Getting fix it

di EcateC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


 
Getting fix it
 


Aziraphale guardava fuori dalle enormi vetrate con le mani dietro la schiena.
Sulla Terra, tutto procedeva secondo gli schemi ineffabili dell’Onnipotente: non c’era demone che osasse metterli a repentaglio. Tutto scorreva liscio e in Paradiso regnava la quite.
E infatti, da quando Aziraphale era diventato Arcangelo Supremo, le cose nel suo dipartimento avevano iniziato a procedere con più ordine. Gli angeli minori venivano trattati con gentilezza, i problemi di provenienza umana venivano risolti più in fretta e i compiti ripartiti con maggiore organizzazione. Aziraphale era sempre stato dedito all’ordine e alla disciplina e lo stava mostrando anche in quelle circostanze.
Però, gli altri arcangeli non sembravano felici di lui.
Uriel era freddo come il ghiaccio e Michael gli rivolgeva la parola solo perché era costretto. Nessun altro angelo lo degnava di uno sguardo o di un sorriso e Aziraphale si figurava anche il perché: erano invidiosi e avevano preso la sua nomina come un’ingiustizia. Nessuno si capacitava del motivo secondo cui il Metatron avesse scelto proprio lui e francamente anche Aziraphale se lo domandava, ogni tanto. Ma non voleva lasciare che le sue insicurezze prendessero il sopravvento. La sua condotta sulla Terra non era stata impeccabile, ma almeno era stata giusta. Se aveva disobbedito, lo aveva fatto solo per pura benevolenza nei confronti degli umani e di…
Aziraphale scacciò in fretta quel pensiero. Quando pensava a lui, e capitava terribilmente spesso, la solitudine gli sembrava ancor più schiacciante e insopportabile. Eppure tutto procedeva bene. Tutto andava come doveva andare, tutto era in ordine.
Aziraphale era certo di avere fatto la scelta giusta. Proteggere gli umani e fare del bene al creato era sempre stato il suo compito, la sua missione, ciò per cui era nato. 
E allora perché era così doloroso, stare lì? Perché il bene che faceva non appianava in alcun modo la nostalgia che provava pensando alla Terra? Perché questo senso di vuoto e incompletezza non passava? Perché pensare Crowley gli provocava un dolore così sordo all’altezza del petto?
Non c’era un istante in cui non ripensava a ciò che era successo. Riviveva ogni istante e si arrovellava per capire perché Crowley non fosse lì con lui, in quel momento.
Lui era stato il suo… Sì, il suo migliore amico. Aziraphale non poteva più negare di essersi profondamente affezionato a lui. Era un demone, ma era anche Crowley. Quel Crowley che amava tanto salvargli la vita, che gli scriveva dei messaggi sul cellulare in piena notte, che attentava alla sua forma fisica con squisite leccornie. Sì, insomma, era Crowley.
Ogni tanto, Aziraphale aveva il dubbio di avere sbagliato tutto. Forse non avrebbe dovuto dargli confidenza fin dal principio, forse avrebbe dovuto stargli lontano e mettere le cose in chiaro: “Io sono un angelo e tu un demone, non possiamo essere amici”. 
O, forse, avrebbe dovuto restare con lui. Forse dovevano stare insieme. Forse quel…Aziraphale rabbrividì forte. Forse quel bacio voleva sancire un nuovo inizio. Un’amicizia più stretta, un altro genere di alleanza, che comprendeva lo scambiarsi effusioni con una certa frequenza. Oh, Aziraphale non riusciva nemmeno a immaginare una cosa del genere, però farlo lo faceva sorridere. Erano rari i momenti in cui si perdeva a fantasticare, e in ogni momento c’era lui.
L’unica consolazione che si concedeva, era la consapevolezza di sapere che lui era sulla Terra e stava bene. Viveva, andava avanti. A tal fine, Aziraphale comunicava di nascosto con Muriel, la nuova inviata del Paradiso, e non lesinava quanto a richieste: le chiedeva come stava Crowley, cosa aveva fatto, se le era parso triste o felice, e lei lo informava molto gentilmente di tutto, più o meno. Una delle prime volte, però, gli aveva detto una cosa che gli aveva metaforicamente strappato il cuore dal petto.
“Mi ha telefonato giusto stamattina. Mi ha detto che non devo assolutamente vendere nessuno dei tuoi libri perché farlo equivarrebbe a uccidere atrocemente gli umani. È vero?”
Aziraphale non era riuscito a risponderle, si era dovuto mettere a sedere. In quel momento il dolore e il peso della sua assenza erano stati così insopportabili che non era riuscito a trattenere due lacrime. Per un attimo, gli balenò l’idea di tornare sulla terra e correre da lui. Solo per ringraziarlo e ricordargli che non passava istante senza che lui lo pensasse. 
Ma poi rinsavì, rimembrò il suo compito e restò lì. 
La cosa positiva, era che niente più lo feriva. Il gelo e l’ostilità degli altri angeli non lo tangevano.
Si era come rassegnato a una completa infelicità e non faceva nulla per migliore le cose: non ne aveva la spinta o la motivazione. Anzi, vivere in un ambiente ostile si confaceva meglio al suo umore e a ciò che gli era successo.
Ironia della sorte, fu di nuovo il Metatron a cambiare le cose, il giorno in cui convocò Aziraphale dinnanzi a sé.
 
“Ti ho chiamato perché abbiamo ancora un grosso problema da risolvere, Aziraphale” lo informò il Metatron con tono grave.
Aziraphale lo guardò con aria preoccupata. “E quale sarebbe?”
“Quale sarebbe?” ridacchiò Metatron, indisponente “C’è un demone privo di controllo che si aggira indisturbato sulla terra, minacciando costantemente gli esseri umani, e tu mi chiedi quale sarebbe?”
Aziraphale si sentì gelare sotto i vestiti, ma si sforzò di sorridere. “Se ti riferisci a Cro… Al demone Crowley, posso assicurarti che non ha mai minacciato nessuno, è assolutamente innocuo. Posso dare la mia parola.”
“Purtroppo l’Onnipotente non la pensa così” disse il Metatron con un sorriso mellifluo, e Aziraphale sgranò gli occhi “C’è un motivo per cui ti avevo offerto di portarlo con te, Aziraphale. Non potevamo certo tollerare che un demone vivesse da solo in mezzo agli esseri umani. Quale pastore lascia un lupo dentro l’ovile? E dato che noi siamo sempre stati inclini al perdono e alla misericordia, eravamo disposti ad accettarlo qui e a restituirgli la sua luce angelica, ma lui ci ha detto di no. Ha rifiutato il santissimo perdono divino, peccando di una presunzione che avevo visto solo un’altra volta prima, da parte di un altro angelo. Pertanto, comprenderai che dobbiamo distruggerlo, prima che si crei un altro inferno.”
Aziraphale provò una paura accecante, ma invece di farsi prendere dal panico sfruttò la disperazione e l’adrenalina per reagire.
“Certo, io… io comprendo le vostre ragioni. Ma Crowley è sempre stato un mio problema fin dall’alba dei tempi, sono io che devo occuparmi di lui. D-dunque, io sono disposto a rinunciare alla mia carica di Arcangelo Supremo e a ritornare sulla terra per controllarlo” forzò un sorriso “Mi accerterò personalmente che non commetta alcun tipo di danno a cose o persone, come ho sempre fatto. E ovviamente mi prenderò ogni colpa nel caso in cui lui faccia qualcosa di sbagliato.”
Il Metatron fece un altro sorriso poco genuino. “Il tuo spirito di sacrificio mi commuove, Aziraphale, ma siamo tutti concordi nel ritenere che hai passato fin troppo tempo in compagnia di quel demone. Non vorremmo mai che quell’essere immondo abbia in qualche modo attentato alla tua obiettività.”
Aziraphale incassò il colpo ma non si fece scalfire. “Non ha attentato alla mia obiettività, e anzi posso dire che sopportarlo è stato molto difficile, nel corso del tempo. Tuttavia, il suo rifiuto non è da intendersi come una mancanza di rispetto, lui in quel momento era mosso da forti emozioni, e…”
“Forti emozioni?” lo interruppe bruscamente il Metatron, guardandolo come se avesse appena detto la più enorme delle corbellerie “Sai quali sono le uniche emozioni che possono provare quelle bestie maligne? Crudeltà, invidia e lussuria! Nient’altro. Non cadere nella trappola di Eva, Aziraphale, non farti tentare dal male e dalle sue viscide promesse, per quanto attraenti possano sembrare.”
Aziraphale forzò a malapena un sorriso.
“Certo, ma io non sono Eva, sono un angelo” rispose orgogliosamente “E credo di sapere meglio di chiunque altro come mettere un freno al demone Crowley, visto che sono seimila anni che lo faccio senza aver mai avuto bisogno di ricorrere alla violenza. E mi devi credere se dico che in quel momento lui non ragionava propriamente. È un demone dopotutto, no?” aggiunse per compiacerlo “Non si può certo pretendere che abbiano il nostro buon senso. Quindi, se potessi rifargli quella proposta e farlo ragionare, magari lui riuscirebbe a capire a cosa sta rinunciando e finalmente potrebbe dirci di sì.”
“No, non è possibile” lo interruppe in fretta il Metatron “La decisione è già stata presa di comune accordo con l’inferno, e prima si porterà a compimento, meglio sarà per il genere umano.”
“Ma…”
“Nessun ma, Aziraphale.”
Aziraphale senza rendersene conto lo fulminò con lo sguardo. “Posso almeno parlare con Lei, per favore?”
 “Assolutamente no” rispose il Metatron, e per lui il discorso era chiuso.

