Passaggio di maledizione

di Anime_mia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I ***
Capitolo 2: *** capitolo II ***
Capitolo 3: *** capitolo III ***
Capitolo 4: *** capitolo IV ***
Capitolo 5: *** capitolo V ***



Capitolo 1
*** capitolo I ***


In una noiosa mattina di quasi estate, una ragazza fissava il vuoto con il gomito appoggiato al piano e la mano a sorreggere la testa mentre con l’altra tamburellava le dita sul bancone. Non era ancora orario d’apertura e tutte le mansioni erano state svolte. Sospirò.

- Nipote, è arrivato qualcosa per te dalla Cina – una voce gracchiante la ridestò.

- Davvelo? Glazie Bisnonna, allivo subito! -

Shan Pu raggiunse di corsa Obaba nella cucina del Neko Hanten.

- Io non ho oldinato niente pelò -

- Certo, perché sono stata io. Ti ho procurato qualcosa di molto utile. Questo è l’estratto delle fonti di Jusen, serve per scambiare le maledizioni! - sorrise furbescamente.

- Scambiale le maledizioni… E come potlebbe esselmi utile questa cosa? Folse potlei scambiale con Mousse così io divento papela e lui gatto. Lanma voleva sposale la stupida lagazza violenta quando pensava che lei si tlasfolmava in papela… - pensava a voce alta mentre si accarezzava il mento con pollice e indice. Intanto al papero con gli occhiali, che si ritrovava lì per puro caso, spuntò un enorme gocciolone sulla testa.

- Ma no, Shan Pu! Tu devi scambiare la tua maledizione con quella del futuro marito così lui si trasformerà in gatto e tu tornerai normale. Sai che lui ha il terrore dei gatti e sarà disposto a tutto. Se vorrà scambiare di nuovo le maledizioni sarà costretto a sposarti. -

- Ma questo è magnifico! -commentò la ragazza mentre osservava il liquido nella piccola boccetta in controluce.

- Ora, alla prima occasione versa l’estratto in due bicchieri d’acqua e assicurati di bere il tuo insieme a lui -

Shan Pu annuì convinta.

 

Proprio in quel momento si sentì qualcuno entrare nel ristorante.

- Ehi, c’è nessuno? Qui c’è gente che vorrebbe mangiare! -

- Ranma, non essere maleducato! -

- Che c’è, li sto solo chiamando -

 

La ragazza dai capelli color lavanda e la vecchia dalla lunga chioma argentea si scambiarono uno sguardo complice - Presto, va’ nipote, questo mi sembra il momento adatto! -

 

- Ai Len, sei venuto ploplio al momento giusto! - Disse la cinesina buttando le braccia al collo del ragazzo – Ho appena fatto dell’ottimo lamen, ne vuoi un po’? -

- G-grazie Shan Pu, ma staccati – rispose lui con poca convinzione.

- Ne vorrei una porzione anche io – si intrufolò a denti stretti una Akane già al limite della gelosia.

- Ah, ci sei anche tu, lagazza violenta. Va bene, accomodatevi al bancone, allivo subito -

 

Servì le due ciotole di ramen fumante ai due fidanzati e poi posò solo per Ranma il bicchiere con l’estratto mentre quello per lei lo teneva in mano.

- E a me non la dai un po’ d’acqua? Questo ramen sembra piuttosto caldo! - chiese la ragazza con i capelli corti.

- Sì, celto lagazza violenta – la cinesina posò il suo bicchiere sul bancone per prenderne un altro da riempire e si allontanò di poco continuando a seguire con lo sguardo Ranma pronta a scattare nel caso.

- Ittadakimasu! - pronunciarono insieme i due ragazzi appena prima di fare il primo boccone

- Aaahh! Scotta, scotta! - Ranma di corsa agguantò l’acqua e Shan Pu allungò la mano per afferrare il suo bicchiere, ma la presa andò a vuoto.

- Ah, l’avevo detto che era bollente! Scusa Shan Pu, ma non potevo aspettare oltre -

Akane aveva bevuto insieme a Ranma e ora?

La ragazza dai capelli lavanda impallidì e scappò in cucina in cerca del foglietto d’accompagnamento della bottiglietta.

 

“Se entrambe le persone sono maledette e bevono l’estratto di Jusen, esse si scambieranno le maledizioni.

Se solo una delle due è maledetta, passerà la maledizione all’altra persona.”

 

In pratica aveva guarito Ranma e non c’erano conseguenze per Akane. Il suo piano era andato in fumo e forse ora quei due si sarebbero pure fidanzati sul serio. Crollò sulle ginocchia disperata.

Quando tornò nella sala del ristorante se ne erano già andati e avevano lasciato sul bancone i soldi del ramen. Solo Akane pagava, lo sapeva.

 

Il giorno seguente Akane si era svegliata di buon’ora come al solito per andare a fare la sua corsetta mattutina. Poi era rientrata e, dopo la doccia, Kasumi le aveva chiesto di andare a svegliare Ranma. Come di consueto, aveva preparato un bel secchio di acqua gelata e si era diretta nella camera del fidanzato.

- Sveglia Ranma! - e lo aveva centrato in pieno.

Ma lui non si era trasformato. Lasciò cadere il secchio che fece un baccano incredibile. Il ragazzo si tirò su di scatto urlando, ma quando sentì la sua voce ancora maschile e si tastò il corpo, cercò con lo sguardo gli occhi della fidanzata a conferma del suo stupore. Anche lei era rimasta sbalordita.

- Tu… Tu… Ma cosa è successo? - batteva gli occhi incredula.

- Io… non lo so… - era così contento – sono guarito… sono guarito! - provava una gioia incontenibile tanto da abbracciare Akane prima di uscire dalla stanza, la quale era ancora sconvolta e rimase impalata come un tronco.

 

A colazione Ranma diede l’annuncio tra lo stupore degli altri, tranne Nabiki che, anzi, era quasi triste nel vedere sfumare tutti i guadagni che le portava la ragazza con il codino.

