Ritorno da te

di Lella Duke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dov'è lei ***
Capitolo 2: *** Confrontarsi ***
Capitolo 3: *** Dubbi ***
Capitolo 4: *** A casa ***
Capitolo 5: *** Cicatrici ***
Capitolo 6: *** Sensi di colpa ***



Capitolo 1
*** Dov'è lei ***


Ritorno da te

Capitolo 1 

“Ci sarò anch’io!” La voce di Goku aveva bucato il silenzio di quella grande stanza ed era giunta a Gohan, Bulma e Vegeta totalmente inaspettata. “Baba mi concede di tornare per un giorno e io ho deciso di trascorrerlo partecipando al Torneo di arti marziali.”

L’entusiasmo e l’esplosione di gioia che aveva sentito nella risposta del figlio gli aveva dato la conferma che tutti sulla Terra sentivano la sua mancanza e sarebbero stati felici di riabbracciarlo.

Mancava da sette anni. Pensando di fare la cosa giusta aveva deciso di rimanere nell’Aldilà. Si era lasciato tutto e tutti alle spalle. Amici e famiglia. Un figlio dodicenne e uno non ancora nato. Non aveva mai dubitato di aver scelto per il meglio, dopotutto non c’era amore più grande di chi sacrifica la propria vita per gli altri. Non essere più in vita garantiva a tutte le persone che amava sicurezza e pace.

Quando Baba gli aveva dato la possibilità di ritornare per un giorno sulla Terra, aveva afferrato quell’offerta a piene mani. Aveva deciso per il Torneo perché in una sola volta avrebbe rivisto tutti. In maniera via via sempre più prepotente, sentiva nostalgia della vita che si era lasciato alle spalle. Voleva vedere com’era diventato Gohan, voleva conoscere il suo secondogenito. E voleva rivedere ChiChi. Lei gli mancava ogni giorno di più, chissà che espressione stupita le sarebbe apparsa in volto nel rivederselo di fronte dopo tanto tempo. Già se la immaginava, avrebbe a stento trattenuto le lacrime e gli sarebbe corsa incontro buttandogli le braccia al collo. Sorrise immaginando la scena.

Goku non stava più nella pelle, dentro di sé era partito il conto alla rovescia allo scadere del quale avrebbe rivisto tutte le persone che avevano riempito la sua vita.

Finalmente era arrivato il giorno del Torneo, Goku era trepidante. Ancora pochi minuti e avrebbe rivisto tutti i suoi cari. Era emozionato come non gli succedeva da tanto tempo.

“Sei pronto figliolo?” Baba era comparsa all’improvviso.

“Oh Baba sapessi, non vedo l’ora!” Era seduto su di una roccia e si godeva l’attesa immaginando cosa avrebbe detto e cosa avrebbe fatto di lì a poco. “Chissà se anche sulla Terra staranno contando i minuti che ci separano!” Disse con aria sognante.

“Ne sono sicura, ti riserveranno un’accoglienza trionfante vedrai!” Rispose Baba con tono gentile.

Goku si portò una mano dietro la testa e sorrise lusingato.

“Oh guarda che bella folla si è riunita” aggiunse poi Baba sbirciando dentro la sua sfera. “Non perdiamo altro tempo, ti stanno già aspettando.”

Goku si alzò in piedi e le si avvicinò “sono pronto.”

Un battito di ciglia ed entrambi si ritrovarono nel piazzale antistante il luogo dove si sarebbe svolto il Torneo di arti marziali. Goku indugiò un secondo in più con gli occhi chiusi. Dopo sette anni sentiva di nuovo l’aria che gli riempiva i polmoni, il sole che gli scaldava la pelle. Quando li riaprì li vide, erano tutti lì per lui. C’erano Piccolo, Gohan e Crilin, Bulma e Vegeta, Yamcha e Pual, Tenshinhan e Jiaozi. Non fece in tempo a salutare che fu circondato da un intreccio di braccia. Arrivavano da ogni direzione, non sapeva più distinguere a chi appartenessero. Lacrime e sorrisi si sprecarono, pacche sulle spalle e pizzicotti sulle guance. Nessuno di loro riusciva a credere che fosse proprio lì davanti ai loro occhi.

Goku era sopraffatto, voleva dare a ciascuno di loro il tempo che meritava, ma aveva delle priorità. Gohan si era staccato dal padre ed era indietreggiato di qualche passo. Goku lo cercò con lo sguardo e se lo ritrovò di fronte a pochi metri. Aveva lasciato un ragazzino, ritrovava un uomo. Lo osservò a lungo finché si accorse che aggrappato alle sue gambe sporgeva timoroso un bimbo che era la sua esatta miniatura. Si fece largo tra la folla di mani e braccia e si avvicinò di un passo.

“Ciao” disse mentre gli occhi, il sorriso e il cuore gli si allargavano.

Il bimbo si nascose un po’ di più dietro il fratello maggiore. “Coraggio Goten, quello è papà. Non vuoi salutarlo?”

Il piccolo Goten tentennò ancora un po’, ma vinse subito qualunque resistenza. Il richiamo del sangue era troppo forte, si staccò dalla tuta di Gohan e corse dal padre. Goku lo prese tra le braccia e si perse un attimo nei suoi grandi occhi neri prima di stringerselo al petto e respirare i suoi capelli per la prima volta da quando era nato. La commozione era negli occhi di tutti. L’innato buonumore di Goku lo fece sciogliere in un sorriso fiero “sei proprio un bel bambino!” Se lo mise in spalla gonfio d’orgoglio e avanzò di qualche passo vagando con lo sguardo a cercare l’unica persona che non aveva ancora visto. Scandagliò ogni angolo, ma non la scorse da nessuna parte.

“Gohan, dov’è tua madre?” Chiese poi rivolto al figlio maggiore.

D’istinto Gohan abbassò lo sguardo, così come fecero tutti i presenti. Goku avvertì l’atmosfera cambiare immediatamente intorno a lui. La sensazione non gli piacque affatto.

“Allora? Dov’è ChiChi?” Domandò ancora girando convulsamente la testa a destra e a sinistra.

Gohan tentennava, era in difficoltà. Voleva rispondere alla domanda, ma non sapeva cosa dire. Si sentiva addosso gli occhi del padre, non poteva fuggire né nascondersi.

“Va tutto bene Gohan, ci penso io.” Bulma si era avvicinata senza che lui se ne accorgesse. Gli aveva messo una mano sulla spalla e lo aveva liberato da quell’incombenza.

“Che c’è, Bulma?” chiese Goku a quella donna che conosceva da tutta la vita.

“Vieni con me.” Bulma offrì la sua mano all’amico. Goku la afferrò dopo aver posato Goten a terra. Si allontanarono da tutti i loro amici, cercando un po’ di riparo da voci e sguardi.

“Bulma, comincio a preoccuparmi. ChiChi sta bene?”

“Oh Goku! Non riesco ancora a credere che tu sia qui davanti a me.” Disse carezzandogli una guancia. Si prese qualche secondo per trovare le parole giuste. “ChiChi sta bene, di questo non ti devi preoccupare.”

“E allora? Coraggio parla, devo tirarti fuori le parole con le pinze? Dov’è?”

Bulma amava Goku come un fratello, per niente al mondo gli avrebbe fatto del male. Ma proprio per il grande affetto che nutriva per lui doveva dargli una spiegazione, sapeva che toccava a lei farlo.

“Senti non c’è un modo facile per dirtelo, quindi lo farò e basta. ChiChi non vuole vederti. Per questo non è qui.”

