Hogwarts: la Fondazione

di Finite Incantatem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nell'Alto Medioevo in Gran Bretagna non era facile la vita se eri un mago o una strega. I Babbani non accettavano chi possedeva poteri magici, la maggior parte delle streghe e dei maghi che mostrava abilità magiche in presenza di un babbano lo faceva principalmente a fin di bene, come curare una ferita pericolosa o salvare villaggi da incendi o terremoti. Ma questo ai babbani non importava... Loro bruciavano al rogo chiunque a detta loro dimostrasse segni di magia. La cosa grave era che i maghi riuscivano a scappare vivendo nascosti o cambiando paese, a morire al rogo erano principalmente babbani incastrati dalla societá.
I veri maghi avevano fondato comunità magiche per l'intero paese, principalmente in Scozia, ma vi erano anche comunità magiche negli altri Paesi, altri maghi vivevano con le loro famiglie nelle città insieme ai Babbani.
In un paese magico dell'Inghilterra vi era un uomo di nome Godric Grifondoro, all'epoca non vi erano i giornali ma la sua fama era famosa non solo in Gran Bretagna ma nell'intero continente.
Godric era il piú forte duellante in circolazione, nessun duellante era riuscito a batterlo fino a quel momento e nemmeno ad andarci vicino.
La vera curiosità è che a Godric piaceva cosí tanto duellare che partecipava anche ai duelli babbani e quindi era famoso anche nel loro mondo. Si era fatto fabbricare una spada da un folletto e quella spada era conosciuta in tutto il continente.
Girando il Paese Godric aveva stretto dei forti legami con altri maghi e streghe, un legame importante era sicuramente con la sua amica Tosca Tassorosso.
In molti si chiedevano come facesse a esserci una amicizia cosí vera tra i due... Tosca odiava duellare e i duelli per il suo carattere.
Era una donna leale ed onesta tra i suoi mille pregi, motivo per cui odiava i duelli, la maggior parte erano scorretti e disonesti. Peró sapeva che Godric era una persona onesta e corretta e questo lí portó a un legame indissolubile.
Citando Tosca non si puó non citare la sua amica Priscilla Corvonero. Nessuno sa come si siano conosciute due donne appartenenti a due paesi cosí lontani, dato che Priscilla arriva dalla Scozia.
Priscilla all'epoca era la donna piú intelligente che si poteva conoscere, oltre all'intelligenza era anche molto creativa, aveva ideato molti nascondigli per i maghi agli occhi dei babbani davvero ingegnosi.
Priscilla oltre all'intelligenza era anche una donna bellissima, numerosi maghi ma anche babbani chiedevano alla donna di unirsi in matrimonio, con la sua intelligenza riconosceva subito i poco seri ma a tutti rispondeva la stessa cosa...
- Prima di scegliere marito e pensare alla famiglia sento che devo fare ancora una cosa importante per il futuro... -
Seppur il legame tra i tre si spiegava poco visti gli interessi in comune pari a zero nessuno riusciva a capire come fosse possibile che i tre fossero amici con Salazar Serpeverde.
Salazar era un potente mago dell'epoca, sicuramente il piú potente e saggio dei quattro.
Grande amico dall'adolescenza di Godric e successivamente delle altre due.
Salazar era un rettilofono, parlava con i serpenti, non vi era mai giornata che non si vedesse qualche serpente girare nei suoi paraggi a comunicare o prendere ordini. Ne possedeva anche uno come fosse un animale da compagnia. Era anche un grande legilimens, se Salazar voleva scoprire la verità ci riusciva e senza nemmeno troppo sforzo.
I quattro avevano un solo argomento di cui non potevano parlare senza litigare.
- Eddai Salazar, la devi smettere di differenziare i maghi nati da uno o entrambi i genitori babbani -
- I Babbani... Se siamo nati con poteri che loro non hanno perchè sposarci con loro? È normale che un mezzosangue avrà dei limiti rispetto a noi - rispondeva sempre Salazar.
Litigavano per ore, forse per giorni. Poi in qualche maniera si passava ad altro.
Quel giorno i quattro erano seduti a un tavolo di una locanda e si facevano ognuno i fatti loro, Priscilla si stava sistemando la Tiara, Salazar lucidava il medaglione che portava sempre al collo e Godric stava sistemando il suo cappello colpito nuovamente dopo l'ennesimo duello.
- Noi quattro non siamo piú dei ragazzi, stiamo diventando grandi e dovremo trovare un modo per tramandare i nostri saperi agli altri maghi - esordí Tosca.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