 
***
 
Intanto, sul pianeta terra, più precisamente a Londra, due demoni coi capelli rossi erano seduti sul divano a guardare la televisione. Il primo aveva un’aria prostrata, mentre la seconda osservava con rigore prussiano la serie tv.
“Perché quel tizio sta sorridendo?” domandò Shax a Crowley, concentrata.
“Perché è felice di vedere la protagonista” le rispose quest’ultimo con voce vuota.
Ew. E perché adesso la sta baciando?” riprese Shax, con una smorfia disgustata.
Crowley sospirò. “Perché la ama.”
“Ma è orribile!” decretò subito Shax.
“Lo so” farfugliò Crowley “Vuoi una cioccolata calda?”
La nuova invitata sulla terra lo guardò, perplessa “Una cosa?”
Crowley gesticolò pigramente “Niente, lascia stare.”
Guardarono immersi nel buio un altro episodio, e poi un altro ancora, fino a che l’orologio infernale di Shax non prese a suonare come un cellulare.
“Cosa diavolo vuoi Muriel?” rispose bruscamente quest'ultima. Crowley si voltò a guardarla, perplesso.
Muriel?” le chiese sottovoce.
Sì. La nuova inviata sulla terra dal paradiso.” gli rispose Shax tra i denti.
Collaborate?
Ma Shax non gli rispose, immersa com’era ad ascoltare l’angelo.
“Hm. Sì. Okay. E tu mandali al diavolo. Come? Sì, è qui con me” lanciò uno sguardo verso Crowley, che corrugò le sopracciglia “Sì. Va bene. Come ti pare” poi si voltò verso di lui, avvicinandogli il polso "Vuole parlare con te.”
Con me?” sussurrò Crowley, arricciando il naso dallo stupore. Si portò comunque il polso di Shax all’orecchio e disse un titubante “Pronto?”, certo che quella di parlare con un angelo tramite l'orologio di un demone rientrasse nella top ten delle cose più strambe che avesse mai fatto.
“Buonasera signor demone Crowley” esclamò la voce acuta e gentile di Muriel “Perdoni il disturbo, ma dovrei recapitarle un messaggio da parte dell’Arcangelo Superiore.”
Crowley si irrigidì all’istante. “Non voglio ascoltarlo” ringhiò subito.
“Ma è di vitale importanza” osservò Muriel.
“Se la può ficcare in quel posto la sua vitale importanza, non me ne importa!” 
Shax lo guardò, esterrefatta. “Quale posto?
Ma Muriel non si lasciò scalfire, il suo tono rimase affabile “Aziraphale sapeva che avresti risposto così, perciò mi ha detto dirti di aspettarlo domani alle ore dieci nel posto tu-sai-dove.”
Crowley si tirò il ciuffo fiammante un paio di istanti. Fece un respiro profondissimo e i suoi occhi da rettile si fecero lucidi. Li fece scattare in ogni angolo della stanza, come per cercare una via di fuga da quella telefonata. 
“Signor demone Crowley?” lo incalzò Muriel “È ancora qui?”
La verità, era che aveva una voglia disperata di vederlo. E si odiava per questo.
“Sì, sono ancora qui” ansimò, incapace di agire diversamente “Dieci di mattina o di sera?”
Muriel rimase in silenzio qualche secondo. “Un attimo, per favore.”
Crowley si stropicciò gli occhi, trattenendo il polso di Shax vicino all’orecchio.
“Pronto?” disse poi Muriel dopo un po’.
“Sì” rispose Crowley, a corto di fiato.
“Ha detto: come preferisci.” gli recapitò Muriel. Crowley alzò le spalle, a disagio.
“Per me è uguale” rispose. Dunque, sentì in lontananza la voce Muriel dire: “Ha detto che per lui è uguale”.
“Oh per Satana!” esclamò Crolwey “Facciamo alla sera! Dieci di sera.”
 La voce di Muriel tornò vicina. “Benissimo, grazie. Arrivederci, allora.”
“Ciao, ragazzina.”
E quella strana chiamata terminò.
Shax per tutto il tempo l’aveva guardato con la stessa espressione, a metà tra il curioso e il nauseabondo.
“Hai un aspetto davvero orripilante. E non lo dico in senso buono.”
Il demone, affranto, si girò verso di lei. “Sai qual è la peggiore tortura da infliggere a un dannato?”
“Quale?” gli domandò Shax, curiosa.
“L’amore” replicò con un ringhio. E detto questo si alzò e andò verso la stanza che un tempo aveva ospitato le sue piante.

