La capanna dei ritratti

di luvsam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 12 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“La mia storia del falò di questa sera è ambientata proprio in questa parte della foresta e narra di un cacciatore, che , dopo una lunga giornata alla ricerca di prede, si perse. All’inizio non si preoccupò più di tanto, aveva passato la sua vita tra i boschi in compagnia di Athos, il suo fedele Terrier, ma, nonostante i suoi sforzi per ritrovare la strada, ad un certo punto si rese conto di star girando in tondo. Proprio perché era un uomo esperto e si stava facendo buio, decise di cercare un riparo dalle intemperie e da eventuali attacchi degli animali. Dopo un po’ trovò la vecchia capanna in fondo al sentiero, quella che avete visto stamattina tornando dal lago, e rendendosi conto di quanto fosse buio, decise di vedere se poteva passare la notte lì.
La porta era socchiusa ed era evidente che il posto fosse disabitato, così entrò pensando che a nessuno sarebbe dispiaciuto se si fosse fermato per qualche ora. Con la luce del sole le cose sarebbero state diverse e fu molto contento di scoprire che poteva contare sull’acqua corrente. Si fece una doccia, poi si sdraiò sull’unico letto presente e ringraziò la sua buona stella. Si addormentò subito dopo aver diviso la cena con Athos e fu proprio l’abbaiare del cane a svegliarlo nel cuore della notte. Accese una torcia e lo vide piantato a ringhiare contro qualcosa che prima non c’era: le pareti erano piene di quadri di diverse dimensioni.
Il cacciatore si alzò dal letto e si avvicinò per osservare meglio le persone ritratte. Non c’erano somiglianze, sembravano una serie di individui diversi per sesso e per razza messi lì a casaccio, eppure qualcosa li accomunava: i loro volti erano furiosi e lo fissavano con profondo odio.
Alcune immagini erano così reali da sembrare vive e il cacciatore iniziò a sentirsi estremamente a disagio. Fece uno sforzo enorme per ignorare quegli sguardi, ma la situazione divenne ancora più spaventosa perché alcuni di loro cominciarono a sussurrare qualcosa in una lingua sconosciuta.
L’uomo cercò di uscire dalla casa il più in fretta possibile, ma porta e finestre erano bloccate.
Si racconta che i ranger lo abbiano trovato dopo molti mesi, mentre vagava per i boschi impazzito, e che abbia raccontato dei ritratti parlanti. Pregò i suoi soccorritori di andare a vedere con i loro occhi che non stava mentendo e dopo molte insistenze accettarono. Li guidò alla capanna, ma, quando arrivarono, la casetta era ancora abbandonata e sulle sue pareti non c’era traccia di quadri.
Il cacciatore fu internato e dopo qualche anno di delirio morì per un attacco di cuore.
I medici della struttura ricordano ancora che se n’è andato urlando di vedere i ritratti, compreso il suo, sulla parete della sua stanza e che erano lì per ucciderlo”
Thomas Reynolds guardò con gli occhi sgranati lo Scoumaster Johnson, poi si voltò verso il resto della Cherokee Troop, che come lui stava facendo la prima esperienza a Camp Oljato, e lesse sui loro volti la sua stessa angoscia. Aveva solo sette anni e quella era la storia più terrificante che avesse mai sentito in vita sua, peggiore anche di quella che suo fratello Mark gli aveva raccontato una sera di dicembre, mentre impazzava una tempesta sulla loro casa di Jerome, solo per divertirsi un pò.  
Un brivido corse lungo la schiena del ragazzino, nonostante fosse adeguatamente coperto, e sentì forte la mancanza della sua cameretta e del buon profumo della mamma, ma serrò  i pugni per ricacciare nel profondo le emozioni, che lo stavano travolgendo. Non poteva comportarsi come un moccioso, aveva stretto la mano di papà prima di salire sul pullman e promesso che si sarebbe comportato come un uomo.
Non avrebbe pianto e non avrebbe chiesto di tornare a casa al primo attacco di nostalgia, questi erano i patti, e non voleva venir meno alla sua parola, soprattutto perché Mark aveva scommesso un mese di paghetta sul contrario. Inspirò a fondo un paio di volte e solo quando il cuore sembrò rallentare, sentì la presa mortale di Alice sul suo polso destro. Evidentemente la figlia dei suoi vicini di casa si era spaventata quanto lui e si disse che doveva dirle qualcosa, eppure non riuscì a spiccicare parola. Tornò a fissare lo Scoutmaster e si chiese se rientrasse tra i suoi compiti quello di terrorizzare dei bambini, ma le sue riflessioni furono interrotte proprio dalla voce del capo, che annunciava al gruppo che l’indomani sarebbero andati a dare un’occhiata da vicino alla capanna dei ritratti.
“Dobbiamo proprio, signore?”- chiese un ragazzino con i capelli rossi e tante lentiggini.
“Problemi, Louis?”
“Beh, io…Credo che ci abbia raccontato tutto quello che c’è da sapere su quella capanna, quindi perché andarci?”
“Perché è tradizione e le tradizioni si rispettano senza farsela sotto”
Qualcuno ridacchiò più per nervosismo che perché avesse trovato qualcosa di davvero divertente nelle parole dello Scoutmaster, ma la cosa infastidì lo stesso Thomas, che fece andare gli occhi a destra e a sinistra alla ricerca del colpevole. Sapeva che cosa significava avere a che fare con i bulli e così, quasi in automatico, era diventato l’alleato n.1 di Louis, preso di mira sin dai primi giorni da un armadio muro, a cui accidentalmente aveva versato una bibita sulla divisa. Non mise nessuno nella lista dei cattivi, erano tutti pietrificati, così si limitò a fare un sorriso a Louis per confermargli che gli guardava le spalle.
“Bene, truppa, alle vostre brande. Domani vi voglio operativi per le sette, chiaro? Il programma prevede canottaggio e batterie di nuoto al lago, poi sulla via del ritorno faremo sosta alla capanna”
I ragazzi si misero in piedi alla spicciolata e non appena furono fuori dalla portata delle orecchie dei capi, iniziarono a commentare quello che avevano sentito.
Alice era tra le più attive nelle chiacchiere in baracca e visto che non la smetteva di parlare, ad un certo punto l’armadio a muro, alias Frankie Collins, lanciò un urlo zittendo tutti.
“Siete tutti dei cagasotto, è umiliante far parte di questa truppa. Vedo da qui la fila per il biberon, perdenti!”
“Vuoi dire che tu non hai paura?”-lo sfidò Alice.
“Ovvio che non ne ho e ve lo dimostrerò andando ora alla capanna. Scommetto che nessuno di voi ha il coraggio di seguirmi, soprattutto il poppante là in fondo”-rispose Frankie fissando intensamente Louis, che avrebbe voluto sprofondare sotto le assi del pavimento.
Era piccolo per la sua età e gli occhiali spessi e l’apparecchio ai denti non contribuivano a fargli scalare la top ten dei fighi del campo. Era mingherlino e dal suo corredo si vedeva che non apparteneva ad una famiglia con uno stipendio decente, anzi girava voce che vivesse in una casa famiglia perché suo padre stava soggiornando nelle patrie galere e sua madre era più devota alla bottiglia che a suo figlio. Qualcuno aveva anche insinuato che la retta gli fosse stata pagata con i soldi delle collette della chiesa di Kayenta e in tanti lo avevano snobbato.
Thomas però era diverso e si era avvicinato da subito a lui e lo aveva aiutato pian piano ad uscire dal guscio, almeno con lui perché per il resto non parlava tanto.
Fu proprio per questo che lasciò tutti a bocca aperta quando affermò che non solo avrebbe seguito Frankie nella spedizione notturna, ma sarebbe anche entrato nella capanna.
I componenti della truppa si guardarono in faccia e in molti non resistettero alla tentazione di seguire i due sfidanti nonostante sapessero che, se scoperti, avrebbero rischiato l’espulsione dal campo.
“Luois, non devi dimostrare niente a nessuno”-tentò Thomas lungo la strada.
“So che lo dici sinceramente, ma non puoi capire che cosa significhi essere me. Entrerò nella capanna, così la smetteranno di prendermi in giro”
Dopo pochi minuti quasi tutta la Cherokee Troop era davanti alla porta della capanna e Frankie aveva perso un po' dell’aria di superiorità, che aveva sbandierato nella baracca. Guardò Louis sperando che si tirasse indietro e che non avrebbe dovuto così entrare, ma il ragazzino testardo era determinato ad andare fino in fondo e non voleva fare la figura del pollo. Si avviò così con lui verso l’ingresso del riparo e i due sparirono all’interno. Il resto del gruppo rimase fuori e aspettò in silenzio di veder ricomparire i compagni, ma non accadde nulla per molti minuti, tanto che qualcuno cominciò a sospettare che ci fosse un altro accesso alla casa e che li stavano aspettando inutilmente.
Thomas fissò nervosamente la porta, poi all’improvviso la vide spalancarsi e uscire, inciampando nei suoi stessi piedi, Frankie bianco come un lenzuolo e in preda ad una crisi isterica. Gli sbarrò la strada e gli urlò:
“Dov’è Louis?”
Il ragazzo lo fissò con gli occhi spiritati, scosse la testa, poi corse via urlando inseguito dagli altri.
Fu un attimo e il giovane Reynolds si precipitò in casa.
Messi in allarme dal trambusto notturno, i capi andarono a recuperare Thomas e Louis minacciando punizioni per tutti al loro ritorno, ma, quando arrivarono sul posto, non trovarono traccia dei due ragazzi, che furono dichiarati scomparsi la mattina dopo. All’inizio si pensò ad una bravata, poi i giorni passarono e la storia dei bambini spariti da Camp Oljato cominciò non solo ad essere riportata dai media nazionali, ma i visi di Thomas e Louis presero anche posto sui cartoni del latte.
Mentre era in fila per pagare alla cassa di una pompa di benzina di Springdale, l’attenzione di Sam fu catturata proprio da uno di quei contenitori nel cestino della donna davanti a lui e si mise ad ascoltare le chiacchiere di quest’ultima e della sua amica.
“Quei poveri ragazzi, povere mamme”
“Tutta la comprensione di questo mondo, Brenda, ma io non ho mai voluto mandare i miei figli a Camp Oljato, quel posto è marcio fino al midollo”
“Lily, non mi dire che credi alle sciocchezze raccontate da quel pazzo?”
“Non le ha raccontate solo lui, negli anni altri hanno visto”
“Ma per favore, è una storia inventata”
“Sarà, ma i due bambini sono scomparsi proprio nella capanna dei ritratti, e poi sai come si dice, vox populi, vox dei”
L’istinto di cacciatore cominciò a vibrare e il giovane Winchester ebbe la sensazione che qualcosa non quadrasse in quella storia. Arrivato alla cassa, mise sul bancone i suoi acquisti, compresa la confezione con la crostata per suo fratello, e chiese di aggiungere al conto la copia di un giornale. Aspettò che tutto fosse imbustato, poi tornò all’Impala, che era parcheggiata poco distante. Entrò nell’abitacolo e sorrise alla vista di Dean, che beatamente russava con la testa sul volante.
“Te l’avevo detto di lasciarmi guidare”
Nonostante sapesse che passare la notte in auto non sarebbe stata la cosa più comoda di questo mondo, decise di non svegliarlo e di passare il tempo cercando ulteriori notizie sulla scomparsa dei bambini.
Alle prime luci dell’alba era convinto che qualcosa di poco chiaro ruotava intorno alla capanna dei ritratti e a quel punto doveva per forza coinvolgere suo fratello. Scese dall’auto e andò alla ricerca di un buon caffè perché era notorio che Dean non diventava operativo se non dopo averne bevuta una tazza. Tornò dopo pochi minuti con due bicchieri fumanti e li appoggiò sul tetto dell’auto. Si sporse nell’abitacolo e iniziò a chiamare suo fratello evitando accuratamente di toccarlo. Dopo una serie di tentativi andati a vuoto, il cacciatore dormiente iniziò a reagire e aprì gli occhi attirato dall’inconfondibile odore.
“Se mi stai svegliando e insieme al caffè non vedo qualcosa di commestibile, ti lascio qui”
“C’è la crostata accompagnata da qualcosa che potrebbe interessarti”
“L’ultimo numero della mia rivista porno preferita?”
“No, Dean, ma penso di aver trovato un altro caso”
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un’Impala nera del ’67 non poteva passare inosservata in un centro piccolo come Jerome e Dean si inorgoglì per le occhiate ammirate dei passanti. Sorrise, poi diede una serie di pacche sullo sterzo della sua ragazza su quattro ruote, come se volesse darle il cinque, e prese a canticchiare.
“Fai sul serio, Dean, Love song?”
“Noto con piacere che non hai dei completi gusti di merda”
“Piuttosto improbabile che non imparassi per inerzia l'intero repertorio degli AC/DC, o dei Led Zeppelin, non trovi?”
“Dovresti ringraziare me e papà, ti abbiamo impedito di diventare un fan dei Backstreet boy”
“A parte che neanche mi piacevano, ma non mi avete lasciato mai la possibilità di ascoltare in macchina qualcosa che andasse a me”
“Sai com’è la storia del buco di torta, però, se fai il bravo e mi prometti di non piangere, al ritorno ti metto una canzone dei Take that”
“Non mi piacciono le boyband, Dean”
Il giovane scoppiò a ridere e tese la mano per alzare il volume della radio, che passava una delle sue canzoni preferite, ma Sam lo intercettò al volo e lo fulminò con lo sguardo.
“Vuoi una multa per schiamazzi?”
“Sammy, Sammy, non sai proprio divertirti. Ma che cavolo hai imparato al college? Scommetto che non hai mai alzato la testa dai libri”
“Non sono tenuto a raccontarti che cosa facevo, o non facevo al college, e mi sembrava che fossimo d’accordo sul non tirare più fuori l’argomento Stanford”
Dean registrò immediatamente il cambiamento nella voce di Sam e si diede del coglione.
Era passato tanto tempo da quando avevano lasciato Palo Alto, eppure la voragine nel cuore di suo fratello non si era richiusa, era sempre lì pronta ad inghiottirlo, come un predatore in attesa della sua preda.
Cazzo, era proprio un idiota!
Perché non era capace di collegare il cervello e la bocca ed evitare qualsiasi riferimento al sogno infranto di una vita normale di suo fratello?
Era talmente difficile aiutarlo a non torturarsi con il senso di colpa?
Sì, perché Sam lo faceva ancora, nonostante gli sforzi tesi a convincerlo del contrario.
Dean non aveva mai creduto ai suoi costanti “sto bene” in risposta alle sue domande e gli aveva dato apertamente del bugiardo in un paio di occasioni, poi aveva preferito lasciar cadere la cosa, o meglio aveva dovuto perché una sera Sam aveva dato di matto e aveva minacciato di andarsene.  Quando si era calmato, si era chiuso in se stesso e Dean aveva pensato che tacesse per la paura che le sue vere emozioni potessero venire fuori, ma lo aveva lasciato stare ascoltando il saggio consiglio di Bobby.
“Deve vivere il lutto secondo i suoi tempi, figliolo, non puoi forzargli la mano”
Lo aveva fatto, aveva vegliato su Sam a distanza e non se l’era presa quando, al culmine di una clamorosa sbronza, lo aveva accusato di essere la causa della morte di Jessica e di avergli rovinato la vita. Sapeva che non era arrabbiato veramente con lui, era il suo modo per ribellarsi al dolore opprimente, un’altra cosa che lo rendeva terribilmente simile a John: attaccare per non soccombere.
Ma quegli sfoghi non lo avevano aiutato più di tanto...
Lo vedeva nel suo sguardo quando incrociavano qualche ragazza che le somigliava, o nell’istinto irrazionale di voltarsi se sentiva chiamare il suo nome. Gli faceva male vederlo annegare ogni volta nel dolore della perdita, ma in un certo senso un po' invidiava il fatto che suo fratello avesse davvero amato qualcuno. Non che gli mancassero donne, aveva perso il conto di quante se n'era portate a letto, ma il sesso nudo e crudo era un'altra cosa. Nessun sentimento, solo il modo più divertente per scaricare la tensione dopo aver ucciso il mostro di turno, e non si sentiva in colpa nei confronti di quelle ragazze perché era chiaro sulle sue intenzioni.
Lui voleva divertirsi, loro ci stavano praticamente sempre, e alla fine ognuno per la sua strada, semplice come bere un bicchiere d’acqua. Era sempre stato così per lui, forse perché non aveva mai incontrato quella giusta, ma, anche se l’avesse incontrata, prima non avrebbe mai lasciato suo padre a cacciare da solo, ora non avrebbe smesso se non dopo aver vendicato lui e sua madre.
Sam però era diverso, aveva un altro carattere, e nonostante non gli mancassero le occasioni, aveva faticato molto a concedersi di stare di nuovo con una donna. Quando era successo, Dean aveva esultato e aveva interpretato come un buon segno il fatto che stesse tornando in pista, poi aveva capito che nessuna avrebbe preso il cuore di suo fratello come Jessica.
“Dean, era una domanda”
Il giovane Winchester si scosse e si voltò velocemente alla sua destra per rispondere:
“Sì, Sam, avevamo detto niente più Stanford, mi dispiace. Sai che ho la cattiva abitudine di pensare poco prima di parlare, vero?”
“Lo so e so anche che questo spesso ti mette nei guai. Lasciamo perdere e concentriamoci sul caso, vuoi?”
“A me sta bene”
“Facciamo base qui a Jerome, o incontriamo i testimoni e andiamo avanti?”
“Ho il sedere in ebollizione, mi fermerei volentieri”
“Ma riesci ad essere serio? Sono scomparsi dei bambini e non abbiamo idea di che cosa li abbia presi”
“Non sappiamo se qualcosa li ha presi, Sam, potrebbe anche essere una bravata”
“Due bambini scomparsi da un campeggio in una casa misteriosa una bravata? Ci siamo mossi per molto meno”
“E’ vero, ma…”
“Sono troppo piccoli per essere andati via da soli, senza contare che a quest’ora sarebbero già tornati”
“Allora potrebbe essere un pervertito! Schifoso, certo, ma non soprannaturale”
“Dobbiamo indagare e capire che cosa è successo”
La serietà di quell’ultima risposta fece suonare l’allarme rosso nella mente di Dean, che chiese a bruciapelo:
“Sam, non hai avuto qualche visione, vero?”
“Visione? No, io…”
“Non mentirmi! E’ così, vero? Ti è successo ancora?”
Il minore dei Winchester si sentì in trappola e non avendo altra scelta, annuì sconfitto.
“E quando avresti avuto intenzione di dirmelo?”
“Non parlare come papà”
“Non sviare la domanda e rispondimi” - rispose rabbiosamente Dean tirando l’auto fuori dalla carreggiata con una manovra, che piacque poco a chi li seguiva.
Sam deglutì, non avrebbe voluto condividere quell’informazione perché non gli piaceva come le persone lo guardavano ogni volta che accennava ai suoi poteri, non dopo Guthrie e le occhiate di Ellen quando le avevano raccontato tutta la verità. Certo, non gli aveva puntato una pistola e il suo cervello non era finito a decorare le pareti della Roadhouse, ma era così palese che niente sarebbe stato come prima.
“Quando hai avuto una visione e soprattutto perché non me l’hai detto?”
“Mentre dormivi nel parcheggio della pompa di benzina a Springdale”
Dean si irrigidì e si sporse verso il fratello intimandogli con lo sguardo di fornirgli più particolari.
“Ero entrato per pagare il pieno e qualche snack e mentre ero in fila, ho visto la foto di Thomas sul cartone del latte. L’ho guardato, tutti guardano le foto dei bambini scomparsi, poi ho sentito parlare due donne. Discutevano di Camp Olijato e della sua brutta fama e mi sono incuriosito, così ho comprato il giornale. Quando sono tornato in auto, tu dormivi e ho pensato di passare il tempo leggendo. Non appena l’ho aperto e ho incrociato lo sguardo di Thomas, mi è sembrato che mi scoppiasse la testa e…”
“E ovviamente non mi hai chiamato!”
“No, Dean, non ti ho chiamato perché vai subito in allarme e…”
“Scusa tanto se mi preoccupo per il mio fratellino psichico”
“Per favore, smettila, non trattarmi così”
 “Trattarti come?”
“Come se fossi una bomba ad orologeria, come se…”
“Sammy”
“Non farlo, Dean, non tu”
“Beh, chiariamo questa cosa qui ed ora! Guardami, Sam, ti ho detto guardami”
Il ragazzo alzò gli occhi e ascoltò:
“Tu sei una mia responsabilità e ti proteggerò finché avrò fiato in corpo”
“E se diventassi malvagio?”
Dean si sporse verso il vano portaoggetti e tirò fuori la vecchia Taurus di John.
“La riconosci, vero?”
“Sì, è la pistola di papà, ma pensavo che…”
“No, l’ho tenuta, ed è carica”
“Già pronta all’uso”
“Sì, Sam, già pronta all’uso con due pallottole: la prima, nel caso le cose dovessero andare a puttane, sarebbe per te, la seconda ha il mio nome scritto sopra perché non potrei restare un minuto in più su questa terra con il peso di averti ucciso”
“Dean”
“Io e te contro il mondo, Sammy, non è cambiato nulla”
Il minore dei Winchester si sentì un groppo in gola e lottò per non cedere alle lacrime.
“Sei serio?”
“Mai stato tanto serio in vita mia”
Nell’abitacolo calò il silenzio per una manciata di secondi, poi Dean chiese:
“Siamo okay?”
“Siamo okay”
“Bene, allora muoviamoci, e cerchiamoci un posto dove stare per stanotte”
“C’è un motel a qualche miglio da qui ed è a circa dieci minuti da casa di Alice Reed”
“E’ deciso allora, che Jerome sia”
Ripartirono e dopo poco arrivarono al Crest motel, ritirarono la chiave e salutarono l’ennesima anonima stanza.
“Almeno è pulita”-commentò Dean.
“Sì, lo è”- rispose distrattamente Sam appoggiando il borsone sul letto.
“E’ tardi per far entrare in scena gli agenti Johnson e Blide”
“Sono d’accordo, non è il caso di presentarci a quest’ora. I genitori non sarebbero ben disposti e difficilmente ci farebbero parlare con la figlia”.
I due fratelli si sistemarono, poi, dopo una veloce cena a base di pizza, fecero il punto della situazione per circa un’oretta e mezza.
“Nel diario di papà non c’è nessun riferimento a una casa con ritratti in mezzo al nulla”
“Lo so, ho guardato, ma il fatto che lui non ne abbia parlato non significa che…”
“…che non ci sia qualcosa là fuori, soprattutto perché hai avuto una visione del bambino! A proposito non mi hai detto che cosa hai visto precisamente”
“In realtà non ne sono sicuro. C’era Thomas in una stanza, penso che fosse dentro la capanna, e la parete. Si avvicinava, poi urla e delle braccia…Non lo so, è tutto confuso”
“Tranquillo e cerca di focalizzare la concentrazione su un particolare alla volta. Thomas era solo?”
“Ho visto di sfuggita un’altra figura, forse l’altro bambino”
“Che altro?”
“Faceva freddo e l’acqua del rubinetto era ghiacciata”
“Fantasmi?”
Sam si massaggiò le tempie e strinse gli occhi e quelli furono i classici segnali che preludevano ad uno stop nella passeggiata sul viale dei ricordi.
“Devo fermarmi, Dean, mi fa male la testa”
“Sì, avevo intuito. Perché non ti stendi un pò?”
Il giovane annuì e desideroso di collegare il capo con il cuscino, si alzò frettolosamente provocandosi una forte ondata di vertigini.
“Merda”-esclamò Sam agganciandosi al tavolo.
“Tutto okay?”-chiese di rimando Dean raggiungendolo in pochi secondi.
“A parte che la pizza stava per ritornare al mittente, sì, tutto bene”
“Ce la fai ad arrivare al letto?”
“Sì, credo di sì”
“Un’altra visione?”
“No, solo vertigini”
Sam si staccò dal suo appiglio e si mosse incerto sotto lo sguardo attento di suo fratello. Si sedette pesantemente sul letto, poi si stese a pancia sotto sospirando.
Dean avrebbe voluto dirgli che sarebbe stato più comodo spogliandosi e magari sfilando le scarpe, ma lasciò perdere perché, se c’era una cosa che poteva calmare le emicranie del ragazzone, era andare a nanna all’istante. Tornò a sedersi al tavolo sgangherato, addentò l’ultimo spicchio di pizza rimasto nel cartone e si impegnò a non fare rumore dopo aver spento quasi tutte le luci.
Solo quando un pesante respiro dall’altra parte della stanza gli disse che Sam era crollato, si rimise in piedi e andò a sfilargli le scarpe. Prese una coperta, gliela mise addosso, poi restò a fissarlo per un po' dal letto gemello stringendo tra le mani la Taurus.
“Una per te e una per me, Sammy”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il giorno dopo Sam si svegliò intorno alle tredici, ma non aprì subito gli occhi perché aveva notato con sollievo che il dolore era andato via. Voleva godersi la pace dopo il nuovo attacco di emicrania, soprattutto perché, anche se aveva evitato di dirlo a Dean, stava diventando sempre peggio: più chiare erano le visioni, più intensa era la sofferenza.
Apprezzò anche il fatto che non ci fossero particolari rumori nella stanza, anzi non ce n’era nessuno, così si voltò istintivamente verso il letto accanto al suo e lo vide vuoto. Si tirò sui gomiti e perlustrò senza risultato la stanza alla ricerca di suo fratello.
“Dean”-chiamò.
Nessuno rispose al suo richiamo dandogli la conferma di esserne l'unico occupante e solo allora guardò la sveglia sul comodino. Rimase sorpreso per l’orario, aveva smesso di dormire per tante ore in maniera continuativa da quando era tornato sulla strada, poi si rese conto che non era anomalo che crollasse dopo una visione, piuttosto che Dean lo avesse lasciato solo. Era abituato a incrociare appena sveglio il suo sguardo apprensivo perché per il suo custode non era molto differente vegliarlo durante una febbre infantile, o dopo aver ricucito uno squarcio, souvenir di qualche mostro, non si schiodava dal suo fianco fin quando non stava bene.
L’assenza era per questo piuttosto strana, così Sam prese il cellulare dal comodino e stava per selezionare il numero di suo fratello quando Dean fece la sua comparsa.
“Ehi, sei sveglio. Come ti senti?”-chiese appoggiando le chiavi dell’Impala sul tavolino accanto alla porta.
“Bene, credo. Dove sei stato?”
“Qualcuno deve pur lavorare in questa famiglia”-rispose il cacciatore sfilandosi la cravatta e fiondandosi a recuperare una birra dal minifrigo.
“Spiritoso. Dove sei stato?”
“L’agente Johnson è andato a parlare con Alice e ha bussato a casa di Thomas"
“Senza di me? Perché non mi hai chiamato, io…”
“Avevi bisogno di riposare, stavi da schifo ieri sera”
“Non lo nego, ma è passata, potevo farcela”
“Ho preferito non rischiare, non sarebbe stato un bel biglietto da visita un tuffo sul tappeto di casa di quella brava gente”
“So controllarmi e non ricordo di averci messo nei guai svenendo all’improvviso”
“Normalmente sì, ma non ti sei visto ieri”
Sam cercò di mandare giù la sgradevole sensazione che quella potesse essere solo la prima volta in cui sarebbe stato lasciato indietro a causa delle sue visioni, ma si impose di fare buon viso a cattivo gioco:
“Almeno la tua missione in solitaria è stata produttiva?”
“Abbastanza. Se sua maestà ha finito di oziare, avrà tutti i particolari mentre pranziamo, ma non ti porto in pubblico in quello stato. Vai a fare una doccia e renditi presentabile, ho una reputazione da difendere”
Sam scosse la testa e accennò ad un sorriso.
“Aspetta, resta così “
Dean mimò con pollice e indice di entrambe le mani l’obiettivo di una macchina fotografica e imitò il suono di uno scatto.
“Ah, perfetta, un capolavoro”
“Ma che diavolo stai facendo?”
“Ho fatto un’istantanea di un tuo sorriso, merce molto, molto rara”
Sam guardò interdetto il fratello, poi si mise in piedi per andare in bagno, mentre “l’agente Johnson” tornava ad indossare jeans e maglietta.
Ci mise pochi minuti per lavarsi e cambiarsi e in breve i due si avviarono verso la vicina tavola calda, il classico locale di provincia con brutti divanetti in pelle finta, ma dove probabilmente si mangiava in modo decente.
Scelsero, come al solito, dei posti appartati con una buona visuale e ordinarono a Wendy il loro pranzo.
Non appena la cameriera si allontanò, Dean tentò di iniziare l’ennesima ramanzina sulla scarsa quantità di cibo che Sam mandava giù, ma il giovane lo stoppò dicendo:
“Lo so, tu hai ordinato cibo vero e io da conigli, mangio troppo poco, e ti domandi ogni santo giorno come faccio a vivere di aria”
“Veramente ad un certo punto se lo sono domandati anche mamma e papà, erano sconcertati dal fatto che ti potevano offrire qualsiasi pappina, ma tu serravi le labbra e li congedavi. Erano abituati a quattro anni con uno squalo e non sapevano che fare con un pesciolino rosso”
“Come fai a ricordare una cosa del genere? Eri troppo piccolo”
“Me lo ha raccontato papà durante un viaggio verso l’Alabama, mentre eri a Stanford. Ci eravamo fermati in una tavola calda e per tutto il tempo un marmocchio urlante ha fatto disperare i suoi genitori, perché non voleva mangiare. Quando siamo tornati in macchina, ho commentato che, se mai avessi avuto a che fare con un mostro simile, lo avrei soppresso e a quel punto lui scoppiò a ridere. Gli chiesi il perché e mi raccontò delle avventure di John e Mary Winchester contro il testardo Sammy. E’ stato così buffo immaginare un ex marine e una tosta come la mamma messi fuorigioco da un poppante di pochi mesi, ma la cosa più bella di quel racconto fu per me capire che, nonostante il suo aspetto da duro, non ti aveva cancellato davvero dalla sua vita”
“Papà mi manca e vorrei che le cose fossero andate diversamente tra di noi”-confessò Sam con un filo di voce.
“Lo so e manca tanto anche a me, ma rendiamo onore alla sua memoria continuando il suo lavoro”
“Sì, giusto.-fece il minore dei Winchester schiarendosi la voce-Dunque, che cosa hai scoperto?”
“Non mi fai nemmeno iniziare a mangiare? Racconto meglio a stomaco pieno”
L'occhiataccia in risposta convinse il maggiore dei Winchester a vuotare il sacco e disse:
“Okay, come vuoi. Ti dico subito che a casa Reynolds non c'era nessuno, pare che siano andati via per sfuggire alla stampa. Ho incontrato invece Alice,che ha più o meno ripetuto quello che c’era scritto sul giornale, ma ad un certo punto ha detto qualcosa di particolare”
“Del tipo?”
“Del tipo che ha sentito un odore strano uscire dalla casa”
“Strano come?”
“Ha detto che gli ricordava l’ora di disegno a scuola, quando usano le tempere”
“E questo ci interessa perché?”
“Perché nella capanna ci sono ritratti che vanno e vengono, ecco perché ”
Sam stava per ribattere, ma tacque quando Wendy , stretta nel suo completino a scacchi bianchi e rossi, tornò per versare loro del caffè.
“Ecco a voi, agenti, tra poco arrivano anche le vostre ordinazioni”
“Così evidente?”
“In realtà no, ma questo è un piccolo centro e le voci girano, soprattutto quando c’è di mezzo la signorina Stuart”
“E chi sarebbe la signorina Stuart?”
“La vicina di casa della famiglia Reynolds, non le sfugge niente. Ha visto l’auto nera e un giovane affascinante parcheggiare davanti casa loro, direi che tutto torna”
Dean sorrise e rispose:
“Beccato”
“Servizio speciale per gli agenti dell’FBI, ordini del capo”
“Accettiamo molto volentieri, Wendy, sono affamato”-rispose Dean iniziando a flirtare apertamente.
