Le 5 fasi del dolore

di Sunnydafne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Negazione ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** Contrattazione ***
Capitolo 4: *** Depressione ***
Capitolo 5: *** Accettazione ***



Capitolo 1
*** Negazione ***


LE 5 FASI DEL DOLORE

 

Prima fase

FASE DELLA NEGAZIONE

“Non posso crederci”, “Non sta succedendo davvero”.

Nella prima fase la persona tende a negare la perdita. Il rifiuto della realtà può essere considerato un meccanismo di difesa che ha la funzione di risparmiare alla persona una sofferenza oltre misura.



🥀



INUYASHA

Dal fondo del pozzo sentivo le voci e le preghiere dei miei amici, amici sì, potevo chiamarli così, per la prima volta in vita mia avevo delle persone da chiamare amici, anzi no, famiglia. Un concetto strano per me, che dalla morte di mia madre non ne ho mai avuta una. 

Bizzarro come in questo momento la mia mente vaghi su questo concetto, sono appena stato risucchiato dal pozzo, che mi ha portato via dal futuro, dopo aver cercato Kagome per 3 giorni nel meido, e il mio pensiero va a quelle persone al di fuori dal pozzo. 

Sì, hanno bisogno di sapere cosa è successo.

Senza esitazione salto fuori.

Non oso incrociare i loro occhi, sento i tamburi dei loro cuori echeggiare prepotentemente nelle mie orecchie, so che aspettano da me delucidazioni su quello che è successo, ma davvero, non so neanche spiegare a me stesso cosa è accaduto, così li liquido con un semplice “Kagome è al sicuro” e mi allontano andando via velocemente. 

Non sono pronto a parlarne. 

Non sono pronto a sentire la mia stessa voce che ammette che lei non è più raggiungibile - questo è un pensiero che non riesco neanche a concretizzare. È più facile scappare, finché non lo ammetto a voce alta non diventa reale.

Così mi allontano da quel luogo e da quelle persone che grazie a lei sono diventati la mia famiglia.

Non so quantificare per quanto tempo ho corso, scappando da quegli eventi, nella mia mente impressa l'ultima immagine di Kagome tra le braccia di sua madre che invoca disperata il mio nome.

Tornerà, torna sempre da me.

Lo ha promesso.

Ha promesso di restare al mio fianco finché avrei voluto, quindi tornerà dopo qualche giorno con la sua famiglia. Poi tutto tornerà come prima, Naraku e frammenti a parte.

Sì, andrà così.

Mi fermai su un promontorio, il sangue mi scorreva così velocemente nelle vene che mi fischiavano le orecchie, il respiro corto detonava la quantità di chilometri che avevo percorso per arrivare sin qui.

Il tramonto era ormai vicino, con le sue sfumature aranciate e rosa, la vista era stupenda, un panorama mozzafiato. Ti sarebbe piaciuto.

Ti porterò qui.

Sì, ti lascerò stasera dalla tua famiglia, domani tornerò al pozzo, lo attraverserò e ti porterò a vedere il tramonto qui.



Il primo salto nel pozzo è stato un fardello.

Mi sono fermato davanti al labbro scrutando quelle buie e umide profondità cercando un elemento che mi indicasse che fosse diverso da ieri. Che quella sensazione di vuoto perpetuo fosse sparita riportando le vibrazioni della magia.

Chiudendo gli occhi con un sospiro profondo mi gettò nell'oscurità.

I miei piedi nudi toccano terra.

Il vuoto mi circonda.

Non c'è neanche bisogno di riaprire gli occhi per controllare.

Non ha funzionato.

Ho sbagliato qualcosa, sì, sicuramente. O forse sono nel futuro, è solo la mia percezione ad essere sbagliata, ma sono troppo codardo per aprire gli occhi e controllare.

Il mio naso non funziona bene, la luna nuova è vicina, forse non sento gli odori del tuo mondo per questo.

Non apro ancora gli occhi.

L'illusione mi è amica.

So che adesso chiamerai il mio nome e mi chiederai cosa sto facendo qui sul fondo senza muovere un muscolo. Entreremo in casa tua e mi preparerai una tazza di ramen. Al manzo, il mio preferito. Tua madre mi sorriderà e tuo fratello mi parlerà di un gioco che non capisco nella scatola magica, mentre tuo nonno leggerà il giornale seduto vicino a lui.

Normalità, che strana parola. La normalità del tuo mondo non dovrebbe appartenermi eppure la reputo tale.

Bizzarro.

Bizzarro e confortante.

Forza.. Uno, due... Tre.. Apro gli occhi.

“perché? ” la mia voce mi fa eco con questa domanda.




