Miele

di Dello90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giù per il pozzo ***
Capitolo 2: *** Sacro e profano ***
Capitolo 3: *** Fratellastro ***
Capitolo 4: *** Il primo sguardo ***
Capitolo 5: *** Colpo di fulmine? ***
Capitolo 6: *** Aria di tempesta ***
Capitolo 7: *** Il Padrone ***
Capitolo 8: *** Battito animale ***
Capitolo 9: *** Dispetti ***
Capitolo 10: *** Orihime e Hikoboshi ***
Capitolo 11: *** La ama o non la ama? ***
Capitolo 12: *** Pessimo tempismo ***
Capitolo 13: *** Il compleanno di Shippo ***
Capitolo 14: *** Maestoso Ballo Centennale ***
Capitolo 15: *** La resa dei conti ***
Capitolo 16: *** Strada chiusa ***
Capitolo 17: *** Lontano dal cuore, lontano dagli occhi ***
Capitolo 18: *** Troppo tardi ***



Capitolo 1
*** Giù per il pozzo ***


“Kagomeeeeeee” un urlo ruppe la quiete che regnava al tempio Higurashi.
Una ragazza sulla ventina  dai lunghi capelli castani ed occhi scuri, in quel momento iniettati di sangue dalla rabbia, si dirigeva a passo spedito verso la camera di sua sorella minore Kagome, un’esuberante moretta di  quattordici anni.
La ragazzina non aveva sentito il grido di sua sorella Rin a causa delle cuffiette che le sparavano musica a tutto volume nelle orecchie, per questo quasi le venne un colpo quando quella furia spalancò la porta sbraitando e agitando una camicetta bianca per aria… Kagome capì che era più saggio  spegnere la musica e prestarle attenzione…
“Sì, Rin?” esordì . La ventenne sgranò gli occhi e iniziò a urlare: “Stai scherzando, non vedi che hai combinato? Una cosa ti avevo detto prima di prestarti la mia camicia: FACCI ATTENZIONE! E invece guarda! E’ tutta sporca e le macchie non se ne vanno, mannaggia a me quando ho ceduto alle tue suppliche. Sai che è la mia camicia portafortuna per gli esami all’Università, io stamattina come faccio a dare Botanica..”
“Hai studiato?” chiese Kagome.
“Certo!” rispose Rin.
“ E allora vai a dare quell’esame senza farti tutti questi problemi!”  disse la ragazzina dando delle pacche sulla spalla alla maggiore “Sei troppo superstiziosa, come il nonno!” aggiunse.
Rin guardò sbalordita quella faccia da schiaffi della sorella ed iniziò a rincorrerla per casa, finché non finirono in cortile dove si fermarono, davanti a loro c’era l’Albero dello Spirito e del Tempo: era maestoso ed emanava un’aura magica, restavano sempre estasiate quando lo guardavano.
Ad un certo punto la loro contemplazione fu interrotta da un rumore che proveniva dalla capanna dove c’era il Pozzo Mangia Ossa.
Le due sorelle si guardarono sorprese, si fecero un cenno di approvazione con la testa ed andarono ad aprire la porta della capanna. Dal pozzo proveniva una strana luce rosa e quando si avvicinarono una mano afferrò Kagome per il braccio e la trascinò dentro il pozzo. Rin si sporse nel buco per recuperare la sorellina e riuscì a prenderle la mano, ma la forza che l’assalitore dall’altra parte metteva era maggiore e le due ragazze finirono per cadere entrambe nel pozzo.
Quando le giovani riaprirono gli occhi non erano più al Tempio, ma si ritrovarono in mezzo ad un bosco, alle spalle avevano il pozzo e davanti una creatura che le fece rabbrividire. Una specie di millepiedi gigante con la faccia di una donna tutt’altro che raccomandabile le scrutava e poi sibilò: “La sfera, datemi la Sfera dei Quattro Spiriti” e si scagliò sulle sorelle che iniziarono a correre tra gli alberi gridando aiuto, finché  tra questi riconobbero l’Albero dello Spirito e del Tempo, solo che rispetto a quello che conoscevano loro presentava un particolare non indifferente. Un ragazzo più o meno dell’età di Kagome, con una tunica rossa e lunghi capelli argentati era bloccato all’albero con una freccia nel torace, sembrava dormisse.
Kagome ebbe l’impulso di avvicinarsi, mentre Rin le diceva: “Ferma! Non Hai notato che ha le orecchie come i cani?! Potrebbe essere pericoloso come il mostro che ci sta inseguendo! Ooooh..Ma dove cavolo siamo finite?”. Kagome continuò a camminare verso il ragazzo e sussurrò alla sorella:”Tranquilla, sento che lui ci potrà aiutare”.

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Capitolo 2
*** Sacro e profano ***


Appena Kagome si avvicinò al ragazzo, quest’ultimo mosse le orecchie e lei gliele toccò, ma ritirò subito la mano, perché il giovane ringhiò, digrignò i denti e disse: “ Non sono un giocattolo, sparisci!”. La ragazza fece un passo indietro, ma non ebbe tempo di rispondergli, perché Rin urlò:  “Kagome, il mostro sta arrivando!”.

La minore delle sorelle si voltò verso il ragazzo e lo supplicò di aiutarle e lui rispose: “Tsk. Levami la freccia che mi sigilla a quest’albero e farò sparire quel verme in un attimo, ma ti avviso…Io sono molto più pericoloso!”. Kagome estrasse la freccia e il ragazzo si lanciò contro l’avversario e lo fece a brandelli con i suoi artigli in meno di un minuto.

Le ragazze assistettero al combattimento strette l’una all’altra e Rin disse: “Spero solo non sia stata una follia liberarlo”. Purtroppo i suoi timori si rivelarono fondati. Appena ebbe sconfitto il nemico, il ragazzo-cane corse verso le sorelle con gli artigli sguainati, ma per fortuna dal bosco qualcuno scoccò una freccia che colpì al braccio il giovane e lo ribloccò all’albero. Da dietro un cespuglio spuntò un’anziana signora vestita da sacerdotessa con una benda sull’occhio destro. 

Rin notò immediatamente l’arco che la donna teneva in mano, quindi non esitò a ringraziarla. L’anziana le sorrise e chiese: “State bene ragazze?” Kagome fece cenno di sì con la testa e lei continuò: “Io sono Kaede, la sacerdotessa del villaggio qui vicino, voi chi siete? Non sembrate di queste parti”.

Rin iniziò a parlare esasperata: “Il mio nome è Rin e lei è mia sorella minore  Kagome. Eravamo nel nostro cortile a Tokyo, quando dal Pozzo Mangia Ossa del Tempio è uscito un mostro che ci ha trascinato qui e poi quel tipo attaccato all’albero ha provato ad affettarci! Lei può spiegarci cosa sta succedendo, per favore?”.

Kaede scoppiò a ridere: “Care ragazze, il pozzo è qui vicino, ma non c’è nessun villaggio che si chiama Tokyo, forse siete ancora troppo scosse dall’accaduto e non siete lucide” ma appena concluse la frase, la sacerdotessa ebbe un’illuminazione: “Scusatemi, voi in che epoca pensate di stare?”.

Le sorelle la guardarono perplesse e risposero all’unisono : “ Heisei”. Kaede chiese: “Voi conoscete la storia del pozzo? Viene usato per eliminare i resti dei demoni, come quel mostro di cui parlavate e il mezzo demone Inuyasha, il ragazzo attaccato all’Albero dello Spirito e del Tempo. Una volta buttati lì, i resti spariscano e nessuno sa dove finiscano, si dice che viaggino nel tempo e credo che a voi sia successo lo stesso. Dai vostri giorni siete arrivate qui, nell’epoca Sengoku”.

Rin per poco non svenne…quella donna aveva appena parlato di epoca Sengoku e demoni! Bisognava trovare subito un modo per tornare a casa! Mentre la ragazza si scervellava sul da farsi, sua sorella chiese: “Ma cosa volevano da me? Il demone ha parlato di Sfera dei Quattro Spiriti”. Kaede osservò Kagome e le disse: “Il demone che otterrà la Sfera diventerà invincibile.Sei la copia di mia sorella Kykio. Era la sacerdotessa con il potere spirituale più forte del mondo, era la custode della Sfera e la purificava. Ahimè lei non è più con noi da cinquant’anni, morì per mano di Inuyasha, ma riuscì comunque a sigillarlo prima di andarsene. Voi dovete essere delle nostre discendenti e tu, Kagome, dentro di te  hai la Sfera. Posso estrarla se vuoi, non sarà doloroso”.

Intervenne Rin: “Sì, per favore! Prima chiudiamo questa storia e prima possiamo tornare alla normalità!”. Kagome annuì e la sacerdotessa iniziò a pregare. 

Dal petto della giovane uscì una perla rosa, ma non fecero in tempo a prenderla che un corvo con tre occhi la rubò e iniziò ad alzarsi in volo.

Kaede diede arco e frecce a Kagome e le disse: “Presto, uccidilo! Non deve scappare. Sei l’erede di mia sorella, devi avere il suo potere e le sue capacità!”.

La ragazzina non se lo fece ripetere e scoccò la freccia, ma le cose non andarono come aveva immaginato: colpì la sfera, che si ruppe e i frammenti si sparpagliarono ovunque.

Rin e Kaede non potevano credere ai loro occhi e Kagome esclamò: “Bè, almeno non ce l’ha più quell’uccellaccio!”. Rin scosse la testa e sospirò : Kagome, sei la solita paravento…”

 

Kaede spiegò alle ragazze che solo Kagome aveva la possibilità di recuperare i frammenti, in quanto riusciva a percepirne la presenza, ma ovviamente Rin non poteva lasciare che la sorellina affrontasse da sola questa missione e decise di restare al suo fianco. 

Prima della partenza per la caccia ai frammenti, Kaede condusse le ragazze davanti ad Inuyasha e disse: “Verrà anche lui con voi, può proteggervi. Lo farà, perché vuole impossessarsi della Sfera.   

Non temete, metterò al suo collo questo rosario e basterà che voi gli ordiniate di stare a cuccia per tenerlo a bada”. Una volta che il ragazzo-cane fu liberato è messo a cuccia un paio di volte, gli venne spiegata la situazione e il trio composto da Rin, Kagome e Inuyasha partì per l’avventura.

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Capitolo 3
*** Fratellastro ***


Era un mese che viaggiavano alla ricerca dei  frammenti ed al momento il bilancio era: un frammento della sfera ritrovato ed un centinaio di demoni che li avevano attaccati. Per fortuna Kaede aveva avuto l’idea di farle accompagnare da Inuyasha, altrimenti le sorelle sarebbero passate a miglior vita già da un pezzo… Anche se, entrambe le ragazze, erano notevolmente migliorate nei combattimenti;  Kagome riusciva a tirare con l’arco in maniera decente e Rin era diventata un’esperta di trappole, oltre ad essersi scoperta un’abile pescatrice!Quando si infilava in un ruscello, riusciva a pescare almeno un paio di trote a mani nude, lasciando a bocca aperta la sorellina, che era abituata a vederla sempre in tiro.
Quella sera i ragazzi accesero un falò e Rin si diresse verso il fiume per procacciare la cena, mentre Inuyasha andò a recuperare della legna per mantenere vivo il fuoco.  Fu così che Kagome iniziò a pensare a sua sorella, in particolare alla sua vita sentimentale. Rin era una ragazza bellissima,elegante ed intelligente con un sacco di spasimanti eppure Kagome, per quanto si sforzasse, non ricordava di averla mai vista con un ragazzo. Ricordava invece molto bene le quantità di fiori e cioccolatini che arrivavano al Tempio ed il nonno che urlava che quello era un luogo sacro e non una casa di appuntamenti! Rin, da canto suo, gli rispondeva che non era mica lei a chiedere quelle attenzioni e che poteva pure rivendere tutto al negozio di souvenir del Tempio.  Ripensando al nonno e Rin che discutevano alla ragazzina scappò una risatina, ma tornò subito seria e le venne in mente una conversazione tra sua sorella e  la mamma che aveva origliato poco tempo prima:
“Rin, tutto bene?”
“Sì, perché?”
“Te ne stai qui seduta nella veranda da un quarto d’ora a fissare il vuoto, ti turba qualcosa?”
“No, no… Penso solo a come organizzarmi le giornate di studio!”
“Sicura? Ho avuto vent’anni anche io… Magari qualche bel ragazzo sta prendendo un posto speciale nel tuo cuore? Quel biondino con gli occhi chiari che è venuto l’altro giorno era proprio carino, sembrava un attore di Hollywood!”
“No, mamma sei proprio fuori strada…”
“Allora forse una ragazza? Non ci sarebbe nulla di male, sai?”
“Mamma! Certo che non ci sarebbe nulla di male, ma non è così, mi piacciono i ragazzi! Solo che non trovo qualcuno che mi interessi  davvero…”
“ Hai tempo amore di mamma, sei ancora molto giovane…”
 
