Autunno in LA

di peralis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Remington era in piedi davanti all’ufficio di Laura.

“esci da lì ti prego…faremo tardi a cena”

Laura si era chiusa in quella stanza due ore prima e si rifiutava di uscirne.

Mildred aveva provato un paio di volte a convincerla, ma senza senza successo. 

Remington aveva ricevuto l’ultimo cliente ed era anche riuscito ad impressionare il proprietario di una delle più famose concessionarie della zona.

Aveva pianificato tutto senza l’aiuto di sua moglie.

 

“ Vai tu, io ho da fare” disse lei da dietro la porta chiusa

“Laura, non andrò a cena con tua madre ed il suo nuovo boy-friend da solo.

Ti prego esci di lì. Lo dovrai conoscere prima o poi” disse lui non riuscendo a nascondere la nota di frustrazione nella sua voce.

Poi avendo preso una drastica decisione, si inginocchiò davanti alla porta e con il suo fidato kit  cominciò a forzare la serratura. Ma senza che lui se ne accorgesse Laura era apparsa alle sue spalle, rimanendo in piedi sulla porta dell’ufficio adiacente. 

“ cosa diavolo stai facendo?” Chiese lanciandogli uno sguardo minaccioso.

“ O…Laura. Finalmente. Non perdiamo tempo, prendi la tua borsa e andiamo. Fred ci sta aspettando di sotto.” Disse lui cercando di distrarla.

Mildred? Noi andiamo, ho finalmente convinto Mrs Steele, Holt, Steele…ho finalmente convinto Laura ad uscire dal suo ufficio.”

Disse lui provocando la moglie che era ancora al quanto arrabbiata e frustrata dal dover passare la serata con la madre e con il suo ennesimo accompagnatore. A Laura sembrava che sua madre saltasse da una relazione all’altra da quando la sua leason con Daniel Chalmers si era interrotta bruscamente.

 

Mildred fece capolino da uno degli uffici, sorrise e si avvicinò ai due che erano in piedi davanti alla sua scrivania.

“Divertitevi, miei piccioncini, ci vediamo domani”

 

Laura e Remington arrivarono un paio di minuti in ritardo al ristorante ma non trovarono nessuno ad aspettarli.

“Sono anche loro in ritardo” disse Laura bevendo un sorso del vino che suo marito le aveva appena versato.

“ Deve essere una cosa di famiglia…genetica forse?” Disse lui con il suo solito sorriso sornione, sapendo perfettamente che Laura si sarebbe irritata.

Amava stuzzicarla, amava prenderla leggermente in giro così che arrivati a casa più tardi, avrebbero fatto la pace nel più sensuale dei modi.

 

Laura posò i gomiti sul tavolo e posò la testa su una mano.

Il ritardo della madre la stava irritabile. 

“ Sapevo che era uno sbaglio accettare il loro invito. Quella donna mi fa diventare pazza” disse lei sbuffando.

Steele era alquanto divertito da come Laura veniva influenzata dalla madre. 

La sua Laura era sempre impeccabile, calma ed in controllo di sé stessa, ma quando Abigail era coinvolta lei cambiava. Diventava la bambina che la madre vedeva in lei.

Il tovagliolo che era di fronte a lei sul tavolo, ora era una massa irriconoscibile.

La bottiglia di vino che avevo appena ordinato era ormai quasi vuota e Laura si stava inebriando.

Il suo sbuffare si era fatto più sonoro e aveva cominciato a borbottare.

“Laura, so che sei arrabbiata, mo possiamo, comunque, aveva una piacevole serata tra noi.

Possiamo andare a casa e ti posso massaggiare i piedi come piace a te.”

Laura sorrise. Sollevò una mano e carezzò la guancia del marito che la stava letteralmente spogliando con gli occhi.”