“Davvero?”
“Sì, sono un ragazzo in crescita”
Lei sorrise accettando il gioco di seduzione dell’uomo davanti a lui e rispose:
“In servizio h24?”
Dean si sporse in avanti e le sussurrò qualcosa di buffo, almeno così sembrò a Sam viste le risatine della cameriera. Si sentì di troppo, così scivolò lungo il divanetto e decise di trovare rifugio in bagno.
Suo fratello notò divertito l’imbarazzo dell’altro occupante del tavolo, ma non se ne preoccupò più di tanto e continuò la conversazione con la cameriera, che non mollava l’osso.
Sam attraversò parte del locale ed entrò nella toilet sperando in un po’ di privacy. Per fortuna nessuno altro aveva bisogno del bagno in quel momento e sorrise al pensiero di aver fatto conto sulla vescica vuota degli altri uomini del diner per un po' di pace, poi il dolore gli squarciò il cervello. Fu un attimo e si ritrovò in ginocchio.
“Louis, Louis, dove sei?”
“Rispondi, Louis, mammina, ti chiama”
Che diavolo stava succedendo? Non aveva mai avuto una visione così. Avevano sempre riguardato eventi futuri, mai cose accadute nel passato.
“Smettila di prenderlo in giro, Frankie. Dai, Louis, torniamo al campo. Scommetto che non si sono accorti che siamo usciti, nessuno saprà che non abbiamo rispettato il coprifuoco”
“Sì, perdente, corri nel lettino mentre gli adulti sfidano la capanna maledetta”
“Se tu resti, io resto”
Sam strinse gli occhi e pur soffrendo molto, pensò che il ragazzino aveva fegato. Se avesse potuto interagire con quello che si stava svolgendo nella sua testa, avrebbe volentieri dato una lezione a quel bullo, ma non poteva, era solo uno spettatore non pagante.
Ancora flash, ancora dolore.
Freddo, il camino acceso all’improvviso, fiamme nere, la parete, i ritratti.
Cazzo, stava per svenire in questo cesso di merda, mentre suo fratello stava probabilmente prendendo accordi sul dopo turno di Wendy.
No, non doveva, doveva rimanere in quella capanna, doveva vedere. Forse i bambini erano ancora vivi, forse poteva vederli e poi sarebbe andato a prenderli con Dean.
“Louis, usciamo di qui, ora”
“No, lasciatemi”
Ancora urla, poi Sam vide decine di mani uscire dalla parete, o almeno così gli sembrò prima di non capire più nulla. Il dolore era troppo forte e il buio iniziò a reclamarlo. Cercò con tutte le sue forze di non perdere conoscenza, ma i suoi sforzi non furono premiati e l’ultima cosa che sentì fu il cigolio della porta, che si apriva.
Nel frattempo Dean aveva ottenuto il numero di Wendy e si stava godendo la strepitosa tagliata di carne arrivata dalla cucina. Stava per addentare una patatina quando sentì una voce chiedere aiuto perché c’era un tizio svenuto in bagno. Fu un attimo e si precipitò verso la toilet, dove si era già radunata una piccola folla, tra cui un uomo, che stava cercando di far rinvenire Sam.
“Lasciategli un po' d’aria-urlò-non c’è nulla da vedere”
Dean si fece largo e disse gettando una rapida occhiata al fratello:
“Avete sentito? Fuori di qui”
Pochi secondi e il pubblico era sparito.
“Vale anche per lei, sono un medico”
“E io sono il suo collega”
“Soffre di qualcosa?”
“Niente in particolare, solo emicranie”
“Al punto di farlo svenire? Mi sembra un po' troppo”
“Come sta?”
Fu Sam a dare una parziale risposta alla domanda del fratello, muovendosi leggermente e spalancando gli occhi.
“Stia calmo e non provi ad alzarsi”
“Sì, non muoverti, il dottore ha ragione”
“Dean”
“Che mi combini, collega, non posso lasciarti un attimo solo?”
Il giovane disteso recepì il messaggio e resse il gioco rispondendo alle domande del medico, che, dopo aver incassato il rifiuto a fare un salto in ospedale, lasciò da soli i Winchester.
“Che cazzo è successo?”
“Possiamo parlarne fuori di qui?”
“Certo! Ce la fai a camminare?”
“Sì, ma mi risparmierei volentieri la passerella attraverso il locale”
“Chiederò a Wendy di farci uscire dal retro”
Pochi minuti e i fratelli si rintanarono nella loro stanza.
“Okay, Sammy-boy, sputa l’osso”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Gli aveva detto che ce la faceva a camminare e dopo aver avuto il disco verde da Wendy, Sam si era mosso verso l’uscita posteriore con suo fratello cercando di avanzare in linea retta, ma la verità era che si sentiva uno schifo e se avesse potuto scegliere, sarebbe tornato di nuovo in posizione orizzontale. Preferibilmente su una superficie più pulita, certo, però ora come ora non poteva permettersi di fare lo schizzinoso.
L’impatto con la luce del sole era stato peggio di un diretto e aveva oscillato al punto che Dean lo aveva afferrato per un gomito e lo aveva fatto appoggiare ad una macchina. Non era stato piacevole perché la carrozzeria era molto calda, ma era comunque grato per quel supporto improvvisato, dato che le sue gambe non erano poi così ferme.
Erano rimasti ai box il tempo necessario per riconquistare un minimo di equilibrio, poi la marcia era ripresa e la visione della porta della loro stanza in avvicinamento era stata più confortante di un’oasi nel deserto.
Voleva il suo letto, voleva chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma Dean aveva idee molto diverse. Gli aveva concesso solo di entrare e di sedersi vicino al tavolo. Un bicchiere di acqua fresca, qualche ondata di aria condizionata, poi era arrivato l’ordine, che gli diceva forte e chiaro che era ancora in servizio.
“Okay, Sammy-boy, sputa l’osso”
Se c’era una cosa che odiava più del fatto di essere apostrofato come Sammy da suo fratello in versione “voglio farti saltare i nervi” era l’appellativo Sammy-boy. Inizialmente era qualcosa che faceva solo papà quando era molto piccolo e voleva consolarlo, poi aveva cominciato a usare il nomignolo anche Dean quando prendeva le redini del comando e aveva continuato fino a quando non c’era stata Flagstaff.
Dopo il suo ritorno all’ovile però nessuno più lo aveva apostrofato in quel modo, né papà che lo aveva tenuto in punizione per settimane non permettendogli di allontanarsi dal suo controllo, se non quando strettamente necessario, né suo fratello, forse perché la notte della fuga avevano avuto una discussione e il Sammy-boy era rimbalzato sulle pareti della stanza, mentre litigavano furiosamente.
Se avesse saputo allora quello che gli sarebbe accaduto dopo pochi anni, forse avrebbe ascoltato John e non se ne sarebbe mai andato sbattendo la porta, ma quella era una delle tante cose irrisolte tra lui e suo padre.
Ancora la voce di Dean…
Stava parlando, ma questa volta non c’era una voce imperativa, il suo tono era quasi di preghiera.
Stava aspettando delle risposte, ma Sam non sapeva davvero da dove cominciare perché nella sua testa era ancora in corso un concerto heavy metal e poi perché era davvero spaventato da quello che gli era appena successo. Non era la sua prima visione, erano iniziate da un bel po' ormai, e in un certo senso aveva imparato a riprendersi abbastanza in fretta da quelle istantanee dal futuro, ma stavolta si sentiva davvero a pezzi. Non era solo dolore, si sentiva confuso e altrettanto confusa gli arrivava la voce di Dean, che forse, ma era un’ipotesi come un’altra, ora gli stava chiedendo se stava bene. Lo vedeva, era davanti a lui con lo sguardo preoccupato, eppure era tutto così ovattato e poco nitido che poteva anche sbagliarsi.
“Dammi un minuto”-riuscì a mormorare prima di appoggiare la testa sulle braccia incrociate sul tavolo.
Dean si sedette dall’altra parte e attese che il fratello si riprendesse, cosa che accadde qualche manciata di minuti dopo. Quando Sam alzò la testa, il maggiore dei Winchester ascoltò il racconto con molta attenzione, poi chiese:
“Sei sicuro che non ci fosse nessuno nella capanna?”
“Non esattamente, qualcosa cercava di afferrare i bambini, o almeno credo”
“Che cosa significa credo? Hai visto afferrare i bambini, o no?”
“Non lo so, Dean, io non lo so. E’ stato diverso, è stato…Non ho mai visto il passato e non capisco che cosa mi sta succedendo”
Dean fermò l’assalto a Forte Apache perché, anche se stava cercando di gestire la situazione con il massimo self-control, era altrettanto terrorizzato dai poteri nascenti di Sam. Non glielo aveva mai detto ovviamente, ma nelle lunghe ore alla guida si era arrovellato il cervello sulla faccenda e aveva trovato e scartato mille soluzioni. Non poteva accettare che il suo fratellino fosse capace di fare cose come spostare un armadio con il pensiero, non Sammy che aveva lottato per tutta la vita per essere normale, eppure era successo a casa di Max. Lo aveva tenuto d’occhio da allora cercando di convincersi che era stata solo l’adrenalina, niente di soprannaturale, ma poi si erano ricongiunti con il padre, e quando l’uomo aveva saputo delle visioni, Dean non aveva potuto non notare il suo sguardo disperato. Non aveva reagito in modo eclatante davanti alla sconvolgente rivelazione, anzi si era limitato a battere in ritirata quando gli avevano fatto notare quanto fosse difficile entrare in contatto con lui. Non era da papà e quel comportamento gli aveva fatto sospettare che sapesse da sempre che qualcosa non andava in suo figlio minore. Avrebbe voluto chiedergli spiegazioni, ma c’era stato il camion, il patto e John se n’era andato lasciandogli un gran peso sulle spalle.
Per l’ennesima volta in vita sua, si era ritrovato ad un bivio, dilaniato dalla lealtà cieca nei confronti di suo padre e dall’amore nei confronti di suo fratello, e quelle pareti asettiche lo stavano soffocando. Per questo aveva preteso di essere dimesso, quando i medici avevano insistito per tenerlo sotto osservazione per altre ventiquattro ore, e aveva fulminato Sam con lo sguardo quando aveva provato a perorare la loro causa.
Si era vestito ed era uscito sulle sue gambe mandando a farsi fottere anche l’infermiere e la sua sedia a rotelle.  Avevano fatto una breve sosta in un motel dall’altra parte della strada, per organizzare il rilascio della salma di papà, e durante quel paio di giorni aveva fatto discretamente qualche test a suo fratello, poi aveva diretto verso il South Dakota l’auto rubata nel parcheggio dell’ospedale. Aveva bisogno di andare da Bobby e non perché, come credeva Sam, voleva stare nell’unico posto che potevano considerare casa, lo aveva deciso perché il Singer Salvage era protetto meglio del caveau di Fort Nox. Arrivati lì, avrebbe fatto la prova del nove e se suo fratello, o qualsiasi cosa fosse, si fosse bloccato sulla veranda, avrebbe preso la pistola e lo avrebbe ucciso.
Dopo avrebbe spiegato, dopo avrebbe avuto tutto il tempo del mondo, o forse no.
Non aveva pensato in realtà al dopo, riusciva a pensare solo al presente e quando erano arrivati da Bobby e aveva appurato che Sam era Sam, aveva dovuto isolarsi.  Praticamente non aveva dormito per giorni dopo la morte di John, per la perdita enorme, ma anche per il continuo riavvolgersi del nastro su quelle parole sussurrate all’orecchio. Non avrebbe mai potuto cancellarle, erano marchiate a fuoco nella sua anima, e, che Dio lo perdoni, ma, schiacciato dal dolore, aveva odiato Sam. Era colpa sua se la mamma gli era stata strappata via in quel modo atroce e se papà era finito all’inferno, non sarebbe successo nulla se non fosse mai nato.
Era stato così sopraffatto da non notare quanto invece Sam stesse soffrendo, lo aveva messo in un angolo e lo aveva fatto di proposito. Non gli aveva rivolto la parola per giorni e aveva respinto anche il tentativo del padrone di casa di far riavvicinare i due fratelli urlandogli di farsi gli affari suoi.
Quei pensieri terribili erano durati un po', poi il suo cuore aveva prevalso e si era aggrappato alla prima parte dell’ordine di papà: se non puoi salvarlo. Aveva detto se, quindi non tutto era perduto, doveva lottare per non perdere l’ultimo pezzo della sua famiglia e così aveva fatto. Sempre al fianco di Sam, sempre pronto a sostenerlo quando una di quelle maledette visioni lo facevano soffrire, ed era quello che doveva fare anche in quel momento.
“Scusa, Sam”
“Scusa tu, non sono molto d’aiuto ultimamente”
“Beh, se non fosse stato per te, non avremmo intercettato questo caso”
“Pensi che Louis e Thomas siano ancora vivi?”
“Difficile a dirsi, ma non sono ottimista”
“Nemmeno io”
“Solo Frankie, il coglione in pantaloncini, potrebbe sapere qualcosa in più”
“Dobbiamo sentire la sua versione”
“Non credo che sarà così semplice”
“Perché no?”
“Perché pare che si sia ammutolito da quella notte”
“Maledizione-esclamò il giovane massaggiandosi ancora le tempie- Se fossi rimasto un altro pò, se solo avessi potuto…”
“Non dire cazzate, non oso pensare a che cosa ti sarebbe potuto accadere se il tuo salto nel passato fosse durato più a lungo”
“Avrei potuto scoprire la verità, invece di crollare come un coglione”
“E questo adesso da dove viene fuori?”
“Lascia perdere, stavamo parlando del caso”
“No, ne parliamo invece”
Sam scosse la testa e girò lo sguardo verso l’esterno della stanza.
“Che ti prende? E’ la giornata dell’autofustigazione?”
“Ti ho detto di lasciar perdere”
“Sammy, non chiudermi fuori”
“E tu non chiamarmi Sammy”
“Sto parlando sul serio, non escludermi da quello che ti sta passando per la testa. Non pretendo di capire che cosa stai provando da quando le visioni hanno deciso di sconquassarti il cervello, ma sono accanto a te, e se dovessimo precipitare nella merda, lo faremo insieme”
“Non voglio trascinarti a fondo con me”
“E’ una mia scelta, Sam”
“E se ti facessi del male?”
“Ti sopravvaluti, fratellino, metterò sempre il tuo culo nella polvere”
“Dean, non scherzare”
“Non sto scherzando e adesso piantala con queste cazzate. Prepara le tue cose, ci rimettiamo in viaggio”
“Dove andiamo?”
“Frankie è ricoverato in una struttura privata a poca distanza da Lakeshore, pare che non fosse in grado di viaggiare, e in ogni caso credo che sia ora di togliere le tende da Jerome”
“Grazie a me”
“Sto per picchiarti, giuro. Non sono colpa tua le visioni, non è colpa tua se ti sei sentito male, mi hai capito?”
Sam sospirò e stava per controbattere quando Dean aggiunse:
“Lo sai che non resisto troppo in un solo posto e poi non vorrei che Wendy attentasse alla mia virtù sapendomi ancora in circolazione. Ovviamente devi prima mangiare qualcosa, sei digiuno da ieri”
“Non mi va nulla, mi sento ancora sottosopra”
“Sei sicuro?”
“Sì, sono sicuro”
“Okay, ti lascio stare per il momento, ma prenderemo almeno un panino al volo e lo mangerai non appena te la sentirai”
“Non ho tre anni e non ho bisogno delle merendine nascoste in auto”
“Mi sembra di ricordare che quelle merendine ti hanno salvato più di una volta”
“Se papà avesse scoperto che me le davi di nascosto…”
“Ci sono tante cose che non immagini di papà”
“Che vuoi dire?”
“Sapeva che ti davo da mangiare”
“Non è vero, ti avrebbe fatto il culo a strisce se avesse solo immaginato che mi riempivi lo stomaco con schifezze, quando invece lui mi aveva punito per aver rifiutato ancora la cena”
“Allora era suo fratello gemello che a Buffalo mi disse di non nascondere gli involucri vuoti sotto il sedile, altrimenti ci saremmo riempiti di formiche”
“Davvero? E non si è incazzato?”
“Non troppo, era più preoccupato per il fatto che mangiavi pochissimo. Se fosse qui, ti prenderebbe a calci per quanto sei magro, sei quasi trasparente”
Dean sorrise e aggiunse:
“Gli hai sempre dato filo da torcere, ma ti amava tantissimo, più di quanto tu possa immaginare”
Sam sorrise a sua volta e chiese:
“Lo credi davvero?”
“Te l’ho detto, lo so. Quando avremo più tempo, ti racconterò di un altro John Winchester davanti a qualche birra ghiacciata e con le chiappe davanti all’Oceano, ma ora dobbiamo andare”
“Okay”
Dopo circa venti minuti erano in viaggio e il minore dei Winchester chiese:
“Hai già pensato come ci avvicineremo a Frankie? Ancora agenti dell’FBI?”
“Beh, sarebbe più pratico spacciarsi per personale della struttura o della compagnia telefonica, ma richiederebbe troppo tempo, quindi direi di continuare con l’FBI”
“Credi che ci faranno interrogare un minore?”
“Con Alice non ho avuto problemi”
“Ma era a casa sua e c’erano i suoi genitori”
“Questo è vero, ma non creiamoci il problema prima che si presenti. Nella peggiore delle ipotesi, faremo intervenire il nostro capo per fare un po' di pressioni”
“Bobby è pazzesco”
“Già. Perché non lo chiami e lo aggiorni? Gli farà piacere sentirti”
“Okay”
Sam prese il cellulare e stava per selezionare il numero quando vide sul display la scritta no signal.
“Siamo in un buco nero, devono essere le montagne qui intorno”
“Va bene, riproveremo più avanti e nel frattempo mangia quel panino”
“A tuo rischio e pericolo”
Dean staccò per un attimo lo sguardo dall’asfalto e rispose:
“No, a tuo rischio e pericolo. Fai qualche casino con Baby e sei morto!”
Il giovane tornò a concentrarsi sulla guida e tirò un sospiro di sollievo interiore quando il suo passeggero dopo una manciata di minuti accartocciò l’involucro del panino.
“Vuoi che guidi io?”- chiese Sam pur immaginando già la risposta.
“Neanche per sogno, principessa, anzi perché non approfitti della carrozza e riposi ancora un po'?”
“Sì, penso che lo farò, il mal di testa mi sta distruggendo”
Sam appoggiò la testa al finestrino e dopo un pò Dean si accorse che dormiva. Abbassò il volume della radio, poi gli strinse una coscia e mormorò:
“Non permetterò che ti accada nulla di male, è una promessa”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Mentre macinavano chilometri, Sam era caduto in un sonno agitato e non era quello che Dean sperava quando gli aveva proposto di mettersi comodo qualche ora prima.
Guardando in maniera alternata il volto contratto di suo fratello e la strada, non poté fare a meno di pensare che ai piani alti avrebbero potuto pure dargli una tregua ogni tanto. Sbuffò indispettito dal nuovo lamento e si chiese se dovesse fermarsi e controllare che il gigante stesse bene. Guardò l’orologio e sospirò.
Lakeshore era ancora lontana e se avessero voluto incontrare Frankie il giorno dopo, non potevano interrompere la marcia prima del tramonto. Appoggiò una mano sulla guancia di Sam e gli sembrò che la temperatura fosse okay, ma la cosa non lo tranquillizzava molto. Si voltò di nuovo a guardarlo e il rallentamento istintivo non piacque al bisonte su otto ruote dietro di loro, che frenò a sua volta.
Il suo autista strombazzò energicamente e di rimando Dean rispose con una lunga serie di parolacce.
Tutto quel rumore trascinò il passeggero dell’Impala fuori dal mondo dei sogni, o degli incubi, a seconda delle giornate, ma Sam decise di non riaprire gli occhi, voleva qualche minuto ulteriore di isolamento dallo sguardo indagatore di suo fratello. Non che non apprezzasse la costante cura che aveva nei suoi confronti, ma durante la sua crescita ogni tanto avrebbe voluto un po' di privacy, un concetto sconosciuto nel clan Winchester. Sempre insieme, sempre gomito a gomito, e questo ad un certo punto aveva creato non poche tensioni tra i due giovanotti, soprattutto quando il maggiore dei ragazzi Winchester era sceso in campo con le donne e per mesi era stata una scheggia impazzita, al punto che John era dovuto intervenire per la sua salute mentale.
Non che avesse una voglia matta dopo una caccia di avere a che fare con un Sam scontroso, che si lamentava del nuovo Dean, ma quella patata bollente era nelle sue mani. Non aveva spiegato la situazione “ormone impazzito” a suo figlio minore, anzi lo aveva zittito imponendogli di non entrare negli affari di suo fratello, né aveva messo dei paletti a Casanova. Gli aveva lanciato delle occhiate di intesa quando gli dava il disco verde e spesso gli aveva fatto scivolare qualche dollaro in più nel portafogli per gestire in sicurezza le sue libere uscite. Aveva sentito di doverglielo per tutto quello che gli aveva chiesto di fare da quando era piccolo e non aveva mai interferito nelle sue serate “galanti”, tranne che una volta a Duluth quando Dean aveva passato la notte tra grovigli di lenzuola e shottini con un’avvenente rossa di nome Alicia. In quell’occasione John aveva dovuto lasciare Sam addormentato al Motel 6 e andarlo a recuperare dopo che la stradale lo aveva chiamato e lo aveva avvertito che suo figlio maggiore si era accomodato in un muro con l’amata Impala.
L’incosciente si era messo alla guida nonostante fosse evidente che era ubriaco e la cosa aveva mandato l’uomo su tutte le furie.  Non aveva nulla da ridire sulle avventure con donne di passaggio, ricordava molto bene come il suo corpo si accendesse come un fiammifero all’età di suo figlio, e non poteva nemmeno dirsi un puritano sul bere, ma rischiare la vita a causa della testa annebbiata da sesso e alcool non era tollerabile. Per questo aveva atteso, rimettendo in sesto l’Impala, che l’idiota smettesse di vomitare, poi aveva fatto una puntata a Blue Heart e aveva lasciato Sam alle cure del pastore Jim. Era ripartito praticamente subito dopo e lui e Dean avevano avuto un weekend da uomo a uomo, in cui gli aveva fatto capire che aveva fatto una grande stronzata, e da allora divertimento sì, Impala nel muro no.
Ad un certo punto Sam sentì due dita di Dean toccarlo all’altezza della carotide e infastidito, decise di aprire gli occhi.
“Non sei il mio tipo, biondino”
Il giovane sorrise allo sfottò e rispose:
“Neanche tu, principessa”
“E allora perché non tieni le mani a posto?”
“Perché ti stavi lamentando e volevo capire se devo fermarmi”
“Davvero? Non me ne sono accorto”
“Stai bene comunque? Il mal di testa è passato?”
“Abbastanza”
“Dove siamo?”
“Ci stiamo avvicinando a Ash Fork”
Sam guardò fuori dal finestrino e scorse il cartello Devil's Hole provando un brivido.
“Che c’è?”
“Niente, il nome di quel posto è inquietante”
Dean annuì, poi guardò di nuovo la strada e disse:
“Pensavo di fermarci al tramonto e coprire il resto della strada domani mattina. Se te la senti, partiamo all’alba e ci presentiamo alla clinica”
“Se mi permettessi di guidare, potremo evitare di fermarci e…”
“Scordatelo”
“Sai che sei malato nel tuo attaccamento all’Impala? Non mi fai prendere il tuo posto, se non quando proprio non puoi farne a meno e questo non è normale. Mi hai insegnato tu a guidare e sai che non sono spericolato, quindi non vedo perché non ti fidi”
Il giovane non rispose continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sè e all’improvviso Sam ebbe un’illuminazione.
“E’ per le visioni?”
“Non dire stronzate”
“Ferma la macchina”
“Andiamo, piantala”
“Ho detto di fermare la macchina, cazzo”
Dean si morse nervosamente l’interno della guancia e decise di assecondare la richiesta. Accostò e un attimo dopo vide scendere suo fratello. Lo vide allontanarsi a piedi verso un campo, ma non lo seguì. Conosceva troppo bene Sam e sapeva che, quando era veramente arrabbiato, era impossibile parlargli, e poi, se proprio doveva essere onesto, non aveva molto da obiettare. Era vero che era morbosamente attaccato alla sua auto, ma era altrettanto vero che temeva l’arrivo di una visione mentre suo fratello era al volante. Avrebbero potuto farsi male, quindi gli era sembrato logico non metterli in pericolo inutilmente, ma come farlo capire a Sam senza ferirlo?
Lo osservò addentrarsi sempre più nel campo, poi lo perse dietro un gruppo di alberi e si chiese se suo fratello stesse prendendo il volo. Si impose di non muoversi e la sua pazienza fu premiata quando lo vide tornare sui suoi passi dopo un po'. Aspettò che si avvicinasse e quando furono faccia a faccia, si sentì trafitto dallo sguardo infuriato di suo fratello.
“E’ questa la verità, Dean, non ti fidi di me?”
“Non prenderla nel verso sbagliato, io volevo solo…”
“Volevi solo tenere all’angolo il mostro”
“Non dire cazzate, volevo solo evitare che ci schiantassimo da qualche parte”
“Sì, certo”-rispose Sam voltandogli le spalle per allontanarsi di nuovo.
“Okay, vuoi la verità?- disse Dean afferrandolo per un braccio-Ho una paura fottuta, Sammy, sono terrorizzato da questi tuoi poteri e da quello che mi ha chiesto papà. Ho paura che ti succeda qualcosa di brutto e che non riuscirò ad impedirlo. Sei contento adesso? Sei finalmente soddisfatto? ”.
Il giovane restò senza fiato, non era abituato al fatto che suo fratello maggiore si mostrasse così vulnerabile, e rimase ancora più sconcertato quando lo vide tornare nell’abitacolo, strappare le chiavi dal cruscotto e mettergliele rabbiosamente in mano.
“E’ questo che vuoi? Vuoi guidare? Prego, fallo, basta che la smetti con questo atteggiamento del cazzo, e fanculo se ci schiantiamo da qualche parte- urlò ancora Dean afferrando suo fratello e scuotendolo forte-  Capisco che sei spaventato, Sam, ma non puoi usarmi come il tuo sacco personale perché sto facendo del mio meglio. Lo vorrei tanto, ma non posso cancellare quello che è successo alla nostra famiglia quella notte, non posso cancellare la morte di Jessica e soprattutto non posso impedire che delle visioni ti pieghino in due per il dolore e ti facciano perdere i sensi. E se pensi che la tua vita sia una merda, non cercherò di convincerti del contrario perché è così, ma questo non significa che puoi arrenderti perché non te lo permetterò mai”
Seguirono lunghi secondi di silenzio, poi Sam abbassò il capo e Dean lo tirò in un forte abbraccio.
“Non sei solo, non lo sei mai stato”
“Mi dispiace”
“Lo so”
“Perché io? Perché?”
“Non ne ho idea, ma ascoltami bene perché non lo ripeterò più: noi due siamo e resteremo fratelli e io non ti abbandonerò mai. Mi hai sentito, Sammy?”
Il giovane annuì e mormorò:
“Hai ragione sulla guida, non so che cosa mi è preso”
“Forse si sta avvicinando il ciclo, Samantha, e ti senti un po' emotiva, ma ti voglio bene lo stesso”
Era di nuovo finita, anche quella crisi si era conclusa alla maniera di Dean e dopo poco i Winchester erano di nuovo in viaggio. Rimasero in silenzio per un po', poi una canzone alla radio li fece sorridere entrambi. Non l’avevano mai eletta come loro preferita, ma spesso la voce di Robert Plant aveva accompagnato qualche loro scorribanda e la musica rasserenò ancora di più gli animi.
“Ci fermiamo a Newberry Spring, faremo il resto della strada domani”
“Okay”
“Sam”
“Sto bene”
“Bene sul serio o bene alla Winchester?”
“Bene sul serio, il mal di testa è andato”
“E questo è l’aspetto fisico, ma mi interessa sapere se quel capoccione si è placato”
“Sì e ti chiedo ancora scusa per prima, mi dispiace davvero tanto”
“Non voglio le tue scuse, voglio che resti lucido e che mi consideri il tuo alleato numero uno”
Sam annuì, poi indicò al fratello un cartello, che annunciava la possibilità di soggiornare a prezzi modici al Rodeway.
“E’ perfetto, proprio quello che ci serviva. Hai provato a richiamare Bobby?”
“No”
“Alza il telefono e fagli un quadretto della situazione”
Dean rise forte per quella che considerava una battuta e di rimando il fratello rispose:
“E’pessima, terribile”
“Sei tu che hai il senso dello humor di un bradipo! Chiama Bobby, dai, vediamo il vecchio come se la passa”
“Okay”
Sam tirò dalla tasca il cellulare e compose il numero del Singer Salvage. Attese qualche secondo, poi dall’altra parte gli rispose l’inconfondibile voce del padrone di casa.
“Ehi, ragazzo, ce l’hai fatta a farti vivo. State bene?”
“Ciao, Bobby, e sì, siamo tutti interi. Aspetta, metto il vivavoce, siamo in macchina”
“Ave, matusa, le gambe ti reggono ancora?”
“Arriva alla mia età, Dean, e poi vedremo se farai ancora così lo spaccone”
Il ragazzo rise di nuovo e disse:
“Ciao, Bobby”
“Ciao a te, idiota! Posso sperare che questa telefonata sia per annunciarmi che state arrivando?”
“No, siamo lontani da Sioux Falls, stiamo andando in California”-rispose Sam.
Bobby si irrigidì alla menzione dello stato e si chiese perché diamine quel testone di Dean avesse acconsentito a dirigersi in quella direzione. Era passato un bel po' di tempo dagli eventi di Stanford, ma era convinto che il minore dei figli del suo defunto amico non ci avrebbe più messo piede.
“Sei ancora lì?”
“Sì, Sam, ci sono. Come mai state andando in California?”
“Stiamo indagando sulla sparizione di due bambini a Camp Oljato”
“La capanna dei ritratti, ne ho sentito parlare”
“Davvero?”
“Nel nostro ambiente le voci girano”
“Okay, spara, siamo in ascolto”
“Il nome Oljato deriva dal Navajo che significa "Luce stellare sulle acque" ed è un campo che ospita da generazioni decine e decine di scout. In origine però era un luogo poco frequentato, il posto ideale per tutti coloro che volevano starsene un po’ in pace.
Pare che, tra coloro che amavano la zona, ci fosse anche un certo Abram Stoke, un magnate californiano. Vi si ritirava almeno un paio di volte all’anno per scaricare la tensione degli affari e avendolo eletto a suo paradiso personale, acquistò ettari e ettari della zona. Si fece costruire la famosa capanna senza nessun tipo di comodità, perché, come diceva spesso, doveva ricordarsi da dove era partito, e tutto andò liscio fin quando una notte del 1846 si scatenò una terribile tempesta sulla High Sierra. Un fulmine colpì un albero e da lì partì un inferno di fuoco, che prese a divorare i boschi.
Stoke accorse e sovvenzionò una serie di interventi di autopompe, per evitare che le fiamme raggiungessero il suo rifugio, ma fu tutto inutile”
“Non ci trovo nulla di strano, è stato un evento naturale andato fuori controllo”
“Sì, Sam, ma il bello viene adesso. Nessuno sa perché, ma Stoke si lanciò tra le fiamme per raggiungere la capanna e non se n’è saputo più nulla”
“Le fiamme avranno bruciato il suo corpo”
“Forse, ma non è questa la cosa strana. Quando l’incendio fu finalmente domato, i pompieri cercarono il corpo di Stoke e si addentrarono nella boscaglia fino alla capanna. Beh, quando vi arrivarono, rimasero senza parole perché le fiamme l’avevano letteralmente scansata, non aveva subito alcun danno”
“Magari il vento avrà invertito la marcia del fuoco”-commentò Dean.
“Il vento può tracciare un cerchio perfetto, come quando si usa un compasso? Perché è questo che hanno trovato, la capanna al centro e un cerchio tutto intorno”
“Adesso sì che è strano”
“Esatto, ragazzi, e niente, e sottolineo niente, ha mai scalfito quella capanna”
“E i ritratti?”