Goku vacillò come fosse stato raggiunto da un colpo invisibile.

“Dici che ChiChi non vuole vedermi? Perché? Non è contenta che io sia tornato?” Goku era incredulo.

Bulma conosceva Goku da tutta la vita. Lo aveva visto allegro, arrabbiato, sorridente, infuriato. Raramente lo aveva visto triste e sconcertato. Cercò il modo corretto per articolare quanto aveva da dire.

“Cerca di capirla Goku. ChiChi è rimasta vedova all’età di trent’anni, sola con due figli piccoli da crescere. Non ha potuto neanche dirti che aspettava Goten perché tu già non c’eri più. Si è rimboccata le maniche ed è andata avanti.”

“Cosa intendi dicendo che è andata avanti? Si è dimenticata di me?” Goku non riusciva a credere alle sue orecchie.

“Certo che no, come potrebbe dimenticarsi di te quando ha davanti agli occhi tutti i giorni i vostri figli? Lo hai visto Goten? È la tua copia sputata. Sto cercando di farti capire quanto è stato difficile per lei e quanto lo sarebbe di più se ti rivedesse adesso sapendo che tra ventiquattro ore te ne andrai di nuovo via.”

Bulma stringeva entrambe le mani di Goku mentre parlava. Gli stava offrendo tutto il suo sostegno sperando lui capisse il punto di vista della moglie.

Goku rimase in silenzio. Aveva immagazzinato quelle informazioni, il suo viso sempre così allegro e aperto era teso. Non aveva mai neanche immaginato un simile scenario. Non aveva mai preso in considerazione l’idea che ChiChi non avrebbe più voluto vederlo. Aveva sempre dato per scontato che lei ci sarebbe stata, avrebbe scommesso qualunque cosa che ChiChi viveva solo per accoglierlo di nuovo a casa.

Dopo qualche minuto di silenzio sciolse la sua mano da quella di Bulma e si portò due dita alla fronte.

“Fermo Goku, cosa fai?” Domandò allarmata Bulma.

“Deve dirmelo ChiChi che non vuole avere più niente a che fare con me.”

“Non farle questo. Rispetta la sua decisione di non volerti vedere.” Insistette Bulma.

“Non starò via molto, se tardo chiedi a Gohan di iscrivermi al Torneo.”

Goku chiuse gli occhi e in un attimo scomparve dalla vista dell’amica.

“Il solito testone.” Considerò mestamente Bulma. Si avvolse il torace con le braccia e si avviò verso il gruppo di amici rimasti in attesa. Non poteva fare altro, da sempre Goku decideva per sé e per tutti. Raramente aveva ascoltato consigli e stavolta non aveva fatto eccezione. Non poté fare a meno di pensare a ChiChi e a come avrebbe reagito trovandosi il marito davanti agli occhi.

Continua… 

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Capitolo 2
*** Confrontarsi ***


Capitolo 2

Riapparve proprio di fronte alla porta di quella che una volta era stata la sua casa. Era circondata dal verde. Il silenzio e la pace che si percepivano in quel luogo lo avevano sempre affascinato. Si guardò attorno e notò quanto fossero cresciuti gli alberi, in lontananza riusciva a sentire lo scorrere del torrente dove andava sempre a pescare con Gohan quando era ancora un bambino. Chissà se lui faceva lo stesso con Goten.

Afferrò la maniglia ed entrò in casa. L’interno era proprio come lo ricordava. Gli stessi mobili, gli stessi colori e lo stesso profumo che riempiva l’ambiente, era una curiosa combinazione tra biscotti e saponetta alla vaniglia. Fece qualche passo e si avvicinò alla libreria, c’erano molti più libri che in passato. Di sicuro Gohan aveva proseguito nei suoi studi. Si accorse di quante foto c’erano in giro per la casa, si prese il suo tempo e le osservò una ad una. C’erano Crilin e C-18 vestiti da sposi circondati da tutti i loro amici. Gohan e Goten in costume da bagno sull’isola del Maestro Muten. Il vecchio Gyumao con Goten in fasce tra le braccia. Si soffermò poi davanti ad un portaritratti, lo afferrò e lo osservò a lungo. Dentro c’era una foto di ChiChi. Ne accarezzò la superficie con le dita. Non si era messa in posa, probabilmente le era stata scattata a sua insaputa. Era in piedi vicino al torrente, il viso rivolto verso il cielo. Gli occhi chiusi e le mani sul pancione.

Era bellissima.

Ricordava bene quando stava aspettando Gohan, quelle rotondità via via sempre più pronunciate le avevano addolcito il viso e l’avevano resa ancora più emotiva. Anche allora era incantevole.

Fu pervaso da uno strano malessere, era consapevole di essersi perso tanti momenti rinunciando a stare vicino ai suoi cari, forse non era pronto ad affrontare la realtà dei fatti. Aveva abbandonato tutti i suoi amici e la sua famiglia e in un modo o nell’altro loro erano andati avanti. Tutte quelle foto ne erano testimonianza.

Era perso a rimirare la foto di ChiChi quando la porta della loro stanza si aprì e lei gli si materializzò davanti. Non si scompose quando lo vide, rimase immobile. Aveva i capelli sciolti, le erano cresciuti davvero tanto. Le coprivano la schiena per tutta la sua lunghezza. In mano aveva il fermaglio con cui di solito li legava.

“Dovevo immaginarlo, non sei cambiato affatto. Sei il solito egoista di sempre.” Disse mentre iniziò ad armeggiare con capelli e fermaglio.

Goku posò il portaritratti e si avvicinò di un passo. Aveva sempre amato i capelli di sua moglie. Una rilucente cascata d’ebano, morbida e profumata. Gli piaceva passarci le dita attraverso, soprattutto la notte quando erano sdraiati a letto. Accarezzarli gli aveva sempre dato un senso di pace.

“Lasciali sciolti.”

ChiChi rimase un istante con le braccia a mezz’aria, ma l’attimo passò e in breve si richiuse i capelli nel suo solito severo chignon.

“Credevo la mia assenza oggi avrebbe reso evidente che non avevo intenzione di vederti.” Disse poi.

Il suo tono era calmo, la voce bassa.

Goku si aspettava un’esplosione di rabbia come sempre accadeva quando contrariava la moglie. Allora si sarebbe portato una mano dietro la testa e avrebbe atteso la fine della ramanzina con aria colpevole. Le avrebbe chiesto scusa e lei lo avrebbe perdonato. Come sempre.

“Me l’ha detto Bulma che non volevi rivedermi.”

“E allora? Cosa non ti era chiaro?”

“Volevo che fossi tu a dirmelo.” Rispose Goku.

Lei lo osservò in silenzio. Goku sentì su di sé il peso del suo sguardo. Non sapeva come affrontare la calma di ChiChi, non era abituato, era qualcosa con cui non aveva mai fatto i conti.

“Non voglio più avere niente a che fare con te, Goku. Così è più chiaro?”

“ChiChi io… non ti riconosco più. Credevo saresti stata felice di rivedermi dopo tutto questo tempo.”

“Felice? Per ventiquattro ore forse. E poi avrei dovuto affrontare di nuovo l’agonia di vederti andare via. Hai una vaga idea di cosa siano stati per me questi anni. Ti sei mai soffermato a chiederti che effetto ha avuto su tutti noi la tua decisione di non tornare?”

Goku sedette mestamente sul bracciolo del divano “pensi che io non abbia sentito la tua mancanza, ChiChi?”

