Ciò che il pozzo ha visto

di Eylis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Bambina ***
Capitolo 2: *** La Ragazza ***
Capitolo 3: *** La Giovane ***
Capitolo 4: *** La Donna ***
Capitolo 5: *** La Vecchia ***



Capitolo 1
*** La Bambina ***


Dato che sono usciti i risultati del concorso e con mia grande gioia sono arrivata prima... ho deciso di pubblicare subito questa storia di cui vado piuttosto fiera nonostante sia un tantino sdolcinata. La citazione alla quale mi sono ispirata per scrivere il racconto è volutamente ripresa ad ogni inizio di “capitolo” perché vuole essere una costante nel racconto e nella vita della protagonista. Inoltre anche alla fine di questi “capitoli” c’è qualcosa che richiama questa particolare immagine, proprio per rendere la storia come un’onda che viene e va continuamente. In un certo senso il pozzo è il vero protagonista della storia, perché è accanto a questo che si svolgono tutti i punti cruciali ed è questo, quasi, a “raccontare” la storia di Anna

Credits: la citazione che ha ispirato la frase ("Cigola la carrucola del pozzo") è tratta dalla raccolta “Ossi di Seppia” di Montale ed è l’incipit della poesia “Cigola la carrucola”. Ad ogni modo la storia è permeata un po’ dell’intera poesia

Link al concorso: A story from a quote





1. La Bambina




Cigola la carrucola del pozzo, la bimba tira la catena con tutte le sue forze. Ha paura, la piccina, crede che quell’aspro stridio sia la voce di una strega che prima o poi la trascinerà nelle profondità di quelle mura rotonde di pietra. Seppure un poco tremante osa affacciarsi a quella bocca nera e sbircia velocemente al suo interno. La mamma le ha sempre detto di non farlo, è pericoloso, ma lei vuole sincerarsi che la strega non stia per saltare fuori, perché in quel caso dovrebbe scappare a gambe levate!
Anna, questo è il suo nome, vive in una piccola casa nel bel mezzo della campagna. I suoi genitori l’hanno portata lì dopo la morte dei nonni perché il suo cuoricino è troppo debole, e la bambina ha bisogno di rinforzarsi stando all’aria aperta e correndo nei prati. Anna però ha sempre pensato che il suo cuore non è poi così strano, perché quando lei gli parla lui risponde sempre allo stesso modo. Se le si chiede cosa le racconta, la bimba risponde così:
“Il mio cuore fa sempre Tu-tum! Tu-tum! Tu-tum!” La bimba è felice di questo, quel battito regolare le fa compagnia nella sua solitudine.

Poi un giorno, anzi proprio quel giorno, affacciandosi al pozzo per prendere l’acqua per la mamma la bimba ha visto qualcosa. Nel secchio che lentamente sale dalle profondità della terra c’è qualcuno! Impaurita Anna sta per lasciare la catena, convinta che si tratti della strega del pozzo, quando sente un leggero guaito risuonare contro le pareti. È un suono dolce, non si tratta del cigolio dell’ingranaggio sospeso sopra quel buco profondo! Di nuovo riprende a tirare la catena, puntando i piedini nel terreno.
“Mamma, mamma! Vieni, c’è un miao miao nel buco!” Ma prima che la mamma arrivi Anna scopre che l’animale, evidentemente caduto nel pozzo e poi miracolosamente salvato dalla piccina, non è un gatto. È una piccola, fradicia volpina.

La bestiola viene tratta in salvo, all’asciutto, Anna e la mamma la avvolgono premurosamente in una calda coperta. È ancora una cucciola e trema forte, la bimba pensa che sicuramente deve essere spaventata a causa della strega del pozzo. La madre invece le dice che probabilmente ha perso la sua mamma e se non la accudiscono morirà, perché è ancora troppo piccola per vivere da sola.
“È come te, Annina, ha bisogno di una mamma.”
“Ma dov’è la sua mamma? È nel bosco?” La donna guarda triste la sua bimba, ancora troppo piccola per capire la profondità della morte. Sa che un animale non abbandona mai i suoi cuccioli se non perché sono troppo deboli o perché la sua vita è giunta al termine.
“Tesoro, non credo che la volpe tornerà. Non vuoi essere tu la sua mamma?” Anna la guarda, il visino corrucciato, poi solleva piano la copertina e incontra gli occhietti vispi e spaventati della piccola volpe. Se ne innamora, subito, con il suo cuore di bimba.
“Sì!”

