a prendere il treno e chi, appena arrivato, si affrettava verso gli uffici.
 
Tra di essi un occhio attento avrebbe potuto notare una serie di ragazzini, chi accompagnato e chi solo, che spingeva pesanti bauli verso il lato più estremo della stazione, attraversando la fiumana di gente come una strada trafficata.  Lungo il muro sinistro una porticina anonima, segnata come riservata alla sicurezza, accoglieva gli studenti che la superavano, tra chiacchiere e risate, dirette al segreto Binario 0.
Tra loro stava un ragazzo alto e sottile, i capelli d'un biondo slavato raccolti in una crocchia disordinata da cui più di una ciocca era sfuggita e gli incorniciava il bel volto. L’uomo che gli stava accanto, per quanto gli fosse simile in portamento e stile, non gli assomigliava nei lineamenti.
 «Sei prontə¹?» Gli chiese gentilmente, passandogli una mano sulla schiena.
 Rurik prese un respiro un poco tremante prima di voltarsi verso di lui, abbozzando un sorriso che l’uomo non accettò per vero neppure un istante.
 Il ragazzo soffriva infatti di acrofobia e l’idea di essere chiuso su una scatoletta volante per qualche ora non lo entusiasmava affatto. Quando l’anno precedente, il suo primo alla SMIGI, aveva scoperto che la Freccia d’Éire² era una diavoleria moderna che tagliava in linea d’aria il cielo dell’Irlanda, letteralmente, e non una vecchia locomotiva incantata con dei binari tutti suoi, stava per girare sui tacchi e implorare André di riportarlo ad Hogwarts.
 Aveva quantomeno scoperto che, se non guardava fuori dal finestrino, la differenza da un normale treno ad alta velocità era pressoché nulla, ma la consapevolezza di trovarsi a centinaia metri d’altezza bastava a gelargli il poco sangue che gli rimaneva nelle vene.
 «E’ solo il penultimo viaggio, mettiti in un angolo con un libro e starai bene.» Disse gentilmente l’uomo prendendogli con gentilezza il mento tra le dita, un forte accento francese a tingergli la voce morbida.
 Rui strinse le labbra, ma quando alzò lo sguardo chiaro incrociandolo con quello dell’uomo sentì i muscoli delle spalle rilassarsi. Annuì, scrollandole appena per scacciare del tutto la sensazione di irrigidimento, e André arretrò di mezzo passo per lasciargli scaricare i propri bagagli dal carrello in metallo.
 «Appena puoi scrivici per farci sapere del viaggio.» Gli ricordò quando il ragazzo si avvicinò per lasciargli un velocissimo abbraccio che storpiò il volto del maggiore in un sorrisetto divertito.
 Ritiratosi, Rui si affrettò verso la porticina, tirandosi dietro i bauli, fortunatamente dotati di piccole rotelline. 

 Al di là della soglia il frastuono era forse maggiore che nella stazione principale, nonostante il numero significativamente inferiore di persone. Finalmente non vincolati dallo Statuto di Segretezza i giovani maghi ora si salutavano tra risate e abbracci calorosi, condividendo l’eccitazione per l’imminente inizio del nuovo anno.
 Sui binari la Freccia d’Éire attendeva paziente, bianca e verde, le finiture dei finestrini dorate lucide e scintillanti. Il muso appuntito, tipico dei treni ad alta velocità, contribuiva a creare  un'immagine talmente diversa da quella che per anni gli aveva regalato l’Espresso per Hogwarts che a Rui sembrava più di starsi per imbarcare su uno shinkansen³ di ultima generazione.
 Era ancora presto, mancava almeno mezz’ora alla partenza del treno e probabilmente buona parte dei vagoni erano ancora vuoti, poteva sperare di trovare ancora qualche posto vuoto; non che disprezzasse la compagnia, ma avendo trascorso lì solo un anno erano molto di più gli sconosciuti che i volti amici.
 «Rui!» Lo chiamò tuttavia una voce squillante prima ancora che si avvicinasse alla porta di un vagone. Impiegò qualche secondo per trovarne la fonte fino a che non vide, diversi metri più avanti, affacciata dal finestrino della carrozza successiva, una ragazza dai boccoli scuri così come le lenti degli occhiali da sole che indossava.
 La ragazza si sbracciava nella sua direzione, un sorriso sghembo in volto. «Vieni qui!» Lo chiamò entusiasta, facendogli cenno con la mano di avvicinarsi; più di uno studente si girò confuso nella sua direzione, voltandosi poi alla ricerca del suo interlocutore, attirando su Rui anche troppi sguardi curiosi.
 Il ragazzo si strinse nelle spalle sospirando, un sorriso divertito ad increspargli le labbra mentre girava i tacchi diretto alla carrozza successiva in cui l’amica lo aspettava.
 Quando fu finalmente nel vagone con la compagna, questa gli saltò al collo sorridendo.
 Elke era stata sua compagna di casa già ad Hogwarts, tuttavia i due non si erano mai particolarmente considerati; di certo Rui sapeva chi fosse -tutti lo sapevano, aveva appena dato conferma della sua abilità di farsi notare- ma erano poco più che conoscenti. Tuttavia quando l’anno precedente si erano entrambi trovati assieme agli studenti del primo anno, finendo ancora una volta nella stessa casata e ritrovandosi anche nei corsi personalizzati per i giovani vampiri, non avevano potuto far altro che diventare amici.
 Rui ricambiò l’abbraccio con un leggero imbarazzo, non essendo il contatto fisico la sua forma d’affetto preferita, quantomeno non con gente che non reputasse in un certo senso degna. Elke, nello scorso anno, aveva avuto modo di dimostrarsi una buona amica, ma forse per il ragazzo non era ancora abbastanza.
 «Splendore, prontə per il nuovo anno?» La ragazza, la voce squillante come il suo solito, lo aveva guardato sedersi nell’angolo opposto il finestrino del tutto intenzionato ad ignorare la vista che invece da lì a poco avrebbe attirato l’attenzione di innumerevoli studenti.
 «Per l’anno sì, per il viaggio un po’ meno.» Ammise con un sorrisetto tirato, sistemandosi la propria tracolla in grembo. Aveva avuto premura di tenere a portata di mano un paio di letture, in modo da avere qualcosa che lo tenesse distratto durante il viaggio.
 «Ah già!» Sussultò Elke. «Me ne ero scordata, beh sei fortunatə ad aver trovato la tua sola ed unica, non ti accorgerai nemmeno del viaggio.» Non era difficile crederle, la ragazza aveva l’abilità di manipolare le attenzioni di tutti quanti attorno a lei, e probabilmente se avesse iniziato a parlare non solo Rui non avrebbe aperto mezza pagina del suo libro, ma non si sarebbe nemmeno reso conto della partenza.
 Il ragazzo le rivolse un piccolo sorriso riconoscente e in tutta risposta Elke abbassò con un gesto secco la tendina del finestrino. «Siamo vampiri, usiamo questa scusa.» Ridacchiò. «Ogni tanto darò un occhio però, è divertente ed è il mio ultimo anno per godermelo; non ti preoccupare, verrai adeguatamente avvisatə!» Puntualizzò, rimuovendo finalmente gli occhiali e sistemandoseli tra i capelli folti.
 «Te ne sono gratə.» Sorrise riconoscente. Apprezzava davvero quella ragazza e la sua bizzarra gentilezza; era un po’ esosa, forse un po’ troppo espansiva, ma a modo suo sapeva dimostrare un grande affetto, con un'attenzione ai dettagli che era spesso seppellito dal suo carattere più frivolo e superficiale.
 Elke dal canto suo non era una persona particolarmente empatica, non se ne faceva onestamente granché delle emozioni altrui, le era solo capitato di ricordarsi di quel piccolo dettaglio circa il suo amico.

 

♢♢♢♢

 

