gemini moon

di Marti Lestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. fruscio ***
Capitolo 2: *** II. permesso ***
Capitolo 3: *** III. cura ***
Capitolo 4: *** IV. puntuale ***
Capitolo 5: *** V. bianco ***
Capitolo 6: *** VI. corsa ***
Capitolo 7: *** VII. vergogna ***
Capitolo 8: *** VIII. nero ***
Capitolo 9: *** IX. FutureFic ***
Capitolo 10: *** X. libreria ***
Capitolo 11: *** XIII. primo ***
Capitolo 12: *** XV. male ***
Capitolo 13: *** XVII. catena ***
Capitolo 14: *** XVIII. KidFic ***
Capitolo 15: *** XX. sigaretta ***
Capitolo 16: *** XXIII. ghiaccio ***
Capitolo 17: *** XXIV. aroma ***
Capitolo 18: *** XXVII. one bed only ***
Capitolo 19: *** XXX. first kiss ***
Capitolo 20: *** XXXI. tomba ***



Capitolo 1
*** I. fruscio ***


Questa raccolta, nella sua interezza, partecipa al “Writober” di fanwriter.it

DISCLAIMER: I personaggi che compaiono nel canon e tutto ciò che è relativo alla saga di Harry Potter appartiene a J.K.Rowling, ma tutto il resto fa parte del mio personale headcanon. Grazie dell’attenzione e buona lettura ☾

 


 


gemini moon

I.


 

[ giorno 1 — fruscio ]  
 

Ho sempre associato Albus a dei rumori. Le foglie che si muovono sugli alberi. Stormi di rondini in volo. Il bollitore che fischia sul fuoco. La puntina del giradischi. La birra spillata nel vecchio pub in Sidney Street. Il fruscio delle tende alla finestra aperta — quando si arrampicava e si lasciava cadere sul tappeto, e parlavamo tutta la notte mentre il resto della casa dormiva. E, dopo, il fruscio delle coperte quando si arrampicava e si lasciava cadere sul tappeto — e mi raggiungeva nel letto già caldo, e lo stringevo, le spalle forti e larghe per la boxe, i fianchi stretti e i capelli di seta. 

[ 107 parole ]
 


 

NOTE: non avrei dovuto partecipare al writober, quest'anno, sono sincera e lo ammetto, ma Albus e Scorpius mi chiamavano. A parte questo, sarà una raccolta scritta molto di getto, in base all'ispirazione del momento, quindi non ho al momento nessuna idea su quali prompt usare e su come procedere. Sarete schiavi della mia ispirazione come lo sono io, mi spiace. Detto ciò, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Da raccolta di drabble potrebbe benissimo diventare una raccolta di flashfic, comincio a dirvelo. E il rating da giallo potrebbe salire, anzi, salirà senz'altro. Ma lo specificherò, ovviamente. Ah, dimenticavo, come scritto nell'intro, si tratta di un universo senza magia, e la raccolta sarà ambientata tra Cambridge, Londra e la campagna inglese.

Ok, ho finito, giuro. Ora scappo.

Se volete mi trovate su instagram.

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Capitolo 2
*** II. permesso ***


gemini moon
 
II.
 
 

[ giorno 2 — permesso ]  

Mi chiede sempre il permesso, Albus. 

“Posso abbracciarti?”

“Posso baciarti?”

“Posso spogliarti?”

 

Rispondo sempre “sì”. 

“Sì.”

“Sì.”

“Sì.”

 

“Per favore. Sì.”

Per favore.”

Sono sempre risposte che sottintendono un bisogno — bisogno di lui e del suo corpo caldo, io che ho sempre freddo.

 

“La tua pelle è fredda,” mi ha detto la prima volta che mi ha spogliato e toccato.

 

Albus mi chiede sempre il permesso — io gli chiedo perdono.

“Scusa se ti ho fatto male.” 

 

Male al corpo, male all’anima. 

Gli do’ il permesso di frugarmi dentro, e poi chi si fa male è lui.

 

[ 98 parole ]

 

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Capitolo 3
*** III. cura ***


gemini moon
 
III.


 
[ giorno 3 — cura ] 
 

“Scusa se ti ho fatto male.”

Scuoto la testa — come tutte le volte.

“No, non mi hai fatto male. Non mi fai mai male,” aggiungo questa volta. 

“Neanche bene, però.”

“Soltanto bene, Scorpius.”

 

Non sa ancora che lo amo — non gliel’ho detto, e lui non l’ha capito. 

 

Mi prendo cura di lui invece di urlargli i miei sentimenti. Non so come potrebbe reagire, e io ho paura di perderlo. Gli scaldo la pelle fredda finché non smette di tremare, e nelle notti d’inverno lo tengo nel mio abbraccio un po’ di più, lo trattengo, non voglio che scivoli via. Non posso permetterlo. 

 

Mi bacia, le sue braccia intorno alla mia schiena, le mani aperte come a volermi trattenere. Non sa che non vado da nessuna parte. Non andrei mai da nessuna parte, senza di lui. 

 

“Posso prendermi cura di te?” gli chiedo. Non gliel’ho mai chiesto. 

Scorpius mi guarda con occhi nuovi. Cerco di leggerli, due pozze limpide e brillanti.

“Non lo fai da sempre?” mi chiede di rimando.

 

Non rispondo, non serve. La sua testa trova lo spazio tra il mio mento e le clavicole e lì si ferma. Aspiro il profumo dei suoi capelli e chiudo gli occhi. 
 


 

NOTE: grazie mille per l'accoglienza che avete riservato a questa raccolta ♡

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Capitolo 4
*** IV. puntuale ***


WARNING: in questo capitolo affronto il tema della depressione, quindi metto un warning per chiunque lo consideri un tema sensibile; non meno importante, sono aperta a qualsiasi precisazione/consiglio in merito, nel caso in cui lo riteniate opportuno. 
Buona lettura e grazie per l'attenzione ♡

 

gemini moon
 
IV.


