Whit All The Soul - La strada che mi porta da te

di A_Frensis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

-Ti hanno mai detto che hai delle belle mani?-

-Sinceramente, mai.- 

-Mi piace quando mi toccano.-

-Alle mie mani piace toccare il tuo corpo.-

 

La musica era sparata a tutto volume nel pub particolarmente affollato, erano seduti in un tavolo a lato della pista: molte persone ballavano divertendosi altre si limitavano a bere e, per quanto la musica potesse consentire, chiacchieravano nel proprio tavolo. 
Era da tanto che non entrava in un posto così affollato ma,  per quanto le piacesse andare nei locali, non si sentiva né rilassata né divertita, si sentiva in gabbia.
«Chi vuole un altro giro?» Propose Jessica a gran voce superando il volume della musica. Sprizzava energia da tutte le parti, amava la musica ed i pub, in pratica, era un animale da festa. 
Cassandra era stata trascinata in quel locale perché Jessica era una delle più care amiche di Beatrice, aveva convinto entrambe ad uscire in un uscita tra amiche. 
Beatrice era la sua coinquilina nonché… Meglio lasciare stare.
In realtà aveva accettato l’invito più per Beatrice che per lei che difficilmente accettava quel tipo di uscite soprattutto se erano insieme. 
Non pensava sarebbe stata una brutta idea prima che si unissero con loro altri tre ragazzi che già le avevano urtato il sistema nervoso. Non che a lei non piacesse la compagnia e la musica, ma non stava gradendo particolarmente le attenzioni che, a turno, i tre ragazzi stavano rivolgendo a Beatrice.Come dargli torto, Beatrice attirava l’attenzione anche solo stando seduta a non far nulla, sprigionava classe ed eleganza in quel abito che aveva deciso d’indossare, i lunghi capelli castani le incorniciavano il viso rosato per poi ricadere lungo le spalle, due fari azzurri a posto degli occhi e quel sorriso... Come poteva biasimarli?
La prima volta che l’aveva vista anche Cassandra era rimasta a bocca aperta.
Nonostante comprendesse lo stato di quei ragazzi, aveva un forte istinto omicida nei loro riguardi dato che non avevano un minimo di pudore nell’approcciarsi.Uno dei ragazzi non le aveva staccato gli occhi di dosso da quando si era seduto al tavolo, ancora non si capacitava di come stesse riuscendo a trattenersi dal cavargli gli occhi; un altro si era avvicinato e le aveva chiesto di andare a ballare insieme ma con un sorriso educato Beatrice aveva rifiutato restando al suo fianco. 
Non sostenendo ulteriormente quella situazione, aveva provato lei stessa ad invitarla a ballare per allontanarsi da quel tavolo, ma in tutta risposta le aveva stretto la mano liquidandola con un: “Stai tranquilla”, per poi rigirarsi e riprendere a parlare con un’altra sua amica, Zoe. 
Amica, che strano concetto, anche per le altre persone sedute al tavolo lei e Beatrice erano solo amiche. Ma loro erano tutto, fuorché amiche. 
Ecco il suo sentirsi in gabbia, ecco tutto quel nervosismo. 
Tutta quell’illusione montata da Beatrice, la rendeva così nervosa, per questo non le bastava il suo “stai tranquilla”, non le bastava che le stesse semplicemente accanto, non le bastava la sua mano sulla coscia per farle sentire la sua presenza. 
«Cassandra!!» Le urlò all’orecchio Jessica, l’aveva raggiunta dalla parte opposta del tavolo dopo che la sua proposta era stata ignorata.
Strinse gli occhi voltandosi verso quella bionda iperattiva. «Jess, ma le tue batterie non si scaricano mai?» Chiese prendendola in giro.
«Forse se andiamo a ballare! Vieni così lo scopri.» Rispose con entusiasmo. 
Strabuzzò gli occhi sorpresa, forse non reggeva bene l’alcol. «Ti stai annoiando?»
«Tu no?» Ribatté adocchiando Beatrice alle sue spalle immersa in una conversazione con Zoe.
Storse il naso, non era molto propensa a lasciare Beatrice sola nel tavolo, ma forse allontanarsi l’avrebbe aiutata a rilassarsi un po’. 
«Andiamo.»
Il movimento sul piccolo divano venne colto da Beatrice che ancora aveva la mano sopra la sua coscia anzi strinse la presa. «Dove vai?»
«Stai tranquilla.» Con un sorriso tirato le rispose con la stessa moneta però poi volle aggiungere. «Vado a sgranchirmi le gambe.»
Jessica fece capolino da dietro le sue spalle. «Te la porto tutta intera... Forse.» Rise trascinandola per un braccio in pista.
Beatrice non aggiunse nient’altro ma le seguì con lo sguardo fin quando non scomparvero tra la folla.
La musica commerciale non era il suo forte ma provò a sciogliersi aiutata da Jessica che, molto a suo agio in pista, ballava senza inibizioni.
«Meglio così che stare impalata in un tavolo, no?» La sfidò avvicinandosi a lei.
«Potevi chiederlo ad uno dei ragazzi, avevano molta voglia di ballare.» Nonostante la poca mobilità dovuta alla calca, provò a muoversi a tempo di musica.
Jessica portò le braccia intorno al suo collo riducendo al minimo la distanza. «Preferisco così...»
Cassandra cercò di distanziarsi, ma Jessica era di un’altra idea.«Ti ricordi che sono una donna, vero?»
«Perfettamente» Sorrise. «Ti metto a disagio?»
Sì, era decisamente andata. Per sua fortuna  aveva molta esperienza a riguardo. Le afferrò una mano ancora arpionata al suo collo e la fece volteggiare un paio di volte per poi attirarla di nuovo verso di sé. «Hai sbagliato persona per esplorare nuovi mondi.»
«Lo so, non preoccuparti.» Sorrise in modo strano, non capì cosa intendesse dire. Poi il suo sguardo si perse dietro le sue spalle. Sbuffò. «Ma dai! Non sono passati neanche cinque minuti.»
«Cosa?» Domandò prima che una mano si appoggiasse sopra la sua spalla seguita da una voce familiare dal tono basso ma che riuscì a sovrastare la musica.«Jessi uno dei ragazzi chiede di te.»
«Corro!» Non se lo fece ripetere due volte. Si staccò da lei e prima di andarsene le lanciò uno sguardo complice.
Cassandra sorrise, sentendosi sollevata si voltò verso Beatrice e le cinse subito la vita con un braccio, lei seguì il suo movimento portando le braccia intorno al suo collo, i loro corpi si incastrarono perfettamente. 
«Ciao.» Mormorò ad un soffio dalle sue labbra. 
«Ciao.» Ricambiò con un sorriso, iniziando a muoversi a tempo di musica.
Beatrice avvicinò la bocca al suo orecchio. «Sei consapevole che Jessica c’ha preso entrambi in giro?»
«Non me ne frega nulla!» Rise sfogando in parte il nervosismo accumulato, Beatrice le sorrise per poi tornare seria. «Mi dispiace.»
Come sempre, ma in quel momento non aveva voglia di riprendere quel discorso.«Non pensarci, ora balla con me.» La fece girare nascose il viso nei suoi capelli riempendosi del suo profumo; la sua schiena schiacciata contro il suo petto; Beatrice muoveva il bacino sinuoso a ritmo di musica scontrandosi con il suo, le portò le mani sui suoi fianchi stringendola ancor di più a sé. 
«Cass...» Sentì un Sussurrò, Beatrice aveva girato la testa voltandosi verso di lei, la fronte sulla sua guancia.
«Sei bellissima.»
«C’era un motivo per cui non volevo ballare con te.» Rivelò divertita.
«Quale?»
«Penso che tu lo sappia benissimo.» Si staccò, le prese una mano e la utilizzò per volteggiare.
«No, non credo.»
«Poi te lo spiego... Magari a casa.» Le spinse la testa con due dita sulla fronte.
Divertita Cassandra la fece volteggiare per un altro paio di volte facendola fermare di fronte a lei. 
Beatrice le portò una mano sul viso. «Andiamo a casa?»
Improvvisamente le sorse un dubbio e si spaventò, non sapeva se volesse andare a casa per stare finalmente sole o per paura che le vedessero ancora così vicine. Aveva sempre creduto alla genuinità degli intenti di Beatrice, non voleva iniziare a pensare che ci fosse un secondo fine.
Non era quello il momento adatto per aprire un discorso del genere, annuì non troppo convinta, ma si dovette accontentare di quei pochi minuti di ballo insieme a lei che l’avevano fatta uscire dalla brutta sensazione di stare in gabbia. 

 

Frensis


Ciao a tutti! 
Mostro il primo capitolo di questa storia a cui tengo molto, ci lavoro da tanti anni. 
Vorrei che un giorno diventasse un punto di riferimento per tante persone. 
Fatemi sapere cosa ne pensate! 

P.s. Le pubblicazioni dei capitoli avverrano una volta a settimana. 

 







 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

-Mi hai ingannato.-
-Che intendi dire.-
-Mi hai fatto un incantesimo ed ora non posso fare almeno di te.-
-Potrei dire la stessa cosa.-



Venne investita da una luce accecante, si rigirò infastidita sul letto cercando di ritornare al suo amato sonno ma c’era troppa luce per riuscirci, ancora con gli occhi chiusi allungò un braccio sul lato opposto del letto trovandolo vuoto grugnì ancor più infastidita, spostò la testa sull’altro cuscino presente sul letto matrimoniale. Respirò forte il profumo rimasto e si rilassò, si godette per un’altra manciata di minuti quel leggero tepore prima che i suoi sensi si svegliassero del tutto. 
Cassandra aprì piano gli occhi e vide l’orologio sul comodino sbuffò quando comprese d’essere già in ritardo e che era l’ora di alzarsi: aveva davanti un’altra giornata piena con il suo gruppo studio per il progetto che stavano realizzando all’università. Si diede una rinfrescata in bagno poi andò in cucina e lei era lì, colei che da un anno a quella parte aveva reso ogni giorno, un giorno da scoprire.
Beatrice le dava le spalle era vestita solo con una maglia lunga che la copriva fino a metà coscia lasciava la possibilità di apprezzare le sue gambe lunghe e toniche; i capelli castani rinchiusi in un morbido chignon. 
Non l’aveva sentita entrare, tutta presa nel preparare la colazione, ne approfittò per avvicinarsi piano senza far alcun rumore, appena le fu vicina le afferrò i fianchi con entrambe le mani attirandola a sé, le labbra cercarono il collo scoperto con un soffice bacio. 
In risposta ebbe un sussulto e poi un sospiro. «Cass… Uno di questi giorni mi farai prendere un infarto.»
«Non penso che corri questo rischio.» Sorrise, continuando a lasciarle soffici baci lungo il collo, mentre con una mano liberava i suoi lunghi capelli dallo chignon.
Beatrice voltò il viso verso di lei, i suoi occhi azzurri si incontrarono con quelli smeraldo di Cassandra, le sfiorò le labbra con le sue. «Buongiorno.» Annullando lo spazio tra i loro corpi le accarezzò l’addome con entrambe le mani. Una mano prese a scivolare verso giù ma venne prontamente bloccata dalla mano dell’altra. «Non vuoi la colazione?»
«Al momento vorrei ben altro.» Rese ancor più chiaro il messaggio, con l’altra mano le diede una leggera carezza ad un suo seno da sopra la maglia.
«Cassandra!» Divertita, schiaffeggiò la mano “molesta”. 
Beatrice lasciò perdere la colazione e si voltò totalmente nell’abbraccio portando le braccia intorno al suo collo, le mani che si immersero istintivamente  nei corti capelli biondi. «Sei in vena di coccole questa mattina?»
Cassandra la guardò con fare innocente. «Non ti ho trovato accanto a me questa mattina poi sono entrata in cucina e ti ho visto… Non puoi pretendere che io abbia autocontrollo.»
«Veramente anche quando ti sveglio o tu svegli me è lo stesso.»
Cassandra sfiorò le labbra con le sue. «Beh, queste sono tante variati, è la costante che rimane sempre la stessa. Tu.» 
Beatrice scoppiò in una risata genuina e Cassandra si perse in quel meraviglioso suono, non resistendo unì le loro labbra e cercò subito un contatto più profondo e si perse nelle sensazioni che sempre la travolgevano quando stavano così vicine.
Quando ripresero fiato Beatrice cercò di riprendere un minimo di autocontrollo. «La colazione…»
«Dopo…» Ansimò sollevandola in braccio per il fondoschiena, la fece sedere sopra il tavolo e prima che potesse continuare con altre inutili proteste, cercò con le labbra il suo collo alternando baci e morsi. 
Beatrice si abbandonò in quella dolce tortura immergendo le mani tra i suoi capelli. Cassandra sorrise e portò entrambe le mani sulle sue cosce accarezzandole e sollevando totalmente la maglia, la sfilò veloce e portò le labbra sul suo seno libero da ogni barriera. Sentì le dita tra i suoi capelli stringersi ancor di più quasi a volerle graffiare la cute. «Sai… Stanotte ho fatto un sogno bellissimo.» Mormorò ritornando a lasciare baci lungo la linea del suo collo.
«Cosa hai sognato?»
«I tuoi genitori che ci davano la benedizione dopo che tu avevi detto a loro di noi.»
Beatrice divenne un blocco di ghiaccio. «Cass...» 
Cassandra alzò il viso guardandola negli occhi e le sorrise divertita. «Non è un bel sogno?» 
«Di tutti i momenti che potevi avere proprio ora dovevi scegliere di nominare i miei genitori?» Le chiese contrariata facendole notare la situazione. 
Beatrice non aveva tutti i torti, aveva indosso solo gli sleep sopra il tavolo della cucina e con la mano di Cassandra in mezzo alle gambe. 
Cassandra corrugò la fronte allontanandosi. «Tanto nessun momento è mai giusto per nominarli.»
Le afferrò un braccio per portasela di nuovo vicino a sé, ma incontrò resistenza «Non abbiamo ancora finito.»
«Farò tardi all’università.» Le lasciò un bacio tra i capelli. «Non preoccuparti, avremo tutto il tempo per recuperare.» 
Cassandra la lasciò così, seduta mezza nuda sul tavolo della cucina.

