Dominus Club

di ChemistryGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Presentazione pt.1 ***
Capitolo 3: *** Presentazione pt.2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
 
 
1° Settembre 1886,
Londra, Kensington
 
 
L’aria frizzantina di settembre entrava con dolci folate dalla finestra aperta facendo così sollevare le pagine del giornale adagiato sul copriletto chiaro. Adrian Berwin Graham, secondogenito del Baronetto St. John, studiava con la fronte aggrotta la valigia aperta, riflettendo sul perché avesse la persistente sensazione di starsi dimenticando qualcosa di importante. Udendo la porta cigolare, un sorriso birichino gli incurvò le labbra << Non dovresti essere dabbasso a studiare francese? >> 
Presa alla sprovvista dalla domanda, la bambina di nove anni si arrestò sulla soglia osservando il fratello maggiore voltarsi verso di lei con finta aria di rimprovero << Se i nostri genitori dovessero scoprire che sei venuta qui da me, invece che ripetere i verbi irregolari, si arrabbierebbero e non poco. >>
Philippa arricciò le labbra in un adorabile broncio << Volevo salutarti prima che partissi. >>
Il giovane si allontanò dal letto e, in pochi passi, raggiunse la sorella che abbracciò con affetto << Sei un vero tesoro, ma non ci siamo già salutati ieri sera e poco fa a colazione? >>
Visto che la minore non disse nulla e quasi potendo percepire il suo dispiacere, il Grifondoro si staccò da lei e le sorrise incoraggiante, appoggiandole la mano sulla schiena per sospingerla all’interno << Ti andrebbe di aiutarmi? Ho la sgradevole sensazione di star dimenticando qualcosa, ma ovviamente non so che cosa di preciso. >> 
La bambina fece qualche passo per la stanza, prima esitante e poi con un po’ più di convinzione, finché non si fermò di fronte alla libreria a muro che occupava parte della parete antistante al letto a baldacchino << Non sono forse quelli i tuoi calzini? >> 
Adrian affiancò la sorella e quando vide i suoi indumenti, accuratamente ripiegati e appoggiati su tre tomi impilati l’uno sull’altro, una bassa risata gli scosse le spalle << Qui la vera maga sei tu, mica io. >> 
<< Il tuo finto ordine ti genera più confusione che altro. >> borbottò Philippa, aiutando il maggiore a prendere i calzini per poi depositarli nella valigia << Non è il caso che tu li sistemi per bene? >> 
<< No, mettili pure dentro. >> prendendo quelli che la bambina teneva ancora in mano, il Grifondoro gettò tutto alla rinfusa e, giusto per non farsi mancare nulla, aggiunse pure il giornale di quella mattina. 
Dopo aver chiuso, non con poche difficoltà, il coperchio e poi la finestra, il giovane si infilò l’elegante giacca blu di persia con un movimento fluido. Regalò un sorriso spensierato alla più piccola di casa, poi si fece di lato e indicò, con un ampio gesto della mano, la porta<< Dopo di lei, milady. >>
I due, con passo lento e cadenzato, cominciarono a scendere le ripide scale. Quando furono a metà della prima rampa Philippa parve ritrovare l’uso della parola << Mi scriverai? >> 
<< Certamente. >> 
<< Con regolarità? >> 
All’implicito rimprovero, il ragazzo non riuscì a fare a meno di prenderla in giro e atteggiò il viso in un’espressione pensierosa << Uhm… una volta al mese? >> il leggero schiaffo che gli raggiunse il braccio non fu per nulla doloroso, ma fece finta di sì e si massaggiò dunque il punto leso << Va bene, una volta ogni due settimane. >> 
La bambina non credette per un secondo alla sceneggiata del fratello e anzi annuì compiaciuta << Salutami tutti i tuoi amici e ricordati di comprarmi qualcosa di carino a Hogsmeade. >> 
<< Come lei desidera, milady. >> 
Giunti sul ballatoio del primo piano, i due guardarono il lungo corridoio su cui si affacciavano le stanze padronali.
Dopo qualche secondo di silenzio, Adrian colpì leggermente la sorellina con la valigia per attirarne l’attenzione << Ora vai, prima che si accorgano della tua assenza. >> 
Philippa annuì mestamente, ma aveva appena fatto un paio di passi quando si sentì richiamare indietro.
<< Quasi me ne stavo per dimenticare. >> il giovane, appoggiata la valigia per terra, iniziò a frugare nelle tasche della giacca, finché non estrasse la chiave con cui aveva chiuso la sua stanza poco prima << Così hai un posto dove rifugiarti quando… l’aria si fa troppo pesante. >> 
La bambina prese con entrambe le mani il piccolo oggetto, lo studiò con meraviglia per qualche secondo, poi venne folgorata da un pensiero e sollevò i grandi occhi scuri << Ma tu… >> 
<< Non ti preoccupare, ne ho fatta una copia. Poi con la testa che mi ritrovo è meglio che tu ne abbia una di riserva, nel caso in cui perdessi la mia. >> 
Adrian si chinò non appena la sorella gli fece cenno di abbassarsi e accolse il piccolo bacio con un grande sorriso << Ti ringrazio. >> 
<< Comportati bene. >> 
<< Tenterò di fare del mio meglio. >> allo sguardo severo della minore, così simile a quello della loro madre, il Grifondoro si vide costretto ad annuire << Va bene, farò il bravo. Ora però vai. >> 
Dopo un secondo bacetto, Philippa si allontanò quasi saltellando e, prima di infilarsi nella sua stanza, lo salutò nuovamente. 
Quando la porta si fu richiusa, ogni segno di allegria scomparve dal volto del giovane. Si raddrizzò, lanciò un ultimo sguardo al corridoio e, presa la valigia, scese la seconda e ultima rampa di scale. L’ingresso ovviamente era vuoto e pressoché silenzioso, se non si prestava attenzione al ticchettio dell’orologio a pendolo posto sulla parete di sinistra. Neppure il loro più che efficiente maggiordomo Edgar pareva essere nelle vicinanze. 
Il quindicenne rimase fermo in mezzo all’androne per qualche secondo o forse anche per qualche minuto e tese l’orecchio nella direzione dove sapeva essere suo padre, ovvero nel suo ufficio personale. Purtroppo però non udì assolutamente nulla provenire da lì, l’unico rumore che pareva essere udibile era il ticchettio incessante e fastidioso dell’orologio. Le spalle di Adrian si abbassarono inesorabilmente, come se qualcuno vi avesse appoggiato un peso insostenibile e gravoso. Fatto un inchino di commiato al vuoto, aprì il portone e uscì in silenzio, stando attendo poi a richiuderlo con delicatezza per non disturbare la quiete in cui era avvolta la dimora. 
 
 
§§§
 
 
Stazione di King’s Cross,
Binario 9 ¾ 
 
 
Una leggera foschia ammantò Lucifer Writingham quando superò la barriera magica, ritrovandosi così sul binario 9 e ¾. Uno strano senso di accoglienza e familiarità lo avvolse mentre rallentava il passo fino a fermarsi del tutto. Senza prestare attenzione a chi lo circondava, controllò che i suoi bagagli fossero al sicuro e che, in particolar modo, la sua amata compagna di viaggio non avesse risentito del brusco passaggio attraverso la parete di mattoni.
<< Tutto bene dolcezza? >> infilando il lungo dito indice attraverso le grate di metallo tentò di accarezzare una delle soffici zampette della siamese che, non avendo apprezzato lo sballottamento, la ritrasse all’istante. Un sospiro di rassegnazione gli sfuggì dalle labbra.
<< Smettila di preoccuparti, tra poco tornerà ad adorarti. >>
Scoccando un’occhiata annoiata al fratello maggiore, che lo aveva raggiunto, si posizionò nuovamente dietro il carrello e afferrò l’impugnatura << Non c’era bisogno che mi accompagnassi. >> 
<< Mi pare di aver già affrontato questa conversazione a colazione e ti ripeto che non mi sarei mai perso un evento del genere. >> Uriel, che camminava affianco a Lucifer con passo lento a causa delle numerose persone che li circondavano, estrasse la mano sinistra dalla tasca del lungo soprabito e la passò fra i folti capelli scuri mentre faceva vagare lo sguardo e ricordava il suo ultimo primo giorno di scuola, risalente a ormai cinque anni prima.
<< Quand’è che sei diventato un sentimentale? >>
<< Lo sono sempre stato, ma ammetto che il passare del tempo contribuisce a enfatizzare questo mio lato. >> 
Un leggero sospiro sfuggì al Serpeverde che era costretto a procedere, con suo grande disappunto, a passo di lumaca a causa della folla << Non dovresti essere al Ministero a circuire vecchi bacucchi per diventare il più giovane Ministro della Magia Inglese mai esistito? >>
<< Mi sono preso un giorno di ferie solo per te. >> dopo aver regalato un occhiolino scherzoso al minore, gli occhi ghiaccio dell’uomo si strinsero in due fessure << Ma quella… quella per caso è Morgan? >>
Lucifer sollevò lo sguardo nella direzione accennatagli e notò così la sua migliore amica piantata in mezzo alla banchina, incurante del fatto che stesse ostacolando il passaggio dei suoi compagni di scuola, con famiglie al seguito, e del tutto sorda ai borbottii di fastidio a lei rivolti. La Tassorosso, infatti, continuava a picchiettare imperterrita con la punta della bacchetta il baule che si trovava ai suoi piedi.
I due Writingham, palesemente divertiti, si avvicinarono il più velocemente possibile alla giovane, che distava pochi metri, ma che in realtà sembravano chilometri a causa dell’eccessivo sovraffollamento, di gonne troppo voluminose, mantelli con strascichi pericolosi, cappelli improbabili e valige mastodontiche.
<< Sono sinceramente curioso di sapere che cosa ti è capitato a questo giro. >>
<< Un inconveniente con la Passaporta. Il mio baule si è accartocciato su sé stesso. >> la ragazza, dopo essersi scostata una ciocca di capelli castani dal viso, si appoggiò una mano sul fianco e scoccò un adorabile sorriso a entrambi mentre continuava a tamburellare senza sosta << È una vera gioia per gli occhi vedervi assieme. >> 
Lucifer sbuffò sonoramente mentre Uriel ricambiò il sorriso con fare birichino << Non dirlo troppo forte che poi si vergogna. >> 
Dopo aver roteato gli occhi al cielo, sinceramente esasperato, il giovane allungò una mano e passò il pollice destro sulla guancia dell’amica per rimuovere un po’ di terriccio << Vedo che sei anche caduta. >> 
<< Le signorine di buona famiglia non cadono, dovresti saperlo. Noi scivoliamo con grazia. >> Morgan scacciò via la mano del Serpeverde per poi massaggiarsi furtivamente la coscia, su cui era atterrata poco prima << Tutta colpa di questa legge per cui bisogna per forza di cose prendere il treno per andare a scuola. Per tutte le mandragole, io vivo in Scozia. Sinceramente non capisco perché mi tocchi venire qui a Londra per poi tornare nello stesso luogo da cui sono partita. >> 
<< Per questo dovresti ringraziare Ottaline Gambol(1). >> la considerazione di Uriel venne del tutto ignorata visto che la giovane emise una specie di squittio particolarmente acuto quando, finalmente, riuscì a far tornare il suo baule alla forma originale.
Nuovamente i due fratelli sorrisero alla vista di Morgan che improvvisava una specie di balletto sul posto, tanto da frustare con la gonna le gambe di entrambi. Al contrario di loro, però, chi li circondava non apprezzò l’entusiasmo della giovane: le matrone cominciarono subito a mormorare scandalizzate mentre i gentiluomini scuotevano la testa con disapprovazione. Fu però sufficiente un’occhiata gelida di Lucifer per far zittire ogni bisbiglio e allontanare tutti gli sguardi inopportuni che si soffermavano sulle loro figure. 
Uriel, estratta dalla giacca la sua bacchetta di abete, fece un lieve movimento con il polso e la valigia della ragazza cominciò subito a fluttuare, per poi depositarsi con un lieve tonfo sul carello del fratello << Credo che sia meglio che saliate, manca poco alla partenza. >>
Morgan arrestò immediatamente il suo balletto e lanciò un’occhiata perplessa al suo baule << Dovrei controllare che tutto sia intatto. Ho fatto un bel capitombolo. >> 
<< Hai messo gli incantesimi di protezione che ti ho consigliato? >> al cenno affermativo dell’amica, Lucifer scrollò le spalle << Allora non ti devi preoccupare. >>
Uriel sollevò entrambe le sopracciglia sorpreso << Pensavi di aprire il baule qui? Davanti a tutti? >> 
<< Sì, perché? >> 
Di fronte alla pura innocenza che brillava negli occhi della ragazza, l’uomo si voltò verso il fratello che ricambiò lo sguardo stralunato con la più totale apatia.
<< Sul serio? La conosci da più di dieci anni e ti stupisci ancora? >> 
<< Effettivamente non hai tutti i torti… >>
Ignorando i borbottii del maggiore, il ragazzo indicò con il mento l’Hogwarts Express che usciva dalle dense nuvole di vapore come un dormiente mostro di metallo scarlatto << Forza saliamo. >> 
<< Che fretta c’è? >> 
<< Non hai sentito cosa ha detto poco fa mio fratello? È quasi ora. >> 
La Tassorosso gonfiò le guance come un piccolo scoiattolo, palesemente infastidita << Dammi almeno la possibilità di salutare come si deve Uriel. >>
<< Non c’è bisogno, potrebbe mettersi a piangere per la commozione causata dal momento e allora sì che sarebbe imbarazzante. >> 
Roteando gli occhi al cielo, consapevole che l’amico avesse ragione ma comunque contrariata, la giovane si limitò a salutare il capofamiglia dei Writingham con un veloce cenno della mano, girò su sé stessa e fece un passo in avanti per avvicinarsi alla locomotiva. 
Quello che accadde dopo per molti rimase un mistero, ma non per tre dei quattro protagonisti coinvolti. In fondo, dove c’era la piccola Blackwood i disastri erano sempre dietro l’angolo, in agguato. 
Un attimo prima Uriel stava rimproverando bonariamente il minore, che annuiva in maniera annoiata senza però ascoltare davvero, mentre Morgan si sollevava leggermente le gonne per apprestarsi a salire gli stretti scalini del treno. Un battito di ciglia dopo Uriel teneva in una mano la gabbia della gatta del fratello e con l’altra il carrello, Lucifer teneva fra le braccia la sua migliore amica e, al contrario, il colpevole di quel momentaneo scompiglio stava steso a terra, intento a mugolare tutto il suo dolore.
Dopo essersi accertato che la Tassorosso stesse bene, il più piccolo dei Writingham si avvicinò al giovane steso a terra, che si stava massaggiando la testa, e lo sollevò senza alcuno sforzo.
<< Adrian Graham. >> 
Il diretto interessato si fece cianotico mentre fissava gli occhi chiari che parevano inchiodarlo sul posto << S-sì, milord? >>
<< Non le hanno insegnato a non correre sulla banchina di una stazione ferroviaria? >> 
<< S-sì. >>
<< Allora perché lo stava facendo? >> 
Non riuscendo a distogliere lo sguardo da quello dell’altro, il povero Grifondoro deglutì a vuoto e si ritrovò a balbettare per la terza volta << P-perché e-e-ero in r-ritardo. >> 
<< Lucifer… >> 
Il nome sospirato del giovane non parve sortire nessun effetto, anzi la presa sulle spalle del colpevole si fece ancora più ferrea << Con la sua sconsideratezza avrebbe potuto fare del male a un’innocente. Non crede che siano d’obbligo, quantomeno, delle scuse? >> 
<< C-certamente. >> Adrian si sporse leggermente e guardò Morgan, che era stata affiancata da Uriel << Sono profondamente costernato. Spero non si sia fatta male, milady. >> 
<< Nulla di grave, grazie. >> 
<< Bene. >> Lucifer mollò la presa e si premurò addirittura di spazzolare le spalle del compagno di scuola << Mi auguro che ciò non accada mai più. >> 
Il ragazzo annuì con frenesia, sinceramente terrorizzato dal sorriso obliquo e sinistro del Serpeverde, e, dopo un breve inchino di commiato, si allontanò il più velocemente possibile, scomparendo nella foschia creata dalla locomotiva a vapore. 
Il primo dei tre canonici fischi perforò l’aria facendo sobbalzare Morgan, ma non i due fratelli. 
<< Voi salite, io mi occupo dei bagagli. >> 
Lucifer, presa la gabbia della sua gatta, si limitò a un breve ringraziamento accompagnato da un cenno di saluto, prima di dar loro le spalle e avvicinarsi al vagone. 
<< Sempre molto affettuoso. >> commentò con tono volutamente alto Uriel, per poi chinarsi e depositare un piccolo bacio sul dorso della mano della giovane Blackwood << Tienilo d’occhio per me. >>
<< Lo faccio sempre. >> 
Dopo avergli regalato un occhiolino scherzoso, Morgan corse incontro al suo migliore amico che l’attendeva vicino agli stretti gradini di poco prima e che le stava porgendo il braccio per aiutarla a salire. 
Il secondo fischio si spense proprio quando Lucifer richiuse con un tonfo la porta << Andiamo a cercare una carrozza libera. >> 
Muovendosi con la sua tipica sicurezza e arroganza, il giovane Writingham si mise alla ricerca di uno scompartimento vuoto finché non ne individuò uno occupato solamente da due studentesse. Aprì quindi l’anta e rimase sulla soglia, in attesa e senza proferire verbo. Le giovani non ebbero bisogno di molto tempo per recepire il messaggio, giusto un paio di secondi. Si alzarono quindi in tutta fretta, ricambiarono l’inchino che il Serpeverde rivolse loro e si dileguarono bisbigliando a più non posso. 
Morgan le seguì con lo sguardo, perplessa nel constatare che parevano quasi elettrizzate dall’incontro appena avvenuto e che non erano per nulla irate o infastidite dall’essere state, a tutti gli effetti, scacciate via. Quando le due scomparvero, la Blackwood si riprese dalle sue riflessioni, si strinse nelle spalle ed entrò, per poi richiudersi con delicatezza la porta scorrevole alle spalle. 
Lucifer, dal canto suo, si era già liberato del soprabito e si era accomodato sul divanetto, con la sua amata gatta acciambellata sulle cosce.
<< Cake! >> trillò allegra Morgan appena la adocchiò, non facendosi però vicina, anzi, si premurò di levarsi il leggero cappottino e di appenderlo vicino a quello dell’amico, per poi accomodarsi di fronte a lui. La ragazza sapeva quanto la siamese fosse selettiva, detestava infatti essere toccata da chi che sia e l’unico ovviamente che era libero di accarezzarla a suo piacimento era il suo padroncino. 
Liberatasi anche dei guanti e spostati i lunghi capelli mossi dietro le spalle, Morgan intrecciò le mani e le adagiò sul grembo intanto che il terzo fischio del treno si disperdeva nell’aria.
Attese qualche secondo o almeno quanto le consentiva la sua scarsa pazienza, poi inclinò il capo con fare quasi materno << Hai intenzione di sputare fuori il rospo oppure continuiamo a far finta di nulla? >> 
Il sopracciglio scuro di Lucifer formò un arco perfetto e riuscì nell’intento di far sentire vagamente a disagio la ragazza, il cui sorriso scomparve per lasciare posto a uno sguardo di sfida.
<< Non mi guardare in quella maniera, lo sappiamo entrambi che ne vuoi parlare, ma che sei troppo orgoglioso per ammettere che hai bisogno del mio consiglio. >> l’angolo destro della bocca carnosa della Tassorosso si sollevò leggermente, quasi non riuscisse a trattenere il proprio diletto << Su dai, confessa quello che ti preoccupa, vedrai che ti sentirai meglio se lo fai. >> 
Il giovane uomo, sentendo che l’Hogwarts Express cominciava a muoversi, si voltò verso il finestrino intanto che accarezzava con lentezza il pelo morbido della sua gatta. Dietro la foschia causata dal vapore poteva intravedere le figure indistinte di uomini e donne che attendevano la partenza del treno. Lo squarcio sulla vita esterna era nebuloso, confuso e a tratti irreale, un po’ come il futuro che lo attendeva una volta concluso il suo ultimo anno scolastico. Le sue certezze, che sapeva essere maggiori rispetto alla stragrande maggioranza dei suoi compagni, parevano comunque incerte. Si domandò distrattamente se suo fratello fosse in mezzo a quelle figure oppure se si fosse già allontanato dalla banchina per tornare ai numerosi impegni che lo oberavano giornalmente. 
Quando il paesaggio fumoso scomparve e venne sostituito dalle verdi campagne inglesi, Lucifer si voltò verso l’amica che, a sua volta, si era messa a guardare fuori dal finestrino. 
<< Voglio aprire le porte del Club anche ai Nati Babbani. >> 
L’improvvisa imprecazione colorita, più adatta a uno scaricatore di porto che a una signorina di buona famiglia, strappò il primo e vero sorriso della giornata al ragazzo che si ritrovò a osservare con divertimento i lineamenti deformati dalla sorpresa della Tassorosso.
<< Mi stai prendendo in giro. >>
<< No, perché dovrei? >>
<< Non lo so. >> sollevando entrambe le braccia in aria, la Blackwood si guardò velocemente intorno non sapendo che pesci pigliare << Sinceramente, alle volte non capisco la tua ironia. >>
Grattando gentilmente dietro le orecchie di Cake, il giovane inclinò il capo di lato << Ti pare un’idea così assurda? >>
Morgan, che quella mattina si era ovviamente svegliata in ritardo e che per questo non aveva dato modo alle sue elfe domestiche di acconciarle come si deve i capelli che, per tale ragione, erano sciolti, se non per due piccole trecce sulla sommità del capo, cominciò ad arrotolarsi intorno al dito indice una ciocca con fare pensieroso << Non penso che sia assurda, tutt’altro. Ritengo che certe regole vetuste dovrebbero essere state abolite da tempo, come il fatto che noi donne dobbiamo indossare le gonne anche quando duelliamo. Temo però che ti ritroverai tra le mani una bella gatta da pelare. >> poi, rendendosi conto delle sue stesse parole, abbassò gli occhi sulla siamese, che la stava guardando torva come se avesse realmente compreso, e le elargì un sorriso di scuse << Errore mio, pessimo modo di dire. >> 
Le lunghe dita del Serpeverde passarono dal capo a sotto il mento della gatta, che cominciò a ronfare con pura soddisfazione << Dubiti forse che non riesca a convincere gli altri? >> 
<< Per la barba ispida di Merlino, certo che no. Ti conosco meglio di chiunque altro, so di che cosa sei capace. >> la ragazza si adagiò contro il sedile << Sto solo dicendo che non sarà semplice e di non prendere sottogamba la cosa. >> 
<< Per me non è un problema, sono pronto a lottare. >> una luce di aspettativa brillò negli occhi chiari del Writingham << Tu sei con me? >>
<< Ma che domande, ovviamente. >>
Nessuno dei due ebbe però modo di dire altro perché, all’improvviso, la porta dello scompartimento venne aperta, mettendo così la parola fine alla loro conversazione.
 