“La prima volta in cui se n’è parlato è stato nel 1932 quando gli eredi di Stoke hanno messo in vendita la proprietà e alcuni periti sono andati a valutarla. Sono scomparsi anche loro nel nulla, dopo che uno della squadra ha comunicato alla centrale che erano entrati nella capanna e che faceva un freddo cane. Pare che abbia anche detto che sembrava di essere alla mostra di un pittore sfigato. Dopo la scomparsa della squadra nessuno degli eredi di Stoke ne ha voluto sapere niente, anzi sono stati ben contenti di cedere gratuitamente il rudere quando sono arrivati gli scout. In realtà neanche loro ne hanno fatto un granché”
“Se non interessa a nessuno, come mai la capanna è ancora in piedi?”
“In realtà avevano pensato di buttarla giù dopo i fatti del 1932, ma pare che sia considerata patrimonio culturale, o qualcosa del genere. Sta di fatto che è ancora lì e intorno a lei ruotano strane storie come questa. State attenti, ragazzi, ho un cattivo presentimento”
“E la vecchiaia, amico, si pensa sempre negativo ad una certa età”
“Se fai un’altra battuta sui miei anni, te la faccio pagare”
“Non mi fai entrare in casa?”
“Potrei farlo, ma sarebbe troppo poco e credimi, so essere molto creativo”.
Sam sorrise per lo scambio, poi prese la parola.
“Ignoralo, ti prego. Se non hai altro, ti salutiamo, stiamo arrivando al motel”
“Per ora è tutto e, Sam, sei sempre il benvenuto”
Dean rise ancora e disse:
“So che mi vuoi bene”
“Ciao, Bobby”
Dopo ancora qualche miglio l’Impala entrò nel parcheggio del Rodeway e i Winchester si fermarono per la notte.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Lo State Mental era la classica struttura con lunghi corridoi, brulicanti di personale, dalle pareti con i colori rilassanti e l’odore di disinfettante, e Sam non poté fare a meno di pensare che si sentiva un po' claustrofobico da quando erano entrati.
In parte attribuì l’inquietudine al fatto che i Winchester non mettevano mai piede in un ospedale se non quando qualcuno di loro era gravemente ferito, ma il motivo più profondo era che odiava quei posti da quando aveva ritrovato suo padre sul freddo pavimento di una stanza.
Niente avrebbe mai potuto cancellare quell’immagine dalla sua mente, era uno dei soggetti più ricorrenti dei suoi incubi, oltre la morte di Jessica, e l’angoscia del ricordo trasparì dal suo viso tanto che ad un certo punto Dean chiese:
“Stai bene, Sammy?”
“Sì, sto bene”
“Sei sicuro?”
“Sicuro”
“No, perché…”
“Siamo qui per lavorare, non per parlare di me”
“Okay, come vuoi”
I due fratelli percorsero fino alla fine il corridoio 1 del terzo piano e si fermarono davanti alla stanza 345. Si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi, dopo essersi sistemato il nodo della cravatta, Dean bussò e attese che qualcuno aprisse.
“Credevo di essere stato chiaro, dovete lasciare in pace mio figlio!-urlò un uomo aprendo la porta -Non vogliamo interviste, vogliamo solo buttarci questa brutta storia alle spalle e tornare alla nostra vita”
“Signore, c’è un equivoco, non siamo giornalisti”-rispose con calma Sam mostrando il distintivo, imitato da Dean.
L’uomo rispose con una faccia scioccata e si affrettò a riprendere il controllo.
“Agenti, scusate, non immaginavo…Ci stanno martellando, non ci danno tregua”
“Non si preoccupi-rispose sorridendo accomodante il maggiore dei Winchester-immaginiamo che sia un momento molto difficile per voi”
“Un inferno, vorrei non aver mai mandato il mio ragazzo a quel campo”
“Possiamo entrare?”
“Certo, ma non vedo che cosa…”
“Sappiamo che suo figlio è sotto choc e non ha più parlato dalla scomparsa dei due bambini, ma abbiamo molta esperienza in casi di PTSD e vorremmo tentare di comunicare con lui”
Il signor Collins si fece da parte e Sam intercettò subito la figura di Frankie su una sedia a rotelle. Accanto a lui c’era una donna, presumibilmente sua madre, e notando le lacrime sul suo viso, il cacciatore provò una punta di compassione. Si avvicinò ai due e salutò la signora Collins:
“Sono l’agente Blide e lui è il mio collega, l’agente Johnson, ci dispiace molto per quello che state passando”.
Prese una sedia e si sistemò accanto alla donna senza prestare attenzione al ragazzo, che se ne stava con il capo chinato, insensibile a tutto quello che lo circondava.
Per il momento l’obiettivo del cacciatore era la madre e non sarebbero partiti con il piede giusto se si fosse messo a fissarne il figlio. Mantenne lo sguardo sulla signora Collins e osservò che, nonostante i capelli scuri fossero spettinati e gli occhi verdi segnati da notti insonni, era una bella donna.
“Sa che cosa mi dicono tutti? Lidya, sei fortunata perché Frankie non è sparito come gli altri due bambini, ma, lo guardi, le sembra che sia davvero qui? Era pieno di vita, era meraviglioso, mentre ora…”
Dean si morse un labbro per impedirsi di ribattere che la luce degli occhi di mamma era uno stronzetto prepotente, che aveva scatenato quel casino, e si avvicinò a sua volta al ragazzino in carrozzina.
“Scommetto che è proprio come lo descrive ed è per questo che vogliamo fare il possibile per riportarlo indietro”
Sam annuì per dare ancora più credibilità a quanto aveva affermato suo fratello, ma la poverina non sembrava intenzionata a mollare.
“I medici hanno detto che c’è speranza che si riprenda ed io devo esserci”
“Lo comprendiamo, davvero, ma dobbiamo osservare il ragazzo senza interferenze”
“Non lascio il mio bambino”-ribadì angosciata la donna.
“Signora, mi ascolti, so che l’ultima cosa che vorrebbe è allontanarsi da questa stanza, ma credo le farebbe bene prendersi una pausa. E’ stravolta e scommetto che non mangia qualcosa, o riposa da un po'. Tutto questo non le fa bene e prima o poi crollerà e non le permetteranno più di stare qui. Lo ha detto lei, ci sono speranze che si riprenda e Frankie avrà bisogno di tutto il suo sostegno quando lo farà, quindi non si può trascurare. E poi, se riuscissimo a scoprire che cosa è successo in quella capanna, potremmo aiutare altre due madri a riavere i propri figli”.
“Complimenti, fratellino -pensò Dean- bel colpo”
“E’ in un buone mani, si fidi di me”-insisté il giovane intuendo di aver fatto vacillare la donna. Le appoggiò una mano sul braccio destro e la fissò dritto negli occhi.
Dean sorrise impercettibilmente perché era sicuro che non fosse ancora nato chi avrebbe potuto resistere a suo fratello in modalità occhi di cucciolo, poi concentrò la sua attenzione sulla signora Collins e lesse sul suo volto un profondo conflitto. Era chiaro che stava pensando alle parole di Sammy, che continuò a braccarla, come se fosse a caccia. Le strinse piano il braccio e le sorrise invitandola ancora a fidarsi di lui.
Dopo ancora qualche secondo di riflessione la donna appoggiò una mano su quella del giovane e chiese:
“Mi promette che non farete niente che…”
“Glielo prometto, signora. Vada a prendere un caffè e una boccata d’aria e non si preoccupi”
La donna annuì e dopo aver dato un veloce bacio al figlio, si fece portare dal marito fuori dalla stanza.
Dean si assicurò che la porta fosse chiusa, poi si voltò verso il fratello e chiese:
“Come facciamo parlare questo idiota?”
“Dean”
“Non dirmi che stai solidarizzando con un bullo?”
“Non sto solidarizzando con nessuno, ma non serve a nulla insultarlo. Guardalo, non ha smosso un muscolo da quando siamo arrivati”
“Che cosa suggerisci? Gli diamo una botta in testa e vediamo se si sveglia?”
“No, volevo chiamare Missouri e vedere se può darci una mano”
“Non la sentiamo da un po' e Lawrence è lontanuccia”
“Lo so, ma non vedo altre strade. Dobbiamo raggiungerlo in modi non convenzionali e non possiamo farlo da soli”
Sam tirò fuori il cellulare e selezionò il numero della loro amica sensitiva. Si erano visti l’ultima volta quando lui e Dean erano ritornati a Lawrence in seguito ad una premonizione che aveva avuto sulla loro vecchia casa, poi si erano separati e da allora non c’erano stati molti contatti. Inserì il vivavoce e attese che qualcuno dall’altra parte rispondesse.
“Sam Winchester, mi stavo domandando quanto ancora avresti aspettato prima di chiamarmi”
La voce della donna fece sobbalzare il ragazzo, che deglutì e salutò:
“Ciao, Missouri”
“Ciao, Missouri? Pensi di cavartela così? È proprio vero che il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero”
“Che vuoi dire?”
“Tuo padre si comportava così: spariva per mesi, poi chiamava quando aveva bisogno di aiuto. Sei vicino al ragazzino?”
“Non ti ho detto dove siamo, o perché ti ho chiamato”
“Se fossi lì, ti prenderei a sberle per la mancanza di rispetto, ma recupererò. E tu, Dean, non ti azzardare a sorridere, ne avrò anche per te”
Missouri tacque un attimo, poi aggiunse:
“John era un brav’uomo, mi dispiace davvero, ragazzi”
“Grazie”
“Dunque-fece la sensitiva schiarendosi la voce per cacciare indietro l’emozione-vediamo di capire che diavolo è successo in quella capanna. Se fossi lì, sarebbe tutto molto più semplice, ma dobbiamo improvvisare, quindi, Sam, devi darmi una mano”
“Io? Come?”
“Devi essere il mio collegamento e ti spiego subito come, ma, Dean, ascoltami bene: quello che stiamo per fare non sarà una passeggiata per tuo fratello, quindi tienilo d’occhio”
“Che vuol dire?”
“Quello che ho detto, lo tieni d’occhio e se diventa troppo, interrompi la connessione”
“Puoi essere meno criptica?”
“Sam, ci sei?”
“Sì, Missouri, sono qui”
“Okay, prendi una mano del bambino e chiudi gli occhi. Respira profondamente e concentrati sulla mia voce, isolati da tutto il resto”
“Va bene”
“Dean, se lo vedi soffrire, se vedi qualcosa di storto, separali”
“Ricevuto”
Nella stanza calò il silenzio per qualche attimo, poi la voce di Missouri cominciò ad uscire dalla cornetta e Dean spostò lo sguardo su suo fratello, pronto a reagire.
Per qualche minuto non accadde nulla di particolare, Frankie restava a capo chino e Sam gli teneva una mano, poi improvvisamente i due si irrigidirono all’unisono e la musica cambiò. Il bambino spalancò gli occhi e iniziò a scuotersi come se avesse le convulsioni, ansimando rumorosamente.
A Dean sembrò di assistere ad una scena di un film horror, ma non andò nel panico fin quando non vide una cascata di sangue sgorgare dal naso di suo fratello.
“Missouri, basta, fermati”- urlò prima di lanciarsi in avanti per allontanare la mano di Frankie da quella di Sam.
Pensava che sarebbe stato facile avere ragione di un bambino, ma si ritrovò a lottare contro una forza non normale per un undicenne e faticò non poco per interrompere la connessione. Non appena ci riuscì, Sam si afflosciò tra le sue braccia, mentre Frankie ritornava nel mondo dei viventi.
Dean lo guardò stupito chiedendosi come diavolo fosse possibile che fosse passato così velocemente da ameba a essere cosciente, poi realizzò che dovevano battere in ritirata al più presto e iniziò a scuotere il fratello.
“Ehi, sei con me?”
“Dean”
“Ce l’hai fatta, Sammy, hai riportato indietro Frankie, ma ora dobbiamo andare. Scommetto che i suoi genitori torneranno a breve e non devono trovarci qui”
“Dean, l’ho vista, era terribile”
“Chi?”
“Credo di aver visto chi ha preso Thomas e Louis”

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Guidare con un occhio sulla strada e uno sul volto imbrattato di sangue del fratello , non era il massimo, ma Dean stava facendo del suo meglio per rimanere concentrato, soprattutto perché aveva cominciato a diluviare.
I tergicristalli dell’Impala andavano avanti e indietro velocemente, eppure non riuscivano a contrastare più di tanto la massa d’acqua che stava cadendo dal cielo. La visibilità era ridotta al lumicino e ad un certo punto, nonostante l’urgenza di allontanarsi dallo State e di soccorrere Sam, Dean dovette alzare un po' il piede dall’acceleratore. Iniziò a cercare con lo sguardo un posto dove potersi fermare in sicurezza e ad un certo punto intercettò una rimessa accanto ad una pompa di servizio abbandonata. Frenò e svoltò a destra imboccando una stradina sterrata, chiedendo mentalmente scusa alle sospensioni della sua auto e pregando che la costruzione potesse offrirgli un provvisorio riparo dalla pioggia e da occhi indiscreti. La raggiunse in pochi secondi e per fortuna la struttura in lamiera era proprio quello di cui aveva bisogno. Parcheggiò e spense il motore, poi si voltò verso Sam, che non aveva proferito parola da quando si erano mossi.  Dean non sapeva se era per l’emorragia, o per lo shock di quello che aveva visto, ma doveva reagire in fretta perché suo fratello stava ancora perdendo sangue a fiotti e l’asciugamano, che aveva tirato fuori dal bagagliaio prima di schizzare via dal parcheggio dell’ospedale, aveva ormai cambiato colore.
“Ci siamo, Sammy, adesso ci penso io”
Il cacciatore scese dall’Impala e si affrettò a recuperare un altro asciugamano dal suo borsone, poi, dopo aver fatto un veloce giro intorno alla parte posteriore dell’auto, spalancò lo sportello del passeggero. Ruotò le gambe di Sam verso l’esterno e iniziò la sua lotta personale contro l’emorragia. Non appena tolse l’asciugamano inzuppato dalle mani di suo fratello, quest’ultimo sembrò riprendere vita e iniziò a buttare fuori frasi confuse su una donna e delle candele.
“Ehi, frena, stai iperventilando”
“Dean, lei è andata alla capanna e…”
“Piantala di blaterare e fammi fermare il sangue, stai gocciolando come un fottuto rubinetto”
Dean spinse verso il basso la testa di suo fratello e fece pressione sulla parte alta delle narici, ma il giovane tentò di tornare in posizione verticale e di spiegare che cosa aveva visto.
“Sta fermo, cazzo”
“Dean, la donna…”
“Ti ho detto che non voglio sentire una parola sulla tua cavalcata nella testa di Frankie adesso, voglio solo che smetti di sanguinare”
“Ma..”
“Basta, Sam, sta zitto”
Il maggiore dei Winchester mantenne costante la presa sulla testa del fratello e finalmente il giovane si arrese, notando solo in quel momento che c’era una copiosa quantità di sangue ai suoi piedi. Adesso capiva perché Dean era così preoccupato e si disse che forse era meglio affrontare una cosa alla volta. Non avrebbe potuto raccontare nulla di quello che aveva visto se avesse perso conoscenza, così non si oppose più al tentativo di soccorso e tentò di ritornare a respirare meno affannosamente.
“Ecco, così, tranquillo. Va tutto bene, è finita”
In realtà non stava finendo proprio un bel niente e ad un certo punto Dean iniziò a spaventarsi sul serio, perché il sangue proprio non ne voleva sapere di fermarsi e aumentò ancora la pressione provocando un lamento di Sam.
“Lo so, sto stringendo forte, ma è necessario”
“Non sta rallentando”
“Lo farà, vedrai”
“Okay”
Eccola lì, la solita cieca fiducia...Dean l'amava e l'odiava allo stesso tempo perché, se da un lato si sentiva gratificato dal fatto che Sam credesse così tanto in lui, dall'altro era un peso enorme da gestire, lo faceva sentire come se non gli fosse mai concesso prendere la decisione sbagliata.
Dopo circa un minuto il flusso iniziò finalmente a diminuire e Dean tirò un sospiro di sollievo.
“Adesso si ragiona”
“Dean”
“Se ricominci a parlare di Frankie, ti tiro una sberla”
“Non lo farò, ma fammi alzare la testa, mi viene da vomitare”
“Okay, credo che tu abbia finito di zampillare come una fontana, ma muoviti lentamente”
Il giovane annuì e si tirò su, proprio nel momento in cui il suo cellulare iniziava a squillare. Mise istintivamente la mano sulla tasca della giacca, ma la sentì vuota e chiese:
“Hai tu il mio telefono?”
“Sì, ma non è il momento di fare conversazione, sei bianco da paura”
“Rispondi tu allora, ho bisogno di stendermi”
“Non credo che sia una buona idea, hai detto che ti viene da vomitare”
“Sì, ma gira tutto”
“Se mi sporchi la tappezzeria, sei un uomo morto”
Il cacciatore più giovane fece un debole sorriso, poi si abbandonò sulla confortante pelle nera dell’Impala e ripeté:
“Rispondi al telefono”
Dean sospirò, poi prese il cellulare dalla tasca sinistra e premette il tasto di risposta.
“Sam sta meglio? Si è ripreso?”
“Missouri”
“No, Babbo Natale. Come sta tuo fratello? Sento che è debole”
“Grazie a te! Che cazzo è successo là dentro?”
“Ti perdono solo perché so che sei sconvolto, ma cerca di moderare i toni, Dean Winchester”
“Scusa tanto se mi girano abbastanza, visto che ho mio fratello a pochi metri,bianco come un lenzuolo, e comunque non hai risposto alla mia domanda”
“Abbiamo incontrato una forza oscura potentissima, non me l’aspettavo. Non avrei mai portato Sam con me se lo avessi immaginato, ma ha resistito e questo è un bene”
“Un bene? E’ un bene che si stava dissanguando in macchina?”
Sam aprì lentamente gli occhi attirato dalla conversazione e avrebbe voluto dire che il tutto gli sembrava un po' melodrammatico, ma non ne aveva la forza.
“Dean, un altro sarebbe stato annientato, Sam è stato bravo ed evidentemente le sue doti sono molto più sviluppate di quanto mi aspettassi”
“Sarà anche come dici tu, ma sta una merda e ha perso un sacco di sangue. Non so nemmeno come ho fatto a portarlo fuori da quell’ospedale, poteva finire male”
“A proposito come ci sei riuscito?”
“Ho fatto scattare l’allarme antincendio e l’ho portato fuori su una sedia a rotelle”
“I miei complimenti”
“Non voglio i tuoi complimenti, Missouri, voglio che non usi mai più Sammy in quel modo”
“Credevo che volessi sapere della capanna e dei bambini scomparsi”
“Non mettendo in pericolo mio fratello, anzi sai che c’è di nuovo? Che li cerchi la polizia, noi abbiamo chiuso”
Detto questo, il cacciatore riagganciò e lanciò con forza il telefono, che atterrò su dei cespugli poco lontano.
“Non possiamo farlo, dobbiamo liberarli”
Dean girò lo sguardo verso l’interno dell’auto e vide che Sam lo stava fissando con aria stanca. Scosse la testa e ripeté:
“No, basta. Adesso torniamo al motel, prendiamo le nostre cose e ti porto da Bobby”
“Sto bene e non possiamo abbandonare quei bambini”
“Niente da fare, caso chiuso, e abbiamo chiuso anche con Missouri”
“Non è colpa sua, ma di quell’essere. Mi ha guardato negli occhi e non ho capito più niente”
Sam fece per tirarsi su e Dean si sporse per dargli una mano.
Il ragazzo non rifiutò il supporto e questo fece suonare un campanello di allarme nella testa del maggiore dei Winchester. Tutti in famiglia avevano sempre avuto la pessima abitudine di sminuire le ferite, o i malesseri e quando non lo facevano, voleva dire che le cose andavano proprio male e bisognava alzare il livello di allerta.
“Come ti senti? E non rifilarmi stronzate”
“Sei stato sgarbato con Missouri, devi scusarti”
“Non cercare di sviare il discorso”
Sam sospirò e rispose:
“Mi sento come se avessi corso la maratona di New York, contento?”
“Cazzo, hai bisogno di una bella bistecca”
"Non parlare di cibo, ti prego, la nausea si sta appena calmando"
"Sei sicuro?"
"Sì"
"Posso fare qualcosa?"
“Puoi ridarmi il telefono, così mi scuserò con Missouri al posto tuo. Non dovevi alzare la voce con lei, non è colpa sua se abbiamo incrociato quell’essere”
“Non lo è, te lo concedo, ma doveva proteggerti”
“So badare a me stesso già da un pò”
“Ah, certo! Quindi non eri tu che in ospedale non riuscivi a tenere su la testa e che tremavi come una foglia”
“Non sto dicendo che è stato piacevole, ma, se non fossimo entrati nella mente di Frankie, non avremmo visto quella donna fuori dalla capanna. Sono sicuro che è lei la chiave di questa storia e dopo aver chiamato Missouri, farò un colpo di telefono anche a Bobby, magari può darci una mano”
“Sempre dopo che avrai mangiato e ti sarai riposato”
“Okay, come vuoi, ma ti decidi a restituirmi il cellulare?”
“Sì, certo, ma forse c’è un piccolo problema”
“Che vuoi dire?”
“Ecco, potrei accidentalmente averlo fatto cadere”
“Come sarebbe a dire che lo hai fatto cadere? Dean, dov’è il mio telefono?”
Il cacciatore indicò il luogo dell’atterraggio, poi spiegò come erano andate le cose.
“Ma sei impazzito? ”- chiese Sam allibito.
“È stato stupido, ma ho reagito d’impulso”
“Beh, la prossima volta che ti prende un impulso, lancia il tuo cellulare. Vado a riprenderlo, fammi alzare”
“Ci vado io, resta fermo”
Sam sospirò e vide Dean avviarsi verso la vegetazione, chinarsi e poi tornare indietro.
“Come nuovo, tutto a posto”
Sam tese un braccio per riprendere ciò che gli apparteneva, ma Dean ritrasse la mano e scosse la testa.
“Dammi il telefono, non fare il coglione”
“Niente da fare, prima ti rimettiamo in sesto, poi fai le tue telefonate. Per il momento ce ne andiamo da qui, siamo fermi già da troppo tempo”
Senza nemmeno aspettare la risposta di suo fratello, Dean si infilò nell’abitacolo e rimise in moto l’Impala. Sam si sistemò al suo fianco qualche secondo dopo e i due ripartirono. Lungo il tragitto verso il motel si fermarono in un diner, giusto il tempo di ordinare un generosissimo pranzo e comprare una bottiglia di succo d’arancia extralarge, poi si rinchiusero nella loro stanza. Mangiarono in silenzio e ad un certo punto Dean si rese conto che Sam stava andando al tappeto.
“Perché non togli quei vestiti insanguinati? Sembra che tu abbia squartato qualcuno”
“Okay”
Dopo pochi minuti il minore dei Winchester dormiva profondamente e il riposo fece la sua magia. Quando si risvegliò dopo qualche ora, era in condizioni accettabili e si mise a raccontare al fratello che cosa aveva visto. Descrisse una donna scheletrica, con lunghi capelli bianchi, che a piedi nudi guidava un corteo funebre tra gli alberi. Dietro di lei si muovevano delle sagome scure, che ogni tanto lanciavano delle urla e si battevano il petto.
“Le abbiamo mai viste prima?”
“No, non ricordo nulla di simile”
“Okay, continua. La donna guidava questo corteo e poi?”
“Si è seduta proprio davanti alla capanna, come se stesse aspettando qualcuno”
“Non è entrata?”
“No e quando si è seduta il corteo è scomparso”
“Ha preso lei i bambini?”
“Non ne sono sicuro, è stato come guardare un film in cui saltavano i fotogrammi”
“Che altro ricordi?”
“Il vento freddo, si gelava, e c’era qualcun altro nella capanna”
“Chi?”
“Non lo so, non siamo entrati, qualcosa ci tratteneva fuori”
“La donna?”
“Credo di sì. Missouri si è avvicinata alla porta, ma è stata trascinata via e non ho potuto impedirlo. Ero bloccato tra la capanna e quell’essere e ad un certo punto ho sentito le urla. Lei si è alzata e mi è venuta incontro. Non riuscivo a muovermi e quando mi ha appoggiato un dito sulla fronte, il mondo è andato sottosopra. Sono crollato a terra, poi ho visto di nuovo il corteo ripartire e scomparire tra gli alberi”
Sam deglutì e chiese con un filo di voce:
“Credi che fosse un mietitore? Era lì per portare via i bambini?”
“Non ho mai sentito di un mietitore con la scorta”
“Nemmeno io”
“Dalla tua descrizione però non è niente di buono e di sicuro non era lì per caso”
“Dobbiamo andare a Camp Oljato”
“A questo punto credo che non ci resti altro da fare, ma devo essere sicuro che stai bene, o non ci muoviamo da qui”
Venti minuti dopo l’Impala era di nuovo sulla strada.
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il silenzio era una costante al Singer Salvage, una calma piatta interrotta ogni tanto solo dall'abbaiare di Rumsfeld, o dal rumore di un'auto di un potenziale cliente in avvicinamento. 
Ai più sarebbe sembrata una vita da eremita, ma Bobby amava la sua tranquillità e non aveva mai preso in considerazione la possibilità di prendere casa in città. In troppi avrebbero acceso i radar sui suoi affari, umani e non, e questo non poteva permetterselo. E poco male se i suoi concittadini lo consideravano un orso scorbutico, faceva volentieri a meno dei pettegolezzi e del traffico cittadino.
In realtà quel posto non era stato sempre così, anzi casa Singer era stata per anni il punto di riferimento degli amici della coppia, poi il male aveva bussato alla porta, Karen era morta e tutto era cambiato. Niente più tavolate la domenica, torte in forno, o le odiate pattine all'ingresso per non sporcare i pavimenti. Nessuna festa di famiglia, o il Ringraziamento celebrato all’aperto sul prato sul retro dell’abitazione. E via i centrini sul tavolo della sala, il letto sempre rifatto con lenzuola profumate e il divano libero.
La morte della signora Singer aveva fatto rumore a Sioux Falls, un posto tranquillo dove i mariti non facevano fuori le mogli, ma alla fine nessuno aveva dubitato che Bobby, il meccanico, amico di tutti, avesse agito solo per legittima difesa. In fondo in tanti avevano notato che Karen non era più la stessa settimane prima della sua morte ed era capitato che avesse scoppi d’ira al market, o in fila nel traffico, quindi avevano preferito credere alla storia dell’aggressione e andare avanti. Era bastato poco perché nessuno parlasse più dell’uxoricidio, nessuno voleva sentire che il proprio vicino era un assassino. Tutti volevano solo dimenticare, tutti tranne Bobby, dilaniato dal dolore e dal terrore per quello che era accaduto in casa sua.
All’inizio aveva passato giorni nella disperazione, al punto che risvegliarsi la mattina era diventato un peso, poi aveva iniziato a cercare un perché. Sapeva quello che aveva visto, quell’essere non era sua moglie, e aveva avuto bisogno di darsi delle risposte.  Era entrato così nel mondo del sovrannaturale e la sua fama di cacciatore aveva iniziato a precederlo. Tutti lo rispettavano e si rivolgevano a lui quando avevano una patata bollente tra le mani. Lo aveva fatto anche un giovanissimo John Winchester, portandosi dietro due bambini piccoli…
“Fanculo, padre Jim, avresti potuto risparmiare tanto dolore a quei ragazzi, se non avessi incoraggiato quell’idiota a diventare un cacciatore”-esclamò ad un certo punto Bobby ad alta voce.
Mandò giù l’ultimo sorso di birra, poi guardò sconsolato le carte davanti a lui.
Da quando Sam lo aveva chiamato due giorni prima, aveva messo in standby tutte le altre richieste di aiuto e si era messo a fare ricerche sul caso dei Winchester. In verità non aveva concluso molto, nonostante l'accurata descrizione della donna avuta dal giovane, nessuno dei suoi libri parlava di un’entità accompagnata da un corteo funebre, eppure non aveva rispedito al mittente il quesito. Poteva farlo con chiunque, ma non con i ragazzi di John, perché, anche se non l'avrebbe mai ammesso, quei due godevano di una corsia preferenziale nei suoi pensieri.
Cavolo, quante volte nel corso degli anni li aveva accolti in casa, feriti per una caccia andata male, o semplicemente perché avevano bisogno di un time-out?
Bobby aveva perso il conto, ma non gli era mai importato, anzi era sempre felice quando i Winchester, interi o quasi, gli annunciavano il loro arrivo.
Si, perché su questo Sam non transigeva, con il padre prima e con Dean poi, ogni volta che si dirigevano verso il South Dakota, insisteva per chiamare e chiedere se poteva ospitarli per qualche giorno. Aveva sempre risposto loro in modo burbero, facendo intendere che gli stava facendo un favore, ma, non appena riagganciava, si metteva all’opera per rendere la casa presentabile e riempire casualmente il frigo e i mobili di cose che i ragazzi amavano mangiare.
Sam faceva finta di non accorgersene, Dean invece non risparmiava battutine, prendendosi per questo dei calci sotto il tavolo e occhiatacce fulminanti.
“Sai, Bobby, il milordino aveva paura che ci avresti sbattuto la porta in faccia, non concepisce che tra veri uomini certe carinerie non sono necessarie”-aveva spesso ripetuto il maggiore dei ragazzi Winchester, non appena metteva piede in casa, con grande irritazione del minore, che rispondeva che non si trattava di carinerie, ma di buone maniere.
Quando John era ancora vivo, spesso era dovuto intervenire per evitare che dalle parole i ragazzi passassero ai fatti, soprattutto dal momento in cui il mingherlino allampanato aveva cominciato a formarsi fisicamente ed era stato in grado di assestare dei colpi niente male.
Bobby lo ricordava con chiarezza, come ricordava di non aver mai interferito nella gestione delle crisi e di essersi poi goduto con John la ritrovata pace davanti ad una birra ghiacciata, o un bicchierino di whisky, chiedendosi come le due teste calde potessero essere così diverse: tanto legato alla scuola e di animo gentile l’uno, tanto più spicciolo e diretto l’altro.
Anche il loro stesso padre aveva convenuto che a volte stentava a capire come i suoi figli avessero potuto crescere in direzioni così divergenti, nonostante fossero stati educati allo stesso modo, poi però aveva aggiunto che, nonostante le marcate differenze, avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che sarebbero stati fratelli per sempre e che insieme avrebbero trovato sempre il modo di cavarsela.
Ed era stato sotto certi aspetti profetico, niente, nemmeno quattro anni di lontananza, aveva scalfito il loro legame, ma poi c’era stata Salvation e il loro rapporto aveva vacillato.
In quell’occasione Bobby aveva aperto le porte di casa sua a tempo indeterminato e aveva fatto del suo meglio per aiutarli nel momento del dolore. Si era preoccupato di fargli trovare sempre un piatto a tavola e a turno li aveva a modo suo consolati, poi a malincuore aveva dovuto lasciarli tornare sulla strada alla ricerca della loro vendetta, giurando a se stesso che ci sarebbe sempre stato per quei ragazzi.
E lo aveva fatto, non aveva mai voltato loro le spalle, nemmeno quando aveva saputo delle abilità psichiche di Sam, capacità, che, se fossero state scoperte dalla comunità dei cacciatori, avrebbero potuto portare tanti guai. Neanche questo pensiero però lo aveva fatto recedere dalla sua lealtà nei confronti dei Winchester perchè tra di loro la famiglia non era mai finita con il sangue.
Bobby si sfilò il capello, si grattò nervosamente la nuca, poi sbuffò. Non voleva alzare il telefono e condividere il suo fallimento, ma sapeva anche che, se non avesse chiamato lui, lo avrebbe fatto Sam, quindi tanto valeva cavarsi il dente. Compose il numero del minore dei Winchester e attese che gli rispondesse. Dopo qualche squillo fu la voce di Dean a venir fuori dall’altoparlante e la cosa allarmò il cacciatore.