Lei, Beatrice Treviani, donna ammirata e applaudita nei teatri del paese, insegnante rispettata e voluta bene. 
Lei sempre pronta a difendere i suoi valori, ostinata e forte. 
Lei che non si piegava a nessuno. 
Ora si ritrovava da un paio di minuti con lo sguardo fisso nel vuoto, ancora nuda, seduta sul tavolo. Stava cercando di capire cosa fosse successo per far andare via così di fretta Cassandra. Era lei a dover essere infastida!
Dopo che si fu ripresa dallo shock del momento quel poco che le bastava per decidere di rivestirsi e di iniziare a fare quella benedetta colazione. 
Cassandra non aveva mai fatto una cosa del genere ed ora non riusciva a capirne il motivo. Era rimasta turbata dal suo comportamento, un attimo prima così passionale ed un attimo dopo così distaccata, l’aveva lasciata lì accaldata e nuda senza il suo abbraccio a scaldarla. 
Mentre sorseggiava il suo caffè vide Cassandra rientrare in cucina, già pronta per uscire con tanto di valigetta in mano. Indossava una camicia che le risaltava le sue forme atletiche: era una ragazza alta e ben impostata, con le sue forme androgene si sentiva più a suo agio con una camicia ed un pantalone, piuttosto che con un vestito. Di sfuggita poteva essere scambiata benissimo per un uomo, come aveva fatto lei nel loro primo incontro, ma osservandola con più attenzione si poteva notare alcune sue movenze femminili. 
«Stai andando all’università?» Chiese cercando di rimanere più tranquilla possibile.
Cassandra annuì senza guardarla, troppo concentrata a versarsi il caffè dalla caffettiera. «Tu hai lezione oggi?»
«No, ma devo comunque andare a parlare con il direttore d’orchestra.»
Cassandra non replicò, terminò il suo caffè e poggiò la tazzina sul banco della cucina e solo dopo si avvicinò a lei e le lasciò un bacio tra i capelli. «Vado.»
«Ci sarà anche lei?» Domandò fermandola.
«Fa parte del mio gruppo di studio, è normale che ci sia.»
Beatrice annuì non potendo aggiungere nient’altro, ancora in fase confusionale, ma appena vide che stava per uscire, decise di non poter far cadere il discorso così «Cass.» Attirò la sua attenzione. «Per la prossima volta, gradirei che non iniziassi nulla se non hai intenzione di continuare.»
«Mi dispiace, ma non posso prevederlo, quando sono con te non penso a nulla.»
Ma che diavolo di risposta era?
«Te ne sei andata! Lasciandomi così! Come pensi che mi senta?» Beatrice si alzò dalla sedia non riuscendo a mantenere la calma
Cassandra in quel momento realizzò cosa avesse fatto, si avvicinò a passi lenti verso di lei. «Scusami.»
Beatrice sbatte più volte gli occhi incredula. «Scusami?»
Cassandra la guardava fissa negli occhi poi si avvicinò ancor di più a lei, Beatrice voleva ribellarsi, respingerla, ma non ce la fece.  Cassandra abbatté quella finta resistenza stringendola in un abbraccio immergendo il viso nei suoi capelli e la strinse forte a sé.
Beatrice si lasciò andare tra le sue braccia prendendosi il calore che aveva perso poco prima. Era inconcepibile che si facesse abbindolare con una sola parola, ma aveva bisogno di quella vicinanza dopo la distanza improvvisa, non voluta, di quella mattina.
«Ora devo andare.»
Annuì allontanandosi quel poco che le bastava per guardarla negli occhi. «Occhi solo sul progetto.»
«Ho occhi solo per te.»
«Brava.»
Le diede un ultimo bacio prima di lasciarla andare. Cassandra prese la sua valigetta e con un ultimo sorriso uscì di casa. 
Cassandra non voleva comportarsi così con Beatrice. Salendo in moto ripensò a ciò che era successo quella mattina. Le dispiaceva comportarsi così, vederla in difficoltà perché non comprendeva i suoi comportamenti altalenanti anche se era convinta che Beatrice sapesse benissimo cosa la rendesse così distaccata. 
La situazione stava diventando ingestibile. Anche uscire insieme era diventato un tabù, si sentiva mancare l’aria, non aveva più spazio di movimento perché rinchiuso dal volere di Beatrice. Non voleva che nessuno sapesse cosa ci fosse tra loro, non voleva dirlo né ai suoi amici né alla sua famiglia, soprattutto ai suoi genitori. 
Neanche se avesse ammazzato a qualcuno!
All’inizio l’aveva compresa: Beatrice era nata in un’agiata famiglia benestante cresciuta con determinati valori, probabilmente i suoi genitori la vedevano già spostata con un miliardario pronta a sfornare tre, quattro pargoli. 
Fin dall’inizio la situazione era stata chiara ma con il passare del tempo le stava abbastanza stretta. 
Cassandra era sempre stata un tipo carnale e tenere le mani a posto in presenza degli altri stava diventando impossibile, il desiderio di toccarla cresceva di giorno in giorno.
Era sicura che anche per Beatrice la situazione stesse diventando ingestibile, non poteva negarlo,  sopratutto con il passare dei mesi l’affinità e l’attrazione tra loro cresceva ogni giorno di più: convivere insieme, condividere tutto e concedersi momenti di grande intimità aveva fatto sì che inconsapevolmente agissero in modo complementare. 
Si cercavano sempre, senza rendersene conto con uno sguardo, un tocco, una parola, come se prendessero ossigeno dopo attimi d’apnea. 
Quando alcune sue amiche le avevano fatto notare questo comportamento, Beatrice era andata in crisi. Da quel momento aveva sempre cercato di controllare ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola come se volesse comandare un qualcosa di naturalmente istintivo.
Non che ci riuscisse particolarmente bene. 
Cassandra stessa non le rendeva questo possibile. Come avrebbe mai potuto assecondare una follia del genere? 
Questo era uno dei tanti motivi per cui avevano preso a litigare ultimamente. 
L’unica consolazione in quel suo periodo incerto era la certezza del lavoro che stava conducendo con i suoi colleghi per il progetto di laurea. 
Stava dando anima e corpo a quel progetto, ci credeva con tutta sé stessa e grazie a quello riusciva a far uscire per un po’ Beatrice dalla sua testa. 


Frensis.




Ecco a voi il secondo capitolo! 
Fatemi sapere cosa ne pensate, un consiglio, un punto di vista, ma anche un critica, sono ben accetti. 
Quali sono le vostre prime impressioni su Cassandra e Beatrice? 
A presto !
Frensis

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

-Io non capisco come tu faccia-
-Cosa intendi?-
-Davvero non ti rendi conto di nulla?-
-Sii più chiara- 
-Già è tutto chiaro così per com’è, non trovi?-


 

