Kyrie- My Pride, my Shame di Rota (/viewuser.php?uid=48345)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio cappello ***
Capitolo 2: *** La mia parrucca ***
Capitolo 3: *** La mia voce ***
Capitolo 1 *** Il mio cappello ***
Kyrie 1
Il mio cappello
Il mio cappello a cilindro è
di quel nero di notte che tutto ricopre, come un manto invisibile, come
l’oscurità irreversibile.
Il mio cappello, come un trucco che
rende rosse le labbra, pallida la pelle, lungo l’occhio, nasconde
i miei capelli crespi, del colore delle foglie morte d’autunno.
Perfettamente in bilico tra il cadere e il calare saldo ad accarezzare
il mio cranio, non sa decidersi neanche lui su cosa fare esattamente.
Non vuole, e resta a traballare sull’incertezza.
Come la cravatta che cinge il mio
collo, rossa di sangue, come la giaccia scura che copre le mie spalle -
non esili quanto quelle di una donna, non forti quanto quelle di un
uomo – nera di morte, come le scarpe lucide che picchiettano sul
suolo ad ogni mio passo, confonde la vista, reca incertezza alla mente
del nemico. Non lascia pietà alcuna nel concedere il minimo
appiglio col quale sostenersi.
In un mondo che tutto traballa chi
impara a camminare sui cadaveri dei propri nemici vince senza indugio.
E io mi ergo vittorioso sulla pila di quei demoni, di quegli angeli,
che hanno tergiversato anche per un solo attimo davanti alla mia vista.
“Ha
scoperto la mia menzogna. Il mio travestimento non l’ha ingannata.
Tutto ciò è dipeso dalla volontà del cielo
fraudolento. Però non mi fa affatto male. Neanche un
po’. Anche Dio mi conosceva come il più sgarbato e
osceno tra gli angeli caduti nell’Inferno. Laggiù tutti
amavano il male. Già, lui sapeva ogni cosa fin
dall’inizio, ma ha lasciato che accadesse. Infatti, alla mia
nascita, mi ha dato il nome di Belial…”(*)
Sesso, nome, razza, posizione sociale…
Non mi interessano questi boriosi
particolari insignificanti. Sono limiti posti da Dio, sono
catalogazioni atte solo a rassicurare anime che non sanno reggersi in
piedi da sole, senza un semplice bastone a sorreggere le membra
tremanti.
Io senza un sesso, ho voluto darmi
un nome, sfidando la volontà di Dio che mi aveva etichettato
come creatura ignobile, immeritevole persino d’esistere. Io,
senza un cuore, ho amato il male più di qualsiasi altra persona,
più della luce abbagliante dello stesso Cielo sconfinato.
Io, senza un destino, senza una
volontà indipendente, mi sono macchiato di reati inimmaginabili,
ho versato sangue di angeli, demoni e umani, tinto di rosso le mie mani
peccaminose.
Caduta dal piedistallo perfetto, sono diventato una delle spade taglienti del Mio Signore, Lucifero.
E il mio cappello tace, silenzioso, muto spettatore di quest’opera melodrammatica e patetica.
Di questa guerra senza senso tra luce e ombra.
Non è più la notte che dipinge il suo volume, ma linfa vitale che sgorga dalle gole recise.
Dio, eravamo così orridi da non meritarci neanche un poco del tuo amore?
(*)Angel Sanctuary, volume 7, parole di Belial
Perché proprio “Il mio
cappello”? Analizzando il personaggio di Belial, un dei Sette
grandi Satana, la Superbia fatta persona, si scopre come, lo dice egli
stesso, il suo comportamento “ambiguo”, il suo cercare di
non appartenere né all’uno né all’altro sesso
faccia parte della sua “rivolta” contro Dio. Per quanto
abbia il sesso femminile, egli ha un petto piatto ed è incapace
di procreare, si veste e si comporta da uomo per dissimulare meglio
quanto in realtà è. Per cui, da questo punto di vista, il
cappello è parte integrante il vestiario di un uomo perfetto. Fa
parte della sua maschera eterna.
Hola ^^
Questa è la prima flash fic partecipante al contest di Dark sempai "Cross dresser per caso".
Saranno tre in tutto.
Spero vi sia piaciuta ^^
Alla prossima
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Capitolo 2 *** La mia parrucca ***
arakune centric
La mia parrucca
Rossetto, mascara,
ombretto, fondotinta. E’ fin troppo facile alterare le fattezze
del mio viso, rendermi così un’altra persona,
un’altra creatura.
Magari veramente donna, magari veramente Arakune.
Gonna, top, vestiti aderenti. Fa tutto parte del trucco, fa tutto parte della maschera perfetta.
Come la sigaretta che profuma il
mio respiro di fumo e insaporisce la mia lingua di tabacco, quel
sorriso che increspa le mie labbra e raffina l’espressione di
dolcezza tentatrice.
E la mia parrucca, oh… la mia parrucca.
Non vedete i miei capelli così belli, brillanti? Non li sentite così morbidi, vaporosi?
La vostra mano ha forse paura di
toccare, i vostri occhi hanno forse paura di vedere. Perché sono
un demone, o forse perché sotto questa bellezza di plastica
vedete, scorgete chiaramente ciò che sono e non sono.
Eppure, mi sembrava di star recitando bene la mia parte…
“Io sono nata con un sesso sbagliato eppure… nonostante ciò, non trovate che sia piuttosto bella?”(*)
Se dico “sì”, intendo un “no”; se ringrazio mando silenzioso un improperio.
Con una carezza gentile, un gesto
affettuoso dono la morte ai miei nemici. E gli occhi si fanno di
ghiaccio mentre le parole sono calde d’amore.