  Il binario 0 brulicava di studenti chiassosi, chi salutava i genitori e chi, come Venus, se li era lasciati a spalle già da qualche giorno. Per quanto la ragazza non disprezzasse la folla e il chiasso, nel momento in cui si trovava a chiedere permesso ogni cinque metri perché la gente sembrava impegnarsi nel fermarsi esattamente sulla sua rotta, anche lei non riusciva a restare totalmente indifferente e tranquilla. Aveva meditato davvero di caricare i bauli sulla prima carrozza e continuare da dentro il treno, ma probabilmente i corridoi erano intasati tanto quanto fuori, per non parlare delle pesanti porte che separavano un vagone dall’altro, impossibili de tenere aperte mentre si spingevano dentro i bauli.
 Almeno cinque imprecazioni dopo raggiunse finalmente una carrozza sufficientemente in centro al treno. Anni prima sua madre le aveva raccontato del suo bisnonno: faceva il macchinista e, a quanto diceva, negli incidenti ferroviari le carrozze più a rischio erano quelle di testa e di coda; da allora Venus cercava sempre posto nel mezzo.
 Issare i bauli su per i ripidi scalini del vagone non fu facile e la lasciò con non poco affanno, a quel punto sperava solo di trovare una cabina vuota o quanto meno un viso amico.
 Le prime due carrozze si rivelarono stipate di marmocchi che non potevano essere oltre il secondo anno, la terza, tuttavia le regalò un sorriso quando spiò oltre la porta di vetro.
 «Ma se non è la mia sirenetta preferita!» Strillò, scavalcando i bauli per poter spalancare la porta, se non fosse stata scorrevole probabilmente l’avrebbe direttamente calciata aperta. Il poveretto all’interno, che non l’aveva vista arrivare, poiché intento a cercare di caricare i propri bauli sulla rastrelliera, sussultò prima di voltarsi con un ghigno divertito che perfettamente rispecchiava quello affilato dell’amica.
 Si incontrarono a mezza strada in un abbraccio slanciato che li lasciò un poco instabili a ridacchiare e Seth offrì volentieri la guancia a Venus per ricevere il suo consueto bacino di saluto.
 La ragazza lo aveva praticamente adottato al primo anno, per niente intimorita dal mutismo dell’altro che, nei primi tempi, aveva messo a disagio i più; lei parlava abbastanza per entrambi. Seth, dal canto suo, meno introverso di quanto sarebbe potuto sembrare, aveva felicemente accolto quelle attenzioni e l’amicizia tra i due si era solo rafforzata in quegli anni. Venus era ora una delle poche persone il cui contatto fisico non lo infastidiva.
 «Scusate, dovremmo passare…» Chiamò una voce sottile in corridoio, dove Venus aveva abbandonato i propri bagagli.
 «Ah ops, certo, scusate bimbi!» Sorrise tirando i bauli dentro la cabina ed ignorando con un sorriso il borbottare infastidito dei due ragazzi che proseguirono lungo il corridoio, lamentandosi di come fossero già al quarto anno.
 Chiusa finalmente la porta, tra loro stavano ora quattro pesanti bauli. Vicino al finestrino Seth, gli occhi chiari sgranati e un broncetto adorabile, adocchiava prima lei e poi la rastrelliera  con fastidiosa insistenza.
 «Dovrei metterli su io?!» Domandò incredula. In tutta risposta l’altro si aprì in un largo sorriso, facendo cenno di sì con la testa.
 «Io non credo proprio, posso aiutarti, ma da sola non riuscirei tanto quanto non riesci tu.» Rise, scavalcando i bauli uno dopo l’altro fino a trovarsi davanti a lui e dandogli una schicchera sulla fronte. «E non fare quel musetto, sei adorabile ma io so che sei solo un piccolo stronzetto.» Lo sgridò, facendolo sbuffare infastidito.
 Venus aveva imparato a leggere l’espressivo volto dell’amico con discreta facilità, a una parte di lei le piaceva pensare che fosse grazie alla sua innata predisposizione agli indovinelli ed enigmi: conversare, se così era definibile, con lui le grattava un particolare punto della sua mente che pregava ogni giorno per una piccola sfida.
Seth sospirò infine, indicandole con rassegnazione quale lato del primo baule alzare e spostandosi verso l’altro capo per poterla aiutare. Venti minuti dopo tutti e quattro i bauli erano allineati sulla rastrelliera e i due ragazzi erano spalmati sui sedili, ansimanti e con le braccia indolenzite. Venus non vedeva l’ora di arrivare nei territori della scuola per farsi un Gratta e Netta, sentendosi già un poco sudata.

 

♢♢♢♢

 

  Il treno era partito puntuale alle dieci come sempre, aveva lasciato la stazione in uno sbuffo di magia che lo avrebbe reso invisibile, per poi salire lentamente verso il cielo, lì in quella zona che apparteneva solo agli uccelli, più su dei palazzi e più in basso degli aerei. Aveva sorvolato i campi, che si stendevano a perdita d'occhio fuori i finestrini, diretto verso Dunmore Head, ci avrebbero messo cinque ore esatte.
 Era l’una quando passarono sopra la città di Limerick, punto di riferimento che gli studenti avevano imparato negli anni indicare che era tempo di pranzare e che, da lì a poco, sarebbe passato il carrello, con dolciumi o panini per i più affamati, o smemorati.
 Puntuale come un orologio svizzero il volto gioviale del Signor Milseáin, un uomo di bassa statura, i capelli bianchi radi, e il sorriso più brillante che chiunque avesse mai visto.
 «Buongiorno signorine, dolci dal carrello?» Chiese, aprendo cautamente la porta dello scomparto.
 Jelena, che era la più vicina, spostò con un sospiro lo sguardo sulle altre ragazze che dividevano il vagone con lei.
 «Allora, voi volete qualcosa?» Chiese, nel tono monocorde di chi non era affatto interessata alla faccenda ma cercava comunque di non risultare fastidiosa. Lei i dolci non li voleva; non che non le piacessero, ma cercava di evitarli il più possibile per evitare di prendere peso. La cura di sé era la sua più grande priorità.
 Mentre guardava una delle ragazze comprare dieci cioccorane, con una smorfia recuperò la propria borsa per riporre il tupperware vuoto, tirando fuori una pochette del trucco. Estrasse un piccolo specchio e il rossetto, un nude molto sobrio, che tuttavia la faceva sentire più rifinita e composta. Delicatamente iniziò a sistemarsi il trucco là dove l’olio dell’insalata l’aveva rimosso. Tenere la mano ferma mentre le compagne facevano avanti e indietro dal carrello non fu un'impresa semplice, risultata in più di un'occhiata velenosa, soprattutto quando Gwen inciampò nel suo piede, rischiando di farle sbavare il lavoro minuzios.
 Quando fu finalmente soddisfatta del lavoro ripose tutto, guardando le amiche scartare con gioia le cioccorane, il sorriso macchiato di una leggera amarezza.
«Ile, la porta!» Si sentì chiamare, e fece appena in tempo a voltarsi confusa che vide uno dei piccoli anfibi di cioccolato balzare fuori dalla cabina attraverso lo spiraglio che era stato lasciato aperto.
 «Dannazione!» Imprecò la ragazza alzandosi per andare a cercare la piccola creatura. Sapeva che non sarebbe andata lontano e i balzi credibili erano solo i primi, poi si facevano significativamente meno energici. Così non fosse stato probabilmente avrebbe lasciato l’inseguimento a qualcun’altro più propenso all’attività fisica di lei.
 Trovò la bestiolina attaccata al finestrino del corridoio, appena dietro il Signor Milseáin, che era intento a parlare con gli inquilini quello scomparto successivo.
 «Scusi!» Disse, mentre acchiappava la rana, proprio appena prima che questa balzasse di nuovo, urtando appena l’uomo.
 Sentendola dimenarsi tra le mani si voltò affrettandosi per andare a riportarla alla proprietaria.
 «Jelly!» La chiamò una voce familiare alle sue spalle, cogliendola di sorpresa.
 «Un attimo, si sta sciogliendo!» Strillò, disgustata. Giunta in cabina la mollo tra le mani di Gwen con una smorfia schifata.
 «Disgustoso! Qualcuno ha un fazzoletto?» Pigolò guardandosi le mani tutte imbrattate di cioccolato. Una compagna si affrettò ad allungarle una salviettina umidificata.
 «Grazie.» Sospirò seccata, pulendo accuratamente le mani ed uscendo.
 In corridoio l’aspettava Lilith, appoggiata al muro e con tra le mani un sacchetto di Fildimenta Interdentali.
 «Allora avevo sentito bene, ciao Lith.» La salutò sorridendo, sistemandosi, ora che aveva le mani finalmente pulite, i lisci capelli neri.
 «La sola ed unica!» Ridacchiò l’amica, gli occhi chiari che brillavano. «Non sapevo fossi in quello scomparto, a saperlo avrei fatto due metri in più!» Scherzo, allungandole il sacchetto invitandola a prendere un po’ dei dolciumi all’interno.
 Jelena esitò qualche secondo prima di scrollare le spalle e prendere il filo più piccino che poté trovare. In effetti non le dispiaceva darsi una pulita alla bocca dopo aver pranzato.
 «Oh va bene così, ti dovrò già sopportare per un anno.» La prese in giro con una risatina. Lei e Lilith erano tra le poche mezze megere del castello e per questo era ormai da cinque anni che frequentavano i corsi per la loro specie. Avevano un approccio completamente diverso alla questione, lì dove Lilith aveva fatto della “strega” la colonna portante della sua personalità, Jelena cercava di nasconderne il più possibile i difetti. Nonostante ciò, a causa probabilmente del fatto di essere oltretutto coetanee, avevano però finito per divenire amiche.
 «Sei crudele!» La rimproverò, pur continuando a sorridere.
 «Sono realista, cuore.» La punzecchiò, mandandole un bacio volante.
 I commenti piccanti non la turbavano più tanto, aveva ormai imparato a capirla. Per quanto Jelena fosse tutta spine all’esterno, sotto sotto era una buona amica. Alcuni l’avrebbero definita stronza, e forse per chi non era nelle sue grazie risultava un po’ così, spigolosa, ma Lilith l’avrebbe difesa a spada tratta se qualcuno l’avesse definita una cattiva persona.
 «Com’è andata l’estate?» Le chiese Lilith, spostandosi appena di lato per potersi appoggiare al muro del treno e non alla porta scorrevole.
 «Al solito.» Si strinse nelle spalle la compagna. A casa suo padre non era esattamente la persona più amorevole del mondo, ma aveva almeno la sua balia a compensare. Negli anni aveva poi imparato ad ignorare i commenti inutili dell'uomo, che per quanto non fossero comunque graditi la lasciavano sicuramente meno interdetta che in passato. Tutto sommato non era stata una cattiva estate.
 «Tu che mi racconti?» Domandò di rimando, preferendo decisamente depistare l’argomento di discussione.
 «Penso di aver esaurito tutti i gialli che avevamo in casa, finalmente!» Esclamò Lilith con gioia. Ci aveva impiegato un bel po’ per recuperarli tutti, tra i propri e quelli che suo padre aveva accumulato negli anni. «E ho trovato, e finito, tre nuovi podcast true crime.» Esclamò felice. Quel genere di intrattenimento era senza dubbio il suo preferito: divorava tutte quelle serie, podcast o libri che parlassero di misteri o paranormale.
 «Wow, spero tu abbia anche studiato nel mentre.» Ridacchiò Jelena, che negli anni aveva iniziato a sospettare che le giornate dell’amica durassero trentadue ore, o erano inspiegabili tutti gli hobby che era in grado di coltivare.
 «Non ti preoccupare, tutto quello che andava fatto è stato fatto.» Annuì con sicurezza. Certo poi non poteva assicurare sulla qualità del risultato, ma quanto meno non avrebbe consegnato nessuna pergamena bianca.
 «Lilith, qua stiamo ancora aspettando i tuoi servigi!» La chiamarono dalla carrozza. Una ragazza dal corto caschetto biondo si era affacciata dalla porta e la guardava con trepidante attesa.
 «Ah già! Scusa Jelly, ho promesso di fare a tutte una lettura di tarocchi per il nuovo anno!» Sussultò, ricordandosi solo in quel momento che prima che il carrello dei dolci la distraesse stava proprio per estrarre i tarocchi dalla loro custodia.
 «Oh vai pure, il dovere ti chiama!» Rispose divertita, le mani posate sui fianchi.
 «In caso volessi anche tu dei piccoli consigli divinatori, sai che sono qui accanto.» La salutò con una linguaccia, prima di raggiungere la biondina e chiudersi la porta alle spalle.
 Jelena sapeva alla perfezione come quella domanda fosse in realtà più una richiesta: Lilith stressava sempre tutti nel tentativo di riuscire a fare una lettura di tarocchi a chiunque le capitasse a tiro.

