Una quotidianità straordinaria

di Rohan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Una quotidianità straorinaria







Sondaggio




Videl sospirò tirando le ginocchia al petto.
Gohan, sentendo l’ennesimo sospiro di quel pomeriggio, si alzò dalla scrivania e si diresse verso il letto, dove la sua ragazza aveva un’aria pensierosa. «Adesso ti va di parlare? È tutto il giorno che sei strana»
Videl scosse la testa, nascondendola poi in mezzo alle sue stesse ginocchia.
Il ragazzo si sedette accanto a lei e le passò una mano tra i capelli corvini. «Dai, sono preoccupato. Ho fatto qualcosa che non andava?» cercò di capire.
Non credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato nei suoi confronti, ma tante volte gli era capitato di pensare che fosse tutto a posto per poi scoprire un particolare -a cui lui non aveva dato importanza- che l’aveva fatta stare male.
«Sta’ tranquillo, non è colpa tua» lo rassicurò. «O almeno, non direttamente» continuò con un mormorio.
Gohan le si avvicinò ancora e le passò un braccio attorno alle spalle per stringerla a sé. «Se non mi dici che ti prende ti dovrò costringere a suon di solletico, lo sai?» le sussurrò all’orecchio, cercando di farla sorridere.
Ci riuscì, ma non poteva vederlo.
«È una cosa stupida, mi vergogno a parlarne» sussurrò, girandosi finalmente a guardarlo.
«E stai così giù per una cosa stupida?» chiese lui inarcando le sopracciglia.
Videl annuì, accompagnando il movimento con l’ennesimo sospiro di sconforto.
«Beh, se proprio non vuoi parlare» sussurrò con tono dolce, scendo la sua mano dalla spalla al fianco della ragazza, affondando un dito nella sua carne.
La giovane si irrigidì di colpo e lo guardò con gli occhi spalancati. «Tu non…»
«Mi stai costringendo tesoro, mi dispiace» le disse baciandole la tempia mentre la sua mano si preparava a farle davvero il solletico.
Videl si mise dritta all’istante. «Okay, parlo, ma non ti lamentare poi quando sentirai delle cose stupide» l’additò.
Gohan le sorrise dolcemente. «Niente è stupido se ti fa stare male. Non voglio vederti così giù» la rassicurò.
Videl si strinse nelle spalle e lo guardò negli occhi, girandosi per mettersi di fronte a lui. «Hai visto la lista che girava oggi in classe?» gli chiese.
Il Saiyan annuì. «Il sondaggio su chi era la più carina della classe?» chiese in conferma.
La ragazza annuì a sua volta. «A te è arrivato quello delle ragazze, a me quello dei ragazzi. Dio, è una cosa così infantile e stupida, vorrei tanto sapere chi è stato a farli partire» disse con rabbia.
Gohan sorrise. «Hai ragione, è una stupidaggine da bambini, ma qual è il problema? Cos’è che ti ha turbato?» le chiese gentilmente, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio.
«Il problema sei tu» sospirò la corvina.
Il ragazzo alzò gli occhi verso il soffitto. «Ovviamente» la prese in giro.
Videl incrociò le braccia al petto, indispettita. «Da quando hai partecipato al torneo e tutti hanno visto… questo» disse indicando il suo petto, le sue braccia e i suoi addominali, visto che aveva deciso di studiare senza maglietta visto il caldo di quei giorni. «Tutti sanno che dietro i tuoi abiti super formali c’è un fisico pazzesco e una forza incredibile. Anche se non te ne rendi conto, perché sei un tonto, guarda che l’intera scuola ti sbava dietro» sbuffò.
Gohan sbatté le palpebre un paio di volte. «Beh, anche dietro ai tuoi abiti larghi si nasconde un fisico pazzesco» ammiccò lui, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Videl sbuffò spazientita, alzandosi. «Vedi perché non volevo parlarne? Tanto non mi prendi sul serio» disse stringendosi nelle spalle.
Già era difficile ammettere la propria insicurezza, ci mancava solo lui che faceva l’idiota.
«Dai, volevo sdrammatizzare, non capisco dove sia il problema» disse alzandosi anche lui.
Eccolo lì, alto, bello, muscoloso, forte…
E lei… così piccola ed insignificante rispetto a lui.
«Ho paura che quando ti renderai conto di quante ragazze ti desiderano, mi lascerai per qualcuna più bella di me» ammise con tono triste e basso.
Abbassò la testa e si strinse nelle spalle, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo.
Odiava quell’insicurezza.
La sua facciata da ragazza forte ed indipendente crollava quando c’era lui di mezzo.
Aveva paura di finire con il cuore spezzato e di perderlo, ne aveva davvero una paura terribile.

Gohan udendo quelle parole l’abbracciò forte. «Anche se ci fossero tutte queste ragazze come dici tu, cosa pensi me ne possa importare se l’unica che desidero io è proprio qui tra le mie braccia?» le sussurrò all’orecchio.
Era sincero, lo sentiva.
Si sentiva un po’ rincuorata, ma non ancora del tutto.

«E se un giorno-» iniziò alzando il viso per guardarlo nuovamente negli occhi, ma Gohan la bloccò.
«Mai. Non succederà mai. Voglio te, amo te. Te e te soltanto. Non dovrai mai avere dubbi su questa cosa e se davvero dovessero venirti, devi dirmelo subito, così potrò ricordarti che ti amo più della mia stessa vita» le disse serio. «Non mi stancherò mai di te, del tuo sorriso, dei tuoi baci… mai, mai e poi mai» continuò sperando di essere stato chiaro.
Videl si strinse forte a lui. «Grazie» sussurrò.
Gohan sorrise ancora, prendendola poi per i fianchi e buttandola malamente sul letto, facendole scappare un gridolino di sorpresa. «E adesso ti faccio vedere quanto ti amo!» la minacciò scherzosamente, avventandosi sulle sue labbra, per un bacio che le avrebbe fatto girare la testa per un bel po’.
Spesso siamo vittime della nostra stessa insicurezza, non dovremmo dargli modo di farci sentire come se non fossimo abbastanza.
Per combatterla spesso abbiamo bisogno di una persona che ci ricordi quanto valiamo e quanto siamo volute bene, così come Gohan aveva fatto con Videl quella volta e come avrebbe fatto all’infinito se fosse stato necessario.
Fortunatamente per loro, però, non ce ne fu bisogno ancora per molto.






















Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! 
Sono passati più di due anni, ma ehi, chi non muore si rivede!
Spero che questa piccola OS vi abbia strappato un sorriso e spero di tornare presto con qualche nuovo capitoletto!


-Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Una quotidianità straorinaria







Legna da ardere


In una zona un po’ più appartata rispetto a dove si allenavano di solito, Gohan stava meditando mentre Videl continuava ad esercitarsi con la levitazione.
Avevano deciso di spostarsi lì perché Goten era diventato ingestibile e per la ragazza era davvero difficile concentrarsi e fare progressi significativi con un bambino che continuava ad urlare svolazzando a destra e a sinistra sopra la sua testa.
Non l’avrebbero ammesso, ma ad entrambi non dispiaceva stare insieme da soli.
Anche se non stavano interagendo l’un l’altro, il solo pensiero di essere vicini li faceva sentire sereni.

Con la coda dell’occhio, Gohan notò con un sorriso soddisfatto di quanti centimetri la ragazza si fosse sollevata da terra.
Era davvero orgoglioso di lei, aveva una forza d’animo e spirito d’intraprendenza invidiabile.
Inoltre, anche se soprattutto all’inizio, faceva la scontrosa, lo ascoltava alla lettera, facendolo sentire un ottimo insegnante.
D’un tratto però, il ragazzo sentì qualcosa di umido bagnargli le spalle e, prima che potesse realizzare, scoppiò un violento temporale.
Videl spalancò gli occhi sentendosi improvvisamente fradicia e cercò lo sguardo di Gohan.
Il ragazzo l’afferrò per il polso e volò con lei tra le braccia a bassa quota, arrivando ad una vecchia casetta di legno, entrando immediatamente.
«Scusa per non averti chiesto il permesso» disse facendola scendere dalle sue braccia, chiudendo poi la porta dietro di loro.
Videl scosse la testa, sorridendo imbarazzata. «Non fa nulla, era un’emergenza. Anzi, grazie» disse sincera.
Si guardò intorno, stringendosi appena nelle spalle.
La casetta era formata da un solo unico ambiente, dove c’erano una cucina sulla destra, due grandi finestre una di fronte e una sopra la stessa, un divano con davanti un vecchio tappeto verde e viola e proprio di fronte a loro un camino con accanto una catasta di legna da ardere.
«Questa baita è di mio nonno, ma è praticamente abbandonata. Quella legna è lì da anni ormai» disse il ragazzo grattandosi la nuca.
Non voleva passare per uno che entrava in casa della gente senza permesso.
Videl spostò lo sguardo su di lui e annuì. «Ah, ho capito. Beh, è carina» disse con un lieve sorriso.
Stava gelando.
Gohan si affacciò ad una delle grandi finestre sospirando. «Secondo me pioverà ancora per un bel po’» disse più a se stesso che alla ragazza.
«Dici?» chiese infatti lei, come spaventata.
Il ragazzo si girò a guardarla, confuso per quel tono. «Qualcosa non va? Avevi qualche impegno?» chiese curioso avvicinandosi a lei.
Non avrebbe mai ammesso di sentire freddo, a lui che sembrava fresco come una rosa.
«No, no. Penso solo che forse ci annoieremo qui… non posso levitare tanto o rischio di sbattere la testa sul tetto» disse indicando il tetto che per fortuna non era troppo alto.
Gohan annuì, posandosi una mano sotto il mento per pensare. «Qualcosa ci verrà in mente per ammazzare il tempo» borbottò cercando di farsi venire in mente qualche idea.
Videl si strinse nelle spalle, indicando il camino. «Potremmo accenderlo se ti va» buttò giù lì, sperando di non essere scoperta.
«Ma certo!» esclamò il mezzo Saiyan battendo un pugno sul palmo della mano. «Ti insegnerò ad accendere il fuoco con il tuo ki!» continuò entusiasta.
Videl esultò internamente, felice di potersi finalmente scaldare.
Lo vide prendere una matassa enorme di legna ed infilarla dentro al camino tutta insieme e le venne un po’ da ridere, poi lo vide sedersi per terra davanti a quella montagna.
«Vieni qui che ti insegno» disse facendole cenno di accomodarsi accanto a lui.
La giovane annuì e lo guardò con aria curiosa, sedendosi al suo fianco.
«Bene, come ti ho insegnato il primo giorno che sei venuta a casa mia ad allenarti, ognuno di noi ha un ki. Sei riuscita già a padroneggiarlo, ma adesso dobbiamo imparare a creare una vera e propria sfera e lanciarla dove vogliamo» spiegò gentilmente.
Videl annuì avvicinando le mani come il loro primo giorno di allenamento insieme.
Sperava tanto che con la sua aria innocente sarebbe riuscita nel suo intento… era tanto stanca e infreddolita.
«Scusa, ma… come lanciare?» chiese con tono fintamente confuso.
Aveva visto lui e Goten allenarsi, sapeva benissimo di che cosa stava parlando.
Gohan creò una piccola sfera di energia e la scagliò contro la legna, accendendo istantaneamente il fuoco davanti a loro. «Ah, ops»
Videl si morse il labbro esultando nella sua mente.
L’aveva fregato.



























Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! 

Ecco qui il secondo capitolo di questa piccola raccolta.
Niente di ché, lo so, ma sto cercando di sbloccarmi e tornare a scrivere come un tempo... mi manca molto.
Purtroppo il sito e il fandom non sono più quelli di dieci anni fa, quando mi sono iscritta, però mi piace sempre tornare dopo anni a rileggere le mie stesse storie, quindi ho deciso che continuerò a pubblicarle anche se non vengo considerata da nessuno.
Inoltre nessuno scrive mai Godel, devo rimediare in prima persona.
E niente, alla prossima!


-Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Una quotidianità straorinaria







Misure


Gohan alzò gli occhi al cielo mentre, per l’ennesima volta, sua madre insieme ad una sarta, si apprestava a prendere la misura esatta del suo pantalone.
Mancavano più di sei mesi alle nozze e da quando aveva acquistato il vestito che avrebbe indossato quel giorno, ovvero due settimane, sua madre lo costringeva tutti i giorni ad indossarlo per poter prendere qualsiasi misura possibile e: accorciarlo, stringerlo, alzarlo, allargarlo, allungarlo.
Qualsiasi. Cosa.
Anche opposte tra loro.
Non ne poteva più.
E, ovviamente, ogni volta che usciva fuori dalla sua camera vestito così lei scoppiava a piangere dall’emozione.

«Secondo me andrebbe un po’ accorciato qui, che ne pensa?» disse prendendo l’orlo del pantalone e mostrandolo alla sarta che, poverina, era ormai esasperata.
«Signora va già bene» la rassicurò la donna.
Chichi scosse la testa con forza. «Va bene non è abbastanza, deve essere perfetto!» insistette.
«È perfetto!» esclamarono all’unisono il povero Gohan e la sarta.
Gli occhi di Chichi si riempirono di nuovo di lacrime. «Ma… il mio bambino… deve sposarsi» disse emozionata.
Gohan sospirò circondando con un braccio le spalle della madre. «Mi sposo, è una cosa bella. Non è l’abito con la quale devi seppellirmi, non c’è bisogno di trasformare questo evento in una tragedia» la rassicurò.
Prima che lei potesse ribattere però, il suono del campanello attirò l’attenzione di tutti.
Goten, che fino a quel momento aveva ignorato tutti, troppo intento a guardare la televisione, aprì il portone senza nemmeno chiedere chi avesse suonato.
Con un sorriso sul volto, Videl si mostrò ai presenti, cambiando immediatamente espressione nel momento in cui il suo sguardo si posò su Gohan.
Si tappò gli occhi immediatamente, gemendo frustrata. «Non volevo vederti!» disse mettendo su il broncio.
«Dai, vado a cambiarmi, entra» le rispose lui affettuosamente, mentre si dirigeva verso camera sua per mettersi qualcosa di decisamente più comodo.
Videl sospirò entrando definitivamente in casa. «Uffa, volevo la sorpresa» mormorò tenendo ancora il broncio.
«Dice che il vestito è perfetto» disse con un singhiozzo Chichi.
La giovane le si avvicinò preoccupata. «Che cos’è successo?» le chiese mentre con un cenno della mano salutava la sarta che ne aveva approfittato per scappare via.
«Il vestito… è perfetto. Gohan non ha più bisogno di me» continuò con lo sguardo basso.
In quel momento, il ragazzo in questione entrò in cucina, udendo le parole della madre, capendo finalmente perché era più ossessiva del solito.
«Ma cosa dici, avrò sempre bisogno di te, mamma!» esclamò andandola ad abbracciare forte. «Chi pensi che chiamerò quando avrò voglia di mangiare qualcosa di buono?» le disse affettuosamente, beccandosi una linguaccia da parte di Videl.
Chichi sorrise rincuorata. «Davvero non mi abbandonerai?» chiese.
Era così fragile.
Anni di abbandono da parte del marito l’avevano cambiata e demoralizzata un sacco, anche se riusciva a nasconderlo davanti agli altri.

«Certo che no! Ci vedremo sempre, te lo prometto» la rassicurò ancora con un sorriso.
Videl sorrise. «Se poi ha ancora voglia di sistemare abiti… io devo ancora prendere le misure corrette per il mio, può darmi una mano se vuole» propose.
Gli occhi di Chichi brillarono. «Davvero posso?» chiese entusiasta, ricevendo un cenno d’assenso da parte della nuora.
La donna abbracciò la ragazza dagli occhi blu e Gohan si sentì estremamente fortunato ad avere due donne che lo amassero come nessun altro al mondo.
















Angolo dell'autrice:

Salve a tutti ed eccomi qui con un nuovo capitolo.
Spero vi dia un piccolo momento piacevole di distrazione.

A presto!

-
Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Una quotidianità straorinaria







