La Valle Delle Eufrasie

di TheOnlyRealBoss92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - A Crazy Banquet ***
Capitolo 2: *** The Dragon Chevalier ***
Capitolo 3: *** Once Upon A Time In Norway ***
Capitolo 4: *** That's How Violet Eyed Elves Love ***
Capitolo 5: *** A New Bloody Friend ***
Capitolo 6: *** Sweet Sixteen ***
Capitolo 7: *** Wilcommen In Vulcanica ***
Capitolo 8: *** Lukulukuhanakimi's Laugh ***
Capitolo 9: *** Abra Kadabra Alakazam ***
Capitolo 10: *** Hated, Lost, Found, Rejoined ***



Capitolo 1
*** Prologue - A Crazy Banquet ***


Driiin

Chapter One

Prologue: A Crazy Banquet

 

Driiin!

La sveglia impicciona suona la sua melodia.

I sogni son desideri di felicitààà…

Un silenzioso sbadiglio.

La principessa apre gli occhi.

Si mette a sedere sul letto. Scuote il suo pigiamino rosa con le immagini della Bella Addormentata e infila i piedini nelle pantofole in cui vi è il ritratto di Biancaneve.

Si stiracchia e solleva il suo regal deretano dal letto. Si avvicina alla finestra e si affaccia con un gran sorrisone.

“Buongiorno mondo! Ma ciao, begli uccellini! Ma ciao, begli scoiattolini! Ma ciao, bei leprottini! Ma ciao, bell’Uniporco mio!” e con un bacio saluta il suo animale preferito, una fiera tonda e rosea con un bel corno arcobaleno sull’ampia fronte.

Qualcuno bussa alla porta.

“Avanti!” dice la principessa diciassettenne canticchiando tra sé.

La lussuosa porta di mogano si spalanca e mostra la figura di una ragazza dagli occhi verdi e i boccoli d’oro.

“Hellen!” esclama quest’ultima.

“Michelle!” risponde la principessa pigrona, già spalmata nuovamente sul letto.

Le due si abbracciano, si guardano, ridono ed iniziano a spettegolare.

 

***

 

“Allora, vogliamo darci una mossa?”

Tre creature magiche sbuffano all’unisono.

“È inutile che sbuffiate, care. Siamo in ritardo con i preparativi, i ragazzi saranno qui a momenti!”

“Emy ti vuoi dare una calmata?” chiede una delle creature, tutta ansimante e rossa in volto. Ha dei bei boccoli biondi e occhi blu mare. Regola la velocità del suo armonioso tapis roulant, fatto con foglie, legnetti e rampicanti.

“Tiara, cara, preferirei che tu la piantassi di correre e sudare e venissi qua a dare una mano. E datti anche una lavata, visto che ci sei!”

La ninfa geme di rabbia, interrompe la sua corsa e lancia uno sguardo torvo alla creatura che la ha rimproverata.

“Non ti serve mordere il collo della gente per uccidere, Emerald, ci riesci benissimo anche verbalmente!”

E stizzita si getta nel piccolo laghetto lì vicino con un deciso tuffo di testa.

“Bah, non le ho detto altro che la verità!” esclama la vampira dagli occhi verdi, risentita.

“La verità! La verità!” la più piccola delle figure comincia a saltellare divertita.

Le altre ridono, mentre Emerald scuote il capo con disapprovazione.

“Christine, invece di gingillarti, porta questi piatti a tavola!”

La piccola creatura con il cappello verde e le piccole alette trasparenti procede a balzelloni fino alla vampira, le prende i piatti dalle mani, e mantenendo lo stesso passo raggiunge l’enorme tavolo al centro dell’ampia radura.

“Ma, Emy, per quanti hai apparecchiato?”

La creatura dai riccioli castani e con le orecchie da elfo comincia a contare tutti i posti apparecchiati.

“Dieci? Chi c’è oltre a noi e ai tre ragazzi?”

“Indovina? Finalmente Edward la sta piantando di fare l’asociale. Passa tutto il tempo per i fatti suoi, in mezzo al bosco. Non viene neanche a scuola. Certe volte non mangia per giorni interi. Ma dico io, un po’ di amor proprio!”

L’elfa, sbattendo i suoi occhi color ametista, pensa tra sé che sarebbe stato meglio non porre quella domanda.

“Ma con lui siamo sempre otto” continua il folletto ancora saltellante “chi sono gli altri due?”

“La principessa e la sorella di Paul. Ah, a proposito, arrivano!”

“Chi? Hellen e Mich…?”

“Ssh!”

In quel momento si sentono schiamazzi e larghe risate virili.

“Come sto, come sto?” chiede Emerald tutta agitata.

L’elfa Casey ride di gusto.

“Stai benissimo, scema!”

“Scema, scema!” Christine non la pianta di ballonzolare.

All’improvviso tra due alberi dell’immenso bosco dietro la radura spuntano tre figure maschili.

Ognuna di esse ha un arma in una mano e una carcassa nell’altra.

“Christine, accendi il pentolone ed il forno a microonde, presto!”

Il folletto sbatte le alucce dalla contentezza ed esegue i comandi.

“Forno, pentolone, forno!”

Emerald e Casey, invece, vanno incontro al trio.

“Vedo che è andata bene la caccia” esclama la vampira sorridente abbracciando il biondo più alto del trio e strappandogli dalle mani il pesante arco.

“Oh sì” esclama l’altro biondo, il più basso, lasciandosi aiutare dall’elfa nel trasportare la spada affilata. “Oltre a questi tre cerbiatti abbiamo ucciso anche un paio di uccelli, ma lo sapete che Tiara ne è allergica”

“Tranquilli, io sto bene!” commenta Xander sarcastico, l’unico moro del trio, che fa grande fatica a trascinare la grande balestra in una mano e il cadavere dell’animale nell’altra.

Gli altri ridono, e quando giungono al tavolo, si accasciano sulle sedie. Le ragazze si affaccendano intorno ai loro futuri pasti, mentre i ragazzi raccontano le loro eroiche imprese, aggiungendo sempre fantasiosi particolari.

“Ragazze, ho sentito delle voci, tutto b… AAAHHHH!”

Tutti si voltano appena in tempo per vedere la ninfa Tiara con un asciugamano attorno alla vita e le due braccia attorno al seno.

“Brutti porci, giratevi!”

Tutti ridono. Xander si costringe a girare lo sguardo.

“Mi potevate avvertire che erano arrivati!”

“Oh, Ary, tanto ti vediamo sempre in costume a mare!” sdrammatizza Xander.

“Taci, avvoltoio pervertito!”

“Spero vivamente che quelle due si muovano ad arrivare. Muoio di fame. E poi devono comprare le spezie!” esclama Emerald preoccupata, affaccendandosi attorno al pentolone.

“Ah, a proposito!” esordisce Paul con un sorriso. “Vi dobbiamo narrare di chi abbiamo incontrato nel bosco!”

Lo sguardo di Xander si fa omicida.

“Non osereste!”

“Christine!” urla la vampira. “Il forno a microonde andava a 200 gradi!”

“Forno, gradi, duecento, forno!” è l’unica risposta che ottiene.

“Oh, sì” Leonard continua il racconto.

“Abbiamo incontrato il nostro parassita preferito!”

Tutti, eccetto Xander, palesemente infastidito, esclamano il nome della suddetta creatura: “Georjane!”

Paul si mette in ginocchio davanti a Leonard.

“Xander, Xander, perché sei tu Xander? Sei così forte e virile!”

Leonard sta al gioco.

“Oh, ehm, Georjane, che ci fai qui? Pensavo ti avessi spinto, ehm, che fossi scivolata nel burrone l’anno scorso”

Tutte le ragazze adesso ridono, persino Emerald mentre tenta di regolare il microonde.

“Oh, no, mio eroe, un angelo mi ha salvata, perché era destino che io e te vivessimo per sempre insieme”

Leonard si alza in piedi e corre in modo scomposto urlando, mentre Paul lo insegue con sguardo volutamente voglioso.

Tutti ridono, immaginandosi l’improbabile scena tra l’amico e il parassita.

“Adesso basta! Umpf!” esclama Xander con sguardo furente. “Mi basta già quella sanguisuga, non posso sopportare anche voi!”

“Come è bello farsi la cerettaaa!” la canterina Tiara si avvicina al tavolo dove si trovano tutti i suoi amici. Ha addosso un accappatoio verde acqua e sta cercando di farsi la coda.

Xander prende Leonard per la collottola e lo avvicina a sé.

“Scommettiamo che tra tre secondi Emy urla contro Tiara?” gli sussurra nell’orecchio.

E difatti…

“Ma Tiara! È mai possibile che uno si fa in quattro per far filare tutto liscio e poi arrivi tu e mi bagni tutto il tavolo?”

Xander e Leonard sghignazzano.

In quel momento un rumore di zoccoli spegne le loro risate. Tutti si voltano verso la fonte del rumore.

Un maialino con in testa un corno color arcobaleno si avvicina a loro con ampie falcate. Sulla sua sella sono sedute due ragazze che ridono e schiamazzano allegramente.

“Bonjouuur!” esclama la più pomposa delle due. L’enorme vestito rosa fluttua mentre scende dall’Uniporco.

Tutti rispondono allegramente al suo saluto, eccetto Emerald, che si avvicina a lei e la fissa con sguardo torvo.

“Dove sono le spezie?”

Il sorriso sparisce dal viso della principessa.

“Avrei dovuto?” dice con tono contrito.

“Ecco! Lo sapevo!” esplode la vampira.

“Ma in compenso ho comprato un paio di riviste!”

“Vatti a fidare di chi ha il sangue blu” brontola Emerald mentre si allontana dal gruppo, che ancora ride per l’esclamazione di Hellen.

 

Xander si mette le cuffie alle orecchie ed accende il suo mp3 ecologico, regalatogli da Hellen e fatto solo con materiali riciclabili.

Sorride alla fissa della cugina e si concentra sulla canzone che gli bombarda le orecchie.

Sinceritààà, adesso è tutto così semplice…

È la canzone adatta a smaltire la sua tensione. La missione che gli spetta non è affatto semplice.

Si guarda attorno. Emerald e Casey svolazzano attorno al pentolone e al forno a microonde, Tiara e Hellen parlano di vestiti e di shopping, Christine e l’Uniporco fanno a gara a chi saltella più in alto. Xander sorride alla scena.

Alla sua destra, Michelle tenta di convincere suo fratello maggiore a partecipare alle battute di caccia e Leonard le dà man forte, ma Paul è irremovibile.

Xander può chiaramente leggere il suo labiale.

“Sei troppo piccola! È pericoloso!”

La canzone nelle orecchie è cambiata. Wannabe delle Spice Girls.

Benché il livello della musica sia sempre più basso, Xander non riesce a tranquillizzarsi.

Ha bisogno di fare due passi. Si alza e, attento a non farsi notare da nessuno, si rifugia nel bosco. Percorre il sentiero a passo lento. Respira l’odore dei fiori. Il ritmo del cuore comincia a decelerare.

Xander chiude gli occhi e continua a muoversi alla cieca. Nelle sue orecchie un’altra canzone socialmente inutile. Touch My Body di Mariah Carey.

Il giovane si lascia trasportare dal suo olfatto. Quando riapre gli occhi il sole è sparito.

No, è ancora lassù, ma è ricoperto da un fitto strato di chiome di alberi. Neanche un raggio passa tra le foglie.

Il buio fa aumentare l’inquietudine di Xander. Guarda per terra. Non vede più il sentiero. Si guarda attorno. Solo alberi e buio.

Il giovane spegne l’mp3 e lo mette in tasca. Nessun rumore inquietante in giro. Una brezza leggera gli scompiglia i capelli. Un suono indistinto dietro un cespuglio.

Ed ecco una voce lamentosa, quasi ultraterrena, venir fuori da quella siepe.

Xander arretra di qualche passo. Sente invocare il suo nome.

Si volta, spaesato, ma non c’è anima viva.

“Papà…” sussurra il giovane impaurito.

Qualcosa gli tappa gli occhi.

Xander tira un urlo penetrante. Tira calci e pugni al vuoto, il cuore batte a mille.

“Ma sei scemo? Sono solo io!”

La figura lo libera. Il giovane si volta.

Un ragazzo con un improbabile vestito nero ricco di stelle e lune grigie ed un cappello a forma di cono lo fissa stupito.

“Scusa Edward! Pensavo di…”

“Di?” chiede il mago curioso.

“No, niente” sorride “torniamo alla radura”

“Sono tanto in ritardo?” chiede Edward.

“Oh, sì! Vedrai Emerald che accoglienza che ti darà!”

Le risate dei due alleggeriscono l’aria. Xander lancia un’ultima occhiata nervosa dietro di sé. Nulla. Ma quel senso di inquietudine non accenna a sparire.

 

“Non ti fai mai vivo! Non vieni neanche a scuola! Con quale faccia ti presenti qua da noi?” gli occhi di Emerald da verdi sono diventati rossi.

“Ma nonostante tutto ciò, siamo contenti di vederti” esclama Casey. “Vero, ragazze?”

“Edino!” esclamano ad una voce Hellen e Michelle.

“Ed Chan!” commenta Tiara sedendosi accanto a lui.

Una figura in verde si avvicina allegra.

“Pranzo! Pronto! È ora di mangiare! Mangiamo! Gnam, gnam!”

Alla vista di Edward, Christine si arresta e corre incontro a lui saltellando.

“Ed! Quanto tempo! Una vita! Sei arrivato! Che bello! Ho fame! Mangiamo!”

Nel giro di cinque minuti tutti i piatti sono a tavola e dopo un rapido buon appetito dieci paia di posate vengono afferrate e usate per tagliare la tenera carne di cerbiatto.

Ben pochi commenti vengono scambiati durante il pasto, tanta è la fame di tutti.

È Emerald a rompere il silenzio.

“Ho sete!” esclama.

Casey e Michelle, sedute vicino a lei, fanno un salto e si allontanano.

“Giù i canini dal mio sangue!” esclamano le due spaventate.

Tutti ridono.

“Ma piantatela, voglio solo un po’ di coca cola! Paul, me la passeresti cortesemente?”

Paul si volta ad ammirare gli occhi verdi della ragazza, quindi esaudisce la sua richiesta.

“Non si sono ancora messi insieme?” sussurra Edward all’orecchio di Leonard.

“Ci stanno lavorando” risponde l’altro.

Le prime porzioni di carne sono trangugiate rapidamente e tutti richiedono il bis, ad eccezione di Hellen.

“Chissà quanta acqua è stata consumata per cucinare questo povero Bambi in quel brutto e cattivo pentolone!” è il commento irato della principessa.

Ma tutti, in uno sprazzo d’egoismo, preferiscono accontentare i loro stomaci che i poveri bambini africani, addentando affamati anche la seconda porzione di Bambi.

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Capitolo 2
*** The Dragon Chevalier ***


N

N. A.

Buongiorno a tutti!!

Sono davvero contento che abbiate gradito il primo capitolo.

Ringrazio di cuore coloro che hanno semplicemente letto, messo la storia tra i preferiti o tra le seguite, ma soprattutto chi ha lasciato una recensione :) – Tassadarh, Crit92, Matt_Plant, Kikisummer, Leonard91, BeautifulKirja, Rosa Princess, EllyChan91, Polz90, Akashi.

Il prossimo sarà il primo di una lunga serie di capitoli tutti precedenti al banchetto dello scorso capitolo, in cui narro come i due protagonisti originari – la principessa Hellen e il cugino Xander – sono venuti a conoscere tutti i loro amici.

Ditemi pure cosa ne pensate :). La storia di Leonard, il Cavaliere dei Draghi, purtroppo ricorda in alcuni punti la trama di Eragon. Mi dispiace tantissimo ma a qualcosa mi dovevo pur ispirare xD.

P. S. vi ho lasciato una mega sorpresa al termine del capitolo!!

 

Chapter Two

The Dragon Chevalier

 

Due anni prima…

Palazzo Regale di Eufrasia, ore 22.00.

Migliaia di splendide dame e pomposi cavalieri invadono l’enorme sala da ballo.

“Mia cara Hellen, mi concede l’onore di questo ballo?” Xander prova un inchino.

Oui, mon cher” è la risposta della principessa, con un enorme vestito azzurro.

“Eh? Si mangia?” chiede il cugino, in un fin troppo serioso smoking, che non lascia trapelare la sua personalità.

Hellen ride.

“Ma no! È mio caro in francese!”

La canzone precedente è finita. Alcune coppie si tolgono dalla dancefloor regale, altre entrano in pista pronte a ballare.

Ecco che riparte la musica.

“Cugino, non ti fai mai vedere da queste parti”

“Cara, pullulo di roba da studiare, poi palestra, a pranzo un panino e adesso… non ci vedo più dalla fame!”

Take my hand…

“Xander, è la nostra canzone!”

Oui, mon cher!” commenta Xander con un sorriso.

Sono i più graziosi della pista. Tutti si girano ad ammirare con un sorriso la bellissima principessa.

“Tutti ci guardano!” commenta Hellen arrossendo.

“Ah, ci saranno gocce di gel tra i miei capelli!” sminuisce Xander.

Can I have this dance…

“Dove hai imparato a ballare così?”

“Hellen, lo so che faccio schifo, non sottolinearlo anche tu!”

“Macché? Sei bravissimo”

“Davvero?” Xander finge modestia. “Bè, forse ho seguito due o tre lezioncine”

La canzone finisce. Tutti si fermano un attimo ad applaudire. La maggior parte degli applausi sono rivolti ad Hellen.

“Scommetto che se ballassi con la colf non mi degnerebbero neanche di uno sguardo” sospira Xander.

Hellen ride.

Ma l’atmosfera cambia all’istante. La ragazza si guarda attorno e trascina il compagno fuori dalla pista da ballo.

“Cugina dove mi porti?”

“Lontano da qui”

Impossibile ignorare quel tono di voce.

“Hellen, tutto bene?”

Procedono spediti ed immersi nel silenzio sino all’atrio principale. Non c’è anima viva. Sono tutti rinchiusi nella sala da ballo. Superano il portone principale, salutano con un cenno le guardie e si allontanano nella notte.

“Hai capito la principessa” fa una guardia all’altra con sorriso ebete. “Ha solo quindici anni e già corre la cavallina”

“Oh, scemo, quello è suo cugino!” gli risponde l’altra.

La prima sembra pensarci un po’ quindi esclama: “Incesto!”

“Ma vai un po’… in pace, vai, vai!”

Qualche metro più in là…

“Hellen, sul serio, mi vuoi dire che ti prende?”

La principessa si ferma, si guarda attorno accertandosi che nessun altro possa sentirla, e comincia a piangere.

“Mi prende che non ce la faccio più, Xander! Ho troppe pressioni, sono sempre sotto gli occhi di tutti. Tutti hanno grandi aspettative su di me, non posso deludere nessuno!”

Xander l’abbraccia.

“Hellen, avrei giurato che questa vita ti stesse bene addosso. Non avrei mai potuto immaginare. Scommetto che se non fossi una principessa ti chiameresti Elisa Ellena, ameresti la raccolta differenziata e vorresti essere una principessa!”

Ce l’ha fatta: Hellen ha sorriso. Anzi, all’immagine di lei con un elegante vestito fatto di materiali riciclabili scoppia a ridere.

“E adesso che ti ridi?” chiede Xander imitandola senza capire.

“Grazie Xander. La mia è una vita piena di pressioni. Non posso non andare bene a scuola. Una principessa ignorante non si è mai vista. E poi devo essere sempre composta, signorile. Non posso neanche essere me stessa, ruttare! Anzi…”

Hellen si discosta un po’ e tira un rutto secco e prolungato. Xander si tappa le orecchie.

“Oh mio Dio, cugina!”

Hellen ride di nuovo. Si sente libera. Si sente felice. Il malumore è passato.

“Dai, rientriamo a palazzo. Ritorniamo a fingere di essere un’altra persona”

Un rumore sordo alla loro destra.

“Cos’è stato?” nella voce della principessa è facilmente riconoscibile una nota di panico.

Il rumore, proveniente dal vicino bosco delle Eufrasie, che si apre fino a diventare un’enorme foresta, si avvicina sempre di più. La foresta nasconde molte insidie. Animali feroci, esseri soprannaturali.

“Chi va là?” chiede Xander, con voce più acuta del solito.

Sentono un improvviso raspare ed ansimare. Un qualche animale imprigionato?

E poi eccolo uscire dall’ombra: un umano. Tutto coperto di chiazze scure e un’armatura ammaccata.

“Aiuto!” sussurra con flebile voce. Cade a terra e sviene.

“Xander, cosa sarà?”

“Andiamo a controllare!”

I due cugini si avvicinano alla figura stesa per terra.

“Non è un eufrasiano, non ci sono molti ragazzi biondi con gli occhi verdi quaggiù”

“No, della Valle non è senz’altro. Guarda lo stemma su questo scudo malandato”

Era la sagoma del viso di un drago che sputa fuoco.

Lo stemma è ricorrente, si trova anche sull’armatura dello straniero, sull’elsa della sua spada e sul collo dello stesso.

“Un guerriero di chissà quale popolo di chissà quale terra?” suggerisce Hellen.

“Non lo sapremo mai se non lo facciamo curare. Vieni, aiutami a portarlo a castello”

 

“Mi ricordi perché non abbiamo chiesto aiuto a tuo padre?”

Xander poggia il corpo esanime dello straniero sul letto rosa della principessa e sbuffa per lo sforzo.

“Macché, scherzi? Un guerriero di chissà quale popolo che raggiunge il castello di Eufrasia il giorno del quindicesimo compleanno della principessa? Lo vedrebbe come un attentato o chissà che!”

“Bah, se lo dici tu… E ora mi spieghi cosa ne facciamo del biondo?”

“Ma è semplice: basta prendere il mio libro sulla Cura delle malattie di ogni sorta, per una principessa sana e vigorosa!”

“E questa è la peggior boiata che ti abbia sentito dire oggi. Che roba è sto libro?”

Hellen fa cenno di tacere con la mano, mentre sfoglia tra le mani un libricino di un rosa acceso.

“Ecco l’ho trovato: svenimento! Punto uno, sollevare i piedi della persona in modo che il sangue possa defluire con più facilità”

Xander prende un cuscino di seta rosa e lo pone sotto le pesanti calzature dello straniero.

“Ehi, sopra quel cuscino ci dormo!”

Il ragazzo toglie gli stivali al guerriero e subito un odore acre si diffonde per la camera.

“Puah! Non oso immaginare da quanti giorni è che non si lava i piedi!”

“Hellen, vai avanti prima che svenga anch’io!”

“Punto due, imprimere ripetutamente delle spinte con le due mani congiunte presso la zona del cuore”

“Ma sei sicura che non sia il corso per bagnini questo?”

“No, no, qua è scritto: “in caso di svenimento”!”

“Bah!”

Xander segue il comando, mentre Hellen si siede sul lato libero del suo immenso letto matrimoniale.

“Ho un dubbio amletico” dice Xander, continuando a spingere nella zona del cuore.

“Spara!”

“Perché dormi in un letto matrimoniale?”

“Bè, lo sai com’è papà, dovrà controllare strettamente il futuro principe. Dietro il quadro qua sopra c’è un buco per spiarmi”

“Hai capito lo zietto!”

Entrambi i ragazzi adesso sono silenziosi. Stanno studiando il terzo personaggio che è in loro compagnia. Entrambi cominciano a viaggiare con la fantasia, immaginando terre lontane, immensi castelli e improbabili sfide e duelli con le più strane e curiose creature.

“E adesso che devo fare?” chiede Xander riportando la principessa nella Valle delle Eufrasie.

“Eh? Oh, sì… punto tre: respirazione bocca a bocca”

“Che cosa? E me lo dici così?”

“E come lo dovrei dire? Su, cosa sarà mai un bacetto”

“Ma zero assoluto, fallo tu!”

“Ma io non ho mai baciato nessuno, non voglio che il mio primo bacio sia con uno che non se lo ricorderà neanche!”

“Embè, io non ho mai baciato un uomo, siamo pari!”

Hellen ride. Xander la segue.

“Ma sei sicura che questo libro sia utile? Io non ho alcuna intenz…”

La sua attenzione è catturata da una figura dormiente all’angolo della stanza, un enorme maialino rosa con in testa un corno arcobaleno.

“No, Xander, non permetterò che il mio Uniporco faccia tutto il lavoro sporco!”

“Uaaa, che rima! Comunque è l’unica chance!”

Prima che la principessa possa muovere un solo muscolo, il cugino ha già sollevato la creatura dai fianchi. L’animale adesso grugnisce e scodinzola la coda arrotolata per la stizza.

“Su, su, sta buono e comincia a leccare!”

L’Uniporco si dibatte fieramente, ma alla fine è costretto ad estrarre la lingua ed a riempire di saliva la faccia del guerriero svenuto.

“Xander, non credo stia funzio…”

“Aaaaahhhhh! Toglietemi questa bestiaccia di dosso!”

L’Uniporco emette un ultimo irato grugnito e corre via con le sue zampette adipose.

I due cugini si girano istantaneamente verso il ragazzo. Si sta pulendo la faccia con il cuscino di seta rosa.

“Argh! Sopra quel cuscino ci dormo!”

Il giovane si toglie il cuscino di dosso e si guarda attorno. Il suo viso si riempie di confusione e di panico.

“D-dove… dove sono?”

I due cugini si guardano spaesati, ma non hanno il tempo di rispondere. Il ragazzo balza in piedi ed estrae la sua spada dall’elsa.

“Ehy, biondo, calma!” esclama Xander con voce ben poco virile. “Posa giù quell’arma affilata e parliamone tranquillamente, magari davanti ad una tazza di tè, che dici?”

Il guerriero abbassa l’arma, ma rimane all’erta. Scruta attentamente ogni centimento della stanza. Quando si ferma sull’Uniporco, nuovamente addormentato, la sua faccia si dipinge di disgusto.

“Manifestate i vostri connotati!” chiede imperativo.

“Bè, fino a prova contraria sono un uomo” dice Xander con voce incerta.

Il ragazzo lo fissa per un istante, poi sorride.

“Tranquillo, lui è sempre così” dice Hellen in tono canzonatorio.

Adesso il ragazzo sta ridendo.

“Ma voi due siete sempre così?”

“Sì” esclamano i due cugini all’unisono, ridendo anch’essi.

“Comunque volevo sapere i vostri nomi, ed anche dove mi trovo”

“Bè, benvenuto ad Eufrasia, situata sulla Valle delle Eufrasie, capitale dell’Isola di Flavonia. 1.200.000 abitanti, tempo soleggiato e moderatamente nuvoloso tutto l’anno. Per quanto riguarda le due figure che ti trovi davanti, stai parlando nientepopodimenoche con Hellen, principessa di Eufrasia, e Xander, cugino della principessa di Eufrasia”

“Una principessa” il guerriero sorride e si inchina.

“Mai nessuno che considera minimamente il cugino. Tzè” commenta Xander.

“Il cavaliere di draghi Leonard Inidran le porge omaggio, mia cara principessa”

“Oh” gli occhi di Hellen si fanno luminosi per la gentilezza del guerriero.

 

***

 

“Ma è meraviglioso!” esclama Leonard estasiato da quella vista.

Bè, Xander deve ammettere a sé stesso, in effetti la Valle delle Eufrasie ha dei paesaggi bellissimi. E aveva solo l’imbarazzo della scelta dei posti che poteva far vedere al cavaliere di draghi nel loro tour dell’isola. Ma senza dubbio, il Giardino delle Esperidi era una tappa obbligatoria.

“Pensavo fosse solo un luogo mitologico!” esclama Leonard, contemplando il bel tronco degli alberi sempreverdi e i celeberrimi pomi dorati.

“Macché! I Greci erano solo dei copioni!” commenta Xander, assaporando l’aria fresca a pieni polmoni.

“E dimmi, anche le Esperidi esistono veramente?” gli occhi del guerriero sono accesi di viva curiosità.

“Certamente. Egle, Aretusa ed Esperia. Che sagome. Sono molto simpatiche”

Si avvicinano al ruscello che scorreva in mezzo al giardino e Leonard immerge la sua mano dentro l’acqua fresca.

“Questo luogo è così… placido”

“Già…” Xander è d’accordo. Poi un pensiero fa capolino nella sua mente.

“Non ti ho ancora chiesto da dove vieni”

“Dalla Nuova Zelanda”

“Cosa? E non hai mai visto luoghi come questo?”

Leonard sorride.

“Quale faccia della Nuova Zelanda conosci?”

“Bè, quella che si vede nei film…”

“Allora non hai mai senz’altro visto i monti Varan”

“I monti che? Non li ho mai sentiti in geografia”

“Non vengono quasi mai menzionati, è una catena molto piccola. A dire il vero, è un unico monte, il Varanus, le restanti sono tutte collinette”

Leonard tace, benché si senta lo sguardo di Xander addosso.

“Tu sei nato lì?”

“Sì” Leonard guarda il cielo con nostalgia.

“Ma è da tanto che non vedo la mia città natale, ai piedi del monte. È lì che tutto iniziò…”

Fa un respiro profondo, si concede una rapida panoramica del luogo idilliaco in cui si trovano, quindi si lancia nel racconto.

“Il monte Varanus è un luogo brullo, ostile all’uomo. Ad oggi, esiste solo la nostra città in quell’area. La mia città. La zona rimase disabitata sino al 1797, quando un prigioniero inglese, che era stato portato in esilio con una nave in Nuova Zelanda assieme ad altri detenuti, riuscì ad evadere la stretta sorveglianza ed a fuggire. Egli raggiunse questo luogo e qui si rifugiò, attendendo che le ricerche delle milizie inglesi terminassero. Il suo nome era Anfither, nome che diede anche al monte. Costruì una capanna alla buona ed in essa trascorse una settimana. Si nutriva essenzialmente di caccia, ed in una delle sue battute raggiunse la cima del monte. Non è un monte di elevata grandezza, e nella cima era situata una grotta. Quello che vide dentro la grotta cambiò radicalmente la storia e l’interesse dei popoli limitrofi per quest’area. Dentro la grotta vi era una creatura con la pelle violacea e squamosa, due imponenti ali e quattro zampe. Si trattava di un drago. Puoi immaginare la sorpresa di Anfither. L’uomo cominciò a far visita ogni giorno alla creatura nella sua grotta, tanto è che tra i due nacque una certa intesa”

“In che senso?”

Leonard sorride.

“L’uomo era in grado di codificare i versi della creatura. Anfither chiamò il drago come suo figlio, Varanus, e anche il monte prese tale nome. Anche se, quando Varanus partorì, si capì che era una femmina. Sia il drago che Anfither diedero vita ad una numerosa discendenza, anche se non sempre uomini e draghi andarono d’accordo. Uno dei pronipoti di Anfither, in particolare, era malefico. Voleva il totale asservimento dei draghi agli umani. Il suo nome era Wormun. Contro lui ed il suo imponente drago dalla pelle nera, si mossero i suoi tre fratelli. I due eserciti avversi coinvolsero tutta la popolazione della Nuova Zelanda meridionale. La Guerra dei Draghi era iniziata”

“Ripeto, non ho mai sentito nulla di tutto ciò” commenta Xander sovrappensiero.

“Bè, urge una specificazione. I due eserciti avversi coinvolsero tutti i popoli magici della Nuova Zelanda, non gli umani. Gli unici umani erano i quattro potentissimi fratelli”

“Che anno era?”

“Il 1875, credo”

“Eh? Solo un secolo e mezzo fa? Ma allora come è possibile che i draghi fossero conosciuti sin dai tempi antichi?”

“La teoria condivisa è che i draghi prediligessero i luoghi più aspri e meno colonizzabili dagli uomini, ma che qualcuno li vide e diffuse la notizia, che si trasformò ben presto in leggenda”

“Ma ad oggi la loro esistenza non è stata ancora accertata”

“Bè, l’Himalaya e gli abissi marini sono semi sconosciuti, no?”

“Abissi marini? Ma sono dei rettili alati!”

Leonard ride di nuovo.

“Grotte subacquee”

Xander si concentra sui pomi dorati, immaginando schiere di draghi nelle sconosciute profondità marine.

“Come si conclude la storia?”

“Bè, nella Guerra dei Draghi, nonostante la sconfitta di Wormun, tutti i draghi morirono, e per un secolo nessuno a Varanus vide più un solo drago. Intanto il villaggio sorto con Anfither era ormai diventata una città molto grande, industrializzata e con un aeroporto. La progenie di Anfither si era sposata con i maori e con gli europei, tanto che si perse di vista la linea di discendenza pura. Fino a che…”

Leonard si toglie le scarpe e immerge i suoi piedi nel ruscello.

“Fino a che?” chiede Xander sempre più preso dalla storia.

“Fino a che non nacquero, nel giro di quattro anni, tre fratelli: Charles, James…”

Leonard volge lo sguardo verso Xander.

“E Leonard”

“Sei il diretto discendente di Anfither?”

“Esattamente” il suo sguardo si posa sui ricchi colori dei fiori del Giardino delle Esperidi.

“E la nostra nascita è legata ad un’antica profezia…”

Tipiche frasi da libro fantasy, pensa Xander. Ma probabilmente in questo caso la profezia è vera.

“… secondo la quale solo uno di noi tre dovrà sopravvivere. E lui e il suo drago domineranno il Varanus e l’intera isola”

“Come fai a sapere che parla di te e dei tuoi fratelli?”

“Siamo gli unici tre fratelli nati tra l’88 e il 91, e sempre gli unici che discendiamo direttamente da Anfither. L’ingegneria genetica e gli alleli sul nostro DNA non mentono”

“Bè, in effetti questa non è una tipica frase da libro fantasy”

“Come hai detto?”

“Niente, parlottavo tra me. Come prosegue la storia?”

“All’inizio, nessuno di noi tre diede peso alla profezia. Ma un giorno tutto cambiò. Fu il giorno in cui, in una battuta di caccia, trovammo un drago femmina in fin di vita. Era acquattata in una grotta, moribonda. Le facemmo veglia per una notte, e all’alba spirò. Ma pochi attimi prima di morire, qualcosa uscì dal suo basso ventre. Erano tre uova. Lucide, bellissime, una blu, una verde ed una oro. Troppe coincidenze per non ricordarci della profezia. Tra noi qualcosa cambiò. Charlie cominciò a temere me e James, a non fidarsi più di nessuno. Aveva paura che io e James, essendo i fratelli minori, avremmo potuto ucciderlo nel sonno. Divenne pazzo, assetato di potere. Un vero e proprio dittatore. Io e James cercammo di fermarlo con le buone, provammo a parlargli, a rassicurarlo. Ma non ci fu verso. Si sa com’è tra adolescenti, ben presto le parole si trasformarono in fatti. Charlie ci aizzò contro il suo cucciolo di drago, intensamente allenato da mio fratello per combattere. Lo aveva chiamato Devangar, aveva squame di un profondo blu mare. Era nettamente più forte dei nostri. Il mio Bithor, con le sue piccole squame dorate, non riuscì a difendersi e fummo sconfitti. Charlie, fuori di sé, ci fece portare da Devangar fuori dall’isola, in terre lontane, e ci lasciò cadere in mezzo all’oceano. Pioveva, una tremenda burrasca animava il mare. Mi sembrava di affogare tra i flutti impetuosi. Arrancai, cercando di sopravvivere, cercando Bithor, ma non lo vidi. Ben presto svenni”

Leonard si concede un attimo per ripensare alle recenti e tristi avventure.

“Mi risvegliai in una spiaggia. Ignoravo dove mi trovassi. Sapevo solo che non ero in Nuova Zelanda e che Bithor non era con me. Camminai per giorni e per notti, mangiando saltuariamente i frutti degli alberi. Non incontrai nessun umano, ne alcuna creatura magica lungo il mio cammino. Solo due sere fa vidi finalmente una luce lontana. Avvicinandomi, i rumori aumentarono d’intensità. Sembrava una festa. Gli alberi della foresta cominciavano a diradarsi. E finalmente, vidi voi. Chiesi aiuto e svenni, stremato dal lungo viaggio e dalla fame. E il resto è storia nota”

“Wow!” è l’unico commento di Xander, totalmente assorto.

I due ragazzi rimangono così, in silenzio.

È Xander a parlare per primo.

“Bithor è… ancora vivo?”

“Non lo so… ma se è morto, non certo per il mare. I piccoli draghi sono nuotatori provetti. Secondo me è da qualche parte, da solo, e mi sta cercando come io cerco lui”

“Sono sicuro che lo troverai”

Leonard guarda Xander.

“Anch’io”

Impossibile ignorare la determinazione in quel paio di occhi color verde dorato.

“Le squame del drago hanno lo stesso colore degli occhi del cavaliere?”

“Sì” sorride Leonard “gli occhi di Charles erano di un bellissimo blu mare. Ora sono quasi nero liquido, come la sua anima”

Rimangono ancora fermi, a godersi l’aria fresca ed i suoni della primavera.

“Penso sia ora di andare, Leo. Il sole sta per tramontare”

“L’ultima cosa”

“Dimmi”

“Dici che… pensi che… bè… posso assaggiare uno di questi meravigliosi frutti?”

Xander ride.

“Sì, ma in fretta. Non voglio che Egle, Aretusa ed Esperia arrivino proprio ora!”

Leonard allunga il braccio verso il pomo più vicino, lo agguanta e lo porta alla bocca.

“Mmh! È squisito!”

“Torniamo al castello, ora. Finalmente stasera farai un pasto decente!”

 

 

 

N. A.

Ed ora, in anteprima assoluta, la scheda dell’Uniporco!!!!

 

Nome: Elle

Cognome: Fairybell (adottivo)

Nickname: Elle

Data di nascita: 15 Novembre 1898 (gli Uniporchi sono molto longevi!!)

Occhi: color arcobaleno

Genitori: un Uniporco ed una Scrofa

Fratelli: /

Città natale: Foresta delle Eufrasie

Tipo di creatura: un suino roseo e paffuto con un appuntito corno arcobaleno sulla fronte ed una simpatica coda arrotolata

Ruolo nella storia: assolutamente di prim’ordine, riesce a far innamorare tutti di sé

Io che sono l’autore sono il primo ad amarlo!!

 

Bella, eh? Mi ci sono messo d’impegno! E per il prossimo capitolo, di quale personaggio volete sapere la scheda: Hellen, Xander o Leonard?

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Capitolo 3
*** Once Upon A Time In Norway ***


“Esci da camera mia

N. A.

Buonasera!!

Ringrazio coloro che hanno recensito l’ultimo capitolo: Tassadarh, Matt_Plant, Crit92, EllyChan91, Leonard91, Kikisummer, Polz90, BeautifulKirja e Coco92.

Il prossimo sarà uno dei capitoli più drammatici di tutta l’opera (non fatevi ingannare dall’inizio che è alquanto onirico xD) ed è dedicato alla figura di Paul. Tra l’altro, sono molti i personaggi che appaiono in questo capitolo e che Hellen, Xander e Leonard non hanno ancora conosciuto.

Ci tengo a precisare che l’ordine con cui posterò i capitoli su questo sito sarà esclusivamente cronologico (ossia tutti i “flashback” antecedenti al banchetto e poi la storia vera e propria) ma la versione “ufficiale” sarà diversa: i “flashback” verranno infatti inseriti tra un capitolo e l’altro del conflitto centrale della storia (che per scoprirlo qua su fanfiction dovrete attendere il dodicesimo capitolo xD)

Come la scorsa volta, in fondo vi attende un’altra scheda-personaggio.

Buona lettura!!