“Vuoi sapere la verità? Penso di no. Credo tu sia stato impegnato a fare qualunque cosa tu abbia fatto e che abbia realizzato il tempo trascorso soltanto oggi.”

“Lo pensi davvero?” Goku era incredulo.

“Ho sempre saputo che non ti importava niente di me, ma pensavo che i tuoi figli fossero un motivo sufficiente per tornare a casa. No, scusami mi sono sbagliata. Tu non sapevi che stavo aspettando Goten, hai deciso di abbandonarci prima.”

Il senso di colpa che lo investì gli fece perdere l’equilibrio “ma come puoi dire che non mi è mai importato niente di te?”

“Oh andiamo Goku! Mi hai sposato per via di una sciocca promessa fatta quando eravamo bambini. Non sapevi neanche cosa fosse il matrimonio.”

“Questo è vero, ma quando me lo hai spiegato ho deciso liberamente di sposarti. Ho preso un impegno con te per la vita.”

“Per la vita, appunto. Il nostro matrimonio è finito quando sei morto.”

Goku alzò la testa di scatto e guardò inorridito ChiChi.

“Sei libero, puoi fare quello che vuoi. Non sei più legato a me. Non siamo più marito e moglie.”

“Come puoi parlare così?”

“Mi hai mai amato, Goku? Sii sincero.” ChiChi rimase in attesa, le braccia conserte.

Goku abbassò di nuovo lo sguardo, iniziò a tormentarsi nervosamente le mani. Non era mai stato bravo con le parole, ma stavolta avrebbe dovuto cercare quelle adatte per spiegarsi bene.

Parlò rivolto alle sue mani “forse all’inizio no, ma ci ho messo poco. Ricordo i primi tempi quanto mi piaceva renderti felice. E ci riuscivo sempre. Bastava che raccogliessi qualche fiore per te o che facessimo insieme lunghe passeggiate. Tu mi abbracciavi e ridevi e io ridevo con te. Ricordo quanto ero spaventato quando stavamo aspettando Gohan. Avevo paura che non sarei stato un buon padre. Non avevo idea di come mi sarei dovuto comportare, di cosa avrei dovuto fare perché io un padre non ce l’ho mai avuto.”

Fece una piccola pausa e tornò a guardare ChiChi “tu invece avevi tanta fiducia in me, mi incoraggiavi. Io ero pieno di dubbi, tu non ne avevi.”

ChiChi spostò il peso del corpo da un piede all’altro, raramente lo aveva sentito parlare così a cuore aperto. Rimase in silenzio aspettando che continuasse, non voleva interrompere il flusso dei suoi pensieri.

“Mi dicevi che la prima volta che lo avrei tenuto tra le braccia avrei capito cos’è l’amore. Ed è stato proprio così. Il giorno in cui è nato Gohan ho capito quanto vi amavo entrambi, che non c’era al mondo nessuno più importante di voi. Da allora ho vissuto solo per proteggervi.”

Aveva parlato con sincerità, non aveva altro da aggiungere.

ChiChi non disse nulla, quella confessione l’aveva toccata nel profondo. Non si fidava della sua voce, sarebbe potuta uscire tremolante e lei non voleva che accadesse. Le bruciavano gli occhi, sentiva le lacrime affacciarsi pericolosamente, ma non le avrebbe versate.

“Dimmi come faccio ad aggiustare le cose tra di noi.” Domandò poi Goku.

“Non puoi. Tu sei bravo a distruggere non ad aggiustare.”

Ancora quel tono calmo e pacato.

“ChiChi dimmi cosa devo fare e lo farò. Posso chiedere ai ragazzi di evocare il drago Polunga e farmi tornare in vita. Oggi stesso se vuoi.”

“Goku…”

“Potremmo ricominciare daccapo e essere di nuovo una famiglia.”

Goku si era alzato in piedi e guardava ChiChi pieno di speranza.

“Goku…”

“Noi quattro insieme.”

“C’è un’altra persona.” ChiChi sputò la rivelazione così senza il minimo preavviso.

Goku indietreggiò accusando quel colpo che non aveva visto arrivare. Nemmeno il più temibile dei suoi nemici lo aveva mai colpito con tanta violenza. Nessuno gli aveva mai fatto tanto male.

Quella dunque non era più la sua casa, la donna che aveva di fronte non era più sua moglie. Un altro uomo stava crescendo i suoi figli. Chissà da quanto tempo quel tizio, chiunque egli fosse, aveva cominciato a creare con tutti loro ricordi dai quali lui era escluso.

Non poteva più rimanere là dentro, si sentiva soffocare, non poteva sopportare una simile realtà.

“Vai via, Goku. Non abbiamo più niente da dirci.”

Rimasero a fissarsi, ChiChi fece appello a tutta la sua forza per non distogliere lo sguardo. Lo aveva ferito e ne era consapevole. Per anni aveva avuto voglia di rivalsa sull’uomo che le aveva stravolto la vita come nessun altro. Non immaginava che avrebbe fatto tanto male anche a lei.

Dopo qualche minuto di stordimento Goku ritrovò la voce e chinò il capo in segno di resa “è un uomo fortunato ad aver trovato una donna come te. Diglielo mi raccomando.”

Le voltò le spalle e si avviò verso la porta. Senza più girarsi a guardare indietro aggiunse “non ti disturberò più, te lo prometto. Sii felice ChiChi perché te lo meriti.”

Si portò quindi due dita sulla fronte e scomparve.

ChiChi barcollò e dovette sostenersi appoggiandosi alla parete per non cadere in terra.

E finalmente pianse.

Insieme alle lacrime buttò fuori tutta la disperazione e il dolore accumulati in sette lunghi anni. Aveva sempre dovuto sopprimere il suo reale stato d’animo. Gohan per anni si era portato appresso il senso di colpa per aver costretto il padre a sacrificarsi contro Cell. Non avrebbe mai potuto aggiungere altro peso su quelle giovani spalle. E poi era arrivato Goten, un’anima pura e innocente che non aveva colpe e andava tutelata.

Aveva mandato via l’unico uomo che avesse mai amato. Lo aveva trattato con freddezza e sufficienza e invece avrebbe voluto solo corrergli incontro e farsi abbracciare.

Continua…

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Capitolo 3
*** Dubbi ***


Capitolo 3

“Ma che fine ha fatto quell’idiota di Kakaroth?” Vegeta aveva appena terminato la propria iscrizione al Torneo di arti marziali. Avanzava indagando tra la folla. La domanda era stata posta a voce alta, ma non era rivolta a nessuno in particolare. Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche lui aveva sentito la mancanza di quello che un tempo considerava il suo più acerrimo nemico. Gli era mancata in tutti quegli anni la possibilità di misurarsi ancora con lui, di mettersi alla prova e dimostrare che finalmente il principe dei Sayan era diventato più forte del suo infimo sottoposto. Quando aveva saputo che Kakaroth sarebbe tornato sulla Terra per partecipare al torneo aveva intensificato le sue sessioni di allenamento. Suo malgrado si era ritrovato a contare i giorni che lo separavano da quell’incontro. Dopo tanti anni finalmente avrebbe di nuovo combattuto contro di lui. E invece se non si fosse sbrigato a tornare non avrebbe potuto partecipare “accidenti a lui.” Pensò digrignando i denti e proseguendo nel suo cammino.

