Il nuovo artiglio di Seiryu e la nuova piuma di Suzaku

di stardust94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggio oltre lo specchio (parte 1) ***
Capitolo 2: *** Viaggio oltre lo specchio (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola. ***
Capitolo 4: *** Ritorno a casa e piccole gelosie ***
Capitolo 5: *** Voci del passato e un nuovo vento ***



Capitolo 1
*** Viaggio oltre lo specchio (parte 1) ***


Viaggio oltre lo specchio (parte 1)

Le luci forti abbagliavano i presenti nel Tokyo Dome. La ragazza sul palco cantava esibendosi con una coreografia che metteva in risalto, la sua notevole bellezza, Il movimento sinuoso del suo corpo e la sua voce che sembrava quasi, far vibrare l'aria intorno a se. Stava lentamente conquistando tutti i presenti. La coda di capelli del colore dei fiori di ciliegio, frustava l'aria a ogni movimento della ragazza che terminata la sua esibizione in una posa elegante, si inebriò del fragoroso applauso della folla in delirio.

Proprio in quel momento sul comodino di una stanza da letto, si sentì il trillare di una sveglia seguito da un leggero mugolio di fastidio. Dalla coperta sbucò unicamente, una mano delicata e affusolata che poggiandosi su suddetto oggetto, infastidita lo spense. Altri mugugni seguirono il risveglio di quella che sarebbe diventata la protagonista di queste vicende.

Karin Aikawa, sedici anni professione studentessa e futura idol, si era svegliata con un diavolo per capello. Sbadigliando si era pigramente diretta verso il bagno. Indossava una semplice camicia rosa visto che in quei primi giorni d'estate faceva parecchio caldo. I capelli rosa erano solo una scomposta matassa che le ricadeva sulle spalle. Non appena giunse nel bagno cominciò immediatamente a darsi una sistemata per rendersi presentabile. Indossò l'uniforme e si fece una coda di cavallo per tenere i capelli il più possibile in ordine. Dopodiché raggiunse in cucina la sorella e il padre, o almeno sperava di vedere l'uomo ma a fare colazione con il suo solito portamento elegante vi era soltanto Ayame.

"Buongiorno"

la ragazza dai capelli color lavanda, era seduta composta al tavolo della cucina. Stava consumando la sua colazione senza spiccicare parola, meno quel buongiorno. Era algida nella sua bellezza, ma il suo sguardo era vuoto e spento come fosse stata privata della gioia e spensieratezza che alla sua età avrebbe dovuto avere. Lei e Karin si passavano soltanto pochi anni d'età eppure erano come il giorno e la notte. Karin come il sole abbagliante, era una ragazza spensierata e molto sicura di se. Al contrario Ayame, era come la malinconica luna, fredda e distante da tutto e tutti.
"Puoi farmi il piacere di andare a mangiare in giardino? La tua aura negativa mi rovina la colazione, scema" esordì Karin sedendosi con uno sbuffo
Ayame non le rispose, socchiuse gli occhi continuando a mangiare, come se nulla fosse. A quel punto, la ragazza dai capelli rosa sbatte le mani sul tavolo fulminando la sorella con lo sguardo, ma una mano sulla sua spalla, la fece subito sussultare e voltarsi incontrando gli occhi gentili e un po stanchi di suo fratello maggiore, Keisuke.

"Già cosi energica di prima mattina, sorellina?"

Karin. Mise il broncio per la battuta del ragazzo e si sedette di nuovo mangiando con una certa fretta la sua colazione. Keisuke sorrise sedendosi a sua volta mangiando con calma.

" fratellone hai scoperto qualche libro interessante ultimamente?" La voce di Ayame era delicata e gentile mentre parlava con il fratello che sorridendo annuì.
" Qualcuno, se passi più tardi te li faccio vedere. Dubito che Karin voglia leggere vecchi libri polverosi" disse il ragazzo ridacchiando
" per favore! Già devo fare una stupida ricerca per la scuola. A proposito mi consigli un libro corto, estremamente corto da poter recensire? "


Keisuke sospirando le scompigliò i capelli con la mano, sapeva perfettamente quanto Karin, odiasse questo gesto ma si divertiva a vedere arrabbiata la sorella. Non che lo facesse per una particolare motivazione erano solo "innocui dispetti" come li aveva soprannominati lui.

" Certamente, leggi il vocabolario quello lo può leggere chiunque" scherzò
Karin gli riservò la sua miglior linguaccia che in gergo fratello-sorella significava: fai poco lo spiritoso.
"Se vuoi posso consigliarti qualche lettura facile, Karin" le chiese a quel punto Ayame

Karin si sentì presa in giro da entrambi, ma se quella di Keisuke era sembrata solo una innocua battuta, il tono di arrogante presunzione di Ayame per Karin era insopportabile. Si alzò di scatto e prese la sua borsa, diretta verso l'uscita di casa senza degnare la sorella di uno sguardo.

" Fai poco la presuntuosa! Troverò da sola qualcosa da recensire per quello stupido progetto! " Urlò mentre usciva di corsa lasciando i due da soli.

Ayame socchiuse gli occhi e abbassò il capo incerta se fosse stata lei a essere spiacevole nei confronti della sorella. Lei voleva soltanto aiutarla ma doveva aver sbagliato qualcosa, se ne convinse quasi subito.

" Non te la devi prendere troppo. Lo sai come è fatta, vedrai le passerà subito" tentò di rassicurarla Keisuke con un sorriso caloroso.

Ayame si limitò ad annuire e quando il fratello le poggiò la mano sulla testa accarezzandola affettuosamente, la ragazza sembrò rilassarsi almeno un pochino. Keisuke con il suo modo gentile e premuroso riusciva sempre a calmarla.

" Allora io scappo, altrimenti Tetsuya mi farà pagare di nuovo il ritardo! Ci vediamo stasera" disse il ragazzo uscendo a sua volta di casa.

Ayame rimase per qualche secondo nella cucina, riordinò i piatti nel lavandino e prendendo la cartella si avviò a sua volta verso la sua scuola.

Queste due ragazze non potevano ancora sapere che le loro vite sarebbero presto cambiate per sempre. Trascinate in un viaggio avventuroso verso l'inizio di una nuova leggenda Ayame e Karin si avvicinano alla loro scuola ignare di ciò che sta per accadere loro.

 

*****


La classe era in subbuglio a causa degli imminenti esami, ormai stavano per cominciare le vacanze estive che Karin avrebbe passato volentieri a divertirsi con gli amici e benché questo fosse ancora possibile, restava da superare un ultimo scoglio: il progetto di letteratura.

Era decisa a godersi le sue vacanze estive, doveva soltanto trovare un libro semplice da comprendere e il più sottile possibile. Lei misurava la difficoltà di un libro da quanto esso era sottile quindi un libro spesso sarebbe stato un mattone impossibile da digerire mentre un volumetto poco spesso una facile lettura. Con questo pensiero in testa decise finite le lezioni di visitare la Biblioteca Nazionale, sicuramente lì avrebbe trovato qualcosa di interessante per il suo professore con il quale fare bella figura.


Quando entrò nella biblioteca semi deserta la ragazza era palesemente annoiata. Avrebbe voluto tanto che il compito vertesse su qualcosa di meno difficile, ma non cera stato verso di chiedere al professore di poter scegliere un libro attuale. Doveva per forza scrivere di qualcosa di vecchio più lo era più probabilmente sarebbe andato bene. Stava per girare l'angolo. Quando un rumore simile allo sbattere d'ali di un uccello la fece fermare. Rimase in silenzio qualche secondo, ma poi riprese a camminare nella direzione opposta a dove aveva sentito il rumore.

"Sarà stato solo un piccione che si è schiantato su una finestra"

Proprio in quel momento, un altro suono molto acuto, simile al gracchiare di un possente volatile la costrinse a tapparsi infastidita le orecchie. Qualcosa, un grosso libro per la precisione, cadde da uno dei ripiani alti dello scaffale della biblioteca, colpendo suddetta ragazza sulla testa.
Con un cinguettio, Karin si massaggiò la testa dolorante, prima di vedere con la coda del occhio, qualcosa che sembrava proprio, un enorme uccello rosso avvolto dal fuoco, si diresse volando verso una stanza scomparendo oltre la porta come fosse uno spettro.

"Maledetto pollo! Vieni quì che ti faccio allo spiedo, ti insegno io a far venire i bernoccoli alle super star! "

Gli urlò dietro la ragazza aprendo di scatto la porta, nella quale era certa avesse visto la maestosa e misteriosa creatura entrare. Si trattava di una stanza piena di schedari contenenti documenti e libri di vario genere. Karin, si guardò intorno sperando di individuare il volatile in questione, ma non vi era nulla a parte schedari polverosi con libri logori consumati dal tempo.

"Karin che cosa stai facendo? È vietato entrare quì"

La voce di Ayame fece sussultare la ragazza che incrociando le braccia al petto si voltò verso la sorella. Ayame aveva una mano appoggiata alla parete e la stava osservando con il suo solito sguardo distante.

" ...non ti riguarda! Avevo...avevo visto un uccello e l'ho seguito! " Si difese quasi ringhiando la rosa
" un uccello? Quì? "

Ayame si guardò attorno in quella stanza vi era solo una finestra per far passare l'aria ma non era certamente abbastanza grande per far passare un volatile.
In quel momento, una luce rossa si irradiò da uno degli scaffali e abbagliò le due ragazze per un istante, prima di dissolversi. Ayame si avvicinò al oggetto che sembrava aver emanato quella luce, era un libro molto antico, come testimoniavano le rilegature e la copertina. La ragazza lo prese delicatamente e lo osservò attirando l'attenzione di Karin che si avvicinò a sua volta.

" Che cosa c'è scritto? Sembra aramaico! Non è un brutto libro di cucina vero? " Chiese la ragazza
Ayame scosse il capo leggendo il titolo scritto sulla copertina rossa del tomo tra le sue mani.
"Shijintenchisho"
" Shinatu? Shintato? "
" Shijintenchisho. Credo significhi..."universo dei quattro dei" pare sia un libro che è stato tradotto dal Cinese antico nella lingua attuale."

Spiegò la giovane prima di aprirlo sfogliandolo con delicatezza, il fratello le aveva sempre detto che i libri antichi andavano maneggiati con cura per evitare di rovinarli e a giudicare dalle pagine ingiallite dal tempo, quel libro era molto più antico forse era stato scritto in un epoca nella quale le due ragazze, non erano nemmeno nate.

" Quindi che cosa c'è scritto? Di che cosa parla?"

Karin la scosse con una certa forza, insisteva perché Ayame leggesse la trama del libro. La viola annuì e cominciò a leggere le prime righe di quella che sembrava quasi 
una prefazione.

"Questa storia narra di una ragazza che, dopo essersi impossessata delle sette stelle di Suzaku, otterrà un enorme potere, e sarà in grado di realizzare qualunque desiderio...la leggenda dice questo.
La storia stessa è un incantesimo, e chi la legge per intero otterrà gli stessi poteri della protagonista, e potrà così realizzare i propri desideri.
Non appena si volterà questa pagina il racconto comincerà a diventare reale...
...E così la ragazza della leggenda spalancò le porte del mondo incantato. In questo modo comincia il racconto." Lesse a voce alta.

" Aspetta frena! Vorresti farmi credere che questo libro è magico e che se si accetta di diventare il personaggio principale e si arriva alla fine della storia si ottiene l'avverarsi dei propri desideri?! Ma è ridicolo!" Disse la rosa sbuffando
" eppure è esattamente quello che dice. Il libro stesso è un incantesimo se giriamo la prossima pagina..."

Ayame non fece in tempo a pronunciare le parole seguenti che Karin, aveva già voltato la pagina del libro per leggere il seguito con curiosità e una certa fretta.

"Visto? Non è successo assolutamente nulla. Questo libro non è magico o che altro è solo un polveroso libro vecchio decrepito" asserì la rosa.

Ma in quel preciso momento, il libro emanò una luce rossa accecante e le due ragazze scomparvero avvolte da essa, lasciando solo lo Shijintenchisho a terra, aperto. Non volava una mosca nella stanza, mentre sul libro continuavano quasi come per magia a comparire le parole sulla pagina da prima bianca.

 

 Il viaggio per la sacerdotessa di Suzaku...ha inizio


 

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Capitolo 2
*** Viaggio oltre lo specchio (parte 2) ***


Viaggio oltre lo specchio (parte 2)

"Questa storia narra di una ragazza che, dopo essersi impossessata delle sette stelle di Suzaku, otterrà un enorme potere, e sarà in grado di realizzare qualunque desiderio...la leggenda dice questo.
La storia stessa è un incantesimo, e chi la legge per intero otterrà gli stessi poteri della protagonista, e potrà così realizzare i propri desideri.

A Tokyo due sorelle scoprono il misterioso libro chiamato Shijintenchisho. Una volta pronunciate le prime parole e voltata la pagina, vengono risucchiate dal libro stesso avvolte da una misteriosa luce rossa. E così Karin e Ayame stanno per muovere i loro primi passi in una incredibile avventura, ricca di nuovi incontri, amori, dolorose prove e decisioni da prendere, fascino e magia.

A Karin faceva parecchio male la testa, sentiva ancora il corpo intorpidito quando aprendo gli occhi, si accorse di essere sola in una distesa brulla. Si guardò intorno stringendosi nella felpa e quasi d'istinto le venne da afferrare la catenina dorata che portava al collo con il ciondolo dello Yang, Ayame aveva lo Yin, era stato un regalo del padre per il loro sedicesimo compleanno appena compiuto. Stringerla le dava sicurezza mentre si metteva seduta e cercava di calmarsi. Si accorse ben presto che la sorella non era con lei e il panico che sembrava essere passato tornò a schiacciarla prepotentemente.

Cosa era successo? Dove si trovava? Un attimo prima era in biblioteca con quel impiastro di Ayame e stava leggendo uno strano libro, l'attimo dopo era stesa a terra in un luogo che non conosceva.

Cercò di alzarsi da terra, ma le gambe non le rispondevano e fu costretta a restare seduta. Proprio in quel momento, uno scalpitio di zoccoli che si stavano avvicinando velocemente attirò la sua attenzione. In meno di un minuto la ragazza fu circondata da quattro uomini a cavallo. Vestivano abiti logori e mal messi erano decisamente poco curati e dagli sguardi cattivi e i ghigni strafottenti.


" Ehi capo guarda! Ha anche dei vestiti strani se vendiamo questa donna faremo un sacco di soldi!" Esordì uno degli uomini dal aria ben poco intelligente
"si! Catturatela potremmo farne anche di più se fosse vergine!" Rispose quello che l'uomo smilzo aveva chiamato "capo"


A quelle parole, Karin si alzò di scatto, un leggero gemito di dolore sfuggì alle sue labbra quando si rese conto del dolore alla gamba però fu troppo tardi, uno degli uomini le afferrò le braccia alle spalle tenendola bloccata con una presa dalla quale la giovane non poteva liberarsi debole come era.

" Lasciatemi somari! Bestie puzzolenti! Da quanto non vi fate un bagno e vi cambiate i vestiti?! Lasciatemi ho detto! " Urlò con quanto fiato aveva in gola

L'uomo che lo smilzo aveva chiamato capo le si avvicinò le afferrò i capelli costringendola ad alzare la testa. Era certo sarebbe scoppiata a piangere ma lo sguardo di Karin sembrava in fiamme, occhi decisi e determinati e un ringhio sulle labbra. La ragazza lo guardava quasi come fosse uno scarafaggio cosa che fece infuriare il bandito. Karin non fece in tempo a parlare che uno schiaffo le fece violentemente voltare lo sguardo. Sentiva bruciare la guancia colpita e un rivolo di sangue le scivolò dalla bocca picchiettando a terra. L'uomo le colpì lo stomaco con un pugno che le mozzò il fiato.

" Ora vedremo quanto manterrai la maschera ribelle, puttana!" Le gridò contro l'uomo riprendendo a colpirla allo stomaco con forza.

Gli altri come pecore se ne restarono in silenzio, tutti tranne lo smilzo che tentando di calmare il suo capo finì contro la parete e perse i sensi. Karin ebbe finalmente un attimo di respiro, si strinse il ventre tossendo e crollò sulle ginocchia. Tremava e tossiva con gli occhi sgranati. Il terrore di morire la avvolse come una coperta di aghi. Strinse gli occhi ansimando, sentiva che per quanto provasse a essere coraggiosa, non ci sarebbe stato modo di fuggire da quella situazione non stavolta. Portò lentamente le mani alle orecchie sentendo ridere i banditi pronti a saltarle addosso e farle chissà che cosa.

 
Io sto per morire? Così? In un modo tanto...patetico?

Pensò fosse finita ne era certa, quando improvvisamente qualcosa saettò contro la testa di uno dei banditi per poi rotolare a terra vicino alle ginocchia della ragazza. Era un sassolino.

"Ma non vi vergognate? Quattro uomini che assalgono una ragazza innocente?"

Quando Karin si forzò ad alzare lo sguardo, vide una figura sull'altura. Si trattava di un ragazzo con indosso una sorta di tunica a maniche lunghe blu scuro con un colletto giallo e azzurro, una fascia rossa, pantaloni marrone e scarpe nello stile Cinese di colore nero. Aveva i capelli di un verde acqua scuro, erano lunghi e il vento sembrava giocarci muovendo il codino del ragazzo dagli intensi occhi grigi ora puntati in quelli della ragazza che non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Il ragazzo lanciò un altro sassolino colpendo uno dei banditi in un occhio prima di spiccare un agile balzo scendendo a terra avvicinandosi a loro. Fece rimbalzare un altro sassolino nella sua mano e guardò con un ghigno spavaldo i banditi.

“Prendetelo, ammazzatelo!” Gridò il criminale che era stato colpito.

I tre banditi e il loro capo, corsero verso il ragazzo cercando di colpirlo, ma questo con una facilità quasi disarmante, riuscì a schivare i loro colpi e abbatterli a suon di potenti calci e pugni rapidi. I suoi movimenti facevano chiaramente capire che non era la prima volta che combatteva. Proprio in quel momento qualcosa brillò sulla fronte del ragazzo misterioso, sembrava un ideogramma.

“ ...Granchio?” Sussurrò Karin sbalordita dalla forza del suo salvatore.

Proprio quest'ultimo dopo aver steso l'ultimo tirapiedi si avvicinò alla ragazza, quello strano tipo vestito con abiti Cinesi aveva steso tutti i banditi con una facilità tale che Karin pensò fosse un karateka, probabilmente era sul set di qualche film. Non c'era altra spiegazione se non quella.

“ ...Si legge demone. Stai bene?” Le domandò tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

Karin annuì e tese la mano poggiandola a quella di lui cercando però di alzarsi da sola, cosa abbastanza difficile visto il dolore alla gamba. Il giovane sconosciuto però aveva una espressione piuttosto interrogativa.

