Note e Anima- Terza parte. Un nuovo inizio

di Amber
(/viewuser.php?uid=2433)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Tre anni dopo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- La vita lontano ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Il ritorno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Da lontano... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Rivedersi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Confronto ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7- La verità ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- L'assemblea ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9- Passione ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Richiesta d'aiuto ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Di nuovo in pista ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- Riavvicinamento? ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Confessioni ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- Ricordi improvvisi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- Il ritorno di Tom ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- Progetti ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Wait ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- Gelosie, sospetti, inviti ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19- Matrimonio ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20- LaN ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21- Scoperte e arrivi ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22- Racconti, ricordi ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23- Due mesi dopo ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24- Incidente ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25- Stanza 9 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26- Fratello e sorella ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27- La resa dei conti ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28- La decisione finale ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29- La fine di un'era ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Tre anni dopo ***


Salve a tutti! Sono tornata!! Lo so che è incredibile, eppure eccomi! Allora, questo è il primo capitolo dell’ultima parte di questa mia storia, Note&Anima appunto, che avrà ben 29 capitoli.

Sono orgogliosa di tutto questo e spero possiate apprezzarlo anche voi ^^-

Aggiornerò una volta a settimana, poi ora che le vacanze sono iniziate avrò molto più tempo anche per correggere eventuali erroretti qui e là.

Probabilmente l’inizio vi sembrerà un po’ strano, intendo, soprattutto, la nuova Kagome, ho tentato con tutta me stessa di portarvi tutte le sue emozioni in quest’ultima parte quindi sarà un po’ scioccante l’impatto… o almeno credo!

Buona lettura a tutti e alla prossima settimana!

 

***

 

C’era una volta…

C’era una volta una ragazza, una ragazza pura di cuore, felice, forte, testarda, sognatrice… Una liceale normalissima con amici che le volevano bene, con un talento naturale per il pianoforte e la musica, una liceale che con la sua migliore amica e il loro istruttore di musica, fece un viaggio fino alla lontana Amsterdam con altre tre persone, sempre musicisti. Con uno di loro, non ebbe all’inizio un buon rapporto, litigavano e si beccavano continuamente, ma poi in loro nacque qualche cosa, subito un tacito accordo, poi una tranquillità turbolenta e infine, si misero insieme. Anche i loro due migliori amici si innamorarono l’uno dell’altra, ricongiungendosi dopo tanto tempo, dopo una amara verità, la verità di essere fratellastri da parte di madre, ma forti e innamorati si prepararono ad affrontare il mondo. Infine lei, l’amica acquisita da poco, se ne andò con un uomo, un loro amico, per sparire lontano dai problemi della grande Tokyo e di quello che la sua scelta avesse portato. La nostra protagonista conobbe molti amici e in particolare si affezionò a un promesso che riuscì a fare accettare dal padre la sua promessa…

 

C’era una volta…

C’era una volta una ragazza, una ragazza pura di cuore, felice, forte, testarda, sognatrice, innamorata del proprio ragazzo come non mai, i problemi della vita di tutti i giorni in agguato riuscirono a superarli insieme, vicini, e credeva per sempre… Certo non aveva fatto i conti con lui scoprendo che, per volere del padre, doveva partire per tre anni per l’estero, per studiare e sposarsi e che già da due anni sapeva e che già da qualche mese la sua migliore amica, che continuava la sua relazione con il fratello, lo sapeva. Le lacrime e il dolore uscirono grazie al promesso, e mai lo ringraziò abbastanza per esserle stato vicino così tanto anche nelle parole dure che disse al suo più grande amore che non crede dimenticherà mai, un amore racchiuso in una scatola, sopra l’armadio dove aveva messo tutti i ricordi di lui e dei loro momenti felici insieme…

 

Capitolo 1

Tre anni dopo

 

-Kagome? A cosa stai pensando?- la voce di Mikado la riportò bruscamente alla realtà.

Ci aveva ripensato, di nuovo! Non era possibile…

L’uomo la strinse a se e lei si lasciò cullare piano

-Niente, pensavo…- commentò

-Al tuo esame di domani, quello per la patente?-

-Figurati- sbottò lei scrollando le spalle e alzandosi dal letto duro.

Non riusciva a farci l’abitudine, anche se da tre anni condivideva con Mikado quel letto… non riusciva ad abituarsi al materasso troppo duro. Quello di casa sua era più morbido e ci dormiva nettamente meglio

-Vai?- Le domandò lui alzandosi a sedere

-Si, sono comunque le 3, e io domani ho scuola- gli ricordò lei allacciandosi gli stivali neri dal tacco vertiginoso.

Si guardò allo specchio.

Calze velate nere che risaltavano la minigonna rossa con i bordi dorati, maglia a spalline nera di pizzo e il giacchino di jeans legato intorno alla vita.

Ai capelli neri con i colpi di luce aveva fatto la permanente e, quella sera, li aveva raccolti sulla base della nuca lasciando ricadere le morbide ciocche che le incorniciavano il viso.

Non c’era alcun dubbio: era diversa.

-Vado. Ci vediamo domani-

-A domani sera, hai finito di scrivere il testo per la nuova canzone?- Kagome lo fissò ironica

-Ti avrei detto se lo avessi finito, o sbaglio?- chiese –Ciao-

-Ciao Kagome- Ma la ragazza, senza attendere risposta, era uscita dall’appartamento del ragazzo appena due vie dopo il locale L&N dove lavorava da tre anni e qualche mese e, già da uno lavorava fino all’1.

Kagome guardò la bicicletta contemplandola. Domani avrebbe avuto l’esame di pratica per la patente e dopo, se ce l’avrebbe fatta, avrebbe buttato quella maledetta bici dal monte Fuji.

La odiava. Ogni volta che la vedeva, ricordava i giorni in cui, dopo il lavoro, si dirigeva a tutta velocità da lui, da Inuyasha…

Il pensiero di lui in quel periodo si era fatto ancora più insistente, come un verme insidiato nella sua mente.

Chissà, forse perché erano già passati tre anni da quel maledettissimo giorno…

 

Quando fu a casa, Kagome si diresse diritta in cucina e si preparò del caffè che portò in camera sua.

Anche quella era diversa, l’aveva cambiata quando aveva deciso che sarebbe stata diversa, completamente.

Aveva riverniciato tutte le pareti di un tenue avorio, cambiando la disposizione del letto, del comodino, dell’armadio e della scrivania.

Solo una cosa non aveva cambiato. Solo una.

Gli occhi di Kagome si mossero da soli mentre appoggiava silenziosamente la tazzina sul ripiano di legno. Eccola, sopra l’armadio, impolverata, immobile, immutata, la scatola dove aveva racchiuso tutto, dove aveva racchiuso il suo dolore, i suoi ricordi e il suo amore. Tutto in quella scatola.

Non aveva il coraggio di prenderla e guardarci all’interno sapendo il contenuto, ma ogni volta che la guardava, lo faceva quando i ricordi riaffioravano e si voleva punire.

Punire.

Per la sua stupidità che dopo tre anni soffriva ancora come se fosse trascorso solo un giorno.

Per il suo dolore trattenuto dentro di se.

Per l’amore che provava ancora per il giovane.

Kagome strinse le labbra fino a farle sbiancare e si impose di distogliere lo sguardo.

Ora doveva solo pensare a dormire e a finire un'altra giornata.

 

La mattina dopo quando la madre scese trovò la giovane già in cucina, vestita di tutto punto, impeccabile, che sorseggiava distrattamente il caffè. Lo sguardo era lontano, come sempre…

-Buon giorno tesoro, hai dormito bene?- chiese la donna

-Si mamma, tutto bene- rispose la giovane alzandosi e mettendo la tazzina sul lavabo

-Al lavoro?- La ragazza le scoccò uno sguardo.

La donna lo aveva scoperto qualche tempo prima. Non era mai stata d’accordo, ma aveva capito che alla giovane non interessava se lei voleva o meno perché, in un modo o nell’altro, avrebbe continuato.

-Si mamma, tutto bene. Domani ricevo la busta paga, vado alle Poste- disse la ragazza spiccia prendendo la cartella –Vado, non aspettarmi per pranzare- commentò e uscì senza attendere risposta.

Era stanca di sua madre che la guardava con apprensione per come era diventata, era stanca di suo fratello Sota che la fissava ogni tanto come se la vedesse per la prima volta, lo odiava quando il pomeriggio usciva per incontrarsi con Kohaku. Così cercava di stare in casa il minimo indispensabile, mangiava fuori, faceva i compiti in biblioteca… Era raro vederla in casa tutta una giornata, ma non le importava se sua madre non lo trovava giusto.

Kagome camminava lentamente, mancavano più di 40 minuti per l’inizio delle lezioni e tanto valeva prendersela con calma. Non aveva dormito molto, solo qualche ora, ma ormai era abituata anche a quello. Quel pomeriggio, poi, doveva dare l’esame di pratica per la patente quindi non si sarebbe messa a gironzolare troppo per Tokyo quel pomeriggio. Pazienza…

Era quasi arrivata allo svincolo per la scuola quando improvvisamente una voce dietro di lei, che la chiamava a gran voce, la bloccò

-Kagome!!! KAGOME!!- La ragazza, purtroppo, sapeva a chi apparteneva

“Accidenti… che sfiga!” Si girò e vide il trentatreenne che le si avvicinava veloce sorridendo. I capelli biondi lunghi fin sotto il colletto facevano risplendere la luce del sole su di lui, gli occhi brillanti azzurri pieni di vita le sorridevano sinceri. Lui, Paolo. Il suo ex insegnante di pianoforte, che aveva lasciato tre anni prima.

-Kagome, come te la passi?? È da un tot che non ci vediamo!- esclamò

-Già. Tutto bene- disse lei distaccata. Lui non fece caso al suo tono freddo e sempre rivolgendole un sorrido smagliante la affiancò

-Stai andando a scuola? Ma non è un po’ troppo presto??- chiese

-A casa mi annoiavo e sono partita poi oggi ho una verifica e voglio ripassare- rispose riprendendo a camminare

-Allora, il prossimo anno che farai? Tornerai alla Saintfowl?- domandò lui cambiando discorso.

Ecco, la solita proposta, di nuovo. Che scocciatore.

-Paolo, no. La risposta è sempre quella, no!-

-Insomma, Kagome! Stai sprecando un talento!-

-Un talento che non volevo io, ora scusami, ma vado di fretta- disse accelerando il passo freddandolo con uno sguardo. L’uomo non si fece abbattere e la seguì sempre standole a fianco

-Kagome, sai, Sango e Miroku chiedono spessissimo di te. Non parli ancora con loro?- chiese. Kagome si bloccò

 

[…]

–Io te lo dico da mesi come i ragazzi, Sango dall’ultima cena con i nostri genitori, mi stressa continuamente!,…-

[…]

–Sango, sei una vera stronza. La prossima volta che ci vediamo, vedi di non rivolgermi neppure la parola, Miroku, stessa cosa vale per te…-

[…]

 

Quella scena, ancora, li vedeva di nuovo davanti a lei, come se fosse stato ieri

-Paolo?-

-Cosa?-

-Fammi un piacere- Lo guardò acida –Vedi di starmi su di dosso. E ora se vuoi scusarmi- La ragazza spedita entrò dentro i cancelli della scuola senza mai voltarsi indietro.

Mentre entrava nell’edificio, sentiva i suoi passi rimbombare nel silenzio della scuola. Percorse i corridoi deserti, salì le scale lentamente poi, entrò in classe accendendo la luce.

5 A Linguistico.

Incredibilmente era riuscita ad arrivare lì, alla fine delle superiori.

Si sedette al suo banco, in fondo all’aula che dava alla finestra che aprì facendo entrare una brezza leggera. Dopo lo spiacevole incidente di fine seconda/inizio estate, in terza aveva cambiato compagni ed era finita in una classe diversa rispetto alla ex amica Sango, le era andata bene anche in quarta riuscendo ad evitarla il più possibile. Quell’anno però, si erano trovate di nuovo assieme e questo per Kagome era un fastidio enorme. Aveva provato a parlare con il preside per farle cambiare sezione, ma i suoi sforzi non servirono a niente anche se, con l’uscita in massa dei COBRA, ora tutti tiravano un sospiro di sollievo in più. Kagome così, aveva dovuto adattarsi e la ignorava palesemente anche se sentiva sempre i suoi occhi tristi posati su di lei e i suoi inutili tentativi di parlarle.

Non sapeva come se la cavava con Miroku, non sapeva più nulla dei COBRA, e questo le andava più che bene, non le interessava minimamente e voleva che continuassero tutti così. Tutti, nessuno escluso.

Naturalmente, nulla può andare sempre come si vuole.

Ogni tanto il fratello sgattaiolava in camera sua e le raccontava le avventure del pomeriggio, non che a lei interessasse, ma ogni tanto capitava che sulla bocca del giovane saltasse fuori il nome di sua sorella o di Miroku, così veniva a sapere involontariamente che uscivano ancora insieme di nascosto, che le cene erano ancora una dura prova e che il giovane stava studiando come un matto per volere di suo padre.

Beh, poco male, così la prossima volta si dava da fare prima, ma come abbiamo già detto, non le interessava affatto.

La porta si aprì cigolando e Kagome alzò gli occhi. Chi mai arrivava a scuola a quell’ora, oltre a lei!?

Ah, certo… Sango, troppo ovvio… dopotutto quella mattina avevano una verifica no?

-Kagome!- La ragazza evitò di rispondere e riprese a sfogliare distrattamente il libro dove aveva annotato tutti gli appunti.

La sfiga esisteva davvero.

Com’era quel detto? “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo!” azzeccato fino all’ultimo eh?

-Sei in anticipo! Anche tu ripassi?-

-Non si vede?- La freddò calma. Sango sospirò

-Kagome, ti prego, finiamola con questa pagliacciata. Sono passati tre anni ed è tutto l’anno che mi eviti come la peste!- La ragazza posò i freddi occhi grigi su Sango che sussultò

-Koshuzo, vediamo di comprenderci. Vuoi che ti ripeta di nuovo tutto il discorso? Me lo ricordo a memoria se ti interessa quindi o sloggi o stai zitta-

Sango strinse i pugni

-Volevo evitartelo di dire in un modo così brusco ma vedo che fare un discorso civile con te è impossibile!- Kagome alzò il sopracciglio

-Cosa intendi?-

-Prima della fine della scuola Inuyasha ritornerà-

Fu come se un secchio di acqua gelata percorse la schiena di Kagome facendola drizzare come un palo. Risentire quel nome pronunciato di nuovo a voce alta le fece bruciare lo stomaco e si sentì improvvisamente le labbra aride.

Prima della scuola? Quando? Domani? Tra una settimana? Un mese? Quando!?

Cercò di sembrare il più naturale possibile anche se il leggero tremore delle mani, che nascose sotto il banco stringendole in pugno, la tradiva. Alzò il sopracciglio e la guardò scettica

-E allora?- chiese. Pregò che la voce fosse normale, lo pregò con tutta se stessa.

Non poteva essere, non era pronta, non era assolutamente pronta per questo! Non poteva tornare ora, non in quel momento, non…

Aveva un tale caos in testa che a malapena sentì le parole di sconforto di Sango

-L’ho saputo qualche giorno fa da Miroku. Ti volevo informare e l’ho fatto, ora prendici le misure tu- sbottò sedendosi in prima fila, al suo posto

-Nessuno ti ha chiesto di dirmelo e ne facevo a meno- commentò seccata Kagome

-Kagome, non trattarmi così freddamente… Perché non… non può tornare tutto come era un tempo?- Alzò gli occhi gelidi dal libro incontrando i suoi tristi

-Perché, al contrario di te, io non dimentico- commentò. Sango aprì la bocca per parlare poi la richiuse, incapace di dire una parola in sua difesa. La discussione si concluse lì.

 

Kagome prese a camminare veloce, schivando le persone e facendosi largo tra la gente che girava per le affollate strade di Tokyo.

I suoi passi si muovevano senza che lei se ne accorgesse, il corpo era là, la mente altrove. Entrò in un bar, ordinò una pasta e un caffè poi, si sedette fuori al sole con gli immancabili occhiali scuri.

Inuyasha stava per tornare… Sarebbe tornato dall’estero… Era di certo cambiato, come lo era lei poi, sarebbe tornato con sua moglie, con delle conoscenze utili per l’impero di suo padre che gli sarebbe andato completamente in mano.

Certo non capiva. Sesshamaru era il più grande, il fratello maggiore, allora perché non prendeva tutto lui?

-Kagome!-

Di nuovo?? Ma che succedeva quel giorno??

Kagome alzò gli occhi e alzò la mano sorridendo

-Sakura!! Oddio non ci posso credere! Cosa ci fai qua?- La morettina le corse incontro facendo ondeggiare i corti capelli neri che aveva tagliato l’estate scorsa. Ora le scendevano fino alle spalle e li aveva raccolti in una elegante coda di cavallo, gli occhi verdi luminosi sembravano catturare la luce di quel primo pomeriggio. Sakura si mise a sedere vicino a lei e l’abbracciò forte.

-Beh, quest’oggi noi di quinta siamo usciti un ora prima da scuola, così era venuta a fare un po’ di shopping! Vuoi unirti a me??-

-Ah, perdonami. Non ho proprio tempo- commentò guardando l’orologio –Ora mangio, vado in biblioteca, faccio i compiti e studio, poi vado a dare l’esame per la patente- disse. Sakura si accigliò

-Ma Kagome, non hai già 19 anni da più di una settimana?- chiese sorpresa –Come mai hai aspettato così tanto?-

-Ho iniziato i corsi troppo tardi e poi era un periodo che pensavo solo alla scuola e a me stessa quindi… ho fatto tardi- concluse alzando le spalle e iniziando a mangiare la sua pasta. La ragazza la fissò

-Kagome? Non sei un po’ dimagrita?-

-Possibile, non mi peso da qualche tempo-

-E mangi quella roba per pranzo tutti i santi giorni?-

-Il più delle volte si. Non torno mai a casa di pomeriggio- confidò

-Come mai?-

-Perché sono stufa di vedere lo sguardo di apprensione di mia madre e odio vedere mio fratello che mi fissa con quegli occhi!- esclamò seccata senza guardarla

-Kagome...-

-Cosa vuoi!?- domandò brusca. Perché non la lasciava in pace?

-Che ne dici se questo Sabato ci vediamo? Stiamo insieme il pomeriggio dopo la scuola, la sera ci facciamo un cannone di pizza, ti accompagno poi a lavoro e ti ascolto cantare. Ah, non dimenticherò mai il giorno in cui ti ho vista per la prima volta su quel palco. Eri bellissima- disse

-Sakura, tra te e me c’è una differenza abissale, tu sei stupenda!-

-Ma dico scherzi!? Beh, in effetti sono un gran ganza ma… tu almeno sei alta! Io sono 165!!!-

-E ti lamenti!? In tre anni ti sei slanciata in un modo impressionante! Quando ti ho rivista dopo qualche mese non ci potevo credere!- Sakura mosse la mano infastidita

-Fatto sta che tu sei 170…-

-Ti rendi conto che il nostro discorso è assolutamente senza senso!?!?- Le due si guardarono poi scoppiarono a ridere –Comunque aggiudicato. Sabato. Ore?-

-Ti passo a prendere a scuola- confermò Sakura alzandosi e guardando l’orologio

-Ma ce la fai? La tua scuola è…-

-…dall’altra parte della città, si, lo so. Ma oggi sono uscita un ora prima perché la prof di Chimica è ammalata… indovina Sabato chi abbiamo all’ultima ora??- domandò ironica –Ora vado. Sono in un ritardo extra. Ci vediamo Sabato!-

-Ciao-

-By!!- La ragazza se ne andò e sparì presto tra la folla. Kagome restò a guardare il punto dov’era sparita poi si fissò le mani

“Sono dimagrita? Chissà quanto sono… In effetti non mangio molto… Vabbé!” Kagome finì il magro pranzo, pagò, poi si diresse in biblioteca a passo lento. Doveva camminare per un po’, ma sperava di non incontrare nessuno per strada.

 

Per dare l’esame per la patente, Kagome doveva dirigersi nel parcheggio dietro la scuola dove era andata a prepararsi per quello scritto. Lì, c’era già qualche ragazzo che aspettava il proprio turno e tra loro, riconobbe Shino, una ragazza che aveva fatto il suo stesso corso. Le stava simpatica, anche se aveva la lingua lunga

-Kagome!- esclamò la ragazza correndole incontro

-Ciao Shino-

-Come stai? È dall’esame scritto che non ci vediamo! Chissà come sarà questo, se ci mettono insieme… ti vedrei guidare! Speriamo di passare!-

-Sto bene e si, auguriamocelo- commentò con un velo di ironia che la ragazza al suo fianco non notò. In lontananza, una macchina bianca arrivò e si fermò dolcemente dentro le linee del parcheggio. Il ragazzo alla giuda scese con un sorriso e la donna di fianco a lui fece lo stesso. Poco dopo, la donna raggiunse il gruppo e li guardò uno a uno

-Preleverò tre persone che faranno l’esame in ordine alfabetico- disse velocemente e presa la cartellina sfogliò distrattamente i fogli. Aveva un paio di occhiali da sole scuri, i capelli corti in ordine perfetto, dei pantaloni lunghi e una maglia a maniche lunghe: non sembrava affatto essere inizio Maggio! –Allora… Ayame, Higarashi, Shinata… prego-

-Ah, che peccato Kagome!- esclamò Shino di fianco alla ragazza –Beh, in bocca al lupo!!-

-Ok, grazie- Kagome si diresse verso la macchina e vide la ragazza già ai posti di giuda con la cintura già attaccata. Kagome si sedette dietro al posto di giuda e fece lo stesso il ragazzo che le si mise a fianco

-Bene signorina Ayame, perché non inizia uscendo dal parcheggio?-

-Certo- La ragazza guardò lo specchietto mentre accendeva la macchina, guardò dietro, poi con delicatezza uscì dalle linee bianche e iniziò a dirigersi verso l’uscita

-Molto bene-

Fecero un giro per le strade di Tokyo poi la donna ordinò alla ragazza di fermarsi e Ayame andò a parcheggiare in un posto libero facendo una parcheggiata a S perfetta

-Ehm, Higarashi, prego- Kagome scese dalla macchina e diede il cambio alla ragazza –Vediamo… che ne dice di andare al parcheggio del supermercato?-

“È dall’altra parte della città!!” pensò frustrata ma non rispose alla donna. Kagome accese la macchina, guardò lo specchietto e dietro poi uscì e iniziò a percorrere la strada stando attenta a segnali e limiti, si fermò alle strisce pedonali e fece passare i pedoni, ripartì e imboccò la strada per il supermercato, quel giorno, pieno. Fece un giro e appena trovò un buco parcheggiò sospirando leggermente

-Perfetto- disse la donna –Ora Shinata, tocca a lei. Deve tornare al parcheggio della scuola- Kagome stava per salire al posto del giovane quando un gruppo di persone di spalle catturarono la sua attenzione.

C’erano due ragazzi e due giovani che ridevano e scherzavano tra di loro. I ragazzi erano tutti alti, uno aveva i capelli corti raccolti in un codino, mentre l’altro i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo. Le ragazze avevano tutte i capelli scuri, tranne che una li teneva sciolti mentre l’altra teneva legato un ciuffo nel lato sinistro della testa.

Sapeva perfettamente chi erano e un ondata di rabbia le fece ridurre gli occhi in due fessure nere

-Signorina Higarashi! Vorrebbe gentilmente salire?- Kagome si riscosse

-Si, mi scusi- disse e lanciò un altro sguardo pieno di rancore al gruppo che si era bloccato in mezzo alla strada e la guardava –Tsk- Kagome entrò nella macchina senza degnarli più di attenzione. Il mezzo partì allontanandosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2- La vita lontano ***


Salve a tutti! Rieccomi qua come promesso! Grazie a tutti quelli che mi hanno recensito, non mancherò di rispondere a ognuno di voi!

L’altro giorno sono andata a vedere i quadri di fine anno… ero in una super ansia!! Credevo avessi due debiti… si perché in una avevo circa 5.7 e nell’altra il prof non voleva dirci i voti ç_________ç se ci ripenso mi tremano le gambe! Ma poi… per la mia gioia, per la mia felicità e per tutto il resto… PROMOSSA!! Niente debiti! Che bello, per quest’anno ce l’ho fatta! Ero davvero elettrizzata! Spero che anche voi sia andata bene!

Tornando alla storia, in questo capitolo ritroveremo che fine hanno fatto vecchi amici… curiosi eh? Comunque prima passiamo alle recensioni…

 

smartina86: sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, grazie! Effettivamente le vacanze mi sembravano il momento più appropriato per aggiornare, c’è decisamente più tempo! Alla prossima settimana!

 

ka chan: grazie per la tua recensione! Non avrei mollato questa storia per nessuna ragione al mondo, quindi andrò fino alla fine!

 

8Kanemi8: sono contenta che la mia storia ti piaccia tanto! Aggiornerò una volta a settimana quindi non preoccuparti!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! Grazie per l’accoglienza! Si, effettivamente anche io sono d’accordo con Kagome… insomma, si sono comportati davvero male con lei non pensi? Sono contenta che il primo capitolo ti abbia tanto entusiasmata! Spero non deluderti nell’andare avanti! A presto!

 

Kagome_chan89: ciao Ilaria! Davvero hai riletto in un fiato le prime due parti! Che coraggio!! Chissà quante falle hai trovato! Comunque stai tranquilla, ricordo benissimo la mail… era davvero stupenda! Ma davvero non pensavi come coppia Mikado/Kagome? Eppure a me sembrava talmente scontata! E poi… davvero hai fatto rilegare la prima parte!?!? Santo cielo, non è mai venuto in mente nemmeno a me!! Quando l’ho letto devo dire che sono rimasta senza parole! Però grazie… insomma… ora si che sono preoccupata di deludere i miei lettori! Argh! Grazie mille davvero! Poi mi dovrai dire com’è la copertina ok? XD Ah, buona fortuna con gli esami, dacci dentro!! Alla prossima settimana!

 

damychan: ciao! Grazie per la recensione! Brutte sorprese? Beh, dipende come le intendi!!

 

chachy: salve!! Oh, non preoccuparti per le recensioni! A me basta che tanta gente legga! Ne sono sempre molto felice! Le tue sono domande veramente interessanti che si svolgeranno nel corso della storia… quindi devi tenere duro e continuare a leggere! Capito? Comunque si, l’incontro è prossimo, non dietro l’angolo, ma prossimo! Grazie di nuovo per i tuoi complimenti! A presto!

 

laretta: grazie per la tua recensione! Vediamo… ai altre… 27 settimane davanti a te dove potrai leggere la mia storia! Non preoccuparti quindi! Alla prossima settimana!!

 

Michiyochan: sono contenta che ti sia piaciuta subito! La reazione di Inuyasha? Eh… eheheheheheheh!! Non posso dirti nulla… ma tra qualche capitoletto… Grazie per la recensione! A presto!

 

pillo: si, sei sveglia, si, non è un sogno, si, sono IO!! XD scherzo… Fare cadere il suo aereo? Umh... ma sai che non ci avevo pensato? Poi potrei… che ne so… fare una specie di LOST con Inuyasha che viene morso da un serpente… un cobra… ah, ho fatto la battuta…. Kagome, la vendetta fatta a persona! Effettivamente un po’ Sango e gli altri se lo meritano… insomma, sono stati davvero crudeli! Per il piano… eh, bisogna aspettare un po’… un tantino… no, decisamente molto! Ma si spiegherà tutto, dopotutto qui si chiude tutta la saga quindi… ma non temere Inuyasha farà… del suo meglio! Eeeeeeeeeeeh… Alla prossima settimana!

 

Bchan: i COBRA? Un gruppo di ricchi ragazzi, alias Inuyasha, Miroku, Koga e Sesshamaru che facevano casino a scuola… Comunque per la questione di Kagome… ecco, penso che lei non abbia potuto comportarsi in modo diverso… è stata comunque tradita da tutti i suoi amici e sentendosi tale non vuole perdonarli… Penso che una Kagome diversa in questa storia non poteva saltare fuori, mi sarebbe risultato difficile farle fare la figura della ragazza comprensiva che perdonava tutti. Ma grazie comunque per la tua recensione e alla prossima!

 

callistas: grazie per la recensione e per i tuoi complimenti! Mi lusingano molto! La storia l’ho appunto finita di scrivere l’altro giorno quindi è totalmente conclusa. Però aggiornerò una volta a settimana, come promesso. Grazie di nuovo e alla prossima!

 

darkfrance: purtroppo ci ho messo molto a causa della scuola, ma soprattutto a causa di alcuni momenti di totale blocco… è stata dura in certi punti, ma non avrei mai mollato! Per i nomi… l’avevo già detto nella seconda parte mi sembra, ma non preoccuparti, non è un problema: ho storpiato un po’ i nomi perché, dopotutto, volevo sentire ancora più mia la storia, anche se i personaggi sono di Rumiko non sono propriamente loro, un po’ OOC lo sono di certo… quindi è solo per questo che quelle due lettere cambiano. Grazie per la recensione e alla prossima settimana!

 

pretty: non preoccuparti per il ritardo! Grazie per la tua recensione, mi piacciono quelle chilometriche XD Eh, dimenticarsi di Inuyasha… e chi ci riesce??? Per la musica… eh… che bel punto di domanda vero? Ma tutto a suo tempo! Alla prossima settimana!

 

Jechan: Jeeeee!! Ciao!! Eh si, ultima parte, fine, the end… in tedesco come si dice??? Effettivamente c’è stato un vero e proprio cambiamento! Ma è interessante anche per quello! Non credi? Grazie per i complimenti! Alla prossima settimana! XD

 

Ecco, dopo aver risposto a tutti, grazie ancora, vi lascio al capitolo! Buona lettura e alla prossima settimana!!

 

***

 

Capitolo 2

La vita lontano

 

Doveva ammettere che era stata dura, maledettamente dura. C’erano stati pianti, urla, cattiverie, frasi sibilline, ma anche baci rubati, abbracci confortanti, sguardi pieni di amore, dita intrecciate, ma ce l’avevano fatta. Erano insieme, da tre anni, e ora che lei era maggiorenne, era libera. Il suono di questa parola era strano, libere significava poter disporre della propria vita, prendere in mano le decisioni, poter finalmente stare con la persona amata, liberi significava non dover più scappare da niente e nessuno.

Dopo Los Angeles le Hawaii.

Lì, li avevano quasi presi, ci era mancato pochissimo. Ricordava ancora l’aeroporto affollato, loro che correvano mano nella mano tra le gente lanciandosi sguardi ansiosi dietro le spalle, il nome della ragazza urlato dai genitori, la minaccia, l’aereo e finalmente salvi. L’ultimo ricordo che aveva dei genitori era all’aeroporto mentre l’aereo si allontanava.

Dopo le Hawaii erano andati a Parigi e lì si erano finalmente sposati. Erano riusciti a coronare il loro sogno.

Ora, da più di un anno dal matrimonio, vicino ad Atene, nella bellissima e soleggiata Grecia, Kikyo guardava il mare azzurro che si estendeva fino all’orizzonte dal balcone della sua camera.

La veste bianca, i piedi nudi, il capello grande che la riparava dal sole, i capelli che ondeggiavano nella lieve brezza, gli occhi limpidi e felici.

La rattristava non poter condividere quella gioia con i suoi genitori e amici, ma non poteva vivere senza Naraku. Mentre poteva fare a meno, anche se con dolore, della sua vita in Giappone, Naraku era la sua aria, il suo ossigeno, la sua oasi dopo il deserto. Forse se i suoi genitori avessero accettato le sue decisioni, forse sarebbe tornata, ma mai lo avrebbe abbandonato perché anche lui aveva bisogno di lei e la ragazza lo sapeva benissimo.

Naraku le cinse dolcemente le spalle da dietro e lei si appoggiò a lui con un sorriso rilassato sulle labbra

-Sei tornato presto- commentò

-Mh, non mi andava di stare alla riunione, li ho piantati con una scusa- commentò posando la mano sul ventre della donna

-Questa mattina si è mosso, sai?- Naraku la fece voltare e si guardarono negli occhi. L’uomo le sfiorò le labbra e lei gli cinse la vita con le braccia

-Sei stanca?- domandò lui

-Un po’, ma sono più che altro spossata- mormorò

-Perché non vai un po’ a dormire?-

-No, preferisco stare con te-

-Allora andiamo a dormire insieme ti va?-

-MAMMA!!! PAPA’!!!!!!!- Due uragani afferrarono le gambe dei genitori che li guardarono sorridendo –In baccio!!! BACCIO BACCIO BACCIO!!!!-

-Isha! Lain! Eccoli i miei due angioletti!!-

-PAPA’ PAPA’!!!! ANOLETTI!!!-

-MAMMA!! IN BACCIO!!!!- gridarono le due bambine guardando i genitori con i grandi occhi scuri e con un sorrisetto che la diceva lunga. Kikyo prese Isha e Naraku Lain. Le due gemelle risero felici

-Mamma!! Paggia paggia PAGGIA!!!!- esclamò Isha iniziando a dimenarsi tra le braccia della madre. Kikyo sorrise

-Tesoro, credo che il riposino lo faremo più tardi, tua figlia vuole andare in spiaggia-

-Amore mio, tua figlia vuole andare in spiaggia con te- precisò Naraku impallidendo un poco. Kikyo lo guardò con un sorrisetto poi guardò le bambine seriamente

-Isha, Lain, è vero che volete fare il bagno anche con il papà?-

-SIIII!!! CON PAPA’!!!!- gridarono. Kikyo sorrise al marito vittoriosa

-Visto tesoro? Le bambine vogliono fare il bagno soprattutto con te! Su bambine che ci andiamo a mettere il costume- disse

-Io non ho sentito la parola “soprattutto”!!!- esclamò Naraku seguendo la donna all’interno della villa

-COTTUME COTTUME!!! QUELLO BLU BLU BLU!!!- urlò Lain tra le braccia del padre iniziando a tirargli i capelli

-NO! QUELLO VEDDE!!!-

-Allora sia quello verde che quello blu, va bene?-

-Poi prendiamo secchielli e palette e formine, così giochiamo tutti insieme- decise Kikyo

-SI!! MAMMA! PAPA’!!! ANCHE MIMI! ANCHE MIMI!!!- gridò Isha iniziando a saltare sul letto appena la madre la lasciò, al gioco si unì presto anche Lain con Mimi, la gattina bianca di casa

-Bambine, lo sapete che Mimi odia l’acqua- disse Naraku prendendo dal cassettone i due costumini

-Su, state buone che vi cambio, Dio mio, si vede che hanno due anni!-

-E presto ci sarà il terzo amore mio- Kikyo lo guardò e gli sorrise. L’uomo le baciò i capelli e lei intrecciò le mani con le sue

-Si, saremo tutti e cinque-

-Pensa, altri due gemelli maschi!!- esclamò lui con gli occhi che brillavano. Kikyo rabbrividì

-ALTLI DUE FLATELLINI!?!?!?! GIOCHIAMO!!!-

-ALTLI DUE, ALTLI DUE!!!-

-Visto, ne sono entusiaste!- esclamò Naraku indicando le due bambine che stavano fissando incuriosite le calze cercando di capire come toglierle senza strappare nulla

-Sarà solo uno, sarà maschio- disse Kikyo guardando il coniuge

-Ne sei certa?-

-Assolutamente si! Non sbaglio mai io!-

-E’ uno dei motivi principali per cui ti amo Kikyo- disse Naraku. La donna arrossì leggermente e lui rise –È così strano detto da me?-

-Beh… un pochino… E’ come se lo dicesse Inuyasha!- esclamò ma il suo viso si fece subito malinconico. Naraku sospirò e l’abbracciò

-Ti manca, vero?-

-Un po’- disse –Ma mi mancano tutti- Gli cinse la vita con le braccia –Ma non vivrei senza di te-

-Lo so amore mio-

-Naraku? Ti amo- Lui sorrise e la guardò

-Io molto, molto di più-

-Mh, dubito, sai?-

-Ah, non credere che il mio amore sia minore del tuo-

-Ma se non erro tre anni fa volevi che andassi a casa- commentò lei di sottecchi incrociando le braccia al petto. Lui fece un sorriso tirato

-Beh, ma quella è un'altra storia, acqua passata!-

-Fatto sta che volevi che io tornassi in Giappone-

-Non dovevamo andare in spiaggia?- chiese lui velocemente e guardò le bambine –Oh- Kikyo guardò le figlie e si portò le mani sugli occhi

-No, non l’ho visto- disse

-Credo che nessuno dei due abbia le allucinazioni sai?-

Isha e Lain sorrisero e si guardarono ridendo. Il viso tutto sporco di tempera colorata di blu risaltava sulla carnagione chiara e con il letto intorno a loro dove l’impronta di mani e piedi spiccava nitida.

 

Kagome non poteva credere ai suoi occhi quella mattina. Scese dalla bilancia e guardò se era regolata poi ci risalì. A 15 anni era 53Kg, a 19 era 48Kg!!! No, doveva esserci un errore! È vero, non si curava più di tanto se era carne di manzo o di maiale, ma per la miseria! In tre anni era dimagrita di 5Kg e si era alzata in altezza!

Kagome si portò una mano sulla fronte scioccata

-Da oggi, gelato!- Kagome si vestì in fretta e furia poi scese in cucina dove si preparò un caffè

-Buon giorno tesoro-

-Mamma-

-Vai a scuola in macchina?- chiese la donna guardando la figlia

-Si, ora ho la patente- disse la ragazza facendo scivolare il liquido nero dentro una tazzina

-Stai attenta, mi raccomando, e vai piano!- Kagome la guardò irritata e si alzò di scatto dalla sedia

-Vado- decise prendendo la cartella

-Ma non hai bevuto il tuo caffè!- esclamò la madre stupita

-Non ne ho voglia- disse la ragazza sorpassandola e uscendo di casa con la cartella sulle spalle. Ma la credeva ancora una bambina per dirle certe cose!?

Stai attenta, comportati bene…

Kagome non aveva fatto che pochi metri da casa Higarashi con le chiavi della macchina in mano, che un ragazzo le si parò davanti.

Gli occhi intensi blu, il codino impeccabile il portamento fiero. Kagome non aveva di certo bisogno di un altro indizio per capire che il ragazzo in questione era Miroku Kazana, ex amico, amico di Lui, ragazzo di Sango… insomma, Miroku. Era cambiato, sembrava più alto, i lineamenti più maturi, un uomo.

-Ciao Kagome, è da un po’ che non ci vediamo- disse sorridendo leggermente. Kagome fece un sorriso tirato

“Mai abbastanza” –Kazana, che piacere, cosa vuoi?- chiese lei. Ci si dovrebbe stupire del fatto, che il nome di una persona disprezzata, risulti tagliente e gelido sulle labbra –Vado di fretta quindi datti una mossa, ok?- Miroku mosse la mano infastidito

-Immaginavo questa tua risposta tagliente, ma aspetta un minuto prima di andartene, è importante- La ragazza incrociò le braccia al petto nervosa

-Sono tutt’orecchi!-

-Senti, ti risparmierò i convenevoli, visto che da qualche tempo non sopporti la vista di me, Sango, Rin e Koga-

-Da qualche tempo!?-

-Comunque, Sango mi ha informato che ti ha detto di Inuyasha, è vero?- chiese senza badare più di tanto al suo intervento

Secchiata d’acqua gelida. Di nuovo.

Era una tortura!

Perché dovevano menzionarlo perennemente? Non potevano semplicemente dire “Lui” invece che il nome!? Era così difficile? Perché in meno di due giorni quella parola era stata ripetuta già così tanto rispetto a tre anni??

Forse qualcuno lassù voleva proprio vederla andare di matto! Era così divertente vedere una povera ragazza tirarsi i capelli e urlare di frustrazione?? Se si bene! Lo faceva subito, ma dopo potevano, per piacere, piantarla di farla soffrire così?

Forse era meglio trasferirsi in Alaska! Il Suo nome l’avrebbe seguita pure lì?? Ah, probabilmente si… dopotutto lui era un erede no?? Chi non avrebbe parlato del giovane e nuovo promettente capo dell’azienda Kujimawa?

Forse però, in quei paesini indigeni arretrati dove non esisteva la televisione, forse lì nessuno avrebbe rotto le scatole! Se non c’era campo per i cellulari poi era il paradiso! Giusto, non ci aveva pensato!

Nascose il tremito leggero della mani dietro la schiena e distolse lo sguardo

-Si, mi ha accennato qualche cosa, ma mi sembrava di avere chiarito che la cosa non mi tocca minimamente. Se era tutto quello che dovevi dirmi- Kagome cercò di allontanarsi ma lui la fermò facendo un passo avanti

-Aspetta! Mi chiedevo, beh, mi chiedevo se sapevi proprio tutto, se Sango ti ha aggiornato di quello che è successo a New York!- La ragazza lo guardò freddamente.

Forse se glielo ripeteva più piano e scandito avrebbe capito il ritornello che si ripeteva da tre lunghi anni

-Kazana, la frase “Non mi interessa minimamente” riesci a comprenderla fino in fondo? Vuoi l’analisi logica per caso? Ti facevo più intelligente di altri, mi deludi- Miroku alzò il sopracciglio

-Oh, scusami tanto se ho deluso le tue aspettative- Kagome fece un sorriso di scherno –Comunque ti volevo semplicemente dire che tornerà tra breve, probabilmente meno di un mese-

Lo stomaco di Kagome bruciò e fece un salto nel vuoto che le fece venire le vertigini.

Meno di un mese? Com’era possibile? Era troppo presto! Davvero troppo presto!

Perché non si erano tenuti per loro certe cose? Non le voleva sapere! Voleva vivere la sua vita!

-Ottimo-

-Perfetto. Buona scuola- Kagome non lo degnò di uno sguardo e se ne andò veloce mettendo le chiavi nella borsa con un gesto secco della mano. Perché non aveva preso quel maledetto caffè??

 

Quando la mattina arrivava a scuola, Kagome veniva sempre accolta da un silenzio opprimente. Anni prima, quando arrivava in ritardo, la scuola era gremita di ragazzi urlanti che trovava odiosi, ma il silenzio era decisamente peggio.

La mattina sgattaiolava via di casa prima, per non doversi subire la madre e il fratello, ma visto che non sapeva dove andare per aspettare l’inizio delle lezioni, andava in classe e attendeva.

Tutte le mattine.

Quando arrivava l’Estate però era peggio.

La mattina era lunga e pesante, il pomeriggio uno stress continuo, solo la sera era liberatoria. Cantando, incontrandosi con Mikado, uscendo le sere libere con Sakura… Stava pensando quell’Estate di trovarsi un lavoretto per la mattina e il pomeriggio, almeno si sarebbe tenuta impegnata!

Kagome aprì tutte le finestre e si sedette al suo posto ascoltando i rumori della mattina chiudendo gli occhi.

I rumori delle auto, un vociare lontano, gli uccellini che si davano il buon giorno. Ah, loro si che non avevano preoccupazioni!! Pensavano solo a poche cose loro: il cibo, come riprodursi, le uova e stare attenti a non essere mangiati! Comodo!

Kagome aprì la cartella e tirò fuori un piccolo quaderno blu, prese una biro e sfogliò le pagine distrattamente. Pagine e pagine riempite di pensieri, di parole, di sentimenti, di lacrime trattenute e mai versate…

La ragazza guardò il cielo dove qualche nuvola bianca passava colpita dai tenui raggi solari. Restò così per lungo tempo, senza accorgersi delle persone che cominciavano a entrare dal cancello, dei compagni che entravano nella classe. Kagome guardò la prof di Storia entrare e fare l’appello per poi iniziare la lezione

-Kagome? Stai bene? Sei un po’ pallida- sussurrò la compagna di banco

-Sto bene- rispose

 

Caro Diario,

un altro giorno è cominciato. E come ogni giorno, il silenzio dentro di me mi sopprime… Hai mai pensato di fermare il tempo? Il vociare insistente, la mandria impazzita, le domande, tutto? Io si.

Lo sto pensando ora mentre la voce della prof mi sfonda le orecchie, mentre i pensieri volano verso questa mattina, mentre vorrei essere stesa da qualche parte, in silenzio, tornando ai giorni dove ero Kagome&Inuyasha.

Quando la mattina mi svegliavo e pensavo a lui, quando a scuola lo vedevo e parlavo con lui, quando il pomeriggio uscivamo e mi baciava, quando la sera dopo il lavoro correvo da lui, quando facevamo l’amore e quando la sera mi addormentavo pensando a lui…

Ora la mattina mi sveglio e mi chiedo “È oggi che si sposa?”, ora a scuola non vedo l’ora che finisca…

Vorrei tornare dove non mi è consentito andare, vorrei tornare nel passato, vorrei non essere mai uscita di casa quel maledetto giorno!

Ho un nuovo taglio, una moda diversa, una camera diversa, un nuovo ragazzo, una nuova classe… eppure mi sento vuota, persa, senza più una ragione di vita…

Perché è successo?? Non potevo semplicemente continuare la mia vita da adolescente?? Perché ho voluto puntare così in alto?

Miroku ha detto un mese, meno di un mese, ma riuscirò a reggere lo stress? A non fuggire via, lontano?

E se lo vedrò, cosa farò? Come mi comporterò? Perché non ho lasciato che Miroku finisse di parlare?? Sono una maledetta bugiarda! Non è vero che non mi interessa se lui si è sposato, non è vero che non mi interessa che torna! Non è vero!!!

La mia anima divisa urla, come sempre, senza smettere mai, vorrebbe farsi sentire, ma se lo faccio tutto quello che ho costruito cadrà e non voglio! Non devo! Devo continuare ad assopire e fingere!

Papà, se tu fossi qui, vicino a me, che consiglio mi daresti? Cosa devo fare?

Ma non ci sei, non sei qui con me e l’unica persona che ora vorrei accanto, che mi potrebbe aiutare è lontano miglia e miglia da me.

Tom, se potessi sentire la tua voce un solo istante ti accorgeresti di come sto? Correresti da me come hai fatto tre anni fa?

Tom, aiutami…

 

Non riusciva a scrivere una lettera, per il semplice motivo che non c’erano parole per dire quello che stava succedendo. Più volte si era alzata in piena notte imponendosi di scrivere qualche cosa, qualsiasi cosa, ma la sua mente era vuota, completamente. Mikado aveva avvertito sin da subito un comportamento diverso dal solito, ma lei lo aveva scansato dicendo che la scuola era faticosa. Era così certo, ma non credeva che ci fosse cascato in pieno.

Comunque, aveva imparato a reprimere quei sentimenti fastidiosi concentrandosi ancora di più in altro e cercando di pensare a Sango e Miroku sempre meno, certo, vedere in classe l’ex amica non l’aiutava di certo, ma evitava accuratamente di guardare da quella parte anche se avvertiva il suo sguardo su di se.

Kagome scosse il capo e si fermò davanti ad una vetrina osservando un completo bianco. Il cellulare squillò e la ragazza rispose mentre le note di Whenever You Will Go riempivano l’aria e tornò a camminare tranquilla

-Pronto?-

-Salve Kagome! Come te la passi??- La ragazza si fermò e sorrise raggiante

-Tom!! Come va?? Ti pensavo proprio oggi sai?-

-Ne sono onorato mia donzella! Comunque volevo avvertirti che tra qualche giorno io, la mia consorte e il piccolo macho verremo in Giappone!!-

-Che bello Tom!! Sono felicissima per la notizia!! Allora Eve sta bene, vero??- chiese preoccupata.

Durante il parto di qualche mese prima, c’erano state delle complicazioni improvvise e c’era voluto un intervento immediato dei medici per salvare la vita a Eve e al piccolo Jhonny

-Si, ora sta molto meglio, per fortuna si è rimessa in fretta-

-Hai ragione Tom, sono molto felice per voi-

-Tu Kagome, come stai?-

La giovane guardò il suo riflesso nella vetrina e si contemplò

-Dici… fisicamente o in generale?-

-In generale Kagome ovviamente!-

-Non male- disse incerta. Era giusto dirgli quello che aveva scoperto su di Lui? Forse ora aveva troppo in testa, con Eve e il bambino…

-È ironico o è la verità?- chiese lui. Kagome sospirò –Ecco, lo sapevo! Cos’è successo?-

-Beh… ho scoperto da Sango e… Miroku che… Inuyasha tornerà prima del… che probabilmente tornerà prima della fine del mese-

-COME!?-

-Già- La giovane lo sentì borbottare tra se per poi riprendere il controllo

-Beh Kagome… lo sapevi che prima o poi…-

-Si che lo sapevo! Cosa credi!?!?- esplose la ragazza –Credete che mi sia dimenticata del fatto che tornava!? Beh, NO! Ed è questa la cosa che mi manda in bestia! ACCIDENTI!! È passato un sacco di tempo e ce l’ho sempre in testa!! Potrei sapere perché sono così stupida!?-

-Kagome…-

-No, Tom, no. Non dire niente, ti prego-

-Kagome, io so benissimo quanto per te è doloroso…-

“No che non lo sai”

-… però, non puoi fartene una colpa, non puoi punirti in eterno-

-Lo so benissimo-

-Lascialo perdere ok? E comunque tra poco sarò lì con te, e ci sarà anche Eve-

-Così quando arriverete mi spupazzerò il tuo adorato bimbo, ok?-

-Senza esagerare-

-Ma certo! Senza esagerare, ovviamente!!- esclamò lei

-Ok, allora a prestissimo!-

-Certo, ciao Tom!-

-Ciao giovincella!!- Kagome ascoltò il telefono muto

-Come posso lasciare perdere se non l’ho dimenticato?- mormorò chiudendo il cellulare e rimettendolo nella borsa –Al massimo posso ignorarlo! Ah, ora si che comprendo Sakura, il fan club e tutte le altre, accidenti!- sbuffò e riprese a camminare velocemente.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3- Il ritorno ***


Salve a tutti! Come va? Non c’è bisogno, dal titolo, di spiegare molto sul capitolo, perché immagino che si capisca benissimo chi ritorni, vero!?

Però non c’è ancora ciò che tutti aspettate con trepidazione… mi dispiace molto!

Comunque si capiranno alcune cose… quindi godetevelo!

Ma per prima cosa rispondiamo alle vostre bellissime recensioni, ovviamente un grazie anche a tutti coloro che l’hanno solo letto e a chi l’ha messa tra i preferiti!

 

ka chan: sono contenta che ti piaccia e si, sono d’accordo con te, ne vedrete davvero di tutti i colori!! Spero ti piaccia il capitolo e alla prossima settimana!

 

smartina86: sono contenta che il giovedì sia un giorno a te tanto gradito!! Effettivamente comincia a piacere pure a me! Però, quante idee hai avuto! Ma non temere, come ho già detto qui si spiegheranno un paio di cosette su ciò che è accaduto… più o meno! Alla prossima! Ah, spero che anche i tuoi siano andati bene!

 

chachy: oh si, anche io le adoro quelle piccole pesti! Sono troppo dolci!! Effettivamente sulla coppia Rin/Koga ho sempre avuto dei dubbi fino alla fine, avevo in mente di fare alcune cosette riguardo a loro due poi però ho pensato che una coppia “sana” nella storia ci voleva e non ho voluto incasinarli affatto. Dopotutto stanno bene insieme, non pensi? Un saluto!! Grazie per la recensione!

 

pretty: oh, non ti preoccupare per le recensioni! Tanto le adoro comunque!! Sono contenta di essere riuscita nel mio intento, era una delle cose a cui premevo di più e vedere che anche voi riuscite a cogliere quelle sensazioni mi fa davvero piacere! Si beh, il rapporto Tom/Kagome/Eve era un punto fisso che non si sarebbe schiodato mai… una grande amicizia che sarebbe perdurato in tutto l’arco delle mie tre parti, soprattutto perché lo adoro!!

 

Kaggi_Inu91: sono contenta tu abbia commentato! Mi fa sempre un grosso, enorme piacere vederti tra le mie file XD Ok, e dopo avere appena parlato del titolo (nota… note… anima… anime @___@ help!) parliamo del capitolo e della recensione. Effettivamente la bomba di Kikyo con due pargoli, quasi tre, mi ha sempre allettato, soprattutto due gemelle (adoro i gemelli) quindi metterlo mi è venuto molto spontaneo. Poi per il ritorno di Inuyasha… beh, tadaaaaaaaaaaaan!!! Alla prossima settimana!!! (anzi, ci sentiamo su msn!)

 

Bchan: eh, è una domanda stupenda! Si sarà sposato? Cos’è successo? Lo scoprirai qui! O almeno, ci sono molti indizi che ti porteranno sicuramente a capirlo! XD Alla prossima!!

 

Kagome_chan89:  a dire il vero per il peso di Kagome non ci ho pensato molto… volevo solo far capire quanto si trascurasse… forse ho effettivamente esagerato… comunque no, non sverrà da nessuna parte!! Per l’incontro Inuyasha/Kagome… mi dispiace, ma per ora è un mistero! Comunque prepara il tuo cuoricino psicologicamente… e anche molto! A proposito, buona fortuna con il tuo orale, metticela tutta!! Grazie per la copertina, è splendida complimenti!! Metà delle immagini che hai messo io non le ho neppure ma è davvero carina!! Sembra quasi tu abbia messo con le immagini le parti più importanti della prima parte!! Davvero complimenti!

 

Michiyochan: eccomi qua con il terzo capitolo! Dai, una settimana passa in fretta non credi? Il figlio di Tom e Eve verrà più avanti, non temere, lo “vedrai” benissimo! Alla prossima settimana!

 

vavva: non ti preoccupare, l’importante è che tu la stia leggendo non pensi?? Il ritorno è in questo capitolo… non ci ha messo molto vero? Effettivamente sapevo già che veniva molto lunga questa parte… quindi avevo subito pensato di farlo arrivare presto, in modo da agevolare lo svolgimento della storia. Spero il capitolo ti piaccia e a presto!

 

Andromeda: cavoli Minu, scusami!! Non so davvero come io faccia a sbagliarmi sempre!! Ahah! Però, un bel finale alternativo! Si potrebbe fare che dici?? Cancello gli altri capitoli e ne faccio uno  solo, così tagliamo la testa al toro, che ne pensi??? XD Alla prossima settimana!!

 

BebyChan: ciao Tish! Sono contenta che le mie storie ti esaltino fino a questo punto! Rispetto alle altre volte ho deciso di postare regolarmente una volta a settimana, sai, tanto per essere così regolare! Spero ti piaccia altrettante questo capitolo! Alla prossima settimana!

 

pillo: a dire il vero Naraku, il mio, ovviamente, ce lo vedo moltissimo mentre cambia i pannolini o mentre gli canta la ninna nanna! Tom/Eve sono forever… la coppia meglio assortita di tutta la storia, li adoro! Grazie per la tua recensione e alla prossima!

 

Jechan: lascia stare che di lacrime me ne sono scese parecchie!! Ero così giovane… eh, i miei 9 capitoli =____= ceeeerto, vai ambra, come no! Sono contenta che ti piaccia! Qui il terzo capitolo dove succederanno un paio di cosette quindi frane la tua curiosità! (o frena la lingua eh je?? XD)

 

Allora vi lascio al capitolo! Spero sia a tutti di buon gusto (nemmeno parlassimo di lasagne!) e…buona lettura!!!

Alla prossima settimana!!

 

***

 

Capitolo 3

        Il ritorno

 

Sango guardò il soffitto bianco della sua camera contemplandolo.

Le note di Angel di Robbie Williams riempivano la stanza dolcemente.

Suo padre, aveva finalmente deciso di pitturare i muri, dopo anni che continuava a ripeterlo senza mai fare nulla, e la notizia l’aveva un po’ spiazzata.

Qualche anno prima lei e Kagome, sedute su quel letto, avevano scelto, criticato e scartato una quantità considerevole di colori per motivi alquanto stupidi, tipo che stonava con il tappeto, con le coperte invernali, con il colore dello stereo e tante altre cose che in quel momento le sfuggivano.

Quel pomeriggio si erano divertite molto e alla fine, l’unico colore che non avevano scartato era stato l’avorio.

Sango avrebbe voluto usare quello, ma purtroppo, la nuova cornice appesa al muro di lei e Miroku rovinava tutto.

Le sarebbe piaciuto ripete quel bellissimo pomeriggio con Kagome, ma purtroppo non le era possibile. Kagome, la sua migliore amica, la odiava, la detestava, non poteva vederla e la colpa era sua, tutta sua.

Le aveva fatto mancare la fiducia, le aveva tolto la sua amicizia, ed era stata una stupida! Una maledetta stupida! Avrebbe fatto meglio a dirglielo subito quello che aveva scoperto, avrebbe fatto molto meglio a dirglielo! Invece no, aveva seguito il consiglio di Miroku e aveva aspettato che Inuyasha glielo dicesse, anche se non era d’accordo, ma avrebbe dovuto immaginarlo che lui non lo avrebbe mai fatto, perché era un codardo, uno stupido codardo. Ed era stata sincera e glielo aveva detto, glielo aveva urlato prima che partisse e lo aveva maledetto dentro di se.

Ma alla fine nulla era valso, Kagome la disprezzava, la schivava e non voleva parlare con lei per nessuna ragione al mondo e le faceva male, faceva molto male…

Un leggero bussare alla porta la fece sospirare ma non si mosse

-Avanti- La porta si aprì cigolando e si richiuse. Nella stanza si propagò subito un leggero odore di colonia, che la ragazza avrebbe riconosciuto tra mille, mentre il rumore della serratura riempiva la stanza nascondendo per un istante il ritornello di Angel –Ciao, sei arrivato presto- disse

-Ciao amore. Non avevo più voglia di studiare così ho pensato di venire qua prima- spiegò Miroku veloce sedendosi vicino alla ragazza che si sedette a sua volta –Mi ha aperto Kohaku e i tuoi erano in cucina, non si sono accorti di me-

-Ah, bene- rispose lei non curante. Miroku la guardò e le sfiorò la fronte con la punta delle dita scostandole la frangetta –Hai le mani fredde- si lamentò lei scostandosi dal tocco di lui

-Cos’hai Sango? Stai bene?- domandò guardandola incrociare le gambe

-Certo che si. Stavo solo pensando e… hai sentito Inuyasha?-

-Sango…- I due si guardarono e la ragazza sbuffò

-Uffa, non ti si può nascondere niente!-

-Perché non sai mentire amore mio. Allora, cosa succede?-

-Papà ha deciso di pitturare e mi è venuto in mente che qualche anno fa quando io e Kagome ne avevamo parlato molto sul colore da usare- disse scrollando le spalle –Tutto qua-

-Mi spiace Sango, davvero. Forse sarebbe stato meglio…-

-Non dirlo- lo bloccò lei –Non dirlo altrimenti io dirò la frase “Te lo avevo detto” e mi arrabbierei quindi, non dirlo-

-Va bene- Sango gli cinse il collo con le braccia e si sedette a cavalcioni su di lui mentre il giovane, le cingeva la vita con le braccia baciandola. Le lingue si cercarono iniziando una dolce danza che esigeva qualche cosa dal compagno. Sango si scostò da lui ansimando leggermente mentre Miroku le sfiorava la schiena sopra alla maglietta

-Allora, Inuyasha?-

-Parte Venerdì mattina- disse stendendola sotto di lui baciandola e mettendole una mano sotto la maglietta sfiorandole il ventre

-Mh… allora ha trovato i soldi per tornare?- mormorò lei staccandolo dolcemente

-Già- Il giovane le morse il collo leccandole il lobo dell’orecchio

-Miroku i miei sono giù!- esclamò sfiorandogli le braccia e le spalle

-Non c’è problema ti dico…-

-E cosa farà arrivato qui?- domandò lei togliendogli la maglietta bianca

-Suo padre gli ha preso un piccolo appartamento, ma dovrà comunque trovarsi da lavorare, visto che lui e Sesshamaru partono, dopotutto devono cercare di salvare qualche cosa-

-Già, è stato un vero choc quando hanno dato la notizia del crollo-

-L’impero Kujimawa caduto come un castello di carta… per cosa poi?- sbottò ironico

-Non c’è nulla di divertente nelle disgrazie altrui Miroku- lo riprese lei scostandosi e guardandolo male. Il giovane alzò gli occhi al cielo sbuffando

-Dai Sango, sta un po’ zitta- commentò lui seccato baciandola e soffocandole un gemito. Le slacciò lentamente i jeans facendo poi scattare il gancio del reggiseno e baciandole il ventre.

 

Kagome tamburellò le dita sul libro di testo mentre ricontrollava i passaggi appena fatti. Maledetta matematica che non riusciva a capire e che non le voleva venire! Possibile che dovesse perdere mezz’ora del suo tempo per una stupida espressione?

-Accidenti a questa… bastarda incallita! Ma che vada al diavolo lei e chi ha inventato sta merda….-

-Immagino allora che tu e la matematica non andiate molto d’accordo- ironizzò una voce dietro di lei. Kagome si voltò e non credette ai suoi occhi. La ragazza dai capelli rossi, gli occhi verdi, il viso liscio e perfetto che anni prima le aveva causato un sacco di guai con Inuyasha stava ritta davanti a lei. Indossava un paio di jeans stretti a vita bassa e una maglietta chiara scollata, i capelli erano sciolti e un cerchietto nero teneva fermi i ciuffi davanti

-Miu!? Mio dio non ci posso credere! Ciao! Come te la passi? È da quasi un anno che non ci vediamo!- esclamò mentre la giovane le si sedeva accanto sorridendo, appoggiando un libro sul tavolo vuoto

-Io sto benone grazie, ma non posso dire lo stesso di te sentendo tutti gli sproloqui che stavi tirando- ghignò lei. Kagome sbuffò

-Non è colpa mia se odio dal mio profondo la matematica! Mi chiedo chi sia stato l’idiota che l’abbia inventata!- Miu sorrise scuotendo leggermente il capo

-Dai, ho del tempo libero, se vuoi ti aiuto- propose

-Grazie, ti amo Miu, sei il mio mito sceso in terra!!-

-Beh, all’università è la materia principale!! Un po’ di sano esercizio non può che farmi bene!- esclamò guardando l’esercizio e passandoci il dito sopra

-Ma come fai a fare una università del genere?- domandò la giovane senza parole alzando il sopracciglio

-Oh fidati, non è così brutto come sembra. Tu piuttosto, come te la cavi?- chiese iniziando a scrivere

-Sopravvivo grazie. Dopo hai da fare Miu? Ti va di uscire?- chiese la giovane

-Perdonami Kagome ma tra una mezzora devo vedermi con il mio ragazzo e…-

-Il tuo ragazzo!?- chiese scioccata

-Già, si stenta a crederlo eh? Io, Miu, eterna fan di Inuyasha, è riuscita a trovarsi finalmente un ragazzo che ama e che glielo ha fatto scordare. Bisognerebbe fargli una statua a questo povero ragazzo!-

-E da quanto ce l’hai?- domandò Kagome avvicinandosi con la sedia curiosamente

-Quasi un anno emmezzo, l’ho conosciuto all’università il primo anno. Per lui è stato un colpo di fulmine, ha iniziato a corteggiarmi e ogni giorno mi mandava parole piene di amore! Per me è stato un vero colpo!-

-Immagino- annuì lei

-Tu invece? Ragazzi?- domandò maliziosamente la ragazza guardandola di sottecchi

-Io? Beh, più che ragazzo è… amico di sesso- spiegò lei. Miu alzò le sopracciglia lanciandole uno sguardo stupito

-Oh, fantastico!- esclamò tornando subito a scrivere numeri e lettere

-Ma per un certo senso si, è il mio ragazzo- disse scrollando le spalle

-È o non è. Allora?- domandò confusa la rossa al suo fianco

-Non lo so… cioè… non è che non ci sto bene con lui, per carità… ma da qui a che sia il mio ragazzo ufficiale… ne passa di acqua sotto i ponti!-

-Ci stai bene, fate sesso e non vi siete ancora messi insieme?-

-È solo che non lo amo!-

-Ma almeno è bello?- si informò la giovane

-È un figo dell’altro mondo! Il problema appunto è questo!!-

-Beh, forse non sei pronta, dopotutto io ci ho messo anni per uscire dal giro “Inuyasha”, quindi…-

-Scusa Miu, puoi evitare di pronunciare il suo nome davanti a me? Mi urta parecchio se non lo hai capito!- sibilò. La ragazza alzò lo sguardo alzando le sopracciglia

-Oddio Kagome… sono passati tre anni e il suo nome ti fa questo effetto? Sei messa un tantino male, sai?-

-Non prendermi in giro-

-E chi lo fa!?-

-Mi urta solo che pronunci il suo nome ad alta voce!- La giovane vicino a lei scosse il capo esasperata posando la penna soddisfatta –Mi hai finito l’esercizio?-

-Si, non c’era nulla di difficile, avevi sbagliato una moltiplicazione! 6 x 7?-

-42- rispose prontamente Kagome

-Ah, meno male. Solo a lavorare da mia madre fa 44!!- disse la giovane sorridendo e alzandosi –Devo andare, ci sentiamo per messaggi ok?-

-Si, ciao e grazie!-

-Figurati!- Miu scomparve dalla vista e Kagome sorrise guardando la scrittura minuta della giovane

-Vabbé basta- sbottò scrollando le spalle alzandosi dalla sedia e mettendo tutto nello zaino uscendo dalla biblioteca.

 

Giovedì. Ore 19.20

Il cellulare di Miroku squillò e il giovane rispose allontanandosi dalla scrivania piena di libri aperti, chiuse con un tonfo il vocabolario sulle sue ginocchia e si alzò il piedi flettendo le gambe

-Pronto?- chiese annoiato

-Miroku!- La voce profonda e matura lo fece sorridere

-Oh, ciao Inuyasha. Come te la passi?- domandò sedendosi sul letto

-Bah… Senti un po’. Mi vieni a prendere tu domani sera, vero?-

-Ma certo che si. Viene anche Sango comunque-

-Beh, mi sembrava ovvio visto che dove ci sei tu c’è anche lei! Un cuore e un anima!- lo prese in giro

-Non fare il furbo tu… Koga e Rin non riescono a venire ma verranno a fare un giro nel tuo appartamento Sabato pomeriggio- Lo informò

-Capisco… Miroku?-

-Cosa?-

-E… insomma… Kagome?- Il giovane sospirò –Ok, era una richiesta stupida-

-Grazie, molto umano-

-Non vedo l’ora di vederla…- mormorò

-Oh beh, non credere di ritrovarti davanti la ragazzina di tre anni fa e non osare credere che ti si butterà tra le braccia!-

-Certo che no! Comunque ora vado. Ci vediamo domani alle 19.00-

-Certo. Ciao-

-Ciao- Inuyasha mise giù e Miroku scosse il capo. Tornò lentamente alla scrivania osservando i libri e le mille parole senza senso che si abbattevano su di lui.

Maledizione a quei maledetti libri, a suo padre, a Inuyasha, a Kagome e a lui!!

I tratti delicati, gli intensi occhi pervinca, le labbra rosee piegate in un sorriso e i morbidi capelli scuri lo fecero rilassare immediatamente. Miroku andò al comodino e tirò fuori dall’ultimo cassetto la foto di loro due sfiorando i tratti della giovane

-Tranquilla Sango… noi due non finiremo come loro… non succederà mai, fidati…-

 

Venerdì. Ore 2.31

Mikado scivolò al fianco della giovane stringendola e lei appoggiò la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi e soffocando uno sbadiglio

-È meglio dormire- disse lui coprendo se stesso e la giovane al suo fianco

-No, devo andare- disse lei alzandosi a sedere stropicciandosi piano gli occhi

-Kagome, perché…- Il giovane si fermò e sbuffò scuotendo il capo

-Cosa?- domandò lei iniziando a vestirsi

-Niente… tanto non ti piacerebbe…- Lei alzò il sopracciglio guardandolo

-E tu come lo sai se mi piacerebbe o no?-

-Perché ti conosco!- commentò lui vestendosi a sua volta veloce

-Su Mikado, datti una mossa. Cosa vuoi?- Si guardarono

-Diventa la mia ragazza- disse. Kagome lo guardò con cipiglio

-Come?-

-Diventa la mia ragazza, la mia ragazza ufficiale. Sono stanco di questa cosa e…- La ragazza scoppiò a ridere scuotendo il capo divertita –Cosa c’è da ridere? Guarda che sono serio!-

-Ma sei... impazzito? Io… la tua ragazza? Questa è buona, è il massimo!-

-Kagome! Io non scherzo! Non sono impazzito e…-

-Mikado… ferma un momento. Mi sembrava che questa cosa fosse chiara ma… probabilmente non lo è- disse guardandolo divertita –Tu ed io… non staremo mai insieme, ok? Il nostro rapporto non andrà oltre l’amicizia e il sesso, capito? Io ti voglio bene, ma nulla di più, chiaro? Siamo liberi l’uno dall’altro, tu puoi fare quello che vuoi e io idem, ok?-

-Cioè… noi due facciamo sesso… ma a te non interesserebbe se io mi facessi un'altra?-

-No, perché, appunto, siamo assolutamente liberi… se ti va bene questa condizione bene, altrimenti saremo solo amici e colleghi, chiaro?- Lui la guardò e fece una smorfia

-Devo pensarci ma…- Lui la guardò –Non rinuncio al tuo corpo se posso avere solo quello-

-Perfetto, allora siamo a posto così- disse lei aprendo la porta e alzando la mano in segno di saluto prima di scomparire dalla sua visuale.

Mikado si passò una mano tra i capelli neri e sospirò sedendosi sul letto.

A Kagome non importava nulla di lui, o almeno, nulla a parte il sesso. Di certo un po’ le doveva piacere, altrimenti non sarebbe mai andata con lui.

L’uomo si alzò e andò alla finestra guardando la macchina allontanarsi nella notte.

A volte, quando era solo, i ricordi lo sommergevano. Ricordava benissimo la Kagome timida e insicura che era un tempo e un po’ le mancava… La nuova Kagome era fredda, distaccata, scostante… Per cosa era cambiata poi? Per un ragazzo, un uomo, uno stupido… Non aveva mai saputo tutta la storia, ma aveva sentito parecchie storie su Kagome scoprendo varie cose interessanti. Aveva cercato di parlarne direttamente con lei ma l’interessata lo aveva guardando gelidamente congelandolo con un “Non sono affari tuoi. Non rompere”. Capendo, quindi, bene l’antifona, il ragazzo non aveva più menzionato il nome Inuyasha.

Comunque avrebbe fatto meglio a cercare di dimenticarla, o almeno in parte…

 

Venerdì. Ore 18.23

Miroku suonò il campanello e sorrise quando la donna con i suoi stessi occhi gli venne ad aprire

-Oh, ciao tesoro. Come stai? Entra pure- disse la donna dando una veloce occhiata all’orologio. Le 18.24

Miroku entrò

-Scusa l’ora… mamma- disse lui

-Ma figurati. Lo sai che per te la porta è sempre aperta- disse –Posso offrirti qualche cosa?- domandò la donna

-No, grazie. A dire la verità…-

-Miroku! Ah, meno male! Credevo fossi in ritardo!- esclamò Sango scendendo le scale velocemente seguita da Kohaku

-Fratellone!!-

-Non sono in ritardo- commentò lui guardando l’orario accigliato

-Si si, certo…- disse lei affiancandolo

-Uscite?- domandò la donna guardandoli intensamente. Sango dallo sguardo della madre si sentì stranamente a disagio e distolse lo sguardo

-Si… andiamo a prendere un nostro amico all’aeroporto-

-Non mi avevi detto nulla- commentò la madre –Chi è? Lo conosco?-

-È Inuyasha mamma, te ne ho parlato!- esclamò lei stropicciandosi le mani

-Si, è tornato dopo tre anni a casa e quindi abbiamo deciso di andarlo a prendere- sopraggiunse Miroku venendo in aiuto della ragazza

-Ma certo. A che ora tornate?- si informò

-Mamma, da quando ti preoccupa che io esca con Miroku, mio fratello??- La donna a quella domanda parve riscuotersi e li guardò accigliata prima di sorridere amabilmente

-Ma certo, hai ragione cara, è tuo fratello dopotutto, non devo preoccuparmi. Ma tornate presto ok? Tu domani devi comunque andare a scuola signorinella!-

-Si mamma- disse la figlia alzando gli occhi al cielo

-Allora a dopo e Miroku te l’affido-

-Ma certo. Ciao. A presto Kohaku!-

-Ciao fratellone!!- esclamò il bambino chiudendo la porta alle sue spalle impedendo la visuale della coppia alla donna.

I due salirono in auto e tirarono un sospiro di sollievo

-Oh… mio… Dio- scandì la giovane appoggiando il capo allo schienale

-Fifa eh?- la prese in giro lui

-No, ma che ti salta in mente!- ironizzò Sango leggermente pallida –Mi è solo preso un colpo apoplettico!-

-Forse è meglio che la prossima volta stiamo più attenti e ci portiamo dietro tuo fratello!-

-Nostro fratello- precisò lei

-Nostro, ok- disse lui ingranando la marcia e partendo verso l’aeroporto.

 

Venerdì. Ore 19.20

Inuyasha, recuperata la valigia, si diresse verso l’uscita senza badare alla gente intorno a lui. I capelli neri erano legati in una coda bassa, la giacca gli risaltava il corpo, i jeans lo fasciavano come un guanto e gli occhi erano freddi e distanti. Improvvisamente, si sentì chiamare a gran voce. Si voltò velocemente e venne assalito da Sango che lo abbracciò con slancio sorridendo

-Bentornato!-

E pensare che quando lui era partito lei lo aveva mandato letteralmente a quel paese!

-Grazie Sango- disse lui mentre gli occhi gli si addolcivano un po’. Diede la mano a Miroku che la strinse con forza

-Bentornato amico mio- disse sorridendogli e prendendo la valigia

-Grazie Miroku. Ora sono a casa- disse. Il suo pensiero andò subito a Kagome e i tre amici uscirono dall’aeroporto “Si Kagome, ora sono a casa!”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4- Da lontano... ***


Salve a tutti! Rieccoci per il 4 capitolo di questa ultima parte di Note&Anima! Allora, voglio subito informarvi del fatto che sabato parto e torno tra una settimana, il 12 per la precisione, quindi dovrete aspettare il 17 per il 5 capitolo, purtroppo il mare chiama e non posso sottrarmi a questo dolce richiamo! Comprendetemi.

Prima di passare al capitolo rispondo alle vostre, come sempre, bellissime recensioni.

 

Jechan: Jeeeee!! Lo so che sei un pesciolino rosso però ricordartelo fa sempre bene XD  A proposito, Mikado è Mikado lo sai com’è fatto, ci spera fino all’ultimo senza contare Inuyasha… è un cretino sto ragazzo, ma mi piace troppo!

 

jessy101: ciao! Grazie per la tua recensione! Inuyasha ha vissuto sotto una campana di vetro fin dalla nascita ed è ovvio che inizialmente lui pensi che sia tutto alla normalità come vuole lui, mi è sembrato anche logico svolgere la fic in questo modo… anche se a dire il vero mi è venuto naturale!! Di nuovo grazie e alla prossima!!

 

smartina86: ciao! Sono contenta che i tuoi esami si siano svolti al meglio e speriamo anche quelli di Luglio fruttino bene!! Cavolo, quanti paroloni in una frase XD Effettivamente la presente situazione di Inuyasha non può che farmi divertire, la prima volta che l’ho pensata mi è sembrata una genialata tale che non l’ho assolutamente voluta cambiare, senza contare che dopo ho cominciato a farci tutti i castelli e situazione che poi è diventata la terza parte! Grazie per la recensione!

 

Michiyochan: Mikado… eh, povero Mikado! Lui si che ne sta passando di tutti i colori! Dopotutto però non si può esattamente lamentare, non  pensi? Se Mikado non le piacesse, in un certo modo, Kagome non andrebbe mai con lui, no? Purtroppo credo che le tue preghiere dovranno aspettare il prossimo capitolo XD alla prossima!

 

ka chan:  rieccomi! Inuyasha è tornato e ora cosa accadrà??? Grazie per la tua recensione!

 

Kaggi_Inu91: ammazzarlo di botte??? XDD si, sarebbe un’idea! Poverino, già lo immagino, agonizzante che chiede pietà! Mwahahahah! Volevo già mettere qualcuno a fianco di Miu, dopotutto è un personaggio molto simbolico qui visto che in lei avviene una vera e propria maturazione! Ho letto la fine e devo dire di avere tirato un grandissimo sospiro di sollievo! Pensavo finisse come Ranma, ma fortunatamente no! Soprattutto perché altrimenti andavo là con un mitra puntato alla sua gola XDD Grazie per la tua recensione e lo sai che non mi rompi mai!!

 

pretty: sai, credo che tu abbia colpito nel segno! Ti sei fatta una mini anticipazione da sola!! XDD Complimenti davvero! Sei la prima che lo ha notato! Ovviamente questo accadrà decisamente più avanti ma… davvero sono senza parole!! Però Miu e Kagome non ti paiono una coppia di amiche fantastica?? Le eterni rivali che si sono odiate fino allo sfinimento, ora amiche come non mai! Sembra da film!! Alla prossima e grazie!!!

 

chachy: grazie per i tuoi complimenti, mi lusingano molto anche se ho ancora un sacco da imparare!! Per la questione Kujimawa dovrai aspettare ancora un po’! Spero che il capitolo ti piaccia! Alla prossima!!

 

pillo: con una pistola alla mano XDD questa si che è stupenda!! Sakura e Rumi non si vedranno per niente qua, tranquilla! Credo che la lezione l’abbiano imparata e vissuta alla grande!! Miu ha avuto una maturazione davvero incredibile dalla seconda parte e ne sono veramente soddisfatta, diciamo che ci voleva una figura che avesse superato tutto! Grazie per la tua recensione!!

 

Bchan: purtroppo dovrai aspettare due settimane per l’aggiornamento, mi dispiace davvero moltissimo ma come ho detto… il richiamo del mare è troppo forte! Lo scontro arriverà prima che tu pensi, fidati! È dietro l’angolo!! Alla prossima!!

 

BebyChan: Purtroppo non posso fare altrimenti!! Ma vedrai che queste due settimane passeranno in men che non si dica!! Al massimo puoi riguardarti tutti gli episodi di Inuyasha! …oddio, meglio di no, si rischia il collasso! Scherzavo ovviamente XD grazie per la recensione!!

 

Fra007: oddio non ci posso credere!! Effettivamente mi stavo chiedendo che fine avessi fatto!!  Ringrazia da parte mia la tua buona fede e curiosità! XD Grazie per i tuoi bellissimi complimenti, non so davvero cosa farei senza!! Tornando alla storia mi è sembrato giusto mettere insieme Mikado e Kagome, per non farla rimanere sola e per farle avere qualcuno affianco… anche se non si può esattamente dire che siano fidanzati vero??? Effettivamente hai ragione! Essendo abituati ad un certo tipo di Kagome questa è proprio scioccante! Anche io subito quando l’ho pensata non la credevo colto credibile, eppure alla fine ha “funzionato” proprio bene! Per il rapporto Miu/Kagome si scoprirà presto! Grazie per la tua bellissima recensione e a tra due settimane (purtroppo non posso portarmi il pc fisso dietro XD)!!

 

damychan: paura della reazione di Kagome!? Nooooo (molto ironico), diciamo che ne devi essere terrorizzata nel vero senso della parola! Non posso fare a meno di ridere al ricordo…  Sono contenta che Kikyo sia il tuo personaggio preferito, soprattutto perché anche io ne ho un debole, ma quanto ne abbia per Sesshomaru però!! Grazie per la tua recensione e non preoccuparti, anche io ho molti problemi con il pc quindi tu posso capire perfettamente!!

 

Kagome_chan89: oh ma che bella notizia! Allora immagino tu sarai promossa con dei bellissimi voti vero (sarà l’influenza della terza parte? Scherzo ovviamente!)?? All’azione? Prima di quanto tu pensa! ;D

 

nickyxx91: oh che bello, una nuova lettrice! Sono contentissima che ti sia piaciuta così tanto facendoti emozionare in questo modo! Tranquilla, la storia è conclusa e quindi finirò tutto senza problemi, non ho ancora fatto i calcoli precisi ma entra due o tre mesi potrai anche tu vedere la parola fine anche se mi dispiace tantissimo! Grazie per averla messa tra i preferiti, sono sinceramente commossa! Grazie per la tua recensione, a tra due settimane!

 

Nayma85: oh oh… spero che gli esami ti siano andati bene! Non vorrei mai essere la causa di un brutto voto!! XD Comunque sei matta! Ti sei letta… 47 capitoli in una settimana!?!?!? Oddio O_O ma come hai fatto?? Il solo pensiero mi fa star male per te!! Comunque grazie per la tua splendida recensione e a presto!!

 

Molto bene, dopo questo non ho più nulla da dirvi tranne che vi adoro tutti quanti!! XD ok, la smetto soprattutto perché penso che delle mie chiacchiere ve ne frega fino a mezzogiorno! Quindi a presto e buona lettura a tutti!

 

***

 

Capitolo 4

          Da lontano…

 

Quel Sabato mattina, Kagome si alzò con un sapore acre in bocca. Era agitata, ma non riusciva a capire il perché di quell’ansia che le prendeva lo stomaco lasciandola senza fiato.

Era indecisa se alzarsi da quel letto, per cominciare una nuova dura giornata, o stendersi e tornare a dormire scordandosi di tutto.

Ma non poteva farlo, l’incontro di quel giorno con Sakura glielo impediva. Disdire sarebbe stato maleducato, non presentarsi orribile e poco carino. Non aveva scelta.

E poi, o oggi, o domani, no?

Kagome appoggiò i piedi sul pavimento freddo e venne scossa da un brivido che la fece irrigidire e per un attimo rimpianse le sue soffici coperte, il suo materasso accogliente e il cuscino bianco, ma con una spinta decisa si mise in piedi respirando a fondo.

Diede una veloce occhiata all’orologio e iniziò a prepararsi solo quando l’orologio le confermò che mancavano solo 30 minuti all’inizio delle lezioni.

 

Quando scese perfettamente pettinata, vestita e leggermente truccata, si sedette di fronte al fratello che stava tranquillamente mangiando la sua fetta di toast. Il ragazzo alzò la testa stupito guardando la sorella: l’ultima volta che avevano fatto colazione insieme era stato circa un anno emmezzo prima!

La madre le mise davanti del caffè e una colazione abbondante

-Ti sei svegliata tardi- osservò –Come mai?-

-Non è suonata la sveglia- rispose la giovane. La madre non replicò iniziando a lavare i piatti. Sapeva benissimo che la figlia mentiva, visto che nella sua stanza non c’erano sveglie, e poi la giovane le odiava, per questo non le aveva mai avute e usava sempre il cellulare.

Sota guardò la sorella mangiare solo qualche boccone di cibo per poi bere il caffè a piccoli sorsi.

Ricordava perfettamente il giorno del disastro, il giorno in cui sua sorella era totalmente e irrimediabilmente cambiata. Sapeva benissimo di chi era la colpa, o almeno, una parte della colpa: la sorella del suo migliore amico Kohaku, Sango.

Eppure, dopo ormai tre anni, aveva smesso di pensare a lei come l’unica colpevole e anche se non l’aveva mai perdonata, il suo odio si era affievolito.

Dopotutto, un po’ era riuscito a comprendere Sango e Miroku. Ci era riuscito con l’unica cosa che il ragazzo sapesse fare bene: curiosare.

Anche quel giorno lo ricordava benissimo, era successo appena un anno dopo la catastrofe quando sua sorella era ancora più irritabile, taciturna e fredda del solito.

 

[…]

-Sorellina? Sei a casa? C’è anche Sota!- esclamò Kohaku entrando in casa rimettendo le chiavi in cartella –Sorellina!?- I due bambini si guardarono e Sota appoggiò il borsone di calcio vicino a quello dell’amico –Vabbé dai, è meglio salire in camera- disse chiudendo la porta e salendo veloce le scale seguito dall’amico

-Kohaku?-

-Dimmi pure-

-Quindi tua sorella non c’è vero?- chiese il bambino guardando la porta chiusa della camera di Sango

-Si, perché?-

-Senti… io… io devo sapere il perché- mormorò guardando Kohaku

-Per tua sorella?- Sota annuì e i due bambini si guardarono

-Va bene, ma ti dico subito questo. Mia sorella ha cambiato la postazione del diario e non so più dove sia, quindi lo dobbiamo cercare ma… dobbiamo stare attenti a non toccare troppo e a rimettere tutto nella stessa posizione di prima, ok?-

-Va bene. Dove può averlo messo?- chiese il bambino mentre entravano guardando la camera della giovane

[…]

 

Non era proprio stata una bella cosa, ma almeno aveva scoperto quello che voleva sapere. La giovane lo aveva nascosto in un luogo molto intelligente, come era la ragazza del resto. Tra il letto e il muro infatti c’era uno spazio e, nascosto tra le coperte, sopra la fascia di legno, dove non dava fastidio e non si vedeva, c’era il diario di quel periodo. Dopo aver setacciato tutta la camera, lo avevano trovato proprio lì. Comunque tralasciando le prime venti pagine inutili a dir poco, i due avevano trovato una pagina molto esauriente su quello che era successo e sui sentimenti della ragazza in quel periodo per la sua situazione con Kagome.

Da quel momento Sota aveva cercato di trattarla con un tantino di gentilezza in più, e la sera del ritrovamento del diario, aveva cercato di parlarne con Kagome

 

[…]

-Avanti- Sota entrò nella camera, la sorella seduta alla scrivania, richiudendo la porta alle spalle. La giovane spense il lettore togliendosi gli auricolari e lo guardò –Cosa c’è?-

-Sorellina ecco io…- Il bambino respirò a fondo stropicciandosi le mani improvvisamente sudate -…io… pensavo che…-

-Sota, per piacere, vedi di darti una mossa ok?- sbottò la giovane sospirando –E se non è importante, esci- Sota sentì gli occhi lucidi e la guardò male

-Smettila di trattarmi così uffa! Non scaricare su di me la tua rabbia e frustrazione, io non centro su quello che ti è successo un anno fa con Sango, Miroku e Inu…-

-Sota, non dirlo, sta zitto!!- Sota alzò lo sguardo verso la sorella che era scatta in piedi rovesciando la sedia. I pugni serrati, il viso contratto e il corpo irrigidito lo fecero deglutire. Aveva esagerato.

-Kagome… io… io…-

-Vattene, esci, fuori-

[…]

 

Nulla erano valsi i suoi tentativi di sbloccarla e comunque, aveva ben capito il suo posto visto che dopo quel giorno lo aveva evitato il più possibile iniziando a uscire tutti i pomeriggi e a rincasare tardi anche quando non aveva il lavoro, cosa preoccupante a dire il vero.

-Kagome, vai in macchina oggi, vero?- La ragazza alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra

-Si-

-Sota, tu prendi l’ombrello, sta per piovere- disse la madre andando alla finestra notando il cielo plumbeo

-Si mamma- rispose mesto lui. Kagome lo guardò e sospirò alzando gli occhi al cielo

-Vai a prepararti, oggi ti porto io ma non farci l’abitudine- commentò lei alzandosi e sparendo su per le scale.

Sota guardò la ragazza sparire accigliato. Come? Cosa aveva detto?? Il bambino ubbidì alla sorella e poi la raggiunse in camera mentre lei si infilava il cappotto

-Sota, la cartella l’hai giù? Hai messo dentro il pranzo?- domandò la giovane spingendolo fuori e facendo i primi gradini

-Sorellina?- Lei si voltò notando che non si era mosso da davanti alla porta

-Beh? Non vieni con me?- chiese lei strizzandogli l’occhio sorridendo leggermente. Lui sorrise e la raggiunse felice.

Kagome seguì Sota che trotterellò verso la porta con lo zaino sulle spalle. Aveva ancora quella strana sensazione allo stomaco e chissà, forse il fratello la poteva aiutare a distrarsi un po’.

-Kagome?-

-Cosa mamma?- domandò mentre si infilava le scarpe

-Le chiavi- disse facendole penzolare davanti al viso

-Uh, grazie mamma. Ah, non riuscirò ad andarlo a prendere. Oggi mi vedo con Sakura quindi…-

-Non c’è problema-

-Ok- Kagome uscì e raggiunse in macchina il fratello –Allaccia la cintura e… hai comunque l’ombrello per il ritorno?-

-Certo- commentò lui sorridendo e la macchina partì pronta per un nuovo giorno.

 

Erano davvero rare le volte che Kagome arrivava in ritardo a scuola, ma quelle volte, mentre si scusava con il prof per avere interrotto la lezione e per il ritardo, lo sguardo di Sango era sempre posato su di lei per catturarne i minimi movimenti, il solito e irritante sguardo.

Ad un certo punto, certi sguardi ti mettono a disagio e quando succede, puoi solo fare due cose: affrontare la persona in questione, o ignorare, semplicemente.

Anni prima, la ragazza avrebbe fatto la prima, molto più pratica e veloce, ma la Kagome di oggi no. Non si prendeva il disturbo di parlare con lei perché aveva altre cose da fare che prestare attenzione ad una… bambina! Quindi ignorava la compagna di classe, passandole davanti impassibile.

Aveva scelto ciò per tre motivi: il primo appena detto, il secondo perché la odiava ancora troppo, la terza era paura.

Semplice e terribile paura.

Non voleva guardarla e parlarle perché altrimenti avrebbe ammesso ciò che dentro di lei già sapeva da lungo tempo e questo, la faceva infuriare più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di quanto volesse e desiderasse. Perché se la trovava fastidiosa e odiosa, voleva dire che a lei ci pensava, invece di esserle indifferente come in realtà voleva.

L’aveva capita, aveva capito il suo gesto, come anche quello di Miroku, di Rin, di Koga e di Sesshamaru, ma non poteva perdonarli per quello che le avevano fatto, li aveva capiti certo, ma mai ci sarebbe stato tra di loro lo stesso rapporto di un tempo, perché lei non dimenticava, lei non scordava mai.

Lo sapeva lei, lo sapevano loro.

Il fatto poi che li aveva capiti, ma non perdonati portava ad un altro grande e doloroso problema, un problema che in quel periodo si era fatto sempre più presente. Chissà, forse perché erano passati tre anni.

Da quando aveva parlato con Miu però, qualcosa dentro di lei era scattato come una molla, il dubbio e il timore si erano impossessati di lei e di certo, le sue parole non erano state né confortanti, né di aiuto.

 

Inuyasha.

 

Com’era possibile che dopo tre anni soffriva ancora in quel modo? Tanto che il sentir pronunciare il suo nome la disgustava?

Non ne aveva idea e non le importava più di tanto, ma lo sappiamo già. Quella scatola, sull’armadio, nella camera di Kagome era la prova di quel passato, di quel periodo che lei voleva cancellare. Perché lì erano custoditi ricordi dolorosi, terribili… e felici. Solo pensare a quello era difficile, ma non estraniare i propri sentimenti e soffrire dentro era diventata ormai una abitudine che non la toccava neppure più.

 

Kagome ne era certa, quando avrebbe varcato la porta della sua classe, avrebbe sentito quegli occhi blu su di se e allora i ricordi sarebbero riaffiorati.

Sempre e comunque.

 

Kagome aprì la porta ed entrò richiudendola dietro di se attirando l’attenzione della classe. La giovane, fece qualche passo verso il prof seduto comodamente dietro la cattedra, allungandogli il permesso del preside che lesse velocemente.

La ragazza sentì la pressione dello stomaco farsi più presente e si irrigidì voltandosi verso Sango.

Kagome sbarrò appena gli occhi e sentì i palmi delle mani inumidirsi, tremarono leggermente.

Gli occhi bassi di Sango e il giocherellare distrattamente con la matita, fece accendere un campanello dell’arme nella testa della ragazza.

Forse quella mattina, avrebbe fatto meglio a restarsene a dormire.

 

Sabato. Ore 11.30

Inuyasha rabbrividì e socchiuse gli occhi cercando di risvegliarsi e uscire da quel dolce torpore. Ci mise poco a ricordarsi dov’era e cosa ci facesse lì e le valige ai piedi del letto lo aiutarono. L’ultima volta che si era ritrovato in quella stessa situazione, era stata una mattina di tre anni prima, il giorno dopo l’arrivo negli Stati Uniti, in una delle tante lussuose ville in suo possesso, o per meglio dire, di suo padre.

Inuyasha si vestì veloce e guardò la sua nuova stanza. Il letto singolo, appoggiato ad una parete, era vicino alla finestra e il comodino aveva una sveglia con il display.  Le pareti bianche erano spoglie e vuote. La scrivania era vuota in legno, con vicino l’armadio a due ante. Il parquet in legno era caldo e forse l’unica cosa di confortante. Il giovane uscì dalla sua stanza e fece un breve tratto di corridoio entrando nel bagno bianco con una doccia e tutti gli accessori che potevano servire per il bagno. Dopo qualche minuto uscì e tornò sui suoi passi sorpassando però la porta della camera imboccando, dopo qualche passo, il corridoio che dava alla sala munita di un soffice tappeto blu, un tavolino in legno, un televisore e un divano con due poltrone di un blu scuro. Vicino alla finestra poi, sopra ad un mobiletto, il telefono era silenzioso e muto. La sala era collegata alla cucina, divise dal mobilio culinare a forma di L. Il tavolo in legno, poi, era circondato da alcune sedie munite di cuscini sempre blu. Sopra all’angolo cottura c’erano vari mobiletti muniti di piatti e bicchieri e i cassetti contenevano le posate e altri accessori. La cucina poi era munita di una piccola lavastoviglie che Inuyasha si chiese come si usasse.

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e andò al frigo cercando qualche cosa di commestibile con cui mangiare ma con rammarico notò che era vuoto. Il ragazzo andò nella camera e decise di cominciare a darsi una mossa disfando tutte le valige e aprendo lo zainetto che contenevano tutte le sue cose personali. La foto di lui e Kagome fu la prima cosa che mise sul comodino.

Improvvisamente suonò il campanello e lui andò ad aprire abbandonando la foto e spingendo le valige dentro l’armadio.

-Ciao Inuyasha! Come te la cavi!?-

-Ciao Miroku, che ci fai qui?- chiese il ragazzo facendolo accomodare in casa

-Nulla, sapendo la tua sicura difficoltà, ti ho portato un regalo!- esclamò il giovane allungandogli la sporta della spesa che il ragazzo prese

-Non sono per niente in difficoltà io- sbottò Inuyasha mentre metteva tutto nel frigo vuoto ringraziando mentalmente il giovane Miroku

-Si certo, poi, ti porto buone notizie dal mio adorato papino- disse il ragazzo

-Cioè?-

-Cioè, ti ha trovato un lavoro!- esclamò

-Oddio… nulla di buono allora- sbottò Inuyasha seccato e sedendosi sulla sedia della cucina davanti a Miroku –Di che si tratta?-

-Nulla di che, sarai capo reparto di una azienda di mio padre che tra poco passerà a me, sarò il tuo superiore ci pensi?- Inuyasha fece una smorfia –Comunque ti vuole vedere Lunedì mattina per accordarsi con te. Poi, altra cosa, ti ho attaccato il telefono come mi avevi chiesto e…- Miroku prese dalla tasca un paio di chiavi che sbatté sul tavolo sorridendo smagliante –Ti ho riportato la tua adorata moto- Inuyasha alzò la testa di scatto

-Scherzi!?-

-No no-

-Oh, che bella notizia dopo tanto tempo!- esclamò prendendo le chiavi e alzando –Andiamo a fare un giro!?-

-Va bene, tra poco dovrebbe uscire da scuola Sango, la andiamo a trovare ti va? Così se ce la fai… vedi Kagome- mormorò lui. Inuyasha lo fissò poi annuì

-Si, voglio vederla, devo vederla-

-Allora andiamo- disse Miroku alzandosi. Inuyasha chiuse la porta dell’appartamento e presero l’ascensore uscendo dal palazzo.

 

Guidare di nuovo la sua moto fece correre la mente di Inuyasha lontano verso qualche cosa di bello e concreto. Sentire l’adrenalina che correva dentro di se una delle due cose che adorava di più al mondo, ma ci avrebbe volentieri rinunciato per la prima: Kagome. Dio quanto era stato stupido! Sciocco! Bambino! Si sarebbe volentieri tirato il collo se solo avesse potuto!

Appena scorse il suo vecchio istituto si sentì invadere da un senso di nostalgia repressa. Quante volte aveva varcato quella soglia? Quante volta su quella terrazza aveva mangiato allegramente con lei? I due si fermarono poco più indietro all’entrata dove gli studenti uscivano allegramente e pieni di sollievo per un voto rimediato o per una verifica finalmente finita. Improvvisamente Inuyasha scorse Sango che appena li vide corse verso di loro lasciando le amiche

-Ciao ragazzi! Inuyasha, come stai? Hai dormito bene nel tuo nuovo appartamento!?-

-Uhm… si, tutto bene- disse lui continuando a guardare gli studenti che uscivano in massa. Sango lo guardò

-Kagome dovrebbe uscire tra poco, non le piace più il massone di gente che si accalca per uscire dalla scuola- commentò. Inuyasha sospirò

-Ah, capisco…- Con la coda dell’occhio vide una macchina parcheggiare in uno spazio vuoto del parcheggio e una ragazza scendere con gli occhiali da sole, una gonnellina bianca e una maglietta a maniche corte scollata. I capelli che le ricadevano fino alle spalle neri. Inuyasha era certo di conoscerla, ma non riusciva a ricordare dove l’aveva vista. La ragazza si mise di lato ai cancelli e si illuminò in un sorriso alzando la mano

-Sono qui!! Kagome!? KAGOME!?- Inuyasha sentì un tuffo al cuore mentre vedeva una cartella alzarsi in mezzo ad altre persone e una ragazza staccarsi da quel gruppetto per raggiungerla. I capelli erano sciolti e indossava ancora la divisa ma il giovane notò subito che la ragazza era dimagrita dalle gambe esili ma ancora agili e scattanti

-Sakura, come stai?- La voce cristallina e felice gli provocò una morsa allo stomaco

-Tutto ok. Sei pronta?-

-Sono prontissima! Devo solo togliermi questa maledettissima e bastardissima divisa del cavolo!- ringhiò Kagome che fece qualche passo per poi bloccarsi improvvisamente.

Si sentiva osservata e la cosa non le piaceva. Già che la morsa allo stomaco si era fatta sentire per tutte le lezioni ora, più dolorosa che mai, le provocò un senso di nausea. Si voltò di scatto guardandosi intorno ma non vide nessuno

-Kagome?-

-Eh? Scusami Sakura, è da questa mattina che mi sento un vero schifo!- disse sospirando

-Sarà il tempo! Oggi pioverà di certo!- sbottò

-E tu cosa vai a metterti? Abiti leggeri, poi non venirmi a dire che hai la febbre!-

-Ma va! Questa sera devo fare colpo io!-

-Si certo… Senti, andiamo in centro a piedi vero? Perfetto, allora fammi cambiare per prima cosa- disse aprendo la sua macchina e salendoci sopra iniziando a cambiarsi

-Non  potevi farlo in bagno dentro la scuola?- chiese accigliata Sakura

-Si certo, se esco così sai che casino i prof!? No grazie!- esclamò infilandosi le culotte nere e il top dello stesso colore sfilacciato

-E meno male che io ho abiti leggeri!-

-Io ho una reputazione da difendere bella mia!- esclamò iniziando a truccarsi. La matita nera, il mascara, l’ombretto e il rossetto rosso fuoco. Si raccolse i capelli in un chignon e si infilò la giacca di jeans mettendo tutto nel sedile dietro –Sono pronta!- esclamò allacciando gli stivali con il tacco vertiginoso

-Bah! Non capisco perché li porti… sei così maledettamente alta che mi fai rabbia!- Kagome sorrise ironica

-Proprio per questo lo faccio!- esclamò uscendo

-Sei bastarda dentro, lo sai vero?-

-Che celestiali parole- Sakura le fece la linguaccia e l’amica scoppiò a ridere chiudendo la macchina. Le due si allontanarono sotto lo sguardo di Inuyasha e Miroku

-Oh mio Dio- disse quest’ultimo scioccato –Messa così la cosa cambia parecchio- commentò. Sango lo guardò dall’alto in basso

-Cosa vuoi dire?-

-Beh, la cosa sta…-

-Sono un emerito imbecille- disse Inuyasha guardando nella direzione dove le due erano sparite. I due si bloccarono e lo fissarono a bocca aperta

-Oddio, l’ha detto-

-Lo ha ammesso cara mia, la cosa cambia-

-No davvero, sono un imbecille, sono… sono… bah, a dire il vero non so neppure cosa sono…- Sango gli mise amichevolmente una mano sul braccio sorridendogli tristemente. Kagome le aveva fatto giurare in passato di non dire nulla a nessuno, neppure a Miroku, ma forse ora, che lei non la considerava più sua amica, uno strappo alla regola poteva farlo e chissà cosa sarebbe accaduto…

-Inuyasha questa sera quando usciamo… devo portare te e Miroku e, gli altri se vengono, in un posto-

-In un posto?- indagò Miroku perplesso

-Si, ma…- Sango esitò e guardò Inuyasha negli occhi

-Ma?- la incitò alzando il sopracciglio

-Ma mi devi giurare che manterrai la calma-

-Cosa!?-

-Giura Inuyasha, o io non ti ci porterò-

-Ma perché dovrei giurare!? Io non giuro nulla! Dove ci vuoi portare?- chiese diffidente. Sango sospirò

-Se non giuri… non ti porterò da nessuna parte- disse decisa incrociando le braccia al petto e lanciandogli uno sguardo di fuoco

-Io non…-

-Inuyasha- intervenne Miroku prontamente –forse è meglio ascoltare Sango- propose –Dopotutto non hai nulla da perdere- Inuyasha li guardò poi si soffermò su Sango contemplandola

-Ok, va bene- sospirò seccato –Giuro che manterrò calma e sangue freddo, va bene così?- Lei lo fissò per lunghi istanti poi annuì

-È perfetto- sorrise raggiante poi fece un passo indietro –Ora devo andare a casa, ci vediamo questa sera a casa tua Inuyasha, vero?-

-Si, alle 20.00 in punto-

-Io sono sempre in anticipo carino!- esclamò lei facendogli la linguaccia per poi guardare Miroku con dolcezza

-Vuoi che ti accompagni?- chiese lui subito

-No, resta pure con Inuyasha. Ci vediamo direttamente a casa sua- disse e si avvicinò sfiorandogli le labbra per poi allontanarsi –Ciao!-

-A stasera!- la salutarono loro. Quando furono rimasti soli i due amici si guardarono

-L’ho sempre detto io, un cuore e un anima!-

-Ma vaffanculo va- sbottò il ragazzo dagli occhi blu accendendo la moto allontanandosi. Inuyasha lo seguì ridendo come un pazzo ma il suo pensiero andò subito alla ragazza vista pochi istanti prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5- Rivedersi ***


Salve a tutti! Eccomi dopo una breve lontananza e un’aragosta al posto della pelle! La mia vacanza è andata strabene e il posto è fantastico! Soprattutto un certo animatore… no scherzo (beh, mica tanto)! Quindi se volete fare delle belle vacanze e se siete nei paraggi andate a Cattolica!!

Beh, basta parlare di me! Ebbene, siamo già al 5 capitolo, non so se mi spiego, e non siamo nemmeno a un quarto della storia! Lo so, da sparamento…

Ma ora diamo il via alle recensioni (così poi vi lascio alla fic, che vi interessa molto di più delle mie baggianate)!!

 

pretty: spero ne sia valsa davvero la pena aspettare una settimana in più! Visto che sei perspicace spero anche tu abbia beccato ciò che Sango mostrerà a tutto il gruppo, oh povero piccolo!! Goditi la scena XD Alla prossima settimana (ci sarò!!)

 

ka chan: grazie per la tua recensione, spero non ti deluda questo capitolo! Ciao!!

 

Bchan: le tue domande avranno risposta proprio in questo capitolo, ma non preoccuparti!non sono ancora diventata così fuori XD Alla prossima!

 

smartina86: mi dispiace per la mia cattiveria, ma già inizialmente avevo detto che aggiorno solo ed esclusivamente il giovedì, quindi dovrai veramente scusarmi se ti ho fatto aspettare una settimana in più! Tornando alla recensione e su quello che è realmente successo a NY, beh, dovrai aspettare ancora un pochetto, ma alla fine tutto avrà risposta! Scusami ancora per la mancata di giovedì scorso!

 

fra007: no, Kagome non è più ne dolce ne tenera! XD Povero Inuyasha, deve esserne rimasto… scioccato? Beh, per il culmine dovrai proprio leggere questi capitoli… comunque si, effettivamente ormai è palese dove Sango li voglia portare! Grazie per la tua recensione e grazie per gli auguri perché è stata proprio come l’hai descritta!

 

Kagome_chan89: respira molto, molto profondamente XD La storia in massa? Beh, potrei farci il libro, no scherzo!  Mi dispiace che tu abbia dovuto passare due settimane nella “crisi” causata dalla mia fic, non so se esserne allegra o meno! Comunque sono tornata il 12, non il contrario XD

 

ary22: non piangere ç_ç senno scende anche a me una lacrima!! Ok, bastaaaa! Dai, ora che sono qua concentrati e vai a leggere, sono 14 pagine tutte per te!!! XD grazie per la recensione!

 

jessy101: scontro Mikado/Inuyasha (oddio, mettere i nomi in questo modo sembra che siano una coppia!)!? Mi dispiace deluderti, ma non penso che sarà nulla del genere! Almeno per ora!  Sono contenta che la fic ti ispiri così, alla prossima settimana!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! Il monumento lo voglio in oro massiccio con gli occhi fatti di smeraldi! XD no dai, non dico sul serio (trallaaaaaa)! Di foto ne ho fatte, anche se poche sono degne di attenzione, infatti e altre sono state cestinate, fa te che un giorno vicino alla riva che sguazzava felice c’era un cigno!! Grazie per la tua recensione, chilometrica (come dici tu!!)! Ti aspetto su msn!

 

chachy: sacrilegio!! Attenta, se ti dimentichi anche di questo capitolo il mio spirito si abbatterà su di te facendoti solletico (lo soffri?)!! Effettivamente è un po’ ironico che Miroku sia il quasi capo di Inuyasha! Che dici, c’è da spaventarsi? Alla prossima settimana!

 

nickyxxx91: i film sul seguito! Cavolo, me ne faccio un casino anche io con le varie storie! Comunque sono d’accordo, dopo una delusione amorosa la cura più efficace è un perfetto taglio e una nuova tinta! Tom salterà fuori al più presto e per Inuyasha… beh, i capitoli sono in tutto 29, non te ne sei dimenticata vero???? Grazie per la tua recensione stupenda!!

 

Jechan: ciao Je!! Come vedi rieccomi qua pronta con il nuovo capitolo! Grazie per la tua recensione!

 

damychan: beh, io penso che Kikyo alla fine sia la più sfortunata e la vittima della situazione, dopotutto lei amava sinceramente Inuyasha e non ha fatto nulla di male alla fine (tranne quando ha dato mezza sfera a Naraku e ha tentato di fare fuori Kagome, ma è relativo!). Per la reazione di Kagome… beh, questo capitolo è fatto apposta! Eh eh… aspetta di vedere il prossimo…

 

Michiyochan: beh, non so se hai notato il titolo del nuovo capitolo! XD in fondo farò una mini mini anticipazione, tanto per aizzare un po’ le cose! Alla fine lui l’ha vista e si è pure dato dell’imbecille da solo, certo che dopo tre anni… dici che anche per lui vale la regola “meglio tardi che mai”?? Io dico che una badilata sia più indicata per lui ora come ora! XD alla prossima settimana e grazie per la recensione!

 

Bene, ora a tutti una buona lettura e alla prossima settimana! A fine capitolo… sorpresina XD

 

***

 

Capitolo 5

        Rivedersi

 

Sabato

-Kagome!?- La ragazza alzò lo sguardo di scatto incontrando gli occhi giada di Sakura che sbuffò seccata.

Il bar alle 17.30 era mezzo vuoto e le due ragazze, dopo aver mangiato una pizza e avere fatto compere per i negozi, avevano deciso di riposarsi in quel piccolo bar a due sale, caldo e accogliente.

Sakura aveva notato subito lo strano comportamento dell’amica ma aveva fatto finta di non averci fatto caso… però, essere ignorata la faceva infuriare molto più che essere offesa e Kagome stava esagerando!

-Scusami Sakura, scusami tanto. Dicevi?- L’amica sbuffò di nuovo e incrociò le braccia

-Mi dici cos’hai? Sei così assente che mi dai i nervi!- sbottò

-Scusa, è che non… Lascia perdere…- disse lei sorseggiando il suo the alla pesca freddo scrollando le spalle

-No che non lascio perdere! Quando oggi mi hai detto che ti sentivi da schifo ho ironizzato pensando che scherzassi, ma forse non è così!-

-No… non è quello… Quando questa mattina mi sono svegliata avevo una brutta sensazione, mi ha accompagnato per il resto della giornata e… di solito ci becco sempre quando stanno per accadere cose brutte o poco piacevoli quindi… Sono solo distratta per questo, scusami-

-Non c’è bisogno che ti scusi sempre Kagome, davvero! Comunque se ti vuoi confidare… io ci sono- disse sorridendo leggermente l’amica

-Grazie Sakura, conta davvero molto per me la tua amicizia- disse lei

-Sono come l’edera amica mia… quando si attacca, non molla più!- ghignò Sakura e Kagome rise rilassandosi

-Mh, Kagome, la tua ilarità mi fa davvero piacere!- esclamò una voce femminile. Le due si voltarono e Kagome si illuminò in un sorriso

-Miu! Come stai?-

-Benissimo grazie!- esclamò la rossa sedendosi e allungando la mano a Sakura –Sono Miu, tanto piacere!- esclamò –Lui è Kayri, il mio ragazzo- disse

-Tanto piacere, io sono Sakura- disse la ragazza allungando la mano a tutti e due

-Invece io sono Kagome, piacere- si presentò Kagome verso il ragazzo che sorrise

-Miu mi parla molto di te Kagome- disse il ragazzo stringendole la mano. Aveva due intensi occhi neri che misero subito a disagio la ragazza che evitò subito il suo sguardo. Il giovane indossava dei jeans neri strappati e un giaccone pesante, il berretto in testa rivelava i ciuffi di capelli castani

-State facendo shopping vedo!- esclamò la giovane indicando le sporte ai piedi delle due ragazze

-Si, dopo torniamo in giro per negozi, voi invece?- chiese Sakura

-Noi stiamo solo facendo un giro, ma fra poco dobbiamo essere a cena a casa sua quindi devo trovarmi qualche cosa di decente da indossare per fare bella figura!- esclamò lei eccitata e nervosa

-In bocca in lupo allora- le augurò Kagome sorridendole

-Grazie mille. Beh, è stato un piacere rivederti Kagome e conoscerti Sakura- disse lei alzandosi in piedi e prendendo per mano il giovane

-Anche per me è stato un vero piacere-

-Anche per noi- commentò Sakura. Miu e Kayri li salutarono poi se ne andarono. Le due si guardarono -È un bel ragazzo dopotutto, vero?- Kagome scrollò le spalle

-Bah, se lo dici tu…- borbottò seccata

-Non ti piace?- Kagome sospirò seccata

-I suoi occhi-

-Ah, si ti capisco, anche a me è venuto un brivido-

-Allora te ne sei accorta anche tu. Beh, dopotutto anche lei…- Kagome non si ritrovò in grado di finire la frase

-Ora capisco la sua scelta- disse Sakura scollando il capo. La ragazza davanti a lei evitò di rispondere sorseggiando la bevanda nel bicchiere di vetro alto e stretto. Il ghiaccio nel fondo si era quasi del tutto sciolto e la cannuccia si muoveva distrattamente in mezzo ai residui –Kagome?-

-Cosa?-

-Posso chiederti una cosa?-

-Certo, ovvio-

-Ma lei, Miu intendo, non è una ragazza che faceva parte del… del fan club?-

-Ah si, te ne avevo parlato è vero…-

-E quando siete diventate amiche?- indagò lei. Kagome sorrise

-È successo tre mesi dopo la Sua partenza, ero in terza superiore e lei in quarta. Ero in terrazza. Stavo marinando la terza ora, lo ricordo benissimo…-

 

[…]

Le esili spalle erano scossa dai singhiozzi incessabili e anche le ginocchia, portate al petto, ne risentivano sobbalzando al ritmo irregolare del respiro della giovane. Gli occhi erano gonfi e rossi ed era certa che un fazzoletto non lo avrebbe rifiutato da nessuno. Anche quando sentì la porta aprirsi e richiudersi non riuscì a contenersi, quindi non alzò neppure lo sguardo per vedere chi era.

Non le importava di chi fosse, non le importava più di nulla.

Anche se aveva un nuovo taglio, un nuovo look, era ancora troppo presto per ricordarsi di trattenere le lacrime

-Ehi 4 mesi, che stai facendo?- la voce fredda di una ragazza la fece sobbalzare se è possibile ancora di più. Alzò il viso pieno di lacrime e una fiamma d’odio si accese nei suoi occhi pieni di lacrime. Perché proprio lei!?

-Vattene, sparisci- singhiozzò tornando a nascondere il viso tra le ginocchia

-Alla fine lo sapevi benissimo che ti avrebbe mollata. Lo sapevamo tutte e ti avevamo pure avverti…-

-STA ZITTA!- ringhiò Kagome –Se non hai nulla da dirmi vattene, non voglio le tue acide parole e neppure la tua compassione!- singhiozzò alzandosi in piedi e asciugandosi il viso con la manica della maglia. La risata fredda e scostante la irritò enormemente

-Compassione!? Certo, come no! Nei tuoi sogni 4 mesi! Nei tuoi sogni, come lo è Inuyasha, dopotutto!- Non riuscì nemmeno a completare il nome del ragazzo che era stata scagliata a terra con Kagome che la torreggiava infuriata

-Non dire quel nome!!!- urlò colpendola al viso –Non lo dire, NON LO DIRE!! TU NON SAI NIENTE DI ME, STRONZA! Tu… non sai…- Ma i singhiozzi le avevano offuscato la vista  impedendole di colpire ancora la ragazza con il labbro ormai rotto e le parole le si erano spezzate in gola. Miu si alzò a sedere e la guardò inginocchiata di fianco a lei con le mani a coprirle il volto

-Ma tu guarda…- borbottò lei allungandole il fazzoletto. Kagome lo guardò e lo prese –Piantala di piangere frignona e va avanti invece di compiangerti!- sbottò lei alzandosi in piedi e posandole una mano sul capo –Ci vediamo domani qui per la ricreazione e riportami il mio fazzoletto, pulito!- precisò facendole l’occhiolino e andandosene richiudendo la porta alle sue spalle

[…]

 

-Ahhhhhh!-

-Dio, non sai che faccia ho fatto- disse Kagome ricordando quel momento così vivido nella sua mente –Diciamo che nei giorni a venire parlando con lei e distraendomi mi sono ripresa… quando in 5 se né andata è stato un po’ traumatico, ma avevo imparato già da tanto a cavarmela da sola a scuola- concluse scrollando le spalle

-Si, ti capisco- annuì lei

-E poi comunque insieme ci troviamo bene, dopotutto abbiamo avuto una storia simile anche se lei è stata solo una…- Kagome si bloccò e Sakura socchiuse gli occhi

-Una… continua pure Kagome- sibilò acida

-Scusami Sakura, non volevo dirlo, non volevo davvero!-

-Già… dopotutto tu non sei stata messa incinta a 13 anni!- sibilò

-Scusami, non volevo dirlo- Sakura sospirò pesantemente

-A volte lo sogno sai? Il mio bambino intendo- mormorò con gli occhi lucidi –Non l’ho mai visto ma… lo sogno, sempre… Avevo anche pensato di tenerlo all’inizio ma poi mia madre mi ha detto che non era il caso e che mi sarei rovinata la vita. Abbiamo litigato tanto, ma poi l’ho fatto… A volte, quando ci penso la odio- Kagome la guardò.

Non sapeva cosa provava, ma la faceva stare male il solo pensiero. Un piccolo corpicino senza nessuno scampo…

-Dai amica mia, andiamo, abbiamo un'altra decina di negozi da svaligiare- cercò di distrarla Kagome dirigendosi a pagare. Sakura la seguì per pagare la sua parte ma la ragazza la bloccò –Oggi pago io- confermò decisa dirigendosi verso l’altra saletta dove stava la cassa e la cameriera dietro il bancone che sfaccendava con la macchina del caffè

-Non se ne parla Kagome, oggi faccio io-

-No- disse decisa la ragazza –Per una volta, faccio io!-

-No Kagome, no!- esclamò lei raggiungendola

-Uffa! Allora facciamo a metà, ok? Ognuno paga la propria parte, va bene così?- Sakura la squadrò poi annuì e le due attirarono l’attenzione della ragazza su di loro

-Ditemi-

-Vorremmo il conto per piacere- disse Kagome tirando fuori il portafoglio

-Non ce né bisogno- rispose la donna

-In che senso?- chiese Kagome alzando il sopracciglio

-Beh, hanno già pagato prima… credevo lo sapeste. Prima è entrato un ragazzo e…-

-Chi? Kairy!?- si chiese la mora soprappensiero –Mi scusi, ma questo ragazzo…?-

-Non saprei dirle…- rispose la donna –Ha solo detto che avrebbe pagato per voi due-

-Come fa a non ricordarselo!?- sbottò Sakura poco dopo quando le due furono ormai lontane dal bar

-Dai Sakura, devi comunque capire che quella ragazza vede un sacco di gente ogni giorno!-

-E chi se ne frega. Un ragazzo che paga per due persone è strano ed è irritante! Quindi mi dici come… Kagome ma mi ascolti!?- chiese fermandosi e guardando la ragazza che si era bloccata pochi passi indietro guardandosi nervosamente intorno

-Sakura, lo sento ancora-

-Cosa?- chiese esasperata la giovane

-Una strana pressione allo stomaco, mi sento di nuovo fissata!- L’amica le si avvicinò e si guardò intorno

-Io non vedo nessuno. Sicura di non essere solo stanca?-

-Ma va, io stanca!- sbottò la ragazza tornando a camminare veloce seguita dall’amica

-Beh, non è che dormi molto la notte- le ricordò Sakura

-È perché faccio sano esercizio fisico!-

-Si, con il tuo caro amico collega!-

-Dai, questa sera te lo faccio conoscere, così si accende la scintilla!- provò Kagome maliziosa

-No!-

-Dai, guarda che è strafigo!-

-Allora non ha cervello…- borbottò Sakura

-È moro…-

-Tanti sono mori-

-…ha gli occhi verdi-

-Allora!? Anche io ce li ho-

-…è alto, atletico, slanciato…-

-Cazzo-

-Esatto-

-Ma va dietro a te-

-No-

-Si invece-

-Ma scherzi!?-

-Non sono mica cieca! Credo che lo capirebbe anche un tardone mentale-

-Si certo…-

-Ma perché non ti piace?-

-Come mai lo vuoi sapere?-

-È una domanda!-

-Da quanto sei così curiosa!?- Le due si squadrarono. Sakura scrollò le spalle

-Comunque no- ribadì

-E io te lo faccio conoscere comunque. Tanto quando lo vedrai…-

-Si… certo- sbottò. Le due si squadrarono e Kagome scoppiò a ridere divertita da quel discorso a senso unico –Non ridere Kagome!-

-E chi ride!?- chiese sghignazzando lei

-Tu stai ridendo!-

-Naaaaaa- Kagome riprese a camminare e l’amica la seguì rilassata

 

Ore 15.30

I due amici parcheggiarono le moto chiudendole

-Dio, non ci posso credere- borbottò Inuyasha chiudendo il lucchetto con un rumore sordo e fissando la scritta COBRA che spiccava nitida

-Cosa?- chiese Miroku divertito

-Io, Inuyasha Kujimawa, costretto a chiudere la MIA moto per non farmela rubare!- Miroku scoppiò a ridere –costretto a vivere in un mini appartamento! Dio!- si lamentò

-Beh, delle stelle alle stalle non c’è che dire-

-Vaffanculo Miroku. Vedrai, tra qualche mese tornerà mio padre più potente che mai- esclamò chiamando l’ascensore per raggiungere il secondo piano

-Beh, almeno hai un tetto sopra la testa e un lavoro. Ti va molto meglio di quanto credi-

-Grazie, ma ti vorrei ricordare che prima, nessuno si azzardava a guardarmi la moto!! Ora devo chiuderla!- L’amico alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo ed entrarono in ascensore che iniziò a salire dolcemente -A che ora arrivano gli altri due?- si informò

-Non so, hanno detto di pomeriggio-

-Il pomeriggio è ampio- sbottò Inuyasha uscendo

-Ma quanto ti lamenti!?- Miroku allungò il collo da dietro all’amico e sorrise

-Ciao ragazzi!- Rin, seduta sui gradini delle scale vicino alla porta dell’appartamento di Inuyasha, scattò in piedi e saltò al collo di Inuyasha baciandogli la guancia. Koga, appoggiato allo stipite con le braccia incrociate si staccò

-Bentornato Inuyasha!- Il ragazzo sorrise e corrispose brevemente l’abbraccio facendole ritoccare terra

-Grazie- Koga gli strinse la mano affettuosamente e Miroku annuì contento

-Da quanto aspettavate?- chiese

-Tipo 30 minuti! Ma dove eravate finiti!?- sbottò Koga seccato

-In giro…- disse vago lui

-Ah! Ti ha riportato la moto eh?- Inuyasha sorrise

-Invece non ho visto la tua qua fuori e poi come diavolo siete entrati??- chiese

-La mia è stata… messa da parte… e per il fatto di essere entrati… ringraziate questa dea- disse Koga prendendo la mano di Rin che ghignò

-Mi fate paura- commentò Inuyasha aprendo la porta di casa e facendoli entrare

-Oh beh… solo una piccola recita- disse lei guardandosi intorno. I jeans e la giacca le risaltavano la figura snella e slanciata piena di vita –Waaaaaa! Che carino l’appartamento!!- disse iniziando a scuriosare dappertutto

-Rin… mi fai venire mal di testa!- sbottò lui –Koga, ferma la tua ragazza! Se mi fa cadere la roba la uccido!-

-Eddai Inuyasha!- esclamò Rin sedendosi sul divano e contemplando il tappeto blu –Fammi divertire un po’! Comunque… cambiando argomento! Tuo padre e tuo fratello ora dove sono!?- chiese. Koga le si sedette a fianco e i due li imitarono

-Mah… in giro per l’Europa immagino, cercano di salvare qualche cosa… sembra-

-Beh, almeno hai finito i tre anni di studio- osservò Koga –Ti sei divertito?- chiese ironicamente

-Come spararsi un colpo un minuto si e l’altro pure-

-Una meraviglia allora- commentò la ragazza scuotendo il capo –Ma dai, non può essere andata così male-

-Volevo vederci tu al mio posto! La scuola era una tragedia senza limiti, non potevo fare niente, la ragazza era un piattola-cattolica praticante, ogni Domenica andava a messa, tutti i giorni correva dall’ospedale, alle case di riposo e chissà cos’altro per assistere questo o quell’altro e IO dovevo accompagnarla in ogni suo spostamento. Le sue amiche facevano saltare i nervi, una più oca dell’altra parlando SOLO di ragazzi, di come vestirsi la sera, del trucco o altre cose assolutamente frivole e inutili… una tragedia- concluse gemendo al terribile ricordo. Koga rabbrividì

-Ok, mi fai venire gli incubi-

-Ecco perché sono in parte felice di questo crollo… almeno mi sono liberato di lei!!-

-Non puoi essere davvero felice per una tua disgrazia!- esclamò sorpresa Rin

-Non ne sono felice, diciamo che non ha tutti quei gran lati negativi!-

-Come legare la moto come un comune mortale, o abitare in un appartamentino senza decine di servitori al suo comando. Davvero dei gran lati negativi!- Inuyasha fece una smorfia

-Mi è appena venuta in mente una cosa- osservò accigliato Koga guardandosi la punta delle scarpe con interesse

-Cioè?- chiesero

-Inuyasha, tu abiti da solo-

-E allora?- chiese il giovane senza capire

-Tu sai cosa comporta questo, vero?- chiese. Rin guardò il proprio ragazzo, i suoi occhi si posarono su Inuyasha e la casa, un sorriso le delineò le labbra ma senza riuscire a trattenersi scoppiò a ridere come una pazza. Inuyasha guardò Miroku che aveva corrugato le sopracciglia senza capire

-Perché diamine stai ridendo? E poi, cosa vuoi dire Koga?- L’amico fece un sorriso ironico mentre la risata della ragazza riempiva la casa

-Voglio dire, che dovrai pulire, ordinare, fare da mangiare…- Inuyasha sbiancò. Non ci aveva pensato. Miroku seguì la ragazza che ormai era alle lacrime e anche Koga sembrava sul punto di scoppiare. Il ragazzo invece, disperato, stava per avere una crisi

-Oh mio Dio… Io non ho mai pulito!!-

-Vorrei poi ricordarti che non sai neppure accendere il fornello- commentò Koga

-E io come faccio??-

-Devo dire che ti ci vedo con il grembiule che prepari la cena- disse tra una risata e l’altra Rin

-Non sei divertente tu!! Ok, ho bisogno di un piano, aiutatemi, insegnatemi, insomma, fate qualche cosa!!- esclamò alzandosi in piedi di scatto. Miroku scosse il capo

-Ah, non guardare me, io i miei tutto fare ce li ho!-

-Stronzo- ringhiò il ragazzo passandosi una mano sui profondi occhi neri –Rin!?-

-Dai, ti do una mano io, ti insegno!- esclamò lei respirando a fondo per calmarsi ma tenendo il sorriso –Qualcuno tra voi due uomini vuole un corso accelerato di cucina!?- chiese

-No grazie, ci sono le donne- risposero in coro accendendo la tv e mettendosi comodi

-Maschilisti schifosi- sbottò la ragazza –Dai Inuyasha, ci siamo solo noi due- disse sbattendo le ciglia

-Che bella prospettiva-

-Sei diventato più divertente del solito o è solo una mia impressione?- sibilò lei

-Dai Rin, sai che scherzo- disse lui sorridendo e dirigendosi all’angolo cottura –Ora dimmi come si accende questo coso-

 

Ore 19.20

Cara Higarashi

-Brrrr, che vento!- esclamò Sakura entrando nella casa seguita da Kagome

-Mamma! Sono tornata!- La madre sbucò dal salotto sorpresa

-Come mai così presto?- chiese

-Mi devo cambiare- spiegò veloce- Vieni Sakura, chiudi per piacere la porta?- L’amica si tolse le scarpe

-Buon giorno signora-

-Oh, Sakura ciao! E’ da un po’ che non ci vediamo, vero?-

-Ha ragione, quasi un anno. La vedo bene-

-Oh grazie cara, anche tu stai benissimo-

-Ok, dopo i saluti però muoviti! Siamo in ritardo, in ritardo!!- esclamò la ragazza salendo le scale seguita dalla giovane che sbottò

-Insomma Kagome, calmati!-

-Io sono calma. Ciao Sota, tutto bene al ritorno?-

-Si, ciao Sakura!-

-Ciao Sota, come stai?- chiese la ragazza fermandosi davanti alla camera del fratello. Kagome la guardò incrociando le braccia

-Bene! Oggi a calcio ho fatto faville! Ho fatto un goal, quello della vittoria e il mio allenatore è molto contento di me-

-Sul serio!? Che bravo!! Kagome, hai un calciatore professionista in casa! Non me lo avevi detto!- Il bambino arrossì di piacere

-Si si… ora per favore vieni dentro?? Mi dovrei preparare!!-

-Si! Dio che stressata che è tua sorella- mormorò la ragazza al bambino che aprì la porta per parlare ma venne bloccato dalla sorella

-Sota, non proferire parola!- esclamò la ragazza tirando dentro l’amica e chiudendo la porta alle sue spalle

-Beh, comunque è vero- annuì Sota chiudendo poi la porta della sua camera.

