Un piccolo torneo

di Slane999a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stile ***
Capitolo 2: *** Padre ***
Capitolo 3: *** Solo fortuna. ***
Capitolo 4: *** Cavalli ***
Capitolo 5: *** Sono stanco di tutto ciò ***
Capitolo 6: *** Non può essere... ***
Capitolo 7: *** Asso nella manica ***
Capitolo 8: *** La finale ***
Capitolo 9: *** Grazie ***



Capitolo 1
*** Stile ***


<< Angolo dell'autore >> Questa storia è frutto delle mie esercitazioni per migliorare, quindi vi pregherei di lasciare un feedback dove è possibile. Inoltre sto cercando di aprire un gruppo di scrittura, dove è possibile scambiarsi pareri e consigli tra scrittori. Ma detto questo vi lascio alla scrittura e mi scuso per possibili errori di grammatica o ortografia.

 

Gadir mi carica di davanti, la spada puntata verso di me. Pensa di star brandendo una lancia forse? Mi sposto di lato, trafigge l’aria. Sferro un fendente verso l’alto contro di lui. Si gira, incrociando le nostre spade. Spingo la mia spada contro la sua, mi sposto e lo colpisco alle gambe. La faccia gli bacia il terreno, gli punto l’arma in faccia. Il resto degli altri allievi sta radunato intorno a noi.

<< Ti arrendi non è così? >> pesto il piede sulla spada.  Alza la testa verso di me, gli rivolgo un sorriso.

<< Questo meriti per un combattimento inefficace, sei andato alla carica, pensavi forse di brandire una lancia? Non vedo cavallo con te. >>

<< Hai vinto, non ti basta? O devi continuare a fare l’idiota? >>

<< La mia non era idiozia, era un consiglio. >> ma a quanto pare è troppo difficile da capire per gente come lui.

<< Non ha del tutto sbagliato Gadir, hai attaccato a testa bassa, come se non dovessi temere niente e non hai osservato il tuo nemico. >> menomale che il maestro mi dà manforte, non capirebbero se non ci fosse la voce dell’esperienza a parlare.

<< E tu Orgoglius, il tuo movimento lascia a desiderare, così come impugni la spada… >> critiche a me, come se avessi perso. Non possono certo spettare critiche ai vincitori.

<< E infine dovresti reagire diversamente in base a cosa fa il tuo avversario. >>

<< Tutti consigli utili maestro, ma suppongo si sta facendo tardi oggi. Dobbiamo tornare a casa, no? >> il sole si divide all’orizzonte in due parti. Scuote la testa.

<< Parole al vento tornate a casa, domani ci alleneremo presto. Manca poco al torneo, ricordatevelo. >> il torneo. Il periodo dove tutti sono sempre esaltati, eppure hanno poche possibilità di vincere se il loro livello è quello di Gadir.

<< Spero questo anno di poter vincere. Mostrerò a tutti cosa sono in grado di fare. >>

<< E allora perché non ti impegni Gadir? >>

<< Io mi impegno, e sono convinto che quest’anno potrò vincere al torneo. Mio padre mi ha insegnato il suo stile. Vedrai al torneo come ti umilierò davanti a tutti, sarai sporco di fango come un maiale la mattina presto. >> che volgarità. Eppure non mi sorprende, da uno come lui.

<< Quanta presunzione, mi spiace però ho uno stile che fa imbarazzare tutti gli altri. >>

<< Ricordalo, io vincerò. Sarai tu a perdere. >>

<< Non ho interesse a misurarmi con uno stile più debole, e in tutta onesta non ho così tanta voglia di partecipare al torneo. Sapendo che ci sono lottatori capaci quanto te. >>

 Gli do le spalle, sole comincia a farsi inghiottire dalla notte. Scatto verso casa. Certo che hanno veramente un bel coraggio a voler partecipare al torneo, eppure non sono dei grandi lottatori, come si può riporre fiducia in stili così deboli? Il servo sta davanti casa, mi apre il cancello.

<< L’addestramento com’è andato signorino? >>

<< Benissimo, mio padre è già in casa? >>

<< Certamente il signore l’attende nella salone. Ma prima potrei consigliarle un bagno. >> mi muovo verso casa. Il leone dorato mi accoglie, stando al lato di casa. Fiero ma aggressivo nella sua posizione, non mi stancherò mai di vederlo. Entro, i servi si inchinano, lascio le mie scarpe all’entrata, uno di loro si avvicina dandomi le scarpe per casa. Lo supero e vado dritto nel salone. Papà sta davanti il camino spento, tiene la testa alta a fissare le sua spada dorata del leone, sta sopra il camino, incorniciata.

<< Padre, ho fatto ritorno dall’allenamento. >> tengo il capo chino, mi stropiccia i capelli.

<< Sporchi e scombinati, hai i miei stessi capelli neri, dovresti curarli di più, potevi lavarti prima di incontrarti.>>

<< Salutarti dopo i miei allenamenti era più importante, padre. >>

<< Un cavaliere dovrebbe sempre mostrarsi, pulito e ordinato davanti al suo signore. >>

<< Ma la sua spada, dovrebbe essere pronta per difenderlo anche se dovesse arrivare in calzoni. >> ride, il petto gli si gonfia.

<< Siediti e raccontami della giornata. >> prendo posto accanto a lui.

<< Abbiamo fatto pratica di scherma, non ho avuto problemi con il suo stile padre. Ho sconfitto i miei avversari. Anche se più che avversari correvano agitando la spada qua e là >> i nostri sguardi si incrociano. Prendo una posizione dritta facendo scricchiolare la sedia.

<< Sbadati quanto vogliono, ma sottovalutare un uomo armato è un errore da non commettere. >>

<< Non ho sottovaluto l’avversario, ma il suo stile padre è il migliore che c’è. È frutto di esperienza difficile non poter vincere usandolo. >>

<< Il mio stile, spero di poterlo vedere migliorare ancora grazie a te. >>

<< Certo che si padre, mi allenerò ogni giorno ma è già perfetto così com’è. >>

<< Quando stavo sui campi di battaglia, il mio stile ha salvato molte vite. Ricordalo, serve a proteggere gli altri. È stato molto utile, quando ero un cavaliere. >>

<< Era? >>

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Capitolo 2
*** Padre ***


<< Angolo dell'autore. >> Eccomi tornato. Come ho detto, questo scritto fa parte delle mie esercitazioni quotidiane, che svolgo cercando di creare una storia che posso piacervi. Sono sempre felice di ricevere del feedback, qualche parere o anche critica La storia verrà aggiornata giornalmente, tranne in caso di imprevisti. Inoltre rinnovo la mia notizia di voler creare un gruppo di scrittura con altri scittori, dove è posisbile condividere pareri e consigli. Infine mi scuso se sono presenti errori di grammatica oppure di ortografia, cerco di starci attento il più possibile anche con diverse letture. Detto questo vi auguro una buona lettura.




Gira la testa lontano da me.