“ Non smetti mai di stupirmi amore mio” 

 

 

Finalmente Abigail apparse all’entrata del ristorante. Stava in piedi a stento, intrecciata in uno strano abbraccio con un uomo che rideva divertito baciandole la guancia

Era chiaro che erano entrambi ubriachi.

“ Laura…” disse la donna correndo verso il tavolo doveLaura e Remington erano seduti. Rimasero tutti e due a bocca spalancata. 

“ È ubriaca” disse Laura.

Abigail inciampò finendo in braccio a Remington che subito la soccorse.

“Abigail?… Mio Dio… venite vi aiuto io.”

“ A…il mio affascinate Nuoro. Remington è sempre un piacere finire nelle tue braccia”

Disse la donna mentre si faceva aiutare a sedere sulla sua sedia.

“Laura, Remington, voglio presentarvi” si dovette fermare un attimo interrotta dalla strana urgenza di ridere. Si schiarì la voce

“ Voglio presentarvi Rupert Kilpatrick”

L’uomo che fino a quel momento era stato zitto e seduto, si alzò in piedi, si asciugò le mani sudate strisciandole sulle braghe del suo abito grigio e alzò la mano di fronte a sé.

“ Signor Kilpatrick, sono Laura Holt, Steele, Holt Stelle, be non importa. È un piace fare la vostra conoscenza, prego si accomodi mentre mio marito, il Signor Steele, aiuta mia madre a ricomporsi.

Remington tolse il braccio che circondava le spalle di Abigail e si mise a sedere.

Allungò la mano verso Rupert che era ancora in piedi davanti al tavolo.

“ Signor Steele, la sua reputazione la precede. È un onore.” 

Remington gli sorrise e poi girò lo sguardo verso la moglie.

Laura prese la bottiglia di vino e la svuotò nel suo bicchiere bevendone immediatamente il liquido rosso e profumato.

 

Nel frattempo, in un’altra parte della città un uomo saliva nella sua macchina. Aveva con sé una larga busta gialla ed in tasca una pistola con il silenziatore. Tirò furi dalla tasca un pezzo di carta con un indirizzo scritto sopra. (800 10th Street, La) 

Accese il motore dell’automobile e si avviò.    

Era una tipica serata d’autunno in LA. La pioggia cadeva piano ed una lieve brezza faceva cadere le ultime foglie dai rami degli alberi.

L’uomo, vestito con un impermeabile e capello uscì dall’automobile che aveva parcheggiato davanti all’indirizzo che gli era stato dato.

Salì i tre scalini e si fermò davanti alla porta del palazzo. La luce illuminava chiaramente i nomi degli inquilini e piano con un dito lui cercò la persona che era venuto a trovare.

Mise un pollice sul nome di Laura Holt e suonò il campanello.

Non c’era nessuna risposta, riprovò due volte ancora e poi, approfittando dell’arrivo di un altro inquilino entrò nell’atrio.

Salì le scale e si fermò al piano dove viveva Laura.

La porta era chiusa con un lucchetto che lui riuscì a forzare senza troppa difficoltà. 

Si fece via nell’appartamento, prese una birra dal frigorifero e si mise a sedere sul divano.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La serata procedeva come previsto.

Laura guardava allibita, la madre mentre si piegava sempre di più verso il piatto di zuppa davanti a lei.  

Ne aveva abbastanza. Si alzò di scatto, gettò il tovagliolo sul tavolo e prese la mano del marito nella sua.

“ Adoro questa canzone, balliamo!”

Remington rimase un po’ spiazzato da tanta smania. Non ne era abituato, Laura era sempre molto equilibrata. 

Comunque si alzò e la seguì. 

La prese fra le braccia e cominciarono a danzare.

“ Ti prego, andiamo a casa, non voglio vedere mia madre in queste condizioni.

Non mi piace il suo nuovo boy-friend, veramente non mi piace nessuno dei sui boy-friends. 

Questa serata mi sta facendo impazzire, voglio solo che mi porti a casa; Ti prego?

Remington la baciò dolcemente sulla fronte.