- Sai benissimo cara Tosca che io vorrei fondare una scuola dove i futuri maghi diventino i migliori di tutto il mondo - disse Priscilla.
- Mi piacerebbe fondare una scuola con voi tre, sarebbe la migliore scuola al mondo e quale luogo migliore del West Country in Inghilterra per ubicarla - rispose subito Godric.
- Appoggio l'idea di fondarla in Inghilterra, ma reputo ci siano posti migliori che vicino a casa furbo che non sei altro - reagí subito Salazar.
- Date per scontato l'Inghilterra... Perchè non si trova un bel posto nel Galles? Io ci sono cresciuta e saprei dei luoghi perfetti per fondarla - propose Tosca.
Priscilla dalla punta della bacchetta fece fuoriuscire del fumo e tutti si fermarono a guardarla.
- Sembrate veramente dei ragazzini quando fate queste discussioni infantili -
Dopo di che si alzó, quando faceva discorsi importanti gli piaceva parlare passeggiando per presentare la cosa.
- Ognuno qui vorrebbe fondare una Scuola vicino a casa, ma se vogliamo creare la migliore scuola dei prossimi secoli dobbiamo trovare un luogo che vada bene ad accogliere un gruppo di ragazzi che non dia nell'occhio. Vero che potremo proteggerla con ogni sorta di incantesimo ma se gli adolescenti faranno qualche ragazzata rischia di saltare tutto -
Finito il discorso torna a sedersi a riflettere.
- Prendiamoci il tempo che ci vuole... Troviamo il posto perfetto e vedrete che in brevissimo tempo raggrupperemo i maghi e le streghe di tutto il Regno Unito -
Rimasero tutti in silenzio, ognuno stava riflettendo sul cosa fare per creare la migliore Scuola di Magia e Stregoneria che fosse mai esistita.
Tosca a un certo punto si alzó di scatto e guardó Priscilla.
- Ti ricordi Priscilla quel piccolo borgo in cui ci incontravamo sempre e mi dicevi che era il tuo luogo di riflessione? Andiamo lí, sono certa che troveremo la soluzione! -
- Parli di Feldcroft? - domandó Priscilla.
Tosca annuí e si alzó di scatto.
- Andiamoci, sono certa di trovare la soluzione al luogo! -
Godric pareva abbastanza dubbioso
- Adesso? Non è che dobbiamo fondarla domani! Se vogliamo ragionare sul luogo perfetto per la fondazione non dobbiamo avere fretta. -
Salazar sembrava euforico dalla determinazione di Tosca e si alzó di scatto pure lui.
- Che ci facciamo ancora qui? Ho un nipote di 8 anni in Galles, si chiama Merlino, mi piacerebbe fondare una Scuola in cui lui tra qualche anno potrà studiare la magia... Fidatevi ragazzi, diventerá un Mago conosciuto in tutto il mondo quanto è vero che io sono Salazar Serpeverde -
Priscilla come sempre placó la situazione.
- Non dobbiamo fondare la Scuola domani, ma se non abbiamo nulla da fare andiamo a Feldcroft, almeno Tosca placa questo suo entusiasmo e passiamo il resto della giornata -
Dopo aver parlato allunga la mano verso Salazar e poi guarda Tosca.
- Prenditi Godric, dato che non sono mai stati lí dobbiamo portarli noi con la materializzazione. Troviamoci al molo di Feldcroft che da sul Lago Nero -
Detto ció sparirono con un pop e pochi istanti dopo anche gli altri.
Si ritrovarono tutti e quattro sul molo del grande lago chiamato Lago Nero e poi si voltarono a vedere quel piccolo borgo chiamato Feldcroft.
- Bene ragazzi, che ne dite se cerchiamo una Locanda per cenare insieme, magari se ha una stanza per dormire e non avete... - Priscilla stava parlando quando viene interrotta da Tosca che subito parte in direzione della foresta che faceva da perimetro a Feldcroft.
- Ma... Cosa diavolo...? - disse semplicemente Godric basito dalla situazione, mai vista Tosca comportarsi in quel modo.
Priscilla alzó gli occhi al cielo.
- Io vado a fermarla, voi cercate un posto per stasera - 
E subito parte dietro di lei.
Godric e Salazar si ritrovano quindi soli, senza dire una parola raggiungono in pochi passi Feldcroft e cercano una insegna di qualche locanda.
Quando ne trovano una e stanno per entrare ecco arrivare un Patronus a forma di Corvo.
- È il Patronus di Priscilla - disse Salazar.
Il Patronus li raggiunse e inizió a parlare con la voce di Priscilla.
- Tosca è entrata nella foresta, si chiama Foresta Proibita ed è piena di creature pericolose, dobbiamo trovarla il prima possibile -
Salazar sfoderó la bacchetta e partí di corsa verso la direzione in cui erano corse le due ragazze
- Godric! Prenota tu per cenare e poi raggiungimi al piú presto! -
E sparí nel bosco lasciando Godric entrare nella locanda.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Tosca? –

L'ombra della foresta Proibita macchiava, come uno spettro inquietante, il volto di Priscilla. Un lamento stridulo librava fra le voglie dei grandi e nodosi alberi, mentre una languida tristezza ristagnava nell'aria.

La strega socchiuse gli occhi proiettando la vista nelle profondità della macchia oscura, fra rami, alberi divelti, radici. Incrociò delle creature antiche che scivolavano nel sottobosco.

- Revelio -

Un frullar d'ali si agitò fra i rami di una quercia stanca che conquistava, come un vecchio re nel suo castello diroccato, il dominio della terra sopra un'altura.

- Lumos -

In quel momento un'alito freddo mosse il crine nero e lucente della giovane strega stuzzicando il collo proprio all'attaccatura dei capelli, dove la pelle si arriccia di freddo e di emozioni.

Priscilla Corvonero sapeva di essere osservata. Si voltò, puntò la bacchetta di fronte e una luce bianca e fredda la avvolse.

- Protego! - la voce acuta della strega venne superata da un grido tonante di là della luce.

Il bisbiglio di Salazar arrivò come un sospiro alle orecchie del serpente che strisciò sotto le foglie secche.

Poi il mago si mise in ginocchio, avvolto nel suo mantello nero e col palmo a terra, sentì una vibrazione.

I rami si agitarono come scossi da un gigante.

Salazar si alzò in una posa ieratica, come un profeta che parla al Mondo, allungò la bacchetta e la agitò - Serpensortia -.

Dal bagliore di luce fuoriuscì un groviglio di nastri neri, simili a fasci brillanti e sinuosi che si aprirono a ventaglio sul terreno. Erano delle anfesibene a due teste.

Scivolarono, alla stessa maniera di catene lasciate sdrucciolare su di una frana. Puntavano allo Yale, che, col suo sguardo caprino e le corna stava caricando contro Salazar.

Le serpi circondarono il grosso esemplare, ma, come mazzetti d'erba secca, vennero sollevati in aria dagli artigli spigolosi e appuntiti d'un Tuono Alato.

Il manto della foresta fu poi spazzato via da una tormenta di vento gelido, e altri tre uccelli precipitarono dal cielo, sfondando il tetto e artigliando gli altri serpenti.

Salazar si ritrovò circondato dai rapaci, che divoravano i serpenti recidendone le spire. Avevano il becco sporco di sangue e gli occhi incupiti rivolti contro il mago.

Il primo dei tre Tuoni diresse verso di lui, planando in un salto che colse di sorpresa Salazar, ma una massa bianca respinse l'attacco.

Era un ippogrifo dalle piume argentate e lucenti che impennava contro il Tuono Alato. Sulla sua groppa dominava Godric, che teneva stratta, nella destra, la spada d'acciaio magico dei Goblin. Un raggio di sole s'insinuò fra le foglie e rese l'arma uno stiletto luminoso.

- Incarceramus - un cordame animato avvinse i Tuoni Alati impedendogli di spiccare il volo.

- Salazar! - nel tono di Grifondoro emergeva una nota d'intesa.

Salazar agitò le braccia - Petrificus Totalus - e lo Yale, slanciato contro di lui, divenne rigido come una statua, scartò sul fogliame e cadde a terra su di un lato come un gargouille caduto da un ripiano.

- Godric! - salutò Salazar, terminando l'incantesimo di irrigidimento. Nella sua voce c'era una nota di riconoscenza.