 

♢♢♢♢

 

  La discesa era stata lenta e l’atterraggio impeccabile come sempre.
 Chloe trascinò i propri bagagli fino ad uno dei numerosi vagoncini che li attendevano sulla banchina. La salita al castello era molto breve, per non parlare di quanto, dopo cinque ore seduti, potersi sgranchire le gambe non era affatto una cattiva idea. Tuttavia farla con le valige sarebbe stato tutt’altro discorso e per questo dei vagoncini incantati accoglievano i loro averi per poi sfrecciare lungo la collina e far trovare ad ognuno le proprie cose ai piedi del letto.
 Il vento le scompigliava i lunghi capelli castani e tutto era tinto di quella luce paglierina del sole che aveva già iniziato a scendere sull’orizzonte, anche se al tramonto sarebbe mancato ancora un po’.
 Chloe ispirò con soddisfazione l’aria ricca di salsedine; non vedeva l’ora di iniziare il nuovo anno.
 «Oh no!» Esclamò in tono sommesso il ragazzo accanto a lei, facendola voltare curiosa. «La mia borsa!»
 A parlare era stato Theodore, un coetaneo di Golden Scale. Il ragazzo guardava spaurito il carrellino, che vibrava appena, come in procinto di sfrecciare, e il treno, che stava magicamente abbassando tutte le tendine.
 «Vai, su! Lo trattengo io.» Lo spronò.
 Il ragazzo sbatté le palpebre stupefatto un paio di volte prima di sfrecciare verso il treno.
 Chloe, nel frattempo, aprì la propria di borsa, poggiata sul vagoncino, fingendo di star cercando qualcosa: erano incantati per sfrecciare via appena fossero stati lasciati in pace per qualche secondo, temporeggiando in quel modo Theodore poteva esser sicuro di avere i propri bagagli tutti nello stesso posto, non rischiando di trovarseli sparsi in sale comuni altrui.
 «Grazie mille, mi hai salvato!» Sospirò il ragazzo quando fu di ritorno, poggiando la propria borsa assieme al resto.
 «Figurati.» Sorrise Chloe chiudendo la propria e facendo un passo indietro per lasciare al vagoncino la possibilità di correre via verso gli altri.
 «Ci converrà andare.»Erano rimasti tra gli ultimi e, in cima alla bassa collina, potevano intravedere già i primi studenti varcare le soglie del castello.
 
Dopo sette anni per Theodore la vista della scuola gli mozzava ancora il fiato: la leggera pendenza spazzata dal vento che portava fino alla piccola fortezza a strapiombo sull’Oceano, Dunmore Head alla loro sinistra, affollata di ignari turisti che pensavano che lì, dove stavano loro, ci fosse già il mare. E poi il suono della risacca, la salsedine appiccicosa che preannunciava il mare sottostante e le Isole Blasket che si srotolavano una dopo l’altra fino ad arrendersi al potere del mare.

 Come ogni anno Theo si prese qualche secondo per ammirare la vista, approfittandone quella volta per riprendere fiato, mentre nella sua testa un turbinio di parole iniziava ad ordinarsi in versi. Sperava solo di non dimenticarle dato che in quel momento proprio non poteva scriverle.
 «Ehilà, ci sei?» Si sentì chiamare. Sussultò sorpreso, era rimasto talmente tanto rapito dal panorama che si era del tutto scordato della ragazza che lo aveva gentilmente aiutato. Lo attendeva pochi metri più avanti, probabilmente si era incamminata aspettandosi di essere seguita e solo dopo un po’ si era accorta della sua assenza.
 «Certo, perdonami.» Si scusò, in un filo di voce talmente sottile che difficilmente la ragazza poté udirlo. In poche lunghe falcate le fu accanto, trovava molto carino che lo stesse aspettando e volesse fare la strada con lui, anche se a pensarci era probabilmente perché per colpa sua si era separata dalle amiche.
 «Tu sei Theodore, no?» Chiese lei, sorridendogli brevemente prima di tornare a prestare la propria attenzione al sentiero.
 «Sì…» Il ragazzo tentennò un attimo, a disagio. «Perdonami, tu sei..?» Era davvero mortificato all’idea di non ricordarsi, dopo sette anni, il nome di una sua coetanea. Purtroppo le loro interazioni erano state troppo rare perché potesse imprimersi quell’informazione nella mente.
 «Nessun problema, sono Chloe!» La risata che uscì dalle sue labbra fu limpida e cristallina, come lo zampillio di una fonte sorgiva. Aveva il vago ricordo discendesse da una qualche creatura acquatica, una driade forse, e quella sensazione non fece altro che confermarglielo.
 «Mi dispiace tanto averti trattenuto.» Si scusò di nuovo e ancora una volta Chloe gli regalò una delle sue leggere risate.
 «Smettila di scusarti, va bene così.» Lo sgridò gentilmente. «Se fosse stato un problema non ti avrei aiutato, no?» Scrollò le spalle. «E nel peggiore dei casi mi sono fatta un nuovo amico!» Aggiunse, strizzandogli l’occhio.
 Theodore si sentì le guance scaldare. Chloe era molto carina e gentile, era anche piuttosto certo fosse abbastanza popolare, a quanto ricordava. Si sentiva un po’ in soggezione nei suoi confronti, per non parlare della magnetica sicurezza che emanava.
 «Immagino tu abbia ragione.» Le rispose con un filo di voce, abbassando lo sguardo sui propri piedi e i ciottoli del sentiero.
 «Tu aiuti nelle serre, giusto?» Gli chiese, dopo qualche attimo di silenzio, l’attenzione catturata dai cespugli di erica che costeggiavano il sentiero, tingendo la salita di violetto.
 «Esatto, mi piacciono le piante e solitamente non è un posto particolarmente affollato.» Ammise, un sorriso imbarazzato ad increspargli leggermente le labbra.
 «Hai ragione, sono molto tranquille.» Rise, ancora una volta, contemporaneamente un balsamo per le orecchie e facendolo ulteriormente rimpicciolire e chiudere su se stesso.
 «Pensi che ci possa andare a studiare? Mi piace molto erbologia ma ho sempre pensato che limitarsi a studiare dai libri sia un po’ meccanico, poter osservare con calma la pianta sarebbe sicuramente più interessante.» Era da qualche anno che ci pensava; aveva una media dignitosa, non eclatante, ma le avrebbe fatto piacere uscire con i voti arrotondati per eccesso. Erbologia era una di quelle materie in cui non faceva particolare fatica, data anche la sua inclinazione per la natura, sarebbe dovuto essere abbastanza facile aumentare la sua media. Studiare le piante dal vivo era probabilmente il modo migliore per ricordarsi le cose, ma negli anni aveva finito per creare il suo piccolo gruppetto di amiche con cui studiava insieme e semplicemente non aveva avuto l’occasione.
 «Non penso sia un problema, io lo faccio spesso.» Annuì Theodore, riflettendo. «Forse è meglio che ci sia qualcuno dei responsabili, sentiti libera di venirmi a chiamare quando hai bisogno, posso sempre portare anche io le cose per studiare, non è un problema.» Impiegò qualche secondo per realizzare l’incomprensione che le sue parole avrebbero potuto suscitare: sentendo le guance scaldarsi e il sangue affluire fino alla punta delle orecchie si affrettò a rispondere. «Nel senso che non mi dispiace studiare nella serra! Cioè, non con te… o con te, non ho nulla contro di te! Ma-» Sì impose di fermarsi un secondo e prendere un respiro un poco tremolo, sentendo l’agitazione montare e la voce iniziare ad alzarsi. «Non dobbiamo necessariamente studiare assieme, a me va bene passare del tempo nella serra per i fatti miei tenendola aperta per te.» Riuscì finalmente ad elaborare cautamente, una parola dopo l'altra e lo sguardo chiaro ostinatamente fissato sul portone, ormai a pochi metri da loro, per non doverlo incrociare con il suo.
 «Grazie mille, sei molto gentile.» Chloe decise di sorvolare del tutto sulla sua piccola gaffe, regalandogli invece una delle sue dolci risate.
 Theodore le fu immensamente grato della cosa.
 Erano ormai giunti al castello, l’ampio salone d’ingresso era quasi vuoto, eccezion fatta per i primini e il professore di Storia della Magia, che gli scoccò una veloce occhiata storta nel vederli entrare solo in quel momento.
 «Io vado su, ci vediamo allora, eh?» Lo salutò allegramente la ragazza, facendogli un cenno con la mano a cui rispose timidamente prima di girare sui tacchi e imboccare le scale che scendevano nei sotterranei, il viso ancora un po’ troppo caldo.