“ Laura, sono molto felice che tu non abbia perso la ragione con tua madre. Ma lascia che ti dica una cosa. Pensò che dovresti essere un po’ più simpatetica verso tua madre.

Vedi, dopo che lei è Daniel si sono conosciuti lei ha riscoperto una parte di sé stessa che pensava fosse scomparsa da tempo.

Sono d’accordo che le sue scelte in uomini non siano ideali.”

Laura chiuse gli occhi frustrata, poi annuì.

Remington le sorrise, prese il suo viso fra le mani e le baciò le labbra.

“ Finiamo questa danza, amore” disse prima di baciarle la punta del naso.

“ Mi piace tenerti fra le braccia; sono passate, cosa?  Due ora dall’ultima volta che ti ho abbracciato?…praticamente un eternità. “

Laura gli sorrise, si tirò su sulla punta dei piedi e lo baciò.

“ abbiamo una bottiglia di vino nel mio appartamento che ha bisogno della nostra attenzione. Forse potresti mettermi le mani attorno alla vita mentre la apro?!

“ Mrs Steele mi fa arrossire con le sue avance”

“ si Mr Steele sempre sulla rotta di casa”

 

 

“Grazie Fred” disse Remington aiutando Laura fuori dalla limousine. 

Salirono le scale, lui tirò fuori la chiave dalla tasca e si avvicinò al  lucchetto. 

Si fermò notando che la porta era già aperta. Prese un profondo respiro poi spinse sua moglie via dalla porta, le mise una mano sulla bocca per tenerla in silenzio.

La guardò negli occhi e piano aprì la grande porta. Entrarono entrambi, molto cautamente. Videro un uomo, piegato in due seduto sul divano. Teneva ancora la grande busta gialla stretta in mano. La birra che aveva preso dal frigo gli era caduta ed era in frantumi sul pavimento.

Steele si avvicinò e provò a sentire se l’uomo aveva un polso.

“Morto, Laura”

“ Ma ovviamente è morto, stiamo finendo la nostra serata romantica! Chi non si aspetta di trovare un cadavere in casa durante una serata romantica con il marito?!” Disse lei incrociando le braccia e sbuffando irritata dall’ impossibile situazione. 

“ Laura?…Chi è?” chiese il marito, cercando ti togliere la busta dalla mano del malcapitato. 

“ Non lo so, guardo nelle tasche per il portafoglio. “

Laura cominciò a frugare nelle tasche dell’uomo. Trovò un portafoglio, e la pistola, che posò gentilmente sul taglino di fronte a sé.

“ Il nome è Frank Buccia, di New York City “

Rimase ferma, pensierosa per un paio di minuti, provando a trovare una logica spiegazione per quanto stava succedendo. 

“ Da quello che posso vedere sembra che fosse un gangster…guarda le nocche delle mani! E quella pistola? potrebbe portar giù un elefante con quel cannone.”

Disse lui squadrando il cadavere.

“ Penso che tu abbia ragione, aiutami a girarlo così cerco anche le altre tasche.

I due trascinarono il corpo sul pavimento.

Nelle tasche trovarono un biglietto da visita di una macelleria nel Bronx, dei proiettili e una fotografia di due bambini piccoli.

“ O no…spero che non siano i suoi figli disse Remington, guardando dietro alla foto.

“ Per il nostro papà…con amore.

Benissimo le cose migliorano. Laura! Dobbiamo far controllare l’identità da Mildred domani mattina “

Laura, ora stava camminando nervosamente avanti e indietro attorno al divano come uno squalo.

“ Non possiamo chiamare la polizia…ma non ho intenzione di passare la notte con un cadavere. Lasciamolo qui. Staremo nel tuo appartamento per questa notte. Forse domani mattina riusciremo a capirci qualcosa. 

E poi dobbiamo parlare del nostro futuro domicilio. Questo continuare a mantenere due appartamenti non mi piace”

 

 

Remington era in cucina che frugava nei cassetti per un cavatappi.

