Le avventure di Nonno Thranduil

di Afaneia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Questo è il seguito de La tortura di Thranduil

Questo è il seguito de La tortura di Thranduil, è difficilmente comprensibile se non si è letta prima questa fic. Tratterà le stesse tematiche, annuncio fin da subito il tema della gravidanza maschile, che non tutti apprezzano. Sul regolamento del sito non ho trovato nulla a questo proposito, ma nel caso non lo avessi rispettato, sono disponibile a togliere la storia o a modificarla.

Questa storia è scritta senza fini di lucro, i personaggi non mi appartengono, salvo Iridan, mia creazione.

Colgo l'occasione per ringraziare qui chi ha recensito o aggiunto a preferiti/seguite La tortura di Thranduil: grazie a Felicity89, Ceci Princessofbooks e alle fedelissime amiche di sempre: Amaerize e Smolly_sev.

Grazie in anticipo a chi vorrà recensire!

 

 

Avete presente quei momenti in cui ci domandiamo perché stiamo facendo una determinata cosa, ci viene in mente una possibile soluzione, poi ci ricordiamo che è per un altro motivo? Per esempio: “Ma perché sono ancora qui anziché essere a passeggiare per dimagrire? È perché voglio finire di vedere questo orribile film? Non può essere…ah no: infatti è perché voglio prima vedere la puntata di Saiyuki che danno tra dieci minuti”. Oppure: “Ma perché sono qui, davanti alla mia scuola, il diciannove di giugno, quando mezza Italia è a casa a giocare alla play? Ah, deve essere perché voglio dire in faccia a quel grassone del preside tutto ciò che penso di lui. Ah no, ora che ci penso, è perché devo dare oggi il mio esame orale. E in effetti in mano ho la mia tesina.”

Insomma, avete presente questo genere di pensieri?

Thranduil stava pensando di questo passo da tutto il pomeriggio.

“ Perché sono qui in mezzo ai preparativi di un matrimonio? Dev’essere che sto organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas con una bellissima principessa elfica. Ah no. Ora che ci penso, sto sì organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas, ma con Gimli figlio di Glòin. Meno male che me ne sono ricordato. Anzi, era meglio il ricordo precedente.”

L’unico problema è che Thranduil non aveva pensato questa cosa una sola volta nell’arco del pomeriggio, bensì continuava a ripetersi questo pensiero tutto di seguito, come una catena. Così: “ Perché sono qui in mezzo ai preparativi di un matrimonio? Dev’essere che sto organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas con una bellissima principessa elfica. Ah no. Ora che ci penso, sto sì organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas, ma con Gimli figlio di Glòin. Meno male che me ne sono ricordato. Perché sono qui in mezzo ai preparativi di un matrimonio? Dev’essere che sto organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas con una bellissima principessa elfica. Ah no. Ora che ci penso, sto sì organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas, ma con Gimli figlio di Glòin. Meno male che me ne sono ricordato.” E così via.

Attualmente, sire Thranduil e mastro Glòin erano in piedi in mezzo alla radura nel Bosco Atro che Legolas e Gimli avevano scelto come luogo del matrimonio.

Era un posto incantato: v’erano alti alberi frondosi dal forte fusto, cespugli pieni di rosse bacche, uccellini cinguettanti e simpatici animaletti.

- Che schifo- commentò Glòin osservando il posto. – L’avevo detto io che le grotte sotterranee erano il miglior posto per celebrare un matrimonio di questo genere.

Thranduil lo guardò infastidito.

- Mastro Glòin, sapete benissimo che le vostre grotte sotterranee non sono adatte all’attuale stato di Legolas, perché ha bisogno di molta aria, adesso che è…

Ancora non gli veniva semplice pronunciare l’aggettivo incinto.

Glòin lo guardò divertito.

- Scommetto che non vi siete mai ritrovati a scegliere il luogo di una cerimonia in base alle condizioni dello sposo.

A interrompere i loro discorsi giunse Iridan che, saltellando felice, si fermò al fianco del padre.

- Papino, questo posto è magnifico, ma dimmi un po’, non credi che gli animaletti daranno fastidio a Legolas?

Thranduil sospirò.

- Iridan, tuo fratello è incinto, non sta morendo di qualche malattia incurabile.- gli fece notare con grande sforzo.

Iridan annuì.

- A proposito di questo discorso papà, senti una cosa, è un po’ che me lo chiedo.

- Sentiamo- disse Thranduil rassegnato, mentre Glòin si preparava a ridere.

- Ecco…il bambino di Legolas. Posso chiederti da dove uscirà?

D’un tratto i due padri impallidirono.

- Ragazzo, cosa intendi con “da dove uscirà”?- domandò Glòin, che essendo un po’ meno coinvolto di Thranduil(che non era sicuro di voler sentire la spiegazione della domanda) aveva ancora la forza di chiedere.

- Beh, insomma, dovrà pure uscire no? Non potrà stare nella pancia di Legolas in eterno, giusto?

- Gandalf dovrà averci pensato- commentò Glòin pensieroso. – Non dici nulla, Thranduil?

- No- rispose l’elfo sconvolto senza mezzi termini.

- Dici che uscirà da…beh, da dove è entrato?- indagò Iridan, senza notare il pallore che dilagava sul volto del padre.

- Da dove…come, da dove è entrato?- balbettò quegli confuso, senza capire.

- Beh, sai…

Glòin, che temeva ormai d’aver risolto l’arcano, ma non voleva starci troppo a pensare, batté con fare amichevole la mano sulla spalla di Iridan, che aveva ormai preso in simpatia, dicendogli: - Su su, ragazzo mio! Non adombrare la fronte del tuo povero padre con questi pensieri!

- Ma bisognerà pur pensarci- obiettò il giovane. – Bisognerà sapere…beh, quando faremo partorire Legolas, dove mettere le mani!

A quel punto Thranduil svenne senza ritegno. Preoccupato, Iridan fece per soccorrere il padre, ma prima che potesse inginocchiarsi accanto a lui, Glòin fermò il giovane.

- Aspetta un secondo, ragazzo mio.

- Ma papà…

- Eh! Che vuoi che sia!- commentò il nano allontanandosi, mentre gettava dalle proprie spalle un’occhiata al corpo di Thranduil. – Mi sa che è abituato! Con un figlio come te…

- Che vuoi dire?- domandò Iridan preoccupato, fermandosi a poca distanza dal corpo del padre.

Glòin sospirò. – Iridan, ti hanno mai detto che sei fine come una palata di concio su un muro bianco?

- Certe volte- ammise il giovane senza capire.

- E ti sei mai chiesto perché?

- Qualche volta mi è stato fatto notare che parlo un po’ troppo- riconobbe Iridan.

Ci fu un nuovo sospiro.

- Iridan, se tu fossi padre e scoprissi che tuo figlio, ovviamente maschio, è fidanzato col figlio del tuo peggior nemico e, in qualche strana maniera, adesso aspetta un figlio da lui, la prenderesti bene? E se l’altro tuo figlio ti domandasse, in modo del tutto innocente, come fare per far uscire il bambino di lì quando sarà il momento, non credi che sarebbe un duro colpo?

- Non riesco a capire- ammise Iridan confuso.

- Vedi ragazzo mio, per un padre è molto difficile pensare che suo figlio dovrà partorire- spiegò Glòin pazientemente. – E’ una questione di sensibilità.

- Ah- fece Iridan.

- Capisci?

- Sì. Quindi dite che bisognerà usare il cesareo?

Glòin ci rimase un po’ male.

- Non è questo il problema, Iridan.

- Non capisco.

- Me n’ero accorto- rispose il nano sconsolato. – Beh, non importa, prima o poi capirai. A meno che…di’ un po’, figliolo, continui a fare pensieri su sire Aragorn?

- E’ da un po’ che ho smesso- replicò Iridan allegramente. – L’unico pensiero è che è l’uomo più noioso e pedante che io abbia mai incontrato, e che Legolas ha fatto proprio bene a lasciarlo.

- Uhm.- Glòin rifletté un po’ su quel pensiero. Poi, rasserenandosi un po’: - Va bene. Su, Iridan, sarà meglio che andiamo a occuparci di tuo padre. Ah, e…riguardo all’argomento di prima, cerca di non farglielo più presente per i prossimo sei mesi, d’accordo?

 

Piuttosto distante da loro, nella sua stanza nel palazzo nel Bosco Atro, Legolas stava provando il suo vestito per la cerimonia.

- Ti piace amore?- chiese accennando alla magnifica veste bianco perla.

- Ti sta che è un incanto, tesoro.- rispose Gimli, seduto sul bordo del letto.

- Lo sanno tutti che il bianco ingrassa, come ti sembro?

- Amore, lo sai benissimo che tu stai bene anche col bianco.

- Tu però sai benissimo che io sto effettivamente ingrassando.

Gimli sospirò.

- Legolas, se tu non ingrassassi non sapremmo dove mettere il bambino. E facciamo la cerimonia tra una settimana appunto perché tu non abbia ancora la pancia. Perciò puoi metterti quel vestito senza nessun problema. E comunque sei troppo bello perché qualcuno noti che stai ingrassando.

- Oh, grazie tesoro!- esclamò Legolas felice. Iniziò a togliersi la veste. – Tra sei giorni mi devi aiutare a fare la ceretta.

Gimli sbuffò. – Legolas, quel vestito è lungo.

- Lo so.

- Quindi che bisogno hai di depilarti?

- Quello di non avere i peli.

- Ma non si vedrebbero comunque!

- Orsacchiotto, io devo depilarmi il giorno prima della cerimonia, io devo farlo. Poiché da solo ho qualche problema, tu dovresti aiutarmi.

- Perché non lo chiedi a tuo fratello?

Legolas si voltò a guardare il fidanzato.

- Credi che Iridan sarebbe capace di aiutarmi? Io gli voglio bene ma sai, non è portato per tutto.

Gimli alzò le spalle. – In effetti… comunque, è un bravo ragazzo.

- Sono contento che ti piaccia- disse Legolas felice mentre ripiegava con la massima cura la veste. – Ah, amore, sai quando arriverà Gandalf?

- Credo che arriverà dopo domani. Piuttosto, l’hai detto a tuo padre?

Legolas gli rivolse un bellissimo sorriso. – Voglio fargli una sorpresa.

 

Per sire Thranduil fu effettivamente una sorpresa vedere arrivare, due giorni dopo, un carro guidato dal mago.

Thranduil si stava consultando, assai astiosamente, col futuro consuocero per decidere le portate del banchetto di nozze. L’elfo stava appunto suggerendo che sarebbe stato bene preparare piatti nanici ed elfici per contentare entrambe le famiglie, quando, facendo per sollevare gli occhi al cielo, vide spuntare dalla strada un carro.

- Che guardi?- chiese Glòin vedendolo distratto.

Thranduil guardava perplesso.

- C’è un vecchio vestito di bianco che viene verso di noi- accennò.

- Ehilà!- gridò Gandalf scorgendoli.

Evidentemente il mago non si era accorto del pericolo che correva.

Sulla fronte di Thranduil stava spuntando la venuzza che abbiamo ormai imparato a conoscere.

L’occhio sinistro di Glòin sembrava in preda a uno strano tic.

- Salve!- esclamò Gandalf allegramente, fermando il carro accanto a loro. - Allora, vedo che i preparativi del matrimonio sono in corso! E…quello deve essere il principino Iridan- soggiunse perplesso, vedendo il giovane elfo che gli faceva cenno di no da dietro le spalle del padre.

- Abbiate la compiacenza di aspettare qui, Gandalf- disse Glòin con grande fatica. – Ho appoggiato la mia ascia su quei gradini, lasciate che vada a prenderla.

- Devo mandare qualcuno a prendere il mio arco e qualche freccia- gli fece eco Thranduil.

- Suvvia, che bisogno c’è mai di prendere le armi in un momento così gioioso?- domandò Gandalf stupito, chiedendosi perché mai Iridan gli facesse il segno della decapitazione.

- Che bisogno c’è?- urlò Thranduil. – VOI AVETE AIUTATO QUEL MALEDETTO NANO A INGRAVIDARE MIO FIGLIO!

- VOI MI AVETE COSTRETTO A IMPARENTARMI CON QUESTO ELFO!

- Ma che cosa c’è?- protestò Gandalf perplesso, arretrando però prudentemente di un passo.

- SI PUO’ SAPERE COME VI E’ VENUTO IN MENTE DI RENDERE LEGOLAS FERTILE?!

Finalmente Gandalf capì.

- Ehi, insomma, stiamo calmi!

Girando attorno al padre, Iridan raggiunse di corsa Gandalf.

- Mastro Gandalf, ho cercato di avvertirvi, mio padre è tremendamente infuriato con voi per la storia del bambino di Legolas!

- Iridan, i tuoi avvertimenti non funzionano!- replicò il mago menandogli un gran fendente coll’inseparabile bastone, che l’elfo riuscì a schivare solo in base ai grandi riflessi.

Risolto, almeno per il momento, il problema di Iridan, Gandalf tornò a concentrarsi sui suoi aspiranti assassini.

- C’è una spiegazione, se voi mi deste il tempo di darvela!- esclamò, facendo per placare le ire dei due padri.

- Quale sarebbe questa spiegazione?- ringhiò Glòin.

- Non vedo che motivo ci sarebbe per rendere mio figlio fertile!- soggiunse Thranduil.

- Ma Legolas e Gimli…desideravano tanto un figlio…- balbettò Gandalf, ormai con le spalle contro il tronco di un albero.

- Questa infatti non è una motivazione! Vi rendete conto che gli elfi maschi NON POSSONO AVERE BAMBINI?

- Non potremmo sederci e parlarne con calma?

- NO!

- Ma andiamo, non vorrete dirmi che non siete felici…

Thranduil e Glòin non erano evidentemente felici, proprio no. Vedendo Gandalf ormai alle strette, Iridan trovò una sola soluzione logica per salvarlo.

- Papino! Guarda là quel fico di Aragorn! Posso andare a salutarlo?

- Eh? Cosa?- chiese Thranduil colto alla sprovvista, lasciando cadere la freccia che tentava di incoccare. – Iridan, COSA hai detto?

- Che c’è…quel fico di Ara…- balbettò Iridan mentre Gandalf se la dava a gambe. – Ehm, no…ho visto male… scusa tanto, ehm…

- Dimmi che non ho sentito quel che ho sentito!- esclamò il sire elfico rivolto a Glòin, che abbassò gli occhi in segno di rassegnazione.

- Papino, non pensiamoci più, dobbiamo preparare il menù!- cercò di convincerlo Iridan con un bel sorriso.

- No…no...- mormorò Thranduil sconvolto. – Iridan, tu non immagini il bene che ti voglio, perché mi fai questo?

- Oh, per dare il tempo a Gandalf di nascondersi- rispose distrattamente il principino, non appena ebbe visto l’ultimo lembo del mantello di Gandalf scomparire dietro un muro. – Adesso prepariamo il menu, non c’è più molto tempo!

Thranduil lo guardò speranzoso. – Davvero era solo una finta?

- Certo papà.

Il re elfico tornò sorridendo alla sua precedente occupazione. – Bravo figliolo!

- Bah, contento tu…- commentò Glòin rivolto al consuocero, mentre Iridan si allontanava, fischiettando distratto.

