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A Lee, che a suon di volli, volli, fortissimamente volli
mi ha
costrettaa scrivere questa fic
“pandosa”.
E al nostro
viaggio in treno, che mi ha fatto scoprire
una persona speciale.
Birthdays
*A panda Story*
22
settembre 1985
“Avanti
Shikamaru, non farti trascinare!” il bambino dai capelli a spazzola se ne stava
a braccia conserte, gambe rigide e un’espressione
corrucciata davanti al padre.
“Non
capisco perché tu non voglia venire, Shika” prese a fare con tono ragionevole
Yoshino. “Ti divertirai! C’è Ino che è così carina…”
“Non voglio
Ino, voglio Choji”. Non c’era che dire: Shikamaru era
un bambino obbediente (il più delle volte perché era più facile così), ma se si impuntava su una cosa…
“Tesoro,
Choji è a trovare sua zia insieme coi suoi genitori.
Mi spieghi perché tu non vuoi venire coituoi genitori a trovare degli amici di
famiglia?” Yoshino era già vicina all’esasperazione. A volte non sapeva proprio
come trattare suo figlio. Che oltretutto aveva cinque
anni.
“Perché voglio andare con Choji!” al quadretto comico,
Shikamaru aggiunse un piede che batteva ritmicamente per terra.
“Che seccatura!” fu il contributo del padre alla
conversazione. In un secondo i genitori avevano ripreso a discutere, e il
bambino cominciava a chiedersi seriamente come facessero a stare insieme, due
che avevano da ridire su ogni cosa.
“Shikaku!” sbraitò
Yoshino.
“Senti piccola, perché invece di convincerlo non ce lo trascini?” chiese l’uomo
come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Perché voglio che capisca…” ribatté lei, come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
“Avanti
Yoshino, ha cinque anni. Che vuoi che ne sappia...”.
Nonostante Shikaku di anni ne avesse trenta, non aveva
voglia di ragionare. Non su queste cose veniali. Preferiva investire la sua
intelligenza al gioco.
“E’ un
bambino, Shikaku, non uno stupido”.
“Lo so piccola però….” Shikaku tentò di controbattere,
ma visto che la moglie non lo prendeva in considerazione decise di fare di
testa sua: squadrò Shikamaru per mezzo secondo, poi ridendo si avventò su di
lui mettendoselo in spalla. Dopotutto, il piccoletto non era mai stato capace
di resistere all’offerta di fare poca fatica.
“Questo è
per te” una bambina dai capelli biondi e dai grandi occhi azzurri scrutava
Shikamaru dal basso in alto, visto che lui aveva deciso di rimanersene
appollaiato comodamente sulle spalle del padre.
“Guarda
Shikamaru, Ino ti vuole fare un regalo…” tentò di intercedere Yoshino.
“Passamelo” sbuffò Shikamaru. Poi intercettò lo sguardo severo della madre.
“Per favore” aggiunse svelto.
“Perché
invece non scendi e te lo prendi da te? Non è gentile fare aspettar una signorina…” cercò di mediare suo
padre. Da quel giorno, Shikamaru Nara decise che le donne erano solo delle
grandi, grandissime seccature.
Una volta
toccato terreno si sgranchì le gambe, sbadigliò senza
tapparsi la bocca (per la prima parte dello sbadiglio, poi l’occhiata di
Yoshino – nonostante fosse alle sue spalle – gli ricordò le buone maniere).
Ino se ne
stava ancora lì, nel suo vestitino rosa, a scrutarlo coi
suoi grandi occhi blu.
“Che c’è?” chiese poco gentilmente Shikamaru. Sua madre,
dietro di lui, sospirò mentre Inoichi sorrideva
divertito.
“È per te”
ripeté Ino porgendogli il pacchetto. E insieme, a
tradimento, gli diede un bacio sulla guancia. Shikamaru si pulì istantaneamente
il punto in cui le labbra della bambina erano venute a contatto con la sua
pelle, corredando il gesto con un’espressione disgustata. Shikaku per poco non
rotolò dalle risate.
“Ah…” fece Shikamaru grattandosi la nuca “Grazie” disse poi accettando
la scatola. Aveva sentito benissimo, ancora una volta, lo sguardo della madre. E sua madre faceva paura.
“Cos’è?”
chiese poi senza curiosità.
“Devi
aprirlo” Ino sembrava divertita.
Shikamaru
fece quanto detto. “Una scacchiera?”
“Si chiama
Go. È un gioco” spiegò Ino in perfetto stile saputella
“Ho pensato che visto che tu e Choji non giocate volentieri con gli altri, a
scuola, magari un gioco da tavolo faceva al caso vostro”.
Sembrava
una professoressa in miniatura, Ino, quando faceva così.
“Non mi piace
il Go” ribatté Shikamaru incrociando le braccia.
“Ci hai mai
giocato?” inquisì Ino.
“No” scrollò le spalle il bambino di fronte a lei.
“Allora
come fai a dire che non ti piace?” rilanciò la bimba.
“Neanche
con te ho mai giocato, ma so dire perfettamente che non mi piaci” asserì lui in
modo del tutto naturale. Questa volta Shikaku non poté trattenere le risate.
“Shikamaru,
Shikaku!” Yoshino alzò le braccia disperata, ma Aiko
le fece cenno di lasciar perdere: “Sono bambini” aggiunse con tenerezza.
“Non lo
vuoi?” Ino osservava Shikamaru contrariata “Beh, non importa.
Alla fine io te l’ho fatto solo perché domani è il mio compleanno, così me ne
devi fare uno in cambio”.
Gli adulti
non riuscirono a trattenere una risata alla naturalezza con la quale la bambina
spiegava i convenevoli di rito al suo coetaneo.
“E poi farò
una grande festa…grandissima, vero papà?”
“Quanto
vuoi, principessa”
“E ci saranno tutti…” la bambina disegnava cerchi nell’aria.
“Anche tu, naturalmente. Ho invitato anche Choji”.
“Choji
viene?”
“Certo”
“Oggi è il
mio compleanno e non c’è”.
“Glielo
avevi chiesto?”.
Shikamaru
non rispose.
“Ecco”
proseguì Ino “Se non glielo chiedi come pretendi che venga?”.
Shikamaru
stava per articolare una risposta quando di nuovo la
biondina prese il sopravvento: “Adesso sai che facciamo, io e te?”. Ovviamente,
non gli diede il tempo di rispondere. “Andiamo al Luna Park, vero Shikaku
ojisan?”.
L’uomo
stava per parlare quando la bambina prese nuovamente
il sopravvento: “Me l’avevi promesso, te lo ricordi?”. E a quegli occhioni blu,
anche se Shikaku non le avesse promesso proprio un bel niente, avrebbe comunque detto di sì.
“Certo,
piccola”
“Che bello! Zio Shikaku, sei il migliore! Al massimo zio Choza
mi porta una torta…”
“Choza è
stato molto gentile, amore…” si intromise Aiko.
“Certo mamma” rispose la bimba con tono condiscendente “ma
zio Shikaku mi porterà al Luna Park e mi comprerà una torta!” sprizzò
gioia Ino prendendo la mano di Shikaku e stringendola tra le sue. Shikaku,
ovviamente, non ebbe da ribattere se non: “Pronta piccolina?”. Che ci poteva fare, le donne erano sempre state il suo punto
debole.
E Luna
Park fu.
E giostra coi cavalli fu.
E
zucchero filato fu.
E tutto
quello che voleva Ino fu.
Finché…
“No, la
mano la vai a dare qualcun altro!”. I due bambini camminavano fianco a fianco; dietro di loro, le coppie di genitori.
“Ma Shika!” protestò Ino.
“Non mi
chiamo Shika!” protestò Shikamaru.
“Tutti sono
per mano” fece Ino con tono ragionevole prendendogli nuovamente la mano: “tua mamma e tuo papà, mia mamma e mio papà…”.
Shikamaru si divincolò: “Ma loro sono sposati, capito? SPO-SA-TI”.
Ino lo
guardò confusa: “Vuoi che ci sposiamo?”
“No!”.
La bambina
lo guardò spaventata dalla sua reazione esasperata, poi i
suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi: “Ma Shika…”
“Non mi
chiamo Shika…” borbottò il bambino piano.
“Domani è
il mio compleanno e tu mi tratti così…” piagnucolò Ino.
“E oggi è il mio, ma abbiamo fatto tutto quello che volevi tu” mormorò quello
in risposta.
Gli occhi di Ino si lasciarono scappare una lacrima mentre lei,
orgogliosa, se li asciugava di fretta:
“Tu che
vuoi fare allora?”
“Non lo so”
“Allora
facciamo quello che voglio io” ribatté lei di colpo nuovamente felice. Eppure Shikamaru, chissà perché, si sentiva in colpa anche
solo per quella singola lacrima. Che ci poteva fare, era
sempre stato il suo punto debole.
“Mendokuse”
mormorò.
“Cosa?” Ino parve nuovamente interessata a lui.
“Niente…”
“No, hai
detto qualcosa…”
“Non ho
detto nulla”
“Invece…Shika-kun,
guarda che bello quel panda!” di colpo l’attenzione
della bambina si era spostata verso un peluche che si parava in bella vista a
una baracchina di tiro a segno.
“Andiamo a
prendere un gelato, amore?” fece Inoichi sudando improvvisamente freddo al
prezzo del panda.
“Tesoro, ha
fatto merenda poco fa…” tentò di mediare sua moglie.
“Un gelato
costa molto meno di un panda” ribatté Inoichi, e detto questo, mise la mano
della figlia in quella della moglie: “Non ho un soldo” spiegò.
Aiko
sorrise alzando le braccia: “Shikamaru, vuoi anche tu un gelato?” domandò poi
gentilmente.
Il bambino scosse il capo taciturno, avvicinandosi al padre con aria solenne: “Voglio
giocare a quel gioco” proclamò mentre le due femmine si allontanavano.
“Non ti sei
mai divertito molto con le armi, Shikamaru…” rispose quegli contrariato
squadrando la baracchina di tiro a segno.
“Oh, avanti, Shikaku: una volta che tuo figlio fa l’uomo!” ribatté
Inoichi “Vieni con me, piccoletto: quante volte vuoi tirare?”
Shikamaru
alzò lo sguardo, leggendo a fatica il numero di punti necessari per vincere il
panda. “Dieci” esclamò poi solenne. Non avrebbe dovuto sbagliarne uno .
E infatti, dieci tiri più tardi, Shikamaru stringeva tra le
mani un panda. Anzi, due. Sì, perché l’ambulante s’era ritrovato per le mani
una coppia di panda peluches che non ne volevano
sapere di separarsi. Avevano le braccia intrecciate e cucite insieme, così che
non fosse possibile dividerli se non stracciandone
uno. Così il commerciante aveva preferito regalarli entrambi al bambino.
“Spero ti
piacciano panna e cioccolato, perché te l’ho preso…Shika-kun!” Ino non fece in
tempo a terminare la frase che Shikamaru si sentì schioccare sulla guancia il
secondo bacio della giornata. Questa
volta aromatizzato alla panna.
“Mendokuse…”
cominciò il bambino facendo per pulirsi la guancia. Sullo sfondo poteva
avvertire le risatine sommesse dei loro genitori.
“Domani
verrai alla mia festa allora? Così mi porti il panda…” la voce squillante di Ino risuonava stranamente distinta nel tramestio confuso
del Luna Park.
“Non volevo
venire” sospirò accigliato Shikamaru.
“Ti ho
detto che c’è anche Choji!” protestò Ino “Potete giocare a Go, voi due”.
La
discussione dei bambini fu interrotta dal padre di lei:
“Ino, Shikamaru? È tardi, dobbiamo andare…”
“Ma papà…”
“Niente
proteste, principessa. E poi ti devi riposare, così
domani sei pronta per la tua festa, ti ricordi?”. Gli occhi di
Ino si illuminarono improvvisamente.
“È vero.” Fece con tono serio “Verrai, vero Shika-kun?” trillò poi in
direzione dell’amico.
“Se proprio…” cominciò lui.
“Devi venire.” Sottolineò
lei, come se quello chiudesse la questione “Ci sarà anche Sakura-chan, e Ayumi,
e Lee…e magari potremo fare qualcosa per i tuoi capelli, sono decisamente
lunghi.”
Shikamaru
non rispose, limitandosi ad alzare un sopracciglio. Aveva capito che se la miss
si metteva in testa qualcosa, era piuttosto difficile distoglierla.
“Potremmo
farti un codino, o una treccia…” teorizzava intanto quella.
“Ino…”
tentò di chiamarla la madre, ma la bambina continuava: “No, la treccia è troppo da femmina. Codino sia! In fondo anche papà
ha la coda, e anche Shikaku-ojisan ha la coda…”
“Ino,
tesoro…” Inoichi la prese in braccio mentre la bambina
continuava a parlare e Shikamaru veniva preso per la mano dal padre.
“Non dovevo
giocare a Go con Choji, io?” le chiese Shikamaru, dal basso in alto.