<< Che vuole dire con era un cavaliere, padre? >> mette la mano sul tavolo. Spoglia del suo guanto, le sue dita sono ossute. Si gira verso di me, le labbra si aprono e chiudo nel silenzio.
<< Oggi sono stato convocato dal nostro signore. La vecchiaia mi ha preso figliolo, non sono più il combattente di una volta, e il signore lo ha notato, non mi farà più scendere in battaglia. >>
<< Cosa? Tutto ciò è impossibile padre, lei è il cavaliere più forte di tutta Lorgornia. Perché il nostro signore, ha preso una decisione del genere? >>
<< Non sta a noi, discutere le sue decisioni. Inoltre io ormai sono vecchio, non ti nascondo che fatica persino a tenere la mia spada in mano. >> per questo è posata la sopra? Non posso crederci può essere vero.
<< Ma sono fiero di lasciare un grande eredità a questo regno, una di cui sono orgoglioso. >> la sua mano mi tocca la spalla. Le dita ossute si piegano arrivando fino alla cima della spalla senza passare oltre.  
<< Padre… >>
<< Le hai notate anche tu? Neanche le mie dita sono forti come una volta. >>
<< Eppure potrebbero ancora dare una lezione molti soldati. >> ride.
<< Non ne sarei più così sicuro figliolo.  >>
<< Padre, la modestia è la qualità di un cavaliere, ma lei si sottovaluta. >>
<< Non è modestia, ho fatto il mio tempo. Sono vecchio per certe cose. >>
<< Signorino, mi spiace interromperla ma il bagno è pronto. >>
<< Vai figliolo, ci vediamo a cena. >> chino il capo e mi dirigo verso il bagno. L’acqua della vasca e piena e i fumi bianchi passano attraverso l’aria. Tolgo i miei vestiti e li metto sopra la panchina. Tolgo il nastro che ho nei capelli liberando la coda, i capelli mi toccano la spalla. Mi immergo, lasciando che tutto il corpo entri in quella piccola distesa d’acqua. Passo la spugna per tutto il corpo, la sfrego sui gomiti e le mani. I calli nelle mie mani vengono coperti dal sapone e poi scoperti dall’acqua ma rimangono, visibili e grossi su tutte e due le mie mani. Esco dalla vasca e mi lego un asciugamano nella parte bassa del corpo. Arrivo davanti la porta.
<< Quindi è vero che il signore non è più un cavaliere? >>
<< A quanto pare lo hanno allontanato dal campo di battaglia. Mi sa che non è più come una volta. >>
<< La vecchiaia può colpire chiunque, il nostro signore non ne erra immune. >> sbatto la porta.
<< Vecchio? Mio padre potrebbe fronteggiare interi squadroni tutt’ora, come vi permettete? >> balzano dalla sorpresa. Si girano verso di me, tengono entrambi il capo chino. Incrocio le braccia, osano parlare di mio padre senza essere puniti.
<< Andate a prendermi i vestiti, e non osate più parlare di mio padre in quel modo. >> spariscono dalla mia vista. Tornano con i vestiti in mano, ritorno in bagno e mi infilo la camicia. Mi sistemo quella matassa informe nera, che non posso chiamare capelli in questo momento. Esco dalla stanza, un servo mi aspetta. Andiamo alla stanza per mangiare, al centro del tavolo c’è un pezzo di montone. L’odore mi pizzica le narici, mescolato a delle spezie.
<< In perfetto orario, prendi posto a tavola forza. >> mi siedo accanto a lui. Prende una fetta e le mette nel piatto, il coltello si blocca alla superficie, la forchetta fa lo stesso, non potendo penetrare all’interno. Un servo arriva ad afferrare le posate e iniziare a tagliare la carne.
<< Il torneo è vicino, quest’anno potrai finalmente partecipare. >>
<< Insieme a un sacco di campagnoli. >>
<< Avversari, credimi. Il torneo non è facile, vedrai un sacco di avversari, agguerriti quanto te. Quindi stai attento e studiali più che puoi. >> non ho bisogno di studiarli, ho un stile perfetto.
<< Padre con tutto il dovuto rispetto, il torneo è più un adunata di campagnoli che vogliono essere cavalieri, ignorando le virtù che lo compongono. >>
<< Le virtù si imparano, e poi anche loro sono combattenti eccezionali, ne ho visto uno che combatteva con due spade, oltre a essere un arciere bravissimo, è stato un duello fantastico. Io stesso sono uscito vincitore per poco. >> uno stile totalmente inutile e scomodo, non posso credere che mio padre sia stato messo in difficoltà da questo.
<< Sono curioso di vedere il tuo risultato, ma la domanda è cosa vuoi chiedere? >>
<< Diventare un cavaliere. Tu stesso lo sei diventato dopo il torneo. >>
<< Non è l’unico modo per diventare un cavaliere. È un’opportunità. >> il servo finisce di tagliargli la carne in piccoli pezzi. Ne prende uno. Prendo un pezzo di carne. Si scoglie in bocca, lasciando che la spezia circoli fino al mio naso. La forchetta di mio padre trema, avvicinandola alla bocca. Sparisce dietro la forchetta, la cena ormai è fredda, e un bruciore allo stomaco decide di non volermi lasciare.

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Capitolo 3
*** Solo fortuna. ***


<< Angolo dell'autore. >> Eccomi qui come promesso, devo dire che questa esperienza mi sta permettendo di migliorare l'edit dei miei testi. Ed espormi a gente che ha il piacere o la curiosità di leggere la mia storia aiuta, cerco di fare del mio meglio per portare un testo al meglio che posso, per quanto sono ancora un principiante, ma spero davvero che stia riuscendo a interessarvi. Detto questo mi scuso se possono essere presenti errori di grammatica o magari di ortografia, e vi lascio alla lettura del capitolo. Non dimenticate di lasciare un parere e se avete qualche critica o appunto sono sempre felice di sentirlo.


La luce del sole entra nella mia stanza dividendo il pavimento a quadrati. Mi alzo e metto la divisa per l’allenamento. Scendo giù nel salone, il pane è sul tavolo accanto a del burro. Un servo sta al lato del tavolo.


<< Mio padre non è qui per colazione? >>

<< Il signore sta ancora dormendo. >> giro la testa verso di lui.

<< Non è possibile, mio padre non una persona che dorme così tanto.  >>

<< Sono andato a chiamarlo e mi ha detto che voleva restare a letto per un altro poco. >> 

<< Hai controllato se si sente male? >> il servo mi avvicina il coltello per il burro.

<< Ho chiamato diverse volte e sono pure entrare nella stanza del signore, mi ha esplicitamente detto che desiderava dormire ancora, inoltre mi ha solo assicurato che lei avesse una buona colazione, e andasse all’addestramento. >> le fette di pane stanno nel cestello, dalla stomaco esce un boato.

<< Stai attento a mio padre durante la giornata. Oggi non tornerò prima di sera. >> spalmo buona parte del burro sopra il pane coprendo la crosta. Lo faccio sparire dentro la bocca e mi alzo. Arrivo in bagno, mi lavo la faccia, ripulendola dai segni della colazione, sistemo la chioma dei miei capelli legandoli in una coda. Esco, un servo sta davanti la stanza di mio padre, busso tre volte.

<< Io sto andando padre. >> il servo alza le spalle.

<< Digli che l’ho avvertito prima di andarmene. >> china il capo. Lascio la casa, il sole sta iniziando la sua salita. Non è da papà tenersi a letto, è sempre via la mattina, che cosa gli starai mai succedendo? A cena era pallido, può essere che sta male? No, me lo avrebbe detto. Potrebbe essere la stanchezza, appena torno a casa, mi toccherà indagare. Arrivo davanti il campo di addestramento. Gadir sta all’entrata, accanto al maestro. Mi aggiungo al duo.

<< Sei qui finalmente, entriamo forza. >> il maestro apre il cancello. Nel campo, ci sono delle pedane di legno, con vari cerchi rossi che confluiscono verso il centro di un grosso punto rosso. Nel barile accanto a loro ci sono delle frecce.

<< Gadir, Orgoglius andate a prendere gli archi nell’attesa. >> raggiungiamo al magazzino. Varie spade sono messe in un barile, le lancia sono attaccate alle pareti. Gli archi stanno nel centro. Scivolo il dito sull’arco centrale, le corde non hanno un filo sporgente, il legno è lucido, limato per tutta la curva. Ne prendo uno e lo lego alle mie spalle, ne afferro altri due, nelle mani. Al campo, si sono presentati gli altri allievi, due di loro mi prendono gli archi nelle mani.

<< Forza, tutti in linea. >> vengo affiancato da due allievi. Gadir torna portando gli altri tre archi.

<< Ci siamo tutti. In questi tre giorni, faremmo pratica per il torneo. >> il maestro prende un arco da uno di noi e scossa una freccia, il centro rosso viene perforato dalla freccia.
<< Dovete centrare il bersaglio per passare alla prima prova. Prendete le frecce ed esercitatevi.  Iniziate. >> piede sinistro avanti, l’occhio fisso sul punto rosso, aggiusta la testa facendo passare una linea immaginaria in mezzo al bersaglio, i piedi si allargano. Scocco, la punta della freccia colpisce il cerchio poco sopra il punto rosso centrale. Prendo un'altra freccia, le dita si stringono attorno all’impennatura della freccia, scocco. La freccia perfora la parte accanto all’altra freccia. Prendo l’ultima freccia e scocco, colpisco poco al di sopra del punto rosso.

<< Miri troppo in alto, Orgoglius. Prova a puntare di più verso il basso. >> si allontana da me, non capisce che è la freccia troppo pesante. Il mio tiro non ha niente che non va. Le pedane degli altri, sono sprovviste di frecce nei cerchi, molte delle loro sono a terra, alcune nei cerchi più lontano dal centro.

<< Invece tu Gadir, sbagli direzione. Devi mirare un po’ più verso sinistra. >> le frecce di Gadir, sono tutte sul primo cerchio verso il centro. Posiziono un'altra freccia, scocco, colpisco sopra il centro, un’altra freccia colpendo sopra il centro.

<< Centro! >> Gadir sta con le braccia alzate e l’arco.