Dopo una lunga giornata di lavoro, Cassandra non vedeva l’ora di ritornare a casa. 
Sentiva il bisogno di sentirla vicina, voleva farsi perdonare per il suo comportamento di quella mattina. Non meritava il suo atteggiamento distaccato, non così, non interrompendo quel momento così intimo. Ogni giorno viveva una perenne lotta tra la razionalità e l’istinto carnale che le innescava Beatrice. Un giorno l’avrebbe fatta impazzire, n’era certa.
Durante la giornata non si erano sentite, non era loro abitudine scriversi soprattutto se una delle due stava lavorando. Sperava che anche Beatrice avesse voglia di un pò di serenità, magari accoccolate sul divano mentre si guardavano un film, sarebbe stata la pace dei sensi.
«Sono a casa.» Disse a voce alta gettando la valigetta vicino all’ingresso.
«Ehi Cassandra, vieni che abbiamo ospiti questa sera.»
Cassandra? Ospiti?
Alzando lo sguardo vide Beatrice indaffarata lungo tutta la penisola della cucina e non era sola. Seduta su una delle sedie del tavolo c’era una distinta donna di mezza età vestita con uno dei suoi preziosi tailleur: la Signora Antonia Treviani nonché madre di Beatrice in tutta la sua compostezza. Cassandra schiarì la voce tentando di sembrar tranquilla. «Signora Treviani, che sorpresa!»
«Salve, Cassandra. Spero che la mia presenza non ti rechi alcun problema.» 
«Si figuri, qui è sempre la benvenuta.» Sorrise cordiale.
«Anche perché l’appartamento è di nostra proprietà.»
Continuò a sorriderle, non stupendosi affatto della risposta. 
Aveva incontrato la madre di Beatrice solo un paio di volte ed aveva sperato tanto che rimanessero tali. Ma la fortuna, purtroppo, non era mai dalla sua parte. Nel loro primo incontro era scattato una specie d’odio a prima vista, anche se tra lei e Beatrice ancora non era successo nulla, aveva fatto l’impossibile per farle capire che mal tollerava la sua convivenza con la figlia. La seconda volta che vide la signora Treviani ebbe la consapevolezza che avesse già intuito cosa ci fosse tra lei e Beatrice e per il bene comune fingeva di non sapere nulla. A Cassandra l’aveva sempre trattata con sufficienza, senza degnarla di particolare considerazione e andava assolutamente bene così ma la cosa che odiava di lei era l’influenza che aveva su Beatrice: la comandava a bacchetta spingendola a conoscere uomini benestanti disponibili così da potersi finalmente creare famiglia e fare carriera nell’alta società.
«Mamma è venuta a trovarmi nel pomeriggio e rimarrà fino a domani.» L’informò Beatrice con lo sguardo attento alla cena. Una scusa per non guardarla. 
Si limitò ad annuire, arresa al fatto che la sua idea di serata si fosse volatilizzata. «Vado a farmi una doccia.» 
Prima che lasciasse la stanza Beatrice la fermò. «Cassandra ho spostato le tue cose nella mia stanza così mia madre potrà dormire nella tua.»
Di nuovo annuì, da un bel po' di tempo aveva trasferito le sue cose nella stanza di Beatrice dato che, ormai, la condividevano, mentre la sua vecchia camera era diventata una stanza inutilizzata.
«Tesoro ma perché tutto questo recare fastidio? Potevo dormire io nella tua stanza, dove dormirà Cassandra?» Chiese la signora Treviani fintamente interessata.
«Non si preoccupi signora, il divano diventa anche un letto, per me non è un problema. Ora se volete scusarmi.» Anticipò ogni risposta chiudendo definitivamente il discorso. Si allontanò ritirandosi nella stanza di “Beatrice”.
Stava preparando i vestiti quando la porta della camera si aprì. «Cass, mi dispiace. Non sapevo che venisse.»
Cassandra sorrise sarcastica. «Ora sono di nuovo “Cass”?»
«Ti ho detto già che mi dispiace. Lo sai come la pensa mia madre, non poss-»
«Se non puoi non dovresti neanche farlo alle sue spalle!» Sbottò furiosa guardandola con rabbia. 
«Non dire così.» Sussurrò Beatrice con le lacrime agli occhi, provò ad avvicinarsi allungando una mano verso di lei, ma si scostò. «Vado a farmi una doccia.
Beatrice tornò in cucina con le lacrime agli occhi. Per evitare domande evitò gli occhi di sua madre finendo la preparazione della cena. Era in uno stato di trance: nella mente solo l’immagine dei suoi occhi verdi colmi di rabbia. Pochissime volte li aveva visti così e mai rivolti verso di lei. 
«Tesoro, va tutto bene? Sono io il problema?» Domandò suo madre dopo un lungo momento di silenzio. 
Beatrice scosse in fretta la testa cercando di apparire tranquilla. «Non preoccuparti, sto bene.» Ma il tono le uscì troppo flebile per convincere lei stessa, figuriamoci sua madre «Sei sicura? Sembri stravolta.»
Sospirò sapendo di non avere l’energia per inventare qualche bugia, decise di dirle mezza verità. «Ho solo avuto un piccolo diverbio con Cassandra, stamattina.»
«Io non capisco perché l’hai voluta come coinquilina.» Colse la palla al balzo, per dire ancora una volta la sua opinione. «Non dirmi per una questione di soldi perché con le nostre disponibilità economiche non c’era proprio bisogno»
«Te l’ho già spiegato.» Ribatté esasperata. «Ci siamo incontrate per caso e dato che le serviva un posto dove stare ed io avevo una stanza in più mi sembrava stupido non offrirgliela.»
«Mi sembra solo così strano che due coinquiline litigano così tanto.»
«Io e Cassandra abbiamo dei piccoli battibecchi ma è normale vivendo nella stessa casa. Ora, per favore, cambiamo discorso? Non sarò io a mandar via Cassandra da qui.» Cercò di usare un tono che non dava spazio a nessuna replica. Ritornò a pensare alla rabbia che aveva visto negli occhi di Cassandra, quello sguardo così deluso, lei stessa si sentiva colpevole perché la stava costringendo a vivere una situazione difficile. 
Era consapevole che i suoi continui sbalzi d’umore erano causati, soprattutto, dal ponderare continuamente gesti nei suoi riguardi in presenza d’altri. 
Lo sapeva, ma non si sentiva ancora pronta ad affrontare quel discorso con la sua famiglia e con i suoi amici. Si sentiva stupida ma proprio non riusciva a superare questa paura. 
Sentì la porta del bagno aprirsi e subito si voltò ad osservarla: indossava un semplice pantalone di tuta scuro ed una felpa, i capelli dorati lasciati leggermente bagnati. Una splendida visione. 
I loro sguardi s’incrociarono e d’istinto le sorrise ed il cuore le si alleggerì un po’ quando Cassandra ricambiò con un piccolo sorriso.
Si sedettero a tavola ed iniziarono a mangiare in silenzio. Dopo un po’ sua madre spezzò quel breve silenzio. «Allora Cassandra, come va con l’Università? Mi sembra di aver capito che avete un progetto in corso.»
A quella domanda gli occhi di Cassandra si accesero di gioia, Beatrice sorrise, era fiera di lei, sapeva che ci teneva tantissimo e si stava impegnando con tutta se stessa per realizzare il suo futuro.
«Molto bene, sono molto soddisfatta del lavoro che stiamo portando avanti con il mio gruppo, penso proprio che rispetteremo i tempi di consegna.»
«Ci lavorate tutto il giorno?»
«Sì, ci stiamo concentrando sui dettagli, onde evitare errori evitabili.»
«Per lavorare così bene dovete essere proprio un bel gruppo.»
«Sì, siamo molto affiatati»
«E quindi-» 
«Cassandra ci tiene molto a questo progetto, anche perché non serve solo come tesi di laurea ma potrebbe farlo anche sperimentare.» Beatrice la interruppe, vedendo come la curiosità della madre stava sforando in un vero e proprio interrogatorio.«Ora non viaggiamo troppo oltre...» Si imbarazzò Cassandra.
«Se siete una buona squadra come dici, non potete che farcela.» Ribatté sua madre incoraggiandola.
«Ho i migliori compagni che mi potessero capitare»
«Allora è giusto avere progetti ambiziosi. Dimmi, ti aiutano i tuoi a mantenerti gli studi?» Continuò imperterrita con il suo interrogatorio.
Cassandra si irrigidì un momento. «No, signora. Faccio un lavoro supplementare in un’officina.»
«Non mi sembra un luogo adatto per una donna.»
Nonostante avessero terminato tutte la cena, la signora Treviani non aveva intenzione di finire quella specie di interrogatorio. Intuendo ciò e vedendo Cassandra in difficoltà, Beatrice decise di interromperla nuovamente. «Mamma perché non finisci di sistemarti nella stanza degli ospiti? Nel frattempo, sistemo la cucina.»
«Posso sempre farlo dopo.»
«Potresti provare la doccia con idromassaggio.» Insistette.
Ci pensò su per un momento. «In effetti, mi servirebbe una bella doccia calda.»
La madre di Beatrice si alzò lasciando la stanza e Cassandra lasciò uscire un sospiro di sollievo, poi si alzò per iniziare a sparecchiare la tavola ma il suo intento venne bloccato sul nascere da una mano sul braccio, alzò il viso ed incontrò degli occhi azzurri che la guardavano dispiaciuti. «Cass, mi dispiace.»
Sorrise, provando a rassicurarla. «Non preoccuparti sono abituata ai suoi interrogatori.»
Beatrice portò una mano sul suo viso lasciandole una leggera carezza. «Non mi riferivo solo a questo.»
Cassandra si irrigidì, prese la sua mano poggiata sul viso. «Beatrice… Non mi sembra il momento adatto per parlarne.»
«Ma io-»
La interruppe con un bacio leggero sulle labbra che aveva desiderato per tutto il giorno. «È meglio parlarne quando siamo sole.» Un altro bacio. «Forza, che ti aiuto a lavare i piatti.»
Beatrice si limitò ad annuire stordita dalla sua vicinanza.
Iniziarono a pulire insieme la cucina: Cassandra le spruzzava l’acqua bagnandola e Beatrice cercava di difendersi ridendo colpendola con lo strofinaccio.
Sua madre le trovò così a scherzare in cucina. «Sono contenta che avete risolto la vostra discussione.»
Si irrigidirono entrambe sul posto, ma prontamente Cassandra si riscosse e pensò subito ad una fuga veloce. «Vado ad aprire il divano letto.»
Cassandra si allontanò dalla cucina e Beatrice evitò lo sguardo di sua madre con la scusa di dover mettere l’acqua sui fornelli per la tisana.
«Allora tesoro, quando iniziano le prove con l’orchestra?» Domandò tranquilla sua madre sedendosi su una delle sedie.
«Iniziano tra due settimane, ancora si devono definire bene le date dei concerti.»
«Bene, ci sono in programma molte date?»
Annuì finendo la preparazione della tisana «Si baseranno molto su come andranno i primi concerti. Se andranno bene credo che raddoppieranno le date e faremo anche qualche trasferta.»
«Ma è una cosa meravigliosa tesoro! Sono sicurissima che andrà bene, non potrebbe essere altrimenti dato che in locandina scriveranno chi è il primo violino: la straordinaria Beatrice Treviani.» Non riuscì a trattenere l’euforia.
«Ora non esagerare mamma.»
«Non posso essere fiera di mia figlia?» Le domandò retorica. 
Cassandra rientrò in cucina senza considerarle con il telefono incastrato tra la spalla e l’orecchio. «Dici? Secondo me in questo modo lo appesantiamo molto… Ho controllato di nuovo il progetto e penso che se vogliamo possiamo ridurre di qualche centimetro la struttura.» 
Beatrice la osservò aprire il frigorifero e prendere una bottiglia d’acqua e, dallo sportello sopra la cucina, un bicchiere mentre ascoltava attentamente il suo interlocutore. Sapeva già con chi stesse parlando e la cosa non le piaceva affatto.
«Esatto brava, dobbiamo puntare sull’aereo-dinamica, ci affideremo al vento. Controlla anche tu e domani ne parliamo anche con gli altri.» Le parole si persero nell’aria una volta che uscì dalla stanza.
«Ah! Tesoro, non devi dimenticarti di avvisarci quando saprai le date, così tuo padre si può organizzare con il lavoro.» Sua madre continuò il discorso lasciato in sospeso ma quando vide che sua figlia aveva lo sguardo vacuo ne seguì la direzione «Sembra veramente presa in questo progetto per parlarne a quest’ora.» 
«Sì, è non solo lei…» Rispose con la testa ad altri pensieri.
«Come scusa?» Alzò leggermente il tono di voce cercando di attirare l’attenzione della figlia. 
Beatrice si riscosse e provò a rimediare. «Nulla, nulla, sono molto stanca in più ho la testa alle prove.»
«Ho capito tesoro, non preoccuparti. Vado a dormire così ti lascio libera di andarci anche tu.» Si limitò a dire.
«Ma no, mamma tu non c’entri nulla.»
«Sì, ma sono molto stanca per il viaggio, vado a dormire. Buonanotte piccola mia.»
«Buonanotte mamma.» Le sussurrò stranita da quella veloce fuga ma non ebbe tempo per rifletterci anzi gliene fu grata.
Non appena sua madre si chiuse in stanza non attese neanche un attimo, corse subito da Cassandra trovandola sul divano letto, la osservò per un lungo istante, era mezza distesa sulle gambe il pc aperto con il progetto ed il cellulare abbandonato accanto a lei. 
«Chi era al telefono?»
Cassandra alzò lo sguardo dal computer. «Tua madre?»
«È andata a letto. Non mi rispondere con un’altra domanda.» Ribatté dura sedendosi vicino a lei.
«Era una telefonata di lavoro, niente di più.» Rispose ritornando con lo sguardo al computer.
«Non ti ho chiesto questo.» 
Sospirò spostando il computer dalle gambe e la guardò. «Perché deve essere così importante chi fosse?»
«Perché ogni scusa è buona per chiamarti!» Sbottò trattenendosi dall’urlarle contro.
«Lavoriamo insieme, Beatrice!»
«Poteva dirtelo domani quello che doveva dirti.» Beatrice si alzò in piedi distanziandosi ed incrociando le braccia al petto. 
Cassandra prese un profondo respiro. «Sarebbe stato un rallentamento, per quanto breve. Almeno posso visionare le idee che mi ha proposto.» 
Beatrice scoppiò in una risata nervosa. «Perché non vai direttamente da lei? Così potete discuterne meglio a quattro occhi.» 
«Va bene. Time-out.» Cassandra si sedette sul bordo del letto e si sporse per prenderla, ma lei si allontanò ancor di più.
«Vieni qui.»
«No, troppo facile così.»
«Beatrice…» La richiamò con un sorriso sulle labbra.
Beatrice odiava quel sorriso sfacciato, perché era cosciente di farla cedere sempre. «Non puoi abbindolarmi sempre…»
«Dai Bea.»
La guardò, sospirò e si arrese a lei solo perché sentiva il bisogno di sentirla vicina dopo una lunga giornata. 
Una volta vicina, Cassandra la prese per i fianchi e la fece posizionare a cavalcioni sopra le sue gambe. «Cass-»
«Mmm… Volevo solo parlati alla stessa altezza.» Le sussurrò guardandola negli occhi ed appoggiando le mani sulle sue gambe toniche.
Beatrice alzò un sopracciglio, divertita. «Potevi alzarti tu.»
«Sempre l’ultima parola, vero?» Occhi negli occhi, Cassandra le sussurrò. «A me Sarah non interessa»
Beatrice cercò di fare pressione sulle sue spalle per alzarsi, non voleva sentire quel nome, non voleva parlare di lei. 
«Ssh… Buona.» La trattenne circondando la vita con le sue braccia portandola più vicino a sé. «Anzi la dovresti ringraziare perché mi ha distratto»
Curiosa, Beatrice smise di far pressione per alzarsi e le circondò il collo con le braccia. «Ti ha distratto?»  
«Mmm… Mmm...» Annuì fissando le sue labbra. «Avrei voluto saltarti addosso non appena entrata a casa fregandomene di tua madre.»
Sospirò, avrebbe voluto fare la stessa cosa, appoggiò la fronte sulla sua. «Scusami.»
Cassandra le accarezzò la schiena con le dita. «Non hai niente di cui scusarti.»
Rilasciò un profondo respiro nascondendo il viso tra il collo e la spalla, beandosi di quella vicinanza agognata da tutto il giorno.
Cassandra abbassò il viso e iniziò a lasciarle lievi baci sul collo.
Mugugnò godendosi quel momento di coccole. 
Dopo sentì le mani di Cassandra farsi più curiose: una mano si intrufolò alzandole la maglia ed accarezzandole la pelle senza barriere. La bloccò prima che perdesse totalmente la lucidità. «Forse è meglio se vado a letto.» Tentò di alzarsi ma la presa della mani di Cassandra si fece forte sui suoi fianchi. «Neanche il bacio della buonanotte?»
Beatrice cercò di resisterle mentre fissava la sua espressione da cucciolo bastonato ma subito dopo le incorniciò il viso con entrambe le mani ed accarezzò le labbra con le proprie con estrema dolcezza, non si aspettò il morso leggero che le diede al labbro inferiore che fece partire una scarica diretta al suo basso ventre portandola ad infilare le mani nei capelli biondi e stringerli forte. Fu la stessa Beatrice ad approfondire il bacio, smaniosa di poter assaggiare come meglio poteva quelle labbra.
Era incredibile ciò che riusciva a farle provare con un semplice bacio, le faceva desiderare di non staccarsi mai più da lei.
Cassandra portò le mani sul suo fondo schiena e lo strinse provocandole un’altra scossa al basso ventre che la portò a cercare con il bacino quello di lei.
Stavolta fu Cassandra ad interrompere il contatto. «Sì... Credo che sia meglio che te ne vada.» Sussurrò con la voce spezzata mentre accarezzava i suoi lunghi capelli.  
Beatrice sospirò, pur non volendo si alzò da sopra di lei rimettendosi in piedi con una certa difficoltà. Prima di andarsene le accarezzò un’ultima volta i capelli e questa volta fu lei a lasciarle un bacio sulla fronte. «Non credere d’esser l’unica a sentirsi stretta in questa situazione.»