 

♢♢♢♢

 

  Il professor Elkady odiava ogni singola casualità che lo aveva portato a quell’esatto istante. Era riuscito a risparmiarsi il tour di inizio anno per quasi una decade ma, alla fine, la sorte aveva deciso che gli era stata clemente troppo a lungo e al sorteggio di quell’anno era stato estratto lui.
 «Gli studenti ti adorano, farai un’ottima impressione.» Gli avevano detto gli altri docenti, i sorrisi tinti di una nota di ironia che non gli era piaciuta per nulla. Che fosse fantastico di certo lo sapeva da solo, non aveva affatto bisogno che glielo si ricordasse con tanto scherno. Ma i primini erano quella fascia di studenti ancora un po’ troppo vicina ai bambini: frignosi e non ancora maturati gli ricordavano i poppanti. Più di un collega aveva provato a fargli notare come ad un neonato non ci assomigliassero per nulla, ma per lui che di anni ne contava ben più che qualche centinaio, una decina non era altro che un battito di ciglia del tutto irrilevante.
 «Allora, bambini, ci siamo tutti?» Domandò con tono annoiato, scrutando l’ingresso ormai vuoto.
 Mentre gli studenti più grandi si affrettavano verso le loro stanze per disfare i bagagli e indossare le divise, i primini avrebbero visitato il castello per ingannare l’ora e mezza che li separava dall’agognato smistamento e successiva cena. Era un buon metodo: in questo modo, l’indomani mattina, i marmocchi non si sarebbero persi, o quanto meno avrebbero avuto meno scuse per farlo. Tuttavia per quanto l’uomo fosse d’accordo con la modalità, non condivideva affatto che questo spettasse ad un professore, per giunta estratto a sorte.
 «Bene.» Sospirò, quando non ricevette alcuna risposta. «Io sono il professor Enoch Elkady, insegnante di Storia della Magia.» Si presentò. Con la coda dell’occhio vide due ragazze un poco più alte degli altri avvicinare le teste e bisbigliare tra di loro. Tendendo l’orecchio afferrò un paio di parole che servirono a chiarirgli il contenuto del loro pettegolezzo.
 «Esatto signorine, sono molto più giovane e carino del Professor Ruf.» Disse, compiacendosi nel vedere le due ragazzine avvampare e borbottare delle scuse. «Vedo che abbiamo studenti provenienti da Hogwarts. Ce ne sono altri che hanno già iniziato gli studi?» Chiese.
 Una singola manina si alzò alla sua destra, un ragazzino biondissimo e dal viso ancora giovane, seppur fosse ben più alto dei coetanei, da cui si manteneva un poco in disparte. Probabilmente un terzo o quarto anno.
 «Durmstrang… signore.» Borbottò arrossendo, la voce tinta di un forte accento russo.
Enoch annuì soddisfatto, regalandogli un sorriso incoraggiante, quasi simile ad uno sincero.
 «Molto bene allora, da questa parte. Se volete prendere appunti fate pure, ma non chiedetemi di ripetere. Dopo lo smistamente riceverete, assieme all’orario, una mappa.» Sentenziò con praticità e, senza chiedere se ci fossero domande, si voltò imboccando un corridoio sulla destra e dando così inizio al tour.

 

♢♢♢♢

 

  Lo smistamento quell’anno era stato molto curioso, c’era un nuovo ragazzino mezzo centauro, il terzo dall’apertura della scuola. Era stato smistato in Bronze Fang e ora sedeva qualche posto più in là di Maelys, parlando tutto concitato con l’altro mezzo centauro del quinto anno.
 «Secondo te le due ragazze provenienti da Hogwarts come mai sono qui?» Domandò davanti a lei Aaren, riscuotendola dai suoi pensieri. La guardava con un sorriso curioso dipinto sul volto delicato, un po’ troppo malandrino per i suoi tratti efebici.
 «Non saprei, vampirizzate?» Si strinse nelle spalle. Poteva trattarsi di davvero qualsiasi cosa, più d'uno di loro inizialmente aveva semplicemente ignorato il volantino della SMIGI e si era iscritto direttamente ad Hogwarts, solo per poi cambiare dopo qualche anno. Per quanto ne sapevano potevano essere delle mezze-qualsiasi-cosa.
 «Il ragazzino finito in Golden Scale è palesemente un licantropo, sembra l’abbiano picchiato.» Si intromise Venus al suo fianco, prima di tornare a dedicare la sua completa attenzione alla sua bistecca. La conosceva abbastanza bene da sapere che si stava impegnando davvero tanto per non buttare le posate ed azzannarla direttamente.
 «Sembrava un po’ abbacchiato, sì.» Acconsentì il ragazzo, spostando lo sguardo alle loro spalle, probabilmente per spiare il povero ragazzino. «Ma magari è solo timido…» Rifletté, tornando finalmente a posare lo sguardo verde sulle compagne.
 «O anemico.» Rincarò la dose Venus, lo sguardo fisso sul suo piatto e la lingua che faceva capolino tra le labbra mentre tagliava la bistecca con foga.
 «Sta zitta e impegnati su quella bistecca che qui stiamo tutti passando al dolce.» La rimproverò bonariamente Maelys. Venus alzò lo sguardo di scatto ma quando vide che, effettivamente, i loro piatti tendevano più al vuoto che al pieno, abbassò il capo tornando ad occuparsi del suo lavoro. Maelys si chiedeva come mai, ogni primo giorno, ordinasse alle cucine incantate una bistecca cruda, conscia che non avrebbe avuto le posate adatte per tagliarla.
 «E’ finito in una buona casata però, sono certo che avrà molto supporto da parte di tutti.» Sorrise Aaren, servendosi da bere. Quando Maelys spinse il proprio bicchiere nella sua direzione versò un po’ d’acqua anche a lei.
 «Non generalizzare, anche noi lo avremmo supportato!» Lamentò, anche se non c’era vero rimprovero nella sua voce.
Proprio quando si portò il bicchiere alle labbra per bere un tintinnio risuonò per la sala, catturando l’attenzione dei ragazzi, le voci che lentamente andarono a scemare man mano che la Preside si avvicinava al leggio posto di fronte il tavolo degli insegnanti.
 «Studenti! Spero che le vostre cene siano state soddisfacenti.» Iniziò. Al suo fianco Venus, che come ogni anno si era arresa e aveva richiesto che la bistecca fosse cotta, bisbigliò una piccola imprecazione. Maelys le rifilò una gomitata nelle costole, reprimendo un risolino.
 «Non ho intenzione di rubare troppo tempo al vostro dolce, non temete, ma il Corpo Docenti avrebbe un piccolo annuncio che pensiamo potrebbe interessarvi.» La donna, seppur di mezz’età, conservava ancora negli occhi scuri un luccichio di giovinezza e divertimento che la rendeva piuttosto ben voluta tra gli studenti. «Chi c’era, ma soprattutto, chi ha prestato attenzione lo scorso anno, sa che questo è un anno molto speciale per noi: trent’anni fa, infatti, la Scuola di Magia Internazionale per Giovani Ibridi apriva per le sue porte.» Un bisbiglio eccitato aveva iniziato a diffondersi per la sala, tanto che la preside dovette richiamare alla calma un paio di volte prima di avere nuovamente l’attenzione dei ragazzi.
 «Dopo anni di preparativi, esattamente tre decadi fa, in questo giorno i primi studenti sedevano a questi tavoli e il nostro corpo docenti si trovava ad affrontare la realtà che sì, ce l’avevamo fatta, avevamo creato una luogo dove poter garantire un'educazione adeguata ad ogni mezzo ibrido, un'educazione come noi non l’avevamo avuta.» Maelys avrebbe giurato che gli occhi della donna fossero un po’ lucidi mentre si girava per sorridere ai colleghi. Alcuni di loro ricambiarono con simili espressioni commosse, altri, probabilmente i più vecchi, con tirati sorrisi di circostanza.
 «Vi prego, guardate Elkady, sta palesemente pensando solo a quando se ne andrà da lì.» Bisbigliò, sopprimendo una risata.
 «Non c’era bisogno me lo indicassi.» Fu la pronta risposta di Venus, che probabilmente era più concentrata sul suo docente preferito che non al discorso della preside.
«Peggiora ogni anno di più…» Commentò Aaren, indicando la compagna a Maelys, che scosse la testa ridacchiando, prima di tornare ad ascoltare la donna che stava decisamente rubando tempo al suo dolce.
 «ed è per questo che abbiamo voluto organizzare un modo per celebrare questo traguardo, augurandoci di poter continuare per molti anni a venire! E’ con immenso piacere che ho l’onore di annunciarvi che quest’anno si terrà il primo Prom!»
 Un boato di grida di gioia si sparse per la sala. La preside, un sorriso compiaciuto in volto, tornò al suo posto, non badando nemmeno a richiamare il silenzio.
 «Che figata!» Esclamò Maelys, un ampio sorriso dipinto sul volto.
 «Lo sapevo, ne ero certo!» Le fece eco Aaren, sporgendosi verso di lei attraverso il tavolo per poterla sentire meglio nel chiacchiericcio. In fondo al tavolo delle urla un po’ più alte iniziavano a reclamare i soldi delle scommesse dell’anno precedente.
 «Spero ci sia un comitato organizzativo o qualcosa di simile!» Aggiunse. I tre ragazzi erano ormai quasi testa contro testa, Venus, che aveva finito la sua bistecca, con in mano una coppetta colma di gelato.
 «Tranquillo, non ce li vedo particolarmente i professori ad appendere palloncini e scegliere la palette della serata.» Lo rincuorò Maelys, recuperando un cucchiaino per rubare del gelato alla compagna.
 «Voglio a tutti i costi occuparmi della musica.» Aaren, che di feste se ne intendeva, aveva già iniziato a fantasticare di tutte le cose che avrebbero potuto fare, ora che avevano effettivamente i permessi di una festa. Tuttavia vedeva fin troppo bene tutto quello che sarebbe potuto andare storto; non avrebbe concesso a quella festa di fallire, al costo di doverla organizzare del tutto da solo.
 «Ti prego sì, l’ultima volta che hai lasciato farlo a qualcun altro abbiamo ascoltato reggaeton per due ore. Che non sarebbe stato un problema se la premessa non fosse stata “festa anni ottanta”.» Ricordò mestamente Maelys.
 La SMIGI era, fortunatamente, meno rigida rispetto ad Hogwarts. Non aveva le vecchie regole dell’altra scuola, stagnanti e inutili lì solo perché “si è sempre fatto così”. Di certo non potevano organizzare dei grossi party, ma tra un “incontro del club di teatro” e una “festa di compleanno a tema” erano riusciti negli anni ad organizzare più di una piccola festicciola. I professori, poi, sembravano ignorare del tutto i rischi di insegnare a dei ragazzini cose come l’incantesimo di espansione irriconoscibile, e quanto alcool questi fossero in grado di accumulare durante l’estate in un innocente sacca della palestra.
 «Non temete signore, dovranno passare sul mio cadavere.»

