Nihon ni shimei -Sisters in Japan-

di LadyKo e Brucy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Certe donne.. e i loro segreti ***
Capitolo 2: *** Che si spalanchino le porte degli inferi! ***
Capitolo 3: *** Oche e mucche non vanno d'accordo! ***
Capitolo 4: *** Gli shock sono sempre dietro l'angolo! ***
Capitolo 5: *** L'ultimo dango ***
Capitolo 6: *** Il tempo di bruciare ***
Capitolo 7: *** Omake- la prova delle storie del terrore! ***
Capitolo 8: *** Toglietemi tutto ma non il mio Bayles! ***
Capitolo 9: *** Molesti ficcanaso e maialini in fuga ***
Capitolo 10: *** Istinti omicidi e travestiti insistenti ***



Capitolo 1
*** Certe donne.. e i loro segreti ***


1° CAPITOLO

 

Verde= Elettra Alfano

Viola= Vittoria Galieti

 

 

 

Tokyo.

Giappone.

Stanza imprecisata d’un imprecisato appartamento nel quartiere d’Ikebukuro.

Ore 5 e 44.

 

Quella cos’è?

Esisterà un campionato per la grandezza delle zanzare?

Guardo con occhio clinico l’insetto immobile al soffitto, svaccata sul letto alla Homer.

Dando uno sguardo all’orologio noto che sono ancora le cinque e mezza passate.. neanche l’alba…

Ma è una zanzara?

Continuo a chiedermi cosa possa essere quello schifoso essere attaccato al soffitto che ora inizia a muoversi sospettosamente.

Ma quanto è grosso?

Inizio a sentirmi leggermente in pericolo mentre quell’oggetto non identificato scende lentamente e si fa sempre più vicino.

Oddio quanto è grosso!

Mi schiaccio nel letto quasi fossi un lenzuolo io stessa

Ovviamente io non ho il terrore di animali più piccoli di me, figurarsi, però mi fanno altamente schifo e questo in modo particolare. Tra l'altro si sta facendo sempre più vicino..

Orrendamente vicino..

-Sis..- riesco a sibilare, mentre quel coso si avvicina sempre più e sempre più mostruosamente grosso.

È più grosso delle mie pantofole! Assolutamente NON è una zanzara!!!

-SISTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRRRRR!!!- urlo impazzita, vedendo che l’essere mi sta raggiungendo.

Un tonfo, come di qualcuno che è caduto dal letto, e un forte boato, che mi ricorda molto una corsa quasi frenetica di un bisonte, precede l’entrata trionfale, si fa per dire, e spettinata della mia coinquilina che esprime senza tanti convenevoli tutta la sua confusione nel vedermi così atterrita e nell'avermi sentito gracchiare.

-         Aiutami!- le ordino con tono disperato, rimanendo con lo sguardo sull’insetto.

Alzando il capo lo intercetta anche lei e rimane impalata. Spalanca occhi e bocca e inizia a sbiancare. In effetti non è stata una cosa intelligente cercare il suo aiuto e un sospetto si fa largo in me.

Pensandoci bene, ci sono tre cose che lei potrebbe fare:

a)     prendere la prima cosa che le capiti fra le mani e lanciarla, incurante se a beccarsela in pieno sarà il nemico o la sottoscritta;

b)     rimanere immobile per poi svenire e cadere a terra come un sacco di patate;

c)     correre via e lasciarmi da sola in balia degli eventi.

Chissà perché ma ho il presentimento che preferisca la terza opzione.. ma come per anticiparmi e per smentirmi vedo che la sua pelle si colora di una tonalità tendente al verde, quasi quanto la mia, e si affloscia a terra senza dare segni vitali.

Mi faccio coraggio e torno a osservare l’insetto, se così si può chiamare una zanzara grossa quanto uno scorpione, e cerco di pensare a sangue freddo.

Neurone ti prego inventa qualcosa!

Intimo al mio stesso cervello di trovare una strategia per salvarmi, senza però avere risposta. Arrivo perfino a minacciarlo , ma invano visto che continua a non dare segnali vitali proprio come la mia cara coinquilina che sembra essere diventata tutt'uno con il pavimento.

Oddio adesso mi mangia!!!

Chiudo gli occhi e spero che la mia sia una fine veloce e indolore, quando, dopo attimi di puro terrore, mi accorgo che non sta succedendo nulla e spinta da non so quale folle slancio di coraggio socchiudo un occhio per poi spalancare pure anche l’altro ed iniziare a guardarmi intorno.

Sono già morta?

Continuo a cercare qualsiasi indizio che possa farmi capire cosa sia successo, cominciando a pensare che forse sia avvenuto un miracolo senza che io me ne sia resa conto.

Non ci credo.. sono salva..

-          Pensavo di morire.- bofonchio con un sibilo impercettibile, riprendendo a respirare, e, finalmente in salvo, mi volto a guardare il corpo inerme della mia coinquilina, che ancora non ha notato che il mostro ha lasciato la stanza e che quindi il pericolo è passato.

Sarà viva?

Striscio barcollante avvicinandomi a lei, visto che l'ansia fa fatica a scemare, e raggiunta la sister mi abbasso per smuoverla leggermente con un dito, fino a quando i suoi occhi non si spalancano terrorizzati per fissarsi nei miei perplessi.

-          L’hai ucciso?- domanda con voce d’oltretomba.

-          Come avrei potuto?! Se n’è andato da solo.- rispondo mentre lei inizia a riprendere colore e a respirare normalmente. Ci alziamo e restiamo a guardarci nelle palle degli occhi per cinque minuti buoni, nel silenzio più profondo.

-          Che ore sono?-

-          Le sei.- dico, guardando la sveglia per poi tornare a guardarla negli occhi, quasi soddisfatta di riuscire a comprendere i suoi stessi pensieri.

-          Buonanotte!- diciamo all’unisono, mentre lei esce dalla stanza e io mi riaccoccolo tra le lenzuola. Mi giro a pancia in giù, e con la testa sotto il cuscino. Mi tasto più volte per cercare il lenzuolo ma non lo trovo.

Lascio perdere la caccia al tesoro e cerco di trovare la posizione adatta ordinandomi di prendere sonno e scivolare fra le braccia di Morfeo, senza avere ,purtroppo, concreti risultati.

Sbuffo spazientita, pensando alla mia coinquilina e invidiandola.

Sicuramente lei si è addormentata appena toccato il letto, anzi scommetto che mentre camminava già stava ronfando. Posso anche aggiungere di sentirla russare.. no, forse così esagero, però posso facilmente immaginare come se la stia dormendo bene.

Mondo crudele.

Alzo il busto mettendomi seduta con l’intenzione di andare in cucina e ingurgitare qualche sonnifero, ma ritorno sdraiata immediatamente visto che la mia immensa pigrizia mi intima di non muovere neanche un muscolo.

Le do ascolto perché in fondo non ho una forza di volontà molto grande e che, decisamente, se provocata, non può che cadere in tentazione.

Certo che questi ragionamenti sono proprio adatti di mattina presto.

Ringraziando che i mei pensieri rimarranno solo ed esclusivamente nella mia testa, mi decido ad alzarmi anche se tutto il mio essere grida di non volerlo.

Purtroppo però ho troppo caldo e, dicendo addio a un’ipotetica e vana speranza di poter ancora dormire, accendo il ventilatore attaccato al lampadario che inizia a muoversi portando con sé tutto il rumore che è in grado di provocare.

Non è che poi faccia così tanto caldo, il problema sono esclusivamente io.

Siamo solo a metà aprile, ma essendo io una di quelle creature rare che soffrono spasmodicamente il calore in generale, e appena la temperatura supera un tot di gradi ecco che inizio a sentire calare la pressione, sempre che sia possibile visto che l'ho già molto bassa, diciamo sotto le scarpe.. o anche definitivamente tre metri sotto terra, dove prima o poi finirò di certo.

Esisterà un modo per guarire da questa strana e stupida malattia?

Osservo il mio abbigliamento e, se prima avrei indossato pantaloni pesanti e maglietta a maniche lunghe, adesso non posso che adattarmi con dei pantaloni alle caviglie e maglia a mezze maniche.

Se penso poi a come mi sentirò a giugno.. per non parlare di luglio e agosto, dove ci saranno sicuro quaranta gradi all’ombra.. negli ambiti del clima non abbiamo fatto un buon affare a trasferirci in questo posto.

Meglio qui che altrove comunque.

Concordo con me stessa pensando che questa terra può anche rifiutarsi di accettarmi, ma non passerà mai per il neurone del mio omino del cervello l’idea di tornare da dove provengo, anzi da dove proveniamo io e la sis.

Appena in piedi mi stiracchio per bene, sentendo le ossa scricchiolare più del dovuto, ma evitando di farmi domande a proposito.

Meglio starne fuori.

Mi avvicino alla finestra spalancata e coperta dalle tapparelle e, in un gesto affranto, tiro leggermente su la corda per far entrare uno spicchio di luce. Mi blocco subito, visto che appena sveglia sono facilmente irritabile. Detesto la luce negli occhi di prima mattina e  sono già infastidita dal fatto di non esser riuscita a recuperare il sonno perduto.

Sospiro rassegnata.

Questa giornata deve ancora iniziare e già mi sembra insostenibile.

Facendomi forza e coraggio decido di andare in bagno, visto che la mia vescica non credo riuscirà a trattenersi ancora per molto.

Seduta sulla tavoletta del water, mi ritrovo pochi secondi dopo con la testa che ciondola sbattendo contro la parete.

Che faccia.

Mentre mi guardo allo specchio, strizzando gli occhi dalla stanchezza, non riesco a trattenere un gemito straziato nell’osservare quello che vedo, ossia un vero e proprio cadavere ambulante.

Esco dal bagno e ritorno in camera, attenta a non fare il minimo rumore per non svegliare la nee-san. Chiusa la porta mi ci appoggio con le spalle, sospirando per l’ennesima volta e insultandomi mentalmente.

Questa giornata sarà mooolto lunga.

Mi gratto la testa, spettinandomi ancor più la massa incolta di capelli che troneggia sul mio capo. Mi ributto poi sul letto, faccia al cuscino con l’intento di soffocarmi e finalmente suicidarmi, ma tempo due secondi e mi sono già spostata, riprendendo a respirare e mandandomi a quel paese da sola.

Con una strana ansia mi volto a guardare la finestra da dove ovviamente sarà uscito l’enorme insetto di prima, e ghigno sadica pensando che alla fine abbiamo avuto noi la meglio su di lui.

Ti sta bene schifosa sanguisuga!

Non so come faccio a non vergognarmi di questi pensieri indecorosi, ma forse vivere con me stessa per diciannove anni mi ha fatto abituare a cose del genere.

Mentre rimugino sulla mia vergognosa esistenza prendo in mano la mia sveglia, che punto solamente durante la settimana. Di domenica non la uso mai.

E ci mancherebbe!

Osservando il piccolo Mokona in miniatura rimango incantata dal suo colore scuro e dalla sua perla blu, da cui poi ho sempre difficoltà a spostare lo sguardo.

Passano i minuti, e capricciosamente sprofondo in un dormiveglia che sembra più la più tipica delle mie catalessi in cui cado ogni volta che qualcuno inizia a parlarmi di qualcosa di difficile e sostanzioso, oltre che noioso.

Passa un tempo interminabile, e quando mi ritrovo per terra, con la guancia premuta sulla sveglia decido che magari sarà il caso di alzarsi una volta per tutte.

Mi tiro su in piedi, ripoggio la sveglia al suo posto, ma faccio la cosa più sbagliata che potrei fare in questo momento, capace di mandare all'aria i miei profondi intenti.

Con la coda dell'occhio osservo il letto sfatto.. le lenzuola stropicciate e buttate a terra, il cuscino completamente schiacciato verso la spalliera.. una scena troppo invitante.

E infatti mi ricaccio a letto aggrappandomi al cuscino, e rannicchiandomi più che posso mandando a quel paese i buoni propositi dell'alzarsi definitivamente ecc.

Ma buonanotte, altroché!

 

Altra stanza dello stesso imprecisato appartamento.

Ore 14 e 23.

 

Chi aveva osato disturbare il mio sonno?

Avevo alzato un sopracciglio, profondamente e irrimediabilmente stizzita, per guardare i raggi del sole filtrati appositamente dalle persiane per interrompere il mio sonno, a mo’ di sasso dal peso piuma di una tonnellata o due.

But… Just a moment… avevo dormito?

Solita domanda che mi pongo da rincoglionita, quale sono, quando il giorno mi si apre davanti agli occhi con le sue mirabolanti meraviglie.

Mi ero ricordata perfettamente l’ultimo bicchiere di sakè ingurgitato prima di cadere tra le braccia di Morfeo, come se l’avessi bevuto esattamente un battito di ciglio prima.

Nel mezzo… il nulla.

M’ero stiracchiata dal torpore, che il mio cadaverico modo di dormire lascia addosso ogni volta che mi sveglio, aspettando che lo scricchiolio delle ossa mi avvertisse che le articolazioni erano tornate in funzione, e poi mi ero alzata.

Avevo sbadigliato ancora, ma mi era sembrato quasi che lo sbadiglio fosse provenuto dal letto che ancora mi chiamava.

Avevo socchiuso la porta e aspettato che il flusso degli eventi facesse il suo decorso, attendendo che una figura a me ben nota facesse la sua apparizione dalla porta che mi si era parata davanti.

La nostra telepatia non dorme mai.

Poi, tutt’ad un tratto, ho sentito qualche ostacolo nella trasmissione.

Ed ora sto qui a chiedermi, senza troppo impegno, cosa sia il dolore che sento sul fianco destro e cosa sia quella specie di astronave nera e ronzante che giace senza vita sul lampadario al neon che illumina il corridoio.

Ma tutto quello che riesco a pensare… è “cazzo.. davvero non lo voglio sapere”.

E probabilmente è anche meglio che ringrazi il fatto di non ricordarmelo.

Decido di rinunciare.

Ave al diritto inviolabile della privacy.

Dopo i soliti minuti di analisi dettagliata di quanto sia bella la vita, il rito finisce e senza una parola mi dirigo in cucina per preparare la colazione, mentre so per certo che la mia coinquilina si sarà infilata in bagno… ed anche nel cesso probabilmente.

Sono le due e mezza del pomeriggio.. constato con un occhiata all’orologio della cucina. Può avere senso fare colazione adesso?

L’ultima cosa che mi va di fare adesso è avere dei dubbi. Sgrunt.

Metto su la teiera con l’acqua, poi afferro gli infusi dal cassetto e do una breve occhiata alle due tazze che svettano impazienti di essere scelte sul ripiano sopra la mia testa. Quel che si suol dire l’imbarazzo della scelta, dato che le altre quattro giacciono ancora in toccate ed intoccabili sul lavello.

Puzzano anche un po’ di alcool.

Ma che ci posso fare se il sakè bevuto dalla mia adorata tazza diventa più buono?

Dopo quest’attimo di smarrimento finisco di preparare gli infusi, verso il liquido nelle tazze, ed estraggo i miei biscotti preferiti dal ripiano basso.

Cazzo… sembro un robot! Sono proprio lontani i bei tempi in cui non sapevo nemmeno come era fatta una teiera…

Dopo un tempo che, sinceramente, non riesco ad identificare, vedo la mia sister trascinarsi dal bagno verso di me.

Guarda, rinfrancata, la sua adorata tazza di Slam Dunk, che non riesco ancora a comprendere, dopo due anni di convivenza buoni, cosa cavolo ci trovi di così bello.

Do uno sguardo alla mia. È una tipica tazza giapponese, di quelle di ceramica laccata e striata coi cerchi concentrici, con un dipinto un grosso ideogramma disegnato a mano, almeno secondo il furbone che me l’ha venduta, che significa “Buongiorno”.

Cazzo quanto sono masochista. Fra un po’ vedrò gli ideogrammi salutarmi alla fermata della metro o farmi la danza usando come veli le pagine del libro di letteratura orientale.

La mia Sis ha fatto il suo ingresso esattamente un secondo prima che riesca a spaccarmi la scatola cranica sul lavello. Non che sperassi in un suo salvataggio, sia chiaro. Quelli che siamo in questo momento non si possono definire neanche esseri umani.

Elettra Alfano, ventun'anni portati non molto bene, non ama affatto vedere la luce del giorno. Diciamo che non ama vedere la luce in generale. Spero per lei che non esista il paradiso, lo spero vivamente.

-Mhm.-

-Hn.-

-Mh.-

-Hugh!- 

Non oso chiederle del cadavere che si avvia gioiosamente alla composizione sul lampadario del nostro corridoio, e ci sediamo simultaneamente. Addento un biscotto grande e croccante, e lo mastico con grande rumore.

Non siamo in Giappone da poi molto tempo, ma ho avuto tempo d’imparare che, decisamente, le abitudini giapponesi in fatto di colazione sono parecchio discutibili, dal nostro punto di vista. Quei pesci piccoli, perfidi e pieni di spine non li sopporterei a prescindere, poi.

-Ho sonno.- bofonchio.

-Dillo a me.- risponde, involontariamente senza mettermi subito davanti alla dura realtà dei fatti. Che poi non dovrebbe essere poi tanto dura.. almeno rispetto ad altri giorni.

-Fa caldo?-

-Molto, molto caldo-

-Sai che giorno è oggi.. vero?-

Mi viene il dubbio che, tutt’ad un tratto, le possa essere cresciuto il pomo d’Adamo, ma in realtà sta solo cercando di deglutire un pezzo di biscotto particolarmente grande senza raschiarsi la gola a sangue.

-Shimei no Nichiyoubi-

-Esattamente…- sorrido, in modo parecchio convincente -…che tradotto sarebbe?-

-Sisters’ Sunday-

-La ricordi la nostra lingua madre vero?-

-La domenica delle sorelle-

-Bingo!-

E so che non rifiuterai di farti un giro per le vie della capitale con me per festeggiare l’evento… vorrei aggiungere, ma penso di essere già stata abbastanza chiara.

Io, Vittoria Galieti, ventun'anni portati con tutta la fatica del caso, credo di non aver mai capito veramente il modo in cui siamo finite in questo paese senza perderci prima.

Sarebbe stato molto più facile da credere, ma tanto che ci siamo ringraziamo di essere qui, e lo facciamo ogni due domeniche.

Si, lavoro di domenica. Anzi, soprattutto di domenica.

In fondo, nessuna delle due aveva mai sperato che il Giappone sarebbe stato un grosso e gigantesco fumetto dove vivere spensierate tra onde energetiche e bei ragazzi da shounen manga a gogo.

Oddio.. forse un po’ in gioventù lo pensavo.

-Si esce di casa alle cinque meno dieci.. non un minuto di meno, non uno di più-

Annuncio. Sis annuisce senza troppi convenevoli, terminando il suo ultimo sorso di tè, e abbandonando la tazza subito dopo per andarsi a stravaccare sul divano.

E come sempre non posso non chiedermi se davvero abbia capito cosa le stessi dicendo.. o meglio, se davvero abbia capito che le stessi parlando.. lasciamo stare.

-Muovi il culo che fanno one piece-

Se ci fosse una multa per abbandono di stoviglie da lavare, credo che sia io che lei avremmo da pagare il quadruplo dell’intero debito pubblico del nostro bel paese.

La tazza mi riserva uno sguardo implorante ed un persistente olezzo di alcol.

-Volo-

E a mai più rivederci.

 

Quartiere di Shibuya.

Ore 17 e 13

 

 

È inebriante.

Siamo belle, giovani e con un segreto da nascondere.

Il nostro passato è sconosciuto a chiunque posso scorgere a migliaia e migliaia di chilometri. O yeah.. mi sento al meglio di me stessa.

Respiro l’aria del Giappone a pieni polmoni, accogliendola con tutte e due le braccia. Finalmente mi trovo nel posto dove sarei dovuta nascere fin dall’inizio prima che in cielo facessero quello stupido errore burocratico, facendomi nascere in Italia.

Finalmente sono dove dovrei essere.

Finalmente sono a casa.

Finalmente sono libera!

-Potresti smetterla di sbattermi quel braccio addosso per piacere?-

Mi rendo conto solo in questo momento di aver attirato l’attenzione di più di qualche passante. Solo per aver fatto un po’ di para para dance in pieno centro del quartiere Shibuya? Suvvia.. non sapevo che i giapponesi potessero essere tanto bacchettoni!

-Che avete da guardare voi?-

Insomma, so di avere dei bellissimi ricci castani che qui neanche osano di sognare, ma un po’ di contegno voglio dire! Non si fissa la gente in questo modo! Devo proprio sempre insegnare tutto io?

La gente dei dintorni si dilegua senza troppo sbattimento.

-Bene bene, dicevamo?-

-Orihime.. secondo te ucciderla con un colpo di Bazooka sarebbe troppo poco?-

Orihime Himitsu, ventun'anni, collega sul lavoro e nemica giurata della mia convivente e sorella acquisita. Il tema della sua imminente morte è parecchio inflazionato nei nostri discorsi, ma fa sempre bene al cuore parlarne. Un po’ meno averci a che fare, temo.

-Na.. troppo poco crudele, troppo costoso-

-Già, lo immaginavo.. impiccarla a testa giù e torturarla lentamente?-

-Appagante, ma pieno di problemi logistici.. ti mancherebbe il posto e il tempo, temo-

-Ho sempre tempo per fare del male..  specialmente a quella là-

-Lo so lo so- e non è difficile da immaginare.

Considero la nostra situazione corrente, mentre mi avvio all’entrata della nostra fumetteria di fiducia, rischiando quasi di far cadere una gigantografia in cartone di Goku sulla sua nuvola speedy.. ma quanto era più carino da piccolo?

Ma traballa leggermente, tornando al suo posto, e torno a ponderare.

Naturalmente in Giappone si sta molto meglio che in Italia, su questo ho pochi ma veramente pochi dubbi. Peccato di non aver immaginato che le persone potessero essere così dannatamente appiccicose da queste parti!

Sospiro affranta, guardando affascinata un bambolotto di Edward Elric che mi fissa come se gli avessi appena detto che è più basso del nano più basso del mondo.

Edward Elric, onnipresente e senza età, mio personaggio virtuale preferito, capelli biondi, occhi dorati e faccino a cui è impossibile resistere, con persistenti paranoie da bassa statura. Ma con questo, dall’alto del mio metro e settantacinque, riesco a conviverci più che bene.

-E Taro?-

Taroemon Arai, ventidue anni, mio collega di lavoro, figlio del mio datore di lavoro, mia piaga e mio schiavetto personale.. tutto ciò senza che nessuno gliel’abbia mai chiesto, per giunta.

Considerando ciò che succederà domani, m’immagino già per filo e per segno i suoi piagnistei.

-Come pensi che la prenderà il tuo Doraemon personale?-

Evito di appuntarle il fatto che lui preferisce di gran lunga essere chiamato solo Taro, dato che in ogni caso non penso se ne ricorderebbe così a lungo.

-Non lo so-

-Se vuoi puoi chiederlo direttamente a lui-

Taroemon Arai, ventidue anni…ah no, tutto questo l’ho già detto.

Taro mi sta proprio davanti, in questo momento, spostando lo sguardo da me ad Edward, che solo adesso mi rendo conto di aver afferrato con ben poca grazia per vezzeggiarlo violentemente. Più che prevedibile direi. E lui ci guarda con quella faccia da cane bastonato sul suo bellissimo viso proporzionato e un po’ femmineo e da sotto i fini capelli tinti di castano, con i bellissimi occhi antracite che sembrano dire ‘Perché ogni tanto non mi ami come ami lui?”.

Meglio per lui non conoscere la risposta.

-Ciao Doraemon!- lo saluta la Sis, mentre io e Edward siamo ancora imbambolati (lui ci riesce molto meglio di me, essendo una bambola per propria natura).

-Chiamami solo Taro- sorride, a disagio, visto che nonostante si conoscano da un po’  e nonostante le abbia già fatto presente di come chiamarlo, lei continua a usare quel nomignolo.. presumo lo faccia apposta.. anche se non si potrebbe mai dire, e magari semplicemente se ne scorda.

Che dire di Doraemon? Ehm.. Taro? Probabilmente è l’essere umano più alto del Giappone. Questo ragazzo ha mandato in frantumi tutti i miei stereotipi secondo cui gli orientali riescono ad essere alti solo nei fumetti (e pure là ogni tanto qualche difficoltà ce l’hanno di solito). Per creare qualunque tipo di costruzione alta del Sol levante gli architetti s’ispirano a Taroemon Arai. Ok, forse non del tutto.

Un metro e novantacinque di tutto rispetto, insomma.

Cosa che non gli ha impedito di soffrire della ‘maledizione di Doraemon’. Essere associato da tutta la vita ad un grosso gatto blu col naso rosso a palla, a causa del proprio nome, non deve esser stata una gran cosa per la sua virilità.

Ma di certo non è da me che avrà pietà.

-Salve, Vittoria san. Il tuo giapponese è sempre più perfetto!-

-Grazie ma.. tuo padre non ti ha tenuto a lavoro oggi?-

Padre di Taroemon Arai è Kuma Arai, cinquantatré anni portati con parecchi chili di troppo (su per giù un centinaio), vedovo, amante del cibo,  dell’atto di cucinare il cibo, dell’atto di mangiare il cibo, degli orsetti (in onore del suo nome che significa appunto ‘orso’), dei grembiulini da donnina del focolare, e della combinazione di queste due ultime cose. E, cosa più importante, proprietario dell’agenzia di guide turistiche in cui lavoro. Indi per cui non dovrei neanche trattare male suo figlio, credo. Ma la tentazione è troppo forte.

-Sono scappato.. volevo vederti, Vittoria san-

-Tanto lo sai meglio di me che di giorni liberi ne ho pochi..- comincio, un po’ stizzita, evitando di sbattergli in faccia la dura realtà dicendogli direttamente che la sua presenza evoca in me soltanto la fatica del lavoro -.. avresti potuto rivedermi tranquillamente domani pomeriggio! Sai, ho un turno di guida alla torre di Tokyo-

-Si lo so, Vittoria san..- evita di farmi capire che ha probabilmente girato tutte le fumetterie nei pressi del mio indirizzo con un altro sorriso.. tentativo vano -… ma io volevo DAVVERO vederti-

Il ghigno che si stende sulla mia faccia deve essere assolutamente affascinante per Taro, ed altrettanto assolutamente terrificante per occhi non innamorati. Taro, tra le altre cose, è forse anche la persona più indecisa ed assurdamente manipolabile sulla faccia della terra. Come potrei fermarmi dall’approfittarne?

-Togliti quell’espressione dalla faccia.. conosco quell'espressione-

Sibila Sis, avvicinandosi a me con fare cospiratore.

-Quale espressione, oh mia Sis?-

-Quella espressione con puro ghigno malefico che hai proprio in questo momento-

-Ah.. parli di questa?- dico, guardandola negli occhi –Tranquilla, lascia fare a me-

Ok, forse non dovrei sfruttare il figlio del mio capo solo perché si è innamorato di me a prima vista e fa tutto quello che gli dico senza battere ciglio. Non è molto corretto approfittarsi di chi non è in possesso di piene facoltà mentali.. come se poi dipendesse dal soggetto. Un'infatuazione su soggetti come Taro ha degli effetti molto tendenti al maniaco- ossessivo- compulsivo. Ed è una cosa di cui devo tenere conto.

-Taroooooo.. mi fai fare cavalluccio?-

Grido, in modo parecchio riconoscibile.

Lui sorride, con uno di quei sorrisi con una fila di denti bianchi e scintillanti che trasmettono la gioia pura e candida di un angioletto senza macchia.

Poverino, devo dire che mi fa pena.

Vedo la Sis rinunciare ad una conversazione di senso compiuto con me, mentre mi lancio a peso morto sulle spalle abbassate prontamente da Taro, dirigendosi verso un poster di Sanzo, sexy, biondo, ammiccante bonzo dalla pistola facile, con l’interessamento negli occhi grigi ora un po’ più luminosi.

-Fa un po’ come ti pare- la sento bofonchiare.

Io continuo a strillare come un ossessa –Cavalluccio, cavalluccio!- in italiano.

Per fortuna che gliel’avevo già spiegato che non sapevo come si diceva in giapponese, altrimenti la sua schiena non avrebbe mai potuto accogliermi in tempo!

-Su Taro chaaaaan! Fammi fare il giro di Tokyo!!!-

… su questo non sembra essere molto d’accordo.

 

Stanza imprecisata di un imprecisato appartamento del quartiere d’Ikebukuro… ancora.

Ore 20e 31

 

-          Ahumm..- gorgoglio felice quando il mio corpo sente la comodità e la morbidezza del divano sotto di sé e miei muscoli finalmente si stendono per la stanchezza.

-          Non mi dirai che sei stanca.- esordisce Vittoria alle mie spalle, mentre io le rispondo mormorando qualche verso incomprensibile persino per me . Evito, però, di risponderle in modo appropriato, visto che ritengo la risposta troppo ovvia da poterla anche solo citare.

Mentre lei si è fatta il giro di Tokyo, anche se non abbiamo visto proprio tutta Tokyo.. diciamo un po’ tutti i posti dove poterci far offrire qualcosa da Doraemon.. dicevo, mentre lei si è fatta Tokyo in spalla a quel demente, io ho dovuto camminare con le mie sole gambe ed è un'esperienza che non consiglierei neanche al mio acerrimo nemico.

No aspetta, se avesse le stesse conseguenze per Orihime a lei lo consiglierei volentieri.

Cioè ho dovuto CAMMINARE per un'intera giornata. E per la maggior parte del tempo sotto il sole.. no, dico SOTTO IL SOLE! Ma stiamo scherzando??

-          Io ti odio.-

-          Da quando di grazia?- chiede Vittoria distrattamente, mentre la sento armeggiare con qualcosa, ma sono troppo sfinita per poter alzare la faccia dal cuscino del divano per osservare cosa stia facendo.

E in sto momento non mi frega proprio.

-          Da quando mi hai costretto a girare sotto il sole per un'intera giornata.-

-          Tendo a ricordarti che dato che volevi sempre ostinatamente metterti a sedere, tra l'altro per poter anche mangiare o bere qualcosa ad ogni bar che incontravamo, e ovviamente facendotelo offrire da Taro, alla fine non abbiamo visto neanche la metà della metà di Shibuya.-

-          Cosa pretendi? Lo sai meglio di me che se potessi fingere di non utilizzare le gambe andrei in giro con la carrozzella piuttosto che a piedi. E per quanto riguarda il tuo caro Doraemon, bè mi sembrava il minimo. Nello Shimei no Nichiyoubi lui non c’entrava niente, doveva pagare penitenza tsk!- dico, prima di alzare lentamente la testa e osservare finalmente che cosa sta facendo la sis da quando siamo arrivati. Rimango perplessa quando la vedo armeggiare coi sacchetti pieni di oggetti promozionali che ci hanno regalato per le compere di oggi, sempre pagate da Taro.

-          Su questo hai ragione, e comunque non è "il mio caro Doraemon", intesi?-

-          Ehm.. vuoi una mano?- azzardo quando la vedo incartarsi con le scatole di pasticcini e gli spiedini.

-          Mi sembra il minimo! Prepara l'occorrente per stasera. Ricordi cosa abbiamo deciso di fare vero?- alza lo sguardo, per incontrare il mio che rimane sempre perplesso ma non lo da troppo a vedere.

-          Certamente.- rispondo con convinzione, mentre lei annuisce e si rimette al lavoro.

O cacchio, cos'è che dobbiamo fare stasera? Dai, omino, per favore cerca di ricordare! Se glielo chiedo ora mi sbrana viva e addio spiedini!

Il mio cervello si rifiuta sempre di collaborare e, ovviamente, stavolta non vuole fare l'eccezione quindi mi ritrovo ancora immobile sul divano non sapendo assolutamente cosa dovrei fare.

-          Perché te ne stai lì impalata?-

-          Ehm..-

-          Non sarà che non ti ricordi per niente cosa facciamo stasera e mi hai mentito solo per non dovermelo dire, vero?- alza un sopracciglio, assumendo un'espressione esasperata visto che, e presumo bene, di certo non riesce proprio a sopportare questo mio continuo dimenticare le cose.

-          Ma cosa dici mai? Certo che lo ricordo! Stavo solo osservandoti lavorare, e devo ammettere che sei davvero una brava casalinga!-

-          L’ultima cosa che dovevi fare era darmi della casalinga sai?- sibila stizzita, guardandomi negli occhi come cercando di leggermi nei meandri più profondi dell’anima… come se ce ne fosse bisogno.

-          Fila subito a preparare i dvd! Stasera si fa l'anime night, razza di sbadata che non sei altro!- mi sibila ancora, incazzata, visto che le è rimasto un dito incastrato nel fiocco di una confezione, e immagino pure che ci sia anche lo scotch a tenerglielo attaccato.

-          Vado.- dico alzandomi e sparendo in camera più veloce di Flash.

Mentre sono intenta a fare la conta per decidere che cosa guardare stasera inizio a pensare a una cosa che in tutta questa giornata non mi era ancora venuta in mente.

Quasi commossa per essermelo ricordato, torno in salotto carica di dvd di Saiyuki e trovo la stanza vuota, ma in compenso sento del rumore provenire dalla cucina. Poso la roba sul tavolino vicino il divano e raggiungo Vittoria, che trovo intenta a papparsi qualche spiedino mentre prepara il suo piatto e il mio.

-          Fatto?- mi chiede, senza neanche alzare lo sguardo. Noto con piacere che della bava le scende dalle labbra, segno di avere l'acquolina in bocca, e me ne rallegro visto che anche a me sta scendendo. A volte la nostra sintonia è quasi scioccante.

-          Ya, comunque prima di arrivare in salotto vedi di non scafarti tutti gli spiedini. Vorrei mangiare qualcosa anche io se non ti dispiace.-

-          Che cosa ti lamenti che hai mangiato come un maiale tutto il giorno?- mi chiede con un'espressione che in un anime prevederebbe la gocciolina sul capo.

-          Che c’entra? Quello l'ho fatto soprattutto per svuotare il portafoglio al demente.-

-          Sì certo come no. Prendi da bere va.-

Sedute a terra sul tappeto, dei cuscini sotto il sedere, un piatto di spiedini ciascuna sulle gambe, una bottiglia di chinotto ai nostri piedi, e Saiyuki in tv.

Questa si che è vita.

-          Sis, di solito non sono io che mi dimentico le cose importanti?- accenno quando sono finiti i primi episodi, mentre lei è intenta a cambiare dvd.

-          Veramente lo siamo entrambe.-

-          Sì, però.. mi sono ricordata una cosa, che però tu avresti dovuto ricordarmi di essermi dimenticata visto che riguarda soprattutto te.-

-          Potresti parlare in modo che anche io riesca a seguire ciò che dici?-

-          Sis, domani non è il tuo primo giorno di uni?- chiedo con tono leggermente incerto, mentre la vedo bloccarsi col telecomando a mezz'aria e sbarrare leggermente gli occhi.

-          E cacchio se è vero!-

-          Avevo ragione allora?! Mi sono ricordata di una cosa e tu no?! Non ci credo!! Ah, stavolta la sbadata sei tu eh?- mi elogio esultante, visto che non capita molto spesso una cosa del genere, ma non sentendo risposta dalla sua parte mi giro e la vedo ancora imbambolata col telecomando in mano e la stessa espressione di prima.

Forse davvero non si ricordava di dover ricominciare la scuola..

-          Sis?- la richiamo, mentre le tolgo il telecomando di mano, e le sventolo il braccio davanti la faccia ma vedendo di non avere successo opto per un metodo più concreto.

-          Che cazzo stai facendo?!- sbotta all'improvviso fermando la mia mano, intenzionata a colpiprle la guancia, e guardandomi stralunata.

-          Non ti svegliavi.- alzo le spalle, mentre ritorno seduta e lei mi imita.

-          Stavo solo pensando.. cioè domani ricomincia la scuola.. quindi non accadrà più la cosa del "tu lavori e io dormo" che mi piaceva tanto..- inizia a farfugliare, mentre io alzo un sopracciglio leggermente stizzita visto che a me invece la cosa non piaceva affatto. - E visto che la scuola ricomincia non potrà più succedere "tu lavori e io dormo" ma succederà "tu lavori e io mi sveglio più tardi"..- continua, mentre inizia a prendermi il comune tic all'occhio che solitamente mi prende quando inizio a sentirmi irritata davvero. - Poi pensavo che domani conoscerò altre persone, e visto che sono come te di certo potrai immaginare come mi sentirò.. sì insomma, tu sei così musona e intrattabile con le persone che preferisci ignorarle e tenerti tutto dentro, però io sono più influenzabile..- dice, alzando una mano a tirarsi i capelli indietro, mentre il mio tic all'occhio si fa sempre più insistente. - Cioè non che io sia molto diversa da te, in questo siamo davvero simili, però io dovrò starci a contatto con queste persone… per studiare, non come te che sei obbligata dai soldi.. a me non paga nessuno, quindi potrei decisamente comportarmi più liberamente, però se incontro gente appiccicosa come tu hai incontrato Orihime che faccio? Tu stai zitta per i soldi, ma io?- s'interrompe per riprendere fiato, mentre io inizio a giocare col telecomando tanto per tenermi impegnata e cercare di calmare la mia irritazione, e di conseguenza il tic. - Poi immagina se mi becco i prof più bastardi e a cui poi starò pure sulle palle… dio non ci voglio andareee!- conclude piagnucolando, mentre io sfinita da questo suo sproloquio di cui tra l'altro mi sono persa mezza parte, visto che ha parlato troppo veloce per i miei canoni, e ancora decisamente irritata le sbatto leggermente il telecomando in testa, facendola lamentare offesa e contrariata.

-          Che cazzo fai? Ma sei scema?!-

-          Mi hai decisamente insultato più volte, se non te ne sei accorta. Comunque, sorvolando questo, e valutando ciò che hai detto posso concludere che: sei un'idiota.-

-          E da cosa lo deduci questo?- incrocia le braccia, non contenta dell'insulto.

-          Dal fatto che hai detto tante di quelle stronzate che nemmeno io, in tutta la mia esistenza, sono riuscita a dire. In più hai pure invertito i ruoli, e la cosa non mi piace.-

-          Di che ruoli parli?-

-          La pessimista sono io, ricordi?-

-          Ah quello.. si è vero, però anche a me capitano momenti no, giusto?-

-          Certo, ma devono capitare per cose giuste e non derivare da cose stupide come l'inizio della scuola.-

-          Sis, mi spieghi perché parli come se sapessi tutto dalla vita?- mi chiede, con l'espressione da goccia sul capo, mentre io tossisco evitando di rispondere.

-          E poi queste cose, se davvero le pensi, ti verranno in mente domani appena prima di entrare all'uni quindi perché pensarci adesso?-

-          Non hai proprio tatto, eh?-

-          Già già.- concordo, mentre lei scuote il capo rassegnata. - Comunque per adesso guardiamoci i cartoni, poi ci sbronziamo e vedrai che domani non avrai tempo di pensare a ste cose perché, che ne so, magari starai facendo tardi e sarai più concentrata ad arrivare in orario piuttosto che pensare a cosa ci farai lì. Andata?- ghigno sentendomi soddisfatta di me stessa, visto che una soluzione migliore di questa non avrei potuto trovarla, mentre Vittoria continua a guardarmi come se davanti avesse una persona gravemente malata di mente.

-          Sbaglio o stai cercando di scialacquare il discorso?-

-          Non sbagli.- continuo a ghignare, mentre lei mi tira il telecomando in faccia, beccandomi in piena fronte, e sbuffando mi ordina di avviare il dvd.

Decisamente me lo sono meritato.. però adesso possiamo continuare a guardare Saiyuki.

 

 

 

SPAZIO AUTRICI!

Lady Ko’: Salve a tutti! Noi siamo Lady Kokatorimon…

Brucy: E Brucy o eyesice o come preferite! Hola a voi!!

Lady Ko’: Sigh sigh.. erano anni che progettavamo questa fic! Non posso crede che siamo riuscite a pubblicare il primo capitolooooooooo *piange*

Brucy: Non dovevi dirlo.. così mi fai.. così mi fai.. buuuuuuuuuuuuu

Lady Ko’: *Ignora* comunque, passando alle PRECISAZIONI SERIE, precisiamo che ci impegneremo a rendere verosimili i particolari riguardanti il Giappone, ma dato le nostre scarse risorse potranno esserci delle incongruenze o degli errori, e di questo ci scusiamo anticipatamente *inchino*

Brucy: Buuuu.. *inchino* zi comunque.. mi sento male.. ho le pulsazioni T.T non piacerà a nessuno quello che scrivo io… e finiranno per chiedere solo di te… e io finirò nella zona oscura del dimenticatoio… buuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu

Lady Ko’: *continua ad ignorare* io considero un po’ questa fic come realizzatrice dei nostri sogni, in tutti i sensi XD infatti parecchie scene provengono da nostri sogni! Gran metodo lo so XD

Brucy: *stufa di essere ignorata si fa crescere corna e coda e con una forchetta infilza il sedere della socia* Sì in effetti dobbiamo quasi tutto ai nostri sogni, quindi direi sia il caso di ringraziare il caro Morfeo *applaude al dio*

Lady Ko’: Ma sicuramente anche ai nostri sogni come desideri! Ho sempre desiderato di essere corteggiata super insistentemente *sbava*

Brucy: a me veramente basterebbe anche solo averceli tutti vicino questi carissimi personaggi manga/anime così da sbav.. così da poterci sbrodolare sopra.. però di certo non mi dispiacerebbe averci a che fare in quel senso *çççççç*

Lady Ko’: va buo, evitiamo di tirarla troppo per le lunghe U-U come da tradizione fai tu i saluti finali *dorme sugli allori*

Brucy: oddio.. non puoi chiedermi cose simili.. sono incapace O_O cioè non è che ci voglia la laurea per fare i saluti, questo lo so, però.. T_T va bene, ci posso provare U.U coff coff.. Ebbene.. se potete commentate ç___ç però grazie lo stesso a chi ha avuto la forza, o il coraggio, di leggere questo capitolo ç___ç ..

Minna arigatoo *inchino*

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Che si spalanchino le porte degli inferi! ***


POV ELETTRA

                                                                                                                                               Ore 10 e 36

Università imperiale di Tokyo ( Todai)

 

 

-Oh.. minchia-

Non credo di aver strabuzzato tanto gli occhi in tutta la mia vita, né probabilmente di essere sembrata tanto idiota… ok, forse l’ultima è una considerazione un po’ troppo ottimista. Mi riporto davanti alla faccia l’inutile guida del Giappone che mi sono portata appresso, soltanto per darmi l’impressione di essere una stupida turista capitata per sbaglio davanti alla forse più prestigiosa università del Sol Levante, e confronto la foto con la pura e semplice realtà che mi ritrovo davanti.

 

<<  Il campus principale, Hongo, occupa l'ex proprietà della famiglia Maeda, signori feudali nell' era Edo del dominio Kaga. Il luogo più conosciuto dell'Università, l'Akamon (cancello rosso) è una testimonianza di quell'era…  * >>

 

Me ne frego se tutti passanti nel raggio di un chilometro mi hanno sentito declamare una guida turistica ad alta voce. Mi sta cadendo la mascella per terra.. ho altre preoccupazioni per la testa in questo momento.

Ho davanti un cancello rosso. Quel cancello rosso. Ed improvvisamente la consapevolezza di essere un piccolo essere insignificante nell’immensità dell’universo (o dell’università, in questo caso) mi piomba addosso come una palla di cannone.

La mia preparazione è insufficiente.

Il mio giapponese è inascoltabile.

Mi puzza l’alito e sono vestita da schifo.

Cazzo.. devo assolutamente fuggire in Alaska.

Rimango impalata in mezzo al marciapiede, senza riuscire a trovare il coraggio d’imboccare la mia strada una volta per tutte. E rendendomi anche conto del fatto che non ho la minima idea di che lingua si parli in Alaska.. ma constato l’esatto momento dopo che quella non era affatto un idea da tenere in considerazione. Ho già abbastanza brividi adesso da poterne far avanzare per tutta la mia intera esistenza.

 

<<  Il simbolo dell'Università è la foglia di ginkgo, a causa della grande abbondanza di alberi in tutta l'area… * >>

 

Cazzo.. non posso esserci allergica… non posso esserci allergica…

-Etchiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu- si.. ci sono allergica.

Mi asciugo il naso con un fazzoletto già sporco, dato che non ne ho uno nuovo, e senza stare a ponderare oltre sulla mia sfiga decido finalmente di buttarmi.. e percorrere almeno la distanza di un metro da dove mi trovo. Ecco, non è stato poi molto difficile, il cancello dell’inferno sembra essere molto meno infernale di come lo vedevo un metro fa… se… ma a chi voglio darla a bere?

Avrei voglia di rannicchiarmi come una mocciosa qui a fare cerchietti, forse potrebbe anche essere terapeutico da un certo punto di vista, ma tutti i miei futuri compagni di studio mi hanno già guardata abbastanza male per oggi. Neanche il loro probabile pensare che io sia una psicopatica fa parte della mia lista delle priorità, però.

Innanzitutto presumo di dover trovare il coraggio di attraversare il cancello, anche perché qualcuno, probabilmente un professore, mi dovrebbe venire a prendere davanti all’auditorium per portarmi a fare un giro del campus, e non dovrei fargli perdere tempo. Peccato che i miei piedi  sembrino amare particolarmente questo bel selciato stile giapponese su cui sto ferma come un allocca. La frase “L’akamon è la bocca dell’inferno.. l’akamon è la bocca dell’inferno..” si ripete nella mia testa senza darmi tregua. E sento che non sopravvivrò. Me lo sento.. me lo sento cazzo.

Ho assoluto bisogno di yaoi.. assoluto bisogno di yaoi.. ehi voi due laggiù! Se vi faceste una bella scopata qui davanti sarebbe proprio un toccasana per i miei nervi tesi!

Sposto una foglia di ginkgo dalla spalla prima di esibirmi in un altro starnuto epocale.

Oh my god.

Non è una foglia.

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah-

-Ehi ehi calma! Non ho cattive intenzioni!-

Mi volto, non molto convinta, trovandomi davanti un piccolo omino. Probabilmente se me lo fossi trovato tra i piedi per strada di lui sarebbero rimaste solo ossa scomposte.. anche se, non so perché, la sua figura mi mette una strana agitazione.

-È lei la Signorina Vittoria Galieti?- il suo cercare di parlare la mia lingua, senza risultati apprezzabili, mi fa sentire alquanto un idiota, ma preferisco soprassedere e annuisco con entrambe le mani contratte sul ventre, in un breve inchino.

-Hajimemashite, boku ha Yukinaga Nabe desu (Piacere, io sono Yukinaga Nabe)- comincia, dopo aver finito in poco tempo il suo vocabolario italiano -.. il tuo professore di Letteratura occidentale, se avrai piacere di frequentare il mio corso-

Il professor Nabe mi pare una persona, se davvero si può dire una persona… un pochino eccentrica. Non arriverà più su delle mie ginocchia, ed eppure, dalle misure del busto e degli arti, non mi sembra nano di nascita. Un trauma gli avrà bloccato la crescita? ..ma come diavolo avrà fatto a toccarmi la spalla prima?

Preferisco non indagare oltre.

Preferisco non chiedergli direttamente, tra le altre cose, neanche che cosa c’entri quella specie di foulard arancione col panciotto blu elettrico che racchiude una pancia non indifferente, e che lo fa sembrare un uovo di pasqua con le gambe, fasciate da strategici pantaloni che richiamano il colore del foulard. Il suo viso assurdamente tondo è tagliato a metà dalla bocca, da una meninge all’altra, che rende il suo sorriso una specie di divaricazione completa della testa.

-Piacere, Professor Nabe.. mi scusi per averla costretta a scomodarsi per me-

-Non si preoccupi! Avevo immaginato che per lei trovare l’auditorium sarebbe stato particolarmente difficoltoso, cosi ho pensato di venirle incontro per evitare inutili problemi-  non posso inchinarmi ai suoi piedi e venerarlo già dal primo giorno.. vero?

-Arigatou gozaimashita! (grazie per ciò che ha fatto per me)-

-Prego, prego. Mi vorrei congratulare con lei! Sa, è la prima volta che vengono organizzati dei gemellaggi a lunga scadenza con l’Italia.. il suo giapponese è veramente molto buono-

Evito di gongolare con troppa evidenza, e ringrazio, mentre ci addentriamo nell’edificio. Quest’uomo parla ad una velocità disumana, non mi da neanche il tempo di rispondergli, e saltella facendo una specie di rumore simile ad un “boing boing” quando cammina, ma più o meno riesco a stare dietro sia al suo passo che alla sua lingua. Il campus sembra immerso in un autunno eterno… così mi dice l’istinto. Le foglie vorticano nell’aria in spirali perfette, posandosi con grazia sulle spalle e sulla testa delle persone. Va bene che devo trattenere il respiro per non soffocare, ma è tutto molto affascinante, così sorrido estasiata senza neanche più dare molto peso alle parole di Nabe sensei (professor Nabe).

-So che il compito di farle da guida spettava a me, ma devo aver fatto confusione con i giorni e così in questo momento devo assolutamente recarmi a lezione.. le dispiace?-

Ho perso tutto il resto del discorso, e mi volto verso di lui con l’incomprensione negli occhi. –Mi scusi?-

-Le ho chiesto se le dispiace cambiare guida…- da uno sguardo in lontananza -… no, non credo proprio che le dispiacerà- poi comincia a sbracciarsi agitando le mani verso non so dove, finché non mi accorgo che si sta rivolgendo a un gruppo di ragazzi poco lontano da noi.

-Sumeragi kun, puoi venire qui un attimo?- urla, e due ragazzi si staccano dal resto del gruppo, composto perlopiù da ragazze. Quelli che ci vengono incontro erano gli unici maschi della comitiva lì riunita, e al resto delle presenti la cosa non sembra andare molto  a genio. Sospiro, chiedendomi per quale motivo, se il professore ha chiamato una persona sola, da noi se ne stanno dirigendo due.

Le due persone che mi ritrovo davanti sono… del tutto identiche.

Stessi bellissimi occhi a mandorla, un po’ più grandi di quelli della media, stessi lucentissimi capelli neri, stesso bellissimo volto mozzafiato. Se non fosse che uno ha più l’aria di uno studente modello e l’altro del teppista, penserei di aver davanti due cloni della stessa persona.

-Le presento Ikku Sumeragi…- sorriso a trentadue denti.

-… e Ikki Sumeragi-  ringhio da scimmia urlatrice.

-Piacere- mormoro, imbambolata, allungando la mano… e lasciandola sospesa nel vuoto.

-Sumeragi kun! Non avevo chiesto la tua presenza!-

-Ma Nabe sensei! Non abbiamo capito a quale di noi due lei si stesse riferendo- borbotta il teppista, prima di rivolgermi una fila di denti candidi. Non ci vuole poi molto per capire che sono gemelli, ma il loro modo di vestire è diametralmente diverso.

Ikki ha i capelli lunghi, ora che ci faccio caso, e legati in una coda dietro la nuca, mentre Ikku li ha più corti e sparpagliati sulla testa. Ikki sembra una specie di motociclista in lutto, nero dalla testa ai piedi, e Ikku ha invece semplici jeans con una camicia a quadri verdi.

E sono più alti di me. Chi diavolo mi aveva detto che i giapponesi sono bassi?

-Non faccia il finto tonto! Lo sa perfettamente a chi mi riferivo!-

-Lo scusi, Nabe sensei.. Ikki non disturberà Galieti san oltre, dato che deve andare a lezione-

-Dannato Ikku! Fatti gli affari tuoi-

Nabe li guarda con sospetto, bofonchiando qualche parola che non capisco (devo ancora informarmi bene in fatto di bestemmie e parolacce in giapponese), poi si avvicina al teppista, esortandolo a chinarsi su di lui.

-Ascoltami bene, Sumeragi..- comincia, puntandogli un dito diritto sul naso.

-Mi dica, Nabe sensei-

-Lei è controllato..- dice -… STRETTAMENTE controllato-

Non si scompone, e i due rimangono a guardarsi l’un l’altro per un tempo indefinito, con Ikki sempre col sorriso sulle labbra carnose, senza dire un bel niente.

Yukinaga Nabe toglie le tende con un breve ticchettare dei mocassini, simile ad un tango argentino, prima d’inchinarsi verso di me, salutarmi sorridente, ed allontanarsi silenziosamente.

-Bene..- comincia lo studente modello.

-.. mi sa che dovremo rifare le presentazioni…- dice, imbarazzato.

Mi porge la mano, ignorando la mia che sta ancora sospesa in aria.

-Io sono Ikku, Medicina..- indica se stesso -… e lui è mio fratello gemello Ikki, legge- sinceramente avrei pensato che fosse il contrario.

-Vittoria, lettere-

-Kami sama (Oddio), ma che peccato.. - mormora Ikki.

-Io sarò la tua guida per il campus al posto di Nabe sensei- lo interrompe Ikku, rivolto a me, mentre il fratello gli fa una lunga linguaccia che lo bersaglia di saliva da tutte le parti. Nonché una guida non sia sufficiente, ma non è che una in più mi darebbe dispiacere. Sorrido, con questa flebile speranza nel cuore, annuendo.

-E l’altro fratello farà da supporto- “yeeeeeeesssssssssss”

Ikku lo guarda, rassegnato. –Fa un po’ come ti pare- sventaglia una mano verso di lui.

-Lo farò fratellino..- mi fissa  -… lo farò-

un espressione inquietante si dipinge sul bel volto.

-.. molto volentieri-

 

Il giro è stato quanto di più stressante potessi immaginare.

Con Ikki mi sembrava di avere lo sguardo di un serial killer che adocchia la sua vittima tutto il tempo, e Ikku è una specie di birillo continuamente buttato giù da una palla da bowling immaginaria. Chi diceva che i giapponesi sono persone composte? La mia vita è stata una vita piena di bugie, a quanto pare. Butto giù l’ennesimo sbuffo d’aria, mentre Ikki mi si avvinghia addosso come una ventosa, e Ikku inciampa per l’ennesima volta in un ramo finendo faccia a terra.. malgrado la sua solerzia nel non ricambiare gli sguardi famelici della quasi totalità degli esseri umani di sesso femminile che incontriamo sulla strada. Ricambia soltanto me che cerco di non guardarlo in faccia neanche per sbaglio, dato che altrimenti andrei nella modalità ‘dire qualcosa a tutti i costi anche se è una cazzata abnorme’.

E le mie cazzate sanno essere veramente abnormi.

-Bene.. e come ultimo della lista abbiamo l’auditorium Yasuda, in cui si svolgono ogni anno tra i più importanti congressi del paese e.. mi sta ascoltando Vittoria san?-

-Non lo vedi che vorrebbe mettere la testa sotto terra pur di non starti più a sentire!- totalmente falso –Basta con questo giro del cavolo! Sei d’accordo con me, Vittoria chan?- e da dove se l’è presa adesso tutta questa confidenza?