 

Dopo essersi nascosto dietro al provvidenziale muro, Gandalf era strisciato via di soppiatto sull’erba fino a raggiungere il palazzo. Poiché come abbiamo detto aveva strisciato sull’erba, da Gandalf il Bianco era diventato ufficialmente Gandalf il Verde, tanto che anziché Corvotempesta avrebbe meritato il soprannome di Quadrifogliomatrimoniale (vista la circostanza).

Così, giunto nella sala del trono, si stupì molto di trovare Aragorn che si deprimeva seduto sui gradini. Sire Thranduil non aveva avuto il coraggio di cacciarlo e lui era rimasto a deprimersi.

- Aragorn! Che fai qui?

- Ah! Gandalf! Perché hai cambiato di nuovo colore?- chiese Aragorn sorpreso.

Gandalf si guardò addosso e si avvide del cambiamento.

- Lascia stare, Aragorn! Questo è stato un incidente. Tu piuttosto che ci fai qui?

- Ero venuto per pregare il mio adorato di rinunciare al matrimonio, ma credo che Legolas non abbia molto tempo. E tu?

- Sono venuto per controllare lo stato di Legolas- spiegò Gandalf.

Aragorn ricominciò a piagnucolare.

- Il mio amore aspetta un figlio da quel mostro! Come farò a tollerare questo duro colpo?- gemette con fare teatrale, coprendosi il viso con le mani.

- Su, su!- cercò di consolarlo Gandalf. – E’ una cosa tanto bella!

- Ma no!

- Ma come no? Lo so che tu sei innamorato di Legolas, ma vedrai che te ne farai una ragione.

Frattanto, richiamato dalle voci, arrivò Gimli che, ignorando Aragorn:

- Gandalf!- esclamò gioioso, andandogli incontro. – Che gioia il tuo arrivo! Io e Legolas non ti ringrazieremo mai abbastanza di ciò che hai fatto per noi.

Gandalf sorrise e tirò, assai poco discretamente, una bastonata ad Aragorn perché la smettesse di piagnucolare.

- Un modo ci sarebbe Gimli- suggerì. – Potresti evitare che i vostri padri tentino di uccidermi ogni volta che mi vedono?

Il nano esitò.

- Sono sicuro che quando vedranno il bambino saranno felici anche loro- disse speranzoso.

Gandalf aggrottò le folte sopracciglia.

- Temo che questo non renda facili la celebrazione del matrimonio e il futuro travaglio di Legolas- gli fece notare. – Non posso sposarvi con sire Thranduil che mi prende di mira e non posso far partorire tuo marito con tuo padre che cerca di tagliarmi la testa!

- In effetti…- ammise Gimli. Solo allora si accorse del disastro della veste di Gandalf. – Gandalf, perché sei tutto verde?

- Problemi con lo smacchiante- tagliò corto lo stregone. – Piuttosto, come procede la gravidanza di Legolas?

- Benissimo- rispose Gimli, lieto al pensiero. – Adesso è di sopra che rilegge la lista degli ospiti, che è un lavoro che non lo stanca, se vuoi posso accompagnarti da lui.

- Sì, penso che non sarebbe male fare una visitina- rispose Gandalf annuendo.

I due si allontanarono dalla sala e Aragorn, dimenticato da tutti e depresso, rimase a deprimersi sui gradini.

Restò solo per poco. Iridan, non avendo niente da fare se non gironzolare per i corridoi (non voleva assistere alla “visita medica” di suo fratello e d’altro canto temeva che Gandalf lo avrebbe picchiato di nuovo col suo bastone se si fosse fatto rivedere prima di qualche ora) piombò nella sala.

- Ah, ci sei solo tu- gli disse a mo’ di saluto.

Aragorn lo guardò tristemente.

- Sai che assomigli a Legolas?- gli disse sognante.

- Lo so: siamo fratelli- confermò allegramente il principino. Accorgendosi della sua disperazione: - Ehi, che hai?

- Non posso credere che Legolas si sia lasciato…beh, mettere incinto, da quel nano!

Non era la prima volta che Iridan ascoltava quel discorso e, se avesse potuto, si sarebbe messo le cuffie nelle orecchie e avrebbe ascoltato un po’ di musica. Ma gli iPod allora non esistevano, e il bell’elfo dovette usare molta più eleganza con Aragorn.

- Me ne vado- annunciò tranquillamente. – Sei proprio noioso, dici sempre le stesse cose! E no, non posso aiutarti a farlo tornare con te, anche perché ora che è incinto…

- Aspetta Iridan!- lo fermò Aragorn. – Rispondimi, con te Legolas parla, ti dice mai qualcosa di me?

Iridan ci pensò su un minuto.

- Sì- disse infine illuminandosi. – Che è molto felice di non aver chiesto a Gandalf quell’incantesimo prima di mettersi con Gimli, dice che sarebbe disperato se il bambino fosse tuo e adesso dovesse sposarsi con te per salvare il suo onore!

Beh, Aragorn ci restò un po’ male. Accorgendosene, Iridan stabilì che in futuro avrebbe dovuto usare un po’ più di tatto. Così, mosso a compassione, si sedette accanto a lui.

- E via, sire Aragorn, il mare è grande e ci sono moltissimi elfi!

- Sì, ma io desideravo solo Legolas!

Potendo, Iridan gli avrebbe risposto. Ma era così annoiato dal ripetere sempre le stesse cose, e soprattutto dal sentirsi ripetere in continuazione il nome del fratello, che si alzò e se ne andò a caccia.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Venne il giorno del matrimonio

Venne il giorno del matrimonio. Thranduil e Glòin correvano qua e là sistemando le classiche cose dell’ultimo minuto (cioè tutto salvo gli sposi), Gimli li aiutava come poteva, Iridan si rendeva utile ricevendo gli ospiti, Aragorn si deprimeva col vestito pulito, Gandalf ripassava la formula e Legolas stava seduto visto che tutti, quando non sapevano cosa fare, gli suggerivano assoluto riposo.

Gli ospiti erano per lo più amici e parenti. Prima di tutti, giunsero gli altri membri della Compagnia dell’Anello…cioè Frodo, Sam, Merry e Pipino.

Iridan li riconobbe da lontano, poiché cantavano, dai loro cavalli, una classica canzone Hobbit.

- Buongiorno- li salutò educatamente quando furono vicini.

- Buongiorno- rispose Frodo osservandolo. – Voi chi siete? Un cameriere?

Iridan era un ingenuo e non capiva molte osservazioni a lui rivolte, ma essere scambiato per un cameriere era una cosa che comprendeva perfettamente.

- No- rispose impettendosi. – Sono il principe Iridan, il fratello minore di Legolas.

Gli Hobbit gli rivolsero un’occhiata stupita.

- Legolas non ci aveva detto di avere un fratello.- spiegò Frodo.

Iridan alzò le spalle, ma la sua natura curiosa ebbe presto il sopravvento.

- Non ho mai visto degli Hobbit. Mio fratello dice che venite da lontano. È vero che bevete birra a fiumi?

- Piuttosto vero- ammise Pipino con noncuranza.

- E che fate una decina di pasti al giorno?

- All’incirca- buttò lì Sam.

Il volto nobile e bello del principe elfico s’illuminò.

- Credo proprio che ci troveremo bene.

A quella notizia anche gli Hobbit sorrisero.

- Comunque, mio fratello è là, se volete parlargli. È seduto su quella seggiola all’ombra perché tutti gli suggeriscono di stare a riposo, andate a fargli un saluto, vedo all’orizzonte i parenti. A più tardi.

Salutando cortesemente il principe, i quattro si avvicinarono a Legolas che stava seduto con aria piuttosto felice su una sedia all’ombra di un’alta quercia.

- Ciao, ragazzi- esclamò felice quando li vide arrivare.

Si era appena alzato per salutarli, quando suo padre, che passava di lì con un carico di decorazioni (come abbiamo detto avevano ancora da sistemare praticamente tutto, no?), gli urlò quasi senza guardarlo:

- Legolas, non fare sforzi e non stancarti! Sta’ seduto!

Ormai sire Thranduil era talmente stressato dai preparativi che non faceva neppure più caso ai consigli che gli faceva piacere dare e quelli no.

Con uno sbuffo, Legolas ricadde sulla sua sedia e si limitò a salutare gli Hobbit da seduto.

- Non mi permettono quasi più di alzarmi- confidò agli amici. – Non so se mio padre vuole che mi sposi da seduto! Comunque, grazie di essere venuti.

- Non potevamo mancare- commentò Merry vedendo Gimli discutere con suo padre circa la disposizione delle bevande sul tavolo.

- Avete conosciuto mio fratello, che ve ne è parso?- chiese Legolas. Il suo era un modo carino di chiedere quali spropositi avesse detto Iridan.

- Sembra un tipo simpatico- rispose Frodo con semplicità.

L’elfo scrutò il fratello canticchiare quella che gli parve una canzone Hobbit (che era la versione elfica di quella che i quattro invitati stavano cantando al loro arrivo).

- Sapete, ho sempre avuto l’impressione che Iridan abbia ereditato del sangue Hobbit…anche se non so da chi potrebbe averlo preso.- ammise.

In effetti, era un’impressione che dava a molti.

Intanto, come Iridan aveva previsto, stavano arrivando i parenti.

- Ciao zio- disse Iridan rivolto a Elrond, che giungeva a cavallo seguito dai figli.

- Salve, caro nipote- rispose Elrond annuendo con aria maestosa.

Iridan si sporse per vedere i cugini a cavallo anch’essi: Elrohir e Elladan e dama Arwen, che era vestita tutta di nero avendo probabilmente sbagliato occasione o avendo anch’ella, come Gandalf, problemi con lo smacchiante.

Ricordatevi di dividere bianchi, colorati e neri!

- Ciao Elrohir, Elladan- salutò il giovane. – Salve, cugina, come mai il velo nero?

Arwen trattenne un mezzo singhiozzo e si portò agli occhi un fazzolettino di seta nera.

- Che lugubre…- mormorò tra sé il principe temendo che gli portasse sfiga con tutto quel nero.

Elrond si chinò verso di lui dal cavallo per sussurrargli queste parole:

- Mia figlia è ancora in lutto per essere stata rifiutata da Aragorn, quella maledetta serpe in seno!

- Ah…mi dispiace…- disse sinceramente Iridan.

- E QUELLA P*****A DI TUO FRATELLO PRIMA SE L’ È PORTATO A LETTO E POI L’HA MOLLATO PER QUEL NANO!- strillò Arwen che non solo si era scordata di trovarsi a un matrimonio, si era scordata anche di essere una principessa elfica.

- Arwen, cara…cerca di controllarti! Ci guardano tutti!- mormorò Elrond disperato, cercando di sorridere in maniera tranquillizzante.

- Credo che la mia cara cugina non voglia salutare Legolas- osò accennare Iridan. – Se voi volete andare, zio, è là all’ombra.

- Papà, se vai da Legolas non ti parlerò più per i prossimi centocinquant’anni!- sibilò Arwen sull’orlo delle lacrime.

- Figliola, cerca di metterti in testa che non puoi rinnegare tutti i parenti che ti rubano un fidanzato!- cercò di farla ragionare Elrond.

- Non me l’ha solo rubato, papà! Prima gli ha fatto cambiare orientamento sessuale, lo ha illuso, ci è andato a letto insieme e poi l’ha abbandonato per farsi mettere incinto da un nano!

Tutti dovettero ammettere che detta così suonava proprio male.

- Potresti almeno cercare di sorridergli- suggerì Elrond ancora. Elrohir e Elladan stavano ingannando il tempo giocando a carta, sasso e forbici.

- No!- ribadì Stella del Vespro.

- Cuginetta, perché non vai un po’ da Aragorn che è là?- suggerì allora Iridan, che vedeva avvicinarsi i parenti di Gimli e non voleva vedere scoppiare risse.

Gli occhi della principessa per un attimo si illuminarono, poi si riscosse.

- No.- replicò dignitosamente.

- Vabbè, allora vai da mio papà ad aiutarlo. Sarà contento di vederti, sei la sua nipotina preferita.

Finalmente dama Arwen trovò la proposta accettabile e si accostò a Thranduil. Intanto Elrond era andato da Legolas.

- Ciao, zio!- esclamò il giovane alzandosi per abbracciarlo, prima che Glòin, di passaggio, gli urlasse di non stancarsi.

- Ciao, Legolas- rispose amorevolmente Elrond, che adorava il nipote in quanto gli aveva portato via uno scomodo genero. – Come procede la tua…ehm…gravidanza?

- Bene, zio, Gandalf mi ha visitato e ha detto che non ci sono problemi- spiegò Legolas rimettendosi seduto. – Uffa, però mi verrà il sedere sfatto se sto continuamente a sedere!

- E’ per il bene del bambino- gli ricordò Elrond il quale, a differenza di Thranduil, aveva presa un po’ meglio la storia della gravidanza. In fin dei conti, qualunque cosa andava bene purchè tenesse Aragorn lontano dall’immortalità di sua figlia. E degli altri due suoi figli.

Ci sarebbe mancato che a Elrohir o a Elladan saltasse il ticchio di diventare mortali per sposare Aragorn.

In effetti, ora che Legolas non era più sulla piazza, c’era da stare attenti.

- Il bambino- ripetè Legolas accarezzandosi la pancia e i suoi occhi s’illuminarono. – Ma zio, dov’è mia cugina?

- E’ a salutare tuo padre, tra un po’ verrà, lo sai che gli ha sempre voluto un gran bene.- s’inventò d’un botto Elrond, complimentandosi con se stesso per la propria capacità di inventare scuse più o meno credibili. Evidentemente non tutti i suoi nipoti avevano ereditato quella capacità.

Tornando al nostro Iridan, egli aveva visto giusto: quelli che vedeva in lontananza erano proprio gli zii di Gimli, zio Oin e zia Dìs (nota dell’autrice: non ricordo che fine faccia nel libro Oin, il fratello di Glòin: probabilmente muore anche lui, ma mi torna comodo inserire dei parenti di Gimli e così l’ho resuscitato. Quanto al nome della zia, è l’unico nome da Nana che compaia, quindi l’ho riutilizzato.)

I due nani stettero zitti finchè non gli furono vicini, scrutandolo attentamente.

- Buongiorno- disse Iridan a disagio.

Senza preavviso, il nano gli appoggiò una mano sulla pancia e disse tranquillamente: - Strano! Ancora non stai ingrassando, figliolo?

- Eh?

- Certo che il nostro Gimli ha fatto proprio un’ottima scelta, anche se sei un elfo- ammise Dìs a malincuore. – Sei così bello!

- Mah, io veramente…

Oin però era preoccupato. – Figliolo, forse voi elfi avete gestazioni diverse dalle nostre, ma dimmi, non dovresti essere già un po’ ingrassato? Forse la gravidanza non procede bene? Ci sono problemi?

Qualcuno potrà obiettare che in teoria gli zii di Gimli non dovrebbero prenderla tanto bene. Ma pensavo che per i nani la famiglia fosse sacra e i nipoti sacrosanti. Forse no?

Così, mentre Iridan tentava disperatamente di spiegare che no, lui non era Legolas, arrivarono anche Galadriel e Celeborn.

