Adesso (dalla notte delle lucciole)

di Ariadirose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima sera ***
Capitolo 2: *** Nel cuore della notte ***
Capitolo 3: *** Quasi al mattino ***



Capitolo 1
*** Prima sera ***


“Adesso niente può più dividerci”. Dopo quelle parole, un interminabile bacio tra i due metteva fine alle lacrime di lei e lasciava spazio soltanto al desiderio e alla tanto sospirata felicità.

“Vorrei che stanotte tu avessi da me tutto ciò che desideri da tua moglie”.

Un fremito di emozioni scosse André all’ascolto di quelle meravigliose parole e una luce ulteriore si accese nel suo sguardo.

“Prima di tutto, allora, concedimi la tua mano”, le disse portando le dita ancora strette sul suo petto vicino alla bocca, baciando delicatamente il palmo umido dal pianto, mentre insieme continuavano a guardarsi negli occhi tanto belli.

Così presero ancora a baciarsi a lungo, potendo assaporare finalmente tutte quelle tenerezze che si erano negati, mentre lui le sussurrava il desiderio di averla tutta, non solo priva degli abiti, ma indifesa, dolce, disinibita nella maniera che lui sapeva possibile, nel congiungimento delle sue fantasie alla realtà, proprio ora che quella realtà aveva reso possibile il suo grande sogno d’amore.

Sulla coperta da campo aperta nell’erba come il più accogliente talamo nuziale, Oscar capiva davvero il significato della felicità, quando non esistevano più l’orgoglio, il giudizio, i lustri del proprio casato, ma solo ciò che sentiva di ricambiare verso il suo uomo. Che mentre la guardava, la sfiorava tremante di gioia nello sbottonare la camicia di seta che solo era rimasta, e scivolava via dalla sua pelle candida e fresca.

“Non sai per me quanto sei bella”.

Adesso era completamente tra le braccia di lui e qui si sentiva sicura. E quella nuova condizione di lei, svestita e libera, aveva lasciato piuttosto indietro lui, che aveva ancora indosso persino la giubba della divisa.

“Adesso sarò io ad avere cura di fare lo stesso con te”. Con una sconosciuta baldanza, mentre non smettevano di guardarsi e regalarsi baci, lei sfilò la fondina disarmandolo, allentò i pantaloni di lui dopo che con valente abilità aveva tutti slacciati gli innumerevoli bottoni dell’uniforme.

Ad André scappò pure da ridere, mentre lei era così ispirata nei suoi denudanti intenti.

“Che c’è, ti burli di me adesso?”

“No, no, sai bene che non lo farei mai… E tu sei così bella … È che non avrei mai pensato a questa agevolazione, per un desideroso soldato innamorato, avere come moglie il proprio comandante: mi hai svestito con una rapidità tale che io stesso non avrei saputo fare meglio”.

“ Questo tuo dono di scherzare e allentare la tensione. Mi ha sempre conquistato, sai.”.

“Non dirmi che sei tesa, amore mio”.

Lei spalancò gli occhi, fissandolo decisa. La prima volta che si sentiva chiamare così. Un nome maschile, ma stavolta non era Oscar.

“No, non lo sono affatto, André”, affermò invece emozionata e commossa.

“Direi, la tua grinta non si smentisce. Io ti conosco”, e colse ancora le sue labbra catturandole in un bacio.


 

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Capitolo 2
*** Nel cuore della notte ***


 

Erano trascorse le prime ore della notte, tra incessante passione alternata a momenti di tenerezza, per la nuova coppia di innamorati. Tutto appariva naturale, tanto che Oscar e André quasi stentavano a credere di trovarsi lì, insieme, in quel luogo dai poteri straordinari, convinti forse di vivere all’interno di un sogno. Gli era già capitato di condividere sensazioni confinate nel territorio del sonno, in giovinezza; ed evidentemente, insieme, su un suolo onirico, dovevano pur essersi già stesi per fare l’amore, se nell’intimità del bosco avevano ancora l’illusione di sognare.

“Asciugati pure per bene, André, e non occorre che ci rivestiamo. Ho pensato a portare più coperte con me. In acqua si stava bene, era caldo, ma ora comincia a essere più umido per trascorrere la notte. Prima che sorga il sole comunque potremmo riparaci un po’ in ufficio da me. In questi giorni lì io ho portato biancheria e coperte, prevedendo di dovermi fermare negli alloggi più del dovuto. E poi con i soldati, vedremo bene cosa fare e come equipaggiarci”.

“Pensa sempre a tutto il mio comandante”.

“Vieni, stendiamoci abbracciati, qui, in questa coperta calda, vuoi?”.

“Certo”.