Kagome aprì subito l’armadio iniziando a rovistare in mezzo a gonne e pantaloni. Sakura si guardò intorno e andò alla finestra guardando fuori

-Accidenti-

-Cosa?- chiese distrattamente Kagome tirando fuori un completo e guardandosi allo specchio

-Ci sono delle nuvole nere-

-Beh, si sapeva che veniva a piovere-

-Odio la pioggia-

-Puoi provare ad uscire e intonare il rituale del sole- ironizzò Kagome

-Si certo… Pioggia pioggia smetti di cadere, nubi sparite oh sole riappari!- Kagome rise divertita e si girò verso di lei

-Che ne dici?- chiese. Sakura si sedette sul letto

-Cambia la maglia- disse dopo qualche secondo. Kagome guardò la maglia rosa con le spalline e la scollatura vertiginosa. La ripiegò e la mise via continuando a frugare tra i vestiti. Sakura posò gli occhi sulla scrivania, i libri di scuola, il comodino e l’armadio facendo scorrere lo sguardo su di esso

-Kagome?-

-Mh? Così dici che sta meglio?- domandò facendole vedere la maglia verde. La ragazza annuì e Kagome iniziò a cambiarsi –Dimmi comunque-

-Cos’è quella scatola lassù?- domandò. Kagome si fermò. Non aveva bisogno di guardare per capire a cosa si riferisse l’amica. Si mise la maglia e infilò le scarpe alte

-Niente, c’è solo roba vecchia- rispose distaccata

-Perché allora non la porti in mansarda?-

-Perché no!- esclamò lei arrabbiandosi e scattando in piedi furiosa

-Scusami, io… non volevo farti arrabbiare- mormorò Sakura. La ragazza respirò a fondo chiudendo gli occhi

-Scusami tu, ho alzato la voce. Comunque non voglio parlarne. Aspetta che mi trucco un po’, fai anche tu?- chiese

-Ma certo! Prestami un po’ di roba dai!- esclamò alzandosi in piedi e avvicinandosi alla scatolina dei trucchi. Kagome intanto si mise l’ombretto, la matita verde, un po’ di correttore, il rossetto rosso fuoco, un po’ di brillantini e il gloss rosa per rendere le labbra più appariscenti. Sakura invece si mise solo un rossetto rosa con sopra il gloss trasparente.

-Pronte, ora andiamo che sono le 7.45!! Mikado mi ammazza se arrivo in ritardo, muoviti tu!- esclamò prendendola per il braccio e scendendo le scale –Mamma, noi andiamo! Ciao Sota, a domani!-

-Ciao tesoro, buon lavoro!-

-La terrò a bada io signora… ciao!!- Sakura venne spinta fuori di casa e guardarono le due macchine

-Che facciamo?- chiese Kagome all’amica

-Dipende se alla fine tu resti con il tuo… passatempo!- disse ghignando l’amica

-No, dipende se tu resisti fino all’1!!- Si guardarono

-Prendiamo due macchine- concluse Sakura salendo sulla sua

-Per ogni evenienza- acconsentì lei mettendo in moto l’auto e partendo con dietro l’amica che fece suonare il claxon. Kagome la guardò con lo specchietto retrovisore e ghignò accendendo la musica a tutto volume.

 

Ore 19.55

Il campanello trillò impaziente e Miroku, svelto, prese la cornetta

-Si, chi è?-

-Miroku, sono Sango! Apri il portone?-

-Mi scusi signorina ma io non conosco nessuno con questo nome- disse lui ghignando. Koga scosse il capo incredulo

-Ehi voi due, smettetela con quel fornello e venite qua, è arrivata Sango!- I due, esausti, si sedettero sul divano pesantemente

-Mi hai distrutto- sbuffò Rin appoggiandosi a Koga

-Tu mi hai fumato il cervello- sbottò

-Hai la testa dura, ma almeno ora sai prepararti da mangiare!!-

-Vero. Oh ma, Sango?- chiese lui guardando Miroku al citofono

-Sta prendendo per il culo la sua ragazza, sembra-

-Che stronzo- commentò Rin chiudendo gli occhi

-Miroku, non fare il demente e aprimi-

-Le dico che non la conosco!-

-Ah certo. Dopo però lo spieghi tu a Inuyasha il fatto che siamo arrivati in ritardo da Kagome, eh?-

-Ti apro subito-

-Ecco bravo- Miroku mise giù e corrugò le sopracciglia e quando si trovò davanti ad una Sango seccata le chiese

-Dobbiamo andare da Kagome!?-

-Cosa!?!?- Inuyasha scattò in piedi pieno di energie

-Sentite, con calma, va bene? Siete pronti?- domandò –Uhm, ciao Rin, ciao Koga, ciao Inuyasha!-

-E a me non mi saluti??- chiese Miroku quando lei gli passò davanti

-No, tanto io non ti conosco- sbottò. Lui la prese da dietro baciandole il collo

-Scusa amore- Lei sorrise e gli buttò le braccia al collo baciandolo

-Perdonato- disse –Ma ora muoviamoci- disse guardando l’orologio che segnava le 20.01 –Non abbiamo molto tempo!- Il gruppo scese di corsa

-Dove andiamo?- domandò Inuyasha –Dov’è Kagome?-

-Tu ti ricordi vero la promessa di oggi?- chiese lei fermandosi

-La manterrò- disse guardandola negli occhi

-Stiamo andando in un bar, al LaN-

-Lo conosco- disse accigliato Koga –Ci andavo alle medie con degli amici e… beh…-

-Cosa?- chiese Miroku

-Diciamo che lì la serata è divisa in due… dalle 20.00 fino alle 22.30 dove diciamo ci stanno i minori… dalle 23.00 all’1.00 dove si mandano a casa i minori, iniziano a girare gli alcolici e si va… su…- disse lui corrugando le sopracciglia

-Su?- chiese perplesso Inuyasha

-Ehm… si, su-

-Non capisco- disse Rin –Cosa intendi?-

-Lo vedrete… oh, se lo vedrete!- sbottò Sango –Ora andiamo per piacere!!- esclamò mettendosi alla guida mentre il gruppo saliva in auto. Inuyasha dietro guardò dallo specchietto gli occhi di Sango che incrociarono i suoi

-Non mi piacerà vero?-

-No Inuyasha, non ti piacerà. Ma hai promesso di stare calmo-

-Si, lo farò- Sango guardò Miroku di fianco a se preoccupata e lui annuì. Sango sospirò di sollievo

-Ottimo- La ragazza mise in moto e l’auto partì veloce.

 

Ore 20.10

Sakura, seduta ad un tavolino davanti al palco. Guardava Mikado cantare con la chitarra in mano. Quel giorno i primi pezzi li avrebbe fatti lui. Kagome stava aspettando pazientemente dietro le quinte e la ragazza doveva ammettere che Kagome aveva ragione: Mikado era davvero bello. Non riusciva a capire perché lei non ci stesse, dove lo si trova uno così!?

Kagome l’aveva presentata, come promesso, al ragazzo che era stato molto cordiale e gentile ma si vedeva lontano un miglio che a lui interessava solo Kagome. Sakura si guardò intorno.

Il locale era pieno, ed era tutto grazie a Kagome.

Il signor Takashi, che stava servendo al bar, l’aveva appunto informata che da quando Kagome aveva preso a cantare la fama del suo locale era cresciuta molto, tanto che stava decidendo di farlo più grande e spazioso. Era venuto anche a sapere dal proprietario, mentre Kagome stava parlando con Mikado del programma della sera, che era venuta una donna a parlare con Kagome per chiederle di provare a cantare in una band, ma lei aveva energicamente rifiutato senza una motivazione precisa. Sakura alla notizia era rimasta sconvolta, non sapeva che Kagome fosse brava fino al punto da essere richiesta in una band!

Mentre la canzone di Mikado finiva, Sakura sentì la porta aprirsi. Ritardatari visto che era iniziato da 10 minuti lo… spettacolo! Si girò per dare una occhiata in fondo alla sala. Vide entrare un ragazzo alto, con i capelli neri legati in una coda, seguito da una giovane, tenuta per mano dal ragazzo, dai lunghi capelli castani. Entrò anche un ragazzo con i corti capelli raccolti in un codino e una giovane che Sakura riconobbe come l’ex amica di Kagome: Sango. Ma che ci faceva lì? Vide il gruppo fermarsi e Sango tenere aperta la porta per un giovane che fece il suo ingresso con la testa alta e i capelli mossi dal vento che veniva da fuori.

Tutto l’essere di Sakura si irrigidì e si ritrovò incapace di respirare. Appoggiò il bicchiere al tavolo e cercò di trattenere il tremito della mano

-Oh no- sussurrò –No… no… no…- cercò di alzarsi ma le gambe le tremavano e le mancavano le energie, lo stomaco era stretto in una morsa incontrollabile. Lanciò un altro sguardo dietro di lei e vide il gruppo seduto al bar che prendeva da bere, tutti con lo sguardo puntato sul palco.

Non c’erano dubbi, sapeva perfettamente chi erano, anzi, chi era…

Guardò Mikado timorosa che si era alzato in piedi. Ora avrebbe annunciato Kagome… doveva fare qualche cosa, doveva avvertire Kagome!

La sala era lievemente illuminata per fare risaltare la luce del palco ma lo avrebbe visto, li avrebbe visti senz’altro! La ragazza si alzò in piedi e sgattaiolò dietro il palco

-…ma ora date il benvenuto a Kagome Higarashi, la nostra… eroina!!- Sakura si bloccò quando vide la giovane che saliva i tre gradini che portavano al palco mentre un applausi si levava dal pubblico accompagnato a fischi

-Kagome no!- Lei si girò

-Cosa?-

-Non andare Kagome-

-Ora non ho tempo Sakura, devo lavorare, me lo dirai dopo!- esclamò salendo sorridendo raggiante

-Kagome!!- Sakura si morse il labbro disperata –Oddio-

Kagome prese il microfono e colpì Mikado in testa

-Eroina a chi!?- sbottò. Si girò verso il pubblico sorridendo –Salve a tutti! Immagino che anche questa sera vogliate assorbirvi la mia stupendissima, bellissima e incantevole voce…-

-Viva la modestia eh?- la interruppe Mikado cinico. Lei incrociò le braccia guardandolo truce

-IO, sono molto più modesta di tanta altra gente! Ma dicevo… immagino che vogliate cominciare con Cuore di Ghiaccio come al solito, ma farete fiasco, abbiamo cambiato un po’ la scaletta sapete com’è… il gran capo ha ordinato quindi inchinatevi al volere del signor Takashi al bar lì infondo. Oddio, non che sia molto diverso anche con Mikado, dico bene caro!?- ghignò lei ironica

-Certo, come no! Io propongo e lei mi ride in faccia dicendo l’opposto e poi, se non faccio come vuole lei, mette su un casino bestiale!- sbottò

-Ecco, visto? Tra lui e il gran capo, c’è una differenza abissale… sapete quale? Se io non ubbidisco al gran capo lui può buttarmi fuori, mentre il qui presente mio collega e amico e non-si-va-oltre, non può farmi il benché merito di niente!- La sala rise divertita e lei scrollò le spalle –Ma andate tranquilli, mi so difendere bene! Bando alle ciance, partiamo con una canzone scritta dalla sottoscritta, una cosina da nulla tanto per cominciare, ok? Certo che va bene, sfido chiunque a contraddirmi!, e allora, prego, musica maestro!-

Inuyasha senza parole osservava la scena. Kagome era indecente con quella gonnellina e il top verde che lasciava la schiena e la pancia scoperta, i tacchi alti che le fasciavano le gambe nude e quel trucco così appariscente

-Oh cribbio- commentò Koga alzando il sopracciglio

-E chi diavolo è quel tipo!?- sibilò. Sango guardò l’ex amica cantare muovendosi a proprio agio sul palco mentre Mikado suonava

-Si chiama Mikado, suo collega di lavoro e… beh… lo ha detto pure Kagome, no?- Koga annuì

-Già-

-Oddio, ma da quanto tempo va avanti?- chiese Rin scioccata

-Dal… beh… Inuyasha giura di nuovo-

-Sango, da quanto va avanti?- sibilò lui stringendo i pugni

-Dopo… dopo Amsterdam!- buttò di getto lei

-Cosa!?- ringhiò lui

-Ecco lo sapevo- disse lei facendo un passo indietro

-Oh mio Dio- mormorò Miroku

-Avevo promesso di… non dirlo a nessuno per questo… l’ho tenuto nascosto io…-

-Quando è che dovrebbe finire?- sibilò

-Io… non lo so se fa il secondo turno ma credo… credo di si- balbettò Sango

-Oh Kami…- ripeté Koga -… quindi va… va su?- sussurrò

-Non lo so… dubito ma…-

-Cosa vuole dire, “su”!?- sibilò Inuyasha rosso di rabbia ma con un sospetto terribile

-Beh, qui i ragazzi si incontrano, si ubriacano e vanno… su, se ci stanno… Per quelli del palco invece è diverso… chi da la posta più alta… si porta su il ragazzo o la ragazza…- spiegò lentamente Koga. Sango annuì

-Ma visto che prima era minorenne non ci andava, non poteva e non lo avrebbe mai fatto visto che stava con te ma… ora che è maggiorenne… non lo so…-

-Lo scopriamo subito- disse Koga guardando la faccia infuriata dell’amico –Con calma Inuyasha, ok?-

-Vaffanculo Koga e dammi una risposta- ringhiò. Il ragazzo, seguito da una pallida Rin, si avvicinò al bancone

-Mi scusi?-

-Dimmi- disse il signore dietro il bancone distogliendo lo sguardo dalla ragazza

-La ragazza, Kagome, per caso va… ehm… su?- L’uomo rise divertito e Koga sentì una vena pulsargli nella tempia. Cosa diavolo c’era da ridere??

-Scusami ragazzo è che… non è trascorsa neppure mezzora e sei il terzo che lo chiede-

-Il terzo!?-

-Già. Comunque no, Kagome non sale. All’inizio aveva chiesto, tre estati fa, ma poi, quando è diventata maggiorenne non ha più voluto visto che aveva mio nipote, Mikado. È iniziato un po’ per gioco, ma stanno insieme da quasi tre anni quindi…- L’uomo alzò le spalle –Volete qualche cosa da bere?- Koga guardò Inuyasha che fissava Kagome con due occhi di fuoco

-Non è che ha un sonnifero vero?- L’uomo alzò le sopracciglia e Koga scosse il capo –Niente, mi scusi- disse e si allontanò

-Allora??- chiese Inuyasha cercando di controllare il tono di voce

-No Inuyasha, non ci va- rispose

-Bene- il giovane incrociò le braccia

-E ora, che vuoi fare?- chiese Sango leccandosi le labbra

-Aspetto-

-Cosa?- mormorò Miroku allarmato

-Che abbia finito, ovvio- sbottò.

Era passata circa un ora emmezza e Kagome non si era accorta di nulla, troppo presa a compiere il suo lavoro anche quel giorno. Sakura era disperata, era certa che se ne sarebbe accorta prima o poi e dalla faccia di Inuyasha la cosa si stava facendo pericolosa quindi tentò il tutto per tutto. Mentre Kagome parlava dopo una canzone la ragazza, semi nascosta dalle tenebre iniziò a sbracciarsi verso Kagome sperando di attirare la sua attenzione ma ad accorgersene fu Mikado che corrugò le sopracciglia. Lei gli fece segno verso Kagome e lui scosse il capo impercettibilmente ma lei insistette così, mentre Kagome parlava senza sosta, Mikado attirò la sua attenzione e le indicò Sakura che sospirò di sollievo

-… insomma, potete immaginarvi il macello a scuola!- Kagome era così abituata a parlare pensando ad altre cose che non le fu difficile leggere i gesti delle mani che le faceva Sakura, il loro codice segreto muto, vecchio ma presente nella memoria come un bellissimo e divertente ricordo -…il preside poi…-

I

-…è venuto in classe di questa mia amica e ha detto con voce possente…-

N

-…”Non potete continuare in questo modo!…-

U

-…è indecente!! Siete in 5 superiore, non in prima elementare!…-

Y

-…Dovreste vergognarvi! Metterete in cattiva luce la nostra scuola! Scazzottarsi in giardino davanti a tutti per una ragazza…-

A

-…dovete pensare a studiare…

S

-...non hai vostri ormoni sballati come dei quindicenni!…-

H

-…Allora i due interessati si sono guardati in cagnesco dandosi la colpa a vicenda e …-

A

-…vi giuro, ci mancava pochissimo che si ripicchiassero!!…-

INUYASHA

Kagome sentì lo stomaco bruciare pericolosamente e fece passare lo sguardo nella sala nei posti in fondo e li vide.

Li vide tutti, anzi, lo vide.

Lui.

Inuyasha.

Le pareti le si strinsero su di lei e l’impellente bisogno di aria le fece girare la testa vertiginosamente.

Guardò Mikado negli occhi e non si trovò più capace di parlare. Aveva la bocca impastata e le labbra aride. La pelle era in fiamme e  le mani si erano congelate improvvisamente. Il ragazzo si allarmò quando li vide lucidi e scattò in piedi

-…Lì, in classe, davanti ad un professore, al preside e hai compagni, vi rendete conto!?…- Mikado le fece un leggero cenno del capo e lei lasciò piano il palco dirigendosi verso Sakura

-Cosa… come hai detto!?-

-È entrato quando tu sei andata sul palco! Ci sono tutti! C’è anche quella… quella Sango! Ma ci sono anche tre ragazzi che non conosco e… Kagome? Stai bene?- chiese guardando la giovane con gli occhi pieni di lacrime. La ragazza scosse il capo con gli occhi sbarrati. Non si fidava affatto della sua voce in quel momento. La ragazza l’abbracciò e il signor Takashi le raggiunse

-Cosa succede?- chiese

-Signore, Kagome non si sente bene, potremmo…-

-Accompagnala a casa, certamente. Vai pure, qua finiamo noi Kagome- La giovane annuì e le due si diressero all’uscita posteriore ma prima passarono nel bagno pubblico. Kagome si lavò la faccia tremante e respirò a fondo

-Ci… ci sono…-

-Vieni Kagome, andiamo- disse prendendola per mano e dirigendosi alla sua macchina pronta a riportarla a casa –Ti riporto io la macchina domani, capito? Dopo mi dai le chiavi- disse. Kagome non rispose e le due uscirono nella notte

-Kagome!- Sakura si girò e rafforzò la presa tra le dita gelide di Kagome. La giovane chiuse gli occhi con forza, sentendo le lacrime che pulsavano, bruciando, ma riuscì a ricacciarle indietro risoluta.

No.

Controllo Kagome, controllo.

La ragazza voltò lo sguardo guardando i visi ansiosi di Rin, Koga, Miroku e Sango. I suoi occhi si posarono sulla figura distante solo qualche metro.

Il suo viso era segnato da una smorfia, i suoi capelli erano mossi dal vento freddo, gli occhi neri profondi e quella bocca che tante volte aveva baciato e che aveva pronunciato il suo nome con una dolcezza infinita tradite dalla sua smorfia, il giubbotto per ripararlo dal freddo e i jeans strappati dove si intravedeva la pelle calda.

 

[…]

-Ma lo sapete io chi sono!?- domandò

-Dovremmo?- chiese Kagome confusa

-Ma dove vivete? Su Marte?-

[…]

 

-Aspetta, se non posso tapparti la bocca… posso fare così?- Kagome non fece in tempo a dire una parola che lui la baciò, un bacio veloce e leggero. Kagome impietrita lo guardò staccarsi

[…]

 

-Tu non sei lucido- sbottò lei –E cerca di non alitarmi in faccia grazie-

-Eh già… non sono proprio lucido… sono pazzo… completamente pazzo di te- disse lui appoggiandosi a lei che arrossì furiosamente

[…]

 

-Non… non andare via- disse lei –Non andare…- Strinse la maglia di lui nei pugni singhiozzando –Io… io… ti… io ti amo- disse

[…]

 

Lui si mise dietro di lei e la ragazza sentì qualche cosa di freddo toccarle il collo così si portò una mano ad essa guardando. Era una piccola collanina d’oro con un ciondolo a forma di chiave sempre d’oro. Lui la strinse da dietro e le sussurrò all’orecchio

-You have got key for open my heart-

[…]

 

-E io ci sono nei tuoi sogni?-

-No Inuyasha… lo sai… nei miei sogni tu non ci sarai perché a me piace guardarti in carne e ossa-

[…]

 

-Sei solo mia Kagome, ricordalo. Solo mia-

-Si Inuyasha… per sempre…-

[…]

 

-Ho bisogno di te ora Kagome… ho bisogno della vera Kagome… della mia ragazza, quella vivace e risoluta ma sensibile e forte come un leone, ho bisogno di te in questa situazione…-

[…]

 

Kagome si appoggiò contro di lui e intrecciò le dita con quelle del ragazzo

-Inuyasha, Kagome!!- esclamò Sango –Guardate verso di me!!-

Sorridendo Kagome aprì gli occhi e in quell’istante Sango scattò una loro foto.

[…]

 

-Lo farò, va bene!? Glielo dirò!-

-Lo stai dicendo da mesi!! Io ti avevo detto di allontanarla subito, quando ormai era palese la decisione di Kikyo di scappare con Naraku! Non dovevi nemmeno avvicinarti sapendo che avrebbe sofferto! Hai sbagliato Inuyasha e lo sai anche tu! Dopotutto lo sai da due anni la decisione di tuo padre!!-

[…]

 

Grosse gocce di pioggia scesero dal cielo mentre un tuono in lontananza rompeva il silenzio creatosi.

-Inuyasha-

Un sussurro, un nome, mille emozioni.

 

***

 

Siete curiosi ehhhhhh????

 

Titolo Capitolo 6 -> CONFRONTO

 

E ora è realmente finita, alla prossima settimana!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6- Confronto ***


Salve a tutti da una Amber assolutamente tra le nuvole!!

Questa settimana me ne sono successe di tutti i colori, fortunatamente tutte cose stupende!

Basta se ci penso anche qua divento pazza.. allora grazie a coloro che leggono la mia storia, i numeri sono esorbitanti e ne sono orgogliosissima! Ovviamente anche un caloroso grazie a tutti quelli che mi recensiscono e che l’hanno messa tra i preferiti!

Lo spoiler dell’altro giorno a quanto pare vi ha emozionati e non posso fare a meno di esserne felice, spero che questo “confronto” vi entusiasmi (e che vi diverta).

Ma ora via alle recensioni!

 

smartina86: uragano Kagome? Dì pure tempesta Kagome! Comunque questa settimana mi è parsa lunghissima ma spero che la prossima mi riservi un mucchio di sorprese! Grazie per i tuoi complimenti e alla prossima settimana!

 

nickyxx91: mi dispiace per la scorsa settimana, ma non potevo fare altrimenti XD All’inizio quando ho pensato alla storia la volevo fare andare “su” però poi ho pensato che sarebbe stato troppo meschino..dopotutto non la volevo fare diventare una poco di buono che va con tutti per denaro, non ce l’avrei proprio fatta! Grazie per la tua recensione e a presto!

 

ka chan: aaah, non ti preoccupare Inuyasha avrà pane per i suoi denti! Non potevo mica farlo perdonare così semplicemente, non credi? XD a presto!!

 

chachy: sono contenta che la fic ti piaccia e si, ora stiamo entrando nella vera e propria terza parte! Le frasi alla fine dello scorso capitolo le ho messe quando ero già molto avanti con la storia, ma avevo pensato che mettendocele avrebbe reso di più i sentimenti di Kagome e sono contenta che abbia subito l’effetto sperato in voi lettori. Ne sono decisamente orgogliosa. Davvero hai fatto una statuetta di Inuyasha? No fantastico! E come? Cavolo sarebbe bellissimo farne una!! Ops, scusa l’ilarità ma sono quelle cose che mi mandano in un brodo! Grazie ancora per la recensione e alla prossima!

 

Bchan: rieccomi qua con il confronto! La tua impazienza mi fa dedurre che ti sia piaciuto lo scorso cap e non posso non esserne contenta! Spero che anche questo ti soddisfi! Alla prossima settimana!

 

pretty: allora..sesshamaru posso assicurarti che non si farà vedere fino alla fine proprio perché è  con il papino, quindi vai tranquilla! Per il conto ognuno può avere le proprie idee ma visto che Kagome si sentiva osservata io l’ho voluta mettere per Inuyasha visto che solo lui da quell’effetto a Kagome… L’amicizia di Miu e Kagome sarà una delle poche cose di questa parte forte e sicura al 100% quindi anche a me è piaciuta un sacco come scelta, soprattutto perché alla fine lei è stata l’unica che gli ha aiutati in tutto per tutto anche nella scorsa parte. Dopo questo poema XD ti lascio al capitolo, buona lettura!

 

jessy101: occavolo! Hai descritto le sensazioni che sto provando io da qualche giorno! Per tutte le tue domande non puoi fare altro che leggere e spero che come inizio possa piacerti, soprattutto perché mentre la scrivevo morivo dal ridere! Allora grazie per la recensione e a presto! PS: grazie per il tuo contatto!

 

fra007: la tua recensione mi lascia senza parole, hai descritto ogni cosa brevemente ma efficacemente e questo non può che rendermi felice! Effettivamente ho reso Inuyasha un po’ stronzo ma vedrai che andando avanti con la fic tornerai a essere suo fan e a perdonarlo, ne sono sicura! Intanto però dovrai aspettare ancora una ventina di capitoli XD scherzo dai! Al prossimo capitolo e grazie per la splendida recensione!

 

Michiyochan: fidati, gli tira dietro un sacco di veleno.. almeno una decina di litri XD Non preoccuparti per la lunghezza delle rec, sono contentissima che ti piaccia e quindi non devi fartene mica una colpa! A presto!

 

pillo: anche il mio computer e internet mi giocano brutti scherzi quindi posso capirti perfettamente! A proposito, quale delle due Nana e come mai? Scusa ma non sono riuscita a seguirti benissimo! Grazie per la tua recensione comunque!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! Visto che non ci ho messo 5 ore? XD Davvero lo hai letto 6 volte? -Vai Inu, continua così che sei tutti noi!! XD- Kagome c’è rimasta davvero male, l’effetto sorpresa è di certo riuscito stupendamente, ma come potevo non farlo? Dopotutto, parliamoci chiaro, Kagome non l’ha propriamente dimenticato e non era del tutto pronta psicologicamente, ma vedrai che bello scambio di battute (o dovrei dire monologo) che gli fa!! Ti devo ringraziare per l’ennesima volta per oggi e alla prossima settimana con un nuovo capitolo!

 

damychan: grazie per i tuoi complimenti, sono davvero contenta! Alla prossima!

 

Kagome_chan89: grazie grazie, modestamente l’ho sempre saputo XD l’episodio tra Miu e Kagome mi è sempre piaciuto molto, dopotutto anche se Miu si è dimostrata sempre molto dura è una buona amica che ha aiutato come poteva Kagome e questo lo apprezzo davvero molto. Volevo fin da subito darle una parte importante. Comunque per Kagome non avrei mai potuto farla andare su..non ce l’avrei mai vista, sinceramente. Grazie per la recensione, ci sentiamo via e-mail!

 

Jechan: ehi Je, grazie per la tua recensione, sono felice che ti piaccia e spero continui! A presto!!

 

Molto bene, dopo avere finito vi lascio al capitolo, mettetevi seduti e allacciate le cinture di sicurezza, arriva Kagome, la tempesta XDD

 

***

 

Capitolo 6

      Confronto

 

La pioggia scendeva silenziosa. Solo qualche tuono e il passare delle macchine sull’asfalto bagnato nella strada principale, rompeva quel silenzio pieno di tensione. Kagome sentiva i capelli sciolti ormai bagnati fradici che le si appiccicavano al viso e il leggero giacchino di jeans ormai freddo le stava facendo correre dei brividi freddi lungo tutta la schiena, anche se non era molto sicura del fatto che fosse per quello che li aveva… ma evitò di pensare a quella possibilità.

Il fatto di averlo lì davanti, a pochi passi da lei, la faceva sentire strana. Si sarebbe aspettata di tutto, aveva immaginato tante volte nell’ultimo periodo cosa avrebbe provato: ira, repulsione, indifferenza… invece no.

Era cresciuto, di almeno qualche centimetro, i capelli erano più corti di tre anni fa, il viso era sottile, gli occhi scuri erano della stessa profondità di qualche anno prima, le labbra ora, più rilassate, erano sottili, il collo snello finiva in forti e larghe spalle, le braccia muscolose erano inermi vicino ai fianchi fasciati dal giubbotto, le dita delle mani erano lunghe e rosee e… quanti dettagli in una sola occhiata, quanti particolari…

Sentì il suo corpo risvegliarsi in un dolce calore ormai dimenticato, il cuore battere forte e questo la fece infuriare.

Perché?

Ma la recita giocava a suo favore e se era riuscita a raggirarlo una volta, perché non riuscirci ancora?

Le gambe smisero di tremare e staccò la mano da quella di Sakura che la fissò

-Kagome?- La ragazza la guardò sorridendo incoraggiante e rassicurandola.

Calma, ci voleva solo calma e tranquillità.

Ignorò il battito cardiaco e scostò con una mano i capelli appiccicati alla fronte con un gesto secco e deciso, poi infilò le mani gelate nelle tasche della giacca e sorrise sorniona

-Inuyasha… ehm… Inuyasha…?- Chiuse gli occhi facendo finta di pensare intensamente, li riaprì con un sorriso smagliante –Ma certo! Inuyasha! Ma come…?…- Schioccò le dita ripetutamente come per ricordare chiudendo gli occhi decisa –Kujimawa! È questo vero?? Inuyasha Kujimawa, giusto?? Perché sai, è passato tanto di quel tempo che ho dimenticato molti particolari!- Di nuovo un sorriso smagliante –Ma che mi venga un colpo, cosa che ci manca poco con questo freddo, Inuyasha Kujimawa!! Ah, lo sapevo che oggi era una brutta giornata, me lo sentivo dentro! Allora, immagino che te la passi bene no? Insomma, sposato e tutto il resto… ah! Non ti sei portato dietro la tua moglie adorata piena di soldi? Accidenti, avevo così tanta voglia di conoscerla!- ironizzò.

Un brivido corse lungo la schiena di Sakura che guardò l’amica preoccupata. Che cosa stava dicendo? Cosa diavolo stava facendo!?

“Kagome cosa stai…?”

-Guarda, mi piacerebbe moltissimo parlare con te! Ma sai… in questo momento ho altro da fare e urge la mia presenza di là!- esclamò indicando la porta con un cenno –Devo finire di lavorare ed essere stata interrotta mi scoccia parecchio quindi…- scrollò le spalle e fece per voltarsi quando la voce del giovane la bloccò

-Beh? Pensi di liquidarmi in questo modo?- Lei piegò la testa di lato mentre lui incrociava le braccia al petto

-Si, io penso!- esclamò alzando il sopracciglio “Cosa che dubito che tu riesca a fare…” –Comunque, non mi hai risposto, Kujimawa…- sbottò -…ma a dire il vero non ho proprio voglia di… ascoltarti, capisci? Addio-

-Kagome, aspetta!- Lei si bloccò e guardò Miroku sorpresa –Tu non sai cos’è successo a Inuyasha in questi tre anni ma soprattutto nell’ultimo periodo e…-

-Kazana! Ma ci sei anche tu!? Non ti avevo neppure notato-

-Smettila Kagome, per piacere! Questa farsa non ha più senso! Se tu ascoltassi. Se tu ci ascoltassi capiresti che noi…-

-Che voi? Su continua Koshuzo, ti prego! Illuminami!- esclamò. Sango abbassò lo sguardo stringendo i pugni –Ecco brava, sta zitta! Fai più bella figura, dico davvero!- esclamò annuendo

-Ora basta- Inuyasha fece un passo avanti –Loro non centrano niente in questo discorso…-

-Non c’è mai stato nessun discorso a dire il vero, ma se credi che ci sia un qualunque dialogo, esprimiti pure!- esclamò lei ironica

-Che lavoro è quello? Come osi definirlo lavoro?- Kagome sgranò gli occhi

-Non credo sia affar tuo, la mia occupazione- disse lei cercando di controllare la voce. Ma come osava? Cioè, osava presentarsi davanti a lei con quella sua maledetta arroganza e le dava pure degli… ordini!?

-Non è affare mio!? Certo che lo è! Mostri a mezzo mondo il tuo corpo e poi lavori con quel… tipo…- mugugnò lui

-Non ti dovrebbe nemmeno lontanamente interessare come dispongo della mia vita, né di quello che indosso e neppure che cosa mostro a Mikado!- esclamò lei calma e piuttosto equivoca

-Quel tipo per te non va bene!- insistette lui

-Inuyasha calmati! Così non risolvi niente!- esclamò Rin avvicinandosi all’amico

-Sta zitta Rin, chiudi il becco! Non puoi stare con quel tipo Kagome, te lo proibisco! È molto più grande di te e ti usa solo per una cosa, lo sai benissimo!-

Miroku si portò una mano al capo scuotendolo. Ma che amico stupido che si ritrovava… Dio!

-Che cosa scusa? Sai, non capisco…- disse lei fingendo ignoranza sull’argomento

-Non fare la finta tonta! Quel tipo vuole solo il tuo corpo per passarsi il tempo!-

-Ma dai!? Ma non mi dire!- esclamò, poi si portò l’indice sulle labbra corrugando le sopracciglia e fingendosi pensierosa –Sai, questa cosa mi ricorda un'altra cosa…- iniziò lei picchiettandosi le labbra -Tanto tempo fa mi è quasi successa la stessa cosa, l’unica differenza è che tanto tempo fa quello che ha voluto da me quella cosa, ha fatto in modo che io fraintendessi…- annuì –Tanto tempo fa, quell’essere mi aveva fatto credere di amarmi, invece è stata una grossa presa per il culo! Quello che adesso prende, quello che tanto tempo fa mi ha preso quell’essere la mia prima volta, lo sta facendo da ben tre anni! L’altra differenza, di gran rilievo aggiungerei, è che colui che adesso prende…, la prende con un certo stile! E aggiungo inoltre che mi ritengo fortunata, perché essendo più vecchio di me, ha una certa esperienza e quindi puoi dedurne una notevole soddisfazione sessuale da parte mia. Ora ti chiedo scusa ma devo raggiungere il mio amante, scusarmi per averlo lasciato solo sul palco e farmi perdonare nel modo che mi riesce meglio- aggiunse allusiva voltandogli la schiena. Si girò per l’ultima frecciatina –Confido che in questi tre anni la tua esperienza si sia resa tale da poter soddisfare la tua dolce, ricca e sfigatissima mogliettina- Sorrise –Auguro a tutti una felice nottata come sono certa sarà per me- E sculettando vistosamente rientrò nel locale.

 

Un silenzio agghiacciante passò sopra di loro, il freddo pungente di quella notte, non era nulla in confronto al gelo che si era propagato tra di loro.

Anche l’amica Sakura era basita. Mai aveva udito parole così graffianti e strafottenti uscire dalle labbra dell’amica. Salì in macchina senza un fiato, l’avviò e partì a tutta velocità senza fermarsi neppure allo STOP.

Inuyasha aveva la bava alla bocca, pareva un cane rabbioso. Non riusciva a capacitarsene, non riusciva a comprendere ciò che gli era stato detto, a dire il vero non era neanche sicuro che quelle parole fossero state rivolte a lui. Di sicuro quella non era Kagome o per lo meno, la sua bellissima, dolcissima e gentile Kagome.

Dov’ era finito? In che strano mondo parallelo? In che incubo? E quella… chi era? Come osava assomigliare così tanto alla SUA Kagome?

Si girò verso gli amici e loro fecero un passo indietro allontanandosi.

-Sango- La giovane presa in causa fece un ulteriore passo indietro nel sentire la voce del giovane

-Si?- disse con voce flebile e tremante

-Dove cazzo mi hai portato?- ringhiò –Quella chi è?-

-Kagome?- azzardò timidamente lei

-Ma non diciamo stronzate. La nostra Kagome, la mia Kagome, mai, e ripeto mai, avrebbe detto quello che quella ha detto. Ne convieni?-

-Assolutamente si- rispose Sango. Lui strinse gli occhi in due fessure nere

-Mi prendi per il culo?- sibilò

-Dimmi cosa vuoi sentirti dire e io te lo dico-

-Voglio che tu mi dica che quella puttanella non è Kagome, voglio che tu mi dica che hai sbagliato locale, voglio che tu mi dica che la mia Kagome è una brava ragazza e che a quest’ora è nel suo letto che dorme e voglio soprattutto che tu mi dica, che non ha nessuno- sbraitò d’un fiato sfidandola a contraddirlo. Miroku venne, tempestivamente, in soccorso alla sua ragazza palesemente in difficoltà

-Tutto perfettamente vero. Kagome è a letto, non lavora ma va a scuola, come si conviene a una brava ragazza, e mi sento di aggiungere che è ancora vergine- ghignò allo sguardo omicida dell’amico.

Koga, cinereo, pensò bene che il suo intervento sarebbe stato superfluo, si sentì, come dire… d’accordo. Lui si astenne perché era d’accordo. Qualunque cosa, chiunque la dicesse, come la dicesse, era d’accordo. Prese Rin per mano senza un fiato e con lentezza si avvicinarono alla macchina, aspettando, e sperando, minuti migliori.

Rin lo guardò

-Koga?…-

-Neanche una parola- ordinò. Lei assentì e sospirò.

Miroku si grattò il capo e dopo un sorriso stentato propose ciò che tutti, o quasi tutti, stavano aspirando

-Propongo di ritirarci ognuno nei propri alloggi-

-Sono d’accordo!- esclamò Sango con enfasi –Che dici Inuyasha, andiamo a casa?- chiese speranzosa

-A casa!?- ingiunse gelido –Voglio sapere dove vanno, cosa fanno, come lo fanno e di che colore sono le lenzuola!- sibilò

-Non credi di esagerare?- azzardò Miroku alzando le sopracciglia

-Vorrei vedere te al mio posto!- ringhiò

-Beh, io non ho mollato la ragazza che amo a causa di mio padre- Miroku non aveva neppure finito la frase che già sapeva di avere toccato un tasto molto dolente.

Ah, doveva prendere come esempio la sua ragazza… lei si che pensava prima di parlare! Insomma, non ci voleva poi molto, bastava attendere qualche secondo per verificare i pro e i contro e poi esporre la domanda se era opportuna!

Un pugno alla mandibola lo spedì a terra con un gemito e il grido di sorpresa di Sango fece accorrere Koga che sussultò quando vide l’amico pronto a ricolpire il giovane a terra

-Inuyasha!!- esclamò mettendosi tra un Miroku con il labbro spaccato e ad un Inuyasha molto incazzato –Ok, qua i nervi stanno schizzando via come missili e la cosa non va bene. Ora si torna a casa, capito?- decise lui

-Tornaci tu a casa Koga!- ringhiò Inuyasha voltando le spalle agli amici

-Dove vai?- chiese Rin scattando come una molla appena lo vide allontanarsi

-A prendere una boccata d’aria! Questo posto mi sta stretto- sibilò allontanandosi velocemente

-Koga, fermalo!- esclamò lei prendendo il braccio del proprio ragazzo scuotendolo

-Non è un bambino Rin-

-Ma ora è arrabbiato e quando lo è mi fa paura quindi… Per piacere Koga, vacci dietro solo per qualche minuto! Sai benissimo che perde la ragione quando si arrabbia in quella maniera!- Lui la guardò per lunghi istanti poi sospirò

-E va bene, vado. Voi aspettatemi qui, ok?- Loro annuirono e lui si affrettò a seguire l’amico mentre le due giovani aiutavano Miroku con il labbro

-Forse dovevamo avvertire Inuyasha del cambiamento radicale di Kagome- disse Rin sedendosi nel sedile posteriore dell’auto

-Oh, glielo abbiamo detto! Ma non credo ci abbia creduto… almeno fino a ora!- esclamò ridendo Miroku –Ha fatto una faccia spettacolare!-

-Non ridere delle disgrazie che ci capitano Miroku! Non c’è nulla da ridere!- lo riprese per l’ennesima volta Sango

-Sono d’accordo- assentì Rin. Miroku scosse il capo sospirando

-Certo che Inuyasha poteva anche starsene zitto invece di fare come al solito! Sa benissimo di essere in torto!- borbottò Sango

-Lo sai anche tu che Inuyasha è fatto così… il suo problema è che si crede il centro dell’universo! E poi l’orgoglio maschile si è messo in mezzo e dopo addio: è partito, schizzato, esploso con una bomba!- sbuffò Rin –Speriamo che non mi meni anche Koga sennò lo ammazzo!- commentò

-Comunque lo immaginavo- Le due guardarono il giovane appoggiato con la schiena alla macchina

-Cosa?- chiesero

-Il comportamento di Kagome… era troppo ovvio!-

-Invece io mi immaginavo tutt’altro…- confessò Rin –La vecchia Kagome mi manca… lei non si sarebbe mai comportata così…-

-Certo che no- borbottò Sango

-Manca a tutti Rin, a tutti, ma ce lo meritiamo: siamo stati noi, tutti noi, che abbiamo sbagliato e non si può tornare indietro- Miroku a voce bassa e malinconica disse una verità di cui tutti erano a conoscenza, una verità terribile e dolorosa… Sango abbassò il volto cercando di trattenere le lacrime mentre nella sua mente, la Kagome che lei conosceva si allontanava di un altro passo, dandole le spalle.

 

Koga, i capelli bagnati e la maglia fradicia, camminava qualche metro indietro all’amico senza perderlo d’occhio un solo istante.

Sapeva che Inuyasha era scioccato dalla nuova Kagome, ma dopotutto avrebbe dovuto aspettarsi un cambiamento del genere da parte della ragazza nei loro confronti, ma soprattutto, nei suoi confronti.

Pensava davvero che al suo ritorno lei sarebbe stata quella di sempre?

Il pensiero era così ridicolo che gli veniva da ridere!

Certo, il cambiamento in quei tre anni c’era stato, brusco, da un giorno all’altro, ma si erano dovuti abituare tutti, dolenti o nolenti. Ma sentirsi riversare addosso tutto l’odio e la freddezza in così poche parole doveva essere stato un duro colpo per il giovane.

Inuyasha era talmente orgoglioso che era certo ne avrebbe combinata un'altra delle sue, sicuramente! Forse aveva fatto bene a seguirlo, chissà altrimenti cosa avrebbe combinato quello sconsiderato!

Improvvisamente si rese conto della strada che l’amico stava facendo, una strada che lui conosceva bene. Si voltò e si allontanò lentamente per tornare dagli amici: per quella sera aveva visto e pedinato abbastanza.

 

Mikado attirò Kagome più vicino a lui e la strinse. La ragazza chiuse gli occhi con la fronte appoggiata al suo petto e si morse il labbro inferiore

-Cos’hai Kagome?- domandò sfiorandole i capelli con le labbra e stringendo più forte in modo tale che non si potesse muovere. Lei strinse le labbra

-Mi fai male-

-Non ti lascio. Rispondimi-

-Non ho niente-

-Non è vero… è da quando sei tornata sul palco, anzi, da quando la tua amica ti ha fatto quegli strani gesti che sei strana… non sei la stessa, ecco-

-Tu non mi conosci Mikado e non puoi sapere se c’è davvero qualche cosa che mi turba. Non fare il comprensivo, sei patetico- sbottò

-È qua che ti sbagli mia cara Kagome. Io ti conosco, oserei dire che ti conosco molto meglio di tanti altri che si definiscono tuoi amici… Sento che ti è successo qualche cosa, non riuscirai a farmi cambiare idea-

-Non ho niente, piantala di dire assurdità!-

-Non dico assurdità, sei tu che non te ne rendi conto. Cosa ti è successo là fuori?-

-Smettila!- esclamò divincolandosi dal suo abbraccio e allontanandosi –Ti ho già detto che sto bene, non stressarmi. Se mi conosci così bene…- Kagome sospirò e si vestì velocemente –Torno a casa- Mikado si alzò a sedere e sorrise ironico

-Ecco, vedi come fai?- La ragazza si bloccò sulla porta e si girò verso di lui

-Così… come?-

-Scappi dai problemi, come sempre-

-Io non scappo!-

-E allora perché non discuti con me di questa cosa?-

-Noi stiamo già discutendo! Che cosa stai blaterando?-

-Perché sei così strana questa sera? Cosa ti è successo prima?- Lei strinse i pugni

-Non sono affari tuoi! Sono problemi di cui non ti devi impicciare!-

-Vedi? Allora è successo davvero qualche cosa- Kagome ridusse gli occhi in due fessure nere mordendosi la lingua.

Si era fregata da sola accidenti!!

-Comunque per intenderci… sono affari miei visto che tu vieni a letto con me e sei dunque la mia… pseudo ragazza!-

-Appunto! Non sono la tua ragazza, io faccio solo sesso con te e non vuole dire niente! La mia vita privata fuori dal letto non deve interessarti minimamente!-

-Forse- commentò lui incrociando le braccia –Ma visto che questa sera le tue prestazioni sono state un po’… scarse… quello che ti è successo mi tocca in modo piuttosto intimo-

Kagome gli voltò la schiena e sbatté la porta dietro di lei facendo tremare i vetri.

Mikado si alzò e raggiunse la finestra aprendo i vetri sentendo la brezza fresca accarezzargli il viso. Guardò la macchina della ragazza allontanarsi velocemente e sbuffò sonoramente

-Quella ragazza prima o poi mi farà andare di matto!-

 

-Io scappare! Certo, come no!! Lui non sa niente di me! Non sa proprio niente! Non sa cosa sto passando, cos’ho passato e… da come si stanno svolgendo i fatti… cosa passerò! Kami! Quasi, quasi mi prendo e me ne vado a fare una gita ad Amsterdam! Tanto per ricordare i vecchi tempi! Oppure vado a Parigi, o alle Hawaii!! Tanto i soldi da parte ce li ho! Mi faccio una bella gita, una stupenda vacanza, mi prendo un appartamento, un lavoro e così… addio gente, a mai più rivederci! Adios!! Fanculo a tutte le seccature possibili ed immaginabili! A Mikado, Miroku, Rin, Sango, Koga e… ma si, anche a quello stronzo di Inuyasha e la sua adoratissima moglie!! Che vadano tutti quanti al diavolo!- esclamò Kagome accendendo la radio a tutto volume –MI SENTITE!? ANDATE TUTTI AL DIAVOLO!!- Strinse il volante finché le nocche sbiancarono e i polpastrelli le fecero male.

Improvvisamente sterzò e si fermò sul ciglio della strada.

Che stupida…

Stupida!! STUPIDA!!

Sbatté le mani sul volante poi si lasciò cadere all’indietro aderendo allo schienale

-Maledizione…- Si prese il volto fra le mani e lasciò che le lacrime le scorressero lungo le guance arrossate dalla rabbia e dalla frustrazione.

 

Era bello… anzi… era stupendo… dannatamente stupendo… Era alto, un fisico snello, i capelli lunghi neri, le dita affusolate che bruciavano di passione, il viso sottile, gli occhi scuri, due pozze nere dove ci si poteva perdere, dentro un labirinto pieno di porte ma senza nessuna uscita…

Era lì, davanti a lei, anche se non lo voleva vedere, lui era lì, davanti a lei, sempre. Poteva chiudere gli occhi, poteva cercare di non pensarci, ma lui c’era, c’era sempre.

Quando lo aveva rivisto, le era tornato alla mente, più vivido che mai, tutte le sensazioni, il suo odore, la sua morbidezza e dolcezza in ogni suo gesto, ogni sua carezza…

Perché si voleva punire in questo modo? Eppure bastava poco per non pensarci più, per smettere di soffrire… Bastavano una parola, una scelta, qualche cosa di concreto e di vero, ma bastava poco. Allora perché non ci riusciva?

Perché lui era tornato?

Perché le aveva attraversato la strada?

Perché non se ne restava dalla sua adorata moglie?

Moglie…

Lui era sposato ormai, aveva una donna da cui tornare la sera, una donna ricca certo, una donna viziata e, probabilmente, sciocca, però era con lui. Forse non di sua spontanea volontà, però con lui.

Accidenti!

Stava diventando una vera e propria ossessione!

Comunque se il suo primo pensiero era fuggire… allora si, Mikado aveva ragione: era una vigliacca. Alla fine cosa sperava di ottenere?

Faceva prima a parlargli chiaramente anche se sapeva che facendolo, avrebbe buttato al vento quei suoi tre anni, quella sua freddezza, quel saldo muro.

Certo che, solo per avergli parlato per pochi minuti dentro di lei si era scatenata quella emozione, non sapeva cosa sarebbe successo se avessero fatto un discorso… civile (se si avrebbe potuto chiamare “civile” ovviamente!).

Beh, ora sapeva cosa avevano provato tutte le ragazze che lui aveva usato e poi gettato, sapeva ora cosa avevano provato Miu, Sakura e le ragazze del fan club… A dire il vero un dolore del genere non lo augurava neppure ai suoi peggiori nemici!

Anche se non credeva poi di avere molti nemici… Lei si limitava ad ignorare la gente, era molto più facile che battersi per discorsi assolutamente inutili!

 

Kagome, le gambe nude, i leggeri pantaloncini e la canottiera verde scuro, sedeva a gambe incrociate sotto il leggero lenzuolo contemplando un  punto preciso nell’oscurità attorno a lei.

Non aveva sonno,non si sentiva stanca, anzi…

Fuori la notte era tranquilla. La pioggia di qualche ora prima aveva alzato il caldo di quei giorni e la ragazza, era certa che il giorno dopo ci sarebbe stata una bella giornata di sole. Aveva lasciato chiusa la finestra ma il piccolo ventilatore, posto dall’altra parte della stanza, le faceva arrivare un leggero fresco che faceva ondeggiare le lenzuola con un movimento lento e regolare mentre i lievi raggi lunari illuminavano tenuemente la stanza.

Kagome però non ci stava facendo caso.

I suoi pensieri e i suoi occhi erano posati su una scatola posta sopra l’armadio, quella maledetta scatola.

Prima o poi l’avrebbe fatta impazzire! Accidenti a lei! Era il suo contenuto, quindi quella, la causa di tutti i suoi guai! Doveva portarla in solaio, doveva dimenticarsi della sua esistenza, doveva! Non poteva continuare in  quella maniera, era patetica! Si stava rovinando la vita per un ricordo e lo sapeva benissimo! Sapeva perfettamente quello che doveva fare e allora perché?

Se ne era convinta, sicura, perché non riusciva a prenderla in mano e a sbarazzarsene? Dopotutto non ci voleva molto, bastavano solo pochi gesti!

-Sono davvero codarda, non c’è che dire…- mormorò stendendosi prona e abbracciando il cuscino –Sono davvero codarda…- Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal ticchettio dell’orologio finché Morfeo non la prese tra le sue braccia e un ultima lacrima scese dai suoi rassegnati occhi grigi…

 

Attese.

Attese per un tempo che gli parve infinito. Attese finché non sentì il respiro regolarizzarsi. Attese finché la sentì mugugnare nel sonno. Attese finché non trovò tutto il coraggio per uscire da sotto il letto e alzarsi dal freddo pavimento. Attese finché i suoi occhi non si posarono sull’esile figura della giovane e sul suo viso rilassato.

 

***

 

Oh oh, e adesso???

Al prossimo capitolo XD

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7- La verità ***


Salve a tutti! Rieccomi dopo una settimana esatta! Mamma mia c’è un caldo in questi giorni che fa spavento! Spero che ovunque voi siate si stia meglio dei nostri 35° perché davvero non si respira!

Comunque eccoci ad un nuovo appuntamento di Note e Anima! Siamo già al capitolo 7! Siete curiosi eh?? Ma prima di lasciarvi al capitolo risponderò alle vostre rec XD quindi sopportatemi altri cinque minuti ok??

 

ka chan: grazie per la tua recensione e per i complimenti che mi rivolgi, non so davvero come farei senza i miei complimenti settimanali! XD no scherzo..purtroppo non posso ridurre i tempi di aggiornamento e nemmeno allungarli (sempre che non sia in vacanza o robe simili per la tua fortuita gioia!) quindi su questo punto sono piuttosto irremovibile, mi dispiace! Comunque se questo ti può tranquillizzare..Kagome farà vedere molti moltissimi sorci verdi..cotti e non cotti! XD alla prossima settimana!

 

jessy 101: sono contenta che il capitolo ti abbia fatto ridere così tanto, anche a me quella scena piace moltissimo soprattutto perché mentre la scrivevo non la finivo più  di sghignazzare immaginandomi le loro facce! Morire prima che la fic sia finita?? Nemmeno se fosse per felicità te lo sconsiglio vivamente e poi mi sentirei un sacco in colpa!! Grazie per la recensione e alla prossima!

 

Kagome_chan89: ciao ilaria! Per il capitolo non ho mai pensato ad una lite tra Mikado e Inuyasha..soprattutto perché non ce li vedo prendersi a cazzotti..quindi mi spiace se sei rimasta delusa su questo punto! Ehi, e poi chi te lo dice che tra una loro scazzottata vince Inuyasha!? Per la questione “fobia moto” e “papà Kagome” fidati, si capirà tutto in seguito! Grazie per la recensione!

 

smartina86: parole sante! Giovedì è giovedì e non ho mai amato un’altro giorno della settimana che non fosse il sabato come in questo periodo! Comunque vedrai che non sarà così terribile come sembra!! È solo in camera sua! XD Alla prossima settimana!!

 

8Kanemi8: sono contenta che il capitolo ti piaccia e uffa ma a nessuno piace Mikado?? È il ragazzo tipo, il mega ideale…è un figo!! Inuyasha d’altra parte è un demente colossale, si lì hai proprio ragione, non lo reggo quando fa il gradasso in questo modo! Ma lo adoro comunque! Figurati per le recensioni, mi fa piacere che tu l’abbia continuato a leggere! Alla prossima settimana e grazie dei complimenti!

 

fra007: ribadisco...hai esattamente colto nel segno, mi lasci sempre senza parole! Sono contenta che io riesca nel mio intento e i tuoi complimenti mi lusingano..effettivamente cerco sempre di mettere una storia dietro ogni personaggio e di farlo crescere capitolo dopo capitolo..adoro poter scrivere le emozioni e i pensieri e capire che alla fine sono riuscita a fare qualche cosa che nel complesso sempre vero, e per me lo è! Cambiando discorso mi piacerebbe scrivere un libro, non sai quanto, ma Note e Anima non è adatto per un ruolo simile soprattutto perché ormai è su internet quindi per ora mi piace continuare a postare qui su EFP leggendo capitolo dopo capitolo le vostre rec, critiche e non XD Ah, ora sono io che mi dilungo e tu ti starai stufando a morte! Grazie per la tua recensione! A presto!!

 

pretty: beh, dal titolo del capitolo puoi immaginare un po’ che cosa succederà vero? XD non ne rimarrai delusa, ne sono certa! Ti aspetto la prossima settimana e grazie per la recensione!!

 

Kaggi_Inu91: ciao giulia (o devo chiamarti mia psicologa privata?)!! sono contenta che non ti abbia deluso il mega monologo fatto da Kagome e mi stupirei se Inuyasha non avesse notato il cambiamento di lei! Per la persona sotto il letto di Kagome fidati..è la più ovvia! Grazie per la tua recensione e ci sentiamo presto su msn!

 

chachy: quella della bava alla bocca mi è venuta troppo bene, mi è piaciuta un sacco! E poi effettivamente l’ho fatto un po’ apposta..sai, voleva ricordare a tutti il cagnolino che c’è in lui! Secondo voi è del segno del cane?? Sai, l’oroscopo cinese.. XD Complimenti per la statuetta in gesso! Sono davvero emozionata! Divertiti nelle vacanze!

 

Bchan: ehm..per come ha fatto a salire si rispiegherà più avanti, comunque non so se ricordi la seconda parte, anche lì lo aveva fatto e c’era la spiegazione, però nei prossimi capitoli ti rinfrescherò la memoria! Alla prossima settimana!

 

pillo: la delicatezza di un muro? Si, direi proprio di si!! XDD E la sua testa? Un mucchio di noccioline!! Davvero ti ha ricordato lei? A dire il vero Nana lo guardo e non riesco bene a cogliere quello che intendi tu..comunque Miu lo trovo davvero un bel personaggio! Allora alla prossima settimana e grazie per la recensione!

 

vavva: ah, capisco benissimo! Il richiamo dell’estate è magnetico quindi non preoccuparti per gli scorsi cap! grazie per i tuoi complimenti, mi fanno sempre un sacco piacere! Alla prossima settimana!

 

Michiyochan: effettivamente sarebbe stato atroce Kagome che tutta felice correva tra le braccia di Inuyasha e soprattutto poco, pochissimo realistico! Non ci ho mai pensato neppure un istante di fare una cosa simile soprattutto perché altrimenti i prossimi 23 capitoli sarebbero stati in bianco XD Grazie per la recensione!

 

valerinuccia: ci hai messo due giorni a leggere tutte le tre storie? O_O oh mamma! Quando l’ho letto la prima volta ho fatto una faccia! Complimenti per il tuo coraggio! Però sono contenta che ti piaccia e che una nuova lettrice si sia fatta avanti! Grazie mille! Alla prossima settimana e fidati..vorrei anche io avere la sfacciataggine di Kagome! XD

 

Molto bene, dopo questo vi lascio al capitolo, sono 7 pagine esatte quindi dateci dentro XD

Alla prossima settimana e buona lettura a tutti!!

 

***

 

Capitolo 7

        La verità

 

L’aria veniva mossa regolare sfiorando tutti gli oggetti e muovendo leggermente i fogli posti sopra la scrivania. Il lenzuolo che copriva la figura piacevolmente addormentata ondeggiava dolcemente riparandola da quella piccola corrente.

Il ventilatore si muoveva monotono e silenzioso.

Un giro a sinistra e i fogli si mossero alzandosi, per poi ricadere senza un rumore.

Un giro a destra e la coperta ondeggiò impotente.

Un giro a sinistra e la pagina del libro si rialzò.

Un giro a destra.

Il lenzuolo rimase immobile mentre i jeans strappati frusciavano.

 

Inuyasha, guidato dalla fida luce della notte, posò il giubbotto sulla sedia attento a non fare rumore e sfiorò con le punte la sedia girevole, il bordo della scrivania, il libro che la giovane stava leggendo, il muro riverniciato in avorio, la superficie liscia del calendario fino a quella ruvida dell’armadio ritrovandosi davanti alla tastiera del letto, dove giaceva la giovane avvolta nel lenzuolo bianco che le arrivava al bacino lasciando intravedere l’elastico dei pantaloncini.

I capelli neri le ricadevano su parte del volto e sul cuscino, il volto era rilassato e le palpebre chiuse racchiudevano un labirinto che il giovane conosceva fin troppo bene. Le braccia esili erano abbandonate una sopra la vita nuda e l’altra sul materasso, le gambe snelle erano allungate, risaltate dal tessuto che fungeva da seconda pelle.

 

Il giovane si inginocchiò di fianco al letto avvicinando il viso a quello della ragazza trattenendo il respiro.

Era bellissima.

Più diventava grande, più diventava stupenda.

Il viso aveva i lineamenti più induriti rispetto a tre anni prima, ma sempre infinitamente dolci, le gote lievemente arrossate risaltavano sulla sua pelle bianca, le labbra rosee dischiuse erano morbide e carnose, dagli occhi chiusi si intravedeva ancora il trucco usato per la sera leggermente coperti dalla frangia ribelle che ricadevano in morbide ciocche. Il collo sottile era scoperto e la grande canottiera verde copriva a malapena il seno risaltato dall’apertura della manica che faceva intravedere il reggiseno bianco.

 

Allungò piano la mano ma si bloccò a metà.

Se la svegliava rischiava la morte…

O forse no.

Di sicuro se non l’avesse toccata sarebbe impazzito. Doveva solo essere delicato, come se fossa l’aria mossa dal ventilatore…

 

Sfiorò la frangia che si mosse sotto il suo tocco, la fronte liscia, le gote rosee, il naso alla francese leggermente all’insù. Portò il pollice alle labbra sentendone il calore e chiuse gli occhi assaporando quel momento.

 

Quanto avrebbe voluto risentire quelle labbra almeno una volta…

Si morse le labbra con forza. Non poteva, non doveva, non così!

 

Kagome si girò sul fianco sinistro, dove stava lui, cambiando posizione.

Posò la mano di fianco al suo viso e l’altra lungo il fianco mentre la gamba liscia veniva scoperta dal lenzuolo rivelando la coscia, il polpaccio e il piede. La spallina della maglietta scivolò giù lentamente rivelando parte del seno destro coperto da un leggero strato di cotone.

Il suo respiro era tranquillo e pesante, segno che non aveva sentito niente.

 

Il giovane sfiorò il collo coperto in parte dai lunghi capelli neri, la spalla nuda e giù, fino al gomito, poi, senza staccare le dita, il ventre, lo stomaco e lo strato di cotone sentendone quasi il calore. Tornò giù lentamente, audace, cercando di memorizzare il più possibile di lei. Lo stomaco, il fianco, il gluteo, l’elastico delle mutandine e quello dei pantaloncini girandoci intorno più volte indeciso sul da farsi e anche quando sentì la giovane mugugnare non si fermò, continuando quella danza lenta e senza scampo. Sfiorò impercettibilmente l’esterno dell’inguine sopra i pantaloncini, la coscia libera dal quel fastidioso indumento, l’interno del ginocchio giocherellandoci, il polpaccio e arrivò fino al tallone disegnando cerchi circolari sulla caviglia sottile.

 

La ragazza si mosse e il giovane capì che, per almeno quella sera, aveva fatto abbastanza. Si alzò in piedi e indossò il giubbotto senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che non si era ancora mossa e dormiva ignara

“Buona notte Kagome, buona notte angelo” Richiuse la finestra alle sue spalle mentre il lenzuolo che copriva Kagome tornava a ondeggiare, come se nessuno avesse turbato la sua quiete.

 

 

Domenica. Ore 10.20

Kagome socchiuse gli occhi e si portò una mano alla testa stropicciandoseli piano

-Ho fatto un sogno strano…- sussurrò e allungò il braccio per prendere il cellulare che accese –Ho sognato che Inuyasha tornava e io litigavo con Mikado, poi un ventilatore gigante mi inseguiva finché non mi sono rinchiusa in uno stanzino dove c’era mio nonno vestito da faraone e mia madre che gli faceva aria con una foglia di palma. Improvvisamente è arrivato Sota che mi ha offerto dei dolci a forma di cane e ci siamo messi a mangiarli insieme, dopo però è arrivata Rin che mi ha detto di fuggire perché c’era Riiko che mi stava cercando, ma io non volevo e dopo sono ho visto un cartello con la faccia di Tom Cruise sopra e seguendo la freccia sono entrata in una stanza ma mi sono ritrovata a casa di Sango dove c’era anche Miroku e lì si sono messi a parlare di Inuyasha che è entrato vestito da muratore inseguito da una mantide religiosa…- La giovane si alzò a sedere sbadigliando sonoramente –Che sogno assurdo…- Mise a fuoco la stanza e i ricordi dei giorni prima la invasero mentre il suo sguardo si posava sulla scatola –Ah, non è stato un sogno… o almeno la prima parte…- Sbuffò sonoramente e alzò le braccia al cielo –Che qualcuno mi aiuti, sto impazzendo!- Infilò le ciabatte, rifece il letto e indossò abiti più comodi poi spalancò la finestra facendo entrare i raggi del sole mattutino –E come volevasi dimostrare… oh sole mio!!- Scosse il capo divertita poi scese al piano inferiore dove Sota stava giocando alla play

-Ciao sorellina!-

-Buon giorno Sota. C’è qualche cosa di commestibile in questa casa?- domandò dirigendosi verso la dispensa

-Mamma è andata a fare la spesa, comunque c’è del pane da toast, della marmellata, del latte e dei biscotti, ma se vuoi c’è anche della frutta-

-C’è il succo d’arancia in frigo?- domandò lei

-Non lo so…- rispose lui alzando le spalle e concentrandosi sul gioco. Kagome sbuffò sonoramente e si diresse in cucina aprendo il frigo.

Meno male c’era ancora un cartone…

Riempì il bicchiere e si scaldò una brioche vuota acchiappando il telefono componendo il numero dell’amica Sakura: dopotutto doveva ancora scusarsi con lei! Di certo era scioccata, l’aveva presa per poco normale, si sicuro!

Attese qualche squillo finché la voce di una donna la richiamò alla realtà

-Buon giorno, scusi l’ora. C’è Sakura? Sono Kagome!-

-Ah, Kagome ciao! Come stai?-

-Bene grazie, lei?- domandò cordiale

-Anche io sto bene, grazie. Mia figlia è in camera sua, ora te la chiamo, ok? SAKURA! VIENI! C’è Kagome al telefono!-

Kagome sorrise attendendo l’amica che non si fece aspettare

-Ciao Kagome!-

-Ciao Sakura, come va?-

-Ah, dovrei chiedertelo io… comunque sto bene, tu invece?-

-Bah, non mi lamento comunque volevo scusarmi con te… ieri sera sono stata brusca e me ne sono andata mollandoti lì da sola… scusami davvero… è solo che un uscita del genere non poteva mancare, capisci? È stata un opera d’arte!- commentò

-Ah, su questo non ci piove! Ci siamo rimasti tutti un po’… come dire… Diciamo che un gelo si è propagato su di noi a macchia d’olio!- Kagome rise –Me ne sono dovuta andare via subito, non era poi così curiosa di vedere le reazioni altrui… E poi diciamocelo, so su cosa ridere d’ora in avanti!-

-Oh beh, sono felice di essere un tuo divertimento, è molto gratificante- disse ironica

-Se vuoi mi metto a piangere e a fare l’isterica-

-Naaaa, troppo prevedibile! Comunque, ti va oggi di vederci? Andiamo al cinema e poi facciamo un giro- propose

-D’accordo! Vediamo… dovrei avere l’orario del cinema qua da qualche parte… aspetta un attimo, ok?-

-Va bene!- Si misero d’accordo per incontrarsi davanti al cinema verso le 16.30, visto che comunque il film iniziava alle 17.15. Il film sarebbe dovuto finire verso le 19.45, quindi le due sarebbero andate a mangiare una pizza, per poi dormire a casa di Sakura che era la più vicina.

Kagome quindi preparò la cartella e i vestiti per il pomeriggio iniziando a fare subito i compiti per l’indomani. Fortunatamente era domenica e non doveva andare al lavoro, non aveva proprio voglia di incontrare Mikado… E poi presto avrebbe avuto gli esami, doveva prepararsi! Chissà sa il signor Takashi poteva darle un po’ di ferie. Dopotutto quell’anno non le aveva ancora prese e per qualche settimana avrebbero potuto fare a meno di lei. Quando si ammalava era Mikado che la sostituiva quindi dov’era il problema?

 

Alle 16.15 esatte Kagome era già sulla macchina diretta al cinema. Sua madre non aveva avuto da obbiettare niente e nel baule riposava la sua cartella pronta per l’indomani mattina.

Per raggiungere il cinema, vicino al supermercato, bisognava percorrere tutta la strada principale e in tutto ci si mettevano 20 minuti. Dopotutto Sakura era una grande ritardataria, quindi era certa che avrebbe ritardato di almeno 5 minuti.

Quel cinema era un omaggio al monte Fuji infatti aveva preso il nome proprio da lì. Anche per quella struttura, proprio come la torre dell’orologio, c’era dietro una storia riguardante la seconda guerra mondiale anche se più precisamente riguardava l’attacco a Pearl Albor. Si diceva infatti che il primo film fatto vedere sugli schermi riguardasse proprio quell’attentato.

Piuttosto ironico non c’era che dire…

Quando raggiunse il cinema, parcheggiò in fila D e si appoggiò ad una colonna davanti alle porte attendendo pazientemente l’arrivo dell’amica che arrivò due minuti dopo di corsa

-Ciao Sakura. Ehi, ma dove hai parcheggiato la macchina?- chiese osservandola riprendere fiato

-Fila H. Tu?-

-D. Ma non c’era un posto leggermente più vicino?-

-Ero in ritardo! Non potevo cercarne un’altro, facevo prima a piedi! È da molto che aspetti?- chiese raddrizzandosi

-No, qualche minuto. Dai andiamo presto! Dobbiamo prendere dei bei posti…-

-In ultima fila!- decise Sakura

-Ma al centro è più bello!- sbottò l’amica

-No, le ultime!-

-Vorrei farti notare che io ho aspettato, quindi io decido!-

-Ma così non vale! Non è leale!-

-Nulla è leale amica mia!- la beffeggiò Kagome alla cassa

-Speriamo che il film sia nella sala 2- pregò

-Non è la più grande?-

-Si. Così, sperando che ci sia poca gente che quindi ci stia alla larga, possiamo anche commentare il film!-

-Eh no cara! Non ti azzardare a parlare mentre lo guardiamo o potrei avere un certo istinto omicida, capito? Ti vorrei ricordare che questa notte dormo da te!-

-Mi soffochi con il cuscino?-

-Potrebbe essere un’ idea!- Le due risero e presero i biglietti.

Sala 2, fila J, posti 14/15

-Beh…- iniziò Sakura sedendosi attenta al biberone di coca e a quello delle patatine -… potevamo andare in fila P… ma anche qua non è male!- esclamò soddisfatta sprofondando nella poltroncina. Kagome di fianco a lei scosse il capo e sorseggiò il suo the allungando la mano verso i popcorn

-Non potrai nemmeno commentare- disse alludendo al massone di gente che stava entrando nella sala

-Vabbé, commenteremo insieme questa sera… io e te, te e me!-

-Si, si. Va bene. Ora zitta che sta per cominciare!-

 

Le due ore ammezzo passarono velocemente con un solo intervallo verso le 18.20. La struggente storia d’amore, parlava della relazione tra una professoressa e uno studente di 16 anni che, dopo essere stati scoperti, dovettero lasciarsi. Nell’ultima scena si vedeva il ragazzo che andava al matrimonio della donna con un altro uomo ma che poi se ne andava durante lo scambio delle fedi.

Molto toccante.

Sakura aveva pianto da metà film in poi.

 

-Ahhhh!! È stato così struggente, così emozionante, così romantico!!!- esclamò la giovane fuori dal cinema

-Dai Sakura, riprenditi. Ci stanno guardando tutti male!!-

-E che guardino! Cosa mi importa!? Ah che storia d’amore, la vorrei anche io una così!!-

-Spero tu scherza!!-

-Beh, ovvio. Non nella stessa situazione e con un finale, se possibile, diverso…-

-Ma allora non vuoi una storia del genere!- costatò Kagome

-Avevano un’intesa così intensa, così perfetta!!-

-Si, ok. Senti in che pizzeria andiamo?-

-Ah, giusto. Che ne dici del Chrystal?-

-Ok. Allora ci vediamo là ok?-

-Va bene capo!- Le due presero due direzioni diverse e Kagome salì in macchina chiudendo gli occhi

-Beh, devo ammetterlo. Il film è stato carino. L’ultima scena mi ha davvero spiazzato… povero Jhon…- La ragazza scosse il capo e partì verso la pizzeria/ristorante.

Era un luogo intimo e carino, non costava molto ed era il ritrovo di molti giovani. Il bar poi era una stanza per non fumatori dove c’erano parecchi tavolini circolari per stare un po’ tranquilli e in compagnia.

Kagome fu la prima a raggiungerlo e aspettò l’amica che arrivò con tutta la calma possibile.

Alle 21.10 si erano sedute e avevano ordinato le due pizze.

 

-Dai, quale è stato il pezzo che ti è piaciuto di più?- chiese Sakura alla giovane davanti a lei che stava finendo in pace la sua rossa ai wurstel

-Mh… quando si sono messi insieme immagino- rispose pensierosa

-Invece il pezzo migliore per me è stata la fine, durante il matrimonio, la scena dello scambio delle fedi e di Jhon che se ne andava è stata troppo toccante!-

-Beh, era chiaro che finisse così… lui aveva una decina di anni in meno di lei!-

-L’età non conta Kagome! L’importante è l’amore-

-Ma va dove dico io…-

-Oh insomma Kagome!-

-Si?-

-Ti rendi conto che tre anni fa avresti detto totalmente l’incontrario?? E poi quelle erano parole tue!-

-Ah si?

-Si!-

-Bene-

-Bene?-

-Certo. Dai finiamo questa pizza. Poi ribadisco: era ovvio che finisse così, non poteva andare diversamente!-

-Però sarebbe stato bello vederli insieme… poi pensa se all’altare ci fossero stati i due protagonisti!-

-Sogni!-

-Però sarebbe stato bello come finale, ammettilo-

-Bah!- Kagome si concentrò sulla pizza.

Quante volte aveva mangiato in quel posto con Inuyasha? Beh, parecchie… Insomma era stato sempre molto romantico andare lì con lui… Beh, ora ci sarebbe andato con sua moglie, poi aveva una azienda da portare avanti, non credeva avesse tempo per certe cose! Chissà… forse la moglie era anche incinta…

La giovane sbatté violentemente il bicchiere sul tavolo facendo sussultare l’amica

-Kagome ma sei impazzita!? Vuoi farmi prendere un infarto??-

-Scusa, mi è venuta in mente una cosa- sibilò

-Cioè…? No aspetta, fammi indovinare… Inuyasha?-

-No!-

-Invece si…-

-Beh, e allora? Non ci posso fare niente, mi fa troppo incavolare!! Dio che rabbia! Pensa, ora sarà a casa sua a cenare con la sua mogliettina adorata, chissà, forse lei è pure incinta e…-

-Ehm, Kagome?-

-Cosa c’è!?-

-Posso chiederti… cosa dovrebbe interessarti? Insomma, sono passati tre anni… dovrebbe non interessarti più nulla, no? Beh, io ne sono uscita da poco però….-

-È proprio questo che mi fa imbestialire!!- esclamò frustata

-Bah, consiglio di non pensarci, alla fine non ne verresti a capo comunque. Hai Mikado no? Goditelo e aspetta, vedrai che qualche cosa succederà!-

-Forse… ma se ripenso a ieri sera! Come ha osato dirmi cosa dovevo fare e con chi stare? Se lo avessi davanti gli spezzerei il collo a quell’essere brutto, orrendo, maschilista e stronzo!- esclamò rivivendo la scena

-Viva la sincerità!- commentò

-Ehi Sakura?- La giovane presa in causa alzò lo sguardo verso l’amica che fissava un punto imprecisato del tavolo

-Cosa?-

-Di solito quando ci si sposa… ci si scambiano le fedi, no?-

-Beh, certo… e allora?- chiese alzando il sopracciglio

-Quando poi si hanno le fedi, in teoria si tengono al dito, vero?-

-In teoria-

-Ah- Kagome alzò gli occhi al muro di fianco a lei e chiuse gli occhi

-E quindi?- indagò la ragazza

-Aspetta, sto pensando ad una cosa-

Forse aveva una collanina, oppure non la portava perché gli dava fastidio, o forse… forse…

Oh insomma! Sakura aveva ragione, non le doveva interessare! Doveva stare buona e dimenticarselo! Era l’unico modo! Ci potevano essere infinite ragioni sul fatto che non portasse la fede la sera prima! Infinite!

Però…

Kagome si alzò di scatto

-Scusami Sakura, ti chiamo domani, devo… devo andare a controllare una cosa!- esclamò infilandosi la giacca.

Doveva scoprirlo, doveva saperlo! Non poteva rimanere nel dubbio!

-Kagome! Ma che cosa succede?- chiese l’amica alzandosi in piedi

-Scusami Sakura, ti chiamo domani e ti spiego tutto ma ora… ora devo andare a fare una cosa!- Kagome andò alla cassa pagando e poi sparì.

Sakura guardò la giovane salire in macchina dal vetro e corrugò le sopracciglia confusa

-Io quella ragazza non la capisco proprio!!- sbottò scuotendo il capo.

 

Kagome accellerò senza badare ai claxon.

Tornare là sarebbe stato doloroso, forse troppo, però doveva togliersi il pensiero, non poteva fare altrimenti!

Guardò la grande villa stagliarsi in fondo alla via e parcheggiò proprio lì davanti scendendo in fretta e furia.

-Non c’è nessuna luce, eppure sono solo le 21.35!- esclamò avvicinandosi al cancello –Ehi, ma è aperto! Che diavolo sta succedendo qui!?- La ragazza incrociò le braccia al petto e guardò il giardino non più curato, la fontana dove non zampillava più l’acqua e la stradina piena di foglie secche –Ma qui… qui non c’è più nessuno!-

-Salve!- Kagome si voltò di scatto e una donna sulla trentina le si avvicinò mentre in cagnolino ai suoi piedi abbaiò

-Salve- rispose la ragazza

-Cosa ci fa qui a quest’ora di notte? Davanti a questo posto desolato?- chiese la donna osservando la villa

-Ehm… a dire il vero passavo di qua per caso, ho visto la villa e mi sono fermata… Ma come mai è ridotta in questo stato? Sono certa che prima fosse una gran bella villa!- esclamò Kagome

-Oh si, questa villa apparteneva ai Kujimawa prima di… beh, prima di questo- commentò guardando la villa –Ci lavorava mia madre come cameriera- spiegò

-Perché parla al passato?- La donna stupita la guardò

-Ma come, non lo sa?-

-Sapere cosa?-

-I Kujimawa hanno perso tutto mesi fa! Le loro aziende hanno fallito. Il padrone e il figlio maggiore sono partiti per l’estero per cercare di salvare qualche cosa, hanno licenziato tutti e hanno venduto questa villa, sembra che verrà demolita per crearci un palazzo… Il figlio minore invece è rimasto qua, ma non so che fine farà! Mia madre mi ha detto che dopo avere perso tutto il matrimonio è saltato e ora vive in un appartamentino in centro. Come si dice: dalle stelle alle stalle- concluse

-Ah, capisco…- Kagome lanciò un ultimo sguardo alla villa poi sorrise alla donna –La ringrazio e scusi per il disturbo-

-Ma figurati cara, arrivederci-

-Arrivederla- Kagome salì in macchina guardando la donna allontanarsi con il piccolo Lascky e un sorriso le delineò il volto per poi esplodere in una lunga risata

-Non ci posso credere! È troppo divertente!!- Rise quasi fino alle lacrime che le iniziarono a scorrere lungo le guance mentre un singhiozzo le mozzava il respiro –Ecco dov’è finita la nostra storia… in una bancarotta…-

Era davvero ridicolo…

Kagome sospirò a fondo calmandosi e si allontanò dalla villa prendendo il cellulare. Compose il numero della Biblioteca e attese paziente. La custode doveva essere ancora dentro visto che era Domenica e che c’erano i corsi serali

-Pronto?- La voce anziana la fece sorridere

-Salve Maria! Sono Kagome!-

-A Kagome, ciao! Come stai? È da un po’ che non ti vedo ai corsi serali!- esclamò l’anziana

-Lo so, è che ora ho molto da fare…  Posso chiederle di farmi una ricerca su internet?-

-Ma certo cara, aspetta che accendo il computer

-Si- Kagome attese due minuti e si fermò parcheggiando la macchina vicino al centro

-Eccomi! Allora, cosa devo cercarti?-

-L’indirizzo del figlio di Kujimawa- rispose

-Come? Quelli che hanno perso tutto mesi fa?-

-Già-

-Come mai ti interessa?-

-Voglio fare una visita. Il nome è Inuyasha Kujimawa-

-Ok… Ah, eccolo!- Kagome prese giù l’indirizzo

-Ti ringrazio Maria ma… posso chiederti un’altra cosa?-

-Ma certo ragazza mia, dimmi pure!-

-Com’è successo? Si, insomma, come mai è caduto l’impero Kujimawa?-

-Ah, non so con esattezza… ma la spiegazione ufficiale è che il padre, abbia prestato dei soldi a una azienda che stava per fallire dove poi ne avrebbe preso il controllo. Ma l’azienda fallì comunque e vennero licenziati centinaia di impiegati. Quello fu l’inizio della fine e con i soldi prestati, Kujimawa iniziò a perderne altri e… beh, è finita come è finita-

-Capisco. Beh, grazie mille Maria e scusa il disturbo-

-Figurati tesoro. Spero di rivederti presto-

-Anche io, ancora grazie Maria- Kagome riattaccò e sospirò pesantemente –Beh, let’s go!- Kagome mise in moto e partì verso l’indirizzo indicatogli.

Quando Kagome arrivò alla palazzina, notò con piacere che non era né una topaia ma neppure quello a cui Inuyasha era abituato. Le finestre erano illuminate in tutti i piani quindi in teoria, avrebbe dovuto esserci. Controllò il parcheggiò e infatti notò la moto del ragazzo assicurata ad un palo, nessuna macchina famigliare o bici varie quindi con un sospiro decise di controllare i campanelli suonandone uno a caso. Rispose la voce di un uomo

-Chi è?-

-Mi scusi, pizza a domicilio, potrebbe aprirmi la porta? La signora a cui dovevo portare l’ordinazione non risponde al citofono-

-Ma certo, si accomodi pure- La porta scattò e Kagome sorrise

-Scusi per il disturbo e grazie-

-Di nulla- Kagome rientrò e chiuse la porta per poi iniziare a salire le scale poste qualche metro più avanti. Iniziò a leggere i campanelli del primo piano poi, salì le scale per il secondo

-No, non è questo- Si avvicinò all’altra porta posta vicino alle altre scale che salivano per il terzo piano e lesse il campanello: Inuyasha Kujimawa.

Trovato.

Kagome respirò a fondo e passeggiò per il pianerottolo pensierosa.

Che fare ora?

Beh, alla fine venire lì che senso aveva? Voleva solo vedere come si era ridotto, rinfacciandogli tutto, non era lì per quello?

Certo che il suo abbigliamento era abbastanza equivoco… Jeans strappati a vita bassa, pancia scoperta e maglietta succinta sotto la giacca di jeans, trucco leggermente trasgressivo… Merda! Forse avrebbe fatto meglio a venire un altro giorno!

Però…

Oh, ma chi voleva prendere in giro!?

Si avvicinò alla porta in due falcate e allungò l’indice  verso il campanello bloccandosi a metà.

Dietro quella porta c’era Inuyasha che stava guardando la tv, dietro quella porta c’era tutto quello che voleva…

Porca trota.

Perché non schiacciava quello stramaledetto campanello!?

Appoggiò l’indice senza fare pressione e strinse gli occhi mordendosi il labbro.

Basta! Non aveva senso starsene lì impalata!! Datti una mossa Kagome, premi quel maledettissimo bottone.

MUOVITI!!

Fece pressione sul campanello che produsse un suono squillante e fastidioso all’interno dell’appartamento.

La giovane fece un passo indietro deglutendo sentendo il caldo farsi opprimente e una morsa allo stomaco che la lasciò senza fiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8- L'assemblea ***


Salve a tutti!! Cavoli questa settimana è volata e io sono tornata qui, come da contratto, con un nuovissimo capitolo! Questo capitolo è composto da 11 pagine e se, inizialmente, vi potrà sembrare...fuori luogo diciamo, sappiate che non lo è assolutamente..insomma, ormai lo sapete che mi piace incasinare la vita dei miei personaggi..ops, dei personaggi della Takahashi sensei!

Vabbè, stupidaggini a parte rispondiamo alle vostre recensioni che non finiscono mai di sorprendermi e, ovviamente, grazie anche a chi legge!

 

smartina86: forza non ti abbattere! Pensa che ora sei libera dagli esami! Vorrei io essere libera dai compiti opprimenti, non ne posso più! Ok, la verità è che sono un pochetto indietro! Per Kagome non preoccuparti…sono stra sicura che lo spoiler ti piacerà! Grazie per la recensione!

 

jessy101: occavoli, una camomilla presto!! La paziente sta andando in tachicardia!!! XD no scherzo però ehi, 50° è da giù di melone!! Effettivamente Kagome si fa un sacco di problemi, ma capiamola..è rosa da un conflitto interiore (non si era capito?? Nooooo!!)! Alla prossima settimana!

 

Shirin: effettivamente la mia Kagome mi piace un tot e sono contenta che tu la tifi in ugual modo! Grazie per la recensione e alla prossima!

 

pretty: non ti preoccupare!! Le vacanze prima di tutto!! Però guarda, come ho già detto, per avere di nuovo vicini vicini Inuyasha e Kagome (se accadrà) dovrai aspettare ancora molto, molto tempo...ti ricordo che i capitoli in tutto sono 29!!! Non sono mica così tanti senza un motivo! XD Leggi pure i cap seguenti con calma e di nuovo buone vacanze!

 

Kaggi_Inu91: ciao giulia! Anzi… psicologa! Diciamo che povero e Inuyasha nella stessa frase non suona molto bene..dovrebbe essere piuttosto “sfigato” o “idiota” o almeno per ora..E poi sai che mi piacciono le minacce dei miei lettori, per questo mollo sempre tutto in sospeso! XD Scherzi a parte non lo farei mai se non aggiornassi settimanalmente, so cosa vuol dire mangiarsi le mani (letteralmente) per una scena mollata a metà! Grazie per la tua recensione e ci sentiamo su msn!

 

nickyxxx91: te la sogni di notte?? Cavoli che grande!! Io mi facevo i viaggioni prima di dormire immaginandomi sempre alcune scenette dei miei capitoli ma non sono mai arrivata a sognare nulla! XD Per fine scena ti consiglio di leggere sotto..cmq la Germania deve essere bellissima, una mia amica è stata in Baviera tre mesi per un progetto scolastico e alla fine alla faccia nostra non voleva più tornare a cassa! Al prossimo capitolo!!

 

8Kanemi8: anche a me servirebbero delle lezioni fidati!! Ogni volta che leggo un libro mi deprimo quando prendo in mano i miei capitoli XD grazie della tua recensione e vedrai che Kagome…… XD

 

Jechan: ciao jeeee!! Grazie per la tua recensione e per le tue recensioni lo sai che ti voglio sempre benissimo!!

 

Bchan: che fortuna che tu parti!! Beh, vedrai che non rimarrai delusa! Grazie per la recensione!

 

valerinuccia: sono ancora scioccata dal fatto che hai letto più di 40 capitoli in due giorni e che, bene o male, ogni cap ha in media 7 pagine! Ti si sarà fusa la testa! Però vale non temere, le settimane passano anche troppo in fretta e alle fine i cap sono sempre puntualissimi..non per orario ovviamente!! Alla prossima settimana!

 

Kagome_chan89: ciao!! Fidati Ilaria, se non postassi settimanalmente non lascerei certe scene a metà anche se adoro mollarvi a bocca asciutta! Lo so.. me tapina..sono crudele! Fantastica pure XD ma vedrai che tutto si risolverà, più o meno, per il meglio! Che fortuna che sei in ferie.. io adesso ho finito le mie tra poco..non ho voglia di tornare a scuola…gente help me!!! Grazie per la recensioni e sto aspettando una tua mail!!!

 

fra007: nooo!! Dobbiamo fare un cartello anti-inuyasha almeno per i prossimi 20 episodi!! E non sto scherzando!! Beh, fa niente..di certo questo e i prossimi capitoli saranno pieni di sorprese e i cartelloni per “forza Inuyasha” saliranno alle stelle, me lo sento!! Oh, povera Kagome..da tutti incompresa! XD effettivamente la frase che tu hai evidenziato mi ha sempre fatta pensare molto perché, dopotutto è la verità che Kagome non vuole ammettere come hai specificato tu nelle tue vecchie recensioni..non sapevo se scoprirmi subito così apertamente sarebbe giovato..ma poi alla lettura finale, dopo avere scritto la parola FINE al 29 capitolo, sono giunta alla conclusione che era logico lasciarlo. Grazie per la tua recensione e, come ogni volta, mi fai fare delle risposte lunghissime tutte per te!! Comunque buone vacanze!!

 

vavva: preferisco morire vecchia con una frotta di nipoti che urlano a squarciagola al mio orecchio..credi che puoi aspettare? XD Eh si..effettivamente si, però adoro questo fanatismo quindi continua pure che mi esalta un sacco! Grazie per la tua recensione e alla prossima!!

 

keiko 93: una nuova lettrice! Come sono contenta!! Benvenuta in questa fic dunque!! Anche tu letto tutto in due giorni!? Ne hai di fegato!! Comunque sono felicissima che ti abbia presa tanto, ma che soprattutto adori Tom! Sei entrata nelle mie grazie!! Eh, purtroppo è vero..sono un pochetto romantica nelle mie fic e faccio sempre degli amori che sembrano sempre sorpassare tutto…ma adoro fantasticare in questo modo! Grazie per la tua recensione e spero di risenti qui!

 

ka chan: l’incontro tra Inuyasha e Kagome avverrà prima di quanto tu creda quindi non disperare!! Grazie per la tua recensione e alla prossima!!

 

Eccoci qua, finite le recensioni non posso fare altro che dirvi buona lettura e al prossimo emozionante episodio!!

A fine capitolo una sopraresa per tutti voi che penso proprio vi farà piacere!!

 

***

 

Capitolo 8

L’assemblea

 

Kagome deglutì mentre la serratura scattava.

Poteva ancora andarsene, bastava solo salire le scale e attendere finché non avesse richiuso la porta! Dopotutto non era difficile!!

La maniglia girò e da dentro venne una imprecazione.

Faceva ancora in tempo, doveva allontanarsi da lì!

La porta venne spalancata e la giovane fece l’unica cosa che le risultasse intelligente in quel momento: corse.

Corse.

Corse.

Corse.

 

Inuyasha guardò la giovane allontanarsi e sparire appena voltato l’angolo spalancando la bocca: cosa diamine ci faceva Kagome a casa sua!?

Che avesse scoperto quello che le aveva fatto la sera prima? No, era impossibile. L’aveva lasciata che dormiva profondamente.

Ma allora perché?

Voleva forse parlargli? Eppure l’altra sera era stata piuttosto chiara!!

E poi perché era fuggita? Dopotutto era venuta lei lì da lui! Ehi, un momento… ma lei come faceva a sapere dove lui abitava?

Ragioniamo.

Non c’erano poi molte persone che sapevano del suo rientro e di dove stava! Oltre ai suoi famigliari, c’erano i COBRA, Rin e Sango. Che avesse chiesto a loro?

Che idea assurda! Immaginava la scena: ciao ragazzi come state? Non siete ancora stati investiti da un auto in corsa? Sentite, potete darmi l’indirizzo di Inuyasha? Lo so che non me lo merito, ma vorrei tanto parlargli!

Che assurdità!

Accidenti! Però ora che aveva visto il suo appartamento… aveva anche scoperto la verità! E ora cosa sarebbe successo? Di certo glielo avrebbe rinfacciato a vita però ora che non c’era più l’eredità di mezzo eccetera… poteva ancora sperare in loro due?

 

Kagome spense il motore ed entrò in casa velocemente

-Tesoro? Ma cosa ci fai qua?- domandò la donna raggiungendola

-Non dovevi andare a dormire da Sakura?- chiese Sota avvicinandosi

-È successo un imprevisto. Ora vado a dormire, buonanotte- La giovane fece le scale di corsa e si chiuse in camera dove appoggiò la schiena al muro.

Vedeva ancora i suoi occhi stupiti mentre lei si era girata iniziando a correre via. Com’erano belli…

-Oddio, che figura… cos’ho fatto?- si chiese scivolando a sedere sconvolta. Non solo era andata a casa del suo ex, ma era pure fuggita! Sarebbe stato meglio evitare una simile gaffe! Ma come aveva solo potuto pensare di andarlo a cercare!?

Un lieve bussare la distrasse dai suoi pensieri facendola raddrizzare e aprire la porta

-Sota! Cosa succede?- chiese. Sota, nel suo pigiama azzurro, le sorrise allungandole una busta

-È che nella posta di ieri c’era questa, ma subito non ce ne eravamo accorti, così te l’ho portata!- Kagome prese la busta scompigliando i capelli del bambino

-Grazie Sota-

-Niente, allora buonanotte!- esclamò lui abbracciandola con slancio. Kagome sorrise stringendolo un po’ a se. A volte Sota sembrava un bambino piccolo bisognoso di un po’ di affetto nei momenti imprevedibili e, doveva ammetterlo, era piacevole coccolarlo un po’.

Appena la porta fu chiusa, la ragazza si concentrò sulla busta che teneva in mano e non le ci volle molto a riconoscere la scrittura elegante e raffinata di Tom. In effetti era da un po’ che non si sentivano e la giovane, avara di notizie, l’aprì. Dalla prima, uscì una seconda busta più consenziente e una lettera.

Kagome si sedette sul letto aprendo curiosa la seconda busta. Con gioia notò un numero considerevole di foto a cui era allegato un bigliettino, con l’inconfondibile calligrafia di Eve

 

Ecco qua le prime foto del piccolo. Abbiamo scelto le più belle quindi… tutte! Fatti sentire, ok? Ho proprio voglia di fare una chiacchierata tra amiche!

Con affetto

Eve

 

“Oh Eve, anche a me mancano le nostre chiacchierate… quasi quasi in vacanza vengo lì da voi!” pensò cominciando a studiare le foto con attenzione.

Il bambino era stupendo nella sua tutina bianca o azzurra, mentre mordicchiava un animaletto di gomma, con indosso il cappellino di lana o, semplicemente, mentre era in braccio a uno dei genitori che gli davano il biberon.

La foto più bella era sicuramente quella dove c’era tutta la famiglia. Tom cingeva la vita a Eve che teneva in braccio il bimbo che li guardava meravigliati.

Jhonny, il piccolo, sembrava così fragile in quella foto, con quelle guanciotte rosse, le labbra piccole e rosate, la peluria bionda sopra la testa, gli occhioni grandi azzurro chiaro e le manine piccole strette a pugno, era un vero amore!

Kagome ricordava perfettamente l’ansia che aveva provato qualche mese prima, quando aveva sentito Tom al telefono dove le diceva che Eve e il bimbo erano in pericolo di vita. Era stato terribile! Era certa che se Tom avesse perso la sua Eve o il loro bimbo, sarebbe morto di dolore! Erano così perfetti insieme che la giovane non riusciva a pensarli l’uno senza l’altra…

Concentrò la sua attenzione sulla lettera. Ora che ci pensava… qualche settimana prima Tom l’aveva informata che sarebbe venuto in Giappone, chissà, voleva forse avvertirla del giorno? Probabilmente si, dopotutto tra due anni sarebbe dovuto venire ad abitare lì perché doveva tirare avanti l’azienda del padre. Se non ricordava male l’azienda era ancora in costruzione quindi era possibile che venisse lì per controllare i lavori? Mah!

Spiegò i fogli

 

Cara Kagome,

come stai? Tutto bene?

Noi benissimo! Il piccolo ci prende tutte le energie e siamo felici! È un angelo (tranne la notte) ed è un vero amore! Ma immagino tu abbia visto le foto! Non vedo l’ora di fartelo vedere! Proprio l’altro giorno ha detto la sua prima parolina… ha detto “mamma”… mi si è riempito il cuore di gioia!! Eve per poco non scoppiava in lacrime! Mio padre (ti ricordi quel grassone lascivo dagli occhi porcini!?) è diventato matto per il suo nipotino! Lo sommerge di regali, lo porta a spasso, si vanta di lui con tutti quelli che incontra, fa vedere la sua foto a destra e a manca, insomma… è impazzito!! Totalmente! Fa te che voleva venire anche lui in Giappone per non lasciare il piccolo senza il suo… adorato nonno! Però non può abbandonare tutto, quindi si è dovuto rassegnare. Diciamocelo: questo bambino ha portato una ventata d’aria fresca. È la nostra gioia, il nostro tesoro.

Comunque, ti voglio informare che sabato arriverò in Giappone con la mia famiglia ma, aspetto una tua risposta, anche se ci vedremo tra breve. Arriveremo alle 14.20 circa, ti troveremo lì?? Eve si è già prenotata che vuole, la sera, venirti a sentire! Devo ammettere che sono curioso anche io, quindi per quella serata epica, vedi di dare il massimo ok?

Ops! Mio figlio reclama qualcuno, vado io, Eve è sotto la doccia e sento che si sta già agitando.

Ti saluto Kagome, con un affetto infinito

Tom colui-che-aspetta-la-risposta Holsen

 

Ps. Saluti pure dalla mogliettina-Eve e la-peste-Jhonny che ti manda un bacino

 

Kagome sorrise e andò alla scrivania prendendo carta e penna

 

Caro Tom, cara Eve e caro batuffolo,

sono stata molto felice di ricevere questa lettera. Sono felice che le cose vi stiano andando bene, ma soprattutto sono felice che presto potremo riabbracciarci.

Eve, anche tu mi manchi e ho tantissime cose da dirti, così tante che non so da dove cominciare.

Batuffolo, sei così carino che non vedo l’ora di abbracciarti e di salutarti, sei così piccolino e fragile!

Tom, oh Tom… mi manchi da morire…

Volete sapere come sto? Beh, potrei stare meglio! Per carità, fisicamente sto ok, sono sempre più bella (viva la modestia!), psicologicamente? Ecco, la cosa si fa più complessa, ma davvero molto, molto più complessa!

Chiariamoci subito: quando leggerete queste poche righe, non prendetevi su correndo da me perché non ce né bisogno, ho la situazione (spero) sottocontrollo.

Non giriamoci tanto intorno, i giri di parole sono inutili quindi andiamo al sodo: Inuyasha è tornato.

No, non avete letto male, avete letto benissimo!! Ma per accertarvene potete tornare su di qualche riga…

Sabato sera, mentre lavoravo, me lo sono ritrovata nel locale che mi fissava… uhm… malissimo!? Vabbé, amen. Ammetto che credevo andasse peggio! Sango gli ha detto dove lavoro e si è mobilitata tutta la banda anche se mi sono fatta valere! Davvero, la scena fuori dal locale, sul retro, era da filmare. Sakura, l’amica che era con me, ha detto che alla fine avevano delle facce… spettacolari!

Ma il problema non è quello.

Sono riuscita a mascherare tutto due volte, ci riuscirò una terza?? Mah!

Dio che cosa orrendamente terribile!!

Questo pomeriggio sono uscita sempre con Sakura e siamo andate a vedere un film… ma questo non centra nulla! Sapete che ho scoperto?? Che l’intero patrimonio dei Kujimawa è caduto giù a picco!! Giù come un castello di carta!!

Ho provato tanto di quel piacere che avrei potuto avere un… Ehm… beh, spero abbiate capito da soli!!

Ora abita in un monolocale di una palazzina (internet fa miracoli!!). Dio che gusto!

Ok, mi calmo, mi calmo!

Comunque niente, sono andata da lui pronta a esprimere tutto il mio…. “dispiacere” per il suo fallimento, ma non ce l’ho fatta, si insomma, ho suonato, lui ha aperto la porta e io sono fuggita come una demente! Lo so, sono una cretina! È che mi è venuta paura!! Visto che ero uscita con Sakura avevo dei vestiti non esattamente decenti e (si insomma, facevano vedere troppo!) non volevo che fraintendesse! Poi, si insomma, l’avevo visto la sera prima dove ci siamo parlati meno di due minuti (ho parlato sempre io visto che alla fine del mio discorsetto li ho… scioccati!) e mi era già venuta una agitazione fuori dal comunque e GUAI A VOI SE PENSATE CIÒ CHE CREDO STIATE PENSANDO ALTRIMENTI SE LO SCOPRO VI STRANGOLO, CAPITO!?!? Io ora ho un ragazzo (amico di sesso, uguale) e con lui sto bene, chiaro? Mi piace (anche se non lo amo, ora sto molto più attenta!) e non me la sento proprio di scervellarmi per qualche cosa che SO NON ESSERE VERA!!

Va bene, argomento chiuso, addio!

A proposito, è OVVIO che vi vengo a prendere all’aeroporto!! Ma che domande mi fate?? Non vedo l’ora di riabbracciarvi tutti!! Avete già un alloggio? Spero di si e poi per il Sabato sera… ehi, state parlando con Kagome Higarashi no? Con chi credete di avere a che fare!? Con una principiante!? Naaaaa!!

Beh, ora anche io vi saluto che vado… a nanna!! (è un ora indecente per la sottoscritta! Anzi, a dire il vero per me è prestissimo visto che di solito vado a letto alle… 5 di mattina!! Però oggi sono successo troppe cose e ho il cervello in fiamme!!)

Buona notte a tutti (soprattutto al piccolo batuffolo) e a presto.

Un grosso bacio a tutti e tre

Kagome

 

Rilesse la lettera che sigillò in una busta scrivendoci tutti i dati dispensabili, poi posò il tutto sopra la scrivania andandosi a cambiare con i vestiti della sera prima. Aprì la finestra per fare entrare un po’ di brezza e i raggi lunari, poi si coricò decisa di dimenticare tutto quello che era successo per almeno qualche ora.

 

Ok, era vero che si era ripromesso di non andarci almeno quella sera visto che, molto probabilmente, Kagome lo aveva scoperto ma… suvvia, era un uomo e l’istinto primordiale era più forte della sua volontà, non ci poteva fare niente!

Doveva vederla, doveva toccarla!

Gli bastava solo quello per ora, solo quello!

Dopotutto, non era molto, no?

Era così maledettamente bella che ogni volta che la guardava gli mancava il fiato!

Appoggiò la giacca e distolse lo sguardo della splendida creatura fissando la busta sopra la scrivania con di fianco, una lettera e delle foto. Si avvicinò alla finestre guardandole e, sperando, che ritraessero la giovane.

Delusione.

Ma chi era quel moccioso!?

La prima foto ritraeva un bambino piccolo con una piccola tutina bianca, gli occhioni grandi, la cuffiettina probabilmente di lana o cotone, le manine stretta in due pugnetti.

Il giovane rimase a fissarlo per molti istanti poi guardò Kagome impallidendo vistosamente.

Oh, mio, Dio.

“Io me ne sono andato e Kagome era incinta, oh mio Dio!!” boccheggiò cercando di riprendere fiato sentendo che gli mancava l’ossigeno sufficiente per vivere. Le pareti gli si stavano stringendo addosso. Lui se ne era andato e Kagome, la sua Kagome, era incinta di lui… l’aveva lasciata sola con il loro bambino!

Asciugò i palmi sudati sui pantaloni e guardò la seconda foto cercando di riprendersi.

Guardò la seconda foto tremante e alzò il sopracciglio.

“Ehi, un momento, ma quelli… Tom!? Eve!? Cosa ci fanno loro con il mio bambino? Come ha potuto Kagome affidarlo a loro!? Mio figlio? Nostro figlio!! Cosa c’è, gli hanno spedito le foto di suo figlio per fargli vedere che sta bene? Chissà in quella lettera cosa ci sarà scritto poi! “cara Kagome, non preoccuparti, tuo figlio sta bene ed è in perfetta salute! Vedrai, lo cresceremo bene!!” ma come possono fare una cosa del genere? Kagome, come hai potuto farlo?” Il giovane strinse i pugni e posò le foto avvicinandosi alla giovane e trattenendo il respiro guardandola.

Era davvero bella.

I capelli sparsi per il cuscino, il viso rilassato, il petto che si alzava e abbassava a ritmo regolare, la mano destra sotto il cuscino e l’altra abbandonata sul materasso, le gambe lunghe leggermente piegate.

La contemplò per un tempo che gli parve infinito inginocchiato lì, accanto a lei. Allungò la mano e le sfiorò il viso.

Una carezza lieve, leggera.

Nulla di più, bastava solo quello.

Per ora.

Il collo snello e lungo, la spalla nuda, le braccia, le dita affusolate, il ventre piatto, le gambe lunghe…

Kagome si mosse.

Non era cambiata, lei non era cambiata.

Certo, si vestiva in modo diverso, aveva una nuova pettinatura, ma era sempre lei. Probabilmente aveva anche gli stessi punti sensibili di allora.

Passò le dita sul fianco e la giovane rabbrividì mugugnando

-Inu…sha…-

Il giovane si irrigidì.

Kagome cambiò posizione sorridendo leggermente e aspirò quel buon profumo che le entrò nelle narici pervadendola

-Inuyasha…-

Il ragazzo non si mosse per diversi minuti poi si alzò e coprì la giovane attento a non svegliarla, poi, silenziosamente, uscì dalla finestra rimettendo a posto la scala.

 

Lunedì. Ore 6.55

Kagome aprì gli occhi e sbatté le palpebre confusa.

Che avesse solo sognato?

Ma come poteva ricordarsi ancora così bene il suo profumo?

Quei tre anni non erano serviti a niente allora? Erano solo stati una illusione dietro l’altra?

Si passò una mano sul viso sospirando.

Era disgustata da se stessa. Provava un pena inimmaginabile…

Sentì il cellulare squillare e spense la sveglia accendendolo.

Come poteva fare per dimenticarselo? Avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi!

Si alzò e indossò la divisa in fretta e furia prendendo i trucchi, andò in bagno facendosi una coda alta. Ritornò in camera mettendo via tutto e si avvicinò alla scrivania dove prese la busta sigillata

-Ehi ma…- Si avvicinò alle foto spostate e in disordine rispetto alla sera precedente e soffocò una esclamazione –Allora… oddio, allora non… non… aspetta Kagome, non correre troppo, forse c’è un'altra spiegazione… vai con calma, non è detto che lui sia… sia venuto qui stanotte, non c’è nessuna certezza. Calma Kagome, calma e va in cucina a fare colazione, con calma- La giovane girò i tacchi e uscì dalla camera dirigendosi al piano di sotto dove sua madre stava preparando una abbondante colazione

-Ciao tesoro- disse la donna sorridendo

-Ciao mamma- rispose la ragazza sedendosi sospirando

-Ehi, stai bene?- domandò avvicinandosi alla figlia

-Si mamma, scusa, sto bene. Allora, cosa c’è di buono?-

-Buon giorno!!- Kagome posò gli occhi sul bambino appena arrivato

-Buon giorno a te Sota, dormito bene?-

-Si mamma! Certo! Sorellina, sono elettrizzato! Tra due giorni parto!-

-Parti?- chiese lei confusa

-Si, vado in gita due giorni e un notte con la mia classe, non vedo l’ora!-

-Ah, è vero. Ricordo di avere letto l’avviso qualche settimana fa- annuì la giovane

-Che bello!-

-Si tesoro, ma ricordati di fare il bravo. Se vengo a sapere che hai combinato qualche cosa,  qualsiasi cosa…-

-Si mamma!! Lo so, lo so! Non c’è bisogno che me lo ripeti sempre!-

-Vai tranquillo fratellino, te lo dirà come minimo altre cento volte!- esclamò Kagome alzandosi –Vado a scuola. Ciao mamma, ciao Sota-

-Buona giornata!-

-Fai attenzione per strada- Kagome alzò gli occhi al cielo ma le sorrise

-Si mamma. A proposito…-

-Cosa?- domandò la donna asciugandosi le mani con lo strofinaccio

-Pensavo di prendermi delle vacanze dal lavoro. Dopotutto ho l’esame-

-Beh, mi sembra giusto tesoro, fa come credi. Se ti senti di fare così, fallo. Ma tieniti qualche giorno per questa estate, ok?-

-Oh mamma… mi devono così tante vacanze per questi tre anni che potrei prendermi mesi e mesi…- commentò la giovane alzando poi la mano

-Allora a dopo! Buon lavoro mamma-

-Buona scuola tesoro- La giovane uscì di casa e respirò a pieni polmoni l’aria mattutina

-Adoro, adoro il Lunedì!- esclamò lei sospirando. Recuperò la cartella dalla macchina e si diresse verso il tabacchino dove comprò un francobollo e imbucò la lettera –Non vedo l’ora che sia Sabato!!- Si diresse a scuola e sospirò appena varcò il cancello deserto “Che palle…” sbuffò sonoramente e si diresse verso la propria classe “Ora che ci penso, alle prime due ore abbiamo l’assemblea di classe… che perdita di tempo! Beh, così mi metto avanti con i compiti, tutto di guadagnato. Se non sbaglio dobbiamo decidere cosa fare a fine anno… beh, tanto IO mi fingerò malata come al solito quindi… Uhm… quando torno a casa devo chiamare Sakura, se me ne dimentico rischio che non mi parli per almeno due settimane… appunto mentale, chiamarla! Accidenti, è troppo presto! Bah, all’ultima abbiamo storia, quasi quasi mi faccio interrogare… ma si! Così mi levo anche quella dalle scatole! Ah, che bella la vita…” La giovane aprì le finestre facendo circolare l’aria e cominciò a ripassare distrattamente finché non sentì i compagni entrare

-Kagome!- La giovane guardò una sua compagna venirle vicino –Ascolta… per l’assemblea di oggi… cosa pensi di proporre per la festa?- La giovane scrollò le spalle

-Non ne ho idea, tu?-

-Stavo pensando ad una recita, oppure a un balletto… Pensi possa essere accettabile?-

-Tutto è accettabile a questo mondo- commentò lei saggiamente

-Kagome, amica mia, ti è successo qualche cosa? Come mai così… felice oggi?-

-Eh eh eh… non puoi nemmeno lontanamente immaginarti cosa mi è successo! Anzi, cosa mi è arrivato per posta!-

-Cosa? Una lettera d’amore? Un mazzo di rose?- Le ragazze sentendo quelle parole si avvicinarono

-Kagome! Davvero hai uno spasimante segreto!?-

-No! Macché lettera d’amore!? E pensate che io sia una ragazza da fiori!? Oh Kami… Ma no! Mi è arrivata una lettera del mio migliore amico!- esclamò

-Ah… beh, c’è del feeling però?- domandò una ragazza

-Ma è sposato!-

-Chi è? Tom?- Kagome guardò Sango e fece una smorfia

-Non sono affari tuoi, per intenderci- commentò acida –E vedi di starmi lontana, la tua vista mi da il voltastomaco!-

-Io non  capisco perché voi due vi comportiate così! I primi due anni andavate così d’accordo! Eravate inseparabili!- Kagome guardò la giovane ragazza appoggiata al muro. Era stata in classe con loro in seconda ed era una delle Secchione, le solite impiccione maledette

-Sai, hai detto bene: eravate- sbottò furiosa Kagome tornando al suo libro di storia. Sango scosse il capo e andò al suo posto pestando i piedi seguita da tutti i compagni all’arrivo della prof

-Bene ragazzi, visto che avete l’assemblea vi lascio. Niente casino. Prego rappresentanti- E detto questo uscì dalla classe.

Kasuke e Daysuke, due gemelli perfetti, avevano i voti più alti dall’intera classe ed erano arrivati, a pari merito, secondi, agli esami di istituto.

Due veri e propri geni, se non fosse che erano dei burloni e degli assoluti menefreghisti.

-Bene, possiamo cominciare- commentò Kasuke sedendosi sulla cattedra pesantemente mentre il fratello si adagiava sulla sedia –Dunque… non abbiamo pensato a nulla e a dire il vero… non ce ne frega niente… quindi… idee?- chiese annoiato. La classe alzò gli occhi al cielo e una mano scattò in aria mentre Kagome guardava la compagna con cui aveva parlato prima tirare fuori un foglio

-Io ho avuto un sacco di idee e vorrei esporle- disse sicura. Daysuke le lanciò il gesso e sprofondò ancora di più sulla sedia

-Prego… tesoro…-

-Grazie… caro…-

Si sapeva che tra i due non scorreva buon sangue… Eppure Kasuke e Karin, la ragazza, andavano molto d’accordo.

La giovane prese a scrivere alla lavagna. Aveva una calligrafia davvero lodevole ed era molto intelligente. Nella classe tutti erano convinti che sarebbe dovuta essere lei la rappresentante, ma non aveva i voti più alti quindi non poteva, anche se, rispetto ai due rappresentanti ufficiali, alla fine era sempre lei che organizzava tutto quanto con molta energia.

Kagome avrebbe tanto voluto sapere come facesse…

La giovane stava scrivendo un vero e proprio elenco ma, quando ebbe finito fece un sorriso soddisfatto voltandosi verso la classe.

Daysuke alzò il sopracciglio

-Ma per fare quel… coso… quanto ci hai messo??-

-Tutta una notte caro mio e per intenderci, non si chiama coso, si chiama elenco!! Ignorante!-

-Su su… non litigate. Forza Karin, illuminaci- La giovane sorrise a Kasuke

-Grazie, allora, direi di fare una votazione, intanto comunque leggeteli bene e pensateci, capito?-

Kagome sbuffò e posò lo sguardo sull’elenco, che, più che elenco, sembrava un poema!

1-     recita (copione da decidere)

2-     danza moderna (musiche!?)

3-     cantare (testo?? Strumenti? Coro!?)

4-     rappresentazione fotografica/dipinti/altro

5-     sfilata di moda

6-     addobbare la sala per la festa

7-     preparare il buffet

8-     esporre poesie/brevi racconti/ecc

9-     rappresentazione di GHEISHE (???) e del loro lavoro

10-  illusionismo, trucchi di magia

Dieci punti piuttosto ampi su cui lavorare insieme. Karin aveva fatto come al solito un ottimo lavoro

-Dunque, intanto vi espongo un po’ la cosa… per il punto 1 sarebbe bello se fossimo noi a inventarci la storia, insomma, non siamo somari e credo che se lavoriamo insieme ci verrà fuori un bel racconto. Per il punto 2… avevo pensato subito a danza classica ma poi mi è venuto in mente Daysuke e… diciamo che fra poco mi veniva un infarto! La musica l’avremmo decisa insieme inventando una coerografia- Il giovane preso in causa fece una smorfia mentre qualcuno rideva sommessamente –Punto 3, beh, qua mi è venuta in mente Sango che suona il basso, poi ci sono i gemellini con le chitarre e altri che vanno a flauti, Kagome che suonava il piano e ora canta, insomma… si potrebbe fare-

“La risposta è NO” pensò Kagome tornando ai suoi compiti

-Per il punto 4 non mi sembra ci sia molto da dire, mentre il punto 5 i vestiti li possiamo creare noi. Il punto 6 ho chiesto un po’ in giro e se non ce ne occupiamo noi hanno detto che ci penserà la terza sezione. Per il punto 7 si andrebbe a casa mia visto che la mia cucina è il triplo di questa stanza… Punto 8 come il 5, si potrebbe fare anche a coppie… sarebbe una cosa carina… Con il punto 9 ci possiamo collegare alle donne e fare una rappresentazione di quel genere, tanto per fare felice la prof di storia, infine per il punto 10… beh, lì dovremo imparare un po’ tutti come si fa anche se a casa ho un kit di magia dove possiamo trarne spunto-

Daysuke applaudì ridendo piano e la giovane lo fulminò

-Grazie per il discorso signorina, direi di mettere ai voti- commentò lui tirando fuori dei bigliettini bianchi –Qua scriverete il numero da voi scelto. Ci sarà una selezione e poi si vedrà la maggioranza. Lo piegherete in 4, poi mio fratello passerà a raccoglierli- commentò. Kasuke passò tra i banchi dando i foglietti.

Kagome guardò il suo sbuffando. Che seccatura… fece una barretta e piegò il foglio in 4 come ordinato.

Tanto lei non ci sarebbe neppure venuta quindi perché avrebbe dovuto votare!?

Qualche minuto dopo i due gemelli stavano scrivendo su un foglio i risultati sotto lo sguardo attento di quasi tutta la classe

“Maledetta espressione del cavolo, che ti venga un accidenti!” pensò Kagome sbattendo la biro sul quaderno chiudendolo “Dovrò chiedere ripetizioni a Miu accidenti! Se voglio passare l’esame di matematica ho bisogno di un aiuto psicologico altrimenti sono fottuta! Non ho affatto voglia di ripetere l’anno e non finire le scuole non è una buona cosa! E pensare che il mio papà era un genio in matematica! Ma perché deve essere mio fratello ad avere questa fortuna!? Maledizione!“

-Ok, ora scriveremo dalle votazioni più basse fino ad arrivare al vincitore indiscusso. Non votati i numeri 9 e 4, con solo un voto i numeri 8 e 1, a pari merito con due voti il numero 10, 6 e 7, con quattro voti il 5, con cinque voti il numero 2 e, indiscutibilmente con ben sei voti il numero 3. ce ne manca uno che era barrato, ma comunque… voi tutti sapete vero che significa? Dovrete suonare…- Ci furono dei mormorii eccitati e altri di totale sconforto

“Basta rinuncio a questa espressione, è impossibile! Ehi aspetta, non avrò sbagliato le tabelline vero!?”

-Ehi, io non voglio suonare, sono negato! Piuttosto ballo!- sbottò

-C’è stata una votazione Yun, devi adattarti- commentò Kasuke

-Beh, allora mentre si suona e si canta, un gruppo di noi balla, dopotutto è arrivato secondo nel podio! Io poi sono nel corpo di ballo, posso insegnare i passi di una mia vecchia coerografia e adattarli con la nuova musica-

-Beh, in effetti non ha tutti i torti- commentò Karin alzando il sopracciglio. Poi si illuminò

-Sarà grandioso, mi piace un sacco!!- esclamò e andò a cancellare la lavagna che divise in due. da una parte mise “ballerini” mentre dall’altra mise “musicisti” poi in un angolo mise “cantante” con un punto di domanda.

-Che stai facendo ragazzina?-

-Zitto una buona volta Daysuke!! Perché non prendi esempio da Kasuke!? Allora, chi vuole ballare!? Dunque... Yun, Sakurako, Maylen, Aoi, Koji… nessun’altro!? Ah ecco, Mamiya, Chirico, Taka, Yuu, Misha, Takao, Kotaro… ehi, ma quanti siete!? Ah, basta… Perfetto! Allora immagino che gli altri facciano la parte strumentale. Ad accompagnare il solista potrebbe esserci anche un coro… chi non sa suonare nessun strumento!?- Quattro mani si alzarono e la giovane li mise nel coro –Perfetto, per gli strumenti avremo i due gemelli, naturalmente Sango, moi, i tre flauti laggiù e…- 23 paia di occhi si posarono su Kagome che non aveva alzato gli occhi dalla sua espressione e che non si era accorta di nulla

“Porca miseria!! Guarda te, una divisione! Dovrei tornare alle elementari, che idiota!! Beh, adesso dovrebbe venire… vediamo…”

-… e la nostra Kagome farà dunque la solista, che ne dici?- La giovane sentendo il suo nome alzò la testa e osservò i compagni che la fissavano incuriositi

-Eh?-

-Non hai ascoltato un parola vero?- domandò la ragazza

-Io? Ma certo che si!- esclamò Kagome

-Allora non hai nulla in contrario, immagino- disse Karin sorridendo già vittoriosa

-Beh, assolutamente no!- “Oh Kami… a cos’ho acconsentito!?”

-Perfetto, abbiamo la nostra cantante che comporrà il pezzo! Grazie Kagome, non ce l’avremmo mai fatta senza di te!-

-IO COSA!?!?- chiese alzandosi di scatto

-Che c’è Kagome? Non avevi forse compreso?- domandò innocentemente la ragazza

-Aspetta un secondo Karin, io-dovrei-fare-che-cosa?-

-Cantare e comporre testo e musica, grazie Kagome. Benissimo, ha accettato quindi per la restante ora baldoria!- I ragazzi presero a parlare tutti insieme eccitati mentre Kagome impallidiva sempre di più

-Ma io… io…- Si risedette senza forze.

Quelle vacanze le servivano, decisamente!

 

Mentre Kagome si stramalediceva, poco lontano da lì si stava svolgendo un colloquio nell’ufficio del padre di Miroku che stava svolgendo al termine

-Mi spiace proprio della caduta finanziaria che ha avuto la tua famiglio figliolo, comunque sappi che ti reputo un figlio e non ti negherò il mio aiuto. Partirai da domani mattina alle 7.00. Ti voglio qui sotto dove ti condurrò personalmente nel tuo reparto. L’ho scelto apposta proprio perché è un settore dove ti sei preparato nei tuoi tre anni di assenza e sono certo che ti troverai bene- Inuyasha si alzò inchinandosi

-La ringrazio infinitamente signore per questa possibilità-

-Ma non dirlo neppure per scherzo. Avrai una segretaria che ti aiuterà per il primo periodo, ha molta esperienza ed ha aiutato molto l’altro presidente. Sono certo che ti sarà utile anche se dubito ne avrai bisogno- Gli strinse la mano poi lo congedò. Inuyasha uscì dall’enorme edificio incontrando Miroku che gli sorrise

-E allora?- chiese

-Inizio domani mattina, alle 7.00!-

-Oh beh, amen! Almeno farai un lavoro che ti puoi portare a casa!-

-Anche quello è vero! L’importante infatti è che ci stia minimo 8 ore, poi mi ha assicurato che posso portarmi tutto a casa, computer portatile compreso!-

-Lo so, lo so! Comunque…- Inuyasha salì sulla moto e lo guardò curioso mentre si metteva il casco -… con Kagome? Che pensi di fare?- Il ragazzo scrollò le spalle –Dopo quello che è successo l’altra sera forse dovresti parlarle, non pensi? Dopotutto è fuggita via! E poi, ora che tu sei libero dall’obbligo di tuo padre…-

-Si, ci ho pensato anche io. Però Miroku… lei mi vorrà ancora? Non voglio più sentirmi dire quelle cose… dopotutto, non sono stato io che voleva lasciarla, mi ha costretto mio padre, lo sai-

-Beh, non è esattamente vero. La colpa è tutta tua Inuyasha, non cercare di convincerti del contrario perché non è vero. Mi spiace dirlo ma Kagome ha ragione e tu sei nel torto assoluto-

-Lo so anche io… però…-

-Però niente! Ora andiamo su, fra poco escono da scuola e ho voglia di andare a prendere Sango, tu vieni?-

-Ah, no… io vado a casa. Sono stanco, troppo stanco…- Partì.

Non aveva detto a Miroku del bambino e non sapeva se confidarsi o meno. Di certo ne voleva parlare con Kagome ma ora era stanchissimo e amareggiato.

Avrebbe tanto voluto in quel momento averla vicina, stringerla e baciarla.

Oh, come avrebbe voluto che fosse già notte…

 

Kagome si affrettò a raggiungere casa sua. Non poteva credere di essere stata fregata in quel modo da Karin! Non se lo sarebbe mai aspettata da lei! Ma ormai era fatta e ora aveva dei tempi da rispettare. Avrebbe chiesto a Mikado di aiutarla a comporre la musica per poi scrivere il testo.

Dopotutto non aveva la strumento e non poteva inventarsela.

Un tempo sarebbe potuta andare tranquillamente alla Saintfowl ma adesso non poteva tornarci, non poteva più suonare il pianoforte per comporre.

Non poteva, semplicemente.