Era immerso nei suoi pensieri e non si accorse di Laura che stava ferma dietro di lui che lo guardava. 

Avvolse le braccia attorno alla sua vita, come era solito fare lui con lei.

Si poggiò in quell’abbraccio e piano si girò nelle sue braccia avvolgendola dolcemente. 

“ Mi devi aver letto nella mente Laura. Stavo proprio pensando alle tue mani morbide

Che mi sfiorano la schiena.”

“ in questo modo?” Disse lei infilando la mano sinistra sotto la camicia di lui.

 

Appena sentite le dita di lei sulla sua pelle la tirò più a se abbassando le mani sulle sue natiche, rimanendo piacevolmente sorpreso dal fatto che non indossava niente sotto la camicia del pigiama. La prese fermamente per le natiche e la tirò su facendole avvolgere le gambe attorno alla sua vita. La guardava avvicinando lentamente le labbra a quelle di lei senza sfiorarle. Si era appoggiato pesantemente al frigorifero dietro di lui facendo tintinnare le bottiglie all’interno.

“ Laura!” Disse lui con voce bassa e roca catturandole il labbro inferiore con la bocca.

Lei approfondì il bacio mettendogli le braccia attorno al collo. 

I capelli di lei erano bagnati e profumavano di sciampo. Le labbra di lui scivolarono sul suo collo assaporando la pelle pulita.

Cominciò a muoversi verso la camera da letto senza mai distogliere lo sguardo da quello di lei.

Si scambiavano a vicenda piccoli baci sulle labbra finché arrivarono davanti at grande letto che li accoglieva da quasi un anno.

La posò sulle coperte e cominciò a slacciarsi la cravatta, la fece scivolare via dal collo della camicia e la lanciò attraverso la stanza, la camicia e le scarpe fecero la stessa fine.

 

Lei si era tirata su sui gomiti per guardarlo. 

Era sempre affascinata dai sui movimenti. 

Da quel fatidico giorno in cui era entrato nella sua vita come l’onda di un maremoto, aveva scosso il suo cuore. Quel cuore che proteggeva ad ogni costo a cui leccava le ferite e non lasciava mai che impazzisca. Ma lui l’aveva fotto battere all’impazzata. 

 

“ Perché mi guardi in quel modo “ disse lui cercando di sistemarsi nel letto di fianco a lei. Subito le aveva poggiato le labbra sul collo. I piccoli baci velluti le stavano offuscando i pensieri. 

Voleva parlare con lui, come erano soliti fare prima del loro fittizio matrimonio. 

Ovviamente non rimpiangeva la sua scelta di averlo finalmente lasciarlo entrare completamente nella sua vita. Ne faceva parte da così tanto tempo, si! era ancora selvatico a momenti, ma era più che certa che non sarebbe più svanito. 

Le diceva e dimostrava costantemente di amarla… lo faceva da sempre. 

“ Signor Steele… parliamo un po’, ti va?”

“ Tu parla pure Laura, io continuo a saporare il tuo collo.”

“ Sono seria…è da quando siamo ritornati dalla luna di miele che facciamo l’amore ovunque possibile…Signor Steele…non ti ucciderà se per una volta parliamo solo.”

Disse lei mantenendo la posizione e dandogli pieno accesso alla sua pelle. 

“ posso continuare? Mi stai facendo perdere la concentrazione”

Piegando la testa sulla sinistra e toccando un posto preciso sul collo, lei rispose.

“ Ti sei fermato qui…” e gli sorrise.

Lui alzò il viso e la guardò dritta negli occhi

“ Mi sorprendi…mi hai sempre sorpreso.

Quando ci siamo incontrati, credevo di poter leggere nella mente di chiunque. Ma non nella tua. Non sono ancora riuscito a risolvere l’inuendo che è Laura Holt. I suoi occhi grandi e scuri che riescono sempre a farmi impazzire. Il suo sorriso, così pieno di intrigante dolcezza.