“ Grazie per avermi salvata. S-sei stato molto coraggioso mio salvatore!” Disse la rosa trattenendo a stento le lacrime prima di abbracciarlo. Il giovane la lasciò fare poi la fece staccare con gentilezza e le sorrise.
“ Molto bene. Adesso che sei al sicuro...vorrei essere pagato” disse mantenendo il suo sorriso lasciando la ragazza completamente basita e senza parole.
“Come...come essere pagato? “ Domandò Karin incredula.
“Ovviamente con dei soldi. I miei servigi non sono mica gratis. È proprio una sfortuna salvare una ragazza che non ha un centesimo in tasca!”

Il tono del ragazzo era decisamente cambiato, sembrava quasi fosse infastidito dalla domanda di Karin, come se la richiesta di farsi pagare dopo aver compiuto quello che per la ragazza era un gesto eroico fosse assolutamente normale.
“Ehi! Questa ragazza squattrinata come hai osato definirmi tu è una futura star! Io diventerò la più grande celebrità del Giappone!” Sbottò la ragazza

A quel punto il ragazzo sembrò davvero confuso. Si voltò a osservare Karin incrociando le braccia e lei a disagio si strinse la vita voltando lo sguardo di lato confusa dallo strano comportamento dello sconosciuto. Ma questo si limitò a sospirare e con un agile balzo risalì la scarpata voltandosi facendo un saluto con la mano a Karin.

“ Non ho assolutamente idea di quello che stai dicendo. Ora ho da fare ti saluto”

la ragazza, non fece in tempo a fare un passo che come era apparso il giovane misterioso era anche scomparso, al improvviso e senza lasciare traccia di se. Con un sospiro, ancora piuttosto confusa Karin tentò di alzarsi e zoppicando si appoggiò a un albero secco. Era stanca di non sapere dove si trovasse, strinse il braccio destro tremando e crollando seduta contro la pianta sollevò il volto al cielo.

“ Dove accidenti sono capitata?!”

Urlò per poi lasciarsi andare al ennesimo sospiro. Portò le ginocchia contro il petto e se le abbracciò forte, quando sentì un rumore, stavolta sembrava il suono di un carro e così era. Un carretto di legno si era avvicinato e l'uomo vestito con abiti semplici da apparente contadino, era sceso per far abbeverare i cavalli.

Cercando di non farsi vedere Karin sgusciò sul retro del carro e notando che esso era pieno di paglia, la ragazza ebbe la brillante idea di sfruttarlo come nascondiglio. Avrebbe scroccato un passaggio al innocuo contadino, verso la città più vicina anche se di per se, la ragazza non sapeva ne dove fosse ne tanto meno come tornare a casa, vi era ancora una possibilità. Doveva trovare il giovane dagli occhi grigi che l'aveva salvata, era l'unica persona che conosceva in quel mondo.

Il solo pensiero le fece venire un brivido gelido lungo la spina dorsale. Era sola, smarrita in un luogo sconosciuto, ma non era l'unica. Anche Ayame doveva essere lì da qualche parte. Ormai la stanchezza e il dolore alla caviglia cominciavano a farsi sentire e così, cullata dal rumore del carro che procedeva e da una pioggia leggera che aveva cominciato a cadere, la ragazza scivolò in un sonno profondo.

 
****

Oscurità, freddo che le penetrava attraverso la logora veste nelle ossa. Le facevano male i polsi legati alla bene e meglio con una stretta corda che le segnava la pelle fino a farla sanguinare. Le faceva male la testa e non riusciva quasi a parlare. Ricordava così poco solo di essere arrivata in un luogo sconosciuto, una pianura brulla sotto un temporale. Quando si era svegliata si era resa subito conto di essere sola, Karin non era con lei e non sapeva nemmeno se fosse viva.

Aveva vagabondato senza meta e risposte finché un gruppo di uomini con la promessa di aiutarla a trovare la sorella, non l'avevano catturata e fatta prigioniera. A quel ricordo Ayame serrò gli occhi spaventata.

Mugolò quando le corde che le tenevano bloccate le caviglie e i polsi sfregarono tra loro dandole un forte dolore alla pelle, il bruciore e il profumo del sangue che usciva dalle numerose ferite, quando aveva cercato di ribellarsi ai banditi questi per punirla le avevano strappato i vestiti e l'avevano picchiata fino a farla svenire, facevano ancora male.

Tossì debolmente e cercò di tenere gli occhi aperti quando sentì un fracasso fuori da quella umida stanza. Urla e rumore di lame che sferzavano l'una contro l'altra riempirono le sue orecchie poi silenzio. Si forzò a strisciare contro la parete alle sue spalle mentre sentiva dei passi avvicinarsi echeggiando nel corridoio.

Silenzio, minuti interminabili di solo silenzio e poi lui. Un uomo che indossava una sorta di armatura con un elmo che riprendeva le fattezze di un drago, esattamente come i decori a scaglie sulla sua armatura. Aveva la parte inferiore del volto coperta da tessuto blu, solo gli occhi di un intenso e penetrante blu erano visibili e in quel momento puntati proprio verso Ayame rannicchiata contro la parete.
Senza dire una sola parola, l'uomo biondo entrò nella cella ed estraendo la sua spada tagliò le corde che tenevano prigioniera la ragazza osservandone la reazione in silenzio.

“ C-chi sei? Perché...perché mi hai salvata?” domandò la ragazza con un fil di voce.

Faceva fatica a parlare e aveva la gola secca. Non sapeva nemmeno lei cosa sarebbe successo, in effetti lei e lo strano individuo erano rimasti soli, se l'uomo avesse voluto avrebbe potuto farle tutto ciò che desiderava e nessuno avrebbe risposto alle suppliche di Ayame. Eppure l'uomo si era limitato a levarsi il mantello azzurro e avvolgerlo intorno alla ragazza prendendola in braccio senza come fosse leggera come una piuma. Le sfuggì un cinguettio dolorante per le molte ferite e si strinse nel mantello.

“Mi dispiace. portate pazienza fino a quando non saremo fuori”

La voce del uomo era bassa ma molto profonda e il suo tono era calmo senza un minimo di esitazione. Aveva preso la direzione del corridoio e camminando era rimasto tutto il tempo in silenzio. Ayame era piena di domande tuttavia non osava fiatare.
Una volta usciti dal corridoio la ragazza venne abbagliata dal sole e fu costretta a chiudere gli occhi un istante prima di guardare il suo misterioso salvatore.

“ Dove ci troviamo qui? “ Gli chiese Ayame quasi sussurrando
“Nel regno di Kuto. Questa era la base di quegli schiavisti.” Rispose il biondo

Ayame a quelle parole sgranò gli occhi. Se l'uomo biondo non l'avesse salvata probabilmente sarebbe stata venduta come una schiava a qualche nobile. Si strinse ancora di più nel mantello azzurro e agli occhi del uomo apparve ancora più piccola e fragile, eppure nel suo sguardo distante la ragazza non lesse pietà ne comprensione.

“Il mio nome è Nakago sono lo Shogun del regno di Kuto. Mentre voi fanciulla, quale è il vostro nome e da dove venite?” Le chiese improvvisamente lui.
“ A-Ayame. mi...mi chiamo Ayame e vengo da Tokyo in Giappone”

Nakago si fermò a quelle parole. Aveva improvvisamente, avvertito un aura potente provenire da quella ragazza sconosciuta. La osservò qualche secondo per poi spostarsi verso il cavallo, aveva compreso perfettamente chi ella fosse e quale grande occasione gli era letteralmente caduta tra le braccia.

“...Siete al sicuro. Vi porterò con me al palazzo di Kuto e l'imperatore vi aiuterà di certo. Avete la mia parola Ayame“

Le disse facendo un lieve sorriso per rassicurarla. Ayame sentendo quelle parole smise di avvertire la sensazione di disagio che provava in quella fredda cella. Allungò la mano quasi esitante per sfiorare la guancia di Nakago e quando tentò di ritrarsi, l'uomo la prese nelle sue mettendo la ragazza sul cavallo per poi salire a sua volta.

“ Non temete, vi proteggerò io...voi siete colei che abbiamo sempre aspettato. Non permetterò che veniate ferita. Affidatevi a me Ayame”

Le disse, guardandola con i suoi occhi blu intensi e penetranti. Quello sguardo fece arrossire Ayame che abbassando leggermente lo sguardo annuì. Nakago partì quindi alla volta di Kuto galoppando sotto il temporale mentre fulmini minacciosi squarciavano le nuvole preannunciando una disgrazia in arrivo.



Da tutt'altra parte nel palazzo del regno di Konan, un affascinante uomo dai lunghi capelli scuri trattenuti dietro il capo, osservava il temporale abbattersi sul suo regno. Improvvisamente un raggio cremisi comparve nel mezzo della città, il simbolo sul collo del uomo brillò di rosso, segno che il tempo era finalmente giunto. Colei che aveva atteso da sempre era giunta da lui. L'unica in grado di salvare e riportare la speranza nel regno di Konan, la sacerdotessa di Suzaku.

“Forse...forse tu sarai in grado di strapparmi da questa solitudine...oh sacerdotessa di Suzaku...voglio vederti” sussurrò l'uomo per poi dare ordini alle sue fidate guardie con una espressione seria e voce forte e sicura che si propagò decisa nella stanza.
“Andate! Portate la Sacerdotessa di Suzaku al mio cospetto, presto!” Ordinò

Le guardie annuirono e lasciarono solo l'uomo che togliendosi il cappello lasciò scivolare i capelli scuri piuttosto lisci e lunghi sedendosi nuovamente sul suo trono.

“ Presto...voglio vederti”
 

Angolo di Suzaku (no è il mio)

salve! Vi chiederete per quale ragione io sia finita in un fandom simile? Beh il merito è della mia migliore amica.
Ma andiamo con ordine. Questa storia è una mia rivisitazione della storia di questo splendido anime saranno due storie per quattro sacerdotesse. Alcuni eventi del anime verranno cambiati anche se si tratta di cambiamenti e aggiunte che spero risultino comprensibili e adatte (ad esempio un espansione del BG dei Seiryu Senshi che vengono solo citati) per il resto cercherò di essere abbastanza fedele con l'anime. Che dire? Una mia cara amica mi consigliò l'anime qualche settimana fa e divorai praticamente tutto il materiale possibile con grande interesse. Spero che questa storia possa piacere e riportare un po il fascino di Fushigi Yuugi in attesa del suo ritorno con Byakko. Per il momento spero vi goderete le avventure di Karin,Ayame e delle altre due sacerdotesse. Sono impaziente di scrivere e pubblicare i prossimi capitoli quindi avrete presto o spero mie notizie. XD detto ciò benvenuti nel mondo del Nuovo Artiglio di Seiryu e la nuova Piuma di Suzaku

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Capitolo 3
*** Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola. ***


Perché se incontrarsi resta una magia è non perdersi la vera favola.

Quando gli occhi di Karin si aprirono per la seconda volta, davanti a lei si dischiuse un nuovo mondo. Somigliante a una città del antica Cina, Konan era un regno che brulicava di vita. Karin attese il momento giusto poi scese dal carretto levandosi la paglia rimasta dai capelli. Ovunque la giovane guardasse vi erano mercanti indaffarati a caricare e scaricare merci come oli e sete preziose. La ragazza ancora un po dolorante decise prima di tutto di trovare un dottore per farsi medicare la caviglia.

“Più facile a dirsi che a farsi, non so nemmeno dove sono” pensò avvicinandosi a una delle bancarelle per chiedere informazioni.

L'uomo dietro di essa era grande e imponente, aveva occhi neri e capelli scurissimi. Le sorrise amichevole ma sembrò quasi attonito notando i suoi vestiti e il suo sguardo cambiò improvvisamente facendosi più seducente e quasi lascivo nei confronti della ragazza.

“ Salve signorina, sei al lavoro? Non dovresti girare così in pieno giorno. Posso tentarti con queste mele succulente?” Le chiese mostrandole una grossa mela rosso sangue che sembrava davvero appetitosa.

Karin aveva l'acquolina in gola soltanto alla vista di quella mela e avrebbe tanto voluto mangiarsela. Si frugò tra le tasche della giacca cercando qualche spicciolo aveva con se quasi cinquecento Yen, sperò con tutto il cuore e soprattutto con tutto lo stomaco che bastassero.

“ Ecco a lei non si preoccupi tenga pure il resto.”
Disse porgendo i risparmi mentre le sembrava già di poter azzannare la mela che stava per prendere, quando l'uomo con una espressione decisamente furiosa le schiaffò la mano facendo cadere a terra i risparmi della ragazza sbalordita che confusa non riusciva a comprendere una reazione simile. Ma la confusione lasciò ben presto posto a una espressione arrabbiata e offesa sul volto della ragazza.

“ Lurida puttana come osi rifilarmi della spazzatura simile?! Voi donne di strada siete tutte uguali! “ Le ringhiò contro l'uomo afferrandole il polso
“ lasciami grosso...grosso suino! Lasciami somaro!”

Urlò di risposta Karin dimenandosi per cercare di ribellarsi alla presa salda del mercante
con uno strattone la ragazza riuscì a distanziarsi dall'uomo e con uno scatto iniziò a correre sentendo il mercante alle sue spalle urlare alle guardie di catturare una ladra, chiaramente lei.

Tutte le persone nella piazza si fermarono guardando la ragazza correre via. Karin serrò gli occhi correndo a perdifiato per fuggire, quasi non ce la faceva più quando vide un codino famigliare ondeggiare tra la folla e con un ultimo scatto lo afferrò con la mano stringendolo e attirando dolorosamente l'attenzione del proprietario di suddetti capelli che con una smorfia di fastidio e dolore nel vederla sembrò sorpreso.

“ Ehi ma che fai?! Ah ma tu sei la prostituta senza un soldo che ho salvato ieri!”

Disse il giovane dolorante visto che Karin gli stava tirando con forza i capelli. La ragazza ringhiò piccata ma sembrò allarmarsi sentendo il rumore di passi veloci alle sue spalle, le guardie si stavano avvicinando e lei, nemmeno voleva pensare a quello che facevano ai presunti trasgressori in quel mondo.
“ Primo non sono una prostituta! Secondo...ti prego aiutami! “Gridò quasi tremando la ragazza
“è andata male con un cliente? Comunque se non puoi pagarmi non ti posso aiutare. Mi dispiace. Ora mi lasceresti andare?” Le rispose lui quasi scherzando sulla faccenda del cliente.

Karin sentì i passi delle guardie sempre più vicine. Non poteva nemmeno pensare di farcela da sola, lei era soltanto una ragazzina una studentessa niente di più. Strinse gli occhi poi afferrò le spalle del giovane

“eccoti il tuo compenso!”

Urlò con quanto fiato aveva in gola prima di unire le sue labbra con quelle del ragazzo in un bacio deciso e per quest'ultimo che aveva sgranato gli occhi per la sorpresa, decisamente inaspettato. Quando Karin si allontanò il ragazzo fece per parlare ma si fermò, dal tocco delle mani di lei ancora sulle sue spalle, si rese ben presto conto che la ragazza stava tremando come una foglia. Si fece serio e afferrandole il polso cominciò a correre lungo le vie del regno di Konan. Karin a sua volta sorpresa correva facendosi trascinare da lui quasi incespicando.

“Quei tizi si stanno avvicinando!” Urlò la ragazza senza quasi più fiato
“corri! Non sprecare il fiato vedrai che ce la caveremo!”

Le rispose lui guardando con la coda dell'occhio la situazione alle sue spalle. Gli sfuggì un ringhio leggero mentre si infilava con la ragazza in un vicolo senza smettere di correre.

Una volta raggiunta la fine del vicolo si lasciò scivolare con la schiena contro la parete. Il ragazzo le tappò la bocca facendole segno di non parlare, la teneva appiccicata con la schiena al suo petto. Da quella posizione il ragazzo stava guardando tra alcune travi sopra le loro teste. Karin sentiva il respiro di lui solleticarle l'orecchio. Il suo corpo stanco e provato dalla corsa e dal digiuno forzato era sul punto di crollare da un momento al altro. Si sentiva come se non potesse nemmeno respirare, il battito del suo cuore era accelerato come quello del ragazzo e martellava le sue orecchie. Karin tratteneva il respiro sentendo il calore del giovane che le stringeva con un braccio la vita mentre la mano la teneva premuta contro la sua bocca per non farle sfuggire nemmeno una parola, mentre si sincerava che le guardie si allontanassero prima di liberare da quella stretta la ragazza.

“ Certo che tu...i guai li attiri come una calamita eh?”

Il ragazzo si era lasciato cadere con la schiena ancora premuta contro il muro. Al contrario Karin era scivolata lentamente sulle ginocchia, tutta la tensione e il terrore di essere catturati era scomparso.
Ora il suo corpo si stava lasciando andare così come lei che afferrandosi la testa con le mani in un tremare incessante, si era piegata con il capo verso il basso e aveva cominciato a piangere. Il respiro affannato gli occhi sgranati colmi di lacrime che scivolando le rigavano le guance. Era pallida, coperta di graffi, ancora con un po di paglia e foglie incastrate nei capelli non più legati nella sua solita ordinata coda svolazzante, ma ora sciolti sulle spalle che quasi con l'istinto di proteggersi si afferrò diventando più piccola e lasciando uscire tutta la paura che aveva trattenuto da quando era arrivata in quel mondo, iniziò a singhiozzare chiudendo gli occhi senza riuscire a smettere di tremare nonostante ci provasse.

In quel momento però una stretta alle sue spalle, braccia protettive e forti la cinsero facendole poggiare la schiena contro il petto del ragazzo alle sue spalle. Karin sgranò gli occhi lasciando scivolare altre lacrime e quando il ragazzo allentò la presa, lei si buttò letteralmente al suo petto e pianse, pianse fino ad avere gli occhi che bruciavano e la gola che faceva male. Stretta al ragazzo sfogò tutto ciò che le aveva causato paura e dolore sentendosi lentamente molto meglio.
Lui la strinse per tutto il tempo, occhi chiusi e mento sulla sua testa la trattenne per calmarla finché non smise di sentire il suo pianto ma solo un piccolo singhiozzio. Nonostante ciò non la lasciò nemmeno in quel momento e le offrì il suo petto fino a quando non fu lei a staccarsi, passando il braccio su gli occhi per frenare quelle ultime lacrime.

“ t-ti ringrazio. Sei stato molto...gentile. E grazie anche per avermi salvata, ora che ci penso l'hai fatto due volte” sussurrò la ragazza
“ figurati. Non ho fatto nulla di speciale. Ora come ti senti, va meglio? “ Domandò il ragazzo facendole un sorriso gentile

Karin annuì molto più tranquilla osservandolo. Quel suo sorriso la fece arrossire leggermente e voltando lo sguardo la ragazza tentò subito di sembrare più forte e più sicura di se agli occhi del giovane.

