Second Coming 2.0

di OmegaHolmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Le suole delle scarpe candide echeggiarono sul pavimento lucido, camminando svelto con le braccia colme di fascicoli.

Un sorriso si accese sul suo viso quando arrivò di fronte al cospetto degli altri arcangeli: “Eccoci qui!” ridacchiò nervoso, poggiando sul tavolo di cristallo alcuni dei documenti.

“Buongiorno a te, Aziraphale.” sorrise pacatamente Michael, allargando le braccio in segno di benvenuto: “Perchè ci hai convocati?” domandò, voltandosi a dare un’occhiata ad Uriel che restò impassibile alla sua sinistra.

“Beh, innanzi tutto grazie per essere tutti qui, anche Metratron… grazie- grazie per aver trovato il tempo per questa riunione. A-allora vi ho convocati qui, perché essendo il nuovo Arcangelo in comando, credo sia opportuno porre delle modifiche. N-non che quelle vecchie non vadano è solo che-”

“Allora perché cambiarle?” lo incalzò Michael, allargando il sorriso tagliente sul volto etereo, portando gli altri colleghi a ridacchiare a quella battuta pungente.

“B-bhe perché i tempi cambiano!” sorrise nervosamente Aziraphale, saltellando leggermente sul posto e allargando le mani come a sottolineare il discorso. Gli tornò in mente il suo spettacolo da prestigiatore e si rese conto che farsi sparare un proiettile in piena faccia sarebbe stato molto più facile che riuscire a parlare con i suoi colleghi.

“Aziraphale.” intervenne calmo Metratron: “Mostraci il tuo punto di vista. Decideremo in seguito se è utile o meno.”

Il sorriso dal viso di Michael scomparve, mentre quello dell’arcangelo supremo si allargò: “Molto bene, dunque…” aprì un blocco di note nervosamente, sfogliandolo velocemente, in cerca del suo discorso.

“D-dunque. Noi tutti amiamo il Paradiso e sappiamo che “noi” siamo i buoni, perché beh, siamo angeli!” sorrise nervosamente: “Ma credo che visti i tempi di evoluzione, sarebbe giunto il momento di cercare di essere più “aperti” ai punti di vista di tutti. Per esempio…” disse indicando una scatola che un angelo di livello inferiore aveva spinto su un carrellino in vetro: “Una scatola dei suggerimenti! In cui, chi ha qualcosa da dire, soprattutto consigli su qualsiasi idea, può inserire il suo biglietto all’interno… ecco, in questo modo” continuò dando una dimostrazione: “e voilà! Con un piccolo biglietto anonimo posso rendere un gran servizio a Nostro Signore! Che ne pensate?” chiese infine, guardandoli con un sorriso luminoso dipinto sul volto.

Gli Arcangeli si scambiarono uno sguardo emblematico fra loro: “Beh…” iniziò Michael “Potrebbe essere utile. Ma chi li leggerebbe?”

“Beh, io o-o Metatron… O voi, insomma, uno di noi. Mi piacerebbe creare un ambiente con maggiore condivisione… Meno autoritarismo. Poi, credo che sarebbe bello se qui ci fosse per esempio una libreria o una biblioteca, per leggere!”

“Non abbiamo bisogno di questo, Aziraphale.” iniziò Metatron: “Capisco la tua nostalgia del luogo in cui hai vissuto per tanti anni, ma il paradiso non è fatto per i libri.”

Un espressione di delusione si dipinse sul volto dell’arcangelo che iniziò a sentirsi traballare dal suo flusso di pensieri insicuri.

“Hai altre proposte Aziraphale?” chiese Metatron.

L’uomo trasalì: “O-oh sì! Sì, ecco vorrei che cercassimo di lavorare insieme per fare in modo che i bambini non muoiano più malattie come il cancro… in modo che se si ammalano, avvenga solo con malattie lievi dalle quali possono trarre beneficio producendo anticorpi. E vorrei anche proporre, un periodo di stage obbligatorio per tutti gli angeli sulla Terra, per aiutare gli umani bisognosi con le buone azioni.”

“Ti rendi conto che noi non possiamo stravolgere le cose in questo modo?” lo schernì quasi Michael: “Insomma, cancellare il cancro infantile… quello è tutto nel disegno dell’Onnipotente, Aziraphale, non dipende da noi.”

“Ma bambini innocenti muoiono ogni...ogni giorno, perché non possiamo fare qualcosa? Forse se parlassimo con…” fece un segno con l’indice verso l’alto per indicare il capo assoluto: “Forse potremmo migliorare in meglio-”

“No, Aziraphale.” fu categorico Metratron: “Ma apprezziamo il tuo impegno e forse l’idea di un soggiorno obbligatorio sulla Terra a tutti i nuovi angeli, non è una cattiva idea. Credo che per oggi possa bastare a riguardo di questi argomenti.”

“Oh, bene, però ho ancora molte proposte-” iniziò nervoso l’arcangelo, sfogliando altre pagine dei suoi appunti.

“Dai a me i tuoi appunti, Aziraphale. Li leggerò con la massima cura. Ora abbiamo altro di cui parlare.” lo fermò il più anziano, porgendogli la mano in attesa del fascicolo.

Di fronte allo sguardo categorico e glaciale di Metatron, il cuore dell’arcangelo perse tutto il suo coraggio, porgendogli le carte in segno di sconfitta, sfoggiando un sorriso nervoso.

Con timidezza e le mani strette nervosamente in grembo, tornò al suo posto a fianco degli altri Arcangeli.

Aveva lavorato duramente a quelle nuove proposte per oltre un mese, ininterrottamente e ce n’erano ancora moltissime che non aveva esposto, come per esempio una tregua definitiva tra Paradiso e Inferno, sancendo un patto di non belligeranza tra le due fazioni. Era particolarmente orgoglioso soprattutto di quella parte, perché aveva esposto con molta documentazione le potenzialità di un accordo simile, mettendo in luce come angeli e demoni potessero addirittura collaborare per il bene dell’umanità.

Ora si sentiva svuotato e umiliato, come ogni volta che era stato ascoltato in passato dai suoi superiori. Eppure era l’arcangelo supremo, ora. Perchè non gli davano ascolto? Perchè non riuscivano a vedere le potenzialità di quei cambiamenti?

Percepì una morsa alla bocca dello stomaco, sentendosi improvvisamente debole.

“Aziraphale, sei con noi?” chiese infine l’uomo dai capelli bianchi, facendolo sobbalzare.

“S-sì certo, mi ero perso un attimo tra i miei pensieri… che sciocco!” scherzò prima di schiarirsi la voce e concentrarsi sul suo interlocutore.

“Come ben sapete…” iniziò Metatron: “E’ giunto il momento di dare iniziò alla pianificazione della “Seconda Venuta.” Abbiamo già delle linee guida, ma dato che abbiamo un nuovo arcangelo aupremo, credo sia giunto il momento di metterle in pratica e migliorarle. Non abbiamo ancora un data definitiva per l’ascesa, ma fra un paio di giorni, avremo l’onore di conoscerlo.”

Tutti gli angeli restarono sorpresi della dichiarazione: “Quindi, incontreremo… Gesù?” chiese cautamente Aziraphale.

“Esatto. Dovremo istruirlo a riguardo degli ultimi avvenimenti sulla Terra ed illustrargli in che modo la Guerra si svolgerà. Per questo motivo, domani faremo un Brainstorming, in cui svilupperemo una strategia a riguardo. Non vogliamo arrivare impreparati… e dato che è da molto tempo che non va più sulla Terra, avremo bisogno del tuo aiuto per istruirlo sui cambiamenti dell’umanità, Aziraphale.”

“Oh, sarebbe un onore. Anche perché ci siamo già conosciuti nei tempi…” ebbe una stretta al cuore al ricordo della terribile Crocifissione.

“Molto bene, a domani allora. Iniziate a pensare a come rendere questa Seconda Venuta il più efficiente possibile. Aspetto da ognuno di voi un piano per domani, da esporre ai colleghi. Buon lavoro.” e così dicendo tutti gli Arcangeli si salutarono, scomparendo nelle varie dimensioni.

Aziraphale, non perse tempo e quasi rincorse Metratron: “Signore! Volevo solo esporle uno dei punti delle proposte che le ho dato, credo che sarebbe davvero importante-”

“Stai facendo un ottimo lavoro, Aziraphale.” lo fermò subito l’uomo, voltandosi a guardarlo: “Sono certo che siano tutti interessanti. Ci vediamo domani.”

Si ritrovò solo nell’immensità della candida fredda luce asettica del Paradiso che lo fece rabbrividire.

Aziraphale non si era mai sentito più solo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Michael e Uriel passeggiavano accanto all’ampia vetrata che si affacciava sulla Terra.

“Quale piano credi che sceglierà Metratron per l’ascesa?” chiese Uriel pacatamente.

“Credo il migliore, di conseguenza, che il mio possa avere delle buone potenzialità… come quello di tutti noi, ovviamente.” sorrise freddamente la donna alla vicina.

“Tu non ti fidi di Aziraphale, non è così?” chiese abbassando la voce, fermandosi di fronte alla collega.

“Perchè tu sì?” sospirò, guardandosi attorno furtiva: “Sappiamo tutti che è un traditore… e che non si merita quel posto. Hai sentito le sue idee strampalate?” emise uno sbuffo colmo di scherno: “Una scatola dei suggerimenti… come se a qualcuno interessassero con tutto il lavoro che abbiamo da sbrigare.”

“Secondo me sta tramando qualcosa.” asserì Uriel, guardando sospettosa la collega: “E forse dovremmo eliminare ogni possibile “intralcio”.”

Lo sguardo glaciale di Michael si rabbuiò: “Che cosa intendi?”

“Beh, sappiamo entrambi che un certo demone influisce ancora sulle scelte del nostro superiore. Anche se dice il contrario…”

“Ne ho discusso a lungo con Metatron, dice che non c’è nulla da temere, ma… anche io ho i miei dubbi.” ammise Michael, unendo i palmi delle mani fra loro.

“Si potrebbe fare alla vecchia maniera.” disse Uriel, alzando un sopracciglio: “L’abolizione di un demone non è mai stato un danno per il Paradiso.”

“Credo che sia meglio continuare a restare attente a ogni cambiamento… e tenere sotto controllo il suddetto demone.”

“Già fatto… peccato che sia scomparso nel nulla.” sospirò frustrata Uriel.

 

***

 

L’aria tagliente del primo mattino sferzava con forza le colline della Scozia, rendendo dura la vita dei suoi abitanti. Le Isole Shetland erano alcune delle località più isolate della Scozia, caratterizzate da un clima rigido e impervio. Non vi erano grandi città, ma poche piccole località che per la maggior parte si affacciavano sul mare.

In pochi sapevano però, che tra quelle colline e venti gelidi, un cottage sperduto produceva il miglior latte di Capra di tutto il Regno Unito.

Nessuno sapeva come facesse ad avere avuto successo in così poco tempo una piccola azienda delle Shetland comparsa dal nulla, alcuni lo definivano quasi un patto con il diavolo, ma in verità nessuno poteva più fare a meno del latte di Capra “Anthony’s Goat”.

Nonostante il successo del marchio nei Tesco di tutto il Regno Unito, l’identità del proprietario restava ignota, come se quasi non fosse reale.

Le uniche a conoscere il capo di quella piccola impresa erano le capre stesse, che nutrivano un adorazione quasi divina per il loro padrone, anche se era sempre di pessimo umore, soprattutto quando qualcuna di loro mangiava erroneamente una foglia delle sue piante.

Alle capre il loro padrone piaceva anche perché i suoi occhi erano così simili ai loro, solo più tristi e sempre coperti da oscuri cerchi neri quando il suo umore diventava più cupo.

Insomma, le capre di Anthony J. Crowley amavano il loro padrone.

Noi tutti ci ricordiamo un flessuoso e affascinante demone, amante del color nero, dalla chioma fulva e dalla guida spericolata. Ecco, quel demone era ancora lui, solo che non era più lui.

Crowley, dopo aver subito il più grande dolore della sua vita a seguito dell’abbandono di un certo angelo (del quale non voleva più sentir nominare nemmeno una sillaba), aveva passato due settimane ad ubriacarsi ininterrottamente, giorno e notte, ingurgitando tutto l’alcool di Londra. Dopodichè aveva provato a dormire, ma a causa dei sogni che lo tormentavano, in cui un certo angelo (sempre lo stesso) gli spezzava ripetutamente il cuore, aveva scelto di evitare una delle sue attività preferite. Cosa fare allora?

Aveva pensato di tornare all’inferno, ma una parte di sé non lo voleva davvero. Era libero ed era solo, cosa avrebbe potuto fare? Londra era troppo piena di ricordi, ma non voleva andarsene dalla Terra, andare su Alpha Centaury da solo sarebbe stato troppo… doloroso. E poi lì non c’era l’alcool.

Così prese un mappamondo, puntò un dito a caso sulla mappa e cadde sulle Isole Shetland.

Prese tutto, fece le valige e se ne andò da Londra a bordo della sua Bentley senza guardarsi indietro.

Non aveva mai avuto un lavoro, anche se negli anni ‘40 aveva guadagnato bene con il contrabbando, che però ora non andava più di moda. Decise così di pensare a qualcosa di più… naturale.

Sapeva che voleva andare lontano, che voleva scomparire dai radar di Inferno e Paradiso e che non voleva avere più a che fare nemmeno con gli umani.

Gli restavano gli animali e le piante.

Le anatre gli piacevano, certo, ma allevarle era complicato.

Gli piacevano anche le capre, erano creature che l’avevano colpito dai tempi di Giobbe.

Così, presa le decisione, comprò un cottage, qualche capra e iniziò la sua attività lontano da chiunque. L’unica usanza umana che continuava a compiere era quella di andare al Pub nel villaggio vicino un paio di volte a settimana e bere tutto l’alcool del locale.

In questo preciso istante, mentre un certo angelo in Paradiso scriveva un piano per la Seconda Venuta, lui se ne stava in ginocchio a mungere una capra, mentre le altre venivano munte da sole tramite il suo miracolo, riuscendo a compiere tutto il lavoro da solo.

Aveva chiamato le capre con i nomi dei suoi colleghi demoni perché per qualche strano motivo lo divertiva. La più tonta di tutti l’aveva chiamata FurFur, poi c’era la spietata Shax, la ribelle Belzebù e così via.

Erano creature testarde, ma per qualche strano motivo lo mettevano di buon umore.

Crowley ora si presentava più magro, i capelli erano cresciuti rendendo la zazzera fulva più voluminosa e i suoi vestiti da lavoro restavano color carbone.

Aveva avvolto la fattoria con l’utilizzo di un miracolo, facendo in modo che nessun demone o angelo potesse più localizzarlo, anche se a volte di notte, mentre se ne stava seduto fuori nella sua veranda, osservando le stelle di cui i colori gli erano stati privati, desiderava in cuor suo che un certo angelo ancora lo cercasse, che tornasse indietro, che gli urlasse di perdonarlo.

A volte piangeva, sentendo quasi come se ad ogni lacrima il suo corpo rendesse ancora più ampia la ferita che gli lacerava il petto, che ancora ardeva come il giorno in cui Aziraphale gli aveva proposto di andare in Paradiso con lui, ricordando ancora i suoi occhi spegnersi dall’entusiasmo e tramutarsi in dolci laghi colmi di tristezza. Ogni giorno quel discorso continuava a ripetersi infinite volte nella sua mente, percependo il sapore delle labbra angeliche contro le sue come il più dolce dei vini. Allevare capre lo aiutava a non pensare e rendersi occupato, ma quando la notte scendeva il cuore non smetteva di sanguinare in silenzio tra le colline della Scozia.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Dalla riunione, si sentiva esausto.

Aveva continuato a camminare avanti e indietro attorno alla sua scrivania di cristallo per 18 ore, senza avere una minima idea di cosa scrivere nel suo piano da mostrare il giorno dopo.

Anche se era un angelo ed era in paradiso, percepiva dolore ad ogni articolazione del proprio corpo, sentendosi improvvisamente schiacciato e senza ossigeno… non che ne avesse bisogno per respirare. Si stava sforzando, ma ad ogni pensiero ne susseguiva subito un altro il cui soggetto era fatto di lunghi arti flessuosi, capelli rosso fuoco, occhi dorati e due labbr-

Si fermò di scatto, consumato dal pensiero ossessivo di quel bacio che non riusciva a dargli tregua da oltre un mese. Se si concentrava ne sentiva ancora la pressione sulle labbra e sulla punta della lingua il sapore dell’altro, mandandolo in crisi ogni volta.

Si passò entrambe le mani sul volto, cercando di concentrarsi, ma inconsciamente i polpastrelli della mano destra scivolarono soffermandosi sulle proprie labbra, chiudendo gli occhi in una fitta di dolore, percependo le lacrime pizzicargli gli angoli degli occhi al ricordo di quel bacio così disperato.

E si sentiva sbagliato a ricordarlo con tanto fervore, perché era proprio così che aveva sempre immaginato si sentissero i personaggi dei romanzi tormentati che aveva tanto amato leggere.

La verità era che gli mancava Crowley, ogni istante che passava, nella sua testa continuava a formarsi il pensiero: “Caro Crowley… come stai?”

Aveva quasi voglia di scrivergli delle lettere, ma ricordava che in Paradiso non c’erano carta e calamaio e non avrebbe saputo dove metterle.

Si sentiva solo nell’immensità del Paradiso, così silenzioso, così calmo, così… diverso dalla sua libreria.

“Cosa non farei per una tazza di te…” mormorò tristemente, mettendosi a sedere di fronte alla propria scrivania e un computer di cristallo il cui cursore lampeggiava in attesa dei suoi appunti per la riunione del giorno successivo.

Lui non era bravo con i computer, non lo era mai stato, motivo per cui uno dei punti delle sue nuove proposte era proprio abolirli. Ricordava con Crowley la discussione a riguardo di qaule fazione avesse dato l’ispirazione agli uomini: “Devono essere assolutamente stati ispirati da qualche creatura demoniaca, perché non fanno altro che complicare il mio inventario!” e Crowley aveva riso.

Si guardò attorno, con aria furtiva, sperando vivamente che nessuno lo stesse osservando.

Prese un lungo respiro, fissò ancora lo schermo e iniziò a scrivere:

 

Caro Crowley, so che non riceverai mai questa mia lettera, ma ho davvero bisogno di illudermi che non sia così. Sai, qui in Paradiso sto lavorando davvero sodo per cambiare le cose in meglio ed è davvero… davvero… freddo e luminoso come lo ricordavo. E’ così vuoto. Così… solitario. Certo qui non sento il caos di Soho del sabato sera o il vicino bestemmiare, ma mi manca la Terra. Ma so che ho fatto la scelta giusta, anche se tu mi odi ora, per questa mia decisione.

Io voglio farlo, Crowley, per noi. Anche se tu non vuoi più essere un angelo, ci sarà sempre un posto al mio fianco per te… so che non vuoi che io ti cerchi, ho provato a farlo, ma sei scomparso nel nulla e non ti biasimo. Sono stato orribile e orgoglioso e se solo potessi tornare in dietro, “Ti perdono” non è ciò che direi…

Mi manchi, mio caro Crowley.

 

Sempre tuo, Aziraphale.”

 

Due gocce calde scivolarono lungo le guance dell’arcangelo, fino a quando non lo fecero trasalire appena toccarono la superficie in vetro della scrivania sottostante. Con uno schiocco di dita stampo la lettera e la mise in tasca, prese un lungo respiro ed iniziò a scrivere il proprio piano per la riunione dell’indomani.

 

***

 

“Quindi i vivi muoiono prima o dopo che i morti resuscitano?” chiese Saraqael seriamente.

“Non ha importanza, Saraqael, non siamo noi a deciderlo.” rispose con calma Michael, al limite della pazienza.

“Io credo che invece sia importante. Non possiamo rischiare di farli morire due volte.” ribattè seriamente.

“La guerra, è questa la parte che in realtà mi interessa, perché non passiamo a quella?” intervenne con serietà Uriel.

