The Eras

di C_Totoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Enchanted (Bellamort's version) ***
Capitolo 2: *** The man ***
Capitolo 3: *** ... Ready for it? ***



Capitolo 1
*** Enchanted (Bellamort's version) ***


ENCHANTED (Bellamort’s Version)
 
“Bella, chérie, sei pronta?”
Rodolphus si affacciò alla porta della sua stanza, una linea gli increspava la fronte, partendo dall’attaccatura dei capelli fino a raggiungere la cima del naso, facendogli aggrottare le sopracciglia nella sua espressione tipica di quando qualcosa non stava andando secondo ciò che aveva prestabilito. Bella aveva imparato ormai a decifrarlo benissimo, ogni espressione di quel viso a lei familiare; avevano frequentato Hogwarts insieme, si erano fidanzati ancora prima che fossero anche solo in grado di capire cosa ciò significasse, che cosa avesse comportato. A diciassette anni che cosa si comprende della vita? Dell’eternità che viene col matrimonio? Ma Bella non aveva avuto il tempo di porsi quelle domande, non ne aveva avuto modo: Rodolphus, il matrimonio… era sempre stata l’unica opzione. Non aveva mai avuto un piano B, un’alternativa che potesse prendere in considerazione.
Con Rodolphus erano stati amici, lui era stato il Capitano della squadra di Quidditch, uno dei maghi più puri che c’erano in circolazione, uno dei più popolari. Era l’opzione migliore che Bellatrix potesse desiderare ma una scelta obbligata nondimeno e dunque aveva sempre avuto il retrogusto amaro di essere stata imposta, voluta prima da altri e poi da lei.
Avesse potuto scegliere, fosse stata libera, si sarebbe sposata subito dopo il diploma?
No.
Quella era l’unica e vera risposta.
Ma non c’era tempo per soffermarsi su certi pensieri, pensieri che non portavano nulla di buono se non un nodo allo stomaco che le faceva venire mal di pancia, nausea.
Era immobile, pietrificata, senza una via d’uscita.
Pietrificata nella vita che qualcuno le aveva messo davanti senza chiederle il permesso.  
“Ancora cinque minuti, Rod” rispose Bella sforzandosi di sorridere, di non mostrargli ciò che da mesi stava scombussolando il suo animo.  
Rodolphus annuì e chiuse la porta.
Bellatrix lo sentì borbottare che avrebbero fatto tardi, poi riportò la sua attenzione verso l’immagine riflessa nello specchio e si domandò come fosse possibile che il marito, l’amico di una vita, non vedesse tutta la sua infelicità. Lei, da una ruga in più sulla fronte, poteva capirne il disappunto, lui invece non scorgeva la tristezza nel suo sguardo? Bella si morse le labbra cercando di sopprimere le lacrime che dal suo cuore lottavano per raggiungere gli occhi e tentavano di trovare poi spazio tra le palpebre, come le onde del mare che non si fanno intimidire da una diga. Ma non poteva permetterselo. Non poteva permettersi di piangere.
Forse Rodolphus non era mai stato abituato a dover scorgere i pensieri, le emozioni altrui nelle espressioni di chi gli stava di fronte; al contrario di lei che era stata cresciuta con l’insegnamento costante di dover compiacere il prossimo, la famiglia, la società.
Compiacere chiunque tranne sé stessa.
Quello che lei realmente voleva o avrebbe voluto non era mai stato contemplato, non aveva importanza.
Non aveva importanza per gli altri, non aveva importanza per lei.
Bellatrix raddrizzò le spalle e si alzò in piedi. Si sforzò di sorridere, di rilassare i lineamenti del viso: dubitava che qualcuno potesse scorgere la sua sofferenza se anche Rodolphus ne era così sprovvedutamente inconsapevole ma non poteva permettersi mormorii, non poteva permettersi dei gossip. Cosa avrebbero detto sua madre e suo padre? Era importante che lei fosse perfetta, almeno all’apparenza, almeno esternamente doveva essere tutto ciò che gli altri si aspettavano di vedere: la sposina entusiasta di Rodolphus Lestrange. Aveva importanza se dentro di sé si sentiva la più miserabile delle persone esistenti? Aveva importanza se ciò che la società aveva programmato per lei non fosse niente di ciò che lei desiderava?
No, non ha importanza. Non ha mai avuto importanza per i miei genitori che avrebbero dovuto amarmi… perché dovrebbe avere importanza per me?
Bella deglutì, chiuse gli occhi e fece un ultimo profondo sospiro tremolante. Contò fino a dieci, poi aprì le palpebre e fissò la sua immagine riflessa nello specchio: una ragazza raggiante di diciotto anni le stava sorridendo.
Sono perfetta.
“Eccomi, Rod, tesoro. Ci sono!”
 
