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Capitolo 1 *** Cap. 1: The Quest and the Curse ***
THE QUEST AND THE CURSE
Cap. 1: The Quest and the Curse
Hearts hunger for
something more
Frightened by ghosts
of our own creation
When we suffocate the
aspirations that we scorn
The monster hunting
me down
Will pull me under
Within the stars,
those spheres of light
But who can find the
second to the right? (To the right)
So far, my Neverland
It’s the Quest and
the Curse of us all
I am despair, your
dread, your fear, shame
I am the parasite
deep in you
I am Deimos, Phobos
of old days
I am the shallow grave
hunting you…
(“The Quest and the
Curse” – Delain)
Erano trascorsi cinque anni e, sebbene il
tempo apparentemente non scalfisse la perfezione e la giovinezza di vampiri
millenari come gli Originali, in realtà molte cose erano accadute che avevano sconvolto
il loro mondo interiore, alcune buone, altre meno buone, altre ancora da
metabolizzare.
Hope era ormai una strega di quindici anni,
la più potente della Salvatore Boarding School di Mystic Falls gestita da
Alaric e Caroline, e passava la maggior parte del suo tempo là. In quei giorni,
tuttavia, non era a scuola perché c’erano state nuove aggressioni, come già era
avvenuto cinque anni prima, e ormai sembrava chiaro che gli attacchi erano
causati da nemici dei Mikaelson che volevano colpire la giovane strega…
rimaneva però da capire chi fossero questi nemici e schiacciarli prima che
potessero fare del male alla ragazza o a chiunque altro degli studenti o della
famiglia.
In realtà, purtroppo, poco più di due anni
prima erano già accaduti episodi gravissimi e non più solo alla scuola di Hope,
ma anche a New Orleans: era Mardi Gras,
un giorno sacro per New Orleans e per le varie specie che la abitavano, e tutti
speravano che potesse essere festeggiato come al solito, con la preghiera per
la pace delle streghe e la sfilata per le vie della città di vampiri, lupi
mannari, streghe e sciamani in armonia e serenità. Non era andata così. La
sfilata era stata teatro di tre attentati che avevano causato la morte di dieci
lupi mannari, tra cui Lisina, un membro importante della comunità del Bayou.
Contemporaneamente, qualcuno aveva avvelenato il vino che le streghe avevano
benedetto e con il quale stavano pregando e brindando alla pace tra le razze
nella Città dei Morti: tutte le streghe che avevano bevuto quel vino erano
morte in pochi minuti e tra loro c’erano sia Ivy, la nuova compagna di Vincent,
sia Davina Claire, che insieme a Kol era tornata a New Orleans da San Francisco
proprio per partecipare a quella festa e a quell’importantissimo rito.* Questi terribili avvenimenti avevano,
ovviamente, sconvolto tutta New Orleans e in modo particolare Vincent e Kol, ma
purtroppo non c’era stato modo di scoprire chi avesse compiuto tali orrori.
Alcuni sostenevano che si trattasse degli stessi nemici dei Mikaelson che
avevano tentato di colpire Hope, altri che fossero vampiri ribelli a Marcel
Gerard, ma non c’era niente di certo e questo rendeva tutto ancora più
spaventoso.
Tuttavia c’erano stati anche altri
cambiamenti molto più piacevoli, sebbene destabilizzanti per qualcuno: Tristan
De Martel si era stabilito a Davilla Estate, ricostruita e rimodernata per
l’occasione, e Elijah trascorreva ormai la maggior parte del suo tempo con lui,
sebbene fosse sempre pronto a intervenire quando qualcuno minacciava la sua
famiglia e questo Tristan doveva ancora metabolizzarlo ma… va beh, in fondo
anche lui avrebbe fatto lo stesso per sua sorella Aurora.
Una delle novità più sorprendenti, inoltre,
era stata quella di Cami e Keelin. La giovane, che per molto tempo aveva
creduto di essere innamorata di Klaus e che lo aveva anche aiutato a superare
le difficoltà e le asprezze del suo carattere, aveva scoperto di provare in
realtà attrazione per le donne e, in particolare, di provare un sentimento che
non riusciva più a nascondere per Keelin, la dottoressa lupo mannaro compagna
di Freya. Aveva parlato immediatamente dei suoi sentimenti a Klaus, visto che i
due erano sempre stati prima di tutto molto amici, e l’ibrido pareva averla
presa bene, forse anche per lui Cami era soprattutto una cara amica, il sogno
di un amore mai vissuto appieno, così l’aveva lasciata libera di seguire la sua
strada. Cami, però, non voleva assolutamente intromettersi nel legame, per
quanto tormentato, tra Keelin e Freya e quindi aveva lasciato Villa Mikaelson
ed era tornata a vivere nel suo appartamento a New Orleans che, adesso,
divideva con il cugino Declan, il nuovo compagno di Hayley. Declan era lo chef
e il nuovo proprietario del Rousseau’s,
il locale dove Cami aveva lavorato come barista, ed era stato ben felice di
ridare alla cugina il suo lavoro, anche se solo part-time poiché Cami aveva
deciso di riprendere anche i suoi studi universitari in Psicologia.
Negli ultimi mesi, però, le cose erano
cambiate tra Keelin e Freya, anche perché la strega era completamente logorata
dalla preoccupazione per Hope e la sua famiglia ed era sempre meno presente e
attenta ai bisogni della compagna. Rendendosi conto che non sarebbe mai
riuscita a mettere Keelin al primo posto nella sua vita e che non era giusto
continuare a farla soffrire così, Freya aveva deciso di rompere il suo
fidanzamento con lei.
“Ti amo, Keelin, e credo che non potrò amare mai nessun’altra
come te” le aveva detto, “ma ci sono casi in cui l’amore non è sufficiente e
io, in fondo al cuore, so che amerò sempre di più la mia famiglia. Sai che io
voglio sentirmi libera di accorrere dai miei cari ogni volta che avranno bisogno
di me e che saranno sempre loro la mia priorità e tu non meriti di venire al
secondo posto, né per me né per nessun altro. Non è giusto per nessuno e tu,
come tutti, devi trovare qualcuno che possa amarti come meriti e che ti
consideri veramente il centro del suo mondo.”
Keelin aveva annuito. Soffriva, ma in fondo
al cuore sapeva che quel giorno, prima o poi, sarebbe arrivato, lo aveva capito
da molto tempo ormai. Tra le due era sempre stata lei quella che amava di più mentre
Freya, spesso, si era allontanata da lei per risolvere i continui problemi dei
Mikaelson. Probabilmente Keelin avrebbe anche continuato in quel modo,
accontentandosi delle briciole che Freya le concedeva, ma era stata la strega
Mikaelson, finalmente, a comprendere quanto il suo comportamento fosse egoista
e a decidere di lasciare Keelin libera di trovare il vero amore.
Si erano dunque lasciate in modo amichevole,
tuttavia Keelin aveva patito più di Freya quella rottura, sia perché era stata
per tutto il tempo colei che aveva amato di più e dato senza mai chiedere nulla
in cambio, sia perché Freya aveva comunque i suoi familiari accanto, mentre
Keelin era sola. Casualmente, una sera in cui si sentiva particolarmente triste
e depressa, Keelin si era ritrovata a bere al Rousseau’s e Cami era di turno, così le due donne avevano
cominciato a parlare. Si era sfogata con la giovane barista che, dal canto suo,
si era imposta di non farsi illusioni e di aiutarla solo dal punto di vista
psicologico, sfruttando quello che aveva appreso nei suoi studi.
Le cose, però, si erano evolute in modo
diverso da quello che entrambe avrebbero immaginato e, a poco a poco, Keelin
aveva sentito di poter trovare in Cami tutto quell’amore, quel senso di
appartenenza e di casa, che aveva sempre cercato invano in Freya. Così, un mese
prima, Keelin e Cami si erano messe insieme, Cami si era trasferita a vivere
nell’appartamento della dottoressa e il loro legame diventava ogni giorno più
forte, caldo e intenso.
E, tanto per non farsi mancare niente, un
giorno Kol era tornato inaspettatamente da San Francisco, dove comunque
continuava a vivere anche se non c’era più Davina, e tutti i Mikaelson potevano
giurare di non averlo mai visto così sconvolto, forse neanche il giorno della
morte della sua compagna. Non sembrava neanche più lui.
“Kol, ma che cosa ti è successo?” gli domandò
Rebekah, che era sempre stata la sorella a lui più vicina e che lo capiva
meglio di chiunque altro.
Nel patio di Villa Mikaelson, non appena
saputo del ritorno inaspettato di Kol, si erano ritrovati anche Freya, Klaus,
Hayley e Hope, che in quei giorni era a casa proprio per via di nuovi attacchi
alla Salvatore Boarding School. Mancava solo Elijah che, in quel momento, si
trovava in un luogo non meglio precisato insieme al suo piccolo Conte, Tristan
De Martel: negli ultimi tempi aveva lasciato sempre di più il ruolo di
capofamiglia a Klaus per imparare a godersi finalmente la vita con il suo
compagno.
“Guarda un po’ chi ha portato il vento” fece
Klaus, sarcastico. Non aveva preso molto bene il fatto che il fratello minore
avesse deciso di restare comunque a San Francisco anche senza Davina e di certo
non lo mandava a dire… “Se non fosse impossibile direi che ti si è finalmente
sviluppata una coscienza e che sei venuto per aiutarci a scoprire chi c’è
dietro gli attacchi alla scuola di Hope che in queste ultime settimane sono
ripresi.”
“Per te sarà pure impossibile, invece è
proprio così” ribatté Kol, rintuzzando l’attacco di Klaus. “Sono qui proprio
perché voglio proteggere Hope e anche vendicarmi, visto che io e Vincent
abbiamo scoperto che i responsabili degli attacchi alla Salvatore Boarding School
sono anche coloro che due anni fa hanno commesso gli attentati in cui sono
morti Lisina e altri lupi mannari e anche… anche Davina e Ivy. Solo che non è
tutto qui, ho scoperto anche un’altra cosa della quale devo parlarvi subito,
prima ancora di tutto il resto perché è una cosa che…”
“Non è tutto qui? A me sembra già abbastanza”
tuonò Klaus. “Insomma, non farci perdere tempo, dicci immediatamente chi vuole
fare del male a mia figlia e che ha ucciso Lisina, Davina e altri innocenti,
così potrò andare senza por tempo in mezzo a staccargli la testa a morsi!”
“Non è così semplice, Nik, anche se è
esattamente quello che vorrei fare anch’io” replicò Kol, che continuava a
guardarsi intorno stranito, come se in qualche modo non riconoscesse la sua
casa. “Quella che ha organizzato gli attentati e le aggressioni è una vampira
di nome Greta Sienna, ma non ha fatto tutto da sola, anzi è a capo di una sorta
di organizzazione di cui fanno parte i suoi seguaci, vampiri che rifiutano l’anello
solare e che sostengono altre follie del genere… e negli anni ha ottenuto l’appoggio
anche di una parte delle streghe di New Orleans, è proprio così che ha potuto
avvelenare il vino che ha ucciso Davina, Ivy e le altre.”
“Greta e i suoi Notturni possono essere senz’altro
responsabili degli attentati ai lupi mannari e alle streghe” intervenne Hayley,
“ma non capisco una cosa: sappiamo da anni che i Notturni vorrebbero una totale
separazione delle razze e che i lupi mannari fossero confinati nel Bayou, ma i
primi attacchi contro la scuola di Hope e anche qualcuno di quelli più recenti
sono stati portati proprio da lupi mannari. Greta li odia e loro non farebbero
mai qualcosa per lei, quindi come può essere che ci sia lei sia dietro gli
attentati sia dietro le aggressioni? Sei sicuro di quello che dici, Kol? In che
modo hai ricevuto queste informazioni?”
Kol abbassò il capo. Aveva le lacrime agli
occhi e… sì, decisamente c’era qualcosa che non andava in lui.
“Non sono arrivato a New Orleans questo
pomeriggio, in realtà mi trovo in città da ieri sera e… prima di venire qui
sono andato a cercare Vincent alla Città dei Morti per chiedergli se, per caso,
avesse scoperto qualcosa in più su chi ha avvelenato Davina e Ivy” mormorò. “Magari
qualcuna delle sue streghe poteva aver saputo qualcosa. Vincent era molto
contento di vedermi, anzi mi ha detto che sicuramente erano stati gli Antenati
a spingermi ad andare da lui perché aveva bisogno di me proprio per svelare l’identità
dell’assassino delle streghe. Qualche giorno fa aveva avuto una visione di Ivy
che gli aveva detto di sapere tutto, ma la visione era durata troppo poco,
Vincent aveva bisogno di una fonte di potere ulteriore per restare in contatto
con Ivy tanto da ascoltare tutto ciò che aveva da dire. E non si fidava di
ricorrere alle sue streghe perché… beh, dopo quello che è accaduto quel Mardi Gras non era più sicuro su chi
fosse davvero dalla sua parte.”
“Vorresti farmi credere che hai scoperto che
Greta Sienna ha organizzato gli attentati e le aggressioni facendo una seduta spiritica con Vincent Griffith?”
fu la caustica domanda di Klaus.
Kol alzò il viso e piantò gli occhi in quelli
dell’ibrido.
“Non mi sembra ci sia da fare dello spirito
su una questione del genere, sappiamo tutti che queste cose possono accadere e
ne abbiamo viste anche di più incredibili” rispose, determinato. “Sì, è andata
esattamente così e Ivy, usando il mio potere unito a quello di Vincent, ci ha
mostrato i responsabili dei delitti di quella notte. In realtà anche gli
esecutori materiali erano solo vittime, umani soggiogati per mettere le bombe
lungo il percorso della sfilata e avvelenare il vino, ma abbiamo potuto vedere
con i nostri occhi Greta Sienna che soggiogava queste persone perché facessero…
quello che hanno fatto. Quelle stesse persone, poi, sono state uccise dai
seguaci di Greta, per questo dico che anche loro sono vittime, i veri mostri
sono Greta e i suoi accoliti!”
“Ti crediamo, Kol, e in ogni caso potrei
anche chiamare Vincent e farlo venire qui per chiedere direttamente a lui”
intervenne Freya. “Dobbiamo essere grati a Ivy che ha usato tutta la sua energia
per mostrarvi queste scene e rivelarci la verità. Purtroppo, però, così
sappiamo anche che chiunque può diventare il nemico, anche un passante, anche
una donna con un bambino piccolo dato che Greta e i suoi soggiogano chi
vogliono per i loro attacchi. Credo che questo risponda anche alla tua domanda,
Hayley: i lupi mannari che hanno aggredito la scuola di Hope erano stati
soggiogati.”
“È così. Ivy ci ha anche mostrato Greta che
spiegava i suoi piani ai seguaci: dovevano essere i lupi mannari ad attaccare
la Salvatore Boarding School perché, in questo modo, tutti avrebbero visto che
sono delle creature pericolose e fuori controllo, da tenere confinate nel Bayou
o peggio” aggiunse Kol. “Ma… come vi dicevo non è tutto qui, c’è un’altra cosa
che devo dirvi, un’altra cosa che Ivy mi ha mostrato e non posso più tenermela
dentro. Io non sono un Mikaelson, non sono vostro fratello, non faccio parte di
questa famiglia!”
Fu come se Kol avesse gettato una bomba nel
patio. Per un attimo tutti lo fissarono allibiti e in silenzio e poi, come al
solito, fu Klaus il primo a parlare.
“Cosa significa che non sei un Mikaelson? Che idiozia è mai questa?” domandò,
esasperato.
“Ivy ti ha solo detto che non sei un Mikaelson o ti ha mostrato qualcosa di
preciso?” chiese invece Freya, lanciando un’occhiata di disapprovazione a
Klaus.
“Mi ha fatto vedere… delle scene del mio
passato, di me molto piccolo” rispose Kol, affranto.
“Vogliamo smetterla con queste stupidaggini e
concentrarci invece su come eliminare Greta e tutti i suoi Notturni? Mi sembra
che sia questa la cosa più importante” lo interruppe di nuovo l’ibrido che, per
qualche strano motivo, pareva particolarmente innervosito al pensiero che ciò
che aveva detto Ivy potesse essere vero.
“Lo faremo, Klaus, ma credo che anche la
questione della vera identità di Kol sia importante per lui e per la famiglia”
ribatté Hayley guardando Kol con affetto. Lei meglio di chiunque altro poteva
comprendere come si sentisse poiché aveva perduto la sua vera famiglia, i
Labonair, ed era stata cresciuta da una famiglia umana con un nuovo nome.
Ricordava ancora quanto fosse stato doloroso essere cacciata di casa dopo la
sua prima trasformazione e non sapere più chi fosse, non avere un luogo da
chiamare casa.
“Non c’è nessuna questione, Kol è cresciuto
con noi, io e Elijah c’eravamo e lo ricordiamo anche se sono passati più di
mille anni, questa storia che non sarebbe un Mikaelson è assurda e forse Ivy
gli ha causato delle false visioni per smembrare la famiglia e indebolirci”
ripeté Klaus, che sembrava sempre più nervoso all’idea che Kol potesse non
essere il suo fratellastro.
“Ma ti ascolti quando parli?” intervenne
Rebekah. “Se Ivy avesse voluto indebolire i Mikaelson sarebbe bastato non
rivelare i piani di Greta.”
“Magari lei voleva rivelarli solo a Vincent
perché vendicasse le streghe uccise, e quando ha visto che anche Kol era
presente ha pensato di causargli delle allucinazioni per destabilizzarlo” Klaus
si stava chiaramente arrampicando sugli specchi.
“Ma Ivy non è mai stata nostra nemica, anzi,
io e lei siamo diventate molto amiche quando si è messa con Vincent e… e
perderla è stato come perdere una sorella, per me” disse Freya. “Non avrebbe
avuto alcun motivo di mentire a Kol e, comunque, c’è un modo molto semplice per
scoprire la verità.”
“Che cosa, fare il test del DNA?” ironizzò l’ibrido.
“Hayley, ricordi quando mi chiedesti di
evocare la visione della morte dei tuoi genitori per scoprire dove avevano
nascosto l’osso di Inadu?” riprese Freya, rivolgendosi all’amica e ignorando le
proteste di Klaus che stavano diventando sempre più assurde. Insomma, neanche a
lei faceva piacere pensare che Kol potesse non essere suo fratello, ma riteneva
anche giusto che sia lui sia tutti loro conoscessero la verità. “Posso fare lo
stesso incantesimo per riportare Kol e tutti noi indietro nel tempo e vedere
quello che Ivy ha mostrato a lui. Hope, vuoi aiutarmi?”
“Certo, zia. E… non preoccuparti, comunque
sia tu rimarrai sempre il mio zio preferito!” disse la giovane strega,
rivolgendo un luminoso sorriso a Kol.
Freya si allontanò con Hope per andare a
prendere il necessario per l’incantesimo, mentre Hayley e Rebekah si
avvicinavano a Kol e cercavano di farlo sentire comunque in famiglia.
Il momento della verità si avvicinava.
Fine capitolo primo
* Ho modificato un po’ gli avvenimenti dell’episodio di The Originals 5x09 in cui, appunto, Lisina
muore in un attentato dei Notturni e Ivy viene avvelenata per fare in modo che
Davina si togliesse dalla storia, visto che mi serviva per la mia nuova OTP!
Nella mia versione, tuttavia, i Mikaelson non sanno ancora che i responsabili
di tutto sono i Notturni di Greta Sienna, perché saranno loro i nemici nella
mia storia, mentre nella mia versione Inadu e il Vuoto sono già stati sconfitti
in storie precedenti.
How
can I sleep with this coldness beside me? How can I sleep with this coldness inside me? I know I can't bring back your love How can I move on (How can I move on) When everyone I see still talks about you? How can I move on (How can I move on) When all the best things I have we made
together? Here's to letting go (Here's to letting go) But I am lost in a void with your ghost and our
memories Lest we forget The great reset…
(“Ghosts (How can I
move on)) – Muse ft. Elisa)
Un quarto d’ora dopo circa, Freya e Hope
avevano allestito tutto il necessario per l’incantesimo che si sarebbe svolto
nel patio di Villa Mikaelson: le erbe erano pronte e, nella ciotola, la strega
versò qualche goccia del sangue di Kol, visto che era suo il passato nel quale
dovevano muoversi. Erano tutti in cerchio e si tenevano per mano, Kol stava tra
Freya e Hope e l’incantesimo ebbe inizio.
Una giovane Esther si trovava nella sua casa insieme ai
piccoli Finn, Elijah e Klaus quando udì bussare insistentemente alla porta.
Aprì e si trovò davanti una sua amica strega, Kaira, con un bambino di pochi
mesi in braccio.
“Kaira, che succede? Perché sei così agitata?” le chiese
Esther. “Entra, riposati, il tuo villaggio è molto lontano da qui. Sei venuta a
piedi con il tuo piccolo in braccio? Vieni, prendi qualcosa da mangiare e da
bere…”
Kaira la interruppe e le mise il bambino in braccio.
“Occupati tu di lui, Esther, io mi fido solo di te e… non
posso permettere che il mio piccolo Kol muoia!” disse tra le lacrime.
“Di che parli? Perché il tuo Kol dovrebbe morire?”
“Tu sai che i miei sogni sono sempre veritieri e da molte
notti ormai faccio sempre lo stesso sogno: un grande branco di lupi mannari
attacca il nostro villaggio e ci massacra tutti” spiegò la strega. “L’ho detto
a mio marito e al capo del villaggio, perché organizzino delle difese adeguate,
ma loro hanno pensato che esagerassi. Il capo, Erik, ha detto che lui e i suoi
guerrieri faranno scappare a gambe levate quei quattro lupetti spelacchiati…
non capiscono, non vogliono capire. Volevo che anche altre donne venissero con
me a portare i loro bambini al vostro villaggio, qui i lupi mannari non
arriveranno, ma loro hanno rifiutato, hanno più fiducia nella forza e nel
coraggio dei loro mariti che nei sogni di una strega…”
“Non preoccuparti, Kaira, tu e Kol potrete restare qui
con noi” disse Esther.