 

♢♢♢♢

 

  Mèabh non era mai stata più grata ai suoi tappi per le orecchie come in quel momento. Se un normale pasto nella Sala Grande era già sufficientemente fastidioso per il suo udito sensibile, il caos scaturito dall’annuncio della preside le aveva fatto premere i palmi sulle orecchie, nel tentativo di bloccare gli schiamazzi ancora di più.
 «Ti senti bene?»
 Non sentì davvero Aster quando le posò la mano sulla spalla richiamando la sua attenzione. Il ragazzo parlava con tono troppo basso perché potesse udirlo sopra gli schiamazzi, con i tappi e ancora le mani sulle orecchie. Fortunatamente aveva intercettato la domanda in tempo da leggergli il labbiale, facendosi aiutare non poco dalla logica.
 «Abbastanza, grazie, solo un po’ troppo casino.» Fece una piccola smorfia.
 «Okay, se hai bisogno chiedi.» La rassicurò gentilmente. Solo dopo aver ricevuto un cenno d’assenso da parte sua tornò a chiacchierare con la ragazza che sedeva di fronte a lui, Jelena.
 Mèabh non era né la prima né l'ultima degli studenti con un udito superiore alla norma, eppure sembrava che nessun’altro avesse avuto una reazione così forte come la sua; forse quello la irritava ancora più che il baccano stesso.
 Infastidita dal sentirsi tagliata fuori dalle conversazioni, piantò i gomiti sul tavolo, mantenendo i palmi sulle orecchie, e iniziò a fissare la ragazza con cui Aster stava parlando, nel tentativo di evincerne le parole. Jelena le scoccò un paio di occhiate confuse di rimando, probabilmente chiedendosi cosa diavolo questa avesse da fissarla. Non era così abituata a leggere il labbiale quindi non riuscì a capire che un paio di parole, di cui comunque non era particolarmente sicura.
 Passati alcuni minuti, cautamente, provò a levare le mani. Il volume nella sala si era notevolmente ridimensionato, complici anche i dolci che avevano finalmente catturato l’attenzione dei più, rallentando significativamente il volume e la frequenza delle chiacchiere.
 «Eccomi.» Sorrise finalmente, sporgendosi verso l’amico, del tutto intenzionata ad essere aggiornata sull’ultimo argomento di discussione.
 «Jelena, raccontava di come vorrebbe provare a cucirsi lei il vestito per il prom.» La informò con un sorriso Aster.
 «Sai che ci stavo pensando anche io!» Le fece cenno Mèabh, che era con lei membro del club di cucito. In realtà la sua mente non era volata solo agli abiti, ma anche a tutte le decorazioni che avrebbe potuto fare, le scenografie e oggettini con cui avrebbe potuto decorare gli ambienti. La sua mente creativa vibrava e sentiva le mani quasi pruderle dall’eccitazione di creare qualcosa. Sapeva già che quella sera si sarebbe trovata a buttare giù delle idee e bozzetti preliminari, o era certa sarebbe esplosa.
 «E’ un'idea davvero fantastica, ragazze!» Commentò Aster, un largo sorriso in volto e la voce pacata. Non era una persona particolarmente esplosiva, per quanto non lo si potesse affatto definire un introverso.
 «Ma spero anche che con questa scusa ci lascino andare più spesso in paese per fare compere!» Aggiunse con un sorrisetto divertito. «Non tutti abbiamo la vostra dote, e dubito vogliate lavorare per un altro centinaio di studenti.» Già non vedeva l’ora di sapere il tema per poter comprare un completo adatto: magari qualcosa di verde per un tema boschivo o accenni argentati per simulare la brina per un tema più invernale? Non stava già più nella pelle, inoltre non poteva certo dire di disprezzare un po’ di attenzione per sè, di certo avrebbe fatto in modo di sfruttare al meglio l'opportunità. Sapeva anche tuttavia, conoscendo i suoi compagni, che la competizione sarebbe stata alta; non era l’unico alla quale piacevano le luci dei riflettori, prima tra tutte la ragazza che gli sedeva di fronte.
 «Pensate che ci saranno quelle cose americane tipo il re e la reginetta del ballo?» Chiese sovrappensiero Mèabh, quasi leggendogli nella mente.
 «Oh me lo auguro, non ho intenzione di spaccarmi la schiena per poi non ricevere nessun riconoscimento!» Rispose prontamente Jelena, che già si vedeva con la tiara in testa.
 «Sicuramente renderebbe le cose più interessanti, almeno per noi.» Ridacchiò la rossa; dopotutto erano Platinum Horn, un po’ di sana competizione non era per loro che la ciliegina sulla torta di un anno che già si prospettava eccitante.
 «Sicuramente a breve si farà in modo di creare un comitato organizzativo.» Riflettè sovrappensiero Aster, rigirandosi l’anello d’argento attorno al dito. Probabilmente i professori avrebbero usato loro Prefetti come tramite verso il resto dei ragazzi per diffondere la comunicazione. «Immagino spetterà a loro decidere questi dettagli, ma possiamo sempre pensare ad una specie di casella di posta per i suggerimenti.» Aggiunse, mostrando ancora una volta quel suo lato più logico e pianificatore.
 «E’ un’ottima idea, signor Prefetto, dovrebbe consigliarla ai professori!» Lo prese bonariamente in giro Mèabh.
Dal tavolo dei docenti giunse in quel momento di nuovo il leggero richiamo delle posate che battevano contro i calici di cristallo e dopo un altro, questa volta breve per davvero, discorso, la preside li invitò a dirigersi verso le proprie camere.
 «Bene signorine, è giunto il momento del signor Prefetto.» Si alzò Aster sospirando, facendo eco alla battuta che la compagna aveva appena fatto e, dopo averle salutate, si diresse verso il piccolo gruppo di primini per accompagnarli verso i dormitori.



 

¹ Rui è non-binary. In inglese dovrebbe utilizzare il neutro they/them, che purtroppo non è traducibile in italiano. L’autrice mi ha dato il consenso di utilizzare il maschile, tuttavia mi dispiaceva perdere del tutto questa sua caratteristica molto importante. Ho deciso di utilizzare quindi il segno neutro schwa solo nei discorsi diretti
² Éire vuol dire Irlanda in Irlandese
³ treno ad alta velocità giapponese
⁴ Pronunciato Miv



 

♢♢♢♢

Rurik Isaev
SilverFeather | 19 | Vampiro | Infirmière -Fauve
Se niente importa, non c’è niente da salvare


♢♢♢♢
 

 

A.A.

Eccomi finalmente qui, buone feste e buon natale!
Avrei voluto mantenere una cadenza di un capitolo al mese, ma penso che ogni due sia comunque un buon ritmo, spero solo che il risultato sia valso l'attesa.
Come vedete si tratta di un capitolino bello sossolo e consistente, poco meno di 7000 parole, spero sia stato sopratutto piacevole.
Ho un po' di cose da dire quindi cercherò di snocciolarle con ordine e non rubarvi ulteriormente tempo.
Come vedete abbiamo un nuovo bimbo unitosi alla ciurma. Come avevo accennato la scadenza non avrebbe comportato una chiusura ermetica delle iscrizioni, quindi non è stato un problema accogliere il piccolo Rui in questa banda di squinternati. Arriverà anche il suo piccolo edit su instagram, non temete.
Tuttavia da oggi direi che non accetterò altri personaggi. Il cast, come detto in precedenza, è perfettamente amalgamato e mi ci sto trovando molto bene, sono pienamente soddisfatta.
Ho cercato in questo capitolo di dare più spazio a chi nello scorso aveva avuto meno modo di brillare. Non credo di essere riuscita a creare un perfetto equilibrio e far apparire tutti allo stesso modo, ma credo di essere riuscita a questo punto a dipingere tutti un po' meglio, mi saprete dire voi.
A questo proposito voglio ringraziarvi tutti, i feedbeck che ho ricevuto mi han fatto davvero molto piacere. Tutti sono riusciti a farmi sapere la loro in un modo nell'altro e sono davvero felice di ciò. Spero di riuscire a mantenere aggiornamenti regolari in modo da non farvi perdere le speranze e perdervi.
Come avrete notato c'è stato un piccolo paragrafo su un professore, ci ho pensato molto e ho deciso di inserirlo principalmente per motivi di world-building e contestualizzare e spiegare i tempi. Per quanto Enoch sia un figlio amatissimo non ho intenzione di dedicargli capitoli. Apparirà di certo in futuro ma solo in funzione di alcuni personaggi e vi assicuro che i protagonisti rimarranno i vostri oc.
Da qui in poi è possibile, non certo, che ci potrebbero essere aggiornamenti più frequenti, di giusto uno o due paragrafi che non presenteranno tutti gli oc. Ovviamente a rotazioni tutti appariranno bene o male lo stesso. L'idea è per me di avere una storia leggera, su cui scrivere momenti molto slice of life quando più mi coglie l'ispirazione. Potrei aspettare di accumulare qualche paragrafo o buttare la singola one-shot in un capitolo, magari fatemi sapere cosa ne pensate. Ovviamente in ogni caso ogni tot ci sarebbero capitoli lunghi e con tutti come questo.
Penso di aver detto a questo punto tutto, vi lascio quindi con una piccola domandina:

Il vostro oc farebbe parte del comitato organizzativo? Di cosa vorrebbe occuparsi?
Ha proposte di temi o suggerimenti di attività et. simili?