 
[ giorno 4 — puntuale ] 
 

Sdraiato sul letto quasi tutto il giorno, mi crogiolavo nella mia condizione sospesa — qualcosa che avevo voluto, e che forse avevo addirittura cercato. 

 

Avevo perso l’appetito. Non mi preoccupavo dei chili persi. Insieme ad essi, mi sembrava di aver perso anche lui. 

 

Quando avrei potuto combattere per lui, non l’ho fatto. Ho scelto di non farlo. Ma lui era qui. È stato qui tutto il tempo. Puntuale, arrivava proprio quando avevo più bisogno di lui. Non se n’è andato mai. Perché? Perché hai scelto di restare, Albus?

 

È il peggiore dei miei crimini. 

L’ho corrotto, e lo so. Lo so e dovrei pagare, per questo. 

L’ho lasciato cadere. L’ho visto cadere. 

E dentro di me ho pensato, “ora è come me, lui e io siamo uguali.” 

 

Non sono mai stato il meglio per lui. 

Non lo sono mai stato.

Eppure come mai lui è stato il meglio per me?

 

Gli mentivo. Dicevo bugie dritte alla sua faccia bella, pelle nivea e capelli come la notte più scura. Occhi del colore dell’erba verde del prato quando ci correvamo da bambini. 

 

Gli mentivo più volte al giorno — quando gli dicevo che stavo bene, quando gli dicevo che sì, avevo mangiato qualcosa appena sveglio, quando gli dicevo che era mio fratello. Ironico. Puntuale nelle mie bugie, arrivavano quando più mi sentivo esposto. Fragile.

 

Era diventata una droga, per me. Mentire. Così come lo era lui. Ma non gliel’ho mai detto, insieme a tante altre cose. 

 

Ma lui ha sempre cercato di rimanere. È rimasto. Puntuale. Nonostante tutto. 

 

Mi auto-isolavo, eppure lo sapevo. Lo sapevo che sarebbe rimasto. E io rimanevo nascosto. E mentivo. Puntuale.

 

Ho distrutto tutto, di lui. Ogni cosa. Dentro la sua testa, e fuori di lui. Ho giocato con i suoi sentimenti una partita che non ero disposto a perdere, quando alla fine ho quasi perso lui. Sì, quasi.

 

Eravamo diversi, lo siamo sempre stati, fin da bambini. Albus è così sensibile, anche se lo negherebbe. Mi ha dato il meglio di lui, e io l’ho trascurato. 

 

Prometto di non dimenticare la mia colpa. Lo prometto. 

Perché dovrebbe vedermi ora, da solo, seduto qui, in questa casa vuota, una casa vuota che comunque mi ricorda lui in ogni angolo, ché c’è lui, solo lui, in ogni angolo, in ogni sogno.

È difficile tenere a bada i ricordi, ma me lo merito. Merito qualsiasi punizione lui decida di infliggermi. 

 

Non sono mai stato il meglio per lui. 

Non lo sono mai stato.

Eppure come mai lui è stato il meglio per me?

 

Non se n’è andato.

Avrebbe potuto.

 

È rimasto. 

 

(Ha smesso di essere puntuale, ma solo perché non se n’è andato più.)

 


NOTE: ho rimaneggiato questo capitolo più volte, mai convinta. Non mi capita spesso, nel senso che la maggior parte delle cose che pubblico la scrivo d'istinto, è raro che io ci torni sopra a metterci mano. Qui è successo. Quasi sicuramente per via del tema trattato, non c'è mai un modo giusto per affrontare certi argomenti. Per questo chiedo scusa nel caso qualcuno lo abbia ritenuto superficiale. Ho fatto del mio meglio, giuro. Capiamo qualcosa in più del rapporto che lega Albus e Scorpius, un po' in risposta al capitolo 2 e 3, visto che vi siete chiesti come e in che misura si sono feriti a vicenda.  

È il peggiore dei miei crimini. 
L’ho corrotto, e lo so. Lo so e dovrei pagare, per questo. 
L’ho lasciato cadere. L’ho visto cadere. 

E dentro di me ho pensato, “ora è come me, lui e io siamo uguali.”

In questo passaggio, Scorpius si incolpa di aver "corrotto" Albus con la sua omosessualità, ma ovviamente non è così. Sente di dover pagare in qualche modo. Chiaramente, fa tutto parte della sua condizione e delle paure che gli suscita.

Credo di aver chiarito più o meno tutto, non starò qui ad analizzare passaggio per passaggio, insomma, sono sicura che sia tutto comprensibile. 

Fatemi sapere cosa ne pensate, d'accordo?

Ho cambiato la raccolta da drabble a flashfic, visto che qui sforiamo decisamente le 110 parole; credo aggiungerò qualche warning e alzerò il rating ad arancione. 

Grazie a tutt* ♡

 


 
 

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Capitolo 5
*** V. bianco ***


gemini moon
 
V.


 
[ giorno 5 — bianco ] 
 

La sua pelle bianca è perfetta per scriverci poesie. Nudo tra le lenzuola, bianche, la sua schiena è una pagina. La punta delle mie dita, la penna che la solca. Ci scrivo sopra parole che sanno di eternità, interi passaggi di poemi, cavalieri e draghi, e filosofie greche di studiosi ormai addormentati. Lui mi lascia fare, è docile, silenzioso. La sua pelle reagisce al mio tocco, ma lui non si scosta. Mi osserva da sotto le ciglia folte, le braccia incrociate sul cuscino, la testa piegata verso di me. La sua bocca è inclinata in un sorriso. Sorrido anche io. Fuori, la luce bianca del crepuscolo.

 

[ 106 parole ]
 


NOTE: arrivo giusto per dire che questa drabble rimane piuttosto generica, come vi sarete accort*. Potete immaginare voi chi dei due sia il narratore, se Albus o Scorpius; io una mia idea ce l'ho, ovviamente, ma sono curiosa di sapere le vostre. Grazie di cuore a tutti voi che continuate a seguirmi ♡

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Capitolo 6
*** VI. corsa ***


gemini moon
 
VI.