“Mica ti devi muovere, basta che stai seduto…” alzò le spalle
la bimba, con naturalezza.
“Mendokuse,
Ino-chan…”
“Come?”
chiese Ino mentre il padre, salutati gli amici, si
voltava.
“Niente” le
urlò dietro Shikamaru.
“Hai detto
qualcosa?” si sporse Ino oltre le braccia del padre.
“Non ho
detto nulla!” urlò Shikamaru indispettito.
“Grazie della
bella giornata, alla prossima!” Aiko si era sporta per salutare gli amici,
mentre passava una mano tra i capelli di Shikamaru.
“Shika-kun?”
ridacchiò Ino mentre Shikaku le dava un bacio.
“Eh?”
“Ho sentito
che hai detto Ino-chan!” rise divertita mentre spariva
coi suoi genitori.
Shikamaru
sbuffò, pensando all’incubo che lo aspettava il giorno dopo
mentre sentiva il sonno appesantirgli le palpebre.
Si
risvegliò a fatica dal torpore mentre varcava la
soglia di casa in braccio alla madre, e intanto che lei lo preparava per la
notte chiese al padre di raccontargli una storia.
“Anche oggi, Shikamaru?”
“Per
piacere papà”
“Io vado a
mettere a posto la cucina” proclamò Yoshino, mentre Shikaku,
per non lasciarla sola, si accoccolava con Shikamaru sotto un panno
nella stessa stanza.
Quando ebbe
finito le faccende, Yoshino trovò Shikaku intento a leggere con interesse le
ultime righe del libro per bambini che aveva davanti, ridendo di tanto in tanto
alle sue stesse vocine falsate.
Di fianco a
lui, Shikamaru dormiva beato tra le braccia del padre, comodamente spaparanzato
sopra il panda che aveva vinto al Luna Park.
La donna sorrise avvicinandosi al marito: “Leggi per lui o per te?”
“Per Shikamaru, ovviamente”.
Yoshino
rise alzando un sopracciglio e sfiorando la fronte del bambino con una carezza.
“Io e il mio uomo andiamo a letto” affermò sollevando con cura il bambino da
terra e curandosi di non svegliarlo.
“Il tuo
uomo sono io, fino a prova contraria” sbuffò Shikaku alzandosi d’un tratto in piedi con energia ritrovata.
Mentre
riponeva il bambino nel suo letto incurante delle proteste del marito, Yoshino
sobbalzò al sentirsi abbracciata da dietro: “Shikaku! Ho tuo figlio in mano!
Con la fatica che ho fatto a farlo ci terrei a tenerlo
in vita!”
“Non
abbiamo poi fatto tanta fatica…”
mormorò Shikaku insinuando una mano sotto il kimono della moglie
“Tu, forse…” ribatté stizzita Yoshino.
“Eddai,
Shishi, non vuoi una bella bambina come Ino?” sussurrò malizioso Shikaku mentre scodinzolava dietro la moglie, diretta verso
la loro camera da letto.
“Se vuoi
una bambina bionda posso sempre provarci con Inoichi” ribatté Yoshino
sdraiandosi e dando le spalle al marito per non fargli scorgere il ghigno che le si era disegnato sul volto.
“Facciamo
che aspettiamo i bambini di Ino e Shikamaru” sentenziò
Shikaku, gelandosi improvvisamente.
“Dai che
scherzo” sussurrò Yoshino voltandosi a incontrare le
labbra di lui. Shikaku ne approfittò per invitarla in
un bacio più sensuale, stringendola in un abbraccio passionale.
“Shikaku?”
“mmm?”
rispose lui baciandole il collo.
“Dici che
Ino e Shikamaru…?”
“Mmm?!” rise Shikaku.
“Nah!”
esclamò poi tirando la moglie più vicina a sé tra le proteste appena sussurrate
e del tutto pretenziose di lei.
Nella
stanza accanto, un bambino stringeva tra le braccia un panda di peluche
mormorando sommessamente un confuso “Per te, Ino-chan”.
Anche quell’anno, Choji non era riuscito ad essere al compleanno di
Shikamaru, ma, immancabilmente, si era presentato a quello di
Ino. Oramai era una consuetudine, per quanto il ragazzo col codino non gradisse neanche un po’; uno strano gioco del destino. Forse, di DestIno, come
diceva Shikamaru, perché quello che voleva, Ino, lo otteneva sempre, in un modo
o nell’altro. Quello che Shikamaru non
diceva, era che la ammirava enormemente (e segretamente, perché certe cose
non si possono dire) per questo. Ino del resto non era come
le altre: era molto più seccante, molto più saltellante, molto più irritante. [molto più affascinante, avrebbe aggiunto il Destino]
Perché Ino doveva fare tutto a modo
suo: doveva fare l’adolescente a dieci anni, chiudersi in casa e non voler
vedere nessuno, ma proprio nessuno, per una settimana. Che
oltretutto era la settimana del suo compleanno, e Ino Yamanaka
non aveva mai, ma proprio mai, mancato di festeggiare un compleanno in pompa
magna. Mai, perlomeno fino al litigio con Sakura.
[che una cifra in più nell’età
significasse un’illusione in meno nella vita? Domandava
pensieroso il Desino]
Non erano valsi i sassolini contro la finestra di Shikamaru,
non erano contati i bigliettini sotto la porta di Choji,
quando per Ino tutto quello che importava era quello che non c’era, ovvero Sakura.
Così, aveva deciso di mancare anche lei. Di mancare al suo
compleanno, tradizionalmente festeggiato con gli Akimichi
e i Nara, per la precisione.
Per questo, Shikaku, Inoichi e Chouzadiscutevano da due ore delle loro ultime missioni, comodamente
seduti sul divano di casa Yamanaka, mentre Aiko, Nami e Yoshino
fissavano preoccupate le scale.
“Ma che è successo?” domandava la
madre di Choji, in pensiero.
“Non lo so” alzò le braccia sconsolata Aiko
“è venuta a casa sconvolta qualche giorno fa, e da allora se ne sta barricata
in camera: non scende nemmeno per mangiare e comunica per bigliettini e
monosillabi”.
“E a Shikamaru che è successo?”
chiese allora Nami, rivolgendosi a Yoshino.
“È arrivato a casa così, oggi.” Rispose Yoshino
sprovveduta, scrutando l’occhio nero del figlio “E dire che è talmente
svogliato che non credo si metta ad attaccare brighe” scrollò le spalle infine “Ma chiaramente non mi dice nulla, nemmeno per
bigliettino” ironizzò.
Il bambino col codino
guardava il cielo mentre camminava, quando sentì Ami e
le sue amiche spettegolare maligne appena fuori dalla scuola: “…Si è voluta
isolare, ha voluto prendere le parti di quella Fronte Spaziosa…se lo merita!” ridacchiava
isterica Ami. “Che poi, voglio dire: non so chi la considera così tanto”
continuava biasimando se stessa, fino a qualche tempo prima
“Evidentemente ha dei problemi, non sa scegliersi gli amici” sorrise beffarda
indicando Shikamaru con lo sguardo.
Lui la ignorò
forzatamente.
“È solo una piccola
bambina viziata che non sa niente di niente, un’arrogante senza intelligenza,
un’antipatica…”
“Basta”. Shikamaru
aveva tentato di trattenersi, ma non aveva mai sopportato le ingiustizie.
“Scusa, hai detto
qualcosa?” Ami lo guardò con fare beffardo.
“Non conosci Ino,
finiscila” ribatté Shikamaru in tono calmo.
“E tu invece la
conosci, sfigato?” lo apostrofò la bambina con
disprezzo.
Lui non fecce una piega: “Molto più di te”.
Ami alzò
le spalle: “Immagino che gli emarginati debbano stare insieme. Pensa che non
l’ha voluta nemmeno l’Haruno del resto!” proclamò prima di scoppiare a ridere.
“Tu non conosci Ino,
non hai diritto di dire niente su di lei” ripeté Shikamaru,
calmo “E lei non sta con te perché tu non sei degna nemmeno di camminare sul
suo stesso terreno” affermò con convinzione.
“Tu…” si scaldò quella
“Come osi…”
“Dire la verità?”
sorrise il bambino incurante “Guarda che loro non te lo dicono solo perché
hanno paura di te” continuò indicando le sue compari
“Ma pensano tutte che Ino sia centomila volte meglio di te, anche se si
sbagliano. È almeno un milione di volte meglio”.
Quelle furono le sue
ultime parole prima di ricevere un pugno dritto in un occhio.
Da quel giorno,
Shikamaru Nara decise che non avrebbe più lasciato perdere uno scontro, anche
se era con una femmina.
“Come te lo sei procurato, quello?”
Domandò Choji indicando l’occhio nero dell’amico,
mentre cercava di evitare ostinatamente l’invito della torta che riposava sul
tavolo.
“Quella scema di Ami” rispose lui
semplicemente. “Ha offeso Ino. Anche se ora comincio a
pensare che avesse ragione. Quanto è infantile?”.
Chojitacque
accuratamente, evitando di ricordargli che in fondo, la bambina compiva quel
giorno dieci anni.
Shikamaru sbuffò sonoramente, chiudendo così la discussione.
Mezz’ora dopo, quando Choji era
riuscito a mangiare tutte le fragoline che la madre di Shikamaru lo aveva
obbligato a coltivare fuori stagione perché
a Ino piacciono tanto e il caldo di settembre si
era fatto insopportabile sciogliendo la mousse imbattibile della signora Yamanaka, finalmente,
Ino si degnò di scendere.
Indossava un vestitino bianco con piccoli fiori lilla, ovviamente, e un sorriso che era
l’accessorio migliore che potesse scegliere; quello che faceva capitolare
tutti, che faceva scordare tutto.
O quasi.
Mentre tutti i presenti tiravano un
sospiro di sollievo accogliendo la biondina con larghi sorrisi, Shikamaru
sbuffò scocciato: “Mendokuse, Ino, sempre in ritardo…Sei
perfino nata dopo”.
A quella la frase, tutti trattennero il fiato.
Il bambino non se ne curò: portò lo sguardo –disinteressato-
oltre la salsa alla fragola e la mousse alla ricotta, finché non si conficcò
direttamente negli occhi di Ino.
La bambina lo fissò scioccata, indecisa tra lo scoppiare in
lacrime e l’andarsene inviperita, poi si diede il tempo di scrutare il suo
avversario, che impunemente sfidava il suo sguardo, incitandola
tacitamente a dire qualcosa. Ci furono secondi pieni d’esitazione, d’incertezza
e di paura, perché Ino era tanto carina e dolce, ma se
si arrabbiava diventava un tornado. E Shikamaru era
uno dei pochi che con uno sguardo e qualche scelta parola riusciva a scatenare
quella piccola catastrofe naturale che era la Yamanaka
in piena crisi isterica. Nei dieci anni della loro piccola e breve vita, già
gli sguardi di sfida tra Ino e Shikamaru erano diventati una piccola leggenda
tra le famiglie, uno dei loro intrattenimenti preferiti e argomenti di
dibattito. Ma quella volta, nessuno si sentiva pronto
a riderne.
Ino scrollò teatralmente i capelli, ma invece di andarsene
come avrebbero scommesso i presenti, ribatté sfrontata: “È che ti sono davanti, Shikamaru, talmente tanto che
nemmeno mi vedi”. Poi, con fare impertinente, si parò davanti a lui, le mani
sui fianchi, la malizia incerta dei suoi dieci anni sul volto.
[c’è sempre stato, avrebbe rimarcato il
Destino]
Gli sorrise di quel suo ghigno vincente, Ino,
di chi sa di stare conducendo il gioco. E non capitava spesso, a Shikamaru, che
qualcuno lo fregasse. Quasi mai, a dire il vero.
Fu a quel punto che gli adulti ripresero a respirare:
qualunque cosa fosse successa in quello sguardo, aveva convinto Ino che era il
momento di andare avanti.
“Sì, mi sei davanti” rispose Shikamaru
annoiato, spostando la ragazza da davanti a sé e cercando di non trovare stranamente
piacevole quel contatto. Di nuovo, gli adulti si irrigidirono.
“Mi tarpi la visuale” concluse sardonico mentre
guardava ostinatamente al di là del suo corpicino perfetto,
nascondendole il suo volto.
[non è mai riuscito a vedere altri che
te, sorrise il Destino]
Ino sbuffò, sentendosi ignorata. Perché
Ino Yamanaka era invidiata, a volte amata e anche odiata;
ignorata mai.
Il volto le si arrossò a una
velocità impressionante: “Sei un baka!” esclamò
mentre Choji si ritirava in un angolino, il piattino
con la fetta di torta ben saldo tra le mani.
“E tu una seccatura.” Rispose lui
con noncuranza, mentre le sue labbra si sollevavano impercettibilmente all’insù
“Ora che abbiamo dichiarato i nostri sentimenti reciproci possiamo
mangiare la torta?”.