Genma chiese al figlio come avesse fatto, ma non ricevendo una risposta soddisfacente, provò a tuffarsi nel laghetto. Magari era finito l’effetto della maledizione pure per lui. E invece riemerse panda con un cartello di legno in mano: DANNAZIONE!

- Bo-boh… -

 

Lungo il tragitto per la scuola Ranma era così felice che voleva camminare vicino ad Akane. Ora che era tornato uomo al cento per cento poteva forse dichiararsi, finalmente. Non doveva neanche più temere quell’enorme pozzanghera rimasta lì dalla pioggia della notte passata come faceva prima.

Infatti, proprio in quel momento passò una macchina sollevando una grande onda che investì in pieno la coppia e lui chiuse gli occhi e aprì le braccia beandosi dell’acqua che lo travolgeva.

Quando li riaprì però tutti i suoi sogni si infransero. Accanto a lui c’era la sua versione femminile.

- Nooo, non di nuovo! Mi sono sdoppiato di nuovo! Lo sapevo che era troppo bello… -

Akane si guardò intorno alla ricerca della ragazza dai capelli rossi -Dove? Dove? -

- Ma come “dove”? -

- Ranma, io non la vedo – e lì il ragazzo capì

- A-Aka… Akane…? -

- Dimmi -

- T-tu s-sei me. Cioè, t-tu sei diventata me femmina -

- Non capisco Ranma se non parli chiaro. Ma perché mi guardi così? Ho qualcosa in faccia? -

- S-sì – la prese per le spalle e la fece voltare fino a farla specchiare nella pozzanghera. Lei aveva lo stesso aspetto di Ranma quando si trasformava, ma come era possibile? Quando era successo?

Si guardarono un attimo in faccia e esclamarono all’unisono – Shan Pu! -

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Capitolo 2
*** capitolo II ***


Quel giorno la scuola poteva aspettare. Di corsa si diressero verso il ristorante dei cinesi. Era chiuso perché era ancora presto, ma a Ranma poco importava. Spalancò la porta d’ingresso

- Shan Pu, vecchia, dove siete? -

- Ai len sei tolnato! Avevo paula di non livedelti più! -

- Certo, dopo quello che hai combinato – si scansò un momento prima che la ragazza gli saltasse addosso come era solita fare, lasciando spazio ad Akane che era dietro di lui e che si ritrovò la cinese avvinghiata.

- Shan Pu, che fai? Sei diventata come Mousse? - commentò Akane con una vena che pulsava sulla fronte.

- Ayia! Ai len, ti sei sdoppiato! -

- No, lei è Akane. Ora ci spieghi tutto, perché puoi essere stata solo tu a combinare questo guaio – disse Ranma alquanto infastidito.

- Io pensavo che se io e Lanma scambiavamo le trasfolmazioni poi lui mi avlebbe supplicato per tolnale come plima e quindi mi avlebbe anche sposato – ammise candidamente mentre il ragazzo deglutiva rumorosamente. Per fortuna il piano non le era riuscito altrimenti si sarebbe trasformato in un ga-gatto.

- Ma poi la lagazza violenta ha bevuto l’estlatto di fonte. Io pensavo che lei limanesse donna, invece ha pleso il tuo aspetto. Non mi è andata tanto male! Ora anche lei è maledetta – era compiaciuta da quella scoperta.

- Sì, ma ora come faccio a tornare normale? - Akane stava perdendo la pazienza.

- Beh, un modo c’è, ma non ve lo dico – tirò fuori il foglietto con le istruzioni per utilizzare l’estratto di Jusen, che conservava in mezzo al seno, lo accartocciò e lo sbatté nelle fauci di Mousse che in quel momento passava di lì sotto forma di papero. Non dovevano assolutamente sapere quell’unico modo per tornare normali.

I due fidanzati poterono chiaramente vedere quella palla di carta scendere giù per il gargarozzo dell’animale e sparire nel suo corpo. Il ragazzo afferrò il pennuto occhialuto per il collo con una mano mentre con l’altra gli dava dei colpi sul didietro per fargli sputare il foglio. Niente da fare.

- Shan Pu! Parla subito! - le intimò Ranma.

- No, Ai Len. - rispose volgendo la testa di lato con un gesto di stizza.

- Lascia perdere Ranma, troveremo un altro modo di saperlo… - intervenne Akane.

- Ma… -

- Non fa niente, andiamo! - girò i tacchi e uscì dal ristorante seguita dal fidanzato.

 

Camminavano in silenzio da un po’. Akane era imbufalita e Ranma un po’ intimorito, ma provò a parlarle.

- Akane, pensi che riusciremo a trovare una soluzione? -

- Beh, in qualche modo ne usciremo e tu ti riprenderai questo aspetto -

- Cosa?? E se invece riuscissimo a guarirti senza coinvolgermi? Io non voglio tornare a trasformarmi in donna… -

- Pensi che invece a me faccia piacere trasformarmi in te? -

- In fondo non dovrebbe essere tanto male, guarda che ero una bella ragazza. Mi corteggiavano tantissimi maniaci… -

- Mia dolce ragazza con il codino! Tu, delicato fiore di primavera, cosa ci fai in giro con quel bruto di Ranma Saotome? Io, Tatewaki Kuno, il Tuono Blu del Furinkan, sono qui per proteggerti e per accogliere il tuo amore! - ecco che dal nulla era sbucato uno dei maniaci di cui parlava il ragazzo vestito di abiti cinesi.

Mentre il kendoka correva a braccia aperte verso Akane, fu colpito in pieno volto da Ranma.

- Non ci provare, Kuno -

I due fidanzati si allontanarono lasciando il senpai a terra privo di sensi.

 

Si fermarono un attimo al parco. Ranma prese una tazza di té caldo dal distributore e la rovesciò in testa ad Akane che riprese il suo aspetto.

- Grazie… immagino che ora dovremo dirlo anche a casa… -

- Non ti preoccupare, ti aiuto io – Akane gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine che lo fece sciogliere, doveva trovare un modo per eliminare la maledizione senza riprendersela!