“ Sto benissimo! E comunque la gente di questo posto ha davvero qualcosa che non funziona nel cervello! Scambiarmi per una prostituta che assurdità! “
Sbottò la rosa mettendo il broncio, facendo ridere di conseguenza il ragazzo. Karin riservò al giovane la sua migliore occhiataccia incrociando le braccia al petto piccata da quella risata.

“ Ci credo se ti vesti così! Hai le gambe e l'ombelico scoperti! “Le fece notare quasi arrossendo lievemente sulle guance e voltandosi subito di lato per non guardarla.

Karin sembrò sorpresa, inizialmente si stava di nuovo arrabbiando ma quando si rese conto del effettivo abbigliamento che portava, riflette di conseguenza rendendosi conto che forse era per questa ragione che tutti al suo arrivo in città l'avevano guardata a quel modo, soprattutto ora riusciva a comprendere le parole del mercante sul suo “lavoro” avvampò di imbarazzo e rabbia e stringendosi le ginocchia contro il petto poggiò la fronte su di esse.

“ Come ti chiami? Il mio salvatore ha un nome?” Domandò la ragazza più per riempire quei secondi di silenzio che pesavano come un imbarazzante macigno.
“ Tutti mi chiamano Tamahome. Tieni, era questa che volevi no?”

Karin alzò lo sguardo e vide accanto a lei la mela che aveva tentato di comprare poco prima. Sorpresa ringraziò Tamahome con un piccolo sorriso
“facciamo a metà? Abbiamo corso fino adesso, sarai affamato anche tu. Oh giusto! Io sono Karin Aikawa, chiamami pure Karin“ gli disse lei.

Il ragazzo annuì e tirando fuori un coltellino rudimentale tagliò la mela in due pezzi porgendone uno alla ragazza mangiando il suo tranquillo. Karin mangiò in silenzio la mela trovandola davvero deliziosa, forse perché non aveva mangiato a pranzo, complice quella stupida ricerca scolastica la ragazza aveva parecchia fame. Tamahome le sorrise e lei voltò lo sguardo impacciata e sorpresa, l'atmosfera era più calma e finalmente anche Karin pote rilassarsi un po.

“ Bene. Se ora è tutto apposto io devo tornare al lavoro. Sono venuto dalla campagna per lavorare e non ho ancora venduto nulla” disse il ragazzo alzandosi da terra, si spazzò via la polvere e seguito a ruota dalla ragazza, Tamahome uscì dal vicolo tornando verso la piazza.
“Non dovresti venire con me. Potrebbero esserci ancora le guardie in giro” le disse lui senza fermarsi.
“Non è che abbia di meglio da fare! E poi...stavo cercando un dottore”
disse lei in risposta e fu allora che osservandola meglio, Tamahome notò il suo zoppicare. Ma stavolta sembrò non curarsene troppo mentre tornavano in piazza.
“Vai sempre avanti c'è una baracca con un dottore. Ma dubito tu possa permettertelo. Dovresti guadagnare qualcosa...”

Il ragazzo non fece in tempo ad aggiungere altro che le guardie li circondarono. Tamahome seccato da tutte queste interruzioni fece scivolare Karin alle sue spalle e si rivolse con un ghigno a una delle guardie. Era abbastanza spavaldo come aveva supposto Karin il giorno prima, quando aveva steso da solo quei quattro banditi.

“ Sentite non voglio problemi. Si può sapere che cosa volete da questa ragazza? “Domandò tenendosi pronto a combattere
“per ordine del imperatore la straniera deve venire con noi! Non opponete resistenza o saremo costretti a usare le maniere forti” rispose la guardia

Karin era decisamente sorpresa e scosse il capo quando Tamahome la osservò interrogativo. La giovane si fece coraggio e portando la mano al petto, la serrò a pugno prima di spostarsi da dietro il ragazzo osservando le guardie.

“ ...va bene. Lasciate fuori dalla questione questo ragazzo. Lui non centra mi ha solo aiutata. Verrò con voi ma non fategli nulla.” Decretò quasi deglutendo

la guardia più vecchia annuì e fece segno alla ragazza di seguirli. Karin annuì a sua volta e fece qualche passo avanti prima di voltarsi verso Tamahome.

“Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. Adesso però...devo andare. Grazie ancora Tamahome”

gli disse forzando un sorriso in realtà l'idea di essere sola davanti al imperatore non la entusiasmava ma lui aveva già fatto così tanto per lei, l'aveva salvata le aveva offerto del cibo e l'aveva perfino consolata quando era crollata per la paura e lo sconforto. Si disse che non era il caso di coinvolgerlo nei suoi casini. Ma sorprendentemente, Tamahome fece un lungo sospiro prima di mettersi le mani in tasca osservando Karin e le guardie.

“Se è stato l'imperatore a convocarti...non credo sia un problema se vengo con te e poi...posso sempre lavorare più tardi” le disse il ragazzo

Karin stavolta fece un vero sorriso ma tentò di dissimulare con una alzata di spalle come se stesse dicendo che lui poteva fare quello che gli pareva e che non era un problema suo.

 

****

Accompagnati dalle guardie i due ragazzi vennero condotti al palazzo reale, un edificio opulente, grandioso ed elegante che lasciò Karin con un palmo di naso, quasi le brillavano gli occhi davanti a tanto lusso ed eleganza.

“Vedendo il palazzo questo imperatore deve essere assolutamente un uomo di classe! Almeno lo spero...e se fosse un vecchio bavoso pervertito?” Si chiese la ragazza in quel momento.
“ Forse attira le donne con tutto questo lusso e poi fa loro cose perverse e sporche! “ Aggiunse rabbrividendo con un verso di disgusto

una delle guardie a quelle parole sussultò mentre le altre che sembravano quasi arrabbiate stavano per estrarre le spade al loro fianco.

“Fermatevi! È un ordine”

A parlare era stato un vecchio dalla lunga barba bianca curata e gli abiti eleganti di un bel rosso scuro con dettagli dorati sui polsi e il colletto. L'uomo anziano si avvicinò tenendo le mani nelle maniche del abito simil-kimono che indossava, osservò le guardie intimando loro di allontanarsi cosa che loro fecero subito. Dopodiché si rivolse con gentilezza verso i due ragazzi.

“ Benvenuti il mio nome è Jing-bai, sommo consigliere del nobile imperatore del regno di Konan. Attendevamo il vostro arrivo. Seguitemi l'imperatore è ansioso di conoscervi”

disse l'uomo indicando il gigantesco portone con decori di fenici alle sue spalle. Quando esso si dischiuse Tamahome e Karin furono accolti in una ricca sala del trono, poco distante dal entrata vi era un uomo seduto sullo scranno dorato e impreziosito dagli stessi decori della porta.

L'uomo in questione indossava un ricco abito elegante e decisamente adatto alla sua carica di imperatore. Uno strano capellino era posto sul suo capo, i capelli solitamente lunghi erano bloccati in una elegante crocchia. Aveva un espressione calma e nei suoi occhi dorati sembravano non esserci cattive intenzioni. Si alzò dal suo trono e camminando raggiunse i due, un sorriso delicato e caloroso comparve sul suo volto dai lineamenti affascinanti e giovani. Racchiuse le mani di Karin nelle proprie e la ragazza sebbene sorpresa non ebbe cuore di ritrarsi puntando i suoi occhi in quelli del imperatore e ricambiando appena quel sorriso.

“Benvenuti! Io sono Hotohori, ho atteso così tanto di conoscervi Sacerdotessa di Suzaku. Ho molto da spiegarvi” le disse quasi con entusiasmo sincero

Karin sembrò confusa, quello strano tizio bello come una ragazza aveva appena detto che lei era una sacerdotessa? Come una miko? E cos'era Suzaku?

“ Senti...imperatuccio mi spiegheresti meglio? Cos'è Suzaku e perchè mi chiami sacerdotessa? Sono una studentessa e basta!” Disse allontanandosi facendo qualche passo indietro.

Hotohori sembrò a sua volta sorpreso dalla reazione della ragazza. Mise le mani nelle maniche annuendo in risposta e cercò con un ulteriore sorriso gentile di rassicurare Karin.

“ È stato predetto che in tempi di caos e disordine...quando il regno di Konan sarà in pericolo, al di là dei cieli di questo mondo, da un mondo differente discenderà una fanciulla. Ella sarà la Sacerdotessa di Suzaku il dio protettore di Konan. Grazie a lei i Seishi di Suzaku saranno riuniti e il dio verrà evocato portando prosperità e salvezza” disse Hotohori
“ ...sarei...sarei io questa sacerdotessa?” Domandò la ragazza in un fil di voce

Hotohori annuì per poi compiere quello che per Karin fu un gesto davvero inaspettato. Si inchinò con la fronte rasente al terreno e stesso fecero tutti i presenti, le guardie e perfino la servitù del palazzo.

“ Vi prego mia sacerdotessa, trovate i sette Seishi di Suzaku, evocate il dio e salvate il regno di Konan! Abbiamo bisogno di voi”

la ragazza indietreggiò nuovamente sotto lo sguardo dei presenti. Tamahome che era rimasto al suo fianco per tutto il tempo, ascoltando le parole del imperatore, fece un passo avanti e poggiò la mano sulla spalla della rosa, forse nel tentativo di calmarla.

“ Non sarete sola. Inoltre...avete già incontrato due dei Seishi di Suzaku“ le disse Hotohori e in quel' momento comparve un ideogramma sul lato sinistro del suo collo che brillò di un rosso acceso. Karin si ricordò quando la stessa cosa era successa a Tamahome che sbalordito si toccò appena la fronte manifestando il proprio ideogramma.
“ Come pensavo. Anche tu sei un Seishi di Suzaku non è così?” Disse l'imperatore rivolto a Tamahome.

Il ragazzo si toccò la fronte con due dita, ricordava bene quando al villaggio veniva preso in giro proprio per quello strano ideogramma e anche le parole di suo padre sul fatto che prima o poi avrebbe compreso il significato in esso e il suo destino. Lui che al fato non ci credeva poi così tanto ora era davanti al evidenza, gli era chiaro il vero significato del ideogramma e del nome con il quale era conosciuto.

“ Non ho mai saputo che cosa significasse veramente. Ho questo ideogramma da quando sono nato e lo stesso si può dire per le mie capacità” disse
“ può essere sorprendente scoprirlo. Tu possiedi l'ideogramma di demone sei nato sotto la costellazione di Tamahome esattamente come io che possiedo l'ideogramma di stella sono nato sotto quella di Hotohori. Il nostro compito come Seishi di Suzaku è di proteggere la sacerdotessa nella sua ricerca” spiegò con una certa serietà Hotohori

Tamahome si lasciò andare a un sospiro tirato osservando poi Karin al suo fianco. La ragazza vedendo inginocchiarsi praticamente l'intero palazzo sembrava un po a disagio e nel panico, ma accortasi dello sguardo del giovane sollevò il capo con decisione e puntò il dito proprio verso l'imperatore

“ voglio mangiare, farmi un bagno caldo, dei vestiti puliti e naturalmente farmi una bella dormita! “Disse decisa

tutti a quelle richieste estremamente dirette restarono attoniti, Tamahome portò la mano davanti alla bocca soffocando una risata mentre Karin ancora in quella posizione stava arrossendo sulle guance dal imbarazzo. Hotohori si alzò e schioccò le dita di colpo.
Subito tre ancelle si presentarono al suo cospetto, erano incantevoli nei loro ampi ambiti più discreti di quelli del imperatore ma sempre molto belli e colorati.

“Avete sentito il volere della nostra sacerdotessa? Conducetela nelle sue stanze ed eseguite tutte le sue richieste! “ Ordinò l'uomo serio

le tre ragazze annuirono e condussero Karin fuori dalla stanza del trono. La ragazza si voltò preoccupata verso Tamahome che per rassicurarla le fece u sorriso e un cenno di assenso, se la sarebbe cavata benissimo e lei doveva pensare a se stessa ora. Seguì le tre ancelle lasciando soli i due uomini nella sala del trono.

****

A Shunrou la capitale del impero di Kuto si respirava una atmosfera decisamente pesante. L'imperatore era seduto al suo trono, circondato da donne con vesti trasparenti che mettevano in risalto corpi sensuali e volti affilati come quelli di volpi affamate di lussuria e potere, stava attendendo buone notizie.

In quel momento, fece il suo ingresso lo shogun del regno, Nakago si diresse verso il trono e inginocchiandosi su una gamba protese il capo verso il basso in attesa di ricevere parola dal imperatore.

“ Nakago! Attendevo il tuo ritorno, spero tu abbia buone notizie. La sacerdotessa è stata trovata?”

La voce del imperatore Xiao Kouhatei raggiunse le orecchie di Nakago. Era un uomo decisamente sgradevole e che lui, aveva sempre odiato con tutto se stesso. Da quando era arrivato al palazzo ed era diventato lo shogun non riusciva nemmeno a tollerare l'esistenza di un tale maiale lussurioso. Eppure per il bene del suo obbiettivo finale, era sempre stato umilmente ubbidiente soffocando l'odio e il disgusto in favore del momento giusto, il momento che era arrivato con l'apparizione di quella ragazza della sacerdotessa di Seiryu.

L'uomo si alzò annuendo a quella domanda e si voltò immediatamente verso la scalinata. Ayame scese lentamente indossando un abito viola e azzurro, aveva i capelli raccolti con una ciocca che le sfiorava delicatamente la guancia. La arrotolò dietro l'orecchio con un delicato gesto mentre tenendo l'ampia gonna con una mano raggiungeva Nakago.

L'imperatore ignorando le donne che aveva attorno, si alzò di scatto dal trono esibendo sul volto d'uomo maturo un sorriso quasi lascivo nei confronti della ignara e timida giovane. Ayame che avrebbe voluto il riparo delle braccia di Nakago osservò l'uomo dinanzi a lei con il terrore di un coniglio davanti a un lupo feroce, peccato solo che quello non fosse un lupo ma bensì un facocero dalla barba nera piuttosto lunga e il ghigno perverso.

“ Incantevole...quindi lei è la nostra sacra sacerdotessa è così Nakago?!” Domandò l'imperatore di Kuto quasi scoppiando in una risata.
“Si vostra maestà. Questa fanciulla è l'unica e sola sacerdotessa di Seiryu. Ayame quest'uomo è l'imperatore del regno di Kuto, Xiao Kouhatei” disse lo shogun intimando la ragazza ad avanzare

Ayame si fece coraggio e nonostante le risatine delle donne attorno al trono e al imperatore, la ragazza si esibì in una riverenza elegante chiudendo gli occhi.
“Incantata. Vi ringrazio per l'ospitalità sire” sussurrò la ragazza

l'uomo fece un sorriso e avvicinandosi le sollevò con uno scatto il volto osservandola, quasi estasiato come un bambino con un giocattolo nuovo, la attirò più vicina e le passò le mani sui fianchi. Nakago vedendo il disagio negli occhi di Ayame si avvicinò e chinando il capo rispettoso si rivolse al suo imperatore con il tono più accomodante che era in grado di usare.

“ Mio signore, la sacerdotessa necessità di riposo. Giungere da un altro mondo l'ha stancata molto.” Si limitò a dire il biondo
“ capisco. Si, si portala via, Nakago occupati di lei e trova i Seishi, ti affido l'incarico!” Disse sbrigativo e seccato il sovrano, tornando poi a sedersi e ad accarezzare le donne chiamate per compiacerlo.
“Sarà fatto mio signore. Radunerò i Seishi di Seiryu come avete richiesto e mi prenderò personalmente cura della sacerdotessa”

Ayame seguì il biondo soffocando il disgusto alla vista della lussuria lascivia del imperatore. Strinse i pugni fino a quando non furono nuovamente nella sua stanza, una bellissima camera lussuosa ed elegante nella quale troneggiava un grande letto a baldacchino con la gigantesca statua dorata di un drago. La ragazza sbalordita da tanto lusso si avvicinò e accarezzò delicatamente la statua osservandone la fattura e gli occhi, due zaffiri splendenti che le ricordarono gli occhi di Nakago.

“Quell'uomo spregevole è davvero l'imperatore? Provavo disgusto solo a guardarlo” disse fredda la ragazza rivolgendosi allo shogun in piedi davanti alla porta chiusa.
“ Non temete Ayame. Finché sono con voi, nessuno vi farà del male. Voi siete la nostra sacerdotessa, nemmeno l'imperatore sarebbe così stupido da tentare di farvi qualcosa.” Disse l'uomo
“ esattamente...che cos'è questa storia della sacerdotessa? “

Chiese la ragazza in quel momento. Non aveva avuto molte risposte e naturalmente era preoccupata anche per la sorella. Possibile che anche Karin si trovasse da qualche parte in quello strano mondo spaventoso e misterioso?
Nakago restò in silenzio qualche minuto prima di parlare nuovamente mostrando una pergamena in carta azzurra alla giovane fanciulla.

“ È stato predetto che una ragazza di un altro mondo verrà per salvare il nostro. La sua venuta porterà prosperità e buona sorte. Voi Ayame siete la sola e unica sacerdotessa del dio Seiryu” le disse l'uomo inginocchiandosi al suo cospetto con lo sguardo a incatenare quello di lei.
“ Il vostro compito è di riunire i Seishi di Seiryu, i guerrieri che hanno il compito di proteggervi. Dopodiché dovrete evocare il dio con i vostri poteri di miko, solo così il nostro mondo sarà in pace.”

Le disse prendendole la mano, la sfiorò il dorso con un lieve bacio tenendola stretta nella sua. Ayame a quel gesto arrossì vistosamente ma il disagio che provò scomparve a quelle parole. Lei era la sola sacerdotessa l'unica e indispensabile per la salvezza del mondo. Quella sensazione di necessità e importanza la faceva sentire incredibilmente bene.

“Esprimerete i desideri immagino, una volta che avrete ottenuto il potere di Seiryu...”

Quella frase che a chiunque sarebbe potuta suonare una casualità, in realtà era stata perfettamente calcolata da parte dello shogun. Lui non era solo un abile guerriero e uno stratega in grado di volgere le situazioni a suo vantaggio, era anche abile con le parole. Sapeva perfettamente come spingere qualcuno a fare ciò che voleva e aveva compreso quali catene avrebbe potuto usare per legare a se quella ingenua ragazza.

“ Desideri? Vuoi dire che posso esprimere dei desideri?”

Sul volto dello shogun si dipinse un lieve sorriso soddisfatto da come le cose stavano andando. Si alzò da terra annuendo e fece alzare la ragazza prendendola delicatamente per mano. Ayame sembrava sorpresa dalle sue parole quasi fosse entusiasta al idea di poter realizzare tutti i suoi desideri e speranzosa che l'uomo non stesse scherzando.