KAGOME

Vedere scomparire Inuyasha nel pozzo è stato uno shock, sono rimasta a guardare il vuoto per non so quanto tempo, solo la voce di mia madre mi risvegliò dall'intorpidimento dei miei sensi. La prima cosa che feci allora fu saltare nel pozzo, anche se in cuor mio sapevo che non avrebbe funzionato. Atterrai sonoramente nella terra secca e polverosa, le voci dei miei famigliari che chiamavano il mio nome preoccupati. Uscii dal pozzo con poche forze, ormai esausta dalla prova attraversata all'interno del gioiello, mi accasciai, svenendo tra le braccia di mia madre.

Quando riaprii gli occhi ero nella mia stanza, sul mio letto soffice e profumato. 

Che bella sensazione!

I ricordi dolorosi impiegarono un attimo a sforzarsi nel mio cervello, come uno tsunami arrivarono spazzando via ogni bella sensazione al suo passaggio.

Mi mancò l'aria per un momento, riprendere fiato fu un'impresa che richiese un paio di secondi, lunghi una vita. Quando il respiro tornò normale mi alzai a sedere, scesi dal letto e andai al piano di sotto, senza una parola camminai fino al pozzo, fermandomi solo davanti ad esso, osservando la sua profondità.

Non è la prima volta che si chiude.

È già successo e poi sono passata.. Forse ha solo bisogno di ricaricarsi di magia, o qualcosa del genere.

Annuendo a me stessa, mi girai sui tacchi e tornai a casa. 

Ci proverò tra qualche giorno, chissà forse verrà Inuyasha a prendermi prima che riprovo, rimproverandomi per averli fatti aspettare e preoccupare.



Aspettai 3 giorni, ero rimasta incastrata nella perla per 3 giorni, quindi pensavo fosse un buon numero di partenza. 

Ma non funzionò.

Mi sta sfuggendo qualcosa.. Il pozzo non può semplicemente chiudermi fuori! Sto sbagliando qualcosa, forse adesso funziona in modo diverso??

Mi scervellai a lungo, provando varie combinazioni di preghiere, amuleti e ofuda,ma puntualmente fallirono tutti. E fu lì, quel terzo giorno, sul fondo di quel pozzo asciutto, dopo aver provato decine di volte, che piansi le mie prime lacrime.

I kami non possono farmi questo. Non possono avermi fatto viaggiare nel tempo per quasi un anno e poi interrompere tutto.. Non possono avermi dato l'amore per poi togliermelo così! Non sta accadendo..

 

"perché?" La mia domanda non ricevette risposta. 





NOTE

Eccomi, come vi avevo anticipato, con una nuova fiction!!

È suddivisa in 5 capitoli, ed è già completamente scritta, quindi aggiornerò una volta a settimana. 

Questa piccola fic è la prima fase di una fiction dedicata ai 3 anni di separazione ( attualmente ho scritto solo il 1 capitolo, ma anche quest'altra sarà abbastanza breve), penso che la condividerò con voi non appena finirò Legame indissolubile, ma vedremo, vi aggiornerò! Intanto, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e che me lo facciate sapere. 

 

Un abbraccio 

 

Sunnydafne 



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Capitolo 2
*** Rabbia ***


Seconda fase

FASE DELLA RABBIA

 

“Non è giusto”, “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”. 

Durante la seconda fase la persona sperimenta la rabbia per la perdita, vissuta come ingiustizia. Si tratta di un passaggio molto delicato dell’iter psicologico e relazionale che può coincidere con il momento di massima richiesta di aiuto oppure con il suo esatto contrario (chiusura totale e ritiro in se stessi).



🥀



INUYASHA

“dannazione!!!”

Provai il pozzo, una volta, due volte, ma proprio non voleva farmi passare.. 

Anche tu hai provato?

“maledetto!!! ”

Maledetto il pozzo, maledetto il tempo, maledetti tutti!

“Inuyasha ” la voce di Shippo interrompe le mie maledizioni

“cosa vuoi marmocchio?” 

scontroso, scorbutico, arrabbiato; il mio tono non cela minimamente il mio stato d'animo. Il ragazzino lo percepisce e lui cambia umore, da timoroso, triste e preoccupato per me a terrorizzato e preoccupato per sé, la tristezza rimane sempre lì, come promemoria di ciò che ho perso.

Lo vedo titubare, incerto su come comportarsi, come rispondere, quindi abbaio una risposta prima di lui.

“cosa? Cosa, Shippo?? Sei qui per darmi la colpa di tutto come al tuo solito?” forse sono ingiusto, forse, ma non sono dell'umore di fargli da balia.

Il suo odore muta nuovamente facendo spazio a quella spezia che associo alla rabbia.

“Non prendertela con me, cane scontroso!” urla il ragazzino con coraggio ritrovato.

Mossa sbagliata.

Salto fuori dal pozzo, atterrando alle sue spalle; è ancora troppo lento, troppo inesperto, è un miracolo che sia sopravvissuto fin ora.

“perché diavolo sei qui?” non lo voglio qui, non voglio vederlo, non voglio vedere nessuno se non Kagome.