<< Il primo centro a quanto pare va a Gadir, continua così. >> prendo le frecce. Miro al centro, le prime due arrivano al di sopra, la terza sul centro rosso. Solo fortuna quella di Gadir.
<< Me ne mancano due maestro, stia a vedere. >> prendo altre tre frecce, la prima finisce nel cerchio al di sopra del punto rosso, la seconda arriva accanto al centro. Scocco la terza freccia, finendo al di sopra della pedana.

<< Ancora troppo in alto, abbassa la mira Orguglius. >>

<< Centro di nuovo. >> il maestro gli si avvicina e gli mette la mano sulla spalla.

<< Un ottimo lavoro, però tendi sempre a mirare verso destra, fai rientrare meglio la traiettoria. >> la sua fortuna non conosce limiti. Scocco una freccia, il centro viene perfetto. Non mi resta che fare l’ultimo.

<< Orgoglius, Gadir. >> il maestro tiene le braccia incrociate, ha un sorriso sul volto.

<< A entrambi manca un ultimo centro, che ne dite di fare una sfida tra voi due? Il primo che fa centro, può andare a casa prima. >>

<< Io non saprei, non sono troppo portato con l’arco. >> il solito codardo Gadir.

<< Meglio così, in ogni caso non avresti avuto speranze. >> Gadir si mette tra me e il maestro.

<< Sempre con a fare il presuntuoso. Maestro accetto la sfida. >> ci mettiamo l’uno accanto all’altro, tre frecce a disposizione.

Gadir sta accanto a me. Prendo la freccia e la tendo più che posso con la corda dell’arco. Scocco, la freccia va al di sopra del punto. Scocco la seconda, finisce contro il terreno. Afferro l’ultima freccia. Poco sopra il punto rosso, la pedana di Gadir è trafitta nel punto rosso.

<< A quanto pare abbiamo un vincitore, sei stato bravo Gadir. >>

<< Visto cosa porta migliorare la traiettoria Orgoglius. >> scocco una freccia contro la mia pedana. Colpisco il centro.

<< La sua era solo fortuna. >>

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Capitolo 4
*** Cavalli ***


<< Angolo dell'autore. >> un capitolo un poco più corto degli altri, ma non temete, presto si entrerà nel vivo dell'azione. Come sempre vi invoglio a lasciare un feedback, un commento e mi scuso per possibili errori di grammatica e ortografia. Buona lettura a tutti.

Al cancello c’è Rufus. Sta con il muso rivolto verso il cancello, un servo lo blocca, impedendogli di uscire.


<< Mi stia ad aspettare davanti la porta di casa ora? >> nitrisce, gli accarezzo la chioma bianca, identica al resto del corpo.

<< Ti riaccompagno alle stalle. >> prendo le redini in mano. Le sua stalla è aperta, accanto a lui c’è Stoli.

<< Papà non ti ha portato in giro? >> nitrisce. Lo prenderò come un no. Lascio Rufus dentro la stalla e la chiudo. Rufus nitrisce. Mi toccherà portargli una mela dopo.
Mio padre è sul divano del salotto. Gli occhi chiusi, la schiena sta crogiolata nello schienale. Le mani gli sta sopra la pancia, si gonfia a ogni suo russare.

<< Padre, sono tornato. >> chino il capo.

<< Padre? >> apre gli occhi. Sorride verso di me.

<< Figliolo, ben tornato. Sono andati bene gli allenamenti? >>

<< Ho dato del mio meglio, stamattina sono passato a salutarvi. Non so se mi avete sentito. >>

<< Ah sì, me lo hanno detto i servi, ho voluto riposare un poco di più oggi, penso lo farò pure domani. >> prendo posto accanto a lui.

<< Oggi abbiamo pratica di tiro con l’arco, sono riuscito a fare centro diverse volte. >>

<< Arco, non ho mai perfezionato la mia abilità con l’arco, ha sempre lasciato a desiderare. Mi spiace non averi potuto insegnare di meglio. >> gira la testa verso la finestra.

<< Non è vero, la sua tecnica con l’arco è impeccabile, padre. >>

<< Non credo. Intanto vai a lavarti, cosa poi possiamo cenare. >>

<< Non sono sudato, preferirei rimanere a parlare finché la cena è in tavola. >> punta la testa verso di me.

<< Figliolo, meglio che ti vai a lavare. Io ti aspetterò a tavola. >> si alza. La schiena, sta piegata in avanti. Scrollo la testa, non mi resta che andare. Arrivo davanti la porta del bagno, un servo tiene un asciugamano.

<< Signorino, la stavo andando a chiamare il suo bagno è pronto. >> l’acqua della vasca lascia ancora fumi. Mi tolgo i vestiti e mi immergo nella distesa d’acqua. Che prende a mio padre? Non ha portato Stoli a correre. Si lamenta delle sue capacità e di quello che mi ha insegnato, con: ha bisogno di miglioramento, non è così, la presa morbida, la posizione dei piedi, e tutto perfetto, calcolato. Dovrei potergliene parlare, poggio la schiena. I miei capelli si infilavano nell’acqua, gli tocco con il sapone. La coda, non l’avevo tolta, slaccio l’elastico e lo butta via. I miei capelli si riempiono di sapone, li sciacquo. Esco dalla vasca e mi asciugo, lego i miei capelli in una coda ed esco. Un servo mi dà i vestiti, finito di cambiarmi torno a tavola. Papà è seduta a capotavola. Una fetta di carne sta sul piatto tagliata in piccoli pezzi. Mi siedo accanto a lui.  Mette un pezzo di carne in bocca, fatto torna con la forchetta sul piatto.

<< Padre mi tolga una curiosità, perché prima ha definito la sua tecnica imperfetta? >>

<< Perché lo è, si potrebbe fare di meglio.  >> di meglio? Mio padre è completamente impazzito.

<< Padre. Io confido nelle sue tecniche, se sono ho potuto brillare in allenamento è stato solo grazie a lei. >> finisce di trangugiare il pezzo di carne.

<< Figliolo, hai tanto da imparare. La tecnica di un vecchio come me, è ben lungi dall’essere perfetta. Dovresti saperlo, e migliorarti. >> non c’è alcun bisogno per questo padre.

<< Non avrei raggiunto i miei risultati se non fosse stato per le sue tecniche. >>

<< Le mie tecniche non sono perfette, impara di meglio. >> infilzo la fetta con la forchetta, la trapasso arrivando al piatto.

<< Si padre. >> Padre che cosa ti prende?
 
Il sole entra a quadrati davanti la mia faccia, la mano blocca parte del raggio, lasciando sopra e sotto scoperti. Poggio i piedi per terra e mi alzo, vado nel salone. L’assenza di mio padre al capotavola torna. Il tutto è apparecchiato con del pane al centro del tavolo. Un servo sta nel mio lato.
<< Suo padre… >>

<< Lascialo dormire. >> afferro il pane. Finito me ne vado.

<< Di a mio padre, che lo vedrò stasera. >> do le spalle e mi dirigo al campo di addestramento. Il maestro sta fuori con tre cavalli. Chino il capo. Gadir arriva.

<< Che sono questi cavalli maestro? >> chiede Gadir.

<< La seconda prova sarà una corsa di cavalli, solo quattro concorrenti potranno vincere. Quindi è un bene che vi allenate come si deve per le corse. >> mi avvicino a uno dei cavalli, gli do una carezza sul collo.

<< Possiamo già sceglierne uno? >>

<< Non si tratta di scegliere, li userete a turno. Ma puoi usare quello che preferisci. >>

<< Io prendo quello bianco. >> gli monto in groppa, i miei stivali premono sul retro.

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Capitolo 5
*** Sono stanco di tutto ciò ***


"Angolo dell'autore" Prima di iniziare, sto vedendo e migliorando l'edit dei miei testi, vi ringrazio anche solo se state dedicando cinque minuti del vostro tempo alla mia storia. Vi auguro una piacevole lettura e vi invito a lasciare un commento, così da poter ascoltare e magari migliorare nella scrittura. Mi scuso infine se sono presenti errori di grammatica oppure ortografia.

<< Aspetteremo gli altri, poi faremmo turni da tre. Iniziate mettervi in posizione. >>
arrivo alla linea della gara, ai lati del percorso ci sono delle barriere bianche, con al di sopra una bandierina rossa. Nulla di troppo complicato, chiunque abbia un minimo di esperienza a cavallo potrebbe farcela, anche ad occhi chiusi.

<< Il percorso del torneo, sarà più lungo e più difficile, per questo dovete esercitarvi più che potete. Chiaro Orgoglius? >> Gadir arriva. Su e giù per la groppa di un cavallo nero, si tiene alle redini, non è così complicato non farsi disarcionare. Alzo la schiena, mi metto dritto.