“Che è successo a tuo fratello? Perché hai il suo telefono?”
“Ehi, non farti venire un ictus, il tuo protetto è sotto la doccia”
“Sarete la mia morte, idioti, e per la cronaca non ho protetti”
“Raccontala ad un altro, ti squagli quando si tratta di Sam. Non è mai accaduto nella storia che tu gli abbia negato qualcosa, papà diceva che lo viziavi”
“Lucky Charms a colazione e qualche giocattolo era viziarlo?”
“Sì, perché poi la piccola peste dava il tormento a papà su quando tornavamo dallo zio Bobby e per portarci dietro tutto quello che gli avevi comprato”
“Non esagerare, lasciava la stragrande maggioranza delle cose qui”
“E quello era un altro casino: una volta ha pianto per ore perché voleva a tutti i costi quelle costruzioni giganti, che gli avevi regalato al compleanno, e papà ha dovuto fare davvero la voce grossa per zittirlo”
Dean rise al ricordo e Bobby ribatté:
“John era un mulo testardo e Sam solo un bambino”
“Il bagagliaio dell’Impala serviva per le armi e l’acqua santa, papà aveva ragione”
“Perché mai un bambino di cinque anni non lo capiva è un mistero”
“Sei uno spasso oggi”
“Perché stai usando il mio telefono? Ti avevo detto che non dovevi più toccarlo”
Dean si voltò riconoscendo la voce del fratello e alzò le mani in segno di resa.
“E’ Bobby”
Sam si avvicinò strofinandosi i capelli con un’asciugamani e disse:
“Metti il vivavoce, così lo saluto”
“Sì, padrone”
Il giovane eseguì la richiesta del fratello, poi appoggiò il telefono sul tavolo e andò a prendersi una birra.
“Come stai, ragazzo?”
“Abbastanza bene. Mi gira ancora un po' la testa ogni tanto, ma va meglio”
“Bene, almeno una cosa va per il verso giusto”
“Questo vuol dire che non hai buone notizie?”
“Purtroppo no. Ho cercato ovunque, ma niente”
“Maledizione”
“Mi dispiace, Sam, sto muovendo tutti i miei contatti per capirci qualcosa”
Dean lesse sul volto del fratello tanta delusione e pensò che aveva le tasche piene di Camp Olijato.
Non gli piaceva per niente la piega che aveva preso quella storia e avrebbe voluto impacchettare le loro cose e portare via Sam, ma sapeva che lo spilungone era peggio di un cane da presa quando ci si metteva. Tornò così ad ascoltare la conversazione e sentì una domanda che non gli piacque per nulla.
“Sam, hai ricordato altro?”
“Io…”
“Forse dovresti riprovare a…”
“Bobby, ma sei impazzito?-urlò Dean intervenendo a gamba tesa-Non mi hai sentito quando ti ho raccontato che non la smetteva di sanguinare? Non deve provare proprio niente, è già stato abbastanza quello che gli ha fatto Missouri”
“Missouri non mi ha fatto nulla, è stata quella donna toccandomi”
“Cosa che non avrebbe fatto se non fossi stato usato come un fottuto passepartout”
“Dean, piantala di trattarmi come se fossi un bambino, ho accettato io di farlo”
“Devo trattarti come un moccioso se parli come…”
“Ehi, io sono ancora qui”-sbottò Bobby dalla cornetta.
I due Winchester tacquero e si guardarono in cagnesco.
“Adesso, voi due idioti, la piantate di fare la gara a chi la fa più lontano e mi state a sentire senza fiatare. Siamo cacciatori e abbiamo un caso tra le mani, un caso che coinvolge due bambini innocenti, quindi non c’è spazio per le vostre stronzate”
“Ma Bobby…”
“Chiudi il becco, Dean. Capisco che sei preoccupato per tuo fratello e che te la sei vista brutta, ma non abbiamo altre opzioni se non quella di tentare un nuovo contatto con quell’essere. Mi sembra ovvio che in qualche modo è coinvolta nella sparizione dei bambini ed è legata a Camp Olijato, quindi il piano è che adesso vi date una calmata e non vi muovete fino a quando non sarò lì a proteggervi il culo. Sono stato chiaro?”
“Cristallino, Bobby, ma scordati che farò fare l’esca a Sam”
“Non sei tu a decidere per me”
“Non state ricominciando, vero? Perché, se fosse così, la prima cosa che farò, non appena vi avrò a tiro, sarà staccarvi la testa a scapaccioni”
“Okay, ricevuto. Ci fermeremo a Lakeshore, al primo motel dell’elenco telefonico”-rispose Dean.
“Vedo che continuate a seguire le lezioni di John”-commentò Bobby con un tono di voce decisamente meno minaccioso
“Winchester una volta, Winchester per sempre”
“State attenti”
“Lo faremo, Bobby, e a presto”-salutò Sam.
La conversazione si interruppe e i due cacciatori si misero a fare in silenzio i bagagli, ognuno perso nei propri pensieri.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il professor Seamus Anderson era chinato da ore ad esaminare un reperto, che aveva avuto “in prestito” dal dipartimento di antropologia della New York University e neanche si era accorto che le lancette della sua pendola stavano battendo le otto. Era sempre così ogni volta che gli capitava fra le mani un manoscritto, un'incisione, o una qualsiasi altra testimonianza del periodo classico, tanto che sua moglie gli aveva più volte rinfacciato, nel corso degli anni, di tenere più al suo lavoro che a lei. Erano quasi arrivati al divorzio, poi in un modo, o in un altro il loro matrimonio era rimasto in piedi ed era nato anche un figlio, Adrian, croce e delizia della famiglia. Il ragazzo non aveva infatti ereditato l’amore per lo studio di suo padre e forse come ripicca nei confronti di un genitore tanto ingombrante, si era spesso messo nei guai, ma era la luce degli occhi di sua madre.
Anche l’uomo in realtà lo amava profondamente e gli era stato molto vicino quando ne aveva avuto bisogno. Per Adrian aveva preso un anno sabbatico interrompendo la sua attività di studioso delle leggende locali della costa est, ma alla fine niente era bastato a tenere insieme la famiglia.
Una notte, infatti, quando sembrava che le cose si fossero aggiustate, il giovane se n’era andato, ufficialmente per un infarto, ma una ciocca di capelli bianchi e un manufatto, che non avrebbe dovuto trovarsi sul pavimento dello studio, raccontavano una storia differente.
Il professore aveva capito subito che la leggenda, legata a quello che ai più poteva sembrare uno strano fermacarte, non era fantasia e si era sentito terribilmente in colpa. Aveva promesso a sua moglie, dopo la definitiva riconciliazione, che non avrebbe più portato il lavoro nella loro vita privata, ma era in ritardo con una relazione e quello era un incarico di prestigio. Aveva taciuto sulla sua trasgressione, non aveva ritenuto necessario confessare, visto che l’intruso stava per andarsene la mattina dopo, e quello era stato il più grande errore della sua vita. Non solo la notte del 23 febbraio Adrian era morto, ma dopo solo una settimana sua madre lo aveva seguito, devastata dal dolore.
Seamus Anderson si era ritrovato solo e ad un certo punto aveva cominciato a pensare che stava impazzendo. Li vedeva ovunque, Adrian e la sua Beth, mentre lo fissavano, a volte in silenzio, altre urlandogli che la loro morte era colpa sua. Per non sentire le loro voci, aveva iniziato a bere e un pomeriggio, appoggiato al bancone del bar, aveva ripreso a raccontare la storia delle presenze in casa sua.  In tanti avevano riso dinanzi ai deliri di un ubriaco, in tanti, ma non tutti. Seduto a qualche sgabello di distanza, un meccanico del South Dakota lo aveva ascoltato con attenzione, poi si era offerto di riaccompagnarlo alla sua abitazione.
Si erano conosciuti così il professor Anderson e Bobby Singer ed era stato proprio quest’ultimo a far andare oltre i fantasmi con un complesso rito di purificazione, dopo che il ragazzo aveva raccontato come era morto.
Adrian si era svegliato in preda agli incubi ed era sceso in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Stava bevendo appoggiato alla penisola della cucina quando aveva sentito il richiamo e lo aveva seguito. Era entrato nello studio del genitore e aveva notato con sorpresa che era vuoto. Dalla cassaforte di fronte alla porta però continuava ad arrivare un bisbiglio e Adrian non aveva resistito alla tentazione di aprirla. Aveva preso tra le mani il manufatto e gli era sembrato assolutamente anonimo. Si era poi girato per un rumore alle sue spalle e se l’era trovata davanti. Solo uno sguardo e il suo cuore si era fermato. Il giovane era finito a terra senza aver il tempo di fare un fiato e fu lì che i genitori lo avevano trovato il giorno dopo insieme al manufatto rotolato da una parte.
La regola n.1 di Bobby era sempre stata che, a lavoro finito, bisognava levare in fretta le tende, eppure quella volta era rimasto in giro, un po' perché si rivedeva nel dolore di quel povero disgraziato, un po' perché la sua sete di conoscenza del soprannaturale gli aveva suggerito di indagare sul manufatto e sull’essere ad esso legato.
E aveva fatto bene perché, se non fosse rimasto e l’avesse bandita, anche Seamus Anderson sarebbe morto per mano di una Melinoe.
Il manufatto era stato distrutto e con esso la fama del dottor Anderson, ma a lui poco era importato. Ci aveva messo mesi per ritornare in piedi e da allora aveva dedicato ogni minuto della sua vita a studiare il soprannaturale.
Dalla morte di Adrian erano passati quasi dieci anni, ma il tempo non aveva affievolito il legame tra l’uomo e Bobby Singer, che lo chiamava spesso, soprattutto quando si ritrovava tra le mani un vero rompicapo da risolvere, proprio come quello del corteo.
“Ciao, Seamus”
“Bobby Singer, altri guai in vista?”
“Non posso chiamare semplicemente per sapere come stai?”
Seamus si sfilò gli occhiali e si avvicinò al carrello del brandy.
“Non sei famoso per le pubbliche relazioni, ma ti voglio bene lo stesso”
Bobby rise e ribatté:
“Disse il grinch”
Il professore rise a sua volta e rispose:
“Touché”
Si sedette su una poltrona davanti ad una vetrata, che dava sul Big Bear Lake, e sorseggiò il liquore.
“A parte gli scherzi, come posso aiutarti?”
“Ti ricordi dei figli di John?”
“John Winchester, è da tanto che non sentivo il suo nome. Caccia ancora?”
Bobby mandò giù il groppo che gli si era formato alla gola e rispose:
“John è morto”
“Mi dispiace tanto. È stato un demone?”
“In un certo senso, ma ti racconterò questa storia un’altra volta”
“Come vuoi, amico mio. Mi chiedevi se mi ricordo dei ragazzi Winchester. Certo, Sam e Dean. Immagino che siano due uomini ormai. Sono cacciatori anche loro? Hanno seguito le orme paterne?”
“Sì e si sono imbattuti in un caso particolare”
“Sono tutto orecchi”
Bobby iniziò a raccontare e in pochi minuti aggiornò il suo amico.
Seamus mandò giù un altro sorso di brandy, si massaggiò il mento e rispose:
“Effettivamente è un caso interessante, ma non ho risposte immediate da darti”
“Non le pretendevo, ma il tuo parere di esperto serve come il pane. A sentire Dean, Sam è stato molto male e sono preoccupato”
“Fai bene ad esserlo. Non ho idea di chi lo abbia attaccato, ma quel giovanotto deve andarci calmo con questa roba”
“Hai detto che non hai riconosciuto quella figlia di puttana”
“No, ma, mentre ti ascoltavo, ho pensato ad un paio di cose”
“Tipo?”
“La storia dei cortei funebri di defunti non mi è nuova, ne ho sentito parlare in Italia”
“Italia?”
“Ho passato qualche settimana a Matera e lì mi hanno raccontato di fantasmi che, in corrispondenza del nostro Halloween, comparivano sulla terra per lasciare messaggi o avvertimenti ai propri cari. Secondo alcune credenze, le anime che stazionavano nel Purgatorio scendevano in processione dal vecchio cimitero comunale fin dentro i Sassi, portando un cero acceso, per poi sparire nel buio”
“Perché lo avrebbero fatto?”
“Per dire ai propri cari di non commettere i loro errori”
“Non lo so, Seamus. C’è qualche somiglianza, ma stiamo parlando di un altro continente”
“Ti risulta che il male conosca la geografia?”
“Decisamente no”
“Appunto”
“Quando ti richiamo?”
“Mi faccio vivo io, se trovo qualcosa di convincente. Dove sono i ragazzi Winchester adesso?”
“Erano diretti a Lakeshore e io sto per raggiungerli. Sono degli ottimi cacciatori, ma preferisco andarmi ad accertare di persona che non si mettano nei guai”
“Okay. Farò qualche ricerca anche su Camp Olijato e cercherò di capire chi ha assalito Sam Winchester”
“Ti devo un favore”
“Non mi devi nulla, Bobby, sarò sempre io in debito con te”
“A presto, Seamus”
Bobby chiuse la chiamata proprio nel momento in cui imboccava la I-70 W e sospirò pensando alla lunga traversata che lo attendeva in auto. In altre occasioni avrebbe preferito l’aereo, ma la situazione gli sembrava davvero ingarbugliata e aveva preferito portarsi dietro cose che difficilmente sarebbero passate attraverso un metal detector. Viaggiò in maniera ininterrotta per ore e ore, fermandosi solo per mangiare qualcosa e usare i servizi, e alla fine della giornata si fermò a Glenwood Springs. Non appena mise piede allo Starlight Lodge, alzò il telefono e chiamò Dean.
“Ehi, Bobby”
“Siete arrivati?”
“Sì, da un pezzo. Tu dove sei?”
“Glenwood Springs, praticamente a metà strada. Come sta Sam?”
“Sta riposando. Continua a dire che sta bene, ma non me la conta giusta. E’pallido da far paura e ha due cerchi sotto gli occhi che sembra un procione”
“Certe cose non cambiano mai, vero?”
“No, ha sempre fatto così, ma, da quando sono arrivate queste maledette visioni, la situazione è peggiorata. Non mi dice quando sta male, fa di tutto per non farmene accorgere”
“E ti sei chiesto perché?”
“Che vuoi dire?”
“Dean, ci abbiamo messo un po' per digerire il fatto che tuo fratello abbia certe facoltà, perché ovviamente la cosa ci ha spaventato. Come pensi che si senta lui?”
“Lo so che ha paura e proprio per questo vorrei che si confidasse con me, potrei provare a tranquillizzarlo”
“Forse lui vuole solo che le cose non siano diverse tra voi”
“Non lo sono, è mio fratello e lo sarà per sempre”
“Dean, lasciagli spazio, lascia che prenda le sue decisioni”
“Come quella di fare da esca per quella psicopatica? Non succederà mai, non glielo permetterò, e visto che ci troviamo in argomento, come ti è venuto in mente di incoraggiarlo ad usare i suoi poteri?”
“Non puoi far finta che non ci siano”
“So benissimo che ci sono, ma questo non vuol dire che debba averci a che fare. Magari se ne andranno come sono arrivati, magari…”
“Figliolo, stai dicendo un cumulo di stronzate. E’ chiaro che Sam li ha sempre avuti, erano solo latenti. Queste cose non sono un raffreddore, che si becca per caso, e poi passa”
“Papà se ne sarebbe accorto, se fosse stato così, e avrebbe preso provvedimenti”
“E tu sei così sicuro che lui non lo sapesse?”
Dean trasalì e si rivide in ospedale. Ricordava perfettamente, nonostante l’esperienza extra-corporea, che Sam aveva chiesto a suo padre spiegazioni sulle parole del demone e che lui aveva risposto che non aveva idea di che cosa intendesse dire parlando di piani e bambini speciali, ma era chiaro che aveva mentito. Se le cose non fossero andate come erano andate, avrebbe preso papà e a costo di attaccarlo al muro, lo avrebbe costretto a dire la verità, ma non aveva avuto il tempo di farlo e il suo segreto era morto con lui.
“Dean, sei ancora lì?”
“Sì, Bobby, ci sono e resto della mia opinione che papà non ne sapeva niente prima che gli raccontassimo delle visioni di Sam. Era sorpreso, anzi incazzato perché non lo avevamo avvertito subito”
“Sarà come dici e comunque adesso non ho la forza di portare avanti questa conversazione. Vado a dormire, ci vediamo domani”
“Ciao, Bobby”
Il giovane riagganciò e si voltò a guardare Sam, che dormiva profondamente.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Come promesso, Bobby raggiunse i Winchester il giorno dopo e poté constatare con i suoi occhi che le preoccupazioni di Dean erano fondate. Sam non aveva un bell'aspetto e l’esperto cacciatore scosse la testa mentre lo vide allontanarsi verso il parcheggio. Stavano cenando in un diner vicino al motel e non appena ebbe la certezza di non essere ascoltato, disse:
“Ti devo le mie scuse, avevi ragione su tuo fratello”
“E oggi sta meglio, immagina in che condizioni era”
L'uomo guardò il giovane mentre apriva l'Impala e si allungava al suo interno per recuperare la sua giacca.
La serata era tutto sommato piacevole dal punto di vista climatico, eppure, da quando si era scontrato con l’essere, Sam aveva costantemente freddo e stava utilizzando vestiti decisamente fuori stagione.
“Sta avendo febbre?”-chiese Bobby.
“No, o almeno non credo, non mi permette di accertarmene. Una volta era facile, lo mettevo giù e lo costringevo ad aprire la bocca, ma adesso…”
“Adesso è un armadio a muro”
“Sì, un armadio a muro che non accetta di buon grado le imposizioni”
Dean prese la birra dal tavolo e ne mandò giù un generoso sorso spostando a sua volta lo sguardo sul fratello.
“Sono preoccupato, Bobby, questa storia non mi piace per niente”
“Effettivamente è un bel casino”
“Ti fidi di questo professor Anderson?”
“Ciecamente, è un vero genio nel suo campo”
“Ma non ti ha fatto sapere ancora niente”
“Purtroppo no, ma, conoscendolo, starà facendo di tutto per dare una mano”
“Tu che ne pensi?”
“Non mi sono fatto ancora un’idea precisa, ma Camp Oljato è sempre stato molto attivo a livello sovrannaturale”
“E ci fanno andare a scorrazzare i ragazzini?”
“E come pensi che si potrebbero tenere lontani? E’ storicamente una meta del scoutismo e in più la storia della capanna porta lì molti appassionati dell’occulto, cosa che fa comodo a tanti. In zona ci guadagnano tutti e nessuno si prenderebbe mai la briga di inibire il campo per delle leggende metropolitane”
“Leggende? Quello che quell’essere ha fatto a Sam era molto reale”
“Non lo metto in dubbio, ma chiudere Camp Oljato sarebbe come, fatte le dovute proporzioni, inibire l’accesso al lago di Loch Ness”
“Addirittura a quei livelli?”
“Forse peggio perché a Camp Oljato arrivano non solo gli amanti delle storie di fantasmi e simili, ma anche gente alla ricerca di un contatto con gli alieni”
“Che coglioni”
“Beh, potrebbero dire lo stesso di noi”
“Il sovrannaturale però esiste”
“E per loro esiste E.T.”
“Non sapevo che avessi una cotta per Dana Scully”
Bobby guardò con aria interrogativa il giovane davanti a lui e stava per chiedergli chi diavolo fosse quella Dana quando il suo telefono iniziò a squillare. Guardò il display e leggendo il nome di Rufus, alzò gli occhi al cielo perché nella migliore delle ipotesi voleva che si spacciasse per il suo capo, nella peggiore si era messo nei guai e aveva bisogno che lo tirasse fuori di prigione. Sospirò ed ebbe la forte tentazione di non rispondere perché aveva fatto sapere a tutti di essere impegnato e di non cercarlo, poi, in nome della loro vecchia amicizia, si portò il telefono all’orecchio.
“Che accidenti vuoi stavolta?”
“Ehi, chi ti ha messo una scopa…”
“Hai dieci secondi per sputare il rospo, sono occupato”
“Con i ragazzi Winchester, lo so, ed è per questo che ti ho chiamato”
“Che vuoi dire?”
“Ho sentito che stanno indagando sul caso di quei ragazzini di Camp Oljato e visto che lo avevo intercettato anche io, mi chiedevo se fosse il caso di continuare, o di passare il testimone”
“Da quando rinunci ad un lavoro?”
“Non sto rinunciando, ma c’è tanta merda soprannaturale in giro e mi piace ottimizzare”
“Okay. Resta un attimo in linea, sono in un diner e non possiamo parlare liberamente”
Bobby si alzò e fece cenno a Dean di seguirlo, dopo aver lasciato una pila di banconote sul tavolo. Si avviò velocemente verso l’esterno e ordinò il dietrofront a Sam, che nel frattempo stava tornando verso il locale.
I tre entrarono nell’Impala e il cacciatore più anziano mise il vivavoce.
“Vuota il sacco e alla svelta”
“Sei il solito signore, Singer, neanche un cenno di buone maniere”
“Ciao, Rufus”
“Ehi, Dean. C’è anche Sam?”
“Ci sono”
“Bene, sarà un piacere conversare con delle persone civili”
“Hai finito di perder tempo?”-chiese Bobby.
“La vecchiaia ti sta inacidendo, Singer, dovresti ritirati”
Il maggiore dei Winchester rise piano e commentò:
“Gliel’ho detto anche io che l’ospizio si sta avvicinando”
“Se la ricreazione è finita, possiamo parlare di lavoro? Mi dicevi che sei anche tu sul caso dei bambini di Camp Oljato”
“Indirettamente, Bobby. Sto indagando su una serie di morti sospette legate ad una famiglia di costruttori di Sacramento, in pratica nel corso degli anni l’uno dopo l’altro i bambini se ne sono andati al creatore senza un apparente motivo. Sui giornali locali ne parlano come la strage degli innocenti di casa Sutter”
“Sutter?- intervenne Sam-Stai parlando della famiglia di John Augustus Sutter junior?”
“Vedo che qualcuno ha fatto i compiti a casa. Sì, il figlio dell’avventuriero svizzero”
“Per i non nerd è possibile avere qualche notizia in più?”-chiese Dean.
“E’ l’uomo che ha fondato la capitale della California, una brava persona, mentre suo padre ne ha combinate di tutti i colori: fuga negli Stati Uniti per debiti, sfruttamento di schiavi, una corsa all’oro poco ortodossa”-rispose l’altro Winchester.
“Tutto vero-confermò Rufus-ma, come dicevo prima, quello che è interessante è che nella sua famiglia c’è stata un bel po' di sfortuna dopo la sua morte”
“Vuoi dire che la sua famiglia è maledetta?”
“E’ un’ipotesi, Dean, perché Sutter senior non ha trattato con i guanti i nativi e qualcuno potrebbe avergliela fatta pagare colpendo i suoi eredi. Il primo ad ammalarsi fu proprio il figlio, poveraccio”
“Stai divagando, Rufus, non ci hai ancora detto che cosa c’entra il tuo caso con Camp Oljato”
“C’entra perché indovinate un po' quale famiglia ha avuto un legame con i Sutter?”
“Gli Stoke?”
“Bingo”
“Davvero?”
“Sì, Dean, davvero. Pare che i due patriarca abbiano tentato anche di unire i loro affari facendo sposare i rispettivi primogeniti, ma le cose non andarono secondo i loro piani perché i ragazzi si opposero alla volontà dei propri genitori e presero altre strade. Tra i due, Stoke la prese peggio, voleva sistemare sua figlia Eleanor, e questo mi ha portato a Camp Oljato. Sapete che è stato lui a costruire la famosa capanna, vero?”
“Sì, certo, pare che ci passasse lunghi periodi”
“Secondo una sua discendente lo ha fatto per anni, forse anche per digerire l’amarezza della fusione sfumata, poi i suoi viaggi nel tempo si sono diradati. Pare che ci andasse solo in uno specifico periodo e ogni volta che tornava era sempre più fuori di testa, tanto che avevano deciso di internarlo”
“E come hai fatto a scoprire tutte queste cose?”
“Mi sono finto un giornalista che stava raccogliendo materiale per un servizio sulle più antiche famiglie della California e la vecchia Dottie, una delle poche eredi rimasta in vita, aveva tanta voglia di parlare, non credo che abbia molte visite”
“Per quanto ne sai, quindi, potrebbe anche essersi inventata tutto”
“Non si è inventata proprio niente, mi ha fatto vedere un diario e lì c’è tutto nero su bianco”
“Vuoi dire che in questo diario Stoke ha raccontato della capanna?”-chiese Dean.
“Oh sì, pagine e pagine sui suoi soggiorni, la maggior parte anche estremamente noiosi, poi le cose si fanno interessanti. Il nostro amico era nella merda fino al collo e penso che dovreste dare un’occhiata”
“Ci daresti il diario, Rufus?”-chiese Sam.
“In prestito sì, ma ad una condizione: deve ritornare da Dottie senza danni, le ho dato la mia parola”
Fu così che i Winchester e Bobby attesero la consegna del manoscritto da parte di UPS e non appena lo ebbero tra le mani, si misero a leggere le memorie di Stoke. L’uomo raccontava dei suoi ritiri e come aveva preannunciato Rufus, molta parte del materiale era praticamente inutile, tanto che Dean ad un certo punto si alzò e si offrì di andare a prendere da mangiare.
Bobby e Sam invece rimasero con gli occhi incollati sulle pagine e il ragazzo commentò:
“Da qui in poi il tratto cambia”
“Vero, fino a qui era elegante e curato, mentre da qui in poi la grafia è molto nervosa”
Avevo sempre apostrofato come folli le persone che parlano di spiriti, ma, dopo quello che mi è capitato stasera, non riderò mai più di loro”
“Stoke era spaventato quando ha scritto queste cose, non c’è dubbio”
“Che cosa avrà visto?”
“Continua a leggere, forse ci chiarirà lui stesso le idee”
“Questo lo ha scritto tre giorni dopo-disse il giovane dopo aver sfogliato in avanti le pagine del diario- Ora ne ho la certezza, non sono folle. Stanotte ha bussato di nuovo alla mia porta, poi l’ha spalancata ed è rimasta a fissarmi sull’uscio con un ghigno. Non ha detto una parola, ma era terrificante, tremo ancora al solo pensiero della sua vista”
“Coraggio, Stoke, non fare il prezioso”
“Forse ci siamo, Bobby, senti qua-fece Sam dopo aver saltato ancora delle pagine- E’ tornata anche stasera, ma stavolta è stato diverso, mi ha parlato. Non aveva volto, ma ho sentito la sua voce. Mi ha detto che è venuta a prendermi, che devo farla entrare e che non soffrirò. Non voglio morire, non voglio che quelle dita ossute mi tocchino”
Il cacciatore più anziano fissò il diario e chiese:
“Credi che sia stato visitato dallo stesso essere che hai visto fuori dalla capanna?”  
“Potrebbe, ma deve dirci di più per esserne certi”
“Vai avanti allora”
Non ce la faccio più, torna tutte le notti a reclamarmi e ogni tentativo di fuga è inutile. Ho provato ad andarmene, ma per quanta strada faccia mi ritrovo sempre davanti alla capanna. Devo trovare una soluzione, non voglio farmi prendere. Tutti hanno un prezzo, devo solo scoprire quello che vuole in cambio della mia vita”
“La scrittura è sempre più traballante, doveva essere terrorizzato”
Sam annuì, poi continuò:
Abbiamo un accordo, che Dio mi perdoni”
“Solo questo?”
“Il resto delle pagine è quasi vuoto, ci sono solo numeri e iniziali”
“Di che accordo starà parlando?”
“Avrà venduto l’anima?”
“Potrebbe”
Il giovane si alzò e fissò la parete davanti a sé.
“Credo che sia venuto il momento di riordinare le idee e abbiamo bisogno di spazio”
“Che vuoi fare?”-chiese interdetto Bobby
“Seguire una lezione di papà”

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Capitolo 11
*** capitolo 12 ***


“Alla buon’ora, vecchio mio, ti avevo dato per disperso”
“Hai ragione, Bobby, ma volevo essere sicuro prima di richiamare. Sei solo?”
“I ragazzi saranno qui fra poco”
“Bobby, è roba grossa, dovete stare molto attenti”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che, se è chi dico io, è molto pericolosa”
Il rumore della porta che si apriva interruppe la conversazione e il cacciatore più anziano notò subito che la tensione tra i due fratelli non era diminuita, anzi Sam sembrava molto più nervoso di quando aveva lasciato la stanza. Pensò che quello non era il momento adatto per mettersi a fare da arbitro, ma al più presto avrebbe dovuto mettere in riga quei ragazzi, così si limitò a fare ad entrambi cenno di sedersi.
“Ora puoi parlare, Dean e Sam Winchester sono qui”
“Piacere di conoscervi, anche se in circostanze particolari come queste”
“Piacere nostro, professore, e grazie per il suo aiuto”-rispose garbatamente il più giovane dei cacciatori.
“Spero di esservi utile”
“Che cosa hai scoperto, Seamus?”
“Beh, credo che abbiate a che fare con la Donna Ragno”
“Sam è stato attaccato dalla sorellina di Spiderman?”
Bobby lanciò un’occhiataccia al giovane e sbottò:
“Dean, piantala”
“C’è poco da scherzare, giovanotto, la Donna Ragno non ha nulla di buffo, anzi la leggenda racconta che è spietata e sempre alla ricerca di sangue fresco”-rincarò il professore dall’altra parte del filo.
“Lo scusi, mio fratello non capisce mai quando è il momento di chiudere la bocca. La prego, continui”
“Questo essere sanguinario appartiene alla cultura Navajo ed è legato ad una roccia di grandi dimensioni situata nel Canyon de Chelly nel Parco Nazionale d’Arizona. Gli indiani credevano che la Donna Ragno li proteggesse dai mostri che popolavano la terra e la veneravano come una divinità. In cambio della sua benevolenza le offrivano i loro figli e questa sarebbe la motivazione del colore della roccia, bianca come le ossa dei bambini sacrificati”
“Abbastanza macabro”
“Sì, ma non è tutto. Della Donna Ragno si è continuato a parlare per secoli, anche dopo che i Navajo si sono dispersi. Più fonti infatti raccontano che, non avendo più chi gli portasse da mangiare, abbia abbandonato la roccia e abbia cominciato a vagare alla ricerca di vittime. Una delle sue zone di caccia, secondo alcuni, sarebbe diventato il territorio di Camp Oljato, che prende il nome proprio dalla lingua indiana”
“Quindi è possibile che abbiamo a che fare con una specie di divinità? Molto incoraggiante”
“Credo proprio di sì, Bobby. Ci sono molti particolari che mi fanno pensare che possa essere lei, a parte la zona di caccia”
“Ad esempio?”
“Ad esempio il fatto che sia stata vista in compagnia”
“Parli del corteo?”
“Proprio quello. Alcuni vecchi capi Navajo raccontano che, quando la Donna Ragno ha abbandonato la roccia, ha assunto sembianze simili a quelle che mi avete descritto e ha portato con sé le anime dei bambini, che aveva divorato”
Bobby rifletté sulle parole del suo amico,effettivamente molti particolari sembravano combaciare, e stava per fargli una domanda quando Sam lo precedette.
“Professore, posso chiederle una cosa?”
“Certo, signor Winchester”
“Solo Sam, la prego”
“Va bene, Sam, dimmi”
“La Donna Ragno divorava solo i bambini?”
“Le leggende raccontano questo”
“Potrebbe aver cambiato le sue abitudini?”
“Che cosa intendi?”
“Lei ha detto che è stata costretta ad abbandonare la roccia e che ha assunto sembianze diverse da quelle originali. E’ possibile che da quel momento in poi abbia dato la caccia non solo ai bambini?”
“Beh, un animale affamato non va troppo per il sottile, quindi immagino che sia possibile, anzi oserei dire addirittura probabile. Secondo alcuni la Donna Ragno nel tempo si è trasformata in una specie di mietitore”
“Perché questo cambiamento?”
