L'amore è una quercia - Prima parte

di Mione Nanako
(/viewuser.php?uid=590583)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al caldo del camino ***
Capitolo 2: *** Nuovo giorno, nuovo gioco ***
Capitolo 3: *** Buone e cattive notizie ***
Capitolo 4: *** Primo Natale ad Hogwarts ***
Capitolo 5: *** In riva al Lago Nero ***
Capitolo 6: *** Emozioni scitte ***
Capitolo 7: *** Nuova festa in arrivo! ***
Capitolo 8: *** Anno nuovo, amica nuova ***
Capitolo 9: *** Amichevole sospetto ***
Capitolo 10: *** Nero attacco notturno ***
Capitolo 11: *** Complici ***
Capitolo 12: *** Mary è scomparsa! ***
Capitolo 13: *** Buon compleanno Fred ***
Capitolo 14: *** Esami ***
Capitolo 15: *** Arrivederci Hogwarts ***
Capitolo 16: *** Emozioni calde e acque dolci ***
Capitolo 17: *** Quidditch sotto attacco ***
Capitolo 18: *** Un ritorno colmo di novità! ***
Capitolo 19: *** Il famoso Torneo Tre Maghi ***
Capitolo 20: *** Prova infuocata ***
Capitolo 21: *** Ballo a modo mio ***
Capitolo 22: *** Prova bagnata ***
Capitolo 23: *** Cambiamenti: positivi o negativi? ***
Capitolo 24: *** L'ultima dura prova ***
Capitolo 25: *** Partenze e speranze ***
Capitolo 26: *** Vicini ma lontani ***



Capitolo 1
*** Al caldo del camino ***


L' anno scolastico era ormai cominciato da qualche mese, evidente il fatto che l'inverno fosse alle porte; la temperatura si abbassava di giorno in giorno e gli unici luoghi dove si stava tranquilli e al caldo erano la Sala Grande e la Sala Comune; anche le aule lo erano abbastanza, tranne quella di Pozioni del Professor Piton nei sotterranei,un vero luogo glaciale, ti salvava solo il fuoco sotto i calderoni…..

Che maleducata! 
         

Vi ho accennato qualcosa di generale ma di me ancora nulla….

Che vergogna!

Dunque….. Da dove posso cominciare…… Ehm vediamo…

Ciao a tutti mi chiamo Emily Marie Lovegood –Emy per gli amici - e questo è il mio primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ho scoperto di essere una strega alla sola età di otto anni, poco prima che mia madre morisse - ma di questo vi parlerò un’altra volta non voglio apparire come la vittima disgraziata e soprattutto non voglio rattristarvi -
Dunque, come dicevo, sono la sorella minore di Luna Lovegood, abbiamo un anno di differenza. Rispetto al  famoso Harry Potter e i suoi amici, invece sono due. Diversamente da Luna sono finita in Grifondoro, cosa di cui sono molto contenta, e sempre grazie a lei ho conosciuto Harry e il resto degli amici della bionda. Ricordo che è stato proprio in quel momento, che mi presi la mia prima cotta un vero colpo di fulmine!  Per uno dei due gemelli, i fratelli più grandi di Ron, Fred Gideon Weasley. Ora che vi ho raccontato la mia storia, seppur breve, torniamo al presente.

Come stavo dicendo, questo mio primo inverno cominciava a essere davvero freddo, ammetto che in fondo  questa dolce aria invernale non mi dispiace, dà giusto un brivido. Ho già dei luoghi preferiti: Il Lago Nero sotto la grande quercia e la biblioteca. Non potendo usare il primo a causa del calo della temperatura mi rifugio nel secondo, sto anche spesso nella Sala Comune della mia casata. Proprio questa sera ho deciso di fare un salto in biblioteca, un ottima occasione per ripassare la lezione di oggi.  Alle otto precise da Madama Prince mi cacciò non molto dolcemente fuori, iniziando a spegnere tutte le luci.

Che smemorata... avrei dovuto ricordarmi che a quell’ora chiudeva..

Date le circostanze non mi rimaneva altro che continuare a studiare in Sala Comune… Percorsi i miti corridoi salendo poi le molteplici scale giungendo infine davanti al ritratto della signora Grassa:

"Fortuna Major" recitai la parola d’ordine, la donna nel quadro borbottò appena ma alla fine si scostò per farmi gentilmente passare. Mi lasciai cadere su una morbida poltrona, la borsa dei libri accanto a me e uno di essi fra le mani.
Era ancora presto per coricarsi, in più non avevo molto sonno, così iniziai a sfogliare le pagine del volume. Mi accorsi ben presto di non essere l’unica a non riuscire a dormire quella sera; seduto sul divano al caldo del camino, guarda caso neanche a farlo apposta, c'era Fred, non lo notai subito ma da quell’attimo non riuscivo più a smettere di guardarlo. Vidi che in lui c'era qualcosa di strano, stranamente triste o più che altro preoccupato e da solo senza George al suo fianco; non persi l’occasione:

Si ero timida certo ma non avrei mai lasciato una persona triste sola, potevo almeno provare a parlargli, sicuramente aveva bisogno di qualcosa o qualcuno con cui parlare… tentar non nuoce dicono, no?

Mi avvicinai lentamente al divano, e  con voce flebile chiesi:

«Scusa posso sedermi?» lui si girò e alla vista del verde chiaro dei suoi occhi cominciò a battermi forte il cuore.
 

«Oh Emily si ciao accomodati pure» mi disse con sguardo cupo.

«Grazie!» Esclamai sedendomi, aggiunsi poi: «Chiamami Emy se ti va» ammiccai arrossendo poi.

«Ok, Emy» rispose lui con mezzo sorriso quasi forzato, ma esso quasi mi fece sciogliere.

Ci fu una piccola pausa nella quale nessuno dei due parlò, il ragazzo continuava a fissare il fuoco con aria assente e io fissavo lui,  con un nodo alla gola. Non potendo continuare a vederlo cosi, decisi di buttarmi: 

«Fred scusami..» iniziai, lui si voltò per ascoltarmi.
 
«Ho notato.. –non che ti stessi perseguitando o fissando- che non
sembri del tuo solito umore questa sera.. il sorriso che hai sempre quando sei con tuo fratello sembra appartenere ad un’altra persona... ti è successo qualcosa? Se ne vuoi parlare..» misi prima la cosa in chiaro, e aggiunsi subito dopo il resto sperando di non essere invadente, in un minuscolo tentativo di tirarlo su di morale, avrei fatto il possibile per lui .

Il rosso sospirò, una piccola risatina. «L'hai notato eh?»

In quel momento pensai "Sono una che nota tutto", notando quella risata esclamai:

«Era una risata quella? Ho fatto ridere Fred Weasley la coppa a me!»

Risi appena anch’io tornando poi seria quando lui sussurrò.

 «Si, in effetti qualcosa è successo…» pausa.

Il suo tono di voce  esprimeva tristezza, mi avvicinai maggiormente a lui  in modo che se ci fosse stato qualcun altro non ci avrebbe sentiti.

«Ne vuoi parlare? Forse posso fare qualcosa per aiutarti, sfogarsi di solito agevola le preoccupazioni» gli proposi cercando coraggio.

 «Così piccola e già così saggia. Sicura che non ti annoio?..» sorrise appena leggermente sorpreso, si intimorì un pochino temendo che il suo discorso non mi andasse di sentirlo ma ammiccai per rassicurarlo, così  cominciò a raccontare il suo problema.

Restai in silenzio ascoltando la sua voce, appoggiai la schiena al divano, lui intanto sfogandosi e rilassandosi arrivò allo sdraiarsi ed appoggiare la testa sulle le mie gambe, le nostre mani si sfiorarono appena, troppo impegnata ad ascoltarlo, nemmeno me ne accorsi. Al termine della sua storia, l’orologio scoccò la mezzanotte, si sentiva leggero più felice e sedendosi mi disse:

 «Grazie Emy per aver sopportato i miei schiocchi racconti ora è meglio che vada a dormire ci vediamo domani a colazione ciao buonanotte» pronunciò quasi tutto di un fiato lasciandomi un bacio sulla guancia e si alzò per salire nel dormitorio.

 «Figurati, è stato un piacere, sarò sempre qui quando avrai bisogno, anche solo per una chiacchierata..  a domani n-notte» .

Rimasi per qualche minuto immobile sul divano con una mano sulla guancia dove mi aveva appena baciata.

No.. non è possibile.. l’ha fatto davvero? No.. me lo sono immaginato, si sarà senz’altro così.. si   
Ecco cos’era stato, tutto un sogno, si non poteva essere davvero accaduto, mi devo essere addormentata sui libri e caduta nel mondo dei sogni… Eppure Fred, mi aveva appena dato un bacio sulla guancia…giuro di averlo sentito! Grazie al cielo non c’èra uno specchio, il mio colorito era bordeaux di sicuro…… Avrei voluto urlare tanta era la gioia ma ci ripensai..

’Sarà meglio non  svegliare tutta la scuola…’’  dissi tra me e me

 Cosi feci l'unica cosa possibile in quella situazione: mi diedi un pizzicotto sulla gamba.

«Ahi! Accidenti..»

Avevo sentito dolore.. quindi…. Non era un sogno! Corsi a letto buttando i vestiti all’aria, mi infilai il pigiama e successivamente sotto le coperte, un ultimo sguardo alla bianca luna con aria sognante, essa mi sorrideva, come se mia madre fosse felice insieme a me; serenamente mi addormentai con il ricordo più bello di tutta la giornata a tenermi compagnia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuovo giorno, nuovo gioco ***


La notte stava passando inizialmente tranquilla ma un brutto incubo mi aveva svegliato poco prima dell'alba; non riuscendo più a riprendere sonno  mi alzai e mi diressi verso la finestra. La neve cadeva a fiocchi delicati e grandi sui prati e sul tetto della capanna di Hagrid; lentamente il sole che stava salendo dava ad essa un colorito meravigliosamente rosetto. Incantata ad ammirare quel bel panorama stavo rischiando di far tardi a colazione. Di fretta mi vestì presi: guanti, cappellino  sciarpa e corsi fuori dal dormitorio. In Sala Comune non c'era nessuno probabilmente erano già tutti di sotto. Silenziosamente attraversai il buco del ritratto e raggiunsi la fine della lunga scalinata Come immaginavo la Sala Grande era piuttosto affollata. Qualche minuto per fare un giretto prima di colazione mi avanzava, così sistemai meglio la sciarpa infilai i guanti e cappello decisa ad uscire, quando: 

«Signorina Lovegood dove va di bello?»

La calda voce di Silente mi apostrofò, feci dietrofront avvicinandomi alla sua figura.

«Oh buongiorno professore»

Lo salutai chinando appena la testa in segno di rispetto arrossendo appena sulle guance imbarazzata.

«Ecco vede volevo solo uscire sotto la neve, sa professore un po' di aria frasca del mattino..»

Ma che mi prendeva?                                                                                                                                                                     Be' pensandoci non avevo colpa infondo non avevo violato nessuna regola..

«Vai pure Emily cara ragazza,  ma rientra presto non è prudente stare fuori in questo periodo, sopratutto da soli»

Mi consigliò con tono premuroso.  

«La ringrazio, professore».

Con un altro rispettoso inchino, mi avviai felice verso il portone di legno aperto; appena fui fuori una dolce arietta fresca mi accarezzò la guancia, mossi i piedi fino alla vecchia quercia pensando alle parole di Silente “Non è prudente stare fuori in questo periodo” chissà a cosa si riferiva? forse al fatto di quell'assassino in circolazione; Sirius Black.. al pensiero rabbrividì appena “Ma no, non verrà mai a Hogwarts” mi auto- rassicurai.Rientrai in Sala; Ginny corse da me preoccupata:

«Hey Emy dove eri finita? Luna ti sta cercando è meglio che tu vada da lei era in pensiero per te…»

Mi allarmai.

«Oh, Godric…  grazie Ginny! Corro!».

Mi diressi svelta al tavolo dei Corvonero, Luna mi venne incontro abbracciandomi. 

«Sorellina dov'eri? Mi ha fatta preoccupare»

Disse sciogliendo poi l'abbraccio.

«Perdonami Lu, ero uscita un attimo sotto la quercia tranquilla non mi è successo niente, sto bene»

Allargai le mani con un sorrisino innocente, la bionda si rincuorò.

«Oh, meno male, ora vai, credo che Hermione voglia parlare con te.. »

Mi congedò con un bacio sulla guancia, tornai sui miei passi raggiungendo la riccia sedendomi accanto a lei e Fred si fece appena più in là. Al tavolo dei Serpeverde la ragazza di Fred, Veran Wilkins sussurrò qualcosa alle sue amiche ridacchiando poi successivamente, sicuramente stavano parlando male di qualcuno. 

 «Come osa quella lurida bambinetta sedersi vicino al mio Fredduccio»

Esclamò la ragazza verde/argento stizzita.   

«Io non le sopporto, nessuna delle due, non ho mai visto gente più pazza di quelle»

Commenta l’amica ramata.

«Non so chi fra le due sia peggio»

Aggiunse l’altra arricciando il naso e spostandosi una ciocca di capelli viola dietro l’orecchio.                                                                                                                       Al tavolo dei Grifondoro, le due ragazze sorridendo si parlavano: 

«Allora Emy, hai voglia di venire con me in biblioteca dopo colazione? »

Domandò la grande alla piccola.

«Oh, certo! Più che volentieri, sai ho giusto bisogno di una piccola mano con un compito, ti adoro Herm!».

E così ci eravamo messe d’accordo, Fred aveva sentito tutto ma fece finta di niente. 

«Andiamo dai»

Tagliò corto Hermione prendendomi per mano si alzò senza neanche darmi il tempo di parlare con il rosso. 

«Ciao ragazzi, a dopo! »

Salutai, come risposta ricevetti un coro di “ciao” da parte del gruppetto, Fred si alzò scusandosi e inventando un impegno, George non la bevve così gli corse dietro.                                                                                                                  Io e Hermione intanto avevamo già raggiunto i dormitori e ritirato i  libri;  pochi secondi dopo eravamo già in biblioteca; durante la strada raccontai a lei della sera precedente passata con Fred e lì, le confessai la mia cotta segreta. Iniziammo a studiare, dopo un oretta fummo interrotte da Fred arrivato di soppiatto:

«Scusate ragazze»

Sussurrò egli facendoci sobbalzare.

«Fred!? Per l’amor del cielo, ci hai fatto prendere un colpo, che ci fai qui?»

Lo rimproverò Hermione, lui tirò su le mani.

«Perdonatemi ero solo venuto a chiedervi se volete venire fuori a giocare a palle di neve: Harry, Ron, Ginny e George ci aspettano nella Sala d'Ingresso, allora ci state?»

Chiese il gemello Weasley speranzoso.

«Ci stiamo! Basta con i libri è sabato mattina un po' di svago non ci fa male,dacci il tempo che posiamo i libri e ci vediamo giù! Andiamo Herm!»

Esclamai con entusiasmo, Fred fece una faccia molto soddisfatta e il mio rossore aumentava.Nel giro di pochi minuti eravamo imbacuccate e i libri giacevano sui letti, corremmo di sotto e li ci aspettavano tutti: Ron prese Hermione, Ginny prese Harry, George chiamò Fred e uscimmo tutti nel prato ricoperto dalla coltre bianca; Aveva smesso di nevicare e il sole pallido offriva una temperatura tiepida all’ambiente. Trovato uno spiazzo abbastanza grande, i giochi ebbero inizio! La decisione fu quella di dividerci in due squadre: I maschi Fred, George Harry e Ron da una parte e noi tre ragazze Io, Hermione e Ginny dall’altra. Per la prima sfida avrebbe vinto chi avesse fatto il pupazzo più bello il tutto ovviamente senza magia. Tempo venti minuti entrambi i team avevano terminato la piccola scultura e ora Hermione da brava giudice imparziale comunicava l’esito della competizione:

«Niente da fare ragazzi, siamo pari».

Sollevò le braccia e mentre le stava riabbassando la palla di neve di George la colpì proprio sul cappellino dando inizio ad un autentica a lotta. Ci stavamo divertendo tantissimo era uno dei miei inverni più belli!  L'unica cosa che rovinava la dolce atmosfera era la presenza della ragazza di Fred e delle sue “guardie del corpo” poco distanti da noi, ma a loro non badava nessuno, finché lei non attirò l’attenzione di Gideon: 

«Ehi Freddino amore vieni qui»

Lui si girò per guardarla un attimo e una mia palla di neve gli finì sulla guancia; Subito mi precipitai al suo fianco per riparare al danno:

«Oh, scusami non ti ho fatto male vero? »

Gli asciugai il viso con il guanto.

«Ora mi vendico!»

Rise lui facendo una finta voce da mostro portando le mani suoi miei fianchi per farmi il solletico e sollevarmi, scoppiai in una risata acuta mista ad un piccolo strilletto quando un urlo ci distrasse; prima ancora che potessimo renderci conto di quello che stava succedendo, io ero di nuovo a terra e la faccia di Veran era a pochi centimetri dalla mia, parole furiose uscivano dalla sua bocca:

«COME OSI TU PICCOLA ODIOSA TOCCARE IL MIO FRED?!!!»

Presa alla sprovvista tirai indietro la testa pulendomi la guancia dalla saliva della ragazza.         Hermione  e Ginny mi si avvicinarono, la rossa parlò:

«Senti datti una calmata, credo che mio fratello sia abbastanza grande per decidere da chi farsi toccare o meno»

Ginevra affrontò la Serpeverde con coraggio.

«Nessuno ti ha interpellato stupida traditrice del tuo sangue!

Rispose la bionda a tono storcendo il labbro. Fred a quel punto s’intromise, nessuno poteva permettersi di offendere sua sorella, tanto meno quella che si considerava la sua ragazza.

«Basta Veran ora stai esagerando, tieni a freno la lingua quando parli a mia sorella e a proposito di parlare, più tardi dobbiamo fare una chiacchierata, in privato»

La mise in riga con sguardo severo, sottolineando le ultime due parole, si girò poi verso di noi.

«Torniamo dentro, inizia a fare freddo.. »

Annuendo e rimanendo in silenzio, tutti lo seguimmo.                                             Arrivati in Sala Comune, i ragazzi salirono a cambiarsi, anche Hermione e Ginny, io mi sedetti un momento accanto al fuoco, allentai la sciarpa e tolsi i guanti, sfilandomi anche il cappellino dalla testa e scuotendo un po’ i capelli. Fred mi si sedette accanto.

«Tutto bene?»

Domandò per assicurarsi della cosa, annui sorridendo.

«Non ci badare a quella è fatta così non ti preoccupare cambierà, e a proposito, ti aspetto dopo a pranzo ! Ti lascio il posto come stamattina a dopo dolce Emy»

Mi scompigliò appena i capelli e io ridendo gli lanciai un cuscino:

«Hey!».

Grazie a lui, ora stavo meglio, feci un saltello per alzarmi, raccolsi tutte le cose e salì anch’io nel dormitorio a cambiarmi per il pranzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Buone e cattive notizie ***


Sabato ora di pranzo; non essendoci lezioni è concesso abbandonare la divisa e indossare qualcosa di comodo. Aprendo l’armadio scelsi un paio di caldi jeans e un maglione rosso scarlatto con dei brillantini dorati, uno tra i miei preferiti; Mentre mi pettinavo i capelli, rimasti un po' schiacciati dal berretto di lana, entrò in stanza Hermione.

«Emy, è permesso? Dove sei?»

Si guardò in giro cercandomi.

«Qui»

Le risposi vicina allo specchio, le si avvicinò osservandomi all'alto al basso.

 «Che bel maglioncino!»  

Arrossì appena sorridendole e lei ricambiò il sorriso.

«Stai meglio? Temevo avresti pianto…»

Mi sussurrò.

«Piangere? Per una pazza, isterica e gelosa che è stata solo capace di urlarmi dietro invece di ragionare come persone civili? Mi ha fatto venire il mal di testa…»

Spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorridendole la presi per mano uscendo dalla stanza, lei mi seguì ridendo fiera di ciò che avevo detto. Sulla soglia del grande portone della Sala Grande ci raggiunse Luna abbracciandomi:    

«Piccola mia stai bene? Ho sentito di quello che è successo stamattina.. non temere sicuramente qualche Gorgospizzo le ha confuso il cervello.. »

La bionda scosse la testa ed Hermione alzò gli occhi al cielo, sempre scettica sulle creature che mia sorella nominava.

«Poveri Gorgosprizzi a contatto con il suo cervello» aggiunsi alzando le spalle, ridemmo entrambe e poi la baciai sulla guancia.

«Buon pranzo sorellina, ci vediamo dopo»

Le augurai una volta essermi staccata dal suo viso.
 

«Anche a voi»

Ricambiò l’augurio sorridendo e saltellando poi verso il tavolo blu/argento. Noi invece ci recammo al nostro rosso/oro. Al tavolo delle Serpi, Veran sorridendo beffarda, si vantava del trattamento che mi aveva riservato:

«Tsk se l’è proprio cercata quella bambinetta sapete? L’ho messa a cuccia! Nessuno tocca il mio Fredduccio»

Mantenendo quel tono, mosse la mano per salutare Fred con un sorrisino stupido.

«Quella Weasley ti ha zittita o sbaglio, eh Ver?»

La stuzzica un ragazzo lì accanto, ella lo fulmina con lo sguardo.

«Taci e non ti intromettere!»

Gli sputa contro acida.

«Per me dovrebbe solo tacere, peccato sia la sorella di Fred..  Se non lo fosse l’avrei già fatta fuori»

Sbuffò bevendo poi un sorso di succo.

«E lui? Ti ha rimproverata?»

L’amica alza il sopracciglio guardandola.

«Perché avrebbe dovuto? Lui mi ama! »

Esclamò Veran stizzita e convinta, alcuni ragazzi e ragazze ridacchiarono.

«Tienitelo stretto allora, non vorrai mica fartelo portare via da quella pazza!»

L’avvertì l’altra sua amica.

«Hai scoperto il Vaiolo di Drago, Kessie! È ovvio che non lo lascio nelle mani di una sgualdrina simile, piuttosto, sapete la novità? Freddino mio ha detto di avere una cosa importante da dirmi questa sera!»

Esclamò ella tutta eccitata.

«Forse vuole chiederti di sposarlo!»

Suppose Arienne.

«Sarebbe un sogno! Oh, guardate sta entrando la Granger»

Kessie fece cadere l’attenzione sulla riccia.

«E perché questo dovrebbe interessarci?»

Domandò Veran infastidita.


«Zitta e guarda»
Sbuffa la mora zittendo la bionda.                                                                                                                                                                                                                                                                                     Hermione s’incamminò verso il tavolo, la seguivo sfoggiando un elegante sorriso, lei prese posto accanto a Fred e io vicino a lei .  
                                                      

«Non ci posso credere! Quella brutta odiosa! Ancora gli gira intorno! Guardatela! Ha pure il coraggio di stargli accanto! Adesso le faccio vedere io! »

Veran fece per alzarsi e dirigersi verso di noi, ma le sue amiche la presero dalle braccia riportandola giù seduta.

«Sta ferma! Vuoi per caso farti beccare davanti a tutti i professori?»

La giovane Wilkins rassegnata consumò il suo pranzo guardandomi male di tanto in tanto.                  
Noi Grifondoro nel frattempo, fra un pollo e delle patate chiacchieravamo tranquillamente; Fred mi guardava con la coda dell’occhio avvicinandosi poi all’orecchio della strega di due anni più piccola di lui.


«Herm come sta la piccola?»

La riccia rispose in un sussurro:

«Come vedi in piena forma»

Lo guarda ridacchiando appena.

«Non è una ragazza che si lascia abbattere da queste cose»

Ammicca.

«Veran è insopportabile, assillante.. non mi sento libero… »

Sospirò il rosso.

«Basta parlarci con lei, sei umano e anche tu hai esigenze e diritti»

Gli consigliò lei ma mi intromisi:

«Scusate se vi interrompo, mi passate un po' di dolce?»

Chiesi loro con viso d’angelo.

«Tieni golosa dal bel maglioncino»

Rise Fred passandomi il vassoio con il dessert, Hermione mi fece l'occhiolino; presi il piatto, tagliai una fettina di torta e lo riposi a posto, il tutto con le guance rosse. A pasto terminato, il gruppetto si avviò fuori dalla Sala Grande camminando poi verso la fine della scalinata principale nella Sala d’Ingresso.

 «Allora ragazzi rivincita a palle di neve oggi pomeriggio? »

Ci domandò George con un furbo sorriso.

«Mi dispiace Georgie, io e Emy abbiamo da studiare oggi pomeriggio vero?»                                              

Hermione mi fissò con quello sguardo severo, in quel modo in cui si guardano le persone obbligandole a fare ciò che dici.

«Oh sisi un sacco di libri»

Annuì deglutendo.

«G-Ginny vieni con noi?»

Sussurrai timorosa, Hermione mi aveva in suo possesso.. La rossa annuì anche lei sottomessa allo sguardo della riccia.

«Io ho una cosa molto importante da fare più tardi ci vediamo stasera in Sala Comune vi saluto»

Tagliò corto Fred salutandoci e dirigendosi verso le Sala Grande. George seguì i movimenti del fratello parecchio confuso, guardando poi il fratellino e il ragazzo occhialuto.

«Allenamento ragazzi?»

Propose loro, i due interrogati annuirono e così ognuno prese la propria strada: i tre ragazzi fuori a giocare e le tre ragazze a studiare. Come detto, Gideon fece dietrofront tornando in Sala Grande diretto al tavolo dei Serpeverde.

«Ragazze sta arrivando!»

Veran iniziò a lisciarsi i capelli con le mani e sistemò la cravatta mostrando un sorriso smagliante, scattando in piedi appena il rosso fu vicino.

«Ciao amore mio!»

Allungò il collo per sfiorare le sue labbra ma egli si scostò.

«Ciao. Ricordi che dobbiamo parlare? Non ora però stasera dopo cena è importante ci vediamo qui fuori in Sala d'Ingresso per le nove, a dopo»

Lei annuì in segno di comprensione, il ragazzo si allontanò dalla Sala. Veran con un piccolo sospiro tornò a sedersi.

 «Aspetta un momento, non ha voluto neanche baciarti?»

Kessie la guardò confusa, Veran diede un alzata di spalle.

«Be’è ovvio, no? Non voleva farlo davanti a voi»

Disse non molto felice, nella mente ancor si chiedeva perché il ragazzo avesse reagito in tal modo.                                                                                                                                                            Le ore trascorsero fra studi e divertimenti, poco prima di cena il gruppetto si riunì in Sala Comune:

 «Com' è andata la piccola partita?» chiese Hermione a Ron fingendosi interessata.

«Oh, magnificamente voi che avete ripassato?»

S’intromise Harry.

«Herm di tutto è di più, nemmeno io studio così tanto.. »

Risposi io a lui.                                                                                                                                                                      Chiacchierando la combriccola scese a tavola per gustarsi le prelibatezze; La Sala Grande era dimezzata, parecchi studenti avevano già lasciato la scuola per le vacanze natalizie, altri invece come noi, rimasti a Hogwarts gustavamo ciò che la scuola offriva. A cena finita Hermione e Ginny uscirono fuori dalla Sala con una scusa. I tre ragazzi le seguirono, avevano bisogno di una doccia. Rimanemmo io e Fred, giocherellai con una ciocca di capelli in imbarazzo, il rosso si alzò guardandomi.

«Emy.. scusami ma devo fare una cosa importante, ci vediamo dopo di sopra»

Mi pizzicò delicatamente una guancia con due dita e si avviò verso la porta. Gli sorrisi alzandomi poi anch’io e rimasta sola mi recai vicino a mia sorella al suo tavolo.                                                        Mancava pochissimo alle nove; Fred si era appostato accanto alla porta, lì su una colonna ad aspettare. Puntualissima Veran uscì dalla Sala Grande raggiungendolo, gli gettò le braccia al collo ma lui si ritrasse.

«Che c’è amore? Non mi abbracci più?»

Parlò con tono triste, il labbro tremulo.

«Veran.. si tratta di una cosa seria..»

Fred Weasley serio, che cosa strana.. Lei lo guardò confusa e leggermente impaurita annuì.

 «V-va bene dimmi…»

Deglutì la bionda.

«Dunque.. sono giorni che penso a questa cosa e credo sia arrivato il momento di dirtelo»

Lei non parlò lo guardava e ascoltava in silenzio aspettando che continuasse.

«Credimi, è difficile anche per me ma preferirei che chiudessimo questa relazione. Insomma, non ha né capo né coda, è tutta e solo da parte tua, io non provo nulla per te».  

Ci fu un attimo di pausa gli occhi neri di Veran diventarono per un attimo rosso fuoco dalla rabbia.

 «Oh, Freddino amore mio, sei sempre il solito! Quanto amo i tuoi scherzi! »

Ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca, guardando poi la faccia seria del rosso capì che egli non stava affatto giocando.

«N-non era uno scherzo vero..?»

Gideon scosse piano la testa… a quel gesto le braccia di Veran calarono lungo il suo corpo, fu come se una nuvola di temporale e pioggia le si fosse appena fermata sopra la testa, dopo l’attimo di tristezza, prese ad urlare ferocemente contro il povero Weasley.

«COME PUOI ANCHE SOLO PENSARE DI LASCIARMI!? FRED WEALSEY SPERO CHE TU ABBIA UN MOTIVO VALIDO CHE GIUSTIFICHI  QUESTA ASSURDA DECISIONE!!»

Il ragazzo rimase calmo, alzò delicatamente le spalle rispondendole:

«Mi sembra di avertelo spiegato… Stammi bene Ver...»

La congedò con queste poche parole; in cuor suo Fred sapeva benissimo il perché del gesto compiuto, ma non era ancora pronto a farlo sapere a qualcun altro che non fosse sé stesso. Decidendo che ci avrebbe dormito sopra, tornò nel proprio dormitorio abbandonando la giovane Serpeverde nella sua tempesta interiore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Primo Natale ad Hogwarts ***


A pensarci tutto ciò era successo proprio la vigilia di Natale; Veran sarebbe rimasta sola per questi giorni di festa. In lei stava sentendo crescere un odio e disprezzo per tale ricorrenza. Chiusa nel suo dormitorio, sotto il Lago Nero la ragazza singhiozzava osservando il fondo, era difficile capire se nevicasse o meno, data la lontananza dalla superficie. Qualche piano più in su, precisamente in una delle torre più alte del castello nel dormitorio femminile di Grifondoro del primo anno, una giovane moretta riposava serena. I regali dei suoi amici erano già sistemati in fondo al letto, fuori dalla finestra invece si notava qualche metro più in basso un prato completamente imbiancato. I segni delle orme lasciate la sera prima erano già state cancellate da altra neve caduta nella notte. Nel silenzio del mattino i piccoli passi di Hermione avanzano decisi verso il mio letto;  vuole venire a svegliarmi con una sorpresa: entrò di scoppiato nella mia camera avvicinandosi lentamente a me. Mi sfiorò il braccio con una mano sussurrando:

«Emy? Sveglia bella addormentata»

Rise appena richiamandomi all’appello. All’udir della sua flebile voce aprì piano gli occhi mettendomi poi a sedere con la coperta solo sulle gambe.

 «Buongiorno a te Hermione»

Le sorrisi stiracchiandomi e guardando un po’ in giro e poi di nuovo lei.

«Buon Natale!»

Esclamai saltandole in braccio. Una volta staccate, ella mi chiese:

«Allora, pronta per scartare i regali?»

Aprì appena di più gli occhi sorpresa.

 «Ho ricevuto dei regali? Yuppi!»

Balzai giù dal letto sedendomi ai piedi di esso con le gambe incrociate prendendo il primo pacchetto e iniziando a scartarlo. La lunga e quadrata scatola conteneva il regalo di mio padre: una camicetta nuova da notte invernale con un leone. Il secondo dono era di Hermione: un tenerissimo cappellino con un pompon ricamato da lei, e l’ultimo da mia sorella: un libro sugli animali Babbani unito ad un pacchetto di Gelatine. Sotto a tutti notai un morbido pacchetto. No.. non poteva essere.. andava oltre ogni mia aspettativa..

 «Oddio Hermione guarda! La signora Weasley ha fatto un maglione anche a me!»

Era bellissimo! Rosso rubino con una “E” al centro in giallo oro

 «Mmm secondo me c’è lo zampino di qualcuno qui»

La riccia sorrise furba.

«Tu dici? Ringrazierò i suoi figli appena scendiamo.  E grazie a te Herm per questo cappellino è tenerissimo!»

Sorrisi tutta contenta baciandole una guancia. Mi rialzai poi dal pavimento appoggiando le cose ricevute sul letto le avrei sistemate più tardi.

«Herm aspettami pure di sotto se vuoi, devo ancora fare la doccia. Ti raggiungo appena sono pronta»

Mantenni l’espressione felice sulle labbra avviandomi in bagno; come accordato Hermione scese in Sala Grande. Essa aveva qualcosa di diverso quel giorno: i quattro tavoli erano spariti, al loro posto un unico grande tavolo che ospitava circa una ventina di persone fra studenti e professori. Scesi di sotto indossando un paio di caldi jeans e il maglione regalatomi dalla rossa signora Weasley, notando il cambiamento della stanza rimasi leggermente confusa… Che era successo? Dov’era finita la maggior parte degli studenti?  Ogni anno succedeva così per le vacanze?.                                                                                             Tutte queste domande mi affollavano la mente, solo l’abbraccio di Luna e i suoi auguri che mi fecero tornare alla realtà. Ricambiandole entrambi i gesti le diedi anche un bacio su una guancia la invitai a sedersi accanto a me ed ai ragazzi che già accomodati ci aspettavano. Ginny si era seduta accanto a Hermione, la rossa mi sorrise.

«Buon Natale anche a te ritardataria!»

Mi rimproverò ridendo.

«Preferivi che sapevo di puzzola o di rosa, Gin?»

Risi pure io.

«Sai di fragola sorellina»

Mi sorrise Luna seduta alla mia sinistra, davanti a me c’era George; egli mi stava fissando da diversi minuti mentre beveva succo di zucca. La bevanda gli andò quasi di traverso appena notò ciò che avevo in dosso.  

«Emy anche tu con un maglione marchio Weasley a quanto vedo! Che strano sembra proprio che qualcuno abbia spifferato a mamma che ti sarebbe piaciuto»

Con un sorriso furbo guardò il gemello che da bravo finto tonto si mise del bacon in bocca.  

«Be’ chiunque l’abbia fatto lo ringrazio di cuore è' davvero meraviglioso! Caldo, morbido, mi calza a pennello!»

 Li ringraziai entusiasta.

«Ma se scrivo a vostra madre per ringraziarla esagero?»

Chiesi un po’ in imbarazzo.

«Non credo. Anzi penso che mamma ne sarebbe contenta, è anche capace di commuoversi mentre legge»

Fred rise appena.

«Dev’essere molto dolce come donna»

Sorrisi con dolcezza immaginandomi l’aspetto che potesse avere la donna.  

«Posso confermatelo»

Mi disse Harry con un sorriso passandomi il piatto in modo che potessi servirmi.                                                                                                                                                                                                                Finito di cibarci e a stomaco pieno, ci alzammo tutti insieme avviandoci nella Sala  d’Ingresso.

«Allora ragazzi che si fa, rivincita a palle di neve?»

Propose George guardando il gruppetto. Vari scambi di sguardi e poi un annuire generale.

«Facciamo così: saliamo a prendere qualcosa di più pesante e poi ci ritroviamo in cortile vicino alla
Capanna di Hagrid che ne dite?»


Ci consigliò Ginny ottenendo un si generale come risposta. Luna accompagnò il gruppetto Grifondoro per qualche scalinata, salutandomi poi con un cenno della mano.

«Biondina non nasconderti in un libro, aspettiamo anche te in campo!»

Le impose George con un tono che non ammette obiezioni, lei ridacchiando rispose:

 «Ci sarò rosso a dopo!»

Ammiccando saltellò poi via.

«Che tipetto»

Ridacchiò il ragazzo.

«Si sappiamo che ti piace»

Lo prese in giro Fred.

«Hey bello io sono solo, non ho una serpe come te»

George fece il finto triste allargando le braccia con i gomiti piegati.

«Ma amore non sei solo ci sono io con te»

Ridendo gli gettò le braccia al collo fingendo di baciarlo.
                                                                                                                                                                   Dopo aver superato il ritratto della Signora Grassa, Hermione e Ginny salirono in dormitorio imitate dai tre ragazzi, Fred invece rimase un attimo giù.


«Certo che questo maglione ti sta proprio bene! Insomma risalta le tue…»

Non terminò la frase usando queste parole tanto per far conversazione; schiarendosi poi la voce aggiunse:

«Dunque l’indirizzo sarebbe…»

Iniziò a dire ma alzai una mano per interromperlo:

«Freddie abitiamo solo a qualche collina di distanza.. non c’è bisogno di dirmelo»

Ridacchiai e lui si batté una mano sulla fronte.

«Giusto, che idiota!»

Lo guardai ridere per qualche secondo possedeva davvero un bel sorriso. Tossicchiò poco dopo richiamando la mia attenzione.

 «Allora.. io vado a cambiarmi così scrivi tranquilla senza il mio fiato sul collo»

Gesticolò con una piccola risata, risi anch’io guardandolo.

 «Non mi disturberesti tranquillo»

Ammisi rendendomi conto solo dopo di ciò che avevo detto e diventai rossa.

«Riusciresti a concentrarti meglio, poi credo che George voglia parlarmi..»

Storse un labbro, sembrava preoccupato.. o forse non voleva stare con me e/o parlarmi?

 «Oh.. in questo caso non ti trattengo, ci vediamo fra poco»

Lo salutai con un cenno della mano e un sorriso. Mentre lui saliva verso le scale diretto al dormitorio, mi sedetti al tavolo accanto alla finestra, presi una pergamena intingendo poi la piuma nell’inchiostro:


Carissima Signora Weasley,                                                                                                                              Le sono infinitamente grata per il bellissimo maglione. È davvero molto caldo e soprattutto comodo, in più anche della giusta misura. Lei e i suoi figli siete davvero delle persone speciali.                                                                                                                                                                            Ancora grazie!                                                                                                               
Emily M.Lovegood.



La rilessi più volte per controllare eventuali errori; convinta che potesse andare, la chiusi nella busta scrivendo poi indirizzo e destinatario. La misi in tasca attenta a non piegarla troppo avviandomi poi al buco del ritratto; lo oltrepassai uscendo poi dal castello, superai il cortiletto diretta alle scale della Gufaia in cima alla Torre Ovest. C'era un po' di ghiaccio sui gradini, i gufi dormivano tranquillamente appollaiati nei trespoli nascondevano la testa sotto l’ala destra per raggruppare il calore corporeo.

«Puckle dove sei?»                                                                         

Chiamai la creatura ma non ricevetti risposta, mi misi così a scrutare la torretta alla sua ricerca. Le avevo dato quel buffo nome all’età di cinque anni e pensare che mi era venuto così dal nulla!            Un appena accennato stridio e la piccola civetta dal piumaggio bianco a pallini neri mi si appoggiò sulla spalla destra; girai il viso per vederla meglio. 

«Ciao pelosetta, ho un compito per te»

Mentre parlavo legavo già la lettera su una sua zampa avvicinandomi successivamente alla finestrella.

«Pronta?»

Le chiesi e lei mi rispose con un cenno della testolina aprendo poi le ali e sparendo fra le nuvole.  Tornai sui miei passi andando verso l’uscita e proprio sulla porta incontrai mia sorella Luna.

«Oh, Emy hai appena usato Puckle?»

Mi domandò perdendo tutto l’entusiasmo che aveva sul viso.. indicai una delle finestre della torre dicendole:

«Oh, Lu è appena volata via… Scusami.. ti serviva?»

La guardai dispiaciuta.

«Non preoccuparti piccola, chiederò ad uno della scuola; Ho scritto a papà per ringraziarlo dei regali, la
mia camicetta con il corvo è così tenera»


Sorrise dolcemente.

«Oh, aggiungeresti anche i miei di ringraziamenti? A me ne ha regalata una con il leone»

Sorrisi porgendole la piuma che avevo nella taschina interna del giubbotto, lei la prese e aggiunse sotto alla lettera un postscriptum.

«Fatto! Ora sarà meglio che tu vada i ragazzi ti staranno aspettando»

Mi baciò sulla fronte, le afferrai delicatamente un polso:

«Non cercare di svignartela! George vuole anche te, ricordi?»

Lei si arrese.

«Beccata..»

Ridacchiò.


«Secondo te gli piaccio?»

Rimasi un attimo spiazzata dalla domanda rispondendole poi:

«Non saprei.. può darsi di si.. oppure avrà pensato che più siamo più ci divertiamo»

Dissi sinceramente sperando di non ferirla, non me lo sarei mai perdonato.                

«Certo che, se gli piacessi beata te! I-io credo di esser cotta di Fred…»

Confessai avvampando. Luna aprì di più gli occhi.

«Davvero piccola mia? Da quando?»

Mi chiese curiosa.

«Da sempre potrei dire… insomma da quando me l’hai presentato»

Ammisi deglutendo.

«La mia sorellina innamorata»

Mi spupazzò un po’ ridendosela, risi anch’io lasciandomi abbracciare. Ci separammo solo all’arrivo sul prato dove gli altri ci aspettavano:

«Eccoci qua, scusate il ritardo»

Mossi la mano salutando con un cenno.

«Emy! Hai portato anche Luna!»

George sorrise contento.

«Come desideravi»

Feci il gesto di togliermi il cappello anche se realmente non lo avevo su.

«Molto bene: ragazze da quella parte, noi di qua e che la battaglia abbia inizio!»

Gridò Ron alzando un pugno al cielo.                                                                                                                                           La mattinata passò talmente in fretta che com’ero arrivata già dovevamo rientrare. Varcammo la Sala Grande e rimasi letteralmente a bocca aperta: Non avevo mai visto una tavola così tanto imbandita come questa Natalizia! Nonostante la tavolata fosse unica, l’avevano riempita di ogni sorta di cibarie: dal tacchino ai dolcetti; crema, cioccolato menta, bacchette di liquirizia e chi più né ha più né metta. A fine pasto i nostri stomaci scoppiavano, tranne quello di Ron che avrebbe fatto volentieri il tris di tutto. Il professor Silente si alzò dal suo “trono” parlando ai pochi presenti:

«Sono felice che tutti voi oggi abbiate gradito il nostro sempre speciale banchetto. Vi auguro un piacevole Natale cari ragazzi e mi raccomando non uscite dal castello quando è buio, soprattutto voi ragazzi e ragazze del primo e secondo anno. Anche se i più grandi farebbero bene a ricordarsene..»

L’uomo guardò in particolare Harry per un secondo imbarazzandolo.

«Ci vediamo a cena»

Salutò nuovamente studenti e professori congedandosi. In risposta gli alunni chinarono la testa in segno di rispetto alzandosi poi cercando di fare il minimo rumore, uscirono uno ad uno dalla Sala.

«Emy? Ti va di venire con me in biblioteca?»

Mi chiese Hermione.

«Scusami Herm ma volevo iniziare a leggere il libro che mi ha regalato Luna su in Sala Comune»

Le risposi realmente dispiaciuta.

«Oh, nessun problema non preoccuparti, ci vediamo dopo»

Si avviò velocemente alle scale.

«Ci è rimasta male?»

Domandai a Ginny che mi aveva appena affiancata.

«Ma no tranquilla, vieni aspettiamola di sopra»

Ammiccò e insieme a me ci avviammo in Sala Comune .
In quel fresco pomeriggio d'inverno mi  abbandonai seduta comoda su una grande poltrona accanto al caldo del camino, mettendomi a leggere il libro regalatomi da mia sorella e allo stesso tempo aspettando la risposta della signora Weasley. Ogni tot di pagine voltate, il mio sguardo osserva il cielo grigio nella speranza di intravedere un aletta bianca di Puckle.


«Pausa!»

Esclamai dopo due ore e metà libro; tenendolo in mano mi avviai verso la finestra prendendo posto proprio sul davanzale. Osservai verso il basso, In cortile c’erano Ron e Harry, si stavano allenando con una pluffa e delle mazze aiutati da Fred e George. Senza rendermene conto il mio sguardo si era incantato su uno dei due rossi identici; ogni volta che vedevo quel ragazzo arrossivo e mi batteva forte il cuore, mi imbarazzavo a tal punto da far fatica a parlare. E ora ero lì, a fissarlo da una torre, mi sentito tanto come in quella favola.. come si chiamava? Ah, si Rapenzolo, la bellissima ragazza bionda che osservava il mondo imprigionata proprio in una torre alta. A riportami alla realtà fu il mio stomaco esso aveva emesso un piccolo brontolio alzai lo sguardo. L’orologio sopra il camino segnava le otto meno un quarto, stiracchiandomi mi rialzai poi per salire di sopra a cambiarmi per la cena.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** In riva al Lago Nero ***


Uno sguardo assente, quasi vuoto era il mio in quel momento. Il calendario segnava il 30 Dicembre 1993, penultimo giorno dell’anno e delle vacanze natalizie. Alla prima impressione potevo sembrare triste per qualcosa ma in realtà ero solo pensierosa. In quel freddo primo pomeriggio Hermione e Ginny stavano accanto al fuoco a parlare tra di loro, la stessa cosa facevano Harry e Ron con i due gemelli. Uno dei due però non sembrava particolarmente interessato alla conversazione fissava un punto oltre la mia figura. Si alzò poi e venne verso di me.

«Disturbo?»

Quasi sobbalzai sentendo la voce del ragazzo rosso, mi rigirai sorridendogli e mettendo giù le gambe per fargli spazio nel caso avesse voluto sedersi accanto a me sul davanzale della finestra.

 «No tranquillo, accomodati se ti va»

Lo osservai sorridendo mentre accoglieva il mio invito, anche lui mi guardò per un attimo poi portandosi una mano fra i capelli mi chiese:

«Per caso sei impegnata stasera? Dimmi che non hai miss Granger che ti tiene imprigionata in biblioteca… »

Risi alla sua domanda e all’espressione di preghiera che l’accompagnava, gli risposi poi mentre mi spostavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.

«No.. non mi ha accennato nulla in riguardo.. perché?»

Inclinai il viso di lato curiosa e ingenua allo stesso tempo.

«Che ne diresti di uscire stasera? Tu io dopo cena due passi»

Il ragazzo gesticolava guardandomi, anche il suo imbarazzo faceva ridere ma non risi per non metterlo in imbarazzo. Subito dopo aver realizzato il vero significato delle sue parole sgranai gli occhi sbattendo le palpebre.

«C-come scusa?»

Ora fu lui a ridacchiare.

«Vuoi uscire con me, Lovegood?»

Mossi le labbra più volte, aprendole e chiudendole senza sapere che dire, poi esclamai gioiosa:

«Per tutti i Gorgosprizzi, si!»

Quasi urlai, portandomi poi le mani sulla bocca.

«Cioè si.. ma non sarà pericoloso? Insomma Silente stesso ha detto di non uscire la sera da s…»

Fred mi interruppe.

«Da soli si l’ho sentito anch’io. Ma non sarai sola, ci sarò io con te»

Ammiccò.

«Che stupida come ho fatto a non pensarci?»

Scossi la testa.

 «Sei troppo distratta da me moretta! Allora ci vediamo dopo?»

Mi prese in giro chiedendomi poi la conferma, feci la finta offesa guardandolo male.

 «Uhm forse potrei ripensarci… Ci vediamo dopo rosso!»

Scherzai scattando poi in piedi e mettendomi a correre verso le scale.Fred invece torno alla sua postazione, George lo guardò con un sopracciglio alzato confuso, lui come gli altri.
 
«Si?»


Chiese loro con aria innocente.

«Che le è successo?»

Domandò Ginny alludendo alla mia fuga.

«Oh, è solo andata a farsi una doccia»

Tenta di rassicurarli ma non li convince.

«Sentiva freddo e così le ho consigliato una doccia calda, non ti fidi di me sorellina?»

Fred fece una finta faccia coccolosa e rise guardandola, la rossa incrociò le braccia sotto il seno con un piccolo broncio. Come consigliato dal rosso, ora ero sotto la doccia canticchiando un motivetto di una canzone babbana insegnatomi da Luna. Finita la sciacquata uscì avvolta nel mio accappatoio rosso con un leone d’oro sulla schiena, mi avviai in camera verso l’armadio lo aprì iniziando a guardare ciò che avevo di bello ed elegante da indossare la sera per il mio primo appuntamento. Per scendere a cena presi: intimo, jeans, magliettina bianca leggera e maglione, mi sarei cambiata per la serata successivamente. Rovistando fra i vestiti presi tra le mani una gonna rossa e corta ma la scartai subito, faceva decisamente troppo freddo per indossarla; la rimisi a posto e in sostituzione ad essa scelsi un paio di pantaloni neri.  Sorridendo decisi che andavano bene e gli piegai sul letto. Per le scarpe, optai per un paio di stivaletti caldi con il pelo in modo che nella neve non mi sarei bagnata i piedi. Li tirai fuori dalla scarpiera sotto l’armadio e li misi ai piedi del letto; ora restava da decidere il sopra, poteva sembrare poco importante dato il mantello invernale sulle spalle, ma sarebbe stato comunque visibile. Il maglione alla Weasley? Uhm no… Non che non fosse bello, ma non era elegante. Optai così per un altro: sempre rosso, come se non si fosse capito che è il mio colore preferito.. su di esso c’erano dei brillantini dorati che davano un effetto molto carino, sorridendo lo misi sopra i calzoni precedentemente scelti.

«Emily? Non scendi a cena? Stai bene?»

Hermione mi riempì di domande da fuori la porta.

«Si Herm arrivo! Dammi un attimo!»

Andai verso l’uscita del dormitorio, la incontrai sulle scale che mi attendeva. Appena mi vide
esclamò:


«Ehy che eleganza! Devi andare ad un ballo di gala?»

Mi prese in giro la riccia.

«Ah ah spiritosa. Da quando ai balli si va con un maglione?»
Mi vendicai ridacchiando, la sorpassai poi scendendo le scale seguita dal resto del gruppo.                                                                                                                                   La cena fu abbondante come sempre, certo non era il pranzo di Natale ma sembravano tanto i suoi avanzi..  sazi e contenti, risalimmo tutti assieme alla Sala di Grifondoro.

«Ron prendi il libro»

Gli disse Hermione con braccia incrociate ed uno sguardo serio, lui aprì appena di più la bocca confuso

«Cosa!?»

Lei sospirò spazientita.

«Devi ancora finire il tuo compito di Erbologia! Possibile che tu te ne sia dimenticato? Harry.. per favore.. vieni anche tu mi serve il tuo aiuto..»

Il ragazzo con gli occhiali fece segno a Ron di salire di sopra a prendere il libro:

«Stavolta devo darle ragione! Insomma le chiediamo sempre aiuto, una volta che te lo offre accetta senza obiettare no?»

Ron annuì rassegnato seguendo l’amico di sopra, salì pure io con aria innocente.

«Freddie dai vieni, andiamo a mettere delle Caccabombe nell’ufficio di Gazza!»

Disse George ridendo e guardando il gemello.

«Mi dispiace Georgie, stasera ho un appuntamento..»

Le labbra del ragazzo s’incurvarono verso il basso intristite dalla notizia.

«Non mi dirai che esci con Veran! Credevo preferissi far scherzi con me invece di uscire con lei…»
George sembrava offeso, Fred invece sospirò lievemente.

«No, esco con Emily. A più tardi!»

Senza aggiungere altro superò il buco del ritratto sparendo alla sua vista, lasciandolo lì a bocca aperta.

«Dai ci vengo io con te»

Rise Ginny afferrandogli un polso e correndo fuori dalla Sala diretti qualche piano più in basso.     Intanto di sopra nel dormitorio femminile mi stavo preparando: presi un cappellino caldo, la sciarpa Grifondoro e tornai di sotto. Il trio era seduto sulle poltrone a studiare, George e Ginny spariti; Fred  aspettava accanto alla finestra, mi avvicinai silenziosamente a lui schiarendomi la voce nel momento in cui gli ero dietro le spalle, lui si rigirò sorridendomi e porgendomi il braccio:

«Posso scortarla fuori signorina?»

Arrossendo appena lo presi a braccetto.

«Volentieri signore».

Ridacchiai con lui scendendo poi la scalinata fino alla Sala d’Ingresso, le nostre figure si avviavano verso l'uscita, la più alta tra le due allungò la mano e spinse il grande portone di quercia rimasto leggermente aperto. Una dolce aria fredda ci avvolse e in quel momento egli mi domandò:

«Tutto bene? Senti freddo?»

Sollevai il viso verso di lui e gli risposi:

 «No tranquillo sto bene, tu?»

Gli sorrisi per rassicurarlo, anche lui incurvò le labbra per imitare il gesto del riso.

«Caldo come il fuoco!»

Si vantò gonfiando il petto, ridacchiai mentre ci avvicinavamo alla quercia in riva al Lago; adoravo quel posto, fin dal mio primo giorno di scuola. Era silenzioso, elegante.. c’era qualcosa in quell’albero che mi attraeva.. forse perché il legno della mia bacchetta proveniva da quell’arbusto o da uno simile o forse semplicemente perché quell’albero cavo mi faceva sentire come a casa. Scostammo un po’ di neve per facilitarci la seduta sull’erba bagnata, per fortuna la sentimmo poco, i mantelli ci riparavano i vestiti.

«Non è meraviglioso?»

Sussurrai osservando la luna prima riflessa sull’acqua poi nel cielo, le stelle le facevano da cornice. Un brivido mi attraversò la schiena ma non capivo se fosse emozione o freddo Frederick mi mise un braccio sulle spalle stringendomi di più per riscaldarmi io invece mi appoggiai al suo petto. Sentivo il mio cuore battere all’impazzata tutto preso da quella situazione piacevole, mi sentivo davvero felice.

«Come? Oh, si davvero molto bello»

Mi stava fissando.. incredibile da dire ma si riprese solo quando parlai.

«Freddie, posso chiederti una cosa?»

Gli domandai con un certo imbarazzo.

«Perché ti ho chiesto di uscire?»

Ipotizzò lui, scossi delicatamente la testa

«No.. veramente si tratta di una cosa a cui penso da giorni…»

Cominciai.

«Se sono single?»

Scherzò lui,lo guardai male.

«Weasley!»

Usai un tono rimproverante dandogli un piccolo schiaffetto sulla gamba, lui alzò le mani in segno di resa.

«D’accordo scusa, continua pure»

Riabbassò le mani prestandomi attenzione.

«Dunque come ti stavo dicendo, non so se lo sai ma i Babbani l'ultimo dell'anno a mezzanotte fanno una specie di festa con botti, brindano con champagne e si scambiano gli auguri di buon nuovo anno…»

Feci una pausa per vedere se mi stesse seguendo, lui negò.

«Mio padre è fissato con i Babbani ma non mi ha mai detto nulla di simile… tu come fai a saperlo?»

Inclinò il viso di lato confuso.

«Una piccola gita nel mondo babbano, la scorsa estate.. ho sentito dei ragazzi parlare su “cosa avessero fatto il Capodanno passato” e mi sono andata a documentare su cosa fosse quella parola»

Gli spiegai brevemente

«Ma non è questo il punto… tu pensi si possa fare anche qui..?»

Lo guardai dubbiosa e speranzosa,  lui si fece pensieroso passandosi una mano sotto il mento poi mi rispose:

«Penso di si, Emy penso che tutto sia possibile. Insomma non sembra una cosa così difficile da fare.. io e George abbiamo una scorta di fuochi d'artificio freddi del dottor Filibuster comprati da Zonko e possiamo metterli a tua disposizione, inoltre Mielandia ha un vasto assortimento di dolci e tutto ciò che serve ad una vera festa; ma ovviamente come tu saprai non possiamo fare nulla senza autorizzazione no? Quindi dobbiamo chiedere il permesso alla professoressa McGranitt e al professor Silente»

Mi mise in guardia il rosso con aria seria, un modo di fare che non sembrava neanche appartenergli. Riflettendo sulle sue parole non potei non ammettere che non aveva alcun torto, gli presi il viso fra le mani schioccando un bacio sulla sua guancia.  

«Sei un genio Freddie! Sapevo che avrei potuto contare su di te! Sei quello giusto! Lasciati dire che detto da te suona alquanto strano, ma non posso negare che tu abbia spudoratamente ragione»

Diventai rossa accorgendomi solo ora di ciò che avevo fatto, lui si stava ancora sfiorando la guancia. Per sciogliere l’imbarazzo di entrambi cambiai argomento:

«Dunque potremmo fare così: domani dopo pranzo la professoressa McGranitt sarà tranquilla, andiamo a trovarla e le facciamo la proposta, sarà lei poi a decidere se darci direttamente il permesso o chiedere anche al professor Silente l’autorizzazione, che dici?»

Proposi facendogli gli occhi dolci, lui sorridendo annuì.

«Non avrei saputo dirla meglio!»

Si alzò mantenendo il sorriso, prima ancora che potessi chiedergli dove stesse andando mi porse la mano. Arrossendo posai il palmo sul suo alzandomi a mia volta.

«D-dove andiamo?»

Gli chiesi sorpresa.

 «Torniamo dentro.. sarà meglio non correre rischi non so nemmeno che ore sono, ma se ci trovano fuori oltre l'orario mi sgridano per aver fatto uscire una primina con un’ancora ragazzo bellissimo ma minorenne»

Si vantò ridendo, scossi la testa dandogli una piccola spinta sul braccio.

«Vanitoso e poco modesto mi dicono! Ma responsabile e premuroso»

Appoggiai la guancia al suo braccio sorridendo, ripercorrendo poi con lui i nostri passi. Finite le scale ci stoppammo davanti al quadro della  Signora Grassa; passato Natale la parola d’ordine era cambiata di nuovo ella si arrabbiò e quasi ci urlò dietro:

 «E’ passata la mezzanotte! Perché mi state disturbando? Che volete?»

Protestò in tono lamentoso.

«Ehm vede.. noi vorremo rientrare, è possibile?»

La Signora del quadro sbuffò e ci fece entrare senza neanche aspettare la parola d’ordine, entrammo dopo esserci guardati ed aver alzato le spalle, una volta dentro notammo la Sala completamente deserta.

«Per tutte le prugne dirigibili…»

Guardai l’orologio sopra il camino

«è quasi l’una di notte…»

Mi voltai verso il ragazzo.

«Caspita.. non pensavo di aver fatto così tardi… sarà il caso di andare a letto anche noi..»

Propose ed io feci segno di si con il capo. Camminammo verso le scale, avvicinai il viso a quello di Fred lasciandogli un bacio guancia contro guancia.