Segreto

 
Immerso nel verde dei monti Paoz, Gohan si beava del tepore del sole di maggio.
Attorno a lui solo la tranquillità dello scroscio del fiume a pochi passi di distanza.
Se ne stava comodamente seduto sull’erba, con la schiena appoggiata al tronco di un albero, mentre in mano teneva un libro.
Un libro che parlava di teorie sull’origine dell’universo e che lo faceva sentire piccolo ed insignificante, in contrasto con il peso della responsabilità che invece sentiva nei confronti del pianeta e degli altri esseri umani.
Il flusso dei suoi pensieri, però, fu interrotto quando qualcuno gli strappò malamente il libro dalle mani e lo chiuse con un colpo secco.
«Ehi!» esclamò con disappunto.
Alzò gli occhi e si ritrovò davanti lo sguardo furente di Videl.
«Ehi!» esclamò invece lei per un saluto alterato.
Il ragazzo si alzò maledicendo il tronco che l’aveva sostenuto per tutto quel tempo.
Lo bloccava, lui voleva scappare.
«Che ci fai da queste parti?» chiese il ragazzo alzando gli occhi al cielo, non riuscendo a sostenere lo sguardo della corvina.
La ragazza gli mollò un pugno sul petto, facendolo gemere di sorpresa. «Gohan, giuro che se scappi di nuovo, come oggi dopo la scuola, io vado da tuo padre e chiedo tutto da lui» lo minacciò incrociando le braccia al petto.
Gohan sospirò dondolando la testa.
L’idea di scappare nuovamente non gli dispiaceva, ma suo padre era veramente ingenuo e avrebbe raccontato ogni cosa a Videl.
Non poteva rischiare, doveva proteggere la sua famiglia e inoltre aveva una paura matta di spaventarla così tanto da farla scappare per sempre da lui.
Si sedette di nuovo con la schiena appoggiata al tronco dell’albero, sicuro che la ragazza davanti a lui non stesse bluffando. «Cos’è che vuoi sapere?» domandò fissandola negli occhi con uno sguardo serio.
Videl sbuffò, sedendosi al suo fianco. «Non fare il finto tonto, lo sai benissimo. Hai ammesso di essere il guerriero dai capelli d’oro, di essere stato tu a sconfiggere Cell… al torneo hai sprigionato un’energia che…» si bloccò un attimo, non sapeva nemmeno a cosa paragonarla. «Immensa, un’energia immensa» tagliò corto.
«Okay» annuì lui. «E allora?»
«E allora insegnami. Mi hai insegnato a volare, voglio imparare pure a trasformarmi e ad essere così forte, come hai fatto tu» gli disse seria.
Gohan le sorrise bonariamente. «Non posso» rispose semplicemente, alzandosi di nuovo.
Lei scattò in piedi come una molla. «Sì invece! Sei un ottimo insegnante e-»
Lui la bloccò con un cenno della mano. «No, non capisci. Non è una cosa che tu possa fare»
Lei gli lanciò uno sguardo offeso, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Tu non hai fiducia in me, guarda che posso farcela!» esclamò insistendo.
Lui le sorrise intenerito. «Io credo in te e so che se ti metti qualcosa in testa ti impegni al massimo per raggiungere il tuo obbiettivo, ma non è questo il caso. Non puoi farlo»
«Sì che posso e te lo dimostrerò, devi solo spiegarmi come» insistette ancora.
Lui emise un lamento alzando gli occhi al cielo. «Ti ho detto di no e te lo sto ripetendo: no, non puoi Videl, rassegnati per favore e non farmi altre domande» cercò di chiudere il discorso.
«No che non mi rassegno! Mi dici solo che non posso senza darmi alcuna motivazione» lo rimbeccò alzandosi in volo di qualche centimetro per parare il suo viso davanti agli occhi del ragazzo.
«Sei una normale terrestre Videl!» scoppiò lui.
Lo torturava da giorni, era al limite.
«Che vuol dire?» chiese lei confusa, poggiando nuovamente i piedi per terra.
«Che sei una semplice umana. È vero, riesci a fare cose che solo in pochissimi riescono, sei senza dubbio fuori dal comune, ma sei comunque un’umana» spiegò lui
Lei fece un passettino all’indietro, confusa. «Parli come se tu non fossi… umano» sussurrò.
Lui scosse la testa, sconfitto e lei sgranò gli occhi, indietreggiando ancora.
Gohan sentì il suo cuore stringersi in una dolorosa morsa.
Ecco, l’aveva persa.
«Sei un cyborg?» chiese incredula, a bassa voce.
Tutto aveva senso adesso.
Si era innamorata praticamente di un robot, il mondo le stava crollando addosso.
«Eh? Cosa?! No!» si affrettò lui a dire, negando con le parole, con la testa e con le mani. «Sono umano anch’io, solo che non sono un terrestre… o almeno non al cento per cento»
Lo sguardo confuso, ma non più spaventato, di Videl lo convinse a vuotare il sacco.
Voleva che lei restasse nella sua vita, quel segreto li stava solamente dividendo.
Cominciò così a raccontarle delle sue origini, da quando, a quattro anni, era stato rapito dal fratello di suo padre e come avevano appreso di essere dei Saiyan.
Le confessò tutto, speranzoso che gli credesse e che non si spaventasse così tanto da scappare via.
«Capisci perché non puoi trasformarti?» le domandò, ricevendo in risposta solo un cenno d’assenso.
«Perché non me lo volevi dire?» gli chiese, portandosi le ginocchia al petto.
Gohan sospirò stringendo appena le spalle. «Non l’ho mai detto a nessuno, volevo proteggere la mia famiglia» disse un po’ incerto anche lui.
«Da me?» domandò ancora Videl, scrutandolo con i suoi occhi chiari.
Gohan arrossì, sentendosi fissato. «No, non da te… dal resto del pianeta. Non volevo che fossimo additati come mostri o fenomeni da baraccone. È per questo che è stato creato Great Saiyaman, per far sì che nessuno sapesse che io e la mia famiglia siamo… così» cercò di spiegare.