“No, io non resterò, sono venuta per affidarti Kol e
salvargli la vita, ma il mio posto è al mio villaggio, al fianco di mio marito
e delle altre famiglie. Preparerò delle protezioni per tenere più gente
possibile al sicuro, ma sarò molto più tranquilla sapendo che Kol è qui con te,
lontano dai pericoli” ribatté la strega, poi strinse il bambino tra le braccia
e lo baciò in fronte.
Nonostante le proteste di Esther, Kaira lasciò la casa e
si incamminò di nuovo verso il suo villaggio dopo aver affidato il piccolo Kol
all’amica.
I suoi sogni erano stati veritieri come sempre e i
guerrieri del villaggio troppo arroganti: il branco di lupi mannari sterminò
tutta la gente del villaggio poche notti dopo e non ci furono sopravvissuti,
Esther lo seppe tramite un incantesimo. Il piccolo Kol fu adottato dai
Mikaelson e crebbe con i figli di Esther; Mikael non fece storie visto che un
altro figlio maschio, anche se adottato, gli avrebbe fatto comodo di lì a
qualche anno.
La visione terminò e tutti rimasero in
silenzio per un lungo momento, poi Freya abbracciò Kol.
“Tua madre è stata molto coraggiosa e la
nostra molto generosa, devi a queste due donne, due streghe, la tua salvezza.
Ora comprendo meglio per quale motivo tu sia sempre stato particolarmente
attratto dalla magia” disse, “ma questo non ha importanza. Tu sei cresciuto con
i Mikaelson e Esther si è occupata di te come se fossi suo figlio, inoltre sei
un vampiro Originale perché c’eri anche tu quando Esther fece l’incantesimo.
Non importa se non sei nato dal sangue dei Mikaelson, è come se fossi rinato
con loro quando sei diventato un Originale.”
“E dai, zio Kol, non lo sai che in questa
famiglia i legami di parentela sono tutti strambi?” scherzò Hope. “Te l’ho
detto, tu rimani il mio zio preferito anche se non siamo dello stesso sangue.”
“Ma certo, non devi preoccuparti” lo
rassicurò Hayley, avvicinandosi a lui. “Anch’io ho perso i miei veri genitori
da piccola e sono stata cresciuta da una famiglia umana che mi ha cacciata via
quando ha scoperto chi ero veramente. I Mikaelson mi hanno accolta come se
fossi davvero parte della famiglia e adesso questa è casa mia, come è e sarà
sempre anche per te.”
Kol continuava a mostrarsi confuso e
destabilizzato nonostante le dichiarazioni di affetto.
“Sì, lo so questo” disse, stranito. “In
realtà io mi sono sempre sentito escluso dalla famiglia, io non ero neanche con
voi quando faceste il patto del sempre e
per sempre, spesso mi comportavo male per attirare la vostra attenzione ma
così era anche peggio. Per secoli ho vissuto nella solitudine e nell’odio, per
questo quando ho conosciuto Davina e ci siamo innamorati ho pensato che sarebbe
diventata lei la mia vera famiglia, ma poi lei è morta e…”
“Noi ci siamo sempre stati per te” gli disse
Rebekah, abbracciandolo.
“È stato questo a darmi la forza per reagire
e andare avanti anche senza Davina” replicò Kol, commosso. “Ho scelto di vivere
a San Francisco per dimostrare a me stesso che potevo farcela e che, in memoria
di Davina, avrei vissuto senza tornare ad essere il mostro che ero stato prima
di conoscerla, ma la forza che avevo dentro mi veniva dalla consapevolezza che
qui c’eravate voi e che mi avreste aiutato se ne avessi avuto bisogno.”
“Ed è così, Kol” dichiarò Freya.
“Sì, ma adesso… mi sembra tutto diverso”
mormorò lui. “In realtà all’inizio è stato una specie di sollievo, come se
finalmente avessi capito perché mi sentivo escluso, perché non facevo parte del
sempre e per sempre… Non ero io a
essere sbagliato, era normale che non fossi come voi perché in effetti non lo ero, non ho il vostro sangue, non
sono della famiglia. Sembrava andar bene, poi mi sono reso conto che, senza
Davina e senza l’appartenenza ai Mikaelson io… io… non sono più niente, non
appartengo a nessuno, sono solo!”
“Ma non è così! Tu sei e sarai comunque parte
della famiglia” protestò Rebekah, ma Kol non sembrava del tutto convinto. Alla
fine Klaus, che fino a quel momento era stato insolitamente zitto e calmo, si
avvicinò lentamente e gli mise le mani sulle spalle, stringendolo verso di sé.
“Non ci formalizziamo tanto in questa
famiglia e, infatti, a rigor di logica neanch’io dovrei essere un Mikaelson,
visto che non sono figlio di Mikael” gli disse. “Tu sei comunque uno di noi,
non importa chi siano i tuoi veri genitori, e non pensare neanche per un
istante di essere solo perché noi ci saremo sempre per te. Anzi, visto che non
lo facemmo all’epoca, da questo istante in poi dichiaro che anche tu fai parte
del sempre e per sempre… anche se, a
dire il vero, in genere sei tu che tendi a scappare da noi.”
“Ora non voglio più scappare e… grazie, Nik”
mormorò Kol, mentre l’ibrido lo abbracciava stretto come, forse, non aveva mai
fatto prima. E Kol, forse, aveva atteso l’approvazione di Klaus più di quella
di ogni altro e tra le sue braccia provava qualcosa di strano, un calore
improvviso nel petto. E Klaus, forse, si sentiva più strano e turbato dopo aver
saputo che Kol non era suo fratello che per le notizie che aveva portato di
Greta Sienna e dei suoi Notturni… ma perché?
Tuttavia non era il momento di indugiare su
insoliti sentimenti e domande assurde… Rebekah aveva approfittato della benedizione di Klaus a Kol per chiamare
Marcel e Elijah e dire loro di raggiungerli immediatamente a Villa Mikaelson.
I due, ansiosi di conoscere le novità,
arrivarono dopo pochi minuti. In realtà non c’erano soltanto loro, perché
Tristan non aveva voluto accettare di restare a Davilla Estate…
“Tristan, non ci metterò molto tempo e comunque non credo
che la questione possa interessarti, visto che, come sempre, riguarda un
problema della mia famiglia” aveva cercato di convincerlo Elijah.
Tristan si era imbronciato, ma la sua era più una
reazione di delusione che di rabbia.
“Allora non hai ancora capito niente di me, Elijah, è una
bella soddisfazione, certo, dopo tanto tempo…” aveva ribattuto il giovane
Conte. “Prima di tutto quello che riguarda la tua famiglia e, soprattutto, i
tuoi affetti, a questo punto riguarda anche me: è vero, non mi importa affatto
di loro, ma so quanto li ami e per questo non voglio che accada niente di male.
Inoltre se c’è un pericolo che riguarda i Mikaelson, indirettamente riguarda
anche New Orleans e la Strix e quindi voglio sapere tutto, non puoi lasciarmi
qui come se fossi un servitore!”
Elijah non aveva potuto far altro che baciare
appassionatamente il suo compagno e poi portarlo con sé, nonostante sapesse che
la cosa non sarebbe piaciuta affatto a Klaus…
“Bene, dunque, siamo tutti qui… anche chi non
dovrebbe esserci” sottolineò infatti Klaus, caustico, lanciando uno sguardo
seccato a Tristan, che ostentò un’olimpica indifferenza e non raccolse. “Kol ci
ha portato un sacco di notizie, più o meno belle, ma comunque molto importanti
per saperne di più sugli attacchi alla scuola di Hope.”
“Se è stato Kol a trovare queste
informazioni, forse sarebbe meglio che fosse lui a riferircele. Sa parlare da
solo, Niklaus, non ha bisogno dell’interprete” commentò Elijah, innervosito per
l’accoglienza che il fratello aveva riservato a Tristan. Riflettendoci, si era
reso conto che il giovane aveva ragione e che, anche grazie al suo ruolo nella
Strix, sarebbe potuto essere molto utile e quindi aveva tutti i motivi per partecipare
a quell’incontro.
“Sì, beh… innanzitutto mi fa piacere
rivedervi tutti quanti, anche se avrei sperato fosse in un momento ben diverso”
esordì allora Kol. “Come Nik, Rebekah e gli altri già sanno, sono tornato a New
Orleans per parlare con Vincent e, insieme, siamo riusciti a contattare Ivy che
ci ha mostrato che i colpevoli sia degli attentati ai lupi mannari e alle
streghe sia delle aggressioni alla scuola di Hope sono Greta Sienna e i suoi
seguaci. Ivy mi ha anche mostrato che in realtà non sono un Mikaelson ma,
magari, di questo parleremo più avanti, adesso direi di pensare a come
organizzarci contro i Notturni.”
Kol aveva cercato di buttarla sullo scherzo
come al solito, ma si vedeva bene dal suo volto che soffriva ancora, soffriva
per la mancanza di Davina e per la sensazione di non appartenere più a niente e
nessuno. Le sue rivelazioni, comunque, suscitarono grande agitazione nei nuovi
arrivati.
“Come sarebbe a dire che non sei un Mikaelson?” domandò subito Elijah.
“Greta e i Notturni, avrei dovuto
immaginarlo, non mi sono mai fidato di loro” intervenne Marcel. “Eppure i miei
vampiri li hanno sempre tenuti d’occhio e non li hanno mai colti sul fatto,
devono essere più astuti di quanto pensassi…”
“Greta Sienna? La madre di Antoinette e
Roman? Ma non ha senso… cioè, so quali siano le sue idee, ma so anche che
Antoinette l’ha ripudiata per questo ed è partita per l’estero” riprese Elijah.
“E comunque Roman stesso frequenta la Salvatore Boarding School. Perché mai
Greta metterebbe a repentaglio la vita di suo figlio? E, a proposito di figli, cosa intendevi dicendo che Ivy ti
ha rivelato che non sei un Mikaelson?”
“Una domanda alla volta, per favore, o dovrò
far sgombrare il patio di Villa Mikaelson!” li interruppe Klaus, con l’aria di
un giudice in un’aula indisciplinata. “A quanto pare abbiamo scoperto, grazie a
Freya che ci ha riportati indietro nel passato, che effettivamente Kol non è un
Mikaelson, non è un nostro fratello di sangue, ma non è questo il punto più
importante visto che, in quanto Originale e cresciuto con noi fin da
piccolissimo, Kol fa comunque parte della famiglia. Vorrei anche mettere in
chiaro che io non avrei mai permesso a Greta Sienna e ai suoi Nazisti Notturni
di stabilirsi a New Orleans… ma, naturalmente, qui nessuno mi dà mai retta e
quanto mi secca avere sempre ragione!”
“Adesso non metterti a fare la povera
vittima, Klaus” lo rimbeccò Hayley. “In questa storia ci sono molti colpevoli
ed è opportuno capire bene come stanno le cose, senza pregiudizi e senza
recriminazioni, prima di agire.”
“Oh, da quando la piccola lupa è diventata
così saggia? Anche tu sei senza pregiudizi, quindi?” la provocò Tristan, che
proprio non riuscì a farne a meno.
Hayley lo fulminò con un’occhiataccia.
“Sono diventata saggia da quando ho dovuto
imparare a proteggere la vita di mia figlia a qualsiasi costo” ribatté, secca.
“E no, non ho pregiudizi, infatti sono disposta ad accettare anche il tuo
aiuto, se deciderai di offrirmelo per Hope, anche se non mi piaci e non mi
piacerai mai.”
“Insomma, vogliamo smetterla di discutere tra
noi?” intervenne Freya, con l’aria esasperata di una maestra con una classe
particolarmente casinista… “Credo che sia molto più importante che Kol racconti
anche a voi quello che Ivy ha mostrato a lui e a Vincent.”
E così Kol ripeté a Elijah, Tristan e Marcel
quello che aveva già detto a Klaus e agli altri riguardo agli umani e ai lupi
mannari soggiogati per compiere gli attentati contro i lupi mannari e le
streghe e le aggressioni alla Salvatore Boarding School. Nessuno litigava o
discuteva più, adesso gli occhi di tutti erano puntati su Kol e nel patio di
Villa Mikaelson si udiva solo la sua voce.
“L’uccisione di Davina, di Ivy e delle altre
streghe è stata una punizione per Vincent, per essersi schierato con i lupi
mannari invece che con i Notturni; le aggressioni alla scuola di Hope, invece,
facevano parte di un piano ancora più perverso. Ivy ci ha mostrato Greta mentre
diceva ai suoi seguaci che dovevano soggiogare dei lupi mannari per attaccare
gli studenti e se, magari, qualche studente, preferibilmente un lupo mannaro, fosse
rimasto ucciso sarebbe stato anche meglio: così, secondo Greta, sia a Mystic
Falls che a New Orleans si sarebbe scatenata una caccia ai lupi mannari,
considerati pericolosi e incontrollabili, e sicuramente tutti sarebbero stati
d’accordo per la loro segregazione o addirittura eliminazione.”
“Questa donna è pazza, vuole fare un
genocidio!” esclamò Hayley, sconvolta.
“Greta, in realtà, voleva che tutti pensassero
che quelle creature erano diventate incontrollabili per colpa degli ibridi,
erano loro che i Notturni volevano davvero togliere di mezzo, mentre si
sarebbero accontentati di confinare per sempre i lupi mannari nel Bayou,
uccidendo chi si fosse rifiutato” riprese Kol, sempre più pallido in volto. “Nel
piano di Greta, tutti gli ibridi sarebbero dovuti morire, quindi… sì, quindi
anche Hope. Lei e i suoi seguaci avrebbero messo in giro la voce che Klaus
Mikaelson stava formando un esercito di ibridi per dominare il mondo e che
aveva iniziato proprio da sua figlia.”
“E, dopo aver ucciso i Mikaelson, immagino
che il piano di Greta preveda di eliminare anche me” commentò Marcel. “Dovranno
essere i Notturni a regnare su New Orleans, tenendo prigionieri i lupi mannari
e costringendo le streghe a sottostare ai loro voleri. Bene, che cosa facciamo
allora?”
“La cosa riguarda anche me” intervenne a
sorpresa Tristan, “e sono ancora più soddisfatto di aver accompagnato Elijah a
questo incontro. Se Greta vuole un predominio dei vampiri Notturni, allora
cercherà di attaccare anche la Strix, che al contrario vuole che i vampiri
educhino la loro parte migliore, che siano esseri superiori dediti alla
propagazione della bellezza, della raffinatezza e della cultura. Io e i miei
seguaci saremo al fianco di Elijah per distruggere questa Greta e i suoi
barbari!”
“Oh, ne sono profondamente onorato, Milord” fece Klaus, sarcastico.
“Piantala, Niklaus! L’aiuto di Tristan e dei
vampiri della nostra organizzazione sarà più prezioso di quanto voi tutti
possiate immaginare e io stesso a questo punto sono doppiamente coinvolto in
questa guerra, sia come Mikaelson sia come fondatore e capo della Strix” lo
rimbeccò Elijah. “E proprio tu ti metti a sindacare su chi abbia o meno il
diritto di combattere Greta e i suoi e di proteggere la nostra famiglia? Forse
devo ricordarti perché Greta Sienna è
così piena di odio e rancore verso i Mikaelson?”
Tutti si scambiarono occhiate stupite perché
non comprendevano le parole di Elijah. Gli unici che capirono il riferimento
furono Marcel, che sapeva tutto perché Klaus glielo aveva raccontato tempo prima,
e Klaus stesso.
“Ah, dunque sarebbe colpa mia se questi
vampiri folli e nazisti vogliono distruggere mia figlia e tutta la nostra
famiglia? Bene, allora, se pensate che io sia solo un ostacolo nella vostra nobile missione e mi ritenete
responsabile vi libero della mia presenza, così sarete solo voi, la Strix e
tutti quelli che riuscirete a raccogliere in giro a lottare contro Greta e i
suoi!” esplose l’ibrido, fulminando tutti con lo sguardo. “Fate tutto da soli,
visto che siete tanto bravi e non avete bisogno di me. Sappiate, però, che se
accadrà qualcosa a Hope, a Hayley o a chiunque altro delle persone che amo, non
avrete un posto al mondo in cui nascondervi dalla mia furia!”
“Insomma, Klaus, ti ho già detto di non fare
la vittima!” cercò di richiamarlo Hayley.
“Nik, nessuno voleva rimproverarti” aggiunse
Rebekah, che comunque non sapeva a cosa volesse alludere Elijah.
Klaus, tuttavia, era già sparito,
rifugiandosi nella sua stanza a rimuginare sulle ingiustizie subite e su altri
turbamenti vari…
“Non vi preoccupate, tornerà” disse Marcel,
che ormai era abituato alle uscite spettacolari di Klaus. “Probabilmente aspetta
solo che qualcuno di noi vada a implorare il suo perdono e il suo prezioso
aiuto, ma non sarò io quello. Intanto organizziamoci tra di noi. Tristan, hai
detto di poter coinvolgere i vampiri della Strix, non è così?”
“Certo. Vampiri come Greta Sienna e i suoi
sono la vergogna della nostra razza” replicò con sussiego il giovane Conte.
“Io parlerò con Vincent” disse Freya. “Anche
lui è coinvolto e sono sicura che sarà ben felice di aiutarci a punire chi ha
ucciso le sue streghe e la donna che amava.”
“Fai in modo che sia lui a venire qui, non è
prudente che tu vada da sola a cercarlo” le raccomandò Elijah.
“Elijah, tu che cosa intendevi dire? Va bene,
la reazione di Nik è stata esagerata come sempre, ma in questo caso credo di
capirlo” disse Kol all’Originale. “Lo hai praticamente accusato di aver iniziato lui la faida con Greta.”
“Niklaus ha le sue responsabilità in questa
storia, ma devi chiederlo a lui, se vorrà raccontartelo” rispose Elijah, dopo
di che raggiunse Marcel, Tristan e gli altri che stavano iniziando a
organizzare dei piani contro i Notturni.
Kol, in preda a un tumulto di emozioni che
non riusciva né a spiegare né a controllare, decise che avrebbe fatto proprio
così, doveva sapere tutto su quella faccenda.
Doveva raggiungere Klaus nella sua stanza e
farsi spiegare… sempre che lui fosse
d’accordo!
No more hesitating
I don't wanna face it
This is all I've ever known
Feel my mind straining
All my doubts are fading
Rushing to the edge and I let myself go
And I feel that my heart's going crazy now
I am not gonna break, can't be taken down
No I'm not going under
It's going down with the thunder
I feel the fire within burning high
With the thunder
No, I'm not going under
It's going down with the thunder!
(“The fire within” – Within Temptation)
Klaus era nella sua stanza, in piedi davanti
al caminetto, e fissava le fiamme quando Kol si avvicinò alla porta e bussò,
sebbene fosse già aperta. Ma era sempre meglio chiedere permesso prima di
entrare in camera di Klaus!
“Ehi, Nik, posso entrare?” chiese, visto che
bussare alla porta era sembrato inutile e l’ibrido non si era mosso di un
millimetro.
La voce di Kol, tuttavia, lo riscosse e Klaus
si voltò lentamente, come se si fosse risvegliato da un lungo sonno.
“Ah, sei tu. Sì, certo, entra pure e chiudi
la porta” gli disse.
Kol fece come gli era stato detto e Klaus si
sedette sul letto, facendogli cenno con la mano di sedersi accanto a lui.
“Hanno mandato te come ambasciatore?”
“Eh? No, in realtà non mi ha mandato nessuno”
rispose Kol. “Sono venuto di mia spontanea volontà perché… beh, perché penso
che anche tu debba partecipare all’organizzazione del piano contro i Notturni e
poi volevo chiederti cosa intendeva Elijah quando ha insinuato che la faida con
Greta Sienna l’hai iniziata tu. Ecco, l’ho detto.”
“Sì, l’hai detto e io non ti morderò per
questo, se è ciò che temi” disse l’Originale, e non si capiva bene se stesse
scherzando o meno. “Elijah ha parlato dal pulpito della sua morale integerrima,
come al solito, ma non ha spiegato a nessuno cosa intendesse veramente e adesso
tu sei curioso. Ovviamente penserai, come tutti, che abbia fatto un grave torto
ai Sienna e che per la mia furia omicida abbia attirato la loro vendetta su di
me e soprattutto sulle persone che amo.”
“Io non penso niente” ribatté Kol. “In
passato ho fatto anche di peggio, per cui non sono il più adatto a giudicare,
per quanto ne so potrei essere stato anch’io ad ammazzare qualche parente di
Greta nei periodi in cui mi divertivo a fare stragi. È una cosa del genere,
Nik?”
Klaus si lasciò sfuggire un sorrisetto.
“È incredibile notare, proprio adesso che so
che non sei mio fratello, quanto in realtà tu sia quello che più mi somiglia.
Però no, non è stata una strage di quel tipo e di sicuro tu non vi hai preso
parte” disse poi. “Accadde tutto in Germania nel 1933.”
“Oh, allora io sono davvero innocente, a quel
tempo mi avevi pugnalato e infilato in una bara, te lo ricordi? Ecco perché non
so niente di questa storia” replicò Kol.
“Allora ti illuminerò su ciò che accadde in
quei giorni e potrai capire da solo perché Elijah mi incolpi di aver iniziato
io la faida” riprese Klaus, “anche se, a volte, tendo a pensare che purtroppo
abbia ragione lui.”
“Beh, se non è stata una strage di quelle per
cui sei famoso allora cosa è stato?” Kol da una parte era molto curioso di
venire a conoscenza di quella vecchia storia, dall’altra sentiva che era giusto
sdrammatizzare perché Klaus la stava prendendo molto male e Elijah, come al
solito, non gli rendeva le cose più facili. Tutto lo stesso, insomma, salvo il
fatto che lui, almeno come sangue e genetica, ora sapeva di non appartenere a
quella famiglia.