*
 
Bella si strinse con più forza al braccio di Rodolphus, ogni volta che sentiva come se volesse disassociarsi dal posto in cui era, cercava di nuovo il contatto col marito per potersi riportare alla realtà, per potersi sentire di nuovo ancorata all’ambiente circostante.
Si erano sposati subito dopo la fine di Hogwarts, nessuno aveva voluto aspettare un secondo di più per celebrare quell’unione. Nessuno se non Bellatrix avrebbe voluto aspettare, ma sapeva bene come il suo parere non avesse davvero importanza. Aveva ingoiato ogni parola che potesse far intuire la sua infelicità, deglutito ogni sospiro sintomo di avversione a quel futuro che era ormai scolpito indelebile nella pietra.
Non c’era nessuna alternativa. Quello era ciò che l’aspettava, se voleva vivere, non c’erano altre opzioni. Nessuna opzione se non il matrimonio con Rodolphus.
“Siete ancora più belli di quando vi siete sposati” sospirò sua madre Druella facendo dardeggiare il suo sguardo dal viso raggiante di Rodolphus a quello di cera di Bellatrix “Certo, questi nipotini si stanno facendo attendere…”
Bellatrix si sentì arrossire. Rodolphus coprì la mano di Bella con la propria in una sorta di conforto, consapevole di come quei commenti facessero indispettire la moglie.
“Via, Druella, nemmeno un anno… siamo giovani, c’è tempo…”
Tempo” ripeté Cygnus con un rimbrotto “La società inizia già a chiacchierare…”
“Lasciamoli chiacchierare” rispose Rodolphus sempre sorridendo ma con tono più duro. Non voleva sentire parole che avrebbero causato un’inutile dispiacere a Bella.  
“Ci state provando, almeno?”
“Non voglio discutere la mia vita sessuale con voi due” intervenne stizzita Bella, incapace di trattenersi. Non lo sopportava, non sopportava come l’unica questione che interessasse i suoi genitori fosse quella, i loro eredi, nipoti da piegare al loro volere come era stata piegata lei. Neanche si accorgevano di come quell’argomento la indisponesse, la facesse stare male… e già erano pronti ad appropriarsi di una nuova vita? Di una nuova anima? Neanche fossero famelici dissennatori pronti a prendersi tutto…
Sì, certo che ci stavano provando. Non era forse quello lo scopo di tutta la sua vita? Eppure… eppure era incapace di portare a compimento l’unico compito che sembrava avere importanza nella sua vita.
Non ci riuscivano.
Lei non ci riusciva.
“Sei sempre così permalosa, Bellatrix!” la riprese suo padre “Non dovresti rispondere così, soprattutto in pubblico. E cerca di stare dritta con quelle spalle, il portamento! Deve essere quello di una Black. Per cosa credi ti abbia sposato Rodolphus?”
Bellatrix si sentì come paralizzata, colpita sul vivo per quella critica, ancora una volta non all’altezza del cognome che portava, non all’altezza dei suoi genitori.
“Lasciali perdere, Bella” le sussurrò Rodolphus mentre si allontanavano da Cygnus e Druella “Non ti ho di certo sposata per come tieni le spalle!”
Bellatrix gli lanciò un’occhiata obliqua. Le labbra di Rodolphus erano incurvate all’insù, come se la sola idea che lui l’avesse sposata per il portamento fosse qualcosa di sciocco che non aveva alcun senso.
E perché, allora, mi hai sposata?
Quella domanda morì ancora prima di vedere la luce, seppellita dalla paura della risposta. Non c’era risposta che potesse compiacerla, Bella lo sapeva bene. Anche se Rodolphus fosse stato innamorato di lei… conosceva la vera Bellatrix? Come poteva conoscerla, se neanche lei si conosceva sino in fondo?
Lo osservò allontanarsi per andare a salutare Evan Rosier e a Bella venne all’improvviso voglia di vomitare nel guardare quelli che erano stati i suoi compagni a Hogwarts battersi la mano sulla spalla, pensando alla vita che li aspettava e che non vedevano l’ora di vivere. Ma allora perché invece lei ne era così spaventata? Perché lei quella voglia di vivere non la sentiva?  
“Bella, per Salazar, prova almeno a fingerti contenta”
Bellatrix sorrise spontaneamente per la prima volta quella sera.
“Rabastan”
“Hogwarts senza di te è una noia” rispose Rabastan circondandole le spalle con un braccio per portarsela al petto in una sorta di abbraccio “Non c’è più nessuno da battere al Club dei Duellanti…”
“Non ero l’unica a essere brava…”
“Non fingere la modestia, Bella, non ti appartiene”
Bellatrix si zittì, senza sapere cosa dire, come se non fosse più abituata a parlare con Rabastan. Da quando non andava più a Hogwarts non aveva avuto poi molto modo di rapportarsi con altre persone che non fossero Rodolphus o vecchie carampane con cui prendere il tè. Nessuno dei loro argomenti la interessava, parlavano di marmocchi, degli ultimi scoop sul Settimanale delle Streghe, dei prossimi matrimoni che si sarebbero tenuti. Eppure, Bella lo vedeva chiaramente negli sguardi di tante streghe della sua età, non a tutte interessavano quelle cose. Ma che scelta avevano se non sopprimere il proprio essere e fingersi le streghe che le loro famiglie si aspettavano fossero?
Sopprimere il proprio io, sopprimere i pensieri, i desideri, i sogni, le illusioni.
Appiattirsi, sottomettersi, scomparire.
Questo ci si aspettava da loro.
Con un singulto si ricordò di come fosse una degli studenti più promettenti di Hogwarts, di come eccellesse in ogni materia, della magia che scorreva potente in lei in quanto Purosangue, quella magia che in quel momento lottava per venire fuori. Ma dove poteva canalizzarla? La sua bacchetta smaniava per essere usata, smaniava di essere impugnata e utilizzata in un duello, in una pozione complessa, in un incantesimo arzigogolato.
“Allora, questa vita da sposata com’è?”
Bellatrix si strinse nelle spalle, non sapeva cosa dire. Non sapeva se volesse dire qualcosa. Rabastan, prima di essere suo amico, era il fratello di Rodolphus.
“Una vita normale”
“Ed è la vita che vorresti? È la normalità che cerchi?”
“Non lo so che vita vorrei, Rab” rispose sinceramente Bella “Non penso di poter desiderare meglio di Rodolphus”
E non era una menzogna.
“No, certo… nessuno è perfetto come Rod
Bellatrix conosceva troppo bene Rabastan per non scorgere, dietro all’affetto che provava per il fratello, anche una punta d’invidia. Lasciò passare il commento, non sottolineò che sì, Rodolphus fosse l’uomo perfetto, ben più perfetto di Rabastan. Non se la sentiva di ferire l’amico e allontanare l’unica persona che sembrava essere interessata a lei in quanto Bella, prima di essere interessata a lei in quanto pedina di una società distorta che pretendeva da lei senza darle nulla in cambio.
Prendendosi tutto della sua anima e delle sue aspirazioni.
“Ma non riesce a renderti felice” proseguì Rabastan con una punta di appagamento, quasi che la consapevolezza che il fratello stesse fallendo in qualcosa non potesse che compiacerlo almeno in parte.
“Non è lui a dovermi rendere felice” rispose Bella, all’improvviso stizzita.
Perché Rabastan continuava a insistere su quell’argomento? Non poteva lasciarla in pace come tutti gli altri? Non poteva fingere che tutto andasse bene e che lei stesse bene e che tutto fosse normale?
“Non mi va di parlarne”
Rabastan si morse le labbra, poi si strinse nelle spalle “Come vuoi, Bella” le disse dopo un attimo di esitazione “È penoso, comunque… una strega così brillante ridotta a indossare gonnelle e a prendere il tè delle cinque parlando del prossimo matrimonio purosangue tra un pasticcino e l’altro”
“A me diverte” si difese Bella, perché non accettava lezioni da nessuno. Tanto meno da Rabastan che continuava a comportarsi da ragazzino invece che accettare il proprio destino e iniziare a essere uomo.
“Sì, certo” rispose Rabastan con un ghigno “Contenta tu, chérie
Bella venne lasciata da sola mentre Rabastan raggiungeva il fratello Rodolphus ed Evan Rosier. Si sentì abbandonata nel vedere i tre uomini chiacchierare sorridenti. Ignari del privilegio che vivevano. Loro potevano avere tutto, essere Purosangue, sposarsi oppure no, lavorare, utilizzare la magia.
Loro avevano in mano il mondo.
Si volse perché quella vista le era troppo penosa e il suo sguardo cadde sulle sue due sorelle mentre chiacchieravano sedute con altre streghe. In passato Bella non avrebbe avuto problemi a unirsi a loro, in passato, quando ancora credeva che il matrimonio fosse un proforma e lei avrebbe potuto continuare a vivere la vita come più desiderava… ma in quel momento…
La testa di Bella prese a girare, non le era mai capitato di sentirsi tanto fuori posto, non c’era nulla che la facesse sentire a casa, lei non apparteneva a nessuno di quei due mondi.
Donna di nascita, uomo negli interessi e nelle aspirazioni.
Incapace di accedere a entrambi i mondi, incapace di poter entrare in quel club riservato a chi in mezzo alle gambe aveva un pene.
Avrebbe voluto mettersi a urlare, perché nessuno la vedeva?
Io ti vedo.
Perché nessuno era disposto a lanciarle un salvagente, a mostrarle una via d’uscita, un’alternativa… qualsiasi cosa.
Io sono qui… la via d’uscita… la tua via d’uscita.
Bella batté le palpebre, confusa. Stava impazzendo? Sentiva le voci?
Si guardò intorno e si rese conto di come all’improvviso la folla fosse concitata.
“Non pensavo che sarebbe venuto qua!”
“Si dice che qualche tempo fa sia stato a Hogwarts… per chiedere il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure”
“Certo, sarebbe un passo avanti, dopo aver fatto il commesso da Magie Sinister”
“Shshsh! Sei pazzo a dire cose del genere? Se ti sente!”
“Dai, una battuta…”
“Lord Voldemort non apprezza le battute”
Lord Voldemort.
Dei brividi scesero lungo la spina dorsale di Bella.
Non aveva mai sentito quel nome ma per la prima volta nella vita la sua anima parve trovare senso alla sua esistenza.
Fischi e applausi invasero la stanza, Bella si guardò intorno, i suoi occhi dardeggiavano da un angolo all’altro cercando l’origine di tutta quell’improvvisa emozione.
“Siete troppo gentili”
Era una voce bassa e sibilante, eppure Bella la sentì forte e chiara quasi come se quelle parole fossero state sussurrate al suo orecchio.
“La vostra assenza si è sentita”
“Dove siete stato, tutti questi anni?”
“Un po’ qui… un po’ lì…”
“Rimarrete a Londra?”
“Sì” la risposta era chiara, netta “Il Regno Unito ha bisogno di una guida decisa per riprendere ciò che ci è stato tolto. Tutta questa Babbanofilia… deve finire, non possiamo continuare a dimenticarci chi siamo, le nostre origini…  i nostri poteri
Bella provò ad avvicinarsi per poter sentire meglio la conversazione. Aveva la sensazione che tutto si fosse fermato per potersi concentrare sull’arrivo di quel mago. Era alto, incredibilmente alto, più alto di Rodolphus di almeno quindici centimetri. Aveva un viso pallido, affilato… il profilo del suo viso era confuso, sembrava che qualcuno si fosse avvicinato con una candela e ne avesse fuso il contorno per renderlo poco chiaro. Era vestito con una veste scura da mago, un po’ fuori moda, poco consona a una festa di quel tipo; eppure, nessuno sembrava curarsi del suo vestiario, nessuno lo stava riprendendo per non essersi messo qualcosa di più appropriato, di più elegante. Chi era quell’uomo in grado di far dimenticare alla società purosangue l’etichetta, le maniere? Perché tutti sembravano conoscerlo e ammirarlo?
I suoi occhi si fissarono all’improvviso su di lei e a Bella sembrò di stare guardando un basilisco: il suo cuore mancò un battito, stava morendo? Si poteva morire così, solo perché si viene guardati dritti nell’anima? Aveva gli occhi screziati di rosso, ma il suo sguardo… il suo sguardo sembrava appartenere a un essere sovrannaturale, a qualcuno di proveniente da un altro mondo, un mondo di cui lei non poteva fare parte anche se lo desiderava con ogni fibra del proprio essere. Bella lo vide liberarsi di tutte le persone che lo circondavano per poi avvicinarsi a lei.
L’essere sovrannaturale si stava avvicinando a lei.
Lui che era così tanto di più, si stava interessando a lei… Bellatrix…
“Ci siamo già incontrati?”
Glielo domandò inclinando il capo di lato, un sorriso freddo gli alzava un angolo della bocca.
Bella batté le palpebre.
Si stava rivolgendo a lei? Perché?
“Io… no, non credo” distolse lo sguardo perché si sentiva perforata da lui, la sua presenza nella testa, non si era mai sentita tanto aperta, disponibile, per qualcuno.
Era incredula.
Non c’era scampo, non c’era via d’uscita.
“Mi sembrava… mi era sembrato di averti riconosciuta, come se ci fosse qualcosa di te che mi chiamava”
Bellatrix fece una smorfia per quella sfrontatezza eppure, la infastidiva molto meno di quanto avrebbe dovuto. Perché ne era invece compiaciuta? Qualsiasi cosa la potesse legare a quell’uomo la stava facendo vibrare come una corda di violino.
“Effettivamente, sei molto giovane” proseguì lui “Sono andato via vent’anni fa…”
“Avevo due anni”
Bellatrix lo interruppe, pur sapendo fosse qualcosa di maleducato da fare. Gli occhi dell’uomo brillarono di rosso e Bella lo fissò ipnotizzata. Ne era attratta, era come essere entrata in un campo magnetico e ora era legata a lui, calamitata a lui.
Non c’era via d’uscita.
Ed era successo tutto all’improvviso, senza avere un senso, senza essere preparata. Esistevano davvero le anime gemelle, dunque? Non c’era altra spiegazione che quella, perché Bellatrix dentro di sé sentiva di aver aspettato quell’uomo per tutti i suoi diciotto anni passati.
Per la prima volta, aveva una direzione, uno scopo… una ragione, un significato.
Si poteva trovare il proprio essere in qualcun altro? Era giusto trovare la propria realizzazione fuori di sé e non dentro di sé?
“Non so chi lei sia” si decise a dire infine Bella, curiosa di capirne di più, curiosa di poter scoprire chi fosse quell’uomo che con la sua sola presenza stava già sovvertendo la sua intera esistenza.
“Lord Voldemort”
Lord Voldemort” ripeté Bellatrix, cercando di fare mente locale e provare a ricordare tra tutti i vari tomi che aveva letto sull’alta aristocrazia inglese una famiglia che si chiamasse Voldemort.
Non le venne in mente nulla e sapeva che un nome tanto particolare le sarebbe rimasto impresso se solo lo avesse letto.
“Non vi conosco”
“Mi conoscerai… Bellatrix
Bella sgranò gli occhi, come sapeva il suo nome?
“Io sono un signor nessuno, Bellatrix… ma la primogenita di Cygnus e Druella Black, sposa di Rodolphus Lestrange… la tua foto e il tuo nome erano ovunque, qualche mese fa, per il matrimonio”
Bellatrix si sentì di nuovo sprofondare. Quello, dunque, la rendeva famosa? Il matrimonio col marito?
Ma c’era altro di più? C’era altro che lei potesse volere, desiderare… ambire?
“Io penso di sì, Bellatrix” annuì Voldemort “Penso ci sia altro a cui tu possa ambire” s’interruppe e si passò la lingua sulle labbra sottili con fare meditabondo “La tua anima parla… chiama… cerca… cerca risposte a domande che non tutti si pongono, desidera cose che alla maggior parte della comunità magica fanno ribrezzo…”
“Sono sbagliata?” chiese Bella.
Perché si sentisse così attratta da quell’uomo che non conosceva stentava a capirlo, perché si sentisse compresa da un uomo col quale stava parlando da cinque minuti non riusciva a intuirlo… eppure… eppure…
Sbagliata!” ripeté Voldemort con tono oltraggiato “Oh, giammai. Non c’è nulla di sbagliato a desiderare la magia e che questo mondo faccia sentire anime magiche, nobili come te, sbagliate…” Voldemort scosse la testa “Questo è il vero sbaglio, questa è la vera blasfemia… questa è la vera e proprio offesa. Una beffa” s’interruppe, inspirò profondamente dal naso e si lasciò andare a una risata quasi imbarazzata “Perdonami, non ci conosciamo e già faccio proselitismo… deformazione professionale”
Bellatrix rimase sorpresa per quel cambio repentino ma il suono della sua risata le fece nascere qualcosa nello stomaco, così diverso da quel nodo opprimente che invece era abituata a provare, qualcosa che mai aveva provato prima e che la fece sorridere a sua volta in un modo tanto naturale che ne rimase sorpresa.
“Beviamo qualcosa?”
Senza aspettare risposta, Voldemort la condusse verso il piano bar, ordinando un gin tonic anche per lei. Non era mai stata in presenza di qualcuno di così… uomo, assertivo, dominante. Le leggeva dentro, sapeva le sue risposte ancora prima che lei potesse darle, si sentiva compresa.
“Posso chiederle dove è stato?” domandò Bellatrix, incuriosita all’inverosimile da quel mago sui generis, unico nel suo genere “Diceva che ha viaggiato…”
“Sono stato in molti posti, sapevi che la magia è diversa in ogni luogo della Terra?”
Bella socchiuse le labbra, incredula di poter parlare di magia, rituali, sciamani, streghe, maghi di continenti e Paesi sconosciuti. Era quello che si stava perdendo? Pendeva dalle labbra di Lord Voldemort come se non esistessero che loro due, come se non esistesse altro che lui, la sua voce sibilante e il suo sguardo dagli occhi rossi che le perforava l’anima e le arrivava dritto al cuore.
“Non è possibile che tutto ciò esista e noi siamo… siamo qui a bere, a curarci delle apparenze quando… quando tutto il mondo sta andando verso la decadenza totale, il nulla…”
“È per questo che dopo i miei viaggi sono tornato, Bellatrix” rispose Voldemort “Non possiamo lasciare che il Mondo Magico cada in declino, no?”
“No” rispose Bella infervorata. Avrebbe voluto aggiungere altro, donarsi a quell’uomo, alle sue idee, alla sua politica ma i suoi occhi vennero catturati dai suoi genitori, da suo marito… dai Purosangue, da tutta quella società che la opprimeva “Ma cosa posso io?” mormorò afflitta, consapevole che nulla avrebbe potuto svegliarla da quell’incubo che stava vivendo, consapevole che neanche Lord Voldemort poteva nulla di fronte a quel cammino che le era stato messo davanti ancora prima che nascesse.
“Io posso tutto, Bella”
Bella.
Quel vezzeggiativo sibilato da quell’uomo, in quel modo, in quel momento, le fece tremare il sangue nelle vene.
Io ti vedo… e sono qui… la tua via d’uscita”
Voldemort inclinò il capo di lato, le sorrise “È stato un piacere conoscerti, Bella” poi si allontanò da lei, veloce come era arrivato.
“Il piacere è stato mio” rispose Bella allo spazio vuoto di fronte a lei.
 