 

Chapter Three

Once Upon A Time In Norway

 

Ore 13.00, in onda in una tv al plasma rosa shocking.

“Oh, Rocco, Rocco, perché mi hai tradito con Cicciolina?”

“Ma io, Suor Maria Assunta mia adorata, io non c’entro niente, ero ad assaggiare le patatine!”

“Oh, mondo crudele!” e la suora vestita di nero cade sul divano, svenuta.

“Ora cosa farò, adesso che la ragione della mia vita non mi vuole più?” si dispera l’altra figura nella stanza, un celeberrimo porno divo.

In quella passa un’altra suora.

“Sbavvv! Suor Rosaria Adelaide è davvero sbavvv! Dove corri?” e la insegue.

“Oh, povera Suor Maria Assunta!” piange Hellen. “E pensare che era resuscitata solo tre volte ed aveva avuto rapporti incestuosi solo con tutti i membri della sua numerosa famiglia! Basta, non mi vedrò mai più Idiotiful, troppo triste, troppo realistico!” e detto questo stringe a sé il suo adorato Uniporco, anch’esso in lacrime.

“Oh, meno male che ci sei tu, caro il mio Elle!” e gli dà un bacino sulla rosea criniera.

 

Qualche stanza più in là…

“Esci da camera mia!”

Leonard si guarda attorno. Ogni singolo centimetro della stanza è rosa shocking.

“Bè, è una camera molto… virile…”

“Vabbè, esci dalla camera di mia cugina!” commenta Xander aspro, incrociando le braccia.

“Ma perché?”

“E me lo chiedi! Come puoi dire queste cose non pudiche sul conto di mia cugina?”

“Ti ho chiesto solo il suo numero di telefono! E che vuol dire pudiche?”

“Non ne ho idea!”

“Ma l’hai detto tu!”

“Quando sono irato uso termini che non conosco, brutto improvvido impiccione!”

“Ma pensavo fossimo amici!”

“Ma chi, io e te? Ma se non abbiamo neanche un interesse in comune!”

I due si fermano dal litigare.

“Vediamo” Leonard pensa ad alta voce. “A me piacciono i draghi”

“A me le ragazze. Altro?”

“Giocare al Draggitch”

“E che è?”

“Hai presente il Quidditch? Ecco, al posto delle scope usiamo i draghi. Cos’altro piace a te?”

“Rimorchiare le amiche di mia cugina. Poi?”

“Allevare draghi”

“Giocare con le Barbie”

Leonard spalanca gli occhi.

“Cioè, no aspetta, mi hai frainteso… intendevo… bè… la musica! Ascoltare musica!”

“Oh, finalmente una cosa che mi piace! Che genere ascolti?”

“Mmhh, Spice Girls, Hilary Duff, Mariah Carey…”

“Ci rinuncio. La caccia? Dimmi che ti piace la caccia!”

“Mi fa schifo! Preferisco la caccia! Un momento…”

I due si fissano per un breve battito di ciglia, quindi scoppiano a ridere.

“È stata dura…”

“… Ma ce l’abbiamo fatta!”

“Che ne dici domani di una battuta di caccia nella foresta qui vicino?”

“Idea stupenda! Finalmente non dovrò più giocare con le Barbie con Hellen…”

“Ancora questa storia delle Barbie? Meno male che domani farai qualcosa di virile, ne hai bisogno!”

 

***

 

Un bosco. Conifere alte e appuntite. Il sole proietta ombre lunghe e straziati squarci di luce che rendono tutto innaturale.

Un vago rumore, un sottofondo di brusii e mormorii incessanti. La foresta parla, sembra osservare il viandante vestito di una tunica marrone che cammina risoluto.

I rami si muovono, si toccano l’uno con l’altro, si passano un messaggio. Sono curiosi, perché quella creatura non sembra il solito boscaiolo del villaggio vicino. Gli alberi sussurrano ancora. Egli emana un’aura, la sentono.

La mano del viandante tocca un albero e il tronco freme. E il mormorio cessa improvvisamente.

Da sotto il cappuccio il viandante sorride, sa che la foresta l’ha riconosciuto… e non gli farà del male. Gli alberi sanno essere vendicativi con chi alza le armi contro di loro. Ma non faranno del male a chi è entrato in pace con la natura.

Sulle spalle, legata con una cintura di cuoio ha una balestra. Una lama, intarsiata con parole di una lingua ormai dimenticata, pende dalla sua cintura di cuoio. È una spada antica, e se potesse parlare racconterebbe di innumerevoli morti e di fiumi di sangue caldo che l’hanno bagnata…

 

Un rumore secco, un sibilo e un gemito strozzato.

Il vento porta con sé suoni e odori, come un fiume in piena porta con sé sassi e tronchi.

Altri sibili, urla in lontananza.

Il bosco raccoglie il vento e il carico che porta con sé.

Passi, rumore di rami spezzati, odore di sangue.

L’intero bosco viene scosso da un brivido.

 

Percezioni confuse giungono al viandante. Si è tolto il cappuccio, ha i capelli castani e la luce che filtra tra i rami gioca dandogli riflessi biondi.

Ha lineamenti morbidi e un corpo snello e agile. Una goccia di sudore scende dalle tempie, è fredda come il brivido che gli sta salendo lungo la schiena.

Impugna la balestra, “Cosa può aver scosso così tanto la natura?” pensa tra sé.

Un rumore in un cespuglio; d’improvviso esce un cinghiale nero, inferocito e punta verso l’uomo: le mani si muovono da sole, una sposta l’arma mentre l’altra cerca il grilletto. Una freccia si pianta precisa tra gli occhi della bestia e la trapassa da parte a parte.

“Diventerai una lunga fila di ottimi salamini”, la natura sa essere generosa con i suoi figli. “Eppure non può essere stato questo cinghiale a spaventare così gli alberi”

 

Una creatura fugge tra i cespugli. Salta da un ramo all’altro con precisione felina. Ha gli occhi rossi e lunghi canini appuntiti. Una freccia l’ha ferita alla spalla, e l’odore del suo sangue e il gusto fresco che ha ancora in bocca di quello della sua vittima la stanno facendo impazzire. Non le era mai successo di sbagliare così: aveva sete e quell’uomo sembrava la persona perfetta per rinfrescare la sua gola asciutta.

Ma non c’era tempo per riflettere: ora doveva solo fuggire, contando sulla sua velocità e la sua abilità nel muoversi nei boschi, mentre le frecce sibilavano intorno a lei.

Da un ramo all’altro. Da un albero all’altro.

Le voci dei suoi inseguitori si affievolivano.

Forse avevano rinunciato ad inseguirla. E questo era un sollievo, perché sentiva che le sue forze venivano meno. All’improvviso un odore mai sentito. Un passo sbagliato, un ramo che si spezza e la creatura cade.

 

Il viandante tenta di rialzarsi: qualcosa lo ha buttato a terra con violenza. Si sente le gambe estremamente pesanti. Ma non è stanchezza: una ragazza dai capelli mori è caduta sopra di lui e ora sta cercando di rimettersi in piedi.

“Ehilà, come sei precipitosa! Tutto bene? È la prima volta che una donna mi cade dal cielo!” scherza il giovane.

Lei continua ad ansimare, tiene lo sguardo fisso a terra e con una mano si stringe la spalla: solo ora il viandante si accorge di quanto sangue stia perdendo.

“Co… cosa ti è successo? Fammi dare un’occhiata alla tua spalla, ti posso curare in qualche modo!”

“Lasciami stare!” esclama lei gelida.

Ha una voce profonda. Il viandante si immobilizza.

Lo sta fissando: il viso pallido e due occhi rossi come il sangue, contratti in una smorfia mista tra dolore, rabbia e odio verso il mondo.

 

Quanto durò quello sguardo? Quell’incontrarsi di due paia di occhi così diversi, di due anime così diverse? Pochi secondi, un mese o una vita intera.

Qualcosa si sciolse in lei. Dov’era sparito il dolore della ferita? La paura della fuga? Lo sconcerto di aver messo un piede in fallo?

Un groviglio di emozioni mai provate la tenevano immobile, sentiva ogni fibra del suo corpo stendersi. Chi era costui?

D’improvviso delle voci e una risata sommessa. Una certezza: “c’è qualcun altro nel bosco” e l’istinto ebbe di nuovo la meglio.

 

La vampira si gira di scatto e con un salto si trova di nuovo tra gli alberi. Il viandante rimane stupefatto: i suoi occhi che prima lo fissavano rossi come brace ardente avevano cambiato colore, erano diventati due smeraldi dai mille riflessi, il suo volto si era addolcito. Bellissima eppur terribile.

La ragazza è scomparsa. Rimangono solo le voci che l’hanno fatta fuggire, che ora cantano una canzoncina stonata:

If you wanna be my loveeer…”

Una rabbia improvvisa prende il viandante.

You gotta get with my frieeends..”

La balestra di nuovo in pugno.

 

***

 

“La vuoi piantare?” chiede Leonard disperato.

“Uomo, non c’è musica nel tuo cuore!” risponde Xander fingendo superiorità.

“Stai facendo scappare tutti gli animali con questo lamento!”

“Lamento? Questa è vera musica!”

“Se questa è musica io sono…”

Ma Leonard non conclude la frase. Sente un rumore di cespugli alla loro destra.

“Tu sei…?” chiede Xander incalzante.

“Shh! Ecco il nostro bel cinghialotto!”

Entrambi tengono il fiato sospeso.

Si avvicinano alla fonte del rumore con passo cauto.

Ma proprio dalla parte opposta della radura una voce imperativa fa loro gelare il sangue nelle vene.

“Buttate giù le armi!”

I due ragazzi, più lenti della moviola, si girano con il cuore in gola.

Ed ecco comparire dinanzi ai loro occhi un viandante. Stringe una balestra in mano. I suoi occhi verdi e concentrati stanno prendendo la mira.

I due ragazzi sono impauriti. Non riescono a sfruttare la superiorità numerica.

“State spaventando la foresta” commenta il giovane freddamente. Dimostra sì e no venticinque anni, ma i suoi occhi sono intrisi di una saggezza secolare.

“Bè…” comincia Leonard incerto. “Ci trovavamo qua a passare… Sai… ehm… Adesso togliamo il disturbo, eh?”

Il viandante abbassa la balestra. No, non sono stati loro. Questi due non saprebbero colpire neanche un passero. Ne tanto meno hanno ferito un vampiro.

Xander tira un sospiro di sollievo.

“Ehy, amico” dice, fingendo sicurezza. “Siamo in pace!”

“Non ne dubito!” commenta il giovane con sarcasmo. “Cercavo gente più minacciosa!”

Leonard, tranquillizzato, ripone la sua spada.

“Cosa stavate facendo, di grazia?” chiede lo straniero.

“Una battuta di caccia. Vuoi unirti?”

“Voi due a caccia?” chiede scettico. “Andiamo, almeno imparerete qualcosa!”

“Che insolente!” borbotta Xander a bassa voce.

 

“Paul Iglar” risponde annoiato alla domanda di Leonard.

“Che nome strano” sottolinea Xander.

I tre si muovono silenziosi nella foresta, ma ancora nessun animale ha fatto la sua comparsa nel loro campo visivo.

“È un tipico nome norvegese. È lì che sono nato”

I due lo guardano curiosi.

Paul sbuffa.

“Prima uccidiamo un bel cervo, poi vi parlerò di me” promette scocciato, con lo stesso tono di voce che si rivolge ai bambini di tre anni.

 

***

 

Andselv, Troms, Norvegia, molti anni addietro…

“Andiam, andiam, andiamo a lavorar!”

I bambini allegri canticchiano col papà e imitano il suo passo di marcia. Sembrano tanti piccoli soldatini. Le pesanti pellicce ondeggiano nel gelido vento invernale. Sette pargoli stanno trasportando dei pezzi di tronco d’abete, di dimensioni proporzionali alla loro età. Il padre, invece, con l’aiuto del suo primogenito, trasporta un intero abete e già pregusta l’allegra vigilia in cui la sua nuova moglie passerà tutta la giornata ad addobbare l’albero con i suoi figli. Sarebbe stato un grande momento di coesione.

“Ouch!” sussurra una figurina caduta per terra. Era l’ultima della fila, ma adesso è tutta impantanata nella neve. Il primogenito molla l’abete di colpo e corre da lei.

“Marianne! Marianne! Tutto bene?” la volta e lei lo fissa con quei suoi occhioni castani, che erano appartenuti alla mamma.

Marianne scoppia a piangere ed il fratello maggiore la stringe a sé.

La piccolina, di soli quattro anni, ricambia l’abbraccio, mentre il padre si china su di loro e le accarezza i capelli.

“Come stai?” le chiede quando smette di piangere.

“Bene” sussurra la piccola, quindi, improvvisamente piena di allegria, si issa in piedi, afferra il suo pezzettino di tronco e si rimette in marcia, con un gran sorrisone.

Il padre ed il ragazzo sorridono a loro volta.

“Ben fatto, Paul” commenta l’uomo. “Dai, rimettiamoci in marcia”

 

Arrivati a casa, alimentano immediatamente la grande stufa nel soggiorno. Il fuoco ricomincia a scoppiettare, caldo e allegro.

“Avanti, tutti a lavarsi le mani!” esclama il padre contento.

Una donna castana con gli occhi scuri compare con una tovaglia rossa.

“Amore!” sussurra l’uomo. Le accarezza la testa e le sfiora il grembo ingrossato.

“Il dottore ti ha detto di non fare movimenti bruschi!” e le strappa dolcemente dalle mani la tovaglia.

“Ma, amore, sto solo apparecchiando!”

“Posso farlo benissimo io! Tu siediti vicino al fuoco e riposati!”

La donna sorride accondiscendente e segue la richiesta del marito.

Marianne è la prima a entrare nella stanza, allegra come sempre.

“Papà, papà, che c’è per cena?”

“Carne di renna, tesoro”

“Di nuovo? Ma sono tre sere che la mangiamo!”

I due coniugi si scambiano un’occhiata. La condizione economica della famiglia non è un segreto per nessuno.

“Ma è buona, non è vero? È tanto, tanto buona!” e comincia a farle il solletico. Marianne si scuote ridendo a crepapelle.

“Su, vai ad abbracciare la mamma!”

La piccola corre verso la figura vicino al fuoco.

“Mamma Afron, mamma Afron!” e la abbraccia.

Nel giro di dieci minuti tutti i dieci membri della famiglia Iglar sono intorno al lungo tavolo, a sorseggiare il caldo brodo di carne di renna.

Afron finisce la sua porzione e allunga la mano verso la bottiglia di acqua.

“Paul, non la vedi che è in difficoltà? Aiuta tua madre!”

Il dodicenne seduto accanto alla donna solleva la bottiglia e gliela allunga.

“Versale dell’acqua. Dovrebbe essere automatico, Paul!”

Paul solleva un sopracciglio, ma non dice nulla e segue le indicazioni del padre.

“Tieni, Afron”

Mamma Afron!” commenta il padre risentito.

“Lei non è mia madre” commenta Paul tranquillo. Alza lo sguardo in direzione di suo padre e sostiene quegli occhi della stessa tonalità di verde dei suoi.

“Ora la è!”

L’aria si fa tesa.

“Caro, grazie mille” sussurra la donna, lanciando un’occhiata comprensiva a suo marito.

 

“Non capisco proprio cosa gli prende, a quel ragazzo!”

“Hubert, comprendilo. Sua madre è morta solo un anno fa”

“Lo so, Afron, ma non voglio che lui ti tratti così…”

“Abbiamo tempo per conoscerci meglio, caro. Anch’io al suo posto mi comporterei così, con diffidenza”

Nel buio della camera da letto, Hubert accarezza dolcemente il grembo della moglie.

“Caro…” sussurra la donna.

“Dimmi, amore”

“Che ne pensi di Luke?”

Hubert storce il naso.

“Mi piaceva l’idea di un nome francese” commenta Afron.

“Cara, abbiamo già sei maschietti. Non vorresti una femminuccia?”

“Ho un nome anche per lei”

“Qual è? Francis?”

“No, Michelle…”

“È meraviglioso, amore!” e Hubert allunga un bacio sulla fronte della moglie.

 

Fuoco, fuoco dovunque.

Paul si guarda intorno. Le case attorno a lui, a fuoco.

L’unico pronto soccorso del villaggio, a fuoco.

L’unica stazione di polizia a fuoco.

Il bianco della neve, così preminente 365 giorni all’anno si sta sciogliendo in fretta.

Parte dei 740 abitanti di Andselv si sta ammassando in modo confuso lungo l’unica strada sterrata del paese.

Rosso, rosso ovunque.

Le fiamme, voraci ed affamate, stanno divorando tutte le case di legno.

“No!” urla il ragazzo, lasciando cadere i sacchi della spesa. Non si volta, ma è sicuro che ora anche il rudimentale supermercato dietro di lui stia avvampando.

Corre, corre, senza fermarsi. Deve avvertirli. Deve avvertire suo padre, deve avvertire Afron, i suoi fratelli. Deve salvarli.

Le fiamme sono più veloci di lui, e quando svolta l’angolo una morsa gli attanaglia il cuore.

Casa sua sta bruciando. Le spietate lingue di fuoco stanno buttando giù tutte le pareti.

Paul dilata gli occhi e cade, in ginocchio, impotente.

La sua testa si svuota. Non sente più le urla del paese e i crepitii delle fiamme devastanti.

Osserva lo sfacelo di una famiglia. Della sua famiglia.

Qualcuno lo afferra, lo avvinghia. Lo spinge via. Gli urla contro, ma lui non lo sente.

Sa soltanto che ben presto i resti di casa sua, ancora afflitta dal fuoco, spariscono dietro l’angolo, lontani dalla sua vista.

E perde i sensi.

 

Ne hanno parlato tutti i giornali.

Paul entra nell’ospedale sconosciuto di Olsborg, e varie tv nella sala d’ingresso mostrano tutte la stessa identica scena. Fuoco, fiamme, rovine, cadaveri irriconoscibili.

Incendio doloso, dicono.

Riconosce a stento le persone che lo stanno sospingendo e lo costringono a camminare.

Un’infermiera lo prende per mano.

Lo porta in un posto freddo, gelido, silenzioso.

Un uomo in camice verde lo osserva, non ben sicuro delle sue facoltà mentali.

“Ragazzo, sei pronto per l’identificazione?”

Quella parola gli rimbomba in testa.

“È l’unico corpo che si è mantenuto in un buon stato. Gli altri, bè, sono irriconoscibili…” lascia cadere il discorso.

Gli occhi di Paul sono vitrei e immobili. Sembra come se tutto gli stia scivolando addosso.

E poi, l’uomo in camice apre uno dei cubicoli dell’obitorio.

Una bambina di sì e no quattro anni è sdraiata su quel lettino. Sembra dormire. Ma sa che quegli occhioni castani non si riapriranno più, per la seconda volta.

Paul la fissa per una frazione di secondo, quindi urla. Urla più forte che può, a pieni polmoni. Si divincola contro chi tenta di bloccarlo, graffia, si dimena, vuole fuggire, lontano.

Si libera. Corre, corre, senza fermarsi, senza sapere dove andare. Urla senza sosta. Le tempie gli pulsano maledettamente.

Ben presto, il ragazzo si perde nella notte.

 

***

 

Leonard tace. Xander ha gli occhi lucidi.

Nessuno dice una parola.

Tutti e tre, sdraiati sull’erba sotto il sole, guardano gli alberi, gli animali, la vita della radura.

I due attendono il proseguo del racconto. La loro mente è ancora piena di immagini drammatiche.

Paul sospira. Prende fiato e si rilancia nella sua storia.

 

***

 

Chi è questo ragazzo?

Mi stringe la mano. No, è solo un bambino.

Ma è reale? O è solo frutto della mia immaginazione?

Non so, ma mi fido di lui.

Mi trascina, mi conduce con sé.

Ma dove mi porta?

La mia mente si libera da tutte queste domande.

La passeggiata con lui dura un secondo, o chissà, forse anni, un’eternità.

Fino ad una cascata.

Una bellissima cascata.

Lui si tuffa. Mi invita a seguirlo.

Lo faccio, non ben cosciente.

Sembro sotto un incantesimo.

E poi, risalgo la corrente, non so bene come.

Sembro un pesce.

Percepisco tutte le anime attorno a me. Le trote, i salmoni. Tutti fremono dalla gioia, non hanno paura di me.

Mi parlano di loro, del loro infinito viaggio verso la sorgente.

E la mia sorgente dov’è?

 

“Maestro?”

Il guerriero stregone dirige i suoi occhi verso il suo allievo.

Paul è un po’ intimorito.

“Credo di essere difettoso”

Lo stregone lo osserva senza parlare. Attende che il giovane prosegua.

“Ecco… Non… Non sento nulla”

“Ascolta con maggiore attenzione”

“Ma le mie orecchie non colgono nulla”

“Non è con le orecchie che devi ascoltare” e un sorriso fa capolino in mezzo alla sua folta barba scura.

Paul si ripassa quelle parole nella mente.

 

Il giovane si stende sull’erba vicino al fiume, e attende.

Niente di niente. Silenzio.

Il giovane si concentra.

Riesce a sentire solo il rumore degli animali.

Un uccello cinguetta.

Ma non è un tipico cinguettio.

È un cinguettio spaventato.

A Paul ricorda sua madre. Sua madre quando lui, da piccolino, cadeva per terra nella neve e si faceva la bua. Sua madre aveva lo stesso tono di voce, inquieto, spaventato. Poi lo tirava su e lo abbracciava, riempiendolo di baci.

L’uccello è una femmina. Ed ha paura per i suoi figli. Probabilmente sono in pericolo.

Vorrebbe aprire gli occhi per vedere se ci ha preso, ma in questo modo la concentrazione svanirebbe e sarebbe difficile da ritrovare.

Dei piccoli cinguettii spaventati confermano la sua tesi.

Man mano che la sua concentrazione si assottiglia, sempre più rumori rientrano nel suo campo uditivo. Un vorace zampettare sul tronco di un albero. Uno scoiattolo?

Ai piedi dell’albero un ronzio di un’ape. Lo sente vicino, è un ronzio spaventato. L’insetto ha paura di lui, così grande. Quindi si allontana. Ora il ronzio è più tranquillo. Si è messo al riparo su di un fiore.

La natura non è più in fermento. È tranquilla. Le chiome degli alberi sussurrano. Esprimono parole dolcissime e suoni melodiosi. Non hanno paura di lui, dell’umano. Raccontano storie. Storie bellissime.

Paul ascolta, e questa volta lo fa con il cuore.

Il fiume, così saggio. Anche lui ha delle storie da raccontare, delle morali da insegnare. Le strade da percorrere con l’udito in quella radura sono infinite.

E finalmente Paul comprende qual è il messaggio dello stregone. Il suo insegnamento si apre al cuore del giovane. Una sensazione di pace e tranquillità lo avvolge, e lentamente cade in un sonno senza sogni ne incubi.

 

Dopo cinque anni, finalmente il suo addestramento è concluso.

Adesso è pronto.

È il grande giorno.

Dopo aver appreso il modo per comunicare con la natura e l’arte di controllare e destreggiare le armi è finalmente diventato un guerriero.

È diventato ufficialmente adulto.

Il suo maestro lo investe, secondo l’antichissimo rito della tradizione.

Quindi, gli dà la sua spada.

Paul sente il cuore battergli forte nel petto.

È fiero e orgoglioso di sé stesso.

Il suo maestro gli sorride. Quell’allievo così bravo e intelligente lo aveva conosciuto cinque anni addietro. Era stato suo figlio a portarlo da lui. Quel giovanotto aveva fiuto per i grandi talenti.

Dieci anni in media ci si impiega per diventare un guerriero vero e proprio.

Paul Iglar ne aveva impiegati la metà.

 

***

 

“Wow!” è l’unico commento di Leonard.

“E come sei arrivato qua?” chiede Xander curioso.

“Vagabondai a lungo”

“Ma l’oceano? Dalla Norvegia all’Isola di Flavonia c’è il mare…”

“Mi imbarcai col mio maestro, ma la nave naufragò e mi ritrovai qui” lo interrompe Paul. “Vi confesso che è un posto meraviglioso per entrare in totale sintonia con la natura”

Xander e Leonard capiscono che la storia è giunta ad una conclusione, così si alzano istantaneamente.

Stiracchiano le ossa indolenzite e si voltano verso Paul, ancora sdraiato sull’erba.

“Bè? Non vieni con noi?” chiede Xander.

“Guarda che si mangia da dio al castello di Eufrasia” insiste Leonard.

“Un castello? Cibo? Vi seguo!”

E i tre imboccano la via del ritorno, ridendo.

 

 

 

N. A.

Scheda-personaggio n° 2.

 

Nome: Hellen Corinne Stefania

Cognome: Fairybell

Nickname: Hellen

Data di nascita: 17 Novembre 1991

Occhi: castano chiaro

Capelli: castano chiaro

Altezza: 1,55 m

Genitori: Theodorus Marcus & Juliette Lauren

Fratelli: /

Status scolastico: Seconda liceo classico alla Eufrasian High School

Città natale: Eufrasia, Isola di Flavonia

Lingue parlate: inglese, francese

Condizione economica familiare: molto agiata

Personaggio/creatura nella storia: principessa

 

Chi volete per il prossimo capitolo: Xander, Leonard o Paul?

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Capitolo 4
*** That's How Violet Eyed Elves Love ***


“Oh, no, Xander, sono tesissima

N. A. Ringrazio coloro che hanno lasciato una recensione: Tassadarh, Rosa Princess, Matt_Plant, Kikisummer, EllyChan91, Coco92, Crit92, Riccioli_Neri e Silvi_F.

In questo capitolo la storia dell’elfa Casey! Buona lettura!!

 

Chapter Four

That’s How Violet Eyed Elves Love

 

“Oh, no, Xander, sono tesissima!”

“Su, rilassati, Hellen, vedrai che andrà benone, come sempre!”

Hellen scuote la testa.

“Guardami, sto grondando di sudore!”

“Su, Hellen, niente capricci da diva e andiamo! Sulla limousine, forza!”

Xander spinge sua cugina fuori dalla sua camera e la trascina sino all’atrio.

“Alleluia!” commenta Leonard.

“Era ora!” Paul gli dà manforte.

I due, con indosso un elegante smoking, tirano un sospiro di sollievo.

“Solite crisi adolescenziali…” sospira Xander.

“Un momento! Dov’è il mio Elle?”

“Chi?” chiede Paul stupito.

“Il suo Uniporco” commenta Leonard annoiato.

“Il suo cosa?” esclama Paul, la voce più alta di un’ottava.

Come se evocata, in quel momento una figura rosea con un corno arcobaleno fa il suo ingresso nella stanza, puntando a tutta birra in direzione della sua padroncina.

“Oh, caro il mio Elle!” la principessa accarezza la criniera dell’animale.

Paul rimane a bocca aperta. Si avvicina all’animale e comincia a studiarlo.

“Chi sono i genitori di questo rarissimo esemplare?”

“Suppongo una scrofa e un unicorno” risponde Xander. “Perché?”

“Ma è… semplicemente… affascinante! Hellen, sono certo che sarebbe di grande interesse scientifico scoprire qualcosa di più su questa inedita creatura…”

“Non se ne parla neanche! Tu non torcerai un capello al mio Elle!”

Leonard emette un gemito.

“Non per mettervi fretta, ma lo spettacolo inizia tra… mmh… vediamo… dieci minuti fa!”

Hellen si volta verso di lui sconvolta e si affretta a scendere i regali scalini dell’atrio, tutti intarsiati di ricchi diamanti, rubini e altre pietre preziose.

“Siamo davvero così in ritardo?” sussurra Xander a Leonard.

“Certo che no! Ma se le avessi detto che manca mezz’ora non si sarebbe mai mossa da qua!”

Paul lancia un’ultima fugace occhiata all’Uniporco, quindi si trascina il pesante portone d’ingresso in mogano dietro di sé.

Ma ecco che un’altra sorpresa colpisce i suoi occhi: un’enorme limousine – ovviamente rosa shocking – invade l’ampio cortile d’ingresso del castello.

“Wow!” è tutto quello che riesce a dire.

Un clacson rimbomba nella sua testa.

“Allora? Rimani lì impalato?” chiede Leonard affacciandosi dalla portiera ancora aperta della terza fila.

Nel giro di cinque minuti si trovano già nella via principale di Eufrasia.

Lo chauffeur, in divisa bianca – era riuscito ad opporsi alla tenuta rosa shocking che la principessa gli aveva propinato – viaggia rapido lungo la corsia preferenziale per la famiglia reale lasciandosi alle spalle il traffico cittadino, alla massima velocità consentita da una vettura di sei metri.

“Argh! Non mi ricordo più un tubo!” esclama Hellen agitata.

“Ok, ascoltami: adesso espira e inspira, come se fossi incinta!” gli suggerisce Xander.

Leonard e Paul si lanciano un’occhiata di apprensione e scoppiano a ridere.

 

***

 

Davanti all’ingresso per il back stage, accanto al palcosceìnico…

“Ti prego, dammi la buona fortuna!”

“In bocca al lupo!” esclama Xander gioviale.

“Crepa!”

“Crepi, Hellen, è un congiuntivo!”

“No, crepa tu, Xander! Ti avevo chiesto la buona fortuna! In bocca al lupo porta male!”

Xander scoppia a ridere.

Break a leg, cousin

“Ma io non mi voglio rompere una gamba!”

“Porta bene tra la gente di teatro. Ora vai a prepararti!”

Hellen abbraccia il cugino e corre dentro il back stage.

Xander trova un posto in prima fila, accanto a Leonard e Paul.

“Ah, Xander, senti… abbiamo un dubbio che ci pesa sulla coscienza” commenta Leonard incerto.

Xander si volta verso di lui.

“Bè, sì, ecco, io ho portato dei tappi per le orecchie” afferma Paul.

Xander lo guarda.

“E a che ti servono?”

“Sai, lei è la principessa e può ottenere tutte le parti che vuole…” prosegue Paul.

“Anche se non ha talento…” conclude Leonard.

Xander scoppia a ridere.

“Fanti, è bravissima a cantare, sono pronto a metterci una mano sul fuoco!”

 

“Signore e signori, creature magiche e umanoidi, ladies and gentleman…” l’omone soprappeso fa un grosso inchino sul palcoscenico.

“…Ecco a voi il più grande spettacolo spettacolare che abbiate mai visto! Il Moulin Rouge!”

Tutti i presenti applaudono con vigore.

Durante lo spettacolo, ognuno manifesta il proprio interesse a suo modo. Leonard gioca con un game boy, Paul ascolta un mp3, tre file dietro di loro si sente un forte russare.

Ma la scarsa attenzione si desta improvvisamente quando Hellen, interpretando deliziosamente Satine, fa il suo ingresso nel palcoscenico.

La sua voce riempie l’ampio spiazzo aperto.

A kiss on the hand may be quite continental

But diamonds are a girl’s best friend!

Xander comincia a cantare a squarciagola dalla sua poltroncina rossa, mentre Paul estrae i tappi per le orecchie.

“Sapevo mi sarebbero serviti!” mormora a bassa voce.

 

Un’ora e mezzo dopo…

Sta per iniziare la scena finale dello spettacolo, il celeberrimo musical indiano.

In quell’istante due graziose gemelle dai tratti orientali fanno il loro ingresso dal sipario.

Leonard si drizza sulla sedia, guardando le due ragazze con vivo interesse.

Iniziano a danzare una movimentata canzone indiana e i loro vestiti sgargianti di colori vibrano seguendo i loro movimenti.

Jai Ho!

You are the reason why I’m breathing…

“Ehy, mica male le due gemelline indù!” commenta Paul con sguardo famelico.

“Guarda lì che fisico da urlo!” lo segue Xander.

I due cominciano a fare commenti parecchio gretti sulle due danzatrici sul palco, seguendo nient’altro che i loro ormoni.

Leonard, invece, rimane in silenzio.

La musica cambia e le due bellezze indiane si concedono ad una danza del ventre.

L’attenzione si propaga nella radura, più rapida di una scarica elettrica.

Tutto il pubblico maschile tiene gli occhi incollati sulle due creature, mentre la componente femminile non fa altro che sbuffare e scuotere la testa.

Ben presto le due gemelle vengono raggiunte da tutti gli altri attori e il musical comincia a volgere al termine.

L’omone obeso dell’inizio ricompare con il suo sorriso gioviale alla fine della rappresentazione, elencando i nomi di tutti gli attori dalle comparse ai protagonisti.

“Ed ora, due dei nuovi acquisti della compagnia, le graziosissime Nicole e Casey Goldblossom”

Le due gemelle indù si fanno avanti con un inchino. L’enorme schermo al plasma alle loro spalle inquadra i loro volti.

La cosa curiosa è che le due ragazze non si assomigliano affatto. Nicole ha i capelli neri lisci molto scuri ed i suoi occhi sono di un dolcissimo color cioccolata. Al contrario Casey ha i capelli castano chiaro leggermente mossi ed i suoi occhi sono di un prezioso viola ametista.

Leonard osserva concentrato i volti delle due graziose fanciulle.

Dopo aver ricevuto un fragoroso applauso le due gemelle si inchinano di nuovo e ritornano in fila con gli altri attori.

“Ed infine, la protagonista assoluta del nostro spettacolo, nel ruolo di Satine, la nostra amata principessa Hellen Fairybell!”

L’applauso è ancor più fragoroso di quello dedicato a Nicole e Casey. Hellen si inchina sul palcoscenico con un sorriso sollevato.

 

“Leonard, si può sapere che hai? È dall’inizio dello spettacolo che non hai detto una parola!” commenta Xander aspro.

“Eh?” borbotta Leonard dopo aver distolto lo sguardo dal palcoscenico.

Xander cerca la fonte di distrazione dell’amico tra gli attori e sorride.

“Ma guarda, guarda, qualcuno si è preso una cottarella per una ragazza indiana, eh?”

“Dai, piantala!” commenta Leonard in imbarazzo.

“Paul, quale preferisci delle due?” chiede Xander con un sorriso malizioso.

“Casey” risponde il ragazzo interpellato.

“Perché?”

“Perché ha degli occhi stupendi”

“Umpf! Solo perché sono chiari! Allora io preferisco Nicole!”

“Manca solo il tuo voto, Leo” Paul si fa incalzante.

Leonard abbassa lo sguardo.

“Casey…”

Xander e Paul si scambiano un’occhiata di intesa.

“A quanto pare, qualcuno si sta davvero prendendo una cottarella. Sarà bene fare un test. Descrivi l’indiana in questione con un aggettivo”

Leonard sembra pensieroso.

“Carina. Bella…”

“Non ha detto figa” evidenzia Paul.

“Domanda numero due: fisicamente parlando, qual è la sua parte del corpo che ti piace di più?”

“Gli occhi…”

“La seconda?” chiede Paul.

“Il colore della pelle”

Xander e Paul si lanciano un’occhiata allarmata.

“Leo, dovresti andare a parlarle” gli consiglia Paul.

“Sì, e poi mi racconti tutto nei minimi particolari. Sai che non vivo senza gossip” continua Xander.

Paul lo guarda male.

“Che c’è?”

“È una cosa seria”

“Oh, ma andiamo. Una cottarella scaturita da un improvviso colpo di fulmine. Non è una cosa seria. O per lo meno, non ancora

Leonard alza lo sguardo e gli lancia un’occhiata infastidita.

“E ora cosa mi guardi così anche tu? Sono l’unico che vede questa situazione dalla giusta prospettiva?” chiede Xander sulla difensiva.

“Solo perché non hai mai provato niente di simile, non è detto che non esista un sentimento del genere” lo rimprovera Paul.

Un ceffone sarebbe stato meno doloroso.

Oh, certo. Paul e il suo vampiro dei boschi. E ora Leonard e la sua indiana del Moulin Rouge.

Xander scuote la testa contrariato e tronca il discorso.

 

“Cugino! Cosa ne pensi dello spettacolo?” chiede Hellen baldanzosa.

“Sei stata semplicemente sublime, cara! Ah, non ti ho narrato dell’ultimo gossip!”

“Vai, spara!”

Xander si chiede per un’infinitesimale frazione di secondo se dovrebbe tenersi quella cosa per sé.

Poi si ricorda l’offensiva frase di Paul e scuote la testa, sorridendo.

“A Leonard piace una delle gemelle Goldblossom!”

“Ma dai? Dimmi tutto!”

 

Leonard compie qualche passo in direzione della porta della roulotte.

Il suo cuore batte forte e non sa ancora come agire.

È riuscito a racimolare sufficiente coraggio per arrivare fin lì.

Ma come andare avanti?

Forza, adesso basta solo bussare.

Alza il pugno chiuso.

In quel preciso momento la porta si apre.

Casey Goldblossom sta guardando lo sconosciuto, stupita. Ha ancora il pugno chiuso a mezz’aria.

Leonard la guarda con intensità e vede ciò che prima non ha scorto.

I capelli della ragazza sono tirati all’indietro e non celano le orecchie.

Lunghe, appuntite.

Il ragazzo sbatte le palpebre. Gli occhi a mandorla sembrano così ovvi, adesso.

Osserva il colore della pelle e nella sua mente rievoca svariate leggende.

L’India, certo. Le foreste del Gange.

La ragazza rimane a fissarlo, incuriosita dalla sua espressione di viva curiosità.

Sbatte i suoi occhi ametista e apre la bocca, come per rompere quel silenzio.

Leonard abbassa il suo pugno chiuso, lancia un’ultima occhiata alla creatura davanti a lui, e fugge.

 

***

 

“E brava la mia principessina, la regina dello spettacolo come suo solito”

“Papà!”

La ragazza, con indosso un elegante vestito rosso, abbraccia suo padre.

Il sovrano di Eufrasia ricambia l’abbraccio della sua unica figlia con affetto.

Hellen si lancia in un racconto dettagliato dello spettacolo, la paura iniziale, il cuore che le martellava nel petto, le canzoni più difficili, e come alla fine tutti i timori si siano dissolti come il sole nel tramonto.

Il re ascolta con interesse e nuovamente le offre le sue scuse per non esserci stato.

“Oh, non ti preoccupare, papà. Sei pur sempre il re. Eufrasia non va avanti senza di te!”

Il sovrano sorride.

“Piuttosto, dov’è quel nullafacente di mio nipote?”

“A caccia con Leonard e Paul”

“Ma chi? Il fissato di draghi e quello che blatera con la natura?”

Hellen sorride.

 

Un alce forte e orgoglioso bruca nell’ampio prato.

Un ragazzo con una balestra in mano punta alla sua testa. Calcola la precisione al millimetro.

Una freccia, perfetta nel suo moto rettilineo uniformemente accelerato, centra in pieno la fronte dell’alce.

L’animale mugola e geme. Compie qualche passo incerto e cade a terra, privo di sensi.

Un’altra freccia lo colpisce al cuore e del sangue inizia a fluire dalla sua ferita.

Non riprenderà mai più i sensi.

 

Un enorme felino avanza nella foresta.

Sta annusando l’aria. Sente una presenza, ma non sa se è una preda o una minaccia.

Decide di avanzare, cauto.

Un passo, poi un altro.

Due occhi umani si concentrano sulla sua andatura. Attendono.

E poi, il puma nota quei riflessi dorati. Si immobilizza.

Attende poche frazioni di secondo, quindi compie un balzo contro il nemico, ruggendo.

Il ragazzo si muove rapido, a spada tratta.

Un secondo dopo, il puma è steso per terra, morto, con un’ampia ferita nel collo.

La spada, sporca di sangue, viene impugnata fieramente dall’umano.