 
[ giorno 6 — corsa ] 
 

Corro a perdifiato per il campus, il cappotto mi svolazza dietro la schiena come le piume di un uccello, corvino e di tempesta. Corro perché sono in ritardo, Scorpius mi sta aspettando, e anche se so che mi aspetterà, probabilmente anche tutta la notte, non posso fare a meno di voler arrivare in tempo, di rispettare il nostro orario, il momento più bello di tutta la giornata, quando finalmente siamo di nuovo insieme - fino al mattino. 

 

Corro a perdifiato come quando ero bambino, e correvo da casa mia a casa Malfoy. Le separa un declivio erboso e due siepi. Correvo per raggiungere il mio amico, il mio migliore amico, quando mi chiamava e mi chiedeva di andare da lui perché sua madre stava di nuovo male e suo padre aveva bevuto troppo, e lui aveva paura, e allora mi arrampicavo fino alla sua finestra e ci chiudevamo in camera e rimanevamo abbracciati tutta la notte sotto le sue coperte. 

 

Corro a perdifiato da sempre, con Scorpius, per Scorpius. Tutti mi dicono sempre che ho un buon fiato. In palestra, gli altri pugili mi guardano con ammirazione. A me non interessano i loro complimenti, o le loro belle parole. Tutto il fiato che ho, lo conservo per Scorpius. Sono sempre pronto a correre, ogni qual volta lui ha bisogno di me. 

 

Corro a perdifiato per il campus e raggiungo il suo dormitorio. Lo vedo seduto nell’incavo della finestra, un libro in mano. Alzo la testa e attendo che si accorga di me. Quando lo fa, quando finalmente abbassa lo sguardo e mi vede, il suo sorriso illumina la mia sera. 

 

“Sei qui,” dice. 

Annuisco. “Ho corso per arrivare in tempo.”

“Ti dico sempre di non correre, Al.” 

Scrollo le spalle. “Va bene.” 

“Dài, sali.” 

Sorrido e corro di sopra. 
 


NOTE: stasera sono di corsissima (anche io)! Spero questo nuovo capitoletto vi sia piaciuto! A domani ♡

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Capitolo 7
*** VII. vergogna ***


gemini moon
 
VII.


 
[ giorno 7 — vergogna ]
 

Vorrebbero farmi provare vergogna. Vorrebbero vedermi strisciare nel buio, in angoli mal illuminati, lontano dalla luce del giorno, in dimensioni che esistono solo di notte. Ma io non provo vergogna. Non ho nemmeno paura. Temo solo di far soffrire Albus. Non voglio che si faccia male a causa mia, l’unico mio desiderio è vederlo felice. L’unica fiamma che alimenta il mio incendio. L’unico motivo per cui metto un piede davanti all’altro — ed esisto. Vorrebbero farmi provare vergogna — ma l’unica vergogna che potrei mai provare è quella di vedere Albus vergognarsi di me. Ma Albus non prova vergogna. Non ha nemmeno paura. Non ne abbiamo — insieme.

 

[ 111 parole ]  



NOTE: altro giorno, altra corsa. Ho pochissimo tempo, scusate. Per domani non ho nulla di pronto, spero di riuscire a pubblicare qualcosa. Nel caso aggiornerò nei prossimi giorni. Un abbraccio 

 

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Capitolo 8
*** VIII. nero ***


warning: menzione del tema 'morte'.
 

gemini moon
 
VIII.


 
[ giorno 8 — nero ]
 

Ho sempre associato Albus a dei rumori*. E a dei colori, anche. 

 

Il nero non è mai stato un colore felice, per me. Nere erano le tende drappeggiate del salotto dietro le quali mi nascondevo quando papà aveva bevuto troppo e il suo ritorno a casa mi sorprendeva fuori dalla mia stanza e non facevo in tempo a scappare via. Nero era quel tè che mi preparavano per colazione, tutte le mattine, e che trovavo pronto in sala da pranzo e che era forte giù per la mia gola - non mi piaceva. Neri erano i vestiti che indossavano al funerale di mamma e tutti piangevano e mamma era vestita di nero, distesa nella cassa, e la bara era bianca ma la terra l’aveva sporcata. 

 

Il nero ha cambiato colore, con Albus. Neri sono i suoi cappotti, lunghi fino ai piedi, e che appende all’ingresso quando viene da me la sera, e le cui tasche, profonde, contengono di tutto: caramelle, libricini di poesia, matite. Nere sono le sue mani quando lavora la terra nel suo giardino nelle giornate estive, ci fa crescere le ortensie verdi e viola, e le sue unghie sono scure e le lava sotto l’acqua nel lavandino sul retro. Neri sono i suoi capelli sparsi sul cuscino, il corpo, nudo, disteso sul mio letto, e gli occhi chiusi, sereni, di chi dorme sognando.
 


NOTE: l'* rimanda al capitolo 1, prompt fruscio
 

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Capitolo 9
*** IX. FutureFic ***


warning: menzione del tema 'morte'.
 

gemini moon
 
IX.


 
[ giorno 9 — FutureFic ]
 

Mi sveglio e non è accanto a me. Il respiro infranto, il sudore mi cola lungo il collo e sul petto. Ho freddo. La finestra è aperta e sul cassettone c’è una foto. Sua. I capelli biondi pettinati, il sorriso che ricordo, il completo scuro. Gli occhi di cielo. L’ultima volta che li ho visti erano chiusi, le sue labbra serrate, il suo corpo composto in una bara troppo piccola. Mi passo una mano sul viso, cerco di placare i demoni che, ogni notte, da ormai un anno — da quando non c’è più — popolano i miei sogni. E i miei giorni. Camminano al mio fianco come spettri. Ma lui no. Tu non ci sei mai. Non riesco a vederti, Scorpius. Perché non riesco a vederti?