“Nel 1933 io e Elijah eravamo a Rostock e
ovunque in Germania si diffondevano le ideologie naziste sulla purezza della razza,
gli ariani e tutte quelle assurdità. Devo ammettere comunque che la cosa non mi
avrebbe infastidito più di tanto se avesse coinvolto solo gli umani: sono tanto
bravi a definirci mostri, ma poi sono loro a fare le cose peggiori ai loro
simili. Ma non voglio tediarti per cui arriverò subito al punto: le stesse
teorie si erano diffuse anche tra i vampiri e il portavoce, almeno a Rostock,
era un tale di nome August che raccoglieva sempre più seguaci. Per loro
difendere la purezza della razza significava eliminare fisicamente i lupi
mannari” a quel punto un lampo attraversò lo sguardo di Klaus. Anche dopo tanti
anni, quelle immagini di morte lo facevano infuriare, nonostante lui stesso non
fosse certo un santo. “Lui e i suoi seguaci iniziarono a sterminare senza pietà
tutti i licantropi che vivevano da quelle parti e così io decisi di vendicarli,
anche se Elijah non era d’accordo perché riteneva che, così facendo, avrei
attratto l’attenzione di Mikael.”
“Li ammazzasti tutti da solo, quindi? Questo
August e i suoi seguaci e senza neanche l’aiuto di Elijah? Ma quanti erano?
Venti, trenta?” il tono di Kol tradiva in realtà ammirazione piuttosto che
disprezzo e Klaus, suo malgrado, si sentì scaldare dal suo entusiasmo.
“Probabilmente una trentina o anche di più,
ma forse non si aspettavano il mio attacco… o non mi conoscevano. Andai a
cercare August a casa sua e lo uccisi, poi massacrai tutti i suoi seguaci che
cercarono di attaccarmi per vendicarlo. Ero fuori di me per la rabbia e finii
per uccidere anche degli innocenti che si trovavano in quel luogo, ma non è di
questo che parlava Elijah. Il fatto è che August era il marito di Greta Sienna
e, quando lei uscì dalla casa con Antoinette e Roman, i loro figli, chiese
pietà per se stessa e per loro, si umiliò davanti a me… e io li risparmiai” continuò
l’ibrido.
“Beh, e allora?” Kol pareva non capire il
problema. “Per questo dunque dovrebbe avercela con te, per il fatto che non hai
sterminato anche lei e i suoi figli? Greta Sienna è più idiota di quanto
pensassi, allora, sul serio non ti conosce. Dovrebbe chiedere alle famiglie che
hai massacrato fino alla sesta generazione per molto meno!”
“Ovviamente non è per questo. Greta mi
considerava già allora un abominio, un essere inferiore da sterminare, ancora
peggio dei licantropi stessi in quanto ibrido, e ha dovuto umiliarsi a
supplicare la mia clemenza dopo aver visto morire il marito e tutti i suoi
amici. L’ho mortificata davanti ai suoi figli e per questo vuole fare lo stesso
con me, probabilmente il suo piano è arrivare a umiliarmi, vedermi supplicare
per la vita di mia figlia e poi ucciderla lo stesso e uccidere anche me”
concluse Klaus, al quale ovviamente non importava un bel niente dei vampiri nazisti
che aveva eliminato, ma era straziato al pensiero che le sue azioni di allora
potessero danneggiare Hope nel presente.
“Quindi è questo che Elijah voleva
rinfacciarti, chiaro, anche se credo che, in realtà, se la sia presa perché al
tempo non lo ascoltasti e andasti comunque avanti con la tua vendetta anche
rischiando di richiamare Mikael. Ma non è questo il punto, direi. La tua colpa
sarebbe quella di essere stato clemente
con Greta Sienna e i suoi figli? Oh, sì, proprio una grande colpa. In effetti
sarebbe stato molto meglio farla fuori, lei e pure i figli, tanto per essere
certi che poi non volessero vendicarsi” commentò Kol, molto pratico. “È un vero
peccato che non ci fossi io lì con te, al posto di Elijah. Per quello che ero
al tempo, avrei sgozzato i suoi figli sotto i suoi occhi e poi avrei staccato
la testa a Greta, almeno adesso ci saremmo risparmiati tanti problemi. E, per
buona misura, magari mi sarei divertito anche a massacrare un bel po’ di
gerarchi nazisti, chissà, magari insieme avremmo fermato la Shoah e ora saremmo considerati una
specie di eroi invece che di mostri. Ma dai, sul serio? Caso mai dovremmo essere io e Vincent ad
avercela con te, e i lupi mannari di Lisina perché, se nel 1933 tu avessi
massacrato tutti i Sienna, oggi Davina, Ivy e Lisina sarebbero vive. Ma qui si
entra nell’assurdo…”
Klaus lo guardò allibito. Sinceramente si era
aspettato una reazione diversa, anche se non proprio come quella di Elijah, e
invece in poche parole Kol aveva smontato il suo castello di sensi di colpa.
Ancora una volta si trovò a pensare, e non
senza una certa emozione che non comprendeva bene, che davvero avrebbe dovuto
tenersi Kol vicino e che per troppo tempo lo aveva sottovalutato.
“Greta e i suoi Notturni razzisti e
deprimenti dovranno pagare per aver ucciso Davina, Ivy, Lisina e tanti altri e
saremo noi a farli pentire di essere
nati. Purtroppo non c’ero nel 1933, altrimenti avrei eliminato il problema alla
radice, ma oggi ci sono e sarò con te per distruggere quei fanatici, sarò al
tuo fianco e stavolta non ci sarà clemenza per nessuno, come loro non ne hanno
avuta per Davina e le altre streghe e licantropi. Vedranno con chi hanno a che
fare, la famiglia sarà di nuovo unita… anche se in realtà io non sono un vero
Mikaelson, diciamo che mi guadagnerò la promozione sul campo!” dichiarò Kol, determinato
e pragmatico.
Klaus sentiva che un turbine di emozioni lo
travolgeva. Aveva passato giorni veramente duri pensando che, alla fine, Hope
fosse in pericolo a causa delle sue colpe passate e della sua arroganza e
adesso era come se un fardello opprimente e doloroso gli fosse scivolato via
dalle spalle e dal cuore. E l’entusiasmo di Kol nel mettersi dalla sua parte senza
se e senza ma era qualcosa che lo colpiva e lo turbava insieme. Non lo aveva
mai considerato più di tanto quando credeva che fossero fratelli e, ora che
sapeva che non lo erano, scopriva diversi lati di quel ragazzo che gli
piacevano più di quanto, forse, sarebbe stato opportuno. Però averlo con sé lo faceva sentire meglio…
Lo prese per le braccia e lo attirò a sé,
magari anche un po’ più vicino del normale, ma in quel momento non era del
tutto lucido, travolto da emozioni e strani desideri che gli correvano nel
sangue…
“Tu fai parte della famiglia comunque, non
importa se non siamo fratelli, te l’avevo già detto, e… certo, distruggeremo
Greta e i suoi, ma tu devi stare davvero al mio fianco, ho bisogno del tuo
entusiasmo, della tua forza” gli disse guardandolo fisso negli occhi e con un
tono appassionato che poteva essere anche fuori luogo, in fondo era di una
guerra che si stava parlando… o no? “Ti ho sempre sottovalutato, Kol, e mi
dispiace veramente. Ora mi rendo conto di quanto tu possa capirmi meglio di
chiunque altro, meglio dei miei veri fratelli, forse anche meglio di me stesso.
Con poche parole mi hai fatto sentire bene, mi hai incoraggiato, rassicurato e
accettato anche per quello che sono e credo che nessuno lo abbia mai fatto per
me, almeno non così. Ho bisogno che tu mi stia vicino, ho bisogno del tuo
appoggio… e ti chiedo perdono se per tanti e tanti anni non me ne sono reso
conto.”
“Beh, anch’io non è che mi comportassi
proprio benissimo, prima, e magari qualche volta me lo sono anche meritato di
finire pugnalato in una bara!” scherzò il giovane Originale, sentendo che l’atmosfera
si surriscaldava e che sarebbe stato meglio sdrammatizzare un po’.
“Siamo entrambi cambiati, in questi anni, e
ora mi rendo conto che avrei dovuto accorgermi prima di te, di quanto potessi
essere importante e prezioso. O forse, finché ti credevo mio fratello, ti
sottovalutavo proprio perché avevo la mia idea su come dovesse essere un vero
Mikaelson e non riuscivo a vedere quello che sei realmente” Klaus si stava
incartando un po’ nel discorso e neanche lui sapeva bene cosa stesse dicendo, ma
quello che voleva era tenersi Kol il più vicino possibile e tutto il resto non
contava. “Spero che tu possa perdonarmi, perché adesso ho davvero bisogno di te
e lo so che quando eri tu ad avere bisogno di me io non c’ero mai, però…”
“Nik, io sono qui e non vado da nessuna
parte, te l’ho detto che voglio essere al tuo fianco e lo farò. Il passato è
passato, lasciamo perdere e ripartiamo da qui” lo interruppe Kol, di nuovo
semplice e pragmatico.
Klaus lo abbracciò, lo strinse forte e poi,
senza capire come ci fosse arrivato, si ritrovò a baciarlo, a perdersi sulle
sue labbra e nel suo calore e, tanto più si perdeva in quel bacio, tanto più si
ritrovava e sentiva di essere al posto giusto, nel momento giusto, con la
persona giusta. Brama ed emozioni non lo turbavano più, quel bacio diventava
dolce, languido, infinito e in esso svanivano le preoccupazioni e i rimorsi, la
rabbia e le paure.
E poi Klaus si rese conto di cosa stesse effettivamente facendo. Si
staccò da Kol come se scottasse e lo guardò, timoroso di vedere nei suoi occhi
qualcosa di negativo, disprezzo, disgusto o cose simili.
“Mi… mi dispiace, Kol, io… non so cosa mi sia
preso… è un momento difficile, è stata una giornata strana” provò a dire, ma il
giovane non sembrava sconvolto, almeno non più di tanto, visto che, a conti
fatti, lo aveva lasciato fare e non aveva cercato neanche per un secondo di
sottrarsi a quel bacio, e questo doveva pur significare qualcosa, no?
Semplicemente, Kol si limitò a ricambiare l’abbraccio in modo tenero e
affettuoso.
“È stata davvero una giornata strana e
difficile, per me forse anche di più viste le rivelazioni di Ivy” disse, “quindi
non devi scusarti di niente, siamo tutti e due vulnerabili e confusi in questo
momento e… non credo ci sia altro da dire. Ora torneremo di sotto dagli altri e
ci organizzeremo tutti insieme per proteggere Hope, Hayley e tutta la famiglia
e eliminare Greta e i suoi fanatici depressi e razzisti. Questa… cosa è successa e, a quanto pare, l’ho
voluta anch’io perché non mi sono opposto, ma riguarda solo noi e non uscirà da
questa stanza.”
Per la prima volta in quella giornata
indimenticabile Klaus sorrise intenerito.
Te lo leggeranno in faccia non appena ti vedranno. Sei
trasparente in queste cose, Kol, e neanche te ne accorgi…, pensò, ma non fu ciò che disse.
“Infatti. Non è niente che riguardi nessuno
di loro” concordò. E se a qualcuno non
sta bene si arrangi. Elijah non si è forse preso come compagno quel De Martel?
Mentre scendevano le scale per riunirsi agli
altri, tuttavia, Klaus si rese conto che adesso riusciva anche a capire cosa
fosse accaduto a Elijah e perché avesse tanto lottato per tenere con sé quel
Conte spocchioso anche contro il volere di tutta la famiglia. Per quanto
inizialmente Tristan fosse stato un nemico dei Mikaelson, poi aveva dimostrato
di tenere veramente almeno ad Elijah e suo fratello… beh, suo fratello si era
innamorato, aveva perso la testa per lui e con lui, evidentemente, si sentiva
in pace, sereno come non era mai stato. Klaus non lo aveva mai capito, ma
adesso…
Adesso cominciava a pensare che fosse la
stessa cosa che aveva provato lui con Kol. Non poteva più giudicare Elijah, i
sentimenti non si scelgono e non ti danno il preavviso, ti travolgono e basta.
“Ehi, ce ne avete messo di tempo, Klaus ti ha
confessato tutti i suoi peccati?” ironizzò Marcel, vedendoli arrivare. “Va
bene, non importa. Qui siamo già a buon punto e credo che, effettivamente, l’aiuto
della Strix sarà davvero prezioso.”
“Certo che sarà prezioso” dichiarò Tristan,
lapidario. “Io e Elijah sceglieremo alcuni membri che agiranno da infiltrati
tra i Notturni di Greta, così ci informeranno dei loro piani e saremo sempre un
passo avanti a loro.”
“Dunque ti è bastato che restassi assente per
poco tempo per autoproclamarti padrone in casa mia, signor Conte De Martel?” reagì Klaus, piccato.
“Tristan non vuole fare niente del genere,
Niklaus, ma tu sei sempre prevenuto nei suoi confronti. Infiltrare dei membri
della Strix tra i Notturni di Greta è un piano eccellente” affermò Elijah.
“In realtà anch’io vorrei mandare alcuni dei
miei vampiri come infiltrati” intervenne Marcel, “il problema è che la maggior
parte di loro sono già noti ai Notturni. Dovrò parlarne con Josh.”
Kol, due passi indietro, osservava la scena e
sorrideva. Ognuno sembrava voler dire la sua e non ascoltare gli altri, eppure
stavano lavorando insieme per sconfiggere Greta Sienna e i suoi seguaci e per
proteggere Hope e tutti i licantropi e gli ibridi. Nonostante le divergenze,
finivano sempre per collaborare ed era questa la loro forza.
Insomma, tutto lo stesso. O quasi…
Quel bacio di poco prima, che lui stesso
aveva accolto e ricambiato, poteva voler dire tanto e… chissà perché stava
succedendo una cosa del genere tra lui e Nik?
I know you are out there
Someday I will find you
When I close my eyes
I see you and then I know
You are still there
All alone
In the middle of a crowd
Watched by a thousand of eyes
No one can see you
All alone
A thousand voices whispers
I don't understand a word
You are all alone…
(“All alone” – Russell Allen/Anette Olzon)
Marcel fu il primo a
lasciare il patio di Villa Mikaelson per tornare a casa e convocare Josh e
altri suoi vampiri fidati per capire se qualcuno di loro potesse infiltrarsi
tra i Notturni di Greta; anche Elijah e Tristan se ne andarono, diretti a
Davilla Estate (dove, comunque, ormai anche Elijah praticamente abitava…) per
scegliere i membri della Strix più adatti ad agire da infiltrati.
“Io ho già qualche
idea sui membri migliori” diceva Tristan, “comunque è chiaro che ci
consulteremo prima di prendere una decisione definitiva, a questo punto siamo
entrambi Lord della Strix e non intendo fare tutto da solo.”
Elijah era colpito
soprattutto da un altro aspetto della faccenda.
“Io volevo…
ringraziarti, Tristan. Insomma, in genere tu ti innervosisci quando io mi
occupo dei problemi della mia famiglia, ma oggi hai voluto partecipare a questo
incontro e addirittura sei disposto ad avvalerti della Strix per fermare Greta
e i suoi.”
Il giovane Conte De
Martel si strinse nelle spalle ostentando indifferenza.
“Non c’è niente di
strano, invece. Questa cosa riguarda principalmente la tua famiglia, è vero, ma
Greta intende estendere il suo dominio su tutta New Orleans, imprigionando i
licantropi, uccidendo gli ibridi e tenendo sotto controllo le streghe. Io non
posso certo permettere che una pazza con un seguito di fanatici incolti,
barbari e razzisti governi questa città, sarebbe il fallimento del nostro piano
come Lord della Strix.”
Elijah lo prese per
le braccia e lo fece voltare verso di sé. Erano ormai giunti nell’immenso parco
della villa di Tristan e nessuno poteva vederli.
“Io credo che ci sia
anche qualcos’altro” gli disse piano, catturando i suoi occhi azzurri. “Niklaus
è stato ostile come al solito e gli altri non ti hanno rivolto quasi la parola,
ma tu sei stato paziente e collaborativo con loro. Avresti potuto semplicemente
andartene e riunire la Strix a Davilla Estate.”
Tristan fece una
smorfietta contrariata.
“E va bene! Sì, è
vero, in questi ultimi due o tre anni ho imparato a vivere diversamente il tuo
legame con la famiglia” ammise, “forse anche perché in realtà tu vivi più con
me che con loro, ma non è solo questo. Non posso dire che mi siano simpatici,
ma sono la tua famiglia ed è giusto che tu pensi a loro, come io mi prendo cura
di Aurora. E poi devo ammettere che oggi Klaus non è stato neanche odioso come
al solito, ha fatto due o tre battute delle sue, ma ho avuto l’impressione che
lo facesse più per recitare il suo ruolo che per vera convinzione. Chissà,
magari scoprire che Kol non è veramente vostro fratello ha segnato più lui di
altri. Erano molto legati?”
Elijah rifletté sulle
parole di Tristan e dovette convenire che aveva ragione: rispetto a tutti gli
altri, e a lui stesso, Niklaus era sembrato turbato da quella rivelazione. Gli
altri si erano sorpresi, magari anche parecchio, specialmente all’inizio, ma
poi la cosa era stata accettata senza tanti drammi: Kol non era un Mikaelson di
nascita, ma era cresciuto con loro, aveva vissuto avventure e combattuto nemici
con loro ed era questo a renderlo un Mikaelson, come del resto era stato per
Hayley. Ma Niklaus sembrava davvero scombussolato da questa scoperta e, ora che
ci pensava bene, anche Elijah si rendeva conto di aver avvertito una strana
tensione tra lui e Kol.
“Non direi” rispose
poi alla domanda di Tristan. “In realtà Kol è sempre stato piuttosto lontano da
noi, ha vissuto esperienze diverse… però, ora che mi ci fai pensare, ha sempre
dimostrato un legame particolare con Niklaus, ricercava la sua attenzione e la
sua approvazione, è stato anche molto geloso di Marcel, quando Niklaus decise
di farne la sua creatura. E Niklaus, in genere, rispondeva alle intemperanze di
Kol pugnalandolo e chiudendolo in una bara, come è stato suo costume per
secoli…”
“Anche questo è un
legame, comunque, che denota un certo interesse: io ho tenuto sotto controllo
Aurora per secoli, sapendo della sua fragilità mentale, e per un certo periodo
l’ho addirittura lasciata in un monastero in Tibet perché i monaci si
occupassero di lei. È una cosa strana, non so come reagirei io se sapessi che
Aurora non è davvero mia sorella” rifletté Tristan.
“Non vorrai dirmi che
potresti, magari, innamorarti di lei, vero?” lo sfidò Elijah, imprigionandolo
contro il tronco di un albero.
“Non c’è bisogno di
comportarsi da barbaro” replicò
Tristan, cercando inutilmente di liberarsi. “No, non potrei innamorarmi di
Aurora nemmeno se sapessi che non è mia sorella, semplicemente perché ho
vissuto continuamente con lei fin dall’infanzia e poi per secoli, in tutta
Europa, sempre vedendola come la mia sorellina delicata e fragile e non potrei
vederla in altro modo. Ma proprio tu hai appena detto che Kol e Klaus, in
realtà, non hanno vissuto molto insieme come fratelli, non certo come hai fatto
tu… e magari questa ricerca di attenzione da parte di entrambi potrebbe
significare qualcos’altro. Non so cosa proverei io se scoprissi che Aurora non
è mia sorella e l’avessi ritrovata solo ora dopo secoli, chissà…”
“Tu non dovresti
provare proprio niente in ogni caso, perché sei mio e qualsiasi tua emozione, sentimento e devozione devono andare
esclusivamente al tuo Sire” gli disse Elijah, schiacciandolo contro l’albero
col suo corpo, mordicchiandolo sul collo e iniziando a slacciargli i pantaloni.
Mentre gli insinuava sensualmente le mani sotto i vestiti e strofinava la sua
erezione contro di lui, baciandolo in modo sempre più intimo e profondo e
esplorandolo con la lingua, però, non riuscì a scacciare del tutto dalla mente
quel piccolo tarlo.
Tristan poteva aver
ragione? C’era forse qualcosa di particolare tra Niklaus e Kol e la scoperta di
non essere fratelli aveva abbattuto ogni resistenza inconscia?
A Villa Mikaelson,
invece, le cose sembravano essersi tranquillizzate. La famiglia allargata (ormai direi di chiamarla così, vista la
situazione di Kol e la presenza di Hayley) aveva cenato, aveva continuato a
confrontarsi ancora un po’ sulla questione e Hayley aveva deciso di chiamare
Alaric e Caroline per avvertirli che, anche senza Hope, gli studenti della loro
scuola potevano comunque essere in pericolo a causa delle idee razziste di
Greta e dei suoi Notturni, veri responsabili delle aggressioni. Poi, pian
piano, tutti erano andati a dormire. Hayley si era trattenuta a lungo in camera
di Hope che aveva bisogno di essere rassicurata non tanto per se stessa, quanto
per il timore che accadesse qualcosa ai suoi amici o alla sua famiglia. Ad un
certo punto era passato Klaus per tranquillizzare la figlia, ma anche Hayley si
era accorta che non era il Klaus di sempre… Chissà, forse tutte le notizie
arrivate quel giorno avevano finito per destabilizzarlo, era comprensibile, lei
stessa era rimasta sconvolta nel sapere quanto Greta potesse odiare gli ibridi,
anche molto giovani come Hope; e sul fatto della famiglia, beh, Hayley sapeva
meglio di chiunque quanto fosse dura perdere le proprie certezze.
Tutto taceva a Villa
Mikaelson quando, nel cuore della notte, una figura attraversò silenziosamente
i corridoi e raggiunse la stanza di Klaus, aprendo la porta pian piano per non
fare rumore e scivolando dentro. La porta si richiuse alle spalle del
misterioso visitatore… ma l’ibrido, ovviamente, era all’erta e in meno di un
secondo raggiunse la porta e vi schiacciò contro l’intruso, afferrandolo per la
gola.
“Chi sei? Cosa sei
venuto a fare qui? Come osi introdurti di soppiatto nella mia… Kol???”
Sconcertato, Klaus
liberò il giovane e lo squadrò da capo a piedi: con indosso una maglietta
leggera e i boxer non dava proprio l’idea di essere minaccioso, anzi, e lui
come aveva potuto scambiarlo per un nemico, magari mandato da Greta? Doveva
essere proprio sull’orlo di una crisi di nervi!
“Accidenti, Nik, tu
sei uno di quelli che prima spara e poi ti chiede chi sei, vero?” si lamentò
Kol, massaggiandosi il collo e riprendendo fiato. Tuttavia il tono non era
scherzoso come voleva apparire.