 

Arrivati a casa, i ragazzi trovarono tutta la famiglia riunita, ognuno intento a fare le sue cose. E, per la seconda volta quel giorno, Ranma disse che doveva fare un annuncio attirando l’attenzione di tutti.

Prese un secchio di acqua gelata e lo lanciò addosso alla fidanzata

- Ah, era da tanto che sognavo di vendicar-! - un tavolo in testa non gli permise di completare la frase.

- Ranma, ma sei scemo? Era ghiacciata! - urlò la ragazza dai capelli rossi.

Tutta la famiglia rimase attonita. In realtà non sapevano come reagire e questo ferì abbastanza Akane che si aspettava un po’ di comprensione. Invece quasi tutti erano rimasti neutri giustificandosi dietro la scusa che “tanto resti sempre una ragazza, non è una trasformazione vera e propria”. Altri invece ne erano addirittura contenti, come Nabiki che aveva visto tornare le speranze di guadagni e il Maestro Happosai, che aveva detto che “l’apprezzava in entrambe le forme la sua Akanuccia”.

Tra le reazioni inaspettate della famiglia e quel gesto cattivo del fidanzato, la ragazza non ne poté più, e adirata fuggì in camera.

- Stupido Ranma! Stupidi tutti! -

 

Dopo aver riacquistato le sue sembianze con un bagno caldo, raggiunse gli altri per la cena. Era furibonda e ognuno cercava di non incrociare il suo sguardo fulminante. Ad un tratto, Happosai decise di aiutarla, in fondo era più bello avere l’avvenente Ranma e la dolce Akane contemporaneamente.

- Akanuccia, io so come puoi tornare normale. - disse, mentre sorseggiava un po’ di té con gli occhi chiusi.

- Davvero Maestro? - il suo sguardo si illuminò carico di ammirazione.

- Certo, conosco l’estratto delle sorgenti di Jusen, e so come funziona. C’è un solo modo per far sì che le due persone si scambino le maledizioni o che la maledizione torni al legittimo proprietario. -

Ranma deglutì.

- Il segreto sta nello stabilire un contatto con l’altro -

- Un contatto mentale? Perché se è così sarà impossibile con questo scimmione insensibile… -

- Ehi! Chi sarebbe lo scimmione insensibile? Idiota! -

- Non è colpa mia se non brilli certo per acume! -

- Ha parlato Einstein! - un cazzotto in testa al fidanzato stava per dare il via allo scontro quando Happosai li interruppe

- Basta! Non mi avete fatto finire di parlare! - i ragazzi si bloccarono in quello stesso istante e guardarono il vegliardo.

- Dicevo, il segreto sta nel contatto e deve essere un contatto fisico! -

In quel momento Akane posò la mano sulla spalla di Ranma. - Fatto! - il fidanzato fu attraversato da un brivido di terrore.

- No Akanuccia, il contatto deve essere più “stretto” – sempre continuando a guardare il Maestro, la ragazza cinse il fidanzato da dietro in un abbraccio con aria interrogativa – Così? - l’abbracciato, per tutta risposta, si irrigidì. Happosai cominciava ad irritarsi.

- Forse mi devo spiegare meglio, il contatto deve essere più intimo! - quest’ultimo pezzo di frase l’aveva quasi urlato.

- Ah, forse ho capito! - ora Akane si era posizionata davanti a Ranma e gli aveva piegato le braccia come se stesse manovrando un manichino fino a farsi stringere a sua volta nell’abbraccio.

- Vi dovete baciare, idioti! - sbottò Nabiki

I due fidanzati arrossirono all’istante e si staccarono come se si fossero scottati con il fuoco.

- Come al solito, Nabiki è la più intelligente… - commentò il Maestro.

Genma e Soun cominciarono a festeggiare abbracciandosi e ballando in modo buffo, accompagnati dal battito di mani di Kasumi che sorrideva a quel simpatico teatrino

- Amico Tendo, prepara le partecipazioni! -

- Amico Saotome, comincio a sentire profumo d’erede! -

- Ma c’è una condizione – continuò Happosai – il bacio deve avvenire nelle sembianze maledette -

Ranma era sempre più sconvolto, era come entrato in trance dopo le parole di Nabiki, non si accorgeva di ciò che gli stava succedendo intorno.

Akane, dopo un primo momento di imbarazzo, ebbe un moto di determinazione e guardò il fidanzato rimasto inebetito con una scintilla negli occhi: lui si sarebbe ripreso la sua maledizione, volente o nolente.

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Capitolo 3
*** capitolo III ***


Quella sera Akane guardava il suo corpo trasformato allo specchio. Accidenti, era proprio più bello del suo, era più formoso nei punti giusti, il suo sguardo risultava più malizioso in questa veste, per non parlare del capello rosso. Aveva anche sciolto il codino per vedere quella chioma fluente in tutto il suo splendore. Forse sarebbe stato più facile del previsto farsi baciare da Ranma con quell’aspetto.

 

Il giorno seguente non c’era scuola, così la ragazza decise di cominciare a mettere in atto il suo piano di seduzione. Scese a fare colazione con uno dei suoi vestiti preferiti, le arrivava appena sopra il ginocchio, le spalline erano sottili, scollato il giusto. Era solo un po’ più pieno sul davanti, ma le stava ancora meglio. I capelli fulvi le scendevano sulle spalle e aveva truccato gli occhi in modo da far risaltare il blu delle iridi.

Si sedette con lo sguardo basso accanto al fidanzato che stava mangiando la sua porzione di riso con la solita foga finché distrattamente non buttò un occhio sulla ragazza, si bloccò con la bocca aperta e il riso che cadeva dalle bacchette.

- A-Akane, m-ma perché sei così? -

- che c’è? Sto provando ad abituarmi a questo corpo e oggi mi sembra una buona occasione. Visto che non c’è scuola, ho intenzione di mantenere questa forma per tutto il giorno – e nel dirlo si era sporta davanti a Ranma per prendere la salsa di soia mettendo sotto il suo naso quelle che, un tempo erano state le sue stesse grazie. Il ragazzo arrossì violentemente.