- Ne mancavano altri! Ciao zio, ciao zia- aggiunse ad alta voce l’elfo.

Galadriel sorrise dolcemente.

- Ciao, nipote.

I due nani si voltarono simultaneamente.

- Voi siete gli zii di Legolas? Molto piacere, noi siamo gli zii di Gimli.

- Piacere- rispose Celeborn altezzosamente e piuttosto infastidito.

- Signori, dateci un vostro parere personale: non trovate che il ragazzo sia ancora un po’ troppo magro per essere incinto?- chiese Oin accennando a Iridan, che si sbattè la mano sulla faccia.

Galadriel guardò inorridita il nipote.

- Iridan! Ma come, sei tu quello incinto?

- Che famiglia, che famiglia…- mormorò Celeborn sconsolato.

- No zia, io sono quello etero!

- Ma allora cosa dice il signore?

- Veramente, è un po’ che cerco di fargli capire che non solo non sono incinto, non sono neanche Legolas!

- Cosa? Non sei Legolas?- protestò Dìs. – Ma allora con chi deve sposarsi nostro nipote?

- Con quel ragazzo laggiù- spiegò Iridan indicandole il fratello.

- Quello? E perché sta là seduto?

- Perché tutti dicono che se si stancasse potrebbe perdere il bambino. Non so se sia vero, ma immagino che sia meglio se sta seduto! Ah, e Gimli invece è là con suo papà a sistemare le decorazioni sulla tavola. Se volete andare a salutarlo…

Entrambe le coppie andarono a salutare il rispettivo parente. Elrond intanto si era avvicinato a Thranduil, che stava riprendendo fiato mentre Arwen andava a cercargli qualcosa da bere.

- Ciao, Thranduil- lo salutò cortesemente.

- Eh? Uh, ciao, Elrond. Elrond?!

Sappiamo infatti come la pensasse sire Thranduil circa Elrond e fece un passo indietro.

- Che…che ci fai qui?

- Sono un parente di Legolas e come tale sono stato invitato al suo matrimonio. Perché quella faccia?

- Perché?!- ripetè Thranduil furioso. – E’ a causa tua se mio figlio ora aspetta un figlio da un nano e oggi lo sposa!

- Mia? E perché mai?- chiese Elrond perplesso.

- E’ a casa tua che si sono conosciuti! Non dovresti ricevere nani a Imladris, Elrond!- sibilò Thranduil, piano abbastanza perché non sentisse Glòin.

- Imladris è casa mia e ci ricevo chi mi pare!- protestò Elrond risentito.

- Ti rendi conto che mio figlio adesso è fidanzato col figlio di Glòin?!

- Thranduil, come puoi darmi la colpa di qualcosa che sfuggiva al nostro controllo?! Non ho mica costretto io Legolas a innamorarsi di Gimli! E comunque, guarda che anch’io avrei preferito che Legolas restasse con Aragorn e lo tenesse lontano dai miei bellissimi e preziosissimi figli! Ma è così che è andata e non ci si può fare niente!

Thranduil sbuffò di rabbia.

- Adesso devo organizzare il matrimonio di mio figlio, ma questa storia non è finita! E sappi anche che io non manderò mai, e dico mai, Iridan da solo a Imladris! Chiaro?

Detto questo, Thranduil si allontanò con aria dignitosa. Imbattendosi proprio in Galadriel e Celeborn, che stavano andando a salutare Glòin.

- Proprio voi!- mormorò rassegnato, rivolgendo a un servitore il segno ormai convenuto per “molta camomilla”.

- Ciao, Thranduil- disse Galadriel col suo sorriso enigmatico.

- Ciao, Galadriel, ciao, Celeborn- salutò Thranduil a denti stretti.

- Stiamo andando a salutare Gimli, è dal soggiorno della Compagnia a Lothlorien che non lo vediamo.- spiegò Celeborn.

- Ah, che bella cosa- replicò Thranduil furioso.

- Hai qualcosa che non va, Thranduil, caro?- domandò Galadriel guardandolo preoccupata.

- Fatevelo spiegare da Elrond- replicò Thranduil. – Sono di fretta, abbiamo ancora così tante cose da fare!- e si allontanò per evitare di rovinare il matrimonio del figlio con poco estetici spargimenti di sangue elfico.

E comunque, c’erano altre cose da fare.

Mentre Thranduil e Glòin, quindi, lavoravano di buona lena, Arwen, di ritorno dallo zio con una tazza di camomilla extraforte, si imbatté in Aragorn.

- Ah, ciao, Aragorn- disse dignitosamente facendo per cambiare strada.

- Ah. Ciao, Arwen- la salutò a stento Aragorn, rivolgendole appena uno sguardo.

Questo bastò a offenderla.

- Non mi guardi più, eppure siamo stati fidanzati tanto tempo!- gli disse risentita.

Finalmente Aragorn la guardò.

-Arwen, io mi sono innamorato di Legolas.

- Ma se ti ha solo usato!

- Questo non è vero!
- No, certo!

Scocciata e addolorata, Arwen si allontanò.

- Arwen, aspetta!

- Sì?

Aragorn la guardò speranzoso. – Tu sei la cugina di Legolas…non potresti parlargli per fargli capire a chi sta rinunciando?

Fu così che Re Elessar si ritrovò, per la primissima volta in vita sua, a dover scansare una tazza di camomilla extra forte in volo rapido verso di lui.

- Chiedilo a quell’imbecille di mio cugino!- strillò Arwen allontanandosi a grandi passi alla ricerca di una nuova tazza di camomilla.

Ad Aragorn occorsero diversi secondi per capire che parlava di Iridan.

Tornando ai preparativi del matrimonio, essi proseguirono fino a metà pomeriggio, quando tutti andarono a prepararsi per il matrimonio che si sarebbe svolto al tramonto.

Verso le sei di sera, quindi, tutti erano nella piccola radura vestiti a festa. Mancava, ovviamente, solo Legolas.

Gimli era nervosissimo, in attesa all’altare. Pipino, il suo testimone, era in piedi alle sue spalle.

- Credi che arriverà?- mormorò Gimli nel pieno dell’attesa. – Non è che si tirerà indietro?

- Tutto può essere, caro mio- replicò Pipino impassibile.

Quello fu l’unico momento della cerimonia in cui Gimli fu sul punto di svenire.

Anche sire Thranduil era nervoso. Talora si chinava verso l’orecchio del figlio minore per chiedergli perché suo fratello ci mettesse tanto. Ma il giovane alzava le spalle e non rispondeva.

Finalmente, dopo quindici minuti di attesa, Legolas fece la sua comparsa nella radura, raggiante nella bellissima veste bianco perla.

Persino Thranduil si commosse alla vista del figlio, che era tanto bello.

La cerimonia ebbe inizio non appena Legolas ebbe raggiunto l’altare.

Gandalf, vestito anch’egli di bianco, prese posizione.

- Siamo qui riuniti oggi per assistere al matrimonio di Legolas Verdefoglia e di Gimli figlio di Glòin- iniziò, probabilmente solo per il gusto di infierire sui poveri genitori, che si gettarono occhiatacce dai rispettivi posti.

- Chi conosce un motivo per cui questi due non debbano sposarsi, parli ora o taccia per sempre.

Iridan abbracciò stretto il padre perché non avesse modo di alzare la mano.

- Ti voglio bene papi- bisbigliò.

- Anch’io Iridan…anch’io.- sibilò Thranduil.

Il sacrificio del giovane arginò solo in parte il problema.

- Io lo conosco un motivo- saltò su infatti dama Arwen, mentre Elrond si nascondeva il volto tra le mani.

Gandalf sospirò guardandola sconsolato. – Sì, dama Arwen Stella del Vespro?

- Legolas ha avuto una relazione precedente.

Gandalf ci pensò un po’ su.

- Legolas, consideri la tua relazione conclusa?

- Sì, Gandalf- replicò Legolas fulminando con gli occhi la cugina.

- Gimli- proseguì Gandalf – Eri al corrente di questa relazione precedente?

- Sì.

- Allora non ci sono problemi. Grazie, Stella del Vespro, è tutto risolto.

Arwen si rimise a sedere indispettita e Elrond la guardò tristemente ma non ebbe il coraggio di dirle niente.

In fin dei conti, i problemi amorosi parevano una caratteristica della nuova generazione.

Gandalf tacque ancora per qualche secondo, prima di proseguire con lo scambio delle fedi.

- Legolas Verdefoglia, vuoi tu prendere in sposo Gimli figlio di Glòin?

- Lo voglio.

- Gimli figlio di Glòin, vuoi tu prendere in sposo Legolas Verdefoglia?

- Lo voglio.

- Puoi baciare lo sposo- e Gandalf chiuse il suo libro, senza riferirsi a nessuno in particolare.

Quando Legolas e Gimli si baciarono, Aragorn scoppiò in un pianto dirotto, e per una volta Glòin e Thranduil gli diedero perfettamente ragione.

Avrebbero tanto voluto unirsi anche loro a lui…

Ma in fondo i figli sembravano così contenti con le fedi al dito!

 

Evitando agli zii di Gimli altre preoccupazioni circa la sua forma fisica, in capo a qualche mese Legolas sfoggiava il pancione.

La casa, dono di Glòin per il matrimonio, doveva solo finire di essere arredata, ma Legolas trascorreva molto tempo dal padre quando Gimli era impegnato col lavoro, per evitare di restare solo.

Thranduil vedeva con apprensione crescere la pancia del figlio e con ancor più apprensione vedeva lievitare la quantità di scarpine, bavaglini, maglioncini, cappellini e calzini che iniziava a trovare in giro per casa.

- Figliolo, dimmi, per quale motivo cuci tutte queste graziose cosette per il mio nipotino?- domandò un giorno, sventolando davanti agli occhi del figlio una scarpetta ricamata rinvenuta sul trono.

- Papà, vuoi che il bambino abbia i piedi al freddo?- lo rimproverò Legolas, seduto a lavorare ai ferri, per l’appunto.

- No, certo che no. Sarebbe impensabile. Ma cosa se ne fa di dodici paia di scarpine eleganti e quattordici per tutti i giorni se ancora non è nato e sai che non camminerà prima di molti mesi?

- Sei proprio un insensibile- commentò distratto il giovane, senza distogliere lo sguardo dal proprio lavoro. Stava facendo un bavaglino. – La mamma non cuciva tutte queste cose quando aspettava me o Iridan?

Thranduil cercò di ricordare le occupazioni della moglie in dolce attesa.

- Può darsi.

- Quindi vedi, è una cosa perfettamente normale.- Legolas si interruppe per un attimo, poggiando il lavoro sulle ginocchia. – Papà…

- Che c’è? Ti senti male? Devi vomitare?- lo anticipò Thranduil allarmato. – Hai le doglie?

- No. Pensavo…- Esitò un poco. – Ti dispiacerà che io vada via per sempre? Adesso passo molto tempo qui, ma dopo il parto, starò quasi tutto il tempo nella casa nuova.

No, decisamente non doveva vomitare. Thranduil riflettè tristemente sulla domanda.

- Mi dispiacerà, Legolas, ma sarei un padre molto crudele se non desiderassi che tu stia bene con tuo marito e il mio nipotino.

- E potrai sempre venire a trovarmi- aggiunse Legolas in fretta.

- E comunque, per i primi tempi ci sarà sempre Iridan a tenermi compagnia- gli ricordò il Re elfico.

In quel preciso momento, per l’appunto Iridan arrivò nella sala del trono con aria piuttosto turbata. Non salutò nessuno, contrariamente al suo costume, si sedette a terra vicino alla sedia di Legolas e cominciò a giocherellare con un calzino di lana formato mignon che quest’ultimo aveva lasciato cadere.

I due lo guardarono perplessi.

- Iridan? È successo qualcosa?- chiese Legolas guardando con apprensione il calzino.

Il giovane sollevò lo sguardo dalla tortura della calza e, guardandoli entrambi: - Non ne sono sicuro- ammise.

Legolas e Thranduil si scambiarono uno sguardo preoccupato.

- Figliolo adorato, non vorresti spiegarci che succede?

Iridan ci pensò un po’ su.

- Ho incontrato sire Aragorn che porta questo da parte dello zio Elrond- spiegò, gettando sulle ginocchia del fratello un bavaglino con ricamate le parole “Amore dello zio”. Legolas lo guardò e lo appoggiò sul tavolino pieno di cose per l’infanzia. – Dice che Elrond non può portarlo di persona perché Arwen si arrabbierebbe e poi ha paura di quello che potrebbe fargli papà. Ma non è questo.

- E allora cosa?

- E’ come l’ho incontrato.

- Cioè?- chiese Thranduil in ansia. – Iridan, parla!

- Beh, stavo cantando a passeggio nel bosco (strane abitudini elfiche nda), quando si è avvicinato a me d’improvviso con aria per niente rassicurante.

Ormai anche Legolas era in ansia. – Cioè?

Iridan non sapeva più come spiegarsi. – Sai, con quell’aria un po’ inquietante…

Avendo intuito, o temendo di avere intuito, a quale aria si riferisse Iridan, Legolas si alzò e si portò vicino al padre, chinandosi su di lui per prendergli la mano. – Cosa ti ha detto, fratellino?

- Mi ha chiesto se era un invito.

Entrambi i suoi interlocutori sprofondarono nella confusione. – A che cosa si riferiva, Iridan?

- Credo alla canzone che stavo cantando.

Thranduil non capiva niente. E la cosa peggiore era che desiderava tanto continuare a non capire niente. – Iridan, gioia di tuo padre, facci la grazia di spiegarci cosa stavi cantando.

- Quella canzone che a un certo punto dice: “e strappa via la mia cintura, tu, vieni in me lordura, fammi sentire la lussuria…” (“La Cavalcatura”, dal musical di Riccardo Cocciante “Notre-Dame de Paris”. Non so come gli elfi possano conoscere Cocciante, ma è davvero una bellissima canzone. E concedetemi una licenza poetica!)

Tutti lo sanno che da seduti non si può svenire, infatti è quello che si consiglia di fare quando uno si sente male.

Perfettamente consapevole di ciò, Thranduil fu costretto persino ad alzarsi in piedi per poter svenire in tutta calma.

La notizia che Aragorn, dopo aver smesso di molestare il suo primogenito, avesse iniziato a provarci col secondogenito, era troppo forte per il suo vecchio cuore.

- Credi che stia molto male?- chiese Iridan raccogliendo il padre e mettendolo di nuovo sul trono(Legolas non poteva fare sforzi).

- Può darsi- rispose Legolas tirando qualche schiaffetto sulle guance del padre. – Papino. Papino, riprenditi. Non sta succedendo niente.

- Come sarebbe a dire che non sta succedendo niente?!- strillò Thranduil, perfettamente ripresosi, balzando in piedi. – IRIDAN! Vammi a prendere l’arco e molte, moltissime frecce! E vedi se qualcuno ha qualche arma da corpo a corpo che può prestarmi! Io UCCIDERO’ QUEL DANNATO NUMENOREANO CHE NON LA SMETTE DI MOLESTARE LA MIA FAMIGLIA!

Iridan osò accennare un’ipotesi. – Papi, forse Aragorn stava solo scherzando…non prendertela così.