“Cosa dovevo pensare?
Ti sei introdotto in camera mia di nascosto e col favore delle tenebre” cercò
di rimediare Klaus. “Non potevo immaginare che fossi tu e, a proposito, cosa ci
fai qui a quest’ora?”
“Nik, ho avuto un
incubo” mormorò Kol, afferrando una mano dell’ibrido.
Klaus restò ancora
più allibito, soprattutto perché sentiva le mani di Kol tremare. Gli circondò
le spalle con un braccio e lo condusse a sedersi sul letto, cercando tuttavia
di buttarla sull’ironia.
“Mi dispiace per te e
immagino sia comprensibile, con tutto ciò che abbiamo passato in questa
giornata, ma… beh, questa è una cosa che faceva Hope e anche lei ha smesso dopo
aver compiuto undici anni” disse.
“Nik, mi devi
ascoltare” insisté Kol, e stavolta il suo tono era talmente angosciato che
Klaus non poté far finta di niente. “Ho sognato… ho sognato che Greta e alcuni
dei suoi Notturni ti avevano rapito e che… che ti stavano torturando. Eri
legato a una sedia e loro ti straziavano con un paletto pieno di spine,
dicevano che con quello potevano anche ucciderti perché era intriso del sangue
della Bestia…”
“Un sogno niente
affatto piacevole, concordo, ma come ti ho detto è comprensibile dopo tutto ciò
di cui abbiamo parlato oggi, sappiamo che Greta e i suoi sono i nostri nemici,
che sono pericolosi e che io, in quanto ibrido, sono uno dei loro bersagli”
minimizzò Klaus. “È uno dei tanti pericoli che corriamo, è vero, ma non è detto
che vada proprio così, e poi…”
“Tu non mi ascolti,
Nik! Quello non era un sogno come gli altri e non è dovuto alla preoccupazione
per le mosse di Greta” Kol adesso pareva davvero fuori di sé, stringeva più
forte le mani di Klaus, gli si avvicinava sempre più e la sua voce era spezzata
dall’angoscia. “Ma ti sei già dimenticato quello che Freya e Hope hanno
mostrato anche a te, la visione del giorno in cui la mia vera madre mi ha
affidato a Esther? Mia madre era una strega potente e uno dei suoi poteri era
proprio quello di prevedere il futuro tramite i sogni! Lei aveva sognato che un
branco di lupi mannari avrebbe massacrato il nostro villaggio e così è stato! E
io ho sognato che tu sarai rapito e torturato da Greta e dai suoi vampiri e…”
Klaus lo prese per le
spalle e lo strinse, il viso vicinissimo al suo.
“Kol, tu hai mai
fatto sogni del genere che poi si sono verificati?” gli chiese in tono calmo e
pacato, cercando di placare la sua agitazione.
“Io… no, non che mi
ricordi” rispose Kol, confuso.
“Quando Davina e le
altre streghe sono state avvelenate, tu avevi sognato prima che sarebbe
accaduto?” continuò Klaus, sempre con quel tono rassicurante.
“Certo che no,
altrimenti non avrei lasciato che succedesse, non l’avrei lasciata partecipare
a quel rituale!” replicò il giovane.
“E allora, Kol, tu nonhai
questo potere, hai semplicemente avuto un incubo come capita a tanti” concluse
Klaus.
Il ragionamento
filava perfettamente e, per qualche istante, sembrò convincere anche Kol, poi
il panico ebbe di nuovo la meglio.
“Ma io non sapevo di
averlo, ecco! Quando è successa quella cosa terribile a Davina, o anche in
altri momenti, io credevo di essere un Mikaelson, ma ieri ho scoperto di essere
figlio di Kaira e che lei aveva questo potere e magari si è attivato per
questo” al contrario di quello di Klaus, il ragionamento di Kol non aveva un
filo logico neanche a piangere, ma era più facile credere alla paura.
“Kol, ti ascolti
quando parli? I poteri, qualsiasi potere, non si attivano perché qualcuno pensa di averlo” ribatté Klaus, sempre
molto calmo. “Dovresti saperlo meglio di me, visto che hai studiato la magia
per anni, però in questo caso ti posso decisamente confermare che i poteri si
attivano da soli. Quando si è attivata la mia trasformazione in lupo mannaro
per la prima volta e ho così scoperto di essere un ibrido, ti assicuro che me
ne sono accorto e non ci pensavo
neanche lontanamente. Hai avuto un incubo, tutto qui.”
“E se non fosse tutto
qui? E se fosse vero? Io non posso rischiare, non lo capisci? Non posso
aspettare che ti succeda qualcosa per verificare se possiedo o meno quel
potere, io non voglio che ti succeda
qualcosa, non potrei farcela, non potrei superare anche questo, non posso
perdere anche te, Nik, non posso!” e tutte le emozioni e le paure, il terrore e
tutto ciò che provava senza saperlo deflagrò letteralmente nel cuore di Kol che
esplose in questa confessione disperata.
Per un istante Klaus
rimase interdetto, poi la portata di ciò che Kol aveva appena ammesso arrivò
alla sua comprensione… e a quel punto fu lui a non rendersi più conto di quello
che faceva e che diceva.
“Non mi succederà
niente, Kol, non mi succederà niente, stai tranquillo” gli disse, baciandolo,
avvolgendolo in un abbraccio caldo e protettivo e distendendosi sul letto con
lui. Il sangue gli bruciava nelle vene e gli rimbombava nelle orecchie e tutto
quello che sentiva erano le parole che aveva detto Kol: non posso perderti, non ce la farei senza di te, non voglio che ti
succeda qualcosa. Chi mai gli aveva detto cose simili? Chi mai si era
mostrato così disperato all’idea che potesse accadergli qualcosa di male?
Mentre lo baciava e ancora una volta placava la sua foga perdendosi nelle sue
labbra morbide, si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di più, che la
brama che lo aveva invaso avrebbe trovato pace solo spingendosi fino al limite,
superando ogni pensiero cosciente; rimaneva tuttavia in lui quel tanto che
bastava per comprendere che, se Kol avesse reagito in qualsiasi modo, se si
fosse mostrato spaventato e lo avesse respinto, avrebbe avuto la forza di
fermarsi. Questo sì. Solo che… Kol non lo fermò, Kol era accogliente, docile e
pareva che fosse stato fatto apposta per fondersi con lui e farlo sentire a casa, per assecondare i suoi movimenti
e desideri. Klaus lo prese, sempre baciandolo, sempre respirando con lui,
sempre ascoltando ogni fremito del suo corpo per non fare niente che Kol non
volesse. Ma Kol accettava tutto, voleva tutto, era perso in lui esattamente
allo stesso modo. Era quella l’attenzione che desiderava senza saperlo? Mille
anni di incomprensioni svanirono nell’unione dei loro corpi, delle loro menti e
dei loro spiriti fino all’esplosione totale dell’universo e oltre e di miliardi
di scintille luminose nel momento del massimo piacere.
Solo alla fine di
tutto, sempre tenendo Kol stretto tra le braccia, Klaus sembrò riprendere una
certa qual padronanza di sé.
“Senti, io… mi
dispiace, non so cosa mi sia preso, è che mi hai fatto sentire così importante,
così accolto, mi hai detto quelle cose e io… credo di aver esagerato, ecco”
cercò di spiegare qualcosa che non aveva niente di logico. “Mi sento così bene
quando mi sei vicino, mi sembra che tutto andrà per il meglio, mi fai sentire
accettato, come se non fossi più il mostro che sono, non mi giudichi e questo
per me è qualcosa di nuovo. Però se… beh, se vuoi posso soggiogarti e farti
dimenticare quello che… quello che è successo ora, insomma, se ti senti a
disagio.”
“Io non voglio
dimenticare proprio niente, Nik” rispose dolcemente Kol, che adesso pareva
anche lui più sereno. “È vero, non ti ho fermato, ti ho lasciato fare quello
che nemmeno io sapevo di volere e… e va bene così. E lo sai che io non ti
giudico, sono un mostro tanto quanto te, come potrei farlo? Ma… ma continuo a
non credere che il mio sia stato solo un incubo e non voglio che possa
avverarsi!”
Klaus, intenerito,
gli scompigliò affettuosamente i capelli.
“Allora facciamo
così: rimani a dormire qui e, se farai di nuovo quei sogni, allora ne parleremo
seriamente e cercheremo di scoprire i dettagli, tipo come hanno fatto a
catturarmi, dove mi hanno portato, se hanno preso anche Hope o Hayley, cose più
concrete, tanto per intenderci” gli disse. “Tua madre aveva delle visioni ben
precise, ricordi? Sapeva tutto sul branco, quanto sarebbe stato numeroso,
quando sarebbe arrivato, il problema fu che non le credettero, ma io ti crederò
se farai ancora quel sogno. Altrimenti vorrà dire che era davvero solo un
incubo, legato agli avvenimenti della giornata e… e beh, evidentemente alla
paura che hai di perdermi.”
“Va bene” acconsentì
Kol, tranquillizzato per il fatto che Klaus era disposto ad ascoltarlo. “Spero
anch’io che sia solo un incubo, lo spero davvero.”
“Ad ogni modo
sappiamo che Greta Sienna e quei Nazisti deprimenti sono capaci di tutto,
quindi possiamo aspettarci il peggio da loro e non c’è niente di male a
prendere precauzioni, l’importante è non lasciarsi paralizzare dal panico… come
stavi facendo tu, Kol. Domani ne parleremo anche con Freya, Rebekah, Hayley e
Elijah e metteremo in conto che quella pazza potrebbe davvero voler cominciare
attaccando gli ibridi e principalmente quelli della nostra famiglia. Su questo
il tuo sogno potrebbe non essere poi così sbagliato, pur senza essere una
visione del futuro, e ne terremo conto” riprese Klaus. “Non preoccuparti, andrà
tutto bene e la famiglia Mikaelson se la caverà anche questa volta.”
“Anche se io non sono
davvero un Mikaelson?” domandò Kol.
“Adesso lo sei molto più di quanto lo fossi mai stato prima”
concluse Klaus, stringendolo tra le braccia. E in quell’abbraccio tenero e
rassicurante Kol si addormentò sereno, senza altri incubi.
Anche Klaus, prima di
abbandonarsi ad un riposo pacificatore, ebbe il tempo di pensare a come si
sentiva completo, accolto e accettato da Kol e a come fosse rasserenante quella
sensazione. Ancora una volta si ritrovò a pensare che finalmente poteva capire
perché Elijah si fosse lasciato andare con Tristan De Martel, come fosse
impossibile placare la brama e il desiderio, ma anche il vero amore quando
avevi la fortuna di trovarlo. Lui, forse, era stato perfino geloso di Tristan,
temendo che potesse portargli via il fratello, ma ora poteva comprenderlo e
anche essere contento per Elijah, che aveva passato tutta la vita a occuparsi
della famiglia e ora, pur restando ad essa legato, dedicava del tempo anche a
costruire la sua vita con il giovane che aveva rubato il suo cuore e che
accendeva ogni fibra del suo essere. Era stato solo tanto a lungo, erano stati
soli entrambi, sia lui sia Elijah, e quando l’amore era arrivato inaspettato e
improvviso aveva scardinato e travolto ogni barriera e ogni certezza, senza
rispetto per niente e nessuno… e andava bene così.
Lo capiva perché, pensava,
era la stessa cosa che stava accadendo a lui con Kol.
Searching for a reason
To justify my faults
I kept running in a circle
No way out if not insane
Searching for a reason
To hide all my mistakes
I kept running in a circle
I drown in regret
Searching for a reason
Black is my heart but no one can see
And I can't deny how fragile we are
Our own misery
Black is my heart and now I can see
Whatever we've done
How fragile we are
Our own misery…
(“Black is my heart” – Temperance)
Klaus, tuttavia, era
comunque e sempre Klaus e la cosa non tardò a palesarsi appena un paio di sere
dopo. Elijah e Tristan avevano scelto i membri della Strix da infiltrare tra i
Notturni di Greta e proprio quel pomeriggio avevano ricevuto il loro primo
rapporto da loro: Greta stava organizzando un piano per colpire prima di tutto
gli ibridi della famiglia Mikaelson, ma al momento non c’era niente di definito
e i più importanti tra i suoi seguaci, tra cui un certo Emmett, proponevano
delle soluzioni finali che Greta
ascoltava e sulle quali rifletteva. Nel frattempo, la routine dei Notturni era girare per le strade di New Orleans per
tutta la notte a caccia di eventuali lupi mannari che avessero osato uscire dal
Bayou dove, secondo loro, dovevano restare confinati.
La situazione pareva
dunque ancora tranquilla, ma era ovvio che bisognasse restare all’erta, perché
poteva precipitare da un momento all’altro. Quindi Hope non poteva tornare a
scuola e Klaus era diventato piuttosto paranoico e non permetteva a nessuno di
mettere piede fuori da Villa Mikaelson. Così, come c’era da aspettarsi, si
infuriò moltissimo quando scoprì che Hayley e Hope erano uscite per un’apericena
al Rousseau’s insieme a Declan, Cami
e Keelin.
“In cosa,
esattamente, non sono stato chiaro quando ho detto che nessuno, e tanto meno Hope e Hayley, che sono i bersagli principali
di Greta e dei suoi fanatici, dovevano uscire?” esclamò quella sera, non appena
seppe della novità. “Era così difficile da capire? Parlo forse in un’altra
lingua? E poi, come se non bastasse, sono andate proprio al Rousseau’s dove spesso i Notturni di
Greta passano la serata, e in compagnia di chi? Di quel povero disgraziato di
Declan che non sa neanche che queste cose esistano, di Cami che immagino non
sia informata degli ultimi sviluppi e di Keelin che è, oh, lasciatemi pensare…
ma guarda, proprio un lupo mannaro. Non avrebbero potuto fare una cosa più sciocca
e imprudente neanche se si fossero tatuate un bersaglio in faccia! E voi? Voi
lo sapevate e non avete fatto niente per fermarle, non è così? Nessuno ha
pensato che, magari, avrei dovuto essere informato!”
Lo sfogo di Klaus
stava investendo in pieno quelli che avevano avuto la sventura di trovarsi
sulla sua traiettoria, ossia Kol, Rebekah, Freya e Marcel, che in quel momento
si trovava a Villa Mikaelson.
“Klaus, devi renderti
conto che Hope ha quindici anni e non ne poteva più di restare segregata in
casa” cercò di calmarlo Freya. “Per lei è dura non poter tornare a scuola e
stare con i suoi amici, una serata di svago le serviva e anche Hayley aveva
bisogno di stare un po’ con il suo ragazzo.”
“Inoltre abbiamo
saputo dagli infiltrati della Strix che Greta e i suoi non stanno organizzando
niente, almeno per il momento. Forse è una delle ultime occasioni per madre e
figlia di divertirsi un po’ insieme e con le persone che amano” intervenne
Rebekah.
“E comunque non
preoccuparti. Declan ha organizzato questa serata solo per loro: il locale è
chiuso al pubblico, lui cucinerà per loro e non ci sarà nessun altro” aggiunse
Marcel. “Tanto per essere ancora più sicuri, ho detto a Josh e ad alcuni dei
miei di restare nei paraggi per intercettare eventuali Notturni, se decidessero
di passare da quelle parti.”
“E io ho creato con
Hope un incantesimo di occultamento affinché il locale sembri davvero chiuso e
loro non possano essere né visti né sentiti da nessuno” disse Freya.
“Nik, io capisco la
tua preoccupazione, ma non puoi costringere una ragazzina di quindici anni a
vivere come una reclusa, altrimenti potrebbe anche decidere di scappare e
sarebbe ancora peggio” intervenne Kol. “Noi abbiamo cercato di organizzare
qualcosa che desse a Hope e Hayley l’illusione di una serata normale, ma
abbiamo anche attivato tutti i sistemi di protezione possibili. Non sei l’unico
a voler loro bene, anche tutti noi amiamo Hope e Hayley e…”
Klaus si rivoltò come
morso da un serpente velenoso.
“Davvero? Me lo dici
proprio tu?” sibilò, gelido. “Tu che non ci sei mai stato quando avevamo
bisogno di te, che non hai mai fatto niente per Hope o per chiunque della
famiglia? Tu che hai sempre pensato solo ed esclusivamente a te stesso e alla
tua smorfiosa strega? Avresti sacrificato tutti noi per salvarla, lo sappiamo
bene, e ora vieni a fare la morale a me?
Chi ti credi di essere? Hope è mia figlia e decido io per lei, non certo tu,
che non sei neanche della famiglia!”
“Nik, ma cosa dici?”
gridò Rebekah, sconvolta. Meno male che avevano fatto di tutto perché Kol non
si sentisse estraneo, perché non soffrisse l’esclusione dal sempre e per sempre e la scoperta di non
essere davvero un Mikaelson. E poi arrivava Klaus con il suo consueto tatto da elefante!
“No, Rebekah,
lascialo dire” la interruppe Kol. Fissava Klaus con due occhi che erano due
pozze scure di dolore, ma cercò in tutti i modi di tenere ferma la voce e di
parlare con calma. “Fallo parlare adesso che è sincero, che non dice frasi di
circostanza bensì quello che pensa veramente. Tu non mi hai mai considerato un
Mikaelson neanche quando credevamo che lo fossi, per te ero una delusione come
fratello, una vergogna, infatti quando avete fatto il giuramento del sempre e per sempre io nemmeno c’ero. E
adesso che sai che non sono tuo fratello sei libero di trattarmi anche peggio,
non è così, Niklaus?”
Rebekah aveva gli
occhi pieni di lacrime, mentre Freya osservava anche lei Klaus con sguardo
freddo. Kol non aveva tutti i torti, anche lei si era sentita respinta da Klaus
per molto tempo e solo per il fatto di non essere cresciuta con i suoi fratelli
e sorelle e non certo per colpa sua. In alcuni momenti, come quello per
esempio, aveva ancora la sensazione che Klaus non si fidasse del tutto di lei e
che non la considerasse una vera sorella, poteva quindi ben immaginare cosa
pensasse di Kol, che aveva sempre disapprovato e punito e che ora sapeva non
essere neanche suo fratello.
“Kol, sappiamo tutti
com’è fatto Klaus, quando si arrabbia perde la testa e non sa più quello che
dice” provò a mediare Marcel, che di scontri con Klaus ne aveva avuti fin
troppi e sapeva quante volte entrambi si erano accusati delle cose peggiori e
si erano fatti del male senza volerlo veramente, sotto l’influsso dell’ira o
delle ambizioni o di chissà cos’altro.
“Oh, no, è proprio
quando si arrabbia che non riesce più a fingere e dice quello che pensa”
replicò Kol, ostentando un’indifferenza che non provava affatto. Klaus lo aveva
colpito nel modo peggiore e nel momento in cui era più fragile, sia per la rivelazione
di non essere un Mikaelson sia per quello che credeva potesse esserci tra loro,
quel sentimento che aveva scoperto di provare e che sperava potesse cambiare
tutto. Che stupido era stato, non sarebbe mai cambiato niente. Tutto lo stesso,
no? “Molto bene, questo si chiama parlare chiaro. Ora so cosa significa non
essere un Mikaelson, ma non dovrei neanche stupirmi più di tanto visto che ero
trattato così anche quando credevo di esserlo.”
“Ma insomma, Nik, fai
qualcosa, digli qualcosa, fermalo!” protestò Rebekah afferrando il fratello per
il braccio, ma lui sembrava non riuscire a dire altro, sorpreso lui stesso
dalla cattiveria con cui aveva aggredito Kol… e perché, poi? Certo, era
preoccupato per Hope e Hayley, ma non stava forse costruendo qualcosa di grande
e bello con il giovane, non si era forse sentito compreso e accolto da lui? E
allora perché doveva rovinare tutto come
al solito?
“Aspetta, Kol, dove
stai andando?” lo richiamò Freya, vedendolo incamminarsi verso l’uscita.
“Me ne vado, no? Non
è quello che faccio sempre?” rispose lui, con un sorriso sarcastico. Poi si
voltò e uscì senza dire altro.
“Klaus, questa volta
sei stato ancora più stronzo del solito, spero te ne renda conto” commentò
Marcel, lapidario. “Me ne vado anch’io, raggiungerò Josh e gli altri per tenere
d’occhio i Notturni.”
Nel frattempo,
tuttavia, si stava verificando qualcosa che dimostrava che i timori di Klaus
non erano poi così peregrini, sebbene lui li avesse espressi con la consueta delicatezza. Era vero che Freya e gli
altri avevano fatto di tutto per proteggere Hayley e Hope nella loro serata di
svago, ma non sapevano che tra gli accoliti di Greta c’erano anche delle
streghe che avevano preferito seguire i Notturni piuttosto che Vincent
Griffith. Una di queste streghe, Marie *,
era particolarmente potente e aveva rivelato a Greta dove si trovavano quella
sera le due ibride, così proprio in quel momento Greta, Emmett, Marie e altri
tre Notturni avevano fatto irruzione nel Rousseau’s.
“Il locale è chiuso,
mi dispiace, dovete andarvene” disse subito Declan non appena vide il gruppetto
poco raccomandabile. Si alzò dal tavolo e fece per andare verso di loro, ma
Marie, con un semplice gesto della mano, lo fece volare dalla parte opposta
della sala, sbattere contro una parete e perdere i sensi.
“Declan!” gridarono
Hayley e Hope, e la donna cercò di alzarsi per raggiungerlo, ma ancora una
volta Marie la fermò con la sua magia, mentre Emmett si avvicinava a Cami e
Keelin e Greta andava verso Hope.
“Ma che bella
riunione, non mi sarei mai aspettata tanta fortuna” disse Greta. “Qui ci sono
proprio le due ibride che cercavo. Oh, no, non vi preoccupate, non vi ucciderò
adesso, non è così che voglio che accada. Per questa volta vi lascerò tornare a
casa, ma dovrete portare un messaggio a Klaus Mikaelson, perché è lui che
voglio per primo: entro domani a mezzanotte si dovrà consegnare a me e ai miei
e solo a quel punto il mio piano avrà inizio.”
“Mio padre non si
piegherà mai a te!” reagì Hope.