Quando arrivò fece il numero di Mikado velocemente

“Mi scoccia chiamarlo dopo quello che ha osato dirmi, ma non ho molta scelta…”

-Pronto?-

-Mikado, sono io!-

-Ah Kagome, ti stavo giusto per chiamare!-

-Chiamarmi, perché?-

-Il vecchio è malato, quindi per alcuni giorni il locale resta chiuso, probabilmente per tutta la settimana, non lo so-

-Ah, capisco… io invece ho da dirti due cose ma la seconda può aspettare. Senti la mia classe per la festa di fine anno ha deciso di cantare e suonare e mi hanno affibbiato la parte da solista! E io che volevo starmene a casa… Comunque, ho bisogno che tu mi aiuti con la musica, visto che io non ho nessuno strumento a portata di mano che possa aiutarmi, poi con il testo mi arrangio. Ti prego!- Mikado rise

-Con piacere. Dove e quando-

-A casa tua va bene, alle 15.00?-

-Perfetto, allora a dopo-

-A dopo e grazie!-

-Figurati, questo e altro- I due riagganciarono poi Kagome chiamò l’amica Sakura intenta a spiegarle tutto

-Kagome! Meno male, allora non sei morta!-

-Ti avevo detto ieri sera che ti chiamavo!- commentò buttandosi sul letto

-Su forza, spara tutto alla tua amichetta bella!- La giovane sorrise e divenne subito seria iniziando a raccontare tutto. Sakura annuiva ogni tanto, mugugnava e si mordeva le labbra

-…e questo è tutto- concluse Kagome

-Si, capisco… beh, potevi evitare di fuggire, però l’idea di cercare su internet è stata grandiosa, sono fiera di te!-

-Oh beh, grazie! Modestamente…-

-Comunque Kagome, adesso che farai?-

-Beh, non lo so. Di sicuro non mi sono sognata quel profumo ieri notte e poi le foto incasinate e non dove le avevo messe io… no, c’è qualche cosa che non mi quadra Sakura!-

-Si, lo capisco… resterai sveglia questa notte?-

-Farò finta di dormire, solo per vedere se ho visto giusto. Non posso rimanere nel dubbio. Di certo se mi ha toccata lo ammazzo di botte…-

-E brava la mia Kagome!-

-Sakura, è pronto il pranzo, devo lasciarti-

-Anche da me è pronto. Beh, allora a presto!-

-Ma certo, ci sentiamo per messaggi!- esclamò

-Ovvio. Ciao bellissima!-

-Ciao Sakura- Le due riattaccarono e Kagome scese in cucina.

 

***

 

Ebbene si, capitolo finito e ora…spiolerino!!

 

Capitolo 9-Passione

 

[…]

Quanto aveva dormito?

Un fruscio.

I fogli sulla cattedra fanno un casino immenso… accidenti!

Un sospiro.

Ehi ma…

Un profumo, quel profumo, lo stesso profumo… il suo profumo…

Oddio…

Un tocco caldo, leggero, gentile, impercettibile sulla spalla, poi giù, nel gomito.

Oh caspita…

[…]

 

Alla prossima settimana con un capitolo veramente molto.. molto emozionante!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9- Passione ***


Salve a tutti! Purtroppo non ho molto tempo quindi non divagherò molto..questo capitolo è un po’ spinto..più o meno..ma sono strasicura che vi piacerà! XD ok ok, non dico nulla..non anticipo niente, contenti? Ma ora passiamo ai ringraziamenti!

 

ka chan: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che la settimana ti sia volata (io credevo che oggi fosse mercoledì!! XD)! Al prossimo capitolo!

 

smartina86: Inuyasha è un po’ cretino effettivamente..ok togliamo il “po’” però come intermezzo mi piaceva e poi mi è venuto talmente bene che non ho potuto fare altrimenti! Che bello che parti..spero proprio tu ti diverta, cmq devo andare in 4° e la prospettiva degli esami che si avvicinano non mi attira per niente *__* però il pensare che dopo sono libera mi riempie di felicità! Allora a presto e divertiti!

 

8Kanemi8: vediamo… 100000??? No, forse un pochetto di più! Sono contenta che ti piaccia la storia e le tue lusinghe mi fanno molto piacere..anche se mi esaltano in modo assurdo! Spero il capitolo ti piaccia!

 

nickyxx91: non preoccuparti..le tue recensioni (piccole o lunghe che siano) mi fanno sempre molto piacere! Spero che ciò che tu hai immaginato non corrisponda a verità..non vorrei mai che la storia diventasse noiosa anche se sono certa che in qualche cosa ci hai azzeccato! XD mi dirai nella prossima recensione vero??

 

Kaggi_Inu91: ti sei scordata della mia storia? =_____= no scherzo XD non ti preoccupare, ribadisco: oggi pensavo fosse mercoledì! Fortunatamente mia sorella mi ha illuminato d’immenso con la sua domanda “Ambra tesoro, come mai non sei sul computer da due ore per mettere a posto la tua storia?” XD quindi ti comprendo profondamente! Eh..lo spoiler ^-^ eh eh eh eh..vedrai..leggi leggi che ti fa bene alla salute!! Grazie per la recensione e mi aspetto come da promesso una rec kilometrica :P

 

valerinuccia: beh, si sa che Inuyasha non c’è molto con la testa..credo che la lontananza e la gelosia facciano pensare a un sacco di paranoie! Grazie per la recensione!

 

Jechan: mi fa morire di disperazione a me!! Effettivamente è atroce ma come ho appena detto mi è venuto così spontaneo metterlo che non ho resistito! Alla prossima!

 

pillo: Kagome poteva si evitare di scappare, ma Inuyasha poteva decisamente evitare di andare da lei non pensi?? Però si, le sue gite stanno chiaramente per finire (non possono mica andare avanti in eterno) e sono certa che ti piacerà questo capitolo..e il prossimo un po’ meno..ma non anticipo nulla questa volta, non vorrei che mi saltaste alla gola! Grazie per la recensione!

 

fra007: il mare viene prima di tutto! Aspetterò che tu torni dalle vacanze e poi prendila in positivo, così leggerai due cap dietro fila no? XD comunque guarda, ci voleva una stupidaggine detta da Inuyasha in questa storia..aspetta, ho sbagliato, una delle tante..e mi è venuta così spontanea che non ho resistito! Cavolo quindi oggi è il tuo compleanno! Tantissimi auguri!! Quanti ne fai tra parentesi?? Divertiti nelle tue vacanze!

 

MidnightDamnedAngel: cavolo è da un sacco di tempo che non ti sento!! Infatti mi chiedevo dove fossi finita! Sono felice che tu l’abbia ritrovata e che la terza ed ultima parte di piaccia per ora! Al prossimo capitolo!

 

Bchan: gente, stiamo parlando di Inuyasha..cos’altro ci potevamo aspettare da uno come lui? XD sono contenta però che ti piaccia..al prossimo capitolo!

 

Bene gente, scusate le recensioni un po’ frettolose ma oggi è una giornata un po’ così XD

Allora spero vi possiate divertire e che il capitolo vi piaccia! Aspetto le vostre recensioni!

Alla prossima settimana!!

Visto che oggi è il compleanno di fra007 vorrei dedicarle il capitolo visto che mi ha seguita sempre e che è sempre stata molto utile con le sue recensioni..di nuovo buon compleanno!!

 

Capitolo 9

       Passione

 

Kagome suonò il campanello dell’appartamento di Mikado e attese che le aprisse la porta. Si era portata dietro un pentagramma e un quaderno su cui scrivere la canzone. Dopotutto ricordava ancora come si componeva, il problema è che le mancava lo strumento… quindi ogni volta doveva chiedere l’aiuto del ragazzo.

La porta si aprì e Mikado le sorrise

-Ciao, entra-

-Grazie- La giovane varcò la soglia e il giovane si richiuse la porta dietro le spalle.

Kagome non era mai stata nel suo appartamento di giorno. Di solito ci veniva la sera e non aveva mai avuto molto tempo per guardarsi intorno.

L’atrio era piccolo, le pareti bianche con qualche dipinto. Il salotto sulla destra era munito di uno stereo con una pila di cd in uno scaffale, il divanetto era piccolo color panna davanti ad una tv abbastanza grande con un tavolino in vetro. La cucina aveva tutto l’occorrente con in un angolo il tavolo in legno come le sedie imbottite. La camera, invece, la conosceva a memoria… Mikado la fece sedere in salotto e si allontanò per prendere la chitarra, immancabile e lucidissima.

-Eccomi qua…- disse lui notando che la giovane si era gia messa a scrivere sul tavolino in vetro. Si sedette accanto a lei sbirciando qualche parola già cancellata

-Uffa, che scocciatura- sbottò lei strappando la pagina in qualche pezzo

-Ehm… vado a prendere il cestino- commentò lui dirigendosi in camera e tornando poco dopo con l’oggetto e buttandoci dentro già qualche decina di pezzi

-Non ho idee Mikadooooo!!!- si lamentò lei poco dopo posando la penna con rabbia

-L’ho notato, fidati- guardò il cestino pieno di fogli strappati e sospirò -Ok, tutti calmi-

-Io sono calmissima- dichiarò

-Come no… Allora… il tema di questa festa qual’è?-

-Perché, c’è un tema?- domandò lei alzando il sopracciglio

-Ottimo- commentò sospirando

-Sarà una struggente e malinconica storia d’amore…-

-Mh… beh, almeno sappiamo da dove partire…-

Provarono per un ora circa cercando parole e note, ma più andavano avanti, più Kagome si irritava e Mikado sbuffava. Improvvisamente il giovane appoggiò la chitarra di fianco a se.

Kagome aveva ragione, non si poteva inventare un pezzo così, su ordine, senza la minima ispirazione… era pressoché impossibile!

-Non ha senso fare un pezzo alla cieca- concluse

-E allora illuminami… genio! Per domani devo almeno portare un’idea…-

-Ok, ma se non hai idee come potrai portargliene una!?-

-E immagino che tu saprai come farmene venire una- sbottò lei incrociando le braccia e fissandolo male

-Diciamo così. La mia musa mi darà una mano per questo nostro momento di vuoto- Lei alzò il sopracciglio

-La tua…?- Lui si avvicinò a lei baciandola e Kagome lo staccò da se

-Mikado, cosa stai facendo? E il pezzo?-

-Sono le 16.00 e poi te l’ho detto… la mia musa ci aiuterà a trovare un qualche spunto- disse facendola stendere sotto di se e baciandole il collo. Le mani corsero sotto la maglia stuzzicandole il seno e la sfiorò da sopra i jeans

-Ma… Mikado non… io non…- Chiuse gli occhi

-Si?- Lei gli fece passare le mani dietro il collo posando le sue labbra su quelle calde di lui e cingendogli la vita con le gambe

-Non qui…- mormorò. Lui sorrise e l’alzò portandola in camera dove la spogliò.

 

La ragazza mugugnò e aprì gli occhi stropicciandoseli

-Mikado?- mormorò allungando il braccio di fianco a lei senza trovare nessuno. Si mise a sedere guardandosi intorno confusa. Raccolse il lenzuolo adagiandoselo sul corpo per poi uscire dalla stanza in cerca del ragazzo. Trovò Mikado nel salotto, seduto a terra a gambe incrociate, intento a scrivere e a pizzicare la chitarra di tanto intanto

-Si, così dovrebbe andare…-

-Mikado?- Lui sussultò nascondendo il foglio e si girò sorridendole

-Kagome, ti sei svegliata!-

-Si… che ore sono?-

-Le 18 appena… ah, guarda, ho buttato giù qualche cosa- disse –La mia musa non poteva tradirmi…- Lei gli si avvicinò sedendosi sulle gambe incrociate del ragazzo che le diede un altro foglio mentre appoggiava la schiena sul divano. La giovane lesse il testo con un sorriso sulle labbra

-Potrebbe andare… posso cambiare qualche parola o parte?-

-Ma certo, riuscirai a fare l’accompagnamento?- chiese sfiorandogli la schiena coperta dal lenzuolo bianco. Lei lo guardò sorridendo

-Ehi, il mio secondo nome è “genio”- disse

-Modesta…- Lui le mordicchiò la spalla baciandole il collo per poi tracciare con la lingua la lunghezza del lobo. La giovane sospirò chiudendo gli occhi e appoggiandosi con la schiena al torace di lui mentre le accarezzava l’interno delle cosce per risalire sempre di più, impercettibilmente -…ma questo lato del tuo carattere lo adoro…-

La liberò dal lenzuolo e lei si girò mettendosi a cavalcioni su di lui baciandolo e sfiorandogli con le mani il torace e le braccia. Mikado le sfiorò la schiena e prendendola per i glutei l’avvicinò ancora di più a se finché non sentì il seno della giovane premere contro il suo torace mentre lei gli mordicchiava il collo leccandolo con movimenti lenti e circolari facendo scivolare la punta delle dita fino al ventre dove tracciò il contorno dell’ombelico. Sfiorò l’elastico dei boxer abbassandoli lentamente e gli baciò il torace risalendo con piccoli baci e morsi. Gli baciò le labbra sorridendo sentendo sotto il suo tocco il giovane gemere di piacere. Gli mordicchiò l’orecchio con le labbra umide soffiandoci piano

-Ma il mio terzo nome è “cattiveria”- Mollò l’elastico che produsse un suono riecheggiante e si alzò andando nell’altra stanza per vestirsi.

Quando lo raggiunse il giovane stava scrivendo su un altro foglio in fretta e in furia

-Kagome, comunque se ci sono dei problemi lo rimettiamo a posto il testo-

-Va bene, ma dubito che abbiano qualche cosa da dire- commentò lei scrollando le spalle e sedendosi di fianco a lui –Comunque ti devo dire una cosa-

-Spara-

-Dalla fine della prossima settimana ho bisogno di vacanze fino alla fine dei miei esami- Lui la guardò alzando gli occhi

-Insomma fino all’inizio dell’estate-

-Cercherò di farmi spostare l’orale alla prima settimana d’estate, così riuscirò a tornare al lavoro-

-Certo, non c’è problema. Comunque a Luglio chiudiamo per riaprire a Settembre, quindi…-

-Come l’anno scorso allora?-

-Si, il vecchio ha pensato di andarsene per quei due mesi alle Hawaii-

-Alle Hawaii? E bravo il nostro Takashi…-

-Ti prego… per prima cosa mi ha proibito di seguirlo, per seconda cosa se fa un viaggio del genere il suo povero cuore non potrebbe reggere… e visto che solo lui sa dove sono le chiavi per entrare nel locale e per attivare tutto, mi dici dopo dove lavoriamo!?-

-Ti interessa solo per quello? È tuo zio!-

-Bah! Baggianate… Ora vai, il giochetto di prima non mi è piaciuto molto e visto che sono un uomo il mio istinto potrebbe prevalere sulla ragione quindi… sciò!- esclamò lui spingendola verso la porta. Lei ghignò e si girò verso di lui sbattendo le ciglia più volte

-Povero il mio Mikado… sei rimasto all’asciutto e ora dovrai andare a farti una lunga doccia fredda…- Lui la spinse contro la porta gentilmente facendole appoggiare la schiena contro il legno spesso. Appoggiò le mani sui lati della testa e si abbassò verso il suo orecchio

-Potresti darmi una mano tu a riprendermi…- Lei sorrise e lo baciò leccandogli le labbra e approfondendo il bacio

-Magari un'altra volta amore…- disse lei aprendo la porta strizzandogli l’occhio –Allora ti chiamo-

-Ecco brava!- Lei si dileguò e lui si diresse di gran carriera verso il bagno incespicando sui suoi stessi piedi.

 

Appena la giovane tornò a casa Sota le si avvicinò

-La cena è quasi pronta, questa sera vai a lavoro?-

-No, il proprietario è malato- rispose. La madre fece capolino dalla cucina

-Ah, capisco, ti stavo preparando la cena giusto adesso-

-Prepara pure mamma, dopo così salgo e mi metto a studiare. Domani ho una probabile interrogazione e voglio prepararmi bene-

-Brava. Visto Sota? Prendi esempio da tua sorella-

-Si mamma- Lui alzò gli occhi al cielo e corse in salotto tornando a giocare alla playstation. La ragazza salì in camera e si mise subito alla scrivania sospirando

-Forza Kagome, datti una mossa- Aprì il libro di testo e cominciò a ripetere paziente le lezioni finché non si sentì chiamare per la cena

-Come sei messa con matematica?- domandò la madre mentre le metteva davanti il piatto fumante. Sota alla finestra sorrise distogliendo lo sguardo e la ragazza tossì posando il bicchiere

-Matematica!? Uhm… insomma…-

-Nel senso?-

-Beh, c’è una mia amica e… le chiederò qualche ripetizione…- disse

-Glielo hai già chiesto?- La giovane scosse il capo

-La chiamo dopo cena- ribadì

-Va bene, dopotutto hai 19 anni, ti saprai organizzare da sola- concluse la donna

“Parole sante”

Finito di mangiare la giovane prese il cordlex e si diresse in camera dove chiuse la porta dopo avere dato la buonanotte. Compose il numero di Miu e attese mentre si sfilava i jeans sostituendoli con i calzoncini

-Prooontooo?-

-Miu?-

-Ah, Kagome, ciaaaaao!-

-Oddio, sei ubriaca!?-

-Chi… ioooo?? Noooo! Ma che… ti salta in testa!?-

-Ma che è successo?-

-Sono fuori… con il mio… ragazzooooo…- rispose ridendo a crepapelle

-Dai qua Miu… Pronto?- La voce del ragazzo la fece rilassare. Almeno c’era qualcuno lì con lei!

-Kairy, sei tu?-

-Ehm… tu sei?-

-Kagome-

-Ah, Kagome, scusami, non ti avevo riconosciuta-

-Ma che ha Miu? Si è ubriacata?-

-Ha bevuto un goccio di vino ed è schizzata! Totalmente andata! Ora la faccio riprendere poi la riporto a casa-

-Ah, meno male! Sono più tranquilla ora-

-Comunque volevi qualche cosa?-

-Ah, no… la chiamerò domani pomeriggio, non è un problema-

-Ok, mi dispiace. Allora ciao!-

-Ciao Kairy e grazie-

-Di niente, ciao!- Riattaccarono e la giovane sbuffò

-Uffa, che pizza…- Si sfilò la maglia mettendosi la mogliettina verde per la notte e controllò l’ora –Le 20.30- Scrollò le spalle e si rimise a ripassare sul letto.

Appena due ore dopo il cellulare improvvisamente vibrò e la giovane sobbalzò guardando l’oggetto in questione

“Ma chi diamine è? Non ho ripassato nemmeno due ore e c’è già qualcuno che rompe!?” Lo acchiappò e lesse il messaggio

Ciao carissima!

Allora, sono le 22.30 e il grande momento si avvicina!

Non voglio stressarti troppo ma… vai e colpisci!

Un bacio e buonanotte

Sakura

“Ecco, ti pareva!?”

Grazie mille…

Comunque per intenderci, non dovresti già essere a nanna!?

Beh, vacci!

Io qui sto ripassando!!

Domani ho una interrogazione (probabilmente!)

Un bacio, ‘notte

Kagome

Ricevette uno squillo e finalmente spense il cellulare tornando al suo libro. Circa mezz’ora dopo richiuse il libro e sospirando fece la cartella infilandosi poi sotto le coperte

“Bene Kagome, è il momento della verità!” pensò spegnendo la luce “devo fare finta di dormire, come se non mi stessi accorgendo di nulla”

 

Il ticchettio dell’orologio era regolare e cullava la ragazza come una bambina.

Tic tac

Tic tac

Quanto era trascorso?

Un minuto? Un’ora? O chissà… forse era quasi mattina…

Tic tac

Era così stanca, così assonnata…

Avrebbe solo voluto lasciarsi andare…

Tanto si era sognata tutto, ora la sapeva… quindi perché insistere?

Si rilassò ancora di più stringendosi nel tepore che gli donava il lenzuolo e si perse tra quelle braccia che tanto agognava…

 

Un movimento d’aria.

Maledetta finestra aperta… Quanto aveva dormito?

Un fruscio.

I fogli sulla cattedra fanno un casino immenso… accidenti!

Un sospiro.

Ehi ma…

Un profumo, quel profumo, lo stesso profumo… il suo profumo…

Oddio…

Un tocco caldo, leggero, gentile, impercettibile sulla spalla, poi giù, nel gomito.

Oh caspita…

Aria fredda sul corpo, il lenzuolo rimosso raggomitolato in fondo al letto. Un movimento così leggero e delicato che non se ne sarebbe accorta se non fosse stata sveglia. Sentiva il suo sguardo sulla sua pelle, centimetro per centimetro…

Calma Kagome…

Si mosse, come se stesse dormendo.

Mano di fianco al viso leggermente piegato verso di lui, braccio abbandonato sul ventre, dita che toccavano l’interno delle coscie, gambe leggermente divaricate.

La spallina era scivolata giù nel movimento e probabilmente le vedeva una parte di seno coperto dal reggiseno. Cosa avrebbe fatto ora il… grande Inuyasha?

Lo sentì trattenere il respiro.

Ok, probabilmente in quella posizione era molto sexy… Beh, il suo sex appeal doveva servire ogni tanto no?

Sentì quelle dita sulle braccia, sul ventre, sul volto e sui capelli dove rimase più a lungo.

Dentro di lei iniziò una battaglia furiosa. Sperava che lui non si accorgesse che lei era sveglia, lo sperava davvero, con tutta se stessa… ma una minuscola parte dentro di lei, così piccola e silenziosa, premeva contro di lei, coraggiosa e forte.

Se solo si fosse accorto che lei era lì, sveglia, con le mani che le prudevano per l tentazione…

Le sfiorò la maglietta scendendo per il braccio fino al ventre che accarezzò dolcemente.

La giovane si irrigidì.

Non così… non voleva così!

Inuyasha si fermò fissandola intensamente.

La ragazza sentì le dita risalire per il braccio fermandosi sul collo e sul volto, finché non sentì più nulla. Rimase immobile, pietrificata, aspettandosi un qualsiasi gesto che non arrivò.

Di nuovo un fruscio, le lenzuola posate su di lei, la finestra aperta, un balzo, la finestra che veniva socchiusa e poi, il silenzio.

“Oddio…” Kagome scattò a sedere con gli occhi sbarrati “Se né accorto… Se né accorto di sicuro!!” Si portò le mani al volto terrorizzata “Oh kami… no! No!!”

-Allora ti sei fregata, mi sembrava strano quell’irrigidimento!- La giovane sussultò a quella voce e portò gli occhi nell’ombra della finestra dove ne uscì il giovane sorridente

-Ma non dovevi essere uscito?- domandò con voce strozzata

-Io? Ah, no, ho fatto solo finta! Ti ho detto che mi sembrava strano che ti fossi irrigidita quando ti ho sfiorato il ventre…- spiegò avvicinandosi al letto. Kagome spalancò gli occhi e gli lanciò addosso il cuscino che lui prese al volo

-Vattene o urlo! Questa è proprietà privata!- esclamò appoggiando la schiena al muro e raccogliendo le gambe al petto in segno di difesa

-Oh si, potresti… ma non credo lo farai…- disse raggiungendo la porta e facendo girare la chiave nella toppa. Lei saltò in piedi stringendo i pugni

-Cosa stai facendo!? Kujimawa, vattene subito! Non sto scherzando!- Lui appoggiò il cuscino a terra e le sorrise

-Ma nemmeno io sto scherzando. Sai, ora c’è la questione di chi ha più volontà. Dimmi Kagome, tu ne hai?- domandò avvicinandosi

-Kujimawa, io ho volontà da vendere! A te manca qualche rotella invece! Sono le… le 4 di notte!? Ma tu non hai di meglio da fare che venire qui a rompere a me!?-

-A dire il vero no, non ho nulla da fare… Allora Kagome…- Le prese il polso attirandola a se con un movimento fulmineo

-Che stai facendo!?- Cercò di liberarsi con tutte le sue forze ma il giovane, oltre ad essere diventato parecchio più alto di quanto ricordasse, era anche molto più forte. Le imprigionò i polsi dietro la schiena con una mano e lei si bloccò sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

No maledizione, no!! Non poteva abusare così di lei!!

Abusare…?

Lui le sfiorò il viso e le alzò il mento in modo che si guardassero negli occhi. Le sfiorò la guancia arrossata passandole il dito sotto gli occhi sentendoli umidi. Si piegò su di lei, che lo fissò incantata da quell’improvviso avvicinamento, trovandosi a qualche centimetro dalle sue labbra

-…hai la volontà di mandarmi via Kagome?- La giovane si risvegliò dal suo stato di torpore quando sentì le labbra del giovane sfiorare le sue.

Durò un battito d’ali ma le strinse il cuore.

Non era cambiato niente.

Il suo odore, le sue mani calde, il suo corpo contro il suo che reagiva a lui come un campanello d’allarme, i suoi occhi, le sue labbra… non era cambiato nulla… nemmeno la sua mancanza d’aria e il battito furioso del suo cuore dopo averne perso uno per un semplice bacio… Un bacio che lasciava sulle sue labbra un senso di calore indistinto, come una droga, un bacio che le lasciava il suo odore, un odore dove aveva impiegato tre lunghi anni a dimenticare ma, che come allora, non poteva fare a meno.

Inuyasha la guardò.

I raggi di lunari le colpivano gli occhi chiusi, il respiro affannoso, le labbra socchiuse e il corpo abbandonato contro il suo. Il battito del cuore aveva accelerato improvvisamente come le gote della ragazza che si erano imporporate.

Si abbassò su di lei, completamente perso da quella visione, e appoggiò di nuovo le sue labbra a quelle della ragazza che reagì all’istante alzandosi in punta i piedi. Lui le lasciò i polsi e la giovane gli circondò il collo con le braccia mentre lui le stringeva la vita avvicinandosela ancora di più.

Le lingue si cercarono in una danza sempre più sensuale e profonda, cercando sempre qualche cosa di più dal compagno.

Un bacio ritrovato.

Due vite ritrovate.

Una tale passione incontenibile, sconvolgente ritornata a galla.

Le morse il collo mentre le mani le scesero verso i pantaloncini che caddero a terra. Le tolse la maglia che gettò lontano e appena se ne fu liberato lei lo baciò con foga aggrappandosi alle sue spalle togliendogli a sua volta la maglia.

Le labbra si incontrarono di nuovo in un bacio travolgente mentre il giovane rimasto in boxer la spingeva contro il letto senza staccarsi dalle sue labbra.

Era passione allo stato puro.

Pelle contro pelle.

Respiri mischiati.

Sudore sulla pelle.

Necessità contro necessità.

Di essere più vicini, di sentirsi di più, di lasciare un’impronta indelebile…

La liberò dalla biancheria e le imprigionò i polsi sopra la testa mentre le stuzzicava il corpo in ogni suo punto sensibile notando poco dopo, che era già bagnata. Le sfiorò il fianco

-Inu…- Lui la baciò ed entrò in lei con un movimento deciso. Soffocò sulle labbra di lui un gemito e gettò la testa all’indietro stringendogli i fianchi con le gambe e graffiandogli le spalle. Si mosse velocemente e lei lo assecondò mentre gemeva e chiudeva gli occhi appannati dalla passione.

Un nuovo bacio dove soffocarono il loro grido di puro piacere. Inuyasha ricadde su di lei che non allentò la stretta sui suoi fianchi e sul collo.

Respiri accelerati.

Sudore mischiato.

Passione condivisa, travolgente.

I respiri si regolarizzarono e Kagome riaprì gli occhi vedendo la massa scura dei capelli del giovane sopra di lei. Sentì gli occhi pungerle pericolosamente.

Una parola, una sola parola, e tutto si sarebbe rovinato, caduto come un castello di carta, troppo fragile per stare in piedi.

Ma che diceva? Era già tutto rovinato! Quei tre anni, le sue certezze, tutto! Mollò la presa sui suoi fianchi e abbandonò le braccia sul materasso richiudendo gli occhi con forza.

Forse se non si fosse mossa si sarebbe risvegliata scoprendo che era stato tutto un incubo e che lui, non era ancora tornato in Giappone…

Inuyasha uscì da lei ma continuò a troneggiare su di lei senza dare l’impressione di volersi muovere da lì

-Spostati- ordinò lei

-No-

-Vaffanculo Inuyasha, levati da lì sopra!- Lui alzò il viso e i loro occhi si incontrarono di nuovo.

Quelli decisi di lui, quelli pieni di lacrime di lei.

-Scordatelo-

-Perché non vuoi capire!? Vattene via, sparisci dalla mia vista! Ti odio, mi hai capito!? Io ti odio! Ti detesto! Non ti sopporto!!- esclamò colpendolo al petto con i pugni e scalciando con le gambe più forte che poteva. Lui non si mosse facendo una smorfia di dolore –Ti odio Inuyasha! Non capisci niente, niente! Appena sto leggermente meglio c’è sempre qualche cosa o qualcuno che mi fa tornare in mente la tua orrenda faccia! Ogni giorno mi vieni in mente solo tu e io ti odio! Vattene via! Mi hai capito!?- Il ragazzo le fermò le braccia guardandola e lei si fermò immergendosi negli occhi di lui

-Smettila! Non potrai fuggire in eterno Kagome. Non puoi ignorare quello che è avvenuto prima-

-Attrazione fisica Kujimawa, sola e semplice attrazione fisica! Non ti illudere che tu con me, hai ancora una chance perché vaneggi! Capito? Non succederà né oggi, né mai!- esclamò mentre lui aumentava la presa nelle braccia di lei

-Non puoi ignorare la passione di poco fa! Era travolgente e…-

-Tu sei pazzo! Pazzo!- Lo allontanò da se con uno spintone spedendolo in piedi.

A volte la disperazione rende molto più forti di quello che in realtà si è…

-Kagome…-

-Ora, vedi di sparire alla veloce e guai a te se ti rivedo ancora in camera mia, chiaro!? Non guardarmi, non rivolgermi la parola, non toccarmi, stammi lontano, fa conto che non sia mai successo nulla perché è l’unica verità!- Prese il pigiama e uscì dalla camera chiudendosi in bagno con il cuore a mille.

Che ore erano?

Guardò l’orologio appannato dalle lacrime senza riuscire a vedere le lancette. Sospirò profondamente passandosi le dita sotto gli occhi più volte, finché non riuscì a distinguerle abbastanza nitidamente.

Le 5, solo le 5.10…

Si rannicchiò sul pavimento e lasciò che le lacrime le solcassero le guance mentre sentiva tutto il muro costruito in tre anni crollare.

Tutto quello che toccava, Inuyasha lo distruggeva.

Tutte quelle che toccava, Inuyasha le soggiogava.

Tutte le ferite chiuse con forza, Inuyasha le riapriva.

Tutto ciò che incontrava la sua strada, veniva distrutto da dolore e rimorso…

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10- Richiesta d'aiuto ***


Salve a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo!

Allora qui rincontreremo una vecchia conoscenza e ci sarà una new entry che subito potrà sembrare irrilevante..ma attenzione e non date nulla per scontato!

A proposito, sto scrivendo la bozza della mia nuova storia con il titolo provvisorio “Altra Dimensione” ma state tranquilli, sarà molto ma molto più corta rispetto a questa!

Ma ora passiamo alla vostre recensioni!!

 

ka chan: sono contenta che il cap ti sia piaciuto..detto tra noi piace moltissimo anche a me!! XD Non pensavo di avere fatto una buona scena e ma per essere la mia prima in modo un po’ più spinto mi devo ritenere soddisfatta! Al prossimo capitolo!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! Dai Mikado non è così terribile insomma! E’ un ragazzo innamorato perso della sua Kagome!! Vedrai che alla fine ti piacerà, ne sono sicura!! Beh, era ovvio che Kagome non avesse dimenticato Inuyasha..insomma, stiamo parlando del mega figo per eccellenza..di Inuyasha insomma! Comunque grazie per la tua recensione e ne aspetto un’altra puntuale in questo! XD

 

Jechan: ciao Je! Eh, interessante non è la parola giusta..magnifico, sensazionale sono gli aggettivi appropriati non pensi? No dai scherzo! Divertiti al mare, ci sentiamo quando torni!!

 

vavva: ecco, tu si che hai inteso il succo del mio scorso capitolo! La parola “fantastico” si addice appieno e spero che nemmeno questo ti deluda! ^-^ Alla prossima settimana!

 

pillo: povera Kagome, capiamola, deve tenere duro per continuare ad autoconvincersi! La cosa brutta si vedrà in seguito..non lasciamo nulla al caso!! XD ti ho dato un minimassimo spoiler in pratica..comunque vedrai! Buona fortuna per il tuo esame di riparazione e dimmi come è andato! XD

 

chachy: hai ragione, si sono visti veramente benissimo! Divertiti nelle tue vacanze e per le tue domande..leggi, spera e.. XD

 

Purtroppo il 28-29-30 sono in montagna con mia madre..non so se riuscirò ad aggiornare, ma spero di si! Se non ce la faccio ci vediamo tra due settimane agli inizi di Settembre!

Oddio sto male.. la scuola si avvicina pericolosamente…

Buona lettura ^-^

 

Capitolo 10

         Richiesta d’aiuto

 

Quando verso le 6 di mattina Kagome ritornò in camera timorosa, Inuyasha se n’era andato, come se nulla fosse successo.

 

Martedì. Ore 10.20

“Sono un idiota, una demente colossale, una stupida incartapecorita! Che mi venga…”

-Kagome, hai fatto il testo?- La giovane, testa sulle braccia conserte, apparentemente addormentata, alzò lo sguardo lentamente, rivelando le occhiaie sul viso pallido e contratto

-Come prego?- chiese

-Beh… ecco… hai fatto il… il testo?- chiese leggermente preoccupata Karin scrutandola

-Ah, si, dentro la mia borsa, quaderno di storia in fondo, prendilo, leggilo e poi dimmi- disse affondando la testa tra le braccia “Che dicevo? Ah si, che mi venga un ulcera così grande e dolorosa da non potermi muovere di un solo passo, porco cavolo a me e a quell’imbecille patentato qual’è il mio stramaledettissimo corpo, cuore e mente, che mi venga una catalessi, una pazzia psicologica…”

-Sei sicura di stare bene? Sei un po’… pallida- La giovane alzò lo sguardo sulla ragazza che stava rimettendo via il quaderno di storia

-Benissimo, grazie. Scusa, ciao, ma sono davvero molto, molto stanca- sibilò senza degnarla più di uno sguardo “… una pazzia psicologica così immensamente complicata che mi dovranno mettere la camicia di forza e incatenarmi al letto di una stanza completamente bianca stando sempre sotto stretto controllo e…”

-Kagome?- La voce di Sango le fece pulsare una tempia aumentando il dolore alla testa e diminuendo in modo vertiginoso la sua pazienza, il suo controllo psicologico e fisico.

Alzò gli occhi verso di lei e sorrise incrociando le dita sul libro dell’ora dopo

-Si? Dimmi pure carissima- Sango le si sedette davanti e abbassò gli occhi

-Ecco non siamo riuscite a parlare ieri e… insomma… per quello che è successo Sabato…-

-Sabato? Scusa, credo di non capire…- disse lei sorridendo innocentemente

-Fuori dal locale, con Inuyasha e… le cose che ti ha detto…e che gli hai detto…-

-Ah… si, ora ricordo… Hai un qualche problema?-

-No, però… beh… io… Mi chiedevo se per caso, tu e lui non aveste più parlato o,  se non vi foste per caso incontrati…- La vena di Kagome pulsò in modo piuttosto doloroso -…sai, è cambiato molto. Oggi ha iniziato a lavorare nell’azienda di Miroku e poi è maturato davvero tanto nel tempo che è stato via… Per un certo verso, la lontananza dal Giappone gli ha fatto bene, per carità, non intendo per quello che vi è successo. Però ora è più responsabile ed è… davvero pentito per quello che ti ha fatto, ecco perché si è comportato così! Se tu provassi a trovare un accordo con lui, forse noi potremmo…-

-Senti Koshuzo, continuerei ad ascoltarti davvero molto volentieri se avessi almeno il doppio della pazienza che ho in questo momento, dico davvero. Ma vedi, questa mattina nemmeno il triplo di pazienza che possiedo raggiungerebbe l’1%, senza contare che sono particolarmente incazzata e la tua presenza non aiuta certo il mio umore, mi stai anzi distraendo dagli epiteti poco carini che sto augurando a me, a te, al tuo adorato fratello e a quel figlio di puttana, alias Kujimawa… quindi, visto che mi stavo divertendo moltissimo, puoi toglierti dai coglioni?-

Che parole piene di significato…

Semplici, limpide, facili, cristalline.

Una pugnalata diritta al cuore. Che peccato…

La vide oscurarsi e stringere i pugni allontanandosi. Kagome si riappoggiò alle braccia abbandonate sul banco e sbuffò rumorosamente quando Karin gridò di felicità dicendo che il testo era davvero bello.

Basta!!!

La giovane scattò in piedi e uscì dalla classe sbattendo la porta dietro di se, decisa a non seguire la lezione successiva.

Quando è troppo, è troppo!!

 

Intanto…

Un leggero bussare fece alzare gli occhi dell’uomo dal suo computer portatile

-Signor Kujimawa?-

-Si?- La donna entrò nell’ufficio e il giovane le fece cenno di avvicinarsi

-Le ho portato le carte di cui abbiamo parlato prima-

-Ah, grazie Karino-

-La  prego, mi chiami Sasha- Lui la guardò e lei sorrise appoggiando il fascicolo vicino a lui

-Va bene, allora grazie, puoi andare-

-Se ha bisogno di me, sono di là-

-Certo. Tra poco dovrebbe arrivare anche l’imprenditore per quella faccenda, lo faccia accomodare-

-Bene- La segretaria uscì e lui scosse il capo.

C’erano delle donna così sfacciate lì in Giappone che lo lasciavano senza parole!

Iniziò a sfogliare il fascicolo svogliatamente ripensando alla mattinata.

Alle 7.00 si era presentato davanti all’ufficio del padre di Miroku che lo aveva accompagnato al 19 piano che avrebbe diretto lui sotto il suo comando. La segretaria, Sasha Karino, l’aveva accompagnato nell’ufficio accanto alla scrivania della donna dicendogli brevemente il programma della mattinata e il giovane si era messo subito al lavoro.

Più che altro consisteva nel leggere, documentare, compilare, accettare o rimandare indietro il lavoro degli operai. Fogli su fogli, pagine su pagine, piene di cose per lo più inutili. Poi, avrebbe dato tutto alla segretaria che avrebbe corretto tutta la bozza che sarebbe stata spedita ai piani alti.

Poi non era più un gran problema…

L’imprenditore che avrebbe dovuto incontrare lì a momenti, aveva da poco comprato il terreno e aveva iniziato tutti i lavori necessari per farla diventare una delle aziende più importanti in circolazione. Il primo passo per farla diventare tale era esporre un progetto abbastanza complesso alla loro azienda che, se fosse andato in porto, avrebbe fruttato molto alle due società.

Il signore, era un vecchio socio del presidente, il signor Kazana, che poi era stato trasferito in un'altra società che poco dopo aveva fallito. Ora, a distanza di alcuni anni, sarebbe potuto tornare socio di uno dei più importanti imprenditori e forse, avrebbe avuto il favore di quell’azienda.

Il telefono lo fece sobbalzare tanto era concentrato nei suoi pensieri e, dopo un momento di panico, mise il viva voce controllando la voce il più possibile.

-Si?-

-Signore, nella linea tre la cerca il figlio del presidente. Cosa gli devo dire?-

Ecco, il solito scocciatore. Chissà perché beccava sempre i momenti meno opportuni e i più incasinati per disturbarlo!

-Va bene, me lo passi pure- Alzò la cornetta con un gesto secco e sbottò –Che vuoi Miroku!? Se non te ne fossi accorto sto lavorando!-

-Lo so, come va il tuo primo giorno?- domandò

-Una noia mortale. Senti, ho molto da fare, potresti chiamare più tardi?-

-Ma scherzi, se sei al telefono con me sei assicurato, fidati! A proposito di telefono… com’è la segretaria?? Ti ha già chiesto di chiamarla per nome?-

-Si, che sfacciata!-

-Oh beh, se ci sei prova a portartela a letto, non è male…-

-Come come!?!? Miroku, tu come lo sai?? Non dirmi che tradisci la tua ragazza!!- esclamò scioccato il giovane

-Macché! Allora non sapevo ancora che dovevamo andare ad Amsterdam! Sono stati 10 minuti parecchio interessanti e piuttosto intensi…-

-Io non ne so niente di questa storia!-

-Ti devo dire tutte le ragazze che mi sono fatto?- domandò sorpreso Miroku

-No grazie, potremmo spenderci un ora e non ho tutto questo tempo…-

-Ma no, se mi ricordassi i nomi probabilmente anche due, ma visto che me ne ricorderò massimo tre…-

-Che figlio di puttana che sei- disse Inuyasha

-Senti da che pulpito viene la predica- commentò giovale il morettino al di là della cornetta –Quello che guardava, prendeva, gettava e passava oltre non ero di certo io-

-Comunque, spiega, com’è successo?- chiese con una smorfia

-Oh beh, è successo circa in 3 superiore o in 2… boh. Insomma ero venuto da mio padre per un paio di cosette, ma mi avevano detto di aspettare nel suo ufficio perché era in riunione. Solo che ad un certo punto mi ero stufato di aspettare e avevo cominciato a giocherellare con il computer di mio padre ma per sbaglio gli avevo cancellato alcuni file…-

-Oh paletta… scusa ma che centra?-

-Aspetta! Allora niente… avevo chiamato il reparto al piano 19, il tuo, visto che tenete sempre le copie di ogni singolo file su dei dischetti, ed era arrivata su la tua segretaria con un vestito che, ti giuro, se si fosse piegata, si sarebbe visto tutto. Abbiamo messo tutto a posto senza problemi ma era partita con il fatto che le dovevo un… ringraziamento… così ho presupposto che volesse venire a letto con me e sul divanetto…- concluse lasciando la frase a metà

-Ah… oddio che schifo, povero divano, non mi ci siederò mai più-

-Ma va, cambiano tutto ogni anno nell’ufficio di mio padre!- Inuyasha tirò un sospiro di sollievo –Comunque dopo non l’ho più vista quindi… è stato interessante farlo con una trentenne sposata-

-Ribadisco: che schifo. Poi scusami, ma da cosa avresti presupposto che volesse venire a letto con te, anzi, nel divanetto con te?- chiese ironico

-Dal fatto che mi aveva messo la mano nei pantaloni-

-Ah. Ok, starò attento a dove mette le mani…-

-Ribadisco: è stato interessante. Comunque…-

-Ecco bravo, arriva al sodo della chiamata che non ho tempo!-

-Invece di fare il cretino, non mi devi raccontare un paio di cosette? Su, cos’è successo questa notte da Kagome per esempio? Oggi hai slittato troppo nel messaggio, mi hai incuriosito! Dai, spara!-

-Miroku, non rompere le scatole! Non hai una donna da cui andare?-

-Ma è a scuola! Secondo te perderei tempo con te altrimenti? Poi questo diritto commerciale mi sta facendo andare in palla il cervello, almeno tu mi aiuti a distrarmi. Come sei in giacca e cravatta?-

-Sembro un pinguino…- Miroku scoppiò a ridere

-Comunque, dai. Dì tutto all’amico tuo che ti vuole tanto bene!-

-Fanculo- La porta si aprì rivelando Sasha che fece qualche passo avanti

-È arrivato-

-Fallo accomodare- La donna annuì –Senti Miroku, devo andare, ti dico tutto dopo-

-Ecco bravo, ricorda che lo hai detto. Ciao e buon lavoro-

-Si ciao- Mise giù sbuffando.

A volte Miroku era la persona più curiosa e insistente del mondo, soprattutto se il soggetto erano le donne!!

Vabbé, ora era meglio concentrarsi. Essere buttato fuori il primo giorno di lavoro non era la sua priorità!

 

Kagome uscì da scuola sbuffando sonoramente.

Oltre il danno, la beffa!

Non avrebbe solo dovuto partecipare a quel maledettissimo e stramaledettissimo festival, avrebbe anche dovuto lavorare quel giorno per la musica! Come se il giorno prima non avesse fatto niente! Come diavolo faceva a comporre per i flauti dolci, un traverso e il basso? Sarebbe dovuta andare alla Saintfowl, ma piuttosto che tornare là si sarebbe buttata giù da un balcone!

Beh, almeno quella settimana era in vacanza, poi Sabato sarebbe arrivato Tom, Eve e il pupo!!

Kagome si fermò alzando il sopracciglio

“Oh Kami… e ora cosa vuole?”

-Ciao Kagome, è da un po’ che non ci vediamo eh?-

-Salva Kazana, non è mai abbastanza- commentò acida sorpassandolo

-Hai visto Sango?-

-Bah, probabilmente si sarà fermata in classe- sbottò

-Senti un po’, hai visto in questo periodo Inuyasha?- Lei si bloccò sbuffando

-No, tranne, per mia sfortuna, Sabato, non ho avuto l’immenso piacere della sua compagnia. Addio- Lei accelerò il passo e lui sorrise

-Ah, allora questa notte non è successo niente?- domandò e allargò il sorriso notando l’irrigidimento della giovane –Inuyasha è stato parecchio vago sull’argomento e mi sono subito insospettito. Ma sai, ora lavora e non vorrei disturbarlo proprio il primo giorno nell’azienda di mio padre- Kagome, ferma qualche passo dietro di lui, strinse i pugni stringendo le labbra voltandosi lentamente.

“Io ammazzo qualcuno, oggi ammazzo qualcuno!” pensò ringhiando –No Kazana, non è successo nulla! È stata solo aria passeggera, un venticello che non ha mosso un bel niente! Ora tornatene da tua sorella e una volta per tutte lasciami in pace!- urlò con odio e senza attendere un minuto di più tornò a camminare furiosa “Lo ammazzo! Quel brutto demente!” Si diresse a casa velocemente chiudendosi in camera.

Il fratello era in gita e sarebbe tornato la sera dopo, la madre era al lavoro e sarebbe tornata verso sera.

Ottimo! Eccellente!

Mise la musica a manetta e si rifugiò in bagno dove si fece una lunga, rigenerante e rilassante doccia.

Non erano neppure passate 12 ore e quel mentecatto aveva già detto tutto a Miroku…  era stato vago sull’argomento, proprio come aveva detto Miroku. Ma si può essere così imbecilli? Era  stato uno stupido errore ed era già di dominio pubblico, ci mancava solo che fosse scritto sul giornale:

19ENNE CHE RICASCA NELL’ESCA SESSUALE DEL SUO EX KUJIMAWA

Gli amici non sanno che dire al riguardo, ma pensano ad una possibile riconciliazione

tra vecchi amici

Ma siamo impazziti del tutto? Riconciliazione di amici!? Nei vostri sogni! Non era affatto caduta “nell’esca sessuale” di Kujimawa! Neppure col binocolo! Lei lo odiava, lo disprezzava, le faceva ribrezzo! Se poi il suo corpo era di tutt’altra opinione non era di certo colpa sua!

Prese il cellulare e fece scorrere gli occhi sulla rubrica fino ad arrivare alla K.

Kana

Kazana

Koshuzo

Kujimawa

Eccolo lì, intoccabile.

Da tre anni che non componeva quel numero, da tre anni che non toccava più la lettera K, da tre anni che non schiacciava il tasto verde su quei nomi.

Beh, fino ad adesso…

Si portò all’orecchio l’apparecchio e attese sentendolo suonare.

Uno, due, tre.

-Pronto? Chi è?-

 

Inuyasha, computer sotto braccio, chiavi della moto in mano sbuffò sonoramente

-Miroku, che palle, dacci un taglio, mi dici che caspita vuoi? Se vuoi sapere cos’è successo ieri con Kagome, sappi che si, ci sono andato a letto ma… Ehi, pronto? Pronto!?-

 

Kagome sbatté a terra il cellulare e appoggiò la fronte a bordo vasca

-Che bastardo…- mormorò e si alzò di scatto uscendo –Ora gli spacco la faccia, forse non ha ben capito quello che gli ho detto ieri sera!- esclamò “Farò finta di andare a lavoro così farò in fretta, dopotutto devo solo mettere in chiaro un paio di cose. Non ci metterò molto” Dopo essersi vestita uscì di casa.

Aveva indossato un  top sotto la giacca di jeans, che sperava sarebbe rimasta addosso a lei, che le lasciava la schiena scoperta tranne in alcuni punti da dei lacci di stoffa, la calzamaglia le fasciavano le gambe e la gonnellina nera a pieghe finiva il tutto, ai piedi un paio di anfibi trovati chissà dove.

Il crepuscolo era vicino e, passeggiando tranquillamente con la borsa a tracolla, la giovane si godeva quello che le accadeva intorno cercando di rilassarsi.

Un bambino in bicicletta che tornava a casa veloce, una vecchietta che attraversava la strada, le macchine che sfrecciavano per strada, una mamma con il passeggino, un uomo con la spesa.

Nulla poteva rompere quella tranquillità, niente, assolutamente niente.

-KAGOME!!-

Ok, cosa stavamo dicendo?

No dai, non stavano chiamando lei. Chissà quanta gente si chiamava come lei. Era un nome così ordinario!

A dire il vero non aveva trovato ancora anima viva che avesse il suo stesso nome, ma erano dettagli…

-Kagome fermati!-

Nulla può rompere la quiete di una giornata che sta finendo, tranne se qualcuno continua a urlare insistentemente il tuo nome.

Vabbè, forse stavano chiamando davvero lei visto che era l’unica che aveva continuato a camminare senza badare più di tanto ad uno squilibrato che si era messo a urlare in mezzo alla strada.

Kagome si girò molto lentamente e correndo un uomo l’affiancò facendosi squadrare dalla testa ai piedi dalla giovane.

Scarpe da ginnastica bianche, pantaloni lunghi, larghi e grigiastri, felpa grigia, sorriso abbagliante, naso dritto, occhi accesi azzurri, occhi biondi disordinati e ribelli.

Paolo.

Ex insegnante di piano.

Insegnante attuale alla Saintfowl.

Single.

In perenne: “Kagome, ritorna a suonare!”

 

MAI!

 

-Ciao Paolo… Se mi stai chiedendo di tornare alla Saintfowl la risposta è no-

Bene, seccato sul colpo.

Patti chiari amicizia lunga ragazzi!

È pacifico che lo chieda, quindi battiamolo sul tempo così evita di dare aria ai denti…

-Uffa, in realtà ero qua per chiederti un’altra cosa altrettanto importante e…-

Oddio, panico. Cosa voleva da lei se non il “no” della solita domanda?

-Uhm… cioè?-

Il rombo di una moto la fece rabbrividire. Si voltò di scatto notando la “cosa” incriminata avvicinarsi e fermarsi proprio davanti a loro.

Il conducente, si tolse il casco sorridendo

-Kagome! Paolo!-

E lui che cavolo ci faceva qua!?

Kagome, respira. Non ricordare quello che è successo! Non farlo!!

Ok, troppo tardi, come non detto…

La giovane balbettò e arrossì mentre Paolo scrutava il nuovo arrivato

-Scusa ma… ci conosciamo? Hai una faccia famigliare ma non ricordo esattamente il dove, il come e il quando… potresti rinfrescarmi la memoria?-

-Paolo, sei più demente di quanto ricordassi!- sbottò il giovane scendendo dalla moto con un movimento elegante.

Kagome annuì. In effetti l’uomo era parecchio ripetitivo e piuttosto rimbambito, visto che non aveva ancora capito che lei non sarebbe mai tornata a suonare! Mai, neppure se un suo rifiuto avrebbe scatenato l’apocalisse!

-Inuyasha!? Sei proprio tu? Ma guarda come ti sei fatto alto! Come stai? Da quanto sei tornato? A proposito, dovrei tirarti le orecchie! Te ne sei andato senza una parola e ora torni qua come se nulla fosse! Ma chi ti credi di essere?- domandò tirandogli un pugno sul braccio.

Kagome roteò gli occhi incrociando le braccia e divaricando leggermente le gambe.

“Sono invisibile per caso io?”

-Non sono tornato da molto, Venerdì sera poco prima delle 20. Pensavo di venirti a trovare prima o poi! Devo comunque tornare alla Saintfowl per allenarmi… Mi devo fare perdonare per essere scomparso- Inuyasha si prese fuori una sigaretta accendendola e ne allungò una a Paolo che la rifiutò

-Ho smesso, sai com’è… Dovresti farlo anche tu- ribadì

-Si, certo…- Il giovane scosse il capo e Kagome alzò il sopracciglio.

Ma da quando non fumava?

-Comunque sarei felice di riaverti come allievo! Ho saputo che l’azienda di tuo padre ha avuto un crollo… mi dispiace ragazzo…-

La giovane fece qualche passo indietro cercando di svignarsela. Erano così presi che forse prima di due ore non si sarebbero accorti che lei se ne era andata…

Era già lontana di qualche metro che Paolo si voltò verso di lei

-Ehi tu! Dove credi di andare?? Dobbiamo finire un discorsetto noi due!-

-Ah, ehm… ma tu e lui non dovete parlare? Avrete così tante cose di cui discutere, non vorrei mai disturbarvi!-

-Eh no signorinella! Devo chiederti un grosso piacere che non puoi rifiutarmi, capito?-

-Tu dimmi che poi vediamo…-

-Senti, so che hai smesso di suonare ma vorrei…-

-Cosa!? Tu hai fatto cosa?- Inuyasha guardò la giovane con gli occhi sbarrati –Hai smesso di suonare? Ma sei cretina!? E da quando ciò?-

-Che palle…- commentò lei sbuffando –Si Paolo, dicevi?-

-No, fermi tutti. Che diamine succede? Sto via tre anni e ne succedono di tutti i colori! Paolo, da quando Kagome ha mollato il piano??-

-Da tre anni, una settimana dopo che te ne sei andato… se non sbaglio-

-Giustissimo- annuì lei

-Ma perché?-

-Kujimawa…- La giovane sospirò profondamente e lo guardò –il buon Dio, Kami mi assista, ti ha fatto, per nostra sfiga, due gambe, due braccia e un cervello, piccolo, ma pur sempre un cervello. Beh, usalo. Fa funzionare i tuoi pochi neuroni, falli progredire ad un livello superiore, caso disperato, ma tentare è nobile-

-Oh- Paolo tossì un paio di volte e deglutì –Stavo dicendo…-

-Ecco bravo, più ti sbrighi e più evito la sua compagnia, pessima- sibilò

-Ma senti quanto sei isterica e acida!? Hai mangiato dei limoni a pranzo in questi anni?- ringhiò Inuyasha

-Vai dove non batte il sole Kujimawa! Non sono fatti tuoi cosa faccio o come sono diventata! Non devi nemmeno fartene un problema perché IO non sono più un tuo problema!- urlò stringendo i pugni

-Ottimo, dopo questo scambio di opinioni, potremmo tornare a noi!?- chiese Paolo seccato mettendosi tra i due giovani che si squadravano male

-Non metterti in mezzo Paolo, questa questiona va risolta!-

-Sta zitto Inuyasha, la risolverete da soli e in un luogo più appartato!-

No bene….

Il giovane in tutta risposta sorrise sornione

-Va bene- rispose

“Lo stronzo… guarda com’è tutto felice! Ah, ma si sbaglia di grosso se crede che IO mi faccia fregare DI NUOVO”

-Devi sapere che da quest’anno la scuola di musica ha organizzato un concorso per giovani cantati, che si terrà domani sera dove parteciperanno i nostri studenti. A coppie, cantante e accompagnamento, prendono una canzone e la studiano. Domani verranno valutati per la loro bravura premiandoli con un riconoscimento ufficiale e i primi due potranno provare a sfondare-

-E allora?- domandò Kagome alzando il sopracciglio. Come progetto non era male comunque…

-Il fatto è che una accompagnatrice mi ha chiamata oggi dicendo che è malata e senza di lei, la nostra cantante non potrà partecipare domani sera-

-Non capisco, fai tu l’accompagnamento no? Oppure chiedi a un tuo allievo di sostituirla- commentò giustamente Inuyasha

-Non possono gli insegnanti aiutare i cantanti, è contro il regolamento e non c’è nessuno abbastanza bravo a cui dare il pezzo per farglielo imparare in così poco tempo- spiegò lui. Kagome lo fissò

-Scusa ma, l’accompagnamento… che strumento è?- domandò lei con già un vago presentimento

-Beh, pianista- confessò lui. Lei scosse il capo

-No, assolutamente no, scordatelo! Mi dispiace molto per lei ma io non ne voglio sapere niente!- esclamò voltandogli le spalle

-Si è allenata tantissimo per questo concorso! È una grande opportunità per lei Kagome! Non distruggere i suoi sogni così!-

-Ehi!- Lei si voltò –Io non distruggo proprio niente! Se ha dei problemi che se li risolva da sola! Io non torno a suonare capito?-

-Kagome per piacere! Non te lo sto chiedendo per ripicca o cose del genere, lo sto chiedendo a te perché sei l’unica che può aiutarla!- Kagome scosse il capo

-No- Si allontanò e lui la guardò andarsene

-Domani sera, alle 20.30 a teatro! Vienici Kagome, per piacere! Kagome!- La giovane non si voltò continuando a camminare imperterrita.

Inuyasha la vide sparire dietro l’angolo poi posò il suo sguardo su Paolo che sospirò

-Tutto bene Paolo?-

-Insomma… non molto… la ragazza in questiona ha un talento innato, sarebbe un peccato che non riuscisse domani per un motivo tanto stupido. Spero che Kagome lo capisca e venga.. Intanto mi arrangerò io e mi inventerò qualche cosa…- Lo guardò e sorrise –Vuoi andare da qualche parte? Dopotutto mi devi raccontare tutto!-

-Va bene, allora passo da casa a posare tutto-

-Io invece vado a cambiarmi e a farmi un bagno. Puzzo da fare schifo…-

-Ecco bravo. Allora ci vediamo dopo in centro-

-Perfetto. A dopo allora!-

Inuyasha risalì sulla moto e sfrecciò verso casa lanciando un ultimo sguardo verso la stradina imboccata da Kagome

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11- Di nuovo in pista ***


Occavolo scusatemi!!! Ieri ho proprio avuto un lapsus..assolutamente dimenticata!! Poi quando tipo un ora fa ho visto la data di oggi mi è preso un colpo!! Per farmi perdonare a fine cap c’è uno spoilerino sul prossimo capitolo!

Allora..in montagna mi sono divertita moltissimo! È stata davvero una bella esperienza! L’unica nota negativa di questi giorni..la scuola sta per cominciare..oddio, il solo pensiero mi fa stare decisamente molto male!!

Vabbè, spero che almeno voi abbiate finito i compiti XD a me manca ancora mezza materia!!

Passiamo alle recensioni..per non annoiarvi e per così farvi leggere questo tanto agognato capitolo ma immagino che dal titolo si capisca tutto!

 

Ka chan: oh vedrai che lo farà! Grazie per la recensione!

 

pIcCoLaKaGoMe92: sono contenta che questa storia ti piaccia! Anzi, sono felice che tu abbia recensito per dirmelo! Mi fa sempre un sacco piacere! Spero ti piaccia anche come continua ma di risentirti presto anche!! A tra una settimana..anzi, 6 giorni visto che posto il giovedì..chissà ieri dove avevo la testa??

 

Kaggi_Inu91: guarda, a dire il vero oggi posto di venerdì quindi tu commenterai oggi con me?? XD detta così sembra che l’ho fatto apposta..chiedo venia non è così, lo sai che puoi commentare quando vuoi vero? Dai, non essere così arrabbiata con quella povera donna..non ha ANCORA fatto nulla!! Ops, spoiler tra le righe, ma a te posso fare lo strappo alla regola! Grazie della tua recensione giulia!!

 

Bchan: perché Kagome è una ragazzina e poi credo che a volte una persona arrabbiata non ascolti niente e nessuno se non se stessa..e su questo ho fatto una Kagome con i fiocchi non pensi?? Alla prossima settimana e grazie della tua recensione!

 

smartina86: ciao! Sono contenta che le tue vacanze siano andate bene e che tu ti sia divertita! Effettivamente, ora che mi ci fai notare e adesso che ci penso ho sempre fatto una protagonista molto..umh..contradditoria..però è troppo bello pensare alle sue pare mentali..vero?? Scusa il ritardo e spero tu riesca a leggerlo!

 

pillo: sono contenta che la mia Kagome ti piaccia e anche se un po’ contraddittoria è l’ideale del carattere! Purtroppo non ho mai pensato di fare suonare Paolo..visto che lui suona un sacco di strumenti e canta fargliene suonare uno solo mi sembra un po’ come mettere da parte tutti gli altri..ma anche nella mia immaginazione è l’unico momento in cui fa il serio..e a dire il vero un Paolo serio è davvero difficile da immaginare!!!

 

pretty: sono contenta che i capitoli scorsi ti siano piaciuti e la rec chilometrica me ne da una conferma! La decisione di farli andare a letto insieme ce l’avevo in mente da secoli..dalla ben lontana data di tre anni fa quando tutto cominciò..ma credo di avere messo la storia in modo che anche questo si incastri perfettamente a ciò che verrà dopo! Per Tom/Eve dovrai aspettare ancora qualche capitolo purtroppo, ma non disperare che arrivano!! Effettivamente per il bambino..si, è un demente..ma questo si sapeva no? XD

 

Kagome_chan89: ciao ilaria!! Non ti preoccupare..anche io ho tardato un sacco con questo capitolo e me ne dispaccio molto! Sono contenta che la mia vecchia storia ti piaccia e devo dirti la verità..l’ho riletta anche io settimane fa e devo dire che ci sono rimasta malissimo! Al confronto questa storia dovrebbe prendere l’oscar! E pensare che quando l’ebbi finita secoli seculorum ne ero tanto soddisfatta..povera me! Beh, ti lascio al capitolo e grazie per la recensione!!!

 

Ecco, finito! Vi lascio alla lettura!! Divertitevi!!

 

***

 

Capitolo 11

        Di nuovo in pista

 

Era tutti impazziti in quel periodo!? Probabilmente si.

Prima Sango e Miroku, poi Inuyasha, poi la classe… ora ci metteva pure lui?

Ma dove aveva la testa Paolo? A farsi un viaggetto dalla vicina di casa!?

Molto probabile.

Insomma, siamo ragionevoli, non credo che il concetto sia così maledettamente difficile, no? Se per tre anni aveva detto di no, un semplice e secco no, credeva sul serio che avrebbe suonato anche se era per aiutare qualcuno?

La risposta è pacifica: no.

No, no, no, no, NO!

Non le importava un emerito se la poverina aveva la sfiga di trovarsi l’accompagnamento indisposto!

La prossima volta si sarebbe fatta furba e avrebbe prevenuto! Facile no? Limpido.

Ora che ci pensava, non aveva scritto la musica per la mattina dopo.

Ma chi se ne frega! Erano le 18 e, sinceramente, mettersi a tavolino a sprecare energie inutilmente le faceva venire il voltastomaco! Perché doveva fare una cosa così inutile come preparare il loro show per una cavolo di festa di fine anno, a cui non avrebbe voluto andare?

Rientrò in casa sbuffando sonoramente e salì in camera per fare i compiti, ma si bloccò a metà scale battendosi una mano sulla fronte

-Accidenti, a proposito di compiti… le ripetizioni per mate!- Fece dietro front e agguantò il telefono componendo il numero di Miu

-Pronto?- La voce della ragazza era piuttosto bassa e lenta

-Miu?-

-Kagome? Ciao. Non parlare forte, per piacere, ok? Mi scoppia la testa…-

-Oh, scusa- commentò –I postumi della sbornia si fanno sentire, eh?-

-Lasciamo perdere… i miei per fortuna non si sono accorti di niente ieri sera. Cosa posso fare per te?-

-Volevo sapere se ti andava e avevi tempo di farmi delle ripetizioni- disse sedendosi appoggiando la schiena al muro

-Ma certo, con piacere. Matematica?-

-Eh già. Ho l’esame quest’anno e se prendo sotto in questa materia mi potrei incavolare… mi aiuti?-

-Certo. Quando?-

-Va bene se cominciamo domani alle 16 in biblioteca?- propose Kagome

-Vieni a casa mia. Saremo più comode- commentò

-D’accordo. Allora a domani-

-Stai bene tu, vero?- chiese improvvisamente Miu. La giovane chiuse gli occhi

-Ma certo! Che domande mi fai? A domani e riprenditi!- esclamò

-Ok. Ciao!- Kagome riattaccò e sbuffò sonoramente

 

Mercoledì. Ore 8.45

-Non lo hai completato!?- ripeté Karin accigliata. La giovane alzò lo sguardo verso di lei

-No-

-Uffa Kagome!! Come possiamo prepararci se non abbiamo un testo su cui provare?-

-Karin, anche io ho le mie cose da fare! E poi non ho mai fatto un testo per un flauto traverso o per dei flauti! Non posso di certo inventarmeli non ti pare? Ho bisogno del mio tempo!- esclamò con una punta di irritazione la mora

-Higarashi non ha tutti i torti Karin. Non puoi pretendere che componga un pezzo per degli strumenti a lei sconosciuti e in meno di una settimana!- esclamò una voce dietro di loro. Karin si voltò e sorrise. Kasuke stava appoggiando la cartella a terra che produsse un suono sordo

-Ciao Kasuke! Però pensavo… lo so che hai ragione, ma…-

-Ma, come al solito, non sai guardare al di là del tuo naso!- La voce aspra di Daysuke le fece ridurre gli occhi in due fessure. Lo guardò sorridere sornione a braccia incrociate mentre i capelli castani gli ricadevano davanti agli occhi

-E tu, non sai mai stare zitto?? Ma che diamine vuoi? Non stavo neppure parlando con te! Maledetto impiccione…- ringhiò velenosa. Kagome alzò gli occhi al cielo esasperata.

Tra quei due era sempre così. La divertiva guardarli, le ricordava i vecchi tempi.

-Ma come siamo nervosette- osservò lui alzandole il mento con l’indice. Lei lo fulminò

-Stupido! Lasciami andare immediatamente!!-

-Oh, puoi anche cercare di fare la coraggiosa cara… ma non lo sarai mai abbastanza per me, sono troppo furbo e intelligente. Di certo, è comoda aspettare che la tua compagna ti faccia la musica senza che tu muova un dito per aiutarla, dico bene?- Karin spalancò gli occhi e scattò indietro. Lui ghignò divertito mentre Kagome alzava il sopracciglio.

Ma questo dove diavolo voleva andare a parare??

-In effetti stiamo lasciando tutto nelle mani di Kagome- osservò Sango pensierosa

-Daysuke!- esclamò improvvisamente Karin

-Mh?- Lui la fissò

-SEI UN GENIO!- urlò la giovane battendo le mani e saltellando eccitata

-Beh, questo lo sapevo anche io, ma… da dove viene questo tuo lampo di genio?-

-Che ti è venuto in mente stavolta?- domandò esasperato Kasuke guardando la giovane correre fino alla cattedra

-Classe, ominidi, esseri, SILENZIO!!- I compagni si azzittirono improvvisamente guardando stralunati la ragazza vicino alla cattedra –Ascoltatemi, oggi pomeriggio si sta a scuola anche dopo le lezioni, chiaro?-

-Cosa!?- gridarono lamentandosi

-Silenzio ho detto!- ringhiò lei –Il nostro amato, intelligente, stupido, poco di buono , pervertito, ecc Daysuke mi ha fatto venire, incredibile ma vero, una illuminazione suprema!!-

-Ehi!!- gridò furioso il giovane preso in causa

-Zitto tu!! Insomma, stiamo lasciando fare tutto quanto a Kagome per il nostro show, non è mica giusto! Oggi pomeriggio la aiuteremo a fare il pezzo, tanto l’aula di musica è sempre libera, quindi non credo ci saranno problemi!-

-Non vogliamo rimanere qua questo pomeriggio!- esclamò uno

-Appunto, sarebbe solo una perdita di tempo!-

-Neppure se vi offro la pizza a pranzo?-

23 paia di occhi la fissarono intensamente

-Va bene ragazzi, margherita o wurstel?-

Mentre tutti facevano una lista per le pizze, Karin chiamava casa per farsi portare un po’ di soldi e i gemelli si congratulavano a vicenda, Kagome si portava lentamente le mani nei capelli sbattendo la fronte sulla superficie liscia del banco più e più volte.

 

-Te lo ricordo per l’ennesima volta Karin: io alle 15.35 devo eclissarmi-

-Ma quanto sei monotona!? Me lo hai già ripetuto decine di volte!-

-Allora sarà meglio muoversi con questi testi, non trovi?-

-Infatti…-

-Allora mi spieghi come facciamo a darci una mossa se tutti fanno sto casino!?- chiese Kagome indicando i compagni che parlavano tutti in una volta facendosi i loro. Chi era seduto a terra comodamente, chi provava i vari strumenti suonando note senza senso, chi massaggiava, chi leggeva riviste… Karin storse il naso

-Rappresentati! Fatevi sentire!!- esclamò ai due seduti a terra con una espressione beata in volto

-Noi? E perché mai?- Kasuke sorrise

-L’idea è stata tua, non nostra- commentò Daisuke sbadigliando –E poi… che noia!- La giovane strinse i pugni

-In realtà… genio, la cosa è venuta fuori da te e poi siete voi i rappresentanti, non io!!-

-Perché dovremmo stare dietro ad una classe del genere? È irritante e noioso…- commentò Kasuke scuotendo il capo seccato. Karin sbuffò sonoramente

-Siete dei bambini viziati e patetici- sibilò e, con un balzo, salì sulla cattedra fischiando sommessamente. Kagome alzò il sopracciglio.

Era pazza… completamente fuori di testa!!

I compagni la fissarono

-Beh, grazie!- sbottò lei ironicamente incrociando le braccia al petto –Possiamo concentrarci sull’argomento della nostra rimpatriata o dobbiamo ascoltare discorsi inutili?- chiese. Si fissarono ammutoliti

-Visto che non aveva bisogno del nostro aiuto?- sussurrò Daysuke al gemello

-Va bene, ma cosa dobbiamo fare?- chiesero. Karin si grattò la testa pensierosa

-Ah, io non sono pratica su certe cose… Kagome? Che facciamo?- domandò lei rivolta alla compagna che si indicò

-Io?-

-Beh, l’esperta sei tu- Kagome sbuffò seccata

“Perché, perché io!?” scosse il capo sconcertata e si issò in piedi –Va beh… allora… ci vuole uno strumento base prima di tutto… potrebbero essere le chitarre ma non credo sia una buona idea… il flauto traverso di Karin invece sarebbe meglio, almeno per l’idea che ho io- commentò

-Cioè?-

-Potremmo fare come ho fatto ad Amsterdam, ma visto che non abbiamo un pianista sarebbe inutile, però l’idea base sarebbe tipo quella-

-Intendi anche il tempo?- domandò Sango. Kagome scrollò le spalle

-No, questo dovrà essere più movimentato, se lo facessimo così lento i ballerini si addormenterebbero in piedi- spiegò chiudendo gli occhi –Dovremo fare passaggi rapidi e veloci, in modo tale che i flauti possano riprendere fiato… Quindi pensavo che i gemelli e Koshuzo potrebbero essere la base da seguire, mentre i flauti si divideranno le parti… io e Karin faremo il pezzo cantato, nel senso che dovrò seguire  principalmente lei durante le strofe anche se avrà di sicuro un assolo- concluse riaprendoli –Ovviamente è ancora tutto da decidere, ma abbiamo poco tempo e cominciare senza uno straccio di idea non ha senso- Li gelò con lo sguardo

-Ehi Karino? Riuscirai a fare un assolo?- la prese in giro Daysuke. Lei gli fece la linguaccia e lo fissò scettica

-Con chi credi di avere a che fare eh?- sibilò. La corvina sbuffò seccata

-Dopo questo scambio di opinioni- iniziò Kagome –direi di cominciare- Si bloccò improvvisamente –Ehm… scusatemi un secondo… ma chi diamine è!?- ringhiò tirando fuori dalla divisa il cellulare che vibrava impazzito –Si pronto?- Girò le spalle alla classe e si aprì in un sorriso –Ciao!! Come stai? Tutto bene??- chiese –Io sto benissimo!- Si appoggiò alla finestra e sbuffò –Stendiamo un velo pietoso su quell’argomento e no, non voglio parlarne adesso!- esclamò –Sono a scuola! Ti pare il momento?? No, stiamo preparando la festa di fine anno…- Arrossì –Tom sta zitto!! Guarda che quando arrivi ti ammazzo, chiaro!? Non vorrai lasciare Eve sola già da subito vero?? Pensaci… nelle grinfie di tuo padre…- ghignò scoppiando a ridere –Ecco appunto!- Annuì un paio di volte –Si, allora è meglio che vai da lui… si, salutami il pargolo ok? Anche Eve ovviamente!- sorrise di nuovo –Ok, allora a prestissimo! Ciao!- Non fece in tempo a mettere via il cellulare che Sango le si avvicinò

-Era Tom!?- chiese sorpresa

-E allora?- la freddò

-Niente, è solo che mi ha sorpreso…- disse senza badare al tono della giovane

-Il fatto che noi continuiamo a sentirci? Che credevi? Il fatto che VOI non siete più loro amici doveva influenzare pure me!?-

-Ma no Kagome, certo che no…- disse –Torna in Giappone?-

-Perché ti interessa?-

-Voglio salutarli- disse. Kagome sorrise guardando un punto imprecisato davanti a lei

-Beh, fidati, loro no- commentò

-Si sono sposati alla fine? Hanno avuto un bambino?- Si guardarono e Kagome sorpresa esclamò

-Ah! È vero che non sei stata invitata! Accidenti, me ne ero proprio dimenticata sai? Sarà meglio non toccare l’argomento… non vorrei ferirti più del dovuto sai com’è- Sango le voltò le spalle irrigidite e si allontanò da lei di gran carriera dirigendosi nell’angolo della stanza

-Allora, possiamo cominciare?- domandò Karin esasperata.

Esattamente 25 minuti dopo, Kagome se ne andò salutando i compagni. Quelle due ore erano state una vera e propria tortura psicologica, per non dire di peggio, e sperava che, aver lasciato tutto a Karin non fosse stato un errore. Certo che la prospettiva non era molto allettante visto che, appena fuori dall’aula l’aveva sentita inveire contro Daysuke! Bah l’amore!

Ah, è un peccato visto che sono tutti e due molto orgogliosi e non vogliono piegarsi neppure un po’, sarebbero una bella coppia…

Beh, ho le prove di quello che dico!

1. Daysuke prende in giro solo lei

2. Quando Karin lo vede le brillano gli occhi

Questi due soli punti basterebbero, ma per esserne certi sarà meglio continuare…

3. Durante le lezioni lui la fissa anche troppo spesso e troppo involontariamente…

4. Durante la mattinata LEI lo fissa sempre

Su, se questo non è amore cos’è? Ossessione?? Dubito, anche se il filo che separa i due sentimenti è davvero molto, molto, molto sottile.

Immersa com’era nei suoi pensieri non si accorse di avere superato di qualche metro la casa dell’amica e, sbuffando sonoramente, fece dietro front tornando indietro. Suonò il campanello e la rossa le andò ad aprire raggiante

-Kagome! Dai entra!-

-Ciao Miu- salutò la ragazza entrando –Permesso…-

-Siamo sole in casa, lascia perdere le formalità. Su avanti, vieni in cucina, staremo più comode- le disse dopo avere preso il soprabito

-Grazie-

-Succo o acqua?-

-Succo grazie- rispose accomodandosi. Miu le si sedette di fronte appoggiando i bicchieri colmi

-Molto bene, allora… vogliamo cominciare subito?- Kagome annuì sorridendo. La giovane davanti a lei portava i capelli raccolti in una pratica coda alta, indossava un paio di jeans corti e una maglietta in tinta unita rosa a maniche corte con una scritta scintillante sul davanti. Si riscosse dal suo esame e le elencò i suoi innumerevoli buchi mentre Miu annuiva di tanto in tanto prendendo nota

-Ma si… certo capisco… in effetti i sistemi non sono molto facili, ma se capisci la teoria non dovrebbero esserci problemi. Ce l’hai qua?- Kagome annuì e le allungò il quaderno che la giovane iniziò a sfogliare freneticamente –Mh, non hai degli appunti ordinati… beh, aspetta… dovrei averceli da qualche parte i miei adoratissimi e ordinatissimi appunti…- Le sorrise e si alzò –Seguimi- Kagome annuì

-Va bene- Le due salirono nella camera della ragazza che iniziò a metterla a soqquadro

-Sono sicura di averli conservati qua da qualche parte…-

-Senti Miu?- Kagome la guardò girare per la stanza aprendo cassetti vari

-Si?-

-Se tu fossi l’unica a potere aiutare una persona che ha bisogno del tuo aiuto… ma che per poterla aiutare dovresti fare una cosa che ti fa soffrire, tu che faresti?- chiese. Miu la guardò alzando il sopracciglio e incrociò le braccia appoggiandosi alla scrivania

-Ehm… è successo qualche cosa Kagome?- domandò

-No, voglio solo sapere un tuo giudizio. Te ne infischieresti di questa persona pensando solo a te stessa, o la aiuteresti rischiando di fare riaffiorare brutti ricordi?- Miu sospirò e chiuse gli occhi

-Beh, a dire il vero non saprei. Però se questa persona la posso aiutare solo io… beh, credo che la aiuterei. Se poi questa cosa è di vitale importanza per il soggetto avrei un motivo in più, mi sentirei troppo in colpa dopo e poi per pensare a me avrei tempo anche se mi farebbe soffrire… chissà, forse diventerei più forte facendo quella cosa e riuscirei anche a ritrovare una vecchia passione, chi lo sa?- Scrollò le spalle –Ma tu…- Kagome scosse il capo

-Non chiedermi nulla, ti prego…-

-Va bene- Miu le girò le spalle tornando a cercare gli appunti –Ah, lo sapevo che li avevo tenuti!!- esclamò tirando fuori una busta contenente due quaderni –Dai, torniamo giù!- la incitò.

 

Non riusciva a non pensarci, più si diceva che non la riguardava e più le parole di Paolo riaffioravano. Che fare?

La giovane scrollò il capo decisa

“No, non ci andrò! Al diavolo tutti quanti! Non spreco i miei sforzi in trenta minuti, scordatevelo!!” pensò stringendo i pugni furiosa. Strinse il cuscino al petto chiudendo gli occhi

-Ma se ci fossi stata io al suo posto avrei voluto il meglio…- Morse il labbro sentendo gli occhi pizzicare –Cosa posso fare?-

 

Inuyasha completamente immerso nei suoi pensieri fissava dal suo ufficio gli edifici in lontananza senza in realtà vederli. Aveva un sacco di lavoro da fare, ma non gli importava molto e, sinceramente, non ne aveva voglia… avrebbe potuto andare a casa ma oltre al fatto che non ne aveva voglia non voleva spezzare il corso dei suoi pensieri.

Perché Kagome aveva mollato il piano?

Era la domanda che gli rimbombava nel cervello dal pomeriggio prima. Come aveva potuto lasciarlo? Lei adorava quello strumento, lo suonava in modo divino, era la sua passione, il suo hobby, il suo… tutto!

Si morse il labbro massaggiandosi le tempie.

Era davvero stata colpa sua? Possibile che una sua scelta avesse comportato tutto quello, possibile che avesse rovinato talmente tanto la vita alla giovane?

Paolo gli aveva raccontato di quel giorno, quando lei si era presentata da lui dicendogli che non avrebbe mai più suonato. Era stato uno choc per Paolo che all’inizio era certo che scherzasse, purtroppo non era così… Kagome gli aveva detto che odiava lo strumento e la sola vista la faceva stare male. Ma perché? Come mai tutto d’un tratto?

Sentì bussare alla porta e sbuffando guardò l’orologio. Le 18.00

Che diamine volevano adesso da lui!? Non vedevano che era in una contemplazione profonda??

-Avanti- disse. La porta si aprì senza un rumore e si richiuse di scatto facendolo girare. Sango gli si avvicinò sorridendogli tesa

-Ciao Inuyasha. Come va?-

-Che ci fai qua Sango? Tu e il tuo ragazzo avete deciso bene di seccarmi già i primi due giorni?- domandò lui prendendo il computer sottobraccio e il casco nero

-Scusami, non voglio disturbarti, ma hai il cellulare staccato e ti devo dire assolutamente una cosa- Lui alzò il sopracciglio seccato e lei continuò –Oggi pomeriggio, durante le prove per la festa di fine anno, Kagome ha ricevuto una telefonata-

-E allora?- chiese corrugando le sopracciglia più interessato

-La chiamata era di Tom- confessò lei

-Di Tom??-

-Si, ma non è questo che mi ha colpito- commentò lei –Il fatto è che dalle parole di lei si è potuto capire benissimo che lui e Eve, che sono sposati, torneranno qua in Giappone, non so bene quando ma presto presumo… e hanno un figlio!- esclamò

-Un figlio?- Lei annuì

-Mi è sembrato giusto dirtelo ecco…- mormorò. Lui sospirò e si appoggiò alla scrivania. Allora il bambino di quella foto… che si fosse immaginato tutto?

-Sango… tu sai perché Kagome ha mollato il pianoforte?- chiese cambiando discorso. Lei lo trapassò con lo sguardo e gli occhi blu si assottigliarono pericolosamente

-Stai scherzando vero?-

-Ti pare che scherzi?-

-Inuyasha… come diamine ti permetti di chiedere una cosa del genere?- ringhiò lei -È ovvio il perché lo abbia fatto! Credi che dopo Amsterdam e dopo la storia con te rivedere quello strumento non la faccia stare male!? Dove l’hai messa la sensibilità, giù per il tubo di scarico??-

-Così è colpa mia?-

-No, di mia nonna!- esclamò ironica –Dio Inuyasha… ma che cosa ti passa per la testa?-

-Ascolta, vuoi un passaggio a casa?- domandò lui di punto in bianco

-No grazie, vado a piedi!- esclamò lei uscendo stizzita dall’ufficio e sparendo.

Inuyasha guardò la porta per lunghi minuti poi, sbuffando, se ne andò richiudendo la porta alle proprie spalle.

 

Intanto Kagome stava rimuginando passeggiando su e giù per la propria stanza…

-Oh insomma, mi vogliono far credere che in quella scuola non c’è un pianista che possa imparare il pezzo? Probabilmente lo ha usato come espediente per farmi suonare di nuovo… MA CHE PIZZA!!!- gridò calciando il comodino con forza –Dal gran pensarci mi è venuto mal di testa maledizione a loro, al piano, a Paolo, a quella tipa a… a… ecco… insomma… a Lui…- mormorò guardando il letto. Arrossì furiosamente e si prese la testa tra le mani disperata –Argh! Come diamine faccio adesso!?!? Voglio la mamma… si, certo come no! Uhm… ora che ci penso, chissà a che ora torna il mio adorato fratellino… ah! Manca solo un ora emmezza all’inizio di quel maledetto concerto…- Agitata si passò una mano sul viso –Vabbé basta, ho capito! Mi sentirei uno schifo dopo e non riuscirei a dormire, ci vado e amen! Al diavolo tutti quanti…- sibilò scendendo al piano di sotto per mangiare qualche cosa.

 

La moto ruggiva mentre dava gas. 50… 60… 80… 100… sempre più veloce. Il vento gli muoveva i capelli mentre il casco era abbandonato sotto la sella.

Perché era così stupida?

Era arrabbiato, era furioso…Kagome era sciocca e debole, aveva mollato il piano a causa di lui, a causa della loro storia… Aveva mollato la sua passione perché le ricordava Amsterdam, la loro storia, lui… Non poteva crederci, non poteva essere! Perché faceva così? Perché non poteva semplicemente accettare i suoi sentimenti? Perché non tornava a suonare ora che ne aveva l’opportunità?

Si fermò davanti al tempio Higarashi e contemplò le lunghe scalinate. Avrebbe voluto salire, bussare e abbracciarla, abbracciarla fino a farle male. Non sapeva se quel sentimento era… amore… ma una cosa era certa, la voleva vicina e ora che l’aveva capito, avrebbe fatto di tutto per tenersela accanto, di tutto, avrebbe usato anche la forza. Rimise il casco e guardò l’ora.

Venti minuti all’ora X.

“Ti prego Kagome, angelo ti supplico… vieni, vacci, suona…”

 

Aveva fatto un po’ tardi apposta, tanto per tenerli sulle spine… Con una spinta aprì il portone e guardò gli spettatori seduti al loro posto che ascoltavano una chitarra e un violino accompagnare un ragazzo che indossava un paio di jeans schiariti e una maglietta bianca con una stampa sul davanti. Aveva una voce bassa roca e profonda, quel tipo di voce che ti incanta per tutta la durata dell’esibizione. Il viso era tondo e le guance, sotto il riflettore, sembravano di quel rosso da cipria… sperava proprio non fosse trucco!

Kagome scosse la testa e spostò la propria attenzione al violinista che stava qualche passo indietro al cantante.

Anche lui indossava i jeans, con la differenza che erano strappati in più punti, la maglia in tinta unita aveva le maniche lunghe e il collo a V, i capelli corti gli incorniciavano il viso e la frangetta troppo lunga gli cadeva sugli occhi concentrati sulle corde e sulla bacchetta che muoveva agilmente. Per tutta quella maestrezza naturale o aveva imparato il pezzo fino a vomitare o era da anni che suonava. La chitarrista era, invece, l’unica seduta su uno sgabello a tre piedi. Era mancina e poggiava la chitarra sulla gamba destra pizzicando le corde con la mano sinistra dalle unghie perfettamente smaltate di blu in tinta con la gonna a pieghe e la camicetta. I lunghi capelli neri le coprivano il volto concentrato in lunghi boccoli sfuggiti dalla severa acconciatura sulla sommità del capo. Era davvero una bella ragazza.

Scrollando le spalle si allontanò dirigendosi vero la porticina in legno posta sulla destra coperta da un pesante tendaggio rosso fuoco. Ad una occhiata veloce al palco vide il pianoforte a coda posto in un angolo pronto per essere tirato fuori, non riusciva a vederne bene il colore con tutta quell’ombra ma, probabilmente era bianco. Aveva sempre adorato i pianoforti di quel colore anche se, i tradizionali neri, rimanevano sempre i suoi preferiti. Aprì la porta dalla maniglia color oro e se la richiuse alle spalle piano, attraversò il corridoio sicura e aprì la quinta porta a sinistra.

Aveva già suonato in quel teatro e ricordava perfettamente dove erano le quinte, infatti appena l’ebbe aperta decine di occhi si voltarono a guardarla. La maggior parte dei ragazzi presenti aveva ad occhio e croce qualche anno in meno di lei e, quasi tutti erano in piedi nervosi e preoccupati. Altri invece provavano la parte scaldandosi la voce, altri chiacchieravano allegramente, come se non fosse la loro prima volta. Visto che non smettevano di guardarla lei li freddò con una occhiata che gli fece distogliere lo sguardo, era solo entrata che diamine!

-Kagome!?- Riscuotendosi la giovane si voltò

-Karin?- La giovane con il flauto traverso in mano la guardò stupita poi le sorrise

-Ma cosa ci fai qua!? Non credevo che tu…-

-Sapessi io- sbottò –Sono qua perché mi hanno chiesto un favore, tutto qua. Accompagni anche tu?-

-Ah… si. Sono lo spettacolo dopo. Sono in questa scuola da due anni e questo mio amico mi ha chiesto di accompagnarlo, è agitatissimo, la sua crisi isterica mi sta facendo diventare nervosa quindi mi sono dileguata. Tu sei appena arrivata?-

-Si- rispose togliendosi la giacca e posandola sulla sedia. La gonna nera e la maglia a mezze maniche azzurra le facevano intravedere il decolté, gli stivali ai piedi e il trucco leggero a differenza delle labbra color rosso fuoco –Senti, hai visto Paolo?- chiese. Allucinata lei scosse il capo

-Mi spiace, non lo conosco… è un insegnante?- Al cenno affermativo di Kagome, Karin sorrise –Allora sono tutti nella stanzetta adiacente, stanno parlando- disse

-Grazie, in bocca al lupo per dopo- disse e voltandole le spalle uscì dirigendosi nell’altra porta dove bussò ed entrò.

Al centro della stanza degli uomini stavano parlando a piccoli gruppi da due e tra di loro riconobbe la testa bionda di Paolo. Gli insegnanti, tra cui riconobbe qualcuno, la guardarono sorpresi. Il giovane che stava parlando con Paolo si girò e lei lo riconobbe subito.

I capelli raccolti in una coda bassa con un laccetto, i pantaloni neri, la camicia bianca coperta da una giacca sempre nera aperta sul davanti. Lo guardò negli occhi per qualche istante poi posò la sua attenzione sull’uomo che le si avvicinò agitato

-Kagome!! Meno male sei qui! Credevo davvero non venissi!-

-Beh, invece sono qua. Senti, vediamola di farla finita ok? Voglio andare a casa. Fammi parlare con questa tipa e dammi il pezzo così lo guardo un attimo- commentò

-Ma certo, vieni. Il pezzo ce l’ha lei. Vieni Inuyasha?- Lui assentì con il capo e li seguì nell’atra stanza dove chiamò una certa Maria.

Kagome vide davanti a se una ragazza più bassa di lei di almeno dieci centimetri, i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, gli occhi giada leggermente ansiosi, il vestito rosso che la faceva sembrare una bambola di porcellana e che risaltava la pelle incredibilmente pallida.

-Maria, lei è Kagome. Kagome, lei è Maria, la cantante di cui ti parlavo. Maria, ti ho trovato la pianista, sarà lei che ti accompagnerà- disse lui dopo la presentazione breve e coincisa

-Lei?- chiese guardando Kagome con cipiglio. La ragazza irritata la fissò dall’alto in basso. La credeva per caso una principiante? –Ma Paolo… Non hai detto che lo avresti fatto tu?- chiese

-Lo sai che se avessi potuto mi sarei astenuto… gli insegnanti non possono aiutare gli allievi- La ragazzina sospirò

-Almeno è adatta?- Kagome la fulminò e, anche se non lo vedette, sapeva che sulle labbra di Paolo e su quelle di Inuyasha si era formato un sorriso ironico, forse quello di Inuyasha era più un ghigno…

-Se non lo fosse non l’avrei chiamata, non credi?-

-Se lo dici tu- affermò poco sicura lei

-Senti ragazzina, mi hai rotto ok? Potrei benissimo tornarmene a casa, invece sono venuta a pararti il tuo bel culo d’oro, quindi… se ti vado bene è ok… altrimenti arrangiati, va bene tesoro?- asserì acida ma con un tono controllato Kagome. La giovane scrollò le spalle

-È ok. Questo è il pezzo- disse allungandole qualche foglio. Con la coda dell’occhio vide Karin uscire affiancata a un ragazzo più alto di lei e dinoccolato

-Siete dopo di loro, quindi vi consiglio di prepararvi. Kagome, è ok il pezzo?-

-Te lo so dire quando l’avrò finito di suonare- sbottò in risposta lei e guardandolo con un breve occhiata

-Ehi, un attimo… tu questo pezzo non lo hai mai fatto?- chiese –Paolo! Credevo avessi cercato qualcuno con una certa esperienza per questo pezzo! Se non l’ha mai fatto come può farcela!?- lo accusò Maria nel panico. Con sufficienza Kagome le voltò le spalle e si allontanò di qualche passo, abbastanza da non sentire la sua voce perforante e petulante

-Kagome?- Lei si irrigidì stringendo i pugni e lo guardò facendo un passo indietro. Vide alcune ragazze indicarlo e ridacchiare sognanti. Piccole stupide ragazzine…

-Che vuoi?-

-Sono contento che tu sia venuta… ce la farai?- Inuyasha assolutamente tranquillo e sicuro la guardò diritto negli occhi grigi marcati con la matita

-Ovviamente, ora sparisci che devo concentrarmi- Lo guardò sorridere e dirigersi verso Paolo. I muscoli della schiena si contraevano ad ogni suo movimento e le gambe fasciate dai pantaloni facevano intravedere i muscoli ben allenati. Anche se non vedeva quelli delle braccia, sapeva perfettamente com’erano: calde, forti, accoglienti, gentili… Scosse forte il capo e si riconcentrò sulla musica. Conosceva la canzone, era molto dolce anche se le parole non le capiva bene visto che era straniera… una volta era andata a vedere su internet il significato e ora ricordava quelle parole a stento

-Kagome?- Si voltò. Maria si stava stropicciando le mani con il viso basso. Fermando il tremito alzò lo sguardo con occhi sicuri

-Mi fido di te, ma devi giurarmi che farai del tuo meglio- Kagome fece un sorrisetto e annuì

-Lo farò- disse e strinse la mano protesa della giovane

-Bene, allora tocca a noi-

-Allora andiamo- commentò e la seguì fuori dalla porta

-Ragazze?- Si girò e Paolo sorrise

-Buona fortuna- disse. Kagome guardò Inuyasha che la guardò incoraggiante scandendo a chiare lettere “In bocca al lupo angelo” Gli voltò la schiena e sparì mentre la giovane cantante rispondeva per loro

-Ehi Kagome!- esclamò la giovane correndo per raggiungerla nel corridoio

-Si?-

-Quel ragazzo così bello… non è che ti fa il filo?- domandò maliziosamente

-No- rispose

-Ma che dici? Ti fa gli occhi dolci!- La guardò

-Quel “ragazzo così bello”, mi ha piantata per i soldi. Non farti ingannare dall’aspetto- sbottò acida. Maria si coprì la bocca con la mano spalancando gli occhi

-Oh…. Che bastardo!- esclamò

-Già, ben detto. Parole sante. Ora concentrati che tocca a noi- disse

-Ok- Dopo qualche secondo la guardò

-Maria?-

-Si?-

-Se ti tengo questa base come musica- commentò sventolando il foglio –Riesci comunque a seguirmi anche se cambio qualche punto?- Maria la guardò dal basso verso l’alto e alzò il sopracciglio

-Fa pure, ma non esaltarti-

-Ok- Improvvisamente la giovane venne scossa da un brivido e spalancò gli occhi color smeraldo

-Tocca a noi- sussurrò

-Sei pronta?- chiese lei guardandola tremare leggermente. La ragazzina si riscosse e alzando il mento altezzosa raddrizzò la schiena rilassandosi

-Ovviamente- rispose aprendo la porta. Con passi leggeri Kagome la raggiunse al centro del palco e notò una lunga tavolata nascosta e al buio che prima non aveva notato dove erano sedute parecchie persone: i giudici.

Improvvisamente un luccichio attirò la sua attenzione e con meraviglia, Kagome voltò lo sguardo. Posizionato al centro del palco e illuminato da un riflettore in modo che fosse visibile a tutti, la giovane notò un pianoforte a coda color bianco perla. Quasi tremando lo raggiunse. Era bellissimo. Allungando una mano tremante sfiorò la superficie fredda e liscia, seguendo la dolce linea della coda, lungo il fianco, fino ad arrivare al coperchio che nascondeva i tasti bianchi e neri, un contrasto talmente bello e semplice, ma al contempo così complicato, che le sembrò di averlo davanti agli occhi. Lo sfiorò con lentezza e dolcezza risentendo improvvisamente alla base dello stomaco e all’altezza del cuore un completamento.

Come aveva potuto, come aveva solo pensato di poter stare lontana a uno strumento talmente bello e perfetto? Come aveva solo osato pensare di non risentire quella completezza che era così famigliare?

-Kagome?- Il sussurrò di Maria la riportò alla realtà e con uno scatto la guardò.

Ah già, doveva suonare il pezzo per lei…

Riguardò il pianoforte e gli si posizionò davanti appoggiando lo spartito ordinatamente sul ripiano, poi, con grazia, si sedette e, con delicatezza estrema, alzò il coperchio rivelando quel disegno di tasti e di colori contrastanti posti come li ricordava. Sospirando si concentrò e guardò Maria negli occhi che annuì prendendo il microfono con la destra. Kagome guardò le note e tutti i piccoli appunti scritti a macchina e ricordò tutte le lezioni di teoria e quei pomeriggi interi suonando per puro divertimento sulla pianola o alle lezioni di Paolo. Chopin, Mozart, Schumann… e si, anche quel Beethoven! Posizionò le mani improvvisamente sicura di quello che avrebbe fatto, come se non si fosse allontanata in quei tre anni da quel suono e lasciò scivolare le mani sulla superficie fredda.

Due battute, accordo di quarta di La maggiore, il diesis e via con la musica che prendeva forma, plasmata della sue mani piccole e agili che si muovevano sicure mentre crescevano d’intensità

 

Tu non rispondi più al telefono
E appendi al filo ogni speranza mia
Io non avrei creduto mai di poter
Perder la testa per te

 

Pausa, un solo secondo e poi via, in levare, diesis accordo nella sinistra, la mano destra che lasciava intravedere un momento di suspance per poi correre via

 

All'improvviso sei fuggito via
Lasciando il vuoto in questa vita mia
Senza risposte ai miei perché adesso
Cosa mi resta di te

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Eccola, l’esplosione. L’adrenalina che ti scalda le vene, che ti fa vibrare le membra. Il simbolo della velocità, dell’intensità e della forza sotto lo spartito che ti incitano, che urlano, che smaniano la libertà, l’aria, la vita e tu non puoi fare altro che aumentare il ritmo, semplicemente… Anche Maria, quasi come se fossero legate da un filo, sembrò percepire i suoi stessi pensieri poiché sganciò il microfono e con enfasi ricominciò a cantare, con forza, con vigore, come se ci fossero solo loro due

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione che mi
Liberi l'anima

 

Incatenata a notte di follia
Anche in prigione me ne andrai per te
Solo una vita non basta
Per me

 

 La pausa di Maria corrispondeva ad altre sue battute spostandosi lentamente verso le note più acute. Accordo, pausa, via al levare e nota lunga due movimenti. Battere, levare… via…

 

E anche l'estate ha le sue nuvole
E tu sei l'uragano contro me
Strappando i sogni nei giorni miei te ne sei
Andato di fretta perché

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è vita per me, più
Non c'è altra ragione per me

 

Dall’ultima nota fece slittare il dito velocemente per tutta la lunghezza della testiera e ricominciò ancora più scatenata mentre la giovane cantante si muoveva sul palco tranquillamente e fermandosi di botto poggiando un mano sul diaframma

 


Se esiste un Dio no può scordarsi di me anche se
Fra lui e me c'è un cielo nero nero senza fine
Lo pregherò, lo cercherò e lo giuro ti troverò
Dovessi entrare in altre dieci cento mille vite

In questa vita buia senza di te sento che
Ormai per me sei diventato l'unica ragione
Se c'è un confine nell'amore giuro lo passerò
E nell'immenso vuoto di quei giorni senza fine
Ti amerò

 

Pausa. Lento, con calma… accordo di La minore… i tre diesis e di nuovo il Do… le emozioni che le scorrevano lente mentre il sangue le scorreva nelle vene lento e regolare. Il battito del cuore era furioso contro il suo petto. Accordo nei tasti bianchi e pausa nella destra, accordo nella destra e via con la sinistra. Incrocio, lento, fine, regale… La voce di Maria tornò a invaderle la mente, piano, tranquilla, come se non avesse fatto nessuno sforzo.

 

Come la prima volta a casa tua
Ogni tuo gesto mi portava via
Sentivo perdermi dentro
Di te

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione per me

 

Finale. Schiacciò il pedale e con un ultimo, lento e dolce accordo, concluse. Rimase immobile, finché anche l’ultimo eco non si fu dissolto nell’aria. Staccò le mani leggermente affannata e regolarizzò il respiro. Incrociò gli occhi smeraldo di Maria in attesa di qualche cosa, qualsiasi cosa…

Un eco di applausi che si trasformarono in uno fragoroso in pochi istanti le fece sobbalzare mentre guardavano il pubblico che applaudivano forte fischiando. Maria cominciò a ridere felice e Kagome sorrise di rimando alzandosi in piedi. Paolo aveva avuto ragione: quella ragazza aveva talento e forse, se non ci fosse stata lei, lo spettacolo non sarebbe stato altrettanto spettacolare.

Maria era stata grande.

Vide i giudici annuire e iniziare a scrivere indicandola con un cenno del capo e Maria continuare ad inchinarsi senza che gli applausi si fermassero. Con un sorriso e una scrollata di spalle rilanciò un ultimo sguardo al pianoforte e dandogli le spalle, si allontanò dal palco. Aprì il portone e lanciò di nuovo uno sguardo a Maria contenta. Uscì all’aria fredda e la respirò a pieni polmoni.

Era stato… stupendo, fantastico, emozionante…

Fece alcuni passi verso la macchina

-Kagome?- Si voltò e incrociò quei profondi e penetranti occhi neri

-Kujimawa…-

-Perché alla fine hai deciso di suonare?- Lo guardò

-Perché mi sarei sentita in colpa- rispose sinceramente. Gli voltò le spalle allontanandosi ma la voce di lui la fermò di nuovo ma, questa volta, non si girò

-Sei stata bravissima-

Kagome sentì qualche cosa invaderle il cuore, come un calore remoto e ancora troppo piccolo per capire cos’era.

Ricominciò a camminare e svoltò l’angolo con ancora la sensazione di quegli occhi neri sulla sua schiena.

 

***

 

ANTICIPAZIONE!

 

E dal capitolo 12- Riavvicinamento?

 

[…]

-Beh, buona lezione Kagome- disse mestamente voltandole la schiena per dirigersi al suo banco

-Buona lezione… Sango- rispose Kagome

[…]

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12- Riavvicinamento? ***


Avete visto?? Non me ne sono dimenticata! Ed ecco qua il 12 cap che inaugura l’inizio della scuola (porca paletta!). quindi “ciao ciao” vacanze e Estate e “mal arrivata” maledetta scuola! Ok, dai, un minimo di voglia ne ho..ma proprio un minimino!!

Ok, rispondiamo alle vostre recensioni per dare poi spazio alla storia!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! mi dispiace davvero per la scorsa settimana..non so davvero come sia potuto succedere!!! Dai, era ovvio che andasse a suonare!! È pur sempre Kagome no?? È da Inuyasha che ci si aspetta il contrario con il carattere che si trova xD per lo spoilerino mignon..eh, quelli sono davvero un problema per me, non so mai che metterci!! Alla prossima settimana (doh!)

 

pIcCoLaKaGoMe92: non so come o fatto a dimenticarmene davvero..forse qualcuno mi aveva posseduta..di certo è per quello! Non vedo altre soluzioni!! xD non so perché ma sono bravissima a fare di Inuyasha un vero cretino..anche se anche nel manga è un po’ tonto..quindi tranne le fattezze umane non è esattamente OOC vero?? Grazie della rec!

 

damychan: oh, non preoccuparti per le rec..dopotutto non posso mica pretendere da voi lettori i miracoli! Anche se le vostre recensioni le adoro! Cmq dai, per la mia gaffe della scorsa settimana hai dovuto aspettare solo 6 giorni! Per Kagome..beh, diciamo che subito non ci si è abituati...e nemmeno io ero subito molto convinta, però continuando a scrivere l’ho trovata famigliare come prima! Alla prossima settimana!

 

smartina86: eh si.. il mio monumento avrà una didascalia “anche i miti si dimenticano”..evviva la modestia, si lo so xD diciamo che questo fantomatico personaggio è più una cosa del tipo “Inuyasha..fatti venire i sensi di colpa +___+” sono sadica con lui..credo che mi voglia un po’ a male! Diciamo che certe cose al nostro eroe vanno ripetute molte volte con il labiale... credi capirà?? Grazie della rec!

 

pretty:  xD si dovevi vedere la scena! Io che guardo mia sorella e le chiedo con un dubbio atroce che giorno è..lei mi guarda..mi risponde..io sbianco..e fuggo al pc! Dai era ovvio che avrebbe suonato no?? Stiamo parlando di Kagome! xD i due gemelli mi piacciono molto e devo dire che un po’ li ho presi da Host Club come carattere! Grazie della recensione!

 

ka chan: la scorsa canzone è della Laura Pausini (ma va?) e si intitola “non c’è”, stupenda canzone..l’ho ascoltata per giorni e giorni..mi ha totalmente rimbambita! Per Sango e Kagome ti posso solo dire di continuare a leggere la storia..vedrai che le sorprese saranno molte (o almeno spero). Grazie e alla prossima!

 

Kagome_chan89: davvero Ilaria?? Cavolo, ma neppure a farlo apposta! Ho delle doti da preveggente non pensi? Si Inuyasha è un vero e proprio tonto, ma per sapere di Sango, Kagome e co. posso solo dirti di leggere questo cap e i prossimi che verranno (ma lo farai senza che te lo dica vero?? xD). Per le mail devi proprio scusarmi ma per finire i compiti gli ultimi giorni sono un po’ presa, comunque se hai msn facciamo prima! Grazie della recensione e alla prossima settimana!

 

pillo: effettivamente hai ragione! Non glielo aveva mai detto! Cavolo…ha dovuto aspettare tre anni e quasi 50 capitoli!! Sono contenta che sia riuscita nell’intento di esprimere l’eccitazione e la suspance..effettivamente è un pezzo che mi piace molto, soprattutto quando lei prima di suonare fissa il piano. Sono felice per i tuoi esami, continua così! Alla prossima!!

 

nickyxx91: per le rec non è un problema e poi ti aspetto con piacere! Sono contenta che hai passato gli esami (e poi è la cosa importante questa!). Grazie dei complimenti ^-^ non saprei come fare senza!! Per la pace generale posso solo dirti di..leggere leggere leggere!!!xD Alla prossima recensione!!

 

Bchan: hai visto? Beh dai, si parla di Kagome! Il richiamo è troppo forte xD grazie della rec!

 

E ora buon capitolo a tutti!!!

 

***

 

Capitolo 12

       Riavvicinamento?

 

Era forse piacere quello che aveva provato? Si, non c’erano dubbi, non poteva essere altrimenti. Di tutte le altre alternative affiorate durante la notte, quella era sicuramente la meno pericolosa. Ovviamente rimuginare su certe cose non era più da lei, ma non poteva fare a meno di crogiolarsi sulle sensazione della sera prima.

I tasti sotto le sue mani, la melodia che si diffondeva ad un suo semplice comando, le vecchie abitudini… era tutto lì, nella sua testa.

Le sembrava ancora impossibile. Come aveva potuto dimenticare quelle sensazioni che le avevano scosso l’animo più di una volta in passato? Le sembrava che qui tre anni non fossero mai trascorsi, come se fosse passato un solo giorno all’ultima lezione con Paolo.

Anche con Lui era così, anche con Inuyasha.

Era davvero così debole la sua volontà? Beh, colui che aveva detto “La volontà umana è debole” aveva avuto proprio ragione. Nessuno gli aveva mai dato un premio Oscar?

 

Giovedì. Ore 7.45

-Kagome!- Bene, spariamoci.

-Si?-La giovane si voltò e Karin, accaldata per la corsa e, probabilmente, per l’eccitazione, la fissò con occhi illuminati mentre le gote le si arrossavano. Kagome assunse la sua espressione più innocente sperando, e pregando mentalmente, che la compagna di classe avesse un minimo di tatto e tacesse su ciò che era successo la sera prima.

Speranza vana

-Ti ho sentita! Sei stata bravissima! Tu e quella ragazza siete riuscite a mandare me, e tutta la platea, in un brodo di giuggiole! Dio Kagome, la tua interpretazione è stata così… così… e poi suonavi in modo divino, dico davvero! Dì la verità… ti esercitavi di nascosto eh?- chiese. Sango, a pochi metri di distanza, si voltò a guardarle sorpresa e si avvicinò al banco di Kagome che alzò gli occhi al cielo esasperata.

Ottimo, perfetto, stupendo!

-Di cosa state parlando?- domandò guardando Karin curiosamente

-Oh Sango, avresti dovuto esserci! Ieri sera Kagome è stata bravissima!- rispose eccitata

-Ehi, come mai così agitata? Higarashi?- Kasuke si avvicinò seguita dal gemello e affiancarono le due giovani in piedi davanti a Kagome che scrollò le spalle

-Non è successo niente- commentò cercando di chiudere il discorso

-Che modesta che sei Kagome! Ieri sera a teatro c’è stata una specie di concerto organizzato dalla mia scuola di musica e Kagome ha accompagnato una ragazza suonando il pianoforte e sono state… spettacolari! La ragazzina aveva una voce meravigliosa e Kagome… lei è stata magnifica! Alla fine eravamo tutti talmente impressionati che ci abbiamo messo qualche istante per riprenderci! Gli applausi sono durati minuti interi... eravamo tutti talmente emozionati!- Sango fissò Kagome spalancando gli occhi blu

-Hai ripreso a suonare- mormorò gioiosa

-No- la bloccò lei –Mi hanno solo chiesto un piacere che non ho rifiutato… la cantante in questione aveva l’accompagnatore indisposto e gli insegnanti non possono sostituire gli allievi. Io non ho fatto niente- ripeté seccata –comunque sta per suonare la prima ora quindi… raus!- ordinò indicando i loro banchi

-Sono contenta- disse Sango appena i compagni si furono allontanati. Kagome la vide sorridere e appoggiarsi allo schienale della sedia davanti a lei

-Perché?- chiese alzando il sopracciglio

-Dicevi di non volere suonare mai più, invece alla fine sembra tu abbia ritrovato quella antica passione. Chissà, forse allora tu riuscirai a perdonarmi e noi due torneremo amiche- disse. Kagome sospirò abbassò leggermente gli occhi al banco senza sapere cosa ribattere –Sono disposta ad aspettare Kagome, tutto il tempo che vuoi, e che ci metterai, per perdonarmi. Non sai quante volte mi sono rammaricata ripensando a quei mesi… mi dispiace Kagome, mi dispiace infinitamente- concluse. Kagome la guardò negli occhi poi sospirò

-Non credo accadrà mai- disse. Sango sorrise

-Non lo decidi tu Kagome, tu puoi solo ammettere la verità che, a mia parere, è la cosa più difficile in assoluto- commentò

-È come dici tu, probabilmente. Ma di una cosa sono certa: non accadrà ora- Abbassò gli occhi al libro segno che per lei il discorso era chiuso.

Sango la guardò per lunghi momenti cercando qualche cosa da dire senza però trovarne alcuna. La consapevolezza di essere così impotente la schiacciava come un macigno, un peso all’altezza dello stomaco.

-Alla fine avete fatto la parte strumentale? Domandò di punto in bianco Kagome. Sango sobbalzò leggermente e la guardò con aria interrogativa poi si riscosse

-Oh, quello! Si, l’abbiamo finita. Dopo che Karin e Daysuke hanno smesso di punzecchiarsi ci siamo messi al lavoro e, dopo un secolo, siamo riusciti a farla e ad arrangiarla un po’- rispose –Dobbiamo fartela sentire, poi se vuoi puoi metterci le mani tu dandoci un po’ di tuo- propose

-Vedremo. Quando si prova?-

-Oggi pomeriggio non ce la faceva nessuno. Se tu hai tempo ci si può incontrare domani dopo le lezioni, come ieri-

-Credo si farcela, non dovrebbero esserci problemi- Sango annuì

-Così proviamo insieme… al massimo mentre noi in aula di musica ci mettiamo a posto con gli strumenti tu puoi venire qua con uno dei gemelli e scaldarti la voce-

-Sarebbe bello, domani poi decideremo- La campanella suonò e Kagome iniziò a sfogliare il libro di Tedesco soffermandosi sui vocaboli. Sango fissò i compagni andare ognuno al proprio posto e si stropicciò le mani: avrebbe voluto continuare a parlare ancora un po’ con lei!

-Beh, buona lezione Kagome- disse mestamente voltandole la schiena per dirigersi al suo banco

-Buona lezione… Sango- rispose Kagome esitando sul nome della ragazza, senza sapere se fosse una buona idea. La giovane sentendosi chiamare per nome si voltò di scatto verso di lei spalancando gli occhi: l’aveva chiamata per nome, le labbra di Kagome avevano pronunciato il suo nome!

Con un sorriso ebete sul volto andò a sedersi. Non c’era che dire: quella era proprio una giornata stupenda!!

 

Appena varcò la porta di casa sapeva già cosa avrebbe fatto quel giorno dopo lo studio: sarebbe andata a teatro. Non solo per riprendersi la giacca che aveva scordato la sera prima, ma anche per riprovare le sensazioni che l’avevano scossa a tal punto da non riuscire a stare concentrata durante le lezioni. Aveva bisogno di risentire i tasti sotto la punta delle dita. Era una sensazione talmente impellente che le sembrava di essere in astinenza, come se fosse soggetta dalla droga, non sapeva a cos’altro definirla. Sapeva che suonando avrebbe rischiato di tornare sulle sue decisioni, come era successo con Sango, ma non riusciva a farne a meno e non avere il controllo di se stessa era una delle poche cose che la mandavano in bestia! Comunque doveva sbrigarsi a studiare altrimenti avrebbe lasciato l’argomento a metà

-Sono a casa!- esclamò richiudendo la porta dietro di se togliendosi le scarpe

-Bentornata tesoro- la salutò la madre raggiungendola alle scale –Tuo fratello è in camera sua a studiare e mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo appena tornavi, visto che ieri sera non vi siete visti voleva salutarti-

-Ah, ma certo! Corro subito- disse e voltando le spalle alla madre andò al piano superiore dove appoggiò nella sua stanza la cartella e, velocemente, bussò alla camera del fratello

-Avanti- La aprì ed essa cigolò sui cardini. Sorrise nel vedere il fratello chinato sui libri in mezzo al disastro qual’era la sua stanza.

Il letto era disfatto dalla mattina, il pigiama era buttato malamente su una sedia in un angolo, il comodino era munito di una piccola bajour accanto ad una radiosveglia che indicava a chiare lettere l’ora in verde, la finestra spalancata dava alla fiancata della casa e illuminava l’armadio a due ante e il mobiletto su cui erano appoggiati tutti i libri e quaderni di scuola. Il tutto era circondato da pensiline su cui erano appoggiati i robot di suo fratello che facevano penzolare le gambe nel vuoto: la passione per quei cosi non aveva ancora lasciato il fratello…

-Sorellina!!- Sota mollò la matita e scattò in piedi correndo verso di lei e abbracciandola con slancio facendosi stringere e lasciandosi baciare la guancia con affetto

-Ciao Sota… allora, com’è andata la gita? Il mare com’era?- si informò. Lui sorrise e iniziò a raccontarle tutto quello che era successo in quei giorni, dal viaggio di andata a quello di ritorno continuando a gesticolare e sorridendo quando riusciva, con una battuta o una situazione, a fare ridere la sorella.

Kagome annuiva e rideva di tanto in tanto, seguendo il discorso del fratello e commentando ogni situazione facendogli poi domanda sui luoghi visitati. Tutto nella norma insomma!

-Ah! Ho un regalo per te!- esclamò lui tutto d’un tratto alzandosi in piedi dirigendosi verso la scrivania facendola sobbalzare.

Oddio, un regalo? Non si facevano mai regali, tranne per i compleanni e il suo era passato da un pezzo, senza contare che le aveva regalato un buonissimo profumo che custodiva gelosamente in camera sua, allora perché gliene aveva fatto uno??

-Sota, per il mio compleanno mi hai regalato un profumo buonissimo, perché mi hai fatto un regalo?- Lui la fissò sbuffando seccato ricominciando a frugare richiudendo poi il cassetto

-Un fratello deve attendere occasioni speciali per viziare la sorella un po’??- chiese

-No ma…-

-Eddai Kagome, non discutere per una volta!- la rimproverò lui allungandole un pacchettino grande poco più del suo palmo –Tieni, spero ti piaccia- disse sedendole accanto trepidante. Kagome osservò il regalo.

Era rettangolare e la carta che lo avvolgeva era bianca e azzurra, a Kagome ricordò i colori del mare. Gli sorrise e lo aprì attenta a non rovinare la carta. Fece scivolare sul suo palmo una custodia blu con la scritta “Selecta” in rilievo. Accigliata guardò il fratello, quella non era una marca molto conosciuta, ma non era di certo alla portata economica di un ragazzino! Aprì la custodia e trattenne il fiato emozionata.

Fissati ad un morbido cuscinetto bianco facevano bella mostra di se una collanina corta, come ciondolo una conchiglia bianca incastonata ad una più piccola blu e un braccialetto con tanti, minuscoli pendenti raffiguranti conchiglie e stelle marine, tutti rigorosamente in blu e bianco.

Erano semplicemente meravigliosi.

-Sota! Sono… bellissimi! Ma dove li hai trovati?- chiese fissandolo con occhi sbarrati. Il ragazzino sorrise imbarazzato

-Oh beh… quando li ho visti nel negozio ho pensato subito a te e mi sono piaciuti immediatamente, così… sai, ogni giorno ci lasciavano qualche ora libera e così un giorno ci siamo ritrovati davanti al negozio io e Kohaku…-

-Ok, ma i soldi? La “Selecta” non è all’altezza economica di due bambini!- Sota arrossì ancora di più

-Non dirlo alla mamma ok? Diciamo che ho… lavorato in quel negozietto per qualche giorno incartando regali- spiegò

-Cosa!? Il proprietario ha fatto lavorare un minorenne??-

-Due- precisò lui

-Anche Kohaku!? Ma siete impazziti voi due?? Non dovevate nemmeno pensare ad una cosa del genere! Sei un bambino Sota, non puoi lavorare!-

-Ma non è come credi tu! Il proprietario è un anziano signore e io e Kohaku ci siamo solo offerti di dargli una mano! Non stavamo pensando di ricattarlo, solo che alla fine, quando dovevamo tornare a casa, lui per ringraziamento ci ha detto di prendere un oggetto che ci piaceva e io ho pensato a te così… io e Kohaku non abbiamo fatto nulla di male!- si giustificò deciso e rosso in viso. Kagome sospirò e gli scompigliò i capelli

-Ok, questa volta passi, ti perdono, e non diremo nulla alla mamma, però Sota giura che non lo farai mai più- disse

-Giuro- assentì posandosi una mano sul cuore. Lei sorrise e gli scoccò un bacio sulla fronte

-Bravo il mio fratellino- commentò rilassata –Sono stupendi comunque, grazie- Lo vide sorridere e ricambiò –Su…- iniziò risoluta –aiutami a metterli- Lui annuì e con le piccole dita armeggiò con le chiusure

-Ti stanno bene Kagome- commentò lui soddisfatto guardandola. Lei si scostò una ciocca nera dal viso e i pendenti tintinnarono

-Li adoro!- ripeté ridendo piano. Lui annuì

-Ora però è meglio che studi, chi la sente se no la prof domani!- Lei annuì

-Si, devo andare anche io- disse andando alla porta e aprendola

-Sorellina?- Lei lo guardò interrogativa –Ti voglio un mondo di bene- Kagome sorrise

-Anche io Sota- Lanciò una occhiata in tralice alla stanza e ironica aggiunse –Ma se metti a posto la camera te ne voglio molto di più- Lui annuì scoppiando a ridere e lei richiuse la porta alle proprie spalle. Si chiuse in camera pronta a studiare la seconda guerra mondiale che non era di certo il suo argomento preferito.

Suo fratello era stato irresponsabile, ma sapere che lo aveva fatto per lei la faceva sentire felice… Si sedette alla scrivania e finalmente, dopo 90 minuti dal suo arrivo a casa, riuscì ad aprire il libro.

 

Inuyasha concluse di leggere il fascicolo su un nuovo progetto e firmandolo pensò alla serata prima.

La sua Kagome era, per un momento, tornata fuori, per un piccolissimo istante l’aveva rivista, lì, seduta davanti a quel pianoforte, sotto gli occhi di tutti, mentre trasformava note e parole in una melodia bellissima e dolce. Aveva si e no sentito le parole della cantante tanto era stato preso da quella visione: il riflettore puntato su Kagome, le mani che scorrevano sicure su quella tastiera incuranti della lontananza che li aveva separati, la schiena diritta su cui ricadevano i capelli color ebano che avevano ormai perso le sfumature rosse, gli occhi concentrati sulla musica un momento e l’altro istante chiusi, così bella, determinata, coraggiosa. Quella era Kagome, la sua stupenda Kagome

-Mi scusi?- Inuyasha alla voce della propria segretaria alzò lo sguardo di scatto e lei gli sorrise imbarazzata –Non ha risposto quando ho bussato, così sono entrata-

-Ok- rispose bruscamente poi, sospirando, si passò una mano sul viso –La prego, mi scusi, è che ho molti pensieri per la testa- confidò –Comunque, ha bisogno di qualche cosa?- domandò

-Ha finito di leggere il documento che le ho portato?- si informò

-Certo, eccolo. L’ho firmato- disse allungandoglielo. Lei annuì e lo prese sfiorandogli la mano e si diresse all’ultima pagina controllando la firma. Aggirò la scrivania portandosi dietro a Inuyasha e si piegò aprendo il primo cassetto trovandosi all’altezza dell’orecchio di lui

-Si è scordato il sigillo- mormorò e le ciocche di capelli andarono a sfiorargli il collo. Inuyasha impassibile fissò davanti a se mentre sentiva le labbra carnose della donna scendergli lungo il collo. Diede una occhiata alla donna che aveva gli occhi chiusi e gli aveva cinto il collo con un esile braccio mentre la scollatura della maglia gli faceva intravedere una porzione del seno prosperoso bianco e liscio. Le prese il braccio scostandola gentilmente e, con tutta la pazienza che disponeva, la allontanò

-Si ricordi che lei è solo la mia segretaria, quindi la pregherei di portarmi rispetto e di avvicinarsi solo se riguarda il lavoro- disse freddo facendo una leggera pressione sul braccio. Lei, per nulla intimorita, si alzò in punta di piedi sfiorandogli le labbra e aderendo con il corpo a lui.

-Se ha bisogno di qualunque cosa la prego, mi chiami pure- sussurrò soffiandogli provocante sulle labbra. Si allontanò e, fascicolo sotto braccio, aprì la porta facendosi poi da parte –Buon giorno signore- Miroku le passò di fianco entrando nell’ufficio e la donna se ne andò, richiudendo la porta.

Il nuovo arrivato, guardò la porta per lunghi momenti poi, passò gli occhi blu su quelli neri di Inuyasha alzando teatralmente il sopracciglio facendo sospirare pesantemente l’amico

-Lo ha fatto?- chiese. Lo sbuffo rassegnato di Inuyasha lo fece scoppiare a ridere –Non ci posso credere!-

-Evita Miroku, ti prego-

-Posso sedermi o rischio un conato di vomito!?- chiese colto da una nuova ondata di ilarità

-Non abbiamo fatto nulla brutto cretino!- esclamò Inuyasha indignato. L’amico scosse il capo divertito sedendosi –Non credevo di fare questo effetto alle donne più grandi di me- confessò accigliato

-Bah! Quindi sei riuscito a bloccarla prima che la situazione precipitasse eh?-

-Già. Devo dire che non è esattamente il mio tipo… sexy certo, ma nulla di più- Miroku sghignazzò

-Ah certo… il tuo tipo è una ragazza di mia conoscenza, molto carina e con i capelli color della notte… per caso il suo nome è Kagome Higarashi?- Inuyasha lo fulminò –Ah, se penso che se tu non avessi fatto il cretino forse in questo istante sareste insieme felicemente fidanzati… e chissà, forse anche sposati-

-Chiudi la fogna Miroku- ringhiò

-Ohi… rinfodera gli artigli Inuyasha, è stata una battuta infelice detta senza essere pensata- si giustificò

-Senti, dimmi cosa vuoi così io posso continuare il mio lavoro, voglio finire tutto prima della prossima ora- commentò spiccio Inuyasha

-Ma le tue 8 ore sono passate da un pezzo!-

-Non ho voglia di portarmi il lavoro a casa… allora?- chiese impaziente

-Sango mi ha chiamata…- cominciò lui

-Come tutti i pomeriggi?- lo prese in giro l’amico

-Taci una buona volta Inuyasha!! Allora insomma, mi ha chiamato e tutta eccitata mi ha confessato che oggi in classe una sua compagna di classe le ha detto che ieri sera Kagome ha suonato al pianoforte facendo una esibizione spettacolare!! Ti rendi conto!? Volevo darti io la notizia, per questo sono corso subito qua- spiegò gonfiando il petto. Inuyasha ghignò

-Spiacente di deluderti amico mio… ma lo sapevo già- Lo guardò abbassare le spalle –E se è tutto quello che devi dirmi…-

-Ma come lo sai?- domandò Miroku senza prestargli attenzione. Inuyasha sospirò e spostò la sua attenzione dal computer all’amico

-Ieri sera ero presente. Quando Paolo ha offerto a Kagome di suonare c’ero pure io… solo che subito lei aveva detto di no ma io, tanto per controllare, ci sono andato comunque e infatti è venuta. Contento? Ora per piacere…-

-E…? Com’è stata? Com’è andata?- si informò Miroku senza prestargli di nuovo attenzione

-Come vuoi che sia andata Miroku? Lei è stata… è stata…-

-Si?- domandò alzando il sopracciglio guardando Inuyasha posare la fronte sulle braccia incrociate sulla scrivania

-Era bellissima, stupenda, meravigliosa, eccezionale, magnifica…-

-Ok, ok, ok! Non hai mai visto nulla di così bello in vita tua! Respira, riprenditi!- Inuyasha scosse il capo e posò i suoi occhi neri su quelli blu dell’amico

-No Miroku, non capisci, non puoi capire! Lei era lì, talmente bella e irraggiungibile mentre rivedevo dopo 3 lunghi anni, per la prima volta, Kagome, la mia Kagome. La ragazzina di Amsterdam con un sogno che ora non esiste più, per colpa mia! E mentre la guardavo Miroku, mi sono reso conto di tutto quello che le ho fatto, rendendomi conto del mio errore immenso e di come lei sia stata male per il mio tradimento. Ma la cosa più terribile Miroku, non è stato capire, ma bensì, prendere consapevolezza che mentre io rimanevo indietro con l’immagine della mia Kagome, lei è cresciuta, è andata avanti, con fatica certo, ma ce l’ha fatta, costruendosi una nuova vita… una vita dove io non esisto- disse, le mani strette in pugno –Eppure, eppure mentre ieri sera suonava, ho come avvertito nella sua musica una nota bassa, triste… una faccia nascosta che mi ha lasciato sconvolto, senza parole. Non so cosa fosse ma in quel momento, quando me ne sono reso conto, ho capito che non ce la farei mai a vivere senza di lei. non voglio che lei mi escluda dalla sua vita, poiché lei è troppo dentro la mia… farò di tutto per abbattere quel muro che mi divide da lei, non mi interessa se soffrirà, se non vuole… io la farò tornare da me- disse con lo sguardo deciso e fiero. Miroku sospirò e scosse il capo

-Se lei non ti vuole, tu non puoi costringerla-

-Credo piuttosto che a dispetto di tutto quello che lei dice, dentro di se prova ancora qualche cosa. Devo solo fargli tornare fuori quel sentimento-

-Bah… senti Inuyasha, io non so cosa fosse quello che hai sentito ieri sera a quel concerto… ma sappi che se giochi bene le tue carte forse, e attento perché ho detto forse, non è tutto perduto- disse

-Che cosa intendi dire Miroku?- domandò interessato l’amico guardandolo con attenzione

-Intendo dire che c’è una cosa riguardo la telefonata di Sango che non ti ho ancora detto- Guardò Inuyasha e riabbassò lo sguardo sulle proprie mani –Sango non era solo eccitata per il fatto che Kagome abbia ricominciato a suonare, ma anche per quello che le ha detto questa mattina a inizio lezioni-

-Ovvero?-

-Kagome ha chiamato Sango per nome ed è riuscita a fare con lei un discorso pacifico senza che la mia ragazza rischiasse la decapitazione. Sai che vuol dire Inuyasha? Te ne rendi lontanamente conto?- Si fissarono per lunghi istanti finché Inuyasha scattò in piedi raccogliendo le sue cose

-Andiamo a casa mia e intanto… spiegami tutto quanto, dall’inizio alla fine!- Miroku annuì dirigendosi alla porta

-Ok, a proposito, mio padre vuole comprarmi una nuova cabriolet, come se non ne avessi già due… tu ne vuoi una delle due che già possiedo? Dopotutto tu sei sprovvisto di macchina- Inuyasha lo fissò

-Beh, in effetti si-

-Allora è deciso, te la do la prossima settimana o la fine di questa. Vuoi quella nera o quella metallizzata?-

-Quella nera ovviamente- asserì lui richiudendo la porta dell’ufficio alle proprie spalle

-Hai sempre avuto un debole per quella vero? Comunque aggiudicato. È tua- confermò Miroku soddisfatto mentre Inuyasha annuiva approvando in pieno lasciando, almeno per quel giorno, l’edificio.