“Perchè prima della Guerra…” iniziò Michael: “Devono accadere tre specifici avvenimenti tutti e tre contemporaneamente.”

“Perchè devono essere tre?” chiese Uriel.

“Perchè il 3 è uno dei numeri perfetti che piace tanto a Nostro Signore.”

“Ma potremmo aggiungerne un quarto… o un quinto… magari qualche esplosione Nucleare, quelle sarebbero efficaci.” asserì Saraqael.

“Quante volte ve lo devo dire… non stiamo organizzando Armageddon 2, solo la discesa del figlio di Nostro Signore. Noi non vogliamo distruggere la Terra.” sorrise duramente Michael, lanciando uno sguardo gelido.

“Aziraphale.” proferì Metatron: “Sei terribilmente taciturno.”

Ed era la verità.

Aziraphale, che si sapeva era intelligente, aveva pianificato per le 6 ore precedenti alla riunione un piano dettagliato, in cui però, in alcun punto, la Terra esplodeva (cosa invece conteneva il piano di Saraqael), i morti diventavano zombie viventi e portavano al declino della specie (come pianificato da Uriel) e nessun demone veniva annientato per il resto dell’eternità (come illustrato con precisione chirurgica dal piano di Michael).

Erano passate tre ore dall’inizio della riunione e Aziraphale sentiva la testa scoppiare, improvvisamente spaventato dai colleghi attorno a lui.

“E-ecco…” disse schiarendosi la voce, contorcendosi con forza le mani in grembo: “Il mio piano è molto, molto diverso dal vostro.”

“Illustracelo allora.” sospirò Michael, stringendosi con la punta dei polpastrelli la radice del naso.

L’arcangelo supremo si alzò in piedi, con un ansioso sorriso sul viso: “B-beh prima di tutto nessuno muore e nessuno “resuscita” improvvisamente.” ridacchiò leggermente: “Ho pensato, che forse, non essendoci stato per molto tempo Gesù abbia piuttosto voglia di… fare un giro sulla Terra. Visitare tutte le Nazioni e capire al meglio come compiere l’evento. Si potrebbe fare una campagna pubblicitaria o giornalistica… potrebbe rilasciare interviste e illustrare al mondo il proprio punto di vista. Potrebbe esserci, infine, una scala mobile che porta in Paradiso e da qui lui potrebbe compiere il suo giudizio. Senza Guerre!” sorrise infine, guardandosi attorno nervosamente.

“Campagne… pubblicitarie… per la Seconda Venuta di Gesù…” disse lentamente Michael, spiazzata.

“B-beh è un’idea, non è obbligatorio, però sulla Terra queste cose vanno molto e sarebbe carino mostrare un volto più… buono?” il tono nervoso della sua voce stava ormai toccando una frequenza sempre più acuta.

“Ma i demoni?” intervenne Uriel: “Devono essere annientati. E’ questo uno dei compiti del ritorno di Gesù.”

Il cuore di Aziraphale perse una decina di battiti (del quale in realtà non aveva bisogno) e deglutì rumorosamente: “F-forse Gesù potrebbe fare qualcosa per loro… non tutti sono malvagi.”

Gli occhi di Michael si illuminarono a quella affermazione: “Ci stai dicendo che patteggi per l’altra fazione, Aziraphale?”

“N-no sto solo dicendo che… alcuni di loro erano angeli. Se, dico “SE” sono stati angeli, vuol dire che una parte di loro è ancora “buona”… a volte si pentono durante il loro trascorso e potremmo dargli… una seconda possibilità.”

“Aziraphale…” intervenne serio Metatron: “Un demone resta un concentrato di malvagità, la sua anima è stata corrotta e sappiamo entrambi che nemmeno il tuo amico è voluto tornare qui. Non credo che il tuo piano sia plausibile.”

La vergogna, l’umiliazione più profonda colsero Aziraphale, che improvvisamente desiderò di essere risucchiato negli abissi del nulla. Si sedette composto, non mostrando alcuna emozione sul volto, restando immobile per il resto della riunione.

“Molto bene, datemi tutti i vostri progetti, tra poco incontrerò Gesù e glieli mostrerò. Siete tutti congedati.”

Tutti si alzarono per dirigersi altrove, Aziraphale invece restò su quella sedia a fissare il vuoto di fronte a sé e sgranando lo sguardo nel nulla, pensò: “Oh Crowley, cosa ho fatto?”

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Nota dell'autrice: Salve salve salve! Spero che per chi sta seguendo la storia, vi stia piacendo :3 ho avuto questa idea dalla fine della seconda stagione e dovevo buttarla fuori dal mio sistema per la mia sanità mentale. Questo capitolo è leggermente più lungo. Se vi va, lasciatemi un commento per dirmi cosa ne pensate, ci si vede al prossimo capitolo!
 

Osservava l’immensità del verde dalla collina a fianco della sua casa.

Le capre pascolavano brucando pigramente, mentre Crowley controllava che nessuna si allontanasse troppo. Respirava a pieni polmoni, anche se non ne aveva bisogno, e cercava di concentrarsi su quel momento, di percepire il vento sulla pelle, il sole tra i capelli, e l’odore dell’autunno alle porte. Stava quasi per sentirsi “bene”, quando udì il proprio cellulare squillare, ma non dalla sua tasca, bensì in lontananza, come se…

“Belzebù!” urlò Crowley, correndo giù dalla collina verso una delle sue capre che con gusto si stava mangiando il suo cellulare: “Maledetta capra, vieni qui prima che io-!” la capra corse via e il fulvo si ritrovò a rincorrerla goffamente, notando che gli aveva mangiato la tasca dei pantaloni per riuscire a prenderlo.

“Se non ti fermi stupida capra ti riduco in brandelli, anzi ti faccio arrosto e ti vendo al Pub!”

Colta dalla furia con cui Crowley la stava inseguendo, la piccola capra nera si fermò,permettendogli di prendere il cellulare colmo di bava.

Quando lesse chi l’aveva chiamato, lanciò un ringhio colmo di rabbia. Voleva ignorare la chiamata, ma subito si ritrovò tempestato di messaggi da parte di…

 

Nina: Ehi, hai intenzione di continuare a fare lo scorbutico o rispondi alle mie chiamate?

Nina: Come stai?

Nina: Ho bisogno di altro latte, comunque. I clienti ne vanno matti.

 

Decise che ignorarla non stava più funzionando, così cedette nel chiamarla:

 

Quanto latte ti serve?”

Signor Crowley che onore sentire la sua voce! Mi sento quasi importante!”.

Smettila o riaggancio la chiamata. Cosa vuoi?”

Il latte… e sapere come stai. Sei scomparso nel nulla…”

Forse perché è quello che voglio, non ci hai pensato?”

Beh… allora perché mi hai fatto avere l’anteprima sul tuo super latte?”

Crowley emise un verso frustrato: “Avevo bisogno di piazzarlo sul mercato, niente di più. Ti manderò il latte, cia-”

Aspetta!”

Dimmi…”

Devo dirti una cosa… ecco io e Maggie, noi…”

Congratulazioni. Bene ti manderò-”

Crowley, lo sai che la tua vita ha ancora un senso, vero? Anche senza di lui… Io credevo di non meritare più nulla e poi è arrivata Maggie, insomma voglio che tu abbia cura di te, amico.”

...sì. Spedisco il pacco domani. Ciao.”

 

Come mise giù la chiamata, si percepì cadere di nuovo nell’abisso della sua disperazione.

Tutti finivano per essere felici, addirittura Gabriele e Belzebù.

Lui, invece…

 

“MALEDIZIONE!” urlò, lanciando il cellulare dall’altra parte del campo, mentre le capre si voltarono a guardarlo: “Che avete da guardare? Tornate a pascolare… ho bisogno di latte!”

 

***

 

 

 

Tutti gli angeli del paradiso erano in agitazione per l’arrivo di Gesù, dato che era da parecchi anni che non scendeva fra loro.

Michael si vantava spesso di averlo seguito sin da bambino, ma nessuno sapeva che in realtà Aziraphale aveva cenato molte volte in compagnia di quell’uomo.

Metatron comparve davanti alla schiera di angeli, con a fianco un uomo di media statura dai lunghi capelli scuri.

“Angeli, arcangeli, ecco a voi il figlio di Nostro Signore, Gesù. Pronto per tornare.”

L’uomo al suo fianco si fece avanti, mostrando un sorriso imbarazzato: “Salve… gente, come va? Vedo che… wow, siete tantissimi. Anche se non vedo più… che fine ha fatto Gabriele?” chiese guardando il Metatron.

“Lui… ha chiesto le dimissioni. Ora abbiamo un nuovo Arcangelo Suprem-” ma non riuscì a terminare la frase che Gesù lo interruppe estasiato: “Mi venga un colpo! Aziraphale! Amico, come te la passi? E’ da una vita che non ci vediamo, dal…?”

“Beh, dalla crocifissione temo…” sorrise dolcemente il biondo, porgendogli la mano.

“Oh, sì giusto! Wow, ma guardati hai fatto carriera! Sapete, io e Aziraphale abbiamo fatto un sacco di cene con tutti i miei apostoli, ci divertivamo un mondo, ogni tanto c’era anche quella tua amica, com’è che si chiamava? Crawl-”

“Non ha importanza!” lo interruppe arrossendo nervosamente Aziraphale: “A nessuno interessano vecchie storie, vero? Piuttosto abbiamo bisogno di parlare del tuo ritorno, sulla Terra.”

“Aaah, sì, quello… beh, che volete che faccia?” chiese grattandosi la barba folta.

“Nostro signore, non siamo noi che lo vogliamo, è solo giunto il momento.” sorrise freddamente Michael.

“Tu sei…” la guardò, assottigliando lo sguardo “Quella che adora ammazzare i draghi, vero? Michael, ciao!” la salutò dandole una pacca sulla spalla che fece irrigidire l’arcangelo.

“Allora, io non è che l’ho proprio progettata… sapevo che prima o poi sarei tornato, ma sono i miei apostoli che hanno scritto tutte quelle storie… quindi, non so nemmeno più come sia la Terra.”

“Motivo per cui…” intervenne Metratron: “Aziraphale può illustrarti le nuove usanze nella Terra oggi. Ti lasciamo a lui, nel frattempo siamo lieti di incontrarti di nuovo.”

Aziraphale sorrise timidamente a Gesù, prima di fermare Metratron per scambiargli due parole: “Volevo chiedere… sarebbe possibile portarlo sulla Terra… per mostrargli meglio l’ambiente?”

Lo sguardo dell’anziano si fece cupo, ma infine sorrise: “Certo, credo che un buon caffè gli farebbe bene.”

 

***

 

Aziraphale non aveva preso l’ascensore dal fatidico giorno.

Aziraphale non era più tornato in quella strada, in quella libreria, nella sua Londra da quel terribile giorno.

Quando le porte dell’ascensore bianco si aprirono di fronte a lui, ritrovandosi travolto dal caos di Soho, quasi si sentì svenire. Prese un lungo respiro, prima di sorridere al suo ospite ed invitarlo a seguire i suoi passi.

“Per tutti i Santi!” esclamò Gesù, guardandosi attorno senza parole: “Questa è la Terra?!”

“Sì, caro.” sorrise orgoglioso l’angelo: “Questa è la Terra.”

Gesù camminava col naso rivolto verso l’alto, inconsapevole del fatto che stava indossando indumenti moderni, ovvero un paio di jeans e una camicia di lino.

Attraversarono la strada e giunsero in quella che era la sua vecchia libreria, percependo un brivido appena ne sfiorò la maniglia di fronte a sé: “Questa… era la mia vecchia libreria, prima di avere la promozione. Ora la gestisce Muriel.”

“Che cos’è una libreria?” chiese il moro, continuandosi a guardare attorno, stupito.

“Oh, beh, è un luogo pieno di libri.” rispose aprendo la porta, venendo subito travolto dalla voce allegra dell’angelo al suo interno: “Salve! Siamo chius- Supremo Arcangelo!” sussultò: “Non pensavo che sarebbe venuto, mi dispiace moltissimo per il disordine!” si giustificò subito la giovane: “Ieri ho letto tutta la notte e mi sono dimenticata di risistemare i libri sugli scaffali!”

L’angelo più anziano, di tutta risposta, le porse un dolce sorriso: “Mia cara, come ti ho già detto più volte, mi devi chiamare solo Aziraphale. E per il disordine…” volse lo sguardo attorno a sé ed effettivamente era molto più disordinato di quanto ricordasse, ma con uno schiocco di dita, tutto tornò magicamente al suo posto: “Non c’è da preoccuparsi.”

“Oh grazie, grazie mille!” esultò l’angelo, battendo le mani.

“Allora, Muriel, questo signore qui con me è Gesù.” sorrise Aziraphale, mostrandoglielo con la mano.

“Oh bontà divina!” esclamò Muriel: “Gesù… Gesù?!”

“In persona.” rispose il nazareno, facendo un passo avanti per porgerle la mano.

La ragazza la strinse con entusiasmo, non riuscendo a smettere di sorridere: “Per tutte le oche! Non riesco a crederci! Gesù nella mia librer… volevo dire, nella libreria di Aziraphale!”

“Molto bene.” li interruppe l’arcangelo: “Ora, se non ti dispiace mia cara, che ne diresti di farci due buone tazzè di the?”

Sul viso della ragazza si dipinse una lieve delusione: “Oh beh… io non lo so fare… ho provato, ma il cibo non fa per me. Credo che dovreste andare dal bar qui davanti per quello…”

“Oh, beh, non importa allora. Sono comunque contento di vedere che te la stai cavando bene.” sorrise amabilmente.

“Oh sì! Beh, sono stata molto fortunata, perché il demone Crowley prima di andarsene mi ha lasciato un foglio con le linee guida da seguire, è stato molto gentile da parte sua, anche se ovviamente era molto triste l’ultima volta che l’ho visto.”

Muriel parlava così veloce che l’arcangelo restò totalmente senza parole al sentire nominare il suo ex-amico.

“C-Crowley… Crowley è stato qui dopo…?” deglutì sentendosi mancare l’aria nei polmoni.

“Sì, ha detto che doveva prendere delle cose, mi ha dato le istruzioni e poi se n’è andato.”

Gesù stava vagando per la libreria, osservando i titoli dei libri esposti, quando si accigliò: “Crowley… io conoscevo un Crawley ai tempi…”

“E’ la stessa persona!” intervenne Muriel con enfasi: “O almeno è quello che ho letto nei diari di Aziraphale!”

“TU HAI LETTO I MIEI DIARI?!” aveva quasi urlato, sentendo la Terra girare tutt’attorno.

“Certo! Ho letto ogni libro in questi due mesi! Ne parli con così tanta passione e sembra così affascinante nei tuoi racconti! Ora capisco perché vi siete baciati!”

“MURIEL ORA BASTA.” tuonò categorico l’arcangelo, con un fervore e una rabbia che spensero immediatamente tutto l’entusiasmo della ragazza.

Cadde il silenzio nella stanza, tra l’imbarazzo del giovane angelo e i tremori del biondo a quei ricordi. Si passò una mano sul viso, calmandosi immediatamente: “Scusa, mia cara. Non era mia intenzione… stai facendo un ottimo lavoro comunque. Ora, perdonatemi, ma ho bisogno di un po’ d’aria.” e così dicendo fuggì verso l’esterno, cercando di calmare il proprio battito cardiaco.

Poco dopo Gesù lo seguì, posandogli una mano sulla spalla: “Credo che un buon the ci aiuterebbe, qualunque cosa sia.”

 

Fu così che dopo una ventina di minuti erano seduti all’interno del bar “Dammi il caffè o dammi la morte”, a sorseggiare the insieme ad alcune Eccles Cake, parlando di come si era evoluta la Terra.

“...è stata sventata una Apocalisse alcuni anni fa, poi c’è stata una terribile epidemia e ora è giunto il tuo momento a quanto pare.” concluse l’arcangelo, lieto di poter assaporare nuovamente un buon the.

“Sembra un bel posto la Terra quest’oggi.” intervenne Gesù.

“Beh, ci sono ancora molte cose che non vanno… le guerre, le carestie, le epidemie, centinaia di ingiustizie, ma c’è anche così tanta bontà e amore…” quasi si commosse a quelle ultime parole.

“Perchè sei tornato in Paradiso? Dai tuoi racconti, credo che la Terra fosse più il tuo posto.”

Aziraphale si strinse nelle spalle, schiarendosi la voce con imbarazzo: “Mi era stata data una seconda possibilità… per poter cambiare le cose… non che come ora non vada bene, ma temo che si siano fatti degli… errori in passato.” deglutì osservando il proprio the.

“Capisco il tuo punto di vista… e credo che tu abbia ragione a riguardo. Ad essere sincero, non me la sento ancora di farlo.” ammise il messia in un sospiro: “Ho sofferto tanto… e l’idea di tornare ancora mi spaventa…”

“Ma gli umani sono buoni, loro hanno la possibilità di scegliere, tra bene e male. Forse potresti compiere il tuo destino, ma senza una guerra, senza morti o distruzione!” sorrise fiducioso.

Il moro cadde in un silenzio riflessivo, dove si perse nei propri ricordi: “Un tempo c’è stato un demone che mi ha mostrato tutti i regni del Mondo… mi aveva quasi convinto, perché ero allo stremo delle forze, ma invece di tentarmi ancora mi disse “Volevo solo mostrarti il resto del mondo, nessuna tentazione” ...era il tuo amico, vero?”

L’angelo venne colto alla sprovvista, ritrovandosi con il cuore gonfio d’emozione. Stava per rispondere, quando…

“Ma guarda chi è tornato, il Signor Fell! Ha davvero un bel coraggio a tornare qui dopo quello che ha fatto al signor Crowley…” disse duramente Nina che era rientrata da un paio di commissioni e ora l’osservava a braccia incrociate a fianco del tavolo.

“N-Nina!” il biondo arrossì: “Che piacere vederti! Non so… non so di cosa tu stia parlando…” cercò di mentire brutalmente.

“Io invece credo che tu lo sappia. Gli hai spezzato il cuore e ora è sparito chissà dove… ad ogni modo spero che la tua nuova conquista sia più fortunata.” continuò, indicando Gesù:

“Oh no, lui-lui non è… lui è solo...un mio collega.”

L’uomo gli sorrise amabilmente, portando la proprietaria della caffetteria a sentirsi improvvisamente più serena: “Ad ogni modo” continuò la donna: “Io e Maggie ora stiamo insieme… spero che tu ne sia contento.”

“Oh, ma che lieta notizia! Bene, forse però è meglio andare…” disse imbarazzato: “Abbiamo molto lavoro da sbrigare.”

 

***

 

Le anatre scivolavano lente sul lago di St. James Park, osservando incuriosite come la figura candida dell’angelo non fosse più accompagnata dall’uomo in abiti scuri, bensì da un altro individuo.

“Aziraphale, non so cosa hai combinato, ma a quanto pare… questo Crowley torna sempre. Vuoi parlarmene?” chiese gentilmente il Messia.

“E-ecco io e lui… io e lui siamo sempre stati insieme sulla Terra, ognuno per le rispettive fazioni… anche se in realtà è venuto a salvarmi dai guai molte volte… e beh è un po’ complesso… ad ogni modo non ha accettato la mia scelta di tornare in Paradiso.” sospirò infine.

“Io credo…” iniziò Gesù andando a osservare il lago più da vicino: “Che anche il più malvagio degli uomini meriti amore… non è questo che ci rende migliori? Tu sei un angelo e come tale sei stato creato per servire e per donare luce divina… riesci a concepire solo il mondo in bianco e nero, ma come uomo ti dico che non è così. Guarda questo parco, osservane le sfumature… c’è molto di più di singoli alberi e prati curati… i demoni, possono essere subdoli e anche malvagi, ma sono creature ferite, che si sono sentiti abbandonati. La loro punizione è stata crudele… ma forse con la tua vicinanza questo tuo amico ha rivisto il mondo non solo con gli occhi di un demone, ma anche con quelli di un angelo. Ama il prossimo tuo, lo dicevo spesso vero?” sorrise malinconico: “Ma sono convinto che debba essere così… e forse dovresti provare a riparlare con questo tuo amico.”