- No! Lo ucciderò e quando sarà spiaccicato sulla strada lo salverò e lo ucciderò ancora!- ribadì Thranduil attraversando a grandi passi la sala del trono. – Sono stufo di vederlo girare intorno ai miei figli! Per quale motivo non molesta né Elrohir né Elladan? Anzi, perché non va da Elrond a dirgli che è molto carino?

- Non sono sicuro che non l’abbia già fatto- borbottò Legolas, ma questo non servì a calmare il padre.

- LEGOLAS! Non scherzare! Piuttosto, aiutami a ucciderlo!

- Papi, Legolas non deve fare sforzi- gli ricordò Iridan preoccupato.

- Ah già: è vero…beh, Legolas, rimettiti a fare la maglia! Io vado in cerca di quel maniaco di Re Elessar!

Abbiamo visto che Thranduil aveva ormai smesso di vedere di buon occhio Aragorn. Dopo aver capito che Legolas era ormai innamorato perso di quel maledetto nano, aveva stabilito che almeno Iridan doveva sposare una bellissima principessa elfica e stabilirsi in un bellissimo castello elfico e avere tanti bellissimi bambini elfici.

E non avrebbe mai permesso ad Aragorn di rovinare i SUOI progetti matrimoniali.

Per SUO figlio minore.

Preferiva di gran lunga che molestasse i figli di Elrond, che a quanto pareva aveva dato inizio a tutti i SUOI problemi.

Iridan saltellò dietro al padre per cercare di calmarlo. – Papi, Aragorn scherzava! Davvero!
- No! Tu sei un ingenuo, figliolo, e non capisci le intenzioni di Aragorn!

Veramente, Iridan le aveva capite benissimo non appena Aragorn, con aria ammiccante, gli si era avvicinato nel bosco dicendo: - Iridan, mio bellissimo principe, questo è un invito?

In fondo, il giovane era un ingenuo, ma non uno sprovveduto.

E si era anche ripromesso di non cantare mai più La Cavalcatura in giro per il bosco.

Ma che poteva farci se era la sua canzone preferita?

Thranduil scomparve in cima alle scale per ricomparire subito dopo in tenuta da guerra.

- Iridan, non possiamo lasciare da solo Legolas! Resta con lui. Io tornerò non appena lo avrò ammazzato!

E con questo affettuoso saluto il re uscì dal palazzo a passo marziale. Con un sospiro il principe se ne tornò da Legolas, che aveva ripreso a lavorare a maglia.

- Fratello, dici che davvero Aragorn aveva cattive intenzioni?- chiese debolmente.

Legolas sollevò gli occhi e lo guardò con aria poco speranzosa.

- Iridan, Aragorn non scherza facilmente su questi argomenti. Fidati, te lo dico io che lo conosco.

Il giovane sbuffò.

- Almeno ha smesso di infastidire me e Gimli- disse il maggiore accarezzandosi il ventre ingrossato. – E il mio bellissimo bambino potrà crescere senza dover sentire tutte le notti le sue orribili, orribili serenate!

- La dici facile tu! Adesso inizierà a farle a me!- sbottò Iridan andando a sedersi per terra vicino alla sua sedia. Con un sospiro abbandonò la testa sul ginocchio del fratello.

- Però, sai una cosa, Legolas…

- Cosa?- chiese il fratello continuando a lavorare a maglia.

- Sire Aragorn è veramente molto carino…

 

Da-dan...capitolo nuovo!

Innanzitutto, ribadisco che La Cavalcatura è una canzone di Riccardo Cocciante, cantata dal personaggio di Fiordaliso nel musical Notre-Dame de Paris. E' una canzone davvero bellissima...

Poi, devo ringraziare Smolly_sev per la recensione.

Cercherò di postare il prossimo capitolo nel più breve tempo possibile, ma purtroppo, anche se la storia è conclusa (l'ho finita ieri sera...che soddisfazione!), devo rivederla e soprattutto dividerla in blocchi, dato che è nata come una lunga one-shot, e poi c'è la scuola... comunque, arrivederci al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Nuova pagina 1

Grazie di cuore a Smolly_sev, Amaerize e cry-chan (credo di averlo scritto giusto) per le recensioni e a chi ha aggiunto la storia ai preferiti, Luthien_8.

- Papi…- mormorò Legolas con aria preoccupata.

- Nh? Cosa c’è, figliolo?- domandò Thranduil. Era sera e Legolas stava aspettando che Gimli, dopo aver concluso i lavori nella casa nuova, venisse a prenderlo.

- Ecco…uhm…

- Legolas? Sembri pallido.

- Papi…credo che mi si siano rotte le acque.

Fu il turno di Thranduil di impallidire.

- Legolas. Siamo soli in casa e tuo marito non arriverà prima di mezz’ora. Legolas, è il tuo primo figlio e il primo è sempre il più difficile.

- Lo so…

- Legolas. Tu sei un uomo e dovremo far uscire il bambino da non so dove. Legolas, SEI SOLO IN CASA CON TUO PADRE E TI SI SONO ROTTE LE ACQUE?!

- Mi dispiace…- piagnucolò Legolas tenendosi la pancia. Con orrore Thranduil notò una macchia bagnata sui suoi pantaloni. – Non è mica colpa mia!

- COSA VUOL DIRE CHE TI DISPIACE?! IL DISPIACERE NON LO FARA’ USCIRE DI LI’ PIU’ FACIMLENTE!

- Papino, non dovremmo fare qualcosa?- chiese Legolas disperato.

- COSA DEVO FARE?! NON SONO UN GINECOLOGO! E NON SONO IO CHE TI HO FATTO LA FECONDAZIONE ASSISTITA! PORCO CANE LEGOLAS, ALMENO IL TUO MARITINO DOVREBBE ESSERE QUI A PRENDERSI LE SUE RESPONSABILITA’!

Legolas stava impallidendo a vista d’occhio.

- Papà. Papà, ho le contrazioni, papà!

- Non è il momento di avere le contrazioni, Legolas! Non puoi aspettare un pochino?

- Non sono io a deciderlo, papino!- esclamò Legolas. Uno sbuffo piegò le sue labbra, bellissime. – Papà, sto per partorire!

- Non ora, figlio mio, non ora!

Thranduil era disperato. Preoccupato, guardava Legolas impallidire a vista d’occhio e con orrore osservava la macchia che bagnava l’abito del figlio.

- Perché Gandalf non è qui?!- urlò correndo in giro per la stanza in preda alla disperazione.

Il giovane era ormai terrorizzato. – Papà, CAZZO, IO HO LE CONTRAZIONI, STO PARTORENDO, PORCA PUTTANA!

Finalmente, il re si voltò e lo guardò.

Era la prima volta in molti, moltissimi anni che Legolas pronunciava qualcosa che non fosse fine ed elegante.

- O Dio- mormorò.

In pochi secondi, Legolas si ritrovò steso sul proprio letto. Era la cosa più logica che Thranduil avesse pensato di fare, ma dopo aver fatto questo, non gli venne in mente altro che potesse rivelarsi utile.

- Legolas, Gandalf non ti ha spiegato cosa fare?- domandò, togliendosi la giacca. Curiosamente, aveva l’impressione che in quella stanza stesse iniziando a fare caldo.

O era solo lui che lo sentiva?

Prima che Legolas facesse in tempo a rispondere udì forte la voce di Gimli urlare, dall’esterno:

- Legolas! Legolas, siete in casa? Nessuno risponde!

- È tuo marito!- sbottò Thranduil e si gettò giù dalle scale per andare ad aprire.

Si ritrovò davanti Gimli che lo guardava, preoccupato. Glòin era qualche passo indietro rispetto al figlio e lo guardava, incuriosito probabilmente al vederlo senza giacca, sudato e stravolto.

- Sire Thranduil! Che succede? Ho bussato a lungo, ma nessuno…

- Mio figlio sta partorendo.

- …rispon…EH?

- GLI SI SONO ROTTE LE ACQUE, NANO, VAI DI SOPRA AD AIUTARE TUO MARITO SE NON VUOI CHE TI CI SPEDISCA A CALCI IN QUELL’ ENORME FONDOSCHIENA CHE TI RITROVI!

- Bene figliolo, credo che ci rivedremo domani mattina- disse Glòin in fretta, facendo per allontanarsi.

- GLOIN! NON OSARE ALLONTANARTI, TUO FIGLIO HA INGRAVIDATO IL MIO, È RESPONSABILITA’ TANTO MIA QUANTO TUA!

- Okay, okay…resto!- balbettò il nano entrando in casa. Gimli si stava già scapicollando su per le scale e dal piano superiore giungeva a stento la voce di Legolas: - Papà…

- A che punto siamo?- chiese Glòin che, per dare una mano, iniziò col mettersi in maniche di camicia salendo le scale.

- Alle prime contrazioni- replicò Thranduil, ricordando preoccupato le maledizioni che sua moglie gli aveva lanciato quando aveva partorito Legolas.

Tanto per restare in famiglia, un attimo prima di entrare nella stanza udirono un urlo atroce, seguito da queste parole:

- Gimli! Io ti UCCIDERO’ per avermi fatto questo!

 

Il travaglio durò cinque ore.

Ne uscirono tutti provati ed esausti.

Legolas, che aveva pianto e urlato e maledetto Gimli per quasi cinque ore di seguito, riebbe improvvisamente padronanza di sé quando ebbe tra le braccia il bambino che urlava e piangeva, ma che si acquietò dopo poco non appena fu tra le sue braccia. Era una cosina che aveva già qualche capello biondo sulla testa e un grazioso paio di piccole, minuscole orecchie a punta.

- È…è bellissimo, no?- chiese.

Thranduil fece per annuire, ma era troppo, troppo stanco per farlo e non potè far altro che appoggiarsi a Glòin, che del resto, era stanco quanto lui.

- È bellissimo, amore- rispose Gimli stancamente. – Mi perdoni per avertelo fatto fare?

Legolas sorrise e gli diede un bacio. Thranduil avrebbe voluto voltarsi – odiava queste effusioni-, ma in fin dei conti era troppo esausto per starci anche a pensare.

- Allora- disse Glòin quando riuscì a formulare una domanda. – Avete deciso come chiamarlo?

Legolas e Gimli si guardarono.

- So che è un nome elfico, ma…- iniziò Gimli. – Stavamo pensando…che Iridan sarebbe un nome bellissimo. In fin dei conti mi è sempre piaciuto.

- E poi, è il suo unico zio- aggiunse Legolas. – Non gli starebbe bene?

- È una scelta appropriatissima, tesoro- rispose Thranduil dolcemente.

Entrambi guardarono direttamente Glòin, che dopo un po’ sospirò.

- Avete ragione- disse infine. – E’ il nome adatto. Mi piace quel ragazzo, anche se ha la testa piuttosto leggera. Ma sì, chiamatelo Iridan.

Tutti e quattro – il pupo non contava- rimasero in silenzio a fissare il piccolo Iridan. Questo finchè Thranduil non si riscosse.

- Legolas, ancora non mi hai detto dove è andato Iridan, insomma…tuo fratello. È uscito, ma non è ancora rientrato.

Legolas e Gimli si guardarono.

- Lo sai che è uscito, papi- replicò Legolas evasivamente. – L’importante è che ritorni. E sono sicuro che stia per tornare.

Thranduil guardò perplesso quello scambio di occhiate e guardò Glòin in cerca di aiuto. Ma il nano guardò ostinatamente il bambino.

- Legolas, anch’io me ne sono accorto che tuo fratello è uscito. Ma è fuori da più di cinque ore. E perché è ancora fuori?

- Papà, Iridan sta per tornare- insistè Legolas; e guardando il bambino, ripetè: - Vero Iridan, che lo zio sta per tornare?

Ovviamente, il bambino non poteva capire le preoccupazioni del nonno riguardo allo zio; ma i presenti invece le capivano benissimo.

- Tesoro, mi stai nascondendo qualcosa?- domandò Thranduil allarmato.

- No, no.

- Amore, dovevi convincerlo a dirglielo!- sospirò Gimli.

- Legolas, dov’è tuo fratello?!

Legolas non riuscì a rispondere. Infuriato, Thranduil andò alla finestra e tirò la tenda: - Guarda! Fuori è già buio e tuo fratello potrebbe…oh. No.

Perché non c’era solo il buio, fuori.

Perché fuori c’era anche Iridan.

Che baciava.

Appassionatamente.

Aragorn.

 

- Allora…iniziamo col chiarire questa faccenda.

Thranduil passeggiava nervosamente su e giù per la stanza. Dalla notte prima si era ricomposto ben poco: s’era cambiato d’abito, ma non aveva dormito, era ancora stravolto e vagamente spettinato.

Legolas era semidisteso su un divano. Il bambino dormiva pacificamente in un piccolo cesto posato sul pavimento, le braccia alzate sopra la testa. Legolas guardava il padre, ma più spesso ammirava il piccolo. Gimli era seduto accanto a lui e gli teneva la mano. Erano stanchissimi entrambi, ma dovevano dar manforte a Iridan.

Quello grande.

Che dopo essere stato beccato dal padre con sire Aragorn, era ora seduto nervosamente su una sedia, ormai rassegnato a subire un interrogatorio.

- Papà, mi dispiace…

- Silenzio! Rispondi alle mie domande. Da quanto tempo stai con Aragorn?

- Solo un paio di settimane.

- Dal momento che tuo fratello è riuscito a tenermelo nascosto per diversi giorni, te lo chiederò subito: sei incinto?

Iridan lo guardò sconvolto: - Certo che no!

- Ne sei sicuro?

- Papà! Che razza di domande!

- Beh, non si sa mai. Tornando a noi, per quale motivo hai deciso di tenermelo nascosto?

Iridan esitò. – Non sapevo come l’avresti presa. Ci sei rimasto così male quando Legolas ha portato a casa Gimli! E poi, avevamo tanti problemi: la casa nuova, la gravidanza… non mi sembrava il caso di portarti a casa un fidanzato.

- E quando avevi intenzione di dirmelo?

- Quando mio fratello avesse partorito e si fosse trasferito nella casa nuova.

- E ti pare normale che tuo padre abbia dovuto scoprire la tua relazione cogliendovi in flagrante?

- Ma ci stavamo solo baciando!- si difese Iridan.

- E ti pare poco?

- Ma con Legolas non hai mica fatto tutte queste storie!
- Per forza! Sapevo che a tuo fratello piacevano i ragazzi da quando ha iniziato ad appendere poster maschili in camera sua! Invece ero convinto che a te piacessero le ragazze!

- Ma infatti mi piacevano, prima di…

- Prima di?

- Di conoscere Aragorn! Lui è così bello, mascolino e sexy!

Thranduil ebbe un lieve mancamento ricordando la sfilza di aggettivi che Legolas gli aveva propinato per presentargli Gimli.

Infatti fu proprio il nano che dovette sorreggerlo, dato che Legolas non poteva fare sforzi e che Iridan non poteva alzarsi dalla sedia ed era sulla via delle lacrime.

- Sire Thranduil, forse dovreste sedervi…

- No! Devo capire questa storia!

Thranduil si rimise in piedi e barcollando si avvicinò di nuovo a Iridan.

- Iridan, figlio mio adorato, so che sei assolutamente certo di amarlo, eccetera. Ma ti prego, rifletti su quello che fai!