 

Kagome uscì di corsa annunciando che per l’ora di cena avrebbe rincasato quindi, con passo affrettato, alle 17.20 la ragazza si stava dirigendo a teatro. Quel giorno tirava una leggera arietta che le rovinava l’acconciatura facendole ricadere sul viso qualche ciocca di capelli sfuggiti dal complicato chignon, ma questo non la fermò ad indossare una gonna a pieghe sopra il ginocchio e una maglia nera con le spalline: aveva pur una reputazione da difendere! Senza rendersene conto arrivò davanti al teatro trepidante per l’attesa snervante. Varcò la soglia e ringraziò mentalmente chiunque che il teatro fosse aperto. Si diresse a passi leggeri verso la biglietteria e l’uomo che stava dietro al bancone leggendo tranquillamente il giornale, le fece subito una buona e piacevole impressione.

Sembrava quasi un bel quadro e rompere quella quiete la faceva sentire leggermente a disagio.

Schiarendosi la voce e facendo un passo avanti attirò l’attenzione dell’uomo su di se. Scostò il giornale che appoggiò vicino a lui e Kagome poté avere piena visuale di lui e lui di lei. Lo vide sorridere dietro gli occhiali a mezzaluna mentre gli occhiali andarono a fare compagnia al giornale aperto sulla politica.

Era anziano, le rughe intorno agli occhi e sulle mani ossute erano piccole e quasi infinite, come se fosse un oggetto antichissimo d’antiquariato che aveva intorno a se quell’aura di sapienza infinita ma che era comunque… vecchia.

Era molto alto e magro, i capelli grigi pettinati con cura e gli occhi di un bel nero: da giovane doveva essere stato molto bello.

Lo guardò alzarsi dalla sedia con lo schienale alto in legno imbottito con un cuscinetto e poté notare il suo abbigliamento composto da una curata camicia arancione  e una cravatta nera in tinta con i pantaloni lunghi di tela. Il tutto senza una mezza piega.

-Buon pomeriggio signorina- la salutò cordialmente –In cosa posso esserle utile?- domandò. La voce era pacata e gentile, cordiale e dolce, come un cucchiaino di miele gustato per la prima volta. Non c’era più nessun dubbio: da giovane era stato proprio un bell’uomo.

-Buon pomeriggio anche a lei signore. Ieri sera ero qua al concerto e mi chiedevo se potesse aiutarmi- disse gentilmente

-Ah, era qua pure lei? Devo dire che mi ha toccato molto l’esibizione di ieri sera, non trova? Credo che la vincitrice si sia meritata tutti gli applausi e più, dopotutto ha cantato talmente bene che ha ammutolito tutti nella sala, ma devo ammettere che senza l’accompagnatrice non avrebbe mai fatto un tale successo- confidò. Kagome abbozzò ad un sorriso

-Purtroppo non ho potuto assistere alla premiazione, può dirmi chi ha… vinto?- Lo vide pensarci qualche istante per poi sorridere

-Una certa… Maria Claire. Ha cantato una canzone italiana… non ricordo di preciso il titolo. Comunque aveva dei bellissimi capelli biondi e degli occhi verdi davvero luminosi- Kagome sorrise arrossendo un po’

“Allora ce l’hai fatta Maria…” pensò leggermente emozionata –La canzone si intitola “Non c’è” ed è di una famosa cantante italiana, ovvero Laura Pausini, che io stessa adoro- disse

-Ah, ma certo. Le mie figlie ne parlavano molto spesso di questa cantante. Comunque signorina, mi dica pure-

-Ehm… è molto imbarazzante ma ho dimenticato la mia giacca e mi chiedevo se potessi andarla a prendere- Lo guardò aggrottare le sopracciglia e le ciglia bianche si contrassero formando altre piccole rughe

-È sicura di averla dimenticata qua? Noi non abbiamo trovato nessuna giacca-

-È molto strano signore perché ne sono certa… ha guardato anche i camerini per caso?- Lui la guardò

-Ah, allora ieri sera cantava?- Lei sorridendo scosse il capo

-Accompagnatrice-

-Capisco, allora mi segua prego, i camerini difficilmente li controlliamo- Le fece strada dietro ad una porta e Kagome si ritrovò in un lungo corridoio che cominciò a percorrere seguendo la guida che spegneva e accendeva le luci ad ogni nuovo corridoio che imboccavano –Eccoci qua- disse lui improvvisamente fermandosi aprendo una porta. Kagome entrò e acchiappò la giacca abbandonata dove l’aveva lasciata la sera prima

-Eccola, meno male! La ringrazio della pazienza signore-

-Figurati, è una fortuna che tu l’abbia ritrovata. Ora sarà meglio tornare indietro- Lei lo seguì per il corridoio sconfortata.

Avrebbe tanto voluto dirgli che voleva suonare il pianoforte ancora una volta!

Si fermò improvvisamente attirata da uno strano luccichio e si avvicinò al vetro che dava piena visuale del palco buio. Il luccichio proveniva proprio da lì dove un piccolo fascio di luce, proveniente da chi sa dove, si stagliava contro la coda lucida del piano. In quell’oscurità c’era un bellissimo piano bianco che sembrava chiamarla ad ogni passo e che attendeva solo di essere suonato da lei. L’uomo, fermo pochi metri più avanti, guardò lei poi il palco riconoscendo il piano in tutta quella oscurità

-Vuole andare a vedere più da vicino il pianoforte?- chiese. Kagome scattò indietro e arrossì furiosamente

-Ecco io…- Lui rise e aprì una nuova porta

-Venga pure- disse e la precedette giù per una rampa di scale spegnendo una luce dietro di loro

-Che labirinto- osservò improvvisamente Kagome

-Ha proprio ragione, questo edificio ci assomiglia molto. Per questo solo una piccola ala viene tenuta aperta al pubblico- Kagome, senza nemmeno sapere come, si ritrovò di nuovo al punto di partenza, nell’atrio. Lui le aprì una porta in legno scuro più grande delle altre e Kagome si ritrovò davanti al corridoietto in mezzo alle due file di poltroncine rosse davanti al palco

-Le accendo le luci, se intanto lei vuole provare a raggiungere il palco- Lei guardò all’interno. La luce del sole proveniente da dietro di lei illuminava una buona porzione di sala

-Certo. La ringrazio-

-Stia attenta ai sedili- l’avvertì lui. Kagome annuì e si incamminò verso il palco salendo infine i tre gradini che la ostacolavano dal pianoforte. Guardò indietro e trattenne il respiro quando il fascio di luce che l’aveva portata fino a lì, in quel punto sembrava infinitamente lontana. Improvvisamente un riflettore si accese e lei voltò lo sguardo verso lo strumento illuminato.

Il piano era lì, a meno di due metri da lei, bellissimo e lucido come la sera prima. Si avvicinò e ci passò un dito sopra sentendolo freddo sotto il suo tocco finché non si trovò a contemplare il coperchio. Si sedette aspirando il profumo che sembrava emanare e lo alzò scoprendo i tasti bianchi e neri, una combinazione di colori affascinante e letale.

Appoggiò l’indice sul MI che si trasformò nel suo accordo minore. La sinistra lo accompagnò e le due mani iniziarono a fare decine e decine di accordi diversi tra loro, ricordando su quali testi erano presenti riprendendo pian piano piena famigliarità: Chopin… nella recita di fine anno… Mozart… Shubert… e così via finché nella sua testa non comparve il testo di “Autunno” della composizione di Vivaldi. Lo sentì scorrere nella mente fino a passargli nelle vene come una scarica elettrica che si accumulò nella punta delle dita facendole fremere. Posizionò le mani correttamente e immaginando di essere circondata da una orchestra enorme iniziò a suonare. Le mani erano già pronte alla battuta successiva leggendo un testo invisibile proveniente dai suoi ricordi.

Di una sola cosa Paolo aveva sempre avuto ragione: lei, Kagome Higarashi, era un genio del pianoforte. Non riusciva a capire il perché, però era sempre stato così, un dono naturale che l’accompagnava da tutta la sua vita. Sin da bambina con la sua musica, e quella in generale, aveva avuto una memoria ed una capacità di apprendimento impressionanti:ricordava sempre tutti i pezzi che aveva fatto (quelli che l’avevano appassionata e non) con una precisione spaventosa andando a ripescare, nella sua memoria, quel determinato testo

Per prendere in giro se stessa qualche volta si era data (pateticamente, avrebbe aggiunto con gli anni) del registratore.

Fece concludere la musica senza essere arrivata neppure a metà, ma come diceva sempre, “Autunno” era troppo bello per essere sprecato così, in quel modo, senza nessun accompagnamento.

Ricordava il successo della sera prima, le parole della canzone le risuonavano nella mente e, chiudendo gli occhi iniziò a suonare il ritornello cantando

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione per me

 

Ormai aveva completamente perso la cognizione del tempo eppure non poteva andarsene proprio adesso, non voleva, eppure consapevolmente, doveva.

Richiuse il coperchio di malavoglia e sospirò. Un fragoroso battere di mani la fece sussultare e, scattando in piedi, si voltò verso la platea. Seduto su una poltroncina rossa vicino alla porta ancora spalancata, il signore di poco prima stava battendo le mani fragorosamente.

Per essere una persona anziana aveva molta energia! Ma era rimasto lì per tutto il tempo?

-Oddio mi scusi! Io… ho perso la cognizione del tempo e…- Si scostò una ciocca di capelli nera dalla fronte facendo tintinnare il braccialetto imbarazzata. Il suono si prolungò nell’aria argentino e limpido.

-Ma figurati! Siete stata magnifica, lei si che ha talento da vendere, mi sembrava di averla già vista da qualche parte… Lei è la ragazza che ieri sera ha accompagnato la giovane che ha vinto, vero?-

-Si, sono io- mormorò imbarazzata. Quando le facevano i complimenti non sapeva mai come comportarsi..

-La sua interpretazione è stata meravigliosa, davvero! Ha suonato in modo divino. Ho riconosciuto immediatamente nei suoi occhi quella voglia febbrile di suonare. L’avevo anche io, tanti anni fa. Mi fa sempre piacere aprire le porte ad una ragazza come lei e, come al solito, io non sbaglio mai per queste cose!- Kagome notò immediatamente il verbo al passato che aveva usato ma non volle chiedere –Mi dica, sta studiando pianoforte da molto tempo?- Kagome scese dal palco e si avvicinò all’uomo

-No, lo studiavo- rispose sedendogli accanto e chiudendo gli occhi –Solo che poi sono successe talmente tante cose che ho smesso. Ieri sera era la prima volta dopo 3 anni che suonavo- Lui la guardò pensieroso

-Beh signorina, da come suona non sembra proprio quello che dice. Ma mi dica, ha smesso per una perdita a lei vicina?- Lei lo guardò corrugando le sopracciglia

-Non esattamente… ma diciamo di si- Lui confuso scosse il capo come per levarsi pensieri contrastanti –Ma mi dica… prima ha usato il verbo al passato, come mai?- domandò curiosa. Lui sorrise

-Da giovane suonavo la tromba- rispose

-Ah, che bello! La suona ancora?- chiese Kagome interessata

-No, non più- Lei lo fissò interrogativa e lui continuò con gli occhi persi in un passato lontano, fissando il pianoforte senza in realtà metterlo a fuoco

-Quando si ha 17/20 si hanno gli ormoni sballati e si fanno cose stupide, amavo suonare ma per un periodo ho messo la mia ragazza al primo posto… Lei aveva iniziato a fumare e io mi sono lasciato condizionare da lei-

-Oh…- Kagome sapeva benissimo cosa voleva dire per un qualunque musicista di strumenti a fiato iniziare a fumare…

-Nel corso degli anni mi sono rovinato i polmoni, ormai non posso più  suonare se non per brevi istanti. Non tornerò mai più come prima, perciò ho deciso di smettere-

-Mi spiace molto- dichiarò lei dispiaciuta

-Ecco perché adoro questo posto e cose come ieri sera. Vedere suonare i giovani con così tanta voglia di imparare a suonare ogni strumento e l’impegno che ci mettono per anche un breve pezzo è una cosa che mi lascia sempre una bella sensazione. È un peccato che non tutti abbiano quella passione che vedo in lei signorina e che ho costatato poco fa, mentre la sentivo suonare- Lei arrossì di piacere

-È perché adoro lo strumento in questione- commentò

-Però ha mollato gli studi. Dopotutto ha ancora molto da imparare- Lei lo fissò sgranando gli occhi.

Era il primo, la prima persona sulla faccia della terra che glielo diceva. Tutti le dicevano sempre che era brava, eppure lei sapeva che non era tutto qua e che c’era ancora tanto da imparare… eppure nessuno le aveva mai detto che aveva ancora molta strada da fare. Eppure quel signore la conosceva da meno di 20 minuti. Aveva scoperto tutto solo a sentirla suonare!?

Decise di lasciare cadere il discorso.

-Si, è vero, ho smesso di studiarlo. Guardarlo mi faceva ricordare, e mi fa tutt’ora ricordare, cose a cui non voglio pensare, cose che vorrei cancellare dalla mia mente. Eppure ieri sera, mentre suonavo, ho risentito quella vibrazione dentro di me così famigliare e per un certo verso mi sono data della stupida accorgendomi  che non è espressamente colpa SUA, non era lui che mi faceva soffrire, che mi faceva stare male… ero io che volevo che me ne facesse, capisce? Non volevo guardare in faccia la realtà-

-Capisco cosa intende e approvo totalmente. Gli strumenti in se non hanno colpa di nulla, siamo noi e solo noi che non vogliamo prenderci le nostre responsabilità. Si ricordi questo: la musica rispecchia ciò che sentiamo nel cuore, è una cosa assolutamente involontaria, ma è così. Mentre suonava ho come percepito in lei una vena di tristezza e di amarezza… È consapevole di essa?-

Kagome chiuse gli occhi e sospirò tremante annuendo

-Lo sono- sussurrò

-Capisco, certo-

Nella semioscurità i due rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Kagome guardò l’orologio: le 18.05. Si alzò in piedi e il seggiolino pieghevole si richiuse con un leggero tonfo

-Mi scusi, ma devo tornare indietro. La ringrazio per quello che ha fatto prima per me e anche per la bella chiacchierata

-Si figuri, è stato un piacere- disse lui sorridendo –La accompagno all’atrio- Si alzò e lasciarono la sala principale dove l’anziano spense le luci e richiuse la porta in legno scuro –Se vuole ancora suonare- cominciò quando furono davanti alla porta di vetro –e se gliene verrà voglia in un prossimo futuro, sarò lieto di averla ancora nel mio teatro ascoltandola e chiacchierando ancora un po’ con lei- Kagome deliziata, ricambiò il sorriso

-Grazie signore, ci penserò, glielo prometto. Arrivederci e a presto spero- E legata la giacca in vita uscì dal teatro.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13- Confessioni ***


Salve a tutti! Ben ritrovati e a tutti voi buon inizio scuola! La prima settimana è volata ma devo ammettere che non è stato così terribile come credevo (anche se ho già dei compiti e il profe nuovo di Religione già rompe..).

Purtroppo non ho il tempo materiale per rispondere alle vostre recensioni, ma la prossima settimana vedrò di rispondervi ^^ promesso!

Prendo la palla al balzo per dedicare il capitolo a Ilaria che ha compiuto gli anni il 9..ok, lo ammetto, avevo avuto un minimassimo vuoto di memoria..mi perdoni vero?? xD

Beh, a tutti voi buona lettura e alla prossima settimana!!

 

Capitolo 13

      Confessioni

 

Giovedì. Ore 18.10

Il primo pensiero di Kagome fu quello di tornare a casa, poi però si rese conto che mancavano poco meno di due ore alla cena e che là, non sarebbe riuscita a pensare tranquillamente come avrebbe potuto invece fare passeggiando un po’. Quindi, con passo deciso, prese la direzione opposta casa sua dirigendosi in centro.

Un arietta leggera le scompigliò i capelli facendole venire la pelle d’oca così, di malavoglia, si infilò la giacca. Non riusciva a capire perché quell’anno il tempo atmosferico fosse così variabile: sole, nuvole, pioggia e poi quell’arietta fastidiosa… insomma, deciditi! Anche se era la Cina la causa di tutto, i loro amati… vicini di casa! I loro venti arrivavano fino a lì influenzando le loro temperature già relativamente basse, colpa dell’oceano che gli circondava! Dopotutto, è lo standart di tutte le isole…

Sospirando ripensò a quel signore così gentile e alle parole che si erano rivolti. Lì, nella penombra di quella sala, guardando quel pianoforte ormai privo di vita, si era sentita in pace con se stessa, riuscendo a parlare, anche se superficialmente, di cose che erano state celate dentro di se per 3 lunghi anni e riuscendo ad ammettere cose che… non avrebbe mai pensato di dire! Eppure… quell’uomo le aveva detto delle cose che, non sapeva bene come, le erano rimaste impresse e avevano cominciato a farla ragionare su se stessa.

Si fermò davanti ad una vetrina e guardò il proprio riflesso.

No, fisicamente stava bene, lo sapevano tutti. Beh, aveva perso qualche chilo ma non si era mai soffermata più di tanto a ciò che sentiva dentro, veramente. Ogni volta si scontrava contro l’odio e l’esperienza provata con Inuyasha, ma non avrebbe mai pensato che l’avrebbe cambiata più profondamente di quanto in realtà volesse… Possibile che fosse arrivato davvero a influenzare la sua musica ovvero lei stessa??

Si. Non c’erano dubbi.

Forse era anche per questo che non voleva suonare? Forse. Dopotutto, era sempre Inuyasha il problema. Sempre. Non voleva tornare a suonare per non ricordare cose dolorose, ma era davvero così? Sicuri che non lo volesse fare solo per non ricordare quel sentimento nascosto dentro di lei?

Assolutamente no!

 

“Però non ti sei ribellata molto tra le sue braccia quella notte…”

 

Eccola lì, la vocina maledetta! La sua dannatissima e troppo intelligente coscienza!!

Ricominciò a camminare ancora più furiosa di prima.

Oh! Forse non si era dimenata così tanto, ma se lui non fosse venuto non sarebbe mai successo nulla!

 

“Però sei andata a casa sua… ricordi? Ma poi sei fuggita a gambe levate”

 

Ecco, appunto! Sarò anche fuggita, fatto sta che ci ero andata solo per… prenderlo in giro, ecco!

 

“Continuatelo a ripetere… dolcezza”

 

Fanculo!

-Kagome?- La giovane presa in causa si fermò girandosi e si trovò davanti Miroku e Inuyasha che la guardava palesemente stupito.

Ecco, quando si parla del diavolo…

-Kazana, Kujimawa- Li salutò

-Che cosa fai qua?- domandò Miroku avvicinandosi a lei di un passo

Come se lei non potesse neppure girare per il centro!

-È un paese libero questo, o no?- domandò invece, acida

-Si, certo…- rispose imbarazzato –Ma comunque tutto bene? Mi hanno detto che hai ricominciato a suonare, sono davvero felice per te!-

-Ti hanno informato male Kazana- Lo freddò –E ora devo andare- Imperscrutabile voltò loro la schiena e senza nemmeno un cenno si incamminò.

Se avesse guardato ancora Inuyasha avrebbe risentito quel vago piacere dentro di se che non voleva rammentare. Era così bello vestito da lavoro che le veniva una fitta al cuore il solo pensarci!

Purtroppo ormai si sa che niente va come si vorrebbe (avrebbero dovuto dare un premio Oscar anche a chi aveva inventato quel detto!) e, chissà perché, a lei niente andava come avrebbe voluto da qualche tempo a quella parte…

-Kagome?- Si irrigidì bloccandosi e ispirò a pieni polmoni l’aria cercando di calmarsi. Voltò appena lo sguardo guardandolo con la coda dell’occhio. Ehi, l’educazione prima di tutto!

-Che vuoi Kujimawa?- mormorò. Non era affatto sicura del suo tono di voce in quel momento. Lui cercò di addolcire lo sguardo il più possibile, non avrebbe mai saputo se ce l’avesse fatta o meno.

-Posso parlarti?-

-Ti ascolto-

-Guardami Kagome…-

-Ti sto ascoltando!- ripeté

-Ti prego…- Lui fece un passo verso di lei per costringerla a girarsi ma, nemmeno lei sapeva perché, si ritrovò a fissare i suoi bellissimi e un po’ incerti occhi grigi. Kagome sprofondò dentro gli occhi di Inuyasha perdendosi e a malapena sentì quello che lui le stava dicendo, incapace di distogliere gli occhi da quelli di lui, senza, forse, volendolo realmente.

-Te l’ho già detto, sei stata bravissima… la tua musica è incantevole e struggente come è sempre stato ma… Kagome, nella tua musica si poteva chiaramente avvertire qualche cosa di diverso… chiamala come vuoi, una nota stonata, bassa, fuori luogo… non lo so, ma non era più esattamente come prima. Perché Kagome?- La giovane a quella domanda sbatté le palpebre più volte rompendo l’incanto e ridendo scosse il capo

-Lascia perdere Kujimawa, lascia stare! Non capiresti, non riusciresti a capire- disse gelida. Lui scosse il capo

-Mettimi alla prova Kagome, fallo- La giovane incrociò le braccia divaricando appena le lunghe gambe

-Lo vuoi davvero sapere?- Lo vide annuire senza distogliere gli occhi da lei che prese tutto il coraggio che aveva in corpo –Sei tu, è colpa tua- disse, semplicemente. Lui trattenne il respiro e deglutì

-Kagome… non puoi pensarlo davvero- Lei annuì

-Fidati, lo penso e lo ammetto!!!!  njsjssjkkkkkklijioijojmio- Le parole iniziarono ad uscire dalle sua labbra come fiumi in piena mentre il sangue le ribolliva dentro. Come osava, come!? –La colpa di tutto è tua! Sei tu che mi hai rovinato, lo hai fatto per sempre! Non guarirò mai completamente, la mia musica di conseguenza non sarà mai più la stessa e la colpa Kujimawa è tua! Ti odio per questo, ti detesto- Scosse il capo calmandosi e parlò con tono normale, ma deluso –Ma cosa vuoi saperne tu di ciò che provo? Cosa ne sai? Nulla. Lo hai fatto decine e decine di volte e io ero solamente una delle tante. Hai usato, poi mi hai gettata via… dopotutto se non c’era una, c’era l’altra, no? Chi non avrebbe accettato le tue avance e… ma si, anche di passare una notte con te? Nessuna. Tanto noi donne cosa siamo per voi? Niente. Non avete mai pensato a noi, a cosa proviamo e provavamo, a come ci sentivamo… Ma poi Kujimawa, siamo noi quelle che non dimentichiamo le vostre facce e l’affronto subito, siamo noi che dobbiamo vivere con questa ferita questa umiliazione. Lo hai visto anche con Sakura no? Non ricordavi neppure la sua faccia, eppure l’avevi messa incinta… vedi invece lei come si ricordava bene di te? Quante cose sapeva sul tuo conto?- Kagome strinse i pugni al ricordo. Che stupida era stata!! La sera di quell’incontro a tre avvenuto di pomeriggio l’aveva pure chiamata e Sakura, la sua migliore amica, l’aveva messa pure in guardia! Glielo aveva detto! E lei, così cieca, così stupida, così innamorata, aveva fatto tacere quella voce dentro di lei che le urlava che MAI Inuyasha le aveva detto quelle parole magiche così agognate da lei, mai! –Si Kujimawa, è tutta colpa tua, lo è sempre stata e io non supererò mai questo trauma, quello che tu mi hai inferto a vita- Lo fissò con odio, la voce vibrante di rabbia repressa per lui e per la testardaggine che aveva dimostrato lei per la loro storia.

Si voltò di scatto sorpresa quando udì il claxon di un’auto che si era fermata al ciglio della strada proprio accanto a loro. La Clio a quattro posti era metallizzata mentre il finestrino veniva abbassato rivelando il guidatore: un sorridente Mikado.

Alla vista la giovane si sentì quasi sollevata: forse non era proprio vero che le andava sempre tutto storto.

-Mikado!- esclamò raggiungendolo mentre il sole si rifletteva nella carrozzeria, quasi volesse accecarla.

Inuyasha incenerì il nuovo arrivato con lo sguardo ma il giovane non lo vide, oppure fece finta di non notarlo evitando di dargli peso

-Ciao Kagome! Ho interrotto qualche cosa?- domandò Mikado sorridendo alla giovane lanciando una occhiata ai due ragazzi dietro di lei. Inuyasha fece per rispondergli a tono intimandogli poi di andarsene per lasciarli soli ma la giovane lo precedette

-No, non hai interrotto nulla di importante! Avevamo giusto finito!- commentò

-Mikado, andiamo?- Una voce sconosciuta arrivò alle orecchie di Kagome che guardò Mikado alzare gli occhi al cielo senza essere visto, poi diede una occhiata nel sedile del passeggero. Era carina, minuta, con i lunghi capelli neri, gli occhi del medesimo colore a mandorla e la pelle mortalmente pallida. Kagome intuì immediatamente cosa la giovane ci facesse nella macchina del suo collega/amante e avvertì una spiacevole sensazione in bocca

-Aaaah, ma allora ti dai da fare! Sei… in dolce compagnia!- Lo prese in giro abbozzando ad un sorriso all’indirizzo del giovane che decise di stare al gioco guardando lo sguardo complice della giovane davanti a se. Senza badare minimamente alla ragazza che aveva appena parlato il giovane si appoggiò allo schienale ghignando

-Sei gelosa, amore?-

Miroku prese prontamente il braccio di Inuyasha prevenendo uno scatto d’ira che ci sarebbe sicuramente stato di lì a poco

-E se ti dicessi di si?- mormorò seducente Kagome sbattendo le lunghe ciglia. Mikado appoggiò il mento alla mano sporgendosi dal finestrino

-Beh… diciamo che potrei provare ad esaudire un tuo desiderio… sempre che mi arrivi qualche cosa in cambio- La provocò e si accigliò quando la vide sorridere.

Dio quanto amava quella ragazza! Sempre così piena di sorprese!!

La guardò abbassarsi su di lui mentre si scostava le ciocche di capelli dal viso e gli soffiò sulle labbra

-Se mi dici cosa vuoi cercherò anche io di esaudire qualche tuo desiderio. Sono piuttosto esperta nel campo…- Lui ghignò

-Lo so bene amore… sei la benvenuta nella mia piccola proprietà metallizzata allora- La giovane vittoriosa raddrizzò la schiena

-Kagome!- La voce dietro di lei la riportò bruscamente alla realtà.

Maledizione!

Si girò verso di lui e si mise le mani sui fianchi seccata

-Che vuoi ancora Kujimawa!?-

-Non abbiamo finito di parlare!- esclamò. Gli occhi colmi di rabbia

-Invece io credo proprio di si! Ho chiuso da 3 anni questo discorso, ora mi sono rifatta una vita e sto iniziando a stare meglio, non credere che ti permetterò di rovinarmi di nuovo!- ringhiò lei, fregandosene altamente di quello che vedeva negli occhi di Inuyasha, non si sarebbe fatta intimidire dai suoi occhi accusatori e colmi di rabbia poiché per una volta la più delusa e la più arrabbiata era lei!

Aggirò l’auto e aprì la portiera prendendo malamente il braccio della giovane che la fissò confusa

-Ehi ma…-

-Scusami, ma sei di troppo. Scendi!- esclamò

-Ma assolutamente no! Mikado, fa qualche cosa!!- Il giovane per tutta risposta continuò a guardare il marciapiede fuori dal finestrino completamente disinteressato

-E datti una mossa mocciosa!- sibilò Kagome spingendola fuori dall’auto… e al diavolo l’educazione!! Si sedette chiudendo la portiera e allacciando la cintura di sicurezza. Aprì tutto il finestrino guardando compiaciuta la giovane inveire contro di lei

-Ti interessa più quella sgualdrina che la tua ragazza!?- strillò istericamente, il viso totalmente chiazzato di rosso. Mikado sorrise mettendo in moto e la giovane al suo fianco ghignò scuotendo il capo senza parole

-Solo un’idiota mollerebbe Kagome per un’altra… tu compresa!- rispose Mikado e se ne andò sgommando.

L’ultima cosa che Kagome vide prima di sorpassare il gruppo definitivamente, furono i profondi occhi neri di Inuyasha.

Occhi tanto profondi quanto colmi di rabbia.

 

Quegli occhi la accompagnarono per tutto il viaggio, un viaggio stranamente silenzioso. L’aria intorno a lei era pesante e Mikado fissava la strada senza né guardarla né rivolgendole la parola. Eppure non gli aveva fatto nulla!

Kagome, l’aria che le sferzava il viso e i capelli liberi dallo chignon che si muovevano vorticosi al vento, guardò si sottecchi il ragazzo che non diede segno di averla vista. I capelli neri e corti erano lunghi fin sotto il colletto ribelli e aiutati con un po’ di gel, la frangetta gli ricadeva scompostamente sugli occhi verdi, freddi, duri, che fissavano la strada quasi a volerla incenerire. La maglietta bianca a mezze maniche era un po’ lunga e si intravedeva appena la cintura nera che teneva fermi i jeans che gli fasciavano le gambe. Il fisico tonico era rigido e immobile.

Ma perché?? Prima si era comportato in modo così naturale con lei… che lo avesse fatto solo per liberarsi della piattola-urlo-isterico che era con lui prima?

Si scostò una ciocca di capelli neri dalla fronte e guardò la campagna che si estendeva intorno a lei. Stavano percorrendo una stradina ghiaiata che lei non aveva mai percorso, probabilmente era fuori Tokyo… Si guardò intorno freneticamente. Niente, nessuno, non c’era anima viva maledizione! Non conosceva quel posto e la cosa iniziava ad agitarla, eppure con lei c’era Mikado! Lui non le avrebbe mai fatto nulla! Allora perché aveva quello sguardo, quell’espressione, quegli occhi….?

Occhi…

Lo sguardo di Inuyasha le balenò nella mente e sbuffando cominciò a rigirarsi i pollici con foga. Accidenti! Era lei quella che doveva essere incazzata nera, non lui! Che diavolo aveva da essere arrabbiato?? Solo perché non faceva quello che voleva lui? Beh, allora sarebbe stato arrabbiato per molto, moltissimo tempo! Lui, il principino stupido, borioso e pieno di se, ma come osava!? Adesso ci si metteva pure Mikado che la stava portando chissà dove e aveva tutta l’aria di essere arrabbiato con lei!

Perfetto, ottimo, 10+!

Era stanca, era arrabbiata e voleva andarsene a casa, subito!

-Mikado, dove stiamo andando?- incominciò Kagome passando con gli occhi dalla strada a lui soffermandosi

-Dove potremo parlare da soli senza interferenze di nessun genere- rispose distaccato. Come se quello spiegasse tutto!

-Parlare? E di cosa di grazia?- domandò ironica Kagome incrociando le braccia al petto stringendo i pugni. Lui la fulminò stringendo con le mani il volante finché le nocche sbiancarono –Insomma Mikado! Vuoi dirmi che cos’hai?? Voglio tornare a casa, voglio tornarci subito!-

-Ti ci porterò quando avremo parlato!-

-No! Non voglio stare in macchina con una persona arrabbiata mentre guida e mi porta in un posto dove non so!- Mikado sterzò di colpo e Kagome chiuse gli occhi riparandosi con le mani gridando spaventata

-Guarda che non sono così imbecille da buttarmi con la macchina giù da chissà cosa- commentò ironico spegnendo il motore e lasciando le chiavi a penzolare. Kagome con gli occhi sgranati lo fissò ancora impaurita

-Tu… tu sei pazzo… ma chi… chi ti ha dato la patente brutto stupido!? Lo sai che tra poco mi veniva un infarto?? Ora si che abbiamo qualche cosa di cui parlare: sulla tua morte!! Lo sai che non si dovrebbe mai sterzare così? Pensa le macchine dietro, avresti potuto ammazzare qualcuno!- esclamò lei infuriandosi

-Dietro non c’era nessuno e l’ho fatto proprio per questo, altrimenti sarei stato più docile…-

-Al diavolo Mikado! Sei una testa di cazzo!- ringhiò slacciandosi la cintura e cercando di aprire la portiera che Mikado chiuse con un tonfo. Kagome lo fulminò e lui scosse il capo

-Ora noi parliamo e non ti lascio andare finché non avremo finito, quindi evita le tue menate e vedi di… collaborare!-

-Collaborare? Collaborare! Ma vattene dove so io! Io non collaboro a niente! Si può sapere di cosa dovremmo parlare di così importante da indurti a… rapirmi?-

-Non ti ho affatto rapita! Sei stata tu a salire su questa macchina e di tua spontanea volontà!- esclamò lui calmo. Era vero, un dato di fatto

-Volevi solo liberarti della piattola!- lo accusò

-Vero, ma voleva anche parlare con te-

-Ma di che cosa!?- urlò esasperata

-Iniziamo dal fatto che avevi detto che mi avresti chiamato ma… oh! È da tre giorni che non ti sento!- esclamò lui arrabbiato a sua volta accusandola. Lei sgranò gli occhi senza parole. È vero, glielo aveva promesso, se ne era dimenticata totalmente ma… cavolo! Lui sapeva benissimo cosa ne pensava della loro storia e vedendola con quella ragazza credeva l’avesse capita pure lui!

-Sei arrabbiato solo per un motivo così marginale?- chiese lei

-Solo? Futile!? No, fermi tutti. Kagome, almeno ti prego, dimmi che hai fatto di così importante da dimenticarti del sottoscritto che a quanto pare è un personaggio totalmente futile!-

-Non ho detto questo!-

-Oh Kagome, ti prego!- esclamò ironico –Almeno non inventare balle…-

L’immagine di lei e Inuyasha su quel letto la schiacciò dolorosamente facendole trattenere il respiro. Da quel fatto era passato tutto in secondo piano e lei… lei era stata una cretina. Era vero, con Mikado aveva messo le cose in chiaro fin da subito, ma tra loro non era mai mancato né il rispetto né la fiducia reciproca.

-Non ho mai pensato che tu sia una persona futile Mikado… Ho avuto delle cose da fare e… e mi è passato per la mente! Capita a tutti no?- chiese senza guardarlo negli occhi e trovando piuttosto interessanti le proprie mani. Lui sbuffò massaggiandosi la tempia

-Passato di mente…- mormorò. Lei lo fulminò e strinse i pugni

-Ho anche la mia vita privata sai? I miei problemi! Non commettere l’errore di crederti il centro dell’universo! Non devo giustificarmi con te, non ti devo niente!-

-Mi devi solo il fatto che mi usi e che mi getti sempre, tanto alla fine sono il pazzo, demente e innamorato da cui puoi andare sempre no? “Andiamo pure da Mikado, tanto lui è innamorato di me, è perso… gli dico qualche cosa e lui ci crede, gli chiedo qualche cosa e lui obbedisce con un cane, lo chiamo e lui viene subito da me!” non è forse così Kagome?-

-No! Ma che cosa dici? Sei impazzito forse?- mormorò allibita lei spalancando gli occhi –Mikado io non…-

-Tu non cosa? Ammettilo Kagome, prima non hai fatto tutta quella scenata per stare sola con me ma solo per fuggire di nuovo dalla realtà, da quei due!-

-Tu non sai niente!-

-Negalo allora!- la provocò lui

-Si, lo nego!-

Ma la sua stessa esclamazione risuonava falsa e patetica alle orecchie della stessa Kagome.

Mikado scosse il capo

-Ne sei certa Kagome?- Si guardarono negli occhi.

Grigio nel verde, verde nel grigio.

In quello sguardo così sincero la giovane non riuscì a sprofondarci, come accadeva invece ogni volta che incrociava gli occhi di Inuyasha, non riuscendo così a capire cosa si celasse in quelle iridi.

Abbassò il capo sconfitta e lo sentì sospirare

-Io…non scappavo Mikado, ma…-

-Non c’è nessun “ma” Kagome- La interruppe lui bruscamente e distogliendo gli occhi da quelli di lei facendole trattenere il respiro.

Lo stava deludendo, lo aveva deluso…

-Il fatto è che mi nascondi così tante cose di te…- riprese -… che improvvisamente mi sono accorto che non riesco più a capirti. Non posso sopportare una cosa del genere proprio da te, dalla donna che amo… Mi stai sfuggendo dalle mani Kagome, sento che ti stai allontanando sempre più da me e questo non riesco ad accettarlo- Appoggiò il capo allo schienale sospirando. Il viso teso e contratto.

Kagome a quella vista le si strinse il cuore. Era così bello, così premuroso… allora perché non riusciva a farsi coinvolgere in quella storia? Se lo avesse conosciuto prima, prima di tutta quella storia forse lei…

Allungò la mano verso il viso di lui per sfiorargli la guancia ma con uno scatto lui le prese il polso a pochi centimetri da lui. La guardò in viso e lei sostenne il suo sguardo.

Il polso era stato preso con estrema delicatezza e non le stava facendo male, non stava stringendo più del dovuto. Eppure sapeva che se si fosse mossa lui avrebbe fatto di tutto per non rompere quel lieve contatto.

Con la mano sospesa a mezz’aria lui si avvicinò a lei in modo che i capelli della giovane gli sfiorassero la guancia e che fosse all’altezza del suo orecchio.

Kagome sentiva l’alito del ragazzo sulla sua guancia, caldo e confortevole, la mano destra appoggiata allo schienale di lei e la sinistra che gli teneva il polso. I capelli di lui profumavano di miele, cosa che lei aveva sempre adorato… era un vero peccato che il ragazzo avesse preso a fumare sigarette alla menta, l’odore si mischiava un po’ con quello al miele, rovinandolo.

Lo sentì aspirare il suo profumo e lei chiuse gli occhi senza muoversi. Quel momento le sembrava così magico con il proprio uomo vicino, il sole che tramontava riempiendo la vettura con i raggi caldi e tinti di rosso e oro

-Mikado…-

-No… sta zitta Kagome- Lui la fissò negli occhi e la giovane si lasciò trasportare da quelle iridi verdi. Erano così incerti, sembrava che con quel legame visivo lui la volesse mettere al corrente di quanto lo stesse facendo soffrire. Eppure per lei non era mai stato un problema… doveva ammettere però che quando lo aveva visto con quella donna, quella ragazzina, la piattola insomma, si era sentita infastidita… come se le stesse rubando un giocattolo con cui stava ancora giocando e non voleva dare a nessuno. Gelosia? No. Possessività? Probabile. Anzi, si.

Kami! Questa storia stava assumendo una piega che non le piaceva per niente!!

Però c’era Inuyasha. Già… e i suoi occhi, i suoi profondi, magnetici e bellissimi occhi neri pieni di rabbia. Oh, al diavolo lui e la sua fottuta rabbia! Era lei quella incazzata a morte! Aveva mille e più motivi per esserlo! Me ora il problema non era quello…

Focalizzò gli occhi di Mikado e sospirò ritraendo un po’ la testa per guardarlo meglio in viso

-Insomma Mikado… dimmi tu che cosa vorresti fare-

-Vorrei che mi parlassi un po’ di più di te, non che tu mi dica vita, morte e miracoli ma vorrei conoscerti solo meglio- Lei sospirò

-Va bene, ok. No problem- concesse. Parlare di lei… ma che gran bella cosa!

-Chi erano quei due tipi a cui stavi fuggendo prima?-

-Io non fuggivo- Lui si allontanò e incrociò le braccia ironicamente

-Come no… allora?-

-Due miei vecchi conoscenti- tagliò corto Kagome scrollando le spalle

-E con tutti i tuoi vecchi conoscenti urli e spargi veleno?- Lei lo fulminò

-Solo con chi mi fa incazzare- sibilò –E loro lo fanno parecchio-

-E quel Kujimawa?- Kagome a quel nome trasalì e lui alzò il sopracciglio –Chi è quel tipo per avergli detto “non credere che ti permetterò di rovinarmi di nuovo” Che vuol dire quel “di nuovo”?-

-Non lo intuisci da te?- sbottò seccata. Quel discorso non aveva più nessun senso…

-Kagome perché sei cambiata così tanto?- domandò di punto in bianco lui

-Come prego?- chiese allibita lei guardandolo

-Tre anni fa, quando ci siamo conosciuti, eri dolce, piena di vita, allegra, disponibile con tutti… poi per una settimana sei sparita letteralmente non venendo più al lavoro e quando sei tornata eri fredda, scontrosa, insensibile e ferita… come sei tutt’ora oggi… perché? Cos’è successo? Chi ti ha ridotto così?-

-Non sono affari tuoi Mikado- disse rigida

-È stato quel Kujimawa? Chi era per te?- domandò

-Nessuno!-

-Era il tuo ex?-

-No!-

-Invece si-

-Insomma Mikado piantala! Non voglio parlare di lui con te! Non voglio farlo con nessuno capito!? Sta zitto, non fiatare! Tu non sai nulla di me o di lui! È vero era il mio ex ok? È stato il mio primo, unico, grandissimo amore! Lo amavo con tutta me stessa e credevo che lui amasse me, andava tutto a meraviglia finché non ho scoperto che sapeva da due anni che doveva sposarsi, che doveva andarsene a studiare in America per raggiungere la sua promessa!! Per mesi è stato zitto nel mio letto, ero una delle tante e io ci sono cascata come un’asina anche se mi avevano tutti detto che tipo era! Un uomo che prendeva e mollava! Lo sapevo, lo sapevo! Ma egoisticamente ho pensato che io lo avessi cambiato, che mi amasse! Invece lui se né andato via e ora è tornato! Coloro che credevo miei amici mi hanno tradito perché tutti sapevano che lui sarebbe partito, tutti! In questi anni mi sono creata un muro ma ora che è tornato, ora che tutti si fanno più insistenti non capisco più cosa devo fare e quando sto con te mi sembra di dimenticare tutti i miei problemi! Ma ora tu vuoi conoscermi, ora vuoi capirmi e io non voglio che adesso, quando ti guarderò, vedrò nei tuoi occhi apprensione e pietà perché tu eri l’unico con cui mi sentivo a mio agio! Ti odio Mikado! Perché tu vuoi farmi ricordare cose che vorrei cancellare! Vorrei cancellare la mia stupidità e quei ricordi che vorrei sparissero per sempre! Ecco che cos’ho! Sei soddisfatto adesso!? Ti senti… di conoscermi?? Buon per te! Ti odio Mikado! Ti odio! Non volevo tu scoprissi queste cose e non voglio che tu mi conosca, non voglio!!- urlò colpendolo al braccio e al torace con gli occhi chiusi per non doverlo guardare mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi grigi, singhiozzando forte mentre i colpi diminuivano di forza ad ogni parola. Strinse la maglia con i pugni abbassando il capo singhiozzando senza riuscire più a parlare.

Stupida… stupida… stupida… stupida… stupida…

Mikado la prese e la mise a cavalcioni su di se, facendole posare il capo su una spalla, mentre con la punta delle dita faceva cerchi immaginari sulla schiena della giovane che aveva fatto passare le braccia intorno al collo di lui continuando a piangere, sfogandosi. Il giovane le baciò la tempia e la guancia bagnata sfregando le labbra sulla pelle arrossata

-Kagome… io voglio conoscere tutto di te perché ti amo… non potrei mai guardarti con pietà o apprensione ma semmai con felicità, perché avermi detto queste cose mi ha avvicinato un po’ a te… ti amo Kagome, se possibile, ti amo più di prima- mormorò.

A quelle parole Kagome sentì gli occhi riempirsi di nuove lacrime e, stringendolo ancora più forte a se, tornò a piangere bagnando la maglietta del ragazzo che andò a posarle lievi baci sul collo della giovane, aspirandone il profumo di zucchero filato.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14- Ricordi improvvisi ***


Eccomi tornata a un nuovissimo capitolo!! Uh uh..questo è un capitolo che adoro in tutti i sensi..ce l’ho in mente come scena da un sacco di tempo e a scriverla mi ero emozionata davvero molto xD Vabbè. lasciamo perdere questi convenevoli..non ho una bella notizia da darvi purtroppo..la prossima settimana, Giovedì mattina per la precisione, si terrà una scambio culturale con la mia scuola a cui ho aderito, ergo avrò per una settimana in casa mia una ragazza danese, per questo non sono sicura Giovedì prossimo di riuscire a postare, ma di sicuro la farò quello dopo. Mi dispiace molto ma si dovrà vedere la settimana prossima. Riuscirete a resistere un’intera settimana senza di me?? Comunque per alleviare il vostro “dolore” vi metterò una piccola anticipazione a fine capitolo..contenti?

Ok, dopo gli annunci passiamo alle vostre recensioni.

 

pillo: parole sante!! Ma cosa ci vuoi fare? Dopotutto il nostro amato personaggio si chiama Inuyasha, e il nome dice tutto!! Tedesco lo fa una mia amica come lingua e a lei piace moltissimo xD ma posso giurarti che la odio pure io come lingua, preferisco il francese..almeno qui non sembra che ti sputino sempre in faccia, no? Al contrario Mikado me lo sposerei ç_ç è troppo carino..soprattutto nello scorso capitolo! Giuro che quando finii di scriverlo volevo mollare tutto per fare mettere Kagome con lui! Poi però mi sono ripresa e ho pensato “Amber, cora mia, non puoi smorzare tutto in questo modo!!” così mi sono rinsavita xD lo so, sono matta..beh, alla prossima settimana..dopo un lungo papiro!!

 

smartina86: oddio..lascia perdere..fortunatamente tra 32 settimane tutto questo sarà finito..e arriverò in 5 pronta a spararmi un colpo xD Inuyasha incavolato? Umh..ti consiglio di leggere..eh eh..così mi dici! Buona fortuna per i tuoi esami!

 

damychan: siii..anche a me Mikado fa tenerezza..è così carino, e dolce, e premuroso e…e, fine. Beh, diciamo che mi era sembrato giusto avvicinarli..per lo svolgimento della storia comunque, mi intrigava come scena! Soprattutto lei che lo colpiva mentre gli diceva tutto quello che le era successo..e poi mi sembrava un modo perfetto per collegare la scena principale di questo capitolo.. grazie della tua recensione!

 

pretty: non so chi abbia inventato la scuola..ma di certo non aveva né una moglie né un film da vedere quella giornata. Mikado è fantastico, un vero amore di ragazzo, mi ci metterei io insieme a lui! Inuyasha..beh, lui è Inuyasha, vero? anche a me piace moltissimo la scena..sarà perché ci ho pensato per giorni interi?? Alla prossima!

 

vavva: forza! Tra 32 settimane ci sono le vacanze estive!! Eh si, in classe da me si sta già facendo il conto alla rovescia! Beh, Mikado come personaggio l’ho sempre pensato come un ragazzo molto innamorato e molto dolce..dopotutto mi sembra ovvio che Kagome gli si sia attaccata e che alla fine sia riuscita a “sfogarsi” con lui. Però vedrai che tutto andrà come deve andare alla fine xD grazie della recensione!

 

Kaggi_Inu91: oh non ti preoccupare del ritardo, lo sai! Spero che la tua giornata non sia stata poi così orribile.. dai, dopo solo una settimana! xD Kagome finalmente si è sfogata e questa è decisamente una buona cosa..doveva starci dopotutto no?? Ciao Giulia!!

 

mel_nutella: sono contenta che il cap ti sia piaciuto! Che brutto pensare a Mikado come ad un rimpiazzo..diciamo che è colui che è riuscito a tenerla un po’ a freno..però è ovvio che Kagome stia bene solo con Inuyasha!! Questo non si discute, assolutamente! xD alla prossima settimana!

 

Kagome_chan89: figurati! Anzi, mi scuso di nuovo per essermene dimenticata due capitoli fa! Kagome è la contraddizione fatta a persona..sono d’accordo, eppure mi piace così com’è adesso! Mi piace la tua pubblicità! Riesci a farci un buon manifesto?? Potresti diventare la mia segretaria xD Dai, sto scherzando, non ti sfrutterei mai!! Grazie della recensione Ilaria!

 

Eccoci qui, ora posso solo dirvi: buona lettura e alla settimana prossima (forse!) xD

A fine capitolo mini anticipazione (come al solito xD)!

 

***

 

Capitolo 14

      Ricordi improvvisi

 

Kagome sfregò il viso nell’incavo del collo di Mikado, cercando invano di frenare le lacrime che scendevano dai suoi occhi lucidi

-Non è… non è vero… che ti odio…- singhiozzò –Non è vero…-

-Lo so Kagome- mormorò al suo orecchio cullandola come se fosse una bambina, passando le dita sui capelli setosi di lei –Ora calmati… non è successo niente…- La rassicurò. Lei fece una risatina allontanandosi un po’ da lui e tirando su con il naso

-Che scema… mettermi a piangere in questo modo patetico…- Passò il dorso della mano sui suoi occhi cercando di darsi un minimo di contegno, ma due gocce salate scesero dai suoi occhi solcando il viso arrossato e lei singhiozzò –Che stupida…- Mikado le allontanò la mano e le prese il volto tra le mani passando i pollici sulle sue palpebre chiuse e le guance asciugandole. Lei lo guardò sorridere dolcemente mentre la guardava negli occhi e arrossì d’imbarazzo distogliendo gli occhi –Devo essere orribile… è meglio se non mi guardi- ribadì. Mikado le voltò il viso mettendole l’indice sotto il mento e incrociò gli occhi lucidi della giovane

-Sei bellissima anche quando hai il viso chiazzato di rosso, gli occhi gonfi e arrossati e i capelli tutti in disordine- Kagome arrossì di piacere

-Non adularmi in modo così spudorato- lo riprese con voce rauca. Mikado ghignò

-È la pura verità. Comunque dovrei avere una bottiglia d’acqua qua da qualche parte, ne vuoi?- domandò. La giovane annuì e si scostò da lui che scavalcò i sedili andando nei due posti dietro.

Pochi minuti dopo i due si erano dissetati e Kagome era riuscita a calmarsi del tutto riacquistando un po’ di voce.

Era da tre lunghi anni che non piangeva più così tanto per lui, per Inuyasha. L’unica volta era stato con Tom e Eve e quella, aveva giurato che sarebbe stata la prima e l’ultima volta, eppure non era stato così, aveva rotto la promessa e lo aveva fatto proprio con Mikado, “l’amico del sesso”. Dentro di lei era scattato qualche cosa, come una molla e tutto quello che era successo in quella settimana, tutti i pensieri, le parole… erano scoppiate come un fiume in piena… incazzata, disperata e triste, aveva sentito fuoriuscire dalle sue labbra quello che era accaduto e… beh, si sentiva più leggera ora… Si sentiva più vicino a Mikado, quello si… lo vedeva sotto una luce nuova e non più come “l’amico del sesso” ma forse anche come qualche cosa di più… non un fidanzato, ma quasi… chissà, forse a lungo andare si sarebbe innamorata di lui, forse…

-Ti senti meglio ora?- Lei si riscosse dai suoi pensieri e lo guardò annuendo.

Non si era mai fissata veramente su di lui, su Mikado. Certo, lo aveva guardato molte volte, ma sempre e solo fisicamente, pensando che in lui ci fosse solo quello. Le aveva detto tante volte che l’amava, ma lei diffidava sempre, ormai non credeva più a quel sentimento… eppure quando gli aveva rivelato poco prima tutto quanto, lui non si era allontanato da lei, anzi… le aveva detto che l’amava più di prima e che era felice… felice perché gli aveva permesso di avvicinarsi di più a lei, di capirla di più… Ma era un bene? Forse si… ma lei? Lei era contenta? Beh… forse…

Lo guardò. Era dalla parte opposta a lei quindi poteva osservarlo bene. Seduto scompostamente era completamente rilassato, aveva nella mano destra la bottiglietta d’acqua mezza vuota che appoggiava a un sedile, mentre la mano sinistra era abbandonata al ginocchio fasciato dai jeans. I capelli neri gli ricadevano scompostamente sul viso e gli occhi verdi avevano una tonalità calda e dolce, uno sguardo che regalava solo a lei.

In passato avrebbe dato qualsiasi cosa perché Inuyasha si comportasse come Mikado quando era con lei…

Mikado era bello, maledettamente bello, e le piaceva… qualche cosa per lui lo provava, altrimenti non ci sarebbe mai andata a letto, lo sapevano entrambi.

-Si grazie, ora sto bene- rispose. Lui annuì e richiuse la bottiglietta allungando poi una mano verso di lei

-Vieni- la invitò. Kagome, agitata, la afferrò e si lasciò aiutare mentre scavalcava i sedili e sedeva a cavalcioni sulle sue ginocchia

-Mi stai trattando come una bambina o è una mia impressione?- domandò lei ironica. Lui sorrise e le posò una mano sul capo

-Non mi sembra che ti sia mai dispiaciuto essere coccolata- Lei si esibì in un broncio infantile che lo fece ridacchiare. Kagome incrociò le braccia al petto e sbuffò offesa

-No, però preferirei essere trattata da donna! E non che a te dispiaccia quando mi tratti in quel modo, o no?- chiese maliziosa

-Beh, no. Ogni tanto però mi piace trattarti come una bambina…- Lui le scostò la frangia baciandole la fronte e lei sbuffò sonoramente

-Non prendermi in giro!- Lo minacciò facendo passare una mano tra i capelli di lui che le passò le labbra sulla punta del naso

-Non lo farei mai…- mormorò Mikado soffiando sulle labbra della giovane che sorrise

-Bugiardo- Kagome gli catturò le labbra in un casto bacio, ma quando sentì la lingua del giovane stuzzicarle le labbra, si scostò da lui sorridendo, scuotendo il capo

-Kagome…- Lei gli posò un dito sulle labbra

-Eh no Mikado, l’hai voluta tu… ora ti devo dimostrare che non sono una bambina- Lui sbuffò sonoramente

-Me lo hai già dimostrato- tagliò corto allungandosi per baciarle quelle labbra rosate

-No, mi dispiace…- sussurrò lei togliendosi dalla sua portata -…se stai buono è probabile che esaudisca questo tuo piccolo desiderio…- Lui si appoggiò allo schienale e sbuffò

-Così sia- affermò. Lei sorrise vittoriosa e si riavvicinò alle sue labbra posandogli un nuovo bacio, sempre casto, Mikado non si mosse e la giovane gli passò la lingua sulle labbra umettandogliele per poi baciargli il lobo cominciando a succhiarlo, morderlo e soffiarci dentro. Gli mordicchiò la mascella per poi tornare alle sue labbra, dove mordicchiò quello inferiore

-Kagome…-

-Mh?- domandò lei sorridendo. Lui fece passare le mani sulle esili braccia di lei per poi arrivare alla spallina nera che fece scivolare giù, in modo che si vedesse il solco tra i seni.

-Io… non so se…-

-Un uomo grande e grosso come te non sa tenere a freno i suoi bollori?- Lo provocò lei, sapendo già la risposta del ragazzo che non tardò

-Certo che si!- esclamò poco convinto. La ragazza ghignò notando gli occhi di Mikado che non si erano mai staccati dal suo seno.

L’orgoglio maschile… rovina sempre i poveri soggetti in questione!

-Ma davvero?- Lui la guardò preoccupato e poco convinto mentre gli prendevano la mano tra le sue

-Che cosa stai facendo?- s’informò sempre più preoccupato

-Controllo che tu riesca a tenere a freno i tuoi ormoni impazziti- mormorò guardandolo negli occhi.

Si portò i polpastrelli del giovane alle labbra che baciò. Con la punta della lingua ne disegnò i contorni in gesti lenti e sensuali. Socchiuse gli occhi senza mai distogliere gli occhi da lui che sentì le pulsazioni aumentare quando vide la propria mano sfiorare la gola di Kagome e poi giù, verso il seno destro.

Kagome mosse le dita contro di lei e cominciò a muovere il bacino in gesti circolari e lenti buttando la testa all’indietro. Sentire i jeans sotto di lei sfregarle le gambe, la stava mandando fuori di testa, almeno quanto lei, stava estasiando il giovane che non aveva neppure la forza di fermare quella mano guidata dalla giovane, che stava scendendo sempre più audace nel ventre di Kagome.

Improvvisamente, con le mani tremanti, si fermò e la scostò bruscamente da se girandole la schiena irrigidita, cercando ossigeno intorno a se e di fermare il cuore che galoppava in petto.

La giovane, dal canto suo, sconvolta dalla nuova esperienza sperimentata casualmente, lo guardò e si avvicinò al suo orecchio.

-Cosa le prende signor Raky?- Lo stuzzicò –I suoi ormoni non sono più sotto il suo controllo?- Ci soffiò dentro e lui rabbrividì girandosi e prendendola per le spalle. Gli occhi erano più scuri, incupiti dal desiderio. La giovane stupita lo fissò: non credeva di avere fatto un così bel lavoro… Lo sguardo bruciante del ragazzo passò su ogni centimetro della pelle della ragazza che arrossì sotto tale intensità

-Se fossimo in altro luogo, Kagome, non te ne saresti lì, davanti a me, così sbruffona… saresti piuttosto sotto di me, nuda, mentre io prendo questo tuo corpo da donna, facendoti contorcere di piacere, fino a gridare il mio nome-

-Mikado!!- urlò lei diventando paonazza mentre il cuore aumentava le pulsazioni

-Cosa c’è Kagome? I tuoi ormoni non sono più sotto il tuo controllo?- domandò senza distogliere gli occhi da quelli di lei. Sentiva una pulsazione dolorosa al basso ventre ma, ispirò profondamente cercando di calmarsi. Lei, agitata dal comportamento di lui deglutì

-Smettila…- sussurrò lei mordendosi il labbro. Mikado seguì quel movimento poi si staccò veloce

-Ti porto a casa, è meglio-

-Non voglio tornare a casa- affermò lei prendendolo per la manica fermandolo arrossendo. Lui sorrise al sedile, ma si voltò verso di lei sorpreso

-Ma come, prima non lo volevi?-

-Beh, prima era prima! Adesso è adesso!- esclamò

-E dove vorresti andare?- chiese lui

-Da nessuna parte- sussurrò Kagome sentendo i palmi inumiditi

-E cosa vorresti fare?- domandò guardandola intensamente. Lei diventò paonazza ma si avvicinò posando una mano sul ginocchio di lui

-Beh, pensavo a qualche cosa di piacevole…-

-Ovvero?- La stuzzicò guardando la mano di Kagome salire lentamente

-Lo so che hai capito, bestione…- mormorò sulle sue labbra

-Non so di che parli- La sfidò lui. Si stava divertendo troppo! La giovane giocherellò con la cerniera dei suoi pantaloni abbassandoli

-E adesso?- chiese sfiorando i boxer

-Ehi bambolina… non lo sai che non bisogna stuzzicarmi?- chiese posando una mano sul fianco della ragazza, scendendo sul gluteo fino alla coscia, per poi risalire sotto la gonna

-Non vedo l’ora- commentò sussultando alla mano del ragazzo.

Kagome sentì le dita stuzzicarla e buttò indietro la testa muovendosi con lui sempre più veloce. Le mani esperte del giovane la stavano facendo andare giù di testa ma, improvvisamente, ad un soffio tra il confine della realtà, lui si fermò togliendo la mano. Kagome, con gli occhi annebbiati, esclamò tutto il suo disappunto mormorando frasi sconnesse

-Mi dispiace mia cara…- La interruppe lui mordendogli il lobo dell’orecchio –Ma devo pur divertirmi pure io, o no?- Lei lo guardò.

Il sole calante colorava i capelli neri di tonalità calde, mentre gli occhi verdi apparivano più luminosi ed eccitati.

-Che cosa dici? Non c’è… spazio. Ti prego… Mikado…- sussurrò sfiorandogli il petto. Il ragazzo ghignò e tirò giù tutti e due i sedili per avere così più spazio.

-Contenta?- chiese mettendola semi sdraiata. Lei negò –Eddai… non dirmi che non ti eccita un po’ di sesso in macchina?- Kagome fece una smorfia quando lo sentì toglierle il completo intimo di sotto, ma iniziò a gemere al suo tocco di mani e lingua quando lui sparì  sotto la gonna di lei… Gli passò una mano tra i capelli gemendo più forte pronta a venire ma, per la seconda volta, Mikado si fermò lasciandola insoddisfatta e con il respiro mozzo

-Questa cosa non mi piace molto…- ansimò forte lei con il petto che si abbassava e alzava a ritmo irregolare. Il giovane si umettò le labbra poi alzò la maglietta di Kagome scoprendone i seni che accarezzò dolcemente

-Sicura?- La vide annuire e posò le labbra su quelle di lei leccandogliele in un bacio mozzafiato per poi scendere sul collo e, infine, sul seno.

La mano ridiscese, marcando la linea del suo stomaco fino alla gonna che le tolse, raggiungendo così le mutandine ai suoi piedi per poi toglierle definitivamente anche la maglia.

Vedere quel corpo nudo, il corpo di Kagome, muoversi, ansimare e dimenarsi contro i jeans e la maglia di lui, lo stava eccitando da morire, lo sentiva come una scossa elettrica al basso ventre.

-Dimmi Kagome, che cosa vuoi?- Le chiese muovendo le dita e sentendola tendere sotto di se. Kagome alzò il bacino per avere un contatto ancora più intimo, andando così a toccare i fianchi di lui che sfregò piano contro i jeans

-Voglio che tu…- Arrossì violentemente e lui sorrise -…mi prenda…- sussurrò

-Non ho capito- disse infilando un secondo dito nell’apertura di lei che gemette

-Voglio fare… ti prego, prendimi subito!- Lui non se lo fece ripetere due volte e sedendosi se la portò a cavalcioni sopra di se, scostò i boxer e la penetrò con forza. La ragazza gli cinse il collo con le braccia e buttò indietro la testa muovendosi su quel corpo ancora vestito, sentendo i jeans sfregarle le cosce e il seno contro il petto ancora fasciato dalla T-shirt. Mikado la prese in vita e la guidò su e giù, sempre più forte e in profondità, facendo gridare il proprio nome a Kagome che si abbandonò tra le sue braccia, senza azzardarsi a scostarsi da lui. Il giovane liberò definitivamente i capelli di lei che gli ricaddero sulla schiena in onde scomposte. Kagome gli tolse la maglia e baciò il collo per poi scendere sul petto, fece passare le mani sulle braccia e le spalle in modo tale che lui rilassasse totalmente i muscoli.

Il sole aveva finito finalmente il suo ciclo e la macchina era piombata nel buio.

-Kagome?- mormorò dopo un po’. Erano sdraiati uno sull’altro, la testa di lei appoggiata sul petto nudo del giovane che le accarezzava i capelli

-Mh?-

-È tardi, sarà meglio che ti riaccompagni-

-Vuoi davvero andare? Sto così bene adesso…- disse stringendosi a lui ancora

-Anche io… ma i tuoi?- domandò. Lei sbuffò sonoramente.

In effetti aveva detto alla madre che per cena sarebbe tornata…

-Posso restare se chiamo-

-Vuoi farlo?- domandò titubante Mikado. La giovane alzò il capo verso di lui e lo guardò negli occhi. Annuì.

-Si, voglio farlo- affermò.

Il giovane la guardò chiamare casa, corrugando le sopracciglia, informando la donna che sarebbe tornata più tardi del previsto e di lasciare quindi le chiavi al solito posto.

-Ecco fatto- annunciò –Ti senti più tranquillo ora?- chiese riappoggiando il capo e chiudendo gli occhi

-Dopo oggi… dopo quello che è successo tra di noi… cosa devo considerarti?- La sentì irrigidirsi –Cos’è cambiato tra di noi Kagome?- La giovane sospirò.

Sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe saltata fuori…

Alzò la testa verso di lui e i capelli le ricaddero a coprire parte del seno. Non se ne curò… l’aveva vista tante volte in quello stato…

-Mikado io… non lo so…- disse –In questo momento della mia vita sono troppo confusa e pensarci ora… non ce la farei. Ho troppi pensieri per la testa e non mi va di mentirti, non ora e non su una cosa così importante. Ti sembrerò egoista ma è così- concluse. Si guardarono per qualche secondo poi lui annuì

-Si, lo capisco. Ti aspetterò, ma quando? Quanto?-

-Tra poco ho gli esami, poi le vacanze… mi aspetterai? Per ora ti basta quello che ti offro?- chiese. Quando lo vide annuire tirò un inspiegabile sospiro di sollievo, ma lui alzò la mano scuotendo il capo

-Per ora si, ma non posso aspettarti per sempre Kagome-

-Lo so… Quando ti stuferai di me Mikado, io lo capirò-

 

Il ritorno a casa fu silenzioso, ma un silenzio diverso da quello dell’ andata. Mikado sedeva rilassato sul sedile, una mano sul volante e l’altra sullo schienale dove stava una Kagome vestita di tutto punto che non era più spaventata o pensierosa, né sentiva alcun rancore. Quella giornata insieme era servita ad entrambi e lo sapevano.

La macchina si fermò davanti alla casa della giovane, buia e silenziosa. Kagome lo baciò sulle labbra ringraziandolo e fece per scendere

-Ricordati che la prossima settimana si ricomincia a lavorare- Le ricordò bloccandola. La giovane si girò e annuì

-Si, tu ricordati invece che mi servono le mie vacanze!- esclamò scendendo e chiudendo lo sportello

-Va bene. Ci vediamo Lunedì sera e divertiti in questi giorni con il tuo amico… Ron?-

-Tom!!-

-Ecco si, quello…-

-Va bene, lo farò, contaci!- esclamò lei porgendosi da finestrino –A Lunedì- affermò dandogli un secondo, ed ultimo bacio, tutt’altro che casto guardandolo poi schizzare via a tutta velocità.

Kagome sospirò poi, velocemente, alzò lo zerbino e acchiappò le chiavi che infilò nella toppa aprendola. Il bracciale regalatogli da Sota tintinnò e, prima di salire in camera, controllò che la madre non si fosse dimenticata di chiudere o spegnere nulla. L’orologio a pendolo suonò un tocco e lei lo guardò: le 23.20.

Se l’era presa decisamente comoda con Mikado!

Comunque per pensare a loro due aveva tempo, sperava solo che lui non l’assillasse e che nessuno interferisse con le sue decisioni… Avrebbe chiesto consiglio a Tom e Eve, loro le sarebbero sicuramente stati d’aiuto.

Prima di entrare in camera controllò suo fratello, che russava profondamente a braccia divaricate sul letto, e la madre, che dormiva anche lei pesantemente.

Se fossero entrati i ladri nessuno dei due avrebbe sentito niente!

Richiudendo le porte tornò sui suoi passi, agognando una lunga dormita… almeno fino al mattino successivo quando sarebbe dovutas andare a scuola!

Doveva aspettare solo un giorno e poi avrebbe riabbracciato Tom, che bello!!

Canticchiando di gioia richiuse la porta alle proprie spalle accendendo la luce

-Sono felice che almeno tu sia così di buon umore-

Kagome sobbalzò spaventata irrigidendosi, si volse lentamente. Davanti a lei un ragazzo la fissava intensamente. In piedi al centro della stanza, con le braccia incrociate al petto, indossava gli stessi vestiti del pomeriggio e aveva… uno sguardo troppo calmo… troppo rilassato… Un brivido indefinibile le percorse la schiena.

-Ku…jimawa? Ma… ma…- Scioccata sbatté le palpebre, incapace di pronunciare alcuna frase di senso compiuto.

Trovarselo lì, a meno di due metri così inaspettatamente… non se lo sarebbe mai immaginata, non dopo quello che era successo tra di loro almeno!

La finestra aperta faceva entrare una brezza gelida che muoveva le tende. Il ragazzo fece ricadere le braccia lungo i fianchi

-Si, io- disse. La voce calma e tranquilla ghiacciò la schiena di Kagome che venne attraversata da brividi di terrore.

-Cosa ci fai qui? Da quanto sei qui?- riuscì ad articolare facendo un passo indietro verso la porta inconsciamente. Un sorriso tutt’altro che rassicurante comparve sulle labbra di Inuyasha

-Sono qua dalle 18.30 circa… volevo proprio vedere quanto ci avresti messo e… devo dire che mi hai stupito più di ogni altra aspettativa. Tornare 5 ore dopo… sono davvero senza parole- disse scuotendo il capo leggermente

-Diciamo che me la sono presa comoda- sbottò lei –Comunque potevi anche tornartene da dove eri venuto! Ti ho detto che non ti voglio in camera mia: fuori!- ordinò

-È vero, me lo avevi… accennato- concesse –Dì Kagome… ti sei divertita?- domandò facendo un passo verso di lei che indietreggiò di riflesso –Che c’è, non avrai paura di me, non è vero?- Kagome strinse i pugni e si costrinse a stare ferma immobile. Alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò negli occhi in segno di sfida

-Assolutamente no e si, mi sono divertita parecchio-

Negli occhi di lui si accese una scintilla di rabbia ma il viso rimase impassibile e calmo mentre si avvicinava di un altro passo.

Se avesse allungato la mano avrebbe potuto toccarla.

-Ah si?- chiese facendo un ulteriore passo avanti. Kagome si scostò di lato avvicinandosi all’armadio

-Non voglio che tu mi stia così vicino. Voglio che tu esca dalla mia stanza, ora- ordinò. Lui rise scuotendo il capo

-Non credo che lo farò- disse. Kagome strinse i pugni e gli occhi facendo violenza su di se per non saltargli alla gola.

Non poteva toccarlo, non doveva, altrimenti non sarebbe più riuscita a staccarsi da lui… Ma perché era così maledettamente bello anche dopo 3 anni? Perché non la lasciava in pace? Tanto lo avrebbe dovuto capire che lei non sarebbe più tornata sui suoi passi!

Riaprì gli occhi e balzò all’indietro quando se lo trovò a pochi centimetri di distanza. La schiena toccò il freddo legno dell’armadio e deglutì rumorosamente quando lui appoggiò le mani ai lati della testa, in modo che non potesse fuggire.

-Dì, cosa avete fatto? Mh?- Lei lo guardò dal basso e si morse il labbro

-Non devo dirti niente, non ti devo niente!- sibilò

-Non mi devi niente dici? Io invece credo proprio di si… Cosa avete fatto?- La sua voce scese di un ottava e Kagome pregò che l’armadio la inghiottisse, oppure il pavimento, era uguale! Ma che qualcuno la portasse via, la salvasse!

“Oddio, Kami aiutami tu ti prego…” pensò -Abbiamo parlato, solo parlato. Ma cosa te ne può fregare a te? Sono fatti miei!-

-No Kagome, sono anche miei!-

-Invece no! Non lo sono più da un pezzo ormai! Quante volte devo dirtelo?- Lui si chinò su di lei che spaventata scostò il viso.

Sentì il respirò sul suo collo, i capelli che le sfioravano la guancia, il calore del suo corpo troppo vicino… Inuyasha aspirò profondamente il suo profumo ma si irrigidì. I muscoli si tesero fino allo spasimo e le mani si chiusero conficcandosi le unghie nei palmi.

Aveva sempre adorato l’odore di Kagome, zucchero filato… dolce, leggero, impalpabile… eppure… adesso c’era un altro odore. Più leggero ovviamente, quasi come se fosse un sogno, eppure c’era: miele.

-Solo parlato eh?- ringhiò scostandosi da lei –Dimmelo, dove ti ha toccata? Come gemevi? Hai urlato il suo nome? Rispondimi!- ordinò

-Sei pazzo ecco cosa ti dico!- esclamò lei –Vuoi sapere se abbiamo fatto l’amore? Si, lo abbiamo fatto! Ma a te cosa importa? Il corpo è mio, chiaro!? Decido io a chi darlo! A te cosa cambia? Niente! Niente!!-

-Dove ti ha toccata? Su, dimmelo!- insistette lui come se lei non avesse neppure parlato

-Basta! Allontanati subito da me! Vattene o mi metto ad urlare!- Lo minacciò

-Ti ha toccata qui?- chiese bloccandola con il suo corpo e passando la mano sulla coscia di lei –Oppure qua? Dimmelo!- La mano salì sul fianco fino al seno. Lei chiuse gli occhi e singhiozzò

-Lasciami!!- esclamò cercando di scostarlo. Lui le bloccò i polsi

-Ha visto il neo dietro la schiena, sulla spalla destra? O quello sulla gamba? Dai, rispondimi!- Kagome si fece più indietro che poté mentre le lacrime cominciavano a scorrere sul suo viso mentre lui tornava a toccarla –Oppure è stato ancora più audace ed è sceso alle parti più intime? Allora, come gemevi, hai gridato il suo nome? Lo hai pregato di non fermarsi? Rispondimi! Rispondimi!!- gridò colpendo con i pugni l’armadio ai lati del viso della giovane. La ragazza scivolò a terra e si cinse le ginocchia con le braccia scuotendo il capo

-Sei pazzo…- mormorò –Tu… non devi toccarmi…- singhiozzò. Inuyasha strinse i pugni, mentre il suo viso si trasfigurava in una maschera di rabbia

-Rispondimi maledizione a te!!- esclamò colpendo di nuovo l’armadio.

 

E poi accadde.

Accadde tutto in così pochi secondi che alla ragazza parve una eternità.

 

Sopra le loro teste sentirono un rumore che fece alzare lo sguardo ai due giovani.

Kagome si irrigidì.

 

Non poteva succedere…

 

La vecchia scatola posta in cima all’armadio vacillò pericolosamente, quasi fosse intenta a decidere se rimanere lassù, oppure lasciarsi cadere nel vuoto, prendendo sicuramente una bella botta.

 

Non poteva succedere proprio a lei… non ora, non adesso, non così…

 

Su… giù… su…

 

“Ti prego, ti supplico, non cadere… non cadere… Kami ti prego… ti supplico Kami, non farmi questo… non farlo te ne prego!”

 

Giù…

 

E invece accadde proprio quello che Kagome aveva temuto.

 

La scatola sembrò fermarsi un millesimo di secondo, per poi sbilanciarsi definitivamente cominciando la sua discesa verso il terreno.

 

Gli occhi di Kagome si riempirono di nuove lacrime mentre guardava il coperchio aprirsi

“No…”

 

Roteò, facendo mezzo giro su se stesso e il coperchio si aprì totalmente.

 

“No!!”

 

Una rosa ormai secca, scivolò fuori e cadde sul pavimento. L’urto ne fece perdere qualche petalo che un tempo era di un rosso acceso. Kagome ricordava bene quel colore e anche il loro profumo…

 

La cassetta, su cui aveva registrato la partenza di lui all’aeroporto, procurò un suono metallico al contatto con il suolo e lo spigolo di plastica si scheggiò. La scheggia ribalzò sulla moquette fermandosi sotto l’armadio, l’artefice di tutto.

 

La scatola rimbalzò a terra.

Una…

Due…

Tre volte…

Facendo fuoriuscire quello che la ragazza temeva di più e che le procurò altre lacrime.

 

Il diario scivolò via, fino a lei inginocchiata per terra che si portò una mano alle labbra, cercando di soffocare un singhiozzo che non ci fu…

La collanina di Inuyasha, la collanina con il ciondolo a forma di chiave, il ricordo di loro due, e un angolo della foto, quella foto che avevano scattato in montagna, quella foto che lui le aveva regalato per il suo compleanno con la cornice che lei stessa aveva rotto, per l’impatto erano mezzi usciti dal diario dove lei stessa li aveva imprigionati.

Il ciondolino a forma di chiave brillava sotto quella luce artificiale e il viso di Inuyasha, che la cingeva da dietro, erano ben in vista agli occhi di quegli stessi ragazzi impressi su quella foto.

Stessi ragazzi certo, solo che la situazione era molto diversa.

 

Inuyasha era senza parole, non riusciva a muoversi tanto era la sorpresa.

Quegli oggetti… quella scatola… quella era la loro vita insieme, quella che era stata la loro vita insieme… Tutto lì, in quel pavimento, in quel metro.

Kagome dal suo canto non poteva crederci. Non poteva essere assolutamente vero. Era di certo un incubo, non c’era altra spiegazione. Ora avrebbe riaperto gli occhi e avrebbe scoperto che era mattina e che quella maledetta giornata non era ancora cominciata. Nuove lacrime riempirono i suoi occhi e mordendosi le labbra strinse i pugni.

Guardò la rosa, l’unica rosa rimasta e ricordò quelle mattine, lassù in montagna… quanto era bello svegliarsi abbracciata a lui, con un rosa sempre presente nella sua mano. Erano stati tempi felici quelli, ma falsi…

 

Falsi, come lo era stato lui…

 

-Ka…Kagome io… io…- Inuyasha fissò tutti quegli oggetti con mille emozioni che gli si agitavano dentro l’animo. Kagome non li aveva mai buttati come aveva sempre creduto, Erano lì, davanti a lui, intatti.

Eppure…

Eppure li aveva messi lassù, in una scatola, dimenticati… Cosa avrebbe dovuto pensare ora?

Ovviamente Inuyasha non poteva sapere quanto quella scatola fosse la pena di Kagome, quanto e quante volte si era fermata a fissarla, incapace di distogliere gli occhi. Ma mai, mai, l’aveva presa in mano, mai aveva aperto quel coperchio che ora giaceva vicino alla scatola, mai aveva rivelato il contenuto di essa in quei tre anni, mai.

Aveva voluto liberarsene, ma le era mancato il coraggio.

Aveva voluto dimenticarla, ma era risultato impossibile.

Aveva voluto punirsi e l’aveva tenuta.

E ora ne stava pagando le conseguenze.

Non voleva rivederla, non avrebbe mai voluto quello!

-Kujimawa… vattene-

Il ragazzo la guardò. Il tono era stato così maledettamente basso e inespressivo che gli aveva quasi fatto paura. Ma era pur sempre Kagome, no?

-Kagome io…-

-Fuori- Non era una supplica, non era niente se non un ordine. Secco, minatorio quasi, ma troppo inespressivo per esserne certi.

E Kagome si mordeva le labbra a sangue per non piangere, per non gridare… Guardava quegli oggetti e voleva solo morire.

Inuyasha fece un passo indietro e un altro ancora, allontanandosi. Sparì oltre la finestra, nel buio e le lacrime della ragazza cominciarono a bagnare le proprie guance, senza accorgersene, senza un lamento. Senza niente…

Una lacrima dietro l’altra, incessantemente, mentre gli occhi vagavano su quel pavimento contaminato, su un passato ormai lontano, su ricordi tornati a galla troppo prepotentemente.

Si sentiva come tre anni prima: svuotata, vuota, sola…

Strinse i pugni.

No, non era sola, perché con lei c’erano delle persone che le volevano bene. Non era come tre anni prima quando tutti l’avevano abbandonata, quando la sua migliore amica l’aveva tradita, no… Ora aveva dei nuovi amici, aveva Tom, aveva Eve e aveva Mikado…

Si sorprese del suo stesso pensiero, ma era vero. Lei aveva Mikado.

Non si sarebbe demoralizzata mai più, sarebbe andata avanti a testa alta, insieme alle persone a cui ora voleva bene.

Non sapeva se ne sarebbe uscita vincitrice, ma lei avrebbe fatto di tutto, con tutte le sue forze.

Pianse a lungo mentre raccoglieva di nuovo quei ricordi rimettendoli al suo posto, lassù, sull’armadio e pianse ancora e ancora mentre i ricordi la assalivano senza sosta, lasciandola senza fiato.

Quei posti, quelle situazioni la stavano opprimendo: Tokyo, il Giappone, persino casa sua aveva troppi ricordi. Doveva andarsene, doveva allontanarsi il più possibile.

 

Quando chiuse gli occhi sfinita e distrutta, gli uccelli cinguettavano sui rami del Goshinboku e il sole stava sorgendo, segnalando definitivamente l’inizio di una nuova, soleggiata e splendida giornata di Primavera.

 

Era Venerdì. Due settimane dopo la scuola sarebbe giunta al termine e gli esami sarebbero iniziati.

Voleva andarsene via il più presto possibile.

 

***

 

ANTICIPAZIONE!!

Capitolo 15- Il ritorno di Tom

[…….E poi, quell’intervista all’aeroporto, tanto di fretta poiché la sua presenza urgeva su quell’aereo. Lo sguardo schivo, lontano, sofferente forse, ma controllato e freddo, uno sguardo che non lasciava trapelare nulla, nemmeno un piccolo rimorso si vedeva su quel volto per la giovane a cui aveva spezzato il cuore-

Kagome strinse i pugni rivedevano quelle immagini, come se avesse quel video davanti a se.

Era stato così, era stato proprio così.

Il preside non aveva omesso niente, rivelando quello che lei aveva visto e che l’aveva fatta impazzire di dolore.

Nel volto di Inuyasha, davanti a quelle telecamere, non c’era niente.

Né rimorso, né angoscia, niente.]

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15- Il ritorno di Tom ***


Olè! Eccomi tornata! Scusate il ritardo disastroso, avevo promesso la scorsa settimana di postare ma dopo il ritorno a casa dei danesi proprio quel giovedì ho avuto un sacco da fare per la scuola...sooooorry! ^^ Comunque, dopo questa traumatica esperienza posso giurare che per un bel po’ di tempo non voglio sentire parlare di scambi culturali! Lasciamo perdere, è meglio, stendiamo un velo pietoso!

Bene, ora passiamo tranquillamente alle vostre recensioni ^-^

 

pillo: no, certo che no, si capiva già nel momento in cui, nella lontana seconda parte, era entrato nei bagni femminili! Inuyasha è davvero molto possessivo, è ovvio che prima o poi avrebbe fatto caaaaaaaaabooooooooooom!! xD ok, scusa la stupidata! Tom e Mikado sono sempre piaciuti moltissimo anche a me, poiché ognuno di loro possiede una parte del mio uomo ideale, ma la parte più grossa l’ho messa su Inuyasha *o* no no, Mikado non frega nessuno, tranne se stesso.. mi fa un po’ pena poverino. Grazie della recensione e al prossimo capitolo!!

 

Kagome_chan89: ciao Ilaria! Inuyasha è molto geloso e molto possessivo, era ovvio che prima o poi scoppiasse, non pensi? Ah, no, l’ultima frase ti da solo un programma vago di ciò che accadrà e di un suo desiderio, ovvero che vuole andarsene in vacanza e devo ammettere che pure io vorrei cambiare un po’ aria dopo tutto quello che le è successo. Per il manifesto lascia stare, hai di meglio di cui pensare..come sapere chi è quell’imbecille per il tuo povero micio ç_ç e ovviamente per la tua amica. Il tuo racconto su e-mail mi ha lasciata spiazzata davvero xD non preoccuparti, risponderò presto ^^ alla prossima settimana!!

 

smartina86: argh! Ops!! In bocca al lupo se non ti ha già divorato..non lo ha fatto vero? Ok, puoi darmi la colpa se ti sono andati male, ma sarai andata bene di sicuro! Avevi la mia presenza alle tue spalle..umh, no, questo poteva solo spaventarti..ok, basta, sparo solo stupidaggini oggi! Fidati, nelle parole di Mikado c’era altro che un ultimatum! A te sta decidere se questo è un capitolo decisivo, anche se forse devi aspettare ancora qualche cap..ricordati che sono 29 in tutto!! Grazie della recensione!

 

Michiyochan: non ti preoccupare, come studentessa ti capisco benissimo! Davvero avete cominciato l’8!? Oddio poveri voi, che choc traumatico! Mikado è dolcissimo e bellissimo, trattamelo bene ok?? Vedrai che l’arrivo dei nostri due sposini porterà un po’ di felicità e sollievo…eh eh eh… Il 9 come capitolo è decisamente il massimo, avevo sempre provato a immaginare cosa sarebbe successo quando lui si fosse accorto che lei era sveglia, e ovviamente non poteva non venire fuori una scena simile! Al prossimo capitolo allora!!

 

pretty: ç__ç soorry, invece di una ti ho fatto aspettare ben 2 settimane!! Per il triangolo Mikado/Kagome/Inuyasha posso solo dire che si, a Kagome Mikado piace ma ovviamente la presenza di Inuyasha è un vero e proprio intralcio ai suoi sentimenti..chissà, forse si sarebbe potuto trasformare in amore ma non lo sapremo mai. Ovviamente Inuyasha potrebbe decisamente evitare di fare certe stupidate, ma essendo umano è travolto da gelosia e rabbia, e tanta, tanta possessione verso ciò che crede suo. Mi spiace però smentirti ma dovrai decidere tu se questo è decisivo o meno anche se, secondo me, la svolta decisiva ci sarà un po’ più avanti ^^ grazie della recensione a alla prossima settimana!

 

chachy: anche a me come scena piace moltissimo! Ma dopo tantissime notti insonni non poteva che venire una cosa simile, anche se sono stata molto combattuta tra la decisione di mettere o meno dei ricordi..poi ho pensato che sarebbe stato troppo peso e ho lasciato perdere ^^ al prossimo capitolo!!

 

damychan: mi spiace di non essere riuscita giovedì scorso ma grazie dei tuoi complimenti ^^ anche a me piace molto Mikado ma Kagome non ha chiuso con il proprio passato anche se cerca di non darlo a vedere la fa soffrire ancora molto e lo scopo dello scorso capitolo era farlo capire a Inuyasha (e ovviamente a voi lettori!!). Alla prossima settimana!

 

_Dana_: carissima sei la prima, te lo posso giurare, la prima, che mi dice una cosa simile! Non pensavo che avrei mai sentito certe parole ç______ç e ti giuro che ero tentata all’inizio (se vuoi scrivo una “what if..?” della mia storia solo per te xD) ma poi ho dovuto fare una grossa retromarcia..Inuyasha e Kagome sono da sempre la mia coppia ideale e in questa storia la mia stra-coppia ideale, caratteri e situazioni incluse, quindi non potevo deludermi! Grazie però per i tuoi complimenti è sempre stata la mia paura maggiore non riuscire a trasmettere ciò che provavo nelle mie parole, ma fortunatamente anche questa volta me la sono cavata ^^ grazie della tua recensione e alla prossima settimana!

 

Kaggi_Inu91: mi stupirei Giuli, mia cara psicologa, se cominciassi a farlo lo stesso giorno in cui posto! Saprò che sei malata! ^^ sono felice che sia riuscita ad emozionarti, avrei voluto vederti!! Purtroppo sono incasinata con la scuola e altre questioni che ti dirò per questo non riesco a venire molto su msn..comunque il giovedì quando posto ci sono sempre, questo è certo! Grazie della recensione!

 

fra007: non ti preoccupare, ho i tuoi identici problemi! Oh si, Mikado lo adoro..ma Inu rimane Inu, come hai detto tu xD Effettivamente la scena l’avevo in mente da secoli e scriverla mi ha messo addosso un magone atroce, per questo la scena è venuta così lacrimosa! Grazie della dedizione, ma come studentessa capisco perfettamente che tu possa avere dei problemi! Alla prossima settimana!

 

Only_a_Illusion: eh si, incredibilmente ecco qua la terza parte! Non stupirti..non riesco ancora a capacitarmi di avere finito questa storia dopo più di tre anni! Anche a me piace molto la nuova Kagome..devo dire che la nostra “solita” è troppo remissiva..un po’ troppo buona ecco! Per la questione penso tu abbia ragione, ma ho basato la cosa sul fatto che per me gli esseri umani sono molto..vendicativi? Orgogliosi? Forse non sono nemmeno gli aggettivi giusti ma l’effetto di Inuyasha su Kagome ora è come sale su vecchie ferite che non si sono richiuse a dovere..forse non è la spiegazione giusta, ma forse è l’unica corretta. Comunque se hai dei dubbi esprimili pure ^^ grazie della tua recensione e alla prossima settimana!

 

hachi22: per prima cosa grazie di avere messo le mie storie tra i preferiti ^^ ne sono sempre molto contenta! E per la tua piccola curiosità no, non parlo danese..ma posso dirti che è una specie di misto tra inglese e tedesco..è bella come lingua ma è proporzionabile al loro orribile carattere! Per il capitolo non so come fanno a piacerti le mie anticipazioni! Non so mai che pezzo prendere e il più delle volte sono assolutamente senza senso! Però grazie per i tuoi complimenti, si ricevono sempre bene!! xD Al prossimo capitolo!

 

Bene, dopo due pagine del nostro angolino speciale ^^ vi lascio al capitolo.

Spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana, compiti e studio permettendo ma per ora non vedo nessun tipo di intoppo nei miei impegni ^-^

A presto dunque e buona lettura!!

 

***

 

Capitolo 15

       Il ritorno di Tom

 

Venerdì. Ore 7.10

Kagome tastò il terreno in cerca dell’oggetto che le stava sfondando i timpani, pronta a buttarlo fuori dalla finestra. Aveva gli occhi pesanti, la gola arsa, le guance ruvide, la testa che doleva… insomma, stava da schifo.

Eppure non ricordava il perché.

Si costrinse ad aprire gli occhi per così trovare l’oggetto del suo risveglio.

Dopo qualche secondo in cui non vide nulla, tranne il più totale nero, le orme iniziarono a delinearsi e i colori tornarono al proprio posto. Totalmente indolenzita si alzò dalla scomoda posizione in cui si trovava, ovvero con le braccia posate sul letto su cui era abbandonata la testa e le gambe incrociate, ma venne assalita da un attacco di vertigine che la portò a sedere di nuovo.

Aveva la testa in fiamme.

Cosa diavolo aveva fatto la sera prima? Si era scolata dei litri di birra!?

Impossibile, a lei non piaceva.

Era così fuori che non riusciva neppure a ricordare…

Come avrebbe potuto andare a scuola in quelle condizioni? L’idea di saltare quel giorno era molto allettante ma, ovviamente, non poteva assolutamente.

Mancavano due settimane alla fine della scuola, il pensiero di saltare anche una sola lezione la mandava in crisi. Comunque doveva alzarsi da quel maledetto letto.

Dove accidenti aveva messo il cellulare??

Si guardò intorno e lo vide, finalmente, a terra, vicino all’armadio. Ci gattonò vicino e con qualche difficoltà lo zittì. Il silenzio che si prolungò nella stanza fu un vero e proprio balsamo per il suo cervello fuso. Si appoggiò con la schiena al letto e si costrinse a pensare.

Il giorno prima dopo la scuola, era tornata a casa e Sota le aveva regalato il braccialetto e la collanina

“Infatti eccoli qua” costatò tastandosi polso e collo.

Bene, appurato ciò, dopo era andata a teatro, era uscita e aveva incontrato Kujimawa e Kazana, poi era andata via con Mikado… già, Mikado!

Ricordò improvvisamente la sera prima e con lo stomaco chiuso guardò l’orario. Le 7.12. aveva dormito meno di due ore.

Ottimo!

Ora poteva essere certa che tutto il mondo sapesse di quella stramaledetta scatola!

Scosse il capo e guardò i vestiti sgualciti… che idiota, era una vera e propria idiota!

Si alzò e sospirando pesantemente si infilò l’uniforme uscendo poi dalla camera

-Buon giorno sorellina! Tutto bene?- Lei si girò

-Va malissimo- rispose chiudendosi in bagno. Sota alzò il sopracciglio confuso

“Ma ha detto proprio ‘malissimo’? Mah… certo che ha una faccia!” pensò il ragazzino dirigendosi al piano di sotto pronto per una abbondante colazione.

Kagome si guardò allo specchio

-Come faccio ad uscire conciata così??- domandò orripilata distogliendo gli occhi dallo specchio.

Aveva la faccia gonfia e chiazzata, gli occhi rossi e sporgenti per il troppo pianto, le labbra martoriate, i capelli in disordine e pieni di nodi…

Si coprì la faccia con le mani sentendo le lacrime salirgli agli occhi e respirò a fondo cercando aria da immagazzinare.

“Con calma Kagome…” Si tranquillizzò e si lavò la faccia con l’acqua fredda, poi si pettinò alla bene e meglio. Ottimo, ora doveva mettere a posto quel disastro che era la sua faccia, cosa impossibile! Avrebbe dovuto stare una giornata con degli impacchi di acqua ghiacciata! Ma lei non aveva una giornata da potere stare chiusa in casa!

Ma perché doveva incasinarsi così??

“Se mi trucco peggioro la situazione irrimediabilmente, sarà meglio fare finta di niente e andare via a testa alta” concluse infine uscendo dal bagno e scendendo in cucina

-Buon giorno tesoro… cosa hai fatto alla faccia?- domandò stupita la madre mettendole davanti la colazione

-Niente mamma- rispose iniziando a mangiare senza alzare gli occhi dalla sua ciotola. Figlio e madre si lanciarono uno sguardo d’intesa poi continuarono a fare le proprie faccende ignorando l’umore della giovane che li ringraziò mentalmente.

La ragazza guardò la madre e lanciò uno sguardo all’orologio. Aveva ancora un po’ di tempo per mettere al corrente la madre della sua decisione

-Mamma?- La donna alzò lo sguardo verso di lei e incrociò gli occhi della figlia.

Castano e grigio si fusero insieme e la donna sorrise. Gli occhi della sua Kagome erano così simili a quelli del suo amato sposo, che ogni tanto le sembrava di rivederli…

-Dimmi cara-

-Beh… ecco c’è una cosa che dovrei dirti e… beh, forse dovresti sederti- disse lasciando la sua colazione a metà. Sota guardò la sorella e sospirò passando lo sguardo sulla madre.

Se Kagome aveva invitato la donna di sedersi, voleva dire solo una cosa: richieste assurde già perse in partenze, di conseguenza guai e urla.

La madre si sedette e congiunse le mani sopra il tavolo sorridendo

-Dimmi- ripeté

-Beh, sai quest’anno ho la maturità e ti ho detto che mi faccio dare le vacanze al lavoro e… beh, poi domani arriva Tom, te lo avevo detto no?-

-Certo, dove vuoi arrivare Kagome?- chiese addolcendo lo sguardo.

La donna aveva una particolare adorazione per quel ragazzo, gli era debitrice da quando aveva tirato fuori dalla catalessi la sua bambina.

-Beh, dopo che arriveranno i voti… quando avrò finito l’esame… posso andare in vacanza?- chiese. La donna sorrise

-Ma certo, con chi andresti?- Kagome abbassò gli occhi

-No mami… non hai capito… in vacanza da sola…-

Sota guardò la madre cambiare espressione ad una velocità impressionante

-Ovviamente no- La giovane alzò gli occhi verso la madre e sbuffò

-Perché?-

-Hai solo 18 anni-

-Che centra? Avevo 16 anni quando mi hai fatto andare ad Amsterdam-

-Là c’era della gente che conoscevo e che era responsabile di te, io non ti avrei mai fatto andare e tu lo sai. Tu andresti alla cieca. Dove vorresti andare?-

-Non lo so, via comunque, almeno per qualche settimana. Devo cambiare aria. Il Giappone mi sta soffocando, Tokyo mi sta soffocando- Guardò la donna –Mamma ti prego-

-Non se ne parla minimamente- asserì definitivamente la donna alzandosi –Se te ne vuoi andare trova qualcuno che ti accompagni. Ne riparleremo se lo troverai-

-Quindi basta che trovi un accompagnatore?-

-Si-

-Ottimo- Kagome si alzò –Allora posso già fare le valigie- attestò prendendo la borsa e buttandosela su una spalla dirigendosi verso la porta

-Kagome!- La ragazza si girò –Chiedi a Tom e a Eve se vogliono stare qua durante la loro permanenza, mi farebbe piacere- Lei sorrise

-Mamma, hanno un bambino piccolo con loro-

-Adoro i bambini, lo sai-

-Allora ok- Uscì e richiuse la porta alle sue spalle augurando una buona mattinata a entrambi.

Sota alzò il sopracciglio sorpreso. Non aveva urlato nessuno…

 

Kagome entrò in aula. C’erano già i suoi compagni di classe.

Con lo sguardo basso sorpassò i banchi e tentò di essere il più invisibile possibile

-Kagome!- La giovane si sedette e guardò di sottecchi Karin che le si avvicinò sorridendo –Buon giorno! Pronta per oggi pomeriggio?- chiese

-Giorno… ehm, si, prontissima- mentì tentando di chiudere il discorso velocemente

-Ehi, ma stai bene?- chiese la giovane abbassandosi e mettendosi alla sua stessa altezza –Oh mio Dio, che faccia… ti è successo qualche cosa?- domandò preoccupata

-Non so di che parli… Fra poco comincia la lezione potresti…-

-Ma come non sai di che parlo!? Hai una faccia che potrebbe fare concorrenza ad un cocomero!- urlò

-Grazie per avere messo tutti al corrente del mio stato facciale- ribadì acida fulminandola. In effetti si erano tutti voltati verso di lei…

-Scusami Kagome! Ma davvero, sei sicura che vada tutto bene?- sussurrò

-Va tutto benissimo Karin! Cosa devo farti, un documento scritto?- ringhiò

-No, ovviamente no-

-Ehi, che succede? Karin?- La ragazza seduta si irrigidì

-Oh Sango, niente, va tutto bene- la tranquillizzò Karin cercando di rimediare pateticamente alla sua gaffa. Sango guardò speranzosa Kagome che però tenne lo sguardo piantato sul banco vuoto

-Kagome?-

-Che diavolo vuoi?- sibilò. Sango sussultò.

Eppure ieri era stato così bello… aveva creduto che Kagome…

-Ecco io… io…-

-Tu cosa?- Alzò lo sguardo fiammeggiante verso di lei –Ti prego esprimiti pure! Tanto in questi anni non sai fare altro vero? Vuoi sempre e perennemente dire la tua! Quindi prego, parla pure! Vuoi ripetermi di nuovo la solita solfa? No aspetta, risparmiati la fatica! Lo hai ripetuto così tante volte che mi viene la nausea! Ora mi dirai che lo avevi fatto per proteggermi! Che il tuo amatissimo fratellino voleva proteggere quel caro e povero ragazzo di Inuyasha! Che è stato costretto da suo padre, povero dolce piccolo idiota! Come vedi mi ricordo tutto quindi astieniti da qualsiasi cazzata che stai pensando! E non ti azzardare minimamente a domandarmi con la tua vocetta insulsa ‘Oh Kagome, stai bene? Tutto ok?’ perché è la domanda più idiota che tu potresti farmi in questo momento, visto che si vede da se il mio umore di merda!-

Un silenzio surreale si distese a macchia d’olio nella classe.

Kagome non si era nemmeno accorta di essere scattata in piedi e di avere stretto i pugni talmente forte che ora le facevano male le dita.

Sango aveva fatto un passo indietro scioccata e Karin, con la classe, faceva passare gli occhi dall’una all’altra.

Il vociare nelle altre classi rimbombava nella stanza mentre la campanella trillava impazzita. Quando la prof d’inglese entrò, trovò quell’atmosfera particolarmente tesa e si trovò a fissare stupita le due alunne che si fronteggiavano, o almeno, Higarashi sembrava parecchio furiosa mentre Koshuzo era particolarmente scioccata, senza parole

-Ehm, ragazzi?- disse attirando l’attenzione di tutti, tranne quella delle due giovani infondo all’aula che non avevano smesso un secondo di fissarsi –La campana è suonata, vi pregherei di sedervi e… se avete un qualsiasi problema, ne potremmo parlare- tentò guardando soprattutto le due giovani.

Sango si voltò verso la prof, poi ritornò su Kagome che aveva chiuso gli occhi cercando di darsi una controllata

-Professoressa?- Kagome la guardò gelidamente. La voce bassa per lo sforzo di non urlare era particolarmente roca –Credo di non potere sostenere la sua lezione quest’oggi, potrei uscire?- domandò

-Higarashi, forse è meglio che si sieda e che ne parlassimo- insistette la donna appoggiando la borsa sulla cattedra

-No, io devo uscire. Adesso- Infatti presa la sua roba passò davanti a una classe ammutolita uscendo, senza degnare di uno sguardo nessuno. Quando vide i corridoi quasi vuoti iniziò a correre come una forsennata verso la terrazza, urtando un bidello e qualche studente ritardatario.

Si fermò solo quando l’aria le sferzò il viso e la porta non fu chiusa alle sue spalle.

“MERDA!”

 

Seduto sulla sua poltrona, Inuyasha controllava distrattamente alcuni documenti, aspettando la sua segretaria, Karino, per i programmi della giornata.

Stava ripensando al giorno prima ossessivamente, ma non riusciva a mettere in chiaro cosa provava in quel momento, aveva così tante emozioni che gli si agitavano nell’animo che era confuso, con la testa in fiamme.

Era arrabbiato, era stupito, era scioccato, era pentito era… era tutto!

Sapeva che Kagome, la sua Kagome, andava a… insomma, se la intendeva con quel Mikado, lo sapeva. Eppure avere la prova lì, sulla pelle di lei, lo aveva mandato fuori di testa. Si era arrabbiato come mai in vita sua, sentendo la sua Kagome scivolarle via dalle dita e l’aveva minacciata, l’aveva spaventata, aveva urlato… Per di più aspettare 5 ore nella sua stanza non lo aveva aiutato per niente mentre immaginava tutto e niente.

E poi…

Poi da quell’armadio era caduta quella scatola, subito non aveva inteso, nemmeno guardando l’espressione terrorizzata nel volto della giovane, ma poi aveva compreso.

Aveva capito.

Trovarsi lì, con in meno di un metro tutta la loro storia, contenuta in quella scatola, lo aveva svuotato. Aveva sentito la rabbia scemare e altri sentimenti invaderlo.

Se quella scatola era ancora lì voleva dire che non l’aveva dimenticato, ma se era rinchiuso lassù, là dove l’occhio faceva fatica ad arrivarci… forse se ne era solo scordata. Ma dallo sguardo di lei forse la soluzione non era quella. Se quella scatola racchiudeva la loro storia, perché l’aveva dovuta nascondere?

Non capiva, maledizione non capiva un accidenti di tutta quella storia!

Si portò le mani alla testa e le fece passare tra i capelli disperato.

Un bussare alla porta lo distrasse e Sasha entrò nella sua camicetta bianca e la gonna corta.

-Buon giorno sig. Kujimawa… la vedo disperato, ha bisogno di aiuto per quel documento?- si informò immediatamente. Lui alzò gli occhi verso di lei e si mise composto sospirando

-No, non si preoccupi, stavo piuttosto pensando ad altre cose- commentò richiudendo il fascicolo con un svolazzare di fogli –Mi dica piuttosto i programmi di oggi- ordinò. La donna sorrise e tirò fuori l’agendina che aprì e un penna che fece scorrere lungo il foglio, con fare professionale

-Alle 10.00 ha un incontro con un imprenditore per definire alcune questioni urgenti. Alle ore 11.30 ha una riunione  con i responsabili degli altri piani, compreso il sig. Kazana, per aggiornarvi sui lavori ecc.- Alzò gli occhi verso Inuyasha e sorrise –Ogni mese il grande capo organizza questo genere di riunioni, per informarsi di tutti gli spostamenti possibili e di come si svolgono i lavori- Lo informò tornando subito alla sua agenda –Comunque, continuando, alle 13.00 la aspetta a pranzo la fam. Kazana e infine, alle 14.00 la aspetta il presidente su, all’ultimo piano, nel suo ufficio- La donna sorrise richiudendo l’agenda e lui annuì

-Molto bene, la ringrazio sig.na Karino- disse passandosi una mano tra i capelli. La donna lo guardò preoccupata

-Io la vedo molto sotto pressione. Sicuro che non ci siano problemi?- chiese

-Assolutamente. Non sono problemi di lavoro, stia pure tranquilla- Poco convinta la donna girò la scrivania portandosi dietro Inuyasha che rimase immobile

-Ora si rilassi- commentò lei portando le mani sulle sue spalle iniziando a massaggiarle con mani esperte. Lui rimase rigido sulla sedia senza muovere un muscolo e la donna rise –Non la mangio, stia tranquillo… Si rilassi forza- Lo incitò continuando a massaggiare lentamente.

Poco dopo, il giovane si era abbandonato sullo schienale, senza muoversi, sentendo le mani della donna che non fermavano un istante quella danza dolce e rilassante che faceva scivolare via tutti i pensieri opprimenti.

-Si sente meglio ora?- mormorò al suo orecchio la donna

-La ringrazio, ora sono più tranquillo-

-Si figuri- disse facendo passare le mani dalle spalle al petto, dove fece cerchi immaginari con la punta delle dita, ogni giro con una lentezza sempre più esasperante

-Vorrebbe smetterla per cortesia? Vorrei ricordarle che lei…-

-Conosco un metodo infallibile per farla rilassare totalmente- commentò invece interrompendolo –Abbiamo un ora di tempo e se la smette di blaterare cose inutili potremmo passarlo in modo più piacevole entrambi- sussurrò –Sarebbe solo sesso, niente di niente, solo quello-

-No- ribadì lui sentendo le mani della donna abbassarsi ancora di più

-Ne è sicuro?- chiese chiudendo gli occhi sentendo i boxer sulla punta delle dita. Lui la allontanò da se

-Assolutamente- ribadì voltandosi e ritrovandosela a pochi centimetri di distanza –E la consiglio di smetterla se non vuole essere licenziata- Lei fece una risatina allontanandosi da lui di qualche passo

-Devo dire che non avevo mai visto un uomo resistermi così tanto- disse scuotendo il capo divertita –Ma come vuole lei- disse rigirando la cattedra –Le offrivo solo sesso e uno sfogo su di me… ma se ovviamente non vuole tradire la sua ragazza, chi sono io per impedirglielo? Ovviamente sarebbe rimasto tutto tra noi, ma forse lei è troppo legato a questa presupposta ragazza per fare una cosa così… rischiosa per il vostro rapporto- Ammiccò ad un sorriso –Sicuro che questa ragazza non tradisca lei piuttosto?- domandò.

La mente di Inuyasha focalizzò subito l’immagine di Mikado che abbracciava Kagome tenendola stretta dopo una notte d’amore. Una fitta gli fece chiudere i pugni mentre gli occhi si scurivano pericolosamente. La donna rise

-Ah, allora ci ho beccato, vero?- Sorrise –Beh, io allora vado. La chiamerò per ricordarle il suo primo appuntamento delle 10.00- disse girandogli la schiena

-Non ce ne sarà bisogno- commentò Inuyasha alzandosi. Lei si girò alzando il sopracciglio e se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. La sovrastava con tutta la testa. Sorrise

-Che le succede? Ha cambiato idea?- domandò

-Diciamo che mi ha incuriosito- Ghignò posando una mano sulla porta, vicino al suo viso. La fece scendere fino alla serratura che fece scattare

-Ah, sul serio? Allora forse sarà meglio non deluderla, dico bene?-

-Espressamente- commentò chinandosi verso di lei baciandola. Lei fece passare le braccia dietro al suo collo e lo spinse verso la sedia mentre lui le alzava la gonna, pronto a una piccola vendetta personale e a dimenticare per un momento la ragazza dai capelli color ebano con gli occhi grigi che lo aveva stregato.

 

Kagome non si fece vedere nemmeno la seconda e la terza ora, suscitando nei compagni il dubbio che fosse andata a casa. La cercarono durante la ricreazione ma nessuno immaginò che la giovane fosse in terrazza, a godersi il vento, cercando di rilassare le membra e scacciando i brutti pensieri.

In un momento come quello, avrebbe voluto avere vicino Kikyo, la sua carissima amica Kikyo. In quei momenti le mancava come non mai e si metteva a fantasticare su di lei e su Naraku.

Dov’erano? Come stavano?

Conservava ancora con cura la lettera che aveva ricevuto Inuyasha tre anni prima, e ogni volta che la rileggeva si ricordava di lei e di quello che avevano passato insieme. Ovviamente quando l’occhio le ricadeva su quella frase cancellata, prendeva sempre più consapevolezza che fosse stato Inuyasha a farlo. Kikyo non era il tipo da fare segnacci così rozzi e poi era certa che, se si fosse sbagliata a scrivere, avrebbe ricominciato da capo.

Ma perché avrebbe dovuto cancellare una frase nella lettera di Kikyo?

Purtroppo credeva di sapere la risposta, o almeno l’aveva intuita.

Quando aveva origliato la conversazione tra Inuyasha e Miroku, quest’ultimo aveva detto esplicitamente “io e i ragazzi”, ovvero i COBRA. Ma, e su quest’ultimo punto non ne era molto certa, essi comprendevano anche Kikyo, poiché era stata la fidanzata ufficiale di Inuyasha che era il capo dei COBRA.

Però…

Però c’è sempre il fatto che, visto che il loro era un fidanzamento voluto dai genitori, forse la famiglia Kujimawa non aveva informato i genitori di Kikyo del fatto che, semmai fosse subentrato qualche problema, il fidanzamento non sarebbe stato più con Kikyo, ma bensì con una straniera. C’era prima di tutto il rispetto reciproco, e forse volevano tenere all’oscuro i loro futuri parenti di cose che avrebbero messo in imbarazzo la famiglia.

Ovviamente poteva benissimo essere così, ma chissà, forse Kikyo, a dispetto dei genitori, sapeva. Forse.

Dopotutto la lettera era indirizzata a Inuyasha, non a lei, quindi avrebbe potuto benissimo scrivere di questa fidanzata straniera… Inuyasha gliela aveva fatta leggere cancellando quella frase che, ovviamente se l’avrebbe letta, avrebbe scatenato un putiferio e lui si sarebbe ritrovato solo a pochi mesi dalla partenza. Non voleva privarsi del suo giocattolino privato.

Era un pensiero che la mandava in bestia! Totalmente!

Guardò l’orologio e strabuzzò gli occhi. Forse si era addormentata perché non si era accorta che era trascorso così tanto tempo! Era già passata pure la quarta ora accidenti! Allora avrebbe fatto meglio a starsene a casa a quel punto! Si eclissò al piano terra e si volatilizzò nell’ufficio del preside che la guardò accigliato dell’improvvisa interruzione.

Posò il giornale sulla scrivania e si tolse gli occhialini con un gesto particolarmente lento socchiudendo gli occhi.

La vecchiaia si stava facendo sentire e il vecchio preside ormai, aveva i capelli quasi tutti ingrigiti. Alzò il sopracciglio bianco e sorpreso le sorrise

-Signorina Higarashi! È da un secolo che non la vedo nel mio ufficio!- esclamò –Quanti anni… tre? Quattro?-

-Tre signore- rispose sicura la giovane ricordando quando, lei e Sango, erano entrati in quell’ufficio per chiedere il perché del licenziamento della professoressa di tedesco. Alla fine non avevano ricevuto molte informazioni utili, ma avevano ben inteso che, la causa di tutto era Inuyasha che, ancora una volta, aveva risolto per lei tutti i problemi, così, con un gesto della mano.

-Bene, cosa posso fare per lei?- La ragazza sospirò. Era da tre anni che non entrava lì dentro visto che ormai, non aveva più bisogno di alcun tipo di giustificazione.

-Purtroppo ho avuto un problema, alla prima ora e posso rientrare in classe solo ora. Mi potrebbe fare una breve giustificazione? Non vorrei arrivare dal prof a mani vuote- Il preside, apparentemente assorto, congiunse le mani e appoggiò il mento alle dita incrociate. Restò in quella posizione per qualche secondo poi sorrise

-Ma certo, nessun problema- disse rimettendosi gli occhialini

-Grazie- rispose lei sollevata. Lo vide scarabocchiare su un fogliettino svolazzante mettendo poi la una veloce firma in un angolo.

-Mi sembra ieri quando l’ho fatta chiamare fuori dalla sua aula per parlarle di Inuyasha Kujimawa… credo che anche lei rammenti quell’episodio- Kagome si irrigidì

-Certo, ora sarà meglio che vada- disse prendendo il foglio e voltandosi

-Ovviamente a quel tempo nessuno poteva immaginare, anzi, mi correggo, nessuno di noi poteva immaginare quello che sarebbe accaduto da lì a poche settimane, non è d’accordo?- chiese sempre assorto, eppure non aspettò la risposta che riprese a parlare togliendosi di nuovo gli occhialini nello stesso modo di prima, solo più veloce e sbrigativo -È stata un vero e proprio colpo quella trasmissione, quel giorno gli ascolti sono saliti alle stelle visto che tutti sapevano chi ci sarebbe stato come ospite speciale. Il grande imprenditore Kujimawa, il più famoso in questi tempi, chi mai se lo sarebbe perso? Quelle parole che per molti non valevano niente, furono un durissimo colpo per chi invece sapeva della vostra storia- La guardò negli occhi –E tu, tu che non sapevi nulla… proprio la ragazza che invece avrebbe dovuto sapere tutto, lei non sapeva niente. Tenuta all’oscuro dal ragazzo che amava più di se stessa, da quanto almeno ho sentito. E poi, quell’intervista all’aeroporto, tanto di fretta poiché la sua presenza urgeva su quell’aereo. Lo sguardo schivo, lontano, sofferente forse, ma controllato e freddo, uno sguardo che non lasciava trapelare nulla, nemmeno un piccolo rimorso si vedeva su quel volto per la giovane a cui aveva spezzato il cuore-

Kagome strinse i pugni rivedevano quelle immagini, come se avesse quel video davanti a se.

Era stato così, era stato proprio così.

Il preside non aveva omesso niente, rivelando quello che lei aveva visto e che l’aveva fatta impazzire di dolore.

Nel volto di Inuyasha, davanti a quelle telecamere, non c’era niente.

Né rimorso, né angoscia, niente.

-Preside, cosa le dovrei dire ora? Che ha ragione? Che è vero? Beh, si. È tutto vero- Il suo sguardo si fece freddo, in contrasto con il viso ancora chiazzato e gli occhi lucidi –Ma su una cosa ha torto, solo una- disse alzando il mento –Non ho scoperto tutto da quella trasmissione, quello sciocco show… ho avuto conferma da quello, ma nient’altro- Fece una breve pausa –Ho semplicemente origliato una conversazione tra il diretto interessato e il suo migliore amico, semplicemente- Sorrise –Com’è facile vero rovinare la vita a una persona?- chiese. Il preside la guardò senza sapere come rispondere e la giovane gli voltò la schiena –Buon pomeriggio preside, grazie ancora per la giustifica- commentò uscendo e richiudendo la porta dietro di se.

 

La donna si avvicinò alla porta e fece scattare la serratura. Fece per uscire ma sembrò ripensarci poiché si voltò leggermente.

Inuyasha, totalmente stravaccato sulla sua poltrona, non aveva ancora finito di allacciarsi i bottoni della camicia, facendo intravedere il petto diafano. I capelli gli ricadevano all’indietro e il respiro si era regolarizzato da poco, mentre gli occhi scuri erano chiusi.

Quel ragazzino era una vera bomba a letto… Per la sua età doveva avere una notevole esperienza…

Scosse il capo

Poveretta la ragazza che lo tradiva… non sapeva neppure cosa si stava perdendo!

-Beh, credo che abbiamo passato degli ottimi minuti, lei che dice?- Sorrise –Spero di avere colmato la sua… curiosità. Se avesse degli altri dubbi io sono disponibile a tutto- Aprì la porta e strinse l’agenda nella mano sinistra –Si ricordi del suo appuntamento delle 10.00 che ha tra qualche minuto!- esclamò uscendo e richiudendo la porta dietro di se.

Inuyasha si mise a posto la cravatta con un gesto secco della mano. Si alzò e aprì gli occhi.

L’immagine della sua Kagome lo fece sussultare e, con un moto di rabbia, calciò con violenza la cassettiera facendo cadere il porta matite che si sparsero sulla scrivania disordinatamente mentre alcune cadevano.

Niente, non era servito a niente!

 

Il pomeriggio passò veloce.

Kagome si accorse con stupore che i compagni evitavano accuratamente di parlare con lei più del necessario. Pure Karin si intratteneva con lei solo il minimo indispensabile. Forse avevano capito che, per quell’oggi, il suo umore era parecchio instabile.

Beh, meglio.

Con Sango sembrava invece di avere fatto enormi passi indietro. Non le sembrava possibile che solo il giorno prima, l’aveva salutata chiamandola per nome.

La sua ex amica la guardava di sfuggita da lontano, per poi riabbassare subito gli occhi lucidi quando veniva sorpresa.

Era una cosa che la faceva andare in bestia!

Comunque riuscirono a provare senza che nessuno saltasse alla gola dell’amico e si separarono all’uscita della scuola, sollevati di avere fatto passi avanti con il loro spettacolo ma anche che quella giornata pesante e disastrosa fosse finita.

 

Kagome camminava lentamente verso casa. La sua ombra si allungava sulla strada dietro di lei mentre il sole calava sulla città di Tokyo.

Odiava quel luogo. Non ne poteva più.

Doveva trovare qualcuno con cui andare via altrimenti sarebbe impazzita!

Alla fine della scuola mancava poco e domani… domani sarebbe arrivato Tom, con Eve e il loro bimbo. Il loro bellissimo bimbo.

Sorrise e prese fuori la foto che preferiva tra quelle che le avevano mandato: la famiglia tutta insieme. Erano così belli tutti e tre, lì, stretti l’uno all’altro.

Improvvisamente accadde una cosa che la fece bloccare, che le fece trattenere il fiato.

Come colta da una allucinazione, in quella foto non vide più Eve e Tom, ma lei, lei e Inuyasha.

 

Erano proprio loro due, che stringevano un bambino di appena un mese.

 

Lo stomaco le si contrasse ed ebbe l’istinto di rigettare un pranzo inesistente. Si piegò su se stessa sentendo la testa girare vorticosamente e sarebbe caduta se un braccio non l’avesse presa in vita appena in tempo.

La foto le scivolò dalle mani posandosi a terra e la giovane si ritrovò al sicuro tra le braccia dello sconosciuto che l’aveva sostenuta

-Stai bene? Higarashi, mi senti?- Sbatté le palpebre e i colori tornarono al proprio posto mentre la voce continuava a chiamarla.

Quella voce l’aveva già sentita da qualche parte, ne era certa

-Kagome! Rispondimi, stai bene?- La ragazza alzò il viso e si ritrovò davanti Daysuke che la fissava allarmato

-Daysuke?- sussurrò

-Meno male! Stai bene? Vuoi sdraiarti? Mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò. Lei scosse il capo e sospirò profondamente

-Ora sto bene…- Guardò la foto a terra.

Tom e Eve si stringevano dolcemente con il bambino in braccio.

-Sto bene Daysuke- disse sorridendogli –Grazie- Lui la lasciò e Kagome riprese la foto mettendola via

-Accidenti, ma che ti è successo?- chiese

-Un mancamento. Forse devo mangiare di più-

-Direi. Sei a dieta?- domandò sorpreso

-No- rispose scuotendo il capo

-Beh, meno male. Non ne hai bisogno, davvero- disse –Vuoi che ti accompagni, tanto casa mia è nella tua stessa direzione, abbiamo un po’ di strada insieme- spiegò. Lei annuì

-Va bene ma… tuo fratello?- chiese guardando dietro il giovane

Forse fu la sua immaginazione, che gli stava facendo brutti scherzi da due minuti a quella parte!, ma lo vide oscurarsi un momento prima di cominciare a incamminarsi. Lei lo seguì con lo sguardo poi lo raggiunse correndo

-È rimasto a scuola- rispose. Kagome alzò il sopracciglio

-E…?-

-E… è rimasto ad aiutare Karin- sbottò. La ragazza sorrise e gli puntellò il gomito al costato

-Geloso rappresentante?- ghignò

-Assolutamente no!- esclamò camminando più velocemente. Lei lo raggiunse correndo e lo affiancò di nuovo

-Sicuro, sicuro?- domandò senza riuscire a controllare i muscoli facciali

-Assolutamente!!- esclamò

-Beh, allora se non ti interessa è meglio che ti rilassi! Non verrei che i tuoi poveri nervi schizzassero fuori come razzi!- Lui rallentò il passo immediatamente e sospirò rilassando le spalle -È davvero molto, molto evidente- costatò lei annuendo

-Così tanto?- chiese lui disperato

-Fidati- annuì lei

-Cazzo!- esclamò lui

-Oh su, non è una tragedia- Lui si prese la testa tra le mani

-Si invece… pensavo di stare facendo anche un gran bel lavoro-

-Scusa ma… perché non glielo dici?- Lui la guardò scandalizzato

-Ma proprio no! Che ti salta in mente Higarashi?- chiese. Lei alzò le sopracciglia scettica –Ma non vedi come mi tratta in classe? Lei mi odia!- Kagome sospirò fermandosi e lui fece lo stesso guardandola disperato. La ragazza gli puntò il dito contro

-Tu- cominciò –Sei fuori di testa- affermò

-Io?-

-Tu-

-No!-

-E invece si: sei fuori di testa- consolidò

-E perché di grazia?- chiese seccato incrociando le braccia. Lei lo imitò e lo guardò

-Oh insomma, ma non capisci che lei sta facendo quello che tu stai facendo con lei? È lo stesso gioco, capisci?-

-Ma è una cosa diversa la mia! Il lo faccio perché mi piace davvero!-

-Ma amplia il tuo cervellino! Non sei il più intelligente della classe? Tu fai così per attirare la sua attenzione si, o no?- Lui annuì pensieroso –Bene, se tu non le interesseresti, non ti presterebbe attenzione capisci? Non ti parlerebbe neppure ignorandoti! Invece fa la cosa opposta! Ti risponde perché vuole le tue attenzioni, vuole che tu le presti attenzione!- esclamò. Lui scosse il capo

-Non ha senso-

-Si invece! Ma perché sei così ottuso?-

-Alle ragazze piace mio fratello. Lui è pacato, gentile… io sono il suo opposto caratterialmente- commentò abbattuto.

Beh, quello era vero…

-Non a tutte piace così, fidati, io ne sono la prova lampante!- esclamò

-Ah già… tu stavi con Kujimawa!-

-Già- disse a denti stretti

-Ma non è il caso di Karin… a lei piacciono i tipi come Kasuke, me lo ha detto lei una volta- Kagome alzò il sopracciglio

-E quando?-

-Alle elementari- Un venticello leggero scompigliò i capelli del ragazzo mentre Kagome sbatteva le palpebre, senza parole.

-Ma vaffanculo Daysuke!- esplose lei improvvisamente –Alle elementari!! Siamo in 5 superiore! Svegliati!! Ma dove hai la testa?- chiese scuotendo il capo –Vabbé guarda, lasciamo perdere, stai facendo la cazzata del secolo comunque- ribadì ricominciando a camminare. Sentì la sua presenza al suo fianco pochi secondi dopo

-Tu ne sei sicura Higarashi?- domandò insicuro. Lei gli sorrise

-Beh, chi è sicuro a questo mondo? Vai e… buttati!- esclamò facendo una ampio gesto con la mano

-Anche tu sei pazza, comunque- Le disse ridendo. Kagome sorrise

-Fidati, lo so da molto più tempo di te…-

Il sole ormai era sparito all’orizzonte e per loro era il tempo dei saluti, infatti mentre Kagome doveva tirare dritto, il compagno doveva svoltare all’incrocio

-Beh Kagome, è stata una piacevole conversazione- commentò strizzandole l’occhio. La giovane annuì

-Direi anche io… ci vediamo domani Daysuke e… diglielo ok? Il prima possibile- Lo ammonì. Il giovane tremò leggermente ma poi sorrise

-Va bene, ci penserò su- promise

-Ecco bravo il nostro rappresentante- disse alzando la mano incamminandosi –A domani!- esclamò

-A domani Higarashi!- I due si separarono e Kagome sospirò.

Come al solito le sue supposizioni si erano rivelate esatte… era un genio senza limiti!

 

Sabato. Ore 14.20

L’aeroporto non le era mai sembrato tanto affollato. Gente che correva trascinandosi dietro il bagaglio, famiglie che attendevano impazienti l’arrivo di un aereo o il ritorno di un loro caro o amico, persone che stavano per separarsi per un lungo periodo…

Fortunatamente Tom e Eve sarebbero rimasti con lei la bellezza di una settimana, quindi per gli addii c’era tempo.