«Buonanotte Emily»

Mi sorrise e io ricambiai il sorriso.

«Buonanotte anche a te Freddie e grazie per la bellissima serata, ci vediamo fra qualche ora!»

Mi diressi verso sinistra.

 «Grazie a te, per aver accettato di uscire. Ci vediamo a colazione»

Mi seguì con lo sguardo finché non entrai in stanza; in punta di piedi cercando di non svegliare nessuna delle mie compagne mi avvicinai al letto: infilai il pigiama, sgattaiolai attraverso le tende scarlatte nascondendomi sotto le coperte tirate su fino al collo addormentandomi poi dopo pochi minuti con un sorriso sereno.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Emozioni scitte ***


Ed eccoci giunti all’ultimo giorno dell'anno; la poca neve ormai aveva smesso di scendere fitta, sui prati bianchi vi erano solo le orme di Hagrid e Thor che andavano e venivano dalla Foresta. Ero già sveglia, dalla finestrella del dormitorio su una delle torri più alte del castello osservavo il panorama e ripensavo alla scorsa serata; tante immagini nella mia mente ed una sola domanda: “Chissà perché ha chiesto proprio a me di uscire, credevo avesse la ragazza…” un pensiero un po’ ingenuo, ma allo stesso tempo curioso.  Mi alzai da lì dirigendomi al piccolo bagno, una doccia svelta e di nuovo fuori per vestirmi. Scesi in Sala Comune senza badare troppo a chi ci fosse e tagliai dritta verso il quadro dell’uscita.

«Buongiorno Emily! Dove pensi di svignartela?»

Mi apostrofò Ginny muovendo poi un dito e facendo segno di avvicinarmi.

«Oh, ragazze siete qui! Non vi avevo viste!»


Feci la finta tonta deglutendo sapendo di essere stata colta in fragrante, il braccio della rossa mi tirò giù a sedere tra di loro come in trappola.

«Hai niente da dirci?»


Mi domandò Hermione con un espressione, io ero ancora confusa.  

«Oh, si! Dovremmo scendere a colazione! Ho un certo appetito»

Annuì più volte cercando di alzarmi.


«Oh, su non fare finta di niente dove ti ha portato mio fratello ieri sera?»

Incalzò Ginny.


«Tuo fratello? Quale? Non so di cosa tu stia parlando..»

Cercai di deviare il discorso e fuggire.

«Ti ho vista uscire ieri sera con Fred, non negarlo»


Hermione mi colpì con quelle parole guardandomi fissa negli occhi, rassegnata sospirai rialzando poi lo sguardo.

«Non negherò»

Entrambe le ragazze sbatterono le ciglia.

«Siamo senza parole! Dai vogliamo sapere tutto»

Ginny mi spinse a continuare,schiarendomi la voce iniziai a raccontare: luoghi, eventi, emozioni e parole che lui ed io ci eravamo scambiati la sera prima.
 Alla fine della mia "storiella"  tentai di nuovo di rialzarmi.

«Bene, è tutto ora andiamo ho fame!»

Mi rimisero giù posando una mano sulle spalle.

«Un momento! Non abbiamo finito»

Ginny aveva sulle labbra un sorriso furbo.


«Eh mia cara Emy qualcosa mi dice che un giorno non lontano diventeremo parenti!»

Sgranai gli occhi sbattendo le palpebre più volte.

 «Ginny… non stai correndo un po’ troppo?»


Inarcai un sopracciglio ma lei mi ignorò cambiando discorso.

«Allora questa colazione?»

Chiese come se finora non avessimo fatto niente.

«Beh penso sia ora di farla, no? Sono tre ore che lo dico..»

Sbuffai guardandola.

 «Emy quando andate tu e Fred dalla professoressa McGranitt?»

Mi chiese Hermione ricordandomi di quella faccenda più seria.

«Mh penso che dopo pranzo sarebbe l'ideale»

Mi alzai per seguirle.            
                                                                                                                                         
Nella Sala Grande regnava ancora un’atmosfera soporifera, molti studenti si godevano l'ultimo giorno di vacanza sonnecchiando alcuni nei letti altri sui tavoli. Il nostro solito posto per la colazione era occupato solo da Harry e Ron ancora mezzi dormienti.


«Buongiorno ragazzi»

Li salutai sedendomi, le altre due m’imitarono.

«Buongiorno a tutte, dormito bene?»

Ci chiese Harry scuotendo la testa per apparire sveglio, ma si scompigliò solo i capelli più del solito. Ron si avvicinò a Hermione sussurrandole in un orecchio:

«Ma per caso mio fratello è uscito con Emily, ieri sera?»

Le chiese parlando piano, lei si finse sorpresa.

«Davvero?»

Usò un tono da finta tonta come se non sapesse nulla .


«No-non sai nulla?»

Il rosso la guardò confuso.

«E dimmi, come avrei potuto saperlo se ieri sera stavamo studiando?»

Rispose ella ovvia e un po’ stizzita ma riuscì a convincere Ron che rassegnato lasciò perdere il discorso.   Uno stridio di gufo annunciò l'arrivo della posta, Puckle volò verso di me con due letterine tra le zampe: una la risposta di mio padre e l'altra della signora Weasley.

«Scusatemi, torno subito!»

Dissi agli amici scavalcando la panca, mi alzai in piedi andando verso il tavolo dei Corvonero;  toccai la spalla di Luna e appena si girò le posai un bacio sulla guancia:


 «Cucù sorellina! Guarda mi è arrivata la risposta di papà! Anche a te?»

Le chiesi sorridendo contenta, lei annuì mostrandomi la pergamena:

 «Certo! Eccola!»

Mi porse il foglio, lessi le poche parole:
 

“Alla mia dolce Luna,                                                                                                                                                                                  Sono molto contento che il regalo ti sia piaciuto, passa un buon anno piccola mia, ci rivediamo alla fine di giugno.                                                                                                                                                                                                                   A presto                                                                                                                                                                                                            Papà”
 
Terminai di leggere restituendole il foglio:

«Papi è sempre così tenero.. ti va di vedere che ha scritto a me?»

Mi avvicinai maggiormente alla bionda in modo che potesse vedere anche lei.
 

“Alla mia piccola Emily,                                                                                                                                                                               Mi fa tanto piacere che il regalo sia piaciuto anche a te! Spero che in questi mesi del tuo primo anno ad Hogwarts tu ti stia divertendo tesoro, Ricordo gli anni scorsi quando Luna era a scuola e noi eravamo qui insieme, come ci divertivamo… ora che siete entrambe lì, mi sento un po' solo,                                                           Un abbraccio ad entrambe, mi mancate.                                                              
Tuo  papà”
 
Ci rimasi commossa da quelle parole e quando rialzai lo sguardo dal foglio i miei occhi erano lucidi; Luna notandolo mi abbracciò.

«Non pensavo che papà si sentisse così solo..»

Sussurrai dispiaciuta. La bionda si staccò dalla stretta guardandomi.


«Non ci è abituato, ma starà bene vedrai! Scommetto che in questo momento sta architettando un modo per catturare un Ricciocorno Sciattoso!»

Ridemmo entrambe immaginandoci Xenophilius alle prese con quella creatura.

«Magari con una corda! Sai come i cowboy!»

Risi smettendo solo quando Luna mi baciò la fronte. La salutai tornando al mio tavolo con un sorriso sulle labbra che appena vidi gli occhi di Fred, mutò in un espressione sorpresa. Lui sbatté le palpebre confuso.  


«Emy stai bene? Ho qualcosa in faccia..?»

Si toccò le guance e le labbra credendo di essere sporco.

«Oh, nono scusami mi sono appena ricordata che ho una cosa importante da fare.. a più tardi!»

Corsi fuori dalla Sala Grande, tutti loro come Fred non capivano che mi fosse successo.

«Qualcuno sa che le prende?»

La rossa guardò il resto del gruppo.


«Non ne ho idea..»

Risponde la ragazza dai capelli crespi ancora scioccata.

«Proviamo a chiederlo a Luna, era con lei no? »

Suggerì George, ma prima che qualcuno potesse alzarsi ed andare a chiederglielo, la bionda comparve dietro le due ragazze:

«Abbiamo ricevuto la risposta da nostro padre ed Emy si è commossa, gli vuole molto bene»

Spiegò ella rassicurando tutti.


«Mistero risolto! Non sapevo Emily fossi così sensibile e attaccata alla famiglia, devo dire che oltre ad essere carina è anche molto tenera»

Mi lodò Fred lasciando tutti senza parole. Il suo sguardo era tranquillo, infondo non aveva fatto nulla di male… Le orecchie di George avevano sentito bene! Egli quasi sputò il succo di zucca, ma con contegno riuscì a mandarlo giù ed a guardare storto il gemello mentre si puliva la bocca con l’aiuto di un morbido tovagliolo.

«Non hai mai parlato di Veran in questo modo.. a proposito di lei, come mai non ne parli proprio più?»

George sembrava davvero più che stupito, in tutta risposta suo fratello affermò con un’alzata di spalle:

«Non ci sto più con lei.. l’ho lasciata da qualche settimana»


Confessò a tutti senza alcun segno di tristezza lasciandoli nuovamente senza sillabe.

«E bravo il mio fratellone! Era ora che te ne liberassi! Quella racchia è insopportabile, ho sempre pensatoche non fosse per niente adatta a te! Quanti pugni sul muso le avrei tirato..»

Ginny esplodeva dalla gioia, gli diede persino una pacca sulla spalla.

«Non è il caso di sporcarsi le mani sorellina, una caccabomba nella sua borsa è la soluzione ideale»


Le consigliò George con un ghigno, gli occhi della ragazza brillarono.

«Questa si che è un idea! Me ne presti una?»

Ella allungò una mano verso di lui, Hermione protestò contraria:

«No, non se ne parla.. La vendetta non è la giusta soluzione...»

Sussurrò saggiamente la riccia, stupita anche da quello che Ginny aveva in mente.

«In questo caso si, se lo merita!»


Replicò la piccola Weasley.                                                                                                                                                                      Nel frattempo qualche piano più in alto, me ne stavo seduta a gambe incrociate sul letto leggendo la seconda lettera:
 
“Carissima Emily,                                                                                                                                                                                       Sono davvero molto contenta di sapere che il maglione che ho ricamato per te ti sia piaciuto, Fred aveva ragione sul fatto che lo avresti apprezzato! Sarei molto lieta se accettassi di venire alla Tana l'ultima settimana di agosto  prima di tornare a scuola, non preoccuparti parlerò io a tuo padre!, Fammi sapere, a presto!                                                                                                                                                                                                        Molly Weasley”
 
Rilessi la lettera più volte per essere sicura di aver compreso bene… la Signora Weasley mi stava davvero invitando nella sua dimora?  Accipicchia che emozione, sarei finalmente entrata nella casa che finora avevo solo visto dalla mia finestra! E così era stato Fred e dirle del maglione, che ragazzo tenero.. sorrisi respirando poi profondamente più volte, saltellai poi verso la scrivania mettendomi a scrivere la risposta per la mamma dei rossi.  
 
Cara Signora Weasley,                                                                                                                                                                            Mi sento immensamente onorata per questo privilegio concessomi. Le comunico che accetto con piacere, più avanti le fornirò tutti i restanti dettagli,                                                                                                                                                                                                               La ringrazio cordialmente di nuovo e buone feste.                                                                                                                   Emily M. Lovegood"
 
Ripiegai il foglietto e lo porsi a Puckle, tornata sul davanzale della finestra in attesa, le diedi un buffetto legandole la lettera alla zampina. La osservai poi volare via restando ad osservare il cielo in attesa del pranzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Nuova festa in arrivo! ***


Era stata una mattinata piena di emozioni, all’ora di pranzo scesi di sotto per consumare il pasto apparentemente taciturna; in realtà nella mente si stavano preparando le parole per il discorso che avrei affrontato più tardi con i due insegnanti al livello più alto: La Vicepreside Minerva McGranitt e il Preside Albus Silente.. Il mio silenzio preoccupava un po’ i miei amici: Solitamente ero chiacchierona e raccontavo molte cose buffe, in quel momento invece ero in dubbio… non sapevo se la mia richiesta sarebbe stata accolta o no; E se fosse stata rifiutata che avrei fatto? Uhm potrei ridurre la cosa al solo nostro gruppetto invece di farla in grande.. solo che i fuochi e l’esterno ci servivano comunque.. senza permesso non avremmo potuto comunque usarli… Godric che cosa difficile… mi domandai paranoica  ingoiando poi una polpetta. Alla fine del banchetto di mezzogiorno decisi di godermi un attimo di  tranquillità personale: sarei andata sotto la mia adorata quercia. Adoravo quel luogo, era per me fonte d’ispirazione e ausilio! Assicurandomi di non essere seguita mi avviai al portone di legno, vestita con degli stivali pelosi, calze di lana fino al ginocchio, gonnellina a balze che si incontrava con l’indumento coprigambe e il maglione; un cappellino caldo e su il paraorecchie. Camminai verso il Lago Nero ed una volta accanto alla Quercia spostai un po’ di neve per sedermi sull’erba bagnata, alzai lo sguardo scrutando le nuvole in cerca di qualche idea. Finì per perdere la cognizione del tempo, mi ripresi solo quando una mano mi toccò la spalla, sobbalzando mi girai verso la figura:

«Fred! Godric che colpo…»

Mi appoggiai una mano sul cuore recuperando fiato.

«Scusami non volevo spaventarti.. ma dovremmo andare..»

Lo guardai dapprima confusa poi il ricordo di ciò che dovevamo fare mi trapassò la mente come un fulmine.

«È vero il permesso!»

Afferrai la mano del rosso iniziando a correre verso l’interno del castello, passammo davanti ad un quadro usandolo come scorciatoia per il Cortile di Trasfigurazione diretti nell’Aula della professoressa McGranitt; Esitai davanti alla porta facendo dei respiri profondi, sentendo dentro di me ansia e imbarazzo. Fred mi posò una mano sulla spalla.

«Ce la faremo, Emy. Basta solo un po’ di coraggio, pronta?»

Mi chiese, annuì con un sorriso.

«Con te accanto sento di poter fare tutto..»

Confessai avvampando il secondo dopo, tentai poi di smontare l’imbarazzo del momento girandomi verso la porta e bussando due volte per essere sicura che la donna dentro potesse sentirmi. Pochi secondi ed udimmo la flebile voce della professoressa McGranitt dire “Avanti”. Spinsi il pesante piccolo portone sporgendomi con la testa nella stanza.

«Scusi il disturbo professoressa.. possiamo entrare?»

Domandai con imbarazzo, ella alzò la testa dalle pergamene sistemandosi gli occhialetti con il pollice e l’indice con uno sguardo che ti metteva timore.

«Ah, è lei signorina Lovegood, prego venga»

Ottenni il permesso di entrata, Fred superò la porta dopo di me.

«Signor Weasley, anche lei qui.. deduco che la cosa sia seria»

Ci guardammo entrambi arrossendo allo stesso momento e mettendo le mani avanti.

«No professoressa! Non è come pensa… ecco vede noi…»

Ero in un completo imbarazzo, fortuna volle che le due sedie fatte comparire dalla donna mi tranquillizzarono. Presi posto su una di esse deglutendo sotto quello sguardo.

«Avete bisogno di qualcosa?»

Ci domandò osservandoci prima l’uno poi l’altra.

«Si esatto.. n-noi si, noi avremmo bisogno del suo permesso..»

Balbettai un po’ ancora sotto pressione, per confortarmi Fred mi posò una mano sulla gamba. La cosa non mi aiutò molto mi mise ancora più in agitazione… Minerva mi osservava curiosa e seria allo stesso tempo.

«Come lei ben sa signorina Lovegood ogni permesso che riguardi voi studenti va anche firmato dai vostri genitori»

Mi ricordò con autorità.

 «Sono consapevole della cosa professoressa, ho dato un ampia sfogliata a “Storie di Hogwarts” parecchie volte… Tuttavia quello che sto per chiederle riguarda una cosa che sarei intenzionata a fare all’interno della scuola non al suo esterno… Le spiego meglio: Non so se lei sia a conoscenza di una certa festa Babbana chiamata Capodanno, ci pensavo da qualche giorno.. lei pensa che si potrebbe organizzare anche qui?»

Domandai con timore pronta a ricevere un “No” secco come risposta. L’anziana donna si abbassò appena gli occhialini da lettura per guardarci meglio:

«Signorina Lovegood penso che lei sia anche a conoscenza del fatto che le lezioni ricomincino domani mattina e soprattutto presto; l’idea di una festa che duri fino alla tarda notte, proprio quando gli studenti dovrebbero già essere a letto per facilitare la massima assimilazione degli argomenti, non è un’idea che io approverei tanto facilmente»

Le sue parole mi rattristarono, temevo già che con il suo no, anche se non esplicito, avrebbe mandato all’aria tutti i miei progetti.

«Tuttavia..»

Continuò ella, sollevai il viso con sorpresa e curiosità attendendo che continuasse.

«Per correttezza consulterei anche il professor Silente, così sapremo la sua opinione a riguardo.. Seguitemi».

Allucinazione o meno a me quello era sembrato un sorriso; chissà se forse la professoressa aveva preso in considerazione il fatto di scappare un po’ dalla routine e concedere questa nuova festa…  Percorremmo i corridoi fino alla scalinata principale e da lì in su fino al secondo piano: altri passi fino ad arrestarci di fronte ad un grande grifone in pietra.

«Pallini Acidi!»

La capo casa Grifondoro recitò la parola d'ordine alla statua invitandoci a saltare per primi sui gradini, ci seguì poi con passo elegante. Tornò di nuovo avanti lei conducendoci stavolta dinnanzi ad un grosso portoncino di legno e ferro battuto, la professoressa McGranitt bussò due volte.

«Vieni pure avanti, Minerva!»

Guardai Fred stupita chiedendomi come l’uomo nell’ufficio avesse fatto a capire chi si trovava fuori da esso; seguimmo la vicepreside avvicinandoci alla grande scrivania del professor Silente. Egli sedeva su un trono, molto simile a quello in cui di sotto mangiava, leggendo un libro lo posò appena vide che la donna non era sola.  

«Benvenuti ragazzi, guai con l’infrazione delle regole?»

Chinammo il capo in saluto all’uomo dalla lunga barba, le parole bloccate in gola dal timore.

«Perdona la nostra intrusione, Albus. Il signor Weasley e la signorina Lovegood sono qui per chiederle un parere su una certa questione richiedente la Sua opinione ed un eventuale concessione di permesso»
Com’era successo nell’ufficio della professoressa anche il Preside fece comparire due sedie per farci accomodare, riordinai le parole nella mente per poi iniziare a spiegargli il mio progetto:

«Si Preside… come le ha appena introdotto la professoressa, noi avremmo bisogno del Suo consenso per
la celebrazione qui a scuola di una festa molto simile al Capodanno dei Babbani… essa richiederebbe l’uso di fuochi d'artificio e il prestito di qualche bibita per brindare all'anno nuovo…»

L’uomo barbuto rimase in silenzio ad ascoltarmi, evidentemente nella sua testa valutava l’argomento, Fred intervenne:

«Signore io e mio fratello potremmo tranquillamente procurarci i Fuochi Filibuster di cui Emily avrà bisogno…»

Mi fu difficile vederlo, ma sotto la barba bianca Albus stava sorridendo. La McGranitt s’intromise ribadendo un importante concetto:

«Ho ricordato personalmente alla signorina Lovegood che domani mattina ci sono le lezioni e che una festa del genere non si p-»

La donna arrestò la parola, Silente aveva alzato una mano intimandole di far silenzio.

«Ti ringrazio Minerva , ricordo perfettamente codesto dettaglio, ma sono anche dell’idea che una notte di svago prima del ritorno alle lezioni possa fare bene ai nostri ragazzi».

Alzai il viso stupita da quelle parole, incredibile ma vero Silente aveva accettato! I miei occhi brillavano dall’eccitazione, e sulle mie labbra si stava aprendo un sorriso a trentadue denti.

«Davvero ci concederebbe questo permesso signore?»

Gli chiesi nuovamente per essere sicura che la sua risposta fosse davvero positiva, lui mi fece segno di  consenso con il capo rivolgendosi poi a Fred.

«Signor Weasley ha il mio permesso di scendere al più presto ad Hogsmeade a procurarsi ciò che è necessario e mi raccomando non scordi le Caccabombe! La signorina Lovegood sembra esperta, si faccia dire da lei cosa occorre, lascio l’organizzazione della festa nelle vostre mani ragazzi, buona fortuna!»

Il rosso annuì alle parole dell’uomo congedandoci, uscimmo dall’ufficio ringraziando anche la professoressa McGranitt per la disponibilità dirigendoci poi in Sala Comune per comunicare la buona notizia. Varcata la soglia del ritratto trovammo George sul divano, ci avvicinammo a lui:

«Finalmente siete tornati! Temevo Silente vi avesse rapito e cancellato la memoria per la strampalata idea!»

Esclamò il ragazzo con un tono leggermente alto, alzai una mano per zittirlo.

«Ssshht non qui… nessuno deve sapere che abbiamo in mente, meglio se andiamo a parlare da un’altra parte…»

Proposi ad entrambi, George annuì.

 «So dove andare! Seguitemi!»

Uscimmo frettolosamente dalla Sala, percorrendo i corridoi giungemmo infine alla Gufaia. Sul retro di essa,in un punto abbastanza nascosto, vi era una vecchia porta in legno e ferro battuto che giurai di non aver visto prima. A pochi centimetri dalla soglia, George mi guardò in modo serio:

«Emily giuri di non rivelare mai a nessuno l’esistenza di questo posto?»

Guardai quei quattro occhi verdi che mi osservavano, essi mi misero un tantino in suggestione ma una promessa andava mantenuta! Prendendo sicurezza affermai:

«Sul mio nome, non tradirò tal promessa

Misi una mano sul cuore in segno di impegno.

«Sei una vera amica, Emy»

Fred mi sorrise, ora sapevano entrambi che si potevano fidare di me.

«Su piccioncini venite

George scosse la testa interrompendo i nostri sguardi e aprì il portone conducendoci dentro ad un lungo tunnel; esso terminava in una stanza rotonda che sembrava tanto una piccola caverna piena di tesori. Feci qualche passo dentro essa osservando i vari oggetti, Fred si avvicinò a George ghignando:

 «Qualcuno qui è geloso»

Lo prende in giro.

«E qualcun altro innamorato»

Ribatte l’altro dando il via ad un piccolo battibecco interrotto poi da una mia domanda:

«Avete comprato tutte queste cose all’Emporio degli scherzi di Zonko?»

Girai il viso verso di loro, non mi ero nemmeno accorta della loro piccola disputa. Tornando seri, Fabian mi guardò stupito:

«Conosci anche tu Zonko?»

Mi domandò sorpreso; D’altronde aveva ragione.. come poteva una ragazza della mia età conoscere quel negozio, senza mai essere stata ad Hogsmeade neanche una volta?

«Si! Ti sembrerà strano ma è stato proprio mio padre a parlarmene, mi ha detto anche che è l’unico negozio con talune cose attualmente esistente.. useremo questi fuochi stasera?»

Indicai dei piccoli razzi ammassati a terra disposti come rametti di legno appena tagliati, il gemello Weasley di destra annuì.

«Proprio quelli! Hai occhio a quanto noto!»

Sorrisi picchiettandomi poi un dito sul mento, ragionando sul modo in cui avrei potuto usufruire di quegli oggetti:

«Sembra che non manchi nulla ne abbiamo a sufficienza! Ditemi se vi piace questa idea: prendiamo tutti questi razzi e le Caccabombe che ha recuperato Fred, ne tenete metà ciascuno di entrambi gli oggetti. Tu George li porterai sopra la Torre di Astronomia e da lì, li sparerai verso l’acqua; Fred tu invece resterai sulla riva del Lago Nero. Mi raccomando state attenti o invece dei fuochi rischiamo un esplosione… Quando sarà il momento, vi darò il segnale facendo uscire delle scintille verdi dalla bacchetta, sarà il vostro via per accendere le micce… tutto chiaro?»

Guardai entrambi in cerca di consenso e loro, come risposta, annuirono.

 «Emy, sei geniale! Se potessi ti sposerei, ma forse è meglio aspettare qualche anno… Silente per caso ti ha detto altro?»

Scherzò George tornando poi serio nel punto della domanda.

 «Nulla di specifico, sai com’è fatto no? Ma penso che darà l’annuncio dopo  cena. Sarà meglio iniziare i preparativi, prendiamo tutto l’occorrente e andiamo a posizionarlo nei luoghi prestabiliti, ci vedremo poi  a tavola»

Afferrai il sacchetto di Caccabombe mentre i ragazzi si dividevano i razzi. Usciti dal piccolo luogo segreto iniziammo ad avviarci verso il castello diedi le ultime direttive:

«Allora a dopo ragazzi»

Vederli annuire mi fece capire che erano d’accordo; diedi metà delle Caccabombe a George e l’altra metà a Fred separandomi poi da loro per recarmi al castello. Ci rincontrammo tutti e tre al tavolo della cena, consumando Il pasto serale gentilmente cucinato dai piccoli elfi domestici; Al termine del dolce, il professor Silente si erse dal suo trono chiedendo il silenzio: gli studenti ammutolirono ma i loro sguardi divennero confusi.

«Buonasera a tutti! Desidero fare un breve annuncio per coloro di voi che vorranno ascoltare le mie parole: Questa sera sulle rive del Lago Nero è stata organizzata una piccola ricorrenza babbana chiamata Capodanno, penso che alcuni di voi sanno cosa sia per chi invece non sa di che si tratti stiamo parlando di una festa che prevede musica, un ricco buffet e fuochi d’artificio.. ricordo a chi sceglie di partecipare che le lezioni ricominciano domani mattina senza cambi di orario, siete dunque pregati di non fare troppo tardi. Buon divertimento ragazzi e buonanotte».

Spostamenti rumorosi di panche precedettero i passi e le chiacchiere degli alunni diretti nelle sale comuni, Fred e George mi si avvicinarono ed il primo mi chiese:

«Emy, vieni con me alla festa vero? Ci troviamo un po’ prima? Facciamo dieci e mezza?»

Il rosso mi tempestò di quelle poche domande senza darmi il tempo di rispondere a o b, George intanto si era avvicinato a mia sorella:

«E tu biondina, ci vorresti venire con me?»

Le propose con sguardo ammiccante, lei sorpresa e leggermente rossa in viso accettò. Nel salire verso la  Sala Comune per mettermi qualcosa di più adatto per l’occasione mi trovai la strada sbarrata da Ginny e
Hermione che ragionavano fra loro, la riccia più confusa della rossa.


 «Mi sembra strano però.. è la prima volta che sento che Silente vuole organizzare una festa del genere qui ad Hogwarts, insomma non è lui stesso che continua a ripeterci di non uscire dalla scuola con Black in giro? Non ha accennato a questo tipo di festa nemmeno negli anni precedenti e inoltre… Emy tu che ne pensi?»

Fui coinvolta nella conversazione appena lei si rese conto della mia presenza.                

«Davvero ad Hogwarts non si è mai festeggiato Capodanno? Tu lo festeggiavi Herm?»

Appresi la notizia con stupore cercando anche di nascondere il mio essere l’artefice dell’idea. Hermione annuì alla mia domanda senza però darmi un’effettiva risposta, scrutava il mio sorriso e la mia eccitazione nell’essere venuta a conoscenza della festa con sguardo severo da sorella maggiore.

«Sarebbe meglio se non andassi nemmeno tu, Emily.. non è rassicurante per voi del primo anno, tua sorella non vorrebbe che ti cacciassi nei guai!»

Sbattei le palpebre confusa, nemmeno Luna mi aveva fatto questa paternale. Hermione sembrava molto scettica riguardo alla notizia e si girò preoccupata verso Harry.

«Non mi piace questa idea! Stare fuori a tarda ora, con quel Sirius Black in circolazione, soprattutto tu Harry!»

 Sbotta furiosa verso il povero ragazzo moro.

«Non serve agitarti tanto Hermione, Silente di sicuro si presenterà alla festa e sarà pieno di insegnanti pronti a proteggerlo, non puoi negargli il divertimento..»

Provò a convincerla Ron che non le parlava da quando la riccia aveva fatto requisire la nuova Firebolt di Harry. Hermione cercò aiuto nello sguardo di Ginny, ma seppe che anche la rossa non avrebbe impedito a Potter di divertirsi, quindi rassegnata prese per mano la piccola salendo di sopra con lei. Nel frattempo, dopo esser uscita dalla doccia, me ne stavo davanti allo specchio provando i vari abiti; ne scelsi infine uno bianco perla aggiungendoci un piccolo accessorio: una collanina a goccia con dentro un rubino. Afferrai dal comodino un elastico legandomi i capelli alla mezza lunghezza in una coda di cavallo alta che lasciava ricadere giù i boccoli. Dal fondo della piccola scarpiera tirai fuori degli stivali rosso lampone con tacco basso e presi la piccola mantella con cappuccio che mi avrebbe fatto da coprispalle; tutta abbinata e pronta scesi in Sala Comune affrettandomi a superare in fretta il buco del ritratto. Il grande orologio della torre segnava le dieci e mezzo, ero in perfetto orario! Taccheggiando scesi le lunghe scalinate, attraversai l’ingresso e sgattaiolai fuori dalla stretta apertura della porta appena accostata. Creandomi una stradina fra la neve raggiunsi la riva del Lago, in attesa dei ragazzi appoggia il palmo della mano sulla corteccia della quercia come per abbracciare una vecchia amica, alzai poi il mio sguardo alla luna.

«Piccolina, anche tu qui?»

La maggiore delle Lovegood affiancò il tronco avvicinandosi a me vestita in un elegante abito blu notte, ai piedi portava un paio di stivali bianchi come la piccola perla che aveva al collo, i suoi lunghi capelli lisci le ricadevano sulle spalle e il grigio/azzurro dei suoi occhi risplendeva con la luce lunare.

«Luna.. sei a dir poco stupenda!»

Rimasi incantata dalla sua bellezza.

«Grazie piccina ma esageri, sei bellissima anche tu»

 Si affiancò a me osservando anch’essa la superficie dell’acqua.

«La serata ideale per divertirsi un po’… dove sono andati i nostri cavalieri, non dovevamo aspettarli qui un po’ prima?»

Mi guardai intorno con circospezione.

«Teoricamente si, spero nulla sia andato storto… »

Ma non finì la frase che vidi le loro figure giungere di corsa verso di noi; erano carichi di razzi e fuochi vari, una volta vicini si fermarono per recuperare fiato.

 «Gli animi della festa sono arrivati mie care fanciulle»

Ci rivolsero un inchino teatrale appoggiando per un momento gli oggetti a terra. George porse la mano a Luna.

«Posso essere onorato della sua compagnia per questa sera, miss?»

Ella arrossì posando la piccola mano in quella del rosso, George la trasportò via al grido di:

«Alla Torre di Astronomia!»

Lasciarono me e Fred da soli, cercando di mettere da parte l’imbarazzo, dissi:

«Perfetto, mentre loro pensano a sopra noi sistemiamo la riva del lago, pronto?»

Sorrisi entusiasta.

«A suoi ordini mademoiselle!»

Si posò una mano sulla fronte come un soldato e dopo aver raccolto tutto ci avvicinammo all’acqua posando tutti i razzi verso il centro del grande bacillo liquido. Tra una corda che si stringeva e una chiacchiera la mezz’oretta in cui ci eravamo trovati anticipatamente era passata; il primo ad uscire dal castello fu il professor Silente, seguito da altri professori e gruppetti di studenti: molti Grifondoro e altrettanti fra Corvonero e Tassorosso… quasi nessun Serpeverde, ma non mi stupì più di tanto, lo avrei immaginato che certe cose non facevano per loro.

«Buonasera signorina Lovegood, siamo in ritardo?»

Domandò il barbuto uomo mentre allineavo le bottiglie di Burrobirra e le ciotole di dolci procurati da Fred e George direttamente dalla cantina di Mielandia, avevo appoggiato il tutto su un tavolino ricoperto da una candida tovaglia, su un lato piattini e bicchieri di carta.

 «Buonasera professor Silente, professori. Benvenuti alla festa, prego servitevi pure!»

Salutai gli invitati con diversi inchini indicando poi loro le leccornie.

«Emily! Allora era davvero una tua idea!»

Esclamò sorpresa Ginny; non che avessi raccontato una bugia ma non avevo detto nulla né a lei né a Hermione. Mi si avvicinarono incuriosite: La rossa portava un abito arancione/rame che si intonava con i suoi capelli, Hermione invece uno rosso bordeaux.

«Modestamente si, ma che sorpresa sarebbe stata se ve lo avessi detto? Grazie di essere venute, che carine che siete»

Abbraccia la rossa appena sotto le spalle ed Hermione intorno alla vita, ero così piccolina in confronto a loro…

«Era troppo strano il comportamento dei miei fratelli, gli ho visti prendere da parte Harry e Ron, dire loro qualcosa e poi fargli segno di avvicinarsi a noi.. »

Mi raccontò la Weasley con la tipica espressione di chi vede mettersi insieme tutti i pezzi di un puzzle.

«E così Harry ha chiesto a Ginny se voleva accompagnarlo, Ron invece ha preso la cosa come ovvia, un obbligo quasi e guardalo lì a rimpiazzarsi come se non mangiasse mai! Disgustoso…»

Concluse la riccia scusandosi poi per andare verso il rosso, pronta a fargli una bella ramanzina. Salutai Ginevra che andò ad unirsi a Hermione.

 «Scusatemi! Un momento di attenzione per favore!»

Alzai la mano mettendomi su un punto accanto alla riva per farmi vedere da tutti.

«Per prima cosa, volevo ringraziare ognuno di voi per aver preso parte a questa piccola festicciola, io stessa sono stupita.. davvero non immaginavo sareste stati così carini da venire…. Ringrazio soprattutto Fred e George per avermi aiutato nella realizzazione del progetto, grazie al loro aiuto posso mostrarvi questo spettacolo, buon anno a tutti!»

Sollevai entrambe le braccia dando così ai gemelli il segnale, gli sentii gridare all’unisono “Incendio” e rimasi ad ammirare i giochi di luce sull’acqua prodotti dai vari fuochi.
George e Luna scesero dalla torre per unirsi ai festeggiamenti, Fred prese quattro Burrobirre porgendocele, brindammo alla perfetta riuscita della nostra idea. Mezz’ora passò tra una chiacchiera e l’altra il Preside prese parola:

«So che sarebbe scortese interrompere la vostra gioia proprio adesso ragazzi, ma è il momento di rientrare nelle vostre Sale Comuni, avete un permesso speciale fino all'una per concludere ciò che desiderate e poi tutti a letto ricordate che domani ricominciano le lezioni! Ancora complimenti signori»

L’uomo dalla lunga barba ci rivolse un sorriso, preoccupandosi poi di scortare ogni studente di nuovo dentro il castello. Tornata in Sala Comune mi lasciai cadere stanca sul divano facendo un lungo sospiro.

 «Gli organizzatori vanno a letto!»

Annunciò George precedendo Fred, ma il rosso si bloccò notando la mia folta chioma spuntare dal sedile del divano.

«Tu va avanti Georgie, ti raggiungo fra un attimo..»

Senza chiedere nulla George fece come detto, Fred invece prese posto sulla poltrona accanto a me.

«Sei stata davvero in gamba Emily, hai lasciato molti a bocca aperta»

Si complimentò con me sorridendomi, arrossì imbarazzata aprendo gli occhi per guardarlo.

«Io non ho fatto nulla, sono stati i vostri fuochi a…»

Sgranai gli occhi quando le labbra del ragazzo sfiorarono la mia guancia, gli zigomi presero fuoco.

«Ora a nanna da brava, buonanotte e soprattutto buon anno»  

Ammiccò alzandosi e sparendo su per la scala; mi presi il viso fra le mani assumendo un espressione
buffa e sciocca allo stesso tempo. Un anno concluso meravigliosamente ed iniziato altrettanto!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Anno nuovo, amica nuova ***


Com’ero arrivata dal divano al letto neanche me lo ricordavo; i momenti della sera prima mi scorrevano ancora nella mente: la festa, i fuochi, le risate con gli amici e infine quel gesto, semplice ma importante, il piccolo bacio di Fred! Nonostante fosse stato solo sulla guancia era comunque molto significativo per me. Mi stiracchiai dopo essermi seduta, scostai leggermente le tende scarlatte del letto a baldacchino sentendo la leggera arietta di gennaio che entrava dalla finestra lasciata appena aperta; Qualcuna delle mie tre compagne doveva averla accostata ed essere uscita… A pensarci non avevo mai parlato molto con loro in quei sei mesi che ero arrivata a scuola, senza un motivo apparente in effetti… forse perché possedevo una sorella ed amiche più grandi e quella cotta ormai divenuta amore… mi ripresi dai pensieri rendendomi conto che le lezioni sarebbero cominciate fra meno di due ore; avevo giusto il tempo di farmi una doccia, vestirmi e scendere a fare colazione. Pulita e pronta uscì dal buco del ritratto mi sistemai la divisa e la tracolla della borsa pieni di libri sulla spalla iniziando poi a scendere le scalinate fino alla Sala Grande. Un gran vociferare di studenti già svegli mi fece capire che la scuola si era  ripopolata; presi posto al tavolo fra gli altri Grifondoro gustando il delizioso porridge mattutino e qualche fetta di pane tostato e imburrato. La professoressa McGranitt entrò nella sala iniziando a passare lungo il tavolo con i fogli degli orari, consegnandoli ai vari studenti:

«A lei signorina Lovegood, sono lieta di vederla in forma!»

Mi sorrise compiaciuta; sapevo perfettamente ciò a cui alludeva, era sicuramente stupita dal fatto che una bimba di undici anni come me fosse sveglia e pimpante dopo una serata passata a far festa. Presi il foglietto ricambiandole il sorriso.

«Allora vediamo un po’ che mi spetta..»

Abbassai lo sguardo sul foglietto iniziando a leggerlo:

«Incantesimi, Trasfigurazione e infine Pozioni.. un bel lunedì se così si può dire»

Dissi sarcasticamente ma non disperata, mi piaceva la scuola e adoravo le lezioni, avevo imparato a prendere tutto sul positivo grazie a mia sorella. Ripiegai il foglio e lo infilai nella borsa accanto ai libri, mentre la richiudevo scavalcai la panca con una gamba, con un cenno della mano salutai i miei compagni al tavolo augurando loro buona lezione. Dopo aver rivolto un sorriso speciale a Fred, iniziai ad avviarmi verso l'enorme portone della Sala ma sull’uscio mi scontrai senza farlo apposta contro una bambina piantata lì ferma facendole cadere tutti i libri.

«Per tutti i Plimpi! Scusami sono un disastro… sta stai bene?»

Nel chinarmi a raccoglierli mentre lei faceva la stessa cosa ci prendemmo una piccola testata che ci fece scoppiare a ridere.

«Santa conchiglia che sbadata.. scusa mi sono imbambolata davanti alla porta bloccando il passaggio, tu non ti sei fatta male vero?»

Si sistemò in fretta i lunghi capelli con le mani per toglierseli da davanti agli occhi, e mi tese una mano per aiutarmi a tirar su.

 «Neanche un po’ ho tutti i pezzi al loro posto! E poi sono io che non guardo mai dove vado, mi dicono sempre che ho la testa fra le nuvole!»

Ridacchiai passandomi una mano fra i capelli la ragazza mora si riprese i libri frettolosa.

 «Mi piacerebbe rimanere qui a parlare con te ma se non corro temo che arriverò tardi a lezione…»

Sgranai gli occhi ricordandomi solo ora che ero nella sua stessa situazione.

«Accidenti è vero pure io… aspettami facciamo la strada insieme! Che lezione hai?»

Le corsi dietro. Ella diede uno sguardo rapido al suo foglio poi mi rispose:

«Incantesimi, tu?»

Rimise via il foglio per guardarmi in faccia mentre acceleravamo il passo.

«Anch’io… aspetta.. ma allora siamo dello stesso anno!»

Osservai meglio la sua divisa, era uguale alla mia!

 «E sei una Grifondoro! Quindi siamo anche compagne di stanza.. ancora mi chiedo come ho fatto a non notarti…»

Vergognandomi di ciò abbassai leggermente la testa ripensando a come non avessi fatto ad accorgermi che questa ragazza condivideva con me sala comune e dormitorio… che testa fra le nuvole Emy!

«Non devi preoccuparti, solitamente tendo a isolarmi non amo molto la compagnia di uma- ehm persone chiassose.. »

Ridacchiò con la stessa timidezza che aveva il suo tono di voce. Sorrisi dolcemente, la trovavo così simpatica nei suoi dolci modi di fare.

 «Che maleducata non mi sono nemmeno  presentata! Io sono Emily Lovegood, gli amici mi chiamano Emy!»

Le porsi la mano con un gran sorriso, lei la prese stringendola delicatamente.

«Piacere di conoscerti Emy, io sono Mary, Marylin Waterly»

Le sue sopracciglia s’inarcarono appena e subito mi chiese, per chiarire il dubbio che le si leggeva in
faccia:


 «Lovegood…. sei per caso la sorella della bionda Corvonero che tutti chiamano Lunatica? I-io no sia chiaro l’ho solo ecco… sentito dire»

Agitò in fretta le mani per scusarsi di aver usato quel nomignolo anche se ormai mi ci ero abituata, etichettavano così sia Luna che me…

«Si! Sono proprio io! Tu invece? Da dove vieni? Non ho mai sentito il tuo cognome..»

Esclamai tutta felice per poi assumere quell’aria curiosa e impicciona sperando di non sembrare troppo indiscreta, risultato volle che la feci arrossire di nuovo…

«Oh.. non c’è molto da dire… sono nata nell’ocea- ehm in una piccola isola vicino all’Antartide, sconosciuta ai babbani… Dopo la nascita sono stata separata da mia madre, non so nulla di lei… vivo qui in Scozia con mio padre, lui è un taglialegna sai… abitiamo in una piccola capanna fra gli alberi e lì c’è un laghetto molto carino con tanti pesciolini..»

Le avvolsi un braccio attorno alle spalle notando il suo viso rattristarsi.

«Se può consolarti… nemmeno io ho più la mamma…»

Le dissi con un piccolo sorriso e nel notare anche il suo capì che fra di noi era nato un legame amichevole. Spegnemmo le chiacchiere solo quando entrammo in aula mettendoci in silenzio ad ascoltare la lezione del professor Vitious: Incantesimo di apertura.                                                              La campanella suonò al finire dell’ora, insieme a Mary uscì dall’aula incamminandomi verso la prossima lezione senza incontrare però nessuno dei miei amici più grandi: Harry Ron e Hermione affrontavano il loro terzo anno, Ginny e la mia cara sorellina al secondo e  Fred e George sembravano scomparsi…  Giunta l'ora di pranzo, posai i libri nel borsone rosso che mi portavo sempre dietro e mi avvicinai al tavolo, ma prima di sedermi….
 
«
Emiiiiiiii!»

George comparve dal nulla sollevandomi in braccio facendomi lanciare un piccolo urletto.

«George! Ti voglio bene anch’io ma ti prego rimettimi giù…»

Pigolai ridendo allo stesso tempo e quando il rosso mi rimise a terra potei finalmente sedermi; Mary mi si mise accanto. Fred e il fratello presero posto davanti a noi e a loro si unirono Ron e Harry , Hermione e
Ginny alla mia destra. Voltandomi verso la mia nuova piccola amica notai il suo disagio, avvicinai il viso al suo chiedendole:


«Mary tutto bene?»

Lei scosse in fretta il viso facendomi segno di si.

 «Oh, si.. si mi sento solo ecco… un po’…»

Circondata se così si poteva dire… poverina come contraddirla l’avevo portata in mezzo a tutte quelle persone…

«Ops colpa mia… passo alle presentazioni: Non lasciarti ingannare dagli occhi tranquilla non ci vedi doppio, loro sono Fred e George gli strampalati gemelli Weasley»

Le indicai per primi i due rossi identici di fronte a noi, loro risposero con un sorriso ed un cenno della mano all’unisono.

«Lui è il fratello minore Ron e la sorella più piccola Ginny»

Le indicai prima il ragazzo vicino a Harry e poi la ragazza vicino a Hermione.

«Poi avrai sentito parlare di Hermione Granger, la strega più brillante del suo anno; migliore amica di… be’ immagino tu sappia lui chi è..»

Con la mano le indicai la ragazza riccia facendola arrossire lievemente a quel complimento e subito dopo voltai lo sguardo verso il moro con gli occhiali. Mary seguì il mio sguardo sgranando gli occhi.

«Harry Potter! Per tutti i coralli sei amica di Harry Potter!»

Si lasciò scappare ma poi si tappò la bocca arrossendo. Ridacchiai senza volerla prendere in giro.

«Oh, si e ora anche tu»

Le feci l’occhiolino riuscendo a farla sentire un po’ più a suo agio.                                                                 Per il resto del pranzo l’armonia fu meno tesa, una nuova amica si era unita alla grande famiglia. Mentre uscivamo tutti insieme dalla Sala Grande rimasi un po’ indietro insieme a Mary sussurrandole:

«Sono un po’ matti vero? Spero non ti abbiano spaventata»

Le sorrisi rassicurante e vedendo il suo viso felice capì che la mia paura non era reale.

«Oh no affatto sono uno spasso! Grazie Emy per avermeli fatti conoscere»

Mi sorrise a sua volta come una bimba felice a cui sono state regalate delle caramelle, affrettammo un po’ il passo per salire in sala comune con le lezioni rincominciate non c’era più tempo da perdere.          Preso tutto l’occorrente necessario trovammo del tempo per fare due chiacchiere tutti insieme seduti su divano e poltrone.

«Mi tocca Erbologia oggi… a voi?»

Sospirò Ginny controllando il suo orario e rivolgendo la domanda poi a tutti gli altri.

«Due ore di Pozioni, sento che morirò..»

Feci la finta tragica recitando con una mano sul cuore, George venne dietro a sorreggermi e improvvisò una piccola parte.

«Vi verrò a salvare io mia principessa!»

Facemmo ridere tutti quanti soprattutto Mary che era sempre meno agitata.

«Salvami mio eroe salvami»

Portai una mano sulla fronte come una che si dispera, lì George mi sollevò in braccio mettendo una mano sulle gambe e una sulla schiena sdraiandomi a mezz’aria.  

«Georgie mettila giù o le verrà il sangue alla testa….»

Lo rimproverò Fred senza durezza, George mi rimise giù.

«Dai Freddie stavamo giocando… »

Cercai di non farli litigare mentre il ragazzo mi tirava verso di sé.

«Si ma non sei un giocattolo..»

Mi abbracciò delicatamente, una stretta diversa da qualsiasi amico o parente, mi sentivo a casa….

«Chiedi scusa finto cavaliere»

Ecco ritornato il Fred Weasley giocherellone che si diverte a prendere in giro le persone in particolare il fratello.

«Le chiedo umilmente perdono incantevole signorina»

George si prostrò in un profondo inchino.

«Mh ora va meglio»

Lo vidi ghignare, si stava proprio divertendo ad umiliare il fratello.

«Accetto le sue scuse o coraggioso messere»

Presi i lembi della gonna tirandoli leggermente come le dame del medioevo eseguendo una piccola riverenza. Un piccolo applauso interrotto solo da Hermione che ci riportò alla realtà.

«Harry, Ron andiamo c’è Hagrid che ci aspetta!»

Si alzò dalla poltrona seguita poi dai due, Fred mi posò un bacio sulla tempia facendomi sussultare appena.

 «A dopo piccola principessa»

Mi sussurrò andando poi dal fratello e uscendo con lui.

«Carino come spettacolo, ma fate sempre così?»  

Mi chiese Mary passandomi la mia borsa.

«No, ma adoro improvvisare sai?»

Ammiccai avviandomi nei sotterranei in sua compagnia.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Amichevole sospetto ***


Per il resto del breve tragitto prendemmo in giro i gemelli per il loro buffo modo di fare, Mary mi disse persino che Ron non le sembrava affatto divertente come gli altri due. Zittimmo le risate solo alla fine della scalinata, entrare in quel freddo sotterraneo dava sempre i brividi, sia di paura che altro. La porta semiaperta dell’aula lasciava intravedere i calderoni sui fuochi spenti pronti per essere utilizzati dagli alunni, il professor Piton controllava le ultime cose e appena ci vide entrare parlò con il suo solito tono tenebroso:

«Buon pomeriggio, al posto»


Tagliò corto l’uomo dai neri capelli, senza degnare di sguardo o minimo complimento noi che eravamo giunte in orario. Ma ormai lo conoscevamo sarebbe stato capace di dirci che eravamo in ritardo anche se fossimo arrivate in anticipo… Chinammo il capo in segno rispettoso avvicinandoci al tavolo ed ognuna ad un calderone attendendo l’arrivo dei nostri compagni. Ad aula piena, sulla lavagna comparvero numeri e formule da seguire per la pozione e per tutto il tempo non si sentì volare una mosca; di tanto in tanto alzavo lo sguardo, cercando di eseguire al meglio l’intruglio. Nei pochi mesi ch’ero entrata nel mondo della magia, il mio asso non erano le Pozioni nonostante Luna più volte mi aveva detto che nostra madre era molto brava in materia, il problema era uno solo: che la pozione fosse fatta bene o male al professor Piton non importava, o almeno in apparenza…                                                                                                                                             Al termine delle due ore concesse per la realizzazione dell’infuso, portai la mia boccetta con il campione alla cattedra, cercando di evitare lo sguardo dell’insegnante per più di pochi secondi. Uscendo dall’aula la mia piccola nuova amica mi seguiva silenziosa, probabilmente sia io che lei stavamo pensando a quando Severus Piton fosse, non so come direi, strano...                                                                                                                                           
Il fatto che la sala comune fosse semi deserta non mi stupì più di tanto, infondo le lezioni del giorno si erano appena concluse… Salì la piccola scaletta che mi condusse al dormitorio femminile appoggiando la borsa sulla cassa ai piedi del letto; un lungo sospirò accompagnò i miei occhi scrutatori fuori dalla finestra.


«Ti va di uscire? Penso di conoscere un posto che ti aiuterà a distendere i nervi!»

Se ne uscì Mary di punto in bianco con questa proposta e con un sorrisino così dolce da non poterle dire di no. Girando la testa verso di lei risi intenerita dal suo sguardo.


«Tu stuzzichi la mia curiosità e pensi anche che ti dica di no? Prendimi!»

Scattai verso la porta scendendo la scala in scivolata sul corrimano ridendomela, Mary che non si aspettava una simile reazione rise a sua volta iniziando a rincorrermi.


«Permesso! Scusatemi!»

La moretta si faceva largo fra gli altri studenti per inseguirmi, alcuni che aveva assistito alla scena ridevano o scuotevano la testa.

 «I primini, i più matti!»


Commentò uno studente alla sua amica, dall’età poteva essere del quinto o sesto anno.


«Eravamo anche noi così alla loro età; hanno ancora pochi compiti, sono ancora bambini, devono divertirsi ogni tanto...»


Rispose saggiamente lei.

«Alicia ricordati che non sei una Corvonero»


Risponde a battuta lui.


«Oh nemmeno tu se per questo»


Ribatte prendendolo in giro e finendo a ridere con lui.                                                                                                                                                            Il gelido inverno pian piano ci stava abbandonando, infondo eravamo agli inizi di marzo. Per prudenza però mi ero comunque avvolta la sciarpa attorno al collo.


«La smetti di correre così in fretta? Come faccio a guidarti se vai avanti tu?»


Marilyn era a pochi metri di distanza da me, rallentai aspettandola.


«Vedo che non sei un asso nella corsa»


Ghignai facendo finta di prendermi gioco di lei.


«Sai con le pinne è difficile correre…»


Sussurrò lei riprendendo fiato, spalancai gli occhi.


«Come?!»


Le iridi blu corvine della ragazza s’ingrandirono e le sue guance imporporarono.


«Cos- Allora andiamo? Vieni di qua!»


Accelerò il passo lungo la collina. Inclinai il viso di lato guardandola un attimo e poi iniziai a seguirla. Ora che ci stavo pensando però conoscevo pochissimo di lei, nonostante le volessi già un gran bene. Non sapevo da dove veniva, niente sui suoi genitori, vuoto.


«Eccoci arrivate!».


Annunciò la moretta dopo pochi minuti e con mio grande stupore mi aveva portata accanto alla quercia sulla riva del Lago Nero. Il mio sorriso era grande e i miei occhi lucidi, mi avvicinai alla mia amica abbracciandola teneramente.


«Mary, so che non ci crederai, ma questo è anche il mio posto preferito!»


Lei ricambiò la stretta nell’abbraccio sorridendomi.


«Sono felice che la persona con cui condivido questo posto, sia tu Emy»


Con il sorriso stampato sulle labbra come due bambine, ci sedemmo sulla riva dell’acqua una accanto all’altra guardando l’orizzonte. Dopo un po’ una delle due parlò: 


«Emy, tu come lo immagini il futuro?»


Mi venne domandato così come spunta un fungo.


«Non saprei… come tutte le ragazze immagino; con un fidanzatino, una famiglia, un buon lavoro… qualcosa che possa farmi dire “che bello finalmente sono felice!” e tu?»


Alzai il viso al cielo sognante. Agitazione si dipinse sul viso di Mary, lei pensava al suo destino, un giorno sarebbe dovuta ritornare in mare, non vedere più Emily, i compagni, tutti coloro che aveva conosciuto sulla terra, sorpresa dalla mia domanda ebbe un piccolo sussulto. 


«Io? Oh non saprei proprio… da piccola sognavo la terra, gli alberi cose che infondo al mare non trovi—eh cioè…»


S’impappinò e balbettò indicando poi il lago. Seguì il suo dito guardandomi poi intorno.


«L’hai vista anche tu?»


Guardai prima il lago e poi Mary poi di nuovo il lago.


«Era un tentacolo vero? Allora esiste davvero una piovra gigante là dentro! O forse era una sirena… tu credi alle sirene Mary?»


Se prima il viso della ragazza mora era rosso, ora era sbiancato tutto in una volta, incominciò a ridere, una risata nervosa però che con un colpo di tosse soffocò.


 «Non credo… so che in questo mondo ci sono molte creature, quindi può darsi che lo è o no…»


Deglutì confusa.


«Rientriamo! Voglio chiedere ad Hermione!»


Scattai in piedi decisa a correre verso il castello ma Mary non si era mossa, la sua testa era bassa e si guardava i piedi.


«I-io voglio restare ancora un po’ qui da sola, scusami Emy, ci rivediamo dopo in stanza…»


Non mi guardò più, dispiaciuta di averla offesa indietreggiai e accogliendo la sua richiesta tornai lentamente verso la scuola. Con la coda dell’occhio Mary mi seguiva ed appena superai il portone di quercia ella si gettò in acqua. La lunga coda con le paillette lilla ondeggiava fra le onde del lago, le lacrime della piccola si univano alle goccioline, non era triste per le parole di Emily, era addolorata, avrebbe voluto raccontare tutto alla sua cara amica ma il rischio era troppo alto!


«Qualcosa non va piccolina?»


Mary alzò in fretta il viso.


«Chi c’è? Chi sei?»


Voltò il viso prima da una parte poi dall’altra.


«Qui.»


Poco sopra la sua testa, la sirenetta vide un cucciolo di manta nuotare sopra di lei. Sbatté più volte le palpebre confusa, non lo conosceva, da dove veniva? Avrebbe voluto chiederglielo ma non riusciva a parlare dallo stupore.


«Vengo dal tuo regno, volevo assicurarmi che stessi bene. Come procede la tua esperienza sulla terra?».


Aprendo e chiudendo le labbra, la piccola ci pensa un attimo prima di rispondere.


«Si va tutto bene, puoi dire loro che possono star tranquilli, ora devo tornare o farà buio e mi lasceranno fuori, la mia amica si preoccuperebbe per me…»


Tentò di affrettare il discorso.


«Miss Waterly aspetti!»


Cercò di fermarla l’animale ma lei era già lontana.                                                                                                                                                   
  “Ma perché non torna? Che le sia successo qualcosa?”                                                                                                                                                Erano questi i quesiti che sorgevano nella mia testa, in attesa della mia amica che tardava il suo attimo di ritorno; era inoltre pericoloso star fuori con il famigerato Sirius Black che da qualche giorno era stato avvistato ad Hogsmeade… Sentì un rumore oltre le tende, mi avvicinai ad esse per sbirciare: Mary era rientrata e camminava in punta di piedi per non svegliare nessuno, probabilmente convinta che persino io stessi dormendo. S’infilo fra i tessuti scarlatti del letto a baldacchino senza proferir parola e chiuse gli occhi appoggiata al cuscino; non accennai parola alcuna per non disturbarla, se la sua richiesta di essere lasciata tranquilla valeva prima, era valida anche ora… buonanotte amichetta mia. Era appena l’alba quando decisi di aprire gli occhi ed alzarmi, scostai delicatamente il tendaggio che ricopriva il mio letto e guardai verso quello di Mary: esso era ancora chiuso e immacolato, la ragazza stava sicuramente dormendo. È vero non la conoscevo ancora molto bene, ma una cosa era certa: iniziare la giornata con una buona colazione era ciò che ci voleva! Decisa a far meno rumore possibile, zampettai verso il bagno per darmi una bella pulita, una pettinata ed un po’ di profumo. Davanti allo specchio misi in ordine ogni bottone della camicia, un bel nodo alla cravatta e su il cardigan; un’ultima occhiata al letto delle altre e una rapida sgattaiolata fuori dalla porta e successivamente giù per la scala. Studenti più anziani in sala comune ripassavano le lezioni, con un sorrisino innocente passai fra di loro e uscì dal buco del ritratto. Ancora giù per i sette piani, l’ultima scalinata ed ecco il silenzio tranquillo della Sala Grande. Inspirando profondamente il profumo dei dolci presenti in tavola mi ci avvicinai sornione, sedetti comodamente iniziando a servirmi delle delicate prelibatezze; pensando che Mary volesse stare tranquilla, le misi da parte una ciambellina con la menta sopra, i suoi occhi mi ricordavano molto il colore dell’acqua.


«Buongiorno polpettina!»


Luna comparve dal nulla mi si sedette accanto facendomi una pernacchia sulla guancia, come adorava fare quando eravamo bimbe.
«Sei sola stamattina?»


Guardò oltre me e poi me, inclinando il viso da un lato lasciando ben in mostra il rapanello sull’orecchio.