Ino si lasciò scappare un sorrisetto mentre il bambino
piegava leggermente la testa di lato, poi si atteggiò a diva, una mano sul
fianco e l’altra lungo il fianco,
come faceva quando fingeva di essere offesa con lui. Sembrava quasi volesse mettersi in mostra. E
chissà perché, era una posa riservata a Shikamaru: “No, ora che mi hai
dichiarato che per te sono e sono sempre
stata solo una seccatura…” cominciò
offesa.
Shikamaru roteò gli occhi verso il cielo: “Non ho detto
questo”.
“Sì invece!” Ino aveva portato entrambe le mani ai fianchi,
in una perfetta imitazione della signora Nara.
“Nooo” replicò Shikamaru,
scocciato.
“Sìììì” lo scimmiottò Ino,
coronando la sua performance con una linguaccia.
“Sì, Come ti pare” lasciò perdere l’argomento Shikamaru, d’un tratto disinteressato. Questo la fece sbottare.
“Bene” rispose pacato Shikamaru,
mentre la guardava allontanarsi verso i suoi genitori. Ino si rifugiò tra le
braccia della madre, ma quando questa le porse una busta viola ricoperta da due
calligrafie infantili, Ino squittì impercettibilmente per poi lasciarsi andare a un urletto di gioia: “Shika-kun!” urlò d’istinto gettandosi tra le sue braccia.
Shikamaru non sapeva come reagire, così se ne stette immobile mentre veniva investito dall’odore di violetta di
Ino, dalle sue parole sconclusionate e dal suo calore inconfondibile.
“Grazie, Shika-kun” fu tutto
quello che il bambino intuì mentre la sentiva strusciare
involontariamente la guancia contro la sua, e lui arrossiva a una velocità
impressionante. Quando, dopo un minuto buono di abbraccio,
Shikamaru le sembrò uno stoccafisso tra le sue braccia, Ino si allontanò
interdetta, poi improvvisamente scoppiò in una risata fragorosa: “Sembri un
panda, Shika!” assorta com’era nel loro battibecco,
non aveva notato l’occhio vistosamente nero dell’amico.
“Mendokuse, Ino-chan...”
arrossì di nuovo il bambino grattandosi il capo.
“E a me non mi ringrazi?” domandò Choji timido, in un angolo.
“Naturalmente: grazie, Choji-kun!”
esclamò Ino, buttandosi tra le braccia aperte dell’amico. Gli sussurrò qualcosa
per cui il giovane Akimichi
si mise a ridere, guardando prima lei, poi l’amico dal codino, che non colse. A
quel punto passò uno degli sguardi che allacciavano di solito Shikamaru e Choji, uno di quegli sguardi di comprensione assoluta. E poi le due ore successive passarono con Ino di ginocchio
in ginocchio, mentre ogni singolo adulto le regalava un complimento diverso,
scordandosi improvvisamente delle due ore e mezzo d’attesa: se c’era una cosa
da notare, era che Ino Yamanaka era sempre stata una
piccola manipolatrice.
“Nara?”
“Mmmm?”
“Sai cos’ho
trovato nella tasca dei pantaloni di tuo figlio?”
Shikaku di botto si alzò, improvvisamente
sudato.
“Un biglietto” continuò sua moglie.
Shikaku riprese colore all’istante,
ributtandosi tra le coperte.
“Diceva: ‘Sai che ha detto oggi Ino-chan? Che il mio braccialetto con i porcellini era bellissimo, grazie
mille, ma che i suoi animali preferiti sono i Panda. C.’ Una
comunicazione interessante, non trovi?”.
“E io che
pensavo chissà cosa…” brontolò Shikaku rigirandosi
nel letto. “Yoshino, sono bambini, non hanno menti
contorte come la tua…”.
La mora controllò la rabbia: “Io
credo che siano molto più svegli di quanto tu pensi. Per lo meno uno….”.
“Buon sangue…” cominciò Shikaku ghignando.
“…Che non è
tuo figlio” terminò Yoshino come se quello chiudesse
la questione. Poi sospirò: “Certe cose sono scritte nelle stelle…”
“Anche io
ti amo, tesoro. Vieni a letto con me adesso?”.
Yoshino lo guardò cercando di soppesare la
malizia nelle sue parole, ma Shikaku non gliene diede
il tempo: la afferrò alla vita e in una mossa fluida la portò sotto di sé.
“Fallo un’altra volta e il panda
diventi tu” lo minacciò Yoshino ribaltando le loro
posizioni. “Ma col set completo di due occhi neri”
terminò. Se ne stette per qualche lungo istante col dito
minaccioso puntato al volto del marito, poi, dopo averlo scrutato un po’ negli
occhi, si lasciò baciare con passione.
Nei quindici anni della loro vita insieme, gli sguardi di
sfida tra Yoshino e Shikaku
erano diventati leggenda, tanto quanto i loro
battibecchi.
“Buon
sangue non mente” sospirò Inoichi abbracciando Aiko “Hai visto come si è ripresa la nostra principessa? Ha
la tua forza d’animo”
“E la tua
coda!” rise Aiko “Non se la toglie mai” sospirò
sorridendo “A volte penso che con quel caratterino avrebbe
dovuto nascere maschio”.
“Magari…”
sospirò Inoichi. “Magari fosse
stata maschio”.
“Non ho
detto questo!” si ribellò Aiko.
“Io sì: hai
visto l’occhio nero di Shikamaru?”
“Ho visto
che tu vedi complotti ovunque, povero bambino…”
“No, povero
papino” rimarcò
Inoichi.
“L’hai
notato anche tu, allora?” domandò Aiko d’un tratto eccitata, rigirandosi tra le braccia del marito.
“Che cosa?” domandò lui perplesso.
“Che Ino
non gioca più con le bambole ma non si separa mai dal suo panda.”
“Taci,
donna” replicò burbero Inoichi mentreAiko gli si strusciava
contro divertita: “Non vuoi sentire la voce della verità? Certe cose sono
scritte nelle stelle…”
“Vedi, l’hai fatto di nuovo, te ne
freghi di me!” la donna se ne sta irta, un’espressione
corrucciata ed entrambe le mani sui fianchi, mentre la sua lunga coda
bionda le danza sulla schiena. L’uomo la scruta compiaciuto qualche
secondo prima di offrirle prontamente un regalo per placare la sua ira:
“Tieni, seccatura!”.
Lei lo guarda con un lampo negli
occhi: “Dovrei menarti per essere così scortese”.
“E io che
faccio, subisco?”
“Mi baci anche tu, baka.” Sussurra lei stringendolo in un abbraccio.
“Sono felice che la pensiamo allo stesso modo, mendokuse”.
“No!” nella
camera affianco, Ino si svegliò sudata da un sogno che non ricordava
distintamente, ma che coinvolgeva – ne era sicura
-una sua certa conoscenza dalla strana
capigliatura, il suo compleanno e uno strano regalo. Sbuffò un po’, sospirò un
infastidito “mendokuse” e, stretto il suo panda di
peluche tra le braccia, si rimise a dormire. Non seppe mai che non più di dieci
minuti più tardi, quando già era stata ripresa dal sonno, mormorava quietamente
qualche parola sbiascicata che assomigliava tanto a Baka, Shika-kun.
Eh, sì: Certe cose sono scritte nelle stelle…o in
un occhio da panda!
Pensavate che non sarei mai tornata, eh?
E invece eccomi qua,
fedele a quel plurale di “Birthdays”, il cui sottotitolo, me ne rendo conto ora leggendo la
recensione di Solarial, potrebbe essere: Le origini delle convinzioni di Shikamaru
Nara! Prima le donne scocciature, poi i combattimenti con le femmine…
Comunque, non mi perdo
ulteriormente! Spero che la shottina vi sia piaciuta, e rispondo con somma gioia alle recensioni!
V@le: Grazie mille! Spero che
tu abbia apprezzato i genitori Nara anche in questa shot,
a me piacciono tantissimo! Shika e Ino, come hai
visto, sono cresciuti di cinque anni, e cresceranno
ancora! A presto!
Touma: Guarda, la dicitura “chibi” la metterei anche, ma ho come la sensazione che da
qui in avanti le cose si faranno meno innocenti…XP Grazie comunque,
della recensione e dell’attenzione con cui hai letto la storia…e come vedi, Shikaku e Yoshino hanno chiuso
anche questo episodio! La curiosità degli anni è presto spiegata: non credo ci
sia un anno ufficiale di nascita dei due, così ho scelto una data pari in modo che
fosse più agevole fare i calcoli! Probabilmente ora ti ho sfatato un mito, ma
puoi sempre immaginare una motivazione più nobile, non ho intenzione di porre
vincoli alla fantasia! XD
eleanor89: Eleanor,
grazie mille! I tuoi complimenti sono sempre speciali…Shika
è un figo, anche da bimbo, proprio perché è un bimbo
(ha senso questa frase?! XD). E poi mi sa che un po’ Ino
si è incavolata perché l’occhio nero non gliel’ha fatto lei: ognuno dopotutto
ha il suo metodo di marchiare il territorio XD Yoshino
e Shikaku mi piacciono troppo, ecco, quindi li ho riproposti…grazie ancora, bye!
Shika: Giù grazie davvero, mi
fai sempre intenerire tantissimo! Hai ragione: Shika
e Ino sono meravigliosi a qualunque età…e bisticciano
a qualunque età! Ma alla fine, sappiamo tutti qual è
la conclusione, no? Grazie, grazie, grazie!
Solarial: Sol,
con la tua rece mi hai aperto un mondo: Shika e i
suoi detti! Grazie, davvero. Qui ho cercato di fare emergere il loro rapporto a prima vista spigoloso, sempre sul filo
del rasoio, ma in fondo così tenero…aww, mi sciolgo
da sola! XP Spero che anche questa seconda shot ti
sia piaciuta! More to
come!
jess_elric: Ecco una delle voci che
fremo sempre per sentire, Jess!!! *.* Tu sei sempre
troppo buona con me, sai benissimo come farmi sciogliere. E
ci sei riuscita, anche questa volta. Grazie.
Sakurina: Panda storiesrulez! Ora di anni ne hanno dieci, e nella prossima quindici…Essì, Luly, ti adoro anche io, ma
già lo sai ù.ù E ogni tanto fa bene lasciare da parte
l’angst e darsi al lato pandoso
della vita! (pandoso è
diventato “pandoro” col correttore automatico. Che sia
un’ispirazione per una shottina natalizia? *.* Ah, il
Destino! *si porta drammaticamente una mano alla fronte*).
celiane4ever: Vale!!! Grazie, grazie
davvero! Spero che tu abbia gradito anche questa shottina, e vedrai come finirà in gloria! Mwa!!! *risata sadica*
Hipatya: Panda Power! Concordo: “i Panda” sarebbe fiQissimo
*_*…Grazie mille per la recensione, spero davvero che ti sia piaciuta anche
questa, dato che le seconde esperienze sono sempre un grosso, potenziale
fallimento…Già, Shika e Ino da bambini sono
adorabili, anche se mi sa che personalmente li troverei adorabili anche a 90
anni XD Grazie ancora della rece, sei stata carinissima!
Ryanforever: Già, Ino comanda già a
bacchetta dall’inizio, anche se in questa shot è un
po’ più giù…ma come vedi si è ripresa in pieno! Ah, ShikaInoforever!
AtegeV: Akami
carissima *.* Grazie, grazie davvero! Spero sinceramente
che ti sia piaciuta anche questa seconda parte, nella quale già si pregusta il
seguito…e come potrebbe finire, conoscendomi? E poi hai ragione: Shika e Ino sono sempre uguali, e se tu adori questa
storia, io adoro te, è deciso ù.ù
Beh, sì, in realtà ti adoro a prescindere! XD
Ino, sei molto
testarda, ma anche molto responsabile
Shikamaru e Choji sono degli imbranati totali
…quindi
per favore…
prenditi cura di loro
Le
rimbombavano in testa quelle parole mentre teneva
stretto Choji, mentre lo abbracciava e si faceva
cullare dal tono sommesso delle sue parole, che mormoravano quiete: “Non sarà
un buon compleanno, per lui”.
Già, lui. Shikamaru,
l’altra metà della sua promessa, che non si faceva vivo se non con un
biglietto, che le aveva lasciato quasi due settimane prima un regalo preparato
da tempo perché da tempo era in missione, nonostante sarebbe dovuto tornare la
settimana prima. Oramai le sue missioni erano solitarie; qualche volta
con Choji, quasi mai con lei.
Come poteva
mantenere la sua promessa, se lui fuggiva?
Strinse un’ultima
volta Choji prima di ringraziarlo e di rincasare, e
una volta rientrata di precipitarsi al piano superiore, a starsene per conto
suo. Aveva pensato di organizzargli una festa; aveva organizzato una festa che era
rimasta meravigliosa, studiata nei minimi dettagli, sulla carta. Appallottolò
il progetto e lo scagliò con rabbia nel cestino.