*
 
Non sapeva neanche che cosa Rodolphus stesse dicendo. Continuava a parlare ma la voce di lui non raggiungeva il suo cervello, non aveva significato. Tutto di lei gridava solo Lord Voldemort, ogni pensiero era rivolto a quel mago tanto più grande di lei e con così tanto da dire. Le ciarle di Rod non avevano senso, nessun significato, nessuna importanza. Cosa le importava dei pettegolezzi del Ministero della Magia quando con Lord Voldemort aveva parlato di Rituali Oscuri per il raggiungimento dell’immortalità? Cosa le importava del Wizengamot quando con Lord Voldemort avevano parlato di rituali magici per l’ampliamento della propria potenzialità magica? Il connubio perfetto tra mago e strega, riusciva a pensare solo a quello, a come lui fosse la sua perfetta metà.
Si sorprese, Bella, quando sentì la bocca del marito sfiorarle il collo, le mani che percorrevano le curve, il corpo, come se gli appartenessero.
Ma è sbagliato. Io non gli appartengo, non  a lui.
“Rod” lo chiamò, ma il marito male interpretò il tono della sua voce, scambiando l’urgenza con voglia, e si fece più audace.
Bella alzò gli occhi al cielo, in altre occasioni sarebbe rimasta zitta… ma non quella sera, non quella sera che davanti a lei si era spianata una via d’uscita. Non quella sera in cui aveva avuto di fronte a sé un’anima affine alla propria.
“Non… sono stanca, perdonami”
Rodolphus si staccò da lei con una smorfia di disappunto in viso “Buonanotte, allora, chérie”
Non le diede modo di ribattere, si allontanò da lei e il senso di colpa si fece strada nel suo cuore ancora prima che lei potesse capirne il perché… ma quella sera non le importava di essere la moglie perfetta, non le importava di aver indisposto il marito. Tutto ciò che c’era nella sua testa era solo quell’incontro con Lord Voldemort. Era possibile che la propria esistenza potesse cambiare così, all’improvviso, da un momento all’altro senza nessun preavviso? Un attimo prima era una donna senza aspirazioni, desolata, sconsolata a una vita di sofferenza, priva di prospettiva, avvolta nella depressione… e ora… all’improvviso…
Si sentì arrossire mentre si avviava verso le sue stanze. Avrebbe dovuto fare di più? Avrebbe potuto dire di più? Si chiese se lui lo sapesse… sapesse che anche per lei era stato un piacere conoscerlo.
Doveva saperlo, sapere che quell’incontro aveva cambiato la sua vita, la sua anima, il suo cuore.
Avrà già qualcuno? Il suo cuore è già impegnato?
Quelle frasi le martellavano la testa perché non era possibile che un uomo di quella portata non avesse nessuno nella vita, che fosse solo e disponibile… poco importava che lei non lo fosse, disponibile, perché per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa e il pensiero di non avere neanche un’opportunità le straziava il cuore.
Chi ama?
Il miscuglio di domande le vorticava in testa, facendola rimanere sveglia, senza riuscire a prendere sonno. Continuava a rigirarsi nel letto senza sosta, ma il suo cuore batteva all’impazzata ogni volta che la sua mente si soffermava a ripensare a quegli occhi rossi che la fissavano, scavandola dentro, nel profondo, fino in fondo.
Bella si mosse un’ultima volta nel letto, mettendosi supina a fissare il soffitto. L’orologio segnava le due di notte. Decise di alzarsi in piedi, incapace di contenere le proprie emozioni, il suo cuore pompava con forza, sentiva il battito addirittura nelle orecchie.
Come era successo?
Com’era possibile?
Tutta quell’emozione per un incontro tanto breve, a ben vedere, non era successo niente di speciale, niente di particolare. Che cosa aveva Lord Voldemort di tanto diverso da chiunque avesse incontrato prima?
Prese a misurare la stanza come un’anima in pena in cerca della propria assoluzione. La sua mente continuava a lavorare febbrile, immaginandosi mille scenari e tutti finivano con Voldemort lì alla porta per parlare, per dirle che era stato un piacere conoscerla… per sussurrarle all’orecchio che quella notte era stata solo l’inizio e non la fine.
Che si sarebbero visti altri mille volte.
Che avrebbero continuato a parlare di magia in altri mille modi.
Che avrebbero praticato la magia insieme, un mago e una strega, portando avanti tradizioni millenarie.
Bella si bloccò al centro della stanza.
Non poteva pensare che tutto fosse finito così, ancora prima d’iniziare, non poteva pensare sarebbe tornata a essere la moglie di e non una strega.  
La sua strega.
Bellatrix chiuse gli occhi dalle palpebre pesanti mentre nella sua testa l’eco di Lord Voldemort continuava a ripetersi, senza sosta.
La sua mente non avrebbe più smesso di pensare a lui, volere lui, desiderare lui, venerare lui.
È stato un piacere conoscerla.
Perché non gliel’aveva detto?
Perché la sua lingua non aveva formato le parole prima che lui se ne andasse?
Doveva saperlo.
Doveva sapere che per lei era stato un piacere conoscerlo… e che avrebbe passato l’intera eternità a ripeterglielo, a volerlo, a trovare in lui lo scopo della propria vita.
 
This night is flawless
Don't you let it go
I'm wonderstruck
Dancing around all alone
I'll spend forever
Wondering if you knew
I was enchanted to meet you
Please don’t be be in love with someone else
Please don’t have somebody waiting on you

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Voi direte, ma che ci azzecca Taylor Swift con la Bellamort? Bear with me, perché con me quando si tratta di Bellamort tutto è possibile. Ho già tutte le canzoni scelte, tutta la storia nella mia testa. Si tratta sola di buttarla giù (non credo i capitoli saranno molto lunghi). Poi, se ha senso oppure no... la sentenza ai posteri, o a voi lettori... a voi il giudizio ;)

Vorrei dedicare tutta questa storia a Black Beauty, mia compagna di scleri alle ore più impensabili. Non importa quanto l'idea che abbiamo avuto sia bizzarra, sappiamo che nel momento in cui la diremo all'altra non solo saremo comprese ma è molto probabile che anche lei abbia fatto lo stesso pensiero. Spero che questa storia ti possa piacere, è un compendio serio (più o meno) della mia versione della Bellamort, qualcosa che ti ho promesso da tanto. Un bacio, cuore. 

A presto a tutti voi!
Clo

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Capitolo 2
*** The man ***


THE MAN
 
“Non capisco perché non dovrei”
“Perché sei una donna, Bella” le rispose Cygnus stanco portandosi le dita sulle tempie per poi massaggiarle piano, come se quella conversazione gli stesse creando un mal di testa insopportabile “Pensavo ormai avessimo risolto questo tuo… problema
Bellatrix aggrottò le sopracciglia, strinse la mandibola e deglutì. Ogni volta che si ritrovava di fronte a suo padre tornava a essere una bambina, le serviva tutto il suo autocontrollo per non scoppiare.
Si sentiva sbagliata, inadeguata… un problema, appunto.
“Problema?” ripeté Bella, cercando di mantenete un tono diplomatico e non lasciarsi travolgere dalle emozioni “Non capisco” era una menzogna. Capiva benissimo cosa intendesse suo padre ma non riusciva – non voleva – farsene una ragione. Suo cugino Evan non veniva forse elevato a perfezione per le stesse cose che a lei venivano recriminate? Suo cugino Sirius non era forse un reietto proprio perché, invece, non aveva gli atteggiamenti che lei aveva? Il senso di ingiustizia le si insinuò nell’anima, dove già aveva messo radici da tempo immemore.
“Sei sempre stata una bambina… eh… sopra le righe”
Cygnus strinse le labbra osservando la figlia con dispiacere, nello stesso modo in cui si guarda un fiore stupendo che col passare del tempo appassisce. Bellatrix era quello: uno splendido potenziale che andava perdendosi ogni anno di più. Non poteva chinare la testa come tutte e continuare nella via che le era stata messa davanti? Perché doveva essere così testarda? Perché doveva fare di tutto per risultare una strega inadeguata? Faceva un passo verso ciò che ci spettava da lei – il matrimonio – e poi dieci indietro unendosi a una comitiva di maghi che agivano sì per il benessere della Comunità Purosangue… ma non ci si aspettava di certo che fossero le streghe a portare avanti quella battaglia.
Bellatrix continuava a rimanere in silenzio, era arrossita, indispettita per quel commento che pensava di non meritarsi affatto. Aveva fatto di tutto – di tutto – per essere la bambina perfetta che i suoi genitori si aspettavano e ancora non era stato sufficiente? Sopra le righe in cosa? Perché? Solo perché non aveva paura di esprimere la propria opinione? Solo perché era magica e non aveva paura di mostrarlo?
“Sempre a voler fare cose che non ti appartenevano… sempre a voler dire la tua… sempre con queste idee balzane…” Cygnus scosse il capo come un elefante che scaccia le mosche. Cosa doveva fare con Bellatrix? Ogni volta che pensava di averla domata, che pensava di aver concluso il suo compito di genitore si tornava a doversi scontrare con la sua testardaggine. Si era sposata con Rodolphus Lestrange, ora doveva solo fare un figlio. Cosa era quell’improvvisa voglia di diventare un’attivista politica? Quelle chiacchiere su rituali magici andati persi?
“Dopo il matrimonio… da te ci si aspettano figli, Bella. Non che tu te ne vada in giro a fare la politicante!”
“Rodolphus è d’accordo!” e il solo dire quelle parole costava fatica a Bellatrix. Davvero le serviva il permesso del marito per fare quello che voleva e la faceva stare bene? Perché tutti si impegnavano così tanto per renderla infelice e toglierle le uniche cose che le portavano gioia?
Cygnus fece una smorfia “I Lestrange sono sempre stati una famiglia un po’ particolare…”
“Il Signore Oscuro dice che sarebbe un delitto non farmi entrare nel suo esercito!” proseguì Bellatrix accendendosi appassionata.
Un delitto.
Così lo aveva definito.
Non ho mai incontrato una strega del tuo livello, Bella… non esiste un'altra persona magica, strega o mago che sia, che abbia il tuo potenziale… il potenziale per stare al mio fianco e rimanerci. Rimanerci per sempre.
Ogni volta che ripensava a quelle parole si sentiva avvampare, il cuore iniziava a pompare come impazzito.
Nessuna persona.
Strega o mago.
Rimanere al suo fianco.
Per sempre.
Solo lei era all’altezza e suo padre ora voleva mettersi in mezzo e impedirle di compiere il suo destino?
“Anche lui è sempre stato una persona… particolare…”
“Non accetto insinuazioni sul Signore Oscuro!” Bellatrix scattò subito perché poteva accettare parole e dubbi su di lei, ma non su Lord Voldemort. No, quello mai, per nessun motivo!
“Pensavo saresti stato fiero di me, padre. Da quanto ci lamentiamo del declino della comunità magica? Delle nostre tradizioni perse? E ora che una Black finalmente fa qualcosa…”
“Non sei più una Black” la interruppe Cygnus, implacabile e spazientito “Sei una Lestrange”
Quel commento ferì Bellatrix più di ogni altra cosa. Era come dirle che non faceva più parte della famiglia dato che ora il suo cognome era cambiato. Era diventata un’estranea per i suoi stessi genitori? Afferrò la veste tra le dita stringendo i pugni. Rimase in silenzio per qualche secondo in più e Cygnus dovette intuire come quelle parole avessero turbato la figlia ma, non fece in tempo ad aprire bocca per provare a mettere una pezza su quanto detto che Bella si alzò in piedi “Se non sono più una Black non vedo allora come questa cosa possa riguardarti” fece un sorriso serafico “Sarò la prima Mangiamorte donna” alzò il mento, fiera “E sarò la migliore, meglio di qualsiasi uomo”.
Cygnus rimase a fissare la poltrona lasciata vuota dalla figlia.
Perfetta, pensò.
Sì, perfetta continuò alzandosi in piedi e uscendo dal salotto scuotendo il capo.
Se solo fosse un uomo.
 