«Si… la mia nuova amica non si è ancora alzata dal letto stamattina, ieri sera l’ho sentita rientrare tardi, mi aveva detto di non aspettarla alzata che sarebbe tornata un attimo dopo... io... sono preoccupata Luna, temo non si senta bene…»


Confessai alla mia sorellina il mio motivo di disagio con la classica vocina di una bambina che ha paura di aver fatto qualcosa di sbagliato. La bionda guardò sopra la mia testa con la tipica espressione di chi non ti sta ascoltando anche se io in realtà sapevo che quella era la sua maniera di riflettere.
 
«Le hai messo da parte un dolcetto, è tutto ciò che serve quando vuoi far tornare il sorriso a qualcuno. È il bello di avere nuovi amici, regali semplici ma fatti con il cuore. Hai pensato a lei giusto? Lo appezzerà!»


Sbattei più volte le palpebre confusa, non capivo se mi avesse dato un consiglio o fatto un’osservazione del suo pensiero a modo suo, prima che potesse dirmi altro le feci la domanda che dalla sera prima mi tormentava:


 «Luna tu credi alle sirene?»


Buttai così giù dal nulla ma con un tono normale, senza farmi sentire da altri accanto. La ragazza dagli abiti Corvonero sbatté i suoi grandi occhi due volte prima di rispondermi:


«Certo!»


Mi rispose ella senza pensarci troppo, come se le avessi chiesto se fosse bionda naturale.


«Sono creature molto simpatiche sai? Un po’ meno i loro compagni Maridi… un tantino permalosi a dir la verità»


«Ti prego dimmi tutto quello che sai!»


Le feci gli occhi dolci, pendevo dalle sue labbra.


«Avevamo pochi anni quando mamma me lo raccontò… mi disse che stava viaggiando con papà accanto ad un laghetto e vide una bellissima coda appartenente ad una sirena, si tuffò per raccogliere delle alghe per una delle sue pozioni e quella creatura tentò di annegarla, per fortuna papi la salvò! Sono rimaste amiche sai?»
Se i miei occhi all’inizio brillavano, alla fine si erano spenti. Mamma non c’era più , come avrei potuto chiederle che aspetto aveva quella bellissima sirena che aveva conosciuto?


«Ci aveva anche descritto il suo aspetto?»


Domandai speranzosa.


 «Ne ricordava solo il colore… viola!»


Si mise un dito sulla guancia sperando di avermi risposto giusto. Le schioccai un bacio sulla guancia.


«Grazie sorellina!»


Scattai in piedi diretta di nuovo di sopra, dovevo raccontare tutto a Mary!!!


«Mary! Mary svegliati devo dirti una cosa!»


Piombai in stanza e trovai la mia amica seduta sul letto con le gambe tutte e due da un lato a guardar fuori dalla finestra con aria assente e triste.


«Buongiorno Emy… che ti succede?»


Saltellando ancora mi inginocchiai accanto al suo letto sorridendole.


«Non puoi immaginare cosa mi ha raccontato Luna! Mi ha detto che nostra madre aveva conosciuto una sirena viola quando andava in giro con mio padre! E poi… e poi ha detto che esistono tanti tipi di sirene! Che bello allora ieri sera ne abbiamo visto davvero una nel lago! »


Lo sguardo già cupo della ragazza dai capelli scuri divenne più triste e leggermente infastidito, distolse lo sguardo dal mio e sospirò.


«Mi sembrava di averti detto che non esistevano…. Mi lasci sola oggi? Non vengo a lezione non mi sento molto bene…»


Parlò delicatamente come affranta, solo in quell’istante notai al suo collo una piccola conchiglia lilla. Aprì di più gli occhi stupita, mi stava mentendo? A chi dovevo credere ora? A Luna e alla storia della mamma, o a Mary che mi negava tutto?


«Ti ho preso questa… a più tardi…»


Uscì dalla stanza a testa bassa, tutto il contrario di come vi ero entrata. Sul comodino della giovane ragazza avevo lasciato il suo dolce, ella lo prese solo dopo che ero uscita. Vi sbirciò dentro ed un sorriso le si dipinse sulle labbra.


«Sei sempre così carina con me Emily, ti prego perdonami se non posso dirti la verità...»


Scoppiò a piangere nel suo cuscino; quella manta le aveva regalato la conchiglia che ora portava al collo. Il messaggio del suo regno, di chi sotto le acque era preoccupato e di chi le diceva che si avvicinava una festa sottomarina importante a cui lei avrebbe assolutamente dovuto partecipare, perché mettere nella testa di una povera bimba di undici anni tutti questi problemi?

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Nero attacco notturno ***


«No no no! Non è possibile!»

Piagnucolai mettendomi le mani sulle guance una volta arrivata quasi di corsa nella sala comune semi deserta. Mary era appena rientrata nella sala di ritrovo, non la
vedevo dalla sera prima ma aveva la stessa aria preoccupata.  

«Qualcosa non va?»

Mi chiese dopo aver visto la mia espressione.

«Mi sono persa un’altra partita vero?»

Feci il labbro tremulo.

«Oh… Be’ ormai è quasi finita… stanno tornando tutti al castello».

La mora fece spallucce come a dire che nella vita c’erano cose più importanti.

«Dovevo finire il tema per Piton… giocavamo contro la casa di mia sorella, chissà cosa mi dirà. Se abbiamo vinto o perso… Ma aspetta tu come lo sai?»

Mi venne un sospetto; che la ragazza che consideravo la mia migliore amica fosse scesa al campo senza di me?

«Sei andata a vederli senza chiamarmi?»

Il mio tono fu leggermente irritato. Marilyn deglutì.

 «N-no i-io stavo passeggiando attorno al lago e ho visto tutta la gente risali-».

La sua voce tremava di imbarazzo ma non riuscì ad aggiungere altro; un gran frastuono di piedi ed urla di vittoria irruppe nella stanza. L’intera squadra di Quidditch rientrò tutta sporca di fango, Baston davanti a tutti gridava:

«Abbiamo vinto! Abbiamo battuto Corvonero!»

Nella sala comune esplose la festa! Fred e George carichi di dolci, probabilmente trafugati dalle cucine, si fecero largo per appoggiare tutto sul tavolo costringendo la povera Hermione a spostarsi su una poltrona.

«Ti vanno dei pasticcini?»

Harry le si avvicinò con un vassoio cercando di convincerla a festeggiare.

«Non posso Harry davvero devo finire questo libro per lunedì, e poi…»

Si girò verso Ron.

 «A lui non credo importi della mia presenza…»

Tornò con lo sguardo sulle pagine. Giorni prima lei e il rosso avevano avuto una discussione per colpa del topo malato del ragazzo e da allora non si parlavano né guardavano.          

«Ma a me si»

Insistette il Sopravvissuto, solo che proprio in quel momento Ron decise di pronunciare le parole: «Se Crosta non fosse stato divorato anche lui potrebbe gustarsi queste gelatine». Hermione scoppiò in lacrime e decisa a non aggiungere altro salì nel dormitorio femminile.

«Ma non hai un minimo di tatto!»

Sbottai guardandolo male, non la capivo tutta questa sua insensibilità.

«Tuo fratello è un idiota»

Mi lamentai con Fred quando mi si avvicinò con un bicchiere di fresco succo di zucca.

«Mela marcia di famiglia»

Ridacchiò sfiorando la mia mano con il bicchiere.

«Ti è piaciuta la partita?» mi chiese per cambiare argomento.

«Non l’ho vista purtroppo»

Mi feci triste.

«Scusami»

Sorseggiai un goccio della bevanda. La delusione si leggeva sul suo volto.

«Di nuovo?»

Sussurrò.

«E di nuovo per colpa di Piton»

Alzai il viso per incrociare i suoi occhi senza accorgermi di arrossire violentemente.  
I festeggiamenti continuarono anche dopo cena fino ad ora tarda o meglio, fino a quando la professoressa McGranitt non entrò in vestaglia scozzese e retina per capelli lamentandosi degli schiamazzi e ricordandoci che seppur Grifondoro avesse vinto non vi era alcun bisogno di esagerare; ed incaricò Percy di mandarci tutti a letto. La notte fresca e silenziosa trascorreva lenta e sonnacchiosa, ognuno nel castello ronfava e sognava o si riposava dalla lunga giornata… Quando all’improvviso nella quiete un urlo agghiacciante mi fece sobbalzare, scattai seduta guardandomi attorno, scostai in fretta le tende e guardai gli altri letti; anche le mie compagne di stanza si erano svegliate e come me si guardavano intorno confuse.

«C-cosa è stato?»

Bofonchiò la più vicina alla porta. Sentimmo molte voci provenire da sotto, un ragazzo chiese persino se la festa fosse ricominciata. Al centro di tutto c’era la professoressa McGranitt che tentava di calmare le acque prendendosela con Percy.

«Mi meraviglio di te!» il rosso alzò le mani innocente.

«Mi creda professoressa non li ho autorizzati io!» si difendeva.

Ron corse verso il fratello maggiore spaventato:

«Perce! C’era Si-Sirius Black! Sopra il mio letto! Co-con un pugnale… ha squarciato le mie tende!»

Raccontò tutto d’un fiato.  

«Ron non sono cose su cui scherzare!»

Gli rispose severo il ragazzo con gli occhiali.

«Non sto giocando!»

Rispose infuriato Ron.

«Perché non le chiede a Sir Cadogan!»

Con un dito egli indicò il ritratto chiuso. Per essere davvero sicura, la professoressa
uscì dalla Sala fermandosi davanti al quadro del Signor Cadogan domandandogli:

«Mi scusi Sir, ha per caso fatto entrare un uomo nella Sala questa notte?»

Il cavaliere alzò l’elmo annuendo.

«Certo professoressa, egli aveva la parola d’ordine! Anzi a pensarci le aveva tutte, su un foglietto».

La donna sospirò massaggiandosi una tempia, rientrò furiosa nella sala squadrandoci tutti.

«Mi piacerebbe tanto sapere, chi è stato così stupido da scrivere la parola d’ordine su un pezzo di pergamena…»

Scandì ogni parola con ferocia. Il ragazzo dalla faccia tonda chiamato Neville, si fece più piccolo alzando una mano tremante. La McGranitt uscì arrabbiatissima, nessuno nella torre dormì più in quelle ore, con Sirius Black ancora nel castello; all’alba Minerva tornò a comunicarci che il mago era riuscito a fuggire. La mattina seguente il Signor Cadogan venne licenziato e la Signora Grassa, seppur spaventata, tornò al suo posto. I controlli, come presto tutti potemmo notare, erano aumentati; nei i corridoi vi era molta più sorveglianza, misero perfino due troll grossi e puzzolenti nel corridoio del settimo piano per proteggere la Signora. Ron nel frattempo era diventato una vera e propria celebrità e raccontava volentieri, a chiunque glielo chiedesse, l’accaduto ed ogni volta aggiungeva un dettaglio più catastrofico. Hermione aveva ricominciato a parlargli, non tanto perché lui si fosse scusato, ma doveva ammettere lei stessa che si era preoccupata. Dal canto suo il professor Piton insisteva a dare la colpa al nuovo professore Remus Lupin sostenendo come tesi la precedente amicizia fra lui e Black, Silente il Preside invece sosteneva che: «Nessun insegnante di questo castello avrebbe aiutato Sirius Black ad entrare!». Severus però non era convinto e sempre più sospettoso. Con il passare dei giorni anche le storie di Ron ormai non sembravano entusiasmare più nessuno, erano state da lui raccontate così tante volte che ormai non impressionavano più. Il povero Neville era stato severamente punito dalla McGranitt e dalla strillettera ricevuta dalla nonna il giorno dopo l’accaduto che ogni sera si ritrovava fuori dalla sala senza sapere la parola d’ordine, aspettando che qualcuno lo facesse entrare… A circa una settimana di distanza, mi ritrovai a parlare con Fred della faccenda:

 «Come ti senti?»

Mi domandò sedendosi accanto a me, mi feci pensierosa.

«Ancora un po’ scossa, ma penso sia normale».

Egli annuì.

«Sembra che qualcuno abbia preso di mira la nostra famiglia…»

Tirò fuori dal niente come se quella preoccupazione fosse stata chiusa dentro di lui troppo a lungo. Sbattei le palpebre confusa.

«C-come?»

Girò il viso per guardarmi negli occhi e raccontò.

«L’anno scorso Ginny è stata quasi uccisa da Tu-Sai-Chi…»

Fece una pausa.

«Attraverso un diario egli l’aveva costretta ad pietrificare i mezzosangue con il Basilisco, ci ha quasi rimesso la pelle la nostra sorellina, anche se non ama parlarne…»

Sgranai gli occhi impressionata.

 «È terribile»

Rabbrividì.

«Non mi piacciono i serpenti…»

Storsi il naso disgustata.

 «Soprattutto così grossi, bleh»

A quella reazione Fred ridacchiò.

«Ti ringrazio Emily, mi trovo bene con te, sei sempre disposta ad ascoltarmi e non ti annoi mai»

Mi sorrise con dolcezza e in quel momento mi sentì avvampare, il libro che avevo fra le mani mi scivolò; nel chinarci a raccoglierlo sfiorai nuovamente la sua mano nell’imbarazzo più totale. Lui lo prese e me lo porse.

«Sempre a studiare eh?»

Guardò prima il libro poi me.

«Qualcuno qui potrebbe arrabbiarsi se perde un’altra delle sue battute spettacolari che so, magari contro i Serpeverde»

Mi misi sulle labbra un sorriso furbetto e lui si passò una mano fra i capelli.

«Si credo che quel qualcuno potrebbe arrabbiarsi molto»

Appoggiò le mani sui miei fianchi iniziando a farmi il solletico. Con un gridolino scoppiai a ridere e finì con la schiena appoggiata alla sua.

«Basta…»

Mugugnai ridendo e sollevando il viso mi trovai con il naso a pochi centimetri dal suo.

«Non vale»

Pigolai come un pulcino.

«Oggi ho vinto io»

Gli occhi chiari incontrarono gli scuri.

«Oggi finisce in parità Weasley, il solletico è un colpo basso»

Mi rialzai davanti a lui incrociando le braccia, anche se piccola com’ero non potevo elevarmi più di tanto per superare la sua altezza dalla posizione seduta.

«Buonanotte piccola Lovegood»

Con un dito mi stuzzicò il naso, lo arricciai sorridendo.

«Ci vediamo domani»

Ripresi il libro fra le braccia andando verso le scale per il dormitorio.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Complici ***


Febbraio ben presto mutò in marzo ma la neve non accennava a lasciare i prati e l’aria si manteneva ancora fredda. Si sentiva la mancanza delle vacanze di Natale e i momenti liberi, i giorni trascorsi a giocare fra le palle di neve… Ora le lezioni occupavano tutto il tempo e man mano diventavano più difficili. Riuscivo fortunatamente a cavarmela data la mia grande passione per la Trasfigurazione e Incantesimi ma non ero per niente afferrata nelle pozioni come Luna o la mamma… sono un autentico disastro e nelle due ore di quel venerdì stavo nuovamente in rischiando di squagliare il calderone… Mi ero sempre convinta che per eseguire al meglio una cosa bisognava seguire le istruzioni ma ciò non risultava facile con i quei penetranti occhi neri del professor Piton che ti fissavano come se tutto ciò che facevi, persino respirare, fosse sbagliato. C’era di buono però che quel paiolo riscaldava da capo a piedi.

«Temo di aver fatto un altro pasticcio…»

Mi passai la mano sul viso preoccupata, al contrario Mary era tranquilla, lei era una tra le migliori della classe…

«Non essere dura con te stessa, hai fatto del tuo meglio come sempre»

Tentò di rassicurarmi la piccola mora.

«Per Piton non è abbastanza… Non capisco! Mia madre era così brava…»

Sospirai demoralizzata.

 «Ti aiuto io! Mia nonna è la strega del mare è brava in Pozioni, certo non la vedo da parecchio ma so che potrebbe darci una mano!»

Sorrisi con sorpresa ma mi uscì un’espressione strana, non capivo cosa c’entrasse il nomignolo della nonna…

«Mare? In che senso del mare?»

Chiesi confusa, Marylin avvampò tutto in una volta.

«Maremma, ho detto maremma… si trova molto lontano da qui»

Balbettò lei cercando di essere convincente; ripensandoci c’erano parecchie cose di lei che ancora mi lasciavano con i punti di domanda campati per aria ma lasciai cadere il discorso per non infierire ulteriormente. Non parlammo di altro mentre salivamo i numerosi gradini fino ad arrivare nella Sala Comune, tutti gli altri stavano seduti comodamente sulle poltrone a riposarsi. Dopo l’ultimo attacco di Sirius Black alla torre nessuno poteva più muoversi con tanta libertà perciò la sala risultava sempre affollata.

«Hermione hai una faccia distrutta, sicura di sentirti bene? Il terzo anno è davvero così faticoso?»

Chiesi alla giovane riccia notando il suo viso pallido appena ella abbassò il libro per vedere chi fosse arrivato.

«No è solo che le piace studiare troppo e far sentire stupidi gli altri».

Rispose Ron al suo posto con un tono poco carino.

«Non ricordo di averlo chiesto a te»

Ribattei stizzita, le sue orecchie s’imporporarono. Hermione nascose una risata.

«È solo che seguo quattro materie rispetto alle due che si scelgono»

Mi spiegò con un sorriso, incurvai le labbra senza essere invadente e chiederle come ci riuscisse.  

«Ma non preoccuparti sto bene»

Aggiunse infine tornando poi a tradurre le sue rune. Mi alzai da quel posto per lasciarla tranquilla ma rimanevo comunque infastidita dal fatto che il suo amico rosso s’intrometteva ogni volta negli affari che la riguardavano; avviandomi verso il dormitorio fu un altro rosso a fermarmi:  

«Ciao Emy, hai un minuto?»

“Anche una vita per te!” pensai rabbrividendo e mi fermai dov’ero annuendo.

«Ti ho disturbata? Hai qualcosa da fare?»

Scossi velocemente la testa.

«Si! No, cioè non in questo momento perché?»

Balbettavo, davanti a lui di nuovo, ma perché era sempre così?

«Domani?»

Domandò speranzoso; feci mente locale guardandomi in giro per la sala bloccandomi sul soffitto in uno dei miei soliti sguardi vacui.

«Ma non vai a Hogsmeade con George domani?»

La domanda mi sorse spontanea, i due gemelli non si separavano mai!

«Ha detto di avere un impegno, bugia di sicuro»

Si passò due dita sul mento sospettoso. Sbattei le ciglia sorpresa e confusa.  

«Mentire proprio a te? La cosa puzza di bruciato e anche tanto! Dobbiamo pedinarlo!»

Battei un pugno sulla mano aperta con decisione ferma; Qualcosa si accese nei suoi occhi e un sorriso furbo gli si stampò sulle labbra.

«Esattamente quello che avevo pensato! Vuoi essere mia alleata?»

Ridacchiando avvolse con la sua grande mano la mia in un patto suggellato che ci avrebbe unito in questo scherzoso gioco; lo so potrebbe sembrare una
cosa sciocca ma l’idea di fare qualcosa insieme mi elettrizzava!                              Al ritorno da un abbondante pranzo trovai la Sala Comune semi deserta, eccetto gli studenti del mio anno, del secondo ed alcuni dei più grandi intenti a svolgere le loro attività. Era un sabato più caldo rispetto ai precedenti ma non così bollente da abbandonare il maglione… difatti ne stavo indossando uno rosso fragola abbinato ai fiocchi con cui avevo legato i capelli in due codini. Per far finta di niente mi sedetti alla poltrona accavallando una gamba e guardando il fuoco come se fossi persa fra le nuvole. Fred e George parlottavano davanti al ritratto di sicuro stavano tramando qualcosa… ad un certo punto uno dei due uscì e dopo avergli lasciato qualche minuto di vantaggio l’altro mi fece un cenno.   


«Allora sei pronta?»

Mi chiese a voce bassa quando mi fui avvicinata.

«Per cosa? Uh, si giusto andiamo»

A volte questa mia aria da finta tonta infastidiva gli altri ma non mi prendevano in giro anzi si erano abituati a conviverci. Fred aprì il buco del ritratto facendomi uscire per prima. Ci appiattimmo momentaneamente contro il muro, i troll della sorveglianza camminavano avanti ed indietro trascinando le clave e grugnendo.

«Primo intoppo nel piano… come facciamo?»

Sussurrò il ragazzo guardandomi come per dire “è stata tua l’idea”

«Oh, così»

Gli presi la mano avviandomi lungo il corridoio e nel momento in cui passammo di fianco ad uno dei due mostri dissi semplicemente:

«Salve!»

Seguito da un gran sorriso, la creatura mastodontica mi rispose con un grugnito stupito, probabilmente ero l’unica ad averlo mai salutato.

«Sei forte»

Mi disse Fred sorpreso da quanta naturalezza usassi quando facevo qualcosa.

«Una sciocchezza, ssht guarda là»

Indicai la figura identica fino all’ultima lentiggine del ragazzo, George era nel bel mezzo del corridoio ad aspettare qualcosa… Tirai Fred per una manica in modo da poterci nascondere entrambi dietro la colonna.

«Aspetta un attimo… ma da quella parte si va…? No, non posso crederci, è assurdo!»

Inclinai il viso di lato dopo aver udito quelle parole totalmente confusa, osservai poi nella direzione del rosso e fino in fondo, in quel momento mi venne
l’illuminazione!


«Ma per quella scalinata si va nella Sala Comune di Corvonero!»

Quasi lo urlai, fu per quello che Fred mi mise le mani davanti alla bocca e mi trascinò lontano dalla vista di suo fratello e della ragazza che era appena arrivata
impedendomi così di vedere chi fosse. Quando fu sicuro della via libera mi lasciò andare ma la coppia purtroppo era sparita…


«Ora non sapremo più chi è…»

Sussurrai delusa guardandolo rattristita.

«Be’ almeno abbiamo ristretto il campo, ci basta solo capire quale ragazza Corvonero sia e soprattutto di che anno… Allora, dove vuoi andare?»

Rifletté facendo poi spallucce. Strabuzzai gli occhi.

 «C-come? In che senso dove voglio andare? Non dobbiamo seguire George?»

Domandai confusa fermamente convinta che stavamo lì insieme solo per questo.

«Non possiamo andare ad Hogsmeade, ce io non posso andare ad Hogsmeade, dovremmo stare in Sala Comune! Sirius Black in giro, noi…»

Un dito sulle labbra zittì anche gli altri pensieri che mi correvano in testa.

«Ehi sei con me, non ti potrà accadere mai nulla»

Fred ammiccò e quelle parole mi sciolsero come neve al sole e senza obbiettare mi lasciai guidare da lui. Si raccontavano tante cose sui gemelli Weasley; per esempio nessuno sapeva come facevano ad uscire ed entrare da scuola senza essere scoperti, erano esperti a muoversi e sgattaiolare in tutto il castello senza mai essere sorpresi fuori dai loro letti, due ragazzi magici! Ed ora io avevo la fortuna di essere con uno di loro. Passammo attraverso così tanti cunicoli segreti che ricordarmi la strada da sola sarebbe stato pressoché impossibile…  

«Ecco siamo arrivati»

Sussurrò piano sbirciando se ci fosse qualcuno, non avevo idea di dove fossimo, quella parte mi era sconosciuta e non sapevo nemmeno dove mi avrebbe condotta…  Sbucammo fuori dal quadro ed in punta di piedi dentro una stanza con dei trofei e libri chiusa da un cancello; Fred lo aprì con facilità invitandomi ad entrare e prendendo poi la mia mano proseguì silenziosamente fino ad una scaletta a chiocciola.

«Ma questa è…?»

Iniziai a dire ma il ragazzo si premette un dito sulle labbra facendomi segno con la testa di salire; gradino dopo gradino mi ritrovai in una stanza circolare immersa di strumenti di ogni tipo, tentando di ricordarmi o almeno capire che luogo fosse.  

«Qui?»

Guardai verso la scala.

«No, più sù e chiudi gli occhi»

Tremai. Si sentiva del vento provenire da lassù, come se quella scaletta sbucasse alla fine proprio sul tetto… di chiudere gli occhi una volta arrivata in cima non me la sentivo proprio, ma non potevo di certo mostrarmi una codarda… Fred mi raggiunse, sentivo i suoi passi dietro di me. Presi un profondo respiro ed abbassai le palpebre… Le sue grandi mani mi si posarono sui fianchi e lentamente mi fece avanzare, piede destro piede sinistro piede destro piede sinistro e poi…

«Apri gli occhi…»

Mi disse in un orecchio. I brividi mi pervasero; urlai di stupore, di gioia, di felicità… Il panorama sotto di me era mozzafiato, non ne avevo mai visti di simili! Ero così vicina al cielo che mi sembrava di poter accarezzare le nuvole, guardai in giù osservando i prati e il lago così silenziosi e maestosi…

«È questo che si prova a volare?»

Chiesi ingenuamente, alzarsi di due centimetri e poi ritoccare terra non poteva di certo venir considerato volo e tanto meno essere paragonato a questo.

«Non proprio, ma la vista più o meno sì. E hai più vento fra i capelli»

Immaginai la sensazione ascoltando le sue parole mentre osservavo alla mia sinistra il campo da Quidditch nella sua forma ovale con le sue bandierine e i tre
pali a cerchio su ogni lato, le linee bianche perfettamente evidenti proprio al centro di un magnifico campo verde. Alla mia destra invece la capanna del caro buon vecchio guardiacaccia, del fumo che usciva dal camino faceva capire che egli era in casa a prepararsi di sicuro un buon tè caldo; il campo di zucche e cavoli accanto alla sua dimora era sempre rigoglioso e colorato segno che le buone verdure che coltivava sarebbero diventate presto un lauto pasto per noi studenti.


«Com’è il signor Hagrid?»

Vedevo sempre l’omone ai pasti ed a volte in giro per il castello ma non avevo mai avuto l’occasione di parlarci, cosa che mi risultava difficile data la sua immensa figura, non riuscivo a vedergli il viso da quanto ero piccolina di statura…

«Un simpaticone! Grande e grosso ma buono, ci sgrida solo quando io e George vogliamo intrufolarci nella foresta»

Guardai verso i fitti e tetri alberi, così bui che sembrava essersi fatta notte all’improvviso. Strani rumori provenivano dal suo interno, ululati, corvi che spiccavano il volo, roba da farti accapponare la pelle…
Il silenzio ci circondò, come le braccia di Fred strinsero il mio piccolo corpo per non farmi cadere; i piedi sulla ringhiera nell’anello più basso, il suo mento appoggiato sulla mia spalla. Potevo sentire il profumo dei suoi capelli e la guancia morbida… vi posai su un bacio.

«Grazie…»

Sussurrai soltanto, lui sorrise guardando con me l’orizzonte.

«Freddie?»

Interruppi il silenzio dopo parecchi minuti.

«Mh?»

 Mugugnò facendomi capire che stava ascoltando.

«Mi farai fare un giro sulla tua scopa un giorno?»

Chiesi come una bimba quando vuole dalla mamma le caramelle.  

«Ma certo! L’ideale sarebbe quest’estate, qui non possiamo è troppo pericoloso per te»

Fred Weasley che parlava di pericolo suonava strano, ma d’altro canto volare per il campo da Quidditch con i Dissennatori in giro dopo quello che era successo a Harry durante la partita…

«Promesso?»

Girai il viso verso di lui sfiorandogli il naso con il mio, gli occhi nei suoi e il cuore che da un momento all’altro sarebbe esploso.

«Promesso!»

 Annuì sorridendomi, ora eravamo legati da una promessa e dentro di me speravo che nulla l’avrebbe sciolta. Appoggiai la schiena al suo petto lasciandomi avvolgere in quel bel momento ancora qualche istante. Fu solo dopo il tramonto, quando il sole stava scendendo piano nel lago che ce ne andammo dalla Torre di Astronomia e rientrammo in Sala Comune come se non fosse accaduto nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mary è scomparsa! ***


Domenica, finalmente! Non era un giorno come tutti gli altri, era speciale. Mi ero alzata di buon umore ancora sorridente dal sogno che avevo appena fatto: io e Fred che volavamo sulla sua scopa… Contenta volevo correre a raccontarlo alle due persone più care che conoscevo: mia sorella e la mia amica Marylin! Ma la seconda purtroppo non era nel suo letto. Subito pensai che potesse essere scesa a colazione da sola e vedendomi dormire non avesse voluto svegliarmi, così mi vestì ed uscì dal dormitorio per scendere in Sala Grande.
Non incontrai nessuno dei miei amici per tutto il tragitto, erano già tutti a tavola, improbabile che fossero fuori non faceva già così caldo. Il chiacchiericcio mattutino non era così alto, la maggior parte degli studenti era ancora nella fase dormiveglia. Mi avvicinai al tavolo di Corvonero.
 
«Indovina chi è»
 
Misi le mani sugli occhi azzurri di Luna.
 
«Forse la mia coniglietta?»
 
Ridacchiò mettendo le mani sulle mie ed abbassandole fino a farsi abbracciare.
 
«Ciao leprotta»
 
Le diedi un bacio sulla guancia sedendomi poi accanto a lei per fare colazione insieme.
 
«Ti vedo allegra, hai fatto qualcosa di bello?»
 
Mi sfiorò una guancia con una carezza spostandomi dal viso una ciocca di capelli, nella scodella intanto il suo porridge si raffreddava. Presi una salsiccia dandovi un morso e poi le dissi:
 
«Io e Fred ieri abbiamo pedinato George, a quanto pare si vede con una ragazza Corvonero ma non siamo riusciti a capire chi»
 
Ridacchiavo mentre la faccia di mia sorella diventava più rossa del tramonto, cosa assai strana data la sua carnagione molto pallida…
 
«Purtroppo però sono spariti così il nostro piano è cambiato; siamo andati a farci un giro e alla fine mi ha promesso che quest’estate farò un giro sulla sua scopa!»
 
Le raccontai eccitata e quando lei abbassò il viso con un sorriso disinvolto, notai fra i suoi capelli un fermaglio con un’aquila molto grazioso.
 
«Carinissimo! Da dove viene?»
 
Indicai l’oggetto nella sua chioma. Felice di cambiare argomento Luna mi rispose:
 
«Un regalo di compleanno da parte di…»
 
Troncò la frase imbarazzandosi di nuovo e allacciandosi al precedente discorso estivo:
 
«Potremmo andare insieme a casa dei Weasley, papà comunque non vuole che ti faccia andare in giro da sola»
 
Non era un rimprovero il suo e nemmeno un volermi seguire per controllarmi, anzi la cosa mi rese felice anche se un po’ sospettosa.
 
«Così ci divertiremo di più!»
 
Mi nascosi contenta fra le sue braccia, non m’importava di risultare una bambina coccolosa, era mia sorella e volevo tenermela sempre per me. Chiusi gli occhi appoggiata al suo piccolo seno mentre lei mi passava lenta una mano fra i capelli come faceva sempre mamma quando avevamo bisogno di affetto…
C’era più di una persona che ci osservava in quel nostro momento privato; uno era un ragazzo Tassorosso del primo anno, occhi azzurri nascosti dietro un grosso paio di lenti quadrate. Non avevo idea di chi fosse ma se in quell’attimo i miei occhi fossero stati aperti gli avrei rivolto uno sguardo infastidito. Gli altri due invece erano Fred e George:
 
«Non sono carine?»
 
Commentò il gemello alla sinistra.
 
«Mi ricordano mamma con Ginny…»
 
Aggiunse l’altro.
 
«Siamo proprio fortunati»
 
George osservava Luna con un sorriso che lasciava intendere tante cose.
 
«Che vuoi dire siamo?»
 
Fred non colse l’allusione, il secondo rosso si alzò mormorando qualcosa sul tempo e procedette in fretta verso l’uscita.
 
«Torna qui! C’è ancora qualcosa che hai obliato di dirmi!»
 
Gli corse dietro. Quel tono leggermente più alto mi fece riaprire gli occhi e guardare quelli azzurri di Luna.
 
«Scusa…»
 
Ella mi posò un bacio sulla fronte.
 
«E di che tesoro mio, ora è meglio che vai. Sono sicura che hai ancora qualche compito da fare»
 
Annuì rimettendomi seduta e poi alzandomi subito dopo.
 
«Hai indovinato sorellina, vado a cercare Mary così li facciamo insieme»
 
Saltellai fino alla porta guardandomi prima a destra poi a sinistra; Marylin non era nel dormitorio, nemmeno nella Sala Grande e neanche in Sala Comune…
Con la mente occupata dal pensiero di Fred, mi resi conto troppo tardi che non vedevo la moretta dalla lezione di pozioni del venerdì. Dove poteva essere finita? E perché nascondersi così e sparire senza neanche un biglietto? Inoltre, i professori non ci avevano raccomandato altro di non uscire da soli? A proposito… avrei dovuto avvisarli? E se Mary non fosse tornata entro l’inizio delle lezioni domani?
 
«Ciao! Avete visto Marylin? Non la trovo da nessuna parte…»
 
Chiesi al trio incrociandolo sulle scale, Harry scosse la testa e Hermione mi disse di non averla incontrata.  
 
«Chi?»
 
Domandò Ron cascando dalle nuvole. Lo ignorai.  
 
«Grazie lo stesso, a dopo!»
 
Li salutai correndo su per i gradini, decidendo di nuovo di provare in Sala Comune. Vi trovai solo Ginny sul tavolo a fare i compiti. Prima di salire in dormitorio le chiesi:
 
«Ciao Ginny, sai dov’è Marylin?»
 
La rossa alzò gli occhi dal libro per rispondermi.
 
«No, Emy mi dispiace, non l’ho vista per niente oggi…»
 
Sospirai tristemente, con quale stratagemma si era volatilizzata? Soprattutto senza che nessuno se ne accorgesse. Salutai la giovane Weasley per tentare nuovamente nel dormitorio ma vi trovai solo Romilda ed Annie a fare pettegolezzi; ferma sulla soglia della porta feci per dire qualcosa ma ci ripensai, non mi stavano molto simpatiche… Osservai il letto di Mary, le tende intatte come le lenzuola; non era tornata a dormire…
 
«Che vuoi? La tua amichetta ti ha abbandonata?»
 
Mi prese in giro la bruna, le chiusi la porta in faccia senza neanche rispondere sentendole poi ridere e apostrofarmi con un:
 
«Che stramba!»
 
Riscesi imbronciata avviandomi all’esterno della Sala; come prima tappa scelsi la biblioteca forse Mary voleva fare gli esercizi in un luogo silenzioso senza essere disturbata. Arrivata al secondo piano mi infilai nel corridoio della biblioteca recuperando un attimo fiato poi entrai il più silenziosamente possibile.
 
«Mi scusi Madama ha per caso visto una ragazza un po’ più bassa di me, capelli scuri e violetti, occhi viola e…»
 
Sussurrai all’anziana bibliotecaria dopo essermi avvicinata al bancone, ella si abbassò gli occhialetti da lettura e mi guardò storta.
 
«Che libro aveva?»
 
Aprì e chiusi le labbra più volte pensando cosa c’entrasse questo quesito con la mia domanda, prima di risponderle:
 
«I-io non ne ho idea…»
 
Dissi lì per lì, come potevo saperlo se non la vedevo da due giorni? Le sopracciglia di Madama Pince si inarcarono e la bocca si irrigidì.
 
«Allora sparisci! E non farmi perdere tempo!»
 
Mi urlò addosso spazientita e mentre mi allontanavo, ancora un po’ scioccata, la sentì borbottare qualcosa sui perdigiorno. Altra spunta da aggiungere alla lista, Mary non era qui.
Mezzogiorno era arrivato più in fretta del previsto, con la speranza di incontrarla a pranzo scesi nella Sala Grande venendo poi raggiunta da tutti gli altri tranne che da lei.
Mangiai in silenzio, la mia testa correva ed elencava tutti i possibili luoghi dove potevo andare a cercarla, solo la voce di Luna distrasse i miei pensieri.
 
«Tu hai qualcosa vero angioletto mio?»
 
Non era una domanda, Luna aveva una specie di sesto senso, intuiva esattamente ciò che mi preoccupava e quando, praticamente me lo leggeva in faccia.
 
 «Si»
 
Risposi, a cosa sarebbe servito negare se tanto la verità lei già la sapeva?
 
«Non vedo più la mia amica Marylin da venerdì sera, sono preoccupata e non so dove cercarla, ho provato in biblioteca ma madama Pince mi ha aggredita, non voglio allarmare i professori e ho esaurito le persone a cui chiedere…»
 
Buttai fuori tutto d’un fiato; amavo Luna era l’unica persona con cui potevo sfogare ogni mio turbamento senza aver timore di niente. Lei mi riservò uno dei suoi belli e dolci sorrisi tendendomi la mano.
 
«Vieni, andiamo a cercarla insieme»
 
Gli occhi presero a brillarmi, balzai in piedi intrecciando le dita con le sue, le sorelle sono le migliori alleate!
Non avevo mai praticamente occasione di passare del tempo con lei, per colpa delle diverse case di appartenenza, così il weekend cercavo sempre un modo per avere la sua compagnia. Ci eravamo spesso chieste il perché di questa decisione del cappello parlante dato che com’era risaputo, soprattutto prendendo come esempio la famiglia dei Weasley, fratelli e sorelle stavano nella stessa casa. Ma poi Luna mi disse che questo fatto strano era capitato anche a due ragazze dell’anno di Harry; Calì e Padma Patil gemelle smistate una in Corvonero e l’altra in Grifondoro proprio come noi.
Mano nella mano camminammo per un corridoio, superammo una porta fino ad attraversare un ponte sospeso. Giunte ad un cerchio di pietre che oltrepassammo, cominciammo a scendere lungo la collina. Infondo alla stradina di ghiaia spuntava un comignolo della capanna di Hagrid che avevo visto su dalla torre ieri.   
 
«Come mai stiamo andando dal signor Hagrid?»
 
Le chiesi ingenuamente.
 
«È la persona giusta al momento giusto! Non c’è nessuno altro che conosce ogni angolo del castello e il parco meglio di lui, saprà sicuramente aiutarci»
 
Mi spiegò Luna fiduciosa.
 
«Fred mi ha detto che è un simpaticone»
 
La bionda rise.
 
«Ha ragione! Non ci si annoia mai con lui, sono contenta di fartelo conoscere»
 
La più grande tra noi bussò forte più volte per essere sicura di farsi sentire. Il primo rumore fu l’abbaiare di un cane, evidentemente il professore ne possedeva uno particolarmente grosso… Gli infissi del portone cigolarono, il danese mise fuori il muso nel tentativo di saltarci addosso Hagrid lo afferrò per il collare, mi nascosi dietro Luna intimorita.
 
«Chi è? Oh, salve Luna, arrivi giusto in tempo ho appena fatto il tè! Sta buono Thor…»
 
Trattenendo il cucciolone, Hagrid si fece da parte per farci passare, solo all’interno della capanna si accorse di me.
 
«Oh che ci abbiamo qui?»
 
Tra la barba ispida comparve un sorriso, il guardiacaccia mi osservava come si fa con i bambini nei passeggini con le loro madri quando gli incontri al parco, uscì solo con la testa dalla spalla di mia sorella.  
 
«Hagrid, ti presento la mia sorellina, su vieni fuori Emily»
 
Prendendo coraggio, feci un passo di lato facendomi vedere. Più bassa di Luna di tutta la testa, i capelli leggermente più scuri dei suoi, rivolsi i miei grandi occhi marroni all’omone di fronte a noi; alzai una mano tremante in cenno di saluto.  
 
«Salve!»
 
Urlai come se stessi parlando con un sordo. Rubeus sussultò e poi ridacchiò.
 
«Oh, oh piccolina ci sento ancora bene. Piacere mio»
 
Se non fosse stato bruno, sarebbe sembrato un grosso babbo natale… mi tese una mano grande come il coperchio di una pentola. La mia manina vi scomparve dentro, seppur grosso non mise forza in quella stretta.
 
«Salve signor Hagrid, mi scusi per poco fa, il mio nome è Emily»
 
Sussurrai dolcemente diventando rossa per l’imbarazzo.
 
«Lascia da parte il signore, chiamami solo Hagrid»
 
Fece l’occhiolino avvicinandosi poi al fuoco per togliere un bollitore così grosso che un gruppetto di Plimpi avrebbe potuto nuotarci dentro tranquillamente; mi diedi la spinta con le gambe per salire su una sedia enorme. Mi sentivo rimpicciolita e messa dentro una casa delle bambole…
Il professore riempì due ciotole di tè porgendoci anche un vassoio di biscotti al cioccolato; ne presi uno ma era così duro che avrei potuto costruirci una casetta.
 
«Allora Emily, come ti ci trovi a scuola? Ti piacciono le lezioni? Ero curioso sai, quando Luna mi ha detto che ci saresti venuta anche tu! Appassionata di creature come lei immagino… e si credo sia di famiglia. Io non ho mai avuto fratelli o sorelle con cui condividere qualcosa…»
 
La tempesta di domande mi impedì di rispondere, guardai Luna in cerca di aiuto, la bionda stava trattenendo una risata e mi fece segno di lasciar correre, così mi limitai a mostrare al gigante un gran sorriso.
 
«Volevamo chiederle signor H… ehm volevamo chiederti Hagrid, se per caso hai visto Marylin… è una mia cara amica, sicuramente te la ricordi, stiamo sempre insieme…»
 
Potei leggere nei suoi occhi i pensieri che gli scorrevano nel cervello, alla fine la lampadina si accese.
 
«Ma certo la piccola Mary! L’ho accompagnata venerdì sera al lago per…»
 
Scattai in piedi saltando giù dalla sedia.
 
«Al lago? Grazie mille Hagrid! Il tè era buonissimo, ci vediamo un’altra volta!»
 
Tirai la porta verso di me con fatica, quel poco che si aprì mi permise di sgattaiolare fuori; procedetti di corsa fino alla riva del lago accorgendomi solo all’arrivo che era inutile… se Mary si trovava lì venerdì sera, non poteva esserci anche adesso. Luna mi raggiunse dopo una decina di minuti dopo aver chiesto scusa al professore di Creature Magiche per la mia fuga improvvisa.
 
«Perché Hagrid l’ha portata qui? È pericoloso! Mi avevate detto che era una brava persona!»
 
Protestai ingenuamente osservando la liscia superficie dell’acqua; Luna mi avvolse un braccio attorno alle spalle senza fiatare. Ero davvero troppo piccola per capire il motivo?
 
 «Tutte sole in pieno giorno? Non è sicuro ragazze»
 
Fred e George spuntarono dalla Foresta Proibita, sul viso l’aria innocente di chi si trovava lì per caso. Ci si avvicinarono e li guardammo parecchio confuse.   
 
«Avete dato da mangiare ai Thestral?»
 
Chiese Luna ai rossi senza essere minimamente stupita del fatto che fossero in quel luogo vietato a chiunque dal primo al settimo anno…
 
«Ai cosa?»
 
Iniziò a domandare Fred, George gli diede una leggera gomitata.
 
«No non gli abbiamo incontrati… voi piuttosto che ci fate qui?»
 
Destai lo sguardo dal lago spostandolo sul fratello che aveva appena parlato.
 
«Cercavamo Mary… è da venerdì che non si trova ed Hagrid mi ha detto che l’aveva portato qui al lago ma non capisco il perché…»
 
Gli risposi preoccupata, Luna guardò verso la foresta aspettandosi di vedere un Thestral volare da un momento all’altro. George osservava la ragazza con un certo interesse, Fred mi si avvicinò ed accarezzandomi la testa disse:
 
«Restare qui non serve a niente… probabilmente Marylin è in Sala Comune che ti sta cercando»
 
Rise porgendomi una delle sue grandi mani, nel guardarla mi si colorarono le guance. Appoggiai il palmo nel suo e lui me la strinse delicato, mi condusse al castello dietro di noi Luna e suo fratello.
 
«Probabilmente è in infermeria a dormire tranquilla senza che stiamo a preoccuparci tanto…»
 
Sbuffò Ron alzando le spalle quando mi abbandonai sospirando pesantemente sul divano. Ginny gli lanciò un cuscino sul braccio.
 
«Tu sei capace di preoccuparti solo del tuo stomaco!»
 
Gli disse acida la sorella facendo ridere tutti.
 
«Se Hagrid ha detto di averla portata al lago non può essere in infermeria»
 
Gli feci notare non capendo ancora la decisione del guardiacaccia. Che doveva fare Mary di tanto importante e soprattutto al lago?                                                                                                                                                                                Era domenica sera ormai, e ancora nessuna traccia della mora. Diedi a tutti la buonanotte scusandomi di salire così in fretta ma non avevo molta voglia di compagnie…  Aprendo la porta del nostro dormitorio sbarrai gli occhi.
 
«Che ci fai qui?!»
 
Mi uscì un tono più alto di quanto volevo. Marylin rise.
 
«Ci dormo da qualche mese ormai»
 
La mia compagna era seduta sul letto, i capelli ancora bagnati sulle punte ed un asciugamano fra le mani che asciugava le gambe.
 
«Hai idea di quante ore che ti cerco?»
 
Mi chiusi la porta alle spalle sgridandola, non con cattiveria solo con preoccupazione.
«Poteva esserti capitato di tutto là fuori! E poi perché sei tutta bagnata? Perché Hagrid ha detto di averti portata al lago? E poi venerdì… sono due giorni che sei sparita!»
 
I grandi occhi oceanici della ragazza tremarono, si mise seduta appoggiando il panno e guardandomi intimorita.
 
«Emily calmati ti prego! I-io non posso dirtelo…»
 
Abbassò la testa dispiaciuta.
 
«Ah, non puoi dirlo! Non mi hai lasciato neanche un biglietto… ho pensato alle cose più terribili! Credevo fossimo amiche…»
 
Buttai fuori tutto di un fiato, gli occhi lucidi e la voce che iniziava a tremare. Stavo facendo una perfetta scenata infantile.
 
«E lo siamo! Però Emy io non…»
 
Anche i suoi occhi si stavano facendo lucidi.
 
«Non importa… probabilmente non sono fatti miei… buonanotte»
 
Tirai le tende nascondendomi nel mio baldacchino, mi sentivo così offesa di non aver ottenuto la sua fiducia.  
 
«Emy…»
 
La sentì sussurrare ma non le risposi. Non volevo affatto litigare con Marylin, ma perché non mi diceva la verità? Continuava a nascondermi sempre qualcosa. Sapevo di non essere stata giusta con lei comportandomi così ma dovevo ancora smaltire la preoccupazione, domani cercherò di parlarle per chiederle scusa infondo conosco i miei sbagli, però anche lei dovrebbe ammettere i suoi no?
Sospirando presi lentamente sonno.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Buon compleanno Fred ***


Diversamente da come mi ero programmata, non avevo trovato il tempo di riappacificarmi con Marylin; a complicare le cose, da tre giorni, ella faceva di tutto per evitarmi. Compagne di stanza, compagne a lezione, eppure ogni volta che cercavo di rivolgerle la parola per scusarmi, lei deviava strada guardando per terra o inventando prontamente scuse, una più assurda dell’altra…
Marzo giungeva al termine e con lui più della metà del mio primo anno a Hogwarts; mi stavo sistemando la cravatta di fronte alla finestra, osservando sotto di me l’erba spuntare dalla neve sciolta, una leggera brezza fresca muoveva le foglie degli alberi della Foresta Proibita ed il Platano Picchiatore metteva i primi fiori. Calze di cotone nere al ginocchio, i capelli lunghi fino a metà schiena pettinati e spostati da davanti agli occhi fermi dietro da una graziosa molletta ornata di fragola. Roteando gli occhi per la circolare stanza potei notare Romilda dormire in una posizione molto scomoda, scossi la testa, quella ragazza non era per niente mattiniera... Jessy dai lunghi capelli color melanzana legati in due codini aveva ancora le tende tirate; Marylin invece il cui letto era perfettamente rifatto, doveva essere nuovamente uscita senza aspettarmi, sospirando arresa afferrai la tracolla della mia borsa uscendo dal dormitorio e richiudendo delicatamente la porta. Sembrava un giovedì mattina tranquillo ma non lo era; c’era già parecchia gente che fremeva di eccitazione, non comprendendo il motivo mi avvicinai a Ginny seminascosta dietro una colonna con l’aria irritabile.
 
«Buongiorno! Che succede?»
                                                                                                     
La salutai allegramente, lei sbuffò spazientita a causa delle risatine acute di alcune del suo anno.
 
«Ssht parla piano! Scusa Emy, ma quelle non fanno altro che tempestarmi di domande»
 
Sbattei le ciglia confusa.
 
«E perché?»
 
La rossa alzò gli occhi al cielo ed imitando una delle ochette mi disse:
 
«”Allora Weasley mi vuoi dire cosa piace ai tuoi fratelli? Voglio far loro un regalo!” Mi tartassano da quando hanno saputo che domani è il loro compleanno…»
 
La mia mente iniziò a galoppare; domani è il compleanno di Fred? Per tutti i peli della criniera del leone e adesso che faccio!? Dove lo trovo il regalo? Non posso nemmeno andare a Hogsmeade a procurarmelo!
 
«Oh no!»
 
Dissi un po’ troppo forte.
 
«Cosa?»
 
Ginevra mi guardò stupita.
 
«Come? No, niente… e tu che hai risposto?»
 
Ella riprese il suo solito sguardo, incrociando anche le braccia.
 
«Che qualunque cosa gli avessero fatto, avrebbe fatto loro schifo come chi gliele ha regalate».
 
Enunciò soddisfatta e tagliente. Mi sfuggì una risatina impossibile da nascondere, mi piaceva il carattere di Ginny.
 
«Quindi non hanno gusti particolari?»
 
Domandai tentando di sorvolare il più possibile il mio reale interesse. La ragazza rifletté qualche secondo.
 
«Tutto ciò che è pericoloso o che può far del male.»
 
Rise guardando la mia espressione scioccata.
 
«Scherzo. Ma qualsiasi cosa di semplice credo che lo apprezzerebbero di sicuro. Sai, noi non siamo molto ricchi, quindi non abbiamo mai chiesto niente di valore ai nostri genitori...»
 
Mi confidò con un sorriso appena forzato, probabilmente si vergognava un po’ della cosa.
 
«Oh, be’ quello nemmeno noi. Mamma faceva più lavori per darci da mangiare»
 
Le dissi sincera sperando di farla sentire meglio.
 
«Non ho mai chiesto niente a Luna della vostra mamma... vuoi fare colazione con me?»
 
Annuì accettando volentieri, Marylin ormai mi aveva abbandonata mi dovevo pur decidere a frequentare altre persone no?  
 
 
Il cielo fuori era sereno e persino sul soffitto della Sala Grande non c’erano nuvole, la luce del sole entrava calda da ogni vetrata. La poca gente ai tavoli consumava pane imburrato e porridge, altri già si alzavano per avviarsi alle lezioni. Gustata la scodella con serenità salutai la rossa per dirigermi verso il tavolo di Corvonero a dare il buongiorno anche a mia sorella; presi posto accanto a lei posandole un bacio sulla guancia.
 
«Ciao sorellina, sai prima stavo parlando con Ginny, mi ha detto che domani è il compleanno di Fred e George...»
 
Le raccontai, lei sorrise semplicemente annuendo.
 
«Oh, sì, lo sapevo»
 
Fece di sì con la testa di nuovo.
 
«Io no… e non so cosa regalargli. E poi c’è Mary che non vuole parlarmi da giorni»
 
La bionda mi accarezzò una guancia.  
 
«Vedrai che presto tornerà a farlo. Per quanto riguarda il regalo, offrigli ciò che ami e lui ne sarà contento».
 
Diventai rossa sui pomelli delle guance.
 
«Do- dovrei dirgli che mi piace?»
 
Balbettai ingenuamente.
 
«No amore mio»
 
Mi prese entrambe le mani.
 
«Devi usare la forza del tuo cuore e l’idea ti apparirà dove meno te l’aspetti».
 
Era un enigma tipico di Luna, la ringraziai con un forte abbraccio per poi scappare a lezione di Incantesimi. Entrando nell’aula presi posto sulla parte destra seconda fila come al solito e da lì notai un fatto strano: Non solo Marylin non mi aveva salutata né fatto un minimo cenno ma era andata a sedersi esattamente dalla parte opposta! Nel mio cervello un solo ed unico grande quesito: Perché continuava ad evitarmi? In fondo era lei più in torto di me… Storsi le labbra delusa poi mi ricordai di avere una cosa più importante a cui pensare: il regalo per Fred! La lezione di Trasfigurazione del pomeriggio cascava a fagiolo, avrei potuto chiedere un consiglio alla professoressa McGranitt!
Al suono della campanella la ragazza dai capelli corvini sgattaiolò fuori dalla stanza mentre stavo sistemando i libri, dovevo però affrettarmi a raggiungere la serra uno per Erbologia ed avevo solo un quarto d’ora di tempo…
La lezione odierna si sarebbe tenuta con i Tassorosso, gli allievi della professoressa Sprite. Ella come al solito ci divise in gruppetti da quattro; io finì accanto ad un ragazzino dai capelli rosso scuro, di Grifondoro come me, e ad un altro ricciolino che sapevo chiamarsi Bob affiancato da un’altra ragazza dai tratti presumibilmente giapponesi che non avevo mai notato prima di allora. Mi si aprirono di più gli occhi e forse le rivolsi uno sguardo un po’ troppo ammirevole, quella cultura mi aveva sempre messo curiosità, chissà se ci sarebbe stata occasione di farle qualche domanda. Un grosso vaso di rose fu appoggiato al centro del tavolo, com’era successo nel precedente addottrinamento. Dovevamo ricavare le varie proprietà del succo del fiore.
 
«Finalmente sono riuscito a finire nel tuo stesso gruppo! Oh, scusami non mi sono presentato: Nigel Wolpert»
 
Il piccolo rosso mi porse la mano, voltandomi a guardarlo non potei fare a meno di notare che arrossiva.
 
«Ciao io sono Emily Lo-»
 
«Emily Lovegood lo so»
 
Venni interrotta prima di finire la frase, le nostre mani ancora nella stretta di presentazione, Nigel sciolse rapido la presa portandosi imbarazzato la mano al petto quando la professoressa ci richiamò:
 
«Silenzio lì in fondo!»
 
Bob ridacchiò ricevendo una debole gomitata sul braccio dalla compagna di casa.
 
«Smettila, baka, non è carino»
 
Gli sussurrò rimproverandolo.
 
Alla fine dell’ora mi ritrovai le mani tutte sporche di terriccio e mi misi in fila per il lavandino esterno. Ricomponendomi successivamente feci tutta la strada a ritroso per posare i libri e di nuovo giù per le scale alla volta della Sala Grande per il pranzo, avevo una fame! Fuori dalle grandi porte però una scena piuttosto insolita mi costrinse a fermarmi; la compagna Tassorosso con cui avevo prima fatto lezione era stata bloccata da due Serpeverde che non sembravano avere intenzioni molto amichevoli:
 
«Devi lasciare in pace Tanya»
 
Sbottò quella a sinistra infastidita.
 
«Io non sa di cosa tu stia parlando»
 
Disse sincera la giapponesina, nel suo sguardo un timore crescente.
 
«Non la devi né toccare né sfiorare capito? Lei è mia!»
 
Alzò di poco il tono della voce.
 
«Non è poi così carina da aver paura che qualcuno te la porti via»
 
Esclamai dietro le loro spalle dopo essermi avvicinata di soppiatto. Loro sussultarono sorprese, la diretta interessata si girò guardandomi offesa.
 
«Come osi?»
 
E così l'altra aggiunse.
 
«Non permettiamo che una Grifondoro si prendi gioco di noi e tanto meno la sorella di una matta!»
 
Allargai il sorriso facendo uno sguardo stralunato per irritarle ancora di più.
 
«Che peccato mi diverte così tanto»
 
Un finto broncio sul viso e le braccia incrociate, la Tassorosso si lasciò sfuggire una risatina.   
 
«Pagherai per la tua insolenza sciocca squilibrata!»
 
Punte nell'orgoglio lei prese per mano Tanya dirigendosi verso il salone da pranzo, mi avvicinai sorridente alla ragazza orientale.
 
«Non ascoltarle, il loro passatempo preferito è infastidire gli altri»
 
Ammiccai.
 
«Già ragazze occidentali molto strane a volte... Arigatou comunque, io ha molta fame, ci vediamo, sayonara!»
 
Mi congedò correndo in Sala Grande senza neanche dirmi il suo nome. Non mi soffermai molto sulla sua affermazione, ma le sue parole mi confermarono il fatto che fosse straniera.
La vista dei gemelli Weasley al tavolo mi bloccò le gambe, non riuscivo ad avvicinarmi... come se non bastasse, mi restavano sempre meno ore per trovare il regalo perfetto...  
 
«Ciao Emily, vieni siediti»
 
Nigel picchiettò la panca alla sua destra, accettai sorridendo per non risultare maleducata.
 
«Avete visto la piccola Lunatica? Ci ha già abbandonato per quelli del suo anno»
 
Commentò Ron con scarso entusiasmo, probabilmente solo per dare aria alla bocca.
 
«Ognuno sceglie di sedersi con chi li va, non la biasimo se vuole stare lontano da te, e gradirei la smettessi di chiamare così sia lei che Luna!»
 
Lo rimproverò severa Ginny, il fratello si ficcò il pasticcio in bocca diventando quasi marrone dalla vergogna, sentì Fred e George ridere di gusto.  
Decisi infine di non domandare nulla alla professoressa McGranitt, non era il caso di farle perdere tempo con simili richieste. Per farmi aiutare dalla mia materia grigia occorreva un buon posto tranquillo e silenzioso nella quale pensare e la grande quercia nel parco era l’ideale. Presi a passeggiare lungo la riva del lago, guardandomi attorno in attesa del lampo di genio; distratta dalle nuvole per poco non inciampai su un sasso particolarmente grosso caratterizzato da una strana forma a freccia, non sottile ma spessa.
 
«Mmh può essere un’idea!»
 
Mi avviai con una breve corsetta verso l’albero, mi ci sedetti e restai imbambolata a guardare il masso.
 
«Si, ma ora come lo dipingo?»
 
Mi puntellai un dito sul mento ripetutamente finché non mi venne in mente un incantesimo letto di sfuggita una volta in un libro:
 
«Be’... proviamolo, Colovaria!»
 
Puntai la bacchetta contro il sasso che prese una leggera sfumatura di rosso, sorrisi felice, allora l’incantesimo non funzionava solo sui capelli! Strappai poi un ciuffo d’erba iniziando a lavorarlo con le mani, andai a creare le lettere EL per firmare il mio regalo. Soddisfatta del risultato rientrai al castello per la cena e una successiva dormita, preoccupandomi di nascondere bene il regalo dove nessuna delle mie compagne di stanza l’avrebbe visto o toccato.
 