 

Mi sveglio ed è accanto a me. Il respiro infranto, il sudore mi cola lungo il collo e sul petto. Ho freddo. La finestra è aperta e sul cassettone c’è una foto. Nostra.

 

Mi sveglio ed è accanto a me. Un altro di quei sogni. 

 

“Tutto bene?” mi chiede.

“Scusa, ti ho svegliato.”

“Non importa. Un altro sogno?”

“Sempre lo stesso.”

“Me lo vuoi raccontare?” chiede, un gomito appuntato sul materasso. Me lo chiede tutte le volte.

Scuoto la testa. E come potrei? 

“Un giorno lo farai? Quando non ti farà più male?”

Non smetterà mai di farmi male. Solo, non posso dirglielo. 

Mi giro e lo guardo. Gli sorrido. Riesco a distinguere il suo viso alla luce della luna. Gli accarezza una guancia. 

“Ora dormi, d’accordo?”

Mi si fa vicino e annuisce. “Anche tu.”
 


 

NOTE: non odiatemi, please, è stato (solo) un incubo, giuro. 

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Capitolo 10
*** X. libreria ***


gemini moon
 
X.


 
[ giorno 10 — libreria ]
 

La piccola libreria su All Saints Passage è uno dei miei posti preferiti, a Cambridge. Mi ricorda quando papà e mamma mi ci portavano, mamma era ancora una studentessa di lettere quando sono nato, papà studiava legge e lavorava in un bar per arrotondare. Frequentavano comunque la libreria “The Black Raven”, dove il proprietario prestava loro i libri da leggere in cambio di un loro consiglio per i lettori che poi metteva esposto in vetrina insieme ad altri consigli, promuovendo i libri del mese. Così erano tutti contenti, diceva. I miei leggevano gratis e a lui giravano bene le vendite. I consigli attiravano i clienti, quasi tutti studenti, ma anche qualche professore. 

 

Non ho smesso di andare alla libreria su All Saints Passage, ma ho ripreso a frequentarla da vero e proprio cliente soltanto quando mi sono trasferito nel campus. E ovviamente ci ho portato Scorpius. È diventata un po’ la nostra meta fissa la domenica mattina, quando ci alziamo con calma, facciamo colazione con croissants francesi pieni di burro e caffè nero e amaro in una piccola caffetteria all’angolo, e poi ci immergiamo in All Saints Passage, chiusi da ogni parte dagli antichi palazzi, uno spicchio di cielo che appare e scompare tra i comignoli. 

 

Stiamo lì anche delle ore, inconsci del tempo che passa. È il nostro rifugio. Il silenzio è compensato dalle risa e grida dei bambini provenienti dal piccolo giardinetto di fronte al St John’s College, e dalla vita che si consuma, seppur piano, al mercato dietro l’angolo. Ed è una vita lenta anche quella della Black Raven. Ora ci lavora la figlia dell’ormai ex proprietario, si chiama Alhena* ed è silenziosa, avrà l’età dei nostri genitori, e ci permette di stare seduti al lungo tavolo con le sedie scompagnate per tutto il tempo che vogliamo. Ci ricorda che sta per chiudere per la pausa pranzo e allora ci alziamo a malincuore, paghiamo e torniamo a casa, non prima di aver passeggiato un po’, i libri nel sacchetto di carta sotto il braccio.
 


NOTE: oggi arrivo presto, approfitto del prompt della lista pumpINK visto che stasera non riuscirò a pubblicare. Che dire, uno dei miei capitoli preferiti, finora. Spero piaccia anche a voi.

Alhena si riferisce ad Alhena Lestrange, un mio OC. Quindi, il riferimento al corvo nel nome della libreria non è affatto casuale. 

A presto e grazie a tutti coloro che ancora mi leggono ♡

 

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Capitolo 11
*** XIII. primo ***


gemini moon
 
XIII.


 
[ giorno 13 — primo ]
 

È stato il primo di tante cose, Albus. 

È stato il primo a mettere piede in camera mia, quand’eravamo bambini e leggevamo i fumetti insieme.

È stato il primo ad abbracciarmi, all’infuori di mia madre.

È stato il primo con cui ho ammesso ad alta voce di essere gay.

È stato il mio primo (e unico) migliore amico.

È stato il mio primo (e unico) amore — e vorrei che fosse anche l’ultimo. 

È stato la prima volta così tante volte — è stato tutte le prime volte della mia vita.

 

[ 91 parole ]

 

È stato il primo di tante cose, Scorpius.

È stato il primo bambino al quale abbia deciso di rivolgere la parola di mia spontanea volontà.

È stato il primo a farmi sentire accettato nonostante la mia timidezza. 

È stato il primo a dirmi che avrei dovuto scriverle, le poesie, oltre che leggerle. 

È stato il mio primo (e unico) migliore amico.

È stato il mio primo (e unico) amore — e vorrei che fosse anche l’ultimo. 

È stato la prima volta così tante volte — è stato tutte le prime volte della mia vita.

 

[ 94 parole ]
 


 

NOTE: torno dopo una piccola pausa con una coppia di drabble; spero vi siano piaciute, fatemi sapere 

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Capitolo 12
*** XV. male ***


gemini moon
 
XV.


 
[ giorno 15 — male ]
 

“Dici che non ti faccio mai male*, e allora questi cosa sono? Cosa sono, Albus?”

Alzo i suoi polsi davanti ai nostri visi, voglio che anche lui li veda, i lividi esposti, la sua pelle vulnerabile segnata dalle mie dita. Voglio che anche lui veda cosa sto vedendo io: il male che gli faccio. Costante. 

Scuote la testa. “Succede quando sogni, Scorpius. Non sei tu.”

Sono io a scuotere la testa, ora. “Lo dici sempre. Non riesco a capire come tu riesca ancora a crederci.”

“Io non ci credo, Scorpius, io ne sono sicuro. Lo sai invece in cosa credo?”

