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Take your life and do the best you can
As today we won't be dead
I will fight for my family and clan
'Til the steel shines in my hand
I have been away for much too long
My trip is ending
I will save the land where I belong
From evil invaders
As long as the blood in my veins will give me strength
I have learnt the water dance
I've become a faceless man
Deeper than the sword cuts fear
As I know revenge is near!
(“The Water Dancer” – Frozen Crown)
Fu un viaggio particolare
quello che portò Din, Cassian e Grogu fino a Mandalore. Il Mandaloriano aveva
fatto una tappa da Peli Motto a Tatooine, sperando che lei potesse vendergli il
circuito mnemonico che gli serviva per riparare il droide speleologo, invece
lei gli aveva rifilato un droide R5-D4, che in verità era malfunzionante e
anche parecchio riluttante a saggiare l’atmosfera di Mandalore per riferire poi
se fosse respirabile. Insomma, Peli Motto lo aveva fregato, ma probabilmente
Din aveva troppa fretta per starci a pensare, e così il droide era stato
ricollocato in quello che sarebbe stato il suo posto originario, nella attuale
cabina di Grogu, e Grogu aveva viaggiato in braccio al Mandaloriano in cabina
di pilotaggio, con Cassian mezzo schiacciato nel sedile subito dietro!
Però con ogni
probabilità a Cassian non dispiaceva affatto viaggiare così appiccicato a Din…
Vedere finalmente con
i propri occhi il tanto decantato pianeta Mandalore fu una grandissima emozione
per tutti e tre, anche perché, in realtà, neanche Din l’aveva mai visto
davvero. Tenendo Grogu in braccio, il Mandaloriano gli mostrò il pianeta così
importante per la sua gente e la sua voce era dolce e commossa.
“Ecco il pianeta
Mandalore” disse, con evidente emozione. “Ora lo vedi distrutto e fa quasi
paura, ma un tempo era verde e meraviglioso, così raccontano i canti. Ogni
Mandaloriano ha le sue radici su questo pianeta, anche quelli che non vi sono
nati. E sai? Io non ci sono neanche mai stato, anch’io lo sto guardando per la
prima volta con te e Cassian. Io sono cresciuto su Concordia, vedi? È quella
luna lassù, è lì che i Mandaloriani mi hanno allevato e educato dopo che ero
rimasto orfano. Invece quel pianeta laggiù è Kalevala, il pianeta dove vive
Bo-Katan Kryze che fa parte di un’antica famiglia di Mandaloriani. Anche questo
pianeta fa parte del sistema. Devi imparare a leggere bene le mappe e a
conoscere le galassie, perché essere un Mandaloriano non significa solo
imparare a combattere, un Mandaloriano deve sempre sapere dov’è e dove sta andando
perché solo così non si perderà mai.”
Grogu lo ascoltava
con gli occhioni sgranati, ma Cassian era altrettanto affascinato dalle parole
del Mandaloriano e dal modo in cui stava facendo la sua prima lezione a Grogu.
Si capiva che il rapporto tra loro era diventato ancora più profondo e che Din
era fiero di poter educare il piccolo nel suo Credo e nella storia di
Mandalore. Poterli guardare e ascoltare così era un privilegio raro e Cassian
era ammirato, sebbene una parte di sé continuasse a sentirsi esclusa da quel
legame: sì, Din gli aveva detto e ripetuto che anche lui sarebbe diventato un
Mandaloriano e che sarebbe stato lui stesso ad addestrarlo, ma lui ormai era un
adulto, era addirittura più grande di Din, mentre Grogu era l’allievo perfetto.
Non poteva certo essere geloso di Grogu, ma qualcosa dentro gli faceva male e
così cercò di distrarsi guardando Mandalore che si estendeva davanti a suoi
occhi, finalmente vero e reale, come se un castello delle fiabe fosse apparso
davanti a lui… sebbene le bombe a fusione che l’Impero aveva sganciato avessero
bruciato e cristallizzato il pianeta. Chissà com’era davvero prima della Purga,
chissà se era verde e bellissimo come raccontava Din, chissà se… se magari
somigliava un po’ a Kenari?
Il Mandaloriano,
intanto, stava forzando l’atterraggio sul pianeta, dopo aver insegnato e
trasmesso al piccolo Grogu tutto ciò che sapeva e che riteneva fondamentale
riguardo alla storia e alla geografia di Mandalore. L’atterraggio fu piuttosto
brusco, ma era prevedibile viste le condizioni di Mandalore, era già importante
che fosse stato possibile raggiungerlo, cosa affatto scontata.
“I bombardamenti non
hanno solo bruciato e distrutto il pianeta” spiegò Din quando ebbero toccato il
suolo. “Hanno anche interrotto il campo magnetico e quindi, finché ci troveremo
qui, le comunicazioni con l’esterno saranno impossibili. Bene, adesso R5
scenderà e inizierà ad analizzare la superficie e l’atmosfera di Mandalore per
riferirci se è davvero avvelenata o se possiamo scendere nelle miniere.”
R5 non aveva alcuna
intenzione di fare quello che Din gli chiedeva, così il Mandaloriano lo fece
scendere a forza dallo Starfighter e gli ordinò di fare ciò che doveva e
smetterla di perdere tempo!
Il droide, senza
alcun entusiasmo, si mosse e iniziò a infilarsi in una crepa sulla superficie
di Mandalore per monitorare il luogo. Visto che tanto dovevano aspettare,
Cassian aprì bocca per la prima volta dall’inizio del viaggio. Si sentiva
strano, emozionato, commosso, anche nostalgico perché le lezioni di Din a Grogu
gli avevano ricordato, molto confusamente, quello che suo padre e suo nonno
facevano con lui piccino a Kenari. Era una vita che non ci ripensava più, non
sapeva neanche di avere ancora quei ricordi… La sua mente vorticava, presa dall’intensità
di tante emozioni così violente a cui non sapeva dare un nome e che andavano a
colpire i suoi nervi e le parti più intime del suo essere. Ad un certo punto
non riuscì a resistere e allungò un braccio per stringere affettuosamente il
gomito del Mandaloriano, attirando così la sua attenzione.
“Din, ti stavo
ascoltando parlare a Grogu e non volevo interromperti, ma ora avevo proprio
bisogno di dirti che tu sei… sei un ottimo padre per il piccolo e sarai anche un
meraviglioso educatore per lui” mormorò, mentre un’ondata di calore gli
inondava il viso. “Grogu è fortunato ad averti come papà e come maestro e… si
sente come ci tieni a Mandalore e alle storie e tradizioni della tua gente, è
emozionante ascoltarti. Mi dispiace se non ero riuscito a capirlo prima.”
Il Mandaloriano parve
stupito dalle parole di Cassian.
“Ti ringrazio per
quello che mi dici, in un certo senso mi rassicuri perché io ho passato molti
anni della mia vita a fare il cacciatore di taglie e non ero sicuro di sapermi
occupare di un bambino, non era così scontato che riuscissi a creare un
rapporto così profondo con Grogu” replicò, felice. “Ma non devi sentirti
tagliato fuori. Quello che racconto e spiego a lui è anche per te, anche tu diventerai
un Mandaloriano ed è importante che apprenda la storia, le tradizioni e gli usi
del Credo Mandaloriano. Anzi, mi fa molto piacere sentire che la mia lezione ti è piaciuta e ti ha
affascinato. Questo è il mio mondo, la mia gente, sono le mie radici e voglio
che anche tu e Grogu ne facciate parte d’ora in poi.”
“Mi sono sentito
strano mentre ti ascoltavo, prima” ammise Cassian. “In effetti per certi versi
mi sembrava che tu stessi parlando solo per Grogu e che ti fossi dimenticato
che c’ero anch’io. Poi mi è venuto da pensare al mio pianeta di origine,
Kenari, erano anni che non ci pensavo più. È stato distrutto anche quello dagli
Imperiali, ma con la Morte Nera, e non ne è rimasto niente, io non avrò mai la
possibilità di tornarci, forse anche per questo mi fa ancora più piacere che
tu, invece, sia riuscito a raggiungere il pianeta che è così importante per i
Mandaloriani.”
Din prese la mano che
Cassian gli aveva appoggiato sul braccio e la strinse con affetto e calore.
“Mandalore sarà anche
il tuo pianeta, adesso. Mi dispiace per Kenari, mi sarebbe piaciuto vederlo
insieme a te, ma non devi più pensare di essere solo, escluso o senza radici”
gli disse con tenerezza. “Presto anche tu e Grogu sarete dei Mandaloriani e noi
saremo una famiglia, sarai il mio compagno, il padre di Grogu e avrai tanti fratelli
e sorelle Mandaloriani.”
Cassian tremava per l’emozione
sempre più forte che lo invadeva ascoltando quelle parole, era confuso,
incredulo e felice e si chiedeva come potesse meritarsi veramente tanta fortuna
e tanta gioia, lui che non aveva mai combinato niente di buono nella vita. Nel
profondo del suo cuore continuava a sentirsi sbagliato e inadeguato, tanto più
se si confrontava con il Mandaloriano che per lui era perfetto, eroico,
bellissimo e saggio, e pensava che Din avrebbe potuto avere molto di più se
solo lo avesse voluto.
“Il droide non torna
ed è scomparso dai radar, temo che abbia trovato qualche ostacolo” disse ad un
certo punto Din. “Ne abbiamo troppo bisogno, devo andare a cercarlo. Non sarei
voluto scendere dallo Starfighter, ma non ho altra scelta. Tu e Grogu restate
qui e chiudete bene, io tornerò presto, probabilmente quel droide incapace si è
soltanto ribaltato.”
Cassian trasecolò.
“Din, no! Sei
impazzito? Hai detto che l’atmosfera potrebbe essere velenosa, non devi andare!”
esclamò.
“Abbiamo bisogno di
R5 proprio per raccogliere campioni atmosferici, quindi devo per forza andare a
vedere dove si è cacciato. Non preoccuparti, ho pressurizzato il mio elmo e
quindi, se anche l’aria fosse tossica, non mi succederà niente” replicò Din,
credendo di tranquillizzarlo… ma forse non ricordava bene quanto Cassian
sapesse essere testardo!
“No, no, aspetta, io
vengo con te, non posso lasciarti andare da solo in un pianeta abbandonato, a
parte l’aria velenosa ci potrebbero essere mille pericoli!” insisté Cassian,
afferrando Din per un braccio e cercando di trattenerlo a forza. “Magari il
droide è stato attaccato da qualche mostro, oppure una parete rocciosa gli è
franata addosso, insomma, potrebbe succedere anche a te, non puoi andarci da
solo!”
Il Mandaloriano
sospirò.
“Cassian, ti ho già
spiegato che l’aria potrebbe essere velenosa. Tu non hai l’armatura e l’elmo Mandaloriani
e quindi non puoi assicurarti di non respirarla. Resterai qui con Grogu e io…”
“Ma non c’è un
respiratore in questa nave spaziale? Un qualcosa che possa usare come
rifornimento di ossigeno?” Andor, agitatissimo, cominciò a guardare da tutte le
parti senza trovare ciò che cercava e, del resto, la cabina dello Starfighter
era piccola e di certo non poteva contenere tutti gadget della Batmobile o che so io.
“Non c’è niente.
Adesso basta perdere tempo, devo andare a recuperare R5, tornerò presto” ripeté
Din, tentando ancora una volta di uscire dalla cabina, ma Cassian lo fermò.
“Allora provo a
uscire e vedo che succede. Se l’atmosfera è avvelenata non è che morirò di
colpo, no? Mi accorgerò di non riuscire a respirare e tornerò subito dentro, ma
devo almeno provarci, non mi perdonerei mai se non lo facessi!”
“Non pensarci
neanche, Cassian! È un’idea assurda!” ora anche il Mandaloriano iniziava a
spazientirsi. “Magari l’aria non è irrespirabile e a te sembra che vada tutto
bene, ma in realtà potrebbe contenere delle sostanze che, senza che tu te ne
accorga, ti bruciano i polmoni e gli organi interni. Smettila di dire assurdità
e resta qui a rassicurare Grogu, che si sta preoccupando. Io tornerò il prima
possibile con il droide.”
“Din, non puoi
rischiare così, non ti rendi conto? Cosa potremmo fare noi due qui se tu non
tornassi? Potrebbe succederti qualsiasi cosa e non lo sapremmo mai!” Cassian
era in preda all’angoscia e stava per iperventilare, cosa che sarebbe stata
molto nociva se davvero l’atmosfera di Mandalore fosse stata tossica… “Sei tu
il padre di cui Grogu ha bisogno, sei tu il suo maestro, io non so fare niente
senza di te! Cosa mai potrei insegnargli? A rubare, a fare attentati, a sparare
ai soldati dell’Impero? Perché è solo questo che io ho fatto per tutta la vita,
prima solo per vantaggi personali e poi al servizio della Ribellione e di Leia
Organa! Io non sarò mai un vero Mandaloriano e soprattutto non lo sarò mai
senza di te!”
Din comprese che,
ancora una volta, doveva rassicurare quel giovane che aveva perso tutte le
persone care della sua vita e che temeva continuamente di poter perdere anche
lui. Lo strinse in un rapido abbraccio e gli parlò con calma e pacatezza.
“Non mi succederà
niente, Cassian, e tornerò presto, te l’ho già detto. Così come ti ho già detto
che non devi più pensare queste cose di te: tu sarai un grande Mandaloriano e
un magnifico padre per Grogu perché sei buono, coraggioso e hai un cuore
grande, hai le doti di un Mandaloriano ancor prima di esserlo diventato. Anche
Grogu ha percepito questa luce in te, altrimenti non ti si sarebbe affezionato
subito. E comunque non correrò alcun pericolo e riporterò qui R5.”
Cassian rimaneva
sempre stravolto quando Din lo stringeva e lo abbracciava, si sentì
attraversare da scintille calde e luminose e, quando si riebbe, il Mandaloriano
era già uscito dallo Starfighter e si stava introducendo nella crepa in cui era
sparito il droide.
“E va bene” disse il
giovane, imbronciato, rivolgendosi a Grogu. “Gli do cinque minuti di tempo e,
se tra cinque minuti non è tornato, vado a cercarlo, atmosfera tossica o meno!”
Grogu lo fissò e
sembrò approvare la sua incoscienza.
Andor rimase a
fissare la crepa in cui era entrato Din mentre il cuore gli batteva
furiosamente nel petto, ogni secondo sembrava durare un’eternità di agonia e
preoccupazione e la sua mente si proiettava dei film uno più spaventoso e
catastrofico dell’altro.
Quei cinque minuti
parevano durare eoni, possibile che il tempo su Mandalore passasse più
lentamente che altrove?
Beneath the sky as black as diamonds
We're running out of time (time, time)
Don't wait for truth to come and blind us
Let's just believe their lies
Believe it, I see it I know that you can feel it
No secrets worth keeping so fool me like I'm dreaming
Take me through the night
Fall into the dark side
We don't need the light
We'll live on the dark side
I see it, let's feel it while we're still young and fearless
Let go of the light fall into the dark side…
(“Darkside” – Alan Walker feat. Au/Ra &Tomine Harket)
Il tempo parve
infinito a Cassian e Grogu che attendevano il ritorno di Din, ma alla fine il
Mandaloriano uscì dalla grotta in cui si era infilato e si avvicinò portando
con sé un R5 piuttosto scombussolato. Se solo Cassian avesse saputo che, mentre
era dentro, era stato attaccato da tre bestioni che sembravano cavernicoli e
che era riuscito a eliminarli a fatica e usando la Spada Oscura avrebbe avuto
un attacco di panico… meno male che non poteva saperlo e di certo Din non glielo
avrebbe detto! Quando fu accanto allo Starfighter, il Mandaloriano come prima
cosa chiese al droide di mostrare i rapporti sull’analisi dell’aria e i
campioni di terreno che aveva raccolto e fu molto sorpreso e soddisfatto nello
scoprire che a Mandalore non c’erano veleni e che l’aria era respirabile.
“L’Armaiola aveva
torto, l’aria è respirabile e Mandalore non è maledetta” annunciò compiaciuto. “Ora
possiamo andare a cercare le miniere e le Acque Viventi.”
Cassian e Grogu,
quindi, scesero dallo Starfighter: il piccolo viaggiava sulla sua culla volante
a guscio che poteva portarlo dovunque e si sarebbe rivelata molto utile in
quell’impresa… Cassian, dal canto suo, era un tumulto di emozioni
contraddittorie. Da un lato era felice per Din, intuiva (anche se non poteva
vederlo per via dell’elmo) che il Mandaloriano era molto soddisfatto di poter
compiere la sua missione e anche di visitare finalmente quello che considerava
il suo pianeta; dall’altro, però, era anche preoccupato perché Mandalore era
vivibile, sì, ma chissà quali pericoli poteva nascondere dopo essere stato
abbandonato per tanto tempo? E loro, poi, si sarebbero infilati proprio nei
cunicoli e nelle grotte più nascoste!
“Bene, allora
entriamo nella grotta e cerchiamo le miniere, R5 ci aspetterà sulla nave” disse
Din, incamminandosi verso l’entrata che, appunto, era poco più che una crepa.
Grogu lo seguiva guardandosi intorno con poca convinzione e Cassian, poi, era
il più pessimista del gruppo!
Camminarono per un
breve tratto all’interno delle gallerie e poi si fermarono davanti a uno
strapiombo: sotto c’erano le rovine di qualcosa che un tempo poteva essere
stata una città grande e bella.