Agitata mi svegliai da un sogno in cui venivo derisa da Fred per il mio regalo ridicolo, la luce attraverso le tende mi fece sospirare di sollievo, nulla era ancora accaduto. Rassegnata mi alzai, andando subito a cambiarmi per poi scendere a fare colazione, nel tragitto, riflettevo sul fatto di dover dare il regalo a Weasley stasera, approfittando il momento in cui non ci sarebbe stato nessuno a prendermi in giro.
Una folla chiassosa si era radunata davanti alla Sala Grande nonostante fosse mattina presto, individuai i gemelli circondati da ragazze che cercavano di dar loro il pacchetto che avevano fra le mani per prime.
 
«Che sakasu!»
 
Esclamò la ragazza Tassorosso di cui ancora non sapevo il nome, uscendo dalla loro sala comune accompagnata da Bob guardando la folla sconcertata.
 
«No, non è il circo»
 
Rise lui.
 
«Vedi quei due rossi al centro? È il loro compleanno, me l’ha detto la nostra prefetto ieri»
 
Le spiegò il motivo di tutto quel fracasso. Per placare le urla dovette intervenire la professoressa McGranitt che definì indecente che ogni anno dovesse accadere sempre la stessa cosa; disperse le ragazze ma sussurrò comunque un augurio ai gemelli. Proprio nel momento in cui stavo per entrare, la bionda che frequentava Fred gli si avvicinò.
 
«Buon compleanno, Weasley.»
 
Pronunciò Veran Wilkins con freddezza.  
«Ti ringrazio Wilkins.»
 
Rispose educatamente il rosso.
 
«Vedo che le pazze ti ronzano ancora intorno…»
 
 Mi lanciò un’occhiataccia. Osservai il soffitto ignorandola per poi entrare nella Sala e sedermi sulla panca dove Nigel mi aveva lasciato il posto.
 
«Meglio loro che te»
 
Le disse George irritato, la ragazza pronunciò un versetto offeso allontanandosi a grandi passi.  
 
«Lasciarla è la cosa migliore che tu abbia fatto, ma come facevi a starci?»
 
Gli chiese il fratello.
 
«Filtro d’amore?»
 
Ipotizzò l’altro con un’alzata di spalle.
 
«Non credo proprio, te ne saresti accorto»
 
Lo spintonò scherzoso.
 
«L’importante è non averla più fra i piedi»
 
Si sedettero a tavola.
 
«Chi?»
 
Domandò loro Ron con la bocca piena.
 
«Tu magari...»
 
Fred alzò gli occhi al cielo, risi nascondendo poi il viso arrossato nella ciotola di porridge quando si girò verso di me.
 
«Ci faresti un bellissimo regalo di compleanno»
 
Sottolineò George facendo ridacchiare Hermione che fece gli auguri ad entrambi.
 
Quell’istante di “riunione” passò troppo in fretta, ad uno ad uno ci alzammo diretti alle proprie lezioni e finimmo con il non incontrarci per tutto il resto della giornata...  
Esplose un boato appena il ritratto della Signora Grassa si scostò per farmi rientrare, in Sala Comune applausi scroscianti ed urla acclamavano Fred e George messi proprio al centro della torre immersi in uno dei loro spettacoli d’intrattenimento. Sgattaiolai di sopra per recuperare il regalo e mi misi su una poltrona per avere una bella visuale della recita.
 
«Un po’ di succo, Emy?»
 
Nigel si era avvicinato con due bicchieri, accettai ringraziandolo e chiedendomi come avesse fatto a notarmi fra tutte quelle persone... dovevo ammettere però che il suo gesto era stato molto carino e mi trovai a mio agio nel parlare e ridere con lui del più e del meno.
 
«Buonanotte Emily, ci vediamo domani»
 
Mi salutò il ragazzo con un sorriso imbarazzato.
 
«Notte Nigel e grazie ancora»
 
Allusi al bicchiere ormai vuoto.
Mancava mezz’ora a mezzanotte quando la maggior parte dei ragazzi salirono nel dormitorio, stanchi e assonnati, i pacchetti del “Fred e George fan club” era tutti ammassati su un tavolo. George sull’altro tavolo stava rimettendo a posto bicchieri e cartacce, decisi di cogliere l’occasione; staccai il piede dal primo gradino e mi avvicinai lentamente a Fred tossicchiando per segnalare la mia presenza.
 
«Emily? Come mai ancora qui? Non dovresti essere già a letto?»
 
Incrociò le braccia provando a fare l’espressione più seria che gli veniva.  
 
«Avevo da fare una cosa importante prima...»
 
Frugai in tasca e gli porsi poi il sasso.
 
«Buon compleanno, Fred».  
 
Portai le mani dietro la schiena in imbarazzo.
 
«E auguri anche a George... Ora posso andare, buonanotte»
Scappai di sopra senza neanche dargli il tempo di rispondere, ero così agitata...
Fred rimase lì a bocca aperta, non tanto per la bellezza del regalo ma per la mia reazione così improvvisa.
 
«Cos’è?»
 
George si avvicinò incuriosito.
 
«Una freccia rossa, è molto carina»
 
Fred osservava ancora l’oggetto confuso.
 
«Ma perché è scappata così?»
 
Chiese al fratello. George osservò prima la freccetta poi lui.
 
«Probabilmente hai fatto breccia nel suo cuore»
 
Rise al proprio gioco di parole.
 
«Impossibile... Emily per me è un po’ come Ginny... capisci Georgie?»
 
«Capisco Freddie, ma faccio anche due più due...»
 
Cercò di fargli capire l’allusione. Il gemello mosse una mano come a scacciare una mosca.
 
«Be’ comunque è mio dovere cercarla e ringraziarla domani»
 
Ripromise a sé stesso.
 
«Come vuoi, ma non dimenticarti dei nostri G.U.F.O. ...»

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Esami ***


Perché ero fuggita in quel modo senza aspettare né un grazie né altro, me lo chiesi per tutta la notte. Più stavo accanto a Fred più cresceva l’agitazione, dovevo però superare questa cosa se volevo restare più di cinque secondi nella stessa stanza con lui... Aprile mutò presto in maggio e gli esami ti stavano con il fiato sul collo. Il peggio però capitava a Fred e George, loro erano al quinto anno, gli esami più importanti, chiamati G.U.F.O. valevano la loro futura carriera e perciò c’era sempre meno tempo per parlarsi e ancor meno vedersi. Nonostante il caldo, la maggior parte degli studenti era rinchiusa nelle sale o in biblioteca a studiare, io che non apprezzavo particolarmente quel clima agitato avevo optato per il mio rifugio sotto la quercia, di cui sapevo già, avrei sentito la mancanza.   
 
«Tutta sola piccola Lovegood...?»
 
Una voce dura mi costrinse a tornare con i piedi per terra.
 
«E allora? Non penso siano affari t.… oh, mi scusi professore!»
 
Mi tappai la bocca colpevole accorgendomi solo dopo chi mi stesse parlando.
 
«Fingerò di non aver sentito, posso sedermi?»
 
Lupin ridacchiò, continuando a guardarmi.
 
«Ma le pare? Certo»
 
Gli feci spazio.
 
«Sei un bel tipetto eh?»
 
Arrossì, ma vidi che sorrideva quindi non lo presi come un rimprovero.
 
«Diciamo che tengo alla mia privacy...»
 
«Agitata per gli esami?»
 
«Un po’... sono molto difficili?»
 
Remus rise di nuovo.
 
«No, ma sono sicuro che te la caverai perfettamente»
 
Gli sorrisi osservando il suo volto segnato, un tempo doveva essere stato proprio un bell’uomo... non che ora fosse brutto anzi.
 
«Sono proprio fortunata ad averla come insegnate, professor Lupin, vorrei restasse per sempre»
 
Remus rise sotto i baffi.
 
«Come tua sorella, immancabilmente gentile... piacerebbe anche a me restare...»
 
Qualcosa improvvisamente si fece più scuro.
 
«Sta bene professore? La luce nei suoi occhi si è appena spenta...»
 
Sussurrai preoccupata. Lui mi osservò stupito, probabilmente non preparato alla mia frase.  
 
«Sto bene... ho solo bisogno di riposare»
 
Mi alzai di scatto.
 
«Venga, l’accompagno»
 
E così facemmo insieme tutto il tragitto verso la scuola parlando del più e del meno. Alla fine delle lezioni, con i libri fra le braccia uscivo dall’aula di Trasfigurazione immersa in una divertente conversazione con Nigel.
 
«Sono troppo pesanti quei libri? Se vuoi te li porto io»
 
Sorrisi al suo gesto carino ma quando li stavo porgendo i volumi gli caddero dalle mani, imbarazzato ed arrossito nel raccoglierli mi disse:
 
«Cielo sono un disastro, scusami devo andare...»
 
E corse via.
 
«Nigel aspetta!»
 
Tesi la mano ma era troppo tardi, alle mie spalle sentì provenire una risatina; Fred e George si erano nascosti dietro la colonna e quasi sicuramente erano stati loro a lanciare l’incantesimo...
 
«Non è stato affatto carino»
 
Guardai entrambi con le braccia incrociate.
 
«Ma dai Emily, stai davvero con lui?»
 
Mi chiese George, sgranai gli occhi.
 
«Che significo sto con lui? È solo del mio stesso anno!»
 
Protestai ingenuamente, Fred alzò una mano per impedire al fratello di ribattere.
 
«Emy perché mi eviti...?»
 
Sussurrò avvicinandosi a me per parlare più piano, il suo tono intristito sciolse tutta la mia rabbia, arrossì lievemente iniziando anche a balbettare.
 
«I-io non ti evito... hai i G.U.F.O. sono esami importanti, devi studiare...»
 
Be’ avevo ragione infondo e poi anch’io stavo sempre sola a rileggere appunti e libri.
 
«Sono settimane che cerco di ringraziarti per il regalo, ma tu non hai più tempo per me, stai sempre con quel bambino»
 
Fred Weasley che stava facendo il geloso? No impossibile...
 
«Non devi ringraziarmi, l’ho fatto solo perché mi fa piacere...»
 
Deglutì.
 
«Oh, non essere modesta, lo costudisce gelosamente il tuo pensierino»
 
Ammiccò George e Fred lo guardò male.
 
«Zitto stupido»
 
Mugugnò.
 
«Davvero...?»
 
Gli chiesi sentendo i battiti aumentare.
 
«Be’ non serve negare grazie a qualcuno»
 
Fred fece segno con la testa verso George che fischiettò innocentemente.
 
«Scusami Freddie...»
 
Abbassai appena la testa imbarazzata.
 
«Scusami anche tu Emy...»
 
Allargò le braccia in attesa, andai a rifugiarmici per qualche secondo prima di tossicchiare un:
 
«Ora però devo proprio scappare o non supererò gli esami e sarà meglio che lo facciate anche voi due»
 
«Si mamma»
 
Dissero in coro, ridemmo per poi separarci ognuno ai propri compiti.                                              E così promettendo a me stessa di studiare ero di nuovo fuori nel parco immersa dalle pergamene piene di appunti, costretta a fare una pausa ogni tanto o la testa mi sarebbe scoppiata... da un po’ di giorni non vedevo nemmeno Luna, sicuramente come tutti quelli della sua casa, era chiusa nella torre sui libri...
 
«Me ti disturba?»
 
Alzai il viso a quella voce sconosciuta scoprendo subito che apparteneva alla giovane Tassorosso che incontravo spesso ma di cui non sapevo ancora niente.
 
«Ma no figurati! Vieni siediti»
 
Le feci spazio con un gran sorriso.
 
«Io sentito dire che tu essere sorella di bionda ragazza pazza, ma tu essere stata gentile con me, mi ha difesa da Serpeverde e me non pensa che tu sia matta... e non ti ha ancora ringraziata come si deve»
 
Arrossì appena mentre l’ascoltavo, riuscì a capire abbastanza nonostante il suo inglese avesse bisogno di qualche miglioramento.
 
«Non devi ringraziarmi, l’ho fatto con piacere, nemmeno a me poi sono simpatiche quelle»
 
Lei ridacchiò poi riprese.
 
«Mi chiedeva come mai tu sempre sola ora, ragazza marina non stare più con te?»
 
Ci misi un po’ a capire di chi parlasse e allo stesso tempo mi chiedevo quanto gli altri sapessero più di me e ciò mi fece ribollire la rabbia ancor di più...
 
«Abbiamo litigato... lei non è stata mai sincera con me...»
 
Sussurrai tristemente.
 
«Mi dispiace... io essere Kimiko Yamasaki»
 
Mi porse la mano, da quel gesto capì che finalmente si era presentata, la strinsi nella mia contenta.
 
«Emily Lovegood, sono felice di conoscerti. Quindi è vero che vieni dal Giappone? Ho notato che avevi un accento straniero»
 
L’osservai curiosa.
 
«Me essere nata a Kyoto si, con mia famiglia venuti qui in Inghilterra quando me aveva cinque anni... miei genitori farmacisti, loro cura persone con erbe e pozioni magiche»
 
Allargai gli occhi ammirata.
 
«Davvero? È una cosa bellissima!»
 
«Arigatou. Tuoi genitori invece?»
 
Mi rabbuiai appena.
 
«Mio padre è il direttore di un giornale chiamato Il Cavillo, mia madre era una pozionista, ma è mancata tre anni fa...»
 
Deglutì.
 
«Oh, me spiace... io non voleva...»
 
S’intristì ma le sorrisi.
 
«Non preoccuparti, non sono sola. Ho mia sorella»
 
Studiammo insieme per il resto del pomeriggio; chiacchierando con lei scoprì la vera lealtà che distingueva la casa Tassorosso, mi sentivo a mio agio nel raccontarle le mie paure e frustrazioni oltre a insegnarle un po’ di inglese. Grazie a lei venni a conoscenza della scuola di magia giapponese chiamata Mahoutokoro che i suoi genitori avevano frequentato e alla quale sarebbe dovuta andare anche lei se non si fossero trasferiti a Londra.  Considerai un peccato aver approfondito solo così tardi la nostra conoscenza, probabilmente se avessi passato insieme a lei tutto l’anno avrei trovato un’amica  molto più sincera di Marylin, Kimiko almeno non nascondeva strani segreti e quando parlava di magia esprimeva così tanta passione che era un onore ascoltarla.                                                                                            Uno dei momenti che non scorderò mai accadde una domenica pomeriggio; Bob e Nigel ci avevano raggiunto nei prati e senza scarpe bagnavamo i piedi nel lago, non avevo riso così tanto nemmeno con Mary che a quanto pare sembrava avesse terrore di toccare l’acqua anche solo con un dito... Kimiko invece no, schizzò Bob facendolo cadere in acqua e bagnandolo tutto.
 
«E così tu capisci un po’ di giapponese?»
 
Dissi al biondino mentre eravamo seduti ad asciugarci.
 
«Si, ho un cugino alla lontana che abita lì e frequenta Mahoutokoro»
 
Mi rispose entusiasta.
 
«Bobby aiutato me molto con lingua primi giorni di scuola, arigatou sempre io»
 
Kimiko lo guardò con sorriso tenero.
 
«Si dice “grazie”»
 
La corresse lui.
 
«Fa me ancora imparare»
 
Scoppiammo a ridere tutti insieme.
 
«Mi mancherete molto quest’estate ragazzi, scriviamoci mi raccomando!»
 
Ci raccomandò Nigel, mettemmo la mano destra uno sopra l’altro prima di recitare la promessa:
 
«Superiamo gli esami e ritroviamoci tutti e quattro qui l’anno prossimo!»
 
Levammo le mani al cielo, eccoci ora uniti per sempre.                                                                    Tutti e quattro approfittammo di ogni pomeriggio dopo le lezioni e di tutte le ore di luce per stare fuori nei prati a goderci le calde giornate perdendo il controllo del tempo tanto che le settimane scapparono al nostro controllo, giugno era alle porte ormai...
Con l’intensificarsi del caldo, raccolsi meglio i capelli in una coda alta, tolsi le calze, misi una camicia a maniche corte e presi la tendenza a portare sempre meno il mantello della divisa ad eccezione ovvia delle lezioni...
 
«Emily...?»
 
Era sera, la sala comune semivuota, alla vigilia delle settimane di esami, leggevo ancora dei fogli sulle gambe coperte da una gonna e sopra solo la camicia, seduta sul davanzale della finestra a prendere un po’ di fresco. La sua voce era delicata come se avesse paura a disturbarmi, comprensibile, negli ultimi mesi ci eravamo parecchio allontanati... dovevo dire però che frequentando Nigel un po’ della mia agitazione alla presenza di Fred era svanita.
 
«Ciao...»
 
Sussurrai delicatamente osservandolo avvicinarsi e prendere una sedia per mettersi accanto a me.
 
«Come stai?»
 
Mi domandò osservandomi a sua volta.
 
«Stanca, credo di non aver mai assimilato così tante parole in vita mia»
 
Accennai una risata, lui sorrise semplicemente, sembrava nervoso.
 
«Tu stai studiando? Qualcosa non va?»
 
Allungai una mano verso di lui spostandogli un ciuffo di capelli da davanti al viso, me lo lasciò fare ma poi afferrò svelto la mia mano accarezzandovi il dorso, arrossì violentemente.
 
«Emy posso venire a trovarti quest’estate?»
 
Gli occhi fissi nei miei. Le mie palpebre facevano su e giù più in fretta del solito.  
 
«Freddie ma certo che puoi, non ti manderei mai via...»
 
Eccola di nuovo in gioco la mia sincerità disarmante, la mente invece diceva: “Fred Weasley, hai forse paura? Ti manco? Dimmi amore mio che ti succede?” potei solo pensarlo, certo se avesse letto la mia mente ora sarei nell’imbarazzo più totale... Sgranai gli occhi quando le sue labbra sfiorarono il punto che aveva accarezzato per quegli interminabili minuti, aprì e richiusi la bocca più volte senza che uscisse suono.
 
«Buona fortuna per gli esami, Emy»
 
Disse risollevando lo sguardo.
 
«Serve più a te, sono importanti no?»
 
Mugugnai e quando mi augurò la buonanotte cercai in ogni modo di non svenire, quel ragazzo mi farà diventare matta!
Lunedì mattina esame teorico di Incantesimi:
Come se qualcosa mi avesse punto saltai giù dal letto tentando di ripassare le formule all’ultimo minuto. Scesi di sotto insieme ad altri e fatto colazione ci venne detto dove andare. La Sala Grande serviva ai ragazzi del quinto anno, quindi noi del primo seguimmo Vitious in un’altra aula; disposti ognuno ad un banco, un foglio volò verso di noi, al segnale lo girammo per poi iniziare a rispondere a tutte le domande, tempo due ore. Chiusi gli occhi per far mente locale cercando di ricordare le cose da scrivere, lasciando la piuma scorrere sul foglio. Con mia grande sorpresa alla fine riempì tutte le caselle e al termine del tempo, Vitious richiamò a sé i fogli con un incantesimo di Appello. Passata l’agitazione mi fiondai sul pasticcio di carne gustandomelo, nel pomeriggio ci sarebbe stata la parte pratica, la mia curiosità si concentrava tutta su cosa avremmo dovuto fare. Tornando all’aula d’esame trovai un vero e proprio ingorgo davanti alla porta;  
 
«Che succede?»
 
Domandai ad una ragazza Corvonero.
 
«Ci fanno entrare uno alla volta, in ordine alfabetico»
 
Mi spiegò lei gentilmente e riguardando gli altri ragazzi mi fu tutto chiaro e così obbediente aspettai il mio turno mettendomi nel mezzo, la mia lettera era la L.
«Lovegood...?»
 
Chiamò dall’interno il minuscolo professore.
 
«Eccomi!»
 
Alzai il braccio entrando nell’aula appena la porta fu aperta; dietro alla cattedra Vitious mi aspettava ed indicando un pupazzetto inanimato su di essa mi disse:
 
«Lo faccia muovere»
 
Rimasi a riflettere qualche minuto, scelsi poi di usare un Wingardium Leviosa per sollevarlo e fargli fare delle piroette. Vitious applaudì dicendomi poi che potevo andare. Tutto qui? Be’ era stato divertente.
Dopo cena tornai in Sala Comune prendendo gli appunti di Trasfigurazione per l’esame dell’indomani e così feci per tutta la settimana; nei giorni a seguire fui alle prese con domande su tutte le materie e nella parte pratica dovetti: trasfigurare un topolino in una tabacchiera, ricreare una pozione dimenticante, riconoscere alcune piante e le loro proprietà, rifare alcuni semplici incantesimi contro le fatture, dimostrare la padronanza con il manico di scopa ed infine riscrivere una mappa stellare con l’aiuto del telescopio.
Ringraziando che tutto fosse finalmente finito mi lasciai cadere sull’erba con un gran sospiro, ora dovevo solo attendere i risultati e per quelli ci sarebbe voluta un’altra settimana di attesa...    

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Arrivederci Hogwarts ***


Mi sembrava solo ieri di aver superato per la prima volta il grande portone di quercia, indossato un buffo e vecchio cappello che mi urlava: “GRIFONDORO!” nelle orecchie, imparato così tanto e invece era già arrivato l’ultimo giorno del mio primo anno...               Il tempo era volato, nonostante fossero accadute così tante cose; ora non c’era più solo mia sorella, avevo trovato tanti amici e, fu duro da ammettere persino a me stessa, mi ero innamorata. Sorpresa dai risultati ottenuti negli esami, quasi tutti settanta e ottanta su cento, presi a passeggiare per il cortile di Trasfigurazione con indosso la camicetta a maniche corte solo con la cravatta, una gonnellina rossa e le ballerine dello stesso colore; i miei pensieri concentrati su gli avvenimenti delle ultime settimane: Il professor Piton si era lasciato sfuggire che il professor Lupin è un lupo mannaro, ne avevo sentito spesso parlare, “creature pericolose” diceva papà, meglio starci alla larga...  Quasi tutti noi fummo molto dispiaciuti alla notizia delle sue dimissioni, era il miglior insegnante di Difesa che avessi mai avuto, o meglio dire l’unico…
 
«Emily! Vieni ti stai perdendo la festa sul lago!»
 
Nigel mi raggiunse di corsa, mi afferrò la mano e mi trascinò sulla riva del Lago Nero; non era per niente una festa, semplicemente c’erano Kimiko e Bob con i piedi in acqua a schizzarsi.
 
«Emy-chan mancavi solo tu! Vieni acqua bellissima!»
 
Kimiko mi fece segno di raggiungerla appena mi vide, ridendo tolsi le scarpe lasciandole accanto all’albero, presi a correre e con un piccolo salto mi “tuffai” accanto a loro iniziando a giocare. Mi ero trovata proprio degli amici fantastici!
 
«Ma quella ragazza che ti stava sempre dietro che fine ha fatto?»
 
Chiese Bob così dal nulla in un attimo di pausa.    
 
«È anche lei del primo anno no? Dovrebbe essere qui a divertirsi con noi!»
 
Suggerì.
 
«Ti riferisci a Marylin? No, lei non potrebbe, ha il terrore di qualsiasi cosa legata all’acqua! Persino quando piove urla terrorizzata e scappa»
 
Bagnai le braccia per rinfrescarmi.
 
«Che cosa strana... e come fa a bere allora?»
 
Domandò Nigel facendoci scoppiare tutti a ridere, si è vero la stavamo prendendo in giro e non era carino nei suoi confronti, fatto sta che il suo comportamento era realmente insolito... Da quando stavo con Nigel, Kimiko e Bob, non avevo frequentato più Marylin e nemmeno più sapevo che fine avesse fatto; sembrava si nascondesse sotto un mantello dell’invisibilità. Mi aspettavo, almeno l’ultimo giorno di riuscire quanto meno ad incrociarla e invece niente. Sulla strada per il castello catturò la mia attenzione del fumo che usciva dal comignolo della capanna del guardiacaccia, era una buona idea andare a salutare Hagrid prima di partire! Bussai più forte che potevo, sentì prima abbaiare poi la risposta.
 
«Arrivo! Spostati Thor! Chi è là?»
 
L’omone aprì la porta rivolgendomi un gran sorriso.
 
«Oh, la piccola Emily Lovegood, cosa ti porta da queste parti?»
 
«Sono venuta a salutarti Hagrid, sai prima della partenza»
 
Gli sorrisi a mia volta, forse era uno scherzo della luce ma mi sembrò che le mie parole l’avessero commosso.
 
«Carino da parte tua, vieni ti offro un po’ di tè»
 
Mi invitò ad entrare, accettai felice, una volta vicina ad una delle grandi sedie mi arrampicandomi per salire.
 
«Ho proprio visto la tua amica Marylin vicino al lago stamattina»
 
Iniziò a raccontarmi Hagrid versando il tè, nella mia testa mi chiesi cosa ci facesse Mary vicino ad un luogo di cui aveva timore.  
 
«Come sta...?»
 
Domandai, infondo avevo ancora interesse nei suoi confronti nonostante quello che era successo... alzai lo sguardo in attesa della risposta.
 
«L’ho vista un po’ giù e così ci ho chiesto perché, e lei mi dice: “Mi sento un po’ sola” non ci eri mica amica tu?»
 
Mi guardò confuso.
 
«Qualche mese fa sì... solo che lei mi ha detto sempre bugie, io mi sono arrabbiata perché pensavo che fra amiche ci dovesse essere sincerità reciproca, ho tentato di parlarci per scusarmi anche se in torto c’era lei ma ha preso ad evitarmi, quindi non capisco di che si lamenta!»
 
Gli raccontai prendendo poi un sorso della bevanda.
 
«Ci sono cose che non si possono dire piccola Emily...»
 
Rivelò Hagrid, di nuovo mi ribollì la rabbia, che cos’è che sapevano tutti più di me?
 
«Che cosa intendi con...?»
 
Ma non lo seppi mai, perché proprio in quel momento, Thor decise di saltarmi addosso per tentare di leccarmi le orecchie. E così ridendo me ne dimenticai.
 
«Ci rivediamo tra due mesi Hagrid! Grazie ancora del tè!»
 
Lo salutai così, uscendo dalla capanna e su di corsa per la collina per rientrare al castello dalla torre dell’orologio, in attesa dell’ultimo banchetto decisa anche a fare il baule più tardi. Non avevo voglia di salire nel dormitorio, sicuramente c’erano Romilda e Jessy abbracciate e in lacrime perché non si sarebbero viste fino a settembre, bah... Che bello, da qui si vede il campo da Quidditch! Me la sono cavata nelle lezioni di volo, ma non credo di entrare mai a far parte della squadra, sono la fan numero uno del battitore Fred Weasley però! Ah, solo in pozioni ho preso un sessanta su cento, ma quello penso sia perché il professor Piton non regali voti... la cosa importante però che avevo superato l’anno e quindi fra due mesi sarei tornata, chissà che sorprese mi rivelerà quest’estate, sicuramente andrò a visitare il luogo dove riposa la mamma, voglio raccontarle tutto!
 
«Ciao Emy, ti disturbo?»
 
Nigel comparve dal nulla rivolgendomi un sorriso innocente.
 
«Nigel! No affatto, dimmi»
 
«Come ti senti? Ti mancherà Hogwarts? Tu mi mancherai sai»
 
Confessò tutto rosso, intenerita gli posai un bacetto sulla guancia.
 
«Mi mancherà tutto, ma ci torneremo presto, dai andiamo a mangiare»
 
Gli proposi.
«I-insieme?»
 
Balbettò lui.
 
«Ma certo! Dai sbrigati o non ci lasceranno niente!»
 
Iniziai a correre giù, lui rimase qualche minuto imbambolato a toccarsi la guancia poi corse per raggiungermi. Al tavolo di Grifondoro sembrava esserci una riunione di famiglia, era da tanto tempo che non ci ritrovavamo a mangiare tutti insieme, individuai persino Marylin seppur molto lontana da me. Nel momento stesso in cui sparirono i piatti cadde il silenzio;  Silente si erse sul suo leggio ed aprendo le braccia cominciò a parlare:
 
 «Ed un altro anno è passato, spero che i nuovi studenti si siano trovati bene in questa scuola, nonostante qualche piccolo inconveniente»
 
Sicuramente il Preside si riferiva ai Dissennatori, non era stato per niente bello girovagare per la scuola in presenza di quei raccapriccianti esseri...
 
 «E Grifondoro vince la Coppa delle Case!»
 
Stendardi rosso ed oro scesero dal soffitto, tutti attorno a me esplosero in urla e schiamazzi: si abbracciavano, brindavano, ridevano, mi unì alla festa. Che bello la mia casa aveva vinto!
 
«Credo che salirò in dormitorio a fare il baule, domani mattina non so se ci sarà tempo»
 
Mi congedai così dal gruppo di compagni di casa con cui stavo parlando, salendo di sopra nel silenzio, osservai ogni cosa nella stanza; tirai su con il naso tentando di non piangere, estrassi il baule da sotto il letto iniziando poi a radunarvi dentro le mie cose. Solo a metà mi accorsi che ne mancavano alcune e così iniziai a cercarle per la torre, un altro scherzo di Romilda e Jessy! Si divertivano a nascondermi le scarpe o indumenti vari...
Solo quando fui assolutamente sicura che fosse tutto in ordine, tirai le tende e mi misi a letto decisa a non rivolgere la parola a nessuna delle due.
Il mattino seguente la partenza con l’Espresso era prevista per le undici, dall’agitazione mi svegliai due ore prima; scostai il tessuto scarlatto avviandomi alla finestra per curiosare la situazione del castello ma quando mi rigirai verso gli altri letti, notai un fatto strano: il letto di Marylin era completamente disfatto e il baule della ragazza non c’era...  impossibile che fosse andata via prima, dovevamo ripartire tutti con il treno! Ma non c’era ombra di lei né nella scuola né sul treno quando allo scoccare delle dieci ci fu detto di portare i bauli giù alla stazione di Hogsmeade.
 
 
«Serve una mano?»
 
Fred mi porse un braccio tirandomi su in carrozza, gli rivolsi un gran sorriso ringraziandolo dell’aiuto.
 
«Grazie Freddie è sempre stato così alto questo treno?»
 
Ridemmo, camminando per un po’ insieme nel corridoio.
 
 «Emy-chan viene con noi da questa parte!»
 
Mi voltai verso la voce che mi aveva chiamata, solo Kimiko mi soprannominava così.
 
«Vai, ci vediamo dopo»
 
Fred ammiccò dandomi un buffetto sul naso, lo ringraziai con un sorriso correndo poi verso i miei amici ma le mie guance erano ancora rosse quando arrivai allo scompartimento.
 
 «Scusa io spera di non avere interrotto niente, gemello Weasley essere tuo ragazzo?»
 
Quella domanda mi fece diventare più rossa, Nigel seduto alzò la testa rimanendo in ascolto.
 
«Cos... no! No, lui mi ha solo aiutata a salire sul treno, perché non ci sediamo?»
 
La superai entrando e sedendomi vicino al finestrino, lei chiuse la porta sedendosi a sua volta.
Per tutta la durata del viaggio parlammo di tante cose: venne fuori che avrei compiuto gli anni fra qualche giorno e che mi avrebbero scritto per farmi gli auguri, giocammo partite a Sparaschioppo e ci domandavamo che fine avesse fatto Marylin e ci chiedevamo perché nessuno di noi quattro l’avesse vista salire sul treno...  
L’orologio della stazione di King’s Cross segnava le sei quando arrivammo, non era ancora buio, il cielo si stava colorando di rosso, ero un po’ triste perché di lì a poco avrei dovuto separarmi dai miei amici... gli abbracciai stretti prima di uscire dallo scompartimento ed avviarmi lungo il corridoio in attesa di scendere. Sulla banchina mi guardai intorno alla ricerca di mia sorella immersa chissà dove in quel mare di teste. Vidi Ron avvicinarsi subito a sua madre per salutarla, la donna abbracciò anche Harry, la piccola Ginny e successivamente Fred e George i figli più grandi. Spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio abbassando poi il viso mi strinsi nelle spalle quando la famiglia dei rossi si allontanava, Fred non mi aveva salutato ma dovevo aspettarmelo, la famiglia era la cosa più importante... e a proposito di famiglia:
 
«Ti ho trovata finalmente! La prossima volta che i Nargilli ti rapiscono, avvertimi!»
 
Luna arrivò alle mie spalle ma vedendomi così capì subito che avevo qualcosa che non andava e fece appena in tempo a notare i Weasley andarsene.
 
«Oh, ora capisco... tesoro c’è qualcuno che vuole vederti...»
 
Mi sussurrò la bionda prendendomi per mano e conducendomi verso...
 
«Papà!»
 
In un attimo mutai l’umore, gridando felice corsi contro l’uomo gettandomi fra le sue braccia e stringendomi forte sulle sue spalle, anche lui mi abbracciò contento di rivederci.
 
«Eccole qui le mie piccole calendule»
 
Abbracciò anche Luna dopo avermi rimessa giù.
 
«Siete tornate finalmente, allora ditemi come state?»
 
Xenophilius Lovegood accarezzò il viso delle sue figlie con un sorriso commosso; un estraneo potrebbe pensare che io non appartenga a questa famiglia perché sono un po’ diversa; Luna ha i capelli biondo sporco, i miei sono biondo caramello ma alcune ciocche alla luce del sole diventavano rosse, gli occhi che lei e Xenophilius hanno azzurri e a volte grigi, sono invece nocciola. Papà dice che ho preso da zia Marie, la sorella della mamma che ora vive in Francia con suo marito André e nostro cugino Andrew, un bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri che frequenta Beauxbatons.  
 
«Date pure a me»
 
Afferrò i bauli e li depose sui carrelli
 
«e ora andiamo a metterci in fila»
 
Si avviò all’uscita del binario con noi accanto a seguirlo. E per la prima volta notai una guardia accanto al muro, non ricordavo affatto la sua presenza alla partenza quando avevo attraversato la parete che conduceva al binario.
 
«Papà, come mai stiamo facendo così?»
 
Gli domandai ingenuamente, lui sorridente e paziente non mi diede una risposta precisa ma mi ci fece ragionare su:
«Pensaci amore, se i Babbani vedessero un sacco di persone uscire dal nulla con enormi bauli in mano, non pensi si spaventerebbero? Sai poi noi dobbiamo farci riconoscere, quindi non ci comporteremo affatto in un modo pacato e tranquillo...»
 
Fu contento di spiegarmi e vidi anche le sue labbra increspate in un buffo sorriso, alle sue parole mi si accese la lampadina, come avevo fatto a non pensarci subito.
 
 «Eh già... è vero...»
 
Annuì guardando di nuovo l’uomo accanto al muro, sorrisi salutandolo con la mano quando gli passammo accanto al momento del nostro turno di attraversamento. Xenophilius riprese i bauli uscendo insieme a noi dalla stazione e raggiungendo un vicolo secondario dove per fortuna non vi era nessuno.  
 
«Venite qui bambine, datemi la mano»
 
Spedì i bagagli a casa con un colpo di bacchetta, poi sia io che Luna stringemmo ognuna una mano, girando su sé stesso Xenophilius ci portò con sé in una Materializzazione congiunta. Avremmo potuto fare così anche all’andata ma di giorno è più pericoloso muoversi perché qualche babbano potrebbe sempre vederci, così il Ministero fa un collegamento fra i camini delle proprie case e Diagon Alley, ora però nella stradina non c’era nessuno quindi siamo riusciti a muoverci in tutta sicurezza. Atterrammo poco dopo su una collina da cui si vedevano benissimo sia il cilindro che è la nostra casa sia la Tana dei Weasley e lì il mio pensiero non poté non volare in zona Fred... sospirai, eravamo così vicini eppure sapevo che non ci sarebbe stata occasione per incontrarci... Luna mi detestò dai miei sogni ad occhi aperti prendendomi la mano ed intrecciandoci le dita avviandosi poi insieme a me verso il nostro nido, papà ci seguiva trasportando i bauli. 
Quando entrammo Xenophilius indirizzò i bauli nella nostra stanza poi si affrettò ai fornelli per mettere insieme qualcosa per la cena, per non disturbarlo decisi di salire di sopra a sistemare un po’ le cose. All’ultimo piano c’era la camera mia e di Luna una stanza rotonda che aveva al lato sud la fine della scala a chiocciola, al lato nord la finestra che dava sul giardino e il fiume in lontananza; entrando sulla sinistra nella parte che apparteneva a Luna c’è un letto dalle lenzuola e cuscino azzurre mentre sulla destra, nella parte che appartiene a me, il letto ha sfumature dal giallo al rosso che ricordano un tramonto. Ai lati della scala tondeggianti per adattarsi ai muri ci sono i nostri armadi, li aveva tutti dipinti Luna, dello stesso colore delle lenzuola dei due letti. Accanto agli armadi ognuna di noi aveva la sua libreria personale e con un pezzo aggiunto ad L la scrivania; andai a riporre i libri di scuola in uno scaffale della libreria dopo averci tolto la polvere alla babbana, estrassi in seguito la roba lavata dalla lavanderia della scuola e la rimisi al suo posto per bene.
 
«Venite stelline mie, la cena è pronta!»
Urlò Xenophilius da sotto, andai nel bagno fra la nostra stanza e quella di papà a lavarmi le mani. Discesi poi un altro piano fino a giungere da loro; sorrisi nell’osservare la rotonda cucina con il tavolo all’altrettanto rotondo, presi posto accanto a mia sorella guardando papà servirci dei piatti freschi, quando fummo tutti e tre seduti parlò:
 
«Allora cosa mi raccontate?»
 
Ci guardò sorridendo, iniziai per prima, non vedevo l’ora di dirgli tutto.
 
«Hogwarts è bellissima papà! È immensa, i primi giorni mi sono persa, ma Luna mi ha aiutata... Il professor Piton è un uomo un po’ strano, spesso mi mette paura, invece la professoressa McGranitt ha il cuore d’oro, sembra severa ma in realtà è dolcissima!»
 
Presi fiato mangiando un boccone poi ripresi.
 
«Ci sono tante persone belle, mi sono fatta un sacco di amici! Ho conosciuto due Tassorosso del mio anno, un Grifondoro ah e quattro Weasley!»
 
Gioivo allargando le braccia, Luna divertita mi guardava sorridendo.
 
«Hai conosciuto i Weasley?»
 
Xenophilius mi rivolse uno sguardo stupito, un po’ strano in effetti...
 
«Si, poi vedendoli quasi sempre in Sala Comune impari a conoscerli meglio»
 
L’uomo rimase con un boccone a mezz’aria.
 
«Sala comune?»
 
«Emily è stata smistata in Grifondoro papà... non è in Corvonero come me, te o la mamma...»
 
Gli spiegò Luna, deglutì temendo una brutta reazione da Xenophilius che invece mi stupì scoppiando a ridere.
 
«Sembra proprio di rivedere tua zia Marie, Emy... è stata una Grifondoro anche lei prima di trasferirsi in Francia»
 
Mi disse in un tentativo di rassicurarmi, dovevo dire che questa cosa non la sapevo.
Passai le successive ore a raccontare a papà dello strano comportamento di Marylin e lui mi rispose che probabilmente la ragazza soffriva di una strana malattia che di solito avevano i Plimpi mentre osservava i piatti lavarsi da soli.
 
«Ora lavatevi i denti e poi a letto, sarete stanche dal lungo viaggio»
 
Lasciò ad entrambe un bacio sulla fronte quando ormai fuori si era fatto buio pesto.
 
«Buonanotte papà»
 
Gli augurammo entrambe, brave ed obbedienti.
Salimmo in camera, davanti alla finestrella mi infilavo il pigiama guardando nello stesso momento fuori dalla finestra nella direzione in cui sapevo che c’era la casa Weasley.
Luna mi guardò mentre si metteva l’azzurrino pigiama.
 
«A chi stai pensando fiorellino?»
 
Girai il viso verso di lei avvicinandomi al letto per sedermi.
 
«Secondo te Fred e George saranno già a letto?»
 
Le domandai come se lei potesse realmente saperlo.
 
«Probabilmente sì, non saprei dirlo tesoro, hai visto qualche luce accesa?»
 
Incrociai le gambe.  
 
«No, non si riesce a vedere molto da qui, quasi nulla...»
 
Sussurrai un po’ delusa.
 
«Lui ti piace?»
 
Mi chiese Luna, ma non era una domanda invasiva, lei me lo leggeva direttamente in faccia.
 
«Si vede tanto?»
 
Mugugnai arrossendo.  
 
«Solo un pochino»
 
Ridacchiò ma non mi stava prendendo in giro anzi.
 
«Dimmi la verità sorellina, eri tu quella ragazza che aspettava George quel giorno davanti alla Torre di Corvonero?»
 
La studiai attentamente, ma non ce n’era bisogno, Luna non mentiva mai.
 
«Se dicessi di no ti mentirei piccola...»
 
Si, era decisamente una confessione.  
 
«Non devi vergognarti, siete molto belli»
 
Ammiccai.
 
«Luci spente signorinelle»
 
Xenophilius passò davanti alla nostra porta spegnendo la grossa candela, gli augurammo la buonanotte, mentre si dirigeva verso la sua camera.    

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Emozioni calde e acque dolci ***


Estate! 

Finalmente niente più sveglia che suona quasi all'alba! E infatti erano le nove ed ancora dormivo. La finestra leggermente aperta lasciava entrare una fresca brezza in quel caldo giorno, per essere i primi dieci giorni di luglio non vi era afa, per fortuna! Il calendario appeso alla parete segnava mercoledì, Xenophilius di sotto rumoreggiava indaffarato alle prese con la pulizia della casa; il suo umore solitamente cupo e scontroso era completamente mutato da quando stavamo di nuovo in casa, sembrava più allegro e più bendisposto a dire di si ad ogni cosa. Eppure, avevo il forte sospetto che niente lo rendesse così felice mentre noi eravamo a scuola... Luna era già in piedi vestita con una canottiera bianca e i pantaloncini blu, i capelli legati che le andavano comunque ovunque; lentamente si avvicinò al mio letto e iniziò delicatamente a farmi il solletico. Sobbalzai strillando in preda alle risa, quando smise mi disse: 

«Tanti auguri mia piccola batuffola!» 

Rise anche lei, quando recuperai fiato mi abbracciò forte. 

«Grazie Luna!»

Ricambiai il suo abbraccio realizzando solo poco dopo la sua frase che giorno fosse. 

«Guarda un po’» 

Mi indicò il pavimento sotto la finestra, vi era una piccola catasta di regali e pergamene lasciate dai gufi, corsi verso di essi mettendomi in ginocchio ad aprire le lettere: 

«Questo è di Nigel! “Tanti auguri Emily, che ogni giorno possa essere pieno di colori! Nigel”» 

Aprì un pacchetto, dentro vi era una boccettina di inchiostro arcobaleno. 

«Che carino... wow che bella, chissà dove l’ha trovata...»

Il secondo pacchetto allegato alla lettera era di Kimiko, dei dolcetti chiamati Dorayaki che, da come aveva scritto, sua madre sapeva fare benissimo. Bob mi aveva regalato una piuma di fagiano, dicendo che proveniva dalla fattoria dei suoi. Gli ultimi due regali erano di Luna e di papà: un vestitino elegante rosso dalla gonna con tre balze ed una fascia arancione in vita che si chiudeva a fiocco dietro da lui ed un taccuino per prendere appunti direttamente dipinto a mano da lei. 

«Luna è bellissimo...»

Le sorrisi ammirata andando a darle un bacio sulla guancia poi guardando meglio il vestito dissi: 

«Ma è uguale al tuo! Solo con dei colori diversi...»                                                 

Infatti, il suo era blu con una fascia azzurra. 

«Papà ha richiesto espressamente a Madama McClan che lo fossero, ma non mi ha rivelato il motivo...»

Ci guardammo per qualche minuto confuse e perplesse poi la bionda cambiò argomento:

«Cosa ti va di fare oggi?»

Domandò Luna mentre rimettevo a posto gli oggetti scartati, voltai il viso verso di lei.  

«Vorrei andare a trovare la mamma...» 

Sussurrai sperando di non ferirla con la mia richiesta. 

«Ma certo che si tesoro, ti aspetto di sotto intanto» 

Mi rivolse un largo sorriso scendendo le scale con fare leggiadro e canticchiando ancora “tanti auguri Emy”. Presi dall’armadio una canotta rossa ed un paio di pantaloncini recandomi nel bagno ed appoggiandoli su uno sgabello mi tolsi il pigiama pronta ad immergermi nella vasca piena di bolle. Dopo essermi asciugata anche i capelli ed averli legati in due treccine, mi recai di sotto trovando Luna e papà a confabulare fra loro, appena si accorsero di me, tacquero. 

«Di che stavate parlando?» 

Chiesi guardandoli confusa. 

«Papà ci ha preparato il cestino per il pranzo»

Disse Luna afferrandolo.  

«Su Emy andiamo, papà non stare in pensiero per noi, ci vediamo più tardi nel pomeriggio»

Gli fece l’occhiolino e mi trascinò fuori prima che potessi fare domande.  

«Cosa state tramando voi due?»

Le domandai sospettosa, ma Luna rimase vaga.  

«Assolutamente niente tesoro, di che hai paura?» 

Ma non le risposi, presi silenziosamente la sua mano risalendo con lei la parte opposta del fiume. La nostra casa si trova a Ottery St. Catchpole, nel Devon e ospita oltre a noi, le famiglie magiche dei Weasley, Diggory e Fawcett, anche se con le ultime due non ho mai avuto niente a che fare...  I Babbani vivono in un villaggio poco più giù lontano dai nostri confini, papà ci dice sempre di non andarci, più per la nostra incolumità che per la loro... al limitare di un piccolo bosco, nel posto più tranquillo e silenzioso riposava la nostra mamma, sotto una pietra bianca circondata da tulipani gialli. 

                          “Pandora Lovegood B. 28 Giugno 1960 – D. 17 Luglio 1990 “                                            
“Le cose che perdiamo trovano sempre il modo per tornare da noi, anche se non sempre come ce lo aspettiamo” 

Queste parole erano incise piccole e quasi invisibili, le sfiorai con una mano con gli occhi già lucidi. 

«Ciao mamma...» 

Sussurrai con la voce che tremava, Luna aveva le iridi umide, mi avvolse un braccio attorno alle spalle. Iniziai a raccontare alla mamma tutto quello che mi era successo, non ero sicura che potesse sentirmi ma quando finì dei petali si staccarono da un fiore e guidati dal vento ci accarezzarono il viso, una magia stupefacente... Mamma era esperta in incantesimi, ogni anno ai nostri compleanni si divertiva a farci dei giochi con le pozioni e la bacchetta, dava ai liquidi forme strane e faceva gli animali con le ombre con l’incantesimo Lumos; ricorderò sempre la mia prima magia involontaria; avevo sei anni, dalle mie mani uscirono piccoli fuochi d’artificio, volevo imitare i suoi, Luna invece aveva sette anni e con il suo primo atto privo di volontà aveva quasi rischiato di schiantare la statua di Priscilla Corvonero al secondo piano, nessuno dei due genitori si era arrabbiato però, erano entrambi contenti.  

«Ora è meglio andare...» 

Luna parlò dopo un interminabile silenzio, non so con quale forza riuscisse a staccarsi da quel luogo, io, probabilmente perché ero ancora piccola facevo molta più fatica...

«Ciao mamma, torneremo a trovarti prima di ricominciare la scuola...» 

Le promisi allontanandomi poi mano nella mano con la ragazza più grande. 
Non parlai per tutto il tragitto, nella mia mente rivivevo ancora quell'orribile momento: mia sorella aveva nove anni, io ne avevo fatti appena otto da quasi due settimane, giocavamo tranquille con delle costruzioni in legno sul tappeto del salotto, mentre mamma sperimentava su un tavolino accanto alla macchina stampa Il Cavillo di papà. Era sempre stata una strega molto abile negli incantesimi ma amava provare cose nuove... una grande esplosione dal botto sonoro e la donna cadde a terra; non capivo cosa fosse successo ma scoppiai a piangere dallo spavento. Luna si avvicinò lentamente a Pandora chiamandola, arrivata vicino a lei la scosse delicatamente, non ottenendo reazioni corse a chiamare papà, anche se non ce n’era bisogno, il colpo si era sentito in ogni stanza della casa... “Papino aiuto, mammina non mi risponde...” gli aveva detto la biondina tirandolo per la mano; Xenophilius si era precipitato accanto al corpo della moglie e la osservava agitato, le scostò i lunghi capelli biondi e con una voce tremante disse: “Luna... porta via Emily...” e così la prima figlia salì su nella nostra camera cullandomi per farmi calmare. Xenophilius di sotto, provò diversi incantesimi tentando di rianimare la moglie ma non c’era più nulla da fare; la prima volta che lo sentì piangere... Da allora faccio ancora fatica ad accettare la scomparsa di nostra madre, sento così tanto la mancanza di una figura materna...                                                     Quando passammo davanti casa rimasi a guardarla imbambolata mentre Luna aveva fatto qualche passo avanti; quelle stesse mura in cui lei era scomparsa, in cui entrambe eravamo nate, in cui tutt’ora vivevamo, non avremmo mai e poi mai potuto abbandonarla... Ma ora basta, non dovevo attaccarmi al passato, più ci pensavo più stavo male, sono sicura che Pandora non avrebbe voluto questo!

«Cosa c’è che non va batuffolina?»

Luna fece dietrofront raggiungendomi. 

«Non rientriamo?» 

Le chiesi confusa. 

«No, ho un’idea migliore, vieni» 

Mi prese di nuovo per mano tirandomi oltre la nostra dimora ed iniziando a scendere verso il basso. Giunte al fiume su un prato liscio sotto un grande albero che fa ombra posò a terra il cestino, vi tirò fuori una grande tovaglia a scacchi e poi mi sorrise. 

«Signorina Emily Marie Lovegood lei è ufficialmente invitata ad un pic-nic al fiume organizzato dalla qui presente Luna Pandora Lovegood nonché sua sorella maggiore!»

Mi fece un teatrale inchino dopo questa presentazione formale, non riuscì a trattenere le risate. 

«Luna sei unica!»

Corsi fra le sue braccia stringendola forte. Mia sorella è magica riesce sempre a farmi tornare il buonumore! Quando la stretta si sciolse rimise le mani nell’intreccio di vimini. 

«Guarda papà ci ha messo anche questi»

Dal basso del cestino, tirò fuori due teli da mare, assieme ad essi vi erano anche due costumi, che come tutte le cose in nostro possesso sono o blu e azzurro o rosso e giallo; a turno ci cambiammo coperte dagli asciugamani, mentre una si svestiva l’altra lo reggeva. Cambiate, ci sedemmo sulla tovaglia gustandoci i deliziosi panini che aveva preparato Xenophilius con tanto amore, era proprio come cinque anni fa: io e Luna da sole a parlare di tutto ciò che ci passava per la testa. Solo che, se prima gli argomenti erano i giochi, ora si cominciava a parlare di scuola e di ragazzi, soprattutto di due ragazzi...

«Sai Emy, ci sono rimasta un po’ male quando il cappello ci ha separate... ma papà ha detto che è successo anche alla mamma e alla zia... forse un po’ dovevo aspettarmelo, chissà come loro l’hanno presa...»

Disse Luna più a sé stessa che a me. 

«Quando vediamo zia Marie voglio chiederglielo»

Risposi curiosa dando poi un morso al panino. 

«Pensi che la rivedremo presto?»

Aggiunsi dopo aver mandato giù il boccone. 

«Non mi dispiacerebbe sai? Oh, Emy guarda, un Plimpy!» 

Indicò la superficie dell’acqua dove la creatura aveva appena fatto un salto. 

«Che carino! Cerchiamo qualche chiocciola, vediamo se la mangia!»

Mi inginocchiai sulla riva del fiume, immersi le mani in acqua iniziando a frugarci dentro, Luna subito si affrettò ad imitarmi. 

«Com’è fresca!» 

Chiusi le mani intrappolando l’acqua per bagnarmi il viso, le riemersi poi ma non tastai niente. 

«Qui non c’è nulla... sembrano scappate»

Sbuffai delusa sedendomi sull’erba, anche Luna si arrese. 

«Oppure le ha già mangiate tutte»

Ipotizzò. 

«Che ingordo...»

Scoppiammo a ridere. 

«Vi siete perse qualcosa?» 

Esclamò una voce maschile ridendo e venne fuori da dietro l’albero, da quanto tempo stavano lì a spiarci? Luna girò la testa di scatto arrossendo e le si vedeva parecchio il colore diverso sulla sua pelle chiara, io lanciai un urlo tra lo spaventato e il sorpreso cadendo all’indietro in acqua. 

«Emily!»

Il gemello del primo corse, si tolse la maglietta gettandola a terra e scese nel fiume prima che la debole corrente potesse portarmi via; mi sollevò di peso con un braccio sotto le mie gambe ed un altro dietro la schiena, mentre mi teneva in braccio sputacchiai un po’ d’acqua. 

«Ma vi sembra questo il modo di... etciù!»

Tremai leggermente, quando fui rimessa in piedi, Luna mi avvolse nell’asciugamano. 

«Un bel compleanno eh?»

Fred tentò così di scusarsi. 

«Scemo! Oh, per tutti i plimpy!»

Notando solo ora che fosse senza maglietta nascosi il viso bordeaux nel telo che mi ricopriva, non potevo però dirgli di rivestirsi, faceva caldo e probabilmente anche loro erano scesi lì per abbronzarsi... o solo perché c’eravamo noi?

«Come avete saputo che eravamo qui?» 

Chiese Luna a George dopo averli invitati ad unirsi a noi seduti sulla tovaglia, lei gli si avvicinò appoggiando la schiena al suo petto senza che lui obiettasse. 

«Ci stavamo sfidando uno contro uno a Quidditch, vi abbiamo viste dall’alto e abbiamo deciso di venirvi a trovare»

Rispose semplicemente lui arricciandosi su un dito una ciocca dei capelli di Luna. A guardare loro, io e Fred sembravamo due estranei; ero stretta nelle spalle, bloccata, intimidita e lui invece era comodamente seduto con le gambe incrociate, guardava con un sorriso il gemello, non sembrava né a disagio né infastidito e nemmeno tentava di imitarlo comportandosi allo stesso modo con me né lo rimproverava pensando che quel loro amoreggiare fosse inappropriato.   

«Quindi vi annoiavate»

Gli dissi scherzosa. 

«Un po’ si, così abbiamo pensato che andare a cercare compagnia fosse molto meglio»

Ammiccò lui con un’alzata di spalle. 

«E vi andava bene chiunque?»

Lo punzecchiai sempre in tono non serio. 

«Oh, no, voi due siete speciali. E poi Freddie ti aveva fatto una promessa, vero fratellino?»

Ora Fred era imbarazzato, guardò male George per un nano secondo ma poi ghignò. 

«E io le promesse le mantengo»

Puntò la bacchetta verso casa sua senza dire niente ma pochi minuti dopo due scope arrivarono verso di noi vibrando a mezz’aria in attesa dei due proprietari. 

«Ricordi cosa ti avevo detto su alla torre di Astronomia Emy?»

Si alzò per afferrare il proprio manico di scopa e mi tese la mano, mentre mi alzavo gli chiesi: 

«Quello stesso giorno che stavamo spiando dietro la colonna George che aspettava Luna e poi li abbiamo persi di vista?»

Ah, i bambini e la loro spudorata sincerità; George spalancò la bocca e guardo Luna che arrossì, Fred rivolse al gemello uno sguardo offeso, che il rosso avesse omesso di rivelargli questo dettaglio? 

«Si esatto, quel giorno»

Tornò a guardare me. Non occorreva scavare nella mente, ricordavo benissimo che Fred mi aveva promesso che mi avrebbe fatto fare un giro con lui in volo sulla sua scopa un giorno. 

«Be’ non ti resta che tenerti salda allora»

Si rimise la maglietta e aspettò che mi rivestissi anch’io, c’era troppa aria lassù per rimanere solo in costume e poi doveva essere scomodo... osservai la scopa a mezz’aria e poi lui che attendeva, deglutì, avevo già provato a volare da sola a scuola ma non mi ritenevo un’esperta...

«Come mi devo mettere?»

Gli chiesi impacciata. 

«Qui davanti, fai passare una gamba oltre il manico e ti siedi»

Annuì avvicinandomi di più, appoggiai una mano sulla sua spalla per scavalcare con una gamba la scopa, mi sedetti cercando di restare in equilibrio. 

«Più vicina...»

Fred passò il braccio sopra il mio stomaco premendomi di più contro il suo petto, mi prese una mano e poi l’altra sussurrandomi in un orecchio:  

«Reggiti»

E la scopa vibrò appena mentre Fred sollevava il manico e ci alzavamo in volo, George e Luna erano già partiti tanto che lei in tutta sicurezza era in piedi dietro al ragazzo e si reggeva alle sue spalle, li guardai stupita, ma come facevano? E la velocità era pure elevata! 

«Come ti senti?»

Mi sussurrò lui, guardai giù sorpresa, non mi ero neanche accorta di quanto fossimo saliti...

«Insolito... fuori dall’ordinario, si...»

Ammisi ridendo; bastarono pochi giri per farmi prendere sicurezza, strinsi le gambe in modo da poter staccare le braccia e le distesi ai lati come delle ali. 

«Sto volando!»

Urlai nel vento che mi scompigliava i capelli, agitai un braccio verso mia sorella salutandola, giravamo e giravamo senza stancarci mai; Fred a volte scendeva in picchiata, altre volte saliva su fino a toccare il cielo e persino un giro della morte! Il tutto stando attenti a non farci vedere dai babbani del villaggio sotto... 
Solo verso il crepuscolo tornammo con i piedi per terra, stanchi e in preda ad un attacco di euforia. 

«Per tutte le mele dell’isola di Morgana, è stato bellissimo!»

Saltellai contenta attorno alla tovaglia da pic-nic buttandomi poi seduta sull’erba accanto a Fred. 

«Ti è piaciuto come regalo?»

Il rosso sorrideva alla mia gioia mentre il suo gemello aveva la testa appoggiata alle gambe di Luna e si fissavano come se stessero giocando a chi ride per primo. 

«Mi prendi in giro? Certo! Non me lo sarei mai aspettata! Né questo né di vederti durante l’intera estate!»

Allargai le braccia quasi urlando la mia gioia. 

«A King’s Cross non sono riuscita a salutarti... e così ho temuto di non riuscire più a vederti fino a settembre...»

Mi abbandonai in ginocchio di fronte a lui. 

«Nostra madre ha sempre fretta di riportarci a casa, chissà forse vuole mettere subito a lavare i panni, dice che la lavanderia di Hogwarts non li fa abbastanza morbidi»

Rideva, dovevo ammettere di provare un po’ d’invidia però... 

«Noi lo facciamo da sole ormai, una volta papà stava mettendo un calzino rosso di Emy con le mie magliette bianche... l’abbiamo fermato appena in tempo...»

E ridevamo come allora per quel buffo episodio. 