“ Si racconta che una volta evocata, la Bestia Divina conceda tre desideri alla sacerdotessa. Si non vi è dubbio che potrete realizzare i vostri desideri Ayame”

Ayame sorrise e si lasciò scivolare sul letto osservando il soffitto. Sollevò una mano verso l'alto chiudendola a pugno con lo sguardo quasi perso. Sembrava pensierosa e Nakago per un instante si chiese come mai la ragazza fosse così cupa, distante e al tempo stesso così alla ricerca di qualcosa da parte degli altri. Amore, riconoscenza, affetto, fiducia o forse semplicemente riconoscimento, una ragione per essere vivi. L'uomo si perse in quel pensiero per un istante.

“ Se tu potessi avverare un desiderio...quale sarebbe, Nakago?”

Quella domanda così inaspettata lo fece sorridere lievemente. Si sedette quando anche la ragazza si mise seduta. Intrecciò le mani davanti a se e prima di risponderle sembrò pensarci.

“ Il potere per proteggere chi mi circonda. L'ho imparato sulla mia pelle solo il potere può proteggere. Chi ha il potere è in grado di proteggere chi non ne possiede.” Spiegò l'uomo

Ayame rimase estremamente colpita da quelle parole. Si sarebbe aspettata di tutto ma non certo quello. Un dolce e lieve sorriso si dipinse sul suo volto, la ragazza si mise seduta e allungò la mano verso quella di Nakago, fu un contatto fugace e semplice, non durò che pochi secondi ma l'uomo ne percepì chiaramente il calore. Mentre parlava con lei si sentiva tranquillo una sensazione che Nakago non provava effettivamente da tempo ormai.

“Penso di non avere dei desideri così io. Suppongo...di essere egoista. “Disse la ragazza

quelle parole sorpresero un po l'uomo che la guardò interrogativo. Ayame si avvicinò fino a far sfiorare i loro fianchi. Teneva lo sguardo un po basso mentre parlava con Nakago, quasi si stesse vergognando.

“ ...se davvero i desideri sono solo tre, suppongo vorrei usarli per me stessa. Se potessi...se potessi chiedere davvero qualsiasi cosa io...”

La ragazza sembrò esitare e lasciò in sospeso il resto delle parole che stava per dire. Nakago decise immediatamente di approfittarne per stringere su di lei quelle catene invisibili che la stavano imprigionando sempre di più attirandola in una seducente trappola dalla quale uscire sarebbe stato alquanto arduo. Con uno scatto deciso l'uomo se la portò al petto e lentamente cominciò ad accarezzarle i capelli, passando le dita tra di essi con gentilezza.

“ Non importa. Non ha importanza se siete una donna egoista. Voi siete la sacerdotessa di Seiryu, avete il potere di realizzare qualsiasi cosa vogliate. Siete...come una dea. “

Le disse sollevandole il capo e solo in quel momento l'uomo si rese conto che Ayame stava piangendo. Quella vista gli fece provare un po di pena per la ragazza. Non aveva certo scelto lei di diventare la sacerdotessa ne quello che le era e le stava capitando era colpa sua.
”perché piangete? Ayame, voi potete essere egoista. Cosa desiderate? Io esisto per questo per realizzare i vostri desideri, esisto per voi” le disse serio.

Ayame cercò immediatamente riparo nelle braccia del uomo, poggiò la fronte contro il suo petto allenato e muscoloso e le braccia cinsero la vita di lui quasi esitanti e tremanti. Nakago rafforzò un instante quella stretta sulla ragazza per darle quello che in fondo aveva sempre desiderato. Era facile raggirare le persone che non avevano nulla, quella ragazza era affamata di amore, affetto, comprensione e tutte quelle miriadi di emozioni che lui ormai non riusciva più a provare o anche solo a desiderare.

Erano inutili, erano cose superflue. 
come sarebbe stata superflua quella ragazzina una volta portato a compimento il suo ruolo.

Nakago chiuse gli occhi e rimase lì in quella posizione, stringendo Ayame in silenzio l'uomo biondo pregustò il momento della sua vittoria della sua vendetta. E per realizzarlo, era disposto anche a mentire a essere usato, si sarebbe volentieri prestato a quel insulso gioco diventando quello che quella ragazza voleva. E una volta raggiunto il suo obbiettivo...

“Adesso dovreste riposarvi. Provvederò a farvi mandare qualcuno perché si occupi di voi, Ayame vi prego di non fare nulla di inutile. Mi occuperò io di tutto anche per quanto riguarda i vostri guerrieri” le disse accarezzandole la guancia

la ragazza si limitò a bearsi di quel gesto che per lui in realtà era meccanico, necessario ai fini del suo obbiettivo.
“ Va bene. Riposerò un po...ti prego sii prudente. E per favore se scopri qualcosa di mia sorella, ti prego di dirmelo subito. Potrebbe essere in pericolo, dobbiamo salvarla a qualsiasi costo!”

Il castello di carte mentale di Nakago crollò rovinosamente a quelle parole. Se le due sacerdotesse si fossero incontrate il suo piano avrebbe potuto risentirne. Rimase in silenzio poi le accarezzò nuovamente il capo con gentilezza e deciso a far nascere il seme del dubbio si annuì sorridendole lievemente.

“ Ayame voi...siete certa che vostra sorella non sia in rintracciabile per sua scelta? Sono passati pochi giorni è vero, ma non ho ricevuto alcuna notizia di una ragazza che vi stesse cercando. “Cominciò a dire senza smettere di accarezzarla.

Ayame sgranò gli occhi e a quelle parole indietreggiò guardandolo. Strinse i pugni chiedendosi in cuor suo se non avesse ragione lui. Karin la stava davvero cercando? La ragazza rimase in silenzio ma abbassò lo sguardo evitando volutamente di rispondere al biondo che facendo un inchino si avviò fuori dalla porta chiudendosela alle spalle. Quando fù da solo un sorriso sibilino increspò le sue labbra.
Tutto stava andando come voleva lui, il seme del dubbio era stato appena piantato nel cuore della sacerdotessa di Seiryu, era il suo compito ora coltivarlo fino a far nascere uno splendido fiore di odio e rancore.

Angolo della sacerdotessa delle stelle (io) e Suzaku e Seiryu (non ci pagano abbastanza cit)

ohilà! Ben ritrovati! Con queste parole vi ridò il benvenuto nella storia di Karin e Ayame. Che dire? Abbiamo le prime spiegazioni e i primi momenti interessanti. Le nostre eroine (Karin eroina coff coff) hanno scoperto di essere le sacerdotesse e di avere un compito. A modo loro lo hanno accettato avvicinandosi a loro volta ai due personaggi loro salvatori. Da una parte Karin e Tamahome e dal altra Ayame e Nakago. Ma se il primo è un ragazzo tutto sommato altruista l'altro il grande Shogun è molto misterioso e sembra avere un suo personale obbiettivo
nel prossimo capitolo rivedremo di nuovo Karin e comincerà il viaggio alla ricerca dei sette Seishi di Suzaku.
Per terminare questo angolo vi lascio una veloce carrellata di tutti i pg apparsi sia canon che oc (ovviamente i più importanti)

AYAME AIKAWA




KARIN AIKAWA





HOTOHORI IMPERATORE DI KONAN
 



TAMAHOME



NAKAGO

 

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Capitolo 4
*** Ritorno a casa e piccole gelosie ***


Ritorno a casa e piccole gelosie

Il risveglio di Karin fu dei migliori che avesse avuto nei suoi sedici anni di vita. Dalla finestra aperta entrarono alcuni raggi di sole, caldo tepore la accarezzò sul bel volto delicato. Aprì gli occhi e con un sonoro sbadiglio si stiracchiò pigramente. Indossava una veste da notte bianca con preziosi ricami dorati, i capelli sciolti erano leggermente scompigliati, vi passò la mano delicatamente osservandosi attorno. Era in una bellissima stanza dai toni rossi e dorati, il letto a baldacchino e soprattutto la statua di una fenice con rubini al posto degli occhi, accolsero la ragazza ancora intorpidita. Lentamente Karin ricordò i fatti dei giorni precedenti, l'arrivo al palazzo dopo la rocambolesca fuga dalle guardie, l'incontro con l'imperatore che le aveva spiegato di essere la sacerdotessa di Suzaku, le ancelle che l'avevano ricoperta di attenzioni, vestiti dalle sete pregiate, oli e profumi tra i più costosi offerti in dono come se lei fosse una sorta di santa rinata in un essere umano. Al solo pensiero di possedere una tale autorità e potere, una risatina eccitata sfuggì dalle labbra della ragazza dai capelli rosa. Il pensiero che tutto quello che stava vivendo fosse reale, la fece sospirare lungamente. Chissà come stava suo fratello e suo padre?
Proprio mentre pensava a quello, una luce rossa la avvolse, le sfuggì un grido e chiuse d'istinto gli occhi. Quando li riaprì pochi secondi dopo, la ragazza si rese conto di indossare di nuovo la sua uniforme scolastica non più il delicato ed elegante pigiama che le era stato regalato a palazzo. Si guardò attorno era di nuovo nella biblioteca Nazionale e davanti a lei, vide il libro aperto. Lo Shijintenchisho era lì davanti a lei immutato esattamente dove lo aveva lasciato. Inizialmente e con grande delusione, la ragazza pensò che tutta la sua avventura, fosse stato un sogno a occhi aperti. Si avvicinò prendendo il libro e quando lesse una delle pagine sgranò sorpresa gli occhi.

-la sacerdotessa di Suzaku si era destata dal suo sogno. Nel letto lussuoso ed elegante, la fanciulla rifletteva su ciò che avrebbe dovuto fare. La candida veste bianca, le lenzuola profumate perfino i raggi del sole che penetravano dalla finestra, stavano schiudendo dinanzi a lei un nuovo mondo-


Incredula Karin voltò la pagina per leggere quello che era successo prima. Se davvero il sospetto che aveva era reale...


-al suo arrivo al palazzo imperiale di Konan, la sacerdotessa accompagnata dal coraggioso Tamahome, incontrò finalmente l'imperatore Hotohori. L'uomo le svelò il compito che l'attendeva-


Karin notò subito che oltre a descrizioni dettagliate delle sue azioni e del ambiente circostante, perfino le cose che lei e gli altri avevano detto era scritte nel libro, perfino i suoi pensieri. Quando lesse la parte dove aveva baciato Tamahome, le sue guance divennero rosse, poggiò due dita sulle labbra. Come poteva qualcosa di ancora così reale essere frutto di un racconto inventato? Una rabbia che mai pensava di poter provare si impadronì di lei, diede un calcio al libro e stringendosi le ginocchia contro il petto, cominciò a tremare.

“Karin eccoti! Dov'è Ayame? Ero preoccupato, sei sparita per due ore non rispondevi nemmeno al cellulare!”

La voce di Keisuke la fece sussultare. Si alzò e con uno scatto abbracciò il fratello in lacrime. Era confusa e triste, non era assolutamente possibile che tutto quello che aveva vissuto fosse solo frutto della mente, a questo punto malata di qualcuno. No. I sentimenti, la paura mentre correva scappando dalle guardie, il dolore di quanto si era presa la storta alla caviglia e la dolcezza del calore di Tamahome e del sorriso del imperatore, non poteva essere tutto un inganno una menzogna.

 

“Dai non fare così. Va tutto bene non sono arrabbiato. Su, non piangere.”

Keisuke confuso da questo pianto quasi disperato che ingenuamente, attribuì alla paura della sorella di averlo fatto arrabbiare. Le carezzò il capo e se la portò dietro facendola uscire dalla biblioteca. Solo in quel momento, calmandosi appena la ragazza si rese conto delle parole del fratello.

“Due ore? Come possono essere passate due ore? Sono passati due giorni, sono sicura!” Pensò la ragazza confusa

“Aspetta fratellone! Devo prendere una cosa che ho lasciato in biblioteca!” Disse al giovane correndo verso la porta.

“Va bene ti aspetto in macchina. Tetsuya ci accompagna a casa, credo voglia pure fermarsi a cena” le rispose Keisuke

“ Si okay! Arrivo subito! “ Gridò rientrando di corsa nella biblioteca.

Se una volta raggiunta la stanza dove si trovava il Shijintenchisho, il libro era ancora aperto a terra in un angolo della stanza, invece di infilarlo con una grande fretta nello zaino, Karin si fosse soffermata a leggere le pagine che non la riguardavano, forse avrebbe scoperto di non essere l'unica finita nel libro.

La ragazza prese lo zaino assicurandosi di non essere stata vista da nessuno, corse fuori scendendo velocemente i gradini per poi raggiungere il parcheggio dove si trovava l'auto del amico di suo fratello.

Kajiwara Tetsuya, era fuori appoggiato alla macchina, tra i denti teneva una sigaretta spenta, forse era sul punto di accenderla ma quando vide Karin correre verso la macchina se la ficcò in tasca. Tetsuya era un giovane universitario dai capelli neri e occhi che raramente si vedevano dietro le lenti degli occhiali dalla montatura scura. Sorrise facendo un gesto di saluto alla sorellina del suo migliore amico.

“Ehi piccola Karin! Dai entra sta piovendo ha dirotto!” Le disse invitandola a entrare e sedersi accanto a Keisuke.

Aveva cominciato a piovere davvero molto forte e in pochi secondi mentre usciva dalla biblioteca, la ragazza era finita per diventare un pulcino bagnato e tremante. Keisuke l'aveva avvolta nella sua giacca tenendola stretta. Secondo Tetsuya, lui era troppo protettivo e la viziava e vedendoli così ne aveva sempre più la certezza. Keisuke era come una mamma chioccia con il suo pulcino che in questo caso era Karin.

“Dov'è Ayame? Credevo foste insieme, non dovevate fare una ricerca per la scuola?” Le chiese il ragazzo castano

Karin pensò rapidamente a che cosa dire al fratello in merito alla scomparsa della sorella. Poteva dirgli la verità? Lui le avrebbe creduto se la ragazza gli avesse raccontato del libro e del potere che sembrava possedere? No. Non poteva contare su questo, figuriamoci se avesse creduto a qualcosa di tanto assurdo. Poggiò la testa contro la sua spalla si sentiva spossata nonostante la bella dormita al palazzo, l'aveva fatta davvero? Aveva dormito in quelle calde lenzuola cullata dal suono della pioggia leggera?

Pioggia...anche adesso stava piovendo ma era un vero e proprio temporale, simile alla tempesta di emozioni che lei stava provando dentro di se.

“ ...è da delle amiche per il fine settimana. Mi ero dimenticata di dirtelo”

La ragazza mentì principalmente per non farlo stare in ansia e anche perché non aveva alcuna idea di dove fosse la sorella. Improvvisamente si ricordò di che cosa il fratello si occupasse per la maggior parte del tempo nella sua università, ovvero studiare libri antichi. Forse conosceva quel libro, non per forza il suo vero potere, ma magari poteva avere qualche altra informazione.

 

“ fratellone...tu conosci un libro che si chiama Shijin...Shijinto...Shijintenchisho?” Fece non poca fatica a pronunciare quel nome ma alla fine ci riuscì.

Il ragazzo sembrò riflettere qualche secondo mentre imboccavano la via di casa, con il rumore del tergicristalli come unico sottofondo.
“ Non direi, non mi dice nulla. Ma sembra essere una parola molto antica. Credo possa essere tradotta come: “Universo dei Quattro Dei.” Di che genere di libro si tratta sorellina?”

Domandò con la curiosità di un bambino negli occhi. Karin scrollò le spalle quasi a dissimulare ciò che in realtà il libro era. Cercava di fingere disinteresse ma chiaramente, era delusa dalla risposta del fratello.

“È soltanto un vecchio libro, ne ho sentito parlare dal professore. Keisuke, cosa mangiamo questa sera? Voglio gli Yakitori!” Disse cercando di cambiare discorso
“ ma li abbiamo mangiati ieri! Preparerò la Zuppa di Miso, ho già comprato gli ingredienti. E poi Tetsu resta a mangiare con noi, vero?” Domandò il castano sporgendosi dal sedile di dietro verso quello del amico che stava guidando.
“ A me non dispiace la Zuppa di Miso però ammetto che sono d'accordo con la piccola Karin, gli Yakitori sono buoni!” Scherzò ridendo il corvino

“Ma non ho gli ingredienti! Smettetela di fare i bambini capricciosi voi due. La Zuppa di Miso fa bene ed è calda” replicò a sua volta Keisuke esasperato dal broncio che Karin aveva messo e dal sorrisetto di Tetsuya.

“ Va bene mamma, facciamo i bravi bambini”

Scherzò la rosa e in quel momento quella sensazione di calore di famigliarità la fece sorridere. Forse era stato davvero tutto un sogno, magari doveva soltanto dimenticarsi di tutto. Una volta tornata a casa la ragazza raggiunse la sua camera per cambiarsi. Aprendo la porta e guardandosi attorno, percepì tutto come semplicemente naturale. Quella era la sua stanza da letto, le sue cose disposte sulla scrivania, i suoi abiti nel armadio. Eppure perché sentiva che qualcosa non era più come prima? Si levò i vestiti bagnati e indossò qualcosa di più comodo poi asciugandosi i capelli con l'asciugamano, prese dallo zaino lo Shijintenchisho. Quel libro che l'aveva trasportata a Konan, possibile fosse stato tutto un sogno o una allucinazione? Senza più pensare a nulla si portò il libro contro il petto stringendolo, le sembrò così di poter percepire il calore di Tamahome. Tamahome, al inizio pensava fosse antipatico ma ora voleva rivederlo e non solo lui. Voleva parlare di più anche con Hotohori e vedere il suo regno, Konan.

Proprio in quel momento mentre la sua mente vagava a quei ricordi, una luce cremisi la avvolse, ancora una volta serrò gli occhi ritrovandosi subito dopo sul letto dalle lenzuola pulite e immacolate. Aveva indosso il pigiama ma era quello che le avevano dato a palazzo e quella, era la stanza nella quale aveva dormito. Si era tornata era davvero tornata nel libro.


Lo Shijintenchisho non era lì probabilmente era rimasto nel suo mondo in camera sul suo letto. Con uno scatto rapidissimo la ragazza andò verso la porta e quando con il fiato corto la aprì, si trovò davanti la faccia di Tamahome decisamente con un espressione interrogativa.

“Buongiorno. Stai bene?” Le chiese il ragazzo confuso dal fiatone e l'espressione quasi sconvolta di lei.
“Tamahome! Tamahome!” Gridò la ragazza abbracciandolo forte.

Karin aveva il cuore che batteva al impazzata e si stringeva con forza a lui agitata e tremante. Tamahome confuso e sorpreso fece un piccolo sorriso, le poggiò la mano sul capo accarezzandola in modo affettuoso credendo che la ragazza avesse avuto un incubo o qualcosa di simile.