“Non ho mai avuto un letto tanto accogliente, e la ragione è che finalmente stanotte io non vi ho dormito sola”.

“Non hai mai avuto un letto tanto accogliente perché tu, finalmente, stanotte non vi hai affatto dormito”. Sorrisero insieme. “Ah, la mia Oscar. Sapevo che eri una donna eccezionale, non mi sono mai sbagliato su di te. Ma che fossi anche tanto premurosa… chi se lo aspettava adesso...”.

“Invece che tu lo fossi… non potevi che essere... così, insomma, hai capito”. André si intenerì nel cogliere in lei quella pudica dolcezza, e ancora reagì baciandole la mano.

“Non posso più stare senza di te, sono pronta a seguirti ovunque. Sai, prima di lasciare il palazzo, ero già convinta che non vi avrei fatto più ritorno. E ho fatto capire a mio padre che, basta, ho chiuso con quella vita, con quel mondo”.

“Davvero Oscar?”.

“Ormai ho deciso. Quello che voglio è stare con te. E dalla parte giusta”.

“Ma io non chiedo tanto, non essere così drastica. Magari quando tutto questo sarà finito, tuo padre capirà le tue scelte, le nostre scelte. Lo sai che mi ha voluto parlare, prima che lasciassimo il palazzo insieme? Mi ha talmente inorgoglito… mi teneva per le spalle, quasi volesse stringermi… mi faceva capire che aveva stima di me, del mio amore per te… Non sai come mi ha fatto felice… che giornata, prima il generale, poi mi ritrovo questa splendida creatura tra le braccia…”.

“Che cosa sei André!”, sorrise lei di quel pensiero, e riprese a baciarlo e accarezzarlo. Premurosa, come l’aveva definita lui. “Cosa stavi dicendo? Ti ascolto”.

“E chi ci capisce niente con tutte queste merav… Ah, sì”, André cercava di ritrovare il filo interrotto, “dicevo di tuo padre”, mentre Oscar continuava a spargere baci su di lui. “Mi ha detto che sapeva che ti avrei reso felice, quasi anticipando quel che sarebbe successo tra di noi. E mi ha dato una specie di benedizione… Credo però che non si riferisse a tutto, ma proprio a tutto quello che è successo tra noi fino adesso e che, se mi vedesse a questo punto, non certo ‘benedizioni’ mi tirerebbe dietro…”.

Oscar proseguì scherzando: “Mai come se ti vedesse tua nonna, però!”

“Per carità, vieni qui sotto la coperta, amore mio, stringimi tutto tutto e nascondimi per bene, con il tuo corpo. Sarebbe capace di venirmi a scovare anche qui nel bosco e rincorrermi a mestolate: ‘Andreé, che cosa hai osato fare alla mia bambina!’… Ma che cosa ne sai tu, nonnina, della ‘mia’ bambina”, e sfiorò il suo profilo sulla guancia di lei, con provocante seduzione.

“Sei come quando eri bambino, un bambino bellissimo… non fai che scherzare… E direi che scherzi proprio bene… sì, tu sai scherzare decisamente bene”, contraccambiò lei con la stessa audace ironia, carezzando, rapita, le labbra morbide di lui. “Lo credo bene”, rispose André. Mentre lei si girava di fianco, e si faceva avvolgere tutta, intrecciando le sue dita con quelle di lui, seguitò a parlare: “Io ti ho intravisto mentre eri con mio padre, in verità. Questo mi ha molto toccato, davvero. ma non mi stupisce, perché lui ha sempre avuto stima di te. Persino mio padre si è reso conto di tutto ciò di cui sei capace”.

“Ed è lui che mi ha portato a te, non posso che essergliene grato. Ti aiuterò io con lui, e chissà che non ti conduca davvero fino a me all’altare, tra qualche tempo. Sarebbe una gioia immensa e un grande onore, averti in sposa da lui. Ma ad ogni modo, averti è già molto più di quello che osassi sperare”.

A quelle parole Oscar si voltò di nuovo guardandolo intensamente. E quello stato di grazia risvegliò anche una leggera malinconia, che faticava a trovare spazio in mezzo a quella gioia, ma era come presente in lei. André immediatamente la colse.

“È per tuo padre? La ragione per cui adesso leggo un po’ di tristezza nei tuoi occhi? I tuoi occhi, i tuoi occhi sempre limpidi per me. Luminosi, chiari, non mi ingannano mai, e mostrano tutto oltre quella cornice splendida delle tue ciglia. Non la durezza, l’impenetrabilità che vedono gli altri, ma solo il bisogno d’amore”.

“Amore mio”.

“Mi piace che mi dici così”, si emozionò anche lui sentendosi chiamare come era successo a lei per prima.