“Perché la società si è evoluta, se vogliamo considerare evoluzione il nostro vivere attuale, e il mondo degli spiriti è stato relegato dalla stragrande maggioranza della gente al folklore e ad Halloween, ovviamente escludendo i presenti. Meno gente che crede agli spiriti, meno cibo”
“Grazie”
Dean notò che Sam prese nota di quanto il prof aveva appena detto e avrebbe scommesso che in quel testone da nerd le rotelle stavano girando alla velocità della luce. Probabilmente stava elaborando già una sua teoria e in un altro momento si sarebbe già alzato e avrebbe condiviso i suoi pensieri, ma era chiaro che era ancora molto arrabbiato con lui. Quando era uscito a chiamarlo, lo aveva trovato appoggiato al cofano dell’Impala e la cosa lo aveva tranquillizzato. Questa volta non aveva preso il volo, ma di certo non aveva un’aria rassicurante. Era agitato, ma invece di buttarlo fuori, stava tenendo il tappo sulla bottiglia delle sue emozioni e come spesso faceva, stava scaricando la tensione muovendo su e giù la gamba e mordicchiandosi un’unghia. Era una pessima abitudine che aveva preso da adolescente, ma allora l’obiettivo della sua collera erano papà e i suoi ordini, non lui.
Dean era davvero dispiaciuto di aver fatto la voce grossa e di aver trattato Sam come se fosse un bambino, ma la guerra è guerra e come gli aveva chiesto John, doveva fare di tutto per salvarlo. E se questo significava essere il bersaglio degli improperi silenziosi di suo fratello, amen, doveva tenerlo al sicuro, proteggerlo anche da se stesso e dalla spasmodica voglia di fare la cosa giusta. Era sempre stata una peculiarità del carattere di Sam, ma, da quando gli era stata notificata la sentenza, aveva cercato più del solito di fare del bene. Era come se gli fosse scattato dentro qualcosa da quando gli aveva riferito le ultime parole del loro padre e da allora in poi si era comportato come se dovesse espiare un peccato, che neanche sapeva di aver commesso.Era sempre sul pezzo, sempre alla ricerca di un nuovo caso, di nuove persone da salvare, e questo aveva minato in certi momenti la sua salute, al punto che aveva dovuto imporgli delle pause inventando guasti inesistenti all’Impala, o suoi malanni.
Dean guardò ancora Sam e gli chiese mentalmente perdono, poi la voce di Bobby lo costrinse a tirare le briglie dei suoi pensieri al galoppo.
“Seamus”
“Dimmi”
“Questa Donna Ragno aveva poteri psichici?”-chiese il cacciatore.
“Nei racconti dei Navajo ho trovato la descrizione del rito di presentazione dei sacrifici e c’è qualcosa che lo farebbe pensare. Ovviamente i bambini erano terrorizzati quando venivano strappati alle loro madri, ma, nonostante questo, andavano da soli verso la roccia, attirati dai suoi occhi di ghiaccio”
“E come sceglievano i bambini da sacrificare?”
“Pare che fosse la stessa Donna Ragno a presentarsi alle famiglie degli sciamani per reclamare i loro piccoli”
“Perché quelli degli sciamani?”
“Questa è una bella domanda”
“Faccio un’ipotesi, professore: è possibile che la scelta cadesse sui quei particolari bambini perché erano teoricamente i più vicini agli spiriti? Voglio dire, uno sciamano è in genere considerato come un mediatore tra il divino, gli spiriti e il mondo umano, quindi gli si attribuiscono poteri sovrannaturali. E’ possibile che venissero presentati alla Donna Ragno bambini ritenuti speciali?”-intervenne Sam.
Dean sobbalzò a quella considerazione perché sapeva perfettamente dove voleva andare a parare suo fratello e guardando Bobby, si rese conto che avevano avuto lo stesso pensiero, ma non riuscì a dire nulla per smontarne la ricostruzione.
“Certo, è molto plausibile. Sei un giovanotto brillante, dovresti essere all’università”
L’aria si fermò nella stanza del motel e per qualche secondo nessuno fiatò, poi l’interessato rispose:
“In realtà ci sono stato, ma non è andata come mi aspettavo”
“Stento a crederlo, so riconoscere all’istante un talento e tu ne hai da vendere”
“La ringrazio, ma è una storia chiusa”
“Non insisto, avrai le tue motivazioni- rispose il professore.
Sam fece uno sforzo enorme per non farsi travolgere dalle onde del mare di ricordi legati a Stanford e di respingere, almeno da sveglio, l’immagine di Jessica morente sul soffitto, ma il dolore nei suoi occhi non sfuggì allo sguardo esperto di Dean.
“Altro da aggiungere?”
“No, Bobby, credo che per il momento sia tutto”
“Professore, è stato un piacere”-salutò Sam.
“Piacere mio e state tutti molto attenti sul campo, specialmente tu”
Dean si voltò furente verso Bobby: che cazzo aveva fatto? Aveva raccontato ad un estraneo dei poteri di Sam? Cos’era sbronzo, o aveva battuto la zucca da qualche parte?
Il cacciatore più anziano intuì i pensieri del suo amico, ma non disse nulla prima di aver congedato il professore, poi sbottò:
“Per chi mi hai preso? Pensi davvero che spiffererei una cosa così importante? Non gli ho raccontato dell’incontro di Sam con la Donna Ragno”
"E allora che cos'era quell'avvertimento?"
"Seamus è un uomo di una cultura sconfinata ed entra immediatamente in empatia con un'altra mente brillante. E' stato solo un saluto garbato, niente di più"
Dean realizzò nell’immediato di aver fatto una gaffe e cercò di scusarsi:
“Mi dispiace, Bobby, ma ci sono tanti cacciatori là fuori che potrebbero fargli del male se sapessero che lui...”
“E credi che non lo sappia? Non l’ho mai riferito ad anima viva e mai lo farò. Non sei l’unico che tiene a Sam, non lo metterei mai in pericolo”
“So che non lo faresti, Bobby, sei sempre stato dalla nostra parte-rassicurò il più giovane dei presenti intervenendo nella discussione- e sono sicuro che Dean non voleva dubitare di te”
“No, non volevo, e ti chiedo scusa”
L’uomo si alzò e rispose:
“Poi ti domandi perché vi chiamo idioti”
Dean sorrise e capì che la tregua era stata firmata.
“Ci concentriamo sul caso?”
“Direi di sì”
Sam tornò alla parete e cominciò ad aggiungere post it con le nuove informazioni, poi disse:
“Io credo che le cose stiano così: a Camp Oljato c’è davvero la Donna Ragno ed è stata lei a presentarsi da Stoke. Nel suo diario ha fatto cenno a qualcuno che si è presentato alla sua porta, qualcuno con il quale ha poi stretto un patto e al quale ha promesso qualcosa che lo ha lasciato in vita fino all’incendio”
“Ha senso-commentò Bobby-ma che cosa può avergli offerto di tanto prezioso?”
“Non la sua anima, non si sarebbe gettato nel fuoco nel tentativo di proteggere la capanna. E’ qualcosa legata a quella costruzione, qualcosa che c’è al suo interno e che è responsabile della sparizione dei bambini, il che ci riporta a monte: dobbiamo andare a Camp Oljato”
“Sam, frena!-disse Dean-Devo ammettere che la ricostruzione è convincente, ma, ammettendo che tu abbia fatto centro, ci manca ancora qualcosa di molto importante e inoltre tu…”
“Se ti azzardi a tirare fuori la storia di me che resto indietro, ti prendo a pugni”
“Ascoltami, per favore. Lo hai detto stesso tu, potrebbe prendere di mira i bambini speciali e anche se mi costa dirlo, tu rientri nella casistica. Che ti piaccia o no, sei un bersaglio e non possiamo presentarci lì senza le dovute precauzioni. Chi ti dice che non ti attaccherà di nuovo? Chi mi garantisce che, se dovessimo ritrovarcela davanti, non ti succederà qualcosa in più di una forte emorragia?”
“Nessuno ti può garantire qualcosa del genere, ma non possiamo lasciarla a piede libero, è arrivato il momento di fermarla”
“Sammy, è una divinità Navajo, come la fermiamo?”
“Non lo so, ma di certo non possiamo permetterle di prendere altri bambini, e poi, se c’è solo una minima possibilità di salvare…”
“Piantala di arrampicarti sugli specchi, sono sicuramente andati: sia se si tratti della Donna Ragno che di miss Mietitrice 2006, quei ragazzini sono spacciati. Non stiamo parlando di una missione di salvataggio, al massimo di recupero”
“Tuo fratello ha ragione, Sam, penso anche io che siano morti. E sono d’accordo anche sul fatto che non sarebbe per nulla prudente arrivare lì con te, come potenziale agnello sacrificale, e senza uno straccio di idea su come fermare quella stronza”
Erano due a uno e Dean fu estremamente grato a Bobby per il suo sostegno. A quel punto il giovane si sedette sconfitto e chiese:
“Okay, che cosa facciamo allora?”
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Mentre Sam e Bobby continuavano ad arrovellarsi il cervello per comprendere i deliri di Stoke, Dean aveva preso l’Impala e si era allungato fino al centro. Si era preso l’incarico di procurare da mangiare alla truppa, ma non aveva resistito alla tentazione di fare una deviazione quando aveva visto in lontananza lo specchio d’acqua. Aveva bisogno di stare all’aperto, le pareti del motel gli stavano dando la claustrofobia, così, dopo essersi fermato, si era messo a passeggiare come un turista qualunque sulla sponda del lago Huntington.
Era abbastanza inusuale per lui cercare posti del genere, ma a volte sentiva l’esigenza di rimanere da solo con i suoi pensieri e nelle rare occasioni in cui questo accadeva, aveva la sensazione di sentire suo padre accanto a sé. In quei momenti poteva lasciar libera la sua anima e ammettere con se stesso che aveva molta più paura di quello che dava a vedere. Era terrorizzato da quello che stava accadendo a Sam e il pensiero che avrebbe davvero dovuto prendere un giorno la Taurus, gli aveva tolto spesso il sonno nelle ultime settimane.
Si sedette su una panchina e iniziò a guardare lo specchio d’acqua. C’era una leggera brezza e Dean respirò a fondo l’odore penetrante dei pini chiudendo gli occhi. Nella sua mente si affacciò un lontano ricordo di lui e suo padre a Lake Merrit, una pausa che si erano presi dopo aver sterminato una colonia di vampiri nella periferia di Oakland. Erano stati tre giorni bellissimi tra pesca e birre ghiacciate, gare di tiro e storie sui marines davanti al fuoco, tre giorni in cui aveva rivisto il sorriso dopo tanto tempo sul viso di John. L’unica nota stonata era stata che Sam non era con loro perché suo padre aveva giudicato troppo pericolosa quella caccia e lo aveva lasciato a Blue Earth, ma, tutto sommato, a Dean non era dispiaciuto avere del tempo esclusivo con suo padre.
“So che probabilmente non puoi sentirmi, ma vorrei tanto che tu fossi qui”
Il giovane mandò giù un groppo e continuò il suo monologo:
“Sammy sta peggiorando e non so che fare. Vuole a tutti i costi ritrovare quei bambini, ma io ho una brutta sensazione e vorrei solo metterlo sull’Impala e scappare lontano. So che mi hai insegnato che fuggire dai problemi non ha mai risolto nulla, ma come faccio a proteggerlo da qualcosa che è dentro di lui? Come faccio ad evitare che si faccia del male?”
Le sue domande rimasero tristemente senza risposta e dopo essere rimasto fermo a fissare il lago ancora per un po', Dean si alzò e tornò verso l’auto. Vi entrò e si diresse al Maggie’s diner, un piccolo locale su Mapple Ave. Comprò una dose generosa di cibo, poi carico di sacchetti di carta tornò alla base. Quando vi arrivò, la stanza del motel aveva cambiato aspetto, ma il giovane riconobbe immediatamente sulla parete di fronte alla porta lo stile John Winchester. Appoggiò le buste sul ripiano, che fungeva da tavolo, e sorrise davanti all’immagine di suo fratello che studiava la ricostruzione con un pennarello rosso ancora in bocca. Doveva averci lavorato da quando era uscito e osservando il puzzle di post-it e ritagli di giornale creato da suo fratello, lo trovò davvero notevole e pensò che avrebbe impressionato anche loro padre. Girò poi lo sguardo su Bobby, che stava ancora curiosando nel diario di Stoke, e gli fece un cenno di saluto prima di cominciare a tirare fuori dalle buste quello che aveva preso da mangiare. Sistemò sul tavolo le tre vaschette in alluminio, distribuì le posate in plastica e appoggiò anche una bottiglia di birra in corrispondenza di ognuno dei futuri commensali, il tutto senza rivolgere la parola a Sam. Sapeva che non doveva interrompere il flusso dei suoi pensieri e quando ebbe finito di apparecchiare, si sedette su una delle sedie e continuò ad osservarlo, mentre il suo stomaco cominciava a reagire all’odore delle pietanze.
Anche Bobby ad un certo punto alzò la testa e mise via il diario evidentemente attirato dalla prospettiva di un buon pasto, così Dean decise di chiamare un time-out.
“Ehi, Sherlock, si ragiona meglio a pancia piena”
“Sì, dammi ancora un momento, c’è qualcosa che mi sfugge”
“Non cambia nulla su quella parete se ti prendi una pausa”
“Un minuto”
“Se avessi un dollaro per tutte le volte che abbiamo avuto questa conversazione, sarei ricco, Sammy”
Il ragazzo si voltò e ribatté:
“E io lo sarei se me lo avessi dato tu per ogni volta che ti ho chiesto di non chiamarmi Sammy”
Bobby si chiese se doveva intervenire, poi pensò che le patate al forno davanti a lui meritavano molto di più la sua attenzione e allungò la forchetta verso la vaschetta.
“Mentre voi due continuate a comportarvi come se foste all’asilo, io mangio, ho una fame da lupi”
Dean si voltò verso il suo amico, poi si sedette e si allungò a sua volta verso le patate fumanti.
Ne prese una porzione, poi ne mise una parte anche accanto al pollo di Sam, che a quel punto si arrese e si mise a mangiare con gli altri. Tra un boccone e l’altro però continuò a fissare la ricostruzione alle spalle di Bobby e ad un certo punto chiese:
“Ancora nulla dal professor Anderson?”.
“Nada de nada. Se non si fa sentire entro qualche ora, provo a richiamarlo”
“Dobbiamo andare a Camp Oljato e vedere di persona la capanna”-insisté Sam.
“Tu non ti avvicinerai a quella capanna, non dopo quello che ti ha fatto quella stronza”- sbottò il terzo uomo al tavolo.
“Non è la prima volta che mi faccio male durante una caccia, che ti prende questa volta?”
“Mi prende-rispose rabbiosamente Dean-che, quando ti attaccano, io sono lì con te e posso sparare, o tagliare teste. Se invece ti fa il culo qualcuno che è solo nella tua testa, allora la musica è diversa”
Sam aggrottò la fronte e si chiese se suo fratello stava facendo riferimento alla misteriosa entità, o più in generale alle sue capacità psichiche.
“E con questo che diavolo vuoi dire?”
“Ci ho pensato e credo che sarebbe più prudente se facessi un passo indietro. Quando il professore ci farà sapere che cosa ha trovato, Bobby ed io andremo a dare un’occhiata a quella capanna, mentre tu…”
“Mentre io cosa, Dean? Se non ricordo male, siamo su questo caso perché te l’ho proposto io e non mi metterai in panchina”
“Vorrei che non lo avessi mai fatto, stai correndo dei rischi inutili e non me ne starò buono mentre giochi a…”
“Gioco? Sono scomparsi dei bambini, come fai a parlare di gioco?”
“Non mettermi in bocca parole che non ho detto, so che è una cosa seria, ma non voglio che ti succeda nulla, quindi non vieni”
“Prova ad impedirlo, non sono più un ragazzino”
A quel punto dello scontro verbale i due fratelli erano in piedi l’uno di fronte all’altro e l’atmosfera tesa costrinse Bobby ad intervenire di nuovo.
“Ragazzi, sedetevi e datevi una calmata. Mettervi uno contro l’altro non ha mai portato nulla di buono e lo sapete, quindi finite di mangiare e poi ne riparleremo con calma”
“Mi è passato l’appetito”
Sam girò i tacchi e dopo aver preso una giacca, lasciò la stanza. Subito dopo Dean fece per seguirlo, ma Bobby lo fermò.
“Tornerà, lascialo sbollire”
Il giovane si accasciò su una sedia e sospirò:
“Che devo fare?”
“Forse smettere di tenerlo al guinzaglio? Non fare gli stessi errori di tuo padre”
“Non parlare così di lui, non ha mai voluto altro che tenerci al sicuro”
“Dean, John era mio amico, ma per la maggior parte dell’anno lo avrei preso a calci in culo per come vi ha tirati su”
“Non mi sembra che avesse molta scelta e tutto sommato direi che se l’è cavata bene”
“Anche con Sam?”
“Papà lo amava”
“Non ho mai detto il contrario, so che quel mulo avrebbe spaccato il mondo se qualcuno si fosse avvicinato a voi due, ma devi ammettere che avrebbe ottenuto molto di più da Sam se non lo avesse trattato così duramente. Lo ha ferito nel profondo quando lo ha mandato via per la storia dell’università e ci ho messo un po' per…”
Bobby si interruppe all’improvviso e Dean ebbe la netta sensazione che avrebbe voluto rimangiarsi le parole appena uscite dalla sua bocca.
“Ci hai messo un po' per cosa?”
“Niente, lascia perdere”
“Neanche per sogno! Finisci quello che stavi dicendo, ci hai messo un po' per fare che cosa?”
Fu un attimo e il cacciatore più giovane realizzò la verità.
“Tu sapevi dov’era Sam prima che andasse a Stanford e non me l’hai detto?”
“Dean”
“E’ così, Bobby? Si è rifugiato da te prima di andare all’università e mi hai mentito quando ti ho chiamato chiedendoti di lui?”
“Ragazzo, non portarmi su un campo minato, ho promesso che avrei tenuto la bocca chiusa”
“Non ci posso credere, cazzo! Ti ho telefonato in continuazione, rischiando che papà mi facesse il culo, per avere notizie di Sam e tu non hai fatto altro che ripetere che non era con te”
“Non era con me, Dean, non è venuto a casa mia”
“Ma sapevi dov’era”
“Non esattamente”
“E questo che vorrebbe dire?”
“Non mi ha mai detto dov’era, ma ha avuto il buon senso di chiamarmi e chiedermi aiuto, visto che tuo padre lo ha sbattuto fuori settimane prima che avrebbe preso possesso della camera al college. Non aveva abbastanza soldi per mantenersi, che cosa avrei dovuto fare?”
“Dirgli di chiamarmi?”
“Chiamarti? E perché avrebbe dovuto? Mi ha raccontato che non hai mosso un dito”
“Solo perché ero scioccato dall’idea che se ne andasse e non mi aspettavo che papà lanciasse un ultimatum del genere”
“Ma lo ha fatto e non hai cercato di fermarlo. Quando mi ha chiamato, Sam era davvero a pezzi e non è certo così che dovrebbe stare un capoccione che ha vinto una borsa di studio per Stanford”
“Dovevi dirmi dov’era, sarei andato da lui”
“Allora non mi ascolti? Non so dove si è rifugiato in quelle settimane, gli ho solo fatto avere dei soldi e sono stato ad ascoltarlo quando aveva bisogno di parlare”
Dean si morse nervosamente il labbro e chiese:
“Te lo ha chiesto lui?”
“Di non dirti che lo sentivo?”
“Sì”
“Sì, lo ha fatto e ho preferito non tirare troppo la corda, non volevo che si allontanasse anche da me. Ovviamente i soldi in prestito sono stati davvero un prestito, mi ha restituito ogni centesimo”
“E come ha fatto?”
“Ha lavorato mentre studiava, ecco come. Gli ho ripetuto in continuazione che non mi doveva niente, ma non è passato un solo mese senza che arrivasse un assegno dalla California”
Il giovane inspirò profondamente e disse:
“Grazie per averlo aiutato”
“Avrei fatto lo stesso per te”
“Lo so! Mi dispiace aver alzato la voce, ma quelle settimane di blackout sono state terribili, non ho respirato fino a quando non l’ho visto a Stanford con i miei occhi”
La conversazione sull’argomento sarebbe probabilmente continuata se il telefono di Bobby non avesse cominciato a vibrare e sul display non fosse comparso il nome del professore.
“Va’ a recuperare tuo fratello, ci siamo”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


I tre cacciatori lavorarono per ore dopo la telefonata facendo ricerche sulla Donna Ragno e aggiornando con post-it la ricostruzione sulla parete, ma non fecero grandi passi in avanti e il morale della truppa iniziò pericolosamente a calare. Ad un certo punto Bobby ne ebbe abbastanza e disse:
“Sono cotto, ragazzi, ne riparliamo domani”
“Va bene, Bobby, buonanotte”
“Posso lasciarvi da soli, o voleranno i piatti non appena uscirò da quella porta?”
Sam si voltò e rispose:
“Per quanto mi riguarda, puoi andare a dormire”
“Dean”
“Certo, vai, al massimo lo stendo”
“Ti piacerebbe”
“Ragazzi, basta! Ho sempre detestato alcuni atteggiamenti di vostro padre, ma devo ammettere a malincuore che su certe cose aveva perfettamente ragione. Se vi parte l’embolo, vi comportate come se aveste tre anni e diventati davvero insopportabili”
Entrambi i ragazzi accusarono il colpo, faceva un male cane pensare a John, e non ebbero la forza di rispondere.
“Credevo che foste diventati dei professionisti e invece, da quando è cominciata questa maledetta storia, vi sento litigare come due vecchie zitelle inacidite”
“Se Dean la smettesse di comportarsi come se dovesse avere il controllo della mia vita, non succederebbe niente”
“Non lo farei se tu…”
“Sapete che vi dico?- gridò Bobby- Picchiatevi, insultatevi, fate quello che vi pare, basta che domani mattina trovi chiuso l’asilo”
Il cacciatore più anziano si avviò alla porta e uscì sbattendola.
Da quel momento in poi calò il silenzio nella stanza e anche quando il maggiore dei Winchester si mise a letto, il minore restò a fare ricerche in rete.
Dean tentò di addormentarsi, ma il ticchettio sulla tastiera del pc non gli conciliava il sonno e con disappunto vide le ore avanzare sul display della radiosveglia sul comodino senza che Sam accennasse a fermarsi. Intorno alle due ebbe la tentazione di alzarsi e dare vita al secondo round, ma si trattenne imponendosi di non peggiorare ulteriormente la situazione. Alle tre e un quarto cominciò a temere che il suo ostinato fratello volesse continuare tutta la notte, ma per fortuna circa una ventina di minuti dopo spense il pc. Si alzò e si concesse un rapido passaggio in bagno, poi si stese sfinito. Quando il respiro lento gli disse che finalmente era andato, Dean non resisté alla tentazione di salutarlo con un silenzioso “notte, bitch” e provò a sua volta a chiudere gli occhi, ma ormai l’adrenalina lo aveva fottuto e ripensò alle ultime ore.
La tensione tra loro era rimasta alta, ma almeno poteva esser contento del punto che aveva segnato con Bobby, il quale, se prima aveva spinto per mandare in prima linea Sam, ora, alla luce di quello che aveva saputo dal suo amico professore, non ne era più convinto. Non aveva dichiarato apertamente di aver cambiato casacca e di essere passato nella squadra nemica, ma gli aveva fatto capire come la pensava con un paio di rapide occhiate.
Dean guardò il fratello dal suo letto e sorrise davanti al suo viso disteso. Poteva essere diventato adulto, ma, quando se ne andava nel mondo dei sogni, Sam lasciava che Sammy tornasse a fare capolino e l’immagine continuava a scaldargli il cuore. Certo, non aveva più l’espressione innocente di quando era uno scricciolo perché la vita lo aveva picchiato duramente, ma avrebbe riconosciuto tra mille il suo modo di respirare, o di rintanarsi sotto le coperte.
Il cacciatore sospirò e pensò di nuovo a suo padre e alla sua regola sul non andare mai a letto arrabbiati. L’aveva rispettata alla lettera nel corso degli anni, aveva sempre trovato il modo per farsi rivolgere di nuovo la parola, ma stavolta il gigante non aveva raccolto nessuno dei suoi assist per riappacificarsi.
Si mise a pancia all’aria innervosito dal fatto di non riuscire a prendere sonno e valutò la possibilità di alzarsi e andare a bere qualcosa. Non sarebbe stata una mossa gradita al suo fegato, però meglio una sbronza e magari un po' di sesso che continuare a fissare un soffitto indecente. Chiuse gli occhi e ci provò ancora, ma era evidente che Morfeo non aveva intenzione di presentarsi, così alla fine si tirò su e decise di andare a fare un giro con Baby. Si mise in piedi, infilò i jeans e cercò nel buio le chiavi sul tavolino. Finì di vestirsi e lasciò la stanza senza che Sam se ne accorgesse. Scivolò all’interno dell’Impala e restò fermo per qualche secondo prima di avviare l’auto. Temeva che il familiare rumore del motore della loro casa su quattro ruote avrebbe svegliato il fratello, ma questo fortunatamente non accadde e Dean si allontanò dal motel per schiarirsi le idee.
L’insegna luminosa del Mo’s House lo attirò pochi chilometri più avanti e lo fece svoltare a destra. Parcheggiò a pochi metri dall’ingresso e stava per entrare quando si rese conto che un nuovo pieno di alcool non avrebbe risolto nulla, anzi una sbronza in quel momento era proprio controindicata. Doveva restare lucido, uno perché avevano a che fare con una divinità e due perché solo così avrebbe potuto proteggere Sam. Tornò indietro e fece una sosta davanti al bagagliaio. Lo aprì, recuperò il suo borsone e andò a sedersi di nuovo in auto. Aprì la chiusura e tirò fuori il diario di John. Lo conosceva a memoria, ma istintivamente iniziò a sfogliarlo alla ricerca di un indizio, di una qualsiasi nota disordinata che potesse aiutarlo a sconfiggere questo nuovo figlio di puttana. Non vi trovò nulla di rilevante, ma il semplice gesto di toccare qualcosa, su cui suo padre aveva posato le mani, ebbe il potere di calmarlo. Dopo essere arrivato all’ultima pagina, si lasciò andare sul sedile e rimase sotto la luce del locale fino a dopo l’alba, poi concluse che doveva rassegnarsi all’inevitabile perché con, o senza di lui, Sam sarebbe andato a Camp Olijato. Decise allora di tornare indietro e arrivato al motel, non si sorprese più di tanto nel trovare le luci accese. Suo fratello era notoriamente mattiniero, ma aveva sperato che riposasse un po' in più.
“Ehi”-salutò entrando.
“Ciao, Dean. Non ti alzi mai così presto”
“Ci parliamo di nuovo?”
“Non ho cambiato idea”
“Lo so e visto che ho capito che andrai in ogni caso, ho deciso di fare quello che so fare meglio: ti guarderò le spalle”
Sam sorrise e disse:
“La notte ha portato consiglio”
“Più che altro la nottataccia, ma non importa. Hai fatto progressi?”-chiese il maggiore dei Winchester avvicinandosi alla ricostruzione sulla parete.
“Ho letto ancora qualcosa mentre fingevi di dormire”
“Sapevi che ero sveglio?”
“Tu conosci me e io te”
“Sam, ascolta…”
“Ti ho detto che non ho cambiato idea”
“So che non lo farai e non cercherò di fermarti, ma devi promettermi che non correrai inutili rischi in nome di un’assoluzione che credi di doverti conquistare”
“Di che stai parlando?”
“Sai benissimo di che cosa sto parlando”
Sam stava per controbattere quando qualcuno bussò alla porta e Dean andò ad aprire, tenendo a portata di mano la pistola. Si rilassò però subito quando riconobbe la figura di Bobby e si fece da parte per farlo entrare.
“Visto che il vostro ciarlare mi ha svegliato, ho pensato di unirmi alla compagnia”
“Scusa, non pensavamo che si sentisse dalla tua stanza”
“Queste pareti sono fogli di carta velina! Comunque di che diamine state parlando?”
“Solo chiacchiere tra fratelli”
“Visto che siamo tutti svegli-suggerì Sam-perché non ci prepariamo e andiamo finalmente a Camp Oljiato”
“Direi che è arrivato il momento-approvò Dean-ma volevo ragionare su un’ultima cosa prima di andare a dare un’occhiata di persona”
“Sentiamo”
“Se prendiamo per buona la teoria del patto tra la Donna Ragno e Stoke, per quale motivo, nel momento in cui il povero bastardo è morto, le sparizioni non sono terminate? Forse il suo spirito non è andato oltre, forse in qualche modo la Donna Ragno lo ha trattenuto sulla terra e continua a chiedergli di procurargli del cibo?”
“Sam-chiese Bobby-quando sei stato nella testa del ragazzino, hai visto qualcuno somigliante a Stoke?”
“Ricordo distintamente la donna e il corteo, il resto è più confuso”
“Prova a concentrarti! Hai visto uomini nel corteo?”
“Erano più che altro ombre, non ne sono sicuro”
“Ripensa a tutte le visioni che hai avuto su questa storia, non solo all’ultima”
“Nella casa con i bambini c’era sicuramente qualcuno, ma non l’ho visto in faccia”
“Ricordi i volti dei ritratti?”
“Qualcosa”
“Bobby, dove vuoi arrivare?”-chiese Dean.
“E tra loro non c’era Stoke? Abbiamo visto una sua foto, ricordi?”
“Sì, credo di aver salvato l’articolo”
Sam tornò al pc e in breve aprì un file. Era un estratto del Los Angeles Times, in cui si parlava della famiglia Stoke e il giovane Winchester guardò attentamente l’immagine dell’uomo. All’inizio non accadde nulla, poi un dolore lancinante gli attraversò il cervello e perse il contatto con la realtà. Si ritrovò di nuovo nella capanna e seduto in un angolo con gli occhi bassi, riconobbe Stoke, che fissava il fuoco e teneva fra le mani il diario. Aveva l’aria malaticcia e quando qualcuno bussò alla porta, faticò ad alzarsi, ma lo fece lo stesso. Non appena l’uscio fu spalancato, la Donna ragno fece la sua comparsa e l’uomo le fece largo.
“Finalmente, ti sei deciso ad aprirmi, stavo iniziando a stancarmi”
“Sì, non ti sfuggirò più, ma, prima di consegnarmi a te, voglio sapere chi sei e perché hai scelto me”
“Sono la Donna Ragno e sono affamata”
“Non sei umana, questo è ovvio”
“No, sono una divinità e mi cibo da secoli dei tuoi simili. Prima solo bambini, ora non faccio più tanta differenza. E per quanto riguarda te e sul perché sei sul mio menu, potremmo chiamarla una questione di territorio”
“Di che cosa stai parlando?”
“Questi boschi sono miei e tu hai osato costruirci sopra”
“Non sapevo che ti appartenessero, non lo avrei mai fatto”
“Ormai ci sei e devi essere punito per questo”
“Sono ricco, posso darti quello che vuoi”
“Tutto quello che mi serve è cibo e ti ho già detto che mangio solo esseri umani”
”E se io te ne procurassi, tu mi lasceresti in vita?”
“Proposta interessante, non dovrei più vagare”
“Esattamente”
“E uccideresti per me?”
“Qualsiasi cosa pur di rimanere in vita”
“Sei un umano molto deciso”
“Solo un uomo d’affari! Abbiamo un accordo?”
“Abbiamo un accordo! Ogni anno io verrò a bussare alla tua porta e mi aspetto di trovare la tavola apparecchiata”
“Sarà così”
“E per quanto riguarda la capanna ti concedo di tenerla, ma non è gratis, e ogni volta che ucciderai per me sulle pareti prender…”
Sam sentì che qualcuno lo scuoteva violentemente e che qualsiasi cosa ci fosse nel suo stomaco stava venendo su. Fu un attimo e si ritrovò su un fianco a vomitare sul pavimento.