Dannazione! Perché
le cose dovevano essere così difficili? Perché non
c’era Asuma-sensei a dirle cosa fare, e come? Perché gli aveva fatto quella promessa, se non era in grado
di mantenerla?
Strinse al
petto il panda che le aveva regalato lui stesso dieci
anni prima, si lasciò andare esausta alla malinconia di cinque anni prima,
quando la madre la chiamò: “Ino, Ino, è tornato Shikamaru!”.
“È qui?” la
ragazza si precipitò al piano terra con un sorriso bagnato di lacrime, per
trovare ad accoglierla null’altro che uno sguardo comprensivo sul volto della
madre.
“No,
tesoro, è a casa sua. Ho incontrato poco fa Yoshino-san
che mi ha detto che è rientrato. Non ha voluto vedere nessuno, a dire il vero, ma
forse…”. Si guardarono per un secondo negli occhi e un secondo bastò a far
capire a Ino cosa doveva fare.
“Grazie,
mamma”. Si morse un labbro, come faceva sempre quando
trovava una cosa particolarmente difficile, poi appoggiò il panda sul divano:
non era più tempo di giochi, non era più tempo di prove. Era tempo di azione. Ino giurò a se stessa che Shikamaru non avrebbe
passato da solo il primo compleanno senza il loro maestro.
“Buongiorno
Yoshino-san, Shikamaru è in casa?”.
La donna si illuminò al vederla: “Ino, buongiorno, vuoi un the?”
“Grazie, ma
sto bene così” rispose la bionda, leggermente imbarazzata.
“Sei dimagrita ultimamente” notò con preoccupazione la donna, e Ino si
sentì in dovere di giustificarsi: “Non ho tanto tempo per me: tra le missioni e
il corso da medico…”
“Non ti trascurare” tagliò corto Yoshino “già quello
sconsiderato di mio figlio lo sta facendo” replicò con una nota di
preoccupazione accuratamente nascosta nel suo tono secco.
“Shikamaru…è
in casa?” ripeté allora timidamente la ragazza.
“Sì, è in
camera sua. Vedi di farcelo uscire, se riesci. Non mi dà più ascolto, quel
degenere! Magari tu riesci a farlo ragionare, scemo” borbottò tra sé e sé la
donna, un’insicurezza malcelata nella sua voce, arrabbiata con se stessa per la
sua impotenza.
Ino salì in
camera in silenzio, con in testa la strana immagine di
interrompere il ragazzo in un momento privato, appena uscito dalla doccia o
magari mezzo nudo…era strano, ma per quanto Shikamaru fosse svogliato e
noncurante, si presentava sempre in ordine a ogni appuntamento, non sembrava
mai, malgrado tutto, sbagliato o inadeguato.
Soprappensiero,
Ino spinse la porta della camera senza nemmeno bussare. Forse, inconsciamente,
voleva davvero sorprenderlo in un momento imbarazzante, scoprire che in un
qualche modo era umano anche lui, realizzare che non
era l’unica a soffrire come un cane, che non era l’unica che aveva persino
pensato di non festeggiare il suo compleanno, quell’anno,
perché a quanto le pareva non c’era proprio niente da festeggiare quando tutto
intorno, e dentro di lei c’era sempre, ancora, solo dolore. Martellante,
insistente, invadente. Quando si rese conto che
effettivamente era entrata in camera di Shikamaru, quasi senza rendersene
conto, si accorse anche che lui non c’era. Dopotutto aveva subito pensato che
Shikamaru detestava i posti chiusi e senza verde *, e
non fu una sorpresa non trovarlo in camera sua. Al contrario della maggioranza
degli adolescenti, la camera non era il santuario di Shikamaru, non era il suo
rifugio né il suo scrigno dei segreti. Era semplicemente, pragmaticamente, il
posto dove dormire, agghindato da qualche ricordo. La foto del team 10,
che Asuma (dannazione, ancora gli occhi le si annebbiavano anche solo a pensarlo, quel nome) aveva
insistito per scattare, qualche oggetto sparso qual e là e, sul letto, un
panda. Ino fu subito attirata da quel particolare, tanto che senza chiedere il
permesso (a chi, poi?) lo prese in mano, rigirandolo tra le dita, notandone le
cicatrici sulle zampe, gemelle rispetto a quelle che conosceva tanto bene, sul suo peluche preferito. Sorrise.
Erano due pensò. Erano due i panda. Lo strinse a sé
senza ragione, e fu come un profumo d’infanzia che ritorna
dopo anni di silenzio, come la nebbia che si dissolve e lascia intravedere il
panorama che nemmeno ti ricordavi più. E d’improvviso,
tra la nebbia delle lacrime trattenute, la luminosità di un sorriso incipiente:
si erano lasciati perdere, avevano permesso che il tempo e il dolore li dividesse,
ma portavano ancora, tutti, il segno del loro team, pensò, portandosi una mano
all’orecchio e avvertendo sotto le dita la forma semplice dell’orecchino.
Indelebile, come una cicatrice. Come il ricordo di un dolore.
Si rigirò
l’orecchino tra le mani: neppure per vanità li aveva mai cambiati, da quando il maestro li aveva regalati: non aveva mai voluto
separarsi dai gioielli più essenziali e preziosi che possedesse. I suoi due gioielli, il suo orsacchiotto personale e il suo panda,
l’altra metà del suo mondo. Pianse a quel punto Ino, pianse
mentre rideva: Asuma aveva lasciato un bambino
tra di loro, e aveva lasciato loro
tre, il team dieci. Le venne improvvisamente da ridere. Con istantanea energia
saltò fuori dalla finestra, grintosa e decisa sul da
farsi, nonostante ancora non avesse in mente cosa fare. Ma sicuramente, qualunque cosa
fosse stata, cominciava col trovare Shikamaru.
Col cuore
in gola (perché, poi?) corse alla collinetta dove sapeva, non conoscendone
neppure lei stessa il motivo, che lui sarebbe stato, mentre un’energia strana
le saliva in corpo, una forza alla quale non riusciva – non voleva - dare un nome.
Quando
arrivò di fianco al nocciolo, lo vide. D’improvviso il cuore le mancò un battito mentre il respiro le si agitava concitato, provato
dalla lunga corsa. Shikamaru se ne stava steso sul prato, le lacrime silenziose
che gli rigavano il volto luccicanti ai raggi timidi
del sole di quel pomeriggio di settembre. Attese qualche attimo per
riguadagnare il ritmo regolare del proprio respiro, nascosta dietro il
nocciolo, poi si avviò leggiadra verso il punto in cui l’amico riposava e
piangeva. Lo raggiunse placida, stendendosi silenziosa al suo fianco.
“Non vorrai
obbligarmi a parlare, vero?” mormorò Shikamaru appena si sentì più sicuro della
sua voce.
“No”
rispose Ino in un sussurro.
“Bene”
assentì lui, la voce leggermente rotta sulla seconda sillaba, la convinzione
che gli veniva meno.
Ino
sospirò, profondamente. Una, due, tre volte. Si morse
un labbro. Tremò impercettibilmente. Strinse gli occhi. Si decise.
Si avventò
sopra Shikamaru, a gattoni, i suoi capelli che gli solleticavano
il viso alla luce aranciata del tramonto. Shikamaru smise di respirare fissando
i suoi occhi in quelli di lei. Ino aveva le mani appena sopra le sue spalle, a ogni lato del suo capo. Il suo viso era terrorizzato, e le
guance rosse, emozionate. “Solo per oggi” mormorò adagiandosi su di lui e
abbracciandolo, abbandonandosi contro il suo corpo “domani avrò già dimenticato
tutto, Shika”.
Shikamaru
riprese a respirare del respiro di lei, tanto vicino
al suo, la abbracciò nella frescura dell’autunno incipiente circondandola
saldamente con entrambe le braccia, stringendola alla vita e portandola sotto
di sé, così da guardarla negli occhi, sotto di lui. Così da
averla sotto controllo, perché non scappasse. Così da non farle sentire
la sua eccitazione, prepotente. Si alzò a gattoni così che lei non lo sentisse
ardere sulla sua pelle, tentò di separarsene quando
ancora era lucido, quando ancora poteva scegliere. Fu allora che Ino non gli
diede scelta, quando con tutte le energie che aveva in corpo gli fece scorrere
entrambe le mani sul viso e alzandosi prepotente verso di lui lo baciò.
Shikamaru rimase interdetto ma non ci mise molto a
rispondere, ad attaccarsi a lei con tutto se stesso, ad avventarsi su di lei
come se la sua vita dipendesse da quel bacio. Si baciarono finché Ino non
invertì nuovamente le loro posizioni, e piantandogli una scia di baci lungo il
collo evitava di guardarlo negli occhi. Shikamaru ricambiò le sue attenzioni, la
accarezzò smanioso eppure terrorizzato di varcare un territorio non suo; lo
sapeva bene. Quando oramai era chiaro quanto la desiderasse, volle tornare
sopra di lei, ribaltando ancora una volta i posti: i seni morbidi di Ino premuti sulla sua pelle, il respiro caldo a
carezzargli il collo, i gemiti disperati a lambirgli le orecchie. Ad occhi
chiusi, non faceva altro che sentire, e rispondere al suo desiderio e a quello
di lei, non faceva altro che baciarla disperato, e voglioso, ed eccitato. Non
avrebbe voluto smettere, mai. Non avrebbe voluto guardarla negli occhi, più.
Avrebbe voluto solo sentirla, vicina a lui come mai in quel momento perfetto
che ballava in punta di piedi sulla loro amicizia, incurante di ciò che era
stato, e di ciò che sarebbe stato dopo. Ino rispondeva con sospiri soddisfatti
e in cerca di soddisfazione, rispondeva accogliendo il corpo
di lui contro il proprio, volendo sentirsi il suo peso addosso, la sua
presenza certa, il suo respiro concitato per lei. Lei, che sola, era riuscita a
fargli provare di nuovo qualcosa. Si lasciò baciare fino a
ubriacarsi di tutte quelle tenerezze che non si erano mai riservati, si lasciò
baciare fino a quando non volle tornare a comandare invertendo ancora una volta
il moto dei loro corpi, mentre Shikamaru rispondeva al gioco cambiandole
ancora, e ancora e ancora, fino alla base della collina. Rotolarono come
bambini sull’erba, con la foga dei loro quindici anni e il desiderio acerbo
dell’adolescenza, senza spendersi, senza fermarsi in quelle attenzioni che non
si erano mai riservati.
Nel fondo
della vallata, Ino riconquistò il dominio, sorridendo. Si issò
sopra di lui per scrutarlo, ogni traccia di lacrima ormai scomparsa, solo un
leggero rossore a imporporarne le guance abbronzate. Si stese su di lui come un
gatto che si stiracchia, facendo congiungere le mani
con le sue, esattamente come dovevano essere state quelle dei due panda prima
della separazione, prima della cicatrice e del dolore. Stettero per un po’
così, abbracciati e in silenzio, a sentire il calore dei loro corpi, a seguire
il ritmo dei loro respiri. Stettero così finché a Ino
non scappò una lacrima mentre si nascondeva nel collo di lui: forse pentita di
quello che era stato, forse addolorata per quello che non poteva essere.
“Lo so c’è Temari” sussurrò trattenendo le lacrime, che, chissà
perché, avevano deciso di scendere in quel momento.
“Lo so che
c’è Sai” rispose Shikamaru piano, accarezzandole la schiena e avvolgendo nella
sua mano i capelli di lei, che respirava da minuti.
Ino tirò su
col naso, forse disperata, forse speranzosa: Ci sei tu qui, adesso. E non sei il primo che
capita. Avrebbe voluto dirgli. Ma non lo fece: forse
per paura, forse per dolore. Strinse le mani di Shikamaru nelle sue, sentì il
calore che emanava e lo baciò un’ultima volta sulla guancia.
“Buon
compleanno, Shika” mormorò alzandosi.
“Non…”
riuscì a rispondere lui, e fu abbastanza per farla
arrestare. Ino si voltò, le guance rigate e salate delle sue stesse lacrime.
“Non…”
ripeté Shikamaru senza trovare il coraggio di finire la frase. “Non mi hai
fatto un regalo” terminò, come uno stupido.
“Nemmeno
tu” sorrise lei “Ma ti ho lasciato il mio primo bacio. E
anche il secondo” sussurrò.
“Non c’è Temari, oggi. È il mio compleanno e lei non c’è” disse lui, più a se stesso che a lei.
“Stringi il
tuo panda, questa notte” tentò lei con aria giocosa.
“Ne manca
la metà” constatò lui.
Ino
improvvisamente si rabbuiò: “Non posso, Shikamaru”. Perché non capisci che vorrei con tutta me stessa quello che non posso avere?
Che ti vorrei, da morire, senza sapere il perché?
“Ma vorresti?” Dimmi
che mi vuoi come ti voglio io. Come ti ho sempre voluta.
“Non
importa” Non chiedermelo.