Videl fece un sorriso amaro e si alzò in piedi. «Ho capito» disse in un mormorio appena percettibile e si alzò lentamente in volo davanti agli occhi confusi del ragazzo. «Allora io vado» continuò scaturendo non poca confusione nella mente di Gohan che, non appena realizzò che stava per andare via, l’afferrò per la caviglia.
«Dove stai andando?» le chiese infatti.
Lei provò, senza alcun risultato, a divincolarsi. «A casa mia, lasciami andare» rispose iniziando ad essere seriamente infastidita.
Ecco fatto.
Le aveva raccontato tutto e lei si era spaventata tanto da voler ritornare immediatamente a casa sua.
Forse era giusto così, lui aveva la responsabilità di mantenere la pace sulla Terra, se un giorno quella responsabilità sarebbe stata la causa della sua permanente dipartita non voleva che Videl soffrisse allo stesso modo in cui aveva sofferto sua madre.
Probabilmente era meglio lasciarla andare e farle vivere tranquillamente la sua vita.
Mollò la presa, abbassando la testa, mentre sentiva il cuore spezzarsi.
Gli faceva così tanto male.
Dentro di sé sperava che a lei non importasse e lo accettasse per quello che era.
«Come hai potuto non fidarti di me?» la voce rotta di Videl, ancora fluttuante davanti a lui, nonostante fosse libera dalla sua presa, gli fece alzare gli occhi.
«Cosa?» riuscì solo a dire Gohan.
«Non me l’hai voluto dire perché volevi proteggere la tua famiglia da me. Da me, capisci? Dopo quello che abbiamo vissuto insieme, tu credevi che raccontandomi delle tue origini io avrei detto tutto in giro?!» esclamò stringendo poi forte le labbra.
Non sapeva se si sentiva più delusa o arrabbiata.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vedere le lacrime scendere sul suo viso, usò tutta la sua forza per ricacciarle indietro.
Gohan spalancò la bocca, alzandosi nuovamente. «Ma cosa dici? Io parlavo genericamente, non di te» si difese.
«Non l’hai detto nemmeno a me, sono giorni che scappi pur di non dirmelo, quindi, per logic-»
Il ragazzo la interruppe. «Avevo paura che ti spaventassi e non volessi più vedermi» confessò, sentendosi finalmente più leggero.
«Cosa?» questa volta fu lei, spiazzata, che riuscì solo a dire questo.
Perse la concentrazione a quelle parole, finendo di nuovo con i piedi sull’erba.
«Avevo paura che pensassi che sono un mostro… sai, un mezzo alieno il cui padre è venuto dallo spazio e che ha dei poteri distruttivi… non è proprio una cosa all’ordine del giorno»
«Un mostro?» chiese ancora lei, incredula.
Lui annuì, abbassando la testa.
Videl lo faceva sempre sentire così fragile.
«Gohan, i tuoi poteri e il tuo essere palesemente fuori dal comune sono la cosa che, fin dal primo giorno in cui ti ho conosciuto, mi hanno attratta a te sempre di più» gli ricordò.
«Sì, ma…» stava per controbattere, ma lei non aveva ancora finito.
«Il tuo senso della giustizia, il fatto che, come me, ti sei fatto avanti per difendere i più deboli e chi era in difficoltà, rischiando di essere scoperto e mettere a rischio la quiete della tua famiglia… tutte queste cose mi hanno portato ad innamorarmi di te giorno dopo giorno. È iniziato tutto con la voglia di smascherarti, perché ero certa che ci fossi tu dietro il guerriero dai capelli d’oro e dietro quel buffo paladino della giustizia, però poi mi hai intrigata sempre di più. Una forza impressionante, il saper volare, lanciavi raggi laser dalle mani, Dio non avevo mai visto niente del genere! E poi passare quei giorni insieme ad allenarci in vista del torneo, mi hanno fatto capire quanto tu sia pure dolce, sensibile e a tratti divertente. Tu non hai la più pallida idea di come mi sono sentita quando ci hanno detto che Majin Bu ti aveva fatto fuori… vuoi spiegarmi come tutto quello che abbiamo vissuto e che ho provato sarebbe potuto cambiare solo perché tuo padre non è un terrestre?» sputò fuori.
Basta segreti, basta mezze verità.
Alla base di ogni sano rapporto c’è la sincerità e se questo significava anche confessargli che era innamorata di lui, bene, tanto non riusciva più a nasconderlo.
Era palese per tutti, anche per i ciechi.
Per tutti tranne che per lui, visto che la sua bocca era spalancata dalla sorpresa.
Le tremarono un po’ le gambe al pensiero che lui potesse non ricambiare.
«Il pensiero di vederti scappare via da me mi terrorizzava» ammise dopo qualche secondo.
Videl sospirò. «L’unico che è scappato fin’ora sei stato tu» gli fece notare.
Lui le fece un mezzo sorriso. «Forse hai ragione» disse allungando le mani verso quelle di lei.
Le prese delicatamente tra le sue e decise di ricambiare il suo coraggio con un gesto altrettanto coraggioso.
Videl arrossì a quel contatto e sgranò gli occhi quando sentì le labbra di Gohan premere sulle sue.
Li chiuse subito dopo, beandosi di quel contatto che tanto aveva desiderato.
Gohan si staccò da lei dopo qualche secondo, sperando di non essere troppo rosso in viso. «Niente più segreti tra noi due allora?» le chiese, facendola sorridere.
«Sono io che lo chiedo a te» gli disse ricordandogli chi dei due aveva avuto un grosso segreto.
Lui si grattò la nuca ridacchiando. «Un promemoria per il futuro»
Quell’ultima parola fece tremare il cuore di entrambi.
Un futuro insieme senza alcun segreto.



