 
***

 
Seduto sulla loro panchina al Saint James’s park, Aziraphale non cessava di guardarsi intorno. Era calata la notte e faceva un discreto freddo, il parco infatti era semi deserto e le anatre del fiume si erano coricate nelle loro tane, e come loro tutta la fauna diurna.
Aziraphale sospirò. Erano le dieci e otto minuti, Crowley era in ritardo.
Improvvisamente, l’angelo temette che non si sarebbe mai presentato. In quel caso, avrebbe dovuto scovarlo, costi quel che costi. E normalmente non gli risultava difficile trovare Crowley, era come se i loro cervelli fossero stati da sempre sintonizzati sulla stessa frequenza, gli bastava poco per individuare dove fosse. 
Ma ora, con molta probabilità, ciò non doveva funzionare più. E come poteva trovare un demone nascosto sulla terra? Crowley poteva essere ovunque. In una grotta siberiana. Dentro la stiva di un transatlantico. All’interno di un cratere lunare. Nella suite di un Hotel a Las Vegas. Inabissato nella Fossa delle Marianne o infreddolito sulla punta del monte Everest…
Aziraphale stava iniziando a perdersi in un lussureggiante dedalo di ansie. Proprio quando stava meditando di iniziare a cercarlo, i suoi occhi inquieti scorsero finalmente un’ombra nera e famigliare avanzare nel buio. 
Istintivamente, l’angelo si alzò in piedi. Fece per avvicinarsi, ma poi si arrestò, impacciato. Gli sorrise, poi cambiò idea perché si sentì un idiota. Tese e distese le spalle. L’espressione di Crowley era accigliata e severa. Aziraphale sospirò, a disagio.
“Ciao” disse, e la sua voce gli parve ridicola “Grazie per essere venuto. Io… io non mi aspettavo una serata così limpida.”
Cercò di sorridergli ma Crowley mantenne la stessa identica espressione. Senza rendersene conto, Aziraphale cominciò ad arrossire.
“Ascolta, loro non sanno che sono qui, ho davvero poco tempo” iniziò, esagitato “Devi scappare, Crowley, devi nasconderti da qualche parte. Hanno preso il tuo rifiuto di tornare in Paradiso come un terribile sacrilegio e ora sono… Sono infuriati, Crowley, infuriatissimi. Io posso temporeggiare, posso chiedere a Muriel di aiutarti, ma non ciò non basterà per sempre. Ti vogliono fare del male” e qui la sua voce aumentò di due ottave "Ma c’è ancora una speranza, c’è un modo per salvarti e tu sai qual è.” 
Nell’atto di sbrodolare quell’ultima frase, Aziraphale tirò il fiato e cercò di guardarlo in modo eloquente, ma tutto ciò che fece il demone fu alzare gli occhi al cielo e girare i tacchi per andarsene. 
Aziraphale si sentì mancare la terra sotto i piedi. 
“Crowley?” strillò, incredulo “Crowley! Hai capito cos’ho detto? Vogliono…” perfino dirlo gli risultava difficile “Vogliono cancellarti dal libro della vita!”
“Me ne frego” fu la sua unica risposta mentre andava via.
L’angelo si sentì scoppiare. Qualcosa in lui stava per esplodere, lo sentiva.
“Crowley” lo chiamò con voce salda, inseguendolo goffamente “Non so se hai compreso che c’è in ballo la tua vita, no anzi, la tua intera esistenza.”
“Arrivederci, Aziraphale.”
Cazzo!” sbottò l’angelo, e almeno un lampione alla sua destra si fulminò “Ma perché devi essere così… così stupido!” 
Crowley continuò a camminare, imperterrito. Aziraphale a quel punto raschiò il vero fondo della disperazione. Si sentì così condannato e così privo di ogni speranza, che si sbilanciò nei suoi sentimenti, per la prima volta in seimila anni.
“Razza di serpente idiota e senza cervello! Stupido, stupido demone! Non capisci che preferirei bruciare nelle fiamme dell’inferno piuttosto che vedere il tuo nome cancellato da quel libro?” strillò, disperato “Fermati, Crowley, ti prego!”
Crowley finalmente rallentò la sua camminata fino a fermarsi. Aziraphale sospirò, si sentiva sgradevolmente in affanno e agitato, con quel ormai famigliare senso di soffocamento che gli opprimeva il petto. 
“Ti prego, Crowley, ti imploro, metti da parte l’orgoglio e vieni con me in Paradiso. Sei ancora in tempo per chiedere perdono e io posso intercedere per te. Per favore.”
Crowley a quel punto si voltò e Aziraphale lesse tutta desolazione del suo volto depresso. 
“Proprio non capisci, angelo, eh?” gli chiese Crowley con voce stanca “Uccidermi era ciò che volevano fin dal principio.”
Aziraphale strinse le sopracciglia e lo guardò senza capire.
“Ucciderti? Ma no, caro, al contrario” gli rispose “Erano tutti pronti a perdonarti.”
“Tsè, perdonarmi. Sapevano benissimo che avrei rifiutato” esclamò Crowley, il suo tono era avvelenato “E quale pretesto migliore di questo, per togliermi di mezzo?”
Aziraphale premette forte le labbra l’una sull’altra. Ora che ci pensava, non era mai accaduto che un demone venisse perdonato… Tuttavia, Crowley aveva sempre avuto un talento nel rigirare le accuse a suo favore.
“Non trattarmi come se io fossi un idiota” lo redarguì, offeso “E poi spiegami perché avrebbero voluto ucciderti, hai combinato qualcosa che non so?” gli chiese, facendo un passo verso di lui. 
“No. Che tu ci creda o no, angelo, io non ho fatto assolutamente niente” ringhiò, indignato “Il mio problema eri tu. Eravamo noi. Ci hanno voluto separare e quale miglior modo di questo? Ah, sono stati geniali. Hanno trovato la perfetta scusa per ammazzarmi senza compromettersi in alcun modo. E dopotutto, non è quello che fa il tuo Dipartimento da sempre? Perché essere sorpresi.”
Aziraphale era incredulo. “Ma se ti avevano proposto di venire insieme a me!”
“Era una proposta falsa! E che razza di proposta è quella che pretende di perdonare un demone, che è imperdonabile per definizione?”
“Ma tu ti sei meritato il perdono” replicò Aziraphale con convinzione, l’altro fece una smorfia esasperata “Tu sei diverso dagli altri demoni, Crowley. Tu sei buono, gentile e-e dolce, e loro lo hanno capito.”
“Hanno capito che abbiamo preso in giro l’inferno e il paradiso per seimila fottutissimi anni!” sbottò Crowley, furioso “Dannazione, Aziraphale, datti una svegliata! Quelli là hanno solo visto ciò che possiamo fare insieme e hanno preso delle contromisure. Solo che a differenza tua, sapevano perfettamente che io avrei rifiutato, perché a quanto pare quella manica di psicopatici mi conosce meglio del mio fottuto migliore amico!” 
A quel punto Aziraphale ammutolì. Non sapeva cosa dire o cosa pensare, era come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso da una mano gelida e spietata. Possibile che fosse vero? Possibile che Crowley avesse ragione? Si sentì improvvisamente un idiota, un idiota ingenuo e svampito che il Metatron aveva manovrato a regola d’arte. Ma no, non poteva credere a una cosa del genere. il Paradiso e il Metatron erano i buoni, erano dalla parte della luce, se c’era una certezza che aveva, era quella.
Crowley intanto gli aveva afferrato il soprabito e Aziraphale gli rivolse subito tutte le sue attenzioni, memore di cos’era accaduto l’ultima volta che l’aveva fatto.
“Vorrei solo che tu aprissi gli occhi” continuò Crowley, disperato “Che capissi finalmente da chi siamo circondati.”
“Ma io l’ho capito” gemette Aziraphale, timidamente “Io ho disobbedito tante volte al Paradiso perché non condividevo le loro decisioni, ed è per questo che avevo pensato che noi due, insieme, potevamo realmente migliorare le cose. Ma un conto è prendere delle decisioni non condivisibili, un altro è organizzare tutto questo per ingannare me e ucciderti. Io non ci voglio credere, Crowley, mi dispiace.”
“E allora vattene via” gli disse tristemente Crowley, spingendolo bruscamente “E lasciami in pace.”
Crowley si allontanò rapidamente e Aziraphale si sentì insicuro di tutto e sopraffatto. Non aveva mai affrontato una crisi del genere, dove tutte le sue certezze sembravano crollare come un castello di carta. Gli sembrava di aver sbagliato tutto e non aver capito niente. E così, l’angoscia per la vita di Crowley, il timore che il Metatron l’avesse ingannato e questa improvvisa sfiducia nei confronti del Paradiso lo portarono a un crollo emotivo. 
Sopra di lui, quasi in sintonia con il suo umore, il rombo di un tuono preannunciò l’arrivo di un temporale. Aziraphale chinò il capo e la prima goccia di pioggia si schiantò sul suo soprabito. La cosa peggiore era che l’unica persona che avrebbe potuto consolarlo era vicina ma non era accessibile. Non più, dopo seimila anni, non lo era più. Aziraphale sembrò realizzarlo in quel momento e finì in ginocchio per terra, non seppe nemmeno come.
“Crowley” lo supplicò col capo chino, angosciato “Io ti giuro che ero spinto dalle migliori intenzioni. Volevo solo fare la cosa giusta, per te e per l’umanità.”
Sopra di lui, un'enorme e lucente ala nera gli coprì la testa e lo protesse dalla pioggia.
“Lo so” lo rassicurò Crowley “È per questo che non riesco a odiarti.” 
Aziraphale alzò la testa, Crowley era ritto davanti a lui, più triste che mai.
“Dai, angelo, va tutto bene" gli tese una mano "Ti perdono se mi uccideranno, ‘kay? Non frignare.”
“No” disse subito Aziraphale, alzandosi con slancio “No, non dire così. Nessuno ti farà del male, non pensarlo neanche, risolveremo questa faccenda.”
Crowley alzò le spalle. “Non preoccuparti. Sparire non mi spaventa poi tanto.”