“Quello laggiù era il
Centro Civico di Sundari, uno dei luoghi più importanti del pianeta, era la
capitale di Mandalore” spiegò Din. “Le miniere dovrebbero trovarsi laggiù,
ancora più in profondità.”
“Ah, benissimo, e io
cosa dovrei fare?” polemizzò subito Cassian, che sfogava la sua paura e le sue
preoccupazioni mostrandosi caustico. “Non mi sono spuntate le ali e, se salto
fin laggiù, mi sfracellerò sulle sacre
rovine di Mandalore!”
“Non dire
sciocchezze, è ovvio che ci avevo già pensato” lo interruppe Din, poi senza
tanti complimenti lo afferrò per la vita e saltò giù con lui, sostenuti
entrambi dal suo jet pack, mentre
Grogu scendeva con la sua culla. La cosa imbarazzò non poco Andor, che si sentì
ancora una volta un peso inutile, una specie di zavorra…
Comunque, in qualche
modo il piccolo gruppo giunse a camminare per le vecchie strade ormai distrutte
del Centro Civico di Sundari, un tempo piene di vita, luci e persone e adesso
ridotte a rovine spettrali infestati da bestie non meglio precisate. Da alcuni
tubi uscivano rivoli d’acqua e il Mandaloriano ritenne di aver trovato la
strada per le miniere.
“Queste acque poi si
riversano nelle Acque Viventi delle miniere di Mandalore” disse, con una certa
emozione. “Seguiamole, ci porteranno alla nostra meta.”
“Veramente a me
sembravano più acque di scolo. Sei sicuro che non si tratti di fogne scoppiate,
con tutto il casino che c’è stato qui?” ironizzò Cassian.
“Sono sicuro che tu
non meriti neanche una risposta a questa domanda” replicò Din, rintuzzando
subito il suo sarcasmo. Aveva capito che Cassian era preoccupato e anche lui
non si sentiva tranquillo, ma non poteva accettare che il compagno distruggesse
sistematicamente tutte le sue speranze!
Ad un certo punto i
tre si trovarono davanti una specie di arco che conduceva in un cunicolo ancora
più fatiscente.
“Ecco, questa dev’essere
la strada per arrivare alle miniere” annunciò Din.
“A me, francamente,
sembra solo un ottimo posto per essere aggrediti, ma faremo come dici tu”
ribatté Cassian.
E in effetti aveva
ragione lui…
Poco più avanti, dopo
essersi avventurato ancora più a fondo nel ventre della città distrutta, il
gruppetto si fermò notando qualcosa di insolito ma anche tragico: nella sabbia
e in mezzo alle rocce cristallizzate dal fuoco dell’Impero c’erano alcuni elmi
di Mandaloriani, chiaramente uccisi durante la terribile battaglia. Questa
volta neanche Cassian riuscì a mostrarsi sarcastico: quel luogo era una tomba,
un posto dove tanta gente era morta per tentare di salvare il pianeta e, se
Cassian era turbato per questo, non poteva neanche immaginare quanto fosse
addolorato e amareggiato Din. Il Mandaloriano si chinò per prendere uno di
quegli elmi e… scattò una trappola che lo imprigionò nelle fauci di una specie
di insetto gigante.
“Din!” urlò disperato
Cassian, che vedeva avverarsi le sue peggiori previsioni. Tuttavia anche Grogu
era terrorizzato e sconvolto vedendo quella specie di mostro insettiforme
catturare il suo Mandaloriano. In realtà si trattava di un droide comandato da
un essere senziente al suo interno che, ben presto, uscì fuori e lasciò Din
rinchiuso nell’esoscheletro del droide, intrappolato in una gabbia e stordito,
ma alla resa dei conti era comunque una trappola che si sarebbe potuta rivelare
mortale per Din. Grogu tentò di usare la Forza per aprire la gabbia e liberare
Din, ma tutti i suoi sforzi si dimostrarono inutili.
“E ora cosa facciamo?”
domandò Cassian a Grogu, ovviamente senza aspettarsi una risposta vera e
propria. “Non posso sparare alla gabbia cercando di aprirla, rischierei di
colpire Din e di attirare l’attenzione della bestia.”
Visto che l’essere si
era allontanato per qualche momento, Cassian e Grogu ne approfittarono per
avvicinarsi a Din, che dentro la gabbia appariva tramortito e indebolito.
“Din, cosa facciamo?
Posso provare a sparare alla chiusura della gabbia, però…” iniziò a dire
Cassian.
“No, no, non
servirebbe” mormorò il Mandaloriano con voce rotta. “Andate… andate a chiamare
Bo-Katan, lei mi aiuterà. Grogu sa dove si trova il suo pianeta, gliel’ho
mostrato prima sulle mappe dello Starfighter.”
“Andarcene? Ma
neanche per sogno, Din, io non ti lascio!” Cassian era disperato e sconvolto,
tuttavia cercava di tenere bassa la voce per non attirare il mostro che aveva
imprigionato Din. “Non ti lascio qui da solo con quella cosa! E poi che
accidenti c’entra Bo-Katan?”
“Lei conosce questo
posto, viveva a Sundari, saprà come tirarmi fuori. Andate, presto, o moriremo
tutti e tre qui!” insisté il Mandaloriano.
Non c’era tempo per
protestare ancora. Cassian si costrinse a seguire Grogu che, con il suo guscio
volante, ripercorreva velocemente la strada che avevano fatto fin lì. Quando fu
il momento di salire dal Centro Civico di Sundari, fu proprio Grogu che, grazie
alla Forza, sollevò Cassian in modo da farlo arrivare all’uscita. Lì furono
attaccati da due o tre di quei mostri che avevano aggredito Din la prima volta,
ma ebbero poca gloria: Cassian sparò a due di essi e il terzo venne sbattuto
via da Grogu con l’uso della Forza. Trafelati e ansimanti anche per l’angoscia,
oltre che per la fatica, i due salirono sullo Starfighter e Grogu indicò a
Cassian come muoversi sulle mappe per raggiungere Kalevala, il pianeta di
Bo-Katan.
Quando atterrarono
presso il castello di Bo-Katan (sì, era un vero castello moderno, con tanto di
servitori droidi che annunciavano l’arrivo di visitatori!), la donna uscì fuori
visibilmente contrariata.
“Non hai ancora
capito che devi lasciarmi in pace? Non voglio essere coinvolta in…” esclamò, ma
si interruppe subito non appena si vide davanti Grogu, che la implorava con
occhioni sbarrati e sgomenti, e Cassian, che invece non ebbe ritegno a pregarla
in tutti i modi che conosceva.
“Sei tu Bo-Katan
Kryze, vero? Io sono Cassian Andor e credo che tu conosca già Grogu, so che hai
aiutato Din a salvarlo… ma ora è Din ad essere in pericolo e tu devi venire con
noi, perché tu sola lo puoi aiutare, altrimenti morirà!” gridò in un
affastellarsi di parole.
“Sì, quello è il
piccoletto che viaggiava con Din Djarin, ma tu…? Din Djarin è in pericolo,
dici? Ma cosa ha combinato?” domandò la Mandaloriana.
“Eravamo a Mandalore,
lui voleva bagnarsi nelle Acque viventi perché quella tizia, l’Armaiola, gli ha
detto che altrimenti era un rinnegato, ma in quelle miniere ci siamo stati e
lui è caduto in una trappola, una specie di droide l’ha catturato e lo ucciderà
se tu non vieni a salvarlo!” Cassian non si rendeva conto di avere gli occhi
pieni di lacrime e la voce strozzata. “Ti prego, ti supplico, so che non devi
niente a Din, ma lui ha chiesto di te, tu conosci quei luoghi, sei la sola che
può salvarlo, ti supplico, non farlo morire!”
Bo-Katan era una tipa
sveglia, oltre che tosta, e fece presto a fare due più due. Din Djarin adesso
viaggiava non più solo col piccoletto che, in realtà, sarebbe dovuto essere con
i Jedi, ma anche con questo giovane pilota che chiaramente non era un
Mandaloriano e, anzi, aveva un’opinione ben precisa e per niente favorevole
riguardo all’Armaiola e a tutti quegli integralismi dei Figli della Ronda. Pensò
che, in effetti, lei e Cassian sarebbero andati d’accordo… A quanto pareva,
poi, Din Djarin era riuscito a raggiungere le miniere di Mandalore, il che
significava che il pianeta esisteva ancora, come lei aveva sempre sostenuto, e
non era maledetto. Era l’occasione per ritornarvi, oltre che quella di salvare
un fratello Mandaloriano, cosa che il Credo imponeva (anche a chi non era
integralista, era una delle Regole normali,
quella).
E, cosa che colpì la
donna più di ogni altra cosa, quel Cassian Andor era disperato, terrorizzato e
sconvolto all’idea che succedesse qualcosa a Din Djarin. Lesse nei suoi occhi
un sentimento potentissimo e intenso come non aveva mai avuto modo di
incontrare e ne fu quasi commossa… fermò Cassian un attimo prima che arrivasse
a inginocchiarsi ai suoi piedi.
“Sì, va bene,
partiamo subito” disse. “Però prendiamo il mio caccia stellare, il Gauntlet, è più grande e funzionale.
Andiamo.”
Non ci fu bisogno di
ripeterlo e, in breve tempo, tutti e quattro (compreso il droide R5) si
ritrovarono a bordo del Gauntlet per raggiungere Mandalore… e Din, prima che
fosse troppo tardi.
Bo-Katan era allo
stesso tempo emozionata e triste all’idea di tornare su Mandalore: lei ci era
vissuta e vi aveva governato quando il pianeta era ancora splendido e verde e
sapeva che vedendolo adesso avrebbe provato rabbia, strazio e dolore… ma forse
poteva anche significare un nuovo inizio per lei e per la sua gente.
Atterrarono e si diressero velocemente verso le miniere.
“Spero che tu abbia
imparato a governare bene la Forza” disse Bo-Katan a Grogu, “perché dovrai essere
tu a guidarmi da tuo padre.”
Eh, sì, perché si era
accorta che Cassian era talmente sconvolto e lacerato dal terrore all’idea di
perdere Din che non avrebbe riconosciuto nessuno dei luoghi dai quali erano
passati che, comunque, erano per lo più rovine labirintiche tutte simili l’una
all’altra. Così Grogu faceva strada, Bo-Katan lo seguiva e Cassian stava
dietro. Ancora una volta le bestie simili a cavernicoli li attaccarono (non
dovevano avere una grande intelligenza, visto che tutte le altre volte gli era
andata male…) ma furono eliminati rapidamente dalle armi e l’abilità della
Mandaloriana e da due spari ben assestati di Cassian.
Giunti di fronte alle
rovine del Centro Civico di Sundari, Bo-Katan parve commossa e amareggiata e si
tolse il casco.
“Una volta questa
città era bellissima e piena di vita e la mia famiglia la governava” mormorò. “Ora
è solo una tomba.”
“Sì, beh, non è il
momento per guardare il panorama”
tagliò corto Cassian. “Din potrebbe essere… non voglio neanche pensarci!”
“Din Djarin non si
lascia ammazzare tanto facilmente, comunque hai ragione, andiamo” concordò
Bo-Katan e anche lei, senza tanti fronzoli, afferrò Cassian per la vita e lo
trasportò fino in fondo con il jet pack.
Le venne da pensare che quel giovane pilota doveva essere molto coraggioso,
oltre che molto incosciente e anche molto innamorato,
per seguire il Mandaloriano fino in fondo alle miniere di un pianeta che non
conosceva senza avere protezioni, senza un’armatura o altro, solo la sua pistola.
Era vulnerabile e indifeso e non gliene importava niente.
“Quelle bestie che ci
hanno attaccato all’ingresso della grotta sono Alamiti. C’erano anche quando
vivevamo qui, ma al tempo abitavano le regioni più remote e solitarie di
Mandalore e non osavano entrare in città” spiegò poi la Mandaloriana mentre
continuavano a seguire Grogu. “Ora si sono fatti arditi e chissà quali altri
esseri ancora peggiori potremo incontrare.”
Ancora
peggiori? Peggiori del mostro che ha catturato Din? No, non voglio neanche
pensarlo, non posso perderlo, se lui muore io… io… non posso vivere senza di
lui!
Per distrarsi da quei
terribili pensieri cercò di concentrarsi su Bo-Katan Kryze, la donna che erano
andati a cercare per salvare Din. Ne aveva sentito molto parlare e adesso aveva
occasione di conoscerla, anche se avrebbe preferito incontrarla in tutt’altro
frangente. Di lei sapeva che era di una nobile e antica famiglia Mandaloriana,
che non piaceva all’Armaiola (ottimo motivo per trovarla simpatica!) e che
aveva vissuto e governato proprio in quella città, prima che Mandalore fosse
distrutta dall’Impero. Probabilmente era per quello che Din aveva chiesto di
lei, era abile ed esperta e conosceva bene il posto. Cassian aveva notato che
lei non portava il casco, lo indossava solo quando dovevano combattere o
affrontare una missione, e pensò ancora una volta che Din era troppo devoto all’Armaiola
e alle sue fissazioni: si poteva essere ottimi Mandaloriani anche senza
nascondersi continuamente dietro un elmo.
Proseguirono e
Cassian ebbe un altro pensiero che lo abbatté ulteriormente: Din aveva chiesto
l’aiuto di Bo-Katan perché lei sarebbe
stata in grado di liberarlo, e aveva chiesto a Grogu di leggere le mappe per
giungere su Kalevala, il pianeta della Mandaloriana.
Insomma, comunque
fosse finita quella storia, sia Bo-Katan che Grogu erano riusciti a fare qualcosa
per Din… solo lui era inutile, anzi, era un peso perché dovevano portarselo
dietro e magari anche proteggerlo visto che non aveva un’armatura.
Ancora una volta
Cassian Andor si sentiva una zavorra, peggio ancora di una ruota di scorta.
Se Din si fosse
salvato, avrebbe dovuto trovare qualcuno migliore di lui, qualcuno che gli
fosse di aiuto e non di ostacolo, qualcuno… beh, forse proprio qualcuno come
Bo-Katan.
Il cuore di Cassian
andò in frantumi a quel pensiero, ma giurò che avrebbe accettato qualsiasi
cosa, qualunque sacrificio, bastava che Din fosse sano e salvo e potesse
tornare con loro!
Chase the dark to lick your wounds
There's nobody left to lose
Choking on your memories
Hiding from reality
You cut the threads, cannot go back
But they can only touch your flesh
There's nobody there no more
God knows you gave up your soul
So alone, so alone
Down they fall like a domino
Face to face, in the head of a criminal
All and all, you tell 'em you're done
But then you do it again
You tell them you're done
But then you do it again…
(“Domino” – Elisa)
Arrivati nel luogo
dove il mostro aveva imprigionato Din, uno spettacolo agghiacciante si presentò
davanti agli occhi di tutti: il Mandaloriano era stato collegato a dei tubi che
pompavano via il suo sangue (chissà poi che se ne voleva fare la creatura…).
Cassian era talmente devastato da quello che vedeva da non riuscire quasi a
respirare o a muoversi, per fortuna c’era appunto Bo-Katan che invece non si
lasciava intimorire tanto facilmente e attaccò subito l’essere. Questi, però,
sembrava molto resistente e aveva una potentissima arma che sparava raggi più
pericolosi delle pistole della Mandaloriana che, quindi, ben presto si trovò in
difficoltà. Poi, però, si avvide che la Spada Oscura era per terra, doveva
essere caduta a Din quando era stato catturato; Bo- Katan l’afferrò e, grazie a
quell’arma, riuscì a colpire il mostro più e più volte fino a farlo a pezzi e,
anche quando il corpo organico dell’essere si staccò dall’esoscheletro e
riprese il controllo del droide gigantesco che aveva intrappolato Din, la Kryze
riuscì a distruggerlo rapidamente e definitivamente.
Così Bo-Katan riuscì
a liberare Din e, poco dopo, il piccolo gruppo si ritrovò seduto in mezzo alle
rovine che, però, in quel punto sembravano meno spaventose, forse perché
dall’alto filtrava una luce che rendeva quel luogo quasi bello, come un antico
castello incantato. Bo-Katan, che sembrava cavarsela proprio in tutto, raccontò
del periodo in cui lei stessa aveva governato Sundari e della città che allora
era florida e bellissima e, nel frattempo, preparò una sorta di zuppa che mise
in tre tazze.
“Che cos’è questo?”
domandò Din quando la Mandaloriana gli porse la tazza.
“Ma dai, è davvero
ironico! Sei un Mandaloriano da sempre, fissato con il tuo Credo e le tue
Regole, e non conosci neanche la zuppa pog*, che è un piatto tipico della cultura
dei Mandaloriani?” la donna sorrise passando una tazza anche a Cassian. “Ogni
Mandaloriano degno della sua armatura se ne è nutrito fin da quando era piccolo
come Grogu… e tu non la conosci!”
“No, non la conosco”
replicò Din, alzando appena il casco per bere un po’ di zuppa dalla tazza, che
poi passò a Grogu che non fece tanti complimenti.
“Ma posso mangiarla
anch’io, sebbene non sia un Mandaloriano?” domandò Cassian.
“Certo che puoi. I
Mandaloriani tengono molto ad offrire cibi e bevande tipici della loro
tradizione agli ospiti e ai forestieri e, anzi, si offendono se non vengono
accettati!” rispose divertita Bo-Katan.