Aziraphale aveva ascoltato quelle parole rapito, ricordandosi come fosse stato semplice per gli umani dell’epoca vedere in lui una giuda: “Vorrei poterlo fare, ma… il paradiso non me lo permetterebbe e non so dove sia ora...”

“Sai, amico, c’è una domanda che mi tormenta da quando Metatron mi ha chiesto di scendere e fare il mio dovere…” disse pacificamente l’uomo.

“E qual è questa domanda?”

Che cosa voglio veramente?

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Erano tornati in Paradiso e appena le porte dell’ascensore si erano aperte sul bianco spettrale, il messia era stato trascinato da una sfilza di arcangeli verso il centro di progettazione dell’operazione “Second Coming 2.0”.

L’uomo non aveva avuto il tempo di aprire bocca che Michael e Uriel si erano premurate di accompagnarlo a sedere su un’ampia poltrona bianca, iniziando subito a illustrargli con precisione angelica il piano nei minimi dettagli.

Aziraphale, invece era rimasto indietro, assorto nei suoi pensieri, perso in una nube di confusione dopo la conversazione con l’uomo.

La domanda “Che cosa voglio veramente?” continuava a frullargli nella testa, imperterrita, portandolo a provare un senso di smarrimento che poche volte aveva percepito.

Alzò lo sguardo verso la presentazione del piano, ma non riusciva in alcun modo a concentrarsi, perché si stava rendendo conto più che mai dell’errore che aveva commesso nel tornare in Paradiso.

“Arcangelo Supremo?” lo chiamò una piccola voce al suo fianco, facendolo trasalire; un nuovo angelo gli mostrò che la cassetta dei suggerimenti era stata messa in uso: “Come da sua richiesta.”

Aziraphale sorrise amaramente, ricordando i tempi in cui un angelo fu punito per aver fatto quella proposta. Se solo Crowley potesse vederlo, pensò con una lieve commozione.

Si sentì improvvisamente stanco e decise di lasciare la riunione e di dirigersi alla sua spoglia scrivania, aveva bisogno di restare da solo con i suoi pensieri per un po’.

 

***

 

L’alba sorgeva timida e pallida all’orizzonte delle colline erbose, mentre Crowley si stava già prendendo cura delle sue capre e delle nuove consegne per quella settimana.

Era grato di essere un demone, perché questo gli semplificava decisamente il lavoro. Innanzi tutto non aveva bisogno di dipendenti o seccature che lo aiutassero e con l’uso di qualche miracolo riusciva a portare a termine tutte le consegne per il tempo prestabilito. Insomma, stava facendo davvero un sacco di soldi, non che ne avesse mai avuto bisogno. Ma l’idea che la sua fattoria stesse fruttando tanto, lo rendeva davvero orgoglioso nel suo fiuto in affari.

Le capre avevano bisogno di molte cure ed in base alle ricerche che aveva fatto, molto presto avrebbero dovuto essere accoppiate per migliorare il latte e questo non lo metteva molto di buon umore.

Non per l’atto in sé, ma perché da sempre i capretti gli ricordavano… un angelo.

 

Terminata la munta il sole era ormai alto in cielo e decise di fare una pausa alcolica all’interno del suo calmo cottage. Aprì il frigo e al suo interno vi erano solo vino (enormi quantità di vino) e formaggio o almeno quello che aveva provato a produrre nell’ usanza umana. I primi tentativi erano stati un fallimento, ma ora iniziava ad avere un buon gusto, anche se forse per quello avrebbe avuto bisogno di papille gustative più esperte, come quelle di Aziraphale.

Gli mancava, gli mancava terribilmente.

Si lasciò cadere sul divano con un profondo sospiro, nelle mani un bicchiere di vino rosso da un lato e dall’altro una fotografia in bianco e nero, scattata nel 1941 durante lo spettacolo di prestidigitazione dell’angelo.

Il vino scivolò presto tra le labbra a una velocità che avrebbe ubriacato facilmente qualsiasi umano. Le dita affusolate continuavano a cingere quella fotografia, provando una stretta al cuore alla marea di ricordi che si susseguivano nella sua mente.

“Se solo l’avessi fatto prima… prima di quel maledetto giorno… se solo avessi mandato a farsi fottere Metatron e avessi detto… ” un altro lungo sospiro: “Ma è troppo tardi… arrivo sempre stramaleddetamente troppo tardi.”

Lanciò la fotografia lontano, lasciandola librare nell’aria prima che toccasse terra, continuando a bere le due bottiglie di vino che si era tirato fuori dal frigo.

“Alcool…” mormorò: “Non mi resti che tu.”

Con uno schiocco di dita aveva dato il via allo stereo, ascoltando una vecchia playlist dei Velvet Underground, pronto a starsene lì seduto a crogiolarsi nel proprio dolore, quando d’un tratto percepì un boato che lo fece saltare in piedi dallo spavento.

Corse alla finestra per vedere cos’era accaduto e strabuzzò gli occhi quando si rese conto che proprio di fianco alla sua serra di piante pregiate, ora si era creato un cratere fiammeggiante.

“Cosa diavolo…” imprecò uscendo di casa, camminando dubbioso verso il buco nel suolo.

Era certo di trovare un meteorite o un satellite o un drone dell’esercito, invece ciò che trovò lo lasciò totalmente spiazzato.

In mezzo a quel cratere c’era un uomo dai lunghi capelli, perfettamente in salute nonostante il fuoco attorno a lui.

L’uomo si alzò, si ripulì i vestiti lisciandoli con cura e si voltò a osservarlo porgendogli un sorriso: “Ciao.”

Gli occhi gialli di Crowley per poco non uscirono dalle orbite, facendo un salto all’indietro come se avesse visto l’arcangelo Gabriele una seconda volta.

“Gesù Cristo…” imprecò, togliendosi gli occhiali per vedere meglio.

L’uomo sorrise: “Sì, è così che mi chiamano.”

 

***

 

Osservava il cursore lampeggiare sul computer di vetro, pensando al fiume di pensieri che lo stavano travolgendo, stringendogli il petto in una morsa dolorosa.

Aveva caldo e freddo allo stesso tempo, i brividi continuavano a percorrerlo lungo tutto il corpo, sentendosi… colto dal panico. Era strano essere un angelo e avere gli attacchi di panico, ma a quanto pare i vari anni vissuti sulla Terra l’avevano reso più vulnerabile.

 

Caro Crowley,

La Seconda Venuta è imminente e io non so come fermarla. Ho provato in tutti i modi a rendere il tutto più facile, ma anche con questo ruolo nessuno mi da davvero ascolto. Non conto nulla, come non sono mai contato. Nemmeno Gesù lo vuole, eppure credo che lo farà, perché è ciò che deve fare.

Odio questo posto, Crowley, non mi piace la sua luce, non mi piace tutto questo vuoto e tutta questa solitudine. E’ così freddo qui.

Mi manca la Terra, mi manca il calore che provavo in tua compagnia, il tepore del tuo corpo affianco al mio, il sapore…

Se solo ci fosse un modo per fermare tutto, per tornare indietro, per riaverti al mio fianco…

Se solo

 

Un bagliore rosso accompagnato da un allarme travolse l’intero Paradiso, facendo sobbalzare l’arcangelo che di tutta fretta schioccò le dita, stampò la lettera e la mise in tasca.

Corse a cercare gli altri arcangeli, riuniti attorno al mappamondo terreste: “Cosa… cosa è successo?” chiese ansimante per la corsa Aziraphale.

“Gesù è scappato.” rispose pacatamente Uriel: “E ha emesso un miracolo per non essere trovato, ma…”

Continuò Michael, al limite della pazienza: “Ma si è volatilizzato sulla Terra con l’uso di questo mappamondo… e sappiamo dov’è andato.”

“E dove?” chiese confuso Aziraphale.

“Sulle Isole Shetland.”

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Nota dell'autrice: Eccoci qui cari amici con altri due capitoli! Le cose iniziano a complicarsi per i nostri cari Aziraphale e Crowley... Spero che vi possa piacere!
 

Crowley era seduto nel suo salotto con difronte… beh, Gesù, il Messia, il figlio di Dio, il Re tra gli uomini eccetera eccetera.

Lo fissava torvo, con un bicchiere di vino in mano che tirò giù con forza, prima di tornare a fissare l’altro uomo che con calma si guardava attorno.

“Okay, ho bisogno di una spiegazione.” iniziò Crowley alzandosi in piedi, iniziando a camminare nervosamente nella stanza: “Cosa sei venuto a fare qui? Perchè con tutti i posti dove potevi andare sei venuto qui?!” la sua voce si fece più aggressiva verso la fine della frase.

“Sei cambiato.” iniziò l’uomo: “Eri una donna quando ci siamo conosciuti…”

“S-sì beh, evitiamo quella parte. Okay?”

“Ti chiami Crowley adesso, giusto?”

“Come fai a saperlo?” chiese di scatto.

“Ho sentito molto parlare di te negli ultimi giorni.”

Un verso non ben riconoscibile venne emesso dalla gola del fulvo: “Sì, beh, non mi interessa, ho bisogno di sapere cosa sei venuto a fare.”

Gesù sospirò, alzandosi in piedi: “Beh, vedi… in Paradiso hanno organizzato la mia seconda venuta in un modo davvero… wow, perfetto. Anzi, così perfetto che mi ha spaventato. Prima le tempeste, gli uragani, terremoti, poi tutti muoiono e poi...BOOM!”

Il demone sobbalzò sul posto a quell’esclamazione sottolineata ad effetto dall’altro uomo: “Faccio resuscitare tutti e dono a loro o la pace eterna o la dannazione eterna.” si fermò sospirando.

“E… non era quello che volevi?”

“Esatto! Hai colto il segno, amico.” lo indicò con la punta dei due indici: “Nessuno mi ha chiesto quello che voglio. E sinceramente, non ho voglia di tornare sulla Terra. Sì, certo è davvero un posto pazzesco ora… con tutte queste città, architetture, bar, macchine, libri e the… ma non penso che siano pronti. Capisci cosa intendo?” terminò, poggiando entrambe le mani sui fianchi: “Quindi me la sono svignata, ho toccato un punto a caso su quel mappamondo che hanno e sono finito catapultato qui. Non è strano?” sorrise: “Che fra tutti i posti sia proprio finito dove vive un demone?”

Uno sbuffo sonoro fu l’unica risposta che uscì dalle labbra del fulvo che decise di andare in cucina a prendere altro vino, perché davvero, aveva bisogno di metabolizzare quella follia.

***

 

“E così…” iniziò Michael: “A 18 ore dall’inizio del “Second Coming 2.0” il nostro Messia è sparito, nel nulla.”

“Già.” sottolineò Uriel: “La domanda è perché?” e così dicendo volse lo sguardo verso Aziraphale che per tutto quel tempo era stato stranamente silenzioso.

“C’è una cosa che non riesco a capire… come mai ogni volta che progettiamo qualcosa ci sia sempre lo zampino tuo, Aziraphale.” disse freddamente Michale, fissandolo con sguardo tagliente.

“M-mio? B-beh… ammetto che ho influito su alcuni avvenimenti, ma… ma posso davvero assicurarvi che non ho fatto nulla per fargli cambiare idea.”

“Che cosa avete fatto quando siete andati sulla Terra?” continuò l’arcangelo dallo sguardo glaciale.

“Siamo… siamo andati alla libreria dove c’è Muriel… gli ho mostrato i libri, abbiamo bevuto del the e gli ho fatto un riassunto di tutta la storia dell’umanità, sottolineando quando meravigliosi ed evoluti siano gli umani oggi.” sorrise nervosamente, continuando a rigirasi le mani al petto.

“Quindi gli hai praticamente detto che sarebbe stato un vero peccato far finire tutto.” rispose Uriel.

“B-beh…” balbettò Aziraphale: “… in realtà lui mi ha detto che non era pronto che-”

Con un lampo improvviso, comparve in mezzo a loro il volto galleggiante di Metatron: “Dov’è finito Gesù, Aziraphale?”

“E’ scomparso…” balbettò a bassa voce.

“Puoi ripetere?”

“E-e’ scomparso.” ribattè a voce più alta: “A quanto pare è scappato. Sulla Terra.”

“Michael e Uriel non l’avete controllato ogni istante?”

“Ma… signore, lui ha detto che doveva andare in bagno.” iniziò Michael.

“E non vi siete rese conto che non ci sono bagni in Paradiso?” tuonò irritato Metatron.

“Quando ce ne siamo rese conto…” rispose Uriel: “Era troppo tardi.”

“Se posso permettermi…” iniziò Aziraphale, facendo un passo avanti: “Vorrei andare a cercarlo sulla Terra, ho anche degli agenti umani laggiù, credo che sia la cosa migliore da fare.”

“Va e trovalo. Fatti aiutare da Muriel, è ora che quella testa vuota si renda utile. Andiamo avanti con il piano nel frattempo… e non lasciate che la voce si sparga all’inferno.”

 

***

 

Se il Paradiso era tutto luce e design, l’inferno era l’emblema del fetore e delle peggiori architetture mai inventate. Demoni e dannati camminavano all’infinito nel nulla, dato che non esistevano i corridoi, avvolti dal buio, dalla sporcizia e dalle tenebre.

Ma i suoi funzionari si davano un gran da fare per rendere al meglio il loro lavoro, soprattutto ora che al potere c’era Shax “la spietata” così era stata nominata.

Non c’era notizia che potesse scappare dalle sue grinfie, soprattutto quando qualcosa di grosso bolliva in pentola al piano superiore.

FurFur aveva preso il vecchio posto di Crowley come emissario dell’inferno a Londra , effettuando con davvero molta diligenza il suo compito.

Quel giorno si recò al cospetto infernale, entrando dalla porta principale.

 

“Shax, mia Signora, vengo con grandi notizie.” esordì sfoggiando un sorriso colmo di orgoglio.

“FurFur… taglia corto e spiegati.” disse la donna dall’alto del suo trono, intenta a controllare alcuni protocolli.

“Mi è giunta voce che avvenimenti insoliti stiano accadendo nella zona delle Isole Shetland, in Scozia. Come un clima costantemente burrascoso, grandissime quantità di pioggia, uno smisurato consumo d’alcool e un incremento della produzione di latte...di capra.”

“E questo come potrebbe interessarmi?” rispose seccamente.

“Beh, sì da il caso che quest’oggi un evento inatteso sia accaduto sempre nello stesso posto. I telegiornali umani ne hanno parlato molto, a quanto pare un meteorite si è abbattuto su una di quelle Isole. Ma dato che è una zona difficilmente accessibile, un paio di giornalisti hanno inviato dei droni a scattare alcune fotografie e… guarda cosa ho trovato.” terminò, porgendo in avanti una foto raffigurante un uomo dalla figura slanciata e dai capelli rossi, intento a spingere all’interno della sua abitazione…

“Per tutti i diavoli…” esclamò Shax: “Quello è Gesù.”

“Esatto.”

“E quello è Crowley, ecco dove si era nascosto il Traditore… e ora è evidente da che parte ha deciso di schierarsi.”

Il petto e la figura di FurFur si fecero un po’ più ampie, fiero del propria scoperta.

“Furfur, mio caro, hai davvero fatto un buon lavoro… questo conferma le voci sulla progettazione di un secondo avvento. Credo sia giunta l’ora di andare fare una bella visita al nostro caro vecchio Crowley.”

Il demone si inchinò al cospetto del Duca Infernale e con fierezza uscì dall’inferno, pronto a portare a termine la missione.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


Aziraphale si era proposto per le ricerche, ma per primo non aveva la più pallida idea di dove iniziare. Era sempre stato bravo con i ragionamenti e le complicate riflessioni, ma quando veniva colto dall’ansia c’era sempre e solo una persona, o meglio un demone, che poteva aiutarlo… e ora non c’era.

Era apparso con il fiatone nella libreria della giovane Muriel, facendola quasi cadere giù dalle scale per lo spavento.

“Scusami tanto, mia cara, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto. E’… e’ successa una cosa terribile e ho bisogno di una… ispettrice esperta.” disse celando l’ansia dietro un lieve sorriso.

“Oh, ma io lo sono!” sorrise la ragazza: “Ispettrice Muriel ai suoi ordini!” e così dicendo si mise sull’attenti.

“Molto bene, vedi… è scomparso…” la voce gli tremò nel dirlo, abbassando la voce per non essere ascoltato: “...Gesù.”

“Per tutte le oche!” esclamò la ragazza: “Come è possibile?”

“I-io…” rise isterico l’arcangelo: “Non lo so… ma, sappiamo dove è andato e dobbiamo trovarlo prima che accada un bel pasticcio.”

“Dov’è andato?” chiese tirando fuori il suo taccuino per prendere appunti, dopo essersi rivestita da poliziotto con uno schiocco di dita.

“In Scozia, più precisamente nelle Isole Shetland… è che proprio non riesco a capire cosa ci possa essere in un luogo del genere…” sbuffò esasperato: “Ho bisogno di calmarmi. Ho bisogno di una tazza di te.”

“S-signore…” balbettò Muriel, guardandosi la punta delle scarpe: “Io credo di sapere cosa ci sia laggiù… ma dovremmo chiedere più precisamente a Nina, perché lei sa dove si trova.”

“Chi?” chiese confuso l’arcangelo.

“Il signor Crowley.”

 

***

 

Crowley decise di applicare al problema che si era appena instaurato nella sua vita un’abile soluzione: ignorare del tutto il suo nuovo ospite.

Così, quando si infilò gli stivali in gomma per uscire a mungere e nutrire le sue capre, ignorò del tutto ogni ricerca di comunicazione dall’uomo che sedeva sul suo divano.

Nel giro di pochi minuti lo seguì fuori, con calma.

“Te ne devi andare.” esordì Crowley.

“Ma io non so dove andare.”

“Sì che sai dove andare, puoi andare ovunque tu voglia, anzi te ne puoi anche tornare in Paradiso, non mi interessa, l’importante è che tu sparisca.” ringhiò, aprendo con forza il recinto delle capre.

“Sei stato tu a mostrarmi tutti i Regni del mondo, pensavo-”

“Beh, hai pensato male!” ribattè, sbattendo a terra il secchio in metallo ancora vuoto, facendo spaventare le sue capre: “Vedi, spaventi le capre, te ne devi andare.”

“Non sono creature amorevoli? E’ interessante notare come un demone se ne prenda cura.”

La calma con cui quell’uomo parlava, visto il momento e il malumore costante nella vita di Crowley, lo stavano irritando più del dovuto.

“Tu non mi conosci, non sai niente di me e non sai nemmeno come sia essere un demone.” iniziò a mungere FurFur, la capra dal manto grigio, mentre Gesù se ne stava ad osservarlo a braccia conserte alle sue spalle.

“Io so quanto mi basta sapere sul tuo conto… a quanto pare c’è un Arcangelo in paradiso che sente molto la tua mancanza.”

Colto da una rabbia funesta, Crowley prese il secchio e lo scaraventò contro il muro, voltandosi rabbioso nei confronti dell’altro: “Non osare. Non osare nominarlo qui. Io non manco a nessuno e nessuno manca a me.” il fiato si era fatto corto e aveva un’improvvisa voglia di dare fuoco a qualcosa.

“Quindi… è un no per mostrarmi il mondo?” chiese dispiaciuto l’uomo.

Con un ringhio, Crowley andò a prendere un altro secchio, decidendo di tornare ad ignorarlo.

 

***

 

“Salve Nina!” sorrise nervosamente Aziraphale: “Sono venuto per prendere un the e perché ho bisogno che tu mi dica dov’è Crowley.”

La donna emise una risata: “Buongiorno Signor Fell, per il the sono 2 sterline e per la seconda, non lo so, mi dispiace.”