“Ma spaventa me” esclamò invece Aziraphale, facendo un significativo passo verso di lui. “Io avrei voluto scappare via con te.”
Il demone fece un sorriso nervoso. “Come no.”
“Però sono un angelo, e ho una missione da compiere” gli rispose con tono disperato “Non sono come Gabriel, io non riesco a mollare tutto e fregarmene, e poi…”
“E poi, cosa?” lo incalzò Crowley.
Aziraphale si sfregò con impazienza gli occhi e prese un sospiro. Quella che stava per affrontare era forse la sfida più difficile della sua vita.
“E poi ho paura” gli rivelò, risucchiando aria “Ho paura di sbagliare, ho paura di infrangere le regole, ho paura di quello che potrei fare o diventare se perdessi il controllo e ho paura di fare la cosa sbagliata, stando con te. Tu sei meraviglioso, ma sei un demone, Crowley, e chi mi dice che tu… Che io non stia di nuovo passando per l’idiota della situazione?”
“Ma tu non sei mai un idiota” gli rispose Crowley,  più dolcemente “Sei puro di cuore, ma questo non ti rende un idiota, anzi, sei intelligentissimo.”
“Non è vero.”
“Sì, invece” insistette “Ascolta, anche io all’inizio avevo paura, non sapevo come comportarmi con te. Insomma eri, sei, la cosa più angelica che avessi mai incontrato. Ma poi ti ho conosciuto e ho capito che non c’era motivo di essere nervosi, perché tu eri davvero gentile e amichevole come sembravi, perfino con me che sono un demone. Ciò che intendo dire, angelo, è che sono secoli che cerco di convincerti che anche tu puoi fidarti di me, perché io…”
Aziraphale lo guardò stupito. “Tu?”
Crowley esitò e non trovò il coraggio di terminare quella frase lasciata in sospeso come avrebbe voluto, ma disse comunque un’altra verità.
“Io sono sempre felice insieme a te” disse invece, con uno sforzo “E vorrei più di qualunque altra cosa che tu restassi qui.”
“Oh, caro. Come faccio a restare qui?” gli chiese quindi Aziraphale “Sono l’Arcangelo Supremo, adesso. Ormai si saranno accorti della mia assenza.”
“Per favore” insistette Crowley “Se questa deve essere la mia ultima notte, vorrei passarla insieme a te.” poi esitò “E non intendo… Non intendo cose strane. Intendo solo stare qui."
Aziraphale lo guardò con dolcezza e avvicinò timidamente una mano per accarezzargli il ciuffo umido di pioggia. I suoi capelli erano morbidissimi come si era immaginato.
“Questa non sarà la tua ultima notte, dovessi combattere contro Satana in persona” gli assicurò, convinto “Ma non posso restare. Io sono un angelo, e ora addirittura mi hanno nominato capo, ti rendi conto? Devo fare la cosa giusta, devo dare il buon esempio agli altri. Se non lo faccio io, chi mai lo farà?”
“E secondo te, negare i tuoi sentimenti è fare la cosa giusta?” ribatte Crowley, con la prontezza di chi sa di avere ragione.
Aziraphale sospirò. “Non sto negando i miei sentimenti.”
“Sì, invece! Anche adesso” osservò Crowley, alzando gli occhi tristi su di lui “Lo sai quanti umani hanno commesso il tuo stesso errore e si sono condannati all’infelicità solo perché avevano paura? O perché erano gay e fingevano di non esserlo, o perché si erano innamorati di uno troppo ricco, o troppo povero, o troppo nero, c’è una infinità di scelta. E tu credi di dare loro il buon esempio, piegandoti come un burattino di fronte a dei tiranni ottusi  e moralisti, che non hanno la benché minima idea di cosa sia l’amore o da dove venga un bambino?” gli chiese convinto, guardandolo intensamente “Sei talmente fissato con questa dicotomia buoni-cattivi e paradiso-inferno che non ragioni nemmeno più. Non ci sono dei buoni o dei cattivi, ci siamo solo noi, noi due contro tutti loro. Perché non lo capisci?”
Aziraphale sospirò. Si sentì completamente a corto di risposte, completamente a disagio, completamente ridicolo a parlare di cose del genere. Una parte di lui sapeva che Crowley aveva ragione. Un’altra parte, quella più rigida, più assoggettata e più timorosa, avrebbe solo voluto scappare, chiudersi in una torre remota del Paradiso e non uscire mai più. Ma poi guardò Crowley, in piedi di fronte a lui. Il suo volto era come sempre spigoloso e bellissimo, pur se segnato dall’infelicità. Lo guardò e Crowley lo supplicò per l’ultima volta con lo sguardo.
In cuor suo, Aziraphale seppe cosa fare. Era inevitabile, ineffabile. Forse era il Grande Piano ad averlo previsto fin dal principio, forse era quello il suo destino, fuggire con un demone e poi… E poi.
“Ma tanto tu non lo ammetterai mai, vero?” continuò Crowley con tono amaro “Non ammetterai mai che noi due eravamo molto di più di due tizi che collaboravano di tanto in tanto.”
“Molto di più? Crowley, santo cielo” esclamò Aziraphale “Siamo due entità sovrannaturali e per giunta apparteniamo a due fazioni inconciliabili. Se fossimo stati due umani, magari…” abbassò lo sguardo, sentendosi arrossire “Ma-ma non lo siamo. È questo il punto.”
“E Gabriel e Belzebù, allora? Loro sono due entità che appartengono a due fazioni inconciliabili, eppure li hai visti” gli fece notare Crowley, imbarazzato. “Sai qual è la verità, angelo? La solita, dura verità? È che io non ti piaccio quanto tu piaci a me.”
Aziraphale a quel punto si intenerì definitivamente, fu come ricevere il colpo di grazia. E dire che quello sarebbe stato il momento perfetto per chiudere una buona volta e chiarire ogni equivoco. Avrebbe potuto tornarsene in Paradiso e fare finta di niente, supplicare Dio di salvarlo e guardare Crowley solo da lontano, attraverso gli occhi di Muriel. Ma a che prezzo? Con che coraggio? E possibile che doveva mentire per fare la cosa giusta? E se la cosa giusta fosse in realtà quella sbagliata? E se lui avesse fatto la cosa sbagliata e Crowley quella giusta? Qualunque fosse la verità, ad Aziraphale non importava più. Ora gli importava solo una cosa.
“Oh Crowley. Sarai pure un demone blasfemo e orgoglioso” disse,  sentendo una assurda nonché imbarazzante vampata di calore salirgli dappertutto “Ma sei anche il mio Mr. Darcy.”
Crowley alzò lo sguardo su di lui. 
“Il tuo cosa?” domandò intimidito.
Intuì vagamente cosa potesse essere un Mr. Darcy quando Aziraphale gli si accostò e abbassò lo sguardo sulla sua bocca. Crowley rimase immobile e lì per lì non capì nulla. Fece giusto in tempo a chiudere gli occhi che Aziraphale lo baciò velocemente sulle labbra.
Certo che mi piaci, Crowley gli disse Aziraphale, sorridendo "Mi piaci da morire.
“Okay. Grazie” farfugliò il demone, rosso in viso “Ti porto da qualche parte con la Bentley se vuoi.”
Era il massimo che poteva fare e Aziraphale lo sapeva.
“La tua Bentley mi scarrozza dappertutto anche senza di te” gli rispose dolcemente.
“Sì, è una sottona” concordò il demone, trovandosi senza fiato. Forse ricominciare a respirare poteva essere d’aiuto.
“Prima di qualunque altra cosa, però, dobbiamo risolvere questo grosso problema, ovvero che tutto il Paradiso ti vuole morto, o meglio, ci vuole morti, visto che io mi schiererò sempre e comunque dalla tua parte.”
“Angelo…” lo chiamò Crowley, ma Aziraphale lo ignorò.
“Come Arcangelo Supremo, invocherò il mio sacrosanto di diritto di parlare con l’Onnipotente. Domani mattina le dirò tutta la verità, su di me, su di te, su di noi, e lascerò che sia Lei a decidere, e non degli angeli tossici che non sanno nemmeno come si concepiscono i bambini.”
“Giusto” annuì Crowley, senza smettere di guardarlo. Era ancora scioccato. “Ma non credi che la Boss lo sappia già? Insomma, non è onnisciente, onnipresente, onni… ehm…”
Aziraphale esitò, in effetti era vero.
“Sì, ma credo che ammetterlo ad alta voce sia pur sempre corretto. Facciamo una bella figura, per lo meno.”
Crowley annuì. Avrebbe annuito a tutto, in quel momento.
“Nel frattempo, possiamo nasconderci nel tuo vecchio appartamento” continuò Aziraphale “Te lo hanno restituito?”
“Sì, cioè” si schiarì la voce “Adesso lo condivido con Shax.”
Aziraphale lo guardò con una punta di disapprovazione. “Ah!
“Suvvia, è una ragazzina, avrà sì e no cinquecento anni” si difese subito Crowley “Non potevo mica lasciarla in mezzo a una strada.”
L’altro concordò, seppur in modo riluttante. “No, suppongo.”
“È poi è amica di Muriel” continuò Crowley, sperando che la cosa lo rabbonisse.
“Non mi dire!” esclamò infatti Aziraphale, divertito.
Crowley annuì e si mise le mani nelle tasche dei jeans. “Te lo giuro. Le ha telefonato in mia presenza.”
“Abbiamo creato un precedente” gli rispose, ridacchiando.
Crowley deglutì, aveva quasi paura a chiederglielo.
“Ma quindi resti?”
Aziraphale gli sorrise. “Resto” confermò, e dirlo gli fece provare una gioia enorme.
“Davvero?” gli chiese di nuovo Crowley, il suo volto si era illuminato “Resti?"
“Resto, mon chouquette.
“Ehi” lo ammonì Crowley “Non cominciare con i nomignoli idioti.”
Ma Aziraphale era partito per la tangente del romanticismo. Un orgasmo d’amore trattenuto per secoli era appena esploso dentro di lui e lo aveva liberato da tutte le catene mentali e fisiche. Lo baciò con più enfasi di prima e si rese conto che farlo era estremamente piacevole.
Mon amour, mon trésor, je t’aime,” continuò, ebbro “Da mi basia mille, deinde centum…”
Okay, forse Crowley non si sarebbe mai abituato a questo nuovo Aziraphale, che lo baciò dritto in bocca un’altra volta.
…Ma se ne sarebbe fatto una ragione.