<< Voi due rimanete qui, io aspetto l’arrivo degli altri allievi. >>

<< Certo che ha una bella posizione su quel cavallo. >>

<< Questo è il portamento che si addice a un cavaliere. >>

<< Un cavaliere dovrebbe anche essere bravo con l’arco. >>

<< Quella di ieri era solo fortuna per te, non avresti possibilità altrimenti.  E non parlo solo dell’arco ma in tutto, la tua unica capacità non è stata che la fortuna, non sai maneggiare una spada e fai fatica a stare a cavallo, come un bambino. Quindi non potrebbe essere solo fortuna quella che hai avuto ieri? >> stringi le redini nelle mani. L’ho fatto arrabbiare con la verità, che sempliciotto.

<< Fortuna? Non puoi ammettere che qualcuno è meglio di te, vero?  >> raggiunge la linea di partenza.

<< Non ha mai dimostrato di essere migliore di me. Ti aspetti che ti dica qualche bugia?  >>

<< Io posso essere migliore di te. E te lo dimosterò, io e te una gara a cavallo. Se vinco io, smetterai con la tua arroganza, e diventerai umile per una volta. >> arrogante? Quale parte di me potrebbe essere arrogante? Io sono solo sicuro di me. 

<< Ma se vinco io, tu dovrai smetterla di infastidirmi. >>  mi porge la mano, coperta da un guanto.  Gliela stringo, almeno sa come si stringono patti.


<< Ora! >> premo gli stivali sul cavallo, galoppa verso la prima bandiera rossa. Una curva formata dalla barriera mi costringe a girare. Prendo le redini, arrivando al secondo tratto. Gadir mi fiancheggia, do un colpo alle redini, il cavallo scatta, il traguardo sta aspettando dopo un'altra curva, stringo le redini e sposto il muso del cavallo verso sinistra, nella curva Gadir mi arriva a destra, un scatto e si porta avanti. I miei stivali premono nel cavallo, mi porto accanto a lui. Do un colpo di redini, il cavallo taglia la linea di fine percorso. Gadir mi segue da dietro tagliando la linea.

<< Come ho detto ieri, hai avuto solo fortuna. >>

<< Ma se ti stavo superando, eravamo fianco a fianco. >>

<< Un colpo di fortuna, dovresti esserci abituato. >>

<< Che cosa sta succedendo qui?! >> il maestro sta con le braccia incrociate. Gli altri allievi stanno dietro di lui.

<< Avete fatto una gara di cavalli? Senza il mio permesso. >>

<< In realtà volevamo iniziare l’allenamento prima e non… >> il maestro, punta il suo sguardo contro Gadir, interrompendolo.

<< Non avete aspettato e disubbidito. Oggi voi due tornate direttamente a casa, niente allenamento per voi! >> chino il capo, non ho bisogno di fare lezioni di equitazione in ogni caso. Mi dirigo verso casa.

<< E tutta colpa tua Orgoglius e il tuo atteggiamento. >> mi giro.

<< Avevamo detto che non mi avresti più dato fastidio se avessi vinto. >> Scrolla la testa e cambia strada e va nella direzione opposta alla mia. Almeno rispetta le promesse da vero cavaliere, più o meno. Torno a casa, un servo mi aspetta all’entrata.

<< Oggi ho finito prima, dov’è mio padre? >>

<< Il signore è nella stanza dell’addestramento. >> lo sapevo, lo sapevo che non aveva smesso, vorrà dimostrare al nostro signore di essere forte abbastanza. Supero qualche servo, raggiungo la porta della stanza. Ci poggio la mano e si sposta, scusami padre ma sono troppo felice di vedere che ti stai alleando. Papà è in angolo con una spada a terra, tiene la schiena curva, piegato sulle ginocchia. Gli sarà caduta, ma la solleverà e una volta presa in mano si accorgerà che è ancora capace come una volta.

<< Padre, sono tornato. >> rimane piegato sulle ginocchia. Mi avvicino. Deve essere concentrato sul tipo di allenamento che deve fare.

<< Padre, sono qui. >> non mi risponde. Gli metto la mano sulla spalla, nella lama della spada ci sono delle macchioline. Mio padre tiene gli occhi sulla spada.

<< Scusami figliolo, ma nono più in grado neanche di tenere la mia spada in mano. >> la mano destra trema.

<< Che cosa dice padre? Suvvia sollevi la spada e facciamo un bell’incontro di allenamento. >> afferra il manico della spada, la mano gli trema. Solleva creando un poco di spazio tra la spada e terra. La spada gli cadde.

<< Sono diventato vecchio, così come il mio stile. Mi spiace di non poter fare di meglio. >> mi alzo in piedi, non può dubitare di sé stesso.

<< Padre! >> alza la testa verso la mia direzione, potrai anche punirmi per questo padre, ma sono stanco.

<< Hai dormito fino a tardi in questi giorni, hai parlato a malapena, e ora scopro che ti commiseri mentre non ci sono. Non posso accettarlo, da un cavaliere del regno. >>
<< Non sono più un cavaliere, sono spoglio dal campo di battaglia. >> stringo le mani, le unghie mi penetrano dentro i palmi. Gli do le spalle.

<< E allora questa sarà la mia richiesta, vincerò il torneo. E poi farò la mia richiesta, aspettami e vedrai quanto si sbaglia padre, vincerò il torneo grazie a tutto quello che mi ha insegnato.  >> sbatto la porta.

<< Ci vediamo dopo, dite che nessuno si deve avvicinare al giardino. Portami una spada per allenarmi. >> raggiungo il giardino. L’erba mi pizzica le gambe, il servo arriva a darmi la spada. Piede sinistro avanti, destro indietro e affondo, fendente e fendete. Passo indietro. Fendente, fendente, affondo. Padre, vincerò il torneo grazie a te, e vedrai vincerò. Avrai di nuovo il tuo titolo, lascia fare a me.

<< Signorino. >> fermo l’affondo.

<< Il pranzo sarebbe pronto. >>

<< Portamelo qui. >> fendente, fendente e affondo. Faccio un passo indietro e alzo la spalla come se dovessi sollevare uno scudo.

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Capitolo 6
*** Non può essere... ***


"angolo dell'autore" Vi devo informare che il prossimo capitolo di questa storia uscirà non tra uno, ma ben due giorni, visto che sarà un capitolo particolarmente lungo. Ma detto questo, vi prego sempre di lasciare un commento, per consigli o qualche critica costruttiva per quando riguarda la storia, e mi scuso per i possibili errori di grammatica oppure ortografiia.

Il torneo, le eccitazione che lo circonda. Tutte le persone che stanno alzando le mani, urlando come se potessero questo portasse a qualcosa. Il nostro signore sta al centro degli spalti un vessillo con la testa di un leone disegnato sta appeso al centro, lui sta insieme i suoi cavalieri, ma mio padre non sta lì, sta insieme alla marmaglia di popolani separati dal nostro signore da una barriera di legno, aspetta padre, ci penserò io a riprendere il tuo titolo. Seduto sul trono il signore non stacca la testa da noi. Un uomo si mette di davanti tenendo un cono per urlare in mano. Il re si alza, le urla smettono di distruggermi le orecchie.


<< Eccoci giunti alle 25° edizione del torneo cavalleresco di Logornia, il vincitore potrà esprimere un desiderio per il nostro signore. >> gli altri allievi tengono la testa alzata verso il re, sorridono, tengono la schiena dritta, come se questo potesse mascherare la loro appartenenza. Schiena dritta e pancia indentro, non sanno proprio come mostrarsi fieri davanti al proprio lord. Raddrizzo la mia schiena, i miei piedi si toccano l’uno l’altro, congiungendosi. Abbasso il capo.

<< Come prima prova i partecipanti dovranno colpire il centro di una pedana, i primi 10 che ci riusciranno, potranno passare alla prova successiva, mi raccomando avete solo tre frecce.  Una volta completata i vincitori dovranno andare alla tenda, fuori dall’arena. >> un tavolo ha le frecce e l’arco per noi. Prendo tutto il necessario e torno alla mia posizione. Gadir si mette accanto a me, non durerà molto. Abbiamo solo tre frecce, dubito potrà fare niente. La pedana sta dall’altro lato degli spalti. Rivolgo la testa verso mio padre, capirà quanto ha sbagliato nei giorni scorsi padre, lo vedrai.

<< Iniziate. >> ho solo tre frecce, conviene mirare bene né afferro una, tendo l’arco in avanti. >> piede sinistro avanti, l’occhio fisso sul punto rosso, aggiusto la testa facendo passare una linea immaginaria in mezzo al bersaglio, i piedi si allargano. Come mi hai insegnato mio padre, scocco. La freccia segue la traiettoria, si abbassa, arrivando al di sopra del cerchio rosso, un colpo di sfortuna.

