How beautiful the world is with you di EmilyAtwood (/viewuser.php?uid=65212)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The call ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
***NUOVA
STORIA, SECONDA CHE PUBBLICO SU EFP! SPERO VI PIACCIA E CHE NON LA
RITENIATE SCONTATA...FATEMI SAPERE SE VOLETE SENTIRE IL CONTINUO!***
Prologo
L'hotel Mediterraneo non era mai stato meta di turismo di classe, ma
aveva vantato per anni la nomina di uno dei migliori hotel a gestione
familiare dell'Abruzzo. La sua posizione, sulla costa di Montesilvano,
davanti una vasta pineta, era l'ideale per le vacanze estive, e
l'albergo offriva tutti i servizi e i comfort per una villeggiatura, ma
d'inverno era raramente oggetto di prenotazione, perciò il
più delle volte chiudeva per ristrutturazione. Ma ci fu un
anno, il 2009, in cui quell'hotel divenne il quadro di sfondo di tanti
eventi fortuiti che fecero incontrare due persone, che non si sarebbero
mai cercate, trovate e conosciute in una situazione più
anomala.
Tutto iniziò con una telefonata.
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Capitolo 2 *** The call ***
Atroce,
nefasto, improponibile lunedì. Esiste forse un giorno
peggiore? Un giorno più tagliavene, palloso e carognoso? NO!
Credo che molte persone condivideranno con me la teoria che se la
settimana iniziasse con il martedì e finisse con la
domenica, avremmo un mondo migliore, senza guerre, senza fame, senza
sete, senza l'irrimediabile rottura di coglioni di:
1-svegliarsi all'alba grazie alla mia canzone preferita, suonata dal
cellulare ad una intensità pari a quella di un concerto
rock, e che di conseguenza non sarà più la mia
canzone preferita,
2-mettere a fare un caffè che puntualmente
sputerò dalla sorpresa guardando il temibile orologio da
cucina che testimonia il mio ritardo,
3-correre verso il bagno sbattendo la faccia contro la porta chiusa a
chiave perchè mio fratello si è svegliato con il
solito disturbo intestinale,
4-dopo 10 minuti entrare nella doccia con una mano sul naso e non poter
aspettare che l'acqua si riscaldi abbastanza,
5-scegliere cosa mettere e scoprire dopo che sono già
vestita di tutto punto che c'è una enorme macchia sulla
maglietta,
6-cercare quindi un'ulteriore maglietta,
7-guardarsi nuovamente allo specchio accorgendosi che le scarpe fanno a
cazzotti con il colore della nuova maglia e che quindi devo cambiarle,
8-cercare un altro paio di scarpe per tutta la camera maledicendomi per
non averle rimesse ordinatamente nella scarpiera giorni prima,
9-specchiarmi per la terza volta per truccarmi e scoprire che
è finito il correttore per le occhiaie o che mi sono messa
gli orecchini spaiati,
10-lavarmi i denti e schiacciare fino alla morte il tubo del
dentifricio finito,
11-prendere la borsa con lo stretto necessario, senza sapere cosa
è effettivamente necessario,
12-andare di corsa a salutare la mia famiglia felice come quelle della
pubblicità del Mulino Bianco, con mia madre che mi chiede
perchè non mi unisco a loro per mangiare la sua torta al
triplo cioccolato e panna, mio padre che assapora il caffè
come se stesse girando uno spot per la Mokambo con Gigi Proietti, e il
suddetto fratello che mangia (o meglio ingurgita) metà della
suddetta torta guardando i Puffi,
13-sbattermi alle spalle la porta di casa con mia madre che si lamenta
del fatto che io non vada sempre di corsa,
14-ricordarsi che ho dimenticato il cellulare solo dopo aver percorso
tre rampe di scale,
15-frugare nella borsa rendendomi conto che ho dimenticato anche le
chiavi e quindi non posso aprire,
16-aspettare che qualcuno dei Puffi mi apra, visto che la mia famiglia
sta amabilmente conversando sulla questione politica odierna e non
sente il campanello
17-riuscire ad entrare per il miracoloso passaggio di mio fratello che
stava andando in bagno per la seconda volta in 10 minuti (sospetto che
il motivo fosse la torta),
18-ritrovare il cellulare sotto il materasso e uscire nuovamente di
casa chiedendomi come ci sia finito e scordarmi nuovamente le chiavi,
19-rinunciare a tornare in casa per prendere le chiavi,
20-guardare al polso accorgendomi di aver dimenticato anche l'orologio,
21-osservare inorridita l'ora sul cellulare scoprendo che ho perso
l'autobus,
22-correre a una velocità tale che se mi vedesse un vigile
urbano mi farebbe la multa per 'tentativo di decollo in luogo non
autorizzato',
23....vabbhè, vi sarete rotti ormai di sapere ogni secondo
del mio lunedì, ma avete capito l'antifona....arriviamo
quindi al 2150simo punto: arrivare a lavoro, in ritardo, dopo essermi
sorbita la ramanzina del titolare, che tra l'altro è mia
zia, mettermi dietro la scrivania della reception e fingere una faccia
cordiale verso tutti i clienti dell'hotel -'se sorridi al cliente, egli
ti sorriderà con una mancia' era il motto di mia zia- che mi
passano davanti per andare a consumare la loro prima colazione
intercontinentale.
