Secretly di fallsofarc (/viewuser.php?uid=71978)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Secretly ***
Capitolo 2: *** Baby can I hold you tonight ***
Capitolo 1 *** Secretly ***
capitolo 1
CAPITOLO 1 –
SECRETLY
Sdraiata
su un fianco nel mio letto lo osservavo parlare mentre guardava assorto
il soffitto, sdraiato supino accanto a me, e giocava distrattamente con
una ciocca dei miei capelli scuri.
Era un pomeriggio come
tanti, con i
libri di greco abbandonati mezzi aperti in un angolo del letto, insieme
alla mia poca voglia di studiare e soprattutto alla mia concentrazione.
Aveva suonato alla mia
porta con
uno sguardo da cucciolo, era passato solo per un salutino,
così
aveva detto sorridendo. Ma tanto sapevo come sarebbe andata a finire:
non eravamo mai stati capaci di rendere brevi le nostre chiacchierate,
né di persona né tantomeno al telefono, neanche
sotto
tortura.
Passavamo rapidamente
da un
argomento all’altro con una disinvoltura, a tratti
schizofrenica,
che ci portava, nel giro di pochi minuti, da argomenti seri ad altri
quasi demenziali.
Dai miei sfoghi sul
liceo, su
quell’esame di maturità alle porte che mi
sfiancava mente
e corpo, passando per i suoi racconti esilaranti su professori
universitari con mille manie strane, eravamo arrivati, non so come, ad
un argomento che era sempre stato inconsciamente estromesso dalle
nostre conversazioni.
Ci eravamo sempre
raccontati tutto,
era vero. Era stato la prima persona che avevo chiamato dopo aver
salutato sognante il mio ragazzo il pomeriggio che avevo vissuto con
lui la mia prima volta, e conoscevo tutte le sue storie passate, di
amore e di sesso: non mi aveva mai nascosto niente e difficilmente
eravamo stati in imbarazzo.
Ma c’era il
tacito accordo di evitare i dettagli su quell’argomento,
eravamo migliori amici da anni e, per quanta confidenza potessimo
avere, c’erano cose di cui non potevamo né dovevamo
parlare, non così in dettaglio, e soprattutto non mentre
eravamo
sdraiati così vicini, al punto che sentivo distintamente il
suo
profumo e il suo respiro accarezzarmi e avvolgermi viso e corpo.
Dal mio computer
acceso sulla
scrivania arrivava il suono della mia playlist preferita, e proprio in
quel momento la riproduzione random, impostata in Media Player, fece
partire Secretly
You're
talking out so sexually
About
boys and girls
And
your friggin' dreams
So
now you feel lusty you're hot and confused
Mentre le parole
cantate da Skin mi
arrivavano all’orecchio, sentii un brivido scuotermi e
rendermi
ancora più tesa, perché quelle parole
descrivevano
esattamente ciò che stava accadendo nella mia stanza. Nello
stesso momento, infatti, lui si era appena addentrato in un campo
proibito: mi stava
parlando, così sensualmente, di ragazze e dei suoi desideri
e sogni, esattamente come recitava la canzone.
Non so se lo era anche
lui ma io mi sentivo eccitata
e confusa: Skin stava descrivendo esattamente il mio stato
d’animo, e questo mi fece sentire ancora più
turbata.
Perché era
venuto qui? Perché mi stava raccontando quelle cose?
Perché non
era rimasto da solo lasciandomi sbuffare scocciata su
quella dannata versione di greco?
You
should have been by yourself
Instead
of here with me
Non importava che me
lo dicesse,
sapevo esattamente quando era stata l’ultima volta che lo
aveva
fatto, con quella biondina eccitante del corso di Marketing.
Onestamente cominciavo
a chiedermi
se avesse smesso di raccontarmi delle sue conquiste, perché
non
gliene sentivo più parlare da almeno un mese; invece me lo
ripeté nuovamente: era passato davvero più di un
mese
dall’ultima volta che si era dilettato in tale
passatempo.
E io? Erano ben
quattro weekend che non vedevo il mio ragazzo, più o meno lo
stesso tempo quindi.