La lasciò lì sola, in quel divano letto. Beatrice si sdraio sul suo letto che le sembrò troppo grande e sperò di poter prendere sonno, non pensando a Cassandra dall’altra parte della porta.


Frensis.



|Angolo di Frensis|
Ciao a tutt*. 
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate di questa storia, aprire un dibattito, discuterne, condividere insieme quello che pensiamo. 
Datemi un cenno, anche per dirvi che non vi piace 
E' importante per chi scrive avere un confronto! 
Alla prossima, 
Frensis 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

-Mi manca il respiro-
-Lo so-
-Non riesco a stare lontano da te-
-Non si può resistere a un istinto primordiale-
-No, non si può-

 

L’indomani mattina Cassandra aprì gli occhi di scatto e ritrovò davanti agli occhi una lunga chioma castana. 
Allora non era stato un sogno.
Per fortuna non si era mossa o l’avrebbe svegliata. In quel momento si ritrovava la schiena di Beatrice incollata al suo petto, la sua mano imprigionata tra le mani di lei all’altezza del seno. 
Diede un’occhiata all’orologio sulla parete: le sei e mezza del mattino. Per quanto desiderasse che venissero scoperte non le sembrava quello il momento più adatto.
Liberò la sua mano dalla stretta presa di Beatrice, le scostò i capelli dal collo ed incominciò a lasciarle leggeri baci a fior di labbra dall’orecchio fino alla base della nuca mentre con i polpastrelli andava ad accarezzare il suo sinuoso profilo. 
Dopo tutto quel tempo trascorso insieme non riusciva ancora a credere che tutta quella bellezza fosse alla sua portata di tocco, le sembrava di star vivendo un sogno. 
Beatrice iniziò a muoversi cercando il tocco e strusciando la schiena contro il suo petto. 
Cassandra sorrise, probabilmente credeva di stare sognando o si era totalmente dimenticata della presenza della madre nell’altra stanza che poteva uscire in qualsiasi momento. Continuò nel suo operato ancora accarezzando il suo profilo con la mano aperta, sporgendosi in avanti le alzò la maglia e le accarezzò la pelle nuda del ventre, la mano si mosse sapendo già il percorso da fare e dove era il suo arrivo.
Beatrice sospirò ancora con gli occhi chiusi, incoraggiò Cassandra a stringere con più vemenza il seno, stringendo tra le dita un capezzolo.
«Mmm...»
«Bee...» La chiamò dolcemente Cassandra baciandole dietro l’orecchio.
«Cass…» Ansimò Beatrice iniziando a svegliarsi.
«Buongiorno…» La mano di Cassandra abbandonò il seno per prendere una nuova direzione, si intrufolò tra le sue gambe ed accarezzò il suo punto di perdizione notando con piacere quanto fosse bagnata.
«Cassandra!» In un lapsus di lucidità Beatrice le afferrò la mano e quasi urlò. «Mia madre!»
Nonostante la calda situazione Cassandra rise. «Beh, non sono io quella che si è infilata nel tuo letto stanotte.» Ricominciò a lasciare una scia di baci dalla spalla al collo e viceversa. «Devi ringraziarmi che ti ho svegliata in tempo.»
Beatrice si rilassò sotto il suo tocco persa nei meandri del risveglio, gemette quando la mano di Cassandra si mosse sotto la sua.  «Cassandra!»
«Vuoi che smetta?»
«Io-» Le si spezzò la voce quando senza preavviso due dita arrivarono dove ne aveva più bisogno. «Aspe-» Allontanò improvvisamente la mano, lasciandola senza fiato. La fece girare e si mise sopra di lei tra le sue gambe. 
Cassandra la guardò gli occhi verdi brillavano ed un sorriso sulle labbra. «Se vuoi che smetta dovresti parlare con la tua amica lì sotto non credo che andiate tanto d’accordo.»
Beatrice rise di cuore schiaffeggiandola sulla spalla. «Smettila, stupida!»
Cassandra mise il broncio. «Mmm… Va bene. Allora vado a prepararmi.»
«No, no!» La trattenne mettendole le braccia intorno al collo.
«Vedi che così non riuscirò a trattenermi.» Le sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.
«Nessun- Nessuno ti ha detto di farlo.» le rivelò tra un bacio e l’altro. 
Cassandra la guardò un attimo negli occhi per assicurarsi che non la stesse prendendo in giro. Notò gli occhi di Beatrice colmi di desiderio e questo non le fece che piacere, con un sorriso sulle labbra sparì sotto la sua visuale e Beatrice non ebbe né il tempo né la forza di fermarla. Quello che ebbe il tempo di fare fu mettersi una mano in bocca per evitare che le uscisse un suono troppo acuto

 

Ancora stordite da ciò che avevano appena vissuto si alzarono quasi subito dal divano letto con il timore che la signora Treviani potesse comparire all’improvviso. 
Beatrice non era sicura di esser riuscita a trattenersi, non avrebbe mai potuto trattenersi, non dopo quello che Cassandra le aveva fatto.
Dopo aver chiuso il divano-letto Cassandra iniziò a prepararsi per andare all’università mentre Beatrice andò a farsi una doccia per poi iniziare a preparare la colazione.
La madre di Beatrice fece il suo ingresso in cucina trovando la figlia seduta mentre si godeva il suo caffè mattutino.
«Buongiorno tesoro, ti vedo molto più radiosa rispetto a ieri sera!»
Quasi si strozzò con il caffè. «Ehm... Sì, dovevo proprio riposare. Buongiorno a te mamma, tu hai dormito bene?»
«Sì, tralasciando stamattina. Sentivo degli strani rumo-» 
«I vicini.» La interruppe abbassando lo sguardo trattenendosi dall’arrossire.
«Come?»
«I vicini. Ogni tanto succede che la mattina si sentano dei rumori. Però non so cosa facciano di preciso.» Tentò di spiegare Beatrice.
«Spero che ne abbiate parlato! Soprattutto per i prossimi giorni. Tu hai bisogno di riposo per le prove! Ci vuole un po’ di rispetto!»
«Buongiorno signora Treviani, Beatrice.» In quel momento fece il suo ingresso in cucina Cassandra già pronta per andare all’università. Indossava dei jeans stretti e una camicia bianca. 
Beatrice si appuntò mentalmente di dirle che non era possibile che lei uscisse di casa in quel modo, fosse stato per lei non le avrebbe permesso di uscire saltandole addosso e strappandole quella camicia così indecente. 
Beatrice si fece forza per staccare gli occhi da Cassandra e si alzò per andare verso il lavello e pulire le stoviglie di quella mattina, quest’ultima si appoggiò alla credenza vicino a lei mentre sorseggiava il caffè.
«Cassandra! Mia figlia ha detto che avete dei problemi con i vicini perché fanno rumori la mattina.»
Cassandra non capì e voltò il viso verso Beatrice in cerca di qualche indizio. Le gote le andarono in fiamme e si schiarì la voce alla ricerca di qualche frase di senso compiuto da dire. 
«Ah, sì! Sono davvero degli incivili! Ma non si preoccupi stiamo provvedendo per risolvere la questione.» Per sua fortuna, Cassandra intuì forse dal suo imbarazzo cosa potessero essere i fantomatici “rumori”. Beatrice sentiva addosso il suo sguardo spavaldo per essere complice, nonché colpevole, di quei rumori. Beatrice era cosciente che se avesse potuto Cassandra avrebbe gongolato fino a sera, non aveva la forza di guardarla, era difficile controllarsi sotto il suo sguardo smeraldo.
Sua madre sembrò soddisfatta della risposta dato che non ribatté nulla.
«Bene ora vado.» Cassandra si allungò verso il lavandino e posò la tazzina. 
Beatrice non si aspettò quella improvvisa vicinanza e si scostò istintivamente disorientata. Lo sguardo corse a sua madre, che in quel momento era distratta dalla televisione accesa in cucina, sospirò di sollievo poi guardò Cassandra e vide chiaramente il suo sguardo incupirsi. Una pugnalata avrebbe fatto meno male.
Beatrice provò a rimediare. «Ci vediamo a cena.»
«No, non mi aspettare per cena.» 
Beatrice la guardò stranita chiedendole con lo sguardo una spiegazione che Cassandra non aveva intenzione di darle. La seguì con lo sguardo mentre si allontanava dal bancone della cucina per andarsene. 
No, non poteva farla andare via così. Le afferrò un braccio bloccandola dall’uscire fuori fregandosene della presenza della madre. «Che devi fare stasera?»
Cassandra non ebbe il tempo di rispondere. 
«Oh! Tesoro mi sono dimenticata di dirti che stasera ceneremo al ristorante con tuo padre.»
«Visto? Problema risolto.»
Beatrice si arrese e si limitò ad annuire ed a lasciarla andare.
Cassandra si allontanò e prese la sua borsa. «Se non ci vediamo arrivederci signora Treviani.»
«Ciao Cassandra, buona fortuna con il tuo progetto.» Le rispose senza degnarla di uno sguardo.
Cassandra scosse la testa rassegnata. 
Beatrice si era appoggiata al bancone senza smettere un secondo di guardarla. La testa affollata di pensieri: Cosa avrebbe fatto quello stasera? Con chi? Perché non voleva dirglielo?
«Ti chiamo dopo, va bene?» Solo in quel momento si accorse che si era avvicinata fino ad esserle di fronte.
Si limitò ad annuire, non sapendo cosa dirle. Sperava che non se lo dimenticasse. Era consapevole che quando era immersa nel suo lavoro annullava tutto il resto.
Cassandra si sporse verso di lei e le deposito il solito bacio sulla fronte trattenendosi un po’ di più. «Stai tranquilla.»
Beatrice avrebbe voluto stringerla forte e non lasciarla andare. «Buon lavoro, a dopo.»
Cassandra uscì di casa e Beatrice si rivolse alla madre. «Allora, cosa volevi fare oggi?»
«Un giro per i negozi con mia figlia.» Le rispose la madre molto più solare, staccandosi finalmente  lo sguardo dal televisore. «Anche perché, tesoro, non hai altro per dormire?» Le chiese notando il suo abbigliamento: indossava una maglia larga e dei pantaloncini.
«Va bene allora vado a sistemarmi ed usciamo.»