Non gli rispondo. Attendo.

“Credo in noi due. Solo noi due. Non mi serve altro.”

“Ti faccio del male, Albus. Chissà quant’altro male potrei farti, a questo punto… Ho paura di andare a dormire, sai?”

“Shhh,” sussurra, attirandomi contro il suo petto. Profuma di buono — di casa. “Non devi avere paura. Ci sono qui io.”

“Tu non puoi esserci sempre. Non ci sarai sempre.”

“Invece sì. Per tutto il tempo che mi vorrai qui.”

Non rispondo. Albus sa che il concetto di tempo è difficile, per me. Non misuro la mia vita in anni ma in ore. Lascio che scorrano, decido un po’ per volta — vivo, un po’ per volta. 

Albus mi tiene al caldo, lentamente torniamo a dormire.


 

NOTE: l'asterisco fa riferimento al capitolo 3 ; grazie per aver letto 

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Capitolo 13
*** XVII. catena ***


gemini moon
 
XVII.


 
[ giorno 17 — catena ]
 

“Ho una cosa per te.”

Mi giro a guardarlo, sono sorpreso. Di solito non ci facciamo regali.

Scorpius tira fuori un sacchettino di velluto verde dalla tasca del cappotto. Siamo seduti nel mio giardino, è autunno. Le foglie cadute ricoprono l’erba rigida. I rami degli alberi nudi nel cielo grigio acciaio. Nuvolette di condensa escono dalle nostre bocche. Scorpius si stringe a me, ci teniamo al caldo a vicenda. 

Lo osservo aprire il nodo che tiene chiuso il sacchetto, le dita leggermente tremanti per il freddo, la pelle arrossata. Mi riprometto di chiedere alla nonna di confezionargli un paio di guanti di lana alla prima occasione. 

Prende la mia mano e, sul palmo, lascia scivolare una catenina. È dorata e sottile, le maglie intrecciate finemente. È quasi impalpabile nella sua levità. La guardo, stupito, la bocca leggermente aperta. C’è un ciondolo a forma di croce, con incastonati dei brillantini. Quasi non si notano, ma riflettono la poca luce che ci circonda. 

“Scorpius…” inizio. La voce mi muore in gola.

“È per te. Apparteneva a mia nonna.”

Scuoto la testa. “Non posso, è.” Di nuovo quel nodo. 

“Sì che puoi. Te la sto regalando. Ora è tua. È per sempre tua.”

“È troppo, e poi è una cosa di famiglia, appartiene alla tua famiglia,” balbetto, nervoso. 

“Non preoccuparti, non è niente di maledetto, anche se noi lo siamo. Un po’.”

“Non intendevo questo.” Alzo il viso a guardarlo. Non voglio che lo pensi.

“Lo so.” Annuisce. Sorride. Ha il più bel sorriso del mondo. “Ma ti prego, Albus. La nonna l’ha data a me prima di morire, e io la sto dando a te. Non sto morendo, tranquillo,” aggiunge ridendo. La sua risata fa volare via uno stormo di uccellini rintanato da qualche parte sui rami sopra di noi. 

Rido anche io. “Sarà meglio per te.”

“Prendila. Per favore.” La sua voce è impregnata di supplica, e come faccio a dirgli di no? E poi comunque non voglio dirgli di no. 

“Mi aiuti a indossarla?” gli chiedo.

Scorpius acconsente, io mi volto dandogli la schiena e lui mi aggancia la catena dietro la nuca. Mi deposita un bacio sulla pelle e rabbrividisco al tocco delle sue labbra calde. Poi mi abbraccia da dietro, appoggia la testa alla mia schiena, le mani intrecciate sul mio petto. Metto le mie mani sulle sue. Chiudo gli occhi.

Intorno a noi, solo il rumore del giardino. Dentro di noi, solo il battito dei nostri cuori.
 


 

NOTE: oggi sono di corsa ma vi abbraccio 

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Capitolo 14
*** XVIII. KidFic ***


gemini moon
 
XVIII.


 
[ giorno 18 — KidFic ]
 

“Albus, aspettami.”

 

Mi affanno sulle mie gambe corte, sono più basso di Albus, e più magro. Nonna Narcissa mi porta sempre cose buone da mangiare e mi dice “mangia, tesoro mio, è buono”, e io amo le cose che mi porta la nonna, sono le mie preferite. A volte la mamma si dimentica di dire al cuoco cosa preparare e non mangiamo niente. Però Thomas - il cuoco, appunto - mi chiama in cucina poco prima di andare a dormire, quando la mamma si è già ritirata e ha preso le sue pillole e papà ronfa sulla poltrona in salotto con la televisione accesa sulla BBC News, e mi fa trovare una tazza di latte e biscotti, mi fa segno di fare silenzio e io ridacchio, e lo ringrazio. “Non bisognerebbe andare a dormire con la pancia vuota,” dice sempre.

 

“Albus, non correre.”

 

Albus si volta e mi aspetta. Ha il fiatone anche lui, non solo io. Mi sorride. “Quando arriviamo in cima ci aspetta il pasticcio della mamma,” dice. So che ce l’ha nello zaino, e immagino Ginny Potter, i lunghi capelli rossi sciolti sulla schiena come una sirena delle favole, che gli mette il pezzo di pasticcio nello zaino e gli dice “dividilo con Scorpius, d’accordo?” Mi piace casa Potter, è sempre calda e accogliente. E profuma di buono. Mi piace soprattutto quando Albus mi invita a dormire e dormiamo nello stesso letto anche se Harry, suo padre, mi prepara una brandina che sembra anche molto comoda, e io lo ringrazio tanto, proprio come mi hanno insegnato, “ringrazia sempre, Scorpius”. Dormiamo insieme e ci svegliamo insieme, e il profumo della colazione arriva fino a noi e scendiamo ancora in pigiama (io non posso, a casa, i Malfoy si vestono sempre per scendere ai pasti) e Ginny ed Harry stanno finendo di preparare, insieme, e ci sono i pancakes, e James e Lily, i fratelli di Albus, scendono dietro di noi, anche loro in pigiama, assonnati. 