<< Preso! >> la pedana accanto alla mia ha solo un freccia conficcata nel centro. Gadir sorride e alzo l’arco, la fortuna dei popolani non finisce mai. Con la mia seconda andrà meglio. Le pedane, di altri non hanno frecce al loro interno, o sono a terra o sono nei cerchi più esterni, tendo la freccia e scocco. Vola dritta nel cielo toccando accanto la freccia di prima, due colpi di sfortuna in una volta. La mia testa finisce su mio padre, tiene la testa verso terra. No, non posso deluderlo così, afferro la mia freccia, altre quattro pedane hanno una freccia perforata nel centro. Afferro una freccia e tendo l’arco, la mira e non posso fallire, devo vincere questo torneo ma la freccia è troppo alta… Come in allenamento, abbasso la traiettoria della freccia e scocco, il centro viene perforato. Altre cinque hanno frecce nel centro.

<< Ed è finita, dieci pedane sono state colpite. I vincitori della prima gara, possono andare a riposare nella tenda. >> do le spalle, gli altri allievi non hanno superato la prima parte, non mi dovrei sorprendere. Fuori è pieno di banchi con il cibo, e bambini urlanti qua e là. Il tendone sta dopo una bancarella che vende cibo, con un uomo all’esterno che aspetta. Lo supero ed entro, altri concorrenti stanno accanto a Gadir, ridendo e mangiando. I resti del cibo, rimangono sul tavolo, alcuni finiscono a terra per essere schiacciati dagli di stivali di questi bifolchi. Uno di loro si alza e sorride verso di me ha i capelli legati in una coda e una camicia che gli scopre il petto, raggiunge poco al di sopra della mia pancia, i suoi occhi blu si incrociano con i miei verdi.

<< Tu sei l’ultimo di noi ad aver vinto? >>

<< Si. >> mi stringe la mano sulla spalla, e mi avvinghia a lui. Mi porta in basso, tenendo il mio collo intrappolato nella sua morsa.

<< Allora ti presento gli altri. >> scivolo via dalla sua presa.

<< Non c’è bisogno, li conoscerò sul campo di battaglia, la stessa cosa vale per te. >>

<< Suvvia, non c’è bisogno di fare lo scontroso. Siamo tutti avversari ma non vuol dire che non possiamo riposarci tutti insieme in questo momento. >> la mia manica viene tirata dal piccoletto.

<< No, ho già detto che siamo avversari. E non so che intenzioni avete voi, ma io ho la seria intenzione di vincere il torneo. Cosa che voi non sembrate volere. >> il piccoletto molla la manica.

<< Noi lo vogliamo, forse anche più di te. Ma non abbiamo certo motivo di litigare ora. >>

<< Non stiamo litigando, vi sto solo dicendo la verità. Il vostro vi sembra un comportamento da cavalieri? Avete ridotto questo posto peggio di una stalla, siete lontani da ogni virtù cavalleresca.  >> abbassano la testa, il piccoletto li replica.

<< Dubito potrete passare la prossima fase. >> gli do le mi spalle, ecco quello che succede quando i paesani possono competere per essere cavalieri, diventano barbari in armatura, privi di qualsivoglia abilità cavalleresca, non possono di certo competere con me a questo livello. Mi porto fuori dal tendone, un uomo mi viene incontro.

<< Uno dei vincitori della prima fase, vai nella parte destra dell’arena, sta iniziando la seconda fase. >> finalmente. Manca poco alla mia vittoria allora.
 
Il lato destro dell’arena ha un percorso coperto ai lati da barriere bianche, con sopra di loro delle bandierine rosse, il percorso si estende a circolo per tutta l’arena. Mio padre ha preso posto, nella parte più interna dell’arena circondato da quei contadini urlanti. Ma almeno ha il posto in prima fila, continua a guardami padre e ti renderò fiero. Arrivano gli altri concorrenti e i cavalli. Il piccoletto di prima non toglie la testa da me, anche gli altri partecipanti fanno la stessa azione, eccetto Gadir. Il piccoletto mi si avvicina, speriamo non sia un’altra stupidaggine come poco fa.

<< Io volevo augurarti buona fortuna. >> mi porge la mano in segno di stretta. Almeno non mi ha preso la manica.

<< Grazie. >> mi stringe la mano. Coprendola interamente con la sua. La mia mano viene soffocato dalla sua, fa male. Alza la testa, incrocio i suoi occhi.

<< Ti servirà. >> torna dagli altri partecipanti, sono tutti fissi su di me, l’aria diventa pesante. I loro sguardi su di me. Un sacco di freccia addosso sparate da loro dritte contro di me, hanno uno sguardo simile a quello di un cinghiale che sta andando alla carica. Salgo su un cavallo bianco, raggiungo la linea di partenza, tutti gli altri mi fiancheggiano. Le barriere sono curvate in certi punti e il percorso presenti varie barriere nel mezzo. Lo stesso uomo con il cono di prima si mette davanti il percorso.

<< I primi cinque che arriveranno al traguardo potranno passare alla prossima fase. Non si potranno usare armi o altro, ma se riuscite potreste spingere qualcuno fuori pista. Ora Iniziate. >> premo gli stivali sul cavallo uno scatto in avanti verso il primo ostacolo. Lo salta atterrando dall’altro lato. Riprendiamo lo scatto verso il prossimo ostacolo, salto. Gli altri partecipanti mi affiancano, due stanno al mio fianco. Premo gli stivali, i due a fianco si stringono su di me, quattro mi superano, Il piccoletto, si gira e mi sorride, uscendo tutti i denti. Questo… Nano, osa sabotarmi, vediamo che sanno fare. La prima curva è vicina, scatto e spingo quello a destra contro la barriera, cadde. Un altro si mette al suo posto, rimane uno solo dietro di me, mettendomi di nuovo incastrato tra di loro. Non si vogliono levare, va bene nano, vediamo come te la cavi una volta che vi ho tolto tutti uno ad uno. Quelli di lato a me si stringono, fermo il cavallo, loro si stringono sempre di più cadendo l’uno conto l’altro a terra.  Arrivo dietro al nano, ora vedrà quanto si pentirà di avermi sfidato, giro alla curva, uno di loro la prendo in pieno e sbanda, lo sostituisco galoppando a fianco del nano.

Il percorso si dirama in due direzioni, prendo a destra, il nano mi segu. Scatto in avanti, il nano mi fiancheggia, saltiamo l’ostacolo rimanendo fianco a fianco. Non se la cava male, ma di certo non è abbastanza. Scatto, una curva si presenta davanti a me, la seguiamo. Il nano mi supera, spingo leggermente gli stivali all’interno del cavallo, fianco a fianco, salto l’ostacolo, il nano mi spinge. Lo spingo in risposta e scatto, mi raggiunge, con una spinta mi supera, riprendo il cavallo tirando le redini, gli scatto di dietro. Do un colpo con le redini, il cavallo si mette a scattare, trovando davanti il nano che oscilla davanti a me per bloccarmi la strada, un ostacolo ci separa dal traguardo. Mi metto a destra e salto, il nano raggiunge il traguardo, facendomi arrivare dopo di lui. Sfodera di nuovo quel fastidioso sorriso di prima, oggi sto avendo fin troppa sfortuna. Ma almeno sono un passo più avanti a te al mio obbiettivo.

<< Quindi sei arrivato anche tu Orgoglius.  >> Gadir sta davanti a me, nessun cavallo.

<< Ti ho aspettato parecchio. >> cosa? Non può essere.
 

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Capitolo 7
*** Asso nella manica ***


"Angolo dell'autore" Eccomi tornati, allora vi informo che mancano due capitoli alla fine della storia, spero però che questa storia, in fase sperimentale, possa piacervi, magari se state continuando a leggere perchè avete trovato punti di forza nella storia, che vi piacciono, nel caso mi piacerebbe sapere cosa vi ha attirato e in cosa secondo voi, potrei migliorare. Per diventare scrittori, bisogna accettare le critiche e muoversi in una direzione, sempre migliore per far felici i lettori. Per il resto vi auguro buona lettura, lasciare un commento se volete e infine, scusate per errori di grammatica oppure ortografia.

<< Tu? Saresti arrivato prima di me?
>> ora deve persino raccontare menzogne, vediamo quanto possono durare.

<< Prima di tutti in realtà. >> come sarebbe dire? Un contadino come lui.