- Papà, stiamo insieme, ma non significa che ci sposeremo domani!

Thranduil era disperato. Non sapeva più come rispondere al candore e alla decisione del figlio, allora lo fece uscire e fece condurre dentro Aragorn.

- Sire Aragorn- disse iniziando nuovamente a passeggiare su e giù per la stanza. – Che intenzioni avete con mio figlio?

Il volto di Aragorn si illuminò. – Le più nobili e serie intenzioni di questo mondo, sire Thranduil. Sapete, io amo molto Iridan.

- Ma dicevate la stessa cosa di Legolas.

- Lo so, ma adesso nel mio cuore c’è posto solo per Iridan. Sapete, se un giorno ci sposeremo, verrà con me a vivere a Gondor e…

- Bla, bla, bla- lo interruppe Thranduil. Legolas non ricordava di averlo mai visto così arrabbiato. – Aragorn, se fossi certo che voi amate davvero mio figlio, forse vi darei persino la mia benedizione. Ma voi avete illuso dama Arwen e per mesi siete stato follemente innamorato di Legolas, per poi dimenticarlo non appena si è sposato preferendogli Iridan, che era libero. Ora, IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI PERMETTERTI DI ILLUDERE E FAR SOFFRIRE MIO FIGLIO IRIDAN!

Davvero Thranduil non era quasi mai stato così arrabbiato. Solo a causa di Gandalf aveva raggiunto un tono di voce così infuriato. Aragorn pensò che avrebbe diecimila volte preferito affrontare Sauron in persona.

- Sire Thranduil, vi…vi giuro su quello che volete che io non farò mai soffrire il mio amatissimo Iridan!

- E PER QUALE MOTIVO CON IRIDAN DOVRESTE COMPORTARVI IN MODO DIVERSO CHE CON ARWEN O CON LEGOLAS?!

- Perché amavo entrambi troppo superficialmente!- esclamò Aragorn riparandosi dalla furia del suocero dietro la sedia. – Ma Iridan è diverso, lui non è solo bello, lui è così ingenuo e dolce e candido…non vi fa venire voglia di prendervi cura di lui?

- Ne ho già troppa, di voglia di prendermi cura di lui!- urlò Thranduil minaccioso.

- Sire Thranduil, credetemi, io lo amo moltissimo!- insistè Aragorn allontanandosi piano, senza dargli le spalle.

- Io non vi lascerò fare quel che volete con la fiducia e l’amore di mio figlio!

- Non ho intenzione di prendermi gioco di lui, io voglio soltanto sposarlo quando sentiremo che sarà il momento e vivere con lui, ve lo giuro sulla Spada che fu Rotta e che fu Ricostruita, la mia bellissima Andùril!

Finalmente Thranduil si fermò. Con occhio clinico, squadrò a lungo Aragorn, che era ormai con le spalle al muro.

- Sire Aragorn- disse lentamente. – Vi ho già inseguito per tutto il Bosco Atro una volta, e credo che vi ricordiate di quell’episodio. Credo anche che non vi siate divertito oltremodo in quel momento. Ma se in futuro, per quanto lontano esso possa essere, voi farete soffrire il mio preziosissimo Iridan, vi garantisco che in confronto a quello che vi farò passare, quell’episodio sarà una semplice scampagnata nel bosco.

Sire Thranduil sapeva essere molto espressivo quando voleva.

 

Iridan e Aragorn erano stesi sul prato e tubavano come piccioni. Thranduil, che voleva essere certo che tra loro non ci fosse più di qualche bacio innocente, era seduto sull’erba all’ombra di un albero poco lontano da loro e fingeva di leggere un libro, sbirciandoli di tanto in tanto, cioè a un ritmo regolare di venti secondi. Glòin, che era stato costretto a rimanere nei paraggi in qualità di nonno, ma non si sentiva a proprio agio in quella che ormai per tutti era “la casa nuova”, era seduto al suo fianco. Ormai i due nonni si erano arresi all’evidenza: per sopravvivere, dovevano collaborare. E con qualche attrito, ci stavano riuscendo perfettamente.

Del resto, Glòin si era ormai adattato all’idea che il suo unico figlio avesse sposato quello di sire Thranduil; ma il povero re elfico, dopotutto, si ritrovava per la seconda volta nella stessa situazione.

E quale consuocero non sarebbe comprensivo in una situazione del genere?

- Sono proprio felice, Thranduil- diceva appunto il nano. – Sai, credo che in fin dei conti, Iridan e quell’altro stiano piuttosto bene insieme.

- E perché saresti felice?- sibilò Thranduil gettando, di sopra il libro, un’occhiata ai neofidanzati, che si stavano per l’appunto baciando.

- Perché adoro vedere la tua faccia quando li vedi avvinghiati.

Insomma, abbiamo detto che c’era qualche attrito, no?

Sire Thranduil avrebbe ardentemente desiderato fargliela pagare per quel commento, ma non aveva proprio tempo da perdere a pensarci: stava osservando cupamente Aragorn mormorare qualche parola all’orecchio di Iridan, e quest’ultimo arrossire furiosamente e ridacchiare.

- Chissà cosa gli avrà appena detto- sibilò Thranduil stritolando le pagine del libro.

Glòin batté le mani con aria rassegnata. – Sai, Thranduil, ho proprio l’impressione che questa sia una delle cose che un padre non dovrebbe mai sapere. Specialmente se quel padre sei tu.

- Cosa vorresti dire?

- Esattamente quello che ho detto.

Se mai Glòin avesse voluto dargli una spiegazione circa quelle parole, non ne ebbe modo. In lontananza, un carro guidato da un certo vecchio biancovestito si stava facendo vedere.

- Glòin, vedi quello che vedo io?- chiese Thranduil preoccupato, alzandosi in piedi per vedere meglio.

- Temo di sì, purtroppo- rispose Glòin, mettendosi sulle punte per lo stesso motivo.

- Ce l’hai l’ascia?

- Naturalmente. Hai portato l’arco?

Gli occhi del re elfico si strinsero divenendo due fessure. – Certo. Sapevo che doveva venire in questi giorni, era la data del presunto parto di Legolas.

- Ehilà! Sono Gandalf!- urlò il mago da lontano, evidentemente dimentico dei disastrosi avvenimenti di sette mesi addietro.

- Oddio mio- mormorò Iridan sentendo quella voce.

- Che c’è amore?- chiese Aragorn sorpreso.

- Hai sentito?

- Sì, è Gandalf…perché è qui?

Iridan lo guardò sconvolto. – Perché in teoria, oggi avrebbe dovuto partorire mio fratello.

Aragorn sbattè le palpebre in risposta. – E quindi?

- Quindi, non solo Gandalf ha sbagliato la data del parto, ma non era neanche qui quando è accaduto!- gemette Iridan alzandosi, pronto a corrergli incontro.

Questo, prima che dalle sue spalle il sibilo minaccioso di suo padre lo fermasse.

- Non ti muovere, Iridan, caro. Questa è una faccenda che va chiarita. E ti prego, abbassati. Sto prendendo la mira.

Thranduil stava appunto incoccando una freccia. Glòin, al suo fianco, stava riscaldando i muscoli delle braccia, l’ascia minacciosamente brandita.

- Amore mio, andiamo via!- sussurrò Aragorn, cingendo la vita del fidanzato con un braccio e cercando di trascinarlo via.

- Ma Gandalf…

- Pasticcino, non credo che possiamo fare molto per lui.- gli fece notare Elessar. –E comunque, non vorrei che ti impressionassi. Credo che saranno scene piuttosto truculente.

Detto questo, Aragorn trascinò via il principino, che disperatamente cercava di far segno a Gandalf che no, non era una buona idea avvicinarsi.

Gandalf era ignaro di questi tentativi di salvataggio. E tranquillo si avvicinava.

- Salve, sire Thranduil! Salve, mastro Glòin, che sorpresa! Sono passato per la gravidanza di Legolas, in questi giorni avevamo detto che doveva partorire, no?

- Mastro Gandalf- disse Thranduil con voce innaturalmente calma. – In base a quali criteri avevate stabilito che era oggi che Legolas doveva partorire?

- Avevo fatto dei calcoli, ovvio.- Solo allora Gandalf iniziò a insospettirsi. – Sire Thranduil, perché quella freccia pun…

- Mastro Gandalf- proseguì Glòin interrompendolo. – Sapete allora spiegarci per quale motivo il nostro bellissimo nipotino Iridan è nato con circa un mese di anticipo sui vostri calcoli?

- Cosa? Legolas ha già partorito?- esclamò Gandalf stupito. – E chi l’ha fatto partorire?

Il silenzio e l’aggrottare di sopracciglia che seguirono furono per il mago una risposta sufficientemente eloquente.

- E…e come è andata?- osò chiedere facendo un cauto dietro-front.

- Come credevate che andasse?- chiese Thranduil. – Quanto facile credevate che sarebbe stato far uscire un bambino dalla pancia di un elfo maschio, senza usare il cesareo e senza essere medici o stregoni?

- Ma…ma il bambino è sano, vero?

- Oh sì, sanissimo- replicò Glòin impassibile. – Più di voi tra venti minuti, senza dubbio.

E qui iniziò la terribile corsa per tutto il Bosco Atro.

Gandalf aveva abbandonato il carro e correva a piedi, umiliandosi a sollevare l’orlo immacolato della candida veste per non inciamparci; Thranduil e Glòin lo rincorrevano, appiedati anch’essi.

Andando a tagliare la legna per la cena, tre ore dopo, Gimli si stupì molto di trovare, steso a terra con varie ferite sul corpo, Gandalf il Bianco. Lo raccolse e lo portò a casa, dove Legolas riposava dopo aver dato da mangiare al bambino, il quale una volta ruttato, anzi fatto il ruttino, che è più adatto, si era nuovamente addormentato.

- Oddio amore! Ma che è successo?- esclamò preoccupato.

- Nulla di bello, temo- replicò il nano.

Gandalf rinvenne dopo poco, ma era in stato di shock. Preoccupato, Legolas mandò a chiamare il fratello minore che accorse col fidanzato.

- L’avete ritrovato?- disse tirando un sospiro di sollievo. Legolas si commosse quasi nel vederlo mano nella mano con Aragorn.

- L’ho trovato per terra poco fa- rispose Gimli stupito. – Ma sapevi cos’era successo?

- No, so che papino era veramente infuriato con lui, ma non ho avuto modo di aiutarlo, quando è arrivato era già troppo tardi- spiegò il giovane guardando nervosamente il vecchio.

- L’ho portato via io, non volevo che la mia marionetta* s’impressionasse- spiegò Aragorn. (* Nel film “Tutte le donne lo sanno” Shirley MacLaine spiega a un certo punto di essere chiamata così dal più giovane dei due fratelli per i quali lavora, quello che lei vorrebbe sposare. Mi piaceva l’idea che Iridan fosse chiamato così da Aragorn.)

Gandalf si riebbe dopo una mezz’ora e, ancora dolorante, consegnò una lettera a Iridan perché la portasse da Thranduil.

- Chi la manda?- chiese l’elfo osservando la busta bianca.

- Tuo zio Elrond- rispose il mago, premendosi un impacco di ghiaccio su un grosso bernoccolo sulla fronte. – L’ho incontrato venendo qui, mi ha detto di darla a tuo padre, ma non credo che voglia vedermi. Portagliela da parte mia, va bene?

- Va bene- rispose Iridan. Lui e Aragorn rimasero con loro finchè non furono certi che Gandalf non sarebbe morto dissanguato, poi dovettero tornare al palazzo.

Una volta arrivati, cercarono i due consuoceri e li trovarono in sala da pranzo.

Che brindavano all’ottenuta vendetta.

A giudicare dal numero di boccali di birra vuoti, era da un po’ che brindavano.

- Papi…- chiamò Iridan avvicinandosi.

- Iridan, figliolo! Vieni, brinda con noi!

- No, papà, grazie…non prima di cena- rispose il giovane esitante. Gli porse la lettera. – Papi, Gandalf avrebbe dovuto consegnarti questa da parte dello zio.

- Questa? Fa’ vedere.- Thranduil prese la lettera e l’aprì. – Che altro vuole quel…

 

“ Carissimo Thranduil,

Lascia che te lo dica: AH AH! Come sono soddisfatto: entrambi i tuoi figli si sono rivelati per quello che sono! Dopo la delusione di Legolas, immagino che quella di Iridan sarà sicuramente meno dura da sopportare…o no? Devo proprio riconoscerlo: l’aver scoperto che Aragorn, dopo aver insidiato la mia bellissima Arwen e il tuo preziosissimo Legolas, abbia finalmente trovato l’amore nel tuo piccolo Iridan, mi riempie di gioia. Auguro loro un felice matrimonio e TANTI FIGLI MASCHI, visto che un bell’impegno a vita toglierebbe finalmente Aragorn dalla piazza, impedendogli di molestare altri figli innocenti. E soprattutto dandoti un genero che io giudico pessimo. Naturalmente, lascio a te l’onere di giudicarlo: a te e al tuo bel figlioletto, soprattutto, e abbi la compiacenza di fargli sapere che per questa specie di tiro mancino, gli voglio ancora più bene di prima, e che gli farò avere quanto prima qualche bellissimo regalo. Credi che un corno da caccia gli piacerebbe? So che cacciare gli piace molto, o questo era prima che si innamorasse? Nel caso in cui un completo intimo fosse più adatto ai suoi attuali gusti, fammelo sapere. Tornando a noi: poiché io so che Aragorn è una creatura petulante, ossessiva e ossessionante, spero che ti trovi bene con l’ex fidanzato di mia figlia e con l’ex amante di tuo figlio in qualità di genero. Oh, non ero così felice da secoli! In tutta onestà, Thranduil, la tua sfortuna è la mia gioia. In tutti i sensi. Se si sposano, devo esserci a qualunque costo. E se fanno un figlio come Legolas e quell’altro, la mia felicità sarà veramente al culmine.

Mi raccomando, fammi sapere cosa devo inviare a Iridan come regalo. Ancora auguri per il tuo nuovo genero.

Elrond Mezzelfo di Gran Burrone”

Via via che leggeva, gli occhi di Thranduil diventavano sempre più omicidi. Glòin, le cui guance erano vagamente arrossate dalla birra, lo osservava accigliato. Iridan era preoccupato. Le dita del padre stringevano con furia maniaca il foglio.

- Papi, cosa dice lo zio?- chiese preoccupato il giovane. – E’ successo qualcosa? Stanno male i cugini?

- Iridan- iniziò lentamente Thranduil, alzandosi in piedi. La sua elfica furia avvolgeva il suo corpo come scariche elettriche. – Tuo zio manda a chiedere se preferisci un corno da caccia o un completo intimo come regalo.

Iridan avvampò furiosamente. – Co…cosa?

- Iridan- ripetè sire Thranduil, con minacciosa lentezza. – Rispondimi. Vuoi un completino intimo o un corno da caccia?

Iridan era talmente sconvolto da quella domanda che non rispose e continuò a guardare il padre, confuso. Thranduil interpretò a modo suo quel silenzio.

- Benissimo- disse freddamente. – Vado a riferirlo a tuo zio. Glòin, vorresti accompagnarmi?