“Va tutto bene, Sammy, sono qui”
Era Dean, era sicuro che fosse lui, ma la testa faceva un male cane e si sentiva gelare, così invece di reagire preferì lasciarsi andare.
“No, no, no, Sammy, apri gli occhi! Bobby ha perso ancora conoscenza e non smette di tremare. Chiama il 911, dobbiamo andare in ospedale”
“E che cazzo gli dici? Mio fratello ha poteri psichici ed è svenuto durante una visione?”
“Non lo so che cosa gli dirò, ma non può rimanere su questo pavimento un minuto di più”
“Dean, mantieni la calma, lo hai detto stesso tu che si riprende in fretta, dagli un po' di tempo. Se non si sveglia entro cinque minuti, giuro che chiamo i soccorsi, però aspetta. Spostiamolo solo da questa merda e mettiamolo al caldo, okay?”
Il cacciatore più giovane acconsentì e con l’aiuto di Bobby allontanò di qualche metro suo fratello dalla sgradevole chiazza sul pavimento, poi gli mise un cuscino dietro la testa e lo coprì con le coperte di tutti e due i letti. Si mise poi in attesa di un cenno di ripresa e tornò a respirare quando gli occhi di Sam si riaprirono lentamente.
“Sammy”
Per puro istinto il ragazzo cercò di alzarsi, ma Dean lo trattenne per le spalle e disse:
“Ehi, tranquillo, va tutto bene”
“Dean”
“Sì, sono io. Va meglio, Sammy?”
“Che è successo?”
“Prima rispondi alla mia domanda! Dobbiamo chiamare il 911?”
“No, ma mi sento a pezzi e ho freddo”
“Ancora? Ti ho imbacuccato peggio di una mummia!”
“Sono così stanco”
“Resta steso ancora qualche minuto, poi proviamo a metterti a letto”
Sam richiuse gli occhi e annuì. Fu l’ultima cosa che fece prima di addormentarsi profondamente e costringere così suo fratello a rimanere sul pavimento con lui.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Se fosse dipeso da Dean, non si sarebbe mosso il giorno dopo la nottata sul pavimento del motel, in primis perché Sam non aveva un aspetto almeno passabile e in secondo luogo perché la prospettiva di mettersi al volante con le ossa rotte non lo attirava più di tanto, ma il giovanotto era stato irremovibile e dopo aver saldato il conto, erano partiti con Bobby alle calcagna.
“La pianti di guardarmi?”-sbottò ad un certo punto il Winchester più giovane- Mi stai innervosendo”
“Non ti sto guardando”
“Allora sei diventato strabico”
“Cazzo, Sammy, sono preoccupato per te”
“Stai diventando un disco rotto”
“Può essere, ma sembro l’unico a preoccuparmi della tua salute. Stai di merda e non appena abbiamo mandato a farsi fottere questa stronza, ce ne andiamo da Bobby per qualche settimana”
“Qualche settimana? Ma se dopo tre giorni cominci a tirare calci?!”
“Stavolta no, hai bisogno di dormire e di mangiare decentemente”
“Se dico di sì, la pianti di starmi addosso?”
“Certo”
“Okay, andremo da Bobby, ma devi promettermi che faremo qualsiasi cosa per salvare quei bambini”
“Potrebbe non esserci qualcuno da salvare”
“Voglio credere il contrario, voglio pensare che stiamo andando a Camp Oljato per riportarli a casa”
“Sam, gli sbirri hanno cercato dappertutto”
“Forse non hanno cercato nei posti giusti”
“Lo hai sentito con le tue orecchie, la Donna Ragno si nutre di umani, non li prende per tenerli come souvenir”
“Magari stavolta…”
“Mi spieghi perché questo caso ti ha preso tanto? Lo sai che non possiamo salvare tutti, è una delle prime lezioni che ci ha insegnato papà”
Sam tacque e sospirò guardando attraverso il parabrezza.
“Andiamo, sputa il rospo”
“Lascia perdere”
Dean scosse il capo sapendo che i cancelli erano stati serrati e che nessuna ulteriore informazione sarebbe trapelata, così continuò a guidare rimuginando sul da farsi.
Entrambi i fratelli rimasero immersi nei propri pensieri fino a quando un cartello annunciò l’arrivo a destinazione, ma Dean lo superò senza rallentare con grande sorpresa di Sam.
“Che stai facendo? Dovevi svoltare a destra”
“Certo e poi avresti spiegato tu a quei bravi agenti perché volevamo andare a fare una gita nei boschi”
“Quali agenti?”
“Quelli che stavano presidiando l’ingresso di Camp Oljato, genio”
Il telefono di Dean squillò e il giovane rispose:
“Sì, Bobby, erano poliziotti, è evidente che vogliono tenere lontani i curiosi. Ci fermiamo alla prima area di sosta”
Il cacciatore riagganciò e scrutò ancora il fratello. Non era da Sam prestare così poca attenzione, ma evitò di commentare oltre, per non innescare una nuova lite. Proseguì sulla statale ancora per qualche miglio, poi mise la freccia e si fermò. Scese dall’auto seguito a ruota dal fratello e chiese:
“Che si fa adesso? Non avevamo considerato la presenza della polizia e non possiamo certo indagare a modo nostro con dei bravi agenti tra i piedi”
“E se li mandassimo via? In fondo sono i federali ad occuparsi delle persone scomparse”- disse Sam.
“Beh, se siamo fortunati, i poliziotti non vedranno l’ora di scaricarci il caso”
“I Winchester e la fortuna non camminano a braccetto, Bobby, ormai dovresti saperlo”
“Ah, questo è certo, Dean, quindi non possiamo fare altro che schiodarci da qui e trovarci una sistemazione fino a che non cala il buio”
“Non c’è bisogno che ci allontaniamo di nuovo, possiamo…”
“Devo davvero spiegarti perché non possiamo rimanere qui, Sam? Ti ho sempre considerato un tipo sveglio! Due auto ferme sul ciglio della strada per tante ore non passeranno inosservate e non ho nessuna voglia di rispondere alle domande di una probabile pattuglia della stradale. Inoltre non abbiamo la minima idea di che cosa accadrà una volta raggiunta la capanna, la signora potrebbe farci il culo, quindi è necessario avere un posto dove riparare. Devo continuare?”
Dean si voltò verso il fratello e gli lesse in faccia quanto fosse combattuto. Voleva andare avanti e subito, ma per fortuna nutriva un rispetto profondo per Bobby, così si arrese.
Risalirono tutti e tre in macchina e si misero alla ricerca di una sistemazione a buon mercato. Una volta rintanatisi al Golden Eagle Motel il cacciatore più anziano tirò fuori una mappa di Camp Oljato ed evidenziò un paio di punti deboli nel perimetro. Si trovavano in una zona piuttosto impervia e commentò che probabilmente non avrebbero trovato nessuno di guardia, ma allo stesso tempo che raggiungerli in piena notte non sarebbe stata una scampagnata domenicale.
Mentre l’uomo e Dean si lanciavano nella pianificazione della spedizione e nella scelta delle armi che si sarebbero portati dietro, Sam iniziò ad avvertire una sgradevole sensazione. Non poteva affermare di sentirsi male, ma neanche bene, e, temendo di essere intercettato dal radar di suo fratello, si rifugiò in bagno. Chiuse la porta a chiave e si appoggiò con entrambe le mani sul lavandino. Dopo qualche secondo cominciò ad avere la nausea e pensò che forse, nella smania di partire quella mattina, aveva mangiato troppo in fretta. Non era sua abitudine farlo, anzi da un pò non era proprio sua abitudine fare colazione, ma Dean non gli avrebbe mai permesso di entrare nell’Impala a stomaco vuoto, così aveva mandato giù caffè e pancake alla velocità della luce.  All’inizio avevano viaggiato in rettilineo, poi la strada per Camp Oljato era diventata irregolare con una serie di fastidiose curve, ma era comunque filato tutto liscio, soprattutto perché Dean era da sempre molto cauto in quelle situazioni, memore di un paio di incidenti del piccolo Sammy nell’auto di papà. In teoria quindi non doveva avere i sintomi classici del mal d’auto, eppure c’era qualcosa che non andava e ne ebbe la conferma quando vide nello specchio la donna ossuta della sua visione fissarlo in modo inquietante. Si voltò di scatto pronto a combattere, ma con grande sorpresa si ritrovò ad alzare la guardia contro la porta ancora chiusa.Si diede dello stupido e abbassò le braccia pensando che forse Dean aveva ragione, aveva bisogno di una pausa. Tornò a specchiarsi e la Donna Ragno era di nuovo alle sue spalle, ma questa volta non lo stava solo fissando, lo stava chiamando per nome. Si spaventò davvero quando qualche goccia di sangue cominciò a piovere dal suo naso e istintivamente pensò di dover convocare la cavalleria. Provò ad urlare il nome di Dean, ma la voce gli restò bloccata in gola e anche il suo corpo sembrava non rispondergli più. Fissò la donna e si rese conto solo in quel momento di star avanzando verso di lei. Lo fece senza potersi fermare fin quando non si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso scarnificato e un freddo intenso lo avvolse. Tentò di nuovo di chiedere aiuto, ma nessun suono uscì dalla sua bocca e sbarrò gli occhi quando sentì ancora il suo nome. Stavolta però il tono era più urgente e percepiva distintamente dei forti colpi. Ad un certo punto riconobbe la voce di Dean, ma non riuscì ad interrompere il contatto visivo con la Donna Ragno fino a quando la porta non si spalancò e si ritrovò davanti suo fratello furente.
“Stai bene? Perché non rispondevi?”
“Cosa?”-balbettò Sam.
“Ti sto chiamando da un’ora, cazzo, pensavo che avessi di nuovo perso conoscenza”
“Scusa, io…”
“Scusa? E’ tutto quello che hai da dire?”
“Sì, Dean-rispose l’altro scuotendosi dal torpore-Come vedi non sono svenuto e piantala di urlare”
“Sei serio? Mi hai fatto buttare giù la porta”
“Perché non posso andare nemmeno un attimo in bagno senza che tu vada in fibrillazione, sei peggio di uno stalker”
“Non è stato un attimo, ragazzo-intervenne Bobby- sei lì dentro da dieci minuti e non rispondevi”
“Devo andare a cronometro in bagno adesso?”
“Non ci provare, non con me. Che cazzo stavi facendo lì dentro?”
Sam iniziò a sentirsi claustrofobico in quel bagno, poteva ancora sentire la presenza della Donna Ragno, così diede una leggera spinta a Dean e si fece largo. Il fratello però non si diede per vinto e lo seguì all’interno della stanza.
“Sto parlando con te”
 “Lo sanno anche sulla costa occidentale ormai, abbassa la voce”
“Perché non rispondevi?”
“Non ti ho sentito, stavo pensando a…”
“E perdi l'udito quando pensi? Mi stai nascondendo qualcosa, lo so”
Sam sussultò e ancora una volta odiò la capacità di suo fratello di leggerlo dentro. Da un lato avrebbe voluto raccontargli di aver visto nello specchio la Donna Ragno, ma dall’altro sapeva come sarebbe andata a finire se lo avesse fatto. Sicuramente Dean gli avrebbe impedito di andare al Camp, ma troppe volte nella sua vita non lo avevano fatto sedere al tavolo dei grandi. Inoltre, se la donna continuava a comparirgli e ad interagire con lui, era probabile che si sarebbe fatta vedere solo in sua presenza. In fondo era chiaro che non era una coincidenza, lei braccava persone speciali e doveva averlo fiutato. Pensò a come svincolarsi dalla situazione scomoda, ma la sua testa non riusciva ad elaborare qualcosa di sensato per placare Dean, che continuava ad incalzarlo con le sue domande. In suo soccorso però arrivò il suono del telefono di Bobby e il giovane colse subito la palla al balzo per spostare su altro l’attenzione dei presenti.
“Ti chiamano”- disse rivolgendosi al suo amico.
“Chiunque sia può aspettare, è più importante capire che diavolo ti sta succedendo”
“Non c’è niente da capire, Dean, piantala”
“Niente come quel po’ di sangue che hai ancora sotto le narici?”
“Merda”-pensò il giovane, non aveva avuto il tempo di ripulirsi, e per puro istinto si portò l’indice al naso.
“Sammy, te lo chiedo ancora: che ti è successo nel bagno? Hai avuto un’altra visione della capanna?”
“No”
“Sam”
“Niente capanna, okay?”
“Allora cosa hai visto nella visione?”
“Non cercare di fottermi, Dean, non ho mai detto di avere avuto una visione”
Mentre i due fratelli si fronteggiavano, il suono del cellulare si interruppe per qualche secondo, poi tornò a farsi sentire. Era evidente che chiunque stesse cercando Bobby avesse una certa urgenza e a quel punto l’uomo abbassò lo sguardo sul display per vedere chi fosse. Rimase molto sorpreso quando vide che il chiamante era il suo amico prof. e attirò l’attenzione dei suoi amici.
“Ragazzi, è Seamus”
A quel nome Dean bloccò la sua sfuriata contro il fratello e chiese:
“Come mai sta richiamando? Ha detto che ci aveva raccontato tutto quello che aveva scoperto”
“Evidentemente non è così!-rispose Bobby azionando il vivavoce per condividere la telefonata-Ehi, prof.”
“Non siete ancora andati a cercare la Donna Ragno, vero?”
“Contavamo di andarci tra qualche ora, perché?”
“Perché credo di aver scoperto qualcosa di interessante”
“Di che stai parlando?”
“Avete mai sentito parlare degli yenaldooshi?”
“Credo proprio di no”
“Nella mitologia Navajo, gli yenaldooshi sono Skinwalker, ovvero stregoni in grado di assumere le forme di diversi animali indossandone la pelle. Secondo le usanze dei nativi erano soliti collezionare le teste delle loro vittime umane nelle loro caverne, guadagnavano i propri poteri soprannaturali uccidendo un parente stretto ed erano dediti al cannibalismo e alla necrofilia”
“Perdoni l’interruzione della lezione, professore, ma non vedo che cosa c’entri tutto questo con il nostro caso”-interruppe Dean, che voleva ritornare a braccare suo fratello.
“Mi lasci finire, giovanotto. Dunque, dicevo degli yenaldooshi e dei loro poteri...Ho scoperto che, tra le altre cose, erano in grado di creare una polvere demoniaca con le ossa dei bambini morti, una capacità data loro dalla Donna Ragno. Pare che avesse insegnato ai sacerdoti non solo come realizzarla, ma anche come usarla contro i nemici dei Navajo. Per secoli gli yenaldooshi ne hanno fatto buon uso, poi Hatuan, lo sciamano dei residenti della Spider Rock, iniziò a servirsene per scopi personali. Fece molte vittime nella sua stessa tribù e nessuno osava ribellarsi temendo di essere colpito dalle sue maledizioni. Un giorno però un giovane guerriero pregò la Donna Ragno di fermarlo e lei gli diede un medaglione d’argento intriso della linfa dell'arbol del matrimonio, a patto però che glielo avrebbe restituito. Hatuan fu ucciso e il gioiello tornò alla sua legittima proprietaria”
“Ancora non capisco come questo possa aiutarci”
“Premetto che è una mia ipotesi e che gli esperti di cose sovrannaturali siete voi, ma mi sono domandato perché la Donna Ragno avrebbe preteso la restituzione di un oggetto tanto comune. E’ vero che le divinità hanno l’abitudine di adornarsi, ma un medaglione d’argento non è così prezioso, così mi sono chiesto e vi chiedo: è possibile che lei lo abbia rivoluto perché non aveva solo il potere di uccidere uno yenaldooshi?”
“Fammi capire bene, Seamus, stai ipotizzando che avesse il potere di distruggere anche lei?”
“Sì, Bobby, l’ho pensato e ho anche trovato una foto di una raffigurazione della Donna Ragno, scattata in una delle caverne della Spider Rock, in cui sembra avere qualcosa al collo. E’ davvero un’ipotesi, ma ho pensato di condividere”
“Hai fatto bene, ogni aiuto è gradito. Ho però una domanda, Seamus”
“Dimmi, Bobby”
“Che diavolo sarebbe questo arbol del matrimonio?”
“La Leuenbergeria lychnidiflora Lodé è una pianta della famiglia Cactaceae, conosciuta anche con il nome di arbol del matrimonio ed è molto diffusa in Messico meridionale, Guatemala, Costa Rica, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Panama”
“Un po' fuori mano”
“Ho detto che è originaria, ma non che non si trovi altrove. Ho letto che ancora oggi i Navajo la usano nelle cerimonie tradizionali, quindi da qualche parte devono pur prenderla, no?”
“Assolutamente giusto! Grazie per le nuove informazioni, amico”
“Di nulla e datemi in ogni caso notizie"
“Lo faremo”
La telefonata si concluse e Bobby appoggiò il cellulare sul tavolo, poi alzò lo sguardo sui Winchester e chiese:
“Che cosa ne pensate? L’ipotesi di Seamus vi convince?”
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Non appena l’Impala svoltò su Lake Powell Blvd, la monumentale insegna del Trading Post si mostrò in tutto il suo splendore e Dean non riuscì a trattenersi dal buttare fuori una colorita imprecazione.
Era piuttosto nervoso da quando si era messo alla guida alle prime luci del giorno per raggiungere la cittadina di Cameron, non tanto per la distanza dalla loro base quanto per il fatto di non essere riuscito a lasciarsi indietro Sam, che aveva fatto il diavolo a quattro per seguirlo.
Era un’assurdità, soprattutto dopo che, al termine della telefonata, il suo cocciuto fratello si era incollato al pc per cercare ulteriori notizie sulle grotte di Spider Rock e sulle leggende dei Navajo, ovviamente senza prendersi il disturbo di fermarsi per mangiare qualcosa. Aveva visionato decine di siti, che riportavano tutti gli stessi racconti e le stesse immagini, poi la sua perseveranza e l’innato talento per la ricerca lo avevano portato ad un centro di cultura Navajo con annesso negozio di souvenir a Cameron. Aveva svegliato gli altri due cacciatori, che intorno alle due erano crollati, e li aveva aggiornati sostenendo che il Trading Post gli sembrava il posto più adatto dove ottenere altre informazioni sulla linfa e sul medaglione.
Dean aveva deciso di assecondarlo, anche per allontanare il possibile faccia a faccia tra Sam e la Donna Ragno, e si era fatto dare l’indirizzo. Si era avviato verso la porta, convinto di cavalcare in solitaria, ma suo fratello minore lo aveva raggiunto ed era partita l’ennesima discussione. A niente erano valsi i tentativi pacifici di fargli capire che stava tirando troppo la corda e lo stesso effetto avevano sortito le parole grosse, quindi alla fine il maggiore dei Winchester aveva dovuto cedere ed erano partiti.
I due cacciatori non si erano praticamente parlati nelle successive tre ore, ma a Sam questo sembrava non importare, non aveva altro in mente che trovare il modo di riprendersi i due bambini.
“Ecco il Trading Post in tutto il suo orrore”-esclamò Dean una volta fermata l’auto e fissando dall’abitacolo, l’orrenda riproduzione di un totem stile luci di Las Vegas.
Sam alzò gli occhi dallo schermo e a sua volta la trovò talmente oscena dal farlo sorridere. Era il classico posto per il quale i turisti andavano matti, un vero monumento al cattivo gusto, ma non erano lì per commentare le insegne locali, così chiuse il pc e disse:
“Entriamo”
I due fratelli attraversarono il parcheggio, poi si fermarono per un attimo a fissare le vetrine, che sfoggiavano collane, bracciali, cinture e persino riproduzioni dei vestiti tradizionali.
“Sei sicuro che troveremo quello che ci serve qui dentro?”
“Non fermarti ai souvenir, questa è anche la sede del centro culturale”
“Se lo dici tu”
Il giovane scosse la testa, poi seguì il fratello minore all’interno dell’edificio, che sembrò addirittura peggiore dell’esterno. Iniziarono a gironzolare tra le teche e gli scaffali, ma nulla sembrava avvicinarsi almeno vagamente a quello che cercavano e Sam iniziò a temere di aver fatto un viaggio a vuoto.
“Forse ci conviene chiedere”
“Probabilmente sì, non possiamo stare qui tutto il giorno”
“Okay”
I due fratelli si avviarono al desk informazioni e si ritrovarono davanti una giovane donna impegnata a controllare un elenco, probabilmente un ordine. Era decisamente non in linea con lo stile del negozio, ma molto nelle corde di Dean, che notò subito il suo abbigliamento e il suo fisico da urlo e bloccò Sam mettendogli una mano sul petto.
“Non è alla tua portata, lascia fare ai professionisti e vedi di imparare qualcosa”-fece prima di lanciarsi all’attacco. Si appoggiò al desk con finta nonchalance e le diede un’occhiata più da vicino. Da quella posizione poteva ammirare tutto il resto di lei prima nascosto dal bancone e si disse che tutto sommato la passeggiata a Cameron poteva rivelarsi migliore del previsto.
Sam sospirò e riconobbe nell’atteggiamento del fratello la chiara intenzione di abbordare la giovane impiegata. In altre circostanze gli avrebbe lasciato campo libero e avrebbe aggiunto la ragazza alle innumerevoli conquiste di Dean, ma la situazione richiedeva misure urgenti, così si schiarì la voce ed entrò a gamba tesa:
“Mi scusi, signorina, sono uno studente di antropologia e sto preparando un saggio sui Navajo e le loro tradizioni. Sarei interessato in particolare alla tribù stanziata a Spider Rock, ma non ho trovato niente di rilevante”
“Salve. Dovete andare al piano di sopra-rispose la ragazza trattenendo a stento il suo apprezzamento per il giovane uomo davanti a lei-è lì che ci sono i libri e cose simili. Posso accompagnarti, se vuoi”
La sua immediata disponibilità non sfuggì al maggiore dei Winchester, che incassò il colpo e allo stesso tempo sorrise davanti all’imbarazzo di suo fratello.
“Non credo che ce ne sia bisogno, ma la ringrazio”
Dean si sarebbe messo ad urlare: come poteva Sam essere stato un capoccione di Stanford e allo stesso tempo essere così ottuso con le ragazze? Mandy gli si era offerta su un piatto d’argento e lui l’aveva rispedita al mittente senza troppi complimenti? Ma l’aveva almeno guardata? Era un nove abbondante!  Eppure ricordava distintamente di avergli fatto un quadro preciso della situazione ragazze e di aver affrontato con lui il discorso sesso, quindi non doveva aver problemi in quel senso, giusto?
Il cacciatore sospirò e si disse che forse doveva dargli qualche ripetizione, ma per il momento doveva limitarsi a seguirlo perché Sam era partito in direzione delle scale per il secondo piano e non sembrava intenzionato a dare ancora peso alla questione.
“Ehi, aspetta”
Lo raggiunse in fretta e non capacitandosi ancora del due di picche dato a Mandy, chiese:
“Sammy, ma sei scemo davvero?”
“Che ho fatto stavolta?”
“Che cosa non hai fatto! Mandy voleva accompagnarti, non hai sentito?”
“Certo che ho sentito, ma so prendere delle scale e poi non ci servono occhi curiosi al seguito”
“I suoi erano curiosi, ma non avrebbero guardato i libri”
“Non fare l’idiota, non è il momento”
“Lo è, eccome, ti stava mangiando con gli occhi e scommetto che passeresti del tempo interessante con lei”
“Stiamo lavorando”-rispose stizzito il minore dei Winchester tirando fuori un volume e appoggiandolo su un tavolo vicino.
“Ma questo non vuol dire non cogliere le occasioni al volo! Lei è disponibile, tu sei disponibile, non vedo qual è il problema”
“Il problema è che per me non basta che respirino e comunque non devi entrare nella mia vita privata”
“Se ne avessi una, sembri un monaco tibetano”
Sam guardò di traverso il fratello, ma, invece di seguirlo in un’ennesima discussione, preferì sedersi e iniziare a sfogliare il tomo.
“Se hai intenzione di darmi una mano, prendi qualche altro libro, altrimenti torna giù a provarci con Mandy e togliti dai piedi”
A quel punto Dean capì di non dover insistere sull’argomento e cercò a sua volta qualcosa di utile sugli scaffali. Si sedette di fronte al fratello e gli diede un’altra occhiata prima di iniziare a leggere. Rimasero in silenzio a girare pagine su pagine  fino a quando un uomo anziano non li raggiunse e disse:
“Il mio nome è Capo Cochise e Mandy mi ha detto che state cercando notizie sulla tribù della Spider Rock”
“Buongiorno, capo Cochise, proprio così”-rispose Sam.
“Come ti chiami, cacciatore?”
A quelle parole Dean cercò la pistola, pronto a reagire se le cose si fossero messe male, e liberò la sicura.
“Sam Winchester”
“Sai in che cosa ti stai lanciando? Lei è molto pericolosa, soprattutto per spiriti eletti come il tuo. Se la Donna Ragno ti raggiungerà di nuovo, non ti lascerà scampo! Le tue intenzioni sono buone e sei un uomo coraggioso, ma ascolta il mio consiglio e rinuncia a quest’impresa. I timori di tuo fratello sono più che giustificati, devi stare lontano da lei”
“Chi le ha detto che siamo fratelli?-chiese Dean-E soprattutto che cosa vuol dire che la Donna Ragno non gli lascerà scampo?”
“E’ a lei che state dando la caccia, giusto?”
“Come fa a saperlo?”
“Me lo dicono i libri che avete preso”
“La Donna Ragno può essere fermata?”-domandò Sam a bruciapelo.
“Segui il mio consiglio, porta via tuo fratello”-rispose lui rivolgendosi a Dean.
“Lei deve aiutarci, ha preso dei bambini innocenti”-insisté il più giovane dei Winchester.
Capo Cochise si sedette al tavolo con i due fratelli e disse:
“Allora non vuoi ascoltarmi, cacciatore. La Donna Ragno vaga da secoli su questa Terra alla ricerca di cibo, ma, una volta che sarà sazia, tornerà a dormire e non si risveglierà fino al prossimo ciclo”
“Non ci sarà nessun altro ciclo, noi la fermeremo”
“Pensi di essere tu a dare la caccia a lei? In realtà è l’esatto contrario, è lei che è sulle tue tracce”
“Di che diavolo sta parlando, Sam?”
“Non hai detto a tuo fratello che ti ha trovato, vero? Vedo ancora i suoi segni su di te”
“E’ questo che mi stai nascondendo? Quella figlia di puttana ti sta addosso?”-urlò il maggiore dei Winchester scattando in piedi.
“Dean”
“E’ così? Ha ragione?”
“Sì, ha ragione-si arrese Sam-ma questo non cambia niente. Siamo qui per sapere come fermarla, te ne sei dimenticato?”
“Eravamo qui per questo, prima che scoprissi che mi hai mentito! L’ho detto dall’inizio che non dovevamo farci coinvolgere e non voglio più sentire parlare di questa storia”
“Non me ne andrò senza delle risposte”
“Risposte a cosa, Sam? Ti ha già detto che tra un po' se ne andrà a nanna, quindi incassiamo la sconfitta e torniamo da Bobby”
“E che succederà quando si risveglierà? Altri bambini saranno strappati alle loro famiglie?”
“Vuoi davvero affrontarla, giovane cacciatore?”
“Sì”
“No-rispose più forte Dean-non lo farà”
Capo Cochise guardò il giovane negli occhi e disse:
“Sento che vuoi fare la cosa giusta, per cui ti dirò che sì, esiste un modo di fermarla per sempre, ma nessuno c’è mai riuscito prima”
“Non siamo interessati, alzati, Sam”
“Che cosa devo fare?”
“Devi andare alla capanna e bruciarla, ma non sarà facile”
“So che è rimasta in piedi anche quando è scoppiato l’incendio del 1846”
“Gli anziani raccontano che quella capanna è la sua dimora e che è lì che Stoke gli portava i suoi pasti”
“Conosce Abram Stoke?”
“Sì, il suo angelo della morte”
“Che cosa vuol dire?”-chiese Dean tornando al suo posto, rassegnato al fatto che nulla al mondo avrebbe convinto Sam a lasciar perdere.
“Voglio dire che quel pavido ha stretto un patto con lei, per salvarsi la vita. Le ha promesso che non sarebbe più dovuta andare a caccia e che le avrebbe portato lui dei sacrifici. Le nostre guide hanno tramandato la sua storia alle generazioni successive, tutti noi abbiamo sempre saputo di dover star lontani da Camp Oljato e da quella capanna”
“Scusi, ma non capisco: Stoke è morto, chi continua a portargli da mangiare?”
“Proprio tu mi fai questa domanda, cacciatore? Sai bene che la linea tra i vivi e i morti è più sottile di quanto si pensi”
“E’ Stoke? Quel bastardo ha rapito i bambini?”-insisté Sam.
“Il suo spirito inquieto è rimasto schiavo della Donna Ragno”
“E ha continuato ad uccidere per lei?”
“No, lui non ha questo potere: attira solo le vittime, poi le intrappola. La Donna Ragno si manifesta una volta che gli sventurati sono caduti nella rete e il resto potete ben immaginarlo”
“Capo Cochise, che cosa sa dei ritratti?”
“Sono tutte le vittime della Donna Ragno e le loro anime sono visibili solo a coloro che stanno per aggiungersi alla lista”
Dean sbarrò gli occhi e guardò il fratello terrorizzato.
“Sammy, tu li hai visti”
Il giovane Winchester deglutì nervosamente e un pesante silenzio calò sugli occupanti del tavolo.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Il viaggio di ritorno fu l’esatto contrario di quello dell’andata perché i due fratelli discussero per tutto il tempo, o meglio per la maggior parte del percorso Dean non fece altro che urlare che sarebbe piovuto all’inferno prima che avesse permesso a Sam di avvicinarsi alla capanna.
Era già spaventato da quello che era successo in clinica, ma Capo Cochise aveva finito di dipingere il quadro e il suo allarme rosso aveva cominciato a suonare all’impazzata.
Di contro Sam era rimasto in silenzio, con lo sguardo fisso verso l’esterno dell’Impala, e questo atteggiamento preoccupava molto il maggiore dei Winchester. Non amava le loro liti, troppo spesso aveva dovuto in passato subire quelle tra John e suo fratello, ma in quel momento avrebbe preferito vederlo reagire piuttosto che leggere sul suo volto solo rassegnazione. Era come guardare un agnello sacrificale e Dean non riusciva a sopportarlo, per questo ad un certo punto interruppe il monologo e si fermò con una brusca manovra.
Il movimento improvviso verso destra scosse Sam, che istintivamente si aggrappò al cruscotto e scrutò la strada per vedere che cosa diavolo avesse scansato suo fratello. Non c’era niente e a quel punto girò lo sguardo su Dean, che teneva il volante con entrambe le mani e respirava pesantemente.
“Che succede? Un animale ti ha tagliato la strada?”
Il conducente non rispose, aprì solo lo sportello e uscì dall’abitacolo imprecando.
Dopo qualche attimo di smarrimento Sam lo seguì e chiese piano:
“Dean, stai male? Vuoi che guidi io?”
“No”
“No, non stai male, o no, non vuoi che guidi io?”
“Entrambe le cose”
“Mi spieghi che succede?”
“Come fai a non capire?”
“Non capisco cosa?”
“Che mi stai facendo impazzire! - urlò Dean afferrando violentemente il fratello minore e scuotendolo- Che cazzo ti passa per la testa? Il Sam che conosco non si butta nella merda senza nemmeno tapparsi il naso!”
“Ma di che stai parlando?”