-Uff.. sei sempre così indelicato, Nii chan (fratellino o fratello minore)-

-Sarò anche indelicato, ma tu non hai proprio occhio per le esigenze di una ragazza, Nii san! (fratellone o fratello maggiore)-

Certo, ho assoluto bisogno di avere una piattola attaccata al culo per sentirmi veramente donna. Potrò riuscire ad esprimere la mia opinione prima della fine del mondo o devo ricacciare indietro il fiato all’infinito? È un uomo o una macchinetta questo diavolo di ragazzo?

-E così tu sei il fratello maggiore?- chiedo, interrompendo il momento.

-Già..- più che prevedibile -.. e lui è il mio piccolo fratellino-

-Ehi! Non mi chiamare piccolo e ascoltami quando parlo dannazione!-

Lo ignoro –Sembri molto più maturo di lui, infatti-

Lo ignora anche lui –Si, in effetti Ikki kun è una persona che perde facilmente la pazienza!- sento l’idillio che ci avvolge e ci tiene divisi dal mondo esterno.

-Ehi voi! La volete smettere d’ignorarmi?!

-Si in effetti c’ho fatto caso..- rispondo con prudenza.

-Ma anche se fa così è un bravo ragazzo! Bisogna solo saperlo prendere dal verso giusto!- oh mamma, questo ragazzo risplende o sono io che ci vedo male per la sbronza di ieri sera e la lunga sessione di vomito sul ciglio del cesso?

-Già, in fondo avete gli stessi geni..- mormoro.

-Come?-

-No no niente d’importante..!-

-Ehi volete starmi a sentire!!!- ci giriamo simultaneamente verso Ikki.

Sinceramente mi ero completamente dimenticata di lui!

-Si?-

Ikki sorride, come se non fosse mai stato ignorato, anche se una lunga goccia di sudore gli scende dalla tempia e il suo fiato è un po’ pesante.. ma quanto ha urlato fino ad ora questo qui? Ad ogni modo si avvicina al fratello, mettendogli un braccio intorno alle spalle, e chinandosi faccia a faccia sopra di me. Quasi mi tocca il naso con il suo.

-Allora fratello.. che te ne sembra?-

-A che ti riferisci?-

Lo guardo senza capire, e lui continua a fissarmi senza neanche rivolgermi la parola.

-Lo sai di che parlo! Questa è una buona occasione per vedere chi di noi due è il migliore-

-Che stupidaggine-

-Non è una stupidaggine..- ribatte -… secondo me è perfetta-

-Perfetta per cosa?- chiedo, chinando un attimo la testa nel tentativo di allontanarla dalla sua. –Di che diavolo state parlando?-

Non mi risponde, e ritira indietro il suo peso dal mio, rivolgendosi di nuovo al fratello.

-Non capisco che bisogno hai sempre di gareggiare con me, Nii chan-

-Come se dovessi spiegartelo, Nii san-

Ikki sorride, Ikku lo guarda tranquillo senza scomporsi minimamente.

E io mi sento vagamente in pericolo, anche se non ne comprendo la ragione. Alla fine Ikku prende in mano la situazione, coprendo la figura di Ikki dalla mia vista, e tendendomi una mano.

-Perdonalo, Vittoria san.. e spero che il giro sia stato di tuo gradimento-

-Lo è stato- dico senza pensarci due volte, e Ikku mi sorride come nessuno mi ha mai sorriso in tutta la mia intera vita, poi s’inchina e s’incammina trascinandosi dietro il fratellino che sbraita e scalcia.

-Ci rivediamo! VITTORIA CHAAAAAN!- urla, ed è la mia tempia a produrre una lunga goccia di sudore. E rimango immobile al mio posto, guardando i loro profili allontanarsi all’orizzonte, fieri e dritti verso il sole di mezzogiorno.

O almeno finchè Ikku non inciampa nell’ennesimo ramo di ginkgo.

 

 

Ore 10 e 55..

Bar Caffetteria "Rainbow Flame".

 

Sono consapevole di avere iniziato da poco a lavorare qui.

Sono consapevole che non dovrei lamentarmi più di tanto visto che il capo mi lascia tutta la libertà possibile.

Sono consapevole che visto il mio curriculum lui abbia fatto davvero uno sforzo nel prendermi.

Sono consapevole e me ne rendo conto benissimo.

Ma porca troia, con tutte le persone che vivono qui proprio sti qui dovevano capitarmi come colleghi?!

Inveisco mentalmente alla mia solita dose di sfortuna che non manca mai di farsi sentire, mentre servo un tavolo con il mio solito sorriso finto e strafinto che più finto non si può.

Ogni volta che mi preparo la solita espressione allegra da mostrare ai clienti, non so come faccia né perché lo faccia, ecco che sento ridacchiare quel ficcanaso di Eikichi, nonostante sia lui quello più pieno di lavoro tra tutti e quindi non dovrebbe neanche accorgersi della mia esistenza.

Eikichi Mizutani, ventidue anni, di origini americane, perfetto in tutto, dall'indole forte e drasticamente positiva. L'esatto contrario di me potrei dire, visto che a differenza sua, gentilezza, positività, perfezione ecc. sono virtù che non ho mai posseduto in vita mia.

È un professionista in fatto di ficcare il naso, e mi sono sempre detta che come barista è sprecato e che invece dovrebbe darsi all'investigazione privata o magari al giornalismo.

Ogni volta trova un modo per incastrarmi e costringermi a partecipare a una sua conversazione, in più trova anche il modo di introdurre domande che non centrino nulla col discorso che hanno lo scopo di scoprire qualcosa di più sul mio conto.

Sinceramente non ho mai sopportato questo tipo di cose, in quanto se una persona ti risponde di non voler parlare di sé la storia deve finire lì, non che continui a chiedere e chiedere senza mai darti un limite.

-Mi scusi, c'è mica un bagno?- mi chiede una cliente, mentre appoggio le tazze colme di caffè sul suo tavolo.

-Guardi, quella porta laggiù.- indico allungando il braccio, e dopo essere stata ringraziata mi allontano per andare a prendere altre ordinazioni.

-Salve, di cosa avete bisogno?- faccio, giunta al tavolo dei nuovi arrivati e non facendo neppure caso alle loro facce, intenta come sono a fissare il blocchetto fra le mie mani.

-Intanto del tuo numero!- esclama qualcuno, facendomi alzare il capo perplessa e allibita. Eh?

-Scusa?- faccio confusa, visto che l'emicrania mi sta facendo perdere la cognizione della realtà e non vorrei aver capito male.

-Non ci provare, tanto non ti caga!- lo deride l’altro ragazzo, sedutogli davanti mentre io capisco di non aver frainteso per niente la situazione.

-Avete deciso cosa ordinare?- chiedo con una punta di fastidio mal celata nella voce.

-Ecco, l’hai fatta arrabbiare!- scoppia a ridere il primo che mi ha rivolto la parola, seguito dall’altro. Ok, mi sento presa in giro abbastanza da non volerne più sapere e non ho nessuna intenzione di restarmene ferma a guardare mentre questi mi sfottono ben sapendo che non posso rispondere come vorrei o perderei definitivamente il posto.

Il cliente avrà sempre ragione, ma IO ho più ragione di tutti.

-Scusate.- esordisco, dileguandomi e avvicinandomi, con molto sforzo, a quell'oca dell'altra mia collega, che ha appena finito di servire un tavolo. –Himitsu san, vai a servire quel tavolo.-

-Cos'è, ti metti a impartire ordini ora?- s’indispettisce guardandomi dall'alto in basso, come sempre, con quei suoi occhi tanto carini da sembrarmi merda pura, ma quando il suo sguardo cade sul tavolo in questione i suoi occhi s'illuminano e un sorriso da gatta morta le si apre in volto, provocandomi un desiderio impellente di scappare al cesso e vomitare più possibile.

Orihime Himitsu, diciannove anni, seguace della moda come un credente che segue i comandamenti della Bibbia, sbava appena vede un ragazzo, ha una voce capace di sfondarti il cranio, ce l'ha con me perché sbava dietro Eikichi e lui sembra più preso da me che da lei.

Se per Eikichi ho usato ficcanaso come termine per definirlo, Orihime non può che essere chiamata oca.

Sì, ovviamente mi dispiace dover paragonare quel povero pennuto a questa tizia che, se davvero dovessi lasciarmi andare, potrei definire con termini molto meno gentili e molto tanto più volgari.

Di lei si potrebbe dire di tutto e di più.

Che è la mia spina nel fianco, o nel culo come si preferisce; che ogni volta che non la trovo nei paraggi o vedo che si fa male mi sento come se mi fossi appena fatta una dose di eroina, sparata direttamente in endovena.

Ma siccome non mi dilungo mai su una persona che di certo avrebbero fatto meglio a non inventare, sia per il bene della comunità sia per il mio di bene, possiamo dire per certo che: se mai ha posseduto un cervello io non me ne sono ancora accorta, e se ne possiede uno devono sicuramente averglielo impiantato per sbaglio.

-Come mai le hai lasciato quel tavolo? Non ti garbavano i ragazzi?- chiede sorridendo Eikichi, mentre sta finendo di preparare un cappuccino senza però neanche guardarlo.

Garbavano? Ma dove vivi?! Parli come mia nonna adesso??

Non faccio però in tempo a rispondere che si sposta per preparare dei toast, e quando mi giro per vedere se servire altri clienti ecco che mi si para davanti la ragazza che ha vinto il premio mondiale di Miss Oca 2009, e inevitabilmente le mie labbra sfornano una smorfia che lei non sembra proprio apprezzare.

-Di cosa parlavate voi due?- domanda, incrociando le braccia, e squadrandomi presuntuosa mentre io roteo gli occhi esasperata visto che ormai lavorare a contatto con certe persone mi sta facendo davvero male alla salute.

-Fatti nostri.- rispondo, ben sapendo che così invece di zittirla alimento la sua rabbia.

C'è bisogno di dire che non mi fai minimamente paura?

-Tanto lo sai meglio di me che gli interessi solo perché sei qui da poco. Vedrai come perderà interesse quando capirà quanto noiosa puoi essere.- freccia con la sua voce intrisa di invidia e risentimento, mentre la mia mano scatta e riesco a malapena a fermare il pungo che vorrei tirarle da quando l'ho conosciuta.

-Fai una bella cosa eh? Vai in bagno, metti la testa di cazzo che hai nel cesso e tira la catena. Magari riesci a capire una volta per tutte se sei una merda o chissà che altro!- sibilo a voce bassa, così che mi possa sentire solo lei, e mi affretto a prendere uno dei vassoi pronti sul bancone precipitandomi a servire e poi andare a prendere le ordinazioni della famigliola che è appena giunta.

Cerco di trattenermi dallo sgozzare i due bambini che hanno preso a farmi le linguacce, mentre la loro madre adorata è intenta a elencarmi la roba che vorrebbe.

-Tenete.- dico, quando ritorno con le loro ordinazioni.

Sollevata dal fatto che non mi dovrò più avvicinare a questo tavolo, riprendo il vassoio tra le mani, ma non faccio in tempo a fare altro che il mio volto viene colpito da un getto d’acqua, no aspetta dall'odore sembra succo di frutta, che mi fa sbattere gli occhi basita.

Avanti, lo sai che devi farcela. Cerca di resistere alla tentazione di ucciderli seduta stante, e non guardare le loro espressioni trionfanti e derisorie! Magari stanno ridendo per qualcos’altro. Anche se hanno iniziato ad additarti non significa che l’abbiamo fatto apposta. Non vorrai farti cacciare dal capo per aver disturbato i clienti, e non vorrai andare in galera per colpa di un incidente di poco conto come questo vero?.. Vero??!

Non rispondo neanche al mio omino del cervello, mentre sento la madre dei due delinquenti scusarsi e rimproverarli. Riesco a malapena a dirle di non preoccuparsi prima di scappare a chiudermi nel cesso, dove finalmente sono libera di sfogare la mia ira prendendo a calci il muro per non so quanto tempo.

Quando sento tornare la ragione do uno guardo allo specchio e un gemito divertito dal nervoso mi scappa di bocca, mentre osservo la mia espressione facciale simile a quella di un killer pronto a uccidere la sua vittima.

Dopo qualche secondo decido di uscire ma prima di guardare l'orologio e controllare quanto mi manca perché finisca il mio turno chiudo gli occhi e sospiro.

Omino del cervello è vero che tu sei in grado di farmi usare la magia, e che quindi con essa riuscirò a far velocizzare il tempo? Facciamo che chiudo gli occhi, mi concentro, e quando li riaprirò sarà già ora di tornare a casa, ok?

Apro gli occhi dopo qualche secondo e riguardo l’orologio gemendo poi dalla disperazione e dalla stanchezza.

A quanto pare non sono ancora in grado di fare numeri simili.

Faccio un respiro profondo e mi reco all’ennesimo tavolo, non più vuoto, e cerco di stamparmi un’aria socievole anche se non sono sicura del risultato.

Tra un tavolo e l’altro giunge, finalmente e per la mia somma gioia, la fine del mio turno e camminando quasi un metro da terra, o sotto terra, volo nello spogliatoio a togliermi questa orrenda divisa. Prendo la mia roba e fuggo in pochi secondi dal locale, ignorando le facce spaventate che lascio al mio passaggio.

Quando sono fuori ad inspirare aria diversa, e forse meno pulita, quasi mi metto a ballare per consolazione.

Evita di farlo visto che sei in strada e non mi pare il caso di attirare l’attenzione di tutti. Poi che stai aspettando? Di scioglierti al sole stile “L’urlo” di Munch?

D'accordo con il mio omino, anche se giorno dopo giorno sta diventando sempre più irrispettoso nei miei confronti, decido di muovermi e quando sono sulla mia carretta preferita metto in moto e mi dirigo verso casa, dove potrò riposare prima di dover riprendere a lavorare.

Quando sarò padrona del mondo prometto che abolirò il lavoro, lo giuro su me stessa!

 

 

Ore 16 e 48

Pressi della Torre di Tokyo.

 

Sbadiglio.

-Yaaaaawwn… bene signori… in questo momento ci troviamo davanti alla famosa torre di Tokyo, o di Toto. Alta 333 m, 3 metri in più della famosa torre parigina e ad essa ispirata, fu completata nel 1958 ed è uno dei più importanti… yaaaaaawn… esempi di architettura moder… yaaaawn..-

Cosa hai da guardare storto dannata vecchia? E chi cavolo te li ha dati i soldi per andartene dal paesello? Io c’ho ancora da sgobbare per arrivare alla pensione sai?!

-… architettura moderna. Con il modernissimo ascens… yaaaaaawn… ore è possibile raggiungere il primo e il secondo piano, arrivando ad un'altezza da cui è possibile ammirare tutta la città e scorgere la baia e il mare…-

Scruto gli allegri turisti davanti a me. Poi dicono che sono i giapponesi a sembrare strani quando fanno i villeggianti eh? Tutto quello che mi viene da dire al momento è proprio, viva l’Italia… oh yeah.  Ma per il momento, mi basta che non lo dicano loro. Hanno già urlato abbastanza per oggi.

-Yaaaaaawn.. nonostante il popolo giapponese sia spesso oggetto di critica per la sua "mania" di copiare, molti esperti architetti hanno voluto evidenziare che quando i nipponici "riproducono" qualcosa, lo fanno sempre rendendo migliore la copia dell'originale. Almeno sotto il profilo tecnico-

Oh, sono fiera di me stessa. Ora ci vorrebbe davvero un bell’inchino di congedo e un calcio nelle palle per ognuno. Perché ho il vago sospetto che anche alla vecchia non manchino di certo. È ancora lì che mi guarda di sbieco quasi fossi un verme strisciante. Ma kami sama.

Ricorda che i soldi ti servono… ricorda che i soldi ti servono se non vuoi ritornartene al paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano comari rompi coglioni come quella. E io so bene che ne troverei parecchie.

Ma ho tanto l’impressione di star diventando un fenomeno da baraccone bello e buono. E questo mi piace ben poco.

-Bene signori, per oggi la visita è finita. Potete anche visitare i dintorni e la torre come preferite fino alla riunione. V’informo che sotto la torre potrete trovare un piano interrato, con sala giochi e varie attrazioni. L’appuntamento per il rientro in albergo è fissato per le 17 e 30 alla stazione che abbiamo visitato poco fa. Buon divertimento-

E spero di non dovervi rivedere mai più maledetti bastardi!

Stringo i denti in un sorriso tirato sino allo spasmo, chiedendomi anche come io abbia fatto a non slogarmi la mascella già in due giorni di onorato servizio alla patria, con ancora la bandierina punta nel centro di un largo pallino rosso nella mano, come la perfetta idiota che quei bastardi evidentemente pensino che io sia. Ma perché mandare a quel paese il cliente non è compreso nella prestazione porca paletta?

Mi siedo sulla bassa recinzione di pietra di un aiuola troppo perfetta per essere un prodotto umano, riprendendo fiato per la sfacchinata che mi è toccata fare, e aspettando la folla di baka si disperda. Ma che cazzo si erano bevuti per pensare di farsi da Ueno a Chiyoda tutto di seguito?

Quelli mi sa che si erano portati dietro una botte di vino novello dal paesello tanto per gradire, e io che ne devo subire le conseguenze.

Altro sbadiglio.

Allento la presa del foulard rosso sul collo, che la divisa da lavoro m’impone di portare anche quando il buon sole giapponese spacca le pietre come un

maestro di jujitsu, e apro la camicia bianca e la cravatta con un movimento fluido per impedirmi di sciogliermi, di liquefarmi, di finire in una fogna da effluvio maleodorante.

In tale momento, percepisco un ombra su di me. O kami sama, che vuole adesso questo idiota?

-Vittoria chan?- oddio, ma perché nessuno organizza un genocidio degli idioti? Io di certo sarei la prima che si fa avanti per questa giusta causa.

-Mi dica signor Mandrilli, che posso fare per lei?-

Rispondo, evitando di sottolineare il fatto che avesse sbagliato l’onorifico, il fatto che avrei preferito mi avesse chiamato per cognome per tenere la giusta distanza, il fatto che quando mi voglio riposare non voglio avere volti umani davanti agli occhi per evitare di rigettare gli onigiri del pomeriggio.

Che non erano neanche niente male, per giunta.

Il baka alza un sopracciglio, facendolo tentennare quasi, pensando forse di star facendo colpo col suo fascino caliente da italiano di mondo.

O beh, in realtà quello che mi trovo davanti non è altro che un ragazzo della mia età e  delle mie parti, e già per questo mi fa anche solo ribrezzo l’idea di avere a che fare con lui, con grossi bermuda gialli e una maglietta della nazionale che risale probabilmente ai mondiali dell’82, ma che smentisce quest’idea su due piedi per la scritta “Toi”, che presumo sia a significare “Totti” con la mancanza di qualche lettera.

Tanto basta a farmelo etichettare come elemento da fuggire come la peste bubbonica o la sars o la mucca pazza o la febbre dei polli.

-C’è che potresti farmi compagnia, che ne dici, Vittoria chan?-

Respiro. Respiro e respiro. Evidentemente questo decelerato non ha ancora bene in testa con chi ha a che fare. Respiro… respiro… respiro.

Direi che è il momento di farglielo capire.

Mi alzo, lentamente.

-Allora… vuoi sapere cosa ne dico?- annuisce.

-Be.. io ne dico… questo-

E vai, ci siamo tolti un coglione di torno e ne abbiamo guadagnata una.

Il mondo non sarà un posto migliore ma almeno mi sono risparmiata un carico di stress non indifferente. Segnare mentalmente: devo castrare la gente più spesso.

-E primo: io non sono Vittoria chan, ma Galieti sama per te.

Secondo: sono fuori servizio adesso quindi non sono tenuta a vedere la tua faccia oltre.

Terzo: piuttosto che andare da una qualunque parte con un elemento come te preferirei che mi praticassero l’infibulazione, soprattutto se porta una maglietta del genere-

Mi guarda stralunata, pronunciando un ‘puttana’ tra i denti.

Oh che carino, scappa con la coda tra le gambe.

-E se provi a farmi licenziare andrò a dire un po’ in giro che mi hai fatto delle avance poco cortesi. Che non sarebbe poi tanto falso no?-

Ricorda che i soldi ti servono se non vuoi ritornartene al paesello. Meglio evitare, soprattutto se ci si trovano comari rompi coglioni come quella.. e come questo.

‘Puttana’ ripete.

-Usurantokachi. E ringrazia che in giapponese non ho imparato altri insulti più pesanti- direi che sono stata anche un amore guarda!

Sputa per terra, tanto per darsi un po’ di quella dignità che il mio perfetto calcio nelle parti basse gli ha fatto perdere.

-Puttana, me la pagherai-

-Ah, e per la cronaca, io sono della Lazio-

 Mi siedo, dopo essermi pulita per bene la gonna nera da tailleur. E dopo avergli rivolto uno dei miei dolcissimi sorrisi zuccherosi. Il sole picchia davvero forte.. oggi.

-Vi stava importunando.. Vittoria san?-

Non posso credere a quel che sento, non ci posso credere. Ma come fa questo ragazzo a marinare il lavoro così tanto senza che il padre non gliele suoni di santa ragione? Alzo la testa che tenevo incassata tra le braccia posate sulle ginocchia.. e devo alzarla di parecchio. Taro è di fronte a me in tutta la sua sconsiderata altezza, in un luogo in cui non dovrebbe essere affatto.

-Che diavolo ci fai qui tu?- se mi ridice che voleva DAVVERO vedermi do di matto.

-Avevo un momento libero-

-Sai che tuo padre non ha affatto polso?- ignora il mio commento, continuando a chinare la testa in un sorriso troppo pesante per i suoi lineamenti delicati, e mi porge la mano, sottintendendo probabilmente che tornerà all’agenzia con me, a chissà quale ora della sera.

- Potremo trovare un piano interrato, con sala giochi e varie attrazioni.. no?-

Mi cita.. odio essere citata. Sospiro, pensando che è proprio senza speranza, e mi convinco che ogni tanto anche io posso stare con una persona senza doverla sfruttare e spremerla come un limone.

-E così oggi ha cominciato i corsi alla Todai?- strabuzzo gli occhi, afferrando il significato delle sue parole soltanto quando ci siamo già addentrati nel piano terra della torre. L’ha veramente detto lui o è la mia mente che ha cominciato a pensare con la sua voce?

-E tu come diavolo fai a saperlo?- la sua è l’espressione di qualcuno che è stato preso in castagna, ma si limita a scuotersi un po’ le tasche e a tirarne fuori un post-it, di quelli viola che uso io all’agenzia per potermi ricordare i turni e tutto ciò che abbia bisogno di ricordare. Di solito sono tutti attaccati alla mia lavagnetta personale, dato che non ho mai un pennarello che non sia indelebile per scriverci sopra quello che mi serve. Lo leggo scettica: “Lunedì prossimo= primo giorno Todai. Vicchan”

Oh cazzo. Eppure sono un fenomeno nel tenere nascoste le cose, dannazione!

-Mi è capitato sott’occhio per sbaglio- se, ci credono tutti.

-Si, capisco-

Maledetta me, maledetta me, maledetta me!

Sarà in grado di scoprire dove si trova la Todai? Mi chiedo.

Senza rendermi conto che, se l’ho trovata io, pure un ceco stitico saprebbe trovarla.

Maledetta me.. maledetta me…MALEDETTA ME!!!

 

Agenzia di viaggi “Kuma on the road”

Ore 18e 39

 

-Vittoriaaaaaaaaaaaaaaaa chan!-

Ecco.. se non muoio adesso per soffocamento allora vuol dire che sono immortale.

-Kuma san per piacere! Mi sta soffocando!- niente, non mi sta mai a sentire. Poi odora talmente tanto di pancetta bruciata che potrei pensare che si sia bruciata la sua di pancia. Non ho nemmeno voglia di chiedere su quale meraviglia culinaria stesse armeggiando nel cucinino (del tutto inutile) del suo ufficio.

-Ho bisogno del tuo aiuto Vittoria chan! Devi dirmi assolutamente quante uova vanno nella carbonara!- ma quante volte glielo dovrò dire che non so neanche fare un cazzo di sugo?

-Non lo so Kuma saaaan! Ti prego lasciami prima di distruggermi l’apparato respiratorio, ti prego!- dopo avermi sballottato per un po’ mi posa a terra, e mi guarda negli occhi con due grossi lacrimoni sulle guance e una supplica soffocante in punta di labbra. Kuma Arai vive per il cibo e per i viaggi.. ma molto più per il cibo. La sua pancia sembra conservare ancora un po’ di tutti gli svariati cibi del mondo che è riuscito a gustare, e probabilmente è proprio così. E non ho idea del perché creda che io sia una maga della cucina italiana soltanto per il fatto che sono italiana.. cosa assolutamente e completamente falsa. Ad ogni modo non riesco mai ad essere troppo brusca con lui, anche se a volte se lo merita, e anche se conosco i suoi punti deboli.

Il suo grembiule  rosa preferito riportante la scritta “Kuma is better” (in un particolare miscuglio d’inglese e giapponese che starebbe a significare “Orso è meglio”), e di conseguenza il suo cuore e tutta la sua intera anima, è sempre a portata di mano per essere misteriosamente bruciato, strappato o disintegrato. Ma non credo che avrei mai il coraggio di fargli una cosa simile.

-Davvero non lo sai?-

-No no, non ne ho idea-

-Ne sei sicura?- occhioni immensi mode- on. Quest’uomo legge troppi manga.. ma a parte questo stavolta non mi salverò, se non avrò inventato qualcosa prima che la mia capacità di emettere suoni venga meno.

-Si-

-Assolutamente e completamente sicura?-

-Quattro uova e mezzo per tre persone- numeri buttati del tutto a casaccio.

-Ti voglio bene Vicchaaaaan- mi strizza per alcuni secondi, per poi dileguarsi nel suo ufficio come una specie di grossa palla saltellante.

Mi guardo intorno con circospezione, per evitare che dopo il padre non subisca anche l’attacco ventosa del figlio, poi mi dirigo alla mia scrivania per rilassarmi un po’ con un buon manga yaoi, dato che nessun maschio ha toccato in modo equivocabile un altro maschio nell’intero arco della mia giornata, e per controllare il telefono negli ultimi venti minuti del mio turno lavorativo.

Sono proprio al momento in cui finalmente due bei ragazzi si stanno per gettare sopra ad un letto per fare azioni vietate ai minori e ai deboli di cuore che sento un leggero tonfo provenire da davanti a me. Alzo lo sguardo un po’ scocciata.

Taro è proprio davanti a me, che sorride sornione come avesse compiuto una grande impresa, e come se s’aspettasse di avere immense rivelazioni dalla sua cotta del momento.. che poi sarei io.

-Allora?- chiede.

-Allora cosa?-

-Com’è andata alla Todai?-

Ci penso sopra, ma la conclusione che non sono affari suoi mi sembra quella più vera tra le tante.. o fors’anche l’unica.

-Niente di che, dato che sono una studentessa diciamo ‘speciale’ mi hanno fatto fare un giro dell’università per ambientarmi.. comincio le lezioni soltanto domani-

Fa un “mh mh” smorzato, tenendosi la testa con le mani a coppa, continuando a tirare la bocca da una parte all’altra della faccia come un idiota.

-E… hai conosciuto qualcuno?-

-Un professore-

Silenzio.

Lui mi guarda. Io cerco di concentrami su gemiti tesi e sensuali con cui io non ho niente a che fare, che leggo soltanto scritti. Lui seguita a guardarmi.

-Che diavolo hai da fissarmi?-

-E… sarebbe questo professore che ti ha fatto da guida?-

-No.. due studenti… tali fratelli Sumeragi.. il prof aveva da fare.. ma che ti frega scusa?-

Scatta all’indietro a molla, e comincia a sbracciarsi per negare il suo interessamento, poi arrossisce, poi diventa vagamente viola, poi la sua testa gli dice di fuggire il più lontano possibile da me ed in lacrime. E tutto ciò in meno di mezza frazione di secondo.

-Ma dove diavolo sarà andata a finire la tempra dei Samurai?-

Mi chiedo soprappensiero.

Ed essendoci abituata mi ributto nella lettura.

 

 

 

*Da Wikipedia.

 

 

 

SPAZIO AUTRICI!

Brucy: E rieccoci tornate direttamente dall'oltretomba solo per voi!

Lady Ko': ..io dal terribile inferno senza internet e senza yaoi spinto non sono ancora tornata -.-

Brucy: Vogliamo parlare di che tipo d'inferno mi aspetta tra.. diciamo.. tipo due settimane? T_T

Lady Ko': Ognuno ha la sua croce U.U e comunque.. commentate porca l'anatra all'arancia! Mica siam qui a far la ceretta ai procioni!

Brucy: Sappi che mi sono appena immaginata due procioni farsi la ceretta a vicenda non ti dico dove.. e ti assicuro che non è stato un bello spettacolo.. cooomunque, ha ragione lei! Certo, non promettiamo di essere gentili anche ricevendo insulti, però un commentino piccino-picciò non fa male a nessuno! E su!! *_* <- sguardo da cucciolo di cane abbandonato in una scatola con su scritto "adottatemi"

Lady Ko': A.A.A. Cercasi il senso della mia vita!! Voglio interneeeeet! Comunque, se proprio non volete commentare si accettano anche donazioni consistenti in materiale hard yaoi, zozo

Brucy: Se c'erano remote possibilità di poter ricevere altri commenti con questa richiesta le hai appena mandate in fumo.. e smettila d'inserire il yaoi ovunque -.-

Lady Ko': Aderite all'iniziativa "salva una yaoista" mandando doujinshi o immagini di ogni tipo all'indirizzo shultz@hotmail.it con il titolo "per ciccia" e avrete compiuto una buona azione e illuminato la giornata di una povera yaoista allo sbando! *tanto non mi darà retta nessuno.. ueeeee*

Brucy: Non ti do retta io figurarsi loro U.U

Lady Ko': Taci brutta traditrice ingrata! -.- ah.. se sono di Tokyo babilon o Hana-kimi vi amerò per sempre!

Brucy: Ma la finisci? -___- Già è tanto che ci leggano la storia, e che magari ce la commentino.. lo vuoi capire che nessuno si spingerebbe a tanto?

Lady Ko': *capricc*

Brucy: Visto che la demenza ha preso possesso della mia socia, direi di passare a rispondere ai commenti che alcuni di voi si sono decisi di fare, per la nostra immensa gioia e commozione *_*

Lady Ko': Giusto che non siamo qui a pettinar le giraffe! Ma rispondi tu che io internet non ce l'ho e i commenti non li ricordo.. Bye Bye!

Brucy: Come vorrei avercela a portata di mano così da poterle tirare il collo ogni volta che posso -.- Comunque tanti saluti dalle scrittrici, alla prossima!

 

 

Ethlinn: Oh.. troppo buona -///- Ti ringrazio a nome anche della sis! Sei stata la prima a commentare e non ti dico quanto le nostre bocche si siano spalancate a leggere! Davvero, ti ringraziamo tantissimo! Poi.. vorrei aggiungere che.. sono sempre convinta di essere incapace a scrivere e sapere che ti piace anche cosa e come scrivo io, non solo la sis, mi ha fatto proprio piacere! Grassie!! ^///^

 

Fofolina: Inizio col dire che, sì è decisamente meglio non sapere cosa fosse quell'orrido essere. La salute viene prima di tutto U.U Vittoria ringrazia per i complimenti, e concordiamo sul fatto che sti uomini vadano solo sfruttati per il nostro tornaconto! XD Riguardo al consiglio approviamo, e scusiamo la svista. Ce ne eravamo scordate U///U Bene, il nuovo capitolo è stato pubblicato quindi ci aspettiamo un altro tuo commento grazie! ^_^

 

Rinoagirl89: Questa è la prima volta che veniamo definite affiatate, e non ci dispiace affatto! Più che altro, scrivendo assieme, evidenziamo di avere le stesse opinioni quasi su tutto U-U Comunque grassie di aver commentato, mi raccomando ci aspettiamo che continui a farlo eh!

 

 

 

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Capitolo 3
*** Oche e mucche non vanno d'accordo! ***


Ore 8

Ore 8.50

Imprecisata via del quartiere Ikebukuro

 

- Alfano-san, lo sa che è veramente incredibile? Questa è la prima volta che mi trovo a dover recuperare un futuro dipendente persosi cercando di raggiungere il discount!- mi annuncia la donna al volante della Panda con cui è venuta a prendermi, e che ha detto di chiamarsi Yuuna Matsu-qualcosa.

- Mi dispiace, stia certa che non succederà più una cosa simile.- mi scuso leggermente in imbarazzo, visto che la situazione è veramente vergognosa, a detta mia.

Cioè ma come si fa, dico io, a perdersi nel quartiere dove ho preso casa da un mese e forse più?

Mi sono fatta indicare la via per telefono. Per sicurezza, poi, mi sono portata anche una mappa visto che in fondo, col mio senso dell'orientamento alla *Ryoga, sarebbe potuto andare qualcosa storto.. e infatti è andato tutto decisamente storto.

Ho imbucato la strada sbagliata, ho superato un semaforo che non avrei dovuto nemmeno incontrare, e quando ho chiesto a un passante dove caspita ero finita quello mi ha detto che mi trovavo dalla parte opposta di dove sarei voluta essere.

Visto che ero in ritardo mostruoso mi sono convinta a rinunciare alla mia dignità per qualche minuto e ho chiamato sul lavoro, chiedendo se magari qualcuno sarebbe potuto venirmi a prendere.

Tra l'altro, quando mi sono trovata davanti la Matsu-qualcosa mi aspettavo di essere sgridata, insultata o altro, e invece mi ha trattato davvero gentilmente, chiedendomi se stessi bene e non mi fosse capitato nulla di male mentre l'aspettavo.

E speriamo di non venire licenziata per questa mia fantastica cazzata.. cioè non ci ho ancora preso lavoro che già mi smarrono così.. cristo tutte a me..

- Ma figurati! Non c'è nulla da doversi scusare! È normale perdersi per una persona che non conosce ancora bene il quartiere, e in fondo è da poco che sei qui no?- si volta a guardarmi, mentre alzo un sopracciglio chiedendomi come faccia a saperlo. - Ah, scusa non ti ho chiesto neanche se va bene se ti do del tu!-

- Mi dia tranquillamente del tu, non c'è problema.-

- A proposito, quando arriveremo verrai presentata a tutti i tuoi colleghi, ma vedrai che andrà tutto bene quindi stai pure tranquilla e non agitarti ok?-

E perché queste raccomandazioni? Merda, era meglio che non mi avesse detto niente.. ora sono più agitata di prima porca troia!

Quando arriviamo vedo che rallenta e con una manovra, che Schumacher  se la potrebbe solo sognare,  parcheggia perfettamente a lato del negozio. Scendiamo dal veicolo e la seguo entrare dalla porta principale, anche se il cartellino dice che è ancora chiuso.

Non c'è nessuno.. dove sono tutti? Mica mi aspettavo un rave-party per celebrare il mio arrivo, ma non trovare neanche uno straccio di persona è decisamente deprimente..

- BENVENUTA!!!- sento poi gridare alle mie spalle, e quando mi giro quasi rimango a bocca aperta per lo sconvolto.

Davanti a me ci sono precisamente sei persone, di cui tre ragazze vestite con una divisa che ricordo di aver visto da qualche parte in un manga, un uomo vestito con un costume da mucca, e un signore striminzito con un bastone e dei baffi alla messicana.

Oh cazzo..

- Hugh..- mi sento scappare questo gemito, ma sembra che nessuno ci abbia fatto caso visto che il vecchio coi baffi si fa avanti sempre sorridendo, fino a raggiungermi e porgermi la mano.

- Piacere di conoscerti, Alfano-san. Posso darti del tu?- chiede, mentre io annuisco col capo visto che non riesco a dire nemmeno una parola da quanto sono scioccata. - Bene, ti do il benvenuto in questo piccolo discount. Siamo lieti di conoscerti e speriamo che anche tu sarai lieta di fare la nostra conoscenza.- finisce poi, arricciandosi i baffi e spostandosi leggermente per lasciarmi la visuale libera, mentre i restanti del gruppo avanzano di un passo.

- Diamo il via alle presentazioni, dunque.- annuncia la Matsu-qualcosa, mentre i tizi si posizionano in riga, quasi fossero militari. - Partendo da destra abbiamo: Tsubame Kitano, addetta alla cassa; Kon Kikuchi, addetto al reparto carne;  Kukaku Chiba e Shizuka Watanabe, addette alla cassa; Ren Fukasaku, addetto agli scaffali.-

- Piacere di conoscerti, Alfano-san.- s'inchinano all'unisono, mentre dopo qualche secondo imbambolata, realizzo che forse dovrei dire qualcosa anziché restare a guardarli come se davanti a me ci fossero dei pazzoidi scappati da qualche manicomio sconosciuto.

- Piacere di conoscervi, e grazie della vostra accoglienza. Spero che la mia presenza non vi darà alcun fastidio.- m'inchino frettolosamente, e quando mi rialzo li vedo tutti sorridenti e ridacchianti.

- A proposito, io sono diciamo la socia di Goro, e mi occupo delle faccende burocratiche. Se hai qualche problema rivolgiti pure ai tuoi colleghi o vieni direttamente da me che così lo risolviamo subito, ok? Bene, ragazzi è giunto il momento di metterci al lavoro. Per favore, Kukaku, puoi farle vedere dove potersi cambiare? Grazie, buon lavoro a tutti!- conclude battendo le mani un paio di volte, e andandosene con affianco il proprietario mentre i restanti del gruppo si posizionano al proprio posto.

- Vieni, ti faccio vedere lo spogliatoio.- mi sorride la suddetta ragazza, mentre mi prende per il braccio e mi trascina verso una porta, che spalanca con forza, e dove mi spinge leggermente per farmici entrare.

Aspetta un secondo.. cambiare? Ho capito bene?! Perché dovrei cambiarmi??

- Ehm, scusi un secondo ma.. devo cambiarmi o ho sentito male?- chiedo mentre la vedo intenta a cercare dentro uno scatolone quasi più grosso di lei.

- Hai capito bene, invece. Ecco, questa è la divisa che noi ragazze siamo obbligate a mettere. Non è fantastica?- annuncia, mentre mi mostra il vestito che, appunto, ricordo di aver già visto in un manga di cui però mi sfugge il nome. Il vestito comprende un grembiule bianco merlettato, una maglia maniche corte nera a sbuffo e una gonna a falze nera.

Accidenti, ma dove l'ho già vista?

- Devo.. metterla per forza?-

- Non ti piace?- mi chiede con due occhi enormi sbarluccicosi, e sono sicura in questo momento di avere l'espressione da goccia sul capo perché decisamente non mi aspettavo avesse davvero il coraggio di chiedermelo.

- Non è che non mi piace.. è che non credo mi sentirò a mio agio in un vestito simile.-

- Non preoccuparti! Bella come sei puoi permetterti anche d'indossare un sacco dell'immondizia che tanto rimarrai sempre bella!- mi sorride sinistramente, mentre un brivido mi corre su per la schiena.

Evito di chiedermi perché abbia scelto proprio il sacco dell'immondizia per fare l'esempio e, rassegnata al mio destino, mi costringo a indossare quel vestito assurdo e in cui m'incastrerò di certo vista la mia pancia abnorme e mie fianchi super larghi.

Oh cazzo.. non viene giù..

Inizio a sudare freddo quando realizzo di essermi incastrata nel vestito. Le braccia sono riuscita ad infilarle ma adesso la testa non passa.. non sarà che ho invertito le cose, e prima andava infilata, per l'appunto, la testa?

E te pareva..

- Vuoi una mano, cara?- sento dire alle mie spalle, molto vicino le mie spalle, e riconosco la voce di Kukaku o come altro si chiami.

Oh merda.. ma è rimasta tutto il tempo a guardare mentre mi spogliavo? Merdissima, che figura di cacca..

- Ehm, sì in effetti la gradirei.- dico, sentendomi senza altra via d'uscita, e in pochi secondi lei riesce a liberarmi dall'intruglio in cui mi ero cacciata e adesso che mi posso finalmente guardare noto che non mi sta proprio male..

A parte quei tre o cinque quintali di grasso un po’ qui un po’ là, ma per il resto sembro minimamente decente..

- Ma come ti sta bene! Fantastica! Stai benissimo cara! Sembri perfetta per indossare vestiti del genere, oh che invidia! Magari mi stesse bene come a te!- dice senza neanche prendere fiato, mentre la osservo come se fosse impazzita visto che ritengo tutto ciò che sta dicendo completamente inverosimile.

No ma dico.. è magra, è bella, è bionda, ha gli occhi azzurri, e in più sembra avere una personalità molto aperta e pronta al confronto.. positiva insomma.. e mi viene a dire che si sente invidiosa? Di me?? Ma non scherziamo avanti!

- Sarà il caso di andare, le ho fatto perdere già troppo tempo.-

- Oh, suvvia, dammi del tu! Chiamami pure per nome, e se non ti spiace vorrei farlo anche io con te!- mi fa l'occhiolino e un altro brivido freddo mi percorre la schiena.

Perché ho la netta sensazione che ci sia qualcosa di strano.. di sbagliato in lei?

Mentre passiamo davanti al reparto carne vedo il macellaio, non ricordo il nome, affilare dei coltelli con ancora addosso il costume da mucca che gli ho visto quando poco prima si sono presentati tutti.

- Elettra-chan?- mi chiama, resasi conto che mi sono fermata e fermatasi di conseguenza anche lei.

- Lui.. ehm.. ma lui non si cambia?- indico col capo il suddetto travestito, mentre sentendosi osservato lui alza lo sguardo su di noi e ci saluta muovendo in aria un coltello che sembra quasi più grosso del mio braccio.

- Oh no, quella è la sua divisa. Devi sapere che sul suo curriculum ha precisamente scritto che come divisa da lavoro lui è deciso a indossare quel costume, se necessario indossare una divisa ovviamente. Per questo suo vizio ha perso molti lavori, ma il capo, quando ha letto quella postilla, è partito in quarta e ha accettato con spirito l'idea. In fondo, non è carino con quel musetto da mucca e quella campanella attaccata al collo?- finisce di raccontare, poggiandosi una mano sulla guancia a mo di adorazione, mentre istintivamente io faccio un passo indietro.. quasi sentendomi minacciata da qualcosa.

C'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, ma non capisco cosa..

- A proposito, dai pure del tu a tutti e Kon chiamalo pure KK. Soprannome riferito alle iniziali del suo nome e del suo cognome.. non è una cosa davvero dolce?- aggiunge, riprendendo la sua posizione da adorazione mentre sento la sensazione di pericolo aumentare a dismisura.

KK.. sì credo che questo riuscirò facilmente a ricordarlo.. chissà se lo ha scelto anche perché ha un bel suono pronunciato in inglese.. non male come idea..

Quando il negozio viene finalmente aperto i clienti iniziano ad arrivare un dopo l'altro, anche se non in misura esagerata. Ovviamente un piccolo supersconto all'angolo di una via non avrà poi così tanti clienti.. però se il capo si può permettere di prendere addirittura sette impiegati, inclusa me, gli affari non andranno poi così male.

- Oh, ma lei deve essere una nuova impiegata vero?- sento dire all'improvviso alle mie spalle, mentre sono intenta ad aggiungere prodotti negli scaffali del reparto detersivi.

- Ehm, sì. Piacere di conoscerla.- mi costringo a sorridere come mio solito, mentre faccio un mezzo inchino e ritorno al lavoro, sperando che mi lasci stare e se ne vada.

Speranza vana.

- Ho sentito bene? State dicendo che l'hanno appena presa? Che cosa meravigliosa! E sembra davvero una persona così gentile. Mi raccomando, ce la metta tutta eh!- s'intromette una signora poco più avanti, che era intenta a scegliere quale dentifricio comprare, e che adesso sembra invece attratta dalla sottoscritta.

Gentile? Io? Ma sono malate per caso?

- E sembra anche molto riservata. Dica, signorina, ha preso impiego qui definitivamente o part-time?- si aggiunge alla discussione un vecchietto che stava guardando la carta igienica.

Ma che cazzo frega a te?!

- Ehm..-

- Suvvia, signori, non stiate troppo addosso a questa povera ragazza! L'abbiamo appena assunta, e se la riempite di attenzioni finisce che si licenzia in tronco!- sento dire dalla Matsu-qualcosa, che ci raggiunge e mi mette una mano sulla spalla, a mo di protezione.

E detto questo i signori chiedono scusa e si dileguano, anche se vedo che ogni tanto si girano a guardarmi sorridendo e salutarmi con una mano.

Ecco che torna la goccia sul capo.. o devo dire il nuvolone?

- Grazie.- ringrazio, anche se non capisco come possa essere successo tutto questo. Sì, insomma, da quando i clienti fanno tutte queste moine ai nuovi impiegati?

- Figurati, e se succede di nuovo dì pure di non poter oziare e che devi continuare a lavorare. Non che dia fastidio la cosa, però non mi sembrava carino come ti avevano circondato.- mi fa l'occhiolino prima di girarsi e raggiungere le casse, forse per controllare l'andamento.

Mentre sono intenta a passare davanti al reparto carne, di nuovo, sento qualcuno osservarmi insistentemente e quando mi volto becco KK che mi fissa intensamente.. molto intensamente..

- Bisogno di qualcosa?-

- Oh, quanto sei gentile. Comunque no, niente per adesso.-

Sbaglio o quel "per adesso" lo ha detto con tono quasi soddisfatto?

E mentre sono ancora impalata a guardarlo vedo che mi saluta con una mano e ritorna ad affettare la carne con sguardo famelico.. divertito.. sognante..

Sbarro gli occhi poi quando mi accorgo che la coda finta da mucca si sta muovendo.. si muove come quella di un gatto quando è felice..

Mi giro spiazzata a guardare la ragazza che mi ha aiutato a vestirmi, Kukaku o come caspita si chiami, quasi come se lei rappresentasse l'unica ancora di salvezza, ma appena la scorgo noto che.. il seno destro è completamente spostato verso il centro.. cioè sembra che abbia una tetta al centro del petto.. e quando si abbassa una calza, che a quanto pare sembra darle fastidio, riesco a intravedere della peluria molto folta..

Oh cazzo..

 

Ore 10 e 48

Interno dell’Università imperiale di Tokyo

 

-Allora allora.. corso di “Storia della letteratura giapponese”, tenuto dalla Professoressa Yuriko Maekawa.. aula.. che cacchio ho scritto qua?-

Il mio camminare, di solito, non è soltanto camminare. Sono specializzata nel leggere, scrivere messaggi col cellulare, respirare, contrarre i muscoli e addirittura guardare dove sto andando in ben poche frazioni di secondo… che sono addirittura le stesse per tutte le azioni sopra citate. Ma qui c’è il rischio di provocare un effetto domino su corpi innocenti mettendo soltanto un piede in modo sbagliato. Non ci terrei, davvero.

Ma non ho la benché minima idea di dove sto andando, e tutti quelli a cui l’ho chiesto mi hanno guardata come una specie di grossa cacca spalmata sul pavimento, e sono andati avanti per la loro strada senza troppi scrupoli di coscienza. Davvero grazie tante.

Questo posto non è immenso. Di più. E gli studenti non sono così tanti che si potrebbe pensare di essere nel luogo in cui un multimiliardario sta gettando le proprie sostanze alla folla per seguire l’illuminazione del divino Buddha. Di più.

Qui si distribuisce cultura, conoscenza, l’assennatezza degli esseri umani del futuro Giappone, patria del migliore stile fumettistico del mondo… ed il che mi mette anche più ansia di quanta già non ne avrei normalmente.

Faccio per girare l’angolo e finalmente la porta dell’aula giusta mi si para davanti sotto un fascio di luce divino, dato che il suo ritrovamento non può dirsi che miracoloso.

Vorrei fermarmi da un lato della “carreggiata” prima che l’ennesima ondata di studenti esagitati mi rompa una gamba, ma vado a sbattere addosso a qualcuno prima di poter realizzare l’intento.. sarebbe dovuto succedere prima o poi.

Alzo la testa per scusarmi, ma gli occhi che mi ritrovo davanti sembrano molto più interessati di quanto quelli di una sconosciuta dovrebbero essere. Una ragazza con capelli a caschetto, tinti sporadicamente di rosa, mi fissa fin troppo insistentemente.

-Ci conosciamo?- le chiedo, anche se la risposta è più che scontata.

-E tu quindi saresti l’Italiana?- Non pensavo di essere già famosa!

-Il più delle volte cerco di dimenticarmelo ma si, quella è la mia nazionalità.. perché?-

Non risponde subito alla mia domanda, e sì appoggia al muro mentre la folla ci passa a lato come un autotreno pronto a travolgere qualunque cosa si ritrovi davanti al suo passaggio, e mi sorride in modo obliquo.

-Se ti stai chiedendo se sei famosa sì, sei famosa.. ma non per i motivi che pensi tu-

-Non stavo pensando proprio a nessun motivo per cui dovrei essere famosa- cerco di sembrare indifferente.. ma devo dire che l’idea di essere famosa non mi dispiace affatto! Magari, forse, una flebile speranza di avere successo dopo anni e anni di triste anonimato.. insomma.. essere l’idolo degli uomini non sarebbe poi tanto male.

-Che cavolo sarebbe quel sorrisetto?-

-Sorrisetto? Non capisco proprio di cosa tu stia parlando amica mia!-

Con un'espressione scettica piega una gamba sul ginocchio dell’altra, addossando tutto il fianco al muro in una di quelle posizioni da servizio fotografico.  L’ “amica mia” non deve esserle andato molto a genio. Si riavvia un ciuffo di capelli un po’ neri un po’ rosa shocking, come preparandosi ad un lungo discorso, ma poi continua soltanto a guardarmi.

-Non so te ma io avrei lezione, ti spiacerebbe arrivare al punto?-

-Nabe sensei ha dato l’incarico di farti da guida ad Ikku Sumeragi..-

-Vedo che sei informata..-

-Ed Ikki si è aggregato a voi senza alcuna ragione apparente-

-Non avrà avuto nient’altro da fare- butto a caso. Lei mi spara addosso un chilo di saliva, poi attacca a ridere in un modo tanto odioso che le sputerei in bocca, se solo avessi una mira migliore di quella che ho.

-Che c’è da ridere?-

-Non vorrei darti vane speranze di essere anche minimamente considerata, ma raramente Ikki Sumeragi non sa che fare. Di solito lo sa sempre molto bene-

-Non capisco- si esprime come se nascondesse un grosso segreto che io non so, e la cosa m’irrita parecchio. Con quella sua faccia da cazzo, poi, il risultato è ancora peggiore.

-Non importa che tu capisca..- dice, alzandosi, con le braccia conserte -… ma voglio darti soltanto un avvertimento. Non ti serve sapere come mi chiamo, né chi sono…-

-..Come se me ne importasse qualche cosa-

Un vena, stranamente le comincia a pulsare sulla tempia –Ma t’assicuro che prima o poi, dolente o nolente, il mio nome giungerà alle tue orecchie. Ed allora non potrai non interessartene, siinne certa-

-Mi trema la punta dei peli, guarda. Non ho ancora ben capito che diavolo vuoi da me, né tanto meno quale pazzo furioso ti ha fatto quei capelli.. ma se mi lasciassi andare a lezione te ne sarei davvero ma davvero grata- ma tutti i soggetti più pericolosi devono toccare a me?

Alza le braccia come un criminale acchiappato dal poliziotto, e mi lascia un varco verso la porta dell’aula da cui passare. Io le faccio un inchino sarcastico e sto attenta ad eventuali sgambetti, ma riesco a giungere alla mia lezione senza altri danni fisici o psicologici.

Alla cattedra c’è una donna in tailleur nero, forse sui quarant’anni o giù di lì, con lunghi capelli neri che le giungono fino alla vita, legati alle punte da un laccio bianco legato in un fiocchetto. È abbastanza bella, mi ricorda una di quelle sacerdotesse scintoiste che si vedono spesso nei manga, padrone di grandi poteri magici e spirituali. La cosa m’ispira parecchio, perciò mi diventa già simpatica senza neanche parlarci.

-Noguchi san, qual buon vento la porta alla mia lezione?- ma sta parlando a me?

Mi guardo intorno senza capire, dato che si sta rivolgendo dalla mia parte, ma l’unica altra persona che trovo nel mio raggio di azione è Miss faccia da cazzo, che sembra avermi seguita silenziosamente.

-Che diavolo ci fai qui?- le chiedo voltandomi verso di lei, ma lei non degna di un minimo di attenzione né me né la professoressa che le ha rivolto una parola, e rispondendo con breve inchino di cortesia va a sedersi sugli spalti. La prof guarda la scena digrignando un attimo i denti, poi si rivolge a me. Ma perché il mondo un momento mi sorride un momento mi fa la faccia da cazzo?

-Lei deve essere la studentessa Italiana..- annuisco.

Oh, questa sì che è la dimostrazione dell’ospitalità giapponese!

-Molto piacere, Yuriko Maekawa, docente di Storia della letteratura giapponese-

-Vittoria Galieti, piacere di conoscerla- m’inchino anch’io per cortesia, e magari per fare buona impressione ed ingraziarmela. Poi tento di andarmi a sedere, ma Maekawa sensei mi blocca. Ma come diavolo avrà fatto a spostarsi così velocemente se eravamo a forse quindici metri di distanza l’una dall’altra? Non ho il tempo di chiedermelo che i suoi occhi nerissimi m’inchiodano sul posto, e rimango ferma come una statua e aspettando una sua mossa.

-Vittoria san..- comincia.

-Mi… mi.. mi dica-

Estrae un o- fuda, mi pare si chiami così, uno di quei talismani tipo adesivo che si usano per tenere lontani gli spiriti maligni, e me lo attacca addosso. Non credo di aver guardato fissamente una persona con sguardo interrogativo per più tempo di adesso, ma lei non accenna a dare spiegazioni sia al fatto che un presunto talismano scaccia demoni penzoli sulla mia giacca, sia al fatto che stia tenendo due dita della mano destra alzate davanti al mio naso, come in una tecnica ninja.

-Che.. che sta facendo?-

-Devi stare attenta…-

-A che cosa?-

Non risponde subito, e abbassa la testa di scatto. Altrettanto velocemente avvicina il volto al mio, in modo da rischiare di farmi prendere un infarto seduta stante. Non emetto urla, fortunatamente, ma ora il mio fiato è così pesante che le sue sopracciglia fanno la ola sotto lo spostamento d’aria.

-Devi stare attentaaaaa..- ripete, con molta più enfasi.

-Le.. le sarei grata se concludesse il concetto, sensei-

Con mio grande disappunto la professoressa scuote la testa, mi sorride in modo non poco sinistro, e con un inchino che mi sa molto di presa in giro si va a sedere sulla cattedra. Probabilmente la mia testa sta emettendo fumo in questo momento, ma decido di non dannarmi inutilmente. Peccato che, non appena mi volto, mi diventi subito chiaro che non farlo mi sarà comunque impossibile.