«Che ne dici Georgie, dovremmo regalare una mamma a queste due signorine?»

Propose Fred al fratello, spostai il viso da uno all’altro. 

«Credo che alla nostra non dispiacerebbe affatto, si lamenta sempre di avere solo Ginny come femmina...»

Ridacchiò George. 

«Non vogliamo essere un peso per nessuno... davvero, papà si occupa di noi e ne è contento...»

Sussurrò la bionda, in casi come questi la sua sincerità potrebbe sembrare un po’ dura ed offensiva ma aveva espresso a parole ciò che anche io pensavo...

George la guardò temendo di aver detto qualcosa di sbagliato. 

«Per noi non lo siete, ci piace la vostra compagnia o non saremo venuti qui oggi»

Fred annuì confermando le parole del gemello, Luna sorrise ad entrambi. 

«Che carini...»
 
Il tempo si prese gioco di noi; osservavamo il tramonto uno vicino all’altra ma i minuti scorrevano troppo in fretta...

«Dobbiamo andare...»

Fu la bionda a rompere l’atmosfera ma purtroppo avevamo promesso a papà di tornare prima che facesse buio...

«Vi accompagniamo...»

Propose Fred alzandosi e porgendomi la mano 

«poi anche noi dobbiamo tornare, Bill e Charlie dovrebbero arrivare a momenti e mamma si chiederà perché non siamo lì ad aiutarla, povero Ron se la prenderà sicuramente con noi, vero George?»

Fred rise, non gli chiesi chi fossero i due ragazzi menzionati ma potei intuire che si trattasse dei suoi fratelli maggiori. 

«Un po’ di lavoro non gli farebbe per niente male a quello»

Perché ce l’avessi tanto con Ron non lo sapevo nemmeno io; era simpatico qualche volta, ma tutte le altre volte era estremamente ottuso! Raccogliemmo insieme tutto quanto prima di avviarci giù dalla collina verso casa nostra; i ragazzi scopa in spalla, Luna con il cestino nella mano sinistra e la destra stretta in quella di George, messo da parte l’imbarazzo anch’io correvo con Fred. 
Giunte a pochi passi dalla residenza famigliare rallentammo per salutare i nostri cavalieri, Xenophilius, in un evidente stato di agitazione, si fermò a spiarci dalla finestra del secondo piano.  

«Grazie ancora della bellissima giornata»

Guardai prima George e poi vi voltai verso Fred rivolgendogli particolare attenzione, Luna intanto ringraziava a sua volta.  

«a tutti e due, ma a te in particolare Freddie, hai mantenuto la tua promessa e io te ne sono davvero grata» 

Gli stavo di fronte guardandolo dal basso, ma quanto ero piccolina? Sorridevo felice, gli avvolsi le braccia attorno al corpo all’altezza in cui meglio mi trovavo comoda, lui sorridendo a sua volta mi picchiettò la testa. 

«Buonanotte Emily, e ancora buon compleanno...»

Ferme sui gradini agitavamo il braccio per salutarli mentre loro volavano verso la Tana, Luna fu la prima ad aprire la porta, Xenophilius ci accolse con uno sguardo funereo: 

«Perché ci avete messo tanto bambine? Non eravate sole? Che cosa ci facevano quei due ragazzi con voi? Chi sono?»

Iniziò a bombardarci di domande con un tono preoccupato e ansioso. 

«Vedi papà loro sono i …»

Iniziai a dire ma Luna mi interruppe. 

«Li abbiamo incontrati sulla collina mentre tornavamo a casa papà, su Emy andiamo a lavarci le mani»

Mi spinse di sopra senza aggiungere altro; nel silenzio della nostra camera, mentre ci stavamo cambiando per la cena, dove speravo che papà non potesse sentirci, le chiesi: 

«Perché papà odia così tanto i Weasley?»

Protestai offesa puntando i piedi. 

«Ma no tesoro non li odia! Papà è solo un pochino geloso di noi, sai... mammina non c’è più noi siamo le sue donne ora e.…»

Tentò di spiegarmi e rassicurarmi. 

«Ma perché? Loro sono solo dei nostri cari amici... non ci hanno mai fatto del male!»

L’innocenza di una bambina che non sa cosa quanto gli adulti possano pensare male di una semplice amicizia... La bionda mi portò a sedere sul letto e pattandomi la testa mi disse la classica frase fatta: 

«Presto lo capirai anche tu pulcino mio; non fare quel muso lungo, è il tuo compleanno!»

«Va bene...»

Sospirai ma poi le sorrisi iniziando una lotta interiore nella mia testa: Fred mi piaceva più di quanto volessi ammettere a me stessa e l’idea che qualche altra ragazza potesse ronzargli  e portarmelo via come aveva fatto Veran mi infastidiva. Lui è così bello che chiunque potrebbe innamorarsene e non devo lasciare che ciò accada o potrebbero portarmelo via... Però me ne sarei dovuto restare anche in disparte, non essere invasiva perché era peggio perderlo per mano mia che per mano di altre. Ma la cosa più importante era il non arrendersi con lui, nemmeno però obbligarlo ad amarmi se non voleva... occorreva una strategia ben studiata, per convincere poi anche mio padre ad accettare la sua presenza nella mia vita. Infondo Luna e George formavano una coppia bellissima seppur ancora non capivo se stessero ufficialmente insieme o no... 

«Sorellina come posso fare perché nessuna si innamori di lui o lui si innamori di un’altra?»

Le chiesi preoccupata uscendo dal mio silenzio, lei ridacchiò ma con un bacio sulla fronte mi disse: 

«Sì solo te stessa stellina mia, non cercare mai di essere diversa, sei splendida come sei»

Accarezzandomi il viso mi fece commuovere. 

«Sembri proprio la mamma...»

Sussurrai fiondandomi poi fra le sue braccia lasciandomi stringere forte, infondo Luna aveva ragione: dovevo esserci sempre per Fred senza però stargli in mezzo ai piedi! Due colpetti alla porta seppur delicati ci fecero sobbalzare, papà parlò da fuori rispettando la nostra privacy. 

«Non avete più appetito bambine?»

È come diceva Luna, per Xenophilius eravamo ancora piccole... 

«Arriviamo papà, ci stiamo facendo carine per te»

Cercai di contenere una risatina, Luna sapeva proprio come lavorarsi Xenophilius.  Indossammo entrambe una gonnellina ed una camicetta dei nostri colori preferiti, niente di così formale per rimanere in casa ma comunque elegante per una serata speciale. 
Di sotto era così buio che temevo di cadere dalle scale, perché papà aveva spento tutto, voleva farci inciampare?

«Auguri di buon compleanno mia piccola Emily!»

Luci e piccoli fuochi d’artificio scoppiarono in tutta la cucina, Xenophilius era accanto al fornello a braccia larghe ed un sorriso smagliante, dimenticandomi della mia avversione nei suoi confronti corsi verso di lui per abbracciarlo forte e ringraziarlo. Mentre bevevamo infuso di Radigorda e mangiavamo zuppa di Plimpi, l’uomo dai capelli come zucchero filato ci fece un annuncio: 

«E ho un’altra sorpresa!»

Mise un po’ di suspence, chissà da quanto aspettava di dircelo. 

«Ho preso i biglietti per la Coppa del mondo di Quidditch!»

Urlò felice sventolandoli nella mano, Luna sgranò gli occhi sorpresa, io rimasi con il cucchiaio a mezz’aria; non eravamo delle vere e proprie appassionate dello sport, o almeno, io lo seguivo solo perché Fred giocava come battitore, ma questo è quel tipo di evento a cui non puoi di certo mancare soprattutto quando si tratta della quattrocento ventiduesima edizione! Presi uno dei biglietti dalle mani di Xenophilius osservando la strana combinazione di colori arancione blu e verde, una scritta grossa “La finale” diceva che si sarebbero scontrate Irlanda e Bulgaria. Avrei tifato per i quadrifogli verdi, infondo era una squadra britannica e non straniera come le aquile rosse... 

«È magnifico papà! Quando partiamo?»

Chiese curiosa Luna, Xenophilius ancora più eccitato le rispose: 

«Fra un mese più o meno, ho già prenotato il posto»

Non capivo il motivo della sua domanda e nemmeno quello della risposta di lui; cosa bisognava prenotare e perché? Alla mia faccia perplessa Xenophilius mi spiegò: 

«Verranno maghi e streghe da ogni parte del mondo tesoro, è un evento molto importante. Si terrà in un enorme spazio aperto e sarà protetto da tutti i tipi di incantesimi anti Babbani. Oh, e noi alloggeremo in un campeggio, devo solo spolverare la nostra vecchia tenda»

E come dimenticare quell’enorme tendone viola, l’ultima volta che l’avevamo usato c’era ancora la mamma, la nostra vacanza di una settimana in Irlanda... 

«Probabilmente verranno anche i Weasley!»

Esclamai al settimo cielo, chissà se io e Fred avremmo avuto l’occasione di incontrarci e magari non so parlare di Quidditch! Assunsi un’aria sognante, Xenophilius sembrava contento ma per un altro motivo:

«Sarà l’occasione di vedere nuovamente vostra zia Marie e vostro cugino Andrew»

Ipotizzò lui ignorando ciò che avevo detto. 

«Non li vediamo da tanto, sarebbe bello»

Disse Luna ringraziando papà per la fetta di torta di mele che le stava porgendo. Questo era vero... a mia memoria l’ultima volta che avevamo visto la famiglia Boyer era al funerale di Pandora... quindi non proprio un bel momento... 

«Fossi in voi comincerei a preparare i bauli per la scuola, l’ultima volta la partita è durata cinque giorni, chissà mai cosa potrà accadere, credo uscirà fuori un bell’articolo»

C’era una strana luce nei suoi occhi, non riuscivo a leggerla; era contento? Preoccupato? O semplicemente curioso? 

«Hai ragione papino, grazie ancora per la festa»

Andai a dargli un bacio sulla guancia sollevandomi in punta di piedi, sapevo così di averlo addolcito ed infatti lui rimase qualche minuto imbambolato prima di augurarci la buonanotte. Salimmo in camera decise a cominciare a fare i bauli l’indomani, Xenophilius aveva ragione, magari non c’era tempo dopo la partita, ma prima si, avevamo circa un mese di tempo... misi addosso il pigiama e mi infilai nel letto, rigirandomi da un lato sognai Fred che affrontava anche lui una finale della coppa del mondo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Quidditch sotto attacco ***


Incontrarsi nuovamente e avere la possibilità di passare un’altra giornata insieme non ricapitò più... i preparativi e l’eccitazione per la coppa del mondo tenevano occupate entrambe le famiglie, in particolare Xenophilius che insisteva a tenerci al sicuro, quindi segregate in casa...

«Non ne posso più!»

Sbottai un pomeriggio in cucina gettando la spugna nel lavandino, lavavo i piatti senza magia, Luna stava facendo levitare la scopa danzando con lei, papà era nell’orto a pulire la tenda.

«Cosa c’è angioletto?»

Mi chiese la bionda fermandosi per ascoltarmi.

«Che gli è preso a papà? Sono settimane che non usciamo! Mi sento un elfo domestico!»

Piagnucolai. Luna mi si avvicinò ridacchiando.

«Ti manca?»

Arrossì.

«Non è solo questo... vorrei stare un po’ al sole, scendere di nuovo al fiume, che senso ha tenerci qui dentro? Mamma non l’avrebbe mai
fatto! Vorrei anche rivedere Fred per parlare con lui della coppa, se una volta lì sarà possibile vederci...»

Confessare i miei problemi a mia sorella senza la presenza di Xenophilius mi faceva sentire sempre meglio, lei sapeva esattamente cosa dire o fare...

«Sembrerà banale ma l’unica cosa che puoi fare è scrivergli»

Propose lei, che stupida! Come avevo fatto a non pensarci?

«Luna sei un genio!»

Le sorrisi abbracciandola, tornai poi a finire di sciacquare le stoviglie in modo da aver le mani asciutte prima di salire a scrivere.
                                                                                                 
 
Caro Fred,                                                                                                                                                                                                                                                Come stai? Spero che a te vada meglio... nostro padre si comporta in modo strano, più del solito in realtà... da quando ci siamo visti l’ultima volta non ci fa più uscire di casa, è per questo che sono costretta a scriverti anche se mi sarebbe piaciuto vederti... Hai sentito della coppa del mondo di Quidditch? Immagino di sì... noi partiamo domani, speriamo di incontrarci almeno lì...
Un abbraccio,                                                                                                                                                                                                                                                   Emy
Ps. Fai tanti auguri di buon compleanno a Ginny!”

 
Scarabocchiai queste poche righe seduta alla scrivania in camera, il viso voltato verso la finestra in direzione della Tana; chissà cosa stavano facendo i ragazzi, se anche la loro mamma li teneva occupati come Xenophilius faceva con noi. Scesi di sotto, abbassando la maniglia della porta, guardai prima a destra poi a sinistra nel caso papà fosse stato lì fuori a spiarmi, cosa molto probabile; va bene non oltrepassare i confini recintati dell’orto, ma dagli scalini potrò anche scendere no?

«Emy! Che fai tesoro mio?»

Neanche il tempo di mettere giù il piede dall’ultimo gradino che l’uomo dai lunghi capelli biondi sbucò da dietro l’albero di frutta.

«Spedisco una lettera alla mia amica Ginny papà, è il suo compleanno oggi, le mando gli auguri!»

Gli mostrai la busta, mentire infondo non serviva a niente. Xenophilius annuì, dopo tutto impedirmi di avere degli amici non è proprio da lui...
mi avvicinai al trespolo dove riposava la nostra piccola Puckle e legandole la busta alla zampa le sussurrai il vero destinatario; fortuna volle che papà fosse di nuovo a capo chino quando la gufetto volò verso casa Weasley...
  
 
                                                                          *  *  *

Seduti a far progetti sui loro letti i due ragazzi identici fino all’ultima lentiggine non si accorsero subito della creaturina alata che picchiettava sul vetro della loro finestra. In un attimo di silenzio e con la luce del sole coperta dall’ombra dell’animaletto, George con la coda dell’occhio finalmente se ne accorse; si alzò per aprire la finestra alla piccola piumata che planò delicatamente verso i letti porgendo la zampa al ragazzo seduto.

«Grazie! È per me? Ma chi mai...»

Stirando la carta fra le dita dispiegò il foglio iniziando a leggerlo:

«È di Emily... dice che vorrebbe vedermi ma il vecchio Xeno le tiene chiuse in casa, per la coppa del mondo invece partono domani, come mai così presto? Mancano ancora due settimane...»

«È stata carina ad avvertirci, hai uno strano sorriso, che ti prende?»

George ghignò, Fred alzò le spalle.

«A che ti riferisci? Sono fortunate no? Vedranno le cose molto prima di noi... passami una piuma su!»

Un rosso porse la penna e l’inchiostro all’altro che afferrando un pezzo di pergamena vuoto dal mucchio sulla quale stavano lavorando incise queste parole:

Ciao Emily,                                                                                                                                                                                                                                                  Posso capire il vecchio Xeno, anche i nostri genitori si comportano in modo strano, soprattutto papà e nostro fratello maggiore Bill sanno una cosa che succederà a scuola quest’anno ma non hanno nessuna intenzione di dircela... Nel frattempo i progetti segreti miei e di George vanno alla grande vedrai saranno un successo! Fra qualche giorno andremo a prendere Harry, verrà anche lui alla coppa con noi, Bulgaria contro Irlanda... sarà una partita grandiosa! Se ci vediamo ne parliamo!
A presto,                                                                                                                                                                                                                                                              Fred.

Ps. La piccola Ginny vi ringrazia e vi manda un abbraccio.”

Arrotolando la piccola pergamena l’avvolse attorno alla zampa della gufa, tornando poi ai suoi affari con George
                                                            
                                                                      *  *  *
 
«Non pensavo mi avrebbe risposto così in fretta!»

Esclamai tornando di corsa in camera dopo aver preso la lettera dalla gufetta appoggiata sul trespolo in giardino e nel leggerla rimasi un po’
delusa... lui a me mancava invece io non sembravo mancargli affatto e nemmeno c’era una sicurezza sul vedersi, probabilmente è vero che non gli piaccio neanche un po’...

«Che dice?»

Mi chiese Luna ferma sulla soglia della porta, le porsi il foglio, con lei non avevo segreti.

«”Una cosa che succederà quest’anno a scuola” c’è troppo mistero... ricordi che papà non ha voluto dirci niente su quei vestiti?»

Mi fece notare, aprì di più gli occhi.

«Hai ragione! C’è puzza di caccabomba qui...»

Assunsi un’aria sospettosa, cosa ci stavano nascondendo tutti quanti?    Frettolosamente scendemmo le scale, se Xenophilius non ci avesse trovato dove ci aveva lasciate, probabilmente avrebbe avuto da ridire...

«Tenda pulita e perfetta!»

Annunciò l’uomo rientrando e dopo essersi sfregato contento le mani si chiuse la porta alle spalle, mentre io apparecchiavo la tavola e Luna tagliuzzava alcune verdure con un coltello.

«Era messa tanto male papà?»

Chiese la bionda voltandosi verso di lui.

«Non molto... c’erano un bel po’ di vecchie cianfrusaglie... ho modificato i letti, tolto la polvere, siete cresciute un po’ dall’ultima volta che
l’abbiamo usata...»

Si avvicinò al lavandino aprendo l’acqua per lavarsi i palmi.

«Ora è chiusa e pronta per l’uso, domani possiamo usarla senza problemi! Lascia cara continuo io»

E si mise ai fornelli per cucinare qualcosa. Seduto poi a tavola iniziò a farci delle raccomandazioni, o meglio a spiegarci cosa avremmo fatto la mattina dopo.

«Dunque, bambine, quando vi sveglierò domani, dovremmo salire fino alla collina sul confine, aspettiamo la passaporta delle sette. Resteremo
lì circa una settimana prima che inizi la partita, purtroppo non sono riuscito a trovare altro»

Prese un boccone quando finì di parlare, Luna appoggiò una mano sulla sua.

«Non importa papà ci va bene così»

Lo rassicurò.

«Come mai non ci smaterializziamo?»

Gli chiesi stranita, di solito usavamo quello come mezzo di “trasporto”.

«Tutte le linee sono controllate tesoro, ogni arrivo di ogni singolo mago o strega ha un orario stabilito, è una misura di sicurezza»

Mi spiegò sapientemente.

«Oh, capisco»

Annuì comprensiva ritornando a mangiare. Una volta terminato ed aiutato papà con le ultime pulizie, io e Luna ci ritrovammo nuovamente nella
nostra camera a chiacchierare sedute sul grande tappeto arcobaleno tra i due letti.

«Ho trovato papà molto entusiasta riguardo alla partita»

Le dissi mentre prendeva le carte di Sparaschioppo dentro il cassetto.

«Deve essere molti anni che non assiste ad un edizione»

La bionda mi si sedette di fronte e aggiunse:

«Credo che l’ultima volta sia andato con mamma prima che noi nascessimo, non ha mai fatto accenni alla coppa in questi anni che si è tenuta»

Come biasimarlo... nel ‘90 durante l’ultima edizione lui non era di certo dell’umore per andarci, quando eravamo più piccole poi non ricordo di
esserci mai stata...  

«A letto bambine!»

Xenophilius parlò da fuori la porta avendo notato la luce della candelo da sotto lo stipite, senza obbiettare rimettemmo tutto apposto infilandoci fra le lenzuola. L’indomani mattina ancora prima dell’alba un tonfo sonoro ci fece sobbalzare entrambe, scattammo sedute; alla ricerca di un bollitore ed una padella, Xenophilius aveva rovesciato tutte le pentole del mobiletto.

«Tutto bene papà?»

Urlò Luna dalla cima delle scale rivolta verso il basso.

«Tutto a posto tesoro!»

Rispose lui di rimando un po’ affannato.

«Andiamo ad aiutarlo...»

Suggerì a mia sorella precedendola di sotto; trovammo l’uomo incastrato fra i vari pentolini e padellini, prendendolo una da un braccio e una dall’altro l’aiutammo ad alzarsi.

«Lascia papà faccio io»

La più grande si mise ad armeggiare ai fornelli mettendosi all’opera per creare qualcosa di commestibile per colazione.

«Ma no tesoro, scusatemi non volevo svegliarvi...»

Si portò una mano fra i capelli imbarazzato.

«Non preoccuparti papi, ma che stavi cercando?»

Lo guardai confusa.

«Il bollitore!»

Se ne ricordò solo in quel momento prendendolo dalla cima del mucchio, lo aiutai poi a rimettere tutto a posto. Sazi di uova, pane tostato e
burro potemmo salire di sopra a cambiarci in tempo per partire alla volta della coppa del mondo. Disposto tutto il necessario in una borsa camuffata da valigetta ventiquattrore, sigillata la porta e chiuso il cancelletto iniziammo a marciare lungo la collina; rivolsi qualche secondo lo sguardo verso la Tana a malincuore sapendo che chi l’abitava in quel momento non poteva seguirci e tantomeno vederci...

«Su tesoro faremo tardi!»

Xenophilius mi mise una mano sulla spalla direzionandomi verso il colle più alto, ad attenderci c’era il cappello a cilindro più brutto, sporco e logoro che avessi mai visto.   

«Bleh...»

Lo osservai disgustata.

«Toccatelo presto, è quasi ora!»  

Ci disse Xenophilius appoggiandoci una mano.

«Non ha un bell’aspetto...»

Affermai poco convinta.

«È la nostra passaporta tesoro...»

Rassegnata appoggiai la mano sull’angolo, dovetti attendere solo pochi minuti. Fu una sensazione stranissima, mi sentivo come risucchiata in un
tunnel e trasportata a migliaia di chilometri di distanza, all’atterraggio persi l’equilibrio cadendo di schiena. Scossi la testa mentre mi mettevo seduta, mi girava tutto quanto... Luna in piedi accanto a me mi porse una mano, la presi tirandomi su.

«Grazie... non voglio farlo più...»

Pigolai lamentosa, Xenophilius arzillo e senza problemi, gettò il cappello in una scatola di cartone mentre qualcuno urlava:

«Era quelle delle sette dal Col dell’Ermellino!»

Annunciò il tipo con un orologio a cipolla in mano al suo compare, mi scappò una risata che feci passare per un colpo di tosse. I due uomini erano malamente camuffati da babbani, uno con una giacca gessata e l’altro indossava persino un kilt...

«Buongiorno rispettabili signori»

Nostro padre salutò formalmente. Il più vicino che aveva fra le mani un lungo rotolo di pergamena ed una piuma alzò lo sguardo.

 «Oh, buondì a voi mister, i miei omaggi fanciulle»

Chinò il capo salutandoci. Gli rivolgemmo un educato sorriso.

«Lovegood»

Rispose Xenophilius allo sguardo incuriosito del suo interlocutore.

«Mhmm dunque vediamo Lovegood... ah, sì, quattro metri avanti a voi e poi due metri a sinistra, il terzo campo. Il responsabile si chiama
Wiggins».

Egli aggiunse un appunto con la piuma, Xenophilius gli rivolse un inchino di ringraziamento e ci trascinò giù dal colle. Quello che vidi una volta
discesa mi lasciò senza parole: su tutta la vasta pianura c’erano file e file di tende da campeggio, alcune grandi come capanne, altre invece piccole e bianche, ogni campo aveva la sua fontana dove raccogliere l’acqua e qualche fuoco acceso qui e là, infondo al tutto, molto distante ma difficilmente visibile attraverso la nebbiolina e il fitto bosco il grande stadio dove si sarebbe giocata la partita. Raggiunto il punto indicatoci dalla guida, trovammo un ometto buffo, portava i capelli legati un una piccola coda, gli occhialini sul naso e indossava un cappotto, pensai che fosse l’unico vero babbano là in mezzo, si  guardava attorno con un’aria un po’ stralunata, come se fosse stato obliviato...

«Salve, signor Wiggins?»

Gli chiese Xenophilius, quando l’uomo si girò sgranò gli occhi e gli occhialini quasi gli scivolarono dal naso.

«S-sì, lei è?»

«Lovegood, avevo prenotato un mese fa»

Ci mise un po’ a controllare la lista, quando poi ci trovò disse:

«La terza postazione a partire dall’inizio, solo per una notte?»

«Oh, no due settimane»

Precisò Xenophilius, Wiggins fu un po’ sorpreso.

«Capisco... mi paga subito?»

Domandò di nuovo lui avaramente, Xenophilius annuì iniziando a frugare nella borsa che Luna gli reggeva dal basso. Estrasse dal davanti alcune sterline, lo osservai curiosa chiedendomi come avesse fatto a procurarsele, ne diede una parte a Wiggins che se le ripose in tasca. Concluso l’affare potemmo rimetterci in marcia, seguendo la mappa che lui ci aveva dato raggiungemmo la postazione su cui era stato piantato un piccolo cartello con su scritto “Lovgud”.   
 
«Be’ mi sembra ottimo no? Su mettiamoci al lavoro e ricordate niente magia!»

Nelle sue tante raccomandazioni Xenophilius ci aveva avvertite di non tentare nessun tipo di incantesimo; Luna aveva due anni di istruzione e io solamente uno, cosa mai avremmo potuto fare? Secondo lui però la prudenza non era mai troppa e data la presenza del signor Wiggins e probabilmente altri Babbani non bisognava essere ulteriormente esibizionisti come molti di noi già si dimostravano.  

«Me la ricordavo più piccola! Papà ma l’hai estesa ulteriormente?»

Gli chiese Luna nel precedermi dentro, quello che da fuori poteva sembrare un lenzuolo viola con le stelle dorate, dentro era della misura di un monolocale: aveva un salottino, una piccola cucina e la zona notte separata da un velo nella quale Xenophilius aveva sostituito il letto matrimoniale e due lettini in tre letti perfettamente di ugual dimensione eccetto ovviamente il colore delle coperte.  

«Bimbe? Dovreste andare a prendermi un po’ d’acqua vi va?»

Papà venne verso di noi con due secchi fra le mani, inizialmente lo guardai confusa ma poi mi ricordai che aveva detto niente magie; sorridendo ne presi uno e Luna l’altro.

«Nessun problema papà torniamo subito»

Lo rassicurò la maggiore.

«State attente mi raccomando e non parlate con gli sconosciuti»

Ci raccomandò lui, quando uscimmo sospirai, il campo era vuoto chi mai avremmo potuto incontrare? Ma mi sbagliavo... Mentre camminando l’una accanto all’altra guardandoci in giro con circospezione e con l’avanzare delle ore il campo cominciò a riempirsi. Solo in quel momento mi resi conto di quanti maghi e streghe ci fossero effettivamente al mondo e non solo inglesi, si vedevano bandiere francesi, irlandesi, bulgare e giurai di averne vista anche una italiana.

«Quanta gente! Non ci annoieremo di sicuro! Sempre che papà ci faccia uscire...»

Dissi a mia sorella ridendo, sospirai poi per l’ultima frase, anche Luna non sembrava entusiasta dell’ultima affermazione.

«Ho portato un po’ di libri nel caso»

Ammiccò rassicurante mentre prendevamo posto nella fila per la fontana. A mattina inoltrata il caldo sole mostrava la città di tende, colorata e dalle forme diverse; camminando lentamente per non rovesciare neanche una goccia facemmo dietrofront fino al nostro piccolo rifugio.

«Bentornate! Guardate ho trovato un po’ di legna!»

Xenophilius indicò il cestino accanto alla stufa pieno oltre l’orlo di una catasta di legna da ardere. Prima di chiedergli perché non accendesse il fuoco con la bacchetta mi ricordai della sicurezza anti babbani e così non aprì bocca.

«Papà mentre siamo qui possiamo andare in giro?»
 
Gli chiese Luna aiutandolo in cucina, mentre mi occupavo della tavola tesi le orecchie.
 
«Assolutamente no tesoro, non voglio che vi allontaniate è troppo pericoloso»
 
Voltata di spalle sospirai un’altra volta, Xenophilius rispose ridendo ma il tono preoccupato non faceva presagire niente di buono. E così ci ritrovavamo nuovamente segregate, qui come a casa... “bella la coppa del mondo!” pensai amaramente. Sapevo inoltre di non dover ribattere o nove volte su dieci avrei peggiorato la situazione; se non tenesse alla nostra istruzione probabilmente non ci farebbe andare nemmeno a scuola! No, dai forse sto esagerando...
Rassegnate e decise ad obbedire perché in fondo dovevamo ammettere che si comportava così solo per il nostro bene, dopo aver pranzato, Luna si mise con le gambe sullo schienale della poltrona a leggere al contrario e io a pancia in giù sul tappeto giallo sole per tutto il pomeriggio. Dopo cena avrei voluto fare dei progetti con mia sorella per l’indomani ma con la presenza di nostro padre così vicino era pressoché impossibile.  
Il mattino seguente mi accolse un attimo di smarrimento, dall’altra stanza veniva una gran luce e si sentivano passi e voci al di fuori della tenda. In punta di piedi mi alzai, scivolai giù dal letto avvicinandomi all’esterno per dare una sbirciatina: il sole illuminava tutte le file di tende e risplendeva su una zona completamente verde.
 
«Deve essere la zona dei tifosi dell’Irlanda...»
 
Sussurrai fra me e me osservandola con curiosità. È questo il problema dell’essere chiusi in casa, il fuori ti attira ancor di più di come non lo farebbe di norma... ridacchiai, qualche tenda più in là c’era un bambino di qualche anno meno di me che tentava di imitare Moran sulla sua piccola scopa giocattolo, il suo attimo di gioia finì quando la madre uscì per sgridarlo:
 
«In pieno giorno Billy! Cosa ti aveva detto papà eh?»
 
E lo riportò dentro.                                                                                                                                 Non sono una grande appassionata di Quidditch quanto i Weasley, ma un evento come questo non ce lo saremo perso per nulla al mondo! La mia famiglia però ha sempre seguito la lega britannico-irlandese di Quidditch e tifato per i Falmouth Falcons. Xenophilius è andato persino a comprare dei vestiti per tutti e tre prima di partire, verde brillante, tiferemo per l’Irlanda! Il problema era solo uno: restando dentro la tenda avrei potuto tifare ben poco! Solo durante la fine della settimana avvenne il miracolo... Luna ed io, sedute sul tappeto, nel bel mezzo di una partita a Gobbiglie, venimmo interrotte da Xenophilius:
 
 «Bambine! Cosa fate qui al chiuso? È una bella giornata dovreste fare due passi»
 
Sgranai gli occhi incredula, ma non era lui che insisteva tanto a tenerci sott’occhio e soprattutto dentro!? Anche Luna aveva la mia stessa espressione stupita, guardandola mimai con le labbra le parole: “Ma ha preso una botta in testa?” e lei allo stesso modo mi rispose: “Non credo, non ho sentito nessun botto... ma ci conviene andare prima che cambi idea”. Frettolosamente prima che davvero Xenophilius modificasse le sue parole mettemmo via i giochi e andammo a sistemarci per avere un aspetto un po’ più decente dell’appena sveglie.
 
«Quindi... a dopo papà!»
 
Lo salutai con un tono ancora un po’ incerto stando sulla soglia della tenda.
 
«A dopo piccole, non vi allontanate troppo mi raccomando»
 
Ecco il trucco! Potete uscire ma non vi allontanate... Agitò la bacchetta per riempire d’acqua i secchi, lui come molti altri ormai stava abbandonando la sicurezza anti-Babbani. Con il sole alto nel cielo avevamo una vista completa di ettari ed ettari di campo occupato dal doppio di tende che vi erano al nostro arrivo, tante persone erano arrivate ed altrettante, pensai, dovevano ancora arrivare. Suggerì a Luna di andare a vedere più da vicino la zona verde brillante che avevo intravisto qualche giorno fa e come pensavo c’erano davvero solo irlandesi, si riconosceva il loro particolare accento e un poster gigante di Lynch sovrastava l’ingresso, come i bulgari avevano messo un poster con il loro cercatore Krum. Colsi conversazioni in altre lingue man mano che esploravamo i dintorni senza ovviamente capire una parola, avvicinandoci ad una distesa di tende azzurre notai un particolare che mi fece fermare e riflettere su dove lo avessi già visto.  
 
«Emy?»
 
Luna mi passò la mano davanti agli occhi, la guardai prima di indicarle ciò che stavo osservando prima di lei. La bionda con decisione mi prese per mano, saremmo andate a controllare i nostri sospetti; se quel pezzo di terreno era occupato da tende azzurre e aveva due bandiere, una blu bianca e rossa e l’altra azzurra con uno scudo, due bacchette e tre stelle che uscivano da ognuna dei legni poteva significare solo una cosa: ci trovavamo in territorio francese e di conseguenza avremmo trovato sicuramente:
 
«Mimì? Lulù? Es tu? Mes cuosins préférés?»
 
Superata la tenda da cui proveniva la voce, ci girammo di scatto; la visione era celestiale, Andrew sembrava un principe; capelli corti e biondi come il sole, occhi azzurro chiaro come la camicia di raso a maniche corte che portava, pantaloni di lino giallo pallido ed un sorriso disarmante quanto un Expelliarmus...
                                                                                        
«Andy!»

Urlai lanciandomi in una corsa fino a saltargli in braccio, Luna con contegno gli si avvicinò per farsi stringere da lui. Rimasi a guardarlo qualche minuto con un sorriso felice e incantato, nostro cugino era cresciuto e si era fatto più bello; avevamo poco di differenza, con me due anni e con Luna uno e non ci vedevamo da quattro. Il nostro ultimo incontro non era stato affatto tra i più felici, la famiglia Boyer era venuta da noi per il funerale di Pandora...
 

«Andrew? Que se passe t-il? Quelle est cette confusion?»

 
Una testa si affacciò dalla tenda, guardai nella direzione della voce per poi gridare:
 
«Zia Marie!»
 
Il sole splendeva su di lei rendendo i suoi capelli più biondi che rossi, si girò verso il figlio e poi guardò noi con gli occhi più grandi del normale.
 
«Luna! Emily! Le mie nipotine!»
 
Marie caracollò fuori, ci afferrò stringendoci forte ed iniziando a riempirci di baci.
 
«Mon dieu! Come sono contonta di rivedervi! Dov’è Xeno? Non ditemi che vi lascia andare in giro da sole! André quitter! Guarda chi c’è!»
 
Chiamò lo zio che uscì incuriosito, nel vederci un gran sorriso gli si dipinse sul volto sempre serio.
«Salut! Mon petit, comment vas-tu?»
 
Con le sue grandi mani accarezzò ad entrambe la testa, gli rivolsi un gran sorriso non capendo ciò che ci aveva chiesto, Andrew mi fece la traduzione in un orecchio e allora potei rispondergli:
 
«Tutto bene zio! E tu come stai?»
 
Restammo lì tutto il pomeriggio, a bere il tè, a parlare di quello che avevamo fatto in questi anni, delle differenze fra Hogwarts e Beauxbatons... la zia Marie aveva perso quasi del tutto l’accento inglese e parlava un francese molto buffo, Andrew invece era curioso di vedere Hogwarts ma io non ero allo stesso modo così attratta dall’accademia di magia di Beauxbatons...
All’ora di cena fummo costretti a salutarli e nel tornare alla tenda raccontammo tutto a papà, ci disse di tornare da loro e invitarli a pranzo per il giorno dopo. Nei giorni successivi la famiglia s’incontrò spesso, Pandora mancava a tutti e compensavamo la sua assenza cercando di restare sempre più uniti, dopo la cena del 21 agosto passammo ai saluti.
 
«Au revoir bambine mie, non sappiamo quanto potremo rivedorsci, la partita potrebbe durare anche una settimana, ma vi promotto che comunque andrà ci ritroveremo qui subito dopo a parlarne!»
 
Ci stava dicendo zia Marie.
 
«Sarà difficile trovarsi fra tutte le persone nello stadio ma sono sicuro che ci rivedremo presto, prima di quanto immaginiate»
 
Andrew ammiccò e ci abbracciò per primo, poi toccò a Marie ed infine a zio André.
Con una mano ciascuna in quelle di Xenophilius tornammo verso la nostra tenda viola, grazie alla famiglia Boyer non sentivo più la solitudine e la frustrazione di rimanere in quel campo, mi ero quasi scordata anche dei Weasley, che fra parentesi non avevo visto da nessuna parte; avevo intravisto molti compagni di scuola ma nessuna traccia di loro, mancava solo un giorno, come mai ancora non arrivavano?
 
«Siete emozionate? Mancano poche ore ormai! Tenete questo, potete prendervi quello che più vi piace e ora da brave andate a letto, vi raggiungo subito»
 
Xenophilius eccitato ci porse un sacchettino tintinnante di monete, ci recammo nella camera mentre lui metteva tutto a posto.  
Mentre mi infilavo il pigiama guardai mia sorella che appoggiava il sacchetto sul comodino.

«Lu... secondo te la partita durerà davvero un’altra settimana?»
 
Le chiesi parlando piano, lei si girò verso di me mentre si svestiva.
 
«Non saprei Mimi... non ci resta che aspettare e vedere no?»
 
Annuì sorridendole, non aveva per niente torto.
Caddi in un sonno profondo, ritrovandomi a sognare Andrew che correva su un cavallo bianco tra grandi vallate e la mattina fui svegliata dal rumore di un gran trafficare di persone. Venditori ambulanti si smaterializzarono da ogni dove urlando a gran voce ciò che vendevano, incuriosita corsi a guardare e rimasi affacciata semi nascosta sulla porta della tenda, un funzionario del Ministero, lo riconobbi dal suo tentativo di assomigliare ad un Babbano, correva verso di loro sbraitando:
 
«Per l’amor del cielo! Ma alla sicurezza non ci pensa più nessuno! Salve miss...»
 
Alzò il cappello e fece un mezzo inchino quando passò davanti alla nostra tenda.
 
«Buongiorno!»
 
Lo salutai con un gran sorriso e non feci in tempo a dire altro che si allontanò in tutta fretta.

«Emily! Con chi stai parlando?»

Xenophilius ansioso mi rimproverò, infilai di nuovo la testa dentro per rispondergli.

«Buongiorno papà, è passato un signore del Ministero ma è corso via subito per inseguire i venditori ambulanti, urlano e non si preoccupano dei
Babbani che potrebbero sentirli»

Gli spiegai, allora anche lui curioso mise la testa fuori e la tirò poi dentro sorridendo a trentadue denti.

«Ah! Sono arrivati! Su, sveglia Luna, poi prendete il sacchetto che vi ho dato e potete comprarvi qualcosa, preparo la colazione!»

Sbattei le palpebre confusa ma non discussi quella specie di ordine; non ci fu bisogno di svegliare Luna, mia sorella arrivò in cucina curiosa di
cosa fosse tutta quella agitazione. Dopo colazione ci vestimmo e come ci aveva detto di fare papà uscimmo all’inseguimento di quei venditori. Erano pieni di roba! C’erano coccarde luminose verdi e rosse che urlavano i nomi dei giocatori delle squadre, cappelli a punta decorati con trifogli, bandiere che cantavano inni nazionali e sciarpe bulgare che ruggivano davvero. Eccitate comprammo una bandiera irlandese per Xeno, un cappello a punta che si sarebbe messa Luna e io mi presi una coccarda insieme ad un pupazzetto in miniatura di Lynch. Tornammo alla tenda con il sacchetto alleggerito, saltellando mostrammo a papà gli acquisti.

«Tieni papi per te!»

Gli porsi una coccarda e la bandiera, lui le prese felice come un bambino a Natale, andò nell’altra stanza e tirò fuori due vestiti verde acceso, uno con le balze lungo fino alle ginocchia e con un fiocco sul lato per Luna ed uno più corto e con la gonnellina a mezza ruota con le maniche per me.

«Allora? Vi piacciono? Ve li ho fatti per stasera!»

Ora capivo perché li avesse tenuti nascosti tanto a lungo, cercava l’occasione giusta per mostrarceli... lo abbracciammo contente e li prendemmo per indossarli subito, non ci importava di tenerli su tutto il giorno avremmo mostrato all’intero campo il nostro sostegno per l’Irlanda! Con il passare delle ore l’adrenalina aumentava, tenevamo le orecchie aperte e sbirciavamo fuori di tanto in tanto per capire quando sarebbe arrivato il momento. Eravamo nel pieno dell’ansia per i preparativi, saremmo rientrati in tenda subito dopo la fine del match ma eravamo comunque preoccupati di dimenticare qualcosa; il vestito di papà era bellissimo, sembrava un perfetto Lepricano, di quelli con la pentola d’oro infondo all’arcobaleno, una giacca con due punte e pantaloni in tinta completo di cappello a cilindro con bastone annesso, poteva dirsi un lord!                                                                                                                                          Da lontano risuonò il suono di un grande gong e lanterne verdi e rosse s’illuminarono per mostrare la strada verso lo stadio, Xenophilius si fregò le mani afferrando poi la bandiera:

«Uh! È ora! Su bambine andiamo!»

Ci precedette fuori e sigillò la tenda una volta uscite, gongolando si fece strada con noi appresso intonando l’inno irlandese a ritmo con la bandiera. Oltrepassato il bosco giungemmo finalmente ai piedi dello stadio, così grande da perdersi a vista d’occhio.

«Centomila posti! Venite il nostro è di qua»

Papà ci prese per mano per essere del tutto sicuro di non perderci, ci avvicinammo all’ingresso dove una strega minuta dirigeva il traffico.

«Per i posti economici di qui, con calma signori entrerete tutti! Oh, per la barba di Merlino!»

Sgranò gli occhi quando ci avvicinammo, ella mosse più volte le labbra senza riuscire a dire altro, alcuni nella fila ci additavano ridendo.

«Cos’hanno da ridere papà?»

Gli chiesi ingenuamente.

«Sono eccitati anche loro per la partita tesoro, su vieni andiamo o ci perderemo tutto, grazie mille!»

Xeno ringraziò la signora, la oltrepassammo cominciando a salire verso la metà degli spalti. Dovemmo fare parecchie scale prima di giungere al posto che si trovava in un ottima posizione nel mezzo, nella metà della tifoseria irlandese e nella zona apposita per la gran Bretagna. Tutto tremava data la marea di persone e dei loro piedi che correvano per prendersi i posti migliori; comodamente seduta fra mio padre e mia sorella iniziai a guardarmi in giro. Sotto e sopra di noi c’era così tanta gente che se avessi dovuto contarla ci avrei impiegato un’eternità... nella zona dietro i tre anelli a lato del campo, vi erano due file di poltrone di diverso colore, pensai che potesse essere la tribuna d’onore e che il nostro Ministro della Magia si trovasse lì, insieme alle persone ricche che si erano potute permettere un prezzo così alto... Un momento, ma i Weasley? Dov’erano? Era praticamente impossibile distinguerli fra tutte quelle luci. Diedi uno sguardo anche agli spalti francesi ma erano come tutto il resto, non sarei mai riuscita a trovare mio cugino e la zia in mezzo a quel mare di teste. Non appena lo stadio fu pieno, con l’aiuto dell’incantesimo amplificatore di voce, il telecronista poté finalmente dire:

«Un benvenuto a tutti alla finale della quattrocento ventiduesima coppa del mondo di Quidditch!»

Egli parlò dalla tribuna più in alto, cercai di capire chi fosse ma non lo conoscevo, a rispondere al mio sguardo confuso arrivò papà.

«Ludo Bagman, l’ex battitore delle Vespe di Wimbourne»

Mi rispose euforico, annuì più volte ne avevo sentito parlare, sarebbe stato bello incontrarlo ma la cosa sembrava decisamente complicata. L’ultima pubblicità sparì dallo schermo gigante venendo sostituita dalla scritta del punteggio: Irlanda 0 – Bulgaria 0.
Come accadeva di solito, o almeno da quanto avevo letto sulle precedenti partite, le squadre in competizione erano solite presentare le loro mascotte prima dell’inizio del match; conoscevo già i Lepricani, per quanto riguardava le creature bulgare sapevo solo che si chiamavano:

«Sarebbero quelle le Veela?»

Domandai a nessuno in particolare strabuzzando gli occhi per osservare le bellissime donne apparse ad un lato del campo. I loro capelli ondeggiavano e i loro corpi danzavano a ritmo di musica, papà annui ma non era molto contento.

«Belle quanto maligne, come vi ho sempre detto non fermatevi all’apparenza. Inoltre,  potrebbero distrarre i giocatori e non è leale!»

Scosse la testa incrociando le braccia, altri uomini attorno a lui però non sembravano dello stesso avviso; aveva strane facce, gli occhi allargati ed un’espressione ebete, completamente persi nel vuoto mentre la musica andava e le Veela ballavano. Al termine della loro danza fu finalmente il turno della mascotte irlandese; una stella cometa oro e verde fece il giro del campo per poi dividersi e generare un arcobaleno, esultando e gridando mano nella mano con Luna rimasi incantata da quello spettacolo, un enorme trifoglio pieno di Lepricani lasciò cadere dell’oro, vidi un sacco di gente affannarsi per prenderlo ed ora era il turno di Xenophilius di ridere degli altri.

«Che sciocchi che sono! Dovrebbero sapere che dopo un po’ svanisce!»

Terminato il loro balletto andarono a sedersi all’opposto delle Veela, ora mancavano solo le squadre, il telecronista si apprestò a enunciare il loro ingresso.

«Gentili signore e signori, vi posso presentare la nazionale bulgara? Ecco a voi: Dimitrov, Ivanova, Zograf, Levski, Vulchanov, Volkov e Krum!»

Il lato opposto al nostro esplose in un boato gridando anch’esso un omaggio ad ogni giocatore nominato.

«E ora, date il benvenuto alla nazionale irlandese! Connoly, Ryan, Troy, Mullet, Moran, Quigsley e Lynch!»

Saltai in piedi insieme a tutto il settore sventolando il mio pupazzetto di Lynch urlando a tutta voce quando i sette giocatori del trifoglio entrarono in campo.

«E direttamente dall’Egitto, il nostro arbitro, Hassan Mustafà!»

L’uomo d’oro vestito diede un calcio al baule facendo uscire i due bolidi, la pluffa e il boccino, montò sulla sua scopa, soffiò nel fischietto e...

«Inizia!»

Urlai alzando entrambe le braccia in segno di esultanza; per i minuti successivi non riuscì ad emettere suoni lunghi, per lo più mi uscirono toni di stupore brevi; le azioni erano così veloci che persino il telecronista riusciva a pronunciare solo i nomi dei giocatori, non avevo assistito a nessuna partita a scuola ma non era lontanamente paragonabile a livelli di questo tipo... ogni volta che gli irlandesi segnavano, i Lepricani si esibivano in forme e colori diversi e quando segnavano i bulgari le Veela danzavano. Scoppiai a ridere quando l’Irlanda guadagnò una punizione e i Lepricani crearono la parola “ah-ah-ah” unendosi fra di loro. Mentre il gioco in aria raggiungeva livelli di ferocia sempre più alti, vi era anche una fervida lotta fra le mascotte delle due squadre a terra: i Lepricani facevano gestacci alle Veela mentre le Veela erano diventate creature mostruose e lanciavano palle di fuoco tanto che parecchi membri del Ministero dovettero intervenire per separarli.   

«Lynch si farà male!»

Urlò Luna indicandolo, il cercatore irlandese infatti si era appena lanciato in picchiata e il bulgaro Krum diretto al suo inseguimento. La nostra parte di tifoseria era tutta in piedi per vedere meglio ciò che stava accadendo di sotto; Aidan Lynch si schiantò  mentre Viktor Krum risaliva trionfante con il boccino fra le dita.

«L’ha preso... ma abbiamo vinto!»

Sussurrò Xenophilius alzando poi lo sguardo verso il tabellone.

«L’Irlanda vince ma Krum prende il boccino!»

Annunciò Bagman per confermare il risultato della partita, nell’istante dopo la folla di verde vestita si unì a lui in urla e gioia di trionfo, i Lepricani ballavano lasciando cadere un’altra pioggia d’oro. La tribuna d’onore fu illuminata mentre la coppa veniva messa fra le mani di Lynch sorretto dai suoi compagni Moran e Connoly, la folla applaudiva fino a farsi male alle mani e quando i giocatori si allontanarono per fare l’ultimo giro di campo gli spettatori lentamente abbandonavano lo stadio. Xenophilius ci tenne per mano nella discesa per le scale, trovammo un intoppo nell’uscire a causa della grande quantità di gente che c’era, una volta arrivati alla tenda l’eccitazione della vittoria era ancora accesa in noi.

«Che ne dite di un tè piccole?»

Ci propose Xeno trafficando in cucina, annuimmo sorridenti mettendoci ad imitare la danza dei Lepricani. Gustando qualche biscotto, discutemmo delle azioni, le gomitate e i vari falli avvenuti durante la partita, solo quando feci un sonoro sbadiglio papà decise di metterci finalmente a letto. Mi sdraiai sul lettino senza nemmeno togliere i vestiti, ero così stanca che chiusi gli occhi addormentandomi subito; ma non dormivo neanche da un’ora che...   

«Emily! Luna! Presto in piedi!»

Xenophilius aveva uno strano tono di voce, preoccupato e allo stesso tempo acuto, come se fosse spaventato; io e la bionda ci mettemmo a sedere guardandoci agitate.

«Papà che succede...?»

Gli chiese Luna, la voce le tremava, guardava papà nelle pupille e capì subito che qualcosa non andava.

«Non c’è tempo per spiegare... Svelte, raccogliete le vostre cose, dobbiamo fuggire da qui!»

La situazione era grave, scesi giù dal letto iniziando a radunare in fretta quante più cose potevo, solo dopo mi accorsi che le urla provenienti da fuori e non erano di festa ma di paura... uscimmo dalla tenda, con un rapido colpo di bacchetta Xenophilius la smontò e la infilò nuovamente nella valigia.

«Statemi vicine, dobbiamo allontanarci più in fretta che possiamo!»

Xenophilius rimpicciolì la valigia per infilarsela in tasca, mantenendola al sicuro per non perderla, con le braccia sulle nostre spalle per proteggerci dalle esplosioni corremmo più veloce di quanto riuscimmo a fare. Venni sballottata ovunque, la folla in fuga gridava e tutti cercavano di sfuggire dalle figure incappucciate che incendiavano tende e facevano esplodere oggetti, lampi di luce verde schizzavano da tutte le direzioni, era terribile c’era gente uccisa... fuggendo a zig-zag fra persone amiche o nemiche, papà ci trascinò fino alla collina dov’eravamo arrivati cercando alla rinfusa nelle scatole di cartone piene di oggetti abbandonati.  

«Stanno torturando una famiglia di Babbani laggiù!»

Sentì gridare da una coppia con figli appena uscita dalla tenda. Il mio cuore esplodeva di preoccupazione e paura, quando finalmente Xenophilius trovò ciò che stava cercando mormorò “Portus” e ci disse di afferrare in fretta il cappello sudicio e logoro che aveva fra le mani. Fummo risucchiati in un tubo, mi aggrappai forte a lui, le urla e il chiasso cessarono, quando sbucammo sulla collina di Ottery St. Catchpole regnava un silenzio tombale...                                                                                                         Ci lasciammo cadere a terra sfiniti recuperando il fiato che avevamo perso nella corsa, quando riuscimmo di nuovo a respirare, papà ci strinse in un forte abbraccio.

«E’ un miracolo... vi ho salvate... ce l’ho fatta...»

Sussurrava Xenophilius, le mani immerse fra i nostri capelli spettinati.

«Papà che cos’erano?»

Sussurrai piangendo, tremavo ancora, Luna mi avvolse un braccio attorno alle spalle per tranquillizzarmi.

«Mangiamorte...»

Mi rispose lui altrettanto ansioso.

«I seguaci di Tu-Sai-Chi? No, non è possibile...»

«Purtroppo si tesoro, hanno anche acceso il Marchio Nero... venite, rientriamo in casa... »

Ci porse le mani per tirarci in piedi, andò avanti mentre io rimasi con Luna un po’ indietro.

«Non dovevamo andar via, saremmo dovuti rimanere a combattere, ad aiutarli...»

Piansi fra le braccia di mia sorella, con questa frase avevo evidenziato la mia diversità, il mio essere una Grifondoro coraggiosa pronta a buttarsi nella battaglia, mentre Luna e papà nella loro saggezza avevano pensato prima a difenderci...

«Non avremmo potuto far niente angioletto mio, saremmo rimaste uccise...»

Anche lei piangeva e mi accarezzava mentre ci incamminavamo verso casa.

«Dove sono i Weasley? Sarebbero dovuti tornare anche loro!»

Mi guardai intorno preoccupata.

«Stanno tutti bene, vedrai che torneranno, se non ora, domani mattina»

Un bacio sulla fronte mi sciolse, deglutì chiudendo un secondo gli occhi.

«Forza bambine! È troppo pericoloso rimanere fuori ora...»

Xenophilius ci richiamò all’attenzione, affrettandoci rientrammo fra le nostre sicure quattro mura. Serrò la porta e si affrettò a salire di sopra per scarabocchiare un articolo sulla pergamena, avrebbe scritto immediatamente sul Cavillo; ero ancora traumatizzata così Luna mi consigliò di farci un bagno caldo, al ritorno a scuola mancava ancora qualche giorno, promettemmo a nostro padre di rimanere chiuse in casa mentre lui avrebbe fatto tappa a Diagon Alley per prenderci i libri per il nuovo anno scolastico.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Un ritorno colmo di novità! ***


                                                      “TERRORE ALLA COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH”                                                                                                                         Marchio nero proprio sotto il naso del Ministero della Magia.
Fonti certe dichiarano che subito dopo la finale della partita Irlanda – Bulgaria, i cosiddetti Mangiamorte, seguaci di Voi-Sapete-Chi abbiano attaccato una famiglia di Babbani e che all’evocazione del Marchio Nero, simbolo di avvenuta morte, siano però fuggiti. La domanda principale che i nostri lettori si fanno? È stato tutto una semplice bravata di chi ha alzato un po’ il gomito per i festeggiamenti o ci aspettano tempi più duri di quanto riusciamo ad immaginare?

 
Alla vigilia del ritorno a scuola, alle cinque di pomeriggio nel piccolo salotto, avevo preso dalla macchina stampatrice una copia abbandonata del Cavillo e la leggevo appoggiandola sul tavolino sorseggiando il tè.

«Papà... secondo te cosa dobbiamo aspettarci?»

Gli domandai curiosa ma allo stesso tempo timorosa della risposta che avrebbe potuto darmi.

«Nulla di buono tesoro... al Ministero c’è il caos, si accusano fra di loro perché non sono riusciti a catturare chi ha evocato il Marchio... grazie cara»

Ringraziò Luna che gli aveva versato la bevanda e poi si era seduta con noi.

«Vi ho già preso i libri e tutto ciò che vi serve»

Ci guardò cambiando argomento.

«E c’è anche una cosina che potrebbe servirvi, mi dispiace non vedervi per Natale quest’anno...»

Il sorriso gli si spense da un secondo all’altro; perché era triste? Nemmeno l’anno scorso eravamo tornate per la festività natalizia...

«Ma che dici papà! Certo che torneremo!»

Lo rassicurai allungando il braccio per posare la mano sulla sua.

«Preparo qualcosa per cena... andate a sistemare i bauli, domattina non avrete tempo...»

Si alzò scendendo la scala fino alla cucina, Luna e io ci guardammo per qualche secondo confuse, la precedetti poi per salire nella nostra
stanza, mi chiusi la porta alle spalle.

«È sempre di pessimo umore ogni volta che finiscono le vacanze...»

Notai inginocchiandomi sul baule ai piedi del letto.

«ma non è stato sempre così... due anni fa quando sei andata la prima volta a Hogwarts non aveva messo il muso»

Aggiunsi seguendo con lo sguardo la figura di mia sorella.

«Perché tu rimanevi con lui, mentre l’anno scorso e quest’anno andiamo via entrambe...»

Rimasi sorpresa da quanto fossero vere quelle parole, non ci ero arrivata subito.

«Oh, già... hai ragione...»

Disposi in ordine libri e vestiti lisciandoli per bene.

«Ma non fartene una colpa angioletto, papà è triste perché rimane solo ma non ostacolerebbe mai la nostra istruzione»

«Be’ no quello no o almeno lo spero...»

Durante la cena Xenophilius non proferì parole, mi scambiai qualche sguardo con Luna chiedendomi se fosse offeso e dal cenno che la bionda
mi fece confermò ciò che pensavo.

«Papà come andiamo a Londra domani?»

Chiesi tanto per rompere il silenzio.

«Come al solito tesoro, ora da brave andate a lavarvi i denti e poi a letto»

Punto, argomento chiuso e senza neanche guardarmi in faccia. Dopo aver sparecchiato e dato una mano con piatti e stoviglie gli augurammo la
buonanotte dandogli ciascuna un bacio sulla guancia e poi dritte nel bagno di sopra e successivamente in camera.

«La candela in salotto è ancora accesa...»

Sussurrai sbirciando dalla porta semichiusa, Luna con il mento sulla mia testa osservava a sua volta.

«pensi che dovremo parlargli?»

Aggiunsi sempre a tono basso.

«Non servirebbe a nulla... probabilmente peggioreremo solo le cose. Sta salendo svelta a letto!»

Chiusi la porta lanciandomi in una corsa verso il letto, Luna soffiò sulla fiamma per spegnerla e si infilò sotto le lenzuola. La mia notte fu
tormentata da strani sogni: mio padre non mi rivolgeva più la parola perché gli avevo detto che io e Fred saremmo fuggiti dal paese per sposarci, poi l’illusione mutò, Fred era vittima dei Mangiamorte alla coppa del mondo scattai seduta guardandomi intorno la luce dell’alba mi investì in pieno. Luna entrò nella stanza coperta solo dall’asciugamano, mi si avvicinò preoccupata.

«Stellina che brutta faccia che hai, che è successo?»

«Un incubo...»

Sussurrai abbassando lo sguardo ed arrossendo un po’, Luna venne ad abbracciarmi.

«mmh che buon profumo che hai»

Sorrisi accoccolandomi nel suo abbraccio.

«Vai a farti un bel bagno anche tu piccola, ti aiuterà a rilassarti»

Sciolsi l’abbraccio per lasciarla vestire, mi alzai scuotendo la testa e levandomi la maglietta con cui avevo dormito, curiosa mi avvicinai allo specchio osservando il mio corpo; ero cresciuta un pochino in altezza, il petto né piatto né prosperoso, ma giusto per la mia età. Luna invece aveva già qualche curva in più.

«Luna? Credi che io abbia qualcosa che non va?»

Mi osservai un po’ da un lato e poi dall’altro.