- Non puoi farlo! - riuscì a dire

- Non puoi impedirmelo se lo voglio fare, non è più tuo questo aspetto – gli fece l’occhiolino e una piccola linguaccia con fare malizioso. Aveva visto tante volte il suo fidanzato sfruttare quella sua avvenenza per ingannare gli altri uomini e tutti ci cascavano. Perché lui doveva essere diverso dagli altri?

- Akanuccia, finalmente hai esaltato questo bellissimo corpo! Non sai quante volte avrei voluto vedere quell’allievo ingrato vestito così bene per fare contento il suo Maestro, ma lui non ha mai voluto! Ti regalerò anche qualche zuccherino della tua abbondante taglia! - intanto il vecchio pervertito si era avvinghiato al seno di Akane che aveva lanciato un urlo per poi spedirlo nello spazio con uno dei suo pugni più potenti.

- Ecco perché non ti conviene continuare a stare così – Ranma nel frattempo si era ricomposto e si era alzato da tavola con fare compunto dirigendosi verso il dojo per i suoi esercizi mattutini.

 

Mentre eseguiva i suoi kata l’aveva percepita sulla porta. Sentiva che era lì già da qualche minuto e si stava deconcentrando. Perché non gli diceva niente? Perché non entrava? D’improvviso si fermò e si voltò pronto a sbraitarle contro quando se la ritrovò che lo fissava tremendamente rossa e imbarazzata e pure lui si sentì avvampare.

Si era cambiata, aveva raccolto la lunga chioma fuoco in uno chignon disordinato che lasciava cadere qualche ciocca, il suo gi non chiudeva bene sul seno e aveva preferito optare per una canottierina aderente e un paio di pantaloncini per essere comoda nei movimenti. Nonostante la forma dicersa, Ranma riconobbe la sua Akane e le sembrava bellissima. Ma cercò di ricomporsi

- Ancora così? Che cosa vuoi adesso? - disse distogliendo lo sguardo da lei per fingersi distaccato.

- Io… mi volevo allenare un po’ con te – cercò di riacquistare un po’ più di decisione man man che pronunciava la frase

- Non voglio perdere tempo, ho da fare -

Senza cercare di convincerlo ulteriormente, la ragazza cominciò ad attaccarlo. Lui schivò tutti i pugni e i calci con estrema facilità

- Akane, sei ancora peggio con questo corpo, mi sembri più goffa nei movimenti! - gli veniva quasi da ridere. La fidanzata probabilmente non era abituata a gestire quelle forme rotondeggianti. E alla fine lui non resistette più e scoppiò a ridere sonoramente.

- E’ colpa tua, stupido! Riprenditi la tua maledizione! - la ragazza aveva approfittato della distrazione del fidanzato per buttarlo a terra cercando di tenerlo fermo con il suo corpo. Le mani a bloccargli i polsi, si stava pericolosamente avvicinando alle sue labbra.

Lui stava sudando freddo, sentiva quel corpo perfettamente aderente al suo, i seni di lei premuti sul suo petto, vedeva la sua bocca farsi sempre più vicina. Ma non era quello il corpo che voleva sentire attaccato al suo, non quella la bocca che sognava da tempo di assaggiare.

- No, non voglio così! - e con una mossa fulminea si liberò dalla presa di Akane e uscì dalla palestra, lasciandola lì pensierosa.

 

Cosa c’era che non andava in lei? Ok, lui non voleva tornare a trasformarsi, gliel’aveva detto chiaramente, ma in fondo quel corpo era veramente seducente e lei credeva che tutto sommato sarebbe stato stato semplice baciarlo. Forse Ranma preferiva una versione più “involontariamente sensuale”, come risultava lui quando vestiva quei panni. A proposito di panni, forse era il caso di cambiarsi!

Corse in giardino e raccolse alcune cose stese ad asciugare. Le indossò, intrecciò i capelli nel noto codino e cominciò a girare per la casa alla ricerca della sua preda. Lo trovò allungato sul pavimento del corridoio che affacciava sul giardino. Era steso su un fianco e non riusciva a vederlo in faccia perché era di schiena, sembrava stesse dormendo. Era vestito come lei: canottiera e boxer. Quel giorno faceva particolarmente caldo. Akane rimase un attimo a fissarlo indecisa su come agire. Poi pensò che poteva rubargli un bacio, lei avrebbe comunque baciato la persona che le piaceva, lui probabilmente non se ne sarebbe neanche accorto... Finché non si sarebbe bagnato con l’acqua fredda, almeno.

 

Lentamente si avvicinò e gli soffiò vicino all’orecchio sperando che lui reagisse. Infatti, il ragazzo mosse una mano come a scacciare quel qualcosa che lo stava infastidendo e si voltò a pancia in su. Era il momento: la rossa si mosse lesta, serrò gli occhi e premette le labbra sulle sue. Ma quel contatto le sembrava asettico, non sentiva calore, non sentiva morbidezza. Si staccò sorpresa notando che c’erano due occhi blu sbarrati che la guardavano. Subito scattò all’indietro e Ranma schizzò seduto levandosi con un rapido gesto lo scotch dalla bocca.

- Sapevo che ci avresti provato! Sono un genio! - affermò tronfio. Akane era rimasta alquanto delusa, poi si riprese

- Capirai, l’ho inventato io questo trucco! - replicò stizzita.

- Veramente l’ho usato io per primo con Kuno, tu poi l’hai solo copiato… purtroppo… - quest’ultima parola riaccese nella fidanzata una speranza. Non colse il velo di amarezza nel tono del fidanzato.

- Purtroppo? Beh, possiamo sempre rimediare – soffiò, sbattendo gli occhi da cerbiatta.

Ranma fu attraversato da un brivido, non riconosceva più la sua fidanzata, non era mai stata così intraprendente, che cosa le prendeva? La guardò meglio per intero

- M-ma come ti sei conciata, Akane? - una spallina dell’ampia canottiera era scesa facendo sì che il bordo lambisse il capezzolo. Il ragazzo agitava le braccia e si guardava intorno alla ricerca di qualcosa per coprire la fidanzata. Di corsa afferrò la tovaglia che era sul tavolo e le cinse le spalle con quella.