“Importa
eccome” Dimmelo ora, e rinuncio al resto
“Non è il
momento giusto” Abbiamo quindici anni. Si
può decidere della propria vita a quindici anni? Si può avere paura di vivere a quindici anni?
“Lo è
appena stato” Il momento più giusto della
mia vita, con te addosso
“Non è la
motivazione giusta”. Non chiedermelo ora,
ho paura di rispondere…
A questo
non seppe replicare. Da un po’ di tempo Shikamaru Nara si chiedeva cosa fosse,
la giustizia. Si voltò a scrutare il cielo.
“Regalami
oggi” sussurrò “Domani non mi dovrai più nulla. Ti
piacciono le stelle, no?”.
Ino si
sedette accanto a lui, che la accoglieva tra le sue braccia e stringeva le sue
mani nelle sue, proprio come quelle dei due panda, il suo capo appoggiato sulla
spalla di lei, a guardare le stelle, a consegnare loro
un desiderio nascosto nel silenzio della notte.
“Come sai
che ho un panda?” la voce di Shikamaru ruppe incerta il mutuo desiderio.
“Certe cose
si sanno e basta” rispose Ino sommessamente.
Già, certe cose si sanno e basta. Anche se si hanno solo quindici anni, anche se si evita di
dargli un nome.
Ok, non so come mi sia venuta fuori questa cosa mezza angstosa, matant’è. Mi spiace!
Non ho saputo resistere al menzionare il fatto che Ino sappia
bene di cosa Shikamaru abbia bisogno:
detestava i posti chiusi e senza verde *: vi verranno mica in mente un
laboratorio e un villaggio fatto di sabbia? XP
Scusate, ora torno seria, promesso!
Dunque, mi piace pensare che Ino l’abbia capito, ma abbia
semplicemente una paura folle di ammettere tutto quello che prova; di pensarci
anche, solo.
Basta,
mi dileguo, ma non senza ringraziare chi ha recensito!
celiane4ever: Sorry, ma come vedi
cerco di portare avanti le cose in parallelo! Poi farò la brava e aggiornerò anceh BCH, tranquilla!XD
elysa_chan: Ciao e grazie! Come
vedi Ino e Shika stanno crescendo…e con loro i
problemi! A presto!
eleanor89: Premetto che quando vedo il tuo nome mi sbrilluccicano gli occhi perché so che si tratta di una
recensione accurata e meravigliosa…Sono contenta che la seconda ti sia piaciuta
tanto, e spero di non aver angstato male questa! Già, la rottura tra Ino e sakura fa un
gran male anche a me, soprattutto perché la vedo come una cosa decisamente insensata, che avrà fatto soffrire da morire la
nostra biondina preferita, povera. Shika è…Shika, e lo adoro, come solo una MB può capire. E poi grazie per i complimenti sulla caratterizzazione, mi
fanno sempre un gran piacere! Qui i due bisticciano un po’ meno, forse sono un po’ meno loro stessi perché sono come mai vorrebbero
farsi vedere dall’altro, specialmente a quindici anni: deboli e tristi. Ecco,
qui i genitori li ho lasciati più fuori, ma in realtà è semplicemente che anche
Ino e Shikastanno
crescendo…Grazie ancora!
AtegeV: Devo dire che dopo le recensioni tua
e della tua socia, posso morire felice. XD Grazie, grazie, grazie, o pandosaAkami: se fai i
complimenti tu sulla pandosità
ti credo senza indugi! Essì, tutti sanno, soprattutto
noi MB. Grazie ancora, un abbraccio da panda!
Ryanforever: Anche Neji non è male…ma non dire Neji che poi lo
inserisco nella prossima shot! Eh, non lo so mica chipreferisce Ino tra
il panda e il panda2, alias Shika..anzi, lo so! XP
Preparatevi per i 20 anni!
Ecco, se c’era una cosa di cui Shikamaru Nara andava
particolarmente fiero, era di saper leggere i propri amici come un libro
aperto. E in quella particolare circostanza la cosa
non era di grande aiuto al suo umore, dato che il suo migliore amico gli stava
mentendo, e fallendo miseramente nel tentativo.
“…perché hai organizzato tu, tutto da solo, vero?” tentò di
verificare Shikamaru, pregando gli dei che fosse così.
“…”
Dannazione.
“Vero?”
“…”
Occazzo.
Il Nara provò a razionalizzare la cosa: “Ok,
dimmi a cosa mi devo preparare” cominciò unendo le punte delle dita.
“Ma ho organizzato io!” protestò Choji “...la prima parte” concluse piano.
Shikamaru si portò una mano alla testa, sentendosi prendere
da un improvviso senso di spossatezza: “Almeno dimmi cos’è, così mi preparo al
peggior compleanno della mia vita”.
“Shikamaru Nara!” in lontananza sentì la voce –agitata – di
Naruto.
“L’uomo della giornata” gli fece eco Kiba
con una pacca sulla spalla dell’ormai scoraggiato Nara.
“Proprio io” alzò un sopracciglio il moro.
“Non sai cosa ti aspetta…” sorrise l’Inuzuka
con fare famelico.
“…e preferirei forse non saperlo”
annuì il Nara.
“Eddai, ci sarà da divertirsi,
garantito!” sogghignò Naruto con un sorriso che rispecchiava quello di Kiba, il che non era per nulla un buon segnale.
“Uzumaki, non è
che ora che ti sei rinchiuso in casa con Hinata
sei migliorato, eh” commentò acido Shikamaru, sbottonandosi il collo della
camicia. Per lui quella serata poteva anche finire in quel
preciso istante.
“Gli altri?” domandò Choji
speranzoso.
“Ci aspettano al ristorante” annuì Naruto
mentre trotterellando si incamminava verso l’ultima serata da scapolo
del genio di Konoha.
“Ino, sei…?” la domanda morì sulle
labbra di Sakura al vedere l’amica. Che Ino fosse bella,
bellissima, l’aveva sempre saputo, ma in quella serata “solo donne” aveva dato
il meglio di sé.
“Sei bellissima” commentò Sakura a fior di labbra, lasciando
scorrere gli occhi sul vestito candido che indossava
l’amica, cingendole i seni e sfiorando tutte le curve del suo corpo in una
carezza sensuale.
“Quella battuta conservala per il mio matrimonio” scherzò
Ino strizzando un occhio. “È così vicino…” sospirò poi, lasciandosi andare sul
letto. Sakura le si avvicinò, prendendole le mani “E
io sono contenta per te”.
“Oh avanti, solo perché sei la prima che si sposa…”
“Non vedo l’ora, Saku, a dirla
tutta. Lo so che può sembrare una contraddizione vivente, che sono sempre stata con Shikamaru, ma…ho una voglia di spupazzarmelo!”
“Ecco, qui direi che finisce la nostra chiacchierata tra amiche.
Mi piacerebbe avere una vita sessuale senza pensare alla tua,
Yamanaka” rise Sakura.
“E chi intendeva qualcosa di
sconcio?” domandò Ino con fare fintamente offeso.
Sakura alzò un sopracciglio, ma non rispose, al che Ino
scoppiò a ridere.
“Ti spiacerebbe ripetermi come sto?” domandò poi
specchiandosi per l’ultima volta.
“Strafiga, al solito” sbuffò Sakura mentre gli occhi della bionda guizzavano eccitati. E senza aspettare risposta, uscì di casa.
“Shi…”
“…ka…”
“…ma…”
“…ru!”
“Che dici, uomo?”
“Risparmiatemi”. Lo freddò Shikamaru
mentreKiba, piantatagli una zampa sulla
spalla, lo stringeva affettuosamente: “Non c’è bisogno che mi ringrazi, non
ancora. Perché la parte migliore deve ancora arrivare,
vecchio lupo di mare…”.
“…sì” fece Shikamaru in tono scettico, togliendosi la mano
di Kiba dalla spalla.
“Dai, Shikamaru, siediti” lo invitò allora Choji, battendo una mano al suo fianco, dato che se ne
stava già comodamente seduto sulla poltrona del ristorante. Shikamaru si
rassegnò: almeno c’era il suo migliore amico con lui.
“Ho ordinato il tuo piatto preferito” sorrise Choji, facendo cenno alla cameriera di avanzare coi piatti. La ragazza arrossì un poco, posando il primo di
fronte a Shikamaru. “In bocca al lupo” sussurrò lievemente,
poi invece di lasciare la pietanza e andare a prendere quella successiva, si
sedette senza troppi problemi sulle ginocchia di Shikamaru, sbattendogli
sotto gli occhi un seno troppo rigonfio per essere naturale. “C’è qualcosa che
posso fare per te?” domandò poi con fare complice.
Shikamaru si sforzò di fissare il piatto
mentre scuoteva deciso la testa: “Va bene così, grazie”.
“Ne sono certa, ma…sicuro che non
vada meglio così?” domandò lei strusciandosi sulle cosce
del ragazzo e guadagnando i fischi della popolazione maschile.
“Dai Shikamaru!” fece Naruto
“Dacci dentro!”. Kiba, chi se no?
“Dimostra che hai un pisello”.Immancabilmente, Sai.
“Come ti chiami?” domandò educatamente Shikamaru, ottenendo
fischi in risposta.
“Eri”
“Eri” ripeté Shikamaru prendendole la mano che gli aveva
passato intorno alle spalle e baciandola “Piacere di conoscerti, Eri” ripeté
guardandola negli occhi.
Kibasi inchinò
a cotanta galanteria.
“Il piacere è il mio, Shikamaru Nara” rispose la ragazza con
occhi da gatta.
“Accidenti, devono proprio averti pagata tanto per arrossire
anche a comando, eh?” domandò allora lui con un sorriso monco.
“Avrei dovuto pagarli io” mormorò lei
mentre Shikamaru le sorrideva gentilmente e, con gesto elegante la
salutava: “Grazie Eri, ma la mia fidanzata mi ammazzerebbe seduta stante, dopo
averti decapitata. È leggermente possessiva” suggerì sottovoce
mentreKiba scuoteva la testa e schioccava le
dita, al che la ragazza si diresse ancheggiando verso di lui. Niente da dire,
l’Inuzuka era sempre stato un investitore oculato.
“Non vale!” l’accolse Tenten,
mentre Hinata rideva.
“Era un bacio e si chiamava Shikamaru” alzò le spalle Ino. Al che Sakura tornò frustrata dal ragazzo che aveva appena lasciato
Ino: “Si chiamava Shikamaru!” esplose. Ino sorrise.
“D’accordo Ino, la tua prima prova è quella di
trovare un uomo di nome Shikamaru e di baciarlo” rise Tenten,
gli occhi che le brillavano.
“Oh, ti prego, Ten,
non queste cose infantili…” si lamentò Ino mentre la
castana sbuffava: “Certo, se non sei in grado…”
Ino si
irrigidì e si lasciò andare all’istante: “Impara, dilettante” sculettò
verso il bancone.
Il cameriere la scrutò
con aria famelica: “Sembra che le tue amiche si stiano divertendo, bionda…”
“Già” approvò lei,
divertita a sua volta.
“Posso offrirti
qualcosa?” chiese imperterrito il ragazzo,
squadrandola da capo a piedi.
“Forse” sorrise Ino
“Conosci i frequentatori di questo locale?” domandò poi con nonchalance.
“Mi ferisci, ragazza”
fece il barista con finto risentimento.
“Oppure” argomentò Ino
“Conosci una delle mia amiche?”
“Per quanto mi
piacerebbe, no” argomentò il barista.
“Allora avvicinati,
Shikamaru” sussurrò la bionda con fare suadente.
“Io non…”
Ino sorrise un po’ di
più.
“Oh, certo.” Si diede
dello stupido il cameriere. Per una così si sarebbe chiamato anche Terzo Hokage.
“Avvicinati” ripeté
Ino, piazzandogli un ben casto bacio sulla guancia. Poi gli fece
l’occhiolino, e voltandosi, lo ripagò con una splendida visione di lei
ancheggiante.
Avevano finito la cena (deliziosa, peraltro) e non era
successo nient’altro. Davvero, nient’altro: Shikamaru era quasi deluso. Certo,
non che morisse dalla voglia di essere umiliato, ma pensava che i ragazzi
avessero più fantasia. Stava ancora ponderando questi pensieri
quando la cameriera davanti a lui si slacciò un bottone della camicetta.
Fu tentato di dirglielo quando lo prese il sospetto
che forse l’aveva fatto apposta. Fu sicuro che il suo sospetto fosse vero quando la divisa da cameriera cadde completamente per
fare bella mostra di un succinto completo dell’ANBU, che lasciava ben poco
all’immaginazione. Shikamaru deglutì. La cosa si stava facendo molto
interessante e molto pericolosa allo stesso tempo. Ino l’avrebbe fatto fuori, decisamente. Il primo uomo ucciso dalla moglie prima del
matrimonio. Questo, ovviamente, solo nel caso l’avesse scoperto. Mentre un grande ghigno si faceva strada sul suo volto, Shikamaru Nara
aprì le braccia con fare oltremodo compiaciuto. La ragazza si strusciò complice
contro di lui, mentre gli altri ragazzi approvavano decisamente
i suoi occhi verdi e i capelli biondi, unici elementi scrutabili al di là della
maschera, con applausi e fischi. Poi, Shikamaru si irrigidì.