*
 
Il Marchio Nero era qualcosa che andava oltre ogni immaginazione di Bellatrix. Non aveva mai pensato potesse esistere qualcosa di quel tipo, una connessione tanto profonda col suo Padrone, con il Signore Oscuro. Da quando lo aveva ricevuto, non faceva altro che ammirare l’avambraccio sinistro, ricalcando con le dita tremanti della mano destra i tratti del serpente e del teschio che formavano il tatuaggio.
Era una parte di lui, una parte di Lord Voldemort.
Ho la sua magia su di me… dentro di me… lo sento ovunque…
Il solo pensiero era in grado di accenderla come una miccia, si sentiva sciogliere e allo stesso tempo scaldarsi piena di energia e di magia. La sua attrazione per Lord Voldemort cresceva ogni secondo di più, incontenibile e ormai stentava a nasconderla. Bellatrix pensava fosse assurdo che non se ne fosse accorto nessuno. Possibile che nessuno sentisse il suo cuore pompare impazzito e battere contro la gabbia toracica?
No, non poteva essere. Dovevano essersene accorti. Lui doveva saperlo… doveva.
Ma se se n’era accorto… quel suo non fare nulla… era sinonimo di disinteresse?
Il crac della materializzazione la riportò alla realtà. Si tirò giù la manica della veste coprendo il Marchio mentre i suoi compagni Mangiamorte entravano nel salotto con fare deciso.
Dolohov, Nott, Mulciber, Rosier…
Erano un gruppo smunto e ristretto e lei non solo era l’unica donna, era anche la più piccola e, conseguentemente, veniva trattata con una sufficienza al limite dello sdegno.
“Ciao Bella” la salutò Dolohov sedendosi di fronte a lei, il posto alla destra del Signore Oscuro spettava a lui.
Per adesso, si disse Bellatrix sorridendo ad Antonin, diventerò io la più fedele, la sua migliore luogotenente. L’unica degna di sedere alla sua destra e di sapere ogni suo più recondito segreto.
Bellatrix gli fece un cenno con la testa agli altri uomini mentre prendevano posto intorno a lei senza dire una parola. Nessuno degli altri Mangiamorte era contento della sua presenza lì, Bellatrix lo sapeva molto bene, nessuno di loro si fidava di lei, nessuno di loro la riteneva all’altezza. D’altra parte, non erano forse tutti della stessa età di suo padre? Non provenivano tutti dallo stesso background culturale? Come poteva pretendere qualcosa di diverso? Li avrebbe fatti ricredere, ne era convinta. Inoltre, non le serviva davvero il sostegno di nessuno se non quello del suo Padrone. Anche lui aveva l’età di quei bigotti ma era superiore, diverso, vedeva... sì, lui vedeva.
La vedeva.
Nulla avrebbe potuto scalfire l’entusiasmo di Bella e la sua determinazione; era troppo abituata a essere trattata con sufficienza per prestarvi caso. Certo, si sarebbe aspettata un po’ più di sostegno da suo zio, Augustin Rosier. Quasi le venne da ridere al pensiero di quanto fosse stata illusa. Augustin era il fratello di sua madre, poteva davvero credere le cose sarebbero andate diversamente? Poteva davvero credere di avere un alleato in un Rosier?
Si strinse nelle spalle.
Non aveva importanza.
Che la odiassero.
Che la sminuissero.
Non le serviva di certo la loro approvazione.
L’unica cosa che importava era l’opinione del Signore Oscuro e lui aveva già parlato. Aveva già detto che lei era fatta per rimanere al suo fianco, per essere la sua prediletta… che era la più potente, lì in mezzo.
“Miei cari amici, miei fedeli Mangiamorte”
Si alzarono tutti come un sol uomo e il cuore di Bellatrix prese a fare le capriole. Di nuovo, quel nodo allo stomaco che mai aveva provato prima tornò a farsi sentire con una potenza che non riteneva umana. Finalmente aveva uno scopo, una via… qualcosa che non fosse essere moglie, madre… che non comportasse un appiattimento del sé e delle proprie aspirazioni.
Poteva usare la magia.
Lei era magia.
“Sedetevi, siamo tra amici, non è necessaria tanta formalità”
Ma Bella lo sapeva bene – e lo sapevano anche gli altri uomini – tanta formalità era non necessaria ma assolutamente dovuta.
“Mi piacerebbe poter allargare questa nostra famiglia” gli occhi rossi di Lord Voldemort si spostarono su Antonin Dolohov e Bella vide il viso storto del Mangiamorte incresparsi e poi diventare lucido di sudore.
Quello era potere.
Il potere di poter incutere timore, reverenza, con un solo e unico sguardo.
Il Signore Oscuro aveva tutto.
Era tutto.
“Mio Signore, sono ancora persuaso del fatto che la nostra fonte di adepti più… plausibile… siano i giovani, le nuove leve, per così dire…”
“Rosier, non hai un figlio?” chiese Lord Voldemort concentrandosi sull’uomo biondo accanto ad Antonin.
“Sì, mio Signore”
“Perché non lo vedo tra noi?”
Augustin si mosse a disagio sulla sedia “Padrone… alcuni ragazzi sono…” s’interruppe, incapace di scegliere le parole “È giovane, non capisce ancora quali siano le priorità”
“Devo dedurne che tu come genitore sia stato un fallimento, Augustin?”
Rosier abbassò il capo “Mi dispiace avervi deluso, mio Signore. Sono sicuro che Evan…”
“Ci crederò quando lo vedrò seduto qui” Voldemort raddrizzò la schiena “Ma comprendo anche che questi ragazzi devono capire chi hanno di fronte, non è facile riporre le proprie speranze in qualcuno che non si conosce, soprattutto quando si è stati così tanto delusi in passato. Promesse di gloria e onore… e poi cosa? Il vuoto di una società priva di spina dorsale”
“Padrone” chiamò Bellatrix incapace di trattenersi oltre, la sua voce era spezzata dall’emozione perché ancora non riusciva a credere di avere l’onore di sedere a quel tavolo… lì, con lui, che era così tanto più di lei…
“Ho parlato con Evan… vorrebbe conoscervi, mio Signore. Gli ho parlato di voi, di come siete così… così...” s’interruppe, incapace di proseguire, perché non c’erano parole per spiegare cosa era Lord Voldemort “Magico. Gliel’ho detto che non esiste leader migliore di voi per questa guerra e… e… Evan non vede l’ora di potervi ascoltare e ammirare e…”
Le labbra sottili di Lord Voldemort si incurvarono in un freddo “Augustin, Augustin” chiamò scuotendo il capo “Menti al tuo Signore e Padrone? Tuo figlio Evan non vede l’ora di incontrarmi e me lo tieni nascosto?”
Augustin impallidì sotto lo sguardo severo del Signore Oscuro “Mio Signore, io non ne sapevo niente”
“Com’è che Bellatrix, che si è unita a noi da poco, è riuscita ad accendere la curiosità in Evan e non tu che sei suo padre?”
Rosier rimase in silenzio. Lo sguardo basso e la fronte aggrottata “Non lo so, Padrone” mormorò “Ma invoco il vostro perdono”
“Non esiste perdono per il fallimento” commentò tagliente Voldemort “Fermati dopo la riunione, dobbiamo discutere dei tuoi… metodi e di come tu possa… migliorare
Augustin Rosier fece un rigido cenno di assenso “Ma certo, Padrone. Io, anzi, vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra pazienza”
“Mio Signore” chiocciò ancora Bellatrix, incontenibile. Aveva occhi solo per Lord Voldemort e si sentiva esagitata all’idea di averlo compiaciuto. Non desiderava altro che quello, che ricevere lodi da parte sua.
Lei era riuscita lì dove suo zio aveva fallito.
“Rodolphus, mio marito… lui sarebbe onorato di unirsi a noi”
“Lestrange, eh? Senza neanche aver mai avuto un incontro privato con me! L’onore sarebbe il mio” rispose Lord Voldemort inclinando il capo di lato mentre osservava con attenzione Bellatrix seduta alla sua sinistra. I suoi occhi accarezzarono la figura della ragazza, le spalle, lo scollo della veste… e la sua magia, così potente e allo stesso tempo acerba… era lì e aspettava solo di essere portata a completa maturazione per poi essere colta da lui.
Era lì, solo per lui.
“Anche Rabastan” proseguì Bellatrix appassionata “Rabastan non vede l’ora di potervi servire!”
Voldemort rise deliziato “Avete capito, cari amici? In settimane Bellatrix è riuscita lì dove voi avete fallito per mesi. Avete qualcosa da dire?”
“Nulla, mio Signore” rispose Antonin “Se non pregare per la vostra clemenza… e… faremo in modo di imparare da Bellatrix”
“Non c’è da imparare” tagliò netto Voldemort “È la differenza tra chi è appassionato a una Causa fino nell’anima e chi invece… cerca scuse
“Oh Padrone!” esclamò Dolohov “Nessuna scusa!” Antonin esitò, sembrava voler aggiungere qualcosa “Forse Bellatrix non è appassionata solo alla Causa” insinuò con una punta di malizia scoccando un’occhiata goliardica a Bellatrix. Era palese non fosse appassionata alla Causa ma fosse appassionata ad altro…
“Attento alle parole e all’atteggiamento, Antonin…” il sibilo minaccioso di Lord Voldemort fece rabbrividire Bellatrix ma per tutt’altro motivo rispetto al brivido che aveva percorso la schiena di Dolohov. Non le importava cosa pensassero gli altri Mangiamorte: potevano credere ciò che volevano, lei e il Signore Oscuro sapevano. E tanto bastava. Sì, era più che sufficiente.
“Altrimenti, dovrai fare compagnia a Rosier”
Antonin deglutì “Mio Signore, mi rimetto alla vostra volontà”
“Bene… andate, lasciatemi parlare con Augustin”
I Mangiamorte si alzarono in piedi e si stavano già dirigendo verso la porta quando la voce di Voldemort li raggiunse di nuovo “Bella… tu rimani
Bellatrix si congelò sul posto a metà tra l’emozionato e l’impaurito. Aveva sbagliato qualcosa? Avrebbe punito anche lei?
“Voglio tu veda, impari… è il momento di capire il tuo vero potenziale
“Mio Signore voi mi onorate!”
“È giusto ci sia un premio… mi hai portato tre nuovi potenziali Mangiamorte… più di quanto mi aspettassi da una recluta come te”
Bellatrix sorrise entusiasta.
Sgualdrina
Il sibilo di Mulciber la colpì in modo del tutto inaspettato. Si volse, infastidita, solo per scorgere anche Nott lanciarle uno sguardo velenoso e pieno di disgusto. Rimase confusa da quell’odio gratuito.
Sgualdrina?
Si chiese, senza capire il nesso, senza capire perché dei suoi compagni pensassero quello di lei quando tutto ciò che aveva fatto era portare dentro il Cerchio nuove persone.
Non sapeva come rispondere, gli altri tre uomini si smaterializzarono e le urla di dolore di Augustin Rosier invasero la stanza.
Bella si volse con un sorriso.
 