“Tu mi parli dei miei occhi, quando in verità io stavo pensando proprio agli occhi tuoi, così afflitti e malconci. Mi fa tanto male pensare che tu abbia tenuto tutto questo dentro”.

“Spero non arrivi poi tanto presto il giorno in cui non potrò più vederti”.

“Oh André…”, si sollevo su di lui.

“Però sappi che sono molto felice, enormemente felice, immensamente felice di poter avere te anche senza più riuscire a guardarti, che continuare a vedere senza poterti avere”.

“Ti amo, ti amo così tanto… ti chiedo scusa per averti lasciato tanto solo...”.

“Dai non piangere, non piangere più, ti prego non piangere. Ora che siamo finalmente insieme non torturarti, non è giusto. Anche tu hai diritto di essere felice, sai Oscar, tu meriti di essere felice. Hai idea di quanto sei bella? Ecco, sorridi, sorridi così, vieni, fatti guardare… Hai idea di come è bello vederti godere? E questi capelli, sciolti sul tuo seno. Sei così eccitante… un po’ ti nascondi e un po’ sei fiera di mostrarti”.

Lei annuì timidamente: “Un po’ hai ragione, l’istinto mi porta a tenere un po’ più segreto qualcosa di me… forse il ruolo che ricoprivo, non so…”, e si abbassò su di lui, come per un abbraccio.

“No, questa cosa tu non la perderai, sei così. Ed è anche per questo che sei tanto bella. Ed è per questo che adoro come sei donna”.

Lei si ritirò su, guardandolo nel volto: “Mi rendi così felice. Questa notte non la dimenticherò mai”.

“Neanch’io”.

“E tutto il tempo trascorso ignara di quello che provavo per te, è come se mi fosse appartenuto da sempre, ora che ho compreso di amarti”.

“Adesso però non esageriamo, mio comandante. Non è che possiamo pareggiare tutto quello su cui siamo tanto indietro. Diciamo che, dato che sono ben disposto a collaborare, puoi mostrarmi da subito come intendi recuperare, e bada bene mi risulta vi siano parecchi, parecchi ammanchi”.

“Mi sembra giusto”.

“Avendo premura di soffermarci su tutti i particolari, ovviamente”. 

“Sei sempre meticoloso, lo so”.

“Allora vieni qui e senti che ne pensi di questa proposta che ho da dirti”, la fece nuovamente rotolare su di sé, sussurrando qualcosa molto gradito all’orecchio di lei.

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Capitolo 3
*** Quasi al mattino ***


“Sei già vestita?”, disse André, come un po’ deluso.

“Già?... Prima a o poi sarebbe dovuto succedere, sai, di prepararci e di dover andare…”.

Lei gli sfiorò il volto e, aiutandolo a coprirsi, proseguì dicendo: “Il fatto è che cominciavo ad avere un po’ freddo, e non è il caso che resti a lungo tanto bagnata, così mi sono rivestita mentre sei rimasto un po’ di più a goderti l’acqua. E hai fatto bene, era bellissimo guardarti, sai, con i riflessi della luna”.

“Peccato tu sia uscita… un vero peccato… Ma stai bene, vero, o hai ancora freddo?”.

Quella serata dal caldo clima estivo e dalla scenografia idilliaca a loro riservata, aveva anche permesso romantici momenti nel fiume, di giocosità e passione, e consentito loro di rinfrescarsi prima di doversi rivestire. Oscar era stata tuttavia attenta a non esagerare, e visto che la malattia le aveva riservato una tregua, non si sentì costretta ad affrontarne l’argomento con André. Se non fosse stato per queste accortezze, certo lei si sarebbe dimenticata del suo stato di salute. Ma non poteva permetterselo. E del resto, lo aveva detto al suo uomo mentre lo amava. Con lui si sentiva di vivere. Ed era quel tipo di gioia capace di sconfiggere la malattia, lei ne era certa. Il balsamo di cui nella vita si era sempre privata.

Avrebbe parlato a lui di ciò che le aveva detto il medico. Ma adesso non era il momento. André era al settimo cielo, le sembrava ingiusto rovinare quella tanto meritata estasi. Così cercò di cambiar discorso.

“Tra poco sarà giorno. Le lucciole sono andate via, guarda”.

“Non ho fatto caso al momento in cui sono scomparse, mai visto uno spettacolo simile”.

“Sembravano tante candele accese tutte per noi, una vera poesia”.

“Tu, sei un incanto…”.

“Stiamo ancora un po’ qui, un istante solo, ti va?”.
“Amore mio, se me lo chiedessi, io resterei qui tutta la vita, lo sai”.