“ Ehi...calma. Hai fatto un brutto sogno? L'imperatore mi ha detto di venire a chiamarti, a quanto pare abbiamo un indizio per il prossimo Seishi” le disse il giovane attendendo che si calmasse.

Karin sorpresa scosse il capo staccandosi da lui. Si sistemò i capelli con una mano quasi in modo goffo, come se non sapesse esattamente che cosa dire. Quando si rese conto di cosa aveva appena detto Tamahome sembrò riscuotersi dalle tante emozioni che stava provando.

“ Oh! Ti riferisci a quella cosa della sacerdotessa? Insomma io non ho ancora accettato!“ si lamentò la ragazza

Tamahome incrociò le braccia al petto osservandola. Non era arrabbiato ma sembrava molto più serio quasi severo dopo aver sentito quelle parole.

“ Ah si? Ma non eri tu a dire che volevi vitto e alloggio, credevi fosse gratis? E comunque dovresti andare dal imperatore a dirlo, visto che ha già fatto preparare i cavalli e detto a tutti che la sacerdotessa di Suzaku è arrivata nel regno” disse il ragazzo

Karin aveva decisamente sottovalutato la “devozione” del imperatore. Si passò la mano sulla fronte con un lungo sospiro esasperato prima di parlare nuovamente con Tamahome.

“ E se non fossi io la persona che aspettavate? Come fa l'imperatore a essere sicuro che sono la sacerdotessa di Suzaku?” Domandò un po giù di corda

Tamahome le si avvicinò ora lo sguardo era meno severo. Le poggiò la mano sulla testa scompigliandole un po i capelli e fece un sorriso rassicurante alla ragazza.

“ Se è questo il problema, non fartelo. Non sei sola ci saremo noi sette a proteggerti. Se l'imperatore dice che sei la sacerdotessa, forse lo sei davvero. Quindi non avere paura fai solo quello che puoi” le disse il ragazzo stavolta facendole una piccola carezza alla guancia, veloce e fugace.

Eccola, la sensazione di tepore che provava tutte le volte che Tamahome le dava forza e coraggio come stava facendo in quel momento. Karin si sentì subito meglio, come rassicurata. E iniziò a pensare sul serio a come si era comportata.

Forse era davvero la sacerdotessa, dopo tutto doveva essere una ragazza di un altro mondo. Non sapeva ancora se voleva esserlo ma iniziava a pensare di non avere poi così tanta scelta. Avrebbe voluto scusarsi per la scenata ma il suo orgoglio glielo impedì. Alla fine ritornò nella sua stanza si vestì con un abito rosso e bianco dalla gonna più ampia di quello che si aspettava. Calzò le ballerine nere e si sistemò i capelli con un cerchietto con un fiore attaccato su un lato. Si guardò allo specchio un ultima volta prima di raggiungere la sala del trono.

Poco prima di entrare nella stanza, Karin afferrò il polso di Tamahome, la ragazza si voleva scusare per la scenata di poco prima ma no riusciva a trovare le parole giuste da dire. Non era mai stata brava a scusarsi. Non ne aveva mai trovato un senso in effetti, ma ora, era certa di doverlo fare. Tamahome la osservò curioso ma non si allontanò ne si sottrasse al suo tocco.
Le mancò il coraggio per dire quello che provava o forse era l'orgoglio a parlare. Abbassò il capo e quando sentì avvicinarsi qualcuno corse dentro la sala del trono per evitare lo sguardo di Tamahome che confuso, la seguì a ruota.
Hotohori sembrava parecchio provato forse a causa dei suoi compiti di imperatore, ma quando vide arrivare Karin tutta la stanchezza sembrò scomparire dal suo volto e accolse la giovane con un sorriso.

“Buongiorno mi auguro che tu abbia dormito bene. Stavo controllando gli indizi che abbiamo a nostra disposizione per la ricerca dei Seishi”

Disse l'imperatore con calma accogliendo entrambi nella sala del trono, lui sedette sullo scranno imperiale i due ragazzi si misero in ginocchio davanti ad Hotohori.

“ Per cominciare dovrei mostrarvi qualcosa di molto importante”

Disse l'uomo facendosi portare un oggetto avvolto da un tessuto color rosso, quando lo scostò, dentro Karin si rese conto che esso, era uno specchietto con l'immagine di una fenice finemente decorata. Sorrise aprendolo e osservò il suo riflesso sistemandosi i capelli. Ma quando, sentì ridacchiare l'imperatore, lo chiuse subito e lo appoggiò di fronte a se.

“ Quest'oggetto è uno specchio speciale, creato dal dio Taitsukun del monte Taikyoku. Secondo le sue parole usando questo specchio magico è possibile individuare i Seishi di Suzaku” spiegò Hotohori
“quindi ci basta girare senza meta e possiamo trovarli? È davvero così facile?” Si chiese Tamahome scettico ma l'imperatore si apprestò subito a dare una buona spiegazione al giovane

“ Non esattamente. Lo specchio ci mostrerà l'ideogramma del Seishi e una parola ad esso collegato. Purtroppo non è molto ma saranno due punti di partenza. Inoltre, lo specchio può essere usato solo da voi sacerdotessa”

Spiegò poggiando la mano su quella di Karin che arrossendo afferrò lo specchietto aprendolo. La superficie trasparente rifletteva solo il suo volto, ma dopo pochi minuti sulla superficie dello specchio apparve una serie di ideogrammi.

“ Salice, guerriero e nobiltà?” Disse Hotohori pensieroso

“Quindi che cosa significano? Davvero non capisco come possiamo trovare una persona con solo tre parole per giunta che non hanno senso! “ Sbottò Karin sospirando chiudendo lo specchietto.

Hotohori sembrava estraneo a quelle preoccupazioni. Si era fatto distratto e pensieroso, non stava ascoltando il farneticare della ragazza che sembrava alquanto infastidita e nervosa.
Tamahome al contrario si era alzato e stiracchiandosi pigramente come un gatto si era limitato ad andare verso l'uscita.

“Va bene. Quando avrete un indizio chiamatemi imperatore, io ho da fare adesso” disse uscendo
“ma dove vai?! Aspetta!”

Gridò la ragazza ma improvvisamente, si sentì un colpo di tosse, era l'imperatore che stava cercando di attirare l'attenzione della ragazza. Il suo sguardo sera calmo, sorrideva ma Karin sentiva chiaramente che le stava “ordinando” di restare lì e non seguire Tamahome per il momento.

“ Immagino che ci sia qualcosa che mi vuole chiedere sacerdotessa di Suzaku. Non dovete avere paura, anche se questo non è il vostro mondo l'intero regno di Konan è grato che siate nata e che ci abbiate raggiunto. Voi...siete un fiore prezioso”

Le disse l'uomo prendendo le mani piccole e sottile della ragazza nelle sue più grandi ma altrettanto gentili e calorose. La ragazza un po in imbarazzo abbassò lo sguardo. Troppe domande le ronzavano in testa senza avere una risposta ma sopratutto, un senso di disagio la stava avvolgendo impedendole di essere sincera con se stessa quanto gli altri. Tutte quelle responsabilità, salvare un intero mondo, proteggere gli altri, riuscire a essere la speranza di chi riponeva fiducia in lei la stavano schiacciando e le portavano dei ricordi spiacevoli alla mente.

“ Io non posso...semplicemente non posso essere la sacerdotessa di Suzaku! Voi vi sbagliate...tutti quanti, siete degli stupidi! ”

Disse cupa allontanandosi di scatto. Afferrò il tessuto della lunga gonna stringendolo a disagio prima di fuggire dalla stanza correndo lungo il corridoio, uscita dal palazzo corse verso la città. Era tutto diventato così doloroso e faticoso, tutti le stavano dando un sacco di responsabilità, ma non era quello a ferirla e intristirla di più. Bensì era la sensazione di essere considerata un altra persona e quella di non avere più alcun controllo sulla sua vita e le sue decisioni.

Con un sospiro tirato la ragazza si avviò lungo la strada principale del regno. In quel momento quando Hotohori le aveva detto di essere un fiore prezioso e che l'intero regno era grata della sua nascita, aveva riportato alla mente un ricordo che Karin aveva sempre cercato di dimenticare, un trauma sopito nel suo animo fin dalla sua tenera infanzia.

 

Ricordava la stanza poco accogliente, l'atmosfera decisamente pesante che si respirava le rendeva praticamente impossibile entrare, era buia e fredda. Ricordava di essere stata per tutto il tempo in piedi davanti alla porta guardandola.

Seduta a una sedia una bellissima donna osservava il panorama fuori dalla finestra, lunghi e lisci capelli rosa che incorniciavano un volto dai lineamenti delicati, se li accarezzava lentamente in un continuo delicato movimento delle dita tra di essi la donna aveva lo sguardo perso, fisso nel vuoto.

La bambina si avvicinò, titubante con il suo corpicino fragile ed esile e i codini anch'essi rosati. Sapeva perfettamente di non dover essere in quel luogo. Il padre l'aveva sempre ammonita, non le era permesso di incontrare la madre, se l'avesse saputo sarebbe sicuramente stata punita.

Quei ricordi nella sua mente si fecero improvvisamente più confusi, la donna sussultando si alzò e lei con le mani rivolte verso quest'ultima ebbe il desiderio e l'impulso di chiedere ciò che mai sarebbe da negare a un bambino: affetto e dolcezza.

Ma ciò che ricevette, lo ricordò come un fulmine che squarciava una nuvola, fu uno sguardo pieno d'odio, uno schiaffo che la fece ruzzolare a terra e il bruciore sulla guancia, il sangue che colava e nel suo campo visivo la donna che stringeva un coltello, ansimante e furiosa.
“Non saresti mai dovuta nascere! Muori!”



Lacrime rigavano il volto di Karin, si era fermata e toccandosi le guance aveva cominciato a strofinare il braccio su gli occhi per cercare di smettere di piangere. Inutilmente cercò di reprimere i singhiozzi che però uscivano come le lacrime in un fiume in piena. Si accovacciò coprendosi il volto con le mani, quando una voce le fece alzare la testa.

“ Certo che sei davvero una piagnucolona tu. Dovevi restare con l'imperatore”

A parlare era stato Tamahome, da prima il ragazzo era rimasto sorpreso nel vederla accovacciata stava anche per fare una delle sue battutine quando aveva visto le lacrime scendere dai suoi occhi e la tristezza dei suoi singhiozzi, aveva evitato. Frugandosi nelle tasche le porse un fazzoletto così da potersi asciugare gli occhi. Ma la ragazza quasi come se si sentisse imbarazzata, abbassò lo sguardo restando comunque accovacciata.

“ Non avevi da fare? Guarda che sto bene se devi preoccuparti per me, solo perché sono la sacerdotessa di Suzaku, allora smettila! Non ho bisogno di te, perché dovrei fare affidamento su un pezzente che pensa solo ai soldi!?”

 

-no...no, no! Non era questo che volevo dirti! La verità le vere parole che volevo dirti sono altre! Smettila, taci, stai zitta, finirai per...per perdere anche lui per farti odiare!-


Pensò la ragazza sentendosi terribilmente in colpa ma pur pensando quelle parole era come se la sua voce non uscisse. Guardò Tamahome e quando l'espressione di lui si vede più dura quasi seccata, sgranò gli occhi, si rimise in piedi e allungò la mano per afferrare quella di lui.

“ Ho capito. Sei davvero una ragazzina viziata. Stai tranquilla smetterò di preoccuparmi per te, dal momento che non ne hai bisogno! “ Le urlò contro iniziando a camminare dandole le spalle.

Karin rimase lì senza riuscire a fermarlo, le parole che avrebbe voluto dire veramente erano bloccate in gola, mentre camminando cercava di raggiungerlo ma ormai il ragazzo era sparito oltre una strada lasciandola completamente sola.

La ragazza crollò sulle ginocchia si coprì il volto e non smise di singhiozzare fino a quando non ebbe pianto tutte le sue lacrime. Non era in una strada trafficata ma alcuni uomini si erano fermati a osservarla. Ora vestiva gli abiti tipici del regno di Konan ma i suoi capelli rosa sicuramente non passavano inosservati. Quando la ragazza passò accanto a loro il gruppo di cinque persone la bloccò su entrambi i lati, li riconobbe subito erano i banditi che Tamahome aveva sconfitto al loro prima incontro, solo che stavolta ne erano arrivati altri che non conosceva

“ Ma guarda guarda, chi non muore si rivede, dove credi di andare?!”

Le gridò contro uno di loro afferrandole in malo modo il polso, tirandola avanti verso di lui. Karin che si stava inutilmente dimenando per riuscire a ribellarsi da quella presa, lo riconobbe subito era il bandito smilzo. La ragazza cercò in tutti i modi di liberarsi ma gli uomini ormai la stavano accerchiando, era spacciata. Istantaneamente pensò a Tamahome avrebbe voluto gridare per chiamarlo quando la litigata di poco prima e sopratutto le parole di lui, le bombardarono la mente. Lo aveva sicuramente ferito e ora lui la odiava, non cera alcuna possibilità che il ragazzo tornasse indietro per lei. Abbassò lo sguardo e smise di combattere.

“ Brava ragazza. Stai tranquilla ti faremo stare bene, vedrai ti divertirai anche tu!”

Rise un altro uomo il capo dei banditi che le afferrò il mento avvicinandosi nel tentativo di baciarla. Ma in quel esatto momento, un enorme masso si schiantò a pochi passi da loro facendoli distanziare da Karin che crollò sulle ginocchia, alzando piano lo sguardo.

“Oh cielo! Sono davvero mortificata, non volevo certo colpirvi”

Una voce interruppe il gruppo prima che uno dei banditi afferrasse Karin. Era una donna incantevole nel suo abito signorile ed elegante, lunghi capelli violetti erano raccolti in una complicata ed elaborata acconciatura, era truccata in modo impeccabile sul bel volto dai lineamenti delicati ed eleganti.
Karin rimase senza parole nel vederla afferrare un enorme masso a mani nude sollevandolo come se fosse una piuma per poi lanciarlo dritto verso di loro. La ragazza si levò immediatamente dalla traiettoria quasi scivolando di lato, mentre i banditi urlando corsero verso la donna che con una abilità decisamente notevole schivò l'attacco nemico.

“Non è con me che dovete vedervela!” Disse rivolta alle due figure alle sue spalle.

“Sono decisamente d'accordo. Fatevi sotto idioti vi sconfiggerò tutti!”

Disse Tamahome con un ghigno palesemente divertito mentre con colpi di karate affrontava quattro banditi. L'altra figura si avvicinò a Karin che non fece troppa fatica a riconoscerlo. Hotohori era accanto a lei, le si era inginocchiato vicino e con gentilezza le aveva sorriso aiutandola a rialzarsi, indossava abiti molto meno vistosi e i capelli erano fieramente liberi, il vento li scompigliava come se fossero la criniera di un fiero leone.

 

“ Non era mia intenzione mettervi a disagio, Karin. Siete ferita?” Le chiese l'imperatore poggiandole una mano sulla guancia.

La ragazza scosse il capo, non era stata colpa di Hotohori e nemmeno di Tamahome. Si sentiva così stupida e al tempo stesso, fortunata. Tamahome che le aveva gridato contro di non volerla più aiutare, nonostante tutto quello che lei aveva detto, era lì per lei per proteggerla. La ragazza sarebbe di nuovo scoppiata a piangere, se non fosse stato per il fatto di non averne più da versare. Proprio in quel momento la bellissima donna che l'aveva salvata si avvicinò ai due, ma stranamente non degnò di uno sguardo Karin
“vi ringrazio per aver soccorso la sacerdotessa, voi fate parte del harem reale?” Domandò Hotohori rivolgendosi alla donna.

Quest'ultima accostò con una certa eleganza un ventaglio decorato al bel volto e fulminò con lo sguardo Karin. Non capendone la ragione la ragazza incrociò le braccia al petto un po indispettita.

“ Si maestà. Mi chiamo Korin, servo nel Gineceo. Ho sentito della confusione e ho trovato la Venerabile Sacerdotessa in difficoltà” disse
“ oh capisco. Allora ti ringrazio Korin” rispose il castano con un sorriso

Nel frattempo, Tamahome aveva terminato di affrontare i banditi e strofinandosi le mani si era avvicinato sorridendo al imperatore. Karin non lo stava guardando non ne aveva il coraggio e quando Korin notò questa cosa, sul suo volto comparve un piccolo ghigno.

“ Oh che coraggioso! Sei proprio forte Tama caro!” Disse la viola prima di afferrare le spalle di Tamahome baciandolo sulle labbra.
Alla vista di quella scena, se Hotohori finì per arrossire per l'imbarazzo nel vedere Tamahome venir baciato da quella donna, al contrario stavolta il rossore sulle guance di Karin, era pura rabbia e nervoso.

“ Ma che stai facendo?! Staccati!”

La giovane dai capelli rosa allontanò la viola con uno scatto seccato. Fulmini passavano tra gli sguardi delle due mentre il povero Tamahome confuso osservava Hotohori che sospirando scosse il capo.

“ Venerabile sacerdotessa, non credo che vi riguardi cosa faccio o chi decido di baciare” le disse Korin con un certo astio mascherato da un tono elegante

“ Mi riguarda eccome! Tu...tu come hai osato!? Ti farò tagliare la testa! “

Le rispose Karin in preda alla rabbia per poi fermarsi e sussurrare al orecchio di Hotohori avvicinandosi al imperatore.

“Così per sapere...lo posso fare? Intendo c'è la pena di morte in questo mondo?” Domandò la ragazza la risposta di Hotohori, molto sorpreso da quella domanda non tardò ad arrivare. L'uomo, fece un piccolo sorrisetto a disagio e si passò la mano tra i capelli sospirando.

“Non hai potere giuridico e solitamente, la pena di morte è per crimini molto più gravi di un bacio. “Le disse
“ ma questo è un crimine gravissimo! Quella...quella...quella donna gorilla ha baciato Tamahome!” Sbottò la giovane lamentosa.
“ Venerabile sacerdotessa, chi avreste chiamato donna gorilla?!” Rispose Korin con un velato ringhio. Alla fine le due continuarono a litigare mentre tornavano a palazzo sotto lo sguardo di Tamahome e di Hotohori, il primo tenuto a braccetto da Korin contro la sua volontà.

“ Bene adesso te ne puoi tornare nel Gineceo. Non ci servono i tuoi servigi men che meno a me! “

Karin e Korin erano l'una davanti al altra, la prima seccata aveva le mani sui fianchi e sembrava un gattino che era stato bagnato con uno spruzzo d'acqua diventando una belva. La seconda al contrario faceva gli occhi dolci a Tamahome che suo malgrado voleva soltanto tornare in camera ma non aveva il coraggio di contraddire Korin, visto come poco prima la donna aveva letteralmente lanciato macigni pesanti contro i banditi.