Goku si ritrovò nuovamente sul piazzale che dava accesso al grande stadio. Non c’era più molta gente, probabilmente erano già tutti in fila per cimentarsi con le eliminatorie. Mosse qualche passo verso il banco delle iscrizioni quando si sentì chiamare a gran voce. Sollevò lo sguardo e vide Crilin che si sbracciava cercando di catturare la sua attenzione. Gli andò incontro.

“Da questa parte amico mio. Tranquillo ti abbiamo iscritto noi!” Disse con un gran sorriso.

Anche lui era cambiato molto nel corso degli ultimi anni. Si era fatto crescere i capelli e, cosa ancora più evidente, aveva una bambina tra le braccia.

“A quanto pare ci sono delle novità nella tua vita.” Esordì Goku

Crilin sorrise imbarazzato “lei è mia figlia Marron.”

Goku allungò un braccio e porse la sua mano alla bambina, lei gli afferrò le dita con le manine e lo guardò con i suoi occhi azzurri, erano grandi e pieni di meraviglia.

“Non ho mai avuto l’occasione di congratularmi con te per le tue nozze. Non avrei mai pensato a te e a C18 insieme.”

“Si, beh… ci siamo sposati qualche anno fa. Non pensavo mi avrebbe detto di sì quando gliel’ho chiesto.”

“Mi dispiace non esserci stato.” Aggiunse poi Goku con rammarico.

Crilin gli fece l’occhiolino “non ci pensare, direi che la tua assenza era giustificata.” Il suo tono era leggero e rilassato. Goku invece sentì aumentare un po’ di più il proprio senso di colpa. Avesse continuato così alla fine della giornata ne sarebbe rimasto schiacciato.

Crilin si accorse che l’amico non gli aveva ricambiato il sorriso “ehi va tutto bene?” domandò con un pizzico di preoccupazione.

Goku lasciò la manina di Marron “si tutto bene.” Rispose poco convinto.

Sapevano entrambi che non era vero, ma Crilin rispettò la reticenza di Goku e lui non aggiunse altro.

“Non hai intenzione di partecipare al torneo?” Chiese poi Goku cambiando discorso.

“No, non mi sono allenato molto in questi anni. Il divario tra di noi è diventato ormai incolmabile, sarebbe stato inutile partecipare. Però ci sarà C18!” Il buonumore e la spensieratezza erano già tornati.

Crilin e Goku si avviarono verso l’entrata dello stadio, individuarono il loro gruppo di amici e li raggiunsero.

Crilin andò da C18 mentre Goku si avvicinò a Piccolo. A poca distanza notò Gohan accanto ad una ragazza. Lei parlava e lui pendeva dalle sue labbra.

“Quella è Videl, la figlia di Mr Satan.” Disse Piccolo quasi gli avesse letto nel pensiero. “Chissà perché a voi umani viene un’espressione tanto idiota quando siete attratti da un’altra persona.”

Goku non poté fare a meno di sorridere “quella è la sua fidanzata?” Chiese curioso.

“Non lo so come funziona con i giovani d’oggi. So solo che è da un po’ di tempo che quei due stanno sempre insieme. Ci sarà da divertirsi se finiranno sul quadrato a combattere l’uno contro l’altra.”

“Cosa? Anche lei è una combattente?”

Goku osservò quella ragazza. Aveva lunghi capelli corvini e un corpo tonico. Si capiva che era ben allenata. Non poté fare a meno di pensare a ChiChi. In un attimo tornò con i ricordi al torneo durante il quale se l’era trovata di fronte. Allora non l’aveva riconosciuta e lei si era infuriata. Era una buona combattente, i suoi colpi erano rapidi e violenti. Non avrebbe mai avuto una sola possibilità contro di lui, ma era rimasto ammirato dalla sua tecnica. Alla fine dello scontro lei gli aveva rivelato la sua identità, era tornata perché lui tenesse fede ad una promessa fatta quando erano bambini. Non dovette pensarci molto, nel giro di pochi minuti le disse che l’avrebbe sposata. Lì, di fronte a tutti si era sentito un po’ a disagio, ma incredibilmente fortunato ad essere stato scelto da una simile amazzone.

La storia si stava ripetendo, lo stesso torneo che aveva unito lui e ChiChi avrebbe unito Gohan e Videl. Si augurò solo che suo figlio non commettesse mai i suoi stessi errori.

Non siamo più marito e moglie…” Le parole di ChiChi gli rimbombarono nelle orecchie. Percepì la voragine che aveva di fianco, nel posto che lei avrebbe dovuto occupare. Scosse la testa e chiuse gli occhi cercando di scacciare via l’eco di quelle parole. Il peso di una mano sulla spalla lo fece ridestare. Piccolo lo stava guardando “ehi Goku, va tutto bene?”

“Si, tutto bene.” Nel giro di pochi minuti aveva mentito a due dei suoi più cari amici e ne era consapevole. Si augurò che nessun altro gli rivolgesse più quella domanda.

Piccolo lo squadrò con fare indagatore, ma Goku non aggiunse altro. L’arrivo di Gohan distrasse entrambi.

“Ehi papà per fortuna sei tornato, tra poco sarà il turno di Goten e di Trunks.” Disse affiancando il padre.

Goku si sforzò di ritrovare la sua solita innata allegria “sono curioso di vederlo combattere. Lo hai allenato tu?” Chiese rivolto al figlio.

Gohan assunse un’aria colpevole “beh no…”

“Come mai? Troppo impegnato con lo studio?” 

“Da quando te ne sei andato non ho più avuto voglia di allenarmi.” Fece una piccola pausa prima di continuare “lo stesso è capitato anche a Vegeta. Dopo Cell aveva giurato che non avrebbe combattuto mai più. Immagino oggi sia venuto qui solo per misurarsi con te.”

Goku incassò l’ennesimo colpo. Gohan non aveva parlato con l’intento di rimproverare il padre, ma così era sembrato a Goku. Non voleva rovinare la giornata a nessuno, tanto meno ai suoi figli. Decise di ignorare l’argomento e si rivolse a Piccolo “allora sei stato tu ad allenare Goten?”

“No Goku. Io non centro niente.”

“Ma allora chi…” Si bloccò raggiunto da un pensiero sgradito. Forse l’uomo che aveva preso il suo posto nella vita di ChiChi si era occupato dell’istruzione di Goten. Era possibile che anche lui fosse un cultore delle arti marziali e che avesse deciso di insegnarle al suo secondogenito. Probabilmente era lì con loro in quel momento, avrebbe partecipato anche lui al torneo. Forse lo aveva addirittura incrociato senza sapere chi fosse. Per uno strano scherzo del destino se lo sarebbe potuto trovare di fronte come avversario sul quadrato.

“Papà? Ci sei? A cosa stai pensando?” Gohan agitò una mano davanti al viso del padre.

Non aveva voglia di sentire la risposta, ma doveva sapere “mi stavo chiedendo chi ha insegnato a Goten a combattere se non sei stato tu e non è stato Piccolo.”

“ChiChi.” Disse Piccolo.

Goku rimase senza parole. ChiChi aveva sempre osteggiato gli allenamenti di Gohan. Aveva perso il conto delle litigate che c’erano state sull’argomento. Era sempre stata irremovibile, non aveva mai voluto che il figlio combattesse. Alla fine però lo aveva sempre lasciato andare, ogni volta a malincuore.

E invece Goten era stato allenato proprio da lei.

“Mamma ha sempre parlato di te a Goten, fin da quando era molto piccolo. Gli ha raccontato le tue gesta senza mai omettere niente. Gli ha detto che ti sei sacrificato per salvare tutti noi. Quel bambino è cresciuto nel tuo mito, ti considera un eroe.”