Andare in giro per negozi con sua madre in un certo senso la rilassava. Sua madre era solare ed aveva voglia di spendere molto. Beatrice credeva proprio che fosse la presenza di Cassandra ad innervosirla. Cassandra non aveva tutti i torti quando le diceva che il loro era stato odio a prima vista. 
Onestamente non aveva molta voglia di parlarne con sua madre non aveva alimentare ulteriori dubbi più che leciti, poi con Cassandra s’incontravano occasionalmente non aveva motivo di chiederle se odiasse o meno quest’ultima. Non voleva essere costretta ad affrontare quella tipologia di discorso con lei che poi sarebbe sfociato in altro. Non era pronta.
In quell’istante la sua preoccupazione era un’altra: non essere riuscita a parlare con Cassandra della loro situazione. L’aveva resa nervosa, avrebbe voluto parlarci quella sera stessa ma sua madre non le dava tregua e senza tralasciare che Cassandra aveva un altro impegno quella sera di che tipo o di che forma non l’era dato sapere e non l’aiutava a star tranquilla. 
Non aveva notizie da tutta la giornata e non potendo concepire l’idea di continuare a non sapere, dopo un pomeriggio di shopping passato con sua madre, decise di inventarsi una scusa per separarsi e rivedersi nuovamente a cena. 
Sua madre fu molto accondiscendente la liquidò dicendole di dover incontrare una sua vecchia amica. Sorridendo alla fortuna Beatrice si diresse nell’unico posto dove sapeva che Cassandra si estraniava dal mondo, anche da lei.
Trovò Cassandra immersa in una fitta conversazione con il suo gruppo.  Non si annunciò subito, non voleva disturbarla, in più voleva approfittare di quella situazione per osservarla. Anche se era distante vide quanto era concentrata nel parlare con i suoi colleghi, le si formava sempre una fossetta tra le sopracciglia. 
La vide rispondere con serenità ad eventuali domande ed avere curiosità ed interesse nel porle. 
Beatrice era incantata da quella donna. Era consapevole che Cassandra la teneva in pugno sapeva che se avesse deciso di mollare la loro situazione lei ne sarebbe rimasta distrutta per questo cercava in tutti i modi di reggerla.
Ad un certo punto vide un suo collega informare Cassandra della sua presenza. Si voltò stupita nella sua direzione e quando incrociò gli occhi con i suoi le fece un sorriso smagliante che la fece sciogliere.
Cassandra venne subito verso di lei. Per quanto fosse concentrata sulla sua donna, non poté far almeno di notare l’espressione scocciata della sua collega, Sarah.
«Ehi.» La salutò Cassandra quando le fu a due passi.
«Ehi, non volevo disturbarti...» 
«Non disturbi, non preoccuparti.» Guardò l’orologio che aveva nel polso. «Diamine, non credevo fosse passato tutto questo tempo.»
«Hai tempo? O devi ritornare a lavorare?»
Senza neanche risponderle, Cassandra si voltò verso il suo gruppo. «Ragazzi mi prendo cinque minuti di pausa, continuate pure se volete.» Dettò ciò, le fece strada verso fuori e si accomodarono in una delle panchine del parco dell’Università.
«Com’è andata con tua madre? Dove l’hai lasciata?» Le domandò Cassandra una volta sedute.
«Siamo andate a fare un po’ di shopping. Ora doveva incontrare una sua vecchia amica ed io ne ho approfittato per venirti a trovare dato che non ho avuto più notizie.»
«Sì, scusami.» Sospirò passandosi una mano tra i capelli. «Riportare le nostre teorie nella pratica è più difficile di quanto pensassi.»
Beatrice annuì ma aveva un solo pensiero fisso in testa. «Cosa farai stasera?» 
Cassandra si sistemò meglio sulla panchina distendendo le gambe. «Nulla ordiniamo una pizza, ce la facciamo portare qui e poi, se non finiamo troppo tardi, ci andiamo a prendere una birra in un locale qui vicino. Tanto per alleggerire un po’ i pensieri.»
«Quindi non devo aspettarti neanche sveglia, giusto?» Non voleva attaccarla in quel modo, ma la sua risposta l’aveva innervosita ulteriormente.
«Beatrice qual è il problema? Tu vai a cena con i tuoi.» 
Alzò la testa e guardò il cielo, respirò profondamente provando a placare la sua inquietudine. «Vorrei che trovassimo il tempo per parlare un po’ di noi.»
Nel silenzio Cassandra la guardò, si sporse verso di lei e le prese una mano. «Posso dire ai ragazzi se domani mattina ci possiamo vedere due orette dopo il solito orario.»
«Non voglio che metti in pausa il tuo progetto.» Beatrice si voltò per guardarla.
«No, siamo stanchi e non rendiamo al meglio, quindi vederci più tardi non farà che bene.»
Beatrice annuì alzandosi dalla panchina non lasciandole la mano. Si sentì come se avesse suonato per tre ore di fila. «Dai, ti ho distratta fin troppo.»
Cassandra si alzò e, con uno strattone, l’avvicinò a sé stringendola in un abbraccio. «È stata una gradita distrazione anche se per poco.»
Sorrise abbracciandola strinse con forza la sua camicia tra le dita. 
Cassandra sospirò immergendo il viso in quella morbida folta chioma castana. «Ci vediamo a casa.»
Beatrice annuì ma non lasciò la presa.
Cassandra le accarezzò i capelli e la schiena facendola rilassare sotto il suo tocco. «Che c’è Bea?»
In risposta, nascose ancora di più il viso nell’incavo del suo collo. «Non voglio perderti.» Era riuscita a dar voce ad una delle sue tante paure.
Cassandra si scostò leggermente da lei per guardarla negli occhi le prese dolcemente il viso tra le sue mani accarezzando con i pollici le guance leggermente arrossate. «Solo se tu lo vuoi, io non andrò da nessuna parte. Dipende solo da te Bea.»
In teoria quelle parole dovevano rassicurare ma furono un macigno sulla bocca dello stomaco perché era certa che ormai Cassandra voleva quel di più, che anche lei voleva ma, ancora, non sapeva se fosse veramente pronta a fare quel passo in avanti.
Vide Cassandra avvicinarsi e quasi temette che la stesse per baciare lì, in pubblico, dove ogni studente universitario poteva vederle, ma così non fu. Cassandra si limitò a lasciarle un leggero bacio sulla fronte e con un ultimo sguardo si allontanò per rientrare dai suoi colleghi.
Quel bacio mancato le lasciò un sapore amaro, aveva letto nei suoi occhi quanto in realtà volesse baciarla ma forse si era trattenuta per lei aspettandosi un eventuale rifiuto che già altre volte le aveva rifilato ma quella volta, per la prima volta, per quanto temesse quel bacio in pubblico, lo aveva desiderato anche lei.
Con quei pensieri si strinse nel suo leggero cappotto e si avviò fuori dall’università.

 

Frensis

|Angolo di Frensis|
Avviso per i lettori: 
dai prossimi capitoli mancheranno "alcune parti" che non intaccheranno con il filo drammaturgico della storia ma che comunque sono parti integranti della storia. 
La motivazine principale è la prevenzione al plagio. Sono piccole parti ma chiunque avrà la curiosità di leggerli, basta contattarmi. 
Spero che la storia vi stia piacendo! Aspetto volentieri sempre un vostro Feedback! 
A presto.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 

 
-Non è possibile che ogni volta riesci a convincermi-
-Sono una buona ammaliatrice-
-Tu giochi sporco-
-Sei tu che non hai un minimo di resistenza-
-Sei tu che le abbatti tutte-
-Sono davvero così forte? -
-E non sembra neanche con quelle braccia esili-
-Beh, tu con il tuo fisico, sembri realmente insormontabile-
-Mi stai facendo diventare una pappamolle-
-Solo con me però-
-Solo con te- 
  