Godric, il volto fiero incorniciato in una folta e rossa barba, riposò nella guaina la spada, scese da Argento Alato, il suo ippogrifo e si avvicinò all'amico.

I Tuoni alati stridevano nella radura del bosco costretti dalle corde.

- Per i druidi della terra! Da dove saltano fuori questi animali? -

Salazar estrasse dalla cintola un sacchetto di velluto verde. L'aprì e gli uccelli, come lamelle di luce sottili, vennero aspirati dal sacco.

- Sembra magia antica -

Godric guardò lo Yale riverso a terra. Amava combattere, e tuttavia aveva rispetto per le creature indomite.

- Non dovrebbero trovarsi in queste zone! –

- Che non sia... - Salazar lisciò la barba nera e sottile. Nei suoi occhi profondi e scuri affiorava un senso di curiosità.

- Cosa credi? –

- Nulla di buono, temo –

- Allora troviamo le altre, presto -

Un serpente sbucò dal fogliame scivolando in una "S" morbida verso Salazar. Si attorcigliò intorno al suo braccio sibilando.

Il volto del mago puntò verso la foresta. I lineamenti si erano fatti tesi e gli occhi tremavano.

- Che accade? - Godric portò la mano possente sull'elsa

- Tosca è in pericolo - sospirò Salazar in un lamento di preoccupazione.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


I granelli di sabbia calda invasero la bocca di Priscilla.

Si voltò sulla schiena e vide il tetto azzurro e terso del cielo. I raggi caldi e gialli del sole colpirono i suoi occhi marroni.

Si alzò a sedere e le mani che puntellavano il terreno non incontrarono le foglie, ma sprofondarono in una duna sabbiosa.

La foresta era scomparsa, e al suo posto sorgeva una collina spoglia, priva di vita.

Priscilla si guardò attorno, ma per quanto i suoi occhi potessero abbracciare il panorama lontano, la sua vista non faceva altro che perdersi sulla linea ondulata dell'orizzonte.

Fu il chiurlo di un uccello a farla voltare di spalle.

Di fronte vide un lembo dell'etere, perfettamente rettangolare, che s'era strappato dal cielo come una carta da parati scollata dalla parete, e dietro appariva un varco, dove chiazze verdi e marroni prendevano forma mostrando una porzione della foresta proibita.

Una massa era adagiata a terra.

- Tosca! -

Priscilla avanzò a lunghe falcate verso il portale, sprofondando, ad ogni passo, nella sabbia granulosa che entrava nei sandali e grattava lo stinco.

- Tosca! - la voce si infranse sulla barriera, mentre la sua amica rimaneva immobile a terra.

Con un paio di spinte risalì l'altura e oltrepassò la soglia, ma, quando appoggiò il piede oltre, affondò di nuovo nella sabbia, tornando di nuovo nel deserto.

Vide la sua impronta destra rivolta verso di lei. Uscì dal varco si voltò e fece sprofondare il piede destro su quell'impronta: combaciavano.

Il varco era di nuovo in faccia a lei, e il lembo rettangolare dell'etere scollato dal cielo e la foresta con Tosca sdraiata a terra oltre la soglia.

Studiò il perimetro della porta e i bordi. Allungò la mano oltre. Poteva quasi toccare le foglie verdi e bagnate degli alberi. Sentiva l'aria umida, si slanciò in avanti, ma affondò come un paletto piantato nella sabbia, all'interno della duna.

Piroettò su sé stessa e ritrovò di nuovo la porta innanzi a sé.

È un'illusione.

- E lo è! -

Una voce di donna giunse alle sue spalle.

Priscilla si voltò e nell'aria tremolante e riscaldata dal sole la vide. Se ne stava stagliata sullo sfondo nelle candide vesti.

- Occhio Salazar, perché potremmo incrociare altre creature pericolose -

- Come un basilisco! -

Godric puntò lo sguardo sul volto del suo amico - Lascia che te lo dica, tu sei troppo fissato con i serpenti- 

- Ridi pure, ma... -

La mano di Godric si poggiò sul petto di Serpeverde. La natura si quietò come se avesse teso l'orecchio per udire una voce recondita proveniente dal cuore della foresta.

- Sembra magia antica -

Salazar si lisciò la barba - Credo sia stato aperto un portale magico -

- E a che pro? Non può essere solo un mezzo per far passare creature esotiche -

- Ho una teoria, seguimi in questo ragionamento: potrebbe essere uno strumento per diffonde il male -

- Come... - Godric guardò un cespuglio con occhi spenti - come malattie sconosciute o altri pericoli -

- O altri pericoli, ma forse c'è di più. Potrebbe essere un subdolo modo per testare i confini della magia -

Gli occhi di Godric si dilatarono come se un getto d'acqua fredda avesse bagnato la sua schiena- Cosa intendi? -

- Pensaci. La magia è potente, ma può anche essere pericolosa. Forse qualcuno cerca di sondare i limiti della nostra conoscenza magica, mettendo alla prova le nostre difese. -

- Un tentativo di destabilizzare le fondamenta stesse della nostra società -

- Esattamente Godric - il volto di Salazar era teso, e un'ombra livida aveva annerito i suo occhi e le sue guance scavate - dobbiamo considerare tutte le possibilità. La magia, se mal utilizzata, può portare al caos -

Il passo di Godric si fece più lesto - vieni, dobbiamo trovare Tosca e Priscilla -

 -Io ti conosco? - nella voce di Priscilla si era insinuato un accento di incertezza misto ad un timore.

La donna, i cui lineamenti diventavano sempre più definiti, non rispose.

- Conosco... - la strega si guardò intorno - conosco questa magia - il volto di Priscilla si illuminò di consapevolezza - Tu - e lo sguardo, indugiando sulla sagoma che aveva di fronte, si fece inflessibile - Tu sei Morgana! La fata delle illusioni! -

Una risata sonora e maligna confermò il dubbio della strega.

Priscilla strinse la bacchetta - Per il male che esiste negli inferi, che intenzioni hai? -

La figura di Morgana si dissolse e apparve alle spalle di Priscilla.

- Finalmente ci incontriamo -

La strega troneggiava sulla duna di sabbia come un'antica cariatide - perché volevi incontrarmi -

- Era scritto nelle trame mutabili del divenire che vi avrei incontrato. Tutto avrebbe avuto inizio con questo portale - Morgana indicò il varco oltre il quale giaceva Tosca.