Gohan sorrideva mentre parlava. Guardava il fratello pieno di orgoglio, il bambino era in procinto di salire sul quadrato per il suo incontro con Trunks “è stato naturale per mamma prendere il tuo posto e insegnare a Goten a combattere.” Concluse Gohan rivolgendosi al padre.

Anche Goku osservava Goten, era un bambino pieno di allegria e di entusiasmo. In lui rivedeva sé stesso. Le parole di Gohan avevano finito per destabilizzarlo in maniera definitiva. ChiChi non era lì perché non voleva più avere niente a che fare con lui, glielo aveva detto senza mezzi termini. Però aveva lasciato che Goten andasse. Lo aveva allenato lei stessa e lo aveva tirato su a sua immagine e somiglianza.

Le aveva assicurato che avrebbe rispettato la sua scelta e che non l’avrebbe più cercata, ma dopo quanto aveva sentito era determinato più che mai a rivederla. Decise in quel momento che una volta terminato l’incontro di Goten sarebbe tornato da ChiChi. Non gli importava più niente del torneo, semplicemente non poteva finire così. Avrebbe lottato per riaverla al suo fianco, dopotutto era tornato sulla Terra per combattere.

Continua…

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Capitolo 4
*** A casa ***


Capitolo 4

Goku aveva assistito allo scontro tra Goten e Trunks. Era rimasto affascinato dalla tecnica di quei due bambini. Non si erano risparmiati neanche un colpo e per tutto il tempo avevano mantenuto lo stesso luccichio negli occhi.

Al termine dell’incontro Goten era corso dal padre “sono stato bravo, papà?” Aveva chiesto con l’entusiasmo di chi ha realizzato la più grande delle imprese.

“Sei stato eccezionale, figlio mio.” Aveva risposto Goku gonfio di orgoglio.

Fedele al suo proposito sarebbe voluto tornare subito da ChiChi, ma Vegeta lo aveva trattenuto “sono anni che aspetto di misurarmi ancora con te, Kakaroth. Resta e combatti.” Lo aveva sfidato apertamente. “Non ci vorranno più di dieci minuti.” Aveva concluso spavaldo come sempre.

Non aveva potuto sottrarsi a quello sguardo carico di aspettativa “e va bene, Vegeta.” Aveva capitolato.

Lo scontro era stato epico, l’inaudita potenza sprigionata dai due combattenti però aveva provocato la rottura di un antico sigillo che imprigionava da secoli il più pericoloso tra gli esseri viventi.

Da quel momento in poi tutto si era svolto in maniera talmente rapida che non c’era stato tempo né di pensare né di fare altro. Il torneo era stato dimenticato e le forze di tutti unite per contrastare quella nuova minaccia letale.

Negli scontri che erano seguiti Goku aveva dato fondo a tutta la sua energia residua ed era stato costretto a tornare nell’Aldilà molto prima di quanto stabilito. Se ne era andato via con il cuore spezzato. Era convinto che non avrebbe rivisto mai più ChiChi e aveva dovuto dire addio a Goten “abbi cura della mamma.” Si era raccomandato salutandolo.

Gli sforzi congiunti di Vegeta, Piccolo, Gohan, Trunks e Goten erano stati vani. La Terra aveva corso il rischio di essere ridotta in frammenti grandi come granelli di polvere, la razza umana di estinguersi. Avevano rischiato tutti in più occasioni di soccombere, sembrava non ci fosse più speranza per nessuno.

E alla fine invece era stato proprio Goku a sconfiggere Majin Bu, ancora una volta il suo intervento aveva salvato la vita di tutte le persone che amava.

Con grande stupore si era ritrovato nel Santuario del Dio della Terra e aveva comunicato a tutti che era tornato per sempre, che non sarebbe più andato via. A quell’annuncio erano seguite grida e lacrime di gioia. Crilin aveva pianto abbracciandolo, non avrebbe più dovuto dire addio al suo più caro amico.

“Andiamo a casa papà.” Il piccolo Goten si era aggrappato ad una gamba di Goku e lo strattonava impaziente.

“Chissà cosa dirà la mamma quando saprà che non andrai più via.” Gohan non stava in sé dalla gioia.

Goku sospirò “non sono sicuro che ne sarà contenta.”

“Cosa? Ma che dici? Stasera per festeggiare preparerà tutti i tuoi piatti preferiti. Sarà un banchetto degno di un re. Vedrai se non ho ragione!” Insistette Gohan.

Goku scosse la testa per nulla convinto.

“Che ti succede? Perché quell’espressione perplessa?” Chiese Bulma notando la reazione dell’amico. “Non è andata bene quando vi siete visti? Avete litigato per caso?” Con tutto quello che era successo non aveva ancora avuto modo di chiedergli niente.

“ChiChi mi ha ripetuto quello che già mi avevi detto tu. Non mi vuole più vedere.” Fece una piccola pausa e ingollò un grumo d’aria prima di continuare “e mi ha detto che c’è un altro uomo nella sua vita.”

“COSA?” Urlò Bulma.

“E’ così, me l’ha detto lei.” Confermò sconsolato.

“E tu le hai creduto?” Insistette Bulma.

“Non posso biasimarla, è giovane e bella era naturale che si rifacesse una vita.”

“Senti papà, io non lo so perché mamma ti ha detto una cosa del genere, ma ti assicuro che non è vero.” Intervenne Gohan.

“Come puoi dirlo con certezza? Può darsi non ti abbia detto niente.”

“Vivo con lei, ricordi? Sotto lo stesso tetto. Ci fosse stata un'altra persona me ne sarei accorto. Lo avrei percepito.”

“Gohan ha ragione, non c’è mai stato nessun altro. Io lo saprei, si sarebbe confidata con me.” Continuò Bulma. “Non so il perché ma ha mentito. A maggior ragione adesso dovresti andare da lei e chiederle spiegazioni.” Sorrise e afferrò le mani di Goku “e comunque dovesse andare male sappi che la mia casa per te è sempre aperta.” Concluse facendogli l'occhiolino

Goku ricambiò il sorriso “grazie Bulma.” Prese Goten in braccio e posò una mano sulla spalla di Gohan “andiamo a casa allora.”

Si portò due dita sulla fronte “ciao a tutti, ci vediamo presto.” Fece un rapido gesto di saluto con la mano e sparì.

Ancora una volta decise di riapparire davanti alla porta di casa. Goten e Gohan si precipitarono ad aprirla ed entrarono chiamando la madre a gran voce.

“Gohan! Goten! Oh grazie al cielo siete tornati! State bene?” ChiChi si era riversata sui figli abbracciandoli. “Sapeste come sono stata in ansia per voi.”

I ragazzi si lasciarono stringere, ricambiarono baci e sorrisi.

“Mamma c’è una bella sorpresa.” Gohan si discostò leggermente dalla madre, le afferrò le mani e la guardò con dolcezza.

Chichi osservò entrambi i sui figli, avevano gli occhi lucidi. Sembravano emozionati.

“Che sorpresa?”

Goku era rimasto in disparte “ciao” disse entrando in casa.

ChChi si portò una mano davanti alla bocca “Goku, ma cosa… credevo fossi andato via già da tempo.” Non riuscì a nascondere il proprio stupore.

“Papà non andrà più via, è tornato per restare con noi.” Goten era euforico.

“E’ così.” Continuò Goku.