 

Per fare un tavolo ci vuole il legno!”

Xander cammina nella foresta, incurante di ogni pericolo.

Svolta un albero e si blocca.

Un cucciolo di orso sta bevendo dal ruscello.

“Sì, lo zietto sarà tanto fiero di me, quando staserà mangerà carne di orso!”

Prende il suo arco e lo dirige verso la creatura.

“Ormai sei mio!”

Un rugliare vicino.

Xander si volta lentamente dietro di sé.

Mamma orsa lo fissa minacciosa.

Xander, celeberrimo per il suo sangue freddo, caccia un urlo e scappa a gambe levate.

 

***

 

“Ahah, Xander! Non sei buono neanche ad uccidere un cucciolo di orso!”

“Tacete!” commenta Xander stizzito.

Ha ascoltato i racconti dei suoi due amici sulle loro battute di caccia, andate a buon fine con animali molto più vigorosi della sua preda, e ciò lo infastidiva molto.

“Arriverà il giorno in cui sarò il più grande cacciatore di Eufrasia. Macchè, del mondo!”

Yes, and pigs can fly!” esclama Paul scettico.

Knock, knock, knock.

Qualcuno bussa alla porta.

“Avanti!”

Hellen e Casey Goldblossom fanno il loro ingresso nella camera di Xander.

Il proprietario della stanza sorride. Sapeva che il suo spettegolare avrebbe avuto delle conseguenze così divertenti.

“Cugina!” si avvicina a lei e le allunga un bacio sulla guancia, quindi mostra la mano destra all’altra ragazza.

“Casey, vero?”

“Sì” risponde la ragazza.

Leonard ha un fremito lungo la schiena. I suoi occhi non riescono a distogliersi dall’elfa.

“Xander, piacere. E loro sono Paul e… Leonard. Avanti, salutate la nostra ospite!” commenta malefico fissando il cavaliere di draghi.

Lo sguardo truce del biondo non lascia spazio a dubbi.

“Qual buon vento, Hellen?”

“Mi sentivo sola visto che voi eravate a caccia e ho invitato un’amica. Spero non vi dispiaccia!” e il suo ampio sorriso si posa su Leonard.

Paul, benché infastidito dall’atteggiamento sadico dei due cugini, decide di stare al gioco.

“Dai, andiamo a fare un giro!” propone entusiasta.

 

Sapeva sarebbe successo.

Xander, Hellen e Paul si sono letteralmente volatilizzati, lasciandolo solo con l’elfa.

Avevano un debito con lui. Oh, sì, l’avrebbero pagata molto cara.

“Così sei una ballerina e un’attrice” esordisce Leonard incerto.

“Sì, anche se la mia vera passione è il canto. Spero di poter ottenere presto una parte in cui…” il trillo della sua voce si spegne. Le guance di Casey si colorano di scarlatto.

L’atmosfera si carica di un pesante silenzio.

“E Nicole… ehm, è molto simpatica…”

Frase intelligente da dire. Non ha mai rivolto la parola alla gemella dell’elfa.

“Sì, bè… insomma, non tanto. Non siamo davvero sorelle”

“L’avevo intuito”

“Non siamo nemmeno parenti. Ma lei adora ballare e recitare e le serviva una compagna per ottenere il successo tanto agognato”

Leonard non trova nulla di interessante da dire.

“Ed è anche per questo che non mi piace ballare. Me lo ha fatto odiare. Penso che il Moulin Rouge sarà il mio ultimo musical…”

“No!”

Casey lo guarda.

“Come hai detto?”

“Non… non devi rinunciare solo perché ti costringe la tua amica… Secondo me sei bravissima”

Non si può dire chi dei due avesse le guance più rosate in quel momento.

“Sai… ti devo dire una cosa…”

Nessuno dei due era bravo a parlare di sentimenti.

“Quando ti ho vista su quel palcoscenico, mi sono sentito… diverso. Ho avuto un improvviso scopo ed un bisogno… Quello di incontrarti…”

Leonard aspetta che la ragazza parli, ma non un suono esce dalle sue perfette labbra da elfo.

“Così ho raggiunto il tuo camper. Non so con che coraggio stavo per bussarti. Poi mi hai aperto, e ho capito che eri un’elfa. Sono rimasto molto sorpreso, ma il mio interesse per te è solo aumentato”

Casey si ostina a rimanere in silenzio. Leonard coglie un tremolio nei suoi occhi ametista.

“E così… mi chiedo se… anche tu…”

Casey lo fissa negli occhi per poche frazioni di secondo, quindi sorride.

“Hai finito di parlare?”

Leonard sorride a sua volta.

Le loro labbra, come attratte da una calamita, si congiungono, perfette metà di un puzzle.

Can you feel the love tonight?

How it’s laid to rest

It’s enough to make kings and vagabonds

Believe the very best…

 

***

 

E lui non ha che lei oramai nei pensieri suoi! Il nostro trio è un’altra storia, non tornerà con noi!” stona Xander con tono sconsolato.

“Oh mio Dio, come sei melodrammatico!”

“Se ne andranno per sempre, si sposeranno e avranno centouno dalmata!”

Paul alza un sopracciglio e gli rivolge uno sguardo in tralice.

“Ok, ok, avranno solo otto gemelli indiani”

“Molto più verosimile ma preso dai Simpson. Dai, Xander, perché ti comporti così?”

“Perché tu rincontrerai il tuo vampiro e io rimarrò da solo!”

“Magari…”

“Oh, mondo crudele. Necessito di Hellen, solo lei può comprendermi!”

 

***

 

“Cosa ne pensi?” chiede Leonard, sdraiato sul prato accanto al ruscello.

“È una storia affascinante. Triste… ma affascinante”

La ragazza sospira.

“E tu, invece?”

L’elfa gli rivolge uno sguardo carico di malinconia.

“Sicuro di voler sentire la mia storia?”

“Sì”

Un altro sospiro.

“Sono nata a Varanasi, la città sacra degli induisti sul Gange. Bè, sono nata nella foresta nei pressi di Varanasi, dove si trova la più importante città elfica del mondo, la nostra capitale, Carennas. È un posto bellissimo. Tutti gli elfi vivono in armonia con la natura, le nostre case, come le nostre armi e tutti i nostri utensili sono fatti unicamente con materiali naturali, che non si logorano con il tempo e non inquinano l’ambiente”

Leonard sorride.

“Saresti la migliore amica di Hellen. Dimmi qualcosa di più sugli elfi. È vero che siete immortali?”

Ora è Casey a sorridere.

“Questo è un mito che va sfatato. Anche noi moriamo. Certo, dopo secoli. L’età media di un elfo si aggira intorno ai seicento anni”

“Wow! E tu… ehm… quanti anni hai?”

“Non ti hanno mai detto che non si chiede l’età ad una signora?”

Entrambi sorridono e arrossiscono.

“Tu quanti me ne daresti?”

“Non più di diciassette”

“Hai sbagliato solo di sessant’anni”

Leonard spalanca gli occhi dallo stupore. Casey ride.

“Ne hai settantasette? Ma una donna umana a quell’età è… una vecchia racchia!”

Adesso ridono entrambi.

“Come mai hai seguito la tua amica nel mondo del teatro?”

“Bè, Nicole è sempre stata la mia migliore amica quando… Bè, quando sono morti i miei genitori…”

“Per vecchiaia?”

“No, certo che no. Il re li ha rapiti e li ha lasciati da soli nelle cime più alte ed aspre dell’Himalaya. Certo, a digiuno gli elfi resistono più degli umani, ma tre mesi dopo sono morti di stenti”

“E perché il vostro re li ha uccisi?”

“Ho detto re? Intendevo dittatore, tiranno, un vero mostro! Non tollerava nessuno che si opponesse al suo regime. La mia era una delle famiglie più facoltose di tutta Carennas, e mio padre uno dei maggiori esponenti del partito avverso al dittatore, il terribile Nenharma. Per poco non rischiai anch’io di fare la stessa fine dei miei poveri genitori”

“Pensavo che quello elfico fosse il popolo più pacifico del mondo!”

“Ma è così. Gli elfi sono schivi, saggi, occupano il tempo studiando, imparando le arti, producendo oggetti utili alla società. Non conoscono la guerra. L’hanno conosciuta grazie a Nenharma. Lui è figlio di un umano e di un’elfa. Malamente si tollerano gli stranieri a Carennas, figurarsi gli incroci! Ma lui, nonostante il malcontento del popolo elfico, ha preso il potere con un colpo di stato”

Leonard rimane in silenzio. Ripensa alla sua storia, a quella di Paul, a quella di Casey. Tutte storie tristi, nostalgiche, malinconiche. L’isola di Flavonia, invece, sembra essere un piccolo paradiso. Tutti sono allegri in questo locus amenus, vi sono persone stravaganti e solari come la principessa Hellen e il cugino Xander, si fanno amicizie, nascono nuovi amori…

Stringe a sé la ragazza e lei poggia il suo volto sul petto del compagno.

“E Nicole mi è sempre stata vicino, nonostante tutte le sofferenze che ho patito. All’inizio, quando mi propose di diventare delle ballerine di successo, sfruttando l’agilità e la bravura che sono intrise nella nostra natura, mi feci convincere dalle luci della ribalta. Mi piaceva l’idea della popolarità, della fama a livello mondiale. Ma poi capii che Nicole era più interessata al successo e al vile denaro che alla nostra amicizia. Ed è per questo che non la seguirò oltre. È tempo che le nostre strade si dividano”

“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Bè, non mi piace ballare. Io amo cantare. E poi, ho incontrato te…”

L’elfa mormora le ultime parole rapidamente, ma entrambi sorridono pacifici, non più imbarazzati.

“Ti va un bagno?” propone Leonard.

“Certo” risponde Casey guardando verso il piccolo laghetto accanto al ruscello.

 

Casey riemerge dall’acqua.

“Ahah! Te l’avevo detto che riuscivo a tenere il fiato per dieci minuti!”

Ma Leonard non c’è. Dev’essere ancora sott’acqua.

“Casey!” urla una voce familiare.

Nicole è davanti a lei.

“Ti ho cercato per tutto il giorno. Ma dov’eri? Sbrigati che stasera partiamo per Buenos Aires. Ci attende un altro spett…”

Leonard riemerge dall’acqua, affaticato dallo sforzo.

Gli occhi di Nicole si posano sul ragazzo, con evidente disappunto.

“Non c’è tempo per queste sveltine, Casey!” commenta aspra. “Preparati in fretta e seguimi!”

“Io non vengo” risponde la ragazza dagli occhi ametista in un tono di voce estremamente calmo e indifferente.

“Come… hai detto?”

“Io non vengo, Nicole. Non mi piace ballare. Io voglio cantare”

“Non fare la sciocca. L’amore ti ha dato alla testa!”

“Non c’entra niente l’amore. Era da tempo che volevo dirtelo. Leonard è solo un pretesto”

Chiamato in causa, il ragazzo stringe la mano di Casey.

“Oh, certo” mormora Nicole, delusa. “Bene, Miss Goldblossom, tra noi finisce qui. Riprenditi pure il tuo cognome, le nostre strade sono ufficialmente divise. Per sempre. Non mi rivedrai mai più. E non troverai la mia spalla su cui piangere quando sarai sola e in lacrime!”

“Io non sarò mai più sola”

Ci fu un brevissimo silenzio, quindi…

“Bè, allora ciao Nicole. I primi cinque minuti della nostra conoscenza sono stati un piacere. Bye!” Leoanrd accompagna il saluto con un gesto della mano.

Nicole lancia un’ultima occhiata furente alla sua ex amica e si allontana a grandi passi, visibilmente arrabbiata.

Casey sospira.

“Ah, finalmente libera!”

Leonard la abbraccia.

“Dove eravamo rimasti?” sussurra al suo orecchio.

 

“Adesso verrai con me”

“Dove?”

“Al castello di Hellen. Adesso è anche la tua residenza”

“Ma, magari disturbo…”

“Macchè! Fidati di me. Tra l’altro stasera prevedo una bella cenetta a base di carne di alce e di puma…”

 

 

 

N. A.

Ecco a voi la scheda-personaggio n° 3!

 

Nome: Alexander Iscarius Eleazar

Cognome: Fairybell

Nickname: Xander

Data di nascita: 28 Febbraio 1991

Occhi: castano

Capelli: castano

Altezza: 1,80 m

Genitori: Friedrick Robert & Ester Ylenia

Fratelli: /

Status scolastico: Quarta liceo scientifico alla Eufrasian High School (liceo classico e liceo scientifico sono nello stesso edificio xD)

Città natale: Eufrasia, Isola di Flavonia

Lingue parlate: inglese, italiano

Condizione economica familiare: molto agiata

Personaggio/creatura nella storia: nipote del re di Flavonia (posizione alquanto inutile xD)

 

Ed ora chi volete nel prossimo capitolo: Leonard, Paul o Casey?

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Capitolo 5
*** A New Bloody Friend ***


N

N. A.

Buonasera a tutti!

Intanto ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: EllyChan91, Polz90, Tassadarh, Rosa Princess, BeautifulKirja, Kikisummer, Matt_Plant, Leonard91.

Per rispondere a Matt_Plant: sì, Xander sono proprio io xD. Certo ho un po’ caricato la mia immagine rendendola un po’ una macchietta ma fidati che non sono così diverso da Xander xD. E in generale, tutti i personaggi sono ripresi da gente realmente esistente, persino Georjane – che tra l’altro nel prossimo capitolo avrà un ruolo di prim’ordine xD.

Come mi ha gentilmente ricordato Polz90 xD, nel terzo capitolo ha contribuito scrivendo lui l’episodio dell’incontro tra Paul e la vampira. Se vogliamo essere proprio precisi, esattamente da “Un bosco. Conifere alte e appuntite” sino a “You gotta get with my friends. La balestra di nuovo in pugno”.

Altre comunicazioni importanti: ho iscritto questa storia al concorso indetto sul forum di fanfiction per le storie originali, e una delle categorie è “Best Readers’ Choise”, in cui votano i lettori. Vi sarei molto grato – che ruffiano xD – se la votaste, ma tranquilli, le votazioni iniziano il 16 Ottobre, c’è tempo. Prima di quella data conto di postare anche il sesto capitolo.

Ultima cosa e poi vi lascio alla lettura – era anche ora xD – ho intenzione di creare un blog su questa storia, ha già un indirizzo (http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com), come potete vedere è ancora in condizioni pietose per cui se avete voglia e tempo, essendo io un incompetente con la tecnologia, una mano è ben accetta. Grazie mille!!

E ora, finalmente, buona lettura!! Prometto che non farò più N. A. così lunghi!!

 

Chapter Five

A New Bloody Friend

 

1962, New York City.

“Ed il re del ballo di primavera di quest’anno è… Trevor Jackson”

Scontato.

Tutti applaudono il vincitore.

Il ragazzo più “figo” della scuola, occhi chiari e capelli tirati su con la brillantina, alla John Travolta in Grease, sale sul piccolo palchetto nella sala.

Tutte le ragazze minorenni nel raggio di venti metri guardano eccitate e sbavanti i suoi muscoli scolpiti.

La sua ragazza, la cheerleader più corteggiata della scuola, guarda male tutte quelle creaturine urlanti. Sventola la sua chioma biondo platino tenuta su con il suo prezioso hair spray e assume la sua tipica espressione da puzza sotto il naso.

Dall’altra parte della sala, una ragazza dal caschetto nero e gli occhi verdi scuote la testa.

“E vediamo chi sarà la sua fortunata principessa…” prosegue l’insegnante di Educazione Fisica, stranamente a suo agio nel ruolo di conduttore di programmi spazzatura.

“La regina del ballo di primavera di quest’anno è…”

La bionda laccata sfodera il suo miglior sorriso agli astanti, certa della vittoria.

Tutti gli altri presenti tengono il fiato sospeso.

“Emerald Bloodian”

La ragazza col caschetto nero sorride.

Altrettanto scontato.

Si dirige con passo sicuro in direzione del palchetto. Si sente addosso gli sguardi famelici di tutti i soggetti di sesso maschile.

Stringe la mano di Trevor senza degnarlo di uno sguardo. È l’unica ragazza della scuola che non è minimamente colpita dalle sue velleità.

Il suo sguardo si dirige immediatamente verso Taylor, la fidanzata di Trevor.

Bocca spalancata e aria confusa e ferita.

Impagabile.

Una lacrima comincia a solcare il suo meraviglioso volto, e fugge dalla sala dando gomitate a chiunque gli si pari davanti.

Trevor considera per un nano secondo la sua ragazza, quindi ritorna a concentrarsi con un sorriso ebete sulla sua regina.

 

Sangue.

Il vampiro ha bisogno di bere.

Gli occhi rosso fuoco mandano bagliori.

È resistito così tanto senza sangue umano, ma adesso non può più resistere.

Ha colto una traccia, ed ora si avvicina alla sua preda, saltando di albero in albero.

Non c’è nessuno nel piccolo sentiero. Solo quelle due ragazze che ora compaiono alla sua vista.

“Come hai potuto farmi questo, Emerald? Pensavo che io e te fossimo amiche!”

Un sorriso si dipinge sul volto della ragazza.

“Amiche? Come osi definirti mia amica? Ti devo ricordare tutto quello che mi hai fatto tre anni fa?”

“Eravamo giovani, Emerald, per Dio! Quello che hai fatto tu è molto più grave! Mi hai umiliata davanti a tutti!”

“E questo lo chiami grave? Io ho vissuto i primi quindici anni della mia vita nella più totale invisibilità, senza amici, a causa tua”

“Mi dispiace…” la figura in lacrime cade in ginocchio e si copre gli occhi con le mani.

“No, Taylor, non credere che la mia vendetta si sia compiuta. Ne ho ancora tante da farti pagare…”

“No, Emerald, no…”

Il vampiro atterra sulla strada.

Le due ragazze si voltano. I cuori di ambedue iniziano a martellare nel petto per la paura.

La creatura registra le reazioni delle sue vittime. Occhi sbarrati, fiato mozzo, tempie pulsanti. Percepiscono il pericolo.

L’uomo, bellissimo al chiaro di luna, sorride avido.

Le prede erano due, il suo olfatto aveva commesso un errore. La sua sete accecante ottenebra il suo senso migliore.

Una delle due ragazze fugge, la bionda rimane a terra.

Occupiamoci dell’antipasto, pensa la creatura. L’altra sarà il mio primo piatto.

Taylor non è in grado di muoversi. Rimane paralizzata, con gli occhi sbarrati, a fissare lentamente che la morte faccia il suo corso. Non è capace di reagire.

“Oh, diamine…” mormora la figura che si era allontanata correndo.

Si volta per vedere l’orribile scena da libro fantasy davanti a sé.

“Mi pentirò di non aver riflettuto a lungo su ciò che sto per fare” borbotta.

Prende un ampio respiro, quindi corre rapida verso le due figure.

Il vampiro ormai è chinato sul collo della giovane.

Emerald si getta su di lui in volo e lo fa barcollare all’indietro.

L’immortale si volta verso la sua coraggiosa preda. I suoi occhi sono accesi di vivo interesse.

Terrorizzata, Emerald fugge via.

Senza pensarci due volte, l’essere si lancia all’inseguimento.

La ragazza sa di non avere chance, ma corre a perdifiato, cercando di mettere più metri possibile tra lui e l’assassino, ma è tutto inutile.

Giunti ad una radura, il vampiro caracolla davanti a lei, fermando la sua fuga.

Il panico si impossessa del corpo di Emerald.

“Bene, bene, bene, abbiamo un’eroina…” mormora con una voce bellissima.

“Io… Io non ho paura di te…” balbetta la ragazza.

“Davvero? La tua giugulare che pulsa frenetica sembra pensarla diversamente”

Prende un respiro a pieni polmoni.

“Mmh, che buon odore… l’attesa ne è valsa la pena…”

Ed Emerald capisce che la sua breve vita è giunta al capolinea. Non ha più vie di scampo. Diciassette anni passati nel grigiore e nell’ombra della sua ex migliore amica che ha salvato dalle grinfie di quella creatura. Eppure non si pente del suo gesto. Si limita ad assistere alla sua fine con occhi sbarrati.

Un balzo e il vampiro è su di lei. Un dolore lacerante nei pressi del collo.

E poi, buio.

 

***

 

New York City, la città che non dorme mai. 1985.

Un fastidioso bruciore alla gola.

I tacchi risuonano lungo la strada silenziosa.

Poco lontano, una musica ritmata rimbomba sino a lei.

La ragazza si lancia un rapido sguardo.

Giubbotto di pelle sopra una maglietta scollata viola e gonna del medesimo colore.

Calze e scarpe col tacco in tinta col giubbotto.

Abbigliamento perfetto.

Apre la cerniera della sua borsa ed estrae uno specchietto.

Rimira il suo aspetto. Orecchini viola, rossetto rosso passione, capelli corti lasciati liberi di ricadere sulle spalle.

La musica da discoteca si avvicina. Basta solo girare l’angolo.

Un’ultima occhiata nello specchietto.

Sì, le lenti a contatto verdi nascondono bene il vero colore dei suoi occhi, rosso sangue.

Sangue. Al pensiero un sussulto scuote la giovane e la gola gli brucia più veementemente.

Solleva lo sguardo. Una luminosa insegna la avverte che è finalmente arrivata.

Dei buttafuori impediscono il passaggio a qualche sfigato.

La ragazza avanza, sicura di sé. Supera quell’ammasso informe di occhialetti e brufoli e giunge al buttafuori. Gli fa l’occhiolino.

“Ehi, Emerald! Non ti perdi una serata, eh?” commenta l’altro, sorridendo.

L’eterea adolescente solleva a malapena gli angoli della bocca, ed entra con sguardo assorto.

Parecchi ragazzi si lamentano per il freddo della serata e per avvalorare la loro tesi si tolgono subito il giubbotto per assaporare il tepore della stanza.

Per Emerald qualsiasi temperatura non fa differenza. Un bagno nudista all’Artico è solo vagamente meno bollente del sole di mezzogiorno ai Tropici.

Ma è una sensazione piacevole.

Ripone il suo giubbotto nel guardaroba, passando davanti ad un oceano di ragazzine lamentose. Emerald non degna loro neanche di uno sguardo.

Fiera e aggraziata, rivolge un ampia occhiata alla sala, quindi ancheggia sino al bancone.

“Ehy, bellezza, cosa posso farti?” chiede il barista a suo agio, con un sorriso gioviale e facendo roteare una bottiglia per mano.

“Un Bloody Mary” la voce esce distaccata e indifferente, ma lei sa che all’orecchio umano suona maledettamente tentatrice.

Il suo drink, per merito del famelico barista, arriva all’istante.

La ragazza si volta nuovamente a guardare la folla, stringendo il suo bicchiere viola – strano scherzo del destino, stesso viola di maglietta, gonna e orecchini.

Un ricco boretto colpisce i suoi occhi. Biondi capelli perfetti, un sorriso più smagliante delle migliori pubblicità di dentifricio e sguardo sicuro incorniciano quel viso d’angelo. Si guarda attorno, tronfio e divertito. Ben tre gallinelle ballano con lui, le tre più sfacciate in mezzo al vasto pubblico femminile intorno a loro. Tutte lo vogliono.

Emerald china la testa e si porta il bicchiere alla bocca.

Mr. Smile rivolge lo sguardo in sua direzione. Perde un po’ della sua sicurezza osservando quelle labbra rosse a stretto contatto col Bloody Mary.

C’è qualcosa di magnetico in quello sguardo.

Emerald si alza, cammina lentamente verso il ragazzo e si ferma davanti a lui.

Le altre tre la guardano indispettite, quindi palesemente invidiose cogliendo lo sguardo interessato del biondo.

Finisce la canzone house e ne arriva un’altra. Più commerciale.

Scandalous, Mis-Teeq.

Inizia a ballare, subito emulata dal galletto nelle sue grinfie.

It’s dangerous, just get it up, the way you move… so, so, so scandalous…

Che la caccia abbia inizio.

 

La canzone è finita. Emerald lo prende per mano.

Totalmente conquistato e indifeso, si lascia condurre da quella creatura inumana.

Scorrono davanti a numerose salette. Tutte piene di luci soffuse e corpi che consumano i loro bisogni primari.

Emerald abbandona la mano del suo cavaliere. Ha la certezza che lui la stia seguendo.

Raggiungono l’ultima sala, finalmente vuota.

La ragazza lo lascia sedere sul divano.

“Come ti chiami?” chiede lui, inibito.

Ma non riceve risposta.

Emerald incolla i suoi occhi in quelli azzurri di lui.

“Ti piace il mistero. Anche a me. Mi eccita”

E uno strano movimento nei suoi pantaloni conferma la sua affermazione.

Precoce il ragazzo.

La creatura alza un sopracciglio, una parvenza di sorriso sul suo volto.

Si avvicina a lui e lo stringe a sé.

Tu-tum, tu-tum.

Il suo cuore è indemoniato. Le tempie pulsanti seguono il ritmo del pompaggio. La gola ricomincia a bruciare con intensità maggiore.

“Che ne dici di rivederci, baby?” chiede il bamboccio trafficando con l’apertura del reggiseno.

Un altro sorriso. Non ci sarà nessuna prossima volta.

Un gradevole odore proviene dal collo della vittima.

La giugulare pulsa frenetica.

È ora. Ha atteso anche abbastanza.

Un morso agile e preciso pone fine al martellare di un cuore.

La sete del vampiro viene appagata.

 

***

 

Lungomare di Eufrasia Marittima, ore 10.00.

It’s gonna be a summer to remember…

Sole.

Cinque paia di polmoni accolgono l’odore del mare.

“Ahhh, sento proprio che mi rilasserò” mormora Paul al volante della Porsche rosa shocking.

“Wow! Tutte le ragazze ci guardano! Sento proprio che rimorchierò!” esclama Xander gaio, seduto accanto a Paul.

“Ehm, ragazzi, non mi sento molto a mio agio…” dice Hellen nel sedile posteriore rivolgendo uno sguardo imbarazzato a Leonard e Casey, nel pieno delle loro effusioni amorose.

Xander sorride.

“Cugina, fidati di me. Ho sempre una soluzione a tutto!”

E accende la radio.

Ed eccoci quindi al Trofeo Berlusconi.

Leonard scatta in piedi.

“Quanto stanno?” chiede rapido.

Casey lo guarda imbronciata, mentre gli altri tre ridacchiano.

Ricordiamo che il risultato è sull’uno a zero per la Juventus dopo il gol di Diego al primo tempo.

“Porca miseria!” commenta il ragazzo dal cuore rossonero.

Siamo al 69’, ed ecco Pato nell’area di difesa avversaria, colpisce la sfera con un colpo di testa, che va oltre Buffon… ed è GOOOL!!

“Sììììì!” Leonard si alza in piedi sul sedile posteriore della vettura ed inizia a sventolare le mani al cielo esultante.

“Hellen, te lo devo dire” esordisce Paul con aria di importanza. “Mi sono segretamente innamorato della tua macchina. Si guida da Dio!”

“Ma non è mia, è di mio padre! Ce l’ha prestata solo perché la Limousine è scomoda. La strada tra Eufrasia e Eufrasia Marittima è tutta curve!”

Cinque volti si girano a destra. Il mare è stupendo, limpido e azzurro. Non c’è neanche una nuvola in cielo.

“Quest’estate sarà favolosa” mormora Hellen estasiata da quella vista.

“Ci puoi giurare!” concorda Paul.

La Porsche rosa shocking sfreccia a lungo parallela all’infinita spiaggia di Eufrasia Marittima. La temperatura tropicale si fa sentire, ma una leggera brezza alleggerisce l’afa.

“Ora dove lo troviamo un parcheggio per questa macchina?”

Ed improvvisamente, di fronte a loro, compare un ampio spiazzo asfaltato con un cartello: Parcheggio per la casa reale. For king, queen and relatives only.

Una volta scesi dalla macchina si dirigono con l’asciugamano in spalla verso la vicina spiaggia.

Due ragazze passano davanti a Xander e Paul. Il primo dei due attiva subito il suo radar.

“Ehy, bellezza!” commenta avvicinandosi alla più carina delle due. Occhi azzurri, capelli biondi rigidi come spaghetti e labbra carnose.

La ragazza si volta verso di lui e ridacchia divertita.

Xander rimane confuso dal suo comportamento e prosegue incerto.

“Che ne dici di un giro sulla mia Porsche?”

Le sue risatine si alzano di un’ottava.

“Scusa, ma cosa c’è da ridere?”

“Oh, la tua macchina è meravigliosa, e tu e il tuo ragazzo siete una coppia stupenda!” e lancia un’occhiata in direzione di Paul.

Xander assume uno sguardo atterrito, mentre le due si allontanano ancora sghignazzando.

Paul si avvicina all’amico e gli poggia un gomito sulla spalla, ridendo anch’egli.

“Guarda caro, abbiamo fatto colpo. Non siamo una coppia perfetta?”

“Stammi a venti metri di distanza!” risponde Xander tetro.

Poi si gira verso la cugina.

“Hellen, non salirò mai più su una macchina rosa shocking per il resto dei miei giorni!”

“Fai come vuoi” risponde la ragazza divertita “ma Eufrasia è a venti chilometri da qua. A piedi la vedo dura”

“Sgrunt!”

 

“Basta, ho deciso! Devo diventare più nera di Rihanna!” esclama Hellen ricoprendosi il corpo di olio abbronzante.

“Ma lei è afroamericana” le fa notare Xander.

“Non mi interessa! Cioè, guardami! Sono più bianca del mio costumino rosa shocking con le principesse!”

Xander e Paul ridacchiano.

“Ma quei due che fine hanno fatto?”

“Si sono imboscati di nuovo”

“Ultimamente sono di compagnia quanto un opossum morto”

Paul ed Hellen guardano male Xander per quell’assurdo paragone.

“Che c’è? Voi riuscireste a parlare con un opossum morto?”

Paul scuole la testa sconcertato.

“In ogni caso, da quanto tempo è che stanno assieme?”

“Ormai saranno due mesi buoni” risponde Hellen, sovrappensiero.

“Vabbé, qualcuno fa un bagno? Sto morendo di caldo!” propone la principessa facendosi aria con le mani.

Riceve due grugniti assonnati come risposta.

 

Paul apre un occhio di nascosto. Sì, Hellen è in acqua.

“Ehm… Xander…” sussurra nervoso.

Un grugnito d’assenso.

“Mi chiedevo se… ecco… come mi vedresti assieme a tua cugina?”

Gli occhi di Xander si spalancano.

“Cos…? Pure tu?”

“Pure io?”

“Pure tu! Anche Leonard prima di conoscere Casey ci voleva provare con lei. Ma per cosa l’avete scambiata? Per una parabolona?”

“Ma io non ci voglio provare! Voglio solo testare se…”

“Mo ti testo io, con gli esperimenti che fanno sui topi! Vediamo se avrai ancora pensieri succinti su mia cugina!”

“Ma mi fai parlare?”

“No!”

“Ascoltami, per favore”

Xander chiude la bocca, ma lo sguardo che tiene fisso su Paul è omicida.

“Tua cugina non mi piace, o per lo meno non nel senso che pensi tu. Sì, è carina, ma io voglio… provarci solo per vedere se riesco a dimenticare la…”

Xander si tappa le orecchie.

“Che c’è adesso?”

“Non ricominciare con la storia del vampiro della foresta, che ne ho le tasche piene!”

“Ma che ci posso fare io se non riesco a dimenticarla?”

“Provaci con tutti gli esemplari femminili di Homo Sapiens Sapiens presenti sulla terra, ragazze più concrete!”

“Ed è proprio quello che voglio fare!”

“Ma non con mia cugina!”

“Scusa, lei non è una ragazza?”

“No! Cioè, sì, ma per te no! È off limits, per chiunque!”

“Sei peggio di un padre possessivo. Dì un po’, la costringi ad indossare delle mutande di castità?”

“Non sarebbe una cattiva idea con maniaci come te nei paraggi!”

“Maniaco? Poveraccia la tua futura fidanzata quando oserà solo guardare un altro ragazzo. Ti lascerà in quattro e quattr’otto!”

Colpito e affondato.

“Ho voglia di un bagno” dice Xander a bassa voce, e ancora scosso si dirige verso il mare.

 

***

 

Please don’t stop the music…

Su un palchetto ragazze dalle misure 90 – 60 – 90 ancheggiano deliziosamente sul ritmo di musica commerciale e latino americana.

Immediatamente sotto, ragazzi e ragazze dalle proporzioni più comuni si scatenano a più non posso.

“Musica! Casey, andiamo subito a scatenarci!” propone Hellen.

I tre ragazzi del quintetto grugniscono per il disappunto.

Hellen e Casey si lanciano un’occhiata di intesa.

“Oh, come farò?” esordisce la principessa con tono melodrammatico. “Qui, tutta sola e indifesa, senza un uomo forte e vigoroso che mi protegga?”

“Hellen, bastava dirlo subito!” esclama Paul accingendosi a lei. Lui e Xander si scambiano un’occhiata tesa. Quest’ultimo sospira rassegnato e fa un cenno all’amico. Paul e Hellen si confondono nella massa.

“Eddai, giusto cinque minuti” propone Casey elettrizzata.

Xander si volta e vede la ragazza saltellante davanti a Leonard, che al contrario scuote la testa e fissa il pavimento con sguardo truce.

“Scordatelo!” commenta nervoso.

“Ballare” è al primo posto nella lista “Cose Che MAI Farò” di Leonard, viene anche prima di “Tifare Inter”.

Xander sghignazza e Casey si volge verso di lui.

“Perché mi guardi così? Casey, non farti venire strane idee…”

Ma era troppo tardi. La ragazza lo agguanta per un braccio e lo trascina a ballare.

“Ma Leonard rimane da solo. Casey…!”

Ma si trovano già in mezzo alla folla.

 

A mi me gusta bailare a ritmo vuelta…

Xander stringe un Cuba Libre tra le mani.

Casey è tornata da Leonard dopo la canzone di Rihanna e lui sembrava davvero arrabbiato per essere stato abbandonato.

“Mi avevi detto che odiavi ballare!” aveva affermato lui.

“Ma così per divertimento mi piace!” si era difesa lei.

In quanto a Paul ed Hellen, si divertivano come pazzi anche sul latino americano.

Xander storce la bocca e finisce il suo drink.

Si introduce nella folla e si avvicina alla cugina.

“Su, su, non mi vorrai lasciare a bocca asciutta, vero?”

Paul sospira sorridendo, mentre la cugina ride di gusto.

 

Finita anche la Bomba, una biondina che non ha nulla da invidiare alle migliori veline della tv prende in mano un microfono.

“E adesso che è calata la notte…”

Tutti si voltano verso il cielo. Era vero, il tramonto aveva lasciato subito spazio alle stelle ed il sole aveva ceduto il posto alla luna.

“… Ecco a voi le nostre ballerine d’eccezione!”

La bionda molla il microfono e si unisce al gruppo di splendide ragazze che entrano in fila indiana nel piccolo palchetto.

Le note di Obsesion degli Aventura cominciano a diffondersi nell’aria.

Il pubblico maschile lancia fischi di apprezzamento, mentre le dieci ragazze salutano amici e parenti tra il pubblico.

La coreografia inizia, veloce e sensuale.

No, non es amor lo que tu sientes, se lliama obsession…

Xander non perde una sola movenza di quei corpi danzanti.

Sghignazza allegro e dà una pacca sul braccio di Paul.

Si volta verso di lui e il sorriso gli sparisce dalle labbra.

Paul è assorto, la bocca leggermente aperta, lo sguardo ebete, in quella che è la faccia di colui che scopre l’ottava meraviglia del mondo.

Deja-vu.

Segue lo sguardo dell’amico e coglie una ragazza dai capelli corvini e gli occhi verde smeraldo.

“Ecco, ci risiamo. Possibile che vi innamoriate tutti di gente di spettacolo incontrata per caso?”

Non riceve reazioni.

“Andiamo. Vedete una ragazza brava a ballare, lì al centro dell’attenzione, con tutti i ragazzi che le sbavano addosso, che provano reazioni normali, da maschi che seguono i loro istinti animaleschi e voi… vi innamorate?”

Paul continua a non ascoltarlo, tanto è assorto dalla ballerina.

“Ma cosa sono tutti questi colpi di fulmine improvvisi? Andiamo, che fine ha fatto mia cugina nel tuo cuore?”

L’unica reazione al suo soliloquio è un singhiozzo di Hellen, palesemente brilla.

“Ma allora? Mi stai ascoltando? Per lo meno, hai scordato la vampira! Non avevo ragione? Sì, che avevo ragione. Xander ha sempre ragione! E intanto rimane l’unico sfigato che non conosce l’amore!”

“Tappati quella bocca, Xander! È lei!”

Xander pone fine al suo drammatico sproloquio e si concentra sulla figura.

“Ma chi? La vampira?”

“Sì, non è bellissima?”

Xander scuote la testa e si allontana dalla folla.

 

***

 

Emerald si sfila la ballerina e indossa un comodo infradito. Le altre ragazze scherzano allegre e ripensano alla serata appena conclusasi, alle facce di bellocci che volevano conquistare, ai passi di danza meglio riusciti. Lei, al contrario, rimane in silenzio e si cambia svelta.

Si avvicina alla porta con la borsa in spalla ed una delle ragazze la blocca.

“Ehi, Emerald, noi andiamo a mangiarci un pezzo di pizza in spiaggia. Sei delle nostre?”

La ragazza trattiene il respiro per non inalare l’odore umano, quindi scuote la testa.

“No, grazie, sarà per la prossima volta. Stasera ho un impegno”

“Qualche ragazzo?” chiede la bionda incoraggiante. Vuole scoprire qualcosa in più su quella bravissima e taciturna ballerina.

Emerald sorride e senza rispondere si allontana, a conoscenza che il suo silenzio farà cavalcare i pettegolezzi dentro lo spogliatoio.

Cammina sulla sabbia, diretta all’hotel sul lungomare. Le piace l’aria di Eufrasia Marittima. Peccato che durerà poco. Le guardie imperiali la stanno ancora cercando, e non ci metteranno molto a trovarla.

Sospira e avanza sulla sabbia, da sola, o per lo meno è ciò che crede…

 

Ha dovuto aspettare poco.

Paul ha atteso nei pressi dell’ingresso dello spogliatoio femminile, a una debita distanza affinché nessuno potesse notare la sua presenza.

Si è rigirato qualsiasi scusa plausibile per parlare con quella ragazza sconosciuta senza che le amiche cominciassero a ricamarci sopra.

E poi – colpo di fortuna – la vampira era uscita da sola.

Ora Paul la segue, parecchio lontano da lei, ma quanto basta per non perderla di vista. Ha a che fare con una creatura dai sensi molto più affilati di quelli umani, e camminarle come un’ombra sarebbe stata una confessione di inseguimento.

Ma il suo zelo è inutile.

 

Qualcuno mi segue, è il pensiero di Emerald.

Ma non vuole dare soddisfazione al suo inseguitore. Dall’incertezza del passo è senz’altro un umano, un debole umano.

In più di quarant’anni della sua vampiresca vita la ragione è riuscita pian piano a prendere il sopravvento sugli istinti. Ormai non segue più una dieta a base di umani, non se strettamente necessario. È avvezza al cibo umano. Non la soddisfa appieno, ma contiene la sua sete. La carne, in particolar modo, riesce a placarla. Ma il sangue è pur sempre il sangue. Lo scambierebbe volentieri per qualsiasi prelibatezza umana.