 

“Vieni,” sussurra Albus. Mi tende una mano e io la prendo. È calda, ed è grande, più grande della mia. Non la lascio andare quando sono al suo fianco. La conservo nella mia. “Guarda che spettacolo,” aggiunge. 

 

Da lì in cima si vede tutta la valle e anche le guglie di Cambridge all’orizzonte. Il cielo è limpido e terso, l’autunno è intorno a noi, le foglie scricchiolano sotto i nostri piedi. 

 

“Un giorno studieremo lì,” aggiunge Albus sedendosi per terra e tirandomi giù con lui. Io mi lascio cadere con un sospiro. “Sarà bellissimo.”

 

“Pensi già a quando andremo all’università?” ridacchio.

Albus scrolla le spalle, lo zaino ancora addosso. “Sogno che faremo tutto insieme, Scorp.” 

“Tu vuoi fare tutto con me?” chiedo timidamente. Mi sembra ancora strano che Albus Potter abbia scelto di essere proprio mio amico, tra tutti. 

Lui annuisce. “Tutto, sì. Sei il mio migliore amico.”

“E tu sei il mio,” rispondo subito. 

“Siamo come fratelli.”

 

Non so se voglio essere suo fratello. Forse preferisco solo essere suo amico. Ma non glielo dico. Non capisco bene neanche io il perché. 

 

“Allora, questo pasticcio?” 
 


 

NOTE: ho cercato di scrivere questa storia dal punto di vista di uno Scorpius bambino, spero che abbia reso anche solo vagamente l'idea. Grazie per aver letto sin qui 

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Capitolo 15
*** XX. sigaretta ***


soundtrack: “best” di gracie abrams
 

gemini moon
 
XX.


 
[ giorno 20 — sigaretta ]
 

A volte ricordo. 

A volte ricordo il periodo in cui non c’ero. 

È stato doloroso, Albus? Hai sofferto? Scusami.

“Ti mancavo?”

“Sì, sempre.”

 

A volte ricordo — immagini.

Il passare delle stagioni fuori dalla mia finestra. Gli alberi carichi di gemme a primavera. Il vento caldo dell’estate sulle guance. La neve che cadeva da cieli piombati. Il profumo di bruciato dell’autunno e dei suoi falò. 

 

A volte ricordo — volti.

Mia madre vestita di bianco, ma non ricordo se fosse davvero lì. Sorrideva, quindi forse non c’era. La chiamavo e, “se n’è andata, Scorp, non c’è più”, e allora chiudevo gli occhi e cercavo di vederla di nuovo. Lei non si faceva mai attendere. 

Mio padre accigliato, i capelli venati di bianco, la sua stempiatura; il tremore alle mani; gli occhi lucidi; la sua schiena quando lasciava la stanza senza aver detto neanche una parola. 

Mia nonna vestita di nero, l’ho sempre vista vestita di nero, da quando sono nato. Sedeva sul bordo del letto e sentivo il suo peso piegare il materasso, il suo calore lungo il mio fianco. Mi teneva la mano e mi raccontava le sue giornate, così, come se niente fosse. Poi, quando faceva buio, solo quando faceva buio, mi baciava sulla fronte e se ne andava. Credeva che non vedessi le sue lacrime, ma io vedevo tutto.

 

E Albus. Albus Albus Albus.

 

Seduto nel vano della finestra, rannicchiato nel suo cappotto e nei suoi maglioni, gli occhiali sul naso, la spira di fumo di sigaretta che usciva dalla stanza e fuori nella sera, o nei tramonti aranciati dell’estate. Fumava Lucky Strike, e ogni volta che penso a lui vedo quel piccolo bersaglio rosso proprio sopra il suo cuore*. Ora non fuma più, ha smesso.

 

“Milton è a mio avviso il massimo poeta di lingua inglese, più grande di Shakespeare*”, mi ha detto un giorno. Si è voltato dopo aver finito di fumare, e invece di alzarsi e venire verso di me è rimasto là dove stava, inquadrato nella finestra, il nero della notte dietro la schiena ma lui brillava come una stella. “Non so perché te l’ho appena detto, pensavo volessi sapere cosa ne pensavo.”

 

Ricordo di aver sorriso. 

Forse il primo sorriso dopo mesi. 

 

A volte ricordo. 

A volte ricordo il periodo in cui non c’ero. 

È stato doloroso, Albus? Hai sofferto? Scusami.

“Ti mancavo?”

“Sì, sempre.”

 

“Come hai fatto a stare senza di me?” gli ho chiesto dopo.

“Non era come se fossi senza di te, non esattamente. Tu eri qui, sei sempre stato qui, ma allo stesso tempo non c’eri. Eppure rimanevi.”

“Non avevo altro posto dove andare, dove sarei mai potuto andare?”

“Rimanevi perché hai scelto di rimanere. Qui. Con me.”

“Anche tu. Anche tu sei rimasto.”

Dove sarei mai potuto andare? Il mio cuore era qui.”

Allora mi ha preso una mano e se l’è messa sul cuore, proprio dove vedevo quel piccolo bersaglio rosso. 

“Il mio cuore è qui.”



 

NOTE: dopo una breve pausetta, ritorno oggi con questa flash, che diciamo si collega a stretto giro con il capitolo 3. Avete ascoltato la canzone? Se non l'avete fatto, fatelo, è bellissima, e Gracie è bravissima.

Una piccola precisazione, ora:
* fumava Lucky Strike, e ogni volta che penso a lui vedo quel piccolo bersaglio rosso proprio sopra il suo cuore”
Milton è a mio avviso il massimo poeta di lingua inglese, più grande di Shakespeare sono due citazioni da Dio di Illusioni di Donna Tartt, uno dei miei libri preferiti (Henry Winter è uno dei miei personaggi del cuore, lo amo tanto), un capolavoro, e anche qui, se non lo avete letto, fatevi questo regalo. 