<< La stessa persona fino a due giorni ha perso contro di me? Forse se è stato un miracolo si. >>

<< Nessun miracolo, dopo la nostra sfida, sono tornato dal maestro, a scusarmi e alla fine ha accettato di farmi allenare, a patto che pulissi le stalle per settimane. >>
<< E sarebbero bastati due giorni? >>

<< No, ma tu hai deciso di fare come al solito, e ti sei messo tutti contro. Ottieni questo con il tuo atteggiamento. Scommetto non anche per questo non sei venuto agli allenamenti di ieri. >>  

<< Non avevo bisogno di quelli allenamenti, ho già una preparazione perfetta. >>

<< Invece avresti dovuto. Il maestro ci ha preparato a dovere per la fase finale, ma lo vedrai tu stesso cosa riserva. >>

<< Però voglio lo stesso augurarti buona fortuna. >> mi porge la mano. Questo contadino, non può realmente volere una stretta di mano, mi giro, il nano sta davanti a me.

<< Bella prova con il cavallo, ti credevo uno spocchioso arrogante, ma dopo aver visto che sai fare sul cavallo mi sono ricreduto. Ci sai fare. >> mi offre la mano, lo supero.
<< Ti pentirai di avermi sfidato, non avrò pietà nell’ultima fase. >> ora basta giocare, la loro fortuna finirà qui. Non possono niente in un vero scontro di abilità. Arrivo nell’ala centrale dell’arena. L’interno dell’arena non ha niente di particolare, se non delle barriere che ne indicano la fine, per il resto il terreno è formato da terriccio e un tavolo ha una diversa scelta di armi, spada e scudo, ascia, spadoni e… Coppie di lame gemelle, accompagnate da diverse lance e bastoni. Un uomo accanto al re si alza e si mette al centro.

<< Benvenuti all’ultima fase del torneo, qui i partecipanti dovranno mostrare la loro abilità abilita in combattimento, nessun arma sarà esclusa. Il vincitore della seconda fase verrà sfidato per ultimo. >> Non doveva essere un combattimento di spada? Poco importa, vincerò comunque.

  << Ora è il momento delle combinazioni: Oroglius Calv contro Ratto di Gibar >> il nano rimane davanti a me, quel sorriso fastidioso, non durerà ancora molto re avanza dal suo trono e rivolge la testa verso di noi. Prendo spada e scudo, il nano afferra un bastone.

<< Fato del vostro meglio, come futuri cavalieri. >> il nano sta dall’altra parte dell’arena, brandisce il bastone con una sola mano.

Non c’è limite alla stupidaggine. Mi carica, pianto il piede sinistro a terra e mando avanti lo scudo, pianta il bastone a terra, e scivola in mezzo alle mie gambe. La mia faccia tocca il terreno, mi rotolo verso sinistra, la sua bastonata saggia il terreno.  Taglio la distanza tra noi con un fendente, fa un passo indietro, la polvere sì alza dal terreno, sfoggia il suo sorrisetto fastidioso, stringo il manico e lo carico. Si inginocchia sul terreno, tiene il bastone tra il braccio e il collo. Mi lancia contro il terriccio, le piccole parti, mi infastidiscono, costretti a chiudersi sfrego via il terriccio, un colpo dritto nel mio pettorale di cuoio mi spazza a terra. Le guance urtano contro il terreno, l’impatto si estende dentro i miei denti.  Una bastonata si avvicina al mio viso, sollevo lo scudo, il bastone viene bloccato, lo spingo in alto e rotolo via. Punto la spada verso di lui, gli carico contro. Taglio la distanza finale, oscillando la spada verso di lui, si sposta indietro, affondo. Alza il bastone, parando la spada, spingo la lama sul bastone, lo toglie e mi scatta di dietro. Giro lo scudo, blocco la bastonata contro di me, affondo con la spada, perde l’equilibrio e cade. Gli punto la spada contro il collo.

<< La fortuna ti ha abbandonato, nano. >>

Il nano, si sofferma sulla spada, un uomo dall’alto urla la fine del torneo. Il nano scoppia in una risata, niente più sorriso fastidioso. Come può un perdente ridere così? La sconfitta gli ha fatto perdere la testa? Una campana mi suona nelle orecchie, indicando la fine dello scontro.

<< Mi hai dato una bella batosta. >> salta in piedi.

<< Speravo di vincere con le mie provocazioni e metodi, magari avresti perso quel tuo atteggiamento arrogante. Invece sono io che sono stato sconfitto, che situazione assurda. >>
<< Le mie capacità sono semplicemente superiori alle tue, ma sei sicuro di non aver sbattuto la testa troppo forte? >>

<< No è tutto apposto, ma usciamo. >>

<< Come fai a essere così felice dopo aver perso? >>

<< Perdere non è la fine, soprattutto se si impara qualcosa. Il tuo stile è impressionante, anche se prevedibile. >> mi fermo.

(Oroglius gli risponde per le righe, facendogli notare che ha perso.

<< Così prevedibile che hai perso. >> scoppia in un’altra risata.

<< Hai ragione, ho perso, quindi suppongo che questo provi che non hai sbagliato in niente. >> Ratto, non sembra essere così odioso alla fine.

<< Esattamente, ma il merito non è solo mio, questo stile è stato mio padre a tramandarmelo. >>

<< Da tuo padre, anche Gadir ha imparato uno stile da suo padre. Mi pare fosse con due spade. >> uno stile con due spade? Poco importa, si muoverà come al solito, scoordinato e sempre alla carica senza pensarci.

<< Come ho già detto sarò io a vincere il torneo. L’ho già sconfitto diverse volte, non lo temo.  >> Ratto alza la testa verso di me.

<< Sarà ma ti voglio dare un consiglio, ti conviene stare molto attento a quello che fa, e smetti di usare sempre le stessa mosse. Diventi prevedibile. >>

<< Non preoccuparti Ratto, qualsiasi cosa succederà vincerò io. Ora scusami ma vorrei andare a riposare prima della prossimo scontro.

<< Vai, e buona fortuna. >>

<< Grazie, ma non ne avrò bisogno. >> arrivo al tendone, i perdenti mangiano tutti insieme come degli animali. Prendo qualcosa da sgranocchiare e lo faccio sparire subito. Una campana mi rimbomba nelle orecchie.  Hanno fatto in fretta. Arrivo dentro l’arena. Un colosso sta con le braccia in alto. Urlando della sua vittoria, ed ecco qui un altro barbaro, perché i contadini scoppiano così tanto nell’emozione per una singola vittoria?

<< E qui signori e signore, non resta che la semifinale. Orgoglius Calv, contro Coloss di Borb. >>

<< Ma prima un po’ di riposo. >>

<< No! Posso batterlo già adesso. >> alza lo spadone con una sola mano, e lo punta contro di me.

<< E sia, facciamo in fretta però. >> prendo spada e scudo. Il colosso rimane fisso su di me. Oscilla la spada, creando grandi falciate intorno a lui, gli raggiungo il petto.
<< Iniziate! >> Faccio un passo indietro evitando una delle sue falcate. Solleva la spada in alto e la schiaccia contro di me, un altro passo indietro. Ruota la spada intorno a sé, diventando una trottola, sollevo la spada. Fermato il suo giro lo colpisco ai fianchi.

<< Troppo prevedibile. >> schiaccia la spada contro di me, lo blocco con la spada, venendo spinto indietro. Gli stivali strisciano sul terreno.  Mi carica addosso, tiene la testa bassa. Faccio un passo laterale e sferro il colpo alla sua schiena, cadde dalla carica, sbattendo la faccia a terra. Mi afferra la gamba e mi sbatte a terra. In un attimo mi ritrovo lo spadone contro di me, alzo la spada per difendermi, viene scagliata via. Rotolo evitando un altro colpo.

Sbatte la spada a terra, mi sposto di lato e colpisco la faccia in pieno con lo scudo. Il colosso cadde a terra.

<< Non lo hai fatto prima. >> gli schiaccio il piede sul polso.

<< Ho altri assi nella manica. >>

 

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Capitolo 8
*** La finale ***


"Angolo dell'autore" Ed eccoci al penultimo capitolo, per l'ultimo mi vorrei prendere un poco di tempo. Ci vorrà un poco di tempo ma fino ad allora vi ringrazio per l'attenzione dedicata alla storia, e i pareri sono sempre accettati, magari ci sono ancora problemi di cui ancora io non mi sono accorto, ma detto questo voglio lasciarvi alla lettura e mi scuso per possibili errori di grammatica oppure di ortografia.

Mio padre, sta nella prima parte degli spalti, sorride dopo la mia vittoria. Avevo ragione, stava funzionando, ma non hai ancora visto tutto padre. Manco solo un ultimo scontro, e non potrai più autocommiserarti, solo sorridere e combattere per il nostro regno. Il re avanza dal suo posto, chino il capo. Il suono delle campane, riecheggia in tutta l’arena.