Ikki mi saluta sorridente facendomi segno di avvicinarmi da un posto della seconda fila, come dalla cartolina di un novello sposo in viaggio di nozze, e Ikku, da vicino a lui, fa lo stesso, col suo sorriso da buddha illuminato (ma come fa quella specie di fascio di luce divino a non smettere mai di stargli addosso?). E come se non bastasse Miss faccia da cazzo è proprio avvinghiata all’ultimo soggetto nominato, e mi squadra con un vago ghigno di ostentata superiorità che non mi piace affatto. Ci sono altre due ragazze vicino a lei, che da come mi fissano reputo non debbano avere buone intenzioni verso di me.

Andiamo bene.

So che non dovrei, ma ignoro i probabili guai che mi deriveranno da questa scelta, e mi vado a sedere proprio vicino a Ikki, il quale sembra prendere l’avvenimento con immensa gioia.

-Vicchaaaaan! Hai visto? Te l’avevo detto che ci saremmo rivisti!-

-Che ci fate qua voi due? Questa lezione non dovrebbe interessarvi!- noto giustamente.

-Io sono qui perché non ho niente da fare- risponde subito Ikku.. e figurarsi che l’avevo identificato come uno studente modello!

-Io invece sono uno studente di Lettere proprio come te, amore mio-

Ignoro l’appellativo che non gli ho mai dato il permesso d’usare –Ma non eri a Legge tu?-

Il suo ghigno, non so perché, mi mette inquietudine.

-Avevo voglia di cambiare-

Tralascio liberamente di considerare l’eccessiva sollecitudine del cambiamento, e ancor di più il fatto che, tra tante facoltà, tutt’ad un tratto gli sia venuta voglia di frequentare proprio quella che frequento io.

-E tu Rosellina? Non ti facevo una letterata, dalla faccia e dai capelli- non capisce la prima parte della domanda, dato che la dico in italiano, ma sembra aver capito il tono più che bene. Miss Faccia da Cazzo mi scruta per un paio di secondi, come cercando di polverizzarmi una volta per tutte.

-Te l’avevo detto che prima o poi avresti sentito parlare ancora di me-

-Già mi ricordo, sento ancora i brividi addosso-

Non so chi tra noi due appaia più malefica, in questo momento.

-Oh scusate, non vi ho ancora presentate..!- se, come se me ne importasse.

-Vicchan, questa è Sayoko Noguchi, promessa sposa di Ikku…-

-NII CHAN! Non è assolutamente vero!-

Lo ignora completamente –Tanto lo sa anche lui che prima o poi si sposeranno.. i nostri genitori non aspettano altro!-

Mi sussurra all’orecchio, mentre trattengo il moto di dispiacere che mi è partito senza che neanche avessi voce in capitolo. Non vedo come un ragazzo angelico come quello possa stare con una faccia da cazzo come quella.. è inconcepibile!

-Le altre due sono Mamiko Okimoto..- una ragazza, dal tipico stile “Ganguro” che la obbliga ad avere la pelle abbronzantissima (come dice appunto il termine “faccia nera”), che la fa assomigliare al risultato di una diarrea -…E Rinako Usui- una bambina di cinque anni si truccherebbe con colori meno sgargianti dei suoi! Sembra una Barbie fabbricata male. Sayoko, Mamiko e Rinako, abbiamo fatto le tre dell’ave Maria? Sembrano le tipiche Gals da motto “Girls power!”. Ecco, giusto se proclamassero quel tipo di motto potrebbero starmi un minimo simpatiche.

Ad ogni modo, entrambe quelle che sembrano le tirapiedi di Sayoko, mi guardano come fossi il loro peggior nemico, ed il che non m’incoraggia ad essere lieta della loro presenza.

-Vedo che Maekawa sensei ha già provveduto a valutare la tua aura- nota Ikki.

-Ti riferisci al fuda?-

-Dovevo aspettarmi che fossi informata..- che ha da sbellicarsi così? -.. sai che molto probabilmente hai addosso un demone o qualcosa di simile?-

-Ne avevo una vaga idea- magari il demone sei proprio tu, avrei voluto rispondere.

-Maekawa sensei è una sacerdotessa scintoista, e vive in un tempio. Si dice abbia notevoli poteri spirituali e che sia in grado di vedere gli spettri e scacciarli- s’intromette Ikku, liberandosi miracolosamente dalla presa mortale di Sayoko. I miei occhi probabilmente hanno cominciato a luccicare.

-Ho sempre voluto essere una Miko!- esclamo come una bambina obesa a cui si è parlato del suo piatto preferito.

-Peccato..- interviene Ikki.

-Peccato cosa?-

 La sua faccia assume quell’espressione inquietante che gli ho visto l’ultima volta, quando parlava con suo fratello e io non capivo neanche una parola di quello che dicevano, ed il problema non era affatto la lingua. Questo qui sta tramando qualcosa alle mie spalle.

-Le Miko di solito sono vergini-

Lo sapevo, ma detto di lui, non so perché, mi fa rimanere di ghiaccio.

Solo in questo momento noto che la professoressa si è avvicinata a noi, e che mi sta fissando con la sua espressione enigmatica e che ho idea di non essere in grado di comprendere in ogni caso. Si avvicina al mio orecchio.

-Ti avevo detto di stare attenta alle tentazioni.. Vittoria san-

Evito di appuntarle il fatto che non me l’aveva detto, anche perché dubito di aver riacquistato la capacità di produrre suoni ascoltabili o anche solo comprensibili.

Rimango solo a guardarla mentre inizia a dire qualcosa sull’era Meiji che non arriva alle mie orecchie, e promettendo a me stessa di sedermi il più lontano possibile da loro… la prossima volta.

 

Ore 19.03

Imprecisato appartamento nel quartiere Ikebukuro

 

Una vita.. mi è rimasta solo una vita.. devo farcela.. devo assolutamente farcela..

C'è in ballo tutto.. non posso assolutamente arrendermi.. devo trovare il coraggio, il potere di farcela.. devo assolutamente vivere..

Che la forza sia con me! FORZA E ONORE!!

Destra, sinistra, in mezzo, in alto al centro, in mezzo, a destra..

- Muoviti porca troia! Dai che.. no, no aspetta! Aspetta cazzo!!-

- GAME OVER- annuncia la voce programmata del gioco a cui sto giocando da un'ora e mezza, e da cui non mi sono staccata un secondo.. in effetti dovrei anche andare al cesso ma è troppo ipnotizzante cacchio..

- MA TI VENISSE QUALCOSA PORCO CANE! POSSIBILE CHE DEVO SEMPRE PERDERE CONTRO UN FOTTUTO ROBOT DI MERDA????-

- Ma sei ancora lì a giocare alle palline colorate?!- sento dire alle mie spalle e, dopo aver fatto un salto che mi ha permesso di andare a salutare tutti i santi e ritornare poi a terra, mi volto leggermente basita a guardare Vittoria percorrere il salotto e raggiungermi frettolosamente, con sguardo che non sembra promettere proprio nulla di buono.. anche perché di solito, quando torniamo dalla spesa, abbiamo sempre l'espressione scazzata, e raramente così ringhiosa come ce l'ha lei in questo momento.. - Spero per te che la cena sia già pronta o mi sa che non potrai più giocare alla play con le braccine spezzate, tu che dici?-

- Ehm.. bentornata eh..- sibilo leggermente, mentre un gocciolone mi cade sul capo e realizzo di essere nei guai visto che mi sono letteralmente dimenticata della cena. E ciò può significare solo una cosa: pericolo imminente.

Sì perché quando si tratta di mangiare, sia io che lei, ed ecco che torna impellente la nostra carissima sintonia, diventiamo assurdamente incontrollabili e fameliche, tanto che potremmo mangiarci a vicenda nelle rare occasioni in cui manchiamo un pasto.. oddio, ora non esageriamo.. io ad esempio credo proprio di non essere molto buona da mangiare, anzi sono certa di essere indigesta quindi oltre a portare avvelenamento verrei anche scaricata subito al cesso..

Che schifo che faccio..

- Ti rendi conto che si tratta solamente di prendere qualcosa dal frigo e metterlo a scongelare nel microonde?! Ci riesco pure io, accidenti!-

- Me ne sono dimenticata.. bè dai, lo faccio adesso che tanto quanto vuoi che ci metta a scongelare?- mi alzo sospirando, senza però farmi beccare visto che se lo sapesse mi morderebbe una mano.. come minimo direi.

- HO FAMEEEEEEEEEE!!!!-

- Ho capito, va bene vado!- rinuncio ad ogni via di fuga, e mi dirigo in cucina dove metto a scongelare della pizza senza neanche guardare la scadenza, anche se sarebbe sempre meglio farlo visto che sono certa che in frigo ci possa essere roba scaduta ormai da mesi. - Assomigli sempre di più a *Goku, sai? Formereste una coppia perfetta insieme.-

- Davvero?- sbatte gli occhi estasiata e sbavante, dimenticandosi all'istante del problema "fame", mentre io ghigno sadica visto che ormai conosciamo entrambe i nostri punti deboli e basta parlare di qualche bel maschione animato che dimentichiamo subito tutto, pure chi siamo.

- Certamente! Avete gli stessi gusti in fatto di cibo, e in più siete pozzi senza fondo. Più perfetti di così!-

- Dah..- sbava in venerazione di chissà quale immagine sfornata dalla sua mente malata, cioè volevo dire, dalla sua mente molto aperta.

Dopo una manciata di minuti le pizze sono pronte, anche se ovviamente avrei fatto a meno del pollice bruciacchiato, ma senza indugiare porto i piatti in salotto, svegliando la sis dal suo trance sbrodoloso e dicendole poi di andare a prendere i dvd, mentre io mi occupo delle bibite.

Quando siamo finalmente stravaccate sul divano, e col telecomando a portata di mano, decidiamo di vuotare il sacco e di raccontarci l'andamento della giornata.

- Che intendi per qualcosa di rosa non bene identificato?- la interrompo.

- Non vorrei dilungarmi troppo su di lei, ma un'insignificante parassita di nome Sayoko, il cognome non me lo ricordo, è apparso all'improvviso mentre cercavo di arrivare alla lezione di letteratura giapponese. A proposito, lo sai che la prof è una miko?! Porca trota non ci credevo quando me lo hanno detto! sono andata in brodo di giuggiole!!-

- Fiquo.- approvo col capo, mentre ingurgito un pezzo enorme di pizza, facendo un casino assurdo, e quasi strozzandomici visto che mi è andato il formaggio di traverso.

- Fiquissimo, altroché! Comunque dicevo.. questa deficiente ha i capelli rosa.. e quando mi ha parlato sembrava di stare in un manga.. hai presente quando la protagonista incontra colei che poi avrà il ruolo di sua rivale? Ecco, questo è quello che è successo. Non ho capito un fico secco di quello che diceva, anche perché l'ascoltavo solo per farle un favore.-

- E te pareva.. quindi non sai neanche perché le stai sulle palle?-

- Veramente un'idea me la sono fatta.. ci sono due gemelli, tra l'altro sembrano pure loro usciti da un manga per quanto siano perfetti fisicamente, che mi hanno fatto da guida per la scuola. Anche in questo caso non ho capito molto, ma mi è sembrato stessero tramando qualcosa alle mie spalle quindi forse visto che a lei piace uno dei due..- lascia in sospeso la frase, e non c'è bisogno di continuare perché non ci vuole una mente geniale per capire il seguito.

- Ripeto: e te pareva.. con tutte le persone su cui potevano sfogarsi la noia, proprio te hanno scelto. Forse perché sei nuova.-

- Probabile.. ah poi il prof che avrebbe dovuto farmi da guida, ma che ha scialacquato la cosa ai gemelli, indovina cosa sembra!- mi fa poi, mentre mi verso da bere visto che mi è venuta una sete tremenda e tra l'altro mi sono bruciata la lingua.. ridaglie..

- Non saprei, che cosa?-

- Un kappa!- mi dice con tono soddisfatto ed esultante, quasi avesse scoperto la cura per tutti i mali del mondo, e io faccio a tempo a mettere giù il bicchiere prima di versarmi il contenuto addosso.

- A cosa?-

- A un kappa! Dovresti vederlo, è troppo forte! Tra l'altro pure nano, quindi si potrebbe benissimo nascondere come un vero e rispettoso kappa!- dice con gli occhi accesi di gioia, mentre mi schiaffo una mano sulla faccia cercando di stare calma e di capirci qualcosa.. ah, ma aspetta.. per kappa intende.. ora ricordo perfettamente: quello strano demone della mitologia giapponese, delle dimensioni di un moccioso, a metà tra rana, scimmia e tartaruga a causa del guscio sulla schiena..

- Lieta della tua avvincente scoperta. Svolgerai delle indagini a riguardo o lascerai quel povero nano-kappa che fa il prof al suo destino d'insegnante?-

- Vedremo!- dice, con sempre lo sguardo acceso ora pieno di follia.

Non c'è mai fine al peggio.

- Bè, fammi sapere quando avrai deciso cosa fare.-

- Tu invece? Com'è andata al lavoro? Oggi iniziavi al discount, no?- chiede poi, ripresasi dalla sua piccola pazzia, ritornando a mangiare con gusto e di buona lena.

- Diciamo che sarebbe potuta andare meglio.. diciamo che mi sono persa per strada e mi sono fatta venire a prendere da un dipendente, che poi ho scoperto che fa la vice del capo..- inizio, mentre lei si copre la bocca cercando di non ridermi in faccia, anche se lo so che tra poco lo farà comunque e senza neanche un po’ di riguardo.. del resto lo sto per fare anch'io, in effetti. - Mi hanno fatto un sacco di domande sull'Italia, sul perché fossi venuta qua, su come mi trovassi, se avessi avuto problemi, la famiglia ecc.. Mi hanno davvero tartassato, e ogni volta che avevo un secondo libero ecco che ne spuntava qualcuno di loro con domande assurde e che poi non centravano neanche con la mia nazionalità! Ah e poi mi hanno fatto indossare una divisa assurda.. tutta merletti e pieghe.. di quelle da cameriera.. ma più come bambolina..- continuo mentre la sento ridacchiare in silenzio, con le spalle tremanti e il viso rivolto verso il basso per non evidenziare il suo stato attuale.. anche perché abbiamo la sfortuna di avere delle espressioni facciali veramente abnormi quando ridiamo senza controllo. - Poi c'è anche un travestito sai?-

- Un travestito?- alza un sopracciglio, mentre realizzo che forse ora non mi stia neanche davvero ascoltando, interessata com'è a gustarsi la pizza.. e strozzarcisi anche visto che devo tirarle qualche sberla sulla schiena perché non mi muoia soffocata.

- Sì.. all'inizio mi sembrava completamente normale, voce, viso e tutto il resto. Apparentemente sembrava davvero una ragazza.. ma poi ho notato alcuni dettagli, nel corso della mattinata, che evidenziavano troppo la sua vera natura. Ho capito che porta la parrucca in quanto le si spostavano i capelli come succede a quelli che portano il riportino quando c'è vento.. si muoveva sempre! Poi più volte ho notato che aveva i peli sulle gambe e, anche se solitamente ce li hanno tutti, le donne si depilano sempre e non li lasciano mai così lunghi e in bella vista.-

- Wow.- dice appena, sempre troppo interessata alla pizza ma iniziando ad ascoltare finalmente ciò le che sto dicendo.

- Senti un po’.. ma se tu ti travestissi, ad esempio, da pantera.. riusciresti a muovere la coda come fanno i gatti?-

- Nel senso all'insù?- mi chiede, sembrando finalmente interessata completamente al mio discorso, guardandomi come se fossi impazzita.

In effetti, una domanda simile non è propriamente da considerare tanto normale.

- Sì.-

- Certo che no.. anche se magari esistono costumi con pezzi che si muovono da soli, che ne sai? Comunque perché?-

- Oh no, niente.. dovrò però controllare..-

- Eh?- fa lei, mentre si versa da bere e continua a guardarmi non capendo.

- Ah poi mi stavo dimenticando che..- m'interrompo un secondo, mentre la vedo versarsi da bere, e quando poi si porta il bicchiere alla bocca concludo sadica sapendo cosa succederà tra qualche secondo.  - C'è il macellaio che porta un costume da mucca.-

Quasi non si strozza per lo sconvolto e si sputa tutto il chinotto addosso, non prendendosi neanche la briga di girarsi ed evitare di macchiarsi. Prosegue battendosi il pugno sul petto per riprendere a respirare normalmente e quando si sente pronta per parlare si gira con un'aria completamente sconvolta e si avvicina quasi a un centimetro dal mio naso, sputacchiandomi tutta.

- Hai.. hai detto.. da mucca?- chiede mentre neanche un secondo dopo inizia a ridacchiare, e quando annuisco col capo la vedo scoppiare a ridere a gran voce, per poi venir presa dagli spasmi per il troppo ridere..

Se continua così finirò pure io a gracchiare come lei e la situazione potrebbe sfuggirci decisamente di mano..

Mi schiaffo una mano sulla bocca per impedirmi di ridere anche se già mi sento tremare le spalle, e quando però le vedo le lacrime agli occhi per il troppo ridere capisco che davvero non ce la sta facendo proprio più.

Non guardarla non guardarla non guardarla.. ricorda che se inizi a ridere pure tu non la smetti più… non guardarla.. e non guardarla ho detto!!

- Oh cazzoooo… una muccaaaaaaaa… nooooooo…..-

- Dai cazzo.. mi sono dovuta nascondere in magazzino per poter ridere liberamente.. se fai così.. mi fai… cazzo!- e finisce come presumevo sarebbe finita, con me che prendo a testate il cuscino del divano, ridendo e gracchiando come un'oca, mentre lei continua a rotolarsi sul pavimento, urlando alla Tarzan cose insensate su carne e vestiti a macchie.

Quando finalmente riusciamo a riprendere il controllo di noi stesse ecco che risentiamo della nostra follia, tenendoci pancia e guance per il dolore.. mi fanno male pure i denti cazzo.

- Cristo.. non ho mai riso così tanto in vita mia.. non respiro più.. oddio..-

- Già.. sto morendo.. mi fa male ovunque.. cazzo..-

- Ma.. dove cacchio.. sei finita.. a lavorare?- chiede poi, ricominciando a singhiozzare, mentre io mi schiaffo ancora una volta una mano sulla bocca imponendomi di non ricominciare a ridere.

Non di nuovo cazzo!

- Non chiedermelo.. e smettila di ridere cazzo!-

- Non ce la faccio.. è più forte di me.. voglio conoscerloooo…- riesce a dire con un filo di voce, prima di riprendere a ridere provocando anche a me l'attacco di risate.

- Oh merda..- sbotto terrorizzata.

- C-Cosa c'è ora?-

- Mi.. mi sto pisciando addossoooooooo!!!!- urlo, prima di alzarmi e scappare in bagno, ciondolando piegata visto che sto ancora ridendo, mentre sono sicura di essermi lasciata alle spalle una Vittoria morta e defunta dalle risate.

Pace all'anima sua.. e sia benedetto ogni cesso del mondo.

 

 

 

 

 

*Ryoga Hibiki: personaggio dell'anime/manga "Ranma ½"

*Son Goku: personaggio dell'anime/manga "Saiyuki - La leggenda del demone dell'Illusione"

 

SPAZIO AUTRICI:

Bene, dato che la Sis è partita io, Lady Kokatorimon, mi ritrovo qua sola soletta a fare le note finali… anche se in realtà uno straccio di internet ogni tanto da là giù ce l’avrebbe pure lei, ma l’altra volta ha tenuto la baracca lei, stavolta lo faccio io XD

Che dire, ho letto X1999 (non so se qualcuna delle lettrici/ lettori abbia mai fatto altrettanto), e mi sono innamorata di Subaru (stile tranvata super iper mega colossale!), e guarda te.. di cognome fa Sumeragi! Non sarà mica il destino che avessi dato lo stesso cognome poco prima a due miei personaggi? U-U

Ma passando a cose serie, vorrei scusarmi per eventuali assurdità riguardo l’università: dato che io sono ancora al liceo non ho bene in testa come funzioni, per esempio credo sia impossibile ottenere un appartamento per sole due persone di cui una non è nemmeno studentessa dell’università. E poi so anche che, a 21 anni, è impossibile parlare un giapponese così elaborato. Daremo naturalmente una spiegazione in merito, ma non so quanto potrà essere convincente. Personalmente a me importa di queste incongruenze, ma l’importante alla fine è divertirsi no?XD

Bene, rispondiamo ai commenti va!

 

Ethlinn: Dici che Ikki è più bello né? XD mah, potremmo anche fare un sondaggio alla fin fine, o forse i nostri sogni di gloria sono troppo esosi U-U Le avances sono la parte più inverosimile della storia, almeno per quanto mi riguarda! XDXD spero che continuerai a seguirci! Owari.

Fofolina: Ikki riscuote consensi! O_O oddio, tutto ciò mi gasa notevolmente *incomincia una danza ben poco seria* ed ora ti ci metti pure con le frasi cult! XD e di casi di soffocamento, col caro vecchio Kuma, in questa fic ce saranno davvero parecchi! Grazie del commento, ha fatto davvero bene ai nostri cuoricini.

Rinoagirl89: Il cero è servito ancora prima che tu lo accendessi! XD comunque sono contenta che il pezzo da “ansia da università” ti sia sembrato verosimile, visto che io l’università so ancora a malapena come è fatta! XD grazie del commento, Lu chan XD

Kimi: Ovvio… chi è che preferirebbe un uomo ad uno zerbino? Voglio dire, è pura e cristallina follia! XD contenta che ti sia piaciuta! Aspettiamo altri tuoi commenti.

Slice: L’abbiamo scritta in due, quindi è più giusto dire che “l’abbiamo scritta bene”.  Grazie del commento anche a te!

 

Arrivederci a tutti e commentate!

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Capitolo 4
*** Gli shock sono sempre dietro l'angolo! ***


Ore 10 e 22

 

Ore 10 e 22

Imprecisata zona all’aperto dell’Università imperiale di Tokyo

 

 

<< La maggior parte delle descrizioni descrive i kappa come umanoidi delle dimensioni di bambini, sebbene i loro corpi siano più simili a quelli delle scimmie o a quelli delle rane piuttosto che a quelli degli esseri umani. Alcune descrizioni dicono che le loro facce sono gorillesche , mentre secondo altre hanno un viso con un becco simile a quello delle tartarughe. Generalmente i disegni mostrano i kappa con spessi gusci simili a quelli di una tartaruga …*>>

 

Prima o poi dovrò togliermi proprio il vizio di leggere ad alta voce ed in pubblico.. magari in Giappone è anche vietato per legge e a me non l’ha ancora detto nessuno, vacci te a capire qualcosa. Da come mi guardano i passanti nel raggio di qualche centinaio di chilometri potrebbe anche essere che qualcuno stia pensando di rivolgersi alla autorità competenti per farmi sgomberare l’area.

Il sospetto non mi fa desistere dal mio incallito vizio di declamare qualunque cosa io legga come fossi un messaggero di sentenze di morte del medioevo.

Sospiro, chiedendomi per quale motivo tutt’ad un tratto mi sia venuto l’incontrollabile bisogno d’informarmi su Kappa, sacerdotesse scintoiste, e demoni tentatori di qualunque mitologia mi possa venire alla mente. A che dovrebbe servirmi?

Una risatina nervosa mi scuote il corpo.. convincermi di cose di cui non sono affatto convinta non è proprio il mio forte, e stiracchio le gambe con un mugugno che vorrebbe dire tante cose ma che alla fine non ne dice nessuna. Mi scricchiolano un po’ le ossa per la leggera umidità, ma si sta abbastanza bene, e le foglie di Ginkgo fanno dell’orizzonte che ho davanti una specie di grande quadro ad acquerelli, con la peculiarità di ritrarre soggetti capaci di muoversi e camminare come normali esseri umani. La mia mente fin troppo fantasiosa, che era già partita per la tangente, viene riportata alla realtà da un ombra che mi sovrasta, e mi spinge ad alzare la testa.

Ikku cerca di sorridermi, non riuscendoci molto bene a causa di un lecca lecca che tiene in bilico sulle labbra.

-Studi?-

-Se così si può dire- rispondo, sperando comunque che se ne vada il prima possibile, dato che la sua presenza mi fa tendere i nervi come le corde di un violino.

Ma si siede accanto a me sul muretto che cinge un'aiuola, aggraziato, dando un'occhiata al mio libro con interesse, avvolto nella sua solita luce divina che lo fa scintillare come una grossa sfera da discoteca la sera di capodanno.

-Kappa eh?- ridacchia.

-Ci trovi qualcosa di strano?-

Non mi risponde, scoppiando a ridere da un momento all’altro, facendo molto più rumore molesto di quanto non ne abbia mai fatto io in tutta la mia vita, declamando guide turistiche e libri di mitologia ad alta voce. Ma nessuno lo accusa con lo sguardo né lo guarda male. Devo sentirmi bistrattata o che altro?

-No no! Assolutamente!-

-Allora che c’è che ti fa tanto ridere?-

Cerca di asciugarsi gli occhi, poi m’indica col dito l’immagine di un kappa, probabilmente raffigurato su qualche antica pergamena o qualcosa di simile, che sorride maligno in obbiettivo.

-Non ti pare che assomigli a Nabe sensei?-

La mia bocca si spalanca –E te ne sei accorto solo adesso?-

Lui scuote la testa, e sono io che scoppio a ridergli in faccia, stavolta.

-Ma come può essere che non ti sia mai venuto in mente?-

-Non lo so! SMETTILA DI RIDERE SUBITO!-

Però,quando punta i piedi come un moccioso non so se definirlo più ridicolo o più puccioso di quello che è di solito!

-Ehi ehi, Vicchan, perché non fai ridere anche me?-

Mi riprendo, e saluto distrattamente Ikki che si è seduto alla mia sinistra, e si è chinato dal basso del mio ventre verso la mia faccia, per scrutarne meglio l’orribile rossore sulla pelle troppo pallida. Ma, a parte la filosofia Ganguro, che non posso che schifare con tutta me stessa, qui sono tutt’altro che fuori moda! Che incredibile luogo che è il Giappone!

-Kappa.. Nabe sensei.. mai accorto… uhauhauhauhauha- è tutto quello che riesco a rispondergli, e nella mia lingua madre per giunta, ed indi per cui non ci capisce niente.

-E parla una lingua comprensibile!-

-Un paio di anni fa avrei potuto dire la stessa cosa a te!-

E dire che, insieme al russo e l’arabo, il giapponese è una delle lingue incomprensibili per antonomasia in Italia! La cosa mi suona un po’ strana, e riattacco a ridere come un'idiota per tutt’altro motivo di quello per cui ridevo prima.

Quando finalmente la smetto, e mi accorgo di essere letteralmente circondata da due dei più mirabili esempi di bellezza orientale, aspiro l’aria a mo d’aspirapolvere, rimanendo poi ferma e immobile con una mano sulla bocca, cercando di occupare meno spazio possibile e di risultare, magari, pure invisibile. Tutti i miei sforzi si rivelano vani.

-E così Sayoko, se potesse, già ti spererebbe a vista, eh?- chiede, quando gli sembra più opportuno interrompere il silenzio imbarazzato che proveniva da me.. ma è anche più facile pensare che il momento sia stato scelto del tutto a caso.

-Bah..- ci penso un attimo -.. la vedo molto meglio a mandare le sue tirapiedi, munite di bastoni e armi bianche in genere, ad aspettarmi sotto casa per una bella accoglienza, e immagino anche che lei gradirebbe parecchio godersi lo spettacolo dall’alto della sua altezzosa testa di cazzo.. sarebbe molto più in linea col suo personaggio-

I due ponderano un attimo sulle mie considerazioni del tutto fuori dal mondo reale, poi annuiscono simultaneamente –Non hai affatto torto!- sbottano in coro.

-Certo! Io li conosco i miei polli!- non comprendono il mio modo di dire, ma continuando ad annuire come fossero programmati per farlo, e senza ancora sapere che la sottoscritta non si è ancora liberata del tutto della propria, personale immagine del Giappone come di un gigantesco manga pieno di bei ragazzi e avventure da scoprire.

Devo dire che è più forte di me.

-Rinako e Mamiko sono sinceramente assurde..- comincia Ikki rubando il lecca lecca dalla bocca del fratello, con suo palese sdegno -… non mi sono neanche mai chiesto se potrebbero esistere separate l’una dall’altra o da Sayoko senza vagare smarrite e senza meta-

-Mamiko verrebbe scambiata per un panda al contrario e portata di forza allo zoo, nella sezione degli animali rari..- infatti anch’io mi chiedo come faccia ad essere scura su tutto il volto tranne che intorno agli occhi.. si tiene gli occhiali mentre fa la lampada? -… mentre Rinako finirebbe a ballare la samba al carnevale di Rio de Janeiro!- Spara Ikku all’improvviso, con una serietà tale che si sarebbe potuto pensare che gliel’avesse chiesto un professore ad un esame orale. Ora è così intento a gustarsi il suo lecca lecca miracolosamente recuperato, cioè, io sono così intenta a guardarlo gustarsi il suo lecca lecca, che neanche ci rendiamo conto che il discorso non poteva filare più di così.

-Vero vero- consideriamo tutti e tre in coro, con la stessa serietà.

-Però, fratellone, potresti anche diventare il marito di un prossimo esponente della Yakuza (Mafia giapponese).. Sayoko ci starebbe perfettamente, te lo dico per esperienza-

-Ti ho detto mille volte che io non sposerò Sayoko, fratellino- risponde, succhiando tranquillamente come se la conversazione non riguardasse nessuno dei due minimamente.

-Lei non la pensa allo stesso modo..- dice, muovendo la testa in su e in giù senza apparente motivo -… Tra l’altro, Vicchan, sai che Ikku avrebbe potuto fare la nostra stessa facoltà?- una nota di fastidio risulta chiara dal tono.

-Non parlare di ‘vostra’ facoltà quando ci sei soltanto da due giorni appena-

Ikki ignora completamente l’interferenza -.. Il fatto è stato piuttosto traumatico-

-Di che diavolo state parlando?- chiedo, con un senso di deja vu piuttosto forte.

I due si guardano nel campo visivo che non riesco ad occupare, fissandosi per comprendere i pensieri dell’altro senza parole, con la gran fortuna di una coppia di gemelli. Io volto la testa da una faccia all’altra quasi fino a snodarmela dal collo, aspettando una spiegazione che puntualmente non arriva, e sento il fastidio crescere in me livello per livello.

-Se avete dei segreti da nascondere nei miei confronti potete anche girare al largo per quel che mi riguarda!- strillo, stizzita, alzandomi in piedi di scatto in mezzo a loro, e puntando le mani sui fianchi in una posizione che spero sembri abbastanza autoritaria.

Ma i loro sguardi sono fin troppo tranquilli.. e divertiti.

-Di che stavate parlando?!-

-Buongiorno, Sayokooo chan-

-Che cazzo c’entra quella adesso?!- ma penso di non impiegarci molto per capirlo, dato che un ombra incombe dietro di me come cercando d’inghiottirmi.

-Buongiorno anche a te.. Galieti san-

Seguendo un fruscio di carta famigliare, mi volto, e Miss Faccia da Cazzo mi si presenta davanti in tutta la sua inutile esistenza. Ma noto immediatamente che ha qualcosa in mano, che guarda con vago interesse.

-“Sis & Sis, Holland 2008”- legge, con un po’ di difficoltà.

-Siete veramente carine, insieme- mi porge la foto, che riconosco immediatamente essere quella che ci facemmo scattare da un vecchio contadino, sullo sfondo dei mulini a vento: ci troviamo spalla a spalla, con le teste reclinate l’una verso l’altra, e la nostra incapacità genetica di sorridere che ci fa tenere un broncio piuttosto ridicolo.

-Cazzo.. ridammela immediatamente… - Gliela strappo dalle mani, mentre lei alza le braccia per rassicurarmi di non star facendo nulla di sospetto, anche se la sua espressione dice esattamente il contrario. -… come hai fatto a prenderla?-

Di solito è ben nascosta nella mia agenda!

-Era caduta- fa spallucce.

-La prossima volta rispetta la privacy degli altri, idiota-

Mi volto indietro, ritrovandomi due sguardi scintillanti che mi ricordano subito altra rabbia repressa, e pesto i piedi a terra per il nervosismo. Me ne voglio andare.

Ignoro completamente i segreti di cui, improvvisamente, voglio venire a conoscenza, e i loro sorrisi sulle facce da schiaffi che sembrano scolpiti nel marmo di Carrara con la più alta arte assoluta.

Ho perso tutto il mio autocontrollo.

Mi chino sull’orecchio d’Ikku –Attento.. anche io potrei non starci poi tanto male alla Yakuza- sibilo, prima di pestare di nuovo i piedi a terra per il puro gusto di farlo, ed averlo guardato sgranare gli occhi.

Supero Sayoko senza degnarmi di salutare nessuno.

 

Ore 12.15

Entrata dell'Università Imperiale di Tokyo

 

-Porca di quella grandissima puttana..- sbotto senza fiato, con la mascella ormai che mi arriva ai piedi e gli occhi sbarrati che sembrano due palloni da basket decisamente troppo gonfi.

Davanti a me si estende in tutta la sua magnificenza un enorme cancello rosso.

È come se l'avessero creato così proprio con lo scopo di far sentire coloro che ci si fermano davanti delle persone, anzi, degli esseri totalmente insignificanti.

Come non la invidio alla sis.. fortuna che io all'uni ho scelto di non andare..

Però osservandolo meglio, io che non sono studio in questo posto, non mi sento poi così depressa. E infatti questo cancello mi ha dato sensazione di potenza solo a prima vista, perché ora che lo guardo meglio non mi sento assolutamente male.

Ci manca l'avviso "attenti al cane" però.

Alzando le spalle indifferente decido di oltrepassarlo, visto che non posso passare tutta la giornata davanti a un cancello e, tra l'altro, la carissima e dolcissima Vittoria mi ha gentilmente chiesto di portarle il libro di letteratura e presumo che a lei debba servire davvero o non mi avrebbe di certo chiamato sul lavoro.

Anche se, per la prima volta in tutta la mia vita, ho odiato davvero un libro e non il suo contenuto.. cioè ma ci ho messo più di un'ora per trovarlo! E sì che pure io, all'epoca, i libri di scuola li tenevo tanto per fare però almeno io dove li lasciavo rimanevano a marcire!

Mentre pondero sul fatto che tra me e la sis c'è questo diverso atteggiamento nei confronti dei libri scolastici, mi guardo in giro per capire come orientarmi in questo posto assurdo.

Oh cazzo.. in che aula ha detto che aveva lezione?.. porca troia cerca di ricordartelo Elettra!.. forse.. sì forse… dai che forse.. no.. niente da fare..

Mi tiro un pugno in testa da sola visto che a quanto pare non mi ricordo proprio in che aula aveva detto che si sarebbe trovata a quest'ora. Decido quindi di mandarle un messaggio e farmi dire dove si trova, ma non faccio neanche in tempo a tirare fuori il cellulare che qualcuno mi sfiora la spalla, e come reazione istintiva mi ritrovo a indietreggiare e girarmi nello stesso istante.

Rimango interdetta quando mi trovo davanti tre ragazze, una più inguardabile dell'altra. Quella poi che mi ha toccato ha pure i capelli completamente rosa.. no dico, rosa.. e di quel rosa che mi fa proprio venire la nausea.

Ora vomito..

-Serve aiuto?- mi chiede, con voce dannatamente irritante, mentre sorride in modo fin troppo servile. Non so perché ma qualcosa mi dice di stare all'erta, e infatti ho le difese ben alzate.

Mai sottovalutare l'istinto!

Comunque mi sembra di averla già vista da qualche parte.. no aspetta, magari non di persona.. mi ricorda qualcuno ma non riesco proprio a capire chi potrebbe essere..

Questa mania di dimenticare tutto sta diventando leggermente problematica.

-Sì, potresti essermi utile in effetti. Sai per caso l'aula dove si sta tenendo la lezione di.. ehm.. cioè dove si usa questo libro?- dico, tirando fuori l'oggetto interessato mentre vedo nel suo sguardo uno strano scintillio.. che non mi promette nulla di buono.. ma forse sono io che sono troppo paranoica.

In fondo non mi conosce neanche, perché dovrei sentirmi in pericolo? Poi cosa potrebbe farmi? Sembra tanto il tipo che piange per un'unghia spezzata!

-Ah sì certo! Vieni, ti faccio strada!- annuncia, mentre le si allunga il sorriso sulla faccia e inizia a camminare, con accanto le due ragazze che non hanno ancora aperto bocca e che non sembrano volersi allontanare da lei. -Chi stai cercando precisamente?-

-Vittoria Galieti, ma non penso che tu la conosca.- dico, mentre alzo un sopracciglio quando, al nominare il nome della sis, le due tipe silenziose si girano a guardarmi confuse.

-Oh sì, infatti. Non la conosco, e non mi sembra di averla mai vista in giro.- risponde, con un tono di voce strano, quasi felino. Alla sua risposta poi noto le due voltarsi a guardarla per poi sfoggiare un sorriso divertito.

C'è qualcosa che mi sfugge..

Quando arriviamo a destinazione mi chiede di rimanere un attimo fuori, mentre lei bussa e annuncia la classe della mia presenza. Mentre esce mi fa cenno di entrare, ma appena fatto un passo oltre la porta mi accorgo che l'aula è completamente vuota.

Non faccio in tempo a girarmi che sento la porta chiudersi di botto, e qualcosa girare nella serratura. Scommetto infatti che hanno usato una forcina o simile.. pure le ladre bazzicano sto posto, grandioso.

-Mi sono dimenticata di presentarmi. Io sono Sayoko Noguchi, piacere di conoscerti, amica di Galieti san.-

Sayoko Sayoko Sayoko.. capelli rosa… ma certo!

-Adesso mi ricordo da chi ti ho sentita nominare.-

-Ah sì? Galieti san si è presa il disturbo di raccontarti chi sono? Quale onore!-

-Se devo essere sincera non mi aspettavo un comportamento così infantile, ma a quanto pare è stata fin troppo buona nel descriverti.- freccio, mentre sento qualcosa sbattere contro la porta, e un ringhio sommesso.

1 a 0 per me.

-In ogni caso, spero che la nostra accoglienza sia di tuo gradimento. Quest'aula è utilizzata solo per le conferenze e quest'oggi non ne sono state programmate, quindi buon divertimento, mia cara. E salutami Galieti san.. quando e se riuscirai ad uscire da qui ovviamente.- conclude ridendo sguaiatamente, mentre io mi schiaffo una mano sulla faccia scuotendo il capo rassegnata.

Possibile che anche gli idioti che non c'entrano niente con me debbano per forza farmi perdere la pazienza?

Sbarro però gli occhi quando realizzo dove davvero mi trovo.

Sono costretta infatti a chiudere più volte gli occhi, con il panico che inizia a farsi sentire.

Le pareti, i banchi, le tende.. l'intera stanza è completamente bianca.

Cazzo.

Nonostante abbia gli occhi coperti dalle mani sento le gambe farsi a gelatina, facendomi cadere a terra senza poter fare nulla per evitarlo.

Non posso credere di dover vivere ancora un'esperienza simile.. sono in Giappone porca puttana! Non può ripetersi pure qui!

La sensazione di qualcosa che trema.. qualcosa d'instabile.. qualcosa che da un momento all'altro si romperà in mille pezzi.

Questa sensazione.. così vecchia.. eppure così familiare..

Non di nuovo.. non qui..

Succede tutto a rallentatore.

Il mio corpo che si muove da solo, la mia mente totalmente assente.

Quella sensazione.. come quando compi qualcosa di sbagliato, d'irreparabile.. ti macchi di una colpa che non avresti mai voluto compiere.. eppure senti quel brivido, quel fremito.. l'eccitazione di aver appena commesso qualcosa d'imperdonabile.. e la consapevolezza che se tornassi indietro lo rifaresti.. e con più soddisfazione di prima.

Consapevolezza che mi fa sentire ancora più miserabile di quanto posso davvero essere.

Rumori, suoni.. non li sento neanche più.. non capisco più niente.

Il vuoto mi risucchia.. è come se avesse allargato le braccia per circondarmi e stringermi a sé, quasi in modo protettivo.

Chi sono, dove mi trovo, perché sono qui, cosa stavo facendo, cosa sto facendo.

Domande di cui non capisco la consistenza.. di cui non capisco l'essenza.

Le risposte non mi interessano neanche, non le voglio neppure sentire.

Ma in tutto questo vuoto, nel freddo di tutta questa illusione i miei occhi si fermano su qualcuno.

C'è qualcuno.

Lo vedo, lo sento.

Percepisco questo qualcuno più vicino di chiunque altro.. sembra quasi che mi stia osservando allo specchio.. un riflesso distorto in tutta questa follia.

È una figura.. una sagoma.. non riesco a distinguerla bene.

Sta facendo qualcosa, non capisco cosa.

Sembra in difficoltà, ma non mi sento minimamente desiderosa di aiutarlo.

Che si arrangi.

Qualcosa però cambia.

Qualcosa mi sta tirando, mi sta assorbendo e non ho la forza di oppormi.

Sono tornata?

Sbatto gli occhi, e quest'azione involontaria mi fa capire di essere tornata finalmente in me.. e senza indugiare oltre torno a farmi le dovute domande.

Sono Elettra Alfano; mi trovo, anzi, mi trovavo in una stanza chiusa completamente bianca.. adesso sono nel corridoio; sono venuta in questo posto per dare un libro a Vittoria, la sis; e.. cosa stavo facendo?

Realizzo di avere in mano una sedia, e quando mi guardo alle spalle non posso che rimanere basita di fronte a un'aula scolastica completamente devastata.

Banchi a terra, sedie frantumate, tende strappate, la cattedra capovolta vicino la finestra.

Guardo poi la porta che sembra aver ricevuto un colpo durissimo per venire aperta, e infatti la maniglia è completamente distrutta.

Involontariamente il mio sguardo si abbassa sulla sedia che tengo ancora in mano, e un pensiero per nulla positivo si fa strada in me.. un'altra consapevolezza, e stavolta più concreta.

Sono stata io.

Sono stata io a fare tutto questo.. sono stata io.

Poso la sedia accanto alla porta, ma quando provo a fare un passo per riuscire ad allontanarmi le gambe non mi reggono e cado a terra senza poter fare nulla per evitarlo.

Quando abbasso lo sguardo per darmi un'occhiata realizzo che il casino che ho fatto non ha solo danneggiato la stanza, ma anche il mio corpo.

Insieme alla ragione sento infatti tornare tutti i sensi, e all'improvviso torno a sentire tutto. E mi trovo costretta a trattenere il fiato quando sento ogni singolo osso del mio corpo dolorante.

Grazie al cazzo, guarda come mi sono ridotta.

Osservandomi con attenzione noto graffi e tagli ovunque, lividi che ben presto diventeranno delle macchie abnormi, i vestiti strappati..

Cazzo.

Quando sento però dei passi che a poco a poco sembrano avvicinarsi e dirigersi da questa parte del corridoio, il desiderio di voler scappare e sparire immediatamente da qui fa passare in secondo piano le mie sofferenze.

Non voglio che mi vedano così.. non devono vedermi..

Cerco di alzarmi il più velocemente possibile ma non riesco neanche a mettermi seduta, e costretta dalla situazione inizio a strisciare per terra ma so con certezza che non farò molta strada e che alla fine verrò comunque scoperta.

Non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che vedo delle persone, delle ragazze, venire nella mia direzione e quando si accorgono di me è troppo tardi per poter organizzare una fuga alternativa.

-Oh Kami sama!- esordiscono, coprendosi la bocca, bloccandosi appena realizzano come sono ridotta.

-Non avvicinatevi!- sibilo, mentre mi posiziono meglio e appoggio le spalle al muro.

Che si fottano tutti.. ormai mi hanno visto.. fanculo.. vaffanculo tutto!

-Che diavolo è successo qui?- sento dire alla mia sinistra, e sforzandomi non poco sposto lo sguardo su dei ragazzi che si sono immobilizzati davanti la porta dell'aula che ho distrutto. Alcuni di loro sono però più interessati alla mia presenza, e infatti continuano a fissarmi senza però aprire bocca o accennare a muoversi.

Come cazzo la risolvo la situazione adesso?

Ma quasi come se mi avesse sentito, scorgo qualcuno di mia conoscenza farsi largo tra i pochi che stanno assistendo alla mia orribile performance, e quando mi raggiunge io sono finalmente riuscita a rialzarmi in piedi, pronta ad affrontare qualsiasi sua reazione.

-Elettra..- mi chiama appena, e dopo aver osservato accuratamente le mie ferite e distrattamente l'aula alle mie spalle vedo i suoi occhi accendersi di comprensione mista a qualcosa, fastidio direi.

-Sto bene.- dico, per evitare qualsiasi domanda che potrebbe peggiorare ancora la situazione, nonostante le mie condizioni ben visibili e il respiro affrettato dicano tutt'altro in proposito.

Ci squadriamo per un secondo che mi pare infinito, io ansimante e con sguardo vuoto, tu calma e con sguardo indifferente.

-Ti senti meglio almeno?- mi chiede, dopo un po’, mentre coloro che ci circondano osservano la scena senza capirci nulla, presumo.

-Per niente.-

-Possibile che una stanza simile ti faccia davvero questo effetto?- domanda, mentre stringo i denti sentendomi davvero umiliata per essere stata colta sia da lei che da estranei in una situazione come questa.

-Fottiti.-

-Appena posso vedrò di farlo, ora cosa vuoi fare?-

-Tu che dici?- le sibilo, realizzando di aver smesso di ansimare ma di non aver ripreso completamente le forze.

-Va bene, d'accordo, però guido io!- risponde, voltandosi e incamminandosi con me che striscio alle sue spalle, e nonostante io sia davvero frustrata da questa cazzo di situazione non posso che sentirmi leggermente in debito con lei, per avermi tolto dai guai.

Vedrò di trovare un modo per sdebitarmi, anche se a differenza mia lei non ha questo tipo di debolezze.. o meglio, forse le avrà ma di certo non è sfigata quanto me, quindi è sicuro che in situazioni simili non si verrà mai a trovare.

Ma se si aspetta che le dica grazie si sbaglia di grosso.

 

Ore 13 e 47

Imprecisato locale McDonald del quartiere Shibuya

 

Osservo la Sis ringhiare, in modo poco umano, ad un bambino di su per giù cinque o sei anni che guardava stralunato una ferita ancora sanguinante sotto la guancia destra, avvertendomi involontariamente del suo ritorno dall’oblio del water. I suoi vestiti, fortunatamente, non sono così distrutti da attirare più interesse di quanto non ne attiri già la sua espressione, che tutto ha della maschera di un predatore ferito. Spero che il suo toast e il suo cheeseburger gigante possano riportarla nella specie umana senza troppi ripensamenti, o qua mi tocca comprare il collare e pure la museruola.

Si siede davanti a me, afferrando il panino con una mano sola e prendendone un morso tanto grande che per un attimo penso non possa passare attraverso il suo apparato digerente senza ingolfarlo. Io rimango con la mia crocchetta di pollo in mano per qualche minuto, soppesando la situazione.

-Hai disinfettato bene tutte le ferite?- chiedo, per puro spirito di responsabilità che neanche dovrei avere. Ma tanto che ci sono, un po’ di colpa me la sento anch’io, sai com’è.

-Non credere di essere una croce rossina così brava-

-Mai pensata una cosa simile..- rispondo, gustando ad occhi chiusi un sorso di coca cola che mi scende giù per la gola riarsa -… scusa tanto se mi sento un pochino chiamata in causa se una MIA compagna di università ti ha messo in una situazione particolarmente umiliante-

-Il grado di umiliazione aumenta ogni volta che me ne fai ricordare-

-Il lato oscuro della comunicazione, facci l’abitudine… anche se per noi ogni contatto umano è un buco nero senza via d’uscita-

-Ma quanto sei poetica- constata con vile sarcasmo, scolandosi mezzo bicchiere di tè al limone in una sola volta, sgocciolando copiosamente sul tavolo sotto i suoi gomiti.

-Grazie, anche se non è di questo che stavamo parlando-

-Non lo fare-

Alzo un sopracciglio, richiudendo le palpebre subito dopo per evitare di guardarla negli occhi, continuando a mordicchiare una  patatina grondante di salsa agrodolce con un rapimento che non riesco interamente a nascondere.

-Intendi spezzarle entrambe le braccia e usarle come mazze per intraprendere una brillante carriera di golfista?-

-Esattamente quello-

-No, non credo che lo farò.. il golf mi sembra un bel po’ noioso-

Sospira, forse un po’ esasperata dal mio tono un tantino troppo teatrale per una conversazione ad un tavolo cosparso di rimasugli di ketchup e maionese in un normale Mc Donald, e mi guarda, le sue guance assumono forme tondeggianti mentre tritura con lena un morso di cheeseburger e uno di toast in una sola volta.

-Non serve che fai la dura sai?-

-No, a quello ci pensi tu infatti-

M’interrompe portando il palmo unto della mano a pochi centimetri della mia faccia.

-Quello che intendevo è..- deglutisce rumorosamente, per poi continuare con aria infastidita quasi, che evidenzia quanto non vorrebbe essere lei a doverlo dire -… non penso che si vedrebbe molto di buon occhio un tuo coinvolgimento in un pestaggio, in un'università di quel livello-

-E sai quanto cazzo me ne frega?- la mia espressione deve essere particolarmente scettica, dato che non credo di aver sentito la Sis parlare assennatamente da parecchio tempo a questa parte, non pensavo neanche che il concetto di “rispetto delle regole” potesse figurare nel suo dizionario personale.

-Niente..- annuisco, prima che continui a parlare -… ma non mi sembra una cosa saggia da fare- conclude, finendo il liquido nel bicchiere con un lungo e protratto rumore di aspirazione.

-Non avrei mai pensato di sentire parole simili uscire dalla tua bocca-

-Neppure io, e non penso me le sentirai più dire. Comunque dev'essere opera di questo toast.. mi ha proprio rimesso al mondo-

-Ci credo, l’ho pagato io..- mi rabbuio all’improvviso: niente al mondo può rendermi più scazzata del sapere di aver speso soldi per qualcun altro e non per me stessa -… va bene che mi sento in colpa, ma avresti anche potuto evitare di ordinare tutto il ristorante per sfogare la tua frustrazione repressa. Dal casino che hai provocato ho pensato che non avresti avuto più niente da sfogare per tutto il resto della tua vita-

Sorride con un'aria che lei deve aver reputato furba, masticando in modo accentuato e fissandomi occhi negli occhi come se quello che sta mangiando fosse ciò che di più buono nell’universo possa esistere.

-Se qui hanno soltanto due cheeseburger, quattro toast, un secchio di patatine per cinquanta persone, e un'autocisterna di tè allora sì che il Giappone è in piena crisi economica-

-Ah ah ah, simpatica..- sibilo, staccando appena le labbra dalla cannuccia -… se ordini ancora qualcosa con l’intenzione di farlo pagare a me ti giuro che un braccio lo spezzo anche a te- sottolineo parecchio eloquentemente, con ben scolpita in mente l’immagine del mio portafoglio a forma di Mokona completamente vuoto, anche se poi qualcosa dentro dovrebbe comunque ancora esserci.. o almeno lo spero.

-E io che speravo in un trattamento di favore… - si posa un braccio con il palmo rivolto in alto, in una posa che vorrebbe essere drammatica -… anche se sinceramente poco mi serve-

-Ovviamente no- rido.

-Ad ogni modo, te lo ripeto: non farlo-

-E perché non dovrei?-

Per aggiungere tensione al momento della verità afferra quello che è stato il suo primo bicchiere di tè, dei quattro che si è scolata durante tutto il pasto, ormai del tutto vuoto, stringendolo nella mano fino a farne una pallina di qualche millimetro di diametro, forse anche di meno.

-Perché questa è la fine che vorrei farle fare, IO-

-Tu e non io, afferrato…- noto, sarcasticamente -.. anche se farlo col bicchiere pieno sarebbe stato molto più d’effetto…- ridacchio -… ma, ad ogni modo, evita di dire cazzate responsabili quando le tue vere motivazioni sono assolutamente palesi-

-Cazzate responsabili?-

-Oddio.. mi cacceranno dall’università a calci in culo!- la mia posa drammatica è molto più efficace della sua, anche se la sua faccia imbronciata vorrebbe a tutti i costi negarlo.

-Scusa tanto se mi sentirei un tantino chiamata in causa, se succedesse-

-Quando dico di smettere con le cazzate responsabili, intendo definitivamente-

Le impedisco di ribattere togliendole il vassoio da sotto i gomiti, segno inequivocabile che la manciata di patatine che sta masticando saranno le ultime, e ponendo fine al pranzo. Mi rivolge un grugnito animalesco, anche se non capisco a quale animale dovrebbe appartenere, al quale replico con un sorriso che dire diabolico è poco: il tempo dei silenzi tesi e della pena inutile è passato da un bel pezzo, esattamente come quello in cui il mio portafoglio era florido e pieno. La cosa non sembra andarle molto a genio, dal modo in cui schizzi di ketchup si proiettano dalle patatine che ha in bocca mentre borbotta qualcosa sul volere un altro cheeseburger, che sicuramente non avrà da me.

-Qualunque cosa tu stia dicendo, la risposta è NO. E ora alza il culo se vuoi farti il viaggio in macchina invece che sulle tue gambe, vorrei andare a studiare prima della fine del mondo-

-Un po’ di delicatezza? Ti ricordo che ho subito un forte shock-

Frugo nelle tasche, poi le rivolgo la bocca del mio Mokona portafoglio –Questo è uno shock-

Alza le braccia, come presa con le mani nel sacco o con le mani sul collo di qualcuno che aveva sempre voluto mandare all’altro mondo, con un ghigno tutt’altro che colpevole. Il mio tentativo di lasciarla indietro in tutti i modi mentre camminiamo ha un che di fin troppo infantile.

 

 

 

SPAZIO AUTRICI!

