All Stories Are True: Book One The Beginning of It All

di stardust94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day after waking up ***
Capitolo 2: *** Painful Memories ***



Capitolo 1
*** First day after waking up ***


Capitolo uno
First day after waking up

 

New York era un brulicare di persone che si affollavano per la strada. La pioggia scrosciante, continuava a cadere senza tregua mentre il ragazzo, comodamente poggiato al muro con la schiena, osservava il cielo color ardesia.
Aveva uno sguardo calmo e rilassato ma che tradiva l'eccitazione e la felicità che sembrava trasparire dai suoi occhi. Come se il solo pregustare l'idea di entrare in azione, gli pompasse ha mille il cuore quasi avvolgendolo, come se il suo corpo fosse pervaso, dal adrenalina del attesa.

Prese il telefono controllando l'ora sul display dove capeggiava un desktop con uno strano simbolo in argento.

Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro mentre si ficcava di nuovo il telefono nella tasca dei pantaloni scuri osservando nuovamente il cielo per poi far cadere lo sguardo, verso un edificio.

Una sorta di grattacelo che spiccava rispetto agli altri per via della sua insegna al neon, dei mattoni neri che lo ricoprivano interamente e della fila sempre lunga. Non fosse stato per la marea di gente in fila davanti al entrata, difficilmente si sarebbe capito che quello, era un covo perfetto...per i Nascosti.

" Pandemonium Club"

Da dentro l'edificio sorvegliato da un buttafuori enorme e dalle spalle larghe e sguardo truce, si sentiva la musica assordante che riempiva le orecchie del biondo.
Quest'ultimo, concentrò la sua attenzione, su due ragazzi in fila all'entrata del locale, quasi fosse spontaneo gli sfuggì un ghigno mentre procedeva in quella direzione con passo sicuro di se, passandosi una mano dietro per sollevare il cappuccio della giacca celando gli occhi dorati che in quel momento, brillavano come scintillante ambra.

- Sei in ritardo -

A esordire con il suo tono freddo e calmo talmente stoico da sembrare di granito, era stato il ragazzo davanti a lui.

Vestiva con gli stessi abiti e aveva capelli neri e scompigliati e occhi di un blu molto acceso. Una faretra posta a tracolla con tanto di arco in bella vista. Dal orlo della maglietta, si notavano degli strani tatuaggi neri. Gli stessi del biondo.

- Lo so ma c'era traffico. Voi sapete come vanno queste cose -

Il biondino abbozzò un sorriso che fece ridacchiare la ragazza al fianco del corvino.
Questa indossava un abito bianco legato sul collo e calze nere che le fasciavano le lunghe gambe snelle. Una sorta di bracciale a forma di serpente le adornava il braccio, la testa del animale era poggiata sul polso, dove anche la ragazza aveva lo strano occhio aperto, presente sui polsi dei due ragazzi.
Ella, si passò una mano tra i capelli color mogano lunghi e delicatamente ordinati su una spalla. Sorrise. Con quelle labbra che grazie al rossetto rosso acceso, risultavano ancora più sensuali.

- Vuoi fare il serio, almeno per una volta? Non è una questione da prendere sotto gamba questa, Jace. -

Jace sbuffò seccato.
Suo fratello Alec, aveva sempre quel tono quando qualcosa non gli piaceva o lo turbava.
Quel suo affannarsi per essere un perfetto guerriero, non faceva che irritare il biondo che al contrario, preferiva prendere la situazione per quello che era, senza preoccuparsi molto delle conseguenze delle sue azioni.

- Qualcuno quì, dovrebbe scopare di più -

La frase della ragazza, fece ridere Jace. Isabelle la sua sorellina, aveva sempre la battuta pronta, forse meno di lui ma abbastanza per andargli a genio decisamente più di Alec quando si fissava su dettagli inutili.
Camminavano al interno del locale, il corvino si risolve alla sorella incrociando le braccia al petto con aria offesa.

- Non capisco quale sia la correlazione tra fare sesso ed essere uno Shadowhunter - disse Alec

- Infatti non esiste una correlazione, fratellino. Se non che sono entrambi ottimi esercizi fisici -

Rispose il biondo esibendo uno dei suoi sorrisi disarmanti ai due fratelli con i quali, un attimo dopo entrò nel locale.