“Oh, andiamo!” si lamentò l’angelo: “Te l’ho chiesto gentilmente! Senti, lo so che gli ho fatto del male e l’ho fatto soffrire, anche se anche lui l’ha fatto con me, ma a parte questo, ho davvero bisogno che tu mi dica dove si trova… è questione di vita o di morte!”

“Capisco, ma davvero non so dov’è finito… mi dispiace.” e così dicendo prese un cartoccio di latte per macchiare il caffè di una cliente.

Lo sguardo ceruleo dell’angelo venne rapito dalla scritta rossa stampata sullo sfondo nero che recitava “Anthony’s Goats”.

Era strano, pensò, non aveva mai visto quel latte prima d’ora e voltandosi si rese conto che Nina ne aveva un intero frigo pieno.

“Nina, da dove arriva questo latte? Non… non l’ho mai visto prima.” disse, sporgendosi a prendere il cartone per osservarlo meglio.

“Al supermercato, come tutti. Perchè?” iniziò lei, sulla difensiva.

“Beh, ne hai una grande quantità e questo è latte di capra… non è un latte molto comune.”

“Ai miei clienti piace. Dicono che sia un esplosione di sapori. E come ti ho detto non so dirti altro su quel latte.” rispose seccamente prima di andare a portare le bevande ad un paio di tavoli.

Aziraphale continuò la sua esplorazione del cartoccio di latte, sentendo il cuore battergli forte appena ne lesse la provenienza:

 

Anthony’s Goats

Sandwick, Isole Shetland

Scozia

 

Prese il latte e corse verso Nina, mettendoglielo sotto al naso: “E’ qui, non è vero? Questo latte è suo! Lui ha sempre amato le capre, ti prego Nina, dimmelo.”

La donna, incapace di reggere di fronte quegli occhi colmi di speranza alla fine sospirò: “E va bene… sì, quel latte è suo. Me ne invia una scorta ogni due settimane. Ma ehi, io non ho detto nulla.”

“Oh, grazie! Grazie cara!” la abbracciò con forza prima di scomparire fuori dal negozio, dove Muriel lo stava aspettando.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


Nonostante fossero creature celesti e avessero la capacità di materializzarsi senza l’utilizzo di mezzi umani, era sempre un’attività che comportava un certo pericolo e richiedeva un enorme dispendio di energia, motivo per cui gli angeli e i demoni aveva iniziato a spostarsi principalmente con l’utilizzo di mezzi di trasporto umani.

Fu così che su un treno diretto per Edimburgo trovammo l’arcangelo supremo e l’angelo Muriel seduti uno accanto all’altro a leggere libri, attraversando l’intera isola britannica.

Muriel sedeva tranquilla, con la solita espressione pacifica, esultando delle scoperte che continuava a fare per ogni pagina letta, mentre Aziraphale era molto turbato per i seguenti motivi:

 

1) Il Paradiso gli dava la colpa della fuga del messia.

2) Sapeva che se il piano del secondo avvento fosse andato a buon fine, la Terra sarebbe stata distrutta in ogni caso.

3) Di conseguenza ci sarebbe stata una guerra tra paradiso e inferno.

4) Motivo per cui avrebbe dovuto combattere… Crowley.

5) Fra sei ore (forse) avrebbe rivisto Crowley e al solo pensiero sentiva le gambe cedere.

 

Per quanto fosse intelligente, non riusciva a trovare una soluzione al suo problema.

Sullo stesso treno in un altro vagone, un altro individuo viaggiava verso la dimora di Crowley, ma con intenti molto più malvagi. Il demone FurFur non aveva mai preso un treno prima di allora, restando decisamente sorpreso dalla quantità di essere umani che potevano essere stipati in un solo vagone e dall’innumerevole caos che questi riuscivano a produrre con il solo uso della bocca. In momenti come quelli, rimpiangeva l’inferno e come biasimarlo?

 

***

 

Il pomeriggio stava giungendo al termine e Crowley aveva potuto constatare che due cose non l’avevano abbandonato per tutti il giorno: il pessimo umore e la presenza costante di Gesù alle sue spalle.

Continuava a fargli domande e si rese presto conto che ignorarlo non migliorava la situazione.

Le capre avevano avuto tutte le cure necessarie e ora il demone dai capelli rossi stava annaffiando con attenzione le piante della sua serra, la sua più grande soddisfazione.

 

“Hai davvero molte piante qui… come mai?” chiese gentilmente l’uomo, accarezzando con cura le foglie di alcune.

“Mi piace terrorizzarle.” rispose sincero, lasciando interdetto l’interlocutore, poi continuò: “Comunque dovresti davvero andartene. Non è sicuro per te stare sulla Terra, senza protezione. L’inferno non ci metterà molto a rintracciarti.”

“Tutto sotto controllo, ho fatto un miracolo.”

Crowley sbuffò: “Ottimo, allora ancora peggio. Fra poche ore avremo il paradiso alle calcagna.”

 

Uscì dalla serra sbattendo la porta, ignorando totalmente l’uomo che continuava a seguirlo: “Perchè sei così arrabbiato?” gli chiese Gesù.

“Non sono arrabbiato.” ringhiò Crowley.

“Scusa, mi correggo amico... Sei molto arrabbiato.”

 

Il fulvo si pietrificò a pochi passi dall’ingresso della propria abitazione: “Vuoi sapere perché sono arrabbiato? Sono furioso, perché ogni volta che ho qualcosa di bello, mi viene portato via. Sai, ho creato gran parte dell’universo e come sono stato ringraziato per avere fatto qualche domanda?!” ringhiò, indicando con un dito il cielo: “Ho accettato il mio destino, ho fatto il mio lavoro… e avevo trovato un… qualcuno davvero importante per me. Eravamo a tanto così…” avvicinò indice e pollice per mostraglielo: “Tanto così dall’essere liberi, felici… e me l’hanno portato via di nuovo. Quindi, si sono arrabbiato, sono stanco, sono frustrato e vorrei tanto che l’universo smettesse di mandarmi problemi da risolvere. Prima l’anticristo, poi Gabriele, ora-”

“Cosa è accaduto a Gabriele?” chiese, andando a sedersi sulla sedia sotto la veranda.

Lo sguardo di Crowley si fece torvo da sotto gli occhiali: “Non lo sai?”

“No, non mi è stato detto.”

“Beh, il grande arcangelo si è innamorato di Lord Belzebù. Si è rifiutato di fare una seconda Armageddon e volevano farlo fuori… lui... è complicato, ad ogni modo ha avuto il suo felice e contenti con Belzebù. Patetico vero?” la voce s’incrinò di amarezza.

Gesù gli porse un lieve sorriso: “Io credo che tu sia molto ferito, perché non hai potuto avere ciò che hanno loro… ma se avessi una seconda possibilità, l’accetteresti?”

“Tsk… non ci saranno altre possibilità. Lui mi ha lasciato, ha preso la sua scelta, non tornerà indietro… e anche se fosse non credo che riuscirò a perdonarlo questa volta.” rispose secco, camminando nervosamente di fronte all’altro.

“Allora…” disse l’uomo alzandosi e guardando oltre la spalla del demone: “Perchè non glielo chiedi?”

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Nota dell'autrice: Preparatevi a soffrire <3

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Capitolo 9
*** Capitolo nono ***


Nota dell'autrice: Preparate i fazzolettini!

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Quando i loro sguardi si incrociarono entrambi ringraziarono di non aver bisogno di respirare.

Crowley sentì la terra mancargli da sotto i piedi, cedendo con un lieve passo all’indietro prima di stabilizzarsi e restare immobile a fissare i due angeli di fronte a lui.

L’arcangelo percepì le lacrime formarsi nello sguardo, offuscandogli la vista, ma le tenne saldamente al loro posto.

Muriel li fissava, preoccupata e travolta dalla moltitudine di sentimenti che stava percependo nell’aria.

Fu Aziraphale il primo a farsi avanti, cauto: “Crowley-”

“No.” fu la prima risposta del fulvo che abbassò lo sguardo, prima di scendere dalla veranda e dirigersi con passo spedito verso la sua serra.

“Crowley, aspetta io-”

“No, vattene. Prendilo e torna da dove sei venuto, grazie.” disse passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo, lacerando del tutto il cuore del biondo.

Gesù si avvinò ai due angeli: “Va, seguilo. Muriel, che ne dici di una tazza di the insieme a me?” sorrise dolcemente alla ragazza, prendendola sotto braccio e conducendola all’interno del cottage.

Con aria sconvolta e il cuore in frantumi, Aziraphale seguì il demone nella serra, trovandolo di spalle, intento a bagnare alcune piante.

“Crowley, per favore ascoltami… i-io ho molte cose da dirti, credo che entrambi-” deglutì, iniziando a torturarsi con forza le mani.

“Io no, non ho nulla da dirti. Credo che tu abbia del lavoro da fare… in paradiso. Vai.”

“Oh, ora smettila!” sbottò l’angelo: “Sono stato sciocco, hai ragione. Ho reagito male e quando… quando tu mi hai-”

“Non ha più alcuna importanza, Aziraphale.” continuò freddamente il demone, restando di spalle.

“Invece ce l’ha per me!” urlò di nuovo l’angelo, sentendosi così sconvolto da aver bisogno di poggiarsi contro una fioriera: “Hai idea… quanto io abbia aspettato per… per ricevere quello che mi hai dato? Secoli! Secoli interi a cercare di convincermi che fosse sbagliato, che non fosse possibile e poi… tu me l’hai dato nel momento in cui mi hai abbandonato.”

Crowley si voltò di scatto, mostrando i feroci denti bianchi in contrasto agli occhiali scuri: “Io ti ho abbandonato?! Io?! Non sono stato forse io a esprimerti i miei sentimenti… a metterti il mio cuore su un piatto d’argento… e tu… tu… lascia stare.” sospirò: “Vattene.”

“No, non me ne vado!” fece un passo nervoso in avanti il biondo: “Non me ne vado fino a quando non abbiamo chiarito, fino a quando tu non avrai capito che… che…” le parole gli mancarono, insieme al coraggio.

Crowley attese, guardandolo impassibile: “Che cosa?”

Aziraphale si contrasse in un espressione di dolore, muovendo le mani in cerca della forza per riuscire a dirlo.

“Che cosa, angelo?” ripetè ora con un tono più caldo il demone.

“Che… che io…. io ti amo!” ansimò, iniziando a non riuscire più a controllare le proprie lacrime: “Ti ho sempre amato, da quando eri un angelo… e quando sei caduto… ho fatto di tutto per ritrovarti… Ho bisogno di te, Crowley… ti prego.” la voce gli si spense in gola in un sussurro flebile.

Con calma il demone rispose: “Io non sono più un angelo e non lo sarò mai. E tu non hai mai voluto me, non è così? Solo l’idea che avevi di me… mi dispiace. Ma io non so cosa farmene di tutto questo.”

“M-ma Crowley…” quasi gli corse incontro: “Stupido demone, io non ho mai detto di amare solo il te angelo. Io amo te! Tu così cupo, lunatico, scorbutico e simpatico, buono e gentile… “ i suoi occhi celesti cercarono lo sguardo dorato da dietro gli occhiali scuri, diventati però impenetrabili.

“Se non mi ami più lo capisco…” disse con scherno Aziraphale, arricciando il naso: “Ma se solo potessi vederti con i miei occhi, capiresti quanto di meraviglioso c’è in te.”

Un lieve rantolo fuoriuscì dalle labbra di Crowley che soffocò in un colpo di tosse: “Allora perché. Perchè hai scelto il paradiso?”

“Perchè l’avevo scelto prima che tu mi dicessi di no!” gemette disperato il biondo.

“Allora perché hai detto di sì, prima di parlare con me?”

“P-perchè… perché io credevo…” rispose confuso.

“Ecco, questo è il punto. Tu credevi. Tu credi sempre di avere ragione, perché sei un angelo, perché sei buono, perché io sono un maledetto demone e ho sempre torto. Vero?”

“Non è così-”

“Sì che è così invece… lo hai sempre detto per tutti i secoli da quando siamo sulla Terra. Ho passato la mia vita a cercare di convincerti del contrario, anche se sì, sono un bastardo e il mio lavoro era combinare guai. Ma io ti ho sempre amato, angelo e tu mi hai buttato via… come se non valessi nulla. Ora però non so cosa farmene delle tue lacrime, delle tue belle parole… non è una cosa che puoi cancellare così. Hai scelto loro e non me… spero che almeno ne sia valsa la pena.”

Aziraphale incapace di ribattere, iniziò a piangere in silenzio, senza riuscire a smettere, sentendosi improvvisamente perso. In tutta la sua vita non avrebbe mai pensato che ciò potesse accadere.

La quiete li avvolse interrotta solo dai singhiozzi dell’arcangelo, mentre Crowley si era nuovamente voltato di spalle.

Il biondo infine mormorò: “Ho fatto mettere… u-una scatola dei consigli in paradiso.”

Crowley si gelò sul posto, percependo una stretta al cuore; Aziraphale continuò: “Così nessun angelo...con idee originali… dovrà più passare quello che hai passato tu. C-comunque avevi ragione… e io avevo torto…” deglutì, tirando su dal naso: “T-ti farei la danza, ma temo che tu non la voglia vedere… e avevi ragione anche sul paradiso… v-volevo solo cambiare le cose, Crowley. Renderlo un posto migliore… volevo solo… non importa.” tirò fuori dalla tasca le due lettere che aveva scritto e gliele posò su un tavolo lì vicino: “Vorrei che tu le leggessi… o se preferisci b-bruciale, non ha importanza.”

Infine si voltò per uscire dalla serra, ma trovò la porta bloccata. Iniziò a spingere, provò con un miracolo, ma quella maledetta porta rimaneva serrata. Dalla rabbia le lacrime uscirono più dense, facendolo tossire in cerca d’aria.

D’un tratto sobbalzò nel sentire due mani ruotarlo e spingerlo contro quella ingresso, prima che due lunghe braccia lo stringessero in un forte abbraccio.

Ci mise alcuni istanti prima di capire che Crowley lo stava cingendo, tremante, con il viso affondato nell’incavo della spalla dell’angelo.

Questa volta Aziraphale ricambiò subito la stretta, piangendo contro quella spalla ossuta colma dell’odore del suo unico amico.

Restarono così a lungo, ognuno spaventato nelle braccia dell’altro, incapaci di lasciarsi per paura di svanire.

 

“Mi sei mancato…” mormorò Crowley contro il tessuto del capotto: “Mi sei mancato così tanto, angelo...”

“Oh, Crowley…” gemette Aziraphale, cercando il volto dell’altro per riuscire finalmente a vederne lo sguardo dorato. Con un tocco gentile gli sfilò gli occhiali, sentendosi trafitto dal senso di colpa quando vide gli occhi dal suo colore preferito devastati dalle lacrime, dall’alcool e dalla depressione.

“Oh, Crowley… amore mio, perdonami… ti prego.” sussurrò, cingendogli il volto con entrambe le mani: “Sono stato così vile… potrai mai perdonarmi?”

Il demone chiuse gli occhi per alcuni istanti a quel contatto, chiedendosi se fosse solo l’ennesimo sogno.

“Baciami.” mormorò in un soffio l’angelo: “Baciami, per favore.”

Gli occhi gialli si riaprirono ad osservare il volto paffuto dell’altro, distrutto dalla suo stesso avvilimento.

Questa volta non si tuffò disperato su quelle labbra, bensì di avvicinò lentamente, osservando come le ciglia dorate dell’angelo si chiudevano desiderose di quel contato. Le sfumature di rosso sulle sue guance gli fecero sobbalzare lo stomaco, prima di chiudere gli occhi e semplicemente posare le proprie labbra su quelle di Aziraphale che questa volta rispose dolcemente, senza paura, stringendolo con dolcezza a sé, in cerca del calore del corpo dell’altro.

Crowley fece scivolare le proprie mani lungo la schiena, fino ad andare a posarle sui fianchi morbidi dell’angelo, che strinse appena, ricevendo di tutta risposta un lieve gemito che fuoriscì dalle labbra soffici di Aziraphale.

Movimenti lenti, dolci, insicuri, ancora pieni di domande su questo nuovo modo di starsi accanto.

Fu Aziraphale a socchiudere per primo le labbra, permettendo a Crowley di assaggiare il sapore della sua bocca, facendolo quasi scorporare per la troppa emozione.

Quando si divisero, Crowley continuò a ricoprire di baci il volto morbido dell’altro, che restava ad occhi chiusi, aggrappato alle spalle larghe del fulvo.

“Oh Crowley…” mormorò ancora.

“Sssh, angelo… va tutto bene, va tutto bene, sono qui.”

 

Improvvisamente la porta della serra di aprì dietro di loro, facendo arrossire entrambi per la consapevolezza di chi li avesse chiusi là dentro.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo ***


Nota dell'autrice: E' stata una folle settimana e ricominciando lavorare, temo che il mio aggiornamento sarà settimanale, anche se la storia è completa.
Eccoci qui amici! Trattenete il fiato!


“Vieni con me…” sussurrò Aziraphale, restando ancora avvolto tra le lunghe braccia del demone.

“Non posso… Non posso lasciare le mie capre. E non c’è nulla che io possa fare con te, laggiù, temo che non finirebbe bene…” rispose calmo, prima di posare un lieve bacio tra i capelli biondi.

“Io lo riporterò indietro e poi tornerò da te…” rispose risoluto, alzando lo sguardo sull’altro: “Non mi interessa cosa accadrà, io voglio stare con te.” sorrise dolcemente al fulvo, prima che i due si divisero per tornare verso il cottage di Crowley, mano nella mano.

Gesù e Muriel avevano osservato tutta la scena dalla finestra e dopo un sorriso d’intesa, avevano fatto finta di non aver visto nulla, uscendo con calma dall’abitazione.

Crowley si era riposizionato saldamente gli occhiali sulla radice del naso, per non mostrare a nessuno quanto fosse felice in quel momento.

“Dunque…” si schiarì la voce Aziraphale, incapace di trattenere la gioia: “Gesù verrai riportato con me e Muriel in Paradiso… e poi” sorrise voltandosi a guardare Crowley con sguardo innamorato: “Io tornerò qui.”

L’uomo sorrise: “Molto bene, andiamo. Credo che abbia molte cose di cui discutere con Metatron.”

 

Con un schiocco di dita, all’interno del capanno della fattoria comparve il candido ascensore diretto al Paradiso.

Muriel e il messia s’incamminarono, mentre Crowley osservò per un ultima volta l’arcangelo che gli rivolse uno sguardo colmo di preoccupazione. Con un slancio il biondo si protrasse in avanti posando a fior di labbra un ultimo bacio che fece girare la testa al demone: “Torno presto. Non temere.”

Il fulvo l’osservò salire su quell’ascensore, con il nodo in gola e prima che le porte si chiudessero, mormorò “Addio, angelo.”

 

***

 

Per un individuo non abituato a lunghi viaggi come FurFur, fu assai complicato riuscire a giungere a destinazione. Una volta arrivato ad Edimburgo, infatti, fu colto dal più strano susseguirsi di sfortune. A quanto pare tutti i taxi risultavano occupati e i pullman in sciopero. Decise d’incamminarsi fino al porto per salire sul Traghetto, ma l’ultimo disponibile era appena partito e l’altro che compiva la stessa tratta, affondato il giorno prima in una mareggiata.

A estremi rimedi, compì il viaggio a bordo di un gommone che trovò lì vicino, rischiando più volte di finire inabissato.

Quando giunse sulle sponde delle Isole Shetland, il sole era già calato ed il buio lo stava avvolgendo. Decisamente di pessimo umore, giunse alla fattoria di Crowley a tarda notte, trovando quest’ultimo seduto all’esterno della sua veranda con un bicchiere di vino.

“Demone Crowley, finalmente ci rincontriamo.” esordì autorevole FurFur, sfoggiando un tono vittorioso.

“Ci conosciamo?” chiese dopo alcuni istanti il demone Crowley.

“Oh, ma smettila! Certo che mi conosci! Ci siamo visti due mesi fa nella libreria del tuo amico!”

“Oh… oh sì, tu sei…” fece finta di non ricordarsi il suo nome.