Brucy: SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! T______________T

Lady: *dorme*

Brucy: SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! *_______________*

Lady: ma scrivere qualcosa di più creativo no?U-U *dorme ancora*

Brucy: Senti chi parla -.-

Lady: SUBARU CHAN AMAMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! *_*

Brucy: Non mi dai altra scelta allora.. ZORO SPOSAMIIIIIIIIIIIIIIII!!! *ç*

Lady: quando l’ho detto io era creativo.. ma tu l’hai spudoratamente copiato!U-U *torna a dormire russando MOLTO rumorosa e facendo sogni erotici su Subaru*

Brucy: Non vedo dove sia il problema, mi hai costretto tu *le tira un calcio cercando di svegliarla*

Lady: Si vai Seishiro.. stupralo… Subaru chan… hihihihihihihihihi *ride in modo malefico nel sonno immaginando cose sconce*

Brucy: Se non vuoi che ti dia fuoco svegliati subito *minaccia sibilando con una tanica di benzina in mano e lo sguardo omicida negli occhi*

Lady: Seishiro… Subaru… fuoco della passione… hihihihihihihihihi *continua a ridere in modo malefico infischiandosene*

Brucy: Mi sono stancata di fingermi quella seria della situazione, quando hai finito avvisami *torna dai suoi manga e dal suo adorato Kurogane*

Lady: *Si sveglia improvvisamente* Che cosa stai ancora lì a cincischiare? Rispondi a sti commenti no! U-U *torna a dormire*

Brucy: Non prendo ordini da nessuno, tsé *continua a sbavare su Tsubasa*

Lady: L’ultima volta era sola ed abbandonata in mezzo alle intemperie della vita… e ti rifiuti di negarmi un favore tanto piccolo quale cominciare a rispondere ai commenti? Me misera *Subaruuuuuuu… dhaaaaa…*

 

 

Ethlinn: Ma guarda che farsi film mentali è una cosa che va fatta almeno dieci volte al giorno XD anche tu a fare pubblicità occulta?? E soprattutto nei commenti della nostra fic??! Vedo che anche tu hai capito tutto dalla vita U.U Per quanto riguarda l'università, siccome l'ha scelta Sis mi sembra scontato dire che è sia un laboratorio sullo studio del paranormale che dell'insanità mentale *me se ne frega di ciò che dirà Lady al riguardo* Comunque grazie del commento, ci fa piacere che continuerai a leggerci, soprattutto perché abbiamo qualcuno da uccidere in meno XD

 

Rinoagirl89: Per quanto riguarda Miss faccia da cazzo stai tranquilla, ancora non si è deciso per quale mano, ma prima o poi perirà *_* Comunque non sei l'unica a sbavare pensando di voler vivere un'esperienza simile a quella delle protagoniste.. dhaaa…

 

 

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Capitolo 5
*** L'ultimo dango ***


Ore 18

Ore 9.45

Sconosciuta libreria di un'imprecisata via d'Ikebukuro

 

Quella è una macchia.

Osservo con aria terribilmente apatica, e molto forzata, quella strana incisione sul muro che, da un quarto d'ora a questa parte circa, ha attirato tutta la mia, poca e quasi inesistente, attenzione.

Sì è una macchia.

Constato poi affermativamente con me stessa che decisamente è una macchia, anche se mi è davvero difficile capire come si possa essere formata in un punto così alto e proprio in modo da prendere la forma di una chiocciola.

-Yaaawn…- sbadiglio senza neanche provare a darmi un contegno, attirandomi lo sguardo irritato della vecchia che si è fermata a spiare le copertine dei libri proprio vicino a me. La ignoro, visto che poteva pure scegliersi un altro punto del negozio anziché avvicinarsi a dove sto vegetando da mezzora io, e finalmente giungo a pormi l'illuminante domanda che mi sarei dovuta porre molto, ma decisamente tanto tempo fa.

Perché non sono svaccata nel mio letto a sbavare sul Mokona-Timer?

Impegnandomi, facendomi anche insultare pesantemente dai miei stessi neuroni che a quest'ora ancora non sanno neppure chi sono o da dove vengono, posso quasi immaginare Gerry Scotti sedutomi di fronte, in attesa della risposta che, se giusta, mi potrebbe far vincere il sudato milione, ma ovviamente i secondi scorrerebbero e io continuerei a guardarlo nelle sue palle enormi degli occhi, a farmi filmini su quanto possa essere rotondo e abbronzato, senza riuscire a dargli una risposta decente.

Sì, perché mi sfugge davvero il motivo per il quale non mi stia rotolando nel letto tirando testate alla spalliera, coccolandomi la sveglia a forma di Mokona, con suo silenzioso disappunto al riguardo.

Un minuto prima facevo quasi le fusa visto che, nonostante avessi dormito solo per qualche ora, stare sul letto in panciolle rappresenta davvero l'azione migliore che un essere umano possa compiere.

Un minuto dopo venivo presa quasi a scarpate dalla sis a cui, all'improvviso e senza dare spiegazioni in proposito, era venuta un'insensata voglia di uscire e andare per negozi, in particolare librerie, e che, per un sempre insensato motivo, voleva essere accompagnata dalla sottoscritta. Certo, si sarebbe comunque dovuta alzare per prepararsi per l'uni ma che bisogno c'era di svegliare pure me??

E come poteva non finire con lei che gironzola per il negozio con aria sognante, correndo da un libro a un altro, e io che vegeto con aria quasi lugubre davanti un muro che dire sporco è davvero, credetemi, un blando eufemismo?

-Sei inguardabile-

Con sforzo che definirei quasi inumano riesco a voltare leggermente il capo alla mia sinistra dove scorgo, anche se in modo molto indefinito, la figura della sis con in mano un libro intenta, però, a guardare me infastidita anziché sfogliarlo come dovrebbe.

La sua voce tanto dolce quanto un pugno nello stomaco mi arriva lontana e ovattata alle orecchie, risvegliandomi dall'ennesimo trance in cui, probabilmente, sono caduta da un buon lasso di tempo.. di abbastanza minuti da infastidirla almeno.

-Eh?- chiedo, con voce d'oltretomba, mentre mi strofino gli occhi visto che se ancora sto in piedi e non sono svenuta è solo per puro istinto di sopravvivenza.

Se penso che adesso sarei potuta stare tra le lenzuola a godermi il silenzio profondo della casa, anziché farmi ringhiare contro dalla vecchietta di turno infastidita dalla mia sola presenza mi viene male.. sigh

-Sto dicendo che sei inguardabile. Ripigliati un po’, per favore- ripete con tono irritato, guardandomi pungente. A quanto pare l'idea di alzarsi presto non ha avuto conseguenze positive neppure su di lei, anche se, a differenza mia, lei non ha bisogno di reggersi a un sostegno per tenersi in piedi.. o meglio, pure lei ne avrebbe bisogno ma non di certo quanto me. Riesco facilmente a immaginarlo in quanto non sono l'unica, in questo negozio, a barcollare apaticamente e sbattere gli occhi velocemente per evitare che si chiudano una volta per tutte e che non si riaprano più.. non che mi dispiacerebbe eh, però non mi sembra una buona idea soprattutto viste le strane intenzioni omicide che provoca la mia esistenza nella mia coinquilina e alla vecchietta che, ecchepalle!, non la finisce un secondo di guardarmi storto da quando le ho sbadigliato in faccia.

-Senti chi parla- strascico tra i denti ogni lettera che riesco a pronunciare, mentre la vedo alzare un sopracciglio leggermente perplessa e con l'incomprensione nello sguardo. E in effetti posso capirla, povera anima pia, visto che quello che sto dicendo dev'essere davvero difficile da comprendere.. non lo capisco neppure io, se è per questo.

-Io almeno evito di grugnire, o meglio, russare in luogo pubblico. Siamo in una libreria, se non te ne fossi accorta-

-Certo che me ne sono accorta- rispondo con tono stridulo, sempre strascicando le parole, mentre mi guardo attorno con aria sognante visto che pile e pile di libri mi circondano in tutto il loro splendore. Con la mia mente malata mi perdo nel mio ennesimo trance fantasioso, non accorgendomi del suo sguardo che si sta facendo sempre più torvo ogni secondo che passa.

Che figata sarebbe se potessi rimpicciolire quanto un puffo, magari indossando il vestito di *Gin e avere le ali oppure il potere di fare salti di qualsiasi lunghezza.. saltellerei felice come una pasqua.. se poi mettendo piede su un libro fantasy venissi inghiottita e diventassi il protagonista della storia.. dhaa

-La smetti di sbavare?-

Vengo riportata alla realtà dalla, sempre dolce quanto una spranga sul piede, voce della sis.

Rettifico: vengo riportata alla realtà dalla, sempre delicata quanto un pugno sui denti, gomitata della sis, che mi mozza il fiato per un attimo visto che mi ha colto totalmente impreparata. Ma non perché sia diventata all'improvviso wonderwoman, sia chiaro.

Il fatto è che appena sveglia sono intoccabile. Mi faccio male facilmente, e potrei addirittura rimetterci le penne se non stessi attenta ai pericoli che incombono in casa, quali spigoli e compagnia bella, i quali fra l'altro non ne manco uno e ogni volta che esco di casa sembro aver partecipato a un incontro di wrestling visti tutti i lividi che potrei mostrare.

A dire la verità, la mattina anche un pizzicotto rischierebbe di mandarmi all'altro mondo, ma in fondo questi sono solo dettagli...credo

-Senti ma non potevamo venirci un altro giorno, magari anche di pomeriggio?-

-No-

-Perché?- chiedo infastidita da questo rifiuto totale e schietto, mentre lei finge di ignorarmi e il suo inusuale tic all'occhio mette in moto la mia povera memoria con lo scopo di rendermi nota la causa di questo strano e insensato comportamento.

Vagamente riesco a ricordare l'estrema lotta di ieri sera per l'ultimo dei dango rimasto e sul fatto che entrambe lo volevamo intero, con tutti i suoi pezzi, senza il minimo desiderio di volerlo dividere a metà. E la vincitrice ovviamente sono stata io, in quanto mentre eravamo intente a tirare il piatto le ho viscidamente schiacciato un piede e, confidando sulle mie capacità da brava ladra quale sono, ho trafugato il dango e me lo sono infilato quasi tutto in bocca.

Appena se n'è accorta, prima ha sgranato gli occhi sorpresa, poi delusa dall'aver perso la sua opportunità di potersi scafare il dango più buono che io abbia mai assaggiato, infine disgustata visto che mi stavo quasi soffocando pur di mangiarmelo tutto io.

Brucia ancora la sconfitta?

-Zitta che mi distrai- risponde con tono vago, mentre io m'impunto a fissarla col mio solito sguardo petulante, e quando non ne può più chiude di botto il libro di cui stava, o meglio, cercava di leggere l'introduzione e si volta a guardarmi torva. -Ce la stai mettendo tutta a farmi innervosire o cosa?!-

-Colpa tua che te la prendi per un dango- le rinfaccio mentre scorgo nei suoi occhi il fastidio crescere a dismisura, e quindi capisco pure di averci preso in pieno sulla causa della sua insensata, ora non più, irritazione.

-Senti..- inizia, decisa a dire qualcosa di serio, ma s'interrompe, forse capendo che anche provandoci in questo momento io non riuscirei a seguire il filo del discorso, neppure sforzandomi, e si schiaffa una mano sul viso per voltarsi poi a guardarmi con aria terribilmente stanca. -D'accordo, non avrei dovuto costringerti a venire, ma ormai è andata no?-

-Se lo dici tu-

-Poi non ho voglia di sprecare tempo a litigare con te-

-Per un dango questo e altro- cerco di ghignare come mio solito, visto il mio abitudinario vizio di rigirare sempre più volte possibile il dito nella piaga, ma quello che mi esce deve di certo essere una smorfia orribile e, di conseguenza, inguardabile perché la vedo aggrottare le sopracciglia quasi interdetta.

-Certo che sì. Ma lo avrai già bello che digerito, quindi non c'è bisogno di tirarla ancora per le lunghe-

-Vorrà dire che la prossima volta l'ultimo dei dango toccherà a te.. forse-

-Tsè, ride bene chi ride ultimo-

E detto questo ci allontaniamo l'una dall'altra, cioè più precisamente è lei che s'allontana visto che io non ho intenzione di muovermi da qui. Fra l'altro ormai è diventata una questione di principio visto che la vecchietta di prima non ha smesso un secondo di adocchiare lo scaffale di libri dove sto vegetando da quando sono entrata nel negozio. Quando però sento la sis chiamarmi per uscire incrocio lo sguardo con la vecchiarda, quasi mi sembra di trovarmi in una di quelle scene dei film western dove i duellanti stanno per estrarre le pistole, ma visto che a lungo andare potrei finire per diventare parte dell'allenamento fingo d'inchinarmi al suo cospetto, per farle capire che le lascio il posto, e finalmente raggiungo l'uscita, dopo ovviamente essermi gustata il suo gemito infastidito e la sua smorfia contrariata.

-Trovato qualcosa d'interessante?- chiede sis tanto per fare, con nemmeno un segno di curiosità nella voce, e con lo stesso tono rispondo negativamente, senza neanche rigirarle la domanda. A cosa servirebbe poi? Quando si comprerà qualcosa lo verrò comunque a sapere, quindi perché interessarsi prima del tempo?

-Sappi che se ti aspetti che ti paghi da mangiare solo perché ti ho svegliato contro il tuo consenso ti sbagli di grosso- mi annuncia quando raggiungiamo il bar in fondo alla strada, e io annuisco tanto per darle soddisfazione, visto che non mi era passato neanche lontanamente di pensare una cosa simile.

Diciamo che in questo momento mi è difficile pensare in generale..

-L'altra volta hai insistito tu ad offrirmi il pranzo, tendo a ricordartelo-

-E io ti puntualizzo che non ci sarà una prossima volta- incrocia le braccia, fissandomi perentoria mentre io appoggio il gomito sul tavolino, e la testa sulla mano guardandola indifferente.

-Infatti non verrei a chiedertelo per nulla al mondo. Sai che non sopporto essere in debito con qualcuno-

-Mai dire mai-

-Hn-

-Comunque ho notato che stai tornando dal regno di Morfeo molto più velocemente del solito. Qualche motivazione particolare per caso?-

-Eh?- chiedo con tono perplesso, visto che intenta com'ero a contare gli spiccioli del portafoglio per pagarmi la colazione non l'ho minimamente ascoltata. E se già fatico a seguirla normalmente, figurarsi quando sto facendo dell'altro..

-Ecco appunto.. lascia stare va-

-La smetti di trattarmi da deficiente?- sbotto leggermente contrariata, mentre cerco di esprimere il mio attuale irritamento anche con i lineamenti facciali, senza molto successo visto che lei non sembra notare nessun cambiamento in proposito.

Oggi comunicazione zero tondo eh?

-Non ti sto trattando da deficiente, solo non ho voglia di ripetere le cose-

-Colpa mia se mi parli quando sono già impegnata a fare altro?-

-A fare che?- alza un sopracciglio interdetta, visto che non si era minimamente accorta di quello che stavo facendo mentre mi chiedeva quello che mi ha chiesto e che io non ho capito.

-In ogni caso dovresti ben sapere a che livello stanno le mie capacità mentali e motorie, appena sveglia-

-Sotto, ma molto, tanto, estremamente sotto dello zero infinito?- accenna a un sogghigno divertito, e forse anche perfido, mentre io cerco di imitarla senza però riuscirci. -Elettra, mi spieghi cosa stai facendo?- mi chiede poi, osservandomi perplessa schiacciarmi la faccia con le mani, e con le dita muovere i lineamenti a forza pur di forzare un ghigno ma a quanto pare ne sta uscendo qualcosa di terribile, visto il suo sguardo farsi sempre più basito.

-Oggi non vado molto d'accordo con la mia faccia-

-E?- mi spinge a continuare, anche se posso immaginare quanto non le debba fregare più molto in questo momento visto che, nel frattempo, i nostri cappuccini e le nostre brioches ci hanno finalmente raggiunte. Il suo gettarsi con aria famelica sulla brioche farcita di cioccolato me lo evidenzia senza lasciarmi dubitare oltre.

-Volevo vedere se con qualche aiuto esterno la mia faccia avrebbe potuto sfornare qualcosa.. ma a quanto pare non ho avuto buoni risultati-

-Decisamente no- la sento rispondere vagamente, ma ormai non la sto neanche più ascoltando. Siamo letteralmente partite tutte due per la tangente, in quanto la nutella ha un effetto davvero devastante e sublime su di noi.. tanto da costringere il nostro cervello, e in particolare i nostri Omini del cervello, a perdere la concezione della realtà e tuffarsi in fantasie irresistibilmente dolci e peccaminose.

.. nutella.. dhaa…

 

*Gin = Gintoki Sakata, protagonista dell'anime/manga "Gintama"

 

 

Ore 10 e 28

Dintorni dell’Università imperiale di Tokyo

 

-Io avrei un dubbio- dice la Sis, solennemente.

-Esponi pure- rispondo solennemente.

-Hai presente che io non studio, vero?-

Annuisco. –Perfettamente-

-E che, se anche fosse, in ogni caso non lo farei di certo qui?-

Scuoto la testa in su e in giù un paio di volte. –Assolutamente cristallino-

-E che, per l'appunto, piuttosto preferirei farmi sparare in bocca?-

Annuisco ancora più energicamente. –Ho tutto ben presente-

-Quindi non è minimamente errato chiedermi cosa io ci faccia qui perché, davvero, che diavolo ci faccio io qui?-

Ho pensato molto alla faccenda, seriamente. Non c’entra il fatto che abbia osato sottrarmi il dango più bello e più grosso che c’era tra quelli disponibili, o tra quelli mai creati da quando la pietanza è stata inventata, non lo so, e che avevo strategicamente lasciato per ultimo. Ho tanti di quei pretesti da tirar fuori da far impallidire il mio maggior debitore, ma al momento non me ne viene nemmeno uno decente.

Ad ogni modo, seduta sulle mie bianche lenzuola ancora calde, ho pensato bene a Miss faccia da Cazzo, e ho ponderato bene sulle cazzate responsabili della Sis. E, per quanto potessero essere aliene alla mente che le aveva partorite, mi sono accorta che un senso l’avevano. Insomma, già è un evento straordinario il fatto che mi sia stata data l’occasione di venire in Giappone, non potrei mai permettermi di farmi cacciare a calci in culo per rissa o aggressione aggravata. E, tra i tanti appigli che la mia mente è riuscita a considerare, l’unico tanto resistente da poter trattenere il mio lato oscuro, alla fine, era Sis. Ma la Sis non è mai stata molto incline a far le cose senza sapere il motivo per cui le dovrebbe fare.

Problematica, problematica ragazza.

Prendo aria. –Allora, hai presente Raika?-

Probabilmente, conoscendola, starà pensando al protagonista di qualche manga yaoi troppo spinto per lei.

-… può darsi- ecco, non se lo ricorda.

-Hai presente il fatto che io rispetto il principio del rispetto della vita umana, vero?-

-Sono contenta che tu ‘rispetti il rispetto’…- fa finta di pensarci -… ma dov’è che dovresti arrivare?-

-E ricordi Raika? La mia seconda personalità, quella che il rispetto della vita umana non sa neanche lontanamente che cosa sia?-

I dati riemergono dalla poco capiente banca dati della sua memoria. –Vagamente-

-Ecco, se oggi mi ritrovassi davanti Miss Faccia da Cazzo, Raika verrebbe molto probabilmente a farmi una visitina- termino, allungandomi le dita per il nervosismo.

-E quindi?- chiede, ancora piuttosto scettica e restia a valutare il pericolo.

-E quindi, come tu mi avevi già responsabilmente ricordato, picchiare a sangue o staccare un braccio ad una compagna di università non mi migliorerebbe la reputazione-

Rotea gli occhi, senza ancora aver capito niente. –E quindi?- ripete, a voce leggermente più alta. -Dovrei picchiare e pestare al posto tuo?-

-No! Cioè…- cazzo, è proprio difficile da spiegare. -… se vedi qualcosa, qualunque cosa di strano in me afferrami, bloccami, e portami via il più lontano possibile da qui con tutti i mezzi, anche picchiandomi se necessario-

-E quindi, dovrei picchiare te?-

-NO!- devo proprio fare pace con il mio cervello, non andiamo mai d’accordo-… bè.. se proprio non ci sono altre alternative-

Concludo, ma dubito che abbia realmente compreso l’entità del pericolo, o almeno non sembra guardando le sue palpebre calanti e l’espressione che non so se definire assorta o completamente da demente.

-E non potresti chiederlo a uno dei tuoi gemelli?-

Grugnisco per l’uso dell’aggettivo possessivo: in che cavolo di modo dovrebbero essere miei quei due? Non voglio animaletti troppo impegnativi da accudire nel mio giardino personale, al momento. Ma mi limito solo a questo.

-Non riesco a parlare così liberamente del fatto che la sorella gemella cattiva che non ho mai avuto abiti dentro di me, almeno non a chicchessia- e non so se interpreterà l’affermazione come una dichiarazione della mia fiducia, o come una riscossione dei vecchi debiti. Sinceramente me ne importa poco e niente.

Non ha il tempo di ribattere, dato che una mano si appoggia sulla mia spalla, e forse anche sulla sua. E, come in un colpo di scena che non colpisce proprio più nessuno, ci ritroviamo davanti Ikki e Ikku.

-Di che stavate parlando?- chiede Ikki, stringendomi la spalla destra, con gli occhi che gli brillano della solita luce sinistra. Un pensiero molesto mi attraversa la testa.

-Ma come diavolo fate a trovarmi tutte le cavolo di mattine voi?- chiedo, sospettosa, con un braccio sul fianco teso e un'espressione inquisitrice.

-È il potere del mio amore, my beloved love!- risponde Ikki, e Ikku annuisce con forza, con quella sua faccia che non riuscirebbe a tenere nascosto un delitto neanche se l’avesse già dimenticato. Ma preferisco lasciar perdere.

Poi mi ricordo di avere delle cavolo d’incombenze sociali, di cui farei molto volentieri a meno, e afferro Sis con tutte e due le mani, usandola come uno scudo a protezione della mia persona. A quanto pare è ancora troppo rincoglionita per reagire, e a momenti mi cade addosso di schiena.

-Sumeragi san..- come diavolo faccio a rivolgermi a tutti e due ed essere rispettosa allo stesso tempo? –Vi presento Elettra Alfano san, mia coinquilina, compatriota, sorella acquisita, complice in azioni illegali e/o criminali… e non so che altro ancora-

Nonostante non avesse mai avuto desiderio di fare la conoscenza di nessuno, di questo posso essere abbastanza sicura, la mano di Sis è la prima a tendersi verso di loro, e a rimaner sospesa nel vuoto.. no, non ha perso all'improvviso le poche facoltà mentali di cui dispone. Più semplicemente sono io a tenerle il braccio disteso. A forza.

Meglio prendere il toro per le corna, no?

Sorrido, e tutto quello che fa lei è voltarsi lentamente, come se farlo più velocemente potesse provocarle la rottura delle ossa o dei tendini della spalla, e fulminarmi col più inquietante sguardo assassino mai visto su volto umano.

-Piacere- risponde Ikku, con l’atteggiamento di un moccioso dell’asilo a cui viene presentata una nuova amichetta con cui giocherà a far castelli di sabbia, digrignando gli abbaglianti denti bianchi e scompigliandosi i capelli già disordinati in un gesto del tutto inutile, ma assolutamente affascinante. Ikki sorride ancora, squadrandola da capo a piedi con una sola occhiata, che quasi potrebbe essere ai raggi X.

-Piacere…- sbotta poi, afferrando la mano di Sis ancora sospesa nel vuoto. -… Ikki Sumeragi al suo servizio- ma perché questo dannato ragazzo deve sempre sorridere in questo modo terrificante?

Ma, almeno, Sis sembra rinunciare momentaneamente ai piani di morte che aveva cominciato ad escogitare per me, e sorride a sua volta, altrettanto terrificante, come se la sapesse lunga. Poi si stacca dalle mie braccia, che ancora la tenevano lontana dal suolo e le impedivano di cadere a sacco di patate, e ricambia la stretta.

-Per quanto ne so io, i tuoi servizi dovrebbero già essere prenotati per qualcun altro…- chi? Mica io? Naaaa! Ma quanto è suggestivamente artistica quella cacca di cane che pende sull’orlo della fogna? -… ma piacere- conclude con tono palesemente derisorio.

Ikki guarda Sis, Sis guarda Ikki. Ed improvvisamente lo sento, con quella mia sensibilità che comincia a strillare solo nei momenti meno opportuni. Campi magnetici contrari, auree ostili, e l’immagine di un cane e di un gatto che si azzannano a sangue o fanno i bisognini uno sopra all’altro… chissà perché poi.

Anche se come arma offensiva sarebbe parecchio strategica.

-I miei servizi sono aperti a tutti, mia cara- però, non sarebbe affatto male se concedesse i suoi servizi ad un altro bel pezzo di ragazzo come lui mentre io sono ad assistere con patatine e pop corn a volontà…ecco, sono partita con biglietto di sola andata per il mondo parallelo delle fantasie omo- erotiche, e non penso che tornerò molto presto.

… fantasie omo- erotiche… dhaa…

-Ah davvero?- sento vagamente dire dalla Sis, mentre si china minacciosamente su Ikki. Wow, sembrano avermi aspettato per continuare. –Spiacente ma non sono interessata-

M’immagino mentre mi siedo comodamente sulla testa d’Ikku, che ora sembra più una riproduzione di statua greca da arredamento, lì fermo e imbambolato con la dentatura in mostra come il fotogramma fermo di un film alla “tutti insieme appassionatamente”, mentre continuo a spolverare pop corn lì da dove avevo smesso, e assistendo alla più epica battaglia di frecciatine bastarde dall’invenzione della comunicazione verbale. O forse lo sto facendo davvero, boh.

-Non ti fai catturare dal fascino dell’oriente?- chop chop.. questa è proprio pessima.. chop chop. Vai sister! Distruggilo! Disintegralo! Fallo nero! Stupraloooooooo!

-Oh beh, finché continui a sbattermelo in faccia in questo modo non credo proprio.- ed è uno a zero! Uno a zero signori e signore! -E poi quando ci si prende un impegno bisogna portarlo a termine…- oh, ma che carina quell’ape spiaccicata e spappolata sul vetro dell’aula al pian terreno! -..no?-

-Assolutamente d’accordo…- ora perché guarda me? -… porto sempre a termine i miei impegni…- oddio, Siiisss! Perché non l’hai ancora stuprato come si deveeeee? -.. ovviamente-

Da comodamente seduta sulla testa d’Ikku, non so ancora se in modo immaginario o se ci stessi davvero, sento l’impulso irresistibile di raggomitolarmi dietro le sue lunghe gambe forti e solenni.

-Voglio proprio vedere- ma lei da che diavolo di parte sta?

Sto cercando ancora di valutare la bellezza della cacca di cane di prima, quando vedo lei, e stringo un po’ troppo l’appiglio a cui mi sono aggrappata.

-Ahia- sento da Ikku, a cui ho probabilmente disintegrato un polpaccio.

Oh no, Miss Faccia da Cazzo a ore dodici, e la Sis è impegnata in un guerra di frecciatine, e lei non se ne va mai prima di aver finito la guerra. Oddio, ci uccideremo.. io ucciderò lei… se proprio le cose vanno male lei mi ferirà un pochino. Merda, merda, merda. Si, avvicina, ha puntato proprio me.

“Calmati… tu rispetti la vita umana… tu rispetti la vita… tu rispetti la vita umana… non ti farai cacciare a calci nel sedere… tu rispetti la vita umana…”

Niente… cazzo d’inutile Mandra buddista!

-Vittoria san?- oddio.

-Si?- rispondo, alla faccia gigantesca che ha improvvisamente occupato tutto il mio campo visivo. -… dimmi pure.. I… Ikku san-

-Io devo proprio andare a lezione adesso.. ti va di accompagnarmi?-

-I.. io..- devo proprio tutti interrompermi quando balbetto? E perché mi faccio tutte queste domande? La dannata vita non è mai dannatamente chiara, dannazione. Non mi da neanche modo di rispondere che mi trascina via, per quanto cerchi di puntare i piedi e scalciare come una mocciosa.

Ikki e la Sis non se ne accorgono nemmeno, e Faccia da Cazzo sembra odiarmi ancora di più di quanto mi odiava prima –e ce ne vuole proprio per odiarmi di più di così-

Uffa.. mica vorrà giocare a fare castelli di sabbia?

Uff.

 

Ore 18.00

Negozio di alimentari "Kichigai discount"

 

Possibile che sia davvero difficile da capire cosa io stia pensando in questo preciso istante? Eppure la mia espressione facciale dovrebbe essere diventata più comprensibile vista l'ora.

-.. sì perché poi, sa come sono gli uomini, non sono mai soddisfatti di ciò che viene loro servito, e finchè hanno voce trovano sempre il motivo per poterti criticare!- continua a bofonchiare la vecchietta maniaca, che ogni giorno e alla stessa ora si fa sempre trovare qui, pronta a descrivermi tutti i dettagli della sua vita, a quanto dice lei, movimentata e peccaminosa nonostante sia palese cosa io ne pensi al riguardo.

Due palle.. no aspetta, due palloni belli grossi direi.. che tra l'altro germogliano ad ogni secondo che passa..

Mentre sono concentrata a ordinare le scatole di mais per poter formare una piramide alta almeno un metro, anche se ancora devo capire a che cosa serva.. probabilmente è solo l'ennesima trovata della socia del capo, di cui non ricordo mai il nome, volta a rendere più "originale" il locale, vallo a capire.. quella donna se ne inventa sempre una, e ovviamente a chi altri è se non alla sottoscritta chiede di eseguire compiti simili così, fra una scatoletta e l'altra, che riesca a farmi saltare i nervi e non solo quelli??

-.. comunque alla fine ho preso il mestolo e gliene ho dette quattro, zittendolo come si deve e costringendolo pure a lavare i piatti! È finita l'era dove la donna serviva solo ad accudire casa e far da mangiare, no?- s'interrompe, mentre io sto per finire il capolavoro di tutta la mia vita, o per essere precisi, di tutto questo pomeriggio.. in effetti è da troppo che sto qui, chissà che ore sono.

-Alfano san?- mi sento richiamare con tono perplesso e in attesa, e quando mi volto a guardare la vecchiarda, e sbattendo gli occhi all'unisono con lei mi accorgo finalmente che teoricamente mi stava parlando,  che teoricamente avrei dovuto ascoltarla e sempre teoricamente avrei dovuto rispondere alla sua domanda.. che tra l'altro, ovviamente, non so neanche quale sia..

-Ehm, ha ragione lei, signora- concordo annuendo col capo, senza neanche sapere a cosa io stia effettivamente dando ragione, mentre la donna si stampa un sorrisone in faccia come se la sapesse lunga, quasi come se avesse previsto la cosa già da prima.

Non mi dire che ha finalmente capito che non la stavo minimamente cagando.. davvero svegli questi giapponesi, complimenti.

-Oh povera me, si è fatto davvero tardi e io che pensavo fossero solo le cinque!- annuncia dopo aver guardato l'orologio allacciatole al polso, che tra l'altro io non indosserei mai visto il suo colore pallidamente rosa e i disegnini a forma di fiorellini celesti. -Sarà meglio che mi avvii. È stato davvero un piacere parlare con lei. Ha davvero una pazienza infinita per volermi ascoltare senza mandarmi via. Buona serata, Alfano san-

-Anche a lei, signora- saluto distrattamente, mentre cerco di trattenermi dallo smuovere il naso in una smorfia e sospirare dal sollievo per essermela finalmente tolta dalle balle, riuscendoci a malapena visto che, appena la vedo girarsi, faccio entrambe le cose contemporaneamente e con estrema soddisfazione.

"Pazienza per volerla ascoltare"? E quando mai le avrei chiesto di sfracellarmi le palle con le sue storie assurde, che tra l'altro non ascolto neanche lontanamente?!

Sì, decisamente questi giapponesi sono mooolto svegli.. si si

-Finalmente ho finito!- esulto leggermente, dopo aver posizionato l'ultima scatoletta a concludere l'enorme, per così dire, piramide di scatolette di mais. Mi stento quasi commossa, visto che per una volta sono riuscita a concludere qualcosa senza fare casini, ma soprattutto senza attentare alla mia stessa incolumità.

-Elettra chan fermalo!!- sento dire alle mie spalle, e con un orrendo presentimento mi volto quasi a rallentatore, e quando vedo..

E che cacchio sarebbe quello?!

Rimango basita quando davanti a me si presenta una sottospecie di cane che sembra aver affrontato la terza guerra mondiale in prima fila.

Le zampe anteriori sono fasciate da delle bende che coprono quasi del tutto delle stecche, che serviranno probabilmente per far riuscire a camminare l'animale anche senza poggiare a terra i palmi. Una strana benda, con un cuore giallo disegnatoci sopra, copre interamente l'occhio destro, mentre un'altra fasciatura gli circonda l'orecchio.

Mentre sono intenta a trovargli una razza di appartenenza, non realizzo in tempo che l'inarrestabile animale si sta dirigendo a tutto gas verso di me, o meglio, più precisamente verso la piramide che ho costruito con tanta fatica e che mi ha preso tutto il pomeriggio. Quando lo capisco è infatti già troppo tardi.

Nuooooooooooo!!!

A bocca aperta guardo il frutto del mio sudore distruggersi completamente, senza poterlo evitare in alcun modo. Una scatoletta, rotolando, mi ha appena sfiorato un piede, quasi a volermi confortare, e osservando gli occhi a forma di mais disegnatici sopra sembra quasi che mi stia fissando compatendomi.

Due ore.. ci avrò messo più di due ore a fare sta merda di piramide e adesso arriva lui.. sto sgorbio inguardabile.. ma io.. ma io lo ammazzo!

Quando vedo la bestia voltarsi e arrancare verso di me, scodinzolante e felice come un uovo di pasqua, incosciente dell'atrocità appena commessa, sento scorrermi nel sangue quell'istinto omicida, che la sis probabilmente chiamerebbe Ranka, che rare volte si riesce a risvegliare completamente in me.

-Chiki! Brutto cattivo, guarda cos'hai fatto!!- lo rimprovera il mio collega degli scaffali, raggiungendoci e guardando desolato il disastro appena compiuto.

-Il cane è tuo?- chiedo, con il tic all'occhio che sembra essermi impazzito del tutto, mentre l'animale inizia a gironzolarmi attorno scodinzolando gioioso.

-Sì, l'ho chiamato Chiki! Non è un amore?!- domanda con sguardo quasi da pazzoide, mentre prende la bestiola in braccio e me l'avvicina a un centimetro dal naso, non sapendo che da un momento all'altro glielo potrei squartare il suo Chiki amore bello!

-Perché si trova qui? E in Giappone non li vendono i collari?!-

-Oh ma io non gli potrei mai mettere un collare, né una museruola! Penso proprio che quelli siano oggetti da mettere al bando! Non trovi anche tu che sia immorale legare questi poveri animaletti?- mi domanda, sempre tenendo il canino a mezz'aria, facendomi innervosire ancora di più nel sentirmelo a distanza così ravvicinata.

-Tu.. Tu.. Ma lo sai quanto ci ho messo a fare la piramide?!- pesto i piedi sbottando infine senza controllare neanche di avere il tono di voce basso, e infatti lui non si aspettava di certo di sentirmi gracchiare con voce stridula, tanto che è pure saltato qualche passo indietro per lo spavento.

Roteo gli occhi, pestando ancora i piedi, per poi accoccolarmi in un angolino, sentendo quasi la nuvoletta nera della sfiga, amica intima mia e di *Nami, apparirmi sul capo, pesandomi addosso in tutta la sua magnificenza.

-S-Su dai, non fare così andiamo. Rimetto apposto tutto io, stai tranquilla!- sento dire, mentre una mano mi si poggia sulla spalla quasi per conforto.

-Mi ci ero pure affezionata alle scatolette!!-

-Semmai te ne regalo qualcuna uno di sti giorni ok?-

-Stai cercando di comprarmi con del mais, per caso?- mi volto con lo sguardo assatanato, mentre lui indietreggia sforzandosi di sorridere visto che non devo essere proprio un bello spettacolo in questo momento.. sì, vabbè, non che normalmente io lo sia, però ammetto che quando fingo questo comportamento infantile sono sempre solita assumere un'espressione che definire inquietantemente satanica sarebbe poco.

-M-Ma no, figurati-

-Metti apposto tu e mi compri del mais?-

-Quanto ne vuoi, sì-

-Allora ok- mi rialzo riprendendo la mia solita aria indifferente, mentre lui mi guarda un pelino inquietato e dopo averlo salutato con un cenno del capo mi dirigo a tutta velocità verso lo spogliatoio, visto che per oggi il mio turno finalmente è finito.

Quando esco, vestita di nuovo normalmente, ritrovo il poveraccio dove l'ho lasciato minuti fa, e quando si accorge di me mi saluta con un sorriso forzato e irrequieto mentre, appena gli do le spalle, un ghigno sadico e soddisfatto mi si apre in volto.

Davvero svegli, sì.

 

Ore 18.45

Imprecisato angolo di un'imprecisata via d'Ikebukuro

 

Ed eccomi qui, totalmente spaesata e incerta su cosa fare, e dove andare.

Qualcuno mi avrà anche scambiato per un palo della luce o qualcosa di simile, visto che me ne sto imbambolata accanto a un semaforo da più di un quarto d'ora circa.

Il problema è semplicemente lo stesso che mi asfissia da quando ero piccola, forse anche quando stavo nella panza di mia madre: il senso dell'orientamento. Devo però ammettere che è anche sbagliato definirlo problema in quanto, lo sarebbe se io avessi mai avuto un briciolo di orientamento in tutta la mia inutile e cinica esistenza.. e ovviamente no, non ce l'ho mai avuto.

Maledetta me e al mio mancato senso dell'orientamento.. maledetto quel vecchio grassone che mi ha detto la strada senza neanche parlare chiaro.. e maledetta quella carretta della mia moto che mi deve sempre lasciare a terra ogni volta che ne ho davvero bisogno!!

E mentre continuo a deprimermi su cosa fare e dove andare la gente continua a passare e a fissarmi come se in testa avessi due antennine verdi e al posto di essere bianca come una morta fossi sul verdognolo andante al pari di Shrek.

Ancora qualche secondo d'incertezza e alla fine, dopo un'interessante ambarabaccicciccocco, di vitale importanza in questo tipo di situazioni, decido di prendere la via a sinistra. Inizio ad avere qualche dubbio sull'aver sbagliato strada però quando inizio a non incontrare più nessuno dopo aver svoltato l'angolo.. e per nessuno intendo neanche un misero pulcioso gatto che di solito compare in queste scene tragicomiche, quasi a voler rendere ancora più patetica la situazione in cui si è venuto a trovare il protagonista. Ma io, ovviamente, dall'alto della mia innegabile esperienza non mi farò minimamente scoraggiare da certi dettagli che, dannazione, in certe occasioni sì che sono importanti.

No io affronterò questa cosa come una sfida personale, a pieno petto.

Morirò sperduta tra le vie giapponesi, me lo sento… mi ritroveranno sepolta da qualche parte e sapranno chi sono solo grazie ai dati sulla patente..

Non finisco però di deprimermi decentemente che all'improvviso vedo la luce.. cioè volevo dire, vedo l'enorme ma allo stesso anonima insegna della fumetteria che sto cercando con tanto ardore da quando sono uscita dal discount.

Allungando il passo raggiungo il negozio camminando a un metro da terra per la commozione, e quasi non mi metto a ballare la danza dei criceti* quando sento il campanellino, posto sulla porta, suonare al mio ingresso.

Rimango poi a bocca aperta, o meglio, con la mandibola che tocca terra quando leggo le super-offerte che ci sono su poster e gadget vari.

Ma questo è il paradiso!

Mentre mi scende la bava alla bocca mi avvicino a mo di sanguisuga ai poster "prendi tre paghi uno", e mi abbasso così tanto sullo scatolone che tra un po’ ci finisco dentro.

.. black lagoon.. bleach.. gintama.. saiyuki.. one piece.. xxxholic… dhaaa.. li voglio tutti.. tutti.. TUTTIIIIIIIII!!!!!

-Scusi, vorrei prendere dei poster- annuncio alla cassa, mentre il tizio che mi guarda s'inquieta un po’ visto il mio sguardo da pazzoide.

-Me li mostri pure- dice, mentre annuisco e frettolosamente ritorno dallo scatolone. Quando mi raggiunge gliene indico quasi la metà, e ghigno soddisfatta nel vederlo impacciato visto che sembro essere la prima a fare un acquisto così spropositato.

-Shuuhei! Vieni a darmi una mano, muoviti!- lo sento chiamare qualcuno, e dopo qualche secondo un ragazzo dai capelli rossi ci raggiunge.

Che hai da fissare?

Alzo un sopracciglio, lasciando da parte l'idillio-poster per qualche secondo, per ricambiare il suo sguardo con aria infastidita, visto che mi sta guardando come se avessi appena detto che sua madre in realtà è un uomo.

Questo qui mi ricorda quel gemello che mi ha presentato la sis.. quel Sumegi, Sameragi o come cazzo si chiama.. tra l'altro dovrò escogitare una vendetta degna della sottoscritta visto che quella stronza se n'è andata lasciandomi in balia del cazzone. E pensare che per togliermelo di torno mi sono dovuta abbassare al suo livello accidenti!

Mentre ripenso a ciò che è successo oggi all'uni il ragazzo nel frattempo ritorna in sé all'ennesimo richiamo del collega, e io torno alla realtà iniziando a fremere quando vedo tutti i poster arrotolati in un sacchetto. Pago il tutto e frettolosamente saluto mentre esco dal negozio, e quando sono fuori non posso che lasciarmi andare e sospirare quasi facendo le fusa.

I miei poster.. tutti miei.. sono tutti miei..

Attenta a non sbrodolarci davvero sopra, inizio a pensare a come potrei metterli in camera, visto che ce l'ho già bella che piena, e non posso fare a meno che gongolare come Gollum, in quanto non mi capita quasi mai di acquistare così tanti poster tutti in una volta.

-Ehi tu, aspetta un secondo!!- sento urlare alle mie spalle, ma quasi non ci faccio caso finchè qualcosa mi tira il bordo della maglia e mi fa quasi cadere all'indietro.

Dopo aver ripreso stabilità col terreno mi volto irritata per incrociare lo sguardo scuro del ragazzo di prima, che continuava a fissarmi come un celebroleso.

-Qualsiasi cosa sia successa, non sono stata io- puntualizzo, mettendomi sulla difensiva come mio solito, mentre lui ridacchia scuotendo poi il capo distrattamente.

-Tranquilla, non ti ho rincorso per questo- dice divertito, mettendosi una mano su un fianco, mentre io alzo un sopracciglio perplessa.

-Quindi?-

-Anata ga daisukii!-

Oh merda.. che cacchio significa questo adesso?! Sapevo che avrei dovuto stare attenta ai corsi anziché ascoltarmi la musica, accidenti a me, però cazzeggiavo solo quando la lezione riguardava argomenti che non m'interessavano.. che cacchio può aver detto questo qui?? Ah, che frustrazione!!

-Ehm.. scusa ma non so ancora bene il giapponese, ti spiacerebbe dirmelo in inglese?- chiedo mentre si allarga il sorriso sul suo volto, facendomi involontariamente stringere i pugni infastidita.

-I mean, I like you!- dice, per poi avanzare fino arrivarmi a un centimetro dalla faccia.

-Che caz..- balbetto indietreggiando istintivamente, senza neppure accorgermi di aver parlato italiano, mentre lui ridacchia divertito, facendomi inavvertitamente salire l'irritazione. -Tu non sei normale, fatti curare!-

-Aspetta, non andartene! Non mi sono ancora presentato!- dice con tono quasi irrequieto, mentre mi prende per un braccio bloccando la mia fuga improvvisata, visto che gli avevo dato le spalle con l'intento di scappare lontano e mettere più distanza possibile tra me e lui.

-Non mi frega del tuo nome! Lasciami andare, idiota!-

-Ehi, calma, non voglio farti niente!- annuncia, lasciandomi andare, e quando mi volto lo fisso negli occhi gelida.

-Farò finta che tutto questo non sia accaduto, quindi sarà meglio per te tornare a lavorare anziché darmi fastidio-

-Sennò che mi fai? Mi devasti come hai fatto con quell'aula alla Todai?- ghigna incrociando le braccia, mentre io socchiudo gli occhi rimanendo indifferente al riguardo, nonostante non mi faccia alcun piacere sapere che uno sconosciuto sia a conoscenza dell'accaduto. -Vederti quel giorno è stato come una manna dal cielo, un colpo di fulmine in piena regola! E oggi che ti ho rivista non volevo perdere l'occasione di presentarmi, mi spiace quindi di averti dato un'impressione diversa-

-Come ti chiami?-

-Shuuhei Takishima, piacere di..-

-Ora che ti sei presentato spero ti senta soddisfatto, perché mi hai già fatto perdere abbastanza tempo, perciò addio!- lo interrompo con tono acido, per poi dargli le spalle e iniziare a incamminarmi.

-Forse è meglio che ti avverti che questo tuo modo di fare mi spinge a volerci provare ancora di più-

-Provare cosa?! E poi sai che mi frega! Non sai neanche come mi chiamo e non lo saprai mai, stanne certo!-

-Vedremo- riesco a sentirgli dire quasi con tono soddisfatto, prima di svoltare l'angolo e pestare poi i piedi pesantemente irritata.

Cristo, capitano tutte a me! Prima quel cretino di un gemello mal riuscito, che se non era per il rispetto del rispetto.. vabbè quello di cui parlava la sis, gli avrei tirato i capelli e un calcio dritto a castrarlo e fargli togliere quell'aria da figo che si tira tanto! Poi, come se non bastasse, mi si è ripresentata davanti quella puttana di una rosellina a cui non ho tirato il collo sempre facendo appello alla cosa del rispetto e ora questo qua! Non solo mi avrebbe visto in un momento critico, ma si sarebbe anche innamorato di me?? Un colpo di fulmine?!

Ma che s'impicchino lui e il colpo di fulmine!

 

*Danza dei criceti= vedere http://www.unknown.it/materiale/titipa/tititipa.html per capire XD

*Nami = personaggio dell'anime/manga "One Piece"

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICI:

Lady Ko’: Bene, in questo momento sono totalmente presa dalla puntata di Junjou romantica che si sta allegramente caricando, quindi non mi verrà sicuramente nulla di sensato da dire… tu hai qualcosa di sensato da dire Sis?

Brucy: Poni dei quesiti veramente scontati U.U

Lady Ko’: Quindi la risposta è “Ovviamente sì! Non aspettavo altro!”… prego esperta a lei la parola U-U *dorme sugli allori*

Brucy: Anche la nostra sintonia non è poi così impeccabile eh?

Lady Ko’: Tu dici? Uhe… voi quattro gatti di lettori che commentano e comunicano con noi in qualche arcana maniera, avete visto che esce Twilight? XD *discorso campato alla minchia*

Brucy: Io ho pure prenotato per poter trovare posto proprio il 21 *_*

Lady Ko’: Io forse se son fortunata riesco ad andarci sabato sera! U-U anche se ho l’impressione che dovrò urlare qualcosa tipo “Oh mio Edward! CHE COSA T’HANNO FATTO?!” urlando come una comare in menopausa §_§ *triste*

Brucy: Se rimango delusa chiedo di rimborsarmi pure il biglietto, e ovviamente non mancherò a criticare… assolutamente non mancherò *voce minacciosa*

Lady Ko’: Indubbiamente l’attore non è minimamente all’altezza delle mie sfrenate fantasie! U-U ma per criticare prima bisogna vedere *saggezza mode on*

Brucy: Film o non film l'attore è quello, e a me non piace… anche se non c'è un possibile Edward in questo mondo *sigh*

Lady Ko’: La sua bellezza non è di questo mondo! U-U Bene, passiamo ai commenti!

 

Ethlinn: Linn, stavamo pensando di avanzare una richiesta di santificazione per te, che ne dici? XD i tuoi commenti afferrano esattamente il senso più recondito nella nostra opera! §_§ *piange* grazie dal più profondo della mia anima! *eh sì, Sayoko è proprio il modello di persona che merita atroce dolore! XD*

 

Rinoagirl89: *fa patpat* non ti preoccupare Senpai, già il tuo sforzarti nello scrivere un commento è per noi motivo d’indicibile gioia, quindi puoi scriverci tutte le minchiate che ti pare, pure gli elementi chimici ci vanno bene! *oh forse no! XD* grazie del supporto! *inchino*

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Capitolo 6
*** Il tempo di bruciare ***


Ore 13

Ore 10 e 11

Punto imprecisato della metropolitana di Tokyo

 

Come si dice di solito? “Donne e motori, gioie e dolori”?

Ma se ne andasse a cagare chiunque l’abbia mai detto.

Io e la mia macchina non possiamo stare l’una senza l’altra senza che una nuvoletta nera e pronta a far temporale si cominci ad addensare sopra la mia testa. Io e la mia compagna fedele, io e la mia socia inseparabile, io e la mia adorata Mini viola susina (non prugna.. assolutamente non prugna!). Una donna e lo strumento che le permette di non ammazzarsi sopra i suoi piedi o sopra una squallida metro.

Io e la mia macchina. Non ci può essere accoppiata più vincente.

E come volevasi dimostrare, non tutti gli strumenti sono altrettanto efficienti.

Mi volto al mio fianco, con la faccia più assurdamente esasperata che il mio repertorio possa offrire, e trovo seduto al mio fianco il mio marcantonio personale a scodinzolare come un cane all’ora dei croccantini.

E tutto questo perché sono lontana dalla mia macchina.

Tutto questo perché Kuma Arai possiede uno spiccato talento recitativo. In ogni caso, mi sto portando dietro un peso inutile, e non ho neanche il coraggio di scaricarlo. Che dolce animo da caga sotto che mi ritrovo.

-Ehm.. Taro san?-

-Si, Vittoria san?- non so come esprimere il concetto in modo delicato senza far polpette del suo piccolo, fragile cuore innamorato seduta stante. Io non sono mai stata innamorata di nessuno e nessuno è mai stato innamorato di me, non ho esperienza nel campo e stavo anche tanto bene come stavo, tanto piacere. Se vi calpesto per strada mentre vado particolarmente di fretta non guardatemi male, è tutta colpa della mia incapacità genetica di avere cura di qualcosa, ma basta soltanto farci l’abitudine. Anche se, per quanto riguarda Taro, dubito che possa rischiare di essere calpestato da me.

-So che in tutta probabilità sarà impossibile fartelo capire senza sembrare brusca, giusto un tantino, ma…- deglutisco -…io avrei bisogno dei miei spazi sai?-

Da appiccicato a me, quasi fino a sembrare un koala aggrappato al sedile, improvvisa un lungo salto pseudo mortale all’indietro, muovendo contemporaneamente la testa in avanti e in dietro in un inchino di scusa. Una signora, della discreta folla di passeggeri, con tutta l’aria della casalinga cinquantenne disperata, lo fissa senza sapere se rimproverarlo di esserle venuto addosso, o se chiedergli di ravvivare la sua triste vita con un po’ di dolcezza. Se la fila scuotendo la testa, staccando gli occhi dal fondoschiena di Taro solo quando le porte le si chiudono in faccia, dopo la sua discesa.

-Scusami…- dice, asciugandosi il viso non so per quale motivo -…ma non mi pareva il caso di lasciar andare da sola una bella ragazza come te, girano brutti ceffi! Pronti a prenderti, rapirti, chiedere un riscatto per il tuo rapimento, picchiarti, menomarti, chiedere un riscatto per un tuo braccio, stuprarti, sfigurarti…-

-Si si, ho afferrato il concetto..- ma vuole mandarmela o cosa? -… sono una piccola, dolce, indifesa ragazza nel bel mezzo di una grande, crudele metropoli senza scrupoli… a questo ero già arrivata-

-E poi mio padre mi ha buttato fuori dall’agenzia- ah, ecco come stanno le cose veramente. Lo dice ridendo, ma lo vedo arrossire un po’ per l’imbarazzo, ricordarlo non deve farlo sentire molto virile.

-Come procedono i suoi esperimenti con il pesto, a proposito?- anche se poi, stamattina, ha chiamato a casa in lacrime come se l’apocalisse fosse stata imminente, facendomi correre all’agenzia col cuore in gola, per poi scoprire che non riusciva a ricordarsi se ci andava o no la besciamella sulla lasagna ai funghi. E, come se non bastasse, suo figlio mi si è attaccato addosso come una piattola, offrendomi di accompagnarmi all’università, dato che la macchina l’aveva presa Sis, dato che la sua moto aveva qualche problema, ed io ero venuta con la metro. Tutto il mondo, a quanto pareva, era improvvisamente desideroso di provocarmi immenso dolore tutto in una volta.

-Affatto bene…- risponde, sconsolato -…dato che non sapeva che formaggio metterci ha provato con il tofu fuso. Una cosa assolutamente orribile-

Annuisco, comprensiva. –Ma ha mai pensato di provare con un libro di ricette, o magari con internet? Sono fonti d’informazione molto, ma molto, più attendibili di me-

Approva con un ripetuto movimento della testa, preso dal suo stesso dramma, evitandosi di rispondere con quel che entrambi sappiamo fin troppo bene, e ci accorgiamo di essere finalmente arrivati. La strada fino all’università è breve.

Interrompe il suo racconto del “Cous cous del terrore”, per squadrare il solito cancello rosso che ha tutta l’aria di poter essere l’entrata degli inferi. Non sembra molto stupito, o almeno non come me quando lo vidi la prima volta.

-Infernale eh?- lui mi guarda, come se non avesse capito.

-Intendo il cancello- lo indico, nel modo più maleducato possibile.

-Tu dici?-

-Lo dico, lo dico- ride, neanche avessi detto un'assurdità, pensando forse che, a quanto pare, ho molto più bisogno di essere protetta di quanto avesse pensato. Non da stupratori, non da maniaci, non da scippatori, non da assassini senza scrupoli, ma da grossi cancelli rossi sulla bocca dell’oltretomba. Piuttosto curioso.

-Vittoria san, è soltanto un cancello!-

-No..- replico, con decisione.

-Ce ne sono di simili in tutto il Giappone!-

-Tsè, manchi di gusto artistico- lo lascio indietro, ma so perfettamente che mi seguirà.

Anche se sarebbe meglio per entrambi che non lo facesse. Se solo non fosse così assurdamente imponente, lo prenderei a calci nel suo bel sederino fino a farlo tornare a casa dal suo paparino con la coda tra le gambe.

Ecco appunto. Mi potrei disciogliere di punto in bianco e dileguarmi nello scarico fognario più vicino? Cerco di voltarmi, di dimenticarmi anche come mi chiamo se possibile, ma una mano si posa su una spalla, e una sull’altra. Questa cosa non mi piace affatto.

-Vittoria san?-

-Vittoria chan?-

Non mi rimane che cercarmi una via di fuga, oppure di fare Suppuku con la mina di una matita, o con l’antenna del cellulare. Porca troia, il cellulare non ce l’ha nemmeno un'antenna!

-Buongiorno, Sumeragi san- e da quando in qua io m’inchino davanti ad un porco maniaco?

Rivolgo il più terribile degli sguardi omicidi ad Ikki, che fa dondolare senza motivo il sottile codino di capelli neri tra il pollice e l’indice, col suo solito sorriso da chi trama qualcosa d’illegale, o pornografico, o anche tutte e due le cose insieme.

-Cos'è oggi questa cortesia?-

-Cortesia? Non capisco davvero di che cosa tu stia parlando!-

-Ah, pazienza! Mi piaci anche così- se, e io sono nata l’altro ieri guarda!