*
 
“Abbiamo un ampio consenso” Voldemort lasciò andare il suo sguardo sul gruppo di persone sedute al tavolo. Aumentavano di giorno in giorno, era inarrestabile, incontenibile. Il Mondo Magico sarebbe presto stato ai suoi piedi, tutti lo avrebbero adorato e venerato come meritava. La Magia sarebbe tornata a essere legge e i Babbani sarebbero tornati a nascondersi nei buchi dai quali erano spuntati fuori.
“Eppure non è sufficiente” la sua voce era fredda, sibilante e venata dal disappunto. Silente si era erto a paladino della feccia, instillando dubbi e provando a contrastarlo, ma la verità era che a nessun mago piaceva doversi nascondere come un topo di fogna.
“La gente ha paura, mio Signore” disse Antonin “Paura del cambiamento”
“Devono avere più paura a rimanere come sono!” sbottò Bellatrix senza riuscire a fermarsi “Non lo vedono il lento e inesorabile deterioramento della nostra comunità?”
“Anche i cambiamenti più desiderati possono portare nostalgia e opposizione…”
Puah, da che parte stai, Tony? Non filosofeggiare. Siamo soldati, non politicantucci qualsiasi”
“Bella, non prendertela con noi” mormorò suo zio Augustin “Noi siamo dalla tua parte” eppure le sue parole non suonavano mai come se loro stessero davvero dalla sua parte. Bellatrix ne era certa, tutti gli uomini a quel tavolo la detestavano: c’erano loro e poi c’era lei. Era incapace di capirne il motivo fino in fondo, ma era sicura che tutti loro l’avrebbero volentieri fatta fuori, non nel senso letterale del termine, ma sicuramente l’avrebbero voluta fuori dal Cerchio e di nuovo in casa a pensare a tè e merletti. Tutto quello perché? Solo perché era più potente? Solo perché ogni volta lei era quella che durante la Caccia al Babbano faceva più punti?
“Forse dobbiamo cambiare strategia” intervenne Rodolphus “Mio Signore, forse dovremmo essere… più diplomatici
“Diplomatici?” ripeté Dolohov scettico “Non ci interessa l’opinione della feccia”
“È ovvio che non ci interessi, Tony” convenne Rodolphus “Ma forse dovremmo fingere che invece è qualcosa che ci sta a cuore”
“Fingere” sibilò Voldemort puntando i suoi occhi in quelli di Rodolphus che d’istinto li serrò perché la presenza del Signore Oscuro nella sua testa era come una lama lancinante che gli tagliava il cervello in due “Fingere per potersi accaparrare la loro fiducia…” concluse Voldemort inclinando il capo di lato. Cadde il silenzio per lunghi istanti e Bella rimase col fiato sospeso, le labbra socchiuse in attesa del verdetto di Lord Voldemort.
“Proviamoci” concluse infine Voldemort “Mostreremo una faccia più… tollerante e nell’ombra continueremo a tagliare teste ai dissidenti. Ci servono più spie, più adepti… voglio il mondo magico ai miei piedi”
“Lo avrete, Padrone” lo rassicurò Bellatrix “Me ne occuperò io, personalmente, fosse l’ultima cosa che faccio”
“Non voglio che questa sia l’ultima cosa che fai” la interruppe tagliente Voldemort “Ma apprezzo, come sempre, il tuo entusiasmo, Bellatrix”
Mulciber fece una smorfia malcelata e l’attenzione di Lord Voldemort piombò su di lui.
“Qualcosa ti disturba?”
“No, mio Signore”
“Non mentire a Lord Voldemort, Mulciber”
“Mai, Padrone” Mulciber scosse il capo con veemenza “Sono solo… confuso
Bellatrix strinse i pugni. Era pronta a lottare con tutte le sue forze contro quel vecchio mago ammuffito che neanche sapeva tenere in mano la bacchetta. Lei aveva dimostrato il suo valore in innumerevoli occasioni. Lui che cosa aveva fatto se non stare lì seduto a lamentarsi?
“Confuso” ripeté Voldemort e le sue narici si dilatarono, frementi. Bella sorrise, aveva imparato a riconoscere ogni minimo cambiamento: dall’inflessione della voce al modo in cui il suo viso mutava, impercettibilmente.
“Confuso da cosa?”
Da Bellatrix” rispose Mulciber “E come me, penso che siano in molti a essere confusi” ma nessuno sembrava essere pronto a dargli man forte in quell’affermazione.
“Ti senti minacciato, Justin?” chiese Rodolphus sporgendosi per poter vedere in viso il compagno “Sai che Bella vale dieci volte te?”
Mulciber rise “Sei proprio uno zerbino, Lestrange
Rodolphus aprì bocca per ribattere ma Voldemort fu più veloce “Non accetto che i miei Mangiamorte litighino fra loro”.
Rodolphus abbassò il capo contrito e Mulciber fece altrettanto.
“Vedo in molti di voi il dubbio quando si tratta di Bellatrix…”
Bella fissava Voldemort come se avesse voluto leggergli nella mente. Si sarebbe piegato ai dubbi degli altri uomini? Ma non poteva, non doveva… Lei ormai aveva il Marchio, faceva parte di lei… il loro legame non poteva disperdersi. Non aveva senso. Eppure, la paura l’attanagliava.
Tutti l’avevano delusa e abbandonata. Era sempre stato così, da sempre e per sempre.
“Mi ferisce” proseguì Voldemort “Constatare come i miei più cari amici e fedeli Mangiamorte abbiano così poca fiducia nel loro Padrone e Signore”
“Oh no, mio Signore!” esclamò Mulciber sgranando gli occhi “Io non…”
Voldemort alzò una pallida mano bianca per bloccare il mago “Ma capisco. Capisco che siete deboli e non posso pretendere da voi ciò che pretendo da me stesso…” scosse il capo “È da molto che cerco qualcuno che possa diventare un mio allievo di Arti oscure, per assistermi nei rituali più complessi…”
Il mormorio si accese lungo il tavolo mentre i Mangiamorte si lanciavano occhiate esagitate.
“Non vi nascondo che la mia preferenza è tutta per Bellatrix”.
Il vociare si spense così come era nato e Bella si sentì affondare sotto il carico di quegli sguardi pieni di odio e rancore. Neanche tentavano più di nasconderlo, era tutto palese. Anche Rodolphus, che poco prima aveva tentato di difenderla, ora la guardava verde d’invidia. Tutti volevano le attenzioni di Lord Voldemort. Tutti avrebbero voluto essere il suo allievo prediletto, imparare la magia direttamente da lui.
“Ma non voglio pensiate io non sia un Signore giusto e che faccio favoritismi dettati da… preferenze
Bella strinse le labbra. Era la preferita perché dimostrava sempre il suo valore e la sua lealtà, quindi cosa avevano da ridire quei vermi?
“Vi osserverò nelle prossime settimane. La persona che sarà mio allievo deve essere magicamente dotata, un abile stratega… ma anche incontrovertibilmente fedele a me. Voglio dare a ciascuno di voi la possibilità… vediamo se sarete in grado di cambiare la mia idea, se davvero vuoi uomini siete meglio di… una donna”.
Bellatrix alzò il mento con fare altezzoso. Era tremendamente ingiusto che lei dovesse ancora dimostrare qualcosa, quando già era risaputo fosse la migliore. Ma non avrebbe impedito a niente e a nessuno di prendersi il posto che le spettava di diritto. Volevano lei fosse un uomo? Beh, sarebbe diventata l’uomo.
 