Questo era l'inizio del mio lunedì. Gli altri giorni erano
più o meno simili, solo che alcune cose erano migliori (per
esempio mio fratello dormiva quei 10 minuti in più
lasciandomi il bagno libero e profumato, mia madre aveva ricomprato il
dentifricio, guardavo l'orologio della cucina dopo aver ingoiato il
caffè, e riuscivo a prendere l'autobus al volo), ma il
lunedì era sicuramente per me la peggiore giornata della
settimana.
Quel lunedì ero particolarmente incazzata in quanto l'hotel
dove lavoravo avrebbe dovuto chiudere per ristrutturazione (o meglio
per assenza di prenotazioni) perchè la stagione estiva e le
vacanze erano finite e il triste autunno aveva fatto capolino. Ma
quell'anno era speciale, perchè sarebbe restato aperto fino
a quando gli aquilani (ndr: persone le quali erano rimaste senza casa
dopo il terremoto del 6 aprile 2009), ospiti a spese dello stato, non
sarebbero tornati a ripopolare L'Aquila nelle nuove case antisismiche
che speravo sarebbero state completate al più presto, sia
per gli aquilani stessi, che per far smettere di lavorare me. In
più l'imminente esame di istologia ed embriologia che avevo
preparato ad agosto giocandomi i 15 giorni di ferie premeva sulle mie
spalle come se avessi i libri attaccati perenemmente sulla schiena, ma
che in realtà avevo dimenticato a casa e che quindi anche
quel giorno non avrei potuto aprire. L'unica cosa positiva era che il
mio lavoro era dimezzato rispetto all'estate, per l'assenza di
prenotazioni, di check-in e di allegre persone in vacanza che andavano
abbronzati al mare mentre la mia pelle sembrava lavata ogni mattina con
la varechina. Il clima era purtroppo mesto anche nei clienti, che da 6
mesi chiamavano casa il posto dove lavoravo. Mia zia Patrizia mi disse
l'elenco delle cose che avrei dovuto fare quel giorno e andò
non so dove prima che potesse incontrare suo fratello, zio Aldo, con il
quale aveva litigato per l'acquisto di un cane, un cucciolo di boxer,
che si aggiungeva all'adulta labrador Fazia, regalo di Natale di 5 anni
prima a mia cugina Flavia, ovvero la figlia di zia Patrizia. Ebbene
sì, quell'albergo era pieno di familiari, tant'è
che il receptionist con cui mi davo il cambio la sera era Paolo, il
figlio di zio Aldo. I più fortunati della famiglia erano
Flavia e mio fratello Stefano, i quali erano protetti dalla legge in
quanto non erano ancora maggiorenni e non potevano perciò
lavorare, e mia madre, che da anni aveva ceduto la sua quota di
proprietà sull'albergo preferendo investirla in case in
montagna in cui non andavamo mai perchè quando eravamo
liberi, erano perennemente affittate. Ma stavamo parlando dei cani:
Fazia durante la stagione estiva aveva vissuto nel cortile, in mezzo al
verde, stravaccata al sole e non aveva dato problemi; Teseo, il nuovo
arrivato, aveva invece rotto ampiamente le palle entrando sempre nel
pulito atrio dalla porta di servizio (maledette cameriere che la
lasciavano aperta) e lasciando i suoi bisogni, che ovviamente dovevo
pulire io visto che le donne delle pulizie ogni volta si dileguavano
nelle camere preferendo rifare i letti, ovunque. Dopo che l'ondata di
ospiti, tornati dalla colazione, sazi e rilassati mi lasciarono le
chiavi chi per andare dal parrucchiere, chi a far compere, chi a
passeggiare, la calma calò sull'atrio lasciandomi sola.
Stavo giusto giusto per connettermi a facebook dal pc dell'hotel
quando...
"Buongiorno" sospirò assonnata mia cugina Flavia scendendo
in tuta.
"'giorno" dissi a denti stretti profondamente invidiosa; infatti il
preside della sua scuola, pensandola probabilmente come me sul
'lunedì', aveva deciso che la scuola sarebbe riaperta il
giovedì, perciò mia cugina poteva dormire fino a
tardi. Ma quel giorno aveva fatto una eccezione, essendosi svegliata
solo alle 11.