Il Pandemonium era un luogo buio. Illuminato solo, dai riflettori che creavano effetti di luce sulla pista, sulla quale si muoveva una calca di persone sudate.
Alec non amava particolarmente quel posto a differenza della sorella che stava già ballando al fianco di un ragazzo alto, magro e con la pelle pallida

"Un vampiro, un Figlio della Notte "

Pensò il ragazzo gettando uno sguardo a Jace che spiccava tra la folla di persone per i suoi connotati fisici. Occhi dorati e capelli riccioli e biondi celati dal cappuccio della giacca nera della sua divisa.

Isabelle si era appartata con il vampiro e Alec, teneva d'occhio l'entrata, appoggiato al muro con sguardo calmo ma pronto a intervenire a ogni minimo pericolo.

Jace cacciando uno sguardo in un angolo della stanza, aveva visto muoversi qualcosa e svelto si era diretto in quella direzione.
Percorrendo il lungo corridoio aveva preso la sua spada angelica. Questa, sembrava brillare, alla luce soffusa della luna che entrava dalla finestra.
La fece roteare nella mano, mentre con una pedata bella assestata, apriva una delle porte, scrutando al suo interno.

Per riuscire a vederci qualcosa dovette usare una Stregaluce. La pietra emise un bagliore che illuminò completamente la stanza, mostrandola agli occhi del cacciatore.
Jace raccolse da terra una strana polvere nera, ne portò un po al naso cercando di definire meglio quel odore.

" Zolfo, una chiara traccia demoniaca"

Pensò il biondo mentre, sentendo un rumore alle sue spalle, si voltò di scatto.

- quì demone, demone...avanti non mordo mica -

Il ragazzo fece alcuni versetti di richiamo, come se stesse cercando di attirare un qualche piccolo animale. Non sembrava poi così preparato ad affrontare, la bestia che stava uscendo dal ombra.

Era una fiera simile a un canide solo decisamente oltre misura.
Aveva tre teste e nessuna di esse, era contenta di vedere Jace. Lo capiva da come i loro occhi rosso sangue, saettavano. Da come digrignava le fauci sporche di sangue, Mondano probabilmente. Sopratutto, da come lo guardava con sguardo famelico.

- Quando ero piccolo...ho sempre voluto un cane. Ma tu sei troppo grosso per i miei gusti, devono averti dato crocchette scadute! -

Con uno scatto il ragazzo si portò alla destra della creatura, mulinò la spada e la infilzò al fianco del demone che latrò. L'icore schizzò sui vestiti del biondo che si morse la lingua, schivando una zampata improvvisa. Per poi con una totale noncuranza di tutta la situazione guardarsi i vestiti.

- Erano nuovi questi vestiti sai?...va bene. Mi costringi a giocare sporco -

Esordì il ragazzo prima di balzare verso il segugio infernale, questo gli diede un colpo di coda sbalzandolo contro la parete. Jace batte forte la testa e la schiena, subito sentì propagarsi il dolore in tutto il corpo, ringhiò ingoiando la sensazione mentre una delle rune sul suo braccio, cominciava a trasmettergli il suo potere.

In un attimo, il ragazzo saettò contro la bestia e con un fendente verso l'alto, le tranciò di netto una delle teste. Le altre due, latrarono al unisono, quella di sinistra addentò il braccio di Jace e strattonandolo gli lacerò la pelle.

Il ragazzo indietreggiò ringhiando di dolore, sentendo il veleno demoniaco già in circolo, tentò di sollevare la spada ma una zampata del segugio, la fece volare lontano lasciandolo indifeso o così, pensava la bestia.

Scartando verso destra infatti, Jace schivò l'ennesimo attacco e prendendo dei coltelli dal lato destro dei pantaloni, cominciò a scagliarli.

Aveva mirato agli occhi della testa centrale che con un ruggito restò accecata.
Il cacciatore non perso tempo, si gettò sulla spada recuperandola e la infilzò al addome della bestia quando questa, si rizzò in piedi per colpirlo con le zampe.