- Sei stata tu a ferirla! -

- È un'ingenua, ma il mondo intero dovrà conoscere il dolore -

- Perché? io... io non posso credere che tu voglia diffondere deliberatamente il male. Perché lo vuoi? -

- Te lo mostrerò -

Fasci di sabbia vennero alzati fino a mescolarsi in una danza circolare, fino a formare una sfera puntiforme in cui si agitavano delle masse.

Un bagliore di luce, simile ad una stella appena nata, esplose negli abissi del buio e prese le forme di un tasso.

L'ambiente si rischiarì e vide un castello troneggiare sulla scogliera

Dabasso, in un silenzio maestoso, riposava il lago nero. Uno specchio grigio e immobile.

Accanto al tasso si materializzò Tosca.

- Cos'è quel castello? Dove si trova? - 

Il tasso si dissolse in una nuvola argentina ricomponendosi di fronte la strega - Ti sarà tutto più chiaro tra pochissimo tempo -

La donna cercò con gli occhi di fermare un pensiero.

Sto dormendo!

- È successo qualcosa di male, ma non ricordo cosa! -

Intorno a Tosca apparve la foresta proibita.

Lance di luce dorata penetravano attraverso la zazzera degli alberi, i cardellini si inseguivano giocando fra gli i cespugli del nocciolo, mentre uno snaso fece capolino fra i ciuffi d'erba contemplando una pepita d'oro adagiata sul fondo di un piccolo rivo d'acqua. Non era la foresta proibita come l'aveva lasciata prima dello scontro, era una sogno, o... una visione, un frammento del divenire.

- Quell'essere! - ricordò - Vuole distruggere il nostro mondo! -

Il tasso assentì.

- Devo impedirlo, ma come posso farlo? -

Il patronus della strega si dissolse e una striscia di fumo zigzagò fra gli alberi apparendo ai piedi di un grosso salice che si quitò fermando i suoi rami.

- Come le radici di un albero intrecciano la terra, così l'essenza della natura e dell'amicizia deve intrecciarsi alla volontà dei virtuosi per vincere sul male -

Seguì una pausa

- Osserva, Tosca, senti come il vento sussurra tra le foglie - la chioma degli alberi si mosse e i rami scricchiolarono - così la saggezza permea il tessuto dell'esistenza. Nella rete intricata della natura, troviamo la forza incommensurabile che può sconfiggere le tenebre -

- Chi sei, nobile Patronus? -

- Sono l'eco di antiche radici, il custode della lealtà e della cooperazione. Attraverso il bosco della vita, danzo con il richiamo della natura e svelo la verità intrinseca della connessione -

I tratti di Tosca si rilassarono. La voce del patronus la tranquillizzava, ma poi, un'ombra ratta, irrigidì di nuovo i suoi lineamenti, e con la voce morbida ma decisa da contralto si rivolse al tasso.

- Perché la natura e l'amicizia sono così cruciali nella nostra lotta contro... Morgana!? -

- La natura è il tessuto dell'esistenza, il fondamento su cui poggiano le speranze e i sogni. Ogni foglia, ogni animale, è parte di un delicato equilibrio che Morgana cerca di sconvolgere. L'amicizia, come i rami intrecciati di un albero, è la forza che unisce in difesa di questo delicato equilibrio -

- Come il verde abbraccio delle foglie/l'amicizia la forza accoglie/l'ombra sempre la luce teme/se in un castello l'alleanza troverà speme -

Il patronus iniziò a scomparire lasciando Tosca in compagnia di una rinnovata consapevolezza.

Pochi attimi dopo la scomparsa del Patronus ecco arrivare Godric e Salazar al fianco di Priscilla.