Detto ciò, spero questa raccolta continui a piacervi, io sono sempre su
instagram per chiunque voglia seguirmi.

Un abbraccio!

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Capitolo 16
*** XXIII. ghiaccio ***


gemini moon
 
XXIII.


 
[ giorno 23 — ghiaccio ]
 

Quand’ero piccolo sono caduto nel ghiaccio. Eravamo soliti giocare nella campagna intorno a casa, quei boschi erano come casa nostra, ne conoscevamo ogni anfratto e ogni albero. Il piccolo laghetto ghiacciava sempre, d’inverno. Prendevamo guanti e cappelli e andavamo a pattinare. Era una tradizione. Quell’anno, il ghiaccio non era abbastanza spesso.

 

Abbiamo litigato poco prima. Suo padre gli ha negato il permesso di venire e io non gli ho creduto, al telefono, quando ha chiamato per dire che non avrebbe potuto unirsi a noi quel pomeriggio. “Dì semplicemente che non vuoi venire, Scorp,” gli ho urlato, riattaccando malamente il telefono in ingresso. E così sono uscito con James e Rose.

 

Il ghiaccio non ha tenuto. È successo tutto velocemente. Un attimo prima sventolavo una mano verso mio fratello e mia cugina, invitandoli a raggiungermi, e l’attimo dopo ero sott’acqua, lo scricchiolio del ghiaccio come un presagio di morte. L’acqua non era fredda. Era più che fredda. Gelida. Una morsa letale che ti azzanna le viscere, ti paralizza, ti porta via il respiro e tu puoi solo annaspare — finché ne hai le forze. 

 

Quello che ricordo è di essermi svegliato nel mio letto, avvolto in strati di coperte, e Scorpius era accanto a me. Seduto su una poltrona accanto al mio letto, il capo reclinato sul materasso, una coperta sulle spalle. Dormiva, i capelli biondi scompigliati. In quel momento, James è entrato nella mia stanza e, senza proferire parola, mi ha semplicemente abbracciato, stretto, come James non mi aveva mai abbracciato. 

 

“Cos’è successo?” ho chiesto.

“Dopo,” ha risposto lui, spettinandomi. “I racconti dopo.”

Ho lanciato un’occhiata a Scorpius, senza parlare.

“È rimasto qui tutto il tempo. Non si è mosso dal tuo letto.”

“Tutto il tempo?” Ho deglutito. 

“Tre giorni, Al.”

“Ho dormito tre giorni?” Il cuore mi batteva all’impazzata.

James ha annuito. “Non preoccuparti, il dottore ha detto che è normale. Ora stai meglio, ma siamo stati preoccupatissimi.” 

“E Scorpius…” Non ho proseguito la frase, la voce mi è morta in gola.

“È rimasto. Punto. Non ha voluto sentire ragioni.”

“Abbiamo litigato,” ho detto. “Al telefono, poco prima di uscire…”

Ho guardato Scorpius e ho sentito gli occhi riempirsi di lacrime. Le ho scacciate via, non volevo piangere di fronte a mio fratello.

“Vado ad avvertire di sotto che ti sei svegliato, vorranno mandare a chiamare il dottore,” ha detto James, probabilmente per lasciarmi un po’ di spazio.

Ho annuito, e James è uscito.

 

Sono rimasto a fissare la testa bionda di Scorpius in silenzio.
 


 

NOTE: rieccomi, velocemente. Questa volta è Albus ad aver bisogno di Scorpius, e Scorpius è lì per lui. A presto con un altro capitolo 

ps grazie a tutt* coloro che sono arrivati fin qui con me e Albus e Scorpius ♡

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Capitolo 17
*** XXIV. aroma ***


un'altra kidfic per voi, ma penso si capisca leggendola.
 

gemini moon
 
XXIV.


 
[ giorno 24 — aroma ]
 

È il profumo del cioccolato a farmi alzare il viso. Le lacrime ancora fresche sulle guance, tengo le ginocchia rannicchiate contro il petto.

 

“Scorp?” 

La voce di Albus mi riporta a casa. Mi sento al sicuro.

“Sono qui,” rispondo.

 

La sua testa di capelli scuri fa capolino nella stanza in penombra. Mi sorride. 

“La mamma ci ha preparato la sua cioccolata calda. Che ne dici? Ti va?” 

“Non l’ho mai bevuta.”

“La cioccolata della mamma è la migliore del mondo. Vedrai.”

 

Albus mi tende la mano. È la prima volta che mi vede piangere per colpa di mio padre. Non mi ha chiesto niente, però, meno male, neanche quando mi sono presentato in lacrime a casa sua, e allora mi ha fatto semplicemente entrare e io sono fuggito a nascondermi in camera sua. Non ho voglia di parlarne, almeno per ora. 

 

Continua a tendermi la mano, così mi alzo in piedi e mi avvicino, traballante sulle gambe. Gli prendo la mano. Qui il profumo del cioccolato è più forte.

 

Albus mi sorride. Ancora. “Andiamo?”

Annuisco soltanto. Gli sorrido anche io. 

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Capitolo 18
*** XXVII. one bed only ***


gemini moon
 
XXVII.


 
[ giorno 27 — one bed only ]
 

Sento il suo corpo caldo accanto al mio. All’improvviso. È bello. È lui.

Il letto era freddo poco prima, le lenzuola avevano raccolto l’umidità della prima pioggia dell’anno. La mia pelle era fredda poco prima. 

 

(È strano come fosse lui, quello sempre caldo — prima. È strano come sia diventato io, quello sempre caldo — ora.)

 

È la prima volta che dormiamo nello stesso letto da che eravamo bambini - ed era tutto diverso, e non importava, e non ci toccava come ci tocca ora. E lui non mi ha mai toccato come mi sta toccando ora. E il mio respiro non ha mai inciampato come fa ora. 