“il pozzo non è tuo, Inuyasha!” devo ammetterlo, il ragazzino ha trovato decisamente più coraggio del solito, ma si sbaglia se pensa che sarò gentile con lui solo perché ancora cucciolo, in fondo non c'è più nessuno a difenderlo da me.

“è il mio territorio!” schietto e sincero, il pozzo fa parte della mia foresta “ti voglio fuori dai piedi, subito, se tieni alla pelliccia”

Shippo rabbrivì, la sua spavalderia si perde nei lacrimoni che si formano nei suoi occhi.

“perché sei cattivo con me?” mi urla cercando e fallendo di trattenere un singhiozzo

“cresci Shippo, e fallo fuori dai miei piedi” il mio primo istinto sarebbe di prenderlo per la collottola e lanciarlo lontano, ma non ne vale la pena, fatica sprecata.

“ti voglio lontano dal pozzo” gli intimo, la minaccia è velata dietro ai miei occhi, il messaggio chiaro al cucciolo di volpe.

Lo lascio lì, per il momento non ho altro da fare al pozzo, mi allontano, la rabbia che mi taglia l'ossigeno. Tornerò al pozzo più tardi, al calar della notte. Non voglio essere in nessun altro posto in questa prima notte di luna nuova lontano da te. 

Arrivo nel cuore nella foresta, la mia foresta, ha cosa mi serve poi una foresta?! Stupidi umani.

Il mio respiro è sempre più corto, l'aria sempre più chiusa. Ho bisogno di spazio. Stupidi alberi.

Sfodero gli artigli, gli alberi cadono con tonfi sordi e cicatrici eterne.

 

L'area è sgombra, il mio respiro torna lentamente alla normalità, il cuore riprende le pulsazioni.

l'ossigeno è tornato.



Kagome

“sorella ” mi chiama Sota da dietro la porta chiusa della mia camera “c'è Ery al telefono ”

“dille che sto dormendo ”

“è la terza volta che chiama oggi, e altre 4 ieri, non posso mentirle ancora”

“Non puoi o non vuoi? ”

Sota rimase in silenzio

Uno strano senso di rabbia mi salì al petto, aprii la porta con violenza urlandogli contro

“Non sai fare niente! Cresci un pó, Sota ”

Scesi le scale di fretta, sollevando la cornetta, ma invece di portarla al mio orecchio l'ho sbattuta al ricevitore, concludendo così la telefonata. Ery sarebbe stata offesa, ma non mi importava.

Uscii fuori di casa, correndo al pozzo, aprii le porte così violentemente da farle quasi uscire dai loro binari. Mi avvicinai al pozzo, la rabbia mi ribolliva nel sangue, detti un calcio al legno, sentendo una certa soddisfazione nel gesto, che ripeterti più volte.

“è tutta colpa tua, stupido pozzo! Stupido, stupido” gridavo ad ogni calcio.

Dopo un'infinità di calci, non contenta, afferrai il bordo del pozzo cercando di stratronarlo

“ti odio, pozzo inutile!”

“fammi andare di là! ” continuai ad urlargli, saltandoci dentro incurante della mia incolumità.

Atterrata in malo modo sul fondo, le lacrime sostituirono le mie invettive senza senso.

“sorella” mi chiamò Sota dal bordo del pozzo

“LASCIAMI SOLA!“ gli gridai in risposta, continuando a piangere nell'oscurità.

Rimasi lì fino al calare della notte, anche mia madre provò a chiamarmi, ma niente riuscì a farmi muovere.

Era notte di luna nuova, la prima da quando eravamo stati separati. Altre lacrime si formarono nei miei occhi. Piansi fino ad addormentarmi in quel sudicio e umido pozzo. 

Inuyasha.. 

Quella fu la prima notte che ebbi incubi, quella fu la prima notte che iniziò la mia paura del buio.




Note 

Eccoci con il secondo capitolo, la rabbia. Che ne pensate? 

È una specie di sfogo scrivere questa storia, uno sfogo che voglio offrire a InuYasha e Kagome. 

 

Alla prossima e grazie a chi ha dedicato del tempo alla lettura. 

Sunnydafne 

 

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Capitolo 3
*** Contrattazione ***


Terza fase

FASE DELLA CONTRATTAZIONE.

 

“Superare questo momento mi renderà più forte”, “Se ne esco, giuro che non farò più gli stessi errori”. 

La terza fase è quella in cui la persona inizia a prendere atto dell’irreversibilità della perdita e a ipotizzare, pur nell’alternanza di momenti di sconforto e speranza, modi e strategie per riprendere il controllo della propria vita, valutando quali siano le risorse su cui poter contare e i nuovi progetti su cui investire le proprie capacità di resilienza



🥀



INUYASHA 

Provare il pozzo era diventato una sorta di rito, mi svegliavo la mattina, dopo una notte praticamente insonne, correvo al pozzo, saltavo dentro e ne uscivo, più sconfitto e di malumore di prima.