«Sei bellissima così tesoro, non devi farti nessun problema»

Eccomi entrata ufficialmente in quella fase adolescenziale in cui si hanno problemi ad accettarsi o mille dubbi su sé stessi e in questi periodi avere accanto una sorella femmina come Luna è la miglior cosa che mi potesse mai capitare, tra le altre cose ero anche uscita dalla fase bambina senza quasi accorgermene... Le diedi un bacio sulla guancia seguendo poi il suo consiglio del bagno caldo. Vestite e pronte scendemmo di sotto trascinando con noi anche i bauli, il mio bordeaux e il suo blu di Prussia, indossando abiti babbani, ci saremmo poi cambiate in treno. Luna aveva messo degli scarponcini marroni, calze blu e nere, una gonnellina a palline blu e gialla e sopra il suo cappotto leggero  blu notte, mentre io avevo le calze nere, gonna a balze gialla a pois bianchi, ballerine rosse come il cappotto leggero e sotto una maglietta arancione. Scendemmo in cucina per fare colazione, osservai papà, non aveva su il suo abito migliore, sembrava proprio che non volesse uscire...  

«Siete pronte?»

Ci chiese con un’aria funerea, annuimmo ed insieme a lui uscimmo nel cortile, girai lo sguardo verso casa per salutarla un’ultima volta prima che il biondo uomo mettesse fuori la bacchetta. Neanche il tempo di batter ciglio che un autobus viola a tre piani comparve sulla stradina infondo alla collina, Xenophilius ci aiutò ad issare i bauli, pagò i biglietti e andammo a trovarci un posto. Ero abituata ad usare quel mezzo di trasporto ma ogni volta era un suicidio... l’autobus veniva sballottato a destra e sinistra, curvava, saltava e persino un intero edificio dovette spostarsi per evitare la collisione.

«Per le mutande rosa a pois di Merlino non so se sia peggio questo o la Passaporta!»

Mi portai una mano sulla bocca cercando di non vomitare mentre scendevamo dal mezzo e raggiungevamo a piedi King’s Cross. Ed eccoci lì come esattamente un anno prima, l’affollatissima stazione pullulava di persone, sia maghi che babbani; papà si offrì di portare il carrello con il mio baule, arrivati al muro fra i binari nove e dieci, mandò avanti Luna, poi toccò a me ed infine passò anche lui. La locomotiva scarlatta fumava già spargendo la nebbiolina ovunque, un sorriso mi comparve sul viso mentre ci incamminavamo lungo la banchina alla ricerca di uno scompartimento dove lasciare i bagagli, una volta trovato tornammo giù per salutare papà.
 
«Allora... buon anno scolastico piccole...»
 
Perché tutta questa rigidità? Se non avessi voluto vederci partire nemmeno ci avresti accompagnato! Guardai Luna e con un sorriso furbetto agimmo all’unisono: abbracciamo il corpo di papà impedendogli qualsiasi movimento.
 
«Oh, io vi amo così tanto...»
 
Mugugnò lui abbracciandoci strette, incredibile quanto fosse bastato poco per addolcirlo.  
 
«Anche noi papà, prenditi cura di te mentre non ci siamo, stai su e non preoccuparti, chiaro?»
 
Ridacchiai, Luna gli aveva fatto una ramanzina degna di Pandora, evidentemente anche Xenophilius lo stava pensando perché sogghignò.
 
«Va bene, ma ora andate, su presto!»
 
Ci spinse delicatamente verso il treno, vi salimmo una alla volta rimanendo a salutarlo fino al fischio di partenza, Xeno si smaterializzò appena il binario non fu più visibile. Vidi un sacco di studenti passare davanti al nostro scompartimento ma nessuno di loro indugiò molto e tantomeno entrò, chissà perché... La pioggia cadde fitta man mano che il treno attraversava le campagne e non smise nemmeno al nostro arrivo a Hogsmeade. Anche mettersi il cappuccio del mantello sembrava inutile, l’acqua veniva giù a fiumi, feci la strada di corsa senza nemmeno capire dove stessi andando, quando trovammo riparo in una carrozza mi resi finalmente conto di una cosa:
 
«Non si passa più dal lago?»
 
Chiesi a mia sorella tentando di asciugarmi ma senza successo.
 
«Solo al primo anno tesoro, d’ora in poi ci porteranno le carrozze a scuola. Ma sai con questo tempo passare per il lago non dev’essere bello...»
 
Mi rispose lei con tutti i capelli appiattiti sulla faccia.
 
«Le famose carrozze trainate dai Thestral? Oh, no che peccato non sono riuscita a vederne nemmeno uno!»
 
Guardai fuori dispiaciuta, Luna ridacchiò.
 
«Avremmo tante occasioni, non preoccuparti»
 
Ammiccò.
Spalancammo la porta della carrozza lanciandoci in una corsa verso la Sala d’Ingresso dove credevamo di essere al sicuro dall’acqua, invece trovammo Pix convinto e divertito dal fatto che fossimo già bagnati quindi bagnarci ancora di più con dei gavettoni secondo lui era la cosa giusta da fare!  
Di nuovo di corsa per spostarci dalla zona di tiro oltrepassammo le doppie porte della Sala Grande, mi fermai un attimo; la mano ancora in quella di Luna a guardarci, ero così abituata alla sua presenza che l’idea di separarmi da lei mi strinse un attimo il cuore.
Mi spostò una ciocca di capelli da davanti al viso mentre ci scaldavamo nella calda sala, con un’ultima carezza sulla guancia ci separammo. Andai a prendere posto fra i ragazzi del secondo anno proprio accanto all’ormai mio migliore amico Nigel Wolpert sorridendogli, non rivolsi sguardi o parole a nessun altro, non perché non avessi voglia ma proprio quando stavo per farlo le porte si aprirono nuovamente per far entrare i piccoli del primo anno in attesa di essere smistati, com’era successo a me esattamente un anno prima. Calò il silenzio in sala; la professoressa McGranitt si fece largo fra i tavoli e dietro di lei la fila di piccoli e timidi studenti bagnati fradici come se avessero attraversato il lago a nuoto. Ascoltai con curiosità la canzone del cappello parlante, diversa da quella dell’anno scorso e feci un applauso ogni volta che un nuovo studente Grifondoro si univa al nostro tavolo e nonostante avessi fame mi armai di pazienza, ricordandomi di tutti quelli che l’anno scorso avevano aspettato me e gli altri mentre attendevamo di essere smistati. Quando l’ultimo dell’elenco finì a Tassorosso, il professor Silente ci diede finalmente il permesso di abbuffarci; piatti e calici si riempirono, servendomi di patate arrosto e succo colsi una conversazione a pochi posti da me, il fantasma di Grifondoro, Sir Nicholas, stava raccontando qualcosa ai ragazzi del quarto anno:
 
«Sapete? Avete rischiato di non avere la cena questa sera, Pix voleva aiutare gli elfi domestici e come suo solito ha arrecato loro solo danni»
 
Non potei ascoltare altro perché la domanda di Nigel mi distrasse:
 
«Sei venuta alla coppa del mondo, Emy?»
 
Mi chiese porgendomi un dolcetto alla menta.
 
«Certo! Eravamo nella tifoseria irlandese! Hai visto come si ridotto il povero Lynch?»
 
«Anche noi! Una caduta spettacolare! Anche la Bulgaria si è comportata bene però, sei salva per fortuna, i mangiamorte non vi hanno attaccato vero?»
 
Abbassò il tono di voce incupendosi.
 
«Per fortuna no... mio padre ci ha trascinate via subito»
 
Lo tranquillizzai.
 
«Te l’ho mai detto che ti trovo molto carina?»
 
Diventai rossa quanto la fodera del cappuccio del mantello della divisa, abbassai lo sguardo sul piatto vuoto ringraziando mentalmente il preside che si alzò per cominciare il suo discorso di inizio anno, calò il silenzio. Silente ci ricordò tutti gli oggetti proibiti che il signor Gazza avrebbe confiscato, ribadì che la Foresta era proibita a tutti gli studenti e che il torneo di Quidditch quest’anno non si sarebbe giocato a causa di un evento che avrebbe preso il via in ottobre ma proprio mentre stava per dirci di cosa si trattava un tuono echeggiò tra le nuvole facendoci sobbalzare tutti quanti. Le porte della Sala Grande si spalancarono lasciando entrare un uomo zoppicante incappucciato, quando scoprì il viso sussultai; ogni centimetro della pelle sulla faccia era cucita in cicatrici, un pezzo di naso mancava e gli occhi diversi, uno normale e marrone mentre l’altro era grande e blu.
 
«Alastor Moody...»
 
Sussurrò un ragazzo del quinto anno, avevo già sentito il nome di quel famoso Auror ma non ci avevo mai scambiato né sguardi né parole.
 
«Sono felice di presentarvi il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, benvenuto professor Moody»
 
L’uomo andò a sedersi in un dei posti vuoti al tavolo insegnanti annusando una salsiccia e staccandone un gran pezzo, Silente finalmente riprese da dove si era interrotto.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il famoso Torneo Tre Maghi ***


«Dunque, dov’ero rimasto?»

Il preside si schiarì nuovamente la voce.

«Nei prossimi mesi, Hogwarts avrà l’onore di ospitare un evento che non si vede da un secolo, il Torneo Tre Maghi si svolgerà proprio qui!»

«SCHERZA!?»

Riconobbi subito la voce di Fred e il suo urlo mi costrinse a girarmi verso di lui; sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che c’eravamo incontrati, un susseguirsi di eventi ci aveva impedito di vederci e parlarci e ora non ci eravamo nemmeno salutati...

«Mi piacerebbe scherzare signor Weasley»

Riprese Silente con un sogghigno.

«ma no questa volta sono serio; ora, so che la maggior parte di voi non ha idea di quello che ho detto, perciò per chi sa già permettetemi di dar loro una spiegazione»

E si lanciò in un lungo discorso sul torneo, su chi l’avesse inventato, su quali scuola di magia ne facevano parte, che sarebbe stato diviso in tre prove, avrebbe avuto tre campioni e il motivo per la quale non si era svolto da parecchi anni era stato la morte di almeno un partecipante. Quest’ultima frase mi riportò alla realtà, stavo fissando disinteressata le nuvole, ma il fatto che dei giovani avessero perso la vita mi terrorizzò; al contrario però Fred e altri non sembravano dello stesso avviso anzi erano ancora elettrizzati dalla notizia. Silente però rassicurò subito tutti dicendo che si sarebbe fatto di tutto per non mettere nessuno in pericolo mortale, dato che oltre ai Presidi delle tre scuole, in arrivo il giorno di Halloween, sarebbero stati presenti anche funzionari internazionali del Ministero della Magia. Inoltre, spiegò che non sarebbero stati loro a decidere i fortunati campioni ma un giudice imparziale di cui non ci rivelò il nome, infine la cosa più importante: date le precedenti catastrofi, una nuova regola ha imposto un limite d’età, a nessun studente al di sotto dei diciassette anni, quindi la maggiore età, è permesso iscriversi per partecipare. Tirai un gran sospiro di sollievo, il peso nel petto sparì, Fred era salvo...                                                                                                                                                                            Ma non ero ancora del tutto tranquilla, all’uscita dalla Sala Grande cercai mia sorella fra tutti gli studenti, le afferrai la mano non appena la raggiunsi in modo da starle vicina mentre salivamo le scale.

«Stellina... hai la mano ghiacciata! Cosa ti preoccupa?»

Non c’era bisogno neanche di aprire bocca, a Luna bastava poco per capire.

«Hai sentito la reazione di Fred? Non sono per niente tranquilla...»

Sussurrai dato che i gemelli insieme al fratello minore Ron e i suoi amici Harry e Hermione erano qualche scalino più su di noi.

«Probabilmente ha bevuto troppo elisir dell’euforia»

Rise, accennai una risata ma tornai subito seria.

«Lo spero... ma quando gli ho visto gli occhi... brillavano come un boccino d’oro, non l’avevo mai vista quell’espressione sul suo viso...»

Sul corridoio del settimo piano ci abbracciamo per darci la buonanotte, se avessi perso ancora tempo non sarei riuscita a sentire la parola d’ordine... superato il ritratto della signora grassa entrai nella calda Sala Comune; il fuoco scoppiettava, era piacevole quel calore contro la pioggia che fuori scrosciava. Fred, George e il loro amico Lee Jordan andarono a sedersi sulle poltrone, parlando  sottovoce intenti a confabulare sul da farsi.

«Due gocce di pozione invecchiante dovrebbero bastare, è la cosa giusta! Non ci impediranno di partecipare!»

Radunarono le mani una sopra l’altra pronti ad alzarle in segno di trionfo, mi avvicinai lentamente, deglutì poi dissi:

«Secondo me non dovreste…»

Guardai soprattutto Fred.

«Ciao Emily»

Mi salutò George ma il suo tono non era fra i più amichevoli sembrava più che altro infastidito dalla mia presenza.   

«Non avete sentito? Ci sono stati dei morti... è troppo pericoloso!»

Continuai imperterrita e ferma sulla mia convinzione.

«E tu sei troppo piccola per capire queste cose, su da brava Emy vai a dormire»

Se non avessi visto con i miei occhi le labbra di Fred pronunciare quelle cattive parole non ci avrei creduto; le braccia mi caddero, le gambe tremarono leggermente, mi aveva ferita. Corsi di sopra senza aggiungere niente altro.

«Non l’hai trattata molto bene amico...»

Lee alzò un sopracciglio sorpreso.

«Come ho detto, è troppo piccola per capire»

Il rosso guardò nel fuoco, l’espressione dura gli si sciolse.

«domani le chiederò scusa...»

«Sempre se vorrà ascoltarti»

Infierì Lee, George troncò il discorso tornando a quello precedente.  Risalì di corsa la scala entrando nel dormitorio delle ragazze del secondo anno, cinque letti, mi avvicinai a quello accanto alla finestra buttandomi sul cuscino, piansi, il ragazzo che era stato con me sempre dolce e carino, ora non capiva quanto io fossi preoccupata per lui; avevo bisogno di Luna ma lei in questo momento era troppo lontana... mi cambiai ed addormentai subito senza sentire le mie compagne rientrare.                                                                                                                                                                       La mattina dopo per fortuna la furente tempesta era passata, il mio umore però si era dipinto di nero come le nuvole sul soffitto della Sala Grande; la cosa si notava, se il mio carattere era solitamente solare e allegro, al momento ero cupa e silenziosa, sorrisi solo alla professoressa McGranitt quando mi consegnò l’orario delle lezioni, consumai la colazione senza proferir parole ed una volta terminata uscì fuori per la prima lezione. Solo prima di pranzo incontrai finalmente mia sorella, sola nel cortile a fissare un albero.

«Luna...!»

Corsi verso di lei gettandomi nell’immediato fra le sue braccia nascondendomici e tremando.

«Ciao fiorellino, che succede? Ti hanno fatto qualcosa?»

Le raccontai l’accaduto della sera prima e al contrario delle mie aspettative, Luna rise.

«Poverino... una colonia di Gorgosprizzi deve avergli confuso il cervello!»

Alzai il viso dal suo petto guardandola e a quella ovvia spiegazione a cui non avevo pensato nell’immediato scoppiai a ridere. Mia sorella è davvero un genio, coglie sempre al volo e capisce subito tutto e tutti.

«Ti voglio così bene...»

Le dissi commossa, lei mi lasciò un bacio sulla fronte tenendomi il viso fra le mani.

«E io anche di più»

Sorrise coccolandomi un po’, mi accompagnò a pranzo e restammo insieme fino all’ora di dividerci di nuovo ognuna alla sua lezione pomeridiana, cenammo e la sera quando tornai in Sala Comune, presi una poltrona accanto al fuoco per mettermi a fare i compiti. Il primo mese di scuola del secondo anno procedette regolare e anche il secondo stava scorrendo senza intoppi seri; Nigel e io stavamo diventando sempre più affiatati e finalmente le occasioni di rivederci con i nostri migliori amici Kimiko e Bob si presentarono spesso, l’unica che vedevo di rado era Mary, nonostante dormissimo nella stessa stanza, e tanto meno capitarono occasioni di scambiare più parole di un semplice “ciao”, né lei né Fred mi porsero le loro scuse in questo lasso di tempo. L’aria nei corridoi era ancora fresca, piacevole anche senza maglione ma con l’avvicinarsi di novembre iniziai a mettermelo. Nella settimana prima di Halloween, c’era un gran fermento nella scuola, un acceso vociferare di cui non si capiva il motivo, lo compresi soltanto quando Bob, il più alto fra noi quattro riuscì a leggere il cartello affisso nella Sala d’Ingresso con su scritto:

“Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno alle sei di sera del 30 ottobre, le lezioni termineranno prima, gli studenti saranno invitati a riportare nei dormitori il materiale scolastico e ritrovarsi nel cortile ad accogliere i nostri ospiti”

Come avevo fatto a non pensarci? È ovvio che ad un torneo così importante Hogwarts non gareggiasse da sola! Avremmo ospitato altre due scuole, Beauxbatons e Durmstrang... quindi anche...

«Scusatemi!»

Mi congedai dai miei tre amici per immergermi fra la folla alla ricerca di Luna, quando la trovai le scossi la manica della divisa.

«Lu! Luna hai letto? Arriveranno dei ragazzi di Beauxbatons! Secondo te potrebbe venire anche lui? Aveva detto che ci saremmo rivisiti prima di quanto immaginavamo!»

Avevo gli occhi che brillavano di felicità, Andrew avrebbe realizzato il suo desiderio di visitare Hogwarts!

«Temo di no angioletto... solo i maggiorenni possono viaggiare...»

Sfiorò la mia guancia con una carezza, tutta la mia felicità precipitò, ma Luna esisteva proprio per questo: mostrarmi la verità. Ero così eccitata di rivedere di nuovo nostro cugino, di sapere se lui e zia Marie fossero riusciti a sfuggire dai Mangiamorte alla coppa, che non avevo pensato alla sua sicurezza.                                                                                                                                                                                                                      Nei giorni successivi mi ritrovai più volte, con Nigel e Kimiko a fantasticare sul Torneo Tre Maghi; Bob essendo nato babbano non aveva idea di cosa fosse e la sua curiosità aveva un livello sempre più alto, lo affascinava l’esistenza di altre scuole di magia e voleva sapere anche com’era stato assistere alla coppa del mondo di Quidditch. Hogwarts invece raggiunse i massimi livelli di pulizia: armature lucide e non più cigolanti, quadri scrostati e nemmeno un granello di polvere! Gazza, il guardiano, inveiva contro ogni persona che tornava dall’esterno con le scarpe infangate spaventando una povera bimba del primo anno che corse nel bagno a piangere. La Sala Grande fu decorata con meravigliosi stendardi di seta raffiguranti le quattro case e il blasone di Hogwarts con l’aquila, il leone, il serpente e il tasso.

«Lovegood? Venite qui...»
 
Nel momento stesso in cui sia io che Luna stavamo per entrare nella grande sala, la professoressa McGranitt ci fermò; nessuna faccia severa e nemmeno un tono da rimprovero.
 
«Si, professoressa?»
 
Rispondemmo quasi all’unisono guardandola con un leggero timore.
 
«Devo chiedervi un favore...»
 
Tossicchiò lievemente, evidentemente imbarazzata poi si riprese subito.
 
«non indossate niente di troppo vistoso stasera all’accoglienza delle altre scuole»
 
Sbattemmo le ciglia più volte guardandoci per un attimo, osservando in particolare i miei orecchini con le fragole e i suoi con i rapanelli e le collane con i tappi di Burrobirra differenziate solo dal nastro colorato di rosso per me e di blu per lei. Lo sguardo di Minerva indugiò un attimo sugli oggetti che indossavamo, al nostro annuire ci congedò con una smorfia che pareva tanto un sorriso.

«Perché che hanno di strano?»
 
Domandai a Luna una volta che la professoressa si era allontanata.
 
«Non ne ho idea tesoro... colazione?»
 
«Oh, sì»
 
Ridacchiai avviandomi insieme a lei lungo la sala, poi ci dividemmo ognuna al proprio tavolo, avviata nella zona del secondo anno, esitai un attimo; non avevo avuto nessuna divergenza con Harry, Ron o Hermione ma da quando frequentavo Nigel, Kimiko e Bob quindi ragazzi della mia stessa età, mi ero allontanata dai più grandi eccetto Ginny, una ragazza meravigliosa che mettevo alla pari con Luna in fatto di amicizia e sorellanza. Riguardo a Fred, per la quale provavo ancora una grande attrazione tanto da non riuscire ad essere completamente in collera con lui, mi limitavo ad osservarlo da lontano; lui non mi rivolgeva la parola però, quasi non notava nemmeno la mia presenza, tutto preso da quel maledetto torneo!  
 
«Tieni, hai perso un pezzo...»
 
Nonostante mi fossi ripromessa di non cedere a parlargli per prima, lottavo anche per non arrendermi con lui, alla vista di quel pezzo di pergamena a terra accanto a loro risultare maleducata o ignorare la cosa, non mi sembrava il modo giusto di comportarsi...  
 
«Grazie Emily»
 
Mentre George allungava la mano per prendere il foglio, riuscì a sbirciare poche righe tanto da chiedere confusa:
 
«Vi devono del denaro?»
 
La lettera fu spostata immediatamente dalla mia vista e nascosta sotto altra carta.
 
«I galeoni sono affari da grandi, Emily»
 
Rispose vago Fred senza comunque guardarmi direttamente in faccia, annuì lasciando correre ma po mi ricordai di due cose e le feci notare anche a loro:
 
«L'anno scorso mi avevate chiesto di mantenere un segreto e io l'ho fatto, lì, speravo di aver ottenuto la vostra fiducia; quest'estate ci avevate detto, a me e a Luna, che eravamo persone piacevoli con cui stare e anche lì pensavo che un po’ vi piacessimo... ma probabilmente ho sentito male, le bugie una bambina le capisce benissimo, non ci arriva subito ma ci mette un po’ sapete? Buon proseguimento di giornata».
 
Mentre mi allontanavo, Fred e George rimasti interdetti, si osservarono per cinque minuti evidentemente ancora sorpresi da ciò che avevo detto. Non volevo essere cattiva ma non avevo nemmeno paura a dire in faccia agli altri la verità, in cuor mio speravo che quelle parole fossero state incisive e che l’argomento li avrebbe fatti riflettere...
 
«Non stavamo mentendo!»
 
«Si, eravamo sinceri...»
 
Si accavallarono nel ribattere le loro obiezioni, ero qualche passo più in là ma riuscì comunque a sentirli, sogghignai soddisfatta di essere riuscita nel mio intento, stavo anche per precisare che non fosse quello il punto quando il trio del quarto anno andò a sedersi vicino a loro e così ci rinunciai, non volevo avere niente a che fare con Ron...  colsi qualche frammento della loro conversazione e come c’era da aspettarsi riguardava il Torneo. Poi, Hermione tirò nuovamente fuori la questione degli Elfi Domestici e di come stesse combattendo per i loro diritti; le creature magiche erano le mie preferite e così una sera avevo pagato due zellini per la spilla del C.R.E.P.A. fondato dalla giovane Granger ma le avevo cortesemente chiesto di non coinvolgermi troppo, un aiuto sì ma non mi piaceva l’insistenza...
Il resto della giornata passò in fretta: alle lezioni nessuno stette particolarmente attento, l’aria fremeva nell’attesa dell’arrivo degli ospiti, mezz’ora prima delle sei correvamo nelle sale comuni e poi di nuovo giù nella sala d’ingresso così veloci e timorosi di perderci il meglio. Sotto la rigida direttiva della professoressa McGranitt noi Grifondoro, disposi in file e divisi per anno, ci disponemmo schierati con lo sguardo diretto da tutte le parti in attesa di qualcosa o qualcuno, Romilda sembrava affetta da un attacco di risatine che la professoressa mise subito a tacere con uno sguardo in tralice, Mary non si vedeva, il suo trucco di rendersi invisibile era per me ancora un incognita, cominciava a far freddo ed alcuni confabulavano domandandosi come le altre delegazione sarebbero arrivate finché...
 
«Ehi guardate lassù!»

Un piccolo Tassorosso gridò, erano da poche passate le sei, nel punto indicato da lui iniziarono ad intravedersi enormi cavalli alati che trainavano una carrozza blu e bianca.

«Wow, Abraxan!»
 
Esclamò un ragazzo del settimo anno ammirando le creature enormi, osservai per un attimo loro e poi mi spostai con lo sguardo verso la dimora: sulla porta fu ben evidente il blasone  di Beauxbatons, i francesi erano arrivati.
Albus Silente si avvicinò alla Preside, una donna alta quasi due metri vestita con un lungo abito in satin nero, sfiorandole la grande mano con le labbra, la seguirono ragazzi e ragazze, la loro divisa celeste  prevedeva un elegante cappellino, gonne e pantaloni azzurri, calze bianche. Li guardai incuriosita, stavano tutti tremando, quegli abiti dovevano essere piuttosto leggeri... un tuffo al cuore mi colse, non potevo crederci! Andrew era lì fra il gruppetto dei ragazzi, il più basso data la sua giovane età, ma com’era riuscito a venire nonostante non fosse maggiorenne?

«Bonsoir professor Silente»

Salutò la grande signora.

«Benvenuta ad Hogwarts Madame Maxime»

L’uomo dalla lunga barba parlò con lei qualche minuto invitandola poi ad entrare per scaldarsi mentre noi hogwartiani attendevamo gli altri in arrivo.

«Il lago!»

Urlò poi una ragazza facendo girare tutti verso l’acqua; dalla superficie di essa si vide spuntare una piccola bandiera seguita da un  possente albero maestro e infine un enorme vascello. Abbassato il ponte levatoio, l’uomo che scese per primo intimoriva: un viso severo, scavato e con un pizzetto a ricciolo, capelli bianchi, alto e sottile, indossava una pelliccia folta e grigia. Prese le mani del professor Silente fra le sue salutandolo con affetto.  

«Benvenuto a Hogwarts, professor Karkaroff»

Lo salutò Silente con un sorriso, anche lo straniero sorrise mostrando denti giallastri e marci, arricciai il naso leggermente disgustata. I due presidi si fecero largo fra la folla, Karkaroff mandò avanti uno dei suoi studenti, aveva un’aria famigliare quel ragazzo, dove lo avevo visto?

«Harry... è Krum!»

Esclamò Ron indicandolo, ecco chi era allora, mi sembrava un viso conosciuto... il ragazzo portava un pesante mantello sulle spalle a Durmstrang doveva fare parecchio freddo.
Rientrammo nel caldo della Sala Grande, al tavolo dei Serpeverde aggiunsero posti per i ragazzi di Durmstrang e a quello di Corvonero per Beauxbatons, prendemmo posto tutti quanti; Luna ed Andrew tentarono di salutarsi nonostante fossero quasi da un capo all’altro del tavolo e quando Silente si posizionò dietro al suo leggio calò il silenzio e si spensero le risa.  

«Una buona serata a tutti voi ma soprattutto un benvenuto speciale ai nostri ospiti, non indugiate, saziatevi pure come se fosse a casa vostra».

I tavoli si riempirono all’istante di tante pietanze diverse, alcune di loro straniere come quello strano pasticcio di gamberi che una volta ci aveva cucinato zia Marie ma che non avevo gradito particolarmente, così lo scartai, per fortuna una strana ragazza venne a prenderselo per portarlo al suo tavolo; ho scelto di definirla così perché al suo passaggio alcuni ragazzi rimasero letteralmente imbambolati, Ron in particolare più del solito...  

«Chi saranno?»

Una ragazza a pochi posti da me stava osservando curiosa il tavolo degli insegnanti; riuscì a riconoscere il battitore Ludo Bagman ma l’altro vecchio signore purtroppo no. “Se hanno preso quei posti saranno ulteriori giudici” pensai, l’arrivo del budino però mi distrasse nuovamente da tutto il resto. Silente si erse nuovamente quando i piatti furono di nuovo vuoti, il fiato sospeso in tutta la sala, Fred e George lo guardavano con così tanta intensità quasi come se tentassero di leggergli nel pensiero.

«Prima di passare a ciò che ognuno di voi sta aspettando, permettetemi di presentarvi il direttore dell’ufficio per la Cooperazione Magica
Internazionale il signor Bartemius Crouch e il signor Ludo Bagman direttore dell’ufficio per i Giochi e Sport Magici».  

Esplose l’applauso per l’uomo più giovane, probabilmente per il suo aspetto simpatico e cordiale o senza dubbi per la sua fama, mentre l’altro non fece cenni né saluti rimanendo cupo, lo trovai piuttosto antipatico. Il professor Silente continuò il suo discorso dicendoci che i signori appena arrivati avrebbero fatto da giuria insieme ai presidi, per il torneo. Nel forziere portatogli dal signor Gazza vi era un grosso calice che continuava a sputare fiamme azzurre, ce lo presentò come “Il Calice di Fuoco” giudice imparziale che avrebbe scelto i tre campioni, uno per ogni scuola. Proseguendo aggiunse che le prove sarebbero state tre divise nel corso dell’anno scolastico e che avrebbero messo alla prova le abilità di ogni partecipante. Ultima cosa ma non per importanza ci comunicò le istruzioni per iscriverci al torneo: avremmo avuto tempo fino a domani sera, quindi ventiquattro ore, per mettere il nostro nome in un foglietto di pergamena e gettarlo fra le fiamme blu, avrebbe disposto il Calice nella Sala d’Ingresso in modo da renderlo accessibile a tutti e vi avrebbe imposto una linea dell’età per impedire a chiunque sotto i diciassette anni quindi tutti i minorenni di partecipare. Infine, ci fece riflettere su quanto il partecipare non vada preso con leggerezza e ovviamente il fatto che non ci si potesse ritirare una volta creato questo contratto magico. Sospirai profondamente e mentre uscivo dalla Sala Grande sentì ancora i gemelli confabulare su come raggirare la linea dell’età; per fortuna a destarmi da tutto arrivò Luna e afferrandomi la mano mi disse:  

«Mettiamoci qui, dovrebbe uscire fra un attimo»

La seguì senza obiettare, non capì inizialmente a chi si riferisse finché gli allievi di Beauxbatons non superarono la soglia.  

«Andrew!»
 
La maggiore fra di noi, perché era la più alta, attirò la sua attenzione. Il nostro bel principe dal sorriso smagliante si avvicinò per abbracciarci, dall’alto la sua preside lo osservava con curiosità.
 
«Salut Lulù, Mimì vi avevo detto che sci saremmo visti prima del previsto»
 
Sorridemmo contente nel vedere che stesse bene e frettolosamente ci raccontò di quello che era successo loro dopo la coppa del mondo.
 
«Monsieur Boyer! Siote sotto la moi responsabilitè! Ho dovuto chiedere pormossi ai vostri genitori per portare tu qua!»
 
Madame Maxime avanzò rapida verso di noi, le ci vollero due passi per raggiungerci, notandoci, le labbra strette le si addolcirono.


«Oh, ce sont tes cousins ​​dont tu m'as parlé?»

Andrew le si inchinò subito.

«Oui, Madame. Ce Luna et Emily»
 
Ci presentò entrambe, mantenemmo il sorriso inchinandoci con rispetto alla grande signora e salutandola educatamente con un:
 
«Bonsoir madame»
 
«Ravi de vous rencontrer, allons-y Andrew, bonne nuit fille!»
 
Sbattemmo gli occhi confuse, Andrew ci tradusse in fretta ciò che la madama aveva detto prima di augurarci la buonanotte e correrle dietro.
 
«Te l’ho mai detto che non amo il francese?»
 
Sussurrai a mia sorella a voce molto bassa per essere sicura che le grandi orecchie di Madame Maxime non mi sentissero, lei ridacchiò e fece con me le scale fino al settimo piano, arrivate al bivio ci augurammo la buonanotte andando ognuna nella propria sala.
La mattina seguente vi era uno strano fermento nell’aria, sebbene solitamente quel giorno l’attività preferita fosse dormire, molti ragazzi e ragazze di buon’ora affollavano la sala d’ingresso e non solo perché nella scuola c’erano una ventina di persone in più ma per lo strano raggrupparsi di persone attorno al Calice di fuoco, posto lì nel bel mezzo sopra lo sgabello.
 
«Novità?»
 
Incrociai Kimiko e Bob, entrambi scossero la testa.
 
«Solo studenti di Durmstrang per ora, nessuno di noi; ieri sera, in Sala Comune, tutti incitavano Diggory ad iscriversi ma penso che non l’ha ancora fatto»
 
Mi raccontò il ragazzo, feci mente locale per ricordarmi chi fosse Diggory poi mi ricordai che la sua famiglia abitava a qualche collina di distanza da noi. Luna scese dalla scalinata quasi in contemporanea con l’arrivo di Andrew dal cortile, le offrì il braccio venendo con lei verso di me.
 
«Bonjour Mimì»
 
Salutò con un sorriso.
 
«Bonjour anche a te, Andy!»
 
Gli abbracciai l’arto libero, il resto dei nostri discorsi fu interrotto dalle urla trionfanti dei gemelli Weasley, enunciavano fieri di aver preparato una pozione che gli avrebbe aiutati ad iscriversi al torneo. Disceso l’ultimo gradino ci osservarono qualche secondo paralizzati, vederci abbracciate ad un altro ragazzo, a primo impatto poteva sembrare un po’ strano, ma sorvolarono la cosa tutti concentrati sul loro scopo. Presto li raggiunsero anche Harry, Ron ed Hermione probabilmente per controllare come andasse a finire, assistemmo alla scena: Fred andò avanti per primo e George lo seguì subito dopo incoraggiato dalla sicurezza che il fratello mostrava. Accadde tutto in un attimo; il calice sputò fuori i loro foglietti di pergamena e la linea dorata che aveva oltrepassato li lanciò a tre metri di distanza facendoli atterrare sul freddo pavimento, con un sonoro pop i loro capelli da rossi divennero bianchi e due belle e identiche barbe spuntarono sul loro mento, la Sala esplose di risate, aggrappata a mio cugino non riuscì a trattenermi dal ridere mentre dentro ero sollevata, non ci sarebbe stato pericolo per loro!
 
«Vos amis?»
 
Mi chiese Andrew combattuto fra il serio e il riso.
 
«Si, sono buffi vero?»
 
Silente uscì dalla Sala Grande, guardò Fred e George divertito ricordandogli di avergli avvertiti, si raccomandò poi che entrambi andassero da Madama Chips mentre il resto degli spettatori poteva tranquillamente entrare in Sala Grande per la colazione.
 
«C’est Halloween!»
 
Esclamò mio cugino affascinato dalle decorazione che Hogwarts ogni anno metteva, sorridevamo mostrandogli tutte le cose in giro per la Sala. Zucche risero e i pipistrelli volarono da una parte all’altra, Andrew seguì con lo sguardo il loro svolazzare sorridendo come un bambino.
 
«Luna, che ne dici se facciamo fare a Andy un giro turistico del castello oggi pomeriggio?»
 
Le proposi, in un giorno senza lezioni la proposta era l’ideale!
 
«Penso che sia un’idea molto carina Emy»
 
Mi sorrise entusiasta.
 
«Madame Maxime mi disce solo di non uscire dalle mura e di non allontanarmi quindi penso si possa fare»
 
Gioii felice salutandoli poi per andare al tavolo dei Grifondoro, non mi costava separami da loro per qualche minuto avremmo avuto tutto il pomeriggio per stare insieme!
Come da precedente accordo e soprattutto con il permesso della preside di Beauxbatons, “rapimmo” Andrew per fargli fare il tour della scuola; le restanti ore della mattina furono impiegate nel giro del castello: il settimo piano con lo sguardo alle due torri, il passaggio alla torre di Astronomia dal sesto piano, l’infermeria al quinto, le varie aule, la biblioteca al terzo e secondo ed infine i sotterranei. Dopo pranzo, il grande parco ci attendeva: il campo di allenamento e la discesa fino allo stadio di Quidditch, la riva del lago nero, la capanna di Hagrid, evitammo solo la Foresta Proibita unico luogo in cui non ci era assolutamente permesso andare.
 
«Voi avete a che fare con tutto questo, ogni giorno?»
 
Ci chiese il biondino ancora stupito.
 
«Oh, sì, nonostante non ci sia permesso di stare sempre fuori»
 
Precisò Luna, ci fermammo sulla riva del Lago Nero sedendoci sul prato ad osservare la vastità della grande vasca d’acqua.
 
«La vostra scuola com’è?»
 
Gli domandai curiosa, Andrew osservò l’acqua con fare pensieroso poi iniziò a raccontare:
 
«Ha un paesaggio mozzafiato... è un castello circondato da giardini formali e prati rasati, tutto circondato dalle montagne. Al centro del parco c’è una grande fontana che ha poteri curativi ed offre rimedi di bellezza è dedicata a Perenelle e Nicolas Flamel»
 
Mentre il ragazzo parlava avevo gli occhi chiusi nel tentativo di immaginare tutte le cose che descriveva.
 
«Sembra davvero magnifica»
 
Sorrisi ammirata.
 
«Sapete che non sono l’unico minorenne ad essere venuto da Beauxbatons? C’è anche la sorella minore di Fleur, Gabrielle lei ha appena otto anni, credo di piacerle»
 
Ci confessò ridacchiando; non potei dargli torto, non lo dico solo perché è mio cugino, ma Andrew è un ragazzo davvero bello, non mi stupirei se avesse dietro tante corteggiatrici...
Con il calar del sole e l’arrivo del buio anche il nostro pomeriggio giunse al termine; il giovane Boyer s’incamminò verso la carrozza di Beauxbatons appena in tempo per riunirsi ai suoi compagni per rientrare nel castello, io e Luna percorremmo la strada fino alla Sala Grande andando poi a sederci ognuna al proprio tavolo.
 Le candele illuminavano tutta la sala nell’aria c’era tensione tutti erano ansiosi di sapere chi il Calice di fuoco, ora spostato accanto al tavolo degli insegnanti, avrebbe designato come campione. Voltai il viso con espressione ingelosita ed incrociai le braccia quando sentì Fred fare un commento carino su Angelina, la nostra cacciatrice della squadra di Quidditch, se a lui piaceva lei di speranze ne avevo ben poche... Sospirante mi lasciai distrarre dalla gustose pietanze del banchetto, quando i piatti furono nuovamente vuoti calò il silenzio e risalì l’agitazione; secondo il preside, il calice aveva bisogno ancora di un minuto per decidere, così in quel lasso di tempo spiegò dove avrebbero dovuto recarsi i campioni una volta scelti dal magico oggetto. Con la bacchetta spense tutte le fiammelle eccetto quelle all’interno delle zucche intagliate,  lo sguardo di tutti fisso sulle fiamme blu che si fecero rosse buttando fuori il primo foglietto bruciacchiato:
 
«Il campione di Durmstrang è.…»
 
Iniziò a dire l’uomo barbuto a gran voce
 
«Viktor Krum!».
 
Gli applausi più forti esplosero dalla tavolata dei Serpeverde dove sedevano i ragazzi di Durmstrang, tutti che abbracciavano o davano pacche sulle spalle al loro neocampione; il ragazzo si alzò goffamente, andò verso Silente e poi sparì dietro la porta che precedentemente era stata indicata.
Le fiamme nuovamente rosse si accinsero a sputare un secondo bigliettino che seppur bruciato mostrava una strana forma tondeggiante.
 
«Il campione di Beauxbatons…»
 
Riprese Silente.
 
«È Fleur Delacour!»
 
Girai in fretta la testa, doveva essere sicuramente la ragazza di cui Andrew aveva parlato qualche ora prima, la sorella maggiore di Gabrielle! La seguì con lo sguardo, ella si alzò spostando la sua chioma biondo argento da un lato, parecchi ragazzi a quel gesto si imbambolarono, come biasimarli, sembrava volteggiare come trasportata da invisibili piume... attraversò la sala e poi anche lei sparì oltre la porta.
Ora rimaneva un solo ed ultimo foglietto di pergamena da estrarre, tutta Hogwarts stava con il fiato sospeso in attesa di scoprire chi l’avesse rappresentata; il fuoco di nuovo rosso e la carta fra le dita esili di Albus Silente...
 
«Il campione di Hogwarts…»
Inalazione di fiato.
 
«È Cedric Diggory!»
 
Un ragazzo a pochi posti da me quasi cadde dalla panca spaventato dal grande boato che esplose dalla tavola dei Tassorosso; erano tutti in piedi, cantavano cori, saltavano, gioivano tentando di toccare il giovane Diggory che sorridendo tentava di farsi largo fra la folla per sparire oltre la porta. Il Preside impiegò diversi minuti a placare la folla e quando ci riuscì iniziò a raccomandarci di fare tutto il possibile per sostenere il nostro campione nelle prove che andrà ad affrontare e.… nuove fiamme rosse sputarono dal calice, ingenuamente pensai che fosse il modo di quella coppa di festeggiare la sua scelta ma qualcosa di insolito stava accadendo: un altro fogliettino di pergamena veleggiò per qualche minuto e poi atterrò fra le mani di Silente. Egli lo prese, sbarrò gli occhi confuso e lesse il nome ad una voce bassa seppur udibile:
 
«Harry Potter...»
 
Il ragazzo appena chiamato non si mosse, pietrificato ed incredulo, solo quando Silente lo chiamò di nuovo ed Hermione gli diede una spinta, si alzò per raggiungere il preside. Alcuni studenti avevano gli occhi spalancati, altri lo additavano già come imbroglione. Harry entrò nella saletta seguito poi dal resto degli insegnanti, lasciando il compito a Caposcuola e prefetti di ricondurci nei nostri dormitori. Mi ritrovai a camminare a fianco a Ginny e Hermione, avevano una faccia molto preoccupata mentre Ron sembrava che gli avessero rotto il suo giocattolo preferito, i gemelli parlottavano e ci seguivano.
 
«Non serve a niente essere arrabbiati sai? La colpa non è sua, lo sanno tutti che quel Calice è circondato da Gorgosprizzi»
 
Si, magari quell’oggetto non aveva un cervello ma sembrava proprio che qualcuno lo avesse confuso e chi se non quelle birbanti creaturine? Hermione alzò gli occhi al cielo e il rosso sbuffò, la sorella invece non disse niente, sempre gentile con me non mi aveva mai offesa al contrario della riccia che non credeva ad una parola di quello che dicevo. Un boato esplose quando Harry Potter rientrò in Sala Comune quella sera ma scelsi di non unirmi alla festa, nessuno mi avrebbe ascoltata se avessi detto che il neocampione voleva essere lasciato in pace...

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Prova infuocata ***


Che strana domenica... buffo, proprio io parlavo di stranezze... ma davvero, perché c’era ancora questa palpabile tensione nell’aria? Avevamo scoperto i campioni delle altre scuole e anche il nostro – o meglio dire, i nostri – quindi perché agitarsi ancora?

«Alcuni Tassorosso ce l’hanno con Potter... pensano che abbia rubato la gloria a Cedric, i nostri prefetti dicono di comportarci in modo ostile con i Grifondoro»

Confessò Bob con leggero imbarazzo.

«Ma io pensa che non sia affatto un comportamento leale... perché prendersela con tutta casa solo perché ragazzo sopravvissuto essere stato scelto da bicchiere di fuoco? Voi essere nostri migliori amici! Nessuno sciocco torneo può separare noi!»

Quasi mi ribaltai dal ridere quando Kimiko pronunciò la parola “bicchiere” e sentì un profondo affetto nei suoi confronti all’udir quelle parole mentre assistevamo alla sfida a Gobbiglie in cortile fra Bob e Nigel entrambe sedute vicino a gambe incrociate.

«Sono tutti convinti che l’abbia fatto davvero eh? Ieri sera quando è tornato non hanno fatto altro che festeggiarlo, dicono che abbia persino litigato con il suo migliore amico,Weasley...»

Espressi la mia opinione raccontando anche ciò che avevo udito la sera prima, Nigel confermò, aggiungendo di non averli visti uscire insieme quella mattina dal dormitorio maschile.

«Tu gli credi, Emy? Pensi che non ce l’abbia messo lui?»

Mi chiese Bob non pienamente sicuro, come se volesse una prova della verità, evidentemente aveva sentito molti pareri contrastanti nella sua sala comune...

«Certo che gli credo! L’ho capito subito che non era stato lui... lui non vuole e credo sia anche spaventato, ho visto i suoi occhi, non erano di un verde acceso in quel momento. Non lo faccio così pazzo da iscriversi a questo tipo di torneo... è anche piccolo rispetto al limite di età, come ha fatto a cavarsela senza barba? Avete visto i gemelli Weasley che hanno combinato? E a loro mancano solo sei mesi alla maggiore età! Se Harry avesse provato a imbrogliare la linea dell’età, sarebbe ancora in infermeria ora...»

Non stavo tentando di convincerli, ragionavo con loro sulle cose più ovvie, esprimendo anche quello che in quel momento pensavo, le mie sensazioni insomma.

«Emy-chan ha ragione! Noi non può accusare Harii Pottaa senza avere prova!»

Fui felice di sapere che Kimiko condivideva parte dei miei pensieri, ma il ragazzo Tassorosso dopo la sua mossa mi guardò ancora dubbioso.

«Ti credo Emy, ma con la nostra casa come dobbiamo comportarci?»

Domandò Bob ancora preoccupato.

«A tuo discapito Bobby, allo stesso modo di come scegli di essere amico di due Grifondoro»

Indicai prima me e poi Nigel.

«scegli anche per chi tifare e da quale parte stare. E ricordati, noi comunque ti saremo amici e ti vorremmo sempre bene, giusto Nigel?»

Il ragazzo rossiccio annuì battendo il cinque al moro e stringendo saldamente la sua mano in segno d’appoggio, ripresero poi la partita mentre noi ragazze assistevamo sorridenti. Nei giorni successivi mi parve di capire che anche i Corvonero non vedevano di buon occhio Potter, e per capirne meglio il perché, andai alla ricerca di Luna; quando la incrociai nel cerchio di rocce oltre il ponte sospeso, mi disse che molti della sua casa pensavano che Harry avesse messo il suo nome nel calice di fuoco solo perché gli piaceva l’autorità e l’essere famoso. Sciocchezze a parere nostro, lei aveva persino risposto a quei mal pensanti dicendo loro che fosse il calice ad avere seri problemi di cervello contuso.

«Sto tenendo aggiornato anche papà»

Mi mostrò la lettera che aveva fra le mani, dandoci una rapida occhiata potei leggere i nomi dei campioni elencati da Luna.

«sicuramente vorrà scrivere un bel articolo sul torneo»

Ci incamminavamo insieme verso la Guferia, le raccontai ciò che avevo già accennato ai miei amici.

«Che sciocchino... non è affatto questo il modo di sostenere il suo migliore amico»

Allargò di più gli occhi con sorpresa.

«Appunto! Anche tu pensi che non sia stato lui a mettere il nome in quella coppa vero?»

Luna annuì mentre salivamo le scale, poi aprì la porta della Guferia.

«Si tesoro, come ho scritto a papà, qualcuno potrebbe voler fare molto male a Harry...»

Trattenni pochi secondi il fiato.

«Vo-vogliono ucciderlo!?»

La voce mi tremò appena. Eravamo piccole quando mamma e papà ci parlarono di Tu-Sai-Chi e di quello che successe alla famiglia Potter... L’episodio mi tornò alla mente: era la sera di Halloween, stavamo in cerchio attorno al fuoco del giardino, un’atmosfera da brividi, le zucche accese, il vento che soffiava, papà disse: “Ora siete abbastanza grandi per saperlo, vi vogliamo raccontare cosa accadde quella notte, esattamente otto anni fa...”. E così venimmo a sapere com’erano morti i genitori di Harry e che un famigerato mago oscuro chiamato Voldemort, nome che nessuno ad oggi ha il coraggio di pronunciare, nonostante sia misteriosamente scomparso, continua a dargli la caccia tentando di portare a termine ciò che ormai più di dieci anni fa non è riuscito a fare.

«Ma... ma lui non può essere qui no? Mamma aveva detto che era sparito...»

Guardai tutte le finestre, prima quelle di destra e poi quelle di sinistra come se Voldemort potesse spuntare dal nulla e aggredirci.

«Credo alla mamma... ma dopo quello che è successo alla coppa del mondo, papà non pensa che sia di nuovo tutto tranquillo...»

Osservai mia sorella legare con cura la lettera alla nostra gufetta, quando Puckle prese il volo mi avvicinai a lei abbracciandole l’arto superiore sinistro.

«Possiamo fare qualcosa, vero? Anche se prima o poi dovremo combattere, no?»

Cercai di non sembrare troppo preoccupata, anche se in realtà un po’ lo ero.

«Da sole, non possiamo vincere contro Tu-Sai-Chi o i suoi seguaci, ma possiamo stare vicino a Harry ed offrirgli la nostra amicizia, l’amicizia, come l’amore Emy, è una magia molto potente»

Sorrisi lasciandomi coccolare un po’ prima di rientrare insieme al castello. Nel corso della settimana seguente i Serpeverde, coloro che acclamavano Potter solo per prenderlo in giro, avviarono un vero e proprio commercio di spille: da una parte con la scritta rossa invitavano a tifare per Cedric Diggory il vero campione di Hogwarts e se la premevi sull’altra parte diventava verde con la scritta “Potter fa schifo”, mi rifiutai categoricamente di comprarla evidenziando il fatto che non avessero il minimo rispetto per il suo stato d’animo. A cena lo incontrai al tavolo, stranamente però era solo; andai a sedermi di fronte a lui.

«Ciao Harry... che brutta faccia, vuoi un po' di succo?»

Gli porsi un calice ricolmo di bevanda arancio, sperando che la mia compagnia non lo disturbasse.

«Ciao Emily... magari un goccio, grazie»

Gli versai un bicchiere e me ne riempì uno anch'io, bere in compagnia di solito aiutava a scacciar via le preoccupazioni.

«Ti hanno messo proprio in un bel pasticcio vero?»

Appoggiai le braccia sul tavolo osservando il ragazzo, lui alzò lo sguardo confuso.

«Già... vorrei tanto sapere chi... ma, aspetta, tu mi credi?»

Chiese stupito.

«Certo che sì! Ti crediamo tutti e due! Tre anzi, io, mia sorella e mio padre. Hai mai letto il Cavillo? Noi non diciamo delle assurdità come la Gazzetta del Profeta!»

Desiderai che quella battuta l’avesse fatto ridere, non me lo fece capire ma gli spuntò un sorriso quando osservando lo stemma della divisa sul mio petto, non vide sotto di esso, la spilla fatta dai Serpeverde. Accettò la mia compagnia anche durante il ritorno alla sala comune; gli chiesi dove fosse Hermione e lui mi raccontò l’accaduto nei sotterranei prima della loro lezione di Pozioni. Riferì anche a lui ciò che aveva detto mia sorella sul suo amico Ron e quando fu il momento di separarsi per andare nei dormitori aggiunsi:

«Se ti serve aiuto cercami, farò del mio meglio. O se vuoi solo parlare»

Ammiccai, lui mi rivolse un semplice cenno di ringraziamento e la buonanotte.

I giorni passavano ma la situazione per Harry non migliorava; la Gazzetta del Profeta sparò su di lui uno stupido e falso articolo dichiarante una sua presunta relazione amorosa con Hermione, provocando fischi e risatine quando i due amici entrarono in Sala Grande ogni volta. La notizia mi fece un po’ ridere, non perché volessi prenderli in giro, ma se fosse bastato passare del tempo con una persona per essere dichiarati fidanzati, allora avrei potuto essere una potenziale pretendente di Harry persino io! L’unico ragazzo per la quale però provavo ancora vera attrazione non si degnava di parlarmi da quasi un mese ormai; se ne stava sempre in un angolo con il gemello, non che la cosa mi facesse ingelosire insomma è il fratello, ma tutti e due sembravano nascondere qualcosa, a cominciare dai numerosi fogli che avevano sempre fra le mani. Sapevo di non essere l’unica alla quale piacevano, insomma c’erano tante altre ragazze più grandi e più belle di me che sarebbero state perfette per lui ma non mi volevo arrendere, lui mi piaceva! Ma restavo solo lì a guardarlo da lontano sospirando...                                                                                                                            Quel fine settimana c’era una gita a Hogsmeade ma io non potevo ancora andarci e così rimasi su un tavolino con Nigel che si era offerto di insegnarmi a giocare a scacchi, non frequentavo le ragazze del mio dormitorio, in particolare cercavo di evitare Romilda il più possibile, lei e le altre due adoravano prendermi in giro.

«E il cavallo si muove in questo modo... Emy, mi stai seguendo?»

Nigel mosse il dito sulle caselle formando una L e quando rialzò lo sguardo verso di me si ritrovò a pensare: “Com’è carina quando ha lo sguardo nel vuoto...” tossicchiò per attirare la mia attenzione, sobbalzai leggermente.

«Scusa... è che quella nuvola sembrava un coniglietto»

Egli si ritrovò a non poter fare a meno di sorridere.

«C’è qualcosa che ti preoccupa vero?»

Ero diventata tutto d’un tratto prevedibile senza accorgermene? A quanto pare si; presi fra le mani il ciuffetto della treccia di capelli sinistra osservando il tavolo e confessai al mio migliore amico i miei timori:

«Si, mi chiedo cosa dovranno affrontare i campioni nella prima prova, sarà qualcosa di pericoloso?»

Nigel sorrise di nuovo.

«Sei così altruista Emy, mi piace anche la tua curiosità. Ma non preoccuparti, non sarà niente di pericoloso, altrimenti non avrebbero avuto nemmeno il permesso.»

Ragionai sulle sue parole non potendo far altro che concordare.

«Ti va di andare a vedere insieme la prima prova?»

Gli chiesi con spontaneità e ingenuamente non capì il suo arrossire, ma nemmeno la risposta pronta che mi diede:

«Certo!»

E così eravamo d'accordo. Quel martedì le lezioni terminarono a mezzogiorno dandoci il tempo per raggiungere il luogo nella quale si sarebbe svolta la prova. Bob e Kimiko non si unirono a noi, probabilmente i loro prefetti si aspettavano che fossero rimasti nell'angolo della tifoseria di Cedric... perciò io e Nigel prendemmo posto negli spalti bassi della tifoseria di Potter, molto più piccola rispetto al campione Tassorosso ma comunque abbastanza affollata. Era la mia prima volta in un torneo ufficiale, escludendo la Coppa del mondo di Quidditch; non necessariamente occorreva indossare la divisa così al suo posto misi un maglione rosso sopra, gonna nera e calze di lana. Guardai un po' in giro: era stato allestito un grande recinto circondato tutto da steccato in legno, c’era quindi da supporre che le creature contro cui Harry e gli altri campioni avrebbero dovuto combattere non fossero di dimensioni molto piccole.

«Potrebbero essere delle Manticore!»

Ipotizzai tutta eccitata ricevendo solo sguardi di scherno. Non ero però l'unica a far supposizioni, molti intorno a noi confabulavano, mentre i gemelli con una scatola fra le mani giravano fra gli studenti per accettare scommesse, disapprovavo totalmente la cosa, ma non potevo di certo rimproverarli. Il silenzio cadde solo quando Ludo Bagman apparve al centro del recinto per presentarci quello che sarebbe accaduto di lì a pochi istanti. I quattro campioni avrebbero dovuto affrontare dei draghi! Affascinanti certo, ma non tra le creature più amichevoli purtroppo... Un boato si levò dall’angolo dei Tassorosso quando il loro favorito uscì per primo, il grosso esemplare di Grugnocorto Svedese, color blu argento, venne liberato da quattro/cinque maghi che lo tenevano in catene e dentro una gabbia dalle dimensioni di una casa, avvistate le sue uova si affrettò goffamente a raggiungerle per proteggerle.

«È una femmina!»

Osservai con acutezza.

«Come lo sai?»

Mi domandò Nigel accanto a me.

«Guarda come nasconde le uova, vede Cedric come una minaccia per i suoi piccoli»

Trattenemmo tutti il fiato quando una fiammata azzurro acceso incenerì un ceppo in pochi secondi evitando per un pelo la gamba dello sfortunato Diggory. I commenti del giudice Ludo Bagman di certo non davano il giovane ragazzo fra i favoriti, ma tra lo stupore di tutti egli colse un attimo di distrazione della grossa lucertola riuscendo a passarle sotto, prendersi l’uovo e fuggire al sicuro, guadagnandosi per fortuna solo qualche bruciatura sul viso e sul mantello. Applausi scroscianti dall’angolo nero e giallo mentre i presidi e i giudici sollevarono la bacchetta per esprimere il loro voto. Venne poi il turno del prossimo campione, la giovane francese uscì dalla tenda con un'aria molto rigida ed agitata, non spavalda come al solito, girava attorno alla creatura tenendosi a distanza come se stesse cercando di ipnotizzarla, la Gallese Verde la osservava con sfida; due donne sul campo. Il drago dall'indole apparentemente buono si “coccolava” le sue uova brune e verdine con la coda osservando i movimenti della ragazzina bionda. Emanò un ruggito dolce quasi melodico sputando poi un po’ di fuoco a piccoli getti, Fleur corse per cercare di evitare le fiamme e con destrezza fece un primo tentativo di avvicinamento. Dal canto suo questa specie di drago non reagisce, solo che in questo caso la mamma si sentiva minacciata; Miss Delacour doveva sbrigarsi a prendere l’uovo o la sua prova sarebbe stata nulla... Ad una certa, le venne un idea: si guardò in giro e con un incantesimo di appello fece volare a sé un fischietto trasfigurandolo successivamente in un uccellino; insieme a lui iniziò a cantare una ninna nanna, mossa astuta ma soprattutto efficacie il gallese si appisolò nei minuti successivi, la giovane senza interrompere la musica, a piccoli passi avanzò verso il nido, attenta a non sfiorare la coda sollevò l'uovo con l'incantesimo di levitazione allontanandosi poi il più in fretta possibile.

«Interessante mossa signorina Delacour! Davvero ammirevole! Chi ci avrebbe mai pensato!»

Commentò Bagman sorpreso fra gli applausi.

«molto bene, e i primi due campioni hanno superato la loro prova brillantemente! Attendiamo ora l’arrivo del terzo!»

Krum uscì dalla tenda, la bacchetta storta nella mano destra e lo sguardo vacuo che non si capiva dove guardasse, il Petardo Cinese di fronte a lui con i suoi occhi molto sporgenti e la corona di scaglie sul muso lo fissava, una femmina molto più grande del maschio, posava le zampe anteriori attorno al nido di uova rosso cremisi e oro, arrabbiata perché un umano, di cui è molto ghiotta ha appena invaso il suo territorio. Ella spruzza dalle narici la fiamma a forma di fungo, creatura di indole aggressivo non ha solo il muso coperto di scaglie lisce e scarlatte anche il corpo nonostante esse siano leggermente più scure del resto del manto. Viktor rimane qualche minuto a studiare l'avversario e quando ella si distrae la colpisce con un incantesimo Conjunctivitus, mossa sbagliata però, perché purtroppo questo provoca agitazione nella creatura e la conseguente rottura di alcune uova.