Kagome, seduta su una poltroncina di fianco a una lunga vetrata da cui si intravedevano gli aerei, aspettava pazientemente l’arrivo dei suoi amici. Mancavano poco meno di 10 minuti e ormai la sua gamba si muoveva su e giù da sola.

Il suo viso, fortunatamente, era tornato normale dopo una lunga notte di sonno, dove la finestra era rimasta ben chiusa, con il ventilatore a manetta.

Per l’occasione aveva indossato una gonna color panna e un corpetto azzurro. Ai lati della testa aveva messo due mollettone del medesimo colore della maglia e calzava un paio di sandali candidi. La borsetta a tracolla le penzolava dalla spalla e il ticchettio dell’orologio la innervosiva leggermente.

Chissà perché quando doveva aspettare la ormai fam. Holsen, era sempre agitata.

Mah…

La mattina a scuola aveva notato il comportamento di Daysuke e Kasuke, ne era rimasta un po’ turbata a dire il vero. I due fratelli, infatti, si erano rivolti la parola a malapena e pure Karin era sembrata nervosa e schiva. Nessuno dei tre si era mai rivolto la parola e nella classe era regnato uno strano silenzio visto che, oltre a loro, neppure Sango aveva osato avvicinarsi a Kagome che non aveva fatto nulla per farsi notare da lei.

La cose era sospetta e nei volti dei compagni si poteva leggere lo sconcerto più totale.

Kagome, dal canto suo, non era riuscita a capire il comportamento dei due fratelli e della giovane ma, con un interessamento sospetto, aveva provato a chiedere a Karin durante la ricreazione.

La giovane dopo un po’ di reticenza nella terrazza dove erano sole, era scoppiata in lacrime.

Kasuke si era dichiarato il giorno prima ma lei lo aveva respinto dicendogli che amava già un altro. Il giovane non l’aveva presa benissimo capendo a chi la giovane si riferiva e se ne era andato sbattendo la porta, dicendo che aveva bisogno di tempo per accettare la cosa.

Insomma, un casino.

Ora però, Daysuke si sentiva in colpa verso il fratello e tutto il suo coraggio per dichiararsi era andato a farsi benedire temendo di tradire il fratello più di quanto, inconsciamente, aveva già fatto.

Che ingiusta la vita!

Kagome non sapeva come fare, ma stava seriamente pensando di parlare con Kasuke, anche se forse il giovane, aveva bisogno di riflettere da solo.

Controllò l’ora. 14.30 precise.

Si alzò e andò verso l’uscita degli arrivi aspettando impaziente

-Kagome! Kagome siamo qua!- La giovane alzò gli occhi e un sorriso radioso spuntò sulle sue labbra

-Tom! Tom! Eve!- urlò quasi alzando la mano sbracciandosi –Tom!-

L’uomo che le si fece incontro era alto e magro, i capelli color grano scendevano scomposti sul viso, leggermente più lunghi arrivavano fin sotto il colletto e la frangia lasciava intravedere i ridenti e luminosi occhi azzurri. I jeans gli fasciavano le gambe snelle e la T-shirt bianca lasciavano scoperte le braccia atletiche. Si trascinava dietro una enorme valigia e in una mano portava un bagaglio a mano, sulla spalla invece poggiava uno zainetto più piccolo da cui pendeva un pupazzino che a occhi e croce sembrava di gomma.

-Tom!- gridò abbracciandolo con forza e lasciandosi circondare dalle braccia dell’amico che scoppiò a ridere

-Kagome! Come stai? Tutto bene? Come sei bella oggi!-

-Ciao Tom! Tutto benissimo grazie! Tu invece?- L’uomo le sorrise e la lasciò andare.

Kagome pensò che il suo sorriso fosse diventato ancora più bello e luminoso di qualche anno prima… che fosse stato il matrimonio di Eve e la nascita del piccolo Jhonny?

Ehi ma… Eve e il piccolino?

Kagome guardò dietro di lui e gli occhi le si illuminarono.

Dietro al marito, la sposa.

Eve indossava un abito verde, lungo fino ai piedi da cui si intravedevano le scarpe leggermente più chiare, in tinta con i ricami sopra la gonna. I capelli tagliati le arrivavano sotto le spalle, rossi mossi e lucenti proprio come li ricordava. Le labbra erano dischiuse in un sorriso che facevano brillare gli occhi turchesi

-Ciao Kagome!- esclamò

-Eve!- esclamò lei correndo ad abbracciarla ma, all’ultimo la giovane scosse il capo

-Ferma lì, non muoverti. Non vorrai schiacciare il mio angelo vero?- chiese lei severa ma con il sorriso sulle labbra che non accennavano a rilassarsi.

Solo in quell’istante il campo visivo di Kagome si allargò e, abbassando gli occhi, vide tra le braccia della donna un corpicino minuscolo di appena undici mesi.

Timorosa la ragazza si avvicinò e, quando vide il visino rosato di Jhonny le si strinse il cuore da quanto era bello e perfetto.

Addormentato profondamente aveva la testolina bionda appoggiata sul braccio della madre, la tutina bianca era morbida e calda. Le manine erano strinte in pugnetti appoggiati uno sul seno della madre e l’altro sul pancino che si abbassava al respiro regolare del bimbo

-Oh Dio è… bellissimo- mormorò sfiorando con la punta delle dita la mano del piccolino.

-Vero?- Eve guardò il suo piccolo con un infinito amore poi fece cenno al marito di avvicinarsi –Tom, tienilo tu un attimo per piacere- disse.

Kagome vide, mentre passavano il bambino da un genitore all’altro, le fedi dei due sposi e l’immenso amore che traspariva quando i loro occhi si incrociavano, e quelli che lanciavano al bambino addormentato tra le braccia del padre.

Per un secondo, Kagome l’invidiò.

Perché loro avevano trovato nel compagno l’anima gemella.

Eve spiegò le braccia e mosse la spalla indolenzita poi sorrise a Kagome buttandole le braccia intorno al collo

-Ciao Kagome!- esclamò felice

-Ciao Eve, ben arrivata- Guardò Tom che le sorrise raggiante e ricambiò –Ben tornato anche a te Tom, è stupendo riavervi qua, vicino a me, di nuovo- Le due amiche si staccarono e Kagome prese un loro bagaglio a mano mentre Eve riprendeva il bambino tra le braccia

-E ora Kagome, amica mia, devi spiegarmi un paio di cose nella tua ultima lettera- disse Tom passandole un braccia sulle spalle e stringendola. Kagome sorrise obliquamente

-Semmai dopo, ora si va tutti a casa mia. L’auto è parcheggiata qua fuori-

-Ma abbiamo una prenotazione all’albergo- la informò Eve corrugando le sopracciglia

-Mi spiace, ma i vostri piani saltano. Questa volta verrete a casa mia- annuì –Mia madre vi vuole rivedere. Pensate che ha tirato giù il mio vecchio lettino per Jhonny!- esclamò ridendo. Tom sorrise e Eve annuì

-Allora non possiamo rifiutare l’invito a casa Higarashi!- esclamò l’uomo

-E sia Kagome, tutti a casa tua! Viva il tempio Higarashi!- rise Eve.

I tre uscirono dall’aeroporto e in quel momento il vagito del bimbo si diffuse per la strada. Ora, anche il piccolo Jhonny aveva salutato la grande e afosa Tokyo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16- Progetti ***


Ehi, dolcetto o scherzetto?

[Attenzione, i dolci portano al diabete xD meglio lo scherzo!]

Nemmeno a dirlo sono in ritardo, ma sono successe un casino di cose..belle e no, quindi dovete davvero scusarmi ^^

Purtroppo non ho il tempo di rispondere alle vostre meravigliose recensioni ma vi ringrazio infinitamente e ringrazio anche chi legge solamente, ovviamente!

Ho appena finito di leggere Breaking Dawn, cominciato ieri e finito ora e devo dire che mi è piaciuto molto di più rispetto al secondo e al terzo! Vi invito fortemente a leggerlo e ad andare a vedere il 21 Novembre il film tratto dal bellissimo libro Twilight..

Ma sto divagando vero?

Lo scorso Giovedì era il mio compleanno ma oggi lo è di una mia carissima amica Inu_Kaggi, la mia adorata psicologa!! Quindi..BUON COMPLEANNO!!! Purtroppo il capitolo non è dei migliori per dedicarglielo ma lo faccio comunque sperando di non deluderla :oP

Uhm..senza contare che oggi è Halloween!!

Di nuovo..meglio li scherzi che i dolcetti!! E poi fanno venire la carie!

Questa cosa me l’hanno detta quando avevo dieci anni, immaginate come ci sia rimasta male!!!

Buona lettura a tutti e alla prossima settimana spero!!

Un bacio e buon 1 Novembre a tuttiiiii!!!

 

***

 

Capitolo 16

        Progetti

 

Grecia.

Sabato. Ore 13.55

Isha e Lain dormivano ormai da qualche minuto e il sole caldo si rifletteva sul mare azzurro. L’orizzonte si scontrava tra il cielo limpido e quel mare incontaminato.

Kikyo, seduta su una sedia nel terrazzo, osservava pensierosa il paesaggio davanti a lei. Di fianco, sul tavolino bianco erano appoggiati sotto una biro un foglio ricamato e una busta immacolata.

Naraku, suo marito, sarebbe arrivato di lì a pochi minuti e, in quel frangente, nella tranquillità momentanea di cui si era finalmente potuta circondare, voleva pensare attentamente a cosa stava andando incontro.

Perché sicuramente suo marito si sarebbe infuriato.

Però non voleva farlo di nascosto, non avrebbe rifatto lo stesso errore di tre anni prima, no… la lezione l’aveva imparata e le era sinceramente bastata. Ma almeno se avessero litigato, sarebbero stati sinceri.

Sospirò.

Sperava con tutto il cuore che Naraku capisse, ma avrebbe accettato qualsiasi decisione da lui presa anche se avrebbe ribattuto per un po’.

Un colpetto debole alla pancia le fece abbassare gli occhi sorridendo. Posò una mano sul punto colpito e chiuse gli occhi sperando di risentire il suo nuovo ometto.

Perché era un maschio, lo sapeva, sarebbe stato un bimbo bellissimo e simile al suo papà. Al suo adoratissimo papà.

L’uomo che lei amava raffigurato nel loro bambino.

Le salivano le lacrime agli occhi al solo pensiero.

Era stato così anche per Lain e Isha, aveva saputo fin da subito che sarebbero state gemelle e che ognuna di loro avrebbe preso un po’ da tutti e due i genitori.

Lain con gli occhi di suo padre e Isha con i suoi.

Guardò la lettera bianca e rigirò la penna tra le mani.

Li voleva lì, vicino a lei almeno per qualche tempo, solo per vedere com’erano cambiati, cosa era successo in quegli anni… insomma, tutto.

-Kikyo? Che fai qua fuori? Le bambine?- La giovane donna si girò e sorrise all’uomo accaldato che aveva appena posato la valigetta sulla sedia accanto alla sua –Se stai qua fuori senza cappello ti verrà una insolazione- la rimproverò dolcemente

-Hai ragione- disse lei allungandogli la mano che lui prese e baciò –Si è mosso sai? Il nostro ometto- Lui le sorrise e si inginocchiò davanti a lei posando la mano libera sulla pancia di lei

-Ehi, piccolino… sono il papà- disse. Kikyo sorrise emozionata.

Naraku quel gesto lo faceva tutti i giorni eppure, ogni volta che lo vedeva, sembrava sempre la prima.

Gli scostò un ciuffo di capelli cadutogli davanti al viso e sfiorò la guancia dell’uomo

-La bambine stanno dormendo comunque, sono crollate appena messe sotto le coperte- gli rispose

-Bene, vuol dire che ti posso coccolare un pochino- Si allungò su di lei e la baciò abbracciandola in vita. Kikyo si strinse a lui e gli sfiorò i capelli neri mugugnando sulle sue labbra. Lui si staccò da lei poggiando la fronte sulla sua

-Aspetta un attimo amore mio- disse lei sorridendo

-Che c’è piccola?- chiese lui

-Devo dirti una cosa e io… non so come la prenderai… insomma, ci penso da un po’ e comunque…- balbettò stropicciandosi le mani. Lui sorrise prendendogliele e le strinse

-Ma che ti succede?- domandò

-Beh… in poche parole…  noi due siamo sposati no? Io sono maggiorenne adesso e… quindi nessuno adesso può portarmi via da te e dalle nostre bambine… lo sai no?- Naraku corrugò le sopracciglia e si fece serio

-Kikyo, dove vuoi andare a parare?- chiese con un terribile sospetto

-Io ti amo Naraku e lo sai. Non riuscirei a vivere senza di te e qualsiasi cosa tu dirai l’accetterò- Mise la mano sul foglio accanto a lei e lo guardò negli occhi –Mi piacerebbe invitare i COBRA qua… Inuyasha, Miroku, Koga, Rin e anche Sango- disse. Lui corrispose lo sguardo poi si alzò girandole la schiena

-Kikyo…-

-Lo so che credi sia pericoloso con i miei in giro, lo so. Ma io voglio rivedere i miei amici, voglio guardarli in faccia per osservare i cambiamenti avvenuti in loro e… e lo so che tu sei reticente quando si parla della mia vita in Giappone ma io… io ora che ho la consapevolezza che nessuno ti allontanerà mai più da me voglio rivederli, ne ho bisogno Naraku- Si alzò e gli posò una mano sul braccio. Naraku si girò e le sorrise prendendola in vita

-Hai ragione Kikyo… la cosa non mi piace e mi spaventa. Il solo pensarti lontana da me mi fa impazzire totalmente- La ragazza annuì

-Anche io, ma…- Lui le posò un dito sulle labbra e scosse il capo senza smettere di sorriderle

-Ma… hai ragione. Nessuno, neppure se ora lo vorrebbe, potrebbe separarti da me e dalle bambine. Nessuno, nemmeno per vie legali ed è per questo che adesso possiamo farlo se lo vuoi. Se tu lo desideri li possiamo chiamare qua e ospitarli per tutto il tempo che vuoi- Lei sorrise felice e con gli occhi che brillavano gli buttò le braccia al collo

-Grazie Naraku! Grazie grazie!- Lui la strinse a se poi lei si allontanò sedendosi –Cosa possiamo scrivere? Allora…- Si portò la biro alle labbra pensierosa guardando interessata un punto indefinito sopra di se. Lui le si sedette a fianco posando la testa sulle braccia conserte, senza smettere né di sorridere né di fissarla

-Io comincerei con “Caro Inuyasha”, tu che dici?-

-Ah, giusto… dunque…- La ragazza scrisse veloce le prime righe  poi guardò di sottecchi il marito che aveva smesso sia di sorridere che di guardarla –Naraku?- Gli sfiorò il braccio e lui sussultò  guardandola –Ti sei incantato?- L’uomo si rizzò sulla sedia e annuì

-Si… stavo pensando e…- esitò poi le sorrise –Niente, lascia stare-

-Naraku- Si guardarono e lei alzò il sopracciglio –Lo so che c’è qualche cosa che non va, lo sento… sputa il rospo su- lo sollecitò. L’uomo sbuffò

-E Kagome?- Kikyo spalancò gli occhi e guardò la lettera –Ecco appunto- Lei lo guardò

-Non posso invitarla di certo qui…- sussurrò

-Ma non sappiamo come se la passano tra loro. Di certo se inviti Inuyasha… non credo si avrà vita facile qua dentro. Kagome ha un gran buon cuore… ma dubito fortemente che gli abbia perdonato una cosa simile… Però non sappiamo neppure come ha scoperto tutto e, ovviamente, come l’abbia presa… Ma conoscendola, non credo bene- Kikyo si umettò le labbra mordendo quello inferiore

-Cosa possiamo fare?- domandò scostandosi la frangia dagli occhi. Naraku scosse il capo

-Non saprei… potremmo provare a chiamare Tom- disse. Alla giovane brillarono gli occhi

-Oh, sarebbe magnifico! Non voglio commettere un qualche errore con nessuno di loro e mi dispiacerebbe se l’aria fosse tesa…-

-Già, meglio fare le cose con calma- Naraku le sorrise –Stai tranquilla, risolveremo tutto- Controllò l’orologio.

Erano le 14.00 quindi in America dovevano essere circa le 7.00 di quello stesso giorno, Tom lo avrebbe come minimo ammazzato. Però quando urgevano le cose importanti non c’era ora che teneva quindi il suo amico avrebbe dovuto sopportare l’intrusione per qualche minuto…

-Lo chiamo subito- decise alzandosi –Mi aspetti qui?- Kikyo scosse il capo imitandolo

-No, voglio esserci- disse. Naraku annuì e, prendendola per mano, la scortò dentro. Kikyo si sedette sulla poltroncina vicino al telefono mentre l’uomo si mise sulla poltrona dall’altro lato della cornetta che alzò componendo il numero. Kikyo mise il vivavoce e poggiò la testa allo schienale ascoltando il cellulare dell’amico che suonava a vuoto

“Rispondi Tom…” pensò Naraku guardandosi interessato le mani.

 

Giappone.

Sabato. Ore 21.00

-Dai Jhonny… piccolino su… finisci la pappa dai…- mormorò Eve avvicinandogli il biberon mezzo pieno che il bimbo rifiutò energicamente scostando il viso per guardare la sconosciuta di fianco a lei.

Aveva i lunghi capelli neri e due occhi dolcissimi che sembravano sorridergli…

-Gnu…- Il bimbo cercò di divincolarsi dalle braccia della madre che sospirò poggiando il biberon

-Monello… ma guardati…- disse Eve sorridendogli e cambiandogli posizione per fargli fare il ruttino.

Kagome sorrise. Dopo essere tornati a casa la famigliola si era sistemata in una stanza in un'altra ala del tempio con annesso il lettino per il piccolo accanto al lettone dei genitori. Il piccolo si era subito riaddormentato e i due avevano preso l’occasione per ringraziare la padrona di casa e parlare un po’ con lei. Poi però il piccolo si era svegliato e non c’era più stata occasione per parlare tra loro visto che l’attenzione era stata totalmente rivolta al piccolino che non stava fermo un minuto

-Oh ragazzi, avete un bimbo bellissimo- Si congratulò la madre sorridendo ai suoi ospiti –Tom, vuoi dell’altro purè?-

-Oh si, la ringrazio molto- Sorrise lui allungando il piatto che fu subito riempito

-Eve dopo posso provare a tenere Jhonny in braccio?- chiese Sota guardando il bambino che si guardava intorno curioso

-Sota!- esclamò Kagome guardandolo malissimo

-Oh su Kagome, non c’è nulla di cui sgridarlo!- esclamò Eve che sorrise al ragazzino –Ma certo Sota. Sperando che non si addormenti prima… vero piccolino?-

-Maaaa…aaa- articolò il bimbo

-Mam-ma- articolò la donna –Dai che lo sai dire tanto bene- Il piccolo le prese una ciocca di capelli giocandoci

-Ma-maaa-

-Bravissimo il mio cucciolotto!- esclamò lei stringendolo

-Papa!- rise il piccolo allungando le braccina verso il padre che lo prese

-Che amore!!- esclamò emozionata Kagome –Eve è stupendo!- si congratulò prendendole il braccio

-Ehi… che cos’è questo rumore?- domandò Eve voltandosi verso il marito che tese l’orecchio

-Sembra una suoneria… Kagome è tuo?- domandò il fratello minore guardandola

-No, non ho certe suonerie- disse sicura

-Ah, ops, è il mio- Diede il bambino alla moglie –Scusatemi un momento- disse eclissandosi nell’altra stanza

-Oh insomma Tom! Ti avevo chiesto di spegnerlo! Se è l’ufficio te lo butto giù dalla finestra quel cellulare ok?- Il ragazzo le sorrise

-No Eve, non è l’ufficio- Guardò il display corrugando le sopracciglia –Non ho mai visto questo numero in vita mia- disse scrollando le spalle e rispose –Pronto?-

 

La voce di un uomo dall’altra parte della cornetta fece sorridere Kikyo e Naraku

-Tom! Sono Naraku!- esclamò

-Naraku!? Ciao amico! È da un secolo che non ti facevi sentire!- esclamò sorpreso Tom. Kagome si rizzò in piedi velocemente spalancando gli occhi sorpresa

Naraku!? Ma che diamine succede?”

-Lo so! Tutto bene? Mi spiace di averti svegliato così presto!- esclamò il moro. Tom corrugò le sopracciglia.

Ah, forse Naraku pensava che fosse ancora in America!

-Sono in Giappone a far visita a Kagome, stavo cenando- rispose

-A trovare Kagome!?- chiese Kikyo sporgendosi di più verso il ricevitore

-Kikyo!? Ciao! Come stai?- domandò piacevolmente sorpreso

-Kikyo!?!?- Kagome spalancò la bocca. Incredibile, ci aveva pensato proprio quella pomeriggio!

Eve guardò sia il marito che la giovane arcuando le sopracciglia. Che cosa volevano quei due dopo tre anni!?

Sota guardò la madre scrollando le spalle. Non sapeva assolutamente di chi stessero parlando…

-Tutto bene! Come sta Kagome?- chiese Kikyo interrompendo il marito che stava per parlare

-Vuoi parlarle?- domandò Tom guardando la giovane in questione negli occhi. Kikyo si morse il labbro.

Aveva così tante cose da dirle, da spiegarle…

-Io… credo sia meglio parlare di persona- Tom annuì

-Lo credo anche io- disse. Kagome si risedette e lo guardò curiosamente

-Tom, ti abbiamo chiamato per una cosa e… beh… non credo che sia saggio se tu rimani vicino a Kagome- L’interessato alzò il sopracciglio scettico

-Va bene- Si alzò e con un cenno si allontanò dalla tavola rifugiandosi nella stanza adiacente. Eve e Kagome si guardarono sorprese –Ecco, sono solo- li avvertì

-Scusaci, ora ti spieghiamo tutto- cominciò Naraku –Kikyo pensava di invitare i COBRA qua in Grecia con Rin e Sango, solo che pensavamo di invitare anche Kagome ma… beh, non sappiamo in che rapporti sono, non sappiamo niente dalla nostra ultima chiamata quindi…- Tom annuì e sospirò. La ricordava benissimo

-Non credo sia una buona idea- dichiarò sedendosi su una poltrona e passandosi le mani tra i capelli –Non è assolutamente una buona idea. Se volete invitarli tenete fuori Kagome-

-È andata molto male vero? Inuyasha non ha seguito il mio suggerimento nella lettera immagino- azzardò Kikyo

-Non so cosa hai scritto nella lettera, ma non è andata male…- La sentì sospirare di sollievo e un sorriso ironico gli curvò le labbra -…è andata peggio, mille volte peggio…- Kikyo trattenne il respiro

-Cosa intendi?- domandò Naraku

-Beh, pensate la cosa più orrenda che poteva accadere e moltiplicatela per mille, forse così ci siete vicini- ironizzò

-Spiegami tutto per piacere- Tom sospirò alla voce quasi implorante di Kikyo.

Davanti ai suoi occhi rivide Kagome, stesa sul suo letto, totalmente apatica. L’ombra di se stessa…

-No… no io… non posso…- balbettò lui –Io… non posso assolutamente- disse –Comunque se chiamate quelli là non metteteci in mezzo Kagome… non vorrei esserci se dovesse scoppiare una lite-

-Io vorrei rivedervi tutti-

-Devo per prima cosa pensare a Kagome io! Kikyo, vuoi incontrare quel lurido bastardo? Accomodati, ma se c’è lui… Kagome se la sogna e basta! Con tutto quello che le ha fatto lui non si avvicina a lei nemmeno di un metro!- esplose. Kikyo sospirò

-Capisco…- mormorò. Naraku guardò la moglie e la prese per mano dolcemente

-Tom, tu quest’estate sei libero? Nel senso, hai impegni?- chiese

-No, perché?-

-Vieni in Grecia, qui… tanto tu hai una casa nelle vicinanze, o no? E poi… portati Kagome… Così non si vedranno e lei e Kikyo potranno rivedersi- propose. Tom fissò la propria scarpa e si morse il labbro.

Chissà, forse così almeno con gli altri Kagome poteva riconciliarsi semmai si sarebbero incontrati… Però con Inuyasha mai, se c’era lui quel maledetto non si sarebbe mai avvicinato alla ragazza! Non avrebbe rischiato di rivedere la Kagome di tre anni prima, quello mai! Certo che se avesse rivisto i COBRA era quasi ovvio che Inuyasha lo avrebbe saputo…

Strinse il pugno. Doveva proteggerla, a ogni costo!

-Va bene- concesse –Ma voglio la garanzia che quelli là non sapranno niente della visita di Kagome. Devi giurarmelo Naraku e anche tu Kikyo-

I due coniugi si guardarono poi assentirono

-Va bene- risposero

-Bene. Quando li inviterete?- chiese. Almeno avrebbe cercato di scegliere un periodo dove loro non c’erano!

-Non saprei. Dopotutto Sango deve finire la scuola e ha gli esami quindi… Fine Giugno inizio Luglio?- Tom sospirò.

C’era anche quel maledetto esame in mezzo!

-Comunque vi aspettiamo qua- concluse Naraku –Dicci quando venite così ci prepariamo-

-Va bene, allora a presto- confermò

-Ciao, salutaci Kagome!- esclamò Kikyo

-Va bene. Ciao!- Tom richiuse veloce la conversazione poi chiuse gli occhi.

Per prima cosa doveva parlarne con Eve, poi ne avrebbe parlato a Kagome… sperando che accettasse ovviamente.

Certo, però c’era il piccolo Jhonny… forse era ancora troppo piccolino per un altro viaggio così lungo e Eve probabilmente avrebbe giustamente rifiutato.

Ora come ora non era stato molto saggio accettare prima di averne parlato con lei… Beh, gliene avrebbe parlato quella sera stessa e se ci fossero stati dei problemi… avrebbe trovato un altro modo per aiutare Kagome senza che lui fosse presente.

Si alzò in piedi e tornò al tavolo dove avevano tutti ripreso una piacevole conversazione. Kagome alzò gli occhi su di lui sorridendo, ma li riabbassò dispiaciuta quando notò che la conversazione di Tom con Kikyo e Naraku era conclusa.

Avrebbe tanto voluto parlare con lei… anche di cose stupide, solo per sentire la sua voce un po’… per vedere se andava tutto bene.

-Scusatemi- Tom si risedette e sorrise alla moglie che lo fissò interrogativa. L’uomo le prese la mano sotto il tavolo e guardò il figlioletto in braccio a Sota totalmente assorto dello strano disegno sulla maglia di quest’ultimo. –Di che si parlava?- domandò come se non fosse successo niente tornando a mangiare.

 

-Allora buona notte ragazzi e dormite bene!- Kagome sorrise sul primo gradino che portava al piano di sopra. Eve e Tom annuirono pronti a imboccare il corridoio  che portava alla stanza che avrebbero usato per tutta la settimana. In braccio a Eve il piccolo Jhonny dormiva placidamente, troppo stanco per le emozioni nuove di quella giornata

-Anche tu, dormi bene. A domattina-

L’ondata di felicità che provò nel sentire quella frase la fece sorridere raggiante

-Va bene, a domani allora!- Kagome salì in fretta le scale e si rifugiò in camera dove chiuse le finestre accendendo il ventilatore.

Sedette sul letto e vi si sdraiò  dopo essersi infilata il pigiama, osservò il soffitto con la mente lontana e i suoi occhi focalizzarono la scatola  posta sopra l’armadio.

La sera prima quella privacy tanto importante per lei era stata rovinata, spezzata. La catenina con la chiave era proprio come la ricordava: scintillante e bellissima. Si portò una mano al collo e sorrise sentendo tra le dita il ciondolo con le due conchiglie incastonate una all’altra.

Ora c’era questa al suo posto.

Osservò il soffitto e, come in una visione, ritornò alla mente a quel Lunedì. Le sembrava quasi di risentire il peso di Inuyasha su di lei e il respiro sfiorarle la pelle…

Saltò a sedere arrossendo e scuotendo il capo con forza.

No, non va affatto bene!!

“Kagome non azzardarti a pensarlo neppure! Pensa a tutto fuorché lui, non quella scena proprio adesso!” Si posò una mano sul petto respirando profondamente e si ridistese chiudendo gli occhi.

Chissà cosa stava facendo in quel momento Inuyasha…

 

Il ragazzo guardò il muro al suo fianco e chiuse gli occhi tentando di regolarizzare il respiro. Sentì la donna accasciarsi sopra di lui ansante poi, dopo qualche minuto dove ripresero fiato, si scostò da lui sdraiandosi al suo fianco.

In quei momenti Inuyasha non riusciva a provare niente, non sentiva nulla.

Che cosa stava facendo!?

Sasha, la segretaria, sorrise umettandosi le labbra e guardando il giovane che le dava la schiena.

Aveva detto al marito che sarebbe uscita con delle amiche, invece era andata in quell’appartamento modesto dove il giovane Kijimawa sembrava la stesse attendendo. Non c’era voluto molto e dopo pochi minuti quella stanza si era riempita dei loro gemiti. Quel ragazzo era un vero e proprio Dio a letto, non c’era che dire.

Inuyasha chiuse gli occhi.

Kagome.

Eccola di nuovo davanti a lui. Gli occhi pieni di lacrime e uno sguardo accusatore

“Non guardarmi così… tu fai la stessa cosa!” pensò per l’ennesima volta riaprendo gli occhi. Ma quell’immagine straziante era sempre lì, ferma, immobile.

E ogni volta che faceva sesso quella spariva, per poi ritornare ancora più dolorosa e prepotente della volta precedente.

Inuyasha fissò la donna che corrispose lo sguardo nel buio della camera. L’ora fluorescente dell’orologio sul comodino indicava che era passata la mezza da un pezzo ormai e illuminava debolmente la stanza creando forme e immagini impalpabili sui muri e sui mobili.

Sasha allungò la mano e gli sfiorò il petto, per poi scendere leggera ma decisa

-Ora non tenti di mandarmi via come tuo solito?- chiese lei ironicamente. Il giovane socchiuse gli occhi sospirando

-Servirebbe?- La donna sorrise mettendosi a cavalcioni su di lui abbassandosi gemendo

-No signor Kujimawa- rispose –non servirebbe a niente-

 

Tom si rigirò nel letto senza riuscire a prendere sonno. Il piccolo dormiva profondamente nella culla e non si era ancora svegliato, cosa che sfiorava l’incredibile. Anche Eve dormiva al suo fianco: i capelli raccolti in una lunga treccia rossa e le braccia che abbracciavano il cuscino.

Sorrise nel vedere quella situazione così famigliare.

Si mise supino e, guardando il soffitto, pensò a Kagome, che solo il giorno prima era lontana chilometri e chilometri, a Naraku e Kikyo che avrebbe rivisto tra poche settimane e ai COBRA, coloro che si erano definiti gli amici di Kagome.

Strinse i pugni riducendo gli occhi in due fessure azzurre al solo pensiero.

Cosa avrebbe fatto se se li fosse trovato davanti?

Sicuramente li avrebbe colpiti con tutta la forza che aveva in corpo, oppure li avrebbe ignorati, cosa difficile a farsi, ma estremamente più comoda.

-Ehi amore…- Tom si voltò e guardò Eve che gli sorrise.

Un calore al cuore lo fece rilassare totalmente sentendosi pervadere da quel sentimento che li legava forte e saldo. Solo lei gli faceva quest’effetto, solo lei riusciva con una parola o un gesto a farlo sentire l’uomo più felice della terra. Le sorrise

-Scusa, ti ho svegliata?- domandò. Lei scosse il capo e gli si avvicinò accucciandosi contro di lui appoggiando la testa sulla spalla, mentre il ragazzo le circondava la vita con le braccia baciandole la tempia

-Tom?-

-Mh?-

-Devi dirmi qualche cosa, non è così?- Lui annuì -È per la telefonata di Naraku? Ho visto il modo in cui hai guardato Kagome e ho visto come hai cercato di deviare il discorso…-

-Si, è vero-

-Tom?- Lei alzò il viso –Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa vero?-

-Lo so, te lo avrei detto Eve, se non ora, domani- Lei gli sorrise e si riappoggiò alla sua spalla imponendosi di non cadere nel dormiveglia. Tom le raccontò brevemente della telefonata, parlandole del desiderio di Kikyo e di come aveva accettato di fare il viaggio in Grecia con Kagome.

Dopo il breve racconto seguì un momento di totale silenzio dove Eve lo guardò negli occhi

-Tom… ma Jhonny?- mormorò. Lui annuì

-È per questo che voglio sapere da te cosa vorresti fare. Prima di tutto il resto per me, ci sei tu e il nostro bellissimo bambino, voi due siete il centro del mio universo, ma confesso…- continuò bloccando le parole che stavano nascendo sulle labbra di Eve -…confesso, che vorrei essere presente quando, o se, faranno pace, o almeno lei e Sango comunque, perché loro lo faranno di certo. Sono convinto che nel suo profondo Kagome ha capito il gesto di Sango… lei non la voleva fare soffrire e, anche se gliela vorrei fare pagare e sono convinto che loro abbiano sbagliato, loro lo hanno fatto per non farla soffrire, per proteggerla in un qualche modo, sbagliando, ma ci hanno provato. Ecco perché vorrei esserci-

Eve non parlò per qualche minuto, contemplando il viso del suo amato Tom. Si mise a sedere e gli prese la mano intrecciando le dita con le sue

-Kagome è una delle mie migliori amiche e le voglio bene. So quanto lei sia importante per te…- Sorrise -…e questo mi basta per volere vedere lei felice in compagnia di chi la merita. Non so se Sango ne sia ancora degna, non dopo tutto quello che ha fatto, ma mi fido di te e del tuo giudizio perché Tom io ti amo immensamente e ti ho donato il mio cuore e la mia anima, ti ho donato la mia vita. Non vorrei mai non essere presente quando lei e Sango faranno la pace e vorrei vederlo stando lì, insieme a te-

Tom l’attirò a se e l’abbracciò con forza, tanto da farle male.

 

Domenica. Ore 8.40

Inuyasha aprì gli occhi  e ci volle tutta la sua concentrazione per ricordare cose era successo solo poche ore prima.

Aveva di nuovo fatto l’amore con quella donna

“No” si corresse “Quello non è amore, è solo sesso”

Alle 2 di notte, poco più, poco meno, la donna se n’era andata lasciandolo solo e, solo un ora dopo, aveva trovato il coraggio di alzarsi da quel letto per andare a chiudere a doppia mandata la porta di casa. Quando poi era crollato sul letto, si era addormentato velocemente senza riuscire a formulare alcun pensiero.

Anche in quel momento, nella penombra della sua stanza, si sentiva vuoto. Quella era la prima volta che tradiva Kagome con una donna. Anche la ragazza che sarebbe dovuta diventare sua moglie non l’aveva mai toccata, anzi, non gli era mai neppure saltato per l’anticamera del cervello! Non solo perché la giovane in questione era tutta casa e chiesa, ma anche perché non suscitava in lui niente di paragonabile a quello che provava stando vicino a Kagome.

Invece ora, accecato dall’ira e dalla sete di una vendetta contro di lei, era andato a letto con quella donna, che purtroppo, ci sapeva fare almeno quanto il suo lavoro, se non di più. Ma ora, dopo quello che era successo, ora che avrebbe dovuto sentirsi appagato per avere trattato Kagome con la stessa moneta, il pensiero di lei e della colpa lo stava schiacciando come un macigno proprio all’altezza del petto diradandosi al cervello.

E ogni volta era sempre più feroce.

Come avrebbe potuto ora guardare negli occhi la sua Kagome?

Si mise a sedere scuotendo il capo confuso e sospirò pesantemente.

Merda.

Buttò le gambe giù dal letto e lo sguardo gli cadde sulla foto appoggiata al comodino.

Lui e Kagome in montagna. Ricordava quel giorno come se fosse trascorso un solo giorno. La prese e se la portò vicino chiudendo gli occhi sperando che i bei ricordi lo invadessero.

Invece, la Kagome piangente e accusatrice gli attraversò la mente facendogli male al cuore.

Allontanò la foto e anche lì, in quell’oggetto inanimato, il sorriso della giovane sembrava più gelido e scostante. In un battito di ciglia la foto ritornò normale, Kagome aveva lo stesso bellissimo sorriso.

Strinse gli occhi e rimise la foto sul comodino rivoltandola verso il basso.

Non voleva guardarla in faccia e vedere il disgusto e l’accusa dipinti sul volto, anche se si trattava solo di una foto.

Possibile che la morsa che sentiva dentro di se fosse il rimorso?

Pensò a Kagome e a quel damerino con un moto di rabbia e il dolore si accentuò

“Dopotutto ho solo seguito il tuo esempio Kagome! Non puoi dirmi niente!” Sospirò sconfortato.

Ma che diavolo stava dicendo? La colpa era solamente sua.

Anche Kagome sentiva il rimorso verso di lui quando… quando… quando se la intendeva con quel tipo?

Rabbrividì. Sperava proprio di si!

Si alzò e andò a farsi la doccia per poi vestirsi velocemente con abiti comodi. Era Domenica, eppure aveva qualche faccenda da sbrigare per il lavoro. Lo avrebbe voluto fare la sera prima ma… beh… aveva avuto una visita inaspettata.

Con un gesto stizzito accese il cellulare mentre prendeva il computer trasferendosi nella sala. Proprio mentre si accendeva, gli arrivarono due messaggi. Il primo era una chiamata di Miroku ieri sera sul tardi, l’altro era di Koga:

“Miroku ha provato a chiamarti ma non rispondi,

quindi ho pensato bene di avvertirti io:

riguarda Kagome.

Ieri pomeriggio sono arrivati Tom e Eve con il pupo appresso,

io non li ho visti, ma è un’informazione sicura.

Chiamaci al più presto mi raccomando,

e non fare niente di stupido!”

Tom? Eve? In Giappone?

Accese internet e scaricò i file mandati dall’azienda, cominciando a leggere il contenuto distrattamente, tanto che si ritrovò a leggere la stessa riga più di tre volte. Scosse il capo energicamente e chiamò Miroku per saperne di più.

 

Kagome si svegliò quella mattina improvvisamente di buon umore. Probabilmente era la vicinanza di Tom che faceva quei miracoli divini. Si alzò stiracchiandosi pigramente: l’orologio segnava le 9.00. Probabilmente i due sposi stavano ancora dormendo pacificamente, suo fratello invece era di certo ancora a letto visto che non vedeva mai certi orari la mattina, mentre sua madre…

Si vestì in fretta e scese al piano di sotto ancora deserto. Pensierosa incrociò le braccia

“Strano che non ci sia mamma a preparare la colazione…” pensò “Che cosa mangeranno a colazione Tom e Eve?” Non lo avevo mai fatto insieme, quindi non ne aveva sinceramente idea…  Eve era francese, mentre Tom era americano… che cosa mangiavano quotidianamente? Eppure qua erano in Giappone, si sarebbero accontentati? Mentre si scervellava su una cosa piuttosto futile, la porta di casa si aprì e sua madre entrò in cucina con la sporta della spesa in mano

-Kagome! Sei già sveglia?- Le sorrise mentre appoggiava le chiavi della macchina –Dammi una mano per piacere… visto che non so cosa piace ai nostri ospiti ho preso un po’ di tutto… credi basti?- chiese indicando il contenuto.

Brioche… toast… affettato… latte… cioccolata… merendine… wurstel… uova… ce n’era per un esercito!

-Si mamma… credo di si… certo che la cioccolata la potevi evitare, siamo in estate si o no!?- La donna abbozzò un sorriso

-Che ci vuoi fare se ne sono golosa?-

-È una delle tante qualità che mi hai trasmesso mamma, purtroppo per la mia linea…- si disperò. La donna la guardò malissimo

-Qualche chilo in più non ti farebbe male sai?-

-Mamma!!- La donna scosse il capo esasperata

-Fa quello che vuoi Kagome ma guai a te se stai male o ti ammali chiaro?!- La ragazza si poggiò una mano sul cuore

-Giuro ‘ma… però non è che io non mangio, anzi! Solo che faccio molto movimento, non so se mi spiego- spiegò allusiva

-Fidati, ti spieghi anche troppo bene per i miei gusti!!- Kagome sorrise sedendosi dopo avere messo via le cibarie varie –Cosa vuoi per colazione?-

-The e… ma si… i muffin andranno benissimo-

-Bene- La donna mise la teiera sul fuoco per il the e un altro più piccolo con del latte, poi su due piatti mise i muffin ai mirtilli che le portò –E non mangiarli tutti e due ok? Uno è mio golosona- La ragazza incrociò le braccia offesa

-Togli il cibo a tua figlia?-

-Che non sia mai!- Le due si guardarono ridendo

-Buongiorno! Vi vedo di buon umore!- Kagome ridendo si voltò

-Ciao Eve! Buongiorno! Dormito bene?- chiese. Eve le si sedette a fianco e annuì

-Oh si, è comodissimo! Anche Tom ha dormito come un sasso, cosa incredibile visto che in albergo era un rigirarsi continuo. Anche il piccolo è stato un angelo!- esclamò

-Cosa vuoi per colazione?- La ragazza sorrise guardando dietro la donna

-Cioccolata e toast andranno benissimo!- La donna annuì mentre portava il the alla figlia

-Grazie mamma!- esclamò mettendo un cucchiaino di miele e mescolando il tutto addentando il muffin. Pochi minuti dopo anche Eve ricevette la sua colazione e la donna si mise di fronte a loro

-Sapete, voi giapponesi avete delle cose e usi piuttosto strani- commentò improvvisamente Eve. Accigliata Kagome la fissò

-Davvero? E come mai pensi questo?- chiese la madre fissandola –Ovviamente avrai visto molti luoghi-

-È così. Da piccola io e i miei non potevamo permetterci lunghi viaggi, ma da quando sono sposata con Tom lo seguo un po’ ovunque in giro per il mondo e ho potuto vedere tante cose diverse e affascinanti. Ogni paese ha un suo modo di vivere: la Francia è diversa dall’America, che a sua volta si distingue dall’Italia o dal Giappone stesso. Qui le cose sono fatte in un certo modo e non si può entrare in un edificio privato con le stesse scarpe che usi per strada, questa cosa in Francia è impensabile come in tantissimi altri paesi. Il Giappone si distingue più di tutti negli usi e abitudini, infatti ciò che per voi è normale routine altrove è novità assoluta- Sorseggiò la sua cioccolata e rise nel vedere le loro facce allibite –Suvvia, non ho di certo detto che siete degli alieni!- esclamò

-Eve… che cosa hai detto per scioccare in questo modo le nostre padrone di casa?- domandò Tom arrivando in cucina con in braccio il piccolo Jhonny ancora mezzo addormentato. La ragazza gli sorrise

-Ciao amore! Il mio piccolino ha fatto il bravo bimbo?- domandò prendendo il figlio che sbadigliò

-Maaa…aaaaa- Tom si sedette

-Non cambiare discorso Eve, cosa hai fatto?-

-Io? Niente! Ho solo detto la mia opinione sugli usi dei diversi paesi che ho visitato!-

-Oh santo cielo… Eve!- La madre di Kagome gli mise davanti la colazione –La ringrazio-

-Di nulla!- esclamò sorridendo

-Lo sai Eve che non è carino dire certe cose. Lo sai che si potrebbero offendere?-

-Era una costatazione!- si difese

-Non preoccuparti Tom- intervenne Kagome dirigendosi al lavabo sorridendo –Guarda che è stato interessante-

-Nemmeno noi abbiamo fatto dei gran viaggi… quindi sapere certe cose è… beh, illuminante!-

-A proposito di viaggi…- Tom e Eve si lanciarono una lunga occhiata di intesa –Stavamo pensando Kagome che, se ti andasse, potresti venire in Grecia con noi questa estate, ovviamente finiti gli esami. Abbiamo una casa là e ci farebbe piacere averti con noi per qualche settimana- spiegò l’uomo incurante accarezzando la testa del figlioletto. Kagome si voltò verso di loro lentamente fissandoli

-Mi state prendendo in giro vero?-

-No Kagome. Ne abbiamo parlato ieri sera e per ringraziarti dell’ospitalità non abbiamo trovato niente di meglio- spiegò velocemente. Kagome sorrise raggiante e corse ad abbracciarli

-Si si! Vengo vengo!!- esclamò urlando

-Non credevo avresti dimostrato tutta questa ilarità! Ti avrei fatta sedere!- La prese in giro l’uomo. Il piccolo Jhonny si dimenò tra le braccia della madre che sorrise

-Però forse Kagome prima dovresti chiedere a tua madre, che dici?- La giovane si staccò da Tom e si voltò verso la madre con espressione colpevole ma supplichevole

-Mamma io…- La donna sorrise scuotendo il capo fermandola

-Ti avevo detto che ti avrei lasciata andare solo se avessi trovato qualcuno che veniva con te, quindi, ora che lo hai trovato, non ho motivo di tenerti qui. Tom, Eve…- Li fissò -…grazie per togliermela di torno per un po’!- Sorridendo Kagome abbracciò la madre

-Grazie mamma!!- gioì. Sota, leggermente irritato e assonnato scese le scale fulminando la sorella

-Kagome! Ma ti rendi conto di che ora è!? Vedi di fare poco casino!- esclamò. Tom gli sorrise

-Sopportala Sota, per ora. Te la porterò via in estate per qualche settimana quindi non credo attenderai molto!- Sota spalancò gli occhi guardando i due consorti

-Volete dire che viene con voi? Verrà da voi?- Loro annuirono –Grazie Kami che esisti! Con questa decisione avete evitato che scappasse di casa, dico davvero!-

Jhonny guardò i genitori sorridere e la ragazza bella del giorno prima canticchiare felice. Certo che i grandi erano proprio strani!

 

Kikyo uscì dalla tabaccheria e guardò intensamente la lettera prima di imbucarla. Naraku le cinse le spalle sorridendole

-Andiamo piccola- La prese per mano e lei gliela strinse

-Andiamo- concesse –Non possiamo lasciare sole troppo a lungo le nostre bimbe- L’uomo annuì e si allontanarono sulla strada ciottolosa, diretti alla loro villa.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17- Wait ***


Salve a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo!! Cavolo siamo già al 17!! Abbiamo ormai superato abbondantemente la metà.. atroce! Beh, che dirvi? Questo capitolo è stato scritto dopo avere subito un blocco pauroso.. ma devo dire che mi è piaciuto scriverlo, per prima cosa perché in questo modo si andava avanti, ma anche per la complicità tra due personaggi… anzi, posso affermare che il capitolo è praticamente concentrato su di loro! Ma bando alle ciance e diamo il via alle vostre recensioni ^^

 

pretty: devi sapere che sono un mostro di lettura..e quando comincio non smetto più..quindi non stupirtene!! Ero anche in vantaggio sul fatto che eravamo in vacanza per il 1 di Novembre xD Ohh..va bene, ti avvertirò con un post, fortunatamente in questo puoi stare tranquilla, anzi, l’incazzatura non penso arriverà più! Per i programmi della Grecia..beh, basta leggere!! A presto e alla prossima!

 

pillo: mi prostro in scuse per la scorsa volta..ma purtroppo urgenti impegni mi hanno tenuta lontano dal computer! Beh, Kikyo era impegnata tra pannolini vari..quindi non ha avuto un gran tempo! Non pensi? Beh, Inuyasha non ha ancora finito di “mietere cazzate a tutto spiano”.. purtroppo. Lo so, sono sadica da morire. Grazie della recensione!

 

kaggy95: non preoccuparti, anzi sono contenta che la storia ti piaccia!  Cosa c’è di peggio della attuale situazione? Dunque..dovrei fare due conti ma aspetta ancora qualche capitolo e poi ne riparliamo ok? XD ahahah! Ciao!!

 

smartina86: Inuyasha se le merita davvero tutte..anche se forse ho esagerato..però mi piaceva molto l’idea di Inuyasha che “correva” dietro a Kagome xD devo dire che è venuto divinamente! Cmq hai visto, Giovedì è arrivato e io sono qui solo per voi!!! Alla prossima settimana!

 

Kaggy_Inu91: salve Giulia! Si Kikyo e la sua bella frotta di figli! È un’immagine molto dolce vero? Che amori!! Beh, la segretaria già dal racconto di Miroku si sapeva che lo era!! O no? Ovvio Inuyasha è un cretino, ma anche lui ha le sue ragioni..ma leggere per sapere! Ci sentiamo presto su msn! A presto!!

 

damychan: fidati.. non sei l’unica che la vuole prendere a botte!! Anche se un colpo anche a Inuyasha sta bene! si è vero Naraku e Kikyo insieme sono bellissimi, concordo con te! E poi la famigliola mi piace moltissimo con le gemelle! Grazie della recensione!!

 

Bchan: Kagome doveva decisamente cambiare aria non pensi?? XD alla prossima settimana!!

 

mel_nutella: ovviamente Tom la protegge, sono molto amici quindi la sente molto vicina.. azzarderei a dire come una sorella..per i chiarimenti mi dispiace per te ma c’è ancora un po’ di tempo! Grazie della recensione e al prossimo capitolo!

 

E ora buona lettura a tutti!!! xD

 

***

 

Capitolo 17

Wait

 

Domenica. Ore 10.20

Un silenzio innaturale si espanse nella stanza, come a volere rispondere al ragazzo che aveva appena finito il suo racconto

-No, aspetta un secondo. Credo di avere perso una battuta- Miroku si portò due dita alla tempia chiudendo gli occhi.

Quello che gli era appena stato confidato era tutto un sogno, un bruttissimo, orrendo sogno, che sfiorava il ridicolo, se non l’incubo.

Aprì gli occhi rivelando le gemme blu, identici a quelli della sorella, dove ci si poteva specchiare

-Inuyasha… che cosa hai detto?-

-Miroku…- Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo sprofondando ancora di più nella poltrona, sperando quasi che lo inghiottisse.

-No, no… “Miroku” niente. Che cosa hai detto?- chiese seccato

“Ma perché so tenere la bocca chiusa solo per le cose importanti?” pensò Inuyasha frustrato guardando il soffitto bianco –Ho detto che ho fatto sesso con la mia segretaria- Nero e blu si incontrarono per lunghi istanti senza perdere il contatto visivo, finché Miroku non fece passare una mano tra i capelli neri lasciati liberi dal solito codino

-Ma non volevi riconquistare Kagome?- domandò improvvisamente. Inuyasha lo fissò interrogativo

-Ma che centra?- sbottò

-Tu rispondimi-

-Certo che me la voglio riprendere, è ovvio- l’accontentò

-E sei innamorato di lei no?-

-Miroku…- Inuyasha gli scoccò un’occhiata torva, come se la cosa fosse comunque ovvia e che non aveva bisogno di una risposta –Vuoi arrivare al sodo del discorso?-

-Come puoi dire tutte queste cose adesso che hai iniziato a scoparti una puttana e traditrice? Sei caduto così in basso per andare con una del genere?- lo aggredì

-Non darmi addosso Miroku!-

-Come puoi pretendere che ora lei torni da te, semmai lo farà? Dopo tutto quello che le hai fatto e che le stai facendo tutt’ora passare? Dici che la ami, eppure non ci hai messo più di due secondi a decidere di tradirla!-

-Anche lei fa lo stesso!- esplose Inuyasha raddrizzandosi e stringendo i pugni –Io la sto solo ripagando con la stessa moneta!-

Sapeva che stava dicendo delle stupidate, eppure quella vocina dentro di lui che stava cercando di venire fuori dicendogli che era un imbecille e che Kagome non aveva nessuna colpa veniva sempre messa a tacere dal suo orgoglio, che spuntava fuori sempre, in ogni situazione.

Miroku lo fissò insistentemente, senza parole

-Ma che cosa stai dicendo? Che cazzo stai dicendo Inuyasha!?-

-Io…-

-Pensavi che ti avrebbe sorriso? Che ti avrebbe buttato le braccia al collo? Che ti avrebbe detto… “Inuyasha ti amo!”?-

-No!-

-Ti rendi almeno lontanamente conto di cosa le hai fatto? Ti rendi conto che per la tua indecisione e stupidità Kagome ha perso il suo grande amore, i suoi migliori amici perché loro credevano che tu avresti fatto il maturo? Si Inuyasha, se tu avessi fatto il maturo ora noi COBRA saremmo ancora amici di Kagome! Invece hai rimandato sempre e io come un demente ti ho creduto quando dicevi che glielo avresti detto! Ho pure litigato con Sango per questo!-

-Lo so benissimo! Non c’è bisogno che me lo rinfacci! Volevo solo cancellare il suo viso dalla mia mente e in quel momento fare quello che ho fatto mi è sembrato così giusto… così vero. Eppure improvvisamente, mi sono reso conto che in realtà io non so nulla, che tutto quello che ho fatto è sbagliato e quando l’ho realizzato, mi sono sentito vuoto, con tutti i dubbi che mi premevano sulle spalle chiedendomi cosa lei avrebbe fatto, cosa avrebbe pensato, eppure non posso chiederglielo, non posso farlo perché lei oggi mi odia più che mai, ma io lo vorrei tanto ma so che è impossibile, perché quando ho realizzato che ho fatto una cazzata non sapevo più cosa pensare… Mi odia davvero? Mi detesta davvero? O lo ha fatto solo perché non riusciva a fare ciò che avrebbe voluto fare?- Alzò gli occhi verso il suo interlocutore –Capisci Miroku?- L’interessato alzò il sopracciglio scettico

-No- rispose sinceramente –Ma dimmi, c’è qualche cosa che non mi hai ancora detto Inuyasha?- chiese. Il ragazzo abbassò lo sguardo

-No, niente- Miroku alzò gli occhi sospirando

-Vabbè dai, lasciamo cadere il discorso. Prima ti stavo dicendo…-

-Che sono un coglione?- tentò il moro sbuffando

-Anche, Inuyasha, anche. Ma piuttosto che Tom e Eve sono arrivati ieri, sfornando anche un bel bambino tra parentesi, e alloggiano tutti e tre a casa Higarashi. Non so altro per ora- concluse scrollando le spalle Miroku

-E’ da un pezzo che non li vedo- commentò Inuyasha pensieroso

-Beh, qua in Giappone non sono più tornati da quando se ne andarono tre anni fa, per la loro ultima visita sai. Comunque Sango mi ha informato del fatto che è molto probabile che la famiglia felice e Kagome si siano tenuti in contatto fino a oggi-

-Si, lo sapevo e poi era prevedibile- affermò Inuyasha –Pensi che si siano tenuti in contatto anche con Kikyo e Naraku?-

-Non ne ho idea… però se così fosse mi piacerebbe avere notizie. Ammetto che sono sempre stato un po’ in ansia per loro- commentò. Inuyasha lo guardò sospirare.

Era così frustrato e arrabbiato con tutto e tutti… si sentiva così oppresso che… che…

La figura di Kikyo gli invase la mente e strinse i pugni stringendo gli occhi improvvisamente scuriti

-Se lei… se lei non se ne fosse mai andata… tutto questo…-

-Inuyasha, non dirlo!-

-…tutto questo non sarebbe mai successo!- esplose. Miroku si appoggiò allo schienale scuotendo il capo

-Non lo sapremo mai… non dire stupidaggini Inuyasha-

-Ma è vero! Se non fossimo mai andati ad Amsterdam, se lei non avesse incontrato Naraku, noi…-

-Io e Sango non ci saremmo mai rincontrati, tu Kagome te la saresti sognata e basta, mentre Kikyo sarebbe rimasta triste ed infelice… gran bella trovata amico!- esclamò fulminandolo il morettino con i suoi bellissimi occhi blu. Inuyasha strinse le labbra –Ti ho già detto di non scaricare sugli altri la tua colpa e stupidaggine, dovresti essere grato piuttosto, di avere passato anche solo un giorno in quell’hotel-

Inuyasha ripensò a tutti quei momenti felici e spensierati con un sordo dolore al petto, abbassando gli occhi, sconfitto dall’evidenza.

Miroku si alzò in piedi

-Sarà meglio che vada per oggi, non è proprio giornata-

-Mi spiace Miroku- Lo accompagnò alla porta demoralizzato ma il giovane gli sorrise amaramente

-Non ti preoccupare Inuyasha… spiace più a me  visto che io non posso fare niente per aiutarti, la decisione spetta solo a te- Si fece improvvisamente serio –Ma andando avanti così Inuyasha, non risolverai nulla- concluse. Inuyasha si scostò la frangia distrattamente

-Tu che cosa faresti se fossi al mio posto?- domandò. Lo guardò a lungo, attendendo, in trepida attesa, senza mai incontrare il suo sguardo, finché nel volto dell’amico si fece strada un lento e pallido sorriso

-Cercherei di riavvicinarmi a lei tenendomi a freno, come se dovessi riallacciare i rapporti con un amico. Buttarsi così, alla cieca, come hai fatto tu finora, dopo un torto del genere… si otterrebbe solo l’effetto contrario a quello che si vorrebbe realmente. Infine mi adatterei, giocando bene le mie carte e aspettando pazientemente- Lo guardò male –E tu in questo non eccelli molto… ah, soprattutto, cercherei di non tradirla e anche in questo non riesci molto bene!-

Inuyasha, preso in causa e sentendosi colpevole, abbassò lo sguardo

-Hai ragione Miroku-

-Ho sempre ragione-

-Modesto-

-E’ una delle mie ottime qualità- si lodò. Inuyasha sospirò

-Miroku?-

-Si?- rispose svogliatamente

-C’è un’altra cosa che devo confessarti-

Nell’appartamento cadde un breve silenzio rotto solo dai loro respiri

-Oddio Inuyasha… anche un ménage à trois?-

-Ma che schifo Miroku!- esclamò

-E’ un’esperienza interessante!-

-Miroku!!- esplose scandalizzato Inuyasha

-La mia giovinezza è stata piena di sfumature!-

-E di quante tue sfumature non mi hai messo al corrente?- chiese sospettoso

-Mah… un po’ quello, qualche cosa di là…- spiegò vario

-E io che pensavo di essere stato quello con maggiore esperienza-

-Perché tu non l’hai mai fatto con Kagura!- esclamò

-Ti prego… E Sango? Quante di queste tue sfumature non sa?- domandò maliziosamente

-Sorvoliamo- sussurrò –Mi stavi dicendo qualche cosa a proposito?-

 

Ore 10.30

-Mi spiace tanto Kagome- ripeté l’ennesima volta Eve

-Non preoccuparti per noi Eve! Ci fa piacere!-

-Se hai bisogno chiamaci ok?- sollecitò Tom aprendo lo sportello della macchina della famiglia Higarashi.

Kagome ancora faticava a credere che Tom era, dopotutto, un uomo normale.

La giovane indossava un paio di jeans e un maglia a tinta unita a mezzemaniche e affiancava sua madre e suo fratello davanti alla porta di casa.

Quella mattina, dopo colazione, Tom aveva ricevuto, tra le imprecazioni della moglie, una chiamata di lavoro e ora, doveva correre dall’altra parte della città per risolvere quel piccolo imprevisto. Eve avrebbe dovuto seguirlo, ma Jhonny, non avrebbe mai potuto affrontare un viaggio del genere in auto e per di più, quando sarebbero arrivati, non ce l’avrebbero fatta a prendersi cura di lui, così la famiglia Higarashi aveva proposto di badare al piccolo fino al ritorno dei genitori.

Eve non era felice per niente, mentre Tom dal suo canto era piuttosto ansioso. Cosa decisamente normale per due  genitori alle prese con il loro primo figlio ancora piccolo

-Jhonny qui sarà al sicuro, lo coccoleremo per bene, non gli mancherà nulla-

I due coniugi guardarono il piccolo tra le braccia di Eve poi si sorrisero

-Sono tranquilla se lo saprò con voi. Non so proprio come ringraziarvi- disse la donna grata –Amore della mamma? Fai il bravo cucciolo ok?-  mormorò dolcemente al figlio

-Maaaaa… aaaaaah!!- Jhonny mosse le braccina verso l’alto, entusiasta, e dopo avergli scoccato un bacio lo diedero alla madre di Kagome che lo strinse  delicatamente

-Allora noi andiamo- concluse Tom salendo, imitato dalla moglie che sventolò la mano

-Allora a dopo, grazie a tutti e ciao!-

-A dopo!- Li salutò Sota sbracciandosi mentre la macchina spariva dietro l’angolo alzando un po’ di polvere al suo passaggio, inghiottita dalla strada e dal traffico mattutino

-Speriamo se la cavino- ingiunse preoccupata Kagome –Dopotutto questa è Tokyo… non esattamente una cittadina che si gira in due minuti!-

-Non preoccuparti Kagome, gli abbiamo dato anche la cartina per sicurezza e poi sono certa che se avranno difficoltà chiederanno in giro- la consolò la donna guardando il piccolo affettuosamente. Kagome sorrise

-Hai proprio ragione ‘ma. Mi preoccupo per niente-

-Va bene- annunciò improvvisamente Sota –IO rientro che faccio i compiti- decise rientrando tutto trafelato

-Però… uffa, è solo il primo giorno e l’hanno già chiamato per lavoro- commentò sconsolata la giovane senza prestare attenzione al fratello

-Beh, non scordare mai che Tom è un imprenditore-

-Lo so mamma, non l’ho scordato-

La donna sorrise alla figlia scuotendo leggermente il capo

-Io ora devo fare delle faccende in casa, mi farò aiutare da Sota. Perché intanto tu non ti vesti e non fai una passeggiata con il bimbo?-

Kagome fissò Jhonny che si guardava assorto la piccola manina paffuta, come se l’avesse vista per la prima volta

-Ma non è un po’ piccolino?- domandò titubante

-Sciocchezze. Dai prendilo- la incitò

-Oh no, no no- disse scuotendo il capo e facendo un passo indietro

-Non essere sciocca Kagome. Tieni-

In un istante, Jhonny sentì il profumo intorno a se cambiare e l’abbraccio caldo e rassicurante di quella donna venire sostituito da uno rigido e insicuro appartenente ad un profumo totalmente diverso e più delicato.

Alzò gli occhi verso la nuova persona che lo stringeva e vide la morettina del giorno prima guardarlo terrorizzata.

Eppure le era sembrata così bella e dolce…

Gli occhi gli si riempirono di lacrime che una dopo l’altra scivolarono sulle sue guance rosse dallo sforzo, rotte da forti singhiozzi che si espansero nell’aria.

-Mamma!!- esclamò Kagome agitata guardando il piccolo tra le sue braccia piangere forte. La donna scosse il capo alzando brevemente gli occhi al cielo

-Sei così agitata che il bambino si è spaventato, è una cosa ovvia. Perché non provi a calmarti? Non gli farai del male- disse cercando di tranquillizzare la figlia che la fissò insicura

-Va bene…- sussurrò respirando profondamente tentando di rilassare i muscoli. Jhonny avvertì l’improvviso cambiamento, sentendosi cullare dolcemente, e i singhiozzi diminuirono fino a sparire del tutto

-Ecco fatto, brava Kagome- La donna sorrise orgogliosamente mentre la giovane tirava un sospiro di sollievo. Sorrise al piccolo

-Ehi… ciao piccolino… ma lo sai che sei pesantuccio?- ridacchiò la giovane mettendogli l’indice davanti al nasino

-Naaaaa- rise Jhonny prendendo il dito della ragazza, come a volerlo studiare ancora più da vicino.

La donna sorrise mentre guardava Kagome far giocare Jhonny con il proprio indice

“Chissà come sarà il mio nipotino…” pensò improvvisamente mentre, lavando i piatti, guardava sua figlia annunciarle che saliva in camera con il bambino.

 

Ore 10.35

Un lieve bussare, riscosse la giovane seduta alla propria scrivania, così assorta nei libri di scuola, che nemmeno sembrava vederli, quasi li trapassasse con lo sguardo.

La signora Kyoko, sposata due volte, separata dal primo marito e dal primo figlio, con un buon matrimonio di 20 anni alle spalle, era molto orgogliosa della propria unica figlia femmina: buoni voti, intelligente, ottimo comportamento… una ragazza e figlia modello. Purtroppo, la carriera da lei intrapresa, l’aveva tenuta lontana dalla figlia più di quanto avrebbe voluto, e per questo non aveva potuto seguirla molto nella sua vita privata.

Un grande rammarico per una madre.

E ora, alla veneranda età di 48 anni, aveva l’impressione di non avere fatto nulla per la sua bambina in tutti quegli anni, sentendola scivolare via dalle sue dita come neve al sole, allontanandola da lei.

Non era una bella sensazione, ed era lì per quello.

Da qualche tempo a quella parte sua figlia non era più la stessa. Sapeva che era triste poiché aveva litigato con una sua amica anni addietro, ma non era quello che la faceva stare in ansia sinceramente.

Era una sensazione più profonda, più terrificante.

Era sempre stata piuttosto intuitiva, e questa era una delle dote che l’aveva portata avanti con la carriera, ma questa volta un angolino di lei le stava dicendo che c’era qualche cosa che non quadrava, in tutti i sensi.

-Mamma? Cosa ci fai in camera mia?- domandò Sango stupita interrompendo il contatto visivo con i libri e posando una penna che, chissà se in quei 10 minuti, aveva scritto una sola parola.

La donna le sorrise e si sedette sul letto accavallando le gambe.

Kyoko era sempre stata una donna molto attraente e sinuosa, senza nemmeno ricordarlo era stata scelta tra decine di donne per diventare la moglie di Kazana, e anche in quella situazione, Sango si chiese come era possibile che lei fosse sua figlia visto che non possedeva praticamente nulla della madre.

Comunque il fatto che sua madre fosse venuta in camera sua era preoccupante, soprattutto se la donna avesse saputo che a meno di un metro da lei, sotto la coperta, era rivelato il suo più oscuro segreto.

Non andava affatto bene.

-Nulla tesoro… sono solo venuta a fare due chiacchiere, ti disturbo? Se vuoi parliamo un po’ dopo- disse semplicemente.

Sango si umettò le labbra mordendosele leggermente.

Sua madre che le chiedeva come stava? Oh Kami. Stava andando tutto a catafascio?

-Ma no mamma… resta pure. Tutto bene comunque- rispose.

Si vedevano tutti i giorni, eppure erano sempre di fretta per un impegno o l’altro, e le solite domande di routine che madre e figlia di scambiavano quotidianamente nelle altre famiglie, con loro succedeva raramente.

Non a dirlo, Sango aveva un rapporto decisamente migliore con il padre che con la madre, visto che quest’ultima non c’era mai nelle occasioni veramente importanti. Non era stata la madre a sentire il suo sfogo di quando aveva litigato con Kagome, non era stata lei a sentire con le proprie orecchie di quando aveva vinto la corsa alle medie, non era mai stata lei.

La donna sorrise

-Ne sono felice. Lo studio? Come procede?-

-Mamma, perché sei venuta in camera mia?- domandò Sango senza rispondere alla domanda della donna.

Ok, forse non era vero che non aveva preso proprio niente dalla madre… Era così stramaledettamente intuitiva!

-È che… Sango, noi due non abbiamo mai parlato a quattrocchi da donna a donna… Capisci che intendo?- tentennò la donna.

La figlia trattenne il respiro sconvolta.

Merda.

Merda merda merda!

Non intendeva forse quello, vero?

-Credo di si- rispose lei riprendendo a respirare

-Sango, hai 19 anni e credo tu sia sufficientemente matura per sostenere certi discorsi. Hai già avuto rapporti?-

-Mamma!- esclamò la ragazza scattando in piedi arrossendo –Ma che domande mi fai?-

-Calmati, non ti sto chiedendo di raccontarmi vita, morte e miracoli. Comunque dalla tua reazione immagino di si, vero?- chiese Kyoko mettendosi più comoda.

Sango si risedette annuendo

-Si-

-Bene… immagino quindi che allora tu abbia un ragazzo- presuppose.

Sango abbassò gli occhi.

 

Mamma, sono fidanzata con mio fratello.

 

Mamma, ho fatto sesso la prima volta a 13 anni con mio fratello.

 

Mamma, vado tutt’ora a letto con mio fratello.

 

“Delle tre risposte per quale mi ammazza?” ironizzò a giovane ironica –No, nessun fidanzato per ora- rispose neutra.

La donna alzò il sopracciglio

-E quindi quando…?-

-Un anno fa. Mamma, ho molto da studiare e oggi devo uscire con degli amici-

Kyoko la fissò intensamente

-Certo- La donna si alzò e avvicinandosi le baciò la guancia –Buono studio- Si avvicinò alla porta e rimase qualche istante ferma, con la mano sulla maniglia –Tesoro?-

-Si?- Non le sembrava nemmeno la sua voce

-Hai usato vero…?-

-Si mamma. A dopo- La donna uscì richiudendo la porta alle proprie spalle e andò verso la cornetta del telefono

-A chi chiami amore?- domandò Mito uscendo dalla cucina dove Sota stava finendo i compiti

-A Miroku- gli rispose sorridendo –Voglio chiedergli se oggi vuole venire a fare un giro qui. Ti spiace?-

-Certo che no Kyoko. Che cos’hai? Mi sembri strana. È successo qualche cosa?-

-No, no, non ti preoccupare tesoro- rispose sfiorandogli la guancia per poi comporre il numero “O almeno lo spero” pensò

 

Ore 10.40

-Che ne pensi?- domandò Inuyasha dopo un po’.

Miroku sospirò tamburellando le dita sul tavolino davanti alla poltrona su cui si era riseduto per ascoltare la confessione di Inuyasha su ciò che era successo tre sere prima. Lo guardò

-Devo confessarti Inuyasha, che non so proprio cosa pensare adesso, dopo questo insomma- rispose

-Nemmeno io… insomma, se ha lasciato lì quella scatola vuol dire non mi ha dimenticato, ma se lo ha messo là, dove l’occhio fatica a vedere… forse se né solo dimenticata-

-Beh, mi hai detto che aveva un’espressione terrorizzata quando la scatola è caduta, vero?- Inuyasha annuì –Quindi possiamo presupporre che non se ne era dimenticata, se fosse stato così si sarebbe stupita, o sarebbe almeno stata confusa. Capisci?- Il ragazzo davanti a lui annuì –Possiamo fare solo ipotesi, ma immagino che lei sapesse che cosa contenesse quella scatola e che sapesse esattamente dove fosse. Non so perché l’abbia tenuta, ma sto cominciando a chiedermi… se quello che lei ci dice da tre anni non sia la verità, ma lo stia solo imponendo a se stessa-

Inuyasha lo fissò confuso

-Come?- chiese

-Oh, niente niente, pensavo a voce alta- rispose scrollando le spalle.

Una suoneria irruppe improvvisamente nella stanza e i due ragazzi si guardarono

-Non è il mio- rispose Inuyasha scrollando le spalle

-Lo so, è il mio- disse Miroku prendendo fuori il cellulare senza rispondere, guardandolo pensieroso

-Che ti prende? Rispondi!-

-Questa è la suoneria della casa di Sango- spiegò –Solo che per motivi pratici avevamo accordato che ci saremmo sempre chiamati con il cellulare, quindi perché con il numero di casa?- mormorò più a se stesso che all’amico

-Se non rispondi non lo saprai mai- Si guardarono

-Vero- accordò Miroku premendo il tasto verde, imponendosi la calma –Pronto?-

-Pronto tesoro? Sono la mamma- Il giovane sussultò –Scusami se ti disturbo… Miroku, ci sei?-

-Ah, si. Si, certo. Mi hai sorpreso. Come stai?-

-Bene, grazie. Tu?-

-Benino. A cosa devo la chiamata… mamma?-

Inuyasha guardò l’amico alzando il sopracciglio, ma Miroku lo ignorò

-È da qualche giorno che non ci vediamo, sono stata molto presa con il lavoro. Che ne dici oggi di venire qua a casa? Mi farebbe piacere parlare un po’ con te senza nessuna interruzione esterna- spiegò la voce della donna.

Miroku si morse le labbra

-Veramente oggi…-

-Oh, sei impegnato?- chiese la donna

-No, no assolutamente no- si affrettò a rispondere il ragazzo –Va bene, a che ora vuoi che venga?-

-Verso le 15.00 può andarti bene?-

-Certo-

-Benissimo, sono così contenta! Allora a dopo tesoro!-

-Certo, a dopo mamma- Il ragazzo chiuse la chiamata stringendo il cellulare tra le dita –Merda- ringhiò

-Miroku…?-

-Scusami Inuyasha, devo andare- disse alzandosi in piedi

-Va bene- Lo accompagnò alla porta ma prima di uscire l’amico si voltò a guardarlo

-Inuyasha?-

-Si?-

-Mi dovresti fare un piacere-

-Dimmi-

-Oggi pomeriggio dovevo vedermi con Sango, ma è sorto un imprevisto… Puoi portarla da qualche parte per distrarla? Con gli altri se hanno tempo ovviamente-

-Ma certo- concesse il ragazzo

-Grazie Inuyasha, sei un vero amico- disse tristemente Miroku andandosene subito dopo con già il numero del cellulare di Sango sul display del cellulare.

 

Ore 10.50

Merda.

Merda merda merda.

Accidenti!

Sango sbatté violentemente la testa contro la scrivania

-Non… è… possibile…- sussurrò.

Era andato tutto bene per tre anni, una meraviglia! Allora perché suo madre aveva deciso proprio in quel momento di cominciare ad avere dei dubbi?

Ok, non parlava mai di ragazzi. Ma come poteva aspettarsi che ne parlasse con lei quando non era mai in casa?

E poi fare tutte quelle domande… oddio, che avesse lasciato trapelare qualche cosa durante una cena? O una chiamata? O qualsiasi altra cosa?

No, non era possibile.

Però… forse quando è successo credeva di essere sola…

Oh mio Dio.

Il dubbio cominciò a farsi largo tra la viscere della giovane che sbarrò gli occhi stringendoli forti il secondo dopo. Sarebbe stato il colmo, la tragedia!

I suoi non dovevano scoprire nulla di lei e Miroku, ma come poteva fare?

Non lo voleva mollare, voleva continuarlo a vedere, voleva…

Si buttò sul letto arrossendo.

Maledizione, sembrava una quindicenne! Si imbarazzava ancora per certi pensieri… C’era qualche cosa di veramente sbagliato in lei…

La melodia di “Nine days” riempì la stanza e la giovane si riscosse.

Miroku…

Controllò che dietro la porta non ci fosse nessuno poi rispose

-Pronto?-

-Ciao amore…- La voce sconfortata del ragazzo dall’altra parte della cornetta la fece rizzare su se stessa

-Amore? Che succede?-

-Sango, non potremo vederci oggi- disse lui arrivando direttamente al sodo. La giovane si morse le labbra

-Perché?-

-Mi ha chiamata Kyoko-

-Oh santo cielo! Cosa ti ha detto?-

-Mi ha chiesto se oggi pomeriggio venivo a casa tua, dice che vuole parlare con me- spiegò. Sango sospirò

-Accidenti…-

-Amore? Che succede? Devo sapere qualche cosa?-

-Non credevo che arrivasse a tanto, davvero- disse e gli raccontò brevemente ciò che si erano dette lei e la madre pochi minuti prima. Dalla confessione seguì un lungo silenzio da ambo le parti e la giovane, agitata, cominciò a pensare che il ragazzo si fosse arrabbiato per ciò che aveva risposto alla madre –Miroku?- mormorò

-Scusa Sango. Sei costretta a mentire a tua madre-

-No, non dire così! È la strada che ho scelto!-

-Oh Sango…-

-Tu non devi preoccuparti di niente Miroku. Finché tu sarai con me io potrò sopportare tutto- disse lei.

Miroku sorrise fermandosi in mezzo al marciapiede

-Si Sango, finché saremo insieme…-

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18- Gelosie, sospetti, inviti ***


Basta ci rinuncio… non riuscirò più a postare regolarmente, il fatto è che sono troppo incasinata, in tutti i sensi!!

Intanto grazie a chi ha recensito o chi ha solo letto, purtroppo non riesco a rispondervi uno per uno ma non ho proprio tempo…

Comunque vi lascio al capitolo ^^ spero che vi piaccia e alla prossima… non so quando sarà ma non temete, tornerò di sicuro appena avrò un attimo!!

Spero mi perdoniate ma consolatevi xD il capitolo ha ben 13 pagine!!

 

***

 

Capitolo 18

        Gelosie, sospetti, inviti

 

Domenica. Ore 12.35

Kagome non poteva credere che occuparsi di un bambino piccolo  per solo mezza giornata fosse così faticoso, eppure Eve e Tom lo dovevano fare tutti i giorni e da quasi undici mesi ormai!

Aveva bisogno ogni momento della più piccola attenzione, doveva mangiare, dormire, a volte si metteva a piangere per un motivo a lei incomprensibile, altre volte rideva cristallino e lei non poteva fare a meno di sorridere con lui.

Era stupido, ma non riusciva a controllarsi.

Eve aveva chiamato circa due ore dopo, dicendo che erano arrivati in perfetto orario, ringraziando di nuovo il tempismo perfetto con cui gli avevano prestato la macchina e di accudire per un po’ il piccolo Jhonny. Si era informata su come si era comportato, cosa aveva fatto, se aveva detto qualche cosa… e Kagome pazientemente le aveva raccontato tutto quello che aveva fatto con il piccolo nelle ultime due ore. Alla fine Eve era sollevata e a Kagome non ci volle una grande immaginazione per sapere che l’andata in macchina era stata un po’ tesa e agitata.

Dopo però era intervenuto Tom, che non aveva avuto molti dubbi sull’affidabilità della fam. Higarashi, anche se le richiese come stesse il piccolo. Kagome quindi, notando che il neo padre era più calmo e controllato, gli chiese se poteva portare Jhonny al parchetto dietro casa, tanto per fare due passi. L’uomo ovviamente acconsentì e la ragazza mise giù dopo averli salutati felice.

Guardò Jhonny troppo preso a contemplare la penna per accorgersi di quello che gli stava accadendo intorno e con un sorriso lo prese in braccio

-Naaaa- borbottò il piccolo alzando gli occhi su di lei

-Ciao piccolino- esclamò lei posandogli un lieve bacio sulla guancia –Ti va di andare a fare un giretto?- chiese lei tornando in camera per cambiarsi. Aprì l’armadio mordicchiandosi leggermente le labbra dopo avere messo seduto sul letto il bambino –Dunque…-

Dopo avere variato un paio di possibili capi, decise di indossare un paio di pantaloni neri a vita bassa e una maglietta a maniche lunghe rosa con le maniche leggermente larghe. Mise al piccolo la giacca che indossava all’arrivo e ridiscese le scale, andando incontro alla madre

-Kagome, dove vai?- domandò la donna quando la vide entrare in cucina con il bambino

-Seguo il tuo consiglio mamma. L’ho pure chiesto a Tom e lui è d’accordo. Hai bisogno di una mano però prima?- chiese accennando ai piatti che la donna stava lavando

-Oh no tesoro, va pure- disse asciugandosi le mani e posandole un lieve bacio sulla fronte –Fai una buona passeggiata tesoro-

-Grazie mamma- La donna posò lo sguardo sul piccolo e sorrise

-Anche tu Jhonny- disse sfiorandogli la guancia con le dita

-Aaaaah- rispose ridendo e Kagome, quasi inconsciamente, si ritrovò a sorridere a sua volta.

Quel bambino sembrava davvero un angelo. Vicino a lui non ce la facevi proprio a pensare a te stessa.

-Bene, allora noi andiamo. Jhonny, saluta la “nonna”-

-Aaaaoo- La donna sorrise e i due uscirono di casa respirando l’aria aperta

-Let’s go!!- esclamò lei iniziando a scendere i gradini.

Era davvero strano eppure, dentro di se, sentiva un affetto speciale per quel bambino. Non riusciva a capire, però sentiva che doveva proteggerlo, stargli accanto, farlo stare bene. Era così piccolo, così indifeso, non sapeva ancora quanto amara era la vita e lei… lei doveva proteggerlo da quel dolore.

Non aveva senso. Jhonny aveva già i suoi genitori… capitava a tutte le donne che tenevano in braccio un bambino? Era il noto “istinto materno”?

Kagome lo guardò osservare tutto con estrema attenzione e sorrise

“Si, molto probabilmente è davvero così”

 

Ore 12.35

Inuyasha aprì il frigorifero e, ovviamente, lo trovò vuoto.

Sospirò richiudendolo.

Sarebbe dovuto andare a fare la spesa. Non si era mai reso conto di quanto fosse difficile tenere in ordine una casa tutto solo.

Prima aveva camerieri, servitù, sempre pronti ad esaudire ogni suo minimo capriccio, pulivano la casa, preparavano i pasti, curavano il giardino… ora invece era lui che doveva occuparsi di tutto.

Anche Kagome doveva cucinare e pulire? Prendersi cura della casa ecc?

Questo pensiero lo intristì enormemente.

Era stato un vero idiota. Miroku aveva ragione, aveva sempre avuto ragione, e lui… lui aveva rovinato tutto.

Uscì di casa, scendendo veloce le scale.

Era da giorni che non la vedeva: come stava? Cosa stava facendo in questo momento? Era con quel Mikado? Dopo quello che era successo cosa pensava di lui? Ma, soprattutto, quando si sarebbero rivisti, cosa avrebbero fatto?

Con tutte queste domande che gli affollavano la mente, gli parve inevitabile che l’immagine di Miroku e Sango comparve nella sua testa.

Sospirò.

Non avrebbe proprio saputo dire quale delle due situazioni era la peggiore…

Il cellulare gli vibrò nella tasca dei jeans e, seccato, lo tirò fuori, controllando chi fosse a quell’ora.

Ma nessuno mangiava in quel posto?

-Dulcis in fabula…- ridacchiò rispondendo –Ciao Sango!-

-Ciao Inuyasha…- salutò la giovane dall’altra parte del telefono. Il tono demoralizzato e spento lo mise subito sull’attenti

-Ehi, tutto bene?-

-Non molto… poi ti racconterò. Ascolta, non è che oggi ti va di pranzare con me e, forse, anche gli altri? Lì da te, ad esempio- propose supplichevole. Sul viso del ragazzo si delineò prepotente una smorfia.

Addio alla pace di casa sua!

-Ma certo Sango, perché no! Mi sembra un ottima idea!-

-Grazie mille, davvero. Vengo direttamente a casa tua?- chiese la giovane sollevata

-Ah no, sono appena uscito, stavo andando a fare la spesa. Vuoi che ti passi a prendere? Tanto ormai sono qui nei paraggi- disse lui scollando le spalle e aumentando il passo

-Ok. Mentre tu vieni io intanto chiamo gli altri-

-Benissimo, a dopo allora-

-Ciao!- Sango riattaccò respirando profondamente.

Meno male Inuyasha non aveva avuto nulla in contrario, almeno così si sarebbe divertita invece di uscire da sola gironzolando a vuoto.

Si sedette sul letto raccogliendo le gambe al petto e cingendole con le braccia.

Un tempo non avrebbe mai pensato di chiamare Inuyasha, senza indugio avrebbe chiamato Kagome, sfogandosi a casa sua, urlando contro sua madre e il mondo.

Appoggiò la guancia sul ginocchio, osservando le pareti ancora immacolate. Doveva ancora decidere quel maledetto colore…

Sentì gli occhi pungerle e chiuse gli occhi ricacciandole indietro.

Ma perché aveva dato retta a quel demente di Inuyasha? Perché si era fidata di lui? Se l’avesse detto subito a Kagome, ora loro due sarebbero state ancora amiche, su quel letto a criticare ogni singolo colore, a sfogare l’un con l’altro il loro dolore, l’ingiustizia della vita, per poi ridere, scherzare e piangere insieme.

Perché accidenti, perché!?

Si alzò di scatto buttando il cuscino a terra in un disperato gesto di rabbia cominciando a prenderlo a pugni come mai aveva fatto.

Era arrabbiata, infuriata. Con sua madre, con Inuyasha, con se stessa, con Kagome e… si, anche con Miroku!

Perché non la portava via? Perché non se ne andavano abbandonando tutto? Era stufa marcia di tutta quella vita! Del Giappone, della sua famiglia… non ne poteva più…

Rilasciò le lacrime e rimase immobile qualche minuto, senza più la forza di sfogarsi.

Respirò profondamente asciugandosi il viso con la manica e prese la cornetta, componendo veloce in numero di Rin aggiornandola velocemente sui progetti del pranzo e del pomeriggio. La ragazza accettò volentieri l’invito e anche Koga acconsentì entusiasta. Dopo aver riposato la cornetta sul ripiano ridiscese le scale entrando in salotto, dove i due genitori stavano comodamente leggendo il giornale o una rivista.

-Papà!- lo richiamò dando le spalle alla madre. Era sinceramente molto delusa.

-Si?-

-Esco, vado a pranzare da un amico. Posso?- domandò impaziente

-Non rimani a pranzo allora? Stavo preparando anche il tuo piatto preferito…-

“Si, solo per farti perdonare e per avere la coscienza a posto” pensò nella sua mente stringendo il pugno –No mamma, ho appena detto che esco- sbottò acida –Posso, vero papi?- chiese mordicchiandosi le labbra allo sguardo scrutatore dell’uomo e abbassando gli occhi

-Ma certo piccola, va pure. Torni per cena?- Le chiese sorridendo

-Si!- esclamò buttandogli le braccia al collo –Grazie papà- mormorò stringendolo.

Lo adorava, era il suo eroe. Lui la capiva sempre, ogni volta che aveva un qualsiasi problema, bastava uno sguardo e lui aveva già capito che aveva bisogno di lui o che voleva stare sola…

Uscì di casa senza prestare più di tanto alle lamentele della madre e attese paziente l’arrivo di Inuyasha che non si fece tardare. Infatti pochi minuti dopo lo vide: i capelli lunghi lasciati liberi, le mani affondate nei jeans e la maglietta a maniche corte nera con una stampa bianca sul davanti a forma di lucchetto chiuso.

Non seppe perché, eppure appena vide quella stampa gli venne in mente Kagome. Ma perché? Non se lo ricordava proprio…

Lo raggiunse salutandolo

-Koga e Rin saranno a casa tua tra una mezzora. Andiamo?-

-Ok- I due si incamminarono verso il supermercato vicino lentamente. Il rumore dei loro passi erano accompagnati dal frusciare dei vestiti e dal loro respiro regolare.

Inuyasha si rese improvvisamente conto del silenzio che gravava su di loro e che non erano mai stati soli, lui e Sango. C’era sempre stato Miroku con loro che rompeva il ghiaccio, o Rin, Koga… o Kagome.

Dopotutto era solo grazie a quest’ultima che lui e Sango si erano incontrati e che erano diventati… amici. Perché dopotutto loro lo erano, certo, erano in disaccordo su un sacco di cose però alla fine andavano anche abbastanza d’accordo

-Allora Sango, mi dici cos’hai? Sei giù di morale, si vede benissimo-

-Già- rispose –Non sbagli- Inuyasha la guardò un momento per poi concentrarsi sulla strada –Immagino che Miroku te l’abbia detto-

-So solo che oggi lo ha chiamato tua madre- Un sorriso ironico si fece largo sul viso di lei

-Mia madre? Mia, e basta?-

-Vuoi che dica “vostra”?-

-Beh, sarebbe la pura e semplice verità- costatò lei

-Miroku non si è mai sentito tuo fratello, non ti ha mai visto come sua sorella-

-Però è così. I nostri occhi Inuyasha, ci tradiscono-

-E’ solo un colore-

-Ma è DNA- Lo interruppe lei –DNA- ripeté –E questo Inuyasha, il nostro DNA, le nostre cellule, il nostro sangue… questo non si cambia. È l’unica cosa che non si può cambiare oltre al passato. Passato e sangue sono le nostre uniche certezze- Lei lo guardò –Se queste si potessero cambiare, se una solo di queste si potessero variare io lo cambierei in ogni caso. Non ci penserei due volte a cambiare DNA e non ci metterei nemmeno dieci secondi a decidere di cambiare il mio passato- Lui la fissò

-Vorresti una vita senza Miroku? Chiederesti di non incontrarlo?-

-No Inuyasha, questo mai. Non riuscirei a vivere pensando a ciò che avrei perso… però… chiederei di non essere separati da piccoli- Lui rallentò il passo fino a fermarsi e lei si girò verso di lui, solo qualche passo più in là

-Cosa intendi?-

La giovane osservò l’albero di pesco che spuntava dalla siepe della casa davanti a lei. Le arrivava alle narici il dolce profumo di quei petali delicati e rosa che cadevano leggeri, trasportati da un vento invisibile.

Senza nemmeno a farlo apposta se ne ritrovò uno in mano e lo contemplò, assorta

-Non immagini quanto vorrei andarmene via di casa, anche solo per un po’, anche qualche giorno… Mi sta logorando dentro tutta questa situazione Inuyasha- mormorò stringendo il petalo nel pugno senza alzare gli occhi –So di chiedere l’impossibile, non posso andarmene, non adesso e poi… io e Miroku siamo fratelli. Nostra madre già comincia ad avere i primi dubbi e se partissimo insieme ora… praticamente è come se le dicessimo che siamo innamorati… è una cosa che odio- disse alzando gli occhi e fissandolo –Ma se potessi tornare indietro e cambiare il mio passato e quello di Miroku… se non venissimo separati… Inuyasha, pensi che se fosse successo davvero lo amerei comunque e con uguale intensità?-

Inuyasha corrispose lo sguardo.

Sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi una confessione simile, eppure immaginarselo e sentirselo dire era una cosa totalmente diversa.

Respirò profondamente

-Si Sango- rispose infine –Non è un caso se vi amate, anche se vi lega il sangue- Lei lo guardò stupita

-Credi nel destino Inuyasha?-

-Penso piuttosto che niente avvenga per caso- spiegò tornando a camminare.

Lei rilasciò il petalo che cadde vicino ai suoi fratelli e lo seguì pochi attimi dopo, affiancandolo. Rimase in silenzio qualche istante finché non sospirò dando voce ai suoi pensieri

-Non so davvero come Kagome abbia potuto amarti- Lui la fulminò, di stucco.

Ma che centrava quello? E poi come osava??

-Offendi?-

-No, nulla di simile. È un mio semplice pensiero- rispose, per nulla turbata dall’occhiataccia dell’amico

-E da cosa deriverebbe questo pensiero?-

-Il fatto, Inuyasha, è che siete troppo diversi. Capisci?- Alzò le spalle –Notte e giorno, buio e luce, sale e zucchero…-

-Come puoi dire questo? Non ci parli nemmeno più con Kagome ora- considerò malefico. Lei lo guardò malissimo stringendo il pugno

-Infatti stavo parlando al passato, Kujimawa- sibilò accelerando il passo –Infatti si è anche vista com’è finita- borbottò, ma in modo chiaro e udibile.

Lui sospirò sconfortato

“Ma perché sono così demente?” pensò raggiungendola –Senti Sango… mi…-

-No Inuyasha- lo bloccò immediatamente lei –Non c’è bisogno che ti scusi di nuovo, mi arrabbierei ancora e io… non voglio. Forza, facciamo queste spese, altrimenti Koga e Rin quando arriveranno a casa tua non troveranno nessuno- disse facendo un breve sorriso lei e anticipandolo dentro l’edificio a porte scorrevoli. Inuyasha sospirò

-Ok- concesse alla schiena della ragazza, ormai dentro al negozio. La seguì ormai giù di corda pensando che quella era certamente una giornata da dimenticare.

 

Kagome sedette su una delle tante panchine nel parco e accomodò Jhonny sulle sue ginocchia sorridendo.

Il piccolo la guardò pensieroso per poi passare lo sguardo intorno a se: c’era verde ovunque, un luogo tranquillo dove godersi le giornate di sole all’ombra della quercia dietro di loro.

Era ancora presto e i bambini non erano ancora arrivati, per questo aveva scelto quel posto, lontano dagli schiamazzi dei bambini e del rumore della città.

Poco più lontano, un gruppo di altalene e scivoli dalle più svariate forme, rimanevano immobili, scaldati dal sole alto.

Il piccolo spalancò i grandi occhi azzurri e li indicò agitandosi tra le braccia della giovane

-Che c’è Jhonny? Vuoi fare un giro sull’altalena?- chiese alzandosi e avvicinandosi, facendolo sedere sul seggiolone dell’altalena.

Il piccolo, notando quanto fosse in alto, fece un gridolino di sorpresa posando le manine sulla catena fredda.

Kagome fece dondolare un poco l’altalena rimanendo nella sua visuale, in modo che non si spaventasse.

“Che strana sensazione…” pensò. Era in momenti come quelli, con la pace che albergava nel suo animo che si sentiva finalmente senza nessuna preoccupazione a gravarle la mente, dimenticando problemi, ansie, paure… Era in momenti simili che avrebbe voluto un bimbo tutto suo da accudire giorno dopo giorno.

Arrossì, inconsciamente, a quel pensiero

“Oh santo Cielo… ma che vado a pensare?” pensò smettendo di far dondolare l’altalena e guardandosi i piedi mordicchiandosi le labbra.

L’immagine di Mikado si fece largo nella sua mente, seguita prepotentemente da quella di Inuyasha.

No, non doveva pensare a quel microcefalo stupendo, ma solo ed esclusivamente a Mikado!

Sospirò ripensando contro la sua volontà a quella breve allucinazione avuta con la foto di Eve, Tom e Jhonny.

Se avesse avuto un figlio da Inuyasha, come sarebbe stato? A chi sarebbe assomigliato?

Sarebbe stato alto? Oppure basso?

Maschio? O femmina?

Meglio che avesse avuto i capelli di Inuyasha, invece dei suoi così dritti e poco vivaci.

E gli occhi?

Grigi e penetranti come i suoi? No, meglio neri e profondi, come quelli di Inuyasha, così belli e scintillanti, con quella dolcezza, che ci si poteva annegare dentro.

E se fossero stati ancora insieme? Oggi sarebbero sposati? Quel bambino lo avrebbero avuto o sarebbe rimasto solo una fantasia?

Sentì gli occhi improvvisamente lucidi e senza nemmeno accorgersene si ritrovò a singhiozzare mentre si passava il dorso della mano sugli occhi cercando di frenare le lacrime. Poggiò la fronte alla catena piangendo e singhiozzando, mentre le spalle erano scosse da forti spasimi.

Era talmente patetica… si faceva schifo…

Un urletto di protesta gli fece abbassare gli occhi verso il piccolo che si dimenava sul seggiolone dell’altalena per farla tornare a muovere…

Sorrise tra le lacrime e tornò a dondolarla

-Scusami piccolo… scusa… non sono forte… abbastanza… scusami…- singhiozzò portandosi una mano al viso, tentando di nasconderle.

Perché era così debole?

Perché voleva farsi così male?

Sarebbe tutto così semplice se si innamorasse di Mikado… se buttasse tutta quella roba in quella scatola… così maledettamente semplice…

E allora perché era così difficile?

Non era giusto, non era affatto giusto!

 

Ore 12.40

Era a casa ormai da qualche ora, eppure non riusciva a non pensare a cosa sarebbe successo quel pomeriggio, a fantasticare negativamente su quello che sua madre voleva dirle.

Miroku chiuse gli occhi appoggiando il braccio alla fronte.

Ma cosa aveva fatto di male nella vita? Perché il destino lo voleva vedere soffrire in quel modo?

Avrebbe accettato chiunque come donna da amare, chiunque… eppure era accaduto con sua sorella.

L’amava a tal punto che gli mancava il respiro quando la vedeva e quando non c’era, non faceva altro che immaginarsela lì mentre rideva, scherzava, lo chiamava…

Avrebbe voluto che lo chiamasse per tutta la vita.

Strinse le labbra.

Eppure… c’era la questione dell’azienda di suo padre.

Era certo che prima o poi il padre avrebbe affrontato l’argomento con lui, per la discendenza, il bene dell’azienda e stupidaggini simili.

Una moglie.

Un matrimonio.

Ma lui non voleva sposarsi, non poteva sposarsi. Non poteva nemmeno parlarne col padre però, lui non avrebbe capito, per farlo avrebbe dovuto parlargli di lui e Sango, e questo era inconcepibile.

Già si immaginava la sua reazione.

Ridacchiò.

Sarebbe impallidito, diventato rosso di rabbia, e poi avrebbe boccheggiato parole incomprensibili, avrebbe riso e gli avrebbe detto certamente che non doveva scherzare, che non era più un bambino per fare certi scherzi.

Sarebbe stata una scena da filmare.

E sua madre?

Oddio… non riusciva proprio ad immaginarsela quella di scena…

Poi gli avrebbero impedito di vedere Sango e questo era inconcepibile, impossibile… non avrebbe mai retto una lontananza.

Lo avrebbero messo nel primo aereo diretto dall’altro capo del mondo e non si sarebbero mai più rivisti.

No, no, assolutamente no!

Scosse forte il capo mettendosi seduto.

Qualsiasi cosa gli avesse detto il pomeriggio sua madre, lui non avrebbe detto niente di niente.

Niente.

 

Solo quando si fu calmata del tutto e le lacrime asciugate del tutto, Kagome fermò la piccola altalena, tirando fuori dal seggiolino Jhonny.

Non voleva stancarlo troppo, quindi era meglio tornare a casa visto che poi lui doveva dormire un po’

-Su tesoro, torniamo a casa- mormorò incamminandosi verso casa, prendendo però la strada più lunga. Camminare le avrebbe fatto bene.

Doveva piantarla di pensare a certe cose, doveva proprio finirla.

 

Inuyasha e Sango uscirono fuori dal negozio: il primo con la busta della spesa in mano e una smorfia che gli delineava i lineamenti, la seconda palesemente soddisfatta e felicemente sorridente.

E c’era anche chi diceva che lo shopping non metteva di buon umore le donne…

-A questo punto facevamo prima a ordinare qualche cosa di pronto da farci portare a casa…-

-Ma non esiste. Con quello che abbiamo preso sei a posto per qualche giorno e poi ti voglio sinceramente vedere ai fornelli- ghignò lei incamminandosi verso il parco. Il ragazzo, di riflesso, rabbrividì

-Se vuoi morire avvelenata così giovane lo farò…- borbottò facendola ridere

-Non puoi essere così terribile Inuyasha!-

-Bah!- esclamò raggiungendola –Comunque mi dici perché stiamo passando per il parco? Illuminami- Lei lo fissò accigliata

-Ma come, non lo sai? A piedi è un ottima scorciatoia per arrivare a due passi dal tuo appartamento- Lui scrollò le spalle

-Non ne avevo idea-

-Vedo che giri molto a piedi allora- lo prese in giro lei

-Beh, sai com’è… non è che ho molto tempo per farmi una passeggiatina ogni giorno- sbottò –Io lavoro-

-E io vado a scuola, che centra?-

-Carissima, io comincio alle 7.00 e finisco se mi va bene alle 15.00! E se non ho finito il mio lavoro lo devo fare a casa mia!- Lei sorrise

-Oh, povero piccolo… perché infatti io il pomeriggio non ho proprio nulla da fare eh?-

-Vuoi dirmi che quello che faccio io è una bazzecola?-

-Ma no, dico solo che 10 minuti ogni giorno li potresti anche sprecare per fare due passi. Fa bene al corpo e all’anima, non lo sapevi?-

-Ma io cammino, dal bagno alla camera, dal bagno al salotto! Più di così!-

-Ah, che simpatico che sei Inuyasha!-

-Non ti sei mai vista allo specchio?-

-Devo dire che sono una gran ganza-

-Puliscilo allora-

-Fanculo-

-Prima tu e di certo non con me-

-Ma chi ti vuole!!-

-Ok, basta-

-Bene!-

-Benissimo!-

-Ottimo!-

-Ma perché vuoi sempre avere l’ultima parola Sango? Non so come faccia Miroku a sopportarti!-

-Guarda un po’ me lo stavo chiedendo pure io!-

-Ma che permalosa!-

-Che attaccabrighe!-

-Feh!-

Si squadrarono poi continuarono a camminare, offesi l’un con l’altro. Continuarono a camminare per qualche altro metro finché Sango si fermò abbassando gli occhi

-Inuyasha, aspetta un attimo per piacere- disse. Il ragazzo si voltò appena fissandola

-Che c’è ora?-

-Ascolta… per prima… quando parlavo di te e Kagome… mi dispiace. Ho davvero esagerato. Non volevo aggredirti, sul serio- concluse senza alzare gli occhi. Il giovane sbatté le palpebre

-Non c’è problema Sango, me ne ero già dimenticato-

-E’ che sono così abbattuta che me la sono presa con te, il primo che mi è capitato sotto mano… mi dispiace davvero tanto-

Inuyasha le si avvicinò prendendole gentilmente il braccio, in modo tale da guardarla diritto negli occhi

-Sango, ascoltami, credo di capirti almeno un po’, so come ti senti… So che non l’hai fatto per ferirmi o cose simili. Sei tu che devi scusare me per come ti ho risposto, sono io che ho esagerato. So che per te e Miroku questi sono tempi duri e difficili, eppure lo assillo sempre con i miei problemi senza preoccuparmi mai di lui, sono io che devo chiedere scusa a tutti, perché è vero che io vi ho messi in questo situazione scomoda. Eppure sono certo che si risolverà tutto Sango, tornerà tutto come prima… ne sono sicuro. Ok?-

Sango lo guardò, tremendamente colpita.

Aveva sempre pensato che Inuyasha fosse un sempliciotto e per questo si era sempre chiesta perché Miroku continuasse ad essergli amico, o come Kagome avesse potuto innamorarsi di un tipo simile, così geloso e violento.

Il suo ragazzo, con la testa sulle spalle, ragionevole, calmo.

Kagome, con sani principi in testa, l’opposto di Inuyasha.

Eppure in quel momento, dopo averle detto tutte quelle cose, il modo in cui l’aveva consolata… ora Inuyasha le sembrava così gentile, così… a dire il vero non lo sapeva dire neppure lei.

Ma di certo, quel carattere di Inuyasha che non aveva mai visto l’aveva colpita molto.

Era quello che faceva innamorare le ragazze? Che avvicinava gli amici?

Forse, anzi, di sicuro (se parliamo ovviamente di amori e amicizie sincere, altrimenti cera tutta quella gente doppiogiochista che si avvicinava solo per i soldi… che orrore).

Sorrise

-Grazie Inuyasha. Ora capisco perché piaci sia a Kagome che ai tuoi amici…- disse –Se non amassi Miroku, sono certa che in questo momento mi sarei innamorata di te- Il giovane scoppiò a ridere

-Non tentarmi Sango. Altrimenti poi chi lo spiega a Miroku?-

Un fruscio dietro di loro li fece sobbalzare e girare di scatto.

Pochi metri davanti a loro, una giovane aveva visto tutta la scena e nel suo viso si poteva notare lo stupore, lo choc… perché quello che aveva udito, il poco che aveva udito… non era possibile.

Inuyasha, senza parole, non mosse un muscolo mentre Sango spalancò gli occhi, balbettando.

Cavolo! Ma che sfiga! Proprio con delle frasi così equivoche dovevano farsi beccare?

-Kagome?- farfugliò Sango senza fiato

 

[…]

-… in questo momento mi sarei innamorata di te-

-Non tentarmi Sango… chi lo spiega a Miroku?-

[…]

 

Kagome strinse il piccolo tra le braccia cancellando nel suo viso tutte quelle emozioni lasciate trapelare, ma dentro di lei, il sangue ribolliva, lo stomaco le si attorcigliava, il cuore aumentava i battiti…

Gelosia…

Le parole che rimbombavano nella sua testa, le davano la nausea.

Fece un passo indietro, quasi inconsciamente.

Sango e Inuyasha insieme…

Sango e Inuyasha insieme…

La borsa della spesa nella mano di lui e l’altra che stringeva l’avambraccio della ex-amica…

Non era assolutamente possibile. Si stava di certo facendo i suoi soliti viaggi mentali, aveva di certo capito male, non era vero quello che sembrava… o no?

Gelosia…

Strinse ancora più a se il piccolo, sentendone il calore confortevole.

Inuyasha seguì lo sguardo della giovane e staccò la mano dal braccio dell’amica, come se si fosse scottato.

Nessuno aveva avuto ancora il coraggio di dire una sola parola, quindi Sango si decise a spezzare il silenzio, tentando di spiegare a Kagome l’equivoco

-Kagome, non è come sembra, davvero c’è… un equivoco- La giovane presa in causa fece passare lo sguardo dalla sporta alla castana davanti a lei

-E come sembrerebbe?- domandò.

Doveva stare calma e non spaventare il piccolo appoggiato con la testolina alla sua spalla. Aveva già visto e provato come si spaventava se la sentiva agitata o spaventata, non era il caso di farlo piangere in mezzo alla strada.

Doveva essere forte, solo per lui.

-Oggi c’è un pranzo a casa di Inuyasha con tutti i COBRA e io l’ho aiutato a fare la spesa visto che è una cosa decisa da meno di un ora… gli altri dovrebbero arrivare a casa sua tra poco e…-

-Non devi darmi nessuna spiegazione- la bloccò guardando Inuyasha che corrispose lo sguardo. Il loro ultimo incontro si fece largo nella loro mente, facendo distogliere lo sguardo alla ragazza che tornò a guardare Sango.

E se Inuyasha avesse capito il significato di quella scatola?

No, era impossibile…

-Allora a domani, a scuola Koshuzo- disse gelida girando i tacchi per tornare indietro e riprendere la strada più corta.

Maledetta lei che aveva deciso di prendere la strada più lunga! Sarebbe stata già a casa a quell’ora!

-Ah! Kagome? Ma chi è?- domandò la castana facendo un passo avanti. Kagome sospirò e si voltò

-Chi Koshuzo?- domandò seccata alzando il sopracciglio

-Il bimbo che tieni in braccio. Che amore, chi è?-

Solo in quel momento Inuyasha notò la chioma bionda sulla spalla di Kagome che incorniciavano due stupendi occhi azzurri e un visetto paffuto

“Che sia il figlio di Eve e Tom?” si chiese.

Kagome sbatté le ciglia sorpresa poi guardò il piccolo mettendoselo ben comodo tra le braccia aprendosi in un sorriso dolcissimo e pieno di amore.

Inuyasha quasi si sentì male nel vedere quello sguardo: quante volte lo aveva guardato così?

-Lui Sango è Jhonny… il bambino di Tom e Eve. Vero cucciolo?- chiese sfiorandogli il nasino ereditato dalla madre con l’indice.

Il bimbo a quel gesto rise battendo le mani

-Aaaaah! Maa…aaaa!!-

-Si piccolo, dopo la mamma torna, ma adesso torniamo a casa mh?- Lo rimise come prima e guardò la ragazza davanti a lei –Non voglio che si affatichi troppo quindi, come ti ho detto prima, a domani Koshuzo- Senza nemmeno attendere una risposta, cominciò a camminare dalla parte opposta alla loro, allontanandosi e sparendo dietro una siepe.

Sango sospirò pesantemente portandosi una mano al cuore

-Oh Kami… per un momento ho pensato fosse suo…- mormorò –Non sai che colpo mi è preso Inuyasha-

Il ragazzo, dal suo canto, sedette su una panchina vicina senza abbandonare con lo sguardo il punto dove poco prima Kagome aveva sorriso e Jhonny e dentro di lui, una voce si era fatta largo tra il suo orgoglio.

Kagome non lo avrebbe mai più guardato così, men che meno dopo quello che era successo qualche sera prima…

Perché aveva dovuto rovinare tutto?

Perché?

 

Ore 15.00

Puntuale come un orologio svizzero, Miroku suonò il campanello di casa Koshuzo.

Tolto il dente, tolto il dolore…

Mito aprì la porta di casa e gli sorrise aprendogli il cancello.

-Miroku, ciao, come stai?-

-Bene signor Koshuzo. Lei?-

-Dammi del tu, ormai ci conosciamo e poi facciamo parte della stessa famiglia-

Probabilmente ricevere un pugno avrebbe fatto decisamente meno male e accolto più volentieri piuttosto che una frase simile…

-Già-

-Comunque sto bene… non so di cosa voglia parlarti tua madre… ma sono certo che non sarà nulla di importante-

“Per lei forse” pensò acido Miroku. A volte quell’uomo era davvero privo di tatto, anche se gli stava decisamente simpatico –Ma certo, dopotutto io e mia madre non ci vediamo mai da soli-

-Infatti, ma entra… io e Kohaku adesso andiamo al campo di calcio così vi lasciamo in casa da soli, per farvi avere un po’ di intimità. Avrete molte cose da dirvi- Lo fece accomodare in salotto e il giovane si sedette sul divano guardandosi intorno.

Era circondato da delle foto di Sango da piccola, era un amore anche a quell’età, ma lui lo sapeva bene.

-Te la vado a chiamare, aspetta. KYOKO!- urlò l’uomo sulle scale –C’è Miroku!! Scendi dai! KOHAKU! Se sei pronto muoviti che andiamo!-

Miroku sentì il trambusto provenire dal piano di sopra, delle voci rispondere e poi Kohaku che entrava in salotto col fiatone buttandogli le braccia al collo per salutarlo

-Ciao Miorku!!- gridò

-Ciao Kohaku, come stai?-

-Benissimo!- rispose –Senti…- sussurrò al suo orecchio senza farsi né sentire né vedere, come se si stettero ancora abbracciando.

Miroku alzò lievemente il sopracciglio. Aveva proprio preso dalla sorella in quel lato…

-…non so cosa voglia la mamma da te, ma vorrà sicuramente parlarti di Sango, vedere le tue espressioni mentre parlate di lei ecc… è molto brava in questo quindi per carità, sta attento-

-Kohaku! Muoviti su!-

-Si papà!- Il piccolo si staccò e lo guardò negli occhi preoccupato prima di voltarsi e andarsene, pallone sotto braccio, con il padre

“Anche Kohaku l’ha capita… Oddio, mi sto agitando e non va bene. Ok Miroku, pensa che per il bene della vostra relazione, tu oggi non devi far trapelare nulla, nulla!!”

-Ciao tesoro, scusami, ma mi stavo asciugando i capelli… vedo che come tuo padre anche tu ami la puntualità- disse la donna arrivando in salotto sorridendo

-Ciao mamma, ti vedo in splendida forma sai?-

-Grazie, anche tu stai benone a quanto vedo-

“A quanto vedi…” la riprese mentalmente il giovane

-Desideri qualche cosa da bere? Dai, vieni in cucina-

-Ok, che hai in frigo?- domandò lui

-Niente birra- lo prese in giro

-Naaa, preferisco dal succo se proprio proprio!- La donna rise e gli allungò un bicchiere colmo di succo all’arancia mentre il giovane si sedette su una sedia accanto al tavolo. Lo voleva mettere a suo agio… che donna calcolatrice e manipolatrice! Voleva farlo rilassare per poi estorcergli informazioni a quanto pareva da una prima veloce analisi…

-Ho anche dei dolcetti, li ho presi nella pasticceria in centro. Sai, era così agitata per oggi che non ne ho potuto fare a meno!- esclamò prendendo un vassoio dal frigo e mettendolo in mezzo ai due

-Grazie. Allora mamma, di che vuoi parlarmi?- chiese

-Una madre non può incontrare il proprio figlio in un normalissimo pomeriggio per parlare del più e del meno?-

-Certo, e di preciso, di che cosa vorresti parlare con me?- domandò

-Non so, per esempio di tuo padre… di quando si è risposato e come ti trovi con Emily, la tua madre adottiva-

-Lei è una persona meravigliosa mamma e papà è un buon padre, che mi fa studiare e che mi ha cresciuto con sani principi. Ho un buon rapporto con tutti e due-

-E dimmi, le ragazze? Non credo che parli con la famiglia con cui vivi delle tue esperienze-

-No infatti, mamma- rispose “Ecco, il nocciolo, mamma cara”

-Siamo stati lontani così tanto tempo Miroku… non ti ho potuto vedere crescere, non ho potuto stare con te in carne e ossa e… ora vorrei rimediare… mi sono accorta che anche Sango è strana e io… voglio avere un maggiore dialogo con i miei figli- Miroku sorseggiò dal suo bicchiere e annuì

-Ok, di cosa vuoi che ti parli? Dopotutto il tuo desiderio lo ritengo giusto e appropriato mamma-

-Dimmi Miroku, vuoi davvero fare quello che tuo padre ti sta facendo studiare? Vuoi davvero diventare il nuovo erede dell’azienda di famiglia. Tuo padre ti ha allontanato da me e preso in affidamento per quello… oppure hai altri sogni?- chiese. Il giovane sorrise

-Effettivamente prendere in mano l’azienda mi annoierebbe dopo un po’. Però mi piacerebbe andare in un posto piccolo e lontano da qua… non so dove, però mi piacerebbe aprire un negozio di auto o di moto- Non lo aveva mai detto a nessuno quel suo piccolo sogno, se non a Sango. Era strano ora parlarne con sua madre.

-Beh, se apri quell’azienda riusciresti a farlo-

-Ma non potrei occuparmene io a tempo pieno… Comunque mi sono rassegnato, dopotutto mi era chiaro sin da piccolo il mio posto nell’azienda. Non devi preoccuparti per me mamma- La donna sospirò

-E le ragazze?-

-Nessuna per ora- rispose alzando le spalle –Sono un ragazzo un po’ cattivello e ribelle… Sono in un periodo che ho tutte e nessuna, sinceramente-

-Un dongiovanni!!- esclamò senza parole la donna

-Diciamo di si…- La guardò abbassare lo sguardo –Che cosa ti preoccupa ‘ma?- chiese

-Ecco Miroku… tu e Sango avete un buon rapporto, non è vero?-

-Certo… da fratello e sorella. Perché?- domandò noncurante

-E’ che in questo periodo mi sembra così strana… così… depressa… non lo so io ho l’impressione di non capirla più negli ultimi tempi. Non è che ti ha detto qualche cosa?- chiese speranzosa. Miroku fece finta di pensarci un momento poi scosse il capo

-Non che io sappia di così grave… insomma, da quando ha litigato con Kagome è più depressa del solito, si vede. Poi gli esami si avvicinano ed è molto stressata con lo studio- Scrollò le spalle –Credo abbia paura di non farcela, o cose simili- La donna sospirò

-Capisco… ma si, forse hai ragione Miroku, mi sto preoccupando troppo- disse sorridendo. Miroku perplesso sbatté le palpebre

“Beh? Tutto qui?” pensò

-Tutto bene tesoro?-

-Certo mamma, certo!- Lei sorrise alzandosi e dandogli le spalle

-Comunque visto che devi pensare comunque all’azienda devi pensare a sposarti… Se non vuoi che ci pensi tuo padre devi darti una mossa-

Le viscere di Miroku fecero una capriola e sorridendo tirato rise

-Ma dai mamma! Ho solo 23 anni!- Lei si girò accigliata

-Che centra scusa? Il tuo amico… quell’Inuyasha… se l’azienda di suo padre non fosse crollata, lui a quest’ora sarebbe già sposato, o no?-

-Già. Ma tra le due famiglie c’è una tradizione diversa mamma-

-Non credo… dopotutto se fai due conti, tuo padre si è sposato con me alla tua età- Scrollò le spalle riempiendogli di nuovo il bicchiere

-Hai ragione…- mormorò

-Hai già in mente una fanciulla a cui chiedere la mano?- domandò sorridendo la donna

-No… nessuna ancora-

-Guardati intorno, ci sono tante belle ragazze in giro- Sospirò –Anche Sango dovrebbe muoversi… al massimo inviterò degli amici a cena coi loro figli, tanto per vedere se succede qualche cosa. Che ne pensi?-

Il ragazzo trattenne il respiro, quasi soffocandosi con il succo.

Sango e un altro… un altro uomo con la sua Sango, con la sua bellissima, stupenda, intelligentissima Sango…

Gelosia…

No, quello mai, tutto, ma non quello!

-Si mamma, la trovo una stupenda idea anche se non credo sia il caso fare a mia sorella una cosa del genere. Lei dice che l’amore viene da se, non va programmato- La donna sorrise

-Ma io non lo programmo Miroku, lo aiuto-

-Già…- sibilò il ragazzo stringendo il pugno sotto il tavolo fino a farsi sbiancare le nocche –Davvero fantastico…-

Kyoko lo guardo fisso e deglutì leggermente.

Doveva stare calma, vedere come si svolgevano gli eventi… doveva stare calma.

Quello che vedeva negli occhi di suo figlio non era gelosia, era solo preoccupazione. Massì, era semplicemente quello.

I suoi sospetti erano assolutamente infondati, alla fine era ovvio che si fosse creato un legame speciale tra lui e Sango, dopotutto non c’era quella grande differenza d’età e poi erano stati lontani tanti anni, era chiaro che ora stavano insieme tanto, perché volevano conoscersi a fondo.

Certo, era semplicemente così.

Sorrise raggiante, rilassata e rincuorata.

-Bene Miroku, guarda che orario abbiamo fatto! Ora devo proprio prepararmi, altrimenti stasera alla cena di lavoro ci arrivo in ritardo e non va per niente bene far aspettare i propri clienti!- Il ragazzo si alzò in piedi

-Effettivamente anche io ora sarei dovuto andare comunque- spiegò dirigendosi verso la porta d’ingresso

-Torna a trovarmi ok Miroku? E chiamami!-

-Certo mamma, grazie per lo splendido pomeriggio-

-Grazie a te tesoro. A presto-

-Ciao mamma!- Il giovane uscì e aspettò di essere sbucato in un’altra via per fermarsi e sospirare, buttando fuori tutta la tensione accumulata, rilassandosi.

Era andata bene, fortunatamente era andato tutto per il meglio.

Sorrise raggiante e tirò fuori il cellulare componendo il numero di quello di Sango, finalmente felice di darle una buona notizia.

 

Lunedì. Ore 9.20

Il postino arrivò davanti alla villa e sospirò guardando l’enorme casa che gli si parava davanti

-Odio vedere certe cose- borbottò controllando nome, indirizzo e numero –Perfetto, Kazana Miroku, via… ottimo- Imbucò la lettera e ripartì veloce a bordo del suo motorino.

Nel fondo della buca, la bella calligrafia di Kikyo macchiava la purezza della busta bianca e il francobollo della Grecia ne risaltava il biancore.

 

Caro Inuyasha e Miroku…

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19- Matrimonio ***


Perdonoooo!!! Vi giuro non mi sono dimenticata di voi! Ma tra la scuola, il computer con un virus e mia nonna, questo mese ho avuto seri problemi nel postare!! Ma non temete, non mollerò mai finché non l’avrò postata tutta!

Intanto auguro a tutti un felice anno nuovo ^^ con un ritardo galattico, ma meglio tardi che mai… mi impegnerò a fondo nel postare il più presto possibile.. sperando che il computer regga!

Ora passiamo alle vostre recensioni!

 

pretty: ciaoo! Scusa il ritardo! Concordo però con te, il bimbo è un amore e Kagome con lui lo è ancora di più! Insieme sono troppo carini! E la scena con Sango e Inuyasha… spero non mi sia venuta troppo forzata! Ero un po’ preoccupata, lo ammetto! Al prossimo capitolo e grazie per la tua recensione!

 

smartina86: carissima!!! Si, per il giovedì abolisco in pieno… non ce la posso proprio fare con i problemi che sono sorti ultimamente! Anzi, mi spiace moltissimo per questo ritardo immenso… ma vedrò di rimediare se il computer mi assiste! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, spero lo farà altrettanto anche questo xD Grazie della recensione!

 

pillo: ciao!! Grazie per l’incoraggiamento ç_ç giuro che posterò tutta la storia, non mi bloccherei per alcuna ragione al mondo! Miroku è bravissimo, non c’è che dire! Ma se nemmeno lui ha sangue freddo la coppia Miroku/Sango non reggerebbe xD Ci vuole qualcuno che prenda l’iniziativa e sia uomo! E in questo cappy lo vedrai particolarmente! Al prossimo (spero presto) capitolo!

 

damychan: salve!!! Mi scuso enormemente per il ritardo… ma per comprendere leggi bene sopra ç_ç Il piccolino è dolcissimo, hai ragione… anche se non ha un grandissimo ruolo ce lo vedo come piccoletto che gira per casa…con la sua zazzera bionda xD Tranquilla, per la fine ci sono ancora… ben 10 capitoli! Tranquilla, fai tempo a non poterne più della storia xD Comunque per risponderti… in questo momento sono una appassionata sfegatata di Tsubasa… ma per Inuyasha ho ancora talmente tante storie in mente che continuerò ancora un po’ su questo ramo xD anzi, ne sto già scrivendo una nuova che, preciso, sarà MOLTO più corta di N&A!!! grazie della recensione e al prossimo capitolo!

 

Bellatrix_Indomita: ciao! Grazie per la tua recensione e per i tuoi complimenti, mi fanno veramente piacere ^^ Mi spiace di essere scomparsa per un mese e due giorni, purtroppo, come ho spiegato all’inizio ho avuto dei problemi sia sul pc che a casa… però fidati, non mollerò la pubblicazione dei capitoli, la storia è finita e aspetta solo una vostra lettura. Ripeto che non posto per la recensioni, che ne avessi una o mille non mi importerebbe, certo, mi fanno sempre piacere, ma io posto solo perché mi voglio mettere alla prova e per far provare a voi lettori una qualche emozione… e riuscirci, per me, è già bellissimo e importante ^^ Però tranquilla, concluderò il più presto possibile, spero. Di nuovo grazie e al prossimo capitolo!

 

Ecco, ora non aggiungo altro… questo capitolo lungo ben 10 pag ve lo siete meritati ^^

Al prossimo capitolo e buona lettura!!

 

***

 

Capitolo 19

        Matrimonio

 

Lunedì. Ore 17.50

-Si certo. Va benissimo, grazie. Ti dico che è ok!- Kagome annuì esasperata per poi sorridere –Esatto- assecondò girando con la sedia girevole –Benissimo, allora a dopo. Ciao Mikado- Arrossì appena sospirando tremante –Si, anche io… ciao- Posò il telefono sulla scivania e si girò verso il letto incontrando gli occhi smeraldo di Eve, incorniciati dai ciuffi rossi che le ricadevano davanti al viso. Il malizioso sorriso dipinto sulle sue labbra rosee la fecero arrossire come non mai.

Con lei e Tom si risentiva un ragazzina quindicenne a volte!!

-Eve, non ridere-

-Non sto ridendo- mentì subito la rossa seduta a gambe incrociate sul letto dell’amica con il cuscino stretto al petto.

Tom era di sotto con il bambino, lasciando sole le due donne che si erano rifugiate in camera subito dopo pranzo raccontandosi nei minimi dettagli ciò che era successo in quei tre anni di lontananza.

Kagome aveva riso per minuti interi nell’immaginarsi il signor Holsen alle prese con pannolini e il bimbo… il massimo!

Sentire le disavventure avute con la zia di Tom che aveva a cuore Eve… beh, non c’era nulla di meglio!

Anche se tre anni fa avevano avuto il modo di incontrarsi a Tokyo, forze maggiori avevano impedito alla coppia di potere assistere all’esibizione di Kagome sul palco e la giovane, senza lasciar perdere l’occasione, aveva chiamato subito Mikado per chiedere di tenere prenotato un posto speciale per loro.

Questo aveva inavvertitamente provocato l’ilarità di Eve che la fissava tra il compiaciuto e la curiosità

-Allora…?- le chiese posando i gomiti sulle ginocchia

-Cosa?- domandò Kagome, anche se aveva la strana sensazione di sapere l’argomento che ora la donna avrebbe toccato

-Abbiamo parlato di tante cose… abbiamo parlato di me… della mia vita, di Tom e del piccolo. Con mio sommo rammarico anche di Holsen- disse ironica facendo scattare una risata da parte di Kagome –Ma tu non mi hai detto gran che…- Le scoccò un’occhiata penetrante -… e dalla tua ultima lettera cose di cui parlare ce ne sono parecchie a quanto mi ricordo- Kagome deglutì a vuoto facendo un sorriso tirato

-Eggià…-

-Dai, spara- La rossa la fissò rassicurante e Kagome sospirò sedendole a fianco

-Ok, tanto lo so che non mi molleresti un secondo altrimenti- La donna l’abbracciò con slancio baciandole la guancia

-Non sai quanto hai ragione!-

-Da dove vuoi che cominci?- chiese nervosa

-Beh, direi dall’inizio-

-Ok, ma non sarà un discorso divertente come il tuo- commentò grave

-Non importa, l’importante è che sia tu a farlo- affermò Eve stringendole la mano. Kagome annuì

-Bene. Allora credo sia il caso di cominciare, è un discorso un po’ lungo-

-Sono pronta-

 

Ore 17.55

Mikado entrò nel locale dalla piccola porta sul retro che dava a due distinti corridoi e percorse a passo sicuro quello laterale, passando di fianco al palco dove, quasi ogni sera, Kagome si esibiva.

Non guardò più di mezzo secondo la superficie del palco che gli arrivava al petto e notò, vicino all’entrata principale, lo zio che passava energicamente lo straccio sui tavoli e la scopa in mezzo ad essi

-Ehi vecchio!- esclamò accelerando il passo frettolosamente, deciso ad andarsene alla svelta.

In quegli ultimi anni, con l’entrata in scena di Kagome, c’era stato un incremento di clienti improvviso. Gli incassi erano aumentati e quindi avrebbero potuto tranquillamente ingrandire il locale, rendendolo più spazioso e ampio. Lo zio però era stato piuttosto reticente nel progetto illustratogli dal nipote.

Aveva semplicemente ingrandito la zona bar, istallato delle luci nuove per il palco e comprato amplificatori più moderni.

L’anziano alzò gli occhi circondati da rughe e i capelli, ormai totalmente bianchi, avevano perso quella lucentezza che un tempo gli aveva tanto invidiato. Eppure, vecchiaia a parte, era un uomo ancora attivo, sano e capace, scattante nei movimenti e con uno spiccato senso dell’umorismo.