“Oh, lo farà, dovrà
farlo per forza perché altrimenti verremo a prenderlo noi e allora sarà peggio
perché potranno rimetterci anche altri che non sono necessariamente nostri
nemici” rispose la vampira. “Freya, per esempio, che è una potentissima strega
e che sarei onorata di avere tra i miei seguaci, o la deliziosa Rebekah.”
“Non potete entrare a
Villa Mikaelson, non lo sai, maledetta?” esclamò Hayley.
“Ti sorprenderà
sapere quante cose siamo in grado di fare, piccolo mostro abominio della
natura. Ritieniti fortunata che, per stasera, tu e la tua disgustosa progenie
potrete far ritorno a casa e che, forse, deciderò di lasciare in vita anche
quel tuo povero spasimante, che ovviamente non sa che mostro tu sia, e anche la
bella Camille, nonostante abbia dimostrato davvero un cattivo gusto nel
mescolarsi con la feccia” riprese Greta. “Per questa sera mi limiterò a
lanciare il mio ultimatum e, come prova che faccio sul serio, elimineremo
questo orrendo licantropo. Emmett, uccidila.”
“No!” urlò Cami,
cercando di frapporsi tra il vampiro e Keelin, ma un altro dei Notturni la
colpì e la gettò a terra, mentre Emmett si avvicinava sempre più a Keelin e…
E la porta del locale
si spalancò, una luce accecante illuminò a giorno il salone. I Notturni vennero
rimbalzati da una parete all’altra, Marie si ritrovò con le braccia bloccate da
un paio di antiche manette che le impedivano di fare qualsiasi magia e di
liberarsi e Emmett si sentì sollevare in aria e soffocare, come se qualcuno lo
stesse strangolando.
Era Kol. Fermo sulla
soglia, con entrambe le mani alzate, aveva fatto tutto questo grazie alla magia
e alle catene maledette, l’oggetto oscuro che lui stesso aveva fatto incantare
un secolo prima. L’energia che stava usando era spaventosa, ma si andava anche
rapidamente esaurendo.
“Hayley, Hope, tornate
immediatamente a Villa Mikaelson e portate con voi Cami e Keelin. Ce la fate a
trasportare anche Declan? Io… io non potrò resistere ancora per molto” disse il
giovane, e si vedeva che era provato, diventava sempre più pallido e perdeva
sangue dal naso. **
“Ma tu come farai da
solo? Forse una di noi…” obiettò Hayley.
“Non c’è tempo,
andate immediatamente, mettetevi in salvo, io me la caverò!” la interruppe Kol.
Hayley non era
convinta, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa a Hope. Andò a
recuperare il povero Declan, svenuto, e insieme alla figlia e alle amiche si
precipitò fuori dal Rousseau’s.
“Cosa pensi di fare,
stupido ragazzo? Sei da solo, se non ci hai fatto caso” disse Greta, che si era
ripresa dopo essere stata scaraventata contro il tavolo.
“Non è da solo” fece una
voce profonda da dietro le spalle di Kol e vennero fuori Elijah, Tristan e
diversi membri della Strix, che erano stati appunto allertati dai loro compagni
infiltrati. Dietro di loro apparvero anche Marcel, Josh e altri dei loro in
appoggio alla Strix. I vampiri balzarono addosso ai Notturni e alla strega,
massacrandoli, mentre Elijah si rivolgeva a Kol.
“Sei stremato, adesso
qui ci pensiamo noi. Tu torna a casa e riposati, hai fatto un ottimo lavoro.”
“Grazie, Elijah”
mormorò Kol, esausto. Lui e Elijah non erano mai stati particolarmente legati,
eppure pareva che, paradossalmente, potessero diventare più amici ora che
sapevano di non essere fratelli, sia perché Kol era cambiato e maturato, sia
perché Elijah era meno intransigente e pretendeva meno dal prossimo. E la
presenza di Tristan accanto a lui lo aveva chiaramente pacificato e
rasserenato. Oltretutto questa Strix dimostrava di essere veramente preziosa
come aveva sempre sostenuto il Conte De Martel. Con un sorrisetto che sembrava
più una smorfia, mentre tornava verso Villa Mikaelson, Kol pensò che anche lui
adesso stava rivalutando Tristan, sia come alleato sia come compagno di Elijah.
Tutto lo stesso, ma anche tutto diverso, a quanto pareva.
E comunque, chissà perché
i suoi passi lo stavano portando verso Villa Mikaelson? Klaus era stato chiaro:
lui non faceva parte della famiglia, e Kol non era andato a proteggere Hope e
Hayley per guadagnarsi il diritto di essere riconosciuto, lo aveva fatto perché
lo aveva sentito nel cuore, perché voleva bene a Hope e teneva a Hayley e Cami
(non conosceva ancora abbastanza bene Declan e Keelin per dire di essere loro
affezionato, ma magari sarebbero diventati amici, col tempo). Tuttavia al
momento era troppo sfinito e esausto per pensare a un posto alternativo in cui
andare a vivere, chissà, magari proprio Tristan De Martel avrebbe potuto finire
per ospitarlo a Davilla Estate e magari perfino farlo diventare membro della
Strix, perché no?
Tutto pur di non
pensare a quello che veramente gli bruciava e lo scorticava dentro, quelle
parole gelide e cattive di Klaus, la sua reazione aggressiva e glaciale…
Quando Kol arrivò a
Villa Mikaelson, Hayley, Hope e gli altri erano già arrivati da un po’ e
avevano raccontato quello che era accaduto. Hope, stanca e preoccupata, era
andata a farsi un bagno caldo per poi andare a letto, mentre Keelin stava
medicando le ferite di Declan che si era ripreso e sembrava piuttosto
disorientato, ma non quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Beh, del resto
Hayley si era affrettata a soggiogarlo e a fargli credere che nel locale era
entrato un gruppo di ubriachi e che lo avevano messo fuori combattimento, per
fortuna passavano di lì Kol, Marcel, Elijah, Tristan e altri amici che si erano
accorti dell’accaduto e li avevano soccorsi.
Rebekah corse
incontro a Kol.
“Hayley ci ha
raccontato tutto, sei stato magnifico, sono fiera di te e… Kol, ma tu sanguini,
sei ferito? Hai la maglietta insanguinata!” esclamò.
“No, sto bene, non mi
hanno neanche sfiorato, ho perso sangue dal naso perché ho speso tutta la forza
e il potere che avevo per fermare Greta e i suoi” rispose il giovane,
minimizzando. “Comunque non è stato solo merito mio, se non fossero intervenuti
Elijah, Tristan e i membri della Strix, e poi anche Marcel, Josh e qualcun
altro, probabilmente mi avrebbero catturato o peggio. Okay, è finito tutto bene
almeno per stasera, anch’io vado a farmi un bagno e a mettermi a letto.
Buonanotte, Rebekah.”
“Buonanotte” rispose
la ragazza, che però era più preoccupata per la tristezza che leggeva negli
occhi di Kol che per le sue condizioni fisiche. Dalla fatica si sarebbe
ripreso, ma per le parole glaciali di Klaus che rimedio poteva esserci? “Stasera
hai dimostrato di essere un vero Mikaelson… anche migliore di qualcuno che lo è
per nascita.”
Kol le sorrise
stancamente e si avviò su per le scale.
Nel corridoio che
portava alla sua stanza si imbatté in Klaus, che era appena passato dalla
camera della figlia.
“Kol, senti, io… Hope
e Hayley mi hanno raccontato quello che è successo e quello che hai fatto tu,
da solo, per salvarle. Va bene, dopo sono arrivati anche Elijah e gli altri, ma
tu non lo sapevi, hai corso un rischio enorme per difendere… sì, per difendere
la famiglia” l’ibrido era chiaramente pentito e imbarazzato. “Mi dispiace per
le cose che ho detto, tu sai che io non lo penso, ero arrabbiato, preoccupato,
innervosito e quando sono così sai bene che non ragiono più. Eri un
irresponsabile, prima, questo è vero, ma so che sei cambiato e non avrei dovuto
rinfacciarti il passato. E tanto meno avrei dovuto rinfacciarti che non sei un
Mikaelson, perché stasera hai dimostrato di tenere alla famiglia più che a te
stesso. Ma… sei ferito? Hai la maglietta sporca di sangue.”
“L’ho già detto a
Rebekah, ho perso sangue dal naso per lo sforzo di usare tutto il potere che
avevo” rispose Kol, tagliando corto e in tono quasi annoiato.
“Va bene, meglio
così, ti rimetterai presto, ma hai capito quello che ti ho detto? Mi sto scusando
con te” ripeté Klaus. “Ti chiedo perdono, sono davvero desolato, non avrei mai
dovuto dirti quelle cose, tanto meno ora che… che sai quanto ho bisogno di te,
ho capito quanto siamo simili e vicini e quanto mi fai sentire bene. Mi
dispiace perché ancora una volta ho rovinato tutto e…”
“È tutto a posto,
Klaus, tutto lo stesso” lo interruppe Kol, ed era già un brutto segno perché
non lo chiamava quasi mai Klaus, per
lui era Nik. “Capisco che eri molto preoccupato
e ti perdono per quello che mi hai detto, ma non venirmi a raccontare che siamo
simili perché non lo siamo affatto. Io sono
cambiato, io ho imparato a
controllarmi e a volere bene a tutti voi grazie a Davina, lei mi ha insegnato
cosa significa amare qualcuno e non solo volerlo controllare e possedere. Per
te non è così. Tu sei cambiato per Hope, ma solo per lei. Per Hope moriresti, a
lei perdoni tutto e sei disposto a tutto per lei, ma solo ed esclusivamente per
lei. Chiunque altro, io, Rebekah, Hayley, perfino Elijah, andiamo bene se
funzioniamo come vuoi tu, altrimenti vai in collera. Ecco, le cose stanno così,
tutto lo stesso, come dicevo. E se hai intenzione di pugnalarmi e di chiudermi
in una bara per ciò che ho detto fallo subito, altrimenti vado a farmi un bagno
e poi a dormire.”
Ovviamente Klaus non
aveva alcuna intenzione di pugnalare Kol, ma quella risposta asciutta e
disincantata lo lasciò senza niente da ribattere.
Kol gli passò accanto
senza più guardarlo e si diresse verso il bagno.
Fine capitolo quinto
* Questa strega non esiste nella serie TV, me la sono
inventata io riprendendo il nome da una famosissima strega di New Orleans,
Marie Laveau, vissuta nell’Ottocento e considerata iniziatrice delle pratiche
voodoo in città.
** Scusate questo dettaglio che fa tanto Stranger Things, ma mi piaceva troppo
immaginarmi Kol in “versione Undici”!
Needles sting me when you look away
And your silence
Sounds like deafening screams to me
I've been waiting
Won't you open your heart?
And let me in, please let me in
Answer me till the day that you do
I’ll be one step behind you
Answer me till the day that you do
I’ll be waiting here for you
Free your mind from doubt
All you have, is now
Free your mind from shame
It will only bring you pain…
(“Frozen” – Delain)
Le parole amareggiate
di Kol risuonavano ancora nella testa di Klaus mentre scendeva le scale per far
ritorno nel patio di Villa Mikaelson, dove erano appena arrivati anche Elijah,
Tristan e Marcel. Sembrava che i tre avessero qualcosa di molto importante da
dire, ma non era il caso che lo sentisse anche Declan, così Cami intervenne con
molto tatto.
“Declan, se ti senti
un po’ meglio io e Keelin ti accompagneremo a casa e, anzi, Keelin ti visiterà
per verificare che non ci sia una commozione cerebrale o qualcosa del genere”
disse. “Sai, quegli ubriachi che ti
hanno aggredito ti hanno spinto contro la parete e sei rimasto svenuto a lungo.
O forse sarebbe meglio portarti direttamente al Pronto Soccorso?”
“No, Cami, sto bene
adesso, non preoccuparti” rispose il giovane, alzandosi a fatica con l’aiuto
della cugina e di Keelin. “Mi fido della tua ragazza, se lei mi controlla e mi
dice che me la caverò non ho bisogno di altro.”
“Va bene, allora noi
andiamo” tagliò corto Cami. “Hayley, mi dispiace tanto che la serata sia andata
così male, ma ci rifaremo un’altra volta, ok?”
“Sicuramente, ci
vediamo presto. Ciao. Buonanotte, Declan, mi raccomando, riguardati” disse
Hayley, anche lei piuttosto ansiosa di allontanare il fidanzato per ascoltare
quello che i tre vampiri erano venuti a riferire. Forse finalmente Greta e i
suoi erano stati sconfitti?
Quando le due ragazze
e Declan furono usciti da Villa Mikaelson, Elijah riferì come stavano le cose.
“Per fortuna siamo
riusciti a fermare i Notturni prima che potessero fare del male a qualcuno, ma
Greta in qualche modo è riuscita a fuggire mentre noi eliminavamo i suoi
uomini, quindi il pericolo che rappresenta non è sventato.”
“Sicuramente sarà
tornata al suo quartier generale con gli altri selvaggi razzisti e pianificherà
nuovi attacchi” soggiunse Tristan, con una smorfia di disprezzo, “tuttavia siamo
perlomeno riusciti ad uccidere Emmett, uno dei suoi uomini di fiducia, e la
strega traditrice, Marie.”
“E dobbiamo
ringraziare prima di tutto Kol se siamo sani e salvi” specificò Hayley, “perché
voi siete intervenuti appena in tempo, ma lui ha bloccato la strega e Emmett
quando stavano per colpire Keelin e ci ha fatte fuggire, era da solo contro
Greta e il suo gruppo e, se non foste arrivati voi, non so come sarebbe
finita.”
Le parole di Hayley
furono una coltellata al cuore per Klaus: e lui che lo aveva accusato di essere
quello che scappava sempre e che se ne fregava della famiglia… invece Kol aveva
rischiato la vita per combattere Greta e i suoi, senza sapere che poi sarebbero
arrivati Elijah, Tristan, Marcel e i loro vampiri ad aiutarlo. Kol sarebbe potuto
morire e lui lo aveva insultato definendolo un codardo e un egoista. Non c’era
da stupirsi che fosse stato tanto freddo nei suoi confronti. E, oltre a questo,
il pensiero che Kol sarebbe potuto morire
raggelò Klaus con tanta veemenza da farlo quasi venire meno, aveva provato un
terrore così devastante solo quando aveva temuto di perdere Hope… Quanto era
diventato importante Kol per lui in quel poco tempo? E perché non gli aveva
detto quello che provava veramente invece di offenderlo e ferirlo?
Hayley, intanto,
aveva qualcosa da aggiungere e si rivolse proprio a Klaus.
“Greta ha dato il suo
ultimatum e ha detto a me e a Hope che avrei dovuto riferirtelo, Klaus” disse.
“Io speravo che anche lei fosse rimasta uccisa nel massacro, ma purtroppo è
riuscita a fuggire e quindi immagino che il suo ultimatum sia ancora valido: ha
detto che tu devi consegnarti a lei e ai suoi Notturni entro domani a
mezzanotte.”
“E perché dovrei fare
una cosa tanto sciocca?” replicò l’ibrido.
“Ha detto che, se tu
non ti consegnerai, Greta farà in modo di venire a prenderti e a quel punto
potranno esserci altre vittime, ha minacciato Freya e Rebekah” spiegò Hayley.
“Quella pazza non lo
sa che i vampiri non possono entrare a Villa Mikaelson senza essere invitati? E
di certo non ho alcuna intenzione di farlo” fece Klaus, caustico.
“Ha detto che troverà
il modo e credo che parlasse sul serio” ribatté la donna, preoccupata.
“È così. Sappiamo che
alcune streghe sono passate dalla sua parte e potrebbero fare qualche
incantesimo, oppure semplicemente entrare loro stesse e colpire, lo hanno già
fatto” intervenne Marcel. “Oppure potrebbe soggiogare qualche lupo mannaro… Sì,
Greta avrebbe la possibilità di mandare i suoi a Villa Mikaelson.”
“Con questo cosa vuoi
dire, Marcel? Forse che Nik dovrebbe consegnarsi?” lo aggredì Rebekah. “Non
glielo permetteremo mai, io non ho paura delle minacce di quella pazza
razzista, sarò felice di combattere lei, le sue streghe e i suoi lupi se solo
oseranno mettere piede qui. Non lasceremo che Nik si sacrifichi!”
“Non intendevo
questo…” cercò di rispondere Marcel, sorpreso da tanta veemenza, ma a quel
punto anche altri intervennero.
“Posso fare un
incantesimo di protezione per la casa, con l’aiuto di Hope e anche di Kol
saremo più forti di qualsiasi strega possa aver scelto la fazione di Greta.
Klaus non si muove da qui” ribadì Freya.
“Non è neanche
pensabile che Niklaus accetti questo assurdo ultimatum” confermò Elijah. “Greta
vuole venire qui con i suoi Notturni? Lo faccia pure, troverà tutti noi ad
attendere lei e i suoi folli seguaci, e contando i membri della Strix e i
vampiri di Marcel credo proprio che saremo in superiorità numerica.”
“Non mi avete
lasciato spiegare” protestò Marcel. “Io volevo solo far presente che, se Greta
ha dato un ultimatum così insensato, forse c’è qualcosa sotto e dovremo
prepararci bene. Era ovvio che nessuno di noi avrebbe permesso a Klaus di
sacrificarsi, e per che cosa, poi?”
“Se servisse davvero
a salvare la vita di Hope non avrei problemi a consegnarmi a Greta” dichiarò a sorpresa
Klaus, “ma so già che il mio nobile gesto non servirebbe a niente: Greta mi
vuole catturare per primo per poi imprigionarmi e mostrarmi mia figlia e le
persone che amo mentre muoiono in modo atroce, è questa la sua vendetta.”
“Ne sono sicura anch’io”
disse Hayley.
“Tuttavia anche
Marcel non ha torto” soggiunse Elijah. “Perché Greta ha mandato questo
messaggio sapendo già che Niklaus non si sarebbe consegnato? Forse le streghe
sue alleate sono più potenti di quanto sappiamo e potrebbero effettivamente
fare del male a Hope, Rebekah e chiunque altro?”
“Magari non sa che
noi possiamo contare anche sui membri della Strix e pensa di poter convincere,
o magari soggiogare, i vampiri di Marcel in modo che si rivoltino contro di
noi” suggerì Rebekah.
“Proprio per questo,
mentre stavamo venendo qui, ho chiamato Vincent” spiegò Tristan, mentre lo
sciamano entrava a Villa Mikaelson. “Lui sicuramente sa la situazione delle Congreghe
delle streghe di New Orleans, quante di loro si sono piegate a Greta e quanto siano
potenti. E credo che abbia anche pensato a delle soluzioni.”
Vincent Griffith
salutò velocemente i presenti e poi iniziò a parlare di ciò che veramente era
importante.
“Le streghe hanno
paura, la maggior parte di loro è contraria alle ideologie aberranti di Greta e
dei suoi Notturni, ma ciò che è accaduto due anni fa a Ivy, Davina e alle altre
proprio mentre eseguivano un rituale per la pace e l’armonia nella città le ha
sconvolte” disse. “Alcune sono partite per altre città, altre si nascondono,
però so per certo che almeno altre quattro o cinque, oltre Marie, si sono
schierate con i Sienna. Non sono più potenti di altre e… scusate, ma dov’è
Kol?”
“Sono qui” rispose il
giovane. In realtà tutti credevano che, dopo aver speso tanta energia per
proteggere Hope e gli altri al Rousseau’s,
fosse andato a dormire, invece si era lavato e cambiato e subito dopo era
tornato verso il patio della villa, rimanendo ad ascoltare sulla scala. Aveva
sentito tutto quello che era stato detto, ma non aveva aperto bocca e nessuno
si era accorto di lui fino a quel momento.
“Kol, non dovevi
riposarti? Stai bene?” gli chiese Rebekah, preoccupata, mentre Klaus lo
guardava sentendo un desiderio fortissimo di correre a prenderlo tra le braccia
e stringerlo forte, domandargli mille e mille volte perdono e tenerlo in un
abbraccio caldo e protettivo contro ogni male.
“Ora sto molto
meglio, sono qui da un pezzo e ho ascoltato tutto quello che vi siete detti”
rispose Kol. “Dovevi dirmi qualcosa, Vincent?”
“Sì, dovevo parlare
con voi e quindi volevo che ci fossi anche tu” rispose l’uomo. “Ho avuto un
altro colloquio con Ivy e con gli Antenati e tutti loro sono molto arrabbiati con
Greta e i suoi Notturni per il massacro di due anni fa e i vari attentati e
aggressioni. Non tollereranno oltre la presenza di simili mostri che
oltraggiano la pace e la convivenza tra diverse razze e per questo chiedono
l’aiuto e la collaborazione di tutti voi.”
“Per una volta almeno
mi trovo in perfetto accordo con gli Antenati” rispose Klaus, beffardo, “e sono
ansioso di distruggere quei mostri razzisti come e più di loro.”
“C’è un’altra cosa,
però” iniziò a dire Vincent, venendo subito interrotto da Klaus.
“Ovviamente c’è un però, come sempre. Questi tuoi Antenati
non fanno mai niente per niente, vero?”
“Loro non vogliono
niente da voi, vogliono solo aiutarvi”
replicò Vincent, asciutto. “Tuttavia ritengono che Greta possa avere delle armi
segrete, delle risorse che non conosciamo, come degli Oggetti Oscuri che tutti
credevamo scomparsi o distrutti.”
“Ma gli Antenati non
dovrebbero sapere tutto? Allora come mai non conoscono le forze effettive di
Greta e dei Nazisti Depressi?” domandò sardonico l’ibrido.
Vincent preferì
soprassedere. Klaus aveva il potere di irritarlo sempre, ma lui doveva comunque
sopportarlo perché, almeno in quel caso, sarebbe stato un suo alleato.
“Voi dovete essere
più forti di loro, dovete possedere anche voi delle risorse che loro non si
aspettano” riprese lo sciamano. “Greta porterà qui i suoi seguaci pensando di
potervi distruggere e voi risponderete eliminando lei e tutti i suoi aberranti
accoliti.”
“L’idea era questa,
in effetti, anche prima che venissi qui a dircelo” ribatté Klaus.