“ Temo di dovervi deludere venerabile sacerdotessa. Io sono Korin ma sono anche...Nuriko dei Sette Seishi di Suzaku”
Se qualcuno avesse chiesto a Karin le tre cose che in quel momento le avrebbero potuto far saltare i nervi, al primo posto ci sarebbe sicuramente stata la notizia della vera identità di Korin che altri non era se non Nuriko dei Sette Seishi di Suzaku.

 

***


Nakago era nelle stalle intento a sellare il suo cavallo, a breve sarebbe partito alla volta di Tenryo, cittadina della provincia di San, nel regno di Kuto. Le sue spie avevano riportato al biondo generale la presenza di un guerriero di Seishi proprio in quella cittadina e naturalmente, Nakago aveva deciso di indagare personalmente. Proprio mentre accarezzava la criniera del suo destriero dal manto nero, un dolce profumo di lavanda si levò nel aria e l'uomo, notò una figura nascondersi dietro la porta delle stalle. Quel profumo era raro e inconfondibile.

“ perchè vi trovate qui Ayame? Dovreste riposare”

Senza farlo notare l'uomo fece un lieve e accennato sorriso. Era composto ed elegante, indossava la sua armatura e teneva l'elmo sotto braccio. Si avvicinò alla porta dalla quale sbucò la testa di Ayame. La fanciulla bazzicò un piccolo sorriso timido.

“ Non volevo disturbare. Ho sentito dalle domestiche che eravate in partenza. Voglio venire con voi” disse la ragazza

“È fuori discussione Ayame. Sarà un viaggio lungo e pericoloso, non posso mettere in pericolo la Sacerdotessa di Seiryu.” Le rispose il biondo serio
“ lo so ma sarò prudente. Nakago ti prego, lasciami venire con te. Se sono la Sacerdotessa è mio compito trovare i Seishi” rispose la fanciulla insistendo

Nakago sembrò soppesare eventuali scelte. Se si fosse portato dietro la ragazza sicuramente lei lo avrebbe potuto rallentare. Ma la sua vista avrebbe anche potuto rendere più ragionevole il Seishi che stava cercando dopo tutto era la sacerdotessa era quasi impossibile che il Seishi che stavano cercando si rifiutasse di servirla.

“ Va bene. Verrete con me, partiamo tra poco se volete portare con voi qualcosa. Cercate di viaggiare leggera”

Ayame annuì sorridendo grata al generale. Si aspettava che lui fosse così contrario da rifiutarla ma a quelle parole tirò un sospiro di sollievo. Lieta che Nakago avesse compreso il suo desiderio, la ragazza andò a prepararsi e quando finalmente fu il momento di partire, si fece aiutare dal biondo a salire a cavallo. Una mantella bianca le copriva la testa e mentre galoppavano fuori dal cancello del palazzo lungo la strada che portava a Tenryo la giovane ripensò al sogno che aveva fatto la notte precedente e che era il motivo del suo desiderio di trovare personalmente i Seishi.

“Qualcosa vi preoccupa Ayame?”

Le sussurrò Nakago alle sue spalle mentre portava il cavallo da un galoppo serrato a un trotto più tranquillo. La ragazza che inizialmente stava per restare in silenzio, decise di fidarsi del biondo shogun e rivelargli ciò che aveva sognato la notte prima.

“ A dire il vero, ho fatto un sogno molto strano. Credo avesse a che fare con i Seishi di Seiryu, forse addirittura con quello che stiamo cercando” iniziò la ragazza.

“ Raccontatemi se lo desiderate. Potrebbe esserci d'aiuto nella ricerca”

Le disse Nakago. Non che fosse particolarmente curioso in merito a questo sogno, ma avrebbe potuto rivelarle qualcosa di interessante e utile inoltre, rifiutarsi di ascoltarla l'avrebbe fatta allontanare da lui mentre compiacendola era certo di fare un ulteriore passo avanti con lei.

“ ...una cascata e qualcuno che suonava il flauto. Era una melodia così ammaliante e quasi ipnotica ma...sembrava anche così triste” disse la ragazza con una espressione alquanto dispiaciuta.

Nakago restò in silenzio riflettendo sulle parole della fanciulla e così fece per il resto del viaggio fino al arrivo nella cittadina. Dopo aver trovato ristoro a una locanda, i due cominciarono a cercare informazioni in città. Scoprire ciò che volevano non fu difficile, fu detto loro che nella cittadina vivevano due ragazzi che forse erano le persone che stavano cercando. Nakago e Ayame si fecero dare le giuste indicazioni per trovare questi due giovani e raggiunsero il bosco fuori dalla cittadina fino a trovarsi di fronte una enorme cascata.

“Una cascata come nel mio sogno!” Fece notare Ayame

“ Significa che probabilmente siamo vicini. Provate a chiudere gli occhi, l'aura dei vostri Seishi è richiamata dalla vostra. Se vi concentrate dovreste poterla sentire “le spiegò lo shogun

Ayame annuì portò le mani giunte in preghiera e chiuse gli occhi. Lo scrosciare della cascata, il vento che soffiava tra le foglie dei pochi alberi che non erano ancora spogli, il suono della natura circostante e poi qualcosa di diverso, completamente estraneo. Non erano parole ma il suono di un flauto in lontananza, le sembrò di vedere come da una telecamera che zoomando mise in evidenza una figura, era un ombra circondata da una sorta di aura azzurra. Le fu subito chiaro chi fosse, il Seishi di Seiryu. Ayame aprì gli occhi di scatto e cominciò a correre, tenendo con una mano un lembo del ampia gonna del abito elegante che indossava. Nakago sorpreso le corse dietro seguendola fino a un meraviglioso prato con dei fiori bianchi. I due ragazzi di fronte a lei erano due gocce d'acqua eccetto che per i vestiti e gli sguardi.
Il primo quello che stava suonando il flauto, aveva lo sguardo gentile, vestiva di viola con una veste leggera e aveva una bandana blu come quella del ragazzo al suo fianco che al contrario, vestiva di arancione e blu e aveva uno sguardo più serio ma molto deciso.

“ Voi...voi due siete...i Seishi?” Domandò Ayame

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo restando in silenzio, proprio mentre Nakago affiancava Ayame, il vento aveva cominciato a soffiare con più forza. A rivolgersi alla sacerdotessa di Seiryu, fu proprio il ragazzo vestito di viola che stava suonando il flauto poco prima

“Il mio nome è Amiboshi lui è il mio gemello Suboshi “le disse con un tono di voce calmo e molto gentile
“ noi siamo Seishi di Seiryu tu invece sei la sacerdotessa?”

Se Amiboshi aveva un tono gentile, al contrario suo fratello Suboshi sembrava gelido e molto più solitario. Stavolta però a intervenire fu Nakago che con un passo deciso avanti si rivolse ai due giovani prendendo le redini della situazione.

“ Io sono Nakago Seishi di Seiryu e shogun di Kuto. Mentre la fanciulla di fronte a voi è Ayame la sacerdotessa di Seiryu alla quale dovete ubbidienza e fedeltà.”

Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Ayame si era resa conto di quanto Nakago fosse incredibile. Lo aveva già intravisto da come in paese era riuscito a farsi dire tutto quello che voleva da parte dei popolani, ma ora con quel tono secco e serio e il suo portamento, le sembrava così distante e così potente e in un certo senso le metteva un po di timore stargli accanto.

“ Chi deve fedeltà a chi?! Io non devo niente a nessuno! “Ringhiò Suboshi seccato.

Improvvisamente, sulla fronte di Nakago apparve un ideogramma che brillava di una luce blu luminosa. L'ideogramma era quello di Cuore

“ Silenzio. I sette esistono per proteggere la sacerdotessa. Non hai ragione per opporti a questo. Ma forse...devo punirti?” Disse Nakago con un ghigno poco rassicurante.

Amiboshi intervenne prontamente e poggiando una mano sulla spalla del gemello, tentò subito di calmarlo. Il ragazzo aveva percepito chiaramente la vera natura di Nakago e benché ne fosse terrorizzato, aveva intenzione di proteggere Suboshi come lui fin da bambino lo aveva sempre protetto.

“ Mio fratello si scusa. Vi prego di perdonarlo maestro Nakago. E naturalmente chiedo perdono anche a voi venerabile sacerdotessa” disse Amiboshi con il suo solito tono da cucciolo.

Al contrario Suboshi aveva incrociato le braccia e distolto lo sguardo, Ayame si era limitata a poggiare la mano sul braccio di Nakago annuendo, come a dirgli che andava bene e che aveva già dimenticato la “scortesia” di Suboshi. In silenzio i quattro erano tornati verso la cittadina partendo quasi subito dopo per il palazzo di Kuto.

***
 

la frusta schioccò a terra per poi fendere l'aria per l'ennesima volta andando a impattare violentemente sulla schiena di Suboshi. Il ragazzo strinse i denti mentre le catene che tenevano bloccati i suoi polsi e le caviglie tintinnavano. Il sangue con il suo forte odore ferroso, aveva cominciato a scivolare sulla sua schiena levigata dalle profonde ferite.
Nakago era davanti alla schiena del ragazzo, gli sferrò un altra frustata e poi un altra, senza sosta continuò a colpirlo fino a farlo crollare in ginocchio, ansimante. L'uomo biondo appoggiò la frusta sporca di sangue sul comodino poi si avvicinò e sollevò la testa di Suboshi con la mano afferrando e stringendo i suoi capelli color lime.
“ Spero tu abbia imparato la lezione. Senti questo dolore, imprimilo nella tua anima. Non provare più a contraddirmi o sarà costretto a punirti di nuovo” gli disse Nakago mollando i suoi capelli.

Suboshi sudato, sporco di sangue e pieno di ferite, con i vestiti praticamente a brandelli, alzò lentamente il capo. Imprimendo quei crudeli e sadici occhi blu nella sua mente, quello che era certo è che non li avrebbe mai dimenticati. Avrebbe chiuso il suo orgoglio in una scatola, congelato la sua rabbia e ricacciato la sua frustrazione, fino al momento giusto...

 

 

Angolo di Nakago (ho rubato l'angolo a quella autrice)

Salve a tutti coloro che seguono la nostra storia. Stardust94 vi ringrazia per il continuo sostegno e si impegna a scrivere in modo migliore la storia mia e di Ayame. Continuate a seguirla e ricordatevi di non mettervi mai contro di me, non volete fare la fine di Suboshi dopo tutto.
Ci vediamo nel prossimo capitolo.

KORIN ALIAS NURIKO



SUBOSHI E AMIBOSHI

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Capitolo 5
*** Voci del passato e un nuovo vento ***


Voci del passato e un nuovo vento

Karin era di pessimo umore. Nuriko la nuova Seishi di Suzaku era stata incaricata dallo stesso imperatore di farle “compagnia” peccato solo che la ragazza non avesse alcuna voglia di farsi piacere la coinquilina. Non era solo per il suo brutto caratteraccio o il veleno che sputava ogni volta che le rivolgeva la parola, ultimamente molti dei suoi oggetti personali erano scomparsi nel nulla e lei, era certa si trattasse di dispetti di Nuriko volti presumibilmente a suscitare la sua rabbia e farle perdere la calma o addirittura cacciarla dal palazzo, cosa che al momento per fortuna non era successa.

Dopo il ritorno al palazzo, la ragazza non era più riuscita a parlare con Tamahome, ogni volta che ci provava, Nuriko si intrometteva monopolizzando quest'ultimo e questo faceva infuriare Karin al punto da andarsene a fare tutt'altro per di non dargliela vinta, solitamente rispondendo male alla donna gorilla.

Ma non era solo la rabbia a guidare le sue azioni. Stava camminando senza pensare a dove andare, era tutta sola e ammirava la bellezza del giardino del palazzo reale. Camminava e camminava mentre pensava a Tamahome, chissà se l'aveva perdonata?

Proprio mentre ci stava pensando, qualcuno la colpì dietro il collo. Quando si voltò si ritrovò davanti Nuriko in compagnia delle sue dame di compagnia che ridacchiando nascondevano sorrisi felini dietro i ventagli.

“ Nuriko...che cosa vuoi?” Le domandò Karin nascondendo l'irritazione
“ Venerabile sacerdotessa l'imperatore vuole vederti. Dovresti darti una mossa. Oh Tamahome!”

La vocina che Nuriko esibì irritò talmente Karin da costringerla a mantenere la calma ma quando sentì il nome del giovane che si trovava alle loro spalle, la ragazza si voltò di scatto. Tamahome era a pochi passi da loro, non indossava altro se non un paio di pantaloni e sembrava accaldato, il sudore gli impelava il corpo e il volto mentre passandosi una mano sulla fronte si limitò a un sorriso calmo e un gesto di saluto.

Karin a quella vista arrossì senza rendersene conto ma non ebbe il tempo di rispondere, perché Nuriko la spinse a terra e gettando le braccia al collo di Tamahome tentò di baciarlo. Stavolta però il ragazzo sembrò irritato, la teneva a distanza con una mano cercando di staccarla.

“ Oh sei un timidone Tama caro! Su fatti baciare dalla tua Korin!”
“ No dai...insomma non è il caso, Nuriko!” Tamahome ridacchiò imbarazzato tutto rosso.

Karin a quelle parole fece un lieve sbuffo. Incrociò le braccia guardandoli male dopodiché si diresse verso la sala del trono. Aveva decisamente bisogno di distrarsi quindi parlare con Hotohori sarebbe sicuramente stato d'aiuto.
L'imperatore non solo era solo ma era anche seduto sul suo trono, sembrava assorto nei suoi pensieri, ma quando vide Karin le mostrò il suo solito splendido sorriso capace di riscaldare il cuore della ragazza.

“ Ehi imperatuccio! Seriamente perchè proprio Nuriko deve farmi “compagnia”. Tra tutte le persone che ci sono a palazzo non cera nessun altro?”

Disse la ragazza lamentosa avvicinandosi al uomo che sorridendo poggiò il gomito sul bracciale del trono accostando il pugno alla guancia con un sorriso estasiato. Karin aveva notato fin dal inizio i suoi sguardi, non erano lascivi come quelli dei banditi, era come se Hotohori la venerasse con gli occhi. Il suo sorriso però quel giorno era diverso dal solito. Normalmente sarebbe dovuto essere molto felice visto che erano riusciti a incontrare Nuriko, a Karin quella donna non piaceva ma era una dei suoi Seishi, se solo non fosse stata una civetta con Tamahome, forse sarebbero potute diventare amiche.

“ Mi dispiace molto mia sacerdotessa. Ti chiedo di portare pazienza, ho saputo che il regno di Kuto desidera la tua morte. Nuriko deve proteggerti per questo resta con te”

Hotohori poggiò le sue mani sulle guance di Karin e avvicinò il volto a quello della ragazza. Questa arrossì vistosamente per la sorpresa di quel gesto, si tirò leggermente indietro con la scusa di porgere al imperatore lo specchietto che da quando l'aveva ricevuto, si portava sempre dietro. Lui lo prese dalle sue mani ma lo mise immediatamente da parte, le sorrise e poggiandole una mano dietro la testa la fece avvicinare a se. Quando sentì le mani di lei sul petto il suo cuore accelerò di colpo, avvicinò le labbra a quelle di Karin sussurrando con voce bassa e in quel momento parecchio seducente e calda.

“ Mia sacerdotessa...ho sempre sognato questo momento. Fin da quando ero bambino io ho sentito parlare di te, ti sognavo e desideravo averti al mio fianco. Quando il nostro viaggio avrà fine io ti renderò mia sposa” iniziò a dire accarezzandole i capelli

Karin era completamente paralizzata, quelle parole, quel tono seducente la fecero arrossire ma le sue carezze e la gentilezza con la quale la stringeva a lui, la stavano lentamente rilassando. Il suo cuore batteva quanto quello di Hotohori, si sentiva strana, agitata, ad avvolgerla, era un misto di felicità, imbarazzo e ...tristezza?

Come potevano parole così dolci darle una fitta al petto così forte e farla sentire così infelice? Lei aveva sempre avuto tutto quello che voleva, almeno era stato così in apparenza. Vestiti firmati, giocattoli, cosmetici perfino amanti se li avesse voluti. Eppure cera qualcosa che aveva sempre desiderato qualcosa impossibile da ottenere con denaro e potere, nemmeno l'influenza della sua famiglia poteva darle questa cosa.

Amore. E non amore adolescenziale una fioca fiamma che brucia un instante e non certo amore devoto come quello di Hotohori.
Lei, voleva il vero amore, forte, passionale capace di togliere il fiato. Una fiamma che nulla avrebbe potuto spegnere. Lei, Karin voleva generare un vero e proprio incendio capace di farla ardere nella passione, poco importava quanto fosse doloroso o complicato era quello il genere di amore che avrebbe voluto la ragazza.

“Hoto...Hotori...imperatore! Ascoltami, queste parole mi fanno felice ma...”

Lui non le diede il tempo di terminare la frase a quel “ma”, Karin si sentì prendere in braccio e in un istante Hotohori azzerò la distanza tra di loro dandole un lungo bacio appassionato. La rosa scombussolata poggiò la mano sul suo petto inizialmente per respingere l'imperatore, confusa com'era non era assolutamente il caso di impelagarsi in una relazione, figuriamoci quando la persona in questione era un uomo potente che se avesse voluto avrebbe potuto farla giustiziare o tenerla come schiava. Karin non si fidava assolutamente di lui perché non lo conosceva. Eppure quelle labbra inizialmente fameliche e un po rudi divennero più gentili e seducenti, come la mano tra i capelli di lei e sulla sua guancia. Quando scese sul collo la ragazza poggiò su di essa la propria mano e si separò da quel bacio voltando lo sguardo.

 

“ Sei scorretto! Perchè l'hai fatto?!”

Gli gridò dietro stringendo i pugni con l'intenzione di alzarsi, ma Hotohori le afferrò la mano, aveva il volto paonazzo stava decisamente perdendo la sua compostezza e quella vista per Karin, era qualcosa di davvero nuovo e inaspettato.

“ n-non avrei dovuto. Mi dispiace molto! Vi chiedo perdono io non sono riuscito a controllarmi. Karin voi siete la donna dei miei sogni. Io vi amo da sempre”
“che assurdità...comunque sia, cosa significa che il regno di Kuto vuole la mia morte?”

Domandò la ragazza decisamente preoccupata da quelle parole sospirando. Davvero qualcuno la voleva morta solo perché era la sacerdotessa di Suzaku? L'imperatore aveva appoggiando il braccio contro la fronte sembrava visibilmente dispiaciuto e in imbarazzo cosa che fece calmare un po Karin.