Così Anna diventa la mamma della piccola volpe, e giorno dopo giorno si premura di non farle mancare mai nulla. La nutre, le fa il bagno, la stringe a sé mentre dorme, gioca con lei. Pian piano la volpe inizia a fidarsi della piccina, ed in poche settimane le due diventano inseparabili.
Ogni giorno la bimba torna al pozzo. Ormai è diventata una persona importante, è una mamma, e per questo deve essere coraggiosa. Quindi non ha più paura dello stridio della ruota sospesa. Certo, un poco è ancora convinta che la strega sia rintanata laggiù, dove il buio nasconde l’acqua sul fondo, ma Anna sa che la sua volpina ha bisogno di bere tanto. Così ogni giorno tira con forza la catena, rinforzando il suo piccolo cuore, e cresce.

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Capitolo 2
*** La Ragazza ***


Eccomi con il secondo capitolo di questa storia, ma prima di lasciarvi alla lettura... ho un paio di ringraziamenti da fare!

kaos3003: mi ha fatto davvero piacere ricevere una recensione così articolata e precisa, grazie! Mi trovo d'accordo con te: il primo capitolo è impostato in modo quasi fiabesco. Inizialmente volevo rendere simile tutta la storia, ma poi... il mio modo di scrivere è cambiato, proprio come cambia Anna crescendo. Spero lo troverai un cambiamento adatto! Al di là di questo, ho cercato in ogni capitolo di caratterizzare le fasi della crescita di Anna attraverso alcuni immagini definite, precise, come quella della strega, quindi sentire che questo fatto è stato apprezzato è importante per me. Che altro dire... spero anch'io che potrai spostare questa storia tra le preferite, quando sarà finita! Fra l'altro, scusami per l'ignoranza... hai firmato "Criticoni d'autunno", posso chiederti delucidazioni? Grazie!

Grazie di cuore anche a S chan per aver inserito la storia fra le preferite! Magari non la troverai all'altezza di Labirinti ma... spero la leggerai comunque con piacere =)







2. La Ragazza

Cigola la carrucola del pozzo, e la ragazza sbuffa al pensiero di essere ancora costretta, alla sua età, ad andare ogni giorno a prendere l’acqua. La mamma non la vuole capire che ormai il suo cuore sta benissimo, non è più debole com’era una volta. Quand’era piccola credeva che lo stridio della catena sull’ingranaggio fosse la voce di una strega malefica, ora invece si rende conto di quanto fosse sciocca a credere ad una simile fantasia. D’improvviso la catena si incastra nella ruota sospesa, ed Anna arrabbiata si lascia sfuggire una parolaccia, sottovoce.
“Mamma! Questa stupida cosa si è ancora bloccata!” Sentendo le urla della figlia la donna esce di casa, spazientita.
“Avrai di nuovo tirato troppo forte, lo sai che il pozzo è vecchio e ha bisogno di mani delicate!” Anna squadra la madre con aria di sfida.
“Forse invece sarebbe il caso di cambiare l’ingranaggio, non credi? Guardalo, cade a pezzi!”
“Non dire sciocchezze, funziona ancora benissimo.” Alla fine è sempre la madre a vincere i loro battibecchi, e la ragazza frustrata la guarda sciogliere l’intoppo per liberare nuovamente la catena. Così facendo però il secchio precipita nel pozzo, rovesciando tutta l’acqua che aveva quasi portato alla luce.
“Mamma! Guarda cos’hai fatto! Ora la tiri su tu!” Ma la donna non ha il tempo di dare retta ai capricci della figlia, e la guarda severamente negli occhi.
“Ora non ho tempo, Anna. Senti questo fischio? Il pranzo è quasi pronto, e se non corro a togliere le pentole dal fuoco sarai tu a dover pulire tutta la cucina!”
“Ma non è giusto!”
“Vero, non lo è, quindi ti conviene lasciarmi andare!” Sconfitta la ragazza si volge verso il pozzo di nuovo, mentre la madre corre via dalla piccola collina per poi infilarsi nella porta di casa. Poco dopo il sibilo sempre più acuto delle pentole si quieta, e nell’aria rimane solamente il silenzio. Anna si appoggia al bordo del pozzo di pietra, ancora arrabbiata. In quel posto ci sono solo il silenzio dell’aria ed i rumori stupidi e fastidiosi, come gli uccelli che cantano all’alba quando vorrebbe dormire, le pentole che sbuffano sulla vecchia cucina o lo stridio di quell’odioso pozzo che ogni volta le mette l’angoscia. Ma sa di non avere scelta, così poco dopo raccatta nuovamente la catena e tira fino a che il secchio, colmo d’acqua, la raggiunge. Lo stacca dal gancio e si avvia a sua volta verso la piccola casa di campagna.