«Un’altra birra, per favore.» Ordinò Cassandra sedendosi sullo sgabello del bancone del bar.  
Aveva lasciato i suoi colleghi al tavolo che discutevano sul loro futuro dopo la tanto attesa laurea. 
Si era alzata non solo perché non aveva voglia di discuterne ma perché i suoi pensieri erano diretti solo ad unica persona che in quel momento era con i suoi genitori che le stavano facendo il lavaggio del cervello. Probabilmente le stavano dicendo quanto fosse importante trovare un buon compagno benestante così da poter continuare a vivere nell’alta società nella quale la famiglia Treviani era già ben ambientata. 
Era cosciente di non essere lei la candidata ideale per Beatrice: era economicamente instabile, la laurea era ancora lontana, lavorava in una piccola officina e, piccolo particolare grande quanto un grattacielo, era una donna.
«Quanto siamo pensierose stasera!»
Si voltò riconoscendo quella voce familiare. «Vuoi una birra anche tu?»
Sarah annuì e Cassandra fece un segno al barista di portale un’altra birra.
«Allora?»
«Cosa?»
«Cos’è questo muso lungo?» Le chiese con un sorriso.
Cassandra alzò le spalle, bevendo un altro sorso di birra. «Pensieri vari.»
«Non credo che siano rivolti al progetto.» Suppose mentre il barista poggiava l’altra birra sul bancone.
«No, anzi, il progetto è una delle poche cose che mi spinge ad affrontare il prossimo futuro.»
«Paura del futuro?»
Annuì solamente, non aveva molta voglia di parlare quella sera.
«Beh! ognuno di noi ha paura del proprio futuro. Purtroppo, non possiamo fermare il tempo ed andare avanti solo quando ci sentiamo pronti. Possiamo solo prepararci al meglio e sperare che la botta non faccia troppo male o, magari, ci sta preparando qualcosa di bello che migliori di gran lunga la nostra vita.» Concluse il discorso battendo la birra con la sua per poi berne un sorso.
Cassandra sorrise per la prima volta in quella sera, si voltò a guardarla. «Hai un bel modo di affrontare la vita, mi piace.»
«Anche a me! Dovresti provarlo anche tu!» Sarah rise facendo ridere anche lei poi tornò seria, la guardò intensamente. «Non dovresti mai smettere di sorridere.»
«Perché?» 
«Perché quando sorridi emani una luce quasi abbagliante. È bellissimo il tuo sorriso.» Lo disse con una tale tranquillità e con un sorriso sereno in viso che Cassandra dovette distogliere lo sguardo. Dopo tanto tempo, si sentì in imbarazzo e non capì neanche il motivo. Finì la sua birra. «Ora devo andare, ci vediamo domani e grazie per le tue perle di saggezza.»
«Quando vuoi sono sempre a disposizione. A domani Cassandra.» La salutò con un sorriso.
Fece un cenno agli altri ragazzi del gruppo e uscì dal bar.
Aveva bisogno d’aria. Raggiunse la sua moto, si mise il casco e saltò in sella.
Non poteva dire a Sarah che in realtà la sua paura per il futuro era dovuta a Beatrice. 
Certo, avere un lavoro più affermato dopo la laurea era fondamentale ma il pensiero di non avere Beatrice accanto a sé rendeva tutto effimero, insignificante. 
Non sapeva esattamente quando fosse successo ma era diventata come una drogata che non poteva fare almeno della sua dose di eroina, perché per lei Beatrice era questo: eroina pura. N’era dipendete non riusciva più a pensare la sua vita senza lei. 
Era stato un incontro casuale, era stata catturata al primo colpo ammaliata dai suoi modi signorili, da quegli occhi di un blu mare mischiati ad un azzurro cielo, intrigata da quella lingua pungete. Avevano fatto impazzire Cassandra fin da subito e mai si sarebbe immaginata che Beatrice potesse interessarsi veramente a lei. 
All’inizio pensavo che per lei fosse solo un gioco ma non lo era mai stato.
Si erano incontrate grazie ad uno stupido guasto della sua macchina che qualunque meccanico poteva benissimo riparare ma Beatrice era proprio passata nell’officina in cui lavorava lei.
Scosse la testa pensando alle beffe che il destino certe volte faceva.
Dopo un giro in moto ritornò a casa.
Entrando trovò tutte le luci spente. Per paura di svegliare Beatrice si mosse lenta fino ad arrivare in stanza nella quale la trovò ben sveglia sdraiata sul letto con la lampada del comodino accesa intenta a leggere.
Beatrice alzò lo sguardo dallo spartito ed incrociando lo sguardo con il suo le sorrise. «Ehi.» 
«Ehi, mi hai aspettata…» Cassandra ricambiò il sorriso. In realtà sperava di trovarla già addormentata. Aveva timore che potesse imbastire una discussione e non era per niente dell’umore giusto per parlare. 
«Non sono riuscita a prendere sonno senza di te.» Rispose dolce, apparentemente tranquilla. 
Cassandra annuì dandole le spalle ed iniziò a spogliarsi. 
«Dovremmo parlare…»
«Di cosa vuoi parlare?» Le chiese, cercando di rimanere serena, concentrata a sbottonarsi la camicia.
«So che non ti sta bene la nostra situazione.»
 Cassandra non riuscì a trattenere un sorriso di scherno. «A chi starebbe bene?»
«Cass…»
«No Bea, ascoltami» Sospirò, ormai era inutile cercare di rimandare. Si avvicinò al letto e si sedette vicino a lei. «Sapevo a cosa stessi andando incontro nel provare a stare insieme però diavolo è passato quasi un anno! Penso che tu abbia capito ciò che davvero vuoi.» 
Beatrice tremò sotto il suo sguardo e con un leggero rossore al viso le prese una mano e la strinse. «Io voglio te. Lo sai che sono completamente tua.»
Cassandra scosse la testa con un sorrisetto ironico. «Vorrei che fosse chiaro al mondo che tu mi appartieni e che non hanno il diritto d’avvicinarsi a te!»
«Non ce n’è bisogno. L’importante è sapere che siamo l’una dell’altra.»
«Non è vero, non più!» Cassandra si alzò di scatto dal letto non potendo più reggere il suo sguardo. «So che sei mia quando stiamo in queste quattro mura e non deve esserci tua madre nei paraggi!»
«Non ti ho mai dato motivo d’essere gelosa!» Sbottò anche Beatrice. «Sai qual è il problema con mia madre!»
Cassandra le diede le spalle continuando a svestirsi. «Non ho voglia di andare a dormire nervosa, ne parliamo domani come già avevamo detto.» Respirò profondamente cercando di mediare la situazione già diventata tesa ma Beatrice non era del suo stesso avviso. «Io voglio parlarne adesso!» Si alzò dal letto raggiungendola, le afferrò il braccio facendola voltare verso di sé. 
Beatrice la squadrò da testa a piedi con ancora indosso la camicia, in quel momento del tutto sbottonata, incrociando lo sguardo cupo di Cassandra cercò di darsi un contegno. «Io voglio solo te. Non m’interessa nessun altro. Perché non possiamo aspettare ancora un altro po’?»
«Perché ho la sensazione che tu non sarai mai pronta per fare questo passo ed io sono stanca. Sono stanca di dovermi contenere in ogni gesto con te nelle rare volte che usciamo insieme, perché gli altri non devono capire che noi siamo tutto tranne che semplici amiche. Sono stanca di non poter spaccare la faccia a chi ti guarda per un secondo di troppo. Sono stanca del tuo continuo allontanarmi quando c’è qualche parente o conoscente perché hai paura che intuiscano qualcosa quando sai benissimo che tua madre già sa. Ti bastano come motivazioni o vuoi che continui? Ho una lista bella lunga.» Cassandra esplose e durante il suo sfogo si era avvicinata ancor di più a Beatrice ritrovandosi a pochi centimetri di distanza. Gli occhi verdi smeraldo freddi e carichi di rabbia contro gli occhi blu oceano velati di lacrime di tristezza. 
Cassandra alla vista di quegli occhi scosse la testa e ritrovò un minimo di lucidità. Era stata troppo brutale. Istintivamente l’afferrò e la strinse tra le sue braccia, portò la sua testa sul petto. «Scusami, non volevo essere così dura.»
Beatrice si strinse spasmodicamente circondandole la vita con le braccia. «No, hai ragione. Ma io non so davvero cosa fare.» Non resistette più e scoppiò a piangere. 
«Ssst… Non piangere. Per questo ne volevo parlare domani con più calma.» La coccolò tra le sue braccia accarezzandole i capelli. 
Rimasero così. Beatrice con la testa nascosta nell’incavo del collo di Cassandra mentre tentava di fermare le lacrime che, imperterrite, continuavano a scorrere. «Dai... Mi cambio. Così possiamo riposare, siamo entrambe stanche.» Disse Cassandra quando la sentì più tranquilla.
Beatrice alzò il volto e la guardò negli occhi in silenzio. Poté vedere il suo sguardo diventar più scuro «Lascia che ti aiuti…» Le sussurrò accarezzando i lembi della sua camicia slacciata. Portò le mani sotto d’essi e le sfilò lentamente la camicia. 
Cassandra non si aspettava quel cambio di direzione repentino, le lacrime ormai dimenticate.
Tolta la camicia Cassandra le afferrò le mani, bloccandole. «Io non credo sia una buona idea.» 
Beatrice le sorrise avvicinando il viso al suo e si fermò ad un soffio dalle sue labbra. «Voglio ripagarti di tutte le attenzioni che mi hai dato.»
Cassandra chiuse gli occhi per non perdersi nello sguardo della sua sirena, non riusciva a comprendere come in un attimo potesse trasformarsi in una ammaliatrice.
Sentì le mani delicate scorrere sulle sue braccia, poi sulle spalle fino a fermarsi fra suoi capelli prese a giocarci mentre sentì le labbra di Beatrice baciare la sue per poi spostarsi sulla mandibola lasciando una scia umida. «Voglio farti mia, voglio sentirti gemere sotto il mio tocco…» 
Cassandra sospirò pesantemente, portò le mani sui suoi fianchi e strinse la presa. «Io non-» Non era del tutto convinta ma si bloccò quando Beatrice le tolse il reggiseno sportivo e le sue labbra scesero sul suo collo.  
«Bea…» 
«Sì?» La incoraggiò mentre giocava con un suo seno.
La stava incantando, era incredibile. Non riusciva più a ragionare. Troppo presa dal suo respiro caldo, dalla scia di fuoco che stavano lasciando le sue mani e le sue dannate labbra.
Non riuscì a capire come, ma si ritrovò i jeans slacciati e non ebbe il tempo di pensarci perché le labbra di Beatrice si impossessarono di un suo capezzolo. Gemette. 
Sentì i suoi jeans scivolare lentamente giù. Beatrice si accovacciò per completare l’operazione. Quando si rialzò Cassandra aprì gli occhi e vide il suo sguardo carico di desiderio accompagnato da un sorriso vittorioso sulle labbra. 
Era consapevole d’essere creta fra le sue mani ma non poteva farci nulla ed in quel momento poco le importava. 
Cassandra Si arrese a Beatrice. Le prese il viso tra le mani e la baciò con foga. Beatrice sorrise sulle sue labbra ricambiando la foga del bacio ma quando provò a sollevarla in braccio Beatrice si allontanò. Cassandra la guardò stranita e Beatrice le sorrise afferrando una mano guidandola fino al letto, la spinse seduta. «Stavolta detto io le regole.» Sussurrò facendo pressione sulle sue spalle, in modo tale che si sdraiasse. 
Una volta sdraiata, Beatrice salì lentamente lungo il suo corpo lasciando baci lungo le sue gambe quando raggiunse la sua meta Cassandra annegò. 
Annegò in quello oceano trascinata giù negli abissi dalla sua sirena che l’aveva stregata non solo in quel momento ma da sempre da quando per la prima volta i suoi occhi verdi incrociarono quelli blu di Beatrice.

Frensis

|Angolo di Frensis|
Ciao a tutt* 
Nell'ultimo capitolo mi hanno fatto notare che c'erano diversi errori di battitura, cercherò di rimediare al più presto. 
Questo capitolo è di collegamento a quello precedente e si scopre un po' di più cosa pensano entrambi. (Il bello deve ancora venire) 
Grazie a chi sta leggendo la storia, spero tanto che vi stia piacendo e grazie a chi mi scrive! Sono felice di avere un confronto! 
Colgo l'occasione per auguare a tutti un Buon inizio anno, vi auguro di avere la forza per realizzare i vostri sogni! A presto
Frensis

P.s nella versione che sto caricando su EFP non sono previsti flashback. Ma fatemi sapere se vi incuriosisce leggere del loro primo incontro o di come si sono ritrovate a convivere insieme. Forse potrei cambiare idea.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 7

 
-Non mi hai mai detto cosa ti ha colpito di me.-
-Forse il tuo modo di guardami.-
-Come se ti immaginassi nuda in ogni momento?-
-Come se esistessi solo io per te.-

 