Abitava lontano e con
il nuovo
lavoro non aveva tempo di venire da me per il fine settimana, ero stata
male le prime due settimane. Avevamo litigato, tanto per cambiare, per
lo stesso e identico motivo: perché ogni volta che lui, il mio
ragazzo, mi telefonava, ero con lui,
il mio migliore amico.
Era stato geloso matto
fin
dall’inizio della nostra storia, mi diceva che dovevo passare
più tempo al telefono con lui, che era il mio fidanzato, e
non
con quel damerino da
due soldi.
Sono sempre stata
posata e
paziente, ma quando sentivo insultare il mio migliore amico finivo per
arrabbiarmi talmente tanto che le nostre litigate assumevano toni
troppo forti e, inevitabilmente, preda del senso di colpa, finivo a
sfogarmi piangendo tra le braccia forti del mio amico, il mio porto
sicuro, il mio unico punto fermo nella vita.
Fortunatamente ero
sempre riuscita
a ristabilire l’equilibrio ogni volta, per un soffio, prima
che
mi ponesse mai la domanda fatidica: “scegli o lui o
me”;
c’ero andata molto vicina solo il giorno del mio compleanno,
ma
era un ricordo che preferivo non rivangare…
Avevo sempre evitato
di domandarmi
cosa avrei potuto rispondere a quella spaventosa domanda; sapevo per
certo, però, che il mio amico si sarebbe sacrificato,
cercando
di vedermi e chiamarmi il meno possibile, tutto per me e per non farmi
rovinare la mia storia d’amore.
Ero persa in questi
pensieri, cullandomi al suono di Secretly
che era arrivata alle ultime note, tanto da non accorgermi che ero
rimasta in silenzio e non avevo sentito che lui avesse richiamato la
mia attenzione.
“Come
scusa?” Mi
riscossi improvvisamente dal mio mondo, fatto di pensieri confusi e
ricordi indelebili, quando mi accarezzò lieve una guancia
per
riportarmi sul pianeta Terra.
“Meglio che
non mi stessi ascoltando…” Disse lui serio
abbassando lo sguardo.
“No no
scusami!Ho sentito
quasi tutto quello che hai detto, mi sono fatta distrarre dalla canzone
e non ho ascoltato solo l’ultima tua frase.”
“Ah…
Ti stavo chiedendo scusa.” Fece lui mogio
“E per
cosa?” Chiesi
stupita, dimenticando per un attimo tutto quello a cui avevo pensato, e
quanto avessi desiderato che non mi parlasse di certe cose.
“Perché
non avrei dovuto parlare di certe
cose con te, non volevo metterti in imbarazzo.”
“No, non ti
preoccupare, lo sai che puoi dirmi sempre tutto.” Quasi tutto.
Aggiunsi mentalmente.
“Lo so,
scusami. Non so cosa mi sia preso oggi, forse ho solo bisogno di sfogarmi,
l’astinenza fa brutti scherzi e mi rende molto più
simile
ad un ragazzino delle medie che ad uno studente universitario
serio.”
“E da quando
in qua tu
saresti serio scusa?” Lo provocai ridendo, per cambiare
argomento
e alleggerire l’aria imbarazzata che si era creata tra di noi.
“Senta,
signorina, mi sta forse prendendo in giro?”
“Nooo, non
mi permetterei
mai!!” Ma feci appena in tempo a finire la frase che venni
presa
da un attacco isterico di risa, provocato dal suo attacco repentino di
solletico.
Era iniziata
l’ennesima
battaglia all’ultimo respiro, che sarebbe stata persa, come
al
solito, da chi avesse chiesto tregua per primo, incapace di respirare
dalle troppe risate.
Mi liberai un polso
dalla sua
stretta per farlo arrivare al suo fianco, il suo punto più
vulnerabile agli attacchi di solletico, ma mi congelai
all’istante quando mi resi conto di essere finita sdraiata di
schiena sul letto mentre lui era a cavalcioni su di me, che rideva
spensierato con una strana luce negli occhi.