Scese il silenzio nella dimora dei Son.

“Goten andiamo di là, lasciamo che mamma e papà parlino da soli.” Gohan prese il fratello in braccio e se lo portò via.

Goku rimase fermo sull’uscio “abbiamo dovuto combattere contro un nemico molto pericoloso e Kaioshin il Sommo è stato costretto a darmi la sua vita altrimenti non avrei potuto affrontarlo. Ma è una storia lunga, se vuoi te la racconto dopo.”

“È proprio vero? Sei tornato in vita?” Le tremò la voce.

“Si… ti avevo assicurato che non ti avrei più disturbata, ma ci sono delle cose che volevo sapere.”

“Quali cose?”

Goku avanzò di un passo “mi stavo chiedendo se questo tizio che è entrato nella tua vita lo sa che il fiore di loto è il tuo fiore preferito.”

ChiChi si lasciò sfuggire un gemito.

Un altro passo “se lo sa che la notte vuoi dormire con le tende aperte perché ti piace guardare il cielo e le stelle prima di addormentarti.”

Un ultimo passo e le arrivò davanti, a pochi centimetri “se ha già scoperto in quali parti del corpo soffri il solletico. Se ha già sentito quanto è bella la tua risata.”

“Oh Goku!” ChiChi chinò la testa in avanti e poggiò la fronte sulla sua.

“Non c’è nessun altro, non c’è mai stato.” Sospirò.

“Lo so.”

“Non so perché ho detto una cosa del genere. Ero così arrabbiata con te per avermi abbandonata. Penso avessi solo voglia di rivalsa. Scusami per averti trattato tanto male.”

“Hai fatto bene, me lo meritavo. Avevo perso di vista le cose davvero importanti. Me le hai ricordate tu, grazie” Fece una piccola pausa. Respirò a pieni polmoni “dimmi che non mi ami più e me ne andrò via.” Rimase in attesa con gli occhi chiusi.

ChiChi non ebbe bisogno di pensarci “ti amo Goku. Non ho mai smesso.”

Goku le prese il viso tra le mani, le asciugò le lacrime con i pollici “dillo ancora.”

Lei sorrise “ti amo.”

Goku la attirò a sé, averla tra le braccia lo fece sentire finalmente a casa.

ChiChi si perse in quell’abbraccio che le era stato negato per sette lunghi anni.

“Ero convinta che non ti avrei rivisto mai più, non mi davo pace per averti mandato via con quella bugia.” Disse con il viso sprofondato nella sua maglietta.

“In realtà sarei tornato molto prima, ma ho dovuto salvare il mondo.”

“Tiri fuori sempre la stessa scusa.” Lo canzonò sollevando la testa dal suo petto. Nei suoi occhi poteva scorgere tutta l'adorazione che aveva per lei.

Goku si discostò un po', le poggiò delicatamente le mani sui fianchi e si prese il suo tempo prima di parlare “non ti posso promettere che d’ora in avanti sarò un buon marito. Continuerò a tornare a casa alle ore più impensabili sporco di fango e con la tuta a brandelli. Seguiterò ad essere sempre affamato e ti farò infuriare perché scorderò la lista della spesa sul tavolo.” Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “però ti prometto che non ti capiterà mai più di dubitare del mio amore.”

Le lacrime avevano ricominciato a scendere senza che lei ne avesse alcun controllo “questo è il mio Goku.” Disse sorridendo.

Le mise una mano sulla nuca e la avvicinò nuovamente a sé.

E finalmente la baciò.

Stava scendendo la notte sui Monti Paoz e sulla famiglia Son. Ed era solo la prima del resto delle loro vite insieme.

Continua

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Capitolo 5
*** Cicatrici ***


Capitolo 5

La stanza era illuminata dalla luce della luna. Goku se ne stava davanti alla finestra, i gomiti poggiati sul davanzale e le mani a sorreggergli il mento. Indossava solo i pantaloni del pigiama.

Stava ripercorrendo mentalmente tutti gli eventi che si erano susseguiti da quando era tornato sulla Terra. Era passato dalla certezza di aver perso ChiChi, alla felicità improvvisa e piena per essere tornato a casa.

Proprio come aveva predetto Gohan, ChiChi quella sera aveva dato sfogo a tutto il suo estro creativo in cucina. Goten aveva tenuto banco per tutta la durata della cena. Non aveva smesso mai di parlare. Aveva rivolto domande a non finire al padre. Era curioso di sapere cosa avesse fatto durante gli anni lontano da casa, voleva sapere qualunque cosa sulle persone che aveva conosciuto. E aveva detto tutto di sé, dei suoi compagni di scuola, delle domeniche mattina trascorse a pescare giù al torrente con Gohan e nonno Gyumao, della sua amicizia con Trunks.

ChiChi era intervenuta di tanto in tanto, aveva anche lei raccontato divertita qualche aneddoto. Solo Gohan era rimasto quasi sempre in silenzio, si era limitato ad ascoltare.

Quando ormai si era fatto tardi, ChiChi aveva preso in braccio Goten per portarlo a letto. Goku si era avvicinato per augurargli la buonanotte “papà mi prometti che sarai ancora qui quando mi sveglierò domani mattina?” Gli aveva chiesto tra uno sbadiglio e l’altro.

Goku gli aveva messo una mano sulla testa e gli aveva arruffato ancora di più i capelli “non vado da nessuna parte, te lo prometto.”

Anche Gohan si era alzato da tavola. Era passato davanti al padre a testa bassa.

“Sarai stanco, cerca di riposare. Buonanotte Gohan.”

“Buonanotte anche a te papà.” Aveva appena sussurrato fuggendo nella sua camera.

Goku non aveva potuto fare a meno di notare il radicale cambio di umore che aveva avuto il figlio nel corso delle ultime ore. Impensierito lo aveva osservato sparire nella sua stanza.

Quella notte la luna era alta, grande e luminosa come non mai. Sembrava si fosse fatta bella per lui, per dargli il bentornato a casa.

ChiChi entrò nella stanza, chiuse la porta e vi si appoggiò di peso con la schiena “finalmente si è messo a dormire.” Sospirò sollevata.

Goku si voltò a guardarla, allungò un braccio verso di lei invitandola a raggiungerlo. ChiChi si avvicinò con andatura incerta. Le passò una mano sulle spalle e sfiorò con le dita il fermaglio alla base del collo “te lo posso togliere questo?” Le chiese con un filo di voce.

ChiChi annuì lievemente. Goku aprì il gancetto e le liberò i capelli che le scesero morbidi lungo la schiena. Il profumo gli riempì le narici. Ci passò una mano attraverso e la attirò ancora di più a sé. Con l’altra mano le sollevò il mento e la baciò.

ChiChi rispose al bacio, ma quando Goku tentò di renderlo più intenso lei si distaccò.

“Che succede?” Le chiese dolcemente.

ChiChi non rispose, distolse lo sguardo e si girò verso la finestra. Goku non ripeté la domanda, rimase in attesa.

“E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che siamo stati insieme su questo letto. Sono sette anni che non lo faccio…” si arrestò imbarazzata.

“Beh… nemmeno io lo faccio da sette anni.” Rispose Goku alzando le spalle. “Pensi che ci siamo dimenticati come si fa?” Disse assumendo la sua solita aria ingenua.

ChiChi sorrise.

“Non dobbiamo fare niente se non vuoi.” Continuò poi.

“No, non è questo…”

“Allora che c’è?”

“Sono un po’ cambiata dall’ultima volta che mi hai visto.”