Cassandra quella mattina si svegliò con una sensazione di intorpidimento in tutto il corpo, sbadigliando aprì gli occhi. Volgendo lo sguardo a destra vide la sua personale sirena ancora beatamente addormentata. Un evento al quanto raro dato che Beatrice si svegliava sempre prima di lei. 
Ci siamo stancate troppo stanotte. Sorrise al pensiero. 
Beatrice era sdraiata supina, il lenzuolo a coprire la pelle nuda, in volto un’espressione serena. Ebbe la tentazione di allungare una mano per sfiorarla e darle il buongiorno come ogni mattina era solita fare in mille modi diversi ma alla fine desistette e si alzò dal letto in silenzio. 
Non credeva di aver sbagliato a lasciarsi andare quella notte ma comunque il problema di fondo non era stato risolto. Non aveva mai messo in discussione l’attrazione tra loro, anzi era stata proprio quella scintilla a spingerla a provarci con Beatrice. 
In quel momento sentiva un peso alla bocca dello stomaco, era pervasa da un senso d’impotenza. Non poteva dettar legge sulle decisioni di Beatrice né ai suoi sentimenti ma non le bastava più quello che le offriva: non le bastava più solo il suo corpo ed i momenti di serenità che avevano quando erano solo loro due. Voleva tutto o… 
Non voleva arrivare ad essere così drastica ma non poteva più continuare a vivere quel rapporto a metà che, a lungo andare, l’avrebbe logorata sempre di più. 
Stava fissando la caffettiera sul fuoco, quando sentì due esili braccia avvolgerle la vita e un leggero bacio posarsi sulla schiena, tra le scapole. 
«Ehi… Perché non mi hai svegliata?»  
Cassandra sorrise, afferrò le sue mani e le portò alle labbra. «Dopo stanotte, volevo lasciarti riposare un altro po’ e non svegliarti come mio solito.»
«Mmm… Che brutta decisione che hai preso.» Sussurrò Beatrice schiacciandosi contro la sua schiena e depositando un altro bacio sul retro del suo collo.«Beatrice...» Cassandra si allontanò dal suo abbraccio con due passi per poi voltarsi a guardarla. «Dobbiamo parlare.»
Con un forte sospiro Beatrice appoggiò la schiena al tavolo della cucina. «Parliamo…»
«Magari dopo che entrambe ci siamo vestite.» Cassandra era già vestita ma Beatrice… 
«Ti distraggo?» Beatrice uscita dal letto aveva deciso di mettere solo una camicia, per altro sua, allacciando solo due bottoni.
«Sai che effetto mi fai.»
«Allora penso che il tuo discorso non abbia molto senso.» La notte appena trascorsa le aveva dato una maggiore sicurezza la quale le diede il coraggio di cambiare tattica con lei.
«Assume un senso quando ci sono altre persone intorno a noi.» Cassandra rispose con durezza, ferita nell’orgoglio. Si girò dandole le spalle, spense il fuoco e si versò il caffè in una tazzina. 
«Ho bisogno di altro tempo Cass.» 
Cassandra era di stanca di sentire sempre e solo la solita frase. «Io ho finito il tempo!» 
«In che senso?» Beatrice spalancò gli occhi allarmata.
«Non ce la faccio a continuare qualcosa di precario. Voglio certezze Bea! Chi mi assicura che tua madre, un domani, non ti presenterà qualcuno con cui uscire e tu sarai costretta ad accettare?»
«Scherzi vero? Hai davvero così poca fiducia in me?» Domandò ironica ridendo.
Cassandra si innervosì per quel suo atteggiamento. «Io ho fiducia in te e dell’ascendente che tua madre ha su di te che non mi convince!»
«Questo è ridicolo.» Beatrice distolse lo sguardo. 
Con un respiro profondo, Cassandra cercò di calmarsi. Si avvicinò distanziandosi solo di due passi da lei. «No Bea. Io penso che in realtà tu non sarai mai pronta ad uscire allo scoperto e non te ne sto facendo una colpa ma io non posso vivere una vita a nascondermi.»
«Io voglio solo te.» La guardò con quei suoi occhi limpidi azzurri, sembravano sinceri.
«Non è questo il punto.»
«Non mi credi.»
 Cassandra scosse la testa cercando di non cedere sotto il suo sguardo. «Ti credo ma penso che il fatto di vivermi ogni giorno non ti dia quella lucidità di vedere realmente cosa provi.» 
Beatrice la guardò incredula.«Pensi stia solo giocando con te?» 
«Assolutamente. Penso solo che la tua paura di uscire allo scoperto è più grande della voglia di stare insieme a me.»
«No, non è così. È complicato.»
«In realtà è molto più semplice di quanto possa sembrare.»
«Non mi sembra così semplice.»
«Di cosa hai paura?»
«Io non-»
«Non credo che tua madre possa ripudiarti come figlia.» 
Beatrice sospirò pesantemente allungò le mani per afferrare le sue ed avvicinarla a lei.«Perché lo desideri così tanto?» 
Cassandra si avvicinò intrecciando le loro mani. Decise di far esplodere la bomba. «Perché non mi basta più. Io voglio vivere ogni momento della mia vita con te, vorrei renderti oggetto dei miei discorsi ma non posso. Non mi basta più perché voglio il pacchetto completo, non mi basta perché ho capito che ti amo e non posso neanche concepire l’idea che qualcuno possa allontanarti da me con così tanta facilità.» 
Beatrice boccheggiò rimanendo senza parole, probabilmente si aspettava di tutto ma non che le dichiarasse il suo amore, non così, non in quel momento. «Cass io-» 
Cassandra vedendola in difficoltà decise di bloccarla. «Non devi dirmi nulla. Devi capire quello che provi e penso che la mia vicinanza non ti aiuta e-»
Beatrice capì che voleva sciogliere la presa delle loro mani e la bloccò. «Voglio altro tempo. Ti prego.»
«Io non credo che sia la cosa giusta da fare.»
«Cass. Concedimi altro tempo.»
«Perché devi farmi stare così in bilico?» 
«Non voglio perderti.» Era diventato come un mantra ormai.
Cassandra sospirò arrendendosi ancora una volta alla sua decisione. Stava completamente perdendo la sua spina dorsale, insieme al suo amor proprio. Era più che sicura che tutta quella situazione l’avrebbe distrutta.
Beatrice l’abbracciò di slancio, stringendola il più possibile. «Grazie.» Ricambiò l’abbraccio accarezzandole i capelli. «Dai prepariamoci, facciamo colazione fuori e poi vado direttamente all’università. Ti va?» 
Annuì, le afferrò la mano e la condusse verso il bagno con uno sguardo che le fece intuire chiaramente le sue intenzioni.

 

Frensis

 
 |Angolo di Frensis|
Ciao a tutti! Chiedo perdono per avervi fatto aspettare tanto.
Questo inizio dell'anno sembra che voglia dirmi che qualcosa accadrà presto ma non sa ancora dirmi cosa!
Tornando a noi! Questo è un altro breve capitolo ma molto intenso dal mio punto di vista. La semina è stata completata non ci resta che vedere come si evolveranno tutti gli eventi. 
Fatemi sapere cosa ne pensate! 

P.s. Non ho avuto il tempo di corregere i capitoli precedenti (Che siano benedetti gli editor!)

A prestissimo!

 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 8


-Come ti senti? – 
-Immensamente bene- 
-Non l’hai trovato strano? – 
-È stato bellissimo. – 
-Ti ho fatto ricredere? –
-Abbastanza, ma non credo che con un’altra donna sarebbe stato uguale- 
-In che senso? – 
-Solo perché sei tu.– 
-Onorata-
-Stupida-
-Sono stata molto fortunata-
-Anch’io lo sono stata- 
-Allora siamo state entrambe fortunate-


Quei giorni erano stati… Calmi, tranquilli. 
Beatrice proprio non se li sarebbe aspettati. 
Dopo quella discussione, nella quale non aveva capito bene se avesse vinto o semplicemente Cassandra l’avesse lasciata vincere, erano passati giorni. Aveva avuto il timore che potessero cambiare i loro modi di interagire ma in realtà era come se non fosse successo nulla, come se Cassandra non le avesse rivelato una cosa importante e lei non fosse stata zitta come un pesce lesso. 
Cassandra si era comportata come sempre con i suoi “buongiorno”, con il suo stuzzicarla sempre e prenderla in giro, con le loro cene e chiacchiere sul divano. Poteva dire che tutto è bene quel che finisce bene… Allora perché non si sentiva tranquilla? Perché continuava ad avere la sensazione che la stava perdendo giorno dopo giorno? 
Le tremò il cuore quando Cassandra le aveva detto d’amarla ma non era stata in grado rispondere anzi era stata così egoista da chiederle altro tempo. Cassandra aveva accettato anche se con reticenza e non le aveva fatto pressioni. Le stava dando veramente il tempo che voleva, si era arresa passandole la palla della decisione successiva. 
Aveva paura che ogni sua mossa avrebbe potuto far esplodere la bomba ad orologeria che era Cassandra. Era confusa, non sapeva cosa fare, per questo le aveva chiesto tempo. Doveva capire come riuscire a gestire tutto. 
Aveva poche certezze: voleva Cassandra con tutte le forze e non voleva deludere sua madre. Come poteva far coincidere le due cose? 
Beatrice sospirò distogliendo lo sguardo dallo spartito appoggiato sulle gambe, sussultò quando incontrò due pietre smeraldo che la guardando con interesse.
«Cassandra! Da quanto sei lì?» 
Era in piedi dietro il divano appoggiata di schiena allo schienale e il busto girato leggermente verso di lei, in volto un sorriso sghembo.
«Abbastanza da capire che quell’area corrucciata non è dovuta alle note scritte sullo spartito.»
Colta in flagrante, arrossì. «Mi ero persa, in effetti.» 
Cassandra rise, a quel suono il suo cuore impazzì accelerando esponenzialmente i battiti.
Cassandra si sedette sullo schienale. «E dove si è persa vostra grazia?»
Si alzò leggermente dalla sua posizione supina e le schiaffeggiò la schiena. «Non prendermi in giro!»
«Assolutamente. La mia è solo pura curiosità.»
«Ma smettila!» Si mise seduta sul divano dandole le spalle perché non poteva più reggere il contatto visivo. 
Cassandra saltò la spalliera e si sedette accanto a lei, le appoggiò una mano su un ginocchio mentre con l’altra le scostò una ciocca di capelli dall’orecchio. Soffiò sul suo collo. «Vuoi tenermi fuori dai tuoi pensieri?»
Quasi le venne da ridere. Beatrice si voltò verso di lei, i loro nasi si sfiorarono. «Tu ne sei il centro Cassandra.»
«Allora la colpa è mia?»
«Sempre.»
«Oh… mi dispiace.» Le sussurrò a fior di labbra. «Cosa posso fare per farmi perdonare?»
«Io un’idea ce l’avrei.»
Beatrice la sospinse all’indietro facendole appoggiare la schiena sullo schienale del divano e si sedette a cavalcioni su di lei. 
«Che idea interessante.» Ghignò accarezzando le cosce con i palmi aperti delle mani.
In risposta Beatrice le prese il volto con entrambe le mani e la baciò con impeto. 
In un primo momento Cassandra ricambiò ma poi provò ad allontanarsi. «Asp- Bea-»
«Cosa c’è?» Ansimò. 
Chiuse gli occhi, come se si volesse trattenere, dopo pochi secondi li riaprì. «Non dovevamo andare dalle tue amiche?» 
Beatrice non aveva mai avuto amiche ma in occasione di un evento musicale con i suoi studenti, conobbe un gruppo eccentrico di ragazze, caratterialmente opposte a lei. Per quanto avesse il carattere schivo, si era trovata molto bene con loro purtroppo i suoi impegni non le permettevano di frequentarle quanto voleva e periodicamente organizzavano una cena per riunirsi.
Fu in occasione di una delle cene che fece conoscere Cassandra alle ragazze che venne accolta con calorosità. Da quel giorno, quando Cassandra non aveva impegni, partecipava anche lei a quelle cene.
«È vero.» Sospirò sulle sue labbra. «Ma abbiamo ancora tempo.» 
Cassandra non ebbe il tempo di protestare, si ritrovò la bocca di Beatrice sulla sua.
Non aveva idea del perché quella donna le facesse questo effetto, sentiva costantemente l’esigenza di sentirla, sempre, ovunque. 
Dopo diversi minuti si sentì una suoneria, in un primo momento venne ignorata da entrambe, poi capendo che non dava segno di voler cessare, Cassandra si staccò e le accarezzò dolcemente una guancia. «Bea, il telefono.»
«Mm…?» Beatrice la guardò con occhi appannati dal desiderio, non capendo. Le indicò l’oggetto del rumore che stava disturbando il loro momento di intimità, abbandonato sul divano. «Qualcuno ti sta chiamando.»
«Dammi solo due minuti.» Ancora a cavalcioni su di lei si allungò a prendere quel oggetto che in quel momento voleva tanto rompere contro un muro. 
Cassandra l’abbracciò e le diede un soffice bacio sul collo, mentre rispondeva al telefono. 
«Pronto?»
«Ciao Tesoro. Stavi suonando?» 
«Mamma?»
Capendo chi fosse Cassandra provò a sollevarla per potersi alzare a sua volta ma Beatrice con la mano libera le posò una mano sulla spalla guardandola intensamente negli occhi. «No, mamma, stavo leggendo.»
«Allora perché non hai-»
«Dovevi dirmi qualcosa?» 
«Sì, dato che la prossima settimana devi iniziare le prove con l’orchestra e non avremo modo di vederci, pensavo se in questo weekend saresti potuta venire a casa a passare un po’ di tempo insieme.»
«Ritornare a casa questo weekend?» Le chiese per conferma e per rendere partecipe Cassandra. I suoi occhi non facevano trapelare alcuna emozione. Ebbe un’idea, forse affrettata ma le sembrava abbastanza buona. «Non lo so mamma. In caso può venire anche Cassandra?» 
Cassandra spalancò gli occhi e scosse fortemente la testa. 
«Cassandra?» 
«Sì, potremmo venire in macchina.»
«Non ne capisco il motivo ma troveremo un posto per dormire anche per lei. Non ha quel progetto all’Università?»
«Ne parlo con lei e ti faccio sapere. A dopo.»
«Ciao tesoro»
Mentre chiudeva la chiamata, Cassandra si passò una mano davanti agli occhi. «Perché l’hai fatto?»
«Non mi sembrava una brutta idea ed in più il weekend non ti vedi con i tuoi colleghi.» Era stata una proposta d’istinto.
«Lavoro in officina.» 
«Potresti chiedere un permesso.»
«Mi spieghi cosa potrebbe mai venire a fare la tua coinquilina a casa dei tuoi?»
«Magari avevi voglia di distrarti un weekend e questa ti sembrava un buona occasione.» Tentò ma la motivazione non convinse Cassandra. «Non vengo dai tuoi. Vacci sola.»
«Perché?» Le chiese prendendole le mani e intrecciandole con le sue.
«Perché verrei sotto la qualifica di amica e sono convinta che tua madre escogiterà qualsiasi cosa pur di non farmi stare cinque minuti con te.» 
«Stai esagerando.» Un leggero sorriso apparse sulle sue labbra nel vedere la sua espressione contrariata.
«Fidati non avremo neanche il tempo di guardarci. Vai tu. Saprò resistere due giorni senza di te.» 
«Sono io che non so resistere.» Ribatté perché era la verità, non poteva pensare di passare un solo giorno senza vederla né toccarla anche solo per cinque minuti.
«Poi recupereremo con gli interessi.» Cassandra provò ad essere impassibile ma ormai perse la sua espressione contrariata. 
Beatrice spinse le mani in avanti schiacciando le sue contro la spalliera, si sporse in avanti ed avvicinò il viso al suo. «Vieni con me.» 
Cassandra sospirò pesantemente e distolse lo sguardo dal suo. «Ci penso. Intanto, Si è fatto tardi. Dobbiamo andare dalle tue amiche.» 
Beatrice aggrottò la fronte, se n’era dimenticata. «Quasi rimpiango di aver accettato il loro invito.»
«Per certi versi fai scelte troppo affrettate e poi te ne penti, per altre scelte ci impieghi anche fin troppo tempo a decidere.»
Non capì. «Che vuoi dire?»
«Nulla.» Le diede un veloce bacio a stampo, si alzò dal divano con lei in braccio per poi, una volta in piedi, buttarla giù sul divano. 
«Cassandra!»La rimproverò sentendola ridere mentre si dirigeva verso il bagno.
Con un sospiro Beatrice si mise un braccio davanti gli occhi. Non capiva se la scelta di andare da sua madre fosse stata quella più giusta, soprattutto in quel periodo così fragile che stavano vivendo ma non voleva allontanarsi. Non ora. Non riusciva a fare a meno di lei.