Angolo dell'autrice:
Eccomi qui, con molto ritardo come sempre.
Spero abbiate passato bene queste feste e vi auguro buon inizio anno.
Se siete arrivati fin qui, grazie e spero che il capitolo vi sia piaciuto.


-Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Una quotidianità straorinaria







Cicatrice

 
Adesso che Gohan e Videl convivevano da circa un mese, la ragazza aveva notato una cosa.
Non sapeva se fosse una sua paranoia o semplicemente una serie di coincidenze, quindi aveva deciso di farci attenzione meglio.
Eppure…
Videl entrò in bagno, ben sapendo che il ragazzo fosse lì dentro, in procinto di farsi una doccia.
Gohan la guardò con sorpresa, già privo di indumenti nella parte superiore del corpo, non aspettandosi di vederla spuntare così. «Ti serve il bagno?» chiese con premura.
Lei fece un sorrisetto malizioso, avvicinandosi a lui. «Vorrei fare la doccia» gli disse, ormai arrivata a pochi centimetri da lui.
«Ah» esclamò lui, richiudendo il bottone dei suoi pantaloni beige. «Vuoi farla tu prima» appurò, vedendo in risposta lei alzare gli occhi verso il soffitto.
«Con te» precisò.
Davvero c’era bisogno di specificarlo?
Gohan arrossì, sia per l’imbarazzo causato dalla sua mente che immaginava già loro due nudi in doccia, sia per l’essere stato così stupido da non aver capito l’intenzione della compagna.
Lei si mise dietro di lui e gli accarezzò le larghe spalle, per poi passare le mani davanti, a sganciare il bottone dei pantaloni poco prima riagganciato da lui.
Il ragazzo si girò prontamente, mettendosi di fronte a lei. «La tua idea è migliore della mia» ammise con un sorriso malizioso, ancora leggermente rosso sulle gote, lasciandole un dolce bacio a fior di labbra.
Uno, contò mentalmente Videl.
Lei lo assecondò e gli abbassò con un gesto fulmineo i pantaloni.
Improvvisamente accaldati, i due si ritrovarono nudi l’uno davanti all’altra nel giro di un minuto, pronti a bearsi del tepore dell’acqua calda.
«Prego» la invitò Gohan, con un gesto della mano, ad entrare in doccia per prima.
Due, decise di contare anche quello.
Ancora una volta, lei lo assecondò, entrando per prima, subito seguita dal ragazzo.
Non appena il box doccia fu chiuso, lei gli allacciò le braccia al collo, incatenando gli occhi chiari con quelli scurissimi di lui.
L’acqua cadeva su di loro incessantemente, bagnando i loro capelli che dopo pochi secondi erano già stati tirati all’indietro con un gesto della mano.
«Sei così bella» sussurrò lui con voce roca, abbassandosi per baciarla sulle labbra.
Videl combatté con tutta sé stessa per non cedere a quel bacio che si faceva ogni secondo più bollente.
Si staccò gentilmente da lui, reprimendo il suo desiderio.
Aveva una missione, non poteva lasciarsi distrarre.
Con una leggera smorfia di disapprovazione, Gohan scese con le mani dalla schiena della ragazza, ai suoi fianchi per poi ad allungarne una afferrando una bottiglia di bagno schiuma dietro di lei.
«Vuoi che ti lavi la schiena?» ne approfittò Videl, provando a girare attorno a lui per mettersi alle sue spalle, nonostante il poco spazio.
Lui la anticipò girandosi con lei, bloccandola poi in uno dei quattro angoli della doccia. «Direi che posso farcela anche da solo» cercò di prenderla in giro.
Tre.
Era palese.
Il motivo però, non lo capiva.
Ancora una volta, lei fece buon viso a cattivo gioco e gli sorrise amorevolmente.
Si lavarono alla svelta, senza che ci fossero altre effusioni o parole tra loro.
Videl l’aveva percepito però che Gohan stava volutamente facendo tutto con molta calma.
Evidentemente voleva finire dopo di lei.
Quattro.
Aveva abbastanza prove.
Lo assecondò di nuovo, uscì per prima dalla doccia, afferrò il suo accappatoio e quello di lui, porgendoglielo non appena uscì.
Gli sorrise dolcemente e si diresse in camera, prima di lui.
Il ragazzo sospirò di sollievo quando rimase solo in bagno, fiero di aver difeso ancora una volta il suo segreto in modo brillante.
Seh, certo.
Si asciugò i capelli e si recò in camera, dove la ragazza, ancora con l’accappatoio addosso e i capelli bagnati lo stava aspettando.
Senza darci troppo peso, si diresse verso il cassetto che conteneva la sua biancheria intima, trovandolo stranamente vuoto.
Si girò verso Videl, con uno sguardo confuso. «Che fine hanno fatto…?» lasciò la frase in sospeso, vedendola uscire da dentro il suo accappatoio un paio dei suoi boxer.
«Cerchi questi?» domandò con uno sguardo sospettoso.
«Sì, grazie!» esclamò lui, avvicinandosi per afferrarli, ma Videl li nascose prontamente di nuovo dentro l’accappatoio, facendo nascere in lui un’espressione confusa. «Perché?» domandò infatti.
«Spogliati» ordinò lei.
Gohan le sorrise in modo malizioso e si avvicinò all’interruttore della luce.
«No» lo fermò lei. «Luci accese» gli ordinò.
«Okay» sussurrò lui, ancora ignaro.
Fece scendere l’accappatoio dalla sue spalle, mostrandosi nuovamente nudo di fronte agli occhi della compagna.
Non sapeva cosa aveva in mente, ma lo stava stuzzicando.
«Adesso girati» gli ordinò.
Gohan si irrigidì. «Perché non ti spogli prima tu?» cercò di prendere in mano la situazione, ma Videl non avrebbe mollato.
«No, girati» ripeté lei.
Lui le si avvicinò con fare spavaldo, abbassandosi per baciarla, ma lei si scostò.
«Gohan non sono stupida» lo ammonì. «Anzi, mi hai già presa in giro per troppo tempo» continuò.
«Ma cosa dici?» chiese lui con voce grave.
Lei sospirò. «Non ti sei mai fatto vedere nudo, di spalle, da me. L’altro giorno, quando ti sei preoccupato che non trovavi i tuoi boxer mi hai fatto venire il dubbio, ma ora ne ho la certezza. Tu nascondi qualcosa e io in tutti questi anni non ci ho mai fatto caso, o meglio non ci ho mai dato peso» lo rimproverò, seria.
Gohan deglutì, sedendosi accanto a lei.
Lo sapeva, in fondo, che non avrebbe potuto nascondersi per sempre.
«Allora?» lo incitò lei, incrociando le braccia al petto.
«Sai che sono timid-» si bloccò immediatamente, fulminato dallo sguardo di lei. «C’è una cosa… una cosa che non voglio che tu veda» ammise, con tono basso
Videl annuì, invitandolo ancora ad andare avanti. «Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, solo che…» abbassò lo sguardo verso le sue ginocchia e afferrò un lembo di lenzuola per coprirsi, ricordandosi di essere completamente nudo.
«Mi fai preoccupare quando fai così. Devo aspettarmi qualche tipo di malformazione?» chiese leggermente ansiosa.
Lui fece spallucce. «Più o meno, insomma…»
Sospirò e, seduto stesso, diede le spalle a Videl, decidendo di mostrarsi finalmente, anziché provare a spiegare.
La ragazza passò gli occhi su tutto il suo corpo e sbatté le palpebre quando arrivò in fondo alla sua schiena, dove una grossa cicatrice rotonda era posta alla fine della sua colonna vertebrale.
Con un dito la sfiorò e lui si irrigidì immediatamente.
«Ti ho fatto male?» chiese allarmata.
Lui scosse la testa, girandosi nuovamente a guardarla negli occhi. «Non volevo che vedessi quella cicatrice» ammise.
Lei aggrottò la fronte, confusa. «Hai diverse cicatrici, non ti sei mai fatto alcun problema» gli disse con tono pacato, accarezzando con un dito la sua cicatrice sul braccio, ricordo del Cell Game.
Il mezzo Saiyan fece un mezzo sorriso. «È quella della coda» ammise. «Non deriva da alcun combattimento, è solo la prova della mia diversità» confessò la sua insicurezza.
Videl sentì il cuore stringersi in una dolorosa morsa, scendendo ad accarezzare dalla cicatrice alla sua mano, stringendola poi con la propria.
Mai si era dimostrato insicuro per una parte del suo corpo, era sempre stata lei quella insicura dei due.
Vederlo così fragile le faceva da una parte tenerezza e dall’altra la faceva sentire consapevole del fatto che era compito suo proteggerlo.
«Non sei diverso» gli disse, appoggiandosi contro di lui. «O almeno, non in senso negativo. Sei un ragazzo normale che tutto ciò che ha di diverso, come dici tu, è migliore rispetto all’ordinario» lo rassicurò.
Lui sorrise appena, apprezzando il suo tentativo atto a consolarlo. «Insomma, la coda non è che sia una qualità» le fece notare.
Lei scosse la testa. «È solo una cicatrice, come tante altre che hai tu e che ho anch’io. Ognuna di loro ha una storia e quella racconta le tue origini. Ti rende quello che sei» gli ricordò, accarezzandogli i capelli.
Rincuorato sinceramente, lui sospirò e le prese entrambi i polsi, bloccandoglieli sopra la testa. «Adesso tocca a me controllarti» decise di spezzare la tensione, facendola ridere.
Videl, divertita, cercò di divincolarsi, senza riuscirci.
Gohan infilò una mano dentro l’accappatoio di lei e afferrò i suoi boxer presi in ostaggio diversi minuti prima. «Eccoli qui!» esclamò afferrandoli.
Fece un balzo all’indietro, facendo ridere la compagna, e si rivestì. «E vai ad asciugarti i capelli, ti beccherai la febbre altrimenti!» la rimproverò con tono saccente.
Videl rise ancora, buttandosi con la schiena contro il materasso.
Lo amava, lo amava tanto.
Amava le sue insicurezze, il suo candore, il suo essere divertente e serio contemporaneamente.
Amava soprattutto il fatto che tra loro potevano essere se stessi senza alcuna remora.
E se qualcuna c’era, ci sarebbero stati sempre l’uno per l’altra per farla crollare.



