Vincent, ancora una
volta, lo ignorò.
“Ricorderete tutti
che, anni fa, per salvare la vita di Elijah e combattere contro Inadu, gli
Antenati scelsero Tristan De Martel perché diventasse la Bestia e la cosa
funzionò perfettamente. Adesso è la stessa cosa. I poteri della Bestia, e la
sua immortalità, dovranno essere usati per preservare il Bene, proteggere Hope
che deve essere guidata sulla strada giusta dalla sua famiglia e quindi
iniziare una nuova fase di pace e prosperità per New Orleans e tutti gli esseri
che la abitano” spiegò.
“Devo assumere di
nuovo il siero che trasforma nella Bestia?” domandò Tristan. “Credevo che gli
Antenati lo avessero distrutto.”
Sembrava
particolarmente tranquillo al pensiero di affrontare di nuovo quella prova e
Elijah lo guardò a lungo, ricordando come lo aveva ferito lasciandogli capire
che era quasi spaventato da lui, così Tristan era scappato e lui aveva dovuto
cercarlo per un lungo tempo… *
“No, il siero non fu
distrutto, gli Antenati lo tolsero completamente dal tuo sangue e da quello di
tua sorella Aurora, ma da allora lo hanno conservato gelosamente, ritenendo che
prima o poi sarebbe potuto servire… e avevano ragione. Questa volta, tuttavia, gli
Antenati non hanno fatto alcun nome, vi lasciano liberi di scegliere chi tra
voi assumerà il siero, ovviamente valutando bene tutti i pro e i contro. Non
tutti sono adatti a gestire il potere della Bestia, che può essere usato per il
bene, ma anche infettare la mente e portarla a usare violenza, brutalità e
crudeltà” replicò Vincent. “Tristan mostrò forza nel dominare la furia della
Bestia, ma dovette sostenerla solo per poco tempo, necessario per salvare
Elijah. Questa volta, invece, colui che diventerà la Bestia dovrà restarlo per
sempre per poter garantire la sicurezza di Hope.”
“Non penso di
farcela, stavolta, mi dispiace, Vincent” mormorò Tristan. Ricordava come fosse
stato arduo per lui combattere la collera e l’odio che sentiva nel cuore contro
i Mikaelson per tutto ciò che avevano fatto a lui e ad Aurora, quanto aveva
desiderato vendicarsi e quanto fosse stato difficile, invece, dominarsi e
lottare contro Inadu. Solo l’amore che provava per Elijah e la consapevolezza
di essere l’unico che potesse salvargli la vita lo aveva aiutato a fare la cosa
giusta, ma non credeva di riuscire a fare lo stesso per Hope e la famiglia che
aveva odiato per secoli.
“Non deve toccare
sempre a te, infatti” disse Elijah, circondandogli la vita con un braccio e
attirandolo a sé. “Del resto neanche io mi sento pronto per una simile prova.
Temo che la furia della Bestia scatenerebbe tutto ciò che ho sempre cercato di
reprimere…”
“Già, la tua famosa Porta Rossa” fece Klaus. “No, non
vorremmo mai che il nobile Elijah diventasse una Bestia e scatenasse tutti i
suoi veri istinti.”
“Vincent, prima hai
chiesto espressamente di me” intervenne Kol. “Pensi che debba essere io ad
assumere quel siero?”
Klaus fino a quel
momento era apparso piuttosto scettico, come sempre quando nelle loro vicende
interveniva Vincent. Le parole di Kol, tuttavia, lo riscossero, impallidì e si
voltò verso il giovane con una strana luce negli occhi.
“Assolutamente no” esclamò,
sconvolto. “Non dovrà essere Kol a correre un rischio del genere, non lo permetterò,
non sarebbe giusto! E poi Kol è stato il più selvaggio e scatenato di noi per
secoli, ha imparato in questi ultimi anni a dominare i suoi istinti e a
controllarsi, essere la Bestia potrebbe distruggerlo e io… io non voglio! Lo
farò io, se proprio devo, in fondo Hope è mia figlia ed è mia responsabilità
prendermi cura di lei.”
Diverse paia di occhi
si puntarono su Klaus dopo la sua esternazione così plateale in difesa di Kol.
Le cose tra quei due erano strane da quando si era scoperto che Kol non era un
Mikaelson, cosa stava accadendo, dunque?
“Oh, per carità. Sul
serio, Nik? È vero che io sono stato una specie di psicopatico per buona parte
della mia esistenza di vampiro, ma tu
pensi di poter controllare la furia della Bestia? Ci mancherebbe, non riesci a
controllare te stesso nemmeno in condizioni normali, sarebbe la catastrofe!” replicò
Kol, cercando di buttarla sullo scherzo.
“No, non consegnerei
il siero a nessuno di voi due. Klaus è escluso per… beh, per ovvi motivi, e Kol
perché gli Antenati mi hanno rivelato che è già abbastanza potente senza
bisogno di diventare la Bestia, deve solo imparare a conoscere, gestire e usare
le sue risorse” intervenne nuovamente Vincent. “Nella visione che Ivy ci ha
mostrato abbiamo scoperto che Kol era figlio di una strega e che fu adottato
dai Mikaelson per salvarlo dalla distruzione del suo villaggio, ma gli Antenati
hanno detto anche che sua madre Kaira era una delle streghe più potenti di
Mystic Falls. ** Kol è il
primogenito e l’unico discendente della famiglia degli sciamani Warren ***, che sono tra le famiglie magiche
più potenti insieme ai Mikaelson stessi, ai Del Robles e alle Bennett.”
“Ops… ecco perché
ultimamente sono riuscito a praticare la magia pur essendo un vampiro, per
quanto sia ancora molto faticoso per me” minimizzò il giovane, imbarazzato nel
sentirsi tutti gli occhi addosso e, in particolare, lo sguardo indagatore e
penetrante di Klaus che, per qualche motivo, gli accese nel ventre una tensione
particolare, una sorta di pesantezza calda…
“Imparerai a
conoscere e ad usare tutti i tuoi poteri, Kol, e il fatto di essere un vampiro
non bloccherà più la tua magia, però la renderà più estenuante, meno naturale
rispetto a ciò che accade alle streghe” spiegò lo sciamano. “Non hai bisogno
del siero della Bestia, perciò…”
“Lo farò io. Assumerò
io il siero” dichiarò Marcel. “Anzi, diciamo pure che la sento come una mia
precisa responsabilità: sono il Re di New Orleans e, come tale, devo proteggere
tutte le creature e devo fare quello che posso per far prosperare la città in
pace. Se c’è un prezzo da pagare lo pagherò, altrimenti… beh, essere immortale
e invincibile e strappare il cuore a quei cani razzisti di Greta Sienna e dei
suoi non mi dispiacerà affatto. Sarò perfettamente in grado di rivolgere la
furia della Bestia solo contro di loro.” ****
“Beh, speriamo che ad
un certo punto non ti venga in mente di rivolgerla anche contro di me, come hai
fatto fin troppo spesso” commentò Klaus, che proprio non riuscì a trattenere la
frecciata.
“È capitato solo
quando te lo meritavi” sottolineò Marcel. “In realtà sono fiero di diventare il
protettore di Hope e di… beh, anche della famiglia Mikaelson, dei lupi mannari
e delle streghe di New Orleans.”
Lanciò uno sguardo
veloce verso Rebekah che però non sfuggì a nessuno.
“Credo che questa sia
la scelta più saggia” approvò Vincent. “Marcel, vieni con me alla Città dei
Morti. Tristan mi ha parlato dell’ultimatum di Greta e immagino che già domani
notte, quando avrà visto che Klaus non ha alcuna intenzione di arrendersi a
lei, organizzerà un attacco a Villa Mikaelson. Devi assumere il siero il prima
possibile, ci sarà bisogno molto presto della forza della Bestia.”
Così Marcel e Vincent
se ne andarono e, poco dopo, anche Elijah e Tristan lasciarono Villa Mikaelson
per tornare a Davilla Estate e preparare i membri della Strix, organizzando le
difese per la notte successiva nell’eventualità più che probabile di un assalto
dei Notturni.
Gli abitanti di Villa
Mikaelson si prepararono per andare a riposare, visto che la notte successiva
sarebbe stata quasi sicuramente molto impegnativa.
Fine capitolo sesto
* Un’altra delle mie famose autocitazioni. Nella mia versione è Tristan a diventare la Bestia
per salvare Elijah quando viene aggredito da Inadu nel corpo di Sofya Voronova,
la storia fa parte della mia prima raccolta su “The Originals”: Blanc ou Noir. Nella mia versione,
quindi, Elijah non viene ucciso, anche perché altrimenti con lui sarebbe morta
tutta la sua discendenza e quindi anche Tristan…
**
Quando Esther e Mikael Mikaelson si trasferirono dalla Norvegia agli USA, si
stabilirono nei villaggi della foresta che adesso formano la cittadina inventata
di Mystic Falls e tutti gli Originali sono nati lì, si sono stabiliti a New
Orleans solo molti secoli dopo.
***
Famiglia di streghe che non esiste affatto nell’universo di The Originals, mi
sono ispirata invece a Melinda Warren, l’antenata strega delle Halliwell! XD
****
Nella mia versione Marcel non diventa la Bestia come avviene nella stagione 3
della serie TV, così lo faccio accadere ora ma per un motivo buono, non per
vendetta. J
All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are
Come on, baby (don't fear the reaper)
Baby, take my hand (don't fear the reaper)
We'll be able to fly (don't fear the reaper)
Baby, I'm your man…
(“Don’t fear the
Reaper” - Blue Öyster Cult)
A Villa Mikaelson regnava la calma e ognuno
si preparava all’idea di affrontare Greta e i suoi Notturni la notte seguente,
tuttavia c’era qualcuno che non era soddisfatto e che aveva bisogno di un
chiarimento. Klaus non aveva avuto modo di parlare di nuovo da solo con Kol, dopo
il confronto piuttosto freddino avvenuto nel corridoio, e sentiva davvero
l’esigenza di scusarsi con lui, di fargli capire quanto fosse veramente
dispiaciuto di averlo ferito ingiustamente, tanto più adesso che il legame tra
loro si stava trasformando in qualcosa di ben più profondo. Per tutta la sua
esistenza Klaus era riuscito a distruggere i rapporti con coloro che amava e le
persone che gli si avvicinavano, ma ora voleva davvero cambiare, non avrebbe
perduto quello che aveva appena costruito con Hope… e non voleva perdere quello
che sembrava potesse nascere con Kol, perciò doveva andare subito da lui e
parlargli prima che fosse troppo tardi. Si avviò per il corridoio che portava
alla stanza del giovane e… e sulla soglia della stanza andò a scontrarsi
proprio con Kol che ne usciva e sembrava avere anche lui una gran fretta.
“Nik, ah… meno male che sei qui, stavo giusto
venendo a cercarti!” disse Kol con una strana espressione negli occhi.
“Sì, anch’io avevo bisogno di parlare con te.
Oggi sono stato ingiusto e, soprattutto, ti ho accusato di cose non vere, mi
sono sfogato su di te perché ero preoccupato per Hope, ma in realtà tu sei
stato…”
“Non sono stato un supereroe o qualcosa di simile, se è questo che volevi dire” lo
interruppe Kol, “anzi, se non fossero intervenuti Marcel con i suoi vampiri ed
Elijah e Tristan con la loro Strix probabilmente non sarei qui a raccontarlo.
Ma non c’è stato niente di eroico perché io sapevo che perlomeno Marcel e i
suoi erano fuori dal locale e che prima o poi sarebbero intervenuti. Comunque
non è di questo che voglio parlare, è una cosa molto più importante e sarebbe
meglio che venissi dentro perché non vorrei che qualcuno potesse sentirci qui
in corridoio.”
“Va bene, ma anche scusarmi con te è importante
per me, non voglio che ci sia questa macchia tra noi” insisté Klaus, entrando
nella stanza di Kol e chiudendo la porta.
“Una macchia in più o in meno che differenza
vuoi che faccia? Ci siamo scontrati tante volte in passato e finiva sempre che
mi pugnalavi e mi chiudevi in una bara, direi che abbiamo già fatto un bel
passo avanti, no?” minimizzò il giovane. “Invece io devo chiederti una cosa
davvero importante e urgente, in vista dell’imminente attacco di Greta: voglio
che tu mi trasformi in un ibrido.”
Klaus sbarrò gli occhi: tutto si sarebbe
aspettato meno che una richiesta del genere!
“Hai smarrito il senno, Kol? Perché mai
dovresti diventare un ibrido? È un’assurdità, prima di tutto diventeresti anche
tu uno dei bersagli principali di Greta e poi… poi dovresti sopportare anche la
trasformazione in lupo mannaro dopo la tua prima uccisione e ti assicuro che
non è affatto una cosa piacevole. E poi…”
“E poi io non ti ho chiesto il tuo parere,
voglio solo sapere se lo puoi fare e quanto ci vorrebbe” lo interruppe di nuovo
Kol, molto pratico.
“Lo posso fare” rispose Klaus, “però il
processo è… come dire… invasivo e doloroso. Dovresti bere il mio sangue e poi
io dovrei…ucciderti. Dovrei fermarti il cuore, diventeresti un ibrido una volta
risvegliato, ma… ma ti ho detto che sarebbe doloroso. Non è come subire la
trasformazione in vampiro, le prime trasformazioni in lupo mannaro sono qualcosa
di atroce e avvengono dopo la tua prima uccisione, alla prima luna piena. Tu
ucciderai sicuramente dei Notturni quando arriveranno qui e quindi… Inoltre il
fatto di essere trasformato da me ti renderebbe, in un certo senso, una mia
creatura, non proprio come Elijah e Tristan, ma sempre con un legame
inscindibile, finiresti per sentirti soggiogato da me.”
“Questo non è un problema” ribatté Kol,
fissando l’ibrido negli occhi. Chiaramente era già soggiogato da lui benché non vi fossero legami di sangue o di
altro tipo tra loro…
“Non hai bisogno di diventare un ibrido, non
hai sentito quello che ha detto Vincent? In genere io non do molto peso alle
chiacchiere di quello sciamano che sembra avere una linea diretta con l’aldilà,
ma in questo caso credo di poter fare un eccezione. Se tu sei davvero l’ultimo
dei Warren hai dei poteri latenti che attendono solo di manifestarsi e, a
quanto pare, sono così forti che neanche il tuo essere un vampiro li potrà
bloccare. In un certo senso potresti essere il più potente tra noi, esclusa
solo la stessa Hope” disse Klaus. Da un lato voleva convincere Kol perché
odiava il pensiero di mettergli un bersaglio sulla schiena e renderlo un ibrido
avrebbe fatto esattamente quello, dall’altro però era veramente fiero di lui e
si era sentito orgoglioso quando Vincent aveva parlato di Kol in quei termini.
Per lui era comunque un Mikaelson per adozione… e magari perché lui avrebbe
inteso crearci un legame che lo avrebbe reso ancora più parte della famiglia… ma gli era piaciuto sentir parlare di quello
che aveva creduto per secoli il fratellino scapestrato come di una sorta di
eroe, l’unico discendente in vita della potentissima famiglia Warren!
“Forse, ma Vincent ha anche detto che mi ci
vorrà del tempo per imparare a conoscere e a gestire i miei poteri e
probabilmente lui e Freya dovranno aiutarmi. Ma noi non abbiamo tutto questo
tempo, i Notturni probabilmente attaccheranno già domani e io… io non sono né
uno stregone né un vampiro abbastanza potente per eliminarli” ribatté Kol,
abbassando lo sguardo quasi si vergognasse della sua debolezza.
Klaus gli circondò le spalle con un braccio e
lo attirò a sé. Aveva bisogno di sentirlo vicino e immaginava che anche Kol
avesse bisogno di calore e affetto.
“Combatteremo tutti insieme e li
sconfiggeremo, non devi fare tutto da solo” provò a rincuorarlo Klaus, ma il
giovane non voleva essere consolato.
“Nik, tu hai detto una cosa giusta oggi: io
non ci sono mai stato e quando la famiglia aveva bisogno di me ero lontano. No,
non mi interrompere, non ti devi scusare per aver detto la verità, lo so
anch’io che sono stato pessimo per secoli” disse. “Volevo essere amato e
accettato da voi, ma io non facevo niente per meritarlo, anzi mi comportavo
sempre peggio. Non ho mai dato niente, ho solo preteso e preteso. Anche il
giuramento del Sempre e per sempre…
mi sono lamentato perché non ne facevo parte, ma poi ero io per primo a non
rispettarlo e, oltre tutto, non c’ero neanche quando voi avete stretto quel
patto, come al solito ero chissà dove. E non voglio più essere così. Già grazie
a Davina avevo capito di sbagliare, ma lei pensava anche che io dovessi emanciparmi
dalla famiglia. Ora, però, è tutto diverso perché io so di non essere parte di
questa famiglia, non sono un Mikaelson per nascita e quindi non mi spetta
niente di diritto; però è anche vero
che sono stati i Mikaelson a salvarmi la vita, a adottarmi e crescermi, e
adesso sono io che devo fare tutto ciò che posso per ripagare quello che voi
avete fatto per me.”
“Ma cosa dici, Kol? Tu non devi ripagare niente, non sei affatto in
debito con noi e tanto meno devi diventare una specie di vendicatore” esclamò Klaus, sorpreso dal dolore e dal profondo
rimorso di Kol e sentendosi in colpa perché era stato lui a mettergli in testa
quelle idee… “Noi ti vogliamo bene e ti consideriamo parte della famiglia, e
io… beh, ti ho già detto quanto conti per me, molto più che se tu fossi davvero
mio fratello.”
“Nik, non devi proteggermi dalla verità, io
non sono Hope” ribatté Kol. “Voglio che tu mi trasformi in un ibrido per essere
più forte, come Marcel che ha accettato di diventare la Bestia, e non cambierò
idea. Per secoli sono scappato dai Mikaelson e adesso, invece, voglio sentirmi
degno di voi proprio perché non sono davvero vostro fratello. Sai, potrei
chiedere a Hope di trasformarmi, o anche a Marcel, credo che lui abbia ancora
delle fiale del tuo sangue, ma… non sarebbe la stessa cosa, io voglio che sia tu a farlo, che sia tu a crearmi, perché ci sia un legame speciale e inscindibile tra
noi, un po’ come tra Elijah e Tristan, ecco…”
Tutto divenne improvvisamente chiaro per
Klaus. Quello che lui aveva detto a Kol quel pomeriggio, quasi senza rendersene
conto, preso dalla rabbia e dalla frustrazione per l’uscita di Hope e Hayley,
aveva scavato un solco profondo in una ferita già aperta di Kol. Il ragazzo
violento e scapestrato di tanti anni e secoli prima aveva già acquisito una
diversa consapevolezza e sensibilità dopo aver conosciuto Davina, ma poi la sua
perdita e la scoperta di non essere un Mikaelson lo avevano ferito ancora di
più, era stato destabilizzato, sperduto. Lui lo aveva accusato di essere ancora
quello di una volta, ma questo nuovo Kol era più sensibile e aveva bisogno di
essere accettato, compreso e amato… specialmente da lui. E ora credeva di
doversi guadagnare il suo amore e
l’appartenenza alla famiglia combattendo e lottando per loro… e creando un
legame unico e irripetibile, profondo ma tutt’altro che fraterno, con lui,
diventando un ibrido, una specie di sua creatura.
“Va bene, tanto ho capito che non ti fermerai
e, se davvero vuoi diventare un ibrido, preferisco essere io a farlo” capitolò.
E, mentre lo diceva, si rese conto di un’altra cosa fondamentale: a Kol, così
come a Hope, alla fine non riusciva a negare niente ed erano gli unici due
esseri in tutto il mondo ad avere quell’effetto su di lui. Klaus Mikaelson si
era tenuto lontano dai veri sentimenti per tutta la sua esistenza, credendo che
l’amore l’avrebbe reso debole e preda dei suoi nemici e per questo all’inizio
non voleva accettare neppure l’idea di avere una figlia. Poi, però, stando
vicino a Hope, aveva capito che quell’amore che provava per lei, che gli faceva
male, che gli dava insieme un dolore insopportabile e una felicità infinita,
non lo rendeva affatto più debole ma anzi molto più forte, perché avrebbe usato
ogni stilla di energia pur di proteggerla. E adesso aveva aperto il suo cuore
anche a Kol, il giovane col quale aveva sempre avuto un rapporto così strano e
che ora sapeva non essere suo fratello… ma molto di più. Facendolo diventare un
ibrido, lo avrebbe reso una sua creatura per
sempre.
“Hai pensato che, diventando un ibrido, tu
sarai anche più forte di me?” gli domandò Klaus con un sorrisetto storto,
cercando di spezzare la tensione del momento. “Tu sei anche uno stregone e pian
piano imparerai a usare quei poteri immensi di cui parlava Vincent.”
“Non ti preoccupare, non ho alcuna intenzione
di usare la mia potenza sovrumana contro di te” scherzò Kol, “e comunque, se
non ti fidi, puoi sempre pugnalarmi e chiudermi in una bara, ormai è diventata
una tradizione!”
Klaus rise piano e baciò Kol a lungo,
stringendolo a sé. Poi si morse il polso e gli fece bere il suo sangue,
accarezzandolo sui capelli mentre lo faceva, rendendosi conto che stava per
unirsi a quel giovane in un modo che non poteva neanche immaginare. Sapeva già
cosa significasse legarsi ad una propria creatura che poi si sarebbe educata e
plasmata, lo aveva vissuto con Marcel ed era un legame talmente forte che non
si era spezzato nemmeno durante tanti anni in cui erano stati rivali, perfino
nemici… quindi, cosa sarebbe stato creare quel legame con chi già amava? C’era
di che smarrirsi e ancora una volta pensò a Elijah e a come fosse incatenato a
Tristan in modo irresistibile; ancora una volta pensò che riusciva a
comprenderlo e non poteva più biasimarlo, neanche quando per stare con lui si
era un po’ allontanato dalla famiglia. Ora sapeva che lui avrebbe fatto lo
stesso per Kol.
“Bene, ora arriva la parte peggiore. Sai che
ti devo uccidere per farti rinascere come ibrido” disse.
Kol, in realtà, sembrava più tranquillo di
lui.