- Che è successo qui? - dissero in coro.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Priscilla vide Morgana portare la bacchetta in posizione. "Expelliarmus" la anticipò. Un fascio di luce rossa si abbatté sulla fata, ma l'incantesimo l'attraversò e il bagliore rosso colpì la maga facendola cadere a terra. La bacchetta rotolò sulla sabbia. La magia era tornata in dietro. Morgana sorrise. Il volto tagliente accompagnava il ghigno "sciocca!" La maga recuperò la bacchetta mettendosi sulla difensiva. Osservò la silhouette della sua avversaria notando i piedi tremolanti. Una bava di vento si alzò e la sabbia intorno si espansa. La veste candida e diafana sembrava rigida come una sagoma di cartone, come se dei pesi la tirassero verso il basso. Priscilla strizzò gli occhi, agitò la bacchetta e colpì "Wingardium Leviòsa". La bacchetta che stringeva in mano levitò in aria e ricadde verso il basso. "Notevole, hai capito che sono un'illusione, e che gli incantesimi ti tornano in dietro! Ma che succede se: Diffind..." "Protego" Priscilla lanciò l'incantesimo di protezione contro Morgana che rimbalzando su sé stessa proteggendola dal "Diffindo" appena consumato. Non posso continuare così! Un turbine di sabbia fine e bianca, evocato da Morgana, prese la forma di un tuono alato e librò in direzione della maga. Lo vide planare come un albratos contro di sé. Cosa faccio! L'uccello la stava sovrastando. Le ali si stavano chiudendo intorno a lei. Trovato! "Scùtum" lo scudo riuscì a respingere il volatile e la capacità riflettente della magia restituì quella creatura alla mittente. Un alone di sabbia circondò la figura di Morgana, ma nulla di più. "Sono un'illusione non puoi ferirmi" "Perché stai facendo questo?" la voce stentorea e calda di Priscilla accentuò i tratti del suo volto affilato "Perché è necessario" "Quale ragione mai può rendere necessario il male?" "Siamo una razza superiore, Priscilla" l'immagine della fata si sgranò, scomparve, e in una scia di fumo si ricompose alle spalle di Priscilla. Morgana le si avvicinò all'orecchio. L'alito caldo sfiorò la pelle lattea della donna. Il sussurro s'insinuò nel padiglione "e in quanto razza superiore dobbiamo trovare il nostro posto in questo universo" La maga si voltò trovando innanzi a sé un velo di sabbia in cui affioravano i lineamenti di Morgana. "Gli umani sono come de ratti: insignificanti, ripugnanti, indifesi" scandì "ma insieme possono diventare come un fiume di melma che rompe gli argini e invade la terra buona. Io voglio difendere quegli argini" il velo di sabbia si avviluppò in una spirale e investì il voltò di Priscilla che incassò la testa nelle spalle chiudendo le palpebre. La voce della megera echeggiava nell'aria. "Non ci saranno più sconfinamenti di uomini nel mondo dei maghi. Non un uomo o una donna mezzosangue che infetterà la nostra genia. Il sangue puro dei maghi non s'intreccerà più con quella manteca infetta e debole di non maghi. Il regno delle illusioni e della negromanzia è giunto! si imporrà nel Mondo. Sanguis et sol" la voce come un tuono si espanse sotto il tetto celeste del deserto. "Follia" tuonò Priscilla "E voi morirete, perché è destino che il muro di fango venga abbattuto dall'impeto dei flutti. Siete l'unico ostacolo al mio disegno di perfezione e tu, Priscilla, verrai spezzata per prima: Stupeficium!" "Disillùdo" Priscilla si mimetizzò nel deserto "Se non posso vederti, non vedrai!" * "Che succede qui?" Godric si trovò a fissare una siepe verde-grigio. Le dune di sabbia, Priscilla, il sole erano scomparsi, e anche la voce di Salazar era scemata in un ricordo. Guardò a destra e vide un sentiero conchiuso da una moltitudine cespugliosa di foglie che formavano alte pareti, a sinistra il dedalo si complicava in una fitta trama di alternative. Il suo amico era sparito. Salazar Serpeverde spostò con la bacchetta la nebbia che lo avvolgeva. Dov'è finito Godric? Voltò a sinistra imboccando il sentiero che gli si parava innanzi. Lo percorse fino a un bivio. È un labirinto. Poi udì uno schianto che lo costrinse ad estrarre la bacchetta Godric percorse un sentiero mantenendosi sulla destra. L'aria era pesante, calda, pregna di un'antica malia che disturbava i sensi. Di nuovo un incrocio. Questa volta scegliere la strada da imboccare era diventato più arduo. Portò un piede sulla destra, ma ritornò nella posizione di partenza per poi spostarsi sulla sinistra. Ancora una volta abrogò il suo incedere. Nella sua mente si svolgeva una lotta di ripensamenti e una vampa di calore si irradiò nella testa. Per tutti i menhir del mondo che mi prende! Menò sulla sinistra. Qui il sentiero era più stretto e pieno d'asperità quando, girando di nuovo a sinistra, le sue gambe si irrigidirono. Gli occhi si dilatarono a dismisura. Di fronte, a mezz'aria se ne stava sospeso Salazar, volto tumefatto, rigato da linee spezzate di sangue. Il mago era incatenato ad una colonna di marmo bianco. Gli occhi, rivoltati all'indietro, erano così incavati nell'orbita, e le guance così rinsecchite, da fare sembrare la testa un cranio mummificato. "Salazar" Godric estrasse la bacchetta. In quell'istante un'ascia si conficcò nella colonna di marmo. La terra tremò, come se dei massi catapultati la stessero ferendo. Ogni colpo si faceva più pesante. Da un varco, sulla destra, spuntarono delle corna, poi un muso taurino, circondato da un alito vaporoso, e infine, sotto la testa, uscì il resto del corpo: massiccio e dalle sembianze umane. Era un minotauro di sei metri di altezza. La bestia strinse le sue nocchiute mani intorno all'ascia e tirò a sé la colonna di marmo. Con un movimento deciso estrasse l'arma. Il rumore cigolante, simile a quello del sughero stappato, sottolineò quanto in profondità fosse entrata la lama. La testa affilata della scure era una perfetta mezzaluna aguzza e luminosa. Con quella lambì il collo di Salazar e il sangue fluì lento e pesto sulla pelle formando una curva simile ad un serpente. "Posa quella bacchetta, umano" La voce del minotauro era tonante, baritonale, profonda. Una specie d'eco che conquistò ogni spazio del labirinto saturandolo di minaccia e aggressività. Il tono fece spostare l'aria. "Non sperarlo nemmeno, sorta di... mucca degenerata" il volto di Godric era diventato una maschera di disapprovazione e divertimento "Gettala, o lo taglio" la lama dell'ascia penetrò nella carne di Salazar che emise un sospiro di dolore. I lineamenti del potente mago si irrigidirono "Va bene!" allungò il braccio in avanti tenendo, fra pollice e indice, e in posizione orizzontale il legno. Poi con un movimento lento si inginocchiò "Vedi? La sto posando" poggiò la