- Ranma, ma fa caldo! - protestò lei

- Ma non mi sembra il caso di andare in giro così -

- Perché? Tu lo facevi sempre! E anche ora sei vestito uguale a me -

- Ma io sono un uomo! -

- E quindi? Questo ti dava forse il diritto di buttare alle ortiche il tuo senso del pudore? -

- No, nel senso che ero pronto a reagire nel caso in cui avessi attirato le attenzioni di qualche maniaco! -

- Akanuccia, perché sei tutta coperta? Ti serve forse qualche zuccherino per vestirti meglio? Ne ho tanti, te ne regalo volentieri qualcuno! - Happosai si stava lanciando a braccia aperte sul seno della ragazza mentre lei urlava, quando fu fermato da un pugno che lo spedì in orbita.

- Visto? E ora vatti a vestire – affermò perentorio Ranma. Akane imbarazzata scappò di corsa in camera sua.

 

Per la cena Akane si ricompose con i suoi soliti vestiti, ma aveva sempre le sembianze di Ranko, era solo il primo giorno, era troppo presto per arrendersi. Mangiavano tutti in silenzio, ora quello infastidito sembrava Ranma e nessuno aveva intenzione di dare il là alla litigata. Solo a Nabiki non interessava rompere quell’equilibrio precario.

- Allora Akane, vedo che tutto sommato non ti dispiace questo corpo, oggi sei rimasta così tutto il giorno -

- Vero Nabiki, mi ci devo abituare visto che mi toccherà averlo per chissà quanto. Anzi, ho deciso di restare così per più tempo possibile -

Ranma si alzò da tavola improvvisamente e sparì.

- Questa volta hai fatto arrabbiare il cognatino -

- Sai quanto mi interessa, è solo uno stupid- Ah, scotta, scotta! - il fidanzato era tornato con una teiera fumante e gliel’aveva versata sulla testa. Poi era tornato al suo posto.

- E ora piantala! È tutto il giorno che fai la scema, torna seria – non ce la faceva più a vedere quella faccia da schiaffi di sé stesso in versione femminile e gli mancava già terribilmente il sorriso del suo maschiaccio.

- Ah, quindi per te io sarei una scema? Avevi promesso di aiutarmi, ma non mi pare tu abbia intenzione di farlo… -

- Intanto ho detto “fai” e non “sei” scema. E poi, sì che ti voglio aiutare, dobbiamo solo trovare una soluzione -

- La soluzione c’è, basta un bacio… -

- No, ci deve essere un altro modo e io lo troverò! Non ti bacerò mai! MAI! -

A queste ultime parole Akane si gelò e lentamente sentì le lacrime riempirle gli occhi. Si alzò di corsa e scappò a rifugiarsi in camera sua. Era stato chiaro, non la voleva baciare, non la voleva aiutare. Non gli importava niente di lei, forse si era illusa che fosse così, che in fondo lui provasse qualcosa per lei, se non amore, almeno interesse, ma si era sbagliata. Lei lo amava e lui, era evidente, no.

 

Dopo essersi preso i soliti rimbrotti da parte della famiglia Tendo e da suo padre, Ranma era salito sul tetto a pensare e si era steso proprio sulla camera di Akane. Quella stupida non capiva mai niente. Lui avrebbe fatto di tutto per aiutarla, ma dover baciare sé stesso no, era troppo strano. L’indomani le avrebbe parlato con più calma e avrebbero cercato una soluzione alternativa.

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Capitolo 4
*** capitolo IV ***


Il mattino seguente c’era scuola e Akane aveva dovuto assumere le sue solite sembianze. Lungo la strada Ranma la osservava dall’alto della ringhiera su cui camminava come un equilibrista. Non aveva detto una parola da quando si erano incrociati a colazione, non era neanche andata a svegliarlo, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, lui non aveva chiuso occhio.

Forse era meglio parlarle. La affiancò, ma lei sembrava non essersene neanche accorta

- Akane… - nessuna risposta.

- Eddai Akane, parliamone, non puoi ignorarmi per sempre – lei si voltò di scatto andandogli addosso come una furia.

- E di cosa vogliamo parlare? Del fatto che ora mi ritrovo la tua maledizione e a te, da bravo egoista, non importa altro che essere tornato normale? -

- Non è così, lo sai. Forse potremmo chiedere al dottor Tofu di fare qualche ricerca e vedere in quale altro modo si può eliminare la maledizione. -

- Ancora con questa storia? Io non voglio chiedere a nessun altro, voglio tornare me stessa e tu devi tornare te stesso! -

- Ah, e io secondo te ero me stesso imprigionato nel corpo di una donna? -

- Sempre più di me che mi ritrovo con il tuo corpo! Tu eri sempre tu, uomo o donna, io invece sento di essere due persone diverse! Non resta niente di me quando mi trasformo –

Quella lite fu però interrotta dalla solita vecchina che aveva buttato l’acqua per strada attivando la maledizione di Akane che guardava ancora arrabbiata il fidanzato. Ranma non notò differenza in quello sguardo, anche se il taglio e il colore degli occhi era diverso.

- Andiamo, ti procuro un po’ di acqua calda – disse arrendevole.

- Lasciami in pace, faccio da sola. E poi, arriverai in ritardo – disse abbassando lo sguardo.

- Non fa niente, anche tu hai fatto tardi tante volte per causa mia – la caricò come un sacco di patate tra le proteste di lei e cominciò a saltare e a correre verso la scuola.

 

Arrivati al cancello d’ingresso la mise a terra.

- Sei uno stupido, Ranma! Ti sembra questo il modo di portare una ragazza? -

- Una ragazza no, ma tu sì -

- Che vorresti dire? Guarda che ora non ho i fianchi larghi, non sono piatta come una tavola e non osare dire che sono priva di sex appeal! -

- Non dire fesserie, non conta l’aspetto, resti sempre il solito maschiaccio – per lui era un complimento, voleva dirle che dietro quei capelli rossi e quegli occhi blu c’era ancora lei.