Ho ucciso perché il mio
rossetto non perdesse il suo colore, ho ingannato perché la
pelle non fosse ricoperta di calli virili, ho finto perché i
miei capelli dorati non perdessero la loro lucentezza.
Mi sono divertita nel ritrovarmi
dietro la maschera, ho gioito nello scoprirmi finalmente me stessa
dietro quella che sembrava una semplice dannazione impostami dal fato
crudele.
Eppure l’inganno crudele che
questo mio viso da donna ha distribuito alle anime ingenue che mi hanno
accolto come Arakune s’è discrepato in mille pezzi,
tingendosi di rosso sangue, di Morte nera e atroce.
Così come ho finto per una
vita intera, indossando abiti non miei, pronunciando parole non mie,
pettinando capelli che non mi appartenevano in alcun modo, cado nel
Nulla senza porre resistenza, senza lamentarmi affatto. Ho preso
già troppo.
Eppure, eppure…
Sarebbe forse bastato uno sguardo pieno d’amore a placare la mia sete di vendetta?
Un abbraccio fraterno a calmare la mia rabbia?
Ma con tutto questo, avrebbe perso di senso ogni cosa.
E il mio trucco, la mia amata parrucca, sarebbero caduti a pezzi come cocchi di un vetro rotto, freddo.
Gelido d’Inverno.
“Non sai quanto ho desiderato essere veramente tuo cugino…”(*)
(*)Angel Sanctuary, volume 8, parole di Arakune
Arakune è uno di quei
personaggi tragici che mi piacciono da morire. Odia per tutta la vita
Cry, uccide per questo odio, arriva a fare le peggiori nefandezze, e
alla fine non può che ammettere di amarla talmente tanto da
sacrificare la propria vita per lei. Così che il trucco da lei
disperatamente usato alla fine perde di ogni significato nel momento in
cui rinuncia a ciò che l’ha tenuta in vita fino a quel
momento: l’odio.
Arakune è notoriamente il mio pg preferito.
Spero che qualcuno l'abbia inteso <3
Ringrazio INFINITAMENTE wolvie e Bella per le fantastiche recensioni.
Ancora grazie di cuore (L)
Al prossimo e ultimo capitolo ^^
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Capitolo 3 *** La mia voce ***
kyrie 3
La mia voce
Graffiante, la sensazione di una voce alterata che si introduce senza
un esplicito consenso nelle orecchie, nella mente degli interlocutori
che osano pronunciare suoni alla mia persona.
Spaesati gli uomini si trovano davanti agli occhi qualcosa di troppo
bianco, troppo alto, troppo puro perché la loro semplice ragione
possa intenderlo appieno. Come gocce nel mare, si perdono nella mia
immensità splendente.
Nel mio bianco talmente abbagliante affogano docilmente, lasciandosi trasportare dalla marea incontrollata.
“Se
sei veramente onnipotente aiutami… a purificare ogni cosa. Devo
distruggere tutto ciò che è sporco… e annullare
anche me stessa”.(*)
Purificare, purificare; ogni cosa bisogna purificare.
Perché alcuna macchia, anche la più misera, anche la
più modesta, non possa neppure esserci su questo manto candido
che mi avvolge.
Il sangue, per quante volte sarà versato dalle mie mani, potrà essere lavato ogni volta dall’acqua. Ma il peccato, il peccato non si può lavare, il peccato non si può dimenticare.
Con lo scorrere del tempo inesorabile, la macchia nera, indelebile, di
sporco sudicio, rimane intatta, e si allarga sempre più,
divenendo minacciosa oltre ogni previsione.
E’ col fuoco che si annulla ogni peccato, con la distruzione totale, irrecuperabile, senza alcuna via di scampo.
E così valgono i capelli di neve, così la pelle di latte, così i lunghi abiti del marmo candido.
La donna nera, nera di pece, nera di lussuria, nera di colpa, è
stata cancellata nel bianco, è stata vanificata nel lontano
ricordo, è stata cacciata in altro luogo.
Ora c’è Sevoftarta, Laira è scomparsa, è morta ormai.
Colei che s’è piegata senza porre la minima resistenza al
peccato ora viene calpestata dal passo irremovibile di una
sommità che non cede neppure con lo sguardo.
La mia voce implacabile l’ha condannata alla dimenticanza, alla desolazione dell’abbandono.
E no, non canta più la sua voce, non culla più.
Come quel mostro vermiglio, s’è addormentata.
Ma il dubbio mi assale ogni volta che mi guardo allo specchio, ogni
volta che i miei occhi chiari si riflettono, assieme alla trista
immagine del mio corpo che a stento si sorregge.
Anche Dio sarà così bianco, lassù in cielo?
“Io rinasco. Già, Laira è sparita!”(*)
(*)Angel Sanctuary, volume 20, parole di Sevoftarta/Laira
Laira, o Sevoftarta che dir si voglia.
Altro personaggio enigmatico, altro personaggio molto particolare.
Ella, per purificarsi, ha annullato la propria identità
facendosi uomo, o meglio ha chiesto a Metatron, per il quale cantava
sempre ninna nanne dolci e rassicuranti, di purificarla, di
“cancellare Laira”. Ecco che quindi la voce mascolina di
Sevoftarta diventa una sorta di simbolo di quel desiderio estremo di
redenzione.
Tanto per la cronaca, il fatto che io
ripeta, quasi ossessivamente, il termine “purificare”,
è voluto ^^ credo che sia proprio nel personaggio di Sevi ^^
E con questo capitolo la mia raccolta finisce.
Grazie di aver letto <3
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