- checkmate cagnaccio! -

Disse Jace portando le mani a simulare una pistola che sparava alla bestia. Si voltò e pulendo la lama della spada sui pantaloni, non diede abbastanza attenzione per accorgersi che la creatura non era morta e lo stava ancora puntando.

- ma che cosa...? -

Preso in contropiede il ragazzo tentò di voltarsi e reagire, quando una frusta bloccò la zampa della creatura e una trivellata di frecce la fece schiantare al suolo.

- ci è mancato un pelo, grazie del aiuto ragazzi -

Jace si voltò incontrando lo sguardo dei due fratelli.
Isabelle aveva ritirato la frusta e sorrideva accanto ad Alec che teneva a tracolla la faretra con le frecce e l'arco ancora teso verso il demone e verso Jace che alzando le mani aveva fatto un fischio.

- e chi abbiamo quì...ti sei unita anche tu alla festa Farchild? -

La domanda, era rivolta a una ragazza dai lunghi e mossi capelli rossi e occhi verdi, aveva il naso leggermente punteggiato di lentiggini ed era in compagnia dei due fratelli con una spada tra le mani, vestiva anche lei l'uniforme da Shadowhunters e sembrava non gradire molto, la battuta del biondo.

- dovresti fare più attenzione. Se non fossimo arrivati ad aiutarti ci avresti rimesso la vita - disse la rossa guardandosi attorno.

Jace sbuffò ma sentendo un fruscio si mosse velocemente e puntò la spada verso una ombra, questa emise un sussultò e la luce della luna la illuminò leggermente rendendo visibile una ragazza.
Era seduta a terra e si stringeva nelle spalle. Il vestito bianco era coperto di sangue ma lei non sembrava apparentemente ferita. Una cascata di capelli neri e lisci le circondava il volto dal espressione shockata.

Isabelle sgranò gli occhi notando come Jace si fosse inginocchiato prendendo la mano della giovane, scostandole una ciocca dietro l'orecchio.

- ora sei al sicuro è tutto finito -

La ragazza singhiozzò tremando e Jace dovette stringerla quando sentendo un forte rumore, la corvina quasi urlò.
- è una Mondana...forse dovremmo riportarla a casa. -
a parlare era stata la rossa. Clary Farchild era una delle cacciatrici del Istituto di New York, era figlia di una Shadowhunter e un Mondano ed era la parabatai della sorella di Jace.

Proprio il biondo, era indeciso su cosa fare con la giovane stretta tra le sue braccia, non era sicuro che una Mondana venisse lasciata in balia di altri potenziali demoni.

- se può vederci, significa che ha la Vista. Altri demoni potrebbero provare a ucciderla, meglio portarla al Istituto -

A parlare stavolta era stata Isabelle. La bella cacciatrice si era inginocchiata davanti alla Mondana e sorridendole appena l'aveva guardata. Non doveva avere più anni di loro, era terrorizzata ma sembrava in grado di camminare.
Isabelle sapeva che i Mondani con la vista erano molto rari ma che era proprio per questo che i Nascosti e sopratutto i demoni, potevano insidiarli molto più facilmente.

- Jace cosa vuoi fare? - domandò

Il biondo scrutò negli occhi di Alec. Il fratello e suo parabatai non aveva detto una parola.
Si era limitato a incrociare le braccia al petto ma non aveva emesso alcun ordine. Quando andavano in missione, era lui a comandare e impartire ordini e direttive che quasi sempre, Jace ignorava.

- Non sono io a dover decidere. Allora Alec cosa facciamo? - domandò infine

Il corvino sembrò pensarci per qualche minuto per poi dire senza altri preamboli tutto ciò che Jace, non si sarebbe mai immaginato di sentirgli dire.

- Va bene. Portiamola al Istituto, deciderà papà del suo futuro -

Detto questo i tre Shadowhunter uscirono dalla stanza.

Jace si voltò verso la ragazza osservandola. Si era addormentata contro il suo petto, le ciglia lunghe avevano intrappolato qualche lacrima che rigandole la guancia, era scivolata sul suo volto ancora molto pallido forse per via dello spavento.
Le passò con attenzione la mano sulla schiena e l'altra la usò per sollevarla tenendola stretta al suo petto. Provò uno strano miscuglio di emozioni mentre usciva dal Pandemonium.