Se non ha proposte non sentitevi in dovere di inventarvene, potete anche dirmi un banale "no" di principio. Ho già le mie supposizioni su chi sia più incline a partecipare e chi meno, ma volevo una piccola conferma da parte vostra.
Detto ciò io mi eclisso, ora non ho più scuse e mi tocca studiare, sigghete.
Non vedo l'ora di sapere che ne pensate!

Peace out

Ebe

 

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Capitolo 4
*** 10 Settembre ***


 

  Essere rapito non era sicuramente come Theo si aspettava di concludere il martedì. Diretto verso la biblioteca si stava già pregustando la quiete con cui avrebbe potuto studiare e, se avesse fatto in tempo, concedersi lo sfizio di comporre un paio di poesie.
  
Il rumore di passi veloce alle sue spalle avrebbe dovuto metterlo in guardia, almeno fargli sbirciare oltre la spalla per potersi spostare dalla traiettoria di chiunque stesse arrivando di corsa; ma la verità è che quei passi lui non li aveva neppure sentiti, tanto era perso nel suo mondo. Quando quindi si sentì violentemente afferrare per le spalle dovette dar fondo a tutto l'autocontrollo di cui disponeva per non urlare terrorizzato.
  
«Ehi! Theo giusto? Golden Scale, no? Non ne ho convinti molti di voi, sarai il portavoce!» La ragazza davanti a lui, gli occhi sgranati e un sorriso largo e affilato, era troppo vicina e il suo tono della voce decisamente troppo alto. Non gli aveva dato nemmeno il tempo di racimolare un briciolo di coraggio per protestare che aveva preso a trascinarlo lungo il corridoio, nella direzione esattamente opposta a quella da cui era giunto. Non aveva idea di dove lo stesse portando e men che meno sapeva cosa implicasse con quel “voi”, e come avrebbe potuto essere lui a prenderne le parti quando a malapena riusciva a portare la propria di voce?!

 

♢♢♢♢

 L’Aula numero 4.3 era uno spazio ristretto, contava non più di venti posti e non era assegnata a nessun docente in modo stabile. Ogni tanto vi si svolgevano lezioni di recupero, gruppi di studio o semplici festicciole di compleanno. Venus l’aveva personalmente dichiarata l’aula del Club di Storia della Magia, ma non essendo questo gruppo ufficiale il fatto non era mai stato canonizzato realmente.
  
Pervasa dalla luce calda del tardo pomeriggio l’aula ospitava ora un brulicante numero di studenti, chi seduto su sedie e chi appollaiato sui tavoli. Se la maggior parte di loro parlottava eccitato col compagno o si mostrava, tutto sommato, interessato, c’era anche un preoccupante numero di ragazzi che si guardavano attorno a disagio, una nota di apprensione chiaramente leggibile nel loro linguaggio del corpo.
  
Poggiata alla cattedra Maelys sbuffò sonoramente guardando con sguardo torvo l’orologio appeso alla parete. «Si può sapere dove diavolo è finita?!» Sibilò irritata, tirando la ciocca di treccine bionde che torturava ormai da dieci minuti. 
  
Rui, che sedeva nella prima fila di banchi, la schiena poggiata contro il muro in posizione rilassata scrollò le spalle. «Giuro che è uscita dalla sala comune con me, non so quando abbia deviato.» A differenza della compagna lui non pareva affatto preoccupato del ritardo di Elke che, proprio quella mattina, aveva minacciato tutti di morte se avessero anche solo pensato di iniziare la riunione in sua assenza. Probabilmente ci aveva fatto l’abitudine, o più probabilmente si era semplicemente arreso al carattere dell’amica.
  
«Salve salve!» Proruppe la voce dell’interessata dal fondo dell’aula, accompagnata dal tonfo della porta contro il muro, data la forza con cui era stata spalancata. «Oh che bello, ci siete tutti.» Prima di entrare nell’aula Elke si voltò rapida, recuperando una figura alle sue spalle e praticamente lanciandola all’interno dell’aula.  
  
«Sono certa che perdonerete il mio ritardo, ho portato un amico!» Ormai al centro dell’attenzione stava uno spaurito Theodore che, in qualche modo, riusciva ad essere contemporaneamente bianco come un cencio e tinto di tutte le sfumature del rosso esistenti. Il poverino era senza dubbio stato rapito dalla ragazza, come almeno altre cinque persone lì dentro, e costretto non solo a partecipare, ma ad un entrata in pompa magna di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
  
«Sei in ritardo di quindici minuti!» La riprese Maelys, la voce un poco stridula.
  
«Oh principessa, non ti agitare che ti si disfano le trecce!» Le fece l’occhiolino, sogghignando soddisfatta nel vederla arrossire appena per la frustrazione. «Su su bimbo, vatti a sedere così iniziamo e Mae-Mae non si arrabbia.» Aggiunse, rivolgendosi questa volta a Theodore, che quando se la vide avvicinare fece un mezzo passo indietro. «C’è un posto vicino a Seth, puoi sederti lì così potete stare in silenzio assieme, eh che ne dici?» Ignorò magistralmente lo sguardo torvo che l’amico le rivolse e, data una pacca sulla spalla a Theo, trotterellò fino alla cattedra.
  
«Possiamo iniziare, a qualcuno andrebbe di prendere appunti?» Chiese Mae, che nel frattempo aveva preso un lungo respiro ed aveva riacquistato il suo temperamento più mite.
  
«Posso farlo io!» Mèabh sventolò una mano dal fondo dell’aula, già carta e penna davanti, anche se il foglio era pieno a metà di scarabocchi con cui aveva ingannato il tempo di attesa.
  
«Perfetto, allora benvenuti al comitato organizzativo del Prom!» Annunciò Mae sorridendo.


  Nonostante fosse seduto Theo poteva giurare che il cuore gli stesse per esplodere. Tra la fatica nello stare dietro ad Elke l'imbarazzo di una delle figure più penose della sua vita, cinque minuti non erano bastati a farlo riprendere. Il ragazzo alla sua destra poi, così palesemente voltato a fissarlo, non aiutava affatto la situazione.
  
Teneva lo sguardo incollato sulle proprie mani, giunte saldamente nel tentativo di placare il tremore, poteva sentire le parole di Elke e dell’altra ragazza –di cui al momento proprio non ricordava il nome– spiegare qualcosa, e forse il rumore del gessetto sulla lavagna, ma non riusciva davvero a concentrarsi e capire cosa stessero dicendo.
  
Dopo attimi interminabili, quando finalmente il respiro era tornato regolare e le sue orecchie parevano scottare di meno, si azzardò ad alzare il capo, guardandosi intorno titubante, come un coniglietto che usciva dalla tana. Commise tuttavia l’errore di posare lo sguardo sul suo vicino di banco che, contrariamente a quanto aveva sperato, non aveva affatto discosto la sua attenzione da lui. Quando gli occhi chiari di Theo incontrarono quelli rosati di Seth, questi gli fece l’occhiolino sorridendo e di nuovo poté sentire il sangue affluire alle gote. Distolse lo sguardo di fretta, trattenendo il respiro, e finalmente si concentrò sulla riunione in corso.
  
A quanto aveva capito dalle parole che Elke gli aveva vomitato addosso mentre lo trascinava lì, il Club di Teatro si era preso la responsabilità, o il diritto, di presiedere l’organizzazione del Prom. A conti fatti non era un'idea del tutto sbagliata, dopotutto tra gli studenti loro erano senza dubbio i più portati quando si parlava di allestimento ed organizzazione; probabilmente l’unico motivo per cui nessuno si era opposto alla follia di Elke.
  
«Mi chiedevo, abbiamo limitazioni per quanto riguarda dove si svolgerà il prom?» A parlare era stata una ragazza seduta poco più avanti di lui, a sinistra. Dalla voce Theo poté riconoscere la ragazza carina che lo aveva aiutato con le borse il primo giorno, tuttavia non riusciva minimamente a ricordarsene il nome. Abbassata la mano la ragazza prese a rigirarsi una ciocca castano chiaro tra le dita lunghe: era intrecciata e decorata con conchiglie e perline.
  
«I professori non hanno detto nulla a riguardo.» A rispondere non era stata una delle due ragazze alla cattedra, ma piuttosto Aster che, in piedi appena dietro di lui, in quanto prefetto faceva probabilmente le veci dei docenti, non presenti in aula. Parlando il ragazzo si era affiancato a lui e dopo avergli rivolto un veloce sorriso si era poggiato al banco. Ricambiando il gesto Theo poté sentire le proprie guance imporporarsi appena così tornò ad abbassare lo sguardo, concentrandosi questa volta sulla mano ammantata di anelli su cui il ragazzo aveva poggiava.
  