“E cosa vuoi che sia? Sono stato ucciso e poi
riportato in vita almeno tre o quattro volte, una in più o in meno non mi
cambierà la vita!” ribatté.
Ma sarà straziante per me doverti fermare il cuore e
vederti morire, anche se so che poi ti risveglierò, pensò Klaus, ma non diede voce a questa sua angoscia,
Kol in realtà sembrava sereno e lui non voleva che si turbasse.
Lo abbracciò forte, si distese sul letto con
lui tenendolo tra le braccia e gli affondò la mano nel petto, afferrandogli il
cuore e stringendolo, bloccandolo fino a farlo fermare. Vide Kol trasalire, ma
anche trattenere il più piccolo lamento, ugualmente preoccupato di non far
sentire in colpa Klaus per avergli fatto, per quanto involontariamente, del
male. Poi il giovane si abbandonò nell’abbraccio caldo e tenero di Klaus e pian
piano perse colore, respiro e ogni afflato di vita. L’ibrido rimase con lui,
tenendogli fermo il cuore con una mano ma stringendolo al suo petto con l’altra,
in un istinto di protezione e affetto: lo avrebbe vegliato per tutta la notte
per dar modo al suo sangue di entrare in circolo e di effettuare la
trasformazione.
Del resto era la stessa cosa che, nella Città
dei Morti, Vincent stava facendo con Marcel: gli aveva fatto bere il siero e
poi gli aveva fermato il cuore affinché si risvegliasse come la Bestia.
Vincent, però, di sicuro non aveva provato tanta angoscia, Marcel era un suo
caro amico, certo, ma nulla di più, e trasformarlo nella Bestia era necessario
per il bene di tutti.
Kol, intanto, si era ritrovato in una
dimensione del tutto inaspettata. Era vero, gli era già capitato altre volte di
morire e ricordava anche quando, sul piano ancestrale, doveva guardarsi dalla
vendetta degli Antenati che avrebbero voluto distruggere lui e tutti i
Mikaelson. Ora che gli Antenati stessi sapevano che lui non era un Mikaelson il
piano ancestrale sarebbe dovuto risultare un luogo più accogliente, ma non era
affatto così.
“Beh, forse non deve essere un luogo accogliente, altrimenti tutti ci
vorrebbero venire” disse a sé stesso, ridacchiando della sua stessa battuta, ma
era una risata nervosa. Quel luogo sembrava ancora più inquietante di quello in
cui si era trovato quando gli Antenati lo braccavano: era un posto oscuro,
malsano, sembrava fatto di muffa e decomposizione, ricordava l’interno di una
tomba ma era anche peggio, non c’era la pace eterna che ci si aspetta di
trovare in una tomba, piuttosto nell’aria aleggiava qualcosa di malvagio.
Strane ombre si proiettavano sul terreno irregolare e a volte qualche luce
malaticcia si affacciava in un angolo oscuro per poi svanire chissà dove.
“Questo non sembra neanche il piano ancestrale,
sembra più… il Sottosopra!” cercò ancora una volta di scherzare Kol, che però
adesso cominciava davvero a preoccuparsi. Se quello era il piano ancestrale dov’erano
gli Antenati? Dov’era Ivy? Perché tutto era così incredibilmente macabro e spaventoso?
Kol fece qualche passo in una direzione a
caso, tanto lì non c’era modo di capire dove andare. Poi, finalmente, vide una
luce, una luce vera, non quelle fiammelle cimiteriali che gli mettevano ancora
più ansia. E in mezzo a quella luce, come un’apparizione angelica… Davina!
“Davina? Sei davvero tu?” mormorò il giovane,
che avrebbe voluto correre verso di lei, ma temeva che si trattasse di un’allucinazione.
La strega, però, si mosse nella sua direzione e il suo sorriso luminoso sciolse
ogni dubbio residuo.
“Sono davvero io, Kol. Gli Antenati mi hanno
permesso di incontrarti grazie al tuo coraggio e perciò hanno
voluto premiarti permettendoti di passare questo tempo con me” disse lei,
dolcemente. “Quando i Notturni di Greta mi hanno avvelenata non c’è stato
neanche tempo per salutarci e adesso gli Antenati ci offrono quest’occasione
perché sono fieri di te. E lo sono anch’io, tanto.”
“Davina, io…” Kol aveva gli occhi pieni di
lacrime, ma non voleva mostrarle alla ragazza, non voleva rovinare quell’ultimo
momento che avevano per dirsi addio. Però era difficile, improvvisamente era come
se quegli ultimi due anni non fossero mai trascorsi e lui l’avesse appena
perduta.
Davina si avvicinò e gli prese le mani.
“Tu dici a tutti che sono stata io a
cambiarti e a renderti migliore e forse è vero” disse, “ma non puoi negare che
anche tu sei riuscito a diventare più forte, a aprire il tuo cuore all’amore e
alla compassione. Quando i Notturni mi hanno uccisa, ho temuto davvero che, per
la disperazione e la solitudine, tu potessi tornare ad essere quello di prima,
a massacrare e uccidere per divertimento, ad essere una sorta di Squartatore. E
invece tu ti sei dominato, hai pianto, ti sei disperato, hai maledetto tutto e
tutti e poi… poi hai deciso che potevi ricominciare da capo e che dovevi farlo
nel modo giusto sapendo che io ti guardavo e che ero preoccupata per te.”
“È così” confermò Kol. “Sapevo che tu potevi
vedermi e volevo che fossi… che fossi comunque fiera di quello che ero riuscito
a diventare.”
“Ed io lo sono. Sono fiera di te, orgogliosa
e commossa per tutto quello che hai fatto e per quello che hai deciso di fare”
dichiarò affettuosamente la giovane strega. “Avrai in te i poteri dei vampiri,
dei lupi mannari e delle streghe, e solo Hope sarà più potente di te. Tu la
proteggerai, la potrai guidare insieme a Freya e Vincent, a Hayley e Klaus,
perché non abusi mai dei suoi poteri. Tu contribuirai a fare di Hope la luce
che porterà pace e prosperità a New Orleans e, insieme ai tuoi amici,
distruggerai i Notturni che invece vogliono solo odio e morte. Sarà anche
grazie a te se tutto ciò che noi streghe desideravamo potrà finalmente
avverarsi, come potrei non essere incredibilmente orgogliosa di quello che sei
riuscito a diventare? E non solo per merito mio, tutto ciò faceva già parte di
te, io ti ho solo aiutato a tirarlo fuori.”
I due si abbracciarono, un abbraccio tenero e
caldo che riempì Kol di luce e di pace, anche in quel luogo spaventoso.
“E sono contenta anche di sapere che non
resterai solo” sorrise Davina, staccandosi da lui. “Mi sarebbe dispiaciuto se
fossi rimasto triste e malinconico per il resto della tua esistenza, però devo
anche confessare che avrei provato una punta dolorosa di gelosia vedendoti
stringere e baciare un’altra ragazza, magari un’altra strega… Invece così è
diverso. Sì, lo sappiamo entrambi, Klaus non mi è mai piaciuto, ma devo
ammettere che l’amore per Hope lo ha cambiato e poi… beh, che dire? Lui c’era,
c’è sempre stato, anche quando stavamo insieme. Dicevi di volerti staccare
dalla famiglia, quando neanche sapevi che non era veramente la tua famiglia, ma
in realtà ricercavi sempre in qualche modo l’approvazione e l’attenzione di
Klaus. E di lui… no, non posso proprio essere gelosa!”
Davina rise e Kol si sentì arrossire: era
stato così evidente? Possibile che una parte di lui avesse un attrazione
insopprimibile per Klaus e che l’avesse repressa perché credeva che fossero
fratelli? E Davina l’aveva capito… Kol ebbe la vaga sensazione che fosse meglio
cambiare argomento.
“Ma perché questo posto è così spaventoso?
Insomma, più che il piano ancestrale sembra il Sottosopra!” disse.
“Forse perché sei tu che te lo aspettavi
così, anche senza saperlo” rise ancora Davina. “Mi sa che non ti ha fatto bene
guardare quella serie TV…” *
Questa volta rise anche Kol, ricordando che
lui aveva seguito compulsivamente le stagioni mentre Davina si chiudeva in un’altra
stanza, affermando che di brutture ne vedeva già abbastanza nella realtà. Insomma,
quell’ultimo saluto tra i due stava diventando un commiato dolce e amaro
insieme, esattamente quello che era mancato a Kol che si era visto morire
Davina tra le braccia senza neanche una parola. Gli Antenati gli stavano
facendo davvero un bel dono.
Fine capitolo settimo
* Sinceramente in questo periodo sto guardando la
stagione 4 di Stranger Things e non
riesco a staccarmene, da qui i rimandi a questa serie TV nel corso della
storia! XD Però mi sembra che Kol sarebbe proprio il tipo da divertirsi a
guardarla e così ho immaginato che lo abbia effettivamente fatto…
I’m waiting for your last goodbye
‘Cause I’m not over it, not over it
I’m waiting for your last goodbye
The kiss of time
Like thunder screaming out for a flash of lightning
Stars are falling down for God’s applause
I’m waiting for the light of your supernova
Your last goodbye
I’m waiting for you, supernova, supernova, supernova…
(“Supernova” – Within
Temptation)
Erano le prime luci dell’alba e Klaus valutò
che fosse trascorso abbastanza tempo, era il momento di risvegliare Kol. Con
delicatezza lasciò la presa sul suo cuore e tolse la mano dal suo petto,
lasciando che la ferita si richiudesse e che il cuore fosse di nuovo libero di
battere. Andò velocemente in bagno per pulirsi le mani macchiate perché non
sopportava di sentire il sangue di Kol sulle mani, gli sembrava qualcosa di
malsano e perverso, sebbene in realtà non aveva certo voluto fargli del male e
anzi si era sentito in colpa per tutto il tempo in cui lo aveva tenuto esanime.
Ritornò il più in fretta possibile per essere al fianco di Kol quando si fosse
risvegliato, così si rimise nel letto con lui e lo strinse tra le braccia.
Proprio in quel momento lo vide riprendere pian piano il suo colore naturale,
poi sussultare, prendere un grosso respiro e spalancare gli occhi guardandosi
intorno, confuso.
“Kol, sono qui, non preoccuparti. Stai bene?”
gli chiese, con premura affettuosa.
“Sì, mi sento bene” rispose il giovane,
ancora disorientato ma prendendo progressivamente consapevolezza di sé e di ciò
che lo circondava. “Dunque… avrà funzionato, secondo te? Adesso sono davvero un
ibrido?”
“Immagino di sì” rispose Klaus, “abbiamo
fatto tutto quello che dovevamo.”
“Non dovrei sentirmi… diverso da prima?”
“Io non mi sentivo diverso, non è come quando
diventi un vampiro, non ci sono manifestazioni sensibili che testimoniano che
sei un ibrido” spiegò Klaus. “Temo che la prima vera manifestazione sarà quando
ti trasformerai per la prima volta in un lupo mannaro, alla prima luna piena.”
“È davvero così terribile?” domandò Kol,
percependo la preoccupazione di Klaus.
“È molto doloroso e vorrei che ti fosse
risparmiato” confermò lui. “Forse, però, potremmo fare in modo che tu riesca a
controllare la metamorfosi, magari Freya potrebbe incantare un oggetto, come un
bracciale che potresti portare e che inibirebbe la trasformazione. E chissà,
forse col tempo sarai tu stesso in grado di bloccarla, quando i tuoi poteri di
sciamano saranno più forti.”
“Sì, quella del bracciale potrebbe essere una
buona idea” mormorò Kol. Si sentiva turbato, ma non era per timore della
trasformazione in lupo mannaro e del dolore che avrebbe causato. Ad un certo
punto la consapevolezza della presenza di Klaus così vicino a lui iniziò a
farsi più potente e intensa, solo a guardarlo si sentiva tremare le gambe e il
cuore gli batteva furioso in petto. Era qualcosa che non aveva mai provato
prima, nonostante quello che era già accaduto tra loro due: nell’aria si
percepiva una tensione fortissima e dall’espressione del volto di Klaus e dal
fuoco nei suoi occhi era chiaro che la sentiva anche lui, che qualcosa era
realmente cambiato nel loro legame. Ora, in un certo senso, Kol era davvero la
sua creatura e ne erano entrambi consapevoli.
“Credo
che questa sia la prova che la trasformazione ha funzionato” mormorò Klaus con
voce roca, poi si distese su Kol, gli prese il viso tra le mani e iniziò a
baciarlo catturandolo con il tocco e il movimento delle sue labbra e delle sue
mani su di lui. Era come se il contatto tra qualsiasi parte dei loro corpi
incendiasse tutto e Klaus prese Kol invadendolo e fondendosi totalmente con
lui, continuando tuttavia ad essere lento e premuroso, non voleva spaventarlo,
voleva che tutto fosse perfetto e meraviglioso. Dopo un tempo
infinito e meraviglioso l’estasi divampò con la forza di mille soli e i loro
corpi fremettero fino alle più intime fibre del loro essere, abbandonandosi ad
una serie di onde di piacere mai provate che li lasciarono stremati, disfatti
ma pieni di una felicità sconosciuta.
Klaus accarezzo con tenerezza i capelli e il
viso di Kol.
“È quasi l’alba e so che i vampiri e gli
ibridi non hanno davvero bisogno di dormire” disse, “ma quasi sicuramente
questa notte Greta e i suoi Notturni ci attaccheranno e noi dovremo essere
lucidi e riposati… non certo come adesso. Meglio dormire qualche ora.”
Le braccia di Klaus avvolsero nuovamente Kol
in un dolce abbraccio nel quale il giovane si abbandonò, esausto e felice,
affondando il viso nell’incavo del suo collo e lasciandosi invadere dal suo
profumo, dal suo calore, dalla sua presenza; le loro gambe e i loro corpi erano
intrecciati e così stretti da non capire più dove finisse l’uno e iniziasse
l’altro. Kol si addormentò per primo, sentendosi al caldo e al sicuro, mentre
Klaus rimase ancora qualche minuto ad accarezzare i capelli del giovane, mentre
il suo respiro tiepido e sempre più regolare gli accarezzava la pelle mandandogli
brividi fino in fondo al cuore; infine, cullato da quella intensa e inebriante
emozione, anche lui si lasciò andare ad un sonno profondo.
Erano le otto e mezza quando Rebekah, Hayley
e Freya si ritrovarono nel patio di Villa Mikaelson, smarrite e preoccupate.
“Ti ho detto che ho controllato, Nik non è
nella sua stanza” disse Rebekah. “E il letto è intatto, sembra che nessuno ci
abbia dormito, stanotte.”
“Non sarà andato davvero a consegnarsi a
Greta, vero?” domandò Hayley.
“No, no, non è possibile, neanche Klaus
farebbe una cosa tanto stupida” replicò Freya. “Sa benissimo che non servirebbe
a niente e che, anzi, potrebbe essere usato come esca per attirare anche voi.”
“Va bene, e allora dov’è? Tra poco Hope si
sveglierà e vorrà sapere dov’è suo padre, cosa dovrei raccontarle?” insisté
Hayley.
“Non lo so, te l’ho detto che sono
preoccupata” esclamò Rebekah. “Nik è impulsivo e arrogante, potrebbe benissimo
essere andato da Greta fingendo di
volersi consegnare e pensando di poterli eliminare tutti da solo… Già altre
volte ha fatto cose del genere, ma questo è diverso, non è solo un gruppo di
vampiri razzisti, hanno degli alleati potenti che forse noi nemmeno
conosciamo!”
“Allora cosa facciamo?” Hayley iniziava a
farsi prendere dal panico. Cosa avrebbe detto a Hope se davvero Klaus fosse
andato a cercare di farsi giustizia da solo… e i Notturni l’avessero ucciso?
Sua figlia non se lo sarebbe mai perdonato, si sarebbe sentita colpevole per il
resto dei suoi giorni sapendo che aveva commesso quell’imprudenza per
proteggerla.
“Hayley, tu chiama Marcel e chiedigli se, per
caso, è andato da lui. Magari voleva vedere con i suoi occhi com’è andata la
sua trasformazione nella Bestia” propose Freya. “Io chiamo Elijah per sapere se
è andato a Davilla Estate, anche se ne dubito. Rebekah, tu vai a svegliare Kol
e poi, quando avremo scoperto dove si trova Klaus, agiremo di conseguenza.”
E così andò, infatti. Freya chiamò il
cellulare di Elijah e Hayley quello di Marcel, mentre Rebekah si recava al
piano superiore per raggiungere la camera di Kol.
Klaus udì i passi della sorella quando era
ancora nel corridoio e si affrettò ad alzarsi e rivestirsi, mentre lei arrivava
alla porta e bussava.
“Kol, sei sveglio? Sei presentabile? Guarda
che entro, è un’emergenza, ti concedo cinque secondi” disse, e aveva la mano
sul pomolo della porta quando questa si aprì e la ragazza si trovò
davanti…Klaus!
“Nik, ma cosa ci fai qui? Ti abbiamo cercato
dappertutto ed eravamo preoccupatissime perché non eri in camera tua e non hai
dormito nel tuo letto, temevamo che fossi andato davvero dai Notturni a
commettere qualche sciocca imprudenza e invece…” esclamò Rebekah tutto d’un
fiato. Poi, placata la paura per le sorti del fratello, cominciò a rendersi
conto di quanto stava vedendo.
Klaus era in piedi davanti a lei, ma non nella
sua stanza bensì in quella di Kol. E
Kol se ne stava ancora beatamente crogiolato nel letto, avvolto nelle lenzuola
che conservavano ancora l’impronta e il calore di Klaus.
“Senti, sono davvero felice di vederti sano e
salvo dopo aver pensato le cose peggiori, ma adesso potresti per favore
spiegarmi perché ti trovi nella
camera di Kol e, a quanto pare, ci hai passato tutta la notte?” domandò
Rebekah, che cominciava ad avere un sospetto più che vago e dalla
preoccupazione era passata al divertimento e anche al sollievo, perché
nonostante la stranezza apparente era una bella cosa che Klaus e Kol avessero
trovato il modo di essere felici dopo tante sofferenze e tanta solitudine, lei
ne sapeva qualcosa…
Klaus assunse un’espressione impenetrabile.
“Kol mi ha chiesto di trasformarlo in un
ibrido” spiegò. “Io non volevo, all’inizio, ma lui ha insistito tanto, voleva
essere più letale in vista del combattimento contro Greta e i suoi Notturni e
così… beh, sono rimasto qui con lui tutta la notte mentre avveniva la
mutazione.”
Kol sembrava aver ripreso coscienza di sé e
del mondo che lo circondava solo in quel momento e si rese conto che Rebekah
era nella stanza e che, dietro di lei, stava arrivando anche Hayley.
“Ho chiamato Marcel, ma Klaus non è con loro
e…” iniziò a dire la donna, ma anche lei si bloccò sulla soglia a guardare con
aria perplessa Klaus in piedi accanto a Rebekah e Kol ancora a letto. “Ma che
sta succedendo qui?”
“Ho chiesto a Nik di trasformarmi in un
ibrido e lui lo ha fatto” questa volta fu Kol a rispondere.
“Ah, ma guarda” commentò Hayley, sorpresa. “E
per farlo doveva restare nella tua stanza per tutta la notte?”
“Ho dovuto fermargli il cuore, sai anche tu
come funziona, no?” ribatté subito Klaus. “Kol doveva morire e rinascere come
ibrido, mi sono assicurato personalmente che andasse tutto bene.”
“Oh, certo, ti sei assicuratopersonalmente”
ridacchiò Rebekah.
“Bene, almeno ora sappiamo che Klaus si trova
qui e non è andato a fare l’eroe da qualche parte. Direi che possiamo lasciarli
soli… cioè, che possiamo tornare di sotto e lasciare che Kol si decida a uscire
da quel letto” concluse Hayley, che si mostrava seria ma aveva una luce
maliziosa negli occhi. “Anzi, visto che sono qui ne approfitterò per andare a
vedere se Hope è sveglia. Andiamo, Rebekah?”
Rebekah sembrava voler restare e scoprirne di
più su quella notte così interessante, ma Hayley la prese per il braccio e la
condusse con sé. Klaus richiuse la porta, ma una semplice porta non poteva
niente contro l’udito incredibilmente amplificato di un ibrido Originale e lui
si ritrovò ad ascoltare tutto quello che le due si dicevano mentre andavano in
camera di Hope.
“Hanno passato la notte insieme, questo è
chiaro. Adesso capisco un sacco di cose, c’è sempre stato un legame strano tra
loro: Kol cercava in tutti i modi di attirare l’attenzione di Nik e lo faceva
generalmente nel modo sbagliato, così Nik lo pugnalava e lo chiudeva in una bara,
ma anche quello era un modo per averlo sotto controllo. Immagino che, non
appena saputo di non essere fratelli, si sia spalancato un mondo di opportunità
per loro. Adesso sì che ha attirato l’attenzione
di Nik! Chissà se è vero che Kol voleva diventare un ibrido e che Nik lo ha
effettivamente trasformato” diceva Rebekah.
“Penso di sì, anzi, magari è iniziato tutto
da quello. Si era capito benissimo che c’era una forte tensione tra loro in
questi giorni e, proprio come hai detto tu, sapere di non essere fratelli li ha
turbati particolarmente” replicò Hayley. “Figurati che proprio ieri Hope mi
diceva che era contenta per suo padre, che aveva sempre temuto di lasciarlo
solo e triste e invece sarebbe stato bene perché lo zio Kol è innamorato di lui. E diceva di essere felice anche
perché così Kol sarebbe stato un Mikaelson anche senza esserlo di sangue. Insomma,
io le ho detto che aveva una gran fantasia e che si faceva troppi film mentali,
ma lei insisteva e… beh, a quanto pare aveva ragione!”
Per Klaus era abbastanza, non voleva sentire
altro.
“Insomma hanno capito tutto, eh?” fece Kol,
mentre si rivestiva. “Immagino che prima o poi dovesse succedere, comunque
sembra che l’abbiano presa bene, no? Secondo te lo terranno per sé o lo
racconteranno a tutti?”
Klaus aveva uno sguardo allucinato.