“FurFur.” ribattè seccato: “E sono il nuovo emissario sulla Terra, al tuo posto.”

“FurFur, è il nome di una delle mie capre.” mormorò Crowley, bevendo un sorso di vino: “Cosa posso fare per te?”

“Dov’è?” chiese secco.

“Chi? La capra?”

“Non la capra, idiota, Gesù, dov’è?”

“Io non conosco nessun Gesù.”

“Sì che lo conosci, è qui…” disse, mostrandogli la foto “Ho la prova che è stato qui. Stai collaborando con il Paradiso, non è così?”

“Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Vuoi un goccio di vino?” chiese porgendogli la bottiglia.

“Oh, smettila con i tuoi giochetti. Lo annuso nell’aria, c’è odore di Paradiso qui. Sei scomparso dai radar, hai finto di litigare con il tuo amico e ora stai dalla loro parte. Allora, dov’è?”

“Beh, amico…” iniziò Crowley alzando le spalle: “Non so cosa tu abbia bevuto, ma qui non c’è traccia di alcun Gesù o chi altro. Fai un giro, non troverai nulla.” e così dicendo entrò in casa, sbattendogli la porta in faccia.

FurFur restò spiazzato: “Ehi! Ehi! Guarda che lo so di aver ragione! Hai idea di quanto abbia viaggiato? Ah, maledizione…” ringhiò, frustrato, iniziando a perlustrare il perimetro dell’abitazione, certo di trovare ciò che cercava.

 

***

 

Nel mentre che sulla Terra angeli e demoni davano la caccia al messia, in Paradiso due arcangeli avevano indagato sul conto di Aziraphale, trovando sul suo computer un paio di lettere compromettenti. Così, quando Michael e Uriel le mostrarono a Metatron, quest’ultimo non fu molto benevolo nella scoperta.

“Cosa dobbiamo fare, adesso?” chiese seriamente Uriel.

Il volto torvo dell’uomo anziano soppesò con calma le sue parole, prima di pronunciarle: “Trovate il demone Crowley e annientatelo. Definitivamente.”

I due arcangeli s’inchinarono e si ritirarono, pronti a compiere il loro lavoro.

 

***

 

Crowley aveva deciso di fare un giro alla stalla, prima di andare a dormire (azione non necessaria, ma che amava compiere come un vero umano). Era stata una lunga giornata e aveva bisogno di essere certo che le sue capre stessero bene. Ogni tanto, alla sera, amava mettere della musica per aiutarle ad addormentarsi e a produrre del latte migliore.

Era entrato nel recinto e le stava accarezzando una alla volta, quando un colpo secco alla nuca lo fece stramazzare a terra. Gli animali scapparono spaventati, lasciandolo coricato al suolo, confuso su cosa fosse accaduto.

“F-Furfur… ?” borbottò, cercando di rialzarsi, ritrovandosi di fronte invece due figure dagli abiti di sartoria celeste.

“Salve, demone Crowley.” lo salutò Michael, mentre Uriel lo prese di peso per farlo voltare.

“Cazzo…” bofonchiò il demone, cercando di pensare velocemente cosa fare.

Michael se ne stava a braccia conserte: “Sappiamo che continui a darci problemi. E non vogliamo che il nostro arcangelo supremo perda ancora tempo con te, vero? Quindi, siamo venuti a darti una scelta. Spada o acqua benedetta?” chiese, mostrando le due armi a disposizione nelle mani di Uriel.

Il fulvo deglutì, percependo la nuca gocciolare dal sangue per il colpo precedente: “… non dovevate scomodarvi… non ho nulla da offrirvi.” sorrise sghembo.

“Lo sai…” iniziò Uriel: “Credo che sia più tipo da spada.”

“Lo credo anch’io” rispose Michael, cingendola tra le mani, osservando la lama infuocata: “Pensare che questa un tempo apparteneva ad Aziraphale… chissà cosa penserà quando scoprirà che ti ha ucciso.”

Crowley, che era e restava un ottimista, iniziò a ridere, ridere profondamente: “Oh voi… voi lo sottovalutate sapete? Credete sempre che sia… sia un povero stupido. Ma alla fine vi fotterà… tutti quanti… potete uccidermi, potete farmi cosa volete, ma alla fine… ve la dovrete vedere con lui.”

Di tutta risposta Uriel gli diede un calcio nello stomaco, facendolo piegare dal dolore e Michael continuò: “Non se prima lo cancelliamo dal Libro della Vita… due problemi risolti. Ora sta zitto e lasciati uccidere.” sorrise crudelmente l’arcangelo alzando la spada verso l’alto.

Il fulvo, per qualche strano motivo, era pronto ad accettare il suo destino, troppo stanco per ribellarsi ancora. Da dov’era coricato poteva osservare la luci della stalla, ripensando alle nebulose che aveva creato, rivivendo a tutti i momenti vissuti con Aziraphale.

La lama stava per cadere sul suo petto, quando un colpo improvviso alle gambe dell’arcangelo le fecero perdere l’equilibrio.

Crowley si alzò sui gomiti, restando senza parole alla vista che gli si parò di fronte: le sue capre stavano attaccando i due arcangeli, con colpi di corna e lunghe rincorse.

La fedeltà dei suoi animali lo fecero trasalire, rialzandosi in piedi: “...riescono due arcangeli a sopravvivere alle...fiamme dell’inferno?” e così dicendo, a malincuore, diede fuoco alle pareti della stalla con un sorriso euforico sul viso.

“Andatevene, prima che sia troppo tardi!” urlò, ma la voce gli si strozzò in gola, quando vide Michael colpire una delle sue capre con la spada, ferendola mortalmente.

Il dolore che lacerò il suo cuore fu tale, da urlare e trasformarsi in un serpente mostruoso: “Come hai osssssato uccidere una capra innocente!” sibilò, strisciando attorno a loro, mostrando i denti sporgenti.

Uriel lanciò l’acqua benedetta, mentre Michael lottava con agilità cercando di colpirlo. Il grosso serpente si era avvolto attorno alle capre, cercando di proteggerle dalle fiamme e dalle brutalità dei due arcangeli.

Crowley iniziava a sentirsi debole a causa della trasformazione e sapeva che non avrebbe retto ancora per molto.

Poi, d’un tratto uno sparo lacerò l’aria, colpendo Michael alla spalla destra: dalla porta del capanno, la figura di FurFur svettava con il suo fucile in mano: “Non potete uccidere un demone senza una guerra in corso.” proferì l’uomo, ricaricando il fucile: “Ho molti altri colpi in canna, vi consiglio di andarvene. Immediatamente.”

Colte alla provvista dalla presenza del secondo demone, i due arcangeli scomparvero in un lampo di luce.

Con un ampio gesto il demone dai capelli grigi spense le fiamme e si recò in soccorso di Crowley che semplicemente cadde al suolo, privo di sensi.

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Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo ***


Appena furono giunti in Paradiso ed ebbero riconsegnato Gesù, Aziraphale era pronto a tornare indietro, ma di fronte l’ascensore trovò la figura di Metatron ad aspettarlo.

“Cerchi di andare da qualche parte, Aziraphale?” chiese l’uomo guardandolo torvo.

L’arcangelo sorrise nervosamente: “B-beh, io ho riportato Gesù, ora… ora avrei altre cose da fare… ho-ho promesso a Muriel che l’avrei aiutata per alcune cose nella libreria.” mentì cercando di non mostrarsi troppo agitato.

“Temo che la tua libreria non abbia più bisogno di te, come nemmeno il demone Crowley.”

A quelle parole il sangue del biondo si gelò nelle vene, facendolo sbiancare sul posto: “C-che cosa… che cosa significa?”

“Temo proprio che non esista più. E’ il destino dei demoni quando vengono annientati con armi sacre.” rispose calmo, guardando l’orologio: “Ora è meglio che tu venga con me, abbiamo del lavoro da sbrigare.”

Aziraphale era talmente sconvolto che impiegò alcuni secondi prima di rispondere: “A-annientato… cosa… cosa vuol dire? I-io non capisco.”

“A quanto pare Michael e Uriel hanno trovato delle lettere sul tuo computer… E abbiamo pensato di risolvere il problema una volta per tutte.”

L’arcangelo percepì la terra girare, colto da un’improvvisa nausea: “No… no, non è possibile, lui… lui non è-”

“Temo di sì. Ora vieni.”

“No.” rispose seccamente Aziraphale.

“Come scusa?”

“Ho detto di no. No, non parteciperò alla vostra folle organizzazione di un ennesima guerra e no, non ubbidirò più ad alcun comando. Sono stanco dei vostri giochi subdoli…” così dicendo s’incamminò verso l’ascensore, andando a spingere con forza Metatron fino a farlo cadere a terra.

“Se avete fatto davvero del male a Crowley…” disse con i nervi d’acciaio e il fuoco negli occhi: “Ve ne pentirete amaramente.”

Metatron chiamò le guardie, ma prima che riuscissero a fermarlo, Aziraphale era scomparso oltre le porte dell’ascensore.

 

***

 

La discesa gli sembrò interminabile, desiderando più che mai che quell’ascensore scendesse più veloce. Quando si aprì sulla Terra, si ritrovò nel capanno di Crowley, il sole splendeva alto in cielo e nulla sembrava essere cambiato dal giorno precedente.

Corse svelto, chiamando il nome del demone, sentendo ogni secondo la vita venirgli meno nel non trovarlo da nessuna parte.

Udì le capre belare, osservò la serra e la veranda vuote, ritrovandosi a girare su sé stesso al centro del cortile del cottage, spaventato, perso, al limite del pianto.

Un cigolio proveniente dalla porta dell’abitazione lo fece spaventare, voltandosi di scatto, sgranando gli occhi quando al posto di Crowley vide un altro demone.

“Non aver paura…” avanzò FurFur con le mani in avanti: “Non voglio farti nulla.”

“C-Crowley…” boccheggiò l’angelo cercando di non mostrare la propria agitazione: “D-dov’è Crowley, cosa… cosa gli è successo?”

“Sta bene.” rispose il demone, osservando una fotografia che aveva raccolto sul pavimento poco prima: “Sta dormendo… ha subito un brutto attacco stanotte.” sospirò: “Sai, ho invidiato Crowley per tanti anni per i suoi successi… ma l’unica cosa per cui l’invidio è il fatto che abbia qualcuno come te al suo fianco.” e così dicendo gli porse la foto che aveva scattato ai due nel 1941, accennando un lieve sorriso: “Buona fortuna.”

Aziraphale cinse la foto tra le dita tremanti e quando il demone si era ormai incamminato per andarsene, lo chiamò: “Grazie per avergli salvato la vita, un’altra volta.”

Il demone restò colpito nella consapevolezza che l’angelo ricordasse quando durante la guerra tra angeli caduti e Paradiso aveva salvato la vita a Crowley. Gli porse un lieve sorriso e un saluto con la mano ed infine scomparve tra le colline verdeggianti della Scozia.

 

***

 

Quando riaprì gli occhi, fu colto da un martellante dolore alla testa e da un inaspettato odore di cioccolata calda provenire dalla cucina. Era coricato sul proprio divano, ancora confuso da come ci fosse arrivato. Musica swing suonava dolcemente, rendendolo ancora più confuso, perché era certo di non avere alcun vinile con quella roba sopra.

Si mise a sedere, tenendosi la testa con entrambe le mani per alleviare il dolore, quando il canticchiare di una voce angelica a lui conosciuta lo fece scattare in piedi e correre in cucina, trovandosi di fronte a un soffice angelo intento a girare la cioccolata calda nel pentolino.

Le lacrime gli salirono agli occhi, riducendo con lunghe falcate la distanza che li divideva.

Quando l’udì muoversi, Aziraphale si girò di scatto, sorpreso di vederlo in piedi così presto, riuscendo a malapena a restare in equilibrio quando l’altro lo abbracciò con forza.

“Sei tornato.” mugolò Crowley, affondando il naso contro il tessuto caldo del panciotto dell’angelo.

“Certo che sono tornato, te l’avevo promesso.” rispose dolcemente il biondo, abbracciandolo con calore: “Ma tu, mio caro, dovresti restare ancora coricato, so che hai avuto una nottataccia.”

Crowley di tutta risposta lo strinse con più forza, iniziando a piangere silenzioso contro la sua spalla: “Ero convinto che non ti avrei più rivisto… che ti avrebbero fatto del male…”

“E invece sono qui, tutto intero, per il momento.” ridacchiò, cercando di divincolarsi dalla presa per osservare quel viso scavato e colmo di lividi dalla notte precedente.

“Mio povero Crowley… guarda come ti hanno ridotto.” mormorò, accarezzandogli il viso.

“Hanno…” un rantolo ruppe la voce del demone: “Hanno ucciso una delle mie capre…” e un paio di lacrimoni scivolarono giù dagli occhi dorati.

“Oh caro… mi dispiace così tanto… Spero che ora sia felice, ovunque sia. Però, dobbiamo ringraziare Fur Fur… non saresti qui altrimenti…” deglutì per trattenere l’emozione.

Crowley sobbalzò: “Dov’è ora?! Devo ringraziarlo, devo-”

“Se n’è andato, caro… credo proprio che gliene dobbiamo una. Ma a tempo debito… ora cosa ne dici di coricarti e bere una bella tazza di cioccolata calda?”

“No… non voglio lasciarti nemmeno per un secondo…” brontolò il demone, cingendogli i fianchi.

“Mio caro, temo proprio che dovrai farlo… altrimenti sarò costretto ad usare la forza.”

“Angelo bastardo…” ridacchiò il fulvo, prima di tossire per il dolore.

Intenerito, Aziraphale gli diede un dolce bacio sulla bocca, prima di prenderlo per mano e riaccompagnarlo sul divano: “Devi riposare”.

Lo fece sedere e gli porse una tazza di cioccolata calda, prima di andare a sedersi al suo fianco.
Restarono in silenzio a sorseggiare la propria bevanda, percependo il contatto delle loro braccia che si sfioravano ad ogni movimento.

“Sai Crowely…” sorrise timidamente Aziraphale, posandogli una mano sulla coscia: “Mi è mancata follemente la tua compagnia. Solo la tua lontananza mi ha fatto capire quanto fosse preziosa… sono stato davvero uno sciocco… Ma ho capito una cosa.”

Crowley stava facendo davvero molta fatica a restare concentrato sulla voce dell’angelo con quella mano posata sulla coscia e quegli occhi così profondi che lo scrutavano: “Che cosa, angelo?”

“Penso che dovremmo andarcene, insieme… magari fare un giro su Alpha Centaury o altre meravigliose costellazioni che hai creato…”

“Davvero?” sgranò gli occhi il fulvo: “Davvero lo vorresti?”

“Non è quello che vuoi?”

“Angelo… in realtà anche io ti devo delle scuse…” deglutì, guardando la propria tazza: “Ti ho trattato come se fossi uno stupido e fosse solo colpa tua… ma anche io ho sempre cercato di tenere le distanze… e non credo che scappare sia la soluzione.” alzò lo sguardo sugli occhi sorpresi di Aziraphale: “La Terra è la nostra casa, è qui che siamo stati felici e dobbiamo proteggerla… ad ogni costo. Insieme.”

Un sorriso luminoso si aprì sulle labbra rosee del biondo: “Oh Crowley!” posò le tazze di entrambi su un tavolino lì vicino, prima di gettargli le braccia al collo e letteralmente tuffarsi in un bacio appassionato.

Il demone si trovò sopraffatto dalla figura dell’altro, soffocando un verso di sorpresa tra le labbra.

Dopo pochi istanti Crowley si ritrovò coricato sul divano con un Aziraphale affamato sopra di lui che non smetteva di baciarlo con una foga tale da mandarlo a fuoco.

“A-angelo…” a malincuore lo respinse: “So che ti ho tentato e ora sei famelico, ma così mi soffochi.” sorrise sghembo il fulvo, facendo arrossire d’imbarazzo l’altro, che si nascose il viso con entrambe le mani: “Oh bontà divina… i-io non so cosa…”

“Ehi, va tutto bene…” lo rassicurò il fulvo: “anzi, mi stava piacendo molto… solo sono ancora dolorante…vieni qui.” e così dicendo allargò le braccia per stringerlo nuovamente.

Aziraphale si sistemò meglio sopra di lui, fino ad accucciarsi contro il corpo esile, ma forte del demone.

“Ti amo.” disse l’angelo chiudendo gli occhi, poggiando la propria fronte contro la mandibola affilata del fulvo.

“Temo che io ti ami di più, angelo.”

“Impossibile.” ribattè secco il biondo.

“E perché?”

“Beh, perché io sono un angelo, sono una creatura creata per amare.”

“Stai dicendo che il tuo amore è più forte del mio?”

“Esattamente.”

“Beh, angelo, mi dispiace, ma io sono un demone…” sussurrò abbassando il tono della voce, spostandosi in modo suadente, fino a scivolare a cavalcioni sopra l’altro: “E sono una creatura piena di odio, ma quando amo… oh, puoi scommettere che lo faccio…” e prima di finire la frase, iniziò a baciare il collo morbido di Aziraphale, facendolo arrossire: “profondamente…” disse infine con voce rauca, vicino al suo orecchio.

“Oh, Crowley…” gemette il biondo, aggrappandosi alle sue spalle: “Così finirai per farmi impazzire…”

Le labbra del fulvo continuarono a lavorare la pelle candida, mentre le sue mani vagavano lungo il petto ampio dell’angelo: “Le cose che vorrei farti, angelo… non ne hai idea…”

“Ti prego… ti prego dimmele…” lo supplicò il biondo, lasciando che le sue mani si perdessero in quei capelli rosso fuoco.

“Oh, ma tu sei un angelo impaziente… cosa ne direbbe il paradiso di te?”

“Che sono un grandissimo bastardo, probabilmente…” sospirò, spingendo il proprio collo contro quelle labbra ferventi.

“Oooh, lo sei… lo sei eccome… e sei solo mio.”

Aziraphale si irrigidì a quelle parole, spingendo indietro Crowley, fissandolo intensamente negli occhi.

“Davvero lo sono?” chiese seriamente, con una luce fremente nello sguardo.

Il demone sembrò sorpreso dall’insicurezza dell’altro, rispondendo serio: “Certo. Certo che lo sei.”

“Ho bisogno di sentirtelo dire di nuovo… potresti farlo, per m-me?” balbettò.

Un sorriso sghembo si allargò sul viso magro: “Aziraphale, angelo della porta orientale, arcangelo supremo e libraio di Soho… tu sei mio. Il mio tutto, il mio universo, il mio inferno, il mio mondo intero, più luminoso di centinaia di costellazioni messe insieme… e sei mio.”

Aziraphale aveva letto migliaia di libri, aveva scritto storie e sognato centinaia di avventure ad occhi aperti, ma mai avrebbe immaginato che una frase potesse farlo vibrare dalla testa ai piedi, facendolo quasi svenire.

“Oh Crowley, baciami.” e così dicendo lo tirò a sé per la cravatta argentata del demone.

Si baciarono a lungo, in un modo profondo, lasciando le loro bocche esplorarsi insieme alle loro mani.

Era tutto così stupendo, idilliaco, meraviglioso!

 

Salve e benvenuti nel “Second Coming 2.0”.

 

Una voce che pareva registrata echeggiò nelle loro teste, facendoli sobbalzare a tal punto che Crowley cadde malamente dal divano, finendo con il sedere sul pavimento.

 

Non abbiate paura, il vostro messia è pronto a donarvi la migliore delle esperienze per la vostra vita ultraterrena.

Se lo meriterete.

Altrimenti, ci dispiace, ma sarete dannati per l’eternità. Buona fortuna!”

 

“Che diavolo era quella roba nella mia testa?” ringhiò il fulvo, grattandosi il fondo schiena.

“Oh no…” si alzò di scatto, terrorizzato e colto dal panico l’angelo: “E’ iniziato.”

“Cazzo…” sospirò Crowley.

“Puoi ben dirlo, mio caro. Sai questo cosa vuol dire? Che presto saremo in Guerra.” deglutì: “E io sono l’arcangelo supremo.”