Angolo dell'autrice:
Salve a tutti e buona domenica.
Riprendendo un po'  il tema della scorsa volta, ovvero le origini di Gohan, ecco qui la quarta one shot di questa raccolta un po' sconnessa.
Mi sto letteralmente obbligando a scrivere e pubblicare, perché non voglio che la mia creatività muoia così come stava succedendo (o come era già successo)
Non mi fa, come sempre, impazzire questo capitolo, però mi piaceva l'idea di rendere anche Gohan un po' insicuro del suo corpo, non dobbiamo essere sempre e solo noi ragazze quelle paranoiche.
Comunque sia, spero apprezzerete e vi auguro buona giornata.

-
Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Una quotidianità straorinaria







Sogno


Con la fronte imperlata di sudore, Gohan si mise seduto di scatto sul letto.
Ci impiegò qualche secondo a realizzare che quello era stato solo un brutto sogno.
Si stropicciò gli occhi con le mani e si rese conto di quanto il suo respiro fosse accellerato e la sua bocca asciutta.
Scese la mano sinistra fino al cuore, per sentire i suoi battiti decisamente accellerati, e si impose di calmarsi.
Girò appena il viso e un leggero sorriso gli increspò le labbra non appena ebbe sulla visuale sua moglie che, con una mano fuori dalle coperte, toccava la mano della bimba che dormiva beata nella sua culla, attaccata al lettone.
Fece per alzarsi, ma l'altra mano di Videl lo trattenne debolmente. «Dove vai?» gli chiese in un sussurro.
Il ragazzo si girò nuovamente a guardarla e le posò una delicata carezza sui capelli corvini. «A prendere un bicchiere d'acqua» le rispose anche lui a bassa voce.
La giovane sorrise e lasciò la presa richiudendo gli occhi.
Gohan scese dal letto e lanciò un'altra occhiata a sua moglie e a sua figlia.
Non era al Cell Game.
Non stava vedendo suo padre sacrificarsi ancora una volta per la salvezza della Terra.
Non era in quell'inferno.
Era a casa sua, insieme a sua moglie e a sua figlia.




































Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi qui.
Piccolo capitoletto scritto così di getto in cinque minuti, nell'editor stesso di efp.
Un po' così, un po' triste senza motivo alcuno.
Niente, alla prossima :)

-
Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Una quotidianità straorinaria







Temperatura


Videl guardava apprensiva suo marito, sdraiata sul fianco accanto a lui.
Il mezzo Saiyan si rigirava tra le coperte con un'espressione corrugata sul viso.
La giovane posò delicatamente una mano sulla guancia accaldata di Gohan, sentendola al tatto bollente.
A quel tocco, però, il giovane si calmò istantaneamente e aprì debolmente gli occhi.
«Come ti senti?» chiese lei con tono pacato.
Gohan fece un sorriso forzato, mentre stringeva gli occhi per la fitta che aveva appena percepito in testa. «Potrebbe andare meglio» ammise con voce rauca, emettendo poi due forti colpi di tosse.
«Non è stata un'ottima idea mettersi sul tetto a meditare mentre diluviava» lo rimbeccò, appoggiandogli un dito sul naso.
«Meditare sotto un'acquazzone è una delle esperienze da fare almeno una volta nella vita» si giustificò tenendo gli occhi socchiusi. «La pioggia aiuta a concentrarsi» continuò guardandola con un sorriso furbetto sulle labbra.
Videl rise appena e si girò a prendere il termometro posato sul suo comodino, posto accanto al letto. 
Gohan, appena la vide con l'apparecchio in mano, aprì istintivamente la bocca, per permetterle l'accesso.
«Che bravo» lo prese in giro la giovane, poi lo cinse tra le braccia, facendolo appoggiare sul suo petto, dopo avergli messo tra le labbra il termometro.
Il mezzo Saiyan sorrise beato appena ricevette anche un bacio tra i capelli corvini, ammettendo mentalmente che farsi prendere la temperatura non era mai stato così bello.



