- E dire che mi sentivo più bella… - lei invece guardava tristemente a terra.

Era questo che pensava? Credeva davvero che la sua versione femminile fosse più bella di Akane? Ok, lui le aveva detto così quando si erano conosciuti, ma non lo pensava affatto. Possibile che lei ci avesse creduto?

No, le doveva dire qualcosa prima che lei continuasse a fraintendere.

 

- Ranma Saotome, ronzi ancora intorno alla spregiudicata ragazza con il codino? Come osi? Non ti basta già dare fastidio alla dolce Akane Tendo? Combatti se hai il coraggio! Io, Tatewaki Kuno sono disposto a difendere l’onore di entrambe e ad accogliere il loro amore! -

- Kuno, non ti ci mettere anche tu, io e Akane stavamo parlando di una cosa importante -

- Ah, ora le confondi pure! Ragazza con il codino, non dar retta all’insulso Ranma Saotome, lui non merita le tue attenzioni. Esci con me, invece -

- Sai che ti dico, senpai, accetto il tuo invito – lo disse guardando il fidanzato con aria di sfida.

- Davvero, mio puro fiore di loto? - piangeva di gioia – Allora ti aspetto oggi pomeriggio al parco per una romantica passeggiata sotto i ciliegi in fiore – e se ne andò saltellando allegro.

 

- Ma che ti salta in mente? - al ragazzo con il codino era caduta la mascella dallo stupore.

- Beh, che male c’è? Almeno lui mi apprezza in tutte e due le mie versioni – rispose lei voltando la testa stizzita.

- Ti metterà le mani addosso come un polipo - obiettò

- Non glielo permetterò, se non vorrò… - disse guardandolo negli occhi decisa.

- Aaahh, fa’ come ti pare, stupida! - e si girò verso l’entrata della scuola pestando i piedi con passi pesanti.

 

Quel pomeriggio, al parco, la vide arrivare avvolta in un leggero vestitino vaporoso che le arrivava a metà coscia, dai toni chiari, in netto contrasto con l’acceso colore dei capelli, raccolti in una morbida treccia laterale. Quella scema s’era pure messa tutta in ghingheri per incontrare quel maniaco. Sapeva che, se lui avesse allungato le mani, lei non sarebbe stata in grado di difendersi, o almeno, questo era quello che si raccontava per giustificare la sua presenza dietro quel cespuglio.

Li seguiva a distanza, non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, ma quello stupido kendoka si era fermato e l’aveva bloccata davanti a lui mettendole i tentacoli sulle spalle. Ora si stava pericolosamente avvicinando per baciarla, non poteva aspettare oltre!

Stava per palesarsi quando una minaccia ben peggiore si stava abbattendo sulla coppia: Ryoga si stava scagliando contro Akane urlando il suo solito tormentone

- Ranma, preparati a morire! -

 

Ora doveva intervenire, se un solo colpo di quel suino fosse andato a segno, la sua fidanzata si sarebbe fatta male sul serio. Urlò il suo nome e cominciò a correre, ma non fece in tempo. Il ragazzo dai lunghi canini era già troppo vicino e si era tuffato in volo con il pugno teso.

Akane aveva prontamente afferrato a sua volta Kuno per le spalle e, voltandosi, lo aveva usato come scudo. Il kendoka era stato preso in pieno ed era svenuto per la botta.

 

Ryoga non credeva ai suoi occhi: c’erano due Ranma!

- Ehi P-chan, sai che non è corretto quello che hai fatto? Non si attacca il nemico alle spalle – aveva detto la versione maschile ancora visibilmente agitata

- Tutto bene, Akane? - aveva poi aggiunto. Perché continuava a chiamarla Akane? L’aveva fatto anche quando era sbucato dal nulla.

- Sì, Ranma. Come puoi vedere sono in grado di difendermi da sola – aveva risposto la versione femminile.

- Non direi proprio, quello stava per baciarti – ora litigavano tra loro.

- Stavo per stenderlo, non ti preoccupare. Tu piuttosto, che ci fai qui? Ci stavi forse spiando? Sei geloso? -

- Ma che dici, figurati! Io geloso di una rozza come te! Passavo di qui e vi ho visti, niente di più, niente di meno -

- Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo e perché ci vedo doppio? - li interruppe l’eterno disperso.

- Vedi, porcello -

- Non mi chiamare così – disse a denti stretti. La versione maschile era rimasta sempre irritante, notò.

- Shan Pu ne ha combinata una delle sue e ora Akane si trasforma nella mia versione femminile quando si bagna con l’acqua fredda – improvvisamente era tutto più chiaro. Quindi quella ragazza era Akane. E lui stava per colpirla con la stessa potenza con cui di solito si avventava sul suo nemico storico! Ebbe un mancamento. Quando si riprese la coppia lo fissava con aria perplessa.

- Dove sono? A-Akane, sei tu? - disse prendendo le mani della ragazza tra le sue.

Ranma gli diede un pugno in testa – Eh basta, tutti oggi? -

Non curandosi dell’enorme bernoccolo in testa, Ryoga continuò

- Io ti aiuterò a tornare normale, Akane! -

- Davvero? Vuoi sapere qual è la soluzione per tornare normale? - chiese il ragazzo con il codino con un sorriso sghembo.

- Sì, dimmela subito così mi metterò al lavoro – rispose spavaldo.

- Ci dobbiamo baciare – enunciò secco.

- Ma sai che ti dico, Akane, non è mica male questa trasformazione. In fondo resti sempre una ragazza e in entrambe le versioni sei molto b-bella – provò, arrossendo come un peperone.

- Eccone un altro, nessuno mi capisce! - esclamò esasperata la ragazza che poi corse via dai due.

 

Vedendola fuggire, Ranma cominciò a rassegnarsi all’idea che ciò che andava fatto, andava fatto. Non aveva preso in considerazione tutte le conseguenze di quella situazione, lì per lì, e Akane aveva ragione: era stato egoista. Non poteva mettere ancora in pericolo la fidanzata. Era tanta la gente che ce l’aveva con lui e quasi tutti conoscevano la sua maledizione, l’avrebbero di sicuro scambiata per lui e non poteva permettere che qualcuno le facesse del male.