Quella mattina non era diversa, se non per la pioggia incessante. 

Uscito dal pozzo mi sono seduto con la schiena al pozzo, troppo stanco e amareggiato per far qualcosa. Sedere lì, vicino a quel pozzo, in qualche modo mi faceva sentire la sua presenza, che non era stato un sogno, che lei era realmente vissuta nella mia vita fino a poco tempo fa. 

La pioggia era battente, il cielo così scuro da sembrare che la notte non fosse mai finita. Un tempo perfetto per me, rispecchiava completamente il mio umore, cupo e disperato, senza una luce all'orizzonte.

Mi ci sono voluti un paio di secondi per rendermi conto dell'improvvisa mancanze di gocce dirette sulla mia testa, la pioggia lavava via ogni odore e la presenza di Miroku al mio fianco mi era sfuggita completamente, avendo la mente altrove. 

Troppo pericoloso per me abbassare in questo modo la guardia.

Alzai lo sguardo su di lui, osservando la sua posizione, piegato in avanti, mentre mi copriva con un enorme ombrello fatto di sottili canne di bambù. Mi ricordava nella forma gli ombrelli che portava Kagome, li ho sempre definiti inutili, ma capisco l'utilità per un essere umano.

“hey amico” inizia lui “sei tutto fradicio” sottolinea l'ovvio. 

Noto in lui una certa insicurezza, che non fa proprio parte del suo personaggio. So di essere io la causa di questo senso di malcontento che prova, una sorta di empatia che ha nei miei riguardi.

“Tsz, non sono un debole essere umano” il mio tono è smorzato, non ho il solito morso nel tono. 

Stento io stesso a riconoscermi.

“vero.. ma è pur vero che la pioggia non è esattamente comoda neanche per te, che ne dici, ti va una tazza di tè da Kaede? ”

“Non hai una casa da costruirti? ”

“lo sai quanto me che con questo tempo i lavori sono sospesi, è per questo che non ti sei presentato stamattina, no?!”

Lavorare alla riparazione del villaggio e alla casa che sarebbe stata di Miroku e Sango una volta marito e moglie era il mio solito passatempo di questi giorni. Più lavoro da fare, meno pensieri da vagliare.

Il mio silenzio deve essere stata una risposta sufficiente per lui, che dopo un sospiro lungo e rumoroso, si siede accanto a me, coprendo ancora entrambi con l'ombrello.

“hai già provato?” non c'era bisogno di elaborare la domanda, il soggetto era ben chiaro a entrambi.

Il mio silenzio fu nuovamente la sua risposta.

Un altro sospiro lascia le labbra del monaco.

“manca a tutti noi.. Non ti fa bene rinchiuderti da solo, insieme siamo più forti nella perdita”

“Non è morta” pronunciare il suo nome è troppo doloroso

“certo che no, amico mio, anzi sono sicuro che in questo momento sta cercando un modo per far funzionare il pozzo”

“e come può? Il gioiello non esiste più”

“Non è detto che fosse l'unica cosa che possa funzionare”

“e cosa allora” sarei disposto a tutto 

“beh, non so, ma ho riflettuto molto in questi giorni. .”

“e oltre ad un mal di testa, cosa ne hai ricavato? ”

“beh, poco in realtà, se non speranza”

“speranza?? Tsz, come se servisse a qualcosa.. Quel tuo Buddha ha poco potere in questa situazione, non c'è preghiera che tenga”

“Non sottovalutare il potere delle preghiere amico mio, ma sono d'accordo con te, in questo caso possono poco, se non darci speranza, appunto. ”

Il silenzio si allunga tra noi per qualche battito di cuore, prima che un pensiero bussasse alla mia coscienza.

“Non.. Non c'è qualcosa che tu, o la vecchia, potete fare? Che so, qualche magia spirituale o qualche stronzata del genere? ”

“era proprio questo a cui pensavo”

“e quindi? ”

“Kaede sta studiando alcune pergamene, sull'origine del pozzo.. Lo sapevi che è stato costruito con il legno del Goshinboku? ”

“Non mi è mai importato di quel pozzo se non per il suo utilizzo ”

“giusto, ma questo può esserci in qualche modo d'aiuto.. È fatto di legno millenario di un albero sacro, forse, e dico forse, non era solo la sfera a farlo funzionare, ma lo spirito dell'albero stesso”

“lo spirito dell'albero.. ” non capisco dove va a parare con questo “quindi cosa?! facciamo un altare per il kami dell'albero? ”

“Non penso sia questa la soluzione ”

“e quindi cosa? Cosa devo fare? ”

“solo il tempo saprà dirci qualcosa”

“e nel frattempo? ”

“prendiamo quella razza di tè, amico mio ” si alza sentenziando il mio coinvolgimento nella tipica tradizione umana.