"Il caffè?" mi chiese spicciola, come se glielo avessi
dovuto far trovare già pronto.
"Fattelo" risposi sibilando.
"Non posso, sono minorenne"
"Allora pagami" fosse stato per me avrei messo ai lavori forzati sia
mia cugina che quell'obeso di mio fratello, giusto per insegnar loro un
po' di spirito di sacrificio. Erano i più viziati della
famiglia.
"Devo forse ricordarti di questo?" fece sorniona sventolandomi il suo
cellulare davanti. Mia cugina era, oltre che viziata, anche troppo
furba.
"Uno di questi giorni te lo butto dalla finestra, e non scherzo" erano
mesi che mi minacciava con la 'prova' del mio sfruttamento minorile nei
suoi confronti, quando le avevo chiesto di sostituirmi per 10 minuti a
causa di un problema intestinale, causato dallo stress dell'esame che
avevo dato a luglio.
"Ne ho una copia nascosta, non preoccuparti. E ora, se non vuoi
spendere il tuo stipendio nella multa, fammi un bel caffè
macchiato caldo con la spolveratina di cacao." Sbuffando feci i pochi
passi che mi separavano dall'angolo bar per preparare il
caffè anche per me.
"Come mai sei sveglia così presto?"
"Per farti compagnia"
"Che piacevole presenza" commentai sarcastica.
"Non ti fa piacere? Comunque non è per questo che mi sono
svegliata. Devo iniziare i compiti per le vacanze, sono indietrissimo"
"Iniziare? Ricordatelo un po' più tardi, eh! Io non mi
riducevo all'ultimo minuto alla tua età" la rimproverai.
"Sei certa di avere 20 anni? Da come parli ne dimostri almeno 50 di
più" le feci una smorfia con la linguaccia e finalmente
riuscii a sorseggiare amabilmente il mio caffè.
"Grazie per il caffè cuginetta" mi disse Flavia con l'aria
da bambina e mandandomi un bacio con la mano.
"Prego piccola peste" le risposi sporgendomi dal bancone e ricambiando
il bacio. Eravamo così: un attimo ci beccavamo come cane e
gatto, subito dopo facevamo le amichette. In fondo le volevo un gran
bene e quando avevo qualche problema la prima a saperlo era lei,
essendo praticamente la mia migliore amica. I suoi 17 anni erano solo
fisici, in quanto a volte ragionava come una 20enne ed era brava ad
ascoltare le persone, altre volte mi sembrava una bambina da coccolare.
"Ti metti a studiare qui nella hall o preferisci in camera?"
"Se non ti dispiace mi metto qui, così magari mi scrivi..."
la guardai interrompendola con uno sguardo omicida e lei scosse la
testa.
"Va bene, il tema sul terrorismo lo faccio io, ma almeno un piccolo
ripassino delle disequazioni me lo fai?"
"Sai che non riesco a dirti di no...ma non ne approfittare
perchè primo: devo lavorare; secondo: ho un esame tostissimo
tra 10 giorni e a pranzo devo tornare a casa a prendere i libri
sennò perdo la giornata" sbuffai. 4561 motivo per odiare il
lunedì: avrei saltato la pausa pranzo.
"Mi dispiace Cla, ma l'hai deciso tu di fare l'uni e lavorare insieme.
Mamma e zio Aldo hanno sempre detto che lo studio è
più importante e che sotto esame puoi prenderti tutti i
giorni che vuoi"
"Sì, lo so, ma visto che non c'è
granchè da fare qui posso unire studio e lavoro...e mi
servono soldi. Li sto mettendo da parte per il viaggetto di
Natale...sempre se passo il prossimo esame, altrimenti il Natale lo
passo sui libri"
"Hai deciso dove andrai?"
"Pensavo a Londra, era tanto tempo che vorrei visitarla..."
"E con chi ci andrai?" mi chiese curiosa ma con lo sguardo che mi fece
capire cosa le passava per la testa.
"Non ci ho ancora pensato veramente...ma SE e solo SE tua madre
sarà d'accordo, ti verrebbe di accompagnarmi?"
"SIIIIIIIIIIIIIIIIII" esultò buttandomisi al collo
entusiasta. Sarebbe stato bellissimo fare un viaggio noi 2 senza
grandi, ed ero sicura che i nostri genitori ci avrebbero fatto andare,
oramai eravamo mature e io non avevo mai dato problemi di
responsabilità.
"Signorina!" chiamò una delle clienti rovinando il momento
di gioia che aveva fatto per poco rallegrare la giornata.
"Mi dica signora" le andai incontro mentre Flavia ancora saltando
tornava in camera a prendere i libri.
"Oggi viene mio figlio a pranzo, può comunicare alle cucine
di preparare un piatto di lasagna e un cordon bleu anche per lui?"