“E poi tu sarai molto
presto un Mandaloriano” precisò Din, “per cui è bene che ti abitui alle nostre
tradizioni e che impari usi e costumi della civiltà Mandaloriana, anche ciò che
non conosco ancora nemmeno io.”
Din si era accorto
che Cassian appariva particolarmente depresso e scoraggiato, non sembrava
neanche più credere alla possibilità di diventare davvero un Mandaloriano e
così cercava di scuoterlo e incoraggiarlo, ma non funzionò granché: il giovane
pilota abbassò gli occhi sulla zuppa e mangiò in silenzio come se da quello
dipendesse il destino intero della Galassia.
Poco più tardi,
Bo-Katan riordinò il poco che avevano tirato fuori per mangiare e si rivolse a
Din.
“Adesso dovreste
venire con me, al mio castello” disse. “Tu hai bisogno di riposare, hai perso
sangue e comunque anche Grogu e Cassian sono stanchi e provati.”
Come a dimostrare che
non era affatto così, il Mandaloriano si alzò in piedi, prendendo il piccolo
tra le braccia e sistemandolo nel suo guscio volante.
“Non vengo con te,
devo proseguire per le miniere di Mandalore per essere redento” replicò
laconico, lasciando allibiti tanto Cassian quanto la stessa Bo-Katan.
Ancora?
Ancora con queste maledette miniere? Ma non ti è bastato rischiare la vita già
una volta? Ed è vero, Grogu ed io siamo stanchi, provati e sconvolti. Anche
Grogu ha subito uno shock quando ti ha visto catturato da quella bestia e tu
non hai nemmeno cercato di rassicurarlo. Che c’è, ti sei dimenticato anche di
lui ora che sei nell’unico luogo al mondo che conti per te?
Cassian avrebbe
voluto dire tutto questo, avrebbe voluto urlare contro Din che continuava a
sistemarsi le armi, il mantello, a controllare le munizioni e a rimettersi il jet pack, ma alla fine non disse niente,
era davvero troppo stanco, deluso e depresso anche per protestare e
arrabbiarsi.
“Sinceramente trovo
adorabile che tu davvero creda in questi puerili racconti” replicò al suo posto
Bo-Katan che sembrava pensarla come lui. Cassian ebbe la vaga impressione che le grandi menti pensino all’unisono e
che sarebbe potuto diventare un buon amico della Mandaloriana, non gli sarebbe
dispiaciuto far parte del suo clan che sembrava essere molto più accomodante e
non integralista e talebano come
quello dei Figli della Ronda!
“Tu mi hai salvato la
vita, Bo-Katan, e io ti sarò sempre debitore, ma non posso venire con te fino a
quando non avrò adempiuto al mio obbligo” dichiarò Din, continuando a
prepararsi per ripartire. Si vedeva che non si era del tutto ripreso e che
anche Grogu avrebbe preferito tornare indietro, ma a quanto pareva il
Mandaloriano in quel momento era preso dal sacro fuoco della purificazione e
non guardava in faccia niente e nessuno. Se Cassian avesse conosciuto il Doctor Who, Din in quel momento gli
sarebbe sembrato un cyberman! Non era
facile intavolare una discussione con lui in quel frangente, tuttavia Andor
decise di provarci un’ultima volta, se poi Din non lo avesse ascoltato non
avrebbe più aperto bocca.
“Bo-Katan ha ragione”
disse, cercando di mantenere la calma. “Siamo tutti stanchi e anche sotto
shock, tu forse sei ferito, Grogu è spaventato… Non potremmo approfittare del
suo gentile invito e riposarci da lei un giorno o due? Poi potremo tornare qui
quando vorrai, la strada la sappiamo bene ormai e di certo le miniere non
scapperanno!”
“Adesso siamo qui e
il mio dovere è immergermi nelle Acque Viventi per redimermi, tutto il resto
può aspettare” tagliò corto Din. Un vero e proprio cyberman!
“Non c’è niente di
magico in quelle acque, sono solo favole per bambini” insisté Bo-Katan, ma Din
mise a posto anche lei.
“La nostra gente è
rimasta sola e dispersa nella Galassia, se rinunciamo al Credo cosa ci resta? È
il Credo che ci fa sopravvivere” ribatté il Mandaloriano.
“Davvero? In realtà
sono stati proprio i Mandaloriani più rigidi e chiusi, come i tuoi Figli della Ronda, a creare
dispersione e divisione tra la nostra gente e indebolirla” sottolineò Bo-Katan.
“A quel punto eravamo una preda facile per l’Impero, non dimenticare che io a
quel tempo governavo su Mandalore. Comunque, se davvero vuoi andare allora ti
accompagno io. In queste rovine non riusciresti mai a trovare le Acque Viventi
da solo.”
E così ripresero il
cammino verso le miniere di Mandalore. Fortunatamente quella zona del pianeta
era meno oscura e minacciosa rispetto a quelle che avevano attraversato prima,
le rovine delle città sembravano più antiche, quasi suggestive. Cassian poteva
comprendere che Bo-Katan soffrisse vedendo ridotta così la città in cui era
stata Duchessa, e anche che Din ne fosse affascinato, lui stesso cominciava a
farsi incantare da quei luoghi… però quando era troppo era troppo!
“Ecco, questo è l’ingresso
delle miniere di Mandalore” annunciò Bo-Katan ad un certo punto. “È un’area
molto più antica delle altre, le Acque Viventi si trovano nelle caverne qui
sotto.”
Attraversarono una
lunga galleria fino a raggiungere una sorta di tempio sotterraneo costruito con
grandi lastroni di pietra e chiaramente molto antico. Anche la strada che
portava alle Acque Viventi era lastricata di pietre e c’erano dei gradini che
digradavano verso le acque. Anche Cassian, in quel momento, avvertì che in quel
luogo c’era davvero qualcosa, aveva
anche una sua strana bellezza con la luce che filtrava dall’alto e faceva
rilucere le pietre come gioielli.
Din era incantato.
“Tu sei mai stata
qui?” domandò a Bo-Katan.
“Certo, anch’io sono
stata purificata nelle Acque Viventi quando mio padre, il Duca, governava
Mandalore. Ma era soltanto un rituale, qualcosa per tenere buono il popolo,
mentre tra la nostra gente crescevano il dissidio e le divisioni” rispose la
donna, perduta in ricordi dolorosi. “Fu così che l’Impero ci sottomise e mio
padre morì combattendo per difendere Mandalore.”
Cassian stava per
dire qualcosa, era dispiaciuto per Bo-Katan che, a quanto pareva, aveva vissuto
esperienze tragiche come le sue, ma fu anticipato da Din.
“Questa è la via”
affermò laconico.
Ma
che accidenti di commento è? Così rispondi a una poveretta che ti dice di aver perduto
suo padre tragicamente? Un “mi dispiace” sembrava brutto? Questa è la via… la
via di cosa, vuol dire che allora dobbiamo morire tutti per la gloria di
Mandalore, bella storia, pensò febbrilmente Cassian, ma
anche questa volta non disse niente, ormai si era reso conto che sarebbe stato
inutile, il Mandaloriano viaggiava con il pilota automatico e per lui non
esisteva niente e nessuno a parte quelle dannate Acque Viventi! Era vero che
quel luogo stava avendo una certa suggestione anche su di lui, non era stato
troppo danneggiato e conservava l’aura di sacralità che aveva avuto per secoli…
Anche Bo-Katan doveva
essersene accorta, perché non andò avanti a raccontare delle proprie esperienze
ma si avvicinò ad un’iscrizione su un lastrone di pietra, scritta in
mandaloriano (infatti Cassian non ci capì niente).
“Va bene, visto che
ormai siamo qui ti faccio fare l’esperienza completa. Su questa iscrizione c’è
scritto che le miniere risalgono all’epoca di Mandalore il Grande e le antiche
leggende raccontano che erano la tana di un Mitosauro, una creatura mostruosa e
enorme. Si dice che Mandalore il Grande riuscì a domarla e per questo ebbe il
diritto di governare il pianeta” la Kryze lesse e spiegò, ma in realtà il suo
pubblico più attento furono Cassian e Grogu, perché Din forse non l’aveva
neanche sentita. Pareva ipnotizzato dalle Acque Viventi e, mentre si avvicinava
ad esse, si tolse il mantello, le armi e il jet
pack. Per un velocissimo e surreale istante Cassian si chiese se si sarebbe
spogliato del tutto per immergersi
nelle Acque Viventi, ma non andò così.
Din iniziò a scendere
i gradini lentamente e ad ogni passo pronunciava le parole del giuramento dei
Mandaloriani, mentre gli altri lo fissavano senza sapere bene cosa fare, cosa
dire o cosa pensare. Era giunto più o meno a metà percorso e l’acqua gli
arrivava alla vita quando… improvvisamente sparì dalla superficie. Chissà se
era caduto in un anfratto, appesantito dall’armatura (e ovviamente senza il jet pack che lo avrebbe aiutato
a ritornare a riva) o se qualche bestia acquatica lo aveva afferrato e tirato
sotto, fatto sta che andò così.
“Din! Din! Din!”
gridò Cassian. In un attimo gli sovvenne che era stato lui, qualche giorno
prima, a augurargli di affogarcisi nelle
Acque Viventi e ora stava succedendo davvero, era tutta colpa sua! Senza
neanche ragionare, il giovane pilota fece per gettarsi dietro il Mandaloriano e
lo avrebbe fatto se Bo-Katan non lo avesse fermato, afferrandolo per le braccia
e spingendolo a terra.
“Sei impazzito? Vuoi
forse morire?”
“Sarà Din a morire se
non lo aiuto, io non posso vivere
senza di lui!” urlò Cassian, cercando ancora una volta di sgusciare alla
stretta della donna e buttarsi.
“Ci vado io, tu resta
qui e bada a Grogu” ordinò. Pareva fredda e distaccata, ma il dolore, l’orrore
e la disperazione assoluta che aveva letto negli occhi di Cassian l’avevano
toccata fino in fondo al cuore. “Io ho l’armatura e il jet pack, riuscirò a recuperarlo e a riportarlo in superficie,
mentre tu affogheresti e non lo salveresti.”
Bo-Katan si tuffò. A
Cassian sembrò che fossero passate ore e si diceva che, in tutto quel tempo,
Din era sicuramente annegato, ma in realtà tutto ciò era accaduto in pochi
secondi. La Mandaloriana, grazie al jet
pack, era giunta rapidamente in fondo all’abisso, aveva trovato Din e lo
stava riportando fuori dall’acqua, in salvo. Per un istante, con la coda dell’occhio,
le parve di vedere qualcosa, una creatura enorme, mostruosa… il Mitosauro,
quello? Poteva essere? Ma non aveva tempo per indagare, doveva far presto. Uscì
dall’acqua insieme a Din e si buttarono entrambi sul pavimento della miniera
tossendo e cercando di riprendere fiato.
Cassian e Grogu erano
impietriti e non osavano neanche avvicinarsi. Fu ancora una volta Bo-Katan a
risolvere la situazione, aiutando Din a rialzarsi e ad allontanarsi dall’imboccatura
della caverna, e Cassian e Grogu li seguirono in un silenzio scioccato.
Bo-Katan accese un piccolo fuoco presso le colonne dove si erano fermati all’inizio
e fece sdraiare Din accanto alla fiamma perché si asciugasse e si riprendesse.
Poi preparò un altro piccolo fuocherello per Cassian e Grogu, un po’ più
distante e al riparo di un enorme masso.
“Siete entrambi sotto
shock” disse loro, “vi farà bene stare un po’ insieme per rassicurarvi. Din si
riprenderà, non preoccupatevi.”
Cassian annuì, ma i
suoi occhi neri erano più tristi e cupi del solito e sembravano mangiarsi tutto
il suo viso, diventato pallidissimo e con cerchi neri sotto gli occhi. Grogu
scese dal suo guscio e si gettò tra le braccia di Andor, un po’ per
tranquillizzarsi ma, soprattutto, per cercare di confortare e rassicurare lui.
Grogu si era spaventato, ma il suo legame con la Forza gli permetteva di
sentire che Din si stava riprendendo e che non avrebbe subito conseguenze, in
quel momento era Cassian che si stava perdendo in un’oscurità gelida e
spaventosa, fatta di paura, rimorso, rabbia e orrore.
Bo-Katan tornò
accanto a Din e aspettò che si riprendesse del tutto, visto che aveva qualcosa
da dirgli e voleva che fosse ben lucido per ascoltarla. Nel frattempo
continuava a fissare le Acque Viventi e a chiedersi se avesse visto davvero ciò
che credeva di aver visto e, nel caso, che cosa significasse…
Fine capitolo terzo
* Alimento molto nutriente tipico della
civiltà mandaloriana con cui vengono cresciuti i piccoli Mandaloriani,
purtroppo non sono riuscita a capire con cosa sia fatta, probabilmente di pesce
liofilizzato che è fonte di grassi e proteine e facilmente trasportabile in
piccole boccette.
And I will stop searching for the truth beneath
And start living life with every chance I get
Now that I am strong I'm overcoming this lack of love
It is good sometimes to forget consciousness
When the music's loud and there is no one else
Close my eyes and longing for your warm embrace I find rest
Sweet oblivion
You heal my scars away
You show me the right way
To reach the true happiness neverending
I can't wait anymore
To flow with your sweet notes
To lose myself deep into your perfection!
(“Oblivion” – Temperance)
Bo-Katan attese che
Din si fosse risvegliato e ripreso prima di parlare con lui.
“Sei contento,
adesso, ti senti meglio ora che ti sei redento?” gli domandò, ironica.
“Naturalmente, mi
sento molto meglio, era ciò che dovevo fare e adesso che l’ho fatto mi sento in
pace” rispose lui, senza cogliere il sarcasmo o forse scegliendo di ignorarlo.
“Ad ogni modo, forse non ci hai pensato, ma anche tu ti sei redenta. Ti sei
immersa nelle Acque Viventi per salvarmi ancora una volta la vita, quindi per
aiutare un fratello Mandaloriano, e questo gesto ha lavato via ogni tua
precedente trasgressione del Credo e ti ha riportata sulla Via.”
La Mandaloriana
sospirò, la cosa probabilmente le sarebbe potuta tornare utile in seguito,
visto ciò che pensava di aver visto… ma non era di quello che voleva parlare a
Din.
“Va bene, siamo tutti
redenti e tutti sulla Via del Credo, evviva” commentò. “Io volevo parlare con
te di un’altra cosa, però. Insomma, Din, ti rendi conto di quanto quel giovane,
Cassian Andor, sia innamorato di te?”
Il Mandaloriano non
si aspettava certo un’intromissione simile di Bo-Katan nella sua vita privata,
ma non aveva problemi a discuterne.
“Cosa intendi dire?
Certo che lo so, è il mio compagno, sarà un secondo padre per Grogu” disse.
“Eh no, questa è la
risposta preconfezionata” obiettò la donna. “Io ti ho chiesto una cosa diversa:
tu sai, hai mai saputo, Din, quanto profondamente, totalmente, intensamente e
anche insensatamente ti ami quel ragazzo? Ti sei mai reso veramente conto della
forza dei suoi sentimenti per te, una forza che, confesso, non avevo mai visto
prima? Cassian ti ama con tutto se stesso, per lui sei tutta la vita, ti ama
senza chiedere niente in cambio, ti ama più di ogni altra cosa al mondo, ti ama
in un modo assoluto. Tu te ne rendi conto?”
Ancora una volta, Din
parve non capire cosa volesse sapere Bo-Katan.
“Ma sì, me ne rendo
conto, per questo voglio che diventi anche lui un Mandaloriano, voglio sposarlo
e formare una famiglia insieme a lui e a Grogu” spiegò tranquillamente.
Bo-Katan era
esasperata.
“L’ho capito questo,
la bella famiglia Mandaloriana che alleva trovatelli, magari pensi che questa
sia la Via per te e per loro, tutti
all’interno del Credo Mandaloriano, che bella cosa. Ma io non sto parlando di
progetti, di Credo o di famiglie, io sto parlando di sentimenti, di amore” insisté, cercando di inculcare l’idea
nella testa (e attraverso l’elmo) di Din. “Anche lui vuole una famiglia con te
e Grogu, certo, ma soprattutto vuole te!Cassian ti ama con tanta violenza,
intensità e così incondizionatamente che era pronto a morire per te senza
pensarci due volte. Quando sei sparito, inghiottito dalle Acque Viventi, stava
per buttarsi dietro di te così, senza un’armatura, senza jet pack, indifeso e vulnerabile: sarebbe morto annegato per te, ma
non ci ha neanche pensato, voleva salvarti. L’ho ripreso appena in tempo e mi
sono tuffata io, altrimenti lui ci sarebbe rimasto, sotto le Acque Viventi. Ed
è questo che ti chiedo, Din: capisci quanto quel ragazzo ti ami e, soprattutto,
sei in grado di ricambiare, almeno in parte, questi suoi sentimenti così vivi e
intensi? Oppure ti fai rimbalzare addosso le emozioni e usi elmo e armatura per
difenderti dai sentimenti, pensando solo ai progetti che possono andare
d’accordo con il Credo?”
Finalmente Bo-Katan
aveva toccato il tasto giusto, perché Din trasalì a quelle parole.
“Cassian voleva… si
sarebbe buttato nelle Acque Viventi? Ma non aveva alcuna possibilità di
salvarmi, sarebbe morto per niente” mormorò.