 

Il letto è stretto contro il muro, nell’angolo. Il cono di luce della lampada disegna sagome sulla parete — di sogno. Le sue mani attorno a me, le mie sulle sue. La mia schiena contro il suo petto, lo sento respirare — è calmo come il mare all’alba. 

 

“Dormi?”

Scuoto la testa.

“Posso restare, Albus?”

“Puoi sempre restare, Scorpius.”

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Capitolo 19
*** XXX. first kiss ***


gemini moon
 
XXX.


 
[ giorno 30 — first kiss ]
 

Avevamo diciassette anni. Me lo ricordo perché Scorpius aveva compiuto gli anni il giorno prima, e io il giorno ancora prima. Diciassette anni. Sette anni da quando sua madre era morta — sette anni dalla nostra promessa. 

 

Volevo che mi baciasse da quando si era infilato nel mio letto, una notte di gennaio. Volevo baciarlo da che ho ricordo. E ci siamo baciati semplicemente, senza fuochi d’artificio o tramonti. Un fuoco lento mi è esploso nel petto e le sue labbra erano come miele. Le sue mani erano come seta. Mi hanno toccato le guance, e la punta delle sue dita vi ha lasciato segni indelebili. 

 

“Posso?” mi ha chiesto.

“Puoi,” ho risposto.

 

È stato il primo di altri, innumerevoli baci. Lo ricordo con tenerezza, è stato l’inizio di tante cose, per noi. È stata la conferma di ciò che credevo di sapere — su di me, su di lui, sul mondo. È stata una presa di coscienza veloce ma allo stesso tempo pacifica, ché già sapevo ciò che quel bacio ha soltanto sancito. Lo sapevo, l’ho sempre saputo. 

 

***

 

“Non so cosa voglia dire ciò che sto per dire,” inizia lui. “O meglio, so cosa vuol dire in linea teorica, non so cosa voglia dire per me, perché non l’ho mai provato prima.”

“Scorp,” rispondo, il respiro leggermente spezzato. Il cuore mi batte all’impazzata nel petto. “Per favore.”

 

“Ti amo, Albus.” Lo dice così, come si chiede a qualcuno di passarti il piattino del burro. “Ti amo, ti ho sempre amato. Quello che provo… Penso sia amore, non lo so, non l’ho mai provato per nessuno, prima, ma, se questo è amore, allora sono innamorato di te, alla follia, non penso ad altro, non penso ad altri, respiro con te, e per te, ogni giorno, ogni notte. Mi manchi anche quando siamo vicini.”

 

“Mi hai,” rispondo. “Mi hai sempre avuto. Amico, o amante, o qualsiasi altra cosa io sia per te. Posso essere qualsiasi cosa, per te. Tu mi ami, ma non sai cosa sia l’amore. Io lo so. Ed è questo. È quello che sento, ed è la stessa cosa che senti anche tu. Ti amo, Scorpius. Ora. Sempre.”

 

È semplice, in fondo. Ci sono state complicazioni, tra noi, e le abbiamo affrontate, ma in questo momento ci siamo solo noi, dove ci siamo baciati la prima volta, seduti sotto quello stesso albero nel mio giardino, mentre nel cielo albeggia e un sole estivo colora di rosa il mondo. Ci siamo solo noi — e il ricordo di quel primo bacio.  
 


NOTE: penultimo giorno di writober, a domani con l'ultimo capitolo 
 

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Capitolo 20
*** XXXI. tomba ***


warning: menzione del tema 'morte' (non dei protagonisti, non temete).
 
 
gemini moon
 
XXXI.


 
[ giorno 31 — tomba ]
 

Sulla tomba di mia madre, ho promesso. 

Sulla tomba di mia madre, ha promesso.

Sulla tomba di mia madre, abbiamo promesso.

 

L’abbiamo appena sepolta, una rosa bianca poggiata sul cumulo di terra fresca nel piccolo cimitero dietro Malfoy Manor. La nonna mi ha tenuto la mano per tutto il tempo, mi ricordo. 

 

Poi siamo rimasti solo noi — Albus e io. 

Mi ha preso la mano lentamente, come chiedendomi il permesso. Gli avrei permesso tutto, ma ancora non lo sapevo — non lo sapevamo. 

 

“Scorpius,” ha iniziato. “Voglio farti una promessa.”

Ho voltato la testa per guardarlo. Era serissimo. 

“Ti prometto che non ti lascerò mai.”

 

La testa ha preso a girarmi, le sue parole mi hanno fanno battere forte il cuore. 

“Lo prometti?” 

Albus ha annuito. “Lo prometto.”

Gli ho stretto la mano — era calda. 

“Te lo prometto anche io,” ho aggiunto. “Non ti lascerò mai e poi mai.”

 

Sulla tomba di mia madre, ho promesso. 

Sulla tomba di mia madre, ha promesso.

Sulla tomba di mia madre, abbiamo promesso.

 


NOTE: eccoci qui con l'ultimo capitolo di questo writober, quest'avventura pazzesca che, anche quest'anno, sono riuscita a portare a termine — se non interamente, almeno in parte, ma sono comunque soddisfatta del risultato. Ho seguito l'ispirazione, senza particolari programmi, ed è andata bene così. Con questi ultimi capitoli ho voluto colmare alcune piccole "mancanze", passatemi il termine, e narrarvi dei momenti significativi per i miei Albus e Scorpius. 

Qualche ringraziamento: intanto, grazie a tutti coloro che hanno seguito questa raccolta, dal primo all'ultimo; grazie alle belle personcince che, nelle recensioni, hanno dedicato del tempo a me e ai miei personaggi; infine, grazie a tutti quelli che, fuori di qui, mi supportano
 e sopportano 

Se volete rimanere in contatto, vi lascio il mio instagram: thebluehoour.

Grazie ancora - e buon Halloween a tutt* 

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