- Perché dovrei andare da un tuo parente a dirgli una cosa che puoi benissimo dirgli per lettera?- chiese Glòin confuso.

Sire Thranduil si voltò a guardarlo. – Vorresti accompagnarmi con la tua ascia e il mio arco?

- Ah, ora ho capito.- Glòin si alzò e si stiracchiò. – Bene, come vuoi. Andiamo?

E i Vendicatori del Bosco Atro partirono.

Iridan stava ancora cercando di capire cosa gli avesse chiesto suo padre.

- Amore- disse lentamente – Mio padre mi ha effettivamente chiesto se preferisco un completino intimo o un corno da caccia?

Aragorn non era meno perplesso.

- Credo che ti abbia chiesto proprio questo, marionetta.

- Ma…ma io non ho risposto nulla, giusto?

- No, amore.

- E…e allora cosa è andato a dire allo zio?

Aragorn bilanciò la risposta.

- Non preoccuparti, Iridan- gli disse infine. – Vieni amore, andiamo in camera.

 

Quale non fu la reazione di Thranduil quando trovò, al suo ritorno, vari giorni dopo, Iridan e Aragorn che si baciavano quasi, diciamo, troppo appassionatamente nella sala del trono!
Restò fermo per qualche secondo vedendo, con indicibile orrore, le mani di Aragorn scorrere sotto la tunica del bel principe, poi, con un sonoro ehm ehm, entrò nella sala.

- Uh…uh, ciao, papi- balbettò Iridan stupito e imbarazzato cercando di ricomporre le proprie vesti.

- Salve, sire Thranduil, bentornato- esclamò Aragorn facendo di tutto per risistemarsi i capelli.

Thranduil li guardò freddamente entrambi e poi disse lentamente: - Iridan, figlio mio, se proprio anche tu desideri darmi un nipote come tuo fratello, non potresti metterlo in cantiere da un’altra parte?

Terrorizzato, Iridan si coprì la bocca con le mani ed esclamò, prima di riuscire a trattenersi: - Ma tu come lo sai?!

Poi si rese conto che qualcosa non tornava.

Se ne rese conto anche sire Thranduil.

Si voltò a guardare il figlio e iniziò, col classico tono di chi non vorrebbe sapere:

- Cosa dovrei sapere, tesoro?

Aragorn si sbattè una mano sulla faccia.

Iridan arrossì e tentò di divagare: - Uh, niente, niente…

- Iridan, COSA DEVO SAPERE?!

- No papà, davvero, non è nulla, non è proprio nulla!- gemette il giovane nascondendosi la faccia tra le mani.

- Marionetta, diglielo!

- No, no, papà, nulla, ho solo parlato a sproposito!- gridò Iridan allontanandosi dal padre a piccoli passi, senza dargli le spalle.

Thranduil, infatti, avanzava minaccioso.

- IRIDAN! TI CONOSCO DA ANNI, TI HO ALLEVATO, VUOI CHE NON SAPPIA CHE QUANDO TU PARLI A SPROPOSITO DICI SEMPRE COSE CHE PENSI E CHE NON DOVREBBERO MAI VENIRE ALLA LUCE?!

- Papà, ti prego, credimi, non devi sapere proprio niente!

Il giovane era ormai prossimo alle lacrime e non sapeva come uscire da quella situazione. Lo sguardo minaccioso del padre lo spingeva con le spalle al muro.

- Iridan!

- Sire Thranduil, ve dico io!- gridò Aragorn, che non voleva in alcun modo veder piangere la sua marionetta. Anche perché, sospettava che Thranduil avrebbe utilizzato qualsiasi lacrima come ottima motivazione per inseguirlo armato per tutto il Bosco Atro.

Thranduil si voltò verso di lui liberando finalmente Iridan.

Elessar esitò. – Ecco… ecco, sire Thranduil, ora, grazie all’intervento di Gandalf, Iridan è diventato fertile.

Iridan si nascose il viso tra le mani ed esclamò: - Papà, non dovevi saperlo così, dovevo dirtelo stasera, te l’assicuro!

Disgraziatamente, Thranduil non potè sentire quelle parole, visto che era svenuto.

Preoccupato, Aragorn si offrì per fargli la respirazione bocca a bocca. Iridan gli fece notare che probabilmente il sire elfico non avrebbe gradito e lo fecero rinvenire normalmente.

- Papi, papino, ti senti bene?- chiese il principino quando Thranduil si riebbe con la testa poggiata sulle sue ginocchia.

- Che è successo?

- Sei svenuto quando Aragorn ti ha detto che io sono fertile…

Se solo Thranduil non fosse stato disteso, probabilmente sarebbe svenuto una seconda volta.

- Iridan, gioia di tuo padre- cominciò con tono ragionevole. – Te lo chiederò ora che sono disteso, per evitare altri mancamenti. Spiegami una cosa: per quale motivo hai dovuto chiedere a Gandalf di renderti…Oddio, non riesco ancora a dirlo.

- Sire Thranduil- disse Aragorn con calma. – Sapete, anch’io sono stato un membro della Compagnia. Gandalf è stato lieto di darci una mano.

- Figliolo, ma ancora non sei incinto?

- Ancora no, papi.

- E…e…

- Potremmo chiamarlo come te- disse immediatamente Iridan accarezzandogli una guancia. – Saresti contento?

- No- replicò Thranduil senza mezzi termini.

- E se è una femmina- aggiunse Aragorn senza ascoltarlo – Thranduilessa.

Iridan gli rivolse un’occhiataccia poggiandosi un dito sulle labbra.

- Papi, vedi che non è così brutto come credi?- chiese incoraggiante. – Certo, Gondor è lontana, ma in fin dei conti non lo è così tanto, e poi, è un bellissimo posto per crescere i bambini. Vero?

- Certo amore- rispose Aragorn. – E comunque, sire Thranduil, ogni volta che vorrete venire a trovarci, sarete accolto con i massimi onori.

- Allora che ne dici, papà?

Thranduil tacque a lungo. Alzandosi faticosamente, guardò prima Iridan, poi Aragorn.

- Mio Dio, ma perché non mi hai ucciso molti anni fa?

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Quattro anni dopo

Grazie di cuore a coloro che hanno recensito il penultimo capitolo: Smolly_sev, Amaerize, Cry_chan. Sono felice che abbiate gradito!

Siamo giunti all'ultimo capitolo delle Avventure: mi sono divertita tantissimo a scrivere... e spero che vi piaccia leggerlo!

Grazie comunque a chi mi ha sostenuto e a chi ha sostenuto il nostro Nonno Thranduil, che ha tanto bisogno di un po' di sostegno in questi giorni...In questo capitolo ricomparirà un personaggio citato nella Tortura di Thranduil, spero che ve ne ricordiate!

Buon capitolo, e chiunque volesse mandare un messaggio di solidarietà al nostro beneamino, può farlo!

 

 

Quattro anni dopo.

- Iridan, stai fermo! Devo metterti la tunichetta. Vuoi andare a Gondor dallo zio in questo stato?

Sorridendo, Gimli fissava la scena dalla porta, appoggiato allo stipite con le braccia incrociate.

Legolas tentava disperatamente di vestire Iridan che, in piedi sul letto, era alquanto restio.

- Amore, lascialo stare. È estate e non gli farà certo male. Tuo padre passa tra meno di cinque minuti.

- Tesoro, non possiamo mica arrivare a Gondor in queste condizioni!

- Ma ci vorranno giorni per raggiungere Minas Tirith!

Legolas sbuffò, riponendo la tunichetta celeste.

- Va bene allora. Ma se non ti farai vestire prima di arrivare a Imladris, Iridan, mi arrabbierò veramente, hai capito?

- Sììììì- rispose il bambino con un sorriso angelico, cui Legolas rispose con un sorriso mascherato da occhiataccia.

- Allora, si parte?- domandò Gimli prendendo in braccio il figlio. – Andiamo? Se ci facciamo trovare fuori, tuo padre eviterà di dover scendere a chiamarci.

- Papi, ma il nonno non è mica vecchio!- esclamò Iridan puntellandosi con le braccia alla sua spalla.

- No tesoro, il nonno non è vecchio. Però non è carino farlo scendere.

- No- ripetè il bambino afferrandosi alla sua barba.

Gimli permetteva questo gesto solo e unicamente a lui.

Controllate le ultime cose, uscirono di casa. Thranduil arrivò dopo poco a bordo di un carro.

- Buongiorno, papi- esclamò Legolas.

- ‘Giorno, tesoro- rispose di malavoglia Thranduil, assai poco desideroso di viaggiare per giorni al solo scopo di vedere un odioso genero. Certo, non che non morisse dalla voglia di rivedere il suo adorato secondogenito e il nipotino: ma in fin dei conti, Aragorn restava sempre Aragorn.

Il suo malumore si spense immediatamente quando Gimli, per caricare i bagagli sul carro, gli mise in braccio Iridan.

- Ciao nonno- disse il bambino appoggiandosi a lui.

Come tutti i nonni, anche Thranduil stravedeva per il nipote. Anche se essere chiamato nonno non lo faceva sentire propriamente ringiovanito.

- Ciao tesoro- rispose illuminandosi mentre il bambino giocherellava con i bottoni della sua veste da viaggio verde smeraldo. – Come mai non hai il sopra della tunica?

Il bambino sbuffò e nascose la faccia nel suo petto. Legolas assunse un’espressione contrariata salendo sul carro.

- Tuo nipote non ha voluto lasciarsi vestire, papà. – spiegò.

Thranduil guardò allora il nipote.

- Come mai no? Iridan, queste cose non si fanno. Vero che ti lasci vestire per far contento il nonno?

- No- replicò Iridan orgogliosamente.

- No?

- Sì.

- Visto che bravo?- esclamò Thranduil, passando il bambino a Legolas. – Alla fine si lascia vestire, vero?

Legolas sorrise e, seduto sul retro del carro, si mise il figlioletto sulle ginocchia e si adoperò per fargli indossare la veste celeste.

Così l’allegro carro partì. Giunsero a Imladris, dove dovevano fermarsi a trovare lo zio, sul far della sera. (ho consultato la cartina del LOTR: considerate le distanze, dubito che un carro carico con a bordo anche un bambino così piccolo possa fare la distanza Bosco Atro- Imladris in una giornata. Ma mi tornava più comodo far così, perdonatemi questa incongruenza. So anche che non ha senso passare da Gran Burrone per arrivare a Minas Tirith, ma i nostri eroi hanno deciso di fare questa tappa per visitare lo zio e i cugini.)

Via via che si avvicinavano a Imladris, il re s’incupiva. Iridan, che andava pazzo per il nonno, lo osservava stupito.

- Mamma, il nonno è triste?- chiese a Legolas.

Legolas sospirò e Gimli si sbattè una mano sulla faccia.

- No amore, il nonno non è triste, sta solo pensando. Ma non ti ricordi quello che avevamo detto?

- No…

- Iridan- disse Gimli in tono serio, attirandosi il figlio sulle ginocchia. – Non devi dire mamma, te l’ho già spiegato.

- Sorella?- chiese il bambino concentrato.

- No- rispose Gimli.

- Zia.

- No.

- Cugina.

- No.

- Nonna.

- Iridan!- lo riprese Legolas offeso a morte.

Gimli gli fece cenno di lasciar correre e di nuovo si rivolse al bambino. – Pulcino, no.

- Matrigna.

- No!

- Cognata.

- No!

- Suocera?

- Il problema non sta nel nome, pulcino- sospirò Gimli sconsolato.

- Papi, ma allora dove? Dove?

- Tutti i nomi che tu hai elencato si riferiscono a donne, Iridan. Ma Legolas è un maschio, come me e te.

Il bambino sbattè le palpebre. Evidentemente aveva perso un passaggio.

- Lasciatelo fare- sospirò Thranduil continuando a dirigere il carro. – In fin dei conti, non trovo che sia così sbagliato che dica “mamma”.

- Ma papà, anche tu dovresti cercare di farglielo capire!- protestò Legolas.

- Ma che cosa volete che capisca! Lasciate che dica come vuole! Capirà quando sarà grande.

- Chissà come farà mio fratello- riflettè Legolas riprendendosi di nuovo il figlio in collo. – Lo sai amore, che a Minas Tirith troverai un bambino che è grande quasi quanto te? Tu l’hai già visto, ma tanto tempo fa e non te ne puoi ricordare.

- No- rispose il bambino. – Quanto è grande?

- Ha circa tre anni- rispose Legolas.

Finalmente giunsero a Imladris. Elrond li attendeva.

- Parenti adorati!- esclamò tendendo le braccia quando li vide arrivare. – Che gioia la vostra visita!

- Dacci un taglio, Elrond- replicò Thranduil aspramente. – Guarda che non ti ho ancora perdonato.

- Ma papà, il completo intimo che ha inviato a Iridan era veramente un amore- osservò Legolas.

- Per questo non l’ho ancora perdonato, Legolas- spiegò Thranduil.

Elrond sbuffò. – Uffa, Thranduil! Dopo quattro anni, potresti anche dimenticare quella storia! In fin dei conti, adesso sei nonno, no? Un po’ di dignità!

- Dignità, Elrond?! Parla quello che da secoli gioisce delle mie disgrazie!

- Forse non sono disgrazie le mie?- protestò Elrond risentito. – Arwen è ancora in lutto perché entrambi i tuoi figli sono riusciti ad accalappiarsi Aragorn, e invece lei no. E quando ha saputo del bambino, ci è rimasta malissimo.

- Per forza- sospirò Thranduil. – Non più di me, comunque.

- Mamma, chi è?- sussurrò Iridan aggrappandosi forte al collo di Legolas.

- E’ tuo zio Elrond, amore- rispose Legolas facendo scendere il bambino dal carro. – Vai a dargli un bacio.

Intimorito, il bambino si avvicinò allo zio, ma non ebbe il coraggio di andargli vicino e tornò subito indietro.

- Si vergogna- spiegò Gimli. E rivolto al figlio: - Iridan, vai a salutare Elrond.

Iridan tornò allora verso Elrond, ma non gli disse nulla e si limitò ad appoggiarsi al suo stivale e a guardare per terra.

- Non ti ricordi di me?- gli chiese Elrond intenerito.

Il piccolo lo guardò senza reazione.

- Ciao- disse dopo un po’ chinando di nuovo gli occhi.

- PAPA’! QUELLA T***A DI MIO CUGINO HA AVUTO IL CORAGGIO DI FARSI RIVEDERE A IMLADRIS?!

Tutti sollevarono lo sguardo sulla bella dama Arwen che avanzava infuriata verso di loro. Tutti eccetto Elrond, che era troppo rassegnato per poter prestare ancora attenzione alle storie della figlia.

Stella del Vespro si fermò accanto allo zio fissando omicida il cugino. – Legolas! Hai anche il coraggio di rimettere piede a Gran Burrone, dopo avermi rubato il fidanzato e aver aiutato tuo fratello ad accalappiarlo?

- Carissima cugina, non è andata così- disse Legolas stancamente.

- E come è andata allora?!

- Arwen, ti prego! C’è un bambino qui!- sospirò Elrond. Guardandolo per un secondo, l’elfa vide i due occhioni di Iridan, che la fissavano incantati e intimoriti.

- E’ lui?- chiese stupita guardandolo.