“Beh, è quello che
voleva fare e non è stato facile trattenerlo. Non ha pensato alle possibilità
che aveva, non ha pensato a niente, mi ha solo detto che non poteva vivere senza di te” replicò la donna. “Ecco, tu hai mai
pensato a quanto Cassian ti ami e potrai mai riuscire a restituirgli almeno un
po’ di questo amore?”
Il Mandaloriano aveva
vissuto buona parte delle ore precedenti come se fosse stato in trance, sia
perché era stato anche catturato, ferito e dissanguato, ma soprattutto perché
per lui mettere piede su Mandalore e, ancora di più, avere davvero la
possibilità di immergersi nelle Acque Viventi e potersi redimere era la cosa
più urgente e pressante. Adesso era tutto a posto, lui si era redento e poteva
ricominciare a pensare con la sua testa e anche a rendersi conto che attorno a
lui c’era gente che gli voleva bene e che si preoccupava per lui.
E c’era Cassian. Soprattutto
Cassian. Se perfino Bo-Katan si era accorta di ciò che Cassian provava per lui…
se Cassian aveva davvero rischiato la vita senza pensarci perché, tanto, non
voleva vivere senza di lui… Quanto doveva aver sofferto in quella giornata (o
forse erano state due? Laggiù nel sottosuolo non era facile rendersi conto
dello scorrere del tempo), vedendolo in pericolo, potendo solo assistere senza
fare niente perché non aveva armatura né armi adatte per poterlo proteggere.
Almeno Grogu aveva potuto usare il suo legame con la Forza per percepirlo,
sentire che stava bene, e se solo fosse stato un po’ più grande e addestrato
probabilmente lo avrebbe salvato lui senza bisogno di scomodare Bo-Katan. Ma
Cassian? Quanto si era sentito inutile, inadeguato, sempre più sprofondato
nella tristezza e nello scoraggiamento? Il cuore di Din si sentì trafiggere a
quel pensiero.
“Lo sai che non sono
bravo in queste cose” ammise Din, “mi stavo appena abituando al fatto di amare
Grogu come un figlio e poi ho conosciuto Cassian. Non lo so, forse non riuscirò
mai a ricambiarlo come merita, però voglio… io voglio che sia felice insieme a
me e a Grogu.”
Aveva parlato alla
Mandaloriana, ma il suo sguardo era rivolto a Cassian che, poco lontano, si
lasciava scaldare dal fuocherello acceso da Bo-Katan e, soprattutto,
dall’abbraccio tenero e affettuoso di Grogu. Ma il suo volto era pallido e
affilato, le ombre sotto gli occhi erano viola, gli occhi parevano pozzi neri
di infelicità, dolore, disperazione e un’oscurità che se lo stava mangiando
vivo.
“Al momento non mi
sembra affatto felice” sottolineò Bo-Katan. “Avanti, adesso vai da lui e
parlaci, rassicuralo, confortalo come sta facendo Grogu. Lui ha bisogno di te,
di vedere che stai bene e che lo vuoi, che vuoi stare con lui. Andiamo, io
prendo Grogu con me e lo distraggo un po’, così voi potrete stare da soli. Se
vuoi puoi toglierti anche l’elmo, io e Grogu non ti vedremo e credo che Cassian
abbia bisogno di guardarti in faccia per capire che davvero è tutto finito e va
tutto bene.”
Così dicendo, lo
accompagnò da Cassian e Grogu. Il Mandaloriano la seguiva riflettendo, forse
per la prima volta in tutta la sua esistenza, sui sentimenti e ciò che provava
lui per Cassian e Cassian per lui. In realtà aveva sempre misurato anche le
emozioni e le reazioni altrui basandosi sulle proprie e per questo aveva
creduto che Cassian fosse affezionato e legato a lui, sì, ma non che lo amasse
in modo così totale e profondo, credeva che gli volesse bene come gliene voleva
lui e che volesse formare una famiglia con lui, ma questo amore incondizionato,
intenso, quasi violento era qualcosa a cui non aveva mai pensato prima. Si
rendeva conto che non sarebbe mai stato in grado di ricambiarlo allo stesso modo
e, per questo, avrebbe cercato di donare a Cassian tutto l’affetto, la dolcezza
e la tenerezza che poteva per farlo felice, e avrebbe cominciato da subito!
Bo-Katan prese in
braccio Grogu e lo mise sul suo guscio volante.
“Tu vieni con me,
piccoletto. Hai visto che tuo padre sta bene? Te lo avevo detto. Adesso però
lui e Cassian devono parlare e quindi io ti porterò a fare un giro turistico delle miniere di
Mandalore” disse. “In fondo dovrai imparare tutte queste cose come
Mandaloriano, no? Anche tuo padre vuole che tu sappia tutto su questi
argomenti.”
Din accarezzò e
strinse a sé Grogu, che apparve molto felice di rivederlo sano e salvo, ma non
stupito perché in fondo lui lo sapeva già, il legame che aveva con la Forza gli
faceva percepire che il Mandaloriano stava bene. Anche Grogu sorrise e seguì
Bo-Katan alla scoperta delle miniere misteriose, o qualcosa del genere.
Cassian, invece,
sembrava stordito e il fatto che gli avessero tolto Grogu, che gli dava un
minimo di conforto con il suo abbraccio, era stato ancora più lacerante per
lui. Era in una sorta di stato catatonico quando Din gli si sedette accanto e
lo prese per le spalle, voltandolo verso di sé.
“Cassian, sono qui,
sto bene, va tutto bene” gli disse. “Ho compiuto la mia redenzione e tutti gli
obblighi che avevo nei confronti del Credo, adesso sono in pace. Non sono
ferito, sto bene.”
E, così come gli
aveva consigliato Bo-Katan, si tolse l’elmo per farsi guardare bene in faccia.
“Guardami, vedi che
sto bene? Lo so che sono stati momenti terribili per te, ma ora va tutto bene,
è finita e d’ora in poi le cose funzioneranno meglio” disse con voce dolce e
pacata.
“Come, ti sei appena
redento e poi ti togli di nuovo l’elmo? Così dovrai immergerti di nuovo in quel
posto…” mormorò Cassian.
“Davanti a te e a
Grogu posso toglierlo, voi siete la mia famiglia” rispose Din con tenerezza,
poi sorrise e qualcosa esplose al centro del petto di Cassian, un vulcano di
emozioni e amore, di incredulità e fuoco incendiario: non si era neanche reso
conto di quanto gli fosse mancato il bellissimo sorriso del suo Din e quanto
avesse temuto di non vederlo mai più!
“È stata solo colpa
mia” fece con voce spezzata, quasi in un singhiozzo. “Giorni fa, nell’ufficio
di Greef Karga, io ti avevo augurato di affogarci,
nelle Acque Viventi, e oggi stava per succedere davvero! E io non potevo
aiutarti, ci ho provato ma Bo-Katan mi ha fermato, aveva ragione lei, sarebbe
stato inutile, io non ti avrei potuto salvare ma lei sì, io sono inutile,
faccio solo le cose sbagliate e tu…”
Din interruppe quel
fiume di parole disperate con un bacio lungo e tenerissimo, un bacio che
scioglieva tutte le tensioni di quei terribili giorni e riscaldava il sangue di
entrambi, un bacio che li univa nuovamente dopo che gli eventi esterni li
avevano separati momentaneamente. E si accorse che anche lui voleva baciare
Cassian, che non era soltanto per rassicurarlo e confortarlo, anche lui
desiderava baciarlo, sentire il suo sapore, perdersi nel suo respiro e… a dirla
tutta, se non fossero stati in un luogo sacro, avrebbe desiderato anche altro, sentiva una insolita eccitazione
nel corpo, forse dovuta al fatto di aver rischiato la vita e di essere stato
lontano da Cassian per tutto quel tempo. Lo baciò a lungo e lo strinse in un
abbraccio caldo e avvolgente.
“Sei buffo, lo sai,
Cass? Dici di non credere al potere magico delle Acque Viventi, però a quanto
pare credi di avermi lanciato una sorta di maledizione
con quelle parole dette in un momento in cui eri arrabbiato” mormorò intenerito
e divertito il Mandaloriano. “Tu non c’entri niente, è stato l’abisso a
catturarmi, e non è affatto vero che sei inutile, anzi. Proprio adesso che
siamo qui tu puoi venire alle Acque Viventi e fare il giuramento da
Mandaloriano davanti a me, Grogu e Bo-Katan come testimoni. A quel punto sarai
un vero Mandaloriano, ti faremo forgiare al più presto armatura ed elmo e tutte
le armi dei Mandaloriani e io ti addestrerò al combattimento, così non ti
sentirai più inutile, potrai sempre aiutarmi e lottare al mio fianco.”
“Ma io… non so se
saprò imparare” Cassian era frastornato dalle emozioni, prima il terrore, lo
shock, la paura e ora quest’ondata di amore e di calore che gli bruciavano la
pelle e il cuore. “Sono troppo vecchio ormai per imparare nuove tecniche di
combattimento, non sono un bambino come Grogu, non sarò mai un vero
Mandaloriano.”
“Ma certo che lo
sarai, Cass. Io mi fido di te, credo in te e ci crederò sempre” lo baciò ancora
dopo quelle bellissime e confortanti parole che cancellarono con un colpo di spugna
tutta la sofferenza che Cassian aveva provato in quelle giornate oscure e
terribili, poi lo aiutò ad alzarsi, si rimise l’elmo e lo condusse verso le
Acque Viventi.
Bo-Katan e Grogu si
avvicinarono.
“Va meglio adesso?”
domandò la donna.
“Sì, va molto meglio,
e ora Cassian farà il suo giuramento al Credo e diventerà un vero Mandaloriano”
annunciò orgoglioso Din. “Mi fa piacere che possa farlo anche davanti a te,
Bo-Katan, perché tu hai governato Mandalore, fai parte di una famiglia antica e
nobile e forse potresti accoglierlo nel tuo clan.”
“Ma certo, ne sarò
felice” acconsentì lei.
Intanto Cassian aveva
fatto due passi sui gradini e poi si era voltato verso Din perché gli
suggerisse le parole da dire. Si sentiva strano, come se quel luogo avesse
effetto anche su di lui, come se una luce lo illuminasse da dentro… chissà se
era solo la consapevolezza che si stava legando ancora più indissolubilmente a
Din?
“Aspetta, Cassian”
disse però il Mandaloriano, e la sua voce ora appariva tesa. “Scendi solo un
paio di altri gradini e poi inginocchiati per farti bagnare dalle Acque
Viventi, non andare verso l’abisso. Dammi la mano, e porgi l’altra a Bo-Katan,
e poi ripeti quello che dirò io.”
Bo-Katan soffocò un
risolino mentre dava la mano ad Andor: Din voleva che il suo compagno
diventasse un Mandaloriano, ma non voleva esporlo al pericolo che aveva corso
lui e quella era una buona cosa. Aveva capito ciò che lei gli aveva detto poco
prima…
Cassian obbedì e in
quel modo si trovò immerso nelle Acque Viventi fino al petto, con le mani
saldamente strette in quelle di Din e Bo-Katan, e a quel punto era davvero
emozionato e non solo per il legame con Din, ora lo sentiva, si rendeva conto
che stava veramente per cambiare completamente la sua vita, magari… magari
davvero lavar via tutte le cose sbagliate che aveva fatto fino a quel momento.
Allora era vero che le Acque Viventi avevano dei poteri!
«Io giuro sul mio nome e sui nomi degli antenati che
percorrerò la Via del Mandalore” suggerì Din, e Cassian le ripeté con una
strana voce spezzata dall’emozione.
“E le parole del Credo saranno per sempre forgiate nel mio
cuore. Questa è la Via” concluse Din… sì, perché alla fine il giuramento per
diventare Mandaloriano era molto semplice, non contavano tanto le parole ma
quello che significavano e ciò che impegnavano a fare.
“E le parole del Credo saranno per sempre
forgiate nel mio cuore” ripeté ancora Cassian, sentendosi curiosamente commosso
e emozionato. Stava succedendo davvero e, chissà perché, si sentiva gli occhi
pieni di lacrime. “Questa è la Via.”
Poi Din e Bo-Katan aiutarono Cassian a
rialzarsi e Din lo abbracciò stretto, anche lui evidentemente commosso e
sebbene Cassian fosse tutto bagnato. Cavolo, si era commossa pure Bo-Katan!
“Dai, portalo accanto al fuoco, lui non ce l’ha
ancora l’armatura e gli verrà una polmonite se non si asciuga” disse lei, anche
per sdrammatizzare.
“Cassian Andor, ora sei un Mandaloriano. Come
ti senti?” mormorò Din, e in quel momento si sentiva forse ancora più felice e
pacificato di quando si era redento lui stesso.
“Bagnato” rispose il giovane, ma si capiva
che cercava di mascherare l’emozione con l’ironia. Din, divertito e intenerito,
fece sedere Cassian accanto al fuoco che Bo-Katan aveva acceso in precedenza e
lo strinse a sé. Cassian era un vero Mandaloriano, adesso. Era il suo Mandaloriano. Non si sarebbero
lasciati mai più.
E questo pensiero lo riempiva di gioia e
calore, proprio come accadeva a Cassian. Era quello l’amore?
Yeah, my life is what I'm fighting for
Can't part the sea, can't reach the shore
And my voice becomes the driving force
I won't let this pull me overboard
God, keep my head above water
Don't let me drown, it gets harder
I'll meet you there at the altar
As I fall down to my knees
Don't let me drown, drown, drown
Don't let me, don't let me, don't let me drown
God, keep my head above water
I lose my breath at the bottom
Come rescue me, I'll be waiting
I'm too young to fall asleep…
(“Head above water” – Avril Lavigne)
A quanto sembrava, la
missione nelle miniere di Mandalore era compiuta: Din si era redento nelle
Acque Viventi, Bo-Katan pur senza volerlo si era redenta anche lei immergendosi
per salvare la vita di Din e anche Cassian era diventato un Mandaloriano
facendo il suo giuramento inginocchiato nelle Acque Viventi. Tutto a posto,
allora? In realtà i veri problemi sarebbero iniziati proprio in quei giorni, ma
andiamo con ordine e non spoileriamo!
Dopo che anche
Cassian si era inginocchiato nelle Acque Viventi delle miniere di Mandalore e
aveva fatto il suo giuramento da Mandaloriano, Din aveva atteso che si
asciugasse un po’ presso il fuocherello acceso da Bo-Katan, ma si vedeva che
aveva una gran fretta di andar via, ora che aveva compiuto tutto ciò che
doveva. La Mandaloriana, invece, continuava a fissare le Acque Viventi come per
penetrare il loro mistero e scoprire se aveva davvero visto ciò che credeva di
aver visto, ossia il leggendario Mitosauro delle storie e dei canti Mandaloriani.
Vide Din che prendeva
una fialetta e la riempiva d’acqua.
“Che stai facendo?”
gli chiese.
“Porterò quest’acqua
all’Armaiola come prova che mi sono veramente immerso nelle Acque Viventi e che
quindi sono redento” rispose lui, “e che anche Cassian si è immerso e ha fatto
il giuramento al Credo, pertanto adesso è un vero Mandaloriano e lei dovrà
accettarlo, che lo voglia o no.”
Bo-Katan ne
approfittò per chiedergli quello che la tormentava.
“Din, tu hai visto
qualcosa mentre affondavi?”
“Ho visto solo l’abisso
che si faceva sempre più profondo mentre andavo sotto” rispose lui, e se poteva
essere sembrato uno scemo per essersi gettato in acqua con un’armatura che l’avrebbe
tirato a fondo come un ferro da stiro, si spiegò meglio in quell’occasione. “Non
credevo che fosse così profondo, sembrava senza fine.”
“In realtà non lo
era, prima. Sono stati i bombardamenti a distruggerlo e a renderlo com’è ora”
spiegò la donna. “Ma io intendevo qualcosa di diverso, volevo sapere se avessi
visto qualcosa di vivo.”
“Di vivo? No, non ho
visto niente, perché?”
“No, niente” tagliò
corto Bo-Katan. “Bene, allora possiamo andare. Vi riaccompagnerò con il mio
Gauntlet.”
Così il piccolo
gruppo rifece daccapo tutta la strada percorsa fin lì e, curiosamente, il
viaggio di ritorno parve molto più veloce di quello di andata, forse anche
perché non ci furono aggressioni, trappole e pericoli mortali. Poco più tardi
si trovavano tutti sul Gauntlet della Mandaloriana e lei si divertiva a
prendere in giro Din.
“Bene, sarai
contento, adesso” gli disse. “Hai fatto quello che sentivi come un dovere
improrogabile!”
Il Mandaloriano, in
effetti, appariva davvero soddisfatto. Anzi, era talmente soddisfatto che si
vedeva anche attraverso l’elmo, come
se gli luccicasse!
“Sono redento, per
cui hai ragione, mi sento in pace con me stesso” rispose. “E sono contento
anche perché Cassian ha fatto il giuramento al Credo e adesso è diventato un
Mandaloriano, sono impaziente di andare dall’Armaiola per informarla di tutto
questo.”
“Vorrei offrirti un
banchetto per festeggiare tutte queste belle novità, ma purtroppo temo che non
sarà possibile, visto che immagino che d’ora in poi non ti toglierai mai più
quell’elmo” replicò lei.
“Questa è la Via” fu
il commento piuttosto prevedibile di Din.