I pensieri di Kagome furono interrotti dal ritorno di Inuyasha che posò la legna a terra con la stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalli e si sedette accanto a lei sorridendole e questo la fece arrossire, era da qualche giorno ormai che provava una strana sensazione quando stava con lui, voleva passare più tempo possibile in sua compagnia.
Il cambiamento d’ umore della sorellina non era passato inosservato agli occhi di Rin, che ora osservava  la scena sorridendo teneramente. Lei sapeva bene cosa stava succedendo, Kagome stava avendo la sua prima cotta! Rin era convinta che anche Inuyasha non fosse indifferente a sua sorella. Lo conosceva ancora poco, certo, ma aveva visto come la guardava e come non la perdeva di vista neanche un attimo. Inuyasha era sempre pronto a difenderla da tutto e tutti, sia che si trattasse del peggiore dei demoni sia che si trattasse di un giovanotto un po’ troppo intraprendente per i suoi gusti. Per quanto il mezzo demone continuasse a dire che lui si sarebbe impossessato delle sfera una volta recuperati tutti i frammenti, Rin sapeva che ormai non le avrebbe più tradite, quel viaggio stava facendo mutare anche lui.
Rin era davvero felice per Kagome. Per quanto lei non fosse un’esperta in storie d’amore,sapeva bene quante emozioni si potevano provare in quelle situazioni, aveva avuto anche lei le sue sbandate, solo che nel giro di un mese l’interesse per il ragazzo in questione scemava… Ovviamente frequentava dei ragazzi che ben si vedeva dal portare a casa, tanto sapeva che non sarebbero durati! Andavano a fare dei giri e poi magari passavano le serate a casa di lui o in macchina, insomma aveva un’età in cui necessitava di particolari bisogni fisici!
Rin uscì dall’acqua con la trota appena pescata e si sedette vicino agli altri due, quando Inuyasha si diede uno schiaffo sul collo e qualcosa gli restò attaccato alla mano. “ Hai le pulci? Te lo dico, non abbiamo antiparassitari per cani dietro” lo schernì Rin. “No scema, è il vecchio Myoga.Un fastidiosissimo demone pulce!” rispose il ragazzo. “Buonasera Signorino Inuyasha, come sempre il suo sangue è ottimo! Signorine mi presento: sono Myoga, da secoli sono al servizio della famiglia del Generale Cane!” disse l’anziano demone. Kagome lo guardò confusa e chiese: “Chi è il Generale Cane?” . Myoga gonfiò il petto d’orgoglio e disse: “E’ il più grande demone di tutti i tempi, nonché padre del Signorino Inuaysha!”.
Le ragazze non poterono approfondire l’argomento, perché arrivò una folata di vento fortissima e una sorta di fulmine si abbatté poco distante da loro.
Quando riuscirono a riaprire gli occhi, i ragazzi si trovarono davanti un demone dalle sembianze umanoidi con lunghi capelli argentati, occhi color ambra, una mezzaluna sulla fronte e dei segni magenta sugli zigomi. Non era mostruoso come gli altri  demoni ed era raffinato, ma aveva uno sguardo glaciale che faceva capire che era molto più pericoloso di tutti quelli che avevano incontrato fino a quel giorno. Inuyasha iniziò a ringhiare e Kagome si strinse a lui. Rin chiese al mezzo demone: “Lo conosci?”, ma rispose Myoga al suo posto: “ Quello è il Signorino Sesshomaru, il fratello maggiore del Signorino Inuyasha”, “Fratellastro” lo corresse sempre ringhiando Inuyasha.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Il primo sguardo ***


Sesshomaru si guardò mezzo secondo intorno prima di puntare gli occhi sul gruppo e notare che suo fratello era in compagnia di due misere femmine umane.
 
“Hai i gusti di nostro padre, a quanto pare” commentò il demone.
“ Sesshomaru, maledetto… Cosa vuoi?!”  rispose Inuyasha.
“ Non rivolgerti a me in questo modo,  schifoso mezzo demone. Ti ho cercato solo per prendere Tessaiga, la spada che nostro padre ha inspiegabilmente donato a te, lasciando a me Tenseiga… Un’inutile spada che non può ferire nessuno” disse il fratello maggiore.
“ Io non ho nessuna spada, ma posso tranquillamente ucciderti con i miei artigli!” urlò Inuyasha avanzando verso Sesshomaru, ma il grande demone allungò la mano e con due dita estrasse dall’occhio del fratello una perla nera e all’improvviso si ritrovarono tutti in uno strano posto.
 
Le ragazze erano confuse e spaventate, davanti a loro svettava un enorme scheletro di un demone con un’armatura ed intorno regnava il silenzio assoluto.
“Siamo nella tomba del Generale Cane! Tessaiga è conservata qui, Sesshomaru deve averlo scoperto… Signorini per favore non litigate davanti alle spoglie di vostro padre, ne sarebbe devastato se potesse vedervi!”  implorò Myoga.
Ma i due fratelli non sentivano ragioni e continuavano a combattere e Sesshomaru era in netto vantaggio.
 
Ad un certo punto Kagome vide una spada malconcia incastrata in una  roccia e corse ad estrarla, nonostante le grida della sorella che la supplicavano di tornare indietro.
 
Kagome con la spada in mano urlò: “Inuyasha! Devo aver trovato Tessaiga!
 
I due fratelli si voltarono verso di lei contemporaneamente, ma Sesshomaru fu più scaltro. Colpì violentemente Inuyasha che cadde a terra dolorante e in un attimo il demone fu davanti a Kagome.
 
“Dammi Tessaiga, ragazzina” ordinò il demone, ma lei strinse la spada ancora più stretta e scosse la testa.
 
“ Bene, allora ti ucciderò e poi la prenderò…” così dicendo Sesshomaru  tirò fuori dal fodero Tokijin, l’altra spada che possedeva oltre a Tenseiga. La sollevò in aria e fece partire il fendente.
Kagome chiuse gli occhi e si raggomitolò in attesa di subire il colpo, che però, con il passare dei secondi non arrivava.
La ragazzina così aprì lentamente gli occhi e davanti a sé vide sua sorella di spalle con le braccia allargate che le faceva da scudo.
 
Rin, appena vide che la sua sorellina rischiava la vita, si precipitò senza esitazioni  a proteggerla, senza pensare alle conseguenze.
Si parò davanti alla sorella a capo chino e poco dopo sentì  la lama abbattersi sulla sua testa, quasi sulla fronte e pensò: “Quindi questa è la fine”.
 
Dopo qualche attimo sollevò il capo, perché le sembrava che non fosse più cambiato nulla, infatti era così.
Sesshomaru era di fronte a lei che la osservava con uno sguardo indecifrabile e la spada che sfiorava la sua fronte.
Nella testa del grande demone c’era sgomento…  Lui che non si faceva scrupoli ad uccidere chiunque ostacolasse i suoi progetti, non riusciva a trafiggere quel moscerino che aveva davanti. In confronto a lui quella ragazza era un granello di sabbia in balia dell’oceano, avrebbe potuto disintegrarla anche solo con un dito, eppure nulla, era bloccato.
Sesshomaru non si aspettava questa intrusione e non si aspettava che  lei rimanesse lì, immobile davanti a lui, guardandolo dritto negli occhi senza un briciolo di timore. Il suo sguardo trasmetteva solo coraggio e determinazione. Perché non lo implorava di lasciarle vivere, perché non scappava terrorizzata?
 
Mentre rifletteva, un rivolo di sangue scese dalla fronte di Rin e al demone venne spontaneo ritrarre la spada, cosa che lo lasciò ancora più spiazzato.
Anche Rin ora era stupita, perché era ancora viva? Fissava Sesshomaru senza capire che intenzioni avesse.
 
Mentre i due si guardavano,  Inuyasha si riprese, corse da Kagome e impugnò Tessaiga.
La lama della spada diventò enorme ed Inuyasha sentì un enorme potere dentro di lui e si avventò sul fratello.
 
Sesshomaru si accorse troppo tardi dell’attacco ed il mezzo demone lo ferì gravemente al torace.
Mentre cadeva a terra, Sesshomaru sentì Tenseiga vibrare, una luce blu lo avvolse e venne portato via da quel posto.
 
Poco dopo anche Rin e gli altri furono catapultati nel posto da cui erano partiti, ma di Sesshomaru non c’era più traccia.

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Capitolo 5
*** Colpo di fulmine? ***


Sesshomaru atterrò nell’androne del suo palazzo costruito tra le nuvole.
Era un edificio maestoso, rispecchiava l’imponenza di un grande demone come lui. Lo stile era quello dei palazzi signorili dell’epoca, ma era molto più grande ed era circondato da un bellissimo giardino colmo di ciliegi e peschi. Al centro del giardino c’era una statua che rappresentava i due amanti Orihime e Hikoboshi. Era una statua che suo padre gli aveva donato dopo essere tornato da uno dei suoi viaggi; neanche lui sapeva perché ancora la tenesse.
 
“Padron Sesshomaruuuuu” una voce stridula raggiunse le orecchie del demone ormai privo di forze.
“Padron Sesshomaru cosa le è successo? Chi l’ha ridotta così? Cosa pos”
“Zitto, Jaken” ordinò Sesshomaru ad un piccolo demone verde. “Devo andare a riposare. Non voglio essere disturbato per nessun motivo”.
“Ma certo Padrone! Il suo leale servitore è qui, qualunque cosa le serva, mi dica pure. Vuole che le porti un tè? Le preparo un bagno cal”
Sesshomaru lo zittì di nuovo ringhiando, mentre si dirigeva verso le sue stanze: “Ho detto che non voglio essere disturbato”.
 
Il demone si sdraiò sul suo futon e chiuse gli occhi. La rabbia per la sconfitta contro il fratello gli ribolliva nelle vene, ma ancora di più gli bruciava il fatto di aver perso per aver esitato.
Sì, perché lui non esitava mai, invece stavolta era successo ed era tutta colpa di quei due occhi nocciola che gli continuavano ad occupare la mente da quando li aveva incrociati.
Fu con questi pensieri che cadde in un sonno profondo.
 
Sesshomaru dormì per tre giorni consecutivi e quando si risvegliò era completamente guarito.
Chiamò Jaken e gli ordinò di preparare Ah-Un, un demone drago che lui usava come destriero.
Partirono poco dopo, senza una meta precisa. Sesshomaru voleva solo scontrarsi con qualche demone per allenarsi e scaricare la tensione. La prossima volta che avrebbe incontrato suo fratello ed il suo gruppo sarebbe dovuto essere invincibile.
 
Nel frattempo Rin, Kagome e Inuyasha proseguivano il loro viaggio.
A ricordare quanto era accaduto qualche giorno prima c’erano Tessaiga e una piccola crosticina sulla fronte di Rin.
 
“Mi rimarrà la cicatrice, sono sicura” sospirò Rin.
Kagome alzò gli occhi al cielo e commentò: “Povera sorella mia, sfregiata a vita!”
Rin sgranò gli occhi e disse: “Lo credi davvero?!”
La sorellina, sempre più sconsolata, rispose: “No,Rin…E’ un taglietto minuscolo!”
“Comunque conoscendo l’individuo che te l’ha fatto, poteva andarti molto peggio, ritieniti fortunata!” intervenne Inuyasha “Sesshomaru non è di certo famoso per la sua compassione!”
Rin guardò il mezzo demone, sapeva che aveva ragione, anche lei appena aveva visto il grande demone aveva subito percepito quanto fosse pericoloso.
Resta il fatto che l’aveva risparmiata e quando lo aveva guardato negli occhi non aveva visto il brutale assassino che le descrivevano.
 
“Magari ha avuto un colpo di fulmine con mia sorella” ridacchiò Kagome.
Inuyasha rispose indicando Rin: “Tsk, figurati! A parte il fatto che lui non sa neanche cosa siano certe cose, e poi dovrebbe averlo con questo sgorbio? Ahahah…Lui è abituato alle splendide principesse demoni”
Rin si infuriò e sibilò: “Inuyasha…a cuccia!”
Il ragazzo diede una violentissima facciata per terra e Rin assaporò il dolce sapore della vendetta.
 
Ad un certo punto, un cespuglio vicino al sentiero che il gruppo stava percorrendo si mosse e da lì spuntò un cucciolo di demone volpe che disse in lacrime: “Vi prego, aiutatemi!”.
 
 

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Capitolo 6
*** Aria di tempesta ***


“ Aiutatemi, per favore” supplicò sempre in lacrime il piccolo.

 

Il cucciolo aveva l’aspetto di un bimbo di sei anni, con due grandi occhi verdi e i capelli fulvi raccolti in un codino. Si capiva che era un demone dalle orecchie a punta e dalle zampette posteriori uguali a quelle di una volpe, come anche la coda! 

 

Era adorabile! Le ragazze si dovettero trattenere dal non toccarla! Soprattutto per Kagome fu un’ardua impresa.

 

Cercando di mantenere un certo contegno, le sorelle si inginocchiarono davanti al piccolo e Rin disse: “ Calmati, come ti chiami?”

 

“Shippo” rispose il cucciolo sempre singhiozzando e saltando in grembo alla ragazza “ Dovete aiutarmi!”

 

Rin, ora che lo aveva in braccio, notò che Shippo  aveva i vestiti tutti strappati ed era ricoperto di tante piccole ferite.

 

“Cosa ti è successo?” domandò Rin corrugando la fronte.

 

“Hiten e Manten” sussurrò il piccolo.

 

Le due sorelle si guardarono perplesse e Kagome disse:

 

“Mi spiace , non abbiamo capito”.

 

Inuyasha, grazie al suo udito ipersensibile, avevo capito tutto e ripetè : “Ha detto Hiten e Manten. Sono due fratelli molto pericolosi. Demoni del tuono che hanno devastato centinaia di villaggi nel corso dei secoli”.

 

“Hanno ucciso la mia mamma e il mio papà! Io sono salvo per miracolo…Eliminateli per favore!” disse il piccolo Shippo asciugandosi le lacrime.

 

Inuyasha voltò le spalle al cucciolo e disse: “Devi arrangiarti da solo, noi dobbiamo proseguire il nostro viaggio” e fece un passo lungo il sentiero.

 

Rin lo incenerì con lo sguardo e gli gridò dietro: “Stai scherzando? È solo un cucciolo, lo condanni a morte certa così!”.

 

Il mezzo demone si fermò e la guardò con la coda dell’occhio: “ Senti, non so come funzioni nella vostra epoca, ma qui la morte è all’ordine del giorno. Sopravvive solo il più forte. I tuoi problemi sono solo tuoi, devi risolverteli da solo. Noi abbiamo già una missione da compiere, non possiamo perdere tempo”.

 

Rin non seppe come controbattere. Ci pensò Kagome.

 

La ragazza si mise davanti ad Inuyasha con le mani giunte e gli occhi supplicanti ed implorò: “Inuyasha, per favore…”

 

Il ragazzo deglutì, arrossì e concluse seccato: “ E va bene! Vediamo di fare una cosa veloce però!”.