Ecco il suo hotel, le voci delle presenti nella hall rimbombano nel suo udito finissimo. Il nome stesso dell’albergo sembra scelto dal destino: The Blue Vampire. Chiede le chiavi della sua camera, altro scherzo del destino, 666.

Come se uno stupido numero possa davvero rappresentare il diavolo.

Evita categoricamente gli ascensori, non avrebbe tollerato lo stretto contatto con umani.

È già a metà della scala tra il piano terra e il primo piano quando il suo udito coglie un frammento di conversazione al bancone della hall.

“Scusi, che numero di stanza ha quella ragazza dai capelli corvini che è appena passata?”

Può sentire il suono di una sottile risata, probabilmente l’uomo al balcone crede alle superstizioni.

“Seicentosessantasei, messieur

Emerald si ferma un secondo al primo piano per vedere che via sceglie il ragazzo che lo segue. La voce è familiare, già sentita, e anche di recente.

Tira un sospiro di sollievo. L’umano ha imboccato le scale.

Rapida raggiunge il sesto piano ed entra nella sua camera.

Si stende sul letto e attende.

Dopo cinque minuti sente dei passi nel corridoio del sesto piano.

Uno… Due… Tre…

Un bussare incerto alla sua porta.

Sospira e va ad aprire.

 

Quante volte aveva sognato quegli occhi color smeraldo?

Ed ora eccoli lì, davanti a lui, più belli di qualsiasi imitazione dei suoi sogni.

Il suo viso è contratto in una smorfia di durezza ma quando lo vede si scioglie. Lo ha riconosciuto.

“Chi sei?” chiede con durezza, ma nei suoi occhi c’è solo stupore.

Paul non trova le parole per rispondere.

“Perché mi hai seguita fin qui? Cosa vuoi da me?”

E il viso le si dipinge di sospetto. Che possa essere una delle guardie imperiali?

Cerca di chiudere di scatto la porta, confusa, ma l’umano la precede. Mette un piede tra la porta e la parete. Aveva previsto quella mossa.

“Ti ricordi di me?” chiede Paul, la voce intrisa di dolcezza. È sicuro della risposta.

Emerald annuisce, senza diminuire l’allarme nei suoi occhi.

“Sono venuto per conoscerti”

“Perché dovrei crederti?”

Paul arrossisce.

“Mi faresti entrare?”

Emerald soppesa la sua richiesta per pochi interminabili secondi, quindi spalanca la porta e si ritrae.

Paul entra nella lussuosa camera.

“Dove li hai trovati i soldi per questa suite?” chiede curioso.

“Cosa te ne frega?” chiede lei, aggressiva. Sbatte la porta e si mette dall’altra parte della camera, nel punto più lontano da Paul.

“Non sono qui per farti del male”

Emerald sorride.

“Non ne saresti capace”

Paul ricambia quel sorriso stupendo.

“E allora perché mi stai lontano?”

“Per non azzannarti. Se non l’avessi capito, sono solita nutrirmi del tuo sangue”

“Ho avuto una vaga impressione”

Paul incolla i suoi occhi in quelli di lei. Subito dell’elettricità scorre tra i loro sguardi.

“Come va la spalla?” chiede Paul.

Emerald si sfiora il punto in cui pochi mesi prima si era gravemente ferita.

“Guarisco in fretta”

Paul annuisce.

“Non so ancora il tuo nome”

“Vivrai con questo dubbio comunque”

“Voglio sapere il nome della ragazza che mi fa battere il cuore al solo pensiero”

Aveva lanciato la bomba. E l’esplosione non era tardata a venire. Il volto di Emerald si scioglie.

“Senti, non ci potrà mai esser nulla tra noi due…”

“Perché?”

“Ragiona: ogni secondo che passa vorrò azzannarti il collo”

“Sono pronto a correre questo rischio”

“Ma io no”

“Ma quello a morire sarò io”

“E quella che avrà rimpianti per tutto il corso della sua esistenza sarò io”

Paul tace. È un punto inconfutabile.

“Faresti meglio ad andare via adesso. Stanotte mi aspetta una battuta di caccia”

Il ragazzo rabbrividisce, ma invece di provare paura è ancor più attratto da quella creatura.

“Non finché non scoprirò se sono ricambiato o meno”

Emerald sospira.

“Ascoltami bene…”

“Paul”

“Paul…”

“Paul Iglar”

“Sì, ok, Paul Iglar…”

“E tu sei?”

La vampira rimane un po’ sovrappensiero.

“Emerald Bloodian”

“Che nome meraviglioso”

Cade il silenzio.

“Dicevi?”

“Devi dimenticarti di me. Tra non molto sarò lontana da quest’isola. Il re di questa terra mi cerca”

“Sono in ottimi rapporti con la figlia del re. Se starai al mio fianco non ti succederà nulla”

Paul avanza di un passo, esitante. Emerald scuote la testa.

“Tu non capisci”

“Perché ti cercano?”

“Perché mi accusano di aver ucciso un loro funzionario, un pezzo grosso, ma non è vero. Mi stavo abbeverando col sangue di un vagabondo, una persona abbandonata da tutti e sola al mondo. Non sono così scema da mettermi contro una schiera di umani inferociti”

“Parli di Moggian, il Ministro dello Sport? Hanno già scoperto l’assassino e hanno chiuso il caso il mese scorso”

“Dici davvero?”

“Come è vero che sono norvegese”

Emerald rimane sbigottita.

“Sei norvegese?”

“D. o. c. E tu?”

La vampira inclina lievemente la testa. La notizia che non è più ricercata l’ha sollevata molto. Non aveva più motivo di fuggire. E lì, ad Eufrasia, si stava bene. Ma ora c’era quest’umano che si era preso una cotta di lei. E lei, cosa provava? Solo confusione. Non si era mai interessata ad un sentimento come… l’amore. La spaventava alquanto. Eppure, era incondizionatamente attratta da quello straniero, sin dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo nella foresta. Ma doveva respingerlo, era un umano, non sarebbe sopravvissuto a lungo con lei al suo fianco.

“Ehilà, ci sei? Terra chiama Emerald!”

La creatura alza lo sguardo.

“Eh?”

“Ti ho chiesto da dove vieni?”

Emerald sorride. Si sente più a suo agio.

“Prova a indovinare”

Paul ricambia il sorriso. È contento che la sua vampira si stia cominciando a sbloccare.

“Vediamo, un ottimo inglese, forse un po’ tirato, carnagione chiara. Mmh, Australia?”

“No” Emerald scuote la testa, allegra.

“America? USA?”

“La città?”

“Chiedi troppo”

“Su, la metropoli più grande del mondo”

“Sei di New York?”

“Il cuore di Manhattan è la mia casa”

“E quanti anni hai?”

Se Emerald potesse arrossire lo farebbe.

“Sono più grande di te”

“Non credo. Ho già passato la soglia dei ventisei anni”

“Sessantadue…”

“Cosa?”

“Diciassette anni da umana, quarantacinque da vampiro”

“Ecco perché sembri un’adolescente. Sei comunque più giovane di Casey”

“Di chi?”

Paul sorride.

“È una mia amica. È un elfo. Ha settantasette anni ma ne dimostra sessanta in meno”

“Ah, una tua amica…”

Paul ridacchia.

“Non pensare male. Sta con Leonard”

“E chi è?”

“È un cavaliere di draghi che ha perso il suo”

“E tu fai il terzo incomodo?”

“Oh, no, ci sono anche Hellen e Xander. La prima è la principessa di Eufrasia, quella a cui accennavo prima, e l’altro è il suo sclerotico cugino”

Emerald sorride a quel quadretto di amici.

“… E ovviamente c’è posto anche per te…”

La vampira lo fissa negli occhi. L’invito è sincero, come è sincero il sentimento di Paul.

Cosa ha da temere? Ormai è al sicuro. Potrebbe cominciare ad avere degli amici. Quelli che non ha mai avuto. Del suo periodo umano ha solo vaghi ricordi amari. Cosa ha da perdere?

Paul attende paziente. Sa che questa volta la vampira ha abbandonato la sua corazza. Sa che è più propensa per il sì.

“Fammi smorzare la sete con una battuta di caccia e poi potrò conoscerli”

“Perfetto. E per quanto riguarda… noi?”

Emerald assume un’aria grave.

“Ti chiedo solo un po’ di tempo. Devo abituarmi al tuo odore. Non posso entrare in intimità con gli umani subito. Ne va della tua vita”

“Sono una persona paziente”

I due si sorridono.

Paul le tende la mano.

Lei, con diffidenza e trattenendo il respiro, la raccoglie.

E i due percorrono a ritroso il corridoio del sesto piano.

 

 

 

N. A.

Scheda-personaggio n° 4.

 

Nome: Leonard William

Cognome: Inidran

Nickname: Leo

Data di nascita: 2 Ottobre 1991

Occhi: verde

Capelli: castano chiaro

Altezza: 1,62 m

Genitori: Claudian Beniamin & Angelina Carol

Fratelli: Charles Richard (1988), James Jeremy (1990)

Status scolastico: Quarta liceo scientifico alla Eufrasian High School

Città natale: Varan, Nuova Zelanda

Lingue parlate: inglese, lingua dei draghi

Condizione economica familiare: benestante

Personaggio/creatura nella storia: cavaliere di draghi (nome drago: Bithor).

 

Presto spero di aggiungere altre voci a tutte le schede, cose quali “pregi”, “difetti”, “innamorato di” e simili. Se avete idee non esitate a rendermele note xD.

E per il prossimo capitolo quale personaggio vorreste: Paul, Casey o Emerald?

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Capitolo 6
*** Sweet Sixteen ***


Chapter Six

N. A.

Grazie mille per i vostri commenti, soprattutto quando sono volontari e io non vi costringo xDxD. Un grazie a: Kikisummer, Tassadarh, BeautifulKirja, EllyChan91, Crit92, Polz90, Sif.

Per Sif: sono molto contento che ti piaccia *.*! Ti ringrazio per tutti i complimenti, spero continuerai a seguirmi! E anche tu, mi raccomando, aggiorna presto la tua storia che è troppo carina :)!

Due comunicazioni di vitale importanza: number one, sono iniziate le votazioni del concorso che vi dicevo nello scorso capitolo, per cui ecco il link del Best Readers’ Choise (http://neverendingstoryawards.forumfree.net/?t=43447489), sia chiaro non ho alcuna intenzione di influenzare il vostro voto – votatemi, votatemi xD!

E number two, in esclusiva nazionale, macché, mondiale, la scheda ufficiale di Xander nel mio blog (http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com/) con tanto di attore che interpreta il personaggio e con molte più voci di quelle delle schede attuali. Le schede che metterò qui su efp continueranno ad essere nello stesso modo delle precedenti, per cui, se volete seguire la storia e i personaggi più da vicino, vi consiglio di fare un salto nel blog, dove metterò degli spoiler dei capitoli successivi e le schede ufficiali di tutti gli altri personaggi nella storia! La prossima scheda ufficiale sarà probabilmente quella di Leonard perché non ho ancora trovato un’attrice adatta ad incarnare Hellen xD.

Come al solito le mie note d’autore sono chilometriche, per cui la pianto qui!

Buona lettura!

 

Chapter Six

Sweet Sixteen

 

Castello di Eufrasia, ore 7.00.

Due sveglie, site in due camere opposte dell’ampio castello, suonano impiccione la loro melodia.

Up where they walk, up where they run, up where they stay all day in the sun…

Coglimi, frutto fresco tuo sarò… E se ti basta un’ora, sbucciami, e la tua bocca addolcirò…

Due mani, in contemporanea, bloccano le rispettive canzoni e si stiracchiano.

“Oggi è il primo giorno di scuola!” esclama Hellen allegra.

“Oggi è il primo giorno di scuola…” mormora Xander sconsolato.

 

“Tutti pronti?” chiede Hellen con il suo zaino rosa shocking delle princesses in spalla.

Xander e Leonard annuiscono assonnati. Spalancano la bocca nello stesso momento per lasciare spazio ad un sonoro sbadiglio.

“Mi raccomando, divertitevi a scuola!” li saluta Casey allegra.

I due ragazzi le lanciano un’occhiata truce.

“Non siamo noi quelli piccoli piccoli!” la segue Paul.

“E non perdetevi nella strada!” conclude Emerald.

Hellen ridacchia allegra mentre gli altri due pensano ai mille e uno modi per sterminare quei tre.

 

***

 

“Queste cinque ore sono state distruttive. Quella di matematica ha già cominciato a interrogare!” si lamenta Xander avviandosi verso la mensa.

“Non mi dire nulla. Di italiano ci ha già lasciato i primi sei canti dell’Inferno da studiare!” gli dà manforte Leonard al suo fianco.

“Scommetto che anche Hellen sarà distrutta”

“Non credo. Era così pimpante stamani”

“Scommessa?”

“Dieci kine?”

I due si stringono la mano.

Fanno il loro ingresso nella sala da pranzo e Hellen, seduta in un enorme tavolo a forma di cuore – ovviamente rosa shocking – insieme a metà delle ragazze della scuola, fa loro un cenno allegro con la mano.

“Non mi siederò mai ad un tavolo a forma di cuore rosa!” Leonard scuote la testa.

“Saremo gli unici ragazzi in mezzo a venticinque ragazze!”

“Spero che il tuo tono sia di disappunto!”

“Macchè! Una su venticinque ci starà! Avanti tutta verso il cuore rosa!”

Raggiungono la principessa e le allungano un bacio sulla guancia ciascuno, quindi prendono posto accanto a lei.

“Cugina, dimmi, com’è stato il tuo primo giorno di scuola?”

“Oh, da favola!”

“Sgancia i soldi, Xander” gli rimembra Leonard contento.

“Doh!”

Tutti insieme mangiano una strana poltiglia verdastra a mala pena commestibile, elargendo commenti di disgusto e critiche rivolte alla mensa scolastica.

“Nella prossima vita vorrei nascere italiana o spagnola. Lì si che si mangia da Dio!” esclama una ragazza allontanando il vassoio da sé.

“Ehi, dolcezza, se hai bisogno di qualcosa di commestibile ci sono qua io!” dice Xander sfoderando quello che lui reputa il suo miglior sguardo sexy.

La ragazza inarca un sopracciglio e torna a parlottare con la vicina.

 

***

 

“È finita la prima settimana di scuola e io sono letteralmente a pezzi” si lamenta Xander.

“Cambiamo argomento! Piuttosto, oggi non ho intenzione di sedermi al solito tavolo a forma di cuore rosa. Desidero compagnie più virili!” gli fa eco Leonard.

“Ma quel tavolo è sempre pullulante di ragazze!”

“Ma se su venticinque ragazze hai preso novantasei due di picche! E una di esse è tua cugina!”

“Tu non capisci il mondo delle donne. Il “no” di ieri è il “sì” di oggi!”

“Certo, e il “mai” dei prossimi vent’anni!”

Per la sesta volta in quella settimana, i due ragazzi entrano nella sala da pranzo, ma la scena che si para ai loro occhi è diversa dal consueto.

L’enorme tavolo a forma di cuore rosa shocking è stato trasformato in un palchetto e Hellen Fairybell, in piedi su di esso, stringe un microfono alla mano, aspettando che la sala sia completa.

Cinque minuti dopo tutti gli studenti della scuola stringono il loro vassoio con la poltiglia verdastra tra le mani e rivolgono occhiate curiose alla principessa.

“Buongiorno a tutti!” esordisce Hellen con un enorme sorriso.

“Volevo comunicarvi che il diciassette novembre prossimo venturo si terrà al mio castello la festa del mio sedicesimo compleanno. Ovviamente siete tutti invitati!”

Brusii e mormorii riempiono rapidamente la stanza.

“Ma siamo ancora a metà settembre!” evidenzia Leonard.

Xander sembra sovrappensiero.

“Ma questi sono i sedici anni. Così come in America, ad Eufrasia si può cominciare a guidare e a bere alcol a quest’età, anche se si diventa maggiorenni a ventuno anni” è la sua spiegazione.

“Mi ricorda un programma spazzatura chiamato Sweet Sixteen, dove delle ragazze ultraviziatissime danno dei party stratosferici”

“Penso che lo stile sarà quello. Speriamo non voglia sfilare nuda sul dorso di un elefante assieme a Brad Pitt!”

“E non vi ho ancora detto la parte più bella: per l’occasione verranno alcuni tra i più famosi animatori di Eufrasia e proporranno numerose attività a coppie, quindi, forza maschietti, scegliete una dama e invitatela alla mia festa. Il tempo stringe!” conclude Hellen con un sorriso, se possibile, ancora più largo.

Leonard scuote la testa sorridendo, mentre Xander spalanca la bocca.

“Ma cos’ha in testa? Chi dovrei invitare io? Ma soprattutto, chi inviterà lei?”

Leonard ride divertito.

 

***

 

“Si può sapere qual è il tuo problema, Xander?” chiede la principessa sdraiata sul letto e sfogliando una rivista di vestiti.

“Ma dico io, come ti è venuta in mente quest’idea balzana?”

“Perché? È carinissima!”

“Vuoi passare per una di quelle adolescenti americane straviziate per caso?”

“Andiamo, Xander, sono la principessa! Tutte le principesse del mondo sono un po’ viziate. E poi è la mia festa, saranno anche fatti miei su cosa voglio fare!”

“E anche quell’assurda idea delle coppie. Sentiamo, chi sarebbe il tuo cavaliere?”

“Oh, non te l’ho detto? Verranno una marea di principi per l’occasione. Sarà una serata indimenticabile, me lo sento!”

“Umpf! Ho sentito anche abbastanza!”

Xander si alza, stizzito, e si allontana. Hellen gli rivolge una breve occhiata, quindi si concentra con aria sognante sul suo catalogo di vestiti.

 

“Ma come non sai se esserci? Andiamo, sarà un party straordinario!” dice Casey indignata.

“Casey, te l’ho già detto. Ci sono troppi umani. Non posso trattenere il respiro per così tanto tempo” le ricorda Emerald.

“Ma ci deve essere una soluzione. Bevi il sangue di metà degli animali della foresta di Eufrasia!”

Emerald sospira.

“Dai, che ti ho convinto!” ammicca Casey giocosa.

La vampira sorride.

“Facciamo così. Ci vado solo se ci va anche Paul”

L’elfa ricambia il sorriso.

“Oh, bé, allora possiamo già pensare al vestito!”

La porta cigola e una figura fa il suo ingresso nella sala.

“Oh, scusate” mormora Xander. Senza incrociare i suoi occhi con quelli delle due creature magiche cerca di richiudersi la porta alle spalle.

“Xander, vieni. Non c’è bisogno che ti scusi” fa notare Casey.

Emerald annuisce.

“Mmh, no. Starete parlando di fatti vostri. Vado in camera mia”

“Tutto bene, Xander?” chiede Emerald apprensiva.

“Alla grande” mormora il ragazzo.

“Si vede dalla faccia” Casey sorride incoraggiante.

Xander sospira.

Si siede su una poltrona dell’ampio soggiorno e pianta il suo sguardo nel fuoco scoppiettante del camino.

“Stavamo parlando…” inizia Casey.

“Della festa” conclude Xander tetro.

Un pesante silenzio scende tra i tre.

L’elfa e la vampira continuano a lanciarsi occhiate apprensive, mentre il ragazzo rimane impassibile.

“Leonard e Paul vi hanno già invitato alla festa?” la voce di Xander sembra meccanica.

“No”

Le due ragazze optano per la verità, benché abbiano il sospetto di dove Xander voglia andare a parare.

“E pensate che… bè… andrete… siete sicure che… andrete con loro?” balbetta il ragazzo.

Le due ragazze incollano il loro sguardo su di lui.

“Xander, senza offesa, ma sai già la risposta” afferma Emerald con tono sicuro.

“Sì, scusate, avete ragione…” e alzandosi, Xander si allontana rapidamente dalla stanza, prima che le due ragazze possano dire o fare nulla.

 

***

 

“Che cosa?” esclama Hellen incredula.

“Oh, sì! È tutto vero!” conferma Paul con un largo sorriso.

“Tu… volevi… con me… oddio!”

Paul ridacchia.

“Andiamo, sto parlando di tre mesi fa! E dovevi vedere tuo cugino come ti ha strenuamente difeso!”

Hellen spalanca la bocca, ma da essa non esce alcun suono.

“Suvvia, non sono stato mica il primo. Anche Leonard, prima di me…”

“Davvero?” Hellen è sempre più sconvolta.

Adesso Paul ride di gusto.

“E Emerald e Casey sono a conoscenza di questo fatto?”

“No, ma non c’è alcun bisogno di farglielo sapere”

“E perché io l’avrei dovuto sapere?” la voce di Hellen è sempre più indignata, mentre Paul non riesce a smettere di ridere.

“Per correttezza, Hellen! Piuttosto, quanta gente verrà alla tua festa?”

Gli occhi di Hellen si illuminano.

“Oh, sarà un party favoloso! Il numero si aggira sulle due migliaia di persone!”

“Sommando tutti i miei compleanni non ho mai raggiunto così tanti invitati. E la famiglia Iglar conta intorno ai centottanta membri!”

“E ci saranno tantissimi principi bellissimi, elegantissimi, graziosissimi…”

“Sì, purissimi e levissimi!”

“Oh, Paul, me lo sento, anch’io incontrerò qualcuno adatto a me!”

Paul le sorride benevolo. Conosce quella sensazione di attesa speranza.

 

Nel giro di poche settimane le strade cittadine sono ricoperte di manifesti riguardanti gli Sweet Sixteen della principessa.

Gli invitati salgono vertiginosamente di numero, raggiungendo in breve la soglia delle cinquemila anime, demolendo così ogni previsione.

Com’è ovvio che fosse, Paul aveva invitato Emerald, Leonard aveva invitato Casey, e metà della Eufrasian High School si dava pena per cercare il giusto partner da portare alla festa.

Lo scompiglio nella scuola aveva raggiunto livelli insostenibili. I belli e impossibili non potevano stare tranquilli neanche durante le ore di lezione, dove ochette di tre anni in meno si introducevano con la scusa di portare un libro e sventolavano le loro minigonne ascellari sotto gli occhi del loro oggetto dei desideri.

Le prove delle cheerleaders non avevano mai avuto così tanti spettatori come in quelle settimane. Schiere di ragazzi con scarsa autostima si riversavano in palestra a chiedere la mano di quelle perfette ragazze anoressiche, tutte fatte con lo stampino.

Com’era da prevedere, Hellen Fairybell era risultata la studentessa con la lista più lunga di pretendenti. Il novanta per cento dei ragazzi non accoppiati le chiesero la mano, ma o ottennero un immediato insuccesso oppure si fecero promettere di essere richiamati, cosa che mai avvenne.

Insomma, in tutte le scuole cittadine vi era del fermento e tutti gli adolescenti erano in subbuglio, e quando la quota degli invitati superò le diecimila anime a più di un mese dalla festa, gli Sweet Sixteen della principessa divennero l’evento clue dell’anno.

Se Hellen era pervasa da una crescente agitazione che la portava a camminare a venti centimetri da terra dalla contentezza, l’umore di Xander precipitava sempre di più, vedendo metà del popolo femminile della città con età compresa tra i quattordici e i venti anni già occupata.

Eccetto Hellen, che era tutta presa dal dirigere gli allestimenti e le decorazioni, gli altri cinque amici passavano il resto del tempo fuori, nella foresta, a gruppi di due, eccezion fatta per Xander.

Vagava in compagnia della sua tristezza e confidava in qualche evento catastrofico di Madre Natura che potesse annullare il party tanto temuto. Ma il clima quasi perennemente soleggiato dell’Isola di Flavonia non poteva certo venirgli in aiuto. Per togliersi dagli impicci doveva darsi una mossa. Avrebbe portato chiunque alla festa, pur di non presentarsi da solo.

E quel chiunque arrivò.

 

***

 

Xander immerge le mani nel piccolo laghetto.

“Oh, mondo crudele” mormora a se stesso con tono da melodramma.

“Sono così sfortunato! È mai possibile che non riesca a trovare la ragazza giusta per me?”

Si bagna il viso con quell’acqua gelida.

“Basta! Ho deciso: ci proverò con la prima che passa!”

Un rumore alla sua sinistra interrompe i suoi lamenti.

Xander, col cuore a mille, si sfila uno stivaletto e lo stringe in mano, a mò di arma.

Un altro rumore indistinto.

Il ragazzo si avvicina alla fonte del rumore, e da quel cespuglio emerge una creatura.

L’essere più brutto che Xander abbia mai visto. Le antenne da formica che le incorniciano il volto costituiscono forse la fattezza meno mostruosa della creatura. Il viso è di un colore marrone verdastro, simile ad una tenuta militare. Scuri occhietti a mandorla sovrastano una bocca mostruosa con quattro file di denti e ai due lati due risucchi simili a quelli delle farfalle. Il tozzo collo unisce la testa al corpo da umano, in cui è incastonato un reggiseno rudimentale – alquanto inutile, secondo Xander – e due villose paia di braccia, un paio umano ed un paio che si conclude con delle lunghe chele appuntite. Se non bastasse ciò, la parte inferiore del suo corpo è anche peggiore. Uno stretto perizoma ricopre quasi per niente il posteriore nero da tarantola, e tante gambe quante braccia emergono da quello strano addome, un paio umano e terribilmente peloso, ed un paio da ragno. A completare il tutto, un pungiglione da ape proprio sul didietro e due piccole alucce da libellula, che contribuiscono a rendere quell’aberrazione ancor più mostruosa.

“Chi… Che cosa sei?” chiede Xander sconvolto.

“Sono Georjane, il parassita dei boschi”

“Oh mio Dio! Chiedo una ragazza e mi ritrovo un’accozzaglia informe di insetti”

“Ho ascoltato ciò che dicevi prima e, bè, se vuoi, posso essere io la tua ragazza”

Xander dilata gli occhi.

“Stai scherzando? Non sei neanche una ragazza!”

“Sono del terzo sesso”

“Del che?”

“Noi parassiti abbiamo dieci sessi, ed a seconda di chi si accoppia, nasce un remix indistinto di insetti. Mio padre è un gambero, mia madre è una vedova nera, le mie nonne sono una libellula ed una formica, mentre i miei nonni sono un calabrone e un umano”

Xander spalanca la bocca.

“Questa è sfiga”

“Eh, lo so, anch’io avrei voluto una mantide religiosa nella mia parentela, ma non si può avere tutto nella vita”

Xander tace, sconfitto e disilluso.

“Comunque, tornando al tuo problema, non mi trovi tremendamente sexy?” e con questo si liscia le antenne da formica con le chele.

“Sul tremendamente siamo d’accordo” è l’unico commento acido del ragazzo.

“Comunque questo è il mio numero” prosegue il parassita dandogli un biglietto da visita, su cui vi era scritto a chiare lettere Georjane Buggybig, con tanto di numero telefonico.

“No, non può essere vero! Questo e un incubo!” e Xander si sfrega insistentemente gli occhi.

“Bè, allora… videochiamami!” commenta la creatura suadente, e sparisce dietro il cespuglio dal quale era apparsa.

Xander riapre gli occhi. La creatura è sparita.

“Menomale, era solo un terribile incubo”

Apre la mano e si ritrova il biglietto da visita di Georjane.

“Doh! È tutto vero!”

 

***

 

 “Ehm, Hellen, c’è qualcosa di cui vorrei parlarti…” mormora Xander impacciato.

Hellen distoglie lo sguardo dagli operai che stanno allestendo l’ampia sala d’ingresso del castello e si dedica al cugino.

“Dimmi tutto!”

“Bè, ecco, forse… forse ho conosciuto una rag… qualcuno da poter portare al ballo…”

“Ma è favoloso! Cosa aspetti a presentarmela? Come si chiama?” chiede interessata.

Xander si gira i pollici.

“Bè… ecco… non è esattamente ciò che ti aspetteresti…”

“Ma cosa diavolo fai? I palloncini blu con scritto Sweet 16 vanno da quella parte, sono quelli rosa con scritto Happy birthday, princess che vanno al centro della stanza!”

Xander inarca un sopracciglio.

Hellen si avvicina all’operaio e senza trascurare qualche urlaccio gli ribadisce i suoi intenti sulla collocazione dei palloncini.

“Dicevi, cugino?”

“Sì, bè… ecco…”

“Ah, sì! Come si chiama la fortunata?”

“Ehm… Georjane”

“Ma è un nome…” il sorriso della principessa si spegne. “Vabbè, sorvoliamo sul nome. È carina?”

Prima che Xander possa rispondere si sente un gran frastuono alla loro destra.

Entrambi si voltano e vedono una quantità industriale di mascherine e pernacchie che giacciono a terra e un operaio che si dà un gran daffare a rimetterle dentro un’enorme scatolone.

“Ma si può sapere cosa vi passa per la testa? È così difficile trascinare uno scatolone senza rovesciarlo ogni venti secondi?”

E continuando a sbraitare Hellen si allontana.

Xander scuote la testa ed esce dall’ampio atrio del castello.

 

“Una ragazza, dici?” chiede Paul, assorto nella lettura del suo libro.

“Sì… bè… non è proprio una ragazza” borbotta Xander a disagio, guardandosi attorno. L’enorme biblioteca del castello li circonda, i rigorosi dorsi dei libri rivolti verso di loro.

“Ecco… è più una… come dire… una specie di…”

“Aha! Lo sapevo! Pangloss ed il barone sono ancora vivi! Ne ero certo!”

“Eh? Cosa c’entra con quello che stavo dicendo?”

“Scusa, Xander, ma Candide di Voltaire è un libro favoloso!”

“Non ne dubito” sospira Xander rassegnato.

 

“E quindi c’è questa ragazza… ma hai intenzione di mangiarla proprio tutta?”

Emerald impugna forchetta e coltello e guarda famelica la sua fiorentina.

Seduto sul tavolo dell’enorme cucina del castello, Xander storce il naso disgustato.

“E com’è? Carina?” chiede la vampira, concentrata sul suo ammasso di sangue e proteine.

“Bè… carina è una parola grossa… particolare sarebbe più appropriato…”

Macchè, abominio è il termine più fedele, pensa Xander.

Emerald prova a tagliare la carne cruda ma non ci riesce.

“Vabbè, Xander, deve piacere a te, dopotutto, no?”

“Bè, è proprio questo il punto…”

Ma la vampira non sembra più ascoltarlo.

“Xander, ti da fastidio se… se non sono più umana?”

Il ragazzo la guarda.

“Cioè?”

Emerald stringe la carne con violenza e strappa con i suoi canini un grosso pezzo.

Xander rabbrividisce e si allontana lentamente dalla creatura che ha di fronte.

 

“Sì, bè… umana è dir troppo… ma da quando ti dedichi al tiro con l’arco?”

Leonard prende la mira verso il tabellone.

“Come si chiama?”

“Georjane…”

“Bel… bè, è un nome…”

“Già…”

Leonard calibra la potenza e lascia andare la sua freccia. Con un sibilo, si impianta proprio al centro del tabellone.

“Yuuuhu! Sono il migliore!”

Xander sorride forzatamente e se ne va, lasciando l’amico solo, in preda all’entusiasmo.

 

“Cosa intendi quando dici che non è precisamente una ragazza?”

“Non so spiegarti bene… ma non è proprio… umana…”

“Ti piace?”

Casey stringe un oggetto tra le mani. Ha una forma oblunga e vari fori.

“Cosa sarebbe?”

“Un flauto! L’ho fatto io! Non si vede?”

“Ehm… più o meno… Prova a suonarlo”

Casey poggia le labbra sulla punta più sottile dello strano oggetto.

Una melodia armoniosa si propaga istantaneamente nell’aria.

“È stupenda” mormora Xander, assopendosi sempre di più.

“C’è qualcosa che non va” borbotta Casey smettendo di suonare e squadrando lo strumento.

Entrambi si mettono a studiare il rudimentale flauto, ma non riescono a trovare alcun difetto.

“Vabbè, Xander, dicevi?”

“Sì, ecco… lei si chiama… ma, un momento! Un flauto normale non dovrebbe avere sette buchi sulla parte superiore?”

Casey li conta ad uno ad uno.

“Argh! Ho dimenticato il “do”!”

Xander scoppia a ridere.

 

Nessuno dei suoi amici aveva avuto la risposta al suo dubbio amletico.

Ma aveva comunque preso la sua decisione.

Se non fosse riuscito ad invitare nessun’altra ragazza alla festa avrebbe chiesto a Georjane di accompagnarlo.

Deglutì a quella opzione.

Per un interminabile istante sperò che novembre, quell’anno, avesse avuto solo ventinove giorni.

A novembre la città si spense in un istante, tu dicevi basta ed io restavo inerme…

Xander si scrollò la voce di Giusy Ferreri dalla mente.

Sarebbe sopravvissuto comunque. Doveva esserci una soluzione al parassita.

Sì, ma dov’era?

 

***

 

Castello di Eufrasia, diciassette novembre, ore 15.00.

La principessa Hellen stringe il pettine come fosse un microfono e si scatena davanti allo specchio.

Today I’m going to ride away and feel the sun throughout my hair…

Accende il cellulare che era rimasto spento tutto il giorno a causa della batteria scarica.

“Hai milleduecentotrentotto nuovi messaggi” dice una voce meccanica, appartenente ai messaggi vocali del suo cellulare.

Hellen sorride a quella notizia.

Cause I’ve got friends who love me, bright stars shine above me, my blonde hair is everywhere…

Una figura rosea con un simpatico corno arcobaleno sul capo fa il suo ingresso nella camera della principessa.

“Elle! Vieni, canta con me!”

Sweet Sixteen, gonna spread my wings, Sweet Sixteen, it’s my chance to shine, Sweet Sixteen, discovering, Sweet Sixteen, so much more to life, Sweet Sixteen!

“Oh, che bello avere sedici anni!” esclama la ragazza volteggiando col suo adorato Uniporco, che grugnisce dalla contentezza.

Qualcuno bussa alla porta.

“È permesso?” chiede un uomo con un lungo mantello regale.

“Papà!” Hellen corre a perdifiato ad abbracciare il re dell’isola di Flavonia.

“Principessina mia! Come sta andando il tuo sedicesimo compleanno?” chiede Theodorus III.

“A gonfie vele! Ma la parte più bella deve ancora venire!” il suo sorriso enorme trova le sue due estremità alle orecchie.

Papa loves me and my Elle protects me, my blonde hair is everywhere… Sweet Sixteen!

Si sente un altro bussare alla porta.

“Avanti!” esclama Hellen allegra.

La parrucchiera e la truccatrice fanno il loro ingresso nella stanza.

Bonjour! Je suis la coiffeur et vous s’occupe du maquillage!

Theodorus III incolla i suoi occhi a quelle due bellezze poco più che ventenni e rimpiange di aver già quarantanove anni suonati.

“Ma queste dove le hai trovate?”

“Su un magazine di Parigi, mon cherie” risponde la principessa estasiata.

“Venite con me SVP, da questa parte!”

I wanna know what it feels like, I need to see it from the inside, I can taste a bit of what I will find, so much more to life, Sweet Sixteen!

Sweet Sixteen!

 

***

 

“Allora?” chiedono le due ragazze con una sola voce.

“Sei… sei bellissima” balbetta Paul.

Leonard si limita a spalancare la bocca, estasiato.

Emerald e Casey sorridono raggianti, soddisfatte dell’effetto ottenuto.

La vampira scuote il suo vestito verde smeraldo, in totale sintonia con i suoi occhi, con i tacchi, con la bigiotteria e il make-up.

Allo stesso modo, l’elfa sfodera un vestito color viola ametista in tinta con le sue particolarissime iridi e con il leggero velo di trucco su occhi e guance.

Paul e Leonard, in un serioso smoking, stringono la mano delle loro dame.

La hall del castello pullula di eleganti ragazzi in abiti neri, blu o grigi e stupende fanciulle, ciascuna trasuda bellezza, grazia ed eleganza nel vestito, nell’acconciatura dei capelli, nel volto radiante.

Il numero di partecipanti è pari, la stessa percentuale di ragazzi e ragazze.

Cheerleaders in ghingheri vanno a braccetto con ragazzi bassi e brufolosi tutti eccitati, idoli dai fisici scolpiti stringono a loro ragazzine starnazzanti, tutti – o quasi – sembrano appena usciti da una rivista di moda, tutti perfetti a loro modo.

Un anonimo Xander entra da un ingresso secondario trascinandosi dietro una figura.

“Su, svelta, vieni con me”

La luce della cucina li inonda.

Xander guarda il suo lavoro. Una parrucca dai boccoli castani copre le antenne, un abbastanza apprezzabile vestito arancione nasconde con successo le chele da aragosta, l’addome da tarantola e le zampe da ragno, strati e strati di trucco coprono il verdastro colore del suo volto. Sì, ha sudato parecchio ma ce l’ha fatta.

Georjane aveva l’aspetto di una ragazza. Una ragazza bruttina, ma una ragazza.

“Non osare dire a nessuno che sei un parassita, chiaro?”

“Ok, ok”

“Chi sono i tuoi genitori?”

“Un egiziano e una greca”

“Perfetto! Con un po’ di fortuna non ci sarà bisogno di raccontare questa storia a nessuno!”

I due si addentrano nell’enorme atrio pullulante di adolescenti.

“Bene, ora quatti quatti riusciremo a passare la sala indenni…”

“Xander!”

“Oh, merd…”

Xander si volta sfoggiando il suo miglior sorriso falso. Paul inarca un sopracciglio.

“Che fine hai fatto per tutto il giorno?”

“Oh, ehm, dovevo… Emerald, Casey, siete uno splendore!”

E il ragazzo si avvicina alle due amiche e le saluta con un bacio sulla guancia.

Paul gli stringe la spalla con la mano e lo risospinge indietro.

“Allora?”

“Non sentite un po’ caldo stasera? Ho bisogno d’aria!”

“Chi è la tua compagna?” interviene Leonard, incuriosito dal comportamento sospetto dell’amico.

“Oh, lei è…” si guarda attorno ma non c’è traccia di Georjane. Tira un sospiro di sollievo. “Deve essere in bagno”

“Non vediamo l’ora di conoscerla”

“E io non vedo l’ora che finisca la serata”

“Come hai detto?”

“Eh? Non vedo l’ora di vedere mia cugina, sarà un incanto” e si allontana in fretta, prima che Paul e Leonard possano rivolgergli altre domande.

I due gli lanciano un’occhiata sospettosa.

Improvvisamente tutte le fanciulle trattengono il fiato e sì e no dodicimila volti ruotano il collo in direzione dell’enorme scala di cristallo.

In cima ad essa, un’adorabile principessa sfoggiante un radiante sorriso saluta tutti con un gesto della mano.

Si tira su il vestito e comincia a scendere lentamente gli scalini.

Sembra uscita da un cartone animato. I voluminosi capelli sono raccolti nella nuca con uno chignon, mentre sul davanti cadono sulle spalle sotto forma di riccioli dorati. Una brillante collana di diamanti, regalo del sovrano di Eufrasia, sovrasta un ampio ed elegante vestito azzurrino, con un ampio spacco ad altezza della coscia e con un’enorme V di dietro che scopre la totalità della schiena. Come ogni principessa che si rispetti, le scarpe sono rigorosamente di cristallo.

Molti, tra il pubblico maschile, lanciano un fischio di apprezzamento.

Giunta all’ultimo scalino, la principessa viene inondata da una marmaglia informe di ragazzi, che la avvolge per porgerle gli auguri e i complimenti per il look.

Ad un tratto, la porta principale si spalanca, ed una ventina di pomposi ragazzi fa il suo ingresso nell’atrio del castello.