-Mikado? Non è un po’ presto per venire qui?- chiese. Sorrise improvvisamente con un sospetto luccichio negli occhi –Non è che volevi darmi una mano eh? Ti sentivi in colpa, dì la verità. Dopotutto sono sempre io quello che deve pulire questo posto… mai una volta che mi aiuti e…-

Il giovane sospirò profondamente. Ecco, c’eravamo di nuovo con il solito discorso. Ecco perché odiava andare là così presto…

-No zio no- disse subito deformando il viso in una smorfia di pieno disappunto -È solo che qualcuno non risponde al cellulare e quindi ho dovuto scomodarmi per avvertire il cosiddetto qualcuno di una prenotazione- borbottò fulminandolo.

L’anziano sgranò gli occhi e teatralmente si portò una mano davanti alla bocca

-Oh!- esclamò –Allora eri tu? Effettivamente il cellulare suonava e quando sono andato a vedere chi fosse ho visto un numero sconosciuto, senza contare che come nome avevo messo “ranocchio”… non ricordavo davvero chi avessi messo con questo nomignolo!-

Mikado, prontamente, lo fulminò

-Ah… ah… ah… ma che divertente che sei vecchiaccio. Una battuta bellissima-

-Ma non è una battuta!- lo riprese Takashi.

“Che uomo insopportabile!” ringhiò tra se stringendo il pugno il morettino

-Quindi?-

-Mi ha chiamato Kagome- cominciò tentando di riprendere la calma perduta Mikado

-Ah si? Non può venire?- tentò

-No! Se aspetti dieci secondi finisco di parlare!- sbottò

-Scusa scusa, ok! Che ragazzo impaziente!-

-Senti da che pulpito!-

-Cosa voleva Kagome?- domandò chiudendo il discorso l’uomo

-Questa sera vengono degli amici di Kagome… la famigliola Holsen a quanto ho capito… insomma, vuole per loro il tavolo migliore- disse. Takashi lo fissò pensieroso

-Capisco… non mi sembra ci siano molte prenotazioni per questa sera visto che è l’inizio della settimana… Comunque ora controllo, così dopo vai a mettere il nome al tavolo. Ti offro qualche cosa?- domandò posando lo straccio su una sedia e dirigendosi verso il bancone del bar

-Ma si dai…- acconsentì sbuffando e seguendolo. Si sedette su una sedia alta posando i gomiti sulla superficie in legno e fece scorrere gli occhi sulle bottiglie in vetro esposte in una vetrinetta dietro lo zio, che intuì dove il nipote stesse rivolgendo i suoi desideri

-Niente liquori nipote- disse irremovibile

-Vecchiaccio- borbottò seccato mentre l’anziano gli metteva davanti un bicchiere d’acqua, suscitando una smorfia contrariata nel proprio volto –Non sono un bambino di tre anni-

-Accontentati per adesso- gli disse scrollando le spalle Takashi e prendendo da sotto il bancone un’agenda e aprendola alla data di quel lunedì, facendo scorrere il dito sulle prenotazioni

-Si si, come al solito vecchio- Mikado si scolò comunque il bicchiere, riempiendolo una seconda volta

-Dunque…- cominciò il vecchio –C’è una prenotazione al tavolo 3 e 6… ti consiglio il 4. E’ davanti al palco e ha una visuale splendida, anche più del 3- disse allungandogli un foglietto con una penna e scrivendo un appunto sull’agenda

-Ah-ah- annuì scrivendo il nome in una bella calligrafia –Chi ha prenotato il tavolo 3?- domandò alzandosi dalla sedia e restituendo la penna

-Non ricordo il nome. Però era una ragazza molto gentile… e anche carina. Comunque ho già messo il nome quindi…- Scrollò le spalle tornando al tavolo che stava pulendo poco prima

-Allora io vado, grazie per il bere-

-Si, ciao Mikado-

-A stasera vecchio- Il giovane si allontanò dirigendosi sicuro al tavolo indicatogli e mise a posto il nome, in bella visuale. Passò davanti al tavolo tre e per pura curiosità controllò il nome, scritto con la grafia spigolosa dello zio: Kana.

Osservò quel nome, aggrottando le sopracciglia, cercando di ricordare dove e quando avesse visto o sentito quel nome. Rimase un minuto immobile, senza staccare gli occhi da quel foglietto, cercando in ogni angolo della sua mente ma non gli venne in mente nulla. Scrollò le spalle e tornò a camminare verso l’uscita rimuginando ancora su quel nome.

 

Ore 18.00

Miroku Kazana entrò dentro la villa, senza guardarsi intorno e con un aria di totale insofferenza. Lo sguardo imperscrutabile anche quando, camminando sul marmo dell’atrio, i camerieri si inchinarono in segno di rispetto, dandogli il bentornato.

Miles corse a prendergli la giacca e Miroku ordinò a una cameriera piccola e castana che gli venisse portato del the nella sua stanza e di avvertire il padre che non avrebbe cenato con loro quella sera.

Fece per salire le scale, diretto alla sua stanza, quando, alzando gli occhi verso la cima, vide la madre adottiva venirgli incontro.

Le mani strette in grembo, il vestito azzurro lungo, senza maniche, che risaltava la figura slanciata e snella e che rendevano ancora più luminosi gli occhi turchesi incorniciati da un viso allegro e giovale, messo in risalto dai capelli biondi acconciati, da soli qualche mese, in morbidi boccoli che scendevano appena sotto le spalle.

-Miroku!- esclamò affrettandosi.

Il giovane, guardandola, pensò che, dopo Sango, fosse la donna più bella che avesse mai visto: aveva classe, era gentile, intelligente, stupenda… un’ottima ascoltatrice e madre.

Da piccolo l’aveva amata, quando aveva creduto che fosse la sua madre biologica e anche quando aveva scoperto la verità aveva continuato ad amarla. Per un momento, in quel periodo buio, l’aveva odiata, ma poi, si era reso conto di quel suo pensiero egoista. Alla fine i rapporti di sangue non contavano nulla (e con la storia di Sango ora ne era più che mai certo), amava quella donna come se fosse sua madre e sapeva per certo che con la sua madre biologica non ci sarebbe mai stato quel rapporto materno e di complicità che lo coinvolgeva con quella donna bellissima.

-Ciao mamma. Come stai oggi?- La donna rise

-Sei sempre così premuroso Miroku, eppure me lo hai chiesto solo qualche ora fa!- Miroku abbozzò ad un sorriso e la donna addolcì lo sguardo –Non preoccuparti tesoro, sto benissimo. Tu invece?-

-Tutto ok mamma-

-Non credevamo tornassi così presto, pensavo rimanessi via a cena-

-Infatti. Torno via tra due orette. Vado da Inuyasha, ha bisogno di un po’ di compagnia, sai com’è-

-Mi spiace tanto per lui… non capisco perché non abbia voluto venire a vivere con noi. Ci avrebbe fatto così piacere!-

-Si sarebbe sentito inutile e di peso… almeno per una volta non ha pensato a se stesso-

-Miroku, non parlare così. Ha passato un periodo difficile-

-Tu invece mamma sei troppo buona- La donna gli sfiorò la guancia con le labbra

-E’ che ti voglio troppo bene Miroku. Come se fossi il mio bambino-

-Ma io sono il tuo “bambino” mamma… e scusa, ma mi sento offeso!-

-Hai ragione… sei il mio ometto. Così ti piace di più?- Miroku fece una smorfia disgustata

-Non tanto, ma se ti fa felice…-

-A proposito di felicità…- Lei gli lanciò uno sguardo tra il malizioso e il preoccupato –Dov’è che sparisci ogni giorno a tutte le ore? Sempre e solo con Inuyasha o c’è qualche cosa che mi vuoi dire di più intimo e sentimentale?-

-Mamma!- esclamò il ragazzo scandalizzato

-Ehi, ok. Che permaloso! Scherzavo! Ah voi giovani d’oggi…- borbottò la donna drammatica –Comunque… ti farà piacere scoprire che ho dovuto nascondere a tuo padre una cosa per non farlo andare su tutte le furie, sai com’è, ci tengo ancora alla tranquillità di questa casa- Lo guardò con un sorrisetto che la diceva lunga –Te l’ho messa sulla scrivania, immagino ti farà molto piacere… sai, è arrivata giusto stamane ma con il trambusto che c’è stato non ho avuto un secondo libero da passare solo con te per dartela di persona- Lo sorpassò dopo avergli sfiorato la guancia con le dita calde –Non farti beccare mi raccomando e a dopo!-

Il giovane la guardò sparire nel salotto che dava alla biblioteca e pensieroso, ma con un pizzico di curiosità, si affrettò a raggiungere la sua stanza.

Se era arrivata quella mattina non poteva che essere il postino visto che passava sempre il Lunedì o Martedì… una lettere o un pacco?

Si ritrovò a fare due a due i gradini, per poi percorrere il corridoio quasi di corsa.

Se la madre aveva dovuto nasconderla al padre doveva essere importante!

Entrò e richiuse la porta alle sue spalle, ignorando l’enorme letto a baldacchino dalle lenzuola immacolate che emanavano un buon odore di bucato.

Si diresse sicuro verso la scrivania e sfiorando con lo sguardo, indifferente e disgustato, i libri di economi, notò subito l’oggetto rettangolare, totalmente estraneo a quei tomi complicati e noiosi.

La busta, apparentemente immacolata, presentava il suo nome e l’indirizzo con un grafia familiare, eppure, talmente lontano come ricordo da non riuscirlo ad afferrare.

Tentò di localizzare il mandante, ma stizzito, notò che non si erano sprecati.

Sbuffò contrariato e si sedette sulla sedia girevole, che si lamentò puntualmente, cigolando sinistro, mentre le ruote correvano sul parquet, avvicinandolo alla scrivania

“Se è una stupidaggine… e io che mi immaginavo chissà cosa. Invece che mi ritrovo? Una lettera anonima! Non capisco nemmeno perché mia madre abbia dovuto essere così misteriosa con papà… a pensarci bene però lei ha più memoria di me per certe cose…” Prese la busta tra le dita e la rigirò più volte, guardando la grafia ancora più da vicino, come se in quel modo le lettere potessero formare un nome.

Speranza vana, ovviamente.

Eppure… quella “a” così minuta e ovale… dove l’aveva vista?!

Controllò il francobollo sperando in un indizio, ma dovette ricredersi: non conosceva nessuno che abitasse in Grecia

“Non ho conoscenti che abitino là… immagino che sia davvero una cavolata” Senza indugio l’aprì, ma non fece in tempo a tirare fuori la lettera che un colpo alla porta lo avvertì che era pronto ciò che aveva ordinato –Avanti- mugugnò.

La cameriera piccola e minuta a cui aveva dato l’ordinazione entrò portando un vassoio con del the fumante, che appoggiò accanto a lui

-Zucchero e limone sono già stati messi- lo avvertì

-Bene. Mio padre?-

-L’ho informato del suo ritorno e della sua decisione personalmente. Il signor Kazana desidererebbe poi vederla, appena ha finito il suo the, nella biblioteca privata dove lo attende- rispose

-Ok. Va pure e avvertilo che lo raggiungerò tra qualche minuto-

-Si- La castana uscì silenziosa lasciandolo solo a sorseggiare il the rigorosamente alla pesca.

Osservò ancora per qualche minuto la lettera e, quando ebbe finito la bevanda, si alzò, nascondendola dentro un libro dalla copertina verde di economia. Lasciò la tazza sulla scrivania, conscio che, quando sarebbe tornato, essa sarebbe già stata portata in cucina. Si diresse al colloquio con il padre e il cammino verso la biblioteca fu breve e veloce.

Entrò senza nessun indugio e individuò subito il padre, seduto comodamente su una sedia imbottita, intento a leggere un libro, preso da chissà quale scaffale tra le decine davanti a lui.

Il tavolo accanto a suo padre, rigorosamente in quercia, ospitava diversi libri, dalle copertine più o meno variopinte, compreso un fascicolo dentro ad una busta trasparente.

Li ignorò, sapendo che non erano fatti suoi, e avanzò verso l’uomo che alzò gli occhi

-Ehi Miroku-

-Padre- Il ragazzo sedette davanti all’uomo e attese che lui chiudesse il libro appoggiandolo tra i tanti sul tavolo. I due si guardarono qualche secondo poi il signor Kazana si schiarì la voce

-Tua madre mi ha avvertito del tuo ritorno… così ho approfittato del tuo rientro, e del mio raro tempo libero, per parlarti di una cosa della massima urgenza- spiegò. Il figlio, stupito, rimase in silenzio, attendendo che l’uomo continuasse

“Oh Kami” pensò senza fiato. L’ultima volta che il padre aveva iniziato un discorso con una frase simile, lui aveva 5 anni: un discorso molto passionale sull’azienda, i suoi doveri futuri, e baggianate simili

-Figliolo…- ricominciò il padre scrutandolo –tu sai quali sono i tuoi doveri nell’azienda, che presto passerà a te- Il figlio non fece altro che annuire senza capire dove il padre volesse arrivare –Ebbene, anche tu un giorno, dovrai cederla perché troppo vecchio e stanco- Si guardarono –Capisci che intendo?-

Miroku si irrigidì sulla sedia raddrizzandosi. Un terribile sospetto nella mente, l’idea terribile che, come una lampadina, illuminava la lampante realtà

-Ti ha parlato Kyoko vero?- mormorò. L’uomo annuì

-Effettivamente si, anche se era da un po’ che ormai ci pensavo. Miroku, alla tua età io mi stavo per sposare con la tua madre biologica e penso sia ora che anche tu ti muova- Allungò un braccio e liberò il fascicolo dalla busta. 5 curriculum, muniti di foto, spuntarono fuori dalla cartella giallo sporco che Miroku si ritrovò a contemplare senza vederli tra le proprie mani

-Papà io non…-

-Guardale- ordinò –Sono figlie di imprenditori statunitensi, parigini e altro. Le migliori sulla piazza- Lo guardò –Ti lascio la libertà di scelta, ritieniti fortunato-

Miroku lo fulminò stringendo il pugno

-Fortunato? Non ho nemmeno 22 anni papà! Non voglio sposarmi!-

-Io invece dico che lo farai-

-Non esiste!- insistette stringendo i pugni. Il padre lo guardò con sufficienza poi alzò il sopracciglio, scettico

-Urla quanto ti pare Miroku, o la scegli tu o lo faccio io- L’uomo riprese il libro, aprendolo nella pagina in cui si era fermato prima dell’arrivo del figlio –Buona giornata figliolo- Lo salutò quando non lo vide muoversi.

Il ragazzo saltò in piedi e si diresse fuori a gran carriera, arrabbiato con il padre e con il mondo

-Miro…?- Sorpassò la madre senza nemmeno guardarla e andò in camera dove gettò i curriculum a terra guardandoli con odio, sperando che sparissero.

Sango…

Si portò una mano al viso, disperato.

Come poteva dirglielo? Come poteva farle questo? Ma lui… lui… verso suo padre aveva delle responsabilità.

Lo aveva cresciuto, amato… non poteva sbattergli tutto in faccia e andarsene…

Si sedette sul letto e una nuova verità lo scioccò.

Anche Inuyasha si era sentito così.

Anche Inuyasha aveva provato quella disperazione quando Kagome era entrato nella sua vita.

Lo aveva accusato ingiustamente, senza sapere quanta disperazione c’era in quella decisione.

Aveva compreso solo ora quanta angoscia Inuyasha aveva dovuto sopportare ogni giorno, tre anni prima.

E lui, il suo migliore amico, gli aveva sempre dato addosso.

Ma che razza di persona era?

Strinse le labbra, infuriato

“NO!” uscì dalla camera, stringendo tra le dita le chiavi della moto “Non si ripeterà la situazione di Kagome e Inuyasha, non si ripeterà ciò che è successo anni fa, quando Sango mi ha lasciato e che mi venga un accidente se sarò io a commettere certi errori!” Infilò il casco e partì, con il giubbotto che si gonfiava a causa dell’aria e gli occhi nascosti dal vetro scuro.

Era in anticipo di un ora e più, ma se ne infischiava bellamente! Scese, dalla moto e strinse il pugno contro un’ inferriata metallica del cancello, mentre suonava insistentemente il campanello.

 

Ore 18.20

Sango cambiò canale annoiata.

Non vedeva l’ora di uscire. Miroku l’avrebbe portata fuori a cena verso le 19.30 e per prepararsi mancava ancora un sacco di tempo, ma in televisione non c’era nulla di interessante con cui passare il tempo.

Sua madre, accanto a lei seduta sulla poltrona, sembrava totalmente disinteressata dal programma a quiz, anzi, stava leggendo attentamente 5 fascicoli dalla carta ingiallita. Il padre era in cucina a preparare la cena e dal chiacchierio accompagnato dal rumore dei piatti spostati, anche Kohaku doveva essere di là con lui.

Sbuffò, cambiando per l’ennesima volta canale, cercando qualche cosa di lievemente interessante, ma il notiziaro, dava troppe situazioni deprimenti per il suo animo, quel giorno a terra.

Di certo Miroku l’avrebbe tirata su di morale.

“Speriamo arrivino presto le 19.30…” pensò. Guardò il proprio abbigliamento, che usava di solito per studiare: maglietta bianca a mezze maniche, blue jeans vecchi e strappati in più punti, treccia raccolta alla sommità del capo in uno chignon.

Alzò il sopracciglio. Aveva decisamente qualche cosa che non andava per vestirsi in quella maniera assurda ma comoda.

Improvvisamente, il campanello trillò.

Accigliata, guardò la porta, che si intravedeva dal divano su cui era sdraiata.

Ma chi poteva essere? Per Miroku era troppo presto e nessuno aveva chiamato per avvertire di una visita…

-Mamma? Aspetti qualcuno?- chiese alzandosi a sedere.

Kyoko la guardò da sopra i fascicoli stringendo la presa su di essi

-Forse… vai ad aprire per piacere?-

La giovane annuì e si alzò dirigendosi verso la porta che spalancò guardando fuori. Sgranò gli occhi quando vide Miroku stringere la sbarra del cancello, con il casco sottobraccio e uno sguardo indecifrabile. I capelli spettinati ricadevano sugli occhi freddi, impassibili, arrabbiati quasi

-Miroku?- Sango corse ad aprirgli, ma lui nemmeno la guardò camminando verso la casa. La giovane lo seguì quasi correndo, annaspando –Ma che fai già qui? Non è troppo presto?- chiese fermandolo, vedendo che non l’ascoltava –Miroku!- Lui la fissò intensamente e lei si morse il labbro inferiore “E’ decisamente arrabbiato” pensò –Ehi ma…-

-Sono in anticipo, lo so. Vai dentro e vatti a cambiare- ordinò perentorio

-Ma che hai?-

-Vatti a cambiare senza discutere per una volta accidenti!- esplose il ragazzo fulminandola crudelmente.

Sango, immobile, ci mise un secondo per assimilare ciò che il suo ragazzo le aveva appena detto. Fece un passo indietro, come se avesse ricevuto un pugno in faccia, sgranando appena gli occhi, senza mai smettere di guardarlo in viso.

Appena ebbe avuto la piena e totale comprensione della frase detta da Miroku, si ritrovò a stringere i pugni e a fulminarlo come mai aveva fatto.

Era arrabbiata. Offesa. Delusa.

Girò i tacchi e si allontanò da lui, sbattendogli la porta di casa in faccia, salendo poi in camera sbattendo i piedi

“Ma come osa? Non mi ha mai detto certe cose, non mi ha mai dato ordini! Ora viene qui, incavolato nero e se la prende con me? Con ME, che sono la sua ragazza? Ma che cos’ha dentro quella testa bacata che si ritrova? Segatura?!”

Sfilò i jeans e prendendo una maglia a caso a tinta unita se la infilò, decisa a sapere che diavolo succedeva quel giorno in casa sua.

 

Miroku, guardandola andare via, strinse ancora di più il pugno, arrabbiato con se stesso. Perché quando era arrabbiato doveva dire certe cose stupide?

Entrò in casa e notò subito Kohaku fare capolino dalla porta della cucina sorpreso. Gli corse incontro, arrancando e lo abbracciò con slancio

-Ciao fratellone! Come mai Sango si è arrabbiata? Tu che ci fai qui?- Miroku gli scompigliò i capelli e tentò, almeno con lui, di mantenere una certa calma

-Credo di avere esagerato prima in cortile- rispose. Cioccolato e cobalto si scontrarono, rimanendo incatenati alcuni secondi

-Miroku? Ma che ci fai a quest’ora qui? È successo qualche cosa?-

-Kohaku, tu sei troppo intuitivo per la tua età- commentò facendo sorridere il ragazzino che scrollò incurante le spalle

-Oh beh sai… vivendo con due donne così particolari o ti dai una svegliata o rimani indietro-

-Vero anche quello. Dov’è tua madre?- domandò cambiando immediatamente espressione.

Kohaku si allarmò, non tanto per l’espressione nera di Miroku, ma tanto per l’aggettivo possessivo usato nella sua frase. Quando veniva da loro, Miroku per fare piacere alla sua madre biologica, la chiamava sempre “Mamma” o “Madre” o cose simili, anche se Kohaku aveva sempre avvertito con certezza in quella parola l’indifferenza totale. Adesso invece, che aveva usato quel possessivo… era come se avesse distaccato totalmente, come se si fosse estraniato dalla loro famiglia completamente.

Era un bene, o un male?

-Mamma è in salotto…- rispose mordendosi il labbro inferiore. In quel momento, da dietro il ragazzino, comparve il padre di Sango che, appena lo vide, gli sorrise

-Miroku, che piacere averti qui! Come stai ragazzo?-

-Molto bene grazie-

Mito alzò il sopracciglio alla palese bugia, celata in quelle tre parole, ma volle sorvolare

-Kyoko è di là se vuoi parlarle-

-Grazie. Vado subito- Si allontanò dai due che rientrarono in cucina chiudendo la porta, così da non privare la loro privacy.

Kohaku tenne comunque l’orecchio ben premuto contro la porta, volendo capire come mai Miroku era tanto arrabbiato

“Tanto presto inizierà ad urlare…” pensò appiccicandosi ancora di più alla porta.

 

Ore 18.30

-Beh… credo che questo sia tutto- concluse Kagome umettandosi le labbra secche –Alla fine non è successo gran che…-

Eve alzò il sopracciglio ma rimase in silenzio.

-Cioè, mi vuoi dire che dopo il vostro incontro qui, in piena notte, in questa camera e dopo qualche parola… lui se né andato via?- chiese scettica. Kagome arrossì leggermente e annuì

-Certo… te l’ho detto. L’ho mandato via-

-Kagome?- Le due si guardarono finché la mora non abbassò gli occhi facendo ridere l’amica –Non sei mai stata molto brava a mentire con me-

-Tu… tu… io non…-

-Calma Kagome… respira- Lei ubbidì –Non devi vergognartene…-

-Ah non devo?! Sono passati tre anni e io… io… io ho Mikado!- esclamò –Lui non farebbe mai quello che mi ha fatto Inuyasha!-

-Effettivamente hai dei gusti strani-

-E l’hai capito solo ora?? Comunque è stato solo un errore, un incidente! Non si ripeterà mai più!-

-Beh, l’importante è che tu sia sicura di non stare facendo una stupidaggine-

-Lo sono… e poi che stupidata dovrei fare?- Eve sospirò

-Kagome è da tre anni che ti convinci che lui non ti piaccia più e che i tuoi amici ti hanno tradita… è da tre anni che vedi il mondo o bianco o nero. Passi Inuyasha ma… e i tuoi vecchi amici? Sei sicura che non ti abbiano detto niente perché ti vogliono bene?-

-Se me ne avessero voluto me ne avrebbero parlato-

-E se non ne avessero avuto il coraggio?-

-Eve, non voglio parlare di loro- sbottò. La rossa sorrise

-Non vuoi parlarne perché sai che ho ragione o cosa?- domandò. Kagome strinse le labbra

-Non voglio parlarne, punto-

-Secondo me invece di fare l’orgogliosa dovresti iniziare a perdonare-

-Non faccio l’orgogliosa-

-Ok, ok, stendiamo un velo pietoso-

-Ti ringrazio- commentò ironica Kagome

-…almeno com’è stato dopo tanto tempo?- chiese curiosa Eve. La morettina si morse il labbro e abbassò gli occhi

-Il problema purtroppo sta qui… io non... non ho fatto nulla per fermarlo capisci? È stato così intenso che non ho… mi sono sentita così strana… come se fossi un’altra persona, con pensieri e sentimenti diversi- Eve annuì con l’aria di chi la sapeva decisamente lunga

“Chissà Kagome… forse lentamente stai tornando com’eri prima”

 

Ore 18.35

Sango scese le scale piano e lentamente, cercando di sentire la conversazione che si stava tenendo in salotto. La porta della cucina era chiusa e la giovane si accucciò sulle scale, proprio sopra la porta della sala dove la tv era stata spenta.

Si appiattì alla ringhiera tentando di cogliere le parole della madre

-…non puoi fare come ti pare-

-Ma cosa diavolo ne sai tu? Non devi impicciarti della mia vita!-

-Sono tua madre!-

-Mi hai abbandonato, non ti devo niente!-

-Lo sai che non lo avrei mai fatto se tuo padre…-

-Ah bene, ora dai la colpa a qualcun’altro?-

-Non ha senso parlare del passato, devi pensare al tuo futuro!-

-Ci penso da per me grazie, non c’è bisogno che tu mi controlli e che tu scelga tra… queste!-

Il rumore di fogli che cadevano a terra spargendosi la fecero sussultare tanto era presa dal discorso e dal cercare di capirci un minimo

-È necessario! Non voglio che tu scelga una persona che non è degna di te, mio figlio!-

-Tu non devi intrometterti nella mia vita, in che lingua devo dirtelo?! Decido io quando e dove sposarmi, non tu!-

Il cuore di Sango mancò un battito a quelle parole e quelle dopo la ferirono come non mai facendole tremare le gambe

-No Miroku. Tu purtroppo, della tua vita in questo momento e in questo campo puoi decidere ben poco-

-Non voglio sposarmi-

-Perché? Hai forse una donna?-

Le lacrime cominciarono a scorrere mentre Miroku, sconfitto, negava. Le mani erano gelate e sentiva lo stomaco dolerle. Si alzò in piedi e corse in camera, senza preoccuparsi del fatto che sbatteva la porta e pestava forte i piedi.

Non era possibile…

Non poteva essere…

Era assurdo…

Chiuse la porta a chiave e ci si appoggiò contro, senza curarsi nemmeno delle lacrime. Cercava una spiegazione logica e non lo trovava, tentava di auto convincersi che sarebbe finito tutto bene, ma non ce la faceva…

Sentì un colpo alla porta, forte, deciso e seppe subito chi era, eppure non riusciva ad aprire

-Sango apri-

-Vai al diavolo Miroku!- sibilò

-Sango, apri questa cazzo di porta!- ringhiò e dal tremore della voce sembrava incollerito

-Sparisci chiaro?!- gridò

-Maledizione Sango io ho bisogno di te adesso! Perché mi sbatti la porta in faccia??-

-Ti odio Miroku! Vattene via!-

Si aspettò un nuovo colpo e altre parole, una sfuriata o chissà cos’altro… e invece, seguì solo il silenzio.

Sbatté le palpebre che rilasciarono nuove lacrime e si voltò verso la porta, sentendo un terribile peso sullo stomaco

“Miroku…?” Fece scattare la serratura e spalancò la porta –Mi…- Il ragazzo la spinse dentro e richiuse la porta dietro di lui chiudendola a chiave.

La guardò e gli occhi le si riempirono di lacrime

-Pensavo… te ne fossi andato via…- mormorò

-Prima o poi da quella porta dovevi uscire- rispose freddo. Lei gli si avvicinò

-Non è vero che ti odio…- sussurrò rilasciando le lacrime

-Lo so-

-È solo che... quando ho sentito quelle cose io… io…-

Lui le si avvicinò e le circondò la vita con le braccia, affondando il viso nell’incavo del suo collo

-Sango, io non mi sposo- disse –Lo dico e lo ripeto, che facciano quello che vogliono, io non mi sposerò mai- La giovane singhiozzò e gli circondò il collo con le braccia alzandosi in punta di piedi

-Miroku… io ti amo… ti amo così tanto… non voglio che tu sia costretto a scegliere tra la nostra famiglia… non voglio che tu soffra- singhiozzò

-Ma io ho già scelto Sango- Le baciò la tempia –Io ho scelto te- La giovane pianse, scossa da singhiozzi violenti

-Perdonami Miroku… ti prego… non voglio che tu vada via, non voglio che tu mi lasci… voglio stare così, sempre… sempre… sempre…-

-E sarà così, per sempre- Lei annuì stringendosi ancora più a lui

-Anch’io te lo prometto Miroku, anch’io ho scelto te e te solamente. Sei stato il primo e sarai l’ultimo, te lo giuro-

-Solo noi due Sango, semplicemente-

 

***

 

Chissà se la fine vi ha riempito un minimo di commozione? Mentre la scrivevo, e quando la rileggo, giuro che mi scende sempre una lacrima… A volte penso che sarebbe bello se, a suo tempo, anche Inuyasha avesse fatto così xD però poi mi rendo conto che senza quel suo piccolo gesto d’egoismo e d’amore verso suo padre, questi capitoli non ci sarebbero mai stati, quindi alla fine è meglio l’originale?

A voi l’ardua risposta.

E ora, un altro piccolo premio: anticipazioneeee!!

 

[…]

-Tu non hai idea di come era Kagome quando l’ho trovata, tu non lo immagini nemmeno. Quindi evitami le tue stupidaggini e sparisci- sibilò

-E tu, Tom Holsen, non hai idea di come ho passato questi tre anni lontano da lei. Non lo immagini nemmeno- Si sfidarono con gli occhi e il giovane fece per andarsene ma si fermò girandosi verso di loro –Io me la riprenderò Tom, dovessi dannarmi-

[…]

 

Al prossimo capitolo!!! xD

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20- LaN ***


Rieccomi tornata con un nuovo capitolo ^^

Oggi mi sento decisamente bene, chissà, forse è perché sono a casa da scuola e sono in relax? O forse perché ho superato i primi due debiti… beh, ci penserò!

Comunque sono fiera di me, sono riuscita a postare con un ritardo non esattamente spropositato dopo tanto tempo, facciamo festa!

E facciamolo per un altro motivo… questo è il 20 capitolo, tra 9 la fic si concluderà, ma c’è ancora tempo quindi non disperate!

Beh, ora rispondo alle vostre recensioni per lasciarvi poi alla lettura di questo capitolo sperando che sia di vostro gradimento ^^

 

achaori: ciao! Sono felice che la mia fic spropositatamente lunga ti piaccia e che tu la possa commentare se ti fa piacere (io non rifiuto nulla!). Hai proprio ragione sul suo comportamento… però effettivamente, la fic sarebbe finita molto molto tempo fa ^^ A presto e grazie per la recensione!

 

smartina86: ehilà! Dai hai visto? Non ho postato poi così in ritardo ^^ Si beh, tra Miroku e Sango non poteva succedere la stessa cosa, dopotutto il loro è un legame veramente forte! Per un riavvicinamento… beh, basta leggere!! Non spoilerizzo nulla per ora xD a presto!

 

pretty: hola! No no, nemmeno questa è una allucinazione, sono proprio io con circuiti e tutto il resto! Per Rin ora vedrai xD leggere per credere! Miroku è un po’ fuori, ma si sapeva già! Non temere, questa fic avrà la sua conclusione anche su EFP ^^ quindi rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare! Alla prossima!

 

kaggy95: ciao! Si, lo scorso cap era proprio incentrato su di loro, ci voleva no? Altrimenti incentrarlo sempre su Kagome e Inuyasha lo avrebbe reso un po’ troppo pesante a mio parere… anche se a dire il vero lo scorso capitolo è molto importante per fare capire a entrambi alcune cose. Sono felice che ti sia piaciuta e alla prossima!

 

pillo: seeee sono tornata anche iooo per la tua gioiaaaa (o per la mia morte? È da appurare a fine capitolo ^^)! Tranquilla la fic è finita nel mio computer è solo che tra una cosa e l’altra non trovo il tempo di postare! Ma anche qui vedrà la tanto agognata parola FINE. Per Miroku… beh fai conto che nessuno sa dove siano Naraku e Kikyo… quindi è chiaro che non sappia chi sia il mandante della missiva ricevuta… e con il casino che stava accadendo a questo povero giovincello con sua sorella questa è passata in secondo piano xD Accidenti a te Miro-chan! Cavolo che prontezza di osservazione! Devo dire che pure io ci avevo pensato ma andarlo a cambiare mi rovinava l’effetto sorpresa… è molto più d’effetto così! No, non sei noiosa xD anzi!! Al prossimo capitolo e nonn strapparti troppi capelli nell’attesa!

 

Bellatrix_Indomita: salve!! Sono felice che il capitolo ti piaccia ^^ e mi spiace che tu sia stata male… ora tutto bene? Questo tempaccio che andava e veniva fino a qualche giorno fa mandava a letto chiunque (tranne me, mi sembra giusto! Eppure io qualche giorno a casa da scuola li facevo volentieri giuro!)… A proposito, tu devi scusare me per la mia scorsa risposta alla tua recensione, forse sono stata un po’ troppo diretta ma non volevo assolutamente… però mi interessa sempre puntualizzare il fatto che il numero delle recensioni non è il mio interesse primario, ovviamente mi fanno piacere ma anche se non ne avessi io posterei comunque perché mi piace sapere che, dopotutto, la mia storia la leggono in molti ^^ non so se riesco a spiegarmi bene per certe cose, comunque spero proprio non ti sia offesa in alcun modo. Grazie della tua recensione e alla prossima!

 

Molto bene, dopo questa interessante risposta vi lascio al capitolo!

A tutti una buona lettura e alla prossima!

 

Capitolo 20

       LaN

 

Nel momento in cui Miroku e Sango uscirono di casa dopo i consueti saluti, evitando entrambi, accuratamente, gli occhi della madre, Mito dovette sorreggerla da un capogiro. Immaginò fosse dovuto da fatto che i due figli l’avevano ignorata, ed effettivamente come pensiero era tragico, eppure non poteva di certo immaginare che il malessere della moglie fosse dovuto da qualche cosa di ancora più oscuro e terribile.

 

Lunedì. Ore 19.00

Kagome aprì le due ante della finestra, facendo entrare l’aria che giorno dopo giorno, diventava sempre più calda. Si appoggiò al davanzale e fissò l’orizzonte pensierosa, con il mento appoggiato al palmo della mano.

Alla fine parlare con Eve non era stato così male… liberatorio, per essere precisi. Si era tolta un gran peso.

Quello che era successo con Inuyasha in quella camera, era ancora un ricordo ben impresso nella sua mente, ma ancor più sconvolgente era ciò che aveva provato.

Dopo tre anni, si sarebbe immaginata disgusto, odio, repulsione… invece lo aveva cercato quel tocco su di se e sentiva di volerne ancora, come una droga.

Lo voleva, ma allo stesso tempo lo voleva il più lontano possibile da lei.

Si prese la testa tra le mani e i bagliori rossastri del sole le tinsero i capelli.

Maledizione! Ma perché aveva tutto quel casino in testa?

Scosse il capo come per scacciare le idee.

Fortunatamente presto sarebbe andata in Grecia e là si sarebbe potuta finalmente rilassare.

Guardò l’orologio e si drizzò

“Devo prepararmi” costatò dirigendosi all’armadio. Guardò la superficie in legno e si morse le labbra sfiorando con la punta delle dita dove il ragazzo aveva colpito, infuriato. Quasi risentiva quelle parole risuonarle nella mente.

Sorrise. Anche quando stavano insieme era geloso, molto geloso. Il sorriso le morì sulle labbra quando si rese conto che probabilmente, anche quella gelosia era tutta una falsità. Scosse il capo

“Ma no… sarà anche un bravo attore ma non può esserlo fino a quel punto…” pensò aprendo l’armadio e cominciando a tirare fuori qualche cosa con cui vestirsi “Non serve a niente rimuginarci sopra, ormai è successo” concluse.

Questo la portò anche a riflettere su lei e Mikado. Gli aveva chiesto tempo e lui glielo aveva concesso. Quella situazione lo faceva soffrire, eppure era stato comprensivo. Lui l’amava davvero, quello era certo.

Era bello pensare che c’era qualcuno nella propria vita che l’amava per quella che era, sempre e comunque. Accettandone i pregi e i difetti. Lui l’amava e quello era, nella sua vita, un punto fermo. Ma lei?

“Beh, di certo mi piace… ma non mi va di mentirgli. Dopo la Grecia avrò le idee più chiare e allora gli parlerò”

Deciso questo si controllò allo specchio facendo una giravolta.

La gonna corta si gonfiò seguendola nel suo giro, seguiti dai nastri che pendevano dal corpetto azzurro mentre i capelli ebano le ricadevano sulla schiena.

In quel momento Tom entrò, sorridendo

-Allora principessa, sei pronta per una nuova giornata di duro lavoro?- La ragazza lo raggiunse e lo prese sottobraccio

-Ma certo mio Re, vi delizierò con canti e note mai sentite prima- commentò sorridendo. Tom le sfiorò la tempia con le labbra

-Ci conto principessina-

-Tom, credo che tu mi stia viziando un po’ troppo- commentò lei

-Perdonami principessa, ma l’unica donna che vizierò per il resto della mia vita è la mia Regina- commentò lui teatrale

-Ehi mio Re, cosa stai facendo a Kagome?- I due si girarono e Eve sorrise avvicinandosi –Lo sai che potrei cominciare ad essere gelosa?- scherzò

-Non preoccuparti Eve. Non sono nel mio interesse i vecchi come Tom… sono di una generazione troppo antica per me- disse Kagome scrollando le spalle. Tom alzò il sopracciglio

-Scusa Kagome… mi stai dando del vecchio e dell’antico?-

-Già- rispose la giovane con un sorrisino birichino sul viso

-Ma io ti picchio!- esclamò il ragazzo minaccioso facendo un passo avanti. Kagome scoppiò a ridere fuggendo via

-Ci vediamo dopo al locale, non fate tardi!- gridò già alla porta –Ciao mamma!-

-A dopo tesoro- salutò la donna con il bambino in braccio ad una porta già chiusa. Guardò il piccolo e gli sorrise –Eh Jhonny… queste ragazze, sempre di fretta!-

 

Ore 19.30

Sango e Miroku entrarono senza bussare nell’appartamento di Inuyasha, che sbucò dalla camera quando sentì la porta aprirsi

-Suonare è un optional vero?- sbottò il ragazzo irritato, finendo di abbottonarsi la camicia bianca

-Il portone era aperto e tu non chiudi mai la porta di casa- lo accusò Miroku, altrettanto irritato. Inuyasha, sentendo una pessima aria aleggiare tra loro, decise di non infierire oltre e seguì con gli occhi Sango sedersi stancamente sulla poltrona

-Tra poco dovrebbero arrivare gli altri. Rin ha prenotato vero Miroku?-

-Si. Certo che non riesco davvero a capire perché, Inuyasha, insisti tanto- Miroku lo fissò –Ormai è partita persa- Il giovane fece una smorfia di disappunto e scrollò le spalle

-Grazie per il tuo pessimismo, vai tranquillo!- Inuyasha girò i tacchi e tornò in camera, ma venne prontamente raggiunto da Miroku che si sedette sulla sedia della scrivania

-Mi spiace Inuyasha. Non volevo essere così aggressivo-

-Buono a sapersi- I due si guardarono e Inuyasha sorrise –Non preoccuparti Miroku. È successo qualche cosa di grave piuttosto?- Il morettino abbassò gli occhi cobalto e annuì

-Già- Inuyasha gli si sedette davanti, sul letto, e lo scrutò

-Vuoi parlarne?-

-Non adesso Inuyasha. Te ne parlerò più avanti, quando saremo soli-

Il campanello trillò e Inuyasha annuì

-Si, mi trovo d’accordo con te- Gli posò una mano sulla spalla e uscì, lasciandolo solo a pensare.

Quando però Rin e Koga salutarono Sango e l’ospite, Miroku era già di fianco alla propria ragazza, sorridente e incurante della propria colpa verso Inuyasha e Sango.

 

Eve e Tom furono i primi a varcare la soglia del LaN., cinque minuti prima dell’apertura. Kagome sorrise e fece le presentazioni

-Eve, Tom, lui è il padrone del locale, il signor Takashi, signor Takashi, il signore e la signora Holsen- I tre si strinsero la mano sorridenti

-Naraku mi aveva parlato molto di lei- disse Tom

-E lo stesso vale per lei. E’ incredibile averla nel mio locale signor Holsen-

-Solo Tom, la prego-

-Sono davvero felice di essere qui, Kagome parla molto di questo locale- Takashi sorrise alla giovane donna

-Spero in bene-

-Assolutamente- rispose ridendo Eve. Kagome, felice di quel primo successo continuò la presentazione

-Lui invece è Mikado, il nipote del padrone- Il ragazzo, jeans neri e maglietta a maniche corte dello stesso colore con una semplice stampa sul davanti bianca, strinse la mano a Tom e poi a Eve scambiando qualche parola di pure convenienza.

Stava appunto parlando con lo zio e Tom di Naraku, quando Kagome incontrò gli occhi di Eve che le sillabò in modo molto chiaro la sua piena approvazione sulla scelta del ragazzo. Sempre che con “gran bel figo” non intendesse altro!

Sorrise orgogliosamente e controllò l’orario

-Mikado- esclamò interrompendo i loro discorsi. Il giovane si girò incontrando gli occhi grigi di lei

-Si?-

-Sarà meglio andare dietro il palco, dobbiamo aprire. È tardi- A quelle parole il signor Takashi controllò l’orario nell’orologio appeso alla parete poi annuì

-Si, sarà meglio muoversi. Forza ragazzi, perché non portate i nostri ospiti al loro tavolo?- li invitò

-Certo, seguiteci- Mikado scattò avanti e li guidò tra i tavoli fino al loro designato –E’ il posto migliore per la visuale del palco, vi piacerà. Ah, ovviamente chiedete qualsiasi cosa, avete tutto gratis-

-Capito Eve? Quindi non esagerare- la prese in giro il marito

-Che cafone, io non ho mai alzato il gomito più di tanto- lo riprese lei facendogli la linguaccia. Kagome sorrise e incontrò gli occhi dolci di Mikado che gli fecero cenno di allontanarsi

-Allora io vado, voi due fate i bravi, mi raccomando- si raccomandò

-Certo, vai Kagome!- La giovane fece l’occhiolino ai due sposi e si allontanò con Mikado a fianco che le cingeva le spalle con un braccio.

Tom sorrise alla schiena dei due giovani e Eve lo fissò curiosa

-Che ti prende?- domandò. Il giovane le baciò il dorso della mano sentendo la porta aprirsi e il locale riempirsi

-Niente. Pensavo a quanto fosse bello l’amore- La ragazza sorrise

-Lo sai? A volte sei proprio strano-

-Il fatto è che Mikado è pazzamente innamorato di Kagome. È lindo-

-Ah beh, quello ok. L’ho notato pure io-

-Eve, anche un cieco lo capirebbe!- La giovane appoggiò il mento al palmo della mano e scrutò gli occhi azzurri del marito

-Spero che Kagome si accorga di lui definitivamente. Sarebbe un vero peccato se se lo lasciasse sfuggire-

-Sono certo che lo farà. Non può di certo vivere la sua vita con l’ombra di Inuyasha a perseguitarla-

-Che vita infame- Lui la guardò scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre una musica leggera si diffondeva nell’aria, per intrattenere i presenti –Comunque non sono tanto preoccupata per “l’ombra di Inuyasha”… ma soprattutto per quello che è successo quel famoso Lunedì, non so se mi spiego-

-Direi di no amore- Eve si rizzò sulla sedia cominciando a gesticolare freneticamente

-Ma non capisci Tom? Kagome è da tre anni che dice che lo odia, che non lo sopporta ecc, invece? Lui è tornato e lei è come impazzita! Dice una cosa e fa l’opposto! Come è successo quel famoso giorno… oh insomma, lei si sta autoconvincendo di qualche cosa che nel suo cuore non esiste! Per questo non ha ancora dato una risposta chiara a Mikado ed è per questo che io sono così preoccupata! Senza contare della Grecia! Tom, lei attende con ansia di andare là perché sa che non ci sarà nessuno che conosce e noi la stiamo portando nella bocca del leone! Come potrà decidersi se ci sarà tutto il gruppo là?- Scosse il capo con forza –Fidati, non lo farà!-

-Ma non saranno neppure tre mesi a cambiarle la vita Eve-

-No Tom, quando c’è di mezzo l’amore in un solo attimo può cambiare tutto- Lo guardò –Non voglio che Kagome ci ricaschi ancora e che soffra per l’ennesima volta- Il marito le sorrise stringendole la mano

-Non succederà Eve. Ci saremo noi e poi loro abiteranno in un'altra casa. Ricordi? Solo Kikyo, Naraku e noi sapranno della presenza dell’altro gruppo. Non ci saranno problemi Eve. Kagome sarà lontana da Inuyasha e dagli altri e potrà rilassarsi in compagnia di Kikyo tranquillamente. Ok?-

-Tom, le due case non sono poi così distanti! Si vedranno di certo-

-Se succederà noi saremo lì a sostenerla. Ora calmati, va bene?- La ragazza, piena di dubbi e paure, annuì e focalizzò la sua attenzione sul palco poco distante dove una chitarra vicino ad uno sgabello attendeva il padrone e più avanti, un microfono aspettava di essere usato

-Almeno questa sera sarà tutto perfetto-

-Salve- I due si voltarono e sorrisero a Takashi che corrispose il sorriso –Buona visuale?-

-Stupenda, complimenti-

-Volete che vi porti qualche cosa da bere? Per voi offre la casa- I due giovani si guardarono

-Allora due Martini molto secchi- ordinò Tom

-Arrivano immediatamente. Vi porto anche qualche cosa da mangiare? Ho tartine… noccioline…-

-Noccioline- rispose subito Eve sorridendo –Le adoro-

-Vi servo subito allora- Takashi si allontanò

-E’ così gentile- lo lodò la rossa –E fa tutto da solo? Chissà che fatica-

-Effettivamente dovrebbe chiedere un aiuto. Anziano così e con tanti incarichi sulle spalle-

-Mikado gli darà di certo una mano, dopotutto è suo zio- ricordò Eve

-Si, di sicuro- concordò Tom

-Quando cominceranno?- si domandò lei guardandosi intorno e muovendosi agitata sulla poltroncina –Ormai è pieno il locale-

-Vedrai che tra poco si inizierà-

-Presto ragazzi, datevi una mossa!- esclamò una giovane dietro di loro

-Eddai, non è ancora cominciato Rin! Calmati- tentò la voce di un ragazzo

-Voi siete dei pelandroni ecco il problema, ci abbiamo messo un secolo per partire da casa!- sbottò

-Oh insomma, ora siamo qui, quindi per piacere puoi evitare? Koga, è la tua donna, fa qualcosa!-

-Inuyasha, non mettermi in mezzo-

-Dai ragazzi, ora basta. Non vorrete dare spettacolo qui dentro, vero?-

-Sango siedi, questi sono incivili-

-Grazie Miroku-

Le sedie di fianco al tavolo dei due sposi vennero spostate e occupate con alcuni sospiri. Tom si portò una mano al viso guardando Eve sbiancata radicalmente

-E doveva essere una serata perfetta questa? Sarà la peggiore di tutte- borbottò Tom

-Oddio, se Kagome li vedesse! Ti immagini il disastro? Ma come osano venire qua quei tre? Che spudorati!-

-Eve, sta calma e non svenire-

-Oddio, anche Takashi ci mancava ora- mormorò lei

-Signori Holsen, ecco a voi-

Probabilmente un cartello, con annesse lucine e musichette di ogni genere, con su scritto “La figlia della Regina d’Inghilterra oggi siede a questo tavolo” avrebbe fatto meno scalpore rispetto a ciò che disse Takashi.

Un agghiacciante silenzio, si prolungò nel tavolo numero tre. O almeno, Miroku, Sango e Inuyasha erano agghiacciati, Rin e Koga rimanevano semplicemente in silenzio notando le loro facce sconvolte.

Nel tavolo quattro, Takashi mise davanti ai due le loro ordinazioni, ma i due sposini rimasero in silenzio, senza sapere cosa fare. Tom, quindi, prese in mano la situazione, facendo ciò che gli sembrava più logico: ignorare.

-La ringrazio molto signor Takashi- disse

-Figurati Tom, questo e altro per gli ospiti speciali di questa sera, se poi sono amici di Kagome- Sorrise al loro indirizzo e si allontanò augurando loro una buona serata

“Ora sarà una pessima serata” pensò Eve senza alzare gli occhi dal proprio Martini, trasparente come acqua e abbellito da una oliva.

Sango li guardò, spalancando gli occhi senza parole

-Tom? Eve?- Si alzò di scatto e li raggiunse senza badare a Miroku che la richiamava. Si mise davanti a loro, ancora senza parole e un sorriso di gioia le spuntò sul viso –Che bello rivedervi! Sono passati… tre anni e… che bello avervi qui, in Giappone! Come state? Vi trovate bene? Alloggiate da Kagome immagino!- I due la fissarono e furono subito raggiunti da Miroku e Inuyasha.

Il biondo li guardò uno per uno e si concentrò soprattutto su Inuyasha che non distolse lo sguardo. Tutti e cinque ricordavano perfettamente il loro ultimo incontro e l’imbarazzo di Eve, Miroku e Sango era legittimo

-Vedo che state tutti bene- cominciò Tom, freddo –Come mai siete venuti qui?-

-La stessa cosa la potremmo chiedere noi a te- rispose Inuyasha, a tono

-Inuyasha smettila- lo riprese Miroku. Tom accavallò le gambe, rilassato

-Ci ha invitati Kagome- rispose tranquillamente –Voleva che la guardassimo esibirsi con Mikado. Dopotutto dovevamo venire a vederla tre anni fa, è stato un peccato che un imprevisto non ce l’abbia potuto permettere- commentò, alludendo palesemente alle conseguenze avvenute dopo l’incidente tra Kagome e Inuyasha

-In questi tre anni però non siete mai venuti a trovarla- lo riprese Inuyasha tentando di mantenere la calma

-No, abbiamo avuto qualche problema io e Eve. Però ci siamo scritti moltissimo e chiamati ogni settimana più volte. Voi invece? Non ditemi che state tentando di nuovo di avvicinarvi a Kagome. Sango, mi sembravi una ragazza intelligente qualche anno fa, ma evidentemente mi sbagliavo- La giovane, presa in causa, arrossì

-Io mi sono scusata con lei… più volte- mormorò

-Si, mi è parso che Kagome me l’avesse accennato-

-Va bene, ora finiamola. Sango torniamo al tavolo- Miroku prese il braccio della giovane –Vieni Inuyasha-

-Un momento, arrivo subito- I due amici si guardarono un attimo poi lui venne lasciato solo con i due sposi –Non mi giustificherò con voi di nuovo per quello che feci- iniziò. Tom lo guardò con rabbia

-Tu non hai idea di come era Kagome quando l’ho trovata, tu non lo immagini nemmeno. Quindi evitami le tue stupidaggini e sparisci- sibilò

-E tu, Tom Holsen, non hai idea di come ho passato questi tre anni lontano da lei. Non lo immagini nemmeno- Si sfidarono con gli occhi e il giovane fece per andarsene ma si fermò girandosi verso di loro –Io me la riprenderò Tom, dovessi dannarmi- detto questo girò i tacchi e raggiunse gli amici al tavolo

-Tutto bene Inuyasha?- chiese Koga

-Certo. Tutto a posto- Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, persi nei loro pensieri finché Inuyasha non interruppe il silenzio creatosi tra loro –Mi spiace ragazzi, se avessi avuto più coraggio ora voi sareste ancora vicini a Kagome- disse senza alzare gli occhi dalle sue mani. Sango gli posò una mano sul braccio e lui la guardò scuotere il capo

-No Inuyasha. Non è colpa tua. Ora, forse, riesco a capire i sentimenti che ti indussero al silenzio. Ti ho giudicato senza sapere e sono io che devo scusarmi con te-

 

Kagome lo strinse a se baciandogli il collo

-Dobbiamo andare Mikado- mormorò –Ora tocca a noi e poi non vorrei mai che Takashi ci vedesse- disse lei. Il ragazzo le catturò le labbra passando una mano sui capelli d’ebano della ragazza avvicinandosela

-Ok, ora andiamo- sussurrò stringendosela addosso. Lei rise

-Che convinzione-

-Vero? Effettivamente mi sento più propenso ad ascoltare il mio istinto- Lei lo spinse via delicatamente e lo squadrò

-Maiale. Dai, dopo posso vedere che cosa fare per liberarmi dai miei impegni… ho l’agenda piena, sai com’è- lo prese in giro

-Attenta Kagome, potrei diventare quasi geloso- Lei gli soffiò sulle labbra sorridendo

-Adoro quando fai il geloso, ma lo sai che non ti tradirei mai, non adesso almeno che ti ho fatto una promessa- Lui la squadrò malissimo

-Ah, quindi vuol dire che mi hai tradito in passato?-

-No, questo no. Era solo un modo di dire Mikado- Lo prese per mano e lo portò davanti agli scalini che portavano al palco –Ora vai e spacca il mondo- disse. Lui scosse il capo e la baciò

-Tu spacchi il mio mondo Kagome, io sono troppo succube di te per fare cose simili- Lei sorrise imbarazzata

-Mikado, non lusingarmi troppo- Gli diede un veloce bacio e lui salì i gradini all’indietro senza lasciare la mano della ragazza

-Tu rilassati in questi due minutini senza di me-

-E tu calma i tuoi ormoni impazziti-

-Con te vicino? Giammai!- Lei rise e lui sparì lasciandola sola a fischiettare felice.

 

Eve guardò Mikado parlare con naturalezza e guardò il marito, calmo

-Ma come fai a essere così tranquillo? Cosa succederà quando Kagome li vedrà?-

-Stai calma Eve. Sono certo che andrà tutto più che bene. Kagome non si lascerà mettere i piedi in testa da loro, vedrai-

-Lo spero… sono così preoccupata- Lui sorrise scuotendo il capo

-Vedrai, non sarà come l’ultima volta. Kagome allora non se l’aspettava e andò in panico. Oggi invece andrà avanti e farà tutta la serata come al solito- disse bevendo un goccio del suo Martini

-Sarà- lo assecondò imitandolo mangiando una nocciolina.

 

Mikado nemmeno si curò di guardare chi c’era tra il pubblico così, come da routine fece entrare una Kagome elegantissima che venne accolta, come ogni sera, da fischi di piena approvazione

-Credo che ogni uomo qui dentro ti vorrebbe urlare quanto sei stupenda- le sussurrò all’orecchio. Kagome sorrise maliziosa

-Allora è una fortuna che lo puoi fare solo tu- mormorò lei facendo qualche passo avanti sorpassandolo –Il mio amatissimo Mikado, mi stava appunto facendo, e vorrei aggiungere per l’ennesima volta, i complimenti per avere portato qui, stasera, due dei miei migliori amici!-

“Bugiarda” pensò sorridendo Mikado e scuotendo leggermente il capo

-Sono qui, al tavolo quattro, i miei sposini preferiti! È un peccato che ormai non possa più nemmeno dire “promessi sposi”… diciamo che suonava meglio. Un bell’applauso per piacere ai miei due ospiti speciali!- esclamò. Nemmeno a dirlo gli applausi non mancarono minimamente, seguiti da qualche battito dei piedi –E per intenderci, parlando di “Promessi Sposi”, avete presente quel poveretto, Manzoni? Un genio per carità, ma gente io ho passato un anno della mia vita scolastica… si studia in… seconda, terza superiore, ora non ricordo neppure… insomma, un anno a studiare vita, morte e miracoli di quel manoscritto! Perdita di tempo assurda a mio parere! Non dico che è noioso, ma gente, facciamo un leggero calcolo matematico: Manzoni + una professoressa soporifera rompipalle + don Abbondio, che non faceva altro che rovinare i due poveri promessi dal primo all’ultimo capitolo, seguito da don Rodrigo, che poteva avere milioni di donne e si è andato a cuccare l’unica che non gliela dava in tutti i sensi, della monaca di Monza che, poveretta, aveva un futuro d’innanzi a se orrido a dir poco = una dormita che sotto ci suonavano l’Inverno di Vivaldi! Vabbè che con la mia compagna era uno scopiazzare ed una parlantina continua, però questi sono… come dire… dettagli. Non so se mi spiego-

La sala rise divertita e la giovane fece un sorriso beffardo mentre scorreva con gli occhi la sala

-Orsù gente, la vita è piena di imprevisti! Ad esempio, noi siamo qui, tranquilli, in pace, bevendo ciò che Takashi ci offre, ascoltando una povera ed innocente ragazza che parla di tutto e del meno quando… una folgorazione! Insomma, è come se ora vi guardaste intorno e vedeste a pochi metri da voi amici dimenticati o vostri ex spediti nel dimenticatoio! È scioccante!- esclamò tragica

 

-Se né accorta- disse Tom

-Me ne ero accorta e credo che anche la compagnia qua a fianco se ne sia resa conto- concordò Eve guardando i ragazzi seduti al tavolo tre

-Comunque hai visto? L’ha presa bene-

-Già, non pensavo-

 

-E poi si sa, chi fa da se, fa per tre!- continuò Kagome incurante –E a proposito di questo, Mikado mio carissimo immenso, che ne pensi di cambiare un po’ la scaletta di oggi?- domandò girandosi verso di lui che la raggiunse

-Con “cambio di scaletta” cosa intendi?- domandò lui, stando al gioco

-Mah, non saprei… sai, qualche cosa di nuovo, tanto per non cominciare sempre con la solita canzone-

-Del tipo?-

-Che ne dici di quella canzone fatta un po’ di tempo fa… com’è che si intitolava? Ma si dai… quella che iniziava così: ho cambiato i miei numeri, traslocato di amici, abitudini…-

Un grido eccitando da fondo sala la fece sorridere

-Esatto! Tu si che capisci che cos’è la musica! Amico, sei un mito!- esclamò puntando il dito verso quell’urlo –Su Mikado, non dirmi che non te la ricordi!- Lui fece un sorrisetto e inchinandosi le fece un elegante baciamano

-Kagome, io ricordo questo e molto altro- disse e lei corrispose lo sguardo maliziosa. Aveva passato un intera notte stretta a lui, canticchiando quella canzone dopo avere fatto l’amore. Lo aveva talmente esasperato che si era imparato a memoria la canzone per la chitarra, tanto per farla contenta.

Mikado prese in mano la chitarra e fece qualche accordo

-Intendi forse questa milady?-

-Proprio quella milord- Senza spendere altre inutili parole il giovane si sedette e cominciò una breve introduzione –Molto bene, ecco a voi la prima canzone, immagino la conosciate tutti visto che è la nota “La prospettiva di me” della celebre Laura Pausini, per questo vi autorizzo a seguirmi al tempo di Mikado- Li invitò sorridendo –E signori miei, ritenetelo un onore-

 

Ho cambiato i miei numeri,

traslocato di amici e abitudini
Per scordare una vita che ho intravisto con te.
Come luce tra gli alberi,

come fiore in un giorno che nevica
altaleno gli ostacoli, ad istanti di serenità.

Ora tu sei per me
polvere
ferma nei corridoi.
Scatole
di ricordi di noi.
Anche se questo sai
non è quello che vuoi
non sei più che un dettaglio ormai.

Perché mi affascina l´autonomia,

la prospettiva che ieri non era mia.
Anche se a volte il bisogno c´è,

non manca niente di te,
Di te, di te, perché

Oggi tu sei per me
polvere
ferma nei corridoi.
Pagine
di ricordi e di noi.
Ora anch’io
sento che
sono più stabile
è l´avvio per rinascere.

Si riparte da qui
confusi ma liberi.
Ti sto gridando cos´e´
la prospettiva di me
di me di me.
Anche se questo sai non riguarda più noi
non sei più che un dettaglio ormai.

Perché mi affascina l´autonomia, la prospettiva di me...

 

 

 

Per tutta la durata della canzone, non guardò mai, neppure per sbaglio il tavolo numero tre e ringraziò Kami, in tutte le lingue che conosceva, che Mikado ricordasse gli accordi corretti della canzone.

Sapeva perfettamente che chi sapeva, avrebbe capito.

Molte voci la seguirono e lei ne fu felice.

 

Ore 22.30

I minori iniziarono ad uscire lentamente dal locale, facendo vari complimenti e lasciandosi alle spalle solo alcuni tavoli pieni di gruppetti, che parlavano entusiasti tra loro. Kagome aveva raggiunto in fretta e furia Takashi, chiedendogli una coca fredda

-Sto morendo di sete Takashi!- esclamò –Rischio… la morte ecco!-

-Ecco prendi, ragazza impaziente!- esclamò lui allungandogli il bicchiere

-Thank you- Bevve lunghe sorsate e, finalmente dissetata sdraiò le braccia sul bancone appoggiando la testa accaldata sul freddo legno –Mi sembrava di non finire mai-

-E brava la mia Kagome!- esclamò una voce dietro di lei

-Grazie Tom, ti adoro anche io. Fammi riprendere fiato dieci secondi-

-Ma se ti manca ancora tutta la seconda parte!- la riprese Eve sedendole accanto

-Ah lo so, ma questa sera i miei nervi sono stati messi a dura prova- Si stiracchiò e sorrise –Ma è stata un’idea scesa giù dal cielo, liscia con l’olio-

-La SUA faccia era marmorea, altro che liscia e oliata- rise Tom. Lei scrollò le spalle

-Non sono fatti miei. Piuttosto, volete venire fuori nel retro con me a prendere una boccata d’aria? Così lasciamo lavorare Takashi in santa pace-

-Va bene!- esclamò Eve saltando già dalla sedia alta –Ottimo Martini signor Takashi, davvero ottimo-

-Felice che ti sia piaciuto Eve- disse accettando ben volentieri i complimenti –Ma Kagome, Mikado dov’è?- chiese

-A controllare la chitarra, la sta raccordando, di nuovo-

-Il tuo ragazzo è ossessivo, io sarei geloso della sua chitarra- borbottò Takashi –Maledetto il giorno in cui gliel’ho regalata!-

-Ma non dire così! Devi essere felice che tenga a qualche cosa d’altro oltre che a me- rise lei

-Che modestia Kagome! Mi sorprendi-

-Ok ok, effettivamente devo davvero prendere una boccata d’aria, sto impazzendo- I tre si allontanarono dal bancone e raggiunsero l’uscita.

Kagome respirò a pieni polmoni l’aria fresca e rilassò i muscoli del collo e delle braccia

-Senti Kagome, ne parlavo prima con Tom- iniziò Eve

-Si?-

-Ma Takashi non ha nessuno che l’aiuta con club? Ha te e Mikado ma… serve ai tavoli, pulisce e si occupa di ogni affare da solo?-

-Si. Io e Mikado lo aiutiamo solo la sera, intrattenendo gli ospiti, il resto lo fa tutto lui- Sorrise –Mikado è un vero sfaticato, gli sarebbe solo d’intralcio, e a me non ha mai chiesto nulla. In questi anni ha fatto tutto da solo e in modo egregio, non c’è mai mancato nulla. Nè strumenti, soldi, apparecchi vari… nemmeno un problema-

-E’ anziano però, presto avrà bisogno di una mano- costatò Tom

-Quando accadrà io e Mikado lo aiuteremo-

-Deve essere bello fare un lavoro simile, essere a contatto con la gente, sempre nuova e diversa…-

-Si, è un lavoro che mi soddisfa- Sorrise –E aggiungo anche che lo fa in tutti i sensi-

-Che ragazza birichina che è diventata la nostra Kagome- ghignò Tom scompigliandole i capelli

-Kagome!- La giovane, sentendosi chiamata, si alzò in punta di piedi e una smorfia di disappunto le comparve sul viso

-Oddio Koshuzo… speravo vi foste eclissati ma a quanto pare è impossibile levarvi di torno!- sbottò –Fortunatamente tra un mesetto non mi sarete più tra i piedi… oh Grecia mia!- sussurrò.

Sango si fermò a pochi metri da loro con a fianco il resto del gruppo. Inuyasha aveva le mani sprofondate nei pantaloni e non diceva una parola. Rin sorrise

-Ciao Kagome-

-Kana-

-Sei davvero brava, come mi avevano detto! Non pensavo cantassi così bene!-

-Il mondo è pieno di sorprese non lo sapevi?- chiese ironica

-E come stai Kagome? È da così tanto che non ci vediamo- La ragazza guardò Koga e alzò il sopracciglio.

Ma era coglione?

-Benissimo! Stupendamente! Guarda, non potrebbe andare meglio, anzi, potrebbe, ma è meglio sorvolare!-

-Ah… e… e tuo fratello? Gioca ancora a calcio?- chiese imbarazzata Rin

-Perché non lo chiedi alla ragazza che sta alla tua sinistra visto che suo fratello va in classe con il mio?-

-E tua madre?-

-Non si ammazza più di lavoro. Sentite ma che volete? Sono domanda idiote! Se avete qualche cosa da dirmi…-

-Ci stiamo solo informando Kagome… e tuo nonno? È un signore tanto gentile… molto attivo a che ricordi- lo lodò Rin sorridendo, sapendo di essere su un terreno sicuro. Tutti quelli del quartiere lo avevano sempre descritto come un bravo signore volenteroso.

Kagome sorrise raggelante e Tom pensò che, effettivamente, non lo aveva ancora visto

-Forse, Kana, vorresti dire che ERA un signore molto gentile- Il gruppo davanti a lei la fissò

-In che senso?- domandò Koga

-Intendo, che se vai nel quartiere di fianco al mio, fai tutta la strada principale, arrivi al parco, lo superi e giri a destra, ti ritrovi in un luogo molto pacifico dove ora riposa mio nonno- spiegò lei incrociando le braccia al petto

-E’…- mormorò Sango

-Morto? Si- La giovane scrollò le spalle –E anche parecchio tempo fa. Ah Tom, Eve, non ve l’avevo detto?- chiese osservando le loro facce sgomente

-No!- esclamarono

-Mi dispiace tanto Kagome per lui. Ma quando è successo?- domandò Miroku

-Non sono fatti vostri- sbottò la ragazza sulla difensiva –Ora devo rientrare. Tom, Eve, venite?-

-Aspetta Kagome- Inuyasha fece qualche passo avanti e lei lo fulminò

-Che c’è adesso? Mi avete parlato per cinque minuti, è un record, vuoi rovinarlo proprio tu costringendomi ad urlare?- sibilò

-No, voglio solo sapere quando… insomma…-

-Tanto anche se te lo dicessi, Kujimawa, cosa cambierebbe? Tu non c’eri- Lo accusò –Non so se rammenti, ma fino a qualche tempo fa eri in America, appresso a quella povera donna che, adesso, avrebbe dovuto essere tua moglie ma che ti ha gettato senza ritegno quando, poverino, il signorino qui presente ha perso tutti i soldi. Ma che peccato-

-Kagome io…-

-Tu niente Kujimawa. Devo ammettere che, l’anno in cui sei entrato nella mia vita, è iniziato ad andare tutto a catafascio. Partendo da mia madre che si ammazzava di lavoro, io che sono finita nel dimenticatoio come uno straccio vecchio, i miei amici che se ne sono fregati altamente di quello che scoprendolo avrei passato e si, anche di mio nonno, l’unico che non centrava nulla, che ha cominciato ad andare all’ospedale pochi giorni dopo che c’eravamo messi insieme e morto due settimane dopo che tu hai preso l’aereo- Lo gelò con gli occhi –Si, davvero un anno magnifico- Si voltò e aprì la porta che dava al retro del club –Eve, Tom venite?- chiese addolcendo lo sguardo

-Subito- La rossa prese Kagome a braccetto e voltò gli occhi verso Tom, ancora immobile –Non vieni?- chiese

-Certo, voi entrate, io arrivo- Kagome lo scrutò poi scrollò le spalle

-Come vuoi- Le due entrarono, richiudendo la porta alle proprie spalle.

Tom li guardò poi sospirò

-Un vero casino vero Inuyasha?- Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e guardò il gruppo

-Potete lasciarci soli un momento?- chiese. I restanti annuirono e si allontanarono di qualche metro, ancora senza parole dalla rivelazione di Kagome

-Neppure io sapevo di suo nonno. Deve essere stata dura per lei- disse Tom. Il ragazzo lo fissò

-Vuoi rimproverarmi Tom?-

-No. Adesso non ne ho voglia- disse scrollando le spalle –Ma penso che, Inuyasha, quello che tu stai facendo è fatica sprecata. Kagome è davvero arrabbiata a morte con te e anche dopo stasera lo avresti dovuto capire. La canzone ti era praticamente dedicata-

-Si, me n’ero accorto- Tom lo scrutò

-Quindi che hai intenzione di fare?-

-Riprendermela Tom, semplicemente. Te l’avevo detto-

-È inutile- disse scuotendo il capo –Rifatti una vita senza di lei Inuyasha-

-Sarebbe come chiedermi di morire. Questi tre anni sono stati un inferno, un tormento. Il suo fantasma mi seguiva ovunque e poi, quando l’impero di mio padre è caduto, l’ho visto come un segno. Speravo che tornando e parlando con lei, Kagome mi avrebbe…-

-Perdonato- concluse Tom

-Già-

-E’ egoistico-

-Lo so- Rimasero in silenzio qualche secondo poi Tom riprese parola

-Perché pensi che tornerà?-

-Perché so che mi ama, lo sento-

-Ma a volte non basta-

-E’ l’unica cosa a cui riesco a credere ora Tom. Non so come, né quando… ma lei tornerà da me-

-Sei molto sicuro di te-

-Ci provo- Si guardarono per lunghi attimi

-Ma tu l’ami veramente?-

-Certamente-

-E gliel’hai detto?- domandò. Inuyasha scosse il capo

-E’ troppo meschino da parte mia farlo ora, non me la sento-

-Devi tentare di farti perdonare, avvicinala senza fretta, non lasciarti prendere dalla foga e soprattutto… non essere geloso di Mikado- lo ammonì

-E’ più facile a dirsi che a farsi, te ne rendi conto? Io… impazzisco quando ci penso-

-Più tu ti lasci trasportare, più lei si allontanerà. Vedila in questo modo. Inuyasha, lui era l’unico che l’ha sostenuta, che l’ha accettata e che l’ha sopportata in questi tre anni, è ovvio che ora lei stia pensando ad una vita con lui-

-Lo immagino- borbottò. Tom scosse il capo

-Non so perché ti sto aiutando, ma vedi di non fare nessuna stupidaggine. Lasciala sbollire, avrete sicuramente tempo per chiarirvi-

-E tu come lo sai?- chiese sospettoso Inuyasha. Tom sorrise

-Diciamo che io vedo avanti- ghignò –Non so se mi spiego-

-Direi di no. Hai poteri sensoriali?-

-Nulla di simile. Ti sarà chiaro a tempo debito. Vedi però di lasciarla in pace, ora ha gli esami e deve concentrarsi e così intanto si sbollirà un po’-

-Farò come dici- concluse Inuyasha dopo qualche riflessione

-Ora rientro, sennò a mia moglie verrà un infarto-

-Ok- Inuyasha lo guardò allontanarsi quando improvvisamente si ricordò di una cosa –Tom!- Il biondo si voltò e alzò il sopracciglio

-Si Kujimawa?-

-Com’è… com’è stato il matrimonio?- domandò di getto. Tom sorpreso, rimase in silenzio, poi si illuminò sorridendo

-Bellissimo, è stato un peccato che né tu, né i tuoi amici ci foste, dico davvero. Ci avrebbe fatto piacere a quel tempo-

-Anche a me- Si guardarono, di nuovo seri

-Dai Inuyasha, chiedimelo. Tanto lo so che muori dalla voglia- disse avvicinandosi al moro

-Com’era Kagome quel giorno?-

-Raggiante dopo tanto tempo. Alla cerimonia non faceva altro che saltellare felice o ridere per un nonnulla, cose simili- Il suo sguardo si perse nei ricordi –Aveva convinto tutti Inuyasha, anche me- Lo guardò, finalmente nel presente –ci sono davvero rimasto quando, finito tutto, l’ho sentita piangere disperata in chiesa chiamando il tuo nome-

-Davvero?- Tom non gli rispose, limitandosi a fissarlo mentre si rodeva nei sensi di colpa

-Ti credo quando dici che questi anni sono stati un inferno senza di lei, davvero. Ma tu non immagini nemmeno cosa ha passato a causa tua Kagome. Quando ti dicono che l’amore uccide… beh credici- Sospirò –Non so cosa Kagome deciderà, ma quando lo farà devi promettermi che l’accetterai senza battere ciglio- Il moro non rispose subito ma poi si limitò ad un breve cenno del capo che scatenò un sospiro di sollievo da parte di Tom

-E’ davvero cambiata- mormorò sorridendo Inuyasha, appoggiando la schiena contro la fiancata dell’edificio –Quando l’ho vista ho stentato a riconoscerla- disse ridendo

-Beh, diciamo che i primi tempi era mossa dalla disperazione ma poi si è fatto largo in lei la rabbia… Inuyasha ora è anche migliorata, ora almeno ci si può parlare. Penso che allora, solo Mikado e le nostre lettere riuscivano a tenerle testa. Ti aggrediva nel vero senso della parola, non guardava in faccia nessuno, era scontrosa e acida. Ora al confronto è un agnellino. Diciamo che le fasi sono state tre. Disperazione, rabbia, rassegnazione. Ora vedi, con voi la rabbia non è sparita, ma allora se la prendeva decisamente con tutti- Scosse il capo –E’ stato un periodo veramente orribile per Kagome ed ora, aggiungici anche la morte di suo nonno… Davvero Inuyasha, è meglio se la lasci stare per un po’- Il moro annuì

-Ok, farò come dici tu e mi fido di te, aspetterò quel momento- concluse. Tom sorrise annuendo

-Molto bene. Ora però vado- Gli lanciò un’occhiata e sorrise –A presto Kujimawa-

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21- Scoperte e arrivi ***


Salve a tutti! Scusate il ritardo ma dopo un mese passato in Danimarca ritornare in Italia è stato un po’ scioccante… comunque anche se in ritardo Buona Pasqua a tutti! ^^-

Parlando della mia “breve” gita… dovete assolutamente andarci se ne avete l’opportunità perché è veramente bellissima! Diciamo che per ora nella mia scaletta è dopo la Scozia che ha il primato assoluto di bellezza naturale.

Ma non voglio annoiarvi troppo quindi passo subito a rispondere alle vostre recensioni!

 

smartina86: carissima! Spero che il tuo esame sia andato bene! comunque grazie della tua recensione e mi scuso per il ritardo ma in Danimarca non ho avuto l’occasione di postare… comunque si, speriamo che Inuyasha segua i consigli di Tom… ma, tu che dici? Al prossimo capitolo!

 

Chiba: ehm… wow. La tua recensione mi ha lasciato senza parole ma devo dire che mi ha fatto riflettere. Mi spiace molto che la mia storia non ti ispiri e non ti coinvolga, ma i gusti sono gusti vero? Sono sicura che tu non sarai ne la prima ne l’ultima però ho apprezzato molto la tua sincerità. Essendone l’autrice forse non ne vedo ogni difetto ma oso contraddirti su un punto che per me è molto fondamentale: la psicologia dei personaggi. Ovviamente forse lo vedo di più ma l’evoluzione c’è in ogni personaggio, certo, ovviamente alcuni momenti della storia possono essere statici, ma anche quelli mi parevano importanti per il fine della storia. Non so se mi sono spiegata bene. Però vorrei, mi piacerebbe, che finissi di leggere questa storia e che alla fine mi dessi un giudizio complessivo. La fic sul mio pc è conclusa e non ho intenzione di modificarla eppure mi interessa molto il tuo giudizio come di chiunque altro. Allora spero a presto.

 

Bellatrix_Indomita: grazie per la tua recensione. Sono contenta che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Al prossimo capitolo!

 

pretty: si! Quella canzone mi pareva assolutamente giusta e ascoltandola ho sentito che calzava a pennello con quel capitolo! Tom è troppo buono vero? Si, forse hai ragione…  Anche a me piacciono molto i Promessi Sposi ahah! Grazie della recensione!

 

jkio: non preoccuparti, non mi hai offeso, anzi, grazie per la sincerità. Mi spiace che la storia non ti piaccia o che ti paia banale (fidati, alcune volte lo penso anche io!) però penso che la nuova Kagome possa essere capita per come è diventata, o almeno questo è il mio punto di vista, è diventata così a causa di tutti i capitoli che precedono questa sua trasformazione e mi spiace che questo non sia stato colto. Comunque spero tu voglia continuarla a leggere in modo da potermi dare un giudizio su tutta la storia conclusa. Ciao!

 

coco_: grazie per la tua bellissima recensione! Sono felice che la mia storia ti piaccia fino a questo punto. È vero, lo scorso capitolo era pressoché statico ma servirà per i prossimi quindi porta pazienza ok? Grazie della recensione!

 

pillina28: leggere per scoprire!! Sappimi dire se anche questo capitolo ti è piaciuto! Al prossimo capitolo!

 

Beh, non voglio intrattenervi oltre. Grazie a tutti coloro che recensiscono o leggono semplicemente.

Buona lettura a tutti!

 

***

 

Capitolo 21

       Scoperte e arrivi

 

Giovedì 26 Giugno. Ore 20.50 (Tre settimane dopo la partenza di Tom)

Mikado strinse forte a se la ragazza che, ridacchiando, gli circondò il collo con le braccia

-Mi sei mancata da morire- mormorò lui strofinando il naso contro quello di lei

-Che tragico, non ci vediamo solo da 10 giorni-

-No cara mia, sono esattamente 13 giorni, 6 ore e 38 minuti- precisò lui controllando l’orario

-Che pignolo! Come ve la siete cavati tu e Takashi senza di me?- chiese la mora alzando gli occhi su di lui, appena in tempo per vedere una smorfia di disapprovazione delineargli il viso

-Non c’è nulla da ridere Kagome… abbiamo sfiorato la catastrofe, nel vero senso della parola-

-Esagerato-

-Non scherzo! Non so come faremo quando tu partirai per la Grecia tra qualche giorno, mollandoci soli come cani per più di un mese!- esclamò il giovane drammatico. Lei gli si strinse addosso e contemplò il vuoto senza rispondere al compagno che la fissò in viso sorridendo, fraintendendo quali pensieri frullassero nella mente della mora –Che succede? Credi davvero che non sia stato terribile?- Lei scosse il capo rialzando il viso

-No, no. Ti credo. Che mi cada un meteorite in testa se non è vero!-

Il giovane alzò il pugno verso il cielo, imitando in modo scherzoso la caduta di un oggetto volante, come in un cartone animato, e la colpì gentilmente sul capo

-Atterraggio effettuato- Kagome scoppiò a ridere e gli sfiorò i capelli mentre ridevano spensierati.

Erano nel monolocale del ragazzo, abbracciati immobili sul divano, con la luce artificiale del lampadario sopra di loro che illuminava tenuemente la stanza in quella calda serata di Giugno

-Dovresti comprarti un climatizzatore- gli fece notare lei –Qua dentro c’è un caldo insopportabile-

-Su, su, non ti lamentare. Non c’è così caldo-

-No hai ragione, ce né di più- Lui scosse il capo

-Non ho intenzione di staccarmi da te, almeno fino a stanotte, che sia chiaro. Pensa, oggi è probabilmente l’ultima volta che posso stringerti così- disse. Kagome abbozzò ad un sorriso

-Ehi Mikado, ma guarda che non resto mica là per sempre. Qui in Giappone ci ritorno, eccome!- esclamò convincente. Lui scrollò le spalle senza lasciarla

-Fammi fare come pare a me, non ti costa nulla no?- Lei scosse il capo e lui sorrise baciandole il naso –Thank you. Com’è andato l’esame comunque?- domandò. Lei sorrise

-Bene, credevo peggio te l’assicuro. Giapponese è stata, ovviamente, una passeggiata; le lingue idem, la forma è giusta, di questo sono certa e alla fine l’importante è quello, per le parole poi avevamo ciascuno un dizionario, quindi è stato facile; in matematica ho decisamente molti dubbi, ma tralasciamo l’obbrobrio; oggi invece ho avuto l’orale…- Lui annuì

-Si, mi avevi accennato qualche cosa sul giorno-

-Esatto. Ero molto tesa, però alla fine ho parlato tranquillamente- spiegò gesticolando eccitata –I professori erano molto fieri per la scaletta e le ricerche che avevo fatto-

-Tirando le somme: promossa a pieni voti!- esclamò lui

-Non penso a pieni voti, ma la promozione l’ho di sicuro! Che bello, sono libera! Libera dalla scuola, dai compiti, dallo studio, dai professori, dall’alzarsi la mattina alle 7 e… e… oh Kami, ho finito!!- Lo abbracciò forte canticchiando e lui le scompigliò i capelli

-Bravissima! Quando escono i quadri?-

-Tra un mese. Io sarò ancora in Grecia, ma mia madre mi informerà per telefono. Che eccitazione!-

-Ehi Kagome respira! Hai il cuore che va a mille! Sicura di non esserti bevuta qualche litro di caffè?- domandò ironico

-E tu invece?- chiese lei senza rispondergli –Com’è stato il tuo esame di maturità? Dove andavi?-

-Sono passato con 95- disse –Ma andavo a Kyoto quindi…-

-Ah, prima vivevi là? È una bella città, mi è sempre piaciuta! E poi 95… cavolo! L’Università invece?- domandò. Mikado sorrise gelidamente e scosse il capo

-Non è interessante, dico davvero-

-Oh su, non farti pregare!- Si guardarono qualche istante poi il moro sospirò rassegnato

-E va bene, ma tanto non mi crederai-

-Perché non dovrei? Su spara!- esclamò curiosa

-Ok… andavo ad H..va…d- sussurrò

-Cosa? Mikado, non ho capito-

-Harvard- gettò più forte. Lei lo fissò alzando il sopracciglio

-Intendi l’università di Harvard, a Cambridge, nel Massachusetts? Quella scuola che fa entrare si e no il 10% degli studenti?-

-9.1%- precisò lui annuendo

-Ok, tu mi stai prendendo in giro-

-Ecco, lo sapevo. Ecco perché odio parlare di certe cose- borbottò lui. La mora annuì

-Inventatene una migliore Mikado. Seriamente, dove sei stato?-

-Guarda che la mia non è una presa in giro. Sono davvero stato ad Harvard-

-Ma certo Mikado, certo. In realtà sei un figlio di papà che, non potendone più di essere viziato e ricoperto di soldi, ha mandato tutti a quel paese ed è venuto qui, in Giappone, cambiando modo di vivere da un giorno all’altro. Come no!- esclamò sarcastica. Lui scosse il capo

-Non proprio. I miei sono morti quando frequentavo il secondo anno e con loro sono andati in cielo anche i miei possedimenti e patrimonio. Sono riuscito ad arrivare alla tesi con la borsa di studio datami dalla scuola, non sai che fatica mantenerla. Dovevo tenere una media molto alta, altrimenti c’era il rischio che mi buttassero fuori oppure che la dessero a qualcun altro. Data la tesi sono tornato in Giappone dove avevo uno zio, Takashi per l’appunto, mi ha aiutato molto e gli sono molto grato per quello che ha fatto per me. Da quel momento mi sono dedicato alla musica con la mia chitarra finché non sei arrivata tu, quando ti ho incontrata ero tornato da qualche mese- raccontò.

Kagome, senza parole, si rese conto che effettivamente lei non conosceva nulla del passato di Mikado. Non erano mai arrivati a parlarne e lui aveva sempre taciuto su tutto

-Quindi… non mi stai prendendo in giro- concluse

-Lo giuro- rispose serio. Kagome, sconcertata si massaggiò le tempie

-Sei un genio di Harvard che si ritrova a fare per vivere un lavoraccio come il nostro?-

-Non è un lavoraccio, ma… si, è così-

“Oltre bello è anche intelligentissimo! Maledizione, se l’avessi saputo prima mi sarei fatta aiutare in matematica! Ma perché io devo sempre avere a che fare con dei ricconi? Sarà la mia maledizione…” Sorrise, più rilassata –Wow, che figata! Harvard!! Com’è la scuola?-

-Bellissima, quanto severa. La competitività là è soffocante, devi sempre stare sul chi va là… non ho avuto molti amici in quel posto. Però l’istruzione è eccellente- spiegò. Lei annuì

-Lo immagino. E la tesi? Con quando sei passato?-

-110… il secondo in tutta Harvard- Lei alzò il sopracciglio

-E il primo?-

-Ah quello… 110 con lode- Scrollò le spalle –Non ho preso la lode per un errore da vero idiota…-

-Capisco. Beh, è un buon voto… magari lo prendessi io!-

-Pensa intanto al voto di questo esame. Hai pensato a cosa fare dopo?- Lei lo guardò

-In che senso?- domandò. Il moro alzò il sopracciglio

-Cosa vuoi fare? L’università?-

-Ehm… forse… è probabile. Non ne ho ancora parlato seriamente con mia madre-

-Ma come?- La giovane si strinse nelle spalle

-Comunque se potessi andarci saprei già cosa andare a fare-

-Ovvero?-

-Letteratura- rispose –E ampliando, se è possibile, anche quella inglese. Sheakespeare… Wilde… Austen… cose simili- Lui annuì

-Ah capisco. E dove?-

-Non saprei… ma prima devo vedere se è economicamente possibile-

-Va bene. Spero tu possa andarci, davvero- Lei sorrise

-Anch’io!-

-Vuoi qualche cosa da bere?- domandò lui staccandosi da lei e alzandosi, sgranchendosi le gambe

-Mmmh, si grazie. Un the freddo- decise. Lui sparì nella stanza a fianco, ma rimbucò immediatamente scuotendo il capo

-Finito- dichiarò –Se aspetti 5 minuti vado a comprarlo al negozio qua sotto-

-Ti accompagno!- esclamò alzandosi la mora

-No, ferma lì- ordinò spingendola a sedere –Non ho voglia di chiudere la porta a chiave e comunque ci metto pochissimo, promesso- Lei annuì –Come lo vuoi il the?-

-Alla pesca naturalmente!- Mikado le strinse l’occhio baciandole la guancia

-Bene- Fece per allontananarsi ma si bloccò quando vide l’espressione contrariata di lei –Beh?-

-Sei un cafone- affermò Kagome incrociando le braccia al petto. Lui le si riavvicinò piegandosi su di lei, appoggiando le mani sullo schienale della poltrona ai lati della sua testa

-E perché mai?-

-Quel… bacetto… ti pare un bel modo per salutarmi?- chiese fissandolo male. Il moro sorrise

-Hai ragione, perdonami- Le sfiorò le labbra ritirandosi immediatamente –Va meglio?-

-Decisamente no- Lei lo prese per il colletto avvicinandoselo –Dopo tre anni hai bisogno che ti insegni come salutarmi come si deve?- chiese severamente

-Non si smette mai di imparare- disse saggiamente. La giovane roteò gli occhi scocciata e lo spinse poco gentilmente a sedere di fianco a lei, mettendosi a cavalcioni su di lui. Il giovane la lasciò fare, senza mai smettere di sorridere sornione

-Non so perché, ma mi piace come inizio, purtroppo, devo ricordarti che il negozio non rimane aperto per noi-

-Lo so e poi ora ci vai… questo è solo il… saluto-

-Spero ce ne sia uno anche quando torno tra qualche minuto-

-Certo e se fai presto posso anche vedere di… approfondire. Non so se è chiaro- disse maliziosa

-Assolutamente si- rispose prendendola per la vita –Sento già un certo movimento-

-E non ho fatto ancora nulla… voi ragazzi pensate solo a quello!-

-Siamo uomini- rispose lui, come se spiegasse tutto. Ed effettivamente…

Kagome scosse il capo

-Incorreggibile-

-Dai Kagome sbrigati che voglio tornare presto-

-Agli ordini milord- mormorò le abbassandosi su di lui. Gli scostò un ciuffo da davanti agli occhi per guardarlo meglio in quel liquido verde. Chiuse gli occhi e lo baciò.

Non trovò alcuna resistenza quando gli inondò la bocca con la propria lingua, che scontrò subito con quella del compagno che la stuzzicò girandoci intorno, incontrando i denti della ragazza e poi il suo palato che solleticò. Tornò indietro, incontrando la punta della lingua della giovane, giocandoci.

Si staccarono solo per un incessante bisogno di aria, guardandosi mentre regolarizzavano il respiro. Il moro le mise una ciocca dietro l’orecchio, senza mai smettere il contatto visivo e passò una mano tra i capelli ebano, dietro la nuca. Le sfiorò il collo con le dita calde e l’attirò a se nuovamente. La giovane si lasciò condurre contro quelle labbra invitanti.

Rispetto alla foga di prima e a quel bacio erotico, quello fu lento e dolce. Le bocche si incontravano dolcemente e le lingue giocavano con quella del patner in una sincronia  e complicità quasi paurosa.

Mentre si staccavano per la seconda volta e Kagome appoggiava, chiudendo gli occhi, la fronte contro quella di lui, pensò che dopotutto non avrebbe mai immaginato di risentire certe sensazioni in un uomo che non fosse Inuyasha.

Forse ora era veramente pronta a lasciarsi tutto alle spalle.

“Con calma Kagome, non andare di fretta. Rimanda a tutto dopo la Grecia, non ora” Aprì gli occhi e incontrò quelli innamorati di Mikado che le imporporarono le guance. Si scostò da lui e gli sorrise

-Ecco, ora puoi andare- concesse

-La ringrazio infinitamente milady, torno subito- disse inchinandosi e uscendo, senza attendere un altro istante.

Kagome, rimasta sola, si sdraiò chiudendo gli occhi e coprendoseli con un braccio, permettendo così alla luce del lampadario di non infastidirla, lasciò che i ricordi di quelle ultime settimane la invadessero.

La settimana dopo l’arrivo di Tom e Eve in Giappone la famigliola era ripartita, lasciando a Kagome, come regalo, un biglietto in prima classe di sola andata per l’aeroporto d’Atene, in Grecia. Questo, poteva essere usato entro un mese, prima della scadenza datata il 5 Luglio, e la giovane aveva deciso per il 28. Avvertito Tom, era stata informata che la villetta dove avrebbero alloggiato tutti insieme, si ritrovava a un ora di macchina dall’aeroporto e che per questo, avrebbe trovato una macchina ad attenderla.

Con in testa l’immagine della villetta ed eccitata per la partenza, Kagome aveva cominciato a studiare come una matta per l’esame, arrivando agli ultimi giorni che praticamente non usciva di casa, rimanendo rinchiusa dentro camera sua per ore a ripetere come una nenia formule, parole, frasi…

La fine della scuola era stata presa come una benedizione e, nella classe, si erano cominciati a formare gruppi di studio mentre venivano eseguiti le ultime prove per la festa di fine anno che, nemmeno a dirlo si era svolta egregiamente.

A proposito della festa. Kagome era venuta a sapere, qualche giorno dopo, che i gemelli si erano chiariti dopo una serie di pugni e una litigata furiosa, così, Daysuke, con un livido sotto l’occhio e il labbro spaccato, si era dichiarato a Karin che, senza indugio, aveva ricambiato i sentimenti del giovane. Ora formavano una bellissima coppia e pure Kasuke sembrava avesse conosciuto una ragazza, ma quella era solo una voce.

“Almeno loro sono finiti bene” pensò la giovane.

La settimana dopo la fine della scuola, si erano svolti gli esami scritti e per l’orale, la ragazza si era fatta spostare alla prima settimana ed era finita, fortunatamente, il giorno 26, riuscendo così a liberarsi per il 28.

Eppure… c’erano altre cose che la facevano pensare, cose successe sempre in quel breve lasso di tempo.

In 3 lunghe settimane non aveva mai, nemmeno una volta, né incontrato Miroku, né Inuyasha… nessuno del gruppo COBRA. Anche Sango a scuola, si era tenuta a debita distanza da lei, compreso durante gli esami scritti. Nell’orale non l’aveva incrociata, ma aveva saputo che era stata interrogata il giorno prima di lei visto che sarebbe dovuta partire.

Era sconcertante.

Nel senso, se quell’allontanamento improvviso era dovuto a ciò che aveva detto loro l’ultima volta… avrebbe dovuto pensarci prima!

Strinse il pugno mordendosi il labbro, furiosa con se stessa per un pensiero che troppe volte aveva sfiorato la sua mente, tormentandola

“Cosa stai facendo adesso Inuyasha?”

In quel momento la porta si aprì e, spalancando gli occhi, si vide sventolare davanti al viso la bottiglia di the

-Sono stato l’ultimo cliente della giornata, ne sono quasi fiero- disse Mikado allontanandosi verso la credenza. Kagome si sedette incrociando le gambe e lo guardò riempire due bicchieri –Immersa in pensieri profondi?- le domandò appena si fu seduto

-Mh? Oh, no… o almeno, non più del solito- rispose lei abbozzando ad un sorriso e svuotando il bicchiere. Il ragazzo rise divertito

-Si, effettivamente è così- Lei gli sfiorò la guancia e il moro la guardò, sorridendo malizioso –Credi che possa avere adesso il mio bentornato?-

-Immagino proprio di si- Lo attirò a se baciandolo e lui l’accompagnò quando la ragazza si sdraiò, senza abbandonare le labbra di Kagome

-Aspetta, andiamo almeno di là!-

-Ma no dai, non ho voglia di andare nell’altra stanza- Gli tolse la maglia che gettò per terra

-Ah… allora ho ragione quando dico che ti piace farlo in posti particolari… prima la macchina, il tavolo della nostra sala prove… e ora il divano. Non ti accontenti mai!- esclamò. Lei gli fece la linguaccia

-Diciamo che mi piace provare posti nuovi-

 

Quando i loro respiri si furono regolarizzati, Mikado la strinse a se, forte, mozzandole il fiato

-Mi uccidi- disse lei. Lui non la lasciò ma rallentò la presa, affondando il viso nell’incavo del suo collo

-Kagome?-

-Dimmi-

-Io ti amo, da morire- La ragazza annuì, senza sapere cosa fare, arrossendo –Se tu… un giorno vorrai, quando ti sentirai pronta e vorrai stare con me… Kagome io ti giuro, ti prometto, che ogni girono della mia vita sarai l’unica e la sola, per sempre-

Sotto la potenza di quelle parole e del cuore di lui che batteva furioso sotto la propria mano, la mora lo baciò

-E io spero di fare la scelta giusta Mikado- confessò.

L’immagine di Inuyasha la stordì, ma la scacciò, spingendola in un angolo della sua mente.

 

Sango si sentì scuotere la spalla e aprì gli occhi, stordita. Il volto di Miroku le comparve davanti, sorridente

-Ehi Sango, dai svegliati… siamo quasi atterrati!- sussurrò

-Di già?- chiese, raddrizzandosi sul sedile

-Vorrei farti notare che abbiamo viaggiato per 24 ore… non credo proprio che il tuo “di già” sia coerente!- sbottò da davanti Inuyasha girandosi appena per lanciare alla ragazza un’occhiataccia –Mentre tu te le dormivi tutte, noi ci siamo annoiati a morte!-

Koga, si voltò annuendo

-Si, è stata una noia! Soprattutto Inuyasha che sbuffava ogni dieci minuti, non è stato molto idilliaco-

-Beh, scusami tanto Koga se ho esposto tutta la mia noia a voi due piccioncini!-

-Inuyasha, ti pregherei di non mettermi in mezzo- commentò tranquilla Rin girando la pagina di un libro

-Gentili passeggeri l’aereo sta per atterrare. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza e di non alzarvi dalle vostre postazioni- disse una voce femminile che poi parlò in altre due lingue per poi chiudere la comunicazione dalla cabina

-Era ora- sbottò il moro osservando il paesaggio sotto di se

-Ehi Inuyasha?- Miroku si sporse e il giovane lo guardò

-Cosa?-

-Dobbiamo ammettere che questo viaggio è stata una vera e propria fortuna, non pensi?-

-Beh, non ce lo potevamo di certo immaginare Miroku- rispose. L’interlocutore fece una smorfia

-Già. E pensare che inizialmente non pensavo fosse una cosa così importante!-

-Fortunatamente tua madre ha buona memoria per le calligrafie altrui-

Miroku annuì rimettendosi comodo

-Mi spiace che Kagome non sia con noi- commentò –A Kikyo avrebbe di certo fatto piacere-

-Miroku, potresti evitare di nominare sempre e perennemente Kagome?- gli domandò palesemente irritato. Il giovane dietro di lui scrollò le spalle

-Anche se avessimo potuto, i biglietti erano prenotati e i posti assegnati, per di più Kikyo nella lettera non ha menzionato in alcun modo Kagome, né il suo desiderio che venisse con noi-

-Un po’ mi dispiace- lo interruppe Sango –Poi Kagome aveva l’esame orale e ho saputo che anche lei se l’era fatto spostare a questa prima settimana… però non ne capisco il motivo, forse anche lei doveva andare in vacanza- ipotizzò

-Forse, ma non ci deve interessare più di tanto- subentrò Rin voltandosi verso l’amica –Diciamocelo, Kagome è stata ben chiara. Solo che noi ci siamo illusi per niente- Tornò a far scorrere l’indice sul libro e concluse –Kagome non tornerà mai più nostra amica e non ci perdonerà mai-

-Che cosa orribile Rin! Invece io sono certa…-

-Sango… lo avevi detto anche qualche mese dopo la partenza di Inuyasha-

-E’ assurdo ciò che dici-

-Ma è la verità, che ci piaccia o meno-

-Qui è il comandante che vi parla: gentili passeggeri, l’aereo è atterrato all’aeroporto di Atene. Speriamo che la traversata sia stata piacevole. La compagnia vi augura una buona permanenza e ci auguriamo di rivedervi presto con questa compagnia. Buona giornata. Vi preghiamo di attendere che le luci delle cinture di sicurezza siano spente prima di alzarvi. Grazie della collaborazione- La voce femminile ripeté altre due volte la comunicazione in Francese e Tedesco, poi si spense, lasciando la prima classe in un borbottio sommesso.

Miroku alzò gli occhi guardando la lucina sopra di lui, accesa.

Quelle tre settimane erano volate via velocemente.

Dopo la scoperta del nonno di Kagome, si era stranamente sentito ancora più in colpa e questo l’aveva portato a evitare di andare a prendere Sango a scuola. Le pressioni del padre poi si erano fatte insistenti nell’ultima settimana e quel viaggio, capitato come un vero e proprio dono del cielo, era stata la sua fuga dell’ultimo minuto. Era stato preparato tutto in così breve tempo che non pensava ce l’avrebbero fatta entro la data indicata sui 5 biglietti prenotati, rinvenuti nella lettera di Kikyo. Certo, Kyoko si era opposta fortemente, cercando di coinvolgere sia suo padre che quello di Sango, però, non trovando nulla su cui cimentare le sue teorie folli, come le chiamò il padre la sera in cui ne parlarono, avevano dato loro il permesso di andare. Inuyasha avrebbe ricevuto il proprio lavoro dall’ufficio ogni settimana, mentre Miroku avrebbe continuato in Grecia gli studi.

Prese l’orologio, lo portò 7 ore indietro rispetto all’orario giapponese e sorrise.

Avevano due mesi da passare in totale relax. Lui e Sango avrebbero potuto passeggiare mano nella mano senza rischiare di scandalizzare nessuno. Un miracolo!

Ricordò quando aveva rinvenuto la lettera e di come lo era venuto a sapere, gli era quasi venuto un colpo!

 

[…]

La porta gli si chiuse alle spalle e, camminando verso le scale diretto in camera propria, ignorò i camerieri che lo raggiunsero di gran fretta

-Signorino, la vostra signora madre vi attende nella saletta del the-

-Ditele che la raggiungerò subito- Miroku andò a cambiarsi e, veloce, camminò per i corridoi, diretto dove la madre lo attendeva.

Sperava solo non intendesse parlargli di mogli, scelte, o cose simili… altrimenti sarebbe esploso! Già che era da giorni che non vedeva Sango e questo lo mandava un po’ fuori…

La saletta da the era una semplice stanza, dalle pareti di un tenue color pesca, il pavimento di marmo bianco ricoperto da un tappeto rosso dove era stato messo un tavolino circolare, di legno intagliato con motivi floreali ai bordi, le sedie imbottite di rosso intorno ad esso o delle poltroncine vicino alle ampie finestra lasciate aperte, dove una leggera brezza muoveva le tende immacolate, oppure accanto all’ampio camino spento.

La madre sedeva accanto a una finestra, all’ombra dai raggi solari, sorseggiando il proprio the, talmente assorta che non si accorse dell’arrivo del ragazzo che le si avvicinò. I capelli biondi, erano stati raccolti in un elegante chignon, dove alcune ciocche incorniciavano il viso giovanile e gli occhi turchesi messi in risalto da un semplice, ma elegante, abito blu

-Buon pomeriggio madre- La donna gli sorrise

-Oh Miroku, eccoti finalmente!- Il ragazzo le si sedette accanto e ricambiò il sorriso

-Non volevo farti attendere, scusami- disse. Lei mosse la mano incurante

-Ma va… Vuoi una tazza di the? È freddo e in una giornata simile non può che far bene- commentò

-No, ti ringrazio. Volevi parlarmi mi hanno detto?- chiese. Lei gli lanciò uno sguardo malizioso e sorrise

-Speravo che tu dovessi parlare a me-

-Come?- domandò sbigottito Miroku

-Ma si… in questi giorni ti stressano tutti molto vero? E poi non mi hai più dato nessuna notizia sulla lettera così…-

-Quale lettera mamma?- domandò lui alzando il sopracciglio

-Come quale? Quella che ho nascosto a tuo padre ricordi? Due settimane fa… Miroku, amore mio stai dormendo?- domandò ridendo appena

-Ah, intendi quella lettera che non aveva neppure il nome del mandante… non capisco nemmeno perché l’hai nascosta a mio padre-

-Ma Miroku! Davvero non l’hai neppure aperta? Spero tu non l’abbia buttata!!- esclamò

-Boh, forse… non ricordo. Si può sapere perché fai così la misteriosa?-

-Perché se tuo padre l’avesse vista, si sarebbe perfettamente ricordato, come me, di chi era quella grafia, visto che uno dei suoi migliori amici cerca il proprietario di quella da ben tre anni!- esclamò

-E quindi di chi sarebbe?- domandò il giovane, non capendo

-La lettera era di Kikyo- mormorò piano la donna

-Ma no dai, non è possibile-

-Se tu l’avessi letta subito dandomi retta, non ci sarebbero stati problemi e mi staresti credendo ora! E poi scusami… solo Kikyo scriveva la “a” in un modo così singolare… così minuta e ovale-

Miroku scattò in piedi, appena la madre ebbe concluso la frase. Tornò con la mente ai gironi in cui lui, Inuyasha e Kikyo studiavano tutti insieme e a quanto avesse invidiato la calligrafia di Kikyo, così bella, ordinata e unica

-Hai ragione!-

-Lo so-

-Occavolo… dove l’avrò messa? Scusa mamma e grazie dell’informazione!- esclamò uscendo e correndo verso la propria stanza che mise sottosopra.

Fortunatamente l’aveva ritrovata dentro un libro di economia, dalla copertina verde, e l’aveva aperta, quasi strappando la busta, rivelando 5 biglietti e una lettera minuziosamente ripiegata.

Dieci minuti dopo era al telefono con Inuyasha, leggendogli la lettera dove i COBRA erano stati invitati il giorno 25 Giugno a prendere un aereo che li avrebbe portati in Grecia.

[…]

 

La lucina si spense e ancora immerso nei ricordi la slacciò alzandosi e potendosi così sgranchire un po’ le gambe.

Scesero dall’aereo portandosi dietro i bagagli a mano, poi ritirarono i propri bagagli dirigendosi verso l’uscita dell’aeroporto

-Ok… e adesso?- domandò Sango cambiando mano per il bagaglio

-Beh, nella lettera dicevano che qualcuno ci sarebbe venuto a prendere- spiegò Inuyasha e Miroku annuì

-E sapete chi è o dove ci aspetta?- si informò Koga senza smettere di camminare

-Boh- rispose Miroku alzando le spalle –Non diceva nulla su questo- Rin si bloccò e incrociò le braccia

-E informarvi?!-

-Non c’era l’indirizzo o alcun che per rispondere alla lettera!!- si giustificò Miroku guardando l’amica. Ormai erano tutti fermi, che si guardavano l’un l’altro davanti all’entrata dell’edificio –Vero Inuyasha??-

-Confermo-

-Ok, ma lo sapete quanta gente va e viene da questo aeroporto?!- sbottò Sango –A centinaia!- rispose –Come pretendiamo di sapere chi e dove… oh Kami!!!- esclamò, cambiando improvvisamente colore

-E ora che c’è?- scoppiò Inuyasha

-Dietro di voi!! Dietro di voi!- esclamò indicando un punto. I quattro amici si voltarono e l’uomo ghignò

-Beh, non pensavo ci volesse così tanto a riconoscerci!- esclamò Naraku incrociando le braccia e guardando la ragazza accanto a se in jeans e maglietta, con un cappellino rosso calato per ripararla dal sole –Che ne pensi Kikyo?-

-E’ stato divertente- annuì lei

-Kikyo!!- esclamò Rin correndo ad abbracciarla dopo un attimo di sbigottimento

-Benvenuti ragazzi! Che bello rivedervi!- La ragazza abbracciò Sango, Miroku e Koga, per poi gettare le braccia al collo di Inuyasha –Mi sei mancato tantissimo!- esclamò

-Anche tu Kikyo! Come stai?-

-Benissimo! Ma a dopo i racconti, usciamo da qui è meglio… ho un sacco di cose da dirvi e poi voglio che anche voi mi raccontiate tutto!- I COBRA, quasi completamente riuniti, si diressero verso una macchina, che caricò tutti i bagagli e ospitò gli ospiti che si accomodarono all’interno della vettura, chiacchierando animatamente, lasciando indietro tutte le preoccupazioni, troppo felici per essersi ritrovati tutti insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22- Racconti, ricordi ***


Mi spiace infinitamente per il ritardo… davvero. Avete presente quell’orribile periodo che arriva prima o poi nella vita? Beh a me è arrivato e spero che non ricapiti mai, mai più.

Ma non voglio parlarne ^^

Scusate ancora per questi due mesi di assenza. Adesso mi metterò bene in riga e finirò di postare la storia, prometto. Quindi continuate a seguirmi!

Gomenasai

Ambra

 

***

 

Capitolo 22

Racconti, ricordi

 

27 Giugno. Ore 15.45

Kagome richiuse la valigia e la spinse sotto la finestra spalancata dove entravano i raggi solari che illuminavano la stanza. Sopra al troller appoggiò lo zainetto rosso, ancora mezzo vuoto e che avrebbe riempito con le ultime cose personali la sera.

“Domani, devo solo aspettare un giorno… così dopo non dovrò vedere questo posto per un lungo mese… che felicità! Non vedo l’ora che arrivi domani!”

Prese la borsa infilandosela a tracolla e uscì dalla camera, scendendo veloce le scale

-Mamma!- esclamò

-Si Kagome?- La voce proveniva dal salotto e la ragazza raggiunse la madre, comodamente seduta su una poltrona con un libro tra le mani dalla copertina rossa e una bottiglia di the freddo sul tavolino accanto a lei. La donna alzò gli occhi incorniciati da un elegante paio di occhiali dalla montatura trasparente

-Vado in posta, torno tra poco-

-Va bene, va pure. Perché, intanto, non vai a prendere tuo fratello agli allenamenti di calcio mentre sei in giro?-

-Dai mamma, può tornare a casa da solo, l’ha sempre fatto- rispose lei

-Il campo è vicino alla posta e poi Sota ci tiene così tanto che per una volta puoi andarlo a vedere gli ultimi 5 minuti-

-Ok, va bene ci vado, ma lo faccio solo perché non lo vedrò per un mese!- esclamò spazientita voltando le spalle alla madre che sorrise

-Allora a dopo Kagome-

-Si, ciao mamma!- esclamò la ragazza infilandosi le scarpe e uscendo. Guardò l’orologio e notò che mancava ancora molto alla fine degli allenamenti di Sota, così decise di prendersela con calma e, lentamente, si incamminò verso il centro, per andare in posta.

Si fermò più volte davanti ai negozi, senza mai smettere di guardarsi intorno, quasi aspettandosi di vedere comparire qualcuno da dietro un angolo

-Ciao Kagome! Non ti avevo riconosciuta da dietro-

La mora si voltò di scatto e vide Miu mano nella mano con il ragazzo che aveva conosciuto al bar. Gli occhi neri del giovane la studiarono qualche istante poi lei distolse lo sguardo, a disagio

-Miu! Da quanto tempo non ti vedo!- esclamò la giovane di rimando felice. La rossa annuì e le si avvicinò, lasciando la mano del giovane che se la mise in tasca

-Come stai?-

-Tutto bene grazie. Tu? Passeggiata romantica?-

-Sto bene grazie- rispose arrossendo leggermente Miu

-Com’era andata poi a casa dei suoi genitori?-

-Oh, è vero. Dopo non ci siamo più viste e non te ne ho potuto parlare. Comunque è andata bene, Kayri ha dei genitori simpaticissimi e due sorelle davvero adorabili…-

-…quanto pestifere vorrei aggiungere- puntualizzò il ragazzo avvicinandosi alla propria ragazza

-Sono due gemelline bellissime e lui le adora, viziandole e straviziandole… non devi credergli- sorrise la rossa lanciandogli uno sguardo divertita. Lui fece una smorfia di disappunto che venne poi sostituito da un ampio sorriso

-Quanti anni hanno?- chiese curiosa Kagome prestando attenzione al giovane che rispose con una scrollata di spalle

-Cinque. Degli angeli con tutti, solo con me sono pestifere e incorreggibili-

-Ma… scusami… quanti anni ci sono di differenza tra di voi?-

-Circa quindici anni… ma devi sapere che i miei genitori sono degli irresponsabili… mi hanno sfornato quando avevano diciassette anni lei e diciotto lui-

“Che finezza” pensò sarcastica la ragazza

-Dove stavi andando Kagome?-

-In posta a fare qualche commissione, voi?- domandò

-Stavamo andando al cinema… anzi, sarà meglio muoversi, altrimenti perdiamo la prenotazione- commentò la rossa guardando l’orologio da polso. Il ragazzo le prese la mano che strinse –Com’è andato l’esame scritto?-

-Bene, ho già fatto l’orale anche. Sono libera!-

-Di già? Ti sei fatta spostare?-

-Si, il fatto è che domani parto e quindi ho dovuto-

-Ah si? Dove vai?-

-Grecia, ad un ora da Atene-

-Che bello!  Anche io vorrei andarci. Mandami una cartolina ok?-

-Lo farò, promesso- rispose sorridendo e incrociando le dita

-Allora a presto e divertiti!-

-Contaci. Ciao!-

-Ciao Kagome!- esclamò la ragazza. I due si allontanarono e Kayri alzò la mano in segno di saluto

“Sono davvero contenta per lei, si vede che ora è felice con Kayri” Li guardò sparire e sorrise “Potrei anche io essere come loro se mi decidessi di dimenticarlo definitivamente… beh, almeno in Grecia non dovrò essere terrorizzata al pensiero di poterlo vedere in giro” Arrivata in posta ritirò un gruzzoletto che mise al sicuro in borsa, poi si allontanò verso il campo da calcio, giocherellando distrattamente con il pendente a forma di conchiglia. Finalmente raggiunse il luogo dell’allenamento, dove dei ragazzi correvano rincorrendo un pallone. Si sedette su una panchina accanto al campo, attendendo che finissero e riconobbe, tra i ragazzi, alcuni amici di Sota

-Kyosuke, copri la fascia sinistra e non perdere di vista la palla! Se viene verso di te blocca il compagno e prendila!- gridò un uomo dall’altra parte del campo

-S…Si signore!- rispose il ragazzino preso in causa spostandosi verso la zona desigata, lasciata scoperta

“Ma dove siamo? In un campo militare? ‘Si, signore’? Vuole anche l’inchino Sua maestà?” pensò scocciata la giovane

-Koshuzo, vuoi anche un caffè?! Sei un difensore, proteggi la porta della tua squadra! Blocca il tuo avversario invece di guardarti in giro!-

-Certo! Mi… mi scusi!-

Kagome indirizzò lo sguardo verso quella voce.

Kohaku Koshuzo, capelli corti castani, occhi scuri e sguardo pauroso, era l’esatto opposto della sorella maggiore in tutto e per tutto. Credulone, insicuro, poco brillante nello sport… Probabilmente anche il carattere era stato preso dal padre con gli occhi. Lo guardò correre in avanti, tentando di sottrarre la palla a Sota che gli si avvicinava veloce, pallone ai piedi. Doveva ammettere che era piuttosto bravo, aveva maestria nei movimenti. Sota dribblò l’amico, troppo concentrato sul gioco per accorgersi che la sorella lo stava guardando a pochi metri da lui, e continuò a correre verso la porta, dove il portiere lo attendeva con sguardo pronto e sicuro. Il ragazzino tirò, indirizzando il pallone in un angolo in basso, ma il portiere si tuffò e la intercettò, parando. Il fischio dell’allenatore smorzò le esclamazione di disappunto dei compagni che andarono verso l’uomo, soddisfatto, tirando delle pacche di incoraggiamento al loro compagno che aveva fallito il tiro

-Avete giocato bene oggi. Complimenti a tutti, state facendo ottimi progressi. Ci vediamo qui, alla stessa ora, la prossima settimana. Buona giornata ragazzi-

-Si, grazie!- risposero in coro. Il gruppo cominciò lentamente a disperdersi e Kagome ne approfittò per avvicinarsi al fratello che beveva avidamente dalla borraccia

-Bravo Sota, non immaginavo fossi così dotato!- esclamò. Il fratello strabuzzò gli occhi ala voce, tossendo

-Ka… Kagome?- Si voltò di scatto e la fissò stralunato –Da quando sei qui? Se me l’avessi detto… io… io mi sarei impegnato e… e… hai visto la mia figuraccia!- esclamò appena si fu ripreso

-Calmati Sota. Guarda che sei stato davvero bravo-

-Dici sul serio?-

-Ma certo- confermò. Il ragazzino ancora poco convinto tentò di spiegare

-E’ che… è Koichi, il nuovo portiere. È appena entrato in squadra ma è così bravo… non riesco mai a fare goal! Sembra che sappia sempre dove ho intenzione di tirare… secondo te legge nel pensiero?-

-Non dire sciocchezze fratellino. Probabilmente gioca da molto più tempo di te ed è più esperto-

-Forse-

-Dai, torniamo a casa che ho solo voglia di un divano, della tv e di popcorn-

-Hai già finito di preparare le valigie?- Lei si voltò a guardarlo

-Certo. Devo solo mettere dentro questa sera le ultime cose dentro lo zainetto- rispose

-Che velocità! Quando sono andato via oggi dovevi ancora cominciare!-

-Ma avevo già in mente che portarmi mostro. Vai a salutare i tuoi compagni dai-

-Ok. Vado e torno-

“Altrimenti ti mollo qui, quindi ti consiglio di muoverti” rispose mentalmente la ragazza con una smorfia, guardando il fratello salutare i compagni e intrattenersi con Kohaku che le lanciò uno sguardo ansioso. I due amici le si avvicinarono

-Ehm… posso accompagnarvi per un pezzo visto che andiamo nella stessa direzione?- domandò timidamente il castano senza riuscire a tenere lo sguardo fisso su Kagome che scrollò le spalle

-Come volete. Andiamo- rispose secca cominciando a camminare verso casa.

I due l’affiancarono quasi subito e tra il trio calò il silenzio.

Non aveva proprio voglia di parlare con il fratello di Sango e di certo non avrebbe cominciato lei un discorso qualsiasi, d’altro canto i due più piccoli erano troppo in soggezione con la giovane. Kohaku strinse i pugni e prendendo coraggio la guardò

-Com’è… andato l’esame?-

-Bene, penso sia andato sufficientemente bene- rispose la ragazza modesta

-Quando hai l’orale?- si informò

-L’ho avuto solo ieri e si, me lo sono fatta spostare di mia iniziativa e si è andato bene-

Il ragazzino strinse le labbra, senza sapere più che cosa dire e Sota fece passare lo sguardo tra la sorella e l’amico, senza sapere che fare. Colpì il fianco di Kagome con il gomito e la guardò, rimproverandola silenziosamente.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, seccata, ma concluse che, in fondo in fondo, ma molto in fondo, Sota non centrava nulla e che quindi dimostrarsi gentile sarebbe stato educato

-E tua sorella?- domandò, sapendo che il ragazzino avrebbe apprezzato. Come immaginava lo vide acquistare sicurezza

-Tutto a posto, ha detto che come esame è stato piuttosto facile e che si era aspettata di peggio. Anche per l’orale non ha avuto grosse difficoltà-

-Ah si, mi avevano detto che se l’era fatto spostare perché doveva partire-

-Si, partiva la sera che ha fatto l’orale con il fratellone e alcuni amici-

“Ecco spiegato il mistero” pensò ironicamente –Buon per loro allora-

-La mamma era scontentissima- continuò il ragazzino, cupo –Ha cercato invano di non far partire Sango, trovando scuse assurde, appellando anche il papà di Miroku, poi però è stata messa a tacere… e mia sorella è potuta partire indisturbata-

-Ma il sospetto c’è-

-Solo la mamma-

-Ma è successo perché si sono lasciati sfuggire qualche cosa o perché tua madre, come tua sorella del resto, è molto perspicace?- chiese. Kohaku rimase a pensare qualche attimo prima di rispondere

-Penso che la seconda sia la più esatta visto che non è un mistero il fatto che mia madre è una donna con una buona ‘visuale’ di tutto. Però penso che anche la prima possa essere esatta, anche se con meno intensità… Anche ad un occhio esterno il rapporto che lega Miroku e Sango può definirsi comunque strano e ambiguo. Sono troppo legati, si coprono le spalle a vicenda, escono spesso insieme… metti poi il fatto che Sango non si confida mai con la mamma, Miroku men che meno… quindi mamma può farsi molti viaggioni mentali preoccupandosi come non mai per anche le più piccole cose- spiegò –Tira davvero una pessima aria in questo periodo a casa- concluse sospirando.

Kagome lo guardò. Era la prima volta che parlava con lui dopo quello che era successo anni prima, eppure non si sentiva a disagio come avrebbe creduto, anzi, non era nemmeno così terribile. Ma dopotutto Kohaku non c’entrava niente

-Quindi questo viaggio deve averla spiazzata parecchio-

-Si, però dice di essere tranquilla sapendo che Inuyasha è lì con loro-

-Sembra proprio che stia dando fiducia alla persona sbagliata- commentò alzando il sopracciglio

-A loro va bene così e finché anche mamma è tranquilla siamo al sicuro dai suoi scleri- rispose

-E quando torna tua sorella?- domandò. Kohaku la guardò, lanciando di sfuggita un’occhiata all’amico che alzò le spalle

-Il mese prossimo circa… non so però il giorno-

-Capisco- Camminarono ancora per qualche metro, in silenzio, e capendo che il discorso era concluso, Kohaku si fermò a una deviazione

-Allora io vado… Sota, ci sentiamo domani ok?-

-Certo, a domani!- esclamò

-Kagome… beh, buona fortuna- augurò. Lei gli fece un breve cenno del capo e il ragazzino si allontanò, sventolando la mano nella direzione di Sota che corrispose.

I due fratelli ripresero indisturbati la via verso casa e il minore sorrise

-Non è stato così terribile, vero sorellina?-

-Perché avrebbe dovuto esserlo?-

-Subito avevi una faccia…-

-Beh, non ero esattamente al settimo cielo-

-Per questo ti sei dovuta ricredere: alla fine non è stato terribile- precisò. Lei lo fissò male e sbuffò, nell’evidenza delle parole del fratello che sorrise contento.

 

-Oh Kikyo! Sposata e con già due bambine e incinta del terzo… sono così felice per te!- esclamò Sango abbracciandola con slancio sulla limousine, in viaggio già da una mezzora –Parlami un po’ di loro-

-Beh, le conoscerai tra poco e quando succederà sono certa che cominceranno a gridare e a gironzolarci intorno senza un attimo di tregua. Non stanno ferme un momento!- raccontò la donna

-Qualche settimana fa, ad esempio, hanno colorato con della tempera tutte le lenzuola dei loro letti… un’ottima opera d’arte- spiegò Naraku divertito –I camerieri erano disperati appena le hanno viste-

-Posso immaginare- sorrise Rin –Koga, muoviti a compiere 21 anni, capito?- Il ragazzo strabuzzò gli occhi e la guardò stranito

-Perché?- balbettò

-Ma come? Perché così ci sposiamo, mi sembra ovvio!- esclamò. Lui assunse un colorito bordeaux e balbettò qualche cosa di incomprensibile, chiudendosi poi in un muto silenzio. Miroku rise divertito

-Povero Koga! Dai Rin, smettila di prenderlo sempre in giro-

-Ma chi scherzava?- chiese lei, innocente

-Non capisco perché sei così contraria al matrimonio- disse Kikyo scuotendo il capo –E’ così bello-

-Ma scherzi? Troppe scartoffie, troppo casino e troppo impegno. Se due persone si amano mica hanno bisogno del permesso degli altri!- esclamò lei

-Ma sposandoti cambia tutto e diventa molto più romantico!- costatò Sango

-Oppure cade tutto a catafascio- borbottò acida lei –No grazie, per il matrimonio io non cambierò idea, mai!-

-A ognuno il proprio pensiero- concluse Naraku alzando le mani in segno di resa

-Grazie, tu si che capisci! Kikyo, ti sei sposata un uomo intelligente oltre che bello-

-Si, modestamente ho ottimi gusti-

-Kikyo, vorrei ricordarti che non sono un oggetto- precisò Naraku

-No, sei solo il mio adoratissimo, bellissimo, stupendissimo, magnificissimo…-

-Si, si, abbiamo capito!- esclamò Miroku bloccando la giovane sul nascere –Ma non siamo ancora arrivati?- chiese. Kikyo guardò fuori dal finestrino e sorrise

-Tra poco potremo vedere la villetta, ha una splendida vista sul mare-

-Che bello! Quando possiamo andarci?- chiese Rin eccitata

-Beh, potremmo andarci domani tutti insieme. Tanto Naraku sarà impegnato con lavoro e le bambine non si perderebbero mai una uscita al mare. Comunque appena arriviamo vi faccio portare il pranzo in camera così poi potrete riposarvi dopo un viaggio così estenuante-

-Non sai quanto… è stato così noioso- commentò Miroku alzando gli occhi al cielo

-Senza contare che Inuyasha non aiutava molto a rendere il viaggio più piacevole… sbuffava un momento si e l’altro pure!-

-Koga, non rompere- sbottò il ragazzo colpendo l’amico al fianco. Kikyo rise divertita e si rilassò contro lo schienale

-Non siete cambiati per niente- costatò –Caratterialmente intendo-

-Beh, Inuyasha è diventato di certo più responsabile da quando vive da solo- la informò Koga

-Come da solo? E Sesshamaru?-

-E’ volato via con mio padre… sai, tanto per farsi bello ai suoi occhi cercando di recuperare con lui qualche cosa- borbottò

-Ah già, la notizia è arrivata fin qui- ricordò Naraku –E’ stato proprio un vero è proprio crollo, ne parlavano tutti i notiziari-

-Già- affermò Inuyasha annuendo. Guardò l’amica e alzò il sopracciglio, irritato –Kikyo, se ridi… io giuro che rischierai la morte- la minacciò

-No… non sto… ridendo… è solo che tu… tu…- Troppo tardi. La risata di Kikyo risuonò nella macchina e dovette appoggiarsi a Naraku per tentare di contenersi –Inuyasha che fa il bucato e cucina!- Rin la seguì

-Perché non lo hai ancora visto fare le pulizie domestiche!-

Inuyasha si schiarì la voce, contrariato

-Potete ridere quanto volete voi… ma fatto sta che non me la cavo neanche male- sbottò

-Almeno ora sai prepararti un caffè decente! Tre anni fa tu e Miroku in cucina eravate un vero e proprio disastro e alla fine toccava sempre a me e a Kago…- Sango si interruppe bruscamente, smorzando il sorriso sulle sue labbra, anche se ormai il danno era fatto

-Ma che belle villette! Quale hai detto che è la vostra Naraku?- domandò Koga tentando di cambiare inutilmente discorso

-Ehm… su quella collinetta laggiù- rispose l’uomo, distogliendo gli occhi dall’espressione mogia della moglie e da un gruppo piuttosto a disagio.

L’auto si fermò e i passeggeri scesero, sgranchendosi finalmente le gambe

-Eccoci arrivati!- esclamò Kikyo sorridendo –Non è enorme, però staremo tutti comodi- spiegò.

La “villetta”, come l’avevano chiamata prima i padroni di casa, era di due piani, con un balcone di almeno 14 mq sulla facciata davanti e con un giardino immenso, circondato da un cancello finemente lavorato.

Naraku, per la sua famiglia, non si era di certo sprecato.

Inuyasha chiuse gli occhi, sentendo in lontananza le onde del mare infrangersi contro gli scogli

-Beh, di certo è più grande della mia residenza attuale- ironizzò

-Che ragazzo divertente- sbuffò Miroku

-Dal secondo piano potrete vedere il mare che da a ogni vostra camera, le ho scelte personalmente- spiegò la giovane madre appoggiandosi alla portiera stancamente. Naraku le fu subito accanto e lei gli si appoggiò contro

-Muoviamoci allora, porteranno dentro gli altri le vostre valigie, non preoccupatevi. Venite- li esortò Naraku facendogli strada affiancato dalla moglie che lo teneva saldamente per mano.