 
 
 
 
 
(1)Ottaline Gambol fu Ministro della Magia Inglese dal 1827 al 1835. Fu sua l’idea di utilizzare come unico mezzo di trasporto per tutti gli studenti di Hogwarts il famoso treno scarlatto evitando così l’utilizzo di creature magiche, mezzi volanti, Metropolvere, Passaporte (che causavano il ritardo di 1/3 del corpo studentesco) e tutto ciò che poteva violare in qualche modo lo Statuto di Sicurezza. Non si sa bene da dove sia stata presa la locomotiva, ma ci sono file classificati presso il Ministero della Magia relativi a un’operazione su larga scala che coinvolgeva centosessantasette incantesimi di memoria oltre al più grande incantesimo di occultamento mai eseguito in Gran Bretagna. La mattina dopo questa operazione, nel 1830, gli abitanti di Hogsmeade si svegliarono trovando una stazione ferroviaria che prima non c’era e gli impiegati Babbani delle ferrovie Crewe ebbero la sensazione di aver smarrito qualcosa di davvero importante per tutto il resto dell’anno. Ovviamente molte famiglie Purosangue inorridirono al pensiero che i loro bambini avrebbero dovuto utilizzare un mezzo di trasporto babbano, tuttavia non appena il Ministero decretò che gli studenti o avrebbero preso quel treno o non avrebbero frequentato le lezioni, ogni obiezione venne zittita. 
Fatta questa lunga spiegazione, ora capirete perché Uriel dice a Morgan che dovrebbe ringraziare Ottaline Gambol per il suo viaggio insensato Scozia-Londra-Scozia.

 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Ciao…
Soprassediamo sul fatto che io non dovrei essere qui (spero che la vostra situazione sia più rosea della mia) e andiamo avanti? Sì? Grazie. 
Prima di tutto grazie a tutti quelli che si sono presi qualche minuto per leggere questa mia nuova storia, ve ne sono davvero grata e non lo do assolutamente per scontato, quindi grazie davvero.
Come avevo già anticipato sulle mie storie di IG, ho voluto riprendere in mano una mia vecchia idea, ovvero “The Silver Spears”, e modificarla per poterle dare un nuovo inizio. L’ho sempre amata, quindi averla sospesa e poi cancellata mi ha spezzato il cuore in due quindi eccomi qui, a riprovarci di nuovo.
I più attenti di voi avranno notato che ho concesso un tempo di selezione davvero luuuuungo e no, non sono impazzita e non ho neanche digitato male. Ovviamente effettuerò una scrematura, ma visto che sono oberata di cose sia da scrivere che da studiare, voglio dare a tutti il tempo sufficiente per inviarmi con calma le schede e dare contemporaneamente a me stessa la tranquillità di poterli presentare al meglio, senza l’ansia da prestazione (Ocean’s 11 mi ha insegnato molto in merito). Quindi man a mano che ricevo le schede selezionerò i personaggi secondo me più adatti e ve li presenterò con una scena singola dedicata esclusivamente a loro (quando poi avrò il “cast” al completo unirò tutti i vari pezzi in unico capitolo). Ovviamente ci sarà un termine ultimo per inviarmi le schede (in modo da poter far partire la storia) che sarà il 6 Marzo 2024 alle 18 per messaggio privato qui su EFP, con oggetto “Nome del vostro Oc – Dominus Club”Dopo questa data terrò comunque aperte le iscrizioni per chiunque volesse provare a partecipare successivamente.
 
 
Dominus Club
 
Il Dominus Club ha una tradizione antica che risale al Medioevo, ai tempi di Merlino e Morgana. Fu fondato con il preciso intento di cercare i maghi e le streghe con maggior talento tra tutti, coloro che, nel bene o nel male, possono cambiare il mondo. Tale Club non ha un’unica filosofia o una politica e si discostano dalla semplicistica distinzione tra bene e male, giusto e sbagliato. Il loro scopo è aprire gli orizzonti e trovare quelle persone che possono sovvertire gli schemi, poco importa l’ambito (che può essere quello artistico, politico, alchemico, etc.).
Nel Club tutto è concesso. I membri infatti possono sperimentare senza paura di essere giudicati dalla morale, dando così libero sfogo al loro estro. I componenti sono abili duellanti che si sfidano tra di loro non solo con le bacchette, ma anche in arringhe senza esclusione di colpi. Il loro scopo finale è la conoscenza in tutte le sue forme e sfaccettature, tanto che si spingono là dove la maggior parte delle persone non avrebbero mai il coraggio di andare, facendo propria anche la Magia Oscura. 
I selezionati possono essere del V o VI anno (in rare occasioni anche qualcuno del VII), ma per poter entrare a far parte di questo esclusivo Club, che aprirà loro moltissime porte, devono affrontare prove ardue che li testeranno sotto molteplici aspetti. 
 
-Tarocchi-
 
Ho deciso di dare dei nomi in codice ai membri del Club e ho preso ispirazione dalle Carte dei Tarocchi, in particolare gli Arcani Maggiori. Di seguito troverete l’elenco con relative caratteristiche della persona che si associano a quella determinata carta. Ringrazio profondamente Ebe e Fe per l’aiuto datomi. In particolar modo quest’ultima per aver stilato questa lista per me in quanto, essendo io completamente ignorante su questo argomento (se non per qualche nozione vagante appresa dagli Anime e da internet), non avrei saputo dove mettere le mani mentre lei si è dimostrata non solo estremamente disponibile ma anche molto ferrata in materia. Quindi, grazie davvero!
 
Matto: legato al concetto di innocenza, potenziale e speranza del futuro, incapacità di realizzarsi, perdersi 
Non disponibile per chi fa già parte del Club
Il mago (Alchimista o Bagatto): capacità di realizzare dal nulla, conoscenza ed eloquenza, sopravvivere, manipolazione attraverso le parole
La Papessa: forte intuizione (sesto senso), mondo spirituale, affinità per il sovrannaturale, chiusura verso il reale, insicurezza riguardo le proprie intuizioni e potenzialità
L'Imperatrice: bellezza interiore, capacità di donare e creare, eccessiva generosità, sacrificio, incapacità di porre limiti 
L'Imperatore: controllo e sicurezza, stabilità data dalla forza, regalità e autorità- declinati anche ai livelli più estremi ed autoritaristici.
Il Papa: tradizione e valori classici, sicurezza data dalle autorità stabilite, rifiuto di novità e progresso
Gli Amanti: connessione e comunicazione, forza data dall’unità, incapacità di indipendenza, valori deboli e eccessiva accomodanza
Il Carro: controllo di sé, obbiettivi ben chiari, autosufficienza, etica del lavoro, eccessivo impegno, testardaggine, incapacità di rilassarsi o delegare  
La Giustizia: pace, capacità critica e di analisi, indecisione e lentezza, obbiettività ed empatia, ingenuità
L'Eremita: introspezione, capacità di prendersi tempo e non farsi influenzare, autosufficienza, chiusura verso i consigli, timidezza
La Ruota (o Destino): cambiamento, capacità di affidarsi al destino, impegno, saper attendere il momento propizio, rassegnazione
La Forza: coraggio, necessità di controllo, sicurezza di sé, calma, forza interiore, aggressività o eccessiva pacatezza, mancanza di autoregolazione
L'Appeso: nuove prospettive, capacità di trovare l’ordine nel caos, riorganizzazione, inadeguatezza, stigma, sacrificio delle proprie idee per essere accettati
La Morte: gioia e novità, senso del dovere, transizione stagnazione, paura dell’ignoto, insicurezza 
La Temperanza: armonia, sensibilità, tranquillità, mediazione, incapacità di gestire i conflitti, pavidità, sopraffazione
Il Diavolo: consapevolezza di sé, abilità nel raggiungere posizioni di potere, leadership, capacità di carpire segreti e creare legami, astuzia e ricatti
La Torre: lungimiranza, capacità di gestire momenti difficili e ragionare sotto pressione, arginare i danni, modi talvolta bruschi e mancanza di empatia 
Non disponibile per chi fa già parte del Club
La Stella: capacità di sopportazione, luce e bontà interiore, insicurezza, timidezza, vittimismo
La Luna: diplomazia e capacità di farsi favorire, mezze verità, capacità di farsi strada nella fatica, mancanza di chiarezza/ doppiogiochismo, tendenza alla pigrizia, estetismo 
Il Sole: speranza nel futuro e promesse di successo, gioia, energia, incapacità di cambiare strada, eccessiva testardaggine, pessimismo
Il Giudizio (o l'Angelo): capacità di guarigione ed empatia, gentilezza verso gli altri e capacità di perdonare, difficoltà passate e nuove forze, eccessivi rimpianti e sguardo poco rivolto al futuro, malinconia
Il Mondo: gioia e capacità di vedere il bene negli altri, fiducia nel prossimo ed in sé, incapacità di lasciar andare e procrastinazione
 
 
Materie e Club Scolastici
 
Nella speranza di aiutarvi vi riporto le materie, sia obbligatorie che facoltative, e visto che ci siamo ho voluto aggiungere qualche altro Club scolastico ovviamente approvato e non segreto. 
 
Tutti gli studenti di Hogwarts del primo anno devono seguire otto materie:
  • Trasfigurazione – Professoressa Griselda Marchbanks (inglese, 58 anni)
  • Incantesimi – Professor James Webber (scozzese, 69 anni)
  • Pozioni – Professoressa Desdemona Duval (franco-inglese, 74 anni)
  • Storia della Magia – Professor Cuthbert Rüf (bah)
  • Difesa contro le Arti Oscure – Professoressa Johanna McCarthy (scozzese, 43 anni)
  • Astronomia – Professor Alexander Owens (scozzese, 70 anni)
  • Erbologia – Professor Herbet Beery (inglese, 52 anni)
  • Volo - Professor Arthur Perkins (inglese, 62 anni)
 
Al termine del secondo anno, gli studenti devono scegliere almeno altre due materie dal seguente elenco:
  • Artimanzia – Professoressa Lacey Bell (inglese, 64 anni)
  • Babbanologia – Professor Jacob Hopinks (inglese, 57 anni)
  • Divinazione - Professor Haiden Kismet (irlandese, 39 anni)
  • Antiche Rune – Professoressa Georgia Wilson (inglese, 83 anni)
  • Cura delle Creature Magiche – Kayden Turner (americano, 41 anni)
 
Talvolta, se le domande sono sufficienti, negli ultimi due anni vengono offerti corsi di materie molto specialistiche come l’Alchimia – tenute da nientepopodimeno che la Preside Ivory Scrope in persona (inglese, 87 anni).
 
Altri componenti dello staff sono: 
  • Madame Jessica Flatcher – infermiera (ex Medimaga del San Mungo, 77 anni)
  • George Walsh – bibliotecario (inglese, 68 anni)
  • Frederick Montgomery – guardiano e custode delle chiavi e dei luoghi a Hogwarts
 
Club scolastici:
  • Pozioni
  • Scacchi
  • Astronomia
  • Duelli
  • Musica (comprende il coro e chi vuole imparare o migliorare con un determinato strumento)
  • del Libro
  • Belle Arti (pittura, scultura, ricamo, etc.)
 
Inoltre gli studenti possono offrirsi come assistenti dell’Infermeria e della Biblioteca, affiancando così nelle loro mansioni i responsabili.
 
Ricordo poi che per ogni Casa ci sono:
  • due posti come Prefetti 
  • e uno solo come Caposcuola,
perciò in totale ci sono sempre 8 Prefetti e 4 Capiscuola.
 