 

Shippo, Rin e Kagome sorrisero e quest’ultima disse: “Perfetto! Allora adesso Inuyasha…A CUCCIA e chiedi subito scusa a Shippo per come ti sei comportato!”.

 

 

Quando il mezzo demone riuscì ad alzarsi, il cucciolo condusse il gruppo attraverso un fitto bosco, finché non giunsero in quella che un tempo doveva essere una radura, ma che ora era solo una distesa di fumo e cenere.

 

“ Cosa è successo qui? Sembra che sia bruciato tutto” esordì Kagome.

 

“ È bruciato tutto. Credo che i responsabili siano quei due su quella nuvola nera” aggiunse Rin indicando sopra le loro teste.

 

I ragazzi alzarono gli occhi al cielo cupo che li sovrastava e videro due demoni che li osservavano con un ghigno crudele.

 

Uno era un bel ragazzo atletico e con una lunga treccia di capelli corvini. L’altro sembrava un rospo gigante e uscito male.

 

Shippo iniziò a tremare e balbettò: “So-sono loro…Hiten e Manten!”

 

Kagome si avvicinò all’orecchio della sorella e gli sussurrò: “Ma siamo sicuri siano fratelli? Insomma, guardali…”

 

Rin non fece in tempo a rispondere. Il fratello belloccio estrasse da dietro la schiena un bastone e scagliò una saetta verso Shippo. 

Rin riuscì a spingerlo via, ma il colpò la centrò in pieno e perse i sensi.

 

“Oh no, Hiten! L’hai uccisa, mi piaceva lei. Poteva diventare la mia sposa!” disse quella specie di rospo al fratello.

 

“Tranquillo Manten, sento ancora il battito del suo cuore. Se ti piace così tanto, possiamo portarla via, una volta che ci saremo sbarazzati degli altri”.

 

Kagome, presa dalla disperazione, impugnò l’arco e le frecce e fu in quel momento che vide due luci familiari sulla fronte dei fratelli.

 

“Inuyasha!” esclamò la ragazza “Ognuno di loro ha un frammento della Sfera incastonato nella fronte!”

 

Il mezzo demone le lanciò una rapida occhiata e pensò che, forse, non era stata una perdita di tempo aiutare il cucciolo. Si rivolse ai nemici dicendo: “Ehi voi due! Sarete voi a fare una brutta fine, dovrete affrontare me e la mia Tessaiga adesso!”.

 

Inuyasha si scagliò contro gli avversari con la spada sguainata e da quel momento Kagome e Shippo non riuscirono più a seguire lo scontro. Era un susseguirsi di lampi e tuoni.

 

Ma ad un certo punto Kagome li vide! I 2 frammenti della Sfera stavano precipitando a terra, così prese Shippo in braccio e corse a recuperarli. In un attimo anche Inuyasha fu accanto a loro, pronto a difenderli.

 

Una volta che il polverone alzatosi con lo scontro si depositò, riapparvero i due fratelli. Era chiaro che non erano più in grado di combattere, ma c’era un problema…Manten teneva sulla spalla, come fosse un sacco di patate, Rin svenuta! 

 

Inuyasha si preparò a sferrare un attacco, ma Kagome lo fermò: “No, potresti ferire anche Rin!”.

 

I due demoni risero, saltarono su una nuvola e in un secondo sparirono.

 

Kagome scoppiò a piangere ed Inuyasha le prese il volto dicendole: “Tranquilla, la salveremo!”.

 

Il piccolo Shippo si avvicinò ai due annuendo e disse: “Vi aiuterò anche io! Devo sdebitarmi e in più voglio vedere quei due disintegrati!”.

 

 

Più a ovest, Sesshomaru e i suoi servitori stavano camminando alla ricerca di qualche valido rivale, quando il grande demone annusò l’aria e commentò: “C’è odore di sangue nell’aria. In più sento delle presenze demoniache in avvicinamento”.

Guardò verso est e la vide. Una strana nuvola nera si stava muovendo velocemente verso la sua direzione. Sopra la nuvola c’erano due demoni e pensò che si stava giusto annoiando e aveva proprio voglia di far fuori qualcuno. 

 

Fece un grande balzo e in un attimo fu davanti a Hiten e Manten.

Solo in quel momento si accorse della presenza di Rin svenuta su quella nuvola. 

I due fratelli non si accorsero nemmeno dell’attacco che li colpì, morirono e basta.

Sesshomaru prese Rin in braccio e la portò a terra, la mise sulla groppa di Ah-Un e ordinò a Jaken: “ Portala a palazzo e curatela. Io tornerò stasera”. 

Così dicendo il grande demone volò via.

 

Jaken guardò perplesso la ragazza che Sesshomaru gli aveva appioppato, ma decise di non farsi troppe domande. Meglio obbedire agli ordini del padrone che rischiare la pelle con qualche osservazione fuori posto!

 

 

Rin aprì gli occhi e iniziò a mettere a fuoco quello che la circondava: era in una grande stanza in legno, molto luminosa e piena di arazzi. 

 

Come ci era finita lì? Dov’erano gli altri? Hiten e Manten che fine avevano fatto? 

Molte domande giravano nella testa della ragazza.

Ad un certo punto sentì un rumore alla sua sinistra. Girò il capo e vide una donna di spalle con lunghi capelli neri e un kimono bianco che lavava un fazzoletto in un catino di ceramica.

 

“ Mi scusi, posso chiederle dove mi trovo e lei chi è?” domandò Rin tra la preoccupazione e la curiosità.

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Capitolo 7
*** Il Padrone ***


La signora misteriosa si girò lentamente e Rin ebbe un singulto, quella donna non aveva volto!
Evidentemente era finita nel palazzo di qualche demone…  Ma c’era qualcosa di normale in quell’epoca?!
“ Ben svegliata signorina, si sente meglio? Il mio padrone mi ha chiesto di accudirla per tutto il tempo necessario” disse il demone donna.
Rin la guardò, prese coraggio e chiese: “ Potrei sapere chi è il padrone di cui parla? Ero insieme ai miei compagni, sono anche loro qui?”
 
“Ah! Ti sei svegliata finalmente!”.
 
La donna non fece in tempo a rispondere che un piccolo demone verde con uno strano bastone spalancò la porta della camera sbuffando.
Rin, dallo spavento,  si sollevò dal futon. Solo allora si rese conto che non aveva vestiti addosso, ma era fasciata totalmente di bende, si sentiva nuda!
 
La ragazza urlò e le venne istintivo afferrare il catino in cui la donna demone lavava il fazzoletto e lanciarlo in faccia all’intruso.
 
Il piccolo demone cadde all’indietro piagnucolando e quando si rialzò gridò: “ Come ti permetti di colpirmi! Io sono il grande Maestro Jaken, ora vedrai!”.
Jaken afferrò con entrambe le mani il bastone e Rin vide che in cima c’erano una testa  di donna e una testa  di un anziano signore.
 
“Ti darò fuoco con il mio bastone Ninto”
 
Ma il piccolo demone riuscì a malapena a finire la frase che una pedata lo atterrò, causandogli un bel bernoccolo in testa.
 
Rin sgranò gli occhi e sussurrò: “Sesshomaru”.
 
La donna senza voltò si genuflesse al  cospetto del grande demone e disse: “Bentornato Signore. La signorina si è svegliata da qualche minuto”.
 
La ragazza si voltò a guardarla. Quindi era Sesshomaru il padrone di cui parlava, dunque si trovava nel suo palazzo. Come era successo?
 
Mente rifletteva, Rin si ricordò in che condizioni era. Arrossì vistosamente e si rifugiò nuovamente sotto le coperte.
 
Sesshomaru avanzò lentamente verso di lei, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Quando le fu di fronte le chiese: “ Vanno meglio le ferite?”
Rin ignorò la domanda, non voleva perdersi in convenevoli, voleva chiarimenti, quindi ribatté, : “ Perché sono qui?”
 
Un lampo d’ira attraverso il viso di Sesshomaru, per sparire immediatamente dopo.
 
“ Eri svenuta, nelle mani di due demoni del tuono.  Ti ho trovato per caso”.
 
Rin lo fissò e disse: “Non hai risposto alla mia domanda”.
 
“Neanche tu”  precisò lui.
 
“ Kagome e Inuyasha sono qui? Stavamo combattendo contro quei due demoni”.
 
“No, ma stanno bene. Sanno anche che sei qui. Ti riporterò da loro quando ti sarai ripresa. Sono quattro giorni che non mangi. Stasera scenderai nel salone per cenare.  Renditi presentabile.”
 Il grande demone si diresse verso l’uscita della stanza. Quando fu sull’uscio raccolse qualcosa da dietro la porta,  lo lanciò all’interno della camera e sparì.
 
Ai piede della demone senza volto atterrarono lo zaino da viaggio di Rin  e un bellissimo kimono azzurro con ricamati dei fiori di loto rosa.
 
Un pensiero passò nella mente di Rin : “Come faceva ad avere il suo zaino?”
 
QUATTRO GIORNI PRIMA:
 
Sesshomaru stava volando alla ricerca del suo fratellastro, voleva vedere cosa fosse successo.
Non gli ci volle molto per fiutare l’odore di Inuyasha e dopo pochi chilometri lo trovò con l’altra umana ed un cucciolo di demone volpe in mezzo ad un bosco.
 
Inuyasha percepì la presenza del grande demone quando ormai gli si era palesato di fronte.
Sesshomaru schernì il fratello: “ Da misero mezzo demone quale sei, non hai potuto sconfiggere quei debolissimi demoni tuono? Tranquillo, ci ho pensato io. L’altra umana è con me, la riavrete quando sarà guarita” e fece per rispiccare il volo, ma la voce del fratellastro lo richiamò:
 
“ Sei forse impazzito?Perché dovremmo fidarci di te? Porta subito qui la nostra compagna se non vuoi che porti a termine il lavoro iniziato durante il nostro ultimo scontro!Ti ucciderò”.
 
Sesshomaru lo guardò furioso e rispose: “Non provocarmi ragazzino”
 
Kagome si mise in mezzo ai due fratelli.
 
“ Inuyasha lascia stare. In questo momento Rin è più al sicuro con lui. E’ ferita, in viaggio con noi rischierebbe solo di farsi ancora più male, o peggio… Sesshomaru! Riportala da me sana e salva appena possibile  o verrò a cercarti e non avrò pietà” affermò con decisione la ragazzina.
 
Sesshomaru le sorrise beffardo e Kagome gli si avvicinò porgendogli una strana sacca:
 
“E’ lo zaino di mia  sorella. Portaglielo per favore, ci sono tutte le sue cose qui”.
 
Il grande demone lo afferrò e volò via.
 
Kagome lo seguì con lo sguardo finché ci riuscì e intanto pregava per le sorti di Rin.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Battito animale ***


L’ora di cena  si avvicinava e Rin iniziò a sentirsi  nervosa.
Era da almeno due ore che la donna senza volto la preparava.
 Per un’ora buona fu costretta a stare a mollo in un vasca piena di fiori di campo e se provava ad alzarsi la sua “aguzzina” la ributtava giù esclamando: “ Deve rimanere ancora dentro! L’unguento che le ho messo per curare le ferite ancora non è stato lavato del tutto… E poi il Signor Sesshomaru gradisce questo profumo, lei si deve impregnare per bene!”
 
A Rin saltarano ancora di più i nervi sentendo quelle parole, cosa le importava di quello che gradiva Sesshomaru?
E poi quanto ancora doveva stare a mollo? Le sembrò l’avessero messa a marinare...
Dopo la tortura del bagno, iniziò quella dell’acconciatura. La demone continuava a  pettinare, fare e disfare code, chignon e trecce, finché non optò per una treccia alla francese. Rin ne fu anche soddisfatta, lei non era mai riuscita a farsela!
D’un tratto qualcuno bussò alla porta e si sentì la voce gracchiante di Jaken dire: “ La cena sarà servita tra un quarto d’ora, mi raccomando la puntualità!”
 
“ Presto Signorina, venga! Dobbiamo ancora indossare il kimono che le ha regalato il Padrone!” disse la demone tirando Rin verso il centro della stanza.
Rin le rispose: “Regalato? Sarà un vestito che qualche sua vecchia fidanzata avrà dimenticato  qui... ”
La donna la guardò perplessa e disse:  “ Fidanzata? Il Signor Sesshomaru non ha mai avuto fidanzate. Porta a casa molte demoni , ma non restano per più di una notte. E mi creda, in quelle occasioni meglio non essere a palazzo, si sentono certe grida! Ma tutto questo è ovvio, il Padrone è bellissimo...”
 
A Rin sorse il dubbio che la domestica fosse innamorata del suo Signore e che tutto quello che le stava facendo era un modo per vendicarsi della sua presenza.  Pensando a ciò sorrise, ma poi tornò seria e rispose:
 
“Ancora peggio! Sto per indossare il rimasuglio di una botta e via!”
 
Quando fu pronta, la demone la fece uscire dalla stanza e iniziò a condurla per il palazzo.
 
Intanto Sesshomaru era già nel salone, seduto su una sedia che era più simile ad un trono.
Continuava a farsi domande su quella ragazza: perché non era riuscito a trafiggerla? Come poteva essere ancora viva dopo l’attacco di quel demone tuono? Come mai lei e la sorella erano conciate in quel modo assurdo?
Lei non era un essere umano comune e lui esigeva delle risposte.
 
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da dei passi in avvicinamento e si voltò appena in tempo per vedere la porta della sala aprirsi.
 
Rin fece il suo ingresso nel salone e Sesshomaru perse un battito. Era la creatura più bella che avesse mai visto. Gli scappò anche un suono gutturale simile ad un ringhio, colpa della sua natura di demone cane, ma nessuno sembrò accorgersene.
 