Feci appena in tempo a
registrare
la situazione, niente di insolito nei nostri canonici pomeriggi (ma con
un particolare che faceva molta differenza), che si scostò
da me
fulmineo sedendosi sul letto al mio fianco.
“Scusami.”
Disse flebile.
Sapevo che avrei
dovuto rispondere
“E di cosa? Quindi ho vinto io stavolta, ti sei
arreso!” ma
ero incapace di proferire parola perché la mia mente stava
ancora cercando di digerire quel
particolare che rendeva tanto diversa dalle precedenti
quella battaglia giocosa.
Era eccitato,
l’avevo distintamente percepito quando il suo bacino era
stato a contatto con il mio.
“Ti prego,
non pensare male…”
Dovevo riprendermi dal
mio sgomento
e rispondergli subito, all’istante. Dovevo trovare una cosa
sensata da dire per sdrammatizzare, per spazzare via
quell’attimo
di smarrimento e rimettere il treno sui binari, il nostro rapporto non
poteva e non doveva
cambiare per un nonnulla.
“Ehi,
tranquillo, è
tutto a posto.” Molto molto originale, mi complimentai
mentalmente per la mia risposta stupida, ma era già tanto
essere
riuscita a parlare.
“E’
inutile che tu
finga perché so che te ne sei accorta, e non
c’è
mai stata finzione tra di noi…”
“Guarda che
non è
successo nulla, sei un ragazzo, è normale… stavi
parlando
di certe cose… il tuo corpo ha reagito…
cioè
sarebbe stato strano il contrario… non penso minimamente che
c’entri la mia presenza…
perché…” Mi
stavo arrampicando su uno specchio alto come un grattacielo.
Mi appoggiò
lieve un dito
sulle labbra per farmi tacere e mi guardò divertito dicendo:
“Sempre a razionalizzare e giustificare tutto vedo, non cambi
mai!”
Mi indispettii
all’istante a quelle parole, piegando il mio viso in un
broncio da bambina permalosa.
“Vieni
qui…” Mi disse attirandomi a lui e stritolandomi
in un abbraccio caldo.
“Ti voglio
troppo bene, stupida ragazzina permalosa.” Mi
soffiò ad un orecchio.
Una parola, poteva una
sola e
insignificante parola ferire così profondamente il mio
orgoglio?
Evidentemente sì… Mi staccai rapidamente da
quell’abbraccio impedendo, per un decimo di secondo, al mio
corpo
di rabbrividire per quelle parole soffiate così vicino al
mio
collo.
Alzandomi dal letto,
girata di
spalle, non feci in tempo a raggiungere la scrivania che due braccia
forti mi cinsero per i fianchi.
“Ehi
piccola, lo sai che
stavo scherzando, non ti offendere ti prego…”
Concluse
poggiando il mento sulla mia spalla.
Scrollai via il suo
viso con un
gesto secco di stizza e feci uscire tutta la confusione che sentivo
dentro quel pomeriggio, a causa sua, con un tono di voce troppo alto e
stridulo che non riconobbi nemmeno come mio.
“Ragazzina
eh? E’
questo che sono per te? Una ragazzina asessuata a cui raccontare tutte
le tue avventure, piombando a casa mia per sfogare la tua frustrazione
sulla mancanza momentanea di distrazioni
sessuali nella tua vita?”
Lo sentii irrigidirsi
all’istante e, facendomi voltare verso di lui, con un gesto
brusco che non gli apparteneva, mi guardò ferito e allibito.
“Pensi
davvero questo? Pensi di non essere importante per me quanto
l’aria che respiro?”
A quelle parole non
riuscii
più a sostenere il suo sguardo e chinai il capo, pentendomi
di
essere stata così dura con quel ragazzo meraviglioso che mi
era
sempre stato accanto in ogni momento, buono o cattivo, negli ultimi tre
lunghi anni.