Per ogni squadra di Quidditch ci sono 7 posti disponibili, così suddivisi: 3 cacciatori, 2 battitori, 1 portiere e 1 cercatore.
 
 
Regolamento
 
Fatta questa piccola introduzione (nel caso aveste qualche domanda in merito non esitate a scrivermi, sia qui che su IG o se preferite posso darvi anche il nickname di Telegram) passiamo alle questioni più pratiche e classiche:
 
  • Nel commento avrei bisogno che mi indichiate: sessoCasa e, nel caso dei Membri effettivi del Club, il Tarocco (potete indicarmene più di uno nel caso foste indecisi). 
  • Essendo un’interattiva vi chiedo il favore di essere partecipi e con questo non voglio che mi recensiate per forza, per quanto mi riguarda potete scrivermi anche per messaggio privato qui su EFP, oppure su Telegram o IG (sono ben felice anche se mi mandate degli audio). Spero però che vi rendiate conto che dovendo gestire personaggi che non sono miei ho bisogno di un feedback e non di due parole in croce buttate lì perché io ci metto davvero molto impegno nello scrivere i vari capitoli e nel rendere al meglio i vostri pargoli. Per tale ragione dopo due capitoli di assenza, al terzo il vostro Oc non comparirà e, se il problema persiste, al quarto verrà eliminato. Nel caso aveste qualche problema che vi impedisca di stare dietro agli aggiornamenti, basta che mi avvertiate e non succederà nulla di male al vostro piccolo. Per chi non mi conoscesse io sono estremamente lenta nello scrivere, che è sia un bene che un male, quindi non dovete temere aggiornamenti lampo (nel caso in cui venissi presa dal fuoco sacro della scrittura, comunque avverto sempre su Ig quando sto per aggiornare).
 
Accetto
 
  • Potete mandarmi tutte le schede che volete, non c’è un limite, purché siate equilibrati nello scegliere il sesso e ruoli (quindi, per esempio, non tutte femmine facenti parte del Club). Vi prego, mandatemi qualche maschio, di solito di quelli ho sempre la carenza. 
  • Accetto Oc imparentati tra loro e anche discendenti dalle sacre 28 (anche se in realtà questa lista è stata stilata nel 1930 quindi le “famiglie Purosangue” possono essere molte di più); insomma potete mandarmi antenati dei Potter, Black, Malfoy, Weasley, etc… basta però che mi avvertiate nel commentocosì so come gestire le varie richieste.
  • Posso prendere un massimo due personaggi provenienti da altre nazioni, purché mi spieghiate bene perché si sono trasferiti. 
  • In misura molto limitata, accetto omosessuali e lesbiche consapevoli del loro orientamento sessuale. Tenete conto che siamo nell’ottocento e che ahimé tutto ciò che esulava da ciò che veniva ritenuto “normale” era mal visto, senza poi contare che non c’era questa grande conoscenza su la differenza tra pansessuale, non binario, etc. Poi, come molti di voi sapranno, sono un’eterna romantica, aiutatemi a far avere al vostro Oc un happy ending.
 
Non Accetto
 
  • Mary Sue e Gery Stu.
  • Chiaroveggenti o con altri poteri, a meno che non siano ben delineati e previa mia autorizzazione in privato. 
  • Oc con disturbi mentali gravi; niente psicopatici, borderline o disturbi dell’identità e compagnia cantate (non ci tengo ad avere dei Kevin Wendell Crumb all’interno della mia storia). 
  • Personaggi che esulano dall’epoca da me scelta, quindi per piacere tenetelo a mente quando compilate la scheda (niente musica rock, tatuaggi et similia).
 
Avvertenze!
 
  • Questa è una storia sì scolastica e a tratti sicuramente molto comica, ma nella mia idea ha comunque una chiave un po’ dark. Se a qualcuno non piacesse questo aspetto, lo volevo avvertire in merito al fatto che ci potrebbero essere delle scene (seppur leggere e molto edulcorate) che potrebbero urtare la sua sensibilità.
  • Come già detto a più riprese, siamo in una storia ambientata nella seconda metà dell’ottocento. Per certi versi i 16/18enni erano molto più maturi rispetto a quelli della nostra epoca, basti pensare che le ragazze potevano sposarsi legalmente già a 14 anni. Per fortuna la maggiore età nel mondo magico è sempre 17 anni, quindi nessuna sposa bambina all’orizzonte, ma possono essere vincolate da contratti matrimoniali. Perciò tenetelo a mente perché è un tratto importante da non sottovalutare.
  • Per la storia è fondamentale la sezione che ho indicato come Segreto, non dico che il vostro personaggio debba aver ucciso qualcuno (per l’amor del cielo), ma che sia comunque qualcosa di sostanzioso, che voglia tenere nascosto a ogni costo. Può essere un figlio illegittimo (per gli uomini dell’alta società era una cosa quasi normale); può essere una Lady/Lord Whistledown in erba; aver assistito a qualcosa che non avrebbe dovuto vedere; avere una tresca con qualcuno di più grande; è sotto ricatto per qualcosa o è lui/lei il ricattatore; un suo famigliare ha fatto qualcosa che lui vuole nascondere… insomma date libero sfogo alla vostra fantasia e se avete bisogno di aiuto io sono qui (insomma, se non chiacchiero con voi e non vi aiuto che interattiva è?).
 
 
Schede
 
 
Schede Aspiranti
 
Nome e Cognome:
Soprannome*:
Anno (possono essere solo del V, VI anno) e Casa:
Età e data di nascita:
Stato di sangue:
Aspetto fisico e segni particolari (potete indicarmi il suo tipo di andatura, il tono di voce, se ha qualche tic e cose del genere):
Prestavolto:
Carattere (dettagliato per piacere):
Background:
Famiglia e rapporto con essa:
Scene legate al suo passato*
Materie preferite & odiate:
Passioni & Talenti:
Cosa ama&odia:
Patronus:
Molliccio:
Paure/Fobie:
Segreto:
Ruolo (Prefetto, Caposcuola, Quidditch, etc.), indicare se fa parte anche di qualche altro Club (Pozioni, Scacchi…):
Amortentia:
Ha sentito parlare del “Dominus Club” (tenete presente che è un’associazione segreta per cui potrebbe aver sentito delle voci ma non conosce l’identità di chi ne fa parte)? Se sì cosa ne pensa? Gli piacerebbe farne parte?
Perché dovrebbe essere notato dai membri del Club?
Tarocco che lo rappresenta (consiglio di indicarmene uno principale, ma anche un altro paio per sicurezza nel caso avessi una sovrabbondanza di un determinato tipo, grazie):
Bacchetta:
Aspirazioni dopo il diploma:
Tipologie di persone con cui potrebbe andare d’accordo e con chi potrebbe avere degli attriti:
Amore (la tipologia di persona; indicatemi anche se potrebbe apprezzare sperimentare nuovi tipi di amore):
Animale domestico*:
Altro*:
 
 
Scheda Membri “Dominus Club”
 
Nome e Cognome:
Soprannome*:
Anno (VI o VII anno) e Casa:
Età e data di nascita:
Stato di sangue:
Aspetto fisico e segni particolari (potete indicarmi il suo tipo di andatura, il tono di voce, se ha qualche tic e cose del genere):
Prestavolto:
Carattere (dettagliato per piacere):
Background:
Famiglia e rapporto con essa:
Scene legate al suo passato*:
Materie preferite & odiate:
Passioni & Talenti:
Cosa ama & odia:
Patronus:
Molliccio: 
Paure & Fobie: 
Segreto:
Ruolo (Prefetto, Caposcuola, Quidditch, etc.), indicare se fa parte anche di qualche altro Club (Pozioni, Scacchi, etc.): 
Amortentia:
Quando ha affrontato la sua selezione? Durante il suo quinto o sesto anno?
Che rapporto ha con gli altri componenti?
Che tipo di persona proporrebbe come aspirante per l’ingresso nel Club?
Appoggerà o farà resistenza alla proposta di Lucifer? Perché? (Per favore che qualcuno sia in disaccordo o quanto meno titubante)
Tarocco che lo rappresenta: 
Bacchetta:
Aspirazioni dopo il diploma:
Tipologie di persone con cui potrebbe andare d’accordo e con chi potrebbe avere degli attriti:
Amore (la tipologia di persona; indicatemi anche se potrebbe apprezzare sperimentare nuovi tipi di amore):
Animale domestico*
Altro*:

 

 
 
Mie Oc Principali
 
Lucifer Calisto Writingham
Serpeverde, VII anno, Purosangue, Capitano e Cacciatore, membro del Club del Libro
Presidente del Dominus Club
Bacchetta di Quercia Rossa, piuma di Fenice, 13 pollici e leggermente rigida
“La Torre”
 
Curiosità: Ama in maniera spassionata i dolci, se potesse inizierebbe ogni pasto dal dessert.
 
 
Morgan Blackwood
Tassorosso, VII anno, Purosangue, Cronista e membro del Club di Belle Arti
Mascotte del Dominus Club
Bacchetta di Pioppo Bianco, crine di Thestral, 11 pollici e ¾, flessibile.
“Il Matto”
  
Curiosità: per il bene di tutta l’umanità, è meglio tenerla lontana da caffè e alcool.
 
 
Adrian Berwin Graham
Grifondoro, V anno, Nato Babbano, Battitore e (neo)Vice Capitano
Bacchetta di Acero, corda di cuore di drago, lunga 12 pollici e ½, rigida
 
Curiosità: riesce a dormire ovunque, anche in piedi come un cavallo.
 
 
P.S: se volete sapere qualcosa in più sui miei personaggi, magari per creare dei legami di amicizia o altro, ditemelo che vi giro in privato il loro carattere e qualche chicca extra.
 

 

OC Secondari
 
 
Uriel Dyomedes Writingham
Ex-Corvonero, 22 anni, lavora presso l’Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica
Ex detentore della carta del Mago

 
 
Philippa Graham
9 anni, Babbana

 
 
Cake Writingham
4 anni, gatta siamese a pelo lungo




 
Per tutti i lettori delle altre mie storie e che magari non mi seguono su IG, non vi preoccupate: sto arrivando. Il prossimo capitolo del Sottosopra è pranticamente pronto, dopodiché dovrebbe arrivare il primo di Ocean's 11.
Scusatemi per la lunga attesa.

A presto,
Chemy

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Capitolo 2
*** Presentazione pt.1 ***


Presentazione
pt.1

 
 
 
 
 
Martedì 24 Agosto 1886,
Contea del Wilthshire, Edevane’s Manor
 
 
L’afosa giornata, ormai nelle sue ultime ore pomeridiane, iniziava lentamente a rinfrescarsi e con essa l’aria si riempiva dei cinguettii serali, così limpidi e delicati da sembrare il preludio di una melodia. La leggera e calda brezza accarezzava con dolcezza le foglie e i fili d’erba del ben curato giardino, al centro del quale svettava una deliziosa serra di vetro. All’interno i fiori, tra i più rari e preziosi, riempivano l’ambiente con i loro dolci profumi e i loro colori vivaci. Tra di essi ve n’era però uno che spiccava fra gli altri, al quale i padroni di casa avevano prestato particolari attenzioni e cure per renderlo il più bello tra tutti: Amelia, dai grandi e chiari occhi azzurri, passeggiava lentamente tra le piante. L’abito, di un tenue color carta da zucchero, le scivolava lungo le forme come fa l’acqua lungo un ruscello, e le esaltava il tenue incarnato, mettendo in evidenza il contrasto con i lunghi capelli corvini racchiusi in una treccia morbida.
La giovane studiava con attenzione ogni gemma, ogni stelo e pistillo, con la serietà e le conoscenze di chi è stato cresciuto a pane e botanica. Passò delicatamente il polpastrello dell’indice sulla foglia della Scarpetta di Venere, una delle orchidee più rare al mondo, quando un leggero pop attrasse la sua attenzione.
A pochi passi di distanza era comparsa la sua fidata elfa domestica, Lemna, che eseguì una perfetta riverenza, sollevando gli angoli del suo vestito di stracci, ricamati con deliziose margherite, e sfiorando quasi il pavimento con la fronte pronunciata.
<< Signorina. >>
Amelia incurvò leggermente labbra carnose << Bentornata, come è andata la spedizione? >> 
<< Tutto bene. >> 
<< Sei riuscita a trovare la persona di cui ti ho parlato? >> 
<< Sì. >> la piccola elfa fece qualche passetto in avanti e mosse velocemente la mano dalle lunghe dita. La Corvonero quindi si chinò a sufficienza per permettere alla creatura di sussurrarle all’orecchio il messaggio che aveva per lei. 
Raddrizzandosi, Amelia svelò un viso non più pacato e sereno, ma sorpreso e vagamente incuriosito << Interessante. >> 
<< Cosa è interessante? >> 
La voce morbida e allegra di Hamon le solleticò le orecchie portandola a voltarsi verso una delle entrate della serra.
<< Trovo interessante il fatto che tu sia così silenzioso. Hai per caso deciso di diventare una spia? >> 
Il giovane, copia esatta della gemella se non per qualche piccola differenza, l’affiancò << È da quando condividiamo la culla che mi ripeti quanto io sia rumoroso. Sto provando a dare seguito ai tuoi consigli e provo a essere più delicato. >> 
<< Ne sono lusingata. >>
<< Dovresti sentirti profondamente onorata, altroché. >> Lanciandole poi un’occhiata obliqua da sotto le lunghe ciglia, il Corvonero le sorrise con un che di malandrino << Ora dimmi che cos’è che trovi di davvero interessante. >> 
Un leggero sbuffo, tra l’esasperato e il divertito, sfuggì da Amelia che scosse la testa << La vita, le persone, il destino, le scelte fatte… scegline una e sarà quella. >>
Il secondogenito degli Edevane roteò gli occhi al cielo: quando la sorella decideva di fare la sibillina c’era poco che lui potesse fare per estorcerle la verità di bocca e poi non aveva tempo per stuzzicarla in quanto era arrivato fino alla serra con un compito preciso da svolgere << Va bene, tieni pure per te i tuoi segreti. In ogni caso è meglio se rientri al più presto a casa per cambiarti. >> 
<< Perché? >>
<< Papà ha appena mandato un gufo urgente per dire che avremo a cena degli ospiti dell’ultimo minuto. >>
Gli occhi da cerbiatto di Amelia si sgranarono, mostrando un velo di panico che si propagò nel tono della voce << Tra quanto saranno qui? >> 
<< Trenta minuti circa. >>
Nessuna imprecazione, parolaccia o esclamazione sfuggì dalle labbra della giovane, era troppo educata ed emblema della perfetta signorina di buona famiglia per poter scivolare in un errore così banale. Hamon però poté leggerla chiaramente nelle iridi chiare della gemella, poco prima che questa si voltasse verso l’elfa domestica che aspettava a pochi metri da loro. 
<< Lenma! >>
<< La aspetto in camera sua con l’abito pervinca. >> al cenno affermativo della padroncina, la creatura scomparve con un altro pop.
<< Non osare ridere. >> lo minacciò Amelia mentre lo superava di gran carriera. 
<< Sia mai! >> Hamon sollevò le mani in segno di resa, per poi seguire la sorella con un sorriso sornione a incurvargli le labbra. 
 