Fu ridestato dai suoi pensieri dall’amico

- Ranma, tu sai che non ti permetterò di baciare Akane? Dobbiamo trovare un’altra soluzione -

- Credimi Ryoga, non ce ne sono di soluzioni alternative – disse serio -Vorrà dire che mi sacrificherò – aggiunse ironicamente mettendo i pugni sui fianchi e alzando la testa con sguardo fiero.

- Maledetto! Se ti prendo ti ammazzo! - urlò dando il via all’ennesima zuffa.

 

Frattanto la ragazza dai capelli rossi stava tornando a casa. Era sempre più stufa di quella condizione. Le dicevano tutti la stessa cosa e ora ci si era messo anche Ryoga. Cominciò a venirle il dubbio che quella in torto fosse lei. In fondo, pensandoci bene, gli altri avevano colto il punto: la sua trasformazione non era così svantaggiosa. Non assumeva una forma di cui si doveva vergognare, anzi. E se questa situazione poteva rendere felice Ranma, lei si sarebbe sacrificata volentieri, anche se ormai era chiaro che il suo era un amore a senso unico. Decise che non avrebbe più provato a baciarlo, lui doveva essere libero di scegliere.

 

Distratta da questi pensieri aprì la porta della sua camera e intravide un profilo scuro avvolto dai colori del tramonto che entravano dalla finestra.

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Capitolo 5
*** capitolo V ***


- Ti stavo aspettando, lagazza violenta –

- Shan Pu, cosa ci fai qui? - la riconobbe dalla voce.

- Sai, ho pensato una cosa: se io uccido te faccio fuoli una livale e la lagazza con i capelli lossi. Avlò Lanma tutto pel me e lisollevelò l’onole del mio villaggio. - e, senza perdere ulteriore tempo, prese ad attaccarla con i suoi bonbori.

Akane riuscì a parare il primo colpo bloccando l’arma con tutte e due le mani. Ranma aveva ragione, non aveva un buon controllo su quel corpo. Infatti Shan Pu la colpì alla spalla con l’altro bonbori facendole sbattere la schiena contro il muro.

- Maledetta! - le ringhiò tra i denti

- Maledetta tu – rispose lei con un mezzo sorriso di sfida.

Akane provò a contrattaccare con un calcio che l’Amazzone parò con il manico del bonbori. Di nuovo quest’ultima riuscì a colpirla a un fianco mozzandole il fiato. Il colpo successivo venne però schivato e lei riuscì a far perdere una delle armi cinesi all’avversaria con un calcio sulla mano.

 

Ranma stava rientrando a casa dopo la scazzottata con Ryoga. L’aveva lasciato al parco mezzo svenuto per le botte prese. Quando varcò il portone dei Tendo sentì subito il trambusto che proveniva dalla camera di Akane.

- Che cosa sta succedendo qui? - irruppe dalla finestra trovandosi le due ragazze intente nello scontro. La fidanzata si teneva una mano su un fianco e sembrava sofferente.

- Shan Pu, non osare toccarla! - si precipitò sull’Amazzone bloccandole le braccia da dietro.

- Ai Len, lasciami, se io uccido lagazza violenta poi tu salai libelo di sposale me! - tentò di divincolarsi, ma la presa di lui era salda, le stava facendo male.

- E secondo te io sposerei mai un’assassina? - aveva ringhiato a denti stretti.

La ragazza dai capelli lavanda si bloccò. Era vero, se lei avesse ucciso, lui non l’avrebbe più voluta. Ranma allentò la presa e la cacciò in malo modo

- Adesso va via e non farti vedere per un bel po’! -

- Io… Lanma… - con un’espressione colpevole uscì dalla finestra da dove era entrata e sparì nel buio della notte.

 

- Akane, stai bene? Ti ha fatto male? - il ragazzo era subito andato in soccorso della fidanzata e l’aveva aiutata a rialzarsi.

- Sì, sto bene, non ti preoccupare. Mi ha solo colto di sorpresa e non sono stata in grado di reagire al massimo. Mi devo ancora abituare a questo corpo. -

- Mi dispiace, è tutta colpa mia… Akane, io vorrei parlarti. Mi raggiungeresti dopo cena sul tetto? -

- Va bene, Ranma. Ora, scusa, ma vorrei fare un bagno caldo. È stata una giornata pesante e ho l’impressione che non sia ancora terminata -

 

Quelle parole del fidanzato ancora le risuonavano in testa. Lui voleva parlarle. Di cosa? Forse si era sentito in colpa per l’attacco di Shan Pu e voleva scusarsi. Forse voleva giustificarsi meglio sul perché fosse al parco quel pomeriggio. Forse voleva dirgli qualcosa di molto più importante, che magari non la voleva più vedere per come lei si era comportata in quei giorni. Si era sentita come una delle sciacquette che gli andavano dietro… Ma come le era venuto in mente di provare a sedurlo? Se prima magari la sopportava come amica, ora neanche più quello.

 

Sdraiato sul tetto con le mani incrociate dietro la testa, Ranma guardava le stelle e si rinfrescava con quella brezza che gli scompigliava la frangia. La sera faceva ancora piuttosto fresco.

Pensava a tutti gli eventi di quel giorno, a quello che era successo negli ultimi giorni. Al fatto che la sua felicità era durata, come sempre, troppo poco e che presto sarebbe tornato tutto alla normalità. O, meglio, alla sua normalità che tanto normale non era, ma almeno proteggeva Akane. E se Akane stava bene e rimaneva al suo fianco, tutto sommato, la sua condizione non cambiava: lui era felice lo stesso. Ma prima di riprendersi la sua maledizione c’era una cosa che voleva fare assolutamente.

 

In quel momento sentì un leggero tintinnio, si tirò su seduto e si voltò. Il suo maschiaccio era tornato, il suo caschetto dai riflessi blu come la notte, la sua pelle candida e lucente come le stelle. Portava un vassoio con due bicchieri fumanti.