No, non poteva essere. D’altronde le coincidenze esistevano. Sì, e anche
l’autoconvinzione. Shikamaru Nara deglutì. Meno male che quello
doveva essere il suo giorno, meno male che la spogliarellista doveva essere una
che non conosceva e che non avrebbe rivisto per tutta la vita. Cazzo. Shikamaru Nara non era mai stato molto fortunato,
perché disconfermarele cose il
giorno prima del matrimonio?
Shikamaru Nara scosse il capo, alzò gli occhi al cielo e
sospirò: “Temari?”.
Di colpo l’atmosfera calda del locale si raggelò
mentre i ragazzi sbuffavano. “Devi sempre rovinare tutto?” domandò
Naruto. Non gli era mai piaciuto quando Shikamaru giocava
d’anticipo, soprattutto perché con lui giocava facile. Shikamaru guardò all’Inuzuka, che teneva sulle gambe la prima spogliarellista:
“Ohi, Shika, non siamo mica miliardari, noi…e siccome
la qui presente era a Konoha
stasera, abbiamo pensato di invitarla, dato che sappiamo che hai un debole per
le bionde” proclamò ridendo mentre faceva una riverenza alla ragazza della
sabbia. Quella si levò la maschera: “Grazie, Inuzuka”
ricambiò, inchinandosi a sua volta.
“Sempre a rovinare le sorprese, eh piagnucolone?” rise poi
appendendo la maschera al collo di Shikamaru. “Beh, per lo meno potrò vantarmi
del fatto che ci stavi per cascare, e che oltretutto ci saresti stato con me e
non con una professionista”.
Shikamaru rise di cuore.
Temari confermò: “Sono vanti, per una
donna.” Disse scuotendo le spalle “E poi questo mi fa anche pensare che i miei occhi siano davvero
riconoscibili ovunque…”
“Temari” la interruppe allora il
Nara. “Mica sono stati quelli”.
Temari di colpo arrossì: “Se non fosse la
tua festa, Nara, la pagheresti davvero cara!” fece reprimendo l’istinto di
percuoterlo.
“Ehi, miss doppiosenso,
riprenditi” la fermò allora Shikamaru. “È stato il tuo tatuaggio” fece
indicando una piccola rosa con una cetonia sopra, sull’anca della ragazza.
La cosa non parve tranquillizzare Temari:
“E come sai che ce l’ho, porco?”.
“Ok, ragazzi, magari stiamo
degenerando…” tentò di mediare Kiba.
“Oh, Shino dice le cose più strane quando è ubriaco” rise Shikamaru.
Temari arrossì prontamente, tirando un
pugno al Nara.
“E dai, che non lo dice, ma ti sta
aspettando” le fece l’occhiolino lui accennando all’Aburame
seduto all’angolo, in un inaspettato gesto d’affetto.
“Temari e Shino!”
scoppiò a ridere Kiba, incredulo “Questa poi…bella vecchio!” continuò battendo il palmo sulla spalla del
compagno di squadra, che prontamente si scansò, facendo spazio a Temari e circondandole quietamente la vita con un braccio.
“Allora” riprese parola l’Inuzuka
alzandosi in piedi “la verità era che volevamo chiamare anche Shiho per fare il full, ma la ragazza era
impegnata…”. Tutti risero.
“Va bene, Ino, visto che nella maggior parte delle prove hai
barato…” cominciò Sakura in tono professionale, ma subito fu interrotta dalla
bionda: “Ho interpretato, Sakura, è
diverso!”.
“È diverso” alzò le spalle Tenten mentre sorseggiava
l’ennesimo drink. Hinata sorrise.
“Ora comunque” riprese Sakura
convinta “È tempo di consigli. E chi meglio delle tue
amiche?”
Ino la guardò accigliata.
“Non obiettare, era una domanda retorica” si affrettò ad
aggiungere la rosa srotolando una pergamena.
“Per tenere un matrimonio unito, secondo me” cominciò Naruto
alzandosi in piedi ed elevando il calice al cielo “servono: amore” elencò
alzando un dito mentre i commensali facevano versi
svenevoli; “tenerezza” continuò Naruto mentre gli echi si moltiplicavano. “Ma
soprattutto” fece alzando l’indice a mo’ di monito, e poi puntandolo verso il
festeggiato“Shikamaru
Nara, se parliamo del tuo matrimonio
con la Yamanaka, come tuo amico ti dico: quando
sbagli, ammettilo, e quando hai ragione…taci”. Questa volta
la risposta degli altri fu un sentito applauso.
“Credo che il matrimonio sia una grande avventura,
Ino, un po’ come andare in guerra” cominciò Sakura, ma subito fu interrotta:
“Oh beh” rise Tenten alzando il calice “in realtà il
matrimonio è l’unica guerra in cui si dorme col nemico”. Le ragazze risero
fragorosamente.
“Falle capire subito chi comanda” saltò su Choji leggendo da un foglietto che si era preparato
“Guardala dritta negli occhi e dille con tono sicuro: ‘comandi
tu’.”
Shikamaru sorrise, e l’altro continuò: “Tienila spesso per
mano, così non entrerà nei negozi senza che tu te ne accorga.
E se proprio devi avere l’ultima parola, che sia: ‘va
bene, compralo’. In fondo il matrimonio è questione
di dare e ricevere, quindi è meglio che sia tu a dare prima che lei se lo
prenda comunque”.
“E ricorda Ino: una moglie ha
sempre più potere sul marito di quanto dice di averne” continuò Sakura,
sorridendo. Al che intervenne Hinata: “Il che è vero,
soprattutto nel tuo caso” confermò con un sorriso gentile.
“Io continuo a pensare che le fedi siano le manette più
piccole del mondo” intervenne Kiba,
salutando di malumore la spogliarellista che dopo aver riscosso il dovuto, si
allontanava ancheggiando. “Anche se in fondo, forse, Shikamaru è
preparato per al matrimonio, avendo un orecchino sa
cosa sia il dolore e anche dove comprare gioielli!”.
“Hai un buon consiglio anche tu, Shino?”
lo interpellò Shikamaru: da quella via, voleva chiudere il giro dei consigli il
prima possibile.
“Il segreto di un
buon matrimonio rimane un segreto” mormorò quello, impassibile.
“Ino, seriamente” fece poi Sakura stringendola forte, come
non faceva da anni. “In bocca al lupo. Ti servirà, con Shikamaru”. La bionda la
fissò inebetita: “Ma perché tutti pensate che non ce
la possiamo fare?”
“Perché così ce la metterete tutta
per provare il contrario” alzò le spalle Temari con
ovvietà, varcando con nonchalance la porta del
locale. “Scusate il ritardo, a proposito.” Si scusò poi sedendosi su una
poltroncina e porgendo un pacchetto a Ino. “Sono
andata a vedere come se la cavavano gli uomini, ma
all’angolo dei consigli machi
non ho proprio resistito. Tanti auguri, Ino, da parte del tuo futuro cappio al
collo” terminò versandosi da bere.
“Gran bella…” cominciò Kiba
perdendosi in una delle sue fantasticherie.
“Serata?” chiese Naruto.
“Serata” rise Kiba dandogli due
pacche sulla testa. “Vero Shikamaru?” fece voltandosi indietro, abbracciato a
Naruto.
“Shikamaru?” ripeté confuso.
“Shikamaru è andato a casa da mò, Kiba, io ti sto riaccompagnando” gli spiegò Naruto, con la
stessa voce che usava con gli studenti, all’accademia.
“Ma tu non sei una bella ragazza!”
lo guardò contrariato l’Inuzuka.
“Bello sì…” rivendicò Naruto.
“Oh, non sono mica Hinata, io” sottolineòKiba, con fare offeso.
“Ah, lo vedo…” mormorò Naruto “Ti mancano
…”
“Nel senso che non faccio la carità alla gente” lo troncò Kiba.
“Io sì, invece, dato che porto a casa te” si lamentò l’Uzumaki, riprendendo l’altro sotto braccio e
trascinandoselo dietro.
“Ma io non abito qui!” protestò il
castano, sempre più confuso.
“Ti porto da Hinata, che ti
rimette a posto”
Kiba sorrise furbescamente: “Mènage à trois?”.
“Lo apri quando avrai aperto i
nostri” sentenziò Tenten mentre Sakura levava dalle
mani di Ino il pacchetto che le aveva consegnato Temari.
Intanto Hinataprocedeva a riempire
il vuoto con tante piccole scatole.
“Ragazze, non dovevate…” cominciò la bionda, ma subito fu
interrotta.
“Prima questo!” ordinò Sakura prendendo a mano sicura un
pacchetto in nulla diverso dagli altri, per lo meno agli occhi della bionda.
“Questo l’ho pensato io…” proseguì la rosa con un sorrisetto
furbesco.
Quando Ino tornò a casa, all’esterno
albeggiava. La ragazza si buttò sul letto sorridendo all’idea di aver affidato
al suo panda di peluche un messaggio per Shikamaru, lanciandolo dalla finestra
che sapeva aperta, in quella sera di fine settembre. Così rimase sorpresa quando, aprendo le braccia, sentì qualcosa di
morbido solleticarle il polso. Si voltò, e tra la biancheria intima che le avevano regalato le ragazze in segno di buon auspicio,
scorse lo stesso panda che aveva lasciato poco prima in camera di Shikamaru.
Fece lo sforzo di alzarsi, nonostante fosse stanca morta, e di prendere il peluche. Portava sottobraccio un biglietto bianco, di un
colore diverso rispetto a quello che si ricordava di aver scelto, ed era
piegato in modo decisamente approssimativo:
Ehi,
seccatura…
Ho
ricevuto più consigli stasera che in tutta la mia vita: come affrontare il
matrimonio, come affrontare te…Alla fine farò di testa mia, farò un sacco di
casini e tu farai saltare tutti i miei piani coscienziosi, come hai fatto da
sempre, già lo so.
Ma
nonostante questo casino che ho in testa, fra poco la
mia vita sarà la tua, e i miei casini anche, cara, preparati.
Perché non li affiderei a nessun altro.
Ah,
buon ultimo compleanno da nubile, seccatura, goditelo.
S.
Fu allora che la ragazza si ricordò del pacchetto che tutti
i regali delle amiche le avevano fatto dimenticare, e
si precipitò a rovistare nella borsa che le amiche le avevano lasciato,
trovando infine quella scatolina consegnatale da Temari,
quella che una volta aveva creduto la più inarrivabile delle nemiche, e che la
settimana dopo sarebbe stata la sua testimone di nozze.
Aprì con fare frenetico (quanto aveva ragione, Shikamaru!)
il pacchettino malamente incartato: al suo interno
c’era una cornice goffa, sformata, che la ragazza riconobbe come una di quelle
fatte all’asilo, quando ancora erano piccoli. La cornice era rossa, dozzinale e
decisamente brutta, e al suo interno non c’era una
fotografia, ma un disegno che sembrava fatto da un bambino di cinque anni,
forse troppo timido per agire in base ai suoi sentimenti, forse troppo
razionale per farlo: ritraeva due bambini piccoli, uno con un codino nero
rigido come avesse tanti kunai piantati in testa, e
una bambina bionda, con una coda lunghissima, fino ai suoi piedi. Il maschio
sembrava guardare dritto, nel disegno senza prospettiva che hanno
i bambini, mentre la bambina salutava qualcuno, dall’altra parte. Tra di loro, un ammasso di macchie bianche e nere che
ricordava vagamente un panda, alto quanto i due bimbi e con un sorriso
vagamente minaccioso. A fianco si poteva leggere “Un giorno felice” nella
calligrafia elegante di una donna, quella stessa che aveva messo tante stelline
d’oro sui suoi disegni di bambina, Ino ricordava. Poi, di fianco, una scrittura
che conosceva bene, più sicura benché frettolosa,
aveva inciso sulla carta: “Ci proverò ogni giorno, tutti i giorni della mia
vita, Ino.”
Tutti i giorni della
mia vita.
Era quello che stavano per
promettersi: un per sempre. Come in
“…e vissero per sempre felici e contenti”. Improvvisamente, quella che una
volta le sembrava un’oscura minaccia, parve a Ino
disegnarsi come una nuova promessa. O perlomeno,
un’ottima arma da ricatto, sorrise al leggere il post-it
attaccato al retro della cornice:
“Lo so che mi sto fregando da solo, ma una promessa è una promessa, e tu hai già promesso di prenderti cura di me. Al
solito, mi hai incastrato. Ma tanto lo sono da talmente tanto tempo che non
ricordo nemmeno quando è iniziata. Tanto vale…”
Ino inspirò forte stringendo il panda al petto, continuò a
farlo come lo volesse far entrare dentro di sé; si
chiese come fosse possibile non scoppiare, con tutto quello che aveva dentro.