La ragazza entrò nella stanza e rimase estasiata, era enorme! Ben diversa dalla sala da pranzo di casa sua! C’erano statue, dipinti e vasi lungo tutte le pareti, per non parlare del tavolo! Era molto lungo e sopra c’era tanto di quel cibo da sfamare un esercito, ma c’erano solo due sedie ai capi della tavola ed una era già occupata.  La porta alle sue spalle si chiuse e lei si rese conto di essere rimasta dal sola con il grande demone. Deglutì, ma si fece forza e avanzò verso il suo posto.
 
Sesshomaru la seguì con lo sguardo finché non si sedette. Rin gli fece un cenno di saluto con la testa ed aspettò un qualsiasi segnale per capire se poteva iniziare a mangiare.
 
“ Da dove vieni?” Chiese il grande demone.
 
Capendo che l’inizio della cena sarebbe stato rimandato, Rin alzò gli occhi al cielo e iniziò a raccontare la sua storia.
Sesshomaru ascoltava in silenzio, facendo attenzione ad ogni parola, non voleva perdere neanche un dettaglio. Dal racconto, però, non capiva che strano potere potesse avere quella ragazza… Di certo era speciale!
 
“ E questo è tutto!” concluse Rin “ Ora possiamo cenare? Non ci vedo più dalla fame”  e così dicendo afferrò un onigiri che la stava chiamando da quando si era seduta.
 
“ Io comunque sono Rin” aggiunse la ragazza.
“ Rin” ripeté Sesshomaru.
Era vero, fino a quel momento non si era reso conto di non sapere neanche il suo nome.
 
“ Cosa ne sarà di me? “ chiese Rin.
 
“ Te l’ho già detto. Ti riporterò da tua sorella quando ti sarai ripresa. Ti senti meglio?” rispose il grande demone.
 
 Lei si passò una mano sul ventre e disse : “ Sono ancora un po’ dolorante… Quindi non mi ucciderai?”
 
Lui le lanciò un’occhiata di sfuggita, prima di alzarsi e uscire dalla sala replicando: “ Non ho nessun interesse ad ucciderti, per il momento”.
 
Rin sospirò. Certo, non era la risposta migliore che potesse darle, ma per ora la pelle la portava a casa!
 
La ragazza finì di cenare in solitudine, poi la donna senza volto la venne a recuperare e la riportò in camera da letto per passare la notte.
 
Al mattino seguente, Rin trovò un nuovo kimono accanto al suo cuscino. Questo era di seta, giallo con dei rami di ciliegio fioriti che risalivano lungo le braccia.
 
“  Altro giro, altro regalo. Mi sa che oggi mi tocca la stessa routine di ieri…” pensò la ragazza.
Dopo pochi minuti, infatti la domestica arrivò e iniziò a preparare la vasca.
Rin però si ricordò del suo zaino e disse alla demone:
 
“ Ferma con quei fiori! Andrò a cena, ma oggi si fa a modo mio!”
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Dispetti ***


Rin prese lo zaino e ne estrasse il suo kit da bagno, sì giro verso la demone e le disse:

 

“Senza offesa per il Signore, ma oggi si mette il profumo che gradisco io! E vedrai che sarà anche un bagno molto più rapido…”

 

La donna non si oppose, lasciò fare la ragazza. Le si avvicinò solo quando uscì dalla vasca e si sedette sulla sedia per essere pettinata.

 

Rin guardava la demone attraverso lo specchio e le chiese amichevolmente:

 

“ Come ti chiami? Non te lo avevo ancora domandato, scusa, sono una cafona…Io sono Rin!”

 

“ Il mio nome è Sakura” rispose la donna

 

“ È molto che servi Sesshomaru?”

 

“ Secoli. Ero al servizio della Signora Madre e del Generale Cane. Poi ho seguito il Padron Sesshomaru insieme al cuoco del palazzo”

 

“Anche lui è un demone?”

 

“ Certo. Il Signore non apprezza la compagnia degli esseri umani. Infatti ci siamo stupiti quando è arrivata lei”

 

“ Capisco. Posso chiederti che tipo di demone sei? Non ho mai visto qualcuno come te, insomma…senza volto”

 

“ Io e il cuoco siamo due demoni serpente. Ci amavamo molto”.

 

“ Oh” disse Rin sorpresa “ Scusa, non volevo essere impicciona.”

 

“ Non ho finito di raccontare” puntualizzò la demone.

 

“ Ci siamo innamorati quando lavoravamo al servizio dei genitori del Padrone e questo non piacque alla Signora Madre…Non voleva ci distraessimo dal nostro lavoro. Quindi prese i nostri volti e li appese ad un bastone, così nacque il bastone Ninto. Ora non possiamo più vederci, vediamo solo quello che ci occorre per obbedire agli ordini. Sul bastone i nostri visi sono vicini, ma girati in direzioni opposte”.

 

“ Ma è una cosa davvero crudele! Mi spiace davvero” disse Rin sconvolta, portandosi una mano alla bocca.

 

“ Doveva andare così. Abbiamo mancato ai nostri doveri e siamo stati puniti” concluse la donna.

 

“ Sakura, grazie di esserti aperta con me. Avevo capito subito che avevi uno spirito buono e avevo davvero bisogno di parlare con qualcuno. Se potrò farlo, ti aiuterò!”  

 

 

Rin passò il pomeriggio a leggere un libro di fisiologia animale che si era portata dietro, nella speranza di non rimanere troppo indietro con lo studio.

Quando arrivò quel promemoria vivente di Jaken ad avvisarla che la cena era quasi pronta, indossò il kimono e si avviò verso il salone, ormai conosceva la strada.

 

Arrivata di fronte alla porta la aprì. Il banchetto era servito, ma Sesshomaru non c’era.

 

“Eh no!” pensò Rin “ Già ieri mi ha mollato in mezzo alla cena, ora di stare qui da sola come una scema a strafogarmi non ne ho proprio voglia!”

 

Così si giro, fece un passo indietro e BUM!

Non capì contro cosa avesse sbattuto, finché non sentì una mano che l’afferrava con sicurezza dietro la schiena, bloccando così quella che sarebbe stata una rovinosa caduta.

 

Contemporaneamente Rin aveva allungato la mano in cerca di un appiglio e lo aveva trovato! 

Quando sollevò lo sguardo capì che era aggrappata alla spalla di Sesshomaru.

 

La ragazza si rese conto che erano praticamente abbracciati e si sentì in imbarazzo.

Guardò il viso del grande demone per capire se anche lui era nella sua stessa situazione, ma lui la fissava con la sua solita poker face.

 

In quell’istante Rin si perse. 

Non lo aveva mai visto da così vicino, solo una parola le venne in mente: perfetto.

Senza accorgersene fece scivolare la sua mano dalla spalla al petto di Sesshomaru, era un fascio di muscoli. La ragazza sentì i battiti del cuore accelerare e calore al basso ventre, quindi arrossì e distolse lo sguardo.

 

Sesshomaru sorrise soddisfatto. Allora anche lui non era indifferente a quell’umana, grazie al suo istinto aveva percepito perfettamente lo stato di eccitazione della ragazza.

 

Le tolse la mano dalla schiena e le chiese: “ Vai via? Non hai fame?”

 

Rin gli rispose ancora un po’ imbambolata: “ No, è che…Io…Non c’era nessuno…Quindi…”

 

“ Non devi parlare se non vuoi. Ceniamo?” la interruppe il grande demone , facendole segno di accomodarsi a tavola.

 

Rin si riprese e andò a sedersi. 

 

 

Una volta sistemati, Sesshomaru domandò: “ Senti ancora dolore?”

Rin si alzò dalla sedia, prese il suo piatto e le sue posate e andò a sedersi nel posto accanto al demone, che nel frattempo assisteva alla scena sconcertato.

 

“ Che c’è?” esordì Rin “ A me di urlare da una parte all’altra della stanza per far conversazione non va…Non ho più dolori comunque! Domani direi che potrò tornare da Kagome, Inuyasha e Shippo”.

 

Il demone annuì : “ Domattina dirò a Jaken di preparare Ah-Un, così nel pomeriggio ti riporteranno dai tuoi compagni”.

 

Rin ringraziò e poi aggiunse: “ Ma tu non mangi?”

 

Sesshomaru rispose: “ No, non mi piace il vostro cibo”

 

“Ma lo hai mai assaggiato?” proseguì la ragazza.

 

“ No, ma so che è c”

 

Il demone non riuscì a finire la frase che si ritrovò una ciliegia in bocca e una Rin divertita a un palmo dal naso.

 

“ È buona?” domandò Rin curiosa.

 

Sesshomaru la fissava sempre più esterrefatto…Avrebbe dovuto ucciderla all’istante, questo gli suggeriva la testa! Invece si limitò a sussurrare un “Sì”

 

Rin fu entusiasta : “Vedi! Finché non provi, non puoi sapere se una cosa ti piace o no!”

 

 

Quella ragazza cominciava ad avere un po’ troppi effetti su di lui, così il demone decise che era il momento di guadagnare un po’ di terreno:

 

“ Rin, non hai lo stesso odore di ieri. Cosa hai fatto?”

 

La ragazza rispose: “ Già! Ho usato i miei prodotti, la linea al miele, la mia fragranza preferita!”

 

“Miele?Cos’è?” 

 

“Forse in quest’epoca ancora non si usa come lo usiamo nel mio tempo. Lo producono le api, è la  loro scorta di cibo! Poi lo mangiamo anche noi e lo usiamo per tante altre cose, compresa la produzione di saponi” 

 

Appena finì la frase, Rin venne attraversata da un brivido di piacere, perché Sesshomaru le aveva messo una mano dietro la nuca le si era avvicinato in modo da poterle annusare il collo.

 

 

“ Mi piace” disse suadentemente il grande demone attorcigliandosi una ciocca di capelli di Rin intorno all’indice “ Fossi in te andrei a dormire ora, sai non vorrei non riuscire al trattenermi dal…Mangiarti?”

 

La ragazza uscì velocemente dalla sala, lasciandosi un divertito Sesshomaru alle spalle.

 

 

 Una volta in camera Rin iniziò a camminare avanti e indietro borbottando: “Maledetto, mi ha messo in imbarazzo di proposito… Certo che è davvero bello, sa anche essere spiritoso a suo modo…e poi quando sto con lui mi sento al sicuro, anche se il buon senso dovrebbe suggerirmi esattamente l’opposto…”

 

 

Anche Sesshomaru era rientrata nelle sue stanze, ma non riusciva a prendere sonno. Ora, oltre agli occhi nocciola di Rin a tormentarlo, c’era anche il suo particolare profumo che gli inebriava i sensi…Aveva urgente bisogno di un bagno freddo!

 

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Capitolo 10
*** Orihime e Hikoboshi ***


Alle prime luci dell’alba, Sesshomaru si alzò e andò a fare un giro nel giardino.
 Aveva bisogno di schiarirsi le idee. Sapeva che nel  pomeriggio Rin sarebbe tornata dai suoi compagni  e ogni volta che se lo ricordava sentiva il cuore appesantirsi. Non gli piaceva sentirsi così.
“Probabilmente il problema è anche la soluzione” pensò il grande demone “ Una volta che sarà partita se ne andrà anche questa fastidiosa sensazione. Mi sarò abituato alla sua presenza in questi giorni, un po’ come mi è successo con Jaken…”.
 
Dopo un paio d’ore anche Rin si svegliò e, con stupore, notò che anche quel giorno c’era un bel kimono rosso ad aspettarla.
Lo indossò e andò alla ricerca di Sakura per capire quali fossero i programmi della mattinata. Oltre ai corridoi per andare nel salone, però, non conosceva il palazzo e si perse.
Arrivò nell’androne, aprì l’enorme portone e “Cavolo!” esclamò a bocca spalancata “Ma siamo tra le nuvole!”.
La ragazza decise di approfittare delle ore che le restavano al palazzo per curiosare un po’ ed iniziò ad esplorare il giardino.
A forza di girare si ritrovò davanti alla fontana con la statua di Orihime e Hikoboshi abbracciati.
 
“Wow” sospirò la ragazza.
 
“Ti piace?”
 
Rin si voltò di scatto.
 
“Sesshomaru… Non ti ho sentito arrivare. Sì, è molto bella. Adoro la leggenda della principessa Orihime ed del  giovane Hikoboshi”.
 
Il demone , fissando la fontana, rispose: “ Da quel che mi ricordo, sono altre due povere vittime di quell’inutile sentimento di voi umani…L’amore…”.
 
Rin rise e controbatté: “ Bè, che non fossi un tipo romantico lo avevo intuito, però devo dissentire! Intanto i due giovani della leggenda erano due creature del cielo che vivevano a cavallo della Via Lattea, non due umani. E poi la loro esistenza era vuota e senza uno scopo prima di incontrarsi ed innamorarsi. Il padre di lei li separò e li concesse di vedersi solo una volta l’anno, ma per loro valeva la pena vivere anche solo per potersi vedere quella giornata..L’amore li ha salvati, non li ha dannati”.
 
Sesshomaru guardò la ragazza beffardo e disse: “ Se lo dici tu”, poi però la prese per un braccio e la portò dietro di sé dicendo:  “ Non fare un passo”.
 
“ Buongiorno figliolo”
 
“Madre, buongiorno.  A cosa devo l’onore di questa visita?” disse il grande demone.
 
Rin fece capolino dalla schiena di Sesshomaru. Era troppo curiosa di vedere la  madre del demone!
Era la versione femminile del figlio! Stessi capelli argentati, la stessa mezzaluna sulla fronte e gli stessi occhi penetranti color ambra. In più, proprio come il figlio, era una creatura bellissima.
 
“ Non posso venire a trovare il mio unico figlio? Tra l’altro vedo che stavi per fare colazione, mi posso unire?” chiese la demone indicando con un cenno del capo Rin.
 
Sesshomaru, senza scomporsi, rispose: “ Lei non si mangia, madre”.
 
Rin deglutì preoccupata e pensò che in effetti sapeva cosa non piaceva a Sesshomaru, ma non si era presa la briga di chiedergli cosa mangiasse.  Le venne istintivo aggrapparsi al braccio dal demone.
 