Dire che sono eleganti è un eufemismo. Tutti comprendono al volo chi sono quei personaggi sconosciuti: i venti principi venuti apposta da ogni parte del mondo per conoscere la principessa.

A turno, ciascuno si inchina davanti ad Hellen, porgendole i suoi omaggi. La ragazza arrossisce un paio di volte ai principi più galanti o più carini.

Concluse queste formalità, la festa entra nel vivo. Una miriade di attività si possono intraprendere durante il party, fatta apposta per far divertire tutti: dalle più classiche come quattro dancefloors – ciascuna con un proprio genere musicale quale house, rock, commerciale e hip-hop – ed un angolo karaoke, alle alternative come simulatori e angoli per giochi di ruolo, alle più strane come gare di abbuffata e corse dei cocomeri in salita. Elle l’Uniporco riveste un ruolo di primo piano, dargli una carezza costa ben cinque kine ed un montato ragazzo dai perfetti capelli biondi promette un suo bacio con il doppio del prezzo.

Ovviamente il buffet, benché concepito per la popolazione di un paese di modiche dimensioni, viene spazzolato nel giro di mezz’ora, giacché chef e cuochi di varia provenienza si affaticano nelle cucine regali per garantire a tutti di mettere qualcosa nel loro stomaco.

Tutti i dodicimila presenti si divertono come pazzi, eccezion fatta per un unico ragazzo.

“Menomale che siamo così tanti. Ci sono buone possibilità che non incontrerò nessuno dei miei amici per tutta la serata” borbotta Xander guardandosi attorno sospettoso.

“Hai intenzione di nascondermi ai tuoi amici per sempre?”

“Certo che no… Argh, ecco Emerald! Nasconditi!”

“Ma dove?”

“Dietro a quella statua, ora!”

Xander gesticola verso la sua dama, quindi si ricompone incrociando lo sguardo della vampira.

“Tutto bene, Emy?”

“Sì, ho giusto un po’ di sete…”

Il ragazzo si scosta da lei terrorizzato.

“Scemo! Voglio un po’ d’acqua! Piuttosto, dov’è la tua donzella misteriosa?”

“Misteriosa? Perché misteriosa? Non sto mica cercando di nasconderla ai vostri occh… comunque, è in bagno!” dice tutto d’un fiato.

Emerald alza un sopracciglio.

“È sempre in bagno?”

“Bè… è una ragazza che beve molto. Le devo strappare la bottiglia di mano”

Xander sente il rumore degli specchi su cui sta tentando di arrampicarsi.

Lo sente anche Emerald, dato che mostra uno sguardo incredulo.

“Vabbè, ho capito la solfa. Andrò a prendermi la mia acqua. Bye

Xander risponde al saluto con un cenno della mano, quindi si volta e si vede Georjane a tre centimetri dalla faccia.

“In terrazza!” sono le sue uniche parole.

“Oh, mi vuoi davvero portare in un posto così romantico?” chiede il parassita con voce zuccherosa.

“Ehm, certo, per lo meno non ci vedrà nessuno lì!”

Giungono su uno degli enormi terrazzi del castello. L’aria fresca colpisce i loro volti.

“Ah, stavo morendo dal caldo!”

“Guarda, la luna è stupenda, stasera… Non trovi, Rinetto?”

“Come mi hai chiamato?”

“Rino, da Xanderino. Non è un nomignolo adorabile?”

“Sto per vomitare”

“Oh, Rinetto, ti senti male?”

“No, no, tutto a posto”

Xander si guarda attorno con sguardo circospetto.

Si volta verso Georjane e vede quelle labbra da sanguisuga troppo vicine alle sue.

“Che fai?”

“Atmosfera romantica, luna piena… Ti bacio!”

“Ma anche no!”

“Oh, andiamo, è tutta la serata che non fai altro che guardarti attorno!”

“Ma lo faccio per te, lo faccio per noi”

Eccome se lo faccio solo per me, pensa Xander.

“Sì, certo. Facciamo così, o mi baci, o vado di là e mostro a tutti che sono un parassita”

“Ma, mia adorata… Juanita, non fare boiate, su, cosa sono questi ricattucci da quattro soldi?”

“Mi sto semplicemente chiedendo perché mi hai invitato, se devo essere trattata in questo modo. Sono o non sono la tua ragazza?”

“Questa è una bella domanda”

“Un momento. Non dirmi che ero l’unica disponibile”

“E questa è una bella risposta”

Georjane sbuffa, stizzita. Si volta e rientra con passo deciso nell’ampia sala del castello.

Xander la segue correndo, inquieto.

“Georjane, amore, dove sei? Amorone patatone, non fare cose di cui potresti pentirti in futuro!”

Ma è troppo tardi. Georjane è al centro della sala e si è appena tolta il suo elegante vestito arancione. Adesso almeno un migliaio di ragazzi osserva avidamente la scena: il parassita che sorride gioviale e il ragazzo che la fissa sconvolto e umiliato.

Altri invitati in seconda fila premono per poter vedere cosa accade. Xander, gli occhi lucidi e sbarrati, fugge via, amareggiato.

 

If I should stay, I would only be in your way…

Gli occhi di Emerald si dilatano per l’emozione.

“Io amo questa canzone” e trascina Paul che si lascia guidare verso la pista da ballo.

“Non ci pensare neanche!” esclama Leonard prima che Casey possa dire o fare qualcosa.

“Ti pareva!” mormora l’elfa, rassegnata.

Poco più in là, un numero industriale di coppiette si muove lentamente sulla pista da ballo al ritmo della voce di Whitney Houston.

And I wish to you joy and happiness, but above all this, I wish you love…

He elegido esta cancion para te

Un principe dallo stravagante vestito rosso e giallo sorride alla ragazza che balla con lui.

“Oh!” risponde Hellen, visibilmente imbarazzata.

Seis muy bonita esta noche

“Trovi davvero? Birichino, non mi hai mai visto in vita tua!”

Desde el primer momento que te he vista, me has hecho enarbolar fuerte el corazon!”

“Che carino! Cosa vuol dire enarbolar?”

Como se dice? Ehm… Pal… Palp… Palpare!”

“Che volgare!”

“No, excusa me, palpitare!”

“Oh, come sei adorabile! Mio Andres, adoro il tuo accento spagnolo!”

And I… Will always love you…

 

Tutti continuano a divertirsi per tutta la serata, quindi, a mezzanotte, gli invitati cominciano a defluire verso l’uscita. I più restii, coloro che sono più a loro agio, abbandonano il castello solo alle tre di notte, e Hellen, Paul, Emerald, Leonard e Casey, stanchi ma soddisfatti, raggiungono le loro stanze e si addormentano nel momento in cui le loro teste sfiorano il cuscino.

 

N. A.

Scheda-personaggio n° 5.

 

Nome: Paul Sebastian

Cognome: Iglar

Nickname: Paul

Data di nascita: 30 Maggio 1981

Occhi: verde

Capelli: castano chiaro

Altezza: 1,82 m

Genitori: Hubert Nikolai & Helga Celine

Fratelli: Christopher Finn (1983), Peter Herman (1984), Astrid Irene (1984), Hans Oliver (1986), Erik Jonathan (1987), Jacob Tobias (1987), Marianne Rebecca (1989), Michelle Consuelo (1994) [sono giusto in nove xD]

Status scolastico: Diploma di quinta elementare

Città natale: Andselv, Norvegia

Lingue parlate: norvegese, inglese, svedese

Condizione economica familiare: povera

Personaggio/creatura nella storia: guerriero

 

È solo un puro caso che le schede personaggio stiano rispettando l’ordine di comparsa dei personaggi stessi, io seguo semplicemente le vostre votazioni xD.

Indi per cui, chi volete per il prossimo capitolo: Casey, Emerald, Georjane, Andres o Theodorus (stanno cominciando a diventar troppi xD)?

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Capitolo 7
*** Wilcommen In Vulcanica ***


Chapter Seven

N. A.

E rieccomi qui dopo quasi tre settimane di silenzio!

In primis ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Tassadarh, Sif, Kikisummer, Rosa Princess, EllyChan91, BeautifulKirja, Leonard91.

Grazie a tutti per i complimenti, mi riempite sempre il cuore di gioia *me commosso*!!

Tre annunci concisi:

1.      Ho intenzione di mettere su questo sito tutte quelle opere, operette e simili che ho scritto nel corso della mia luuunga esistenza (la maggior parte delle quali sono incomplete – sarebbe anche un’occasione per completarle) e la prima di queste è Because I Am A Girl, per la quale Sif mi ha già fatto sapere le sue opinioni (grazie mille^^), che trovate su questo link (se non avete voglia di andarla a cercare): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=424027&i=1, per cui mi farebbe piacere sentire altri pareri al riguardo. Grazie mille!!

2.      Per quanto riguarda il concorso indetto dal Forum dei Never Ending Story Awards al quale ho partecipato, ho vinto nella categoria “Best Funny Character” con il personaggio di Xander. Vi confesso che puntavo soprattutto al titolo di “Best Original Character” con l’Uniporco, ma la competizione era davvero accesa! La targhetta la potete trovare nel blog di questa storia.

3.      E a proposito del blog, l’ho migliorato, vi ho messo la musica (le colonne sonore dei capitoli), nonché la scheda ufficiale di Leonard! Eccovi il link: http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com/, dateci un’occhiata, mi raccomando!

Menomale che dovevo essere conciso -.-! E ora vi lascio alla lettura del settimo capitolo, il primo con un minimo di suspance finale (poca, molto poca) che verrà sciolta nel prossimo capitolo, nel quale si aggiungerà un altro personaggio (e non solo uno) alla comitiva!

Buona lettura cari!

 

Chapter Seven

Wilcommen In Vulcanica,

The Ashy And Smoky Town

 

Con i suoi 4013 metri, il Lukulukuhanakimi, altresì chiamato con un più anglofono “King of Fire”, non solo è una delle poche vette dell’Isola di Flavonia che superano i quattromila metri, ma è anche l’unico vulcano presente nella regione. Con la sua imponente estensione ed i suoi numerosissimi crateri, domina il nord della Baia dei Naufraghi ed è visibile da tutte le spiagge della baia.

“Che noia! Cambia canale!” esclama Leonard.

“Shh!” lo zittisce Paul.

È ancora in attività, benché la sua ultima eruzione risalga a qualche secolo fa, prima che l’isola fosse scoperta e abitata.

Leonard si impossessa del telecomando e cambia canale.

Una corsa di motocross appare nell’enorme televisore al plasma.

“Ahh, questa si che è interessante! Altro che Piero Angela!”

Paul emette un grugnito stizzito, quindi esce dall’enorme soggiorno.

“Xander, Hellen, cosa mi sapete dire del Lukuku… Luluku… del King of Fire?”

“È un vulcano stupendo!” inizia Xander. “Arrampicarti su di esso ti dà un’immensa sensazione di…”

“… sporco e putrido! Ma è un’esperienza indimenticabile in ogni caso!” conclude Hellen.

“Si potrebbe passare un Capodanno alternativo quest’anno” propone Emerald, che quando si parla di viaggi i suoi occhi si illuminano e mette già mano alle valigie.

“Non sarebbe affatto una cattiva idea…” borbotta Xander sovrappensiero.

“Sì, dai, è da quando è finita l’estate che non ci muoviamo da Eufrasia!” interviene Casey.

“E così sia!” conclude Hellen. So, let’s go to Vulcanica!”

“Vulcanica?” chiede Leonard che, dopo aver abbandonato la tv al plasma, ha fatto la sua comparsa nella cucina, dove i suoi amici erano riuniti.

“Sì, è la città ai piedi del Lukulu… Lukuku… del King of Fire” afferma Paul con aria esperta.

“Wow, Paul, ti vedo informato!” osserva Xander.

“Sta cominciando a piacermi questa gita, anche se deve ancora iniziare!” esclama Casey allegra.

“Finalmente potrò stracciarvi nell’arrampicata sfruttando i miei sensi affilati come rasoi” dice Emerald con voce sicura e aria di sfida.

“Sì, finalmente faremo qualcosa che si addice ad un libro fantasy!” esulta Leonard.

“Lo puoi dire forte! Non vedo l’ora di affrontare foreste e attraversare fiumi per raggiungere questa città. Un momento, come la raggiungeremo?” chiede Paul.

“Con l’autostrada” risponde Hellen disinvolta.

“Che cosa?” Leonard spalanca gli occhi.

“Il gusto dell’avventura è crollato” dice Paul amareggiato.

“Sarà il caso che vi faccia da teacher, oh voi profani che non avete i vostri natali nella fiera terra di Flavonia!” Xander alza al cielo la sua mano con aria solenne.

“Se hai finito con queste frasi ad effetto…” sbuffa Casey.

“Ok, ok. Bene, ci sono quattro modi per raggiungere Vulcanica da Eufrasia. Intanto bisogna sapere che noi siamo al sud del paese, mentre Vulcanica è al nord, e le due città sono separate da centoventi chilometri in linea d’aria, tutto chiaro sino a qui?”

Quattro teste annuiscono.

“Ora vi illustrerò i quattro modi per raggiungere Vulcanica dalla via più lunga alla più breve. Numero uno, via fiume. Certo, il Rio de la Silva è alquanto suggestivo, passa in mezzo alla Foresta delle Eufrasie per parecchi chilometri, ma è anche estenuante. Dato che la foce è a sud, noi lo dovremmo percorrere controcorrente, impiegando la modica cifra di sei ore per raggiungere la nostra destinazione”

“Ok, scartiamo il fiume” ribadisce Emerald.

“In quanto all’opzione numero due, dovremmo andare in macchina sino a Eufrasian Harbor, e fin qui ci vogliono solo venti minuti dal nostro adorato castello. Poi dovremmo prendere un traghetto che ci porta sino a Luku Town, passando dalla Baia dei Naufraghi. Certo, in questo modo vedremmo anche la spiaggia dove è naufragato Leo dopo lo scontro con suo fratello”

“Davvero?” chiede il ragazzo.

“Sì, il luogo si chiama, con una fantasia strepitosa, Spiaggia dei Naufraghi, ed è l’unica che si apre direttamente sulla Foresta delle Eufrasie”

Tutti e quattro gli udenti rimangono in silenzio. Non è facile gestire tutti quei nomi, soprattutto se sentiti uno dietro l’altro.

“Aspettate, sarà il caso che vi prenda una cartina”

Con davanti quel pezzo di carta, tutti i dubbi dei ragazzi spariscono e la consapevolezza della terra nella quale risiedono si fa strada in loro.

“Ok, una volta giunti a Luku Town?” chiede Paul, concentrato.

“Dovremmo prendere la statale che giunge sino al Rio de la Silva e percorrere l’ultimo tratto del fiume con il vaporetto fluviale sino al Vulcan Lake, proprio questo qui” Xander addita uno specchio d’acqua di forma triangolare sul quale si affaccia la città di Vulcanica.

“In sostanza dovremmo cambiare mezzo di trasporto tre volte!” sintetizza Casey.

“Esattamente!”

“Scartata anche la seconda opzione!” sospira Emerald.

“La terza opzione è tremendamente costosa. Potremmo sfruttare l’aeroporto di Eufrasia a sud della città, e per raggiungerlo occorre mezz’ora di traffico intenso per le principali vie cittadine. Una volta là, l’aereo ci porterebbe sino ad Aireburg, la città più a nord dell’isola, e da lì una strada statale ci porterebbe sino a Vulcanica. Benché impiegheremmo massimo due ore, però, come ho già detto, il costo è davvero elevato…”

“Ma suvvia, siamo gli amici della principessa! Non abbiamo problemi economici!” sottolinea Leonard, che si era ridestato al pensiero di un comodo viaggio in prima classe.

“No, Leo, dovrei chiedere soldi a mio padre e non ne ho voglia! L’autostrada, invece, me la posso permettere!” interviene Hellen.

“La quarta via sarebbe l’autostrada?” chiede Emerald curiosa.

“Sì”

“E quanto ci vuole in questo modo?” fa eco Casey.

“Un’ora e mezza, due ore massimo. Dipende dal traffico. Ma è quasi Natale, chi vuoi che ci sia per le strade?”

 

***

 

“Non metterò mai piede su un aggeggio simile!” protesta Leonard. “Passi la Porsche, passi la Limousine, ma non ho alcuna intenzione di salire su questo!”

I sei amici squadrano l’enorme pulmino a tredici posti. Oltre alla carrozzeria rosa shocking – ovviamente – sulle due fiancate vi era lo schizzo di alcuni fiori di girasole, due enormi labbrone rosse erano ancorate sotto il vetro anteriore e una parrucca bionda gigante era appollaiata sopra l’alto cofano.

“Come vuoi, Leonard” il tono di Hellen è piuttosto malizioso. “Sarà un peccato stare davanti al televisore al plasma posto accanto al volante senza di te”

“Guido io!” urla Leonard.

Tutti ridono ad eccezione di Paul.

“Non se ne parla neanche, l’esperto patentato del gruppo sono io!” esclama risentito.

“Bene, risolveremo questa contesa in modo maturo!”

“Puoi dirlo forte!”

“Carta, forbice e sasso?”

“Si vince alla terza!”

“Calmi, calmi” li interrompe Xander mentre le ragazze non riescono a smettere di ridere. “Essendo l’unico che conosce la strada vi condurrò io!”

“Xander, anch’io conosco la strada” interviene Hellen. “E mi farebbe davvero piacere guid…”

“No!” urlano gli altri cinque contemporaneamente.

“Perché no?”

Tutti rivolgono lo sguardo in direzione di uno dei quattro angoli del garage, in cui giace una Smart rosa shocking, nonché il generoso regalo di Theodorus III per la figlia in occasione del suo sedicesimo compleanno, e osservano in particolar modo la fiancata strisciata, la portiera semi distrutta, un fanale rotto e una ruota sgonfia. Oh, sì, la neopatentata principessa aveva dato il meglio di sé con quella povera Smart.

“Bene, siamo tutti d’accordo quindi, guiderò io!” esulta Xander.

Gli altri aprono ripetutamente la bocca per protestare, ma alla fine accettano a malincuore di affidare le loro vite nelle mani dell’amico.

 

Last Christmas I gave you my heart but the very next day, you gave it away…

 “Nevica mai ad Eufrasia?” chiede Casey guardando fuori dalla finestra.

È la vigilia di Natale e i sei ragazzi stanno finendo di addobbare l’enorme hall del castello, dopo essersi dedicati a tutte le altre duecentoquarantré sale del maniero.

“No, per niente, molto, molto raramente” risponde Hellen, scendendo dalla scala e ammirando il modo in cui aveva decorato il lampadario.

“Menomale, io adoro il sole, il mare, il caldo, le ragazze in costume…” blatera Xander con aria sognante mentre si occupa della finestra nella parete ovest.

“A me la neve non fa ne caldo ne freddo, nel vero senso della parola, ma sciare mi piace da matti!” interviene Emerald, ultimando il suo lavoro nella scala di cristallo.

“A nord nevica molto, e ci sono parecchie stazioni sciistiche” dice loro Hellen.

“Vedrete, vedrete, il Lukulukuhanakimi è sempre innevato!” sottolinea Xander.

“Un giorno potremmo noleggiare un paio di sci e una tuta e farci qualche discesa, che ne dici Emy?” propone Casey allegra.

“Oh, sì, e ci trasciniamo dietro anche i nostri boys!”

Detto questo, Paul, che si sta occupando della finestra nella parete est, e Leonard, che si gingilla giocando ad un videogame, lanciano un sonoro grugnito.

 

Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh, what fun it is to ride in an one-horse open sleight!

“Merry Christmas!”

In preda all’ilarità Hellen stringe forte Casey in un grande abbraccio.

“Hellen, mi ftai fafenfo foffocave!” sussurra l’elfa con un filo di voce.

“Sveglia, dormigliona, è Natale!”

E ancora smaniosa di attenzioni si alza e si getta sul letto accanto.

“Avanti, Emerald, chi dorme non piglia pesci!”

La vampira, non avendo l’abitudine di dormire, si è già messa a scartare i regali, e stringendo un caldo maglione di lana, ricambia con affetto l’abbraccio stritolatore della principessa.

 

Xander, Leonard e Paul, uno più addormentato dell’altro, scendono nell’ampia hall per scartare i loro regali, tutti sbadigliando vistosamente.

Ma la scena che si para ai loro occhi li sveglia completamente.

La porta d’ingresso è spalancata e uno spesso strato di neve ricopre la strada e gli immensi giardini del castello di una coltre bianca.

Un’elfa, una vampira, una principessa ed un Uniporco si divertono a lanciarsi palle di neve e invitano i tre ragazzi a far loro compagnia. Questi seguono gli altri senza esitazioni.

I’m dreaming for a white Christmas…

 

***

 

Tangenziale di Eufrasia, 27 Dicembre, ore 9.30, in un pulmino rosa shocking imbottigliato nel traffico.

“Com’era? Ah, sì! È quasi Natale, chi vuoi che ci sia per le strade?” Emerald fa il verso a Xander, stizzita.

Relax, take it easy! Imboccato lo svincolo di Eufrasia Ovest si viaggerà lisci come l’olio!”

Per tutto il tempo Leonard ed Hellen litigano per il telecomando della tv al plasma, Casey ed Emerald parlottano sottovoce e Paul, seduto accanto al posto del guidatore, tace guardando fuori dal finestrino.

Xander, gestendo il volante, si chiede come mai il suo vicino e la vampira siano così distaccati. È tutto il giorno che non si rivolgono la parola e ogni volta che si sfiorano emanano scintille. Benché l’istinto pettegolo lo sospinge a saperne di più, il guidatore tace e non importuna i due ragazzi.

Finalmente raggiungono Eufrasia Ovest e le previsioni di Xander si avverano: il tachimetro comincia finalmente a superare i 100 km/h.

Alla loro destra possono ammirare il bosco a nord di Eufrasia che sconfina nella foresta, mentre un’ampia distesa di verde si estende alla loro sinistra. È solo una porzione dell’enorme Valle delle Eufrasie, e la capitale di Flavonia ne costituisce il cuore.

Passano l’uscita di Silva Est e finalmente Paul interrompe il suo silenzioso elucubrare.

“Questa città si chiama Silva perché si trova dentro la Foresta delle Eufrasie?”

“Non proprio… Per costruire la città hanno diboscato parecchi ettari di alberi, poi si sono resi conto del loro errore e a tutt’oggi l’estremità orientale della città è dentro la foresta” risponde Xander, stupito e sollevato dal fatto che l’amico abbia interrotto il suo silenzio.

Dal canto suo, affascinato da quella notizia, Paul comincia a chiedere informazioni su tutte le città che sfiorano con l’autostrada.

“Ma quanto è grande questa Silva?” chiede, dopo che il furgoncino ha sorpassato lo svincolo di Silva Ovest, a ben quindici chilometri dal precedente.

“Bella grande, sì… Un moscerino in confronto ad Eufrasia, però non si può avere tutto dalla vita”

Sorpassata anche Iggeria, raggiungono finalmente la costa ovest dell’isola.

“Quella che vedi accanto a te è la Pink Bay, molto rinomata per le sue spiagge”

“E perché per tutta l’estate siamo andati ad Eufrasia Marittima che, se non sbaglio, è dalla parte opposta dell’isola?”

“Perché Eufrasia Marittima è molto rinomata per le sue ragazze!”

“Sempre il solito” Paul scuote la testa sorridendo.

 

Nel giro di un’ora dalla partenza, mettono alle spalle anche Villafranca, Lido di Iggeria ed Espaniola – chiamata così perché fondata da iberici – tutte ridenti località balneari.

Sorpassano le splendide spiagge con il loro particolarissimo color rosato, mentre il sole si fa sempre più alto nel cielo.

 

Xander guarda nello specchietto retrovisore. Quattro ragazzi dormono, Leonard e Casey uno sopra l’altra, Hellen stringendo la foto del suo adorato Elle che non ha potuto portare con sé e Paul negli ultimi due posti.

“Vuoi il cambio, Xander?” chiede Emerald. Ha preso il posto di Paul quando quest’ultimo ha asserito di avere sonno. La vampira, senza incrociare i suoi occhi, lo ha sostituito nel posto vacante.

“No, tranquilla, non ho sonno. E poi non conosci la strada”

Emerald sospira. Xander non riesce a trattenersi oltre.

“Tutto bene tra te e Paul?”

La vampira scuote la testa e il ragazzo non insiste.

Ben presto l’autostrada, abbandonata la Baia Rosa, affianca un fiume di grandi dimensioni e si comincia a scorgere un altro centro abitato.

“Che fiume è?”

“Il Rio de la Silva”

Emerald si volta verso colui che guida, stupita.

“Lo stesso fiume che scorre ad Eufrasia?”

“Esattamente”

“E quanto è lungo?”

“Mmh, intorno ai quattrocento chilometri. È bellissimo, soprattutto nel tratto che percorre dentro la foresta”

Emerald annuisce, pensierosa.

Per la prima volta l’autostrada entra dentro una città. Enormi grattacieli compaiono ai loro occhi in tutta la loro imponenza. Un servizio tramviario svicola rapido sotto di loro. Enormi vie brulicanti di gente e di negozi si estendono sotto l’autostrada e sulle rive del fiume.

“Ma dove siamo?”

“Benvenuta a Sao Rio, seconda città dell’Isola di Flavonia, nonché al primo posto nel campo delle industrie e del commercio, primo porto marittimo e fluviale del paese e chi più ne ha più ne metta. Insomma, questa metropoli pullula di migliaia di Paperon de Paperoni!”

“Quest’isola ha un gusto sempre meno fantasy eppure… mi piace! Fare dello shopping in questa città deve essere favoloso!”

 

Abbandonato l’asse principale per imboccare la diramazione diretta a Luku Town, il pulmino segue fedelmente il percorso del fiume. Lasciata anche la diramazione, affrontano la statale in direzione del Vulcan Lake.

Giunti ad un’ora e mezza di viaggio, Hellen e Casey cominciano a svegliarsi. La strada ed il torrente si inoltrano pian piano in una foresta.

“È sempre la Foresta delle Eufrasie?” chiede Casey, ancora assonnata.

“No, questo è il Bosco Fiamma, e potete intuire il perché del nome. Oramai siamo quasi arrivati”

La strada si fa sempre più stretta e il numero di curve tortuose aumenta in modo esponenziale.

“Ooh!” esclama Leonard scivolando dai sedili su cui stava comodamente dormendo e volando sul pavimento del bus. La causa è una tremenda inchiodata di Xander.

“Che è successo?” chiede Hellen allarmata.

Xander prova a far ripartire il motore, ma questo, dopo un paio di singhiozzi, si spegne nuovamente. Il ragazzo dà una rapida occhiata all’indicatore di benzina.

“Argh! Siamo a secco!” esclama allarmato.

“Ma come puoi essere stato così imprudente?” lo rimprovera Emerald. “Non ti sei accorto che stava finendo la benzina?”

Xander scuote la testa, sconsolato.

“Manteniamo la calma” Paul prende in mano la situazione. “Ci sono dei self service dove fare rifornimento nei paraggi?”

“No, l’ultimo era quindici chilometri fa”

“Mmh... potremmo spingere il pulmino sino a lì…”

“Ma stai scherzando? Chissà quante tonnellate pesa sto aggeggio. Era meglio la Porsche!” si lamenta Leonard.

“È tanto lontano il Vulcan Lake?”

“Saranno sì e no dieci chilometri”

“La strada continua sino a lì?”

“Sì”

“Bene, la seguiremo fino a che non arriveremo al lago…”

“Ma sei pazzo? Se la strada è tutta così…” interviene Casey agitata, additando le curve “… arriveremo al lago tra sei mesi!”

“Non c’è qualche autobus, o altro, che passa regolarmente da questa strada?” chiede Leonard

“Non so, non ci sono centri abitati in zona, ma si può provare…” lo sostiene Xander, un po’ rincuorato.

“Bene, possiamo camminare sino a che non troviamo una fermata dell’autobus o…”

“E il mio furgoncino?” chiede Hellen, incalzante.

Nessuno ha intenzione di curarsi del loro mezzo di trasporto, ma dato lo sguardo della principessa, Paul le promette che una volta arrivati a Vulcanica avrebbero mandato qualcuno a prenderlo.

Quindi, con esitazione e un po’ di paura, i ragazzi scendono dal pulmino e cominciano a percorrere la tortuosa strada verso il lago.

 

“Ecco una fermata dell’autobus!” Emerald indica un punto davanti a sé, dopo un quarto d’ora di cammino.

Raggiungono il palo con attaccata un’immagine di un bus e la sigla ATV e cercano una piccola tabella con gli orari, ma non ne trovano.

Attendono, seduti per terra, speranzosi, ma col passare del tempo questo sentimento si affievolisce sempre di più.

“È mezzogiorno e mezza!” esordisce Casey, lievemente isterica. “Siamo qui da più di un’ora!”

“Attendiamo ancora un po’” fa Leonard, demoralizzato.

“Secondo me è meglio andare oltre, in Norvegia anche in paesini sperduti come il mio un autobus passa sempre ogni ora. Ormai dovrebbe essere già apparso” interviene Paul.

“Ma forse è in ritardo, è meglio aspettare!” esclama Hellen, la voce più alta di un’ottava.

“Ragazzi, non ce la faccio più a stare fermo, quest’ansia mi uccide” è il commento di Xander.

Emerald scuote la testa.

“No, no, ragazzi, io dico di attendere ancora un po’!”

Stanchi di discutere, coloro che sono propensi ad andarsene decidono di accettare le richieste degli amici e di non abbandonare la loro postazione.

 

Passa un’altra mezz’ora e nessun autobus accenna a passare.

I ragazzi si scambiano una taciturna occhiata di intesa e, con incredibile lentezza, si alzano in piedi e si trascinano stanchi lungo la strada.

Nessuno ha la forza di dire una sola parola.

Ben presto, un’altra scelta importante turba la loro psiche e la calma nel gruppo: un bivio.

Nessuna indicazione stradale può aiutarli nella scelta corretta.

Il corso del fiume non gioca più a loro favore, passa esattamente in mezzo alle due strade.

Gli animi cominciano a scaldarsi, mentre ciascuno esprime il proprio parere su quale sia la migliore via da seguire.

“E cosa ti fa pensare che andare a destra sia la scelta più saggia?” chiede Leonard ad Emerald con tono nervoso.

“Dammi una motivazione plausibile per cui dovremmo andare a sinistra!” lo incalza la vampira.

I due si fissano in cagnesco e stanno per esplodere, quando Paul invita alla calma e propone di “essere scientifici”. Tutti voltano lo sguardo verso di lui.

“In che direzione è il Vulcan Lake?”

“A nord…” risponde Xander con un filo di voce.

“Nord Est? Nord Ovest?”

“È bello grande, ma penso sia semplicemente a nord…”

“Come pensavi avessimo abbastanza benzina per arrivare a Vulcanica” sottolinea Hellen poco convinta.

Xander le rivolge un’occhiataccia.

“Conosci anche tu la zona e sai benissimo che ho ragione!”

“Ma non mi sembra proprio! È tutta colpa tua se adesso siamo in questa situazione!” gli urla contro la principessa.

Gli altri quattro rimangono in silenzio mentre i due cugini litigano aspramente, quei due vanno sempre d’amore e d’accordo quasi come fratello e sorella e vederli litigare è la goccia che fa traboccare il vaso.

Leonard si avvicina a Xander e si volta verso Hellen.

“Oh, andiamo, non è colpa sua se è finita la benzina! Come poteva immaginare che quell’assurdo carrello della spesa ci avrebbe piantato in asso in questo modo?” sono le sue parole in difesa dell’amico.

Hellen rivolge uno sguardo sconcertato al biondo, ma al suo fianco interviene Emerald.

“Ha sempre avuto l’indicatore del serbatoio sotto gli occhi! Anche un cieco se ne sarebbe accorto!”

E i quattro continuano a urlarsi contro per parecchi minuti. Paul e Casey si lanciano occhiate comprensive e scuotono la testa. Finalmente il guerriero decide di prendere la parola.

“Ascoltatemi un attimo!” richiama l’attenzione degli altri a gran voce. “Possiamo semplicemente vedere da quale parte gli alberi hanno i muschi nella parte nord che non siano troppo decentrati a est o a ovest”

Per un’infinitesimale frazione di secondo quattro paia di occhi lo squadrano, quindi i proprietari delle occhiatacce cominciano a sbraitargli addosso e a trascinare anche lui in quella lite.

Casey, nauseata da quella situazione, si avvicina a uno degli alberi per studiarlo.

“Ouch!” l’elfa per poco non inciampa su un sasso. No, non è un sasso.

Casey lo osserva, e un largo sorriso si dipinge sul suo volto. È un indicatore stradale, che reca la scritta Vulcan Lake, chilometri 6, con la punta rivolta a sinistra.

Ritorna indietro, animata dalla speranza, ma il volume delle voci degli amici sembra essersi alzato ancora di più.

“Ragazzi” prova timidamente. L’essere ignorata la innervosisce.

“Ragazzi!” riprova con un tono di voce più elevato.

Nulla.

Casey sbuffa, estrae dal suo zaino il suo rudimentale flauto e fischia in esso con tutta l’aria permessa dai suoi polmoni.

Al suono tremendamente acuto, i cinque litiganti tacciono.

“Ora aprite bene le orecchie!” inizia l’elfa inviperita. “Se usaste il cervello in modo più costruttivo e non per formulare insulti da lanciare agli altri, vi accorgereste che la soluzione al nostro problema è proprio sotto il vostro naso!” e detto questo, indica loro il cartello stradale caduto per terra.

I cinque ragazzi rimangono zitti. Per indole, gli elfi sono tranquilli e pacati ed è raro che alzino la voce, quindi rimangono immobili a guardare Casey con un misto di sorpresa e consapevolezza. Senza fiatare, danno un’occhiata a ciò che è scritto sul cartello quindi, sempre in silenzio, imboccano tutti insieme la strada a sinistra.

 

Dopo circa un altro quarto d’ora di cammino, però, arriva un’altra delusione: il sentiero si blocca nel bel mezzo del bosco.

Casey rimane meravigliata.

Qualcuno sospira, deluso. Leonard si avventa violentemente su Casey.

“Avevi detto che era la strada giusta!”

“Ma il cartello indicava questa direzione!”

Xander si lascia cadere stancamente per terra.

“Probabilmente…” esordisce Paul con buonsenso e con aria provata dal lungo camminare “… Il cartello indicava la parte opposta ma cadendo ha assunto quella posizione… portandoci nella strada sbagliata…”

L’immagine della dea bendata che ride sardonicamente e si fa beffe di loro invade la mente degli sfortunati avventurieri.

“Che ore sono?” chiede Emerald. Nonostante i vampiri non provino affaticamento come gli umani, la stanchezza mentale della ragazza le impedisce di essere energica come al solito.

“Le due e un quarto” risponde Hellen, e proprio in quell’istante il suo stomaco comincia a brontolare.

Non passano neanche dieci secondi che si sente lo stesso gorgoglio proveniente dalla pancia di Xander. In rapida successione, anche gli stomaci di Leonard e Paul evidenziano il loro bisogno di cibo.

I ragazzi scoppiano a ridere e alleggeriscono la tensione nell’aria.

“Allora, che si fa?” chiede Leonard esprimendo a voce alta i dubbi di tutti.

“Io direi di andare avanti in questa direzione, passando attraverso il bosco e basandoci sulla posizione del muschio sugli alberi” risponde Paul concentrato.

“In mezzo alla foresta?” chiede Xander, una nota di panico nella voce. “Non sarebbe più semplice tornare indietro e seguire l’altra strada a quel bivio?”

“No, non se ne parla neanche. Ci vorrebbe troppo tempo” afferma Emerald.

Paul sorride, contento che la vampira abbia appoggiato la sua proposta.

“Ma ci sono tantissime bestie pericolose in mezzo a quegli alberi. Non è come la Foresta delle Eufrasie, qua si nascondono mostri minacciosi e…” Hellen si blocca impaurita.

“Oh, andiamo!” interviene Leonard. “Abbiamo un vampiro e ben tre…” rivolge un’occhiata a Xander “… ok, due bravi cacciatori…”

“Ehi!” protesta il ragazzo scartato.

“… possiamo benissimo badare a noi stessi!”

Messo a tacere ogni dubbio dettato dalla paura, le sei figure si addentrano nel folto degli alberi.

 

Un improvviso rumore alla loro destra.

Emerald si mette in posizione d’attacco.

“Cosa è stato?” chiede Hellen terrorizzata.

Dei suoni indistinti sempre più vicini.

Un frusciare di foglie.

“Mi raccomando, non fatevi prendere dal…”

“Aaaaaaahhh!” Hellen e Xander tirano un urlo penetrante.

“Che è successo?” chiede Casey inquieta.

“Ho pestato qualcosa!” commenta il ragazzo.

“Qualcosa mi ha pestato!” esclama la principessa.

I due si guardano e scoppiano a ridere, mentre gli altri rivolgono loro un’occhiata risentita.

 

Sono ormai passate le tre quando…

“Ssh! Sento qualcosa!” sussurra Leonard.

Tutti tendono l’orecchio.

“È vero” conferma Paul pensieroso.

“Sembra… acqua” dice Emerald.

“Già, acqua che scorre” conclude Casey.

“Quindi questo vuol dire che…” esordisce Xander.

“… siamo arrivati a Vulcanica!” esclama Hellen.

Tutti iniziano a correre in modo scomposto in direzione del rumore.

“Tanto arrivo prima io!” grida Leonard, rapido, con tono canzonatorio, balzando in testa al gruppo.

Finalmente gli alberi si diradano e uno specchio d’acqua compare alla sua vista.

“Prim…! Emerald?” Leonard frena di botto, per non cadere nell’acqua.

“Ve l’avevo detto che sono la più agile e la più scaltra” mormora la vampira fiera, lisciandosi i capelli, vanitosa.

Paul giunge terzo, colpendo per sbaglio Leonard.

“Ehi, manca poco che mi butti in acqua!” gli fa notare l’altro, risentito.

Ecco anche Casey che colpisce Paul che colpisce Leonard, come in una reazione a catena. Il biondo evita per un pelo di finire dentro lo specchio d’acqua.

“Banzaiii!” Xander arriva in volata schiantandosi contro Casey che va addosso a Paul il quale urta Leonard ed il cavaliere di draghi finisce miseramente dentro il lago.

Il guerriero scoppia a ridere a quella scena.

“Scusate ragazzi, mi sono attardata a raccogliere questi fiori rosa shock… Ouch!”

Hellen arriva correndo e colpisce il cugino, il quale inciampa addosso all’elfa che involontariamente spinge anche Paul in acqua.

Coloro che sono riusciti a rimanere asciutti ridacchiano degli altri due, tutti zuppi, che lanciano occhiate furenti agli amici.

Contenti di essere riusciti a raggiungere sani e salvi la loro destinazione, Xander, Hellen, Leonard, Paul, Casey ed Emerald rivolgono lo sguardo in direzione di Vulcanica, e rimangono a bocca aperta.

 

 

 

N. A.

Visto? È un po’ più corto degli altri xD.

Ed ecco a voi la scheda-personaggio numero 6!

 

Nome: Casey Camise

Cognome: Goldblossom

Nickname: Casey

Data di nascita: 17 Aprile 1930 (è la più vecchiotta xD)

Occhi: ametista

Capelli: castano

Altezza: 1,66 m

Genitori: Meldon Miniel & Adanen Alya

Fratelli: Lawrence Lindir (1927)

Status scolastico: una laurea in Ingegneria, una laurea in Fisica e sta per iniziare la facoltà di Scienze della Comunicazione nell’Università di Eufrasia

Città natale: Carennas, India

Lingue parlate: inglese, hindi, elfico

Condizione economica familiare: agiata

Personaggio/creatura nella storia: elfo

 

So, chi desiderate per il prossimo capitolo: Emerald, Georjane, Andres o Theodorus?