“Eh sì, questa è la Via” ripeté Bo-Katan, ma con
un tono a metà tra l’ironico e il deluso.
“Ecco, adesso
ricominciamo? Ma che bellezza, Din non si toglierà più il casco e quindi non
potrà vivere una vita normale come tutti, festeggiare con gli amici, stare con
le persone… cosa c’è di bello in tutto questo, insomma, si può sapere?” obiettò
Cassian, che si stava nuovamente deprimendo. In effetti il futuro non appariva
molto roseo e lui aveva sperato in qualcosa di diverso dopo le parole tenere di
Din alle miniere.
Purtroppo per lui,
non sapeva che era stata Bo-Katan a spingerlo a parlargli in quel modo e che,
probabilmente, Din non lo avrebbe fatto spontaneamente, non perché non volesse
bene a Cassian ma perché, semplicemente, non ci avrebbe neanche pensato, tutto
compreso com’era nella redenzione e nel giuramento Mandaloriano.
“Comunque, anche se
non potremo festeggiare con un banchetto, vorrei lo stesso che rimaneste
qualche giorno al mio castello” riprese la Mandaloriana, consapevole della
delusione e dell’amarezza di Cassian. “Avete subito tutti delle dure prove nel
sottosuolo di Mandalore e nelle miniere. Tu hai rischiato più volte la vita,
Din, e forse sei ferito; Cassian e Grogu sono stanchi e provati. Vi farò
preparare una stanza tutta per voi e vi farò portare i pasti là, così non
dovrai toglierti l’elmo davanti a me, e tutti voi potrete rinfrescarvi,
rilassarvi e dormire in un vero letto. Beh, a parte Grogu che ha la sua culla a
guscio!”
“Bo, ti ringrazio
davvero tanto e ti sarò eternamente debitore per tutto quello che hai fatto per
me e anche per Grogu e Cassian” ribatté Din, “mi hai salvato la vita mettendo a
rischio la tua e ti sei occupata di proteggere il piccolo e di aiutare Cassian
quando ne ha avuto bisogno, ma adesso devo rifiutare il tuo gentile invito.
Voglio solo che ci accompagni allo Starfighter e ripartiremo subito, voglio
andare al più presto a riferire all’Armaiola che mi sono redento e che Cassian
ora è un Mandaloriano. Anzi, dovrà subito iniziare a forgiare un’armatura e l’equipaggiamento
per lui.”
Bo-Katan lanciò uno
sguardo a Cassian, vide che aveva aperto la bocca per protestare ma che poi
aveva chinato il capo senza dire niente, chiaramente consapevole di quanto
fosse inutile parlare con Din quando era in quella trance spirituale, era esattamente come quando si era infilato nel
sottosuolo di Mandalore senza badare al fatto che potesse essere pericoloso per
tutti loro e, in effetti, senza l’aiuto della Kryze sarebbero morti tutti e tre
e buonanotte alla redenzione! Vide ricomparire negli occhi di Cassian quella
tristezza da cucciolo abbandonato, l’oscura malinconia di chi non crede più che
le cose potranno cambiare… e allora fu lei ad insistere.
“Senti, Din, l’Armaiola
non scapperà nelle prossime ore e il fatto che tu sia redento e che Cassian sia
diventato un Mandaloriano non cambierà” dichiarò, spazientita. “Hai forse già
dimenticato quello che ti ho detto alle miniere, dopo averti salvato? Avete
tutti bisogno di riposo e di almeno una notte di sonno tranquillo, se non vuoi
farlo per te almeno fallo per il piccolo e per Cassian, che è stato molto provato da queste esperienze. Fosse per
me, potreste restare qualche giorno e incaricherei i miei fabbri di forgiare l’armatura
e tutto l’occorrente per Cassian, non credo proprio che lui voglia diventare un
Figlio della Ronda mentre io sarei fiera di averlo nel mio clan. Comunque, se
proprio hai questa fretta di raggiungere la tua
Armaiola, perlomeno accetta di rimanere per questa sera e dormire nel mio
castello. Potrete ripartire domattina presto e avrete tutto il tempo di
arrivare dall’Armaiola. Non escludere tutto ciò che ti circonda, Din, te l’ho
già spiegato.”
Con delicatezza,
Bo-Katan aveva ricordato al Mandaloriano ciò che gli aveva detto alle miniere
di Mandalore sull’amore infinito e totalizzante che Cassian provava per lui e
che lo aveva quasi spinto a buttarsi nelle Acque Viventi incontro a morte certa
pur di provare a salvarlo. Gli stava rammentando di non usare elmo e armatura
per schermarsi dai sentimenti, perché Cassian meritava di essere ricambiato almeno
in parte nel suo amore sconfinato. Ovviamente vi aveva solo accennato per non
mortificare Cassian che adesso poteva ascoltarla, però Din comprese e ricordò.
Si voltò anche lui per guardare il giovane pilota che continuava a tenere il
capo chino e che aveva di nuovo negli occhi l’ombra della delusione e del vuoto…
E pensare che, solo pochissime ore prima, lo aveva stretto e baciato ed era
stato fiero di lui guardandolo giurare nelle Acque Viventi, era stato così
felice di vederlo diventare un Mandaloriano, e adesso si era nuovamente dimenticato
di lui? No, Bo-Katan aveva ragione, Cassian meritava almeno quella notte di
serenità, contando anche che, nei giorni seguenti, probabilmente non avrebbero
avuto tempo per stare insieme in privato, i Figli della Ronda erano un gruppo
unito e stavano sempre insieme, non c’era privacy in quelle grotte. E anche
Grogu era piccolo, era solo un bambino e, per quanto fosse potente nella Forza,
aveva diritto ai suoi momenti di riposo e di svago. Era forse per stancarlo e
traumatizzarlo che lo aveva portato via da Luke e dai suoi amici? Che razza di
padre voleva essere per lui?
“Va bene, hai ragione
tu” ammise. “Resteremo per questa sera e dormiremo al castello, ma domattina
voglio partire presto. Ti ringrazio ancora tanto per tutto ciò che fai per noi,
Bo, non lo dimenticherò.”
La Mandaloriana
sorrise dietro l’elmo, sollevata.* Una
volta giunti a Kalevala, diede ordine ai suoi droidi di preparare una stanza
confortevole per Din e Cassian (Grogu sarebbe stato con loro, ma aveva già la
sua culla a guscio!) e un banchetto per festeggiare: lei avrebbe mangiato da
sola alla tavola principale mentre ai suoi ospiti sarebbe stato servito il cibo
in camera, per permettere al Mandaloriano di togliere il casco solo davanti
alla sua famiglia e a nessun altro, dopo tutta la pena che si era preso per
redimersi (e che aveva inflitto agli altri, non dimentichiamolo…) ci mancava solo
di dover ricominciare da capo!
Din, Cassian e anche
Grogu poterono lavarsi e i loro abiti vennero portati velocemente via dai
droidi per essere ripuliti, in modo da venirgli restituiti poco dopo. Quando si
furono sistemati cenarono con le pietanze fatte loro portare da Bo-Katan e,
finalmente, si coricarono.
Il Mandaloriano,
sentendosi Cassian così vicino e stretto al suo corpo, si rese conto che non
avrebbe più potuto trattenersi e che voleva continuare ciò che il suo desiderio
gli aveva suggerito già nelle miniere di Mandalore, dove però non aveva potuto
farlo per ovvi motivi.
“Buonanotte, Grogu”
disse al piccolo. “Chiudi il tuo guscio, così dormirai più tranquillo.”
Grogu obbedì, almeno
in quel momento, poiché anche lui era veramente stanco e provato da tutto ciò
che aveva vissuto e fatto, e cadde addormentato come il bambino che era.
“Mi dispiace se ti ho
dato la sensazione di averti dimenticato e trascurato” mormorò poi Din a
Cassian, stringendolo tra le braccia. “Come vedi ho fatto lo stesso anche nei
confronti di Grogu e non ne vado fiero, voglio essere un padre per lui ma l’ho
messo in pericolo e l’ho esposto a esperienze che non sono adatte a un bambino
della sua età, neanche a un piccolo Mandaloriano. E tu… tu eri pronto a morire
per me, ma io non mi sono accorto di niente, ero troppo preso dal desiderio di
redimermi.”
“Non devi scusarti
con me, Din, non sono arrabbiato, sono solo… beh, triste e non molto fiducioso
riguardo al futuro” rispose Andor, sempre malinconico. “Domattina torneremo dai
Figli della Ronda e io cosa farò? Non voglio diventare uno di loro, avrei
preferito far parte del clan di Bo-Katan.”
“Potrai entrare
comunque nel suo clan in seguito, lei è pronta ad accoglierti” lo rassicurò
Din. “Io però voglio andare al più presto dall’Armaiola perché voglio mostrarle
subito che mi sono redento e che tu sei diventato un Mandaloriano. Voglio farlo
il prima possibile e lei dovrà forgiarti armatura ed equipaggiamento, non potrà
rifiutarsi comunque la pensi perché ora sei un Mandaloriano e l’Armaiola ha il
dovere di accettarti anche se non fai parte del suo clan. E, quando avrai anche
tu la tua armatura, dirò all’Armaiola che noi vogliamo sposarci e formare una
famiglia per crescere Grogu e, magari, altri trovatelli nel Credo Mandaloriano.”
“Vuoi chiedere all’Armaiola il permesso di sposarmi?
Ah, ci sarà da ridere, come minimo ti bandirà di nuovo, altro che redenzione
nelle Acque Viventi! Quella mi odia!”
commentò amaro Cassian.
“Non le chiederò il
permesso, le riferirò la mia decisione e lei non potrà dire né fare nulla per
farmi cambiare idea” replicò tranquillo Din. “Sposarti non infrange alcuna
Regola del Credo, ora che sei anche tu un Mandaloriano, e fare una famiglia e
crescere trovatelli è uno dei doveri dei Mandaloriani. Io finora non ne ho
sentito la necessità e preferivo stare per conto mio e lavorare come cacciatore
di taglie, ma dopo aver incontrato Grogu e dopo aver conosciuto te è cambiato
tutto: adesso la mia Via come Mandaloriano è questa, educare al Credo Grogu e
altri trovatelli insieme a te e, quando ci sarà bisogno, combattere per
difendere gli innocenti e i fratelli e sorelle Mandaloriani. Come ormai sai
anche tu, il Credo ammette e incoraggia questa Via. E la mia Via, adesso, è con
te.”
Cassian non avrebbe
mai pensato di provare tanta gioia ed emozione sentendo parlare della Via del
Credo! Avrebbe voluto dire mille cose ma non trovava le parole adatte, il cuore
gli batteva così forte da assordarlo e il sangue si liquefaceva come piombo
fuso. Poi Din lo baciò e tutto il resto esplose in stelle, meteoriti e
satelliti. Si abbandonò ai baci e alle carezze dell’uomo che gli incendiavano
la pelle e il respiro, sembravano consumarlo fino alle più nascoste fibre del
suo essere, facevano scomparire ogni dispiacere, paura e shock subito in quelle
terribili giornate a Mandalore in una bolla di pura luce, calore violetto e
amore sconfinato. Voleva essere suo in tutto e per tutto e così lasciò che lo
baciasse lentamente e profondamente, che le sue mani lo percorressero ovunque e
che i loro corpi si fondessero in modo totale, e quando Din fu in lui, nella
sua carne più intima, segreta e delicata, un gemito di piacere sfuggì dalle
labbra di Cassian. Poi si mossero insieme, all’unisono, in una danza antica e
sempre nuova e meravigliosa, come la danza degli astri, e il pudore portò
Cassian a soffocare ansiti e sospiri contro il petto del Mandaloriano. Dal
canto suo, Din in quel momento aveva dimenticato doveri, impegni e anche l’Armaiola
e tutto ciò che contava era Cassian, i loro corpi, cuori e anime così uniti da
diventare una sola essenza; le sensazioni che provava e che avevano risvegliato
i suoi sensi troppo a lungo mortificati erano ogni volta più intense e
magnifiche, lo facevano sentire integro e completo perché Cassian era ormai una
parte di lui e niente poteva più dividerli.
Alla fine di quei
lunghissimi momenti di amore, tenerezza e desiderio, il piacere avvolse entrambi
in un’estasi sconfinata che cancellò ogni bruttura, rabbia, dolore e
stanchezza, lasciandoli stremati ma felici, avvolti ancora l’uno all’altro in
un abbraccio dolcissimo.
“Tu ora sei il mio Mandaloriano e ci sposeremo il prima
possibile” sussurrò Din sulle labbra di Cassian dopo l’amore, senza riuscire a
staccarsi da lui ma anzi desiderando averlo in quel momento e sempre tra le
braccia, incollato e avvinto. Cassian era veramente stanco e provato e si
addormentò quasi subito nell’abbraccio di Din, sfinito ma appagato e felice. Il
Mandaloriano, altrettanto soddisfatto e sereno, lo strinse dolcemente al petto
e, prima di addormentarsi anche lui, pensò che la sua esistenza fino a quel
punto era stata vuota e arida, che aveva iniziato a vivere veramente solo con
Grogu e, ancora di più, adesso con il giovane Andor. Come aveva mai potuto
sopportare tanta solitudine prima? Come aveva potuto pensare che ci si potesse
sentire paghi semplicemente catturando criminali? Come poteva aver mai
desiderato qualcosa di diverso dal giovane che gli dormiva tra le braccia e il
piccoletto abbandonato nella sua culla a guscio?
Quella
era la Via, adesso, per lui. Una Via che era tracciata
nelle Regole del Credo, ma che lo legava per sempre a Cassian e Grogu, la sua
famiglia.
Affrontare l’Armaiola
e i Figli della Ronda sarebbe stato tutt’altro paio di maniche, ma Din non
voleva pensarci in quegli istanti beati e teneri, e in fondo neanche l’Armaiola
avrebbe potuto impedirgli di seguire la Via che aveva scelto per sé, visto che
non contrastava con le Regole del Credo Mandaloriano, vero?
Vero?
Fine capitolo quinto
* Bo-Katan normalmente non porta l’elmo, ma quando
combatte, viaggia o pilota la sua nave spaziale lo indossa come
equipaggiamento, quindi è normale anche per lei che non se lo sia più tolto
dopo aver salvato Din dalle Acque Viventi.
After the
storm there is calm but flame inside still burns A touch of sin left me undone but still willing
for more Right after dawn, we will witness the fall Of purity and hope, with broken wings we'll
mourn From now on, on this flight I will be Like the blazing moonlight I will shine Open your eyes, feeding you lies They came like angels in disguise Holding you just to let you go throughout the
flight Frightening sight, we've been too blind
To see the
dark behind their eyes
As despite
their silky wings they can still bite
Angels in
disguise!
(“Angels in
disguise” – Frozen Crown)
Come sempre, non era possibile che le
cose andassero bene neanche per una giornata!
Per fortuna Din e Cassian avevano
trascorso una notte dolcissima e piena d’amore e tenerezza e anche Grogu si era
riposato, perché dal mattino seguente tutto sarebbe stato difficile e
drammatico, specialmente per Cassian.
Din aveva dichiarato che voleva
partire presto la mattina successiva per arrivare il prima possibile dall’Armaiola
e, difatti, alle prime luci dell’alba era già pronto, svegliò con un tenero
bacio un Cassian ancora in piena catalessi e poi si rimise armatura ed elmo.
Grogu era già sveglio e sorridente, guardava Cassian con un interesse che non aveva
mai dimostrato prima e Din si chiese se, per caso, durante la notte avesse
aperto il guscio e visto loro due che facevano
cose, ma poi scrollò il capo dicendosi che era troppo piccolo per capire,
anche nel caso in cui li avesse effettivamente visti sotto le coperte.
O almeno questo era ciò che credeva
lui, ma in ogni caso non ci fu tempo per approfondire l’argomento perché
Bo-Katan, anche lei in tenuta da battaglia, elmo e armatura, bussò alla loro
porta.
“Din, Cassian, mi dispiace molto
svegliarvi, ma siamo attaccati! Ci sono delle navi dell’Impero che stanno
venendo verso di noi, dobbiamo difenderci!” esclamò agitata, non appena il
Mandaloriano le ebbe aperto.
“Non preoccuparti, eravamo già tutti
svegli perché ci preparavamo a partire” rispose Din, tranquillizzandola, e
facendo finta di non vedere Cassian che era rimasto seduto sul letto, vestito,
con lo sguardo perso nel vuoto. “Prenderemo lo Starfighter e li abbatteremo.”
“Perfetto, io farò lo stesso con il
Gauntlet” dichiarò la donna, e si affrettò a raggiungere la sua nave.
“Cassian, sbrigati, dobbiamo partire
immediatamente, le navi imperiali ci attaccano” disse il Mandaloriano al
compagno, cercando di riportarlo ad una condizione un tantino meno vegetativa
di quella in cui si trovava.
“Le navi? L’Impero? Ma dove siamo? L’impero
è stato sconfitto, no?” borbottò Cassian, rimettendosi in piedi a fatica.
“Evidentemente i soldati che pilotano
queste navi non lo sanno” ribatté Din. “Insomma, è così che facevi quando
partecipavi alle missioni della Ribellione? Non eri l’eroe di Rogue One? Torna
in te, avrò bisogno del tuo aiuto per pilotare lo Starfighter e abbattere i
nemici… temo che li abbiamo attirati noi qui, non volendo. Non c’è altra
spiegazione, comunque li distruggeremo e la cosa finirà qui.”