bacchetta a terra "Dalle un calcio" Godric non esitò e la fece rotolare sotto la siepe. Nel momento in cui la bacchetta scomparve il minotauro caricò. La ferinità d'un animale sorprende l'intelletto disabituato. La velocità con cui la creatura assaltò il mago fu tale che nel momento in cui l'occhio smarrì la bacchetta il minotauro aveva già esteso la sua ombra nera e fredda su di lui. L'ascia, come una ghigliottina, precipitò su Godric per poi vibrare e scheggiarsi in uno spruzzo di scintille. Godric fermò la pesante caduta della scure con la spada "Grandi e stupidi voi minotauri" ringhiò fra i denti stretti sostenendo la forza di quella bestia. Il muggito del toro sprigionò una nube caustica d'alito. Il mago ritirò la testa arricciando il labbro inferiore piegandolo in un arco di disgusto. Gli occhi gli si incrociarono perdendo per un istante l'equilibrio. La spada cedette e, portando una gamba dietro, Godric fu costretto a mettersi di taglio facendo affondare l'arma del minotauro nel terreno. Incredibile con che velocità ha estratto la scure Il braccio nerboruto e massiccio dell'animale fece roteare la mannaia, che tagliò l'aria all'altezza del ventre di Godric. Devo stare attento. "Avanti vitello è tutto qui quello che sai fare?" Prima ancora di terminare la frase il minotauro picchiò l'ascia a terra tre volte: a destra, a sinistra, a destra costringendo il mago a spostarsi di lato fino ad avvincerlo alla siepe. L'animale tagliò in orizzontale lo spazio sferzando l'aria. La siepe si aprì in uno squarcio come un pezzo di velina. Godric fece una capriola sfiorando il polpaccio della creatura. Allungò la spada e recise una fibra del muscolo. La bestia mandò un urlo con cui infranse l'aria, ele foglie, come scosse da un terremoto, caddero dai muri del labirinto. I colpi successivi della creatura mitologica non avevano più alcuna logica. Seguirono una raffica di affondi e fendenti. Godric li parò, ma l'ultimo lo colpì di piatto scaraventandolo a terra. Quando riaprì gli occhi vide la lama della scura scendere fatalmente su di lui. Maledizione! Il mago caricò il braccio e come un giavellotto lanciò la sua spada nell'inguine del minotauro che, rallentando la corsa, si accasciò su un ginocchio, come se l'altra gamba si fosse addormentata sottraendo ogni sostegno. Godric balzò in avanti e si arrampicò sulla coscia dell'avversario, quindi sfilò la lama dalla carne, e con uno slancio di forza, la menò verso l'alto incontrando il braccio del minotauro che calva proprio contro di lui. Gli sfilettò il tendine facendogli crollare l'avambraccio lungo il fianco "Piccolo satanasso" Godric vide il terreno sfrecciargli sotto. Si stava spostando nell'aria lanciato dal minotauro. Era stato scaraventato come un insetto disgustoso. La spada si piantò nel terreno, mentre Godric schiantò a terra rotolandosi su sé stesso vicino la siepe. La spalla! Non sento la spalla! Sebbene non lo vedesse, avvertiva i passi di quell'essere procedere lunghi e pesanti verso di lui. Fece rientrare la schiena immaginando di già il peso del piede schiacciarlo a terra. Quando si voltò la pianta della zampa era sopra di lui. "Incarcifors" un intreccio di 100 catene uscì dalla sua bacchetta avvolgendosi intorno alle zampe del minotauro che, sbilanciato, picchiò a terra come una statua abbattuta. C'è mancato poco. Godric tolse dal pugno in cui stringeva la bacchetta delle foglie eradicate alla siepe mentre aveva tentato di recuperare la bacchetta. Inspirò e buttò fuori aria calda a pieni polmoni. Il minotauro si divincolava tendando di sbarazzarsi dalle catene, ma più faceva resistenza, più queste si stringevano intorno a lui creando dei solchi nella carne ispida come il cuoio. Il mago si voltò verso Salazar che scomparve in una visione. "Cosa?" tornò sul minotauro che ancora si agitava come uno scarafaggio girato sul dorso. Era una maledetta illusione "Levicòrpus" la massa pesante ed ingombrante della bestia levitò in aria "Avanti, mucca folle, che fine ha fatto il mio amico?" La risposta fu un muggire arrabbiato e bava schizzata, e gli occhi, gli occhi roteavano di follia, non davano margine a speranza alcuna. Il minotauro era entrato nella demenza taurina. Godric abbassò le palpebre sospirando. Con la bacchetta fece adagiare in piedi la creatura e poi riaprì gli occhi "Petrìficus Totàlus" * Aconito! Salazar si allontanò dalle foglie della siepe tenendosi a debita distanza. Le aveva riconosciute a prima vista. Girovagò per il labirinto finché non entrò in un'atrio ottagonale. Penombra e nebbia riempivano l'interno di quell'ambiente enigmatico. Nel mezzo si elevava il ripiano di una colonna scanalata. Il mago la raggiunse, sollevò il braccio e guardò il cielo coperto da una cappa di bruma color seppia "Salvio Hexia" disilluse la zona occultandola alla vista di eventuali nemici. Sulla colonna evocò un calderone. Tramutò la caligine che lo circondava in acqua con cui riempì il paiolo e dal sacchetto estrasse: tre radici di asfodelio, due di valeriana, del succo di Bacio della Notte, una radice di Belladonna, del pelo di Kitsuna, un'ametista, un quarzo di rocca e un lapislazzuli. Poi con la bacchetta toccò il calderone "Flamòra" e l'acqua iniziò a riscaldarsi. Dai recessi più nascosti e lontani del labirinto giungevano empi lamenti. Le ombre, invece, strisciavano fra i sentieri. Godric si strofinò gli occhi mentre girava per il labirinto, un velo di incertezze e spossatezza gli annebbiava la mente. La mano gli pulsava e quando osservò il palmo la trovò pezzata di nero e di bianco. Gli effetti dell'aconito iniziavano a farsi sentire. Si accasciò passandosi il dorso della mano sulla fronte fredda e sudata. Deglutì. Lasciò cadere la bacchetta levando lo sguardo al cielo, e con l'altra si strinse il polso della mano infetta. Strizzò gli occhi e i denti in una smorfia di dolore. La manteca che ribolliva nel calderone divenne azzurro con striature bianche. Salazar ne estrasse una fiala e bevve la pozione della Chiaroveggenza, e in quel preciso istante gli apparve tutto limpido. Da uno dei quattro angoli dell'ottagono apparve una Larva, un'essere deforme, dalla pelle come il cuoio. Gli occhi neri puntavano su Salazar che fece roteare la testa in senso orario appena venne investito dai sentimenti di avversione evocati dalla creatura. Il labirinto sembrò stringerglisi intorno, e la costante sensazione di vomitare non faceva altro che bruciargli lo stomaco. Dal secondo accesso fecero capolino due occhi bianchi, spenti, senza vitalità. Più sotto due fori erano tutto ciò che aveva per naso, e ancora più sotto un'orribile buco armato di denti appuntiti rappresentava la bocca. Il