“ Mi dispiace di non avertene parlato prima. L'imperatore del regno di Kuto desidera la vostra morte perché siete la sacerdotessa di Suzaku, la tua esistenza minaccia le mire espansionistiche del regno di Kuto che da sempre, desidera conquistare gli altri territori “spiegò Hotohori

“ In altre parole...hanno deciso di uccidermi solo per evitare che evochi Suzaku? Ma è assurdo! È folle e sbagliato. Io...io non ho fatto nulla a nessuno non ho scelto di essere la sacerdotessa di mia volontà!”

Nonostante la rabbia e la paura, la ragazza non aveva cuore di arrabbiarsi troppo con Hotohori per averle taciuto una simile informazione. Tuttavia, questo non faceva che aumentare le sue preoccupazioni e il disagio che provava.

“Mi dispiace molto. Anche loro desiderano evocare Seiryu probabilmente sono alla ricerca della loro sacerdotessa e dei suoi Seishi. “ Iniziò a dirle
“ Ho mandato una spia qualche giorno fa e mi ha confermato che l'imperatore sta cercando alleanze politiche con gli altri regni ma per ora almeno non ha ricevuto risposta positiva” aggiunse poi intrecciando le mani davanti al volto serio e pensieroso.

Karin era alquanto preoccupata da quelle parole, se davvero esisteva un altra sacerdotessa a parte lei, significava che un altra ragazza del suo mondo era finita nel mondo del libro? E se fosse stata sua sorella? Forse se lei era diventata la sacerdotessa di Suzaku lo stesso era accaduto alla sorella? Pregò tutte le divinità esistenti che non fosse così. Con un sospiro tirato si limitò ad annuire in silenzio.

La ragazza, non poteva sapere che qualcuno li aveva visti baciarsi e quel qualcuno che ora si nascondeva dietro una colonna, sembrava confuso.

Tamahome abbassò lo sguardo poggiando la mano contro la bocca, stava trattenendo il respiro ma dentro di lui si agitavano emozioni contrastanti. Karin poteva fare quello che voleva con chiunque volesse, il fatto che fosse la sacerdotessa e che lui dovesse proteggerla, era solo un dovere nato dallo scopo per il quale era nato, non cera altro.
Eppure un senso di fastidio si era impadronito di lui quando aveva visto la ragazza tra le braccia del imperatore. Lo stesso Tamahome non riusciva a capire perché si sentisse così agitato, confuso e nervoso. Ci stava ancora pensando quando la voce di Nuriko lo distrasse arrivando forte e chiara alle sue orecchie.

“ Perché ti stai nascondendo Tamahome caro?”

Il ragazzo sussultò di scatto nel vedere la giovane che ridacchiando aveva poggiato alle labbra il ventaglio nascondendo un sorrisetto.

“ Non mi sto nascondendo! Aspettavo di essere chiamato dal imperatore. Nuriko tu piuttosto cosa ci fai qui?!” Domandò agitato.

“ Ovviamente per starti vicina mio caro Tamahome. Staremo vicini tutto quanto il giorno non sei contento tesorino?”

Rispose lei praticamente attaccandosi a lui ma non controllando la sua forza, la ragazza lo stava quasi stritolando in quel abbraccio.

“Ti ho già detto che devi stare attenta, la tua forza può uccidermi, letteralmente!” Si lamentò impallidendo lui.

Attirati dalle voci dei due, l'imperatore Hotohori e Karin raggiunsero i due e trovandoli abbracciati, Karin mise il broncio sbuffando. Cosa che fece sentire Tamahome ulteriormente a disagio. Si staccò con forza da Nuriko incrociando le braccia. Hotohori lo stava osservando con uno sguardo severo.

“Voi due, spero non abbiate origliato la conversazione privata tra me e la sacerdotessa. Detto ciò per un po restate in attesa, farò qualche indagine per rintracciare il prossimo Seishi. Verrete chiamati quando sarà l'ora di partire” disse serio

i due si limitarono ad annuire. Nuriko poggiò la testa contro il petto di Tamahome facendo un sorrisetto ma quando notò Hotohori sospirare, il suo sguardo si fece più triste e la donna se ne andò correndo via con la scusa di avere qualcosa da fare di molto importante.

 

“Imperatore Hotohori vorrei il permesso di fare visita al mio villaggio” disse Tamahome
“penso non ci siano problemi, basta che non ti assenti per troppi giorni, cerca di essere prudente mi raccomando. “

Mentre lo diceva, Hotohori stava osservando entrambi, aveva capito dallo sguardo di Karin quale sarebbe stata la sua prossima richiesta ed era davvero preoccupato. Proprio la ragazza con un sorriso fece un passo avanti, aveva l'espressione curiosa ma abbastanza determinata da non farsi dire di certo un no alla sua prossima richiesta che le sembrava tutto, tranne che irragionevole.

“ Voglio venire anch'io! Mi sono stancata di stare chiusa a palazzo. Ti prego portami con te! “ Disse Karin esibendo i suoi migliori occhioni dolci a Tama.

Il ragazzo a quelle parole e sopratutto a quello sguardo e memore delle sensazioni che aveva provato così nuove e tremendamente confuse, stava per fare marcia indietro quando a intervenire con un sorriso fin troppo calmo e allegro fi proprio l'imperatore Hotohori.

“ Mi sembra un ottima idea! Se ci sarai tu sicuramente la sacerdotessa sarà al sicuro e poi il tuo villaggio natale non è troppo lontano da qui. Una pausa ci vuole vi aiuterà entrambi. Io nel frattempo mi dedicherò alla ricerca degli indizi per il prossimo Seishi”
Disse il giovane con strano e inaspettato quasi innaturale entusiasmo, poggiando una mano sulla spalla del amico che con un sospiro tirato, alla fine acconsentì e facendo cenno di seguirlo a Karin lasciò la sala del trono. La ragazza fece per raggiungerlo ma dentro di se, sentiva di aver lasciato in sospeso la faccenda del bacio, si fece coraggio e voltandosi guardò dritta negli occhi Hotohori.

“ Imperatore...io non so ancora che cosa voglio. Essere la sacerdotessa, salvare questo regno e perfino la storia dei desideri...tutto questo è qualcosa di molto grande, forse troppo. Non è che io non voglia aiutarvi ma mia sorella è tutta sola e sperduta chissà dove e confesso...ho un po il timore di quello che potrebbe succedere sia a me che a lei. “Sussurrò abbassando leggermente il capo con lo sguardo verso i suoi piedi.

Hotohori un po sorpreso da quelle parole le si avvicinò, le prese delicatamente il mento e le sollevò con gentilezza il capo. Nonostante le parole di Karin convinta che l'uomo si sarebbe infuriato, Hotohori sembrò estremamente tranquillo con un tono caldo e rassicurante quanto la carezza che le fece tra i capelli.

“ Non era mia intenzione pretendere nulla. So perfettamente che si tratta di un peso molto grande e mi dispiace. Per quanto riguarda la ricerca di tua sorella, farò tutto quello che è in mio potere. La rivedrai Karin, ti aiuterò a prescindere da quale scelta farai alla fine, io ci sarò al tuo fianco“
Le disse quelle parole con gentilezza per poi lasciarle un bacio delicato sulla fronte. Karin si sentì ancora più triste, non poteva ricambiare sentimenti che non provava, era confusa da se stessa e da quelle sensazioni ed emozioni ma sopratutto, sentiva il peso che comportava la ricerca dei Seishi e si rese conto di aver sottovalutato la responsabilità del suo ruolo. Quella consapevolezza la fece vergognare delle sue azioni.

“ Mi dispiace io...ho bisogno di pensarci su...non sono più sicura di nulla “disse la ragazza

Hotohori annuì le spostò una ciocca dietro l'orecchio e le sorrise con gentilezza. Il giovane non voleva che la ragazza fosse turbata da un ruolo simile, certo lui aveva le sue responsabilità come trovare un modo di far capire ai suoi consiglieri che l'unica donna che voleva era proprio la sacerdotessa, ma quelli appunto erano suoi problemi, la salvezza del regno non doveva essere legata unicamente alla sua sacerdotessa. Lui era l'imperatore e suo era il compito di proteggere il regno a prescindere che la sacerdotessa riuscisse o meno a evocare Suzaku.

“ Lo capisco. Prenditi il tempo che ti serve. Vai con Tamahome e visita il suo villaggio. Sono certo che ti aiuterà a riflettere su tutte quelle cose che non riesci a capire di te stessa e del tuo ruolo“ le disse il giovane uomo calmo.

Karin sorpresa da parole così calde e gentili, così rassicuranti da far diminuire un po quel peso, fece un piccolo sorriso e uscendo dalla sala del trono raggiunse Tamahome e Nuriko nelle stalle chiedendosi che cosa facesse lì la donna.

“ Venerabile sacerdotessa, siete finalmente pronta a partire oppure dobbiamo attendere i vostri comodi?”

Le parole della donna erano velenose e nemmeno stava degnando Karin di uno sguardo. Tamahome era impegnato a sellare i cavalli e quando lo vide, Karin ripensò alla loro litigata. Non era ancora riuscita a parlare con lui seriamente, avrebbe voluto chiarire quello che realmente pensava e scusarsi ma Tamahome evitava volutamente il suo sguardo.

Karin era ancora occupata a battibeccare con Nuriko quando si accorse che Tamahome si era allontanato da solo. Ignorando Nuriko corse dietro al giovane trovandolo intento a sistemare una sorta di bancarella nel mezzo della piazza principale del regno.

“ venite signori e signore! Ammirate! Oggetti toccati dalla sacerdotessa di Suzaku in persona!” Disse cercando di attirare la folla di curiosi che si avvicinò subito.

A quella vista, Karin fece due più due. La scomparsa dei suoi oggetti personali non era opera di Nuriko e dei suoi “dispetti” ma bensì dello stesso Tamahome che se ne stava dietro la bancarella a vendere con un sorriso sulle labbra. Karin avrebbe voluto dirgliene quattro, sollevò la mantella color sabbia e si avvicinò verso la bancarella avrebbe ripagato il ragazzo con la stessa moneta.

“ Volete quella spazzola? La sacerdotessa l'ha usata personalmente per pettinarsi, signora! Oh vedo che avete buon occhio signore, quella mela è stata morsa personalmente dalla divina sacerdotessa e mangiarla dicono porti grande fortuna!”

Karin non aveva mai visto nessuno con una faccia tosta simile e un amore simile per il denaro al punto che ne sembrava quasi ossessionato. Ma da dove venisse questa sua ossessione era un vero mistero. Si avvicinò alla bancarella tenendo il volto basso per non farlo vedere al ragazzo mentre osservava gli oggetti presenti tutte cose sue ovviamente.

“ Mia cara signorina cosa posso fare per te?”

Domandò con fare quasi ammiccante il ragazzo ma quando sollevando il capo Karin gli fece un sorriso forzato sbiancò completamente. La ragazza lo stava fissando decisamente in cagnesco mettendolo parecchio a disagio.

“ Si puoi aiutarmi, vorrei sapere perché un Seishi di Suzaku, vive in un modo così ossessivo l'accumulare denaro?! E per di più vendendo cose mie!” Urlò la ragazza

Tamahome nel panico le tappò la bocca con la mano con l'intenzione di scappare trascinandosela dietro. La ragazza agitandosi aveva attirato un sacco di persone per lo più erano curiosi o persone che stavano osservando lo scambio di parole dei due. Il ragazzo mollò la bancarella e trascinò Karin dentro un vicoletto poco distante.

“Ma che ti è preso e perché mi hai seguito? Dovevi restare a palazzo partiamo più tardi per il villaggio!” Le disse quasi facendo suonare quelle parole come un piccolo rimprovero

“ Che prende a me?! Chi è quello che sta vendendo le mie cose senza permesso?! E cos'è quella storia della mela che dona l'eterna giovinezza?!”

Sbottò la ragazza dandogli un pizzicotto sul braccio, da quando si erano incontrati era quello che succedeva ogni volta, tutte le volte che pensava che Tamahome fosse un guerriero di buon cuore e coraggioso lui finiva per fare cose come quelle e farle credere l'esatto opposto.

Il ragazzo si portò una mano dietro la testa sospirando per poi scompigliarsi i capelli. Sapeva di averla combinata abbastanza grossa stavolta e avrebbe anche voluto scusarsi ma pensava pure che lei stesse ingigantendo la cosa più del dovuto.

“ Veramente donava la fortuna” puntualizzò invece Tamahome

A quelle parole Karin gli lanciò una bruttissima occhiataccia. Sbuffò incrociando le braccia voltando di lato lo sguardo. Pensò che continuando così, non sarebbe andata da nessuna parte era come un cane che cercava di mordersi la coda ma al infinito per l'eternità.

“ Io davvero non capisco perché te la prendi tanto. Come sacerdotessa puoi avere tutto quello che vuoi, sopratutto ora che sei nelle grazie del imperatore” le disse il ragazzo con sguardo più duro di quello che realmente voleva fare.

Karin non riuscì più a trattenersi, afferrò il bordo del abito tra le dita e guardando con rabbia e delusione Tamahome praticamente gli sputò di nuovo contro parole di rabbia e stavolta anche delusione visto quello che aveva detto di lei.

“ Cosa vorresti insinuare?! Tanto per cominciare, non sono quel tipo di ragazza che approfitta degli altri e per di più tra me e l'imperatore non c'è quel genere di rapporto, stupido!”

Sbottò lei molto seccata dal tono ma sopratutto, dalle parole del giovane che rendendosi conto di aver forse un po esagerato finì per agitarsi ancora di più. Lei diceva che non erano nulla l'uno per l'altro, eppure aveva baciato Hotohori, Tamahome si sentiva nervoso e infastidito a quel ricordo e la sua lingua velenosa lo avrebbe presto tradito.

“ Non pensavo fossi capace di baciare anche un uomo che non ti interessa, sono tutte così le donne del tuo mondo? ”

Solo dopo averlo detto se ne pentì. Quelle parole, gli erano scappate al improvviso, stava per scusarsi con la ragazza quando si rese conto che gli occhi di Karin erano davvero lucidi, la ragazza era sul punto di scoppiare a piangere nonostante l'atteggiamento arrabbiato.

“ Non è così! È stato lui a baciarmi io non sono quel tipo di ragazza! Tamahome sei un idiota!”

Tamahome strinse i pugni, avrebbe davvero fatto meglio a stare zitto. Stava per parlare quando Karin si voltò di spalle, stava tremando lo poteva vedere benissimo anche da solo. Allungò la mano per fermarla afferrandole il polso, subito Karin si voltò verso di lui e i loro sguardi si incontrarono per qualche secondo prima che Tama prendesse nuovamente la parola

“Scusami. Ho esagerato, non dovevo dirti quelle cose” ammise il ragazzo con lo sguardo un po basso.

Karin rimase senza parole. Tamahome sembrava così impacciato così...carino. Lei non se la sentì di arrabbiarsi troppo pur chiedendosi perché il giovane le avesse lanciato una simile frecciatina. Che l'avesse vista tra le braccia di Hotohori era ormai certo ma anche se fosse stata interessata al imperatore, perché Tamahome avrebbe dovuto prendersela? Quella domanda come un tarlo fastidioso, continuava a rimbombarle in testa.

“ La verità...è che anch'io ti devo delle scuse. Ieri le cose che ho detto...non le pensavo affatto! Ero turbata perché...perché avevo ricordato una cosa spiacevole. Ho parlato a sproposito e ti ho ferito...”

Iniziò la ragazza prima di prendere la mano di Tama che le teneva il polso e allontanarla con gentilezza tenendola però stretta nella sua.

“ nah...direi che siamo pari tu che dici?” Domandò a quel punto lui mostrandole un bel sorriso.

Sembrava sollevato e meno mortificato di quanto lo era prima. Si stiracchiò pigramente guardandosi attorno per cercare di comprendere dove fossero. Si trovavano nella zona più affollata della piazza ma per fortuna nessuno li aveva notati. Karin annuì sollevata e sussultò appena rendendosi conto che le loro dita erano ancora intrecciate saldamente.

“ Andiamo dobbiamo partire il mio villaggio non è così vicino, ci vorrà almeno mezza giornata di viaggio se andiamo a cavallo” spiegò il ragazzo cominciando a camminare tenendole la mano.

Karin stavolta non si allontanò al contrario decise di fare del suo meglio per stare al passo di Tama senza farsi trascinare parecchio agitata e in un certo senso impacciata più del solito, sopratutto quando aveva sentito la parola cavallo, non aveva mai visto un cavallo se non in televisione o nei libri e di certo, non sapeva cavalcare.

“Aspetta io non ho mai cavalcato in vita mia! Tama aspetta un secondo! “ Disse agitata la ragazza.
“ Non ti preoccupare. Cavalcherai con me.” Tagliò corto il ragazzo
“questo non cambia la cosa di molto. I cavalli sono bestie sporche e se mi morde? O peggio...se si mette a fare la cacca mentre andiamo?! Ho sentito che lo fanno, mi stai ascoltando?!”

Tamahome si lasciò sfuggire un piccolo ghigno divertito. Karin parlava dei cavalli come fossero bestie demoniache una cosa che il ragazzo trovava divertente. Dovette rimangiarsi l'idea di spaventarla con qualche finta diceria sulla pericolosità dei cavalli, quando raggiunsero nuovamente le stalle reali.
Ad accoglierli, vi erano Nuriko e Hotohori. L'imperatore aveva degli abiti diversi più semplici e modesti e i capelli solitamente elegantemente trattenuti dietro la nuca erano sciolti e liberi.

“ E voi due che cosa ci fate qui? Siete venuti ad augurarci buon viaggio o cosa?”

Domandò la ragazza sorpresa fissando sopratutto Nuriko che se ne stava accanto ad Hotohori in silenzio. Proprio quest'ultimo prese parola con il suo solito sorriso gentile e caldo.

“ Si. Mi dispiace non potervi accompagnare ma Tamahome vi proteggerà. Ne sono sicuro...nonostante questo non sopportavo di non potervi salutare alla partenza”

Le disse il giovane prendendo le mani di lei nelle sue per poi lasciarle un bacio delicato ed elegante sulle dita guardandola intensamente. Karin balbettò un grazie per poi fare dei passi indietro rivolgendo la sua attenzione a Nuriko senza notare che Tamahome aveva incrociato le braccia stranamente indispettito da qualcosa.

“ Verrò con voi, dopo tutto non vedo l'ora di conoscere la famiglia del mio futuro maritino “disse la donna ridacchiando andando a strofinare la testa al petto di Tamahome che ridendo fece una espressione ebete.

Bastò quella espressione a far salire il sangue di Karin direttamente al cervello. Con un sonoro sbuffo andò verso il cavallo nero dalla fluente criniera e gli occhi blu che guardandola scalciò leggermente. Con un cinguettio, la ragazza deglutì con forza prima di cercare in una maniera più che sbagliata di montare in sella al destriero che continuava a muoversi.