Sai che sei l’unica a cui la mia anima si mostra?!”

 

Laura sorrise e gli posò un lieve bacio sulla guancia.

 

“Ho sempre protetto il mio cuore da tutti. Da bambino davo la mano a chiunque fosse generoso o gentile con me… ed inevitabilmente mi hanno usato, buttato via. Ma non tu Laura… mi hai preso la mano e non mi hai mai abbandonato, anche se me lo sarei meritato più di una volta. 

Sai quando sono stato più sorpreso dalla tua presenza? 

A Londra…sei venuta a cercarmi anche se il resto della popolazione di questo mondo mi avrebbe  dimenticato, tu no Laura Holt…Perché?…dimmi”

 

Laura si scanso un po’ da lui per guardarlo negli occhi.

 

Gli carezzò una guancia e gli passò il pollice sulle labbra assaporandone la soffice pelle.

Lui le prese la mano vi posò le labbra e se la portò alla guancia chiudendo gli occhi.

 

“Quando sono entrata nel tuo appartamento e l’ho trovato vuoto…il mio cuore è mancato. Ho smesso di respirare. 

Mi sono seduta sul tuo grande letto e ho lasciato che le lacrime scendessero sulle guance.

Eri scappato per causa mia…ti ho ferito. La mia immatura incapacità di fidarmi di te mi ha accecato, 

Le notti le passavo con gli occhi aperti a guardare il soffitto pregando che tu non sia nei guai e che sia vivo. Mi sentivo come quando Wilson mi lasciò. La differenza era solo che tu non mi avevi detto che era finita…quelle parole le avevo dette io. 

Non sapevo perché e non riuscivo a smettere di piangere, mi mancavi così tanto. “

 

“ Dovevo cercare il mio nome…ne avevi bisogno…ne avevo bisogno. La mia identità  era la sola cosa che potevo darti come garanzia delle mie intenzioni. Tutt’oggi non mi sento di averti dato  abbastanza. 

Ho usato donne, per la loro bellezza, per i loro soldi, per una notte al coperto ma con te è sempre stato diverso. Ti ho amato dal momento che ti ho visto attraverso quella sala seduta a quel tavolo che mi guardavi. Normalmente quello non mi avrebbe distratto dal mio proposito di rubare le gemme, ma i tuoi occhi mi hanno catturato. 

Ho lottato contro questo sentimento Laura, ti ho resistito quel giorno, ma alla fine hai vinto. Ti volevo vedere di nuovo, ti volevo stare vicino e conquistare ( cosa non facile da come hai scalciato e ti sei dimenata pur di non farti sedurre…cosa che mi ha fatto innamorare sempre più di te). Ma ora, Laura, ora non voglio altro che vederti felice.”

Laura lo baciò una, due più volte. Aveva il viso di lui fra le mani e gli occhi nei suoi.

“ Sono felice, qui con te. Non mi serve altro”

Approfondì il bacio mettendosi a cavalcioni su di lui. 

“Signora Steele…Ti amo”

La schiena di lei si inarcò sentendosi penetrare. 

Lui poggiò il viso fra i suoi seni cercando di ammutolire i suoi ansimi bassi e rochi. 

Cercava di non muoversi per prolungare la sensazione di completa estasi che provava.

Quella donna riusciva a fare emergere l’animale che aveva in se. Doveva calmarsi…voleva amarla piano come piace a lei.

Laura, dal canto suo era persa nelle onde di piacere che gli dava lui cercando di contenersi e rallentare. Sorrideva e ansimava piano.

Alzò il viso per guardarla e le prese i seni fra le labbra. Fece scivolare le mani sul suo bacino e piano cominciò a guidarla tenendone strette le natiche sode. 

Lei abbassò il viso su quello di lui e gli prese la bocca lasciando che i suoi piccoli ansimi d’amore si perdessero nelle sue labbra.