Badim strisciò silenzioso fra le ombre del labirinto. Salazar lo cercò con la vista, ma non faceva altro che impennare le spalle per lo spavento, ogni volta che ne percepiva la vicinanza. Puntò la bacchetta contro la creatura, ma una fitta alla testa lo costrinse a stringersi le tempie fra i pugni. La Larva era riuscita ad invadere la sua mente costringendolo ad una lotta di resistenza. Il Badim gli saltò addosso mordendogli il braccio. Strappò un lembo di veste e di carne. Salazar mosse la bacchetta evocando un principio di magia ma questi morì sulla punta. L'ombra si rifugiò nei meandri del labirinto. Dalla terza entrata apparve un "servo con le ali" un Periton , un corpo umanoide alto due metri con la testa di cervo e due grandi ali nere piumate. Salazar lo vide farsi strada nell'ottagono. Non riesco a pensare Anche la nebbia si spostava al suo passaggio. La mano del mago era sudata incollata alla bacchetta. Nel medesimo tempo sentì una presenza alle spalle. Dall'ultimo accesso un Crup stregato, col muso da canide e le due code, entrò nell'arena. Godric cadde a terra. Aveva la guancia appoggiata sul pietrisco e la mano avvelenata di fronte agli occhi che iniziarono a sdoppiare la forma. L'aria l'opprimeva e i rumori del labirinto si confondevano nella sua mente, ma un urlo gli entrò nel cranio come una voce chiara gridata all'orecchio. Nell'ottagono il Periton urlò, aprì le sue maestose ali, si levò in aria e discese come un falco sulla preda contro Salazar. "Oppugno" le foglie di Aconito volarono come origami intorno al servo alato avvolgendolo in una camicia di forza avvelenata. I denti del Badim, tuttavia, penetrarono nella carne della spalla con un morso che disarticolò le ossa dell'omero. La mente del mago era disturbata dalle scorie disturbanti della Larva. Dio! La lotta esterna dell'Ombra si amalgamava con quella interna della Larva. Devo... "Aah!" Il Badim affondò, con maggior desiderio, le zanne nel corpo del mago. Devo farlo... Salazar portò la bacchetta alla tempia "Mens Exauso". I pensieri tornarono lucidi. La conquista delle facoltà portata a fine dalla Larva cessò. "Orbis" un vortice di luce accompagnato da un'esplosione rese ceca la creatura avvinghiata alla sua spalle, che si disperse nelle tenebre. Il Crup, fino ad allora in disparte, arretrò. Salazar evocò la pozione rigenerante dalla sacchetta ne bevve un goccio e una parte, incantata, venne alitata fuori, come fosse lo zolfo eruttato da un drago. La pozione vaporizzata colpì il canide che girò la testa verso destra, come se un'interna consapevolezza lo avesse risvegliato da uno stato comatoso. * Priscilla, occultata dall'incantesimo di dissimulazione studiò il portale che gli avrebbe permesso di uscire da quella bolla illusoria in cui era catapultata. La soglia era circondata da uno strato d'aria torrida che faceva tremare la silhouette. Certo... come ho fatto a non pensarci! È il caldo che rende possibile l'illusione. "Glacius!" la bacchetta emanò un raggio gelido contro il varco e la sabbia, ai piedi del portale, si congelò, ma la struttura rimase intatta e inamovibile. La risata acuta di Morgana si propagò intorno a Priscilla. "Eccoti qua: Syrte" Il terreno sotto la donna sprofondò e il corpo della strega fu inghiottito dalla voragine fino a metà. Era inerme, impastoiata nel terreno, stretta in una trappola invincibile. La sabbia non faceva altro che sdrucciolare verso l'infossamento e, cosa peggiore, lei, era di nuovo visibile. "Sei astuta, Priscilla, intelligente, ma non tanto da..." "Ora basta" una fiamma arancione di Ardemonio invase l'illusione. Lingue di fuoco assunsero la forma di magmatici animali rampanti, alcuni alti dieci metri. Bruciarono, come pellicola posta sulla fiamma d'una candela, il finto cielo e l'ingannevole deserto. La struttura in cui era incastrata Priscilla si sfarinò svelando la foresta proibita. La fonte delle fiamme d'Ardemonio era la bacchetta di Godric che se ne stava alzato, sghembo, sostenuto a spalla da Salazar. Il fuoco si estinse appena il mago riabbassò il legno magico. Il colore sul volto di Godric era come smacchiato via. I lineamenti erano sfibrati, la voce bassa, ma aveva ancora una luce negli occhi che gli rinfocolava lo sguardo. Salazar adagiò Godrig a terra avvicinandosi a Priscilla "Cara, come ci sei finita qui sotto?" "Cos'hai sulla spalla?" Il mago voltò appena la testa guardando la ferita "Niente di preoccupante, per una volta sto meglio di Godric" "Che ha Godric?" "Una bell'avvelenamento, e se non..." "Devo ammetterlo siete stati più... ingenui di quanto pensassi" Morgana, bianco vestita, apparve nella radura "grazie per avermi usato la cortesia di lavorare tutti insieme per entrare nella stessa insidia che vi ho allungato". I tre maghi alzarono lo sguardo e sopra la figura di Morgana il tetto della foresta si aprì creando una crepa nella seconda illusione. Dalla breccia penetrò una mole di fredda oscurità e un esercito strepitante di Dissennatori. L'aria divenne gelida, le foglie si congelarono e le polle d'acqua divennero duri specchi argentati. Le creature oscure precipitarono dal cielo sulle teste dei tre maghi. Una globo argentato dalla forma d'un tasso si espanse in pura energia lattiginosa abbracciando, in una morsa di benefico calore, i dissennatori. Tosca si impose fra Morgana e i suoi amici con un patronus. Il vortice argentato sgombrò il cielo per miglia e miglia ripristinando la luce del sole che tornò ad infiltrarsi fra gli alberi della foresta. Nell'apparenza della quiete il potere di Morgana si espresse nella sua totalità. Nella foresta si aprirono porte spazio-temporali da cui confluirono una moltitudine di creature. Salazar estrasse dalla sacca una pozione di fuoco incessante spandendola nel bosco a forma di anello, in modo che le fiamme tenessero lontano le creature terrestri. Priscilla scagliò un "Lugéndis" contro le ali dei volatili che scendevano in picchiata contro di loro. Nell'ultimo afflato di forza, stringendo i denti e puntellando il suo braccio a terra per sostenere il suo peso Godric rivolse la bacchetta verso l'alto e la mosse in rapidi spirali "Fastrunòm" un rumore potente stordì Morgana che si portò le mani alle orecchie perdendo la bacchetta. Godric svenne, mentre la megera si piegò per raccogliere la sua arma. Tosca si materializzò alle sue spalle "Chaléur batòn" affondò la bacchetta in direzione di quella dell'avversaria e Morgana la sentì ardere nelle mani abbandonandola di nuovo. "Cara, avevi progettato un bel piano: Locomòtor Mòrtis". Le braccia di Morgana si irrigidirono crollando, prive di vita lungo i fianchi. I portali scomparvero, le creature svanirono e