“Credi
davvero che ti
consideri solo una ragazzina a cui raccontare le mie avventure? Scusami
tanto se oggi pomeriggio mi sono lasciato troppo andare, ma anche se
non ci crederai non era solo per quello che stavo dicendo e pensando
che mi ero eccitato. Solo perché sono tuo amico da quando
avevi
quindici anni non significa che non veda che sei diventata una donna
bellissima e sensuale, una donna che non potrò mai avere se
non
come amica.”
Alzai il viso per
incontrare il suo
sguardo, ero certa che dai miei occhi trasparisse tutta la sorpresa e
la confusione che sentivo ribollirmi dentro.
Lui aveva il viso
arrossato e gli occhi lucidi, dalla foga con cui aveva parlato, e mi
guardava in attesa della mia reazione.
Quando stavo per
aprire bocca, non sapendo nemmeno cosa avrei detto, sentii squillare il
mio cellulare.
Le note di Bella’s Lullaby
mi resero subito noto quale voce familiare avrei sentito una volta
accettata la chiamata.
“Scusami,
devo
rispondere.” Dissi flebile, combattuta tra il sollievo per
aver
avuto una via di fuga e l’angoscia per la telefonata che mi
aspettava.
“Ah,
è lui…”
Sputò irritato, con un tono che mi sorprese e che un
osservatore
esterno avrebbe sicuramente ricollegato alla gelosia.
No, non poteva essere
geloso… Non lo era mai stato, ero certamente io ad aver
frainteso, stravolta com’ero dalla miriade di sentimenti
contrastanti che navigavano beffardi nel mio animo.
“Pronto…”
Primo errore: non dovevo rispondere con quel tono afflitto.
“Ciao
amore!Che entusiasmo
eh!Non ti senti bene?” Mi girai di spalle per non vedere il
viso
contratto del mio amico mentre ero al telefono con il mio ragazzo.
“Scusa
amore, sono solo stanca, stavo traducendo una versione di
Platone…”
“Povera
cucciola, quindi sei
sola soletta?” Il suo tono era fintamente disinvolto ma
traspariva chiaramente, per me che lo conoscevo come le mie tasche, la
sua malcelata curiosità.
“Si certo
che sono
sola…” Non potevo vedere l’espressione
del ragazzo
alle mie spalle ma sapevo esattamente che mi guardava intensamente,
probabilmente stupito da ciò che stavo dicendo,
perché
sentivo il suo sguardo intenso trapassarmi la schiena.
“Ah bene!
Amore ho una
sorpresa per te! Sono riuscito ad avere un giorno di ferie, domani
vengo da te e rimango per tutto il week-end. Non hai idea di quanto mi
sei mancata, questo mese è stato durissimo per tutti e due
ed
è per questo che abbiamo discusso tanto. Sono certo che
appena
saremo insieme tornerà tutto come prima.”
“Si certo,
hai ragione, non
vedo l’ora che sia domani!” Ero altamente scettica
riguardo
al fatto di essere riuscita a sembrare veramente entusiasta,
perché poi non avrei dovuto esserlo?
“Anch’io
amore,
conterò le ore, credimi. Ora devo scappare
perché
ho fatto giusto una pausa caffè. A domani, finalmente! Ti
amo.”
“Anch’io,
a domani amore.”
Premetti il tasto di
fine chiamata e rimasi immobile, non avevo il coraggio di voltarmi.
“E’
la prima volta che gli menti…”
“Lo so ma
non volevo finire a litigare come al solito.” Risposi incerta.
“Già.
Quindi arriva domani.” Affermò serio, troppo serio.
Mi girai lentamente,
ma nel frattempo lui si era voltato per guardare fuori dalla finestra.
“Ale,
io…” Cominciai.
“Non devi
dire niente, fai
conto che non abbia mai detto quello che ho detto”. Mi
interruppe
freddo, così freddo che non riuscii ad emettere mezza
sillaba in
risposta.
“Si
è fatto tardi, sarà meglio che vada e ti lasci
studiare.”
Mi riscossi appena in
tempo per fermarlo, prima che varcasse la soglia della mia stanza.
“N-non
andare via… non ora… non
così.”
Si voltò
sorridendomi
triste. “Lasciami andare, domani sarà tutto come
prima,
non cambierà nulla tra di noi, te lo prometto.”