«Potrebbe essere interessante chiedere se sia possibile allestire più di un ambiente! Magari i giardini o le piscine, un party sott’acqua!» Trillò Chloe, che chiaramente si stava facendo sopraffare dall’entusiasmo.
  
«Ew, col cazzo che mi bagno i capelli.» Giunse la voce di Venus dal fondo dell’aula. La ragazza, rannicchiata in modo senz’altro scomodo, teneva in ostaggio tra il petto, ginocchia e braccia Cinnamon, un grosso gatto selvatico che bazzicava il castello da, per quanto ne sapessero loro, sempre. Dato il sanguinolento graffio sulla guancia della giovane, il poverino non doveva essere affatto felice della sua situazione.
  
«Tranquilla micetta, puoi guardarci da fuori.» Rispose ironica Elke, ricevendo in tutta risposta un dito medio dall’amica. Approfittando del gesto, che la costrinse a muovere un braccio, Cinnamon ne approfittò per balzare sul banco sfuggendo alla presa della ragazza soffiando. In tutta risposta Venus scoprì i denti soffiando a sua volta guadagnandosi più di un'occhiata storta, ma lasciò andare il gatto che scappò velocemente andandosi a rintanare sul banco di Seth, dove era sicuro non sarebbe stato disturbato. 
  
Quando si vide Cinnamon balzare sul banco il ragazzo si raddrizzò, spostando le mani dal banco alle sue gambe e rimanendo dritto come un palo, un'espressione rasente il terrore nello sguardo.
  
«Non c’è bisogno di litigare, sono certo ci saranno cose da fare per tutti.» Sorrise Aster, ignorando magistralmente sia il battibecco delle due compagne che quello tra Venus e Cinnamon. «Posso chiedere ai professori in quali ambienti ci è concesso allestire e svolgere il prom e portare i risultati alla prossima riunione.» Nel dirlo si voltò leggermente verso Mèabh che, incrociato il suo sguardo, alzò il pollice e annotò tutto.
  
«Per quanto riguarda la musica avete proposte?» Mae stava lentamente spuntando quella che doveva essere una piccola lista di argomenti, appuntata su un foglietto di carta che consultava di tanto in tanto.
  
«Penso che la cosa migliore sarebbe raccogliere proposte e andare a maggioranza.» Rifletté Rui, guardandosi attorno per vedere cosa ne pensassero i compagni.
  
«Che ne dite se facessimo una playlist condivisa?» Lilith, che fino ad allora non era sembrata troppo partecipe, aveva alzato di colpo la testa che teneva mollemente appoggiata sul pugno chiuso. «Qualcosa tipo spotify? O più alla vecchia maniera, una cassetta per le proposte esclusivamente per suggerimenti musicali! In questo modo tutti sono più o meno certi di conoscere una canzone.» Specificò, sorridendo nel scorgere più di un sorriso di assenso.
  
«Aaren, te ne occuperesti tu?» Chiese Mae, voltandosi verso l’amico che le rispose con un largo sorriso.
  
«Temevo non me lo avresti chiesto! Sarebbe un onore.» Come stesse aspettando quell’istante dall’inizio della riunione, il ragazzo estrasse un pezzo di carta dalla tasca e lo aprì con fierezza.
  
«Ho già un'idea dei generi musicali e una scaletta, in modo da accompagnare al meglio il mood della serata!» Spiegò eccitato. «Inoltre volevo chiedere se fosse possibile richiedere della musica dal vivo, pensi si possa fare?» Domandò, voltandosi per rivolgersi ad Aster che scrollò le spalle.
  
«Vale la pena chiedere, magari non tutta la serata ma qualche ora?» Aaren annuì vigorosamente alla sua controproposta e, ancora una volta, Mèabh si premurò di appuntare anche quello.
  
Inframezzati da diversi scarabocchi e disegnini le annotazioni della ragazza sarebbero risultati decisamente utili, in futuro così come lo erano a lei in quel momento per riuscire a star concentrata sulla riunione. Con ogni probabilità avrebbe comunque preso appunti anche senza che glielo avessero chiesto, o avrebbe finito per disocciare dopo cinque minuti dall’inizio.
  
«Per quanto riguarda il tema? Cioè ne avremo uno?» Chiese, dopo aver finito di scribacchiare le ultime cose dette. Realizzò solo in un secondo momento di non aver chiesto il permesso di intervenire, quindi bisbigliò un «Ops.» A cui Mae rispose con un sorriso e un rapido gesto della mano, a dirle di non preoccuparsi.
  
«Personalmente penso che un tema possa aiutare molto a rendere tutto più coeso!» Esclamò Elke allegra affrettandosi a prendere un gessetto e scrivere sulla lavagna, a caratteri cubitali, “TEMA” per poi voltarsi verso i presenti in attesa di proposte.
  
«Potrebbero essere dei colori, tipo oro e argento, o i jewel colors!» Propose Jelena, prendendo parola liberamente quando realizzò che nessuno l’avrebbe fatto. Già si immaginava tutti i presenti vestiti in palette e le decorazioni inerenti, e poi a lei il rosso rubino stava benissimo.
  
«Ottima idea, altre proposte?» Chiese la vampira mentre aggiungeva le idee della ragazza sulla lavagna.
  
«Secondo me potrebbe essere carino un tema più concreto, che influenzi magari l’allestimento o i cibi e la musica.» Rifletté Rui, affrettandosi a scrollare le spalle quando l’attenzione si spostò su di lui: che avesse proposto il concetto non voleva dire che avesse vere e proprie idee su quale tema fare.
  
«Qualcosa tipo Alice nel paese delle Meraviglie?» Azzardò Mèabh, sparando letteralmente la prima cosa che le venne in mente, solo perché stava scarabocchiando un coniglietto nell’angolo del foglio.
  
«Carina come idea!» Le fece eco Aaren. «Penso sia importante fare qualcosa che possa far sentire chiunque incluso, per esempio non proporrei come tema “le fate” o “bosco incantato” perché affine solo ad alcuni di noi?» Il ragionamento del ragazzo suscitò un leggero bisbigliare di assenso, dopo tutto la celebrazione della diversità era il fulcro della loro scuola, scegliere un tema perfettamente affine a solo alcuni di loro sarebbe stato insensato.
  
«Favole! Potrebbe essere qualsiasi cosa e chi ha discendenze legate a qualche storia può sfruttarla.» Esclamò Lilith, di colpo, facendo voltare tutti i presenti, più di uno di loro con un largo sorriso dipinto in volto.
  
«E’ da bambini! Lo accetto solo se Seth si veste da Sirenetta.» Commentò Venus dal fondo della classe, suscitando più di un risolino. Il diretto interessato, d’altro canto, si era voltato di scatto nella sua direzione, tuttavia non con l’espressione infastidita che ci si sarebbe aspettati. Rivolse invece un sorriso angelico all’amica e poggiò le mani al lato del volto, come a mostrare quanto carino fosse. Certo non la reazione che la ragazza avrebbe desiderato.
  
«Venus smettila di fare il bastian contrario.» La riprese Mae con un sospiro. «L’idea di Lilith è buona, potremmo declinarla in leggende e storie in generale, non pensare necessariamente ai cartoni della Disney.» Il pragmatismo della ragazza fece roteare gli occhi all’amica, irritata probabilmente più dal suo ragionamento logico che non dal fatto di essere stata sgridata.
  
«Direi che per ora possiamo chiudere questo argomento, metteremo una cassetta delle proposte per il tema e queste saranno poi messe ai voti, se siete tutti d’accordo.» Nessuno si oppose e anche Venus dal suo angolo si limitò a tenere le braccia conserte e mordersi la lingua. Preso il silenzio dell’aula come un assenso la ragazza annuì, tirando nuovamente fuori il suo foglietto per spuntare anche quell’argomento.
  
«Sappiamo qualcosa su come funzioni per quanto riguarda i vestiti?» Chiese Jelena, la mano nuovamente alzata, dopo che Elke le concesse il permesso di parlare con un gesto.
  
«Non direttamente, ma penso abbiamo già messo in conto che gli studenti avranno bisogno di più viaggi in paese per cercare degli abiti.» Spiegò Aster. I docenti non avevano in realtà ancora parlato con loro Prefetti, ma a logica immaginava, o almeno sperava, che fossero consapevoli che quell’anno una gita a semestre non sarebbe bastata.
  
«Sarebbe interessante poter far arrivare anche delle stoffe, io e altre ragazze del club di cucito pensavamo di confezionarci da sole gli abiti.» Aggiunse la ragazza. Attorno a lei poté sentire più di una voce bisbigliare eccitata e udì anche qualcuno commentare a sottovoce che voleva commissionare a sua volta un abito al club; avrebbero dovuto chiedere a qualcun’altro.
  
«E’ un ottima idea, lo faremo presente alla preside e potrà mettersi lei d’accordo con i commercianti di Beoircaorach.» Il paesino di pescatori, situato pochi chilometri più a sud lungo la costa, era un minuscolo insediamento magico che contava non più di cento persone. Rinomato per la pesca, dall’apertura della scuola si era riempito di negozietti e commercianti. Aveva da qualche anno iniziato ad ospitare bancarelle stagionali, in modo che il catalogo potesse ulteriormente ampliarsi per studenti e insegnanti, far arrivare anche venditori di tessuti non sarebbe dovuto risultare troppo complesso.
  
«Ho segnato tutto!» Trillò Mèabh, guardando con soddisfazione il proprio operato. Solo in un secondo momento si accorse di aver dato voce ai suoi pensieri e mormorando delle scuse tornò china sul proprio banco, lasciando alcuni ricci rossi chiudersi come tende attorno al suo viso.
  