la foresta riassunse la sua consueta serenità. "Salazar, amico mio, sai cosa fare vero quando qualcuno ha perso la via della rettitudine?" Tosca tradusse Morgana dal mago e si inginocchiò al fianco di Godric "Ci vogliono delle mani esperte qui" accarezzò la fronte di Grifondoro facendo affiorare sul suo volto un sorriso amaro. "Allora megera, cosa ti era passato per la mente?"la canzonò Salazar Il volto di Morgana si distese. Aveva un'espressione compiaciuta e l'energia che emanava le faceva da scudo anche nella sconfitta "I vostri occhi vedono solo l'oscurità, ma è dietro di essa che si cela la luce" "Che luce può mai esserci dietro il male?" ghignò Salazar "La tua visione è confinata dall'illusione del bene, mentre il mio obiettivo abbraccia il futuro dell'umanità. Ho già vinto, perché altri, dopo di me, completeranno il mio disegno" Morgana scoccò uno sguardo sinistro al Mago. Salazar rimase per un istante in silenzio "Be' ho per te ben altro disegno" evocò un calderone e iniziò a preparare una pozione. Priscilla si inginocchiò vicino a Godric "si riprenderà?" "Certo, poche ore per i maghi comuni, ma per i furfanti come lui qualche minuto e sarà di nuovo in piedi a combinare guai" "Tosca" "Dimmi cara" "Sai, ti ho vista prima... come hai fatto a risvegliarti dall'illusione?" Un sorriso largo e sereno si disegnò sul volto della donna "È stato il mio patronus a guidarmi. Sanno sempre dove andare. Ma sai, fra le nebbie dell'illusioni l'unico vero faro è l'amicizia, che è come un'ancora sicura in un mare di menzogne" Priscilla sospirò "L'amicizia... è un potente strumento, capace di superare ogni ostacolo. Mi fa pensare quanto sarebbe potente se tutti noi maghi unissimo le forze per creare una comunità solida, pronta a difendersi dalle insidie e a cooperare con i babbani per migliorare la società" "È quello che ho visto nel mio sogno: un castello" "Un castello, Tosca?" "Sì non distante da qui. Una scuola per maghi dove insegnare ai discenti come difendersi e difendere il mondo dalla magia oscura" alzò lo sguardo e puntò gli occhi su Salazar che stava mescolando la sua pozione "un posto dove insegnare ai giovani maghi e alle giovani streghe come difendersi da tutto questo" abbassò lo sguardo su Godric "dove imparare i valori del coraggio" alzò gli occhi su Priscilla "dell'intelligenza e dell'amicizia" "E dove dovrebbe sorgere questo castello?" "Te l'ho detto, non lontano da qui, c'è un lago oltre la foresta e..." "Hai detto un lago?" "Sì, cara, un lago" "Strano!" Godric mosse la testa girandola dalla parte del lago "Perché dici che è strano?" "Anche io ho sognato un lago e un maiale con le verruche, be'..." si grattò la testa "Potremmo chiamare questa scuola Hogwarts, che te ne pare?" "Be', chiediamo anche agli altri, ma" sorrise "non suona male" "Un maiale con le verruche eh?" Godric si alzò a sedere. Si guardò la mano che non gli pulsava più e vide che la marcescenza era scomparsa "è solo perché sei incredibilmente ostinata e astuta, Priscilla, che non protesterò" I tre si guardarono. Ci fu un momento di silenzio e poi un tripudio di risate ronzò all'unisono fra di loro. "Vedo che siete di buon umore, voi tutti, ma che ne dite di risolvere questa vicenda?" suggerì Salazar. Tosca si alzò e con passo misurato si avvicinò a Morgana. Le puntò la bacchetta sul volto e con tono grave disse "Oculus Patefàcis". Gli occhi della fata si sgranarono incapaci di richiudersi. Nel calderone ribolliva una pozione Ipnotizzante. Il liquido bianco e brillante, frastagliato da striature nero pece, aveva formato un vortice che girava in senso antiorario. Qui e lì scoppiettava qualche bolla. Morgana venne indotta a guardare dentro. "Morgana, ti ordino di svegliarti dall'oscurità in cui sei caduta e di abbandonare i tuoi propositi malvagi" La voce della fata era atona, anestetizzata "Sì, Tosca, obbedirò ai tuoi comandi" "Ti ingiungo di non ostacolare più la cooperazione fra maghi. Insieme costruiremo un mondo migliore, libero dalle tenebre che hai seminato" Morgana, sguardo vacuo e fisso sulla pozione socchiuse le labbra e poi parlò "Lo farò, Tosca. Sono pronta a seguire il cammino della luce e a collaborare con gli altri maghi per il bene comune" "Ricorda, Morgana, il potere della cooperazione è infinitamente più grande del potere dell'oscurità. Insieme possiamo realizzare grandi cose e proteggere la magia da qualsiasi minaccia" "Ti ringrazio, Tosca, per avermi mostrato la via. Prometto di impegnarmi per il bene di tutti i maghi e di lottare al tuo fianco per un futuro luminoso". * Tre mesi più tardi le figure dei quattro maghi si rispecchiavano nel freddo Lago nero. "L'estate sta ormai volgendo al suo termine, dovremo pensare a reclutare gli studenti per" esitò nel pronunciare il nome, ma dopo aver deglutito concluse il pensiero "Per Hog-warts!" Priscilla sorrise "Proporrei di selezionare gli studenti in base ai loro talenti e alle loro inclinazioni. In questo modo potremo valorizzare al meglio le loro potenzialità." "Oh, sì!" Tosca esplose in un entusiasmo sfrenato battendo le mani "Possiamo cercare giovani maghi e streghe pieni di entusiasmo e voglia di imparare! Sarà un'esperienza meravigliosa per loro! E io" puntò gli indici in avanti "preparerò delle pietanze da far leccare i baffi a tutti, anche a te Priscilla" gli occhi le brillavano "e i fantasmi! I fantasmi troveranno ricetto all'interno della nostra scuola. E io" la voce si alzò in un falsetto squillante "ho intenzione di reclutare gli elfi domestici per darmi una mano in cucina" Salazar era sottotono "Forse dovremmo dare precedenza ai purosangue, sapete?" l'affermazione spense l'entusiasmo di Tosca e reclamò l'attenzione degli altri "La selezione degli studenti è un'opportunità per cementare il potere magico. Ed è più facile che questo trovi germoglio fra i puri di sangue" Godric diede una pacca a Salazar "Giù la maschera Morgana" sorrise "se non sbaglio c'eravamo messi d'accordo con l'idea maturata proprio dalla battaglia nella foresta. La forza sta nell'accettazione e nell'integrazione. Solo così possiamo costruire un futuro migliore per tutti" Salazar lasciò cadere il discorso e riprese a camminare Il gruppo proseguì lungo le coste del lago Nero. La luce del tramonto dipinse il cielo di sfumature arancioni e rosa. Il castello, con le sue torri maestose e le finestre illuminate dalla luce calda dei lumi interni, si stagliava imponente contro il cielo serale. Qualche uccello cinguettava la sua melodia volando rasente al terreno. Hogwarts, con la sua maestosità e il suo mistero, risplendeva di un'energia misteriosa e potente.

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