 
§§§
 
 
Giovedì 26 Agosto,
East End, Londra
Lucky Pig’s House
 
 
Il fumo dolciastro appesantiva l’aria rendendola quasi tangibile, una presenza costante nella bisca che sembrava avvolgere in un caldo e pesante abbraccio tutti gli avventori. Nonostante il locale si trovasse nel quartiere più povero della capitale, non era certamente un luogo squallido: manteneva un certo grado di degrado, ma con un tocco di ricercatezza che rendeva il tutto ancor più esoterico ed edonistico. 
Ozias Victor Selwyn, sprofondato in una comoda e ampia poltrona, si portò alle labbra una pipa di legno e aspirò a pieni polmoni l’oppio. Arricciò leggermente il naso quando il sapore amaro gli solleticò il palato, ma ben presto tutto venne dimenticato grazie alla deliziosa signorina che gli sedeva in grembo e che gli mordicchiava la base della gola. Un sorriso soddisfatto gli incurvò le labbra, facendogli comparire due adorabili fossette sulle guance, e iniziò a muovere le punte delle dita sulla schiena scoperta della ragazza, il cui attutito gemito di piacere accentuò il sorriso del giovane.
Il Serpeverde stava per mormorare qualcosa di oscuro alla sua dolce compagna quando con la coda dell’occhio notò un movimento. La sua attenzione venne quindi calamitata da Lucifer che scivolò in una poltrona, per poi appoggiare un sacchetto sul tavolino che si trovava fra i loro braccioli. Una manciata di sterline si sparse sul tavolo e, senza preoccuparsi dei soldi sfuggiti, il secondogenito dei Writingham ordinò a un cameriere di passaggio un doppio whisky senza ghiaccio.
<< Non ti senti minimamente in colpa a derubare dei poveri babbani? >>
Lucifer, con espressione annoiata, lanciò una breve occhiata all’amico mentre si sistemava la candida camicia, srotolando le maniche e richiudendo i piccoli bottoni << Non è colpa mia se non sanno giocare come si deve a whist(1). >>
<< E questo ti dà il diritto di svuotar loro le tasche. >> 
<< Sì. >>
Ozias annuì divertito << Hai fatto bene. Cosa pensi di fare ora? >>
Prendendo il bicchiere panciuto che gli veniva offerto, Lucifer inclinò leggermente il capo di lato, pensieroso << Potrei andare a vedere il combattimento di Ira(2). >>
<< Oh! >> Ozias, che si era messo a giocherellare con i riccioli rossi della sua amica che gli stava lasciando leggeri baci sulla mascella, si raddrizzò << Tra quant’è? >> 
<< Tra circa un’ora. >>
<< Perfetto. >> prendendo fra le dita il mento della ragazza, il giovane Selwyn fece in modo di incontrare i profondi occhi scuri e avere così la sua attenzione << Symphony, mi porteresti in un luogo più appartato? >>
<< Certamente! >>
I due si alzarono velocemente, ma prima che la rossa potesse portare al piano superiore il bellissimo cliente che si era aggiudicata, venne fermata. Ozias si arrestò accanto all’amico << Ti va di unirti? >> 
Lucifer inclinò il capo all’indietro e studiò con interesse entrambi: Symphony sembrava molto allettata all’idea di avere entrambi nel suo letto, ma alla fine il giovane scosse la testa << No, grazie. >> 
<< E come pensi di trattenerti allora? Punterai a qualche altro pollo? >> 
Lucifer, per tutta risposta, estrasse dalla tasca interna un libro rosso che riportava sulla copertina, vergato in nero, il titolo “Kidnapped”(3).
<< Sul serio? Ti metti a leggere in un posto del genere? >> 
Di fronte allo scetticismo e incredulità dell’amico, il diretto interessato si strinse nelle spalle << Sì, perché? >> 
Ozias mise un braccio intorno alle spalle della fanciulla che iniziava a mostrare segni di irrequietezza << Te lo devo dire, sei proprio strano. >>
<< Ognuno si intrattiene come meglio crede. >> visto che i due si stavano allontanando, Lucifer si vide costretto ad alzare la voce << Tu vedi di divertirti quanto vuoi, ma non farti prendere dal tuo estro artistico. Non ti aspetterò, sappilo! >>
Ozias per tutta risposta sollevò la mano sinistra come a salutarlo e mandarlo a quel paese contemporaneamente, per poi lasciarsi condurre dalla sua sirena al piano superiore.
 
 
§§§
 
 
Porto di Londra
 
 
In un magazzino portuale, riempito fino al soffitto da casse di legno, si percepiva una tale eccitazione e una così fervente attesa che Ira Algernon Thornton ebbe come l’impressione che gli vibrassero dentro, sollecitandogli i muscoli già tesi per l’incontro imminente. Muovendosi con destrezza nel dedalo fatto di casse, il giovane, seguito dal suo fidato lacchè, giunse in uno spazio libero in cui erano stipate almeno un’ottantina di persone, di cui alcune si erano arrampicate su delle casse per poter vedere il ring posto al centro.
Il mago, che per mero sfizio aveva deciso di partecipare a un combattimento clandestino, stava riflettendo sui punti deboli del suo avversario quando si sentì toccare l’avambraccio scoperto. Abbassò quindi il capo sorpreso che Dacre, il suo leale servitore, avesse permesso a un qualche sconosciuto di toccarlo. Stava per scrollarsi di dosso il minuto ragazzo quando incontrò due occhioni azzurri che brillavano allegri e che lo lasciarono spiazzato: impiegò qualche secondo a capire chi avesse davanti e, ben presto, la sorpresa venne cancellata da un’ira funesta che lo portò ad afferrare le esili spalle dell’amica per poi strattonarla a sé.
<< Che cazzo ci fai tu qui?! >> 
Morgan, trasfigurata per l’occasione in un garzone, gli sorrise serafica << Mi pare ovvio: sono venuta a fare il tifo per te, oltre che a scommettere. >>
Ira lo sentiva, sentiva chiaramente di star per perdere gli ultimi scampoli della sua più che logora sanità mentale, quando da dietro la fonte di tutti i suoi problemi comparvero un funereo Lucifer e un più che divertito Ozias.
<< Perché diavolo l’avete portata qui? >> 
<< Secondo te le ho detto io di venire? >> Lucifer staccò le mani dell’amico da Morgan << L’abbiamo trovata qui, tutta allegra mentre chiacchierava con dei marinai. >> 
Stringendosi il ponte del naso tra indice e pollice, Ira fece un profondo respiro nel vano tentativo di calmarsi << Dei marinai? >>
Ozias, che trovava la situazione sempre più divertente, annuì << Stava tenendo banco, convincendoli che tu avresti di sicuro vinto e che quindi avrebbero dovuto puntare le loro misere paghe su di te. >>
Gli occhi verdi del mago si adombrarono quando abbassò nuovamente lo sguardo su Morgan, che pareva pronta esplodere dalla gioia: era evidente che fosse troppo su di giri per rendersi conto della situazione pericolosa in cui si trovava << Fiorellino, spiegami una cosa: nel caso io dovessi perdere, come eviterai la rabbia di quel gruppo di marinai? >> 
<< Semplice, tu non perderai. >> 
La serenità e la tranquillità con cui affermò quello che per lei era ovvio e lampante, portò il poveretto a sollevare il capo, in cerca di una qualche forma di sostegno. Incontrò così lo sguardo esasperato di Lucifer, che pareva prossimo a un attacco isterico con i fiocchi, Dacre, perfetta statua di sale che guardava un punto indefinito, e Ozias che scoppiò a ridere senza alcun ritegno.
Ira sbatté un paio di volte le palpebre, poi fece un cenno con il capo prima di dar loro la schiena << Seguitemi. >> 
Il piccolo gruppetto arrivò, dopo qualche difficoltà, alla base del ring su cui Ira salì con agilità. Lanciò la camicia al suo più che efficiente lacchè rimanendo così con solo dei calzoni beige e un paio di vecchi stivali. Prima però di dirigersi al centro della pedana si fermò e additò Morgan con fare minaccioso << Vedi di stare buona e di non combinare guai. >> 
La ragazza sollevò le sopracciglia in un arco perfetto e, dopo un attimo di esitazione, annuì lentamente << Farò del mio meglio. >> 
<< Lucille… >>
<< Non chiamarmi Lucille. >> 
Il ringhio rabbioso e insieme oltraggiato di Lucifer fece sorgere il primo e vero sorriso della serata sul volto del combattente, che ignorò il suo avvertimento << Lucille, evita che fiorellino si ammazzi. >>
<< Non c’è bisogno che tu me lo dica. >> 
Alzando leggermente il mento con fare spocchioso e arrogante, Ira salutò il piccolo gruppetto e si andò a posizionare vicino all’arbitro. Giunse quasi contemporaneamente insieme al suo avversario, che era più basso di lui di almeno un paio di spanne, ma che era decisamente più grosso e muscoloso.
L’arbitro, un tipo talmente smilzo che probabilmente con una folata di vento avrebbe spiccato il volo, sollevò entrambe le mani e il silenzio scese sulla piccola folla << Le regole sono semplici: tre round, si aggiudica la vittoria chi sconfigge il suo avversario due volte. È vietato colpire il cazzo e le palle. Per il resto tutto è valido. Sono stato chiaro? >> 
Al cenno affermativo di entrambi i combattenti e il boato del pubblico, l’ometto abbassò di scatto le mani << Iniziate! >> 
Una raffica di pugni sorprese Ira che, se non fosse stato per i suoi riflessi pronti, sarebbe stato steso dopo nemmeno due secondi dall’inizio del match. Concentrando tutta la sua attenzione sul suo avversario, schivò con prontezza ogni colpo finché non notò l’apertura che aspettava quindi partì con un pugno al viso, poi con un montante alla bocca dello stomaco che spezzò il respiro dell’uomo che si chinò in due. Giunse quindi le due mani insieme, in una sorta di martello, saltò e calò con tutto il suo peso sulla schiena del rivale che stramazzò a terra. Il poveretto provò un paio di volte a rialzarsi mentre l’arbitro contava fino a dieci, ma era troppo stordito e rimase accovacciato sul duro pavimento. Una serie di fischi e di urli di gioia li investì, tant’è che il mago non comprese quale delle due fazioni sovrastasse l’altro.
<< Patetico. >> borbottò Ira rivolto all’avversario che gli lanciò un’occhiata omicida, di cui lui però non si accorse perché si voltò verso i suoi amici che stavano esultando. Un sorriso sciocco gli increspò le labbra piene.
<< Uno a zero! >> strillò l’arbitro, richiamando nuovamente l’attenzione su di sé << Pronti? >>
I due contendenti, che si trovavano nuovamente l’uno di fronte all’altro, annuirono.
<< Via! >> 
Il segnale era stato appena dato quando Ira vide il suo rivale scagliarglisi addosso con la stessa violenza di un toro infuriato. L’uomo lo afferrò per la coscia destra, troppo in alto e con una presa mortale, lo sollevò e lo abbatte come un albero morto. Non contento, nella confusione, gli rifilò un pugno nelle palle che gli strappò un grido di pura sofferenza e gli fece bruciare gli occhi a causa delle lacrime trattenute. Ricevette inoltre due colpi sulla tempia, prima che il suo avversario gli venisse tolto di dosso. 
Per diverso tempo tutto quello che riuscì a percepire fu un bruciante dolore che lo portò a rotolare sul duro pavimento, domandandosi se sarebbe mai davvero svanito. Poi, pian piano, i rumori tornarono a farsi strada nelle sue orecchie prima lentamente, come delle voci lontane e indistinte, e poi sempre più forti, fino a udire distintamente il conto che sanciva la sua sconfitta. Dopo di che fu il turno della sua vista, che passò gradualmente dall’essere completamente sfocata a causa delle lacrime, a uno stato confusionale fatto di forme indistinte fino a una completa chiarezza. La prima cosa che riuscì a distinguere fu Morgan, saldamente aggrappata alle corde del ring, che sbraitava come un’ossessa intanto che Lucifer le avvolgeva la vita con il braccio nel tentativo, poco convinto, di trattenerla. 
<< Lo ha colpito! Lo ha colpito sugli zebedei! È fallo! >>
L’arbitro, che le si era avvicinato, la studiò con disprezzo << Io non ho visto nulla del genere. >> dichiarò, mentre un sorriso soddisfatto, che diceva tutt’altro, gli incurvava le labbra sottili. 
Un boato di sdegno si sollevò da buona parte dei presenti, facendo infervorare ancor di più la piccola Tassorosso che si sfilò la coppola(4) e la lanciò diritto contro il brutto grugno del babbano << Tu-tu! Orfido piccolo essere. Aborto della natura. Vergogna dei tuoi genitori. Che tu possa essere privato della tua anima dai dissennatori! Fatto a pezzi da un Ungaro Spinato! >>  
Ignorando quelli che reputava essere dei deliri, l’arbitro diede le spalle a Morgan, che venne prontamente trascinata giù avendo perso la presa sulle corde, e si diresse verso Ira, che era inginocchiato e che gli lanciò un’occhiata di puro disprezzo.
<< Allora principino, ti alzi o ti arrendi? >> 
Senza fiatare, il giovane si rialzò e, nonostante il bruciante dolore ancora presente, gli sorrise con arroganza e sfida << Fare l’arbitro non deve essere facile, c’è sempre il rischio di prendersi un bel pugno. >> 
L’uomo snudò i denti, ma si limitò a urlare lo stato di parità della partita. 
<< Pronti? Cominciate! >>
Questa volta il ragazzo non diede alcuna possibilità al suo avversario, si mosse velocemente e con un’agilità contro cui c’era ben poco da fare. La serie di pugni giunse a segno con una precisione chirurgica e, quando il volto dell’altro fu completamente ricoperto di sangue come anche le sue nocche, concluse l’assalto con un montante sotto il mento che mandò lungo disteso il suo nemico.
Ascoltò con il fiato corto il conto alla rovescia e, non appena fu proclamato vincitore, tirò un gancio di ringraziamento all’arbitro che cadde vicino al suo compare. Si voltò così, tutto tronfio, verso i suoi amici che non trovò a esultare per la sua vittoria, bensì coinvolti in una rissa.
<< Ma porca puttana! >> sbottò, per poi lanciarsi in loro aiuto.
 