Alla Signora Madre non sfuggì il gesto ed esordì: “ Oh… Ora capisco… Figliolo pensavo fossi uguale a me in tutto e per tutto,  invece vedo che hai ereditato un tratto interessante di tuo padre. Spero sia solo un trastullo e che a breve quella ragazza sia trafitta dai tuoi artigli velenosi”
 
Sesshomaru non si mosse di un passo e non disse nulla. Continuava solo a fissare la madre dritto negli occhi.
 
La demone sorrise con freddezza e concluse: “ Tolgo il disturbo, è evidente che la mia presenza qui non è gradita. Però ricorda che fine ha fatto tuo padre per correre dietro ad una misera umana. Mi dispiacerebbe perdere un altro membro della mia famiglia così, Sesshomaru”.
La Signora Madre sparì in un vortice di vento e Sesshomaru e Rin si ritrovarono di nuovo da soli.
 
Rin chiese a Sesshomaru: “Stai bene? Hai una faccia sconvolta”
 
Il grande demone rispose: “Devi partire, subito”.
 
Jaken accompagnò la ragazza da Ah-Un e la fece salire in groppa al demone drago.
 
“Su, muoviti! Il Padrone ha detto che devi sparire da qui il prima possibile. Si è finalmente stufato di averti tra i piedi!”
 
Rin non capiva cosa fosse successo. Qualcosa detto dalla madre aveva turbato profondamente Sesshomaru. Da quando la demone era andata via, non le aveva più rivolto la parola e a stento la guardava. Non era venuto neanche a salutarla, eppure le sembrava avessero instaurato un certo grado di confidenza.
 
“ Mi stavo dimenticando di restituire i kimoni!”  disse Rin a Jaken.
 
“Restituire?!” strillò il demone “ Il Padrone è stato così magnanimo da comprarteli e tu li vuoi restituire?! Che ragazzina maleducata!”
 
Rin rimase senza parole. Quindi quegli abiti erano tutti regali di Sesshomaru per lei? Alla ragazza brillarono gli occhi.
 
Rin salì in groppa ad Ah-Un, guardò verso il palazzo mentre spiccavano il volo e lo vide. Il grande demone la osservava appoggiato ad una colonna.
Rin gli regalò un sorriso sincero e lui sentì scivolare via il peso che sentiva nel petto.
 
Possibile che sua madre avesse ragione? Lui era come suo padre?

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Capitolo 11
*** La ama o non la ama? ***


“Rin! Sei tornata!” urlò Kagome correndo verso la sorella che scendeva dalla groppa di Ah-Un.
 
“ Kagome ciao! Che bello rivedervi, state tutti bene!” disse Rin mentre abbracciava la sorellina.
 
“ Bé, il mio dovere l’ho fatto. Posso tornare dal Padrone”. 
Jaken stava per congedarsi dal gruppo, quando sentì alle sue spalle Rin che lo richiamava.
 
“Aspetta! Volevo ringraziare te e il resto della servitù per esservi presi cura di me. Inoltre, potresti dire grazie a Sesshomaru da parte mia per favore? Non fosse stato per lui probabilmente a quest’ora sarei morta. E’ stato un padrone di casa impeccabile e…e spero di rivederlo presto…”
 
Jaken fissò la giovane  con riluttanza e poi concluse: “Lo farò solo se il Padrone chiederà di te…Addio!” e poi riprese il volo con Ah-Un.
 
Inuyasha si rivolse a Rin : “ Sesshomaru un padrone di casa impeccabile? Ma dico, sei impazzita?! Ero convinto di non vederti  più”
“Pensa quello che ti pare…” rispose Rin “ Shippo! Speravo ci fossi anche tu!”
 
“Mi ha liquidato così?” domandò Inuyasha innervosito a Kagome.
 
La ragazzina sorrise al mezzo demone e rispose: “ Che tuo fratello tratti Rin in maniera diversa dagli altri lo avevamo già capito…Chissà! Magari quando era sua ospite è successo qualcosa di romantico tra loro due”
 
Inuyasha rabbrividì : “ Mio fratello e tua sorella insieme? Bleah…sarebbe orribile!”
 
“Perché scusa? Potremmo fare delle splendide uscite a quattro” aggiunse Kagome sognante.
 
“Cosa stai farneticando?” disse Inuyasha riluttante.
 
Jaken arrivò al palazzo di Sesshomaru.
Non era riuscito a farsi un’idea chiara del legame che univa il suo Signore a Rin. Non l’aveva uccisa, non l’aveva mangiata ne tantomeno l’aveva usata per soddisfare i suoi piaceri carnali.
Semplicemente l’aveva accolta nella sua dimora e trattata come il più onorevole degli ospiti. Un’umana, una banalissima umana.
Nessuna delle femmine che arrivava a palazzo aveva mai avuto un tale trattamento. Anzi…Il  demone verde sbiancò al ricordo delle demoni decapitate da Sesshomaru, solo perché troppo appiccicose per i suoi gusti.
 
Dopo aver riflettuto, Jaken prese una decisione: non avrebbe davvero riferito il messaggio di Rin al padrone se non su esplicita richiesta di quest’ultimo.
Se il grande demone non avesse chiesto nulla sulla ragazza, allora era semplicemente in vena di  essere caritatevole in quei giorni e lui poteva zittire quella vocina nella testa che gli suggeriva che forse il Signor Sesshomaru si era infatuato dell’umana.
 
Il piccolo demone era così concentrato che non si accorse neanche di avere incrociato il suo padrone nel corridoio. Fu un calcio in testa che lo ridestò!
 
Jaken si inchinò subito e disse con riverenza: “ Mi scusi Signore, ero distratto”
“ Rin?” chiese schietto Sesshomaru.
 
A  Jaken raggelò il sangue. Alzò la testa e si mise a fissare disperato Sesshomaru .
In riposta ricevette una pedata in faccia.
 
“ Rin sta bene, Signore. L’ho lasciata con i suoi compagni.  Mi ha chiesto di ringraziarla e spera di rivederla”.
 
Detto questo, il demone verde sbirciò l’espressione de grande demone per scorgerne la reazione e…Oh no! Per un millisecondo sul volto di Sesshomaru era spuntato un sorriso! Jaken cadde in un baratro di angoscia.
 
UN MESE DOPO
 
Al gruppo di Rin accaddero  molte cose nel giro di un mese.
A loro si erano aggiunti anche un aitante monaco donnaiolo di nome Miroku e  Sango ,una giovane e bellissima cacciatrice di demoni.
Insieme erano riusciti a recuperare un po’ di frammenti della sfera, ma la ricerca era ancora lunga, anche perché avevano scoperto di avere un nemico comune: Naraku.
Naraku era un potentissimo mezzo demone, che, proprio come Inuyasha, voleva la Sfera dei Quattro Spiriti per diventare un demone completo. A differenza di Inuyasha, però, Naraku era pura malvagità.
In più, oltre ad essere un ostacolo nella ricerca dei frammenti, aveva anche maledetto i maschi della famiglia di Miroku con un vortice che aspirava qualsiasi cosa all’interno della mano, il foro del vento. Un’arma potentissima, che, però, con il passare del tempo si ingrandiva, fino a risucchiare anche il portatore del vortice. Naraku  aveva anche soggiogato il fratellino di Sango, Kohaku.
In conclusione, Naraku doveva essere eliminato.
 
Un pomeriggio, il gruppo si mise sotto un albero per riposare un po’ .
Era un mese che Rin aveva lasciato il palazzo e Sesshomaru non si era più fatto vivo, ma lei ci pensava ogni giorno. Avrebbe voluto confidarsi con Kagome, ma tutte le volte che ci provava si bloccava. In fondo neanche lei sapeva cosa provasse per il grande demone, alla fine si erano visti poche volte. Eppure non si era mai sentita attratta da qualcuno in questo modo.
 
D’un tratto arrivò Kohaku  seguito da centinaia di demoni.
 
“ Kohaku!” gridò Sango, ma il fratellino sollevò la sua falce e aizzò i demoni sulla compagnia e la battaglia iniziò.
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Pessimo tempismo ***


I demoni attaccavano da ogni parte.
 
Inuyasha, Miroku e Sango erano in prima linea nella lotta, mentre Rin, Kagome e Shippo erano rimasti accanto all’albero e restavano sulla difensiva.
Da quando c’era Sango  le sorelle erano migliorate ulteriormente nei combattimenti, perché le sottoponeva tutti i giorni a qualche ora di allenamento.
Il loro compito era quello di eliminare i demoni che riuscivano ad oltrepassare la linea di attacco del fantastico trio.
 
I demoni che accompagnavano Kohaku, per fortuna, non erano particolarmente temibili. L’avversario  più pericoloso di tutti era proprio il ragazzino.
Non si poteva uccidere, perché era il fratellino di Sango e in più era un abile combattente.
 
Kohaku approfittò del disordine creato dalla sua armata per avvicinarsi all’albero di soppiatto e riuscì a catturare con un lazzo Kagome, che gli dava le spalle e la tirò a sé.
 
“Inuyasha!” gridò la ragazzina, mentre Kohaku la trascinava verso l’orlo di un precipizio.
 
A quel punto tutti si accorsero del rapimento di Kagome.
 
Inuyasha usò il taglio nel vento, la tecnica speciale di Tessaiga, per eliminare i pochi demoni che erano rimasti vivi.
 
“Kohaku lasciala subito!” disse minaccioso il mezzo demone, puntando la spada verso il nemico.
 
Sango intervenne: “Inuyasha, ti prego! E’ mio fratello, non ucciderlo!”
 
Inuyasha la guardò torvo e rispose: “Vuole i nostri frammenti della sfera. Se non lo uccido, lui ucciderà Kagome per prenderli e portarli a Naraku. Mi spiace Sango”
 
L’atmosfera si fece pesante. Sango si frappose tra Inuyasha e Kohaku. Miroku cercava di far ragionare il ragazzino, dicendogli di ribellarsi a Naraku e di ritrovare se stesso. Shippo piangeva rannicchiato ai piedi del tronco dell’ albero.
 
Rin colse l’attimo di stallo: afferrò uno shuriken dall’armamentario di Sango e corse in direzione di Kohaku.
Gli arrivò lateralmente, lui non se ne accorse.  Lanciò l’arma e riuscì a tagliare la corda che il ragazzino teneva in mano e con cui aveva legato la sorella .
Per allontanarlo da Kagome, Rin diede anche una spallata a Kohaku che perse l’equilibrio e cadde nel burrone.
 
Prima di precipitare, però, Kohaku scagliò la catena della sua falce verso Kagome, per poterla ribloccare, ma Rin si intromise e fu la sua caviglia ad essere legata.
 
Kohaku e Rin caddero insieme sul fondo del precipizio, dove scorreva un fiume. Rin sentì l’impatto con l’acqua e poi la corrente che la trascinava via.
 
Gli amici di Rin si riunirono tutti sull’orlo del precipizio e Miroku disse: “Presto! Dobbiamo seguire il corso del fiume fino a valle! Dobbiamo recuperarla il prima possibile!”
 
Appena si voltarono si trovarono davanti Sesshomaru.
 
“Dov’è Rin? “ chiese impassibile il mezzo demone “ Ho sentito odore di sangue e ho percepito la presenza di Tessaiga”
 
“ E’ precipitata nel fiume per proteggermi” disse Kagome sconvolta.
 
Sesshomaru sgranò gli occhi, poi si mise a fiutare l’aria e sussurrò : “Miele”. L’attimo dopo era sparito.
 
“Cosa ha detto?” chiese perplesso Shippo.
 
“ Ha detto miele” rispose Kagome “ Ma certo! Rin usa tutti prodotti a base di miele… Inuyasha veloce! Segui le tracce di tuo fratello, ci porterà da lei!”
Sesshomaru arrivò nel punto dove il profumo era più persistente e la vide: Rin era prona sulla sponda del fiume priva di sensi.
Con un balzo le fu accanto, la girò e le sollevò la schiena, sorreggendola con il braccio.
 
Appena fu dritta, la ragazza iniziò a tossire e buttò fuori l’acqua che aveva ingerito.
 
Rin sentì una mano calda sulla guancia e pian piano aprì gli occhi.
Quando riuscì a mettere a fuoco, si rese conto che era tra le braccia del grande demone e disse con un debole sorriso sul volto:
 
“ Mi hai salvato la vita... Di nuovo…Sta diventando un’abitudine”
 
“ Per forza…Tu non perdi quella di fare da scudo umano a tutti” rispose Sesshomaru.
 
A sua volta Rin posò la sua mano sulla guancia di Sesshomaru.
 
I due rimasero così a guardarsi negli occhi, con il battito dei cuori che accelerava e i respiri che si facevano sempre più corti.
 
“ Riiin…Sei viva!”
 
L’urlo di Kagome spezzò la magia che si era creata.
 
Rin  e Sesshomaru lanciarono un’occhiataccia alla ragazzina che per un attimo sentì un brivido freddo lungo la spina dorsale e pensò : “Ops, mi sa che siamo arrivati nel momento sbagliato”
 
La ragazza e il grande demone sciolsero l’abbraccio e Shippo saltò addosso a Rin dicendo:
 
“ Per fortuna sei salva! Domani sarà il mio compleanno, se ti fosse successo qualcosa, sarebbe stato il più brutto di tutta la mia vita”.

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Capitolo 13
*** Il compleanno di Shippo ***


Rin abbracciò il cucciolo ed esclamò: “E’ il tuo compleanno? Ma allora bisogna festeggiare! Mi spiace averti fatto preoccupare”
 
Inuyasha guardò stizzito la ragazza e disse: “ Ti sembra il momento di festeggiare? Mi sembra ci siano cose più importante a cui pensare”
 
“ Dai Inuyasha! Sono d’accordo con Rin, ci farebbe bene un po’ di spensieratezza. Un giorno non ci farà perdere qualcosa” disse Miroku battendo la mano sulla spalla del mezzo demone.
 