“Abbracciami.”
Chiesi timidamente, guardando interessata il pavimento come se fosse
un’opera d’arte.
“Bea
non…”
“Abbracciami.”
Ripetei con più convinzione guardandolo negli occhi.
Sospirò
sconfitto e tornò sui suoi passi prendendomi tra le sue
braccia.
“Non voglio
perderti…” Sibilai contro il suo petto, sentendo
le lacrime velarmi gli occhi.
“Non mi
perderai mai,
finché vorrai ci sarò per te. Come ci sono stato
ieri,
come ci sono oggi, ci sarò anche domani, fino a che non ti
stancherai.”
Mi staccai lentamente
da lui e,
guardandolo con la vista appannata dalle lacrime, gli chiesi:
“perché dovrei stancarmi di averti al mio fianco?
E se
fossi tu a stancarti di perdere il tuo tempo con una ragazzina
permalosa?”
Scosse la testa
piegando le labbra
in un mezzo sorriso sghembo e, stringendomi di nuovo a lui,
sussurrò tra sé: “sempre la solita, la
mia piccola
dolce Bea”.
Mi calmai cullata dal
suo abbraccio
e, quando mi staccai da lui, mi asciugò con il pollice la
guancia destra rigata da una calda lacrima che aveva rotto gli argini.
“Stasera
vieni da me, serata cinema come ai vecchi tempi, ti va?” Mi
propose sorridendo.
Mi aprii in un vero
sorriso che
illuminò finalmente anche i miei occhi e, sollevata e felice
come una bambina la mattina di Natale, risposi: “tocca a me
scegliere, vero?”
“Se non erro
sì, è il tuo turno. Però niente Sandra
Bullock, niente Orgoglio
e pregiudizio e soprattutto niente Twilight di
nuovo!”
“Va
bene…”
Acconsentii, troppo felice per come si stavano sistemando le cose tra
di noi, per fingermi offesa e protestare delle sue condizioni, come era
mia consuetudine.
“Ti aspetto
alle otto, tu occupati del dvd, ad ordinare le pizze ci penso io:
prendo le solite, ok?”
Annuii raggiante e lo
accompagnai
alla porta dove mi salutò con un bacio sulla fronte e un
sorriso
radioso che gli illuminò tutto il viso.
Riuscendo a ritrovare
faticosamente la concentrazione terminai la famosa versione e gli altri
compiti per il giorno dopo.
Mi feci una doccia
veloce, scelsi
un paio di pantaloni comodi e la mia adorata maglia a maniche lunghe di
Garfield e, mentre stavo per aprire il mascara, mi fermai dandomi della
stupida.
Perché
dovevo truccarmi? Stavo andando solo da Ale, come tante altre sere,
niente di speciale.
Prima di arrivare alla
villetta
dove abitava Ale mi fermai a noleggiare un film, pensando a qualcosa
che potesse piacere a lui, almeno per questa volta. Alla fine optai per
King Kong:
non ero molto
convinta della scelta, ma non potevo propinargli l’ennesima
commedia romantica, aveva avuto fin troppa pazienza con me.
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Capitolo 2 *** Baby can I hold you tonight ***
capitolo 2
CAPITOLO 2
BABY CAN I
HOLD YOU TONIGHT
La
pizza era
buonissima e la serata stava procedendo allegra e spensierata,
nonostante il film fosse veramente noioso. Ma ero felice che tutto si
fosse risolto, come se quel pomeriggio non avessimo mai affrontato un
certo argomento.
“Devo dire
che sto rimpiangendo la decima visione di Edward che brilla al sole in
questo momento!”
Risi alla battuta di
Ale e appoggiai la testa sulla sua spalla, stando seduta accanto a lui
sul divano.
Non mi resi conto di
essermi
addormentata finché non sentii la porta di casa chiudersi;
aprendo gli occhi mi accorsi che il film era finito perché
il
lettore dvd era andato in Standby e lo screensaver riempiva il plasma
con tanti piccoli loghi Samsung
rimbalzanti.