 
§§§
 
 
Venerdì 27 Agosto, Londra
Diagon Alley
 
 
Un gran via vai di persone si muoveva lungo le strette stradine di Diagon Alley, come topolini laboriosi intenti a spostarsi da un negozio all’altro senza ma fermarsi. Vega Saffron Ainsworth, compostamente seduta dietro una vetrata, li studiava con un’espressione neutra anche se, a un attento osservatore, non sarebbe sfuggito il leggero disprezzo che le illuminava gli occhi chiari. Portandosi alla rosea bocca la tazzina decorata con eleganti primule, bevve un piccolo sorso di tè aromatizzato all’arancia, lo assaporò con lentezza e riadagiò la delicata ceramica sul tavolino. 
Essere una perfetta signorina dell’alta società magica inglese non era facile: bisognava essere sempre impeccabili in ogni occasione, indipendentemente dal fatto che qualcuno la osservasse o meno. Non si doveva mai farsi cogliere in fallo perché non ne andava solo del suo orgoglio personale, ma anche del prestigioso nome della sua famiglia. Il potere e la ricchezza non erano nulla se il tutto non veniva sorretto da una reputazione più che impeccabile. Quest’ultima, insieme alla purezza di sangue, incuteva non poco rispetto e faceva abbassare lo sguardo anche ai più caparbi. Benché i sussurri e le voci che la seguivano potevano anche additarla come una presuntuosa, snob e insensibile - qualche povero cafone si arrischiava anche a definirla banalmente come una “stronza” - ciò non toglieva il fatto che tutti le lasciassero libero il passaggio quando lei giungeva, esibendosi in profondi inchini e riverenze. Un lieve e tanto veloce sorriso compiaciuto misto a malignità le incurvò le labbra a tale pensiero: essere in cima alla piramide sociale era davvero soddisfacente. 
<< Signorina, desidera degli altri pasticcini? >> 
Voltandosi verso il cameriere in livrea, la giovane negò con grazia << Mi potrebbe però portare del miele e del latte caldo? A breve mi raggiungerà una mia amica. >> 
<< Certamente. >> 
Con un inchino quasi militaresco il mago se ne andò, solo a quel punto Vega si premurò di controllare con discrezione che il suo abito color senape, come anche il cappellino di paglia con una corta veletta, fossero perfettamente sistemati come quando era uscita di casa. Un sospiro di sollievo le sfuggì quando appurò che nulla era fuori posto: nemmeno una ciocca dei lunghi capelli biondi sfuggiva all’elegante chignon.
Il cameriere giunse nuovamente dopo pochi minuti e, mentre appoggiava sul tavolino quanto ordinato, nel locale entrarono due figure alquanto bizzarre per via della loro differenza di altezza e stile nel vestire. La donna indossava una gonna color rosa antico abbinata a una camicetta candida e svolazzante, ed era accompagnata da un uomo dalla pelle scura e abiti talmente neri da farlo sembrare un becchino. 
Il giovane comprese all’istante che il secondo era un servitore della prima e quindi si rivolse direttamente alla fanciulla << Posso esserle d’aiuto? >> 
Morgan si guardò intorno e, appena individuò l’amica, le sorrise << Sono attesa da quella signorina laggiù. >> 
<< Mi segua. >> 
Condotta al tavolino sana e salva e fatta accomodare, il cameriere si dileguò silenziosamente.
Vega studiò con attenzione la Tassorosso, mentre la guardia del corpo di quest’ultima le adagiava in grembo un tovagliolo bianco per poi posizionarsi alle sue spalle, immobile e silenzioso come una statua. La giovane, sorpresa dalla vicinanza dell’uomo, che solitamente si manteneva a un paio di metri di distanza per dar loro un minimo di privacy, stava per chiedere il perché di quel comportamento bizzarro. Tale domanda le morì sulla punta della lingua non appena notò il netto taglio sullo zigomo dell’altra, che aveva provato a nascondere con un cappello posto leggermente di traverso in modo da creare un’ombra proprio in quel punto del viso. 
<< Cos’è successo questa volta? In quale guaio ti sei cacciata? >> 
Il viso sorridente della Blackwood si tramutò in un broncio in meno di un secondo << Perdindirindina, speravo che non lo notassi. >> 
Di fronte allo sguardo duro dell’amica, la ragazza sbuffò mentre si allungava a prendere un cucchiaino ricolmo di miele che immerse immediatamente nella sua tazza di tè << Ma niente di grave, sono finita coinvolta in una rissa. >> 
Le sopracciglia chiare della Serpeverde schizzarono in alto, tentando nel contempo di mantenere il suo proverbiale autocontrollo << Perché mai ti sei ritrovata coinvolta in una rissa? >> 
Dopo aver aggiunto il latte, Morgan iniziò a girare la sua bevanda con lentezza e con un espressione vagamente pensierosa << Ammetto di non averlo capito bene neanche io. Sono andata a vedere Ira combattere e quando ha vinto è scoppiata la zuffa. >> 
<< Morgan… >> 
<< Va bene, potrei aver detto qualcosa di poco carino a un brutto ceffo, ma a mia discolpa mi ha istigato. >> 
<< Morgan. >> 
<< Giuro, io non ho fatto nulla di male. Per l’occasione mi ero trasfigurata in un garzone e a quanto pare non ha gradito che un ragazzino lo rimettesse al suo posto. >> 
<< Ti sei trasfigurata in un maschio?! >> 
Ignorando il tono leggermente stridulo e isterico dell’amica, la Balckwood continuò con il suo racconto << E, visto che il suo intelletto era palesemente sotto la media, invece che continuare a parlare ha preferito tirarmi un pugno. Per fortuna Ozias mi ha allontanato, ma a quanto pare un anello di quel babbano mi ha comunque preso di striscio. Grazie alle pozioni del nostro medimago di famiglia entro domani questo graffietto sarà completamente scomparso. >> 
Tenendo la schiena diritta come una lancia, Vega si domandò come facesse la sua interlocutrice a parlare con una tale serenità di una cosa del genere << Scommetto che sei uscita di casa senza dirlo a tuo padre o a Dixon. >> 
La Tassorosso si strinse nelle spalle con aria fintamente innocente << Non mi avrebbero mai permesso di assistere all’incontro. >>
<< Chissà mai il perché. >> borbottò la giovane, lanciando una breve occhiata alla guardia del corpo che teneva gli occhi scuri fissi su un punto lontano << Ora capisco il perché ti controlli a vista come un falco. >>
<< Come? >> 
<< Nulla, nulla. Piuttosto sei certa di aver preso tutto il necessario per l’inizio del nuovo anno scolastico? >> domandò Vega, sviando il discorso e iniziando così una piacevole e leggera chiacchierata che le tenne occupate per la successiva ora.
Finiti i biscotti e i pasticcini, le due si alzarono e uscirono dal grazioso locale per avventurarsi a bracetto nelle stradine affollate di Diagon Alley. Si fermarono di fronte a svariate vetrine, ma non entrarono in nessun negozio, almeno finché l’attenzione di Vega non venne attratta da una piccola libreria. 
<< Oh, Lucifer dice che è molto fornita. >>
A sentire il nome del giovane, il viso della Ainsworth si atteggiò spontaneamente in un’espressione di disgusto e fastidio che fece del suo meglio per far scomparire il più velocemente possibile << Ah. >> 
<< Dai, entriamo a dare un’occhiata. >> 
Le due, seguite dal più che silenzioso Dixon, si addentrarono nel negozio che si estendeva più in altezza che in lunghezza, infatti all’interno vi erano tre piani ognuno accessibile da strette scale di legno. Le pareti erano completamente tappezzate di libri di ogni genere e natura, arrivando ad avere anche qualche manoscritto babbano.
<< Buon pomeriggio. >> le salutò cordialmente un uomo di mezz’età da dietro il bancone, i cui capelli sale e pepe erano tenuti legati da un cordoncino nero << Posso esservi d’aiuto? >> 
<< Non si disturbi, siamo venute a dare un’occhiata. >> 
L’odore di pergamena e inchiostro, con una nota di incenso, aleggiava nell’aria, rendendo l’ambiente ancor più misterioso grazie alla magia che solo dei libri sconosciuti è in grado di generare. Vega non sapeva dire quanto tempo fosse passato, ma solo che teneva già sotto braccio tre volumi e ne stava studiando un quarto quando udì, dal pian terreno, la voce della sua amica farsi leggermente alta. Stupita da tale fatto si affrettò a scendere i due piani che le separavano, portandosi dietro anche il quarto libro su cui stava riflettendo. Seguendo le voci giunse di fronte a una parete che ospitava, in mezzo ai libri, un quadro raffigurante il paesaggio di un mare in tempesta. 
<< Mi dispiace, ma come le ho detto non è in vendita. >> mormorò Mr Watson sfregandosi le mani con ansia.
<< Mi dica il prezzo, posso soddisfare qualsiasi sua richiesta. >>
Il libraio si guardò intorno con imbarazzo notando, assieme a una orripilata Vega, che diversi avventori facevano capolino da dietro gli scaffali per poter sentire meglio la discussione << Non è una questione di soldi, Signorina. È un pezzo unico tramandato nella mia famiglia da generazioni, non posso venderglielo. >> 
Gli occhi chiari e solitamente dolci di Morgan si fecero duri e spietati << Tutto ha un prezzo, anche i beni famigliari. Mi dica quanto vuole, per piacere. >> 
Vega si mise fra i due e afferrò il braccio sinistro dell’amica << Ha detto che non è in vendita. >> 
<< Ma io lo voglio. >> 
Stringendo la mascella, la giovane fissò il suo sguardo in quello dell’altra per farle capire l’urgenza e l’imbarazzo della situazione << Questo non è il luogo né il momento per una sceneggiata. >> 
<< Non sto facendo nessuna scenata, sto contrattando. >> 
Roteando gli occhi al cielo, la Serpeverde consegnò i suoi libri al proprietario << Io compro questi, me li incarti. >> 
L’uomo non se lo fece ripetere due volte e si diresse velocemente verso il bancone, mentre il singulto di protesta della Blackwood venne prontamente tacitato da Vega.
I tre, dopo aver pagato, uscirono fuori dal negozio e si fermarono proprio a qualche metro di distanza.
<< Morgan, devi imparare che non puoi sempre ottenere tutto quello che desideri. >> 
La diretta interessata sollevò il mento con aria determinata e con una punta di arroganza di cui raramente dava mostra << Oh, al contrario. Sono una Blackwood. >> poi schioccò due volte le dita e indicò il negozio.
Vega seguì con preoccupazione Dixon dirigersi verso la libreria, quindi si voltò di scatto verso la Tassorosso << Fermalo. >> 
<< Perché dovrei? >> 
<< Lo sai anche tu. >> 
Dal locale uscirono in fretta e furia tutti gli acquirenti che si trovarono ancora all’interno. La maggioranza borbottò a mezza voce il loro fastidio per il trattamento ricevuto, ma non fecero nient’altro e alla fine tutti quanti si allontanarono, disperdendosi per le stradine di Diagon Alley.
<< Non credi anche tu che quel quadro starebbe benissimo nel salottino al secondo piano della mia casa al mare? >> domandò Morgan con fare pensieroso mentre si picchiettava il mento e rifletteva su dove sistemare il suo ninnolo.
Sempre più allucinata, la Serpeverde fece un passo in avanti in modo tale che solo l’amica la sentisse << Vai a fermarlo, è un ex agente M.A.C.U.S.A… >>
<< Mica lo ucciderà. Lo esorterà soltanto. >> 
Dopo quelle parole le due sentirono la porta del negozio aprirsi e chiudersi nuovamente: Dixon le raggiunse in poche falcate e porse un pacco incartato dalla forma inequivocabile alla sua padroncina.
<< Ottimo lavoro! >> l’uomo accettò il complimento con un cenno del capo e un piccolo sorriso soddisfatto.
<< Andiamo? >> 
Vega, palesemente sconvolta ma non sapendo bene come reagire, annuì e affiancò l’amica.  
 
 
§§§
 
 
Domenica 29 Agosto,
Contea del Wilthshire, Edevane’s Manor
 
 
Il giardino, solitamente quieto e silenzioso, risuonava di risa e chiacchiere allegre mentre un quartetto d’archi, ingaggiato per l’occasione, deliziava i presenti con melodie allegre e campestri. 
Hamon Edevane era rintanato sotto le fronde di un albero secolare per sfuggire ai raggi solari, ma ancor più dalle attenzioni della madre che provava ad appioppargli, ogni singola volta, una qualche cugina di non si sa bene quale grado di parentela. Contò a ritroso i giorni che lo separavano dal suo diciassettesimo compleanno e dalla possibilità di smaterializzarsi a suo piacimento, il risultato fu però troppo deludente e quindi si portò alle labbra il calice di limonata per lenire il dolore. 
<< Che succede vecchio mio? Tua madre ha organizzato il tuo matrimonio? >> 
Il Corvonero atteggiò il bel viso in un’espressione di finta sofferenza mentre Ozias lo affiancava << Ci è mancato poco, ma per mia fortuna sono riuscito a scappare per tempo. >> 
<< Sono lieto di saperlo, oggi giorno questi incontri così informali diventano sempre più territorio di caccia. >> un lungo e terrificante brivido percorse la schiena del giovane Selwyn << Adoro il fatto che le nostre famiglie siano così unite, ma al momento non desidero firmare nessuna promessa matrimoniale. >> 
Hamon annuì tetro mentre studiava con sospetto e un pizzico di terrore un gruppetto di ridenti fanciulle che si trovava dall’altra parte del giardino rispetto a loro, ma che per lui erano comunque pericolosamente vicine.
<< Visto che nessuno di noi due è intenzionato a unirsi alla festicciola, che ne dici di riprendere il nostro vecchio gioco? >> 
Il secondogenito degli Edevane allungò senza esitazione il suo calice verso l’amico che, estratta la fiaschetta da una tasca interna della giacca, corresse la limonata con due dita di gin.
<< Rimaniamo sul classico? >> 
Ozias annuì mentre studiava il ricco gruppo di persone riunite appositamente per festeggiare il nuovo anno scolastico dei più giovani << Oh guarda, la tua gemella ha annusato il suo vol-au-vent al paté di salmone prima di mangiarlo. >> 
Per tutta risposta, Hamon roteò gli occhi al cielo e bevve un sorso della bevanda corretta << Punti alle prede facili. >> 
<< Benché sia una contesa amichevole, lo sai che farò del mio meglio per vincere. >> il mago aggrottò la fronte << Certo che ha uno strano feticcio olfattivo. >> 
<< Ognuno ha i suoi. Tua madre si è picchiettata due volte le labbra con il ventaglio. >> 
Questa volta fu il turno di Ozias di bere e, una volta fatto, un breve sibilo di fastidio gli sfuggì dalle labbra. Hamon, nonostante inizialmente avesse fatto finta di non notare la ferita dell’amico, a quel puntosi vide offerta su un vassoio d’argento l’occasione di indagare e non se la lasciò sfuggire << Che cosa ti sei fatto? Hai fatto imbestialire qualche marito? >> 
Un mezzo ghigno divertito si delineò sul bel volto del giovane, che si portò istintivamente le lunghe dita a picchiettare lo spacco sul labbro inferiore << No, in realtà a questo giro ho interpretato il ruolo del cavaliere e ho protetto un’indifesa fanciulla. >> 
<< Quale fanciulla? >> 
I due uomini sobbalzarono all’unisono e si girarono verso Amelia che li osservava con il capo inclinato e con una luce divertita negli occhi.
Portandosi teatralmente la mano all’altezza del cuore, Ozias redarguì la sua migliore amica con un tono fintamente severo e che pareva scimmiottare quello di suo padre << Santi numi, mi hai fatto perdere diversi battiti con questa tua bravata. >> 
Mentre la sorella riprendeva il giovane Selwyn per la sua brutta abitudine di imitare gli altri, Hamon calcolò stupito la distanza che la prima aveva percorso in così pochi minuti, riuscendo a schivare i vari parenti e amici che, come ben sapeva, erano in grado di trattenerti per ore intere parlando del più e del meno. 
<< In ogni caso, chi è la fanciulla di cui stavate parlando? >> Amelia, tornata alla domanda iniziale, inclinò il capo di lato mostrando così tutta la sua curiosità.
Il Serpeverde le colpì dolcemente la punta del naso con la nocca dell’indice sinistro << Si dice il peccato, ma non il peccatore. Vostro zio Kletus si è grattato la tempia con la pipa. >> 
Intanto che il suo gemello pagava la penitenza, Amelia si portò le mani sui fianchi in una posizione che ricordava in maniera impressionante sua madre << Vi state nuovamente dilettando con quel gioco infantile? >> 
<< Amico, ti tocca bere. Due su due. >> 
La giovane, non capendo, si voltò verso il fratello che si vide costretto a bere nuovamente.
<< Certo che così non mi sei d’aiuto, sorellina mia. >> 
La confusione di Amelia venne ben presto sostituita da sgomento quando si vide piazzata sotto il delizioso nasino una fiaschetta di metallo.
<< Ti va di partecipare? >>
<< Ovviamente no! >> 
Ozias parve sinceramente stupito << E perché mai? È un gioco innocente. >> 
<< L’ultima volta il tuo compare era più che brillo e io ho dovuto fare i salti mortali perché i nostri genitori non se ne accorgessero. >> 
Hamon si vide costretto ad annuire con fare mesto, per poi riprendersi non appena adocchiò un altro tic della famiglia Selwyn << Tua cugina Jessica sta giocherellando con la sua catenina d’oro. >>
<< Hamon! >>
<< Che c’è? >> replicò con finta aria innocente << Sto solo giocando, prometto che questa volta non esagererò. >> 
<< E poi se non ti fidi basta che ti unisci a noi. >> 
Ozias le avvicinò ulteriormente la fiaschetta, tant’è che Amelia si vide costretta ad allontanarla << Non credo che sia il caso, anzi tornerò dagli altri. >> 
<< Oh sì, che gran divertimento ti aspetta: discorsi su quale sia il miglior partito… >> 
<< Che cosa si aspettano da te, gli obbiettivi che dovrai raggiungere per tenere in alto il buon nome di famiglia… >> 
Notando lo sguardo terrorizzato della ragazza, i due si scambiarono un cenno di assenso, per poi calamitare tutta la loro attenzione sulla povera preda che li studiava con sospetto. 
<< Altrimenti potresti rimanere qui a giocare con noi e al contempo faresti felici le nostre famiglie. >> 
<< E com’è possibile? >> 
Uno sbuffo sfuggì ad Hamon che inarcò il sopracciglio destro << Lo sai che tutti sperano di poter unire le nostre casate e se ti vedono chiacchierare con Ozias non ci disturberanno. >> 
Benché l’idea di sposare il suo migliore amico non la esaltasse, Amelia si ritrovò ad annuire per poi voltarsi verso il gemello << E tu cosa c’entreresti? >> 
<< Io sono lo chaperon. >> 
La giovane non riuscì a trattenere una bassa e affascinante risata quando vide il ragazzo esibirsi in un inchino scherzoso e si vide così “costretta” ad arrendersi. 
Schioccò le dita e Lenma le comparì al fianco << Portami un calice di limonata, per favore. Intanto, voi due beoti, spiegatemi le regole. >>
 
 
 
 
 
 
 
(1)Whist: classico gioco di carte in voga tra il XVII e il XIX secolo.
(2)Ira: si legge e si pronuncia Ayra (sappiate che io spesso lo sbaglio, non fate come me e non confondete la pronuncia con quello del personaggio di Arya Stark -.-).
(3)Kidnapped: conosciuto in Italia con il titolo “Il ragazzo rapito”, è un romanzo di Robert Louis Stevenson (autore anche de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”).
(4)Coppola: tipologia di cappello

 
 



Angolo Autrice
 
Salve a tutti! 
Eccomi di nuovo qui, quasi non ci credo neanch’io *Chemy si asciuga le lacrime mentre cosparge di benzina i suoi appunti e gli dà fuoco*
Sto delirano? Mi pare evidente. Il fatto che passo da una sessione all’altra senza mai una tregua non aiuta di certo. 
In ogni caso, da cosa è meglio iniziare? 
Prima di tutto volevo rassicurare tutti quanti: questa è solo una parte della “selezione” e le iscrizioni rimarranno ancora aperte, la data che ho fissato più che altro mi serve come paletto per poter dar inizio alla storia e non è vincolante. Quindi per quelli che ancora non mi hanno mandato le schede o che vorrebbero partecipare ma pensano di non potere, state tranquilli: c’è tempo e soprattutto non c’è fretta (purché ecco non ci mettiate un’era geologica, in quel caso sarebbe un problema; cerchiamo di trovare una via di mezzo). 
Come avrete letto ho presentato cinque bei bambini e ho anche mostrato qualcosa in più di due miei Oc, in particolare temo che molti di voi saranno rimasti sorpresi da quanto Morgan sia viziata, ma è comprensibile visto e considerato che è l’unica erede di una potente e ricca famiglia purosangue (dovevo darle qualche difetto e questo mi pareva il più verosimile, benché non particolarmente affascinante). Per quanto riguarda gli altri frugoletti possiamo dire che i più “normali” sono Amelia, Hamon e, in maniera stiracchiata, pure Vega. Non me ne vogliano Ozias e Ira (che si legge Ayra e non Arya come mi ha fatto presente la sua adorabile madre), ma diciamo che siete sui generis ed è per tale ragione che io vi amo.
Sono certa che una storia ambientata nel 1800 con combattimenti illegali, bische/postriboli e gente che viene praticamente derubata alla luce del giorno non ve l’aspettavate e mi auguro che non vi dispiaccia. Ammetto di non essere un’esperta di tale periodo (difatti il mio indirizzo universitario è di natura scientifico), ma spero che perdonerete queste mie licenze artistiche: mi sto principalmente basando sulla mia fantasia e sui romanzi storici che ho letto. Ovviamente se aveste consigli o correzioni da pormi non esitate e fatevi pure avanti. 
Anyway, non amo dilungarmi troppo quindi passiamo alla parte più pratica con le mie richieste/precisazioni:
 

1. Avrei bisogno che mi delineaste più chiaramente per gli Oc Componenti del Club il rapporto con Lucifer e Morgan. Dovete immaginare i membri di questo circolo come una famiglia, sicuramente disfunzionale e in cui non tutti vanno d’accordo ma che rimane unita nonostante tutto. 