 


Note
Ci vediamo presto col prossimo e ultimo capitolo (che sarà molto più divertente e leggero e perché no, adeguato al rating che ho scelto). Spero che questo intanto vi sia piaciuto!
See u soon,
Ecate

 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***



Aziraphale si trovava tra due fuochi. Da un lato c'era la gioia di essersi riunito a Crowley, dall’altro la consapevolezza di avere appena abbandonato il suo incarico. Immaginò la faccia di Michael nel momento in cui si sarebbe accorto che lui non c’era più. L’idea lo riempì d’angoscia, se c’era una cosa che Aziraphale odiava, quella era comportarsi in modo non appropriato. Essere ligio alle regole rappresentava la sua comfort zone. Ma anche Crowley era la sua comfort zone, ora che ci pensava, e forse era la più confortevole di tutte. Lo guardò, il demone sfrecciava rapido davanti a lui. Gli venne una voglia matta di abbracciarlo e toccarlo dappertutto. Si sentiva felice come un idiota e in trepidante vena di romanticherie. Non si riconosceva più, era come se tutto l’amore che aveva trattenuto per lui fosse esploso come una bomba. 
Voleva… sbaciucchiarlo un’altra volta. E poi c’era una parte proibita del suo cervello che amava ricordargli cosa facevano gli umani quando erano innamorati. Come Crowley, anche lui aveva appreso il significato dell’amore romantico e dell’eros attraverso la cultura umana. La prosa, la poesia, l’arte e successivamente il cinema glorificavano al massimo questi tumultuosi sentimenti e gli avevano scaldato il cuore con delle emozioni che, forse, lui e Crowley non avrebbero mai dovuto conoscere. Ma sta di fatto che le conoscevano. Dai versi di Catullo ai passi di Dirty Dancing, dal Simposio di Platone all’ultima stagione di Bridgerton, i due erano stati così a lungo tempestati da rappresentazioni del genere che avevano empatizzato con esse fino a provarle sulla loro stessa pelle. Aziraphale addirittura nutriva in cuor suo il dubbio che Crowley avesse perfino intrecciato qualche relazione amorosa con gli esseri umani, cosa che andava assolutamente contro a tutte le regole possibili e inimmaginabili (letteralmente, inimmaginabili) dei loro rispettivi statuti, ma non aveva mai osato chiederglielo.
Sapeva però che il demone non era né digiuno né disinteressato al romanticismo, per quanto lo avrebbe negato fino alla morte.
E ora, il pensiero che potevano replicare ciò che avevano visto al cinema o rappresentato sul palco del Globe Theatre, gli infondeva un pizzicore alquanto strano e una sensazione di irrequietezza e gaiezza che non aveva davvero nulla di angelico.
Fare finta di niente era sempre stata la sua mossa preferita, ma ora aveva più senso? La risposta era no.
“Puoi camminare più lentamente?” gli chiese, afferrandogli una mano “Non sono atletico come te, ragazzaccio.”
“Siamo quasi arrivati” gli rispose l’altro senza rallentare “E ti prego, chiamami Crowley.”
Ma Crowley aveva fatto l’errore di voltarsi verso di lui: Aziraphale ne approfittò subito per baciarlo. Crowley, che era già imbarazzato di suo, arrossì e si staccò.
“C’è gente!” osservò. “Per Satana” aggiunse per darsi un tono.
“Giusto” ridacchiò l’angelo.
La cosa positiva era che Londra di notte era bellissima. Aziraphale si guardava intorno come se fosse la prima volta.
“Mi è mancata questa città. Quanto sono stato via?”
“Un anno.”
Aziraphale si fermò di scatto. “Un anno?” ripetè “A me è perso molto meno.”
“Là sopra il tempo scorre diversamente, lo sai. Qui è stato un anno.”
“Oh.”
“Già” concordò Crowley, cupo. Inutile dire che era stato l’anno più triste della sua vita.
“Ti sono mancato?” 
“Sì” borbottò “Sai com’è. Non ci siamo salutati proprio cordialmente.”
“No” concordò Aziraphale.
Crowley annuì, gli faceva un effetto stranissimo vederlo lì e parlargli dopo tutto quel tempo. Gli sembrava impossibile, come se stesse vivendo un sogno. Non riusciva a capacitarsi.
“A te come è andata?” gli chiese, più per sentirlo parlare che per curiosità “Avevi tante faccende da sbrigare, Arcangelo Supremo?”
“Non immagini quante. Una noia mortale” ammise Aziraphale “E poi ti pensavo spessissimo. Mi mancavi tremendamente, è per questo che ora mi sento così felice."
Crowley gli accennò uno dei suoi rari sorrisi e Aziraphale sentì come se qualcuno gli stesse contorcendo le budella dal didentro. 
Solo che due fari abbaglianti, che l’angelo aveva già visto nei film di spionaggio, lo accecarono all’improvviso. 
“Oh no, sono già qui!” tremò, coprendosi gli occhi “Gli angeli!”
“No, è solo la Bentley” gli rispose Crowley, che sembrava molto imbarazzato. L’auto nera infatti era davanti a loro, coi fari accesi.
Piantala!” le ringhiò Crowley a bassa voce, visto che questa si era perfino messa in moto da sola “Mi stai mettendo in imbarazzo.
“Ciao, bellezza!” la salutò invece Aziraphale, tutto contento “Ti sono mancato?"
“Certo che le sei mancato. Andiamo.” tagliò corto Crowley, trascinandolo via per un braccio “Siamo arrivati.”
“Ma che maniere” cinguettò Aziraphale. 
Non lo credeva possibile, ma Crowley dentro di sé ringraziò che nell’appartamento ci fosse anche quella palla al piede di Shax, altrimenti sarebbe stato tutto molto imbarazzante, almeno per lui. Per Aziraphale evidentemente no.
“L’ultima volta che sono salito nel tuo appartamento…”
“Non c’è. Non sei mai stato in questo” lo interruppe rapidamente Crowley, mentre salivano le scale “Venivo sempre io nella tua libreria.”
“Hai ragione, sei sempre venuto te” gli disse l’angelo, sembrò rendersene conto in quel momento “Ma adesso verrò anche io. O al limite verremo insieme, ma da qualche altra parte.” 
Crowley tossì. “Sì, mh, okay. Shaax!” gridò subito “Spegni quella dannata televisione e vieni qua!”
La chiamata sopraggiunse dal salotto con lentezza, poi guardò prima Crowley e poi Aziraphale.
“Che schifo” sentenziò, disgustata.
“Senti un po’, Shax” esclamò Aziraphale, impettito “Non dovevi essere un granduca dell’inferno? Come mai sei qui?”
Shax tirò indietro le spalle e guardò l’angelo come se fosse una nullità.
“Sì, ma mi avevano proposto di scegliere tra quello e continuare a essere il nuovo emissario dell’inferno sulla terra e io ho ritenuto opportuno…”
“E lei giustamente ha preferito stare qui a guardare Netflix. Il solito” la interruppe Crowley, facendo sorridere Aziraphale.
“Io non guardo Netflix” replicò subito Shax, inviperita “Sei tu che hai quel canale.”
“Certo. Io sono abbonato a tutti i servizi streaming esistenti al mondo” disse Crowley, orgogliosamente “E comunque si dice grazie!” le gridò dietro, visto che lei se n’era andata sbattendo così forte la porta da far venire una crepa sullo stipite.
“Per Satana. Che età terribile” esclamò Crowley, scuotendo la testa. Poi si rese conto che Aziraphale lo stava guardando. Il suo sguardo era più vellutato e romantico del solito e Crowley lottò per non arrossire.
“Vuoi…” fare un giro in macchina? No, l’aveva già detto prima. “Qualcosa da mangiare? Posso ordinare del sushi.”
Aziraphale scosse la testa “No, meglio di no. Disertare a quanto pare mi chiude lo stomaco.” poi gli sorrise “Dovrei farlo più spesso.”
“Senti, andrà tutto bene” lo confortò Crowley “La Boss capirà, ne sono certo.”
Aziraphale annuì. “Sì, lo credo anche io. Tu, però, dovrai chiedere scusa a un certo punto."
Crowley alzò gli occhi al cielo e si sedette sul suo trono imbottito, restando con una gamba a penzoloni dal bracciolo.
“Sei ancora in tempo per chiedere perdono” continuò Aziraphale, avvicinandosi fino a poggiargli una mano sulla spalla. Crowley la guardò. “Farlo crea un vincolo molto forte nel mio dipartimento, lascia il segno, e l’ultima parola spetta sempre e comunque a tu sai chi.”
L’impulso che provò Crowley fu quello di leccargli tutto il dorso liscio e roseo, ma si astenne dal farlo.
“Preferisco farmi una nuotata nell’acqua santa piuttosto che chiedere perdono, va bene?” rispose invece, piccato.
Aziraphale incrociò le braccia, indispettito. “Ma è possibile? Fin dove può arrivare il tuo orgoglio, si può sapere?”
“Fin dove sono arrivati i tuoi pregiudizi nei miei confronti, probabilmente.”
Con sorpresa di Crowley, Aziraphale abbozzò uno strano sorrisetto.
“Che c’è, adesso?” gli domandò inquieto, stringendo le sopracciglia.
“No, niente” disse subito l’angelo, schiarendosi la voce “Sono solo contento di essere qui con te. Anche se a quest’ora in Paradiso sarà già suonato l’allarme per la mia scomparsa.”
“Se vuoi possiamo dire che ti ho rapito io. Tanto mi hanno già condannato a morte.”
“No” gli rispose Aziraphale “Basta bugie.”
“Basta bugie” concordò Crowley, annuendo vigorosamente. A stento riusciva a guardarlo negli occhi, forse perché l’altro lo guardava senza più celare l’affetto e la tenerezza.
“Ah, mi sono raccomandato con Muriel” aggiunse Crowley, per spezzare quel silenzio denso e imbarazzante “Le ho detto di non vendere nessuno dei tuoi libri e per convincerla ho aggiunto che se lo avesse fatto, tutti i suoi clienti sarebbero morti in modo atroce. Mi ha preso sul serio.”
Aziraphale gli fece un sorrisone “Me l’ha detto. Sei stato davvero un tesoro.”
Un tesoro. Era un insulto terribile, ma detto da lui suonava come un complimento. Crowley nel dubbio arrossì.
“Ascolta, questa potrebbe essere sul serio la nostra ultima notte” gli disse “Potremo morire, domani.”
“Non moriremo” lo contraddisse Aziraphale, ottimista come suo solito.
“Beh, potrebbe capitare” insistette Crowley “E se dovesse capitare, io sarei veramente triste, se non avessi mai fatto una cosa in particolare con te.”
Aziraphale alzò le sopracciglia, tranquillo. “Vale a dire?”
Crowley aprì la bocca, ma una voce dispettosa lo precedette.
“Sta parlando di sesso” disse Shax, appoggiata allo stipite della porta. Sia Crowley che Aziraphale sussultarono.
SHAX!” ringhiò Crowley, iniziando a fumare dalle spalle per l’imbarazzo “Brutta idiota!”
Con i suoi poteri, la murò nella stanza a fianco, facendola sparire quanto meno dalla loro vista.
Aziraphale intanto lo fissava con le labbra dischiuse.
“Era questo ciò che intendevi, Crowley?”
“No!” negò subito il demone, imbarazzato a morte “No, figurati. Io? No! Non ci pensavo nemmeno. Anzi, sono davvero mortificato, quella disgraziata guarda troppa televisione. NIENTE PIÙ BRIDGERTON! HAI CAPITO?” gridò furioso verso la stanza dove era rinchiusa Shax.
“Crowley, sai che non posso farlo” gli disse Aziraphale, come se l’altro non avesse detto niente.
“Certo che lo so” concordò subito Crowley “Io… hm… davvero, angelo, non…”
“Tu puoi invece?” gli chiese invece Aziraphale. Crowley rimase impalato a guardarlo.
“In che senso?” domandò, deglutendo a vuoto. “Se intendi in senso letterale… ma non certo con te. Tu… tu sei tu, insomma. Non oserei mai.”
Aziraphale esitò e Crowley, esterrefatto, notò che c’era dell’indecisione nel suo sguardo.
“Senti, non era questo che intendevo” gli disse rapidamente “Non ti avrei mai fatto una proposta del genere, te lo giuro. Volevo solo chiederti di fare una gita su Alpha Centauri. Tutto qui.”
Oh” sospirò l’angelo, romanticamente.
“Oh?” ripetè Crowley, spaventato.
“Oh, mio diletto Crowley” gli disse, guardandolo negli occhi e facendo un pericoloso passo verso di lui “Se dovessimo sopravvivere e se Dio ci permetterà di stare insieme, ti darò tutto me stesso. Te lo prometto.”
Crowley aveva indietreggiato talmente tanto che era arrivato a sbattere la schiena contro il muro. Nella sua testa, gli aveva risposto che non c’era affatto bisogno di fare un promessa del genere e che non dovevano fare proprio niente, che non gli aveva chiesto assolutamente niente e che se proprio uno dei due doveva dare qualcosa, quello era lui. Ma non disse nulla di tutto ciò e rimase immobile e in silenzio, trafitto dalle emozioni.
“Vado un attimo in bagno” pigolò, scappando sinuosamente dalle grinfie dell’angelo ubriaco d’amore. Aziraphale sembrava impazzito. E Crowley si rese conto di avere le scalmane. Fiotti di fumo gli uscivano dalle spalle. Aprì la finestra e soffiò così forte che una Mercedes nel parcheggiò si decappottò. Poi chiuse la finestra e si afferrò i capelli.
Era stata l’esperienza più imbarazzante della sua vita. Nemmeno sotto tortura avrebbe pronunciato la parola “sesso” di fronte ad Aziraphale, figuriamoci insinuare qualcosa in proposito. 
“Crowley?” Aziraphale bussò alla porta “Stai bene, caro?”
Crowley aprì subito. “Sì, certo. Stavo solo, ngh, stavo solo…”
“Come mai ti sei chiuso lì dentro?” gli domandò Aziraphale, aveva una aria divertita. Crowley strinse forte le labbra.
“Senti, puoi essere un pochino meno adorabile per piacere?” lo rimproverò, spingendolo via “Mi stai mettendo a dura prova.”
“Scusa” gli rispose Aziraphale, ma poi gli sorrise. Crowley alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
“Cosa c’è che non va?”
“Tutto” sentenziò Crowley, irrequieto.
“Tutto?”
“Aziraphale, mi hai addirittura proposto di… ti rendi conto?”
Aziraphale lo guardò negli occhi, pazientemente. “L’unico motivo per cui non ti ho corteggiato fino a sfinirti, è stato per paura di commettere un errore e di andare contro alla volontà del Creatore. Se Lei, o Loro, mi dicono di sì, allora non c’è alcun motivo per cui io debba dirti di no.”
Crowley si sentì a disagio “Sì, ma tu non sai cosa vuol dire, non ne hai davvero idea. Non è come lo hai letto nei tuoi stupidi libri. Quel tipo di amore è esplicito, e violento e selvaggio. Mentre tu sei… guardati. Sei tutto candido e così carino. Mettiti nei miei panni, mi sembrerà di calpestare un campo innevato con delle scarpe sporche. O dei fiorellini.”
“Non sono un fiorellino. E non sono nemmeno così ingenuo come credi, tutt’altro” disse Aziraphale, orgogliosamente “Comunque, ne riparleremo”
Crowley alzò le spalle, ovvero la pallida imitazione di un “come ti pare, ma tanto non succederà”. 
Fortunatamente, avevano cose più impellenti a cui pensare, come sopravvivere. Anche se Crowley sembrava più preoccupato per quello che per la sua vita.
Ormai comunque si era fatta mezzanotte e quel momento di imbarazzo si era lentamente stemperato tra tutto il resto.
Aziraphale aveva iniziato a provare il discorso da fare all’Onnipotente davanti allo specchio. Crowley, da parte sua, stava segretamente prendendo in considerazione un’ipotesi a cui non avrebbe mai voluto pensare. 
La malaugurata, remota ipotesi che tornasse sul serio a essere un angelo.
Per Satana, non voleva tornare a essere un angelo. Tornare a essere un paggetto con la messa in piega e una ridicola tunica bianca, senza un briciolo di stile o di carisma. Impressionabile e svampito come un’educanda. Schiavo dei poteri forti e ignaro di esserlo. E i suoi ricordi? Tutte le nefandezze commesse da demone? Oh no, avrebbe avuto dei sensi di colpa logoranti. E non aveva diritto nemmeno alla sua collezione di cd. Forse ci aveva azzeccato l’immaginario degli umani: gli sarebbe toccato di suonare l’arpa per tutta l’eternità.
E poi la sua Bentley? E le sue piante? E quelle due idiote di Shax e Muriel, che insieme non sapevano accendere un forno a microonde? Come avrebbero fatto da sole?
No, Crowley non voleva andarsene dalla Terra, non voleva cambiare. Cosa ne sarebbe rimasto di lui? E se gli avessero fatto il lavaggio del cervello?
“E se mi dimenticassi di te?” pensò a voce alta. Aziraphale si voltò.
“Come dici?”
“E se tornando angelo, perdessi tutti i miei ricordi? Tutta la vita che ho vissuto qui?” ipotizzò Crowley, inquieto. Aziraphale si sedette accanto a lui.
“Sono certo che non accadrà. Il perdono non ha conseguenze negative.”
“Cosa ne sai? Hai mai conosciuto un demone che è stato perdonato?”
“Beh, no…”
“E allora?” lo incalzò Crowley, bruscamente “Non puoi saperlo.”
“Andrà tutto bene, Crowley, ne sono certo” lo rassicurò Aziraphale, poi gli prese una mano tra le sue “Mi ricordo ancora di quando eri un angelo. Avevi gli occhi marroni come il cioccolato.”
Crowley non rispose, chiuso e introverso come un riccio.
“A questo proposito” insistette l’angelo, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate “Non mi hai mai detto come ti chiami.”
Il demone fece una smorfia. “Che razza di domanda è. Mi chiamo Crowley.”
“Sai che nome intendo.”
Il suddetto Crowley si alzò di scatto e ciondolò via.
“Sto iniziando a sperare che mi uccidano, domani mattina” farfugliò, aprendo il frigorifero pieno solo di alcolici.
Aziraphale sorrise. Per qualche strana ragione, non si sentiva preoccupato. Niente lo intimoriva più, era fiducioso e pieno di speranza. In altre parole, era felice. 
 