*
 
“Perché?”
“Perché cosa?”
Per qualche motivo a lei sconosciuto, Rodolphus sembrava essere irritato con lei. Osservò il marito levarsi il mantello e gettarlo con rabbia sulla poltrona del salotto. Il Castello dei Lestrange era grande e, nonostante vi abitassero anche i genitori di lui, era quasi come se vivessero soli dato che avevano tutta un’area del castello designata solo ed esclusivamente a loro.
“Perché tu dovresti essere la sua prima scelta?”
Bellatrix sgranò gli occhi “Forse perché sono la migliore? Forse perché sono la più magica? Forse perché sa che sono la più fedele?” non poteva credere che anche Rodolphus fosse contro di lei. L’aveva sempre difesa e ora, invece, insinuava dubbi come tutti gli altri? Era dunque vero che nessuno era dalla sua parte? Solo Lord Voldemort… possibile fosse l’unico a vederla per ciò che realmente era? L’unico che la comprendesse e la facesse sentire accolta, accettata, adeguata.
Non un problema.
“Ho già dato tutto ciò che potevo, dimostrato più di tutti voi maschietti messi insieme! Se fossi stata un uomo, questa ultima dimostrazione non sarebbe nemmeno stata necessaria! Pensavo che almeno tu… almeno tu avresti capito” proseguì Bella e non riuscì a nascondere una punta di tristezza in quella frase perché, davvero, pensava che il marito l’avrebbe supportata come sempre aveva fatto in quei mesi passati “Supportata e capito che queste dimostrazioni sono solo una cosa inutile, dovuta al fatto che siete degli inetti dall’ego precario, non in grado di… di… ammettere che io possa essere meglio di voi! E dovete sminuirmi, cercare altri motivi per il quale il Signore Oscuro mi vuole al suo fianco!” Bellatrix stava urlando perché l’ingiustizia di tutto quello le stava stritolando il cuore. Perché a lei era richiesto di correre al doppio della velocità degli altri? Perché lei doveva sempre dimostrare e dimostrare… senza sosta, sempre essere giudicata… quando ai suoi amici, ai suoi cugini, ai suoi compagni, a suo marito, tutto quello non era mai stato richiesto?
Rodolphus fece un gesto stizzito ed emise un basso ringhio dandole le spalle.
“Ma sì, Bella… lo so” si morse le labbra “Non capisci che è proprio questo a essere snervante?” si volse di nuovo verso di lei “Che tu… che tu sia più di me! Che tu sia considerata di più da lui! Vorrei essere io il suo allievo, vorrei essere io al suo fianco… io il suo Mangiamorte numero uno! E invece… invece vengo superato da una…” si bloccò e scosse la testa ma Bellatrix si fece avanti “Continua, Rod. Dillo
“Da una donna” la sua voce era piena di stizza “E se a te importasse qualcosa di me, ti faresti da parte!”
“Io mi sono fatta in quattro, da sempre! E tu lo sai benissimo… per ottenere la considerazione che a te è sempre stata dovuta io invece ho lottato, in ogni istante della mia vita… e ora, ora che finalmente qualcuno decide di premiarmi per i miei sacrifici, per il mio duro lavoro… tu vorresti portarmelo via? Io dovrei scansarmi per darti il mio posto?
“Io non ho nessuna intenzione di rimanere in disparte” rispose Rodolphus raddrizzando le spalle “Ti amo, Bella… ma questo non cambia le cose. Voglio essere io il suo allievo, pensi di essere l’unica, qui, innamorata della magia?
Bellatrix lo fissò in silenzio, poi scoppiò a ridere “Sei proprio ottuso, Rod”
Rodolphus sbiancò “Ottuso?”
“Pensi che io sia solo innamorata della magia?”
Rod batté le palpebre, sembrava servirgli qualche secondo per comprendere fino in fondo la domanda che Bella gli aveva posto “Ti piace?” chiese infine, quasi incredulo “Ti piace lui?
Bella alzò le spalle. Non sentiva neanche la necessità di nasconderlo. Chi poteva biasimarla? Chiunque avesse avuto a che fare con Lord Voldemort lo avrebbe capito, l’avrebbe capita. Lui era superiore, inarrivabile, qualcosa che era da venerare.
Rodolphus iniziò a ridere in modo incontrollabile, tenendosi la pancia “Ah, Bella, sei proprio uno spasso, lasciatelo dire”
Il viso di Bellatrix si chiazzò di rosso.
“Vuoi fare tanto la donna emancipata, quella vittima degli uomini cattivi… e poi? Poi ti comporti come la più sudicia delle sgualdrine?” Rodolphus rise di nuovo e Bellatrix lo fissò con malevolenza.
“Pensi di poterlo avvicinare durante le lezioni, eh? È questo che sogni?” avanzò verso la moglie e le prese il viso in una mano “Che ti tocchi così…” si chinò su di lei, sfiorandole l’orecchio con le labbra “E che ti sussurri che ti vuole… che ti desidera… che ti ama…”
Bellatrix sentì il proprio cuore accelerare mentre il suo cervello si immaginava Voldemort al posto di Rodolphus.
“Che sei la sua strega prediletta…”
Sentì la bocca di Rod sul collo, mentre l’altra mano andava ad accarezzarle il seno. Si aggrappò alle spalle di lui e serrò gli occhi nel tentativo di dissociarsi alla realtà e rimanere intrappolata nelle sue fantasie.
Quello che la stava toccando era Lord Voldemort.
Rodolphus la sospinse contro il muro strappandole la veste e Bella si lasciò sfuggire un gemito perché era proprio quell’irruenza che si immaginava dal Signore Oscuro. Era quell’irruenza che desiderava con tutta sé stessa. Desiderava solo essere posseduta da Lord Voldemort, diventare sua, appartenergli in ogni modo.
 Rodolphus prese a morderle il collo mentre anche lui si liberava con impazienza degli indumenti per poterla sentire contro la sua pelle. Si muoveva in modo scomposto e precipitoso, guidato dall’eccitazione e da quel senso di rivalsa, voglia di rimettere a posto Bella. Entrò in lei con impazienza trovandola bagnata come mai l’aveva vista prima.
La cosa lo infastidì più di quanto ritenesse possibile.
“Ti piace davvero così tanto?” le chiese con la voce rotta dall’eccitazione ma comunque venata di sorpresa e di tormento.
Possibile che Bella fosse davvero innamorata di lui, dell’altro?
Ma lui – l’altro – non poteva essere innamorato di lei… non l’avrebbe mai persa, Bella, no? Non era possibile che la perdesse, gli venisse portata via…
Taci” rispose Bellatrix perché sentire la voce di Rodolphus inibiva la sua immaginazione e faticava a crearsi la fantasia in cui era con Lord Voldemort “Non parlare, scopami e basta”.
Rodolphus non se lo fece ripetere due volte. Affondò le mani nelle natiche di Bella prendendo poi a muoversi in lei con foga, come mai l’aveva scopata prima. A ogni colpo, Bella gemeva senza ritegno. Rodolphus osservava la moglie mordersi le labbra con gli occhi serrati come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Un fuoco gli invase il petto al pensiero che lei non fosse lì con lui, che fosse un altro che la stava scopando nella testa di lei. Lo stava tradendo e lo stava tradendo in sua presenza. Era qualcosa di possibile?
Aumentò il ritmo delle spinte, aspettandosi di vederla aprire gli occhi e chiedergli di fare più piano, come spesso aveva fatto in passato ma invece la sentì contrarsi intorno al suo membro duro in un modo che non era mai successo prima. La vide venire in modo scomposto, urlando forte il suo piacere e Rodolphus la seguì a ruota, incapace di trattenersi. Era dunque quello l’orgasmo di Bella? Tutte le altre volte aveva finto? L’aveva preso in giro? Era solo con l’ausilio di un altro uomo che era in grado di far godere la moglie?
Si scostò da lei cercando di ricomporsi, quasi incapace di guardarla in viso. Si sentiva tradito e la voglia di primeggiare su di lei, toglierle ciò che desiderava di più al mondo – una vicinanza col Signore Oscuro – gli invase l’anima e il corpo.  
“Anche dovesse sceglierti…” le disse una volta che entrambi furono di nuovo vestiti “Cosa accadrà quando rimarrai incinta?”
Bellatrix alzò il viso di scatto “Cosa vuoi dire?”
“Ti sono venuto dentro, di nuovo… stiamo provando ad avere un figlio, Bella, prima o poi succederà. Cosa credi accadrà quando sarai incinta? Non potrai stare al suo fianco e tutta la fatica impiegata per addestrarti sarà stata inutile”
Non ci avevo pensato, Bella rimase ferma, appoggiata contro il muro a fissare orripilata Rodolphus.
“Vorrà dire che ci prenderemo una pausa” rispose lentamente Bella perché non vedeva altra soluzione che quella. Non poteva di certo accettare di venire allontanata dal Signore Oscuro. Doveva per forza scegliere? Scegliere tra compiacere il proprio volere e quello dei genitori, del marito, della società?
“Ci prenderemo una pausa dal… dal provarci…”
“E perché dovremmo?”
“Perché io ho bisogno di lui! Ho bisogno di essere una strega!”
Rodolphus incrociò le braccia al petto, sempre più infastidito.
Avrebbe scelto l’altro. Quella era la scelta di bella.
L’altro.
“Facciamo un patto, Bella… se tu diventi la sua allieva… sì, ci prenderemo una pausa… ma se divento io, il suo allievo… beh, allora mi darai il mio erede. Subito. A costo di provarci ventiquattro ore su ventiquattro. Che ne dici?” era l’unico modo per riprendersela, per legarla a lui. un figlio, l’erede che tutti si aspettavano da loro, sarebbe stata la chiave per tenersi Bellatrix.
“Dico che sei pazzo se pensi che io mi farò battere da te, Roddie”
“Che vinca il migliore, allora, chérie”.
 
I'm so sick of running as fast as I can
Wondering if I'd get there quicker if I was a man
And I'm so sick of them coming at me again
'Cause if I was a man, then I'd be the man
I'd be the man

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Dedico questo capitolo di nuovo a Black Beauty, così come tutta la storia. 
Questo capitolo lo dedico anche a tutte le donne che si chiedono perché debbano correre al doppio della velocità... e che si chiedono se sarebbero arrivate prima, se solo fossero state uomini. 
Un abbraccio a tutti, se vi va, vi aspetto nelle recensioni :)
A presto, 
Clo

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Capitolo 3
*** ... Ready for it? ***


… READY FOR IT?
 