Stettero ancora in silenzio, tenendosi per mano, sonnecchiando anche un po’. Tuttavia André aveva il fucile a portata di mano e sott’occhio i cavalli perché non poteva permettersi distrazioni e rischiare di subire furti o agguati… e qualcuno poteva anche essere nei paraggi, ora che quel loro magico antro d’amore sotto le stelle stava mutando, lasciando spazio al giorno.

Lei un pochino dormiva sulla spalla di André, il quale non era mai stato così felice. Quella donna, la sua compagna, gli apparteneva davvero adesso, e si abbandonava perfino su di lui, che nel frattempo l’avrebbe protetta da tutto, come da sempre, per la vita, ordinava il suo mandato d’amore.

L’aveva osservata dormire qualche volta, da ragazzina. Ma adesso era una donna: la più bella; e la persona più leale che avesse mai conosciuto. “Non mi è stato difficile innamorarmi di te, lo sai. E sono stato molto fortunato ad averti. Anche se hai tentato di rendermi difficile la strada per giungere a te, in un certo senso me la hai anche assegnata, donandomi sempre qualcosa di te. La tua sensibilità, il coraggio, quella sotterranea passione. E facendomi sentire che tu mi volevi bene. Quanto contavo per te, eppure un semplice servo, io, nella tua casa. Quante volte avrei potuto perderti? Sarei morto, se fosse accaduto. Hai vissuto in maniera complicata rispetto alle altre, questo è vero, ma hai potuto rimanere quella che sei. Se tu fossi stata una dama comune e io solo e comunque il tuo servitore, forse non mi avresti potuto degnare di uno sguardo, non saremmo nemmeno mai stati amici, non avresti potuto amarmi. E neanche il diritto di innamorarti, forse avresti mai avuto. Ti sarebbe stato imposto un uomo, magari uno sconosciuto, un padrone, e non saresti diventata quella che sei. La donna che io amo così tanto. Sono stato molto fortunato ad averti. Mi ha insegnato tanto poter stare accanto a una persona come te”.

Nel frattempo che si destava, e si rendeva conto di quel che lui aveva appena pronunciato, Oscar si soffermò a guardarlo con immenso amore, riconoscenza, commozione per quello che aveva sentito e che regalava a lei addirittura senza sapere di essere ascoltato. No, non lo aveva sognato quell’uomo, pronto a fare qualsiasi cosa per i sentimenti nei quali riponeva tanta fiducia. André era veramente al servizio dell’amore e non della sua donna. E proprio per questo Oscar ne fu completamente avvinta. Era ciò che lei voleva, abbassare la testa solo davanti all’amore. Nient’altro lo meritava. Nient’altro. Non le leggi dell’onore né il valore militare, la fedeltà a una istituzione, autorità o precetto. E lui solo glielo aveva insegnato. In quel momento i suoi occhi dicevano già tutto, e persino le più soavi parole li avrebbero frenati. Si baciarono ancora, come desideravano di fare da tempo, e come tutta la notte si erano concessi insieme ad altri piaceri dell’amore.

Mentre saliva a cavallo, gli chiese. “Ma quand’è che l’hai capito?”.

“Io ti ho voluto bene da sempre. Vedi, il mio amore è cresciuto con me, e io sono cresciuto con lui, e pian piano ho cominciato a desiderarti. Non vi è stato un momento preciso, non uno solo, ogni volta ti scoprivo di più e mi stupivo di quanto tu fossi bella. E non solo d’aspetto. Quando senza pensarci due volte, hai ritenuto di offrire la tua vita per salvarmi, sei cominciata a

entrarmi sempre più dentro. E credo di aver capito del tutto quello che mi stava succedendo quando hai detto che mi avresti lasciato il tuo scrigno sepolto sotto la quercia. Il tuo tesoro di bambina: la tua innocenza. Ciò che tu avresti voluto donarmi, io non ho più voluto lasciare. Non sai quanto mi sei apparsa candida mentre quella sera ti toglievi l’armatura e mi facevi cogliere di avere paura. Lì sì che ebbi timore di perderti. Ed è successo altre volte, credendo che qualcuno potesse portarti via.

Lei si avvicinò a lui, dalla cima del suo cavallo bianco, e allungò la mano per carezzargli lentamente, in modo rispettoso, la guancia, come ad alleviare il ricordo amaro di quella immeritata tristezza: “Prima non riuscivo a vedere quanto l’amore facesse parte di me. E così doveva essere, perché è lì che ti ho trovato”.

André salì pure in sella, accanto a lei. Adesso, benché innamorati, erano quelli di prima, gli stessi di sempre: ostinati, capaci, convinti sostenitori l’uno dell’altra.

Al galoppo partirono insieme, quasi al mattino. Sfolgoranti di tutta la gioia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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