Legolas sospirò.

- Arwen, lui è mio figlio Iridan.

Arwen mise il broncio guardandolo. Probabilmente pensava al mancato figlio che Aragorn avrebbe dovuto avere con lei.

- Ciao- disse il piccolo, affascinato dalla bellezza della Stella del Vespro.

Arwen lo guardò un pochino addolcita.

- Legolas, non ti dirò in faccia quello che penso di te solo perché non mi pare giusto che debba rimetterci tuo figlio, che in fin dei conti non ha fatto nulla di male. Ma sappi che per quello che tu e Iridan mi avete fatto non vi perdonerò mai e poi mai!

- Mamma, che ho fatto?- esclamò Iridan preoccupato correndo di nuovo in braccio a Legolas.

- Niente amore, niente. Tu non hai fatto niente- rispose lui accarezzandogli i capelli.

Arwen sollevò dignitosamente il mento e, rivolto un saluto a Thranduil, che era l’unico col quale avesse conservato un buon rapporto, se ne tornò dentro casa. Elrond sospirò di sollievo,

- Vi prego di scusare mia figlia. È ancora molto scossa per via di quella serpe in seno di Aragorn- spiegò imbarazzato.

- Non è nulla, zio, non ti preoccupare- rispose Legolas rimettendo Iridan sul terreno.

- Mamma, che vuol dire “t***a”?- chiese il bambino preoccupato.

Tutti impallidirono.

- E’ una parola molto brutta, Iridan, e tu non la devi dire, non la devi dire mai, capito?- si raccomandò Gimli chinandosi per guardare direttamente negli occhi il bambino.

- Ma lei l’ha detta…

- Sì, infatti ha fatto male a dirla. Hai capito passerotto? Non devi dire questa parola.

- No- ripeté il piccolo rigirandosi tra le braccia di Legolas. Gimli si tirò su e gettò uno sguardo assassino a Elrond.

- Ringrazia tua figlia per l’aiuto che ci dà nell’educare nostro figlio.

- Amore, in fondo posso capire mia cugina. È molto arrabbiata. Anch’io la odierei a morte se ti seducesse- osservò Legolas, che non sembrava particolarmente scosso per l’accaduto.

Thranduil sospirò e guardò Elrond.

- Diamine, Elrond, prima o poi finiranno i guai che ci porta la tua famiglia!

- Non è colpa mia se Aragorn è molto sensibile alla bellezza elfica- replicò saggiamente Elrond. Guardò Iridan e gli tese le braccia. – Nipotino caro, vuoi venire con me a vedere che bel regalo ti ho fatto preparare?

- Sì- replicò Iridan e si affrettò a correre verso di lui.

 

La famigliola restò per la nottata a Imladris. Il mattino dopo ripartirono per la seconda tappa del viaggio: Lothlorien.

- Troppo rare sono le visite dei nostri parenti del Nord!- esclamò Galadriel quando furono arrivati. – Che gioia ricevervi!

Thranduil la guardò male. – Guarda Galadriel, che per quanto mi riguardava le visite avrebbero anche potuto farsi ben più rare, eh! E piantala con questa pappardella!

- Papà!- lo sgridò Legolas picchiandogli un braccio colla mano bianchissima.

Celeborn sospirò. – Thranduil, dopotutto non vedo per quale motivo tu debba portarci tanto rancore! In fin dei conti, tuo nipote è bellissimo no?

- Ci sono dei problemi che non riusciremo mai a risolvere, Celeborn- replicò il re del nord fissandolo con odio.

- E chi è questo bel principino elfico?- esclamò Galadriel chinandosi su Iridan, il quale avvampò e si nascose dietro le gambe di Gimli. – Come ti chiami?

- Iridan- borbottò il bambino premendo il volto contro lo stivale del padre, il quale cercò pazientemente di allontanarlo dalla propria gamba.

- Come sei bello!

- Zia, se continui a dirglielo finirà per montarsi la testa!- le fece notare Legolas sorridendo.

- Per carità! Non vorremmo mai che diventasse una stupida oca bionda come sua madre- commentò Celeborn candidamente, prima di ricevere alcune occhiate assassine. Per distrarre gli animi esclamò: – Per caso, Legolas, hai qualche idea di quanto verrà alto? Non sarebbe male che prendesse dalla nostra parte della famiglia.

- Non lo so- ammise quegli guardando il figlio, ancora scocciato per la faccenda della stupida oca. – Davvero non so quanto alto possa diventare.

- Chissà che non prenda da me- suggerì Gimli.

A quelle parole Thranduil, Galadriel e Celeborn si figurarono un Legolas basso e ben piantato con una lunga barba bionda.

E rabbrividirono.

- Forte e robusto quanto un nano!- proseguì Gimli ignaro del pericolo.

- Latte!- esclamò Celeborn. – Ci vuole del latte perché si sviluppino le ossa!

- Caro, l’hai allattato o gli davi il biberon?- domandò Galadriel accorata.

Legolas non fece neanche in tempo a rispondergli perché suo padre lo precedette:

- Biberon! Ogni volta che andavo a trovarlo ne stava scaldando uno!

- Male, molto male Legolas!- lo redarguì Galadriel. – I bambini devono avere il latte della mamma!

- Ma io non sono una mamma!- le fece notare Legolas.

Galadriel incassò il colpo. – E glielo fai mangiare il formaggino?

L’elfo sospirò. – Sì.

- E la mattina lo beve un po’ di latte?

- Certo, zia.

- Quindi ha la sua razione di calcio…

- Sì!- strillò Legolas isterico.

Naturalmente questo non bastò a tranquillizzare i parenti.

- Amore, lo vuoi un bel bicchiere di latte caldo?- chiese Celeborn chinandosi sul nipotino.

- Ci vuoi anche la schiuma?- soggiunse Galadriel premurosa.

Iridan li guardò intimorito e non rispose, spaventato dai visi assatanati dei parenti.

- Sì, sì, dateglielo, ma questo non lo farà diventare più alto di quanto non debba venire- sbuffò Legolas che aveva capito dove andavano a parare.

Galadriel si affrettò quindi a mettere a scaldare il latte e tirò fuori la macchinetta per fare la schiuma, mentre Celeborn correva a tirare fuori una tazza coi manici, probabilmente ricordo dell’infanzia di Celebrìan.

Thranduil seguiva preoccupato le operazioni. Legolas era incredulo e qualche volta ripeteva: che famiglia, che famiglia. Gimli, dal canto suo, cercava di evitare al figlio la desolante vista dei suoi parenti che si umiliavano a correre in giro per la cucina cercando di ricordare come preparare una tazza di latte con la schiuma.

Era uno di quei padri che cercavano di risparmiare ai figli le scene troppo impressionanti.

 

Per finire, dopo questo lungo viaggio, giunsero a Gondor.

I quattro fieri parenti entrarono nella sala del trono e, con loro grande stupore, la trovarono vuota.

Rimasero stupiti a guardare la sala lugubre e vuota.

- Ma siamo sicuri che fossimo attesi?- chiese Gimli perplesso.

In quel momento si udì l’alto suono di un corno da caccia. Riconoscendone immediatamente il suono, Legolas si sorrise.

- E’ il corno da caccia di mio fratello, lo riconoscerei tra tutti!

- Vuoi dire che Iridan è a caccia?- protestò Thranduil. – Non può essere! Sapeva benissimo che saremmo arrivati oggi!

In effetti, entrambi avevano ragione. Pochi secondi dopo, una figuretta esile comparve nella sala, mascherata dalla penombra perenne. Alla sua comparsa si udì un altro squillare di corno.

- THRANDUIL! SMETTILA DI GIOCARE COL CORNO DA CACCIA DI TUA MADRE!-

- E’ Aragorn!- osservò Gimli prima che Aragorn, per l’appunto, entrasse di corsa al seguito del bambino. Il sire di Gondor si fermò vedendoli.

- Ah, siete arrivati…passerottino! Vieni qui, ti ricordi del nonno?

A quelle parole il bambino si fermò e si gettò di corsa tra le braccia del padre. Sorridente, Aragorn venne verso di loro.

- Benarrivati, carissimi parenti!- esclamò lieto, mentre il piccolo Thranduil nascondeva vergognoso il volto contro il suo petto. – Lasciate che vada a cercare Iridan, ci vorrà un minuto, è al piano di sopra. Fate come se foste a casa vostra!

Li lasciò immediatamente per andare a cercare il marito; quando tornò, il principe Iridan era con lui.

Era raggiante; la maternità aveva conferito una bellezza ancora più profonda ai suoi tratti e ai suoi occhi già tanto belli. Come tutti gli elfi, aveva ripreso la propria forma smagliante praticamente subito dopo il parto.

- Papi!- esclamò tutto contento, gettando le braccia al collo del padre non appena lo vide.

- Non vedeva l’ora che arrivaste- spiegò Aragorn, deponendo in terra il figlio. – Thranduil, fatti guardare.

- No- rispose il bambino nascondendosi tra le sue gambe. Pazientemente, Aragorn lo staccò a poco a poco dalle proprie ginocchia, come un cerotto, e lo spinse verso il nonno, mettendolo alla luce.

- Quant’è cresciuto!- esclamò ammirato Legolas.

Thranduil JR aveva fluenti riccioli neri e occhioni azzurri (alla Viggo Mortensen nda), e, cosa straordinaria, aveva le orecchie arrotondate.

Thranduil quello vero, insomma quello vecchio, rabbrividì a quella vista. Ovviamente, quando l’aveva visto per la prima volta, non aveva fatto caso alle orecchie, era troppo desolato per farlo, né si sarebbe comunque preoccupato: molti caratteri somatici si rivelano col tempo, e poi, non si sarebbe stupito se a un mezz’elfo le orecchie si fossero appuntate solo dopo qualche settimana.

Tre anni e mezzo, no.

- Iridan!- esclamò infuriato – Cosa ti è saltato in mente? Partorirmi un nipote con le orecchie tonde!
- Hai visto quanto sono carine?- replicò Iridan che, come suo solito, non aveva capito nulla. – Sono deliziose! Thranduil, vienimi in collo, fai vedere le orecchie al nonno!

Legolas si chinò stupito sulle orecchie del nipote, deliziato a quella vista; Thranduil le guardò con orrore; Aragorn era evidentemente molto soddisfatto dei geni che aveva trasmesso; solo Gimli, a quanto pareva, sembrava non trovare particolarmente interessante lo spettacolo fornito da due orecchie umane.

Neanche Thranduil, in effetti.

- IRIDAN! Ho tollerato la tua unione con questo piagnucolone solo perché è ricco sfondato e perché a quanto pare ti ama da impazzire, ma questo no, questo non lo posso sopportare!- proclamò maestosamente.

- Mamma, che ho fatto?- piagnucolò Iridan JR nascondendosi in seno a Legolas (cito Dumas: Aramis trasse dal seno…quando ero piccola mi faceva tanto ridere...adesso no, ma è un bellissimo ricordo, bisogna che rilegga quel libro!), il quale gli sorrise dolcemente cercando di spiegargli che il nonno parlava con lo zio.

Iridan quello vecchio (che casino c’è con ‘sti nomi…)si stupì.

- Ma che c’è papino, cosa non puoi sopportare?- chiese confuso. – Eppoi Aragorn non è un piagnucolone, e non l’ho sposato solo perché è ricco sfondato!

- Peccato, ho sempre creduto che fosse la sua unica qualità- riflettè Legolas a bassa voce verso il fratello. – Ma allora perché l’hai sposato?

- Perché lo amo!- sbottò Iridan colpendogli un braccio. Tornò a rivolgersi al padre: - Papà, cosa c’è?

- Tuo figlio non può avere le orecchie rotonde! È un insulto alla razza elfica!

- Ma Thranduil è un mezz’elfo come lo zio Elrond!

- TI PARE CHE IO SIA IN BUONI RAPPORTI CON TUO ZIO?!

Iridan non seppe cosa rispondere e tacque; Aragorn intervenne mettendosi tra il suocero e il marito.

- Sire Thranduil, suvvia! Le orecchie le ha prese da me, ma non vedo cosa ci sia di male!

- NON VEDI COSA C’E’ DI MALE? QUESTO BAMBINO NON SARA’ MAI UN VERO ELFO!

- Ma non successe una cosa simile quando ci si accorse che Elrond e tutti i suoi figli erano mori?- intervenne Legolas. – Pure, non puoi negare che nostra cugina dama Arwen sia una donna bellissima anche se non è bionda come tutti gli elfi!

- Ma non è solo questo! Thranduil ha gli occhi chiari, i capelli scuri e le orecchie tonde! CREDI CHE POSSIAMO CONSIDERARLO UN ELFO?!

Stava per avere un attacco di cuore. Thranduil JR e Iridan erano stravolti. Legolas era confuso e cercava di riportare l’ordine. Aragorn iniziava a sentirsi in colpa. Gimli, per finire, era l’unico che non capiva per davvero cosa ci fosse da discutere.

- Va bene, ha le orecchie tonde, e allora?! Che facciamo, Beautiful sulle orecchie di un principino mezzelfo? Se a nessuno piacciono, mettetegli un cappellino!

I nani hanno uno spaventoso senso pratico. Rassegnato, Legolas cercò di spiegargli la situazione.

- Amore, tutti gli elfi hanno le orecchie a punta e sono alti, biondi e bellissimi. Questo bambino non è biondo e ha le orecchie tonde…

- Per forza, è un mezzelfo! Come pretendevi che gli venissero le orecchie, a cuore?! E poi scusa, ma se Iridan restasse della mia altezza, tu e tuo padre fareste tante storie?! Io non vedo il motivo di discutere tanto per qualche caratteristica somatica, non si può mica fare una tragedia di ogni cosa!

Sire Thranduil lo fissò alterato. – Mastro Gimli, mi pare evidente che voi non comprendete la situazione.

- No e trovo tutti voi molto ridicoli!

- Papi, anch’io?- chiese preoccupato Iridan JR, protendendosi dalle braccia di Legolas verso di lui.

- No amore, tu no.

- Benissimo mastro Gimli, allora vorreste uscire portando con voi sire Aragorn, di modo che io e i miei figli possiamo discutere con tutta calma di quest’offesa alla purissima razza elfica?- chiese Thranduil gelidamente.

- Con vero piacere, mi rifiuto di unirmi a una simile pagliacciata!- replicò Gimli. Prese il figlio dalle braccia del marito, Aragorn prese a sua volta il piccolo Thranduil, e uscirono dalla sala, andando a sedersi, mentre la porta si chiudeva alle loro spalle, sui bianchi gradini là davanti.

- Parola mia, non avrei mai creduto che mio figlio potesse portare tanto scompiglio in famiglia!- borbottò Aragorn risentito, lasciando che il piccolo Thranduil giocasse felice, a pochi passi da lui, col corno da caccia di Iridan e che Iridan JR andasse a giocare con lui.

- Dovevi vedere quanto ne ha portato il mio- borbottò Gimli. – Tu eri a sbaciucchiarti tranquillo e beato col tuo fidanzatino mentre Legolas partoriva, sai, e a farlo partorire c’eravamo io, mio padre e sire Thranduil!

- Uh, non dev’essere stato facile- riflettè Aragorn.

- Ma no! Tu dici!- lo rimbeccò il nano sarcasticamente. Aragorn lo guardò male.