Mi staccai da Ale,
ancora beatamente addormentato, e alzandomi mi diressi verso la cucina.
“Oh ciao
tesoro!Che bella sorpresa!Serata cinema eh?” Mi
salutò cordiale Anna, la mamma di Ale.
I genitori di Ale
avevano un
meraviglioso ristorante ed erano appena rientrati dopo aver chiuso il
locale; con la coda dell’occhio vidi che Piero stava appunto
salendo stancamente le scale diretto in camera da letto.
“Ricordami
di non guardare mai il film che stavate vedendo stasera, non doveva
essere molto emozionante…”
“Proprio per
nulla! Ma che ore sono?” Risposi tra uno sbadiglio e
l’altro.
“E’
già l’una piccola.”
“Sarà
meglio che vada allora…” Annunciai stancamente.
“Non se ne
parla neanche!Non
mi sembra proprio il caso che tu ti metta alla guida a
quest’ora
della notte, per di più mezza addormentata!”
Non feci in tempo a
rispondere che sentii uno sbadiglio alle mie spalle.
“Mi scoccia
ammetterlo ma
questa volta mia mamma ha ragione, non mi sento tranquillo a lasciarti
guidare in queste condizioni, tanto più che hai la patente
da
appena un paio di settimane… resta a dormire qui.”
Disse
Ale, assonnato, allungandosi a baciare sua madre su una guancia.
“Beatrice
sei sempre la
benvenuta qui da noi, lo sai. Sei rimasta tante volte a dormire qui in
passato, i tuoi genitori non saranno preoccupati sapendoti
qui.”
Mi propose Anna, guardandomi dolcemente.
Era vero, in passato
ero rimasta
spesso a dormire con Ale dopo le serate cinema. Però erano
passati molti mesi dall’ultima volta: era esattamente la notte
prima degli esami ed ero rimasta ad aiutarlo a studiare
fino a tardi,
ascoltandolo ripetere la sua tesina per gli orali.
La settimana dopo mi
ero fidanzata ufficialmente con Simone e non ero più rimasta
a dormire a casa di Ale.
“Non ho
nemmeno il pigiama…” Protestai timidamente.
“Ti trovo
qualcosa di mio,
non ti preoccupare.” Prima che potessi aggiungere altro Ale
mi
aveva già presa per mano e mi stava trascinando su per le
scale.
Feci appena in tempo a
fare un cenno di saluto ad Anna, che rispose, ridendo, con un
“Buonanotte ragazzi!”
“Puoi
cambiarti qui, io vado in bagno.” Mi disse Ale lanciandomi un
maglia presa dal suo armadio.
Dopo pochi secondi mi
ritrovai sola
nella sua stanza, stringendo tra le mani la sua sgargiante maglia da
calcio della stagione precedente, lunga e larga mi avrebbe fatto da
camicia da notte.
Assonnata e preda di
uno strano
nervosismo latente mi spogliai meccanicamente e, dopo essermi infilata
la maglia con il numero 3 stampato sul retro, mi infilai velocemente
nel letto ad una piazza e mezzo di Ale.
Quando lui
ritornò in camera
con la sua solita tenuta da notte, maglietta e boxer neri della Pompea,
spense subito la luce e, al buio, si stese nel letto al mio fianco,
sussurrandomi “Sogni d’oro”.
La sua voce era quasi
incrinata ma probabilmente era solo per via del sonno, mi
dissi.
“Notte…”
Risposi incerta mettendomi sul fianco, girata verso l’esterno.
Improvvisamente non
avevo
più sonno, mi tornavano alla mente tutte le notti passate in
quello stesso letto con lui, ma mi sembravano lontane anni luce.
Io ero ancora una
ragazzina ingenua
e smaliziata e anche Ale era ancora uno studente di liceo, timido e
senza la coda di corteggiatrici con cui aveva preso a svagarsi negli
ultimi mesi.
Senza accorgermene, mi
rigiravo ogni minuto nel letto esasperata, sistemando il piumone con
poca delicatezza.