2. È libera ancora la posizione di assistente infermiere e per chi volesse ho pensato di mettere a disposizione anche la posizione di assistente del Professore di Creature Magiche. 

3. Ho molti prefetti e nessun Caposcuola, qualcuno si vuole proporre? 

4. Mi piacerebbe descrivere qualche partita di Quidditch nel corso della storia, ma se ho pochi giocatori in campo mi risulta difficile quindi se vi va fatevi pure avanti.  

5. Ho bisogno di qualche Nato Babbano fra gli aspiranti, non lasciate da solo il povero Adrian per piacere.  

6. Esiste anche la casa di Tassorosso, così giusto a titolo informativo (pure i Grifondoro ci sono, non fanno schifo eh). 

7. Se volte mandarmi anche qualche canzone che secondo voi rispecchia il vostro Oc a me fa solo che piacere (potete indicarmele nella sezione Altro della scheda). 

Bene, penso di avervi detto tutto. Nel caso così non fosse vi tornerò a tormentare nella prossima presentazione. 
Ovviamente se aveste dubbi o domande non esitate a scrivermi.
A presto,
Chemy
 
 
 
 
Aspiranti
 
 
Amelia Lucille Edevane
Corvonero, VI anno, Purosangue, membro del Club del Libro, Belle Arti e Pozioni
 
 
 
Hamon Oliver Edevane
Corvonero, VI anno, Purosangue, Battitore, membro del Club del Libro, Astronomia e Duellanti
Responsabile del Serraglio
 
 
 
 
 
Membri
 
 
Ira Algernon Thornton
Corvonero, VII anno, Purosangue, Capitano e Cacciatore, membro del Club di Pozioni
"L'imperatore"
 
 
 
Ozias Victor Selwyn
Serpeverde, VII anno, Purosangue, membro del Club di Belle Arti, Duellanti e Divinazione
"La Luna"
 
 
 
Vega Saffron Ainsworth
Serpeverde, VII anno, Purosangue, membro del Club di Astronomia e Duellanti
"La Forza"
 

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Capitolo 3
*** Presentazione pt.2 ***


Presentazione 
pt.2

 
 
 
Sabato 28 Agosto 1886,
Londra, Mayfair
 
 
Il ticchettio dell’orologio a pendolo, accompagnato dal lieve scribacchiare della piuma sulla pergamena pregiata, riempiva lo studio immenso, così austero da costringere chiunque vi mettesse piede a mantenere un silenzio forzato e quasi soffocante. 
Remiel Writingham, fermo immobile e con la schiena talmente diritta da sembrare che qualcuno gli avesse infilato negli abiti una lancia, studiava il padre lavorare con serietà dietro l’imponente scrivania di mogano. Nessun pensiero concreto gli passò per la mente mentre attendeva che l’uomo gli rivolgesse la parola, semplicemente rimaneva lì: pronto a rispondere a ogni quesito che gli sarebbe stato posto.
Gli occhi scuri del giovane scivolarono dai tratti decisi del genitore alla grande finestra a volta, posta dietro le spalle di quest’ultimo, e poté così scorgervi il suo riflesso: il completo blu pavone metteva in risalto il suo fisico slanciato, come anche la sua carnagione rosata, e alcune ciocche dei lunghi capelli, racchiusi in un basso codino con un nastro nero, gli ricadevano sulla fronte. L’espressione neutra veniva tradita da una luccichio di assoluto fastidio che gli caratterizzava lo sguardo altrimenti vuoto, il tutto poi veniva accentuato dalle grosse sopracciglia che calavano sugli occhi rendendoli quasi imbronciati.
<< Sei pronto per il nuovo anno scolastico? >> domandò Gabriel Writingham senza spostare la sua attenzione dai documenti che stava redigendo con cura e meticolosa precisione.
<< Sì, Signore. >> 
<< Questo è il tuo sesto anno e il tuo compito è preparati al meglio per gli esami del prossimo anno, spero che non insorgeranno problemi di qualsivoglia natura. >> 
Per un paio di secondi nell’animo di Ramiel infuriò una feroce battaglia, dove il desiderio di farsi valere si scontrò con l’istinto di sopravvivenza. Visto che il silenzio si protrasse per troppo tempo, il padre sollevò gli occhi chiari su di lui e il giovane si vide costretto a soffocare qualsiasi tipo di emozione, in particolare la rabbia per le parole appena udite << Certamente. >>
<< Hai intenzione di continuare a far parte di quel Club… come si chiama? Arte? >> 
<< Belle Arti. >> non potendo stringere le mani a pugno, si limitò ad afferrare il tessuto dei pantaloni tra il pollice e l’indice nella speranza di scaricare un po’ della sua frustrazione << Ho già lasciato il Club del Libro per potermi dedicare meglio agli studi. >> 
<< Ma so che sei uno degli assistenti del bibliotecario. >> 
<< Saltuariamente. Più che altro do una mano nei momenti più caotici. >> 
Gabriel studiò con meticolosità la figura del figlio maggiore, il gioiello più brillante della sua corona, e lo soppesò con fare critico, nella stessa maniera con cui valutava un possibile affare o la merce che giungeva con le navi da ogni parte del mondo. Dopo un attento scrutinio parve essere soddisfatto del risultato e accennò a un breve gesto di assenso << Puoi andare. >> 
Rémy, dopo essersi esibito in un perfetto e profondo inchino, girò sui tacchi e a passi lunghi e misurati uscì dallo studio. Una volta che la porta si fu richiusa percepì un peso sollevarsi dalle sue spalle e al contempo l’irritazione, che aveva trattenuto per tutta la durata dell’incontro, cominciò a bruciargli così ferocemente che ebbe l’impressione che le viscere stessero andando a fuoco. Decise quindi di non poter rimanere nella casa di famiglia e per tale ragione si diresse verso la sua camera dove trovò il suo amato King Charles Spaniel: William, appena lo vide apparire sulla soglia della porta, gli andò incontro festante e uggiolante benché si fossero separati per al massimo trenta minuti.
<< Sì-sì, anch’io sono felice. Ovviamente mi sei mancato. >> con un sorriso dolce afferrò il cane e se lo strinse al petto << Ti andrebbe di fare una passeggiata? Sì? Bene, andiamo. >> 
Scese quindi le scale e si diresse con una tale foga e rabbia verso l’uscita da non accorgersi della figura della sorellina di nove anni, Séraphine, che stava attraversando l’atrio per andare nel salottino dove l’attendeva la madre, e a cui tagliò la strada. Non udì nemmeno l’ansito di protesta della piccola, ma percepì chiaramente la leggera afa della giornata di fine agosto investirlo non appena mise piede fuori dalla dimora. Non si lasciò scoraggiare, anzi mise il guinzaglio a William e insieme si incamminarono per le strade alberate di Mayfair. 
 
 
§§§
 
 
Lunedì 30 Agosto,
Irlanda del Nord
 
 
<< Alla fine anche il Signor Gladstone è stato una delusione. >> 
<< Ritengo che abbia fatto del suo meglio, solo che agli inglesi piace causare problemi. >> una dama, zitella da talmente tanto tempo che nessuno aveva il coraggio di chiederle precisamente quanto, con indosso una cuffia bianca orlata di pizzo, strizzò gli occhi con foga nella speranza di centrare la cruna dell’ago al primo tentativo << Inutili babbani. >> 
<< Concordo con la Signora Murphy. >> Ruth, colei che faceva le veci della padrona di casa, annuì spostando gli occhi scuri da una ospite all’altra mentre continuava a sferruzzare come un’indemoniata << Tutta colpa di quella Ciambella là. >>
<< Chamberlain. >> la corresse la figlia Gladys, ricevendo un’occhiataccia dalla madre. 
<< E io che ho detto? >> 
<< Sta di fatto che l'Home Rule Bill(1) non è andato a buon fine. >> si intromise Signora Walsh che pareva avercela a morte con il primo ministro babbano << Una totale disfatta. L’indipendenza irlandese è sempre più lontana e ci tocca assistere a litigi e spargimenti di sangue del tutto evitabili. >> 
Fergus Tyndareus Sharp, ultimogenito del padrone di casa, seduto in mezzo alle gentildonne della sua cittadina, ascoltava con avidità e annuiva tutto il suo assenso intanto che ricamava con maestria una rosa rossa all’angolo di un fazzoletto da taschino. 
<< Dovremmo trovare il modo per sostenere questa battaglia, magari potremmo organizzare qualche evento nella sala delle assemblee. >> Ruth roteò uno dei suoi ferri neanche fosse una clava, facendo rimpiangere al nipote la possibilità di immortalare una scena del genere. 
<< Ah! Il vecchio O’Brien non ci darà mai la possibilità di riunirci per un motivo del genere. >> la Signora Murphy roteò gli occhi al cielo pensando al loro sindaco << Quello là non vuole problemi di qualsivoglia natura. Se dovessimo proporgli una cosa del genere dirà che siamo affette da un isterismo di massa. >> 
<< Potreste ricordargli di come ha vinto il concorso del più bel patio fiorito di questa primavera. >> prese parola il Corvonero attirando così l’attenzione delle dame riunite.
La signora Walsh aggrottò la fronte, anche se un principio di sorrisetto maligno iniziava a delinearsi sulle labbra screpolate << Cosa intendi? >> 
<< Pare che abbia dato una spintarella in più ai suoi fiori. >> 
<< Ma la magia era bandita! >> Gladys sbatté con forza il suo ricamo in grembo, furiosa al pensiero di tutta la fatica e dedizione - inutile - che aveva profuso per far germogliare le sue primule << Hanno pure fatto dei controlli. >> 
Fergus si avvicinò la mano alla bocca, come se volesse sussurrare il pettegolezzo anche se poi usò il suo tono normale << Infatti ha usato una mistura babbana. Pensate, si è spinto fino a Drumsurn(2) per recuperarla! >> 
Un vociare frenetico si sparse per la stanza, tant’è che la padrona di casa dovette schiarirsi la voce un paio di volte prima che una parvenza di quiete tornasse a governare << Ti ringrazio del tuo aiuto Fergus, ci tornerà molto utile. Avrei però una domanda per te: perché sei qui, invece che in camera tua a preparare la valigia per la tua imminente partenza? >> 
Il giovanotto si drizzò e sorrise candidamente alla matrona << Oh, ma non c’è fretta. Inoltre preferirei rimanere qui con voi a ricamare. >> 
<< Ritengo che sia meglio che tu vada al piano superiore. >> 
<< Ma-ma… >> 
<< Theresa. >> 
A sentire il nome della ragazza che la nonna e la zia volevano che lui sposasse, il ragazzo saltò su come una molla e si esibì in un perfetto inchino << Mie amate signore, è stato davvero un piacere passare del tempo con voi. Ahimè tutto però ha una fine e mi devo accomiatare. Spero di rivedervi durante la pausa natalizia. Arrivederci. >>
Una serie di divertiti saluti lo accompagnarono all’uscita che lui guadagnò in tempo record.
 
 
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Martedì 31 Agosto,
Diagon Alley, Londra
 
 
Lo scalpiccio prodotto da Esme Josefina Santiago sui ciottoli veniva attutito dal brusio delle persone che si affrettavano a compiere gli ultimi acquisti prima che i negozi mettessero in evidenza i cartelli con su scritto “chiuso”. La messicana camminava speditamente, zigzagando con abilità ed esperienza tra i pedoni, arricciando però il grazioso nasino quando ne incontrava alcuni particolarmente lenti e spaesati. Stringendosi al petto il pacchetto avvolto da carta di giornale e richiuso con dello spago, svoltò in una viuzza chiusa di Diagon Alley e lì, incastonata come una gemma preziosa in una miniera, vi era l’unico teatro magico di tutta la capitale: Muses Court. L’edificio era un perfetto esempio di architettura georgiana, con elementi classici di derivazione romana come le colonne che abbellivano l’entrata, rendendola maestosa e imponente. La Grifondoro superò l’alto portone con la stessa disinvoltura di chi rientra a casa dopo una passeggiata edificante. Senza rallentare attraversò il foyer e poi la platea finché non giunse dietro il pesante drappo che nascondeva il palco.
<< Meredith hai per caso visto mia sorella? >> 
La stilista, con le braccia cariche di abiti da sistemare dell’ultimo minuto, non la degnò neanche di uno sguardo ma si premurò comunque di risponderle << Credo di averla intravista dietro le quinte. >>
La giovane non ebbe però modo di ringraziarla a dovere visto che la donna scomparve alla vista in un battito di ciglia. Dunque, dopo aver salutato un gruppetto di maghi che si stavano occupando delle scenografie e che ricambiarono principalmente con dei grugniti, si diresse nel retropalco dove erano stipati un numero indefinito di ballerini. Che fossero aumentati dopo che era uscita?
Riuscì a intercettare Rose, una delle ballerine principali, che non l’aveva notata finché non si sentì afferrata per l’avambraccio << Oh, dolcezza. Sei tornata! >>
<< Sì, da pochi minuti… mi potresti dire cos’è successo? Come mai vi siete moltiplicati? >>
Rose roteò gli occhi << Michael e George si sono fatti male durante le prove, quindi abbiamo dovuto chiamare i sostituti. Il problema che questi ultimi sono fuori gioco a causa di una serata alcolica a cui non riesce a far fronte neanche la pozione anti-sbronza. Quindi abbiamo coinvolto i sostituiti dei sostituiti, ma così abbiamo dei ruoli secondari scoperti e perciò… >>
<< Wyatt è dovuto ricorrere a dei provini dell’ultimo minuto. >> Esme concluse per lei il racconto, strappandole un sorrisetto divertito.
<< Esatto, pare che per avere delle passaporte abbia messo su una vera e propria scenata all’Ufficio dei Trasporti. Mi dispiace essermela persa, ma tua madre lo ha accompagnato. Chiedile di raccontarti come è andata, giuro che ne vale la pena: ho riso talmente tanto che ho iniziato a piangere. >>
La ragazza, ricordandosi il perché fosse lì, sgranò leggermente gli occhi << A proposito, sai per caso dove sia mia mamma? >>
Aggrottando la fronte nivea Rose guardò per un attimo il soffitto, poi lo riabbassò appena le sovvenne la risposta << Poco fa l’ho vista passare: era diretta nell’ufficio del direttore. >>
Ringraziata la danzatrice, la giovane strega sgusciò con abilità in mezzo ai ballerini anche se rischiò seriamente di perdere la vista a causa di un tutù gettatole in faccia per errore. Con gli occhi leggermente arrossati e umidi, giunse di fronte all’ufficio: bussò e, ricevuto l’invito a entrare, si infilò all’interno con un sorriso di scuse.
<< Mi amor. >> una voce calda e morbida la accolse appena mise piede nella stanza e la condusse spontaneamente a una donna dai splendidi capelli corvini, adagiata come una dea greca su un chaise longue << Sei tornata presto. >>
Dopo aver depositato un bacio sulla guancia imbellettata della madre, Esme si esibì in un inchino in direzione del patrigno che, alzatosi, le raggiunse con il suo solito passo molleggiato e un po’ appesantito dai chili di troppo.
Wyatt l’affiancò e, con sguardo preoccupato, le scrutò il viso << Qualcuno ti ha importunato? >> 
<< No, è andato tutto per il meglio. >> depositato il pacchetto sul grembo della madre, si profuse in un sorriso rassicurante per il patrigno << Ho trovato tutto quello che cercavo. >> 
<< Come sempre. >> Inés Esmeralda Santiago, rimossa la carta da giornale, sorrise estasiata alla vista delle prelibatezze provenienti dalla sua terra natia: semi di cacao e anice, piloncillo(3), un vasetto di cajeta(4) e, sotto a tutto quel ben di Dio, un plico di lettere accuratamente legate tra di loro e dei fiori di yucca, cempaxòchitl(5) e di calendula messicana preservati freschi e intatti grazie a un incantesimo di protezione. La cantante sfiorò con le punta delle dita i petali, poi sollevò gli occhi scuri, ricchi d’emozione, sul marito e la figlia << Quest’anno riuscirò a festeggiare come si deve los dias de los muertos. >>
<< È meraviglioso mia cara. >> esclamò Wyatt accarezzando prima la guancia della donna, per poi sussurrare “Ottimo lavoro” all’orecchio della figliastra. 
Rivolgendosi alla figlia che sorrideva contenta, Inés si sollevò dal divanetto e depositò un leggero bacio sul fronte della ragazza << Farò in modo di mandarti qualche tamales e almeno un pan de muerto(6) in modo che possa festeggiare anche tu. >> 
<< Grazie. >> 
Inés depositò un altro bacio sul capo della figlia poi si voltò verso il marito che attendeva paziente << Bene, ora sono pronta ad affrontare quel marasma di aspiranti ballerini. Non possiamo indugiare oltre, andiamo! >> 
 
 
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Mercoledì 1° Settembre,
Covent Garden
 