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Capitolo 8
*** Lukulukuhanakimi's Laugh ***


Chapter Eight

N. A.

Rieccomi qua! Alleluia, direte voi!

Inizio subito con il ringraziare coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Tassadarh, Sif, Kikisummer, Rosa Princess, Leonard91, BeautifulKirja, Crit92, Mikina.

Poi, è tempo di fare un po’ di auguri. Ebbene sì, questa settimana pullula di compleanni e mi sembra doveroso farli:

1.      Zorba (la mia micia adorata) che oggi – 15 Novembre – ha compiuto 11 anni (circa settanta per i mici xD)

2.      Maria Rosaria (Coco92 in questo sito) che domani 16 Novembre compie 17 anni

3.      Elisa (Rosa Princess in questo sito) che il 17 Novembre diventa maggiorenne

4.      Sabrine che il 20 Novembre diventa anch’essa maggiorenne

5.      Cristina (BeautifulKirja in questo sito) che il 22 Novembre compie 20 anni

6.      Giada che il 24 Novembre si va aggiungere anche lei alla schiera dei 18enni

Basta così. Pochi, eh? XD.

Bando alle ciance, è tempo dell’ottavo capitolo, in cui verrà sciolta l’attanagliante (una marea) suspance dell’ultimo capitolo. Buona lettura!!

 

Chapter Eight

Lukulukuhanakimi’s Laugh

 

Quel ramo del lago Vulcano che volge a mezzogiorno, involto con le sue rientranze e insenature nelle schiere di alberi che lo fanno da padrone, sembra ridursi e unirsi in un tutt’uno con gli edifici siti sulla limpida riva orientale. Lo splendido panorama della città dislocata e protetta dalle possenti pareti del vulcano mozza il fiato, vivido e bello come una cartolina. Non è il sole a far da padrone nel cielo di Vulcanica, bensì cupe nuvole grigie e fumose, che nascondono la sommità innevata del King of Fire all’occhio umano. Dai cirri, belli e inquietanti, si diparte una finissima pioggerellina. Grande è la sorpresa quando si nota che non sono gocce d’acqua quelle che si adagiano al suolo dolcemente e senza far rumore, ma fiocchi di cenere color grigio perla. Un sottile strato di fumo, proveniente dalle piccole bocche di lava prospicienti la parte più interna della città, aleggia nell’aria, meno consistente della nebbia, conferendo agli edifici e alle vie cittadine un ritratto spento e terribilmente affascinante. Neanche un affermato pittore avrebbe mai trovato la più corretta tonalità di rosso per lo sfondo di questo quadro, ma il bordeaux – porpora del ripido pendio del vulcano si congiunge con un’immediata armonia al grigio dei palazzi e delle strade.

Vulcanica, la fumosa città della cenere. The Ashy And Smoky Town.

A completare questo cromatico capolavoro, il bianco della neve si estende in modo uniforme sui versanti che si assottigliano verso l’alto, fino a sparire nelle nubi minacciose, per congiungersi con il cratere centrale.

Non un alito di fiato esce dalle labbra degli amici. Non fanno altro che mantenere la bocca aperta, meravigliati da tale spettacolo. Entrano nella città, camminando a testa alta, gli occhi frementi di curiosità. Sfiorano la cenere depositata per terra, la apprezzano al tatto. Lo sbalzo termico rispetto alla vicina foresta è notevole. Qualcuno indossa una felpetta leggera sulla maglia a mezze maniche, altri inspirano l’aria a pieni polmoni. Nonostante il fumo, è senza dubbio più pura di quella di Eufrasia.

Camminando, lo spesso strato di fiocchi di cenere per terra si solleva in aria e rimane sospeso a mezz’aria per poi ricadere lentamente, simile al comportamento della polvere quando si percuotono materassi e tappeti.

Dopo un po’ si abituano ai tipici tratti della gente del posto, così diversi dai lineamenti degli abitanti del Meridione. Occhi sottili e vividi nei loro colori scuri e opachi, capelli bruni e un ricorrente chiaro color di pelle. I Vulcaniani li salutano e sorridono loro gioviali, benché non abbiano mai visto prima i forestieri. Una vecchina ospitale si propone di guidarli sino al loro albergo.

Il centro storico della città brulica di vita. L’economia del posto sembra basarsi solo ed unicamente sulla cenere che piove letteralmente dal cielo. Negozi di souvenir che offrono interessanti oggetti fatti con la cenere soffiata, numerosi centri che vendono la stessa per gli usi più disparati, dal fertilizzante per campi a ottimo anestetico per i dolori alla colonna vertebrale.

Sempre più increduli e incapaci di poter spiccicare una sola parola, avanzano seguendo la loro guida esperta, senza mai smettere di guardarsi attorno, ed ogni cosa che colpisce i loro occhi è una sorpresa.

Una fontana di un prode condottiero che espelle cenere dalla mano e dall’elsa della spada si trova al centro di un’imponente piazza, sulla quale si affacciano numerosi palazzi che trasudano importanza.

In poco tempo raggiungono la loro destinazione, un hotel a quattro stelle che reca sulla facciata una luminosa insegna a caratteri bluastri, The Strangers’ Paradise.

Ringraziano la gentile signora ed entrano nell’edificio.

Dopo essersi impossessati delle chiavi delle camere, salgono sino al secondo piano e i

ragazzi si separano dalle fanciulle con un cenno d’assenso. Da quando hanno messo piede nella città nessuno si è ancora ripreso a tal punto da poter proferire parola.

 

***

 

Un rumore di scroscio d’acqua improvviso segnala l’apertura del getto d’acqua nella doccia.

“Argh!” si lamenta Leonard, al contatto con l’acqua gelida.

Dalla camera attigua, Xander e Paul, con indosso i loro accappatoi, sghignazzano.

Il guerriero guarda fuori dalla finestra. Sono le sei e mezza oramai, e il tardo orario e le curiose avventure della giornata li hanno sfiniti a tal punto da decidere di rimanere in albergo per quel primo giorno.

“Questa città è bellissima” mormora, sovrappensiero.

Xander squadra il proprio torso nudo allo specchio.

“Appena finiscono le vacanze di Natale ritorno immediatamente in palestra. Avrò già preso almeno tre etti!” esclama con tono falsamente isterico.

Paul sembra non averlo sentito.

Xander sospira.

“Proprio sicuro di non volermi dire cosa ti prende?”

“Eh?” Paul solleva il capo, distratto.

“Cosa sta succedendo tra te e Emerald?”

“Niente…”

“Sì, e io sono Babbo Natale! Dai, non sono abituato a vedervi così freddi e distaccati”

Paul inclina lievemente la testa.

“Gli hai rubato una bella fiorentina da sotto ai denti? A caccia per sbaglio le hai lanciato una freccia? Hai scoperto che in realtà ha una doppia ident…?” ipotizza Xander.

“Ho provato a baciarla e lei mi ha respinto” sintetizza l’altro.

“Oh… Oh!” fa eco Xander, stupito.

“Già…”

“Sì, ma… come? Quando? Dove? Perché?

“Immagina la scena. Siamo in camera sua e passiamo tutta la serata insieme…”

“A far cosa?” chiede Xander malizioso. “Dimmi, dimmi!”

“A parlare, scemo! Poi quando sto per andarmene, mi avvicino alla porta e abbasso la maniglia. Quindi l’occhio mi cade su una pianta di vischio proprio sopra di me. Lei mi abbraccia per salutarmi, io la prendo dalle spalle, incollo i miei occhi nei suoi e poi…”

“Giù tre metri di lingua!” fa Xander grettamente.

“Ma possibile che devi spoetizzare tutto in questo modo? Comunque in un certo senso è così. E poi lei… bè… mi tira un ceffone, e con occhi frementi di scuse si chiude la porta alle spalle”

Paul sospira.

“Proprio non capisco. Eravamo entrambi a nostro agio, e poi, voglio dire, era solo un bacio, nulla di che… La sua reazione mi sembra esagerata”

“Può darsi che non se lo aspettava e si sia spaventata, e abbia agito semplicemente d’istinto” commenta Xander stranamente serio.

“Sì, ma perché non dirmelo il giorno dopo, ossia oggi? Perché non parlarmene completamente, non accennare nemmeno alla cosa?”

“Non so, ma oggi non avete passato molti momenti da soli. Forse è anche per quello…”

Leonard entra nella stanza asciugandosi i capelli.

Gli altri due lo guardano, interrompendo la loro conversazione.

“Che c’è?” chiede l’ultimo arrivato. “Stavate parlando di me?” chiede con buffa aria di importanza. Gli altri due ridacchiano e i tre iniziano a vestirsi.

 

***

 

In un’altra camera dell’albergo…

“Ohh, le canzoni spagnole sono così… romantiche!” esclama la principessa Hellen, ascoltando Obsesion degli Aventura nel suo ecologico mp3.

“Fammi indovinare” esordisce Casey. “Ti piace la musica spagnola solo per Andres?”

“Macchè! Io ho sempre adorato la cultura spagnola!”

Due paia di occhi scettici si posano su di lei.

“Ehi, non guardatemi male! Perché il prossimo anno non ci facciamo una bella gita nel Vecchio Continente? Che ne dite di Toledo?”

“Fammi indovinare, Andres vive lì?” chiede Emerald sagace.

“Oh, sì, in una reggia enorme! Dice che è la seconda più grande d’Europa dopo quella di Versailles e che non ha nulla da invidiare alla mia Reggia Fairybell ad Eufrasia!”

“Se proprio dobbiamo andare in Spagna, andiamo ad Ibiza!” propone Emerald entusiasta.

“Ma dicci un po’, Hellen, non è che ci stai nascondendo qualcosa riguardo la sera del tuo compleanno? Qualcosa che è accaduta con il tuo cavaliere spagnolo?” indaga Casey.

Hellen ridacchia colpevole.

“Io? Come potete dubitare di me?”

Casey ed Emerald si lanciano un’occhiata di intesa e cominciano a tempestare di domande la loro amica.

“Ok, ok, parlerò! C’è stato solo un bacio, ma a stampo! Nulla di che! Ci siamo solo sfiorati le labbra quando è finita I Will Always Love You! Ok, certo, ce n’è stato un altro quando lui è dovuto andar via… Ma vi prometto che non vi sto nascondendo nient’altro!”

Casey ride, Emerald si concede un sorriso forzato. Il racconto di Hellen le ha portato alla mente la serata precedente con Paul.

Son las cinco en la manana, yo no he dormido nada, piensando en tu bellezza, en loco voy a parar…

 

***

 

“C… Carne d’aquila?” chiede la principessa sconvolta al cameriere.

“Sì, madame. La cena non è di suo gradimento?” chiede il ragazzo premuroso.

Xander e Emerald si guardano e sorridono. Entrambi hanno dedotto che l’amica abbia fatto colpo.

“Bè… ecco…” Hellen sfiora con la forchetta quel pezzo di carne che naviga in una brodaglia dal colorito inquietante.

Ne taglia un pezzetto e lo mette in bocca, masticandolo con una smorfia.

“Ma è… davvero ottimo! Appena finisco questa, ne voglio un’altra porzione!”

Tutti sghignazzano divertiti, ed il cameriere comincia a fare visite sempre più frequenti al loro tavolo.

Durante il pasto Paul ed Emerald si scambiano numerose occhiate involontarie, e ciascuna di esse produce scintille nell’aria.

Alla fine la vampira incolla il suo sguardo in quello del ragazzo.

“Devo andare in bagno… ad incipriarmi il naso” borbotta la ragazza, e senza staccare gli occhi dal guerriero, si alza in piedi e si dirige verso la toilette.

Senza pensarci due volte Paul la segue, alzandosi di scatto.

“Ehi, Paul, dove vai?” chiede Leonard con la forchetta a mezz’aria.

“Eh?” il ragazzo interpellato si gira solo per una frazione di secondo. “Sì, anch’io… Ad incipriarmi il naso…” e si allontana in mezzo ai tavoli.

Xander sghignazza, mentre qualcosa gli vibra nella tasca dei pantaloni.

Prende il cellulare e, senza controllare chi sia il nome sul display, risponde.

“Pronto?” chiede con la bocca piena.

Beve un sorso d’acqua, ma la sputa subito dopo, inondando tutto il tavolo. I suoi amici si girano. Xander ha gli occhi sbarrati.

“Oh, ehm… ciao, Georjane…” risponde lui cercando di riprendersi.

Si alza e senza tante spiegazioni sparisce anche lui in direzione del bagno.

Hellen continua a mangiare soddisfatta. Ad un tratto, si blocca.

Si guarda a destra. Leonard mostra uno sguardo ebete in direzione di Casey.

Si volta verso sinistra. L’elfa rivolge la stessa identica espressione al cavaliere di draghi.

La principessa si schiarisce la gola, ma nessuno dei due reagisce.

Tossicchia vistosamente. Nulla.

Alla fine…

“La volete piantare di farmi piedino?” esclama irata.

Leonard e Casey, come allo specchio, sbarrano gli occhi contemporaneamente e arrossiscono di botto.

“Sarà il caso che vada anch’io in bagno” mormora Hellen.

“A far che?” chiede Casey, per nulla dispiaciuta di rimanere sola con il suo compagno.

“Ad aiutare Emerald e Paul ad incipriarsi il naso! Bye!”

 

***

 

Xander dà una pacca sulla spalla di Paul.

“Dai, vedrai che cambierà idea!”

Il viso del guerriero emerge dalle sue mani.

“Non è vero. Ormai ha preso la sua decisione!”

“Ma è solo spaventata! Non è totalmente in sé!”

“Sì che lo è! È fin troppo razionale. Siamo stati insieme tutti questi mesi e non mi è mai successo nulla. Okay, ci sono stati pochi contatti fisici. Ma alla fine cosa ho fatto? Le ho dato un semplice e banalissimo bacio!”

“Oh, andiamo, non avrebbe preso questa scelta se non fosse fermamente convinta che sia la soluzione migliore. Evidentemente con il vostro… incontro di labbra per poco non era tentata di morderti!”

“Si potrebbe fare un altro tentativo, quando lei non ha sete. Ci possiamo riprovare, e invece lei scappa, mi sfugge!”

“Secondo me dovresti darle tempo, Paul…”

“No, ha detto che vuole interrompere la nostra… relazione definitivamente. È troppo tentata dal mio odore. Mi chiedo cosa ci sia sotto…”

“Ma magari è davvero così. È pur sempre un vampiro ed è normale che non sia ancora assuefatta dal nostro odore. Secondo me si tratta solo di aspettare, vedrai”

Paul non sembra convinto, ma rimane in silenzio.

Dirige lo sguardo verso Xander ed un piccolo sorriso si impossessa delle sue labbra.

“Che c’è?” chiede Xander.

“E tu, non mi racconti nulla? Con la tua ragazza?”

“La mia… che?”

“O meglio, il parassita del tuo cuore?”

“Che cosa?” gli occhi di Xander si dilatano.

“Leonard mi ha detto che ti ha chiamato”

“Sì, mi doveva solo… dire… una cosa…”

“Che cosa?”

“Una padellata di fatti tuoi, no, eh?”

“Oh, andiamo, ti ho raccontato tutti i fatti miei e di Emerald. Adesso è il tuo turno. State

insieme, vero?”

“Ma certo che no!” Xander finge di concentrarsi sulle tendine color cenere della loro camera.

“Dai, su, a me puoi dirlo!” Paul sorride incoraggiante.

“Ma ci hai origliato per caso?”

“No… Ehi, allora ho ragione! Voi due state insieme!”

“Dannazione, no!”

“Non ti ha chiesto di mettervi insieme?”

Xander lo guarda in tralice, ma non proferisce parola.

“Chi tace acconsente! E tu cosa le hai risposto?”

“Bè, a dire il vero, non le ho risposto

“Come? Stai scherzando?”

Xander scuote la testa.

“Cioè, lei crede che voi stiate insieme e tu non l’hai negato!”

“Ottima sintesi” mormora l’altro tetro.

Paul scoppia a ridere.

 

***

 

“Buongiorno a tutti! Io sono Linus Fautarflame, e io e miei colleghi vi condurremo sulla cima del Lukulukuhanakimi!” l’omone stempiato e robusto sfodera il miglior sorriso gioviale del suo repertorio. “Per facilitare la salita, sarà meglio dividerci in gruppi di dieci, massimo dodici persone”

Linus squadra la folla ai piedi del vulcano davanti a sé. Adora quel lavoro. Da quando ha aperto la funivia e fatto costruire un sentiero che porta sino al cratere posto a 2.000 metri, con i soldi messi da parte dopo la pensione, è riuscito ad arricchirsi ancor più. Ma non è questo il motivo per cui ama il suo lavoro. Da buon Vulcaniano d. o. c. valorizzare le bellezze della sua città e aumentare il numero dei turisti è sempre stato il suo scopo nella vita.

“Voi sei siete insieme?”

“Sì” risponde Hellen, lanciando un’occhiata ai suoi amici.

“Sogno o son desto?” esclama Linus, incredulo. “Hellen Fairybell, sei proprio tu! Cara principessa, tutto bene? E dimmi, come sta il buon vecchio Theodorus?”

I quattro non eufrasiani della comitiva erano stati avvertiti dell’ottima amicizia tra il sovrano ed il più ricco imprenditore di Vulcanica, ma tutta questa confidenza nei confronti della principessa li aveva stupiti.

“Venite, venite cari, voi salite con me. E vediamo un po’ chi altri ci trasciniamo dietro…”

Linus si concede un’ampia panoramica della folla, che viene smistata dai suoi colleghi.

“Voi tre, unitevi a noi” dice risoluto, indicando tre ragazze molto carine.

Inutile dire che Xander è il primo ad allungare la sua mano per farne la conoscenza.

Si avvicina a quella che lui reputa la più carina delle tre.

“Ehi, bellezza, di dove sei?”

“Io… svvvdesse!” esclama la ragazza bionda, capelli lisci come spaghetti, altezza da modella e chiarissimi occhi verdi.

“Wow! Adoro le scandinave! Come ti chiami?”

“Io… svvvdesse!” ripete quella con un enorme sorriso.

“Sì, ho capito, ma ti ho chiesto come ti chiami”

“Ya, ya, svvvdesse!”

Tutti ridono, Linus compreso.

“Si chiama Aida, è mia cugina” lo avverte una delle altre due ragazze, ancora sorridente.

Anche lei ha una bellezza d’impatto: vaporosi boccoli biondi, occhi blu mare e altezza simile a quella di Aida.

“E io sono Tiara” detto questo prende a braccetto la cugina.

“E tu, dolcezza, come ti chiami?” Xander si volta rapido verso la terza figura, la meno prorompente delle tre, boccoli rossi, occhi scuri e viso pieno di lentiggini.

“Amelia” risponde squadrando il ragazzo dall’alto al basso.

“Benissimo, le tre ragazze svedesi si uniscono a noi!” sintetizza Linus allegro.

“No, solo lei è svedese” interviene Tiara, sfoderando un radiante sorriso. “Io e mia sorella…” rivolge un’occhiata ad Amelia “…siamo nate nel Madagascar”

“Che cosa?” chiede Paul stupito.

“Come mai avete la carnagione chiara?” chiede Hellen.

“Siamo figlie di francesi. Nostro padre è un ricco imprenditore e ha dato un sacco di lavoro agli indigeni africani con le sue industrie”

“Che anima generosa” commenta Linus.

“Bella Antananarivo?” chiede Xander a Tiara. Vuole stupire la ragazza “africana” con le sue conoscenze geografiche.

“Te lo dirò quando la vedrò” Tiara ride divertita e lusingata dal fatto che il ragazzo ci provi con lei. Amelia, dietro di lei, scuote la testa. “Viviamo 600 km più a nord, in un microscopico paesino chiamato Zarambavy. È ai piedi del vulcano Tsaratanana”

“Mai sentito” assicura Linus.

“Quindi vi piacciono i vulcani” deduce Emerald, lanciando un’occhiata in direzione della sommità del Lukulukuhanakimi.

“Sì, hanno il loro fascino. Così, per il Natale di quest’anno nostro padre ci ha regalato una vacanza qua all’Isola di Flavonia, e ci ha chiesto di trascinarci dietro anche Aida, che non è mai stata oltre i confini della Svezia. È una settimana che giriamo l’isola in lungo e in largo, ma confesso che il posto che volevo assolutamente vedere è proprio il King of Fire! Non posso credere di essere riuscita ad aspettare un’intera settimana, eh, Amelia?”

La rossa le concede solo un cenno del capo e un’occhiataccia. Non solo fisicamente, ma anche caratterialmente le due sorelle sembrano essere agli antipodi. Tiara è molto più spigliata e sembra essere una ragazza che riuscirebbe ad intavolare una conversazione anche con i muri. Al contrario Amelia evita categoricamente ogni contatto umano e disprezza, sorella compresa, le persone socievoli, le reputa invadenti.

“Meno chiacchiere e più fatti, fanciulli!” interviene Linus. “Se non ci sbrighiamo arriveremo al cratere per ultimi!”

È vero. Tutti gli altri gruppi sono già saliti sulla funivia, mentre loro sono gli unici ancora ai piedi del pendio color bordeaux.

 

Man mano che la funivia sale, la temperatura per contro scende. Una volta superati i mille e duecento metri, tutti indossano i loro giubbotti.

“Che paesaggio stupendo!” Casey osserva estasiata lo spesso manto di neve.

“Sì, anche se fa un freddo…!” borbotta Hellen sfregandosi le mani.

“Ah, che bello, temperature tipiche della mia terra natale!” esclama Paul allegro.

“Anche tu… svvvdesse?” chiede Aida, che comprende sì e no due parole in inglese.

Gli occhi del guerriero si posano su Emerald, e lo sguardo della vampira non lascia spazio a dubbi: vorrebbe gettare la scandinava giù dalla funivia. Leonard sorride alla scena.

Poco più in là, Tiara non fa altro che parlare e parlare, mentre Xander, non ascoltando una sola parola, rimane estasiato a guardarla con un sorriso ebete.

Infine, Amelia rimane in un angolino, impassibile, scotendo la testa con aria moralista in direzione della sorella.

Una volta scesi dalla funivia, oltre ai fiocchi di cenere che ricominciano a cadere sulle loro chiome, un forte odore di zolfo stordisce le loro narici.

“Puah, è insopportabile” mormora Emerald, ma non si sa se si riferisse al fastidioso olezzo

o ad Aida, ancora appioppata addosso al suo compagno scandinavo, con grande fastidio di Paul.

Nel frattempo raggiungono una piccola baita in legno con il tipico tetto spiovente. Dietro l’edificio si dirama il tortuoso sentiero verso il cratere più vicino.

“Penso andrò in bagno” esordisce Tiara.

“Oh, sì, anch’io!” fa Xander entusiasta.

Leonard lo prende per un braccio.

“Che vuoi?”

“Ti posso dire due cose in privè?”

“Ma il bagno…”

“Te la tieni!”

“C’è qualcun altro che deve soddisfare i suoi bisogni primari?” chiede Linus ad alta voce.

“A dirla tutta, io” risponde Casey un po’ imbarazzata.

“Ok, basta che facciate in fretta, ragazze”

“Se volete potete cominciare ad andare, noi vi raggiungiamo dopo” propone Tiara.

“Siete sicure?”

“Sì, tanto la strada è una sola, no? Sono sicura che riusciremo a non perderci!” conclude con un sorriso intraprendente.

“Mmh, ok, dai, mettiamoci in marcia, fanciulli!” esclama Linus. Dopotutto Tiara ha l’aria di essere un’esperta di vulcani.

Mentre l’elfa e la vaporosa bionda entrano dentro la baita, Leonard e Xander si attardano nella salita.

“Certo che si gela!” dice il cavaliere di draghi soffiandosi nelle mani chiuse a coppa.

“Allora, mi vuoi dire cosa c’è?”

“Due parole sole: sei ridicolo!”

“E perché?” chiede Xander, innervosito dall’affermazione dell’amico.

“È tutta la mattina che sei incollato a Tiara, e ti ricordo che tu una ragazza già ce l’hai!”

“Vedo che le notizie volano! Comunque, io e il parassita non stiamo insieme”

“Certo, certo, peccato che lei la pensi diversamente…!”

“Leo, fatti gli affari tuoi!”

“Ah, che soddisfazione quando ti dirò te l’avevo detto!”

“Ma brutto…!”

“Volete gingillarvi ancora a lungo, voi due?” chiede Linus imperioso.

“No, no, arriviamo” e senza mai incrociare i loro sguardi i due si uniscono al gruppo.

 

“Ma è… bellissimo!” esclama Hellen con entusiasmo. Estrae la sua macchina digitale e comincia a fotografare l’enorme cratere da ogni angolazione.

Grande quanto un piccolo laghetto senz’acqua e perfettamente circolare, il cratere si inabissa sempre più nel terreno. Ovviamente, è severamente proibito avvicinarsi al bordo dell’enorme voragine nera.

“Noi chiama qvesto Eldmynning!” blatera Aida con forte accento nord europeo, stringendo il braccio di Paul.

“Ah, Bocca di fuoco, un nome originale” risponde il ragazzo cercando di ottenere di nuovo la libertà del suo braccio.

“Non interessava a nessuno” esclama la vampira, con un volume di voce udibile da tutti.

“Io no capire!” Aida si rivolge verso di lei.

“Stupida ochetta senza cervello” le sorride Emerald, come se le avesse fatto un prezioso complimento.

Soddisfatta, Aida ricambia il sorriso e comincia anch’ella a fotografare il cratere.

 

“Davvero, mi sentirei più sicura se seguissimo il sentiero tradizionale”

Casey spazia il suo sguardo dal limpido sentiero soleggiato e innevato alla grotta semi buia al lato della baita dove Tiara la vuole trascinare.

“Oh, andiamo, conosco i vulcani come le mie tasche. Cammineremo un po’ di più ma raggiungeremo comunque la nostra meta. Inutile dire che sarà elettrizzante”

“Se lo dici tu” mormora Casey poco convinta, seguendo la francesina all’interno della grotta.

 

***

 

“Ma è sicuro che non ci sia alcun pericolo a fermarsi così vicino alle bocche del vulcano?” chiede Paul.

“Sicurissimo! Come ho già detto, questo vulcano si considera in uno stato di semi attività, e l’ultima eruzione risale a 350 anni fa, è assolutamente improbabile che…”

Ma si interrompe. Un potente rombo è scaturito dal cratere.

Linus dilata gli occhi, atterrito.

“Mr. Fautarflame, cosa sta succedendo?” chiede Xander, con la voce rotta dal panico.

“Mantenete la calma, ragazzi, mantenet…”

E la terra inizia a tremare.

Succede tutto in un attimo.

Urla e rumori di crepe invadono l’aria.

I centocinquanta presenti dirigono lo sguardo nel cielo. Dalla sommità del Lukulukuhanakimi, un lento fiume di lava comincia a sgorgare.

“Si salvi chi può!” urla Linus Fautarflame, e senza aspettare di concludere la frase, sta già correndo verso la funivia.

Una marmaglia informe di persone si accalca lungo la via che porta alla baita. Tra spintoni e corse frenetiche si sentono urla spaventate e pianti dirotti. Alcuni chiamano a gran voce i familiari, ma non ricevono risposta.

In modo scomposto e disordinato i fuggitivi si inseriscono dentro la funivia.

“Gente, con ordine! Massimo quindici per cabina!” urla Linus con voce profonda, che però non nasconde il suo evidente stato di panico.

Gli ultimi della fila si guardano indietro. Benché lentamente, la lava ha ormai quasi raggiunto il cratere dei duemila metri, lo stesso luogo dove si trovavano loro dieci minuti prima. La neve si scioglie ed evapora in fretta per la vicinanza con l’altissima temperatura. La terra continua a tremare, spietata.

Qualcuno urla e si lamenta con più veemenza.

“Signori, tranquilli, non perdete la testa! Vedete quelle lastre ai lati della funivia? Sono costituite da una potente miscela di melammina e poliuretano impregnato, elementi particolarmente resistenti al fuoco, e con un po’ di fortuna dovrebbero fermare l’avanzata della lava, o quanto meno arrestarla!”

Tutte quelle parole sconosciute e l’insicurezza nella voce di Linus non fanno altro che aumentare il volume delle urla della folla.

La lava ha ormai già superato il cratere dei duemila metri e gli ultimi, terrorizzati, cominciano a spingere quelli davanti a loro affinché si affrettino.

“Non voglio morire così! Non è una fine degna di una principessa!” urla Hellen, nel gruppo degli ultimi.

“Non so se morirei, ma è meglio non rischiare! Ho troppa paura!” esclama Emerald, solo lievemente meno allarmata. Le due, rimaste da sole, si stringono in un abbraccio.

“Avanti, avanti, fate scorrere la fila, salite, in fretta!” Linus coordina le operazioni di salvataggio e induce ad affrettarsi coloro che esitano.

“Oh, no, siamo spacciati!” urla qualcuno. L’aumento della temperatura dell’aria è tangibile. La lava avanza, lenta e inesorabile.

“Signore, vuole entrare nella funivia?” incalza Linus, agitato.

“No, non entro senza mia moglie e mio figlio” fa lui, con voce rotta dal pianto.

“Oh, Dio del cielo e della terra!”

Si gira e scorge la principessa.

“Hellen, diamine, che ci fai ancora qui? Tuo cugino è già sceso, vieni entra con la tua amica!”

La principessa e la vampira si affrettano.

È rimasta solo una ventina di persone da salvare, e la lava ha ormai raggiunto la baita.

“Salite, diamine, salite!”

Stretti come sardine, entrano tutti in una cabina sola, eccezion fatta per l’uomo che non trova la sua famiglia.

“Josephine, dove sei? Samuel, amore di papà!” borbotta tra le lacrime. Linus vede la lava a pochi metri da loro. La cabina successiva è vuota. Aspetta che l’uomo salga, ma egli non muove un muscolo.

“Dannazione!”

Con tutta la violenza che riesce a trovare, tira uno schiaffo all’uomo.

Quello alza gli occhi, sconvolto.

“Ora mi ascolti bene: salga immediatamente sulla funivia prima che gliene tiri un altro! Sua moglie e i suoi figli saranno di sotto!”

Detto questo, sospinge l’uomo dentro la cabina vuota, si volta verso la lingua di fuoco, tira una pesante lastra grigiastra dietro di sé chiudendo il passaggio alla lava, e riesce a raggiungere al volo l’uomo disperato.

Un sospiro di sollievo esce dalle sue labbra. È riuscito a salvare tutti.

O no?

 

***

 

L’elfa apre gli occhi.

Le gira la testa.

Prova a issarsi su un braccio, ma il suo corpo non risponde ai comandi.

Scuote la testa per ricordarsi qualcosa. Vede solo buio attorno a lei. L’unica luce è piccola piccola.

“Tutto bene, Casey?” chiede una voce familiare.

L’elfa prova a rialzarsi, questa volta con successo. Un piccolo fiammifero illumina lo sguardo preoccupato di Tiara.

“Che è successo?” chiede confusa.

“Non ti piacerà…”

Tiara illumina intorno. Sono circondate dai massi.

“Cosa è successo?” ripete Casey, questa volta allarmata.

Tiara sospira.

“Il vulcano ha eruttato. E tu… bè, hai preso una sassata in testa”

Un improvviso dolore sulla nuca le conferma quella tesi.

“E noi dove ci troviamo?”

Tiara esita.

“Se devo essere sincera non lo so precisamente. Quello che so è che la grotta non portava al cratere dei duemila metri come pensavo ma… bè… all’interno del vulcano”

L’elfa sbatte le palpebre più volte.

Tiara attende una qualche reazione.

“Siamo bloccati dentro il vulcano” ribadisce, come se Casey non avesse compreso.

“E… e ora…?” chiede l’elfa con un filo di voce, ancora sotto shock.

“Non ti preoccupare, dovrebbe esserci qualche passaggio in mezzo a questi sassi che ci può portare in salvo, devi solo fidarti di me”

Casey sfodera il suo migliore sguardo incredulo.

“Stai scherzando? È colpa tua se ora ci ritroviamo in questa situazione!”

“Ho fatto solo un piccolo errore di valutazione! Fidati di me, ho una sufficiente conoscenza di vulcani per poter condurre entrambe alla salvezza”

“Vorrà dire che se sarò costretta a morire tu… mi precederai” Casey conclude la frase con una strana luce negli occhi.

Tiara rabbrividisce.

La ragazza si mette in ginocchio e comincia a tastare le pareti di sassi che le avvolgono. Dopo dieci minuti di ricerca si volta esultante verso l’elfa.

“Ho trovato una via da seguire!”

 

***

 

“Emerald, dove sei?” Paul si guarda attorno preoccupato.

“Stare tu bene?” chiede una voce scandinava. Al termine della domanda, Paul si ritrova le braccia di Aida al collo.

“E togliti!” gli intima il ragazzo, scrollandosi di dosso la svedese. Compie qualche passo, lo sguardo frenetico, intento a scorgere un paio di occhi verde smeraldo.

È Emerald la prima a vederlo.

“Paul!” gli salta in collo, la voce piena di sollievo.

I due si abbracciano, e in quel contatto scorre un fiume di parole, di scuse mai dette.

Si staccano per fissarsi negli occhi, quindi, semplicemente, le loro labbra si incontrano nuovamente, per quello che è il loro primo vero bacio.

“Oh, tutto è bene quel che finisce bene” esclama Hellen, ancora con gli occhi lucidi a causa degli ultimi eventi e abbracciata al cugino.

“Già” sospira Xander. “Adesso l’unica che manca all’appello è Casey”

Dirigono il loro sguardo su Leonard, che sta vagando alle pendici del vulcano, invocando disperatamente il nome dell’elfa.

“Scusate, avete visto una ragazza con le orecchie a punta e gli occhi viola, alta più o meno così…” chiede ogni tanto a qualcuno nella folla delle persone scampate all’eruzione. Con lo scorrere del tempo, la sua voce si fa sempre più acuta.

Ma non è l’unica persona triste. In un angolo seminascosto, una ragazza dalla chioma rossa è seduta sulle ginocchia, si soffia il naso e si asciuga le lacrime, coprendo con i capelli il suo volto.

Xander la vede, le si avvicina, e senza tanti complimenti la abbraccia. Amelia ricambia la stretta di quel ragazzo di cui conosce solo il nome.

 

***

 

Le due figure percorrono in silenzio la via buia e tortuosa.

D’improvviso una strana luce compare alla fine di quel tunnel oscuro e infinito.

“Ehi, ecco l’uscita!” senza pensarci due volte, Tiara comincia a correre sollevata.

Casey, al contrario, si blocca. Non le è sfuggito l’inquietante e il vivido rossore di quella luce.

Tiara sparisce alla vista.

L’elfa avanza cauta, la luce si fa sempre più forte.

Supera una volta di roccia e d’improvviso comprende la causa di quell’intenso rossore. Si trovano in un piccolo promontorio a strapiombo su un bollente fiume di lava.

Qualche singhiozzo cattura la sua attenzione. Tiara è seduta, il viso coperto dalle ginocchia, qualche lacrima le solca le guance.

Casey si impietosisce. Si avvicina a lei e le accarezza i capelli.

“Pensavo… di aver risolto… è tutta colpa mia” blatera la ragazza tra un singhiozzo e l’altro. “Tutti questi anni… a studiare vulcani… sprecati…”

Casey la abbraccia.

“Non è colpa tua. Anche i migliori sbagliano. I migliori calciatori segnano sempre i rigori? I migliori cantanti scrivono canzoni sempre stupende? I migliori chef cucinano piatti sempre perfetti? Tutti sbagliano, ma non per questo bisogna arrendersi. Anzi, bisogna rialzarsi in piedi e continuare a lottare. Non bisogna mai e poi mai mollare”

E dopo questo mirabile esempio di saggezza elfica, Tiara smette di piangere e guarda la sua compagna. Quei vividi occhi ametista le trasmettono la giusta carica.

Si alza in piedi e sfodera una convincente espressione di sicurezza.

“Cosa stiamo aspettando? È tempo di uscire da questo vulcano!”

Casey sorride.

“Così ti voglio!”

Ma uno strano rumore alle loro spalle spegne la loro allegria.

“Cos’è stato?”

“Sembrava come se la roccia si stesse sgretolan… AAAAHHHH!”

E precipitano assieme alla loro piattaforma di sassi.

Atterranno con un secco plop sul fiume di lava.

Si guardano attorno, col cuore che batte a mille.

Sono sulla stessa base di roccia su cui si trovavano pochi istanti prima, ma adesso stanno fluttuando lungo il torrente infuocato.

“Pensavo di essere spacciata!” urla Casey, ancora terrorizzata.

“Fa troppo caldo qua!” le fa eco Tiara.

“Cosa facciamo adesso?” chiede l’elfa, la voce rotta dal panico.

Tiara guarda in alto. Numerosi crateri di varie dimensioni, posti a diverse altezze, costituiscono il soffitto; la maggior parte, però, è ostruita, probabilmente dalla lava che è fuoriuscita dal cratere principale.

“Ehm… Tiara…”

“Aspetta, sto pensando”

“Tiara…”

“Ssh…”

“Tiara!”

“Che c’è?”

“Non per allarmarti ma… la lava sta sciogliendo la nostra piattaforma!”

Se prima vi erano parecchi metri tra loro e il fiume di fuoco, questa distanza si è già dimezzata.

“Oh, miseriaccia…!”

“Cosa si fa?” incalza Casey.

“Bisogna ragionare freddament…”

Tiara si blocca. Ha le orbite dilatate. Sta guardando davanti a sé.

“Che ti prende? Tiar…!”

E anche l’elfa la vede.

Un’enorme cascata scende a capofitto a poche centinaia di metri da loro.

Le due sembrano paralizzate.

La loro fine sembra avvicinarsi sempre più.

Due paia di occhi cominciano a scorrere febbrilmente il soffitto di rocce e crateri, in cerca di una via d’uscita.

“Ecco! Laggiù!”

Il cratere più basso, quasi ai piedi del monte, il più vicino alla città di Vulcanica. È la loro unica possibilità di salvezza.

“Ma come la raggiungiamo?” chiede Casey isterica.

L’altra mormora qualcosa di incomprensibile.

Estrae un elastico e si tira su i suoi vaporosi boccoli biondi, scoprendo due orecchie a punta.

“Sei… anche tu…?” chiede Casey, estenuata da tutte le sorprese di quella giornata.

“No, non sono un’elfa”

Si toglie i vestiti e rimane in reggiseno e mutande. Entrambi i capi di biancheria intima sono costituiti da diverse foglie verdi e brune tenute su da diversi cordoncini, dando al fisico della ragazza un aspetto selvaggio.

“Sono una ninfa” e si volta verso l’elfa con un sorriso sicuro.

Casey apre la bocca, ma da essa non esce alcun suono.

“E adesso dovresti toglierti i vestiti anche tu”

“Che cosa?” chiede l’altra arrossendo, sia per l’imbarazzo, sia per la sempre più stretta vicinanza con la lava.

“Devo costruire una fune, in questo modo possiamo raggiungere quella sporgenza sopra la cascata…” e indica una rupe. “… quindi potremmo arrivare lì…” con il dito segue il suo percorso immaginario sino ad un’altra sporgenza di massi dall’altra parte della cascata. “… ed infine potremmo raggiungere il crater…”

“Sì, ok, ho capito” la interrompe Casey con una certa urgenza. Si spoglia agilmente e rapidamente e dà i suoi vestiti a Tiara. In quattro e quattro otto la ninfa costruisce una fune e la fa roteare nel cielo.