“Di che sto parlando? Capo Cochise ti ha detto di stare lontano dalla Donna Ragno e tu che fai? Prendi appunti su come diventare il suo prossimo pasto? E io che cosa dovrei fare? Mettermi a guardare lo spettacolo e poi seppellirti? Perché toccherebbe a me, Sam, io dovrei metterti su una pira e bruciare il tuo corpo come abbiamo fatto con papà”
“E’ l’affare di famiglia, non te lo ricordi più? E’ lui che ci ha inculcato di dover combattere il male e…”
“Non ci provare, Sam, non usare le sue parole a tuo piacimento. Se papà fosse vivo, ti prenderebbe a calci in culo per quello che vuoi fare e ti stenderebbe”
“Davvero? Mi sembra di ricordare che in più di un’occasione ci abbia mandato…”
“Mai senza sapere che cosa faceva”
“Dean, ti prego, stiamo solo perdendo tempo”
“Lo sai che ho ragione, papà non si lanciava nella mischia se non aveva studiato il caso e si era preparato il meglio possibile”
“Che cosa c’è ancora da studiare? Conosciamo l’avversario e adesso, grazie a Capo Cochise, sappiamo anche come batterlo”
“Stai tralasciando un piccolo particolare: il presagio di morte”
“Non lo sto tralasciando, ma è chiaro che la Donna Ragno si fa vedere solo per determinate prede e che…”
“Cazzo, ma ti ascolti quando parli? Ti stai definendo una preda? Non sei un pezzo di carne e si dà il caso che tu sia anche l’unico fratello che abbia”
“In ogni caso devo essere io a bruciare la capanna, hai sentito”
Dean scosse la testa e si passò nervosamente una mano fra i capelli.
“Non ho nessuna voglia di farmi ammazzare, ma, se provare a bruciare la sua capanna, è l’unico modo per fermarla, allora lo farò. Puoi sempre guardarmi le spalle però…”-concluse il minore dei Winchester con un sorriso.
“Puttana”
“Stronzo”
I due fratelli si guardarono per qualche istante e in un’occhiata si dissero tutto. Si rimisero in viaggio e tornarono da Bobby, che nel frattempo si era procurato il necessario per un bel falò.
Con il passare delle ore Dean divenne sempre più inquieto e quando fermò l’Impala ai margini di Camp Oljato, sperò ancora che Sam ci ripensasse, ma in fondo sapeva che non sarebbe successo. Si armò di tutto il possibile, poi insieme agli altri due cacciatori iniziò ad avanzare tra gli alberi con l’adrenalina a mille. Non staccò mai gli occhi da suo fratello, pronto ad intercettare qualsiasi segnale di disagio, ma nulla accadde fino a quando non arrivarono in vista della capanna. In quell’esatto momento Sam si bloccò e guardò fisso davanti a sé:
“Che succede?”-mormorò Dean puntando la pistola verso il nulla, ma il fratello non gli rispose.
Anche Bobby alzò l’arma e scrutò il volto del più giovane dei Winchester.
“Sam”-chiamò.
“Non li sentite?”
“Cosa?”
“I lamenti”
“No, non sento nulla”-rispose Dean prima di afferrare d’istinto il braccio di Sam, come quando erano piccoli e voleva impedirgli di lanciarsi a capofitto in mezzo alla strada.
“Merda”
“Ragazzo, che ti prende?”
“Stanno arrivando”
“Chi? Non c’è nessuno”
Il giovane Winchester continuò a tenere fisso davanti a sé lo sguardo e il fratello maggiore cominciò seriamente ad innervosirsi, al punto di fargli scudo con il suo corpo:
“Non fare un altro passo”
“Dean, siamo qui per un motivo preciso”
Sam superò il giovane e proseguì verso la capanna tallonato dagli altri due cacciatori. Arrivati nei suoi pressi, il più giovane del gruppo sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Non aveva dimenticato che cosa aveva provato all’interno della costruzione e soprattutto al suo esterno quando si era scontrato con la Donna Ragno. Si guardò nervosamente intorno temendo in un suo attacco improvviso e la sua preoccupazione era quella di Dean, che si sentiva troppo vulnerabile in uno spazio così aperto.
Ad un certo punto i lamenti diventarono sempre più forti e gli alberi intorno alla capanna iniziarono a popolarsi di ombre scure.
“Il corteo”-mormorò Sam.
“Dove? Dove sono?”
“Davanti a noi e credo che stia arrivando anche lei, sta venendo a proteggere il forte”
Il cacciatore si mosse, ma, non appena lo fece, suo fratello maggiore lo vide fare un volo in avanti e piombare rovinosamente davanti ai gradini del rifugio, sui quali all’improvviso si materializzò la Donna Ragno.
Questa volta non era solo nella mente di Sam, stavolta quell’essere rivoltante era davanti a Dean e a Bobby, e il cacciatore più anziano d’istinto le sparò contro. Il proiettile la raggiunse, ma invece che colpirla le passò attraverso. Giusto un secondo dopo sparò anche il maggiore dei Winchester subendo la stessa sorte e la Donna Ragno li guardò beffarda.
Era evidente che le pistole non servivano a nulla e già questo sarebbe stato abbastanza, ma la situazione divenne ancora peggiore quando l’essere si sporse in avanti e si avvicinò a Sam.
Aveva il classico sguardo della belva che sta già pregustando la sua preda e Dean fu invaso dal terrore. Si lanciò in avanti nel tentativo di raggiungerlo, ma, prima che riuscisse a farlo, la porta della capanna si spalancò e una forza invisibile trascinò Sam al suo interno. L’edificio tremò violentemente, poi sembrò implodere e sparì insieme alla Donna Ragno. In quello stesso istante il corteo, che fino a quel momento era rimasto ai margini della scena, attaccò e i due cacciatori furono travolti da un’orda di ombre nere.
Dean e Bobby finirono a terra e il corteo cominciò a colpirli a raffica procurando loro diverse ferite. Sembravano avvoltoi in picchiata su una carogna e il cacciatore più anziano temette seriamente che questa volta non se la sarebbero cavata. Girò lo sguardo sul suo amico e si rese conto che non era sul pezzo, continuava solo a fissare inorridito il vuoto davanti a sé, urlando il nome del fratello.
“Dean, dobbiamo rinculare”-esortò Bobby.
“Non senza Sam, dobbiamo trovarlo”
Il cacciatore più anziano capì che doveva prendere in mano la situazione e tirò fuori un bengala: era un tentativo disperato, ma di solito la luce scaccia le ombre, per cui diede fuoco sperando in un po' di fortuna.
La dea bendata stava dando uno sguardo alla scena e in breve il corteo si disperse lasciando contusi e al tappeto Dean e Bobby. Pochi secondi e il maggiore dei Winchester, spinto dall’adrenalina, avanzò verso il punto in cui fino a pochi minuti prima c’era la capanna. Si guardò incredulo intorno come se sperasse di vederla ricomparire, poi realizzò che non sarebbe successo e mormorò:
“Sammy”
Anche Bobby si rimise in piedi e disse:
“Dean, non è più qui”
“Te l’avevo detto, ti avevo detto che non volevo che facesse da esca”
“Non è il momento, ragazzo, dobbiamo andarcene e pensare a come riprendercelo”
“Sammy è con quella stronza psicopatica, forse lo sta facendo a pezzi in questo momento, non dirmi che cosa devo fare. E’ tutta colpa tua e di quell’indiano che gli ha messo in testa questa idea del cazzo, dovevo seguire il mio istinto”
“Hai ragione, non ti ho spalleggiato, ma sai bene che niente e nessuno ferma tuo fratello quando vuole qualcosa, non c’è riuscito nemmeno il tuo vecchio! Ora, se vuoi stare qui a piangere sul latte versato, fai pure, preferisco impiegare il mio tempo a cercare una soluzione”
Dean fissò Bobby e gli sentì dire:
“Se c’è qualcuno che può farcela, quello è Sam, non darlo per spacciato”
“So che è uno cazzuto, ma hai visto come lo guardava? Stava sbavando come se stesse fissando un hamburger”
“Ho visto, però voglio pensarlo vivo, voglio attaccarmi all’idea che è qui da qualche parte e che possiamo trovarlo”
Dean annuì e a malincuore lasciò la radura, che fino a poco prima ospitava la capanna. Tornò all’Impala con Bobby e guardò con un nodo in gola il sedile vuoto, poi sentì una stretta alla spalla.
“Ce lo riprenderemo, vedrai”

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Sam riprese conoscenza a fatica e non appena fu abbastanza presente a se stesso, memore degli insegnamenti di John, fece un rapido check delle sue condizioni. Si sentiva abbastanza bene se si escludeva l’intenso bruciore che avvertiva alla schiena e il freddo, dovuto anche ai suoi vestiti fradici, quindi poteva passare al punto seguente della lista, ovvero scavare nella sua testa in cerca di risposte.
L’ultima cosa che ricordava è che era a terra, ai piedi delle scale esterne della capanna di Camp Oljato, e che aveva incrociato lo sguardo con Dean prima di sentirsi trascinare lungo i gradini. Si era ferito le mani nel tentativo di frenare la corsa verso l’ingresso della costruzione, poi aveva visto la porta chiudersi rumorosamente, la parete con i ritratti e tante mani che si agitavano. Aveva provato ad evitarle, ma lo avevano afferrato e schiacciato sul muro, poi solo buio.
Tentò di muoversi, ma era ancorato in posizione prona con qualcosa, corde forse, ad una superficie dura e fredda. Aveva il viso girato su un lato e sotto di sé avvertiva una certa umidità. Non era acqua, l’odore era senza alcun dubbio di sangue, e non sapeva se augurarsi che fosse il suo o di qualcun altro: nella prima ipotesi si stava dissanguando, nella seconda era disteso nei fluidi di un soggetto non identificato e in ogni caso non era una buona notizia. Cercò ancora di liberarsi con gli stessi risultati dei tentativi precedenti e non avendo una visuale almeno accettabile di quello che lo circondava, non sapeva a che cosa aggrapparsi.
L’ aspetto positivo di tutta la situazione era che Dean non era lì con lui, né lui, né Bobby, e questo voleva dire che era l’unico ad essere stato messo sul menù della donna Ragno. Voleva prendere in considerazione solo questa possibilità scartando l’idea che fosse successo qualcosa a suo fratello, anche se la logica gli diceva che non poteva esserne certo. La sola cosa non discutibile era che si trovava nella merda e ne ebbe la conferma quando sentì un peso sulla schiena e il caldo alito di qualcuno dietro al suo collo.
“Sai di buono, più di chiunque altro io abbia portato nella mia tana prima di te”
Sam rabbrividì e ricordando ancora gli insegnamenti di suo padre, cercò di non mostrare al nemico che era terrorizzato.
“Chi sei?”
“Non lo immagini?”
“La donna Ragno”
“Gli umani mi hanno dato questo nome, avete questo bisogno assurdo di catalogare tutto, ma in realtà non ne ho uno preciso”
“Dove sono i bambini? Li hai uccisi?”
“Credi essere nella posizione di fare delle domande?”
“Lasciali andare e tieni me”
“Chi ti ha detto che sono ancora vivi? Se dovessi prenderti in parola, potrei anche mandare indietro dei cadaveri, non credi?”
L’essere si mosse ancora sulla schiena di Sam, che gemette per il dolore, poi la pressione diminuì di colpo. Neanche il tempo di provare sollievo che il giovane si sentì ribaltare senza troppi complimenti e sperò che il brusco movimento allentasse le legature, ma non fu così. Si guardò i polsi e li vide avvolti in fili biancastri, così come le caviglie e parte del tronco, poi qualcosa lo trascinò in posizione eretta prima di inchiodarlo ad un muro. Quando la testa smise di girargli per il veloce cambio di prospettiva, mise a fuoco e la vide.
Davanti a sé c’era la figura che aveva visto quando aveva fatto un tour nella zucca di Frankie, e averla a pochi centimetri di distanza era davvero terrificante, tanto che per un attimo chiuse gli occhi per il ribrezzo.
“Vedi qualcosa che non ti piace, cacciatore?”
“Dove sono i bambini?”
“Non mi preoccuperei di loro, ma di te stesso”
“Sei un essere spregevole, hai ucciso degli innocenti”
“E’ una questione di sopravvivenza e da quello che percepisco anche tu hai dovuto fare scelte difficili”
“Di che cosa stai parlando?”
“Anche le tue mani sono sporche di sangue, di quello della tua ragazza ad esempio”
“Non parlare di Jessica-urlò Sam tentando inutilmente di svincolarsi dai suoi legami-lasciala fuori”
“Come hai fatto tu? L’hai lasciata fuori dalla tua vera vita, non le ha mai raccontato nulla della tua famiglia e della morte di mammina”
“Come sai della mia famiglia?”
“So molto di più di quello che puoi immaginare, riesco a leggerti dentro come un libro aperto. Peccato che quella povera ragazza non abbia potuto farlo, sarebbe scappata a gambe levate se solo avesse immaginato con qualche bastardo divideva il letto”
Sam sentì il peso del senso di colpa schiacciargli il petto, quell’essere stava solo esternando ciò che pensava di se stesso e che non aveva il coraggio di dire ad alta voce.
“Chi ti incrocia, pensa di trovarsi davanti ad un bravo ragazzo, ma anche tu sei un predatore e Jessica e tua madre sono state le vittime della tua malvagità”
“Non ho fatto nulla a Jess e alla mamma, è stato…”
“Il demone dagli Occhi Gialli? Il famoso demone che papino ha cacciato per una vita? Purtroppo non ha voluto accettare che l’unico mostro da eliminare eri tu, il killer con l’aspetto di un angioletto, ed è morto passando il testimone a Dean”
“Perché mi stai dicendo tutte queste cose?”
“Perché il dolore degli esseri umani è inebriante per me e perché trovo estremamente divertente torturare le mie vittime prima di divorarle”
Sam abbassò la testa e cercò di allontanare il pensiero che non meritava di stare sulla terra, ma quello era un nervo terribilmente scoperto. Aveva avuto pensieri autodistruttivi durante la sua adolescenza quando la vita da cacciatore e l’inflessibilità di suo padre lo avevano fatto sentire un peso, ne aveva avuti a Stanford quando aveva dovuto fare i conti con la voragine affettiva che si era aperta nel suo petto allontanandosi da Dean, e ce n’erano stati ancora dopo la morte di Jess e di papà. Era andato alla deriva e in certi momenti aveva pensato che fosse davvero al capolinea, ma tutte le volte suo fratello lo aveva costretto a rimettersi in piedi e ad andare avanti. Lo aveva fatto, però quel senso di colpa opprimente non era sparito, andava a dormire per un po', poi alla prima occasione tornava a fare danni, proprio come gli aveva detto il dottor Ross quando era stato portato al pronto soccorso da alcuni amici dell’università per un inaspettato attacco di panico.
“Tu non vuoi vivere, non con tutte le tue forze, vero?”
“Non sai niente di me e comunque falla finita: se devi mangiarmi, togliti il pensiero”
“Non così in fretta. Te l’ho detto, sei diverso da tutti gli altri e voglio prendermi il tempo per studiarti fino in fondo. Non ho nessuna fretta di nutrirmi di te, nella dispensa ho i pargoletti e altri arrivati prima di loro”
“Chi altro tieni prigioniero?”
“Sul menù ho tutti quelli che hai visto nella capanna”
“I ritratti?”
“Sì”
“Erano decine”
“Gli umani direbbero che sono una buona forchetta”-rise la Donna Ragno.
“Perché sono qui? Se li hai uccisi, dovrebbero andare oltre”
“In teoria sì, ma neanche i mietitori entrano nella mia personale riserva di caccia e lasciano che io tenga per me chi voglio”
“Perché?”
“Equilibrio cosmico, ad ognuno il suo”
Sam si guardò ancora intorno alla ricerca di qualsiasi cosa potesse aiutarlo a liberarsi, ma non riuscì a scorgere né un’apertura, né qualcosa di utile.
“Dove siamo?”
“Importa davvero?”
“Immagino di no”
La Donna Ragno sorrise e guardò il giovane con aria interrogativa.
“Vuoi capire se in qualche modo tuo fratello ti ritroverà e ti salverà? Mi dispiace deluderti, ma non ci sarà il lieto fine, nessuno delle mie prede mi è mai stata sottratta”
“Quindi la storia del cacciatore è falsa”
“Quale cacciatore?”
“E Abram Stoke?”
“Un codardo, ma poi mi è tornato utile”
“Ho letto il suo diario, avete fatto un patto”
“Sì, un accordo conveniente per entrambi: la sua vita in cambio delle vite di altri”
“Ma poi è scoppiato l’incendio…Perché si è lanciato nel fuoco? Perché voleva proteggere a tutti i costi la capanna? Se fosse bruciata, saresti morta e lui sarebbe stato libero?”
La Donna ragno rise ancora, poi avanzò verso il cacciatore e si passò la lingua sulle labbra. Appoggiò entrambe le mani sul petto del giovane e lo guardò in maniera lussuriosa.
“Hai un odore troppo stuzzicante, non riesco proprio a resistere”-gli sussurrò in un orecchio prima di morderlo su una spalla.
Sam sentì un dolore immediato attraversargli il braccio destro e gli mancò il respiro. Aveva ricevuto colpi e subito ferite di ogni genere, ma questo era diverso, più intenso di qualsiasi altra cosa avesse mai provato in vita sua. Gli arti presero ad irrigidirsi e la sua vista si annebbiò. Si sentiva bruciare, come se qualcuno gli avesse appiccato un incendio dall’interno, e pregò di perdere conoscenza per non soffrire in maniera così atroce.
La Donna Ragno continuava a morderlo incurante delle sue lacrime, in preda ad una fame improvvisa, e sembrava che non avesse la minima intenzione di fermarsi. Lo azzannò sul collo, poi si dedicò al tronco fino al fianco e mentre lo faceva, lo teneva schiacciato contro il muro con una forza inimmaginabile. Ogni volta che si staccava, si leccava le labbra assaporando il suo sangue, poi tornava all’attacco e affondava il suo morso sempre più profondamente.
Sam fu scosso da violenti spasmi e urlò con quanto fiato aveva ancora in corpo temendo che la sua fine fosse vicina. Non voleva morire, ma sentiva di non poter resistere ancora a lungo e dopo l’ennesimo morso si lasciò andare, convinto che non avrebbe mai più riaperto gli occhi. Prima di cedere, la sua mente andò a Dean e mormorò il suo nome, poi abbassò il capo sul petto e negli ultimi sprazzi di lucidità pensò ai suoi genitori. Lo confortò la speranza che forse li avrebbe rivisti, ma il sollievo durò pochi secondi e la nuova ondata di dolore non gli lasciò scelta: chiuse gli occhi e se ne andò.
Mentre l’essere banchettava, Dean e Bobby erano tornati al motel e il cacciatore più anziano sapeva che il suo amico sarebbe esploso da un momento all’altro.
“Ragazzo”
“Non parlarmi, non ora”
“Dean”
“Che cazzo vuoi, Bobby? Non c’è niente che tu possa dirmi per farmi stare meglio! Ho perso Sam, l’ho lasciato nelle mani di quella stronza”
“Ho visto, c’ero anch’io, ma, per quanto ne sappiamo, è ancora vivo e io resterò attaccato a quest’idea. Mi arrenderò solo se dovessimo trovare il suo corpo e...”
“Quella puttana lo divorerà, che cosa pensi di trovare?”-urlò Dean prima di lanciare una bottiglia di birra contro il muro.
“Okay, allora prendi l’elenco telefonico, contatta un’agenzia di pompe funebri e organizza un finto funerale, visto che non potremo dargliene uno da cacciatore-gridò di rimando Bobby afferrando con forza il giovane. E’ questo che volevi sentirti dire? Sei contento?”
“Non puoi capire come mi sento, non posso perdere Sammy dopo aver perso papà, non posso sopportarlo”
“E allora, lotta, cazzo, non arrenderti”
I due uomini si fissarono e il più anziano vide gli occhi di Dean riempirsi di lacrime. A quel punto lo attirò a sé e lo abbracciò cercando di confortarlo.
“Non è ancora finita, ci inventeremo qualcosa e lo riporteremo a casa”
Bobby fece sedere il giovane sul letto, poi tirò una sedia e si sistemò davanti a lui.
“E’ vero, non posso nemmeno immaginare che cosa stai provando in questo momento, ma…”
“Mi dispiace, non volevo dire che non ami Sam, so che non è così”
“Puoi scommetterci il culo, idiota, ma non è questo il punto. Volevo dire che, se ho imparato qualcosa da John, è che i Winchester lottano fino all’ultimo respiro e non si arrendono mai. Non so che cosa sia successo a Sam, ma quello che è certo è che è degno figlio di suo padre e che, se ne avrà la possibilità, lotterà in attesa della cavalleria. Se è vivo, Dean, tuo fratello si starà aggrappando a questo, starà stringendo i denti aspettando che arrivi a toglierlo dai guai”
“E se non lo è? Se fosse già morto?”
“E’ quello che senti? Sam non c’è più?”
“No, il mio istinto mi dice di no”
“E allora fidati del tuo istinto e resta lucido”
Dean inspirò pesantemente e annuì.
“Sei con me, ragazzo?”
“Sono con te”
“Bene, era quello che volevo sentirti dire. Adesso mettiamoci al lavoro e cerchiamo di capire dove quella stronza può aver portato tuo fratello”

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


“Ehi, sveglia! Forza, principessa, dobbiamo andare”
Sam conosceva quella voce, l’avrebbe riconosciuta ovunque, ma non voleva aprire gli occhi, non ne aveva la forza e pensò che era molto meglio ritornare nel mondo dei sogni.
“Sammy, papà si arrabbierà con me se ti trova ancora a letto. Ha detto che sarebbe stato qui tra cinque e che dovevamo farci trovare pronti, quindi muovi il culo”
Papà si sarebbe arrabbiato?
Papà era morto, che diavolo stava blaterando Dean?
“Sam, adesso ti ribalto davvero! Mi hai sentito? Muoviti, coglione!
Papà è ancora furibondo perché hai preso il volo mentre eri sotto la mia custodia, e per la cronaca sono davvero incazzato anche io, quindi non c’è proprio bisogno che lo provochi ancora”
A quel punto Sam fece uno sforzo per aprire gli occhi, nonostante il dolore e la stanchezza, e si rese conto di essere steso a pancia all’aria e di star fissando il soffitto di una stanza. Non ebbe il tempo di aggiungere particolari alla prima occhiata perché qualcuno lo scosse violentemente.
“Facciamo progressi! Tirati su e prepara la tua roba, non sono la tua cameriera”
Il giovane Winchester girò lo sguardo e vide una versione di molti anni prima di suo fratello. Scattò in mezzo al letto e lo fissò a bocca aperta.
“Che c’è? Ho qualcosa tra i denti?”
“Dean?”
“Sì, non consumare il mio nome”
“Ma tu, tu sei...”
“Sono cosa?”
“Sei così giovane”
“Ti sei innamorato?”
“No, io..”
“Che diavolo hai stamattina? Sei più sciroccato del solito e comunque scendi da quel letto, papà piomberà qui tra pochissimo e mi è bastata e avanzata la sua reazione quando ha scoperto che te ne eri andato”
“Non me ne sono andato, la Donna Ragno mi ha preso e…”
“La Donna ragno? Sam, non sono in vena delle tue stronzate, piantala, e per una volta prenditi le tue responsabilità. Ti sei comportato come un fottuto egoista, non ti sei minimamente preoccupato di che cosa sarebbe successo nella nostra famiglia scappando in quel modo”
“Ma io…”
Sam avrebbe voluto ribattere, ma la porta della stanza si spalancò all’improvviso e sentì mancargli l’aria: suo padre era davanti a lui e mille emozioni lo assalirono. Avrebbe voluto saltare giù dal letto e lanciarsi tra le sue braccia. Avrebbe voluto stringerlo e piangere come un bambino per la gioia di rivederlo, ma fu John a fare la prima mossa.
“Sei ancora lì? Avevo detto che dovevate essere pronti per partire e ti trovo a letto? E dove sono i tuoi bagagli”
“Ho provato a buttarlo giù, ma non si muove”
“Lo so che lo hai fatto, Dean, è lui che non ascolta mai, vuole fare sempre di testa sua. Alzati, Sam, datti una mossa!”
“E dice anche cose assurde, papà!”
“Tipo?”
“Tipo che non è fuggito a Flastgaff, ma lo ha preso Spider Girl”
John lanciò un’occhiataccia a Sam e lui, pur rendendosi conto che la situazione non poteva essere reale, sentì la necessità di giustificarsi con l’uomo che per una vita lo aveva fatto sentire sbagliato.
“Donna Ragno, ho detto Donna Ragno, e non ero a Flastgaff, ma a Camp Oljato”
“Ma che diavolo ti stai inventando? Quel campo scout è in California”
“Non sto inventando niente, stavo cercando i bambini, poi la capanna…”
“Sam-ammonì John-ti consiglio di smetterla, o le prenderai davvero. Sono venuto personalmente a riprenderti in Arizona e lo sai”
“Papà, non capisci, questo non è reale. Vorrei che lo fosse perché tu saresti ancora qui, ma…”
“Ma che cazzo dici? Dove dovrei essere?”
“Tu sei morto e…”
Fu un attimo e Sam si ritrovò schiacciato sul letto con Dean sopra di lui che lo colpiva furiosamente. Fu investito da una scarica di pugni al volto e avrebbe voluto reagire, ma non ci riusciva. Girò lo sguardo su suo padre e lo vide sedersi su una sedia a godersi lo spettacolo. Sentì John incitare suo figlio maggiore a colpirlo e la cosa gli fece male più delle botte perché suo padre non aveva mai voluto che i suoi ragazzi si alzassero le mani. Gli unici scontri fisici permessi erano sempre stati solo quelli durante lo sparring e anche durante gli allenamenti John non aveva mai lasciato che la foga di Dean potesse ferire seriamente suo figlio più piccolo.
“Bastardo, come osi dire che papà dovrebbe essere morto? Tu dovresti essere sotto terra, tu sei stato la rovina di questa famiglia”
Ancora un colpo e questa volta ebbe il potere di stordire Sam, che si rese conto di star perdendo conoscenza. Non voleva farlo, non voleva staccarsi da suo padre nonostante tutto, ma il buio lo reclamò e chiuse gli occhi.
Gli sembrò di galleggiare nel vuoto per un tempo infinito, poi sentì il rumore inconfondibile dell’Impala e si scosse. Si ritrovò sul sedile posteriore dell’auto e voltando la testa alla sua sinistra, vide suo padre che guidava, e suo fratello accanto a lui. Pensò di non muoversi perché non voleva scatenare di nuovo l’ira di Dean, ma non era mai accaduto nella storia che si fosse svegliato e il maggiore dei figli di John non se ne fosse accorto. Lo vide girarsi di scatto verso di lui, poi stringere il braccio dell’uomo al volante, che nell’immediato si portò al lato della strada. Sentì il motore spegnersi ed ebbe paura che stesse arrivando la seconda puntata del pestaggio, ma gli altri due Winchester avevano intenzioni del tutto diverse.
John scese dall’auto, poi aprì la portiera posteriore e si infilò nell’abitacolo sporgendosi verso suo figlio minore.
“Ehi, come ti senti?”
Il giovane provò a parlare, ma la sua bocca era impastata e l’uomo sembrò accorgersene. Prese la bottiglietta che gli tendeva Dean e fece scivolare una mano dietro la nuca di Sam. Lo invitò a mandar giù qualche sorso, poi gli fece una carezza prima di tastargli la fronte.
“Hai ancora la febbre, Sammy, ma stai meglio”
“Ci hai fatto spaventare, sgorbio, stavi friggendo, per non parlare delle cazzate che hai sparato”
“Dean, piantala di infastidirlo”
“Che ho detto, papà? Ci ha fatto da riscaldamento per ore”
Sam non poté fare a meno di sorridere e John lo imitò, poi chiese di nuovo:
“Come ti senti?”
“Sono stanco e mi fa male la schiena”
“Dean, prendi il termometro”
“Agli ordini”
Dopo qualche secondo Sam permise alla bacchettina di fare irruzione nella sua bocca e si sentì molto confuso. Papà e Dean non sembravano essere gli stessi del motel e a dire il vero, nemmeno lui ricordava bene che cosa gli era successo prima di aprire gli occhi nell’Impala.
“Figliolo, che hai?”
“Non lo so, mi sento strano”
“Sarai confuso a causa della febbre”
“Confuso?-rise Dean-Eri fuori come un balcone, non hai fatto altro che mormorare di una capanna che ti aveva risucchiato e di una processione urlante”
“L’ho vista, la Donna Ragno ha preso Louis e Thomas, e ha preso anche me”-esclamò Sam tentando di mettersi seduto.
“Sammy, sta’ calmo, sei al sicuro! Hai delirato a causa della febbre, nessuno è stato preso. Sei sempre stato con noi, non permetterei mai che ti accadesse qualcosa”
“Papà, io non so che cosa sta succedendo, tutto questo è sbagliato. Non dovrei essere qui, tu non dovresti essere qui”
“E dove dovrei essere se non con te e con tuo fratello?”
“Questo non è reale”
“Certo che lo è e non appena la febbre sarà passata del tutto, te ne renderai conto. Dean, vuoi portarci da Bobby? Resto qui dietro con lui”
“Mi fai guidare? Figo”
“Sì, preferisco stargli vicino per il resto del viaggio”
 John si sistemò sul sedile e attirò a sé suo figlio.
“Chiudi gli occhi, ti chiamerò non appena saremo a destinazione”
Fu un attimo e Sam si lasciò di nuovo catturare dall’oblio, ma ebbe la lucidità di pensare che forse Bobby avrebbe potuto aiutarlo, forse lui avrebbe ricordato la Donna Ragno.
Ma voleva davvero sentire di nuovo il dolore e i morsi di quell’essere rivoltante?
Voleva tornare lucido e sentirsi bruciare dall’interno?
Si disse di no, ma si chiese anche se non fosse come gli aveva detto papà, forse aveva avuto la febbre alta e la Donna Ragno e Camp Olijato erano stati solo un parto della sua mente delirante. In fondo sentiva la forza delle sue braccia, il battito del suo cuore e la musica di Dean alla radio sembrava così vera.
Sam lasciò che il buio gli invadesse la mente e tornò a vagare nel nulla fin quando non avvertì qualcosa di fresco sulla sua fronte. Era di nuovo steso, ma stavolta le lenzuola sapevano di buono e il cuscino era morbido. Di sicuro non era più nell’Impala e per un attimo ebbe paura di essersi separato da suo padre. Stava per aprire gli occhi per cercarlo, poi si fermò perché sentì la sua voce e quella di un altro uomo.
“Come sta il ragazzo, John?”
“Meglio, Bobby, ma ha ancora la febbre. Non capisco, sono giorni che non lo molla”
“Il dottor Bishop lo ha rivoltato come un calzino e gli ha fatto una prescrizione lunga quanto la mia lista della spesa settimanale. Ho mandato Dean a prendere i medicinali, dovrebbe tornare tra poco”
“Ti ridarò i soldi per quelli, dammi solo qualche giorno per trovare un lavoretto”
“Non importa, John, basta che il ragazzo si riprenda”
“Certo che importa, non starò qui a pensione completa con i ragazzi”
“Sai che mi fa sempre piacere avervi tra i piedi, ma, se proprio insisti per questa storia del vitto e alloggio gratis, ti farò sgobbare su un po' di auto”
“E’ già qualcosa! Dean è diventato bravo, puoi far lavorare anche lui”
“Come vuoi, ma ora passiamo alle cose serie: sei preoccupato”
“Sì, lo sono”
“Che cosa c’è che non va? Non è la prima volta che hai a che fare con i febbroni di Sam”
Il giovane fu colto proprio in quel momento da un violento spasmo e si irrigidì sul letto gridando.
“Sammy”
John lo afferrò per le spalle e lo scosse.
“Figliolo, che cos’hai?”
“Fa male”
“Cosa fa male?”
“L’addome, la schiena”
Sam urlò ancora e schizzò in mezzo al letto prima di piegarsi in due per il dolore.
“Papà, aiutami”-implorò, ma nessuno rispose al suo richiamo e si rese conto di essere solo nella stanza degli ospiti del Singer Salvage.
“Dean, aiutami”
“Sono qui, tranquillo. Farà male, fratellino, ma andrà tutto bene. Tu resisti, mi hai sentito, tieni duro e tornerai a casa”
Sam alzò gli occhi e per un attimo gli sembrò di riconoscere la stanza del motel in cui si erano rifugiati prima di entrare a Camp Olijato. Vide anche Dean seduto sul letto accanto a lui e Bobby con una siringa in mano, che si avvicinava.