Scuote la testa, rimettendo il codino al suo posto, esattamente allineato al collo sottile, e noto solo in questo momento che manca qualcuno o qualcosa.

-E Ikku san?-

-È stato trattenuto e non ha potuto appostarsi, cioè volevo dire…- sta sudando mica freddo? -… non è potuto venire a porgerti i suoi saluti mattutini- sorriso a centocinquanta denti.

-Non me la racconti giusta..- borbotto -… hai ucciso tuo fratello e nascosto il suo cadavere da qualche parte? Un po’ mi dispiacerebbe, sembrava una di quelle persone che da’ un grande apporto alla società-

-Ma come sei crudele, Vicchan!- ma mi sa che un pochino ci ho preso, dato che il suo sudore sembra parecchio persistente. Poi, improvvisamente, mi ricordo di avere ancora una grossa piattola pronta ad attaccarsi a me, e tanto meno decisa a staccarsi molto facilmente. Piattola più, piattola meno… ci sarà un tombino in cui calarsi senza farsi male?

-E lui chi sarebbe?- e, tanto per il gusto di rendere più socialmente asfissiante la situazione, Taro non è logisticamente in grado di passare inosservato. Porco dio porco e pure la madonna *!

-Taroemon Arai, ventidue anni, figlio di Kuma Arai, proprietario dell’agenzia di viaggi “Kuma on the road”, in cui lavoro, e che in un insolito miscuglio d’inglese e giapponese significa “Orso sulla strada”. È alto un metro e novanta, altezza considerevole, e ti conviene non stuzzicarlo troppo perché, se solo volesse.. ma di solito non lo vuole, potrebbe ridurti in una poltiglia molliccia e poco riconoscibile. È mio collega di lavoro e si occupa…-

-La vuoi smettere di parlare a macchinetta! Mi stai assordando!- ghigno.

Tutto frutto di lunghi esercizi di dizione e resoconti dettagliati su monumenti storici, sparati a palla davanti ad una folla di turisti scazzati di cui, spesso e volentieri, la metà è stata portata in Giappone da un otaku entusiasta e saltellante contro la loro volontà. Il tutto per far loro dimenticare di essere al mondo, e far finire la visita in fretta. La mia capacità polmonare ne è uscita quadruplicata.

-Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, io me ne andrei in classe…-

-Ferma qui tu-

Prima che potessi attuare finalmente il mio piano di fuga, la bella mano affusolata e bianca di Ikki mi ha già afferrato saldamente. Deglutisco, percependo il pericolo con il mio intuito che non ha proprio niente di femminile.

-Si, dimmi Ikki san- sorriso a centocinquantuno denti.

-Chi sarebbe questo qui, Vicchan?-

-Te l’ho già detto, Ikki san-

Tutt’ad un tratto smette d’analizzarmi come fossi un pezzo raro, e scruta Taro da capo a piedi con quella sua occhiata a raggi laser che ti può far sentire nudo e vulnerabile, poi si avvicina, e lo annusa. Dopo lunghi momenti d’indagine impegnata, in cui Taro non spiccica parola, come ha fatto fin dall’inizio, Ikki si tende all’indietro.

-Piacere, Taro san- ma le parole e il modo in cui sono state dette non vanno per niente a braccetto. Gli porge la mano, e la stringe con forza sufficiente per tutti e due.

-Piacere mio- balbetta. Non mi pareva neanche di ricordare che sapesse parlare.

-Allora, che cosa studi?-

-Niente-

-Io e Vittoria san frequentiamo la stessa facoltà…- e che cacchio dovrebbe c’entrare?

-Capisco-

-Proprio un caso eh?-

-Caso sto cavolo- cerco d’interromperli, ma il fatto che non capiscano la mia lingua rende poco incisiva l’obiezione, e guardo la faccia angelica di Taro contrarsi. Non sta capendo nulla di quel che sta succedendo. Tipico di lui.

Un po’ mi fa pena.

-E lei, quando può, si siede sempre vicino a me…-

-Veramente il più delle volte non mi accorgo neanche della tua presenza-

-Capisco- replica Taro, condiscendente, ignorandomi.

Il momento prima tutti mi amano, e il secondo dopo neanche fanno caso alla mia esistenza. Che il mondo mi considerasse almeno quel poco era soltanto una bella illusione. Blutto mondo cludele.

-E mi guarda tutto il tempo, non stacca gli occhi neanche per un secondo…-

-Veramente io cercherei di seguire la lezione, hai presente? Le università servono a questo, ad arricchire il proprio bagaglio culturale-

-… e mi chiama ogni due secondi! “Ikki chan! Ikki chan!”-

-Ma che diavolo ti sei fumato?-

Non mi sente per niente -Poi appoggia la testa sulla mia spalla…-

-Se non la smetti di sparare cazzate ti stacco il gingillo e lo butto in una fogna-

Il termine “gingillo” non è interpretato al giusto modo -… mi guarda…-

-La vuoi smettere?-

-…Io la guardo…-

-Zitto!-

-… ci guardiamo…-

-Taci!-

-E… allora…-

-BASTAAAAAAAAA!-

Cazzo, avrò la faccia tutta rossa! Io lo uccido, io lo ammazzo, lo faccio entrare nel coro delle voci bianche dell’oltretomba. Maledetto idiota!

-Si può sapere cosa cazzo stavi dicendo?-

-La verità- sorride come una specie di antagonista malefico.

Taro è rimasto imbambolato, con lo sguardo puntato all’orizzonte e le pupille sbiancate. Avrà creduto ad ogni sua singola parola e a proprio nessuna delle mie. Tipico di lui. A volte mi chiedo se ami me o tutto ciò che mi contraddice.

Per lui, probabilmente, il pesto si fa ancora con il tofu fuso.

-Non capisco perché avrebbe dovuto interessarti…- inizio, con noncuranza -… ma sappi che non era vero. Ad Ikki san piace sparare cazzate senza motivo-

Anche se un motivo c’era, e non mi piace per niente.

-Non erano cazzate!-

-Se non stai zitto ti castro!-

-Capisco, capisco- la sua voce sfuggiva ancora alla mia memoria -.. non me la sono presa- se , e io sono nata l’altro ieri.

Vederlo così mi fa sentire strana. La sua schiena è sempre un po’ curva, data la sua altezza è abbastanza normale, ma ora mi appare piccolo piccolo, come se all’improvviso si fosse arrotolato su sé stesso per scomparire davanti ai nostri occhi e non farsi più vedere da nessuno. Poi, essere gentile con lui mi viene un po’ difficile, più propriamente essere gentile con chiunque mi viene difficile, ma mi avvicino a lui, e gli accarezzo la testa. Per un cagnolino fedele come lui dovrebbe andare bene.

I jeans sulle gambe spropositatamente lunghe e solide, si tendono mentre si china alla mia altezza, e le mie dita scompigliano un po’ i capelli castani.

-Noi andiamo a lezione- sorrido, e lui mi ricambia. Ikki sbuffa, come se tutto ciò lo annoiasse, ed è proprio così. Ma lo ignoro: occhio per occhio, dente per dente.

-Ci vediamo all’agenzia!- al momento mi sfugge anche il motivo per cui mi stia trascinando dietro Ikki, e anche a quale cavolo di lezione dovrei andare.

Avevamo anche un altro po’ di tempo, dannazione.

La mia tendenza a fuggire, al momento, mi fa più rabbia che schifo.

 

 

*Mi scuso con chi è credente, ma purtroppo la bestemmia fa parte del mio personaggio XD

 

 

Ore 13.02

Stanza imprecisata d’un imprecisato appartamento d’Ikebukuro

 

-Oh porco mondo!- sbotto senza neanche fare caso a ciò che dico, mentre la mia voce si disperde nella stanza e invade la casa, sovrastando la musica a palla che mi sto ascoltando da quando ho avuto la forza di alzarmi definitivamente in piedi e che non ha smesso un secondo di allietare le mie orecchie, e immagino assordare quelle dei vicini.

Strano che non abbiano ancora buttato giù la porta in effetti.. mhà, valli a capire

Continuo a tenere spalancati occhi e bocca, in un'espressione pressoché terrificante, nonostante inizi a sentire l'esigenza di sbattere le palpebre, mentre sullo schermo del portatile, poggiatomi sulle gambe piegate, danno mostra di sé le immagini che ieri sera la sis mi ha consigliato di guardare appena potevo.

Mi ha detto di darci un'occhiata, se ne avevo voglia.. e altro che voglia!

Qua si parla di costrizione, di obbligo, di senso del dovere e rispetto per se stessi!!!

E mentre il mio Omino del cervello si perde nelle sue fantasticherie, io continuo a perdere litri e litri di bava osservando cosa questo sito di immagini yaoi ha da offrire ad una povera insane-girl come me.

Le mani poggiate sul tatami, le gambe molli e la schiena piegata a novanta. Le iridi scure, profonde e lacrimanti di *Sasuke ricambiano il mio sguardo appannate dal desiderio, mentre il suo carissimo e bellissimo onii sama gli è quasi sdraiato addosso, con una mano a carezzargli o stringergli i capelli e l'altra qualcos'altro nascosto purtroppo dalla posizione.

Nell'immagine seguente si vede benissimo e dettagliatamente cosa le mani di *Itachi stiano toccando.

Tra l'altro non lascia spazio alla fantasia il modo in cui lui stesso è disegnato.

Ripiegato sul fratellino, che comunque indossa ancora il suo kimono ormai aperto quasi del tutto, completamente nudo, con il petto muscoloso in bella mostra e i capelli liscissimi lasciati sciolti. La testa piegata all'indietro, il volto quasi sofferente e allo stesso tempo impaziente di raggiungere l'amplesso rivolto verso l'alto.

L'immagine successiva poi mi fa definitivamente secca.

Cazzo

Mezzora dopo sto ancora sbavandoci sopra e devo davvero farmi forza, facendomi tra l'altro bestemmiare dai miei neuroni russi non contenti della mia decisione, per riuscire a staccare gli occhi dallo schermo e riprendere un po’ del mio autocontrollo, e visto che la tentazione di ritornaci a sbrodolare davanti è veramente forte decido di mettere in stand-by così da impedirmelo momentaneamente.

Che razza di masochista

Dando uno sguardo all'orologio e sentendo un lieve brontolio, per non dire ruggito solito di un leone lasciato a digiuno da mesi, provenire dal mio stomaco decido che sia giunta ora di mandar giù qualcosa, e con sempre i Linkin Park a tutto volume raggiungo la cucina, dove però mi pianto davanti al frigo per una buona manciata di minuti.

Contando il fatto che se mi metto a cucinare faccio esplodere l'intero Giappone, tanto che passerei alla storia come l'erede di Bin Laden, le uniche opzioni possibili sono gli onigiri.. ne è rimasto qualcuno al tonno e al salmone quindi decisamente vada per i Sake.

Dopo aver preso l'occorrente torno in camera e prima di riaccendere il pc faccio un lungo sospiro come per farmi forza.

Mi raccomando, accendi, salvi le doujinshi e poi chiudi il sito.. no devi chiuderlo.. chiudilo.. sai cosa signifi-HO DETTO CHIUDILO!! VUOI SBAVARE ANCHE SUL PRANZO O COSA??! VUOI STROZZARTI COL CIBO MENTRE SBAVI SU QUEI FIGONI DA PAURA??! E NON RISPONDERE DI SI! QUA LA COSA E' SERIA E SI FA COME DICO IO! NIENTE MA! CHIUDI QUEL SITO E FAI DELL'ALTRO!!.. che tanto poi ci ritorniamo dopo, quindi poche storie su!

Oggi il mio Omino del Cervello sembra più convincente del solito.. potrebbe fare quasi paura, sì…

Comunque, mentre addento l'onigiri più grosso che c'era, e che a stento riesco ad infilarmi in bocca, il mio sguardo ricade su un pezzo di carta che ho volutamente appeso alla parete, assieme a tutti i poster, disegni e altre cazzate meno importanti che mi tappezzano la camera.

Un pezzo di carta che mi ha decisamente fatto sentire un microbo insignificante al solo riceverlo, figurarsi poi leggerlo.

Mi alzo per prenderlo e stando attenta a non strapparlo lo stacco dalla puntina che lo teneva appeso al muro, per poi tornare seduta e, con la voglia assurda di farmi apparire una vanga in mano e sotterrarmi da sola, rileggo la lettera di auguri scrittami dalla sis per il mio diciottesimo compleanno. Parola dopo parola il mio imbarazzo aumenta a dismisura, oltre che alla frustrazione.

Quella volta mi sono veramente sentita una fallita.. lei era riuscita a fare una cosa che io non avrei mai potuto fare..

Sei patetica, sappilo

E mentre ringrazio il mio Omino di avermelo ricordato, evidenziato e sottolineato senza neanche un po’ di riguardo, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno visto che ne sono pienamente consapevole, finisco l'onigiri quasi strozzandomici.

Mi chiedo con che coraggio si sia messa a scrivere una cosa simile.. per non parlare poi di cosa le ho scritto io in risposta..

L'imbarazzo aumenta nel ricordare me alle prese con quel foglio di carta che avrebbe rappresentato la lettera di risposta, o meglio, di auguri. Ricordo ancora quanto tempo ci ho passato sopra, sia a maledirlo, a fissarlo torva come a sperare che sparisse con la forza del pensiero, sia a pensare cosa scriverci e alla fine, dopo essermi pienamente rotta le palle, ho preso quello della sis e ho scopiazzato più o meno tutto.

Che vergogna senza fine

Finisco di mangiare con sottofondo Shadow of the day e solo il non voler sporcare lo schermo del pc dei miei sputacchi m'impedisce d'intonare il ritornello, ma quando parte la canzone seguente un mezzo ghigno mi si apre in volto.

Time to burn.. sì è questa..

I The Rasmus invadono la casa, facendo di sicuro impazzire i vicini, che nonostante tutto sto casino non hanno ancora chiamato nessuno.

Molto sospetto

Inconsciamente il mio sguardo ricade ancora sulla lettera della sis, e senza neanche volerlo la mia mente ritorna alla prima volta che abbiamo messo piede in territorio nipponico.. la prima volta che ne abbiamo respirato l'aria..

Il primo giorno di vera e pura libertà

 

17 Marzo 2011

Ore 17.01

Aeroporto di Tokyo, Giappone

 

Eravamo appena atterrati e dopo dodici dannatissime ore di volo il mio aspetto era passato da leggermente cadaverico a morto che cammina, e cercavo di non stramazzare al suolo dopo aver passato la nottata completamente e orrendamente in bianco.

Non che fossi rimasta sveglia per paura di volare, figurarsi.

Ci ero già salita su un aereo, tra l'altro controvoglia, con la tentazione di approfittare dell'alta quota per gettarmi nel vuoto e porre fine alla mia miserabile esistenza. Sì, decisamente il viaggio per la Polonia dove, a destinazione, mi avrebbero accolto quel bastardo di mio fratello e consorte è stata una delle esperienze più brutte della mia vita. E ciò non era riconducibile ovviamente al volo in aereo, sia chiaro.

In ogni caso ciò che più in quel momento mi aveva dato fastidio, per non dire scazzo assoluto tanto che avrei voluto poter brandire una qualsiasi arma letale e fargliela pagare, era sapere che la mia carissima e, le fosse venuto un accidenti brutta stronza che non era altro!, adorabilissima sis aveva dormito benissimo, comodissima fra l'altro, probabilmente sognando colline innevate e i nani della Loacker, alla facciazza mia.

Col sedile piegato al massimo, che tanto dietro di noi non era seduto nessuno, un cuscinetto sotto la nuca comprato all'aeroporto di Roma, la mascherina sugli occhi, i tappi per le orecchie e il sorrisino beato per contornare il tutto.

Per non parlare poi di come russava.. non credo che l'avrebbe presa bene se le avessi detto che per farla smettere l'avevo pigliata pesantemente, e con piena soddisfazione tra l'altro, a pugni.. no, decisamente non l'avrebbe presa bene per niente..

Messe a confronto, poi, di certo non ci azzeccavamo nulla l'una con l'altra.

Io mora dagli occhi metallizzati, lei bruna dagli occhi castani. Alte più o meno uguali, io piatta come una tavola e lei col davanzale in bella vista. E come se non bastasse, in quel momento facevamo un contrasto terribilmente più assurdo di quanto non lo facessimo già normalmente.

A differenza mia che, appunto, sembravo essere affetta da chissà che malattia infettiva, lei mostrava tutto il suo splendore, fresca e riposata come una rosa dopo aver dormito per quasi tutto il viaggio.. le hostess poi che avevano creduto più volte che fosse morta visto che, quando non russava, sembrava neanche respirare..

In ogni caso entrambe non eravamo ancora preparate a quello che stavamo vivendo.. cioè, insomma, eravamo appena sbarcate nella terra dei nostri sogni e non ne sembravamo neanche minimamente toccate.

Errore madornale perché appena ci trovammo davanti l'uscita dell'aereo, entrambe prendemmo finalmente nota della situazione.. e a quel punto fu la fine.

Occhi sbarrati come se avessimo appena visto la *Minekura venirci incontro tutta sorridente, mandibola che toccava terra tanto che ci sarebbe potuto entrare un bambino intero in bocca tanto era spalancata. Di pallore non c'era neanche a parlarne, visto che se lei sembrava avvicinarsi al verdognolo io stavo diventando bluastra.

Le hostess che erano addette a salutare i passeggeri di sicuro ci saranno rimaste secche nel vederci in quello stato, e posso azzardare che se in seguito sarebbero iniziati a spuntare loro capelli bianchi nonostante la loro giovane età.. sì, sarebbe stato solo a causa nostra e dello spettacolo che stavamo gratuitamente mostrando.

Che poi avremmo dovuto darci un contegno.

Insomma, si trattava di sbarcare FISICAMENTE, quindi non solo nei nostri sogni e nelle nostre più rosee e allucinogene illusioni, in Giappone!

La prima impressione era quella che contava eh!!

Ma purtroppo, in quel preciso istante, chiederci un minimo di controllo sarebbe stato decisamente esagerato.

Senza neanche sapere come, dopo un buon quarto d'ora, ci riprendemmo, svegliandoci con la carcassa parallela a terra, con le hostess a reggerci per le braccia terrorizzate per la nostra incolumità, indecise su cosa fare e impreparate per situazioni simili.

Poverette.. fossi stata in loro avrei fatto finta di niente e me ne sarei andata.

Quando finalmente trovammo la forza di reggerci in piedi e scendere il primo gradino della scaletta ecco che riprendemmo finalmente le nostre vere sembianze.. o almeno questo valse per me.

Se io facevo fatica a crederci, con la mia solita difficoltà a convivere con emozioni tanto forti che, invece di rendermi più espansiva, mi facevano chiudere più in me stessa, la mia sis non era di certo della stessa opinione. Mandò fin da subito a quel paese la maschera indifferente che aveva sempre tenuto in Italia per accogliere con entusiasmo la nuova se stessa di natura nipponica.

Provai molta invidia nel sentire quanto riuscisse a esprimere la sua euforia senza nessuno sforzo, ma anziché maledirla, come avrei fatto tempo prima, mi limitai a sogghignare appena, sperando, insolitamente ottimista, che prima o poi anche per me sarebbe arrivato il momento per poter esprimere la mia felicità per il cambio nazione.

Che poi non si trattava solo di cambiare nazione, ed era questo che mi bloccava.. ero come paralizzata, come se il mio sangue stesse circolando al contrario.. non riesco a spiegarmelo neppure ora come davvero mi potessi sentire.. però non avevo mai provato nulla di simile prima di allora.

Scendere quei gradini, mettere piede a terra, respirare.. furono azioni che reputai per la prima volta seriamente importanti.. ricche di significato, intrise di sentimento.

Stavo davvero male, ma a quanto pareva la sis non aveva intenzione di calmarsi neanche un secondo e infatti, inconsciamente, mi diede una pacca sulla schiena forse per capire se davvero tutto ciò che ci stava accadendo era reale e non frutto della sua immaginazione, prendendomi così alla sprovvista mi fece quasi sdraiare sul tapis roulant dove ci eravamo fermate ad aspettare le nostre valige.

-Ops- mormorò, con un tono che palesava un totale disinteresse sul gesto che aveva appena compiuto e sulla possibilità di avermi potuto far male, e rimessami in piedi incrociai le braccia per dedicare qualche minuto per osservarla attentamente.

Si era appoggiata mollemente al nastro trasportatore dove sarebbero dovuti uscire a breve, si sperava, i nostri bagagli. Le braccia distese e le dita incrociate, girava i pollici freneticamente. Le gambe accavallate, un piede che picchiava a terra ripetutamente.

Per non parlare poi della faccia..

Mio dio quella era tutto un programma e mi ero pure sprecata a scattarle una foto col cellulare tanto era assurda.

Gli occhi castani solitamente appannati dal sonno scintillavano accesi da chissà quante emozioni mischiate tutte assieme. Le sopracciglia arcuate tanto da sembrare quasi disegnate. E poi la bocca come chicca finale.

Mai visto un sorriso così abbagliante come quello che si era stampata in faccia ormai da quando eravamo scese dall'aereo e che, probabilmente, non si sarebbe cancellata dal volto tanto presto.

Mettere "sorriso abbagliante" e lei nello stesso discorso era come inserire me e il sole nella stessa frase.. allucinogeno, insomma.

-Stai pensando quello che sto pensando io vero?- disse, finalmente pronunciando una frase completa, mentre aspettavamo fuori dall'aeroporto il taxi che ci avrebbe portate a quella che, da quel giorno in avanti, avremmo potuto chiamare "casa" con tutti i suoi significati affini.

-Mi preoccuperei del contrario, sis- riuscii a biascicare sentendo la voce tremare leggermente, e se se ne accorse anche lei non lo dette minimamente a vedere, continuando a sorridere a settantacinque denti virgola due.

-Non riesco a controllarmi.. se non si sbrigano a portarci a casa mi metto a urlare qui davanti a tutti- mi annunciò, facendomi capire che, in quel momento, sarebbe stata capace di quello e altro ancora, e non potei che darle ragione visto che, nonostante la mia lentezza, iniziavo pure io a sentire l'euforia crescere.. e di certo la nostra scenata nessuno l'avrebbe gradita, e capita, oltre noi.

-Non mi provocare, per favore-

Quando finalmente ci fummo sedute sul taxi, a cui tra l'altro avevamo fatto notare di aver tardato di dieci minuti, e beccandoci la prima occhiata scazzata da un giapponese, evvai!!, sentii i nervi distendersi leggermente e riuscii a stamparmi un mezzo ghigno in volto che finalmente evidenziasse cosa stessi pensando in quel preciso istante.

-Calmati- mi suggerì Vittoria, anche se lei non era di certo nella condizione di consigliarlo a me o a qualcun altro. Se il tassista non si sbrigava ad arrivare a destinazione ci saremmo messe a urlare in macchina, e non credo l'avrebbe presa tanto bene.

Forse però, prendendoci per pazze, non ci avrebbe fatto pagare il viaggio.. avremmo almeno dovuto provarci, miseria..

Credo che il signor tassista si aspettasse la mancia, vista la faccia che aveva fatto contando i soldi precisi che gli avevamo schiaffato in mano, ma in fondo, se normalmente non gliel'avremmo comunque data, nelle condizioni in cui ci trovavamo, elargire mance a destra e a manca era l'ultimo dei nostri problemi.

-Non mi sento bene- balbettai osservando ad occhi sbarrati l'abitazione che imponente ci stava di fronte, e che ai miei occhi sembrava quasi prendersi gioco di noi, sbellicandosi per il fatto che di lì a poco saremmo potute svenire entrambe sul marciapiede.

Nel mio caso si poteva parlare più precisamente di morte istantanea da infarto.. la probabilità di svenire era ormai stata sorpassata bellamente.

-Io sì invece- riuscì a ironizzare la sis, e quando ci voltammo a guardarci finimmo per deglutire all'unisono, per poi sospirare e reggerci a vicenda visto che, oltre a doverci trascinare le valige, cercavamo di impedirci, a noi stesse e all'altra, di non stramazzare al suolo.

Quando ci chiudemmo la porta dell'appartamento alle spalle il dado era ormai bello che tratto.

-Cazzo- biascicammo senza nemmeno sentirci. Ormai i nostri Omini del Cervello erano partiti definitivamente per la tangenziale, per le Hawaii, per Marte o posti affini, ed eravamo pienamente sicure che non sarebbero tornati tanto presto, e di sicuro non per un motivo tanto futile come farci riprendere il controllo della situazione.

Altrettanto sicure eravamo del fatto che ancora pochi secondi e avremmo iniziato ad urlare come due pazze folgorate, che i vicini avrebbero chiamato la polizia, che a sua volta avrebbe chiamato la Neuro, che a sua volta avrebbe chiamato un esorcista che al vederci si sarebbe affogato da solo nell'Acqua Santa pur di non avere niente a che fare con due casi persi e senza speranza come noi.. confortante davvero.

-Oh-mio-dio.. Oh-porca-puttana.. Oh-porco-mondo.. Oh-santo-di-quel-dio-cristo..- iniziò a porconare la sis, non reggendo più la tensione, l'euforia, l'agitazione e tutto ciò che aveva continuato a trattenere con sforzo fino a quel momento.

Io invece rimanevo immobile, osservando un punto a caso del pavimento nonostante non lo vedessi nemmeno. Mi sentivo come svuotata di tutto, e non riuscivo a capire cosa avrei dovuto pensare, dire o fare.

Il mio pallore di certo aveva iniziato a peggiorare, diventando sempre più smorto, più esangue, nonostante non mi sarei potuta capacitare di poter diventare più bianca di quel che già non fossi di natura. Ma forse non stavo diventando più pallida.

Magari, più semplicemente, stavo prendendo chissà che colore. Verde, viola, blu, giallo.. ormai poi che importanza poteva avere se stavo lentamente schiattando senza neanche accorgermene?

-Sis.. mio dio sis.. ti prego dimmi che è vero.. dimmi che è tutto vero.. dimmi che non è tutto un sogno, che è tutto reale, che se mi metto a urlare i vicini ci insulteranno in giapponese, che se mi affacciassi alla finestra al posto di quelle catapecchie che stanno a Lanuvio vedrei altre case, abitate da giapponesi e da neanche un italiano, da neanche una persona che mi conosce.. dimmi che non me lo sto sognando.. cazzo!!! Se provi a dirmi che me lo sto sognando, che sei un sogno, che tra un po’ mi risveglierò nel letto della mia vecchia camera giuro che ti ammazzo! Vengo a Genova e giuro che ti tiro il collo capito? Mi hai sentito?!?- s'interruppe voltandosi finalmente verso di me, con il fiato corto, le pupille dilatate, lo sguardo assatanato e l'espressione di chi era pronto per fare un massacro di massa, o semplicemente pronto per uccidere la propria coinquilina che sarebbe comunque schiattata da sé da un momento all'altro.

Forse si era leggermente sfogata, o forse no, ma le ci volle poco per capire che non l'avevo minimamente ascoltata in quanto ero scivolata a terra non sentendomi più le gambe e avevo iniziato mimetizzarmi col pavimento e il muro.

Mi fu subito vicino e, forse non sapendo cosa fare, iniziò a chiamarmi per poi, dopo essersi rotta decisamente le palle, prendermi leggermente a schiaffi per farmi riprendere.

Non c'è neanche bisogno di precisare che "leggermente" si trasformò in "violentemente" dopo neppure due secondi vero?

Sì, perché alla terza pizza che ricevetti il mio spirito, da dove se ne fosse andato in vacanza, tornò frettolosamente indietro facendomi riprendere momentaneamente i sensi e fermarle il braccio in tempo prima che mi potesse ancora gonfiare la faccia con l'ennesima sberla.

-Che cazzo ti prende all'improvviso?! Ti pare che ti possa sentir male proprio ora che siamo finalmente in Giappone?!? Non puoi prenderti la briga di sentirti male! Non prima almeno che mi sia sentita male io.. oddio..- mi disse a un centimetro dal volto, guardandomi dritta nelle palle degli occhi con aria angosciata, per poi accucciarsi al mio fianco e sdraiarsi per terra, col viso che lentamente stava diventando del mio stesso colorito.. sempre che di colorito si potesse parlare.

-Dobbiamo rendercene conto..-

-.. o qua finisce che schiattiamo prima di poter esultare davvero- concluse al mio posto visto mi era andata di traverso la saliva.

I seguenti minuti li passammo in religioso silenzio, dove l'unico rumore che si poteva captare erano i nostri respiri esageratamente accelerati, e un latrato di un miserabile cane che aveva avuto voglia di interrompere quel momento così cruciale per la nostra esistenza.

Evitiamo poi di dire che, dall'alto della mia intelligenza e visto lo stato in cui mi trovavo, ero pure riuscita a domandarmi come mai il cane non avesse abbaiato in giapponese.. si meglio evitare di precisarlo va..

-Siamo in Giappone- iniziò lei, dopo un tempo infinito e con voce d'oltretomba.

-Non siamo in Italia- continuai io con lo stesso tono.

-Siamo a casa-

-La nostra casa-

-Ed è tutto reale- concludemmo all'unisono, dopo altri attimi di silenzio, con voce vibrante d'emozione e allo stesso tempo incredula. Sentivo le palpebre leggermente umide, e non riuscii neanche a stupirmi di voler scoppiare a piangere dalla felicità.

Non ci sarei comunque riuscita, però il solo fatto di desiderarlo mi riempiva di commozione.

-Forse devo andare in bagno- sbottò all'improvviso, forse con l'intenzione di smorzare l'agitazione, e facendomi voltare verso di lei. E fu a quel punto che pure io mi ricordai di avere un corpo, o una carcassa che dir si voglia, e che quello stesso corpo aveva un estremo e impellente bisogno di svuotarsi la vescica in quella splendida e fantastica invenzione che non era altri che il water.

Purtroppo però sapevo benissimo che non avrei avuto la forza di alzarmi, né di reggermi in piedi fino a infilarmi dritta nel cesso.

-Si fotta la vescica- me ne uscii sibilando, facendo ridacchiare appena la sis che cercava di tirarsi in piedi, cosa che io neanche mi sognavo di provare.

-Sai una cosa?- iniziò con tono insolito, strano e molto sospetto.

-Hn?-

-Per battezzare la casa ci sbronzeremo.. ma per il cesso ci dovremmo pisciare, no?- aggiunse, tirandosi seduta e voltandosi finalmente a guardarmi in faccia.

Gli occhi tornati appannati ma stranamente non dal sonno, il mezzo ghigno che le si stava aprendo in volto. Fu come essere risvegliata da una secchiata d'acqua, e quando anche sul mio viso fece mostra di sé un ghigno che non prometteva nulla di buono entrambe capimmo lo stato attuale delle cose.

-Prima io!!- esclamammo all'unisono, alzandoci con forza che poco prima saremmo riuscite soltanto a sognarcela, e prendendoci a spallate, gomitate, atterrandoci a vicenda entrambe scappammo in direzione bagno, dove finimmo per darcele solo per scegliere chi avrebbe dovuto urinare prima.

Ma in fondo, se ci avessimo pensato meglio.. c'era pur sempre il bidè.

 

 

*Kazuya Minekura = Autrice del manga/anime "Saiyuki - La leggenda del demone dell'Illusione"

**Sasuke e Itachi Uchiha = personaggi del manga/anime "Naruto"

 

 

Ore 13 e 21

Esterno dell’Università imperiale di Tokyo

 

-Bene-

-Bene cosa?- mi chiede Ikki, dato che sembra proprio che per lui si stiano per aprire le porte della Santa Inquisizione. Lo afferro, mentre lui, come al solito, è impegnato in una manovra parecchio pericolosa che vede coinvolto il mio fondoschiena, esattamente pochi secondi dopo che siamo usciti dall’aula e fuggiti dalla lezione.

Mi guarda perplesso, dato che è da quella patetica scenetta con Taro che non gli rivolgo minimamente la parola. Che poi, in realtà, io la parola non gliela rivolgo mai comunque.

-È proprio ora di dare qualche spiegazione-

-Spiegazione?-

-Sì, spiegazione-

–Non capisco di cosa stai parlando- Si gratta una tempia.

-Ah.. forse ti riferisci ad Ikku! Farlo ruzzolare giù dalle scale stamattina è stato davvero troppo semplice! Ha fatto tutto da solo.. non è colpa mia!- sghignazza.

Se fossimo stati un poco più in confidenza, o almeno se lo fossi stata anche un tantino di meno di quanto vorrebbe essere lui con me, in questo momento l’avrei già tramortito a legnate. Sospiro.

-Se cercassi un attimo di ricordare, probabilmente ti verrebbe in mente che io sono arrabbiata, con te e tuo fratello-

-Wow, due al prezzo di uno.. fico no?-

-Non prendermi per il culo!- strillo, e dato che stiamo continuando a camminare le persone che incrociamo cominciano a guardarmi un tantino male. Qui sì che il silenzio è davvero d’oro. –Non mi frega assolutamente niente della tua considerazione né di quella di tuo fratello, ma se vuoi proprio che ti abbia intorno non voglio che mi sbandieriate in faccia segreti di cui non volete che venga a conoscenza-

Non incontro i suoi occhi, dato che se non guardo sempre davanti a me quando cammino rischierei di spaccarmi il femore tutte le volte che mi muovo sulle mie gambe, ma sento provenire da lui un insolito silenzio. Non pensavo neanche che fosse in grado di chiuderla la bocca.

-E non voglio neanche la considerazione di quella Sayoko o come diavolo si chiama… e penso che neanche Elettra la voglia-

-Che c’entra la tua coinquilina?- mi rendo conto che, in effetti, la versione ufficiale dei fatti che circola sulle bocche pettegole dell’università non contempla la colpevolezza di Miss Faccia da Cazzo. Un vago senso d’ingiustizia mi assale.

-Non è importante..- liquido prontamente la faccenda -… ma non voglio passare dei guai. E se quella Sayoko mi odia tanto sono problemi suoi ma.. so che c’è qualcosa che non so. Quindi o me lo spiegate o prima o poi la picchierò talmente tanto che non la riconoscerà neanche più sua madre-

Inaspettatamente, attacca a ridere come un matto –Come se importasse qualcosa a qualcuno!- ma che ha tanto da ridere? –Probabilmente importerebbe soltanto a quelle lecca piedi di Okimoto e Usui!-

-O magari quelle poverine aspettano solo che la loro regina venga spodestata… anche se sinceramente ci si farebbe poco con delle suddite come quelle-

-Io non ci spererei troppo!- continua, ridendo imperterrito. Poi, in modo tanto improvviso da spaventarmi, ritorna serio, e guarda il corridoio affollato come fosse vuoto e illuminato da tenere luci soffuse ad acquerello.

-Non è un segreto. Mi diverte il fatto che tu lo consideri in questo modo-

-Ah davvero?- domanda retorica.

-Oh, non è di dominio pubblico.. peggio ancora-

-E perché io non lo so allora?-

-Forse perché, se io e Ikku non cercassimo d’interagire con te, ti dimenticheresti anche come si articolano le parole e le frasi di senso compiuto?- oh, allora non è tanto stupido come sembra. Annuisco solo mentalmente, e seguito a fissarlo minacciosamente.

-Oh, scusami se non sono particolarmente loquace-

-Beh, se lo fossi stata probabilmente l’avresti già saputo.. ma va bene lo stesso-

Conclude, come se si appropinquasse a concedermi un grande onore, mentre finalmente stiamo per arrivare all’uscita più vicina, ma lui si ferma, e ci fa accostare ad un angolo che potrebbe essere buio e pieno di ragnatele, con un po’ più di fantasia. La faccenda deve essere davvero lunga.

-La cosa è semplice: Sayoko vorrebbe sposare Ikku.. e fare altre cose con lui che non sto qui a dirti perché perderemmo soltanto tempo-

-Ho capito Sumeragi, ho capito. Va avanti-

Sorride e deglutisce –In breve..- ma quanto cavolo ci mette ad elaborare un cavolo di concetto? –La madre di Sayoko, ricca imprenditrice nel campo della ristorazione, proprietaria di una catena di ristoranti…-

-… wow…-

Ignora il mio commento -… è cliente assidua di nostro padre, avvocato, e si conoscono fin dai tempi del liceo…-

-…wow wow…- qui andiamo sul genere beautiful!

M’ignora ancora -…Io, Ikku e Sayoko quindi ci conosciamo fin da bambini e, anche se non è mai stato dichiarato ufficialmente, Sayoko è sempre stata convinta di essere destinata a sposare uno di noi due…-

-…E dato che tu sei una specie di teppista, lei ha scelto Ikku-

-Perspicace- considera sarcasticamente, ma a quanto pare ci ho proprio preso.

-E quindi? Io che c’entro?-

Non risponde subito, ma mi fissa assottigliando gli occhi, come se si aspettasse che ci arrivi da sola, ma le speranze sono vane. Dopo un paio d’incitamenti a far camminare la mia fantasia, mi ritrovo definitivamente a non averci capito niente.

-Non ho avuto nessuna magica intuizione, mi scuso- annuncio.

-Ma veramente non…- deglutisce -… non te ne sei accorta?-

-Di cosa?- Ikki sembra improvvisamente sul punto di mettermi davanti una lavagnetta e spiegarmelo tramite rappresentazione grafica, altrimenti detti disegnini. È davvero così difficile da spiegare?

-Se mi facessi capire forse potrei ritornarmene a casa mia…-

Ma sembra solo più allibito di prima –Ma sei ottusa o cosa?!-

-Grazie del complimento..- sospiro, cedendo finalmente alla tentazione di dargli il tanto sospirato cazzotto in testa.. non è poi tanto intimo come pensavo. -… ma me lo spieghi sì o no?-

-Davvero non lo sai?-

-No-

-Sicura?-

-Sì-

-Ne sei assolutamente certa?-

-Assolutamente sì-

Finalmente sembra sul punto di dirmelo. Mi tendo ad ascoltarlo.

-Kanojo wa kimi ni yakimochi wo yaiteiru*-

Forse ho capito male. Forse stamattina s’è fatto troppe canne. Forse il mio vocabolario giapponese è ancora poco forbito. Forse c’era troppo rumore e lui s’è confuso e ha sbagliato ad esprimere il concetto. Forse non ho mai veramente compreso cosa significhi la parola “yakimochi*”.. un'arma a canna mozza con cui Miss faccia da Cazzo vorrebbe disintegrarmi?

Meglio far ritorno dal mio personale mondo insensato.

-Eh?-

-Eh cosa?-

-Devi spiegarti meglio che non ho capito-

-Che diavolo devo spiegarti ancora?- chiede, posando un fianco sull’altro muro dell’angolo accanto a me, quando per tutto il tempo mi aveva coperto con l’ombra del suo corpo, tenendo le braccia tese e posate sul muro con in mezzo la mia testa.

-È gelosa?  Cioè, non lo so ancora tanto bene il giapponese…-

Si gratta la testa, ponderando la possibilità che io non conosca bene il termine in lingua, e cerca quindi di spiegarlo in un altro modo -…beh.. diciamo che pensa che tu voglia fare con Ikku quel che vorrebbe fare lei-

-Ovvero?-

Qui ci vuole veramente il disegnino allora –SESSO! SESSO! SESSO!- urla esasperato.

Fisso il pavimento, assimilando le parole per un attimo. E l’immagine del bel Ikku Sumeragi mi appare alla mente, in tutto il suo splendore divino.

-Beh… non che non mi dispiacerebbe..- no, proprio per niente -.. ma diciamo che non è esattamente il mio obbiettivo primario- concludo. -Oh.. però il termine lo sapevo, allora-

-Contento per te…- giubila sarcastico lui.

-Comunque.. è proprio una gran cazzata- mi stacco dal muro, quasi scappando verso l’uscita, anche se vorrei sapere ancora qualcosa, ma è come se fossi già convinta del fatto che otterrei solo altre cazzate. È molto probabilmente è proprio così.

-Ehi aspettami!- ma perché mi deve sempre stare appresso?

Ma stavolta passa proprio il limite. E lo fa anche la mia sfiga, che non fa che superare sé stessa ogni santo giorno. Strillo indignata quando Ikki mi avvolge con le braccia per la vita, senza un apparente motivo, quando siamo a pochi metri dopo l’uscita, e una miriade d’impiccioni possono godersi per bene lo spettacolo.

-Che cazzo stai facendo?-

-Ti abbraccio-

-Questo lo vedo cazzo! Lasciami immediatamente!-

Ma non mi ascolta minimamente, e seguito a cercare di scrollarmelo di dosso senza successo. Lo maledico in tutte le lingue che conosco, ma la sua testa si accuccia, come un dannato uccello nel nido, sulla mia spalla destra. Siamo sicuri che è di me e Ikku che bisognerebbe essere gelosi?

Sento qualcuno tra i passanti ridacchiare.

-Se non mi lasci ti castro in pubblico-

-Non avresti mai il coraggio-

-Tu credi?-

-Lo credo-

Rispetto della vita umana… rispetto della vita umana… rispetto della vita umana…

Ma io voglio solo menomarlo a vita mica ucciderlo!

Mi preparo ad esibirmi in un calcio volante, rotante, super mega devastante alla Chuck Norris, ma avverto all’improvviso che più nessuno mi sta abbracciando, e che Ikki giace per terra a qualche metro da me come se vi fosse stato gettato dal raggio di dieci chilometri.

Rivolgo lo sguardo al mio salvatore.

-Ta.. Taro?-

Taroemon Arai svetta davanti a me in tutta la sua sconsiderata altezza, ansimandomi addosso tutta l’aria dei suoi polmoni. Mi sorride, con il viso inondato di sudore.

-Ci rivediamo.. Vi.. Vittoria san…-

-Che ci fai tu qui?- gli chiedo, mezza sconvolta sia fuori che dentro, e accorgendomi di essere caduta anch’io. Sul sedere. E che al momento fa anche un male cane.

-Ti aspettavo, Vittoria san- semplice, diretto e conciso.

Vorrei poterlo ringraziare e realizzare l’altro vecchio proposito di fuggire in Alaska o in un posto altrettanto adatto per una fuga ad alto rischio, una volta nella vita, ma Ikki non è proprio una persona  che si arrende così facilmente.

Lo vedo fronteggiare Taro, faccia a faccia. O per meglio dire, petto a faccia.

-Che cavolo vuoi spilungone?-

Ora, se conosco bene Taro, dovrebbe incominciare a balbettare, poi a diventare di un colorito a metà tra il viola e il blu notte, gli tremerebbero le gambe provocando uno tsunami in Indonesia che rimarrebbe sui giornali per due o tre settimane, e poi fuggirebbe a gambe levate dal suo paparino a farsi coccolare perché il mondo è crudele e bastardo.

Dove diavolo sono i miei pop corn in questo momento di grande tensione fisica e psicologica? Ci manca solo che mi perdo due baldi giovani che si battono per me.. se Taro non se la dà a gambe prima.

-Non te l’ha insegnato nessuno che non s’importunano le ragazze?- frase fatta, ma almeno non ha sputacchiato in giro e non ha spezzettato le parole parlando.

-E non te l’ha insegnato nessuno che non si devono dare giudizi senza sapere le cose?-

-Io so tutto quello che devo sapere…- ed ecco il colpo di scena -… teppistello-

Oddio, ma sa davvero che cos’è un teppista o la sua mente è troppo pura per saperlo? Forse sta ricordando i vecchi ricordi d’infanzia, di quando i poveri bambini che lui vedeva dal metro di altezza di vantaggio, che sembra avere su tutto e tutti, lo prendevano in giro e gli tiravano la sabbia in faccia e compagnia bella. Proprio un'infanzia difficile e dolorosa.. chop chop.

-Oh, abbiamo qui l’eroe…- sibila Ikki -…chi diavolo dovresti essere tu?-

-Taroemon Arai!-

Ikki ride, avvicinandosi a Taro ancheggiando leggermente, e fissandolo come se volesse mandarlo via soltanto guardandolo male, ed in genere anche io avrei pensato che sarebbe bastato, ma a quanto pare ci sbagliavamo. Taro resiste.. e dei miei pop corn nemmeno l’ombra.

-Oh, e che vorresti farmi, sconfiggermi e portare via la bella principessa tra le tue braccia?- devo dire che è molto bravo a minacciare, chop chop -.. eh, Doraemon?-

Taro sgrana gli occhi e stringe le mani, ancora tenute in una guardia alta, ancora in attesa di un vero e proprio scontro leale. Razza d’illuso moccioso.

Oh, come se ne sapessi davvero qualche cosa dell’idea di lealtà di Ikki Sumeragi.

-Tirerai fuori dalla tasca uno dei tuoi Chuski* per battermi? Eh?-

Comincia a spintonarlo con un dito puntato sull’ampio petto, facendolo dondolare come una di quelle bambole che facendole cadere sai che si rialzeranno sempre, non so per quale congegno. Ma Taro non ne vuole sapere né di cadere né di ritirarsi. Sono stupita.

Improvvisamente il suo volto cambia, ed è sconvolgente come se prima fosse stato una maschera, ed io non me ne fossi mai accorta. Abbassa la fronte, ma sento che non è né per l’imminente resa, né per l’imminente fuga, e non riesco più a vedere i suoi occhi. Che diventano una benda nera che gli oscura lo sguardo torvo.

Rabbrividisco, senza capirne il motivo.

-Stai zitto teppistello del cazzo…- sibila, con lo stesso tono appena udito –Mi sono veramente rotto le palle di stare a sentire le tue merdose cazzate! Ti permetti di mettere le mani addosso ad una ragazza senza il suo permesso e vorresti pure fare il grande uomo? Ma non farmi ridere…-

Oddio, devo riprendere a respirare. Allibita, guardo le spalle di Ikki tremare, e i suoi occhi assottigliarsi mentre, nonostante tutto, rimane fermo ed impalato davanti al nemico come se niente l’avesse toccato, con una mano sul fianco e una gamba tesa.. pronta a colpire.

-Ti crea problemi, stronzetto?-

-Parecchi, idiota! Gradirei se cercassi di stare lontano dalla mia futura moglie il più possibile, se non vuoi che ti sfracelli il cranio contro un palo della luce!-

-Fu.. futura moglie?- nessuno dei due mi sente balbettare –non sarebbe un granché dignitoso- ma questa mi giunge proprio nuova!

-Dai, accomodati! Io non aspetto altro che di ricambiarti il favore.. se mai ci potrai riuscire- perché diavolo tutti si devono sempre dimenticare di me? Cerco di attirare la loro attenzione, ma niente, sono troppo occupati a irradiare il loro testosterone nella biosfera per starmi a sentire. Sento un'inconfondibile rabbia salirmi dentro.

-Ci puoi contare, coglione-

-Ti aspetto, idiota-

Nonostante sia ancora mezza allibita per l’aver scoperto che il vocabolario delle volgarità di Taro è molto più fornito del mio, questa situazione comincia veramente a starmi sulle palle. Batto il piede a terra, e sono quasi certa di averla fatta tremare.

Detesto non essere ascoltata quando parlo.

-SMETTETELA PORCO DIO PORCO!-

Ikki mi guarda, col culo per terra, ancora stordito di quanto lo ricordassi prima, tenendosi la guancia destra per il gancio che gli ho dato, e che ho cercato di rendere il più potente possibile. E pure lui comincia a balbettare.. cos’è, gira mica un virus del balbettamento nei dintorni? Gli giro le spalle velocemente, e mi dirigo verso Taro che ha riacquistato il suo solito sguardo, e che se non fosse stato in pubblico avrebbe potuto cominciare a frignare come una femminuccia.

-Lascia perdere quella testa di cazzo, reprimi la tua Raika interiore e andiamocene da qui..- gli dico a pochi centimetri dalla faccia -.. SUBITO!-

Non gli do il tempo di rispondere, e con una forza che neanche sapevo di avere, comincio a trascinarlo via, senza avere nessuna protesta dal suo corpo che mi striscia dietro a sacco di patate.

-E non credere di essere meno testa di cazzo di lui…- sussurro, ma perfettamente consapevole di essere ascoltata per il leggero tremore del braccio per cui l’ho sgraziatamente afferrato -.. avrai anche tu la tua parte, mio caro-

Da quando, poi, i miei passi fanno chop chop?

 

 

 *Lei è gelosa di te.

*Gelosia.

*Chuski= quegli strani oggetti provenienti dal futuro che Doraemon tira fuori dalla sua tasca.

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICI

Brucy: E rieccoci tornare con un nuovo capitolo.. sis ma si deve proprio fare questo dialoghetto ogni fine cap?

Lady Ko’: Sì è la tradizione, lo stiamo facendo pure se devo ancora studiare mezzo inglese per la verifica di domani e lavare i miei bislunghi capelli… si ribalterebbe il mondo se non lo facessimo!

Brucy: Convinta te -.-

Lady Ko’: Va be sbrighiamoci che non stiamo qua a fare fitness con le marmotte! Sis, rispondi ai commenti e sottolinea quanto, dopo la visione delle prime tre puntate di Host club, sia lieta che i Sumeragi’s bros siano stati paragonati a quegli altri due… topoloni… *elettrocardiogramma piatto*

Brucy: SeSe -.-

 

 

Elly Chan: Innanzitutto ringraziamo che qualche pillola di troppo di abbia illuminato d'immenso e ti abbia fatto accorgere della nostra fic. Quindi grazie a te e alla pillola *inchino* Comunque cambiamo colore appunto per far capire chi sia a scrivere, perché in alternativa ci sarebbe stato da scrivere "POV ELETTRA/VITTORIA" ogni volta, e sinceramente né io né la sis abbiamo voglia di scriverlo, fra l'altro non ci piacerebbe neanche fare una cosa simile. Per quanto riguarda i tuoi commenti sui pers, testuali parole di sis " dopo la visione delle prime tre puntate di Host club, sono lieta che i Sumeragi’s bros siano stati paragonati a quegli altri due… topoloni… *elettrocardiogramma piatto*", e io aggiungo che Elettra ringrazia di non essere quindi l'unica a non avere un senso dell'orientamento. Continua a seguirci e commentare e te ne saremmo eternamente grate *altro inchino*

 

Rinoagirl89: Non puoi neanche immaginarti cosa ci sia sotto riguardo le relazioni fra i nostri protagonisti, ma neanche lontanamente guarda HiHiHi Spiegami comunque cosa non ti convince del nuovo arrivato, perché non capisco cosa tu voglia dire o.O Infine posso diti con certezza che la vecchia è esattamente la stessa di Ranma, che abbiamo pure denunciato alla polizia ma che sembra apparire dal nulla quando uno meno se lo aspetti. Ma la prenderemo, stai tranquilla XDXD

 

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Capitolo 7
*** Omake- la prova delle storie del terrore! ***


*WARNING*

 

*WARNING*

Lady e Brucy vi informano che ciò vi apprestate a leggere è altamente nocivo per chiunque possieda un cervello, e per chiunque si ritenga sano di mente. Per coloro invece che sono affetti da malattie celebrali non sarebbe sconsigliata un'accurata visita psichiatrica.

Fine trasmissione.

 

 

I sei personaggi seduti ad un piccolo tavolino di legno stile giapponese, con delle tazze di tè fumanti davanti alla faccia, s’inchinano cortesemente al pubblico.

Lady,  vestita di giacca, cravatta e cappello stile jazz a falde larghe, afferra un microfono a carbone anni trenta, posizionandosi sopra il tavolino.

-Bene lettori e lettrici! Benvenuti al primo strabiliante omake di NIHON NI SHIMEI! Io sono Lady Ko’, che nella fic interpreta Vittoria!-

-E io sono Brucy, alias Elettra-

-Cari lettori e Lettrici buonasera, e benvenuti al primo insensato quanto inutile estratto speciale di Nihon ni shimei, anche detti omake…-

-Già, molto inutile- coro dei personaggi.

Sguardo poco gentile di Lady –Zitti o vi facciamo schiattare tutti-

Tutti tacciono.

-Ma passiamo subito a presentare gli ospiti della serata, qui con noi abbiamo, dal lato sinistro, il ragazzo che veste sempre di pelle nera strappata, dalla lingua più biforcuta di un serpente a sonagli affamato, la cui unica occupazione giornaliera è stare attaccato al mio culo come un koala al suo ramo…-

-Se.. ti piacerebbe… se non fossi costretto per copione…-

-È qui con noi… IKKI SUMERAGIIII!-

Ikki si riscuote dalla sua missione di ostruire il più possibile le vie respiratorie di Taro per porgere i propri saluti al pubblico, con un'inopportuna rosa rossa in bocca.

-Ragazze sono vostro! Prendetemi, amatemi, possedetemi, spupazzatemi come e quanto volete alla modica cifra di ***** yen (la cifra era troppo alta perché potessi lasciare che vi rovinaste gli occhi), tutti i giorni, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Contattatemi al mio call center…-

-Si si playboy abbiamo capito.. forse del mio culo non te ne interessa poi molto!-

-Vedo che hai capito..- sorride alzando la maglia in modo osceno.

-Rimetti a posto Tobi, che continuiamo su!-

-Ma quale Tobi! Il mio compagno di tante battaglie si chiama Pochi!-

(estendiamo un velo pietoso)

 Lo ignora –Al lato sinistro andiamo colui che può vedere la luna e le stelle di giorno senza ubriacarsi, colui che è già tanto se riesce a morsicarsi la lingua per dire soggetto, verbo e complemento.. e.. siccome ho la fantasia di un criceto rincoglionito.. ecco a voi.. TAROEMON ARAI!-

Breve inchino di Taro.

-Eccheppalle Sis, ma perché devo presentarli io?-

Sis s’ingozza di Dango –Eh?-

-Ok, sono stata ufficialmente abbandonata al mio destino…-

-Ti ricordo che l’iniziativa delle presentazioni è stata tua!- ribatte Sis sputacchiando pezzi di Dango da tutte le parti.

-Ed è stata tua l’iniziativa degli Omake!-

Sis dorme sugli allori, cosa che di solito fa Lady.

-E sti altri due sono quella specie di masochista che fa la corte a Elettra e il buddha vivente fratello del maniaco amico del pene… to, i nostri personaggi non saranno un pochino stereotipati?-

-Problemi esistenziali Sis, Problemi esistenziali- ultimo slancio d’interessamento di Brucy.

Stranamente Shuuhei, dopo un breve momento di ribellione, si attacca al tavolo come se lo amasse alla follia –Bene, dato che sti Omake sono sfiancanti da scrivere io direi di arrivare subito al punto della faccenda e poi andarcene tutti a casa propria-

-Non farli proprio no eh?- obiezione respinta.

-Il motivo per cui ci siamo riuniti qui stasera è…-

-È?-

-…è….-

 -È?-

-… è…-

-… raccontare storie del terrore-

-Banale-

-Stupido-

-Idiota-

-Non avevate nient’altro da fare che scriver ste cazzate?-

-EHI VOI! Non vi sentiate in diritto di dire quello che vi pare solo perché non mi va di scrivere chi dice cosa eh! Sono sempre la scrittrice io qui!-

-UNA scrittrice-

-Fondamentale appunto, Sis-

Lady si assesta la giacca dello smoking con la sua invidiabile, irraggiungibile, inesplicabile, incommensurabile eleganza, per poi accingersi a cominciare a far sul serio dopo tante minchiate… anche perché è stata interrotta proprio mentre si faceva di yaoi…

Mai interrompere Lady quando si sta facendo di yaoi.