«Bene, se non c’è altro da aggiungere io riterrei la riunione conclusa.» Azzardò Mae, guardando con aspettativa il resto dell’aula alla ricerca di obiezioni. Per sua sorpresa una mano si alzò proprio alla sua sinistra: Elke la guardava sorridendo, in attesa che la compagna le desse la parola.
  
«Io ho pensato una cosa!» Iniziò una volta avuto parola, in un tono che fece preoccupare più di un individuo lì dentro. «Dovremmo pensare anche ad attività da fare! Una zona con giochi assolutamente non alcolici?» Strizzò l’occhio ai presenti. «O magari vogliamo mettere un momento balli lenti? Le votazioni per il re e la reginetta del ballo?» Si guardò attorno sorridente fino a che non incrociò lo sguardo con quello di Rui e, come colpita da un pensiero improvviso, aggiunse: «O reginetta e reginetta! Re e re! Sovrano? E’ gender neutral sovrano?» Incastratasi nel proprio stesso ragionamento la vampira si guardò attorno confusa.
  
Rui scosse appena la testa, ridacchiando, ma aveva genuinamente apprezzato la premura della compagna. 
  
«E’ senza dubbio una cosa che possiamo implementare, anche per questo ogni proposta è ben accetta.» Annuì Maelys, recuperando una penna dalla borsa per aggiornare il proprio foglietto.
  
«Perfetto allora. Direi che implementeremo le cassette, la prossima riunione la farei sempre qui la prossima settimana, Aster potrà aggiornarsi su quanto detto dai professori e possiamo organizzare i comunicati ufficiali al resto della scuola.»
  
«Il Giornalino può dare una mano per questo, ho già pronta un'idea di grafica per la nuova rubrica dedicata al prom!» Si intromise Lilith, gli occhi chiari che brillavano di eccitazione.
  
«Sarebbe fantastico!» La ringraziò la maggiore. 
  
«Per quanto riguarda gli altri fate comunque girare voce, se alcuni vostri amici vogliono unirsi al comitato sono i benvenuti, direi che questo mese vale un po’ come giro di prova prima di diventare un organo stabile.» Disse gentilmente, rivolgendosi poi con sguardo di scuse verso Theo. «E chi non se la sente non si senta obbligato a partecipare o a giustificarsi.» Concluse, questa volta guardando con tono di rimprovero ad Elke, che si limitò a farle una piccola linguaccia.


  
La prima ad alzarsi fu Venus, spinse via la sedia in un gran baccano che funzionò da via libera per il resto degli studenti. Facendo velocemente slalom tra i banchi raggiunse in fretta Seth. In realtà il suo obiettivo era chiaramente Cinnamon che, destato dal suo sonnellino quando si sentì grattare dietro le orecchie, balzò in piedi e si affrettò fuori dall’aula.
  
«Ti odia.» Le disse Malys raggiungendola, come se non le avesse già ripetuto la cosa per sei anni. Frugò nella propria borsa e ne estrasse un fazzoletto, che le passò con rimprovero, facendole segno di pulirsi la guancia.
  
«Grazie principessa.» Le strizzò l'occhio sorridendo, da quando aveva scoperto il significato del nome della ragazza non faceva altro che punzecchiarla. Umettò appena il fazzoletto con un poco di saliva e prese a pulirsi il taglio, cercando di specchiarsi nei vetri della finestra.
  
«Theo!» Lilith li aveva raggiunti a grandi passi, un sorriso largo e gli occhi che brillavano. Il ragazzo, che vedendosi di colpo attorniato di gente non aveva mosso un muscolo, come a sperare che così non lo vedessero, sussultò quando si sentì chiamare.
  
«Non sapevo ci saresti stato anche tu! Vuoi lavorare assieme a me alla rubrica sul giornalino?» Gli chiese, eccitata di aver trovato un compagno di club alla riunione. Tuttavia sembrava essersi del tutto scordata di come il ragazzo fosse arrivato lì.
  
Theo si trovò a boccheggiare spaesato, onestamente non era sicuro di quanto volesse partecipare, dopotutto lui era il soggetto meno adatto ad organizzare una festa.
  
«Può essere una buona idea, non devi intervenire alle riunioni, solo ascoltare e occuparti delle grafiche.» Aster, ancora poggiato sul suo banco gli rivolse un sorriso incoraggiante. «Ovviamente non ti devi sentire obbligato!» Si affrettò ad aggiungere, vedendolo cambiare sfumatura, ancora una volta posto sotto troppe attenzioni non richieste.
  
«Io… ci penso.» Si limitò a dire in un filo di voce. Notando gli ultimi studenti, oltre il capannello che si era fermato, lasciare l’aula, ne approfittò per alzarsi di scatto «Devo andare, con permesso» e a capo chino si affrettò fuori, seguito da una trotterellante Lilith.
  
«Elke sei un mostro.» Proruppe Rui, una volta che il ragazzo sembrava essersi allontanato. 
  
«Oh, mio dolce Rurik, non lo siamo tutti?» Sospirò la ragazza, ignorando accuratamente il punto del suo commento.
  
«E’ un ragazzo così dolce, ce lo stai traumatizzando!» Fece eco, seppur con meno rimprovero Chloe. Probabilmente per il Golden Scale l’arrivo di Elke era stato particolarmente terrificante.
  
«Proprio per questo ci serve, questo Prom non può essere organizzato solo da noi ubriaconi estroversi!» Rise Venus, che aveva iniziato ad accarezzare ed intrecciare i capelli di Seth.
  
«A proposito di ubriaconi… voi due avete un compito, lo sapete vero?» Aggiunse rivolgendosi ai due vampiri con un sorriso per nulla promettente, i canini che sporgevano appena sotto le labbra tese.
  
«Lo sappiamo, mia dolce signora.» Rise Rui. Poi si rivolse ad Aster, uno sguardo appena sorpreso in volto. «Signor prefetto lei queste cose non dovrebbe sentirle!»
  
«Pft, lui è il primo.» Si intromise Mèabh, che aveva finito di raccogliere tutte le penne colorate che aveva finito per spargere per il banco. Aster, dal canto suo, si limitò a poggiare un dito sulle labbra e fare l’occhiolino a Rui, in un'espressione che per un secondo somigliava anche troppo a quelle di Venus.
  
«Quindi avremo un infiltrato dall’interno, molto bene.» Annuì il vampiro con aria soddisfatta.
  
«Ovviamente, negli scorsi anni è stata la nostra migliore risorsa.» Aaren aveva lanciato un braccio attorno alle spalle di Aster, stringendolo appena con soddisfazione. «Tieniti vicino gli amici ma più lontani i nemici, no?»
  
«Mi consideri un nemico? Ritienimi offeso!» Prima donna com’era il ragazzo increspò le labbra in un adorabile broncetto, nonostante non se la fosse presa per davvero.
  
«Aster, sei la cosa più vicina alla politica in questa situazione, tu sei il nemico!» Esclamò Venus, pur rimanendo chinata ad osservare le intricate treccine che stava facendo. Seth si espresse per lei a gesti, annuendo con sguardo grave, quasi disgustato.
  
«Ecco appunto, questo è il riassunto, portalo ai piani alti e fai le tue magie da prefetto.» Mèabh gli schiaffò sul banco il foglio degli appunti che si stava non ironicamente scordando, pur avendolo tenuto in mano tutto il tempo apposta per consegnarlo.
  
«Grazie mille, sai.» Maelys, la borsa sistemata sulla spalla, gli rivolse un sorriso grato. «Bene, io andrei a farmi una doccia prima di cena, vi saluto!» Si congedò, affrettandosi fuori. I suoi geni kelpie avevano fatto sì che i suoi capelli fossero praticamente impossibili da asciugare per bene, se non voleva arrivare zuppa in Sala Grande avrebbe dovuto fare in fretta.
  Dopo che la ragazza ebbe lasciato la stanza anche gli altri se ne andarono uno a uno. Per ultimo un infelicissimo Seth, assieme ad un’entusiasta Venus, che era stato tenuto in ostaggio fino al completamento delle treccine.


 

♢♢♢♢
 

 

A.A.

Accidenti se sono in ritardo.
Questa primavera è stata a dir poco delirante. Piacevole per amor di dio ma quando vi dico che non ho la forza di vivere non scherzo.
Di sto passo avrete un capitolo a semestre... spero di no, io confidavo di farne uno ogni uno due mesi, ops.
Beh chi mi conosce da più tempo sa che quattro mesi per me sono un tempo record quindi gioite!
Passando al dunque. Questo capitolo come avete visto è un po' differente dai precedenti, spero che sia stato comunque piacevole e sopratutto non troppo incasinato!
Ovviamente sono perfettamente consapevole che i personaggi appaiono in modo molto sbilanciato e voglio assicurare che il prossimo capitolo cercherà di bilanciare un poco le cose. Ho preferito non farvi aspettare molto e darvi quello che avevo senza forzarmi paragrafi in più magari pure fatti male!
Come sempre sono curiosa di sapere cosa ne pensate e di sapere se i vostri bimbi brillano quanto dovrebbero!
E vi ricordo anche che la questione crush resta sempre aperta. Io ho già molti drammi e coppiette pianificati ma sono curiosa di sapere la vostra, anche solo in speculazioni di oc non vostri?
Vorrei anche chiedervi cosa ne pensate dei temi proposti e sentitevi liberi di prendere parola per i vostri oc e fare ulteriori proposte!
Io vi saluto, questa volta ci vedremo, spero, in estate. Sicuramente non prima perchè ho la sessione la situazione è tragica, ma spero comunque prima degli esami di agosto-settembre!


Peace out

Ebe

 

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