“Tienilo fermo, non sarà una passeggiata”
“Prega Dio che il tuo amico abbia ragione, o…”
“Non abbiamo altre opzioni, Dean: se questo non funziona, Sam è spacciato”
Una puntura, ancora dolore e tutto sparì.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Sam alzò gli occhi e per un attimo gli sembrò di riconoscere la stanza del motel in cui si erano rifugiati prima di entrare a Camp Olijato. Vide anche Dean seduto sul letto accanto a lui e Bobby con una siringa in mano, che si avvicinava.
“Tienilo fermo, non sarà una passeggiata”
“Prega Dio che il tuo amico abbia ragione, o…”
“Non abbiamo altre opzioni, Dean: se questo non funziona, Sam è spacciato”
Una puntura, ancora dolore e tutto sparì.
 
48 ore prima
Dean guardò Bobby, non era ancora convinto che allontanarsi da dove Sam era stato visto l’ultima volta fosse una buona idea, anzi ne dubitava fortemente, soprattutto dopo che il suo amico aveva messo le mani avanti e gli aveva detto che non c'era nessuna certezza che lo avrebbero recuperato a pochi chilometri da Camp Oljato. Aveva anche aggiunto qualche scarno particolare su una possibile cura da somministrare in fretta, se avessero appurato che il ragazzo aveva fatto da stuzzichino alla Donna Ragno, ma non si era esposto più di tanto: prima dovevano trovarlo, il resto sarebbe venuto dopo.
Il maggiore dei Winchester sapeva che la decisione di partire, o meno, spettava a lui soltanto e per l’ennesima volta si ritrovò a pensare che avrebbe voluto non avere tra le mani la vita di suo fratello. Gli era successo spesso in passato perché, o John non era reperibile, o perché era troppo lontano per tornare in tempo, ma non gli era mai piaciuto. La volta peggiore era stata quando lo avevano chiamato da scuola a Stanton e gli avevano detto che lo stavano contattando per un’emergenza medica, tanto grave che era stato allertato il 911. Si era precipitato alla Franklin High School ed era arrivato giusto in tempo per vedere i paramedici che caricavano suo fratello su una barella. Gli avevano parlato in fretta di una probabile appendice perforata, date la zona interessata dal dolore e le ripetute crisi di vomito, poi lo avevano fatto salire sul mezzo con loro perché Sam aveva continuato a ripetere il suo nome tentando di alzarsi. Avevano fatto per assicurarlo con delle cinghie e a quel punto Dean era intervenuto per calmarlo, urlando al medico di tenere giù le mani.
La corsa verso l'ospedale gli era sembrata infinita e non avevano certo aiutato le lacrime e le invocazioni di Sam, che aveva cercato in maniera alternata lui e John. Quando erano arrivati al pronto soccorso, li avevano separati e dopo pochi minuti un dottore era arrivato con un modulo da firmare, chiedendogli dove fosse il loro padre. Aveva tentato di spiegare, aveva detto che era fuori città per lavoro e da lì era successo di tutto: intervento d’urgenza, un giudice minorile e i fottuti servizi sociali, che non gli avevano fatto più vedere suo fratello.
E non era andata meglio a John, che alla fine si era presentato, ma aveva saputo che Sam era passato sotto la tutela dello Stato. In quell’esatto istante Dean aveva capito che suo padre stava già elaborando un piano per l’ennesima fuga rocambolesca e si era preparato all’azione. Lo aveva aiutato a portare fuori Sam, che per fortuna era ancora un po' stordito dall’anestesia, poi erano volati verso l’autostrada per lasciarsi Stanton nello specchietto retrovisore. Si erano dati il cambio alla guida per allontanarsi il più possibile, poi si erano fermati perché c’era sempre un pesante intervento di mezzo e non si poteva chiedere di più al ragazzino. Si erano barricati nell’ennesimo motel, un po' più alto a livello di pulizia delle loro solite sistemazioni, e non si erano mossi per quasi una settimana, un po' per far calmare le acque, un po' perché Sam era davvero al limite e se l’era vista brutta con la febbre e un principio di infezione dei punti, prontamente arginato da John.
Durante le lunghe ore di veglia, Dean aveva riflettuto sul fatto che la tutela di suo fratello non potesse più essere nelle sole mani di suo padre e aveva cercato il modo migliore per dirgli come la pensava, ma l’uomo lo aveva sorpreso comunicandogli che aveva intenzione di nominarlo ufficialmente curatore degli interessi di Sam, dalle questioni scolastiche alle emergenze sanitarie, e da allora aveva quasi sempre deciso lui. A volte era stato assolutamente convinto delle sue scelte, altre un po' meno e questa, cazzo, era una di quelle, non sapeva davvero che cosa fare.
“Bobby, ripetimi quello che ha detto il tuo amico”
“Dove eri con la testa quando te l’ho raccontato la prima volta?”
“Ti ho ascoltato, ma mi sembra di dover giocare alla roulette russa con la vita di Sam”
“Dean, è con quell’essere già da 24 ore e non abbiamo idea di che cosa sia successo a tuo fratello dopo che la porta si è chiusa, ma…”
“…ma sei propenso a seguire le indicazioni del prof”
“Ne sa sicuramente più di noi e come ti ho già detto, mi fido di lui”
“Quindi tu dici di andare, se non fosse per riavere il suo…”
Il giovane Winchester si bloccò, non riuscì proprio a pronunciare la parola corpo riferendosi a Sam e tentò di controllare le sue emozioni.
“Ragazzo, so che è difficile, ma, se vogliamo provare, dobbiamo fare in fretta. Secondo una leggenda navajo, la Donna Ragno trascina le prede nella sua tana e le tiene con sé per qualche giorno per cibarsene un po' alla volta”
“Potresti evitare tutti questi particolari, Bobby? Stai parlando di mio fratello, non di un pezzo di manzo”
“So di essere uno stronzo, ma ti voglio consapevole fino in fondo della situazione”
“Lo sono!”
“Bene, perché non sappiamo se e cosa troveremo alla White Cave”
“Perché il prof è convinto che la Donna Ragno sia lì e non in un altro posto?”
“ Ha fatto delle ricerche e mi ha dato più di una ragione: per prima cosa la Donna Ragno non si è mai spostata da Camp Olijato in tutti questi anni, quindi possiamo presumere che la sua tana sia in zona; punto secondo la White Cave non si chiama così a caso, deve il suo nome al fatto che le sue pareti sono di quarzo e questo particolare ci riporta al colore delle ossa dei bambini sacrificati; per finire è il luogo ideale per un’ aracne , buio, profondo e silenzioso. Ho scoperto che il posto è chiuso al pubblico da quando ci sono state delle frane e questo particolare lo rende ancora più appetibile per qualcuno che vuole stare in pace a fare a pezzi le sue vittime”
Bobby si diede del coglione non appena le parole uscirono dalla sua bocca e si preparò ad essere inchiodato al muro. Sorprendentemente Dean non si mosse e la non reazione lasciò di stucco il cacciatore più anziano. Fissò il ragazzo e lesse sul suo volto disperazione, smarrimento e paura. Non erano emozioni comuni per il maggiore dei figli di John, quindi vederle emergere in modo così prepotente fu disarmante.
Ci fu una lunga parentesi di silenzio durante la quale il giovane recuperò la bottiglia di birra, abbandonata poco prima sul tavolo, e si sedette sul letto di Sam. Mandò giù qualche sorso, poi guardò tristemente il laptop di suo fratello ancora in carica. Sembrava che fosse in attesa del ritorno del suo proprietario, proprio come lui. Restò in contemplazione per un po', poi spostò gli occhi sul suo amico e disse:
“D’accordo che White Cave sia, ma vado da solo, Bobby”
“Non se ne parla nemmeno, non puoi fare questa caccia in solitaria, hai visto di che cosa è capace”
“E se non ci fosse? Lo hai detto tu che non c’è nessuna certezza che quel posto sia la tana di quella bastarda e in ogni caso non posso rischiare che moriamo entrambi in quelle caverne. Chi cercherebbe Sam se ci dovesse essere un’altra frana e rimanessimo tutti e due sotto?”
“E se invece lui fosse lì con lei? Sei un cacciatore dannatamente bravo, ma questa stronza è una fuoriclasse e hai bisogno di chi ti guardi le spalle. E pur ammettendo che la sconfiggessi, come diavolo faresti a portare Sam da solo?”
“L’ho fatto tante volte, questo non mi spaventa”
Bobby scosse la testa perché in cuor suo sapeva che il ragionamento di Dean non faceva una piega, anzi era molto razionale, ma non lo avrebbe lasciato andare in ogni caso da solo.
“Non hai tutti i torti, però questa corsa è comunque per due. Resto fuori, ma si va insieme e se sento qualcosa che non mi piace, entro armato fino ai denti”
Dean sorrise riconoscente all’uomo, poi infilò la giacca appartenuta a John e gli rivolse una preghiera silenziosa.
“Ehi, papà, sto andando a prendere Sammy, tienilo d’occhio per me, okay?”
I due uomini salirono sull’Impala e dopo pochi minuti imboccarono la statale 78. Viaggiarono per poco più di una ventina di minuti durante i quali rimasero in silenzio, poi lasciarono la strada principale e continuarono a seguire le indicazioni per la White Cave per altri cinque. Arrivarono in quello che ai bei tempi doveva essere stato un parcheggio per turisti e campeggiatori, e Dean fermò l’Impala proprio davanti ad un cartello malandato con la scritta Danger. Keep out. Scese dall’auto seguito da Bobby e prese dal bagagliaio le armi e uno zaino con il necessario per il pronto soccorso. Se lo sistemò dietro la schiena, tolse la sicura alla pistola e prese la salita che portava all’ingresso della caverna. Avanzò fin quando non arrivarono a destinazione, poi si voltò a guardare Bobby.
“Se non dovessi tornare, prenditi cura di Baby”
“Dean”
“No, non dire nulla, ti prego”
“Niente smancerie, lo so, ma sappi che sarò qui fuori ad aspettare che porti a casa Sam”
Il giovane Winchester annuì, superò l’ingresso transennato della White Cave, poi si bloccò.
“Che succede?”
Bobby vide il suo amico chinarsi e raccogliere qualcosa.
“Dean”
Il giovane si voltò e mostrò all’altro cacciatore un braccialetto in gomma nera con un piccolo ciondolo in argento.
“E’ di Sammy, il prof aveva ragione
Dean tornò a guardare verso l’interno della caverna e prese ad avanzare portando con sé la speranza di essere ancora in tempo per salvare suo fratello. Si mosse silenziosamente, ma dovette fare del suo meglio per non soccombere alla nausea provocata da un odore rivoltante, l’inconfondibile tanfa di corpi in decomposizione. Non si fermò neanche quando le pareti sembrarono avvicinarsi sempre di più, doveva trovare Sam, e i suoi sforzi furono premiati quando arrivò in fondo ad un cunicolo. All’inizio la sua attenzione fu attirata da due divise da scout, abbandonate alla sua sinistra, e mise la parola fine sulla remota possibilità che Louis e Thomas fossero ancora vivi, poi guardò davanti a sé e il cuore perse colpi: a pochi metri da lui, ancorato ad una parete, c’era suo fratello ricoperto di sangue e non dava cenni di vita.
Se suo padre fosse stato lì, lo avrebbe rimproverato per aver abbandonato qualsiasi prudenza e per essersi precipitato da Sam, ma a quel punto non gliene fregava nulla, voleva solo raggiungerlo. Gli infilò due dita al lato del collo e cercò il battito, che dopo qualche secondo di suspence decise di farsi vivo. Non era un granché considerando le condizioni generali di suo fratello, ma era un inizio e doveva farselo bastare.
“Okay, Sammy, adesso ti libero e ce ne andiamo via da qui”
Tirò fuori un coltello e iniziò a tagliare i fili di ragnatela, che si dimostrarono molto più resistenti di quanto si aspettasse, ma alla fine Dean ebbe la meglio e Sam si accasciò su di lui.
“Ehi, bigfoot, mi hai preso per un materasso?”-tentò di scherzare continuando a sostenerlo, poi lo accompagnò sul pavimento per fare un rapidissimo triage.
Sam era messo male e a Dean tornò in mente la storia della cura perché i segni di morsi erano evidenti.
“Porca puttana, fratellino, deve averti trovato veramente appetitoso, ma non preoccuparti, metterò tutto a posto. Adesso tirerò su il tuo enorme culo e torneremo alla civiltà. Bobby ci sta aspettando fuori e visto che ne ho le palle piene della Donna Ragno, battiamo in ritirata al Singer Salvage e ci piazzeremo a casa sua fin quando non ritorni in piedi. D’accordo o non d’accordo, ce ne andiamo in South Dakota”
Il giovane avrebbe voluto guardare con attenzione le ferite e almeno disinfettarle in modo sommario, ma sapeva di trovarsi in una posizione di svantaggio e che nel caso la padrona di casa fosse rientrata, avrebbe avuto scarse possibilità di poter proteggere allo stesso tempo se stesso e suo fratello, così si preparò ad andarsene con il suo prezioso carico. Aspettarsi che Sam collaborasse era fuori discussione, quindi ricorse al vecchio trasporto del pompiere e iniziò a fare la strada al contrario. Avrebbe voluto continuare a parlargli per fargli avvertire la sua presenza, ma la Donna Ragno poteva essere ovunque, quindi doveva essere il più silenzioso possibile.
“Cazzo, Sammy, sei più pesante di quello che sembra, sai?-mormorò ad un certo punto, però non si fermò e quando vide in lontananza l’ingresso della caverna, pensò di avercela fatta. Bobby era a pochi passi di distanza e forse per una volta le cose non si sarebbero incasinate per i Winchester, ma qualcuno nell’ombra non la pensava allo stesso modo. Fu un attimo e la Donna Ragno piombò sui due cacciatori e li scaraventò a terra. Dean urlò per la sorpresa e il rumore mise in allerta Bobby, che si precipitò all’interno della grotta in soccorso dei suoi amici.
“Come osate profanare la mia casa?”-urlò l’essere.
“Mi riprendo ciò che è mio, stronza psicopatica”-rispose con rabbia il maggiore dei Winchester.
“Lui appartiene a me”
“Che cosa gli hai fatto, bastarda? Lo hai morso ovunque”
“L’ho segnato e non gli resta molto da vivere. Se fossi in te, gli direi addio e poi me ne andrei”
“Non ti lascerò mai mio fratello”
“Tuo fratello?-chiese la Donna Ragno con interesse e osservando Dean con maggiore attenzione-Non sei come lui, però, tu non sei vicino agli spiriti”
“Sam non è vicino a nulla, è solo un ragazzo”
“E come mi ha raggiunto nella mente di quel ragazzino? Ha un’energia pazzesca e non vedo l’ora di cibarmi completamente di lui”
“Dovrai passare sul mio cadavere”
“E credi che questo sarà un problema per me?”
“Arrivare a lui no, ma difenderti da questo sì”
Bobby innaffiò con la benzina la Donna Ragno, che non si aspettava un attacco alle spalle, poi gli lanciò contro un accendino in funzione e lei iniziò immediatamente a bruciare.
“Dean, fuori di qui”
Il giovane non perse tempo, tirò su Sam e a fatica raggiunse l’uscita della caverna. I due cacciatori avanzarono per qualche metro prima di appoggiare il ferito ad un albero, poi il più anziano dei due disse che doveva finire il lavoro e tornò sui suoi passi, mentre Dean tentava di capire meglio in che condizioni fosse suo fratello. Era così concentrato a visionarne le ferite che nemmeno si accorse che Bobby aveva lanciato un candelotto nella caverna e l’esplosione lo fece sobbalzare. Si voltò e alle sue spalle vide uno spesso polverone.
“E con questo direi che abbiamo chiuso con la Donna Ragno”
Dean fece un cenno di intesa al suo amico, poi disse:
“Dobbiamo andarcene alla svelta”
“Mi sembra un’ottima idea”
Dopo pochi minuti i tre cacciatori erano tra le lamiere confortanti dell’Impala e mentre si avviavano al motel, incrociarono un camion dei vigili del fuoco e un’auto della polizia, ma tirarono dritto. Arrivarono a destinazione in breve tempo e trasportarono Sam all’interno della stanza. Lo stesero sul letto e Dean prese a tagliargli i vestiti. Man mano che il corpo del giovane rimaneva nudo, lo strazio a cui era stato sottoposto divenne sempre più evidente e Bobby si disse che era stato molto previdente nel farsi dire dal suo amico come intervenire. Prese il suo borsone e si mise ad armeggiare al suo interno.
Dean non ne seguì i movimenti, preferì rimanere seduto sul letto accanto a suo fratello, che nel frattempo stava bruciando dalla febbre. Gli prese una mano e per un attimo ebbe l’impressione che Sam stesse rinvenendo. Lo vide aprire debolmente gli occhi, ma non avrebbe scommesso un dollaro su quanto fosse consapevole di quello che lo circondava e pregò che se ne andasse di nuovo quando Bobby si avvicinò con una siringa in mano.
“Tienilo fermo, non sarà una passeggiata”
“Prega Dio che il tuo amico abbia ragione, o…”
“Non abbiamo altre opzioni, Dean: se questo non funziona, Sam è spacciato”
Una puntura, ancora dolore e tutto sparì.
 
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


L’ennesimo lamento di Sam portò Dean al limite, non ne poteva davvero più di vederlo soffrire senza nessun cenno di miglioramento e in quel momento avrebbe spaccato il mondo per la frustrazione.
Erano tre giorni che assisteva impotente alla febbre che massacrava suo fratello e non sapeva più che cosa fare. Gli aveva raffreddato il corpo con impacchi localizzati, poi, quando il termometro era schizzato troppo in alto, memore delle soluzioni drastiche di suo padre, era passato ai bagni di ghiaccio, che avevano avuto però solo il potere di non fargli friggere il cervello, ma per il resto la situazione rimaneva stabile in modo negativo.
Sam soffriva come un cane, si irrigidiva continuamente sul letto a causa di violentissimi crampi e urlava così forte che qualche vicino di stanza aveva dato dei cazzotti nel muro, pensando ad un televisore troppo alto.
Per evitare che si passasse da questo a qualcuno alla porta, Dean era stato costretto più volte a premergli forte una mano sulla bocca, per attutire il rumore, e a non dare di conseguenza a suo fratello nemmeno il conforto di buttare fuori il dolore. Gli aveva parlato per fargli sentire la sua presenza, ma Sam era rimasto prigioniero della sua sofferenza e non si era nemmeno lontanamente avvicinato alla coscienza.
Ad un certo punto Dean aveva anche ipotizzato di metterlo in macchina e dirigersi a Sioux Falls, non tanto perché pensava che il South Dakota avrebbe fatto un miracolo, ma almeno avrebbero giocato in casa e forse tra i polverosi scaffali del Singer Salvage avrebbero trovato qualcosa di utile. Ne aveva parlato con Bobby e il cacciatore gli aveva fatto capire che Sam non avrebbe mai potuto sopportare un viaggio di quasi 28 ore in quelle condizioni. Gli aveva detto che non poteva costringerlo anche a quello, senza contare il fatto che, rimanendo dov’erano, potevano in ogni caso contare su un ospedale a pochi chilometri, mentre per strada le cose sarebbero state molto diverse, così si era ritornati alla veglia silenziosa.
Dean chinò lo sguardo sul tronco scoperto di suo fratello e sospirò: quei maledetti morsi non ne volevano sapere di smettere di trasudare una sostanza giallastra simile a pus, anzi sembravano diventare sempre più arrabbiati e dolorosi man mano che scorreva il tempo.
Lui e Bobby li avevano disinfettati e bendati un numero imprecisato di volte e dopo aver trascorso le prime ventiquattro ore senza che Sam riprendesse conoscenza, lo avevano agganciato ad una flebo per mantenerlo idratato, seguita dopo quarantotto da una sacca alimentare. Gli avevano cambiato i vestiti fradici di sudore e lo avevano lavato con una spugna per dargli un minimo di sollievo, eppure qualsiasi sforzo di alleviargli la sofferenza si era dimostrato inutile.
“Non ce la faccio più a vederlo in queste condizioni”
“Dean”
“Quella siringa doveva aiutarlo, non ridurlo in questo stato. Se lo avessi saputo, non ti avrei permesso di sparargli quell’intruglio in vena”
“Sarebbe già morto se me lo avessi impedito!”
“Non puoi esserne certo, in fondo il tuo amico non è un medico”
“Dean, ti stai arrampicando sugli specchi, lo abbiamo trovato grazie alle conoscenze di Seamus, quindi sa che cosa dice”
“Forse dovevamo andare in ospedale, forse…”
“Se sei davvero convinto che lì potrebbero far qualcosa, allora prendi le chiavi e andiamo, ma, mentre guidi, pensa a che cosa potremo raccontare per i segni di quei morsi”
Dean tacque e accarezzò ancora una volta il dorso della mano di suo fratello.
“Capisco che cosa vuoi dire, Bobby, ma la cura non sta funzionando, sta sempre peggio”
“Lo vedo e sai che non mi fa piacere girare il coltello nella piaga, ma devi prepararti all’idea che Sam non si riprenda”
“Non dirlo”
“Ragazzo, devi ascoltarmi”
“Il tuo amico non conosce Sammy, neanche tu puoi immaginare di che cosa è capace”
“Dean, so che tuo fratello è forte, ma sta diventando sempre più dura per lui”
“E che cosa suggerisci di fare? Vado a prendere la Taurus di papà e lo abbatto come un animale?”
“Non sto dicendo questo”
“E che cosa vuoi dire esattamente?”
“Potremmo almeno alleviargli il dolore”
“Vuoi imbottirlo di morfina?”
“Preferisci che soffra atrocemente fino alla fine?”
“Sai bene che prenderei in questo momento il suo posto, ma l’idea di drogarlo fino alle branchie non mi piace per niente”
“Dean, non lo avrei proposto se non vedessi tuo fratello davvero in difficoltà”
“So che lo dici per affetto, ma non sono pronto a prendere una decisione del genere”
“Vuoi che ti lasci un po' da solo con Sam?”
“Niente di personale, Bobby, ma…”
“Non hai bisogno di giustificarti, non con me. Sarò nella stanza affianco, chiamami se hai bisogno”
“D’accordo e comunque vada, grazie per esserci sempre per noi”
L’uomo sorrise debolmente, poi si avviò alla porta e in breve i due Winchester rimasero gli unici occupanti della camera.
“Ehi, Sammy, non vuoi farmi fare una brutta figura, vero? Ho detto a Bobby che ne verrai fuori, quindi devi svegliarti e dimostrare a tutti che sei uno veramente cazzuto”
Il giovane però non reagì all’appello e continuò a soccombere al dolore, al punto che Dean non trovò di meglio da fare che infilarsi nel letto accanto a lui. Era un gesto razionalmente inutile, però aveva bisogno di sentirlo vicino, e stringendo suo fratello tra le braccia, il cacciatore si permise anche il lusso di versare lacrime trattenute troppo a lungo. Pianse fino ad addormentarsi e mentre chiudeva sfinito gli occhi, pensò di nuovo a suo padre e si chiese se lui avrebbe saputo come salvare Sammy.
Un inconfondibile rumore delle onde del mare gli arrivò alle orecchie e realizzando che era del tutto sbagliato quello che sentiva, si rimise in connessione con il mondo e d’istinto cercò suo fratello, ma non lo trovò accanto a sé. Andò immediatamente nel panico e scattò in piedi rendendosi conto subito dopo di essere a piedi nudi su una spiaggia. Si guardò intorno e il panorama gli sembrò familiare, ma non si fermò a pensare, cominciò a guardarsi freneticamente intorno alla ricerca di Sam. Fu così che vide una figura di spalle seduta in riva al mare, un’immagine che gli provocò un tuffo al cuore. Si avvicinò dimenticando per un attimo il motivo della sua agitazione e la sensazione di pace divenne totale quando riconobbe John.
“Papà”
“Ciao, Dean”
“Sto sognando?”
“Siediti, figliolo, il sole sta per tramontare”
“Ma tu sei…”
“Morto? Abbastanza corretto”
“Che vuoi dire?”-chiese il ragazzo sistemandosi accanto a lui.
“Il mio corpo è andato, ma sono ancora in giro a fare casino”-rispose l’uomo sorridendo.
“Non sei all’inferno?”
“Una parte di me sicuramente sì, ma gli esseri umani hanno una visione un po' riduttiva dell’anima e di quello che può fare”
“E immagino che non mi illuminerai”
“Non posso e non sono qui per questo”
“Non capisco”
“Diciamo che mi sono auto-regalato un permesso premio perché ho sentito che avevi bisogno di me”
“Ho bisogno ogni giorno di te e non ti sei mai presentato”
“Ne sei così sicuro? Sono più vicino a voi ragazzi di quanto possiate immaginare”
“Quindi sai che cosa sta succedendo a Sam”
“Sì, lo so-rispose l’uomo diventando improvvisamente triste-avverto la sua sofferenza. Sta lottando come un leone, ma i morsi della Donna Ragno sono davvero terribili”
“Come fai a sapere della Donna Ragno?”
“Ti ho detto che sono molto vicino”
“E non potevi impedire che Sammy…”
“Non funziona così, Dean”
“E come allora?”
“Stiamo perdendo tempo e non mi stai chiedendo quello che veramente vuoi sapere”
“Come salvo Sammy?”
“E’ già salvo”
“Stai scherzando? Hai visto bene in che condizioni è?”
“Ho visto ed è solo questione di tempo prima che si riprenda. So che le sue ferite sono brutte, ma guarirà, so quello che ho fatto”
“Quello che hai fatto?”
“Chi credi che abbia suggerito al prof. come curare tuo fratello?”
“Tu? E non potevi dirlo direttamente a me?”
“No, non potevo, non è permesso interagire direttamente con i propri cari, ma sai che ho mille risorse”
“E hai aggirato l’ostacolo?-chiese ridendo Dean-Adesso so che sei proprio tu e quando lo racconterò a Sam…”
“Non glielo racconterai”
“Scherzi? Certo che lo farò, ha bisogno anche lui di sapere che tu…”
“Non ti ricorderai di tutto questo, Dean”
“Perché?”
“Perché così è stato stabilito ai piani alti e anche a quelli bassi”
“Esistono davvero l’inferno e il paradiso, papà?”
“L’inferno di sicuro e il mio è stare lontano da voi”
“E la mamma? Vi siete ritrovati?”
John sorrise e disse:
“Guarda che bel tramonto, Dean”
Il ragazzo si voltò per un attimo a fissare il disco rosso che spariva all’orizzonte, poi tornò a guardare alla sua sinistra, ma non vide nessuno.
“Papà”
Si voltò sentendo un rumore alle sue spalle e sperò di veder comparire ancora il genitore, ma restò deluso perché la spiaggia era desolatamente vuota.
“Papà”-chiamò ancora senza successo.
Ebbe però poco tempo per metabolizzare la sua assenza perché la sabbia iniziò a sparire da sotto i suoi piedi e cominciò a fare freddo. Si strofinò le braccia cercando di riscaldarsi, poi vide il buio avanzare veloce e istintivamente arretrò, ma si ritrovò bloccato da una parete invisibile. Non ebbe il tempo per farsi prendere dal panico perché le tenebre lo avvolsero e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, sentì il respiro di Sam accanto a lui e si rese conto di essere nella stanza del motel, steso accanto a suo fratello. Gli sfiorò la fronte e con disappunto notò che aveva ancora la febbre, anche se gli sembrò meno alta. Si mise seduto in mezzo al letto e diede un’occhiata all'orologio. Era praticamente l’alba e guardando la flebo, vide che era vuota. Si alzò per cambiarla e dopo averlo fatto, riprese alcool e ovatta per pulire ancora le ferite. Si sistemò accanto a Sam ed era pronto per iniziare l’operazione quando notò qualcosa di diverso. I morsi non trasudavano più pus e sembravano meno rossi, e in più suo fratello era tranquillo. Non si lamentava e finalmente anche i crampi gli stavano dando tregua. Prese il telefono e chiamò Bobby tirandolo letteralmente giù dal letto nonostante l’ora. Voleva che anche lui vedesse quello che sembrava il primo timido cenno di miglioramento e quando sentì bussare alla porta, aprì immediatamente.
“Che succede, Sam è peggiorato?”
“Non dico nulla, non voglio influenzarti”
“Non capisco”
“Guarda le sue ferite e dimmi che cosa ne pensi”
Bobby si avvicinò al letto e prese posto sulla sedia accanto al ferito. Si sporse verso i morsi e notò anche lui che le cose erano leggermente diverse rispetto alla sera precedente.
“Lo vedi anche tu, vero?”
“Sembra che i morsi siano meno incazzati”
“Sì e anche la febbre è calata”
“Gliel’hai misurata?”
“Non ne ho bisogno, so che è così”
Dean sorrise e andò a sedersi di fronte a Bobby. Prese una mano di Sam e disse:
“Ce la farà, ne sono sicuro”
“Ragazzo, sono solo piccoli segnali, vacci piano”
“Hai ragione, ma è sempre meglio di niente e poi me lo sento, andrà bene”
La mattinata passò senza nessuna tangibile novità, poi nel tardo pomeriggio il riposo di Sam divenne davvero sereno. La febbre se ne andò pian piano e alla misurazione delle otto era sparita del tutto.
“Adesso ci credi che ce la farà?”
“Sì, tuo fratello ha decisamente svoltato! Questo ragazzo non finirà mai di sorprendermi”
Trascorse ancora qualche ora, poi, mentre stavano cenando con pizza a domicilio, Dean intercettò i classici segnali del risveglio di Sam e scattò in piedi abbandonando la fetta nel cartone. Si precipitò verso il letto e si portò nel campo visivo del fratello sperando di vederlo ritornare finalmente cosciente. Gli prese una mano tra le sue e lo chiamò piano:
“Ehi, Sammy, sei con me?”
Il ragazzo si mosse sul letto, poi ruotò il capo alla sua destra e aprì gli occhi.
“Sei tornato, ce l’hai fatta”
“Dean”- sussurrò
“Sta’ tranquillo, il peggio è passato”
“Mi hai trovato”
“Sì, principessa, come al solito sono venuto a salvarti”
“Sono così stanco”
“Puoi riposare quanto vuoi, la stronza è fottuta, è tutto finito”
Sam chiuse per un attimo gli occhi, poi chiese:
“I bambini?”
“Mi dispiace, non abbiamo fatto in tempo, ma Bobby è stato fantastico, il nostro vecchiaccio si difende ancora bene sul campo”
“Attento, ragazzo, il vecchiaccio è ancora in grado di prenderti a calci in culo”
Sam riconobbe ai piedi del letto il suo amico e gli sorrise debolmente.
“Ciao, Bobby, immagino di dover ringraziare anche te se sono ancora vivo”
“Non sprecare fiato, non ce n’è bisogno”
Il giovane chiuse di nuovo gli occhi, poi mormorò:
“Dean, ho tanta sete”
Da quella richiesta passarono ancora diversi giorni prima che Sam riuscisse a tenersi dritto sulle gambe e dopo circa una settimana e mezza i tre cacciatori erano pronti per mettersi alle spalle Camp Olijato.
In quel lasso di tempo i giornali avevano dato spazio all’ennesima frana nella White Cave e anche ad un misterioso incendio che aveva mandato in fumo la famosa capanna del campo.
Dean era sicuro che la Donna Ragno era andata per sempre, ma, ad ogni buon conto, una notte era tornato a Camp Olijato e le aveva dato fuoco, giusto per essere sicuri che né lei, né quel maledetto codardo di Stoke potessero in qualche modo avere ancora un legame con il mondo. Aveva solo un rammarico, quello di non poter dare pace alle famiglie dei due bambini scomparsi. Non aveva potuto portare via quello che restava di loro dalla caverna prima che saltasse in aria e sarebbe stato troppo rischioso dare loro qualsiasi notizia, ma questo non lo disse a Sam. Si fece bastare di averlo ancora con sé e mentre imboccava la statale in direzione South Dakota, chiuse a chiave nel suo cuore le emozioni e premette forte sull’acceleratore.

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