La volpina è cresciuta, ed ormai inizia a farsi vecchia. L’hanno chiamata Ruggine, perché il suo pelo ha proprio il colore della ruggine. Era stata Anna ad inventarsi quel nome, quando aveva deciso di fare da mamma alla volpe, ma ora lo trova un nome molto stupido per un animale. Per qualsiasi cosa, in effetti. E poi le ricorda troppo la ruggine che cosparge la catena del pozzo e che ogni giorno le rimane tra le mani sporcandola.
Quella sciocca volpe la seguiva ovunque fino a qualche tempo prima, ma ora che sta invecchiando fatica ad alzarsi dalla sua cuccia. Sono passati dieci anni da quando l’ha raccolta, nel pozzo, e spesso quando la guarda Anna pensa che sarebbe ora che tiri le cuoia. Soprattutto quando, come quel giorno, Ruggine vuole seguirla a tutti i costi sulla collina. Anna sta per uscire di casa col secchio quando la mamma la richiama.
“Anna, porta con te Ruggine, guarda come ci tiene poverina!”
“Ma mamma, quella stupida volpe pesa, non ce la faccio a portarla fino al pozzo!” La donna la guarda, severa. I suoi capelli hanno iniziato a striarsi di bianco, ed a volte dice che succede per tutte le preoccupazioni che la figlia le dà. In realtà vuole un gran bene a quella che considera sempre la sua piccola bambina, ma l’adolescenza è una dura bestia da mandar giù ed a volte le fa perdere la pazienza.
“Non dire sciocchezze. Sai bene che basta che l’aiuti a fare quei due gradini a metà strada, e poi saranno a dir tanto cento metri! Portala, dai, falla felice almeno una volta che ti vuole ancora così bene…” Anna volge gli occhi al cielo, sbuffa e picchia i piedi come una bimba capricciosa. Poi, rassegnata, chiama Ruggine che con un brillio negli occhi neri si alza faticosamente ed esce di casa. La mamma la elogia per il gesto.
“Brava la mia bambina!”
“Mamma! Ho quindici anni, non sono più una mocciosa!”