Il demone si alzò in un lungo sospiro rauco: “Devi andare, non è così? E’ quello il tuo posto.”

“No, Crowley, non lo è. Solo…” lo guardò terrorizzato.

“Che cosa?”

“Temo che qualcosa sia andato storto. Lo sento dentro di me… e’ successo qualcosa…”

“A chi?”

“A Gesù… al Paradiso. Deve essere… salvato.” deglutì il biondo.

“Allora…” disse il demone, prendendo entrambe le mani di Aziraphale: “Faremo quello che sappiamo fare meglio.”

“Ovvero?”

“Fottere Paradiso, Inferno e sventare un’altra guerra.”

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Capitolo 12
*** Capitolo dodicesimo ***


Nota dell'autrice: Un grazie speciale a tutte le persone che stanno leggendo e mi lasciano commenti positivi, non avete idea di quanto questo mi riempa di gioia! Spero di non deludere le vostre aspettative <3

Un colpo secco e il libro si aprì imponente davanti alle mani abili a maneggiarlo dopo centinaia di secoli. La luce accecante circondava la figura minuta di quello che un tempo era stato un uomo, uno dei primi grandi profeti di Dio e ora ne era diventato portavoce. Metatron sfogliava il Libro della Vita con lentezza, precisione, alla ricerca di un nome specifico.

Era da parecchio che non lo faceva e non sapeva se fosse ancora facile come un tempo, ma era certo che se fosse riuscito nel suo intento… avrebbe cancellato Aziraphale per sempre dalla storia.

Gli aveva dato una seconda possibilità che non era riuscito a cogliere e ora non gli restava che agire…

“Signore!” una voce femminile accompagnata da una figura esile e sorridente fecero sospirare di frustrazione Metatron.

“Muriel…” si voltò a guardarla: “Cosa ci fai qui? Questa zona è privata…”

“Beh, ma io sono un’archivista, ho il permesso di entrare qui. Volevo solo dirle che è iniziata… gli arcangeli hanno dato il via… e Gesù vorrebbe vederla.” deglutì colta dall’improvviso imbarazzo.

“Molto bene, grazie Muriel.” e tornò a sfogliare il libro.

“… ha anche detto che è parecchio urgente.”

L’anziano sbuffò, lasciando il libro al suo posto e passando a fianco del giovane angelo: “Ti conviene iniziare a prepararti… presto ci sarà una guerra.”

“S-sì signore!”

Metatron scomparve oltre i pilastri candidi, mentre gli occhi di Muriel restarono rapiti a fissare quel Libro infinito.

Lei amava i libri.

O almeno, ora che li aveva conosciuti, li amava follemente.

Ne aveva letti 154 in due mesi, il che la rendeva molto orgogliosa e quello… era un libro spessissimo.

Era convinta che in Paradiso non ci fossero libri, ma forse si era sbagliata.

Trafitta dalla curiosità, si avvicinò lentamente, sporgendosi in avanti, verso il libro luminoso che con leggiadria si librava nell’aria.

Quando gli occhi neri si posarono sulle sue pagine, restò sorpresa nel non scorgere immagini o frasi, ma solo una lunghissima sfilza di nomi.

Lo prese tra le mani,leggendo velocemente i nomi, sorrise nel leggere quello di Aziraphale, che però era segnato di rosso.

Fece scorrere le pagine, trovandosi a trattenere il fiato quando ne lesse il titolo.

Dallo spavento lo chiuse di scatto e lo fece cadere sul pavimento con un gran tonfo.

Avendo passato gran parte dei secoli a leggere e a catalogare pergamene, documenti e verbali, prima di andare sulla Terra, aveva udito dell’esistenza di un solo libro, quello più meraviglioso e terrificante per ogni angelo, con cui i troni o i principati adoravano terrorizzare i cherubini…

Il Libro della Vita”.

Muriel ne aveva sentito parlare, ma non l’aveva mai visto o toccato in vita sua e sapeva bene che veniva aperto per un solo motivo…

Udendo dei passi in lontananza, prese il libro e lo nascose sotto la giacca e con un sorriso preoccupato iniziò a camminare veloce verso l’ascensore, ringraziando il cielo che nessuno, come sempre, facesse caso a lei.

Quando le porte dell’ascensore si chiusero, tirò un respiro di sollievo, prima di urlare: “Che cosa ho fatto?!”

 

***

 

“Credi che le tue capre resisteranno senza di te per un giorno?” chiese Aziraphale vicino alla Bentley, osservando Crowley chiudere il capanno.

“Sì… ho fatto in modo che siano nutrite a sufficienza e le ho munte. Credo possa bastare.” sospirò prima di salire in auto, subito seguito da Aziraphale che si voltò a fissarlo con un sorriso dipinto sulle labbra.

“Che c’è?” chiese Crowley infastidito dallo sguardo dell’altro.

“Stavo pensando… che siamo di nuovo come hai vecchi tempi.” ridacchiò: “Come due detective.”

“Noi… noi non siamo, detective angelo…” sbuffò il demone mettendo in moto: “Siamo due… due…”

“Due fidanzati, allora.” arrossì appena l’angelo, abbassando lo sguardo luminoso d’eccitazione.

“Ngh…” Crowley stava emettendo fumo tanto lo imbarazzava dirlo ad alta voce: “...forse.”

Aziraphale si mosse sul sedile, emozionato, iniziando ad armeggiare con la radio in cerca di musica, facendo sbottare il demone: “La vuoi smettere? Quando guido io, la macchina non si tocca… okay?”

“Oh, come sei scorbutico tutto d’un tratto!” sbuffò il biondo, unendo le mani in grembo: “… non pensavo che delle capre potessero renderti tanto suscettibile.”

Crowley non rispose, tirando su dal naso dopo qualche istante, attirando l’attenzione dell’angelo: “Oh Crowley caro, non le succederà nulla.”

“E tu come fai a saperlo?!” rispose secco: “Non le ho mai lasciate sole, nemmeno un giorno… e ieri hanno avuto un trauma… insomma, penseranno che le ho abbandonate…”

La mano morbida di Aziraphale andò a posarsi sul suo braccio: “Tesoro, te lo prometto, staranno benissimo. Ora, temo che sia il caso di capire come dobbiamo procedere…”

“Tu non puoi tornare in paradiso, io non posso tornare all’inferno… siamo da capo.” sbuffò il demone.

“Forse invece dovrei tornarci e-”

Il cellulare di Crowley squillò:

 

Salve parlo con il signor Crowley?” chiese una giovane voce agitata.

Chi parla?” chiese il demone.

Sono Muriel, l’angelo che ora sta nella libreria di Az-”

Muriel!” la chiamò esultante l’arcangelo: “Cara come stai?”

A-Aziraphale! Ciao! Ecco… io temo di aver combinato un bel pasticcio.” deglutì sonoramente.

Cara… che cosa succede? Stai bene? Dove sei adesso?”

Io… io sono tornata alla libreria… … perché ho preso una cosa che non avrei dovuto prendere in Paradiso.”

Che cosa hai preso?” chiese l’arcangelo decisamente confuso.

U-un libro.”

Aziraphale rise: “Ma mia cara non ci sono libri in Paradiso…”

I-in realtà ne esiste solo uno…”

E che libro hai preso?”

I-Il Libro della Vita…” squittì la ragazza.

CHE COSA?!” urlarono entrambi, mentre Crowley frenò seccamente in mezzo alla strada.

Lo so! Lo so non avrei dovuto farlo, ora sono nei guai, lo so, è solo che vedete, ecco Metatron voleva usarlo per cancellare Aziraphale e io-”

Oddio mi sento male…” iniziò a farsi aria il biondo, cercando di allargarsi il colletto della camicia, mentre Crowley non sapeva se ridere o piangere.

Il demone intervenne: “Shshshshshs… Muriel, mi senti?”

S-sì?”

Tu adesso prendi quel libro e lo nascondi, hai capito? Sei in una libreria… trova un posto e nascondilo. Chiuditi dentro… e non aprire a nessuno, per nessuna ragione. Stiamo arrivando. Ciao.”

 

Riattaccò la chiamata, voltandosi di fronte ad un Aziraphale molto agitato, al limite di un attacco d’ansia.

“Crowley sto per morire.” deglutì il biondo: “Lo sapevo… Me lo sento, sento il braccio sinistro formicolare, sto per avere un infarto…”

“Angelo.”

“Beh, cosa mi potevo aspettare…” aveva iniziato a piangere: “Sfidi il Paradiso, gli dici di lasciarti stare e loro...è ovvio-”

“Angelo-”

“Oh Crowley, è tutta colpa mia, se solo non fossi andato se solo avessi dett- mmmmph!” Crowley gli aveva tappato la bocca con una mano, avvicinandosi al suo viso, parlando lentamente.

“Aziraphale, sei un angelo… non puoi avere un infarto. Ora... sei vivo e grazie a Muriel non ti succederà nulla. Devi darti una calmata, intesi?”

L’angelo annuì, tirando un lungo sospiro misto ad un rantolo quando il demone lo liberò dalla presa.

“Ora…” iniziò Crowley rimettendo in moto: “Andiamo a Londra e sistemiamo le cose. Nessuno morirà fino a quando ci sono io, okay?”

 

***

 

Gesù stava ancora sorseggiando con gusto il caffè che Metatron gli aveva offerto appena era tornato in Paradiso, quando gli arcangeli lo raggiunsero: “Ha chiesto di vederci signore?”

“Ehi! Ciao! Sì, beh… volevo dirvi che questa roba è davvero buona… prima mi sentivo così… non lo so, triste? Spaventato? Ma ora, wow… ho davvero voglia di fare questa… come l’avete chiamata?”

“Second Coming 2.0” rispose Michael sorridendo “Ed è già iniziata. Fra poche ore dovrà scendere sulla Terra.”

“E dovrò fare… BOOM?” disse euforico: “Sto scherzando! Non guardatemi così! Deve essere qualcosa… nel caffè. Va bene, tra un paio d’ore sarò pronto. Anche se dovremo essere al completo per portarla a termine.”

“Come?” deglutì Michael, stingendosi nel braccio fasciato: “Al completo?”

“Beh, io posso dare il via, ma senza l’arcangelo supremo, non si può fare molto…”

Nel frattempo li aveva raggiunti l’anziano Metatron: “Gesù, mi hai convocato?”

“Ehi! Sì! Adoro questo caffè! Cosa ci hai messo dentro?” sorrise l’uomo, avvolgendo un braccio attorno all’anziano.

“E’ una formula di mia invenzione… ora, credo tu debba venire con me, devo mostrati una cosa.”

L’uomo lo seguì, continuando a parlare su di giri su come quella bevanda calda gli avesse aperto gli occhi sul suo vero destino, fino a quando, raggiunta una stanza luminosa, il Metatron quasi non svenne: “E’… è sparito.”

“Cosa è sparito?” chiese il messia, guardandosi attorno: “Questa stanza mi sembra come tutte le altre.”

“Non capisci… è sparito… il libro…”

“Scusa amico, ma non ti seguo… che libro?”

“Il Libro della Vita.” deglutì terrorizzato Metatron, così sconvolto da non rendersi conto che in realtà Gesù stava sorridendo compiaciuto.

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Capitolo 13
*** Capitolo tredicesimo ***


Nota dell'autrice: Questo è uno dei miei capitoli preferiti, in cui molti nodi arrivano al pettine. Spero che vi piacerà!

Allarme mondiale! Dopo lo strano messaggio che miliardi di persone affermano di aver ricevuto telepaticamente, i Governi di tutte le nazioni si stanno organizzando per una riunione d’ emergenza. Alcuni affermano sia uno scherzo di cattivo gusto, ma altri urlano all’Apocalisse. Ci colleghiamo ora con il nostro inviato da-”

Con uno sbuffò sonoro, Crowley spense la radio della propria Bentley, osservando dall’abitacolo la tempesta che si riversava su di loro.

Il tragitto in traghetto era necessario, visto che le Isole Shetland non erano collegate al resto dell’isola britannica con una strada.

La tempesta aveva avuto inizio poco dopo la loro partenza e a quanto pare non aveva intenzione di cessare.

“Credo che sia tutta colpa mia.” spezzò il silenzio infine l’arcangelo, continuando a guardare l’acqua scorrere contro il parabrezza.

“Smettila, angelo… non è colpa tua.” rispose piano il demone, con la testa poggiata al finestrino.

“Invece è giusto che io mi prenda le mie responsabilità… dopo tutto sono l’arcangelo supremo ora… e gran parte di tutto questo è anche opera mia.”

“Ti hanno incastrato… lo sappiamo entrambi… ed era quello che ho cercato di dirti prima che tu te ne andassi.” sospirò, togliendosi gli occhiali per massaggiarsi la radice del naso: “Ma ora sei qui. E troveremo… un modo.”

“E’ molto gentile da parte tua” iniziò l’angelo abbassando lo sguardo con timidezza: “Cercare di consolarmi… ma quante volte riusciremo ad evitarlo? Insomma, prima o poi…”

“E’ ineffabile. Non è così?”

“Beh, sì ma-”

“Allora smettila di darti tutte le colpe di questo fottuto mondo, angelo.” sbottò il fulvo, allargando le braccia: “Quanti secoli abbiamo passato a cercare di sistemare le cose quando il resto di Paradiso e Inferno se ne fregavano? Perchè non dovremmo riuscirci anche questa volta?! Chi lo dice che non sia questo il vero piano divino?”

Aziraphale lo osservò con dolcezza, prima di prendergli una mano e stringerla nella sua: “Se fosse davvero il nostro ultimo giorno insieme, cosa vorresti fare?”

Crowley lo guardò sentendo una morsa attorno al cuore al solo pensiero. Quante volte lo aveva perso, quante volte era convinto di non ritrovarlo mai più… una lacrima scese dal suoi occhi dorati: “Vorrei stare con te. Solo questo.”

“Oh mio caro Crowley…” deglutì: “A volte penso di non meritarti…”

“Sta zitto.” ringhiò il demone, abbassando lo sguardo.

Una mano però fece alzare il suo viso e lo spinse a guardarlo ancora: “Dico sul serio… quanto male ti ho fatto in tutti questi anni? Io, che sono un angelo… e tu invece…”

“Davvero non lo capisci?” chiese in un sussurro irritato il demone.

“Che cosa?”

“Fin dai tempi… in cui ero un angelo, sei stato l’unico amico… l’unico che non ha mai smesso di guardarmi allo stesso modo anche dopo la caduta… come potevo non proteggere l’unica persona che… l’unico angelo disposto ad amarmi?”

Aziraphale si sentiva così sopraffatto, da far fatica a reggere tutte quelle emozioni, soprattutto quando il demone gli prese le nocche ed iniziò a baciarle con devozione, una alla volta.

Avrebbe voluto parlare, ma era troppo difficile farlo mentre Crowley si avvicinava ed iniziava a baciarlo sull’angolo delle labbra, poi lentamente si spostava verso il centro, mordendo il labbro inferiore in cerca del sapore dell’altro.

Sentì le braccia lunghe avvolgerlo, una mano scivolare sotto il suo cappotto e andare a stringergli il fianco morbido, facendolo andare a fuoco in un solo gesto.

Aprì gli occhi lentamente sussurrando: “Sbaglio o i sedili si sono avvicinati?”

“Forse la Bentrley ci vuole più vicini… ti dispiace?”

“Oh niente affatto…” e così dicendo fece scorrere una mano sul petto del fulvo che di riposta emise un gemito roco contro le labbra dell’altro.

“Angelo, mi stai facendo impazzire… il tuo profumo e così buono…e se continui a toccarmi in questo modo non risponderò più delle mie azioni.” sorrise sghembo, andando a mordergli leggermente il collo.

“In tal caso… temo che nemmeno io risponderò più delle mie, caro.” rispose arrossendo sulle guance morbide, mentre una mano andava a sfiorare il fianco stretto del fulvo.

“Crowley?”

“Mh?”

“Se questo fosse il nostro ultimo giorno… lo vorrei passare proprio così.”

“Chiuso in una macchina sotto una tempesta, in mezzo al mare della Scozia, con me?”

“Esatto.” soffiò in un sorriso.

“Beh, siamo in due.”

La radio si accese da sola, iniziando a suonare:

 

So, love me like there's no tomorrow
Hold me in your arms, tell me you mean it
This is our last goodbye
And very soon it will be over
But today just love me like there's no tomorrow”

 

***

 

L’orologio a pendolo ticchettava stabile contro al muro, rendendo Muriel ogni secondo più nervosa. Aveva passato tutta la sua vita sola, ad aspettare, a leggere, a catalogare, eppure era certa che tutti quei secoli erano passati più in fretta di quelle ore nella libreria.

Aveva scoperto di avere i più differenti stati emotivi al suo interno, dal senso di colpa, all’euforia, alla tristezza ed infine alla rassegnazione.

Aveva camminato avanti e indietro per la libreria per le prime due ore, poi aveva deciso di iniziare a spolverare, ma l’azione l’aveva resa nervosa. Aveva provato allora a leggere, ma le veniva da piangere alla fatica che faceva per concentrarsi.

“Cadrò…” piagnucolò a un certo punto, sedendosi sul divano con la testa tra le mani: “Lo sapevo che prima o poi sarebbe accaduto… e ora lo so, capiterà… verranno tanti demoni e mi porteranno all’inferno e diventerò proprio come l-”

 

Due colpi secchi alla porta la fecero sobbalzare, restando ferma all’ascolto per alcuni istanti, prima di udirne altri due accompagnati dalla voce dell’arcangelo supremo: “Muriel, cara, siamo noi! Puoi aprirci?”

Si avvicinò lentamente alla porta, scostando la tendina con due dita e tirando un sospiro di sollievo nel trovarsi di fronte il viso torvo di Crowley e quello solare di Aziraphale.

“Che bello vedervi!” sorrise la ragazza, aprendo ai due uomini che scivolarono all’interno con aria furtiva, chiudendo subito la porta alle loro spalle con almeno una decina di mandate alla serratura.

“Muriel cara, stai bene? Dove l’hai messo?”

“Oh non so com’è sto… queste sei ore sono state molto lunghe… comunque…” si avvicinò ad una pila di libri, estraendone uno all’apparenza normale: “Eccolo.”

Gli occhi di Aziraphale si illuminarono al solo pensiero di maneggiare il libro più pregiato di tutti. Con reverenza lo prese tra i polpastrelli robusti, posandolo con delicatezza sulla propria scrivania prima di prendere gli occhiali tondi da posare sul naso.

Crowley si avvicinò, scrutando a distanza il libro che aveva portato alla maledizione degli angeli caduti.

“Sta attento…” disse osservando il biondo aprirlo con delicatezza.

La stanza fu travolta da una luce accecante, portando tutti e tre a coprirsi gli occhi.

Quando la luminosità diminuì, si ritrovarono di fronte ad un libro immenso, con così tante pagine che le labbra dell’arcangelo si schiusero in contemplazione: “Bontà divina…”

Con abilità le sue dita iniziarono a sfogliarlo, scoprendo ben presto che non era solo una sfilza di nomi, bensì ogni nome era catalogato sotto un gruppo definito.

Ora il suo nome apparteneva al gruppo degli arcangeli, restando però sorpreso da quanti di quei nomi fossero stati depennati e riscritti successivamente in altri gruppi angelici o demoniaci.

“Lo sai cosa c’è in quel libro, vero angelo?” sospirò Crowley.

“E’… è una classificazione di nomi sotto ogni possibile gruppo angelico, umano o…”

“O demoniaco… basta una linea su un nome e quello può essere cancellato o riscritto nella dannazione eterna.” terminò il fulvo.

“Ma… tu come lo sai?” chiese Muriel guardandolo confusa.

“Perchè… molto tempo fa…” la voce gli morì in gola dal dolore.

“Eri…” esclamò sorpreso Aziraphale: “Un ...un Serafino! E’ scritto qui… Crowley, ma io non-”

“Già… e non solo io, guarda bene la lista degli altri nomi depennati tra gli arcangeli ”

L’indice di Aziraphale scorse con precisione ogni riga, fino a giungere a quello di: “...Muriel.” gli occhi celesti si sgranarono dallo stupore.