Angolo dell'autrice:
Niente da fare, Gohan con la febbre è il mio fetish (?) da sempre e per sempre.
Adoro troppo immaginarlo così cucciolino che sta male e si prende le coccole.
Spero di aver trasmesso un minimo la tenerezza che provo nell'immaginarlo io (?)
Buona giornata ♥

-
Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Una quotidianità straorinaria







Tromba


Da quando Gohan era entrato in pensione, sembrava aver perso la gioia di vivere.
Videl aveva agognato quel momento per anni, così da poter passare più tempo insieme e non vederlo stare ore e ore in quel dannato studio.
Gohan amava la sua famiglia, ma purtroppo alcune volte, involontariamente, si era trovato a trascurarla immergendosi nelle sue ricerche.
Ne aveva fatta di carriera, si era impegnato con tutto se stesso e aveva ricevuto molte gratificazioni.
Ma il tempo scorre, l'età avanza e anche per lui era arrivato il momento di passare il testimone alle nuove generazioni.
Ci aveva messo un bel po' a digerire questa situazione e ancora non riusciva a trovare un nuovo scopo per dare un senso alle sue giornate.

«Santo cielo Gohan, trovati qualcosa da fare... troviamoci qualcosa da fare!» cercò di spronarlo sua moglie. «Sai quante coppie aspettano la pensione per poter passare più tempo insieme?» gli chiese.
Lei, lei, lei non stava aspettando altro!
Gohan mugolò guardando il soffitto della cucina, mentre teneva in mano una brioche. «Sì, ma cosa?» borbottò.
Lei scosse la testa, sedendosi vicino a lui. «C'è chi decide di vivere girando il mondo, chi si iscrive in palestra insieme, chi prende lezioni di danza... ci sono centinaia di attività che potresti fare e che potremmo fare» gli disse guardandolo con un dolce sorriso sulle labbra.
Gohan posò gli occhi su sua moglie, ricambiando il sorriso, decidendo che doveva smetterla di farla preoccupare così.
Aveva ragione lei, adesso aveva tempo per coltivare le sue passioni o, perché no, dedicarsi a qualcosa che avrebbe sempre voluto fare, ma non ne aveva mai avuto il tempo.
«Hai ragione tesoro. Esco e cerco di trovare entro oggi qualcosa» disse alzandosi dalla sedia e posandole un bacio sui capelli.
Videl lo seguì, mordendosi il labbro inferiore. «Io veramente un'idea già ce l'avrei» gli disse prima che lui potesse uscire dalla porta.
Gohan le mostrò un largo sorriso. «Sì, anch'io» disse felice.
Sapeva perfettamente cosa avrebbe sempre voluto fare, ma non ne aveva mai avuto il tempo.
La moglie gli sorrise a sua volta e guardò la porta chiudersi davanti a lei.
Tornò in cucina e sorrise di cuore nel vedere il volantino della scuola di ballo che aveva accidentalmente lasciato sul tavolo.
Desiderava iscriversi da tutta la vita, sarebbero stati bellissimi ballando il liscio.
Non vedeva l'ora.
Sicuramente Gohan era andato all'indirizzo della scuola scritto sul volantino per fare la loro iscrizione.

Genuinamente felice, riprese a sistemare la cucina, immaginandosi già tra le braccia del marito, in una sala da ballo, circondati dalla musica e dall'atmosfera romantica.
Dopo circa un'ora, sentì la porta aprirsi e immediatamente Gohan fece capitolino in cucina.
«Ho sempre desiderato imparare a suonare la tromba!» esclamò entusiasta mostrando lo strumento musicale alla moglie che spalancò la bocca.
«Tu cosa?!» urlò, infatti, sconcertata. «Tu non mi distruggerai i timpani a suon di tromba!» esclamò afferrando il volantino ancora sul tavolo e spiaccicandoglielo sul petto. «Questo devi fare! Va' immediatamente ad iscriverci!» concluse alterata, guardandolo con sguardo infuocato.
«Ma... avevi dett-» provò a replicare.
«Di corsa!» lo interruppe lei, urlando.
Gohan mise il broncio e uscì di casa con il volantino sotto il naso.
Corso di ballo.
Bah... aveva sempre odiato ballare, m
a cosa non avrebbe fatto per quegli occhi azzurri.



































 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti ed eccoci qui con l'ultimo capitolo di questa breve raccolta.
Nonostante non sia stata seguita quasi per niente, mi è servita per sbloccarmi un po', infatti ho deciso di concluderla proprio perché ho in mente una long che voglio pubblicare al più presto e voglio concentrarmi solo su quella per fare un lavoro che mi soddisferà.
Spero che quest'ultimo capitolo vi strappi un sorriso in questi giorni di lutto costante per la scomparsa di
Akira Toriyama.
La notizia mi ha sconvolta, come avrà sconvolto penso tutti.
È grazie a lui che mi sono introdotta nel mondo della scrittura, che negli anni mi ha dato grandi soddisfazioni, oltre che essere una valvola di sfogo nei momenti bui.
Io, come milioni di persone, non smetteremo mai di dirgli grazie.
Vi saluto, a presto ♥


-Rohan♫ *e dal Gohan dentro l'armadio*

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