“ Sì, dai! Voglio festeggiare”  esordì Shippo elettrizzato.
 
Inuyasha alzò gli occhi al cielo rassegnato e aggiunse :” D’accordo… Torniamo al villaggio da Kaede e facciamo questo cosa…Comunque Rin, è incredibile! Anche questa volta ne sei uscita praticamente illesa dallo scontro!”
 
Rin si guardò un secondo e rispose grattandosi la testa: “ Eh già… Sono una roccia!”
 
In quel momento a Sesshomaru, che era rimasto in disparte per tutto quel tempo, balenò un’idea: se Rin avesse avuto il potere di creare una barriera senza saperlo?
Tutte le volte che si era trovata in pericolo era riuscita a riportare poche conseguenze, rispetto a quelle che avrebbe dovuto subire un semplice umano.
Anche il fatto che si gettasse senza esitazioni a proteggere i compagni, sarebbe potuto essere un effetto di questo suo potere.
 
“ Sesshomaru, mi stai ascoltando?”
 
Il grande demone si destò dai suoi pensieri e vide Rin che lo stava osservando perplessa.
 
“Stai bene?” gli chiese.
 
“Dimmi” rispose lui.
La ragazza sorrise e chiese: “ Vorresti  venire con noi? Potresti approfittarne per riposare un po’ anche tu”.
 
I compagni di Rin per poco non si ritrovarono con la mandibola per terra a sentire quelle parole.
 
Sesshomaru stava per dire che lui non aveva alcuna voglia di festeggiare quel moccioso e tantomeno voleva passare altro tempo con il suo fratellastro e il suo gruppo, però poi ci riflette meglio.
In mezzo a quel branco di zotici c’era pure Rin, avrebbe potuto passare del tempo con lei e scoprire se la sua teoria poteva avere delle basi solide. Rispose:
 
“Va bene, vengo”.
 
Nessuno poteva credere a ciò che aveva appena detto il grande demone. Infatti Rin rispose in automatico:
 
“Oh  mi spiace, però se proprio non vuoi…Aspetta! Hai detto che vieni?!”.
 
Dopo una giornata di viaggio, la strana combriccola arrivò al villaggio, accolti dallo stupore misto a paura degli abitanti che vedevano passeggiare tra le loro vie un grande demone.
 
Kagome e Rin attraversarono il pozzo per andare a prendere le decorazioni, preparare una torta per Shippo e portare anche uno stereo a pile con qualche CD da ascoltare durante i festeggiamenti.
 
Quando tornarono nell’epoca Sengoku, trovarono Miroku e Sango che cercavano di trattenere Inuaysha che provava a saltare addosso a Sesshomaru.
 
“ Inuyasha, a cuccia!” gridò Kagome “ Si può sapere che stai combinando?”
 
“Tsk…Sei così patetico che ti fai mettere in riga proprio come un cagnolino” sentenziò il grande demone.
 
Il mezzo demone guardò le ragazze e sbottò: “ Sentito? E’ tutto il tempo che fa così!”
 
“Non riuscite proprio ad andare d’accordo voi due, eh?” sospirò Rin.
 
Intervenne Rin :” Basta perdere tempo! Prepariamo tutto, la festa deve iniziare!”
 
Shippo passò una bellissima serata: aveva giocato, soffiato le candeline, mangiato la torta e ballato.
Tutto questo circondato dall’affetto dei suoi amici e degli abitanti del villaggio.
Si addormentò distrutto in braccio a Kagome davanti a un falò. 
Miroku era crollato dopo aver bevuto litri di sakè e Sango lo aveva portato nella capanna a riposare.
Intorno al fuoco erano rimasti solo Kagome, Rin, Shippo, Inuyasha e Sesshomaru.
 
Kagome pensò che sua sorella avrebbe gradito passare del tempo da sola con il grande demone, così  approfittò del fatto che Shippo si era addormentato per dire: “Inuyasha, andiamo a dormire? Così metto giù Shippo”
 
“ Non ho ancora sonno” rispose il mezzo demone.
 
Kagome lo incenerì con lo sguardo: “ Ho detto che dobbiamo andare”.
 
Inuyasha rabbrividì e la seguì.
 
“ Sei stanco?” chiese Rin a Sesshomaru.
 
“No, te?” rispose lui.
 
“Neanche io… è stato così terribile oggi?”
 
“ Decisamente”
 
“Però non sei scappato”
“ Io non scappo mai. Poi volevo stare con te. Ieri non ne abbiamo avuto modo”
 
Rin arrossì. Poi sentì la musica provenire dalla radio e disse:
 
“ Vuoi ballare? E’ Every thing I do di Bryan Adams…Avrà un sacco di successo tra cinquecento anni!”
 
Finita la frase Rin scoppiò a ridere e Sesshomaru non potè far altro che alzarsi e cingerle con una mano la vita e con l’altra la sua mano. Non sapeva resistere a quel sorriso.
 
Rin non fu più padrona del suo corpo. Il grande demone la faceva ondulare da una parte all’altra, le sembrava di volare.
Finché accadde. Sesshomaru si fermò e liberò la mano per alzarle il mento e sfiorarle le labbra con le sue.
 
Rin sentiva il respiro del grande demone aumentare, ma non approfondiva il bacio. Così fu lei a schiudere le labbra, ma lui si staccò.
 
“ Che succede?” chiese confusa la ragazza.
 
“Sesshomaru le voltò le spalle e rispose: “Devo andare”
 
Rin sentì la rabbia crescerle dentro : “ Memomale che eri quello che non scappava mai”
 
Il grande demone ringhiò e disse:  “ Rin, ho detto che devo andare” e spiccò il volo.
 
La ragazza rimase a fissare il punto in cui Sesshomaru era sparito, senza riuscire a darsi una spiegazione per quel che era successo.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Maestoso Ballo Centennale ***


Mentre volava nella notte stellata, Sesshomaru non riusciva a smettere di maledirsi: perché l’aveva baciata?! E perché gli era anche piaciuto?!
 
Lui disprezzava nella maniera più assoluta gli esseri umani e suo padre era morto per una di loro. A correre dietro a Rin non ci avrebbe guadagnato altro che guai, sua madre lo aveva pure avvisato.
 
Agli inferi Rin e quello che provava per lei, qualsiasi cosa fosse. Lui era il grande Sesshomaru, doveva concentrarsi solo sull’accrescere la sua potenza.
 
Il suo pessimo umore peggiorò ulteriormente quando arrivò a palazzo.
Appena poggiò i piedi a terra, arrivò Jaken  di corsa con una pergamena in mano e disse con il fiatone:
 
“Padron Sesshomaru! Un messaggio da parte della Signora Madre!”
 
Sesshomaru prese il foglio, lo srotolò e lesse:
 
“ Figliolo,
tra dieci giorni si terrà presso il mio Palazzo, il Maestoso Ballo Centennale dei  Grandi Demoni.
In quanto unico rappresentante maschio della nostra gloriosa famiglia non puoi e non devi mancare.
Mamma”
 
“ Possibile siano già passati cent’anni dall’ultimo? Che seccatura” pensò Sesshomaru “ Però è pieno di belle femmine, potrebbe essere una valvola di sfogo per levarmi Rin dalla testa… Del resto chiodo scaccia chiodo”.
 
 
“ Si può sapere cos’ha tua sorella? Sono dieci giorni che emana un’aura negativa fortissima” bisbigliò Inuyasha all’orecchio di Kagome.
 
Kagome lo guardò adirata e gli rispose: “Piuttosto cosa ha fatto tuo fratello a mia sorella?! Non vuole parlarne, ma c’entra lui di sicuro! Mia sorella stava benissimo prima che rimanesse da sola con lui la sera del  compleanno di Shippo!”
 
“ Ehi , ehi stai calma! Non prendertela con me. Io con Sesshomaru non ci azzecco nulla!E poi ” si difese il mezzo demone.
 
“ Un attimo!” lo interruppe Kagome  “ Sento la presenza di un grosso frammento della sfera!”
 
Gli altri del gruppo si avvicinarono.
 
Miroku domandò: “Naraku?”
 
Kagome annuì con la testa.
 
“Presto, raggiungiamolo!” disse Sango.
 
Il  gruppo corse, finché non arrivò davanti ad un enorme palazzo signorile circondato da centinaia di demoni dall’aspetto umanoide.
 
“Questo posto non mi piace per niente” disse Shippo tremando dalla paura.
 
“ Naraku è sicuramente là dentro”  disse Kagome.
 
“ Ma dove siamo? E cosa sta succedendo qui?” chiese Sango.
 
“ Lo so io” intervenne Inuyasha “ Questa è la dimora della madre di Sesshomaru. Ogni cento anni si svolge un ballo per festeggiare la potenze dei grandi demoni. Tutti i damerini che vedete sono i demoni completi più forti in circolazione”.
 
Rin deglutì al ricordo del suo incontro con la Signora Madre, sperava di non rivederla mai più.
 
Miroku prese in mano la situazione: “ Bè, non siamo certo capitati nella situazione migliore, ma se Naraku è a quella festa, noi dobbiamo imbucarci!”
 
“ E come? “ chiese Shippo senza riuscire a trovare una soluzione “ E poi perché Naraku è a questa festa? Mica è uno dei grandi demoni”
 
“ Non credo lo abbiano invitato” rispose Miroku “ Deve essere entrato con qualche stratagemma. Probabilmente vuole assorbire questi demoni per rafforzarsi”.
 
“E noi invece come ci intrufoliamo?” chiese Sango.
 
“ Ci faremo strada con la mia Tessaiga!” rispose Inuyasha.
 
“ A cuccia Inuyasha… Smettila di dire assurdità! Sarebbe un’azione suicida” lo zittì Kagome.
 
Miroku intervenne: “ Ho io un piano. E’rischioso, ma non vedo altre vie. Guardate laggiù, c’è un ingresso secondario. Da quella porta stanno entrando esseri umani e mezzi demoni, potremmo infiltrarci tra loro. Shippo tu rimarrai qui. Sei un demone completo e in più sei un cucciolo. Potresti destare sospetti. Tutti d’accordo?”
 
L’ultima cosa che voleva Rin era vedere Sesshomaru e sua madre, ma se c’era anche solo una remota possibilità di catturare Naraku, dovevano entrare nel palazzo.
 
Shippo fece un po’ di capricci, ma alla fine lo convinsero a rimanere nascosto nella foresta.
 
Mentre erano in coda per entrare, Inuyasha disse:
 
“ Sapete vero, che se stanno permettendo ad umani e mezzi demoni di entrare, non è di certo per darli un premio, vero?
“ Lo immagino. Se dovessimo trovarci in pericolo, il mio piano salterebbe e passeremmo al tuo. Che festa sarebbe senza una bella rissa?” sdrammatizzò Miroku.
 
Appena gli amici varcarono la soglia, un piccolo demone passò loro una divisa: dovevano fare i camerieri alla festa!
Si cambiarono ed entrarono in un ampio salone gremito di demoni.
 
“ Hai capito dove è la sfera?” chiese Rin alla sorella, sperando in una risposta affermativa per poter andare via il prima possibile, ma Kagome rispose:
 
“No. Sento che è qui, ma non riesco ad individuare il punto esatto. Ci sono troppe aure potenti che interferiscono”.
 
“ Dividiamoci” propose Inuyasha “ Se qualcuno nota qualcosa di sospetto correrà ad avvisare gli altri. Non prendiamo  iniziative da soli”
 
Rin, Kagome, Sango e Miroku lo fissarono increduli e dissero in coro: “ Parli proprio tu?”.
 
 
Dall’altra parte della sala, Sesshomaru era  circondato da giovani femmine di demoni cane, tutte pronte ad offrirsi a lui e diventare la campagna del grande demone più ambito di quell’epoca.
Sesshomaru però non intendeva trovarsi una compagna quella sera, aveva in mente di divertirsi con tutte loro insieme e poi sbatterle fuori dalla sua stanza al sorgere del sole.
 
D’un tratto un profumo attirò la sua attenzione.
Annusò l’aria e pensò “ Rin”.
 
Si girò di scatto e la vide.
La ragazza lo stava osservando con disprezzo e  con una vassoio in mano.
 
Il grande demone si congedò dal gruppo che lo idolatrava e s’incamminò verso Rin, che cercava di allontanarsi senza riuscirci a causa della calca.
 
Sesshomaru le fece cadere il vassoio di proposito e disse:
 
“ Serva! Guarda cosa hai combinato…Meriti una punizione”
 
La afferrò per un braccio e la trascinò fuori dal salone.
 
“Si può sapere cosa ci fai qui?Quell’inetto di Inuyasha è riuscito a farti catturare?” le chiese furente il grande demone.
 
Rin gli diede le spalle e disse: “ No.  Ci siamo imbucati tutti alla festa”
 
“Sciocca!” le sbraitò contro Sesshomaru “ Hai idea di come finirà la serata per gli umani e i mezzi demoni presenti? In un bagno di sangue!Devi andartene…”
 
“ Io non vado proprio da nessuna parte! Ho i miei validi motivi per restare qui…Tu piuttosto! Perché non torni da quelle cagnoline in calore? Mi sembrava ti stessi divertendo… Io a struggermi per te, a pensare che forse avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato, invece la situazione era molto più semplice: non ti piaccio! Quindi addio Sesshomaru” si sfogò la ragazza.
 
Rin fece qualche passo in direzione del salone, quando sentì il grande demone prenderle una mano per poi bloccarle la schiena contro un muro e i polsi con le mani.
 
Il grande demone la guardava dritto negli occhi, uno sguardo che a Rin trasmise amore , ma anche una terribile frustrazione.
 
Un attimo dopo le loro labbra erano attaccate.
Stavolta il bacio era più passionale, Rin sentiva il corpo di Sesshomaru premere contro il suo e la lingua del demone esplorare ogni angolo della sua bocca.
 
Dal salone arrivarono delle urla.
 