La ragazza sorrise confusa: “Non… non capisco…”

“Muriel tu eri un arcangelo! E poi sei stata declassata a angelo di tetrasettesimo livello!”

“Ma non… ma non è possibile, perché io non me lo ricordo…” deglutì sentendo la testa girare la giovane.

“Perchè è così che funziona…” iniziò Crowley: “… se poni delle domande. Eri l’arcangelo della Pace… ti eri rivoltata alla guerra contro i caduti…”

Aziraphale lo guardò confuso: “Ma perché io non me lo ricordo? Perchè tu sì?”

“Perchè il Libro della vita ha il compito di cambiare o cancellare la vita di qualcuno… solo in pochi hanno il potere di recuperare la memoria… a me non l’hanno mai cancellata per punizione.” sospirò Crowley.

“Quindi… era con questo libro che volevano riportarti al titolo di angelo?” chiese sorpreso il biondo.

“A quanto pare…”

“Ma se io ho il libro ora… e sono l’arcangelo supremo…”

“Puoi cambiare le cose scrivendoci sopra.” annuì il demone, andando a sedersi dinoccolato nella poltrona lì vicina: “Buoi divertimento.”

Preso dalla confusione, dall’agitazione e dalla paura simultaneamente, Aziraphale iniziò a scorrere le pagine, scoprendo molto presto che c’era molto di più oltre ai singoli nomi.

“Per tutti i santi… Crowley… Qui ci sono intere parti della storia rielaborate, cancellate e modificate! Ma…” si avvicinò alla figura del demone che si era rialzato confuso: “Guarda quì… questa è la scrittura di Metatron e questa invece… e come se il libro si riscrivesse da solo quando ha a che fare con noi… osserva”

L’arcangelo iniziò a leggerne una parte scritta da Metatron:

 

Tutti i possedimenti di Giobbe vennero annientati, insieme ai suoi figli che vennero rigenerati fino a 7. Grazie all’aiuto del demone Crowley e l’angelo Aziraphale, Giobbe riebbe i suoi figli, le sue capre e le sue terre.

 

Crowley si fece torvo: “E’ alla fine come è andata, ma come mai è stato riscritto, non capisco?”

Aziraphale continuò a scorrere le pagine, leggendo velocemente, constatando che ogni volta che i loro ruoli si erano incontrati, la storia era stata riscritta e la parte precedentemente scritta da Metatron, cancellata.

“Io credo…” iniziò l’arcangelo, dopo una lunga pausa di riflessione: “Che questo… sia qualcosa di superiore a lui, come se…”

“Il nostro collaborare insieme sulla Terra, ci desse il libero arbitrio dei nostri destini…” continuò serio il demone.

“Esatto… e di conseguenza, questo spiegherebbe il miracolo da 25 Lazzari compiuto insieme…” deglutì Aziraphale: “Capisci cosa significa, Crowley?” voltandosi a guardarlo con l’euforia nello sguardo lucido, mentre il fulvo lo fissava ancora confuso: “Implica che noi, mio caro, abbiamo il potere di fermare tutto… e salvare la Terra! Insieme. E io potrei… potrei riportare Muriel al titolo di Arcangelo e tu-”

“No.” disse serio Crowley: “Sai che non è ciò che voglio.”

“Ma, potresti-”

“Perchè non lo capisci?!” sbottò Crowley, facendo un passo indietro: “Non voglio essere un angelo del paradiso. Sono caduto, mi hanno tradito, mi hanno ferito, cosa me ne faccio del Paradiso?!”

“Crowley…” sussurrò dolcemente l’arcangelo, accarezzandogli il viso: “Non era quello che intendevo…”

“...che cosa allora?” ringhiò, sentendosi ancora troppo ferito da quell’argomento.

“Intendevo, sciocco demone… che potrei ridarti la vista dei colori reali… così potresti rivedere le stelle e le tue amate nebulose...”

Le labbra del demone si schiusero, tremanti, cadendo in ginocchio di fronte alla figura del biondo, abbracciando i suoi fianchi, affondando il volto nel suo grembo: “Dio mi ha dannato… ma tu-”

Le dita curate di Aziraphale andarono a posarsi tra i capelli ramati: “sssh…” e così dicendo una luce investì il capo del demone, lasciando la giovane Muriel a bocca aperta di fronte alla scena.

Crowley aveva serrato gli occhi con forza, fino a quando Aziraphale non scivolò in ginocchio di fronte a lui: “Apri gli occhi, mio caro.”

Le pupille da rettile si erano arrotondate, lasciando solo spazio alle iridi dorate.

Per la prima volta, dopo secoli, i suoi occhi rividero tutta la gamma di colori e il blu oceano di quelli dell’altro, lasciandolo a bocca aperta.

Scoppiò in un sorriso, prima di tuffarsi nelle braccia dell’altro.

Nel frattempo, il libro era stato riscritto, donando al demone Crowley nuovi occhi umani color oro.

 

***

 

“Quindi ricapitoliamo…” iniziò stizzita Michael: “Abbiamo perso l’arcangelo supremo e ora anche il Libro della Vita. Il tutto a poche ore dell’inizio della Seconda venuta che abbiamo già ampiamente annunciato?”

“A quanto pare.” sottolineò Uriel, sospirando.

“Mi prendo l’intera responsabilità.” disse torvo Metatron: “Credo che sia il caso di iniziare subito l’ascesa. Qualcosa mi dice che alle porte della Guerra, troveremo Aziraphale ed il demone Crowley ad aspettarci.”

“Credi che il libro ce l’abbiano loro?” chiese Uriel.

“Credo che Muriel abbia scoperto il suo passato quando l’ho lasciato aperto e l’abbia rubato.” rispose Metatron.

“Muriel! Di nuovo! Ha sempre dato problemi da arcangelo e continua ancora da angelo, con la sua passione per la pace…” sospirò esasperata Michael: “Molto bene. Preparate Gesù, tra un’ora scenderà su Londra.”

Saraqael restò sorpresa della scelta: “Perchè Londra?”

Un sorriso sinistro si posò sul viso di Michael: “Perchè un certo Arcangelo vorrà mettere il suo zampino e noi gli semplifichiamo il compito.”

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo ***


Nota dell'autrice: Siamo arrivati al penultimo capitolo, in cui si tirano le somme. Tenete i fazzoletti a portata di mano ;) Vi auguro un buon weekend, sperando di non deludere le vostre aspettative anche in questo capitolo! 

Tutto iniziò con un terribile temporale ed un cielo plumbeo, di quelli che se guardi troppo a lungo ti senti rabbrividire dalla testa ai piedi.

Una città come Londra, però è sempre troppo indaffarata per farsi intimidire da un brutto temporale o un cielo minaccioso, si sa dalla notte dei tempi che questa è la natura delle grandi città frenetiche.

La metropolitana continuava nella sua corsa, i bus rossi continuavano a rilento il loro giro e i taxi lucenti si bloccavano nelle code del traffico.

Nessun londinese parve notare la sfilza di mani che iniziarono a fuoriuscire dal terreno nel cimitero della cittadina, le lapidi aprirsi di fronte a una catena di morti… viventi.

Le narici esperte di Crowley, però lo fiutarono nell’aria, rabbrividendo.

“E’ iniziato…”

Aziraphale deglutì, lisciandosi ansiosamente il panciotto: “...siamo giunti alla fine.”

“No, non sarà la fine.” disse pacificamente Muriel, ora rivestita del suo vecchio ruolo di arcangelo della pace: “Riporteremo la pace.”

L’arcangelo supremo le porse un lieve sorriso insieme al palmo, che si strinsero come a sancire un patto.

 

***

 

Aveva deciso di discendere utilizzando l’ascensore, perché gli piaceva il modo in cui dolcemente lo portava dal paradiso al mondo terrestre.

Tirò un sospiro di sollievo appena le porte si erano chiuse, cacciando oltre il costante vociare e caos degli arroganti arcangeli.

Sorrise appena si fermò a Terra, aprendosi su una cupa Piccadilly Circus: Gesù era tornato, lo show era pronto per cominciare!

 

***

 

La Bentley cercava di sfrecciare tra il traffico, ma essendo l’ora di punta era rimasta bloccata, facendo ringhiare di frustrazione il suo guidatore.

“Credo” iniziò Aziraphale: “Che forse sarebbe meglio andare a piedi.”

“No. Andremo con la Bentley… sento la sua aurea fino a qua. Dannazione spostatiiii!” urlò suonando con forza il clacson.

“Quindi ti ricordi tutto del piano?”

“Sì, lo abbiamo già ripetuto mille volte…” sospirò il demone.

“Volevo solo essere certo che il tutto tornasse d entrambi.” ribattè stizzito il biondo, contorcendosi con agitazione le mani in grembo.

La mano affusolata di Crowley scivolò alla ricerca di quella dell’altro, stringendola dolcemente: “Ehi, andrà tutto bene, okay?”

Un sorriso teso si posò sul volto dell’angelo: “Grazie caro, spero tanto che tu abbia ragione anche questa volta.”

“Non possiamo morire oggi e sai perché?” si voltò a guardarlo con un sorriso sghembo: “Perchè ho una fattoria con tante belle capre da mandare avanti… e vorrei tanto che tu venissi a vivere con me.”

Gli occhi celesti dell’angelo si illuminarono, diventando lucidi per l’emozione: “Oh, Crowley… non vedo l’ora!”

 

***

 

Nina stava servendo il suo millesimo caffè, esausta e senza sosta.

Nonostante l’incredibile temporale, sembrava che i cittadini di Soho non avessero smesso di amare e desiderare ossessivamente il caffè e questo era un bene per lei.

Maggie entrò fradicia nel suo locale benchè avesse un impermeabile ed un ampio ombrello a coprirla.

“Che tempaccio terribile…” disse la bionda, avvicinandosi al bancone dove la sua ragazza l’attendeva con un sorriso smagliante: “Sei bellissima anche così inzuppata, lo sai?”

Il volto di Maggie si illuminò, tingendosi di porpora: “Oh, lo pensi davvero? Perchè sai volevo davvero essere molto carina per te oggi, ma questo diluvio universale mi sta-”

“Ma che cazzo?!” imprecò Nina, guardando confusa fuori dalla sua vetrina: “Guarda! Quelli sono morti… o mi sbaglio?” deglutì, indicando la direzione.

Maggie si volse a osservare, restando ad occhi aperti di fronte alla lunga sfilata di creature umane parzialmente decomposte che ora sfilavano per strada.

“Porco cazzo…” imprecò Maggie: “Sono zombie?”

“Naah…” disse seria la mora: “Ho visto centinaia di serie sugli zombie e quelli non lo sono, solo… non so che significhi, ma è meglio chiudersi da qualche parte al sicuro.”

 

***

 

Sotto la statua di Eros nel centro di Piccadilly Circus, Gesù si posizionò con un candido abito di sartoria e aprì i palmi verso l’alto.

Improvvisamente, tutti gli schermi della Piazza iniziarono a proiettare il suo volto, insieme a tutti i dispositivi elettronici del mondo.

Le auto si fermarono, i pullman, le metropolitane, tutto si fermò. Anche il tempo.

Alle spalle dell’uomo una luce accecante anticipò l’arrivo degli arcangeli e di Metatron, lasciando l’intera umanità a bocca aperta.

 

“Salve gente!” salutò Gesù con un sorriso amabile: “Lo so cosa state pensando in questo momento… Ehi ma che succede? Chi è quel tipo? Ebbene sì, sono io…” il sorriso si allargò: “Gesù, il vostro Messia, quello che… beh avete messo in croce tanto tempo fa…Sono tornato.”

 

Di fronte a lui aveva iniziato a formarsi una folla di curiosi, scettici e arrabbiati, in cui quest’ultimi avevano iniziato ad inveire contro quella sceneggiata: “Tornatene a casa! Sei un buffone! Gesù non esiste!”

L’imbarazzo dilagò tra gli arcangeli alle sue spalle, confusi ed indecisi sul da farsi.

“Ehi, lo so, lo so…” continuò il messia: “E’ da parecchio che non mi faccio vedere, ma sapete sono stati anni difficili, ma… è giunto il momento.”

“Il momento di che cosa?” urlò una donna tra la folla.

“Il momento della fine. La fine del tempo, la fine della Terra e la salita dei meritevoli in Paradiso… ecco come potete vedere…” e indicò il fondo della piazza: “I morti sono tornati in vita ed eccolì là! Ciao ragazzi!” li salutò con enfasi.

 

E fu così che si creò il caos.

 

La folla iniziò a dilagarsi, feroce, urlando di fronte ai cadaveri che ora camminavano tra loro, uomini piangevano cercando di chiamare la polizia, donne tenevano stretti i loro bambini cercando una via di fuga. Era stato creato il terrore.

 

“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese Gesù confuso verso gli arcangeli che erano sorpresi a loro volta per tanto panico.

 

Dall’altra parte della piazza, la terra tremò e dal suolo comparvero i demoni regnanti: Shax, FurFur e i restanti Duchi infernali s’incamminarono nel caos generale: “Bene, bene…” iniziò Shax, osservando dal basso della statua la schiera angelica: “E così vi siete decisi, finalmente. Anche se sappiamo tutti chi vincerà la maggior parte delle anime e la guerra.”

Michael si sporse in avanti, con un sorriso teso: “Noi tutti sappiamo che il bene prevarrà sempre sul male. Ed è giunta l’ora della vostra fine, temo.”

 

Le urla e il caos generale avevano attutito la sgommata con cui una Bentley nera fiammante si era gettata sulla piazza: una cresta fulva ne fuori uscì, camminando velocemente tra la folla verso la statua.

“Fermi tutti!” urlò il demone Crowley: “Fermi tutti!”

Michael tirò gli occhi al cielo, ringhiando: “E ora cosa vuole questo?!”

Crowley giunse dinoccolato, sfoggiando un ampio sorriso: “Allora… non potete portare a termine nulla, non avete avuto il permesso da tutti i membri dell’ordine angelico e demoniaco.” disse serio, sfoggiando una pergamena: “Ecco qui, paragrafo 8 dell’articolo 54 dell’ordine dell’Universo e… temo che non abbiate nemmeno il permesso di Dio o Satana.”

“Certo che ce l’abbiamo!” sbottò Michael: “Ora basta con i tuoi giochetti, sono stanca di-”

“Nonononono!” fece cenno negativo con il capo il demone: “Voi pensate di averlo, perché… beh, chi è che parla con Dio qui? Ah sì, Metatron!”

L’uomo dai capelli candidi fece un passo in avanti: “Demone Crowley, come osi mettere in dubbio la voce di Dio?”

“Ooh, ma io non metto in dubbio niente, perché vedete… è tutto scritto qui. E a quanto pare il permesso non è stato firmato e… a quanto pare Dio non ne sapeva nulla. Mi dispiace, ritirate le truppe, buco nell’acqua, adios, asta la vista, game over!”

“Insolente di un demone!” sbottò Michael: “Con quale autorità dici una cosa simile?”

“Beh, io non ce l’ho, ma qualcun altro….”

Alle sue spalle comparvero Muriel e Aziraphale con in pugno il libro della Vita e la spada di fuoco.

“Salve a tutti.” disse con aria di sfida il l’arcangelo Supremo: “Temo proprio che Crowely abbia ragione, non abbiamo i permessi, perché in realtà… Metatron non ha più notizie da parte di Dio da molto tempo, non è così?”

Gli occhi degli arcangeli strabuzzarono sulla figura dell’uomo la cui mascella s’indurì in una stretta prima di ribattere: “Stanno solo dicendo un mucchio di sciocchezze… non crederete a due traditori!”

“Fino a prova contraria” rispose acido Aziraphale: “Sono ancora l’arcangelo Supremo e ora anche in possesso del Libro della Vita, con il quale hai giocato a fare Dio, senza riuscirci. E’ ora di mettere fine a tutto questo.”

“Di cosa… di cosa stanno parlando?” iniziò confusa Michael, voltandosi verso Metatron: “Avevi detto di avere il permesso, di avere avuto il via libera e che Gesù era d’accordo…”

“Ma non è andata così, vero?” rise appena Crowley: “Perchè hai cercato di manipolare ancora una volta le cose, non è così? E magari hai anche offerto un caffè a Gesù.”

Il messia si illuminò: “Oh sì! L’ha fatto, era davvero buono! Con un goccio di-”

“Sciroppo di mandorla.” terminò stizzito Aziraphale: “Davvero un bel trucco, non c’è che dire. Ma come ogni trucco, prima o poi viene svelato. Ci ha manipolati, per tutto questo tempo.” l’arcangelo supremo prese un lungo respiro: “Hai avuto un gran privilegio, per molto tempo. Eri un uomo, un profeta, che Dio ha voluto al suo fianco. Conoscevi la Terra, conoscevi gli umani e conoscevi anche i punti deboli degli angeli… poi un bel giorno Dio ha smesso di parlarti, non è così?”

“Tu non sai nulla di me, Aziraphale. Pensi che il tuo ruolo ora ti permetta di parlarmi in questo modo? Sei solo uno stupido angelo, frivolo, che ha più a cuore questo Mondo corrotto che la tua gente.”

“Io ho a cuore la Terra, sì, perché è sempre stato questo il mio ruolo, proteggerla. Ora, mettete fine a questa stupida guerra, o io…” così dicendo alzò il Libro della Vita e la spada infuocata: “Distruggerò il libro, per sempre.”

“Non puoi farlo! Distruggeresti l’Universo intero!” urlò Michael.

“Allora fermate tutto.”

 

Ci fu un lungo istante in cui gli occhi di Aziraphale tremarono fissi in quelli di Metatron che lo scrutavano con freddezza. Crowley percepì una goccia di sudore scivolargli lungo la tempia, sentendo il fuoco pulsargli nelle vene.

Al solo pensiero che tutto stesse davvero per finire, ebbe un lieve tuffo al cuore. Gli occhi dorati saettarono da sotto le lenti scure verso Aziraphale, che invece restava impassibile, serio, con i nervi d’acciaio tesi da sotto la pelle.

“Sono davvero stanco di questa messa in scena, eliminateli.” sospirò acido Metatron verso gli altri arcangeli.

Nessuno però si mosse, anzi i volti pacifici dei celesti si voltarono a osservarlo: “Temo che senza prove concrete non possiamo farlo, signore.” rispose calma Uriel.

“Cosa?! Sono io Metatron, la voce di Dio! E vi sto ordinando di eliminarli!”

“Ma non è ciò che lui desidera.” intervenne improvvisamente Muriel, avvolta da una luce candida: “Il cuore dell’uomo parla da sé. Vero mio signore?” e così dicendo si rivolse a Gesù che sospirò: “Ha ragione… io non voglio farlo. Come so che non è il volere nemmeno di Lei… E sinceramente, lasciatevelo dire, ma la dovete smettere con questa gran voglia di fare la guerra. Non c’è già abbastanza dolore e disperazione in questo mondo meraviglioso?”

“Avete eliminato la pace…” iniziò Muriel: “Molto tempo fa, per cancellare la speranza. Ma il mio elemento è stato ripristinato e come tale è mio compito impedirvi qualsiasi altro scontro. E’ giunto il momento di deporre le armi, ridare pace ai defunti e speranza ai vivi.”

Gesù chiuse gli occhi e con un ampio gesto, portò il mondo allo stesso punto della sua ascesa: i morti tornarono al loro posto, la pioggia cessò di cadere e il caos causato scomparve magicamente.

Un sorriso luminoso si aprì sulle labbra di Aziraphale, che abbassò le armi, voltandosi a guardare Crowley colmo di fiducia.

“E questo cosa diavolo significa ora?” intervenne irata Shax che non aveva capito molto di tutto quel parlare.

FurFur sospirò: “Temo che anche oggi non faremo nessuna guerra, mia signora…”

“Ma io ho preparato i demoni! E il mio trono! E-”

Crowely le posò una mano sulla spalla: “Credimi è meglio così.”