Mi alzo con lui, in fondo non serve rimanere lì sotto la pioggia.



KAGOME 

Alzarmi la mattina era sempre un lavoro ingrato, la notte non dormivo e quelle poche ore che riuscivo a chiudere gli occhi i miei sogni erano infestati da incubi e urla.

Trovo un po' di pace solo sotto il Goshinboku; rimango seduta lì praticamente per ore e ore, persa nei miei pensieri e nella mia solitudine.

 

“potresti aiutare un povero vecchio con alcune faccende?” il nonno aveva un modo tutto suo per ottenere quello che voleva, il senso di colpa era sicuramente il più usato.

“di cosa hai bisogno, nonno? ”

“devo cercare una reliquia molto importante nel capannone, ma come sai la mia artrosi non mi permette una grande gamma di movimenti ”

Non avevo voglia, ma ahimè il senso di colpa mi avrebbe ucciso se fosse successo qualcosa al nonno.

Dopo un sospiro esagerato ho accettato di aiutarlo, uscendo dal tempio del pozzo e seguendolo silenziosamente. 

Il capannone come sempre era puzzolente e polveroso, pieno di cianfrusaglie che il nonno riteneva importanti reliquie.

Ero accovacciata sulla lunga scala, cercando la scatola che mio nonno aveva descritto con una cura quasi maniacale — davvero, quanti dettagli possono essere visti in uno scatolone? 

Ci misi un po', ma alla fine trovai la scatola di cui aveva bisogno. La scesi è la posizionai ai piedi del nonno, che, come un bambino davanti a una scorta di caramelle, si eccitò del ritrovamento non perdendo un solo attimo nell'aprirla.

“eccolo.. Bene, bene.. ”

“cos'è nonno? ” l'oggetto che si rigira a nelle mani rugose aveva l'aspetto di un vecchio quaderno, logoro e malconcio.

"Vedi cara Kagome, questo è un diario appartenuto ad una nostra antenata. La sacerdotessa più forte vissuta nella nostra stirpe”

“un diario dici? Perché è così importante? ”

“ci sono molti riti e rimedi per i mali del mondo”

“se era così importante perché era qui? ”

“oh, beh.. Me ne ero dimenticato ”

Tipico.

“è cosa ne farai adesso? ”

“io niente, ma tu, cara nipote, imparerai da esso, per diventare la grande sacerdotessa che sei destinata divenire”

Sicuro.

“Non sono una sacerdotessa, nonno”

“che sciocchezze, certo che lo sei, hai ereditato i poteri Higurashi, devi solo lavorare per controllare i tuoi poteri. Senza le giuste conoscenze non potrai andare da nessuna parte ”

.. Non potrai andare da nessuna parte.. 

Quelle parole fecero scattare qualcosa in me.

Certo, perché non ci avevo pensato prima. Posso avere il potere di riapre il pozzo, forse devo solo trovare come fare!!

“hai ragione nonno! ” presi il diario offerto “studierò con dedizione."

 

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Capitolo 4
*** Depressione ***


Quarta fase

FASE DELLA DEPRESSIONE.

 

“La mia vita è un inferno”, “Non c’è via d’uscita”.

La quarta fase reca con sé un’autentica presa di coscienza della perdita. La persona si sofferma su tutto ciò che non può più condividere con l’ex partner, amplificando involontariamente il livello di sofferenza e generando un circolo vizioso che induce a uno stato di vera e propria depressione. Sintomi tipici del momento sono mal di testa, aumento o perdita del peso corporeo, incapacità di concentrarsi, irritabilità, insonnia o eccessiva sonnolenza, rabbia, frustrazione, tristezza persistente e volontà di isolarsi.



🥀



Inuyasha 

I giorni trascorrevano con insolita lentezza, i lavori di ricostruzione del villaggio erano quasi giunti al termine e i chiacchiericci sull'imminente unione tra Sango e Miroku erano il pettegolezzo più apprezzato tra le donne del villaggio.

Come ogni mattina, dopo aver riposato sul Goshinboku per la notte, mi alzavo per andare al pozzo, dopo un salto inutile pattugliavo la zona, il mio territorio. 

Quella mattina però ci fu una variante. 

Arrivato al pozzo notai la figura esile di Sango, accovacciata sul labbro di legno che sosteneva il suo peso mentre ispezionava pericolosamente il fondo. Non mi sono avvicinato, non era una novità per me che gli altri, in mia assenza si recassero al pozzo, sopratutto Sango e Shippo. 

Rimasi nascosto dai sensi della cacciatrice, volevo darle un momento per sé, sapevo che presto avrebbe lasciato il luogo, conosceva bene le mie abitudini. 

Nascosto dietro un albero la sentì sospirare e tirare su con il naso, l'odore delle sue lacrime mi arrivò al naso un secondo dopo. 