- Guarda che potresti anche smetterla di portarmi rancore, sai! In fin dei conti, la mia sbandata momentanea è stata, per l’appunto, solo momentanea.

- Sbandata?! Eri innamorato pazzo di Legolas! Non ci lasciavi vivere!
- Quisquilie!- replicò Aragorn dignitosamente. – Pinzillacchere. Bazzecole. Ora ho trovato l’amore vero, e tu non riuscirai a portarmelo via!

- Guarda che eri tu quello che voleva rubare il ragazzo a me, non l’incontrario, cerca di ricordartene!
- Sì, ma all’inizio sei stato tu!

- Ma era stata solo una notte, dai, so che non è onorevole per Legolas ma onestamente è andata così!
- Beh, che importa ora? Ora c’è solo un uomo che contende il posto nel mio cuore a Iridan, ed è nostro figlio. di Legolas non mi ricorderei neppure se non fosse il fratello del mio amato!

- Bene- rispose Gimli distratto che si concentrava più sui giochi dei bambini che non sul discorso del cognato acquisito (ma si dirà così?? Mah…appena torna lo chiedo a mia madre).

Frattanto, all’interno della sala, continuava la discussione.

- QUEL BAMBINO NON E’ UN ELFO! CHE DIREMO AI PARENTI?! AGLI ALTRI ELFI?! È UN PRINCIPE ELFICO SENZA ORECCHIE A PUNTA, PENSERANNO TUTTI CHE SIA UN BASTARDO!

- PAPA’, MA C’ERANO TUTTI AL NOSTRO MATRIMONIO!

- QUESTO LO RENDE UN BAMBINO PIU’ NORMALE?!

- PAPI, MA CHE VUOI CHE SIA? ZIO ELROND E’ MORO, E’ FORSE UN RE ELFICO MENO IMPORTANTE? NESSUNO METTE IN DUBBIO LA SUA AUTORITA’ ANCHE SE SUL CAMPANELLO HA SCRITTO GROSSO COME UNA CASA “ELROND MEZZELFO”!

- NON SO SE HAI NOTATO LEGOLAS CHE IN PRIMA FILA TRA QUELLO CHE METTONO IN DUBBIO L’AUTORITA’ DI TUO ZIO, CI SONO IO!

- SI MA PERCHE’ HA FATTO CONOSCERE ME E GIMLI E ARAGORN E MIO FRATELLO! È SOLO PER QUESTO CHE TI STA ANTIPATICO, NON PERCHE’ E’ UN MEZZELFO!

- QUEL MEZZELFO NON SARA’ MAI UN MEMBRO DELLA NOSTRA FAMIGLIA!
- PAPI, NON TI PERMETTO DI USARE ESPRESSIONI RAZZISTE NEI CONFRONTI DI MIO FIGLIO!- strillò Iridan con gli occhi spaventosamente lucidi e le mani che tremavano, il viso arrossato.

Okay, una cosa va detta a proposito di sire Thranduil, ed è questa. Era capace di sopportare praticamente tutto, matrimoni, suoceri, parenti eccetera, ma non era capace di vedere suo figlio piangere.

Non tanto Legolas, che in fin dei conti era il maggiore, quanto Iridan, che era il minore e che quindi era sempre rimasto l’angioletto di papà. Anche per un altro motivo però, ed era questo: la natura del bel principino elfico era una natura allegra e spensierata, molto leggera. Se piangeva, significava che stava davvero molto, molto male.

E Thranduil non era un padre che amasse far star male i suoi figli.

Perciò quando vide le prime lacrime solcare le guance del suo adorato figlioletto, sire Thranduil ebbe la piena coscienza di essersi spinto troppo in là.

Istintivamente Legolas si gettò sul fratello e lo strinse tra le braccia accarezzandogli i capelli; Thranduil era incapace di reagire.

Iridan non singhiozzava, piangeva solamente, perciò poteva ancora parlare; tra le lacrime, cacciò il fratello da sé, ma senza cattiveria, e indicando la porta gridò:

- Papà, se devi umiliare mio figlio dicendo che non è un vero elfo, evita di farlo davanti a me e in questa casa! Se sei capace di rinnegare il tuo stesso nipote, esci immediatamente da quella porta e non avere mai più il coraggio di presentarti davanti a me! Tieniti lontano dalla mia famiglia!

E voltandosi si allontanò furente, ma deciso, o almeno deciso a dar l’impressione di esserlo. Legolas rimase nel mezzo e guardò alternativamente il padre e il fratello, poi si lanciò all’inseguimento di Iridan, che non aveva resistito appena fuori della porta e piangeva senza ritegno.

Un po’ confuso, ma infuriato, Thranduil uscì a sua volta dalla sala, ma passando per il portone, trovandosi quindi a passare nel mezzo tra Aragorn e Gimli, i quali sollevarono sorpresi lo sguardo su di lui.

- Sire Thranduil, che è successo?- chiese Gimli perplesso. Intanto Aragorn si voltava a guardare Legolas che, protendendosi per quanto gli era possibile dall’interno della sala, gli faceva cenno di venire. Aragorn non capiva, ma si voltò di nuovo sentendo Thranduil rivolgersi a lui.

- Aragorn, ti ricordi quella volta che ti dissi che se avessi fatto soffrire Iridan te l’avrei fatta pagare?

- Sì, sire Thranduil: tre anni e mezzo fa- replicò Aragorn senza capire.

- Ci sono riuscito prima io- mormorò sire Thranduil allontanandosi senza voltarsi.

L’Uomo avrebbe continuato a non capire se, dall’interno, Legolas non si fosse deciso a chiamarlo: - Aragorn, vieni, è per tuo marito!

Allora intuì quel che doveva essere successo e si lanciò dentro la sala, mentre Gimli, sconsolato e un po’stufo di quelle liti in famiglia, si ritrovava a essere preda dei giochi dei bambini che avevano intrapreso un’avvincente partita di macchinine su per le curve. Le braccia di Gimli, ovviamente, facevano le curve.

 

La cena era stata consumata in un silenzio di tomba. Subito dopo, i due fratelli si erano dati la buonanotte e si erano ritirati coi rispettivi consorti.

Iridan aveva ancora gli occhi rossi e il naso un po’ lucido. Guardandolo pettinarsi nervosamente seduto davanti alla specchiera, Aragorn si sentì drammaticamente spaesato e andò a inginocchiarsi accanto a lui, prendendogli una mano.

- Come stai amore?

- Come dovrei stare?- replicò Iridan tirando su col naso.

- Sono sicuro che tuo padre…

- Amore, io amo moltissimo mio padre, quanto amo mio fratello, e so che per lui è un dolore che io non sia come lui crede che io meriti di essere: sposato a una bellissima principessa elfica con tanto bellissimi bambini elfici. – Tirò di nuovo su col naso a appoggiò la spazzola. Gli tremava la mano e Aragorn prese anche quella. – Però io non sono disposto a tollerare che insulti mio figlio perché è un mezzelfo. Io la penso come Gimli: non penso che sia una cosa così grave, non mi pareva neanche il caso di starci a discutere, come sui suoi capelli. Ma a papà non va giù e io non lo posso sopportare.

Esitò, guardando il suo riflesso nello specchio.

- Amore, ma io ho fatto male a cacciarlo?

Aragorn sospirò. – No marionetta, penso che sia naturale che una madre tenti di difendere suo figlio.

Iridan sospirò e tornò ad abbassare lo sguardo.

- Sarà, però vorrei che sapesse che mi dispiace…

- Perché non ne parli con tuo fratello? Sono sicuro che dopo saresti molto più tranquillo.

- Ottima idea!- esclamò l’elfo illuminandosi. Balzò in piedi. – Vado da lui- esclamò uscendo a grandi passi dalla stanza. Aragorn non fece in tempo a fargli notare che sarebbe stato meglio aspettare domattina.

Comunque, Iridan si risparmiò di dover andare a bussare alla porta della camera del fratello, perché fortunatamente lo trovò nel corridoio che andava a prendere il pigiamino di seta rosa (che aveva comprato di nascosto perché Gimli non lo voleva rosa sostenendo che per un maschietto è molto più adatto l’azzurro o almeno il rosso) del bambino dal carro che Thranduil non aveva mosso.

- Legolas, ho bisogno di parlarti.- disse accostandosi al fratello con aria preoccupata.

- Dimmi- rispose Legolas dispiegando il delizioso pigiama coi piedini (certe volte ne vorrei uno anch’io…specie in inverno…)(ora che ci penso, non riesco a figurarmi un pigiama di seta coi piedini. Ma insomma, lasciamo perdere! In fondo è Legolas, no?). Guardò con apprensione il fratello minore e, vedendo ancora arrossate le sue palpebre, gli prese la mano. – Sono sicuro che papà non intendeva dire quello che ha detto, sai. È solo che era molto arrabbiato.

- Credi che mi vorrà rivedere?- chiese Iridan a bassa voce.

Legolas sorrise. – Credo che ora sia molto più preoccupato dal fatto di averti visto piangere per la prima volta dopo molti anni, che non arrabbiato con te. In fondo, la verità è molto semplice: è dispiaciuto perché Thranduil non è il principino elfico che lui avrebbe tanto desiderato. Cerca di capirlo, lui ha sempre voluto un nipotino elfo che tramandasse i tratti della famiglia. Ma lo conosci, è proprio un nonno: va pazzo per suo nipote. Mettigli Thranduil in collo, e non capirà più niente.

A quelle parole, Iridan si risollevò leggermente.

- Tu dici?

- Fidati. Sono sicuro che adesso il suo unico rammarico è di averti fatto piangere.- E vedendo il fratello un po’ dubbioso ancora, si affrettò ad aggiungere: - Domattina andremo a cercarlo e vi chiarirete. Alla fine lo sai, lui ci ama troppo per non capire dov’è la nostra felicità.

Così Iridan si calmò un pochino e sorrise; abbracciò il fratello augurandogli la buonanotte, poi entrambi si diressero verso le rispettive camere.

A un tratto Legolas, che faceva per risalire le scale, si fermò e tornò di corsa verso il fratello il quale, sentiti i suoi passi, si era fermato ad aspettarlo.

- Ah Iridan, volevo dirti…

- Sì?

- Sai bene che io ti avrei suggerito un nano, perché secondo me sono i partiti migliori, così forti, virili, mascolini, sexy…

- Vieni al dunque- lo interruppe Iridan che si era già sentito propinare molte volte questa lista.

- Ma sai, ci ho pensato e ho deciso che Aragorn è davvero l’uomo che fa per te: e poi, come ha detto papi, ti ama da impazzire!

Allora Iridan si mise a ridere e spinse via il fratello, con decisione, ma contento.

 

Thranduil tornò sui suoi passi prima ancora che Legolas e Iridan fossero riusciti a vestire i loro figli per andare a cercarlo.

In effetti, quando tornò entrambi i suoi figli erano in giardino. Legolas cercava di infilare i sandaletti a Iridan JR, Iridan invece rincorreva Thranduil JR perché, per l’ennesima volta, stava giocando col corno da caccia.

Thranduil restò fermo per qualche istante a contemplare quella scena, un po’ patetica, un po’ ironica, ma pur sempre bellissima.

- Thranduil, rendi il corno alla mamma, non lo fai neppure se te lo chiede il nonno?

A quelle parole entrambi i due principi elfici si voltarono a guardare il padre.

Iridan si fermò e lasciò che il piccolo corresse indisturbato a rifugiarsi tra le braccia dello zio, col quale del resto aveva stabilito fin da subito un eccellente rapporto.

- Ciao, papà.- disse lentamente.

Thranduil sorrise. Teneva ancora in mano la tazza di latte non più caldo che conservava da quasi cinque anni e che ancora non si era deciso a bere, forse anche perché avevano iniziato a galleggiarci cose strane, e poi anche perché il latte si era inacidito, o perché ogni tanto, quando si deprimeva, lo consolava tornare a fissarla; la teneva in mano, abbiamo detto, ed era evidente che aveva passato tutta la notte a guardarla negli occhi.

- Allora…stavo pensando che non sono male, le orecchie tonde. Meglio a punta, ma insomma, non si noteranno molto. E poi, ha due bellissimi occhi.

- Gli occhi di suo padre- rispose Iridan a bassa voce (okay: odio Aragorn, ma Viggo Mortensen resta sempre Viggo Mortensen…).

- Purtroppo, gli occhi di un cretino- replicò Thranduil. – Ma va bene, sai: non è una principessa elfica, ma è ricco sfondato.

- Le due cose si compensano- commentò Legolas, avvicinandosi con in collo i due bambini, che del resto non pesavano molto.

- Allora fai il nonno?- domandò Iridan speranzoso.

- Ma sì- sospirò Thranduil.

Iridan si mise a ridere, infinitamente sollevato; e Legolas, avvicinandosi al padre, mormorò:

- Aragorn anche se non è una principessa elfica, è ricco sfondato, e ti va bene; ma il mio, cos’ha che ti va bene?

- Niente- sospirò Thranduil – Ma quando dovetti acconsentire al matrimonio, ero di fronte al fatto compiuto; aspettavi un bambino, che dovevo fare, lasciarti disonorare?

Legolas sfruttò l’occasione per dare un insegnamento di vita al suo bambino.

- Iridan, se tuo papà non dovesse lasciarti sposare chi preferisci, fatti mettere incinto, semplifica molto le cose!

- Legolas!- esclamò Thranduil scandalizzato e anche Iridan si precipitò a strappargli di mano il proprio figlio nel timore che apprendesse concetti troppo sbagliati.

- Hai ragione- ammise Legolas. – Il papà ti lascerebbe senza dubbio sposare un nano, e tu vorrai un nano, vero amore? Perché ricorda, i nani sono gli unici che ti fanno go…

- Legolas, lascia stare- sbottò Iridan grande colpendogli un braccio con la sua grazia infantile; e ne approfittò anche per prendere il corno dalle mani del figlio, che immediatamente si mise a piagnucolare tendendo le braccia per riaverlo.

- Via, lasciaglielo, che male può fargli?- protestò Thranduil, che, nonno DOC, non poteva vedere un nipote piangere più di quanto potesse veder farlo un suo figlio.

E la sua capacità di sopportazione in merito alle lacrime familiari era assai scarsa.

- Lo stai proprio viziando- disse Iridan lasciando, a malincuore, il corno al bambino.

- Credi che vostra madre non mi dicesse la stessa cosa quando nasceste voi?

- Davvero?- chiese Legolas incuriosito. – Ci lasciavi fare tutto?

- Sì, lasciavo continuamente che Legolas giocasse con le bambole e si mettesse i tacchi della mamma, e invece che Iridan giocasse il mio arco scarico- sospirò Thranduil. – Bei tempi!

- Se sei così paziente, puoi giocare coi bambini per un po’- esclamarono felici i due fratelli, che s’intendevano perfettamente; e gli mollarono i bambini per andare a ritrovare i loro mariti finiti chissà dove.

Così Thranduil, camomilla alla mano, ma non troppa (cercava di disintossicarsi coi cerotti tipo quelli per smettere di fumare), si ritrovò a giocare coi nipotini per una mattinata o più, trasformandosi nella vera immagine del Nonno Thranduil.

Fine.

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