Beatrice era cresciuta in una famiglia agiata, fin da piccola l’avevano istruita con severità sempre devota al dovere, prima allo studio scolastico poi allo studio del violino, un compagno che non l’aveva mai abbandonata.
Crescendo non aveva mai avuto l’esigenza di costruirsi delle amicizie. Aveva da sempre preferito la solitudine, forse per carattere, era sempre stata bene con se stessa ma questo gruppo di ragazze insieme a Cassandra le aveva donato un tocco di leggerezza alla sua vita di dovere. 
Quando arrivarono a casa di Zoe vennero accolte, come sempre con grande entusiasmo, presero posto a tavola e tra scherzi, battute, ed aggiornamenti della vita di ognuno di loro cenarono in allegria.
Quando Beatrice annunciò il tour nei teatri vollero assolutamente sapere dei biglietti.
«Non ti ho mai sentito suonare!» Ribadì euforica Zoe.
«Allora devi assolutamente andarci. Non puoi perdertelo.» Intervenne Cassandra.
Zoe si esaltò ancor di più. «Tu l’hai mai sentita?»
Cassandra le rispose con sorriso pragmatico. «Giusto un paio di volte.»
«Ogni tanto mi esercito anche a casa.» Spiegò Beatrice.
«Com’è?» Zoe domandò curiosa.
Cassandra volse lo sguardo verso Beatrice. «Indescrivibile a parole.»
Beatrice cercò di nascondere il rossore voltando il viso dall’altra parte.
«Non è giusto!» Protestò provocando le risate di tutte.
Con quell’animo terminarono la cena e si spostarono in salotto per continuare la serata.
Beatrice lasciò le ragazze per andare in bagno mentre discutevano animatamente su un film appena uscito al cinema e Cassandra che guardava la scena ridendosela sotto i baffi. Al suo ritorno, si stranì non vedendo Cassandra seduta sul divano insieme alle altre. 
Andò in cucina e la trovò vicina al frigo che parlava sottovoce con Zoe che per i suoi gusti era troppo vicina alla sua Cassandra. 
«Tutto bene?» Chiese rivelando alle altre due la sua presenza. 
La più reattiva a risponderle fu Zoe. «Sì sì, certo, le stavo chiedendo un piccolo sconto nel caso le portassi la macchina dove lavora lei.»
La risposta non la convinse. guardò Cassandra.
«Vado a portare l’acqua alle altre prima che Jessica si metta ad urlare.» Si limitò ad dire con un’alzata di  spalle. Uscì dalla cucina senza aggiungere altro. 
Beatrice la seguì con lo sguardo.  
«Stai tranquilla. Ha occhi solo per te.» Richiamò la sua attenzione Zoe.
«Come scusa?»
«Non guarda nessun’altra come guarda te.» 
Quando capì, dei brividi invasero tutto il suo corpo. «Forse hai capito male noi-»
«Beatrice.» La interruppe. «Si capisce lontano un miglio che non siete semplici amiche.»
Arresa, sospirò rassegnata. «E tu?»
«E io, cosa?»
«Cosa ne pensi su questa cosa?» 
«Nulla cosa ne devo pensare?»
«Non ti sembra una cosa orripilante?» 
Zoe sorrise tranquillizzandola. «Io vedo solo due persone che stanno bene insieme e questo mi basta. Non mi interessa di che sesso siano i componenti di una coppia.»
Beatrice fece un respiro profondo rilassandosi leggermente. «Si nota così tanto?»
«Beh, effettivamente sì. Si vede come una cerca lo sguardo dell’altra o viceversa o quando cercate un contatto anche di uno sfioramento di mano.» 
«Ci hai osservato tanto? Anzi cerco di comportarmi in modo normale con lei in presenza degli altri.» Arrossì imbarazzata.
«Ti sto dicendo che è palese.»
«Non credevo così.»
«Beh, se è qualcosa di davvero grande è impossibile nasconderlo. L’ho visto anche da come ci hai guardato entrando in cucina.»
«Già…» Sospirò ancora con lo sguardo basso.
«Tutto bene?»
«Ho paura di perderla Zoe.»
«Da come ti guarda non credo che esista questa possibilità.»
Un sorriso spontaneo spuntò sul suo volto, perché anche lei percepiva costantemente lo sguardo di Cassandra su di sé, le dava un senso di piacevole calore. «Non è quello. Ora lei vuole di più.»
«In che senso?»
«Non vuole che ci nascondiamo ancora. Vuole essere libera di stare con me alla luce del sole e io… Non so cosa voglio fare.» 
«Non sei sicura di quello che provi per lei?»
«Non riesco più ad immaginarmi una vita senza di lei.» Ribatté con fermezza.
«Allora perché non vuoi fare questo passo in più?»
«Perché non possiamo aspettare ancora un po’? Perché uscire allo scoperto e rovinare la nostra bolla?» Esplose ormai arrivata all’esasperazione.  
«Si vede che l’aria dentro la bolla sta finendo Bea.» Al suo sguardo stranito, Zoe proseguì. «Nella vita di coppia, arrivi ad un certo punto dove quello che hai comincia a non bastarti, non per colpa del tuo partner o tua, ma della vita che conducete.» Notando il suo sguardo stranito, aggiunse. «Ti faccio un esempio, il mio Stef è totalmente devoto al suo lavoro, così devoto che quando gli chiedono di fare degli straordinari lui li fa, senza mai lamentarsi. In quel periodo sentivo davvero troppo la sua mancanza ed ogni cosa era buona per litigare fino al punto in cui gli ho detto esplicitamente che se voleva fare questa vita da casa e lavoro poteva farlo benissimo anche da single.» 
Beatrice la guardò sconcertata consapevole del grande amore che provava Zoe per il suo Stefano. «E lui?»
Zoe sorrise sognante. «Con le ore di straordinario che aveva fatto, riuscì a prendersi tre giorni di permesso e mi ha portato in un resort. Ti lascio immaginare che la vacanza è andata alla grande ed ha dato una grossa boccata fresca al nostro periodo di tensione. In più mi ha promesso di non fare straordinari tranne se non ne può fare almeno.»
Beatrice rise guardando la sua faccia poi si persa di nuovo nei suoi pensieri. «Forse ho davvero troppa paura delle conseguenze per stare con lei.»
«Ma di cosa ti preoccupi?»
«Mia madre ogni settimana mi invia foto di uomini single, tutti figli degli amici di mio padre.»
«Hai paura di quello che può pensare tua madre?» 
«E non solo di lei.»
«Hai paura dell’opinione che tutti potrebbero avere su di te se in caso scoprissero che stai con una donna?»
«Non tutti sono come te Zoe.»
«Quindi per evitare di avere dei giudizi altrui sulla tua vita preferisci perdere Cassandra?» Ad ogni nuova domanda diventava sempre più scettica.
«No! Ma vorrei trovare un compromesso.»
Per la prima volta in tutta la loro discussione Zoe la guardò in modo grave. «Te l’ho dico io, non ce n’è compromessi in questi casi.»
«Cosa?»
«Una relazione vera non deve avere paura di mostrarsi al mondo. Voi… Tu non hai niente da nascondere, è la tua vita e se quella bionda super figa che ti ritrovi come compagna ti rende felice allora dovresti sbattertene dell’opinione altrui.»
«Trovi Cassandra una bionda super figa?»
Zoe arrossì ma non si lasciò distrarre. «Beatrice sai cosa volessi dire.»
«Non è così semplice.»
«Allora dichiarati fortuna che la tua bionda sia armata di tanta pazienza dato che continua ad aspettarti ed a rimanere al tuo fianco.» Con quelle parole, Zoe uscì dalla cucina e passandole a fianco le donò una semplice carezza sulla spalla. 
«So già d’essere fortunata.» Sussurrò ma ormai era sola nella stanza.
Frensis

 
|Angolo di Frensis|
Ciao a tutti! Personalmente questo capitolo mi piace tanto, perché non solo escono effettivamente fuori le paure di Beatrice, ma ha per la prima volta un confronto con il mondo esterno. 
Mi è piaciuto tanto scriverlo perché ho rivisto quel tipo di amica che tutti avremmo bisogno di avere, schietta e sincera anche se può sembrare invadente. 
Fatemi sapere cosa ne pensate. Spero che vi stia piacendo leggere questa storia. 
A presto. 
Frensis
 

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