Cassian ritrovò se stesso e una certa
lucidità mentale, l’adrenalina faceva bene il suo lavoro. Comunque seguì Din,
Grogu e Bo-Katan piuttosto scocciato.
“Quando partecipavo alle missioni con
i Ribelli ero più giovane, accidenti” brontolò tra sé. “E sono passati più di
dieci anni dalla missione con la squadra di Rogue One…”
Eh già, il tempo passa per tutti! Ad
ogni modo Din, Cassian e Grogu raggiunsero lo Starfighter e si alzarono in volo
mentre Bo-Katan li precedeva con il suo Gauntlet. Le navi imperiali inizialmente
erano poche e i nostri amici riuscirono a distruggerle con una certa disinvoltura,
tuttavia ben presto aumentarono sempre di più e solo la grande abilità di Din,
Cassian (ormai sveglio e reattivo) e Bo-Katan consentì loro di avere la meglio.
“Queste non sono solo le poche navi
di un Signore della Guerra imperiale, mi chiedo cosa… oh, NO!” esclamò la
Mandaloriana, vedendo che altre navi imperiali si dirigevano verso il suo
palazzo e lo bombardavano.
“Non possono distruggere il castello
di Bo-Katan” gridò Cassian, inorridito. “Dobbiamo fermarli!”
“Purtroppo non possiamo, sono troppi
e ne stanno arrivando altri” rispose Din. “Anzi, dobbiamo andarcene
immediatamente da qui, altrimenti ci abbatteranno. Bo, seguimi e preparati per
il salto nell’iperspazio!”*
La donna, seppur addolorata nel
vedere la distruzione del suo palazzo, della dimora della sua famiglia, senza
poter fare niente, fu costretta a obbedire al Mandaloriano per salvarsi la
vita.
Compiuto il salto nell’iperspazio, tuttavia, Bo-Katan si fece sentire di nuovo.**
“Quei maledetti hanno distrutto la
mia casa, ma gliela farò pagare, lo giuro” affermò, piena di rabbia e dolore. “Ora
dove ci stiamo dirigendo?”
“Stiamo andando in un rifugio
Mandaloriano, è lì che vive l’Armaiola con i Figli della Ronda” rispose Din. “Il
mio clan si è nascosto là ed è così che è sopravvissuto alla Purga, riprendendo
a vivere secondo usi e costumi dei nostri antenati.”
“Ovviamente” commentò Bo-Katan,
caustica, dando così voce anche a quello che aveva pensato Cassian. Però che
altro potevano fare? Lei non aveva più una casa e non sapeva dove andare, sarebbe
stata costretta ad accettare un sistema di vita che non approvava per
sopravvivere e al resto avrebbe pensato in seguito.
E così, qualche tempo dopo, lo
Starfighter di Din e il Gauntlet di Bo-Katan atterrarono sulla stessa spiaggia
dove, qualche settimana prima, Din aveva salvato i suoi compagni da un mostro
marino, bombardandolo con lo Starfighter. Quando scesero dalle navi, tuttavia,
vennero accolti dal Comitato di benvenuto
dei Figli della Ronda che, a quanto pare, prevedeva una ventina di
Mandaloriani armati e con i blaster puntati e quel gran simpaticone di Paz
Vizla in prima fila!
Ecco, cominciamo bene, c’è già quello stronzo di Paz Vizla… e che cavolo, a
vederli tutti così impettiti e minacciosi e con quei cavolo di elmi sembra di
essere tornati in mezzo ai soldati imperiali, pensò Cassian. Non era preoccupato per l’accoglienza di Paz Vizla, dell’Armaiola
o degli altri Mandaloriani, quello che lo angosciava era il fatto che, a quel
punto, sarebbero dovuti restare lì per forza, anche Bo-Katan non aveva più un
posto dove andare e, anzi, avrebbero dovuto essere grati se avessero accettato
di ospitarli! Lo stomaco di Andor iniziò a torcersi per l’ansia, la rabbia e l’amarezza.
Non sarebbe dovuta andare così, proprio no!
“Cosa ci fate voi qui?” chiese, cordialmente come sempre, l’adorabile Paz Vizla con il blaster
puntato e altri compagni e compagne che lo seguivano e sembravano pronti a
sparare da un momento all’altro. “Din Djarin, tu sei un apostata e sei stato
bandito dal nostro clan. Quello là con te è uno straniero e non lo vogliamo
qui, e chi è quella donna?”
“Vuoi che ti dica dove puoi infilarti
esattamente quel blaster, gran figlio di…” iniziò Cassian, già esasperato, ma
Din e Bo-Katan lo fermarono prima che fosse troppo tardi… se già non lo era!
“Non sono più un apostata, mi sono
redento immergendomi nelle Acque Viventi delle miniere di Mandalore” rispose
Din.
“E io posso confermarlo, visto che
ero con lui. Sono Bo-Katan del clan Kryze” disse lei.
E io sono Cassian Andor, quello che ti romperà il culo, avrebbe voluto proseguire il giovane pilota, ma per sua fortuna Din e
Bo-Katan si erano messi davanti a lui perché non peggiorasse la situazione.
“Bo-Katan? Ah, ancora meglio, allora
siete tutti e due apostati e ve ne dovete andare!” ripeté Paz Vizla, che a
quanto pare non era solito ascoltare ciò che gli dicevano gli altri.
“Mi sono immerso nelle Acque Viventi
e sono stato purificato, ho qui la prova” insisté Din con un’invidiabile calma
e pacatezza, mostrando al Mandaloriano la fialetta in cui aveva raccolto un po’
di quell’acqua.
“Sono solo menzogne, Mandalore è un
pianeta maledetto e le miniere non esistono più!” ribatté Paz Vizla.
“Non è così, vi hanno mentito proprio
perché volevano che rimaneste nascosti, ma io ci sono stato e ora so la verità,
voglio parlarne subito con l’Armaiola” disse Din.
“Vuoi raccontare anche a lei le tue
bugie?”
“No, vuole parlare con una persona
che magari ascolta invece di aprire la bocca e darle fiato” reagì Cassian, che
davvero non ne poteva più. “Ci sono stato anch’io in quell’accidente di posto,
abbiamo rischiato la vita più volte per fare questa cosa della purificazione e
già che c’ero mi sono immerso pure io e ho fatto il giuramento al vostro Credo,
per cui ora sono un Mandaloriano come te, solo meno stronzo. Mi sa che tenere
sempre l’elmo ti ha fatto male al cervello, non ti arriva l’ossigeno…”
“Bene, porterò io stesso la prova all’Armaiola
e sarà lei a decidere” lo interruppe Din, premendogli una mano sulla bocca e
avviandosi verso il gruppo di Mandaloriani armati e ostili, trascinandoci anche
un Cassian molto riluttante, mentre Bo-Katan e Grogu li seguivano.
Paz Vizla era effettivamente uno
stronzo, ma non poteva rifiutare di condurre Din e gli altri al cospetto dell’Armaiola.
In caso, sarebbe stata lei a condannarli se quell’acqua non fosse risultata ciò
che il Mandaloriano affermava essere.
La stessa sceneggiata si ripeté nella
grotta dell’Armaiola, ma lì Cassian pensò che fosse meglio tacere e aspettare
che fosse proprio lei a provare che quanto aveva detto Din era vero e a far
fare ancora una volta una gran figura di merda a Paz Vizla, come già era
successo dopo il duello per la Spada Oscura.
L’Armaiola prese la fiala e versò
alcune gocce nell’acqua di raffreddamento della fucina e, vedendo che questa
iniziava a illuminarsi e risplendere, comprese che il Mandaloriano aveva detto
la verità.
“Queste sono veramente le Acque
Viventi, Din Djarin non sta mentendo” affermò, e Paz Vizla zitto! Poi si
rivolse a Din. “Din Djarin, ti sei immerso nelle Acque Viventi?”
“Sì, e ho ripetuto il mio giuramento
al Credo Mandaloriano” rispose lui.
“Allora sei redento e puoi tornare a
far parte dei Figli della Ronda. Questa è la Via” dichiarò l’Armaiola. E a quel
punto, con grande sorpresa di Cassian, tutti i Mandaloriani, compreso quell’idiota
di Paz Vizla, ripeterono a una sola voce Questa
è la Via e si misero a complimentarsi con Din, dandogli pacche sulle spalle
e dicendogli che era il bentornato… e solo pochi attimi prima sarebbero stati
pronti a sparargli!
Questa gente non è normale, no, davvero, non è normale, l’elmo gli
atrofizza il cervello, accidenti, ma come faccio io a sopportare di stare con
questi anche per un solo giorno?
“Bo-Katan del clan Kryze, anche tu ti
sei immersa nelle Acque Viventi?” domandò poi l’Armaiola alla Mandaloriana,
ignara dei tormenti del povero Cassian.
“Sì, mi sono immersa per salvare la
vita a Din che stava andando a fondo” spiegò la donna.
“E da allora hai mai tolto l’elmo in
presenza di altri?”
“No” rispose Bo-Katan, anche se, in
realtà, era stato solo un caso. “L’ho tolto solo a casa mia, da sola con i miei
droidi, ma neanche una volta di fronte a un essere vivente.”
“Molto bene, allora anche tu ora sei
redenta e, visto che la tua casa è andata distrutta, potrai restare qui con noi
come ospite” disse l’Armaiola.
Cassian non poteva vedere in volto
Bo-Katan, ma era sicuro che la sua espressione non fosse molto diversa da
quella che aveva lui…
“Ti ringrazio ma io… io non seguo la
vostra Via” obiettò.
“Non ha importanza se, fino a quando
resterai qui, seguirai le nostre Regole. Noi qui viviamo al modo dei nostri
antenati e tu potrai rimanere per tutto il tempo necessario. Ovviamente sarai
anche libera di andartene quando vorrai” concluse l’Armaiola. “Questa è la Via.
Benvenuta, Bo-Katan.”
E, ancora una volta, i Mandaloriani
in coro ripeterono Questa è la Via e
si misero a fare gli amiconi con Bo-Katan come se non l’avessero stramaledetta
fino a poco prima.
Infine, l’Armaiola si rivolse a
Cassian.
“Hai detto a Paz Vizla di esserti
immerso anche tu nelle Acque Viventi e di aver fatto il giuramento da
Mandaloriano. È così?” gli domandò.
“Sì, è così. Mi sono inginocchiato
nelle Acque Viventi e ho giurato di seguire le Regole del Credo” rispose
Cassian, che avrebbe tanto voluto aggiungere E mi sono bagnato tutto e comunque le Regole del Credo non comprendono
la tirannia dell’elmo e io non voglio essere uno del vostro clan!
“Io e Bo-Katan possiamo
testimoniarlo, ha fatto il suo giuramento davanti a noi e io stesso gli ho
suggerito le parole esatte da pronunciare” intervenne Din. “Adesso Cassian
Andor è un Mandaloriano come tutti noi.”
Accidenti, spero proprio di no, non vorrei mai essere come quei fanatici
là, pensò Cassian, ma ancora una volta
scelse saggiamente di tacere.
“Non è un Mandaloriano, non ha
neanche l’armatura e non porta l’elmo, non sta seguendo la Via, è un apostata!”
protestò Paz Vizla.
“E tu sei un imbecille, ma ti tengono
lo stesso nel clan, forse gli fai compassione” reagì Cassian, come morso da un
serpente. “Come cavolo facevo ad avere l’armatura e l’elmo se sono diventato
Mandaloriano l’altro ieri? Tu ci sei nato
con armatura e elmo incorporati?”
“Cassian Andor, se vorrai restare con
noi dovrai imparare a tenere a freno la lingua, oltre all’elmo in testa” lo rimproverò
l’Armaiola. “Ma anche tu, Paz Vizla, ti stai dimostrando arrogante e prepotente
con un nuovo fratello che è venuto a chiedere la nostra ospitalità, e questo è
contro il Credo. Inoltre ciò che hai detto è irragionevole, perché Cassian
Andor è diventato da poco un Mandaloriano: pertanto sarò io stessa a forgiare l’armatura,
l’elmo e l’equipaggiamento per lui.”
Cassian questa non se l’aspettava
proprio e rimase a bocca aperta. Forse l’Armaiola, alla fine, non era poi così
male e, ancora una volta, aveva fatto fare la figura del coglione a Paz Vizla,
il che non guastava affatto!
“Io… ti ringrazio… non pensavo che…”
Andor era davvero imbarazzato.
“Credevi che mi sarei rifiutata di
forgiarti l’armatura, vero? Te lo leggo in faccia, immagino che a te l’elmo
sarà molto utile” commentò la donna con un tocco di ironia che non si sarebbe
sospettato possedesse.
“È comunque un apostata, dovrebbe
immergersi di nuovo nelle Acque Viventi per redimersi!” insisté Paz Vizla. Era
chiaro che lui e Cassian non sarebbero mai diventati migliori amici…
“Non sarà necessario, visto che lui
non possedeva un elmo” sottolineò l’Armaiola,
che ora iniziava davvero a spazientirsi. “Quando avrò forgiato l’armatura e l’elmo
per lui, basterà che compia il suo battesimo nelle acque del mare come facciamo
fare ai nostri piccoli, ripeterà il giuramento e solo a quel punto avrà il
dovere di indossare sempre elmo e armatura fin quando resterà qui. Questa è la
Via. Benvenuto anche a te, Cassian Andor.”
“Questa è la Via” ripeterono per la
terza volta a una sola voce gli altri Mandaloriani, compreso Paz Vizla. Cassian
ringraziò l’Armaiola pensando di averla davvero mal giudicata, tuttavia un
brivido gli corse lungo la schiena nel sentire quelle voci tutte insieme, quel
pensiero collettivo che seguiva le direttive dell’Armaiola… quella mancanza di
libertà e di spirito critico che gli ricordava tanto i cloni e i soldati dell’Impero.
Si chiese per quanto tempo sarebbero
dovuti restare il quel pianeta desertico e roccioso, vivendo come i
Mandaloriani di secoli e secoli fa… e per quanto avrebbe conservato la salute
mentale se fosse dovuto rimanere lì un giorno in più del necessario.
La cosa peggiore, per lui, era che
invece Din pareva perfettamente a suo agio e felice di essere stato nuovamente
accolto nel suo clan, era sereno e soddisfatto con i suoi fratelli e sorelle
Mandaloriani.
Non per la prima volta, Cassian
iniziò a dubitare del fatto che lui e Din avessero veramente un futuro insieme,
e il solo pensiero lo frantumò in mille pezzi che gli si conficcarono
dolorosamente nel cuore.
Forse, in certi momenti, avere un
elmo dietro cui nascondersi sarebbe stato utile…
Fine capitolo sesto
* Nella saga di Star Wars il salto
nell’iperspazio è un modo per percorrere tratti immensi (anni luce) in poco
tempo, anche in meno di un’ora, le navi spaziali che possono farlo usano una tecnologia
evoluta che permette di viaggiare piegando spazio e tempo. Richiede che l’astronave
abbia un motore speciale detto a
iperguida e una grande abilità da parte dei piloti (massima precisione,
calcoli complessi e l’uso di coordinate prestabilite per giungere in un’area
sicura).
** Ovviamente le evolutissime navi di Star Wars hanno anche dei sistemi
radio che permettono facili comunicazioni da una nave spaziale all’altra in
qualsiasi condizione.
You push me away and the air now is choking
I can't believe it, I can't let it go
You tell me it's real, and it feels like I'm dying
You think you save me, hurting me just more
And in the silent darkness
It's the demon whispers
Lost yourself and take the fall
Now you're breaking the chains and the dark's getting out in the open
And you're hating yourself 'cause you know that a world's getting broken
Always doubting yourself, gotta fight it, you don't wanna show it
You burnt it down this time your curse can't be unbroken
Unbroken
Unbroken!
(“Unbroken” – Within Temptation)
Era ormai notte e
l’Armaiola stava ancora lavorando nella sua fucina per forgiare l’armatura,
l’elmo e tutto l’equipaggiamento per Cassian, che sperava di poter battezzare come nuovo Mandaloriano già
la mattina successiva. In fondo, lui aveva già compiuto il suo giuramento al
Credo e si era immerso nelle Acque Viventi, per cui per essere un vero
Mandaloriano aveva bisogno solamente di un rituale che lo mostrasse a tutti gli
altri (quelli come Paz Vizla, soprattutto, che non lo accettavano) e di elmo e
armatura che, ovviamente, non possedeva. Insomma, sembrava proprio che Din
avesse avuto ragione: l’Armaiola non aveva niente contro Cassian e, anzi,
pareva averlo preso quasi in simpatia!
E Cassian lo aveva
capito. Infatti, poco dopo, la donna lo vide entrare nella sua grotta con Din e
Grogu che lo seguivano e capì subito che voleva parlare con lei.
“Sono qui perché
volevo ringraziarti per tutto quello che stai facendo per tutti noi e, in
particolar modo, per me” disse Cassian senza indugio, guardando incuriosito
quello che l’Armaiola stava preparando per lui. “Non mi vergogno a dire di aver
avuto molti dubbi su di te, non mi piaceva come avevi trattato Din ed ero sicuro
che non ci avresti voluti o che, perlomeno, non avresti voluto me, che non mi
avresti accettato come Mandaloriano.”