 
Iorwerth Kamatari sedeva compostamente al tavolo della cucina, che in realtà comprendeva anche la sala da pranzo, l’aula dove sua madre insegnava e l’ingresso alla piccola casetta. Il giovane non era consapevole di cosa stesse aspettando, ma rimaneva lì: nell’angusta ma calorosa stanza sperando in qualcosa che, una piccola parte di lui, sapeva non sarebbe mai accaduta. Spostò gli scuri occhi dal taglio a mandorla dal fuoco crepitante al pianoforte verticale, con cui la madre dava lezione ai suoi studenti quasi ogni giorno. 
Eglantine, come evocata dai suoi pensieri, scese silenziosamente le corte e ripide scale che separavano il primo piano dal pian terreno, e si arrestò sull’ultimo gradino, come se non potesse o non riuscisse a compiere l’ultimo passo per avvicinarsi al figlio. Rimase lì in piedi, con la mano sinistra appoggiata sul corrimano mentre Iori si alzava rispettosamente per salutarla.
Un sorriso forzato, seppur dolce si delineò sul bel volto della donna << Stai per iniziare un nuovo anno scolastico: sono molto fiera di te. Impara più cose possibili e sii un perfetto gentiluomo come ti ho insegnato. >> 
Sistemata la sedia al suo posto, il Serpeverde annuì mentre si infilava il soprabito << Certamente, madre. >> 
Il viso diafano, seppur segnato dalla stanchezza e dagli anni, parve un attimo adombrarsi << Se solo… >> 
Capendo all’istante la direzione di pensieri della donna, Iorwerth si affrettò ad affiancarla, ma arrestandosi a un braccio di distanza << Ti scriverò una volta ogni due settimane, va bene? >>
Sbattendo le palpebre dalle lunghe ciglia, come a voler scacciare un brutto ricordo, Eglantine annuì mentre faceva del suo meglio per abbozzare un tremulo sorriso << Oh, sarebbe una gioia per me ricevere tue notizie. >> 
<< Allora così sia. >> il sedicenne ricambiò il sorriso con un cenno del capo secco, ma con un fare quasi dolce che nell’insieme risultava un po’ strano. Dopo di che prese con decisione prima il trasportino che conteneva un più che profondamente addormentato Mr. Spot, un grosso micione bianco e nero a pelo lungo, poi il baule. 
Per un attimo il ragazzo credette che la madre stesse per elargirgli una rara carezza, trattenne il respiro, ma alla fine non accadde nulla: la mano rimase per un attimo sospesa in aria, a un soffio della sua guancia, poi ricadde inerme.
Eglantine inclinò il capo di lato << È meglio se ti avvii, non vorrai rischiare di perdere il treno. >> 
Iori annuì << Arrivederci, madre. Prendetevi cura di voi. >> 
Il mugolio di assenso lo raggiunse quando era ormai sulla soglia della porta e quando si voltò per guardare un ultima volta il suo unico parente, ne vide solo la schiena intenta a risalire i gradini. 
Il ragazzo chiuse con delicatezza la porta rossa, studiò per un attimo la facciata della piccola casetta a due piani e si ripromise, come accadeva ogni anno, di impegnarsi al massimo delle sue possibilità per ottenere i riconoscimenti che si meritava, per potersi avvicinare sempre più al suo obbiettivo e riuscire così a tirare fuori la madre dal quel piccolo angolo di mondo.
Con la coda dell’occhio il Serpeverde notò una carrozza a nolo, ne richiamò l’attenzione del cocchiere e ci salì sopra << Stazione di King’s Cross, prego. >> 
 
 
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Stazione di King’s Cross
 
 
<< Comportati come si conviene e non perdere troppo tempo in quisquiglie. >>
Sophie Mimosa Abbott annuì compostamente all’ennesima raccomandazione di sua madre mentre si trovavano sulla banchina, circondati dal chiacchiericcio della folla e dal fumo del treno.
<< Mia cara >> Rupert Abbott, padre della giovane, si intromise nella sequela di consigli della moglie che gli lanciò un’occhiata sorpresa << sono certo che nostra figlia abbia capito, è ora che la lasci andare altrimenti c’è il serio rischio che non parta più. >> 
Alhena Black sollevò il mento con alterigia e tentò di fare quanto consigliatole, ma un’ultima esortazione le sfuggì dalle labbra rosee << Ricordati di scriverci ogni tanto. >> 
<< Non mancherò. >> la voce dolce della ragazza fu lieve, come lo fu anche il leggero bacio, quasi uno sfioramento, che depositò sulla guancia imbellettata della madre. 
Poi si voltò verso il padre, reso ancora più alto dalla sua postura rigida e dalle mani intrecciate dietro la schiena, e si esibì in una perfetta riverenza che venne ricambiata con un cenno galante del capo. Infine la giovane si accostò al suo fratellino minore, Philip, i cui occhioni tristi le strinsero il cuore in una morsa: lui era, senz’ombra di dubbio, quello che le sarebbe mancato più di tutti.
<< L’anno prossimo partiremo insieme. >> gli sussurrò con affetto mentre gli regalava un veloce abbraccio, che venne ricambiato con calore.
Udendo il padre schiarirsi la gola, a causa di quella dimostrazione d’affetto, la Corvonero si separò in fretta dal bambino e si limitò a imporsi uno dei suoi sorrisi da repertorio, affinato in anni di duro lavoro << Allora io vado, ci vediamo a Natale. >> 
Visto che i suoi bauli erano già stati caricati, la giovane si accomiatò con una nuova riverenza veloce, salì i tre gradini e si voltò un’ultima volta a guardare le tre figure ferme sulla banchina, ormai rese però indistinte dal fumo emesso dalla locomotiva. Il primo dei tre canonici fischi la fece sobbalzare lievemente e parve darle la spinta per allontanarsi, iniziando così la ricerca delle sue amiche. 
Per sua fortuna non impiegò troppo tempo, infatti, dopo una manciata di minuti, seguendo una risata cristallina a lei ben conosciuta, giunse in uno scompartimento in cui si trovava Amelia Edevane e, per sua sorpresa, Vega Saffron Ainsworth. Sophie, con quest’ultima, non aveva mai avuto molto a che fare, benché solo un anno di differenza le separasse. La riteneva una signorina molto intelligente e determinata, qualità che lei rispettava e ammirava, ma il suo modo di osservare gli altri, con una certa punta di superiorità, non l’aveva mai mandato giù.
<< Ben arrivata. >> la salutò Amelia con gioia, esortandola a entrare e a sedersi nel sedile di fronte al loro << Per un attimo ho temuto che perdessi il treno. >> 
<< Se non fosse stato per mio padre probabilmente sarei ancora sulla banchina ad ascoltare le mille raccomandazioni di mia madre. >> 
<< Fammi indovinare: stessa solfa, ma solo declinata in maniera sempre diversa. >> 
La Corvonero annuì divertita all’amica intanto che si accomodava << Esattamente. La cosa più importante è che non metta in ridicolo la mia famiglia. >> 
Amelia ridacchiò coprendosi al contempo le labbra con la mano, dando modo a Vega di inserirsi nel discorso con naturalezza << Quella è alla base del buon senso. >> la Serpeverde fece un cenno del capo alla nuova arrivata e le elargì un sorriso cordiale ma impostato << È un piacere rivederti Sophie, hai passato delle belle vacanze? >> 
<< Sì, grazie. Per fortuna io e la mia famiglia ci siamo rintanati in campagna per affrontare il caldo di questa estate. Tu invece? Sei andata da qualche parte in particolare? >> 
<< Ho fatto un piccolo viaggio a Parigi con i miei genitori, un’esperienza davvero magnifica. >> 
<< Posso immaginarlo. Spero anch’io un giorno di poterla visitare. >> 
<< Mi auguro sinceramente che tu possa farlo. >> 
Dopo le parole di Vega un silenzio scomodo scese fra le tre che costrinse Amelia a intervenire per evitare che diventasse imbarazzante se non addirittura gelido << Non so se lo avete saputo ma Byron Jack Saxon è tornato a scuola. >> 
Sophie aggrottò la fronte perplessa << Intendi il ragazzo che non è ritornato dalle vacanze pasquali l’anno scorso? >>
<< Esattamente, pare che alla fine abbia perso l’anno e che quindi debba ripeterlo. Si mormora che la madre abbia provato in tutti i modi a farlo riammettere al settimo anno, ma senza successo. >> 
Vega, che non era certamente una che disdegnava del sano pettegolezzo, si spolverò la gonna color menta mentre arricciava le labbra pensosa << Pare che lui e suo padre abbiano preso il vaiolo di drago. Solo che quest’ultimo ne è morto, mentre Byron è rimasto ferito alla gamba a causa di una qualche complicanza. >> 
Portandosi le mani alla bocca, Sophie si lasciò sfuggire un sentito << Poverino. >>
Amelia spostò lo sguardo da l’una all’altra con fare compiaciuto, come un gatto che si appena pappato il canarino, poi fece loro cenno di avvicinarsi << Si vocifera che in realtà non sia andata esattamente così. >> 
<< Davvero? >> Sophie, che teneva il busto piegato in avanti, sgranò gli occhi di un indefinito azzuro-grigio << E tu come fai a saperlo? >>
La giovane Edevane si strinse nelle spalle << Voci di corridoio. >> 
<< Se non è stato il vaiolo di drago che cosa l’ha tenuto lontano da scuola? >>
La domanda naturalmente perplessa di Vega portò all’inizio di una serie di supposizioni che tennero le tre dame occupate per gran parte del viaggio.
 
 
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Gli scossoni del treno, partito ormai da una decina di minuti, non aiutavano di certo il passo claudicante, che aveva sostituito le precedenti sicure falcate, di Byron Jack Saxon. Appoggiandosi a una parete per far passare un duo di amiche ridacchianti, il giovane cercò di trattenere il fastidio quando sentì i loro sguardi curiosi posarsi più del dovuto sulla sua figura e, in particolare, sul suo bastone argenteo. Stringendo la mano sul manico a forma di testa di leone e abbellito con zaffiri, contò fino a dieci e poi rilasciò lentamente un lungo respiro per tranquillizzare il suo animo inquieto. Quando udì le risatine e i passi allontanarsi, il ragazzo attese un altro paio di secondi e poi riprese la sua infruttuosa ricerca di un vagone vuoto o, quanto meno, di un posto poco affollato e tranquillo in cui passare il resto del viaggio fino al castello. 
I minuti si sommavano tragicamente gli uni agli altri e dell’angolino sperato nemmeno l’ombra. Purtroppo però la sua ricerca riportò come indesiderato risultato quello di attirare ancor più sguardi curiosi, seguiti dai soliti sgradevoli bisbigli. Il fatto poi che fosse un bel ragazzo di buona famiglia non aiutava per nulla, anzi acuiva maggiormente l’interesse nei suoi confronti portandolo a rabbuiarsi sempre più. Tale stato però venne sostituito da una esterrefatta sorpresa quando si vide sbarrata la strada da un gruppetto di giovani signorine, di cui due pensò di riuscire a ricollegare i volti a quelle che aveva incontrato poco tempo prima.
 << Buon pomeriggio, Signor Saxon. >> prese voce una delle donzelle dai lunghi capelli corvini e gli occhi verdi, che brillavano in maniera quasi predatoria mentre si esibiva in un grazioso inchino, subito imitata dalle altre. 
<< Signorina Potter. >> ricambiò il saluto con algida freddezza il diciottenne, limitandosi però a un cenno del capo secco << Vi trovo bene. >> 
<< Sì, la ringrazio. Io e la mia famiglia ci siamo rintanati a Dover per combattere il caldo di quest’estate. Le scogliere bianche sono un vero spettacolo. >> la giovane fece un passo avanti, accorciando le distanze << Lei? Ha passato delle belle vacanze? >> 
<< Le migliori di sempre. >> il tono ironico non parve raggiungere le studentesse che lo guardarono con tanto d’occhi mentre lui faceva del suo meglio per aggirarle e poterle così superare. Una piccola parte di lui si domandò che fine avesse fatto Cinnamon, l’elfa domestica che gli era stata affibbiata contro la sua volontà, e che pareva possedere l’innata capacità di comparire nei momenti meno opportuni e latitare, come in quel momento, quando lui necessitava realmente del suo aiuto. 
<< Oh, davvero? >> 
Il giovane annuì, scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli biondi << Sì, ho corso, ballato e pure cavalcato. Un tripudio di divertimento. >> 
La tecnica pareva star funzionando visto che riuscì nel suo intento di oltrepassarle, ma la sua gioia durò solo un misero istante visto che la piccola Potter, di appena sedici anni, gli afferrò la manica della giacca color antracite << Ne sono lieta. Le andrebbe, in un giorno di questi, di prendere un tè insieme? >>
<< Vorrei, ma sono allergico a quella bevanda. >> 
<< Davvero? >>
<< Già, ingrato destino il mio. >> liberandosi della presa della ragazza, Byron le elargì un finto sorriso << Ora se volete scusarmi devo andare, sono davvero molto impegnato. >> 
Poi, come ogni coraggioso Grifondoro che si rispetti, batté in ritirata e si infilò nel primo vagone che gli si parò di fronte. Aprì e chiuse la porta scorrevole con una velocità a lui sconosciuta negli ultimi tempi e difatti la gamba lesa si fece sentire, portandolo a stringere la mascella per evitare che un sibilo di dolore gli sfuggisse dalle labbra.
Per un attimo il sollievo lo pervase completamente, poi pian piano l’accapponante sensazione di essere osservato lo colpì con ferocia portandolo a girarsi lentamente. Quello che vide lo fece desiderare di spiccare un balzo fuori dal treno in piena corsa: Lucifer Writingham lo studiava con fare critico e annoiato mentre Morgan Blackwood era a cavallo tra lo sbigottimento e il divertimento. 
Fu quest’ultima a prendere parola << Quindi è allergico al tè? >> 
<< Come? >> 
<< Al tè. Ne è davvero allergico? >> 
Spaesato e imbarazzato al tempo stesso, Byron si vide costretto a negare scuotendo la testa.
Lucifer, che stava accarezzando il pelo morbido della sua gatta, inarcò il sopracciglio destro con fare derisorio << È la prima volta che sento una bugia così sciocca per sfuggire a un gruppo dame. Credevo che voi Grifondoro foste la rappresentazione dei cavalieri senza macchia e senza paura. Siete sicuro che vi abbiano smistato nella Casa giusta? >> 
<< State forse insinuando che sarei dovuto finire nella vostra? >> il biondo sollevò il mento e arrivò ad arricciare le labbra in un sorriso di scherno.
<< Oh per tutte le zucche, che banalità >> Morgan, attirata l’attenzione dei due, inclinò il capo di lato con fare innocente << Io adoro le zuffe verbali, ma devo ammettere che questa è indecorosa:  più adatta a dei ragazzini al primo anno e non di certo a degli uomini ormai maggiorenni. >> 
I due diciassettenni, colpiti sul vivo, reagirono alle parole della mora in maniera completamente differente anche se al contempo simili: Lucifer si adagiò contro il sedile e fece finta di nulla, posando gli occhi chiari sul panorama che scorreva fuori dal finestrino; Byron al contrario si passò la mano sulla mascella velatamente irsuta mentre stringeva le labbra in una linea sottile e si studiava con attenzione le punte degli stivali lucidi.  
La giovane Blackwood spostò lo sguardo da l’uno all’altro per qualche secondo, poi scrollò le spalle e si fissò sul Grifondoro << Allora volete rimanere qui con noi oppure tornare fra le braccia delle vostre spasimanti? >>
<< Ecco… >>
La ragazza non diede modo al secondo di rispondere perché riprese subito la parola << Se scegliete la prima opzione sappiate che ci dovrete pagare per l’ospitalità. >> 
<< Come? >> da quando aveva messo piede in quel vagone il biondo aveva l’impressione di essere sempre più confuso.
<< Non si dà nulla per nulla, dovreste saperlo bene. In poche parole dovrete comprarci. Cosa avete da offrire? >> 
Byron sbatté un paio di volte le palpebre pensando a cosa avesse con sé e, appena ebbe fatto mente locale, infilò la mano sinistra nella tasca interna della sua giacca << Una fiaschetta contente del Whisky Incendiario e dei sigari. >> 
Un attimo prima il giovane Saxon teneva fra le dita i due oggetti e l’attimo dopo erano spariti, lasciandolo come uno stoccafisso con la mano sollevata in aria. 
<< Perfetto. To’ questo è per te. >> Morgan, che lo aveva affiancato e praticamente scippato, lanciò la scatolina di quarzo, contente i sigari, a Lucifer che la prese al volo e che annuì la sua approvazione appena l’aprì << Siediti pure. >> 
Completamente spaesato, il ragazzo fece quanto gli era stato ordinato e appoggiò il suo bastone al sedile dove poco prima era seduta la ragazza. Quest’ultima si avvicinò allo sportello chiuso e sorrise con dolcezza alle giovani dame assiepate fuori, che per educazione lo ricambiarono ma con un palese accenno di confusione; poi, con un gesto perentorio della mano accompagnato da un sentito “Sciò”, le allontanò come se stesse in realtà scacciando dei piccioni molesti, e, non contenta, tirò giù la tendina, per poi voltarsi verso di lui con una piroetta.
<< Sapete per caso giocare a poker? >> 
 