-Bene, prima che Sasuke si scopi Naruto finiamo sta cavolata…-

-Sis, è una doujinshi… non credo rispetti la cronologia temporale…-

Brucy evita un calcio volante, rotante, super mega devastante di Lady.

-Raccontate una storia del terrore- semplice, diretto e conciso.

-Che tipo di storia del terrore?- domanda inutile dello spilungone Taro.

-Oh, ma allora non ti sfugge niente-

-Una storia che mette paura- interviene Sis, annuendo mentre inghiotte una serie di dieci dango extra- large in meno di un millesimo di secondo.

-Taro? Ikku? Dove scappate?-

La voce dolce ed ovattata della divina Lady interrompe l’improvvisata fuga dei due sfortunati ragazzi, precedentemente impegnati a strisciare sul pavimento in modo molto poco virile verso la più vicina via d’uscita.

-Io ho paura Lady san!- velo pietoso sull’uscita neanche lontanamente virile di Taro.

-Io andavo un attimo al bagno- come si fa a non credere a cotanta santità?

-Bene, Bobby, Johnny, picchiate lo spilungone a sangue e procuratevi un saio da Padre pio-

-E chi sono Bobby e Johnny?!-

-Le mie guardie del corpo personali, ovvio!-

Comincia ad esserci un'inflazione di veli pietosi, in questa fic.

-Bene, allora comincio io- interviene Ikki con in testa un grosso gocciolone, che ritiene probabilmente di poter concludere la faccenda in fretta per poi fuggire a gambe levate.

Povero illuso.

-C’era una volta…-

-Non è una favola- coretto generale.

Nell’ignoranza generale di questa obbiezione intelligente, ci addentriamo nelle atmosfere oniriche della mente perversa d’Ikki Sumeragi, a causa delle tendenze filo- psichiatriche della Lady che ama particolarmente “farsi” delle pippe mentali dei suoi personaggi, nonché torturarli neanche fossero condannati nell’era dell’Inquisizione…

Ok va bene che la si smetta… che si diceva?

C’era, c’era una volta…

 

 

Un giovane, ordinario, comunissimo impiegato giapponese di venticinque anni di circa un metro e novanta, single, sottopagato, depresso, frustrato, mezzo balbuziente e con problemi di stitichezza acuti, camminava saltellando allegramente tornando dal suo appagante lavoro di leccatore di francobolli, intonando una gioiosa canzoncina.

 

-Scrittrici… non vorrei sembrarvi come dire… cinico, ma questo inizio fa veramente cagare-

-Oltre ad essere particolarmente insensato… con tutti i problemi che ha saltella cantando?!-

Commentano spassionatamente Ikki e Brucy da studio.

-Ma sei tu che stai raccontando la storia idiota!-

-Ma sei tu che la scrivi- ribatte saggiamente l’attuale narratore annuendo brevemente con la testa alla Lady un poco alterata.

-Non guardare me! Ha scritto tutto lei..- conviene Sis, bevendo una tazza di tè misteriosa che non si ha idea da dove sia venuta fuori tutt’ad un tratto.

-ZITTI E TU CONTINUA STA CAZZO DI STORIA!-

 

Per allietare la sua serata, oltre ad esser naturalmente passato dal suo personale rivenditore di caramelle gommose, aver dato un'occhiata a qualche libro di gnoseologia in una libreria vicino al suo ufficio, ed essersi rifornito di latte alla fragola al suo discount di fiducia, aveva pensato di comprare una scatola di dango dal chiosco di una dolce vecchietta incontrata sulla strada del ritorno.

 

-Le caramelle gommose son canne-

-I libri di gnoseologia son manga sconci…-

-…manga sconci yaoi-

-Il latte alla fragola è una citazione da Gintama-

-E la vecchietta è un demone antropofago venuto fuori dalle fogne sotterranee della tetra Tokyo-

-Scusate se interrompo i vostri commenti così competenti…-

Il gruppo di commentatori non richiesti si volta verso Lady, con ampi sorrisi sulle facce da schiaffi.

-Dicci cara Lady-

-La smettereste di svelare tutti i miei altarini?-

-Non è colpa nostra se sei una ragazza frustrata-

-Pervertita-

-Con poca fantasia-

-E particolarmente tendente al proprio lato oscuro- commentano e annuiscono tutti insieme in una sincronia pressoché perfetta delle teste ciondolanti.

-E a cui soprattutto non va di scrivere chi dice cosa-

La Lady medita il suicidio, dato che nessuno comprende le sue ragionate metafore esistenziali.

Sigh.. sigh sob.

 

 

Dopo il suo consueto turno giornaliero di trentatré ore consecutive, il giovane uomo si sentiva affamato, e decise quindi, una volta fermatosi sotto la luce di un lampione, di assaggiare uno dei dango prima di cena. L’uomo, il cui nome era Taroemon Arai, afferrò la scatola con quanta più decisione gli fosse possibile.

 

-La grande rivelazione-

-Nessuno aveva assolutamente idea di chi fosse il misterioso personaggio-

-Un assoluto massimo esempio di narrativa della suspense, ho ancora i brividi-

-Perdonatemi se vi sembro inopportuna… ma da quando i miei personaggi sono così sarcastici?-

-E da quando io sarei un tuo personaggio, Cara Sis?-

-Quisquilie, cara Sis, quisquilie-

-Certo potresti anche sforzarti di mettere qualche descrizione tra una battuta e l’altra-

-Che narratrice di bassa lega-

-Davvero orribile-

La Lady prepara il cappio per il suicidio.

 

 

Aveva uno strano presentimento addosso, che gli faceva tremare le dita mentre alzava lentamente il coperchio della scatola. Ci sarebbero dovuti essere sei dango ma dalla forma piuttosto strana, che quasi sembravano guardarlo con i pezzetti d’alga come occhi penetranti. Ma quando ebbe contato con più attenzione, s’accorse che ce n’erano solamente cinque.

 

 

Dallo studio del pubblico parlante una gelida brezza di tramontana spira sulle teste dei presenti.

-Per quale arcana ragione quei dango hanno le nostre facce?- Chiede la Sis un pochino perplessa, fissando la propria deliziosa pallina di polpo con insolita perizia.

-Non è un'idea originale?-

La Lady brandisce il bazooka regalatole felicemente da Bin Laden per il suo quinto compleanno (ancora ben provvisto di fiocchetto e carta a fiorellini)

-Originalissimissima- concordano fin troppo velocemente.

-Scusate l’interruzione… ma perché devo essere io il protagonista del racconto? E soprattutto.. come diavolo faccio a lavorare trentatré ore al giorno?-

Con brevi sguardi d’intesa, i presenti convengono che è un tantino troppo tardi per chiedersi certe cose. Il ‘Piccolo’ Taro viene ignorato.

Tanto per cambiare.

 

 

Pensando che la vecchietta avesse evidentemente commesso un errore, vista la sua probabile demenza senile avanzata, Taro decise di passarci sopra, quando improvvisamente venne colpito da uno strano presentimento…

Aveva recentemente saputo dal suo migliore amico una strana storia su dei dango maledetti, ma aveva dapprima pensato che fosse una sciocchezza. In ogni caso la sua mano aveva già richiuso la scatola senza che nemmeno se ne fosse reso conto.

 

 

-Che noia-

-Che barba-

-Che barba-

-Che noia-

-Cortesemente, vi potreste fottere?-

-Lo faremmo volentieri, Lady san- coretto sarcastico generale.

-È Ikki che racconta… che volete da me?-

-Ma sei tu che scrivi- commenta l’ignorato narratore con un breve su e giù della testa.

-Peccato che non bisognerebbe dirlo-

-Direi che in generale non si pensi più alle cavolate che escono dalla tua mente, Sis-

-E com’è che tu non sei più la rompi palle complessata che sei di solito?-

-Forse perché in questo momento sono un tuo personaggio?-

Lady si trattiene dall’infliggersi il colpo finale.

 

 

Era proprio un idiota a spaventarsi tanto per una storia tanto stupida. Il giovane Taroemon si fece coraggio e riaprì di nuovo la scatola ma… stavolta ce n’erano solamente quattro. Con un brivido che gli scendeva giù per la schiena, richiuse di nuovo la scatola, pensando di aver contato male precedentemente. Forse era semplicemente molto stanco.

Prendendo fiato, s’accinse a prendere il suo meritato spuntino… ma stavolta trovò solamente tre dango. Tenendola aperta si guardò intorno nelle tenebre della sera inoltrata, e quasi gli parve il verso potente di un gufo dal ramo di un albero, il lungo e sommesso ululato di un lupo feroce, il fruscio delle foglie dei folti alberi dei dintorni…

Tutto stava a formare un oscuro presagio di morte…

 

Chop .. chop..

-Wowow-

chop…chop…

-Com'è che di palo in frasca la storia s’è fatta seria?-

chop… chop…

-“Seria” è ‘na chiacchiera-

Chop…chop…

-Con lo smog che ci sta a Tokyo sai che bella fine che han fatto i gufi e i folti alberi?-

Chop… chop…

-E i lupi? Si stava guardando un documentario mentre scriveva sta roba?-

Chop… chop…

-Or vi ringrazio gentile pubblico parlante, il vostro allegro sgranocchiare m’è rigenerante-

Una serie di punti interrogativi appare sulle teste dei presenti, impegnati ognuno con una busta extra large di pop corn rubate dalla dispensa della Lady a sua insaputa, dato che non hanno capito assolutamente niente di quel che ha detto.

-Eh?-

La Lady sente avvicinarsi la propria morte.

-Niente.. lasciamo stare…-

(Nessuno s’è accorto della rima.. sigh)

 

 

Taroemon deglutì.

Non poteva essere vero.

In alcun modo non poteva esserlo.

Attese di far appello al proprio autocontrollo poi aprì di nuovo la scatola.

Due dango.

Che quella storia sui dango maledetti fosse vera?

Non potendo fare a meno di pensarci, incominciò a tremare convulsamente.

Avrebbe forse dovuto abbandonare il suo agognato pasto e correre al riparo dall’imminente pericolo?

No, non avrebbe mai compiuto un azione di siffatta viltà.

Taroemon Arai non si sarebbe mai abbassato a compiere una tale sconsideratezza. Forse quei dango avrebbero potuto smettere di perseguitare lui, e comunque portare la loro minaccia al resto della povera popolazione innocente.

Non poteva lasciare a piede libero un arma di tale potere distruttivo.

Avrebbe affrontato il pericolo.

Nella scatola rimaneva un solo dango.

 

 

-C’è qualcosa di sbagliato in questo racconto-

-Convengo-

-Convengo-

-Convengo-

-Ed evitaci i tuoi vaneggiamenti suicidi… tanto lo sappiamo che non lo fai-

-ZITTI!!!-

 

 

Terrorizzato, la scatola gli cadde dalle mani.

Lasciando aperto il coperchio… e…

 

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH-

Momento di silenzio.

-Johnny?-

-Bobby?-

-Okay.. mi sono giocata le guardie del corpo per un racconto di paura-

L’atmosfera generale è indefinibile. I due marcantoni stile buttafuori da discoteca giacciono moribondi sul pavimento, manco avessero subito uno shock da trauma permanente. Il resto dei presenti conserva un'aria indifferente.

-Va be… tanto lo sapevamo tutti come finiva questo racconto- annuncia Ikki sospirando.

-Co.. come lo sapevate?-

-Chi è che non lo conosce, Sis?-

-Io non lo so… come finisce?- intervento naturalmente inutile di Taro.

-Ma non ci credo!-

-Ehi… mi dite come finisce?-

-Ovvio Sis.. sono tutti felicemente giapponesi qui-

-Vi preeeeeego.. voglio solo sapere come finisce!-

-Ma nooooooooooooo! Ma io mi ci sono impegnata!-

-Me lo dite?!-

-Patpat-

-Sigh sigh-

-Bene, passiamo al prossimo racconto-

-DITEMELOOOOOOOOOOO!-

Taro viene tramortito con una trave della porta del bagno.

Dopo che lo spilungone viene portato via in barella, con destinazione finale reparto rianimazione dell'ospedale più vicino, i cinque personaggi rimasti riprendono a sorseggiare in silenzio la propria tazza di tè fumante, anche se a quest'ora non dovrebbe più esserlo, anzi, ma questi sono solo dettagli insignificanti a cui voi non farete caso perché così dico io.

Il silenzio carezza le orecchie dei presenti con la sua dolce melodia, e tutti possono finalmente concedersi qualche attimo di pura quiete.

-Ehm, Sis, hai intenzione di continuare o no questo capitolo?- rompe il silenzio Lady, che osserva Brucy con un sopracciglio alzato, molto alzato, almeno di due o tre centimetri.

-Ma veramente non è che io ne abbia poi..- Brucy s'interrompe osservando curiosamente il cartello che gentilmente ha alzato per lei Lady con su scritto "SE CONTINUI LA FRASE TI CHIUDO IN UNA STANZA PIENA DI BAMBINI". -Cioè, volevo dire, sì, credo sia una buona idea continuare. Prima si inizia prima si finisce-

-Questa te la potevi risparmiare-

-Fai silenzio, insignificante creatura-

-Ma come osi rivolgerti in questo modo all'immaaanso e sublime Ikki, colui che da senso alle vostre storie!! Se non ci fossi io di certo..- Ikki s'interrompe, decidendo anche di non aprire più bocca, dopo aver osservato terrorizzato il cartello che ha gentilmente alzato per lui Brucy con su scritto "FINISCI LA FRASE E TI AFFOGO NELL'ACIDO".

-Autrice, non credi di essere stata troppo dura?-

-Mi sono anche trattenuta, a dire il vero-

-Se noi autrici non vi teniamo sotto controllo potrebbe anche venirvi in mente di ribellarvi al nostro volere, e questo ci darebbe molto fastidio-

-Il vostro controllo?-

-Molto fastidio?-

-Sì sì-

-E da quando saremmo sotto il vostro controllo?-

-Ma tu non avevi deciso che saresti stato zitto?-

-Sì ma questo non m'impedisce di dire la mia quando mi pare e piace!-

-Su questo avrei miei dubbi-

-Idem-

-Fratello, non è che loro abbiano poi tutti i torti-

-Ma tu da che parte stai??-

-Ehm..- Ikku osserva gli occhioni sbarluccicosi di Lady, attivati per irretirlo, e quelli omicidi di Brucy, attivati per minacciarlo, per poi rivelare al gemello la sua decisione finale. -Dalla loro-

-Ma brutto infame!!-

-Bene, se non ci sono altre questioni io passerei la parola a quella specie di masochista che mi fa la corte-

-Guarda che io ho un nome sai?!-

-Ah sì?-

-Certo che sì!! Me lo hai anche scelto tu, dannazione!!-

-Sis?-

Lady s'ingozza di dorayaki -Eh?-

Brucy guarda intensamente Sis, Sis risponde con uno sguardo ancora più intenso.

-Me ne dai uno?-

Crollo al terreno dei presenti, con aggiunta dei cameraman e degli addetti alle impalcature.

-Quali impalcature?-

-Che?-

-Hai scritto gli addetti alle impalcature. Quali impalcature?-

-Fa più scena, cara Sis. Fa più scena-

Lady guarda leggermente perplessa Brucy, pensa sul da farsi mentre s'infila un altro dorayaki in gola, per poi prendere la sua decisione. -Hai ragione fa più scena-

Altro crollo generale.

-Ora basta tergiversare che siamo qui per lavorare non per fare la pedicure ai mammut!-

-O a fare fitness con le marmotte!-

-O a  ballare il cancan con gli alligatori!-

-O a contare i peli delle scimmie!-

-O a rubare dorayaki alla povera gente che se li è guadagnati con il frutto del proprio sudore!-

-Ma se li hai trafugati dal frigo di Taro-

-Toglierli da quel frigo è frutto del mio sudore. Non puoi nemmeno lontanamente immaginare cosa ci ho trovato dentro-

-Grazie ma non lo voglio sapere, e comunque visto che non sono tuoi non vedo perché dovresti avanzare diritti sulla proprietà-

-Autrici..-

-Non è che hai tutti i torti, dici che non posso farlo? Neanche su cosa altrui?-

-Proprio l'altro giorno la prof di diritto ha parlato di qualcosa a questo proposito.. non che ci abbia capito molto.. sì, ok non stavo ascoltando, però sono sicura che non lo puoi fare. Fidati del mio istinto-

-Autrici!!-

-Bhà, in fondo non li ho pagati quindi in effetti non dovrei comportarmi come se fossero miei-

-Veramente puoi farlo senza problemi, basta che però accetti di dividerli con me-

-AUTRICI!!-

-COSA??- Lady e Brucy si voltano a guardare, con sguardo scazzato, i presenti, il pubblico, i cameraman e gli addetti alle impalcature.

-Ancora sti addetti alle impalcature?!-

-Zitto, e dicci immediatamente il motivo che ti ha spinto a interrompere la nostra importantissima conversazione. Prega che sia importante-

-Potreste finirla di cincischiare e arrivare al sodo?-

-Cosa ti fa pensare che questo non lo sia?-

-La vostra discussione sul cibo rubato da frigo altrui non può essere il sodo!-

-Sì perché di sodo ci dev'essere per forza dell'altro!-

-Ikku da te questa non me l'aspettavo!- Lady guarda contrariata Ikku, che sbarra gli occhi incredulo.

-Ma non sono stato io a dirlo!-

-Ah no?-

-Se Brucy si decidesse a scrivere ogni tanto chi dice cosa saremmo tutti più contenti-

-Non l'ha fatto Lady, perché dovrei disturbarmi io?- Brucy guarda Ikki con sufficienza.

-Perché forse si capirebbe qualcosa ogni tanto?-

-Ma cosa vuoi capire tu! Se ogni tanto al posto dei giornalini porno leggessi qualche libro allora sì che capiresti di più!-

-Ma stai zitto tu che fino a ieri mi chiedevi il numero uscito questo mese!-

-Scusa ma se leggi i giornalini porno perché mi fai la corte?-

-E a me lo chiedi?! Lo hai deciso tu, mica io!-

-Sis, l'ho deciso io che mi fa la corte?-

Brucy guarda Lady, Lady guarda Brucy -Bò-

-Ecco appunto!-

-Appunto cosa?!-

-Appunto! Diamo la linea alla pubblicità!-

-Sis?-

-Eh?-

-Non c'è la pubblicità-

-Non c'è la pubblicità?-

-Non c'è mai stata la pubblicità-

-Oh-

-Quindi se proseguissi..-

-A fare che?-

-Brucy guardami- Lady la prende per le spalle nell'esatto momento in cui un miserabile dorayaki le sta andando di traverso -Per cosa siamo qua noi oggi?-

-Coff Coff..-

-Siamo qui per la gara delle storie dell'orrore!!-

-Guarda che.. coff.. lo sapevo-

-Sì come no, avanti prosegui con la scena. E smettila di sputarmi addosso!!-

-Pardon, comunque è giunto il momento della seconda storia che vi verrà narrata da.. da.. dal masochista che mi fa la corte-

-SHUUHEI!!! Mi chiamo Shuuhei!!- sbatte i piedi per terra osservando Brucy, che a sua volta sbatte gli occhi con aria accigliata.

-Guarda che lo sapevo-

-E allora perché continui a chiamarlo così?-

-Fa più scena, signori miei. Più scena-

-Sì, come no. Lasciamo stare, iniziamo va-

 

 

Prima che quell’edificio diventasse un hotel era una residenza privata, in vecchio stile occidentale, di quando andava di moda l'atmosfera ottocentesca, con i murales a coprire tutta la facciata, i lati e il retro. Tuttavia, per quanto le si contassero, mancava una stanza al terzo piano.

Il secondo piano, che si estendeva sulla stessa superficie, era suddiviso in sei stanze, eppure al terzo ne risultavano solamente cinque.

 

 

-Come inizio stavolta non è male-

-Con questo che vorresti insinuare?-

-Che in due riuscite almeno a fare qualcosa-

-Se vuoi arrivare alla fine del racconto sano e soprattutto vivo ti conviene non fare più commenti simili-

Ikki, osservando attentamente gli sguardi omicidi delle due convincenti autrici, decide, molto ragionevolmente, di chiudersi la bocca e ascoltare in silenzio il seguito della storia.

 

 

Tutti coloro che vi pernottavano facevano sempre gli stessi discorsi, oltre allo spettegolare sugli inciuci dei camerieri e delle scappatelle della moglie del direttore. Avevano l'impressione che vi fosse un'altra stanza accanto a quella dove trascorrevano la notte. La loro era la stanza posta all'estremità del palazzo, ma nonostante ciò, osservando dalla finestra, si poteva notare che il muro si estendeva per un bel pezzo.

 

 

-Sis, potevi almeno evitare di sputtanare così il direttore-

-Ho ritenuto il fatto molto importante per la storia-

-E a cosa dovrebbe..- Ikki s'interrompe ricevendo per la seconda volta lo sguardo omicida delle due sempre più convincenti autrici, e decide ancora di chiudersi la bocca votandosi al silenzio meditativo.

-Possiamo andare avanti o dovete aggiungere altro?-

-Abbassa la cresta tu, che se non fosse per me non staresti neppure qui-

-Se ti aspetti che ti ringrazi per questo ti sbagli di grosso-

Brucy imbraccia un fucile di precisione e lo avvicina al viso di Shuuhei -Dicevi?-

-Che ti sono grato immensamente per questo tuo onorevole gesto-

-Così va meglio, forse dovresti metterci un po’ più di entusiasmo e magari qualche elogio in più sul mio conto-

-Ora chiedi troppo da lui-

-Forse hai ragione-

-Sis, abbassi l'arma prima di infilarla nell'occhio di qualcuno, preferibilmente non il mio?-

-Se proprio devo-

 

 

Poi giunse quella notte.

Oltre il muro divisorio della stanza occupata, quella parete oltre la quale chiunque avrebbe giurato ci fosse un'altra stanza, si udì uno strano rumore.

Uno scricchiolio, come il rumore di qualcosa che graffiava.

Colui che lo udì per primo non ci dette grande importanza, ma il mattino seguente, parlandone con le altre persone, dopo aver ovviamente scommesso sulle torture a cui avrebbe sottoposto il direttore la moglie se avesse scoperto i suoi tradimenti, venne alla luce che tutti avevano sentito lo stesso rumore. Un rumore di qualcosa che graffiava.

Quel rumore continuò a propagarsi ogni notte, finchè qualcuno non si stancò e andò a reclamare alla reception. Il direttore, sobbalzando, disse che non poteva essere vero, affermando che chiunque dormisse in quella stanza, di notte, sentiva quei graffi.

Disse che, oltre la stanza occupata, pare che ne esistesse un'altra, ma quando aveva acquistato la locanda dal proprietario precedente, aveva trovato al suo posto un corridoio murato.

 

 

-Com'è che in sala nessuno sta masticando pop- corn o risucchiando coca cola?-

-Noi lo stiamo facendo- coretto delle autrici, che oltre di pop- corn, si stanno anche facendo di panini farciti di Nutella.

-Mi sarei stupito del contrario, in effetti-

-Comunque intendevo perché non volasse una mosca fra il pubblico.. fino cinque secondi fa ognuno si faceva gli affari propri-

-Veramente quello che non prestava attenzione eri tu- lo riprendono gli spettatori, con sguardi accigliati e contrariati.

-Se lo dite voi..-

 

 

Visto che i reclami da parte dei clienti non accennavano a diminuire, il direttore decise di abbattere la parete per verificare cosa vi fosse oltre, quindi interpellò dei muratori. Anche i clienti decisero di prolungare di una notte il soggiorno per poter vedere cosa vi fosse oltre la parete, anche se in realtà avrebbero preferito vedere anche come il direttore si sarebbe vendicato della moglie.

 

 

-Ma la smetti di sputtanare il direttore?! Poverino, avrà pure lui diritto alla privacy!-

-Visto che sono l'autrice decido io a chi concedere tale diritto, e il direttore non compare fra questi-

-Basta, io mi ribello!-

-Non puoi perché ti abbiamo inventato noi-

-E quindi?-

-Quindi non vedo come tu possa ribellarti al volere delle tue creatrici-

-E cosa vi fa pensare che..- terzo sguardo omicida delle due, ormai professioniste nel convincere il prossimo, autrici. Ikki torna in silenzio, ponderando su un eventuale taglio della lingua o cucitura delle labbra.

-Quando hai deciso sappi che noi siamo specializzate anche in questo tipo di mansioni, e ovviamente in cambio di un corrispettivo-

-Chissà perché la cosa non mi stupisce-

-Zitto tu, e continua il racconto-

 

 

Il giorno seguente vennero i muratori e sfondarono la parete. Come previsto il corridoio continuava, e vi era una stanza attigua a quella occupata dai clienti, del tutto simile alle altre.

Tuttavia, la porta era priva di maniglia, ed era completamente sigillata da pannelli di legno, comprati all'Ikea, quelli resistenti a qualsiasi catastrofe naturale e che hanno il libretto d'istruzioni in tutte le lingue tranne quella locale, e che ovviamente costano alla modica cifra del doppio del vostro stipendio quindi, signori miei, che cosa state aspettando? Correte all'Ikea e non perdetevi le offerte del mese!!

 

 

-Sis, mi spieghi che cacchio c'entra l'Ikea con il racconto?-

-Fa più scena, Sis. Più scena-

-Se non la finisci di ripetere sta frase ti chiudo in quella stanza!!-

-NO!!! Tutto ma non quella stanza!!!-

-E allora non dire più quella frase-

-Giurin giurello!-

-E dopo questo sdegnoso spettacolino, posso finalmente annunciare che la storia si sta avviando alla sua conclusione, che sollievo-

-Come se fossi tu a scrivere-

-E poi come si fa a lavorare con qualcuno che ti mastica direttamente nelle orecchie??-

-Di chi stai parlando?- chiedono all'unisono le autrici, trangugiando marshmallow farciti di cioccolato e ricoperti di caramello.

-No, il caramello no!-

-Va bene, correggo. Farciti di cioccolato e ricoperti di Nutella-

-Ora va meglio-

-Ovviamente-

-Ma non avete un po’ di ritegno?-

-Sei tu quello senza ritegno! Smettila di infastidirci!-

Ikki medita il suicidio, e Lady lo avvicina per fargli pat-pat, memore di essere stata al suo posto qualche paragrafo più in su.

 

 

Persino gli spiragli erano cementati, in modo che non si potesse aprire per nessun motivo.

Spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta, e all'interno videro..

 

 

-Sis, sbaglio o mi stai copiando il finale?-

-La struttura del finale-

-Ok, la struttura-

-Sì, non sbagli-

-Non ti vergogni neppure a confermarlo?-

-Quisquilie, andiamo avanti-

 

 

Dicevamo, spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta, e all'interno videro..

 

-Uno zombie!-

-Una mummia!-

-Jack lo squartatore!-

-Il coniglio assassino!!-

Silenzio in sala.

I presenti, i cameraman e gli addetti alle impalcature si voltano a guardare Ikku, che sentendosi osservato s'ingobbisce e inizia a fare cerchietti sul pavimento col dito.

-Ma Ikki mi ha sempre detto che esisteva!-

Il silenzio impervia.

I presenti, i cameraman e gli addetti alle impalcature si voltano a guardare Ikki, che prende a dare testate a un muro per la disperazione.

 

 

Ripeto, e spero per voi che questa sia l'ultima volta. Spinti dalla curiosità i muratori sfondarono la porta, e all'interno videro dei caratteri vergati in rosso, che riportavano ripetutamente la stessa frase: "Direttore, sei proprio un cornuto".

 

 

Il silenzio sussiste sui presenti.

-Che schifezza di storia-

-Come osi, microbo?? Vogliamo parlare di quella che hai deciso di raccontare tu e che non ti sei neppure degnato di finire per la troppa fifa?-

-Non ti rispondo nemmeno-

-Non sei degno di assumere questo atteggiamento nei confronti di un tuo superiore-

-Giusto!-

-Ma quale superiore?!-

-Poverino, non riesce neanche a realizzare di esserci inferiore-

-Già, in fondo gli esemplari come lui sono i più penosi-

-La smettete di parlare come se non fossi presente?-

-Concordo, fanno una pena assurda-

-Soprattutto quando gli rendi noto qualcosa che non si sarebbero mai aspettati-

-Pronto???-

-E poi diciamocelo, anche se lo hai inventato avresti almeno potuto farlo più intelligente-

-Ce l'ho messa tutta ma questo è quello che sono riuscita a fare-

-SILENZIOOOOOOOOOOOOOO!!-

Il silenzio persiste insistentemente sull'intera sala.

Cameraman, addetti alle impalcature e il pubblico guardano Ikki con aria perplessa. Due conosciutissimi sguardi, invece, adocchiano il suddetto esemplare di sesso maschile con aria per nulla amichevole.

Due minuti dopo il poveraccio viene portato via in barella con destinazione finale il letto vicino a quello di Taroemon nel reparto rianimazione dell'ospedale più vicino.

Ora, la domanda che si pongono tutti è una sola.

Chi sarà il prossimo?

A voi il beneficio del dubbio.

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICI

Brucy: Visto che abbiamo parlato per tutto il capitolo saremo brevi e concise, giusto Freud?

Lady: Con piacere, Dottor Jekyll e Mister Hyde U-U *trangugia tè verde stile bonzo*

Brucy: Non capisco perché questi soprannomi v.v Comunque per chi non lo sapesse l'omake è un capitolo, una scena o quel che volete che non c'entra assolutamente ai fini della storia.. e spero ve ne siate accorti XD

Lady: delle robe che, detto in senso puramente pratico, sono schifosamente difficili da concepire in modo decente U-U comunque devo rispondere io ai commenti, n’est pas?

Brucy: Credo di sì non ricordo ma vadi pure V.V

 

Elly chan: *porge aspirina in ritardo* massalve, o novella masochista commentatrice! xD sono altresì lieta che tu abbia apprezzato quell’umile capitolo nonché questa umile fic. T’informiamo che hai guadagnato un punto nell’iniziativa “santifichiamo il commentatore”! se commenterai assiduamente riceverai direttamente a casa tua un santino con la tua faccia (che grazie alla nostra telepatia naturalmente conosciamo già!) e una un certificato di santificazione! xD va buo, alla prossima e grazie ancora! *fine*

Joanie: Joanie saaaan, benvenuta su efp su cui t’ho trascinato praticamente a forza! xD che dire, sappi che ti voglio bene! xD mmmmhhh… tu dici che Taro ha trovato il coraggio di farsi valere? E che ci voleva, bastava premere i tasti giusti e far uscire la suo lato oscuro! *O* infinite grazie per il commento, ed aspettati una statua a tua immagine e somiglianza a breve! xD owari.

Rinoagirl89: Senpaaaaaaiiiiiii! *abbraccia* hai riso? Hai riso? Ma davvero, davvero, davvero, DAVVERO hai riso?! E andiamo *danza della vittoria* va buo, questo è l’importante aldilà della mia follia! xD grazie come al solito per il commento, a te stiamo costruendo un santuario dove pregare la tua infinita indulgenza! Bye.

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Capitolo 8
*** Toglietemi tutto ma non il mio Bayles! ***


Ore

Ore 7.50

Bar Caffetteria "Rainbow Flame"

 

Non capisco come sia riuscita ad arrivare fin qui senza andarmi a schiantare contro qualcosa visto che oggi sembro avere i riflessi più atrofizzati del solito.

È come se avessi i muscoli indolenziti e stanchissimi, e non posso fare altro che chiedermi cosa possa avermi ridotto in questo stato, perché deve pur esserci una qualche spiegazione in proposito.

Rielaborando i ricordi riguardanti la giornata di ieri cerco con attenzione una possibile soluzione a questo caso al pari di quelli risolti da *Conan, e perdendomi in questa caccia al tesoro rischio quasi di tirare una testata contro l'armadietto mentre mi sto cambiando ed evito di il tentato suicidio solo per miracolo.. e solo grazie al fatto di essere caduta a terra dopo essere inciampata nei miei stessi vestiti.

La culata del secolo, evvai!

Ignorando il dolore fastidioso a quella mongolfiera che ho al posto del sedere continuo a pensare a un possibile chiarimento riguardo il mio essere cadaverica più del solito.

Non che mi interessi poi molto, ecco, però se morissi a causa di questa mia inspiegabile situazione vorrei almeno passare all'aldilà sapendone il motivo.

Saranno state tutte le schifezze che mi sono scafata ieri pomeriggio? Che i dolci riescano a rallentare i miei sensi e che possano rientrare nelle cose che potrebbero portarmi alla morte istantanea?.. naaa, impossibile. È scientificamente provato che l'unico male che potrebbero causarmi cioccolato e famiglia sia l'aumento di peso, e quindi di grasso.. e che se anche fossero davvero letali, per me, allora non potrei desiderare morte migliore. Comunque.. che i Dorayaki fossero scaduti? In effetti avevano un gusto insolito, però visto che ci ho bevuto assieme il crodino non ci ho fatto tanto caso.. no, impossibile. Anche se fossero scaduti non potrebbero mai fare del male.. al massimo un'indigestione, mica il rallentamento delle capacità motorie e mentali eh! Ultima possibilità sarebbe il bayles.. ma lo escludo a priori, è decisamente impossibile che averlo bevuto mi abbia potuto far male.. che poi quanto me ne sono scolata? Una bottiglia mi sembra, e cosa vuoi che sia? Ormai va giù come acqua.. anzi la percentuale di liquidi che mi rappresenta non è costituita più per l'80% di acqua, ma almeno per la metà di puro alcol, fra cui bayles, per l'appunto.

Esco dallo spogliatoio scrollando il capo, concludendo la mia analisi visto che so già in anticipo che non mi porterà da nessuna parte e che quindi non riuscirò a capire il perché.. se continua così lo chiederò alla sis.

Sempre che non mi ammazzi prima di vederla, ovviamente.

-Già pronta, Alfano san?- sento chiedere alla mia sinistra dalla voce che ormai ho imparato a odiare a priori, con un tono tanto aspro che sembrerebbe essersi mangiata una cassa intera di limoni per colazione. Quando mi volto trovo Orihime guardarmi arcigna intenta ad apparecchiare un tavolo dopo averlo lucidato fino farlo splendere.

No, aspetta.. questo è quello che ti aspettavi di vedere come prova di essere ancora viva e di non stare ancora dormendo.

Un tono di voce amichevole, quasi dolce. Un'espressione rilassata, un sorriso tanto stucchevole da dare il voltastomaco e uno sguardo quasi adorante.

Questo è quello che mi si para di fronte.

Ricapitoliamo: mi sono alzata con il mal di testa, tanto per cambiare; ho sbattuto contro tutti gli spigoli che potevo incontrare da camera mia fino in bagno, dove ho rischiato di finire sdraiata nella vasca, e di conseguenza di rimanerci secca definitivamente; mi sono fatta del tè rischiando di mandare a fuoco, oltre i miei vestiti e il mio dito indice, l'intero palazzo; ho rischiato d'investire cinque vecchietti, due bambini, tre mamme col passeggino e un cane, se non si conta il quasi incidente dove mi stavo per stampare contro un semaforo; sono arrivata al lavoro puntuale, mezza sana e due quarti salva; e mi sono quasi ammazzata mentre mi mettevo la divisa.

Non ho dimenticato nulla? No, non mi sembra.

Allora perché quella demente della mia collega, che se non fosse per la necessità di non perdere questo lavoro l'avrei già appesa al lampadario per i capelli, mi sta sorridendo come se fossimo da sempre state migliori amiche?

Sono morta, nessuno mi ha avvertito e questo è l'inferno.. Satana si poteva scegliere un corpo migliore però, non lo facevo così privo di gusto.

-Alfano san, ti senti bene? Non mi sembri in gran forma, vuoi sederti?- dice il Diavolo con vocetta spocchiosa, avvicinandosi con espressione.. preoccupata?

-Hai per caso ammazzato qualcuno e stai cercando di incastrarmi, per caso?- riesco a dire, trovando quel poco di voce rimastami, mentre la vedo sgranare gli occhi incredula e perplessa alla mia prima sparata del giorno.

D'accordo, forse mischiare alcol e tranquillanti non è stata una buona idea..

-Ma cosa dici?! Devi stare davvero male per dire cose simili, avanti siediti che ti prendo dell'acqua così magari ti calmi e ti riprendi- aggiunge riprendendo il controllo di sé e spingendomi verso una sedia, dove prendo posto e la osservo mentre va a prendere un bicchiere per riempirlo poi d'acqua e porgermelo dopo avermi raggiunta.

Guardo lei e poi il bicchiere. Guardo il bicchiere e poi guardo lei.

-Che ci hai messo dentro?-

-Acqua?- ironizza, non riuscendo a trattenersi e guardandomi palesemente basita da questo mio comportamento assurdo e, in effetti, stavolta, non posso darle torto in proposito. Mi sto davvero comportando in modo insensato.. ma cazzo, lei sta facendo la gentile!! E lo sta facendo con me!!

Se mi avesse detto di essere il Diavolo, Dio, l'arcangelo Gabriele o Elvis Presley mi sarei sconvolta di meno! Anzi, neanche mi sarei sorpresa! Mi sarei limitata a chiederle un autografo e di parlarmi dell'aldilà!

-Non sono io quella che ha qualcosa che non va, Himitsu san-

-Chi altri dovrebbe allora?- alza un sopracciglio, mentre incrocio le braccia e assumo un'aria di sufficienza, sennonché disgustata, ignorando il bicchiere che continua a porgermi col braccio alzato a mezz'aria.

-O sei ubriaca o ti sei buttata giù qualche pasta di troppo, sennò non saprei come altro spiegarmi questa tua improvvisa, come definirla?, gentilezza, chiamiamola così-

-E se magari mi fossi accorta di essere sempre stata poco cordiale nei tuoi confronti e avessi deciso di cambiare?- risponde lei, mentre alla sua proposta il mio sopracciglio s'inarca, o schizza che dir si voglia, pericolosamente.

-Inventatene un'altra, forse riesci a convincermi-

-Buongiorno ragazze!- veniamo interrotte da una voce maschile a noi ben familiare, e quando mi volto, in sincrono con la cretina, scorgo Eikichi che con qualche passo ci raggiunge illuminando l'intero locale con il suo sorriso tanto smagliante che se non se lo toglie subito dalla faccia provvedo io personalmente a farglielo sparire.

-Buongiorno Eikichi!- lo saluta Satana, poggiando finalmente il bicchiere sul tavolo così da non dover rimanere imbalsamata anche davanti a lui, mentre io mi limito a un cenno col capo che lo fa sorridere anche di più.

Continua così e ti faccio cadere i denti.

-Che succede?- domanda adocchiando il bicchiere per poi tornare a guardarci allegro ma moderato. -Litigate già di prima mattina?-

-Affatto! Alfano san non stava bene così le avevo portato dell'acqua, ma si rifiuta di bere-

-Non ti senti bene?- chiede perdendo il sorriso e guardandomi serio, mentre riesco a scorgere dell'invidia e della frustrazione nello sguardo di Orihime, che non perde comunque la calma e si fa avanti, avvicinandomi il bicchiere intimandomi di bere.

-Se anche stessi male della semplice acqua non mi risolverebbe il problema.-

-Allora stai male davvero!-

-Non ho detto questo- guardo, palesemente irritata, la mia collega, di cui continuo a non comprendere questo suo improvviso comportamento, che ho il presentimento che mi perseguiterà per tutta la mattinata.

Speriamo di no o mi dovrò chiudere nel cesso per evitare di finire sul giornale per aggressione a civile, con tanto di morso alla capoccia e stritolamento del collo della suddetta vittima.

-Se non ti senti bene dovresti tornare a casa, non ha senso lavorare se non si è nel pieno delle forze- esclama Eikichi, sorridendomi forse per rabbonirmi e farmi fare quello che vuole lui.

Tu ordini io eseguo, facile.. certo, nei tuoi sogni magari.

-La mia salute è affar mio. Non ho bisogno della balia- dico, mettendo fine a questa conversazione. Non aveva neanche senso iniziarla e per come sia proseguita mi chiedo cosa diavolo si siano bevuti entrambi.. magari si sono sniffati del vinavil a colazione.

La mattinata era iniziata per niente bene, e se questo l'avrei dovuto prendere come un avvertimento.. che si fottano tutti i segni del destino e tutte le cazzate affini al riguardo!

Se avessi saputo che avrei dovuto sopportare un Eikichi più asfissiante del solito e, cosa più impossibile da digerire, una Orihime appiccicosa come una sanguisuga altro che venire al lavoro! A saperlo non mi sarei alzata dal letto neanche per pisciare, porca troia!

Lascia pure a me quel tavolo, Alfano san.

Sembra pesante, Alfano san, dallo pure a me che lo porto io.

Vuoi riposarti, Alfano san?

Tieni, Alfano san, vedrai che dopo aver bevuto del tè fresco ti sentirai più in forma.

Posso strozzarti, Alfano san?

No, purtroppo quest'ultima richiesta non me l'hanno ancora fatta, e visto come sta proseguendo la cosa non credo abbiano l'intenzione di farmela.

Peccato davvero perché sarebbe stata la prima a cui avrei risposto CERTO CHE PUOI! COS'ASPETTAVI A CHIEDERMELO?! VEDI DI SBRIGARTI IMBECILLE!!

Sì perché se a questa avrei risposto con tutta la mia enfasi, a tutte le moine che mi hanno fatto finora ho risposto nel migliore dei casi con un ringhio, mentre nel peggiore volavano coltelli quando nessuno guardava.

All'ennesima frase pronunciata con tono civettuolo e serafico decido, visto che tanto il mio turno è finito, di farmi spiegare per bene la situazione dalla piattola o qui finisce che ci esco pazza.

Tolgo dalle mani della mia collega il vassoio su cui vi erano delle ordinazioni, la prendo per la maglia e con tutta l'irritazione possibile me la trascino nello spogliatoio, dove la faccio sbattere poco delicatamente contro il muro.

-Ma che diavolo fai?!-

-Sei tu a dovermelo dire! Spiegami subito il perché della pagliacciata che ti vede fare l'amica del cuore con la sottoscritta, a cui hai ben reso noto quanto ti stia sulle palle e quanto vorresti che sparisca, tra l'altro ben sapendo che il sentimento è totalmente ricambiato! Fuori il fiato!- incrocio le braccia, dopo aver sibilato tanto acidamente da poter essere paragonata ad una vipera, mentre lei continua a guardarmi incredula e senza dare la minima impressione di voler aprire bocca.

Socchiudo le palpebre, osservandola freddamente e intimandole con lo sguardo di sputare il rospo, e quando capisce che il passo dal fissarla al ringhiarle contro potrebbe essere più breve di quanto si pensi ecco che finalmente prende parola.

-Infastidita, Alfano san? Cosa c'è, nel mio maturo e superiore comportamento, che ti ha fatto irritare tanto?- domanda allusiva, mentre si appoggia meglio contro il muro e mi fissa sorridendo.

-Taglia corto, non ho tutto il giorno-

-Ah sì? E cosa avresti di tanto importante da fare da avere così fretta? Un bambino da investire, magari. Che dici? Ci ho azzeccato?- continua, mantenendo la stessa espressione e lo stesso tono, che comunque non mi scalfiscono minimamente.

-Non vedo perché ti dovrebbe interessare-

-Infatti non m'interessa. Quello che fai e tutto quello che ti riguarda non me ne può fregare un emerito cazzo, detta senza mezzi termini- annuncia, assumendo un'espressione seccata e perdendo il sorriso, mentre mi sento inconsciamente esibire il solito mio ghigno sadico e perfido, soddisfatta che finalmente stia ritornando la solita scassa-cazzi di sempre.

-Quindi?-

-Quindi, tesoro bello, nonostante mi senta disgustata al solo pensiero di doverlo fare, d'ora in poi mi fingerò tua amica fidata, oltre che tua collega, e in questo modo attirerò l'attenzione di Eikichi, che finalmente si dimenticherà della tua misera esistenza e si deciderà una volta per tutte a darmi le dovute attenzioni-

Sto sognando.. ditemi che sto sognando.. per favore.. se non è un incubo mi ammazzo..

-Stai.. dicendo che quello spettacolino da quattro soldi lo continuerai finchè lui non si degnerà di flirtare con te?- chiedo, assumendo un'espressione totalmente schifata e incredula al tempo stesso. Si stacca dal muro e si avvicina fermandosi a un passo da me, forse pensando che sarei indietreggiata ma sbagliandosi di grosso, e mi osserva con aria divertita oltre che altezzosa.

-Non mi sprecherei a starti vicino solo perché flirti con me-

-Se è per una scopata perché non gli offri dei soldi? O forse ci hai già provato ma non te l'ha voluto dare.. devi sentirti molto frustrata sessualmente allora- dico, prima di ricevere una sberla che mi fa voltare appena il capo, nonostante avessi potuto evitarla facilmente ma che non ho evitato volontariamente, e senza smettere di ghignare mi rivolto a guardarla dritta negli occhi, che mi fissano feriti e oltraggiati. -Non so cosa sia la compassione, ma ti assicuro che se sapessi provarla in questo momento non me ne faresti neanche un po’-

 

Ore 13.52

Imprecisato locale McDonald del quartiere Shibuya

 

Nonostante stia sbavando sul vassoio visto che non ci vedo più dalla fame, lo sguardo serafico e divertito del tipo che dovrebbe servirmi mi risveglia dal mio trance facendomi notare che mi sono imbambolata a guardare i vari tipi di menù e che ancora devo, effettivamente, ordinare.

Evito anche di dire che grazie a me la fila non si è raddoppiata, ma anzi triplicata.. sì, troppo scontato, in effetti

Dopo aver scioccato i tre mocciosi alle mie spalle visto tutta la roba che ho ordinato, e aver fatto commuovere dalla gioia l'addetto al servizio perché è grazie a me, anche se forse sto esagerando, che il locale tira avanti perché ogni volta che vengo chiedo tutto e di più, torno al tavolo dove mi aspetta una sis intenta a leggere qualcosa su un libro che non sono ancora riuscita a capire di che cosa si tratti.

-Quel libro ti attrae più del cibo?- chiedo, mentre la osservo curvata e presa completamente da ciò che sta scritto su quelle pagine.

-Hai ragione- dice, mentre alzo un sopracciglio non capendo perché mi abbia risposto così.

-Non dovresti andare a ordinare anche tu? Non hai fame?-

-Decisamente concordo- annuisce distrattamente col capo, mentre mi inizia a prendere il tic all'occhio quando comprendo forse cosa stia realmente accadendo, ovvero che non mi stia minimamente cagando e che queste siano risposte automatiche già preparate all'evenienza.

-Oh guarda, se non stessi attenta potrei accidentalmente tirarti l'insalata in faccia.. magari centrandoti l'occhio e facendotelo nero come i panda, che dici?-

-Sì, lo penso anche io- risponde, senza accorgersi del mio ghigno perfido e senza minimamente, presumo, immaginare a cosa abbia appena dato il consenso.

-Non dire che non ti avevo avvisato- annuncio prima di riempire il cucchiaino dello yogurt con i cetriolini e prendere la mira.

-Ma che cazzo..?!- esclama con tono sorpreso, mentre si massaggia la fronte per poi fissarmi arcigna con il cetriolo colpevole in mano. -Che diavolo significa?!-

-Forma e colore mi ricordano.. sì, decisamente assomiglia a un cetriolo. A te invece cosa sembra?- chiedo, mentre sul mio volto si allarga il mio familiare ghigno divertito e beccandomi un'occhiata infuocata da parte sua che, a quanto pare, non sembra proprio aver gradito lo scherzo.

-Ah ah ah, credi di essere spiritosa?! Perché diavolo me l'hai tirato?! Avresti potuto beccarmi l'occhio, lo sai?-

-Ma va?- esclamo con tono falsamente sorpreso, mentre lei continua a fissarmi con aria severa. -E chi ti dice che te l'abbia tirato io? Siamo attorniati da mocciosi, se non te ne fossi accorta-

-Dai tuoi precedenti ringhi me ne sono accorta eccome. E comunque non avrebbero avuto motivo per tirarmi i cetrioli!-

-E da quando delle spine del fianco come loro farebbero cose sensate?- sbatto gli occhi, fingendomi come in attesa di una risposta che potrebbe chiarirmi il senso della vita, ma lei non sembra proprio sopportare questo mio sguardo, tanto che mi ritira addosso il cetriolo- assassino, che evito facilmente inclinando il capo e facendola irritare maggiormente.

-Allora? C'era davvero bisogno di tirarmi della roba addosso?- incrocia le braccia, mentre io sorseggio il tè con aria distratta.

-Mi andava di farlo e l'ho fatto- sogghigno mentre inizio a gustarmi il pranzo tanto agognato, mentre lei mi fissa leggermente basita. -A proposito, cara la mia studiosa, se non ti sbrighi finisce che tra un'ora sarai ancora a fare la fila per poterti pappare qualcosa-

Dopo essermi gustata la sua faccia sconvolta a quella notizia non faccio neanche in tempo a finire il cheeseburger che me la ritrovo di nuovo davanti, col fiato corto, i capelli tutti all'insù e il vassoio pieno. Con il sopracciglio alzato mi volto verso la lunga fila che avrebbe dovuto esserci dal bancone, ma quello che scorgo sono una ventina di persone che si stanno reggendo in piedi, sostenendosi con il vicino, e che stanno adocchiando il nostro tavolo con furia omicida.

Rettifico: stanno adocchiando in particolare la sis con furia omicida.

-Fare la fila è una cosa che davvero non sopporto- sbotta quasi leggendomi nel pensiero, e senza neanche farci caso annuisco concordando con lei.

-Ora mi dici cos'ha di tanto interessante quel libro?-

-Intervista col vampiro ti dice niente?- sogghigna mentre io mi blocco un secondo con il braccio a mezz'aria, per poi annuire ancora per darle consenso.

-Il titolo la dice tutta. A quanto siamo adesso?-

-Questa è la ventesima volta nel mese che lo rileggo- si accomoda meglio sul divanetto, mentre mi guarda appena con aria compiaciuta per poi azzannare finalmente il suo agognato toast.

-Buon per te-

-Ebbene? Qual è il problema oggi?-

-Problema?- inarco un sopracciglio, e abbassando lo sguardo sul cibo per nasconderle il tic che mi ha ripreso l'occhio.

Dannate reazioni nevrotiche.

-Sì, problema. Qualcosa ti turba o non avresti cercato di stamparti contro la vetrina di quella cartoleria tentando il suicidio- annuncia con aria quasi seria, mentre non posso non ghignare divertita ripensando alla faccia sconvolta dalla paura che aveva fatto la padrona del negozio vedendomi farle "ciao ciao" sulla moto a un centimetro dal suo naso.

-Chi ti dice che non abbia perso il controllo? Potrei non averlo fatto apposta-

-Sì, e io mi chiamo Napoleone. Siamo seri, per favore-

-Avrei voluto evitare di parlarne.. più precisamente di pensarci visto che ricordandomene mi risale l'irritazione e il disgusto-

-Che è successo?- chiede con tono quasi interessato, mentre si scola la coca in un sorso.

-Cosa penseresti se ti dicessi che Orihime mi ha trattato come se fossi la sua amica del cuore?-

-Che hai bevuto troppo e hai bisogno di dormire. Che c’entra questo col tuo problema?-

-C'entra perché oggi Orihime mi ha davvero trattato come se fossi la sua amica del cuore- annuncio, inarcando un angolo della bocca vedendola sputare la patatina che aveva iniziato a masticare e guardarmi incredula.

-Non ci credo neanche se lo vedo!-

-Dovrai crederci invece, anche se poi sono riuscita a scoprire il perché del suo atteggiamento-

-Ebbene?-

-Si fingerà mia amica devota per attirare l'attenzione di quell'altro demente-

-Possibile che tutti quelli che ti circondino abbiano le noccioline al posto del cervello?-

-Se stai insinuando che pure io le abbia ti sbagli.. posso provare scientificamente di avere l'Omino nel cervello, proprio come ce l'hai tu, se ricordi bene- dico, mentre incrocio le braccia sul tavolo dopo aver finalmente finito di mangiare, sentendomi appunto deliziosamente sazia.

-Non insinuavo nulla di simile.. ma mi sembra che tu abbia preso la notizia più che bene.. sì, insomma non sembra neanche che ti abbia toccato..- inizia, mentre al sentirla e al ricordarmi veramente bene in che situazione mi trovo ecco che sento impellente il desiderio di uccidermi. -..minimamente- conclude incerta, visto come ho iniziato a prendere a testate il tavolo, attirando l'attenzione di quelli seduti vicino a noi, ma ignorandoli bellamente continuo a sbattere la testa sulla dura superficie, finchè un calcio non molto delicato mi prende in pieno lo stinco sinistro, facendomi ringhiare contrariata e alzare  lo sguardo indispettita.

-Che cacchio fai?-

-Posso comprendere che non ti vada giù la cosa, ma preferirei non tentassi il suicidio davanti ai miei occhi, se possibile-

-Fanculo-

-Grazie, anche a te. A ogni modo vedrai che riuscirai a scamparla anche stavolta-

-Mi sembra più ovvio, anche perché se dovrò trafugare il suo corpo mi aspetto la tua piena collaborazione-

-Consideralo fatto-

 

 

*Conan Edogawa/Shinichi Kudo = protagonista del manga/anime "Detective Conan"

 

 

Ore 15 e 04

Piazza di fronte alla Stazione di Shibuya

 

 

-Mi ascolti?-

Bau..

-Ehi! Dico a te!-

Bau..

-Gradirei che mi ascoltassi…-

Bau…

-STAMMI A SENTIRE DANNAZIONE!-

-Bau?-

Mi volto verso la Sis, che mi fissa con il viso scuro e un'espressione veramente poco amichevole, ansimando e sputacchiando come una specie di lama incazzato. Che diavolo avrei combinato stavolta?

-Dimmi- rispondo, senza capire cosa ci sia da agitarsi tanto.

-Ti vuoi decidere a scendere da lì? La gente nei dintorni penserà che sei una specie di psicopatica!- mi esibisco nell’espressione più innocente del mondo, dilatando gli occhi in un modo che al di fuori di un manga non può esistere, e cercando di farli luccicare di una luce che sia abbagliante ed eloquente più di un diamante.

-E non è quello che sono?-

-Scendi immediatamente da lì!- strilla, col tono che usa di solito quando la metto di fronte ad una verità che vorrebbe, ma che non può confutare. E, se necessario, anche quando sa che non le darei retta neanche se riuscisse a sbattermi in faccia un grosso pesce maleodorante per farmi scappare a gambe levate.. Bleah, che brutto pensiero.