“Sì, credo di
essermene accorta” replicò lei, che ancora una volta dimostrava di possedere
un’insospettata ironia. “Tu non le mandi certo a dire… però sei arrivato qui
come Mandaloriano e, come tale, il Credo mi impone di accoglierti.”
“Eh, sì, vallo a dire
a Paz Vizla!” commentò Cassian, per poi tornare serio. “Lo so che è una Regola
del Credo Mandaloriano accogliere i fratelli e le sorelle, ma non è stato solo
questo. Tu mi hai difeso davanti a Paz Vizla e ti sei messa subito al lavoro
per forgiarmi armatura, elmo e equipaggiamento, e vuoi consacrarmi Mandaloriano davanti a tutti perché non ci siano più
dubbi. Questo va oltre le Regole del Credo, ed è per questo che ti ringrazio e
mi scuso con te per aver dubitato. Però sono qui anche per spiegarti perché mi
sono mostrato ostile con te e perché non voglio far parte dei Figli della
Ronda.”
“Sì, anche questo lo
avevo capito” replicò l’Armaiola, “e non sei obbligato a spiegarmi le tue
motivazioni.”
“Lo so, ma voglio
farlo lo stesso, proprio perché tu sei stata molto più generosa e accogliente
con me di quanto avrei mai immaginato e… beh, anche di quanto meritassi” ammise
Cassian. “E no, prima che tu me lo domandi, non è stato Din a chiedermi di
farlo, è una mia iniziativa personale. Come ti ho già detto ti sono molto grato
e, finché rimarrò qui, rispetterò tutte le vostre Regole, anche quelle che mi
sembrano più inutili e assurde. Però non voglio rimanere più del necessario e
non vorrò mai far parte dei Figli della Ronda perché, a parte alcune rare
eccezioni, mi inquietano, non mi sembrano normali, anzi, a dirla tutta mi
ricordano fin troppo i soldati dell’Impero che venivano spersonalizzati fino a
essere chiamati solo con un numero invece che con il loro nome.”
Din mosse un passo
verso Cassian, sbalordito. Cioè, Cassian aveva appena accusato l’Armaiola e i
Figli della Ronda di essere una sorta di cloni come i soldati imperiali? Ma non
aveva detto che era venuto per scusarsi?
“No, lascialo
parlare, Din Djarin, sono certa che spiegherà meglio quello che ha appena
detto” lo fermò però l’Armaiola. “Perché tu sai benissimo che noi siamo nemici
giurati dell’Impero, non è così, Cassian Andor?”
“Certo che lo so, e
non volevo certo accusarvi di essere come loro o, peggio, di condividere i loro
metodi. Dicevo solo quello che sembrate a chi vi vede da fuori, a uno come me
che non vi conosce” chiarì Andor. “Tutti in armatura ed elmo siete quasi
indistinguibili, non vi si vede in faccia e quindi non possiamo sapere cosa
pensate, cosa provate, e sinceramente per me è una cosa perturbante. Anche
oggi, quando tutti ripetevano Questa è la
Via ogni volta che lo dicevi tu, a una sola voce… a me facevano paura. E comunque
in genere mi fa paura chi non è capace di pensare con la propria testa e si
lascia guidare ciecamente da un leader, buono o cattivo che sia.”
“Tu invece mi hai
dato subito l’idea di uno che non si lascia comandare da nessuno e che non ama
seguire le Regole” ribatté l’Armaiola, ma più che offesa pareva divertita e
interessata. Probabilmente, in effetti, era la prima conversazione interessante
che facesse da anni e anni, visto che gli altri suoi seguaci non si mettevano
mai a discutere con lei e facevano semplicemente ciò che ordinava.
“Hai ragione, io sono
sempre stato un ribelle, anche prima di entrare a far parte della Ribellione”
sorrise Cassian, giocando con le parole. “Ma non voglio neanche dire che le
Regole che hai scelto di seguire siano sbagliate, il fatto che io non le
condivida non significa niente, non è questo il punto. Tu non mi fai paura
perché hai scelto deliberatamente di seguire certe Regole, di creare un clan
più rigido e integralista, ma è stata una tua
scelta. Tu pensi realmente che la tua Via sia l’unica giusta, ne sei
convinta e va bene, ognuno ha il diritto di avere le proprie idee. Il problema
è che la maggior parte dei Figli della Ronda, secondo me e per ciò che ho visto
di loro, non sono come te, non hanno scelto di pensarla in un certo modo o di
seguire certe Regole, loro semplicemente non pensano e si limitano a obbedire a
te in tutto perché è più facile e più comodo. Poi vabbè, gente come Paz Vizla
ha il quoziente intellettivo di un innaffiatoio per prati e quindi non potrebbe
fare altrimenti, ma anche altri hanno preferito mandare il cervello in vacanza
e fare gli automi perché è meno faticoso che crearsi delle proprie idee e
magari anche scontrarsi. Ecco, io questo non lo farò mai e perciò non potrei
essere un Figlio della Ronda neanche tra un milione di anni.”
Din avrebbe giurato
che c’era stato un rumore simile a una risata soffocata quando Cassian aveva
affermato che Paz Vizla aveva il quoziente intellettivo di un innaffiatoio per
prati ma, ovviamente, non potendo vedere in faccia l’Armaiola, non era dato
sapere se quella frase l’avesse davvero fatta ridere…
“Oltre tutto, io ho
avuto delle esperienze molto negative con i soldati imperiali e quindi rifuggo
tutto ciò che me li ricorda, un po’ come Din che odia i droidi perché sono
stati dei droidi a uccidere i suoi genitori” si decise a confessare Cassian.
“Sì, lo so che tutti voi avete avuto esperienze orribili a causa dell’Impero,
molti vostri amici e parenti sono stati uccisi, i soldati imperiali e i droidi
hanno distrutto Mandalore e vi hanno costretto a nascondervi… Ma io sono stato
arrestato dagli imperiali, senza motivo, sono stato portato su Narkina 5 e
imprigionato con tanti altri, costretto a vivere una vita da automa, obbedire a
tutti i loro ordini altrimenti mi punivano con scosse elettriche, e obbligato a
competere con gli altri prigionieri per costruire parti meccaniche di… beh, di
quello che poi ho scoperto essere la prima versione della Morte Nera.”*
Un silenzio
agghiacciante scese nella caverna dopo le ultime parole di Cassian. L’Armaiola
sembrò guardarlo con un rispetto del tutto nuovo (per quello che si poteva
capire visto che aveva l’elmo!) e Din, che non sapeva questa storia, si sentì
attraversare il cuore da un punteruolo di ghiaccio. Cosa avevano fatto al suo Cassian?
“Chi non era veloce a
produrre pezzi veniva punito, chi osava parlare quando non era interpellato
veniva punito, sì, insomma, c’era tutta una gamma di scosse elettriche e, come
potrete immaginare, uno come me, che a vent’anni era anche peggio di ora, ne ha
prese un bel po’. Quindi ecco, è per questo che non posso diventare un Figlio
della Ronda. Non importa quanto le vostre idee, le vostre Regole, la vostra
Via, siano giuste o sbagliate: io non posso vivere in mezzo a persone che
sembrano automi, non pensare con la mia testa e dover solo obbedire ciecamente.
Semplicemente non lo posso fare” riprese Cassian, vedendo che nessuno diceva
niente né gli faceva domande.
“Va bene, per me non ci sono problemi”
replicò inaspettatamente l’Armaiola. Chissà, magari era anche contenta che
qualcuno, una volta tanto, le dicesse le cose in faccia! “La cosa importante è
che, finché resterai qui, seguirai comunque le nostre Regole e tradizioni, che
ti piacciano o meno.”
“Questo lo farò” annuì Cassian, “sono vostro
ospite e ve lo devo.”
“Allora non abbiamo altro da dirci. Domattina
ripeterai il tuo giuramento da Mandaloriano, avrai il tuo battesimo nelle acque
del mare qui davanti e indosserai l’armatura e l’elmo fino a quando rimarrai
con noi” concluse l’Armaiola.
Tutto sembrava sistemato, dunque, ma a
sorpresa intervenne Din.
“Potresti tenere Grogu per un po’, per
favore?” domandò alla donna. “Vorrei poter parlare con Cassian in privato,
magari in un luogo dove nessuno possa ascoltarci.”
“Va bene. Vi consiglio di recarvi nella parte
di spiaggia dove teniamo tutti i velivoli, tra cui anche il vostro Starfighter.
Là non va mai nessuno perché, se un Mandaloriano ha bisogno di una nave
spaziale per partire, prima deve chiedere il permesso a me. Starete tranquilli
e, nel frattempo, io racconterò al piccolo alcune storie della tradizione
mandaloriana, è bene che anche lui cominci ad imparare.”
Din fece come gli aveva consigliato l’Armaiola
e condusse Cassian nel parcheggio delle
navi spaziali. Si misero seduti sulla sabbia, vicini, celati allo sguardo di
chiunque dai velivoli che si trovavano lì.
“Ora mi vuoi rimproverare perché ho parlato
in modo irrispettoso all’Armaiola?” chiese subito Cassian, convinto che fosse
quello il motivo per cui Din voleva parlargli in privato.
“No, non è per quello, credo che tu abbia
invece fatto bene a spiegarle le tue motivazioni” replicò il Mandaloriano.
Cassian non poteva vedergli il volto a causa dell’elmo, ma la sua voce era
tenera e sembrava anche un po’ preoccupata. “Invece volevo chiederti perché a
me non hai mai raccontato di quando sei stato imprigionato, torturato e
costretto a lavorare per l’Impero? Hai detto tutto all’Armaiola, ma io non ne
sapevo niente e ne sono rimasto addolorato. Perché non ti sei mai confidato con
me?”
Ma senti, parla quello che confida sempre tutti i suoi
pensieri, ironizzò dentro di sé Cassian, ma in realtà
era toccato dal fatto che Din si mostrasse così interessato a lui e al suo passato,
non aveva mai pensato che gli importasse più di tanto.
“È qualcosa che è accaduto molti anni fa,
come ho detto avevo circa ventun anni e, ovviamente, non mi piace ricordarlo né
parlarne” rispose il giovane Andor, fingendo una disinvoltura che non provava. “L’ho
detto all’Armaiola perché mi sembrava giusto che sapesse il motivo per cui i
Figli della Ronda mi danno i brividi e perché non resterò con loro più del
necessario, lei è stata veramente molto generosa e accogliente con me e glielo
dovevo.”
Din circondò le spalle di Cassian con un
braccio e lo strinse a sé sempre più forte, fino ad arrivare ad un vero e
proprio abbraccio.
“E a cosa sarebbe servito? Tu, a quel tempo,
eri un ragazzino, non ci conoscevamo neanche e non avresti mai potuto aiutarmi!”
“Lo so, ma ora sono un uomo e voglio sapere
tutto di te, voglio sapere anche le cose peggiori che ti sono accadute perché
adesso sei il mio Cassian e io voglio
proteggerti” gli disse con dolcezza. “Ora sei un Mandaloriano e quindi potremo
sposarci presto, appartieni a me e io voglio solo che tu sia felice con me e
Grogu, non permetterò mai più a nessuno di farti soffrire, mai più. Ci sarò
sempre io con te e niente e nessuno potrà farti del male.”
Le parole insieme appassionate e dolenti di
Din sconvolsero Cassian fino in fondo al cuore, non immaginava certo che il
Mandaloriano tenesse così tanto a lui e scoprirlo era… destabilizzante e
meraviglioso insieme. Din si sollevò un po’ l’elmo per poter baciare Cassian
(comunque fosse, si era appena redento e non se la sentiva di ricominciare da
capo con la storia dell’elmo!), un bacio dolce e languido, lunghissimo, quasi
infinito. Poi si rese conto che baciarlo e abbracciarlo non gli bastava, dopo
ciò che aveva ascoltato aveva bisogno di sentire
che Cassian era lì, che era suo, che era al sicuro, che potevano diventare
una sola entità e allora, in qualche modo, senza togliersi l’elmo e l’armatura
ma armeggiando con la tunica che portava sotto, si incollò ancora di più a
Cassian, accarezzandolo e stringendolo, gli abbassò i pantaloni e si unì a lui,
affondò nel suo corpo volendo sempre più entrare in intimità e in totale
fusione con il suo compagno. Lo fece suo con tenerezza ma anche con intensità,
chiudendo se stesso e Andor in una bolla d’amore e passione, annullando tutto
ciò che li circondava e avvolgendo e proteggendo il suo Cassian, felice e
sollevato di sentire che lui era proprio lì, che gli apparteneva e che nessuno
glielo avrebbe mai più portato via per fargli del male.
Dal canto suo, Cassian era completamente
sbalordito, non era proprio ciò che si aspettava ed era pure surreale fare l’amore
con Din in mezzo alle navi spaziali, di nascosto dai Figli della Ronda e con il
Mandaloriano che non si era neanche tolto l’elmo… ma non riuscì a pensare a
lungo perché la bolla calda, intensa e luminosa che Din aveva creato con lui
gli incendiava il sangue nelle vene, gli spezzava il respiro e lui poteva solo
perdersi completamente nel Mandaloriano e seguire i suoi movimenti soffocando i
gemiti. Vide il firmamento sopra di loro, le stelle che parevano bruciare e
cadere addosso ai loro corpi uniti e illuminarli di pulviscolo stellare,
sembrava che tutta la Galassia fosse lì per loro… e poi ci fu l’estasi totale e
Cassian non capì più niente.
Più tardi tornarono alla fucina dell’Armaiola
a riprendere Grogu. Din era impeccabile come sempre, con elmo e armatura
lucenti, mentre Cassian aveva un’aria ben più stravolta, i capelli scompigliati
e i vestiti pieni di sabbia, tuttavia l’Armaiola non fece commenti su questo.
“Spero che vi siate spiegati e chiariti del
tutto” disse solo. “Il piccolo è stato molto bravo, si vede che sarà un ottimo
Mandaloriano, era interessato ai miei racconti e incuriosito dal modo in cui
forgiavo l’armatura.”
“Ti ringrazio di esserti occupata di lui e
per ciò che stai facendo per Cassian” replicò Din, prendendo Grogu e
rimettendolo nella sua culla a guscio. “Buonanotte.”
Cassian provò a dire qualcosa che sembrava un
saluto e un ringraziamento, per quel poco che riusciva a parlare, poi seguì Din
e Grogu.
I Figli della Ronda vivevano davvero come i
loro antenati, nelle grotte e nelle caverne di quel pianeta sconosciuto, non c’erano
camere e quindi non esisteva la privacy, ognuno si metteva a dormire su un
giaciglio dove gli capitava. Almeno Grogu aveva la sua culla!
Din e Cassian si sdraiarono vicini, ma
ovviamente non erano da soli. Cassian si rese conto di quanto fosse stato
prezioso quel tempo che erano riusciti a rubare tra i velivoli, perché forse
sarebbero passati giorni e anche settimane prima che potessero di nuovo restare
da soli. Ancora una volta si chiese come facessero i Figli della Ronda a vivere
così e si ripeté che lui non sarebbe riuscito a resisterci un giorno in più
dello stretto necessario! Era pronto a tutto pur di restare accanto a Din, ma
come avrebbe fatto a vivere se non poteva neanche più guardarlo negli occhi, se
non potevano più avere momenti tutti per loro? Come potevano sopportarlo quei
Mandaloriani? Era ovvio che poi fossero frustrati e odiosi come Paz Vizla!
Infine, per riuscire ad addormentarsi, decise
di rievocare i momenti dolcissimi e intensi vissuti con Din poco prima, si
sentì scaldare e illuminare dalla meraviglia magica che era accaduta ancora una
volta tra loro e, lentamente, cadde in un sonno profondo.
Al resto avrebbe pensato domani.
Fine capitolo settimo
* Tutto
ciò accade negli ultimi episodi della prima stagione della serie TV Andor. È veramente una cosa molto
angosciante vedere Cassian e gli altri prigionieri trattati come dei numeri, un
po’ come i campi di lavoro nazisti, ed è oltremodo tragico pensare che Cassian
sia stato costretto a lavorare proprio sulla Morte Nera, l’arma che distruggerà
il suo pianeta Kenari e che, nel canon, ucciderà anche lui…
We're not two sides of the same team anymore
I just can't, I just can't take it back
Turn 'round to the way things were before
No, I just can't, I just can't
Promise you all of the future
'Cause the future's now torn
And we're running up a mountain
To get blown back by the storm
We're not two sides of the same team anymore
No, I just can't, I just can't
I just can't, I just can't…
(“Same team” – Alice Merton)
Erano trascorsi due giorni da quando Din,
Cassian, Grogu e Bo-Katan erano giunti al rifugio dei Figli della Ronda e in
tutto quel tempo l’Armaiola aveva lavorato molto per forgiare il prima
possibile l’armatura, l’elmo e tutto l’equipaggiamento per Cassian. L’aveva
fatto perché si era resa conto che quel giovane aveva molte potenzialità e che,
pur essendo arrivato relativamente tardi alla conoscenza del Credo
Mandaloriano, era un ottimo elemento anche per il suo carattere e la sua
insistenza nel mettere tutto in discussione. Da un lato le dispiaceva un po’
non poterlo avere tra i Figli della Ronda, anche se si rendeva conto benissimo
del fatto che uno come lui sarebbe stato una mina vagante, avrebbe infranto
qualche Regola un giorno sì e l’altro pure e avrebbe potuto portare anche altri
a ribellarsi come faceva lui. Eppure… avere uno come lui nel suo clan sarebbe
stato stimolante!