***
 

 
Salve - no, non va bene - Lode a voi, Santità onnipotente ed eterna. No, troppo formale. Ciao, sono Aziraphale, l’Arcangelo Supremo, hai presente? Certo che hai presente, tu hai presente tutto.” Aziraphale fece una risatina nervosa “Ti disturbo, Vi disturbo, perché c’è stato un piccolo inconveniente, un qui pro quo, niente di grave, a proposito di un mio amico. Ecco, lui è un demone, ma è molto diverso dagli altri demoni. Lui… Lui è Crowley ed è il mio migliore amico. Purtroppo è stato accusato ingiustamente. Beh, non proprio ingiustamente” si corresse, imbarazzato “Vo-voglio dire, lui ha effettivamente rifiutato di tornare in Paradiso, ma non l’ha fatto per motivi abbietti o crudeli, o per mancare di rispetto a qualcuno, tutt’altro. L’ha fatto per colpa mia, per colpa mia e della mia stupidità. Sono stato io a fargli quella proposta e a non capire che lui era già perfetto così com’era e che il Paradiso per lui era già questo, stare sulla terra. Non è giusto che lui paghi per un errore che ho fatto io” la voce gli si spezzò, fece una brevissima pausa “Se quindi tu, voi, poteste ritirare ogni accusa nei suoi confronti mi fareste immensamente felice, perché Crowley è davvero l’ultima persona al mondo che meriterebbe una condanna del genere. Certo sono consapevole che a volte lui sia un po' troppo orgoglioso e si comporti in modo poco ortodosso, ma posso giurare che non farebbe mai del male a nessuno, tanto meno agli esseri umani. Anzi, Crowley si è molto affezionato agli esseri umani, ama la loro musica, i loro vestiti, il loro pianeta, tutto. Perfino le piante. E poi è l’unico amico che ho e se non ci fosse più, io…” Aziraphale trattenne il fiato “Io credo che morirei. Forse non dovrei, forse è sbagliato, ma lo amo davvero tanto. Non posso farci niente. Quindi ti supplico e ti imploro di perdonarlo. Se non per lui, fallo per me, per favore. Grazie.”
Aziraphale si asciugò due lacrime. Poi si voltò di scatto. “Ah, un’ultima cosa. Nell’eventualità in cui tutto filasse liscio, mi chiedevo se fosse possibile per me approfondire la mia amicizia con Crowley. E per approfondire intendo… Beh, sai cosa intendo. Grazie.”
Aziraphale sospirò e scosse la testa, affitto. Figuriamoci se sarebbe mai riuscito a chiedere una cosa del genere! Come discorso comunque poteva anche andare bene, ora il tutto era ripeterlo davanti a Dio senza perdere il filo o farsi prendere dal panico.
“Angelo!” gracchiò Crowley dalla sala “Piantala di parlare con il muro e vieni qua. Inizia Bridgerton.”
Aziraphale sospirò ma sopraggiunse sorridendo. “Inizia cosa?”
“Una serie tv dove fanno tutti sesso” esclamò Shax, seduta nel divano come un militare. 
Aziraphale smise di sorridere “Oh.”
“E ora tu la guardi, visto che fai tanto il fenomeno” gli disse Crowley a bassa voce.
“Ma sentitelo” esclamò Aziraphale, sedendosi di fianco a lui “Che mascalzone.”
“Mentre tu” aggiunse Crowley, rivolto a Shax “A letto a dormire. Subito.”
“Così tu puoi profanare liberamente il tempio sacro del tuo amico?”
Crowley la fulminò con lo sguardo e per dare ancora più enfasi ai suoi occhi arrabbiati si tolse gli occhiali da sole.
“Ricordati che ho un Arcangelo Supremo e un rubinetto con un getto d’acqua molto forte, stai attenta perché non ho paura di usarli” la minacciò, terreo. Shax si irrigidì vistosamente e forzò un sorriso. Si alzò in piedi con grazia e poi si tolse il cappello ornato sul centro da un pennuto impagliato.
“Quando è così. Vi auguro una notte piena dei vostri peggiori incubi.”
“Grazie, ora però togliti dai piedi!” ringhiò Crowley bruscamente.
Aziraphale la guardò andarsene di sottecchi.
“Poverina” mormorò “Non c’era bisogno di minacciarla in quel modo.”
“Quando ci vuole ci vuole” sentenziò Crowley, ancora arrabbiato. Dopodiché sollevo i piedi e li mise con poca grazia sul tavolino di cortesia. Aziraphale gli guardò gli stivali che sbucavano dai jeans e poi spostò lo sguardo su di lui. Crowley sembrava accigliato, ma la sua espressione cambiò in fretta quando si rese conto che Aziraphale lo stava fissando.
“Quindi?” lo incalzò l’angelo “Ci accingiamo a guardare uno spettacolo per adulti?”
Crowley sbuffò. “Nah, figurati. Non è nemmeno credibile, le signorine di inizio ottocento non erano vestite in modo così pacchiano, me le ricordo bene.”
Aziraphale appoggiò la guancia al cuscino nero e gli sorrise “Mi sei mancato così tanto.”
Crowley lo guardò e si mise all’altezza dei suoi occhi. “Tu mi hai fatto patire le pene dell’inferno.”
“Anche tu.”
“No, non come a me” disse, scuotendo la testa “Sono ancora infuriato con te.”
Aziraphale si rabbuiò e abbassò lo sguardo.
“Posso solo sapere una cosa?” gli chiese Crowley, a sorpresa. 
“Tutto quello che vuoi.”
“Se io fossi stato un angelo” iniziò il demone “Saresti scappato con me?”
Quella domanda lo intenerì ulteriormente.
“Me se sono seimila anni che scappo con te, Crowley” gli disse Aziraphale, dolcemente “Sono seimila anni che ti seguo e faccio il tuo doppio gioco, sentendomi costantemente in colpa e a disagio con me stesso. E l’unica volta in cui sono io a chiederti di venire con me, tu rifiuti.”
“Non mi hai chiesto di venire con te” osservò subito Crowley “Tu mi hai chiesto di cambiare e di diventare lo schiavo di un gruppo di psicopatici, perché mi preferisci così piuttosto che demone. ”
“Ma no” replicò Aziraphale, cercando di mantenere la calma “Davvero credi che ti ho proposto di tornare a essere un angelo perché non mi andavi bene così come sei? Ma se ti amo proprio perché sei così, razza di sciocco” confessò con gli occhi lucidi “Oh Crowley, io credevo che la mia proposta ti avrebbe reso felice e non l’avrei mai accettata se avessi saputo che tu avresti reagito così. E poi ho accettato solo perché mi avevano garantito che avrei potuto portare anche te, che sei letteralmente la cosa più importante che ho. È per questo che ti sto pregando di chiedere perdono perché non posso vivere sapendo che tu non esisti più. Ho bisogno che tu ci sia.”
Crowley si rimise gli occhiali da sole, forse per celare l’emozione incipiente, ma Aziraphale sapeva guardare attraverso quelle lenti, leggere le sue emozioni e le sue timidezze.
“In effetti è strano che i tuoi non si siano fatti ancora sentire” gli disse per stemperare la tensione.
Aziraphale fece spallucce. “La mia assenza non si nota…”
“Io la noterei.”
Oh” gli sorrise, infatuato.
“Perché mi rompi le scatole, la noterei” corresse subito il tiro, ma lo fece sorridendo. Uno dei suoi rari e affascinanti sorrisi in cui scoprì i denti bianchi e lievemente affilati. Aziraphale fece allora quello che aveva visto una volta al cinema, lo afferrò per la sottile sciarpa di metallo e lo baciò in bocca. Nel film, l’attrice aveva preso uno splendido attore per la cravatta e poi si era seduta sulla scrivania, trascinandoselo addosso con un bacio. Aziraphale fece più o meno la stessa cosa, ma Crowley fece resistenza e senza volerlo si ribaltò dalla parte opposta, con la conseguenza che Aziraphale si ritrovò in un attimo sdraiato sopra di lui, il suo corpo aderì completamente sul suo. Tenne le labbra serrate sulle sue, gli occhi chiusi. Ebbe la netta sensazione che qualcosa dentro di lui si dilatasse in modo drammaticamente piacevole.
“Oh cielo” ansimò, tremante "Q-questa posizione è un po’…”
“Sì.”
“È questo quello che si prova.” 
“Questo è niente.” gli rispose subito Crowley, lapidario.
Ah.” 
“Dovresti alzarti.”
“Dovrei?”
“Eh sì, a meno che tu non voglia…”
“No” rispose subito Aziraphale, paonazzo “. No, non posso. Non mi tentare, Crowley, ti prego.”
“Non sto facendo assolutamente niente. E ci sono almeno mille cose che potrei fare.”
“Fanne una” lo supplicò, chiudendo gli occhi “No, non farla. Ti prego, falla.”
“Sei un idiota, Aziraphale.”
Ti prego.
Crowley allora optò per la cosa più innocente che la sua mente fosca poteva a partorire: gli baciò il collo, o per lo meno quel poco di pelle rimasta scoperta dalla camicia inamidata e dal farfallino. Il profumo dell’angelo era celestiale, la pelle talmente morbida da sembrare di seta. Aziraphale sussultò, l’altro se ne accorse e con coraggio si staccò.
“Fatto” disse Crowley, ispirando aria. 
“Fatto?” chiese Aziraphale, con gli occhi chiusi. 
“Dovresti proprio alzarti” gli ricordò Crowley, iniziando a sentirsi eccitato. Il problema era che Aziraphale invece di alzarsi lo stringeva più forte.
“Dovrei?” pigolò infatti “Perché preferirei davvero cadere all’inferno piuttosto che alzarmi in questo momento.”
Crowley esplose. Gli assalì istintivamente il collo con un bacio languido e vorace, e sotto divaricò le gambe e le agganciò saldamente ai suoi fianchi. Lo sentì mugolare così forte che fu certo che Shax lo avesse sentito. La immaginava con un orecchio attaccato alla porta. Quella pervertita. Sì, era meglio pensare a Shax in quel momento. Non doveva perdere del tutto il controllo, per quanto avere Aziraphale su di sé rappresentasse la tentazione più folle e irresistibile della sua vita. Sì, Shax. Anzi, Hastur, molto peggio. Che brutto Hastur. Hastur e Sandalophon. Hastur e…
Ma proprio in quel momento Aziraphale spinse i fianchi con uno slancio e un’intensità che gli tolse il fiato.
“Cazzo!” ringhiò Crowley, le sue membra rigide si contorsero “Okay, basta adesso! Non sono di gomma.”
Aziraphale non gli rispose, sembrava in preda a un orgasmo.
“Oh, Crowley… oddio, Crowley, non respiro…”
“Sarà meglio che ti dai una calmata” gli disse imbarazzato, imponendosi di non perdere il controllo. 
“È questo quello che si prova” piagnucolò, tremante.
“Questo è una sciocchezza.”
“Com’è possibile, non riesco a… a…”
L’angelo si interruppe, chiuse gli occhi e rimase con la bocca aperta. Il demone lo guardò esterrefatto.
“Stai avendo un…?” lasciò la frase sospesa a metà.
“No… Forse” sussurrò con voce trasognata “Oh, Crowley, voglio passare un secolo così. Ma che dico, un'eternità.”
Crowley era basito. “Ti ho solo baciato il collo.”
Aziraphale aprì gli occhi, erano languidi e dilatati. “Sei bellissimo” gli disse “Sei una visione incantevole, non so se te l’ho mai detto.”
Crowley deglutì “Mh, non mi pare, no.”
“Ti amo” gli disse, guardandolo negli occhi. Ovviamente, si aspettava una risposta a tono. Crowley deglutì.
“Okay” fu tutto quello che riuscì a dire. Aziraphale sorrise lo stesso e gli baciò la guancia. Dopo poco, con non poco sgomento di Crowley, si addormentò.
Crowley rimase letteralmente schiacciato sotto il peso non indifferente dell’altro, che aveva graziosamente appoggiato la testa sulla sua spalla. 
Se questa era stata la sua ultima notte, era pronto per rendere grazie a Dio, Satana o chiunque altro gli avesse concesso un privilegio del genere.
Chiuse gli occhi, inspirando un’altra volta il profumo soave del suo amico.
 