“Ho solo una possibilità” mormora concentrata.

Casey rimane in trepidante attesa, mentre ormai sia il fiume sotto di loro che la cascata sono vicinissimi.

Tiara compie il suo lancio. L’anello della fune si interseca con la protuberanza rocciosa con precisione millimetrica.

La ninfa avvolge il suo braccio sinistro attorno al fianco dell’elfa leggera e si sospinge in alto. L’aria che sferza i loro volti le rinfresca dall’afosa temperatura all’interno del vulcano. Giunte alla rupe, rivolgono lo sguardo verso il basso per vedere la piattaforma sulla quale si trovavano pochi secondi prima affondare giù dalla cascata di fuoco con degli inquietanti gorgoglii. Le due rabbrividiscono.

Ripetono l’operazione della fune per due volte. Tiara sembra un’amazzone esperta e sicura. Casey, nonostante l’ansia e la paura, si sente protetta da quella presa forte e solida.

Nel giro di pochi secondi fuoriescono dal cratere.

La luna risplende nel cielo.

Cadono per terra, stanche ma soddisfatte. Il freddo le attanaglia, lo sbalzo termico è fortissimo. Dei leggerissimi fiocchi di cenere si posano delicatamente sulla loro pelle.

Le due si rialzano, ancora ansimanti. Si scambiano un’occhiata e scoppiano a ridere, serene.

“Ce l’abbiamo fatta!” e si danno il cinque, totalmente prive di preoccupazioni.

“Casey!” urla una voce sollevata accanto a loro.

È Leonard, che ha fatto una corsa dai piedi del vulcano per raggiungerle, quando le ha viste emergere dal cratere.

“Leo!” i due si abbracciano e senza tanti complimenti si baciano, ignorando il fatto che l’elfa sia semi nuda.

Tiara sorride.

“Tutto è bene quel che finisce bene!”

 

 

 

N. A.

E siamo giunti alla settima scheda-personaggio, quella di Emerald.

 

Nome: Emerald Maundrell

Cognome: Bloodian

Nickname: Emy

Data di nascita: 9 Settembre 1945

Occhi: verde

Capelli: nero

Altezza: 1,60 m

Genitori: Alexis Wallace & Patricia Barilly

Fratelli: Sasha Lodemay (1948)

Status scolastico: dodici diplomi in diverse città del mondo (sette a New York)

Città natale: New York, United States of America

Lingue parlate: inglese, tedesco

Condizione economica familiare: benestante

Personaggio/creatura nella storia: vampiro

 

Prossima scheda: Tiara, Georjane, Aida, Theodorus, Amelia o Andres? (Sempre di più O.o)

As usual, vi lascio anche il link del blog: http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com/. Bye, bye!

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Capitolo 9
*** Abra Kadabra Alakazam ***


N. A.

E rieccomi dopo circa… ehm… secoli che non pubblicavo: sorry!

In queste settimane la mia vita è stata questa: studio, studio, studio e infine - tanto per variare un po’ - studio -.-! Ogni giorno ALMENO un saggio E un interrogazione. Che amarezza!

Ma passiamo a noi e al nostro nono capitolo. Intanto ringrazio il mio numerosissimo (???) stuolo di lettori, nonché l’altrettanto numeroso (-.-) elenco di recensori: BeautifulKirja, EllyChan91, Sif (davvero sei sicula? Conterranea mia, mi devi assolutamente dire di dove!), Kikisummer, Tassadarh, Polz90, Rosa Princess.

Penso che presto - magari già dal prossimo capitolo - introdurrò uno spazio pubblicità, visto che molti tra i recensori di questa ff stanno scrivendo delle storie che a me piacciono molto e che vi consiglio candidamente. Per questa volta mi limito solo ad accennarvi i nomi, dalla prossima volta concederò uno spazio più ampio :) :

Happy New Year! di Sif

Her Hidden Dark Side di EllyChan91

La Profezia Delle Rune (Atto 1) di Tassadarh

Cari autori, se voi volete la prossima volta metterò anche il link ma ovviamente la scelta spetta a voi :).

P. S. Scusate la stramba formattazione della pagina ma ho cambiato computer recentemente e non riesco a salvare decentemente i file in html O.o!

Buona lettura!

Chapter Nine

Abra Kadabra Alakazam

Im gonna make a change for once in my life, its gonna feel real good, gonna make a difference, gonna make it right

Il commesso bancario spalanca gli occhi.

“S… Sta scherzando, sire?”

“Ma certo che no” Theodorus III fa spallucce. “Quando è per una buona causa io non scherzo mai”

L’uomo, ancora sconvolto, rivolge un’ultima occhiata attonita all’assegno che stringe tra le mani, su cui è scritto un miliardo di kine (1.000.000.000 kn) con una calligrafia piccola e precisa.

“A chi ha detto che è indirizzata, signore?”

“Al governo di Ouagadougou, Burkina Faso. Sarei molto contento se vedessi costruite diverse scuole pubbliche con questi soldi. Garantirei ai bambini di molti paesini una buona istruzione”

“Con questa cifra altro che scuole, sfama tutto il paese a vita!”

Theodorus sorride. Adora fare beneficenza. Del resto, a cosa servirebbero tutti quei soldi altrimenti?

Im starting with the man in the mirror, Im asking him to change his ways, and no message could have been any clearer, if you wanna make the world a better place, take a look at yourself and then make a change!

***

“Bene, ragazze!” esclama Hellen, stanca e con un enorme sorriso. Posa il suo cuscino e rivolge uno sguardo soddisfatto alle sue amiche.

Le altre tre smettono di lottare con le loro armi indolori e si voltano verso la principessa.

Hellen sorride: il suo pigiama party sta riuscendo alla grande. È riuscita a trascinarsi anche Tiara, prima della sua partenza l’indomani. Al contrario, Amelia ha declinato l’invito e Aida, sotto richiesta di Emerald, non è stata nemmeno invitata.

“Ok, abbiamo mangiato come degli Uniporci…” una figura rosea in un angolo della sala grugnisce allegra a quell’affermazione. “… abbiamo visto due cartoni Disney, abbiamo partecipato ad una guerra di cuscini all’ultima piuma e adesso, bè, è giunto il momento del gossip!”

Tre paia di palpebre sbattono interrogative.

“Andiamo, si gioca a verità e conseguenza!”

“Ahhh!” e le amiche, gaie, accettano la sua proposta.

La ragazza al centro dei riflettori diventa rapidamente Tiara. Sono tutte interessate a saperne di più sulla figura misteriosa di Vincent, il fidanzato francesino lasciato da solo nel Madagascar. La ninfa lo descrive come il più bello della scuola, e racconta nei minimi dettagli le sue peripezie nel conquistarlo, fatiche che non sono state vane.

Hellen ascolta interessata, ma il suo sorriso non è sincero come quello di Casey ed Emerald. Ripensa al suo rapporto a distanza con il principe Andres, e scuote la testa.

Rivolge lo sguardo verso la luna. Sì, ha ormai preso la sua decisione.

Andres, take me somewhere we can be alone, Ill be waiting, all theres left to do is run, youll be the prince and Ill be the princess, its a love story, baby just say yes”…

 

La luna è piena nel cielo, e non lo nota solo la principessa.

Xander, con il giubbotto addosso, si chiude la porta principale del castello alle spalle. La frescura di una tipica notte invernale lo invade, ma è piacevole.

Cammina a lungo nella strada principale della reggia dello zio. Il verde degli immensi giardini lo affianca.

È sereno e malinconico allo stesso tempo. Paul e Leonard sono già andati a letto con orari da ospizio, benché il giorno dopo sia domenica. Al contrario la cugina e le altre donzelle si stanno scatenando, riempiendo di frastuoni e schiamazzi tutto il castello.

La tranquillità della notte è un toccasana.

Raggiunge finalmente la sua destinazione, il piccolo laghetto della reggia. Ammira il fitto degli alberi sull’altra sponda, l’inizio dell’enorme Foresta delle Eufrasie.

Nel suo campo visivo entra la sedia a dondolo, ma rimane stupito quando nota che è già occupata per metà.

Si avvicina alla figura e la riconosce all’istante. Quei boccoli rossi non mentono.

“Anche tu qui per una boccata d’aria fresca?”

Amelia si volta, i suoi occhi color cioccolata si riempiono di meraviglia.

“Ciao, Xander”

Senza aspettare un invito, il ragazzo si accomoda nell’altra metà della sedia, e inizia a dondolare entrambi.

I due rimangono a lungo in silenzio.

“Bella luna, eh?”

“Come hai detto?” chiede la ragazza, distratta dalla stessa sfera chiara nel cielo.

“Niente” Xander sorride.

Smette di dondolarsi.

“Contenta di ritornare a casa domani?”

“Non ho mai voluto lasciarla” risponde la ragazza, un po’ scontrosa.

“Non ti sei divertita in questa gita” non è una domanda.

“Sagace. Ho pure rischiato di perdere una sorella”

“Al contrario Tiara sembra essersi divertita da matti”

Mon Dieu, troverebbe di che parlare e scatenarsi anche con un sordomuto”

Xander annuisce.

“Io mi chiedo come faccia” prosegue Amelia, con tono alterato. “Suvvia, ha sempre successo, con il suo stile estroverso e avvenente, possibile che non esista un ragazzo che non sia superficiale e che vada oltre la sua discutibile bellezza?”

Xander inarca un sopracciglio alla parola “discutibile”, ma non dice nulla. Comprende il sentimento della rossa nei confronti di Tiara, è di pura e semplice invidia. La sorella ha tutto ciò che lei non ha e vorrebbe avere: estro e successo a livello sociale e amoroso.

“Andiamo, si trucca anche!” esclama Amelia furente.

“Addirittura!” ridacchia Xander, canzonatorio.

La ragazza gli lancia un’occhiataccia. Xander ricambia quello sguardo con vivo interesse.

Amelia arrossisce e dirige il volto verso il lago.

“Ognuno è fatto a modo suo, ed ha un’infinita bellezza in ciò che è”

Amelia rivolge nuovamente lo sguardo verso di lui.

“E con questa frase da baci perugina cosa vorresti dire?”

Xander sorride.

“Che non hai alcun motivo di invidiare tua sorell…”

“Io non invidio proprio nessuno!” scatta lei, ma Xander le pone un dito sulle labbra per zittirla.

“Fammi finire! Non devi invidiarla perché tu hai pregi che lei non ha, ed entrambe siete persone stupende, in modo diverso, ma belle allo stesso modo. C’è a chi piace un tipo come Tiara, c’è a chi piaci tu”

“Sentiamo, fammi un nome di una persona a cui piaccio, Aristotele da quattro soldi”

Gli occhi della ragazza mandano bagliori di curiosità. Xander allarga il suo sorriso.

“Io”

Un paio di labbra rosse si socchiudono per la sorpresa.

Xander arrossisce lievemente.

Due paia di occhi si incastrano perfettamente e si attirano l’un l’altro.

Dell’elettricità scorre tra quelle iridi così simili.

I due volti si avvicinano lentamente…

Un improvviso frastuono alla loro sinistra. Entrambi si voltano verso la fonte del rumore.

Un’orrenda creatura emerge da un cespuglio, lo stesso da cui aveva fatto la sua prima apparizione.

“Ma perché proprio ora?” mormora Xander deluso.

“Amore!”

Un parassita avvolge con le sue enormi chele il suo “fidanzato”.

“Urgle!”

“Amore?” chiede Amelia, terrorizzata. Si alza in piedi e dirige lo sguardo dal ragazzo all’essere ignobile.

“No, c’è stato un malinteso! Io e… ehm… Georjane siamo solo…”

“Strafelicemente fidanzati da una settimana!”

Amelia spalanca la bocca alla notizia. Tira un ceffone a Xander.

“Voi uomini siete tutti uguali!”

Scoppia a piangere e fugge via.

“Chi era quell’umana, Rinetto?”

Xander si massaggia la guancia e si morde le labbra, impedendosi di strozzare quella creatura che ha rovinato tutto.

***

4 Gennaio, Aeroporto di Eufrasia, ore 10.30.

“Oh, non voglio che tu vada via!” l’elfa stringe forte la ninfa.

“Neanche io, Casey, ma non ti preoccupare, ci rivedremo presto, ne sono certa!”

Anche Leonard l’abbraccia.

“Anche se mi hai quasi ammazzato la ragazza è stato un piacere conoscerti!”

“Beh, allora ciao!” Emerald allunga una mano verso Amelia.

La ragazza posa le valigie e ricambia la stretta della vampira.

Casey, in un moto di allegra malinconia, abbraccia anche la rossa.

“Anche se non ci siamo mai rivolte la parola mi mancherai anche tu!”

“Chiamare tu me quando io in… Svvvezia?” chiede Aida a Paul, carica di aspettative.

“Ma mia cara, hai idea di quanto costino le chiamate con l’Europa da qua?”

“E poi” si intromette Emerald “il mio Paul sarà impegnato a fare dell’altro, vero caro?” e senza aspettare una risposta lo bacia sotto gli occhi della femme fatale bionda, inorridita da quel gesto.

“Ma dove sono Xander e Hellen? Volevo dare loro un ultimo saluto prima di partire” chiede Tiara guardandosi attorno.

“Xander afferma di sentirsi male” risponde Leonard.

“Ed Hellen è uscita stamattina all’insaputa di tutti, ignoriamo dove sia” gli fa eco Casey.

La speaker invita i viaggiatori ad imbarcarsi sul volo diretto a Tsaratanana.

“È il nostro” esclama Tiara triste. Allunga a tutti un ultimo bacio sulla guancia ed impugna una valigia in una mano e con l’altra afferra il braccio della cugina, diretta al loro aereo.

I quattro ragazzi del posto sventolano la mano verso di loro, sorridenti. Casey, a metà tra il triste e lo scherzoso, estrae un fazzoletto dalla tasca e finge di soffiarsi il naso.

***

Plop. Plop. Plop.

Delle gocce chiare precipitano nel bicchiere di carta. La macchina del caffè comincia ad essere difettosa.

Xander sorseggia il suo caffelatte in silenzio.

Adora la quiete mattutina.

Sembra non esserci nessuno nel castello. Sono andati tutti a salutare le loro tre nuove amiche. Cosa che avrebbe dovuto fare anche lui.

Ma prima o poi le incontrerà di nuovo, chissà, Tiara, Aida… Amelia.

Xander sospira.

Uno strano rumore proviene dalle scale.

“L’ultimo che arriva in piscina offre il pranzo a tutti!”

“Allora preparati ad estrarre il portafoglio!”

Due figure in costume e con un salvagente ciascuna irrompono nella cucina, ma si bloccano alla vista di Xander.

“Oh, ehm, salve Mr. Fairybell” esordisce Ezius, visibilmente imbarazzato.

“Pensavo fosse all’aeroporto con gli altri!” prosegue Orazius.

Il ragazzo osserva i due gemelli. Sono i due servi più pazzi della loro reggia, celeberrimi per essere degli sfaticati cronici e per godere degli agi del castello quando manca il sovrano.

Un’altra figura entra in cucina, dalla stessa porta da cui sono apparsi i primi due.

Alla vista della scena scuote la testa.

“Li perdoni, sua regalità, non sanno quel che fanno!” è Muzius, il terzo gemello della comitiva. Intransigente e pomposo, è il più maturo dei tre ed ha un carattere diametralmente opposto ai suoi fratelli.

“Avevamo l’intenzione di… ehm… farci un tuffetto in piscina…” fa Ezius con voce incerta.

“… e poi andare a mangiarci una pizza. È da tanto che non ci concediamo una simile libertà” la voce di Orazius suona proprio come una supplichevole invocazione di permesso.

Muzius continua a scuotere la testa, sprezzante.

Xander sorride con scarso entusiasmo.

“Sì, potete andare, accattoni che non siete altro”

Ridendo ed esultando, i due gemelli si danno il cinque ed escono rapidi dalla cucina, in direzione della piscina.

“Ah, non esiste più la servitù di una volta, mia regalità!” fa Muzius contrariato.

“Ti prego, non chiamarmi più così, mi fai sentire un vecchio di ottant’anni!”

“Come desidera, mia onorificenza!”

“Ci rinuncio”

***

Arroccata sui monti della Niba Lopa, la tenebrosa dimora del più grande mago dell’Isola di Flavonia può essere raggiunta solo dalle persone più valorose, coloro che hanno un reale bisogno di incontrare l’Altissimo sapiente…

La voce di quella pubblicità riecheggia nella testa di Hellen.

Ancora con la bocca schiusa dallo sforzo, osserva con attenzione la tortuosa strada che conduce sino alla cima del monte Niba Lopa, sulla quale può vedere un castello alquanto scuro e sormontato da nubi minacciose.

“Non pensavo fosse davvero così in alto la mia meta! Se avessi saputo che avrei dovuto compiere tutta questa strada ci avrei pensato due volte!” esclama ad alta voce.

Si siede per terra e sospira, distrutta. Riguarda tutta la strada in pendenza che ha percorso.

“Che fatica! Non ce la faccio più! Ma perché mi sono messa i tacchi?

Spazia lo sguardo dalla discesa alla salita. La prima è molto più invitante. Si alza sicura di sé, pronta a riscendere.

Uno sbuffo di fumo esplode nei pressi della sua spalla destra.

Hellen si gira: un piccolo Uniporco bianco con le alette e l’aureola la osserva con sguardo comprensivo.

La principessa spalanca gli occhi. Se li sfrega ripetutamente, convinta di essere in un sogno.

Ma quando li riapre, l’angelico suino monocornuto è ancora lì, sospeso a mezz’aria.

“Chi sei tu?”

“Sono la parte buona della tua coscienza, e sono qui per convincerti a demordere dalla tua impresa di raggiungere la cima del monte”

“Ero arrivata alla stessa conclusione. Ma perché non dovrei arrivare a quel castello?”

“Perché cose strane e pericolose sono rinchiuse là dentro!”

Un altro sbuffo di fumo, questa volta nei pressi della spalla sinistra.

Hellen si volta, rapida. Un piccolo Uniporco rosso con tre corna (due nere ed uno arcobaleno), il forcone in una zampa e la coda a freccia la fissa con sguardo duro.

“E tu chi saresti?”

“Sono la parte trasgressiva della tua coscienza. Non ascoltare quel lurido suino, sembra tanto sincero ma è un falso! Raggiungi il castello, fidati di me, lì troverai la soluzione a tutti i tuoi problemi!”

La principessa continua a rivolgere occhiate sempre più attonite alle due microscopiche creature volanti, le quali ben presto iniziano a litigare ed a lanciarle consigli contraddittori.

“Oh, ma andiamo, mi state facendo fondere il cervello! Mi volete dire chi siete?”

“Sono Elle l’angioletto, e sono qui per condurti lungo la retta via”

“E io sono Elle il satanello, e l’Uniporco bianco dice solo boiate!”

“Oh, non so cosa fare! A chi devo dare retta?”

“A me, ovviamente” risponde la creatura angelica.

“Ma guarda come fa il ruffiano. Non considerarlo, segui le mie parole!”

“Facciamo così, risolveremo questa contesa in modo scientifico! Lancio della moneta!”

“Scientifico?” chiede l’Uniporco bianco scettico.

“Sì, il calcolo delle probabilità. Testa o croce?”

“Testa” risponde subito il rosso.

“Croce” fa l’altro rassegnato.

Hellen lancia in aria la sua moneta da una kina. Quando ricade sulla mano della principessa, una lussuosa reggia sotto un elegante 1 risplende sotto gli occhi dei tre.

“Testa! Avanti tutta verso il castello!” esclama Hellen.

“Doh!”

“Yeah!”

E i due Uniporchi spariscono con un sonoro plop.

***

Xander cammina lungo le rive del lago. Muove le labbra come se stesse ripassando qualcosa tra sé e sé.

“Provo solo amicizia… no, no! In realtà ho un’altra… macché! Io non ti merito… perfetta! L’importante è usare del tatto…”

“Ma ciao!” una figura aberrante sbuca fuori da un cespuglio e abbraccia Xander.

“Rinetto mio, come stai?”

“Georjane, così mi strozzi!”

“Oh, scusa, rospino mio! Cosa andavi blaterando prima che arrivassi?”

“Georjane, la nostra… storia finisce qui!”

Il parassita si blocca.

“C… cosa? Mi stai mollando?”

“Che essere intelligente!”

“Ma perché? Cosa ho fatto? Cambierò!”

“Mi sembra impossibile!”

“Sarò la donna dei tuo sogni!”

Donna?”

Georjane è affranta.

“Qual è la tua scusa?”

“Non ti merito…”

“Non ti credo!”

“Provo solo amicizia per te…”

“Non è vero! Dimmi cosa c’è sotto!”

“Ok, mi piace un’altra ragazza…”

“Argh! La uccido! Dimmi nome, cognome, codice fiscale e il cognome da nubile della nonna!”

“Mai! Fattene una ragione, tra noi è finita!”

Georjane scoppia a piangere.

“Sono state le centonovantadue ore più belle della mia vita, Xander, lo sai questo?”

“Oh mio Dio! Sai anche i secondi per caso?”

“Certo: 691.200!”

Xander fa una faccia disgustata. È contento di essersi liberato del parassita del terzo sesso. Si sente in colpa per averla fatta soffrire ma quella “relazione” non poteva certo andare avanti in quel modo. Del resto, non provava nulla per lei.

Un dolce viso dagli occhi color cioccolata e i boccoli rossi inonda la sua mente. Xander scuote la testa per far sparire l’immagine.

Si sofferma sulle guance arrossate e gli occhi lucidi di Georjane.

“Su, dai, incontrerai l’uom… la creatura giusta per te” le da una pacca sulla spalla.

“Ok… posso chiederti l’ultima cosa?”

“Qualsiasi cosa, cara la mia ex”

“Mi dai il numero di Leonard?”

Xander dilata gli occhi, sconvolto.

“No!”

“Di Paul?”

“Ma certo che no!”

“Di qualsiasi soggetto maschile presente alla festa di compleanno della principessa?”

Xander spalanca la bocca e scuote la testa con vigore. Quindi, ancora indignato dalla sfacciataggine di Georjane, si allontana a grandi passi dalla creatura, lasciandola sola in mezzo agli alberi.

***

“Forse era meglio seguire il consiglio dell’Uniporco bianco…”

Gotico e possente, il castello si estende tenebroso più in altezza che in lunghezza nell’alto colle. Le numerose torri e torrette e quei rari raggi di sole che proiettano cupe ombre deformate nel terreno inquietano l’animo della principessa.

Qualche gufo bubola in modo sinistro. Hellen si guarda attorno spaventata.

Suona il campanello dell’imponente portone principale.

Subito la musica della famiglia Addams si diffonde nell’aria, con tanto di schiocchi di dita.

Terrorizzata, Hellen si nasconde dietro una roccia.

La porta si apre molto lentamente, sfregando col terreno e producendo un rumore che le fa gelare il sangue nelle vene.

“Chi va là?” chiede una voce imperativa, quasi meccanica.

“E… eccomi” balbetta la principessa, uscendo allo scoperto.

Un tuono colpisce la torre più alta del castello, benché non stia piovendo.

Un brivido percorre la schiena di Hellen.

“È venuta qui per un appuntamento col fattucchiere?”

“S-sì…”

“Perfetto, entri pure”

Ed Hellen segue quel personaggio grottesco e misterioso, dallo sguardo annoiato e professionale, agghindato come un maggiordomo.

Ciò che colpisce gli occhi della principessa è lo stile dell’arredamento interno del castello.

Le pareti sono scure e buie, l’illuminazione è affidata alle flebili fiammelle di tremolanti candele. Il freddo è opprimente.

Il corridoio principale sembra essere infinito. La principessa segue il percorso di un lungo tappeto rosso cremisi. Le pareti sono piene di ritratti spenti e accurati.

Finalmente il maggiordomo raggiunge una saletta, non molto più illuminata delle altre zone dell’edificio. In essa vi è una moderna scrivania che stona con il resto dell’apparato immobiliare.

“Si accomodi” dice l’uomo con tono indifferente, additando un piccolo divanetto semi distrutto. Al contrario lui si siede su una comoda poltrona al di là della scrivania, ed inizia a trafficare con un pc portatile.

Hellen si siede, senza proferir parola. Una miriade di domande le affolla la mente, ma la paura le impedisce di aprir bocca.

“Come ha detto che si chiama?”

“Hellen Fairybell” risponde tesa e incerta.

Il maggiordomo si blocca e alza un sopracciglio. Le rivolge uno sguardo critico, come se non le credesse. Quindi si concentra sul suo abbigliamento, improprio per una scalata in montagna.

“Carnevale è il prossimo mese, principessa

Hellen si guarda il vestito confusa.

“Tra cinque minuti l’Altissimo sarà da lei, Miss Fairybell”

La ragazza annuisce, a disagio.

“Potrei farle una domanda?”

“Prego”

“È stata solo una mia impressione o ho davvero sentito la musichetta della famiglia Addams?”

L’uomo si concede un accenno di sorriso.

“Il mio padrone adora le stravaganze. È il campanello che ha quel suono. L’allarme della sua macchina è la musica di Psycho e la suoneria del suo cellulare è quella di Profondo Rosso

All’improvviso la musica del Padrino inonda la sala.

Hellen si guarda attorno, terrorizzata.

“E questo” esclama il maggiordomo con un sorriso ancor più largo e sadico “è l’annuncio che l’appuntamento del cliente è finito”

Detto questo la porta si spalanca ed un imponente centauro donna corre via piangendo e strillando.

Hellen guarda allibita la figura semi umana semi equina della creatura, che viene inghiottita sempre più nel buio del corridoio principale.

La principessa deglutisce. Si alza in piedi e si dirige verso la porta.

“Ehi, lei, dove crede di andare?” la blocca il maggiordomo.

Hellen ha uno sguardo interrogativo.

“Non vorrà prendere parte alla seduta senza prima pagare. Sono 800 kine, prego”

“Ladri” borbotta la principessa estraendo le banconote dal suo portafoglio rosa shocking.

***

Una voce riecheggia tra gli alberi.

“Xander, dove sei? Per favore, perdonami!”

“Oh mio Dio!” il ragazzo si dà alla fuga, prima che il parassita lo possa raggiungere.

Corre veloce, sfila rapido gli alberi della foresta, ma dietro di sé il rumoroso zampettare di sottili gambe da ragno si avvicina sempre più.

Xander svolta un albero, poi un altro, e poi…

“Oooh!” il ragazzo si blocca.

Un burrone, buio e profondo, si stende davanti a lui. È troppo largo per essere scavalcato con un salto. Come fare a sfuggire dalle grinfie di quel mostruoso parassita?

E poi, ecco l’idea.

“Georjane, tesoro, sono qui!” esclama con voce zuccherosa.

Da lontano, il parassita appare. Il suo viso diventa l’immagine della felicità. Galoppa rapida verso il suo ex fidanzato umano.

“Vieni cara, vieni” sorride Xander subdolo. Un sorriso sardonico gli dipinge le labbra. Si sfrega le mani, soddisfatto del suo piano.

Georjane è a pochi metri.

“Amore!” la creatura spicca un balzo, un sorriso a trentadue denti sul volto.

Xander, semplicemente, si sposta.

Come al rallentatore, il ragazzo vede la creatura sorpassarlo. Il volto cambia lentamente espressione. Da gaia e felice che era, un’ombra di sospetto ricopre i suoi lineamenti, fino a comprendere l’inganno e ad urlare spaventata. Xander china il capo verso il basso, seguendo la terribile discesa del parassita negli Inferi.

Con un urlo lacerante, la creatura si fa sempre più piccola, sino a sparire nel buio dell’ampia cavità.

Il sorriso crudele sparisce dalla bocca di Xander, sostituito da un opprimente senso di colpa.

***

“Accomodati”

La voce proviene da dietro un’imponente poltrona.

Il tavolo scuro reca una lucente sfera di cristallo al centro e disparati mazzi di carte.

Hellen si siede, un po’ impacciata.

“Sei qui per assistere ad un’alta manifestazione di quella scienza esatta e delicata che prende il nome di Divinazione. Io sono qui per ammaliare la mente, irretire i tuoi sensi…”

Alcuni sbuffi di vapore compaiono da chissà dove.

La principessa tossicchia.

La poltrona, molto lentamente, si gira, mostrando colui che troneggia su di essa.

Scuri capelli riccioli e indisciplinati, occhi grigio perla e un piccolo pizzetto a punta dominano i tratti facciali del ragazzo.

Nonostante la sua età, il suo viso lascia trapelare la tipica superbia e fierezza di chi sa.

Il suo look è quello classico del personaggio che incarna: un enorme mantello nero sulle

spalle, un pomposo vestito azzurrino pieno di lune e stelle grigiastre, un voluminoso turbante sul capo.

“Certo che oggi fa un caldo boia!” esclama, rovinando tutta l’atmosfera mistica che si era creata. Si toglie il turbante e si sfila il mantello, apparendo molto più un adolescente.

“Dimmi, su cosa vuoi essere illuminata, cara?”

Il ragazzo chiude gli occhi e pone le sue mani alle tempie.

Hellen fa per aprir bocca, ma viene interrotta.

“No, aspetta, non dirmelo. Tu stai cercando… il modo per arricchirti!”

La ragazza alza un sopracciglio. Sta già rimpiangendo la sua scelta di consultare il mago.

“Senti, Houdini da quattro soldi, sono la principessa, sono la ragazza più ricca dell’Isola di Flavonia, cosa me ne faccio di altri soldi?”

Il ragazzo spalanca gli occhi.

“Hellen Fairybell! Sono un tuo grande ammiratore, voglio assolutamente un tuo… ehm, cioè, è un piacere conoscerti”

La giovane arrossisce.

“Quindi, se sei una principessa, sei in cerca dell’amore. Vediamo, vediamo. Questo personaggio è molto, molto vicino a te, eppure lo senti distante…”

Scuote le mani come un ossesso attorno alla sfera di cristallo.

“Sì, buonanotte. Vive in Spagna”

“In Spagna, hai detto? Non te l’ha insegnato tuo padre a non farti abbordare in chat da sconosciuti?”

“Ma sei pazzo? È venuto alla mia festa di compleanno. Lui è un principe. È il mio principe…” conclude la frase con aria sognante.

Il mago da strapazzo annuisce, e agguanta le sue carte.

“Vediamo cosa dicono al riguardo le mie amiche”

Mescola il mazzo più volte, quindi mostra i tarocchi ad uno ad uno, mormorando ogni tanto dei “Molto bene”, “Ahi, ahi, ahi”, “Non ci siamo per niente” e “Curioso, molto curioso”.

“Scusa, ma cosa c’è di curioso?” chiede Hellen, palesemente interessata.

Il ragazzo, dopo aver posizionato le carte estratte in due file uguali, rivolge uno sguardo indecifrabile alla sua cliente.

“La vostra storia avrà dei continui alti e bassi, momenti di felicità allo stato puro verranno alternati a violente litigate, ma alla fine, e questo posso affermarlo con sicurezza, l’amore trionferà!”

“Oh, che bello! Questa sì che è una favola! Arriverà su di un cavallo bianco, dalla Spagna, solo per me, mi prenderà, mi bacerà e mi spos…”

“Ok, tempo scaduto. Esci pure dalla stessa porta dalla quale sei entrata”

Detto questo, dirige il suo indice verso un enorme pulsante fluorescente, lo stesso che fa partire la musica del Padrino.

“Ma non ci penso neanche! Ho speso sì e no tre mesi di paghetta! Non credere di potermi liquidare così!”

Il mago sospira rassegnato.

“Allora, ponimi un altro quesito”

“Sarò altruista, voglio sapere cosa c’è nel futuro dei miei amici!”

“Sono qua fisicamente?”

“No…”

“Non si può lavorare in questa maniera! Dimmi almeno i loro nomi”

“Allora, parto in quarta con le coppie. Lei si chiama Emerald Bloodian e lui Paul Iglar. Come sarà il loro futuro amoroso?”

Il ragazzo si blocca.

“Come hai detto?”

“Come sarà il loro futuro amoroso?”

“No, prima”

“Parto in quarta con le coppie”

“No, dopo”

“Lei si chiama Emerald Bloodian”

“E lui?”

“Paul Iglar, perché?”

“È tipo finlandese, estone…?”

“Norvegese, sì”

“E ha intorno ai venticinque anni?”

“Ventisei. Lo conosci?”

Il mago si stiracchia il pizzetto arrotolato.

“Non ne sono sicuro, ma dovrebbe essere lui, sì… È grazie a me se oggi è quel che è”

“Un guerriero?”

“Proprio così”

“Tu gli avresti insegnato l’arte delle armi?” chiede Hellen scettica.

“Macché, è stato mio padre. Io l’ho solo condotto da lui, avevo carpito il suo potenziale”

Hellen ripensa alla storia di Paul, e alla fine trova l’anello di congiunzione.

“Tu sei il bambino che parlava con i pesci?”

“Bingo!”

“Ma allora eri solo un infante!”

“Avevo quattro anni!”

Hellen rimane a bocca aperta.

“Wow!”

“Non mi dispiacerebbe incontrarlo. Dimmi, si trova su quest’isola?”

“Ci puoi giurare! Ma quindi sei anche tu un guerriero?”

“No, geneticamente ho preso solo il dono della magia”

“Su questo ho seri dubbi…” mormora Hellen.

“Come hai detto?”

“Niente! Mi chiedevo il tuo nome”

“Edward” risponde il ragazzo, annoiato.

“Carino. Mi ricorda il vampiro di un libro fantasy, bellissimo, muscoloso, una creatura da sposare!”

“Conosco anch’io quel romanzo, ma personalmente reputo di essere molto più appetibile del protagonista”

Hellen inarca un sopracciglio, non propriamente d’accordo con quell’affermazione.

Edward sorride alla faccia buffa della principessa.

“E di dove sei, Edward?”

“Russo”

“Uh, bella la Russia”

“Ci sei mai stata?”

“Ehm… A dire il vero no”

“Allora cambieresti opinione. Sono nato in Siberia, più precisamente a Ratmanov, un microscopico villaggio in una microscopica isola nello Stretto di Bering, appartenente di fatto alla nazione più vasta del mondo, ma in realtà la distanza dall’America è minima”

“Parli benissimo l’inglese”

“Amo le lingue. So impostare ottimamente un discorso in inglese, russo e giapponese, e me la cavo discretamente anche in numerose lingue orientali ed europee”

“Come hai conosciuto Paul?”

“Quando avevo poco più di un anno, io e mio padre ci trasferimmo a San Pietroburgo, ma essendo repellenti alla frenesia cittadina, ci siamo accampati nelle foreste della Penisola di Kola. Mio padre mi ha insegnato molto, mi ha responsabilizzato in fretta, mi ha aiutato ad entrare in sintonia con la natura. Spesso mi mandava a compiere lunghe spedizioni negli stati limitrofi della Russia europea. Per me i boschi della Kola non avevano segreti, e ben presto seppi orientarmi anche tra gli alberi finlandesi, estoni, svedesi e norvegesi. È probabilmente in una di queste spedizioni che io incontrai Paul, e subito fui in grado di percepire il suo enorme potenziale. Aveva sofferto, era reduce da un fortissimo dramma. Non aveva perso un solo parente, bensì una famiglia intera, una famiglia molto numerosa. Era solo al mondo”

Hellen si sfrega un occhio al ricordo di quel triste avvenimento. Il ragazzo è senz’altro uno di quelli che ha sofferto di più tra la sua schiera di amici. Dolore: parola che lei non conosce veramente, ha sempre avuto una vita riassumibile in un “tutto rose e fiori”.

Edward sospira, pronto a riprendere il racconto.

“Suppongo tu sappia già questo pezzo di storia. Condussi Paul da mio padre, il più grande guerriero stregone della Russia, e subito diede inizio al suo addestramento e si curò della sua istruzione. Ma una volta raggiunto il suo scopo, sentì come se la sua vita fosse diventata vuota. Così cominciammo a vagare dapprima per tutta la Russia, quindi per tutto il mondo. Accadde che mio padre fu imprigionato dalla burocrazia sovietica, mentre io, per motivi a me ancora ignoti, fui condotto al cospetto del capo di stato russo ed entrai a far parte del corpo delle spie. Mi fu detto che ero stato scelto per le mie seppur latenti capacità magiche, ma io non ci credo. Mio padre è tutt’ora molto più capace di me. Comunque, come puoi immaginare, fui incaricato di infiltrarmi negli States, avevo solo quindici anni e avevo già sopra di me la zavorra di missioni importanti. Certo, la Guerra Fredda era già finita da un pezzo, ma sovietici e americani non si sono mai fidati gli uni degli altri. Arrivai a Las Vegas, il più grande paese dei balocchi al mondo, e lì conobbi agenti della CIA, con i quali strinsi amicizia. Da quel momento iniziai a comportarmi da doppiogiochista, se no avrei rischiato seriamente di essere ucciso dagli americani o dai sovietici”

Hellen ascolta con vivido interesse quella storia rocambolesca e degna dei migliori film di azione.

“Ma, purtroppo, fui ben presto scoperto, e fui costretto a nascondermi in un’isola remota della Terra…”

“… e hai pensato bene di venire qua nella soleggiata Isola di Flavonia”

“Già. Si sta da Dio, e non penso che ai miei inseguitori verrà mai in mente di cercarmi qui”

I due rimangono in silenzio.

Tutt’ad un tratto la soundtrack di Harry Potter riecheggia nella stanza. Hellen dirige il suo sguardo impaurito verso un orologio a pendolo che segna le sei del pomeriggio.

“Direi che è tardi. Adesso, cara principessa, anche se ho gradito molto questa chiacchierata e questo tuffo nel passato, devi andartene, perché ho altri clienti!”

“Vuoi seriamente continuare a fare questo lavoro?”

Edward alza lo sguardo verso di lei.

“Che intendi dire?”

“Mi sei simpatico. Ti sto dando la possibilità di avere vitto e alloggio gratis al mio castello.

Solo un pazzo rifiuterebbe. E conta anche che se ti dovessero scoprire, con la protezione di mio padre non ti torcerebbero un capello”

Edward sembra rifletterci per una millesimale frazione di secondo, quindi…

“Ci sto! Del resto, è una vita che volevo mandare a quel paese quella vipera del mio maggiordomo!”

E i due, ridendo, si alzano in piedi. Hellen è soddisfatta di aver reclutato un altro personaggio nella sua cerchia di amici, Edward dal canto suo è felice di imbarcarsi in questa nuova esperienza, dopo anni passati da fuggiasco o da ascetico, sempre nella più completa solitudine.

 

 

 

N. A.

Dato che i personaggi stanno aumentando a dismisura, l’ottava scheda-personaggio sarà speciale: conterrà per la prima (e forse ultima) volta due personaggi e, in particolare, due sorelle!

Nome: Tiara Elettra & Amelia Daphne

Cognome: Blanchard

Nickname: Tia & Amy

Data di nascita: 6 Settembre 1991 (Tiara) & 24 Settembre 1993 (Amelia)

Occhi: azzurro (Tiara) & marrone (Amelia)

Capelli: biondo (Tiara) & ramato (Amelia)

Altezza: 1,70 m (Tiara) & 1,64 m (Amelia)

Genitori: Daniel Francois & Marine Prudence

Fratelli: /

Status scolastico: Quarta liceo scientifico (Tiara) & Seconda liceo scientifico (Amelia)

Città natale: Parigi, Francia (Tiara) & Zarambavy, Madagascar (Amelia). I coniugi Blanchard si sono trasferiti nell’isola africana pochi mesi dopo la nascita della primogenita

Lingue parlate: francese, inglese (entrambe)

Condizione economica familiare: agiata

Personaggio/creatura nella storia: ninfa (entrambe)

Prossima scheda: Edward, Georjane, Aida, Theodorus o Andres?