Anna sa, che in realtà a Ruggine vuole ancora un gran bene. Proprio per questo non riesce a sopportare di vederla zoppicante, vecchia, perché sa che presto la sua vita sarà arrivata al capolinea e la lascerà sola, dopo tutti quegli anni. Pian piano le due compari arrivano al pozzo, Anna aggancia il secchio alla catena e lo lascia scivolare nelle profondità fino a che non sente il rumore dell’acqua e gli anelli nelle sue mani si fanno pesanti. La volpe si accuccia accanto a lei, senza mai perderla di vista, e ancora una volta la ragazza si sente protetta da quello sguardo vigile.
“Ti voglio bene sai? Anche se hai un nome stupido e sei vecchia.” Ruggine la fissa, come se avesse capito le sue parole, poi con un uggiolio poggia il capo sulle zampe incrociate e chiude gli occhi. Immobile. Anna impiega qualche tempo a rendersene conto, la volpe sembra non respirare più, pare diventata una statua.
“Rug?” Silenzio. “Rug! Svegliati!” A quelle grida la volpe apre nuovamente gli occhi, lentamente, e guarda la sua padroncina.
“Stupida volpe! Stupida, stupida volpe!” Anna si è spaventata, era certa che Ruggine fosse morta lì, davanti ai suoi occhi. Senza più guardare l’animale si inginocchia e poggia le braccia sul bordo del pozzo, accanto al secchio che ha appena estratto da quel buco nella terra. Nasconde la testa nell’incavo del gomito e piange, triste, mentre il vento che soffia leggero fa stridere la carrucola accanto a lei.

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Capitolo 3
*** La Giovane ***


Rieccomi finalmente! Scusatemi per il ritardo ma ho avuto una settimana molto piena... Allora, prima di tutto vorrei segnalarvi la nuova storia che ho appena pubblicato, sperando possa piacervi (ammetto che a me piace molto), Trovarobe, che parla di un uomo che vive trovando cose agli altri. Quando però un essere misterioso gli chiede di trovargli una cosa impossibile, sotto minaccia di morte, le cose si compicano...
Oltre a questo ho qualche ringraziamento da fare, e poi... vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo!

Georgette: ciao cara! Sono molto contenta che ti piaccia anche questa storia. Certo, è uno stile molto diverso, ma spero continuerà comunque a piacerti! Grazie per i complimenti =)
hacky87: guarda, ti capisco perché io stessa ho fatto fatica a scrivere la "cattiveria" di Anna verso Ruggine... ma vedrai che in realtà è una persona buona!
kaos3003: ti ringrazio davvero molto per le tue recensioni significative, mi fanno davvero piacere. A questo punto sono curiosa di sapere cosa ne penserai dello stile di questo capitolo... se vorrai! Grazie mille anche per aver risposto all'altra mia domanda!







3. La Giovane

Cigola la carrucola del pozzo, e la sposa ride con voce serena. Ama quel suono, le ricorda la sua infanzia, ed ora che è cresciuta si rende conto di quanto sia stata felice in quegli anni. Mai però quanto si sente ora, nel suo abito bianco pieno di pizzi! La voce del suo novello marito la raggiunge.
“Anna! Cosa fai?” La donna si volge, sorride all’uomo elegante nel suo completo scuro. Sono coetanei, entrambi hanno appena messo un passo sulla soglia dei trent’anni, e la stabilità che questa età dà loro li ha resi sicuri del loro amore al punto da decidere di condividere la loro vita per sempre.
“Ciao amore! Mi sei mancato!” L’uomo ride, allegro.
“Ma se ci siamo baciati un attimo fa, davanti alla porta di casa!”
“Davvero? Io non me lo ricordo, rivoglio quel bacio per imprimerlo nella mia memoria!” Si finge una bimba Anna, come tante volte ha fatto nella sua adolescenza. Questa volta però non è per fare i capricci, ma per ottenere quella piccola dimostrazione d’affetto da colui al quale si è donata interamente. L’uomo la prende per la vita e la attira a sé, con delicatezza. La bacia e quel gesto diventerebbe più che profondo, incurante degli amici che li osservano dalla casa e li deridono scherzosamente, se Anna non immergesse le mani nel vecchio secchio che ha appena tratto dal pozzo per poi poggiarle gelate sul collo del marito. Lui grida, sorpreso.
“Anna! Ma cosa fai?” Ride la giovane donna, incapace di trattenersi, e di nuovo raccoglie nel cavo delle mani un sorso di acqua limpida per tirarla addosso all’uomo. È estate, nessuno si ammalerà per un po’ di frescura! Ma l’uomo sta al gioco, innamorato di Anna cento volte di più della prima volta in cui le aveva detto di amarla, e ben presto i due si ritrovano fradici come ragazzini. Gli invitati ormai hanno deciso di concedere loro quel momento di intimità, e si sono ritirati nella vecchia casa di campagna in attesa del pranzo di nozze. I due sposi così continuano a ridere, scherzare e rincorrersi attorno al pozzo fino a cadere a terra sfiniti.