Quando gli riaprì, il peso di Aziraphale non gravava più su di lui. Crowley guardò subito l’enorme quadrante del suo orologio da polso, erano le nove di mattina. 
“Per l’inferno” disse, saltando in piedi con angoscia “Angelo? Dove sei idiota!”
Fortunatamente lo trovò poco lontano. Aziraphale era in cucina, ritto in piedi davanti alla finestra. Shax era seduta con una candela accesa e delle carte demoniache simili a dei tarocchi disposte al centro del tavolo, intenta a fare chissà quale sortilegio.
Appena Crolwey lo vide, provò una fitta di imbarazzo per la notte precedente. Si schiarì la voce ma Aziraphale si voltò e gli sorrise come se niente fosse.
“Buondì, caro.”
Crowley per qualche strana ragione si sentì arrossire. 
“Novità? Hai sentito qualcosa?” domandò, ansioso.
“No, ancora niente” esclamò Aziraphale, perplesso “È strano perché a quest’ora Michael mi avrebbe già dovuto portare l’ordine del giorno. Devono per forza essersi accorti che io non ci sono.”
“Mai sottovalutare la deficienza degli angeli” osservò Shax, tranquillamente. Crowley la indicò con entusiasmo e annuì.
“Verissimo. Ha ragione.”
Aziraphale li guardò pazientemente. “Ehi, qui siamo due contro uno, non vale.”
“Hai provato a chiamare Muriel?” gli chiese invece Crowley.
“No.”
“Ecco, appunto. La chiamo io” borbottò Crowley, prendendo il cellulare. Attese giusto un paio di squilli prima che la voce gentile di Muriel gli rispose.
“Pronto” esclamò “Qui è la libreria Fell, non abbiamo il libro che cercate e se anche l’avessimo, non possiamo vendervelo per non farvi morire tra atroci sofferenze. Arrivederci e grazie per averci chiamato.”
“Sono io, ragazzina.”
“Buongiorno, signor demone Crowley” continuò Muriel, allegramente “È poi andato all’incontro segreto?”
Crowley lanciò uno sguardo ad Aziraphale, che gli sorrise.
“Sì, sì, sono andato. Ascolta, non è che per caso due arcangeli sono venuti a farti visita? Magari chiedendoti qualcosa a proposito di un angelo scomparso?”
“No” rispose subito Muriel.
“No?” ripetè Crowley, stranito “Non ti hanno mandato nemmeno un messaggio, una telefonata? Niente?”
“No, niente” confermò l’altra, serena.
“Okay” disse, basito “Chiamami se ti arriva qualcosa di insolito.”
“Va bene. Salutami Shax.”
Shax alzò il dito medio.
Ti saluta” disse Crowley, fulminando Shax con lo sguardo “Ciao, ragazzina.”
E la chiamata si concluse. Crowley aprì le braccia, basito.
“Niente di niente.”
Aziraphale si sforzò di sorridere “Beh, meglio così. Abbiamo più tempo per fare colazione!”
“Prima o poi arriveranno” soggiunse Crowley.
“Sì” annuì Aziraphale, cupo “Oppure andrò io direttamente…”
“No, questo no” disse Crowley, perentorio “Perché dobbiamo metterci nei guai per forza? Aspettiamo almeno che vengano loro da noi. Io non ho fretta.”
Aziraphale lo guardò e gli sorrise “No, neanche io.”
 
 
Due settimane dopo

 
Quando aspetti di sentire una brutta notizia, ogni giorno sembra quello buono.
Aziraphale si svegliava tutte le mattine con la consapevolezza che presto una schiera celeste sarebbe giunta a dichiarargli guerra. Disonore, alto tradimento eccetera eccetera. Trascorreva le giornate nascosto nell’appartamento di Crowley - purtroppo la sua adorata libreria era off limits, visto che sarebbe stato il primo posto in cui gli angeli sarebbero andati a cercarlo - a guardare la televisione e a preoccuparsi. 
Ormai si poteva dire che si era trasferito in pianta stabile da Crowley, e i due attendevano cupamente il giorno in cui sarebbe arrivata la resa dei conti. Solo che quel giorno non arrivava. Non c’era traccia di minacciosi ultimatum nell’aria, né da parte del Paradiso, né tanto meno dell’Inferno. Era come se il tempo si fosse fermato e tutti si fossero dimenticati di loro.
I due cercavano di non farsi troppe domande, ma quando si vive ogni giorno pensando che sia l’ultimo, al quindicesimo si inizia a essere quanto meno impazienti.
In ogni caso, non cantavano vittoria. Era un comportamento assolutamente bizzarro e inspiegabile da parte dei loro dipartimenti, ma ciò non significava che potevano considerarsi al sicuro. Crowley era stato condannato a morte, e Aziraphale era letteralmente fuggito, lasciando la sua carica vacante. Non poteva non succedere niente ancora per molto. E se da un lato questa immobilità era strana, dall’altro era un filino deprimente per Aziraphale. L’angelo aveva la netta sensazione che la sua assenza non facesse alcuna differenza, che fossero semplicemente felici che si fosse “tolto dai piedi”, come lui stesso pensava.
Era piuttosto abbattuto per questo e cercava di non darlo a vedere, ma Crowley lo notava. Gli risultava pressoché impossibile esprimere le sue emozioni, ma stranamente comprendeva quelle dell’angelo con la prontezza di uno psicologo.
“Non è per te.”
“Che cosa?” gli domandò.
“Se non ti cercano” continuò Crowley, mentre miscelava un cocktail super alcolico “Non è perché non sei importante.”
Aziraphale gli sorrise, ma il suo era un sorriso triste.
“Essere importanti è sopravvalutato, comunque” gli rispose con finta leggerezza “Comporta solo un mucchio di responsabilità e tante scocciature.”
“Tu sei importante” si sbilanciò Crowley, faticosamente. “Si vede che è successo qualcosa di strano. O avranno in mente qualcosa, che magari ha che fare con una seconda apocalisse.”
“Prima o poi dovrò affrontarli, comunque.” disse l’angelo, cupo.
“Perché? No” gli disse Crowley, inquieto “Tu non torni in quella gabbia di matti, scordatelo. E poi se quelli se ne fregano, freghiamocene anche noi.”
“Suvvia Crowley, non posso stare chiuso qui dentro per sempre, con l’ansia che possa capitare qualcosa da un momento all’altro” gli disse Aziraphale “Devo sapere cosa è successo.”
“Per me puoi stare chiuso qui dentro per sempre” gli disse con un’alzata di spalle “Ti ho anche comprato dei macarons.”
Aziraphale malgrado tutto gli sorrise “Demone tentatore.”
“Al tuo servizio” esclamò l’altro con un mezzo sorriso. Poi gli giunse allo sguardo la sua immagine riflessa all’enorme specchio settecentesco che aveva appoggiato di fianco al frigorifero. Avulso dal contesto, ma dopotutto l’intero appartamento di Crowley era arredato in modo eccentrico. La grossissima cornice dorata dello specchio era in pendant con il trono barocco Luigi XV, ma poco in sintonia con l'impianto stereo HI-FI di ultima generazione. 
“Questi pantaloni di pelle sono un po' troppo attillati secondo te?” gli chiese Crowley, ammirandosi con occhio critico allo specchio.
Aziraphale gli lanciò un’occhiata penetrante. “No, caro. Nient’affatto.”
“Nah, vado a cambiarmi. Sembro una di quelle ragazze che aspetta sui marciapiedi.”
Aziraphale ridacchiò e arrossì “Crowley…”
L’altro si voltò e Aziraphale avvertì il piacevole - e ormai vergognosamente famigliare - formicolio danzare dentro di sé.
“Shax è fuori con Muriel” insinuò, con sguardo vispo. Ma il demone non gli resse il gioco.
“E allora?”
“Siamo soli” insistette Aziraphale con aria insinuante. Crowley spostò il peso da una gamba all’altra.
E allora?
“Vieni qui!” sbottò Aziraphale, sporgendosi sul divano “Vieni qui, mia deliziosa ragazza.”
“Senti, io non so cosa ti sia preso ultimamente” disse il demone, avanzando piano. “Ma arriverà il giorno in cui io perderò il controllo e per te non sarà tutto rose e fiori, te lo assicuro.”
Aziraphale alzò l’indice. “Il miglior modo per resistere a una tentazione è cedere” recitò con aria divertita.
Crowley strinse le labbra e annuì, fingendo di essere colpito. “Wilde.”
“Sì.”
“Il tuo amico” continuò Crowley.
“Abbiamo solo frequentato gli stessi salotti per un po’” minimizzò Aziraphale, sostenendo il suo sguardo. Crowley lo fissò a braccia conserte e borbottò un severo “Hm” d’assenso.
Poi fece dietro front.
“Crowley?”
“Vado a cambiarmi” tagliò corto, sembrava arrabbiato.
“No” Aziraphale si ribaltò dalla parte opposta del divano, pigramente "Stai divinamente.”
“Non essere blasfemo, angelo” disse rapidamente, agile e veloce in tutti i suoi movimenti.
“Dimmi almeno dove sono i macarons” lo supplicò Aziraphale, tristemente.
“Nel cassetto segreto della scrivania di Churchill” gli rispose Crowley da lontano “Di fianco al leggio della regina Vittoria.”
“Grazie…” borbottò l’altro, alzandosi in piedi “E posso avere anche un bacio?”
Crowley si fermò sulle scale e si voltò a guardarlo, Aziraphale gli sorrise.
“No” rispose, orgoglioso.
“Ma insomma. Sei davvero tremendo!”
Il demone fece un sorrisetto compiaciuto e sparì nell’altra stanza.
“Comunque, qualunque cosa accada, sappi che ti amerò per sempre” aggiunse a voce alta. Ovviamente il demone non gli rispose.
Dopo la prima sera, non c’erano più stati approcci romantici tra loro. Crowley continuava a essere freddo, restio e introverso, Aziraphale al contrario non celava più né sguardi, né sospiri. Non che lo avesse mai fatto, ma ora i suoi sentimenti e le sue emozioni erano palesi, tanto che perfino Muriel se n’era accorta, anche se non aveva del tutto inteso che genere di sentimenti ed emozioni provasse.
Non sapeva di preciso perché Crowley si comportasse così. O meglio, si dava tante spiegazioni ma non sapeva quale fosse quella più plausibile. Tutte avevano un comune denominatore: Crowley era adorabile, e lui avrebbe lottato fino alla morte per salvarlo.
 
 
***

 
La temperatura dell’acqua aveva raggiunto i cento gradi.
Il fumo era così forte che aveva trasformato il bagno dell’appartamento in una sauna, anzi, in camera crematoria. Qualunque essere umano in quel posto sarebbe morto tra atroci sofferenze.
Crowley invece si era addormentato, in piedi sotto la doccia. Il caldo era il suo elemento, e il caldo spinto a temperature infernali lo rilassava a tal punto che si dimenticava di tutto, e spesso si addormentava. Fu Shax a svegliarlo. Buttò malamente giù la porta del bagno ed entrò in quella fornace come se niente fosse. Spalancò la porta della doccia, e Crowley ringhiò un “per l’inferno!” che avrebbe fatto rizzare i capelli a un morto.
“Netflix non va” disse seria, poi lo guardò dalla testa ai piedi con una smorfia “Cos’è quello?”
Crowley si coprì subito con le mani “Cosa?”
Quello.”
“Tu non ce l’hai?” le chiese, a disagio.
“No. Dovrei?” gli domandò Shax, preoccupata.
“Nah, non è indispensabile. Forse sei una ragazza, congratulazioni” disse tra i denti, mettendosi addosso un asciugamano “Prima di dire che Netflix non va, hai acceso almeno la televisione?”
Shax scosse placidamente la testa “No.”
A Crowley cadde metaforicamente la mascella. Fece un bel respiro, e poi un altro. Omnia.
“Shax, te l’ho detto trecento volte, per vedere Netflix o Prime devi prima accendere la televisione, non vanno se la televisione è spenta” esclamò Crowley, esasperato.
“Non so come si fa” ammise lei con ovvietà.
Crowley perse la pazienza. “Senti, vallo a chiedere ad Aziraphale, okay? Ti aiuta lui.”
“Non lo trovo” replicò Shax, tranquillamente.
“Come non lo trovi?” ripetè Crowley, improvvisamente allarmato.
“Non so dov’è” ribadì Shax.
“Cosa? Ma come” Crowley si lanciò fuori dal bagno mezzo nudo, spaventato. “Aziraphale?” lo chiamò, la sua voce graffiante produsse un’eco sinistro nel corridoio illuminato solo da delle fiaccole, in perfetto stile da prigione sotterranea. Nessuno rispose. Crowley lo chiamò più forte e iniziò a camminare, con Shax alla calcagna. Dell’angelo nessuna traccia.
Crowley percorse in lungo e in largo il suo insolitamente grande appartamento, ma dentro di lui sapeva che era inutile, sapeva già che l’angelo non c’era.
“Oh no” si angosciò, prendendosi i capelli “Oh no, no, no.”
Shax piegò il capo, perplessa “Hai mal di testa?”
“È tornato in Paradiso” si disperò Crowley, parlando più a se stesso che a lei.
“È un angelo” disse Shax, perplessa “Sarebbe stato peggio se fosse andato all’inferno. È successo una volta un angelo fosse entrato per sbaglio all’inferno. Ha strillato come una donnetta.”
Ma Crowley crollò sulle ginocchia e smise di ascoltarla.
 