Da una parte era felice di poter tornare a casa, dopo una missione così stancante. Non vedeva l'ora di farsi una doccia e curare eventuali ferite, anche se non erano poi così gravi.
Ma d'altra parte...era preoccupato.

Quella ragazza stretta contro il suo petto, cosa ci faceva in quella stanza e come aveva fatto a sopravvivere al segugio infernale senza riportare nemmeno una ferita?
Decise di non rifletterci troppo ci avrebbe pensato in seguito e aumentando il suo passo, finalmente raggiunse i fratelli e la rossa che lo aspettavano nel parcheggio.

Jace montò in macchina accanto ad Alec al posto di guida, affidò la sconosciuta a Isabelle e Clary la sua parabatai sedute sul sedere posteriore.
La macchina si accese sfrecciando lontano dal locale, scomparendo poco dopo dagli sguardi di tutti.
Era il momento di tornare al Istituto ma nessuno dei presenti in quella macchina, poteva immaginare quali incredibili verità, sarebbero state rivelate l'indomani.

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Capitolo 2
*** Painful Memories ***


Capitolo due
Painful Memories


Aveva accettato l'invito di Marco uno dei suoi compagni di corso, solo perché in cambio lui l'avrebbe aiutata con la sua ricerca e perché la sua migliore amica l'aveva minacciata di non parlarle per un mese se si fosse rifiutata di partecipare a quella serata. Normalmente non solo non vestiva con abiti come quello che stava indossando, un abito bianco senza spalline con una fascia d'argento a impreziosire la vita e una rosa su un fianco, decisamente molto attillato e che avrebbe donato a una fotomodella non certo a una ragazza esile e minuta come lei. Ma nemmeno a indossare quelle scarpe con il tacco sulle quali camminare era quasi impossibile e di certo, non a partecipare a quella serata. Non le piaceva andare in discoteca, non sopportava il rumore della musica, il non poter parlare con gli altri senza urlare e nemmeno beveva.

Stava aspettando fuori dal locale l'arrivo dei suoi amici, teneva un libro in mano e lo stava leggendo con grande interesse. Lei era fatta così e nonostante la sua migliore amica le dicesse di alzare lo sguardo dai suoi libri fantasy, Selene Kingsley non poteva farne a meno.
Era affascinata da tutto ciò che era fuori dal ordinario nonostante lei fosse una semplice ragazza che si era trasferita a New York da nemmeno due mesi. Aveva conosciuto Chloè, Steven e Marco quasi per caso o forse sarebbe stato corretto dire che loro avevano avuto la gentilezza di calcolarla durante una lezione.

Proprio Chloè l'aveva raggiunta levandole di mano il libro con aria quasi offesa. Era une bella ragazza dalla carnagione chiara sulla quale risaltavano due occhi verdi e vivaci ma che se non le andavi a genio o facevi qualcosa che reputava sbagliato, potevano trafiggerti con la forza di una lama affilata. Determinata quasi pazza pensava Selene, era solita inventarsi ogni genere di modo per cercare di far uscire l'amica dal suo guscio. Ma nonostante questo, era sempre la prima che ascoltava i dubbi e insicurezze di Selene e che si strafogava di gelato mentre guardavano quelli che aveva sempre definito “melensi polpettoni romantici”

-Cioè davvero? Se-le-ne! Avanti sei davanti al Pandemonium Club! È praticamente il locale più stra mitico di New York e tu che fai? Leggi? Sul serio?-
-buonasera anche a te Chloè. Comunque posso riavere il mio libro? Devo finire almeno il prossimo capitolo per favore! Prometto che poi faccio quello che vuoi-

- scordatelo. Questo è confiscato fino alla fine della serata. Mettila così, un giorno quando grazie a me sarai sposata, tu mi ringrazierai-

Selene aveva cercato in tutti i modi possibili e conosciuti di farsi ridare il mal tolto. Ma la ragazza dai lunghi e sbarazzini capelli biondi le aveva fatto la linguaccia e sollevando il braccio si era esibita in un malefico sorriso che ormai la corvina aveva imparato a leggere e che nel gergo di Chloè significava un sonoro: “scordatelo, ora tu ti diverti” e ovviamente, non era un invito era più un ordine gentile.