“ Stai fermo o ti faccio diventare una bistecca! “Lo minacciò la ragazza riuscendo finalmente a sedersi ma al contrario.
“Dové finita la testa?” Si chiese toccando il sedere dell'animale e questo indispettito la disarcionò facendola cadere di sedere davanti ai tre.

Hotohori si precipitò subito in suo soccorso preoccupato mentre Tamahome cercava di non ridere cosa che al contrario Nuriko si mise a fare quasi fosse una gallina a parere della povera Karin che fulminò il cavallo rialzandosi senza l'aiuto di Hotohori.

“ Ehi smettila di ridere, racchia odiosa!” Le sbottò la rosa
“ come ti permetti?! Qui l'unica racchia sei tu ragazzina. Non sei nemmeno capace di andare a cavallo, per essere la sacerdotessa, sei un disastro. Come sei sgraziata, imbranata, un pugno in un occhio” puntualizzò Nuriko nascondendo il suo sorriso beffardo dietro il ventaglio
Karin stava per dibattere la sua velenosa frecciatina con un bel po di veleno a sua volta, quando la voce forte e stranamente in collera di Hotohori, risuonò forte e chiara sopratutto per la diretta interessata che sembrò quasi amareggiata nel vedere l'imperatore così furioso. Non che Karin al contrario non lo fosse ma forse la sua era più sorpresa che paura o dispiacere.

“Adesso basta così Nuriko! Non ti permetterò di offendere ulteriormente la sacerdotessa. È inammissibile un simile comportamento in sua e mia presenza. Non ti dimenticare il tuo ruolo“ disse l'uomo duramente con uno sguardo di rimprovero.

Nuriko strinse con forza il ventaglio quasi sarebbe scoppiata a piangere mentre chinava il capo stringendo gli occhi. A Karin avrebbe anche fatto pena se solo la donna, correndo verso il suo cavallo non l'avesse involontariamente sbattuta a terra per poi salire e partire al galoppo lasciando indietro gli altri tre. Tamahome tirò un mezzo sospiro di sollievo e avvicinandosi allungò la mano verso la ragazza ancora impegnata a ingoiare insulti verso Nuriko

“ Perché volete tutti uccidermi? Mi sa che devo preoccuparmi più di lei che dei sicari di Kuto” cercò di scherzare la ragazza facendosi aiutare da Tamahome
“ è perché sei la sacerdotessa. Ma non ti preoccupare ti proteggerò io” le rispose il ragazzo sorridendo per sdrammatizzare con ironia la situazione

Karin accostò una mano chiusa a pugno davanti alla bocca e lasciò sfuggire dalle labbra una risata sincera che fece sgranare gli occhi ad Hotohori. L'uomo ricacciò indietro la consapevolezza che aveva appena acquisito a quella vista e aiutando Karin a issarsi sul cavallo si avvicinò a Tama. I loro sguardi si incontrarono per quello che erano pochi secondi ma poi Hotohori sospirando lungamente sorrise e protese avanti la mano stringendo quella di Tamahome. Prima che l'uomo si congedasse dai due però Tamahome gli sentì dire qualcosa a mezza voce come volesse che a sentirlo fosse solo lui.

"se la farai piangere...non ci andrò leggero e me la riprenderò "

Confuso e sorpreso Tamahome fece un cenno per poi salire alle spalle di Karin afferrando le redini del cavallo con decisione. La ragazza poteva sentire il respiro di lui sulla pelle e nelle orecchie. Bastò quel lieve contatto tra la sua schiena e il petto di Tamahome a farla imbarazzare. Era già stata vicino a un ragazzo, molte volte scuola, si trattava di ragazzi che frequentavano le lezioni, amici e fans che venivano ai concerti della aspirante idol. Ma non si era mai spinta per sua scelta oltre allo scherzo e alla battuta o l'abbraccio amichevole. Per questo essere così vicina a Tama la rendeva un po nervosa. Il ragazzo partì al galoppo e non gli ci volle molto tempo per recuperare Nuriko. Karin guardò la donna e le sembrò avesse pianto,

se il loro rapporto non fosse stato così burrascoso probabilmente le sarebbe anche dispiaciuto per lei, ma si limitò a costatare la cosa senza aprir bocca anche per evitare ulteriori discussioni inutili.

 

****

 

Dopo quasi tre ore di viaggio cavalcando per foreste e pianure sconfinate finalmente raggiunsero il villaggio di Hakko a Juso una delle prefetture dell'impero di Konan. Karin non ne poteva sinceramente più di stare seduta su quella bistecca con le zampe e l'alito fetido come stava pensando in quel momento. Quando Tamahome si fermò sulla collina che dava su l'intero villaggio, la ragazza notò come questo sembrasse molto spoglio e povero. Era quel tipo di posto che presentava uno schema molto semplice: quattro case di contadini e una piccolissima zona circolare, doveva fungere da piazza per il mercato, probabilmente.

Quando raggiunsero quello che pareva un edificio adibito a stalla per i cavalli, Tamahome scambiò due o tre parole con un giovane contadino, i due sembravano molto in confidenza e si salutarono come vecchi amici.
Dopo aver salutato il giovane garzone, il ragazzo fece segno a Karin e Nuriko di seguirlo. Li condusse lungo la strada e si fermò a comprare alcuni beni di prima necessità. Karin restò colpita sia dal ospitalità e gentilezza delle persone del luogo che non la guardavano con sospetto ma la accoglievano con modi gentili e sorrisi sinceri sia sopratutto da come Tamahome fosse diverso dal ragazzo che aveva conosciuto. Scherzava e rideva senza curarsi molto del resto sembrava felice e a suo agio. La ragazza dovette ammettere di essere davvero invidiosa delle persone del villaggio che potevano vedere un Tamahome così felice e in pace quando lei al massimo lo vedeva in versione avida volpe o sempre occupato a proteggerla perchè lei era la sacerdotessa.

“Comincia a starmi stretto...” Sussurrò Karin sospirando
“ venerabile sacerdotessa, se il vestito ti sta stretto, forse dovresti dimagrire“
Le disse velenosa Nuriko nascondendo la bocca con il ventaglio, ma senza riuscire a nascondere la buffa risatina divertita. Karin sbuffò roteando gli occhi proprio mentre Tamahome davanti a loro si era fermato nei pressi di quella che sembrava una capanna di paglia più che una casa

“Oh avete una dependance per la servitù? Che carina, dové casa tua Tamahome?”

Disse la rosa con un sorriso sincero osservandosi attorno con curiosità. Il ragazzo sollevò un sopracciglio per la confusione e sorpresa e incrociate le braccia al petto incontrò lo sguardo di Karin dubbioso.

“ Veramente....casa mia è questa. Non so che cosa sia una dependance ma questa è la casa della mia famiglia. E Karin, noi non abbiamo servitù. Certo che...sei abituata bene eh? ” le disse un po piccato con un sospiro entrando poi della casetta.

La ragazza rassegnata del ennesima gaffe involontaria che aveva fatto, non tentò nemmeno di discolparsi e quando lui se ne fu andato, si andò a sedere offesa su un tronco. Lei era cresciuta tra il lusso e le ricchezze era naturale che il suo pensiero non fosse cambiato poi molto. Che male cera? Non era certo colpa sua se la sua famiglia era ricca ne se lei era bella e fantastica e presto sarebbe diventata una stella brillante una idol amata e osannata da tutti. Alla fine pensò, quello era solo un libro e i presenti erano personaggi inventati scritti probabilmente da un depresso appassionato di cultura Cinese. Poteva convincersi del contrario quanto voleva ma probabilmente tutto quello che stava succedendo era un sogno.

“ Forse sono stata investita da un auto e ora sono in coma, tutto questo è soltanto un sogno, un prodotto della mia mente. Prima o poi mi risveglierò e tornerò a vivere la mia vita” si disse con le mani sulle guance e lo sguardo rivolto alla piccola piazza.

Proprio mentre era persa nei suoi pensieri, il suo sguardo fu catturato da un bambino che le ricordò quasi subito una versione in miniatura di Tamahome. Era piccolo di statura con occhioni dolci e l'aria indaffarata. Portava una brocca piena d'acqua ma sembrava in difficoltà nel camminare goffamente avanti senza rovesciarla. Karin si alzò e sospirando lo raggiunse poggiando le mani sulla brocca per evitare che il suo contenuto cadesse a terra, era pensante anche per lei ma cercava di non darlo a vedere.

“ La ringrazio signorina, adesso riesco a portarlo da solo” le disse il ragazzino un po impacciato
“ nah non ti preoccupare. Io sono Karin, stai aiutando i tuoi genitori con le faccende?” Chiese la ragazza continuando ad aiutarlo a portare la brocca lungo la strada.
“ Papà è malato così ho deciso che sarò io l'uomo di casa finché non si riprende. Mi chiamo Chuei ti ringrazio per avermi aiutato” le rispose il ragazzino con un sorriso gentile

a quel sorriso, Karin non seppe resistere e quando il ragazzino poggiò la brocca per asciugarsi la fronte con il braccio, lei gli saltò letteralmente addosso abbracciandolo e strofinandogli i capelli in modo giocoso e affettuoso.

“Sei troppo carino! Sei davvero adorabile mi viene voglia di spupazzarti tutto!” Disse la ragazza

Chuei un po in imbarazzo cominciò a dimenarsi ma non sembrava fosse così tanto infastidito dalle attenzioni della fanciulla ma solo molto in imbarazzo.

“ s-signorina mi fai il solletico così...ecco non è che vuoi venire a casa mia? Ti posso offrire una tazza di tè visto che mi hai aiutato mia sorella lo fa buonissimo”

Le disse Chuei quando ebbe un attimo di respiro dalle coccole di Karin che dal canto suo aveva ben poco da fare, quindi accettò subito con un grande sorriso l'offerta del piccolo. Così seguì il bambino aiutandolo a portare l'acqua fino a una casa fin troppo famigliare. Quando vide uscire Tamahome con in braccio una bimba la ragazza si fossilizzò sul posto.

“fratellone sei tornato!”
“ Chuei ma che bravo sei andato a prendere l'acqua tutto da solo! Sei proprio un ometto ormai.”

Chuei corse immediatamente ad abbracciare Tamahome che in un gesto dolce e affettuoso gli scompigliò i capelli. Aveva un sorriso così fraterno così sollevato, felice e dolce. Un sorriso che non aveva mai ampiamente mostrato a Karin se non in rare volte. A pensarci, il ragazzo l'aveva sempre trattata con gentilezza ma proprio come un fratello maggiore poteva fare per i fratellini piccoli. Ora Karin riusciva a capire la ragione di quei gesti vedendolo interagire con Chuei e con la bimba che teneva in braccio e che osservava curiosa Karin.

La ragazza dai capelli rosa deglutì sforzandosi di non sembrare impacciata. Si avvicinò decisa a Tamahome che la osservava curioso e un po sorpreso. Ma non rivolse le sue attenzioni al ragazzo bensì alla bambina. Le sorrise amichevole e con dolcezza osservandola e la salutò con la mano. La bimba la guardò per poi affondare il volto contro il petto di Tamahome facendo un po rimanere male Karin. Ma il ragazzo intervenne subito in difesa della sorellina.

“ Yuiren è un po timida con gli estranei. Non è stata molto bene ultimamente” disse il giovane cullando leggermente la piccola tra le sue braccia.

Estranea. Karin portò la mano contro il petto, la strinse a pugno agitata. Quella parola, quella semplice ma dannatamente crudele parola. Lei era davvero una estranea, non apparteneva a nulla di quello che cera in quel mondo, non aveva mai fatto parte di niente ne del cuore di nessuno.
E in un attimo eccola lì, la sua mente vagò di nuovo in quei terribili ricordi.

Una bambina seduta su un letto d'ospedale, la parte destra del volto coperta da bende e le stesse a fasciarle il fragile corpicino si vedevano sotto il pigiama rosa con le stelle che indossava. Aveva i capelli sciolti che le incorniciavano il viso infantile, doveva avere quattro o cinque anni probabilmente. Nei suoi ricordi cerano sempre alcuni punti fermi, il fratello un bambino castano che la osservava dalla porta con sguardo preoccupato e poi la sagoma nera. Non ne distingueva mai i tratti e ogni volta che compariva, l'effetto era quello di un fastidioso rumore di fondo come il disturbo sonoro di una vecchia televisione.

Karin davanti a quella visione della se stessa di quei terribili tempi, era immobile impossibilitata a fare qualsiasi cosa, debole e spaventata davanti a quella scena che si ripeteva in loop. Il fiato accelerato la voce spezzata in gola che avrebbe voluto uscire e gli occhi fissi sulla se stessa del passato e la figura scura. Un urlo sordo senza voce mentre si inginocchiava a terra prendendosi la testa tra le mani.

 

“ basta basta basta basta! Ti prego non...non avvicinarti!”

 

“Karin!”


Proprio mentre stava per urlare disperata, la ragazza vide una mano davanti a se, senza quasi un momento di esitazione, la ragazza la afferrò e la visione traumatica scomparve spezzandosi e infrangendosi come uno specchio di vetro. Aveva riconosciuto quella voce, era quella di Tamahome che adesso sotto lo sguardo preoccupato di Chuei che teneva in braccio Yuiren la stava stringendo tra le braccia protettivo e dolce come mai prima d'ora.

“ Chuei potresti portare dentro Yuiren? Assicurati che beva tanta acqua più tardi le vado a comprare la medicina” disse in tono calmo.

Il bimbo annuì e tenendo in braccio la sorellina lasciò i due da soli. Karin stava per parlare nel completo disagio e imbarazzo, quando Tamahome la prese in braccio come fosse una principessa e senza dire altro, si avviò verso la foresta che costeggiava il villaggio.

“ a-aspetta! Dove stiamo andando ehi?!” Cercò di lamentarsi la ragazza.

Tama non rispose si limitò a continuare a camminare tenendola tra le braccia, fino a raggiungere una vallata dove si trovava il più incantevole dei prati pieno di boccioli di fiori chiusi. Il ragazzo la posò a terra e le fece segno di sedersi, sedendosi a sua volta sul prato.

“ Non so che cosa ti tormenta. Non sei obbligata a raccontarmi quello che ti è capitato, ognuno ha i suoi segreti. “Iniziò a dire lui
“ ...ho deciso di lasciare la mia famiglia dopo che mio padre si è infortunato. Speravo di fare molti soldi per loro andando nella capitale” aggiunse poi con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte.

Karin restò in silenzio ascoltando le sue parole. Non sarebbe comunque riuscita a dire molto ed era rimasta spiazzata dalla sincerità con la quale il ragazzo che aveva accanto le stava parlando. Abbassò lo sguardo guardandosi le mani che stringevano la gonna del abito, glielo avevano dato a palazzo era meraviglioso eppure quando si guardava allo specchio, la ragazza non riusciva a riconoscersi.

La ragazza strinse gli occhi stringendo con ancora più forza il tessuto del abito. Le mancava il coraggio, aveva paura di dire quello che le era successo. Aveva capito che Tamahome le stava dando la sua fiducia ma lei non era in grado di fare altrettanto. Si sentì terribilmente inadeguata, altro che sacerdotessa lei era solo Karin, la ragazzina boriosa che nascondeva le sue ferite attaccando gli altri per non essere attaccata per prima. Ma alla fine, nulla era cambiato lei era ancora lì in quella stanza d'ospedale davanti al padre che le diceva che non serviva che tutto quello che era accaduto era solo colpa sua. Era la bambina che vedeva spruzzi di sangue mentre la madre urlando la pugnalava sul freddo pavimento. Dolore, dolore così soffocante e sangue ovunque. Il volto di quella donna i suoi lunghi capelli del colore dei ciliegi e lo sguardo, occhi folli pieni di odio.
Karin si piegò in avanti e premette la mano alla bocca, il solo ricordo di quella donna la faceva tremare come una foglia, si sentiva debole, debole e fragile come mai prima d'ora.

A quella vista Tamahome strinse i pugni per poi poggiare una mano sulla spalla di Karin facendola sprofondare con il volto contro il suo petto. La ragazza sgranò gli occhi e strinse tra le dita la maglietta di lui un po in imbarazzo, ma sentì anche che quella sensazione triste e dolorosa stava svanendo lentamente tra le braccia di lui.

“ È la seconda volta...è la seconda volta che mi stringi così. Perché lo fai? È perché sono la sacerdotessa di Suzaku o forse ti faccio pena?”

Quella domanda non era stata rivolta con rabbia o sconforto. Karin l'aveva chiesto semplicemente guardando Tamahome dritto negli occhi. I due ragazzi erano l'uno incatenato allo sguardo del altro. Fu proprio lui a distogliere il suo con un certo imbarazzo mettendo la mano davanti alla bocca. Mentre le sue guance, si coloravano di un leggero rossore e lui stesso pareva più impacciato.

“ Quando fai quella faccia non riesco a non volerti proteggere. Non è perché sei la sacerdotessa, scema. È perché non riesco a fare a meno di aiutarti. Nemmeno io so spiegarlo va bene! Ma...non voglio che tu pianga...Karin” le disse

La ragazza avvampò arrossendo fino alla punta delle orecchie. E balbettando in un modo terribilmente impacciato, si limitò a sussurrare un grazie al ragazzo che a suo modo da quando si erano incontrati la prima volta, aveva sempre cercato di aiutarla.

“ Adesso però torniamo. Gyokuran ha preparato sicuramente la cena! Vedrai mia sorella è davvero brava in cucina”

Le disse Tamahome sorridendo sincero prima di alzarsi porgendole la mano. Karin la afferrò alzandosi e lo seguì ancora un po in imbarazzo. Forse ora non ne aveva la forza, forse ancora non era in grado di essere d'aiuto agli altri e di andare avanti superando il suo passato.
Ma grazie a Tamahome aveva fatto il primo passo verso la luce e verso la felicità che era davanti a lei. Non importava se ci voleva ancora del tempo ne se avrebbe dovuto passare l'inferno perché ora, aveva Tamahome al suo fianco. La ragazza fece un piccolo sorriso e affiancandolo camminò verso il villaggio con lui verso un nuovo domani e la consapevolezza che non avrebbe piovuto per sempre e forse, il suo raggio di sole era proprio accanto a lei.


 

Angolo di FY (aiutatemi a trovare un nome migliore e vi do un biscotto)

allora che dire? Questo è un capitolo distensivo anche perchè ho avuto diversi problemi ultimamente e scrivere è la mia medicina. Non ho molto da dire perchè appunto è un capitolo più tranquillo ma con i suoi momenti spero per voi profondi e seri. Che dire? Ho chiuso Nakago nello sgabuzzino ma nel prossimo capitolo tornerà insieme ad Ayame e chissà che accadrà...

ringrazio anche solo chi legge e ovviamente chi recensisce. Alla prossima

la famiglia di Tamahome al completo. perchè si

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