 
***
 
 
Nell’ascensore verso il suo Dipartimento, Aziraphale ripassò a mente tutto il discorso da fare al cospetto di Dio.
Si sentiva terribilmente nervoso e agitato e non aveva idea di che genere di accoglienza avrebbe ricevuto. Magari lo avrebbero ucciso sul colpo. Magari lo avrebbero ignorato, o insultato in malo modo o, peggio, magari l’Onnipotente si sarebbe rifiutato di ascoltarlo. Magari Lei era infuriata con lui e quella era letteralmente l’ultima volta che vedeva il Paradiso…
Il trillo dell’ascensore gli anticipò che era arrivato. Le porte dorate si aprirono e Aziraphale, malgrado i suoi timori, non trovò nessuno armato fino ai denti ad attenderlo.
Strano.
Due angeli passarono e lo guardarono di sottecchi, senza dire niente, velocizzarono solo il passo.
Aziraphale comunque conosceva la strada. Andò verso quella che era stata la sua postazione per un anno umano e la trovò già occupata. Michael era seduto al suo posto come se niente fosse, al telefono. Appena lo vide, alzò gli occhi al cielo e disse al ricevitore “Scusa, ti devo lasciare. A dopo. Ciao, ciao.” abbassò la cornetta e lo guardò con un sorriso falso.
“Aziraphale” esclamò Michael, forzando un sorriso “Qual buon vento ti porta qui?”
Aziraphale lo guardò perplesso.
“Come qual buon vento? Ho abbandonato la mia carica” iniziò, teso “Sono scappato sulla Terra e ho spifferato a Crowley quello che mi ha detto il Metraton, credo di meritare almeno una lettera di richiamo.”
Michael congiunse le dita delle mani e sospirò.
“Il Metatron non esiste più” tagliò corto. Aziraphale sgranò gli occhi.
Cosa?
“È stato sostituito. Di conseguenza, tutto quello che ha detto o che ha deciso non ha più alcun valore. Io sono l’Arcangelo Supremo, adesso, e per quanto mi riguarda tu puoi tornartene in esilio sulla Terra e restarci, da traditore quale sei.”
Aziraphale era semplicemente sconvolto. “Posso tornare sulla Terra?” ripetè, incredulo.
Devi.” 
“E Crowley? Crowley non è più…?”
Michael lo incalzò con lo sguardo, spazientito. “Cosa?”
Aziraphale chiuse la bocca.
Niente” recitò, scuotendo vigorosamente la testa “Nulla. Ehm, assolutamente niente.”
“Bene” sorrise Michael, un sorriso poco affabile e poco genuino “Se gentilmente puoi andartene, perché avrei del lavoro urgente da sbrigare, compreso quello che hai lasciato in arretrato.”
Aziraphale, ancora profondamente sconvolto, gli diede le spalle. Ma poi si voltò.
“Posso solo sapere perché il Metatron non esiste più?”
Michael alzò le spalle con noncuranza. “Nessuno lo sa, ordini dall’alto. E per alto intendo, molto in alto. Il vertice.”
Oh” sussurrò Aziraphale, stupefatto.
“Nessuno naturalmente ha chiesto spiegazioni” terminò Michael con ovvietà.
“Naturalmente” si affrettò a precisare Aziraphale, annuendo vigorosamente.
“Se non hai altre domande…”
Questa volta Aziraphale scosse la testa, vigorosamente. “No, nessuna.”
“Bene. A mai più arrivederci, allora.”
L’angelo sorrise come un idiota. “Arrivederci” disse, e poi corse via.
Beh, non corse nel vero senso della parola, ma trotterellò molto velocemente verso l’ascensore. Si sentiva incredulo e sollevato da ogni preoccupazione, gli pareva di avere le ali ai piedi. Ora nella sua testa c’era solo l’impazienza di riferire la splendida notizia a Crowley.
Erano liberi. 
Non poteva crederci.
Era un miracolo, un miracolo di quelli veri, giganteschi inaspettati.
“Tutto bene, Aziraphale? Dove vai così di corsa?” gli domandò una donna con la pelle scura, intenta a dare una ripulita a quei corridoi che solo in apparenza erano perfetti.
Aziraphale le rivolse un sorriso cortesia. “Sì, tutto bene, grazie. Sto solo tornando a casa.”
“Dal tuo fidanzato?” indovinò costei, appoggiandosi alla scopa.
Aziraphale la guardò stupito, ma giunto a quel punto si rese conto che mentire non aveva più senso. “Sì” ammise infatti.
“Capisco” gli sorrise bonariamente “Buon rientro, allora.”
“Grazie” le rispose l’angelo “A te buon lavoro!”
“Grazie. Ce n'è bisogno.”
Aziraphale entrò in ascensore e premette il pulsante per tornare sulla sua adorata terra. Non stava più nella pelle, gli veniva quasi da piangere. Poi, quasi d’improvviso, realizzò che il Paradiso non aveva mai avuto figure come inservienti, là sopra. Gli venne un dubbio atroce, che tuttavia archiviò nel momento in cui il trillo dell’ascensore gli annunciò che era arrivato a destinazione.
Quando le porte si aprirono, trovò un’immagine insolita: Muriel insicura che teneva Crowley ammanettato.
“AZIRAPHALE!” strillò Crowley, e in un attimo il demone gli fu addosso. Letteralmente. Aziraphale lo afferrò e avvertì per la seconda volta le sue gambe magre allacciate intorno alla vita. “Tu, idiota!” Crowley lo colpì forte sulle spalle “Credevo che non ti avrei mai più rivisto! Non farmi mai più una cosa del genere, hai capito? Mai più!”
“Sono qui, Crowley” gli disse l’angelo, commosso “È tutto risolto. Resterò per sempre con te.”
“Davvero?” gli chiese Crowley, con le lacrime agli occhi.
“Sì” gli sorrise Aziraphale, mettendolo giù "Il Metatron non c’è più, siamo liberi.”
Crowley lo guardò restando senza fiato per qualche istante, poi lo afferrò per il bavero della giacca e lo baciò con la stessa forza, intensità e disperazione della prima volta.
“Ti amo” gli confessò finalmente “Mi dispiace se non te l’ho mai detto.”
“Amore mio” gli disse Aziraphale, afferrandogli il viso tra le mani “Non fa niente.”
“Ti amo” ripetè Crowley.
“Ti amo” gli confermò Aziraphale, per poi baciarlo a sua volta.
Muriel e Shax, intanto, li fissavano a qualche passo di distanza, esterrefatte.
“Che stanno facendo, secondo te?” le chiese Muriel.
“Sesso” le rispose Shax, fingendo di sapere cosa fosse.
 
 
 
***

 
 
Crowley a stento riusciva a respirare. Davanti a lui, si estendeva il manto stellato più bello che avesse mai visto. Era un peccato che gli umani non potessero vedere il cielo da Alpha Centauri, era uno spettacolo senza pari. Ma mai meraviglioso quanto avere Aziraphale disteso tra le sue gambe.
Sapeva che l'angelo fosse vorace in fatto di cibo, ma non credeva che questa sua voracità si estendesse anche ad altro, più precisamente a una sua parte del corpo, che in quel momento era messa a dura prova. Evidentemente, divorare con gusto faceva parte del suo essere.
Era tutto talmente esagerato e spinto all’eccesso che il demone non fu più nemmeno in grado di trattenere le ali, che comparvero con un fruscio imbarazzante dietro la sua schiena.
“Ops” disse. Aziraphale gli sorrise - o così gli parve, visto che aveva la bocca decisamente impegnata -  ed esternò anche le sue, candide come la neve. Crowley gliele afferrò e se le portò contro il viso. Inarcò la schiena e venne, forse per la sesta o la settima volta. Ormai aveva perso il conto. Sapeva solo che era esausto e che avrebbe dovuto dormire almeno un mese, prima di riprendersi del tutto. Aziraphale però lo voltò di schiena come se fosse un bambolotto. 
“Ancora?” ansimò il demone, stravolto.
“Sì, amore” disse Aziraphale, dolcemente.
“Sono stanc-oooh. Oddio, sì.”
“Ti amo.”
“Spingi forte, non hai idea di cosa sia entrato lì dentro.”
“Crowley!” lo chiamò con disapprovazione Aziraphale, ma poi gli afferrò i fianchi ossuti e spinse dentro di lui senza tante cerimonie. Crowley tese la schiena alata come un gatto e Aziraphale gliela accarezzò per il lungo.
“Era un secolo che volevo farlo” gli rivelò quest’ultimo, sottovoce.
“Solo un secolo?”
“No, di più. Molto di più.”
“Potevi farlo” gli  disse Crowley, fuori di sé “Ti avrei dato una mano.”
“Ti amo” gli disse di nuovo Aziraphale, baciandogli una spalla “Abbiamo seimila anni da recuperare.”
“Sì, ma non dobbiamo recuperarli tutti in tre giorni” mormorò Crowley “Abbiamo l’eternità a disposizione.”
“L’eternità?” ripetè Aziraphale, senza fiato.
“Sì, mio piccolo bicchierino di Whiskey” disse Crowley, sorridendo controluce “L’eternità."
 
 
 
 
 

Note
Ed eccoci qui! Quanto amo questi due <3
Spero che la storia vi sia piaciuta, come avrete notato, non ho fatto alcun riferimento allo strano, enigmatico sorrisetto che Aziraphale fa alla fine dei titoli di coda o alla ben nota "coffee theory". E il motivo è semplice: ci sono mille teorie su quel sorriso, ma io non ne ho ancora trovata una che mi soddisfi.
Per il resto, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia divertito (visto che e ne abbiamo bisogno per come si è conclusa la seconda stagione, help…).
Fatemi sapere se vi è piaciuta!
A presto,
Ecate
 

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