Alla fine erano arrivati anche gli altri due che, assistendo alla scena avevano cercato di non ridere troppo. Naturalmente Steven andò subito a spalleggiare Chloè. Era un ragazzotto robusto e fisicato con due luminosi occhi azzurri e capelli corti castani. Era il classico ragazzo che faceva battute stupide per stemperare la tensione o solo per far sorridere il prossimo, aveva una risata contagiosa e nonostante avesse una palese e incurabile cotta per Chloè, non si era mai dichiarato. Era molto bravo con gli animali ma meno con i bambini, nonostante avesse una sorella e un fratellino più piccoli di lui. Forse per questo Selene si era offerta per aiutarlo a tempo indeterminato a badare a quei due piccoli tornado impazziti. Nonostante tutto però, era un bravo ragazzo sincero e leale.

Quella sera però, sembrava un po più silenzioso del solito, aveva un cerotto sulla guancia che attirò subito l'interesse e la preoccupazione di Selene.

-tutto bene Steven? Come mai quel cerotto?- aveva chiesto innocentemente la ragazza

Il castano si era grattato insistentemente la guancia non ferita, come se fosse stato preso di sorpresa e cercando di esibire un sorriso nascondendo l'imbarazzo dietro quel espressione divertita che usava quando non voleva essere letto dagli altri la guardò dritta negli occhi grigi.

-certo, non ti preoccupare. Papà ha solo un po...esagerato. Non fa male davvero-
-di nuovo amico? Dovresti andartene da quella casa! Se vuoi ti ospito io!-

Marco arrivato in quel momento, aveva appoggiato una mano sulla spalla di Steven cercando di essere comprensivo. Non era un segreto che il padre di Steven fosse violento, lo sapevano tutti in città ma ovviamente nessuno diceva nulla se non le solite frasi di repertorio “non è colpa sua è la madre il problema” oppure, “poveri ragazzi” e purtroppo Thomas lo diventava ancora di più quando beveva. Per questo Steven tentava di stare il meno possibile a casa, visto che bastava un nonnulla per adirare il padre e lui più di qualsiasi cosa era preoccupato per suo fratello minore e sua sorella che aveva appena dodici anni.

-non ti preoccupare Marco. Davvero...mamma dice che andrà meglio. A proposito entriamo ho sentito che questo posto è una forza?-

Chloè si era scambiata subito uno sguardo con Marco, anche se per farlo dovette mettersi sulle punte. Marco era un Italiano con il naso punteggiato da lentiggini, occhi grandi e decisi color marrone scuro che sapevano leggerti e capirti in pochi secondi, forse per questo Steven non osava guardarlo. Marco si era passato la mano nella zazzera di riccioli neri annuendo e spegnendo la sigaretta con la scarpa prima di gettare il mozzicone nel tombino aveva fatto segno al ragazzo e alle due ragazze di entrare con lui.

Dentro il locale la musica era assordante, chi ballava era in pista a scatenarsi sotto le luci stroboscopiche dai vari colori. Selene che aveva già mal di testa, cercò un posto a uno dei tavolini mentre l'amica Chloè si lanciò in pista trascinando anche Steven con se e scatenandosi ballando con una certa classe, come se un ballo, una bevuta e dei buoni amici, potessero risolvere ognuno dei loro problemi.

-ed eccoci qui...non mi merito un premio come tuo eroe? Ti ho riportato o no il tesoro rubato?- aveva improvvisamente chiesto Marco sventolando un libro dalla copertina azzurra con un sorriso da brigante.

-il mio libro! Sei riuscito a convincere Chloè a ridarmelo? Grazie!-

Aveva detto a quel punto la ragazza con un sorriso facendo per afferrare il libro, ma Marco ridacchiando lo aveva allontanato dalla ragazza avvicinando il volto a quello di Selene ingrandendo quel suo sorriso da stregatto furbo e più scaltro di quello che la maggior parte delle persone pensavano fosse. La ragazza si era tirata subito indietro mentre le sue guance candide erano diventate leggermente più rosee.