Vedere il Signore Oscuro praticare la magia era per Bellatrix qualcosa di emozionante, addirittura commovente. Non era solo questione di potenza magica, c’era della poesia nel suo movimento, nel modo in cui la sua aura magica si propagava, sfiorando poi l’ambiente circostante. La magia che praticava Lord Voldemort non si limitava a pigri movimenti di bacchetta, era qualcosa che smuoveva l’anima, vibrava nell’aria e colpiva Bellatrix al petto. Tutto di lei fremeva e non desiderava altro che poter praticare quei rituali con lui, unirsi a lui in modo più intimo e, soprattutto, indissolubile. Bellatrix aveva capito che il Signore Oscuro non stava cercando un semplice allievo, no, stava cercando qualcuno che potesse diventare suo complice in quei rituali, qualcuno che sapesse stare al suo passo, qualcuno che avesse la sua stessa curiosità e fosse disposto a spingersi oltre, sempre più in là, senza paura e senza tregua.
Bella si guardò attorno.
Erano rimasti solo lei, Tony e Rod. Tutti gli altri maghi erano stati scartati, nessuno di loro all’altezza per poter ambire di essere addestrato direttamente da Lord Voldemort. Non si trattava solo di magia, era altro che Voldemort cercava, arguzia mentale, proattività… sudditanza.
Il viso storto di Antonin Dolohov diventava ancora più asimmetrico quando si concentrava e per Bella era quasi faticoso guardarlo. Antonin era un mago oscuro con i fiocchi, potente, ma soprattutto spietato. Spietato e creativo, una combo micidiale che sembrava divertire in modo particolare Lord Voldemort. Antonin doveva aver ambito al posto di allievo di Arti Oscure da tutta la vita e Bella sapeva non vi avrebbe rinunciato molto facilmente: era vicino al Signore Oscuro da anni, conosceva tutti i suoi piani, era affidabile e potente… ma Bella sapeva di poterlo superare, sapeva che la partita era ancora aperta. Lord Voldemort non aveva forse detto che la sua preferenza era tutta per lei? Li aveva superati tutti, a uno a uno, Mulciber, Rosier, Nott… tutti erano stati sconfitti da lei. Da quella che reputavano essere inferiore e meno adeguata in quanto donna. Bella li aveva fatti ricredere e ora era solo questione di tempo; anche Tony e Rod sarebbero stati surclassati da lei. Quei due babbei continuavano a lottare, a cercare di contrastarla, superarla, sminuirla e metterla in cattiva luce ma era semplicemente impossibile che potessero avere la meglio.
“Vi allenerò tutti e tre”
La voce fredda di Lord Voldemort le fece scendere i brividi lungo la schiena. Stare in sua presenza era sempre eccitante. Ecco, quello era il vero ostacolo per Bellatrix: non cedere alla sua passione per Lord Voldemort, mantenersi lucida nonostante l’eccitazione le salisse ogni volta che il suo sguardo indugiava su di lui.
“Tutti e tre, Padrone?” chiese conferma Rodolphus.
A Bellatrix la prospettiva non piaceva per nulla. Non avrebbe voluto condividere quei momenti con nessuno, voleva stare sola, sola con il suo Signore, ricevere lei – lei sola – le sue attenzioni, le sue parole, le sue opinioni. Lo voleva con tutta sé stessa e le riusciva difficile nasconderlo. Era un desiderio che le sconquassava l’anima, affondando le radici in tutti i suoi sensi. Non riusciva a pensare ad altro e non riteneva possibile che Lord Voldemort non se ne fosse accorto.  Non era forse il Legilimens più potente che il mondo avesse mai visto dai tempi di Salazar Serpeverde?
“Tutti e tre” confermò Voldemort inclinando il capo di lato e scrutando l’animo dei suoi tre Mangiamorte, poi ridacchiò soddisfatto “Nessuno di voi sembra esserne entusiasta… sebbene per motivi differenti”
Bella arrossì.
Sì.
Sapeva.
“Ognuno di voi tre possiede… elementi interessanti. Esploriamoli e vediamo chi dei tre merita il posto alla mia destra in modo più… come dire, permanente”
Bellatrix rialzò il viso con un ghigno. Era solo l’ennesima prova, l’ennesimo momento in cui doveva dimostrare di essere migliore.
Niente di più facile.
“Non voglio insegnarvi inutili sventolii di bacchetta, non voglio insegnarvi maledizioni… alcune cose, si possono apprendere anche dai libri. Ciò che desidero da voi è… un partner per rituali oscuri. Rituali oscuri che non possono essere fatti in solitudine. Questo voglio. Questo desidero. Questo cerco. Questo pretendo. E voglio la perfezione, lo sapete” il suo sguardo indugiò ancora una volta su ognuno di loro “Siete pronti?”
Bella vide gli occhi di Tony luccicare in modo sinistro, Rod invece aveva le spalle rigide come se fosse stato preso in contropiede da quella richiesta.
Bella si passò la lingua sui denti, eccitata.
Lei era pronta per quello. Anzi, era nata per quello.
“Antonin, tu sarai il primo”
Bella vide Tony raddrizzare la schiena e farsi avanti con fare spavaldo, forse forte della sua anzianità, del suo conoscere meglio il Signore Oscuro.
“Sei un mago spietato, Antonin Dolohov. E non ti tiri mai indietro quando si tratta di magia… dimostrami di essere impavido
Bella rimase trepidante a guardare i due maghi inginocchiarsi a terra, posizionare rune, cantilenare antichi incantesimi.
“Non va” le sussurrò Rod con fare compiaciuto “Non hanno una buona sincronia”
Bellatrix socchiuse gli occhi, Antonin sembrava essere fuori posto. Il rituale non prendeva mai il decollo, come se la magia dei due non si stesse amalgamando in modo corretto.
“Credo che Tony abbia paura” rispose Bellatrix “Sembra… sembra, in qualche modo, starsi trattenendo”
“Forse non è in grado e basta” Rodolphus gonfiò il petto “La lotta è solo tra noi due, Bella” le ammiccò con fare strafottente “Batterti sarà un piacere”.
Bellatrix rimase in silenzio, Rod nemmeno meritava una risposta. Per qualche motivo, aveva sempre pensato ad Antonin Dolohov come suo vero nemico… Rodolphus era un mago potente ma non poteva essere ciò che il Signore Oscuro cercava.
Lei non lo avrebbe permesso, si sarebbe opposta con ogni fibra del proprio essere.
“Antonin… non ci siamo” la voce fredda di Lord Voldemort la riscosse. Le sembrava quasi venata di delusione come se, nonostante tutto, si fosse aspettato di più da lui. Non aggiunse altro, Antonin si alzò spolverandosi le ginocchia, incapace di alzare il viso sul Signore Oscuro e affrontare la sua delusione.
“Rodolphus… sei il prossimo”
Rodolphus e Antonin si scambiarono di posto.
“Incredibile” mormorò Antonin addossandosi alla parete accanto a Bella, aveva la voce affranta “Non ho mai provato niente del genere…” sembrava quasi in stato di shock “Non sono riuscito a reggere, c’è troppa magia, Bella… troppa magia…
Bella sorrise guardando il marito inginocchiarsi di fronte a Lord Voldemort, subito dopo, il suo sguardo venne calamitato dal suo Padrone. Aveva il viso un poco imperlato di sudore, le spalle più rigide del solito forse a causa della concentrazione, della continua ricerca di perfezione.
Non aveva mai visto un uomo tanto attraente. Non avrebbe neanche saputo dire che cosa la eccitasse tanto ma ogni volta che il suo sguardo si soffermava su di lui si ritrovava a pensare non esistesse uomo più bello, migliore, potente. Si sentiva all’improvviso compresa, come se lo avesse da sempre conosciuto, come se fossero due parti di una stessa essenza.
“Hai una mente sagace, Rodolphus Lestrange, sei un ottimo soldato, con disciplina… e per la pratica delle Arti Oscure, la disciplina è cosa fondamentale. Dimostrami di essere inflessibile
Bellatrix si mosse a disagio, non poteva neanche soffermarsi sul pensiero di Rod accanto a Lord Voldemort in quanto luogotenente, in quando studente, allievo… era qualcosa di intollerabile. Riportò la concentrazione sul Signore Oscuro e il calore le si propagò in tutto il corpo mentre la sua mente veniva invasa da immagini intrusive, quasi contro la sua volontà.
Le mani bianche e affusolate che le sfioravano i fianchi, la bocca che scendeva a morderle il collo, il petto… il seno…
I denti di Bella affondarono nelle labbra come se quel gesto potesse bloccare quelle fantasie.
“Non sembrano molto… allineati, eh?”
Provò a concentrarsi sulla voce di Dolohov, doveva fermarsi, le sue fantasie andavano controllate. Non aveva appena detto che la disciplina era fondamentale per la pratica delle Arti Oscure? Lei doveva riprendere il controllo… doveva… doveva…
Le dita si erano insinuate sotto la veste, toccandola da sopra l’intimo…
“È come se da parte di entrambi ci fosse una sorta di… resistenza” proseguì Antonin “Rodolphus è agitato, non riesce a gestire la magia” Antonin aggrottò le sopracciglia “E… il Signore Oscuro… non sembra essere molto presente…” arricciò anche il naso sempre più confuso “Non è da lui non mantenere la concentrazione”
… le carezze proseguivano sempre più audaci, fino a quando con un gesto sgarbato le dita non s’intrufolarono sotto l’intimo, penetrandola senza grazia alcuna. Era fradicia…
Bellatrix non riuscì a trattenere un gemito eccitato e, come il suono lasciò le sue labbra, la testa di Lord Voldemort scatto nella sua direzione. Bella si sentì perforata dai suoi occhi rossi, sembrava le stesse leggendo sin dentro l’anima. Sentiva il suo battito accelerato, il cuore che batteva contro la sua gabbia toracica in modo doloroso e, quando vide il Signore Oscuro alzarsi senza degnare di nessuna attenzione Rodolphus per avvicinarsi a lei, Bella si sentì svenire. Fece un passo indietro, quasi spaventata, perché il viso del Signore Oscuro era di pietra, i suoi occhi luccicavano sinistri. Bella era in trappola, le spalle contro il muro, aveva solo una vaga idea di Antonin e Rodolphus nella stanza… tutta la sua attenzione era per Lord Voldemort.
“Sei proprio audace, Bellatrix Lestrange” le sibilò Lord Voldemort.
Era a un passo da lei, il capo inclinato di lato per soppesarla “Non ho mai conosciuto nessuno come te” fece un ghigno “Vedremo quanto sarai audace… il tuo esame avverrà alla presenza di tutto il Cerchio” non aggiunse altro, si smaterializzò con uno schiocco.
“Sei una stronza!” sbottò Rodolphus saltando in piedi e avvicinandosi a lei “Cosa hai fatto? Hai compromesso la mia occasione?”
Bellatrix batté le palpebre perplessa. Possibile che il suo desiderio di lui fosse così forte da averlo… inavvertitamente… trasmesso al Signore Oscuro?
Arrossì ancora di più al pensiero di essersi esposta a quel modo con lui in modo tanto inconsapevole.
Lo voleva? Sì, con tutta sé stessa. Ma… renderlo partecipe delle sue fantasie…
“Non credo nessuno di noi due abbia mai davvero avuto una chance…”
“Parla per te, Tony!”
Rodolphus diede un pugno contro il muro, esasperato. Il rumore delle sue nocche contro la fredda e dura pietra rimbombò per la stanza. Senza aggiungere altro si smaterializzò, lasciando indietro Bella e Tony che si guardarono interdetti per qualche istante poi Antonin scoppiò a ridere “Tuo marito ha bisogno della valeriana, tesoro… o forse solo bisogno di scopare di più, chissà”
Bellatrix gli scoccò un’occhiataccia.
“Non guardarmi così, Bella. È tuo marito, no? Non sto mica proponendoti di andare a letto con chissà chi”
“Sì, è mio marito” concordò Bellatrix, svogliata, del tutto disinteressata a quella conversazione, disinteressata allo stato d’animo di Rodolphus. La sua mente era ancora piena delle fantasie sul Signore Oscuro. Come poteva il suo cervello concentrarsi su altro? Altro non aveva nessuna importanza.
“Lascia perdere”
Bella alzò un sopracciglio “Lasciare perdere Rodolphus? Se solo potessi farlo…
Antonin rise scuotendo la testa “Lascia perdere l’altro
Bellatrix continuò a guardarlo perplessa.
“Lascia perdere il Signore Oscuro” puntualizzò allora Dolohov alzando gli occhi al cielo.
“Ti piacerebbe, eh? Così tu e Rod potreste continuare a giocare a chi ce l’ha più lungo in pace”
Antonin fece un sorrisetto pieno di supponenza e all’improvviso a Bella venne voglia di cruciarlo. Le dava fastidio quell’atteggiamento arrogante, come se lui la sapesse lunga, come se sapesse di più di lei.
“Tu te lo vuoi fare. Vuoi fartelo mettere dentro da lui e diventare la sua serva in tutto e per tutto. Vuoi farti scopare da lui”
Bellatrix avvampò.
Era la verità.
L’incontrovertibile verità.
Eppure, sentire quelle parole volgari dette da Dolohov come se nulla fosse la mise in profondo imbarazzo. Non conosceva bene l’altro mago, tutti i Mangiamorte più anziani la guardavano supponenti con distacco, come se fosse un insetto da schiacciare. Antonin era il più cordiale, nonostante fosse contemporaneamente il più rozzo di loro.
“Non provare a negarlo, è evidente” incalzò Antonin con fare ammonitorio.
“Non volevo negarlo” rispose Bellatrix “Non me ne vergogno” mentì spudoratamente. Non si vergognava dei suoi desideri ma si vergognava che qualcun altro potesse leggerli e interpretarli così bene. Qualcuno che neanche conosceva le aveva appena spiattellato i suoi più turpi desideri sessuali.
Era tanto evidente? Lampante?
“Non è come noi, lui” proseguì Antonin. Sembrava quasi dispiaciuto per lei “È un mago oscuro, un omicida sin da quando era un ragazzino… di streghe ne ha avute a centinaia, si prende quello che vuole e poi le lascia tutte indietro, sanguinanti, imploranti… a tormentarsi”
Bellatrix deglutì. L’idea che il Signore Oscuro fosse stato con altre le creava una sorta di disagio. L’idea che altre lo avessero amato la fomentava ancora di più: nessuna poteva aver provato il sentimento che sentiva lei e, di conseguenza, nessuna poteva aver avuto importanza per lui… no, solo con lei, lui si sarebbe reso conto… si sarebbe reso conto…
“Io sono una strega oscura” Bella alzò il mento e fissò Antonin dritto negli occhi “Lo ha appena detto anche lui che non ha mai conosciuto nessuno come me. E non ho bisogno me lo dica tu chi è lui. Lo vedo benissimo. Ho capito sin dal nostro primo incontro che era un mago oscuro, un assassino… e se lui può sparire, lasciando le sue vittime sanguinanti, imploranti a tormentarsi… posso fare lo stesso anche io” sogghignò voltandosi completamente verso Antonin Dolohov. Gli sfiorò la guancia con una mano, lo sentì tremare al suo tocco. Sembrava quasi eccitato da un gesto tanto pudico e Bella se ne compiacque poi, al livello del collo gli piantò le unghie nella pelle, lasciando dei lucenti segni rossi.
Antonin si ritrasse con un gemito.
“Non sottovalutarmi, Tony”.
 