"Sì, lo comunico subito" fammelo sapere un po'
più tardi...vabbhè, tanto io avrei saltato il
pranzo quindi la mia porzione se la sarebbe mangiata il figlio della
vecchia. Visto che non potevo lasciare la reception chiesi a mia cugina
quando riscese di andare a comunicare la questione nelle cucine e per
fortuna non mi minacciò con il suo cellulare: evidentemente
con l'invito a fare il viaggio insieme mi avrebbe ricompensata con
qualche favore. Dopo un po' di gente che si venne a riprendere le
chiavi e un aiutino a Flavia con le sue odiate disequazioni l'ora della
pausa stava per arrivare, e con essa arrivò anche zio Aldo.
"Clara, io vado a mangiare, quando ho finito ti do il cambio."
"Va bene zio" annuii sperando che lo zio avrebbe finito presto. Magari
potevo mangiarmi qualcosa al volo, mia madre cucinava sempre per 8
persone nonostante ne fossero 3 a casa, senza di me che pranzavo a
lavoro. Flavia andò a mangiare con zio Aldo come tutti i
clienti dell'hotel e io restai sola nell'atrio alzando il volume del
telegiornale.
"...on, è sparito. Mentre era sul set del suo ultimo film,
continuo della serie che lo ha reso famoso, non si è
presentato e nella sua stanza non ha lasciato traccia di sè.
Ancora sono noti i dettagli della sparizione. Potrebbe trattarsi di
rapimento a scopo di ritorsione di denaro? I suoi colleghi lo
descrivono come un tipo taciturno e riluttante della
popolarità. E se fosse una mossa pubblicitaria? Oppure, come
altri prima di lui, non amando la popolarità, ha
tragicamente deciso di mettere fine alla sua vita? La polizia sta
analizzando il caso, speriamo nella prossima edizione di farvi avere
ulteriori notizie" Assurdo, ma cosa me ne può fregare a me
di questo fantomatico attore a cui piace giocare a nascondino? Non
potevano parlare della ricostruzione delle case e dello scandalo
taciuto degli affitti agli universitari esorbitanti? A noi che ce ne
importava di sto tizio, bhà, non si sa.
driiiin -chi cazzo è che chiama a questa maledettissima ora?
E perchè zio non è ancora qui...mi tocca
rispondere, ma se sono quelli della compagnia telefonica riattacco, non
c'è ma che tenga...
"Hotel Mediterraneo, buongiorno" risposi con fintissima voce cordiale
mentre il mio stomaco chiedeva pietà.
"Good morning...ehm...do you speak english?" uno straniero? Era uno dei
nostri parenti di Boston? Forse il prozio Massimo era morto, stava male
da tempo.
"Sure sir, how can I help you?" chiesi realmente incuriosita da questa
novità. E ringraziai mentalmente la mia professoressa di
inglese del liceo per avermi insegnato la lingua.
-da qui in poi fate finta i discorso sia in inglese-"Ci sono camere
libere?"
"Sì, per quante persone?"
"Una"
"Per quanto tempo vuole soggiornare?"
"Due settimane, per ora."
"Quando vuole fare il check-in?"
"Sarebbe possibile stasera? Il mio aereo atterra tra 9 ore."
"Penso sia possibile, ma nel caso in cui dovessero esserci problemi
posso avere il suo recapito telefonico e il suo nome?"
"Thomas Parkinson" poi mi diede il suo numero e quando riattaccai tutta
contenta per la novità arrivo mia zia tutta circospetta.
"Ha finito di mangiare Aldo?"
"Non lo so, ha detto che quando finiva mi sostituiva. Comunque prima
che mi scordo ha chiamato un cliente. Uno straniero, parlava inglese,
non so se madrelingua. Dice che il suo aereo atterra alle 23 quindi
farà il check-in stanotte. Ci sono problemi?"
"Uno straniero? E in questo periodo? Per quanto tempo?"
"Mi pare abbia detto due settimane...strano"
"Straniero...dobbiamo preparare una accoglienza di classe"
"Zia, siamo un hotel a 3 stelle...se voleva l'accoglienza di classe
andava al Best Western"
"Hai ragione, però non posso crederci! Uno straniero! Magari
è inglese, o francese, o americano..." iniziò a
sognare ad occhi aperti, immaginando un George Clooney o un Richard
Gere, fantasie plausibili per una donna che era stata lasciata dal
marito da poco.
"Scusa zia, non vorrei interrompere le tue fantasie, ma io devo
scappare a casa a prendere i libri che mi sono scordata. Torno appena
posso."
"Va bene vai, ma mangia qualcosa sennò mi svieni" mi diede
un buffetto e mi sostituì lei visto che lo zio era sparito
dalla circolazione. Appena uscii iniziò a piovere.
Avevo già detto che odio il lunedì?
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