Tuttavia era anche piuttosto surreale vedere
Cassian aggirarsi vestito normalmente e senza elmo in mezzo a tanti
Mandaloriani che invece erano sempre bardati di tutto punto, a cominciare dai
ragazzini. No, quella situazione non poteva durare a lungo!
Perciò quella mattina tutto era pronto,
Cassian Andor avrebbe indossato l’armatura e sarebbe entrato nelle calme acque
del mare, in quel golfo naturale dove avvenivano le investiture dei loro
piccoli Mandaloriani. Davanti all’Armaiola e a tutto il clan avrebbe ripetuto
il suo giuramento al Credo e poi lei gli avrebbe fatto indossare l’elmo, anche
se nel suo caso le parole da pronunciare sarebbero state un po’ diverse. Tutto,
comunque, sarebbe andato bene, l’Armaiola ne era convinta e anche Din.
Quello che non era molto convinto era proprio
Cassian!
Non aveva dubbi sul suo diventare
Mandaloriano e, dopo aver parlato chiaramente con l’Armaiola, sapeva che non
sarebbe stato costretto a restare tra i Figli della Ronda se non voleva. No, il
suo problema era proprio l’elmo! Sapeva che avrebbe dovuto tenerlo sempre per
tutto il periodo in cui avrebbe vissuto in quel rifugio e aveva la vaga
impressione che avrebbe iniziato a soffrire di claustrofobia o qualcosa del
genere, che non sarebbe riuscito a vederci bene e a calcolare le distanze, che
avrebbe avuto problemi a respirare, insomma tutte le peggiori situazioni
possibili e immaginabili.
Così, quando si trovò davvero a dover uscire
davanti a tutti i Figli della Ronda, a immergersi in quel bel mare con la sua armatura
nuova di zecca, a dover ripetere il giuramento… beh, prima di iniziare si
guardò ben bene intorno e assaporò la sensazione piacevole e dolce del sole
sulla pelle (era incredibile quante cose si dessero per scontate quando si
stava per perderle!) e poi cominciò a prendere dei gran respiri, come se invece
di fare il suo giuramento al Credo avesse dovuto immergersi per stabilire il
nuovo record mondiale di apnea in acque libere!
“Cassian Andor, stai iperventilando” lo
richiamò all’ordine l’Armaiola. “Non essere così nervoso, nessun Mandaloriano è
mai morto soffocato dall’elmo.”
“C’è sempre una prima volta” obiettò Cassian.
“E poi magari io soffro di claustrofobia e non lo saprò finché non mi metti in
testa quel coso!”
“Arriverai ad un punto tale che non ti
accorgerai neanche più di averlo indosso” lo rassicurò la donna.
Questo lo pensi tu, io non lo indosserò mai tanto a lungo
da abituarmici…
“Bene, sei pronto, adesso, Cassian Andor?
Ricordi le parole del giuramento?” insisté l’Armaiola, che non voleva farci
notte.
Cassian annuì con aria rassegnata.
“Io giuro sul mio nome e sui nomi degli
antenati che percorrerò la via del Mandalore” disse, “e le parole del Credo
saranno per sempre forgiate nel mio cuore. Questa è la Via.”
“E giuro di non togliere mai l’elmo e di
rispettare tutte le tradizioni dei Figli della Ronda fino a quando sarò loro
ospite” suggerì l’Armaiola, rinnovando il normale giuramento dei Mandaloriani
del suo clan proprio per quell’eccezione alla regola che era Andor!
“E giuro di non togliere mai l’elmo e di
rispettare tutte le tradizioni dei Figli della Ronda fino a quando sarò loro
ospite” ripeté Cassian, mentre la donna entrava in acqua con lui e gli metteva
l’elmo.
“Questa è la Via” disse poi soddisfatta l’Armaiola.
“Questa è la Via” ripeté di nuovo Cassian,
sorpreso nello scoprire che l’elmo non era pesante come credeva, non gli
impediva affatto la visuale e, soprattutto, non lo stava facendo morire
soffocato! Tuttavia un brivido gli percorse la schiena quando sentì tutti i Mandaloriani presenti sulla
spiaggia ripetere ad una sola voce Questa
è la Via: ancora una volta gli sembrarono degli automi, dei droidi o delle
persone a cui fosse stato fatto il lavaggio del cervello e almeno per un
momento si sentì smarrito, chiedendosi in che razza di situazione era andato a
cacciarsi, ora da lì non si scappava più… Ma poi l’Armaiola lo prese per mano e
lo condusse fuori dall’acqua, Din gli si avvicinò talmente compiaciuto che si
vedeva anche con l’elmo e tutto e qualsiasi dubbio avesse avuto Cassian
scomparve. Era un Mandaloriano e ora poteva sposare Din e formare una famiglia
con lui e Grogu, solo questo contava.
Anche Bo-Katan venne a congratularsi con lui
e anche altri Mandaloriani, tra cui però non c’era Paz Vizla, ma Cassian pensò
di potersene fare una ragione.
“Bene, adesso cosa succede?” domandò poi. “Sono
un Mandaloriano a tutti gli effetti e ho pure l’elmo, cosa facciamo ora? Una
festa? Ah, no, non possiamo festeggiare perché dobbiamo tenere tutti l’elmo e
caso mai ognuno dovrebbe trovarsi un posto da qualche parte per mangiare da
solo… che cosa deprimente, a ben pensarci. Voi non dovreste chiamarvi Figli
della Ronda, dovreste chiamarvi I
Mandaloriani tristi. Va bene, allora cosa facciamo?”
“Noto che indossare l’elmo non ti impedisce
di respirare bene come temevi, visto quanto chiacchieri” scherzò Din, che in
realtà era felice come non si era mai sentito prima, provava un calore
dolcissimo e benefico nel petto al pensiero che un altro passo importante era
stato fatto e che la famiglia che desiderava era sempre più vicina. “In genere
i Mandaloriani trascorrono il loro tempo addestrandosi e tu in particolare ne
hai bisogno, visto che non conosci le nostre tecniche di combattimento e non
sai neanche usare le armi che fanno parte del tuo equipaggiamento. Bene, vieni
con me.”
Din aveva ragione. Terminato il rituale, l’Armaiola
era tornata alla sua forgia e altri Mandaloriani erano rimasti sulla spiaggia e
si addestravano nel combattimento corpo a corpo o con delle armi da allenamento,
che non potevano nuocere. Tra loro c’erano anche alcuni ragazzini.
“Anche Grogu dovrà iniziare ad addestrarsi,
allora?” chiese.
“Certamente” rispose Din. “È vero che è
ancora piccolo, ma ha già avuto un primo addestramento con Luke e nei prossimi
giorni voglio che anche lui sfidi qualcuno di questi bambini, perché solo così
potrà passare da semplice trovatello a vero e proprio apprendista Mandaloriano.”
“Cioè, fammi capire bene, dunque io in questo
momento sarei un trovatello? A
trentasette anni? Ma scherziamo?” trasecolò Cassian.
“Proprio per questo devo iniziare subito ad
addestrarti. Dunque, prima di tutto ti insegnerò le tecniche di combattimento,
il modo in cui i Mandaloriani si muovono quando attaccano un nemico, come si
difendono, come atterrano l’avversario” spiegò Din. “Bene, sei pronto?”
Stenderemo un velo pietoso sui primi
addestramenti di Cassian.
Non aveva tutti i torti, a trentasette anni
era molto più difficile imparare movimenti che agli altri venivano naturali
perché li avevano appresi e ripetuti fin da bambini, lui poi non aveva mai
contato più di tanto sulla sua abilità nel combattimento corpo a corpo perché
era abituato a usare pistole e blaster e si era sempre trovato bene. Diciamo
solo che Bo-Katan si divertì come una matta per giorni, Din adoperò fino all’ultima
goccia della sua pazienza per provare e riprovare cose che per lui erano
elementari e che per Cassian sembravano insormontabili… e Cassian ebbe per
giorni lividi, ematomi e dolori muscolari in ogni parte del corpo, anche in
quelle che non sapeva neanche di avere!
Passarono una decina di giorni prima che Din
si dichiarasse finalmente, almeno in parte, soddisfatto dei progressi del
giovane Andor.
Quella mattina, come ogni giorno, i
Mandaloriani di tutte le età erano sulla spiaggia ad addestrarsi (la loro
doveva essere una vita ben poco stimolante…) e Cassian si rivolse a Din.
“Cosa dobbiamo fare, oggi? Mi insegnerai a
usare le armi?” gli chiese.
“Oggi no, avevo in mente un’altra cosa,
magari lo faremo domani” rispose Din. “Oggi voglio che sia Grogu a sfidare uno
dei ragazzini, altrimenti non lo considereranno mai al loro pari.”
Così il Mandaloriano chiamò quello che faceva
da giudice nelle gare fra ragazzi e gli disse che il suo piccolo apprendista
voleva sfidare uno dei bambini. Insieme al giudice si avvicinò un ragazzino che
aveva l’aria strafottente anche con l’elmo indosso e che Cassian giudicò subito
antipatico e spocchioso.
“Perché lui non porta l’elmo?” domandò subito
il piccolo Mandaloriano, guardando Grogu.
“È ancora troppo piccolo per pronunciare il
giuramento e quindi anche per indossarlo” spiegò Din.
“Allora è anche troppo piccolo per combattere”
replicò il bambino, che era davvero spocchioso come Cassian si era immaginato.
Ah, sì? Peccato che tu non sappia che Grogu si è
addestrato per un paio di mesi con uno dei più potenti Jedi della Galassia.
Spero che ti faccia un culo così!
Quella sarebbe stata la risposta spontanea di
Cassian. Din invece fu più diplomatico (ma chissà, forse pensava anche lui la
stessa cosa?).
“Non si deve parlare prima di sapere”
ribatté. “Non è questa una delle Regole del Credo?”
“Un’altra? Ma insomma, quante ne avete di
queste Regole? Non riuscirò mai a impararle tutte a memoria!” scappò detto a
Cassian, ma Din non se ne preoccupò più di tanto perché aveva da tenere a bada
quel ragazzetto che si stava dimostrando davvero insopportabile.
“Ma io so”
rispose infatti lo stronzetto che avrebbe sfidato Grogu.
“Allora questa lezione forse è per te”
commentò Din, che aveva un modo elegante e tutto suo di mandare qualcuno a quel
paese, e Cassian ridacchiò sotto l’elmo che in quel momento gli faceva proprio
comodo!
“Quale arma sceglie per la sfida?” domandò il
giudice.
“La scelga il suo avversario” rispose Din.
“Scelgo i dardi” dichiarò il ragazzino odioso,
e il giudice ordinò che gli fossero portati i dardi da addestramento, ossia
delle riproduzioni di quelli che i Mandaloriani adulti avevano sui guanti dell’armatura.
Questi, ovviamente, non sparavano fuoco ma una specie di vernice verde e il
primo dei due a colpire per tre volte l’avversario sarebbe risultato il
vincitore.
Il ragazzino era esperto, naturalmente, e per
ben due volte colpì Grogu, che pareva nervoso e si girava continuamente verso
Din.
“Non guardare me, guarda lui e concentrati.
Io so quello che sai fare, ti ho visto e so che puoi batterlo” lo incoraggiò il
Mandaloriano.
E forse Grogu aspettava solo quello. Quando
il bambino gli sparò per la terza volta, Grogu fece un balzò in aria (sì,
vabbè, lo so che l’uso della Forza era un po’ barare, ma quel suo avversario
era un presuntuoso e uno stronzetto e così facevano pari!), atterrando alle
spalle del ragazzino, poi con un altro balzo ritornò davanti a lui e gli sparò tre
colpi in rapida successione.
“Ha vinto!” decretò il giudice.
“Bravissimo, Grogu!” esclamò Bo-Katan, anche
lei presente al combattimento.
“Sei stato grande, sapevo che ce l’avresti
fatta, sono fiero di te” gli disse Din.
“Grogu, sei eccezionale. E tu hai finito di
fare lo spocchioso, adesso?” Cassian non poté impedirsi di lanciare una battuta
pungente al ragazzino, oltre che elogiare Grogu. E insomma, sembrava andare
tutto a meraviglia quando, all’improvviso, da una delle alture attorno al golfo
apparve una creatura mostruosa, un rapace che somigliava molto a uno
pterodattilo. La bestia calò sulla spiaggia nello sconcerto generale, prese tra
gli artigli il ragazzino e se lo portò via.
“Ma che sta succedendo, che è quello?” gridò
Cassian, sconvolto. “Insomma, che razza di bestie avete in questo stramaledetto
posto?”
Beh, a quanto pare i Figli della Ronda
avevano scelto di rifugiarsi in una sorta di Jurassic Park Mandaloriano e ogni tanto ce n’era una nuova!
Alcuni Mandaloriani attivarono subito il jet pack per inseguire il rapace, ma
nessuno di loro aveva fatto il pieno, a quanto pareva, infatti ben presto
dovettero fermarsi tutti perché avevano terminato il combustibile. Allora fu
Bo-Katan, con il suo Gauntlet, ad inseguire il mostro e la sua preda e, al suo
ritorno, organizzò un piano di salvataggio con Paz Vizla, Din e altri
Mandaloriani. Ovviamente erano presenti anche Cassian, Grogu e l’Armaiola.
“Ho visto il suo nido, ma non possiamo
arrivarci con i jet pack o con le
navi spaziali, perché la creatura ci sentirebbe arrivare e potrebbe uccidere il
bambino. Perciò io arriverò il più vicino possibile con il Gauntlet, poi lo
lascerò alla base dell’altura e mi arrampicherò fino al nido” spiegò la donna.
“Veniamo anche noi” dissero i Mandaloriani,
tra cui ovviamente Din. “Prendiamo le armi e delle corde da arrampicata,
presto!”
Mentre i preparativi fervevano, Din si
rivolse a Cassian.
“Tu non puoi venire con noi, non sei ancora
esperto nel combattimento mandaloriano e non sai usare le armi” gli disse. “Resterai
con Grogu e l’Armaiola.”
La stessa Armaiola e Bo-Katan sembrarono
sorprese, ma Cassian restò addirittura allibito.
“No, dico, sul serio, Din? Sul serio? Quando
non avevo elmo e armatura mi lasciavi indietro perché dicevi che non avevo le
protezioni adatte e adesso che sono armato ed equipaggiato come tutti i
Mandaloriani mi dici di restare con l’Armaiola come se fossi davvero un
bambino? Te lo scordi, io vengo con voi! Non sono un novellino, non conoscerò
le armi e le tecniche mandaloriane, ma ho partecipato
a decine di missioni con la squadra Rogue One e con i Ribelli, so sparare
praticamente con tutto” esclamò, deluso e infuriato al tempo stesso.
“Din, forse…” tentò Bo-Katan, ma quel
simpaticone di Paz Vizla la interruppe.
“Tu non vai da nessuna parte” fece, reciso. “Chi
ti credi di essere? Sei un Mandaloriano da troppo poco tempo e ti ho visto
durante gli addestramenti, fai pena! Saresti soltanto un peso per noi e
potresti far uccidere il bambino e anche altri. E comunque Din Djarin ha
ragione, non sai nemmeno usare le armi che possiedi!”
“Non sarà tanto difficile usarle, visto che hai
imparato anche tu che hai il quoziente intellettivo di un sasso lobotomizzato!”
reagì d’istinto il giovane Andor. Era furioso per come Din lo trattava davanti
agli altri Mandaloriani e di certo non avrebbe accettato le critiche da quel
tizio tronfio e arrogante.
“Ora basta, Cassian, non abbiamo tempo da
perdere ed è in gioco la vita di un bambino” lo redarguì Din in un tono duro
che Cassian non gli aveva mai sentito. “Paz Vizla ha esagerato, è vero, ma è
vero anche che tu non sai ancora usare le nostre armi e non te la cavi troppo
bene neanche nelle tecniche di combattimento. Potresti farti uccidere… e io non
sarei abbastanza concentrato sulla missione di salvataggio sapendo che devo
preoccuparmi anche per te. Vai con l’Armaiola e Grogu e non fartelo ripetere.”
In quel momento Cassian avrebbe voluto
togliersi l’elmo per incenerire Din con la sola forza del suo sguardo, ma non
fece niente, si disse che non ne valeva la pena. Din preferiva i suoi cari
amici Mandaloriani e si fidava di loro più che di lui? Che facesse pure, si era
stancato di farsi umiliare e mortificare e soprattutto era ferito e deluso
perché Din lo aveva fatto passare per sciocco e incapace proprio davanti a
quello stronzo di Paz Vizla! Non meritava neanche una risposta.
Senza una parola, voltò le spalle al
gruppetto e scese dal Gauntlet, tenendo per la manina Grogu e seguendo l’Armaiola
che si dirigeva verso la sua caverna. Bo-Katan rimase a guardarlo andare via,
rendendosi conto che Din aveva ancora una volta ferito i sentimenti di quel
ragazzo che aveva dimostrato più volte di amarlo tanto da dare la sua vita per
lui… e non era una bella cosa, anche se la missione di salvataggio del bambino
era molto importante. Gli avrebbe parlato al ritorno, quando tutto fosse finito
bene.
Cassian non si voltò neanche quando sentì il
rumore dei motori del Gauntlet che si allontanava.
Quella non era la prima volta che Din lo
faceva sentire inutile e lo feriva.
Non era la prima volta, ma sarebbe stata l’ultima.