*
 
La bocca del suo Signore era famelica.
Non era mai stata baciata a quel modo, Rodolphus ricercava dolcezza nei baci, il suo Padrone la baciava per sentirla implorare di averne ancora, di più.
Implorarlo di non allontanarsi.
 E lei lo avrebbe fatto, lo avrebbe implorato per il resto della sua vita, l’unica cosa che desiderava era averlo, possederlo, diventare un’unica cosa con lui, entrare in lui, nel suo corpo, nel suo animo… diventare parte di lui, quasi come se fosse un suo organo, al pari del cuore, dei polmoni…
Bella gli morse le labbra, fino a quando non sentì il sapore metallico del sangue sulla lingua. Sorrise soddisfatta sentendolo mugolare dal piacere. Le mani di lui esploravano il corpo come se gli appartenesse e Bella non ricordava di aver mai provato tanta eccitazione.
Lo desiderava con ogni fibra del proprio essere.
Si staccò dal bacio per poterlo osservare in viso, era più bassa e il modo in cui lui torreggiava su di lei la faceva sempre sentire esposta, dominata. Sorrise suadente, incapace di trattenersi, lo sospinse con forza sulla poltrona per poi mettersi a cavalcioni su di lui. Sentiva l’erezione di lui premerle sul sesso, entrambi ancora vestiti.
Da quella prospettiva, era lei ora a torreggiare su di lui, mosse il bacino strusciandosi lasciva sulla sua eccitazione. Lo vide sbarrare gli occhi e mordersi le labbra per trattenere un gemito.
“Lasciatevi andare, Padrone…”
La voce di Bella era roca dall’eccitazione, avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirlo sospirare il suo nome, per sentire la sua voce invocarla, e chiederle ancora, di più…
Bella prese ad aprirgli la veste, lasciandogli una scia di baci bollenti sul collo, il petto… mordendolo, imprimendogli segni, perché voleva che gli altri Mangiamorte vedessero, vedessero che lei era di più, l’unica a potersi permettere di stare su di lui e marchiarlo come lui aveva marchiato lei…
“Ti voglio”
Sembrava quasi una preghiera, Bella non poteva crederci, non poteva credere al suono di quelle parole. Avrebbe voluto giocare di più, perdersi ancora in quei preliminari ma la verità era che lei lo desiderava almeno dieci volte di più di quanto la volesse lui.
Si calò su di lui, averlo dentro la fece sospirare. Non aveva mai provato un senso tale di pienezza, comunione, benessere…
“Ti amo…”
Nel pieno della notte, si svegliò, bagnata, urlando di piacere.
 
*
 
Bellatrix si sistemò la veste e poi guardò fisso di fronte a lei. Gli altri Mangiamorte erano in piedi a formare un cerchio, in mezzo c’erano lei e il Signore Oscuro. Non capiva per quale motivo la sua prova dovesse avvenire di fronte a tutti, forse voleva essere sicuro che tutti vedessero quanto lei fosse di più? Doveva assicurarsi del fatto che nessuno insinuasse che lei non fosse adeguata al contesto?
Non poteva permettersi di fallire, non avrebbe mai più potuto guardare in faccia nessuno, altrimenti. Non solo, il fallimento, avrebbe comportato il soddisfare il desiderio di Rodolphus, il desiderio di famiglia che lei invece rifiutava con tutta sé stessa: ora che aveva trovato un altro modo per poter portare a termine il suo compito in quanto Purosangue, non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Ciò che più la spaventava, a ogni modo, sarebbe stato deludere il suo Padrone. Avrebbe sopportato qualunque cosa, ma non la delusione di Lord Voldemort.
Eccolo, era lì, di fronte a lei, gli occhi rossi fissi nei suoi, il capo inclinato di lato come un bambino curioso che pondera sul da farsi. Bella adorava osservarlo in quei momenti, vederlo così… umano e comunque tanto superiore rispetto agli altri, a tutti.  
“Bene” sibilò Voldemort inginocchiandosi.
Bellatrix lo imitò immediatamente, sentiva gli sguardi dei suoi compagni premere su di lei con forza, come se volessero schiacciarla così. Nessuno dei presenti era lì per incoraggiarla, nessuno sperava nel suo successo, anzi, tutti pregavano per il suo fallimento. Tutto quell’astio, invece di metterla in difficoltà, non faceva altro che pomparla, darle la carica per fare ancora meglio, spingersi oltre.
Avrebbe dimostrato come lei valeva dieci di loro.
“Se anche Bellatrix dovesse fallire… non mi rimane che aspettare in Mangiamorte… migliori
Bellatrix indurì la mascella. Non esisteva nessuno migliore di lei, non era possibile che questa persona potesse arrivare: non c’era.
“Bellatrix” sibilò Voldemort rivolgendosi direttamente a lei “Sei una strega oscura… dimostrami di essere la migliore, dimostrami di essere ciò che ho sempre cercato
Bella non ebbe neanche il tempo di registrare le parole del Signore Oscuro perché lui iniziò subito a cantilenare l’incantesimo del rituale. In quel momento, Bella capì per quale motivo Antonin si era spaventato e per quale motivo Rodolphus avesse opposto resistenza, sopraffatto: bisognava lasciarsi andare per poter entrare in comunione con l’Oscuro Signore ma allo stesso tempo era pericoloso farlo, era come essere in presenza di un vampiro, pronto a succhiare via tutto il sangue, tutta la magia, la potenza. Bellatrix fece un respiro profondo e si immerse nel rituale, sfiorando l’aura di Voldemort, lasciandosi sfiorare a sua volta, lasciandosi prendere e trasportare via, senza tuttavia perdere il controllo di sé.
Si fidava di lui…
La bocca del suo Signore era famelica. Non era mai stata baciata a quel modo, Rodolphus ricercava dolcezza nei baci, il suo Padrone la baciava per sentirla implorare di averne ancora, di più. Implorarlo di non allontanarsi. E lei lo avrebbe fatto, lo avrebbe implorato per il resto della sua vita, l’unica cosa che desiderava era averlo, possederlo, diventare un’unica cosa con lui, entrare in lui, nel suo corpo, nel suo animo… diventare parte di lui, quasi come se fosse un suo organo, al pari del cuore, dei polmoni…
Bella batté le palpebre, cercando di rimanere concentrata su quello che stava succedendo, sulla magia e non sui suoi sogni…
Voldemort le morse le labbra, fino a quando il suo sangue puro non fuoriuscì. Bella fremette nel sentire la lingua di Voldemort lapparle via il sangue, si strinse con più forza a lui, tremante, implorante…
Le rune vibravano, Bella sentiva la sua magia uscire da ogni poro, incontrare quella del suo Signore e danzare insieme. Poteva quasi vederla, vedere il loro potere unirsi, mischiarsi…
“Sei una ragazzina arrogante” glielo sibilò sulle labbra, torreggiando su di lei mentre le sue mani esploravano il corpo come se gli appartenesse, come se gli fosse dovuto. Bella inarcò la schiena, offrendosi di più a lui.
“Non ho mai detto il contrario, mio Signore”
Lo vide sorridere poi la spinse con forza contro la parete e Bella si lasciò andare a un gemito.
“Devi imparare il tuo posto” glielo disse con fare minaccioso all’orecchio “Pensi mi lascerei cavalcare da te? Pensi di poter avere un qualsiasi tipo di dominio su di me?
Bellatrix strinse la presa sulla bacchetta, arrossì per ciò che stava succedendo nella sua testa eppure, in qualche modo, quella visione la stava facendo avvicinare sempre di più al suo Signore. Non la stava distraendo, la stava solo trasportando in una dimensione onirica in cui erano una sola cosa, in cui il loro cuore batteva nello stesso modo, allo stesso ritmo. La magia divenne più potente, erano fatti per stare insieme, erano fatti per praticare la magia insieme.
Le aprì la veste, lasciandole una scia di baci bollenti sul collo, il petto… mordendola, imprimendole segni, perché voleva che gli altri Mangiamorte vedessero, vedessero come lei gli appartenesse in modo più viscerale, era sua, la sua strega…
“Voglio sentirti pregare”
“Padrone… vi prego…”
Le entrò dentro senza grazia alcuna. Si lasciò andare a un grido quasi disperato. Non aveva mai provato un senso tale di pienezza, comunione, benessere…
Bellatrix si lasciò andare, sprigionò tutto il suo potere, la magia si contorse di fronte a lei unendosi a quella del suo Padrone per poi fluire nelle rune.
Il rituale era giunto a termine.
Ce l’aveva fatta.
Alzò il viso e fissò il suo sguardo negli occhi rossi di Lord Voldemort.
Capì che quello era solo l’inizio… ma lei era pronta.
 
In the middle of the night, in my dreams
You should see the things we do, baby
In the middle of the night, in my dreams
I know I'm gonna be with you
So I take my time
In the middle of the night
Baby, let the games begin
Let the games begin
Let the games begin
Are you ready for it?
Baby, let the games begin
Let the games begin
Let the games begin
Are you ready for it?

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E voi, are you ready for it? ;)
Come sempre, dedico il capitolo a Black Beauty. 
A presto e fatemi sapere cosa ne pensate!
Clo

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