Poi baciò il panda, lo appoggiò al cuscino e lo accarezzò: “Massì,
lo voglio” mormorò prima di assopirsi. Tanto
ho il resto della vita per rinfacciargli quanto mi ha promesso. Qualcosa
che suonava stranamente simile alla felicità.
Ecco,
ora mi pare di aver recuperato: vi avevo rifilato una cosa abbastanza angstosa nella shot precedente, ma
qui, passati cinque anni, tutto cambia, e diventa divertente e giocoso, e quasi
dolce, anche. Si amano, e questo basta!
Grazie
a tutti per le recensioni, di cuore…
Ah,
prima di rispondere volevo dire che certe frasi sagge sul matrimonio non sono mie, ma di:
"A
man's wife has more power over him than the state has."
-Ralph Waldo
Emerson
“I think men who have a pierced ear are better
prepared for marriage. They've experienced pain and bought jewelry.” - Rita
Rudner
“The secret of a happy marriage remains a secret.”
-Henny Youngman
"Marriage is an adventure, like going to
war." -G. K. Chesterton
“Marriage is give and take. You'd better give it to her
or she'll take it anyway." -Joey Adams
E ora…voi!
Mimi18:
Non volevo farti piangere, Mimi, non volevo! Però
anche se questa shot ti ha fatto
schifo, voglio che tu sappia che può esserci un seguito felice anche per le angst di questo genere. Ho continuato, e per loro il finale
è così: ne passano tante (e le passano insieme, sempre), e mi piace l’idea che
cinque anni dopo siano maturati tanto, abbiano
affrontato tante cose che qui non vengono dette, ma finiscano inevitabilmente
più uniti di sempre…come spero accadrà anche nel manga XD A me basta un: diciannove anni dopo…ah, no, scusa:
quella è un’altra storia!
chi_lo_sa: Ciao! Mi dispiace aver fatto passare tanto
tempo nell’aggiornamento, ma spero che comunque la shot sia di tuo gradimento! Grazie della recensione e a
presto!
eleanor89: Ele, Ele…ma come faccio a rispondere degnamente a una
chilometrica recensione che scandaglia il fondo della fanfic
come manco JacquesCousteau?
Te l’ho dedicata perché sentivo ti sarebbe piaciuta, e sono davvero felice che
sia stato così…questo atto non so, vuole essere più
divertente e spensierato, giusto per mostrare tutto quello che possono essere e
fare insieme questi due (a parte un bambino che, sta certa, arriverà XD)
e…grazie per il betaggio!
Kimly: Ciao, e grazie per aver messo la fic
tra i preferiti! Spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto!
elysa_chan: I panda colpiscono
ancora! Come vedi, insieme ai compleanni, sono anche
loro a tornare puntualmente nei capitoli, come da sottotitolo! A presto!
Ryanforever: sì, sì, per me puoi tranquillamente dire “mezza
angstosa”! La storia di Asumasensei mi sembra sempre
troppo crudele per dei ragazzi di quindici anni, che poi appartengono al team
più unito, che tristezza! Grazie mille per i complimenti, come vedi questa shot è più fresca, ma spero ti piaccia
ugualmente! E come vedi…qui l’amore l’hanno accettato
in pieno!
“Ino, vieni a letto” il tono di Shikamaru era assonnato mentre l’ultima parte del suo discorso veniva
inghiottita da uno sbadiglio.
Ino se ne stava alla finestra, un vestito candido addosso e
gli occhi rivolti alle stelle.
“Ino, che fai?” le domandò lui alzandosi controvoglia e
circondandole la vita in un abbraccio. Appoggiò il mento alla sua spalla nuda mentre Ino si voltava con gli occhi umidi, sorridendo a
malincuore: “Mi provo il vestito, no?”.
“Ino…” Shikamaru si interruppe, non
sapendo cosa dire, esattamente. Era ovvio che non le andasse più il vestito del
matrimonio, ora che era incinta di sei mesi.
“Non mi va più,
Shikamaru!”
Lui la guarda
esasperato, mentre lei si dimena in un vestitino viola di non
molto tempo prima.
“Ino, è normale, sei
incinta…” protesta il ragazzo allargando le braccia.
“Non è scritto da
nessuna parte che io non debba essere bella se sono incinta!” ribatte lei,
piccata.
Lui si gratta il capo:
“Mendokuse, te lo vuoi sentire ripetere tutti i
giorni? Sei bellissima”.
“Lo dici solo per
consolarmi, ma non lo pensi!” e lei ha le guance rosse, e gli occhi umidi
mentre lo guarda, aspettando una sua risposta, una che
sia convincente.
“Lo penso da quando ti conosco, Ino, e ti conosco da una vita.” Lo
dice in un sussurro Shikamaru, lo dice col coraggio
che ancora gli manca,nonostante l’abbia
sposata, nonostante ci abbia fatto l’amore, nonostante la conosca da una vita.
E lei si siede
frustrata e commossa mentre le lacrime prendono a scorrerle sul viso, mentre il
mascara le si riga sugli occhi e Shikamaru decreta che
a quella festa non li vedranno. La prende tra le braccia e la stringe mentre lei singhiozza, mentre si nasconde sul suo
petto vergognandosi di quei capricci.
Eppure, dopo solo un anno, erano ancora
lì.
“Non mi va più bene, Shikamaru, non posso più essere bella
come quel giorno, ora sono grassa e brutta e…Kami, ma
come fai a guardarmi?” lo aggredì lei scoppiando in un pianto devastante,
sedendosi sul letto esasperata mentre nascondeva il
volto tra le mani. Lui intrecciò le dita con le sue e le baciò i polsi,
tirandosi discretamente accanto a lei: “Beh, già che mi hai svegliato, non ho
solo voglia di guardarti…” sorrise provocante accarezzandole il volto.
“Ti ricordo che dovrei essere io quella con le voglie”
sorrise Ino tra le lacrime, piano. Poi interruppe il bacio nel quale lui
l’aveva trascinata per chiamarlo: “Shika?” gli chiese mentre sentiva le mani di lui scendere verso il suo
ventre arrotondato.
“Che c’è?” fece il ragazzo seccato “Ho letto che le donne incinta hanno sempre voglia di…” di colpo
s’interruppe: “Non avrai mica mal di testa, vero?”.
Ino rise di cuore, accarezzandolo dolcemente: “Non hai
voglia di vederla?” gli chiese a bassa voce, portandogli una mano al suo addome
rigonfio.
“Shika,
vai a fare la spesa, ho mal di pancia”.
Lui se ne sta seduto
sul divano: è appena tornato da una missione e l’ultima cosa che ha in mente di
fare è uscire a fare compere: “Sono occupato, e non tocca a me. Tira fuori il
tuo femminismo, Ino, giuro che a sto giro non mi
dispiace”.
“Dai, Shika per favore…”. Il tono di lei
è flebile, ma lui non ci fa caso:
“Vacci tu, Ino, tocca
a te e sto giocando”
“Non capisci proprio quando voglio stare da sola, vero?” ora la voce di
Ino è forte, ferita. Shikamaru sbuffa: “No, non ti capisco,
Ino, e non ti capisco più da un po’ di tempo a questa parte: si può sapere che
diavolo ti prende?”
Le ha solo parlato, eppure sembra che l’abbia colpita con forza.
“Non lo so, Shikamaru, non lo so! So solo che un secondo mi viene da
ridere, l’altro da piangere, e sono stanca, stanca,
dannatamente stanca di stare così!”.
Di colpo l’espressione
di Shikamaru muta, al vederla disperata, e l’abbraccia, l’abbraccia
mentre si sente ancora una volta inadeguato a quella donna che conosce
da sempre e che gli pare non sapere mai come rendere felice.
“Io ti amo, Shika, ma non ti sopporto. E
questo mi fa paura.”Mormora lei a pochi
centimetri dal suo volto, dimenandosi flebilmente nel suo
abbraccio.
Shikamaru le prende le
mani che battono contro il suo petto, deboli.
“Che
succede, Ino?” le chiede sottovoce, mentre lei si abbandona al suo abbraccio.
“Succede che sono
incinta, di nuovo, e non so come
dirtelo”. Per un attimo le mani di Shikamaru smettono di accarezzarla, per un
attimo Ino si congela in quell’abbraccio mozzo,
temendo qualcosa che nemmeno lei sa cosa sia. Poi si rende conto che Shikamaru
si è fermato a guardarla. E che è come se la vedesse
per la prima volta.
“Vederla?” domandò lui, interdetto.
“Vederla.” Confermò Ino “Sono mamma, ho diritto al sesto
senso” sorrise.
“Mamma Ino” mimò lui con uno strano tono di voce,
accarezzandole la pancia, baciando le mani che aveva tra i capelli e l’addome
nudo di sua moglie in quella sera di settembre.
“Ehi tu” fece poi Shikamaru tamburellando
discretamente le dita sul ventre della ragazza “donna!” chiamò. Ino
rise, sentendo la bambina scalciare in segno di protesta.
“Ah!” Protestò Shikamaru “Sei arrivata senza chiedere il
permesso, ti presenti tra di noi e ti metti pure a
fare il padrone scalciando a destra e a manca…posso immaginare da chi hai
preso?” domandò borbottando qualcosa che assomigliava parecchio a “Mendokuse”.
“Shikamaru!” lo percosse lievemente Ino. “Ti ricordo che te
la sei sposata, questa seccatura. Hai promesso di tenermi per
qualcosa tipo l’eternità” fece piccata.
“Che
seccatura…” borbotta Shikamaru posando Ino a terra non appena varcata la soglia
di casa.
La ragazza
naturalmente ha pestato i piedi perché lui la prendesse in braccio, come da
tradizione, e il fatto che lui fosse tornato a casa il giorno
prima del loro matrimonio non deponeva certo in favore del suo potere
decisionale sull’argomento. Il ragazzo alza lo sguardo per vedere sua moglie
(come suona strana quella parola associata a Ino; come
suona bella, addosso a lei).
Ino èappoggiata
allo stipite della porta, mentre lo guarda curiosa sfilandosi un guanto
candido. Shikamaru ricambia lo sguardo e alza un sopracciglio.
Naturalmente, Ino non
gli dà tempo di prendere l’iniziativa, saltandogli al collo e baciandolo con
passione. Quando ritrovano il respiro, lei gli
sorride: “Non era così una seccatura, no, Nara?”.
“Sì, diciamo che è il mio genere di seccatura” bisbigliò
Shikamaru in direzione del ventre, come per confidare un segreto a quella
bambina di cui neppure conosceva il volto. Poi guardò la moglie, che lo
scrutava divertita mentre coccolava uno dei panda
gemelli che aveva insistito per tenere in camera. Stava per tentare il secondo
attacco a Ino, quando, puntuale come un avviso dell’hokage, arrivò il pianto di Shiro,
il loro figlio maggiore, dalla stanza accanto.
Ino tentò di alzarsi mentre
Shikamaru la fermava: “Vado io” annuì, “tu riposati.”
“Ino, sicura che vada
tutto bene? Sei sempre stanca”
“Parla quello che è nato stanco”
“Ino, guardami: c’è
qualcosa che non va e tu non me lo vuoi dire”
“Non c’è niente che
non vada!” lo dice troppo velocemente perché possa sembrare vero, lo dice con
un tono di voce troppo alto perché possa sembrare anche lontanamente
convincente.
Shikamaru la guarda,
senza dire niente. D’altronde, è quella la sua specialità, farla capitolare
senza parlare, scatenare un fiume in piena con uno sguardo.
Senza parlare, le si avvicina, le circonda la vita con un braccio e la
attrae a sé, ignorando le deboli proteste della ragazza, che comincia a
piangere prima di iniziare a parlare.
“Se
ti va di parlarne sono qui, anche se mi pare superfluo dirlo” sbuffa poi,
scuotendo il capo.
“Ma
tu odi sentirmi vaneggiare!” mugugna Ino piano, in un tono che sa di speranza.
“Anche tu odi quando mi lamento, ma questo non ti ha impedito di dirmi
di sì” alza le spalle lui, indifferente.
Ino si alza e gli
riserva un sorriso radioso: “Vuoi dire che ti stai volontariamente offrendo di
avere una lunga conversazione con me?”
“Offrendo non è la parola giusta, tanto quanto non lo è conversazione, comunque…”
Ino ride adesso, e lo
guarda con un’espressione adorabile.
Ino lo guardò con espressione interrogativa
mentre Shikamaru tornava dalla stanza del loro bambino, poi quasi si
spaventò quando lui saltò sul letto e, prima che lei potesse chiedere
spiegazioni, cominciò: “Tutto a posto. Se ci vuoi
scusare, stavamo avendo una conversazione privata, qui. Come?” domandò poi in direzione del ventre, mentre Ino, scuotendo il capo,
ridacchiava.