“Non riesci
a dormire?Forse
non sei più abituata a questo letto…”
Sentii la
voce di Ale vicinissima al mio orecchio, doveva essersi messo su di un
fianco sorretto da un gomito e parlava a bassa voce vicino al mio viso,
mentre ero di nuovo girata di spalle.
“Può
darsi, è
passato tanto tempo…” Dissi cercando di mascherare
l’improvvisa inquietudine che mi creava la sua vicinanza.
“Dalla notte
prima del mio
orale.” Rispose sicuro e mi stupii del fatto che ricordasse
esattamente l’ultima volta in cui avevo dormito con lui.
“Dopo ti sei messa con lui
e non sei più rimasta a dormire
qui”.
Magari era solo una
mia impressione ma la sua voce sembrava aver assunto una nota triste.
“Glielo
dirai?” Mi chiese serio.
Sospirai afflitta.
“Non lo
so… non gli ho nemmeno detto della serata cinema, anche se
non
so perché non l’ho fatto, non avrei voluto che ci
vedessimo in segreto.”
Secretly
Mi bloccai mentre le
parole della
canzone ascoltata quello stesso pomeriggio allagavano, come
un’onda improvvisa e irruenta, la mia mente insieme alle
immagini
di quanto accaduto poche ore prima a casa mia.
“Non ti
preoccupare, non
riempirti la testa con i tuoi soliti pensieri tristi e sensi di colpa.
Non stiamo facendo niente di male… Ora cerca di
dormire.”
Mi diede un bacio tra
i capelli e si distese supino al mio fianco.
“Ale, posso
farti una domanda?” Mi uscì senza che riuscissi a
controllare le mie parole.
“Certo,
spara.”
“E’
vero quello che mi
hai detto oggi pomeriggio? Che non mi consideri una ragazzina ma una
donna…?” Non riuscii a continuare, a ripetere quei
due
aggettivi che erano bene impressi nella mia memoria. Bellissima e sensuale,
così mi aveva definita.
Aspettai la sua
risposta,
stringendo con una mano l’orlo del piumone e sentendo le mie
guance imporporarsi per l’imbarazzo, fortunatamente era buio
ed
ero girata di spalle.
“Sì,
ogni singola parola che
ho detto era vera. So che non avrei dovuto dirtele e spero di non
averti turbata o offesa in nessun modo…”
Agii
d’impulso, come poche
volte avevo fatto nella mia vita, e mi girai verso di lui
abbracciandolo e posando il mio viso sul suo petto.
Sussultò
per la sorpresa ma si riscosse quasi subito abbracciandomi a sua volta.
“Stai
tranquillo, non mi hai
né turbata né tantomeno offesa.”
Sussurrai contro
il suo petto, mentre lui mi accarezzava dolcemente la testa.
Lo sentii rilassarsi
alle mie parole e attirarmi ancora più vicino a lui, forse
anche troppo vicino.
Mi ritrovai quasi
stesa su di lui
mentre la sua mano era scesa lentamente tra i miei capelli e mi
accarezzava la schiena attraverso il grande numero plastificato
impresso sul retro della maglia.
Sentivo la mia spina
dorsale attraversata, in ogni singola vertebra, da una strana
elettricità che mi fece rabbrividire.
“Hai
freddo?” Mi chiese premuroso, ma con voce roca.
“N-no no sto
bene, grazie.” Risposi nervosa.
Ero in bilico su un
precipizio, ci
eravamo avventurati in un campo minato, bastava un passo e una mina
sarebbe esplosa provocando conseguenze devastanti per la nostra solida
amicizia.
Era tutto sbagliato:
non dovevamo
stare abbracciati in quel modo, nello stesso letto, al buio, dopo una
giornata così intensa. Ma allora perché mi
sentivo come
se fossi esattamente nell’unico posto al mondo dove dovevo, e
soprattutto volevo,
essere?
“Non mi
staccherei mai da
te… ma non so quanto ancora posso controllare il mio
già
provato autocontrollo…” Sospirò
rassegnato Ale
smettendo di accarezzarmi la schiena.
“Scusami!”
Mi staccai
velocemente da lui con le guance rosse di imbarazzo e un senso di vuoto
che mi stringeva il cuore appena mi ero allontanata.