<< Hai combattuto bene, ma ora è il momento dello scontro finale. >> le urla aumentano, anche fuori dall’arena le staranno sentendo. Non riescono a contenere l’eccitazione, ma non sanno che lo scontro finale è già deciso. Mi riprendo e Gadir fa la sua comparsa dall’arena, tiene una spada in mano e l’altra nel fodero. Una scelta peculiare. Totalmente inutile. Lo avevo detto a Ratto che anche se lui non avrebbe avuto speranza.

<< Iniziate! >> sfodero spada e scudo e lo carico. La spada rimane puntata in avanti.
 Lo carico, la lama affonda in avanti, tagliando la distanza tra me e lui. Fa un passo indietro, la spada sfonda l’aria. Sferra un fendente contro di me, scatto la mia spada tra di noi, deviando il fe
ndente. Lo spingo indietro. Sferro un fendente verso destra, rotola per terra. Solleva la sua spada contro il mio fianco, lo evito spostandomi indietro.  Pianto il piede a terra e taglio la distanza, oscillando la spada, in risposta solleva il braccio intercettando il colpo, le nostre spade si scontrano, un tentativo per superare la difesa dell’altro. Supero la guardia, e sferro il fendente verso sinistra. Solleva l’altra spada dal fodero.  Mi spinge indietro, i miei piedi strisciano per il terreno, le due spade stanno entrambe nelle sue mani ora. Scatta contro di me, solleva entrambe le spade sferrando dritto nel mio pettorale. Sollevo lo scudo, per respingerlo, parate le lame lo spingo indietro, in un tentativo di fargli perdere l’equilibrio. Striscia i piedi per terra, abbassa la testa e scatta contro di me.  Muovo la spada per intercettare il corpo.

<< Prevedibile. >> si sposta al centro, solleva entrambe le spade e le abbassa contro di me. Mi muovo indietro, la camicia si strappa. Ruota le due spade tra le mani. Sollevo la spada in aria, lo schiva spostandosi alla mia destra. Le spade si muovono verso il mio fianco, mi sposto indietro. Le gambe mi portano verso il basso, tocco terra, Gadir mi carica.  Rotolo, evitando il colpo. Stringo la spada e carico.

<< Prevedibile. >> si gira a destra.

<< Ora abbasserai la spada per pararti. >> si sposta dietro di me. Giro il corpo, intercetta il colpo. L’altra spada, finisce sul mio braccio, alzo lo scudo. Dal basso mi arriva un colpo di spada, mi spinge indietro e finisco a terra. La spada mi arriva di fronte la faccia, sollevo lo scudo davanti a me, respingendo l’attacco. Sferro un fendente, Gadir lo para. L’altra spada corre verso di me, finisce nel pettorale, lo scontro tra le nostre spade finisce, mi calcia a terra. Il terreno si impronta su di me, facendomi vibrare il corpo, mi ritrovo con le lame di Gadir al collo.
<< Hai perso. >> il suo piede, sta nella mia spada. Le urla della folla, mi spezzano le orecchie. Mi getto verso la spada, in un tentativo di riprenderla, la campana mi interrompe, riecheggiando per l’interno dell’arena.

<< Lo scontro è finito! >> le campane rimbombano nelle mie orecchie. Mio padre non sta più negli spalti, la folla urlante si alza ancora in piedi, applaudendo, urlando, ma mio padre non sta lì, perché dovrebbe a questo punto. Le mie braccia si arrendono per recuperare la spada, Gadir troneggia sopra di me. Mi offre la mano.

<< Sai combattere è stato un bello scontro. >> sufficienza e pietà da un contadino?

<< Non può succedere, come… Come hai fatto a vincere? >>

<< Hai fatto sempre gli stessi movimenti, ma hai combattuto bene. >> offre la sua mano per farmi alzare, gli lancio contro il terriccio. Gli do le spalle, battuto da un contadino. Uscito dall’arena, mio padre sta davanti a me, chino la testa.

<< Ho fallito. >> stringo le mani, le unghie mi perforano la pelle. Come ho potuto perdere? Come ho potuto umiliare mio padre così? Se dovesse punirmi ora, lo accetterei. Potrei anche accettare se dovesse togliermi il titolo e il cognome, non lo biasimo visto la delusione.

<< Ho visto. Hai combattuto con il mio stile e hai perso. >> nella mia pancia, si accende un fuoco che la fa bruciare completamente, la mia lingua viene stuzzicata da un retrogusto amaro.

<< Io… Non capisco come ho fatto a perdere, forse non sono abbastanza bravo per usare il suo stile padre. >>

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Capitolo 9
*** Grazie ***


“Angolo dell’autore” Ed eccoci alla parte finale della storia, dopo la sconfitta al torneo, Orgoglius ha tanto da capire, ma ancora di più. Io ho potuto capire tanto grazie a questa storia, tra l’edit, gli errori che ho fatto. Però il fatto che c’è stato gente a leggere, in maniera silenziosa, mi ha portato a rivalutare molto certe scelte, ed è quello che vedrete già nelle prossime storie. Voglio ringraziarvi tutti quanti, grazie veramente per la lettura. Inoltre vorrei dirvi una cosa che ho capito scrivendo, scrivere vuol dire comunicare con gli altri, e proprio per questo, bisogna ricordare di essere chiari, e sapere cosa si vuole comunicare. Vi pregherei di leggere fino alla fine, per un altro angolo dell’autore.


Se non ci fosse stato il nostro signore, si sarebbero messi a ridere, già domani la gente riderà al mio passaggio, o ancora peggio a quello di mio padre. Il figlio di un cavaliere umiliato da un contadino, ho portato vergogna a me e mio padre. Può punirmi come meglio desidera, lo meriterei in ogni caso per l’affronto che gli ho portato.

<< Alza lo sguardo, voglio guardare negli occhi mio figlio. >> ho perso e gli ho portato vergogna, come fa a chiamarmi ancora figlio? Stringo le mani a pugno. La mia faccia ho toccato il terreno, sono stato spinto e mi sono ritrovato con una lama al collo, la lama di un contadino.

<< Non posso alzare la mia testa. >>

<< Oroglius alza la testa e guardami. >> tengo il capo chinato verso il terra, il collo rifiuta di portarsi in alto. La sua mano scheletrica si stringe sul mento, due dita lo spingono in alto. Mio padre, sta davanti a me, mi sorride.

<< Padre…>>

<< Tiene alta la testa e ricorda questo giorno.  >>

<< Ricordami della mia sconfitta, perché dovrei farlo padre? >>

<< Non hai perso e sono sicuro che presto lo capirai. >> invece ho perso, davanti ai suoi occhi persino.

<< Ma prima, andiamo verso casa. Hai bisogno di riposare e di riprenderti. >> torniamo a casa, un servo ci apre la porta.

<< Andate a preparare un bagno ad Orgoglius. >> il servo china la testa. Come fa mio padre ad agire così? La sconfitta lo ha reso completamente pazzo? È solo colpa mia.

<< Devi dirti grazie figliolo >> mio padre sta vicino a me.

<< Dopo averti visto combattere, sono tornato in me. Mi hai fatto capire che quello che ti ho insegnato non era in vano, hai mostrato a tutti il mio stile. >>

<< Ho dovuto guardare in faccia la realtà guardare in faccia che ormai sono vecchio, ma ho tutta la mia eredità di cui essere fiero. >> mi stringe la mano sulla spalla.

<< Lei non è deluso padre? >>

<< Hai combattuto con onore, sei arrivato in finale. >>

<< Ma ho perso. >>

<< Oggi si, ma puoi imparare tanto da uno sconfitta. E sono sicuro che ne hai la capacità. >>

<< Ma io non potevo perdere e invece è successo. >>

<< Nessuno è superiore, Oroglius rifletti su te stesso, se vuoi veramente capire come mai hai perso, rifletti a cosa posso aver portato a questo. >>

<< Sarà stata solo la fortuna. >>

<< Rifletti più a fondo. Non sarei orgoglioso se non sapessi di cosa sei capace, ma pensaci cosa devi rivedere secondo te? Perché hai perso? >> perché ho perso?