“Hope ha detto quelle cose” mormorò. “Deve
aver percepito qualcosa… non immaginavo che fosse preoccupata per me sapendomi
solo, però… Comunque se lo ha capito lei, allora lo avranno capito anche gli
altri e comunque Rebekah lo racconterà di sicuro a Marcel e Elijah.”
“Nik, sei pentito?” chiese Kol,
improvvisamente incerto e rabbuiato.
Klaus alzò lo sguardo e sentì una morsa al
cuore, un dolore che era insieme strazio e dolcezza, nel vedere la delusione
sul volto del giovane. Quante volte, in passato, lo aveva rattristato e deluso
negandogli la sua attenzione e il suo affetto? Anche nei lunghi secoli durante
i quali si erano creduti fratelli questo era stato il rapporto tra di loro:
Klaus tutto preso a inseguire le sue ambizioni e troppo occupato per
interessarsi di Kol, che massacrava e fingeva di fregarsene solo per somigliare
a lui… Chissà quanto aveva sofferto in fondo al cuore e adesso, forse, temeva
che lui potesse respingerlo ancora una volta? In un istante fu da lui e gli
sorrise, un sorriso insieme tenero e accattivante.
“Pentito di cosa, di averti trasformato in ibrido?”
domandò, ironico.
“Dai, sai benissimo a cosa mi sto riferendo.
Sei pentito per quello che c’è stato tra noi? Sei preoccupato per come questo
potrebbe influire sul tuo rapporto con Hope e con gli altri? Io lo so che non
siamo mai andati molto d’accordo e…” Kol sembrava ripiombato tutto d’un tratto
nelle insicurezze che lo avevano accompagnato per secoli.
“Io non sono pentito di niente” dichiarò
Klaus, scandendo bene le parole e dimostrando la loro verità con un bacio
profondo e intenso, che fece passare brividi gelidi e bollenti dall’uno
all’altro come una corrente elettrica, facendoli sentire uniti come pezzi di un
unico spirito, come ormai erano. “Io ti amo, Kol. Tutto quello che è accaduto
prima è il passato e non mi interessa. Noi inizieremo una nuova vita e saremo
di nuovo una famiglia, anche se in modo diverso. Ma niente mi separerà da te,
noi siamo una cosa sola… e se qualcuno avrà da ridire che s’impicchi. Voglio
proprio vedere se Elijah oserà rimproverarmi, lui che ormai da anni nutre un’insana
passione per quel Conte spocchioso e arrogante di Tristan De Martel. Anche se
devo ammettere che adesso riesco a capire meglio cosa prova e perché,
nonostante tutto, non è mai riuscito a staccarsi da lui a costo di inimicarsi
la famiglia. Per quanto io non sopporti Tristan, per Elijah rappresenta quello
che tu rappresenti per me.”
Adesso Kol era avvampato e sembrava non
riuscire a sostenere il fuoco degli occhi di Klaus che lo incendiavano e lo
disintegravano.
“Tristan non è poi così male” commentò, non
sapendo che altro dire. “In fondo ieri mi ha salvato la vita con la sua Strix.”
“Dunque mi mostrerò benigno con l’arrogante
De Martel” fece Klaus, sarcastico, “poiché è intervenuto al momento giusto in
tuo soccorso.”
Strinse ancora una volta Kol tra le braccia e
lo baciò, incollandolo a sé e lasciando che tutto il resto del mondo svanisse.
Esistevano solo loro due, tutto il resto poteva aspettare ancora un po’.
Follow me back home
'Cause the night is young
And I'm tired of being alone
Follow me back home
Give me just one more
To bring shivers to the bone
Nothing left
It's time to leave
Can you make it on your own?
Nothing left
It's time to breathe
Can you follow me back home?
(“Nothing left” – Delain)
A quanto pareva, Greta e i suoi Notturni (a
dirla così sembra pure il nome di una band gothic metal…) non erano tanto
sciocchi e prevedibili quanto Klaus e gli altri speravano. Quella sera a Villa
Mikaelson erano tutti pronti per un combattimento all’ultimo sangue poiché
Klaus aveva rifiutato di consegnarsi e, pertanto, tutti erano più che convinti
che i nemici sarebbero arrivati non appena scaduto l’ultimatum. C’era Marcel,
trasformato nella Bestia, con Josh e tutti i suoi vampiri, c’era Vincent che
era pronto a fare fronte comune con Freya e anche con Hope, visto che era la
più potente di tutti; c’erano Elijah e Tristan con tutta la Strix e, nel team degli ibridi, Klaus, Kol e Hayley.
Erano più pronti di una squadra nazionale di calcio alla finale della Coppa del
Mondo… ma nessuno si fece vivo. Né Greta, né qualsiasi Notturno, neanche un
povero umano soggiogato per mandare qualche messaggio minaccioso. Niente. Tutti
restarono in assetto di guerra per l’intera notte ma, alle luci dell’alba,
cominciarono a dare segni di scoraggiamento.
“Non verrà nessuno, ormai il sole sta per
sorgere” disse Tristan, dando voce a ciò che nessuno voleva ammettere.
“E questo che significa?” lo rimbeccò Hayley.
Non era più realmente arrabbiata con lui, ma non le stava simpatico e,
comunque, il suo ruolo era quello di battibeccare con l’arrogante Conte De
Martel.
“Beh, mia cara, si chiamano Notturni per un motivo: non hanno
l’anello solare perché ritengono che la loro vera natura sia quella di vivere
solo di notte. Perciò non verranno quando il sole è già sorto o brucerebbero”
replicò soavemente Tristan.
“Potrebbe essere un trucco” esclamò Klaus,
già innervosito dalla lunga notte e poco propenso a farsi fare lezione da
quello spocchioso di Tristan De Martel. “Magari non verranno loro ma
attenderanno che noi abbassiamo la guardia per attaccarci con lupi mannari
soggiogati. Lo hanno già fatto.”
“Lo hanno fatto solo per creare diversivi,
come l’attentato al Mardi Gras o gli
attacchi alla scuola di Hope” ribatté serafico il Conte. “Non manderebbero
creature che loro considerano inferiori ad attaccare i Mikaelson, il loro
bersaglio finale. Verranno loro personalmente e troveranno anche il modo di
entrare senza invito grazie a qualche incantesimo delle loro streghe.”
“Tristan ha ragione” lo appoggiò Elijah, cosa
che innervosì ancora di più tanto Hayley quanto Klaus. “Non affiderebbero un
compito così importante ai lupi mannari e, comunque, per Greta Sienna e suo
figlio Roman è una questione personale contro Niklaus. Troveranno il modo di venire
qui personalmente, è ciò che penso anch’io.”
“Oh, bene, e allora, visto che sai tutto,
Tristan, per caso sai anche quando verranno?”
domandò caustico Klaus.
“Sarei molto felice di saperlo, in effetti,
ma purtroppo lo ignoro, così come tutti voi” rispose il Conte, senza cadere
nella provocazione. “Immagino, comunque, che non sarà presto come pensavamo:
aspetteranno per stancarci, innervosirci e, possibilmente, metterci l’uno
contro l’altro. Come vedete ci stanno già riuscendo.”
“Purtroppo temo di dover dare ragione a
Tristan, per quanto questo mi irriti” ammise Hayley. “È inutile restare tutti
qui in assetto da battaglia, può anche darsi che Greta abbia pianificato di
attaccarci tra una settimana e intanto noi che faremo?”
“Chiederò ad alcuni membri della Strix di
sorvegliare i Notturni mentre altri resteranno a guardia della casa” dichiarò
Elijah. “Abbiamo anche alcuni infiltrati che potranno darci notizie certe
appena le avranno, ad ogni modo anch’io ormai sono sicuro che non attaccheranno
oggi. È già mattina, ormai.”
“Infatti, lo penso anch’io” concordò Marcel.
“Tornerò a casa e anch’io lascerò alcuni dei miei vampiri a sorvegliare Villa
Mikaelson. Josh, tu vieni con me?”
Il giovane vampiro annuì e seguì Marcel via
da Villa Mikaelson. Anche Tristan voleva tornare a Davilla Estate per
organizzarsi meglio con i membri della Strix e Elijah decise di andare con lui.
“Ma bene, dunque ognuno se ne andrà per
proprio conto a sbrigare commissioni varie?” sibilò Klaus. “Sono io l’unico a
pensare che appunto questa potrebbe
essere la trappola, ossia indurci a ritenere che i Notturni non attaccheranno e
sguarnire le difese in modo da essere più deboli?”
“Questa si chiama paranoia, Nik” scherzò Kol. “Potresti anche aver ragione se non
fosse che i Notturni sono, appunto, vampiri che escono solo di notte e che non
usano l’anello solare. Non possono materialmente attaccarci di giorno.”
“E se si fossero procurati degli anelli
solari proprio perché non ce lo aspettiamo? Hanno a disposizione delle streghe,
no?” insisté Klaus.
“Sul serio, Nik? E se si fossero procurati la
bomba atomica e facessero saltare in aria tutta New Orleans?” ribatté di nuovo
Kol. “Ma dai! Penso piuttosto che sia come ha detto Tristan, ossia che stanno
cercando di innervosirci perché non sappiamo quando attaccheranno… e con te ci
stanno riuscendo particolarmente bene. Si vede che Greta Sienna ti conosce…”
Anche la rabbia di Klaus dovette cedere alle
battute scherzose e tuttavia pratiche di Kol.
“Va bene, avete ragione voi, non sappiamo
quando Greta e i Notturni ci attaccheranno e quindi dovremo tenerci pronti ogni
notte. Ma non pensate che questa sia una scusa per muoversi liberamente di
giorno e fare sciocchezze come andare a pranzo fuori o al cinema o che so io”
intimò. “Preferisco essere paranoico che perdere Hope. Nessuno lascerà Villa
Mikaelson finché non avremo eliminato Greta e i suoi seguaci, sono stato
chiaro?”
Qualcuno sbuffò, ma almeno in questo Klaus
aveva ragione, non potevano rischiare. I Notturni avrebbero potuto far rapire
anche da umani soggiogati chi si fosse avventurato fuori e, a quel punto,
avrebbero avuto un vantaggio incolmabile, un’esca per attirare gli altri e
ucciderli. Bisognava armarsi di santa pazienza e aspettare, in fondo Greta non
intendeva certo posporre troppo a lungo la vendetta che aveva atteso per
decenni… però gli animi erano esacerbati, irritabili, suscettibili e già il
giorno dopo accadde un fatto increscioso.
Hope era stanca di starsene sempre chiusa in
casa e voleva andare a trovare Cami e Declan, magari insieme a Hayley. Klaus,
ovviamente, le aveva negato il permesso spiegandole ancora una volta che era
pericoloso e, per fortuna, aveva trovato sostegno sia nelle sorelle che nella
stessa Hayley.
“Anch’io sono esasperata e vorrei tanto
uscire, ma cerco di trattenermi ancora per quanto posso” aveva ammesso Rebekah,
“perché non mi perdonerei mai se il resto di voi venisse attirato in trappola
per colpa del mio egoismo. Tu e tua madre siete i bersagli più preziosi per
Greta e, se veniste rapite, sarebbe la fine per tutti noi.”
“Io sono la strega più potente che esista”
aveva risposto Hope, “e non ho paura di Greta e dei suoi buffoni razzisti!”
“Lo so che sei potente e forse potresti anche
avere la meglio su Greta” disse Klaus, in un tono insolitamente dolce e
paziente, “ma, se anche tu riuscissi a salvarti e accadesse qualcosa a tua
madre, per esempio, potresti perdonartelo? Saresti in grado di vivere il resto
della tua vita con un rimorso del genere? Credimi, io ne so qualcosa.”
Hope rimase impressionata da quelle parole:
suo padre non le stava ordinando o proibendo qualcosa, ma le parlava come ad
una sua pari, spiegandole perché non era possibile uscire dalla villa prima di
aver sconfitto quei nemici così subdoli.
“Oppure potrebbe usare noi per catturare e uccidere
tuo padre” aggiunse Hayley. “Credimi, Declan mi manca moltissimo e vorrei tanto
andare a trovarlo, ma non è prudente e rischierei di mettere in pericolo anche
lui, che non c’entra niente in questa storia.”
Così l’azione
congiunta aveva avuto successo e Hope si era rassegnata, con un po’ di muso
lungo di circostanza, ad attendere ancora qualche giorno.
Kol aveva assistito non visto alla simpatica
scenetta familiare e ne era rimasto colpito e intenerito, oltre a trovare
incredibilmente dolce Klaus che, quando aveva a che fare con la figlia,
diventava davvero un’altra persona. Poco più tardi si trovavano da soli nel
patio di Villa Mikaelson e Klaus si accorse che Kol lo guardava con un’espressione
buffa, un sorriso che era insieme divertito e commosso.
“C’è qualcosa di divertente di cui dovrei
essere a conoscenza?” gli domandò Klaus.
Kol scosse il capo, sempre con quel sorriso
particolare sulle labbra.
“No, non di divertente” rispose, un po’
imbarazzato. “Ti ho visto mentre spiegavi a Hope i motivi per i quali non deve
commettere imprudenze e… non so, ho trovato bello e veramente paterno il fatto
che tu non ti sia limitato a proibirle di uscire ma che, invece, abbia parlato
con lei come a un’adulta e sono certo che sia per questo che ti ha ascoltato.
Sei molto tenero con lei, è come se con Hope riuscissi a far cadere la maschera
che cerchi di mostrare al resto del mondo.”
“È così, infatti. Voglio che mia figlia mi
ami, non che mi tema. Ho avuto per anni il terrore di diventare un padre come
Mikael e sono fiero quando posso dimostrare di essere tutto l’opposto” replicò
l’ibrido.
“E in effetti stai imparando a mostrare il
tuo lato migliore anche alle persone che ti sono più vicine, come a me, ma
anche a Elijah, a Rebekah, a Hayley” riprese Kol. “Immagino che sia stata
proprio Hope ad aiutarti a non aver più paura dei tuoi sentimenti e questo mi
ha fatto pensare a quanto possa essere bello e significativo avere un figlio,
se può cambiare così il cuore di qualcuno.”
“Avere Hope ha avuto esattamente questo
effetto su di me, anche se all’inizio non la volevo proprio perché temevo che
sarei stato un padre orribile come Mikael” concordò Klaus, che però non capiva
dove volesse arrivare Kol.
“Beh, un pensiero ne ha fatto nascere un
altro e così mi è venuto in mente che per te è stata una fortuna essere un
ibrido e non solo un vampiro, altrimenti non avresti conosciuto la gioia di
avere una figlia. Rebekah è spesso triste perché pensa che non sarà mai madre e
io finora pensavo che esagerasse, ma vedendoti con Hope ho iniziato a capirla:
chissà come sarebbe stato se io fossi stato già un ibrido quando stavo con
Davina, chissà se anche noi avremmo potuto avere un figlio o una figlia… Credo
di aver negato a Davina una grande gioia e probabilmente anche a me stesso, mi
chiedo cosa avrei provato stringendo tra le braccia un figlio mio” mormorò Kol.
Aveva gli occhi bassi, perduto in queste riflessioni, e non si accorse del
lampo di collera che attraversò lo sguardo di Klaus.
“Cosa vorresti dire con questo?” sibilò l’ibrido,
avvicinandosi minaccioso.
Kol rimase allibito, non riuscendo a
comprendere cosa potesse aver detto di tanto terribile da scatenare l’ira di
Klaus.
“Ma… niente, Nik, cosa pensi che volessi
dire?”
Klaus lo afferrò per le spalle, stringendolo
così forte da penetrargli nella carne con le dita.
“Allora è per questo che sei venuto a
cercarmi, era questo che volevi fin dall’inizio” ringhiò. “Non ti è mai
importato niente di me, è stata tutta una recita per fare in modo che io ti
trasformassi in un ibrido, perché volevi provare ad avere un figlio tuo anche
se Davina non c’è più!”
Kol sbarrò gli occhi: Klaus aveva perso
totalmente la ragione?
“Nik, ma cosa dici? Ti ascolti quando parli?
Quello che hai detto è assurdo anche solo a pensarci, ma come ti vengono in
mente certe cose?” esclamò, sconvolto. Le dita di Klaus stringevano sempre più
forte le sue spalle e gli facevano male, ma non era neanche lontanamente
paragonabile al dolore atroce che lo aveva invaso nel cuore e nello spirito
sentendolo parlare così.
“Benissimo, ipocrita bugiardo e infingardo,
hai ottenuto quello che volevi, no? Ora non hai più bisogno di fingere di provare
qualcosa per me, puoi andartene dove più ti piace e cercare di mettere incinta
qualche strega o lupo mannaro!” continuò Klaus, sempre più perduto nel suo
delirio. “Che stolto, io mi sono aperto con te, ti ho donato il mio amore e la
mia fiducia e tu mi stavi solo usando. Avrei dovuto capirlo, sei sempre stato
così, non ti è mai importato niente di nessuno di noi, neanche quando ci
credevi la tua famiglia!”
Kol lo fissava come intontito, non riusciva a
credere che Klaus gli dicesse delle cose tanto crudeli.
“Ma… ma io non voglio niente del genere…
volevo diventare un ibrido per essere più forte e… voglio bene a tutti voi
anche adesso che so di essere stato adottato” mormorò. “Perché mi tratti così?
Ti ho solo confidato un mio pensiero e tu… ti sei infuriato senza ragione… non
capisco!”
Klaus lo sbatté con violenza contro la
parete.
“Se davvero provassi qualcosa per me non
sentiresti il desiderio di avere un figlio tuo”
replicò con rabbia, quasi sputandogli addosso quelle parole corrosive che lo
bruciavano vivo. “Se mi amassi davvero, considereresti Hope come tua figlia,
perché è figlia mia… ma ovviamente non è così, tu mi hai solo usato, come hai
sempre fatto con tutti. Sei un essere ignobile, un vero e proprio mostro senza
sentimenti, quello che sei stato per secoli. Come ho potuto pensare che fossi
cambiato?”
Adesso Klaus aveva alzato la voce e
cominciava ad attirare anche le persone che erano al piano di sopra. Per
fortuna Hope stava ascoltando musica con gli auricolari e non poteva sentirlo,
non sarebbe stato un bello spettacolo… ma Rebekah, Freya e Hayley lo sentirono
e uscirono dalle loro stanze per venire a vedere cosa stava succedendo.
“Non ti prenderai mai più gioco di me in
questo modo” ruggì Klaus, afferrando Kol per i lembi della maglietta e
scaraventandolo a terra, sulla soglia di Villa Mikaelson. “Vattene via da
questa casa e non osare rimetterci piede mai più, sono stato chiaro? Vai a
mettere incinta chi ti pare, ma non farti mai più vedere o ti strapperò il
cuore con le mie mani!”
Kol, smarrito, non trovava più niente da
dire, così fu Rebekah a cercare di difenderlo. Corse giù per le scale e tentò
di avvicinarsi al fratello, sperando che non scatenasse la sua ira anche contro
di lei.
“Nik, ma che ti prende? Ti ha dato di volta
il cervello? Cosa ti ha fatto Kol, perché lo stai trattando così?”
“Perché è un falso, un ipocrita, e io non mi
farò mai più prendere in giro da lui. Stanne fuori, Rebekah, non è affar tuo,
Kol non fa neanche parte della nostra famiglia e non hai motivo di difenderlo”
replicò l’ibrido. “E tu mi hai sentito bene? Vattene dalla nostra casa! Questa non è casa tua, tu non sei un Mikaelson, non
sei niente, sei solo un
approfittatore, un rettile a sangue freddo e non voglio vederti mai più! Esci
immediatamente da qui e sparisci per sempre, non è forse la cosa che sai fare
meglio?”
Kol si rialzò, pallidissimo e tremante, e
senza più aprire bocca uscì da Villa Mikaelson di corsa, straziato da un dolore
che non credeva neanche potesse esistere. Le pugnalate al cuore non erano
niente in confronto. Pensò che, se mai un Originale poteva essere ucciso da
qualcosa di diverso dal pugnale di quercia bianca, allora lui sarebbe morto per
lo strazio e la disperazione. Vagò senza meta e senza nemmeno vedere dove stava
andando, con gli occhi pieni di lacrime brucianti che non voleva lasciar
cadere, ma non gli interessava dove sarebbe finito o cosa ne sarebbe stato di
lui, non c’era più niente che rimanesse per lui se Klaus lo odiava tanto…
Nel frattempo anche Hayley e Freya si erano
avvicinate a Rebekah e guardavano Klaus come se non lo riconoscessero.
“Klaus, ma che ti è preso?” domandò Freya.
“Non mi è preso niente, ho solo capito
finalmente chi sia veramente Kol” rispose gelido lui. “È sempre stato un
egoista e non si è mai interessato a nessuno di noi, chissà perché credevo che
fosse cambiato, che desiderasse essere un Mikaelson anche dopo aver scoperto di
non esserlo per nascita.”
“Ma cosa ti ha fatto per farti pensare
questo? Klaus, guardami, dimmi la verità” insisté Hayley. “Sei sicuro di non
aver sfogato su di lui la tua rabbia e la tua frustrazione per il fatto che non
sappiamo niente di Greta e dei suoi? Siamo tutti angosciati e preoccupati
perché non riusciamo a capire da dove arriverà l’attacco e tu ti sei sfogato
con Kol, ma ti sembra una cosa sensata? Riflettici un istante…”
“Dove sarà andato Kol?” mormorò Rebekah,
agitata. “Ti rendi conto che lo hai mandato fuori da solo e che potrebbe finire
nelle grinfie di Greta? Ti preoccupi tanto di tenerci tutti imprigionati in
questa casa e poi hai cacciato via Kol che, ora come ora, sarebbe una vittima
perfetta per i Notturni?”
“Era proprio questo che volevano” disse
Freya, in tono cupo. “I Notturni ci stanno mettendo alla prova per portarci a
esplodere e a litigare tra noi. Vogliono separarci e disperderci perché sanno
che siamo più forti di loro solo quando siamo tutti uniti… e ora ci sono
riusciti.”
Klaus si voltò verso l’arco di Villa
Mikaelson dal quale solo pochi istanti prima Kol era uscito, disperato e
lacerato, e improvvisamente sentì un gelo paralizzante spezzargli il cuore e artigliargli
l’anima.