I lunghi capelli di Anna, raccolti in un’elaborata acconciatura, sono ormai disordinati e sciolti a metà, ma lei non se ne cura. È semplicemente felice di essere lì, in quel luogo per lei così speciale. Ricorda la sua abitudine di un tempo, e seguendo la memoria del proprio corpo si rialza e si appoggia con le braccia sul bordo di pietre, affacciandosi per scrutare le profondità del pozzo. Quel semplice gesto le riporta alla mente molti ricordi, e le sembra di scorgere, nel riflesso dell’acqua lontana, il muso di una piccola volpe. Tace, improvvisamente malinconica.
“Cosa succede tesoro?” Lui se ne è accorto, è sempre stato capace di avvertire gli stati d’animo della donna, ed anche ora le si è avvicinato dolcemente per raccogliere i suoi pensieri.
“Sai, è qui dentro che ho trovato Ruggine.” Il marito annuisce.
“Sì, me l’avevi raccontato, ricordi? Eravamo venuti qui quando…”
“Quando la mamma è morta.”
“Già.” Rimangono in silenzio, a lungo, poi Anna si rialza e lasciando scorrere la mano sulle pietre del bordo gira attorno al pozzo fino ad arrivare ad un piccolo mucchio di terra formato anni prima. Sulla cima sta una piccola croce, era bianca prima di essere colorata dalle intemperie del tempo, ma Anna pensa che alla volpe sarebbe piaciuta di più così. Su quella piccola collinetta crescono dei fiori, di tutti i colori. Sotto invece riposa Ruggine, morta di vecchiaia quando Anna aveva sedici anni. Quanto aveva pianto, attaccata alle pietre del pozzo! Quanto aveva sofferto per la scomparsa della sua piccola, migliore amica che lei stessa aveva cresciuto come una propria figlia. L’avevano sepolta lì, perché era lì che l’avevano trovata. Anna l’aveva deciso.

Sua madre invece no, riposava nel cimitero del villaggio vicino. La donna sapeva che la madre avrebbe voluto essere sepolta vicino alla casa che ancora suo padre aveva costruito, molto prima che Anna nascesse, ma la legge non lo permetteva. Così andava ogni settimana a trovarla alla sua tomba, e gli altri giorni mormorava per lei una preghiera accanto al tumulo di Ruggine.
Aveva continuato a vivere in quella casa, che sentiva come parte di sé e della vita della sua famiglia, ed ora che si era maritata lei ed il suo sposo vi si erano stabiliti definitivamente. Avrebbero avuto una bella famiglia, Anna ne era certa. E chissà, forse un giorno sarebbe comparsa una nuova volpe nel secchio del pozzo. Si rialza, triste e felice allo stesso tempo, raccoglie la catena fra le mani e permette al contenitore di tornare sul fondo fino a riempirsi nuovamente d’acqua. L’ingranaggio stride, avrebbe bisogno di una buona oliata. Ma Anna ride nel sentirlo, e la sua risata rende quel suono un po’ meno aspro e un po’ più dolce, intriso di ricordi.

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Capitolo 4
*** La Donna ***


Allora, come al solito prima di tutto i ringraziamenti... dopodiché vi lascerò alla lettura di un nuovo capitolo, il penultimo di questa storia. In ogni caso continuerà "Trovarobe", anzi corro subito a pubblicare il secondo capitolo!