-Oh su, su, my beloved Sister!- mi chino verso di lei, nonostante il qualche metro d’altezza in più che mi divide da lei –Io e Hachiko siamo amici in fondo!-

-Smettila di dire cazzate e scendi subito dalla groppa di quel dannato animale!-

-Stai diventando un attimo monotona.. sai?- faccio, con voce acuta e cantilenante, avvinghiandomi il più possibile al corpo bronzeo e duro della statua simbolo del quartiere di Shibuya, incurante del fatto che per me non sia neanche più una novità, e strusciando la guancia sulle orecchie canine il più rumorosamente possibile. Insomma, lo faccio tutte le volte che veniamo di fronte alla stazione di Shibuya, ci dovrebbe essere abituata, ormai!

-Non sarai mica gelosa?- 

-Cosa diavolo vuoi che me ne importi di quel dannato cane?!-

-A me importa!- borbotto, gonfiando le guance indignata per l’affronto subito dal mio Hachiko, e incominciando a battere quelli che vorrei che fossero pugnetti contro il dorso del mio quasi migliore amico. So quanto questa sceneggiata sappia mandarla in bestia, e sghignazzo tra me e me, soddisfatta dell’operato e della mia genialità.

-E non fare l’idiota! Vorrei solo andare in quel negozio prima che faccia notte..-

-Hachiko, secondo te la Sis è gelosa o le importa davvero di farsi bella per qualcuno?-

-Cos’è oggi, la giornata delle cazzate a buon mercato?-

-O magari ha solo carenza d’affetto! Vero, Hachiko? Vero che ho ragione?!-

-Non so se te ne sei resa conto, ma ti stai rendendo ridicola…-

-Ooooh.. Hachiko, hai ragione! Pure secondo me vuole comprarsi la biancheria sexy!-

-SMETTILA E SCENDI SUBITO PRIMA CHE TI BUTTI GIÙ IO!-

Dopo un paio di fughe rocambolesche, e dopo aver gridato al mondo di essere la Gal numero uno di Shibuya, e di conseguenza di tutto il mondo, la Sis mi convince finalmente a farmi desistere dall’emulare le gesta di Ran Kotobuki*.

-Ciaoooo Hachi!-

-La vuoi smettere una buona volta?! Abbiamo un problema dannazione-

-Problema?-

Con una faccia che non le avevo mai visto, una strana espressione guardinga, mi fa cenno di guardare dietro di me, e scorgo Taro, Ikki e Ikku, appostati dietro una cabina telefonica, e forse anche convinti di passare inosservati, pur essendo particolarmente rumorosi. Mi chiedo come io abbia fatto a non vederli prima.

-Che diavolo ci fanno quei tre qui?-

-Non ne ho idea.. ma ci possono dare parecchi spunti di divertimento-

Ricambio la lieve risata diabolica che la Sis mi sussurra ancora all’orecchio mentre già ci avviamo verso il negozio che c’interessava, osservando lo strano trio che ci ritroviamo alle calcagna: Ikki cerca in tutti i modi di punzecchiare Taro sulla guancia con la paletta della sua coppetta di gelato, che stoicamente resiste, lamentandosi però con strani guaiti e delle lacrimucce agli occhi che non riesce a nascondere. Ikku li osserva sorridente e abbagliante come al solito, come se stesse assistendo al battibecco ben poco amichevole di due innamorati, combattendo la sua guerra contro un cerotto che dovrebbe coprire un grosso livido alla destra della fronte, ma che continua a cadere di continuo. Suo fratello deve esserci andato giù pesante quando l’ha buttato giù dalle scale.. chissà quanto erano lunghe.

-Ma come avranno fatto a riunirsi quei tre? Taro e Ikku neanche si conoscono! E figuriamoci con l’altro fratello.. l’ultima volta stavano per ammazzarsi!-

-Beh.. da quanto posso vedere le cose non devono essere molto cambiate tra loro-

Dice, adocchiando il modo in cui Ikki sta cercando di soffocare il nemico con un groviglio di bende bianche, che probabilmente erano servite per coprire qualche altra ferita di Ikku.

-Senza contare poi che Ikki ha tentato di ammazzare il fratello, l’ultima volta…-

-Oh oh, intrighi di famiglia? Eredità scottanti?-

-Non ne ho idea..- comincio -…ma quei due nascondono qualcosa!-

-O forse tu sei paranoica-

La guardo di sbieco, come se avesse detto un’assurdità abnorme –Si certo, e domani il sole girerà intorno alla terra e tu farai la pubblicità dell’Euronics- e su questo, sembriamo entrambe abbastanza scettiche, mentre cerchiamo di non sbatterci troppo addosso mentre entriamo nel negozio di abbigliamento dove avevamo pensato di andare da parecchio tempo. Meglio non rimanere divise contro il nemico comune.

-E da quando quelli sarebbero anche nemici miei?-

-L’ho detto ad alta voce?- cerco di deviare il discorso, e con un respiro sconsolato la Sis comincia ad addentrarsi tra le stoffe esposte. È una bottega molto caratteristica, ma allo stesso tempo anche abbastanza moderna, dove gli Yukata* non costano tre o quattro stipendi mensili messi insieme, e dove si possono trovare dei capi di uno stile molto particolare. Immediatamente la mia attenzione è attirata da una giacca, simile a quelle degli Judoka, o comunque ad uno Yukata molto corto, con ricamati dei fiori viola, che arriva appena alla vita e che si chiude con una fascia cucita sotto il seno, legata dietro la schiena come un fiocco molto simile a quello dei Kimoni tradizionali.

Me ne innamoro immediatamente.

-Che guardi?- la indico a Sis, che fissa a sua volta con perizia, come se stesse analizzando una pezzo pregiato, per poi mostrarmi la casacca in stile cinese con ricami vari in argento che tiene in mano. Alzo il pollice per confermare la buona scelta.

-Ho un'idea!- ribadisce, indicandomi lo strano trio che ancora cerca di nascondersi alla nostra vista dietro i kimoni appesi, con risultati veramente ma veramente molto scarsi.

Non mi dice cosa intende fare, ma annuisco e decido di stare al gioco.

Anche se penso che prima di riuscire a fare qualsiasi cosa, Taro sarà già stato soffocato con l’Hakama* di lana che Ikki sta cercando di fargli inghiottire.. ma quel ragazzo è rimasto nella fase orale o che cos’altro?

Mentre sono ancora ad osservarli, la Sis mi afferra un braccio.

-OH NO! ADESSO COME CAVOLO FACCIAMO?- strilla, facendo voltare mezzo negozio verso di noi -.. NON AVREMO MAI ABBASTANZA SOLDI PER PAGARE!-

Solo quando mi ha sbattuto abbastanza volte in faccia la casacca che vorrebbe comprare, dato che comincia a sbracciarsi come un dannato vigile messo in mezzo alla strada a dare indicazioni, capisco dove vuole arrivare.

-HAAAAAAI RAGIONE!- quei tre ci hanno già sentito da un bel pezzo

-È PERCHÉ SPENDIAMO TUTTI I NOSTRI SOLDI IN ALCOOL E CIBO!-

 La Sis mi guarda male, dato che odia sentir denigrare i suoi bisogni primari anche quando lo si fa per una giusta causa. Le do un calcio sullo stinco, che la fa saltellare su un piede per qualche minuto, per poi aggrapparsi al muro con tutta l’anima delle sue unghie non troppo lunghe e frastagliate.

-OOOOOH.. COME FARÒ ORA? COME FARÒ?!-

 -NON È COLPA NOSTRA SE I NOSTRI BEI CORPI NON POSSONO STARE SENZA ALCOOL E CIBO!- cristo, a forza di strillare mi sta facendo male la gola.

Ci facciamo segno di continuare finché i pedinatori non usciranno fuori dal loro nascondiglio con i dovuti sensi di colpa, anche se le nostre gole urlano vendetta senza rimorso alcuno dopo due sole altre battute. Ma a quanto pare il piano funziona.

I tre si avvicinano a brevi passetti, con le mani conserte e gli sguardi vaghi, cercando ancora di far credere che la loro presenza in un negozio di abbigliamento femminile sia soltanto un puro, e dico puro caso. Ci giriamo a guardarli ancora prima pensino di chiamarci loro.

-Oh ciao ragazzi!- li saluto io.

Loro mi guardano imbambolati, con delle particolari posizioni delle bocche che potrebbero far credere che non possano riaprirle più, agitando una manina verso di me tutti e tre in sincrono. Ma che carini!

-Cosa ci fate voi qui?-

Si guardano in faccia, con gli occhi ridotti a grossi punti neri disegnati sulle loro facce, forse concordando silenziosamente che non è proprio il caso di confessare che mi stavano seguendo senza una ragione che non fosse il loro malsano attaccamento alla mia persona. Che il pedinamento sia illegale, poi?

-Per puro caso!- rispondono in coro.

-Ma voi come vi conoscete?- chiede la Sis, tirando per un secondo le labbra in un sorriso diabolico verso di me  -come se non le avessi già raccontato l’”amichevole” incontro tra Ikki e Taro, tutto per filo e per segno-.

-Storia lunga- rispondono ancora in coro, mentre uno strano sorriso bianco ed abbagliante, che non si estende agli occhi, si diffonde come una ola sulle loro bocche.

-Taro, mica mi avrai cercato all’università?-

Il silenzio scende su tutto il negozio, mentre i tre, come se la loro specie di sincronia improvvisata si fosse impossessata completamente di loro, si rigirano i pollici in grembo impauriti. Tutti i presenti nel raggio di un chilometro sembrano avere improvvisamente le orecchie appuntite.

-Si..- confessa il reato.

Quindi, sapendo che oggi non lavoro, avrà pensato che ci fossero il 99% delle possibilità che fossi nei paraggi di Shibuya. Potrebbe già aver provato a casa. E, facendo due più due, i gemelli lo hanno bellamente seguito in tutti i potenziali luoghi in cui mi sarei potuta trovare.

Reprimo il desiderio di disintegrarmi la scatola cranica contro il muro o d’infilzarmi con quel Kanzashi* tanto carino ma per cui non ho un soldo bucato.

Ma fortunatamente, queste sono tutte congetture che non ho il coraggio di cercare di confermare –non oso minimamente immaginare cosa farebbe Ikki se conoscesse il mio indirizzo-.

-Che caso!-

-Già!-

-Già!-

-Già!-

-Già!-

Potrei giurare di aver visto anche quella signora laggiù annuire e sghignazzare.

Ma continuiamo comunque a guardarci senza un reale motivo per farlo, loro a rigirarsi i pollici convulsamente, e noi a spiegazzare gli abiti che (forse) potremmo non avere mai.

-Ehm.. se volete.. possiamo pagarvi noi i vestiti!-

Ikku è il primo a cadere in trappola.

-E l’alcool…- continua Ikki.

-…e il cibo- conclude Taro.

Ci guardiamo in faccia, senza alcun dubbio e soddisfatte di noi stesse.

-CERTO CHE SI!-

Non ci stiamo a pensare due volte, buttando loro in braccio tutti i vestiti e gli accessori possibili, compreso un kimono che potrebbe valere più della piramide di Cheope insieme a tutti gli schiavi che l’hanno costruita.

Senza ovviamente dimenticare il Kanzashi suicida.

Gli uomini sono veramente delle creature stupide.

 

 

*Ran Kotobuki= protagonista del anime/ manga “Super gals”, che per l’appunto in molte scene sale in groppa ad Hachiko facendoci anche conversazione XD

*Yukata= kimono leggero per l’estate.

*Hakama= specie di pantaloni larghi.

*Kanzashi= bastoncino decorato che si usa per legare i capelli.

 

 

Ore 18.49

Angolo imprecisato nei dintorni d'Ikebukuro

 

Non riesco a muovere neanche un piffero misero muscolo, e il mio cervello sembra essersene scappato in posti migliori del mio cranio.. o magari è finito spiaccicato sotto il mio culo dopo il volo appena fatto, chi lo sa.

Che sono viva per miracolo, che non mi riesca neanche ad alzare e che quelli che mi girano attorno al capo sono i sette nani sono le uniche cose certe che so.. oltre al fatto che l'imbecille che mi è venuto addosso sarà carne morta appena riuscirò a riprendermi dalla botta.

Mentre riapro gli occhi con il solo desiderio, molto capriccioso e impellente, di volerli richiudere ecco che mi rivedo a rallentatore la scena che mi vede investita da un demente che invece di guardare dove andava, probabilmente si tastava il cavallo dei pantaloni fischiando magari a qualche figa all'altro lato della strada.

E cosa cazzo ci facevo IO a quest'ora per strada?

Semplice: tornavo a casa dopo aver comprato il bayles.

Sì, perché con tutto il casino che è successo oggi pomeriggio, con quei tre imbecilli fra le palle, ci siamo dimenticate di comprare la bibita che ci scoliamo io e la sis, io in particolare, e per la quale lei finisce quasi sempre con la testa infilata a forza nel cesso.. tutto ciò perché questa buonissima e carissima, costa un occhio della testa porco cane!, bevanda alcolica fa ormai parte del mio essere e quindi non può farmi nulla se non rendermi leggermente brilla, e sempre nel caso in cui ne beva in quantità eccessive.

Devo dire, comunque, che ho una resistenza impressionante.. o forse, più semplicemente, il mio corpo rifiuta di perdere completamente il controllo di sé se non quando addormentato.. e questo la dice tutta in proposito.

Tornando alla rielaborazione di quel che è successo.. porca troia ma come cazzo è potuto succedere?

Una volta tanto che passeggiavo tranquilla senza inveire contro il destino, tanto che quasi mi sono sentita pure traditrice nei confronti di *Nejimon, contro le vecchiette che camminano troppo piano e contro quei cazzo di uccelli che quando cagano sembrano sempre prendere di mira me come bersaglio da centrare.. la sfiga poi a volte se ne inventa di quelle.. spesso mi è anche venuto il dubbio che mi chiederebbe la bustarella per poterla convincere a lasciarmi in pace.

Mentre sono ancora stordita e persa nei miei pensieri sento che la cosa che iniziava a pesarmi seriamente sullo sterno sparisce all'improvviso, e mi sento tirare frettolosamente in piedi. Alché, dall'alto della mia resistenza e ricordando i bei tempi in cui gli altri mangiavano il pane mentre io mi nutrivo di pugni sui denti e calci nel culo, cerco quindi di tenermi in piedi nonostante la botta in testa che mi sono presa mi abbia stordita in modo quasi preoccupante.

Sì perché quel che è successo è molto semplice: io che camminavo tranquillamente, io che giravo l'angolo, io che venivo investita da una bici che sembrava quasi avere la marcia per il turbo e sempre io che venivo schiacciata contro il muro sia dalla bici sia dal suo autista.

E visto che siamo in tema..

Cercando di riacquistare il sangue freddo alzo lo sguardo sullo stronzo che a breve verrà dichiarato morto, poi rinchiuso in una bara e fra tre giorni sotterrato con essa da tre metri di terra, fango, melma e compagnia bella.

Potrà avere al massimo quattordici o quindici anni, bruno e occhi castani che rispondono al mio sguardo denotando angoscia, preoccupazione e qualcos'altro che non riesco a capire.. e di cui sinceramente non me ne fotte un'emerita pippa in questo momento.

-Non so dove cazzo tu stessi guardando e non mi frega neanche.. ma possibile che dovevi schiantarti proprio su di me?! Se fossi andato dritto anziché svoltare l'angolo ti saresti fatto investire da una macchina e io mi sarei limitata a guardare la scena, tra l'altro sana e salva!- inizio a dire, senza neanche controllare di mantenermi calma o fredda come al solito, senza neppure fare caso alle mie parole, che escono libere e ribelli dalla mia bocca senza prima essere passate dal reparto celebrale.

La testa mi duole, e sento prudermi la nuca, dove starò di certo sanguinando, ma quando il mio sguardo cade involontariamente per terra, più precisamente su una certa bottiglia che pochi minuti fa era piacevolmente intera, mentre ora si presenta ai miei occhi come liquido versato sull'asfalto e pezzi di vetro sparsi ovunque, il mio autocontrollo va a farsi benedire una volta per tutte.

Rialzo lo sguardo velocemente su di lui, e senza neppure dargli il tempo di scusarsi o altro, ignorando anche molto distrattamente il suo volto angustiato dai rimorsi e dal senso di colpa, lo prendo per il colletto e me lo avvicino così che mi senta bene e non si perda neanche una parola di ciò che ho da dire.

-Guarda che cazzo hai fatto, verme che non sei altro!!- gli indicò la bottiglia, mentre inizio a sentirmi gracchiare con voce stridula, per la depressione delle mie stesse orecchie, e probabilmente pure le sue. -Tu tu tu!! Tu non hai la minima idea di quello che hai appena fatto!! Non bisogna sprecare il cibo né tanto meno l'alcool!!! Come cazzo credi di ripagarmi eh?? Perché lo sai, vero, che non la passerai tanto liscia e che dovrai risarcirmi per bene!! Avanti fuori il fiato!-

-Ma guarda tu il caso!- esclama una voce che non proviene dal moccioso che ho davanti visto che, forse troppo paralizzato che possa mangiarmelo vivo, non ha ancora aperto bocca. -Oggi è proprio il mio giorno fortunato!-

Con una calma gelida, che fa perdere qualche anno della sua giovane esistenza al ragazzino, mi volto alla nostra destra dove incrocio uno sguardo scuro e profondo che mi ricambia divertito e soddisfatto. Uno sguardo che mi sembra di aver già visto da qualche parte..

Mi ricorda qualcuno.. ma visto che al momento non sono in vena di rimpatriate sarà meglio mandarlo a fanculo in fretta e farmi ripagare dal marmocchio o qui finisce che non ci torno più a casa.

-Chiunque tu sia non ti azzardare ad intrometterti se ci tieni alla vita-

-Che ti ha fatto quel povero ragazzo?-

-Non sono cazzi tuoi e vedi di sparire prima che mi arrabbi sul serio-

-Perché sennò che mi fai?- chiede con un strano scintillio nello sguardo e un ghigno che fa salire l'irritazione alle stelle.

Calmiamoci un secondo.. dove cazzo l'ho già sentita sta frase? E perché questo coglione sembra parlarmi come se mi conoscesse?

-Ora basta- sibilo, lasciando finalmente andare il ragazzino che di certo sarà in dubbio se andarsene o rimanere a prendersi le sue responsabilità.. sì, certo e quello che se ne sta scappando in bici è il suo sosia allora? -Ma porc..! VAFFANCULO BRUTTO BASTARDO!! PREGA DI NON INCONTRARMI ANCORA O TI ASSICURO CHE SARA' L'ULTIMA VOLTA CHE VEDRAI LA LUCE DEL GIORNO!!- gli urlo attirandomi gli sguardi sconvolti di alcune persone che si trovavano a camminare dall'altra parte della strada proprio in questo momento, e che ora saranno sicuro indecise che chiamare la Neuro per farmi venire a raccattare, o chiamare il canile per farmi mettere museruola e collare, così da impedirmi di nuocere alla quiete pubblica con la mia, tutt'altro che delicata, ugola.

-Mamma mia! Certo che non ti fai nessuno scrupolo in pubblico eh? Le ragazze non dovrebbero parlare così male- sento dire dal tizio che ha contribuito, anche se involontariamente, alla codarda, seppur astuta, fuga del bastardo.. e qui ricaccio ancora la ragione a farsi il giro del sistema solare, perché con qualche passo lo raggiungo e stringendo i pugni lo fisso infuocata dalla rabbia. -Qualcosa non va?- chiede, con tono tanto angelico che mi fa ribollire il sangue nelle vene.

-Quello che non va sei solo tu, razza di stronzo che non sei altro- gli sibilo con un tono che farebbe ghiacciare tanto quanto il vento che tira al Polo Nord, mentre lui inarca le sopracciglia leggermente basito visto che, magari, non si aspettava una risposta simile. -Quel piccolo figlio di puttana mi ha investita con la bici, e nell'impatto si è rotta anche la bottiglia di bayles che ho pagato con i miei soldi!! Ora decidi tu cosa fare: me ne compri tu un'altra bottiglia visto che per colpa tua è riuscito a scappare o vuoi per caso che ti spezzi le gambe?-

-Ehi calmati, se ti ha investita ti sarai fatta male, e tutto quello a cui riesci a pensare è al farti risarcire quella bottiglia?!- mi guarda preoccupato, fissandomi dall'alto in basso, forse cercando qualche ferita o altro, e incredulo al fatto che io sia davvero interessata all'alcool più della mia salute.

Che razza d'ignorante!

-Sentimi bene, non ho tutta la sera da perderci dietro! Hai deciso cosa fare? Sappi che anche se ho perso il giro saprei ancora farmi rispettare in una rissa, quindi decidi: ci mandiamo all'ospedale o mi ricompri da bere?-

Se non fossi stata arrabbiata, stordita, e rosa dall'umiliazione visto come quel lombrico di un pirata della strada mi aveva bellamente sfottuta sfuggendo alle mie ire, di certo mi sarei sentita molto soddisfatta nel vederlo roteare gli occhi depresso, esasperato e angosciato per la sconfitta visto che si è convinto a ricomprarmi la bottiglia e adesso siamo alla cassa dove mezzora fa mi ero impossessata legalmente della mia bevanda alcolica preferita, pagandola e sbavandoci sopra per tutto il tragitto.. o almeno, per tutto il tragitto antecedente lo scontro.

Il solo ripensarci mi manda in bestia.. cazzo mi ha fatto pure un male cane!

-Fottuto bastardo!-

-Ma se non ho fatto ancora niente!- sento dire, con tono lamentoso e guardingo, alla mia sinistra, e quando mi volto quasi rimango sconvolta di ritrovarmi ancora davanti il tizio che mi ha ricomprato il bayles.

-E tu che ci fai ancora qui?!-

E soprattutto che significa "ancora niente"??

-Cosa?!- esclama basito e confuso, mentre continuo a guardarlo iniziando a sentire l'autocontrollo tornare.

-Visto che hai fatto il tuo dovere te ne puoi anche andare adesso. Fuori dai piedi, su- annuncio, osservandolo con sufficienza, per poi allungare il passo per cercare di distanziarlo e fargli capire concretamente che non lo voglio più davanti, ma a quanto pare sembra duro di comprendonio visto che mi raggiunge con qualche passo e mi rivolge un ghigno divertito.

-Come siamo acidi oggi, ti è andato di traverso un limone per caso?-

-Ho qualcos'altro di traverso. Se non vuoi che ti spezzi davvero qualcosa non provocare la tua buona stella più di troppo, è un consiglio d'amica-

-Se per diventare tuo amico basta comprarti dell'alcol..- inizia con tono allusivo, quasi malizioso, mentre roteo gli occhi ignorandolo e continuando a camminare accelerando sempre di più il passo. -.. se ti faccio l'abbonamento mi giuri amore eterno?- conclude sghignazzando divertito, ammiccando in modo che non mi piace e che non trovo affatto divertente.

-Vedrò di essere più concisa possibile, visto che sembra che tu sia tanto ritardato da non capirlo bene- dico, mentre mi blocco e mi volto per fronteggiarlo e fargli capire una volta per tutta che mi ha decisamente stancato avercelo vicino. -Non ti voglio fra le palle. Ora ti torna e ti è più chiaro il concetto o devo abbassarmi di livello e iniziare a insultare te, i tuoi parenti e tutta la tua razza prima che tu capisca che non ti voglio davanti?-

-Non mi hai riconosciuto, vero?- chiede, dopo un secondo di silenzio, sorridendomi amichevolmente, come se non gli avessi detto nulla e fosse pure divertito, appunto, dal fatto che non lo abbia riconosciuto.

-Non ti ho mai visto prima e anche se fosse dev'essere stato un incontro davvero insignificante, perché non mi ricordo minimamente di te- rispondo, decidendo stavolta di usare il suo stesso tono di voce, e incrociando le braccia mentre lui scuote il capo stavolta sornione.

-"I like you" ti ricorda qualcosa invece?-

Non ci credo.. no ti prego fa che non lo abbia detto… fa che la botta di prima mi abbia annebbiato il cervello più di quanto non lo possa essere normalmente.. per favore, giuro che cercherò di non insultare nessuno per un giorno intero, ma ti scongiuro fa che non sia davvero lo stesso cretino che me l'ha detto anche l'altra volta!!!

-Non hai detto quello che spero davvero tu non abbia detto, vero?- domando, facendolo ridacchiare e avvicinare a un passo da me.. che indietreggio automaticamente con le barriere difensive alte e ben piazzate in caso di necessità.

-Accidenti, sembri proprio un gatto selvatico pronto a sbranare l'avversario. Ma ti sembro davvero così pericoloso?-

-Ho già detto mi sembra di non avere tutto il giorno quindi, se permetti, me ne tornerei a casa! Addio!- sbotto frettolosamente mentre gli do le spalle e inizio quasi a correre.

-Paura?-

Maledetto.. maledetto lui e il mio schifoso orgoglio porca puttana!

-Di cosa, di grazia?- rispondo, bloccandomi all'istante, puntando i piedi a terra quasi rischiando di finire sdraiata e con la faccia spalmata a terra, per poi voltare appena il capo sopra la spalla e guardarlo con sufficienza.

-Non saprei, sembrava che stessi scappando terrorizzata-

-Tra le cose che potrebbero spaventarmi di certo non compari tu. Avanti, dì le cazzate che devi dire e finiamola qua- dico con tono rassegnato, incrociando le braccia, restandogli comunque di spalle, così da ridurre il desiderio di ficcargli qualcosa in bocca e quindi farlo tacere una volta per tutte.

-Non sei molto favorevole alla conversazione eh?-

-E lo hai notato adesso?- chiedo, con tono tanto ironico da sforare nel pesantemente sarcastico.

-Cosa devo fare perché tu non mi tratti come se fossi pronto a sfidarti a duello?- domanda quasi ilare, mentre lo sento avvicinarsi e di conseguenza mi rivolto col capo così da tenerlo sott'occhio e controllare che non faccia scherzi.

-Ignorarmi e starmi alla larga. Io vado per la mia strada, tu per la tua e siamo tutti contenti. Ora devo DAVVERO tornare a casa, quindi a mai più rivederci.. ehm.. come avevi detto di chiamarti?-

-Shuuhei, tesoro, Shuuhei-

-Vabbè, chiunque tu sia, e non chiamarmi tesoro che mi vengono i brividi- finisco leggermente imbarazzata visto che rasento davvero il ridicolo quando non riesco a ricordare qualcosa.

Ricomincio a camminare soddisfatta comunque del mio operato visto che sono riuscita a convincerlo senza neanche mettergli le mani addosso.

Certo, mi ha fatto perdere il controllo anche fin troppo, però in fondo ero sopraffatta dall'istinto del killer.. e soprattutto dal desiderio di mettere le mani al collo a quel piccolo bastardo!

Non faccio però in tempo neanche a svoltare l'angolo che qualcosa mi tira la maglia, facendomi perdere l'equilibrio, e in un attimo non sento più la terra sotto i piedi.

Porca puttana!

-Quanto cazzo aspettavi a dirmi che ti sanguinava la testa eh??- sento ringhiare con tono preoccupato oltre che rabbioso, e velocemente capisco che il demente non ha minimamente seguito il mio consiglio e, anzi, ha deciso di prendermi in spalla, come se non pesassi i quintali che peso, e camminare come se niente fosse.

Senza avermi chiesto o detto niente prima, ovviamente.

-Brutto imbecille, fammi subito scendere!!-

-Non ci penso neanche! Ora ti porto all'ospedale e.. ehi, stai ferma cazzo!! Ahia!! Non mi tirare capelli accidenti! Smettila di muoverti o ci sfracelliamo a terra!! Lasciami i capelli!!!-

-Mettimi giù cazzo!!- gracchio con un tono di voce che non mi sembra di avere mai usato prima, e dopo una dura lotta riesco a farmi obbedire, riprendendo a respirare normalmente coi piedi a terra e l'equilibrio stabile.

-Ahia!- si lamenta lui visto il calcio che gli ho tirato e che, per la mia gioia, gli ha preso in pieno il ginocchio. Si massaggia la parte lesa guardandomi furioso e infastidito.

-Tu sei tutta fuori!-

-Io?!- tuono freddamente, inarcando un sopracciglio indecisa se ammazzarlo subito di botte e trafugare il suo corpo, magari infilandolo nel primo tombino che trovo, o mantenere la calma e metterlo a tacere come so fare solo io. -Tu sei quello pazzo! Che diavolo avevi intenzione di fare eh? Portarmi all'ospedale?! Ma non ci vengo neanche morta! E in ogni caso, non sono cazzi che ti riguardano!! Si tratta di un graffietto, non sto morendo dissanguata!-

-E che ne sai? Sei specializzata in medicina o cosa?! Non puoi sapere se è una cosa grave o meno finchè non ti farai visitare!-

-Ma allora parlo arabo cazzo!- pesto i piedi sentendomi davvero sfinita visto che stare a discutere in genere mi sfianca da morire.. soprattutto quando l'argomento principale sono io. -Senti..- inizio, passandomi una mano fra i capelli trattenendomi dallo sboccare di nuovo, visto che tanto incazzarsi con questo idiota servirebbe solo ad aumentarmi la nevrosi. -In ospedale non ci metto piede, e ti ripeto che sto bene porca miseria!-

-Allora ti accompagno a casa, perché non voglio averti sulla coscienza se mi svieni per strada!- incrocia le braccia, serio, facendomi venire la pelle d'oca.. cazzo, sembriamo quasi amici di vecchia data!

-Neanche ho più voglia di parlare! Fai quel che cazzo ti pare, fottetevi tutti!- sbotto senza neanche stare a pensare a ciò che dico, dandogli le spalle e iniziando a camminare chiudendomi in me stessa, ignorando lui, la strada e il mondo intero.

E mentre penso a una palla da propinare alla sis, visto che non ho la minima voglia di starle a raccontare quel che è successo e quindi di sputtanarmi la reputazione visto che non solo è apparso l'imbecille dell'altra volta ma mi sono anche fatta fregare da un bamboccio in bicicletta..

E parlando del bamboccio.. spero vivamente per lui che non mi incontri una seconda volta.. o sarà costretto ad accorgersi quanto possa essere abominevole e spietato uno spirito vendicativo come il mio.

 

 

*Nejimon = nomignolo che ho propinato a Neji Hyuuga, personaggio del manga/anime "Naruto"

 

NOTE D’UN AUTRICE:

Bene, dato che la Sis ha qualche problema con il computer io, Lady Ko’, mi ritrovo sola soletta a fare le note finali ed a darvi un ANNUNCIO DI ESTREMA IMPORTANZA! Si comunica infatti che abbiamo deciso di sospendere la pubblicazione fino a metà luglio, ovvero fino alla fine dei nostri esami di maturità! Ci dispiace molto per questo, e speriamo che quando torneremo sarete ancora disposti a seguirci e magari anche a commentarci. Bene, passiamo ai commenti xD

 

Rinoagirl89: Salve senpai! Siamo contente che l’omake ti sia piaciuto, perché ci siamo andate proprio a culo, detta in tutta sincerità! xD personalmente non sapevo proprio se avrebbe fatto ridere o no, quindi ho tirato un po’ un respiro di sollievo. Spero che a luglio ci sarai ancora per il nuovo capitolo, owari!

Elly chan: Non ti preoccupare Elly cara, le madri sono una razza strana ed assai singolare U-U in ogni caso sì, l’omake è stata una delle idee che la mente di Sis spara quando non è impegnata a commiserare la sua inesistente incapacità, quindi è stato decisamente inaspettato anche per me! xD grazie mille.

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Capitolo 9
*** Molesti ficcanaso e maialini in fuga ***


Ore

Ore 9 e 17

Quartiere Chiyoda

 

-Ok, è ufficiale, la mia vita è finita-

Uno sconosciuto uomo giapponese, capelli tinti di biondo che stridono con il completo elegante che indossa, mi guarda in maniera stralunata mentre mi passa accanto, così come fa una ragazza pochi metri più avanti. Ma che ci posso fare se la mia vita è finita?

-Oddio, la mia vita è finita per sempre… per sempre… per sempre…-

Sussurro, finendo in un lungo eco.

Molti dei numerosi passanti di uno straripante marciapiede di Tokyo nell’ora di punta si voltano verso di me, indecisi se chiamare la polizia, la neuro o aspettare magari semplicemente che s’avveri la mia previsione. Avrebbero potuto rendere un grande servizio alla società facendolo, ma gran parte di loro si limita a guardarmi, scuotere un attimo la testa, e dimenticarsi di quella scena a metà tra il patetico e il drammatico che avevo offerto loro. Magari più patetica che drammatica.

Ma scusatemi tanto se non so leggere la vostra cazzo di lingua troppo complicata!

Continuo a camminare facendo a zigzag tra le sagome indistinte degli altri esseri umani che mi stanno attorno, improvvisando ogni tanto un numero da giocoliere con il tomo enorme che mi porto davanti agli occhi e il cellulare, per evitare magari di rompere il collo a qualcuno. Quell’ideogramma che non riuscivo a decifrare è ancora lì dove lo avevo lasciato un secondo prima di una mia giravolta particolarmente aerodinamica, lì a ricordarmi la sua completa incomprensibilità.

VOGLIO MORIRE!

-Prima di passare a miglior vita mi potrebbe cortesemente ascoltare, signorina?-

Immaginandomi il bellissimo serial Killer, in giacca e cravatta e colletto un po’ slacciato sul levigato petto, venuto finalmente a porre fine alle mie infinite pene, mi volto.

Un ragazzo con una cresta di capelli azzurri e un piercing stile mucca che gli va da una narice all’altra mi sta rivolgendo un sorriso da pubblicità del dentifricio, con in mano un volantino arancione stampato a lettere cubitali.

“PRIMO GRANDE PARTY COSPLAY!” è ciò che riesco a leggervi.

-Si terrà tra due giorni al Liquid Room-

Il Liquid room dovrebbe essere una live house, se non sbaglio. Quel grosso edificio un po’ futuristico e pacchiano vicino la stazione di Ebisu a cui qualche volta sono passata davanti perdendomi… questa dannata città non aiuta affatto chi manca di senso dell’orientamento…

-È un esperimento! Tieni questi biglietti sconto! Non so se ci sei mai andata, ma quel posto è costoso un casino! Dovresti ringraziarmi per il gran favore che t’ho fatto dandoti questi fottuti pezzetti di carta, davvero. Comunque ti consiglio di venirci.. sarà veramente pazzesco! Rock- live- cosplay.. WOWOW!-

Ma che diavolo sta dicendo st’esaltato?

Accorgendomi di non aver afferrato una sola delle parole che mi ha buttato addosso alla velocità della luce, manco fossi tornata a quando non sapevo un emerito cavolo di giapponese, sbatto le ciglia, perplessa.

-Eh?-

-Rock… cosplay… YAHOO!-

Ma parla del sito? Mi scuoto il cranio dove i neuroni stanno a cincischiare senza scopo come al solito, cercando di afferrare qualche vago concetto che questo tizio cerca di comunicarmi, ma l’unico che mi riesce chiaro è ‘cosplay’.

-Co.. co.. cosplay?-

-Yeah baby!-

-Intendi.. proprio.. quel cosplay?-

-Yeah baby, hai presente quando ci si veste da personaggi di quei cosi chiamati manga che si fanno in questo luogo che si chiama Giappone? Ecco, proprio quello-

Improvvisamente i miei neuroni sono pronti a vincere il nobel per la fisica, e le mie sinapsi tornano a collegarsi l’un l’altra affinché io riesca ad afferrare il foglio fin quasi ad accartocciarlo, e a rispondere che sì, potrebbe davvero, ma DAVVERO interessarmi.

-Come? Dove? Quando? Perché? A che ora?-

Il ragazzo accoglie il mio entusiasmo con uno ancora maggiore, senza stare a notare il fatto di avermi detto gran parte di quelle informazioni solo pochi attimi prima.

-Al Liquid room, ore 9 in punto. Non mancare Baby… soprattutto se ti vesti sexy!-

Dopo questa uscita non migliore delle precedenti, se ne va saltellando e lanciando urla inconsulte mentre distribuisce volantini a destra e manca, guadagnandosi l’attenzione che prima era stata catturata dalla ragazza- con- manie- pseudo- suicide. Cos’è, avranno mica aperto le porte dei manicomi criminali stamattina?

È il quesito che campeggia sugli sguardi di gran parte degli onesti cittadini sani di mente nei paraggi.

Per non provocare altri danni smetto di camminare e leggere allo stesso tempo, chiudendo il mio libro e mettendoci il volantino come segnalibro, e giungo in poco tempo alla mia meta. Il “Kuma on the road” è chiaramente ancora chiuso, ma una serie di poco rassicuranti nuvolette nere provengono dallo spiraglio della finestra dello studio del capo… ma quell’uomo non ce l’ha proprio una vita sociale?

-Ohayo, Vittoria san! Cominciata bene la giornata?- mi chiede Taro dal sopraccitato ufficio, da cui proviene un odore molto simile a delle esalazioni di zolfo, intento nel riordinare delle brochure in ordine alfabetico per destinazione come se il suo naso non fosse più sulla sua faccia.

-Come al solito, l’intero quartiere mi crede una pazza furiosa-

-Ma no, Vittoria san! Sei solo un po’… eccentrica, Vittoria san- se ripete ancora ‘Vittoria san” con quel tono condiscendente giuro che gliele faccio mangiare quelle brochure. Gli rivolgo un'occhiata azzittante ‘made in italy’, mentre appendo la tracolla e la giacca all’ingresso e poso il libro sul bordo di un vaso, e soprattutto prego qualche entità astratta ed inesistente di procurarmi una maschera antigas.

-Oh.. Nakahara Chuya- Taro sa essere supersonico, quando vuole. Ovvero quando ci sono di mezzo io, il più delle volte. Ora sta sfogliando il mio testo con interesse, emettendo vaghi cenni di assenso, come se tutto ciò che gli capita sotto gli occhi gli fosse più che noto. Cosa per me parecchio irritante.

-“ In alto oltre l'intrico dei rami,

un cielo triste, gremito di anime di bambini morti:

un battito di ciglia e proprio là, sulle distese lontane,

richiami di lana di agnello, immagini antiche di sogno”-

Recita, e riconosco la parte che ho sottolineato ieri sera, prima di crollare cadendo giù di testa dal divano, vale a dire quella che non riuscivo in alcun modo a decifrare… maledizione! Lo scruto, come avesse commesso un crimine imperdonabile.

- Lo… lo stai studiando all’università?-

-Noo, figurati. Mi uccido i neuroni per sport io- dico, in modo duro, anche se devo dire di amare quel poeta, quando lo capisco… ovvero quando ne leggo le traduzioni.

E naturalmente il mio tono l’ha traumatizzato, ma questo ragazzo si crede forse specie protetta? Anche se, da quella quasi- rissa davanti all’università, ho cominciato a rivalutarlo. Abbiamo sempre evitato di parlarne, ed entrambi siamo abbastanza soddisfatti così. Anche perché, in ogni caso, con la seconda personalità di Taro preferirei non avere niente a che fare.

Troppo lenta nell’uccidere, troppo lenta  nel picchiare… potrebbe fare di meglio con la stazza che si ritrova. Alla fine Taro rimane lo stesso allocco che ho conosciuto fin dall’inizio.

Sospiro, archiviando questi pensieri mentre lui è ancora lì sudando freddo, e cercando di sventolarmi qualcosa davanti alla faccia senza troppa convinzione.

-Ci andrai?- Sulla mia testa dovrebbe essere apparso un grosso punto interrogativo… di che diavolo sta parlando?

-Oh… il Liquid Room- interviene Kuma, apparendo dal nulla con un grembiule pervaso di orsetti che stanno appesi a delle palme come scimmie, soffiando dalla mano di suo figlio un foglio che riconosco essere il volantino che mi hanno dato poco fa.

-Gran bel posto-

-Lo conosce?-

-Certo! Ma dammi retta piccola mia, l’O- Nest è in assoluto il migliore- considera annuendo alle sue stesse parole con le braccia conserte, mentre il grosso orsetto vestito da tarzan disegnato sul suo petto sembra quasi imitarlo simultaneamente. Evito di sembrare troppo stupita del fatto che un uomo cinquantenne s’interessi di musica e rock en roll… ma non era un fan delle enka* lui? Che gran grattacapo.

-Ma questa è una festa cosplay, non mi pare di aver mai sentito di feste cosplay in una live house-

-Infatti..- annuisce Taro con modo di fare assolutamente identico a quello del padre.

-Qui dice che ci sarà anche un concorso con premio speciale per la miglior esibizione-

Il signor Kuma, che mi si sta interessando parecchio a questa causa, analizza il volantino con attenzione, come fosse questione di vita o di morte.

-Da che ti vestirai Vittoria san?-

-Non lo so ancora…- borbotto, sottraendo molto poco gentilmente il volantino dalle mani del mio capo, ed intimandogli con linguaggio non verbale di andare a prendermi lo stipendio, dato che è il motivo per cui sono passata così in anticipo. Ma, come per tutti i datori di lavoro, anche i più onesti, il mio capo ama rimandare il momento dello stipendio con tutto sé stesso -… in effetti non ho avuto ancora tempo di pensarci- sai, ne ho avuto notizia solo cinque minuti fa.

Fa su e giù, con la testa, e quasi mi aspetto di vedere una cosa scodinzolare dal suo sedere a destra e sinistra. Che gran fantasia che mi ritrovo.

Rivolgo l’ennesimo sguardo eloquente a padre e a figlio, e finalmente Kuma si decide ad andare a prendere il mio beneamato stipendio. Le cose si svolgono come le avevo già previste: Kuma ha cercato di farmi mangiare qualcosa di probabilmente nocivo che avrebbero dovuto essere olive ascolane… Taro m’ha portato via in braccio credendosi forse il mio principe azzurro senza cavallo bianco… ed ora stiamo fuggendo senza alcun motivo verso la stazione della metro…

Che vita difficile.

L’edificio scolastico mi attira nella sua bocca dentata senza che io lo voglia, come al solito, e vi ci ritroviamo in breve tempo. Taro non mi ha dato nemmeno il tempo di precisare che non avevo alcun bisogno di un accompagnatore, ma anche dicendoglielo lui si sarebbe limitato a sorridermi e ad ignorare l’obbiezione. Camminiamo in silenzio, dato che lui sembra già essersi abituato al fatto che la mattina preferirei tagliarmi un braccio piuttosto che spiccicare parola, mentre cerco di ricordare a memoria qualche verso della poesia che stavo leggendo sulla metro… tentativo del tutto inutile. Decido di riprendere il libro e ricontrollare.

Praticamente, ora, la sua presenza serve soltanto ad evitare di farmi sbattere contro qualche lampione o passante… servizio anch’esso del tutto inutile.

-Taro, che stai facendo?- chiedo, con il libro posizionato esattamente davanti alla faccia.

-Io?-

-No guarda, mio Zio in carriola…- commento in italiano, che naturalmente lui non capisce. –… che hai tanto da guardarti attorno?-

-Prudenza-

-Prudenza?-

-Prudenza-

-Taro kun.. hai mai considerato di essere alto quanto due normali uomini nipponici di taglia media messi assieme?- gli faccio notare assennatamente, anche se so che questo argomento con lui non attecchisce mai.

-Quei due non mi sembrano due normali uomini nipponici di taglia media-

-Chi?- mi volto della direzione a cui sta guardando lui.

-Oh-oh-

Sì, decisamente questi due si sono accordati per rovinarmi la vita nella sua piena interezza, ogni santa mattina fino al mio trapasso. Ikki e Ikku, agitando la mano allo stesso ritmo, quasi da farmi sospettare che lo stiano facendo deliberatamente per farmi uscire fuori di testa, mi salutano da appoggiati quali sono ad un albero del viale, uno da un lato ed uno dall’altro con una gamba piegata e poggiata contro il tronco allo stesso modo, coi loro ghigni rispettivamente splendente e scintillante, e obliquo e profondamente malefico. Ma, purtroppo, entrambi dannatamente belli.

Il tempo che impieghiamo a raggiungerli, in realtà di pochi secondi, si dilata fino a farmi venire l’impressione che ci stiamo muovendo alla moviola.

Ikki guarda Taro, Taro guarda Ikki.

-Nii san- inizia Ikki, con ancora la linea della bocca tirata sulla fila di denti scintillanti e inquietanti. -Sì, Nii chan?-

Sento di star sudando freddo. Anche se non comprendo ancora l’utilità dello stare qui impalata sul marciapiede, davanti ad un albero, senza accennare a fare niente di sensato.

Ikki indica Taro.

-Chi è questo tizio?-

Se fossimo stati in un manga, probabilmente in questo momento mi ritroverei parecchi chilometri sotto terra… a sbattere la testa sull’entrata dell’inferno più profondo.

-COME CHI È?! E PER QUALE CAVOLO DI MOTIVO LO CHIEDI A LUI?- urlo.

-Tu sei il tizio che ho incontrato quella volta a Shibuya!- sbotta Taro.

Una vena comincia fortemente a pulsarmi, e stringo la prima cosa che mi ritrovo in mano, che non ho idea di cosa sia, con tutte le mie forze.

-Oh ha ragione, fratellino! Quella volta che abbiamo pedinato Vittoria san quando stava facendo compere! C’ha fatto compagnia- commenta Ikku, manco avesse scoperto l’acqua calda o un nuovo amichetto per giocare a nascondino.

… qualcosa proprio non va in questa conversazione…

-Oh sì! Quell’idiota che ho picchiato perché guardava troppo Vicchan-

-Oh, tranquillo, in realtà non mi avevi fatto niente- interviene, sempre molto anormalmente, Taro.

-Meno male, meno male- annuisce Ikku a braccia conserte, con profonda serietà.

Ora la vena mi batte così furiosamente che la scatola cranica mi rimbomba.

-Ma che meno male Nii san!-

-Scusate se v’interrompo…-

-Tu sei veramente troppo irascibile Nii chan! Dovresti cercare di controllarti-

-Scuuusateeeee!-

-Ma che controllare e controllare! È facendo in quel modo che poi ti soffiano le rag…-

-SCUSATEEEEE?!-

-Sì, Vittoria chan?- chiedono tutti e tre in coro.

-Non vorrei riportarvi alla memoria ricordi spiacevoli…- comincio, con quanta più calma m’è possibile per non esplodere -… ma vorrei precisare solo una piccola cosa-

-Dicci- annuiscono, sempre in coro.

-Beh, voi due, non so se vi ricordate ma..- mi rivolgo Ikki e Taro.

-… Ieri vi siete quasi picchiati-

Silenzio. Ikki guarda Taro. Taro guarda Ikki. Ikku risplende (il suo bagliore m’impedisce di valutare cosa stia facendo o guardando in realtà)

-Oh- si guardano.

-Oh, hai ragione Vicchan-

-Si mi ricordo, è proprio lui Vittoria san-

-CERTO CHE È  LUI!-

Ma che cosa sono… tutti matti?! E per quale arcano motivo quella che viene poi etichettata come disturbata sono sempre solo io, povera dolce pulzella che si limita a scontrarsi con qualche passante quando cammina solo e soltanto di solito fa di tutto tranne che guardare dove va? Dannato mondo maschilista di merda!

Nella foga del delirio psicopatico sbatto in faccia al primo dei tre che mi sta davanti quello che stavo stringendo nella mano per scaricare la rabbia, che sembra svolazzare e poi posarsi sulla testa d’Ikki senza fargli, purtroppo, poi molto male.

Svolazzare? Oh no. Oh no. Oh no.

-Cos’è questo, Vicchan?-

-Niente- cerco di sottrarglielo, ma è oramai troppo tardi.

-Un party cosplay?-

-No-

-Ma qui c’è scritto così-

-Non capisco assolutamente di cosa stai parlando-

-Non sa ancora da cosa vuole vestirsi-

Maledetto Taro!!! Un giorno mi vendicherò e morirai nel modo più atroce, orrendo, sanguinoso, truculento, truce, brutale, aberrante che sia mai stato ideato nell’infinità cosmica dalla genesi dei tempi… porca paletta!!!

-Ehm… io andrei a lezione-

-Ma manca ancora tanto tempo!-

-Già- concorda Taro… che della lezione non dovrebbe sapere assolutamente niente.

-Quindi… dicci da cosa ti vesti- Ikki ha riacquistato il suo solito modo di fare che indica il desiderio di raggiungere uno scopo ben preciso, e a cui non rinuncerà per niente al mondo, dovesse farsi tagliare un braccio, una gamba o gli attributi sessuali.

Ok, forse a quelli potrebbe tenerci un pochino di più.

Così decido di adottare l’unico metodo di fuga assolutamente infallibile che conosco.

-Oh guardate… un porcellino che s’arrampica su un albero!*-

In meno di qualche secondo, la mia figura si staglia già all’orizzonte, e quelli ancora lì come degli allocchi con le mascelle tendenti al terreno. Spetta e spera.

Anche un maialino può correre i cento metri… quando viene esasperato.

 

 

*Enka= Genere di musica melodrammatica popolare giapponese.

*Citazione da yattaman, precisamente "Anche un maialino sa arrampicarsi su un albero quando viene adulato! Oink!" XD

 

 

 

Ore 12.27

Bar/Caffetteria "Rainbow Flame"

 

-Non è possibile- esclama Vittoria, come da me precedentemente previsto, mentre la raggiungo con il trancio di pizza, le patatine con la maionese e la coca cola che ha ordinato. Non ci vuole molto per capire a cosa sia riferita questa sua affermazione, ed evito volontariamente di seguire il suo sguardo per vedere chi, o meglio, cosa l'abbia spinta ad assumere quell'espressione disgustata quasi simile alla mia.

-Te l'avevo detto che sarebbe stato traumatico- annuncio, ghignando indispettita visto che se non fossi la vittima della situazione non mi farei di certo nessuno scrupolo a sbellicarmici sopra.

Ebbene sì, la mia simpaticissima collega di lavoro, che altri non potrebbe essere che quella sottospecie di piattola a forma di Orihime, non ha ancora deciso di smetterla con il suo spettacolino obbrobrioso che implica me e lei amiche forever. E dal modo ingegnoso con cui riesce a mandare avanti questa storia posso dedurne che non abbia la minima voglia di smettere molto presto.

Da manicomio..

Tra l'altro, appena la Sis ha messo piede nel locale non ha fatto altro che tempestarla di domande, con insistente apprensione, fingendosi totalmente interessata sui fatti che mi e le riguardano, nonostante la realtà si possa facilmente definire di tutt'altra natura.

Qualcuno ce la rinchiuda per favore.. o lo faccio io e non vi dico dove

-Oh mio Dio- sento sibilare dalla Sis, indignata dal modo in cui la suddetta sanguisuga la stia salutando dall'altra parte della caffetteria, mentre le passo affianco con le ordinazioni del tavolo davanti al suo, e non riesco a reprimere un gemito disgustato, simile fra l'altro al suo.

-La tua amica non mi sembra essere molto entusiasta di essere qui- sbotta Eikichi, risvegliandomi dai miei pensieri, mentre svuoto il tavolo vicino al bancone appena liberatosi.

Invece d'interessarti a lei, perché invece non ti fai due conti e capisci finalmente la situazione, non ti scopi quella demente così siamo tutti felici, soprattutto io visto che ciò implicherebbe la fine di questa situazione al limite dell'assurdo??

-E non è l'unica- mi limito a sibilargli, anche se non so proprio cosa mi abbia trattenuto dal ringhiargli dietro tutto ciò che davvero sto pensando.

-Come hai detto che si chiama?-

Ma che cazzo ti frega a te di come si chiama?! Dalle facce che sta facendo posso assicurarti che non tornerà tanto presto.. sempre se tornerà, ovviamente.

-Se proprio t'interessa chiediglielo tu!- mormoro in risposta, ma non faccio neppure in tempo a finire la frase che mi ritrovo la faccia orrendamente e pesantemente truccata di Orihime a due centimetri dal volto, e senza neanche avere l'intenzione di trattenermi, un gemito disgustato mi sfugge di bocca.

-Alfano san, hai deciso di anticipare la pausa? Ti senti stanca? Hai bisogno di riposarti?- dice respirandomi in pieno viso, e guardandomi con degli occhi che evidenziano in modo molto esplicito cosa ne pensino a riguardo.

Se quell'imbecille non si accorge subito della situazione giuro che uno di sti giorni lo eviro, lo giuro!!

-Stammi lontana, Himitsu. E comunque non vedi che sono occupata?!- la riprendo, in quanto sono impegnata a far splendere questo tavolo, e quindi non sono con le mani in mano. Che poi lo stia lucidando da un quarto d'ora e passa sono solo insignificanti dettagli.. totalmente insignificanti, sì.

-Perdonami, volevo solo assicurarmi che stessi bene- mi sorride con un'aria fintamente triste, probabilmente per potersi mostrare al meglio davanti a Eikichi che, va che roba!, ci sta guardando. Che fatto insolito, solitamente lui si fa sempre gli affari suoi.

Pagherei perché fosse davvero così.. e pagherei anche per potermi sfogare una volta per tutte su questa sottospecie di zecca ambulante..

-Sì come no- sibilo, decidendo poi di allontanarmi prima che le mie mani trovino pace attorno al suo collo, e gridino commozione stringendoglielo fino a farle scoppiare i polmoni e farla afflosciare a terra. Senza vita. Immobile.

Dhaaa

Dovrei smetterla di sognare a occhi aperti, anche se sono sicura che questa cosa non rimarrà solo astratta. Questo mio sogno non rimarrà un'illusione.

Prima o poi Orihime Himitsu perirà, oh sì che lo farà.

E lo farà per mano mia, MUAHAHAHAHAHAH!!

Quasi provo compassione per queste due ragazze a cui ho appena chiesto le ordinazioni, visto che vedendo il ghigno sadico e perfido, lo sguardo da pazza omicida, e l'espressione che supera il limite della follia che non sono riuscita a trattenere si sono prese per mano tremanti di paura e sgomento. Quando mi allontano le sento distrattamente singhiozzare e sospirare sollevate che me ne sia andata, e devo davvero farmi forza per trattenermi dal ridere, pienamente soddisfatta di me stessa.

Pensavo di aver perduto un po’ della mia verve, e invece mi ritrovo a costatare, molto deliziata, che, dopo tutto questo tempo, mi basta poco per traumatizzare qualcuno.

-Io mi chiedo come fai a sopportarla- esordisce Vittoria, appoggiata di spalle al muro alla mia destra, col capo abbassato e lo sguardo concentrato a incenerire il cane che le si è appena fermato di fronte ad annusarle le scarpe.

Per la pausa ho deciso, per la sua e la mia somma gioia, di uscire a prendere un po’ d'aria, di comune accordo sul fatto di volerci allontanare e mettere più distanza possibile, nei limiti purtroppo, da quella faccia da culo di Orihime.

-Sinceramente me lo chiedo anch'io- sospiro, chiedendo mentalmente al mio cervello la reale risposta alla corrente domanda, ma purtroppo, a quanto sembra, neppure lui ne è a conoscenza, quindi risulta come noi impossibilitato a risolvere il mistero.