Sango, la forte combattente, piangeva al pozzo. 

Sarei rimasto sorpreso se quell'odore non fosse sempre persistente al pozzo da quando ci ha lasciato.

“oh Kagome ” la sentì mormorare “amica mia, quanto mi manchi.. Sai, sai.. La nostra casa ormai è quasi completata, quindi manca poco alla mia unione ufficiale con Miroku.. C'è una parte di me che vorrebbe aspettarti.. Ma.. Se non tornassi mai più da noi? ”

Quelle parole, mormorate da una delle donne più forti che avessi mai incontrato aprirono in me una voragine.

E se non fosse davvero mai tornata?

Cosa ne sarebbe di me?

In quel momento, tutte le paure e il dolore che avevo abilmente nascosto dietro altre emozioni si impossessarono del mio animo. Caddi a terra con le ginocchia, ancora nascosto dietro l'albero, e fu allora che percepii l'odore delle mie stesse lacrime. Le forze delle cosce mi abbandonarono e con un tonfo anche il mio sedere toccò il suolo, il mio capo era chino, occhi chiusi che non smettevano di lacrimare. 

Fu questa la scena patetica che trovò Sango, dopo che si alzò per tornare al villaggio. Troppo immerso nel mio stesso dolore per accorgermi del suo avvicinarsi a me.

“Inu.. Yasha.. ” mormorò lei, ancora lacrime fresce cadevano anche sul suo viso.

Alzare la testa sembrava un impresa titanica, sulle mie spalle il peso del mondo.

Quando i miei occhi trovarono i suoi lessi la stessa perdita che sentivo, lo stesso dolore riflesso.

“Sango ” fu tutto ciò che dissi, Prima che anche lei si inginocchiasse accanto a me per abbracciarmi.

Piangemmo insieme per non so quanto tempo. Tra le sue braccia trovai il coraggio di ammettere quegl'orrori che mi tenevano sveglio la notte

“Non tornerà.. Non tornerà più... ”

“sshh” cercava di calmarmi “non dire così, Inuyasha, non perdere la speranza.. ”

“come farò, Sango, come farò senza di lei al mio fianco? ”

“oh Inuyasha ” la cacciatrice si allontanò da me quel tanto che bastava per guardarmi in volto, senza lasciare un minimo contatto tra noi  “io.. io lo so che è dura, per te più di tutti.. Ma non sei solo Inuyasha, non lo sarai mai più.. Siamo una famiglia, siamo la tua famiglia e ci prenderemo sempre cura di te. ”

“Non.. Non è la stessa cosa.. ”

“lo so, ma sono sicura che Kagome non vorrebbe che tu fossi triste.. Più di una volta mi ha confidato che tutto ciò che voleva era che tu fossi felice”

“ma era lei la mia felicità ” mai a nessuno avevo ammesso così tanto, neanche a me stesso, ma ora, qui, con una Sango i lacrime che condivideva parte del mio fardello mi sentivo libero di ammetterlo.

“e tu la sua.. Sono sicura che i kami non saranno così ingiusti nei vostri confronti ”

“Non ci credi nemmeno tu Sango.. Ti ho sentito poco fa! ” il mio tono aveva un sottofondo acido, lo so decisamente ingiusto, ma non ho forza per fare altrimenti.

“io.. io.. ”la vidi vacillare, abbassò lo sguardo con senso di colpa, e questo scatenò la mia stessa colpa.

“Non preoccuparti per me Sango, sono sempre stato solo, continuerò così.. Tu.. Tu sposa il monaco, e create una famiglia vostra.. era quello che Kagome ha sempre voluto per voi. ”

“Non ha mai voluto che tu non ne facessi parte! ” mi apostrofò con rinnovato spirito.

“Non è qui, no? Non ha voce in capitolo!”

“INUYASHA! ” mi aspettavo quasi uno schiaffo dalla donna, ma non avvenne, anzi il suo sguardo si rattristì maggiormente.

“è vero.. Ma.. Oltre a lei, noi tutti ti siamo debitori e soprattutto affezionati, quindi, ti prego, non lasciarci anche tu..” in quel momento non c'era l'ombra della forte guerriera, ma davanti a me c'era una giovane bambina spaventata e triste. Anche io mi sentivo precisamente così.

“come devo fare? ”

Prese un respiro profondo e mi guardò con determinazione “non lo so, so solo che tutto ciò che possiamo fare è pregare e sperare che le nostre preghierina si avverino.. E nel frattempo abbiamo l'un l'altro per sostenerci a vicenda”

“sembri il monaco.. ”

“Pff!” sbuffò “forse ho passato troppo tempo con quel pervertito! ”

“beh.. Non è così male.. ”

“no, certo che no.. ”

Sospirai alzandomi, guardai il pozzo, non avevo forza di provarlo, quella era il primo giorno che non avrei controllato il portale del tempo.