“In che senso sei cambiata?”

“L’ultima gravidanza mi ha lasciato segni che prima non c’erano.”

“Quali segni? Di che parli?”

“Smagliature… cicatrici che non vanno più via.”

Goku la fissò a lungo, le mise le mani sui fianchi e la voltò per poterla guardare nuovamente negli occhi.

Avrebbe potuto osservarla per ore senza mai stancarsi. Dopo qualche istante le slacciò la cintura che aveva in vita. Con la stessa delicatezza poi le sfilò il vestito. 

Rimasta seminuda cercò di coprirsi con le braccia, gli occhi bassi. Si sentiva fragile, esposta ed era una sensazione che detestava. Non era mai stata timida, tutt’altro. Era una guerriera, una donna con un carattere di ferro. Neanche lei capiva da dove arrivasse tutta quell’insicurezza, forse aver perso il conforto della quotidianità per così tanti anni aveva acuito antiche fragilità.

“Fammi vedere.” Le chiese Goku dolcemente.

In tanti anni di matrimonio non si era mai sentita a disagio con suo marito, non aveva niente da temere lo sapeva bene. Prese un respiro profondo, abbassò le braccia e si slacciò il reggiseno.

“Vedi?” Disse poi spostando lo sguardo sul suo seno.

Goku passò gentilmente le dita dove lei gli aveva indicato.

Quel breve contatto la fece vibrare.

“Anche qui.” Continuò poi toccandosi l’addome.

Lui la sfiorò con la delicatezza che si riserva a qualcosa di prezioso.

Indugiò qualche istante accarezzandole il ventre. Poi le prese le mani e se le fece scivolare prima sul torace, poi su spalle e braccia e infine sulla schiena “anche io sono pieno di cicatrici nuove che sette anni fa non c’erano. Ma le mie raccontano storie di battaglie e sofferenze. Le tue di vita.”

Non le servì altro, annullò completamente la poca distanza che li separava, si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò con tutta la passione di cui era capace. Goku la prese in braccio, la distese adagio sul letto e si sdraiò accanto a lei “sei più bella stanotte di quanto tu non sia mai stata.”

La baciò lungo la linea del viso, dal collo arrivò fino a suoi seni. Baciò uno ad uno tutti i segni che lei gli aveva mostrato “questi ti sono venuti per allattare Goten.” Scese un po’ più in basso e riservò al suo ventre lo stesso trattamento “e questi perché lo hai portato dentro di te per nove mesi.”

La luce della luna continuava ad illuminare la stanza e quel letto che negli ultimi anni era divenuto troppo grande per lei sola. Tante volte aveva pensato di disfarsene e comprarne uno nuovo. Ma non ne aveva mai avuto il coraggio. C’erano troppi ricordi tra le pieghe di quelle lenzuola. Inoltre aveva sempre considerato quel letto un’oasi di pace. Anche dopo le più accese discussioni, non era mai capitato che fossero andati a dormire senza prima essersi riappacificati.

Quella notte stava accadendo qualcosa di meraviglioso. Si erano messi a nudo uno di fronte all’altra, sui corpi di entrambi cicatrici che li avevano inesorabilmente cambiati. Per quelle c’era poco da fare, ma per le ferite dell’anima che si portavano dentro avevano già iniziato la cura. Ci sarebbe voluto tempo, ma insieme sarebbero guariti.

Continua

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Capitolo 6
*** Sensi di colpa ***


Capitolo 6

Dalla finestra filtrava un timido raggio di sole. A breve si sarebbe dovuta alzare, ma non ne aveva ancora voglia. ChiChi era sdraiata su di un fianco, una mano sotto il cuscino e l’altra intrecciata a quella dell’uomo che le dormiva accanto. Suo marito. Non riusciva a smettere di guardarlo, faceva ancora fatica a credere che fosse davvero tornato da lei. Aveva stentato ad addormentarsi quella notte, era stata assalita dal timore che se avesse chiuso gli occhi quando li avrebbe riaperti lui non ci sarebbe più stato. E invece era lì, i capelli sparati alla rinfusa sul cuscino e la bocca aperta. Era un’immagine talmente tenera che non riuscì a trattenersi e gli carezzò una guancia con il dorso della mano. Lui si mosse appena, si raggomitolò un po’ di più sotto al piumone e continuò a dormire.

ChiChi sorrise, gli lisciò con le dita un ciuffo ribelle. Decise di lasciarlo riposare, dopotutto ne aveva bisogno. Si scostò la trapunta di dosso e fece scivolare le gambe fuori dal letto. Stava per mettersi in piedi quando Goku la fermò passandole un braccio intorno alla vita “dove vai?” Chiese con la voce impastata di sonno.

Lei si voltò e lo osservò da sopra la spalla “tra poco i ragazzi saranno in piedi, devo preparare loro la colazione.” Rispose sottovoce.

“Lasciali aspettare.” Disse Goku cercando di tirarla di nuovo dentro al letto “resta ancora un po’ con me.”

ChiChi non oppose resistenza e si lasciò cadere accanto a lui.

“Saranno guai seri se Goten non troverà la tavola apparecchiata quando si sveglierà. Tuo figlio ha lo stomaco grande quanto il tuo.”

“Grazie.” Rispose Goku lusingato.

“Non era un complimento.” Puntualizzò ChiChi divertita.

Goku la attirò a sé “hai dormito bene?” Le chiese affondandogli il viso nell’incavo del collo.

“Si… anche se ci ho messo un po’ ad addormentarmi.”

“Come mai?”

“Non so, forse troppe emozioni tutte insieme.”

Le mordicchiò il collo “solo questo?”

ChiChi ci pensò un attimo “avevo paura che non ti avrei più trovato al mio risveglio.”

Goku si alzò su un gomito “sono tornato per restare.” Le disse fissandola negli occhi. Sorrise sonnacchioso e si chinò su di lei “buongiorno” le sussurrò sulle labbra. Lei gli strinse il viso tra le mani “buongiorno” rispose schioccandogli un bacio sulla bocca. Si accoccolò accanto a lei, rilassò la testa sul suo petto e lasciò che lei lo avvolgesse nel suo abbraccio.

Goku si ritrovò a constatare quanto gli fosse mancato l’odore di sua moglie. Era un profumo tutto suo, che solo lei emanava. Sdraiato così con la testa sopra di lei, la respirò a pieni polmoni. Sentiva il battito del suo cuore e il calore del suo corpo. Non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto rinunciare a lei per tutto quel tempo.

Rimasero avvinghiati, stretti l’uno accanto all’altra. Senza dire niente, loro non avevano bisogno di parole. Era bastata una notte per ristabilire quella connessione che credevano persa sette anni prima. Goku non l’avrebbe più messa a repentaglio.

Dopo diversi minuti ChiChi gli baciò la fronte “si sta facendo tardi. Tu resta a letto, ti chiamo quando è pronto.”

Goku si staccò controvoglia e la lasciò andare. Rimase ad osservarla con un misto di desiderio e reverenza mentre si alzava dal letto e si infilava la vestaglia.

La vide uscire dalla stanza, dopo poco iniziò a sentire rumori che tornarono da subito ad essere famigliari. Le imposte aperte, l’acciottolio delle stoviglie. Decise di non rubare altro tempo alla sua famiglia e saltò fuori dal letto. Si lavò e si vestì nel giro di pochi minuti.