Georgette: come potrai vedere il salto in avanti questa volta è stato molto più ampio... e la piccola Anna non sarà così piccola =) Quanto alla volpina... chissà che prima o poi non ritorni...
kaos3003: leggendo la tua recensione mi è venuto spontaneo pensare che le tue sensazioni sono state le mie mentre scrivevo. Io stessa vedo quest'età come qualcosa di indefinito, se nell'adolescenza le cose sono piû o meno simili per tutti, a trent'anni credo che la vita possa essere completamente diversa di persona in persona, ed è quindi difficile afferrarne l'essenza. Ho fatto molto fatica, ad esempio, a trovare il titolo del capitolo: come identificare questa fase così indistinta tra l'adolescenza e l'essere adulto in ogni senso in una sola parola? L'Anna dello scorso capitolo era sì distaccata dal passato, ma anche legata, allo stesso tempo, come lo è col futuro. Ecco, spero d'averti risposto... ora ti lascio ad un'altra Anna, un'Anna... donna.








4. La Donna

Cigola la carrucola del pozzo, la donna tira la catena con forza incurante della schiena che inizia a sentire il peso dell’età. Anni prima sono stati costretti a cambiare gli ingranaggi sospesi sopra il cerchio di pietre, perché troppo vecchi per essere ancora usati, ma la pioggia ed il vento hanno decretato che anche la nuova ruota avrebbe cigolato portando nell’aria quel vecchio stridio. Finalmente il secchio arriva alla luce, ed Anna lo appoggia un attimo a terra per guardarsi attorno. Osserva la propria casa, che nel tempo si è pian piano trasformata grazie alle ristrutturazioni e alla necessità di maggiore spazio per i figli nati dal matrimonio di venticinque anni prima. In realtà in casa hanno l’acqua corrente da ormai molto tempo, ma Anna è troppo legata a quel vecchio pozzo per rinunciarvi, e ritiene che la sua acqua sia molto più buona. Delle voci la raggiungono.
“Mamma! Mirko sta per partire, vieni!” Anna sospira, triste e felice allo stesso tempo. Il suo primogenito, il suo dolce Mirko, sta per trasferirsi per iniziare una vita sua in un’altra città. Così è la vita, si dice, lo ha sempre saputo che prima o poi se ne sarebbe andato. Così come faranno anche David e Cosette, presto o tardi. In fondo solo la più piccola deve ancora raggiungere la maggiore età, anche se le sembra che sia trascorso solo un istante dal giorno della loro nascita.
“Arrivo subito!” Sa che David la sta osservando, mentre aiuta il fratello maggiore a caricare gli ultimi scatoloni nella grande macchina nuova, ma non può impedirsi di appoggiarsi per qualche istante al pozzo che sempre la sostiene e di gettare un occhio sul suo fondo. Ha vissuto giorno dopo giorno con il figlio per ventiquattro anni, è troppo difficile lasciarlo andare, anche se sa che starà bene. Così affida a quel tunnel profondo scavato nella terra una lacrima, una sola, prima di alzarsi ed afferrare il manico del secchio con decisione per raggiungere la casa.

Mirko se ne è andato, felice, dopo aver abbracciato tutti i membri della sua famiglia con grande forza. Anna gli ha augurato ogni bene e gli ha regalato un piccolo pensiero da portare con lui: una foto che li raffigura tutti quanti, sorridenti, in posa davanti alla loro casa. Nel vedere la cornice il figlio si è illuminato di gioia e l’ha ringraziata con quel brillio speciale negli occhi che ha ereditato proprio da lei, poi le ha baciato una guancia con delicatezza ed è saltato in macchina.
“È stato strano cenare senza di lui, vero?” Anna si volta, sorpresa, e si rende conto che il marito l’ha raggiunta alla tomba di Ruggine senza che lei se ne accorgesse. Fa un cenno affermativo con la testa, un lieve sorriso sul volto.
“Già, mancava nei nostri discorsi… Mi ha ricordato quando eravamo solo noi due a quel tavolo, che ci guardavamo negli occhi come due sciocchi troppo innamorati.” Lui la prende scherzosamente per la vita, la stringe.
“Ma come, vorresti dire che adesso non lo siamo più?” Lei ride, lo provoca.
“Sciocchi? Certo che lo siamo! Anzi, tu stai anche diventando rimbambito! Ormai si sa, è l’età…”
“Miss Tale, le ricordo che lei ha la mia stessa età!” Ma a quella risposta lei lo rimbecca subito, come una bambina.
“Non è vero! Io ho due mesi meno di te, quindi ho diritto ancora a qualche settimana di sanità mentale!”
“Ma…!” Lui rimane senza parole, incapace di replicare degnamente. Si guardano, ascoltano il silenzio per qualche secondo. Poi scoppiano entrambi a ridere e si abbracciano come due giovani che hanno appena conosciuto l’amore.