Kagome

 

“MAMMAAAA” gridare, invocare il nome di mia madre nel cuore della notte era divenuta una nuova macabra routine degli ultimi giorni.

Mi sveglio dai miei incubi impaurita e in lacrime e l'unica consolazione erano le braccia amorevoli di mia madre.

“Kagome cara, sono qui” le parole di mia madre come sempre mi riportarono al presente. Lontano dagli orreri dei mie sogni.

“Non c'è la faccio più, mamma” le mie parole erano singhiozzi angosciati, alla quale mia madre rispose stringendomi maggiormente tra le braccia.

“bimba mia” sospirò la donna, incerta su come calmare la figlia “vieni, vieni nel mio letto come quando eri piccola, ti porto una tisana e ci accoccoliamo” l'offerta, semplice, di mia madre portò in me un calore denso che accolsi con gratitudine.

Fu così che iniziai a dormire con mia madre, lampada accesa e le sue braccia per impedirmi di crollare su me stessa.

La prima notte fu lunga e agitata, senza vero riposo, al mattino non avevo forza di alzarmi, e mia madre mi disse di rimanere a letto. Come se fossi malata mi portò i pasti e delle tisane, asciugando le mie lacrime e lasciandomi sfogare.

“lo so” mi diceva “passerà, te lo giuro ” ripeteva come un mantra mentre mi accudiva.

Mi raccontava di mio padre, e di come aveva superato la sua perdita. Mi diceva che ero forte, ma non lo ero abbastanza per abbattere le maglie del tempo.

“è normale soffrire ”

“tira tutto fuori, dolce bambina mia”

Le sue parole erano un sottofondo al mio pianto incessante.

Ci vollero tre giorni per esaurire le lacrime ed entrare in uno stato quasi catatonico, ma mai mia madre mi lasciò sola. 

Rimasi a letto quasi una settimana intera, e per questo non smetterò mai di ringraziarla.

 

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Capitolo 5
*** Accettazione ***


Quinta fase

FASE DELL'ACCETTAZIONE.

 

“È andata così”, “È ora di voltare pagina”. 

La quinta e ultima fase coincide con la conclusione del processo di elaborazione della perdita. Nonostante possa ancora incorrere in stati emotivi di rabbia e depressione (sebbene in forma decisamente minore rispetto alle fase recedenti), la persona è pronta a dare un senso a quanto è successo, a inscriverlo nell’ordine naturale delle cose, ad accettare la perdita e a considerare la possibilità di un progetto di vita autonomo, guardando al futuro con rinnovato entusiasmo. 



🥀

 

INUYASHA 

Il tempo passava con il cambio delle stagioni, ormai la mia routine prevedeva di provare il pozzo ogni tre giorni, non uno di più non uno di meno. 

Era passato poco tempo dalla piccola cerimonia nuziale dei miei amici, un momento per me agrodolce. Ero felice per loro, sinceramente, si meritavano la loro parte di gioia, ma per quanto riguardava me? Non avevo diritto a quella stessa felicità?

A quanto pare no, la maledizione che incombe sul mio sangue misto ha colpito ancora. Non c'è niente che io possa fare per cambiarlo.

“Inuyasha ” la voce della vecchia sacerdotessa mi chiamò

“cosa c'è vecchia? ”

“potresti portarmi un pó di legna, l'inverno è ormai alle porte ”

“Tsz, saresti morta senza di me vecchia” così dicendo la salutai per procurarle la legna.

Quando entro nel piccolo spazio abitativo della vecchia per accatastare un pó di legna notai un oggetto a cui non avevo mai pensato per mesi.

“dove l'hai preso? ” chiesi a Kaede indicando con la testa lo zaino giallo appartenuto a Kagome.

“è rimasto nella mia capanna dopo la battaglia con Naraku, ho pensato che adesso che hai una casa tutta tua, avresti voluto portarlo lì”. 

Gli abitanti del villaggio, dopo aver riportato all'antico splendore la comunità, che per fortuna non aveva subito troppi danni dopo la battaglia, avevano deciso di regalarmi una capanna tutta mia, al margine del villaggio, come ringraziamento per la sconfitta di Naraku, la protezione da altri demoni e banditi e il lavoro manuale nella ricostruzione del villaggio stesso.

Non ci ero ancora stato molto, solo occasionalmente, preferivo comunque vivere nella foresta.

“io.. A casa mia? ” le feci eco. Rivedere quell'oggetto appartenuto a lei mi riempiva di emozioni contrastanti. Mi avvicinai allo zaino, era ancora percepibile una lieve sfumatura del suo odore. La prima sensazione fu di conforto, seguita subito dopo dalla pesantezza della sua assenza.

