Mi sveglio fradicia di sudore, con un nodo alla gola.
Accendo la lampada sul comodino e mi guardo intorno, come per assicurarmi di essere nella mia stanza.
Le mensole sopra il letto ci sono e anche l'armadio che copre l'intera parete di fronte a me.
Fuori è ancora buio, guardo l'ora sullo schermo del mio telefonino, è effettivamente l'una del mattino.
Il mio respiro sembra che stia lentamente tornando regolare.
Appoggio i piedi nudi sul pavimento, chiudo gli occhi per il freddo che penetrata lentamente nella pelle.
Scendo lentamente in cucina, il resto della famiglia sta ancora dormendo e l'unico suono che si sente è il ticchettio dell'orologio appeso al muro.
Intanto che aspetto che l'acqua della tisana bolla, la voce di Bradley mi fa sobbalzare.
«Cosa stai facendo sveglia?»
«Non riuscivo a dormire, sei tornato adesso?»
«Ero fuori con i ragazzi».
I suoi occhi azzurri mi studiano attentamente.
«Sei pallida, cosa è successo?»
«Ho sognato il giorno dell'incidente».
Mi mordo il labbro inferiore.
«Sono passati dodici anni da quando è morta tua madre, non hai mai avuto incubi.»
«Lo so, vuoi un po' di tisana?»
Scuote la testa.
«Posso dormire con te?»
«Certo!»
Con la tazza in mano saliamo nella sua stanza, rispetto alla mia ha le pareti tutte blu, un'enorme smart TV, Playstation 5 sulla scrivania.
I vestiti sparsi sul pavimento.
A letto, mi rannicchio contro il suo petto.
Mi accarezza la guancia con la sua mano calda e appoggia le labbra sulla mia fronte.
«Prova a dormire, sono qui».
Tuttavia i pensieri continuano a danzare nella mia mente, come ombre inquietanti che non vogliono andarsene.
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