“Vuole vederti” fece Shikamaru rivolgendosi in un sussurro a Ino. “Devo aggiungere ‘curiosa’
alla lista. Ora mi chiedo proprio se sia anche figlia mia, almeno un po’,
questa qui”.
Ino lo colpì con una sberla
scherzosa, ma lui tornò a sussurrare in direzione del ventre: “Com’è la tua mamma?
Oh, sì, domanda ragionevole…devi proprio essere mia
figlia allora” argomentò mentre Ino si sollevava sui gomiti, curiosa della
conversazione.
“Vedi principessina” cominciò Shikamaru fingendo di pensarci
su “tua mamma è la creatura più testarda dell’universo,
se si mette in testa una cosa, è finita”. Ino gli fece una linguaccia.
“Ma è anche parecchio intelligente
in effetti” si corresse Shikamaru allo sbuffo della moglie “ad esempio ha
sposato me, il che è sintomo di parecchia intelligenza” scherzò.
“Idiota!” rise Ino.
“Ecco, mamma non è educatissima, piccola. Ma ci sarò io a insegnarti quello che conta, non ti preoccupare” sorrise
Shikamaru.
“Shikamaru, crepa!”
Ino lo accoglie con un piatto lanciato nella sua direzione. Il tutto solo
perché era avvinghiato fino a poco tempo prima a Temari, che aveva beccato Shino
tra le braccia di Shiho nello stesso momento in cui
lui aveva visto Ino lanciarsi addosso a Sai.
“Sei contento ora che
mi hai rovinato la serata, sì?” chiede la ragazza,tirandogli un altro piatto. Shikamaru
si abbassa veloce.
“No che non sono
contento, finché continui a lanciarti in braccio a mezza Konoha!”
“Finiscila cretino,
sappiamo entrambi perfettamente perché mi lancio tra le braccia di mezza Konoha!” sibila Ino, d’un tratto vicinissima
al suo volto. “Ipocrita”, aggiunge inviperita. Shikamaru la prende per un polso mentre lei se ne va, tirandola a forza verso di sé:
“Che cosa vuoi dire?”
“Non ci vado a letto,
se è questo che vuoi sapere, razza di codardo” ride lei, senza umorismo.
“Non…”
“E
invece sì, Nara, era esattamente quello che volevi sapere. Non ci sono andata a
letto, contento?”
“No”
“Lo sei, invece”
“Sì, lo sono, è vero. Perché loro non ti meritano, Ino”
“E
chi mi merita, Shikamaru, chi? Tu, che non fai altro che evitarmi? Non so più
come dirtelo, brutto deficiente, non so come altro farti capire che cerco di
buttarmi sugli altri perché tu non hai il fottuto
coraggio di dirmi di no una volta per tutte!”
“Forse perché non
voglio farlo” è una riflessione a voce alta, quella di Shikamaru.
“Non vuoi troppe cose,
Shikamaru” commenta Ino secca, seccata “Sarebbe ora che ti mettessi a pensare a
cosa vuoi, invece”
“E
tu, Ino, cosa vuoi?”
“Piantarla di pensare
a te, Shikamaru”
“E
se ti proponessi di pensarmi, tutta la vita?”
“Direi che non hai
capito un cazzo”. Gli sputerebbe in faccia, se non
l’amasse.
“Te lo sto chiedendo,
Ino” e in un sussurro il ragazzo poggia la fronte su quella della ragazza, e in
un bacio a fior di labbra le ripete che glielo sta chiedendo lì, in quella
situazione assurda, in quel modo inconsueto.
“Che
cosa, di grazia?” non vorrebbe, Ino, ma la sua voce trema d’emozione.
“Sposami”.
“…perchéMendokuse
è una bellissima parola” annuì Ino, poco convinta.
In risposta arrivò un calcio ben
assestato.
“Sempre d’accordo con tua madre, tu?” chiese Shikamaru,
attonito. “E ugualmente energica”, aggiunse
massaggiandosi la tempia che aveva appoggiato al ventre della moglie. “Anche tua madre lo è, parecchio. Eh?” fece poi avvicinandosi
nuovamente al ventre, appoggiandovi piano la testa “Sì, sì, lo so bene.
Dovremmo chiamare il telefono azzurro. Ma non ti preoccupare, non sarà violenta
con te, lo so.” Fece accarezzando lievemente la pancia
“Perché sai un’altra cosa sulla tua mamma? È
bisbetica, ma solo lei può dire qualcosa di male su chi ama. E lo fa, spesso,
con me. Ma voi…voi sarete complici, già lo so…e io me
ne starò in un angolo a guardarvi complottare con l’aiuto di quel vecchiaccio
di mio padre, che sarà pazzo di te. Lo hai già fatto innamorare e neanche ti ha
vista.” Sospirò.
“Sei un coglione”.
“Buongiorno anche a
te, papà” annuisce Shikamaru, versandosi una tazza di latte.
“Mi spieghi come ho
fatto a mettere al mondo uno come te?” domanda Shikaku, frustrato.
“Non lo voglio sapere,
grazie. Certe cose tra te e mamma devono rimanere tra di
voi”.
“Giochiamo a Go”
decreta il Nara con la cicatrice, convinto. Ovvero:
dobbiamo parlare, e di cose serie.
Shikamaru annuisce
impostando la scacchiera, senza proferire altra parola. Sa che il suo vecchio
vuole dirgli qualcosa, e che aspetta solo le parole giuste per farlo.
“Inoichi
è preoccupato” esordisce infattiShikaku,
poco dopo.
“Da quando ti occupi
delle paranoie di Yamanaka-san?” domandail figlio, alzando
lentamente un sopracciglio mentre muove il primo pezzo.
“Da quando ti riguardano,
Shikamaru”. Il ragazzo non proferisce parola.
“Vorrei sapere cosa
c’è che non va in te, Shikamaru” borbotta poi tra sé e sé il padre, scuotendo
il capo.
“Tante cose, papà”
scuote il capo Shikamaru, a sua volta.
“Il problema è che non
la ami?” domanda Shikaku, diretto.
“Che…Cosa?”.
Non c’è dubbio, il padre ha centrato l’argomento, ma
non il problema.
“Non giocare con me,
sono tuo padre”
“Pensavo fosse quello
che stavamo facendo” cerca di evadere il discorso Shikamaru, spaventato dalla
piega che sta prendendo.
Suo padre si alza e conclude sardonico: “Pensavo fossi più maturo e meno coglione”.
Shikamaru fissò per un attimo lo sguardo in quello di Ino, tornando poi a dedicarsi alla sua pancia, alla loro
bimba: “Ma che dicevo? Ah, sì, la mamma. La mamma fa la dura
ma in fondo è un pezzetto di pane. E scommetto
che quando verrai al mondo lei scalcerà e piangerà perché non saprà come
trattarti, ma alla fine farà tutto nella maniera migliore possibile; di più se
si può, perché è sempre stata pronta, tua madre. Ogni cosa le
si pari davanti la risolve in un baleno, e in un modo che non avrei mai
pensato. E io sono un genio, sai?” domandò con
affetto.
Ino gli carezzò piano la testa, indugiando poi sulla sua
guancia, ringraziandolo tacitamente di quelle rassicurazioni che non osava chiedere anche se le sentiva necessarie come non mai.
“Ah” riprese Shikamaru dopo qualche attimo di silenzio “e
poi non ti devi scordare che la mamma è bella, bellissima. A volte non ci si
sente, e nonostante sia tanto intelligente, non ha ancora capito che sarà
sempre la più bella per papà, perché lui la ama disperatamente. E tu non devi essere gelosa, perché sai una cosa? So già che
appena ti vedrà in faccia, papà amerà così anche te, con la stessa paura
dannata di perderti da un momento all’altro, perché sei il più bel regalo che mamma potesse fargli. E già ti amo ora, che mi prendi a
calci in faccia.”
Si interruppe quando udì un singhiozzo
provenire da poco più in là, e alzando gli occhi incontrò quelli di Ino, umidi.
Di gioia, però.
“Ohi, Ino…Non vorrai piangere di nuovo?” domandò
preoccupato.
“È solo colpa tua, scemo” rispose lei continuando a
singhiozzare.
“Vedi? Questo è un po’ colpa tua piccolina…” Fece allora Shikamaru mentre si alzava per guardare bene la moglie “Ora
papà va un po’ dalla mamma, d’accordo?” fece poi con il ventre di Ino,
baciandolo.
“Ino…” le disse poi avvicinandosi al suo volto.
“Sei un idiota, Shikamaru, riesci a farmi piangere anche
quando sono felice…” protestò Ino nascondendo la bocca con la mano.
Lui scosse il capo: “Anche io ti amo, tesoro. E ti amo proprio perché sei sempre
così dolce…” intervenne sorridendo ironico.
Ino sorrise a sua volta: “Ti piace proprio vedermi piangere,
eh?”
“Beh, quando piangi di notte si vedono le stelle nei tuoi
occhi” rispose lui avvicinandosi per un bacio.
“Adulatore. Tu non preferisci le nuvole?” domandò
lei, con falsa modestia, mentre lui scendeva in una scia di baci sulla sua
guancia.
“Preferisco te.” Fece Shikamaru prendendo a baciarle il collo mentre l’orologio rintoccava la mezzanotte. “E a proposito, buon compleanno, Ino. Hai
voglia di festeggiare?” disse poi insinuando una mano sotto la sua
camicia da notte.
“Shika?” lo interruppe Ino,
fermandolo inaspettatamente.
“Mm?” mugugnò lui sul collo di lei.
“Ti offendi se dico che io invece ho voglia di gelato alla
fragola?”
Shikamaru non si diede per vinto: “Vediamo se riesco a farti
cambiare idea…”
Non più di due secondi di pace e, di nuovo, Shiro.
Shikamaru imprecò, mentre Ino sospirava: “Tuo figlio piange”
“Ah, lascia che pianga” scrollò le spalle l’uomo continuando
a dedicarsi alla moglie.
Ino protestò: “Ma…”
“Shhh…” sussurrò lui, baciandola
ancora e invertendo le loro posizioni.
Poi, d’un tratto, s’arrestò.
“Shika, perché ti sei fermato? Non
piange più, forse si è riaddormentato…Shika?”
“Mio figlio cammina”.
Confesso che l’avevo pensata in modo radicalmente
differente, ma la Lulym’ha
ispirata a una fluffosashot
tra innamorati. Ora, essendo Shika e Ino quelli che
sono, non poteva che esserci qualche battibecco, ma alla fine ci piacciono proprio per questo, no?
Ah, se non si capisse, il flashback procedono all’indietro, dal più recente al più lontano!
E sì, li ho fatti sposare
a 20 anni, che è presto, ma immagino che nel mondo ninja
le cose funzionino diversamente. Se no, me la prendo
come “licenza poetica”.
In ogni caso spero sinceramente che ne sia uscito
qualcosa di leggibile!
Grazie a tutti, in particolare:
Mimi18: Minniè, tessora. Mi prostro ai tuoi tacchi per
cotanto ritardo (nella scorsa shot, non in
questa, dai).Lo so, lo so che
l’immagine di Temariceh
seduce Shikamaru non è il massimo, ma lui l’aveva già riconosciuta e poi lei è
testimone di nozze di lui, non di Ino!
E sì, il bianco mi dona una cifra 8rigorosamente
dispari, per la storia dei numeri pari XD)
Much love,
Barbiè (per adattarmi al tuo
nuovo accento XD)
342514: Beh, sì, questa shot
è un po’ meno divertente dell’altra, più dolciosa ma spero non eccessivamente. Spero faccia solo vedere
quanto amore c’è nel mezzo, tra quei due. Anche se a
volte si tirano piatti XD Ed ecco il bimbo! (anzi: i
bimbi!) Come vedi qui non c’è traccia di Yoshino, ma
per lo meno in un flashback si intravede Shikaku!
Grazie della recensione e alla prossima!
Kimly:
Grazie, grazie mille di seguirmi così assiduamente, e di lasciare i tuoi
incoraggiamenti. Sper che anche questa shot ti sia piaciuta! A presto!
kikkyxx14: Sono contenta che la
scorsa shot ti abbia fatto ridere: con questa spero
di averti fatta sorridere di dolcezza! Grazie della recensione!
celiane4ever: Vale! Eccerto che c’è l’accenno ShinoTema,
coleotteri dorati per sempre! Poi mi piace molto l’idea che Kiba
pensi a Temari come una bomba del sesso (anche in
quanto più grande di lui) e non realizzi se non davanti a fatto compiuto, che
lei sta con Shino, al quale l’Inuzuka
non avrebbe dato una cicca XD Cho è un grande, un
grande!...come le dimensioni del suo stomaco XD. E io lo adoro, punto. Ancora, sempre bianco! Grazie!
Ryanforever: Ciao! Beh, direi che in
questa shot fai il bis d’amore, no? Sono contenta che
la scorsa ti sia piaciuta tanto, e spero di aver bissato il gradimento! E un
compleanno da nubile così…te lo auguro di cuore! Alla
prossima e grazie delle recensioni!