 
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Fergus saltava da un vagone all’altro con la stessa abilità di un cameriere che volteggia in un ristorante pieno di clienti: chiacchierava e intratteneva chiunque gli capitasse a tiro e, in alcuni casi, ingaggiava anche una breve schermaglia verbale, in particolare con quelli che non lo potevano proprio tollerare. 
Quando però udì quello che era accaduto neanche un’ora prima, si liberò dalla folla adorante e raggiunse il suo gruppo di amici in uno dei numerosi vagoni del treno. A causa della foga però sbatté la porta scorrevole con una tale violenza che Iori sobbalzò al rumore improvviso. 
<< Ho saputo che qualcuno l’ha combinata grossa. >> 
Adrian ignorò completamente l’entrata in scena dell’amico eccessivamente su di giri, in quanto era troppo concentrato sul suo desolante futuro per accorgersi di nient’altro << La mia vita è finita. >> 
Remiel, seduto di fronte al condannato a morte, scosse la testa sconsolato e con una voce fintamente funera dichiarò << Hai ragione, fossi in te andrei in Francia a studiare… magari lì potrai ricostruirti una vita… forse… >> 
Una specie di gemito giunse dall’angolino in cui si era rintanato il Grifondoro che portò i tre amici a sorridere ancor di più. 
Iori diede qualche colpo consolatorio sulla schiena dell’amico pero poi tornare a sfogliare il giornale che teneva ripiegato sulle gambe accavallate, intanto che Fergus si accomodava di fianco a Rémy << Sono molto deluso che nessuno di voi due sia venuto a riferirmi quello che è capitato. Pensate che insulto: l’ho dovuto sapere dalla Signorina Santiago invece che da voi. >> 
<< Forse non l’hai notato, ma eravamo leggermente occupati. >> Remiel indicò con il mento Adrian, sul cui capo pareva addensarsi una grosse nube di sfortuna e catastrofi << Fino a poco fa non ha fatto altro che lagnarsi e inondarci di lacrime. Giuro, ho seriamente temuto di affogare nella sua disperazione. >>
<< Per fortuna siamo degli abili nuotatori. >> 
Il commento di Iorweth venne accolto da una specie di grugnito seguito da un biasciato “Stronzi” da parte del diretto interessato che si era rintanato nell’angolo tra il sedile e la finestrella del vagone per meglio contemplare il suo triste futuro. 
Fergus, allungate le lunghe gambe e accavallate le caviglie, si sistemò in una delle sue posizioni preferite per sfottere al meglio Adrian << Quest’anno per te sarà un inferno: già me lo vedo Lucifer ad attentare alla tua vita durante le partite di Quidditch. Faresti meglio a chiedere a Quentin di rimuoverti dalla squadra. >> 
Il Grifondoro sgranò gli occhi terrorizzato: era palese che non avesse preso in considerazione le possibili morti a cui sarebbe potuto andare incontro sul campo da gioco e ora i peggiori scenari si stavano delineando nella sua più che fervida immaginazione.
<< Non è Adrian in questo caso ad avere un vantaggio? >> Iori girò lentamente una pagina del giornale << Lui è un battitore, mentre Writingham un mero cacciatore. >>
Remiel e Fergus spostarono lo sguardo dal Serpeverde al giovane Graham che pareva essersi rimpicciolito di due taglie e che stava studiando il suo vicino come se fosse impazzito. 
Rémy inarcò le sopracciglia << È più probabile che sia Lucifer a rubare la mazza di Adrian per suonargliele di santa ragione piuttosto che il contrario. >>
<< Già. >> Fergus annuì per dar man forte all’amico, mentre il povero Grifondoro esalava un ansito di sconforto << Piuttosto tu, che stai leggendo di così tanto interessante da ignorare il grande problema che affigge il nostro giovane compagno? >> 
Iorwerth, risistemato un ricciolo ribelle che gli ricadeva sulla fronte, si strinse nelle spalle senza sollevare gli occhi dall’inchiostro nero << Oberon Blackwood ha avuto il permesso dall’Imperatore Guangxu(7) in persona di commercializzare sulle sue terre. >>
Sentendo il nome dell’uomo, Fergus si illuminò a festa e si voltò nuovamente verso Adrian << Dovresti sperare piuttosto che Morgan non dica nulla a suo padre, se dovesse farlo saresti davvero un morto che cammina. >> 
Il giovane sbiancò visibilmente mentre Remiel dichiarava serafico << Ritengo che l’espatrio sia davvero la tua unica opzione ormai. >>
 
 
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Quentin Rosier, guardando il suo riflesso sfocato nel finestrino del vagone, si sistemò il colletto della camicia inamidata in modo tale che il suo abbigliamento fosse più che perfetto e all’altezza della sua reputazione di dandy. Si attardò anche a sistemare, benché non ce ne fosse una reale necessità, i riccioli biondi che gli sfioravano la mascella e che parevano un’aureola dorata.
<< Quindi che cosa hai intenzione di fare? >> domandò sfiorandosi con la nocca il piccolo neo che gli abbelliva la punta del naso, per poi voltarsi verso i due amici con cui aveva condiviso il viaggio.
Ozias, intento a farsi il nodo alla cravatta verde argento, arricciò le labbra << Rifiutare. Mi pare ovvio. >> 
<< Davvero? >> Ira, appoggiato con nonchalance alla porta, aggrottò la fronte << Solo perché non ti piace il tema? >> 
Lasciando il nodo della cravatta morbido, guadagnandosi così un’occhiata di disapprovazione da parte di Quentin, il giovane Selwyn sbuffò sonoramente << Non sei un pittore, non puoi capire quanto sia difficile lavorare su un’opera di cui detesti il soggetto con tutto te stesso. >> 
Un forte scossone, che fece ondeggiare leggermente Quentin e Ozias mentre Ira rimaneva saldo come una quercia secolare, avvertì i tre amici che il treno era arrivato alla stazione di Hogsmeade.
<< Ti disgusta così tanto l’ambito sacrale? >>
<< Dire che provo disgusto è dir poco. >> Ozias seguì i due amici fuori dal vagone, inserendosi nella fiumana di studenti << Non credo che sarei in grado di portare a termine una commissione del genere e, nel caso ci riuscissi, odierei la mia stessa opera: potrei arrivare a distruggerla. >> 
Quentin con la sua solita andatura calma e sicura, di chi nella vita non ha mai dovuto chiedere per ottenere qualcosa perché abituato a ricevere tutto e anche abbastanza celermente, lanciò una breve occhiata oltre le sue spalle, dove sapeva trovarsi l’amico << Da quanto ho capito però il compenso non è male. >>
Un espressione offesa deformò i bei lineamenti del Serpeverde, che uscito dal treno e con più spazio di manovra, allargò le braccia con fare teatrale anche se i due poterono scorgere nel suo occhi chiari un’emozione autentica: rabbia << Non svenderò la mia arte per qualche misero galeone in più. Non ne è ho bisogno. >>
Ira, che sovrastava tutti i con il suo metro e novanta, capeggiava il piccolo gruppetto e, con la sua espressione neutra, riusciva comunque a far disperdere i curiosi che li circondavano << La ricchezza della tua famiglia di certo ti viene in aiuto, ma se vuoi essere riconosciuto come un vero artista non dovresti scendere a compromessi? Espandere le tue conoscenze e metterti alla prova? >> 
<< L’arte è tale quando sei libero di esprimerti, se lo fai per altri motivi diventa solo un altro semplice e banale lavoro. >> 
 << L’abilità deriva dall’impegno e dalla dedizione, non puoi mai sapere cosa potresti imparare se non ti metti in discussione. >> Quentin, per nulla spaventato dallo scatto improvviso dell’amico, si passò una mano fra i folti ricci << Prima di rifiutare l’offerta pensaci ancora qualche giorno. >> 
Il leggero grugnito d’assenso del Serpeverde portò gli altri due a scambiarsi uno sguardo divertito mentre raggiungevano lo spiazzo dove ad attenderli vi era già una carrozza e lì, fermo vicino al veicolo, vi era una figura alta e slanciata, che teneva il viso rivolto verso il castello che si intravedeva grazie agli ultimi raggi solari.
Ozias, riconosciuto il giovane, parve rifiorire e il suo umore tornò allegro e gioviale << Se avessi però come modello Lucifer sarei disposto anche a dipingere Gesù Cristo in persona. >> 
Sentendosi chiamato in causa il secondo genito dei Writingham si voltò verso i tre, allontanò dalle labbra carnose il sigaro e rilasciò con lentezza il fumo che aveva inspirato << Per una giusta ricompensa potrei farlo. >> 
Leggermente sorpreso dalla risposta, Ozias inarcò le sopracciglia << Anche da nudo? >> 
<< In quel caso il prezzo sarebbe decisamente più alto. >> 
Appoggiando entrambe le mani sulle ampie spalle dell’amico, come a volergli prendere le misure, il corvino gli sorrise con aria maliziosa << Ti darò tutto quello che vuoi, mio caro. >> 
Un ghigno sornione si delineò sul volto del Serpeverde << Attento a quello che prometti, potrei arrivare a spremerti fino all’ultimo galeone in tuo possesso. >> poi si portò nuovamente il sigaro alle labbra, ne trasse l’ultimo tiro e infine fece evanescere il mozzicone rimasto.
<< Forza, saliamo. Non voglio essere costretto a condividere la carrozza con dei perfetti estranei. >> 
<< Non sia mai. >> commentò ironico Quentin che ricevette per tutta risposta un’occhiata annoiata dal Writingham.
<< Qualche problema Rosier? >> 
<< Niente di nuovo, tranquillo. Trovo, come al solito, fastidioso e insieme divertente questo tuo atteggiamento da principino schizzinoso. >> 
<< Puoi sempre rimanere qui, in attesa della prossima carrozza. Nessuno ti costringe a viaggiare insieme a me. >> 
<< E perdermi la possibilità di prenderti in giro? Non sia mai. >> essendo l’ultimo a salire, chiuse lo sportello e colpì due volte il tettuccio della carrozza che partì con un breve scossone << Mi stavo anche domandano se lo strapazzamento che hai riservato al mio Vice Capitano questa mattina sia una tattica per incutere ansia ai miei compagni di squadra e vincere così, in maniera assolutamente sleale, la prossima partita. >>
<< Se il tuo battitore si spaventa per così poco ti consiglierei di rivalutare la tua decisione e di trovartene un altro con nervi più saldi. >> 
Ira roteò gli occhi al cielo, ormai esasperato dalle dinamiche alle volte davvero troppo ripetitive dei suoi amici: era infatti convinto che se, Lucifer e Quentin, non si stuzzicavano almeno tre volte al giorno ne soffrissero fisicamente, altrimenti non si spiegava questa dinamica malsana. Per un attimo si chiese come facessero durante le vacanze, possibile che si scrivessero lettere piene di insulti? 
Poi, come folgorato, si rese conto di una grave assenza e quindi si intromise nella schermaglia verbale dei due amici << Credevo che Morgan fosse con te. >> 
Lucifer spostò l’attenzione su Ira << Lo era fino a poco fa, ma è salita nella carrozza prima della nostra insieme allo zoppo. >> 
<< Lo zoppo? >> 
<< Intende Byron Saxon. >> spiegò Ozias, che fino a quel momento si era estraniato per pensare a quale fosse la migliore posa da far assumere a Lucifer per il suo futuro dipinto.
Quentin arricciò le labbra << Complimenti per la delicatezza del soprannome. >> 
Roteando gli occhi al cielo, il giovane Writingham si appoggiò contro la parte imbottita del veicolo << Per Salazar, non ti offendere animo sensibile. Non è un soprannome, ho semplicemente sottolineato una sua caratteristica. >> 
<< In maniera dispregiativa. >> 
<< Non è vero, sei tu che ci vedi una connotazione negativa. È un dato di fatto che sia zoppo. >>
Prima che la discussione diventasse fin troppo animata, Ira si vide costretto a mettersi nuovamente in mezzo << Quentin, quando la smetterai di stupirti della scarsissima empatia di Lucifer? E tu piuttosto, cosa ti ha detto il cervello? Perché hai lasciato che Morgan se ne andasse con un perfetto sconosciuto? >> 
<< È un nostro compagno di scuola, non lo definirei uno sconosciuto. >> 
<< Sta di fatto però che non sa come gestire quella scalmanata: come minimo potrebbe far esplodere la loro carrozza per errore. >> 
Sui quattro scese un breve e profondo silenzio. Tutti tesero le orecchie per udire un qualsivoglia rumore fuori dall’ordinario. Per fortuna nessuna esplosione o urlo sollecitò il loro udito e quasi contemporaneamente esalarono un sospiro di sollievo.
<< Come sei catastrofico, Ira. Morgan se la caverà senz’altro. >> un luccichio malizioso accese gli occhi azzurri di Quentin << Poi possiamo sempre contare sul fatto che Lucifer sia in grado terrorizzare il povero Byron come ha fatto con Adrian. >> 
I due tornarono a battibeccare come se nulla fosse, costringendo così giovane Thornton a desiderare ardentemente di potersi smaterializzare nella carrozza dell’amica per non dover assistere a quel teatrino o di possedere l’innata capacità di estraniarsi di Ozias, che, anche in quel momento, si stava facendo i beati fatti suoi. Non potendo fare nessuna delle due cose, guardò il panorama al di fuori e iniziò a pregare tutte le divinità esistenti che il viaggio durasse il meno possibile, in modo tale da liberarlo da quella crudele tortura.
 
 
 
 
 
 
 
(1)Con la locuzione Home Rules si intendono le regole da mantenere a casa, all'interno di una suddivisione amministrativa (come uno Stato di una federazione o una provincia o regione), volti ad ottenere il riconoscimento di autonomia legislativa rispetto a un governo centrale. Per estensione si intende anche il processo di emancipazione per l'autonomia legislativa irlandese portata avanti dal 1875 al 1914. Il percorso dell'home rule portò a conflitti talvolta sanguinosi tra inglesi e irlandesi del sud, e nella stessa Irlanda, fra gli irlandesi cattolici e angloirlandesi protestanti unionisti ostili all'indipendenza del paese.
Nel 1886 il primo ministro William Ewart Gladstone, del Partito Liberale, aveva appoggiato, in cambio del sostegno parlamentare da parte degli ottanta deputati irlandesi, con l'Home Rule Bill le richieste di autonomia, che però vennero respinte, provocando nei liberali la rottura del Partito Liberale Unionista di Joseph Chamberlain (che più tardi confluiranno nel partito conservatore), ex leader radicale, il quale aveva deciso la scissione dal partito liberale in polemica con la decisione di cedere autonomie amministrative all'Irlanda. (fonte: Wikipedia)
(2)Drumsurn: villaggio situato nella contea di Londenderry, nell’Irlanda del Nord.
(3)Piloncillo (o Panela): è un preparato alimentare (una sorta di condimento) ottenuto dal succo della canna da zucchero (il cosiddetto guarapo), sottoposto a ebollizione a temperature elevate ed evaporazione; se ne ricava una melassa viscosa che viene poi versata in piccoli stampi. 
(4)Cajeta: crema messicana, una specialità della città di Celaya. La preparazione classica prevede l’uso di latte di capra e cannella e il suo sapore ricorda molto quello del caramello. Una breve cottura per ottenere una crema di colore arancio scuro, usata per farcire pane e una grande varietà di dolci.
(5)Cempaxòchitl (Tagetes erecta): erano considerati i fiori dei morti e al giorno d'oggi sono tuttora ampiamente utilizzati nel giorno della commemorazione dei defunti.
(6)Tamales e pan de muerto: cibi tradizionali messicani mangiati e anche offerti ai defunti durante los dias de los muertos.
(7)Guangxu: Imperatore della Cina dal 1875 al 1908.

 
 
 
 
 
Angolo Autrice

Salve a tutti,
 
Ammetto che avrei voluto pubblicare questa seconda presentazione prima di Pasqua, ma per colpa di un esame a inizio aprile non ci sono riuscita. Vi chiedo scusa del mio ritardo e, come al solito, vi voglio rassicurare dicendo che la Selezione non è ancora conclusa: manca una terza parte che si svolgerà durante la prima cena a Hogwarts e anche nel corso della nottata.
A questo giro ho presentato un sacco di aspiranti, con mia somma gioia, ma vorrei avvertirvi che è ancora libero un posto per un* student* (aspirante) stranier* trasferit* quest’anno. Se ci fosse qualcuno interessato mi scriva pure senza esitazione.
 
Detto questo vi saluto e spero di risentirci quanto prima.
 
A presto,
Chemy
 
 
 
 
Membri
 
 
Quentin Rosier
Grifondoro, VII anno, Purosangue
Capitano e Portiere, Membro del Club dei Duellanti, Libro e di Belle Arti
“Il Mago”
 
 
 
 
 
Aspiranti
 
 
Byron Jack Saxon
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Membro del Club degli Scacci e Assistente Infermiere
 
 
 
Esme Josefina Santiago
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Battitrice e Prefetto
 
 
 
Fergus Tyndareus Sharp
Re dei Pettegolezzi
Corvonero, V anno, Purosangue
Membro del Club di Belle Arti e fondatore del Club del Ricamo
 
 
 
Iorwerth Kamatari
Serpeverde, VI anno, Mezzosangue
Prefetto, Membro del Club di Belle Arti, Incantesimi, Divinazione e Pozioni
 
 
 
Remiel Writingham
Grifondoro, VI anno, Purosangue
Prefetto, Membro del Club di Belle Arti e saltuario Assistente Bibliotecario
 
 
 
Sophie Mimosa Abbot
Corvonero, VI anno, Purosangue
Prefetto e Membro del Club di Pozioni
 

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