Quando entrò nel salone trovò ChiChi indaffarata ai fornelli e Goten seduto a tavola in attesa già con il cucchiaio in mano. Non appena vide il padre scattò in piedi sulla sedia e allungò le braccia verso di lui “papà ma allora è vero! Sei ancora qui!”

Goku si avvicinò e lo prese in braccio “e dove pensavi che fossi andato?” Gli disse stringendoselo al petto.

ChiChi li osservò commossa. Le scoppiava il cuore nel vedere il suo piccolo Goten così felice. Finalmente anche a lui era data la possibilità di crescere avendo il padre al suo fianco.

Goku si voltò a guardarla “Gohan non si è ancora alzato?”

ChiChi spense i fornelli e poggiò il mestolo che aveva in mano “ha detto che preferisce rimanere in camera sua.” Un’ombra le oscurò gli occhi. Iniziò distrattamente a riempire le scodelle “vai a parlare con lui.” Lo supplicò.

Osservandola Goku capì che non si era sbagliato la sera precedente. C’era davvero qualcosa che non andava. Mise giù Goten “tu aspettami qui, vado un attimo da tuo fratello e poi facciamo colazione.”

“Va bene, però sbrigatevi perché ho fame.”

Si avviò verso la stanza di Gohan. Trovò la porta chiusa e bussò.

“Avanti.” Sentì rispondere.

Accolse l’invito ed entrò.

Gohan era seduto sul suo letto, la schiena poggiata alla spalliera e le gambe distese. Sobbalzò quando vide il padre.

“Buongiorno.” Esordì Goku.

“Buongiorno, papà.”

“Posso sedermi vicino a te?” Chiese avanzando cauto.

“Ma certo. Vieni.” Rispose Gohan spostandosi un po’ per fargli spazio.

Goku gli si accomodò di fianco imitando la sua stessa posizione. Rimase un attimo in silenzio per permettere al figlio di abituarsi alla sua presenza.

“Che succede, Gohan?” Domandò dolcemente stringendogli un ginocchio.

“Niente.” Fu la risposta troppo frettolosa per essere credibile.

“Lo sai che puoi dirmi tutto. Che cos’hai? Non riesci neanche a guardarmi in faccia.”

Gohan incurvò le spalle e sospirò “oh papà…” Si fece coraggio “ieri mi sono reso conto che se anche ti raccontassimo per filo e per segno tutto quello che abbiamo fatto in questi sette anni, per te saranno sempre e solo racconti e non ricordi come lo sono per noi.” Si fermò un attimo per prendere fiato “ed è tutta colpa mia.”

“Gohan…”

“E’ così, papà.” Non si lasciò interrompere. “Lo sappiamo tutti e due. Se non fossi stato tanto superbo, se ti avessi ascoltato quando mi urlavi di finire Cell. Se avessi chiuso quel combattimento prima, tu non saresti stato costretto a sacrificare la tua vita.”

“Gohan non è stata colpa tua.”

“Si invece.”

“No. Ho scelto io di restare nell’Aldilà. Voi vi stavate già organizzando per evocare il drago e chiedergli di riportarmi in vita. Sono io che vi ho fermato.”

“Ma non ti saresti trovato nella condizione di fare quella scelta se avessi sconfitto subito Cell.” Disse con veemenza. “Non ti ho mai chiesto perdono, papà. Scusami ti prego. Mi dispiace.”

Goku rimase in silenzio. Non pensava che il senso di colpa in Gohan fosse così radicato.

Dopo qualche istante prese la parola “mentre affrontavi Cell c’è stato un momento in cui lui stava avendo la meglio su di te. Non riuscivi a reagire, gridavi di dolore per il male che ti stava facendo.” Gohan chiuse gli occhi, ricordava tutto perfettamente. “Io stavo lì fermo, non sono accorso in tuo aiuto perché avevo fiducia in te, lo sapevo che dovevi solo trovare la forza in te stesso. È stato allora che Piccolo mi ha rimproverato.”

“Ti ha rimproverato davvero?” Gohan finalmente alzò lo sguardo verso il padre.

“Si, mi ha accusato di averti costretto a combattere contro la tua volontà.”

“Questo non è vero!” Obiettò Gohan.

Goku continuò “secondo Piccolo mi venivi dietro fin da quando eri un bambino perché te l’avevo imposto io. Secondo lui non avevo compreso che tu in realtà non avresti mai voluto combattere.”

“No papà, senti…”

“Fammi finire. Ho riflettuto tanto sulle sue parole e ho capito che aveva ragione. Ho sempre dato per scontato che tu amassi combattere almeno quanto me. Ho sbagliato con te e non ti ho mai chiesto perdono.”

“Io non ho proprio niente da perdonarti. Non mi hai mai costretto a fare niente che non volessi…” Gohan si arrestò di colpo. All’improvviso gli fu chiaro cosa stava facendo il padre. Stava cercando di fargli cambiare prospettiva offrendogli il suo punto di vista.

“Smettila di sentirti responsabile, Gohan. Non hai nessuna colpa. La decisione di non tornare è stata mia. Oggi ti posso dire che è stato un errore, il più grande che abbia mai commesso.” Gli passò un braccio sulle spalle “non avrei mai dovuto lasciarvi.”

“Papà…” Sospirò Gohan posandogli la testa sulla spalla. In quel momento tra le braccia del padre tornò ad essere un ragazzino di dodici anni. Quella sensazione allentò tutta la tensione residua e gli scaldò il cuore come non succedeva da anni.

Goku lo strinse ancora di più a sé “sapessi quanto mi sei mancato, figlio mio.”

“Mi sei mancato anche tu. Ogni singolo giorno.” Rispose Gohan con la voce rotta dall’emozione.

Rimasero avvolti in un confortevole silenzio, fu Goku a romperlo dopo un po’ “allora, vuoi che andiamo di là? Tuo fratello ci sta aspettando. Se continuiamo a tardare lo troveremo svenuto per la fame.”

Gohan rise di cuore “sì, lo sento da qui il suo stomaco che brontola!”

Si separarono a malincuore e si alzarono dal letto. Quando entrarono in salone trovarono la tavola imbandita e Goten seduto in attesa “era ora! Sto morendo di fame!” Li accolse agitato.

ChiChi cercò lo sguardo di Goku, quando lo incrociò lui annuì e le sorrise complice. Si rasserenò subito. Il sollievo fu totale quando vide il volto disteso di Gohan.

Finalmente si sedettero tutti e quattro a tavola, pronti per iniziare una nuova giornata.

Nelle ultime ore Goku aveva preso coscienza di quanti danni aveva fatto decidendo di rimanere nell’Aldilà. All’epoca aveva pensato di agire per il meglio e invece si era lasciato dietro solo macerie.

Osservò prima ChiChi, poi Goten ed infine Gohan. In quel momento giurò a sé stesso che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per ristabilire la serenità all’interno della sua famiglia.

E per niente al mondo li avrebbe più abbandonati.

Fine

Nota dell’autrice:

Avevo inizialmente pensato di finire con il quarto capitolo, ma c’era ancora qualcosa da dire per questo ne ho aggiunti altri due. Mi auguro la mia storia vi sia piaciuta.

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno lasciato una recensione, in modo particolare la cara Kisachan che mi ha sommerso di complimenti e belle parole.

Con lo stesso affetto ringrazio daphtrvnks_  manudc92, MartiRu88 e sivaice che mi hanno fatto l’onore di inserire questa storia tra le loro preferite.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto Ritorno da te e tutti coloro che la leggeranno in futuro.

A presto.

Lella Duke

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