- Ho portato un po’ di tè caldo, fa un po’ freschetto qui su. -

Delicatamente posò il vassoio a terra e si sedette sulle ginocchia, di fianco a lui. Restarono in silenzio per un po’, poi lei decise di dire qualcosa

- Sai Ranma, mi hai un po’ stupito quando mi hai detto che dovevi parlarmi. Stavo per chiederti la stessa cosa, ma mi hai anticipato -

- Davvero? -

- Sì, volevo innanzitutto chiederti scusa per come mi sono comportata in questi giorni. Ti ho accusato di essere egoista quando invece sono io ad aver pensato solo a me stessa -

- Non dire così, Akane, non è vero -

- Invece sì, stupidamente ho creduto che, siccome avevi già baciato diverse persone, uomini e donne, per te non fosse un problema baciare anche me -

- Ma cosa dici, stupida! Intanto non ho dato tutti questi baci che insinui tu, e poi io non ho baciato nessuno, al massimo sono stato, e sottolineo, sono stato baciato! Così mi fai passare per quello che non sono! -

- Va bene, non ti scaldare! Allora mettiamola così: siccome noi ci eravamo già ba-baciati, pe-pensavo che per te non fosse un problema farlo di nuovo. Per di più, con un corpo che, mi hai sempre detto, era migliore del mio -

- Ma che cosa vai vaneggiando? È già la seconda volta che dici questa cosa che non ha senso! Sai quanto io odi la mia versione femminile, ti pare possibile che possa farmi piacere baciarla? E poi, io e te non ci siamo mai ba-baciati. I baci con il nastro adesivo e un bacio che nemmeno ricordo per me non valgono… -

- Ma quelli senza nastro adesivo e nel pieno delle facoltà mentali sì. Quindi quello con Sanzenin e i vari che ti ha dato Shan Pu contano allora -

- No, neanche quelli. L’ hai appena detto tu: me li hanno dati, io non ero d’accordo -

- Quindi, secondo te, non avresti ancora dato il primo bacio… -

- Beh, sì e no… I baci che contano per me sono quelli che volevo dare e l’unica che ho ba-baciato di mia spontanea volontà sei t-tu… -

- Oh, insomma, valgono o no questi ba-baci? -

- Adesso farò in modo che sia così – e si avvicinò fino a sfiorarle le labbra.

 

- Ranmaaa, come osi baciare Akane?? Preparati a morire sul serio questa volta! - Ryoga li aveva visti sul tetto quando già erano pericolosamente vicini e aveva sentito la rabbia montargli dentro. Si era letteralmente tuffato sul rivale, il quale aveva evitato all’ultimo il suo pugno che aveva rotto diverse tegole.

- Che c’è, P-chan, hai improvvisamente ritrovato la bussola? Sempre al momento meno opportuno… - aveva commentato il ragazzo con il codino con una smorfia scocciata. Era di nuovo partito lo scontro tra calci e pugni in aria.

Akane si alzò con aria affranta, quella sera non avrebbero finito di parlare, lo sapeva… Si diresse verso la scaletta che usava per accedere al tetto.

- No, aspetta Akane! - il fidanzato non aveva nessuna intenzione di lasciare in sospeso il discorso, non questa volta che erano andati così vicini a chiarirsi. Con un pugno potentissimo scagliò l’avversario nel cielo, come spesso si ritrovava lui quando era il suo maschiaccio a farlo volare.

 

- Ferma, ti prego, continuiamo a parlare, io ancora non sono riuscito a dirti ciò che volevo -

La ragazza era rimasta basita da quella richiesta. Si voltò e lo vide in piedi con una mano tesa verso di lei. Torno indietro e posò il suo palmo su quello di lui. Poi si perse nel blu dei suoi occhi, terribilmente seri. Non lo aveva mai visto così.

 

- Perdonami Akane, sono stato davvero egoista come giustamente mi hai detto di essere. All’inizio non volevo tornare a trasformarmi in donna – abbassò lo sguardo colpevole

- Ma, soprattutto – proseguì sempre guardando in basso, ma questa volta per l’imbarazzo - non ti volevo baciare perché volevo che il nostro primo bacio fosse tra me e te – Fece un gran respiro, quanto stava faticando per parlare così - Un bacio vero, consapevole, puro -

Akane sentiva di essere diventata ancora più rossa di lui. Forse aveva di nuovo frainteso, magari lei interessava a Ranma. Cercò i suoi occhi blu, profondi e... desiderosi. La sua bocca si allargò in un sorriso malizioso

- Adesso farò in modo che sia così – si alzò sulle punte e avvicinò il suo visino a quello di lui in maniera convinta finché le loro labbra non si toccarono dolcemente dando il via al loro primo bacio. Vero, consapevole, puro. Cercato, aspettato, voluto da tanto tempo.

 

Quando si staccarono per tornare a respirare, Akane aggiunse

- Ranma, ci ho riflettuto, se vuoi io posso tenere la maledizione così tu rimarrai uomo per sempre -

Il ragazzo spalancò gli occhi per poi rivolgerle uno sguardo carico d’amore

- Non posso permetterti di sacrificarti in questo modo, Akane, correresti troppi pericoli. Se a te vado bene lo stesso, come mi hai sempre detto… -

Rapidamente si chinò a raccogliere una bottiglietta d’acqua che aveva portato con sé e la versò sulla testa della fidanzata innescando la trasformazione. Senza darle il tempo di realizzare, serrò gli occhi e premette le labbra sulle sue. Li riaprì lentamente qualche secondo dopo, quando si staccò. Si specchiò negli occhi nocciola di lei e vide riflessa la ragazza dai capelli rossi.

- Akane, mi dispiace, io sono… - abbassò lo sguardo colpevole e un po’ deluso.

- Tu sei perfetto… per me – disse lei sorridendo. Prese una tazza di tè fumante, gliela versò sulla testa e tornarono a baciarsi sotto le stelle.

- Fine -

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