Rin si staccò dal grande demone e disse: “ Naraku! Lui è qui, per questo ci siamo intrufolati stasera. Vogliamo distruggerlo!”
 
Sesshomaru chiese: “ Naraku il mezzo demone che vuole riunire la Sfera dei Quattro Spiriti? Quello di cui parlavate l’altra sera? Cosa ci fa qui?”
 
“ Penso voglia inglobarvi. Presto! Non c’è tempo da perdere in spiegazioni!” tagliò corto la ragazza.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** La resa dei conti ***


Rin e Sesshomaru rientrarono nel salone e ai loro occhi si presentò una scena orribile: Naraku si era palesato con le sembianze di un enorme ragno con la sua faccia e tra una delle sue zampe stringeva la madre di Sesshomaru.

Tutti gli altri demoni presenti alla festa erano svenuti a terra.

 

 

“ Eheheh” ghignò Naraku “ Questa sarebbe la potenza dei grandi demoni? È bastata la mia aurea velenosa per farli perdere i sensi. Ora divorerò tutti e diverrò ancora più forte”

 

 

“ Non cantare vittoria troppo presto, Naraku!” Inuyasha, Sango e Miroku uscirono allo scoperto.

 

 

Naraku sorrise diabolico ed esclamò: “ Ottimo! Ci siete anche voi…Così potrò completare pure la sfera! Deve essere la mia giornata fortunata…”

 

 

“ Sarà fortunata per noi!” Intervenne Miroku “ Oggi chiudiamo questa storia!”

 

 

Rin sentì un ringhio accanto a lei.

 

Si voltò e vide gli occhi di Sesshomaru divenire rossi come il sangue, le sue zanne allungarsi e gli artigli diventare più affilati.

 

 

Naraku si voltò verso il punto da cui sentiva provenire un’aura demoniaca potentissima.

 

 

“ Tu devi essere Sesshomaru, il demone più forte al mondo. Ancora per poco…Quella che stringo è tua madre, giusto? Mi basterà inglobare lei per distruggerti. Anzi, per distruggere tutti voi! Ahahaha”

 

 

Sesshomaru si scagliò con gli artigli contro Naraku.

 

Fu il segnale dell’inizio della battaglia.

 

Tutti si lanciarono all’attacco con le proprie armi sul corpo del nemico.

 

 

Durante il combattimento il corpo di Naraku continuava a mutare. Ogni volta che Sesshomaru stava per raggiungere la madre, il maledetto continuava a ricombinare le parti del suo fisico e il grande demone era al punto di partenza.

 

 

Ad un certo punto la zampa che sorreggeva la Signore Madre si spezzò.

Kagome aveva scagliato una freccia purificatrice ed era riuscita a liberare la demone.

 

 

“ La prendo io!” urlò Rin e afferrò al volo la madre di Sesshomaru che stava precipitando.

 

 

Rin e il grande demone si lanciarono uno sguardo complice e si sorrisero.

 

 

Da quel momento non c’era più nessun motivo per trattenersi dall’attaccare con tutta la forza possibile il nemico.

 

 

Lo scontro era cruento. 

Naraku continuava ad attaccare senza sosta il gruppo, ma era più debole ed in inferiorità numerica. Parti del suo corpo volavano ovunque e, appena si staccavano, Kagome li purificava con le sue frecce.

 

 

Un pezzo però sfuggi alla vista di Kagome, lo vide Rin.

 

Quella parte di Naraku sembrava una lancia e puntava dritta verso la schiena di Sesshomaru.

 

La ragazza lasciò la Signora Madre e si frappose tra il grande demone e il pezzo amputato, che la trafisse al centro del petto.

 

Sesshomaru sentì odore di sangue alle sue spalle, si voltò e vide Rin accasciarsi al suolo.

 

Riuscì ad afferrarla un secondo prima che la sua testa sbattesse a terra.

 

“ Rin…Rin apri gli occhi” disse il grande demone.

 

 

La ragazza aprì leggermente gli occhi e disse:

 

 

“ Sesshomaru, sei salvo…Non riesco a perdere l’abitudine, vero? Stavolta però non mi è andata molto bene…”

 

 

“ Stupida!” sibilò tra i denti lui “ Perché l’hai fatto? Hai un buco nel petto! Come posso salvarti stavolta?” e una lacrima gli scese dagli occhi.

 

 

A Rin si strinse il cuore.

 

 

“ No, ti prego! Non essere triste. Me ne vado contenta. Sono arrivata qui che non sapevo cosa fosse l’amore e grazie a te ora lo so. Non era poi così difficile trovare l’uomo per me, dovevo solo viaggiare nel tempo” 

 

 

Rin provò a ridere, ma il sangue ormai aveva riempito i suoi polmoni e iniziò a tossire.

 

 

“ Sesshomaru, c’è solo una cosa che voglio fare prima di morire”

 

 

Così dicendo, la ragazza afferrò la nuca del grande demone e si avvicinò per baciarlo.

 

 

“ Non eravamo ancora riusciti a concludere un bacio come si deve”

 

 

La ragazza sorrise, chiuse gli occhi e la testa le cadde all’indietro.

 

 

Sesshomaru sentì la mano che lo stava trattenendo scivolare via, era morta.

 

 

Il grande demone sentì la rabbia crescergli dentro e svelò la sua vera natura.

Si trasformò in un cane bianco gigantesco e con un balzo fu su Naraku e lo sventrò con le sue fauci.

 

 

Dal corpo di Naraku uscì la Sfera dei Quattro Spiriti e Kagome corse a recuperarla per purificarla, lei ancora non si era accorta che sua sorella era morta.

 

La ragazzina unì i suoi frammenti a quelli che erano di Naraku e la Sfera si completò. Kagome si ricordò anche di quando il nonno le raccontò che la sfera sarebbe sparita solo quando le fosse stato richiesto l’unico desiderio corretto.

 

Kagome aveva capito quale fosse: la sfera doveva essere distrutta. Se quella piccola perla non fosse mai esistita, nessuno dei suoi cari avrebbe mai dovuto sopportare quello che era accaduto, così lo urlò a gran voce:

 

 

“ Sfera dei Quattro Spiriti, sparisci per sempre!”

 

 

E così accadde.

 

Ci fu una grande luce rosa che avvolse tutti e poi la sfera scomparì.

 

 

“ Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo vinto” esultò Kagome “ Rin hai visto? Rin! Rin…”

 

 

Fu allora che Kagome vide la sorella stesa per terra priva di vita e Sesshomaru in piedi davanti a lei.

 

 

Tutti si precipitarono intorno alla ragazza.

 

 

Rin era bellissima anche nella morte. 

 

Proprio mentre pensava questo, Sesshomaru sentì la Tenseiga pulsare e vide intorno a Rin degli spiriti dell’Al di Là. Spinto dall’istinto, estrasse la Tenseiga e lì colpì.

 

 

Nessuno seppe che effetti avesse sortito il colpo, perché Rin e Kagome iniziarono a dissolversi per poi sparire nel nulla.

 

 

Il Foro del Vento di Miroku si chiuse, Kohaku apparve libero dal controllo di Naraku in mezzo al salone e corse tra le braccia di Sango, ma nessuno sapeva dove si trovavano e come stavano le due sorelle.

 

 

 

“ Rin, non doveva andare così. Come farò senza di te”

 

 

Kagome piangeva disperata, ma Rin d’un tratto spalancò gli occhi.

 

 

La sorella minore abbracciò la maggiore gridando: “ Sei viva!”

 

 

“ Già” rispose Rin “ Ne sono sorpresa anche io…Kagome hai visto?! Siamo al tempio, siamo a casa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Strada chiusa ***


“ Rin, Kagome… Siete tornate!”
 
La mamma e il nonno delle sorelle correvano  rapidamente verso di loro e quando le raggiunsero, si raccolsero tutti in un caloroso abbraccio.
 
“ Come state bambine mie?” chiese la donna scrutando le figlie.
 
“ Miracolosamente bene, mamma” rispose Kagome guardando la sorella che pochi attimi prima aveva visto a terra morta e con il petto perforato.  A testimoniare che quanto successo non fosse un sogno, c’era solo la maglietta strappata di Rin.
 
“ Ci racconterete tutto con calma più tardi a cena! Andate a fare un bagno caldo adesso” suggerì la mamma.
 
Le due ragazze entrarono nella vasca da bagno e Rin chiese:
 
“ Kagome , cosa è successo? Sono sicura di essere stata ferita gravemente da Naraku, ma ora sto benissimo”
 
“Naraku è morto, ma soprattutto tu eri morta” rispose la sorellina “ Non saprei darti una spiegazione precisa, perché poi siamo state trasportate via. Ho solo visto Sesshomaru che colpiva qualcosa di invisibile vicino al tuo corpo con la Tenseiga e poi eccoci qui. Penso che lui possa chiarirti meglio le idee”.
 
Rin sorrise e rispose: “ Già… Dobbiamo tornare oltre il pozzo il prima possibile…  Appena ci saremo riprese, ripartiremo”.
 
A tavola le ragazze raccontarono le loro avventure alla famiglia e il loro volere di tornare nell’epoca Sengoku a breve per risolvere alcune faccende in sospeso.
 
La mamma fece un sorrisetto furbo e chiese:
 
“ Kagome, c’entra forse Inuyasha? Vi abbiamo osservato le volte che è venuto qui a riprendervi, è palese che c’è del tenero!”
“ Mamma!” arrossì la ragazzina “ Perché non tormenti anche Rin? Pure lei ha chi la aspetta dall’altra parte!”
 
Rin per poco non si strozzò con l’involtino che stava ingoiando e si sentì tremendamente imbarazzata, quando vide la mamma e il nonno che la fissavano insistentemente.
La ragazza guardò male la sorellina e le sibilò tra i denti: “Spia”.
 
Kagome ridacchiò e proseguì con il suo pettegolezzo:
 
“ Eh sì! Rin ha una love story con il fratello maggiore di Inuyasha, Sesshomaru!”
 
“ Oooh… Ed è bello come Inuyasha?” chiese la mamma curiosa.
 
“ Molto più bello…” precisò Rin .
 
“ Ehi!” esclamò Kagome risentita.
 
Rin soddisfatta aggiunse :” Ah , il dolce sapore della vendetta…”.
 
“ Scusate” intervenne il nonno per poi rivolgersi verso la madre delle ragazze “ Hai capito che le tue figlie stanno con due demoni?!”
 
La donna alzò le spalle e concluse: “ Basta che siano dei bravi ragazzi e che le trattino bene!”
 
 
Nell’epoca Sengoku Sesshomaru e Inuyasha non riuscivano a darsi pace.
Il mezzo demone continuava ad entrare e uscire dal pozzo senza riuscire ad attraversarlo.
Sesshomaru, invece, era appoggiato ad un albero e si rigirava tra le mani Tenseiga. Poco dopo si spazientì e urlò al fratello:
 
“ La vuoi finire! Sei patetico, se n’è andata… Smettila di fare così, mi stai innervosendo”.
 
Inuyasha gli andò rapidamente muso a muso e controbatté:
 
“ Mi vuoi dire che a te sta bene non vedere più Rin? Ti rassegni così? Bè io non ci sto, voglio Kagome. E pure tu vuoi che tornino, altrimenti non saresti rimasto qui immobile per tutto questo tempo”.
 
Il grande demone ringhiò e disse:
 
“ Incredibile, ma hai ragione. Ho perso fin troppo tempo, me ne vado. E poi Rin è morta”.
 
Per un attimo Inuyasha  provò compassione per il fratello:
 
“ Non è morta. Tu hai colpito qualcosa con la Tenseiga prima che le ragazze sparissero. Sento che in qualche modo l’hai salvata”.
 
“ E’ proprio così Signorino Sesshomaru, suo fratello ha ragione! “ il vecchio Myoga apparve sulla spalla del mezzo demone.
 
“ Myoga! E’ da un po’ che non ti si vede, eri nascosto da qualche parte?”.
 
Il demone pulce ignorò Inuyasha e riprese il suo discorso:
 
“ Tenseiga ha il potere di salvare la vita a cento creature contemporaneamente.  Quelli che ha colpito erano gli Spiriti dell’ Al di Là, sconfiggendoli ha restituito la vita a Rin!”
 
Sesshomaru sgranò gli occhi, ma poi si voltò e prese il volo dicendo:
 
“ Allora perché non è qui?”.
Dopo un paio di giorni di riposo, le sorelle decisero di attraversare il Pozzo Mangia Ossa.
Si affacciarono e per Rin ci fu una brutta sorpresa: non vedeva il cielo sul fondo, solo terra.
 
“ Saltiamo, Rin! “ esclamò Kagome.
 
“ Non posso” rispose la ragazza “ Non vedo il passaggio..”
 
Kagome lasciò cadere il suo zaino a terra e disse: “ Se tu non puoi passare, non andrò neanche io”
 
Rin le sorrise dolcemente : “ Non essere sciocca, devi andare. Anche il pozzo te lo sta dicendo, aprendoti la via. Non ti preoccupare per me, vai da Inuyasha”.
 
Kagome abbracciò Rin , che la strinse e scoppiò in lacrime.
 
“ Troverò il modo di farti tornare nell’epoca Sengoku!” disse decisa la ragazzina.
 
“ Grazie, Kagome. Porta con te anche il mio zaino. Qualche scorta in più potrebbe servirti”.
 
Kagome saltò nel pozzo e si ritrovò tra le braccia di Inuyasha.
I due si baciarono emozionati e rimasero stretti l’uno all’altra per qualche minuto, poi il mezzo demone disse:
 
“ Perché non sento la voce irritante di tua sorella che ci disturba?”
 
“ Il pozzo non l’ha fatta passare” disse sconsolata la ragazzina.
 
Dal bosco giunse la vecchia Kaede che disse:
 
“ Probabilmente perché qui non c’era nessuno ad aspettarla”
“Spiegati meglio, vecchia” disse Inuyasha.
 