-dai smettila! Non è divertente Marco. Posso riaverlo, dai per favore! -pigolò la corvina.
-e io cosa ci guadagno? Te lo ridò solo se mi dai un bacio e non sulla guancia, Selene – le aveva risposto lui malizioso guardando distrattamente la copertina
-scordatelo! Questo è un ricatto, non ci sto-

Aveva quindi replicato la ragazza incrociando le braccia sotto il seno, voltando lo sguardo indispettita da quel ricatto alla quale non aveva alcuna intenzione di sottostare.

Marco si era quindi lasciato sfuggire una risata prima di porgere a Selene il libro che la ragazza afferrando prontamente aveva stretto come fosse il più prezioso dei tesori.

-dai stavo scherzando! Piuttosto di che cosa parla? - aveva domandato Marco
-...angeli. Sapevi che gli angeli hanno una gerarchia? -
-in che senso? Vanno anche loro al lavoro? No perché lo vorrei vedere un angelo pendolare. Quanto spendono in Uber?-

Un po indispettita dalla palese presa in giro, la ragazza aveva dato un colpetto al braccio del corvino che ridendo si era messo comodo con la schiena contro il divanetto, sorseggiando il suo cocktail.

-si tratta di una scienza, beh non è esattamente una scienza è più una credenza diciamo. Le Gerarchie sono parecchie non esistono solo gli angeli normali. E lo stesso vale per...-

-i demoni?- l'aveva a quel punto interrotta una voce alle sue spalle.

Quando Selene si era voltata il suo sguardo era stato come catturato, occhi neri come petrolio ma dotati di qualcosa che le aveva messo addosso i brividi. Era un bel ragazzo aveva la carnagione molto chiara ma il suo fisico era ben strutturato, sarebbe potuto essere scambiato per uno di quegli attori famosi. Aveva uno sguardo deciso, lineamenti affilati e i capelli biondi ma che alla luce sembravano quasi bianchi.

-anche i demoni sono divisi in gerarchie, non è così? E tu dovresti saperlo molto meglio di me. Sfortunatamente non ho voglia di perdere tempo prezioso-

La voce di quel ragazzo era profonda ma quasi graffiante e Selene non seppe cosa dire. Era completamente paralizzata e più cercava di parlare più le parole le morivano in gola. Marco vedendo la ragazza in quello stato, si era alzato e si era avvicinato deciso allo sconosciuto esibendo un sorriso diverso più freddo anche se calmo. Era quello che usava quando al lavoro, lui era un aspirante attore, qualcuno lo infastidiva. Un sorriso tagliente ma sicuro e che denotava quanto il ragazzo di umili origini avesse il coraggio di affrontare chiunque mettesse a disagio e in difficoltà i suoi affetti.

-senti amico...non credi di dover andare? È chiaro che Selene non ti conosce e hai interrotto una piacevole serata. E poi non trovi patetico questo metodo di rimorchio?-

Lo sconosciuto era rimasto in silenzio. Era vestito molto elegante ma il suo sguardo vagò inizialmente da Marco a Selene per poi puntarsi solo ed esclusivamente sulla ragazza.

-passerai davvero la tua ultima serata con questo energumeno senza cervello?-
-cosa?! Bastardo come ti permetti di darmi del energumeno senza cervello?!Prendi questo!-

Marco aveva sferrato un destro contro il ragazzo, ma questo non solo lo aveva intercettato schivandolo con una velocità che agli occhi di Selene, era sembrata quasi sovrannaturale, con una facilità impressionante, lo aveva anche afferrato torcendoglielo indietro, guardandolo nello stesso modo con il quale si poteva guardare un insetto spiaccicato su un parabrezza.

Odio, disgusto, disprezzo assoluto e quasi sadismo, così avrebbe giurato Selene fosse lo sguardo di quel ragazzo.