«Colpo astuto signor Krum! Peccato però! Il punteggio non sarà pieno...»

Urlò il giudice facendo alzare le grida di protesta dalla folla di Durmstrang.

Troppo preparato forse però, molti libri dicono che l'incantesimo più efficacie contro un drago sia questo ma, come faceva Viktor Krum a sapere prima ciò che avrebbe affrontato? Con le zampe anteriori sull'occhio il drago si agitava ruggendo dal dolore, Viktor afferrò l'uovo riuscendo ad evitare di venir calpestato. Il silenzio calò quando il quarto ed ultimo concorrente uscì dalla tenda, la chioma nera scompigliata e gli occhi verdi che scrutavano il più pericoloso dei quattro draghi: l’Ungaro Spinato! Come si può facilmente dedurre dal nome, il drago è pieno di scaglie appuntite e nere come il suo manto, occhi gialli e corna color bronzo; come gesto di benvenuto scaglia contro Harry una fiammata di circa centocinquanta metri che il ragazzo riesce ad evitare per il rotto della cuffia nascondendosi dietro ad una roccia. Potter mosse la bacchetta, ma fu difficile capire cosa avesse detto, la folla intorno era molto rumorosa, la femmina di ungaro invece si mosse per proteggere le sue uova color cemento. Il riflesso del sole illuminò luna scopa arrivata in volo da sola, avevo capito, come Fleur anche lui era ricorso ad un incantesimo di appello! Harry si levò in aria, osservando il suo elemento avverso iniziando a volare prima alla sua destra e poi a sinistra in un tentativo di farsi inseguire, per un pelo evitò la fiammata ma non riuscì a fare lo stesso con la coda piena di spine che gli lacerò il mantello su una spalla. Il moro volò di nuovo verso su, guardando il drago con competizione e la creatura come se l’avesse capito si sollevò sbattendo le ali, lasciando così libero il nido; in quella frazione di secondo, Harry le volò sotto uscendone poi con l’uovo sottobraccio. L’intera casa esplose in urla gioiose e perfino il giudice si complimentò con lui:

«E contro ogni aspettativa il campione più giovane risulta essere anche il più veloce! Complimenti ragazzo!»

esclamò Bagman con gioia. Per l'ultima volta nella giornata i cinque giudici espressero i loro voti e mentre la folla lentamente si disperdeva per tornare al castello, i quattro campioni entrarono nella tenda per farsi medicare; passando vidi Ron fuori ad aspettare, gli rivolsi un sorriso, speravo capisse che mi stavo complimentando con lui per la scelta di riconciliazione che avesse fatto.

«Vieni Emy?»

Nigel mi tese la mano.

«Subito»

Annuì rivolgendogli un sorriso e prendendo la sua mano per incamminarmi con lui verso il castello.

Rientrata in Sala Comune non mi aspettavo di trovarla così piena di cibo quanto un banchetto di halloween, opera di Fred e George anche se esibivano la faccia più innocentemente falsa che riuscivano a fare; mentre tutti bevevano e si abbuffavano, Hermione chiedeva delle informazioni sulle cucine ai gemelli, colta qualche parola espressi anche io la mia:

«Gli elfi domestici sono molto simpatici al contrario degli Yumboes che rubano il cibo, è giusto che qualcuno voglia proteggerli, approvo quello che fai Hermione»

Le dissi mentre giocavo con le piume che Neville trasformato in canarino dalle merendine di Fred e George aveva perso.

«Ehm, grazie?»

Rispose la riccia con poca convinzione.

«Si, Emily, ma non si può scendere in cucina con cartelli di protesta con su scritto: “Non siete obbligati a lavorare, siete liberi” capisci?»

Cerco di farmi ragionare Fred.

«Oh, non è quello che ho detto di fare, l'importante è sempre essere gentili.»

«Va bene bimba ma ora a nanna, è tardi»

George mi prese in giro, incrociai le braccia facendogli la linguaccia ma poi mi alzai dando la buonanotte a tutti, non perché me lo avesse detto lui ma ero davvero stanca.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Ballo a modo mio ***


Dicembre era tornato e con lui il ricordo dell'anno scorso; faceva sempre freddo, ma oltre a quello della temperatura vi era anche una certa agitazione che raggelava il sangue, nevicava mentre imbacuccata con maglione e sciarpa della casa, in modo da resistere ai gelidi spifferi nei corridoi, mi incamminavo verso la prossima lezione. La mia stagione preferita è l'estate, non solo perché ci sono nata ma il sole è caldo, le giornate sono più lunghe. Non disdegno affatto la neve però è bellissima quando viene giù lenta, fai i pupazzi le lotte a palle di neve! Con il freddo però non potevo passare più tanto tempo fuori con Kimiko e Bob, perciò rimanevo molto spesso dentro con Nigel, non che la cosa mi dispiacesse anzi, stavamo quasi sempre insieme, è un amico fantastico! C'è una cosa però di cui non gli parlo mai: la mia cotta per Fred…. Ho paura a confessare, potrebbe rimanerci male e non parlarmi più, perché credo un po' di piacergli... un pochino mi piace anche lui, ma è solo quel bene che si vuole ad un amico... mi piace proprio perché con lui posso parlare di tutto! Tranne appunto dei miei sentimenti; mi domando anche se lui l'abbia capito o no il mio non interesse... eppure eccolo li, sempre pronto a farmi sorridere e a darmi parole di conforto o a rimettermi con i piedi per terra se necessario.

«Attenta, Emy! Il tuo scarafaggio sta scappando!»

La voce del ragazzo mi riportò alla realtà, agitai la bacchetta cambiando subito la forma dell'insetto in un bottone appena in tempo prima che mettesse le sue zampette fuori dal bordo del banco.

«Molto bene, signorina Lovegood»

Si complimentò con me la professoressa McGranitt con un minuscolo sorriso.

«Ora, se posso avere la vostra attenzione...»

e iniziò a passeggiare avanti e indietro nell'aula, tutti gli sguardi era concentrati su di lei anche se qualche bottone con le zampette tentava ancora di scappare.

«Per tradizione, in ogni Torneo Tre Maghi, durante la sera di Natale avviene il Ballo del Ceppo, una serata danzante per l'appunto. Alle danze potranno partecipare solo gli studenti dal quarto anno in su, eccezione fatta a chi viene invitato da uno studente più grande, vi chiedo perciò in quella serata di non girovagare per la scuola, restate nella vostra Sala di ritrovo o sarò costretta a mettervi in punizione! Eccezione numero due, chiunque vorrà tornare a casa per le vacanze sarà esonerato.»

Già dalle prime parole della professoressa avevo iniziato a sognare ad occhi aperti con il viso appoggiato sulle mani: io e Fred che scivolavamo sulle note di una canzone romantica, ma con la seconda parte del discorso, il sogno andò in pezzi! Io e il gemello ultimamente non eravamo nemmeno in quel bel rapporto da finire insieme ad un ballo, a malapena ci parlavamo, figurati passare una serata insieme...

«Sai, Emi, se fossimo più grandi, ti avrei chiesto di venire al ballo con me»

Mi confessò timidamente Nigel mentre uscivamo nel corridoio dopo il suono della campanella, gli sorrisi, trovavo la sua frase molto dolce.

«Che carino»

Gli rivolsi un sorriso allargato.

«Vado a cercare Luna, ci vediamo più tardi in Sala Comune!»

Lo salutai saltellandomene via. Luna non temeva l'inverno e fra la neve sembrava un angelo, la trovai fuori nel parco, alle prese con una grossa palla di neve intenta ad iniziare la costruzione di un pupazzo; eccitata corsi verso di lei, ma scivolai e atterrai proprio ai suoi piedi.

«Oh, ciao piccolina»

Mi salutò lei colta alla sprovvista.

«Ciao sorellina, sorpresa!»

Risi prendendo la mano che mi porgeva per rialzarmi.

«Posso giocare con te?»

Indicai il pupazzo.

«Certo tesoro! Non devi nemmeno chiedere! Va tutto bene? Sei preoccupata per qualcosa?»

Luna possedeva quella magia di capirmi anche solo da uno sguardo, proprio come faceva la mamma, ma del resto, facevo sempre così: quando avevo un problema andavo a parlarne con lei. Con i guanti rosa e mentre modellavo la pancia del pupazzo le domandai:

«Hanno parlato anche a voi del Ballo del Ceppo?»

Lei allargò di più gli occhi, capendo esattamente dove volevo andare a parare mentre cercava qualcosa nella borsa.

«Oh, si, proprio poche ore fa, sono sicura che i Nargilli lo riempiranno di vischio»

Sorrise con aria sognante.

«Già, mi piacerebbe proprio vederlo... peccato però, che non potremmo andarci»

Me la presi con il bastone di legno che mia sorella mi aveva dato in mano, anche se quei poveri rametti non mi avevano fatto niente. Luna assunse un'espressione furba ma quando rialzai la testa per guardarla cambiò di nuovo faccia.

«Ti arrendi troppo presto piccolina, non è da te»

Ridacchiò. Che cosa aveva in mente?

«Non è questo... è solo che... »

Balbettai confusa.

«È vero, non hai ancora ricevuto un invito, ma questo non vuol dire che non ne arriverà nessuno»

Tentò di rassicurarmi lei.

«Nessuno vorrebbe portare me ad un ballo, Nigel me lo ha chiesto ma non conta perché siamo piccoli!»

Mi rialzai dalla mia posizione seduta a gambe incrociate per incastrare il braccio di legno nella palla di neve centrale.

«Non ci resta che aspettare e vedere come andrà, chissà potresti anche rimanere sorpresa»

E mentre mi sistemava meglio la sciarpa, aggiunse un'altra cosa:

«L'importante è essere sempre sé stessi»

Mi lasciò anche un bacio sulla fronte prima di rientrare nel castello insieme a me. Nelle due settimane successive, le ultime di lezione prima delle vacanze, vi era un gran fermento; non solo perché molti degli studenti che di solito tornavano a casa, avevano deciso di rimanere, ma anche perché molte ragazze giravano in gruppo ed emettevano continuamente risatine per farsi notare dai ragazzi.

«C'è più ferormone in giro oggi che a San Valentino»

Sentì dire da una ragazza del settimo anno dei Corvonero alla sua amica. Nel cortile della fontana trovai Bob e Kimiko intenti a parlare, tirai per la tunica Nigel e correndo li raggiungemmo.

«Ciao amici, come state?»

Kimiko mi abbracciò felice di vedermi.

«Emi-chan! Io ha fatto proprio adesso battuta a Bob dicendo che mi sarebbe piaciuto invitare te a ballo! E lui ride mi dice che voleva invitare me!»

E ora ridevamo tutti e quattro. Le risate si spensero di colpo quando sussurrando, Nigel mi fece notare una cosa:

«Emi, non è Marylin quella ragazza laggiù?»

Il suo ricordo spalancò violentemente le porte come l'inverno; non pensavo a lei da mesi ormai nonostante mi fosse impossibile non notarla proprio perché dormivamo nella stessa stanza... Rimanemmo a fissarla per qualche minuto incuriositi soprattutto dal suo sguardo stranamente tranquillo e rilassato, era persino arrossita. La ragazza Serpeverde accanto a lei la teneva a braccetto e il ragazzo di fronte a loro più alto, quindi presumo più grande, le stava parlando.

«Mi piacerebbe tanto sapere che si stanno dicendo»

Si chiese Bob.

«Voglio scoprirlo, sopratutto se ti stanno prendendo in giro Emi!»

Affermò Nigel sospettoso, tentai di fermarlo dicendogli che non sarebbe stata una cosa molto educata ma lui senza voler sentire obiezioni andò di soppiatto sotto il muretto ad ascoltare.

«Mi piacerebbe se ci frequentassimo di più, rimani con me. Alfred ha giurato a Wave di tenerti sempre al sicuro»

Disse la biondina stringendo di più il braccio di Mary.

«Alice ha ragione.»

Confermò lui.

«Davvero conoscevate mia sorella?»

Chiese timidamente la moretta, entrambi i ragazzi annuirono.

«Ehi Breezer! Cerca di tenere poche confidenze con le Grifondoro!»

Gli urlò un compagno di casa.

«Sei tu che dovresti tenere la tua viscida umanità lontano da lei!»

Rispose lui di rimando.

«Alfred! Zitto!»

Lo rimproverò la sorella. Nigel sgattaiolò via tornando da noi con sguardo perplesso.

«Che è successo?»

Gli chiese Bob confuso.

«Hanno un modo di parlare molto strano... come se non fossero umani. Ma tu lo sapevi che Marylin ha una sorella?»

Si voltò verso di me.

«No... non me l'ha mai detto... ma loro chi sono?»

Incalzai curiosa.

«Lui è Alfred e lei Alice Breezer, prima di andarmene lui ha invitato Mary al ballo»

Sbattei le palpebre confusa, come mai stava succedendo tutto così in fretta e soprattutto dal nulla? C'era sicuramente qualcosa sotto...

«Breezer hai detto?»

Intervenne Bob, Nigel annuì.

«C'è una storia insolita sul loro conto... sono fratello e sorella freddi come il ghiaccio, lei dal faccino dolce e quella ciocca di capelli rosa, bella come un angelo ma tagliente come una lama. E lui, protettivo ed ossessivo, lo rispettano ma nessuno si mette contro di lui, anche se quella ciocca blu in testa è abbastanza ridicolo».

Ci narrò il moro, io e Kimiko non riuscimmo a trattenere una risata che facemmo passare come sbuffo.

«Ma chi ha detto te tutte queste cose? Magari loro coppia simpatica»

Domandò Kimiko confusa.

«Sono voci, Kimi... non posso dirti se siano vere o meno, spero solo trattino bene la tua ex amica Emily, ancora non ho capito perché avete litigato però...»

Bob si rigirò verso di me dubbioso.

«Più ci penso e più sono convinta di quanto la cosa sia irreale... Credevo che tra migliori amiche non ci fossero segreti ma mi sbagliavo, spesso inventava scuse assurde, vi ricordate alla fine dell'anno scorso quando vi dicevo che aveva paura dell'acqua? E invece l'ho beccata asciugarsi con un asciugamano uscita dal Lago Nero... strano non trovate?»

Riassumetti in breve, e si, così me l'ero presa nonostante il motivo fosse davvero stupido ad orecchie esterne. Mentre il cielo si scuriva salutammo i nostri preziosi amici, rientrando noi due soli in Sala Comune, davanti al ritratto, fra tutti gli studenti che potevamo capitarci, incrociammo proprio Mary di ritorno dalla Guferia, lo capì da una piuma sulla sua spalla.

«Ciao... prego»

Nigel galantemente la fece passare avanti, lei ringraziò solo con la testa come se avesse perso la parola, il rossiccio poi mi guardò, alzai le spalle, ero confusa non capivo proprio Mary sembrava vergognarsi. Le poltrone grandi vicino al camino erano state già occupate da Hermione e Harry intenti a leggere due libri di argomenti diversi, Ron a terra accanto al tavolino concentrato nel fare una torre con le carte e le due giocatrici di Quidditch Angelina e Alicia parlavano in un angolo fra di loro, indicai a Nigel due sedie e il tavolo accanto alla finestra, ci saremmo messi a fare un po' di compiti prima di andare a letto. Con un'aria innocente e fra le mani una pergamena i gemelli Weasley attraversarono il buco del ritratto avvicinandosi al loro fratello minore per chiedergli un favore; con la coda dell'occhio mi concessi un po' di distrazione per osservare Fred. Mi mancava quello che avevamo vissuto la scorsa estate, dall'inizio dell'anno scolastico sembrava aver scordato tutto e non mi trattava più come quel giorno, iniziò a venirmi il dubbio che fosse stato così gentile solo perché era il mio compleanno...

«Angelina! Vieni al ballo con me?»

Quelle parole furono come un sasso lanciato contro uno specchio successivamente ridotto in frantumi e io ero lo specchio. Sapevo perfettamente chi era stato a pronunciarle e nonostante non fossi girata nella sua direzione capì che era stato Fred a parlare; avevo sempre ammirato Angelina per come giocava a Quidditch ma dopo il suo “Si, ok!” ora sentivo di non provare più quel sentimento, anzi non sentivo di provarne nessuno, ero completamente vuota, come un guscio senza tartaruga. Ma forse stavo solo esagerando, alla fine non era successo niente no? Infondo il ragazzo che mi piaceva così tanto aveva invitato un'altra ad un ballo e magari lui amava lei e lei lui e poi la notte al chiaro di luna si sarebbero baciati, tutti i miei tentativi erano solo falliti!

Farfugliai qualcosa che nemmeno io riuscì a comprendere.

«Cosa?»

Nigel alzò la testa confuso, poi guardandomi meglio esclamò preoccupata:

«Emy? Ti senti bene? Sei più pallida del solito...»

Ed era tanto dire considerando il fatto che solitamente il mio colorito felice era roseo.

«Oh... mi si è macchiata la gonna di inchiostro...»

Me ne accorsi solo quando mi alzai, la boccetta di inchiostro dove intingevo la piuma era caduta facendo un gran fracasso facendo voltare alcune persone nella mia direzione, gemelli compresi

«Che sbadata... vado a cambiarmi...»

Gli occhi lucidi sotto pressione, mi stavano fissando in troppi, mi voltai in fretta facendo le scale di corsa cercando di nascondermi in camera nel minor tempo, dopo essermi chiusa la porta alle spalle crollai seduta sul pavimento scoppiando a piangere. La mattina dopo mi svegliai di soprassalto come se avessi appena avuto un incubo, la luce di un sabato che avrebbe preceduto le due settimane prima delle vacanze di Natale, entrava delicato attraverso la finestra, solo dopo guardandomi mi resi conto di essere ancora vestita con la divisa. Approfittando del fatto che le mie compagne dormissero ancora, misi ciò che avevo addosso nel sacco bianco diretto alla lavanderia, sicuramente gli elfi domestici sarebbero passati a breve. Una controllata fuori dalla finestra per capire un minimo il tempo e la decisione successiva di infilare pantaloni pensanti, stivaletti rosa, maglione rosso e cappellino con pompon. Nonostante la Sala Comune fosse leggermente più affollata del solito nessuno mi rivolse saluti o altro, questo mi permise di sgattaiolare tranquillamente senza nessuna parola tranne che fuori dal buco del ritratto nel corridoio incrociai proprio George seguito a ruota dal gemello.

«Oh, buongiorno Emily»

Mi salutò lui, un tuffo al cuore che si spezzò di nuovo nel sentire il suo profumo.

«Salve...»

Sorridevo, ma i miei occhi mi tradirono, si fecero lucidi.

«Buona giornata...»

Abbassai lo sguardo affrettandomi ad andar via da lì, lasciandoli a guardandosi confusi.

«Ma... stava piangendo?»

Fred era visibilmente stupito ma non assunse nessuna aria colpevole di certo non sapeva di essere lui la causa di quelle lacrime.

«Chi può dirlo, non l'ho mai vista piangere»

George alzò le spalle e come se niente fosse rientrarono nella sala per riprendere i loro affari. Ero andata così di fretta da non rendermi nemmeno conto di essere già fuori, mi creai un solco con le scarpe nella neve facendo una strada fino alla cara vecchia quercia peccato fosse già occupata da...

«Luna!»

Mi gettai con poca grazia fra le sue braccia nascondendo la testa nell'incavo del suo collo. La bionda presa decisamente alla sprovvista e dopo aver recuperato fiato iniziò ad accarezzarmi la testa.

«Angioletto? Che ti è successo?»

Mugugnai qualcosa di molto simile a “Fred ha invitato un'altra ragazza al ballo” e sentì mia sorella ridacchiare, ero sicura però che non mi stesse prendendo in giro, difatti mi sollevò il viso e guardando i miei occhi arrossati disse semplicemente:

«Ma tesoro non puoi piangere, sta arrivando Natale!»

Mossi le labbra cercando di balbettare qualcosa mentre mi perdevo nei suoi occhi azzurri.

«N-Natale?»

Mi uscì soltanto e come se mi fosse arrivata addosso una secchiata d'acqua gelata rinsanì o come meglio dire cambiai umore così in fretta che sarei potuta benissimo passare per bipolare.

«NATALE!»

Iniziai a urlare e saltellare intorno a mia sorella come se fosse il mio totem, lei guardandomi rideva.

«Ora sei di nuovo tu»

Sorrise soddisfatta. La fine del quadrimestre portò con se una valanga di compiti e una nuova nevicata. Il ballo era sempre più vicino: Hermione, Ginny e Mary avevano tutte qualcuno con cui andare e persino Harry era riuscito ad accaparrarsi una compagna, l'avevo visto parlare con la ragazza indiana che stava sempre insieme ad un'altra bionda riccia e dal viso rotondo. Nessuno dei più grandi mi aveva considerata, non sapevo se fosse più per la mia età o per la mia pazzia. E a tutto questo riflettevo mentre disegnavo una F dentro un cuore con un legnetto nella neve. Sobbalzai spaventata e arrossì violentemente quando Ginny e Luna comparvero, tra loro era nato un bellissimo rapporto d'amicizia in questi tre anni frequentando anche molte lezioni insieme, la rossa poi difendeva sempre mia sorella dagli epiteti che le lanciavano gli altri e sicuramente avranno parlato delle loro cotte reciproche, Luna aveva capito che a Ginny piaceva Harry ma Ginny non sapeva ancora di quella giornata che avevamo passato con i suoi fratelli l'estate scorsa.

«Si, escono spesso ma di certo non dicono dove vanno, mamma ci tiene in casa per aiutarla con le faccende, quando siamo liberi però riusciamo a fare qualche partita a Quidditch»

Ci raccontò qualche aneddoto sulla sua famiglia.

«Nigel è tuo amico vero? Tiene molto a te e mi ha chiesto di controllare se dovevo portarti in infermeria quando...»

Sapevo cosa stava per dire quindi:

«Quando Fred ha invitato Angelina...»

Conclusi per lei.

«Io non lo sapevo, altrimenti avrei cercato di fermarlo»

Si scusò la rossa; Luna aveva ragione, Ginny era davvero una grande amica! È una persona dolcissima, altruista, sentivo un grande affetto crescere nei suoi confronti.

«Non devi preoccuparti per noi, se tu ti divertirai, noi saremo felici»

Le rispose mia sorella con un sorriso.

«Be' si, ma senza di voi mancherà qualcosa»

Tentò di insistere.

«Neville è molto carino»

Luna esprimette il suo pensiero cambiando argomento, annuì anch'io.

«Si, è vero, è sempre molto gentile»

Aggiunsi e passammo il resto di quel pomeriggio a chiacchierare. Nella settimana prima di Natale, passavo tutte le sere su un angolo del tavolo a svolgere i miei compiti, sola e taciturna, Nigel mi stava accanto ma non mi disturbava, rispettava la mia concentrazione. Ginny comodamente sulla poltrona ripassava Trasfigurazione e sopra di lei Fred e George discutevano ancora di affari dopo aver passato il tempo ad offrire merendine alla gente e farla trasformare in pulcini.

«Non ha la solita aria allegra vero?»

Notò ad un certo punto George guardando nella mia direzione costringendo anche Fred a voltarsi

«Si saranno lasciati»

Rispose lui parlando di me e Nigel come se fossimo fidanzati.

«Non sono mai stati insieme, le piace un altro ma lui le ha spezzato il cuore»

S'intromise Ginny con un tono di rimprovero.

«E chi è?»

Chiese Fred alzando un sopracciglio, segno di una punta di gelosia

«Oh, non sarò io a dirtelo. Buona fortuna a scoprirlo fratellone»

Ghignò la rossa lasciando i suoi fratelli a guardarsi confusi.

La mattina di Natale mi svegliai con la sensazione più strana mai avuta finora addosso: un misto di malinconia, avevo di nuovo sognato di ballare con Fred tutta la notte, e un'euforia incontrollata data la gioia di aprire i regali in fondo al letto. Delle cinque ragazze che eravamo di solito, quest'anno solo Romilda aveva scelto di tornare a casa, nessuno l'aveva invitata al ballo e così offesa aveva preso il treno l'ultimo venerdì sera. Marylin non era presente in stanza, veniva sempre molto tardi ed usciva sempre presto che è come se non dormisse nemmeno più nel suo letto, chissà forse se ne stava con la sua nuova amica come d'altronde ormai facevo anch'io... Scostai le tende lasciandomi invadere dalla luce solare e l'aria fredda della finestra leggermente aperta, emozionata mi avvicinai ai pacchetti iniziando a scartare il più piccolo: un pacchetto di api frizzole fresche di Mielandia. Nel secondo pacco un paio di scarpe rosse piene di brillantini da parte di Luna, senza nessun biglietto. Sbattei le palpebre più volte, che avrei dovuto farci? Il pacco più grosso da parte di papà mi distrasse da quel pensiero, una borsetta bombata gialla con un girasole sopra, ora finalmente sapevo dove mettere le cose quando indossavo gonne senza tasche! L'aria natalizia mi aveva restituito il buonumore nonostante il mio cuore si stringesse ogni volta che incrociavo Fred in Sala Comune o in Sala Grande, lui però non incrociava il mio sguardo e perciò non si accorgeva del male che in realtà provavo; consumai sia la colazione che il pranzo con tacchino e budino di Natale in assoluta tranquillità mentre ragazze più grandi se ne stavano a gruppetti per decidere quali accessori indossare quella sera. Decisi di fare una passeggiata e nei pressi del campo di allenamento m'imbattei nella famiglia Weasley, più Harry e Hermione in disparte, alle prese con una battaglia a palle di neve, i ricordi a quando l'anno scorso mi invitarono ad unirmi; procedetti avanti diretta al pupazzo di neve che io e Luna avevamo fatto qualche giorno fa per sistemarlo nel caso avesse perso qualche mucchio o togliergli un po' di neve dalla sciarpa. Dopo averlo reso ancora più bello presi con le mani l'estremità dei suoi rami iniziando a muovermi con dei volteggi e anche se lui non poteva muoversi stavamo ballando, ragazzi di Serpeverde passando mi additarono e risero così forte da attirare l'attenzione del gruppo di rossi.

«Ma che hanno da ridere?»

Chiese irritata Hermione voltandosi

«E' Emily... sta davvero ballando con un pupazzo di neve?»

Ron osservò nella mia direzione cercando di trattenersi dal ridere anche lui, Ginny lo colpì con una palla di neve in pieno orecchio

«Scommetto che quel pupazzo balla meglio di te»

La rossa fece ridere tutti

«E' stata molto gentile con me... mi dispiace sia sola proprio oggi»

Raccontò Harry quando le risate si spensero

«Non sarà sola vedrai, ora Fred va a farle compagnia»

Il gemello si girò confuso

«Perché proprio io?»

Ginny lo fissò con gli occhi stretti, Fred riconoscendo in quello sguardo quello severo della madre obbedì senza chiedere ulteriori spiegazioni. Con le mani nelle tasche del giubbotto il rosso affondò gli scarponcini nella neve venendo verso di me, nel bel mezzo di una giravolta lo notai sempre più vicino e nell'emozione del momento mi sbilanciai finendo addosso al mio pupazzo distruggendolo. Gli ultimi passi il ragazzo li fece di corsa e una volta raggiunta mi chiese se mi fossi fatta male aiutandomi anche a rialzarmi.

«Si è fatto più male lui»

Osservai rattristata il cumulo di neve

«Dimmi dove che ci mettiamo un po' di ghiaccio»

Alzai lo sguardo verso di lui un attimo spaesata poi scoppiai in una risata così fragorosa che a momenti cadevo di nuovo; una volta ripreso fiato gli chiesi gentilmente se mi aiutava a ricomporre il povero uomo nevoso malcapitato, nel rimettergli la sciarpa la grande mano di lui si ritrovò sulla mia proprio sopra la fredda neve, per interminabili secondi i nostri sguardi si incrociarono

«Senti Emy...»

Iniziò a dire lui, ritrassi la mano stringendomela al petto

«Buon divertimento con la tua dama stasera, sono sicura che sarete bellissimi»

Fred distolse per un attimo lo sguardo

«Io non volevo...»

Scossi la testa

«L'amore è una cosa troppo grande per una bambina...»

Lo guardai negli occhi, quei meravigliosi occhi castani, dentro mi sentivo sciogliere proprio come il mio amico di neve, Hermione intanto passò qualche metro da noi rientrando nel castello prima di tutti, a malincuore mi congedai da Fred dicendogli che i suoi amici lo aspettavano e che io sarei rientrata al caldo, non so esattamente cosa davvero voleva dirmi ma Angelina non meritava niente di tutto questo oggi, non le avrei rovinato la serata... Rientrata nella Sala Comune trovai un gruppetto dei più piccoli, i ragazzi di primo, secondo e terzo anno attorno alla professoressa McGranitt, la donna voleva comunicarci a noi non partecipanti al ballo che avremmo mangiato insieme a tutti gli altri e poi un Prefetto ci avrebbe riaccompagnato di nuovo nella Sala Comune dove dovevamo rimanere senza gironzolare per il castello, inoltre era obbligatorio un abito elegante, cosa che mentre salivo nel dormitorio pensavo di non avere e invece sul letto mi trovai un altro pacco che giurai di non aver visto stamattina. Presi fra le mani il biglietto allegato:

“Alla mia dolce sorellina, Scusa la mia assenza di oggi ma volevo che fosse tutto perfetto. Questo pensiero è per te, se lo indosserai assieme alle scarpe che ti ho consegnato stamattina, sarai la cometa natalizia che brillerà di più. Ti voglio tanto bene, a dopo! Luna”

Curiosa ed emozionata scartai il pacchetto: all'interno vi era un grazioso abito con le spalline e il corsetto rosa ricoperto di brillantini, tre balze che andavano a sfumare verso il rosso non eccessivamente svasata ma una piccola ruota ci sarebbe comunque uscita; accarezzai il tessuto emozionata, non pensavo di meritarmi tutto questo ma Luna è fantastica, mi ama davvero! Nella mezz'ora che precedeva le sette ci fu un autentico litigio per accaparrarsi lo specchio, nessuna fra Clarissa e l'amica di Romilda era stata invitata, ma insistevano sul fatto che la loro “bellezza“ quella sera non doveva andare sprecata, Mary non era in camera probabilmente Alice la voleva vestire personalmente. Indossato l'abito e calzate le scarpe rimaneva la parte sopra da sistemare, ripensando alle parole della professoressa McGranitt mentre provavamo le danze e mi esercitavo insieme a Nigel, quella sera era l'occasione giusta di sciogliere i capelli! Districai prima una treccia e poi l'altra sedendomi poi sul letto a pettinarmi mentre muovevo la testa a ritmo di una musichetta che proveniva da fuori, riaprendo gli occhi notai il dormitorio vuoto, di corsa afferrai la coroncina dorata sul comodino, me la sistemai al meglio sulla testa e corsi fuori. Impacciata scesi anche le scale, non ero abituata ad essere elegante e così scesi di saltellare per gli ultimi gradini a piedi uniti; qualcuno mi osservò nella Sala Comune piena di colori e quando Ginny mi si avvicinò per sistemarmi la piccola tiara sentì lo sguardo di Fred addosso.

«Emy sei bellissima!»

Nigel mi si avvicinò, era proprio carino nei suoi pantaloni, giacchetta nera e farfallino al collo.

«Anche se non posso invitarti al ballo... posso almeno invitarti a cena?»

Mi chiese timidamente, gli rivolsi un sorriso e in seguito una riverenza ed uscì con lui afferrandogli il braccio. Anche nella Sala d'Ingresso come nella Sala Comune era pieno di studenti vestiti con ogni sfumatura di colore! Mi guardai un po' in giro notando volti conosciuti qui e là: dai sotterranei uscivano Mary e i suoi accompagnatori, la ragazza vestita con un abito a sirena che sfumava dal lilla al viola, la chioma lunga e liscia su un lato, accanto a lei Alfred indossava un completo blu di Persia che faceva leggermente a botte con l'azzurro del ciuffo fra i suoi capelli, Alice invece aveva un lungo abito che si apriva come due ali, rosa chiaro sulla gonna e corpetto con spalline bombate e bianco all'interno, la faceva sembrare un buffo pinguino. Dal corridoio delle cucine in un semplice abito nero con farfallino giallo, Bob accompagnava Kimiko vestita di un meraviglioso kimono giallo sole con una fascia nera in vita. Quando il grande portone del castello si aprì per far entrare gli studenti stranieri osservai per diversi minuti la ragazza al braccio del cercatore bulgaro; Hermione aveva una leggiadria particolare, non sembrava a suo agio ma cercava in tutti i modi di essere il meno fuori luogo possibile. Cercai tra la folla Ron per vedere la sua reazione, egli aveva una faccia verde di invidia, un bellissimo vestito però, avrei ballato volentieri con lui solo per quel vestito. Fecero il loro ingresso anche i leggiadri studenti di Beauxbatons, al braccio del mio cuginetto di celeste vestito la giovane Gabrielle la sorella di Fleur, che bello erano riusciti ad andare al ballo insieme! Mentre la professoressa McGranitt chiamava a sé i campioni, poco prima delle otto, fecero entrare noi altri non partecipanti per prendere posto a tavola. Entrando rimasi letteralmente a bocca aperta! La Sala Grande era ricoperta ovunque di alberi di Natale pieni di cristallo, ghiaccio alle pareti e persino intorno alle lanterne appoggiate sopra ad ogni singolo tavolino dodecagono; il tempo per osservare ogni cosa era poco però, ci fecero sedere in fretta raggruppati per case, i campioni stavano per fare il loro ingresso. Ai lati del tappeto argentato chi avrebbe partecipato alle danze stava accogliendo le quattro coppie con un fragoroso applauso alla quale ci unimmo anche noi non partecipanti per educazione. Una volta sistemati tutti, i campioni con i giudici e presidi al più grande tavolo in mezzo alla Sala poteva cominciare il banchetto, solo che non c'era cibo sui tavoli e nemmeno nessuno che ce l'avrebbe portato, c'era solo un foglio sulla quale vi erano scritte tutte le pietanze... “Quindi basta solo scegliere” pensai.

«Pollo con patate»

Dissi osservando il piatto e quello che avevo richiesto comparve, con un sorriso e dopo aver aspettato che tutti i commensali si fossero serviti, inizia a cenare. Quando anche i dolci furono scomparsi dai piatti, il Preside Silente chiese a tutti di alzarsi ed imitarlo, i tavolini si spostarono lasciando lo spazio ad una pista argentata e un palco con batteria e altri strumenti, mentre ogni Prefetto richiamava i propri studenti sentì una voce sussurrarmi alle spalle:

«Mimi! Vieni qui presto!»

Luna nascosta sotto un tavolo muoveva la mano verso di me, indietreggiando cercando di non farmi notare la raggiunsi nascondendomi accanto a lei.

«Lulù, che ci facciamo qui?»

Sussurrai per non farci scoprire guardandola confusa

«Aspetta e vedrai»

Rimasi in silenzio, alla prima musica dolce e rilassante chiudemmo gli occhi godendoci la dolce melodia, appena il ritmo scoppiò diventando una musica più veloce e scatenata Luna mi afferrò una mano, ci buttammo nella mischia volteghiando come non mai. La magia si interruppe quando la McGranitt dopo aver fatto un giro di ricognizione urlò:

«Lovegood! Se non vi ritirate immediatamente nei vostri dormitori vi metterò in punizione!»

Ci sgridò, Silente ridacchiava divertito e molti si girarono verso di noi

«Suvvia Minerva, è Natale lascia che si divertano»

Ma il suo sguardo infuriato non lasciava trasparire eccezioni; in un primo momento sobbalzammo poi prendendoci per mano corremmo fuori dalla Sala Grande ridendo a crepapelle.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Prova bagnata ***


Fortunatamente la nostra fuga rapida ci aveva impedito di finire in punizione, ma cinque punti per aver disobbedito, il giorno dopo ci vennero comunque tolti; dopotutto sarebbe stato troppo facile farla franca... per la prima volta però qualcuno ci mostrò ammirazione con frasi tipo “Ma come vi è venuto in mente?” o “Mossa astuta” oppure “Nessuno ci aveva mai pensato, geniale”, persino Fred e George nel vederci scappare fra le risate avevano esclamato di aver perso un'occasione.                                                                           
A distanza di due mesi però non eravamo più noi le protagoniste dei pettegolezzi e più che scherzetti, ci trovavamo davanti a delle vere e proprie cattiverie: quella volta la vittima era Hagrid. Rita Skeeter, l'egocentrica inviata della Gazzetta del Profeta che strisciava nella scuola dall'inizio del Torneo Tre Maghi, aveva pubblicato un articolo che parlava delle sue Giganti origini, si Hagrid era un uomo più alto del normale ma mai avrei pensato che in realtà fosse quella creatura spietata della quale tante leggende parlavano... non ero ancora grande per assistere alle sue lezioni ma l'anno scorso ci avevo persino parlato più volte e non aveva affatto un orribile carattere, decisa ad offrigli il mio sostegno, un pomeriggio cercai Luna per andare insieme a lei a parlare con il guardiacaccia:

«Hagrid? Vedo le tende aperte so che ci sei!»

Bussai più volte alla grande porta con insistenza, il cane nero abbaiò subito ma il grande omone venne ad aprirci solo venti minuti dopo

«Emily... Luna... non mi aspettavo di vedervi...»                                                                                                   

La voce roca e un po' rotta, dopo essersi spostato per farci passare, tornò sulla sua poltrona, il grande volto nascosto in un fazzoletto grosso quanto un lenzuolo. Mi avvicinai con coraggio parlando per prima:

«Hagrid... guardaci, noi veniamo additate ogni giorno per le nostre stranezze, le parole di una cattiva signora non sono niente, ti conosciamo per come sei e ti vogliamo bene»

Grosse lacrime caddero dal suo faccione questa volta però erano di commozione

«Harry, Ron e Hermione sono stati qui qualche giorno fa a dirmi lo stesso...»

Singhiozzò, appoggiai una mano sul suo braccio

«Sono delle persone bellissime e grandi amici, dovresti dar retta a loro»

Luna si offrì gentilmente di preparare un tè per rincuorarci, dopo una lunga sorsata, Hagrid si asciugò le lacrime e indicando la credenza disse:

«Grazie mille, siete state così carine con me, guarda al primo piano Luna c'è una cosa che potrebbe piacerti, se non mi sbaglio fra poco è il tuo compleanno»

Luna arrossì imbarazzata, si vedeva che proprio non se l'aspettava, aprì delicatamente la grande vetrina e sul ripiano trovò una mezzaluna in legno con una stella poco sopra la punta, Hagrid l'aveva intagliata con le sue mani proprio come avrebbe fatto un grosso Babbo Natale... quando uscimmo da casa sua, aveva una faccia decisamente molto più contenta di quella di quando eravamo entrate.                                                                                      Nonostante fosse lunedì volevo trasformare quel 13 febbraio in qualcosa di speciale per Luna, e non solo perché era il suo compleanno ma perché lei aveva reso bellissimo il mio Natale e il mio compleanno la scorsa estate ovviamente, non potendo recarmi ancora ad Hogsmeade e quindi fuori dal castello dovevo ragionare in fretta su un posto bello ma non altrettanto affollato... prima di tutto però, avevo le lezioni da finire e queste mi avrebbero tolto almeno metà giornata. Approfittando del fatto che le ultime due ore di Pozioni si svolgessero nei sotterranei, al loro termine voltai a destra diretta alle cucine, avrei chiesto gentilmente agli elfi domestici due porzioni di budino, al posto di una torta, da mangiare insieme a mia sorella in un posticino speciale. Loro furono molto disponibili ad accontentarmi, ringraziandoli più e più volte uscì dalle cucine e con le coppette in mano, attenta a non farle cadere, girovagai nel parco di Hogwarts finché non trovai Luna nel giardino di Hagrid intenta a curiosare fra le zucche.

«Ciao mia dolce sorellina»

Luna si tirò su gli spettrocoli e mi guardò sorpresa, un dolce sorriso si aprì sul suo viso

«Ciao piccola, che cosa ti porta qui?»

Le mostrai le ciotole appoggiate sul grande masso e improvvisando un balletto incominciai a cantare:

«Un buon compleanno! A te? Si a te! Un buon compleanno, ma certo a te!»

Finì aprendo le braccia, Luna scoppiò a ridere decisamente divertita dalla sorpresa, si avvicinò per abbracciarmi

«Pulcino non dovevi»

Mi accarezzò una guancia teneramente

«Oh, io non ho fatto niente in realtà ma cerco di fare del mio meglio per te, come tu lo fai per me»

Sorrisi incrociando il suo sguardo

«Sei davvero il mio tesoro»

E mi aiutò a salire sulla roccia, si sedette accanto a me e ci mangiammo quel dolcetto noi due da sole come non stavamo da tanto tempo, parlando di lezioni, ricordando la serata di Natale e mi disse anche che dopo la seconda prova avrebbe scritto a papà per dirgli il risultato e tenerlo sempre aggiornato sul torneo dandogli così argomenti da pubblicare.

«Eccole! Le abbiamo trovate! È da un po' che vi cercavamo»

Distolta dal momento di relax nella quale tenevo la testa sulla spalla di Luna a coccolarci a vicenda, alzammo il viso entrambe verso la coppia di gemelli rossi che risalivano dal lago con una faccia soddisfatta e furba allo stesso tempo.

«Abbiamo fatto qualcosa di male?»

Chiese Luna timorosa, George rise

«Un angelo come te non potrebbe mai finire in punizione»

Le disse lui facendo il ruffiano, Fred ghignò

«Non eravamo ancora riusciti a complimentarci per quello che avete fatto a Natale! Persino io ne sono rimasto sorpreso»

Le braccia incrociate e lo sguardo compiaciuto

«La mia sorellina sperava di essere invitata al ballo da un ragazzo, ma lui ha scelto un'altra e così ho pensato che non doveva essere triste proprio a Natale»

La disarmante sincerità di Luna, a volte tagliente altre volte, come in questo caso, non venne colta. Arrossì sorridendo mentre loro si avvicinavano mettendosi uno dalla mia parte e l'altro a lato di Luna, timidamente girai il viso verso Fred, non eravamo così vicini da secoli ormai, i miei battiti cardiaci accelerati come sempre in sua presenza e quel profumo di pesca che mi catturava come un Incarceramus... e mentre George faceva il baciamano a Luna, Fred venne ancora più vicino al mio viso per sussurrarmi qualcosa nell'orecchio:

«Quel vestitino ti stava molto bene»

Rabbrividì stringendo un attimo gli occhi, non so perché avevo paura di quel contatto

«Angelina non sarebbe contenta di questo...»

Spezzai la romantica atmosfera, Fred cambiò espressione, abbassai lo sguardo. George e Luna era così naturali, ridevano, si sfioravano, sembravano proprio due innamorati mentre noi, più freddi di una lastra di ghiaccio sul Lago Nero a gennaio...

«Emy... Angelina non è niente per me, l'ho invitata al ballo solo perché è del mio anno»

“Bugiardo” pensai nell'immediato, a chi voleva darla a bere? Anche se, quelle parole sembravano sincere, che fosse questo che stava cercando di dirmi quel pomeriggio prima del ballo? Mi uscì una risata a sbuffo

«Fred non hai bisogno di mentirmi, non sono niente per te»

La verità schiaffata in faccia fa sempre male, e ora che eravamo soli, con Luna e George a pochi metri da noi, lui non aveva timore a sfogarsi

«Sei molto di più di quel che credi»

Perché non la smetteva? Perché continuava a mentire? A prendermi in giro!

«Si, sono come Ginny, una sorella! Be'... NON E' QUELLO CHE VOGLIO ESSERE!»

L'ultima parte della frase mi uscì con un tono più alto di quello che volevo, senza volerlo gli urlai contro tutto il mio sfogo, arrossendo e pentendomene subito dopo, nascosi il viso nelle braccia rannicchiandomi in me stessa per non mostrami nuovamente in lacrime, lui rimase a bocca leggermente aperta fissandomi per parecchi minuti prima di avvolgermi in un abbraccio che mi fece da guscio, nel silenzio vi erano solo i battiti del cuore, più forti nel sentirlo così vicino e nel sentirli il suo sguardo rimase vacuo...

«Emi io non credevo che...»

sussurrò lui pienamente sorpreso e appena allentò leggermente la presa fuggì allontanandomi prima di qualche passo e poi di più urlando da lontano:

«Dimentica tutto! Dimentica tutto quello che hai sentito, ti prego!»

Senza più voltarmi cominciai a correre verso il castello, Luna confusa vide solo la mia sagoma fuggire e scusandosi con George mi corse dietro perché il dovere di una sorella imponeva questo. Il gemello confuso si avvicinò a Fred:

«Freddie che...?»

Il rosso con lo sguardo ancora imbambolato rispose:

«Georgie... credo di piacere a Emily... e l'ho trattata malissimo dall'inizio dell'anno, mi sento davvero un pezzo di sterco di drago»

Strinse un pugno in collera con se stesso, George ridacchiò

«Ti starai sbagliando fratello, è troppo piccola per queste cose sarà una cosa passeggera, su andiamo dobbiamo ancora preparare le schede per il torneo!»

Gli diede una pacca sulla spalla e s'incamminò avanti precedendolo, lasciandolo momentaneamente a combattere con i suoi pensieri.                                Nella settimana successiva in attesa della seconda prova, Fred preso dalle sue scommesse sui campioni fortunatamente si dimenticò di quel nostro momento, complice anche il fatto che cercavo di tenermi il più possibile lontano da lui, non volevo più soffrire né illudermi troppo che realmente qualcosa stesse accadendo... Luna mi era stata accanto tutto il tempo e si era complimentata con me per aver avuto il coraggio di affrontare una situazione del genere senza nascondere più i miei sentimenti, mi disse che avevo dimostrato il mio valore e un po' mi invidiava perché lei non riusciva ad aprirsi allo stesso modo con George;

«Non ci credo! Sembrate così naturali, semplici, andate tanto d'accordo»

Le confessai con ammirazione, lei sorrise leggermente in imbarazzo

«io sono sempre agitata, impacciata, una frana!»

Continuai e ridevamo ancora, sul fatto che ci invidiassimo a vicenda, quel venerdì mattina mentre ci incamminavamo verso il Lago Nero senza considerare chi vedendoci ridere, diceva che era tutto normale, eravamo matte. I sedili degli spalti che ci avevano ospitato intorno al recinto dei draghi, per quella volta furono messi intorno alla riva. Mentre cercavamo due posti nella tifoseria di Potter, curiosai in giro: vicino ad un tavolo dorato che supposi essere fu quello dei giudici, i due campioni stranieri più il nostro attendevano lo scoccare dell'ora. Ma Harry dov'era finito? Fortunatamente a dieci minuti dall'inizio arrivò di corsa dal castello, con il fiato corto e si scusò con i Presidi.

«Molto bene! Ora che tutti i nostri campioni sono presenti, la seconda prova può avere inizio! I nostri baldi giovani e la nostra donzella dovranno immergersi nelle fredde acque del lago e sottrarre dalle grinfie del popolo marino un tesoro prezioso per ciascuno di loro, buona fortuna a tutti!»

Annunciò Bagman con entusiasmo e quando fischiò tutti e quattro i concorrenti spogliati degli abiti pesanti, camminarono lentamente nell'acqua fino ad arrivare ad un certo punto e una volta tuffatosi fino ai piedi non sapemmo né vedemmo più nulla.... Nel silenzio più totale tirava solo il vento freddo di un inverno non ancora finito, osservavo la superficie dell'acqua in attesa di cogliere anche un solo minimo movimento o una testa che risaliva... Fred e George tanto per fare qualcosa, giravano fra gli spalti con una scatola fra le mani, probabilmente stavano raccogliendo le varie scommesse su chi sarebbe salito per primo, nella tifoseria dei Tassorosso sia Kimiko che Bob erano molto taciturni, chissà se erano preoccupati per il loro campione o semplicemente annoiati. Nigel era qualche fila più in là che mi osservava, lo salutai con la mano sorridendo e lui ricambiò, Mary come al solito era scomparsa, tutto ciò era sempre più misterioso. Dopo appena venti minuti vedemmo Fleur trascinata a riva da alcuni maghi soccorritori, aveva la veste strappata e diversi tagli su braccia e viso, mentre Andrew negli spalti francesi osservava l'acqua timoroso per la sua amichetta Gabrielle, Madame Maxime si precipitava a passi grossi dalla sua allieva nella tenda di Madama Chips. Ma dopo questo piccolo momento di suspense non accadde più nulla. Un boato esplose dalla zona giallo nera quando Cedric Diggory riaffiorò bagnato trascinando con sé una ragazza cinesina di Corvonero, piedi che sbattevano, mani che applaudivano, urla, fischi, erano letteralmente impazziti. Dopo di loro, fu il turno dei bulgari di sfogarsi con urla e chiasso più che potevano e mentre la testa di Krum tornava normale, si era mezzo trasfigurato in uno squalo, Hermione nuotava accanto a lui verso la riva. L'ora era ormai scoccata da due minuti e ancora non si vedeva traccia di Harry... quando una figura sfiorò la superficie dell'acqua, in ogni tribuna esplose un gran baccano: il ragazzo aveva riportato su sia Ron che Gabrielle e insieme al rosso, dopo una breve discussione, aiutava la bimba a nuotare fino a riva. Applaudendo le gesta del giovane sopravvissuto insieme a tutti gli altri osservai come il ragazzo veniva ricoperto da una coperta, gli veniva offerta una pozione calda e curate le ferite da una Madama Chips piuttosto irriverente e apprensiva che si assicurava che anche tutti gli altri stessero bene. Andrew con un sorriso rincuorato restava educatamente composto accanto alla sua Preside, Madame Maxime con un braccio teneva buona Fleur in lotta, la ragazza voleva correre dalla sorellina per assicurarsi che ella stesse bene.

«Ehi piccola, guarda laggiù»

Luna mi indicò l'acqua, girai la testa nella direzione che mi stavo indicando, sulla riva accanto al professor Silente c'era una vera sirena che parlava con lui in tutta tranquillità, non sapevo che il Preside conoscesse la loro lingua.

«Ma è una sirena vera! Avevo ragione esistono! Pensi che possiamo diventare sua amica?»

Chiesi a Luna con occhi brillanti, lei sorrise e per non deludermi mi disse:

«Ci possiamo provare, dovremmo portarle un regalo però sarebbe scortese presentarsi senza»

Annuì facendomi pensierosa

«Chissà che cosa piace alle sirene...»

Pensai a voce alta ma l'annuncio dei risultati della prova mi distrasse completamente: Fleur aveva ottenuto il punteggio più basso ma non per colpa sua, si coccolava la sorellina mentre sorrideva grata per aver ottenuto almeno qualche punto. Sopra di lei il bulgaro Krum con dei punti sottratti probabilmente per la trasfigurazione non completa; Hogwarts al primo posto con entrambi i suoi campioni, Cedric per essere uscito per primo e Harry per il suo atto di coraggio nel voler salvare non solo Ron ma anche l'altro ostaggio, un gran esempio di tempra morale insomma. Ludo Bagman annunciò infine che per l'ultima prova i campioni avrebbero potuto riposare “tranquillamente” fino al 24 giugno, notai qualcuno tirare un sospiro di sollievo, altri sorridevano e qualcuno applaudiva ancora. Una volta congedati, a gruppi facemmo ritorno al castello, avevamo tutti bisogno di scaldarci e le rispettive case di Grifondoro e Tassorosso sicuramente volevano festeggiare il loro campione.
Come avviene solitamente per tutte le feste in Sala Comune, Fred e George fanno scorte di ogni ben di viveri che offrono generosamente a tutti quanti, ognuno di loro ringrazia e alza i calici per complimentarsi con Harry. E a proposito di Harry, fu proprio lui ad avvicinarsi a me ad un certo punto quella sera:

«Ciao Emily»

Mi svoltai verso di lui spostando una treccia dalla faccia, gli rivolsi un gran sorriso felice che fosse venuto a rivolgermi la parola

«Buonasera Harry, congratulazioni sei stato proprio in gamba»

E alzai il bicchiere con il succo congratulandomi

«Ti ringrazio anche se poteva andare meglio... ricordi la tua amica Marylin?»

Mi domandò, strinsi il bicchiere con due mani guardando il ragazzo con uno sguardo leggermente ansioso

«Si...»

Sussurrai aspettando il resto

«Ecco... non ci crederai ma... era a guardia dei tesori sotto il Lago, credo mi abbia riconosciuto perché si è coperta il viso con i capelli lunghi e si è allontanata nuotando il più in fretta possibile»

Sgranai gli occhi più del solito, sorpresa da quella rivelazione che una volta avevo solo ipotizzato scherzosamente e altre volte mai immaginato

«Mary... una sirena?»

Sussurrai, suonava così surreale la cosa che anche a dirlo faceva strano, Harry annuì anche lui confuso, si scusò per avermi rivelato quella cosa temendo che mi avesse molto sconvolta, invece lo ringraziai, ora sapevo la vera natura di quella ragazza e il suo perché inventarsi tutte quelle bugie... rimasi per qualche minuto in silenzio stretta in me stessa dopo che lui se ne andò richiamato da Ron, Nigel mi si avvicinò silenziosamente chiedendomi cosa avessi

«Harry mi ha appena raccontato una cosa...»

E la dissi anche a lui, era il mio migliore amico infondo doveva sapere e come previsto ne rimase scioccato quanto me;

«Ma perché non dirti la verità? Eri l'unica persona che la trattava bene»

Mi disse ancora incredulo

«Non lo so... solo ora mi rendo conto che forse, ci sono tante ragioni diverse per tante cose...»

Inaspettatamente dal nulla, Nigel un pochino più alto di me, si chinò per sfiorarmi la guancia con le labbra, rabbrividì e rimasi un attimo immobile colta alla sprovvista, mi girai a guardarlo confusa chiedendomi il perché

«Ci sono tante ragioni diverse per tante cose»

Ripeté lui ritenendola la frase giusta per il momento giusto

«dormici sopra, domani ci penseremo»

E mi fece l'occhiolino augurandomi la buonanotte.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Cambiamenti: positivi o negativi? ***


La rimessa delle barche era forse il luogo più solitario e silenzioso della scuola; ammettiamolo perché qualcuno avrebbe dovuto andarci? Le piccole imbarcazioni incantate venivano sempre mosse a comando ed era quasi impossibile fuggire su una di esse senza sapere l'incanto corretto. Eppure questo luogo era il perfetto rifugio per una certa sirenetta di nostra conoscenza. Ebbene si, ora sapete dove si nascondeva Marylin ogni volta che pensavo fosse invisibile o scomparsa; su un lato delle banchine vi erano degli scalini, dove solitamente la giovane dai lunghi capelli corvini amava bagnarsi i piedi e vederli mutare nella coda viola brillante muovendola poi su e giù. Quel giorno però, il sabato successivo alla seconda prova, la ragazza tremava, aveva paura ripensando a ciò che le era successo, i due pinguini che di solito nuotavano con lei le si avvicinarono ritrasformandosi in persone e Alice parlò per prima:

«Pesciolina che cosa ti è successo? Sei scappata via come una forte corrente oceanica!»

Domandò lei guardandola preoccupata

«C'è qualcuno che vuole essere picchiato?»

La voce e l'espressione di Alfred si fecero nervose determinato a proteggere la sua ormai fidanzata da dopo il ballo del Ceppo.

«Pingu, lasciala parlare»

Lo rimprovera Alice con il nomignolo che gli ha sempre dato fin da piccoli , Mary dopo aver deglutito riesce finalmente a proferir parola:

«Ha... Harry Potter mi ha vista... sotto il Lago, durante la seconda prova...»

Nel panico tremava ancora ma non dal freddo

«sicuramente l'avrà detto a Emily... una delle mie compagne di dormitorio... i-io non ce la faccio... ho paura a tornare in quella Sala!»

Mary si portò le mani agli occhi sfogandosi in un pianto che probabilmente si teneva dentro da parecchio tempo, Alice si affrettò ad avvolgerla fra le braccia, pensierosa e preoccupata guardò negli occhi suo fratello e lui affermò più convinto che mai:

«Pippi andiamo da Silente».

Marylin sollevò appena la testa guardando confusa prima lei e poi lui

«Cos- perché?»

Aveva ancora paura, paura di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, continuava a spostare lo sguardo da uno all'altra come se stesse seguendo il Boccino d'oro.

«Vedi Mavy... è una cosa alla quale io e Pingu stavamo pensando da un po', vorremmo che tu venissi nella nostra Sala Comune»

Le spiegò Alice perforandola con quegli occhi di ghiaccio come se stesse cercando di incantarla solo con lo sguardo

«Ma, ma è impossibile!»

Mugolò Marylin infrangendo ogni speranza, Alfred le fece l'occhiolino

«Non per noi conchiglia, su andiamo»

Entrambi i Breezer aiutarono Mary a sollevarsi, con un incantesimo lui le asciugò le gambe e tenendola entrambi a braccetto risalirono ogni singolo scalino verso il cortile del viadotto. Prima di avere un colloquio con il Preside però, era giusto dover informare anche la direttrice della Casa di Grifondoro, la professoressa Minerva McGranitt! Il trio marino si incamminò verso il cortile di Trasfigurazione e di conseguenza nell'ufficio della vicepreside, Alfred che era il più alto schiarendosi la gola, una volta avvicinatosi alla cattedra, parlò per primo:

«Mi scusi il disturbo professoressa... vorremmo parlare con il professor Silente... è una questione piuttosto avversa...»

Passò direttamente al punto senza troppe cerimonie, Minerva si abbassò gli occhialini da lettura, guardò Marylin fra i due e sussultò leggermente

«Cosa è accaduto alla signorina Waterly?»

Domandò preoccupata, Marylin era piuttosto pallida e teneva lo sguardo basso in preda al timore

«Shock emotivo temo... il fatto è che- »

Un po' impacciata Alice iniziò a raccontare il motivo per la quale erano lì, la McGranitt si strinse nelle spalle, si levò in tutta la sua compostezza e disse loro:

«Questa è una faccenda molto seria signorina Breezer, richiede una serie di azioni non ordinarie, soprattutto in questo specifico caso dobbiamo consultare il Preside... Vogliate seguirmi?»

E con un eleganza senza pari precedette i tre ragazzi facendo loro strada. I tre giovani risalirono le scalinate fino al secondo piano nel più completo silenzio, nel timore che se anche avessero aggiunto qualcosa fra di loro, sarebbe potuto risultare compromettente.

Il gargoyle a guardia della porta si spostò appena la professoressa disse la parola d'ordine e sempre davanti ai suoi alunni fece qualche passo fino alla porta dove bussò con energia. Ottenuto il permesso di entrare e superato il ciglio, la donna guardò i ragazzi:

«Aspettatemi un attimo qui, per favore»

E salì i pochi scalini fino alla cattedra del Preside.