<< Signore, il bagno è pronto. >>

Arrivo in bagno, getto i pantaloni per terra. Le ferite vengono ricoperte dall’acqua, i lividi vengono massaggiati da quel tepore, mi rannicchio nella vasca. Nonostante tutti i calli nelle mani ho perso, non è importato quanto potessi fare, ho perso, questi calli sono per nulla, come ho fatto a perdere se sono migliorato? Dove ho sbagliato in tutto ciò? Sono patetico. Immerso in questa vasca a leccarsi le ferite, incapace di capire. Eppure dovrei essere capace di capire perché, ma non è così, i calli dei mie allenamenti dovrebbero essere la prova delle mie capacità, dove ho fallito?  Potrei aver sbagliato nei movimenti, troppo lenti, non ho usato abbastanza lo scudo, non ho fatto abbastanza pratica con la spada? No, non possono essere queste cose, ci deve essere dell’altro, ma cosa? Le mani assumano la stessa formazione di una prugna, la testa è pesante, come se si fosse ingrandita. Mi sollevo dalla vasca, facendo fuoriuscire tutto il resto dell’acqua. Il mio corpo ha assunto tutta una tonalità rossa, mi lego un asciugamano intorno al corpo. Esco, un servo sta davanti la porta.

<< Portami i vestiti e asciuga questi pantaloni. >> Nella sala da pranzo l’odore delle spezie mi pizzica il naso, un interno pezzo di carne sta al centro del tavolo. Mi siedo accanto a mio padre, il cibo sta in entrambi i lati, patate e lattuga contornano il pezzo di carne, il pane sta in entrambi i nostri piatti.

<< Mangiamo, in fondo hai bisogno di metterti in forze. >> il pane non sa di niente, masticandolo finisce dentro al mio stomaco, ma non sa di niente. Mi prendo le patate insieme al pezzo di carne, finito in bocca non ha sapore.

<< Non è buono? >>

<< Non lo so. Non ho tempo per pensarci. >>

<< Orgoglius, goditi il pasto, oggi devi riposare e domani avrai la mente lucida. >>

Finisco la cena e torno nella mia stanza. La schiena affonda nel letto, non posso arrendermi così. Dove ho sbagliato? Ho perso ma perché? Sarà stata la stanchezza? Il buio prende completamente i miei occhi, le palpebre scendono. Non posso combattere con questa stanchezza.
 
La luce del mattino sbatte contro il mio viso, come ho fatto a perdere? Alza la mano al coprendo parte del soffitto. Non avrò la risposta stando in questa stanza, scendo nella sala degli allenamenti. Fendente, fendente e affondo, i miei colpi sfondano l’aria, non sono sbagliati, sono forti, veloci? Come hanno fatto a perdere?

<< Ti alleni di nuovo? >> mio padre. Si tiene alla porta.

<< Dovevo capire cosa sbagliavo. Ma cosa sbaglio padre? >> accanto a me, porta la testa sempre più vicina a me. Affondo la spada.

<< Non ho una buona vista, ma il tuo maestro si, lui potrebbe aiutarti. >>

<< Il maestro non è al tuo livello padre, non potrei imparare nulla. >>

<< Allora mi spiace, ma figliolo, devi capire che la vista non è buona. Quindi l’unico che può darti consiglio sarebbe lui. >> un uomo inferiore a mio padre, di sicuro dirà qualche cavolata o che sbaglio, ma non ho altre soluzioni a quanto pare.

Mi dirigo a casa del maestro, busso tre volte.

<< Orgoglius, che ci fa qui? >> i suoi capelli sono in perfetto ordine, negli occhi quella sabbiolina di appena svegli. Almeno non ho disturbato.

<< Io avrei bisogno di un suo parere, subito. >>

<< Torna domani, quando tutti gli altri si allenano. >> infilo il piede nella porta. Chino il capo.

<< A me servirebbe adesso, è una cosa che devo fare solo con lei maestro. >> tiene le braccia incrociate, gli esce un sospiro.

<< Sempre così, andiamo al campo. Ma facciamo veloci. >> arrivati al campo le prime luci dell’alba illuminano il terreno. Prendo una spada per gli allenamenti, fendente, fendente e affondo.

<< Dove sbaglio? >> il maestro rimane vicino a me.

<< La tecnica è veloce, tiene bene la schiena, e la posizione è buona. Dovresti alzare di più il gomito. >> poso la spada.

<< Lo sapevo, non avrei concluso niente. >> gli do le spalle.

<< Forse, se facessi le giuste avresti la risposta. >> giuste domande?

<< Non ho altre domande da fare. >>

<< Bene, allora migliora l’alzata nel gomito è andrà tutto bene. >> cosa è questa sufficienza? È un maestro, dovrebbe sapere perché gli ho chiesto quello… Forse non sa i risultati del torneo.

<< Suppongo, che il torneo l’abbia visto, c’erano tutti i suoi allievi e quindi… >>

<< Non ho preso posto negli spalti. >>

<< Allora, sarà fiero di come sia stato un suo allievo a vincerlo. >>

<< Sono contento allora, sei stato tu a vincere? >> mi vuole forse spingere al limite? Vuole prendermi in giro.

<< Gadir è stato… Decente, sapeva che usa uno stile con due spade? >>

<< Si, me l’ho mostrato quando si è allenato prima del torneo, era veloce e piuttosto agile a usarlo. Vuoi farmi domande su quello? >> come se dovessi fare domande su uno stile nettamente inferiore accompagnato dalla fortuna.

<< No, solo… Come ha fatto ad arrivare nella finale? >>

<< Vuoi dire nella finale e vincere. >>

<< Allora c’era andato lì. >> ride. Sta ridendo di me?

<< Gadir è diverso da te. Ti ha osservato per tempo, a ogni scontro si ricordava le tue tecniche, a non smetteva di migliorare. Tu lo hai mai guardato? >> guardato? Che domanda stupida, certo lo guardavo con il suo stile, a sventolare la sua spada qua è la.

<< Certo che sì, ma non era niente di spettacolare da vedere. >>

<< Hai ragione, non era bravo, quindi non dovevi perdere tempo a vedere quanto poteva migliorare o come imparava, sei meglio di tutti, no? >> meglio di tutti? Aveva una stile migliore, eppure ho perso.

<< Ho perso, la verità è che ho perso. Gadir mi ha battuto. >>

<< E pensi che sia un male? >> i calli nelle mani, i lividi, mi bruciano per questa sconfitta come dovrebbe fare a non essere un male? Cosa potrei imparare da questa sconfitta… Io non ho niente da…O forse ho tutto da imparare.

<< Come si fa a imparare da una sconfitta? >> mi porta la spada di davanti. La prendo e inizio a menare fendenti.

<< Rifletti sui tuoi sbagli e capirai che nessuno è perfetto, per questo ci alleniamo. >>

<< Metti i piedi più avanti, inoltre il movimento del gomito è lento. Alzalo. >> alzo il gomito, fendente, fendente e affondo.

<< Cambia lo schema dei tuoi attacchi, rimane troppo ripetitivo. >> non è ripetitivo, è uno stile che va così, non ho bisogno di cambiarlo. Sta con le braccia incrociate. Affondo, fendente, oscillo la spada all’ultimo.

<< Ho visto, fendenti più veloci. >> ancora forza. Oscillo, fendente e infine un altro fendente per concludere la catena di colpi.

<< Osserva a me. >> affondo, poi gira la spada intorno muovendosi come un trottola. Finito mi passa una spada.

<< Devi anche imparare a difenderti. >> si lancia contro di me, alzo la spada per parare, si gira e mi colpisce.

<< Impara da me, forza riproviamo. >> si lancia contro di me, faccio un passo indietro. Oscilla la spada guadagnando distanza.

<< Visto? Ti è bastato osservami. Ora vai, ci vediamo domani all’allenamento. >> tutto qui? Era tutto così semplice.

<< Anche gli altri avranno bisogno di essere guardati, a meno che non vuoi perdere di nuovo. >>

<< Io non perderò maestro. >> chino il capo verso di lui.

<< Grazie. >>
 
“Spazio dell’autore” Siamo arrivati alla finale, per il finale già lo avevo progettato così, ma non nascondo di aver voglia di continuare le avventure di Orgoglius. Però qualche pecca e ripensamento c’è l’ho. Come ho detto scrivere è comunicare, spero di esserci riuscito a comunicare quello che volevo esplorare con questa storia, il tema che volevo mostrarvi. Un tema a cui ci tenevo. Da questa esperienza ho imparato tanti su come posso editare, su quanto edit è necessario per portare una storia al meglio possibile, e sarà così per tutte le mie prossime storie. Infine voglio ringraziarvi, per aver letto. Anche in maniera silenziosa, grazie. Spero ci vedremo ancora su una mia prossima storia, magari vi piacerà anche più di questa. Ricordate sempre che per migliorare, bisogna fare errori, fallire e capire dove si è sbagliato, solo così ci si può muovere verso una strada migliore. Un saluto Slane.

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