“perché me lo stai dando solo adesso? La casa mi è stata data da un po' ormai”

“beh.. Se ti cidessi che me ne ero dimenticata capiresti la bugia, non è vero? ” annuii silenziosamente, lanciandole uno sguardo irritato.

“quindi” continuò “ti dirò la verità, semplicemente adesso mi sembrava il momento idoneo”

Il mio sopracciglio si alzò sottolineando una domanda non verbalizzata.

“Non potevo dartelo prima, avrebbe solo aumentato la tua tristezza”

“pensi che adesso non lo faccia? ”

“dimmelo tu, Inuyasha ”

“io.. io.. Non lo so.. ”

“provi ancora il pozzo? ”

“avvolte.. Ma non più tutti i giorni ”

“è un bene”

“e perché mai? ” la domanda uscì con più forza del dovuto

“ perché non è un bene per te, Inuyasha ”

“Non me la sono dimenticata ” ero irritato

“lo so, ma forse la ferita sta iniziando a guarire ”

“tsz” il mio temperamento si attenuò

“cosa ne pensi allora, lo prenderai con te? ”

“sì, certo.. Ho molto più spazio disponibile di te”

“certo”

“tu, Kaede, credi che Kagome pensi a noi? ”

“sicuramente, tanto quanto te”

Annuii silenziosamente

“ma lei è al sicuro, con la sua famiglia ”

“questo non le impedisce di sentire la mancanza delle persone che ama”

Nuovamente annuii

“quindi, quando accetterei definitivamente la tua casa? ”

“l'ho già fatto ”

“ma non ci vivi ancora ”

“lo farò, un giorno”

“beh, adesso che hai qualcosa di prezioso forse sarai più propenso a passare lì il tuo tempo”

“sì, forse.. dovrei renderla più accogliente, non pensi? ”

“sicuramente.. Avrai molto da fare allora”

“Tsz, non ho fretta”

“è un bene avere un progetto ”

“Non ho mai avuto una casa mia.. Non so neanche da dove partire”

“per fortuna, hai persone a cui chiedere consiglio ”

“già.. ” anche se mi manca il consiglio di chi preferirei, ma lo farò, per me, e anche per lei, a cui devo tutto questo. Sarà fiera di me e anche se non dovesse mai tornare, troverò il modo di ringraziarla per tutto.

 

Kagome

 

“ho chiamato la tua scuola oggi” iniziò mia madre il suo buongiorno “hanno detto che quando vuoi puoi tornare, basterà fissare un esame di recupero ”

Le parole di mia madre mi sorpresero , mai fino ad ora era uscito l'argomento della scuola, ma suppongo che sia giunto il momento di riprendere con la mia vita, e questo era il modo delicato di indirizzarmi di mia madre.

“oh.. Dovrei prendere i libri.. ”

“già fatto cara, sono in camera tua da giorni”

“oh.. Bene.. io.. ”

“avevo intenzione di chiamare un tutor per farti recuperare, sei indietro di qualche mese ed è un carico di lavoro molto pesante”

“hai proprio pensato a tutto, he? ”

“certo cara, è il mio compito come madre” fece una pausa guardando fuori dalla finestra “so che è difficile, ma devi tornare nel mondo, più avanti vai è più diventa complicato, ti aiuterò con tutte le mie forze ” mi resi conto in quel momento dello sforzo che stavo chiedendo alla donna, stava portando sulle sue spalle tutta la mia debolezza, senza mai battere ciglio o perdendo i suoi stessi compiti. Era una donna meravigliosa, potevo solo ringraziarla facendo come chiedeva.

“certo mamma, il tutor è un ottima idea.. Vedrai, riprenderò gli studi velocemente ”

Aveva ragione, dovevo muovermi, mi ero autocommiserata a lungo ed era arrivato il tempo di riprendere in mano la mia vita. Il cuore non farebbe meno male, ma non aveva senso crogiolarsi nel dolore e nelle paure.

“Non ne ho dubbi cara, ora, che ne dici di una bella colazione e poi andiamo a scuola per concordare il tutto? ”

“mi sembra un ottimo piano ” certo, avrei voluto rimandare ancora, non mi sentivo pronta per affrontare tutto questo, ma lo sguardo di mia madre, quella forza riflessa in loro, era la mia stessa forza, in loro vedevo il sostegno che non avrebbe mai vacillato.



NOTE

Qui si conclude questa breve storia. I nostri amati, con fatica, cominciano a tornare alla vita. 

Sto lavorando a quella che sarà una storia sequel, dove racconterò i tre anni di separazione. 

Mi è piaciuto raccontare questi piccoli avvenimenti che in un modo o nell'altro hanno fatto parte del loro cammino di ripresa. 

Appena sarà possibile caricherò anche il sequel, ma penso di finire prima legame indissolubile

Grazie mille a chi a letto e a chi mi ha regalato un momento della loro vita lasciando un messaggio. 

 

A presto 

 

Sunnydafne 

 

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