Marco si era lasciato sfuggire un grido di dolore crollando sulle ginocchia e subito Selene si era alzata per andare a soccorrerlo ma si era bloccata sentendosi improvvisamente debole. Era come se avesse un avuto un attacco di forte anemia e le sue ginocchia fossero d'un tratto diventate molli. Improvvisamente un capogiro l'aveva colta e tutto era divenuto sfocato, i suoni lontani, le voci di Chloè e Steven lontane. Aveva visto qualcuno passare da parte a parte Steven con quello che sembrava un oggetto affilato, un coltello forse?
Aveva visto poi una figura trascinare via Chloè che probabilmente stava urlando disperata ma lei non riusciva a sentirla.
Poi improvvisamente, il buio, aveva sentito di essere caduta a terra ma non aveva il controllo su quello che stava succedendo al suo corpo, si era sentita esausta e aveva perso i sensi.
Quando aveva riaperto gli occhi, si era resa conto, di essere stesa in un altra stanza sul pavimento freddo.

Aveva sentito intorno a lei, un forte odore metallico e quando voltando lo sguardo aveva visto tre corpi che conosceva riversi in una pozza di sangue, aveva urlato coprendosi la bocca con la mano.

Una gigantesca ombra era accanto ai corpi sventrati di Steven, Chloè e Marco. Era un enorme bestia dal aspetto che ricordava un cane, inizialmente aveva pensato di vederci doppio, ma poi la sua vista da prima sfocata lo aveva messo a fuoco chiaramente. Quello era tutto meno che un animale normale.

Era un cane o meglio un mostro dalle sembianze di cane a tre teste e tutte ora stavano guardando lei.
In quel momento aveva sentito il suo intero corpo paralizzato, era come se le fosse impossibile alzarsi come se fosse diventata di pietra. Sarebbe morta di sicuro, questo pensava, quando sentì una lieve e fredda risata, asettica ma come ghiaccio che si spezzava e davanti a lei accanto alla bestia demoniaca apparve di nuovo quel ragazzo. Gli stessi crudeli occhi neri, come diamanti che oscuravano qualsiasi cosa ora erano fermi e fissi su di lei.

-chi avrebbe detto che ci fosse qualcuno come te, in questa città? Non sei minimamente consapevole del tuo ruolo, provo pena per te- aveva esordito senza un minimo di emozione nella voce il ragazzo girandole attorno con passi calmi e cadenzati.

A Selene sembrava proprio un leone pronto a saltare addosso alla sua ignara preda che si contorceva spaventata, ma quella non era una Savana africana e la preda non era una gazzella o una zebra, era una ragazza tremante e in lacrime ormai senza difese.

-non ti preoccupare. Tu sei uno strumento prezioso per distruggere gli Shadowhunters. Nonostante tu sia solo un insulsa ragazzina...non morirai oggi. D'altro canto devo farti capire che sei solo un giocattolo, uno strumento come i tuoi amichetti, sfortunatamente sono durati poco-

Il ragazzo dai capelli bianchi le aveva afferrato la testa stringendole i capelli e aveva passato una lama sul suo collo facendola trasalire per il freddo del metallo che rilucendo inquietantemente, le stava sfiorando la guancia come una fredda carezza.

Prima di lasciarla facendole ricadere in avanti il capo, aveva schioccato le dita e in quel momento, Il grosso mastino mostruoso le si era avvicinato e quando le aveva sfiatato il suo orrido e puzzolente tanfo sul suo viso, la corvina era trasalita stringendo gli occhi.

Forse anche gli ultimi momenti di Marco,Steven e Chloè erano stati così. A terra, inermi e terrorizzati, mentre quel mostro li assaliva dilaniando le loro carni, forse non avevano potuto fare altro se non gridare.

Le lacrime avevano cominciato a rigarle le guance al ricordo del sorriso gentile di Steven, alla simpatia di Marco e al amicizia che aveva instaurato con quella pazza e geniale di Chloè. Non li avrebbe più rivisti, questo pensava quando aveva visto una fortissima luce che l'aveva costretta a chiudere gli occhi abbagliandola. Quando la luce si era diradata dandole modo di riabituarsi nella stanza non cera più il ragazzo dai capelli bianchi, ma tre ragazzi, una rossa che la guardava con preoccupazione e due ragazzi, uno corvino con qualcosa a tracolla e uno biondo che l'aveva presa in braccio. Il resto era rimasto sfocato fino al suo risveglio.

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