Il gruppo entrò e una schiera di camerieri allineati gli diedero in coro il ben tornati. Naraku si fermò vicino al primo, il capocameriere, ordinandogli di portare le valigie nelle camere assegnate per gli ospiti e di far preparare il pranzo

-Le bambine si sono svegliate?- si informò immediatamente Kikyo, dopo che Naraku ebbe finito di parlare

-No signora, dormono ancora come angeli. Le ho controllate personalmente 5 minuti fa- rispose Maria, avvicinandosi di un passo

-Grazie, ora ci penserò io-

-Certo- La minuta cameriera si allontanò, raggiungendo in fretta le cucine.

Inuyasha si guardò intorno, con scarso interesse, ma un po’ elettrizzato. Era da un po’ di  tempo che non riceveva un’accoglienza simile, in una casa così grande almeno. Di solito, quando tornava a casa, nel suo appartamento, ad attenderlo c’era solo il vuoto e il silenzio. Nessuno lo aspettava a casa dopo una dura giornata di lavoro, nessuna cena calda in tavola, nessuna casa accogliente, nessun letto dove unirsi con la donna amata…

“Se non avessi fatto il coglione, ora ad aspettarmi ci sarebbe Lei” pensò triste.

Cosa stava facendo? A che pensava in quel momento? Con chi era? Con sua madre o con suo fratello? Con i suoi nuovi amici? Con quel… borioso ragazzino?

Un moto di rabbia lo accecò, soffocandolo, al solo pensiero. La sua Kagome con un altro. La sua bellissima e specialissima Kagome.

Anche lui ci aveva provato… ma dopo qualche volta non ce l’aveva più fatta: il pensiero di Lei che lo accusava, per altri motivi ancora, lo facevano stare malissimo. Chissà, forse in quel momento Sasha, chissà dove, si stava vantando del fatto che era andata a letto con i grande Inuyasha!

“Grande… io?” Guardò i suoi migliori amici, intenti a guardarsi intorno, meravigliati, e si soffermò su Sango e Miroku, che si tenevano per mano.

E li invidiò, solo per un attimo li invidiò come mai avrebbe creduto.

Non c’era poi molto da invidiarli… fratelli che fuggivano dalla morale comune solo per potere stare insieme. Ma solo per quello erano da invidiarli, perché loro almeno erano insieme.

Lui invece? Fuggito dalla donna che amava per una manciata di soldi… Che codardo. Come avrebbe potuto riparare un danno simile? Cosa doveva fare?

Aveva detto tante belle parole a Tom, cose a cui credeva ovviamente ma… come avrebbe fatto a riportare Kagome a se?

 

Proprio in quel momento, in Giappone, il soggetto dei pensieri di Inuyasha si infilava sotto le coperte, pronta per un lungo sonno ristoratore, dopo aver controllato per la decima volta che lo zaino fosse pronto e la valigia in ordine.

 

Sango e Miroku, Koga e Rin avevano ricevuto ciascuno una camera doppia, in modo tale da poter rimanere soli. Le tre camere erano al secondo piano, proprio come aveva detto Kikyo, e davano la vista ad uno splendido mare, che Inuyasha stava osservando dalla sua camera da letto matrimoniale, che avrebbe diviso con se stesso.

Il pranzo era stato ottimo ed erano stati tutti molto gentili, però non si sentiva stanco, non aveva sonno: troppi pensieri gli affollavano la mente.

Un lieve bussare lo distrasse e, voltandosi verso la porta, invitò il visitatore ad entrare.

Kikyo gli sorrise e richiuse la porta alle proprie spalle

-Ciao Inuyasha. Non ti sei ancora cambiato?- chiese, andando a sedersi sul bordo del letto, di fronte a lui

-Kikyo… Ora mi cambio. Mi sono fermato alla finestra e il paesaggio mi ha fatto perdere la cognizione del tempo- spiegò –Non sono così stanco come pensavo comunque-

-Certo, capisco. Ho fatto un salto dagli altri prima e ora sono tutti e quattro nel mondo dei sogni… ne ho approfittato per fare due chiacchiere con te in santa pace- disse fissandolo. Lui annuì e le si sedette accanto, sorridendole

-Ti trovo davvero bene Kikyo, dopo due gemelli stai aspettando il terzo figlio… sei in forma e dal poco che ho visto sei anche felice. Te lo meriti, davvero e complimenti, anche se un po’ in ritardo- ironizzò. La ragazza sentì gli occhi inumidirsi e gli prese una mano, stringendola tra le sue, tremando leggermente

-Inuyasha perdonami, perdonami ti prego! Sono fuggita, ti ho lasciato nei guai, non ti ho mai detto nulla e ti ho abbandonato, facendoti affrontare da solo i nostri genitori, mi spiace talmente tanto per questo, io… scusami per il mio egoismo!- esclamò piangendo –Se tu ora mi odiassi ti capirei, ma perdonami per avere scambiato la mia felicità con la tua!-

Inuyasha, basito, si rese improvvisamente conto dell’assurdità di quel discorso insensato. Eppure, qualche settimana prima, lui aveva fatto un discorso simile a Miroku che l’aveva zittito in malo modo e ora si rendeva conto che tra di loro, l’unico vero egoista era lui.

Le mise una dito sotto il mento e le alzò il viso scuotendo il capo

-No Kikyo, no- Le asciugò gli occhi con il pollice e la guardò, serio –Non devi addossarti nessuna colpa, tu non hai fatto niente e non c’entri. Piuttosto penso che ci voglia davvero molto coraggio per abbandonare la famiglia, gli amici e perfino lo Stato solo per riuscire a stare con la persona che si ama. Il tuo è stato un gesto molto coraggioso e intraprendente. E poi ora sei felice, non è vero?- chiese sorridendole

-Si, è vero, sono felice- ammise. Gli occhi le si riempirono di nuove lacrime e abbassò lo sguardo –Però ho sempre vissuto questi anni nell’angoscia e nella colpa… Sono stata così male…- Alzò gli occhi verso di lui e le lacrime traboccarono, brucianti –Quante persone hanno e stanno soffrendo per la mia felicità? Quanti pagano?- domandò, stringendogli la camicia –Non posso, non riesco a dimenticare il giorno in quell’aeroporto, quando i miei genitori stavano per prenderci… le loro urla, le grida di mia mamma… e poi con il passare dei mesi… il pensiero di aver tradito inconsciamente tutti quanti voi… come, dimmi come ho potuto farvi questo?-

-Smettila Kikyo, smettila di pensarlo! Tu non hai fatto niente, capito? Hai semplicemente seguito il tuo istinto, il tuo cuore, cosa che avrebbe fatto chiunque! Non tutti possono essere felici nello stesso momento, ricordalo. Forse non lo saranno oggi, ma un domani si, e tu devi crederci Kikyo, altrimenti nessuno riuscirebbe più ad andare avanti- Lei lo guardò e riuscì a notare i suoi occhi addolorati, prima di essere mascherati da uno sguardo dolce, tutto per lei.

-Inuyasha-

-Mh?-

-Spiegami cos’è successo- pregò. Lui guardò gli occhi imploranti della mora, ma distolse in fretta lo sguardo, stringendo le labbra –Anche se un po’ lo immagino… parlami Inuyasha, spiegami-

-Non chiedermelo… non posso- mormorò

-Perché?-

-Il ricordo è troppo amaro… provo già troppo disgusto verso di me… Svegliarmi la mattina e sapere che è passato un altro giorno che mi allontana da quel ricordo orribile e doloroso, da quella mia decisione nefasta…- La guardò -E poi… non voglio leggere nei tuoi occhi il disprezzo che proverai verso di me…- disse. Lei si alzò, parandosi davanti al giovane che corrispose lo sguardo

-Non potrei mai disprezzarti, chiaro?  So perfettamente cosa ti ha spinto a partire e non devi giustificarti con me, perché ti capisco, ok?- Il moro annuì e lei gi si risedette accanto, soddisfatta

-Tanto vale che te lo dica io allora, altrimenti sono certo che chiederai a Sango o a Miroku…- sospirò. Lei sorrise sotto i baffi scuotendo innocente il capo

-Non lo farei mai!- esclamò –No, a parte gli scherzi… vorrei davvero sapere la situazione- mormorò rattristandosi –In macchina è bastato menzionarla per cambiare l’umore generale. Voglio solo capire cos’è accaduto- Inuyasha annuì

-E’ legittimo, dopotutto tu non puoi immaginare e… mi sembra corretto informarti di tutto. Sarà un racconto abbastanza lungo, quindi mettiti pure comoda- disse. La mora raddrizzò la schiena e incrociò le gambe, dandogli la sua piena attenzione.

-Ok, comincia pure-

-Bene, sarà dunque il caso di partire dall’inizio. Facciamo un salto di tre lunghi anni…- chiuse gli occhi e parlò, lasciando che i ricordi lo invadessero e i fiumi di parole fuoriuscissero dalle sue labbra, senza mai essere interrotto dalla sua interlocutrice, che ascoltava attentamente ogni parola, cogliendo ogni sfumatura, ogni cambiamento di espressione

-…ogni volta che tentavo di dirglielo desistevo: non volevo spegnere il suo sorriso, ogni giorno più luminoso e… più tempo passava e meno riuscivo a comportarmi normalmente- Si alzò, andando verso la finestra, che faceva entrare una brezza marina piacevole –E poi, un pomeriggio, venne da me Miroku. Mi accusò apertamente e cominciammo a discutere, anche se sapevo perfettamente che lui aveva ragione e io torto marcio. Le sue parole erano una nenia che si ripetevano giorno dopo giorno, ma ogni volta accrescevano in me l’ansia- La guardò, sorridendo –Assurdo, non pensi? Dopotutto lo sai anche tu no? Io sono il grande Inuyasha Kujimawa! Tutti sanno chi sono e tutti mi portano rispetto… allora perché quel “grande” è così sbagliato?- Le voltò le spalle, incollando lo sguardo sul mare –“Lo sai da due anni la decisione di tuo padre! Tra due settimane partirai e tornerai tra tre anni sposato! Credi che ti perdonerà?” mi urlò così, come se non lo sapessi, come se non fossi consapevole che il tempo stringeva e che io non avevo ancora detto nulla a Kagome- si interruppe bruscamente, stringendo i pugni fino a fare sbiancare le nocche e Kikyo seppe che era arrivato il momento più difficile da raccontare. Non si mosse, aspettando che lui continuasse –Ma dimmi… come avrei potuto immaginare che mentre Miroku urlava quelle cose… lei era lì, ad ascoltare tutto, dietro quella maledettissima porta? Come!?- Colpì il muro con tutta la forza che aveva, sbucciandosi le nocche e la mora, scioccata, si portò una mano davanti alla bocca, sgranando gli occhi.

Nemmeno riusciva a immaginare il dolore che Kagome aveva provato in quel momento

-Non la sentii per tre giorni e non ne capivo il motivo, nemmeno Sango sapeva nulla, o almeno finché il fratello di Kagome non li aggrdì in casa dell’amico, urlandogli dietro la sua frustrazione e la sua impotenza per sua sorella, che era rinchiusa in camera sua da tre giorni. A casa sua non mi hanno nemmeno fatto entrare, mi sono sentito cadere il mondo addosso, nemmeno Sango e Miroku erano riusciti a vederla. Poi un pomeriggio, mentre mi preparavo per andare da Kagome per tirarla fuori con la forza dalla sua stanza se fosse stato necessario, mi è piombato in casa Tom Holsen che mi ha tirato un pugno, facendomi cadere a terra, gridando che Kagome sembrava più una morta che viva. Ed era così. Dio… se solo… se l’avessi vista…- Chiuse gli occhi –Non riesco… nemmeno a descrivertela… sembrava consumata… morta… Ed era per colpa mia capisci? Avevo cancellato per sempre quel sorriso nel modo più orribile che mente umana possa concepire- Si voltò verso di lei e ignorò le lacrime che le solcavano le guance –Ci ha parlato in modo così duro e gelido che non sembrava neppure lei, come se una forza malefica si fosse impossessata del suo corpo e della sua mente. Disse che non ci voleva più vedere, di starle alla larga e poi se ne andò, così com’era venuta sparì e io da quel giorno non la rividi più. All’aeroporto ero talmente addolorato e triste che nel rivedermi in TV non mi sono riconosciuto tanto ero impassibile e freddo. Non l’ho vista ne sentita per tre anni, passato nel rimorso e nei ricordi, così quando il matrimonio è saltato e il patrimonio perduto, dentro di me, una parte di me ha gioito: stavo per tornare in Giappone, di nuovo single, dalla mia Kagome. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma pensavo che il tempo, la lontananza guarissero le ferite… e invece la mia comparsa non ha fatto altro che peggiorare la situazione, come se avessi buttato del sale su quelle vecchie ferite, riaprendole. Ho tentato di riavvicinarmi… ma non la riconosco più, ne so come prenderla…- Abbassò gli occhi, guardando il sangue gocciolare piano dalla sua mano ferita –Kikyo, tu non puoi immaginare nemmeno lontanamente che ragazza sia ora Kagome, non ha nulla di ciò che era in passato, ed è solo colpa della mia codardia- Sorrise –Che begli anni vero?- mormorò. La mora, ammutolita, corse ad abbracciarlo forte, senza riuscire a parlare tanto i singhiozzi la scuotevano

-Avrei dovuto essere vicino a te…-

-No. Io ho sbagliato tutto, sono state decisioni mie. Anche se ci fossi stata, non sarebbe cambiato nulla perché non ti avrei ascoltata, come non ho ascoltato tutti gli altri- spiegò, tristemente –Me ne vergogno molto-

Lei gli prese la mano ferita e portò un docile e demoralizzato Inuyasha a sedersi sul letto, dove sedeva lei poco prima. Kikyo gliela disinfettò con cura, fasciandogliela stretta. Il ragazzo la guardò senza dire una parola, smorzando un gemito di dolore che gli fece quasi piangere gli occhi

-Non hai nulla da dirmi? Ne da rimproverarmi?- chiese lui poco dopo, quando lei gli si fu seduta accanto, nel più totale silenzio

-No, ti ho spiegato prima il perché- rispose, semplicemente –Però… non hai mai provato a parlare da solo con Kagome? Senza nessuno che rompesse intorno a voi dico- chiese

-Un milione di volte, se non di più. Ma lei mi da perennemente addosso, non mi lascia mai finire le frasi e finiamo sempre col perdere la pazienza… In pratica non riesco a fare un discorso serio- spiegò

-Capisco- Alzò gli occhi al cielo, pensierosa –Quindi ora ha il ragazzo eh? Mikado hai detto che si chiama quello che lavora con lei?- Lui la fulminò

-Ti pregherei di non parlare di quell’omuncolo- ringhiò. Lei sorrise, maliziosa

-Siamo gelosi Inuyasha?-

-E’ ovvio cretina!- esclamò, infiammandosi. Lei lo fissò, stupita e lui distolse lo sguardo in fretta, tentando di calmare il rossore che gli saliva per il collo

-Sei così cambiato Inuyasha… I ragazzi avevano davvero ragione- mormorò, ricevendo in cambio, un semplice e confuso borbottio. Sorrise –Comunque, tornando al problema principale…-

-Kagome?- ipotizzò volgendosi verso di lei

-Esatto. Quando le parli, non hai mai pensato di cominciare con un semplice “perdonami”?-

 

Quella sera Inuyasha pensò a lungo alle parole dell’amica, mentre Kagome, in Giappone, prendeva l’aereo diretto per la Grecia, con la promessa che si sarebbe fatta sentire al più presto, facendo l’occhiolino a Mikado e baciandolo davanti a tutti l’aeroporto.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23- Due mesi dopo ***


Non è una visione… dopo soli 3 giorni sono tornata con un nuovo capitolo. Il fatto è che dopo avervi lasciato tanto senza nessuna mia notizia (e presa anche da un buon umore irrefrenabile dopo un sacco di tempo) mi sembra giusto postare in fretta altri capitoli (attenzione a non prenderci l’abitudine!) ^^

A fine capitolo ci saranno delle precisazioni che spero capirete V__V E in più regalino: le amate anticipazioni sul capitolo 24 (nelle recensioni sono vietate lapidazioni e cose simili xD).

Ma ora rispondiamo alle vostre recensioni!!

 

nikyxx91: ciao! Beh, la fic è finita da un sacco di tempo… ma come ho già detto ho avuto dei problemi personali e… beh ^^ non ne ho avuto gran che il tempo per postare. Sono contenta di essere riuscita a trasmettere i sentimenti del  nostro Inuyasha… ho sempre il timore di non essere chiara o di non riuscire nell’impresa, ma mi consoli davvero e mi rendi felice nel confermare che in questo capitolo mi sono sbagliata. Ecco qui il continuo… presto cercherò di mettere su il nuovo, intanto lasciandovi una anticipazione, tanto per aumentare la curiosità ^^ lo so, sono cattiva da morire V___V Aehm… oddio… pubblicarla?? Ti confido che non sei la prima che me lo dice (V////V) ma ecco… cioè, mi piacerebbe per carità, anzi sarebbe un sogno però questa storia è un po’ troppo… infantile ecco (soprattutto la prima parte) e poi non ne ho il coraggio diciamo la verità (eeehh si, me tapina e me codarda). Però grazie per le tue parole, mi hanno emozionato, molto. Intanto ti lascio a questo capitolo… aspetto una tua recensione ^^ a presto!!

 

smartina86: promessa mantenuta e capitolo aggiornato! ^^ Spero che anche questo cap. ti piaccia!! Alla prossima!

 

Bellatrix_Indomita: ciao Bella! Grazie dei complimenti xD sono sempre ben accetti lo sai! Per Kikyo… beh, penso che lì si sia sempre un po’ visto il fatto che si sentiva in colpa… nella seconda parte soprattutto, o anche nella lettera che aveva scritto, ammetto che quella scena la adoro e l’avevo in mente già da un sacco di tempo. Per Kohaku ho fatto praticamente apposta ad accennare a un viaggio ma a non specificare il dove (uno perché la sorpresa sarebbe stata rovinata e due perché a Kagome, in teoria, non dovrebbe fregarle nulla ^^). Il contatto msn, come ben sai, l’ho accettato volentieri, anzi, aspetto ansiosa un'altra chiacchierata! Alla prossimaaa!!

 

pretty: si anche io penso che sia bella la scena tra Inuyasha e Kikyo… devo ammettere che mi è venuta bene, specialmente l’ultima parte… credo che tra di loro c’è un’amicizia bellissima, man tenuta anche dopo 3 anni di distanza. Grazie della recensione!!

 

miss miyu 91: e chi non vorrebbe una casa come quella!?!? Ah, i sogni sono così belli ç__ç Grazie per avermi aspettato e soprattutto per la recensione ^^ A presto!!

 

Bchan: occavolo!! Meno male me l’hai fatto notare!! Cavoli per tutte le volte che l’ho letto xD che svista terribile! Comunque ho provveduto e ho sistemato tutto ^^- Hai visto però? In compenso ho aggiornato in fretta e non temere! Mancano solo 6 capitoli al termine di questa storia! Grazie della recensione e a presto!

 

Arigatooo xD buona lettura e ricordate… siamo a -6

 

***

 

Capitolo 23

       Due mesi dopo

 

La porta si aprì e la luce accecante del sole illuminò il corridoio, che ritornò in una lieve penombra quando l’uscio si richiuse alle spalle della nuova arrivata

-Sono a casa!- esclamò, appoggiando il troller accanto al muro e posando lo zainetto rosso su di esso, facendo vacillare la collanina con il pendente a forma di conchiglia. Dei passi piuttosto pesanti provenienti dal piano superiore le fecero alzare gli occhi, ancora nascosti dai nuovi occhiali da sole che si tolse, rivelando due gemme grigie che scrutarono sorridenti il fratello minore che l’abbracciò con slancio

-Sorellina! Sei a casa finalmente!- esclamò

-Lo sapevate che tornavo oggi, no? Vi ho chiamato l’altro giorno-

-Sei abbronzantissima!- esclamò guardandola meglio –E il nuovo taglio ti sta benissimo!-

Kagome si guardò e annuì

-In Grecia ho preso parecchio sole e c’era talmente caldo che i capelli mi davano un gran fastidio. Dov’è la mamma?- chiese alzando gli occhi. La donna, sulla soglia della cucina le sorrise

-Bentornata a casa 80/100- Kagome si illuminò e corse ad abbracciarla forte

-Ciao mamma! Ti vedo in forma smagliante!-

-Mai quanto te tesoro. Ti sei divertita in questi due mesi?-

Ancora stretta alla madre, il sorriso di Kagome si gelò ma si staccò radiosa, evitando di far preoccupare inutilmente la madre e il fratello

-Mi sono rifatta il guardaroba nuovo, cosa ci può essere di meglio nella vita? E poi non so se hai notato i miei bellissimi occhiali nuovi-

-Bellissimi, complimenti. Hai molto da raccontarmi-

-Oh, puoi giurarci! La Grecia è bellissima e poi ho portato qualche souvenir, sai com’è… non ho resistito!- esclamò andando a raccattare i bagagli, abbandonati all’ingresso

-Si, mi dirai tutto dopo. Ora immagino tu sia stanca… un viaggio di 24 ore-

-E’ stato estenuante… una vera tortura- commentò

-Sota, perché non aiuti tua sorella a…?-

-No, lascia stare mamma, ce la faccio benissimo da sola, non preoccuparti. Adesso vado a farmi una doccia e poi mi infilo a letto! Voglio dormire fino a dopodomani!- ironizzò

-Hai fame?-

-No, grazie. Ci vediamo dopo!- esclamò salendo le scale. Sota si avvicinò alla madre, contento

-Le è servita proprio questa vacanza, non pensi mamma?-

-Si, la trovo molto più rilassata- concordò

-Allora io vado in sala a finire i compiti-

-Bene- I due si diressero in due direzioni diverse, felici che Kagome fosse tornata a casa.

 

La ragazza richiuse la porta alle proprie spalle e guardò la stanza illuminata, appoggiando la roba accanto a se. Incontrò il proprio riflesso nello specchio e si contemplò.

Sandali ai piedi, pantaloncini corti di jeans, top azzurro, capelli scalati appena sopra le spalle ebano, abbrozzantura accentuata…

Ti sei divertita in questi due mesi?

Imprecò mentalmente

“Assolutamente NO!!!” pensò buttando gli occhiali sul letto in un impeto di rabbia.

O meglio… inizialmente si era divertita, uno spasso totale. Ad un certo punto aveva anche toccato l’apice della felicità, per ricadere subito dopo in un incubo senza fine…

Il cellulare le vibrò e lo prese fuori, quasi impaurita ma tirò subito un impercettibile sospiro di sollievo.

Era solo Mikado.

“Bentornata a casa diplomata.

Quando hai tempo chiama.

Mi sei mancata moltissimo”

La ragazza sorrise ma lasciò il cellulare da parte, non aveva voglia di chiamarlo… voleva solo il suo bagno, la sua vasca, la sua acqua, la sua doccia, il suo relax e il suo letto, ovviamente il suo letto e lei, non il suo letto, lei e un altro!

Prese della biancheria pulita, il pigiama e sgattaiolò nel bagno, dove riempì la vasca, immergendocisi dentro e chiudendo pesantemente gli occhi, lasciandosi pervadere dalla tranquillità di quel momento.

Grecia. Un posto stupendo. Il mare cristallino, la sabbia candida sotto i piedi, turisti e bei ragazzi a manciate, abitanti ordinati, puliti e ospitali, case tipiche bianche, un ottimo luogo dove passare le vacanze e avere un po’ di relax.

All’aeroporto, due mesi prima, aveva trovato ad aspettarla una macchina, che l’aveva portata nella villa più bella e spettacolare che avesse mai visto e sulla soglia, sorridenti, c’erano ad aspettarla Tom e Eve che l’avevano trattata benissimo, senza farle mancare mai nulla.

Avevano visitato scavi archeologici, fatto shopping, pic-nic, cene, passeggiate lungo mare, preso il sole, aveva giocato con Jhonny e si era sentita in una pace quasi surreale.

E poi aveva ricevuto il regalo più bello e inaspettato che potesse ricevere. Le era capitato così, dal cielo, in un normalissimo pomeriggio qualche settimana dopo il suo arrivo, facendo raggiungere la sua felicità ad un livello talmente alto che credeva sarebbe scoppiata. Stava semplicemente facendo shopping in un negozietto, da sola e si era voltata verso la cassa per pagare quando l’aveva vista… o meglio, li aveva visti…

 

[…]

Guardò il top bianco, a lungo, senza ben sapere se acquistarlo o meno.

Le calzava bene, di un tessuto piuttosto leggero non le faceva neppure caldo… peccato che era quasi totalmente trasparente. A lavoro avrebbe fatto un figurone, di certo, però era troppo audace anche per lei!

Già che indossava cose scallotissime e che non potevano nemmeno definirsi “pudiche” però anche lei aveva un limite, non era ancora arrivata a tanto!

Sospirò rimettendolo al proprio posto, desistendo. No, sarebbe stato il colmo andarci con quello addosso.

Prese la gonna che si era provata qualche minuto prima e si avvicinò alla cassa, aspettando il suo turno per pagare. Se ci fosse stata Eve le avrebbe di certo consigliato!

“Uffi… mi ha anche dato buca mezzora prima di partire! Doveva essere un pomeriggio tra ragazze!” pensò, scocciata. Alzò gli occhi, guardando fuori dalla vetrinetta del negozio, senza sapere cosa fare per ingannare quei pochi minuti.

Quel sabato il mercato era gremito di gente che passeggiavano, chiacchierando tra loro, fermandosi davanti a bancarelle e vetrine, comprando e scambiando. Si soffermò su alcune coppie, poi la sua attenzione fu catturata da una famiglia, che si era appena fermata davanti a una vetrina.

L’uomo aveva i lunghi capelli neri, un viso gentile e due ridenti occhi neri che fissavano dolcemente la donna accanto a se e le bambine, che trotterellavano intorno ai genitori senza stare ferme un secondo. La donna, piuttosto giovane ad occhio e croce, aveva i capelli neri raccolti in una coda che le lasciavano scoperto il viso, arrossato dal caldo di quella giornata, e gli occhi grigi accesi di felicità. I due genitori si tenevano per mano e la ragazza posava di tanto in tanto, una mano sulla pancia con un piccolo rigonfiamento, che indicava un nuovo nascituro in arrivo. Le figlie, due gemelle di almeno tre anni, erano la loro copia in miniatura.

Insieme erano davvero splendidi, il ritratto della felicità.

Guardò la donna a lungo, con il vago presentimento di conoscerla, anche l’uomo le era famigliare, eppure non riusciva a collegare i loro volti ad un nome.

Scrollò le spalle distogliendo lo sguardo e pagò, appena fu arrivato il suo turno. Prese la busta che il commesso le porgeva e uscì dal negozio, venendo investita dalla confusione di quell’afoso pomeriggio. La famiglia era ancora ferma alla bancarella, con le figlie che indicavano entusiaste un peluche a forma di orso

-Tesoro, non possiamo viziarle in questo modo ogni volta. Dovresti iniziare a imparare a dire di no alle tue figlie!- esclamò la donna appoggiando le mani sui fianchi, minacciosa.

Kagome non poté fare a meno di sentire e si stupì del fatto che ci fossero altri giapponesi così lontani dalla patria

-Ma amore della mia vita, io dico alle bambine di no, solo che hanno preso da te quegli occhioni dolcissimi e supplicanti che mi fanno sempre capitolare-

-E che ci porteranno alla rovina- aggiunse lei alzando il sopracciglio –Non dare a me la colpa di come sono venute fuori-

Kagome si ritrovò involontariamente a ridacchiare divertita ma lo colpì con un forte colpo di tosse, sperando di passare inosservata

-Eddai Kikyo, non esagerare- commentò l’uomo.

A quel nome Kagome voltò la testa di scatto, spalancando gli occhi, mentre un mare di emozioni le esplodeva nel petto

“Oh mio Dio” pensò mentre i tratti di quei visi tornavano a ricordi lontani, di due amici creduti ormai perduti. Le tornò in mente Amsterdam, i momenti passati in loro compagnia, la sua stupidità nel non avere capito prima come stavano realmente le cose tra il padrone dell’hotel e la sua nuova amica, l’indiretto addio all’aeroporto, la scoperta della loro storia, le lacrime, la lettera…

-Il fatto è che noi donne vediamo avanti… al contrario di voi uomini Naraku! Siete degli spendaccioni!-

-Oh su… per due animaletti di peluche non ci rovineremo di certo-

-Oggi sono due animaletti, domani saranno ville e automobili di ultima generazione. A casa ne hanno a palate di peluche!-

-Kikyo… Naraku…- mormorò, incapace di trattenersi oltre. I due dovettero sentirla poiché si voltarono interrompendosi bruscamente.

I tre si guardarono intensamente, finché Kikyo non mollò la mano di Naraku  facendo un passo verso la giovane, incapace di muoversi

-Kagome…?-  chiese, incerta

-Kikyo… sei… siete davvero voi?- domandò. L’amica le saltò al collo con slancio, piangendo di gioia. Naraku sorrise, contento, e la strinse a se, forte, appena la moglie si fu staccata.

Dopo più di tre anni erano di nuovo insieme.

[…]

 

Era stato il momento più bello e emozionante dopo tanto, tantissimo tempo. Si era sentita così felice che avrebbe voluto urlare di gioia.

Solo dopo aveva scoperto che Tom e Eve l’avevano invitata in Grecia proprio perché sapevano che Kikyo e Naraku alloggiavano vicino alla loro villa.

Era stato un regalo meraviglioso. Li aveva ringraziati per un centinaio di volte minimo, in meno di due  minuti.

Kagome si infilò sotto le coperte, con i lisci capelli che profumavano di balsamo, e chiuse gli occhi nel buio, senza riuscire a fermare il fiume di ricordi appartenuti a quegli ultimi due mesi.

I giorni dopo quell’episodio erano trascorsi in una felicità ed emozione assoluta. Passava i pomeriggi con Kikyo, parlando del più e del meno, facendosi raccontare ogni dettaglio di quei tre anni trascorsi lontane e confidandosi il reciproco desiderio di quanto si erano mancate.

Non ricordava neppure come fosse venuto fuori il discorso, però si era intenerita nell’ascoltarla.

Non aveva mai incolpato Kikyo di quello che le era accaduto con Inuyasha, a dire il vero non le era passato nemmeno per l’anticamera del cervello, eppure appena il discorso era venuto a galla, l’amica si era subito incolpata, ma anche ascoltandola, Kagome non era riuscita a pensare a lei come ad una traditrice complice di Inuyasha, ma semplicemente all’amica lontana che non aveva avuto i mezzi per avvertirla, anzi… ci aveva pure provato ben pensandoci, solo che Lui aveva cancellato quell’unica frase compromettente. Questo l’aveva fatta infuriare a dismisura, facendo accrescere con forza la sua teoria sulla loro “storia”…

 

[…]

Sotto il gazebo nel giardino della famiglia Holsen, Kikyo e Kagome parlavano tranquillamente, sedute su comode sedie accanto a un tavolino, dove una bottiglia di the giaceva ormai vuota.

Tom e Eve si erano congedati da quasi un’ora e Kikyo, sotto richiesta dell’amica, stava tornando minuziosamente a raccontare il suo matrimonio avvenuto a Parigi

-Avrei voluto esserci… deve essere stato bellissimo- commentò Kagome

-Oh si… magnifico. Anche a me è dispiaciuto che tu, i ragazzi e i miei, non ci foste… però non potevamo fare altro allora-

-Si, ti capisco. È un peccato che Naraku non sia qui con noi… mi sarebbe piaciuto farci due chiacchiere… dopotutto non ho ancora sentito da lui tutto il racconto!- esclamò sorridendo. Kikyo si mosse a disagio sulla sedia e si schiarì la voce

-Ah, anche lui si è dispiaciuto ma ha avuto qualche impegno. Comunque ha detto che domani se riesce viene a fare un salto qui da voi-

-Semmai un giorno ti vengo a trovare a casa, che ne pensi? Dopotutto voglio davvero vedere com’è-

-Certo, quando vuoi vieni pure- rispose nervosamente

-Kikyo? Che hai intenzione di fare con i tuoi genitori a proposito? Non hanno mai smesso di cercarti e poi anche se ti trovassero ora sei maggiorenne e non possono allontanarti dalla tua nuova famiglia- L’amica sorrise

-Questa si che è una buona domanda!- rispose –Battute a parte… non lo so, non ne ho idea. So di avere fatto del male ai miei genitori ma ho troppa paura che trovino un modo per allontanarmi da Naraku, da Lain e Isha… ne morirei-

-Vero… però penso che se tre anni fa tu avessi parlato chiaramente a tutti dicendo come stavano davvero le cose, noi due avremmo potuto salutarci meglio! Almeno mi sarei preparata psicologicamente! Se penso al modo in cui l’ho scoperto mi vengono i brividi, davvero!-

-Mi dispiace per allora Kagome, per non avervi parlato subito con franchezza, ma pensavo che Inuyasha mi avrebbe impedito di fuggire con Naraku per non dovere partire per l’America, condannandomi a una vita senza amore e all’infelicità- Il sorriso di Kagome si era spento velocemente e Kikyo si morse la lingua, rimproverandosi -… ma questa storia la sai meglio di me-

-Già- rispose secca sorseggiando il proprio the freddo

-Mi dispiace così tanto Kagome. Avrei dovuto parlartene subito ad Amsterdam… ma scioccamente ho desistito e poi… con la lettera speravo di indurre Inuyasha a parlartene se non l’aveva già fatto! Ma non potevo chiamarvi o mandarvi altre lettere e…-

-Kikyo, non è colpa tua! Tu non c’entri affatto. Anche io avrei fatto esattamente come te. Dovevi, devi, pensare solo alla tua felicità, non alla mia, soprattutto in un momento così scombussolato della tua vita. Tu avevi molti problemi e soffrivi come mai ti era capitato, posso capirti quindi, davvero. Non devi fartene una colpa, ok?-

-Però…-

-Non c’è nessun “però”. Io sono stata ingenua, Inuyasha un codardo e gli altri dei traditori- Sorrise –Sei l’unica che non ritengo responsabile- Kikyo corrispose il sorriso, rilassata, asciugandosi gli occhi lucidi –A proposito, la lettera l’avevo letta, ma non diceva nulla su me e Inuyasha e di quello che sarebbe accaduto- ricordò. Kikyo la guardò, accigliata

-Ricordo perfettamente cosa scrissi in quella lettera indirizzata a Inuyasha e giuro che qualche cosa c’era. Una frase nella seconda parte della lettera, quasi alla fine se non sbaglio-

-Non mi sembra proprio, soprattutto perché mi sarei insospettita! Oltre al tuo racconto, la frase cancellata e i saluti… non c’era molto altro-

-Una frase cancellata?- domandò stranita Kikyo –Impossibile. Se mi fossi sbagliata l’avrei ricominciata da capo. Non vi avrei mai spedito l’unica lettera che potevo mandare pocciata!- esclamò. Kagome corrugò le sopracciglia, poi strinse le labbra, colta da un’illuminazione

-Prima di me quella lettera l’ha letta solo Kujimawa… probabilmente l’ha cancellata lui-

-Perché avrebbe dovuto?- mormorò Kikyo scuotendo il capo, incapace di crederci

-Perché altrimenti gli avrei chiesto spiegazioni, di conseguenza lo avrei mollato su due piedi e lui si sarebbe ritrovato senza il proprio giocattolino personale per quegli ultimi mesi. Come supponevo e come dico da anni mi ha solo usata… ora almeno so cosa c’era scritto in quella frase e chi l’ha cancellata- Sorrise gelida –Effettivamente mi pareva strano che quel segnaccio l’avessi fatto tu-

Kikyo immobile, tremò di rabbia, poi si alzò di scatto, gli occhi che mandavano lampi

-Scusa Kagome. Devo andare a fare una cosa. Ci vediamo domani-

-Certo, a domani!-

[…]

 

Kikyo non aveva neppure risposto al saluto, tanto era di fretta. Si era perfino chiesta se avesse detto qualche cosa di male inconsciamente. Eppure il giorno dopo si erano ritrovate ed era tutto come al solito, non erano nemmeno più tornate sull’argomento. Naraku aveva cominciato ad aggregarsi a loro ogni tanto e si vedeva che la coppia andava d’amore e d’accordo. Aveva fatto amicizia anche con le due bambine che erano due veri terremoti, in tutti i sensi. Quelle pesti non stavano mai ferme e ogni volta bisognava inseguirle correndo per non perderle di vista.

Si rigirò nel letto abbracciando stretto il cuscino.

Purtroppo quella felicità durata quasi un mese era precipitata a picco in un nano secondo, anzi due: nel primo non aveva voluto credere ai propri occhi e alle proprie orecchie, scacciandoli in un angolo della propria mente; nel secondo aveva dovuto ricredersi perché Loro le erano ancora davanti, sbigottiti almeno quasi quanto lei.

Ma anche in quell’occasione si era ritrovata a comprendere Kikyo: lei aveva solo colto l’occasione per riaverli vicini e rispettando i sentimenti di Kagome non aveva detto nulla a nessuno del gruppo per non rovinarle le vacanze e la sua tranquillità. Ovviamente non avevano calcolato che il paesino era piccolo, ed era ovvio che prima o poi si sarebbero incontrati per caso…

 

[…]

Kagome sbadigliò e socchiuse gli occhi alla forte luce solare, riponendo il libro accanto a se, nella piccola sdraia

-Ti stai rosolando- rise Eve, accanto a se. Le lanciò un’occhiata e sbuffò

-Anche tu non sei da meno, sai?-

-Vuoi stare ancora un po’ qui o preferisci tornare a casa?- domandò mettendosi a sedere

-No andiamo, per oggi il sole l’abbiamo preso anche troppo- decise tirandosi in piedi e stiracchiandosi.

Il mare era stupendo, piatto come una tavola, cristallino… Erano le 18.00 e non c’era quasi più nessuno in spiaggia, tranne quelle poche persone che, come loro, aveva voluto godersi gli ultimi raggi caldi della giornata

-E’ un vero peccato che Kikyo e Naraku non siano potuti venire con noi a prendere il sole, non pensi?- chiese Eve infilandosi un vestito leggero sopra il costume dai motivi floreali

-Beh, Naraku aveva degli impegni con il lavoro… questi ricconi! Anche in vacanza devono lavorare…- borbottò. Eve scoppiò a ridere annuendo

-Si, hai proprio ragione! Fortunatamente Tom non ha ancora tutto lui in mano… spero comunque che quando suo padre gli lascerà tutto non diventeremo degli estranei- disse. Kagome si infilò la gonna di jeans e la canotta rigata

-Non dire sciocchezze Eve, cominci già a vaneggiare? Eppure non sei tanto in là con gli anni!- esclamò mettendo il libro nella borsa a tracolla e allontanandosi, affiancata dall’amica che le tirò un pugno scherzoso sul braccio

-Non prendermi in giro Kagome! A dire il vero oggi non mi hai ancora ringraziata di averti portata qua dove hai potuto rivedere Kikyo!- esclamò offesa. Kagome si bloccò in mezzo alla strada, fissandola e sgranando gli occhi si portò una mano al viso

-Oh Kami, hai ragione!- esclamò saltandole al collo –Grazie Eve, non so cosa avrei mai potuto fare senza di te e il tuo maritino adorato! Eve, la verità è che io ti amo!!- esclamò seriamente. La ragazza alzò il sopracciglio

-Ma si, certo, anche io ti amo… Perché piuttosto non risparmi queste parole per Mikado?- chiese maliziosa guardandola di sottecchi. Kagome si staccò bruscamente dalla ragazza guardandola disperata

-Aiuto… è vero! Cosa faccio? Che gli dico? Come faccio? Io non so che fare! Non so ancora nulla ed è già passato un mese e… e… Aiuto Eve!!- esclamò nel panico

-Beh, ma non vi siete mai chiamati?-

-Certo! È solo che non siamo mai andati sul problema e lui non ne ha mai accennato e io mi ero praticamente dimenticata! Cioè, in realtà cercavo di non pensarci… e… e… Eve salvami!-

-Ehi, respira! Ti verrà un attacco apoplettico-

-Si, è decisamente probabile- rispose Kagome prendendola sottobraccio tornando a camminare. Eve la guardò di sottecchi, con l’immancabile sorriso dipinto sul volto

-Lo sai vero che ti manca qualche rotella?- chiese svoltandolo l’angolo

-Ma no… è solo una tua impressione fidati!- esclamò ridendo.

Il sorriso le morì sulle labbra ad una velocità impressionante, si arrestò facendo perdere l’equilibrio alla giovane attaccata al suo braccio che riuscì a raddrizzarsi in tempo, prima di cadere

-Kagome! Ti pare il modo di…!? Ehi, Kagome?- Eve alzò gli occhi e Kagome la sentì irrigidirsi, ma aveva la testa talmente scombussolata che non diede peso al lungo sguardo che si era lanciata con Kikyo.

A meno di due metri da loro il motivo per cui Kagome era andata in Grecia: Koga, Rin, Miroku, Sango e… Inuyasha.

Sconvolti almeno quanto lei, stupiti quanto lei… Kagome incontrò gli occhi di Kikyo ma non li contemplò troppo, passando immediatamente a quel gruppo che in quel momento avrebbe dovuto essere a miglia di distanza da lì… da lei.

Giusto. Loro non dovevano essere lì. Forse era solo la sua immaginazione. Certo, era senz’altro così. Loro erano in Giappone e lei in Grecia… la sua testa le stava facendo semplicemente dei brutti scherzi…

-Ma cosa ci fa lei qua?- chiese improvvisamente Miroku guardando Kikyo

-E tu Eve?- domandò Sango

-Ecco…- iniziò Kikyo –Lei… voi…- balbettò

-Scusate un attimo… Kagome tu dovresti essere in Giappone! Cosa ci fai qua in Grecia? Da quanto sei qua?- chiese Rin facendo un passo verso di lei.

Kagome li fissò, ancora senza parole. Era ovvio che si stesse immaginando tutto… Non potevano essere lì.

-Kikyo… vuoi spiegarci?- La voce di Inuyasha le fece alzare lo sguardo verso di lui. I loro occhi si scontrarono e a Kagome sembrò che un macigno enorme la soffocasse all’altezza del petto.

Non era possibile. Era andata là per non averli intorno, per potere pensare liberamente, per avere un po’ di respiro da tutto quel caos… e ora quello lo seguiva anche dall’altra parte del mondo.

Fece un involontario passo indietro staccandosi dal braccio di Eve, come se si fosse scottata. Chiuse gli occhi, tentando di calmare il battito accelerato del suo cuore e di impedire alle lacrime di rabbia e frustrazione di sopraffarla.

Aprì gli occhi e con voce tremante sorrise

-Ciao Kikyo! Cosa ci fai qua? Pensavo che oggi dovessi badare alla bambine! Stanno bene? Salutami Naraku quando lo vedi, ok? Bene, poi ci vediamo uno di questi giorni. Eve, scusa, ti precedo a casa, non metterci troppo altrimenti chi lo sente Tom, ok? Bene, grande, ciao!- Fece dietro front e cominciò a correre come un’ossessa, lasciandosi alle spalle tutti quanti.

Non era possibile!!!

[…]

 

Chiuse gli occhi e quasi sorrise alla sua ingenuità.

Dopotutto avrebbe dovuto capirlo molto prima di farselo spiegare. La telefonata che Naraku e Kikyo avevano fatto a Tom quel famoso giorno a casa sua dopo tre lunghi anni di silenzio… Erano ovvio che si fossero messi d’accordo allora, soprattutto perché appena il giorno dopo Eve e Tom l’avevano invitata a passare l’estate là.

Certo che se avessero avuto le ville distanziate di qualche chilometro, o solamente in un altro paesello vicino ad Atene, il pieno sarebbe stato perfetto: lei non si sarebbe mai accorta dell’altro gruppo e loro di lei.

Forse sarebbe stato meglio.

Si girò di nuovo stringendosi nel lenzuolo immacolato e sospirò.

La sera di quell’episodio aveva fatto finta di nulla a cena, senza tornare al pomeriggio e contava che anche Eve facesse lo stesso, ma non era stato così. I due coniugi le avevano spiegato ciò che era successo settimane prima anche se lei aveva ribadito che non le interessava minimamente.

Il giorno dopo ci aveva pure scherzato su dicendo di avere avuto un incubo.

Le facce dei padroni di casa erano state impagabili!

Poi in mattinata aveva ricevuto la visita di Kikyo e Naraku, dove l’amica si era scusata un’infinità di volte. Naraku aveva invitato i tre a pranzo e a cena, con la scusa di farsi perdonare per la gaffe a Kagome e lei aveva accettato, solo perché aveva fatto promettere a Eve di non lasciarla sola.

La casa di Naraku e Kikyo era veramente splendida e la prima parte della giornata era passata abbastanza bene, parlando con i padroni di casa e giocando con le bambine che la trascinavano ovunque.

Verso metà pomeriggio, mentre bevevano qualche cosa di fresco in giardino, Naraku aveva fatto, scherzosamente, un commento a Kagome senza sapere che la situazione sarebbe rapidamente degenerata…

 

[…]

-Allora Kagome- La ragazza alzò gli occhi su Naraku interrogativa e lui, schiarendosi la gola domandò –come va con Paolo?-

Lei sorrise, amabile, pronta a dargli una possibile delusione. Vide il gruppo accanto a se tendersi leggermente e muoversi sulla sedia agitati. Inuyasha, impassibile e calmo, tornò a bere il suo the

-Paolo chi?- domandò lei di rimando. Kikyo lanciò una lunga occhiata a Naraku che, sorpreso alzò il sopracciglio

-Come chi? Paolo, il tuo insegnante di pianoforte!-

-Ah, lui… beh, va- rispose

-Sta bene? È da così tanto tempo che non lo sento-

-Beh, dall’ultima volta che l’ho visto si, sta bene-

-Immagino non abbia la ragazza fissa- ridacchiò Kikyo –Pensava solo alla musica tre anni fa! E dimmi, hai iniziato ad andare al conservatorio?- domandò

-No, direi proprio di no- disse sorseggiando la propria spremuta

-Ormai dovresti avere messo da parte i soldi… ci hai rinunciato?- si informò preoccupato Naraku

-Già, in tutti i sensi aggiungerei- mormorò

-In che senso?-

-Beh, Paolo non lo vedo da mesi ormai, non so se abbia la ragazza perché non ci parlo decentemente da secoli e non ho intenzione di andare al conservatorio perché non ho intenzione di tornare a suonare. È abbastanza chiaro?- chiese. Naraku scattò in piedi talmente velocemente che Eve, al fianco di Kagome, sussultò, facendo traboccare pericolosamente la bevanda nel bicchiere che teneva in mano

-Tu hai smesso di suonare!?- l’aggredì

-Vedo che sono stata cristallina- si complimentò con se stessa Kagome. Kikyo spalancò gli occhi

-Tu… tu… tu hai fatto cosa!?-

-Chi… chi te l’ha permesso? Con il tuo talento hai smesso? Tu sei pazza!- esclamò Naraku. Kagome mosse infastidita la mano e scrollò le spalle

-Si si… in questo periodo me lo dicono fin troppe persone a mio parere- sbottò

-Perché hai smesso?- domandò l’uomo risedendosi –Non capisco, perché? C’era più talento nel tuo dito mignolo che nei dieci pianisti più bravi del mondo- (Avete capito da che telefilm l’ho presa questa frase? XD NdA)

-Quale dei due?- domandò scherzosa

-Non scherzare- sbottò

-E allora tu non esagerare-

-Non credere di cambiare discorso ragazzina- lo riprese lui

-Oh, te n’eri accorto?-

-Forza, dimmi perché? E che sia convincente, grazie-

-A quanto pare è colpa mia- intervenne Inuyasha appoggiato elegantemente allo schienale della propria sedia –Non è vero Kagome?-

-Che intuito Kujimawa… dopo avertelo praticamente urlato mi stupirei se non l’avessi capito… anzi, a dire il vero potrei, conoscendoti-

-E io ovviamente non posso stupirmi più di tanto: scarica barile eri, scarica barile sei rimasta-

-Non ti era dispiaciuto più di tanto portarti a letto la suddetta scarica barile, o sbaglio?-

-Beh, nemmeno a te è dispiaciuto tanto- ribatté rilassato il ragazzo. Kagome gli lanciò un sorriso gelido senza ribattere.

Il tempo presente usato da Inuyasha non era sfuggito alla ragazza che strinse la presa intorno al bicchiere

-Non avevo ancora capito che fossi uno stronzo e approfittatore…-

-Invece lo sapevi dall’iniziale situazione ad Amsterdam, o non ricordi?-

-Ah scusa, dovevo dire “quanto fossi stronzo e approfittatore”-

Sango si schiarì la gola, prima che la situazione degenerasse

-Allora Eve, Tom… come sta vostro figlio?-

-Ti rode semplicemente il fatto che ti abbia mollata lasciandoti sola per inseguire le orme di mio padre- ingiunse lui

-Mi rode piuttosto come mi hai mollata e la tua codardia! Come osi farmi perfino la predica?- sibilò gelida

-Almeno l’hai ammesso-

-Non mi pareva un gran segreto e poi si è anche vista com’è andata a finire, vero Kujimawa? Nessuna eredità, nessun futuro brillante, un  bellissimo foglietto rosso con su scritto a chiare e ampie lettere BANCAROTTA!- esclamò –Una gran bella vita vero fai adesso?-

-Ragazzi… vi prego- li interruppe Rin

-Sempre meglio della tua che sbandieri il tuo corpo come se fosse merce in vendita- sibilò Inuyasha

-Ti piacerebbe che avesse un prezzo vero? Mi spiace ma in questo periodo sono solo per le grazie di Mikado, quindi metti a freno i tuoi bollenti spiriti-

-Se tu evitassi di fare perennemente l’acida ragazzina viziata…-

-Ah, ora sono anche viziata! Dimmi un po’, ti sei guardato allo specchio ultimamente?-

-Ma vedi come fai? Non ti si riesce a dire una parola storta che subito scatti come una molla. Ma datti una calmata Kagome!-

-Kujimawa se tu non mi rivolgessi la parola eviterei di incazzarmi come una iena!-

-Ah! Quindi è di nuovo colpa mia!-

-C’è una situazione in cui non lo sia?-

Kagome e Inuyasha si fulminarono per poi distogliere lo sguardo, offesi. Kikyo, palesemente sconvolta non disse una parola, guardando il gruppo che scuoteva la testa sconsolati. Tom alzò gli occhi al cielo e Eve si scostò i capelli dal viso con aria nervosa. Naraku alzò il sopracciglio e si schiarì la voce

-Bene… se vi siete sfogati direi di salire al piano di sopra, che ne pensate?-

[…]

 

Era stata davvero una bella chiacchierata tra vecchi amici, non c’era che dire.

Durante la serata aveva notato Tom e Kujimawa parlare fitto, ma non ci aveva fatto molto caso… soprattutto perché tentava di guardare il meno possibile da quella parte.

Kikyo la teneva costantemente impegnata in una vivace conversazione, tanto da farle perdere completamente la cognizione del tempo.

Era ormai passata la mezzanotte quando Eve e Tom, alzandosi, dichiararono di voler tornare a casa, per vedere il piccolo Jhonny. Kagome si era subito alzata per tornare con loro, ma Kikyo l’aveva intrattenuta chiedendole se per quella notte volesse rimanere a dormire da loro. L’idea era stata allettante, ma Kagome aveva comunque rifiutato, cercando comunque di essere gentile, ricordandole che non aveva nulla con cui cambiarsi per la notte. L’amica non aveva demorso insistendo, finché Kagome aveva dovuto accettare, senza riuscire a trovare altro con cui ribattere.

Conclusione: aveva avuto davanti a se un’intera notte da passare in quella casa, sotto lo stesso tetto dei suoi ex compagni che in quel momento odiava.

Risultato? Guai. Ovvio.

Comunque Kikyo l’aveva raggiunta nella camera degli ospiti, portandole un pigiama nuovo di zecca, ed erano rimaste a parlare per un’intera ora finché la donna si era congedata

 

[…]

-Almeno così siamo sicuri che chi doveva dormire ora lo stia facendo!- esclamò Kikyo facendole l’occhiolino complice. Kagome sorrise

-Grazie per la compagnia e per l’ospitalità-

-Ma dai, te l’ho chiesto io no? Buona notte Kagome-

-Buona notte Kikyo- la salutò. La donna era uscita ancora salutando e Kagome aveva guardato la stanza, oppressa da un brutto presentimento.

[…]

 

E accidenti che orrido presentimento!!

“Devo dire che in quell’occasione Kikyo ci ha proprio preso in pieno, nel vero senso della parola” pensò ironica…

 

[…]

Aveva appena aperto la finestra quando la porta era tornata a bussare. Il mare di notte era splendido e la falce di luna che si rifletteva sul mare lo faceva brillare magicamente. Aveva indossato il pigiama che le aveva portato Kikyo, ma le era risultato un po’ grande, quindi si era tolta i pantaloncini, lasciando che la maglietta lunga le andasse a coprire fino a metà coscia

“Probabilmente l’unico nuovo che aveva era uno per la gravidanza” aveva pensato quando li aveva indossati

-Kikyo che succede?- chiese invitandola ad entrare

-Ehm… non pensavo avessi certe tendenze… soprattutto perché è sposata!-

Kagome si voltò si scatto e alzò il sopracciglio

-Me lo sarei dovuta immaginare-

-Beh, lo sai quanto sono stronzo no?-

-Si… ma pensavo che almeno dieci minuti in più ce li mettessi- sbottò lei. Inuyasha scrollò le spalle andando a sedersi sulla sedia vicino al letto. Indossava ancora gli abiti della cena e le fece elegantemente cenno di andarsi a sedere –No grazie, sto bene qui-

-Come vuoi. Puoi dedicarmi 10 minuti del tuo tempo o ti chiedo troppo?-

-Basta che tu sia sintetico… vorrei andare a dormire- rispose dandogli le spalle tornando a guardare il mare. Sentì la sedia spostarsi e una mano prenderle il braccio tirandola indietro e con una esclamazione di sorpresa la finestra venire chiusa poco delicatamente

-E’ un discorso serio quindi ti pregherei di posare l’ascia di guerra, sederti, guardarmi e ascoltarmi, soprattutto!- esclamò irritato spingendola a sedere sul letto e tornando a sedere sulla sedia pesantemente

-Sei impazzito a tirarmi in quel modo?-

-Vuoi chiudere la bocca!?- ringhiò fulminandola. Kagome aprì la bocca ma ammutolì offesa. Incrociò le braccia al petto e le gambe, guardandolo storta –Grazie, era ora-

-La preghiera di essere breve è ancora valida-

-Va bene ma chiudi il becco dieci minuti- ordinò chiudendo gli occhi come per riordinare le idee –Dunque, per prima cosa volevo dirti che mi dispiace- disse. Le braccia di Kagome ricaddero sui fianchi, guardandolo sorpreso –E per seconda cosa volevo raccontarti cos’è realmente successo 5 anni fa… sai, la storia di Kikyo e l’altra tipa in America- cominciò. Kagome strinse le labbra

-Non mi interessa- lo interruppe –Se devi parlarmi di questo…-

-Non ce la fai proprio vero a stare zitta?- sbottò

-No-

-Beh, impara. Ora parlo io, quindi taci!- esclamò –Allora… alle medie mio padre e quello di Kikyo ci fecero un discorso dicendoci che da quel momento eravamo fidanzati e che da grandi avremmo dovuto sposarci… il bene dell’azienda… il nostro futuro… Insomma, noi ovviamente eravamo troppo piccoli e ingenui per capire, comunque allora io, lei e Miroku eravamo davvero inseparabili quindi il loro “starete insieme in tutto e per tutto anche da grandi” ci suonava molto bello… soprattutto perché ci andava bene. Comunque con il passare degli anni io e Kikyo cominciammo a capire le parole di quel famoso discorso e provammo con tutte le nostre forze a innamorarci l’uno dell’altra, per evitare di essere troppo infelici con il passare del tempo… ma era inutile: ci vedevamo solo come amici d’infanzia- Inuyasha incontrò gli occhi interessati di Kagome e, con un lieve sospiro di sollievo poté continuare –Sesshamaru lo disse a mio padre, impiccione maledetto, e lui mi disse che se alla fine Kikyo non mi sarebbe piaciuta, lei sarebbe andata in moglie a qualcun altro, credo si riferisse a Miroku, mentre io sarei andato in America a conoscere la sostituta della mia promessa- Si appoggiò allo schienale –Avevo 15 anni circa e allora pensavo che probabilmente Kikyo sarebbe stata meglio vicino a qualcun altro se ne avesse avuto l’occasione, così accettai, entusiasta aggiungerei. A dire il vero non pensai solo a Kikyo… sai a 15 anni con gli ormoni impazziti… per un ragazzino il pensiero di non avere una ma bensì due ragazze era elettrizzante. La colpa quindi è soprattutto mia- Kagome aveva alzato il sopracciglio, ma non lo interruppe e lui continuò indisturbato –Io e Kikyo eravamo fidanzati solo di nome, quindi entrambi cominciammo a spassarcela con chi più ci aggradava… soprattutto speravo che Kikyo trovasse un altro… in modo tale che almeno lei fosse felice… ovviamente ora sappiamo che cosa le successe dopo, vero? Lei ha cominciato ad esserlo quando ha conosciuto Naraku e le auguro ogni bene… E poi, sai Kagome… noi due abbiamo cominciato ad uscire ma io già sapevo che sarei dovuto andare via, però…non sono mai riuscito a dirtelo. Lo avrei voluto fare talmente tante volte, ma desistevo sempre. E poi… beh, ho chiesto io a Miroku e agli altri di non dirtelo, volevo farlo io e solo io- Sorrise al vuoto –Non sai quanto Sango mi ha urlato dietro quando tu te la sei presa con lei… e sono certo che anche tutti gli altri erano d’accordo con lei- La guardò, ma Kagome aveva già distolto lo sguardo da lui –Non sono qua per giustificare quello che ho fatto, ma solo per dirti com’è andata… Hai ragione ad avercela con me ma gli altri non centrano niente, anche quella era dovuta alla mia “codardia”… volevo dirtelo io e gli ho proibito di parlartene, volevo farlo io ma non ne ho avuto il coraggio- Si alzò dalla sedia –Non so se vorrai mai perdonarmi Kagome però… non continuare quella lotta con chi non centra niente- concluse. La ragazza non rispose e lui si avvicinò alla porta

-Non credere di cavartela con così poco. L’altro giorno con Kikyo è saltata fuori la questione della lettera che ti aveva mandato e che io ho letto personalmente dopo essere passata da te- spiegò alzandosi e fissando la sua schiena

-Ah… la lettera… certo-

-Perché avevi cancellato quella frase?-

-Non sono qua per giustificarmi, te l’ho detto. Non servirebbe nemmeno-

-Esigo una spiegazione-

-Non mi sembrava corretto fartelo sapere da un altro figuriamoci da una lettera!-

-Mi volevi solo come tuo giocattolino personale- sibilò. Lui rimase in silenzio, poi si voltò, sospirando

-All’inizio… quando abbiamo cominciato quello stupido gioco ad Amsterdam si… ma non dopo Kagome-

-Se avessi avuto rispetto per me e per la nostra storia me l’avresti detto e poi avresti fatto decidere a me!- esclamò arrabbiata. Lui sorrise

-Quando oggi hai parlato di codardia… beh, penso tu avessi ragione- commentò. Lei non ribatté e lui le voltò la schiena –Pensa a quello che ti ho raccontato comunque e vedi se vale la pena fare soffrire gente… amici… che non centravano niente- disse uscendo.

[…]

 

Si voltò dalla parte opposta e si mordicchiò le labbra al ricordo.

Dopo quelle parole aveva passato un’intera nottata in bianco. Non riusciva ad ammettere, come aveva sempre saputo del resto, che Inuyasha aveva ragione riguardo al resto del gruppo e lei torto marcio.

Scosse la testa e il cellulare sul comodino vibrò. Lo acchiappò e guardò l’avviso di un nuovo messaggio aprendolo per leggerlo.

“Ciao, com’è stato il ritorno a casa?

Domani ti va di fare un giro con me?

Solo per parlare un po’ da sole.

Comunque ora vado a riposare, sono distrutta dopo il volo!

Buon riposo!”

Sango. Era da secoli che non leggeva dei suoi messaggi…

“Domani hai detto?

Perfetto!

Ho davvero voglia di una passeggiata con chiacchierata!

C’è anche un bar graziosissimo in centro…

Così semmai ci porti Miroku!

Buona notte!”

Lo lesse e lo inviò velocemente prima di cambiare idea.

 

Beh… la sua decisione era ormai palese, non credete?

 

[…]

La mattina era scesa presto per la colazione e, dopo avere salutato i padroni di casa aveva guardato Inuyasha prima di andarsi a sedere accanto a Sango sotto lo stupore generale

-Ciao ragazzi… vi ricordate di me? Sono Kagome, quella che fino a ieri vi ignorava… Si, lo so ho fatto una cazzata, si lo so, sono una cretina… e… ehm… pace?- domandò titubante.

Aveva visto gli occhi di Sango, stupiti, diventare increduli e poi riempirsi di lacrime, Rin aveva cominciato a ridere istericamente, Miroku aveva fatto un sospiro di sollievo accasciandosi sulla sedia mentre Koga si era spiaccicato una mano sulla fronte, senza parole. Kikyo e Naraku si erano guardati, complici, sorridendo e l’ultima cosa aveva visto prima di essere assalita da un abbraccio di Sango erano stati gli occhi caldi di Inuyasha seguiti da un suo bellissimo sorriso.

[…]

 

Con quella scena nella mente, Kagome si addormentò.

Beh, alla fine quei due mesi erano stati anche piene di sorprese e quindi… divertenti.

 

***

 

Capitolo finito ^^ Non so se è quello che vi aspettavate ma vedo di spiegarmi… fare entrambi i mesi sarebbe stata dura, decisamente e conoscendomi sapete che durante un periodo importante odio fare passare troppo velocemente il tempo passando da una settimana all’altra in modo totalmente confusionario. Per questo ho deciso di rendere questi due mesi un ricordo in cui ci sono i punti essenziali e fondamentali in modo da non farlo diventare troppo “pesante”.

Con queste ultime parole vi spiego anche il fatto “un mese” diventati misteriosamente “due mesi”: ebbene si, all’epoca in cui lo scrissi tra questi capitoli c’è stato un profondo… spacco… sapevo cosa scrivere ma non sapevo come ed ero molto presa per come rendere la vacanza “leggera” (non avevo ancora in mente l’idea dei ricordi). Così quando l’idea mi folgorò e scrissi il tutto piuttosto di getto, impaziente anche di andare avanti con la storia e risolvere tutte le situazioni, misi questi beneamati due mesi… Prendetela come giustificazione: Kagome chiama sua mamma e l’avverte del prolungamento della sua vacanza sotto insistenza di Tom, Eve, Naraku e Kikyo, e la mamma, felice del fatto che ha ritrovato due suoi amici acconsente. Ehm… avrei voluto anche scriverlo come pezzo, davvero… ma non trovavo il momento giusto e mi pareva un po’… messo lì a caso ecco. Quindi prendetela per buona ok?

Ecco, dopo queste due brevi spiegazioni vi voglio lasciare un anticipazione del 24 capitolo (mi sento particolarmente di buon umore oggi…)

 

[…]

-Mi scusi, due ragazzi hanno avuto un incidente in moto, sono nostri amici!- esclamò Inuyasha riprendendo fiato

-Dove sono? Come stanno?- La donna li fissò

-I loro nomi?- chiese prendendo fuori una cartellina

-Miroku Kazana e Sango Koshuzo- rispose Kagome

[…]

 

Ebbene si… al prossimo capitolo +_____+

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24- Incidente ***


Salve a tutti! Eccomi tornata con il nuovo capitolo ^^ purtroppo non ho il tempo per rispondere a tutti voi (tanto per cambiare..) quindi mi limiterò a un mega ringraziamento a: Bellatrix_Indomita, pretty, nikyxx91, Kaggi_Inu91 (sei tornataaa), lady jadis, coco_, R3ira92, miss miyu 91, lucia lair e pillo.

Una grazie particolare poi va ai nuovi “recensori”, apprezzo sempre nuovi commenti!

Ma non indugiamo oltre, vi lascio al capitolo sperando che vi possa piacere!

Un saluto enorme e a presto!

Amber

 

Ps: E ricordate….   -5 !!!

***

 

Capitolo 24

        Incidente

 

-E ora le previsioni del tempo. Tokyo è anche oggi splendida e afosa, il sole rimarrà per tutto il pomeriggio e la serata sarà altrettanto limpida e calda grazie alle correnti provenienti dal meridione. La temperatura massima viaggerà sui 35°C, mentre la minima sui 30°C…-

Kagome cambiò canale sbuffando

-Mamma!- esclamò alzandosi dal divano e raggiungendo la donna –Mamma, dove l’hai messo il ventilatore? Sto morendo di caldo!- si lamentò cercando di farsi aria con la mano. La donna sbuffò pesantemente

-Kagome… ma perché non vai a fare un giro fuori? È da quando sei tornata che non fai che vagare tutto il giorno per casa lamentandoti in continuazione. Ok che sei ancora in vacanza dal lavoro, ma non devi incontrarti con delle amiche? Oppure con Mikado?-

-No mamma… sono tutti in ferie! E Mikado…- ammutolì –Beh, vedrò di organizzarmi con gli altri questa sera- concluse –Ora, dove hai messo il ventilatore?-

-In camera mia… comunque “gli altri” chi?- domandò la donna sospettosa e seguendo la figlia al piano di sopra. Kagome sbuffò

-I soliti mamma…-

-“I soliti” quali?- indagò

-Ehm… beh… sai…- Kagome ridiscese al piano di sotto lanciando un’occhiata veloce alla madre

-Si?-

-Uhm… Rin… Koga… Sango… I soliti insomma- La madre sbarrò gli occhi

-E’ da secoli che loro non erano più i “soliti”! Quando avete fatto pace?- Si sedette sul divano accanto alla figlia, accompagnati dal suono monotono dell’apparecchio elettrico

-Beh… da un po’…- ripose vaga

-Kagome… vedi di essere esauriente!- esclamò impaziente

-Ma che pettegola che sei ‘ma! Non hai più 16 anni!- la rimproverò

-Oh ehm… erano di certo bei tempi quelli…-

-Si, te la spassavi con papà che era una bellezza!-

-Kagome non cambiare discorso, è un tuo pessimo vizio-

-E’ la mia scappatoia. Non rovinarmela dai-

-Allora?- La donna incrociò le braccia severamente

-In Grecia… me li sono ritrovata là e… beh… una cosa tira l’altra e abbiamo fatto una specie di pace…-

-Non crederai di cavartela con così poco, vero?- Le due donne si squadrarono e Kagome sbuffò

-Non mi lascerai andare finché non mi avrai fatto sputare tutto quanto, fino all’ultima sillaba immagino- intuì alzando il sopracciglio

-Espressamente. Dì tutto a mammina tua adorata- affermò sistemandosi alla bell’e meglio sul divano

-A dire il vero non c’è molto da dire. Kikyo si era messa d’accordo con Tom per farmi andare là durante le vacanze, mentre lei avrebbe ospitato Sango e compagnia bella… un giorno ci siamo ritrovati per puro caso e riflettendo un po’ ho capito che effettivamente loro non è che centrassero molto… quindi ho… come dire… chiesto scusa per la mia testardaggine e siamo tornati amici- spiegò –E con questo è tutto, davvero-

-Ah… capisco- asserì pensierosa

-Che c’è mamma?-

-Nulla… è solo che… con Sango e gli altri… chi intendi di preciso?- domandò sospettosa

-Sango, Rin, Koga, Miroku e… basta- tentennò. Non poteva di certo dirgli che c’era anche Kujimawa! Anche se effettivamente con lui non aveva chiarito nulla… cioè, aveva chiarito lui… ma lei non aveva detto nulla e poi cosa avrebbe potuto dirgli?

Oddio, aveva un casino atroce in testa…

-Sicura?-

-Assolutamente-

-Bene allora- Le sorrise –Ci sei a cena?-

-Immagino di si-

-Hai qualche preferenza? Pensavo di fare l’oden-

-Ma è un piatto invernale!-

-E allora? Dai, va a fare un giro, altrimenti ammuffisci qua dentro- ordinò la madre baciandole la guancia e sparendo dal salotto.

Kagome sbuffò sonoramente e andò alla porta, uscendo

“Quasi quasi vado al teatro” pensò avviandosi ma dopo pochi passi si fermò guardando nella direzione opposta al centro, silenziosa.

Prese la strada e, preparandosi a una lunga camminata, infilò le mani nella tasca dei jeans guardandosi in giro.

Era da un po’ che non andava al cimitero e aveva voglia di rivedere suo nonno… e suo padre. Non ricordava più da quanto tempo non ci andava. Probabilmente dall’anno prima. Non ne era sicura. I fiori erano probabilmente appassiti… se avesse visto un fioraio avrebbe preso qualche cosa, tanto per rallegrare le due tombe.

Mikado l’aveva sentito il giorno dopo che era tornata a casa, quando si era decisa a chiamarlo. Le aveva chiesto della sua vacanza e avevano parlato tutto il tempo del più e del meno, alla fine le aveva ricordato che doveva tornare al lavoro la settimana dopo e lei lo aveva rassicurato chiudendo poi la comunicazione.

Per tutta la telefonata però aveva avuto l’impressione che Mikado aspettasse qualche cosa, e non aveva tutti i torti. Anche lei se ne era resa conto. Prima di partire gli aveva promesso che al suo ritorno avrebbe avuto la sua risposta, per continuare o meno la loro relazione… e invece ora aveva le idee più confuse di prima, con il riavvicinamento dei ragazzi.

Il ricordo di Inuyasha che le sorrideva gentilmente la faceva agitare non poco, mandandole il cervello in fiamme.

Mikado le piaceva ma non riusciva a capire se lo amava o meno. Ci stava bene insieme e in molti momenti era tentata di starci insieme, eppure non le veniva naturale… insomma, era un vero casino.

Come poteva decidere in meno di una settimana?

Era andata in Grecia per chiarirsi, invece era stato l’opposto, si sentiva più incasinata di prima.

Forse andare da papà l’avrebbe fatta calmare… in passato era sempre stato così per lo meno.

Senza contare che c’era la questione di Sango. Il giorno dopo il loro ritorno si erano viste, loro due da sole, ed era stato veramente difficile cercare di avere una conversazione normale senza evitare di cadere nel silenzio o nell’imbarazzo… Poi però si era divertita, erano state bene, rotto il ghiaccio iniziale avevano parlato di moltissime cose, del tutto futili inizialmente e si era resa conto che Sango non era cambiata poi molto, era rimasta la solita Sango incasinata, impacciata, testarda e forte come un leone.

Infine, com’era prevedibile, avevano parlato di lei e Miroku… Sango l’aveva informata del casino che stava succedendo nella sua famiglia, di sua madre, dei suoi continui interrogatori e sospetti… non sapeva davvero cosa fare, senza dimenticare che la madre le aveva accennato perfino al figlio di un suo collega. Assurdo!

Kagome aveva tentato di consigliarla, dicendole di non preoccuparsi… dopotutto se fossero stati attenti quelle di sua madre sarebbero rimaste congetture infondate e poi nessuno le aveva dato corda in famiglia, definendole pazzie… quindi concluse ipotizzando che più si fosse dimostrata agitata e insicura, più sua madre si sarebbe insospettita.

A quelle parole l’umore di Sango era schizzato alle stelle e felice, l’aveva stritolata in un abbraccio soffocante, invitandola subito dopo a casa sua.

Il resto del pomeriggio era passato scegliendo un colore per la stanza di Sango… una cosa assolutamente banale… eppure le era sembrato che Sango ci tenesse moltissimo a fare quella cosa con lei e solo con lei.

Non ne capiva davvero il motivo.

Alzò gli occhi rendendosi conto di essere in prossimità del cimitero, così si mise alla ricerca di un fioraio e, poco dopo, notò un carretto con sopra decine di composizioni floreali o con semplici fiori separati già confezionati. Si avvicinò all’anziano signore, seduto accanto al carretto, intento a sfogliare il giornale di quel giorno e si stampò in viso un sorriso gentile

-Mi scusi?- mormorò per non spaventarlo nel vederlo così assorto. L’anziano sobbalzò comunque e alzò gli occhi neri verso di lei

-Oh, salve signorina. Cosa posso fare per lei?- domandò alzandosi in piedi reggendosi al bastone

-Salve, vorrei un tulipano giallo (c’è il sole nel tuo sorriso) e un rametto d’edera (tenerezza)- disse

-Te li metto insieme ragazza?-

-No, vorrei due confezioni separate- rispose sicura

-Vai a trovare qualche tuo parente?- domandò il vecchio allungandole i due fiori e prendendo dalla tasca il resto che allungò alla ragazza

-E’ così. Mio nonno e mio padre- L’anziano la guardò sospirando

-Sei giovane… mi spiace per la tua perdita-

-La ringrazio. Buona giornata- disse allontanandosi entrando dentro il cancello lavorato, passando davanti a una statua raffigurante un angelo.

Si fermò qualche secondo a contemplarla, seguendo con gli occhi le linee del viso e delle mani, poi si allontanò a passo sicuro verso la prima tomba, quella di sua nonno, la più vicina all’entrata. Passò per il giardinetto interno e passando sotto un arco entrò nella prima ala dell’edificio, voltò e dopo qualche sepolcro riconobbe l’ormai famigliare intagliatura dei due angioletti posti ai lati.

Fece qualche passo, posizionandosi davanti ad essa e ci si inginocchiò davanti sfiorando con le dita il sorriso di suo nonno

-Ciao… sono tornata hai visto? Scusa se ho mancato così tanto…- mormorò, ignorando i passanti silenziosi dietro di lei. Mise l’edera dentro il bicchiere accanto alla foto e rimase un po’ in silenzio, passando la mano sulla foto, o sul bicchiere, o sui due angeli… Si rialzò –Torno presto. Ciao nonno- Voltò le spalle alla tomba e percorse il resto del corridoio, arrivando così nella seconda ala del cimitero dove raggiunse il giardinetto interno, più piccolo rispetto al primo.

Si spostò verso il centro del giardinetto ricoperto da qualche aiuola e raggiunse il luogo dove riposava sua padre: Kaoru Higarashi.

Il bicchiere era già occupato da un bel mazzo di fiori freschi, così lei posò il proprio tulipano sotto la foto del padre. L’uomo raffigurante era davvero affascinante. I capelli corti neri gli ricadevano ribelli sulla fronte e sugli occhi in fastidiose ciocche, gli occhi grigi, grandi e ridenti illuminavano il sorriso grande, aperto e sincero di quell’uomo alto e con un fisico asciutto, le mani grandi che tante volte l’aveva stretta a se.

Si inginocchiò davanti alla foto e accarezzò la foto, più volte, ricordando suo padre e i bei momenti trascorsi con lui

-Ehi papà- mormorò rimanendo in silenzio lunghi attimi –Sono passati 13 anni ormai… scusa se non sono riuscita a venire prima, ma a casa dopo il mio ritorno dalla Grecia ci sono state un mucchio di cose da fare, sai, Sota non fa altro che chiedermi di aiutarlo con i compiti e con matematica! Ma ti rendi conto? Matematica io! Quando probabilmente è più bravo lui di me anche nelle addizioni! La mamma è davvero una santa… si mette lì con Sota, giorno dopo giorno, ad aiutarlo nelle materie scientifiche… in questo ha preso da te, come il poltrire del resto! Però è diventato davvero bravo a calcio! Sono certa che, continuando così, presto potrà entrare in una squadra ancora più importante e chissà… forse un giorno giocherà a livello nazionale! Ci pensi? Ah, l’esame di maturità è andato benissimo! Non mi aspettavo un 80! Sono così felice! Poi in Grecia è stato davvero divertente… beh, oddio… non proprio… là ho incontrato Sango, Miroku, Koga, Rin e… Inuyasha… si, hai sentito proprio bene! Non potevo davvero crederci… ma poi devo ammettere che è stato proficuo averli lì… Inuyasha è entrato nella mia stanza, sai i suoi modi non sono cambiati di una virgola!, e lì mi ha praticamente obbligata ad ascoltare parola per parola tutto quello che era realmente successo tre anni fa… così mi sono resa conto che ce l’avevo con i ragazzi per un motivo assurdo, e abbiamo fatto pace. Ho calpestato il mio orgoglio! Anzi, la mia testardaggine ha fatto un passo indietro! Fatto sta che adesso sono davvero nei casini. Sono tornata a casa ancora più confusa di prima… Non so cosa fare con Mikado, non so cosa provo per lui, e adesso sono in dubbio perfino su ciò che provo per Inuyasha! Insomma, lo odio o no? Il fatto è che è così stramaledettamente bello e poi ha quei sorrisi che saltano fuori quando meno te lo aspetti e… e… oh insomma! Mi prenderei a testate se potessi!! E se dico semplicemente a Mikado di finirla qui e basta? Ok, ma se dopo mi accorgo che mi piace? Ma se sto zitta lui si stuferà di me e crederà che io sia una bugiarda e traditrice… Vabbè che ho ancora una settimana ma che si può decidere in sette lunghi giorni? Che casino vero papi? Ma vedrai, sono tua figlia dopotutto, sono una ragazza forte! Me la caverò, in un modo o nell’altro- Passò il dorso della mano sulla foto e la baciò –Ti voglio benissimo papà, un mondo, un mondissimo di bene- Asciugò la lacrima che le era scesa prepotente sulla guancia e sorrise radiosa –Tornerò presto, te lo prometto e con Sota- aggiunse alzandosi. Sfiorò per l’ultima volta il sorriso del padre poi si allontanò uscendo definitivamente dal cimitero

 

-Tesoro stai per uscire?- domandò Kyoko raggiungendo la figlia accanto alla finestra. Sango guardò la madre e annuì riportando lo sguardo sulla strada

-Si, Miroku dovrebbe arrivare tra pochi minuti- rispose tranquilla. Il ricordo delle parole di Kagome, la sua ritrovata amicizia, la fecero sentire sicura come non mai.

Kagome aveva ragione, più si sarebbe dimostrata agitata, più sua madre avrebbe covato dei dubbi, allarmando gli altri famigliari con il rischio di venire scoperti. Doveva solo stare calma

-Ah… e come mai non esci con Kagome? Dopotutto ora siete tornate amiche, no? Immagino avrete tanto da dirvi-

-Non ti preoccupare, dovrei incontrarla domani se tutto va bene. Dov’è papà?- chiese cercando una via di fuga

-E’ andato con Sota al campo da calcio… Senti dov’è che andate tu e tuo fratello?- chiese, stando ben attenta a non perdersi nemmeno una variazione nello sguardo della figlia

-In giro… probabilmente faremo solo un giro in centro… oh, eccolo! Ciao mamma, a stasera!-

-Ci sei a cena, vero?- domandò allarmata

-Certo! Senti, avrei voglia della tua buonissima torta alle fragole… la fai?- domandò baciandole la guancia e sorridendo innocentemente. La donna si sciolse in un lieve sorriso

-Ma certo tesoro, comincio a farla subito, così stasera appena sfornata sarà buonissima!-

-Grazie mammina, ti adoro!- esclamò schioccandolo un secondo bacio e uscendo frettolosamente.

Miroku le sorrise e lei corrispose

-Ciao amore. Ti vedo in forma smagliante. Devo dedurre che la riconciliazione con Kagome ti abbia giovato-

-Non sai quando Mioroku, sono così contenta che oggi nemmeno la mamma ha potuto mettermi di cattivo umore!- esclamò prendendo il casco che il ragazzo le stava allungando

-Sono davvero contento. Che ne dici quindi di andare? Casa mia è libera come l’aria… tranne i soliti camerieri che però non ci disturberanno-

-Vuol dire che i tuoi allora sono partiti?-

-Esattamente, tornano questa sera, sul tardi…- sottolineò lanciandole un sguardo malizioso. Lei sospirò allacciandosi il casco

-Mi spiace Miroku, ma non posso. Ho promesso alla mamma di esserci a cena, senza contare che le ho fatto preparare la mia torta preferita che la terrà impegnata tutto il giorno-

-Capisco… non preoccuparti, ci saranno altri momenti, insieme- Lei annuì salendo dietro al ragazzo e stringendosi forte a lui

-Te lo prometto- mormorò mentre lui accendeva la moto partendo.

 

Inuyasha si frizionò i capelli alla bell’e meglio e si sedette sul letto, evitando che lo goccioline andassero a bagnare i jeans neri che aveva indossato. Lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino e decise di mettersi al lavoro subito dopo essersi asciugato i capelli.

Era un tantino indietro con un contratto che avrebbe dovuto presentare entro tre giorni e non aveva proprio voglia di fare una brutta figura ritardando la consegna. La sua segretaria era misteriosamente cambiata da quando lui era tornato dalla Grecia, sembrava che Sasha si fosse licenziata per motivi sconosciuti, eppure il sorrisetto sghembo che Miroku gli aveva lanciato al riguardo lo aveva fatto desistere da qualsiasi approfondimento, chissà perché.

Scosse il capo sogghignando senza mai smettere di frizionare i capelli, finché la cornice accanto all’orologio digitale gli fece posare le mani sul materasso, lasciando che l’asciugamano rimanesse a penzoloni sul suo capo.

Era ancora girata verso il basso.

E se alzandola avesse rivisto quel sorriso gelido? O quegli occhi pieni di lacrime? Non poteva sopportarlo. Parlare dopo tanto tempo con Kikyo, in quella stanza in Grecia, era stato un vero e propria toccasana, lo aveva fatto pensare molto. Si era ricreduto ed era riuscito a parlare con Kagome… certo, non aveva avuto nessuna risposta, nessun chiarimento effettivo, però gli sembrava che una barriera che lo separava da lei fosse caduta.

Ed era una sensazione bellissima. Si era finalmente liberato di un peso enorme.

Le battutine acide i giorni a seguire c’erano stati, sembrava che tra loro non fosse mutato nulla, eppure era certo che la cattiveria con cui lei gli rispondeva era immancabilmente diminuita, ed era una gioia.

Allungò la mano e prese la cornice titubante. Chiuse gli occhi e fece ruotare la foto tra le sue mani finché, trovando il coraggio dentro di se, aprì gli occhi incontrando la propria immagine che abbracciava Kagome, la sua Kagome, la vera e unica.

Il senso di colpa era sparito finalmente e ora voleva solo compiere l’ultimo passo per averla finalmente e realmente tra le sue braccia. Basta pensieri, basta immaginazione, basta foto.

La voleva nella sua vita.

Uscì dalla camera e andò in bagno per asciugarsi i capelli con il petto traboccante di quel sentimento che non aveva mai provato per nessuno.

 

Il suono di un claxon la fece sobbalzare, troppo presa dai suoi pensieri e lanciò un’occhiataccia alla macchina in questione che si era fermata, diciamo che aveva inchiodato, accanto al marciapiedi dove lei stava camminando

“Oddio… adesso esce un maniaco… ma che cavolo hanno tutti da suonare?!” pensò seccata camminando il più velocemente possibile per evitare qualsiasi incontro  con il conducente che aprì la portiera di scatto

-Kagome!!- Sentendosi chiamare per nome la ragazza si voltò e spalancò gli occhi riconoscendo finalmente la macchina e il proprio padrone che le si avvicinò sorridente

-Mikado!- esclamò. Lui la abbracciò di slancio stringendola forte a se

-Quando ti ho vista faticavo a riconoscerti! Il nuovo taglio ti sta divinamente!- esclamò allontanandola un po’ da se –Come stai? Ti trovo in forma!- Lei sorrise

-Che bello vederti Mikado! Si, sto benissimo! La Grecia mi ha giovato, era stupenda! Ho un sacco di foto da mostrarti!- esclamò

-Ci conto!- Lui le scostò una ciocca dal viso e la strinse nuovamente e se –Mi sei mancata tantissimo. Non vedevo l’ora che la settimana passasse per rincontrarti al lavoro- mormorò –Questi mesi sono stati un vero tormento- confessò. Lei imbarazzata sorrise

-Si, lo so- rispose “Merdaaa!!! Aiutoooooo!”

Oddio, ora non poteva più fuggire! Se lui avesse tirato fuori il discorso… oh santo cielo!

Il ragazzo le sfiorò le labbra in un bacio dolce poi la prese per mano

-Stavi andando da qualche parte?-

-No, a dire il vero no- rispose

-Allora che ne dici di venire da me? Stavo per l’appunto tornando a casa. Ti offro qualche cosa così intanto mi racconti!- Lei annuì

-Con piacere- rispose. Lui sorrise e le aprì la portiera salendo poi dalla parte del guidatore accendendo la macchina –Allora? Come sta Takashi? E il club?- domandò interessata. Lui scoppiò a ridere

-Il club sta bene, non è ancora crollato nulla!- esclamò. Lei sorrise

-Che scemo! Dai, sii serio!-

-Ok ok, Takashi sta bene, è in forma e il club va avanti alla grande anche se senza di te ne stiamo decisamente risentendo… non  riesco più ad intrattenere come una volta, che choc!-

-Maddai, scommetto che sei bravissimo!-

-Mai quanto te tesoro. Comunque dimmi di te, com’era la Grecia?-

-Stupenda! Non ho mai visto un mare così cristallino! La gente è gentilissima e le casette sono così graziose!- Per tutto il tragitto non fece altro che parlare della Grecia, tentando di rimandare il più possibile il momento della verità che sperava non arrivasse mai.

Quando finalmente scesero la ragazza poté tirare fiato, sollevata

-Cavolo Kagome, hai parlato come una macchinetta, sicura di stare bene?- la prese in giro il ragazzo. La giovane gli rispose con una linguaccia e lo precedette dentro l’appartamento

-Oh, che delusione, non è cambiato nulla!- notò lei dopo una breve occhiata intorno a se

-Ehi, ehi, sei stata via tre mesi! Cosa credevi fosse cambiato?-

-Non so, una lampada nuova, un tavolino diverso… cose simili ecco- Lui le si avvicinò e chinandosi su di lei la baciò

-E questo è cambiato?- domandò. Kagome lo guardò negli occhi e sorrise

-No questo no, meno male!- proferì. Lui sorrise felice

-Ne sono lieto- commentò tornando a baciarla. Lei gli fece passare le mani tra i capelli attirandolo a se.

Non c’era niente da fare, quando la baciava diventava matta. Quella fragranza di miele che aleggiava intorno al ragazzo era irresistibile, però così lo illudeva e lei non sapeva ancora cosa fare!

Si staccò da lui e lo guardò tristemente.

Glielo doveva dire, altrimenti non si sarebbe mai sentita in pace con se stessa.

-Che succede Kagome?- chiese lui corrugando le sopracciglia

-Devo dirti una cosa prima di fare qualsiasi cosa- mormorò. Il ragazzo si morse il labbro e la fece sedere sul divano accanto a lui

-Dimmi, sai che puoi parlarmi di tutto- Lei annuì e sospirò

-Il fatto è che…- si interruppe sentendo il proprio cellulare suonare furiosamente.

Una chiamata.

Ma chi diavolo la disturbava a quell’ora del pomeriggio?!

-Scusa Mikado, ignoralo- disse e infatti, un secondo dopo aveva già smesso di suonare –Ecco, ti stavo appunto dicendo che…- Ma anche quella volta il cellulare decise di interferire, tornando a suonare come un pazzo.

Sospirò profondamente contando fino a dieci e Mikado scoppiò a ridere appoggiandosi contro lo schienale, incapace di contenersi

-Non c’è nulla da ridere Mikado!- sbottò lei alzandosi in piedi seccata, tirando fuori il cellulare controllando chi fosse e le venne quasi un infarto quando sul display il nome KUJIMAWA lampeggiò con un faro

-Allora chi è?- domandò sempre sghignazzando il ragazzo accanto a lei

-Ehm… aspetta un secondo- disse dirigendosi nel cucinotto –Pronto?- rispose

-Era ora razza di cretina! Perché diavolo non hai risposto prima!?-

 

Inuyasha digitò qualche altro numero passandosi una mano tra i capelli

-Ma perché alle superiori non ho studiato di più? Che cazzo ne so io come si compila sto coso!? Dovrò chiedere a Miroku… che palle!- esclamò acchiappando il cellulare, ma notando l’orario che segnava le 17.20, desistette.

Sicuramente ora era a casa sua con Sango che si spupazzavano allegramente…

“Dovrò aspettare domani… che non sia mai che li disturbi in un momento hot!” pensò rabbrividendo. Posò il cellulare e chiuse il proprio lavoro senza avere combinato nulla, spense il computer e si avvicinò al frigo prendendo una coca che aprì bevendone un sorso. Si sedette sul divano accendendo la televisione e quasi si appisolò se il cellulare non si fosse messo a squillare. Si destò e si portò annoiato l’apparecchio all’orecchio scostandosi una ciocca ribelle dalla fronte

-Si? Chi è?-

-Kujimawa?-

-Signor Kazana!- esclamò rizzandosi su se stesso –Cosa posso fare per lei? È successo qualche cosa?- domandò notando il respiro affannoso dell’uomo

-Kujimawa mio figlio… Miroku e Sango… loro… loro…-

-Si calmi per favore, cosa sta succedendo? Cosa ha fatto Miroku? Cosa centra Sango?-

-Mio figlio era andato a prendere Sango per passare la giornata insieme… ma qualche minuto fa mi ha chiamato l’ospedale dicendo che avevano avuto un incidente in moto e…- Inuyasha trattenne il respiro nel sentire la voce angosciata del padre di Miroku e in sottofondo i singhiozzi della moglie -…io e mia moglie siamo dall’altra parte del Giappone e non possiamo raggiungerlo subito! Faremo più in fretta che possiamo ma ti prego Inuyasha, va tu all’ospedale e chiamami subito se sai qualche cosa!- esclamò affannosamente

-Certo, non si preoccupi! Io… vado subito non… la chiamerò appena avrò notizie certe!-

-Oh grazie, grazie…-

-Stia calmo, vedrà che staranno bene tutti e due- disse

-Ora vai, vai!- Inuyasha chiuse la chiamata e si appoggiò al muro tentando di capire che cosa fosse successo. Un minuto prima era sul divano e il secondo dopo gli veniva detto che Miroku, il suo migliore amico, aveva fatto un incidente in moto con Sango!

-Oh mio Dio…- mormorò chiudendo la porta di casa dietro di se con mani tremanti e correndo al piano di sotto dove lo aspettava la cabriolet nera che Miroku gli aveva gentilmente regalato. Si mise alla guida e decise in due secondi dove andare subito. Chiamò Rin e Koga informandoli, poi chiamò Kagome senza ricevere risposta

-Porca puttana!!- ringhiò tornando a comporre il numero passando al semaforo con il rosso “Calma Inuyasha, sta calmo!” pensò premendo sull’acceleratore verso la casa di Kagome

-Pronto?-

-Era ora razza di cretina! Perché diavolo non hai risposto prima!?- ringhiò spingendo al massimo facendo alzare il contatore in modo vertiginoso

 

-Ehi ma rilassati!- esclamò la giovane alzando il sopracciglio –Mi dici che cosa vuoi? Perché sei così agitato?-

-Ti sto per venire a prendere, dove sei? A casa? Muoviti!- lo sentì impaziente

-Sono a casa di un amico… ma mi dici che ti prende?- domandò confusa

-… amici, chi?-

-Oh, non rompere le palle ok? Mi dici che ti prende così improvvisamente?!-

-Sango e Miroku- rispose piano

-Sono usciti insieme, e allora?-

-Lo so… Kagome… loro… hanno avuto un incidente in moto- Kagome trattenne il respiro e vide la stanza intorno a se girare vertiginosamente. Si appoggiò al muro e chiuse gli occhi

-Cosa… che cazzo stai dicendo!?- ringhiò

-Senti, io sto per andare all’ospedale e se ti decidi a dirmi dove diavolo sei ti passo a prendere!- esclamò arrabbiato –Sono in ansia quanto te ma più continui a girare intorno alla mia domanda più ritardiamo l’arrivo! Ho già chiamato Rin e Koga che stanno già andando là quindi se vuoi cortesemente muoverti…-

-Vieni a prendermi davanti al LaN, ma vedi di muoverti!-

-Si si, tu datti una mossa piuttosto e ricordati di allacciarti i pantaloni!- abbaiò chiudendo la chiamata il ragazzo dall’altra parte della città

-Kagome? Che succede?- chiese Mikado avvicinandosi

-Scusa Mikado, non posso più restare, perdonami, continueremo poi il discorso-

-Cosa è successo?- domandò vedendo il viso sconvolto dalla giovane

-Due miei amici hanno avuto un incidente, devo andare in ospedale, mi stanno per venire a prendere- disse aprendo la porta di casa –Ti mando un messaggio va bene? Ciao!- esclamò correndo fuori e raggiungendo in un battibaleno il LaN.

Aveva appena ripreso fiato quando vide una macchina sfrecciare a tutta velocità verso la sua direzione. Non fu difficile riconoscere a chi appartenesse quella guida da pazzo. La macchina inchiodò di fianco a lei e Inuyasha le aprì la portiera allungandosi

-Muoviti!- esclamò con già il piede sull’acceleratore. La ragazza salì e sentì una forza invisibile spingerla contro il sedile. Si allacciò la cintura e guardò Inuyasha concentrato nella guida angosciata

-Com’è successo? Sai già qualche cosa?- domandò angosciata

-No, non so niente- rispose

-Oh Dio santo…- mormorò lei passandosi più volte la mano sugli occhi pini di lacrime “Papà…”

-Kagome-

-Cosa?- singhiozzò lei senza avere il coraggio di guardarlo

-Vedrai che stanno bene- attestò

-Come puoi dirlo se non sai niente!? Non darmi false speranze Kujimawa!- urlò

-Io devo crederci quindi evita di fare la pessimistica con me chiaro!? C’è anche il mio migliore amico di mezzo e una delle mie amiche quindi evita il pessimismo e piantala di piangere che non conta nulla, anzi, mi deconcentra dalla strada!-

-E quindi vuoi incolparmi di non essere un ghiacciolo come te?-

-Almeno io ho la testa a posto, se frignassimo tutti e due sarebbe un vero macello non pensi!?-

-Non hai la testa a posto vedendo la velocità con ci stai andando! Vuoi farci ammazzare definitivamente?!-

-Non cambiare discorso!-

-Io non cambio niente!-

-Ecco, almeno parlando civilmente siamo arrivati, dai sbrigati a scendere!- esclamò saltando giù dalla vettura. Lei lo seguì e corsero dentro l’ospedale fermandosi davanti al bancone dove una signora li guardò severamente ammonendoli di fare meno casino

-Mi scusi, due ragazzi hanno avuto un incidente in moto, sono nostri amici!- esclamò Inuyasha riprendendo fiato

-Dove sono? Come stanno?- La donna li fissò

-I loro nomi?- chiese prendendo fuori una cartellina

-Miroku Kazana e Sango Koshuzo- rispose Kagome velocemente sentendo il battito del proprio cuore accelerare pericolosamente

-Camera 7 e 9 secondo piano… non correte!- esclamò riprendendoli, ma ormai i due ragazzi erano sfrecciati su per le scale diretti dai loro amici…

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 25- Stanza 9 ***


Eccomi tornata!!!! Sono tornata dalle vacanze proprio l’altra sera, ma ieri ero troppo stanca per riuscire a postare qualche cosa, quindi eccomi stamattina dopo una notte praticamente insonne! Sono contenta che vi sia piaciuto lo scorso capitolo e grazie a tutti quelli che hanno commentato, che l’hanno messa nelle seguite e nei preferiti, vi adoro!

Risponderò il prossimo capitolo alle vostre recensioni, promesso ^^-

Ora vi lascio al capitolo, quindi alla prossima!

Amber

 

***

 

Capitolo 25

       Stanza 9

 

-Dove diavolo è?- sbottò Inuyasha controllando affannosamente il numero delle camere

-Eccola, quella è la 7!- esclamò Kagome sorpassando un paziente che li fissò curiosamente. Inuyasha la raggiunse in due falcate ed entrò senza bussare seguito da Kagome che si alzò in punta di piedi per osservare la stanza da sopra la spalla del giovane.

La camera era piccola, la finestra aperta faceva entrare il sole ancora alto e le lenzuola bianche dell’unico letto disfatto e vuoto erano state buttate malamente in fondo alla testa del letto

-Vuoto!? Perché è vuoto? Inuyasha dove sono?- chiese la giovane presa dal panico e guardandosi furiosamente intorno come per controllare se ci fosse qualcun’altro nella stanza oltre a loro, ma inutilmente.

-Ma che vuoi che ne sappia io? E guai a te se ti rimetti a piangere! Dobbiamo ancora controllare una stanza, dai vieni- decise lui uscendo senza chiudere la porta chiusa fino a qualche istante prima

-E… e se fosse successo qualche cosa? Non è normale che uno che ha appena avuto in incidente possa già alzarsi no? Oddio…- Il respiro di Kagome era diventato improvvisamente pesante e accortosi di ciò, Inuyasha si voltò verso di lei prendendola per le spalle

-Kagome, guardami, calmati e guardami- disse. Lei alzò gli occhi su di lui e tranquillizzò il respiro mentre gli occhi le si riempivano di lacrime d’angoscia –Se ora ti fai vedere in queste condizioni da Sango e Miroku non sarai né di aiuto e tanto meno incoraggiante ok? Stai calma, vedrai che non hanno nulla ed è per questo che chi era nella stanza 7 ha potuto andare a trovare quello nella 9… capito? Quindi tranquillizzati e fai un sorriso o almeno accennalo, sei molto più d’aiuto se sei un minimo ottimista quindi non portare sfortuna per piacere. D’accordo?- domandò asciugandole gli occhi

-…Ok…- sussurrò assentendo. Lui le sorrise e dandole le spalle camminò verso la camera 9 poco più avanti, bussando. La porta venne spalancata e Kyoko, i capelli spettinati, il viso stravolto ma con l’ accenno di un sorriso sulle labbra li guardò stupita

-Oh… ma come volano le notizie!- esclamò –Kujimawa, Kagome, che bello vedervi!- esclamò voltandosi –Sango, hai visto chi c’è?- domandò facendo entrare i due ragazzi che guardarono ansiosi la stanza.

Mito, seduto accanto alla finestra, sorrise ai nuovi arrivati salutandoli, mentre Kohaku sulle gambe del padre sorrideva dondolando le sue con gli occhi rigorosamente gonfi, Kagome fece scorrere lo sguardo sulle pareti immacolate e posò lo sguardo sul lettino dove addormentato riposava Miroku, la gamba ingessata e il viso rilassato con qualche graffio, Sango, accanto a lui, le sorrise tristemente

-E’ sotto sedativi, per questo sta dormendo… fortunatamente ce la siamo cavati con poco- spiegò indicando il suo braccio ingessato e il polso fasciato

-Quindi state bene? Graffi a parte ovviamente- si assicurò Inuyasha avvicinandosi all’amico

-Si, stiamo bene- rispose lei guardando l’amica –Lo so che ora mi dirai “te l’avevo detto” e mi dispiace- disse

-Non ho ancora detto niente e non avevo intenzione di dirtelo- rispose Kagome calma –Ma ammetto di averlo pensato- Guardò Miroku e distolse subito lo sguardo –Com’è successo?- chiese

-E’ stata colpa mia, eravamo in moto e l’ho distratto parlando, stava passando un pedone e lui ha sterzato per non investirlo… sono stata una sciocca-

-Fortunatamente non è successo nulla di grave- intervenne Mito mentre la donna annuiva –Poteva andarvi peggio-

-Allora io vado a chiamare il padre di Miroku per rassicurarlo, l’ho saputo da lui e… dovrebbero arrivare tra poco anche Koga e Rin a trovarvi, erano molto in ansia quando li ho avvertiti- spiegò il ragazzo a Sango che sorrise riconoscente

-D’accordo, grazie- rispose alzandosi in piedi mentre il giovane usciva –Kagome, vieni con me un attimo? Devo andare in camera un secondo- disse

-Certo, ti accompagno-

-Mamma, papà torno subito-

-Va bene cara, se si sveglia veniamo subito a chiamarti- l’assicurò il padre

-Ok- rispose Sango prendendo l’amica sottobraccio e trascinandola fuori fino a richiudere la porta dalla camera 7 e dandole le spalle.

Kagome la guardò preoccupata e fece un passo verso l’amica

-Sango…-

-Ho avuto una paura assurda Kagome- mormorò tremando vistosamente –Ho sentito l’impatto con l’asfalto, mi ha tolto il respiro e poi, come a rallentatore, ho visto Miroku cadere, battere la schiena per terra, la testa, la gamba in una posizione innaturale…- Si voltò a guardarla, le lacrime che le scendevano una dopo l’altra. Kagome l’abbracciò stretta e Sango corrispose con l’unico braccio funzionante –Non ho potuto piangere e quando ho visto che non si svegliava mi sono sentita malissimo, più lo chiamavo e più impallidiva e poi c’è stata la corsa in ospedale e lì c’erano i miei genitori, hanno chiuso Miroku dietro una porta e nemmeno ho sentito il dolore al braccio mentre me lo rimettevano a posto, poi quando il dottore è uscito dicendo che era sotto sedativi e che stava bene tranne la gamba rotta tutta la tensione sul mio stomaco se né andata, mi sono sentita sollevata e… e… oddio cosa avrei fatto se fosse morto!?-

-Calma Sango… va tutto bene…- mormorò asciugandole le lacrime –Va tutto bene… Lui sta bene e anche tu… è stata una fortuna che non vi siate fatti nulla di più grave-

-Già, è vero- disse lei staccandosi leggermente e asciugandosi gli occhi –Sembra che abbia pianto?- domandò strofinandoseli forte

-No, sei stupenda, come sempre- rispose Kagome tranquillizzandola definitivamente

-Vieni di là con me?- domandò Sango aprendo la porta

-No, rimango un momento qua ma vi raggiungo subito- rispose la ragazza avvicinandosi alla finestra aperta. Sango si morse il labbro

-Kagome?-

-Si?-

-Scusami per la sfogata di prima, grazie-

-Figurati- proferì continuando a guardare fuori dalla finestra

-Perdonami per averti costretta a venire in ospedale- mormorò lei

-Non mi ha costretta nessuno Sango e poi sto bene!- esclamò

-Allora perché non mi guardi?-

-Questa camera ha un paesaggio stupendo- rispose.

Sango dubitava che il parcheggio affollato e la strada fossero un “paesaggio stupendo”, ma non insistette oltre e richiuse la porta alle sue spalle, andando da Miroku.

Kagome, sola, fece qualche passo indietro e si lasciò cadere per terra con la testa appoggiata al muro. Lasciò che le lacrime scivolassero via con i ricordi che le affollavano la mente.

Quel faro era sempre stato così accecante nei suoi ricordi…

 

-Si, stanno entrambi bene: Sango si è slogata un polso e rotta un braccio mentre Miroku la gamba, ora è sotto sedativi e sta dormendo- spiegò –Esatto, stanno benissimo. Non ho ancora parlato con il medico per sapere quando Miroku può andare a casa, ma a sentire la signora Koshuzo non dovrebbero trattenerli più del dovuto in ospedale- Annuì –E’ un piacere, nessun disturbo, dopotutto anche io ero molto preoccupato per Miroku. Ok, la terrò informato. Arrivederci- salutò chiudendo la chiamata e sospirando

-Inuyasha!!- Il ragazzo alzò gli occhi sentendosi chiamare

-Koga, Rin! Siete arrivati finalmente!- esclamò il giovane

-Come stanno? Sei già entrato?- domandò Rin ansiosa

-Si, si, non preoccupatevi stanno bene entrambi- li rassicurò –Venite, vi porto da loro- li invitò entrando in ospedale –Ho appena chiamato il padre di Miroku per rassicurarlo, stanno arrivando, ma ci metteranno un po’ visto che sono dall’altra parte del paese… più o meno un oretta-

-Capisco, ma dicci, com’è successo?- domandò Koga stringendo la mano di Rin. Salirono le scale e Inuyasha raccontò loro come fosse avvenuto l’incidente e le conseguenze che avevano riportato. La ragazza tirò un sospiro di sollievo

-Ero preoccupatissima, meno male stanno bene…-

-Si, è stato un vero sollievo. Miroku è sotto sedativi e sta dormendo, ma immagino che domattina si sveglierà-

-Bene. Dov’è la loro camera?- chiese appena arrivati al secondo piano

-Là infondo. Venite. Sango sarà di certo felice di vedervi-

Entrarono nella camera dove Miroku riposava e Sango scattò in piedi avvicinandosi agli amici

-Ma Kagome dov’è?- domandò stupito Inuyasha non vedendo la ragazza accanto all’amico

-Ah… lei è rimasta nell’altra camera… credo arriverà tra poco- rispose nervosamente Sango

-Ah! Allora c’è anche Kagome!- esclamò Rin felice –Vado a salutarla- decise facendo retro front

-No!- esclamò Sango fermandola per un braccio

-Perché?- domandò la giovane confusa guardando la ferita

-Ehm… vedrete che arriverà presto, lasciatela un attimo sola, ok?- Inuyasha alzò il sopracciglio

-Sango vuoi qualche cosa da bere?- chiese il padre alzandosi –Voi ragazzi?-

-Si papà, saresti molto gentile… per me dell’acqua va benissimo- rispose la ragazza risedendosi accanto a Miroku

-Io sono a posto così- rispose Inuyasha –Ma grazie comunque-

-Anche noi siamo a posto-

-Tu Kyoko?-

-Berrò un po’ dalla bottiglia di Sango, ma prendine un’altra comunque- rispose la donna alzandosi –Io intanto vado a sgranchirmi le gambe, tanto tu Sango stai bene vero? Torno subito quindi…-

-Non preoccuparti mamma, sto bene dico davvero e poi ci sono i miei amici qui quindi…-

-Molto bene. Allora Kohaku, vieni con me, lasciamo un po’ in pace tua sorella-

Il ragazzino annuì e i tre uscirono dalla stanza facendo sospirare di sollievo la ragazza che prese la mano di Miroku stringendola

-Tutto bene Sango?- domandò Rin sedendosi accanto a lei

-Si, ora sto bene… mi sono calmata. Inuyasha, perché non vai da Kagome per vedere come sta?- domandò –Credo sia meglio che ci vada tu- aggiunse

-Perché, cos’ha?- domandò Koga

-Credo che la vista di Miroku non gli abbia fatto molto bene… dai Inuyasha, vai- insistette la giovane e il ragazzo ubbidì, aggrottando la fronte perplesso. Quando fu uscito Rin fissò curiosamente Sango in una tacita domanda –Niente, lascia stare Rin-

 

Inuyasha entrò nella stanza 7 e si guardò intorno cercando con gli occhi Kagome notandola subito, seduta per terra con il viso premuto contro le ginocchia. Richiuse la porta e fece qualche passo dentro la stanza

-Kagome?- la chiamò. Lei si irrigidì poi alzò il viso asciutto

-Kujimawa? Come mai qui?- domandò lei alzandosi e lisciando la canotta che indossava

-Non ti abbiamo vista tornare e sono venuto a vedere se era tutto a posto- rispose lui tranquillo

-Si certo, tutto ok. Andiamo?- chiese sorridendo e sorpassandolo

-Come mai hai pianto?- domandò lui voltandosi a guardarla. Lei si irrigidì, tenendo gli occhi fissi sulla mano che stringeva la maniglia e si voltò a guardarlo

-Ah, quello… niente è solo che le emozioni della giornata mi hanno sconvolto un po’, tutto qui. Allora torniamo?- Fece per aprire la porta ma lui le prese gentilmente il braccio fermandola

-A dire il vero mi sono stupito vedendoti così spaventata e sconvolta quando ti ho detto che avevano avuto un incidente in moto… così mi sono ricordato di tutte le volte che non ci sei mai voluta salire dicendo che le odiavi e che non hai mai risposto alla mia domanda sul perché. Senza contare che prima non hai guardato Miroku se non per un breve istante, quasi avessi paura di vederlo un secondo in più, il discorso di prima tuo e di Sango non aveva assolutamente senso… Kagome, cos’è che ti spaventa tanto?-

-Non c’è molto da dire, non capisco cosa conti tutta questa tiritera quando nell’altra stanza ci sono i nostri amici feriti- rispose lei voltandosi a guardarlo

-Conta per me- rispose lui lasciandole il braccio. Lei lo guardò mordendosi le labbra

-Vuoi sapere perché odio le moto? Dopotutto la domanda è questa no?- Lui assentì –Oltre a Sango non lo sa nessuno e, sinceramente, non ho voglia di raccontarti una storia simile in questo momento, ma tanto se non è oggi è domani, sono certa che non mi lasceresti mai più stare, quindi tanto vale vuotare il sacco ora- concluse la giovane stropicciandosi le mani sudate e avvicinandosi alla finestra appoggiando la schiena al muro. Sospirò umettandosi le labbra –Le moto mi hanno portato via la persona che più amavo al mondo- confessò lei. Il ragazzo si irrigidì

-In che senso?- domandò già irritato. Lei rise scuotendo il capo

-Non in quel senso sciocco… a 6 anni non puoi di certo amare nel campo amoroso qualcuno non pensi?- domandò lei divertita. Lui tirò un leggero sospiro e borbottò qualche cosa di incomprensibile sul fatto che non era geloso e che non pensava di certo a quello

-Allora di chi stai parlando?-

-Quando tre anni fa sei venuto a casa mia… ricordi? Ti dissi che mio padre era morto, ecco, mi riferivo proprio a lui-

-Avevi 6 anni?-

-Esatto. Sai, a quell’età io adoravo mio padre, in tutti i sensi e penso fosse anche normale provare quell’immenso affetto verso di lui, era il primo nella mia lista, era la prima persona che volevo vedere quando mi svegliavo la mattina e l’ultima prima di addormentarmi, volevo passare con lui tutto il mio tempo, perché era gentile, mi faceva giocare e divertire… insomma… un rapporto normale tra padre e figlia- iniziò lei –Sota era appena nato, aveva qualche mese e aveva un po’ di febbre, il dottore aveva detto di andare in farmacia per prendergli lo sciroppo e così, mentre io avrei dovuto stare a casa con la mamma e Sota lui sarebbe andato in centro per prendere la medicina, però io volevo a tutti i costi stare con lui e quindi insistetti finché non acconsentirono, tanto con me ci sarebbe stato papà, quindi non sarebbe successo nulla di grave- Aggrottò le sopracciglia come per ricordarsi un punto importante, poi scrollò le spalle, gli occhi improvvisamente vacui –Fatto sta che ci incamminammo per il centro, mio padre mi teneva per mano, eravamo sul marciapiede finché dall’altra parte della strada non vidi un uomo con dei palloncini colorati. Erano belli, brillanti, e io ne volevo uno da portare a Sota, per farlo contento, ma lo volevo anche per me, per giocarci… così mollai la mano di mio padre e corsi verso quell’uomo- Deglutì a vuoto e voltò le spalle a Inuyasha, ancora immobile e in silenzio –Il seguito mi pare ovvio: mio padre mi intimò di fermarmi e io lo feci, ero in mezzo alla strada e mi voltai verso di lui per guardarlo ma… il faro di una moto mi colpì in pieno viso accecandomi, non riuscivo a muovere un passo e mi stava venendo addosso, era troppo vicina per schivarmi e andava troppo veloce per frenare in tempo. Improvvisamente mi sono sentita spingere indietro e ho sentito un rumore fortissimo, ma mi ero fatta male alle mani, le avevo tutte sbucciate e mi bruciavano, stavo piangendo e c’erano tante voci intorno a me, non riuscivo a capire e quando il faro davanti agli occhi si spense ho visto la moto lontana con le ruote che giravano ancora, il conducente seduto che si teneva il braccio dolorante e mio padre vicino a me che non si muoveva per niente, aveva una ferita alla testa e c’erano un sacco di persone attorno a noi. Poi c’è stata la corsa in ospedale, un’infermiera gentile mi ha disinfettato le mani ma io volevo il mio papà, non lo vedevo più e quella donna non mi diceva nulla. Poi ho visto la mamma in lacrime abbracciarmi e mi ha portata in una stanza dove c’era sul letto mio padre, pensavo dormisse e lo scosso per svegliarlo ma non si muoveva, così la mamma mi disse che lui non c’era più e…- si interruppe bruscamente –Ovviamente io ero una bambina quindi non ci furono conseguenze in denaro o simili, anzi, al ragazzo in moto gli venne notificata una pesante multa poiché stava andando molto più forte del dovuto. Comunque sia il nonno venne ad abitare con noi, per aiutarci con Sota e per me… la mamma era distrutta ma non mi hanno mai incolpato anche se ne avrebbero tutte le ragioni-

-Kagome io…-

-Non guardarmi con compassione o cose simili, non ne ho davvero bisogno e non ho bisogno di nessun tipo di consolazione. Sono passati 13 anni e tornare in ospedale mi ha solo fatto un po’ senso- commentò lei voltandosi a guardarlo

-Non ne avevo intenzione-

-Meglio. Allora io vado di là- proferì sorpassandolo diretta alla porta

-Kagome?-

-Cosa?-

-Se io… se smettessi di andare in moto… tu torneresti da me?- domandò lui guardandola

-Come?- Si voltò stupita guardandolo scioccata –Scusa, puoi ripetere?-

-Torneresti da me se smettessi di andarci?- chiese. Lei strinse le labbra

-No. Ci vuole ben altro per farmi tornare da te-

-E allora perché c’era su quell’armadio quella scatola? Perché non hai buttato via nulla?- domandò. Lei lo fulminò

-Perché guardandola mi rendo conto della mia immensa stupidità!- esclamò lei

-Non ha senso-

-Invece ce l’ha eccome!-

-Ragazzi!- La porta venne spalancata e Kagome balzò indietro per non essere colpita dalla foga di Koga che si scusò per l’arrivo improvviso

-Che c’è Koga?- sbottò Inuyasha irritato dell’intrusione

-Sono arrivati i genitori di Miroku- disse

-E chi se ne frega- lo gelarono i due

-Ok, non è un buon momento vedo, vado- disse sgusciando via e richiudendo la porta che Kagome riaprì

-Andiamo-

-Non abbiamo ancora finito-

-Invece si- tagliò la ragazza varcando la soglia e allontanandosi. Inuyasha alzò gli occhi al cielo esasperato e la seguì.

Arrivati alla camera, Kagome notò immediatamente i due nuovi arrivati che stavano parlando con il medico. L’uomo era la copia di Miroku, tranne gli occhi di un color nocciola, la figura alta e snella, la donna accanto a lui aveva probabilmente smesso da poco di piangere ma non aveva perso quella bellezza nei lineamenti che mozzavano il respiro, i capelli biondi erano spettinati ma lucenti e lisci, il viso angelico, chiazzato di rosso racchiudevano due occhi azzurri invidiabili al cielo più sereno, mentre la giacca bianca fasciava il corpo snello e prosperoso

“Che bella…”

I due, accortisi di Inuyasha gli si avvicinarono salutandolo e ringraziandolo, poi si sedettero accanto ai genitori di Sango cominciato a parlare tranquillamente mentre Kagome si intratteneva con Rin e Sango.

Improvvisamente Inuyasha scattò in piedi

-Si è mossa!- esclamò

-Cosa?- domandarono tutti confusi

-La mano di Miroku si è mossa- affermò sicuro. Sango corse accanto al ragazzo osservandolo

-Sicuro?-

-Certo!- esclamò

-Miroku?- mormorò la ragazza mentre Kyoko si avvicinava al figlio seguita dal padre

-Tesoro?- lo chiamò. Il ragazzo mugugnò qualche cosa di incomprensibile e si mosse aprendo gli occhi impastati e confusi

-Miroku! Sono io, sono la mamma!- esclamò Kyoko prendendogli la mano. Il ragazzo nemmeno la guardò, posando gli occhi su Sango che sorrideva sollevata

-Sango… stai bene?- mormorò

-Si, io sto bene e anche tu stai bene fortunatamente. Siamo in ospedale…-

-Hai il braccio…-

-Si, si è rotto- confermò lei

-Scusa se non ti ho protetto- sussurrò richiudendo gli occhi –Scusa amore…-

Il silenzio che seguì quelle parole fu agghiacciante. Kagome si portò una mano al viso, senza parole mentre Inuyasha faceva passare lo sguardo da una Sango immobile, agli adulti irrigiditi

-Quei sedativi dovevano essere davvero forti per farlo delirare in quel modo, non pensate?- intervenne Rin. Sango alzò gli occhi verso di lei

-Effettivamente… ma avete sentito come mi ha chiamata?- rise nervosamente la ragazza –Beh, cosa sono quelle facce?- domandò rivolta agli adulti che la guardavano confusi, scioccati… -Oh forza… non crederete davvero a un moribondo?-

-Non fare la finta tonta Sango!- esclamò Kyoko rossa in viso per la sforzo di non urlare –Ora mi spieghi tutto, è chiaro!? L’ho sempre saputo che c’era qualche cosa che andava ben oltre l’amore fraterno!-

-Mamma, ma sei impazzita!? Papà, dille qualche cosa!- esclamò Sango scattando in piedi

-Io… non…-

-Ora noi due faremo un bel discorsetto, ci siamo intese bene?- Kyoko le prese il braccio sano

-Mamma lasciami!- esclamò lei –Ti rendi conto delle pazzie che dici? Non hai prove!-

-Quella di adesso lo era e anche tutte le spie nei mesi passati!-

-Era mezzo addormentato e sotto sedativi, cosa credi capisse!? Lasciami ho detto!- gridò Sango staccandosi dalla donna e allontanandola con uno spintone –Come osi dubitare dei tuoi due figli!? Vorrei farti notare che sei stata tu che hai abbandonato da piccolo Miroku e che ce lo hai tenuto nascosto per anni! Ora che ci siamo ritrovati, che abbiamo un bel rapporto ora osi anche dubitare!?- gridò –Maledetta ipocrita che non sei altro!-

-Sango!- esclamò Mito

-Oh papà ti prego! Non proteggerla! Cosa credi, che non mi sia accorta della tua reazione quando tutta bella giovale è venuta a dircelo!? Sono stufa di questa storia e dei continui sospetti della mamma! Vedi di darti una calmata!- gridò lei stringendo i pugni. Kyoko strinse le labbra

-Forse io ho sbagliato, ma ti posso assicurare che Miroku non lo rivedrai per un bel po’ di tempo… forse così ti risveglierai- sibilò la donna

-Provaci e tu domattina non mi ritrovi più a casa-

Kagome guardò l’amica e la donna che boccheggiò senza parole

-Tu… non…-

-Kyoko basta- Mito le prese il braccio

-Non puoi dirlo sul serio!- esclamò la donna rivolta al marito

-Facciamo così- intervenne il padre di Miroku facendo un passo avanti dopo avere lanciato un’occhiata alla moglie che annuì –Kyoko se ti può tranquillizzare quando Miroku si sarà ripreso parleremo con i ragazzi… anche se quello che dici sarà di certo dovuto alla stanchezza. Nessuno andrà via e Sango non scapperà di casa, vero ragazza mia?-

-Se mia madre si da una calmata non farò niente- rispose lei acida

-Ti assicuro che Kyoko non farà nulla, vero?- La donna strinse le labbra annuendo –Bene. Ora sarà meglio andare tutti a casa. Sango deve riposare dopo tutte le emozioni di oggi, dico bene?- La donna, stizzita, prese Kohaku per il braccio trascinandolo fuori, Mito baciò la guancia della figlia sorridendole

-Non preoccuparti ok?- mormorò –Ti aiuterò io- disse. Lei lo fissò sgranando gli occhi

-Tu… tu…-

-Si, lo so- affermò lui –Ho origliato per sbaglio una tua telefonata con Miroku… e ho chiesto conforma a Kohaku- sussurrò al suo orecchio –Ma non preoccuparti tesoro, io ho la mente molto più aperta di tua madre- disse sorridendole. Lei lo guardò felice

-Grazie papà. Ti voglio tanto bene-

-Anche io tesoro- Il padre uscì seguito dal signore e la signora Kazana che richiusero la porta alle loro spalle

-O cavoli fritti!- esclamò Koga sedendosi –C’è mancato un pelo!-

-Oddio… mio padre sapeva… e io non me ne sono mai accorta!- esclamò la ragazza

-Beh, ora si che siete nei guai… cosa farete?- domandò Inuyasha incrociando le braccia e appoggiandosi al muro

-Non lo so… di certo non mi separeranno da Miroku!- esclamò

-Ben detto- annuì compiaciuta Kagome dandole una pacca leggera sulla spalla. Un’infermiera entrò ammonendo che l’orario delle visite era scaduto e che dovevano tutti uscire, così i ragazzi salutandola e assicurandole che sarebbero tornati il giorno dopo uscirono lasciando Sango sola.

Guardò Miroku sfiorandogli la guancia e scostandogli una ciocca di capelli dal viso

-Non ti preoccupare amore mio, sarò forte per te e insieme affronteremmo i nostri genitori… non possono allontanarci e se anche ci riuscissero, ti giuro che farò tutto quello che è in mio potere per potere tornare da te. Lo giuro-

 

Kagome si stiracchiò le braccia e respirò l’aria fresca della serata

-Bene, io vado- decise

-Vuoi un passaggio?- domandò Inuyasha facendole dondolare davanti al viso le chiavi dell’auto

-No, grazie, vado a piedi… tanto ci metterò cinque minuti- rispose la ragazza scrollando le spalle

-Come vuoi. Koga, Rin, ci vediamo domani- li salutò

-Certo, anche tu vieni domani, vero Kagome?- chiese Rin

-Si, ovvio. A domani- li salutò incamminandosi “Oh cielo, che casino! Certo che Miroku poteva starsene un po’ zitto! Non ho mai visto Sango tanto incazzata, quando sua madre l’ha minacciata in quel modo credevo le saltasse alla gola! Domani Miroku dovrebbe svegliarsi… così ne parleranno tranquillamente prima dell’arrivo dei loro genitori… chissà che cosa decideranno… A proposito di decisioni… che diavolo faccio con Mikado!? E poi oggi Inuyasha mi ha davvero spiazzata… ma non tornerò da lui questa volta senza essere certa di ciò che prova per me, non farò lo stesso errore due volte. Mi spiace per te Inuyasha, ma ci vuole ben altro che una semplice promessa”

 

***

 

Oh oh oh oh… anche questo è andato! Comunque sia domani parto, di nuovo, per il mare, quindi ci risentiamo verso il 20 circa… ma quando torno posto, tranquilli.

Bene, allora buon ferragosto a tutti xD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 26- Fratello e sorella ***


Salve a tutti! Eccomi di ritorno xD

Spero abbiate passato buone vacanze, le mie sono state favolose!! Se vi capita andate a Leuca, il mare è SPLENDIDO! Lo so, faccio pubblicità gratis, ma è davvero un posticino che merita ^^ Anche se io per andare là ci ho messo circa 10 ore… aehm…

Comunque, passiamo al capitolo ^^ Questo sarà più che altro di passaggio, ma dal prossimo si entrerà nel vivo della situazione… saranno gli ultimi tre capitoli con tutti i colpi di scena finali possibili, quindi seguitemi fino alla fine che ormai manca pochissimo ^^

Piuttosto, avevo promesso di rispondere alle vostre recensioni, ed è appunto quello che farò prima di lasciarvi alla lettura.

 

Principessa Purosangue: ciao! Grazie della recensione! Effettivamente Miroku parla sempre quando non dovrebbe, è un vero chiacchierone! Per Inuyasha la moto è molto importante, quindi per lui era un gesto dire di rinunciarci… anche se a Kagome non potrebbe importare di meno a mio parere ^^ Diciamo che il nostro eroe deve maturare ancora un pochino… he he… Spero che questo piccolo capitolo ti piaccia, aspetto con ansia un tuo commento (qui o su msn). A presto! PS: voglio entrare anche io nel fan club V__V

 

Bellatrix_Indomita: hola Bella! Sei riuscita a resistere senza di me un’altra lunga settimana?? A quanto pare si ^^ La scena tra i nostri due protagonisti sono felice che ti sia piaciuta, purtroppo in questa non ce né un’altra, ma aspetta poco e forse ti accontento! Tra Sango e Miroku ci saranno faville molto molto presto! Al prossimo ritrovo su msn o a un nuovo capitolo a breve! xD

 

nickyxx91: ehi ciao!! Ti dirò che per il papà di Sango neppure io lo immaginavo, è che mi è venuta così, quindi un po’ mi faceva strano, però alla fine come idea mi sembrava troppo carina ^^ con nessuno che si era accorto di nulla e lui che faceva da supervisore calmando le acque, adoro le persone che sono aperte mentalmente, quindi mi sembrava strano non metterci un adulto in mezzo! Sperando che ti piaccia questo capitolo ti lascio attendendoti la prossima settimana con un nuovo aggiornamento!! ^^

 

Vale728: ciao Vale! Wow, che recensione chilometrica! Dunque, per prima cosa ti dirò che non sei l’unica a trovare strana la “nuova” Kagome ^^ ma come hai detto benissimo tu la cosa è assolutamente comprensibile, anzi, sono felice del fatto che tu l’abbia affrontata e sia andata avanti a leggerla anche se la cosa non ti convinceva molto (con fazzolettini e lacrimucce)! Quindi ti ringrazio della tua pazienza e della tua recensione che si, ho visto positiva e ti assicuro che anche io in certi punti la mia Kagome non la sopportavo anche se un po’ la capisco, ecco. Grazie davvero, spero che continui a coinvolgerti e a piacerti, sperando di non deluderti proprio negli ultimi capitoli! Alla prossima settimana dunque ^^

 

 miss miyu 91: ciao! Mi spiace che quest’anno tu sia dovuta rimanere a casa, purtroppo anche io ho trascorso degli anni perennemente in 4 mura, ma mi sfogavo in piscina e la sera con le amiche quindi spero che tu non ti sia annoiata troppo! Spero il capitolo ti piaccia, ma non temere, il prossimo sarà davvero emozionante!