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Capitolo 10
*** Hated, Lost, Found, Rejoined ***


Chapter Ten
N. A. Sono tornatooooo!! Scusate la lunga assenza, per cui un paio di aggiornamenti: Buon Nataleeeee!!! e anche Buon Annooooo!! Anche se in mostruoso ritardo xDxD.
Per prima cosa ringrazio as usual coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (cari perchè state diminuendo??? Sob): Polz90, MrxBecKx (grazie per tutte e nove le recensioni xD), Sif (deaaaaaaar rieccomi dopo anni luce xD), Kikisummer (sii sempre così ispirata cara, mi riempi il cuore di gioia!!), Leonard91, Rosa Princess.
Ed ora il primo SPAZIO PUBBLICITA' vero e proprio!!!! (Le storie sono ordinate in ordine alfabetico):

Spazio Pubblicità
  1. Happy New Year! di Sif (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=404627&i=1)
  2. Her Hidden Dark Side di EllyChan91 (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=409914&i=1)
  3. Hunter's Life di Leonard 91 (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=451359&i=1)
  4. The Prophecy di Kikisummer (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=449176&i=1)

Chapter Ten
Hated, Lost, Found, Rejoined
 
“Sì, ok”
La ragazza guarda l’orologio. Alza gli occhi al cielo, spazientita.
“Va bene, ok, certo”
Lancia uno sguardo esasperato all’amica, che sorride per la sua faccia buffa.
“No, no”
La voce dall’altra parte del cellulare non la smette di blaterare. La ragazza cambia orecchio, e con la mano destra adesso libera apre lo zaino. Agguanta la sua fotocamera digitale nella borsa e comincia ad immortalare all’impazzata il paesaggio fuori dal finestrino.
“Certo, anch’io ti voglio bene mamma, ciao, un bacione”
Preme il pulsante che pone fine alla chiamata.
“Mamma mia, sarà la ventesima volta che mi chiama da quando siamo partiti!”
“Magari avessi una madre così protettiva nei miei confronti” fa l’altra ragazza. Afferra una ciocca dei suoi capelli neri scalati e la annusa. “L’ho dovuta chiamare io una volta scesi dall’aeroporto.
La prima, boccoli biondi ed occhi verdi, le sorride comprensiva.
“Su, avanti Maddalena, facciamoci una bella foto insieme! Dì paella
“Che fine ha fatto il vecchio cheese?”
“Nah, En espaniol es mucho mejor!“
Le due ragazze ridacchiano.
Qualcosa tira un ricciolo biondo. La ragazza alza gli occhi. Un sorriso beffardo troneggia su di lei.
“Elias, piantala! Già ho dei capelli abbastanza osceni senza che tu peggiori la situazione!”
“Oh, andiamo Michelle, rilassati. Non essere acida. Siamo in gita!”
E detto questo il ragazzo sparisce dalla visuale, andando in fondo al pulmino per scherzare con i suoi amici.
“È cotto di te” sussurra Maddalena con aria di chi la sa lunga.
“Macchè!” Michelle scuote la testa sorridendo.
In quella, il professore di inglese si alza in piedi e richiama l’attenzione.
Senores e senoritas, siamo in arrivo alla nostra meta: Pinksea! Next stop: Pinksea!” conclude imitando gli speaker delle ferrovie.
Tutti ridono, al ricordo del viaggio in treno verso Caracas.
 
“Madda, vieni a vedere il terrazzo! È stupendo!”
La ragazza dai capelli corvini raggiunge la sua amica ed entrambe si soffermano ad ammirare l’orizzonte. Il sole, già per metà dentro il mare, si accinge a sprofondare sempre più. I suoi raggi caldi arrossiscono le piccole onde del placido oceano. Il cielo è di una bella tonalità di arancione. Le due ragazze sospirano, estasiate da quella vista.
Sotto di loro, parallele alla lunga fila di alberghi, le immense spiagge rosa, celeberrime in tutto il mondo.
“Come avrei voglia di fare un bagno” mormora Michelle.
“Concordo. Sebbene sia solo Aprile, quel blu cristallino è così invitante…” prosegue l’amica con aria sognante.
La suoneria di un cellulare rompe tutta la magia.
“Possibile che mia madre debba sempre rovinare questi momenti?” commenta Michelle stizzita.

Sala da ballo dell’albergo.

“Luegones! Luegones! Luegones!” gli studenti incoraggiano il professore a gran voce e battendo le mani.
“Ok, ok, se proprio insistete, canterò una canzone!” esclama l’uomo, fiero.
“Sììììììì!” un boato esplode dai ragazzi.
I want to break free, I want to break free from your lies, youre so self satisfied I dont need you, God knows, God knows I want to break free…
 
***
 
Caldo.
Il sole è alto nel cielo.
Una sottile brezza scompiglia i capelli degli sfidanti.
Quattro ragazzi da un lato, tre fanciulle ed un suino cornuto dall’altro.
Si guardano in cagnesco.
Qualche goccia di sudore imperla le loro fronti.
Sono tutti concentrati sul loro obiettivo: un fazzoletto di seta azzurro.
“Numero…” urla la voce di Ezius, sorreggendo il pezzo di stoffa e lanciando occhiate divertite alle due opposte fazioni.
“Due!”
Hellen ed Edward scattano. Il mago è il primo a raggiungere il fazzoletto, ma la principessa è subito dietro. Entrambi si fissano, con un sorriso di sfida. Lanciano occhiate al loro obiettivo, aspettando il momento propizio per conquistarlo e scappare via senza farsi toccare.
“Oh, no, l’Uniporco sta male!”
Hellen gira lo sguardo preoccupata. Elle grugnisce contento.
Edward, rapido, afferra il fazzoletto e fugge via, trionfante.
I ragazzi festeggiano.
“Ma no, Hellen, era una trappola!” le fa Emerald.
Orazius passa con un cartello in mano con su scritto: Round Uno. Boys 1 – Girls 0.
“Ai vostri posti” richiama Ezius.
Si fa ridare il pezzo di stoffa da Edward e lo stende di nuovo a metà strada tra i contendenti.
“Numero…”
Tutti si guardano tesi.
“Tre!”
Leonard e Casey partono in quarta. Agile e scattante, l’elfa raggiunge per prima il fazzoletto e fugge via rapida.
“Vai, Leo, prendila!”
Il cavaliere di draghi comincia ad inseguirla per impedirle di fuggire. Compie un balzo quasi felino e allunga una mano verso l’elfa, con lo scopo di sfiorarle la schiena.
Puff! Cade sulla sabbia con un rumore sordo.
“Ahia” mormora, deluso.
“Sììì!” Casey saltella allegra e le ragazze festeggiano con lei.
Orazius mostra il suo cartello. La situazione è di assoluta parità.
“Numero…” scandisce Ezius, una volta che i contendenti hanno ripreso le loro postazioni.
“Uno!”
Paul ed Emerald partono in quarta. La vampira giunge per prima, ma aspetta il suo compagno. Le due paia di iridi di diverse tonalità di verde si studiano beffarde.
“Amore” esordisce la vampira zuccherosa. “Hai una scarpa slacciata!”
“Ho i sandali, Emerald” sorride Paul.
Si muovono a scatti per ingannare l’avversario.
Paul assume una faccia indignata.
“Perché non hai intonato le tue infradito con gli orecchini?”
Emerald si guarda confusa i piedi. Paul, rapido, afferra il fazzoletto e scappa via.
“Sììì!” i ragazzi danno pacche gioiose sulla schiena del vincitore.
“No, stiamo perdendo!” esclama Casey.
Infatti Orazius mostra il risultato: Boys 2 – Girls 1.
“Visto che questa è l’ultima sfida, darà due punti alla squadra che agguanterà per prima il fazzoletto. Tutto chiaro?” spiega Ezius con tono pratico.
I ragazzi e le ragazze annuiscono. Il messaggio, non poi così implicito, è semplice: chi vince questa manche vince la competizione.
“Numero…” Ezius lascia alla suspense il tempo di rendere l’aria più tesa.
“Quattro!”
Xander e Elle l’Uniporco scattano.
Le due fazioni fanno un tifo sfegatato, una parte per il ragazzo, l’altra per la tenera bestiola.
“Ti farò mangiare la polvere!” esclama Xander sicuro di sé.
“Oink!” è la risposta furente del suino.
I due giungono davanti all’ambito premio.
“Guarda! Una confezione di prosciutti volante! Non saluti i tuoi parenti?”
E mentre addita un punto indefinito nel cielo, l’Uniporco, scaltro, fa un balzo e con la boccuccia adiposa afferra la stoffa azzurra e fugge via a perdifiato.
“Doh!” esclama Xander, fregato.
“Evvai!” le ragazze saltellano allegre attorno alla creatura che le ha fatte vincere.
Paul, Leonard e Edward si massaggiano i polsi, furenti, e si avvicinano arrabbiati a Xander.
“Ci hai fatto perdere contro delle ragazze. Che umiliazione!”
Benché tutti siano a conoscenza del risultato finale, Orazius alza nel cielo il suo cartellone, che adesso reca la scritta: Boys 2 – Girls 3. Girls winners, boys losers!
 
***
 
“E questa è la statua del più grande condottiero peruviano che ha colonizzato quest’area. Spero siate tutti a conoscenza del fatto che gli spagnoli furono i primi ad insediarsi in questa zona, vero?” chiede la guida esperta, additando un’imponente statua di un uomo baffuto e dai tratti sudamericani.
Michelle fotografa all’impazzata tutti gli edifici della piazza, quindi si concentra sugli adolescenti della città.
“Mica male, eh?”
“Ma cosa? La statua?” chiede Maddalena scettica.
“Macchè! La fauna di quest’isola!”
La mora dà un’occhiata attorno.
“Mah, preferisco i venezuelani”
“Bene, la prossima tappa sarà la Chiesa di San Venceslao di Pinksea, da questa parte ragazzi, seguitemi e non disperdetevi”
“Che noia!” sussurra una voce nell’orecchio di Michelle, mentre la scolaresca avanza alle spalle della guida indigena.
La ragazza si volta. Elias le sorride radioso.
“Oh, sei solo tu!”
“Ehi, chi ti aspettavi, il principe azzurro?”
“Magari! Mi porterebbe via da questo noiosissimo tour della città. Mi porterebbe a vedere le spiagge rosa, altroché. Quelle sì che sono degne di essere immortalate!”
“Bè, ti ci posso portare io” mormora Elias sul vago, con sguardo sicuro di sé.
Michelle lo guarda incerta.
“Come si fa con Luegones e Mr. Aburrido?”
“Ma figurati se si accorgono della nostra assenza! Hanno lo stesso spirito di osservazione di una talpa”
Michelle sembra pensarci un attimo.
“Mi hai convinto! Andiamo! Maddalena?”
“Lasciala lì dov’è, voglio stare da solo con te”
 
“Oh, questo posto è bellissimo”
Michelle, le scarpe in una mano, cammina a piedi nudi sulla sabbia chiara. Si diverte a lasciare delle orme.
“Quando la gente verrà a mare quest’estate potrà ammirare le orme dei miei bellissimi piedini”
“Mentre io a Maracaibo potrò ammirare la bellissima proprietaria di queste impronte”
Elias stringe la ragazza a sé.
Met you by surprise, I didnt realize that my life would change forever…
Michelle si lascia trasportare dal ragazzo, assuefatta dal tepore del sole mattutino.
“Guarda l’acqua, è bellissima!”
Si avvicinano alle piccole onde del mare. La ragazza immerge i suoi piedi nell’acqua limpida.
“Brr, è anche gelida!”
Elias abbraccia la ragazza.
“Cosa vuoi fare adesso, piccola?”
Attende speranzoso la risposta.
“Mmh, una bella foto per immortalare questo momento?”
“Agli ordini, signorina!”
Michelle ride. Con lo sguardo cerca altre presenze umane lungo l’infinita spiaggia.
A poca distanza da loro, un gruppo di ragazzi è sdraiato su degli asciugamani. Sono tutti intenti a godersi il bel sole.
I due venezuelani si avvicinano alla comitiva.
“Salve ragazzi, ci potreste fare una foto? Magari con questo bel mare come sfondo”
“Avete parlato di foto?” Hellen salta su entusiasta. “Se volete vi faccio un set completo!”
Tutti ridacchiano.
La principessa si impossessa della macchina digitale della ragazza e mette a fuoco la coppia. Elias si sporge per poggiare le labbra sulla guancia di Michelle.
Dopo due o tre scatti Hellen mette lo zoom, e si blocca improvvisamente. Quella tonalità di verde le sembra così familiare. E anche i tratti somatici, ma non riesce a collegarli a nessuno delle persone che conosce.
Si scrolla di dosso quei pensieri con un sorriso e continua con i suoi scatti.
“Grazie mille” la proprietaria della digitale riprende il suo oggetto dalle mani di Hellen e si presenta.
“Sono Michelle e lui è Elias”
Dal canto suo la principessa comincia a presentare tutti i suoi amici.
Un grugnito annuncia che qualcuno nell’elenco è stato dimenticato.
Michelle si gira verso la fonte del rumore.
“Ma che carino! Che cos’è?”
Si avvicina alla creatura e ne accarezza la rosea testolina.
“È un Uniporco. Non è adorabile?”
“Oh, sì, voglio una foto con lui!”
“Subito!”
 
Concluso anche il secondo set fotografico, Michelle si accascia su uno degli asciugamani.
“Fai pure!” esclama Paul ironico, inarcando un sopracciglio.
Xander ed Hellen incollano lo sguardo sui due, quindi si scambiano un’occhiata. Stanno pensando la stessa cosa. E non sono i soli.
“State un attimo fermi” intima Emerald ai due.
Paul e Michelle la guardano. Stessi occhi, stessi zigomi, stesso taglio di labbra.
“Avete mai sentito parlare dei sosia?”
I due “sosia” si scrutano l’un l’altro, quindi scuotono la testa, non molto convinti.
Tutti li guardano, stupiti dall’evidente somiglianza. Le uniche due differenze consistono nell’età e nella carnagione: bruna ed abbronzata nel caso di Michelle, pallida e cadaverica quella del guerriero.
I due rimangono a fissarsi, di nuovo.
“Nah!” esclamano infine.
Tutti ridacchiano.
“Di dove siete? “ chiede Casey.
“Maracaibo”
Maracaibo, mare forza nove, fuggire sì ma dove, zà, zà!” canticchiano Xander ed Edward, uno più stonato dell’altro, provocando le risa degli amici.
Elias inarca un sopracciglio, lanciando ripetute occhiate all’orologio.
 
Gli spagnoli salutano il resto della comitiva, la principessa riceve in dono anche due baci sulla guancia per la sua disponibilità.
Una volta allontanati, Elias torna ad abbracciare la ragazza dai boccoli d’oro.
“Come facciamo a tornare indietro?”
“Tranquilla, abbiamo ancora tempo”
“E se ci scoprono?”
“Ritorneremo in albergo prima di loro e diremo che, dato che ci eravamo persi, siamo tornati molto diligentemente in hotel da soli ad aspettarli”
“Sei un genio, Eli!”
“Lo so!”
“E ora dove stiamo andando?”
“Ti farò provare un’esperienza indimenticabile prima di andare via. Avrai un bellissimo ricordo di questa gita, te lo assicuro”
Michelle sorride, a suo agio, e si lascia condurre fiduciosa dal ragazzo.
Dreams are my reality, a different kind of real fantasy, illusions are a common thing, I try to live in dreams, although its only fantasy…
 
***
 
“È una delle cose più belle che abbia mai visto!”
Becco chiaro, sguardo altero, candido piumaggio e possenti ali brune, congiunte da un torso leonino a vigorose zampe equine e ad una coda argentea. L’Ippogrifo, possente e statuario, passeggia con sguardo regale e con magnificenza. Come lui, altre creature simili brucano all’interno dell’ampio recinto.
“Ti va di cavalcarne uno?” chiede Elias, la voce piena di dolcezza.
“Ma non sarà pericoloso?”
“Saliremo su dei piccoli Ippogrifi, non sono più alti di un metro. Fingi di essere su un pony volante”
Il ragazzo si rivolge all’uomo che possiede le splendide e fiere creature.
“Quanto costa il noleggio dei cuccioli?”
L’uomo sbatte le palpebre ripetutamente.
“75 kine all’ora a testa, ma bisogna essere maggiorenni, fanciullo”
“Ho già sedici anni!” Elias gonfia il petto. Michelle ridacchia per la bugia dell’amico.
“Risposta sbagliata!” il possidente degli Ippogrifi mostra un sorriso sdentato. “In quest’isola bisogna avere ventuno anni per essere maturi, e ti posso assicurare che tu sei lontano anni luce da questo aggettivo”
Il ragazzo mostra una banconota, così leggera e così potente.
“500 kine per me e la mia dama bastano? Staremo in volo giusto tre quarti d’ora, poi dobbiamo letteralmente volare in albergo”
L’uomo strabuzza gli occhi.
“M-mi raccomando, che rimanga tra noi… avanti, svelti, i più piccoli sono in quella stalla laggiù, seguitemi”
Elias sorride sfacciato a Michelle.
Questo è uno degli infiniti vantaggi di essere il figlio del dirigente della più proficua catena di supermercati venezuelana.
 
***
 
“Dove diavolo si sono cacciati?” ansima Maddalena.
Sta correndo lungo la spiaggia, inquieta. Il professore e tutta la scolaresca stanno tornando in albergo anticipatamente, perché un ragazzo si è sentito male. Ovviamente nessuno si è accorto dell’assenza di due – ora tre – membri della classe, ma deve avvertirli, prima che sia troppo tardi.
“Sara il caso di chiedere indicazioni!”
E rallenta, stanca. Cammina tenendosi le mani sui fianchi.
“Michelle mi deve un favore, un enorme favore!”
 
Paul cammina lungo la spiaggia, da solo.
Uno strano sentimento, rassomigliante alla speranza, gli invade il cuore. Ma non osa crederci.
Non può certo ignorare la stupefacente somiglianza con Michelle, ma c’è anche un altro dettaglio che complica le cose. Maracaibo. Afron è nata lì. O meglio, era. Lei è morta nell’incendio di Andselv. È anche solo lontanamente possibile che sia sopravvissuta e sia tornata, con una creatura in grembo, nel suo paese d’origine?
Paul scuote la testa. Tutto ciò è assurdo.
Eppure, anche l’età non è improbabile. Paul cerca la discrasia tra i dati che ha. La ragazza va in terza media. Ciò implica che è nata nel 1994. L’incendio di Andselv risale al Natale 93.
Il cuore di Paul si fa pesante. Ma sì, anche la fissa di Afron per la Francia e tutto ciò che riguardava questa nazione, nomi propri di persona con accento sull’ultima sillaba compresi.
E se fosse davvero così? Se Afron fosse davvero sopravvissuta?
Deve assolutamente parlarne con quella ragazza. Ha una lista infinita di domande da porle.
Ma dove si sarà cacciata?
“Scusa, hai per caso visto una ragazza alta più o meno così con voluminosi boccoli biondi e occhi verdi?”
Paul dirige lo sguardo verso la ragazza che ha parlato. I suoi occhi sono inespressivi.
“Ehi, ci sei? Perché mi guardi così?” la moretta gli sventola una mano sotto il naso.
“Eh, sì, scusa. Sto cercando anch’io Michelle”
Maddalena è sorpresa.
“Davvero? E tu chi saresti per lei? Un amico?”
“Non ne ho assolutamente idea!”
“Perfetto! Sei la persona adatta ad accompagnarmi nelle mie ricerche!”
 
***
 
Vola con quanto fiato in gola la luce ti innamora e l’Ippogrifo vola nel cielo vola.
“Yuuuhuuu! È bellissimo!” Michelle allarga le mani, incurante del serio pericolo in cui si trova.
Lascia che il vento le sferzi il volto.
Elias, saldamente ancorato al piumaggio del suo baby Ippogrifo la guarda terrorizzato.
“Non essere idiota e tieniti stretta al tuo destriero, Miky!”
“Oh, andiamo, cosa vuoi che succeda? Non stiamo volando mica tanto alto!”
Elias guarda in basso. La stalla dell’uomo sdentato è solo un puntino lontano, le spiagge una linea rosa con delle imperfezioni. Deglutisce.
 
“Ma guarda quell’incosciente!” Paul addita un punto nel cielo. Due Ippogrifi si librano nell’aria, uno in particolare in modo scomposto e con movimenti troppo fulminei e vacillanti.
“Come fai a sapere che sono loro?” chiede Maddalena al suo fianco, sorpresa.
“Lo so e basta. Andiamo!”
E i due iniziano a correre verso la stalla.
 
La voce lamentosa del professore non fa altro che parlare e parlare.
Michelle disegna stancamente sul diario, prestando attenzione solo a tratti alla spiegazione.
“A Creta il re Minosse aveva chiesto a Dedalo di costruire un labirinto per il Minotauro. Concluso il lavoro, conoscendone l’intricata struttura, a Dedalo e il figlio Icaro fu preclusa ogni via di fuga dall’isola da parte di Minosse, che temeva che ne fossero svelati i segreti. Per scappare, Dedalo costruì delle ali con delle penne e le attaccò ai loro corpi con della cera. Il padre mantenne una traiettoria di volo a metà tra il sole, che col suo calore avrebbe sciolto la cera, e le onde impetuose del mare. Al contrario, Icaro, avvinto dall’ebbrezza del volo, saliva su e giù nel cielo incurante del pericolo. Ma la tragedia tanto temuta da Dedalo avvenne: Icaro si avvicinò troppo al sole, la cera che lo teneva legato alle sue ali si sciolse e lui precipitò, con un urlo infinito, nel mare blu, e non uscì più vivo dal regno di Poseidone”
 
***
 
“Guardami! Con una mano sola!” esclama Michelle, al settimo cielo.
“Sul serio, sarei molto più a mio agio se tu ti tenessi con entrambe le mani” le fa eco Elias, con buonsenso e una nota di terrore nella voce.
“Ed ora, senza mani!” la ragazza solleva anche l’altra. “Vuoi che mi alzi in piedi?”
“Assolutamente no! Stai ferma dove sei!”
Michelle, incurante dei consigli del ragazzo, induce l’animale a ruotare su se stesso. L’Ippogrifo vortica in modo pauroso e perde parecchi metri.
Elias ha un tuffo al cuore, cerca disperatamente con lo sguardo Michelle.
Ma ella ricompare all’improvviso, più allegra che mai.
“È stato favoloso! Su, non fare il vecchio e divertiti un po’!”
“Michelle, stai attenta!”
La voce imperiosa non è quella di Elias. La ragazza si volta verso il suo reale proprietario.
Paul, a cavallo di un piccolo Ippogrifo, li ha raggiunti, seguito a ruota da Maddalena, palesemente affaticata. Il primo rivolge uno sguardo severo all’incosciente bionda.
“Oh, non ti ci mettere anche tu!”
“Michelle, ora ritorniamo indietro”
“Questo è fuori discussione, mi sto divertendo come una matta!”
“Miky” la voce di Maddalena è supplicante. “Ti prego, Luegones e gli altri stanno ritornando in albergo…”
“Ma perché tutti volete impedirmi di essere me stessa? Tornerò indietro quando non vorrò più stare qua a dondolarmi nel cielo!”
“Non fare la bambina e vieni con me, prima che ti tiri un ceffone!” il tono di Paul è duro.
“Ma chi diavolo sei tu per darmi ordini?” chiede Michelle sconvolta.
“Tuo fratello, Marianne!”
“Come mi hai chiamato?”
Succede tutto in un attimo.
Michelle stringe le piume dell’Ippogrifo per la sorpresa, la creatura si issa compiendo un’ampia parabolica e la ragazza viene sbalzata via dalla sella piumosa.
“AAAAHHHH!”
Con un urlo lacerante precipita sempre più giù, diretta verso l’oceano.
“Michelle!” urla Paul, e sprona il suo Ippogrifo a planare verso la figura in caduta libera.
Ma è troppo tardi.
Michelle cade in acqua.
 
“Marianne, vuoi stare attenta?”
Helga, intenta a prestare attenzione alla guida, richiama la sua bambina, che cammina sul bordo tra il cemento e la laguna.
Sono a Venezia e il sole risplende sulle cupole di San Marco. L’ultima gita che Hubert e Helga hanno passato assieme a tutta la famiglia.
Marianne, come se non avesse sentito, continua a camminare imperterrita, troppo vicina all’acqua della laguna.
Un passo falso e… oops!
“Marianne!” urla Helga, stridula.
Ma Paul era lì, a pochi centimetri dalla sorellina, ad assolvere al compito di stretta sorveglianza che spettava ai suoi genitori.
L’undicenne afferra rapido la bimba di due anni con presa salda, prima che essa possa toccare l’acqua.
 
Ma questa volta non è stato così.
Sua sorella l’acqua l’ha toccata, eccome.
Sarà difficile dimenticare l’espressione di sorpresa mista a terrore sul volto della sua ritrovata sorella.
Paul si lancia dall’Ippogrifo e con un tuffo vigoroso si immerge sott’acqua.
Volge la testa a destra e a sinistra e dilata gli occhi per avere una visuale più ampia possibile.
Eccola, è indistinguibile. La figura sta affondando lentamente, priva di sensi, inghiottita dal blu sempre più scuro dell’oceano.
Paul nuota, veloce e aggraziato. Gli anni passati a convivere e comunicare con la natura non sono stati inutili. I suoi polmoni soffrono poco l’assenza di ossigeno, al contrario di Michelle.
La raggiunge rapidamente e la agguanta per il bacino.
Cerca di riemergere in superficie, ma la zavorra lo rallenta molto.
Il naso e i polmoni cominciano a bruciare. Le orecchie sembrano chiudersi. Il non sentire Michelle respirare non lo aiuta. Si sente affaticato.
Ma alla fine… luce. I raggi di sole lo colpiscono in volto. Nuota senza fermarsi, sfruttando le onde, con una mano. L’altra stringe saldamente la sorella.
Guarda verso la costa, la distesa di sabbia rosa non è lontana. Ce la può fare.
Ce la deve fare.
 
***
 
“Si riprenderà?” chiede Casey triste.
Una piccola folla ha lo sguardo posato su una figura dormiente su di un letto bianco. È avvolta da lenzuola dello stesso colore e numerosi tubi la collegano a strani macchinari.
Paul, seduto accanto a lei, annuisce.
“Deve. Ho già perso abbastanza fratelli, non posso lasciare andar via anche l’ultima che mi è rimasta”
“Ma sei sicuro che sia tua sorella?” chiede Leonard.
“Non ne ho la certezza, ma me lo sento”
Paul non distoglie lo sguardo dalla ragazza.
“Se solo fossi intervenuto prima…” mormora, duro.
“Non dire sciocchezze, amore, è merito tuo se ora tua sorella è ancora viva” la vampira stringe le spalle del guerriero.
Dalla parte opposta, Elias e Maddalena piangono, mentre il professor Luegones osserva il dottore visitare la paziente. Nessuno sembra aver ascoltato una sola parola del dialogo.
 
I primi raggi di sole illuminano la stanza d’ospedale.
Paul non ha chiuso occhio neanche per un minuto.
Si sente indolenzito ma non gli importa.
La porta della stanza si apre.
“Oh, pensavo non ci fosse nessuno”
Paul inarca un sopracciglio. Elias prende posto accanto al letto sul quale è stesa Michelle.
“Nulla di nuovo?”
Paul scuote la testa.
“Non capisco cosa le sia saltato in mente…” mormora Paul tra sé e sé. “Perché fare una cosa così pericolosa? Possibile che sia così incosciente?”
Elias tossicchia, a disagio. Il guerriero alza gli occhi verso di lui.
“Ecco, non è stata proprio un’idea di Michelle, quella degli Ippogrifi…”
Paul dilata gli occhi, poi assume un’aria pensierosa. Sospira rassegnato, non è più in grado di arrabbiarsi. Non è più in grado di provare alcuna emozione.
“Da quanto tempo è che conosci Michelle?”
“Oh, una vita, abbiamo fatto asilo, elementari e medie insieme. Frequenteremo anche lo stesso liceo”
Paul sorride.
“Parlami di lei”
“Come hai detto?”
“Raccontami qualcosa sul suo conto, sui suoi genitori, su qualche evento degno di nota della vostra infanzia”
Questa volta è Elias a sorridere.
“Mia zia è molto simpatica, anche se è un po’ oppressiva a volte. Ma ogni volta che vado a mangiare da lei fa dei dolci squisiti”
“È la mamma di Michelle?”
“Sì, la chiamo zia perché la conosco da quando sono nato, ma non c’è nessun legame di parentela”
“E qual è il suo nome?”
“Afron Dominguez”
Paul sorride. Ne era certo.
“E che mi dici del padre?”
“Michelle non lo ha mai conosciuto. So soltanto che è morto prima ancora che nascesse, ma non so neanche il suo nome”
Una volta sciolto, Elias si lancia in un ripasso di tutti i ricordi più belli passati in compagnia di Michelle, un excursus che va dal loro primo “ciao” all’asilo, al primo dente da latte caduto, a tutte le volte che si sono sporcati il grembiule alla mensa della scuola alle elementari, alle prime esplosioni di pubertà e ai primi fidanzati delle medie.
Paul si lascia trasportare dal suo racconto, cerca di rivivere tutte le esperienze che non ha potuto osservare in prima persona, e i suoi occhi si fanno sempre più lucidi.
Elias aggiunge sempre dettagli, entra in una sorta di intimità con quel suo confidente tanto interessato alla sua migliore amica, fino ad esplicitargli candidamente la sua cotta segreta per lei.
Il venezuelano abbandona l’ospedale solo all’ora di pranzo, lasciando Paul solo con Michelle.
 
***
 
È stato un sogno bellissimo.
Un uomo dai suoi stessi occhi verdi e la pelle chiara le diceva che era troppo presto per lei. Aveva ancora tante cose da vedere, sentire e provare in vita. Non era ancora tempo per lei di raggiungerlo e fargli compagnia in quello strano posto bianco, sfocato, atemporale.
Sì, è stato un sogno indimenticabile.
Socchiude gli occhi lentamente, e la luce comincia a colpire le sue iridi. Li richiude subito. Non è facile abituarsi a ciò a cui non si è avvezzi da tempo.
Ha un lieve mal di testa. Sembra che abbia dormito per anni.
Apre gli occhi nuovamente, questa volta con un po’ più di coraggio. Di fronte a lei, una parete bianca.
Prova a compiere un qualsiasi momento invano. Si accorge con orrore dei tubicini che la legano ai macchinari.
Un leggero russare alla sua sinistra. Gira lievemente la testa, incurante del dolore alla nuca.
È il ragazzo che ha conosciuto in spiaggia, ma non si ricorda il suo nome. A dire il vero, non riesce a ricordare nulla, neanche il perché lei sia stesa su quel letto d’ospedale.
La porta si apre di scatto e una figura irrompe nella sala. Non fa il tempo a girare il viso che si ritrova nella morsa di un abbraccio stritolatore. Delle gocce calde le colpiscono le gote.
“Oh, Michelle… non sai che ansia… ho preso il primo aereo… ho subito pensato al peggio… i dottori mi avevano detto che eri in coma… e invece sei sveglia, piccola mia!”
“Mamma, mi stai facendo male!”
Afron si discosta dalla figlia, senza abbandonare le sue guance.
“Scusa, tesoro!”
“Mi sono appena svegliata. Ma perché sono qui? Che è successo?”
“Non importa, non importa, l’importante è che tu sia viva, è tutto finito, tutto finito…” continua a borbottare la donna, piangendo lacrime di gioia. Si volta per una frazione di secondo verso la finestra per poi ritornare ad osservare la figlia.
Un momento… Afron si gira di nuovo, incredula.
Paul è sveglio – la brusca entrata in scena della madre ansiosa non era stata silenziosa – e ha la bocca lievemente schiusa per la sorpresa.
Stessi occhi scuri, stessa carnagione così familiare trasmessa alla figlia, capelli meno lucenti, labbra meno attraenti, i segni del tempo più incisivi nel suo volto di quarantenne.
Ma è lei, la sua matrigna.
Non si accorge delle lacrime che segnano solchi profondi sulle sue guance, non si accorge che il suo cuore ha iniziato a martellargli nel petto, non si rende conto di essersi alzato ed essersi avvicinato ad Afron, realizza solo di stringere tra le sue braccia la donna che aveva odiato quattordici anni addietro, che aveva creduto morta e che era resuscitata, non si sa come, non si sa perché. E mentre lui perdeva tutti i suoi fratelli, lei ha lenito il dolore con il miracolo più bello, quello della nascita, il miracolo della vita. Ha trovato la ragione di vivere che lui non è riuscito a trovare, distrutto dal dolore. Si è ritrovata tra le mani un motivo per cui combattere, credendo perduto suo marito e tutti i figli non suoi. Tutto l’odio, tutta la tristezza, tutto il dolore, svaniscono così, in un unico, lunghissimo, intenso abbraccio. Certo, il ricordo rimarrà per sempre, ma è più facile reggere quel fardello in tre, uniti, che divisi e lontani.
Parallelamente, Michelle riacquista la memoria, e si osserva, da un’altra prospettiva, nella sua stoltezza, nella sua fanciullaggine. Ricorda la rivelazione del fratello, la somiglianza che aveva sottovalutato, il racconto malinconico della mamma su suo padre e sui suoi fratelli, creduti tutti svaniti in quel rogo natalizio.
Un minuto, dieci, mezz’ora, chi può dirlo?
Nessuno dice una parola, ma i tre personaggi comprendono tutto. Non ci sono segreti in quel momento di intimità così forte, in quella silenziosa comunicazione a tre voci, in quelle lacrime che sembrano non finire più, celate dietro anni e anni di rassegnata sofferenza mai placata.
E poi, molto banalmente, così come era iniziato, tutto si interrompe.
Il dottore entra nella stanza e chiede di parlare con la madre. La donna non guarda ne la figlia ne il figliastro ed esce dalla stanza, ancora singhiozzando e tirando su col naso.
Paul e Michelle si guardano e restaurano subito la comunicazione persa con quell’interruzione.
Abbiamo un identico paio di iridi, lo stesso di papà, sembra dire Paul.
Grazie fratellone, sono contenta di averti ritrovato, è ciò che gli occhi lucidi di Michelle esprimono.
E poi, una taciturna richiesta, così lampante in quegli occhi tanto curiosi e nostalgici.
E Paul la accontenta, le parla di papà, questa volta con la voce.
Hubert Nikolai Iglar, un granduomo. Non a caso è lui l’artefice di quei due gioiellini insieme nella stessa stanza d’ospedale.
Senz’altro sta sorridendo lassù, adesso. Lui ha sempre saputo tutto, della gita, dell’Ippogrifo, tutto. E senz’altro attendeva con ansia questo giorno.
Parla solo Paul, Michelle non riesce a proferir parola. Ma continua a comunicare con gli occhi, come solo lei, sua madre e suo fratello sanno fare.
E tutto il vuoto creato dal tempo in tutti questi anni sembra riempirsi pian piano, ad ogni notizia, ad ogni evento degno di nota.
Afron rientra, adesso sorride. È serena, è uno dei più bei giorni della sua vita.
E vale lo stesso per i suoi figli, ne è certa.
Nulla, adesso, può andare storto. Nothing can go wrong.
 
***
 
Aeroporto di Eufrasia.
“Michelle!”
Maddalena affonda il suo viso nei boccoli dell’amica.
“Non sai quanto mi sei mancata!”
“Anche tu, Madda”
Elias la guarda, sospettoso.
“Dove sono le tue valige?”
Maddalena verifica quella notizia. Dilata gli occhi sorpresa.
“Michelle, cosa sta succedendo?”
“Ragazzi, ho ritrovato mio fratello, io e mia madre non possiamo separarci da lui”
“Ma… Maracaibo?” chiede Elias, attonito.
“Andiamo, abbiamo sempre stentato ad arrivare a fine mese, mia madre non ha mai avuto un lavoro in regola. La vita qua è meno cara”
“E dove vivrete?” chiede Maddalena, rassegnata. È triste dover dire addio ad una delle persone più importanti della propria vita, ma comprende le sue ragioni. E la comprensione e la ragione aiutano sempre ad affrontare le perdite.
“Nel castello del re, Paul è amico della principessa. Il sovrano ha gentilmente ospitato me e mia madre”
Michelle e Maddalena si abbracciano.
“Ci sentiremo spesso, me lo prometti?” chiede la mora, incalzante.
“Ti invio una e-mail tutti i giorni!” le fa Michelle, cercando di cacciare indietro le lacrime.
Ma Elias non riesce a rassegnarsi.
“Non puoi!”
Michelle si volta verso di lui.
“Andiamo, Eli, cerca di capirmi”
“Io, capirti? Come ti permetti di farmi questo?”
“Ti prego, non complicare le cose, è già abbastanza difficile così”
Le gocce salate cominciano a scendere copiose.
Come allo specchio, Elias la imita.
“Come puoi, Miky, come puoi farmi del mare così? Non lo sai che ti amo? Non te ne sei accorta in tutti questi anni?”
“Non è vero, Elias, non raccontarti storie…”
“È la verità, io sono pazzo di te, come puoi chiedermi di vivere così distante da te?”
“Ma perché stai peggiorando la situazione? Lo dici solo per non farmi andare via… Ti prego, è meglio così, ci sentiremo te lo prometto…”
“Cosa me ne frega?” urla Elias, ferito. “Io ti voglio con me, sei solo un’egoista!”
 “Elias, per favore…”
La ragazza compie qualche passo incerto.
“No, stai ferma dove sei!” Elias, con gli occhi lucidi, la osserva per l’ultima volta, come cercasse di fissare per sempre quell’ultima immagine nella mente.
Quindi, scappa via.
“Elias!” urla Michelle. Si copre il viso con le mani.
Maddalena l’abbraccia, e quando è costretta ad andare a prendere l’aereo, è sostituita da Hellen. La principessa piange con lei, partecipa emotivamente a quella dolorosa separazione.
I ragazzi guardano l’aereo sollevarsi da terra e partire, allontanarsi sempre di più, diventare un puntino nero nel cielo azzurro e, infine, sparire.
Michelle non la smette di singhiozzare.
Le mancherà Maracaibo, ma sa che la scelta che ha preso è quella giusta. Il domani lenirà il dolore. Rimpiange solo quella brusca separazione da Elias.
Tomorrow it may change… Tomorrow it may… change…


N. A. Ed eccoci con un'altra scheda personaggio  ossia quella del maghetto Edward!


Nome: Edward Sergej
Cognome: Dumidov
Nickname: Ed
Data di nascita: 1 Marzo 1991
Occhi: verde
Capelli: nero
Altezza: 1,70 m
Genitori: Roman Leonyd & Regina Mylena
Fratelli: Valerya Beatrix (1987)
Status scolastico: non ha mai frequentato alcuna scuola
Città natale: Ratmanov, Russia
Lingue parlate: inglese, russo, giapponese
Condizione economica familiare: povera
Personaggio/creatura nella storia: fattucchiere

Mi raccomando continuate a votare! I prossimi candidati sono: Michelle, Theodorus, Andres, Aida o Georjane!!

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