Era orami all’apice, la fece girare sulla schiena facendola urlare di piacere, portando entrambi al culmine del loro piacere. Lei rimase abbracciata a lui per qualche minuto per riprendere il respiro che non controllava oramai da tempo.

Si adagiò di fianco a lui e tenendogli la mano chiuse gli occhi.

 

 

La mattina arrivò presto per Laura. 

Era in piedi all’alba pronta per una corsa rinvigorente. L’aria fresca la aiutava a pensare, le chiariva le idee.

Si mise le sue cuffie nelle orecchie, e lasciò che la musica la accompagnasse nella sua corsa attorno all’isolato.

Sapeva che Remington si sarebbe svegliato, vestito e preparato la colazione per entrambi.

Arrivò all’appartamento due ore dopo. Aprì la porta solo per sentire la voce della madre provenire dalla cucina. 

Parlava a voce alta con un tono decisamente allarmato.

  “ Ma dov’è Laura…Signor Steele come potete essere così calmo in un momento come questo?…O il mio povero cuore.”

Signora Holt la prego di sedersi, non c’è niente di cui allarmarsi…sappiamo del cadavere nell’appartamento di Laura. Questa mattina chiameremo le autorità…ora vi prego cercate di calmarvi, ecco prendete questo tè.”

Remington le porse la tazza di tè e la fece sedere al tavolo.

“ Madre, cosa sta succedendo?” Chiese Laura posando un bacio sulla guancia del marito che l’accolse con un espressione confusa ed esasperata. 

“Laura, mi sono fermata dal tuo loft questa mattina e con grande orrore ho trovato un cadavere nel tuo salotto…Ma come si fa dico io. Cosa diranno i vicini…O…Mio Dio che orrore” 

disse la donna coprendosi il viso con le mani.

“ Madre…ne sono al corrente ed intendo venire al fondo della situazione. Ma…perché sei venuta da me questa mattina…una telefonata non poteva essere sufficiente?”

Chiese Laura prendendo in mano il telefono e premendo i numeri per Mildred.

“ Be vedi Laura, dopo che tu e Remington avete lasciato il ristorante devo aver perso conoscenza perché mi sono ritrovata nella mia automobile. Non ricordo nulla Laura e per di più la mia borsa è sparita. Così sono venuta di corsa da te”

 

“ Mildred, puoi aspettare un attimo?” Disse Laura allontanando il telefono dal suo orecchio per ascoltare la madre.

“ Madre mi vuoi dire che ti sei ubriacata a tal punto da non ricordare cosa sia successo ieri sera?… benissimo le cose vanno sempre meglio.

Remington ti prego di parlare a mia madre mentre io parlo a Mildred.

…Scusa tanto Mildred…so che è Sabato ma purtroppo dovremmo lavorare. Puoi venire in ufficio tra un ora?… Grazie ci vediamo la.”

Laura sgattaiolò verso la camera da letto e nella doccia prima che l madre possa accorgersene.

“ Abigail vi prego di scusarmi. Mi devo preparare anche io. Volete aspettare qui?”

“ No grazie Remington, chiamerò Laura più tardi…Grazie per il tè.”

 

 

 Mildred era riuscita ha trovare delle cose interessanti sul nome Frank Buccia.

Aveva passato buona parte di dieci anni in prigione per frode era associato con uno dei nomi più influenti della mafia di New York, di fatti era la persona a cui veniva affidato il compito di recapitare documenti o messaggi piuttosto sensibili attraverso gli Stati Uniti ai capi di Los Angels. 

“ A Boss…Lo chiamano il Facchino e sembra che sia ricercato per il suo coinvolgimento nel traffico umano del Messico”

Remington guardò la busta che aveva preso dalle mani di Buccia.

La aprì estraendo alcune fotografie due floppy e un quaderno.

“ Laura vieni qui un attimo. Guarda che ho trovato. “

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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