 

lucia lair: ehilà! Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso cap! In montagna come si sta con il fresco?? Mamma mia qua si muore di caldo! Uff io adoro la montagna ma quest’anno mi sono dovuta adattare al semplice mare ^^ prendi del fresco anche per noi comuni mortali ok?? xD al prossimo capitolo!!

 

angelseyes81: hola! Sono contenta che questa storia ti sia piaciuta! E hai letto così tanti cap in così poco tempo? Cavoli che fulmine ^^ e che voglia! Cmq ti do ragione sul frettoloso, la prima parte a rileggerla mi sembra quasi scritta da una bambina delle elementari, ma non ho il cuore di prenderla in mano per paura di rovinarla troppo ti dirò. Per Sango e Miroku mi spiace che la situazione famigliare non ti sia molto gradita, ma era una chicca che avevo in mente da troppo tempo e mi piaceva un sacco per modificarla ^^ Per la moto… beh, Inuyasha è sempre stato molto affezionato al suo bel motore, quindi per lui è un gesto enorme… ma non ha calcolato il fatto che a Kagome non è che interessi molto, diciamo che ci vuole davvero, davvero di più! Ti dirò che anche io ho avuto molti dubbi sulla coppia finale, Mikado lo adoro è il mio… ideale di ragazzo ecco: divertente, intelligente, bello e simpatico… insomma, impossibile da trovare ^^ Quindi grazie della tua recensione bellissima, spero di risentirti e di ritrovarti nei prossimi capitoli xD

 

Dopo questo… vi ricordo solo una cosa prima di lasciarvi alla lettura: -3!!!!!!!!!

 

***

 

Capitolo 26

        Fratello e sorella

 

Quando tornò a casa trovò suo fratello ad aspettarla in salotto

-Sorellina!- esclamò il ragazzino avvicinandosi –Hai fatto tardi! Dove sei stata?- domandò. La madre le si avvicinò sorridente

-Poi questa sera esci con Sango? Avevi detto che ti saresti messa d’accordo con lei e poi se un giorno la vuoi invitare a cena mi farebbe piacere, è da così tanto tempo che non la vedo!- propose

-No… non esco stasera e comunque non penso che sarà molto libera in questo periodo- rispose la ragazza sedendosi sul divano e spegnendo la televisione

-E’ successo qualche cosa?- domandò preoccupato Sota –Oggi Kohaku non è neppure venuto agli allenamenti di calcio e a casa sua non c’era nessuno!- esclamò. La ragazza annuì

-Mentre ero fuori mi hanno chiamata sul cellulare dicendomi che Sango e Miroku avevano avuto un incidente… oh no, stanno bene mamma, non agitarti. Sono tornata tardi perché sono andata all’ospedale per vedere come stavano- spiegò

-Oh santo cielo! Ma non si sono fatto nulla di grave vero? Poveri ragazzi… chissà i loro genitori che angoscia-

-Sango si è rotta il braccio e slogata il polso, Miroku invece si è rotto la gamba, ma per il resto stanno piuttosto bene anche se lui era sotto sedativi… Kohaku non è venuto perché era in ospedale, era piuttosto sconvolto ma in forma, perché non lo chiami Sota? Sono certo che parlare un po’ con te gli farebbe piacere- disse

-Si, vado subito a chiamarlo- decise il ragazzino correndo di sopra con il cordlex in mano. Madre e figlia si lanciarono un lungo sguardo finché la donna non le si sedette accanto

-Stai bene tesoro?-

-Si, non preoccuparti mamma, sto bene- rispose –Sono felice che non si siano fatti nulla-

-Anche io e dimmi immagino che Sango fosse molto provata quando l’hai vista- ipotizzò

-Infatti, rimaste sole è scoppiata. Non deve essere facile vedere il proprio fratello ridotto in uno stato simile, dopotutto un po’ la posso capire, vero ‘ma?- mormorò. La donna la strinse forte e la ragazza corrispose lo sguardo sospirando profondamente –Oggi sono andata al cimitero… sono passata sia dal nonno che da papà… mi manca così tanto- confessò

-Anche a me tesoro-

-Mamma?- Si staccò un po’ dalla madre guardandola –Credi che sia fiero di noi?-

-Ne sono certa- Kagome sorrise e si alzò in piedi stiracchiandosi

-Sai che faccio adesso? Salgo in camera, mi ficco davanti al ventilatore e ozio- stabilì rilassata. La donna la guardò truce

-Eh no, cara la mia Kagome, tu ora mi aiuti a preparare la cena- ordinò

-Ma mamma!-

-Dai dai, non ti costa nulla… dopotutto sto per preparare il tuo piatto preferito si o no? Vai anche domani a trovarli in ospedale?-

-Assolutamente si, soprattutto per tirare un po’ su di morale la situazione- borbottò

-Hai detto qualche cosa cara?- chiese la donna facendo capolino dal cucinotto

-No, niente!- esclamò raggiungendola.

 

-Come, come??- Sota, scioccato, scattò a sedere –Tuo fratello ha detto, che cosa?-

-Ma dai che hai capito benissimo!- esclamò dall’altra parte del filo Kohaku, controllando che fuori dalla camera non ci fosse nessuno e richiudendo la porta

-Tu mi stai dicendo che si sono fatti beccare? Ma dico, è scemo di suo o è un difetto di marca?- domandò ironico

-Ah ah, molto, molto divertente Sota. Qui c’è poco da scherzare, tu non hai visto la mamma e non c’eri al ritorno! Oddio… questa si che è una giornata del cavolo fatta e finita!-

-Ma… no aspetta, spiegami bene… Miroku si è risvegliato e in dieci nano secondi ha distrutto tre anni di relazione, poi?-

-Praticamente si è riaddormentato subito… era come se fosse in dormiveglia, capisci? Gli attimi dopo sono stati di puro gelo, nessuno diceva una parola… la mamma è diventata cianotica… abbiamo temuto che le venisse un attacco apoplettico!- esclamò. Sota ridacchiò divertito poi si schiarì la voce

-Dai, vai avanti- lo esortò

-Poi Sango e i suoi amici hanno cercato di mimetizzare l’accaduto: Miroku era mezzo tramortito e non sapeva ciò che diceva. La mamma però non ci ha creduto per niente, ha urlato come una matta finché non ha minacciato mia sorella di non farle rivedere mai più Miroku ma lei gli ha detto che sarebbe fuggita di casa… insomma, una sfacelo, si sono urlate dietro di tutto fino a quando il padre di Miroku è intervenuto calmando le acque o almeno separando le acque… tipo Mosè, solo con un effetto molto più sbalorditivo, deve avere uno strano ascendente su mia madre… Comunque, credo che mio padre abbia fatto capire a Sango che lui sa, in tutti i sensi-

-Ah, quindi glielo ha detto!-

-Si, fortunatamente… sinceramente di vedermi piombare in camera il papà ogni volta per chiedermi se so qualche cosa… era davvero stressante, come se controllassi mia sorella o le leggessi il diario!- esclamò innocente Kohaku. Sota scoppiò a ridere

-Si, come se non lo facessi anche prima!- ghignò

-Beh, è un bellissimo modo per passare il tempo sai? Dovresti farlo anche con tua sorella- consigliò

-Si, così mi becca, mi squarta, mi cucina, mi mangia e poi rimette insieme i pezzi del mio cadavere!-

-Cos’è la vita senza qualche rischio?-

-Preferisco la mia tranquillità pacifica- rispose semplicemente Sota

-Come vuoi… senti, ora ti lascio. Domani mattina sarà una giornata molto, molto pesante- sospirò –Vedo tempeste in arrivo-

-Sono sicuro che andrà tutto bene… e poi hai tuo padre dalla vostra, no?-

-Si, fortunatamente. Però devo ammettere che mamma mi fa molta più paura, senza contare che il padre di Miroku è molto, molto potente-

-Ma dai, cosa vuoi che faccia a suo figlio?-

-Spero non quello che il padre di Inuyasha ha fatto a lui-

-Ma no, quella è una cosa diversa- affermò Sota –Non c’è nemmeno da prendere in considerazione un fatto simile e poi tuo fratello ha molta più testa di quell’imbecille-

-Che diventerà tuo cognato…- mormorò Kohaku

-Che? Ma non dire fesserie! Mia sorella lo odia!-

-Questo lo dici tu, sei rimasto un po’ indietro-

-Cosa sai che io non so e non mi hai detto!?!?- urlò

-Ehi ehi, calmati… chi ti dice che io sappia qualche cosa?-

-Kohaku…-

-Dimmi amico mio-

-Dimmelo… nel diario di Sango c’era qualche cosa- dichiarò sicuro

-Forse… lo potresti scoprire se leggessi il diario di tua sorella, non pensi? Dopotutto ce l’ha-

-Non mi freghi sai? Dai, non voglio morire, dimmi che cosa sai. Non posso credere che abbiano fatto pace!-

-Io non ti dico nulla… poi al massimo TU mi dirai… comunque se vuoi un consiglio spensierato leggi quando lei non è in casa, ok? Ora vado, ti chiamo domani per dirti com’è andata… oddio spariamoci in massa-

-Ti uccido io se mi becca- minacciò

-Si si, come no. Ciao Sota!-

-A domani Kohaku, buona fortuna-

-Mi serve a palate. A domani- concluse scoraggiante il ragazzino chiudendo poi la chiamata.

Sota si sdraiò sul letto e una smorfia si delineò sul suo viso

-A me spetta una morte atroce… ma non posso credere che mia sorella ci sia ricascata con quell’idiota… non è stupida! Tanto vale che lo scopra da me, lei non mi direbbe mai nulla e a quanto pare Kohaku vuole vedermi realmente impalato ad un albero- mormorò “Gran bella giornata del cavolo!”

 

Kagome salì in camera sospirando e si buttò sul letto a peso morto, troppo stanca per muovere un solo muscolo. Si sarebbe di certo addormentata senza alcun pensiero inutile se il cellulare non si fosse messo a vibrare facendola imprecare mentalmente più volte. Allungò la mano verso il comodino e lo prese rispondendo senza nemmeno guardare chi fosse

-Pronto?- biascicò

-Stavi dormendo?- domandò il ragazzo dall’altra parte della cornetta

-Mh… quasi… che succede Mikado?- domandò

-Oggi sei andata via in fretta e furia, come stanno i tuoi amici?-

-Benino… lei si è rotta il braccio e lui la gamba… però stanno bene, niente di serio per lo meno- rispose

-Capisco. Ascolta, ti ho chiamata per una cosa, il fatto è che ce l’ho in mente da tutto il pomeriggio quindi…-

-Spara-

-Oggi, a casa mia, mi stavi per dire qualche cosa, poi ti hanno chiamata e siamo stati interrotti, volevo sapere cosa volevi dirmi… sai, sono piuttosto curioso- spiegò il ragazzo. Kagome scattò a sedere mordendosi il labbro

“Merda! Ora penserà che volevo dirgli che lo amavo o cose simili, che voglio stare con lui! Oh santo cielo… Forse è meglio fare finta di nulla” pensò –Ehm… davvero? A dire il vero non ricordo proprio… il fatto è che sono molto scombussolata dalla giornata e… scusa Mikado-

-Capisco-

-Sei arrabbiato?- domandò lei dopo qualche attimo di silenzio

-E’ ovvio- rispose –Di un po’, mi stai per caso prendendo in giro?-

-No, non lo farei mai-

-A me dai tutt’altra impressione. Perché non mi dici chiaramente che non vuoi più stare con me se mai lo siamo stati?- domandò scaldandosi –Sei stata strana fin da subito, sei venuta a casa mia, sei stata fredda e distaccata e subito dopo fuggi via come un razzo lasciandomi come un pirla, ti chiamo e tu fai pure finta di non sapere di che parlo?-

-Mikado non è come pensi, dico davvero. Mi dispiace se oggi è stato fatto tutto di corsa, ma non potevo immaginare che i miei amici avrebbero fatto un incidente, scusa se ti sono sembrata così fredda ma se non l’hai notato ho avuto una giornata tutt’altro che felice e tu non mi stai aiutando per niente- disse la giovane alzando leggermente il tono di voce.

Le stava pure facendo la predica? Era la ciliegina sulla torta per concludere quella giornata, non c’era che dire!

-Allora vedi anche tu di capirmi. Ti ho aspettata per tre anni, ho atteso ulteriori tre mesi per darti del tempo per mettere a posto i tuoi sentimenti, finalmente ci rivediamo e tu non hai nemmeno il coraggio di dirmi cos’hai deciso?- sbottò

-Se lo sapessi te lo avrei già detto!- esclamò lei –Non sono così sadica sai?- commentò ironica

-Non lo sai…?-

-Già, ecco cosa volevo dirti oggi… in Grecia non ho potuto… non sono riuscita a prendere una decisione definitiva- confessò. Kagome chiuse gli occhi e strinse il pugno, sapendo che non c’era nulla da fare oltre che aspettare la decisione finale di Mikado

-Senti Kagome che ne pensi se uno di questi giorni ce ne andiamo a fare un giro? Senza fare nulla, solo una passeggiata, due chiacchiere, cose simili- propose

-Eh?-

-Ma si dai, ci divertiremo!-

-Mikado… ma tu hai capito che ti ho detto?- domandò lei confusa

-Certo, ma quale modo migliore per farti prendere una decisione facendoti vedere ulteriormente che sono io la scelta migliore? Dopotutto dove lo trovi un figo simile?-

-Ah, capisco… ehm… però io in questo periodo voglio stare vicino a Sango, sai… l’incidente…-

-Beh, ti passo prendere all’ospedale quando è finito l’orario delle visite! Che ne pensi di… dopodomani?-

-Beh, se a te va bene…-

-Certo che mi va bene. Allora a dopodomani all’ospedale, alle 18.00-

-D’accordo, a presto Mikado-

-A presto Kagome e vedi di riposarti e di dormire di più ok? Ricordati che la prossima settimana si riparte con il lavoro!-

-Ah è vero… ok, lo farò. Ciao!-

-A dopodomani-

Kagome guardò il cellulare suonare a vuoto poi, allucinata, lo ripose sul comodino

-E’ pazzo, è completamente scemo- stabilì ricadendo sui cuscini chiudendo gli occhi.

 

La mattina dopo Sango spalancò gli occhi, scattando a sedere sul suo lettino d’ospedale. Guardò l’orologio e si stropicciò gli occhi con il braccio ancora sano.

Aveva dormito malissimo svegliandosi più volte durante la notte. Purtroppo non era potuta uscire dalla stanza neppure una volta ed era preoccupata per Miroku, era dalla sera prima che non lo vedeva, da quando due infermiere avevano dovuta portarla via quasi di peso.

Si alzò e in punta di piedi si diresse verso la porta chiusa aprendola e facendo capolino nel corridoio vuoto. Erano le 8.20 e nessuno a quanto pare si era ancora svegliato, le infermiere avevano già fatto il loro giro e la distanza che la separava dal suo ragazzo era minima, solo qualche metro.

Uscì e chiuse piano la porta, guardandosi intorno furtivamente. Si allontanò strisciando contro il muro in punta di piedi e tirò un sospiro di sollievo quando mise la mano sulla maniglia aprendo la porta della camera 9 e richiudendola un attimo dopo alle sue spalle.

Lanciò un occhiata al lettino dove Miroku riposava e si rincuorò quando lo vide nel proprio letto. Gli si avvicinò prendendo un mano tra la sua

-Miroku? Svegliati ti prego- lo chiamò scuotendolo leggermente –Miroku piantala di dormire, dai svegliati!- esclamò. Il ragazzo mugugnò qualche cosa di incomprensibile e cercò di girarsi su un fianco, senza ovviamente riuscirci a causa della gamba bloccata

-Ancora un minutino- mormorò

-Miroku, svegliati, non abbiano nessun minutino!- esclamò stizziata

-Oh, ma dai Sango…-

-“Ma dai Sango” niente!- sbottò lei

-Non riesco a muovere la gamba…- notò lui improvvisamente senza avere ancora aperto gli occhi ma completamente lucido –Perché?- domandò confuso

-Ce l’hai ingessata razza di cretino- gli fece notare pacificamente lei. Lui corrugò la fronte e spalancò improvvisamente gli occhi

-Oh cazzo!- esclamò alzandosi a sedere guardandosi intorno

-Ma va?-

-Quanto tempo è passato dall’incidente? Dove siamo? Che ore sono? Come… cosa…-

-Calmati Miroku!- esclamò lei sedendosi sul letto accanto a lui –Va tutto bene. È passato solo un giorno, eri sotto sedativi e sono solo le 8.30 di mattina, siamo in ospedale- gli spiegò lei scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte

-Oddio hai un braccio rotto- affermò lui indicandoglielo

-Si e tu hai la gamba rotta-

-Ma hai anche il polso fasciato-

-Si, è slogato- spiegò. Lui si passò una mano sul viso

-Oh cielo… io non… scusa Sango… ho perso il controllo della moto e…-

-Si, lo so… non preoccuparti Miroku, stiamo entrambi bene e questa è l’unica cosa che conta- Il ragazzo l’attirò a se stringendola forte

-Devi avere avuto paura, perdonami-

-Si, ne ho avuta molta… tu non ti muovevi e io non sapevo cosa fare… Però sono venuti a trovarci tutti sai? Dovrebbero venire anche oggi. Koga, Rin, Inuyasha e Kagome erano molto preoccupati per noi, mi hanno tirata su di morale, tu non devi scusarti di nulla… anzi è una balla… c’è qualche cosa di cui devi scusarti alla grande- commentò lei staccandosi dal ragazzo

-Beh, dovrei fustigarmi: non ti ho protetta, sono stato irresponsabile, ho causato un incidente… cosa c’è di peggio per cui debba scusarmi?- domandò ironico

-Non c’è proprio niente per cui stare allegri Miroku… e poi per l’incidente non devi preoccuparti, capita a tutti e siamo stati fortunati entrambi. Comunque davvero non ricordi nulla di ieri dopo l’incidente?- domandò lei. Lui scosse il capo

-No, cosa dovrei ricordare?- Sango sospirò e si passò una mano tra i capelli scompigliati

-Ieri oltre i nostri amici c’erano anche i nostri genitori- cominciò

-Anche i miei? Oh cielo… mia madre e mio padre erano dall’altra parte del Giappone! Mia madre sarà scoppiata d’angoscia!- esclamò lui

-Si, era molto scossa, infatti loro sono arrivati più tardi rispetto ai miei ma per sapere come stavi tuo padre ha chiamato Inuyasha per chiedergli di venire qua a costatare di persona, è stato Inuyasha che ha poi detto agli altri amici dell’incidente-

-Capisco… ma dimmi, per ora non capisco il problema dove stia-

-Hai detto bene: per ora. Insomma, mentre eravamo tutti qui accanto a te, miei e tuoi genitori compresi, Inuyasha ci ha fatto notare che ti eri mosso, così ci siamo tutti avvicinati ulteriormente a te e… beh, ti sei svegliato per qualche secondo… non so se te lo ricordi- Lui scosse il capo e lei continuò umettandosi le labbra –Beh… per farla breve… mi hai chiesto se stavo bene, di perdonarti per l’incidente e…-

-E…?- domandò lui assottigliando gli occhi blu

-E… mi hai chiamata amore- buttò. Lui la fissò intensamente poi alzò il sopracciglio

-Devo ridere?- chiese

-Se fosse una battuta si-

-Dai Sango… non scherzare… non lo avrei mai fatto davanti ai nostri genitori!- esclamò lui

-Invece l’hai fatto, eccome. Non scherzerei mai su questa cosa, lo sai benissimo. Ti giuro che mi hai chiamata “amore” davanti a tutti- confermò

-Con Kyoko, Mito, mio padre e mia madre lì presenti?- chiese protendendosi verso di lei che annuì

-Si-

-Oh merda, oh cazzo!- esclamò –E tu… cosa hai fatto? Cos’hai detto? Ma come ho potuto!? Sono un coglione!-

-Eri sotto sedativi, non eri in te! Gli ho detto così ma mamma non mi ha creduta… mi ha perfino minacciata di non farci più vedere, ti rendi conto? Ma mi sono incazzata di brutto questa volta e gliele ho cantate di santa ragione- spiegò lei raccontandogli brevemente ciò che si erano dette e come suo padre fosse intervenuto

-Vedi? Quando vuole mio padre è un genio-

-Si, ma aspetta a dirlo e ora tieniti pronto alla notizia bomba-

-Un altra? Ma in un giorno ne sono successe di tutti i colori!- esclamò

-Mio padre sapeva tutto-

-Tutto cosa?

-Tutto, di noi due- spiegò

-Come? Quando?-

-Aveva origliato per sbaglio una nostra telefonata e tanto per cambiare era andato a chiedere conferma a Kohaku- Miroku confuso si massaggiò le tempie

-E che dice?-

-Nulla, gli sta bene… dice che è stata una cosa ovvia visto che ci siamo incontrati  in una situazione famigliare difficile e che abbiamo una così limitata differenza d’età. Comunque ha detto che ci appoggia-

-Beh, lo trovo un po’ strano ma va bene. Uno in meno no? L’importante è che nessuno si metta tra noi due-

-Si, ma Miroku… se mia madre convince tuo padre, in tanti si metteranno tra noi-

-Al massimo fuggiremo come hanno fatto Naraku e Kikyo-

-Solo se costretti però, promettilo-

-Te lo prometto-

-Bene, intanto che facciamo?- domandò lei

-Resistiamo, insieme, come sempre- rispose il ragazzo facendole un tenero buffetto sulla guancia –Ti amo- mormorò

-Anche io- rispose la ragazza abbracciandolo con il bracco sano. La porta si aprì e i due si separarono velocemente guardando la porta aprirsi

-Signorina Koshuzo, le avevo ammonito di rimanere a letto!- esclamò l’infermiera entrando a grandi passi e guardandola severamente

-Mi scusi, ma tanto ormai sono qui no?-

-Per questa volta passa, ma la pregherei di attenersi a ciò che dico. è per il suo bene-

-Ma si infermiera-

-Come sta signor Kazana quest’oggi?-

-Molto bene, tranne per il fatto che non riesco a muovere la gamba di un millimetro- borbottò

-Beh, ingessata com’è sfido chiunque a muoverla. Devo controllarle i valori quindi stia fermo un attimo- La donna lo visitò velocemente poi appuntò tutto sulla cartellina che aveva sotto braccio –I vostri genitori sono già qua fuori, ma visto che l’orario delle visite è tra qualche minuto li ho fatti aspettare fuori. Sono impazienti di vedervi- li informò uscendo. I due si guardarono

-Ma che gioia, vero amore?-

-E’ immensa, non potrei farne a meno- ironizzò la ragazza scrollando le spalle. Miroku rise divertito e in quel momento la porta si aprì una seconda volta facendo entrare la matrigna di Miroku che appena lo vide subito gli corse in contro abbracciandolo

-Miroku! Come ero in pena! Stai bene tesoro? Sei tutto scompigliato! Ero così preoccupata! Ma come ti salta in mente di farmi preoccupare in questo modo? Meno male stai bene, hai male da qualche parte? Vuoi qualche cosa? Hai fame? Sete?-

-No, no mamma, sto bene, grazie, ma sto bene, davvero- rispose lui impacciato. Guardò suo padre che lo fissò severamente

-Fortunatamente stai bene- notò burbero

-Si, sto bene-

-Molto bene- L’uomo allungò un mano verso il figlio –Esigo le chiavi della tua moto- ordinò subito

-Oh caro, ma taci un po’- sbottò la donna –Non vedi che si è appena svegliato?- lo riprese

-Beh, prima lo faccio e prima mi tiro via il pensiero- rispose lui

-Non so dove sono le chiavi papà- rispose il ragazzo –Ma vuoi proprio togliermela?-

-A tempo indeterminato. Guarda cosa sono costretto a fare. Tra poco a tua madre viene un infarto quando l’ospedale ci ha chiamati-

-Mi dispiace- mormorò il ragazzo abbassando gli occhi. Sango sorrise e la donna lanciò uno sguardo malizioso al marito

-Non credere a quello sguardo burbero tesoro, tuo padre era molto più angosciato di me- confessò. L’uomo la guardò male

-Vado dal dottore- decise uscendo velocemente dalla stanza. Miroku rise divertito e Sango con lui

-Allora ragazzi… visto che tuo padre è andato via e i tuoi genitori non sono ancora arrivati Sango mi chiedevo se vi foste aggiornati su ciò che era successo ieri-

-Ehm si… ma io non me lo ricordo per niente e poi mamma ero mezzo addormentato, non capivo nemmeno ciò che vedevo- disse lui scrollando le spalle –E’ stato tutto un malinteso, davvero-

-Mmmh… sarà… comunque qualsiasi rapporto vi lega, oltre quello di sangue ovviamente, voglio farvi sapere che vi appoggio, dopotutto Miroku sei il mio adorato bambino quindi… se volete risollevare la situazione avete due sole alternative a mio parere: o che dite la verità o che cominciate a farvi vedere con altre ragazze e nel tuo caso Sango con dei ragazzi-

-Qui c’è un malinteso. Io non voglio farmi vedere con nessuno per costruirmi un abili che non serve a niente- sbottò Sango –Io non ho fatto nulla di male, è semplicemente mia madre che deve cominciare a cercare interesse fuori dalla mia vita. La verità è che non ha nulla da fare e quindi si diverte a inventare storie assurde-

-Tu dici? Beh, allora ti posso assicurare che il vostro rapporto fraterno è decisamente molto ambiguo. Dove c’è uno c’è sempre l’altro e quando un non c’è o siete al telefono o massaggiate con il telefonino… Kyoko non è l’unica, solo che lei ha collegato le cose prima. Spero per te, cara, che a casa non hai lasciato nulla che possa… come dire… smentire la tua balla colossale che non sta in piedi per niente. Indi per cui, consiglierei di cominciare a raccontare la verità Miroku partendo da tuo padre-

Sango corrugò la fronte

“Qualche cosa di compromettente a casa mia non più sotto la mia custodia? Ma non ho nulla… il cellulare con i messaggi di Miroku ce l’ho io qua in tasca e le poche volte che è venuto a casa mia non abbiamo dimenticato nulla e poi…” Osservò la biro posta sopra al comodino e spalancò gli occhi “Oh merda… il diario! Lei è capacissima di trovarlo e forse l’ha già letto!” Si alzò in piedi –Chi ha dei soldi nel cellulare? Devo assolutamente chiamare!- esclamò nel panico. La donna sorrise e Miroku scosse il capo

-Sango… ti sei fregata con le tue sole mani…-

-Chi se ne frega, dammi il cellulare!- esclamò lei allungando la mano. La donna glielo porse e lei compose velocemente il numero di casa che suonò qualche istante. La voce di Kohaku impastata dal sonno le fece tirare un sospiro di sollievo

-Pronto?-

-Kohaku, meno male sei tu!-

-Sango?-

-Si, sono io. Non c’è tempo per spiegare! Corri in camera mia e prendi il diario tra il letto e il muro, presto!- esclamò

-Ah… ma perché?-

-Muoviti Kohaku!-

-Ok, ok, stai calma- rispose lui correndo al pieno superiore e entrando in camera della sorella –Tra poco dovremmo venire lì in ospedale, mamma ieri sera era incazzata nera e il papà paziente come non mai-

-Si si, dimmi è ancora lì?-

-Sicura di non averlo spostato vero?- domandò il ragazzino controllando meglio –Qui non c’è nulla-

-Maledizione! Controlla in camera della mamma, controlla!- esclamò agitata

-Sango…- mormorò Miroku impallidito

-Che c’è?- sibilò lei

-Non credo ci sia più bisogno di cercarlo-

-Perché?- domandò. Miroku le indicò un punto dietro di lei e la ragazza si voltò confusa

-Sorellina! La mamma non c’è a letto!- esclamò Kohaku –E il tuo diario non c’è qui-

-Si, lo so Kohaku. È qua davanti a me sia l’uno che l’altro- disse Sango spegnendo la chiamata e guardando la madre, i capelli scompigliati e lo sguardo scandalizzato mentre stringeva tra le mani il quadernino a motivi floreali dove erano custoditi i segreti più intimi di Sango.

 

***

 

Oh oh, ora per i nostri due eroi si avverte aria di tempesta in arrivo!

Cosa succederà?

Per ora vi lascio un piccolo spoiler, tanto per non lasciarvi completamente a bocca asciutta dopo questo capitolo “di passaggio” diciamo.

 

[…]

-Perché vuoi ostacolarci in questo modo?- sbottò il ragazzo –Ma non capisci? Le cose per quanto tu urli non cambieranno mai! Anzi, più ti ostini e più rischi che ci allontaniamo da te!- esclamò

-Stai negando a Sango la possibilità di diventare ciò che fin da piccola desiderava essere: una madre!- esclamò –Se davvero… l’ami…- aggiunse rabbrividendo –…dovresti pensare alla sua felicità e non alla tua egoisticamente!-

-Questo non è vero!- la interruppe Sango infiammandosi –Se Miroku non è con me, nemmeno tutti i figli che potrei mai avere riuscirebbero a colmare il vuoto che lascerebbe lui! No, ci ho già provato e abbiamo sofferto fin troppo, non ci siamo mai riusciti! Chiaro!? Non provare minimamente a metterti sulla nostra strada!- urlò

[…]

 

Oswari

Amber

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 27- La resa dei conti ***


Salve a tutti! Scusate il ritardo ma ho trovato appena il tempo ora... ebbene si, sono sotto esami di riparazioni per il mio pessimo anno scolastico appena passato (ricordate i problemucci che ho avuto? Beh, hanno portato a questo)!

Quindi pregate con me… in tutte le lingue che volete e tutti gli Dei che conoscete perché ne ho davvero, davvero bisogno ç_ç

Ma non ho voglia di parlare di questo, quindi passiamo subito al capitolo! Sono felice che lo scorso sia stato di vostro gradimento e sono certa che questo vi entusiasmerà!! Perché, ebbene si, avete letto bene: la resa dei conti ^^

Non ho tempo di rispondere alle vostre bellissime recensioni, però vi ringrazio di cuore promettendovi che il prossimo non mancherò!

Quindi buona lettura a tutti e ricordate: -2!!!!!!!!

A fine capitolo anticipazioni!!! ^^-

 

***

 

Capitolo 27

       La resa dei conti

 

Kagome si stiracchiò e aprì gli occhi sul soffitto della propria stanza. Ci mise un attimo a ricordare gli avvenimenti della giornata prima e, soprattutto, a ricordarsi che Mikado sarebbe passato a prenderla all’ospedale il giorno dopo per… dimostrarle… che lui era la scelta migliore per lei… testuali parole.

Oltremodo ridicolo.

Accese il cellulare rendendosi conto, controllando l’orario, che di lì a qualche minuto sarebbero iniziate le visite all’ospedale e che, quindi, doveva darsi bellamente una mossa se voleva andarli a trovare.

Chissà se Miroku ricordava ciò che aveva detto il giorno prima in presenza dei suoi. Ne dubitava fortemente. Dopotutto era mezzo addormentato, sotto farmaci e quindi era molto bassa la possibilità che si ricordasse anche solo vagamente gli ultimi avvenimenti.

Maledizione. Aveva mal di testa, e si era appena svegliata!

Si alzò a sedere e avvertì uno strano amaro in bocca, la stessa sensazione orribile che l’aveva presa la mattina prima di scoprire che Kujimawa era tornato in Giappone.

Decise di non badarci e si alzò, vestendosi con una canotta a tinta unita e una paio di jeans buttati dentro l’armadio e uscì dalla camera, dirigendosi in cucina.

La madre era al lavoro mentre dai rumori provenienti dal salotto, le fecero giustamente intuire che il fratellino si stava divertendo con quella macchina infernale chiamata play station.

Accese la macchinetta per il caffè e si mise a scaldare una brioche che mangiò distrattamente guardandosi il telegiornale del mattino. Altri disastri, altre morti, rapimenti… che allegria! Spense il televisore e si preparò il proprio caffè. Non fece neppure in tempo a concludere la propria bevanda, che il campanello suonò ripetutamente. Controllò l’orario e maledì mentalmente il visitatore… ma chi diavolo era quel pazzo che suonava ad un campanello, in estate, alle 9.30 del mattino!?

Sentì Sota sbuffare mentre apriva la porta di casa

-Chi è?-

-Ehi marmocchio, è da anni che non ti vedevo, vedo che finalmente ti sei alzato in altezza! C’è tua sorella? Sono venuto a prenderla-

Kagome a quella voce quasi si strozzò, cominciando a tossire. Si alzò sentendo un silenzio fin troppo pesante nel corridoio e si precipitò accanto al fratello, che non riusciva a schiodare gli occhi dal ragazzo davanti alla porta di casa sua.

Inuyasha indossava una t-shirt con un classico scollo a V, i blue jeans erano tenuti su con una cintura nera e le scarpe da ginnastica ai piedi erano candide come la neve

-Kujimawa! Che ci fai a casa mia a quest’ora del mattino?- domandò irritata

-Oh, buongiorno Kagome! Eccoti, meno male- esclamò il ragazzo giovale sorridendole. Lei lo guardò malissimo, fulminandolo

-Buongiorno? Ma ti rendi conto che ora è razza di celebroleso che non sei altro?!-

-Mamma mia che amore di una ragazza! Ti sei svegliata male? Comunque ti sono venuto a prendere ovviamente- rispose.

Sota passò gli occhi sui due ripetutamente, cercando di capire che cosa stesse succedendo esattamente tra i due. Allora Kohaku aveva ragione, era successo davvero qualche cosa che lui non sapeva! Avevano forse fatto pace? Oh Kami… doveva assolutamente correre il rischio e scoprirlo!

-Prendermi?- domandò confusa la giovane –Per andare dove?-

-A trovare Sango e Miroku, no? Da quel che ho saputo dimettono lei oggi, mentre Miroku rimane qualche giorno in più visto che deve fare ancora alcune analisi- spiegò

-Io pensavo di andare da loro più tardi, nel pomeriggio. Quindi non c’è bisogno che mi accompagni- mentì

-Ma quando tu andrai oggi forse Sango sarà già stata dimessa- costatò candido lui. Kagome lo scrutò poi sbuffò truce

-Oh, che scocciatore. Ho capito, adesso vengo calcolatore che non sei altro!- esclamò –Posso finire il mio caffè o vuoi che te ne offri uno?- chiese ironica

-Beh, non l’ho ancora preso quindi lo accetto volentieri- rispose.

Sota scosse il capo senza parole e si dileguò. Quei due erano dei veri idioti.

Kagome aprì la bocca per ribattere ma la richiuse, socchiudendo gli occhi, scrutandolo. Scosse il capo sospirando e gli chiuse la porta in faccia tornando in cucina.

Roba da matti e c’era anche chi osava dirle che LEI non aveva il senso dell’umorismo… C’era davvero qualche cosa che non andava!

Concluse la sua colazione in tutta calma, forse mettendoci anche più tempo di quanto ci volesse realmente, e andò a salutare il fratello, concentrato su una corsa di macchine, dicendogli di avvertire la madre, pregandolo di evitare il nome dell’accompagnatore.

Appena ebbe dato la sua parola alla sorella che si richiuse la porta di casa alle sue spalle, Sota fermò il gioco, lasciandolo a lampeggiare pigramente per  poi correre in camera della sorella iniziando una fruttuosa ricerca, mettendo così in pratica il consiglio dell’amico Kohaku.

Kagome salì sull’auto dove Inuyasha l’attendeva e partirono alla volta dell’ospedale, nessuno dei due disse una parole finché la ragazza non ruppe l’imbarazzante silenzio creatosi

-Secondo te Miroku si è svegliato?-

-Penso di si- rispose il ragazzo concentrato sulla giuda –Come mai?- chiese corrugando le sopracciglia

-Pensavo a quello che ha detto ieri-

-Non saprei, però di certo Sango gli avrà rinfrescato la memoria- asserì

-Credo di si- concordò la giovane. Il ragazzo la guardò di sottecchi

-Sei in ansia per loro?-

-No, è solo che ho una brutta sensazione- confessò Kagome.

 

Kyoko posò sul tavolino, a ridosso del muro di fianco alla porta, il diario della figlia che serrò le labbra in una linea sottile. La donna rimase immobile, continuando a guardare l’oggetto del suo interesse, Clarissa, la madre adottiva di Miroku, si fece lentamente da parte, andando a sedersi sull’unica sedia presente nella stanza, spettatrice di un importante avvenimento per la loro famiglia

-Non avevi il diritto di leggere il mio diario- sussurrò la giovane, ma l’occhiata della madre la fece desistere all’istante dal proferire altro

-Taci Sango, abbi almeno la decenza di tacere- disse Kyoko alzando gli occhi a guardarla –Quando ho trovato questo… coso…- cominciò indicando, con un breve cenno del capo, il diario in questione -…ho pregato con tutta me stessa che le mie fossero solo… pazzie, come erano state definite… invece è ancora peggio di ciò che già pensavo- concluse glaciale fissando i due figli intensamente –Tre anni-

Clarissa posò la sua attenzione sui due giovani, immobili ai loro posti, che fronteggiavano sicuri la donna. Non avrebbe mai immaginato che la loro storia durasse da così tanto tempo, erano stati proprio bravi, non c’era che dire, erano riusciti a tenere tutti all’oscuro senza destare il benché minimo sospetto, nessuno si era mai accorto di nulla, avevano progettato tutto alla perfezione, finché non si erano lasciati prendere troppo la mano.

Sango si mise davanti a Miroku, in modo tale che la madre non potesse avere un contatto visivo con il ragazzo, come a proteggerlo da lei, mentre il giovane accettava quella tacita protezione rimanendo immobile, seduto sul proprio letto, attendendo l’inevitabile

-Voi due siete fratelli di sangue! Siete i miei figli… ma Sango, tu che sei vissuta nella mia casa, che ti ho vista crescere insegnandoti come andava il mondo… pensavo di averti insegnato anche cosa fosse la morale!-

-Mamma, se hai letto quel diario…-

-Si, l’ho letto, certo che l’ho letto…- disse –Non ho fatto altro tutta la notte, rileggendolo fino allo sfinimento, fino a saperlo ormai a memoria…-

-Se l’hai letto…- continuò la giovane senza badare all’interruzione -…allora saprai che è iniziato tutto molto, molto tempo fa e…-

-Si, e so anche che allora lo avevi allontanato giustamente! Perché sei ritornata su quell’importante decisione? Ti rendi conto della stupidaggine che hai fatto?! Miroku non sapeva nulla e così sarebbe dovuto continuare a essere finché non vi avessi presentato come fratello e sorella, perché è quello che siete! Sarebbe stato tutto diverso se tu ti fossi comportata da persona matura! Come avrei potuto immaginare la sciagura che si era già abbattuta sulla nostra famiglia?- domandò ormai urlando. Sango strinse i pugni, offesa e arrabbiata per la cocciutaggine della madre

-Nulla mamma! Non sarebbe cambiato niente! Che lo avessimo saputo o meno noi ci saremmo amati comunque!- esclamò

-Kyoko…- Il ragazzo scostò l’amata da davanti a se, in modo tale da incontrare gli occhi della donna -… madre…- Clarissa posò la propria attenzione sul figlio –Io amo Sango- confessò –Non so cosa ci sia scritto su quel quadernino… ma ogni cosa su me e Sango posso immaginare che sia vera-

-Tu… voi…- Rossa di indignazione, Kyoko li guardò furiosamente stringendo i pugni fino a che le nocche sbiancarono. La voce vibrò, piena di collera –Mi opporrò a questo con tutte le mie forze! Farò tutto ciò che potrò per separarvi da questo sentimento immorale! Chiaro!? Non pensate alle vostre famiglie? Non ci siete solo voi ma anche gli altri! Non pensate a me? A vostro padre? A Kohaku? Non potete farci questo! Ripagare tutto ciò che vi abbiamo dato nella vita con questa… cosa…-

-Noi non stiamo facendo proprio niente a nessuno! Questa è una cosa nostra, mia e di Miroku! Voi non centrate nulla! Non ce ne facciamo niente del vostro permesso o meno perché tanto è già stato tutto deciso tra noi due!- esclamò Sango. Chiuse gli occhi tentando di trovare la calma –Mamma, io non voglio litigare, non voglio neppure separarmi da voi, siete la mia famiglia dopotutto….-

-Allora…- Un lampo di speranza illuminò gli occhi della donna

-Ma lo farò se sarò costretta a separarmi da Miroku- disse aprendo gli occhi guardando quelli della donna –Io lo amo… lo amo è chiaro!? Noi ci amiamo e non sarai tu, ne nessun altro a separarci!!- gridò.

Kyoko guardò entrambi e scosse il capo scioccata, trovò gli occhi di Clarissa e balbettò in cerca di aiuto

-Non senti le pazzie che farneticano? Come puoi non avere detto ancora niente? Non sei minimamente scioccata?-

-Certo che lo sono Kyoko. Ma, purtroppo, come hai potuto sentire con le tue orecchie, se non lo accetti loro fuggiranno di casa, ci ripudieranno come genitori se non accettiamo le loro decisioni- rispose –Non vedo molte alternative-

-Non possiamo accettarlo!- esclamò la donna buttando Il diario a terra con un tonfo –Sono fratelli di sangue! Sango, sai questo che significa? Niente matrimonio, niente figli, niente di niente!-

Miroku guardò la giovane accanto a se. Non avevano mai affrontato quell’argomento… sapeva che quelli erano i suoi desideri, ma non avrebbe mai immaginato che Kyoko avrebbe toccato una questione tanto delicata. Avrebbe voluto parlarne prima con Sango, mettere in chiaro le cose… Dei figli non ne avrebbero mai potuti avere… la paura di avere figli malformati, con problemi genetici era troppo elevata… però…

-Per il matrimonio non è un problema- disse lui. Sango lo guardò sgranando gli occhi leggermente lucidi confusa

-Cosa dici?- mormorò

-Io e Sango abbiamo due cognomi differenti, se lo volessimo potremmo sposarci senza problemi- spiegò

-Piuttosto che vedervi sposati cambio il cognome di entrambi!-

-Perché vuoi ostacolarci in questo modo?- sbottò il ragazzo –Ma non capisci? Le cose per quanto tu urli non cambieranno mai! Anzi, più ti ostini e più rischi che ci allontaniamo da te!- esclamò

-Stai negando a Sango la possibilità di diventare ciò che fin da piccola desiderava essere: una madre!- esclamò –Se davvero… l’ami…- aggiunse rabbrividendo –…dovresti pensare alla sua felicità e non alla tua egoisticamente!-

-Questo non è vero!- la interruppe Sango infiammandosi –Se Miroku non è con me, nemmeno tutti i figli che potrei mai avere riuscirebbero a colmare il vuoto che lascerebbe lui! No, ci ho già provato e abbiamo sofferto fin troppo, non ci siamo mai riusciti! Chiaro!? Non provare minimamente a metterti sulla nostra strada!- urlò

-Ma che cos’è questo fracasso? Siamo in un ospedale e Miroku dovrebbe riposare in teoria. Un po’ di rispetto!- Il padre di Miroku entrò richiudendosi la porta alle spalle, sbuffò incrociando le braccia al petto –Ci manca solo che venga l’infermiera a dirvi di abbassare il tono…- borbottò. Clarissa gli si avvicinò

-Cos’ha detto il dottore?- domandò

-Sango va a casa tra poche ore, come ci era già stato detto in precedenza, mentre Miroku deve rimanere qua fino a domani sera- spiegò –Altre analisi… chissà cosa c’è da analizzare poi… le cellule che compongono il gesso?- domandò ironico. Alzò gli occhi verso il gruppetto immobile arcuò il sopracciglio –Beh? Che vi prende a tutti quanti? Quel quadernino lì per terra cos’è?- domandò. Kyoko si voltò verso di lui

-I miei sospetti si sono rivelati fondati caro mio-

-Quali sospetti?-

-Quei due…-

-Papà?- La voce di Miroku interruppe la donna che si voltò a guardarlo scettica

-Che ti prende Miroku? Vuoi evitare l’inevitabile?- domandò.

Sango scosse il capo per il ragazzo. Non avevano bisogno di parlarsi, ne di guardarsi per capire tutto l’uno dell’altro… il tono di Miroku diceva già ogni cosa

-No mamma, tu non hai capito niente- disse

-Come osi?!-

-Dici di essere nostra madre…- iniziò Sango guardandola delusa. In quel momento Mito, seguito da un affannato Kohaku entrarono nella stanza, lasciando la porta aperta. Al ragazzino venne quasi un colpo quando vide il diario della sorella sul pavimento, che si affrettò a raccogliere, e non poté non notare l’aria tesa che si era creata tra i suoi famigliari –…ma tu di me, di Miroku e forse nemmeno di Kohaku… tu non sai niente di noi- concluse

-Ma cosa dici? Sono tua madre te ne sei forse dimenticata? Come ti permetti?-

-Solo biologicamente! In realtà non sai niente dei miei sogni, delle mie amicizie… anche le cose più banali non conosci di me! Se ti chiedessi il mio colore preferito… non sai nemmeno quando sono felice o triste!-

-Questo non è vero! Ora sei ingiusta con me!-

-Ora quella ingiusta tra le due sono io? Sei tu quella che ora mi sta ostacolando in tutti i modi possibili!-

-Perché stai facendo un errore colossale Sango!-

-Ma si può sapere che cosa state dicendo?- intervenne l’uomo senza capire la situazione, alternando lo sguardo tra la moglie, la sua ex e i due figli

-Papà- Miroku prese la mano di Sango stringendola e si sentì infondere di coraggio quando avvertì la presa salda della giovane –Io e Sango siamo innamorati- confessò. L’uomo corrugò le sopracciglia

-Nel senso… che siete fidanzati entrambi con qualcuno?- domandò confuso

-Nel senso che sono innamorati l’uno dell’altra!- esclamò Kyoko incapace di trattenersi oltre –In quel diario c’è tutto!-

-Non diciamo fesserie per piacere- l’interruppe l’uomo –Miroku presto dovrà sposarsi, figurati se va a stare con sua sorella-

-In non mi sposo papà, non voglio farlo per interesse con una ragazza che hai scelto tu senza averla mai vista-

-La sto facendo scegliere a te, ti sta andando anche bene non credi?-

-Bene!? Non voglio sposarmi per il bene dell’azienda o perché fa comodo a te!-

-Miroku, piantala con queste stupidaggini lo scherzo è durato fin troppo- intimò serio

-Scherzo?- mormorò assottigliando gli occhi –Ma come osi papà? Questo non è affatto uno scherzo!- esclamò –Io e Sango stiamo…-

-Voi cosa? Non scherzare con il fuoco giovanotto! Tu sei sempre e comunque l’erede della famiglia Kazana, ricordalo! La mia famiglia! Non ti permetto di rovinarla, di infangare il suo nome solo perché vuoi “trasgredire” a un mio ordine. Tu ti sposerai con chi dico io, starai con chi dico io, frequenterai chi dico io e non ammetterò altre fantasticherie-

Miroku scosse il capo davanti alla cocciutaggine del padre. Non c’era altro da fare dunque?

-Io non sto trasgredendo niente… ma se la pensi così allora non posso più stare nella tua casa-

-Miroku!!- esclamò scioccata Clarissa

-Mi dispiace mamma. Non vorrei ma se papà non accetta questo io…-

-Arriveresti a tanto?- domandò Kyoko

-Se costretto si- confessò. Sango gli strinse forte la mano, infondendogli sicurezza

-Miroku, non dire cose affrettate ti prego- mormorò la bionda sofferente

-Non è affrettato- la corresse –E’ da molto che ci penso. Prima o poi la nostra relazione sarebbe venuta fuori, era solo questione di tempo… per questo è da molto tempo ormai che vaglio le varie soluzioni-

-E dove vorresti andare? Cosa farai? Come vivrai? È una pazzia ancora maggiore Miroku. In realtà se solo un bambino viziato- lo freddò il padre –Non sai nulla della vita vera-

-Imparerò, andrò da Inuyasha, mi troverò un lavoro e…-

-Lo dici come se fosse tutto facile-

-No, non lo sarà, ma mi impegnerò affinché io possa essere indipendente, poi avrò Sango… e tu, papà, sarai senza erede. Sono in vantaggio io non pensi?-

Mito decise di intervenire, quel gioco si era prolungato troppo oltre. Posò una mano sul braccio della moglie scuotendo il capo

-Kyoko, so quanto ami nostra figlia e so che vuoi solo la sua felicità, ma facendo così la allontani da noi, dalla sua famiglia. Come vedi non cambieranno idea e hanno già pensato ad una soluzione alternativa se tu li rifiuti… accettalo e lasciali vivere come meglio credono-

-Come puoi dirlo?- domandò la donna senza parole

-Se ora voi li allontanate con la forza, costringete Miroku al matrimonio con un'altra ragazza e non permettete loro di stare insieme, vi odieranno finché avrete vita… è questo ciò che volete realmente?- domandò

-Tesoro ti prego, ascoltalo- mormorò Clarissa per dargli man forte –Non voglio separarmi da Miroku… non voglio che la nostra armonia famigliare venga rovinata- disse.

L’uomo la guardò, poi posò gli occhi sul figlio e Sango. Rimase in silenzio per attimi che parvero una eternità finché sospirò sconfitto

-E va bene- concesse. Sango lo guardò sorpresa

-Davvero?- mormorò

-Non faccio i salti di gioia ma non posso fare altro- La giovane sorrise radiosa poi guardò la madre e smorzò subito il suo entusiasmo

-Mamma?-

-No, io non…- balbettò

-Kyoko, non abbiamo scelta, capisci?- la interruppe l’uomo

-Ti prego mamma…-

La donna chiuse gli occhi un momento poi rilassò le spalle

-Fate come vi pare- annuì vinta.

Kohaku sorrise e si appoggiò al muro tirando un sospiro di sollievo, Mito annuì compiaciuto mentre Clarissa strinse l’occhio al figlio che annuì

-Grazie- sussurrò mentre Sango andava ad abbracciare la madre che corrispose

-Grazie mamma, grazie, grazie, grazie…-

 

Kagome e Inuyasha, dietro la porta, sorrisero

-Siamo stati in prima diretta, non c’è che dire- disse lei –Fortuna che alla fine è andato tutto bene-

-Bene? Ad un certo punto credevo si saltassero alla gola a vicenda!- esclamò il ragazzo lanciando un occhiata alla stanza 9

-Che facciamo?- domandò Kagome –Entriamo o torniamo dopo?-

-Facciamo un giro e torniamo tra una mezzora… sarebbe davvero crudele interrompere l’atmosfera famigliare-

-Si, credo proprio tu abbia ragione- concordò la giovane

-Quale onore! Mi hai dato ragione-

-Se non vuoi che ritiri tutto taci- sbottò lei velenosa incamminandosi verso l’uscita

-Mamma mia che caratteraccio!-

I due si allontanarono, lasciando immutata quell’intimità che aveva unito completamente le due famiglie.

 

Quando una mezzora dopo i due ragazzi tornarono, trovarono la stanza vuota ad eccezione dell’infermo, di Sango, Rin e Koga che li salutarono allegramente

-Non sapete cos’è appena successo!!- esclamò Rin avvicinandosi –Miroku ci stava giusto raccontando e… cavoli sono felicissima!!- esclamò saltellando per la stanza. Sango scoppiò a ridere

-Effettivamente sembra che ci siamo persi un vero e proprio evento- commentò Koga. Kagome e Inuyasha si fissarono e sorrisero stringendosi nelle spalle

-Davvero? Dai, che è successo di così emozionante?- domandò Kagome sedendosi accanto a Sango.

La giovane la strinse forte a se ricominciando a raccontare ai due amici l’emozionante avvenimento avvenuto solo una mezzora prima, gesticolando felice e lanciando ogni due secondi un’occhiata felice all’ormai annunciato suo ragazzo.

 

***

 

Ohhhh finalmente vero?? Felicitàà!! Coppia fratelli sistemata! Soddisfatti? xD

Come promessa ecco un’anticipazione per non lasciarvi totalmente a bocca asciutta ^^

 

[…]

Il ragazzo scosse il capo e si piegò in avanti a baciarla.

Lei si immobilizzò al contatto, strinse forte gli occhi rilassandosi leggermente contro di lui ma poi tornò rigida, divincolandosi finché non riuscì a staccarsi il ragazzo di dosso con un poderoso schiaffo che risuonò per la casa vuota. Fece qualche passo indietro mentre il rossore sulla guancia del giovane andava via via formandosi, coperto subito dopo dalla mano del giovane che la guardava sofferente, impotente, immobile sul posto

-Kagome…-

[…]

 

Oswari ^____________^

Amber

 

Ps. Ci siete rimasti di sasso eh?

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 28- La decisione finale ***


Salve a tutti!! Eccomi come promesso con un nuovo capitolo, il penultimo tra l’altro, dopo avere PASSATO  i debiti! Uh uh uh… grazie a tutti per l’incoraggiamento!! xD

Beh, allora mi pare giusto rispondere alle vostre recensioni per lasciarvi al capitolo. Vi ho fatto aspettare anche troppo! ^^

 

Bellatrix_Indomita: ciao Bella! Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuta e si… lo so che rispecchia perfettamente tutti gli aggettivi che hai messo insieme ^^ Comunque non avrei mai detto che il capitolo Passione ti fosse piaciuto (ahahah), no dai sto scherzando lo sai. Per lo schiaffo… beh, devi solo leggere. Chi mai sarà? Forse Mikado come dici tu…? Ti aspetto nel prossimo capitolo e su msn (ihih)!

 

angelseyes81: ciao! Grazie dei complimenti ^^ Tranquilla, non ti sto affatto odiando, dopotutto sono semplici punti di vista… per me un amore simile è naturale, o, almeno, normale nella situazione che si è venuta a creare visto che i due si sono conosciuti non come fratelli ma bensì come un ragazzo e una ragazza che vanno nella stessa scuola e che hanno la musica come passione comune… chissà, forse le cose sarebbero state diverse se Kyoko li avesse fatti incontrare fin da bambini, ma la mia Sango ha già risposto ha questo quesito ^^ Fortunatamente i debiti li ho passati quindi ora posso togliere a tutte voi il dubbio sul misterioso ragazzo della vecchia anticipazione xD Allora ti aspetto nel prossimo capitolo!

 

Vale728: hola!! Sono felice della tua gioia xD anche io sono felicissima per i due fratelli *__* ahhh, avevo in mente quella scena da tipo due anni e scriverla è stato un piacere. Comunque hai trovato il nocciolo della questione… lo schiaffo va a Mikado o al nostro Inuyasha? Mah, ti basta solo leggere, quindi buon proseguimento e alla prossima!!

 

pretty: ciao! He he.. a chi darà Kagome lo schiaffo? Bella domanda… Comunque sono anche io contentissima del fatto che la famiglia si è messa a posto, davvero è un sollievo per loro due. Dopotutto Sango in questo modo si è levata un gran peso dal cuore e Miroku è tutto contento ^^ Beh, allora mi raccomando, ti aspetto per l’ultimo capitolo!

 

lucia lair: La litigata farla è stata straziante anche per me, ero talmente presa che quasi si scriveva da sola xD Per anticipazione ti basta leggere qua a seguito! Mi raccomando, all’ultimo capitolo della settimana prossima e grazie della recensione!

 

Principessa Purosangue: Ciauu!! Si anche io adoro Mito, è comprensivo e non ti sta molto addosso, anche se c’è nei momenti in cui si ha bisogno… wow! Beh il fan club Mikado prosegue xD ma per lo schiaffo non ti dico nulla tranne di correre a leggere! Grazie della recensione ^^ ci sentiamo presto su msn e al prossimo capitolo (così mi dici che ne pensi!)!!

 

hachi22: ciao! Sono contenta che il cap ti sia piaciuto ma… mi spiace ^^ La storia si concluderà con il prossimo capitolo… quindi non ci sarà nessun terzo incomodo nel triangolo xD Grazie per il tuo incoraggiamento, mi ha fatto un sacco piacere! Infatti sono anche passata! Sappimi dire come sono andati i tuoi, mi raccomando! Per Sota… ehhh… beh, diciamo che ho preso qualcuno come esempio xD ancora grazie per i complimenti e al prossimo capitolo!!

 

pillo: ciao!! Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto ^^ E per il papino di Mikado… beh, è un uomo di affari e rischiava di perdere il suo erede e piuttosto che darla in mano ad estranei ha preferito giungere ad un compromesso con il figlio. Per Kyoko… lei invece è molto più testarda e proprio perché Sango è sempre stata una brava figlia credeva di riportarla dalla sua “parte”. Per Inuyasha e Kagome purtroppo non è ancora finita… come si concluderà?? A proposito… chi è Santo Yasu?? No perché mi viene in mente il pelatino di Nana… xD allora al prossimo capitolo e… buona lettura!!!

 

miss miyu 91: hola!! Sono contenta che ti sia piaciuto e yeeesssss come sono contenta di essere passata!! Ho postato appena ho saputo gli esiti ^^ beh, allora buona loettura e al prossimo capitolo!

 

Allora grazie di nuovo a tutti e ricordatevi: -1!!!!! (sigh)

A fine capitolo questa volta non ci sarà alcuna anticipazione ^^ comunque la prossima settimana posterò, quindi tranquilli!

Intanto auguro a tutti un “felice” ritorno a scuola, o al lavoro, insomma, ovunque le vostre gambe sono obbligate a portarvi xD

 

***

 

Capitolo 28

         La decisione finale

 

Quando Kyoko compilò tutti i moduli necessari per la dimissione di Sango, non si stupì più di tanto quando la ragazza la informò che sarebbe rimasta in ospedale qualche ora in più. La donna accennò a un muto consenso senza aggiungere alcun che e fu Mito a chiederle, premuroso, con chi e come sarebbe tornata a casa

-Mi accompagnerà Kagome visto che è qui con la macchina, non preoccupatevi, entro sera sarò a casa per riposarmi- si affrettò ad aggiungere.

Kagome evitò di precisare il fatto che era Inuyasha ad avere l’auto e che era salita con lui, ragion per cui non capiva come mai l’amica se ne fosse uscita con una bugia del genere visto che sapeva benissimo come stavano le cose.

Anche Inuyasha, appoggiato con le spalle al muro, evitò di commentare, anche se il sopracciglio elegantemente alzato faceva intuire che i suoi pensieri non erano poi tanto differenti da quelli della ragazza poco lontano.

-Molto bene, allora ci affidiamo a te Kagome-

-Ma si, non si preoccupi- li tranquillizzò.

La famiglia Koshuzo uscì dopo che Sota ebbe strinto in un abbraccio la sorella e fu seguita qualche minuto dopo dal signore e dalla signora Kazana

-Devo sbrigare alcune faccende in azienda e tua madre è stravolta- spiegò l’uomo austero –Se hai bisogno di qualsiasi cosa ho dato ordine che vengano messi a tua disposizione dottori e infermiere, compresi…-

-Non preoccuparti papà, sto benissimo, dico davvero!-

-Meglio così, allora a domani figliolo- lo salutò, attendendo la moglie Clarissa che si stava intrattenendo con Miroku.

-Riguardati- si raccomandò lei schioccandogli un bacio in fronte

-Si mamma- rispose lui e salutò mentre uscivano, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando anche l’eco dei loro passi si confuse tra il via vai di infermieri, medici e pazienti Kagome poté scoccare un’occhiata perplessa all’amica ancora seduta sulla sedia accanto a Miroku

-Ti informo, Sango, che non ho la macchina se te ne sei dimenticata-

-Ma Inuyasha si- ribatté sorniona la giovane

-Solo perché ce l’ha non significa, di conseguenza, che l’ho pure io qui!- esclamò

-Oh su, quante storie. Se Rin e Koga accompagnano a casa Inuyasha, tu mi puoi portare a casa con la sua e poi riportargliela nella palazzina in cui abita, no?- sbottò come se fosse una cosa ovvia

-Ma non ti può portare a casa direttamente Inuyasha?- domandò scocciata.

Nemmeno si rese conto di averlo appena chiamato per nome e a quello al ragazzo quasi saltò un battito. Lo aveva detto così naturalmente e semplicemente che aveva riportato a galla, con quel solo nome, tanti, tantissimi ricordi.

-No, devi essere tu, assolutamente-

-Scusate?- saltò su il giovane in questione fulminandole –State parlando della mia macchina!- esclamò leggermente scocciato e puntualizzando l’aggettivo possessivo

-Non capisco cosa vi cambi- lo interruppe Sango senza nemmeno degnare di attenzione le parole di Inuyasha –E poi i miei si aspettano di vedere con me Kagome, al ritorno, visto che comunque, alla fine, conoscono e si fidano bene solo di lei tra i presenti, tralasciando Miroku ovviamente- disse lanciando un’occhiata agli amici –Ragion per cui era l’unico modo che avevo per poter rimanere ancora qualche ora qui-

Il ragionamento filava e purtroppo i due sventurati, caduti nella ragnatela di Sango, lo sapevano. Per poter essere liberi dovevano per forza assecondare il volere della regina ragno altrimenti li aspettava una morte certa fatta di occhioni sbarluccicosi e di una preghiera acuta con il labbro tremolante.

Inuyasha quindi si ritrovò a borbottare contrariato mentre Kagome, sbuffando come non mai, annuì

-E va bene, ma solo perché sei in convalescenza!- precisò velocemente

-Grazie Kagome! Ti adoro!- esclamò la ragazza balzando in piedi.

Kagome la squadrò e incrociò le braccia distogliendo lo sguardo offesa ma accennando a un breve sorriso

-Beh, vorrei anche vedere-

Inuyasha guardò le chiavi disperato, come se fosse stata l’ultima volta che le avrebbe viste

-Che ragazzo fiducioso e di buona iniziativa- lo prese in giro Rin guadagnandosi una meritata occhiataccia da parte del giovane

-Taci- intimò. Strinse in pugno le chiavi e si avvicinò a Kagome sventolandogliele davanti al viso –Riportamela…- supplicò –…viva. Tutta intera- precisò.

Kagome gliele strappò di mano palesemente offesa

-Tra i due non sono di certo io quello che guida come un pazzo rischiando di schiantarsi un giorno si e l’altro pure!- lo accusò

-Ahi, colpito in pieno petto!!- esclamò Miroku incrociando le braccia sorridente.

Koga si prodigò in un buffo mimo, portandosi le mani al petto con una smorfia grottesca dipinta sul volto ridente mentre cadeva a terra

-Sono morto!- gemette

-Davvero molto divertenti, aspettate che mi faccio solletico e rido- sibilò acido Inuyasha mentre il gruppo scoppiava a ridere

-Oh, a proposito!- esclamò Sango di punto in bianco guardando l’amica a pochi metri da lei –Kagome, tu non sei mai stata nella nuova casa di Inuyasha! Dopo te lo spiego io, non ti preoccupare, è facile, lo troverebbe anche un cieco quella palazzina!- affermò.

Kagome si irrigidì e abbassò leggermente gli occhi arrossendo leggermente mentre Inuyasha alzava un sopracciglio scettico. La giovane diede le spalle agli amici, tentando di ricomporsi: la gaffe disastrosa che aveva fatto quel giorno di quasi 5 mesi prima la perseguitava senza sosta.

-Sango? Ricordi di quando, qualche tempo fa, ti dissi che ogni tanto prima di parlare dovevi pensare? Beh, quello era uno di quei momenti- Si morse la lingua troppo tardi per fermare il fiume acido di parole che stava uscendo dalle sue labbra in quel momento, ma, fortunatamente, Rin cambiò argomento quasi Kagome non  avesse nemmeno parlato e lei la ringraziò mentalmente più volte visto che non avrebbe saputo come riparare al danno. Doveva smetterla di dare consigli che lei per prima non rispettava…

 

Erano ormai le 18.00 passate quando decisero finalmente di tornare a casa, soprattutto perché l’infermiera li aveva ammoniti severamente di sparire, letteralmente. Sango rimase qualche altro minuto sola insieme al ragazzo infermo mentre gli amici la aspettavano appena fuori dalla porta. Li raggiunse poco dopo, ancora salutando e si diressero al parcheggio velocemente dove si fermarono a salutarsi per prendere due strade diverse

-Grazie per essere passati ragazzi, scusate il disturbo-

-Ma quale disturbo!? Su, non essere sciocca!- la rimproverò Rin

-Grazie davvero. Tornerete domani?- si infermò Sango imbarazzata

-Certo! Sai quando lo dimettono?- domandò Koga

-Hanno detto verso sera, dopo avere ricevuto tutti i risultati degli esami- spiegò.

Kagome a quelle parole si morse il labbro nervosa

“Merda… e domani viene anche Mikado! Evviva! Il triangolo no, non l’avevo considerato! Ah, come calza a pennello la canzone… Accidenti! Non è il momento di farsi prendere da certi pensieri sciocchi! Se domani Inuyasha rompe e Mikado si scalda credo che avremo qualcun’altro da andare a trovare all’ospedale! Ma dai, nemmeno loro sono così stupidi…” pensò la giovane corrugando le sopracciglia “Beh, stiamo comunque parlando di Mikado e Kujimawa… oh Kami, aiutami tu”

-Kagome?!- La giovane sussultò e alzò gli occhi di scatto notando che il gruppetto attorno a se la stava fissando curiosamente

-Cosa?- domandò sentendosi a disagio –Ebbene??-

-Ti eri chiusa nel tuo mondo e stavi borbottando frasi senza senso- spiegò Sango perplessa –Ma da quando parli da sola?-

Kagome arrossì boccheggiando e balbettò

-Ah… beh… sul serio? Cioè, io… ehm… ma non dovevo accompagnarti a casa?- domandò cambiando totalmente discorso, arrampicandosi sui vetri.

Inuyasha alzò il sopracciglio perplesso ed evitò di commentare mentre Sango annuiva

-Va bene, andiamo allora-

-A domani Kagome- la salutarono Rin e Koga

-Certo, a domani- corrispose la giovane con un lieve cenno della mano. Inuyasha la scrutò gelido e lei sostenne il suo sguardo senza indugi –Che c’è?-

-Riportamela…-

-…con ruote, carrozzeria, motore e ammortizzatori, sempre se ce ne sono rimasti- l’interruppe lei ironicamente –Non c’è bisogno di fare il pappagallo con me Kujimawa, ci sento benissimo io- sbottò dandogli la schiena e allontanandosi verso la macchina del ragazzo.

Sango la raggiunse velocemente affiancandola

-Sei sicura di stare bene? Sono rimasta stupita nel vederti borbottare da sola- affermò

-Era da un po’ che non lo facevo, accidenti!- esclamò seccata avvistando la macchina e aprendola automaticamente

-Che strana che sei Kagome- La giovane non commentò l’uscita di Sango e accese la macchina senza alcuna fretta.

Il sole si stava lentamente abbassando su Tokyo, ma il cielo non si era ancora tinto di nessun colore caldo del tramonto estivo.

Uscirono dal parcheggio e Kagome non poté non notare il profondo sospiro liberatorio che usciva dalle labbra dell’amica appena imboccarono la strada

-Ti senti meglio?- domandò

-Ora va meglio. Oddio, stento ancora a crederci… non riesco ancora a capacitarmi del fatto che ora tutti i miei famigliari sanno della relazione esistente tra me e Miroku… soprattutto mia madre! Hanno tutti accettato la situazione senza insistere molto, è una vera liberazione dopo così tanti anni-

“Senza insistere molto?” si ripeté mentalmente l’autista “Ma se le sono quasi saltati alla gola!”

-Avevo immaginato tante di quelle volte questo momento e tutti finivano alla stessa maniera: Miroku su un aereo diretto chissà dove senza di me… Sono rimasta davvero sorpresa-

-Si, vista da questa prospettiva si. Comunque non ne sei felice? È andato tutto per il meglio no?-

-E’ vero, hai proprio ragione e si, ne sono molto felice- Rimasero in silenzio qualche minuto prima che Sango riprendesse la parola –Senti Kagome, ti dovrei parlare in privato visto che siamo sole, ovviamente se non mi vuoi rispondere lo capisco e non insisterò- si affrettò ad aggiungere.

Kagome, imperturbabile, svoltò a destra per dare poi precedenza ad un Audi metallizzata

“Lo sapevo che c’era la fregatura” pensò -Ok, dimmi pure-

Sango prese un profondo respiro, stringendo, con la mano sana, l’orlo della maglietta a maniche corte che indossava

-Sei innamorata di Mikado?- domandò guardandola. La giovane alzò il sopracciglio a quella domanda del tutto inaspettata

-Come? Scusa, in che senso? Come mai questa domanda?-

-Non mi giudicare è solo che…-

-Guarda che non ti sto giudicando, è solo che non riesco a capire-

-Il fatto è che non sono mai riuscita a capire il rapporto che ti legava a lui… state insieme o no? Ne sei innamorata o è solo… un amico?- spiegò

“Ma è così evidente? Maledizione!” Lanciò una breve occhiata all’amica e sospirò –Una specie… a dire il vero domani dovrei dargli una risposta definitiva, ma non so decidermi- confessò

-Devi dirgli se lo ami o meno?- ipotizzò

-Esatto. Vedi, ci sono momenti in cui penso di amarlo davvero, dopotutto Mikado è tutto ciò che ho sempre desiderato: mi ama, mi capisce, è dolce e comprensivo… tra noi due c’è un rapporto davvero speciale- spiegò serena. Strinse le mani sul volante, cambiò marcia allo stop per ripartire

-Ma…?-

-Ma altre volte mi irrita: diventa possessivo, opprimente… non vorrei che peggiorasse dopo una mia risposta positiva, non lo sopporterei per la mia privacy… non vorrei mollarlo subito con l’impressione di averlo illuso e preso in giro più di quanto abbia già fatto-

-Capisco- annuì Sango –Forse però fa così perché è veramente innamorato di te e vuole solo dimostrartelo- ipotizzò

-Si, è probabile-

-E Inuyasha?- domandò cambiando l’oggetto della discussione.

Il cuore di Kagome saltò un battito ma evitò di parlare, aspettando la fatidica e ovvia domanda ma soprattutto per paura che la sua voce non risultasse quella di sempre

-Lui lo ami?- domandò Sango. Si sarebbe aspettata un’occhiata divertita o irritata, seguita da un secco no, ma Kagome rimase ferma, concentrata sulla strada

-Forse non ha mai smesso di piacermi… ma questo non basta, non a me almeno- confessò

-Questo vuol dire che se ti si dichiarasse tu…?-

-Non essere precipitosa… non mettermi in bocca ciò che non ho mai detto- la interruppe. Sospirò –Il fatto è che non so nemmeno io che cosa voglio da lui… a volte mi chiedo cosa farei se mi dicesse che…- si interruppe bruscamente andando a parcheggiare la macchina sul ciglio della strada con ancora il motore che borbottava sotto di loro. Sorrise all’amica che la fissava curiosa, in silenzio, quasi attendendo la fine della frase –Oh su, non prendermi sul serio Sango! Ci vediamo domani- la salutò

-Ah… certo- L’amica scese dall’auto richiudendo lo sportello per incamminarsi verso il cancello di casa sua, lo aprì e si rivoltò indietro salutando, prima di sparire all’interno.

Kagome partì arrossendo, il cuore che galoppava in petto

“Cosa stavo per dire?!”

 

Solo quando giunse sotto il condominio in cui abitava Inuyasha, dopo aver parcheggiato l’auto, Kagome poté alzare gli occhi verso l’edificio. Le finestre spalancate lasciavano entrare gli ultimi raggi solari e i balconi vuoti si tingevano di un tenue rosato, lanciando giochi di luce sui muri tutt’attorno. Strinse la mano intorno al freddo metallo delle chiavi e sospirò

“Gliele do e me ne vado” si ripeté per l’ennesima volta avvicinandosi decisa al portone. Guardò i campanelli e quasi si mise a ridere: forse non era una buona idea rifare lo scherzo della pizza a domicilio per potere entrare… Scosse il capo, e individuato il campanello giusto, suonò. Non dovette attendere molto che la voce metallica del giovane risuonò nell’apparecchio

-Chi è?-

-Io- rispose già spingendo il portone per entrare trovandolo però saldamente chiuso, sbuffò –Ti muovi?-

-Scusi… io chi?- domandò divertito il giovane appoggiandosi al muro.

Kagome, per niente nell’umore, assottigliò pericolosamente gli occhi

-L’idraulico- ringhiò –Ma chi cavolo vuoi che sia razza di cretino?! Vuoi la tua macchina con un segno che parte dal cofano e arriva al bagagliaio?- minacciò

-Ah, questi toni soavi li riconoscerei tra mille… benarrivata Kagome-

-Molto divertente. E ora muoviti che poi me ne vado a casa- sbottò. Il portone sussultò e lei entrò richiudendolo dietro di se, salì al secondo piano dove trovò la porta del giovane già aperta

-Entra pure- la invitò il giovane da dentro.

Kagome ubbidì e si guardò in giro curiosa, era la prima volta che entrava nella casa di Inuyasha. Il pavimento della sala alla sua destra era ricoperto da un tappeto blu che ospitava, al centro, un tavolino in legno circondato da un divano e due poltrone blu scuro, la televisione stava dando il telegiornale mentre il telefono accanto alla finestra era silenzioso. Sala e cucina erano divise dal mobilio culinare a forma di L e comprendevo il frigo, accanto alla lavastoviglie e l’angolo cottura, sovrastate da numerosi mobili, il tavolo al centro della cucina era munito di varie sedie decorate da un semplice cuscino blu

-Ti sei incantata?-

La giovane si riscosse e notò Kujimawa dall’altra parte della stanza. Si era cambiato indossando una comoda t-shirt a tinta unita e un paio di jeans

-No, stavo solo pensando- rispose posando le chiavi sul mobile a forma di L, nel lato vuoto che divideva a metà la stanza

-Ovvero?-

-Lascia perdere. Io vado, la tua macchina è salva quindi non penso che la mia presenza qui sia d’obbligo- disse voltandogli la schiena e allungando la mano verso la maniglia

-No aspetta un attimo- Il ragazzo le prese il polso trattenendola e la giovane lo squadrò curiosa

-Beh?-

-Perché non rimani… per un caffè? Te ne offro uno- disse.

Kagome alzò il sopracciglio scettica

-Perché, lo sai preparare? Da quel che ricordo il tuo caffè è sempre sembrato più acqua sporca che altro- ironizzò

-Stando da solo ho imparato a farlo… altrimenti non riuscivo a svegliarmi la mattina e diventavo intrattabile… quindi mi spiace per te ma sono anche diventato bravo- si vantò. Lei osservò la mano che ancora la teneva e il ragazzo la lasciò alzando il sopracciglio –Ebbene?-

-E va bene- concesse sospirando –Ma solo per un caffè, poi me ne vado-

-Va bene- affermò il ragazzo preparando il necessario e mettendolo a fuoco lento mentre lei si sedeva a tavola. Il silenzio si prolungò qualche attimo finché non fu lui a romperlo, sperando di non dire nessuna stupidaggine come suo solito –Allora… com’è stato il matrimonio di Eve e Tom?- chiese.

La giovane alzò gli occhi verso di lui, appoggiato tranquillamente al mobile, per poi riabbassarli sulle proprie mani

-Un matrimonio semplice con i famigliari e pochi amici… Eve era stupenda e con Tom sembrava la felicità fatta a persona. È stato davvero bello e commovente- spiegò alzando le spalle. Ovviamente aveva omesso che alla fine aveva pianto come un’aquila a causa sua e Inuyasha, che sapeva ogni cosa, evitò di prolungare il discorso anche se un sorriso gli curvò le labbra mentre metteva lo zucchero nelle tazzine

-E il padre di Tom? Il solito rompipalle?-

-Forse è addirittura peggiorato… non ti dico gli sguardi di puro odio che ci siamo lanciati tutto il tempo- spiegò

-Capisco, allora almeno in questo campo non è cambiato nulla- mormorò allungandole la tazzina –Due cucchiaini, come piace a te- disse sedendosi poi davanti a lei con la sua in mano

-Grazie- Lei lo sorseggiò nervosamente e mordicchiandosi il labbro domandò –Tu invece? Com’è l’America?-

-Troppo caotica per i miei gusti, non fa proprio al caso mio- rispose andando a mettere nel lavabo la sua tazzina usata –Torno subito, tu fai pure come se fossi a casa tua-

Lei annuì e lui sparì oltre la porta che dava a un corridoio, lasciandola sola a sospirare brevemente di sollievo. Concluse velocemente la bevanda che posò nel lavello accanto a quella del ragazzo

“Si, il caffè è migliorato” si ritrovò a pensare guardandosi intorno e passeggiando per la stanza. Notò immediatamente una cornice e si avvicinò riconoscendo i COBRA al completo, ai tempi delle superiori, affiancati da Rin e Kikyo. La contemplò qualche istante riconoscendo quanto fossero tutti cresciuti,  poi scosse il capo allontanandosi. Imboccò il corridoio  vuoto, curiosa nel vedere cosa ci fosse, ma rimase leggermente delusa nel vedere solo due porte “Ma che ti aspettavi? È un monolocale!” Quella in fondo al corridoio era chiusa mentre quella accanto a se, aperta, rivelava un letto a una piazza, un armadio, una scrivania e una sedia.

La camera da letto del ragazzo era ordinata ed entrandoci, non poté non notare il fatto che oltre il minimo indispensabile non c’era nulla ad ornare la stanza. Si avvicinò al letto e lanciò un’occhiata all’orologio digitale sul comodino che digitava le 18.40… era davvero tardi.

Dalla finestra entravano i raggi ardenti del sole calante che tingevano di rosso le pareti bianche.

Rimase accecata dal riflesso del sole quando incontrò con gli occhi la superficie riflettente di una foto, chiuse gli occhi di scatto, mentre un’esplosione di luce le infastidiva gli occhi.

Si sedette sul letto sfregandoli con il dorso della mano e con l’altra prese la foto, avvertendo sotto i polpastrelli la fredda plastica. Ci mise un attimo a mettere a fuoco i soggetti, ma quando divennero chiari rimase agghiacciata.

La foto della montagna, loro due, sorridenti, lei e Inuyasha, insieme.

La foto le scivolò dalle mani e, con un lieve tonfo, andò a scontrarsi contro il tappeto capovolgendosi verso l’alto, i volti che la guardavano fissi, come a punirla per un errore commesso anni prima. La prova del suo sbaglio.

Era da mesi che non la vedeva, da quando aveva avuto quel piccolo incidente nella sua camera con il ragazzo in questione. Guardò l’immagine del ragazzo e un’ondata di collera la invase facendola tremare violentemente.

Quel sorriso era falso, come tutti i mesi passati insieme, ogni parola, ogni gesto… falso come Giuda e lei si era lasciata fregare come un’allocca. Come aveva potuto dimenticare il tradimento di Inuyasha? Cosa diavolo ci faceva a casa sua a prendere il caffè come due vecchi amici? Perché lo aveva avvicinato tanto? E come poteva, come osava, avere ancora dei dubbi tra lui e Mikado?

Scattò in piedi di scatto vergognandosi di se stessa stringendo i pugni. Che stupida idiota! Lanciò un’occhiata rabbiosa al comodino  e notò un bigliettino scritto a mano, con una comune scrittura femminile.

Lo prese e, senza nemmeno rendersene conto, lo stava già leggendo irrigidendosi, se poteva, ulteriormente

“Se vuoi passare un’altra notte di fuoco

questo è il mio numero

34********

Sasha”

Strinse i pugni sentendo i palmi sudati e gli occhi inumidirsi

“Oddio, di nuovo no…” pensò portandosi una mano sugli occhi per non vedere mentre le parole le tornavano alla mente involontariamente. Era stata presa in giro, ancora. Non era vero tutto quello che le aveva detto, voleva solo il suo giocattolo da portare a letto e da illudere di nuovo, ma perché? Perché!?

-Kagome? Dove sei?- Inuyasha si bloccò davanti alla porta della camera e vide, e capì, immediatamente ciò che la ragazza aveva visto e letto. Si diede mentalmente dell’idiota e tentò di avvicinarsi –Non è come sembra!- si giustificò –Lascia che ti spieghi…-

-Cosa? Che mi hai preso di nuovo in giro? O meglio, che ci stavi riprovando? No, non dire niente, sono io l’idiota… si, perché non può essere altrimenti- disse facendo cadere quel pezzo di carta sopra il copriletto. Gli piantò addosso due occhi di fuoco e strinse le labbra –Adesso ti guardo e mi fai solo schifo- sputò gelida.

Il ragazzo rimase gelato sul posto mentre rivedeva i suoi incubi, dopo gli incontri con la sua segretaria, diventare realtà. Era dunque questa la punizione per tutti gli errori commessi?

Kagome lo sorpassò, attenta a non toccarlo, dirigendosi verso l’ingresso, ma lui la fermò a pochi metri dalla porta

-Non puoi andartene in questo modo, senza avere sentito la mia versione dei fatti!-

-Cosa vuoi che ci sia da capire? Mi hai teso una trappola, mi hai fatta vacillare… ma per cosa poi?- gridò fronteggiandolo –Per avere di nuovo il tuo giocattolino personale da sbandierare ai quattro venti? Per vantartene?! Perché mi torturi in questo modo? Perché non mi lasci in piace una volta per tutte?!- Il giovane l’attirò a se, abbracciandola stretta, quasi a soffocarla bloccandole le braccia lungo il corpo. Kagome, rigida, sbatté le palpebre senza capire come mai si ritrovasse in quella situazione –Che stai facendo? Lasciami- ordinò

-No, non ti lascio, ora basta Kagome- rispose

-Ti ho detto di…-

-Con quella non ci ho fatto niente, lei non è niente- la interruppe bruscamente, il viso affondato nell’incavo del suo collo –Te l’ho detto no? Ho vissuto questi tre anni come un automa, ogni giorno era una sofferenza lontano da te… eppure sono andato avanti perché sapevo che sarei tornato prima o poi, perché ti avrei rivista Kagome- mormorò. La giovane rimase muta, continuando a guardare appena sopra la spalla del ragazzo, senza sapere cosa fare o come comportarsi, era confusa, stordita –La verità, quella che non ti ho mai detto, è che io ti ho sempre a…-

Come risvegliata da quello strato di trance confusionale la giovane spalancò gli occhi e lo spinse via, dando fondo a tutte le sue forze

-No!- urlò –Non voglio sentire!- gridò tappandosi le orecchie –Lasciami in pace! Non voglio sentire certe cose da un bugiardo come te!-

 

[…]

-…a volte mi chiedo cosa farei se mi dicesse che mi ama… ma forse la risposta l’ho sempre saputa… la sto aspettando da quando ho incontrato quei suoi occhi neri-

[…]

 

Le sue stesse parole la stordivano, risuonando nelle orecchie come una nenia. Non voleva che finisse in quel modo dopo quello che aveva visto, sentito e letto.

Inuyasha le prese le mani allontanandole dalla testa di Kagome

-No! Smettila, lasciami!- esclamò con gli occhi pieni di lacrime.

Il ragazzo scosse il capo e si piegò in avanti a baciarla.

Lei si immobilizzò al contatto, strinse forte gli occhi rilassandosi leggermente contro di lui ma poi tornò rigida, divincolandosi finché non riuscì a staccarsi il ragazzo di dosso con un poderoso schiaffo che risuonò per la casa vuota. Fece qualche passo indietro mentre il rossore sulla guancia del giovane andava via via formandosi, coperto subito dopo dalla mano del giovane che la guardava sofferente, impotente, immobile sul posto

-Kagome…-

Lei scosse il capo, scontrando con la schiena la superficie liscia del legno

“Non così… non voglio!” pensò –Adesso basta…- mormorò –…non voglio più avere niente a che fare con te- Spalancò la porta e se la sbatté alle spalle, correndo via, senza voltarsi indietro. Si fermò solo quando i polmoni non parvero scoppiarle in petto e il cuore balzarle fuori.

Aveva corso talmente tanto che era quasi arrivata a casa.

Prese fiato mentre il sole scompariva definitivamente dietro all’orizzonte, lasciando solo qualche traccia chiara dietro di se.

Finalmente aveva preso la sua decisione.

Alzò gli occhi verso il cielo limpido e andò a pulirsi, con il dorso della mano, la bocca, passandoci una, due, tre volte.

Bastava solo comunicarlo a Mikado il giorno dopo.

 

***

 

Semplicemente non commento, ma vi pongo una domanda: cosa succederà adesso??

Accorrete numerosi per l’ultimo capitolo!

 

Oswari

Amber

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 29- La fine di un'era ***


Salve a tutti, e scusate il ritardo... ma l’inizio della scuola è come al solito traumatico ^^

Purtroppo il tempo è comunque limitato ma visto che avevo questa mezzora disponibile non ho proprio voluto attendere oltre.

 

N&A è stata la mia prima storia tanto lunga da doverla dividere in parti, è parte di me e mi è molto cara… ha seguito una fase importante della mia vita e credo di essere cresciuta insieme a lei durante la stesura, mentre mi venivano a trovare tutti i suoi personaggi in sogno e durante le noiose ore scolastiche…

Non so se voi avete già trovato la vostra anima gemella, un ragazzo/a a cui donare La Chiave, io ancora l’aspetto… ma prima o poi arriverà e allora sarà un po’ come essere Kagome che cerca dentro di se il coraggio di andare avanti e di abbandonarsi alla persona che ama.

Le situazioni brutte ci sono, ci accadono ogni giorno, ma è bello vivere per arrivare al traguardo, guardarsi indietro e contare le innumerevoli piccole cose che ci hanno donato la bellezza della felicità e questa lezione l’ho imparata anche io ormai.

 

Questa è la fine di un’era, la mia perlomeno… la fine di una fase che tornerà sicuramente a farsi sentire, dolorosa e malinconica, ma è parte di me e un giorno riderò di questo istante prendendo per mano quella persona.

 

È per questo che quando mi sento giù rileggo questo capitolo, perché, lo ammetto, sono un po’ invidiosa della mia protagonista e cerco più di ogni altra cosa di immedesimarmi in lei…

 

Quindi buona lettura a tutti voi, sperando di comunicarvi più emozioni possibili.

 

***

 

Capitolo 29

       La fine di un’era

 

Quando la mattina dopo Kagome aprì gli occhi, a causa di un sogno che non ricordava, si sentì cogliere da una terribile ansia, ben peggiore da quella provata il giorno prima.

Rimase immobile, tentando di calmare il cuore impazzito, pensando che probabilmente quella sensazione era dovuta proprio a quell’incubo.

Non osò muovere un muscolo per qualche minuto, rimanendo raggomitolata su se stessa a fissare la parete, pensando a tutto e a niente, lasciando che quell’orribile sensazione scivolasse via dal suo corpo.

Si sedette acchiappando il cellulare, accendendolo, osservando poco interessata un filo di luce che si scontrava contro la parete, accanto all’armadio.

Non poté non pensare all’ultimo incontro avvenuto con Inuyasha all’interno di quella stanza. Facendo vagare lo sguardo su quella superficie levigata, senza badare alla suoneria del cellulare che l’avvertiva dell’arrivo di un nuovo messaggio, focalizzò la scatola.

Strinse tra le dita l’apparecchio mentre la foto dentro al diario si collegava prepotentemente con gli avvenimenti del pomeriggio prima.

Si portò alle labbra l’indice, chiudendo gli occhi, ricordando il sapore di quelle di Inuyasha, il tocco, le sensazioni… si riscosse solo quando la suoneria del cellulare la fece sobbalzare, ricordandole che quello era un giorno decisivo

“Basta Kagome” si sgridò alzando del tutto le imposte della finestra e guardando le foglie rigogliose del fiero Goshinboku “Ormai la decisione è presa, niente più ripensamenti” Controllò il cellulare notando una chiamata da parte di Sakura e un suo messaggio dove le chiedeva di uscire nel pomeriggio per accompagnarla per qualche commissione in centro. La giovane le rispose velocemente dicendole che era impegnata, ma che le avrebbe fatto piacere incontrarsi il giorno dopo.

Si vestì con calma indossando un paio di jeans e una canottiera azzurra contornata nei bordi da un sobrio pizzetto, raccolse i capelli in una coda alta poi scese al piano di sotto sedendosi accanto alla madre che guardava la TV in salotto

-Buon giorno mamma!- esclamò

-Ciao tesoro- corrispose –Tra poco preparo il pranzo, poi vado al lavoro. Tu cosa fai? Torni all’ospedale?-

-Si, ma verso le 17.00- rispose la ragazza spegnendo nel bel mezzo di un notiziario l’aggeggio –Dov’è Sota?- chiese seguendo la madre in cucina e osservandola mentre metteva l’acqua sul fuoco

-Sta ancora dormendo… eppure ieri non è andato a letto tardi- osservò accigliata la donna

“Ceeerto, come se si mettesse a dormire quando gli dici di andarci” pensò ironica la figlia

-Perché non vai a svegliarlo piuttosto?-

-Non esiste! Non si sveglia neppure con le cannonate!- scattò la figlia

-Provaci, non può mica dormire tutto il giorno-

-E va bene… però se vedo che non si sveglia io torno giù-

-E non provare a buttarlo giù per le scale- l’avvertì la donna. La giovane abbozzò ad un sorriso

-Maddai mamma, non si sarebbe fatto nulla…-

-Solo perché sono intervenuta prima che tu lo facessi sul serio-

-Ok, colpita e affondata! Vado!- esclamò uscendo

-Ecco bravissima!-

Kagome fece la strada inversa arrivando al piano di sopra e, sorpassando la sua camera, aprì la porta di quella del fratello andando direttamente ad alzare la tapparelle

-Sota svegliati!- esclamò voltandosi a guardarlo. Il ragazzino, beatamente addormentato, aveva le braccia spalancate e aveva il viso piacevolmente affondato sul materasso mentre il cuscino era finito per terra. Lei alzò gli occhi al cielo avvicinandosi –Benedetto ragazzo…- mormorò scuotendolo per una spalla –Sota, vedi di aprire i tuoi bellissimi occhietti ok? Non vorrei dover passare alle maniere forti, di nuovo- minacciò. Il fratello, per tutta risposta, le voltò la schiena, continuando a dormire indisturbato. La ragazza incrociò le braccia seccata, scrutandolo, poi sorrise tranquilla.

Qualche minuto dopo, un tonfo alquanto sospetto fece accorrere la madre al piano di sopra trovando il figlio seduto a terra accanto al letto, palesemente intontito, che si guardava intorno confuso, mentre la sorella, tutta soddisfatta, usciva dalla camera, dirigendosi in cucina.

 

Inuyasha aprì gli occhi impastati dal sonno e faticò a ricordare dove fosse ma, soprattutto, a fare mente locale su ciò che era successo il giorno prima in quella stessa stanza. Si coprì il viso con un braccio stringendo il pugno fino a farlo tremare

-Sono un coglione- Ma nemmeno ammetterlo lo fece sentire meglio.

Non si soffermò neppure a guardare la foto sul comodino, già sapendo cosa vi avrebbe letto: disgusto, odio e rabbia.

Lui non avrebbe mai voluto che andasse a finire in quel modo. Mai.

Allungò il braccio, a tentoni, per cercare il cellulare, ma invece di quello trovò un fogliettino accartocciato. Non ebbe bisogno di vederlo per sapere cos’era. Lo strinse nel pugno, riducendolo ad una pallina.

Se non ci fosse stato quello…

Si alzò a sedere di scatto e lo buttò con rabbia sul pavimento, fissandolo con odio.

Tutti i suoi passi avanti in tutti quei mesi con Kagome erano andati in fumo a causa di quel misero pezzo di carta.

Accese il cellulare scostando i capelli dal viso. Si diresse in bagno e ne uscì qualche minuto dopo gocciolante. Si tamponò i capelli e quando lo sentì suonare il cuore mancò di un battito.

E se fosse stata… Kagome?

Lo prese e pregò con tutto se stesso che fosse così, ma la delusione fu enorme quando vide un numero sconosciuto.

Rispose, mogio e arrabbiato con se stesso, per la sua stupida speranza

-Pronto?-

-Salve Inuyasha! Come te la passi?-

Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, cercando di collegare la voce a un volto, poi colto da un’illuminazione alzò il sopracciglio

-Ma tu come mai hai il mio numero?-

-L’ho chiesto a Kikyo, mi ha appena telefonato. Voleva avvertirti lei ma visto che volevo parlarti già da qualche giorno ho preso la palla al balzo-

-Capisco. Cosa vuoi Tom?-

-Intanto ho una splendida notizia! Il pargolo è nato!- esclamò

-Chi?- domandò confuso il giovane

-Il terzo figlio di Kikyo! È un maschio, come aveva detto lei, stanno tutti e due benissimo- lo rincuorò

-Ma è splendido! Ma poi scusa un attimo… non è un po’ in anticipo?- domandò sorpreso

-Si, ma niente di preoccupante-

-Come lo hanno chiamato?-

-A quanto pare Eichi… sembra che Kikyo sia stata assolutamente irremovibile su quello- Inuyasha scoppiò a ridere immaginandosi la scena

-Povero Naraku!- esclamò

-Bene, dopo questa nuova novella volevo sapere come andavano lì in Giappone le cose-

Lo sconforto più totale si impadronì di Inuyasha che tentò di andare sul vago

-Beh, va bene-

-Beh, non crederai di liquidarmi in questa maniera vero Kujimawa?-

-Kagome sta benissimo a quanto ne so da ieri, con gli altri se la spassa alla grande e sono tornati amici come prima-

-E tu…-

-Io ho fatto un gran casino- rispose stendendosi sul letto –Un vero casino Tom-

-Vuoi parlarne?- Inuyasha sospirò

-Per sentirmi dire che sono un imbecille? No grazie. Me lo sono già ripetuto troppe volte-

-Lo dirò tra me e me d’accordo?- promise il giovane dall’altro capo del telefono. Il moro poco convinto acconsentì

-E va bene…-

 

Sango sbuffò seccata quando l’ennesimo tentativo di infilarsi la maglia fallì

-Maledizione- ringhiò “Maledetto, schifoso braccio!!” inveì. Un bussare alla porta la fece sospirare frustrata –Avanti- borbottò tentando un nuovo approccio con l’indumento

-Tesoro vuoi una mano?- La giovane alzò gli occhi ritrovandosi la madre a pochi metri di distanza. Calò un pensate silenzio finché la giovane non assentì. La donna la aiutò delicatamente e la giovane riuscì finalmente a infilarsi la maglia a mezze maniche, la guardò sistemarle le fasciature per poi lisciarle il colletto lentamente

-Mamma…-

-Ti va se ne parliamo?- domandò. La giovane si sedette sul letto e la madre la seguì, sistemandosi accanto a lei senza dire niente. Sango sapeva benissimo di che voleva parlarle Kyoko –Ecco… ci ho pensato molto in queste ore e…-

-Mamma non devi dire niente davvero-

-Il fatto è che ne sono rimasta veramente sconvolta… anche quando avevo solo dei sospetti… speravo fossero solo le preoccupazioni di una madre verso i suoi figli. Eppure siete riusciti ad andare avanti, anche se vi fiatavo sempre sul collo… forse facendo così vi ho anche indotti a mentirmi e vi ho allontanati da me… più di quanto avessi già fatto ovviamente- La giovane rimase in silenzio, sapendo benissimo che quella era la verità –Chissà… forse l’unica cosa che posso fare è accettarlo… almeno eviterò di farmi odiare ancora di più e di allontanarvi definitivamente da me-

-Non dire così mamma… io e Miroku ti vogliamo bene dopotutto! Anche se lui non lo dice sono certa…-

-Non preoccuparti Sango- la interruppe la donna coprendo la mano della figlia con la propria. Era gelata –Non devi giustificare nessuno, tanto meno Miroku- disse guardandola –Sei mia figlia Sango… e penso che una madre non potrebbe essere più orgogliosa della propria bambina come lo sono io, e non parlo solo del fatto che sei bellissima e che eccelli in ogni cosa che fai, parlo soprattutto del fatto che sai lottare e che affronti la vita serenamente, ma soprattutto che sai scegliere cosa è meglio per te continuando su quella via senza badare a coloro che tentano di sviarti da quello che vuoi. Sono sicura che Miroku ti ami proprio per questo e ne sono veramente fiera… Forse è l’unico uomo che meriti di stare al tuo fianco. Lo accetto, quindi, e vi auguro tutta la felicità che meritate-

Sango sentì gli occhi riempirsi di lacrime a quelle parole dettate dalla madre col cuore

-Oh mamma… grazie… ti voglio bene!- esclamò abbracciandola con l’unico braccio sano piangendo

-Anche io tesoro… ti voglio bene anche io-

 

-Tu sei un emerito deficiente- scandì a chiare lettere Tom

-Ecco, lo sapevo che non dovevo dirtelo- borbottò

-No, senti… ma come si fa ad essere così cretini? No Eve, non dire una parola per giustificarlo!! Inuyasha, se ti avessi davanti in questo momento credo ti ammazzerei!! Ma cosa ti è entrato del mio discorso quando sono venuto in Giappone oltre a nulla??? La segatura!? Demente!!-

-Ehi vacci piano! Ho capito grazie mille!- esclamò

-Insomma, cosa pensi di fare ora?- domandò l’uomo massaggiandosi le tempie

-Niente- rispose il ragazzo alzandosi a sedere

-Come niente?-

-Ho bruciato la mia possibilità… ha detto che non vuole più avere a che fare con me… che è stanca… cosa vuoi che faccia?-

-Spiegati con lei… parlale… non lo so… ma non gettare tutto al vento!-

-Mi sono già spiegato, ho tentato più volte ma lei non mi ama più, questo è quanto. Non posso forzarla più di così, devo solo… lasciarla andare- mormorò girando verso la superficie del comodino la foto, coprendo così i due giovani dalla sua visuale

-Che assurdità- sbottò la voce di Eve all’improvviso –E’ mai possibile che voi uomini non capiate mai perennemente un tubo?-

-Prego?- domandò stupito Inuyasha alzando il sopracciglio

-Amore… c’è tuo marito e tuo figlio qui, nella tua stessa stanza- le ricordò Tom palesemente irritato

-Ma taci tu… il mio piccolo non capisce ancora quindi è fuori dal discorso! Avete mai provato a pensare a come si debba essere sentita Kagome ieri?-

-Si, ed è per questo che ho detto che Inuyasha è un demente-

-Sbaglio o ti ho detto di tacere Tom? Dai, fai il bravo maritino e culla tuo figlio- lo riprese la donna –Stavo appunto dicendo Inuyasha, che non è affatto vero che Kagome non prova nulla per te! Come puoi pensare a quello che dici?-

-Forse da quello che mi ha detto ieri e tutti i mesi a questa parte?- sbottò ironico

-Ma Inuyasha… è ovvio che ti abbia detto quelle cose! È arrabbiata con te per quello che le hai fatto e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quel bigliettino! Si sarà sentita tradita di nuovo, si sarà sentita sciocca per esserci ricascata ed è quindi ovvio che ti abbia detto quelle cose! Ed è proprio adesso che non devi demordere! Le devi dire ciò che provi!-

-Ma quando ho tentato di dirglielo lei mi ha mollato una sberla dicendo che non voleva sentire queste cose da un bugiardo come me! Come posso…?-

-Insomma Inuyasha… arrivaci! Se tu glielo avessi detto lei avrebbe ceduto perché è da anni che non aspetta altro da te! Sta solo aspettando che tu le dica che l’ami! Ma è ovvio che ieri non era il momento migliore visto che aveva appena scoperto che tu andavi a letto con una quando le dicevi che volevi riprovarci con lei! Eddai!-

-Ah, ma hai ragione!- esclamò Tom improvvisamente

-Ma va?-

-Tu credi?- mormorò Inuyasha riprendendo la foto in mano

-Ma certo! E te lo posso provare!- esclamò la donna ridendo

-Ah si?- domandò stupito il marito –E come?-

-Ma come Tom! Non ricordi più? La scatola di Kagome! Quella sopra l’armadio!- esclamò. Inuyasha colto da un’illuminazione spalancò gli occhi

-Quella scatola stava lassù per… perché mi ama ancora?-

-Esatto Inuyasha, esatto! Lei dice che la tiene per punirsi, ma al contrario dice di volerti dimenticare, ma come può lasciando là tutti i vostri ricordi? Lei vorrebbe buttarli via, farli sparire, ma non ci riesce, non può… perché ti ama ancora e lei lo sa anche se non vuole ammetterlo-

Tutti i tasselli andavano al proprio posto nella mente del ragazzo. Ora capiva, ecco perché era così sconvolta, ecco perché era fuggita il giorno prima, ecco perché si era arrabbiata tanto!

-Eve tu… sei un genio!- esclamò Tom

-Si si, lo so… allora Inuyasha, hai capito?-

-Io… si…- rispose

-Ora, vai da Kagome e diglielo, chiaro?-

-Noi… dobbiamo incontrarci all’ospedale oggi pomeriggio… per Miroku-

-Ottimo! Dai Inuyasha, un ultimo sforzo- lo incoraggiò Tom

-Ok, ora so cosa fare e sono più calmo- disse posando la foto sul comodino, il viso di Kagome in bella vista

-Allora ti chiamo presto per sapere gli aggiornamenti!- esclamò Eve

-A presto allora- salutò Inuyasha chiudendo la telefonata.

Si posò una mano sul petto, sentendo il cuore battere furioso per poi tornare calmo e regolare

“Aspettami Kagome…”

 

L’oggetto dei pensieri di Inuyasha era disteso sul letto, le braccia spalancate e gli occhi fissi sul soffitto. I pensieri vorticanti che gli avevano affollato la mente per tutto il primo pomeriggio sembravano essere come spariti.

Si sentiva tranquilla, senza alcun indugio.

Mikado era sicuramente la scelta migliore per lei. Non poteva continuare come aveva fatto per quegli interminabili mesi, proprio non ci riusciva.

Quando osservò che mancavano solo pochi minuti alle 17 decise che era il momento di andare.

Acchiappò la borsa a tracolla, controllò che avesse la patente poi saettò al piano di sotto dove salutò Sota, raccomandandogli di chiudere la porta a chiave e di non aprire a nessuno.

Attraversò il cortile e aprì la macchina partendo verso l’ospedale.

Cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe visto? Come si sarebbe comportata? E quando fosse arrivato Mikado?

Lo squillo del cellulare la fece sobbalzare e prendendolo notò che il messaggio era proprio l’oggetto dei suoi pensieri

“Arrivo all’ospedale tra una mezzora.

Mikado”

Kagome sospirò rispondendo

“Perfetto. Stanza 9. Ti aspetto.

Kagome”

Andò a parcheggiare dall’altra parte della strada rispetto all’ospedale per poter camminare un po’, in modo da scaricare la tensione. Attraversò la strada e si diresse sicura verso la stanza dove sapeva la aspettavano tutti quanti.

Bussò piano e respirando a fondo entrò

-Buon giorno!- esclamò

-Ciao Kagome!- esclamò Rin seduta su una sedia accanto al muro

-Ehi Kagome, pensavo non venissi più-

-Ah, scusa Miroku… ma ho avuto delle cose da fare- buttò di getto avvicinandosi al letto –Come ti senti?-

-Benone! Tra un ora sembra potrò tornare a casa-

-Era ora, almeno così la pianterai di civettare con le infermiere- commentò acida Sango incrociando le braccia e fissandolo male. Kagome alzò il sopracciglio e Miroku sorrise amabile

-Eddai Sango, guarda che hai frainteso!- esclamò

-Si, si, certo…- lo liquidò lei –Oh Kagome!- esclamò correndo ad abbracciarla –Sei l’unica ancora che non lo sa!-

-Cosa?- domandò confusa, tentando di seguire il discorso

-Mia madre ha dato il suo benestante capisci? Ha detto che ci augura di essere felici eccetera!! Come sono contenta!- squittì

-E’ una magnifica notizia Sango!- esclamò

-Senza contare…- cominciò Koga –Che Tom ha chiamato Inuyasha dicendogli che il figlio di Kikyo e Naraku è nato!-

-Che amore, il piccolo Eichi!- esclamò Rin felice

-Ah davvero? Wow, oggi è proprio la giornata delle rivelazioni!- esclamò Kagome sorpresa

-Perché? Ne hai una anche tu?- domandò Miroku.

Kagome scrollò le spalle evitando di rispondere per poi guardare fugacemente Inuyasha appoggiato al muro

-Così Tom ti ha chiamato eh?-

-Già- rispose lui a disagio

-E di cosa avete parlato?- domandò acida

-Niente di importante… voleva sapere come andavano le cose qua, nulla di che- spiegò

-E tu che gli hai detto?-

-Che va tutto alla grande- rispose secco lui incrociando le braccia al petto

-Non avresti potuto dirgli di meglio- concordò inaspettatamente la ragazza

-In che senso?- domandò Rin confusa. Miroku fece passare lo sguardo tra i due amici corrugando la fronte

-Non c’è nessun senso, dico solo che è vero che va bene… perché, non è forse così?- domandò la giovane innocentemente –Dopotutto la questione Sango e Miroku è risolta, Kikyo e Naraku stanno benissimo, Rin e Koga sembra quasi si stiano per sposare tanto stanno bene… meglio di così non si può- affermò decisa.

I ragazzi si guardarono confusi, alla lista mancava qualcuno…

-Ma Kagome…- mormorò Sango -…tu…-

-Sto benissimo- la interruppe –Sto decisamente bene- Controllò l’orario e sospirò –Ehi Miroku, e i tuoi esami?-

Il giovane fece una smorfia di puro disappunto

-Mi hanno stressato tutta la mattinata ma fortunatamente, quando hanno capito che il gesso era solo gesso, hanno deciso di darmi la grazia e di dirmi che potevo andare a casa! Ma si può?-

-Povero cucciolo, deve essere stato un vero trauma per te- lo prese in giro Koga

-Taci va, non puoi capire la mia sofferenza!- esclamò melodrammatico

-Oddio eccolo che ricomincia- sbottò esasperata Sango alzandosi in piedi e alzando le braccia al cielo

-Sangoooo! Dove vai? Non allontanarti da me!- piagnucolò il giovane allungando le braccia cercando di prenderla

-Non fare il moccioso Miroku! Quando fai così sei davvero un cretino!- esclamò.

Kagome scoppiò a ridere appoggiandosi al muro finché un lieve bussare non li distrasse

-Beh, chi è?- domandò sorpreso Miroku –Non aspettavamo nessuno no?-

-Ah!- esclamò Kagome ricontrollando l’orario –Credo sia per me, scusatemi un attimo- disse uscendo dalla stanza e richiudendosi la porta alle spalle.

Inuyasha fissò la porta a lungo, corrugando le sopracciglia, senza sapere cosa fare.

Qual’era il momento più adatto per parlarle? Bella domanda.

La ragazza rientrò pochi minuti dopo lasciando la porta un po’ aperta

-Ehm…adesso devo andare, scusate se vado via così presto- disse –Comunque Miroku spero davvero che la gamba guarisca in fretta- commentò

-Ma chi c’è lì fuori?- domandò Koga curioso

-Ah, mi è venuto a prendere Mikado- rispose –Devo dirgli una cosa importante e si era offerto di venirmi a prendere- spiegò guardando Inuyasha negli occhi

-Ah…- commentò Sango abbassando gli occhi

-E cosa dovresti dirgli?- domandò Rin mordendosi il labbro inferiore.

Inuyasha strinse le labbra e ridusse le mani in due pugni tremanti, facendo sbiancarne le nocche.

La porta si aprì del tutto rivelando l’immagine di Mikado, stagliato sulla soglia, i jeans neri strappati e una maglia a mezze maniche verde

-Kagome…?-

La ragazza lo guardò, incrociò quegli occhi verdi, i capelli neri scompigliati e la decisione non le apparve tanto chiara e giusta. Convinta più che mai lo prese per mano e puntò gli occhi contro quelli neri di Inuyasha che si rifiutò di muovere un muscolo

-Vado con lui e questa volta la mia decisione è definitiva- rispose lei.

Il cuore di Mikado saltò un battito per la felicità, stringendo forte quella mano che ora li univa veramente. Quello di Inuyasha lo saltò perché stava per squarciarsi in due dal dolore.

La tensione si tagliava a coltello… sembrava che fosse tangibile sotto i polpastrelli di Sango che tentò di deglutire inutilmente mentre guardava i suoi due migliori amici allontanarsi completamente

“Allora è così che deve finire?” pensò quasi disgustata “Kami, finisce davvero così?”

Kagome sospirò, rassegnata e guardò gli amici

-Allora a presto- disse e uscì seguita da Mikado

-Kagome ne sei davvero sicura?- le domandò appena fuori dall’ospedale. Lei si girò a guardarlo e gli sorrise

-Si Mikado. Ne sono pienamente consapevole-

 

Dentro la stanza 9 il silenzio era ancora sovrano. Inuyasha non aveva detto una parola e Miroku… lui non poteva sopportarlo.

Il sole stava ormai calando su una afosa Tokyo.

Ormai l’estate stava finendo.

-Vai Inuyasha- disse. L’amico lo guardò

-Miroku…?-

-Vai brutto deficiente che non sei altro!- gridò il ragazzo lanciandogli il cuscino –Corrile dietro, fermala! Corri idiota, corri!- esclamò

-Ma non hai sentito che ha detto?- urlò il giovane

-Inuyasha corrile dietro e fermala! Non capisci che non aspetta altro da te?-

-Inuyasha è vero…- mormorò Sango –Vai- lo incitò spintonandolo.

Inuyasha li guardò sorridere incoraggianti poi annuì

-Vado-

-Vai!!!- urlò Miroku guardandolo schizzare via.

In quel momento il cellulare di Inuyasha, abbandonato sopra il comodino di Miroku, cominciò a squillare. Il ragazzo lo prese rispondendo

-Pronto?-

-Figliolo è fatta, riabbiamo tutto. Io e tuo fratello stiamo tornando-

-Signor Kujimawa… sono Miroku Kazana- lo interruppe guardando il cielo rosso fuori dalla finestra. Sango lo guardò confusa e lui le sorrise prendendole la mano e intrecciando le dita

-Miroku? Che piacere! Ma… mio figlio dov’è?-

-E’ andato a riprendersi la sua donna- rispose chiudendo la telefonata “Corri Inuyasha”

 

Inuyasha si fermò leggermente ansante davanti all’ospedale, si guardò intorno frenetico cercando la chioma della giovane o qualsiasi altro indizio

“Kagome… Kagome…”

Un sentimento gli stava riempiendo il petto e sapeva dove voleva che finisse, sapeva a chi apparteneva. Voleva darlo tutto a quella ragazza, voleva donarlo tutto a Kagome, perché era sempre stato suo.

Corse in mezzo alle auto guardandosi intorno sempre più velocemente.

Solo che era stato troppo stupido da capire che quello era Amore, perché lui la amava e non poteva lasciare che le cose tra loro finissero in quel modo…

Perché l’aveva amata da quando aveva incontrato i suoi occhi grigi nella loro scuola, incontrati per caso in una fredda mattina alzando i suoi verso una finestra, dove l’aveva vista in tutta la sua bellezza, con quel profilo da regina e con quelle gemme che l’avevano stregato appena li aveva incrociati.

Perché aveva amato la sua forza e la sua indecisione, la sua timidezza e la sua vitalità, la sua gentilezza e la sua modesta, il modo in cui faceva l’amore, o quando lo guardava, quando piangeva, quando gli diceva che lo amava, o quando si arrabbiava, o quando gli diceva che non ne poteva più di lui, quando litigavano per delle sciocchezze…

Lui l’amava e glielo avrebbe urlato dieci, venti, mille volte se questo l’avrebbe riportata nella sua vita.

Voleva lei, lei e solo lei.

La vide attraversare la strada, mano a mano con Mikado, ma nemmeno lo vide, corse sul ciglio della strada.

Perché lui l’amava con tutto se stesso e voleva rimediare per quegli anni in cui era stato lontano, voleva stringerla a se, soffocarla di baci e dire fino allo sfinimento il suo nome, perché non c’era suono più bello per lui che il nome di quella ragazza

-KAGOME!!!- gridò.

Kagome si fermò leggermente ma non si girò, riconoscendo la voce

-Kagome…-

-Non ti preoccupare Mikado- gli disse lei tenendo gli occhi puntati sulla sua macchina. Tornò a camminare con a fianco il giovane

-KAGOME FERMATI!- urlò.

La ragazza strinse forte la mano del giovane, la mano libera che tremava leggermente. Avevano ormai raggiunto il marciapiede e Kagome allungò la mano verso la borsa per tirare fuori le chiavi, o solo per nascondere il tremore che l’aveva percossa fin dentro l’animo

“Ti prego… Inuyasha, ti prego…” pensò lei con gli occhi offuscati dalle lacrime.

Inuyasha non demorse. Al diavolo tutti quanti!

-KAGOME NON ANDARTENE CON LUI! Io… IO TI AMO!-

La giovane si bloccò irrigidendosi. Le parole di Inuyasha le rimbombavano nelle orecchie… quasi non sentisse altro.

E dentro di lei qualche cosa scattò, inspiegabile… tanto che la voglia di voltarsi divenne quasi un bisogno impellente.

Era sbagliato, tutto sbagliato.

Quella situazione era dannatamente sbagliata.

Perché lei non doveva essere lì.

Mikado la guardò tristemente

-Kagome…-

-Mikado io… ti prego io…- sussurrò.

Era una schifosa ipocrita.

Ma non ce la faceva, non adesso… non dopo quello che aveva sentito.

Perché in quello che aveva appena udito non c’era alcuna menzogna, e le sembrava di averlo aspettato per una vita intera, quasi fosse dedicata solo ed esclusivamente per quell’istante

-Lo so- mormorò lasciandole la mano –Quando credo di raggiungerti mi sfuggi sempre via…- commentò il ragazzo sorridendo tristemente

-Perdonami… ti prego perdonami- sussurrò lei. Le lacrime che scorrevano sulle sue guance –Ma io… io…-

Inuyasha quasi credette che non l’avesse sentito e si sentì prendere dallo sconforto più nero, eppure il cuore gli accellerò i battiti in modo vertiginoso quando la vide girarsi verso di lui singhiozzando.

Le gambe, molli per l’emozione eppure saldate al suolo, sembrarono cera quando la vide correre verso di lui

-Inuyasha!- esclamò lei, correndo a perdifiato

-Kagome!- esclamò lui allungando le braccia, quasi per prenderla al volo.

Eppure

-KAGOME!!- la voce strozzata di Mikado

Un claxon. Il viso terrorizzato del ragazzo davanti a lei. Due fari a meno di sei metri e a meno di un metro dal ragazzo che amava. Si sentì spingere indietro e un dolore inspiegabile al gomito. Una frenata e un gelo assoluto, mentre le urla dei passanti le fecero chiudere gli occhi sotto un cielo rosso come il sangue.

 

Stava male. Aveva la nausea. Eppure era avvolto da una piacevole pace. Sentiva il ritmico suono di una macchina accanto a lui che lo cullava dolcemente verso l’oblio.

Si sforzò di rimanere sveglio, di concentrare le forze verso la realtà e, finalmente, dopo chissà quanto tempo, riuscì ad aprire gli occhi impastati.

La prima cosa che vide fu un soffitto bianco.

La seconda furono due dolcissimi occhi grigi.

-Kagome…- mormorò, la voce gli sembrava irreale –sono vivo?-

-Si Inuyasha- mormorò lei scostandogli una ciocca dalla fronte –Sei vivo-

-Cos’è…? Ho mal di testa- mormorò

-Si, hai dormito qualche ora, avevi una bella commozione celebrale… niente di grave per fortuna- gli spiegò

-Capisco… sono stato… investito?-

-No, hai subito solo il contraccolpo ma la macchina ha frenato e sterzato in tempo. Stiamo tutti bene- lo rincuorò

-E tu…?-

-Un graffio al gomito e un grosso spavento-

-Ah… Kagome?-

-Dimmi Inuyasha-

-Tu e Mikado... Insomma... sono un po’ confuso…-

Lei gli sorrise e si abbassò su di lui sfiorandogli le labbra

-Così è più chiaro?- domandò.

Lui la guardò corrugando le sopracciglia. Le lenzuola che frusciavano sopra di lui gli davano una sensazione di benessere

-Non proprio…- disse. Lei sorrise e si piegò su lui approfondendo il bacio

-E adesso?- chiese.

Lui finse di pensarci qualche istante

-Ecco… quasi… forse se mi dai un ulteriore indizio-

-Non fare l’idiota Inuyasha!- esclamò lei alzandosi definitivamente da lui ma senza togliere quel sorriso che lo incantava. Rimasero a fissarsi per qualche minuto –Ti amo Inuyasha- mormorò lei –Sempre, non ho mai smesso, neppure un istante- Lui alzò il braccio verso di lei che gli andò incontro incrociando le dita con le sue

-Kagome, ti amo anche io… ti amo da morire e questa volta non farò lo stesso errore, non lo farò mai più, non ti lascerò mai-

Kagome, tra le lacrime, si limitò ad annuire.

 

Mikado camminava per le vie del centro, un espressione abbattuta dipinta sul volto.

Questa volta era finita, finita sul serio… e lui, con Kagome, aveva concluso.

-Ehi, ma non sei Mikado?-

Il ragazzo alla voce si riscosse e guardò la giovane di fianco a se che lo fissava curioso. Quella statura e quel viso incorniciato dai capelli neri non li erano del tutto nuovi

-Ah, ma tu sei Sakura, l’amica di Kagome-

-Si, sono io! Che ci fai qui tutto solo? Io stavo tornando a casa, sono appena stata a fare compere e… ma sei sicuro di stare bene? Hai un viso tutt’altro che allegro!- esclamò la giovane perplessa.

Lui sospirò

-Ho rotto con Kagome- spiegò

-Come mai?- domandò lei sorpresa

-Si è rimessa con quel tipo… Inuyasha credo- confessò

-Davvero!?- gridò lei scattando sull’attenti –Mi dispiace, deve essere dura per te- mormorò comprensiva

-Già- borbottò

-Senti, ti va un caffè? Dai, offro io!- esclamò lei prendendolo sottobraccio

-Veramente io…-

-Su poche storie! Vedrai che per 10 minuti non muori mica no?- lo sgridò lei trascinandolo via

-E va bene, ma non puoi lasciarmi il braccio? So camminare da solo!- esclamò. Lei lo guardò fermandosi, poi annuì

-Ah ok… non pensavo ti imbarazzasse tanto- disse. Lui arrossì di botto

-A me non imbarazza per nien…- Non riuscì a terminare la frase che la giovane alta quasi la metà di lui lo prese per mano tirandolo, come se fosse la cosa più normale del mondo

-Dai vieni- ordinò.

Mikado arrossì senza saperne bene il motivo ma ubbidì, lasciandosi trasportare da quel piccolo uragano e cullandosi in quel tepore che si irradiava dalla sua mano.

 

Qualche giorno dopo, nella camera d’ospedale di Inuyasha che era circondato da tutti i suoi amici, bussò una inaspettata sorpresa.

Il padre di Inuyasha e Sesshamaru erano tornati ed erano venuti subito da lui.

Senza tanti giri di parole lo avvertirono della ripresa dell’antico potere Kujimawa e lo informarono che la famiglia in America era di nuovo interessata al matrimonio e che quindi sarebbe dovuto ripartire al più presto.

Kagome si irrigidì ma il ragazzo le strinse forte la mano, rassicurandola

-Papà, io non farò niente del genere. Sono innamorato di Kagome e non ho alcuna intenzione di sposarmi con quella là per il tuo piacere personale- spiegò calmo il giovane

-Tu sei il mio erede e…-

-E lo sarò, ma alle mie condizioni… non sposerò nessun’altra se non Kagome e su questo non si discute. Non rifarò lo stesso errore due volte-

Sango sorrise

“Finalmente… sono felice per te Kagome” pensò soddisfatta

-Se non ubbidisci…-

-Se tanto ti preme il matrimonio perché non la fai sposare con Sasshamaru? Sono certo che ne sarà felice- lo interruppe scrollando le spalle.

Il figlio maggiore non si mosse, calmo e posato come era sempre stato, rimase appoggiato allo schienale della sedia

-Lui è illegittimo!- sbottò indignato l’uomo

-O me alle mie regole o lui alle tue. Decidi tu- lo freddò il ragazzo.

La tensione era ormai tangibile ma il padre di Inuyasha rizzò le spalle fulminandolo

-Complimenti Sesshamaru, sei il mio nuovo erede. Inuyasha… la piccola parte di azienda e di potere che dovevo dare a tuo fratello sarà data a te… così non sarai pienamente diseredato- sibilò –Questo è quanto. Sempre che tu non voglia ripensarci-

-Non ne ho alcuna intenzione. Anzi, te la puoi anche tenere quella minuscola parte visto che ormai ho tutto ciò che voglio- sbottò alludendo alla giovane al suo fianco che arrossì leggermente.

Il padre uscì di gran carriera, infuriato come non mai, lasciando indietro Sesshamaru che sorrise vittorioso

-Era questo il tuo piano alla fine?- domandò Miroku seccato

-Vedi… io ho usato l’ingegno e sono arrivato dove volevo arrivare… i soldi fanno la mia felicità, come mi hanno sempre insegnato- spiegò –Mi spiace solo di avere usato te, bambolina e il mio adorabile fratellino-

-Stronzo- sputò Inuyasha

-No… geniale- lo corresse il fratello voltando le spalle al gruppo allontanandosi

Kagome strinse le labbra colta da una illuminazione

-Ah… ecco perché mi avevi aiutata… oppure… pensavo mi stessi aiutando, in realtà era solo per far allontanare Inuyasha da me per poi farlo tornare sui suoi passi perché sapevi che lo avrei ripreso con me conoscendo i miei sentimenti- mormorò.

Sesshamaru si girò verso di lei trionfante

-Sii felice con mio fratello, bambolina. Alla fine è andato tutto per il meglio, o no? Anche se devo ammettere che la caduta di potere di papà… ecco, quello non me lo sarei mai immaginato…- scoppiò a ridere e richiuse la porta alle sue spalle, sempre ridacchiando.

Guardò al suo futuro, come lo aveva sempre desiderato e raggiunse il padre, felice come non lo era da tempo.

 

Solo qualche mese dopo, quando finalmente il pendolo a forma di chiave era tornato a brillare al collo di Kagome, giunse a Tokyo una coppia che fece gran scalpore.

Kikyo e Naraku, seguiti da Isha, Lain e il nuovo pargolo, erano tornati.

Volarono urla a centinaia, eppure, davanti ai visini dei loro tre nipoti, i coniugi Sericee non poterono non innamorarsene, perdonando la figlia e rendendosi conto a cosa avesse portato un matrimonio voluto dai genitori.

 

Quando quel giorno Miu, accompagnato dal suo ragazzo Kayri, passò davanti al teatro del centro di Tokyo, in quel pomeriggio soleggiato, poté giurare di avere sentito una canzone risuonare tra quelle mura, accompagnata da una chitarra, un basso, una batteria e un pianoforte che lanciava la sua dolce melodia.

Era una canzone bellissima che raccontava di una giovane e di un bivio nei suoi sentimenti tanto che Miu si ritrovò a canticchiarla tra se e se il motivetto orecchiabile, perché si rivedeva in quella giovane della canzone.

Guardò il proprio ragazzo che le sorrise e il cuore le si illuminò d’amore.

In sottofondo poteva sentire la risate di due bambine e il pianto di un neonato che veniva cullato da un padre premuroso e da un insegnante di musica un po’ pasticcione che rideva come un matto.

Miu abbracciò il giovane continuando ad ascoltare

-Che ti succede Miu?- le domandò il ragazzo stringendola dolcemente

Improvvisamente la voce smise la sua melodia mentre le risate delle due bambine si facevano ancora più forti chiamando la madre, pregandola di non prendere in braccio solo il fratellino Eichi… Eppure la canzone fu ripresa da una voce diversa, più squillante, mentre il pianoforte non si sentiva più e il ritornello, modificato da parole diverse ma cariche d’amore, spezzava la quiete della giornata

-Ti amo Kayri- mormorò

“Ma io ti amo, e non ho più paura

Sei il mio angelo, ormai vicino a me

Sembri intrappolato fra le stelle, lassù con me

Mi prendi per mano

Così cammineremo insieme…

Il mio principe malvagio

Il mio inferno, il mio peccato”

-Ti amo Inuyasha-

Perché la scelta che avevano compiuto era di certo la migliore che potessero fare

-Tu lo hai sempre saputo… You have got a key for open my heart-

 

FINE

 

***

 

Piangete ç_ç

Oddio, non avrei mai pensato di poter piangere nel postare l’ultimo capitolo ma è così.

Vi adoro, tutti quanti.

Grazie per avermi seguita fin qui, in questi anni, seguendo i miei blocchi e le mie gioie…

Grazie di esserci sempre stati…

Grazie a voi che l’avete messa nei preferiti…

Grazie a chi l’ha messa nelle seguite…

Grazie a chi ha solo letto…

Grazie a chi ha commentato…

Grazie di avermi donato questa emozione…

 

Arigatou

 

Oswari

 

Amber

 

 

PS: Sto scrivendo una nuova storia sulla nostra coppia preferita, attualmente sono al 5 capitolo, dove il titolo sarà “Altra Dimensione”. Spero, scuola e ispirazione permettendo, di concluderla presto in modo da postarla velocemente… ma non contateci troppo purtroppo.

Ancora un enorme abbraccio e un nuovo GRAZIE a tutti voi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=243992