-Cazzo, mi ha bloccato la digestione- aggiunge con tono quasi sofferente, e tanto per confermare le sue parole si tasta lo stomaco con una smorfia sul viso.

-A me non solo quella-

-Sappi che non t'invidio neanche un po’.. avrò pure io le mie sanguisughe da tenere sotto controllo, ma questa qui sarebbe da rinchiudere alla neuro, buttare la chiave e farla saltare in aria con tutto l'edificio!-

-.. saltare in aria… dhaa…- m'incanto a guardare le nuvole che continuano a coprire il sole con mio grande piacere, e inizio a sbavare immaginando Orihime rinchiusa in una cella buia, senza trucco né smalto o altro, con il viso sciupato dalla fame, il corpo coperto da lividi, tagli, colpi di frusta.. che inizia a bruciare e urlare…

Dhaaaaa

-Forse invece ho capito come fai a sopportare la situazione-

Dhaaaaa

-.. avrei dovuto pensarci prima, in effetti-

Dhaaaaa

-.. conoscendoti poi non era così difficile da capire-

Dhaaaaa

-.. Sis?-

Dhaaaaa

-Sis??-

Dhaaaaa…

-ELETTRA!!- mi grida direttamente nell'orecchio, sfondandomi un timpano e facendomi fare un salto da fenomeno da circo, per poi strattonarmi un braccio e fissarmi con un certo disappunto.

Forse ha notato come non l'ascoltavo di striscio..

-Sì?- chiedo con un tono e un'espressione fintamente innocenti, anche se dubito riuscirei mai a farmi comparire un'aureola sulla testa.. hugh, mi viene l'orticaria solo a pensarci.

-Lasciamo perdere- scuote il capo rassegnata, con un filo di comprensione nello sguardo visto che pianificare la morte altrui di certo incanterebbe anche lei.

-Ehm.. stavi dicendo qualcosa?-

-Avevo preso a conversare con il signor tombino. Parlavamo di politica, sai, le solite cose-

-Ah ah ah. Simpatica-

 

Ore 14.45

Negozio di alimentari "Kichigai discount"

 

E quello chi cacchio sarebbe?

Il mio omino del cervello oggi sembra estremamente in sintonia con me, e ho la strana sensazione che continuerà ad esserlo per il resto della giornata.

Un quarto d'ora fa avremmo dovuto iniziare a lavorare, anche se il capo non è così duro sugli orari, anzi, a volte è lui a dirci che prendersela comoda è un nostro diritto.

Valli a capire sti messicani..

Oggi, comunque, sembra esserci una ragione precisa per questo nostro ritardo.

Osservo distrattamente il ragazzo che scortato dalla Matsu.. ehm.. Matsutama? cavolo me l'ero scritto pure sulla mano ma prima me le sono lavate e adesso non ci si legge un fico secco!! Comunque dicevo, il ragazzo scortato dalla socia del capo, con la quale ci raggiunge e che a quanto pare sembra avere del prosciutto spalmato sugli occhi.

Non è possibile che KK non gli faccia minimamente impressione, andiamo, è vestito da mucca! Cioè non che disdegni il cosplay, anzi, ma è una muccaaaaa! Cioè non che disdegni le mucche però… al diavolo le vacche! Possibile che i nostri vestiti e le nostre facce non sembrano minimamente toccarlo?!

-Ragazzi vi devo presentare qualcuno- esordisce la Ma.. cioè la socia del capo, con un grande sorrisone simile quasi a quello che ci mostra il tipo in questione. -Lui è Akio Arai e da oggi sarà vostro collega, quindi mi raccomando trattamelo bene, ok?- ci strizza l'occhio, quasi come da monito, mentre il sorriso sul volto del ragazzo si allarga ancora di più.

Già non lo sopporto.. perché chiunque mi circondi o mi vuole morta o mi rincoglionisce con sorrisi a duecento denti come quelli che fanno gli spot dei dentifrici??

A quella rivelazione, comunque, si sono tutti avvicinati per fargli le congratulazioni e io rimango bloccata dove sono visto che se tornassi agli scaffali evidenzierei quanto poco sia interessata alla faccenda. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, però vorrei evitare di essere licenziata l'ennesima volta per incomprensione fra colleghi, visto e considerato che i soldi mi servono e se non me li procuro io di certo non me li regala il vicino di casa.

Fortunatamente i saluti e le presentazioni sono durati neanche cinque minuti, e ovviamente la prima a essere tornata al suo posto sono stata io.

-Alfano san?- sento chiedere alla mia sinistra, e spostando distrattamente lo sguardo noto il nuovo arrivato, che inclina il capo mentre ciocche di capelli biondo miele gli coprono la visuale, costringendolo a spostarseli per potermi guardare senza ostacoli.

-Hn?-

-Da oggi sarò l'addetto agli scaffali, proprio come te, quindi conto sul tuo aiuto ok?- mi chiede con il sorriso che gli va da un orecchio all'altro, e gli occhi castani che mi fissano in maniera che personalmente ritengo sospetta.

-Come vuoi- mi sforzo di rispondere in quanto ho a malapena ascoltato ciò che mi ha detto, intenta a non schiacciarmi le dita con i cartoni del latte.

-Elettra Alfano.. di dove sei?- sento chiedere dopo qualche minuto, neanche cinque, di silenzio e non riesco a non trattenermi dal roteare gli occhi visto che, a quanto pare, gli amanti della tranquillità sono rari qui in Giappone.

-Italia-

-Sei italiana?! Ma dai, e che ci fai in un posto tanto lontano quanto il Giappone?- sbotta meravigliato, mentre stringo i denti sentendo l'irritazione salire.

È mai possibile che abbiano tutti la voglia di farsi i cazzi altrui, e in particolar modo i miei??

-In questo momento lavoro, cosa che dovresti approprinquarti a fare pure tu, che dici?- mi volto a guardarlo con un ghigno sadico, mentre lui aggrotta le sopracciglia con aria mortificata.

-Scusa, non volevo insinuare nulla, solo che è veramente incredibile che ti sia fatta un viaggio tanto lungo.-

-Già.- dico con tono asciutto, sperando che capisca che con questo monosillabo abbia voluto mettere fine alla conversazione.

-Ma sei venuta da sola o con qualcuno? Ci sono anche i tuoi familiari per caso?-

Rettifico: no, non ha proprio recepito il messaggio.

-Il dovere mi chiama- annuncio, indicando col capo il carrello rimasto carico solo di sakè, che fortunatamente si trova dall'altra parte del discount, e quindi molto lontano da lui e dalle sue stupidi e inutili domande.

Mi fermo davanti lo scaffale apposito e mi esibisco in un sospiro di sollievo, visto che finalmente potrò continuare a lavorare senza scassapalle intorno.

-Alfano san, che piacere rivederti anche oggi in splendida forma!-

E che cazzo, anche la vecchia maniaca no!

 

 

Ore 19 e 13

Imprecisato appartamento del quartiere Ikebukuro

 

-Tu… che diavolo stai facendo?!-

Sento una voce che riconosco essere quella della Sis elevarsi dal marasma della musica troppo alta, e mi fermo voltandomi a guardarla. Mezzo onigiri sbuca dalla mia bocca sporca di chicchi di riso, il sedere storto rispetto al resto del corpo e rivolto alla porta di casa aperta, una gamba stesa all’indietro in una specie di copia di un passo di danza classica. Non è certo la prima volta che mi trova in giro per casa impegnata in sessioni di ballo folle e scoordinato, ma devo proprio ammettere che con questa volta mi sono superata.

-Bentornata- la saluto, senza riacquistare una postura umana, con ancora il palato occupato.

-Non avevo idea che volessi andare a La Scala, Sis-

-Ah ah, veramente molto divertente- posa la giacca sull’appendiabiti dell’ingresso, mentre ancora il computer canta a tutto volume con la stupenda voce del mio Hyde*, ignorando la vista inumana appena avuta, e dirigendosi in cucina.

-Qualunque fosse il motivo per il quale ti stavi distruggendo una gamba a quel modo, preferisco non venirlo a sapere- invece DEVI venirlo a sapere, penso, ma ormai la mia voce non riesce più a raggiungerla fin là, in mezzo a tutto il rumore che c’è, e decido di rimandare le spiegazioni a più tardi, poiché ho il vago sospetto che lei mi debba parlare di qualcosa.

Rientra in sala da pranzo poco dopo, con due confezioni di ramen in mano da cui fuoriescono vapori bianchi e fluttuanti, che appoggia poi sul tavolino basso. Spengo la musica mentre lei ha cominciato già a mangiare, e mi siedo davanti a lei.

-Come mai oggi te ne sei andata dal Rainbow senza avvertire?- chiede masticando con gli occhi chiusi, ma intuendo che sono proprio davanti a lei.

-Non mi sembrava esattamente un posto accogliente-

-Puoi giurarci, puoi giurarci-

-O meglio…- ingoio uno spaghetto con un lungo rumore di risucchio -… mi sembravi troppo impegnata a reprimerti dall’uccidere per avvertirti che me ne dovevo andare a lavoro-

-Già già-

-In realtà eri troppo impegnata per qualunque altra cosa-

-Già già…- assente con un movimento della testa che le fa ciondolare i capelli in modo buffo -… com’è andata poi a lavoro?-

-Non so come ti possa interessare, ma niente di che-

-Oh-

-Quei due stavano per darsele di santa ragione, e manco se lo ricordano-

-Sì sì, mi pare di ricordarmi qualcosa a riguardo- ho i miei dubbi, anche perché pur avendoglielo raccontato ho il vago sospetto che le informazioni le siano già scivolate via dalla mente da un bel po’ di tempo, rendendo i miei sforzi inutili. La mia vita si sta trasformando in una specie di soap opera di basso livello, e sembra che io non possa fare niente per evitarlo oltre disseminare trappole negli uffici dell’agenzia per uccidere Taro, in cui lui puntualmente inciampa senza farsi un bel niente. Le vostre maestà Gemelli Super fighi mi sembrano troppo inarrivabili per un tentativo di omicidio. La povera ragazza occidentale mentalmente disturbata sarebbe sicuramente la prima indiziata… uff.

-Tu? Qualche novità?-

-Niente di che, hanno assunto un altro tizio al discount che non sembra avere altra occupazione oltre quella di rompermi le scatole fin quando la lingua non gli si fosse seccata, cosa che non accade mai nonostante le mie suppliche mentali-

-Oh- commento, constatando con malinconia che le bacchette non riescono più ad afferrare niente di commestibile oltre brodo su brodo. La Sis mi porge un'altra confezione che accetto con gioia.

-Ma scusa… ma quei tre non s’erano pure incontrati quella volta che ci pedinavano a Shibuya?- chiede, tornando all’argomento precedente senza avvertire.

-Non se lo ricordavano-

-Che idioti-

-Già- anche se a dirlo è la persona più smemorata di questo pianeta. Ma lasciamo stare.

-Oh, mi sono scordata di dirti una cosa oggi alla caffetteria- sbotto improvvisamente, e tirando fuori il volantino dalla tasca dei jeans glielo porgo senza troppe cerimonie. Ci mette un po’ per afferrarlo e per avere il campo visivo libero per leggerlo, ma poi se lo mette davanti alla faccia, scorrendolo man mano con maggiore interesse.

-Oh, ho capito-

-Già..- annuisco -… La Scala non c’entrava niente-

-Nonché avessi mai avuto dubbi a riguardo…- poi gli occhi le cadono sull’ultima parte del foglio -… oh fottuto dio-

-Cosa?- le chiedo, bevendo un lungo sorso di coca cola.

-Con... concorso…-

-Sì, mi pare che Kuma san ci stesse leggendo qualcosa del genere…- dico, sarcastica, evitando di farle notare che era di quello che stavamo parlando in quel momento, ma considero di esserci già abituata al fatto di non essere minimamente ascoltata quando parlo… o perlomeno accenno implicitamente a qualcosa.

-Ma non ci pensare neanche, figurati se mi metto a ballare, cantare o fare qualunque altra cosa del genere in pubblico! Se ogni tanto mi metto a ballare un po’ dentro casa non è detto che io voglia fare il fenomeno da baraccone…-

-SISSSS!-

-Che cosa ti urli?!

-Tite Kubo…- sembra stia per cessare di respirare -… si vince un incontro con Tite Kubo- silenzio. Ok, forse ho soltanto sentito male… o magari dovrei solo tentare di leggere i volantini fino in fondo quando me li danno.

-Qu… quel Tite Kubo?-

-Sì-

-Proprio… lui?-

-Autore di Bleach, sì-

-Oh porca paletta-

-Già-

Il silenzio aleggia su di noi, mentre finalmente ci guardiamo negli occhi dall’inizio della nostra conversazione, senza bere, mangiare, e ascoltando quello che ci diciamo veramente senza voli pindarici mentali. Ovvero, assolutamente niente.

I nostri neuroni si stancano fin troppo velocemente di lavorare, e arriviamo subito ad una conclusione definitiva. Non serve nemmeno annunciarla a parole.

Annuiamo simultaneamente, mentre io mi precipito al pc sulla cartella della musica scaricata e lei al ripiano dei cd.

-Che ne dici di Gackt*?-

-Lo ascolti solo tu-

-The Rasmus?-

-Troppo depressivi-

-Lady Sovereign?-

-Ci posso fare un pensierino…-

-Linkin park?-

-Ecco, su quelli possiamo anche ragionarci un attimo-

Nella nostra mente, ora, c’è solo un obiettivo.

 

 

*Hyde= cantante della Band giapponese “L’Arc en ciel”

*Bleach= shounen manga (manga per ragazzi) piuttosto famoso

 

 

 

 

 

Brucy: ecco che ritornano le donne diplomate! XD

Lady Ko’: *Lady balla in maniera disarticolata per festeggiare il suo trionfante 100* lalalalalalalalalalalalalalalalalalala trullallallallallallaaaaaaaa ohoh, salve popolo!

Brucy: *Brucy si rannicchia in un angolo a fare cerchietti con un nuvolone sulla testa visto il pessimo voto che avrà preso*

Lady Ko’: SuSu, avrai un voto dignitoso anche tu *patpat* smettila di fare la paranoica

Rompi cavolo e parliamo di qualcosa di serio come… oh guys domani esce Harry potter U-U

Brucy: *si raddrizza ma il nuvolone rimane sul capoccione* oh shit è vero! Devo prenotare!! *_*

Lady Ko’: Io ci vado e basta e se non mi danno il biglietto li meno a sangue, che problema c’è? U-U

Brucy: il problema è che questa settimana mi scordo il cinema, quindi meglio prenotare.. in ogni caso non vedo niente di strano nel menare a sangue qualcuno U.U

Lady Ko’: Nessuno nessuno xD e se mi gira li meno anche se me lo danno U-U rispondi ai commenti va *dorme sugli allori*

Brucy: io non lo farei visto che potrebbero farti arrestare, e non è il caso perdersi il film per una sciocchezza simile U.U e adesso commenti!

 

 

 

Elly Chan: visto che finalmente è arrivato luglio? XD decisamente il tuo sghignazzare ci basta e avanza, non potevamo ottenere di meglio con tua nonna attorno U-U in ogni caso sì, è ingiusto non essere liberi di comprarsi l'alcol desiderato solo perché qualcuno potrebbe, erroneamente, pensare ai giovani come degli alcolizzati.. non sia mai U.U in ogni caso anche noi adesso siamo belle che rilassate, la scuola ormai è un lontano ricordo anche se rimarrà pur sempre un'esperienza alquanto orrida U.U mi raccomando leggi e commenta al più presto né! XD

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Capitolo 10
*** Istinti omicidi e travestiti insistenti ***


Ore 12

 

Ore 12.30

Bar/Caffetteria "Rainbow Flame"

 

 

La domanda che mi sto ponendo in questo momento penso avrà ripercussioni sull'intero universo, le galassie affini e anche sul mondo di Geronimo Stilton.

E il fatidico quesito non può essere altri che: perché diavolo non l'ho uccisa?!

Ripensando al particolare comportamento di oggi di Orihime nei miei confronti, e di conseguenza al mio nei suoi, sono dunque giunta alla risposta.

Perché ci vuole la licenza per il porto d'armi cretina!

Comunque, mentre sono impegnata in questo momento di rimuginanza politicamente culturale, sto letteralmente prendendo a testate l'armadietto dove infilo di solito le mie cose, producendo fra l'altro un rumore davvero sinistro che rimbomba per lo spogliatoio desolato, nel quale mi sono precipitata, e rinchiusa a doppia mandata, da almeno un quarto d'ora circa.

Poi, proprio perché ho valutato questa giornata come "la giornata delle vitali elucubrazioni" mi sono posta quesiti su quesiti che riguardavano il mio carattere, la mia personalità, i lati allucinogeni, quelli soporiferi, quelli prescritti dal medico e quelli con le controindicazioni.

E dopo un accurato esame di coscienza sono giunta all conclusione, come per tutte le volte che succede fra l'altro, che mi si potrebbe definire, sotto gli effetti di una massiccia dose di eroina sparata direttamente in endovena, una persona oltremodo tranquilla e pacifica.. nel senso più metaforico e figurato del termine ovviamente.

Se escludiamo il mio inveire continuo contro i vecchietti per la strada, sia sul marciapiede e sia alla guida di quella che, se per altri potrebbe costituire un'arma di distruzione di massa, per loro rappresenta solo un veicolo mobile con cui andare a passo non di uomo ma di triciclo. Se mettiamo da parte il mio ringhiare contro qualsiasi soggetto di anni inferiore a undici, che sia a piedi o al volante di una macchina è indifferente; il mio bestemmiare contro tutti i piccioni che continuano a bersagliarmi la moto organizzando, fra l'altro, numerose gare clandestine tra le quali la più nota che vede il culo più veloce dei partecipanti formato pennuti; e nonostante, in particolar modo poi, il mio cristare contro tutti coloro con cui sono obbligata a tenere una conversazione, esclusa sis ovviamente, e, per questo, costretta a non poterli mandare in quel posto tanto carino chiamato fanculo, io, dall'alto della mia illustrissima persona, posso dire con certezza che molto presto diventerò un'assassina.

Già da piccola, quando trovavo molto costruttivo pigliare a botte chiunque mi trovassi davanti, bei tempi quelli fra l'altro, decimando così l'asilo dove mi avevano rinchiuso i miei, ricordo che facevo profonde riflessioni sul mio lontano futuro e sulle varie possibilità di cosa avrei voluto fare da grande.

Proprio fra queste, guarda un po’ che caso, soprattutto fra le prime cinque, spiccava in tutta la sua magnificenza la possibilità di intraprendere la carriera del killer professionista.

Ricordo poi che mi ero pure convinta del fatto che esistessero scuole specifiche al riguardo, dove poter frequentare corsi appositi, grazie ai quali, e di ciò ero molto ottimista e ambiziosa, mi sarei di certo diplomata col massimo dei voti.

Volando con la fantasia della piccola bambina sognatrice quale ero, riuscivo ad aver bene impressa nella mente la visione di una me, fisicamente e psicologicamente molto più grande, con un grosso fucile di precisione in mano a puntare la suddetta vittima, ignara della brutta fine a lei destinata.

Tra l'altro, al posto di contare le pecorelle come faceva, e fa ancora adesso, tutto il genere umano, io non potevo perdere tempo prezioso e mi ponevo dunque i quesiti che avrebbero poi specializzato le mie competenze lavorative: a quanti bambini avrei potuto far saltare le cervella, a quanti avrei potuto centrare il cuore e trapassarlo con un proiettile di argento finissimo, a quanti avrei potuto aprire un buco in mezzo agli occhi, ecc.

Sì, da bambina ero già preparata riguardo il futuro.

Ed ora che la mia esistenza è messa a dura prova da quell'essere strisciante, maleodorante, infettivo, trita-testicoli, conosciuto anche come Orihime Himitsu, queste mie fantasie infantili è ormai certo che non rimarranno più tali ancora per molto.

Sì perché io, il mio Omino del cervello e quei quattro neuroni russi clandestini, che solitamente passano il tempo giocando a poker e bevendosi vodka alla facciazza mia, che hanno affittato la mia scatola cranica da qualche anno a questa parte, non abbiamo nessunissima intenzione di sopportare oltre questo suo comportamento a dir poco orrorifico, per non dire poi squallido e offensivo, nei nostri confronti.

Non passa neppure per l'anticamera del cervello dell'Omino di sopportare oltre quei suoi versi spocchiosi e civettuoli che tanto ricordano una gallina a cui le si è appena tirato il collo; quelle sue occhiate fintamente amichevoli e interessate alla mia presenza, quei suoi sorrisi finti, ma così finti, tanto quanto le unghie finte; quel suo modo di starmi appiccicata al culo neanche si fosse spalmata addosso litri di Superattak e mi avesse quindi abbracciata con l'intenzione di non volersi più staccare da me.

Per non parlare poi di quando Eikichi guarda verso di me e lei si precipita al mio fianco per potergli ostacolare la visuale, provando a mettermi un braccio intorno al collo per dare acchito alla farsa ma fermata, anche prima di poter formulare l'idea in questione,, dall'occhiataccia glaciale offertale dalla sottoscritta solo ed esclusivamente in suo onore.

Se solo non avessi necessità di tenermi stretto questo impiego, se solo non tenessi ai soldi come appunto faccio ora come sempre, se solo non dovessi costringermi a rispettare il rispetto del qualcosa che tanto ama ripetersi la sis ogni volta che il problema in proposito sussiste, ma soprattutto, se solo non ci fossero tutte quelle leggi a difesa dei cittadini, nonostante la Himitsu io non la consideri mia simile figuriamoci essere umano, un coltello piantato in gola non gliel'avrei risparmiato di certo.

Oh, no, mai e poi mai mi permettermi di farle uno sgarbo simile.

Giuro solennemente che prima o poi troverò il modo di raggirare la legge! È solo questione di tempo, piattola che non sei altro, e vedrai come riderai quando riuscirò ad averti fra le grinfie!!

Mentre sono intenta ad architettare piani per la conquista del mondo, così che a quel punto non dovrei più preoccuparmi della legge visto che sarei io a dettarla, mi chiudo la porta della caffetteria alle spalle, ringraziando in eschimese il mio capo per avermi dato totale libertà nell'organizzarmi l'orario di lavoro, e alzo a tutto volume il mio mp3 così che il mio amato e carissimo Eminem possa finalmente urlarmi nelle orecchie che finchè non crollerà lui continuerà a spargere *rap, con il mio più assoluto consenso al riguardo.

Questo biondino poi, portatore fra l'altro di un corpo da urlo e da lussuria a non finire insomma, io non so come faccia né di che cosa si faccia, non so chi sia il suo barbiere di fiducia, e in fondo non mi è essenziale saperlo, ma per me come lo canta lui il rap non lo canta nessuno.

Fortunatamente c'è lui che mi allieta in queste ombrose giornate che comprendono la mia presenza confondersi fra molte altre.

Nonostante, infatti, io sia attaccata sentimentalmente alla mia moto più di quanto potrebbe esserlo un gatto con il suo Jerry* di turno, non posso non trattenermi dal maledirla mentalmente in quanto, va che roba!, il mio caro veicolo a due ruote sembra prevedere in anticipo le volte che al lavoro mi spacco il culo sia fisicamente che psicologicamente, anche se ciò avviene quasi sempre a dire il vero, e mi abbandoni al mio destino, in balia di tutti i pericoli che comporta l'essere lasciati a piedi dalla propria moto.

Che si identificano nella possibilità di pestare una cacca; di essere investita dal vecchietto di turno che è già tanto se sa di avere una macchina; d'imbattermi in qualche gruppo pericoloso di bambini intenti a giocare a palla, esempio concreto nell'ambito della delinquenza infantile; e cosa ancora più importante, il DOVER andare a piedi.

Attraversando la strada, dopo essermi sciolta nell'attesa che scattasse il fottuto verde del semaforo, mi ritrovo costretta a fare uno slalom, a livello quasi olimpionico, per riuscire a raggiungere sana, ma soprattutto viva, l'altra parte della strada, e appena ci metto piede mi tocca fermarmi per riprendere fiato visto lo sforzo da guinnes appena compiuto.

Nel frattempo la mia maglia si dev'essere impigliata in qualcosa in quanto la sento tirarmi all'indietro, ma neanche ho tempo di capire cosa diavolo possa avermi raccattato per la strada che sono costretta a voltarmi, con uno scatto assurdo, e fare un passo molto lungo all'indietro per mettere distanza fra me e la faccia di sto deficiente, che è lo stesso deficiente che l'altro giorno mi ha comprato il bayles e di cui, ovviamente visto che sarebbe anche un torto alla mia natura, non ricordo assolutamente il nome.

-Piacere di rivederti, tesoro!-

-Eh?- chiedo, con tono scazzato, visto che il suo rivolgermi la parola mi ha costretta a togliermi la cuffia dall'orecchio per ascoltarlo, facendomi sentire quasi traditrice nei confronti di Chester che aveva appena preso ad intonarmi *cos'ha fatto.

-Dicevo che mi fa piacere rivederti!- ripete con tono entusiasta e un sorriso che gli va da un orecchio all'altro, cosa che mi inizia decisamente ad innervosire.

-Che vuoi?!- sbotto indispettita, evitando volontariamente di ricambiare il saluto visto che non rientra fra le regole del mio personale Galateo.

-Niente, solo che ti ho vista e ho pensato di salutarti!-

-Pensa di meno allora- gli consiglio con aria indifferente, mentre gli do le spalle sperando che mi imiti così che ognuno vada per la sua strada.. se, magari.

-Certo che hai sempre la risposta pronta tu eh!- sghignazza lui, affiancandomi mettendosi le mani in tasca e non smettendo un secondo di fissarmi. -Comunque posso sapere dove vai di bello? Magari sono fortunato e devi fare la mia stessa strada!-

-Ma anche no!- sbuffo contrariata, in quanto il solo pensare di dovermi fare la strada assieme a lui mi fa venire l'orticaria.

Fa che non debba fare la mia stessa strada.. fa che non debba andare alla Todai…

-Io sto andando alla Todai, vai da quelle parti?- continua, dopo aver ridacchiato divertito al mio commento per nulla gentile.

Ma porc

-No-

-E allora dove staresti andando?-

-Fatti miei-

-Ti si deve proprio scucire le parole di bocca eh?- scoppia a ridere, mentre a questa battuta mi volto a guardarlo con un sopracciglio inarcato, infastidita da questo suo improvviso scoppio d'ilarità.

Sanguisughe e schizzati.. evvai, che me li becco tutti!

Continuo comunque a camminare pregando in aramaico che decida all'improvviso di prendere un'altra strada, visto che, miseriaccia che sfiga!, pure io sto andando all'uni a raccattare la sis.

A dire il vero mi accontenterei anche che si prendesse un palo in piena faccia e che stramazzasse al suolo, in fondo non sto chiedendo mica la luna no?.. no??

Ringhio silenziosamente in quanto nessuno ha ascoltato le mie richieste mentali, e ciò lo posso confermare in quanto, nonostante mi sia rimessa la cuffia all'orecchio, tanto per fargli capire che non ho intenzione di conversare "allegramente" con lui, il demente continua ad affiancarmi senza avere la minima intenzione di scollarsi dalle palle.

-Senti un po’ ma lo sai che ancora non mi ha detto il tuo nome? Ogni volta che parliamo, cioè, ogni volta che io parlo e tu stai zitta intendo- e s'interrompe ridacchiando alla sua stessa battuta, mentre io mi limito a roteare gli occhi visto che mi ha pure costretta, per ascoltarlo, ad abbassare il volume dell'mp3, prendendosi stavolta lui il mio ringhio animalesco. -Dicevo, ogni volta che ci incontriamo finisci per farmi perdere il senso del discorso! Sei molto brava a confondere gli altri eh?-

-Non sarà che, più semplicemente, sei tu che sei affetto da qualche disordine mentale?- mi sforzo di chiedere, con una finta nota d'interesse nella voce, facendogli arcuare le sopracciglia.

-Ah!- scoppia di nuovo a ridere, mentre io inizio davvero decisamente ad incazzarmi sul serio visto che questo ride troppo, oltre al fatto che continua a prestarmi attenzioni, fra l'altro non richieste.

In fondo avrei dovuto capirlo già da tempo.. se ci sono piattole o malati mentali nei dintorni è ormai provato scientificamente che questi si attaccheranno alle costole della sottoscritta, per nulla desiderosi, fra l'altro, di volermi lasciare in pace tanto presto.

 

 

*brano Till I Collapse

*brano What I've done dei Linkin, di cui Chester è il cantante

 

 

 

Ore 12 e 33

Università imperiale di Tokyo

 

Ok, posso affermare ufficialmente che tutto ciò è strano. O molto più che strano. E che decisamente dovrei cominciare a sospettare un complotto o qualcosa del genere.

Mi guardo attorno, aspettandomi un attentato, una trappola, un attacco alle spalle, un tranello, un agguato, un’imboscata di qualunque tipo, ma niente. Solo placidi studenti con i libri spalmati sulla faccia ed espressioni tormentate.

Tutto completamente ordinario.

Mi accanisco un momento sulla forfora radicata della mia testa, per poi concludere che posso finalmente tornare a casa dopo una giornata assolutamente e completamente tranquilla. Wow. Quasi quasi mi sento delusa.

A memoria d’uomo non c’è mai stato, da quando frequento quest’università, un solo giorno in cui i gemelli Sumeragi non abbiano tentato di abbordarmi, o parlarmi, o anche solamente chiamare il mio nome a volumi stratosferici in modo che l’intero campus potesse esserne a conoscenza contro la mia volontà. Si appostano tutte le mattine, perfino, solo per vedere la mia faccia da deficiente indignarsi quando mi ritrovo una scena che è sempre uguale tutte le mattine: loro appoggiati in pose plastiche da fotomodelli su una qualunque superficie verticale, da un semplice albero alla più importante e più suggestiva porta d’entrata della Todai, in mezzo al caos delle povere anime in cerca di pace. A volte manca il fratello maggiore (e il ghigno del minore sembra fare per tutti e due, per quanto possa essere possibile), ma si limita soltanto a ripresentarsi il giorno dopo lindo e scintillante e con una quasi- contusione cerebrale.

Quel che si dice violenta ossessione? Non ne ho idea, ma che si uccidano pure tra loro se proprio ne hanno voglia, mi farebbero solamente un grande favore.

Accorgendomi d’essere rimasta ferma ed imbambolata in mezzo ad una zona di forte traffico per non so quanto tempo, decido finalmente di tornarmene a casa e godermi il mio pomeriggio di libertà. E soprattutto di non sputare sulla mano che m’ha nutrito di questa mattinata di normalità e serenità.

Ma che in cambio vuole trattenermi a vita qui dentro, a quanto pare.

Schivo soggetti ridenti e sorridenti, notando come il cancello sia oscurato da una concentrazione di persone che sembra parecchio difficile da superare. Sospiro, dandomi della stupida per l’aver creduto d’essere stata graziata dalla sfortuna per chissà quale oscuro motivo, e mi preparo a ferire pur di andarmene.

Tutti ridono, o e alcune ragazze sospirano manco avessero avuto appena davanti agli occhi l’uomo della loro vita. E, soprattutto, tutti non fanno assolutamente niente per cercare di smaltire l’ingorgo, anzi, più passa il tempo più s’ammassano come un ciclone intorno al suo occhio. Tutto ciò mi fa vivamente alterare.

Butto giù tre o quattro individui a spallate, e finalmente riesco a respirare.

Sono proprio curiosa di vedere cosa attraeva così tanto quegli idioti… oh cazzo.

-Vicchan eccoti! Quanto c’hai messo ad uscire?-

Che cosa cazzo mi sono fumata? … perché io fumo… vero?

La risposta è no, e in questo momento non mi potrebbe essere più sgradita.

Non ci voglio credere.

-Ch… che.. che diavolo state facendo vestiti così?!-

Quello che mi si presenta davanti è lo scenario più assurdo che io avessi mai potuto pensare d’inserire nel quadro della mia vita amorosa che, per un verso o per l’altro, è sempre a senso unico.

Davvero tre baldi giovani si trovano or ora inginocchiati al mio cospetto… vestiti di cosplay di tutto punto? Certo, avrebbero anche potuto evitare di farlo in pubblico, ma quella è un'altra faccenda…

Non posso trattenermi dall’arrossire.

Il primo ad uscirsene con quella sua sconveniente battuta rivelatrice è stato naturalmente Ikki, un perfetto Edward Elric*.. se solo madre natura l’avesse fabbricato un pochino più basso, o se avesse deciso di camminare carponi.

I suoi lunghi capelli appaiono parecchio strani tinti di biondo, e legati in una coda alta molto più evidente di quella che porta di solito, e che mi fa capire di non essermi mai accorta di quanto i suoi capelli siano lunghi in realtà. La giacca e gli stretti pantaloni neri non devono essere stati un grande problema visto il suo solito stile, ma ciò che veramente da un tocco di classe è il cappotto rosso annodato sotto il collo, che sembra uscito direttamente dall’anime, e le assurde lenti a contatto dorate.

Non riesco davvero ad immaginare dove possa esserle andate a pescare.

Al suo fianco spicca altissimo Taro, con un completo di pantaloni e giacca blu e farfallino rosso al collo, i capelli inaspettatamente neri invece che tinti di castano come al solito -non che li avesse tinti di sua volontà, poi, era stata un'iniziativa del padre- figlio di Kuma san e da allora per lui era diventata solamente un'abitudine- ma risultava piuttosto… insolito ai miei occhi, per non parlare il grosso ciuffo di capelli lisciati a forza davanti alla fronte. In ogni caso un bellissimo Shinichi Kudo.

Ma il più sconvolgente era senza dubbio l’ultimo.

Non so se riuscirò mai a staccare gli occhi da lui, sto ponderando seriamente di staccarmeli e di attaccarli a lui a vita. È.. è… oddio. Sanguino dal naso.

-Allora Vicchan… Vicchaaaaan… VICCHAN MI ASCOLTI?!-

-Si?-

Ikki mi sorride, in una posa plastica da frontespizio di pagina, come se s’aspettasse qualche cosa, ed evidentemente non ho capito affatto cosa.

-Devi scegliere-

-Scegliere?-

-Sì, scegliere…- il suo viso esprime i soliti intenti poco costruttivi –Il tuo personaggio preferito, Vicchan. Dicci chi di noi l’ha indovinato-

Oddio… ma se a malapena mi so scegliere i vestiti da mettere la mattina!

E poi in questo momento sono troppo imbambolata per fare un pensiero coerente... ma è vero o sono così frustrata da fare pure sogni erotici da sveglia adesso?

E sono anche così partita di testa da sentire la voce della Sis pure quando non c’è? Ok, stavolta credo di aver passato il limite e di aver bisogno del ricovero in manicomio, perché la mia mente mi sta facendo vedere troppe cose che non esistono. Va bene una, vanno bene due… ma facciamo pure tre… ma tre visioni e una voce inesistente è davvero troppo!!!

Barcollo un attimo, mentre la voce immaginaria si fa sempre più forte, e vedo i tre cosplayer matti, così matti che più matti non si può, che m’incalzano tutti belli gaudi e contenti, aspettando il verdetto.

Oh… Subaru che mi prende tra le sue braccia… sono nel divino paradiso mangofilo degli otaku? Sono morta e passata a miglior vita e questo è il mio premio per l’essere stata una ragazza brava, buona e giudiziosa…?

-SIIIIIIISSSSSSSSSSSSSS!-

Cosa…?

-Oh Sis, sei tu?-

-No guarda, sono Babbo Natale- sbatto le palpebre, perplessa.

-E quello è il mio regalo?- chiedo ingenuamente, indicando il Subaru del divino regno mangofilo dell’aldilà, dove spero vivamente di andare a finire, che mi sorride illuminato da una luce divina biancastra.

-Ma di che cazzo blateri? Questo è… come cazzo si chiamava… il più grande di quei gemelli che ti vengono dietro insomma!-

-Ikku?-

-E che cacchio ne so io se è lui?! Dovresti saperlo tu!-

Finalmente, tornando alla realtà, mi rendo conto vagamente di esistere e di non essere in nessun tipo di idilliaco mondo degli otaku, uffa. Ma LUI c’è ancora.

Ikku, in jeans, maglietta nera, un lungo impermeabile bianco e una sigaretta spenta in bocca mi guarda, tenendo un braccio intorno alla mia vita. I capelli sono tagliati corti e domati. A completare il quadro ci sono un guanto nero sulla mano destra, una stella a cinque punte disegnata sul dorso della mano sinistra scoperta e una benda bianca che avvolge la testa, coprendo l’occhio destro.

-Oh porca paletta-

Subaru Sumeragi* è uscito dal suo manga –dai suoi manga- per venire da me.

Oh- porca- paletta.

-Ci somiglio davvero?- ride Ikku –Infondo è stato semplice… non ho dovuto nemmeno cambiare il cognome!- la cosa sembra divertirlo davvero, mentre io sono ancora qui a boccheggiare come una povera beota senza speranza.

Poi, improvvisamente, i miei piedi fanno di nuovo forza sul terreno.

La Sis mi rivolge un'occhiata allarmata, e m’indica col dito di guardare alla mia destra.

Taro e Ikki, in piedi dietro a Ikku in ginocchio, mi fissano con uno strano scintillio negli occhi.

Oh- oh.

-Allora, Vittoria san, hai deciso?-

-Zitto tu spilungone! Vicchaaaaaan.. non farci stare sulle spine!-

-Vicchan-

-Vittoria san-.

-VICCHAAAAAAAAN!-

Mi stanno trapanando la testa!

Qui conviene cominciare a farsi un bel piano di fuga, e alla svelta. Mi volgo verso la Sis, uscita non so da dove e non so manco quando, che cerca telepaticamente di comunicarmi un piano di fuga.

Ok, forse semplicemente non c’è campo. Riconcentriamoci e riproviamo.

Le faccio segno di contare fino a tre.

Uno..

…due…

… tre …

-SCAPPAAAAAAA!-

 

*Edward Elric= protagonista del manga/ anime Full  metal alchemist

*Shinichi Kudo= protagonista del manga/ anime Detective Conan

*Subaru Sumeragi= personaggio di alcuni manga delle clamp come X1999, Tokyo Babylon e Tsubasa reservoir chronicle (ma Ikku è vestito come il Subaru di X1999)

 

 

 

Ore 13.21

Casa Alfano - Galieti

 

-Non è successo- ripete per l'ennesima volta sis, che neanche mi azzardo a guardare in faccia visto che sono impegnata a superare il livello in cui mi fermo sempre di Oddworld, rompendo quasi il joistick tanta la forza che imprimo schiacciando i tasti.

-Siamo a quota trenta, che ne dici di finirla?- la riprendo, visto che forse in questo momento le servirebbe il sostegno di qualcuno… però cazzo! Questo merda di lama non vuole obbedire! Mi esplode sempre!!

-Non può essere successo! Dimmi che non è successo, ti prego- la sento supplicare sommessamente, quasi in un gemito mentre io ho quasi rischiato di cadere dal divano visto quanto mi sono sporta.

-Come vuoi, non è successo ed è stato tutto frutto della tua immaginazione-

-Davvero?- chiede con tono quasi speranzoso, mentre io non posso non evitare di roteare gli occhi e ciò provoca la morte del coso verde che ho per protagonista del gioco, spappolato in un burrone.

Fortuna che non ci sono limiti di vita, sennò sai che scazzo dover ricominciare ogni volta da capo?

-No-

-Ti rendi conto.. non ci posso ancora credere… tre fustacci come quelli che mi muoiono dietro!! A me!-

Comunque non ci avevo mai pensato ma forse sarebbe ora di cercare su internet qualche trucco per superare almeno questo livello... sono cinque anni che sono ferma allo stesso punto!

-Cioè stiamo parlando di me, Vittoria Galieti, un'italiana porca miseria! Una persona assolutamente anonima che viene venerata non da uno, non da due, ma addirittura da tre maschioni di quella portata! Due di cui fratelli gemelli!!-

Però in fondo non ho mai trovato senso nel farsi aiutare, anche perché in fondo è un gioco perciò bisognerebbe farcela da soli per divertirsi davvero.

-Oddio però adesso avrò l'intera Todai al femminile contro! Oddio quelle mi ammazzano appena mi prendono sola e in angolo! Oh cazzo, sis che minchia faccio ora??-

Sì dai, anno più anno meno.. magari riesco a finirlo prima dei settant'anni..

-ELETTRA MA MI STAI ASCOLTANDO??!- sbotta all'improvviso, facendomi volare via il joistick dalle mani per lo spavento, e cadere dal divano, visto che già mi trovavo in bilico tutta sporta in avanti. Lentamente, ma molto lentamente, mi volto fino ad incrociare i suoi occhi castani che in questo istante mi stanno fissando decisamente bellicosi.

-Ehm.. sì?-

-Tu.. io.. i gemelli.. Taro.. cristo ma fottetevi tutti!- esclama poi, con tono pesantemente stanco sprofondando ancora di più, se possibile, sulla poltrona.

Forse avrei dovuto prestarle dovuta attenzione.. però lo sa meglio di me che più di ascoltare non posso fare, perciò è come se stesse parlando da sola no?

E poi pensavo si stesse continuando a lamentare senza aspettarsi nessuna risposta, che minchia ne potevo sapere che aveva smesso di bofonchiare?!

-Devi comunque ammettere che però ci sanno fare coi travestimenti- e neanche finisco di dirlo che cade in un trance dove, posso facilmente immaginare, sta di certo fantasticando sul suo carissimo Subaru formato Ikku.

-Dhaaa-

-E poi dice a me- scuoto il capo, per nulla offesa visto che ormai siamo entrambe perdute, senza possibilità di tornare sulla retta via.. dove fra l'altro, sinceramente io non sono mai stata.

-Ghh-

-La finisci di gorgogliare?-

-Ghh.. sì, giusto, dicevamo?- si riprende con sforzo, anche perché molto probabilmente le deve essere venuto in mente qualcosa, vista la strana luce appena apparsa nei suoi occhi.

-Niente, dimmi tu invece- alzo un sopracciglio all'unisono con lei, che sicuramente ha capito che la nostra sintonia è più viva che mai.

-Che ne dici se riguardassimo un po’ i nostri di costumi?- ghigna perfidamente, mentre nel profondo inizio a sudare freddo, cercando però di non darlo minimamente a vedere.

-E perché? Non sono apposto così come li abbiamo presi?- ostento sicurezza e impassibilità, anche se sinceramente vorrei davvero darmela a gambe levate in questo preciso momento.

-Sì ma un'altra occhiata non farà male, magari ci viene qualche idea per migliorarli no?- allarga il ghigno da un orecchio all'altro, mentre io socchiudo gli occhi molto irritata.

Decisamente lo sta facendo apposta.. magari si sta vendicando perché non la stavo ascoltando o sfogando per ciò che è successo oggi pomeriggio.

Fatto sta che adesso saprei io dove ficcarteli quei costumi maledetti!

-Se proprio ci tieni fallo tu, io sto giocando adesso-

-E non potresti giocare dopo? In fondo si tratta dei costumi per il COSPLAY, mica roba da poco no?-

-Se mi verrà voglia di migliorare il mio costume sarai la prima a saperlo-

-Ritengo questo tuo atteggiamento molto sospetto.. c'è qualcosa che dovresti dirmi e che ancora non hai fatto, per caso?- chiede, incrociando le braccia e fissandomi in attesa di ciò che, appunto, potrei volerle dire.. ma che in realtà non dirò.

-No-

-Sicura?-

-Assolutamente, e poi cosa dovrei tenerti nascosto? E ancora, se anche fosse perché pensi che dovrei venirlo a dire proprio a te?- mi volto leggermente col capo, dopo aver messo "Pause" e aver interrotto il gioco dopo essere morta ancora, stavolta facendo da pasto per il cane.

-Giusta osservazione, comunque era così per chiedere. Ognuno ha le sue verità da nascondere, dopotutto-

-Sbaglio o la stai mettendo sul piano mentale? La finiresti di psicanalizzarmi ogni santa volta che ti pare?-

-Il lupo perde il pelo ma non il vizio.. e poi non fa mai male discuterne, in fondo qualcuno dovrà pure avvertirti il giorno in cui perderai il senno no?- sogghigna, dandomi le spalle e incamminandosi verso la sua stanza, dove probabilmente inizierà ad adulare il costume e sbavarci sopra.. e dove spero che resti per almeno tutto il pomeriggio, senza venire a scassarmi ulteriormente e interrompere così l'avanzata del mio omino verde, che ormai è stufo pure lui di morire in così tanti modi diversi.

-E chi ce l'ha mai avuto?- sbotto ironica, tornando a visualizzare seriamente lo schermo e ricominciando la partita.

-Non ti gasare, c'è gente che non sa neppure cosa sia la ragione-

-Chissà perché mi sento tirare in causa anche per questo- ghigno io stavolta, visto che quando si tratta di autocriticarsi penso di essere veramente specializzata ormai.

Anni di esperienza a confermare la mia tesi, in quanto non c'è stato giorno che io non abbia dubitato di me stessa, su ogni cosa che dovevo affrontare.

Fra l'altro io mi ritengo obiettivamente una persona realista, in quanto vedo le cose come sono senza fiori rosa a contornarle, e molto ansiosa, visto che ho rischiato molte volte l'infarto nonostante avessi tutte le capacità di superare gli ostacoli che mi si paravano di fronte.

Sì, insomma ansia da prestazione, e non mi sembra un concetto così surreale.

Sis, però, dall'alto della sua mentalità psicanalizzatrice mi ha sempre descritta come una persona pessimista e paranoica.. pazzesco no?

Ricordo che i primi tempi, ogni volta che avevo un compito, anche se avevo studiato, ero sempre convinta di prendere insufficiente. Ricordo che ogni volta che sembrava tutto tranquillo, aspettavo che qualcosa accadesse per rovinare quell'attimo di pace. E anche adesso sono sempre la stessa. Soprattutto per quanto riguarda la sfiga.

Sì, insomma, me ne capita sempre una.

Si dice che i mali non vengano mai da soli.. ma io vorrei proprio sapere chi cazzo ha detto una minchiata simile. I mali vengono da soli, accompagnati dai genitori, in coppia, in gruppo, mettendosi in coda, pagando il ticket, prendendo il numero..

I mali vengono sempre, incondizionatamente.. e ovviamente se non vengono soli è sempre peggio, ma ciò non significa che quando sono soli non provochino danni. Anzi.

Io ne sono la prova vivente, e posso provare scientificamente che alla fortuna e alla sfiga io sto proprio sul cazzo.

Non credo di aver fatto loro mai del male, e se l'ho fatto di certo sarà successo per un qualificato motivo o perché non potevo proprio farne a meno, ma posso assicurare giurandolo sulla mia stessa esistenza che a queste due grandissime zoccole io sto decisamente sulle palle.

E questo la dice tutta di come sono riuscita a tirare avanti fino adesso.. sì, pure io mi chiedo come diavolo ho fatto ma meglio non dirlo troppo ad alta voce, vorrei evitare di morire in questo preciso momento.. anche perché forse stavolta ci siamo, la svolta è vicina!

-Dai cazzo! Schiaccialo porca troia!! Ammazzalo ammazzalo!!!-

-Sis che ne dici di abbassare il tono della voce? Anche se gli urli non può di certo sentirti-

-Gne Gne Gne, fai la sapientona adesso?- le rispondo senza neppure spostare lo sguardo dalla tv, mentre la sento sprofondare dall'altra parte del divano.

-Cambiando discorso, ancora non abbiamo affrontato una conversazione seria sul cosplay e sulla possibilità di vincere il concorso.. non ti sembra che sia il caso di farlo?-

-Ora?-

-E quando sennò?-

-Sbaglio o ti sei svegliata ingegnosa oggi? Ti sei già dimenticata di come ti trucideranno le tue carissime compagne appena rimetterai piede all'uni?- rincaro la dose, ben sapendo che questo argomento potrebbe sicuramente farla zittire riguardo il concorso.

-Fottuta bastarda, non me lo ricordare! Se ci penso mi viene voglia di buttarmi dal balcone cazzo!- sbatte un pugno sul bracciolo del divano, mentre io sogghigno leggermente sentendomi vittoriosa. -Ancora non ci posso proprio credere!-

-E pensare che lo hanno fatto pure convinti.. ti massacreranno proprio eh?-

-Ma vuoi per caso che il joistick te lo spacchi fra i denti o cosa?!-

-Ah, povera sis- mi fingo addolorata, anche se inizio a credere che questo teatrino non durerà ancora molto e che forse l'argomento cosplay tornerà a galla prima di quanto possa immaginare.

-Scommetto che tu invece una scenetta così non l'avresti proprio apprezzata.. al mio posto, poi, non credo ti saresti limitata a dartela a gambe-

-Sì, in effetti le gambe le avrei segate a loro- borbotto gelidamente divertita, anche se nessuno potrebbe mai organizzare una cosa simile per me.

Vittoria è Vittoria, non c'è altro da aggiungere.

È intelligente, furba, sa il fatto suo e tutte le altre cose barbose che si possono dire sul suo conto, ma anche l'aspetto fisico conta e fra me e lei non c'è neppure bisogno di dire chi sia più presentabile al prossimo.

-Appunto, quindi vedi di tacere!-

-E tu non menarmela sul concorso!-

-Ah! Lo sapevo che c'era qualcosa sotto!! Lo sapevo!! Lo hai ammesso finalmente! Ce n'è voluto ma lo hai finalmente ammesso!! Ahah! Sono troppo un genio!- incrocia le braccia con sguardo soddisfatto, mentre io la guardo decisamente basita visto che devo essermi persa un passaggio, perché sinceramente non capisco di cosa diavolo stia parlando.

-Di cosa stai parlando, se è lecito sapere?-

-Tu hai un problema- annuncia con tono serio e fissandomi come se stessimo parlando di qualcosa di vitale importanza. Sbatto un paio di volte gli occhi, aspettando segni di vita da parte del mio Omino, ma a quanto pare neppure a lui funzionano bene gli ingranaggi, così rimaniamo tutte e due a guardarci nelle palle degli occhi.

Io con l'aria da pesce lesso, e lei con un'aria quasi professionale.

-E dimmi, Vittoria, tu te ne sei accorta solo ora? E di uno soltanto?-

-A parte quelli di routine, che sono comunque sempre una palla al piede, tu hai un serio problema riguardo il concorso-

Ma porc

-E quale sarebbe questo mio fantomatico problema?-

-Questo me lo devi dire tu, carissima sis-

-Non ho nessun problema per il cosplay. È un'esperienza che definisco un must per qualcuno, come noi, che non vi ha mai partecipato. Poi però non ho nient'altro da dire al riguardo-

-Ecco appunto!- alza l'indice per puntarmelo contro, e incrocio gli occhi per fissare un secondo la punta del dito, per poi tornare a guardare Vittoria con sempre più impassibilità e meno sicurezza.

-Ti ascolti quando parli, spero-

-Sputa il rospo-

-Non mi sembra di averti eletto come mia psicologa personale, ma quando anche io riconoscerò l'esistenza di questo fatidico "problema" sarai la prima a cui mi rivolgerò. Ora posso continuare a giocare o devi continuare con la tua seduta freudiana?-

-Non cercare Freud! E comunque non finisce così, tu me l'hai menata per la fine che farò quando finirò tra le grinfie delle mie compagne e io ho intenzione di ripagarti con la stessa moneta. Sta sicura che scoprirò cosa c'è sotto-

-Sembra quasi una minaccia- alzo un sopracciglio ben sapendo cosa dirà in risposta, quasi come se fossimo in un film.

-E lo è, cara sis. E lo è-

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICI:

Lady Ko’: Salve popolo! Come vi va la vita? Le vostre vite hanno avuto qualche cambiamento?

Brucy: Perché le nostre decisamente U.U

Lady Ko’: io sto per entrare nel difficile mondo universitario…

Brucy: E io sono entrata nel mondo della disoccupazione -.-

Lady Ko’: Un cinque o sei anni (spero xD) e ti raggiungo xD

Brucy: Un cinque o sei anni e spero di non esserlo più -.-

Lady Ko’: uhm, anche questo è vero xD Comunque scusate il ritardo, è colpa mia! Ho avuto un terribile blocco dello scrittore per tutta l’estate quando avrei dovuto scrivere il grande romanzo della mia vita come minimo -_- invece non ho concluso niente

Brucy: E per me sarebbe stato impossibile aggiornare visto che il mio pc litiga con l'html da sempre -.-

Lady Ko’: mi riferisco anche al fatto che tu stai avanti di quaranta capitoli rispetto a me -_- e figurati adesso che ricomincio a studiare! Uffa…

Brucy: U-U

Lady: passiamo ai commenti va…

 

 

 

eleanor89: (Brucy) Quando ti avevo chiesto di recensire mi aspettavo un commento di tre righe massimo… cavolo tu sì che sai tirare su il morale a qualcuno! XD come vedi abbiamo aggiornato ma per ciò che vorresti sapere dovrai aspettare ancora un po’… non ci aspettavamo ti potessi incuriosire tanto sia della storia che dei personaggi, vedremo quindi di non deludere le tue aspettative! Xd Per quanto riguarda il rimanerci male per le bestemmie bè sì sei un po’ malata, non posso negarlo ma ho capito lo fossi quando ho visto tutto quel popò di roba che hai scritto, sul serio non sai quanto abbiamo apprezzato (e odiato visto che per risponderti me lo sto pure rileggendo XD) e volevo precisare sull'omake che pure Lady Ko' non metteva chi diceva cosa, quindi perché avrei dovuto farlo io? U.U Penso poi sia importante da sottolineare che la vecchietta della biblioteca che elettra ha sfidato con lo sguardo esiste davvero purtroppo U.O Comunque ti ringraziamo per la recensione e mi raccomando continua a seguirci e a commentare eh! XD

Rinoagirl89: (Lady) Ciao senpai! Quanto tempo xD riguardo alla differenziazione dei nostri stili sono rimasta sorpresa… il mio stile è frettoloso, vissuto e ricalca il mio carattere? xD beh sì, in realtà Vittoria dovrebbe esser  stata creata a mia immagine e somiglianza… ma naturalmente mi sono anche un po’ auto- infighita (voce del verbo infigare= rendere figa), figurati se due esemplari di sesso maschile come quelli mi verrebbero dietro se mi fossi descritta così come sono! Comunque il fantomatico viaggio in Giappone avverrà prima o poi, ne va del mio onore O-O va buo, speriamo che il capitolo ti sia piaciuto, al prossimo!

Elly chan: (Lady) Salve! Che dire, non ti fidare molto della nostra Tokyo, non è sicuramente quella reale xD a leggere troppi manga si finisce a fare fantasie simili, purtroppo… speriamo di non rimanere troppo deluse quando vedremo quella vera! Grazie per i complimenti per gli esami e per il commento, speriamo che continuerai a seguirci e a commentarci, baci!

 

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