Suo marito è tornato in casa, chiamato da Cosette che vorrebbe giocare a carte con lui. Anna invece ha preferito rimanere ancora per qualche minuto accanto al vecchio pozzo, che per lei rappresenta la sua vita. Le piace meditare in quel luogo, soprattutto quando le succede qualcosa di spiacevole o difficile. Ma tante volte vi si reca anche quando è semplicemente in cerca di un momento di tranquillità. Quand’era piccola era spesso sola, se non per la compagnia di Ruggine, così ora che si ritrova con una famiglia tanto numerosa, seppure amata, a volte sente la necessità di rimanere in pace con i suoi pensieri.
“E tu Rug, come stai?” Il tumulo è sempre lì, ben curato. Anna non ha dimenticato la volpe che tanto l’aveva arricchita nell’anima quand’era bambina, ed ogni giorno le rivolge una parola convinta che il suo spirito la possa sentire.
“Alla fine non mi hai mandato una nuova cucciolotta da crescere, vero? Hai voluto rimanere l’unica. Sai, un po’ ci speravo che anche Mirko, David e Cosette potessero conoscere una come te.” La donna si ferma un attimo, sorride. “Ma forse chiedo troppo, eh? Sono davvero una donna sentimentale e sciocca che inizia a diventare vecchia!” Si solleva aggrappandosi al bordo del pozzo, sbuffando per le giunture che iniziano a farsi sentire, e sta per andarsene quando le pare di sentire un leggero uggiolio. Si ferma, con il cuore che le batte forte, ascolta in silenzio. Ma se l’era immaginato, è solo la brezza della sera che, delicata, scuote l’ingranaggio provocando un leggero cigolio.

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Capitolo 5
*** La Vecchia ***


Eccoci infine all'ultimo capitolo di questa storia... Un capitolo forse un po' dolceamaro, ma che spero potrà piacervi. Se poi vorrete leggere altre mie storie, in questi giorni ho pubblicato un nuovo capitolo di Trovarobe e una nuova storia, I sogni di Madama Morte, che vi prego di leggere non in chiave fisica ma psicologica (questa richiesta viene da un errore mio: la storia voleva essere solo ambigua, non davvero a luci rosse...). Grazie mille a Georgette per il suo commento!