Gli arcangeli si erano riuniti a confrontarsi fra loro, Muriel si avvicinò a Gesù e l’inferno si era ormai ritirato, quando d’un tratto la figura di Metatron si lanciò su Aziraphale, gettandolo al suolo.

“Tu! Maledetto arrogante! Hai rovinato tutto! Voi due rovinate sempre tutto!” urlò l’anziano, strappandogli la spada infuocata dalle mani, prima di puntarla contro la gola di Corwley.

Il cuore di Aziraphale si fermò: “Metatron… posa quella spada….” si rialzò lentamente, con voce implorante e i palmi tesi in segno di resa: “Non è la soluzione… lascialo andare, ti prego…”

“Io ero importante…” iniziò l’anziano a denti stretti: “Ero l’unico a parlarci, poi… un bel giorno mi ha detto che si era stufata di tutte quelle parole, che tanto il suo piano era ineffabile e che era… già scritto… ma non fu quello che mi fece arrabbiare, no… fu la sua ultima confessione…”

Crowley deglutì lentamente, percependo il calore della spada contro la pelle.

Metatron continuò: “Disse: Un giorno anche angeli e demoni saranno in pace e capaci di amarsi e capiranno che sono due facce della stessa medaglia… Capite? Ero disgustato all’idea… che ciò potesse accadere… ho cercato di impedirlo in ogni modo, ma voi due… voi riuscivate sempre a riscrivere la maledetta storia… ed è ora di mettere fine a tutto ciò!” con un gesto secco si lanciò verso la figura del fulvo, il demone strizzò gli occhi pronto a ricevere il colpo, ma qualcosa lo spinse al suolo.

Quando li riaprì, Aziraphale era stato trafitto in pieno petto dalla propria spada infuocata, tra lo stupore degli altri arcangeli.

Un gemito fuoriuscì dalle labbra dell’arcangelo supremo, mentre s’inginocchiò al suolo, cercando di sovrastare il dolore cocente al petto.

 

Il mondo di Crowley smise di esistere.

 

Travolto dalla rabbia si voltò verso l’anziano e con uno sguardo colmo d’odio, schioccò le dita, aprendo una voragine sotto i piedi di Metatron che cadde urlando nel cuore degli inferi.

Si allungò disperato verso la figura del suo angelo, stringendolo con forza tra le braccia, fremente di paura, mentre le sue mani cercavano di sorreggerlo.

“Oh...Crowley… per una volta…” tossì in cerca d’aria Aziraphale: “Ti ho salvato...io.”

“N-no, stupido… stupido angelo, non dovevi farlo, come- perchè- no, non puoi, non puoi lasciarmi-!” la voce iniziò a incresparsi mentre un paio di lacrime iniziarono a rigargli il volto.

“N-non avrei… potuto accettare… che ti accadesse...q-qualcosa di brutto…” sospirò in un rantolo, cercando il volto dell’altro con una mano: “Ti… ti ho mai detto… “

“Sssssh, ssssh, sta zitto! Non sprecare energie, o-ora… o-ora aggiusto tutto…” si voltò a osservare gli arcangeli increduli: “Vi preg- Vi scong- Per l’amore di qualcuno aiutatemi! N-non potete-”

“Crowley…” lo richiamò Aziraphale, posando una mano sul suo viso imperlato di lacrime: “Andrà… tutto bene…. Tu hai le tue… capre…” gli sorrise dolcemente.

“Non… non puoi morire, angelo-” iniziò a piangere con forza il demone, stringendo i denti, cercando di restare ottimista com’era di natura: “Non puoi lasciarmi, non puoi, me l’hai promesso… ti prego… io ti perdono, A-Aziraphale… I-io ti amo!” singhiozzò.

“Oh mio caro…” sospirò il biondo, illuminato dalla potenza di quella confessione: “Anche io ti amo.”

Sopra le loro teste il cielo si aprì e una luce investì le due figure a terra.

 

Quando angeli e demoni si ameranno, il mondo troverà il suo eterno equilibrio.” una voce echeggiò sopra di loro, fino a che tutto non divenne bianco e una luce divina li avvolse.

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Capitolo 15
*** Capitolo quindicesimo ***


Nota dell'autrice: Come qualcuno ha detto "This is the end". O almeno lo è per la mia storia. Quest'oggi ho rivisto l'ultimo episodio della seconda stagione e mia ha distrutta insieme all'influenza. Quindi visto che sono triste ho deciso di pubblicare in anticipo, sperando che questo capitolo possa alleviarvi per qualche minuto da qualsiasi problema strugga la vostra vita. 
Un grazie speciale ancora a tutti coloro che hanno letto, commentato e apprezzato questa mia folle creazione, che l'aver finito mi riempe di malinconia. 
Un caloroso abbraccio a tutti <3 Buona lettura!



Un solo di pianoforte in lontananza gli fece arricciare il naso e risvegliarsi da un profondo torpore. Gli occhi facevano fatica ad aprirsi, ma poteva percepire attorno a lui un soffice materasso e coperte dal tessuto delicato. Le narici si dilatarono al profumo di cioccolata calda, desiderando si percepirne il sapore sulle labbra.

Un belato da fuori la finestra, un raggio di sole timido tra le persiane avvicinate, la musica nel giradischi che continuava a suonare:

 

That certain night
The night we met
There was magic abroad in the air
There were angels dining at the Ritz
And a nightingale sang in Berkeley Square

 

La voce dolce della cantante gli fece aprire lentamente gli occhi celesti, ritrovandosi ad osservare un soffitto in legno.

Cercò di mettersi a sedere, gemendo per la fitta che gli trafisse il petto, riportandolo a coricarsi.

“Crowley…?” chiamò confusa la sua voce, cercando di capire cosa fosse accaduto.

Un paio di passi affrettati si avvicinarono alla stanza, mostrando la figura esile del demone avvolto in un grembiule da cucina, con una tazza di cioccolata calda in mano.

Sul viso di Aziraphale si dipinse un dolce sorriso, mentre gli occhi del demone si contrassero da sotto gli occhiali scuri in una fitta di commozione.

Con enfasi le lunghe gambe corsero verso il bordo del letto, buttando malamente la tazza sul comodino rischiando quasi di versarla prima di gettarsi sull’altro, avvolgendo con i lunghi arti la figura del biondo.

L’angelo ricambiò con debolezza la stretta, restando in silenzio di fronte ai forti fremiti del demone tra le sue braccia.

Percepì il collo bagnarsi al contatto con il viso del fulvo, facendolo commuovere: “Crowley tesoro… perché stai piangendo?”

 

I may be right
I may be wrong
But I'm perfectly willing to swear
That when you turned and smiled at me
A nightingale sang in Berkeley Square

 

Nonostante i tentativi di Aziraphale di allontanarlo per guardarlo in faccia, la figura scura del demone restava avvinghiata intorno a lui, tremante e fragile.

“...non… non farlo mai più.” borbottò cupo contro il suo collo.

“Crowley caro, mi stai facendo un po’ male… potresti l-lasciarmi…”

Di scatto il fulvo si allontanò, spaventato, asciugandosi malamente il naso con il palmo della mano: “...Sì. Sì, giusto scusa io-”

“Ehi…” gli sorrise Aziraphale, posando una mano su una guancia: “Va tutto bene… ma non so cosa sia accaduto… potresti spiegarmelo?” chiese dolcemente: “E potresti toglierti questi? Ho bisogno di vedere i tuoi occhi…”

Con dita tremanti, Crowley si sfilò gli occhiali, mostrando lo sguardo arrossato, segnato dal pianto e dalla paura di averlo perso per sempre, definitivamente.

Una morsa strinse il cuore dell’angelo, che di slancio prese le mani del demone e le riempì di baci: “Mio povero Crowley… quanto dolore percepisco in te…”

“Ngh…” deglutì il fulvo che sospirò: “… stai bene vero?”

“Certo, mi sento… bene. Ho solo male al petto… ma non ricordo perché.”

“Cos’è l’ultima cosa che ricordi?”

Lo sguardo dell’angelo si fece torvo: “I-io...eravamo a Piccadilly Circus… abbiamo fermato… e poi… poi-” sbuffò: “Proprio non ricordo.”

Crowley si passò una mano sul viso: “Metatron ha cercato di uccidermi, ma tu hai preso il colpo al mio posto e… e…” deglutì con forza per cacciare indietro le lacrime: “E stavi morendo, Aziraphale.”

“...ma è successo qualcosa dopo… una luce…?”

Il demone annuì: “Abbiamo avuto la benedizione divina…e Lei ti ha salvato.” deglutì, alzando l’indice per puntare Dio.

Un sorriso si allargò sul volto dell’angelo: “Questo vuol dire che… che…”

“Siamo liberi, angelo. Siamo liberi.”

Fu la volta di Aziraphale di iniziare a piangere a dirotto, incredulo ed improvvisamente leggero.

Per la prima volta dopo secoli percepì le spalle libere da un macigno che aveva dovuto trascinare per oltre 6000 anni.

Portò i polpastrelli alle labbra, guardando Crowley incredulo: “Siamo liberi… siamo liberi!” squittì con voce acuta, fremente.

Ci erano riusciti, ora potevano essere loro.

“Oh Crowley… vieni qui…” mormorò tirando la figura dell’altro verso di sé, prima di avvolgerlo in un bacio romantico e pieno d’emozione.

Restarono così a lungo, tra le loro lacrime, le loro labbra, la loro vita di fronte a loro.

 

The streets of town
Were paved with stars
It was such a romantic affair
And as we kissed and said goodnight
A nightingale sang in Berkeley Square

I know 'cause I was there
That night in Berkeley Square

 

 

 

Un usignolo cantò fuori dalla loro finestra, facendo sussultare Aziraphale: “Lo sento! Lo senti anche tu?”

Un sorriso dolce si posò sul viso di Crowley: “Sì, angelo, lo sento anche io.”

 

***

Il sole tramontava placido oltre le colline verdeggianti, portando con sé le ultime tracce di calore nell’arco di quella giornata.

Aziraphale sedeva sulla veranda, ancora debole, con in braccio una piccola capretta candida.

“Non riesco a credere che tu abbia chiamato anche questa meravigliosa creatura con il nome di un demone…” sospirò, accarezzando la testa dell’animale.

Crowley era indaffarato a riportare tutte le altre capre nel recinto poco lontano, rispondendo con un’alzata di spalle a quella affermazione: “Infatti… lei non ha il nome di un demone.” borbottò torvo, chiudendo il recinto, incamminandosi verso l’angelo che si illuminò a quella confessione.

“Ah no? Allora come si chiama? “Fiocco di neve”? “Nuvola”?”

“Ngh… si chiama…” e sbiascicò un qualcosa che giunse incomprensibile alle orecchie del biondo.

“Come? Scusa caro, ma non ho davvero sentito.”

“Ngggh… Ho detto che si chiama… “Angel”.”

Gli occhi celesti di Aziraphale si ingrandirono per poi farsi acquosi e colmi d’emozione: “Oh Crowley… lo hai fatto davvero?”

Il fulvo arrivò di fronte a lui, prendendogli la capretta dal grembo per portarsela tra braccia: “...Mi mancavi… e lei sembrava diversa dalle altre.” rispose cupo ed imbarazzato, sentendosi un idiota ad averlo detto ad alta voce.

“Vieni qui, per favore.” chiese l’angelo, facendo spazio sulla panchina.

Il demone si sedette al suo fianco, ancora sulla difensiva per la sua stessa confessione.

“Sai Crowley” iniziò Aziraphale, voltandosi ad accarezzare l’animale tra le braccia del fulvo: “C’è una cosa che non riesco a capire. Non era la prima volta che confessavamo il nostro amore… perché è funzionato solo all’ora? Perchè prima no?”

Il fulvo sbuffò, restando perso nella sua mente per qualche istante: “Io credo… che la colpa sia mia.”

“Tua? E come potrebbe?”

“Beh… io….” deglutì, stringendosi nelle spalle: “Ero ancora arrabbiato con te. Non tanto, ma ero ancora un po’ arrabbiato con te… non ti avevo ancora perdonato del tutto, ma quando l’ho fatto…beh…”

Aziraphale sorrise, sporgendosi in avanti a posare un dolce bacio sulla guancia del demone: “Non posso darti tutti i torti… sono stato davvero uno stupido, non è così? Ma ora… siamo liberi… e credo sia ora di prenderci le nostre vite.”

“Che cosa intendi?” chiese confuso.

“Tanto per cominciare… potremmo fare tutte le uscite che vogliamo senza avere il terrore di essere scoperti!” sorrise euforico: “E poi, stavo pensando, che potremmo andare a vedere Alpha Centaury… la tua prima creazione, ricordi?”

Le sopracciglia del demone si alzarono verso l’attaccatura dei capelli: “Davvero… davvero lo vorresti? Andarci? I-insieme?”

L’angelo annuì dolcemente: “Sì, più di ogni altra cosa, mio caro. Ora che ne dici di mettere a dormire la capretta? Ho una sorpresa per te. Ti aspetto dentro.”

E così dicendo si alzò lentamente ed entrò in casa.

 

***

 

Il cuore gli batteva forte nel petto mentre entrava nel proprio salotto.

S’incamminò verso la cucina, scorgendo il tutto avvolto dalla flebile luce delle candele, ritrovandosi di fronte ad un tavolo accuratamente apparecchiato e sui fornelli ottime pietanze che ribollivano emettendo un odore assai invitante.

Aziraphale se ne stava in piedi in un angolo con un sorriso imbarazzato, le guance arrossate e le mani strette in grembo: “Ciao Crowley...Ho pensato che non avessimo ancora avuto un appuntamento adeguato e che… fosse giunto il momento di rimediare.” abbassò lo sguardo colto dall’improvviso imbarazzo della sua confessione.

Crowley era rimasto qualche minuto incantato, sulla soglia, a bocca aperta, incapace di credere che finalmente tutto ciò stesse accadendo.

Si avvicinò lentamente, con un sorriso sulle labbra: “Tu, mio angelo, dopo aver combattuto, ora mi cucini una cena coi fiocchi?” così dicendo l’aveva preso per i fianchi, cercando di riuscire a catturare lo sguardo sfuggente del biondo nel proprio: “Grazie, Aziraphale…” gli posò un bacio sulla punta del naso, che fece sussultare appena l’altro, che di risposta allargò il sorriso, prima di baciarlo con dolcezza sulle labbra.

“Mi rendi così felice, Crowley! So che non te l’ho mai detto, ma tu sei sempre stato la mia più grande fonte di felicità e mi sento così pieno d’amore in questo momento, che potrei quasi…. Quasi esplodere!”

“Shhhshhh, angelo, le esplosioni teniamole per dopo.” disse maliziosamente il demone, facendo arrossire l’altro.

Crowley si allontanò per spostare la sedia e far accomodare Aziraphale al suo posto: “Ora, lascia che ti serva, mh? Sei ancora dolorante.”

L’angelo si mosse leggermente, canticchiando appena, non riuscendo a smettere di osservare ogni mossa del fulvo con aria febbricitante.

 

Mangiarono di gusto, sorseggiando un vino di classe, parlottando di tanto in tanto di cose alquanto frivole, fino a quando, terminato il suo laudo pasto, Aziraphale non si lasciò andare contro lo schienale della sedia: “Sai Crowley, sono davvero molto felice di non essere più l’Arcangelo Supremo… tutto quel lavoro mi stava sfinendo…” sospirò rumorosamente, facendo ridere il demone: “Beh, lasciatelo dire, non sei stato davvero un granchè come Arcangelo Supremo, anche se hai fatto una rivoluzione in Paradiso.”

“Beh, ad ogni modo, spero che chiunque ci sia ora al comando, non cercherà più di mettere fine al mondo o all’universo.”

“Lo spero anche io… ma credo che Gesù farà un po’ di piazza pulita in Paradiso, capisci cosa intendo?”

“Intendi…” chiese sorpreso Aziraphale: “Che faranno cadere… altri angeli?”

“Nah… non credo… ma penso che ci sia un po’ troppa corruzione anche in Paradiso e sia tempo di metterci ordine…”

“Avrei voluto riuscirci io…” ammise tristemente Aziraphale: “Ma temo di non essere tagliato per il lavoro e…” sorrise, allungando la propria mano sopra il tavolo, andando a cingere quella di Crowley: “Che il mio unico posto nell’Universo sia al tuo fianco.”

Gli occhi ambrati del demone vibrarono a quella confessione, lasciandolo immobile per alcuni istanti, prima di trasalire e schiarirsi la voce.

“O-okay…” si alzò di scatto, iniziando a camminare nervoso attorno alla cucina, lasciando Aziraphale in uno stato di confusione.

“Crowley? Ti senti bene? Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“No, no è… è che c’è una cosa…” il demone deglutì nuovamente, fino a fermarsi, posare una mano sul fianco e nascondere il proprio sguardo dietro ad un palmo.

“Okay, stai iniziando a spaventarmi.” disse l’angelo, con il cuore sempre più scalpitante in petto.

“Ti… ti ricordi il nostro ultimo discorso in libreria?” iniziò il demone.

“S-sì… certo.”

“E-ecco… c’era una cosa, che dopo tutto il mio discorso ti volevo chiedere… e-e dare, ma poi-” l’emozione gli spense la voce, ritrovandosi di nuovo nello stesso incubo di quel giorno: “Poi è-è successo quello che è successo...”

Aziraphale gli porse un dolce sorriso, colmo di fiducia: “Cosa volevi chiedermi, Crowley?”

Il demone si portò una mano al petto, stringendolo appena, prima di sorridere nervosamente: “Credo di essere io ad avere quasi un infarto questa volta… o-okay, a-allora…”

Le mani dell’angelo erano ormai diventate violacee per la stretta con cui se le stava torturando da sotto il tavolo: “Ti prego, Crowley, dillo in fretta o morirò nel continuare a vederti così agitato.”

“O-okay, okay! Allora, ci conosciamo da molto tempo, siamo sempre stati noi due e dopo tutto quello che abbiamo passato, siamo sempre noi...due. Tu sai cosa provo per te e sai quanto… quanto tu sia importante per me. H-ho una paura folle che tu mi dica di no, Aziraphale, che non hai nemmeno idea, ma ieri… a-al pensiero di… perderti ancora…” gli occhi ambrati divennero lucidi al ricordo: “… ho pensato di morire insieme a te, perché senza di te, angelo, non sono niente. Solo un demone che non è troppo malvagio e che non si è mai impegnato troppo nelle cose. Ma tu, Aziraphale, mi hai reso migliore, da sempre… e io… sì, io ti amo. E vorrei tanto… passare-” l’emozione gli fece tremare nuovamente la voce, portandolo a tossire per calmarsi: “Voglio passare l’eternità con te, angelo. Per sempre, fino alla fine… e quindi…”

Con lentezza si mise in ginocchio, estraendo dalla tasca della propria giacca nera un astuccio in velluto rosso.

Aziraphale sussultò, portandosi le mani alle labbra, ormai in lacrime dall’inizio del discorso.

“C-Crow…”

“Mi vuoi sposare, Aziraphale?” chiese in un sussurro il demone, aprendo l’astuccio per mostrare un semplice anello dorato con le loro iniziali incise sopra.

“O-oh C-Crowl-”

“Lo so, non potremo farlo in chiesa, non sarà proprio un matrimonio con la benedizione, altrimenti, sai, esplodo, però-”

“Crowley, ti prego non dire un’altra parola! Sì, Sì, mille volte sì!” esultò in un filo di voce acuta l’angelo, tremante, incapace di capire cosa fare, sorridendo entusiasta verso il suo...tutto.

Il volto di Crowley esplose in un sorriso luminoso, allungandosi a infilare l’anello con dita frementi nella mano sinistra del suo angelo, che non riusciva a smettere di piangere.

Aziraphale si tuffò tra le sue braccia appena furono entrambi in piedi, baciando il suo demone in un bacio colmo di amore, sancendo una promessa che nemmeno più il paradiso o l’inferno avrebbero potuto dividere.

 

Ed infine, un usignolo cantò a Berkeley Square.

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