“ Ora che la sfera non c’è più, il passaggio del pozzo è chiuso. Inuyasha, tu hai provato ad attraversarlo e non ce l’hai fatta. Rin non vede il portale. Credo che Kagome sia riuscita a tornare, grazie al legame che vi unisce. Eravate tutti e due vicino al pozzo e l’amore che  provate è riuscito ad aprire un varco”.
 
“ Quel testone di Sesshomaru, gli avevo detto di avere fede!” sbottò Inuyasha.
 
“ Dobbiamo trovarlo! E io so come fare…” disse Kagome.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Lontano dal cuore, lontano dagli occhi ***


“ Inuyasha, entra subito in quella tinozza!” strillò Kagome mentre rincorreva il mezzo demone.
 
“ Non ci penso proprio!” ribatté il lui “ Non ci tengo a profumare come una di quelle signorine che frequenta Miroku!”.
 
“ Cos’hai detto?!” tuonò Sango.
 
Inuyasha deglutì e si corresse: “ Bè, ovviamente prima di fidanzarsi con te…”.
 
Una mano pesante si posò sulle spalle del mezzo demone:  “ Inuyasha, stavi per farmi litigare con la mia futura moglie..Fatti il bagno, dannazione!” . Così dicendo il monaco lanciò il ribelle nella tinozza.
 
Kagome iniziò a insaponare il mezzo demone: “  Sesshomaru conosce il profumo di Rin alla perfezione. Sentendolo, penserà che lei sia tornata, arriverà e potremo spiegargli la situazione. Per questo ci siamo fatti tutti il bagno senza fare storie! Ci divideremo e inizieremo a girare qua e là, qualcuno di noi riuscirà ad attirarlo!”
 
Inuyasha contrariato rispose: “ Non potremmo semplicemente andare in giro a chiamarlo?”
 
“ Che idea brillante! Del resto andiamo tutti così d’accordo con Sesshomaru… Sono sicuro che correrà da noi appena sentirà che lo stiamo cercando…” disse sarcastico Shippo “ Sei uno stupido, Inuyasha!”.
 
Quando furono tutti profumati di miele, gli amici si separarono e iniziarono a vagare per i boschi.
 
 
Sesshomaru e Jaken erano in viaggio, quando si alzò una folata di vento che stuzzicò il naso del grande demone con un odore interessante.
Veniva da lontano, ma non poteva sbagliarsi, quello era il profumo di Rin.
Sesshomaru spiccò il volo all’improvviso e Jaken dovette richiamare tutta la prontezza dei suoi riflessi per potersi aggrappare al moko-moko del suo padrone e non restare indietro.
 
Il grande demone atterrò in una radura nei pressi del villaggio della vecchia Kaede.
Rin doveva essere da quelle parti.
 
“ Sesshomaru” una voce di donna lo chiamò alle sue spalle.
 
Il grande demone si girò ed emise un ringhio.
 
“ Tu” disse “ Sei sua sorella, lei dov’è?”
 
“ Non arrabbiarti” rispose tranquilla Kagome “ Lascia che ti spieghi. Abbiamo dovuto attirarti con l’inganno, è vero, ma abbiamo le migliori intenzioni”
 
“ Che impudenza! Come osate tendere una trappola al mio Padrone. Signore, lasci che me ne occupi io!” intervenne Jaken.
 
Sesshomaru disse: “ Zitto Jaken o ti uccido. Invece tu, ragazzina, parla”.
 
Kagome spiegò tutto al grande demone, che, senza dire nulla, andò a piazzarsi davanti al Pozzo Mangia Ossa.
 
La sera si ritrovarono tutti al villaggio, tranne Sesshomaru che  non lasciava la sua posizione precedente.
 
Jaken sospirò e disse: “ Il mio Padrone non può passare l’eternità lì ad aspettare quell’umana. Si può sapere perché Kagome non può andare nella sua epoca ad avvisare sua sorella?”.
 
Shippo sbuffò  e rispose: “ Ma allora non hai capito nulla! Il pozzo è chiuso. Kagome è potuta passare solo per riunirsi ad Inuyasha. Non può fare avanti e indietro come prima”.
 
“Odio dirlo, ma devo dare ragione al mostriciattolo verde. L’attesa di Sesshomaru potrebbe essere inutile. Non abbiamo la certezza che Rin si riavvicini al pozzo” disse il mezzo demone.
“ Gìà. La sofferenza di non potere tornare e non rivedere più Sesshomaru , potrebbe spingerla a non andare al pozzo” aggiunse Miroku.
 
“ Ho capito cosa intendi. Il pozzo è legato a molti ricordi belli, ma che la fanno anche star male. Evitarlo, alleverebbe il suo dolore. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” concluse Sango.
 
Kagome strinse i pugni e domandò : “ Quindi che si fa? Ho detto a mia sorella che sarebbe tornata qui!”
 
Prese la parola la vecchia Kaede : “ Forse un modo potrebbe esserci.  L’Albero dello Spirito e del Tempo, si narra sia il collegamento tra tutte le epoche. Potremmo provare a inviare un messaggio a Rin attraverso esso…Kagome, cosa stai facendo?”
 
La ragazzina rispose: “ Semplice! Scrivo una lettera a Rin in cui le dico di correre al pozzo… Andiamo a spedirla!”.
 
Il  gruppo si ritrovò davanti all’albero sacro e Kaede disse:
 
“ Bene Kagome, poggia il foglio al tronco e preghiamo insieme. Dobbiamo richiamare l’albero con la nostra energia spirituale”.
 
Ci volle tutta la notte, ma, alle prime luci dell’alba, l’albero emanò una forte luce e il messaggio sparì, risucchiato dal tronco.
 
“ Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Kagome “ Certo, sarebbe bello avere la conferma che la lettera sia arrivata effettivamente nelle mani di Rin”.
 
“ Che sta succedendo qui?”
 
Dal bosco spuntò Sesshomaru.
 
“ Ho sentito una potente aurea spiritica. Spiegate”.
Jaken non seppe opporsi all’ordine del padrone e spifferò tutto.
 
Senza pensarci un secondo, Sesshomaru si fiondò nell’albero , lasciando tutti senza parole.
 
Kaede strabuzzò gli occhi e gli urlò dietro: “ Folle! Non sappiamo neanche se un essere vivente può sopravvivere al passaggio!”
 
Inuyasha sorrise sghembo e disse: “ Sopravviverà e tornerà indietro con Rin”.
 
 
Il nonno e la mamma delle sorelle stavano giocando a dama nella veranda, quando l’Albero dello Spirito e del Tempo si illuminò e spuntò nel cortile un foglio, seguito a ruota da uno strano individuo.
La mamma si mise una mano sulla bocca dallo stupore  e il nonno balbettò:
 
“ E-e que-quello chi è?”
 
“ Dov’è Rin? “ domandò imperioso Sesshomaru.

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Capitolo 18
*** Troppo tardi ***


La mamma delle ragazze batté le mani ed esclamò:
 
“ Ma certo! Devi essere Sesshomaru. Posso offrirti del  tè?”
 
Sesshomaru sollevò un sopraciglio e osservò la donna che aveva davanti e gli sorrideva.  Aveva lo stesso sorriso di Rin.
 
“ Dov’è Rin? “ ripeté il grande demone.
 
Il nonno delle sorelle prese coraggio e fece un passo in avanti:
 
“ Rin è andata a fare una commissione per me. Dovrebbe tornare in serata”.
 
Sesshomaru decise di aspettarla sul tetto del tempio, ma non fece in tempo a saltare che una mano delicata gli afferrò il braccio e lo trattenne.
Sesshomaru guardò di sbieco la donna che aveva accanto e lei disse:
 
“ Per favore, accomodati. Io sono la mamma di Rin e Kagome.  Gli amici delle mie figlie sono sempre i benvenuti a casa nostra”.
 
“Pazze” pensò il demone “ Le donne di questa famiglia sono tutte pazze. Non capisce che potrei spazzarla via con un solo dito?”.
 
Si misero tutti nella veranda ad aspettare l’arrivo della ragazza.
 
Sesshomaru sentì che Rin si stava avvicinando molto prima che fosse visibile, ma non le andò incontro.
Voleva godersi ogni istante della sua apparizione e voleva vedere che espressione avrebbe fatto nel trovarlo lì. 
In questo modo avrebbe capito se avesse fatto bene ad andarla a prendere o no.
 
Il volto di Rin iniziò a spuntare lentamente, man mano che risaliva la lunga scalinata che portava al tempio.
La ragazza aveva lo sguardo fisso per terra, sembrava pensierosa.
 
Sesshomaru strizzò gli occhi per guardarla meglio e gli si strinse il cuore quando Rin sollevò il viso.
 Gli occhi della ragazza erano gonfi, rossi e trasmettevano sofferenza. Aveva pianto intere notti.
Il grande demone si trattenne dall’andarle incontro.  Solo dopo aver visto la sua reazione avrebbe deciso se rimanere lì o andarsene per sempre.
 
Rin vide che la mamma e il nonno non erano soli: nella penombra della veranda c’era una persona.
Si mise una mano davanti agli occhi per proteggersi dal sole che stava tramontando e per mettere meglio a fuoco.
 
“ Non può essere” sussurrò la ragazza e lasciò cadere il sacchetto che teneva in mano per correre dal grande demone.
 
In quell’istante Sesshomaru lo vide: la sua Rin stava sorridendo e i suoi occhi avevano riacquistato la loro solita scintilla.
 
In un baleno il grande demone fu davanti alla ragazza, le cinse la vita e la sollevò in modo che fossero alla stessa altezza.
 
Rin gli gettò le braccia al collo incredula e gli sussurrò all’orecchio:
 
“  Mi hai salvato anche questa volta”.
 
Sesshomaru posò una mano sulla guancia della ragazza e poi le baciò le labbra dolcemente.
 
“ Aaaah… Come sono contento per la mia nipotina! Il suo principe è venuto a prenderla!” esclamò  in lacrime il nonno.
 
“ Anche io sono molto felice per Rin… Ma tu piuttosto … Non ti stavi preparando ad esorcizzarlo fino a un attimo fa? Non pensare che non m sia accorta di tutti i sigilli e incensi che stavi accumulando dietro di te!” disse la mamma.
 
“Io…ecco..Sarò sincero…Quel demone mi terrorizza!” si giustificò il nonno.
 
La donna alzò gli occhi al cielo e concluse: “ Andiamo, lasciamoli da soli…”.
 
Sesshomaru posò Rin e disse: “Io attraverserò l’albero, ma per te potrebbe essere pericoloso, quindi vai al pozzo. Si aprirà il varco, saltaci dentro. Io sarò ad aspettarti dall’altro lato nell’epoca Sengoku.”.
 
La ragazza strabuzzò gli occhi e disse: “ Ehi, ehi…Calma! Spiega meglio…”
 
Sesshomaru, che non era abituato a qualcuno che non obbedisse senza spiegazioni,  rimase un attimo senza parole.  Ma del resto anche questo lato del carattere di Rin lo aveva affascinato, così le spiegò tutta la vicenda.
 
La ragazza annuì e chiese: “ Non possiamo partire domani mattina? Ormai è quasi notte”.
 
Il grande demone si spazientì e rispose secco:
 
“ No. Potrebbe essere troppo tardi”.
 
“ Tardi per cosa? “ replicò Rin.
 
Sesshomaru sentì di nuovo la pazienza abbandonarlo, doveva iniziare ad allenarsi con l’autocontrollo.
Si limitò a guardarla torvo e Rin sentì un brivido freddo lungo la schiena:
 
“ Vado a prendere qualche cambio e a salutare la mamma e il nonno”.
 
Nel giro di un’ora Rin si ritrovò tra le braccia di Sesshomaru nell’epoca Sengoku.
 
Il grande demone la sollevò da terra e iniziarono a volare nel cielo stellato.
 
Rin domandò : “ Dove stiamo andando?”
 
“ Al palazzo” rispose lui.
 
Rin lo fissò perplessa e chiese: “ Sta andando a fuoco? Perché tutta questa fretta di tornare?”
 
Ma Sesshomaru non disse più una parola.
 
Arrivati a destinazione, il grande demone portò Rin in giardino, fino davanti alla fontana di Orihime e Hikoboshi.
 
Sesshomaru lasciò Rin e si denudò completamente.
 
La ragazza non riusciva a smetterla di ammirarlo. Il suo fisico scolpito trasmetteva forza e sicurezza, ma era in contrasto con la delicatezza della sua pelle chiara e i suoi capelli d’argento che riflettevano la luce della luna.
 
Rin, come ipnotizzata, si avvicinò a Sesshomaru e lui non perse tempo a spogliarla. Poi lui si voltò ed entrò in acqua.
 
Rin lo seguì senza fiatare e si accorse che l’acqua della fontana era calda.
 
Sesshomaru poggiò la schiena al bordo e si mise a guardare lo spettacolo che Rin, a sua insaputa, gli stava offrendo.
Ad ogni passo che la ragazza faceva, il vapore avvolgeva il suo corpo sinuoso e le gote diventavano sempre più rosse.
Quando Sesshomaru la ebbe di fronte, le prese il viso tra le mani e le sollevò il mento in modo ad obbligarla a guardarlo negli occhi. Rin era completamente alla sua mercé.
La baciò con passione , quasi violentemente. Poi le prese le natiche e la trascinò sulle sue gambe muscolose.
Rin si mise a cavalcioni su di lui e lo guidò dentro di lei, iniziandosi a muovere lentamente, finché Sesshomaru non le mise le mani sui fianchi e iniziò a dettare un ritmo più sostenuto.
Il grande demone iniziò a torturarle il seno pieno con mani e bocca. 
Poco dopo  la ragazza esplose in un gemito di piacere e lui capì che poteva lasciarsi andare.
 
I due rimasero stretti l’uno all’altra e Rin, con la testa appoggiata alla spalla di Sesshomaru sussurrò:
 
“ Ho capito perché avevi tanta fretta di tornare”
 
Il grande demone sorrise compiaciuto.
 

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