5. La Vecchia

Cigola la carrucola del pozzo, mentre la vecchia donna stanca raggiunge finalmente la cima di quella collinetta per l’ultima volta. Fatica a respirare per lo sforzo, non credeva che percorrere quelle poche decine di metri in leggera salita le sarebbe costato tanta aria. Si aggrappa ai bordi del pozzo ormai inutilizzabile, e nota che le sue mani ormai sembrano fragili come quel muro di pietre. Suo marito le aveva raccomandato tante volte di prestare attenzione a quel posto, e quando riusciva le impediva di andarci per paura che la costruzione cedesse e lei cadesse sul fondo rompendosi l’osso del collo. Ormai però non può più dirle nulla, perché se ne è andato già da qualche mese trascinato via da una brutta polmonite. Anna è rimasta sola, completamente. Si volge verso la casa così mal ridotta da cadere quasi a pezzi e ricorda quando dal pozzo sentiva le voci dei figli che giocavano allegri fuori dalla porta. Mirko se ne era andato più di trent’anni prima, e negli anni seguenti anche David e Cosette avevano preso la loro strada. Ormai erano grandi, avevano formato una loro nuova famiglia e lei era rimasta nella vecchia casa di campagna con il marito.
“È tutto finito ormai…” Già, è tutto finito. L’ha percepito nell’aria quella mattina, quando si è svegliata, per questo si è pian piano trascinata fino al vecchio pozzo nonostante fosse trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui aveva potuto ascoltare da vicino lo stridio dell’ingranaggio arrugginito. Ora lo sente chiaramente, nonostante le sue orecchie non funzionino più come una volta. E mentre i secondi scorrono lenti quel suono si trasforma pian piano in un verso più dolce, un guaito quasi, un uggiolio…
“Sei tu Rug?” Le sembra di sentire un mugolo in risposta, chiude gli occhi. E finalmente eccola lì, Ruggine, in tutto il suo splendore. Il suo pelo vellutato sembra risplendere di una nuova luce mentre Anna lo accarezza teneramente.
“Sei venuta a prendermi, non è così? Ti ho aspettata tanto, cucciolina mia.” La volpe pare annuire ed i suoi occhi neri brillano nella brezza mattutina.
“Così non ho più tempo, nemmeno per salutare le mie nipoti? Sai, Cosette mi ha promesso che oggi sarebbe venuta a trovarmi con le gemelle, mi sarebbe piaciuto rivedere tutte loro un’ultima volta…” Ma Ruggine non risponde. Si leva in piedi, con delicatezza, sfiora le mani di Anna con il muso e si allontana scomparendo pian piano. La vecchia capisce, è ora di andare. Sa che Cosette piangerà nel trovarla accanto al pozzo, ma non può più aspettare. Sente la vita che si allontana dal suo corpo, si fa debole, appartiene al passato…

“Mamma? Mamma, dove sei?” Una donna di mezza età è appena scesa dalla macchina ed è entrata nella casa, seguita dalle due figlie adulte. Era molto tempo che non si recava più alla vecchia casa di campagna in cui è cresciuta, non ricordava fosse così buia e malandata. Ma i profumi sono rimasti gli stessi, e per qualche istante ricorda i momenti vissuti in quel posto.
“Cosette, tesoro, vieni un momento.” La voce del marito la raggiunge dall’esterno e Cosette ha un presentimento, un brivido le percorre la schiena.
“Cosa c’è? Non trovo la mamma, in casa non c’è.”
“È qui fuori, tesoro…” La donna esce di corsa cercando gli occhi del marito per capire perché le si sta rivolgendo con quel tono così quieto.
“Dov’è?” Lui le fa cenno con una mano, indicandole il vecchio pozzo al quale la madre amava tanto recarsi. La vede, appoggiata con le braccia al muretto di pietra vecchia, inginocchiata a terra. “Mamma!” La paura inizia a farsi strada in lei e la spinge a correre per superare quel centinaio di metri più in fretta che può. Arriva al pozzo, ansante, seguita subito dopo dall’uomo e dalle figlie preoccupate. Anna pare dormire, un sorriso leggero in volto.
“Mamma?” Il marito le poggia una mano sulla spalla, ma lei se ne libera con uno strattone. “Mamma, svegliati!” Le lacrime iniziano a bagnarle il volto. Ma è solo quando finalmente trova il coraggio di carezzare i capelli della madre che deve accettare che ormai sono privi della loro linfa vitale. Come in un sogno si china e sfiora gli occhi chiusi e freddi dell’anziana in un bacio. Poi si accascia a terra e grida, in preda al dolore, mentre il marito la stringe a sé con forza.

Anna è morta, accanto al suo pozzo, accompagnata dal dolce cigolio di una ruota troppo vecchia per girare ancora.

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