“Non ti devi
scusare tu, Bea!
Sono io quello che ha perso la testa, non tu!” Non
l’avevo
mai sentito così esasperato e rabbioso, lui che era sempre
così sorridente e tranquillo.
Si mise di scatto a
sedere sul
bordo del letto, e grazie alla poca luce della radiosveglia che
illuminava i contorni degli oggetti, vidi che si teneva la testa tra le
mani.
Mi si strinse il cuore
a vederlo così e, mettendomi in ginocchio sul letto alle sue
spalle, lo abbracciai forte.
“Vieni a
dormire Ale, non stare qui a sedere, è tardi e fa
freddo…”
“Bea non so
se ce la faccio… è meglio se vado a dormire sul
divano…”
“Non dirlo
neanche per
scherzo!E’ il tuo letto e se proprio non vuoi dormire con me
posso andarmene a casa o dormire io sul divano.” Risposi
risoluta.
“No no!
Rimango qui,
mettiamoci a dormire.” Mi rispose evitando accuratamente di
alzare il viso e rimettendosi sdraiato, ma questa volta sul fianco,
dandomi le spalle.
“Ale…
ma
qual è il problema…?”
Sussurrai ingenuamente.
Per quanto avessi una mezza idea del motivo, la mia
stupidità mi
portava a credere che Ale non potesse essere attratto veramente da me,
quello del pomeriggio doveva essere stato sicuramente un caso isolato.
Si girò di
nuovo verso di me
e, sospirando sconfitto, rispose: “Il problema Bea
è che tu
sei troppo bella e sexy e io sono uno stupido idiota che non riesce a
tenere a bada i propri istinti e finisce ad eccitarsi come un ragazzino
quando mi stai vicina…”
Deglutii nervosa
insultandomi
mentalmente, d’altronde me l’ero
cercata…
Perché non ero stata zitta? E adesso che cosa potevo
rispondergli?
“Guardami
Bea.” Mi disse, sollevando il mio mento con due dita e
cercando il mio sguardo nella penombra.
“Sono sempre
io, sei la mia
migliore amica e sei la persona più importante della mia
vita.
Ti prometto che non affronteremo più
quest’argomento…
però…”
“Però…”
Lo incitai a continuare, curiosa e… eccitata, come potevo
biasimare lui se finivo a farmi scuotere da mille brividi di
eccitazione a sentirlo così vicino, a sentire il suo odore
avvolgermi, provenendo da lui, dal suo letto, dalla sua
maglia…
da ogni parte intorno a me.
“Però
tu non hai idea
di quanto ti desideri, e non è solo il mio corpo a
desiderarti.
Darei qualsiasi cosa per una notte con te, vorrei fare
l’amore
con te, anche se fosse solo una volta, perché so che sarebbe
indimenticabile e non sarebbe mai solo sesso.”
Ero pietrificata,
incapace di pensare, parlare e probabilmente anche respirare.
“E’…
una…
proposta?” Domandai con uno sforzo immenso di
volontà, sia
per il genere di domanda sia perché faticavo a respirare
preda
di uno strano stato di eccitazione mista ad ansia.
Percepii Ale
irrigidirsi ed ero
certa che avesse sgranato gli occhi sorpreso, anche se potevo scorgere
solo i contorni del suo viso nella fioca luce.
“Sì,
se vuoi che lo
sia… domattina tornerebbe tutto come prima, ma conserverei
sempre gelosamente nel mio cuore il ricordo di questa unica notte, la
notte in cui saresti stata solo mia…”
Finì la frase
quasi sussurrando, in un modo talmente sensuale da farmi divampare un
fuoco dentro che mi consumava inesorabile tra le fiamme del desiderio.
Sdraiata in quel letto
che sapeva
di lui, a tarda notte, presi la mia decisione, conscia di avere due
strade possibili tra cui scegliere.
In ogni caso, sia che
avessi
accettato sia che avessi rifiutato, il mio legame con il mio migliore
amico sarebbe stato sconvolto per sempre.
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