«Perdona la nostra intrusione Albus, ma questi giovani hanno un argomento piuttosto serio che ritengo sia il caso venga esposto alla tua attenzione»

Fece segno ai tre di avvicinarsi, Albus Silente spostò lo sguardo oltre la professoressa McGranitt, il suo sguardo mutò in preoccupazione una volta visto l'aspetto non molto lucido di Marylin e dopo che Alfred espose i fatti, egli alzò una mano per interromperlo.

«Ritengo che le sue motivazioni siano più che esplicative signor Breezer tuttavia, vorrei ascoltare direttamente la signorina Waterly se non le dispiace»

Disse l'uomo dalla lunga barba senza toni di rimprovero, semplicemente calmo e rilassato, Alfred abbassando la testa in segno di rispetto e indietreggiò.

«I-io non voglio abusare ulteriormente della sua negligenza Signore, lei è stato già così magnanimo da concedermi un passaggio sotto il Lago per raggiungere casa mia che mi sembra troppo pretendere altro da lei...»

Buttò fuori Marylin tutto d'un fiato timorosa di subirsi una sgridata

«Non temere signorina Waterly dimmi pure cosa ti affligge»

La confortò il Preside, era nel suo carattere far sentire le persone a proprio agio, prendendo il respiro Mary continuò:

«La mia condizione di mezza sirena con la crescita si sta complicando... spesso sento dei dolori improvvisi alla gamba e se non corro al più presto in una fonte d'acqua non so cosa potrebbe accadermi... ho una paura terribile che qualcuno mi possa vedere e scoprire il mio segreto, se ci fosse un modo per scendere nel Lago dal dormitorio femminile di Serpeverde io... non voglio fare la fine di mia sorella!»

E cadde in ginocchio scoppiando a piangere, Alfred in fretta si abbassò per circondarla fra le braccia, Alice cinse le mani implorando i due professori davanti a lei

«La prego professore, sarebbe possibile permettere a Marylin di diventare mia compagna di stanza?»

Chiese la bionda supplicante

«Noi conoscevamo la sorella di Marylin, anche se non eravamo lì quando è accaduto... nostra madre ci ha insegnato a diventare animagi per proteggerla e sua madre non vuole perdere un'altra figlia è per questo che dobbiamo prenderci cura di lei evitando che le accada lo stresso... noi, siamo la sola famiglia che ha... lei è... anche la promessa sposa di Alfred...»

Raccontò Alice mantenendo lo sguardo fisso come a voler incantare con quelle parole, Silente guardò la McGranitt, ella si teneva una mano sul petto, preoccupata per la sua alunna. Dopo interminabili minuti di silenzio, il Preside parlò:

«Non aver timore signorina Waterly, quello che mi chiedi in questo caso specifico è possibile, ma...»

Perché c'è sempre un “ma” in tutto, non è mai così semplice, i due fratelli e la ragazza alzarono lo sguardo pendendo dalle labbra del Preside

«dovrò scrivere anche a tuo padre, è pur sempre il tuo tutore, e sarà opportuno che lo faccia anche tu. Appena avremo la conferma, torna qui da me e procederemo correttamente con ciò che va fatto»

Il colore sulle guance della ragazza tornò più vivo che mai, Alice che normalmente non sorrideva mai abbracciò Mary più forte che poteva e persino Alfred si chinò con rispetto al Preside ringraziandolo più e più volte. Febbraio finì e fino alla metà di marzo le acque erano calme; con l'alzarsi delle temperature tornammo ad incontrarci tutti e quattro nei prati del castello, quel sabato pomeriggio tra una chiacchiera e l'altra uscì fuori il nome di Marylin:

«Io sospettava... lei a volte aveva odore di alga, noi usiamo molto nella cucina, puoi asciugare tuo corpo ma odore su pelle rimane»

Mi disse Kimiko quando rivelammo a lei e Bob la natura sirenica della ragazza

«Lo sapete che ora fa parte dei Serpeverde?»

Ci rivelò il ricciolino

«COME?»

Esclamammo all'unisono io, Nigel e Kimiko

«Io credevo fosse impossibile cambiare Casa»

Gli dissi confusa e Nigel mi annuì dietro pensando la stessa cosa

«Lo credevo anch'io... ma l'ho vista uscire dal corridoio insieme al suo ragazzo e la sorella di lui, ricordate i Breezer? Quei tipi strani che vi dicevo? Mary era fra di loro, con addosso i colori della Casa Serpeverde!»

Ci fissammo increduli per parecchi minuti, effettivamente a pensarci, Marylin non si faceva vedere più, la sera rientrava talmente tardi e la mattina usciva così presto in modo da non incrociare nessun Grifondoro che la sua mancanza effettivamente non si sentiva; solo che, vederla ad un altro tavolo, con altri colori, faceva strano... e a dirla tutta la vedevo più allora che quando eravamo compagne di Casa... La lettera con la risposta di suo padre aveva tardato settimane ad arrivare, un po' perché il signor Wood era un Babbano e quindi non molto pratico con i gufi, un po' perché l'uomo sempre nella foresta non controllava mai la cassetta della posta, tanto a detta sua, nessuno scriveva ad un vecchio solo nel bosco.

“Piccola mia,

Anche se non capisco la differenza fra le due cose che mi hai scritto, voglio che tu sia felice e soprattutto ti senta bene dove sei, se ci sono altri problemi a scuola ricordati che questa è sempre casa tua.

Ti voglio bene,

il tuo papà”

Così le aveva scritto, e povero uomo non capendo niente della magia si accontentava semplicemente che la figlia fosse felice e che quindi ogni sua decisione fosse la migliore per lei. Così Marylin si era recata di corsa nell'ufficio del Preside e con una regolare cerimonia di Smistamento, presieduta da lui, i due direttori delle Case la professoressa McGranitt per Grifondoro e il professor Piton per Serpeverde, era avvenuto il suo cambio di Casa. Strano poi come bastò così poco per mutare il suo carattere; perse tutto il suo coraggio, ora aveva paura dei contatti umani, la sua unica confidente e amica era Alice... Quando le venivano momenti di dolore e solitudine, spostava il comodino accanto al suo letto, apriva la botola e si tuffava nelle acque del Lago, attraverso un passaggio che Silente aveva fatto mettere apposta per lei.

«Non la riconosco più... non che la conoscessi molto però»

Dissi alla fine di un lungo discorso fra me e Luna, sedute sulle panchine del cortile interno

«Forse è stata sempre così... sai ci sono talmente tante persone che non ci provano nemmeno ad immaginare quale tesoro giace addormentato dentro un'altra»

La guardai un po' perplessa, come riusciva ad essere così magicamente profonda? Mentre io superficialmente mi fermavo al pregiudizio di una Casa diversa dalla mia? Marylin dopotutto fino a poco tempo fa era mia amica!

«Grazie mille sorellina! Ora so cosa devo fare»

L'abbracciai schioccandole un bacio sulla guancia e saltellando via iniziai a cercare Marylin in giro per la scuola. Non fu per niente facile! Dove strisciavano i Serpeverde a quest'ora del pomeriggio? Se era chiusa in Sala Comune sarebbe stato impossibile... ma per mia fortuna, Mary attaccata ad Alice girò l'angolo proprio in quel momento, mi affrettai a raggiungerla

«Ehi»

La sirenetta impallidì alla mia sola vista, dove le usciva tutta questa codardia? Non era più in grado di affrontare le persone?

«Posso parlare un attimo con te?»

Insistetti dato che lei non apriva bocca, lei mosse appena le labbra ma fu Alice a rispondermi:

«No, che cosa vuoi?»

Mary posò una mano sulla sua

«Ice...»

la tranquillizzò, come per dirle che ad ascoltarmi non c'era niente di male, poi girò il viso verso di me facendo un cenno di assenso.

«Come temevi, ho saputo cosa sei... ma non hai bisogno di nasconderti o vergognarti con me, non sono arrabbiata non più, ma so che sei felice e come tua vecchia amica lo sono anch'io per te, grazie del tempo che abbiamo passato insieme...»

Chiusi un attimo gli occhi con un sorriso, le voltai le spalle e... da quel giorno non parlammo più.

Aprile stava arrivando portando con sé un sole caldo che profumava già di temperatura estiva, negli ultimi giorni di marzo chiesi a mia sorella un particolare favore dato che lei poteva andare ad Hogsmeade e io ancora no, nel giorno successivo approfittando del fatto che fosse sabato, presi posto sulla sedia e tavolino dove solitamente io e Nigel ci mettevamo spesso a fare compiti o a giocare a scacchi. Ero sola però il ragazzo tardava ad arrivare, qualcosa nel Cortile di Trasfigurazione lo aveva trattenuto:

«Per favore restituitemeli!»

la piccola Tassorosso saltellava per recuperare i libri che volteggiavano attorno a lei, due ragazzi Serpeverde la deridevano

«Forza nanerottola salta, salta»

e scoppiarono a ridere di nuovo, Nigel passava per caso di là e non sopportando le ingiustizie prese le difese della bambina:

«Perché non ve la prendete con qualcuno più grande?»

Per evitare di incappare in punizioni a causa di un duello irregolare, i due ragazzi Serpeverde si diedero alla fuga e i libri della piccola caddero sull'erba, Nigel le si avvicinò per aiutarla a raccoglierli

«Stai bene? Non preoccuparti te li porto io»

Le chiese prendendole i libri di mano, piccola com'era dovevano pesare più di lei. Timidamente lo ringraziò tutta rossa sulle guance poi alzando lo sguardo esclamò:

«Ma tu sei Nagi!»

Nigel la guardò meglio poi realizzò:

«Elly! Non ci posso credere! Che ci fai qui?»

Le chiese incredulo

«Che ci fai tu qui?!»

E si immersero in un lungo discorso: venne fuori che Elly era la vicina di casa di Nigel, i due ragazzi erano cresciuti e giocato insieme fin da piccoli; lei le chiese dov'era finito l'anno scorso e lui le spiegò di essere venuto a questa scuola di maghi avendo sangue magico nelle vene diversamente da lei che nasce da due genitori Babbani: costruttore il padre e commessa in un negozio di cosmetici la madre.

«Ti dispiace se mi siedo?»

La voce del gemello Weasley, rimasto da solo, mi fece girare di scatto, mi ero di nuovo incantata a guardare fuori dalla finestra, perché vietargli di sedersi se Nigel non arrivava?

«Ma certo accomodati!»

Spostai una piccola pila di libri in modo che avesse più spazio per appoggiare i suoi fogli, sedendosi mi ringraziò immergendosi subito nei suoi affari e conti, inevitabilmente mi bloccai a guardarlo: la sua grande mano scorreva sul foglio con molta eleganza, aveva una scrittura semplice e arrotondata, gli occhi profondi seguivano ciò che scriveva e le labbra strette nella completa concentrazione. Senza accorgermene avevo già allungato la mano verso di lui per spostargli una ciocca di capelli davanti al viso pensando che gli desse fastidio, svelta la ritirai avvampando rossa sulle guance

«Scusa...»

abbassai appena lo sguardo imbarazzata ma lui sorrise

«Hai voglia di fare una passeggiata?»

mi chiese così dal nulla, sbattei le palpebre confusa

«Con te? Cioè noi due soli?»

domandai ingenuamente, lui rise poi mi annuì, accettai emozionata. La neve nel villaggio ancora non si era sciolta e mentre Luna stava osservando le vetrine dei vari negozi, lo stivaletto sinistro la fece scivolare su del ghiaccio nascosto dalla sostanza fredda e bianca; George prontamente l'afferrò, gli occhi negli occhi per minuti che parvero interminabili

«Stai bene?»

Le domandò rimettendola in piedi, Luna annuì sorridendogli e ringraziandolo per i riflessi pronti

«Cosa ti va di fare?»

Senza imbarazzo George la prese per mano, lei la strinse timidamente, Luna non era abituata alle effusione amorose, per lei era la prima volta ma trovò nel gemello Weasley simpatia, lui la fa ridere ma soprattutto sentire a proprio agio.

«Ho una commissione da fare da Zonko e sono fortunata che sia tu ad accompagnarmi, sei il migliore per questo tipo di consigli»

il rosso aprì appena di più gli occhi

«Non avrei mai immaginato che sarei andato nel mio negozio preferito proprio insieme a te»

Luna gli rivolse un ampio sorriso un po' furbo e molto felice

«Mi capita spesso di pensare a 7 cose impossibili durante il giorno, a te no?»

George ci pensò un attimo poi preso dalla curiosità volle sapere quali erano quelle sette cose impossibili e Luna con la sua sincerità disarmante le nominò sottolineando soprattutto l'innamorarsi. Non avendo alcuna idea di dove andare, io e Fred, iniziammo a girovagare a caso per il castello ritrovandoci alla fine sulla riva del Lago Nero, dopo avermi aiutato a salire su un masso vi si issò sopra sedendosi accanto a me. Osservammo l'orizzonte per diversi minuti in silenzio poi mi sentì afferrata sotto le braccia dalle mani del ragazzo: mi sollevò e mi ripose fra le sue gambe stringendomi poi le braccia sopra lo stomaco, di nuovo diventai rossa e i battiti del mio cuore accelerarono.

«Fred c-che fai?»

domandai nella più completa confusione

«Emily io devo chiederti scusa, non sono stato molto gentile con te finora e così almeno non puoi scapparmi»

appoggiò il mento sulla mia spalla, girai appena il viso verso di lui ritrovandomi a sfiorare la sua guancia.

«Fred Weasley... tu non hai niente da farti perdonare, e a proposito, buon compleanno»

senza neanche pensarci, le mie labbra si ritrovarono posate sulla sua guancia e quando me ne resi conto di ciò che avevo fatto mi accucciai contro il suo petto come se fosse un guscio nel più completo imbarazzo; per tutta risposta Fred invece che prendermi in giro mi strinse a sé ancora di più.

«Emy... è vero quindi che ti piaccio?»

nessuno gli aveva rivelato niente e nemmeno era così stupido da non arrivarci da solo, mugugnai qualcosa che assomigliava ad un “si..” poi aggiunsi:

«Non è una cosa facile da confessare così su due piedi ma... mi sono sempre trovata bene insieme a te, sei simpatico, divertente, sei capace di trovare qualcosa di bello da dire anche nelle situazioni più tristi e drammatiche, sei pure straordinariamente bello il che non guasta affatto. È solo che mi sento sempre così inferiore, forse anche troppo piccola per te... e questo mi spaventa ogni giorno»

Alzai il viso per incontrare il suo sguardo, confessargli tutto questo mi aveva inumidito gli occhi, temevo ancora di essere rifiutata o peggio ancora respinta.

«Grazie... sono parole così belle che hai rischiato di farmi rimanere senza... e non devi avere paura, se non provassi niente per te non ti parlerei né saresti qui fra le mie braccia; tu mi hai sconvolto Emily, sei sempre gentile, una grande ascoltatrice, sai sempre dare il consiglio giusto al momento giusto e sai essere tagliente quando serve. Piccola, carina e simpatica, un angioletto con il coraggio di un leoncino, i tuoi attimi di follia mi hanno lasciato a bocca aperta, sono più che certo che con te non ci si annoia mai»

Se voleva farmi rimanere senza parole ci era riuscito, avevo le guance tutte rosse e le lacrime di commozione mi cadevano alterne, mi accoccolai tra le sue grandi braccia tenendo il viso sollevato verso di lui

«Se è un sogno... non svegliarmi»

Sussurrai ridendo poi appena

«Non lo è»

Mi rassicurò, ci guardammo per minuti che sembrarono interminabili, io avvicinai di più il viso al suo e lui lo avvicinò al mio, in attesa di quel gesto tanto aspettato chiusi gli occhi, ma quel momento non arrivò mai... le sue labbra sfiorarono solo la mia fronte.

«Guardali sono lì, li abbiamo trovati!»

Fu la voce di George a farci tornare alla realtà, Luna correva verso di me, saltai giù dalla roccia e mi gettai fra le sue braccia; la bionda mi disse che era preoccupata non trovandomi al castello, la rassicurai che non ero in pericolo indicandole Fred con la testa. Il gemello stava raggiungendo il suo doppio porgendogli un pacco uguale al proprio.

«Da parte di Emily, ma anche di Luna per il nostro compleanno»

Fred scartò il regalo

«Cravatte che fanno le smorfie»

Entrambi ci guardarono con un sorriso

«Forte»

Esclamarono in coro.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** L'ultima dura prova ***


Quella notte sognai il bacio, il bacio che per una cosa e per l'altra non eravamo riusciti a darci ma evidentemente era troppo presto nonostante ci fosse l'atmosfera adatta; non avevo rimpianti però, anche se non esplicitamente, ero riuscita a confessargli ciò che provavo e quello mi faceva sentire più vicina a lui di quanto mai lo fossi stata e da quel giorno fu molto più gentile nei miei confronti rispetto ai primi giorni dell'inizio dell'anno scolastico.

Era un caldo pomeriggio delle vacanze di Pasqua, avevo in mano un foglio con l'elenco delle lezioni e stavo discutendo, nel prato del castello, insieme ai miei compagni e migliori amici le materie da scegliere per il terzo anno. La piccola Elisabeth, l'amica Tassorosso di Nigel che frequentava il primo anno, ci faceva compagnia stando ormai sempre con noi; il giovane Wolpert era diventato il suo scudo e di conseguenza lei aveva paura ad andare in giro da sola.

«Vi chiedo scusa se non mi sono presentata prima, mi chiamo Elisabeth Wilson, io e Nigel ci conosciamo fin da piccoli, le nostre famiglie sono vicine di casa anche se i miei genitori sono Babbani... »

Ci raccontò timidamente la biondina e forse provava anche un leggero imbarazzo

«Anche i miei lo sono Betty, perciò non hai nulla della quale vergognarti»

La rassicurò Bobby

«Noi non ha pregiudizi su nessuno Elly-chan, io straniera ma non faccio antipatica con chi diverso da me»

La tranquillizò anche Kimiko.

«Mi ricordo di voi, siete stati molto gentili con me la prima volta che sono entrata nella Sala Comune di Tassorosso»

Sorrisero tutti e tre, a quanto pare Elisabeth era tranquilla di stare in un gruppo di amici che l'aveva accettata facendola sentire a suo agio.

«Allora Emily dicci, che ci aspetta?»

Mi chiese Nigel ricordandosi solo ora del foglio che avevo in mano, era rimasto incantato dalla tenerezza della sua piccola amica.

«Dunque, oltre a continuare con: Astronomia, Difesa contro le Arti Oscure, Erbologia, Incantesimi, Pozioni, Storia della Magia, Trasfigurazione e Volo possiamo scegliere altre due o tre materie facoltative tra: Antiche Rune, Aritmanzia, Babbanologia, Cura delle Creature Magiche e Divinazione»

Lessi le cinque aggiunte iniziando già mentalmente a pensare alle mie scelte

«C'è per caso scritto cosa ci insegnano?»

Mi chiese Bob non esperto nelle materie magiche

«Le Antiche Rune sono vecchi testi da tradurre, sono simboli che ci insegneranno a tradurre in parole o numeri. Nell'Aritmanzia usano lettere dell'alfabeto latino e numeri per prevedere il futuro un po' simile alla Divinazione dove si prevede il futuro tramite oggetti tipo foglie di the, sfere di cristallo, lettura della mano, sogni, stelle cose così insomma. Cura delle Creature Magiche è esattamente quello che è imparare a prendersi cura delle varie creature che popolano il nostro mondo, infine in Babbanologia noi del mondo magico studiamo le vostre abitudini e oggetti Babbani»

Gli spiegai con passione ed entusiasmo

«Caspita, grazie Emily fai sembrare tutto così meraviglioso! Che dite dovremmo scegliere le stesse materie per stare insieme?»

Bob guardò prima me poi Kimiko, la ragazza giapponese obbiettò:

«Io non crede, insomma dovremmo fare quello che noi piace, c'è nostro futuro in queste scelte, possiamo sempre continuare a volere noi bene ed essere amici, materie diverse non separare noi»

Annuì trovandomi completamente d'accordo con la mia amica e recuperando una piuma iniziai a spuntare le materie che mi interessavano: per prima e senza esitazione scelsi Cura delle Creature Magiche; una materia che ho sempre desiderato fare fin da quando me ne ha parlato Luna che l'ha scelta l'anno scorso, la seconda e la terza furono un po' difficili da scegliere. Alcune feste Babbane come il Capodanno, che avevo festeggiato qui a Hogwarts l'anno scorso, mi avevano sempre affascinato e dopo la Coppa del Mondo tante domande “sull'altro mondo” mi era nate in testa. Infine misi una spunta su Divinazione; per quanto per molti poteva sembrare una materia inutile e volendo vivere giorno per giorno senza preoccuparmi troppo del futuro, poteva essere comunque una materia affascinante. Terminato passai la piuma ai miei amici: Kimiko scelse le mie stesse materie, il suo paese ha molto a cuore le tradizioni e lo studio delle stelle fa anche parte della loro cultura, in più è una ragazza molto legata alla natura i suoi genitori usano le piante per creare medicinali. Bob e Nigel erano piuttosto indecisi, si consultarono a vicenda per capire quali delle cinque materie di più attirasse il loro interesse, alla fine scelsero le stesse almeno se qualcosa fosse andato storto si sarebbero sostenuti a vicenda!

Aprile come anche maggio non erano mai passati così in fretta e persino le due settimane di esami arrivarono e passarono in un battito d'ali; sollevata dal non dover più studiare per almeno qualche mese ci eravamo radunati in cortile a fare supposizioni su quale sarebbe stata l'ultima prova che i quattro campioni avrebbero dovuto affrontare quel sabato.

«Cosa ci può essere di peggio dei draghi o sirene?»

Si domandò Bob a voce un po' alta

«Oh, tante cose in realtà... le Acromantule per esempio, ragni molto più grandi di quelli alla quale sei abituato, Avvincini i demoni acquatici, il Basilisco un serpente gigante che può ucciderti se lo guardi negli occhi...»

Bob alzò le mani interrompendomi

«Ok, va bene, hai reso molto bene l'idea»

Mi ringraziò il ragazzo rabbrividendo

«Io capire perché tu scelto Creature Magiche Emy-chan, tu conosce molto bene loro»

Kimiko rimase affascinata, le sorrisi per ringraziarla.

Alle prime luci del tramonto rientrammo nella Sala Grande in attesa del banchetto, c'era un grande mormorio, probabilmente le persone si stavano facendo la stessa domanda alla quale avevo risposto a Bob poco fa; il silenzio cadde solo quando, finita la cena, il professor Silente si alzò ed intimò ai quattro campioni di scendere al campo di Quidditch subito, noi tutti altri avremmo potuto raggiungere lo stadio solo fra cinque minuti. Rivolgemmo ad Harry un piccolo applauso quando si alzò e alcuni lo seguirono con lo sguardo quando attraversò le grandi porte sparendo con gli altri. Non sembrava nemmeno estate, l’aria gelida ti entrava persino nelle vene, un clima di tensione che ti dava i brividi mentre tra scalpitii e chiacchiere ognuno prendeva posto negli spalti. Una lunga siepe alta sei metri si ergeva e percorreva fra vari intrecci e vie l'intero campo da Quidditch, il cielo era aperto e si vedeva già qualche stella. Senza limiti di tifoseria delle quattro Case del torneo dello sport più popolare della scuola, i sostenitori di Potter si erano riuniti su un lato del campo, Luna mi raggiunse e con lei anche George e Fred, dopo aver concluso il loro giro di scommesse. Davanti all'apertura del labirinto, Silente e gli altri professori cominciarono a parlare con i quattro campioni, non sentivamo nulla, potei intuire però che stava spiegando loro cosa avrebbero trovato in mezzo a quel groviglio di siepi, era anche difficile vedere le loro facce da così lontano...

«Un momento di attenzione per favore!»

L'agitazione si accese quando Ludo Bagman con l'uso dell'incantesimo “Sonorus” ci mise finalmente a conoscenza di ciò che stava per accadere.

«A pari merito abbiamo il signor Diggory»

Applausi e urla dalla folla dei Tassorosso

«e il signor Potter»

incoraggiamento proveniente anche dal nostro lato

«Saranno i primi ad entrare nel labirinto! Seguiti poi dal signor Krum!»

Durmstrang levò un urlo di sostegno

«e da madamoiselle Delacour»

le ragazze dell’accademia di Beauxbatons improvvisarono un balletto. Harry e il ragazzo chiamato Diggory si posizionarono ognuno ad un lato dell'ingresso del labirinto; pugni e spalle stretti, lo sguardo fisso davanti a loro, chissà a cosa stavano pensando... Bagman fischiò e loro con il piede destro avanti entrarono sparendo oltre i grovigli di foglie. Minuti di attesa e poi un altro fischio segnò l'entrata di Krum, la curva di Durmstrang lo accompagnò con gli applausi finché la sua figura era visibile e lo stesso fecero con Fleur che dopo altri cinque minuti entrò nel labirinto a seguito del fischio; Ed ora eccoci qui, ad osservare dall’alto senza più sapere nulla, che facevano? Che tipo di creature stavano affrontando i nostri compagni là dentro? C’era silenzio, forse troppo, quell’assenza di suono che ti fa spaventare anche solo se un corvo gracchia, nemmeno tra le siepi si sentiva qualcosa, o forse eravamo noi troppo lontani per percepire anche solo un sibilo. Osservai un po' intorno a me: c'era qualcuno abbastanza annoiato, altri si stavano addormentando, un grido di terrore proveniente da un angolo del labirinto svegliò tutti di colpo; di corsa alcuni Medimaghi si precipitarono fra le alte foglie e dopo un po' ne uscirono con un corpo su un telo. Era Fleur, il vestito strappato sulle braccia e sul busto, aveva diverse ferite sembrava che dei rami l’avessero stritolata.. la sua Preside le si avvicinò di corsa, le grandi mani davanti alle labbra preoccupata e la seguì poi nella tenda dove Madama Chips e la sua squadra le avrebbero prestato le migliori cure. Tornò il silenzio e con lui la noia e tutti di nuovo ad osservare il labirinto che ora era privo di un campione, una cosa era certa: la povera Fleur non avrebbe vinto la coppa, Beauxbatons aveva perso. La sfida rimaneva fra Hogwarts e Durmstrang… chi poteva dirci però se stavano davvero tutti bene lì dentro? E se anche agli altri fosse accaduto qualcosa? Boom! Un altro rumore sordo ma questa volta dalla parte opposta del grido di Fleur, scintille rosse furono sparate verso l'alto ed ecco i medimaghi pronti a correre in quella direzione, attimi di tensione nuovamente, il suono di un risucchio e subito dopo silenzio assoluto. Ora si che non sapevamo davvero più nulla, persino la piccola luce al centro del labirinto si era spenta, gli sguardi preoccupati e confusi dei professori che pattugliavano tutto intorno non erano molto rassicuranti.

«Che sarà successo secondo voi?»

domandò un ragazzo poco sotto di noi

«Forse sono stati rapiti da una Nuvoletta Ridolina»

Ipotizzò Luna, Ginny ridacchiò mentre Hermione sotto di noi alzò gli occhi al cielo scuotendo la tesa

«Una cosa?»

Le chiese George con un braccio avvolto attorno alle spalle della bionda

«Sembra una cosa buffa ma in realtà è un fumo abbastanza dispettoso, è grigio chiaro e se ti avvolge ti fa il solletico»

Spiegò molto seria lasciando i gemelli con un espressione impressionata, non si scherza mai troppo con il solletico a lungo andare potrebbe anche essere fatale. Ma dopo questa piccola storia di paura non ci furono più altri eventi degni di nota fino a quando...

Uno scoppio molto forte squarciò l'aria, davanti alla porta del labirinto Harry e Cedric erano caduti, ammaccati e feriti, il ragazzo Grifondoro schiacciato a terra con il viso, le mani strette una ad un manico della coppa e l'altra al braccio del moro Tassorosso. Silente fu il primo a correre verso di loro, scosse Harry per vedere se era vigile e reattivo, il ragazzo lasciò andare la coppa ma non Cedric, prese il polso del professore e gli sussurrò qualcosa che da così lontano non potemmo udire ma doveva essere qualcosa di terribile perché molti lì vicino trattennero il fiato ed impallidirono. Cornelius Caramell, Ministro della Magia, osservò i due ragazzi muovendo solo le labbra non credeva nemmeno lui ai suoi occhi, anche lui sussurrò qualcosa a Silente ma questa volta il messaggio arrivò a più persone:

«Diggory! Dicono che è morto Cedric Diggory!»

Urlò un ragazzo dalla tribuna più bassa, parecchi fra noi si scambiarono sguardi confusi, com'era possibile? Con tutti i controlli e sentinelle messi attorno a controllare! Un gran numero di persone gridava e girava attorno ai due ragazzi sul prato, il professor Silente sollevò Harry di peso subito dopo il professor Moody lo afferrò trascinandolo via con sé; vedemmo Silente guardarsi a destra e poi a sinistra prima di chiamare la professoressa McGranitt e il professor Piton allontanandosi insieme a loro, lasciando lì il Ministro e il padre di Diggory chino sul corpo del figlio. Nessuno fra la folla si mosse per parecchio tempo, non avevamo la minima idea di cosa fare, l'unica alternativa era tornare al castello accompagnati da un vociferare frenetico e mille ipotesi su cosa effettivamente fosse accaduto davvero. Arrivati al sicuro fra le mura, solo Ron e Hermione si separarono da noi dicendoci che sarebbero andati in infermeria ad attendere Harry, il resto di noi Grifondoro come tutte le altre Case, rientrò nei propri dormitori in un silenzio rispettoso per la famiglia di Diggory.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Partenze e speranze ***


Il risveglio la mattina successiva fu difficile: sin dall'inizio dell'anno Fred aveva espresso il suo entusiasmo nel voler partecipare al Torneo Tre Maghi e il mio incubo di quella notte lo ritraeva come vittima al posto di Cedric... ma cos'era successo realmente al ragazzo Tassorosso? Il professor Silente durante la colazione ci chiese soltanto di non disturbare in nessun modo Harry Potter; in particolare non dovevamo fargli alcuna domanda su tutto quello che gli era accaduto e per fortuna in molti lo ascoltarono. Le ultime lezioni procedettero molto mogie, gli insegnanti avevano tutti un'aria seria, non brutta, sembravano solo molto turbati... alcuni di noi studenti più giovani si chiedevano cosa fosse successo al professor Moody e perché le sue ore di lezione fossero vuote, quel martedì pomeriggio, approfittando appunto di quell'ora buca, noi quattro amici del secondo anno più la piccola Elisabeth, sedevamo sotto la mia quercia preferita a parlare degli ultimi avvenimenti:

«La nostra Casa silenziosa... nessuno dire più niente da una settimana»

ci raccontò Kimiko, anche lei molto triste, non si sarebbe mai immaginata un simile evento

«Chi l'ha ucciso secondo voi?»

chiese Bob confuso e preoccupato

«Solo il professor Silente lo sa... altrimenti non ci avrebbe chiesto di non disturbare Harry»

conclusi ragionando sulle varie cose accadute in quei giorni.

Quella stessa sera prima di cena, ripiegai i vestiti per inserirli nel baule e decisi di indossare qualcosa di semplice ma non troppo colorato, così com'era l'intera Sala Grande che non presentava i soliti colori accesi della Casa vincitrice della coppa, erano stati appesi degli stendardi neri un po' ovunque in rispetto a Cedric Diggory. Non tutte le sedie però erano occupate: per esempio dov'era finito il Preside della scuola di Durmstrang? E solo in quel momento mi resi conto dell'assenza dei giudici del torneo, il signor Crouch e Ludo Bagman. Hagrid era intento a parlare con la Preside di Beauxbatons e pure la McGranitt e Piton erano immersi in una conversazione seria. Il Professor Silente alzandosi spense tutte le voci fuori e quelle dentro la testa:

«Un altro anno è finito...»

il suo sguardo indugiò un po' di più sul tavolo giallo/nero sul lato estremo alla sua sinistra

«Vorrei dirvi tante cose ma c'è un argomento che per forza di cose ha la priorità: Voglio parlarvi di Cedric Diggory».

Il silenzio si fece più intenso, probabilmente qualcuno trattenne anche il fiato, che finalmente stessero arrivando le risposte a ciò che ci chiedevamo da giorni?

«Cedric Diggory era un gran lavoratore, un fedele amico ed un eccezionale studente, vi racconterò tutto promesso ma prima, voglio brindare a lui insieme a voi»

Sollevò il suo calice e ognuno nella sala lo imitò, ci fu un gran coro di “A Cedric!” e qualcuno bevve altri lo riposarono sul tavolo, poi tutti gli sguardi di nuovo sul Preside senza nessuna altra parola.

«È probabile che non tutti voi abbiate avuto la fortuna di conoscerlo ma meritate di sapere chi ce lo ha portato via; Lord Voldemort ha assassinato il nostro giovane compagno»

Ogni singola persona ebbe una reazione diversa: qualcuno rimase senza fiato ad un altro andò di traverso ciò che stava bevendo, chi aveva accanto il fratello o la sorella di scatto si presero per mano, un bimbo del primo anno cadde dalla panca. Per quanto riguarda me, ero rimasta impietrita... se da qualche tempo avevo il sospetto sul ritorno del potente mago oscuro, l'impatto con la realtà faceva sempre uno strano effetto; Silente parlò di nuovo così tutta la Sala tacque.

«Voglio però che stasera alziate i vostri calici anche per Harry Potter, per tutto quello che ha dovuto affrontare e per il gesto di coraggio verso un amico caduto»

Non tutti nella Sala lo imitarono, forse solo noi Grifondoro e qualche Corvonero e Tassorosso qui e là, come c'era da aspettarselo nessun Serpeverde. Silente riprese il suo discorso sottolineando l'importanza di restare uniti più che mai, che la scuola sarebbe sempre stata un rifugio per chi ne avesse avuto bisogno e che ci avrebbero atteso tempi oscuri... è stringendomi nelle spalle che all'uscita dalla Sala Grande incontrai mia sorella, mi lasciai abbracciare qualche minuto prima di incamminarci verso le rispettive Sale Comuni insieme.

«Ehi piccola Emy, qualcosa non va?»

Stranamente non fu Nigel a farmi questa domanda, Fred si era messo a terra sul tappeto accanto alla poltrona nella quale mi ero seduta rannicchiata abbracciando un cuscino

«Si, cioè no, sto bene o forse no... forse sono solo un po' sconvolta...»

mi si avvicinò di più e quando mi chiese cosa mi tormentasse mi sfogai:

«Quello che ha detto Silente mi ha scosso... ora capisci perché non volevo che partecipassi al Torneo? Tutte le volte che ti dicevo che era pericoloso? Se ti fosse capitato quello che è successo a Diggory!? Non avrei mai sopportato l'idea di perderti...»

Sbottai senza rabbia era tutta la frustrazione e preoccupazione che mi tenevo dentro da ottobre in poi, gli occhi si fecero lucidi e per un attimo mi mancò il fiato, mi nascosi nel cuscino imbarazzata, mi stavo aprendo con lui sempre di più...

«Mi dispiace Emy, io non pensavo che tu ti preoccupassi così tanto per me»

Alzai solo gli occhi e lo guardai ancora seminascosta

«Forse tengo a te più di quanto tenga a me stessa...»

Confessai in un sussurro, non ci dicemmo altro se non un augurio di buonanotte esplicito, Fred non era per niente stupido e forse aveva anche capito i miei sentimenti per lui e probabilmente non era pronto a ricambiarli o forse non l'avrebbe mai fatto...                                                                                                                                       Il mattino seguente dopo colazione la Sala d'Ingresso si riempì di persone; i ragazzi di Durmstrang in fila pronti per tornare nella loro nave fecero un giro di saluti e mentre Fleur si avvicinava ad Harry anche Andrew, nostro cugino veniva verso me e Luna avvolgendoci in un grande abbraccio.

«Lulù, Mimì... Merci per tutte le belle giornate passate insieme... mi mancherete tanto»

Lo abbracciammo di nuovo a turno

«Anche tu ci mancherai Andrew, riguardati e ti prego stai attento»

si raccomandò Luna

«E salutaci tanto la zia e anche lo zio»

Andrew ci baciò entrambe sulla fronte, prima a Luna che era più alta e poi a me, quando si rialzò ebbe un lampo di genio:

«Perché non venite da noi in Franscia quest'estate? Portate anche il vecchio zio Xenò!»

Ci osservammo per qualche minuto, colte alla sprovvista dall'invito non sapevamo proprio cosa rispondergli.

«Io ho sentito da mon mamam la storia del vostro amì Arrì Potte, se uomo malvagio che ha ucciso suoi genitori e ora anche il ragazzo del Torneo, è davvero tornato potrebbe essere pericoloso per voi rimanere qui...»

Rifletté il nostro bel principe, Luna si morse un labbro indecisa, io che di coraggio ne avevo un po' di più risposi:

«Ti ringraziamo Andrew, ma non scapperemo, se necessario rimarremo a combattere»

Mia sorella mi mise una mano sul polso

«No, tesoro, Andy non intendeva questo... ti ringraziamo per l'invito ma dobbiamo avvertire prima papà, aspetta il nostro gufo»

Lo rassicurò e con un altro abbraccio lo lasciammo andare verso la carrozza e successivamente lo salutammo con la mano quando volarono via. Il viaggio nelle carrozze della scuola trainate dai Thestral lo facemmo insieme io e Luna ma una volta salite sul treno ci separammo: lei raggiunse Ginny e Neville e altri ragazzi del suo anno mentre io entrai nello scompartimento dove Nigel, Elisabeth, Kimiko e Bob mi stavano aspettando.

«Non male come primo anno eh Betty»

Le fece una battuta il ricciolino Tassorosso, la piccola si strinse leggermente nelle spalle

«Certo assistere ad un omicidio non è ciò che ti aspetti dal primo anno in una scuola di magia»

Disse Nigel al posto suo

«Sto bene... ci sono stati anche momenti molto divertenti, insomma ho ritrovato te, non ci avrei mai scommesso»

Elisabeth lo guardò con occhi dolci e le sue gote s'imporporarono, nessuno si rivolse a me; dal finestrino osservavo il panorama un po' chiedendomi se fossi effettivamente andata avanti nel mio rapporto con Fred o se fossi andata troppo in fretta; avevo sbagliato a dichiararmi così in fretta? O meglio si poteva definire una vera dichiarazione?

«Piccola? Che fai ancora qui?»

Luna mi destò dai miei pensieri, vi ero talmente immersa che non mi ero accorta del rallentamento e successivo arresto del treno, mentre mi alzavo raccogliendo le mie cose mi chiese anche perché i miei amici non mi avessero richiamata all'ordine... o forse davvero non lo avevo sentiti, probabilmente Elisabeth con una punta di gelosia aveva portato via Nigel chi lo sa, spesso mi piaceva fantasticare sulle cose.

«Oh, arrivo»

Mano nella mano con mia sorella percorremmo il corridoio della carrozza del treno fino alla porta, lei scese per prima e io la seguì subito dopo saltando dal gradino più basso; Xenophilius sembrava un gufo agitato, la sua testa scattava da destra a sinistra cercandoci senza pace, non appena riuscì ad individuarci caracollò verso di noi, ci sollevò stringendoci in un forte abbraccio.

«Le mie bambine, grazie al cielo siete salve»

Ci guardammo un momento confuse lasciandolo fare, Luna cercò di parlare per prima

«Papà non ci è successo niente, stiamo bene»

Le pupille del nostro genitore erano più dilatate del normale

«No, no non qui tesoro, svelte, andiamo»

Aveva così fretta di portarci via che non riuscimmo a salutare neanche un amico, spaventato attraversò con noi la barriera del binario, nel vicolo esterno alla stazione si smaterializzò con le mani nelle nostre, non disse una parola fino a quando la porta di casa non fu chiusa e serrata.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Vicini ma lontani ***


I primi giorni di luglio la macchina stampatrice che avevamo nel salotto non smise per un attimo di sputacchiare via fogli; appena tornate a casa da scuola credevamo di poter dormire un po' invece quell'aggeggio infernale trottava a tutto ritmo. Xenophilius incollava carte su carte per il nuovo numero de Il Cavillo, sulla testata il grosso titolo a caratteri cubitali annunciava il ritorno di Lord Voldemort il mago oscuro più temuto degli ultimi anni. Papà aveva ascoltato la nostra versione dei fatti basata su tutto ciò che era accaduto a scuola nelle ultime settimane poi l'arrivo di vari gufi gli avevano permesso di mettere su abbastanza informazioni per far si che il principale articolo avesse più nozioni possibile, vi aggiunse anche meno aneddoti divertenti e più consigli sulla protezione personale o della casa. Luna con un pigiama blu a stelline gialle e una vestaglia azzurra si stava occupando della colazione mentre io nel mio pigiama rosso a stelline gialle e vestaglia rosa scendevo per la scala a chiocciola, papà Xeno invece indossava un pigiama oro con stelline blu e vestaglia giallo uovo stando seduto ancora alla scrivania.

«Papi, non starai lavorando troppo?»

Gli chiesi avvicinandomi a lui preoccupata, l'uomo si spostò una lunga ciocca bionda su un lato e mi guardò; le sue occhiaie erano molto pronunciate, da quanto tempo non dormiva tranquillo?

«No piccola sto bene, la gente deve sapere... siamo in tempi duri, molto duri»

Avrei voluto chiedergli quanto fosse stato duro prima, prima dell'assassinio dei Potter ma ci ripensai; sembrava già abbastanza stressato perciò non era proprio il caso di infierire.        Gli presi le mani dicendogli almeno che sarebbe dovuto venire a fare colazione e che gli serviva un attimo di respiro in famiglia. Di fronte ad una bella tazza di porridge e caffè forte, Luna ruppe il silenzio con ciò che da qualche giorno dovevamo dire al nostro unico genitore:

«Sai papà, nostro cugino Andrew è stato con noi fino alla fine dell'anno scolastico prima di salutarci però ci ha detto che gli farebbe piacere se andassimo a trovarlo in Francia questa esta-»

Prima che mia sorella potesse finire la frase sul viso di Xenophilius si allargò un grande sorriso, si pulì la bocca con il tovagliolo e con entusiasmo quasi urlò:

«Potremmo trasferirci in Francia! Vi iscriverò a Beauxbatons, vivremo lontano dal pericolo lì saremo più al sicuro!»

Non so se persi prima un battito o sbiancai, la sola idea di lasciare Hogwarts e allontanarmi da Fred proprio allora che sembrava che il nostro rapporto si stesse facendo più intenso, non rivedere più i miei amici di Tassorosso, Nigel, la piccola Elisabeth con la quale avevo appena legato, Ginny e sua madre Molly, una persona meravigliosa!

«COSA? No!»

Quasi urlai senza volerlo, guardai mio padre completamente confusa come poteva anche solo pensarla una cosa simile? Era forse impazzito?

«È la cosa migliore cara pensaci, rimanere qui in Inghilterra è troppo pericoloso...»

Scossi la testa e gli occhi mi si fecero appena lucidi

«No! Pericolo, non c'è pericolo e anche se ci fosse non è scappando che il pericolo se ne va, dobbiamo rimanere, combattere! Non voglio abbandonare i miei amici, non voglio abbandonare i Weasley, Fred...»

Xenophilius appoggiò una mano sul tavolo con un espressione confusa

«Weasley? Emily piccola non avrai forse un ragazzo?»

Davvero aveva sentito solo quello di tutta la conversazione?

«Non è questo il punto papà! Saresti anche capace di abbandonare qui la mamma?!»

Ormai mi ero alzata in piedi e nonostante non fossi per niente alta vidi papà farsi piccolo, intimidito e imbarazzato. Non volevo ascoltare nient'altro da lui, superai la sua sedia e feci le scale a passi pesanti fino a salire in camera e chiudermici dentro, Luna girava il suo cucchiaino nella tazza mentre Xenophilius guardava per terra ancora scioccato ad occhi spalancati. Lei gli si avvicinò appoggiando una mano sulla sua:

«Papà... io so che tu vuoi proteggerci e vuoi solo il nostro bene ma non sai quanto sia stato difficile per noi farci degli amici... non mi sarei mai ambientata bene in questa scuola dove so come mi chiamano tutti se non fosse stato per Ginny Weasley e la sua famiglia. Harry Potter non ci tratta come persone strane, sento che ci vogliono bene. Emily è più spontanea, più aperta di me non ha vergogna a parlare con gli sconosciuti... a volte si sente persino diversa da me e te, ha trovato ad Hogwarts un piccolo rifugio sicuro, non puoi chiederle di rinunciare a tutto questo..., »

Xenophilius ascoltò le parole della sua primogenita annuendo di tanto in tanto le prese poi la mano fra le sue baciandogliela più volte, la tirò delicatamente a sé abbracciandola e nascondendosi in quel gesto della quale aveva bisogno da giorni.

«Io sono fortunato ad avervi...»

sussurrò, Luna gli accarezzava delicatamente i lunghi capelli sorridendo

«Papà ti prego...»

Non me l'ero mai presa così tanto: mio padre, l'uomo che mi aveva cresciuta, colui che mi aveva insegnato tante cose, un codardo. Ero ferita, stringevo il mio coniglietto di peluche rannicchiata ai piedi del letto con la schiena appoggiata alla parete, piangevo, non sopportavo l'idea di venir allontanata da quella che ormai era la mia vita come potevo trovarmi bene in una nuova scuola dove non c'erano né i miei più cari amici né il ragazzo della quale ormai ero follemente innamorata?
Impulsivamente presi una decisione: sarei andata verso casa dei Weasley per parlare con Fred! Mi alzai e in un attimo mi cambiai: maglietta rosa, gonna rossa e scarpe da ginnastica rosa con le fragole, una borsetta gialla, due elastici uno rosa e uno rosso a legare i capelli in due codini e rapida fuori dalla stanza e successivamente giù dalle scale, con la mano sulla maniglia della porta venni bloccata.

«E-Emily dove vai?»

La voce tremante di Xenophilius

«Esco»

Gli risposi semplicemente con un tono freddo

«No non te lo permetto si signorina!»

Balbettava, come potevi prendere sul serio quel tipo di rimprovero?

«Non m'importa!»

E senza aggiungere altro o guardarlo girai la maniglia e in un attimo ero fuori. Xenophilius cadde in ginocchio arreso e mormorò

“Non andare piccola Emy è pericoloso...”

ma non potei sentirlo. Luna lo prese per un braccio per aiutarlo a rialzarsi lui sollevò il viso ed appoggiando la mano su quella di lei la pregò di raggiungermi, lei annuì senza esitazione, corse su per le scale prendendo le prime cose che trovò nell'armadio ed una volta pronta di nuovo di corsa si lanciò fuori al mio inseguimento.

«Mimi! Emy! Ti prego aspetta!»

Sentendo da lontano la voce di mia sorella non potei non fermarmi, girai il viso aspettando che mi raggiungesse e mentre riprendeva fiato la misi subito in guardia:

«Se sei venuta per riportarmi indietro non verrò, almeno non prima di aver fatto ciò che devo»

deglutì quando Luna rialzò la testa mi disse:

«No piccola, non sono venuta per riportarti a casa ma non voglio che vai da sola, so dove stai andando e anch'io ho voglia di rivederli... poi però torneremo a casa, papà è davvero dispiaciuto cerca di capirlo ti prego vuole solo proteggerci...»

Era un po' arrossita mentre mi parlava, capivo le parole di nostro padre ma le azioni erano completamente sbagliate

«Lo so... è solo che, non così...»

Avevo tante parole nella testa eppure nessuna di esse se espressa avrebbe acquistato senso; Luna mi camminava fianco a fianco in silenzio mentre procedevo a superare la grande collina, dalla sua bassa cima la Tana iniziava a vedersi finalmente, sentivo i battiti accelerare man mano che ci avvicinavamo alla recensione. Fin da subito però notammo qualcosa di strano: dal caminetto non usciva fumo e la stalla dei maiali era chiusa, ci scambiammo uno sguardo prima che, deglutendo, mi accinsi a fare un passo avanti e bussare sulla grande porta di legno.

Nessuna risposta.

Provai una seconda volta ma niente.

«C'è qualcosa di strano, dove posso essere andati?»

Ero confusa, a parte il signor Weasley che usciva per andare ogni giorno a lavoro, il resto della famiglia soprattutto sua moglie era sempre in casa, i ragazzi potevano essere usciti a giocare a Quidditch nel loro campetto privato ma Molly doveva essere lì!

«Non lo so tesoro... forse avremmo dovuto scrivere loro per avvisarli che saremo venute...»

Una lettera, la cosa più banale che mi era completamente passata di mente... Ecco la differenza fra me e Luna: lei pensava io agivo e la maggior parte delle volte come in quel caso, sbagliavo. Rassegnata, senza nessuna altra scelta, sospirai e mi lasciai condurre senza dire altro verso casa.

«Oh, piccola Emy!»

Xenophilius si precipitò alla porta, mi sollevò e mi strinse forte

«Scusa papà...»

Sussurrai stringendo le braccia attorno al suo collo, lui scosse la testa rispondendomi che non avevo niente da scusarmi e si prese tutta la colpa, Luna ci si avvicinò facendosi stringere anche lei. La sera durante la cena riuscimmo a riprendere il discorso di Andrew e del suo invito, alla fine concordammo insieme di partire la settimana successiva per restare in Francia almeno fino alla fine del mese. Una volta saliti nelle rispettive camere mentre Xenophilius scriveva a zia Marie, io cercavo le parole migliori per non far capire a Fred quanto fossi preoccupata e mi mancasse:

Caro Fred,

Scusami se ti scrivo con così poco preavviso e soprattutto se ti disturbo. La situazione qui in casa è un po' tesa ma stiamo tutti bene. C'è un fatto che mi incuriosisce... dove siete? State bene? Siamo passate a casa vostra ma non abbiamo trovato nessuno, per favore fateci sapere...

Ps. Settimana prossima partiremo per la Francia, andiamo a trovare nostro cugino, spero ci rivedremo presto...

Tua, Emily.”

La rilessi una volta ed una seconda, la passai anche a mia sorella per sapere la sua opinione e l'indomani mattina dopo colazione uscì di casa per consegnarla alla nostra piccola gufetta Puckle che volò via con le due buste, l'altra destinata alla zia in Francia. Non ci rimaneva altro che aspettare le risposte chiuse in casa senza altra scelta.                           Proprio il penultimo giorno, prima della partenza quando ormai pensavo che la lettera non ci avrebbe potuto raggiungere, arrivarono le risposte! Zia Marie scrisse che non vedeva l'ora di accoglierci e che aveva già preparato tutto al meglio per il nostro arrivo Fred invece scrisse solo poche righe:

Ciao Emily,

Si non preoccuparti stiamo tutti bene, purtroppo no non siamo a casa ma non posso dirti niente di più scusami... fai buon viaggio ci rivedremo appena possibile!

Un abbraccio,

Fred”

Rilessi più volte, girai persino il foglio nel tentativo di trovare un messaggio nascosto ma niente.

«Tutto qui?»

Esclamai delusa passando anche la lettera a Luna così che anche lei capisse

«Che significa? Perché? Non capisco!»

Mi agitai cominciando a camminare da una parte all'altra della stanza, c'era un codice nascosto? Un messaggio non rivelato? Perché nessuno spiegava mai niente?!

«C'è sicuramente qualcuno che gli impedisce di parlare piccola o ha paura che la lettera possa essere intercettata»

tentò di consolarmi Luna

«Può succedere?»

le chiesi ingenuamente

«Oh, si tesoro, soprattutto in tempi come questi...»

L'indomani di buon mattino presto partimmo, diversamente dal viaggio verso la Coppa del Mondo di Quidditch dell'anno scorso andare in Francia fu più complicato; dato il traffico causato da molte famiglie intenzionate già a fuggire dopo aver saputo del ritorno del potente mago oscuro o meglio coloro che ci credevano, dovemmo servirci soprattutto di mezzi babbani. Papà rimpicciolì le valigie per potarle comodamente in tasca e tenendoci per mano attraversammo la collina, la bacchetta esposta per chiamare il Nottetempo e una volta raggiunta la stazione di Londra prendemmo il treno per Parigi. Il viaggio durò solo due ore e all'arrivo trovammo ad accoglierci zio André e Andrew, il nostro bellissimo cugino ci abbracciò forte mentre lo zio e papà si strinsero la mano. Ero piuttosto curiosa di come funzionava lo Statuto di Segretezza in Francia e perciò seguì lo zio e Andrew in silenzio, capì dal fatto che stavamo viaggiando con un altro treno che forse lì erano un po' più rigidi. Raggiunto il nord ci trovammo nel quartiere di Montmartre superammo la grande basilica e ci infilammo poi in una via stretta chiamata Place Cachée, lì avvertì un brivido capendo di essere finita in un posto particolare.

«Ora possiamo smaterializzarci»

Ci comunicò ammiccando Andrew

«Cosa? Qui davanti a tutti?»

domandai non troppo forte

«Questo è il nostro quartiere magico, non dovete preoccuparvi»

ne rimasi sorpresa non mi ero nemmeno accorta di essere passati dall'altra parte, sarà l'abitudine londinese ma era davvero strano. Per mano a papà e seguendo le istruzioni dello zio la materializzazione congiunta ci teletrasportò davanti alla piccola villetta dei Boyer. Il giardino occupava la metà del territorio era su un lato non dietro come le tipiche casette inglesi, pieno di lilias piccoli fiorellini viola e una fontana bianca e zampillante nel centro; la casa a due piani anch'essa bianca, era sufficiente ad ospitarci tutti quanti.

«Lune! Milly! Le mie nipotine preferite»

Zia Marie ci accolse a braccia aperte con il suo buffo accento francesizzato

«Venite mon petit, Drew tresor porta su le valigie delle ragazze e del vecchio Xeno»

papà estrasse dalla tasca le valigie e dopo averle ingrandite di nuovo con un incantesimo Engorgio le consegnò al nipote che sparì su per le scale

«Ho fatto il tè, su venite accomodatevi non fate complimenti»

Il blu in diverse tonalità era il colore principale dell'arredamento e si univa al bianco con un'armonia rilassante, Marie posò le tazze bianche ricamate con fiorellini azzurri sul tavolino e prese posto sulla morbida poltrona mentre io, Luna e papà sprofondammo sul comodo divano.

«Allora che mi raccontate? È stato lungo il viaggio?»

ci chiese, il silenzio era troppo imbarazzante

«Molto interessante penso che avremo tante cose da vedere qui»

disse Luna alla zia dopo una bella sorsata di tè.

«Sono sicura che Andrew vi accompagnerebbe volentieri in giro per la città, n'est-ce pas mon amour?»

Marie si girò verso suo figlio che era appena rientrato in salotto

«Oui mamam molto volentieri»

sorrise il ragazzo, Xenophilius si irrigidì stringendo le ginocchia quando la zia lo notò si morse un labbro.

«Bonbon... mostra alle ragazze la loro stonsa s'il vu plait»

Annuendo Andrew ci fece segno di seguirlo conducendoci sulla rampa di scale, appena fummo fuori portata d'orecchio Marie fissò severa Xenophilius:

«Cosa scé che non va?»

e l'uomo dai capelli lunghi e biondi prese a raccontarle tutto quello che era successo negli ultimi mesi; ora era il turno della zia di rabbrividire

«e così ho proposto alle bambine di trasferirci qui ma Emily non ha voluto»

e concluse parlando anche del nostro piccolo litigio

«Xeno... la ragazza è adolescente ormai, se Luna magari è più pacata, Amilie no, pensasci, Pandora avrebbe mai fatto questo?»

Xenophilius si coprì il volto con le mani

«Emy è così diversa, non ha mostrato nessuna paura nel voler rimanere e combattere se sarà necessario e io mi vergogno così tanto»

Marie si avvicinò per mettergli una mano sulla spalla

«Allora lascia che lei sia»

E appese così la frase sperando che Xenophilius capisse che la sua seconda bambina sapeva ciò che era giusto. La cameretta che ci aveva sistemato Zia Marie era piccola e confortevole, i due letti con lenzuola bianche a fiorellini rosa erano separati solo da un comodino nel mezzo in comune con una candela profumata sopra

«La mia è proprio qui accanto, venite ve la faccio vedere»

Andrew ci portò nel suo piccolo rifugio: le pareti azzurre e il letto a baldacchino bianco come quasi tutto il resto della casa erano così ordinati e puliti che potevano sembrare persino finto, ci sedemmo a gambe incrociate sul morbido tappeto celeste ed Andrew cominciò a raccontarci tutti i possibili posti che avremmo potuto visitare l'indomani e il giorno dopo e quello dopo ancora, per cena zia Marie cucinò uno squisito gateau di patate e quella notte ci addormentammo subito stanche di tutte le emozioni.                                                                     Durante quelle tre settimane facemmo gite quasi un giorno si e l'altro no: visitammo i grandi musei, la torre alta simbolo della città, i mulini rossi, una cattedrale grande e bellissima chiamata Notre Dame, un giardino immenso pieno di ogni tipo di fiori colorati e persino una grande reggia dove un tempo, come ci stava raccontando Andrew, vivevano il Re e la Regina di Francia; nel corso dell'ultima settimana facemmo anche un escursione ai Pirenei, monti nella quale sempre dai racconti di Andrew si trovava la scuola di Beauxbatons. Scattammo tante foto ricordo ma papà non volle apparire in nessuna, il suo comportamento spesso era strano: guardava a destra poi a sinistra, nervoso, oppresso e sempre con la fretta di tornare a casa come se temesse che i suoi lettori del Cavillo si preoccupassero ad non avere sue notizie per un mese intero.
Il giorno del rientro in Inghilterra arrivò con una velocità impressionante, zia Marie ci strinse più volte sbaciucchiandoci su entrambe le guance, ci preparò qualcosa per pranzo e ci augurò buon viaggio, raccomandò persino a Xenophilius di farsi sentire spesso per qualsiasi cosa, zio André come all'andata ci accompagnò in stazione e non se né andò finché il treno non fu più visibile.
Tornare nella grigia Londra e respirare la solita aria mi fece star bene, non era male il sole della Francia però in nessun posto si sta meglio se non nella propria casa; prendendo il treno verso sud rientrammo nel Devon e successivamente da lì potemmo finalmente smaterializzarci davanti al cancello. Papà sciolse gli incantesimi di protezione attorno alla casa e quando aprì la porta corsi subito di sopra per la scala a chiocciola fino in camera, dalla finestra cercai con lo sguardo la Tana dei Weasley sperando di veder uscire del fumo dal loro comignolo ma niente. Perché non erano rientrati? La scuola iniziava a breve e se non tornassero affatto?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3262516